CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 novembre 2013
124.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00633 Maestri: Sul computo ai fini previdenziali dei corsi di addestramento professionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'On. Maestri, con il presente atto parlamentare, richiama l'attenzione del Governo sul computo ai fini previdenziali dei periodi di frequenza dei corsi di addestramento professionale organizzati dall'ex INAPLI (Istituto nazionale di addestramento e perfezionamento dei lavoratori dell'industria), ente parastatale cui la legge n. 264 del 1949 aveva affidato l'organizzazione dei corsi per l'istruzione e la formazione dei lavoratori dell'industria.
  In particolare, in base agli articoli 46 e seguenti della citata legge, che disciplinavano i corsi professionali promossi dagli enti parastatali citati, «i corsi per disoccupati sono rivolti all'addestramento, alla qualificazione o alla rieducazione professionale dei lavoratori che, a causa dello stato di disoccupazione o in dipendenza degli eventi di guerra, abbiano bisogno di riacquistare, accrescere o mutare rapidamente le loro capacità tecniche, adattandole alla necessità della efficienza produttiva, alle esigenze del mercato interno del lavoro e alla possibilità di emigrazione. Essi hanno un carattere eminentemente pratico, con applicazione degli allievi in opere attinenti all'attività professionale oggetto del corso».
  L'iscrizione ai corsi avveniva su domanda dell'interessato diretta all'Ufficio provinciale del lavoro; gli istituti, gli enti e le associazioni promotrici dei corsi segnalavano poi i nominativi degli iscritti all'INPS e all'Ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione. I lavoratori disoccupati erano obbligati alla frequenza ai corsi per poter percepire il sussidio straordinario di disoccupazione e tutte le altre agevolazioni connesse al loro stato di disoccupazione; tutti gli allievi che frequentavano con diligenza i corsi avevano diritto, oltre al sussidio di disoccupazione eventualmente spettante, ad una integrazione per ogni giornata effettiva di presenza a carico del Fondo per l'addestramento professionale dei lavoratori, gestito dal Ministero dei lavoro e della previdenza sociale e ad un'ulteriore integrazione a titolo di assegni familiari. L'attestato conseguito costituiva titolo di preferenza nell'avviamento al lavoro o nella emigrazione.
  L'attività svolta presso i citati corsi di addestramento, proprio perché volta all'acquisizione di una cultura professionale e non finalizzata a scopi di produzione, non era (e non è) configurabile come prestazione di lavoro subordinato.
  Diversamente, i corsi aziendali di riqualificazione previsti dal successivo articolo 53 e i cantieri scuola per disoccupati disciplinati dall'articolo 59 della legge n. 264 del 1949 integrano, invece, una vera e propria attività lavorativa. Infatti, la legge n. 418 del 1975, nel riconoscere tutte le caratteristiche di una normale prestazione di lavoro subordinato nell'attività svolta dai lavoratori occupati presso i cantieri scuola, estende agli stessi l'obbligo dell'assicurazione obbligatoria per l'I.V.S. e contro la tubercolosi, nonché quello del versamento dei contributi C.U.A.F. ed E.N.A.O.L.I. Con deliberazione n. 138 del 1976 il Consiglio di amministrazione dell'Istituto ha, quindi, riconosciuto natura retributiva ai compensi corrisposti agli allievi dei cantieri scuola. Sulla base di tale statuizione, in caso di mancato versamento contributivo, è stata riconosciuta la possibilità di regolarizzare i periodi Pag. 146oggetto dei predetti corsi mediante riscatto ai sensi dell'articolo 13 legge n. 1338 del 1962 (costituzione di rendita vitalizia per contributi omessi e prescritti).
  La circostanza che a fronte dell'attestato di frequenza rilasciato, le aziende assumevano i lavoratori in qualità di operai qualificati non ha rilievo ai finì del riconoscimento del periodo di frequenza ai corsi professionali come lavoro dipendente.
  Infatti, in base all'articolo 1 della legge n. 1146 del 1967, gli attestati di qualifica erano validi, ai fini dei rapporti contrattuali di lavoro, solo dopo un periodo di occupazione dei lavoratori stessi, da determinarsi in sede di contrattazione collettiva e comunque non inferiore a sei mesi. È evidente che l'ordinario rapporto di lavoro, regolato da una particolare disciplina e con la relativa copertura assicurativa, era da individuarsi in detto periodo di occupazione e non già nel precedente periodo di frequenza al corso professionale.
  Anche i corsi di formazione professionale, istituiti con legge n. 845 del 1878 (Legge quadro in materia di formazione professionale), sono volti alla qualificazione e/o all'acquisizione di specifiche competenze professionali, aggiornamento, perfezionamento o rieducazione professionale dei lavoratori. Le attività formative in essi svolte sono finalizzate, quindi, all'apprendimento e non a scopi di produzione aziendale. Detti corsi restano pertanto assimilati ai corsi di cui all'articolo 46, legge n. 264/1949, per i quali non è configurabile una prestazione di lavoro subordinato.
