CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 8 ottobre 2013
98.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali. C. 750 Dell'Orco.

EMENDAMENTI

ART. 1.

  Sopprimerlo.
*1. 1. Cani.

  Sopprimerlo.
*1. 2. Nesi, Cimmino, Bombassei.
(Approvato)

  Sostituire l'articolo 1 con il seguente:

Art. 1.
(«Modifica all'articolo 50 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali»).

  1. Il comma 7 dell'artico1o 50 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è sostituito dal seguente:
  «7. Il sindaco coordina e riorganizza sulla base degli indirizzi espressi dal consiglio comunale e nell'ambito dei criteri eventualmente indicati dalla regione, gli orari dei servizi pubblici, nonché, d'intesa con i responsabili territorialmente competenti delle amministrazioni interessate, gli orari di apertura al pubblico degli uffici pubblici localizzati nel territorio, al fine di armonizzare l'espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti. Il sindaco, sentite ove possibile le aziende, le associazioni dei consumatori e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, coordina e riorganizza, altresì, gli orari di apertura dei pubblici esercizi e delle attività commerciali e artigianali, in limitate zone del territorio qualora situazioni non altrimenti disciplinabili di sostenibilità ambientale, sociale, di viabilità e di tutela del diritto dei residenti alla vivibilità del territorio rendano impossibile consentire rilevanti flussi di pubblico in determinati orari e in determinate zone del territorio comunale».

  Conseguentemente, sostituire l'articolo 2 con il seguente:

«Art. 2.
(Osservatorio sulle aperture dei pubblici esercizi e delle attività commerciali e artigianali).

  1. Dal 1o gennaio 2014 è istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, l'Osservatorio sulle aperture dei pubblici esercizi e delle attività commerciali e artigianali con il compito di verificare gli effetti derivanti dall'applicazione dell'articolo 1 della presente legge.
  2. L'osservatorio di cui al comma 1 è composto da nove membri, di cui due funzionari del Ministero dello sviluppo economico, un rappresentante dell'ANCI, due rappresentanti delle organizzazioni di categoria, due rappresentanti delle organizzazioni Pag. 124sindacali dei lavoratori e due rappresentanti delle organizzazioni dei consumatori maggiormente rappresentative sul piano nazionale.
  3. Ai componenti dell'Osservatorio non è corrisposto alcun emolumento, compenso o rimborso spese».
1. 3. Lacquaniti, Matarrelli, Ferrara.

  Sostituirlo con il seguente:

«Art. 1.
(Disposizioni in materia di orari di apertura degli esercizi commerciali).

  1. All'articolo 31, comma 2 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono soppresse le seguenti parole: «potendo prevedere al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree dove possano insediarsi attività produttive e commerciali».
  2. All'articolo 31 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni, sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:
  «2-bis. I comuni, anche in modo coordinato e secondo le previsioni di cui al comma 2-sexies, in particolare nelle aree metropolitane, predispongono accordi territoriali non vincolanti in materia di orari degli esercizi commerciali, nel rispetto delle tutele di cui ai commi 1 e 2 e dell'interesse pubblico generale, al fine di assicurare elevati livelli di fruibilità da parte dei cittadini, di promuovere un'offerta complessiva in grado di aumentare l'attrattività territoriale e di valorizzare specifiche zone a più marcata vocazione commerciale, anche attraverso l'integrazione degli orari di funzioni e servizi affini e complementari, fornendo agli operatori indicazioni su possibili interventi atti a migliorare l'accesso e la fruibilità dei servizi da parte dei consumatori e degli utenti.
  2-ter. L'accordo di cui al comma 2-bis è redatto, entro il 28 febbraio di ciascun anno, mediante la procedura di cui al comma 2-quater.
  2-quater. I comuni avviano la consultazione delle organizzazioni operanti a livello locale dei consumatori, delle imprese del commercio e dei lavoratori dipendenti e, almeno quarantacinque giorni prima della data di entrata in vigore dell'accordo, attivano, anche in via telematica, la consultazione pubblica, che deve terminare trenta giorni prima dell'entrata in vigore del medesimo accordo.
  2-quinquies. Sulla base degli accordi di cui al comma 2-bis, i comuni predispongono un documento informativo sugli orari dei servizi e degli esercizi commerciali rivolti al pubblico, esistenti nel rispettivo territorio. Tale documento è redatto sulla base delle informazioni rese disponibili dagli operatori, dalle loro organizzazioni di categoria o da altre fonti.
  2-sexies. Ai fini di favorire l'adesione agli accordi territoriali di cui al comma 2-bis, da parte delle micro e piccole imprese del commercio, regioni e comuni individuano incentivi, anche sotto forma di agevolazioni fiscali a valere sui tributi di propria competenza.
  2-septies. Nel rispetto del principio della libera concorrenza e ai fini del coordinamento degli accordi territoriali non vincolanti in materia di esercizi commerciali di cui al comma 2-bis, le regioni, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, indicano:
   a) criteri, parametri e strumenti per l'individuazione di aree territoriali ove l'adozione degli accordi territoriali in materia di orari degli esercizi commerciali possa avvenire in modo coordinato;
   b) i termini temporali entro i quali, sulla base dei criteri di cui alla lettera a), i comuni possono procedere all'individuazione delle aree territoriali;
   c) criteri generali di amministrazione e coordinamento degli orari di apertura al Pag. 125pubblico dei servizi pubblici e degli uffici della pubblica amministrazione e dei trasporti.

