CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 11 dicembre 2013
138.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00986 Bini: Normativa riguardante la tutela dei redditi dei lavoratori disabili.

TESTO DELLA RISPOSTA

   Con l'atto parlamentare presentato dagli Onorevoli Bini e Gelli si chiede di conoscere quali misure, anche normative, il Governo intenda adottare al fine di favorire l'inserimento reale dei lavoratori disabili nel mondo del lavoro.
  Voglio ricordare, al riguardo, che il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, adottato con decreto del Presidente della Repubblica lo scorso 4 ottobre, ha ottenuto la necessaria registrazione da parte della Corte dei conti, ed è, attualmente, in fase di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
  Il Programma si articola in sette linee di intervento che coprono trasversalmente gli aspetti più importanti per la piena inclusione nella vita sociale dei disabili, e per ogni intervento il Programma individua l'obiettivo prefigurato e il tipo di azione necessaria a conseguirlo.
  In particolare la seconda linea di intervento è specificamente dedicata al tema «Lavoro e occupazione».
  Va evidenziato, come esplicitato nel testo del Programma, che le azioni richiamate e da attuarsi nell'ambito della legislazione vigente «risultano finanziabili nei limiti degli stanziamenti previsti, mentre gli impegni assunti alla presentazione alle Camere di nuovi provvedimenti legislativi saranno condizionati al rispetto della disciplina ordinaria in tema di programmazione finanziaria. A tali impegni è, quindi, da riconoscere carattere meramente programmatico, in quanto la sede nella quale saranno ponderate le diverse esigenze di settore è la Decisione di finanza pubblica (DFP), sulla base della quale verrà definito il disegno di legge di stabilità».
  Nel ribadire la massima attenzione del Governo all'implementazione di politiche volte ad assicurare la vita indipendente e l'inclusione nella società delle persone con disabilità, ricordo le misure recentemente adottate dal Governo in materia di lavoro per le persone disabili:
   il fondo per le assunzioni di persone con disabilità, di cui alla legge n. 68 del 1999, è stato rifinanziato nella misura di 10 milioni di euro per l'anno 2013 e di 20 milioni per l'anno 2014 (articolo 9, comma 4-bis, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99);
   è stato introdotto l'obbligo per i datori di lavoro pubblici e privati di adottare accomodamenti ragionevoli nei luoghi di lavoro al fine di garantire il rispetto del principio della parità di trattamento delle persone con disabilità (articolo 9, comma 4-ter, del medesimo decreto-legge n. 76 del 2013);
   è stato previsto che le pubbliche amministrazioni rideterminino il numero delle assunzioni obbligatorie delle categorie protette sulla base delle quote e dei criteri di computo previsti dalla normativa vigente e procedano alle eventuali assunzioni anche in deroga ai divieti di nuove assunzioni stabiliti dalla legislazione vigente per le situazioni di soprannumerarietà (articolo 7, comma 6, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito in Pag. 95legge, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125).

  In conclusione, pur non potendo in alcun modo sminuire la gravità della situazione segnalata dagli Onorevoli interroganti e la necessità di ulteriori misure volte a garantire una maggiore e migliore occupabilità delle persone con disabilità, ritengo che si debba dare atto al Governo di avere sino ad ora realizzato importanti passi in una direzione che, nel prossimo futuro, occorrerà ulteriormente percorrere.