  Sulla base di quanto premesso e specificato, nell'attività svolta durante i periodi di frequenza ai corsi di cui all'articolo 46 e seguenti della legge n. 264 del 1949 non si riscontrano gli elementi di una prestazione di lavoro subordinato per la quale dovevano essere versati contributi assicurativi. Per essi non è prevista la copertura figurativa né la facoltà di riscatto ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 1338/1962. È, altresì, esclusa la facoltà di riscatto dei periodi di formazione professionale prevista dall'articolo 6 del D.Lgs. n. 564 del 1996, poiché la stessa è limitata ai periodi di formazione successivi al 31 dicembre 1996.
  Con riferimento ai dipendenti statali si fa presente che l'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092/73 disciplina il computo a domanda del servizio di ruolo e non di ruolo prestato alle dipendenze di assemblee legislative, di enti locali territoriali, enti parastatali o di enti e istituti di diritto pubblico sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato. Per gli iscritti alla CTPS della Gestione Pubblica, i corsi di qualificazione professionale di cui alla legge n. 264/49, svolti presso gli enti parastatali ENALC, INAPLI e INIASA non possono essere oggetto di computo ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092/73, atteso che per la frequenza ai corsi non vi era obbligo di versamento ai fini previdenziali.
  Voglio, da ultimo, far presente che un'eventuale modifica normativa nel senso auspicato dall'On. Interrogante andrebbe valutata, in primo luogo, in termini di coerenza con la disciplina richiamata e, in secondo luogo, individuandone l'idonea copertura finanziaria.

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ALLEGATO 2

5-00980 Fedriga: Erogazione dei trattamenti pensionistici in favore dei lavoratori salvaguardati.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'On. Fedriga – con il presente atto parlamentare – chiede di conoscere quale sia l'esatta percentuale dei c.d. «lavoratori salvaguardati» che percepiscono concretamente l'assegno pensionistico.
  Preliminarmente, occorre precisare che i soggetti risultati beneficiari non accedono a pensione immediatamente, bensì con decorrenze differenziate in relazione alla data di maturazione dei requisiti per il diritto all'accesso al trattamento pensionistico ed entro il limite temporale di stanziamento delle relative risorse finanziarie.
  Ciò detto, con riferimento alla prima operazione di salvaguardia – prevista dal decreto-legge c.d. «Salva-Italia» – l'INPS ha reso noto di aver esaminato circa 90 mila posizioni di soggetti potenzialmente interessati, con riconoscimento del diritto di accesso al beneficio pensionistico per circa 63 mila lavoratori.
  L'Istituto ha altresì precisato che – alla data dello scorso 7 ottobre – risultano liquidate circa 21.200 prestazioni, così come pubblicato sul sito dell'Istituto che viene costantemente aggiornato.
  Per quanto concerne, invece, le istanze presentate dai lavoratori interessati a beneficiare delle disposizioni di cui alla «seconda salvaguardia», l'Istituto ha reso noto che – su circa 16.400 posizioni lavorative esaminate – circa 11.000 sono state quelle certificate e che – alla data del 7 ottobre – risultavano effettivamente liquidate poco meno di 50 pensioni. A tali numeri vanno aggiunto circa 280 lavoratori ai quali l'inps ha già inviato una comunicazione relativa alla decorrenza della pensione nel 2013.
  Per quanto riguarda la «terza salvaguardia» di cui alla legge n. 228 del 2012, l'Istituto ha reso noto che, allo stato, non è possibile fornire dati in quanto il termine per la presentazione dell'istanze di accesso al beneficio pensionistico è scaduto solo due mesi addietro (il 25 settembre).
  Pertanto, alla luce dei dati sin qui esposti, voglio evidenziare che – alla data del 7 ottobre scorso – risultano liquidate circa 21.250 pensioni su una platea complessiva pari a circa 130.000 soggetti, per una percentuale pari al 16 per cento.
  Inoltre, a conferma dell'assoluta centralità del tema dei lavoratori c.d. «esodati» nell'agenda del Governo, tengo a precisare che l'Esecutivo ha proseguito nel dare attuazione alle tre salvaguardie definite dal Governo precedente ed è intervenuto più volte, in tempi recenti, per ampliare ulteriormente le platee di soggetti salvaguardati.
  In particolare, gli interventi recenti, di cui al decreto legge n. 102 del 2013, hanno riguardato circa 6.500 lavoratori oggetto di licenziamenti individuali e circa 2.500 lavoratori che assistono familiari gravemente disabili.