  3. Ciascuna regione istituisce un osservatorio, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, con il compito di verificare gli effetti derivanti dall'attuazione della presente legge, cui partecipano rappresentanti delle amministrazioni interessate e delle organizzazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori dei settori interessati e dei consumatori.
  4. Restano ferme le competenze in materia di orari dei sindaci nei casi di emergenza, connessi con il traffico e/o con l'inquinamento atmosferico o acustico, ovvero quando a causa di circostanze straordinarie si verifichino particolari necessità dell'utenza».

  Conseguentemente sopprimere l'articolo 2.
1. 4. Abrignani.

  Sostituire l'articolo 1, con il seguente:
  «Art. 1. 1. All'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) la lettera d-bis) del comma 1 è abrogata;
   b) il comma 4 è sostituito dai seguenti:
  4. Le Regioni, d'intesa con gli enti locali e sentito il parere delle organizzazioni di categoria, adottano un piano per la regolazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali di cui al comma 1, che preveda l'obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell'esercizio.
  4-bis. Nel piano, adottato ai sensi del precedente comma, sono individuati i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all'obbligo di chiusura domenicale e festiva. Detti giorni comprendono le domeniche del mese di dicembre, nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell'anno.
  4-ter. Le Regioni e gli enti locali adeguano le proprie disposizioni legislative e regolamentari ai principi e alle disposizioni del presente articolo entro il 31 dicembre 2013.

  2. L'articolo 31 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, è abrogato».
1. 5. Allasia.

  All'articolo 1, comma 3, sostituire le parole da: le regioni, d'intesa con gli enti locali, fino alla fine del periodo, con le seguenti: Le Regioni, d'intesa con gli enti locali e sentito il parere delle organizzazioni di categoria, adottano un piano per la regolazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali di cui al comma 1, che preveda l'obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell'esercizio. Nel piano sono individuati i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all'obbligo di chiusura domenicale e festiva. Detti giorni comprendono le domeniche del mese di dicembre, nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell'anno.

  Conseguentemente, sopprimere il comma 4 dell'articolo 1.
1. 6. Allasia.

Pag. 126

  Al comma 5 aggiungere infine il seguente periodo:
  , potendo prevedere al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree dove possano insediarsi attività produttive e commerciali.
1. 7. Alfreider, Gebhard, Plangger, Schullian, Ottobre.

ART. 2.

  Sopprimerlo.
*2. 1. Nesi, Cimmino, Bombassei.

  Sopprimerlo.
*2. 2. Allasia.
(Approvato)

Pag. 127

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013. Doc. LVII, n. 1-bis.