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ALLEGATO 2

5-01363 Bobba: Accesso agli ammortizzatori previsti per la cessazione dell'attività commerciale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'On. Bobba inerente la proroga dell'indennizzo – corrisposto dall'INPS – per la cessazione definitiva delle attività commerciali.
  L'indennizzo in parola è stato istituito – con il decreto legislativo n. 207 del 1996 – in favore di quei soggetti che – al momento della cessazione definitiva dell'attività commerciale – avevano compiuto più di 62 anni di età (se uomini) ovvero più di 57 anni (se donne) fino alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia secondo la previgente normativa, ovverosia con i requisiti anagrafici pari a 65 anni, per gli uomini, e 60 per le donne.
  La corresponsione dell'indennizzo – inizialmente stabilita dal legislatore per il periodo dal 1o gennaio 1995 al 31 dicembre 1998 – è stata successivamente prorogata per ulteriori periodi nei confronti dei medesimi destinatari.
  In particolare, l'articolo 19-ter del decreto legge n. 185 del 2008 (come modificato dall'articolo 35 della legge di conversione n. 2 del 2009 e successivamente sostituito dall'articolo 35, comma 1, del decreto-legge n. 183 del 2010) ha consentito la proroga dell'indennizzo fino al compimento di 66 anni e 6 mesi (per gli uomini) e 61 anni e 6 mesi (per le donne), purché i titolari stesso siano in possesso – nel mese di compimento dell'età pensionabile – anche del requisito contributivo minimo richiesto per il conseguimento della pensione di vecchiaia.
  Il legislatore, pertanto, mediante la modificazione del termine ultimo per la corresponsione dell'indennizzo, ha inteso assicurare un'effettiva tutela ai soggetti destinatari che – in virtù dell'introduzione delle finestre di accesso alla pensione di vecchia di 18 mesi (c.d. finestre mobili) – si sarebbero trovati sprovvisti sia dell'indennizzo che della pensione.
  A seguito dell'emanazione della legge n. 214 del 2011 (cd. Riforma Fornero) che ha elevato le età pensionabili dei lavoratori e delle lavoratrici autonome – attualmente fissate in 66 anni e 3 mesi (per gli uomini) e 63 anni e 9 mesi (per le donne) – l'INPS ha provveduto a richiedere al Ministero che rappresento un parere circa la possibilità di prorogare l'erogazione dell'indennizzo per la cessazione definitiva delle attività commerciali fino al conseguimento dei nuovi requisiti anagrafici.
  Al riguardo, come osservato dall'Onorevole interrogante, occorre considerare che il problema non si pone per gli uomini poiché, nei loro confronti, l'accesso al trattamento pensionistico si concretizza ora al compimento di 66 anni (oltre l'adeguamento alla speranza di vita dal 1o gennaio 2013) con la conseguenza che il pensionamento risulta, rispetto ai vecchi requisiti, di fatto anticipato di 6 mesi nel 2012 e di 3 mesi dal 2015.
  La problematica – come anche già sottolineato dall'Onorevole interrogante – si pone invece per le donne le quali – a partire dal 1o gennaio 2012 – accedono alla pensione di vecchiaia con un'età anagrafica di 63 anni e 6 mesi (oltre l'incremento di 3 mesi per l'adeguamento alla speranza di vita dal 1o gennaio 2013). Nei confronti di quest'ultime, infatti, si profila una situazione di mancanza di reddito – per un minimo di due anni – qualora Pag. 97l'erogazione dell'indennizzo dovesse cessare al compimento di 61 anni e 6 mesi di età.
  Al riguardo, i competenti uffici del Ministero che rappresento – valutato il dato letterale del predetto articolo 19-ter del decreto-legge n. 185 del 2008 – avevano, in un primo momento, ritenuto percorribile un'ipotesi interpretativa secondo la quale tale disposizione potesse esplicare i suoi effetti anche in presenza dei nuovi requisiti anagrafici previsti per la pensione di vecchiaia nella gestione speciale commercianti.
  Tale posizione – ispirata dall'esigenza di garantire l'erogazione dell'indennizzo fino all'effettiva decorrenza della pensione di vecchiaia – è stata, tuttavia, successivamente abbandonata dal momento che – come osservato dal Ministero dell'economia e delle finanze – la copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'erogazione del beneficio in questione è prevista soltanto fino al 31 dicembre 2014.
  Pertanto, sulla base di una lettura resa di fatto necessitata dall'entità delle risorse stanziate, la corresponsione dell'indennizzo oltre la predetta data non può prescindere da uno specifico intervento normativo per il quale è necessario individuare la relativa copertura finanziaria.