  Da ultimo, segnalo che nella legge di stabilità per il 2014 – attualmente all'esame del Senato – è stata introdotta una disposizione volta a prevedere l'incremento pari a 6.000 unità del contingente numerico dei lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione di cui all'articolo 1, co. 231, lettera b), della legge n. 228 del 2012, come indicato nell'articolo 9 del decreto interministeriale dello scorso 22 aprile (c.d. «terza salvaguardia»).

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ALLEGATO 3

5-01221 Baldassarre: Sui dati relativi all'utilizzo di contratti di collaborazione a progetto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Passo ad illustrare l'atto di sindacato presentato dall'On. Baldassarre, concernente il trend negativo del numero dei collaboratori a progetto a partire dall'anno 2008, la cui diminuzione si attesta in circa 45.000 collaboratori dal 2011 ed in circa 80.000 dal 2008, e sulle sue motivazioni.
  Voglio preliminarmente far presente che dall'analisi longitudinale sui dati INPS 2005-2011 nel 43 per cento dei casi si è avuta una trasformazione dei contratti di collaborazione in contratti di lavoro subordinato.
  Voglio, inoltre, ricordare a questa Commissione che il Ministero del lavoro ha avviato le attività di monitoraggio previste dalla legge n. 92 del 2012 costituendo a tal fine un apposito Gruppo Tecnico.
   Lo scopo del monitoraggio consiste nella verifica dell'andamento del mercato occupazionale, attraverso lo studio dei movimenti intervenuti di avviamenti, cessazioni, trasformazioni o proroghe di rapporti di lavoro, desunti dal sistema informatico delle Comunicazioni Obbligatorie.
  In particolare, vengono monitorati nel tempo i flussi dei rapporti di lavoro nell'ottica di spiegarne le dinamiche dal lato della domanda di lavoro, individuando il trend delle diverse tipologie contrattuali, per verificare eventuali «travasi» che possano essere intervenuti tra i diversi istituti contrattuali.
  I dati sui lavoratori avviati con contratti di collaborazione confermano il trend negativo iniziato nel secondo trimestre del 2012, su base annua, e proseguita in modo crescente nei trimestri successivi, evidenziando decrementi in valore assoluto maggiori per le classi di età più giovani.
  L'andamento negativo dei lavoratori avviati, tuttavia, ha interessato quasi tutte le tipologie contrattuali che segnano, a partire dal 2012, valori di decrescita piuttosto sostenuti, con l'unica eccezione del contratto a tempo determinato che nel secondo semestre 2013 perde, rispetto al secondo semestre 2012, soltanto l'1,8 per cento di lavoratori avviati contro una media generale di – 12,5 per cento.
  Da ultimo, vorrei effettuare alcune considerazioni in merito alla affermazione dell'On. Interrogante relativa al nesso di causalità tra il trend negativo dei collaboratori a progetto e la c.d. «riforma Fornero», entrata in vigore il 18 luglio 2012. Allo stato non vi sono elementi che consentano di individuare una relazione diretta tra l'entrata in vigore della legge n. 92 del 2012 e la diminuzione dei contratti di collaborazione a progetto, mentre appare più probabile che sia stata la difficile congiuntura economica ad avere avuto un impatto rilevante sulle collaborazioni a progetto, così come su altre tipologie di lavoro.

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ALLEGATO 4

Comunicazione della Commissione europea «Lavorare insieme per i giovani d'Europa – Invito ad agire contro la disoccupazione giovanile» (COM(2013)447 final).

