CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 10 dicembre 2013
137.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-01682 Pini: Sull'adozione di minori dalla Repubblica democratica del Congo.
5-01684 Scotto: Sull'adozione di minori dalla Repubblica democratica del Congo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Lo scorso 25 settembre, le Autorità della Repubblica democratica del Congo (RDC) hanno deciso di sospendere per un anno il rilascio dei «permessi di uscita» a favore dei minori adottati da famiglie straniere per verificare presunte irregolarità, ai sensi della normativa congolese, nelle procedure di adozione (casi di adozioni o «seconde adozioni» da parte di famiglie monoparentali e coppie omosessuali, possibili traffici illeciti di minori). I permessi d'uscita rappresentano l'ultima tappa della procedura d'adozione nella RDC: si tratta cioè di un ultimo nulla osta congolese all'espatrio dei minori, già muniti di visto d'ingresso per l'Italia rilasciato dalla nostra Ambasciata. L'Italia è il secondo Paese d'adozione dei minori congolesi ed è stato dunque fra i più colpiti dall'attuale sospensione delle pratiche.
  Fin dai giorni immediatamente successivi all'annuncio della sospensione dei permessi d'uscita, la nostra Ambasciata a Kinshasa si è attivata con le autorità congolesi per ottenere chiarimenti in merito alle pratiche adottive pendenti e soprattutto per ottenere l'autorizzazione al rientro in Italia – assieme ai minori adottati – di 7 coppie, che si trovavano a Kinshasa al momento del blocco. Nei suoi contatti, il nostro Ambasciatore ha evidenziato come i procedimenti adottivi svolti dall'Italia rispettino tutta la normativa internazionale vigente e vengano attuati sotto la supervisione della Commissione per le Adozioni Internazionali. Le sette coppie sono potute quindi partire dopo la visita nella RDC effettuata dalla Ministro per l'Integrazione Kyenge.
  Tale missione, finalizzata a portare un aiuto concreto a tutte le famiglie italiane, ha avuto luogo dal 4 al 7 novembre. La Ministro Kyenge ha ribadito ai suoi interlocutori (Ministro dell'Interno, Ministro della Famiglia) l'assoluta correttezza delle pratiche nazionali, ribadendo i concetti già espressi dall'Ambasciatore Mariani. A seguito di queste rassicurazioni, le autorità congolesi hanno informato che gli iter adottivi delle famiglie italiane sarebbero stati valutati in tempi brevi, con un esame congiunto da effettuare insieme alla nostra Ambasciata. Tuttavia, nonostante le ripetute sollecitazioni della nostra Ambasciata a Kinshasa, da allora non si sono registrati concreti passi avanti.
  Restava d'altronde immutato il comunicato emesso il 30 settembre dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, laddove si evidenziava come, a seguito della sospensione dei permessi d'uscita decretata dalle autorità di Kinshasa, i viaggi già programmati dalle coppie adottive di minori della RDC dovessero essere inderogabilmente rinviati.
  Tuttavia, la notizia di una prossima verifica sulle procedure adottive, a seguito della visita della Ministro Kyenge, ha indotto alcune famiglie a recarsi nella RDC, nella convinzione di poter concludere sollecitamente l’iter e rientrare in Italia con i minori. A fronte del mancato adempimento – a tutt'oggi – da parte delle Pag. 52autorità congolesi degli impegni presi durante la visita del Ministro Kyenge, le famiglie hanno deciso di rimanere nel Paese in attesa del nulla osta definitivo alla partenza dei minori. È opportuno evidenziare che, ai fini del rilascio di tale autorizzazione all'espatrio dei minori, i connazionali hanno dovuto consegnare i propri passaporti alla competente Direzione Generale per le Migrazioni congolese: non si può però parlare di «sequestro» delle famiglie italiane, come riportato su alcuni organi di stampa, perché i passaporti verrebbero subito riconsegnati ai titolari qualora ciò fosse richiesto.
  La nostra Ambasciata a Kinshasa è costantemente in contatto con le coppie interessate, riunite da ultimo lo scorso sabato presso la residenza dell'Ambasciatore Mariani. Quest'ultimo ha garantito ai connazionali piena assistenza per il reperimento di medicinali, l'accesso a un medico di fiducia, nonché un eventuale contributo economico per coprire le spese correnti. Al contempo, l'Ambasciatore Mariani ha intensificato ed esteso il raggio d'azione dei suoi interventi sulle autorità congolesi e, da ultimo, ha effettuato un passo presso lo stesso Primo Ministro. Tale sensibilizzazione fa parte di una pressante azione tesa a mantenere alta l'attenzione delle Autorità congolesi per arrivare a un rapido sblocco della problematica relativa alle adozioni.