PARERE APPROVATO DALLA X COMMISSIONE

  La X Commissione, Attività produttive, commercio e turismo,
   esaminata la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n. 1-bis);
   tenuto conto del fatto che – secondo quanto esposto nella Nota – « nel 2013, l'indebitamento netto a legislazione vigente potrebbe arrivare al 3,1 per cento del PIL in assenza di interventi, superando di 0,2 punti percentuali il valore indicato nel DEF», e che l'aumento del disavanzo viene ricondotto dalla Nota medesima «all'evoluzione delle entrate, che risentono di una dinamica della crescita meno favorevole di quella prevista nel DEF», registrandosi, invece, un andamento della spesa «sostanzialmente in linea con le stime di aprile»;
   considerato che è intendimento del Governo «adottare interventi tempestivi per mantenere il deficit entro la soglia del 3,0 per cento» e che, comunque, il «saldo strutturale del 2013 e quello medio ottenuto sul biennio 2012-2013 risultano, rispettivamente, pari a 0,9 e 1,6 punti percentuali del PIL, ben al di sopra di quanto richiesto ai paesi lontani dall'Obiettivo di Medio Periodo (0,5 punti percentuali del PIL su un anno)», e che è altresì impegno del Governo, pur nel rispetto del percorso necessario per il conseguimento, a partire dal 2015, del pareggio strutturale di bilancio, sviluppare «un riesame delle politiche economiche nazionali ed europee per dare rafforzata priorità alla crescita economica ed all'occupazione», anche sulla scorta della constatazione del fatto che «le politiche di consolidamento fiscale, per la loro intensità e per l'adozione congiunta in una pluralità di paesi fortemente interdipendenti hanno contribuito alla contrazione del livello di attività ben oltre le attese», mostrandosi dunque «i moltiplicatori fiscali ben più reattivi di quanto inizialmente stimato dalle principali istituzioni internazionali»;
   considerato, ancora, che il rapporto debito/PIL programmatico passerebbe, alla luce di quanto emerge dalla Nota, dal 127 per cento del 2012 al 120,1 per cento del 2017, valore che, depurato dei contributi ai programmi europei di sostegno finanziario, scende al 116,6 per cento, e che tale profilo di riduzione incorpora introiti da dismissioni del patrimonio dello Stato (immobili e partecipazioni pubbliche) stimati in 0,5 punti percentuali di PIL all'anno;
   considerato altresì che, secondo quanto esposto nella Nota, la pressione fiscale si attesterebbe, per l'anno in corso, al 44,3 per cento del PIL rispetto al 41,4 del DEF, diminuendo poi non più dello 0,1 per cento in ciascuno degli anni successivi, fino al 43,7 per cento nel 2017;
   sottolineato che, secondo quanto esposto nella Nota, «la contrazione del PIL nella parte iniziale del 2013 è stata leggermente superiore a quella attesa nel quadro macroeconomico del Documento di economia e finanza (DEF)» e che ciò porta ora ad una stima di crescita pari, per l'anno in corso, al - 1,7 per cento, che risente del trascinamento negativo del 2012 per un punto percentuale, mentre «si confermano pienamente le prospettive di ripresa dell'attività economica anche alla Pag. 128luce del provvedimento di accelerazione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione», sicché, per il 2014, «la variazione annuale del PIL è ora valutata essere pari all’ 1,0 per cento», e, in più ampia prospettiva, «la crescita dell'economia italiana si porterà su livelli superiori all’ 1,0 per cento a partire dal 2015, configurandosi una graduale chiusura dell'output gap negativo (al momento superiore a 4 punti percentuali di PIL)»;
   sottolineato, altresì, che la tenuta, il consolidamento ed il rafforzamento di tali previsioni di crescita sono la variabile-chiave per ogni obiettivo di finanza pubblica e per la risposta alle pressanti esigenze di occupazione e di coesione sociale e territoriale del nostro Paese e che – come osserva la Nota – «sui tempi e l'intensità della ripresa incideranno le misure prese dal Governo, in particolare il pagamento dei debiti commerciali delle Amministrazioni Pubbliche, la capacità di attrarre investimenti e la definizione di un quadro di politica economica stabile», nonché, in generale, «la prosecuzione delle azioni volte a migliorare il contesto in cui operano le imprese italiane, tenuto conto che nei vent'anni precedenti la crisi il peggioramento dell'ambiente imprenditoriale ha rallentato la crescita dell'economia italiana»,