NUOVA VERSIONE DELLA PROPOSTA DI DOCUMENTO FINALE DEL RELATORE

  La XI Commissione,
   esaminata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, la Comunicazione «Lavorare insieme per i giovani d'Europa – Invito ad agire contro la disoccupazione giovanile» (COM(2013)447final), presentata dalla Commissione europea il 19 giugno 2013;
   visto il pacchetto sulla disoccupazione giovanile presentato dalla Commissione nel dicembre 2012, priorità nell'agenda politica dell'Unione europea che ha opportunamente proposto una serie di misure volte ad affrontare i livelli inaccettabili ormai raggiunti dalla disoccupazione nel contesto generale di una gravissima crisi economica;
   viste le norme operative per attuare l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile proposta dal Consiglio europeo nella riunione del 7 e 8 febbraio 2013, cui ha fatto seguito la Comunicazione della Commissione COM(2013)144 «Iniziativa per l'occupazione giovanile» del 12 marzo 2013;
   viste le numerose iniziative adottate dalle istituzioni europee sul tema della successivamente al Consiglio europeo del 26-27 giugno scorso, che, opportunamente, ha dedicato particolare attenzione all'attuazione delle azioni e delle misure di cui alla proposta di Raccomandazione Garanzia per i giovani (COM(2012)729), adottata formalmente dal Consiglio il 22 aprile 2013;
   viste le conclusioni tratte dalla presidenza lituana della Conferenza interparlamentare dei Presidenti delle Commissioni dei Parlamenti dell'UE competenti in materia di occupazione sul tema delle misure volte ad incentivare l'occupazione giovanile svoltasi a Vilnius il 10-11 novembre scorso nell'ambito delle riunioni organizzate nel semestre di presidenza lituana dell'UE;
   visti gli esiti dell'incontro tra capi di Governo e Presidenti delle istituzioni europee svoltosi a Parigi il 12 novembre scorso nell'ambito del quale sono state individuate tre principali linee di azione, su cui gli Stati membri possono agire con libertà: la formazione, l'inserimento professionale e l'imprenditorialità;
  premesso che:
   l'attenzione che le istituzioni europee stanno dedicando al tema dell'occupazione in generale appare pienamente condivisibile ed è apprezzabile l'impegno profuso nel tentare di individuare soluzioni concrete al problema della disoccupazione giovanile;
   sebbene la definizione del quadro istituzionale entro il quale dovrà essere istituita la Garanzia per i giovani sia lasciata ai singoli Stati membri, nel rispetto dei rispettivi ordinamenti nazionali, resta imprescindibile un'azione efficace e decisa dell'Unione europea in materia ed un costante monitoraggio dell'attuazione delle misure adottate; Pag. 150
   la Comunicazione della Commissione riporta in estratto le raccomandazioni indirizzate dalla Commissione europea agli Stati membri che per l'Italia si traducono nelle seguenti: potenziare l'istruzione e la formazione professionale, rendere più efficienti i servizi pubblici per l'impiego e migliorare i servizi di consulenza per gli studenti del ciclo terziario; intensificare gli sforzi per scongiurare l'abbandono scolastico e migliorare la qualità e i risultati della scuola, anche tramite una riforma dello sviluppo professionale e della carriera degli insegnanti;
   la peculiare configurazione della disoccupazione giovanile in Italia, che negli ultimi mesi ha raggiunto la percentuale record del 40,4 per cento, al fine di raggiungere a pieno gli obiettivi target fissati nella Comunicazione della Commissione, richiede un costante coordinamento funzionale tra le varie articolazioni dello Stato, anche alla luce della prospettata riforma dell'assetto territoriale dello Stato;
  tenuto conto:
   degli elementi acquisiti nel corso dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini del 5 novembre scorso sul percorso intrapreso dal Governo italiano, nonché dei contributi emersi nell'ambito del dibattito svolto nel prosieguo dell'esame della Comunicazione;
   di quanto emerso nell'ambito dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione XI, conclusasi con l'adozione di un documento conclusivo il 16 ottobre 2013;
   della mozione 1/00034, approvata il 20 giugno 2013 dall'Assemblea, concernente il tema dell'attuazione della Garanzia per i giovani, che impegna il Governo a riconoscere l'estrema importanza degli strumenti messi in atto a livello europeo per il rilancio dell'occupazione giovanile;
   dell'ordine del giorno 9/01458/034, approvato il 7 agosto 2013 dall'Assemblea, che impegna il Governo a far sì che la struttura di missione, operi in linea con gli standard e la normativa dell'Unione in materia, favorendo l'elaborazione delle migliori strategie rivolte all'utilizzo degli strumenti finanziari europei di riferimento, la corretta attuazione della Garanzia per i giovani e la nascita di partenariati rivolti alla sensibilizzazione delle politiche giovanili europee, nel rispetto del principio di sussidiarietà, oltre a quello di leale collaborazione;
   della proposta di legge n. 867, Disposizioni per l'attuazione di schemi di Garanzia per i giovani, assegnata alla XI Commissione, che individua una disciplina e organizzazione complessiva dello strumento, definendo i principi generali e le linee guida d'istituzione della Garanzia per i giovani in Italia, nell'ottica dell'armonizzazione rispetto al quadro comunitario;