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ALLEGATO 2

5-01683 Di Stefano: Sull'applicazione delle linee guida dell'Unione europea per la cooperazione con Israele.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Le linee guida che disciplinano i finanziamenti dell'UE ad enti ed entità israeliane sono state adottate il 19 luglio scorso su iniziativa della Commissione e rappresentano l'applicazione concreta delle Conclusioni del Consiglio Affari Esteri del 10 dicembre 2012 alla cui formulazione ed adozione ha concorso anche l'Italia. In particolare tali Conclusioni prevedono:
   «L'Unione europea esprime il suo impegno a far sì che, conformemente al diritto internazionale, tutti gli accordi tra lo Stato di Israele e l'Unione europea debbano indicare inequivocabilmente ed esplicitamente la loro inapplicabilità ai territori occupati da Israele nel 1967, ossia le Alture del Golan, la Cisgiordania inclusa Gerusalemme est, e la Striscia di Gaza.»

  Il Governo israeliano ha criticato l'adozione delle linee guida e ne ha chiesto la revisione ed il Governo degli Stati Uniti ha chiesto il rinvio della loro applicazione in occasione della riunione informale dei Ministri degli Esteri dell'UE con il Segretario di Stato Americano, John Kerry, svoltasi a Vilnius del 6/7 settembre 2013. Tuttavia le procedure europee hanno continuato a fare il loro corso. L'Italia, come gli altri Stati membri, ha sostenuto che un rinvio dell'applicazione non sarebbe stato configuratale, in quanto si trattava di allineare procedure europee di finanziamento a una posizione politica da tempo consolidata al livello europeo, come peraltro richiesto dal Parlamento Europeo e il cui principio era previsto dalle menzionate conclusioni del Consiglio Affari Esteri del dicembre 2012.
  Con riferimento infine ai negoziati tra UE ed Israele per l'adesione di quest'ultimo al Programma Horizon 2020, questi si sono conclusi agli inizi di dicembre con l'accettazione da parte di Israele dei requisiti richiesti dalle linee guida ed in particolare la specifica che le attività oggetto di finanziamento da parte dell'UE non potranno svolgersi nei Territori Occupati da Israele a partire dal 5 giugno 1967.
  Le linee guida entreranno formalmente in vigore il primo gennaio 2014.
  Nessuno degli Accordi firmati in occasione del Vertice Bilaterale tra Italia ed Israele svoltosi il 2 dicembre 2013 comporta in alcun modo finanziamenti italiani ad attività israeliane.