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ALLEGATO 3

5-01222 Prodani: Sulla riorganizzazione delle direzioni regionali del lavoro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Passo ad illustrare l'interrogazione parlamentare presentata dall'On. Prodani, relativa alla riorganizzazione degli uffici territoriali del Ministero che rappresento, con particolare riguardo alla direzione regionale del lavoro del capoluogo giuliano.
  Preliminarmente faccio presente che la struttura organizzativa del Ministero è in fase di riassetto in esito al susseguirsi delle disposizioni intervenute dal 2009 ad oggi in materia di contenimento della spesa pubblica, che hanno determinato riduzioni alle dotazioni organiche e contestualmente previsto che l'Amministrazione ridisegni i propri assetti strutturali sulla base dei nuovi organici ministeriali fissati in appositi provvedimenti normativi.
  L'attuale dotazione organica del Ministero che rappresento risulta dalla Tabella allegata al DPCM 22 gennaio 2013 (emanato per dare attuazione alle rideterminazione delle dotazioni organiche richieste, da ultimo, dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 95 del 2012 c.d. «spending review») e prevede che gli organici dirigenziali siano determinati in:
   n. 14 posti funzione dirigenziale di I fascia;
   n. 145 posti funzione dirigenziale di II fascia.

  A seguito delle disposizioni di riduzione degli organici, quindi, l'Amministrazione che rappresento deve oggi effettuare tagli sui posti funzione dirigenziali di seconda fascia per un numero totale di 56: dai 201 posti funzione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 144 del 2011 ai 145 previsti dal DPCM del gennaio 2013 (preciso, al riguardo, che la riduzione di 20 posti funzione richiesto dal DPCM 7 febbraio 2012 di applicazione della c.d. «manovra d'estate 2011» non è stata concretamente attuata sulle strutture ministeriali a causa del sopravvenire di ulteriori interventi di contenimento della spesa).
  In questo contesto, l'assetto ministeriale – ad oggi in fase di riorganizzazione – deve tenere conto dell'esigenza di garantire una efficace attività istituzionale del Ministero in ossequio ai principi costituzionali di efficienza e buon andamento dell'agire amministrativo, mantenendo comunque invariato il numero degli uffici territoriali chiamati a far fronte alle molteplici istanze di tutela, sia in ambito lavoristico che sociale.
  In tale ottica, l'assetto prospettato consente di mantenere efficiente l'Amministrazione centrale, non senza comunque «sacrificio» in termini di diminuzione di posti finzione dirigenziale di seconda fascia anche per le singole Direzioni Generali. Al contempo la rivisitazione dell'Amministrazione non porta ad abbassare il livello di controllo delle tutele su tutto il territorio di competenza.
  Quanto all'impostazione di fondo del disegno di riorganizzazione per ciò che attiene i rapporti fra «centro» e «periferia», segnalo che il progetto di riordino del Ministero che rappresento si muove coerentemente nell'ambito dei vincoli posti dal decreto-legge 95 del 2012 (c.d. «spending review») il quale ha, appunto, stabilito che i regolamenti di riorganizzazione debbano rideterminare la rete periferica Pag. 99degli Uffici su base regionale o interregionale (cosa che lo schema di decreto ha puntualmente fatto).
  Ad ogni modo, sottolineo che non è stata ipotizzata la chiusura di alcuna struttura territoriale (dovendo comunque far fronte alla consistente riduzione degli organici dirigenziali e non) ma è stato previsto che alcuni uffici abbiano assetto su due diverse sedi, in grado di coprire tutti gli ambiti provinciali dove è attualmente presente un ufficio ministeriale. Ciò consente di non affievolire la presenza ministeriale sul territorio senza peraltro modificare in alcun modo la logistica e la sede di servizio del personale. Non si tratta, infatti, di perseguire un puro e semplice contenimento dei costi di gestione delle sedi ma solo di un'economia legata ai posti funzione dirigenziale di seconda fascia che per effetto dei tagli evidenziati sono stati sensibilmente diminuiti (si tratta, ribadisco, di ben 56 posti funzione).
  Voglio, da ultimo, far presente che l'Amministrazione che rappresento ha reso la prevista, preliminare, informativa alle Organizzazioni sindacali sulla riorganizzazione ministeriale ai sensi dell'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001.