   del parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) sulla Comunicazione, approvato il 13 novembre scorso e che sarà trasmesso, unitamente a questo documento finale, alle istituzioni europee nell'ambito del cosiddetto dialogo politico,
  esprime una valutazione complessivamente positiva, con le seguenti osservazioni:
  in ambito europeo,
   al fine di individuare misure sostenibili a lungo termine per combattere la disoccupazione giovanile, appare fondamentale il riferimento ad una strategia complessiva delle politiche attive del mercato del lavoro, che includa misure per le PMI, per l'apprendistato di qualità, per le start up, per la formazione professionale, nonché il coordinamento di tutte le linee di finanziamento esistenti a livello unionale e destinate al settore dell'occupazione (nell'incontro di Parigi richiamato in premessa si è fatto riferimento alla possibilità di mobilitare risorse pari a 45 miliardi di euro da spendere nel biennio 2014-2015);
   è necessario altresì un coordinamento efficace tra tutte le politiche che direttamente o indirettamente sono volte al raggiungimento dell'obiettivo fissato dalla Strategia Europa 2020, vale a dire l'innalzamento del tasso di occupazione Pag. 151per le persone tra i 20 e i 64 anni dal 69 al 75 per cento entro il 2020, considerato che i giovani e le donne, in particolare, sono tra i gruppi sociali con maggiore gap da recuperare in tal senso;
   occorre promuovere e sostenere, in sede di Consiglio e di Parlamento europeo, l'istituzione di una piattaforma che sappia mettere a confronto le prestazioni dei servizi pubblici per l'impiego dei vari Stati membri sulla base di valori di riferimento pertinenti a individuare migliori pratiche e promuovere l'apprendimento reciproco, così come previsto dalla proposta di decisione sulla riforma dei servizi pubblici per l'impiego (COM(2013)439). La rete, così strutturata, sarebbe in grado di fornire sostegno all'attuazione del pacchetto occupazione 2014-2020, soprattutto alla Garanzia per i giovani, che non può esistere senza un adeguato sistema di politiche attive per il lavoro;
   occorre monitorare l'attuazione delle suddette misure attraverso la valutazione dei programmi nazionali di riforma sempre nel contesto del semestre europeo;
   occorre promuovere e sostenere tutte le iniziative volte a incentivare le esperienze e le forme di cooperazione tra i giovani dei diversi paesi membri dell'UE, percorso intrapreso dalla Commissione europea con Horizon 2020 nell'ambito di importanti politiche quali la ricerca e dell'innovazione, ma anche la cultura;
   occorre operare con la massima trasparenza e coerenza per il riconoscimento delle qualifiche e delle professioni sulla base di indicatori comuni;
  sul piano nazionale,
  occorre:
   tenere costantemente informato il Parlamento e coinvolgerlo sia nella fase ascendente di predisposizione di misure in materia di lotta alla disoccupazione giovanile sia nella fase negoziale delle singole proposte formulate dalle istituzioni europee;
   assicurare la concertazione con parti sociali, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, società civile, università e scuole, al fine di raccogliere contributi fattivi al Piano nazionale di attuazione, operando con la struttura di missione, nonché allo scopo di definire il ruolo di ciascun attore e del contenuto delle prestazioni da offrire nell'ambito di un sistema integrato di sostegno ai giovani;
   promuovere, all'interno dei lavori della Struttura di missione e del Piano nazionale di attuazione, il pieno rispetto del principio di sussidiarietà, oltre a quello di leale collaborazione, alla salvaguardia dei differenti contesti socio-economici territoriali, attraverso l'interazione con i competenti enti regionali nell'attuazione dei programmi operativi volti all'utilizzo dei Fondi strutturali dell'Unione europea, in particolare delle risorse provenienti dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020 in favore dell'occupazione giovanile, distribuendo tali fondi su base regionale, in relazione alla popolazione ivi residente e alle risorse messe a disposizione dalla singola regione in materia di occupazione;
   assicurare, quindi, un dialogo costante tra regioni, comuni, unioni di comuni e comunità montane nella prevista stesura e applicazione dei singoli Piani attuativi regionali della Garanzia per i giovani;
   addivenire a una migliore e più chiara definizione di tutte le politiche attive e un più efficace coordinamento tra i vari Ministeri sulla questione della ripartizione delle competenze in materia di politiche attive per il lavoro, anche alla luce della prospettata riforma dell'assetto territoriale dello Stato;
   riformare la rete dei servizi per l'impiego tenendo conto della proposta di decisione della Commissione europea volta a migliorarne l'efficacia anche a livello transnazionale, aumentando la cooperazione tra i vari Stati membri; il Governo deve e può fare di più, recependo in pieno i noti rilievi sollevati dalla XI Commissione nelle more dell'indagine conoscitiva sullo Pag. 152stato della disoccupazione e riguardanti il rischio che senza una vera riforma nazionale dei servizi all'impiego qualsiasi strumento comunitario rischia di essere vano;