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ALLEGATO 3

5-01685 Quartapelle Procopio: Sulla detenzione di un imprenditore italiano in Guinea equatoriale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Desidero fornire agli Onorevoli Interroganti ogni informazione sulle azioni intraprese dal Ministero degli affari esteri per tutelare il connazionale Roberto Berardi e sulle sue condizioni di detenzione in Guinea Equatoriale. È noto infatti che la Ministro Bonino e la Farnesina seguono con grande attenzione i casi dei numerosi connazionali (3.120) detenuti all'estero. Si tratta di casi che mediamente richiedono molto tempo ed energie in termini di assistenza consolare. Per tale motivo, attraverso un impegno costante e convinto, non viene mai lasciato nulla di intentato al fine di trovare una soluzione positiva, così come si sta facendo nella vicenda in questione, di cui mi accingo ora a fornire il quadro della situazione.
   a) Il signor Roberto Berardi è stato arrestato il 19 gennaio 2013 a Bata, in Guinea Equatoriale, un Paese dove – ricordo – non abbiamo una rappresentanza e per cui è competente la nostra Ambasciata a Yaoundè, in Camerun. Il processo a carico del connazionale, accusato di truffa e appropriazione indebita (1,5 milioni di euro), è iniziato il 21 maggio e si è concluso il 26 luglio con una sentenza di condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione e l'obbligo di restituzione della somma. Contro la sentenza non risulta sia stato presentato appello.
   b) In questo contesto la nostra Rappresentanza ha chiesto formalmente e ripetutamente alle autorità di Malabo di poter effettuare una visita consolare. L'Ambasciata e la Farnesina – che ha nuovamente sensibilizzato l'Ambasciata della Guinea Equatoriale a Roma il 4 dicembre scorso con apposita Nota Verbale – continueranno a insistere fino a quando la richiesta non sarà accolta. Nel frattempo, sin dall'inizio della vicenda la Farnesina, per il tramite dell'Ambasciata a Yaoundé, ha svolto una tenace azione di sensibilizzazione sulle Autorità di quel Paese perché fossero assicurate al signor Berardi condizioni di detenzione accettabili e tutelati i suoi diritti. La nostra Ambasciata ha inoltre fornito assistenza al connazionale anche attraverso persone di riferimento sul posto, che hanno mantenuto frequenti contatti con il signor Berardi ed effettuato diverse visite nel luogo di detenzione.
  Secondo le informazioni in nostro possesso le sue condizioni di salute sono complessivamente buone.
   c) Numerosi sono stati anche gli interventi svolti per favorire il rilascio del Berardi. Il 22 aprile l'Ambasciata ha inviato una Nota Verbale al Ministero degli Esteri di Malabo per sollecitare la scarcerazione e il rientro in Italia del connazionale. Alcuni giorni dopo, l'Ambasciatore ha indirizzato una richiesta ufficiale di liberazione al figlio del Presidente, Teodorin. L'Ambasciata ha inoltre sensibilizzato il Nunzio Apostolico a Yaoundé, accreditato anche in Guinea Equatoriale. Il Nunzio è intervenuto presso il Presidente della Repubblica Teodoro Obiang. Il 13 maggio il Direttore Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie, l'Ambasciatore Ravaglia, ha ricevuto l'Ambasciatore della Guinea Equatoriale a Roma, Cecilia ObonoNdong (già convocata nei giorni precedenti) per sensibilizzarla Pag. 55sul caso del connazionale. Il 29 maggio l'Ambasciatore Ravaglia ha sensibilizzato sul caso anche l'Incaricato d'Affari guineano, presente alla Farnesina in occasione della Giornata dell'Africa. In data 20 giugno, è stato svolto un passo anche presso il Rappresentante Permanente della Guinea Equatoriale alla FAO, Ambasciatore Crisantos Obama Ondo. In tali occasioni, ci è stato confermato che il connazionale per essere liberato dovrà restituire la somma di 1,5 milioni di euro.
  Dei passi svolti sono stati ripetutamente informati (da ultimo lo scorso 6 dicembre) i familiari del connazionale, i quali sono stati ricevuti alla Farnesina il 5 giugno e il 25 novembre.
  La Farnesina, anche per il tramite dell'Ambasciata a Yaoundé, continuerà a seguire gli sviluppi della vicenda con il massimo impegno con l'obiettivo di tutelare i diritti del connazionale, esplorando ogni praticabile soluzione che vada in questo senso.