  delibera di esprimere

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni, da attuare nel quadro dei vincoli e delle compatibilità della finanza pubblica:
   a) ai fini del rafforzamento dei segnali di ripresa e dell'accelerazione della dinamica della crescita, fondata sulla mobilitazione delle imprese e del lavoro, sviluppi il Governo la riconosciuta centralità delle politiche fiscali ed industriali, delle riforme istituzionali, dell'efficienza della pubblica amministrazione e dei processi di razionalizzazione della spesa pubblica, dando così anche compiuta risposta alle raccomandazioni rivolte all'Italia, nel mese di luglio, da parte del Consiglio UE, rafforzando, contestualmente, la sua iniziativa in sede comunitaria per l'adozione di scelte di politica economica, a partire dalla golden rule per gli investimenti produttivi, funzionali al rilancio della domanda interna;
   b) in particolare, per quanto attiene alle politiche fiscali, anche sulla scorta della legge delega recentemente approvata dalla Camera e fermo restando che «la riduzione delle imposte su imprese e lavoro – insieme alla loro ricomposizione – è un obiettivo da perseguire con tenacia, su un orizzonte di lungo periodo», avanzi l'azione del Governo per l'utilizzo dei «progressi sul fronte dell'emersione degli imponibili oggi sottratti al fisco, legalmente o illegalmente, per finanziare sgravi rivolti alla generalità dei contribuenti, in particolare a coloro che oggi assolvono pienamente i loro obblighi» e, intanto, si esamini la possibilità di rivedere il recente e già programmato aumento dell'aliquota IVA standard, di prevedere forme di deducibilità del prelievo IMU a carico degli immobili strumentali delle imprese e di procedere ad una progressiva riduzione del cuneo fiscale gravante sul costo del lavoro;
   c) quanto al riequilibrio strutturale dei conti pubblici, posto che occorre muovere dalla constatazione del fatto che la spesa pubblica si è cumulativamente ridotta nell'ultimo triennio dell'1,8 per cento, si rendono ora necessari processi di ristrutturazione delle amministrazioni e di revisione delle articolazioni istituzionali, una spending review che modifichi «in modo permanente i criteri e le procedure per le decisioni di bilancio e l'utilizzo delle risorse pubbliche», l'accelerazione operativa del piano pluriennale di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico – il cui valore è stimabile nell'ordine di 350 miliardi di euro – e dismissioni di partecipazioni pubbliche, mediante procedure competitive, che tengano conto della loro effettiva rilevanza strategica, della Pag. 129loro effettiva convenienza economica e della loro effettiva capacità di attrarre capitali privati, nazionali ed esteri;
   d) con specifico riferimento al pagamento dei debiti commerciali alle imprese, da cui «il Governo si attende un impatto significativo anche sulla liquidità finanziaria nel sistema dell'imprenditoria italiana, pesantemente penalizzato negli ultimi anni dal progressivo inaridirsi del flusso di credito proveniente dal sistema bancario» si valutino con attenzione i dati, aggiornati al 18 settembre del corrente anno, da cui emerge che le risorse stanziate dal decreto-legge 35/2013 sono state già rese disponibili agli enti debitori nella misura del 90 per cento, mentre i pagamenti effettuati ammontano al 57 per cento dello stanziato, cioè a 11.304 miliardi di euro, approfondendo la verifica delle ragioni dello scostamento e rinnovando le valutazioni circa la possibile adozione di più ampi meccanismi di compensazione automatica tra i debiti certificati nei confronti delle imprese e quanto da esse a vario titolo dovuto alle pubbliche amministrazioni; si punti, altresì, al più celere smaltimento dello stock storico del debito commerciale e si vigili sull'osservanza dei nuovi tempi europei per i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, vigenti dal corrente anno, anche attraverso conseguenti modifiche al Patto di stabilità interno;
   e) sempre in tema di liquidità e di contrasto della stretta creditizia e ferma restando la necessità dell'avanzamento del processo di costruzione dell'Unione interbancaria anche come via per il migliore funzionamento dei meccanismi della politica monetaria nell'intera area dell'Eurozona, si proceda da parte del Governo nel processo di rafforzamento del ruolo del Fondo Centrale di Garanzia e delle sue dotazioni; si sostengano i processi di razionalizzazione e di ricapitalizzazione della rete territoriale dei consorzi fidi e lo sviluppo del ricorso ai «mini-bond» da parte delle PMI, così come le scelte di rafforzamento patrimoniale di dette imprese; si verifichi la possibilità di introdurre strumenti di deducibilità fiscale da parte dell'industria bancaria delle perdite registrate a fronte di nuovi prestiti;
   f) sul versante degli investimenti infrastrutturali, si privilegino le opere utili alla maggiore efficienza del sistema logistico ed a più immediata cantierabilità, rafforzando le connessioni con l'Europa ed il Mediterraneo;
   g) si dia seguito alla Risoluzione delle Commissioni riunite Ambiente e Finanze della Camera, approvata nella seduta del 26 settembre 2013 (8-00014), che impegna il Governo a stabilizzare ed estendere l'ecobonus e a garantire agli interventi di riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare un effettivo vantaggio rispetto alle altre agevolazioni per l'edilizia; nel quadro della Strategia energetica nazionale, si mettano a punto misure di incentivazione sostenibile delle energie rinnovabili;