   attivare adeguate sedi di confronto con i rappresentanti delle regioni e delle amministrazioni locali nonché – come indicato in precedenza – con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro;
   valutare la possibilità di assumere le necessarie iniziative per istituire, al più presto e in armonia con le previsioni di bilancio, un fondo nazionale per l'attuazione della Garanzia per i giovani;
   migliorare i sistemi di formazione professionale, facilitando sia l'inserimento sia la riqualificazione;
   sostenere i progetti di inserimento e auto-impiego attuando meccanismi mirati di imprenditorialità giovanile e periodi lavorativi all'estero, anche attraverso meccanismi mirati di accesso al microcredito e alle professioni per i giovani, in collaborazione con le regioni e gli enti locali;
   adeguare l'Italia ai parametri richiesti dall'Europa in tema di riduzione dell'abbandono scolastico, al fine di raggiungere entro il 2020 l'obiettivo della limitazione del fenomeno al di sotto della soglia del 10 per cento;
   favorire misure per il contrasto della dispersione scolastica, della segmentazione generazionale e della segregazione di genere nel mercato del lavoro;
   avviare una riflessione approfondita sulla detassazione dei salari di produttività e la detassazione e decontribuzione per le aziende che assumono giovani «under 35»;
   sostenere la discussione, nel dialogo a livello europeo, in merito all'introduzione di maggiori criteri di flessibilità rispetto ai vincoli di bilancio stabiliti dai Trattati, attivando principi di solidarietà in grado di bilanciare la posizione dei Paesi europei attualmente in surplus con quella dei Paesi dell'Europa mediterranea, con l'intento di mobilitare, da qui al 2020, ingenti investimenti pubblici comunitari per rilanciare l'occupazione;
   nel contesto del semestre europeo di presidenza italiana dell'UE, valutare le opportune iniziative per continuare a richiamare l'attenzione sul tema della disoccupazione giovanile e soprattutto sui risultati conseguiti in tale ambito;
   predisporre, infine, misure concrete di valorizzazione del settore universitario, della ricerca e dell'istruzione, incentivando anche la diffusione dell'apprendistato di alta formazione nei percorsi degli istituti tecnici secondari (ITS).

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ALLEGATO 5

Comunicazione della Commissione europea «Lavorare insieme per i giovani d'Europa – Invito ad agire contro la disoccupazione giovanile» (COM(2013)447 final).

DOCUMENTO FINALE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   esaminata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, la Comunicazione «Lavorare insieme per i giovani d'Europa – Invito ad agire contro la disoccupazione giovanile» (COM(2013)447final), presentata dalla Commissione europea il 19 giugno 2013;
   visto il pacchetto sulla disoccupazione giovanile presentato dalla Commissione nel dicembre 2012, priorità nell'agenda politica dell'Unione europea che ha opportunamente proposto una serie di misure volte ad affrontare i livelli inaccettabili ormai raggiunti dalla disoccupazione nel contesto generale di una gravissima crisi economica;
   viste le norme operative per attuare l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile proposta dal Consiglio europeo nella riunione del 7 e 8 febbraio 2013, cui ha fatto seguito la Comunicazione della Commissione COM(2013)144 «Iniziativa per l'occupazione giovanile» del 12 marzo 2013;
   viste le numerose iniziative adottate dalle istituzioni europee sul tema della successivamente al Consiglio europeo del 26-27 giugno scorso, che, opportunamente, ha dedicato particolare attenzione all'attuazione delle azioni e delle misure di cui alla proposta di Raccomandazione Garanzia per i giovani (COM(2012)729), adottata formalmente dal Consiglio il 22 aprile 2013;
   viste le conclusioni tratte dalla presidenza lituana della Conferenza interparlamentare dei Presidenti delle Commissioni dei Parlamenti dell'UE competenti in materia di occupazione sul tema delle misure volte ad incentivare l'occupazione giovanile svoltasi a Vilnius il 10-11 novembre scorso nell'ambito delle riunioni organizzate nel semestre di presidenza lituana dell'UE;
   visti gli esiti dell'incontro tra capi di Governo e Presidenti delle istituzioni europee svoltosi a Parigi il 12 novembre scorso nell'ambito del quale sono state individuate tre principali linee di azione, su cui gli Stati membri possono agire con libertà: la formazione, l'inserimento professionale e l'imprenditorialità;
  premesso che:
   l'attenzione che le istituzioni europee stanno dedicando al tema dell'occupazione in generale appare pienamente condivisibile ed è apprezzabile l'impegno profuso nel tentare di individuare soluzioni concrete al problema della disoccupazione giovanile;
   sebbene la definizione del quadro istituzionale entro il quale dovrà essere istituita la Garanzia per i giovani sia lasciata ai singoli Stati membri, nel rispetto dei rispettivi ordinamenti nazionali, resta imprescindibile un'azione efficace e decisa dell'Unione europea in materia ed un costante monitoraggio dell'attuazione delle misure adottate;
   la Comunicazione della Commissione riporta in estratto le raccomandazioni indirizzate dalla Commissione europea agli Pag. 154Stati membri che per l'Italia si traducono nelle seguenti: potenziare l'istruzione e la formazione professionale, rendere più efficienti i servizi pubblici per l'impiego e migliorare i servizi di consulenza per gli studenti del ciclo terziario; intensificare gli sforzi per scongiurare l'abbandono scolastico e migliorare la qualità e i risultati della scuola, anche tramite una riforma dello sviluppo professionale e della carriera degli insegnanti;
   la peculiare configurazione della disoccupazione giovanile in Italia, che negli ultimi mesi ha raggiunto la percentuale record del 40,4 per cento, al fine di raggiungere a pieno gli obiettivi target fissati nella Comunicazione della Commissione, richiede un costante coordinamento funzionale tra le varie articolazioni dello Stato, anche alla luce della prospettata riforma dell'assetto territoriale dello Stato;
  tenuto conto:
   degli elementi acquisiti nel corso dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini del 5 novembre scorso sul percorso intrapreso dal Governo italiano, nonché dei contributi emersi nell'ambito del dibattito svolto nel prosieguo dell'esame della Comunicazione;
   di quanto emerso nell'ambito dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione XI, conclusasi con l'adozione di un documento conclusivo il 16 ottobre 2013;
   della mozione 1/00034, approvata il 20 giugno 2013 dall'Assemblea, concernente il tema dell'attuazione della Garanzia per i giovani, che impegna il Governo a riconoscere l'estrema importanza degli strumenti messi in atto a livello europeo per il rilancio dell'occupazione giovanile;
   dell'ordine del giorno 9/01458/034, approvato il 7 agosto 2013 dall'Assemblea, che impegna il Governo a far sì che la struttura di missione, operi in linea con gli standard e la normativa dell'Unione in materia, favorendo l'elaborazione delle migliori strategie rivolte all'utilizzo degli strumenti finanziari europei di riferimento, la corretta attuazione della Garanzia per i giovani e la nascita di partenariati rivolti alla sensibilizzazione delle politiche giovanili europee, nel rispetto del principio di sussidiarietà, oltre a quello di leale collaborazione;
   della proposta di legge n. 867, Disposizioni per l'attuazione di schemi di Garanzia per i giovani, assegnata alla XI Commissione, che individua una disciplina e organizzazione complessiva dello strumento, definendo i principi generali e le linee guida d'istituzione della Garanzia per i giovani in Italia, nell'ottica dell'armonizzazione rispetto al quadro comunitario;
   del parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) sulla Comunicazione, approvato il 13 novembre scorso e che sarà trasmesso, unitamente a questo documento finale, alle istituzioni europee nell'ambito del cosiddetto dialogo politico,
  esprime una valutazione complessivamente positiva, con le seguenti osservazioni:
  in ambito europeo,
   al fine di individuare misure sostenibili a lungo termine per combattere la disoccupazione giovanile, appare fondamentale il riferimento ad una strategia complessiva delle politiche attive del mercato del lavoro, che includa misure per le PMI, per l'apprendistato di qualità, per le start up, per la formazione professionale, nonché il coordinamento di tutte le linee di finanziamento esistenti a livello unionale e destinate al settore dell'occupazione (nell'incontro di Parigi richiamato in premessa si è fatto riferimento alla possibilità di mobilitare risorse pari a 45 miliardi di euro da spendere nel biennio 2014-2015);
   è necessario altresì un coordinamento efficace – tenendo conto anche di situazioni di particolare disagio sociale come l'assenza di una dimora o di un lavoro – tra tutte le politiche che direttamente o indirettamente sono volte al raggiungimento dell'obiettivo fissato dalla Strategia Europa 2020, vale a dire l'innalzamento del tasso di occupazione per le Pag. 155persone tra i 20 e i 64 anni dal 69 al 75 per cento entro il 2020, considerato che i giovani e le donne, in particolare, sono tra i gruppi sociali con maggiore gap da recuperare in tal senso;
   occorre promuovere e sostenere, in sede di Consiglio e di Parlamento europeo, l'istituzione di una piattaforma che sappia mettere a confronto le prestazioni dei servizi pubblici per l'impiego dei vari Stati membri sulla base di valori di riferimento pertinenti a individuare migliori pratiche e promuovere l'apprendimento reciproco, così come previsto dalla proposta di decisione sulla riforma dei servizi pubblici per l'impiego (COM(2013)439). La rete, così strutturata, sarebbe in grado di fornire sostegno all'attuazione del pacchetto occupazione 2014-2020, soprattutto alla Garanzia per i giovani, che non può esistere senza un adeguato sistema di politiche attive per il lavoro;
   occorre monitorare l'attuazione delle suddette misure attraverso la valutazione dei programmi nazionali di riforma sempre nel contesto del semestre europeo;
   occorre promuovere e sostenere tutte le iniziative volte a incentivare le esperienze e le forme di cooperazione tra i giovani dei diversi paesi membri dell'UE, percorso intrapreso dalla Commissione europea con Horizon 2020 nell'ambito di importanti politiche quali la ricerca e dell'innovazione, ma anche la cultura;