   h) anche per il tempestivo impulso alla crescita ed all'occupazione che ne può derivare, si punti con determinazione su un'agenda-città capace di coniugare insieme processi di riqualificazione edilizia ed urbanistica, di efficientamento energetico e di innovazione; su «un servizio di gestione del ciclo dei rifiuti allineato agli standard europei, e in grado di rispondere alla domanda di cittadini ed imprese»; sulle opere utili alla messa in sicurezza del territorio rispetto a diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico ed al rischio sismico; sugli interventi funzionali all'efficienza delle reti idriche, nonché sulla valorizzazione del nostro patrimonio culturale come elemento distintivo dell'offerta turistica italiana, davvero «iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso con un'offerta organizzata»;
   i) moderne politiche industriali e moderne politiche per il sistema dei servizi richiedono, nel nostro Paese, il concorso di Pag. 130tutte le scelte (semplificazioni e liberalizzazioni, innovazione organizzativa e tecnologica delle pubbliche amministrazioni ed efficienza del sistema giustizia) utili ad affrontare e risolvere capitoli noti della nostra agenda della competitività difficile e complessivamente tali da condurre ad una piattaforma di regole sobrie, ma efficaci, che consentano relazioni compiutamente collaborative tra iniziativa privata e funzione pubblica; in questo quadro, assumono peculiare rilievo la piena attuazione dell'Agenda Digitale, i processi di apertura del settore assicurativo e dei mercati dell'energia elettrica e del gas, mercati ove, sulla scorta della Strategia energetica nazionale, «si tratta ora di accelerare sulle misure concrete per raggiungere gli obiettivi prefissati, così da ridurre il nostro gap di costo»;
   l) moderne politiche industriali e moderne politiche per il sistema dei servizi devono «sostenere e innalzare la specializzazione produttiva dell'Italia» e consolidare «la nostra presenza in settori chiave per la qualità dello sviluppo», anche attraverso il ricorso all'esercizio del golden power a tutela di rilevanti interessi strategici nazionali nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni; esse devono altresì fare compiutamente propri, anche in considerazione dell'oggettivo ruolo delle micro, piccole e medie imprese nel tessuto produttivo del Paese, i principi dello Small Business Act europeo e le previsioni della legge n. 180 del 2011, favorendo e sostenendo, in particolare, le esperienze aggregative dei contratti di rete, che meritano il rinnovo del regime di sospensione d'imposta venuto a scadenza;
   m) moderne politiche industriali e moderne politiche per il sistema dei servizi si costruiscono a partire dal riconoscimento della centralità degli investimenti in innovazione, ricerca e formazione secondo «un circuito virtuoso tra sistema universitario, Enti Pubblici di Ricerca e imprese», che sollecita tanto la valutazione e la decisione circa «la possibilità di introdurre strutturalmente un credito d'imposta stabile ed automatico sull'incremento, rispetto all'anno precedente, delle spese sostenute in attività di R&S», quanto «un'approfondita analisi dei primi risultati dell'Istruzione Tecnica Superiore e della sua relazione con la formazione universitaria di primo livello»;
   n) il valore medio unitario delle nostre esportazioni è cresciuto, negli ultimi anni, più della media europea e più della stessa media della locomotiva «esportatrice» tedesca a robusta testimonianza di un forte investimento sulla qualità operato dalle imprese, che va sostenuto sia con la tutela determinata del «made in Italy» e con l'azione di prevenzione e contrasto della contraffazione, della pirateria commerciale e dell'abusivismo commerciale, sia con una compiuta diplomazia commerciale capace di sviluppare, attraverso il coordinamento degli attori pubblici e privati, la più efficace promozione del «sistema-Italia» sui mercati esteri e della «destinazione-Italia» per l'attrazione di investimenti esteri: nell'un caso come nell'altro, occorre che l'appuntamento di EXPO 2015 sia davvero una piattaforma capace di dare «nuovo impulso alla proiezione internazionale dell'Italia»;
   o) sulla scorta delle buone prove del Piano di Azione Coesione, si segnala che l'avanzamento della riprogrammazione dei fondi europei per il ciclo 2007- 2013 e l'impostazione del ciclo 2014-2020 dovrebbero perseguire – ai fini di una più efficace riduzione, nel Mezzogiorno, tanto del deficit di cittadinanza, quanto del deficit di produttività – un'accorta selezione di obiettivi strategici di fondo e la riduzione della frammentazione degli interventi, agevolata dal più tempestivo decollo operativo dell'appena istituita Agenzia per la coesione territoriale, che potrà supportare la capacity-building delle regioni e delle amministrazioni centrali e locali e favorire l'utilizzo unitario e complementare Pag. 131delle risorse dei Fondi europei e del Fondo per lo sviluppo e la coesione;
   p) efficienza ed inclusività del mercato del lavoro, qualità dei processi di apprendimento permanente e del rapporto tra scuola e mondo del lavoro, così come efficienza, inclusività e sostenibilità del sistema di sicurezza sociale sono – tutte insieme – esigenze cui dare più compiuta ed organica risposta, nella consapevolezza che la risposta alle ragioni dell'equità e della coesione sociale e territoriale costituisce, oggi più che mai, l'opportunità fondativa di una più elevata competitività complessiva del sistema-Paese e di una rinnovata qualità dei suoi processi di crescita e sviluppo.