   occorre operare con la massima trasparenza e coerenza per il riconoscimento delle qualifiche e delle professioni sulla base di indicatori comuni;
  sul piano nazionale,
  occorre:
   tenere costantemente informato il Parlamento e coinvolgerlo sia nella fase ascendente di predisposizione di misure in materia di lotta alla disoccupazione giovanile sia nella fase negoziale delle singole proposte formulate dalle istituzioni europee, tenuto conto che il Governo si è attivato e impegnato per la definizione di un programma nazionale per l'attuazione della «Garanzia giovani», che comporta l'avvio di un ambizioso progetto di coinvolgimento dei giovani nel mercato del lavoro, implicando l'attivazione e l'integrazione delle diverse politiche pubbliche;
   in tale ambito, assicurare la concertazione con parti sociali, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, società civile, università e scuole, al fine di raccogliere contributi fattivi al Piano nazionale di attuazione, operando con la struttura di missione, nonché allo scopo di definire il ruolo di ciascun attore e del contenuto delle prestazioni da offrire nell'ambito di un sistema integrato di sostegno ai giovani;
   promuovere, all'interno dei lavori della Struttura di missione e del Piano nazionale di attuazione, il pieno rispetto del principio di sussidiarietà, oltre a quello di leale collaborazione, alla salvaguardia dei differenti contesti socio-economici territoriali, attraverso l'interazione con i competenti enti regionali nell'attuazione dei programmi operativi volti all'utilizzo dei Fondi strutturali dell'Unione europea, in particolare delle risorse provenienti dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020 in favore dell'occupazione giovanile, distribuendo tali fondi su base regionale, in relazione alla popolazione ivi residente e alle risorse messe a disposizione dalla singola regione in materia di occupazione;
   assicurare, quindi, un dialogo costante tra regioni, comuni, unioni di comuni e comunità montane nella prevista stesura e applicazione dei singoli Piani attuativi regionali della Garanzia per i giovani;
   addivenire a una migliore e più chiara definizione di tutte le politiche attive e un più efficace coordinamento tra i vari Ministeri sulla questione della ripartizione delle competenze in materia di politiche attive per il lavoro, anche alla luce della prospettata riforma dell'assetto territoriale dello Stato;
   riformare la rete dei servizi per l'impiego tenendo conto della proposta di Pag. 156decisione della Commissione europea volta a migliorarne l'efficacia anche a livello transnazionale, aumentando la cooperazione tra i vari Stati membri; il Governo deve e può fare di più, recependo in pieno i noti rilievi sollevati dalla XI Commissione nelle more dell'indagine conoscitiva sullo stato della disoccupazione e riguardanti il rischio che senza una vera riforma nazionale dei servizi all'impiego qualsiasi strumento comunitario rischia di essere vano;
   attivare adeguate sedi di confronto con i rappresentanti delle regioni e delle amministrazioni locali nonché – come indicato in precedenza – con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro;
   valutare la possibilità di assumere le necessarie iniziative per istituire, al più presto e in armonia con le previsioni di bilancio, un fondo nazionale per l'attuazione della Garanzia per i giovani;
   migliorare i sistemi di formazione professionale, facilitando sia l'inserimento sia la riqualificazione;
   sostenere i progetti di inserimento e auto-impiego attuando meccanismi mirati di imprenditorialità giovanile e periodi lavorativi all'estero, anche attraverso meccanismi mirati di accesso al microcredito e alle professioni per i giovani, in collaborazione con le regioni e gli enti locali;
   adeguare l'Italia ai parametri richiesti dall'Europa in tema di riduzione dell'abbandono scolastico, al fine di raggiungere entro il 2020 l'obiettivo della limitazione del fenomeno al di sotto della soglia del 10 per cento;
   favorire misure per il contrasto della dispersione scolastica, della segmentazione generazionale e della segregazione di genere nel mercato del lavoro;
   avviare una riflessione approfondita sulla detassazione dei salari di produttività e la detassazione e decontribuzione per le aziende che assumono giovani «under 35»;
   sostenere la discussione, nel dialogo a livello europeo, in merito all'introduzione di maggiori criteri di flessibilità rispetto ai vincoli di bilancio stabiliti dai Trattati, attivando principi di solidarietà in grado di bilanciare la posizione dei Paesi europei attualmente in surplus con quella dei Paesi dell'Europa mediterranea, con l'intento di mobilitare, da qui al 2020, ingenti investimenti pubblici comunitari per rilanciare l'occupazione;
   nel contesto del semestre europeo di presidenza italiana dell'UE, valutare le opportune iniziative per continuare a richiamare l'attenzione sul tema della disoccupazione giovanile e soprattutto sui risultati conseguiti in tale ambito;
   predisporre, infine, misure concrete di valorizzazione del settore universitario, della ricerca e dell'istruzione, incentivando anche la diffusione dell'apprendistato di alta formazione nei percorsi degli istituti tecnici secondari (ITS).