CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 26 settembre 2013
90.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01069 Bombassei e altri: Funzionalità del progetto «smart & start».

TESTO DELLA RISPOSTA

  All'apertura dello sportello telematico per accedere ai contributi Smart&Start, avvenuta mercoledì 4 settembre u.s., si sono verificati oltre mille accessi contemporanei che superando le aspettative (sulla base delle quali era stato dimensionato il sistema) hanno provocato il malfunzionamento della piattaforma realizzata per Invitalia da Postecom, società pubblica del gruppo Poste Italiane.
  Dopo due giorni, effettuati una serie di interventi resisi necessari, il sistema è divenuto stabile ed in grado di garantire il corretto flusso della presentazione delle domande, secondo i requisiti stabiliti dal bando. In quel periodo Invitalia ha comunque garantito un servizio di assistenza on line.
  È essenziale, comunque, precisare che, nonostante i disservizi, Invitalia ha assicurato che nessuno degli utenti avrebbe subìto un pregiudizio lungo il percorso valutativo, in quanto la piattaforma è in grado di tracciare la storicità degli accessi degli utenti registrati che dispongono di un codice di accesso, tutelando in tal modo i diritti e le priorità acquisite.
   Nessun cattivo funzionamento della piattaforma telematica potrà, quindi, influire sull'effettiva fruizione agevolazioni da parte degli imprenditori.
  Dai dati acquisiti risulta che alle ore 20:00 di martedì 24 settembre u.s. gli utenti registrati erano 1.970, le domande in compilazione 3.710 e quelle acquisite 501.
  Si precisa, inoltre, che l'attuale disponibilità di fondi previsti per Smart&Start (190 milioni di euro) è in grado di garantire la copertura di tutte le richieste ad oggi pervenute, qualora approvate.
  Si rappresenta, infine, che il percorso di valutazione delle domande di agevolazione acquisite è stato avviato da Invitalia che sta già procedendo, nel rispetto dell'ordine cronologico di presentazione, all'istruttoria delle domande presentate al fine di accertare la presenza dei criteri e dei requisiti fissati dalla normativa.
  In tal senso, sono stati già convocati i primi soggetti proponenti per effettuare il colloquio previsto dalla normativa nell'ambito dell'esame di merito delle domande.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01070 Lacquaniti e altri: Iniziative per garantire l'attività industriale e la tutela dell'occupazione nelle aziende facenti capo al gruppo Riva.
Interrogazione n. 5-01073 Allasia: Sulle problematiche facenti capo al gruppo Riva, con particolare riferimento al sito industriale di Lesegno (Cuneo).

TESTO CONGIUNTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo congiuntamente alle interrogazioni presentate dall'onorevole Lavagno e Allasia, in quanto le questioni affrontate dagli stessi sono entrambe relative alle vicende che stanno interessando il Gruppo Riva.
   La sospensione delle attività produttive negli stabilimenti facenti capo alla società Riva Acciaio spa discende dalla più ampia problematica riguardante l'Ilva di Taranto, in conseguenza del sequestro operato dalla autorità giudiziaria proprio per le vicende legate a questo stabilimento.
  Si rammenta, brevemente, che il G.I.P. del tribunale di Taranto, lo scorso 17 luglio, con provvedimento di natura interpretativa del decreto di sequestro emesso il 24 maggio 2013, ha precisato che lo stesso sequestro preventivo, disposto fino a concorrenza della somma di 8,1 miliardi di euro, avrebbe colpito anche le azioni e i beni delle società controllate, collegate o comunque sottoposte all'influenza dominante di Riva FIRE spa e Riva Forni Elettrici spa.
  Il sequestro conservativo, conseguentemente operato nei confronti della società Riva Acciaio, ha determinato, due settimane orsono, il blocco dei conti correnti aziendali e la impossibilità di proseguire la normale gestione delle attività aziendali nei 7 siti produttivi di «Riva Acciaio» ove sono occupati circa 1.400 lavoratori che, da quel momento, sono stati sospesi dalla prestazione.
  La tensione sociale scaturita dalla decisione aziendale di sospensione delle attività si é rapidamente estesa anche alle aziende «clienti» di «Riva Acciaio», molti dei quali sono stati costretti ad interrompere le proprie attività per mancanza di fornitura.
  Il Governo ha immediatamente affrontato la gravissima situazione richiamando tutte le parti interessate per individuare la migliore soluzione che consentisse la rapida ripresa delle attività produttive.
  Il Ministro ha incontrato il custode giudiziario e i vertici societari, constatando la massima disponibilità di entrambi a ricercare una soluzione che garantisse l'immediata ripresa delle attività, si è convenuto che la società Riva Acciaio avrebbe formulato istanza per ottenere l'utilizzo dei beni sequestrati ai fini della continuazione delle attività aziendali.
  Si è avuta notizia che il GIP, in riscontro alla suddetta istanza, ha affermato che la liquidità, così come gli altri beni sequestrati che risultano strettamente funzionali all'attività economica dell'azienda, devono essere gestite e amministrate dall'amministratore giudiziario così da assicurare la prosecuzione delle attività aziendali: sarà l'amministratore giudiziario a provvedere ai pagamenti strettamente connessi al ciclo aziendale, così da scongiurare l'interruzione delle attività. Il giudice ha precisato che – permanendo il sequestro e le relative finalità conservativo-patrimoniali – Pag. 103l'amministratore giudiziario dovrà individuare idonee garanzie ai fini della restituzione all'amministrazione giudiziaria delle liquidità utilizzate per i pagamenti necessari per la prosecuzione delle attività aziendali.
  Chiariti da parte dell'autorità giudiziaria, i limiti e i vincoli connessi al sequestro operato, il Governo verificherà tempestivamente se esistono effettivamente e concretamente le condizioni per una immediata ripresa dell'attività, valutando – in caso contrario – l'adozione in via d'urgenza di nuove iniziative idonee a consentire l'immediata ripresa dell'attività produttiva in tutti i siti del Gruppo Riva.
  Ovviamente tutti gli stabilimenti della società Riva Acciaio, che ricordo ha un fatturato annuo che si è attestato nel 2012 ad euro 867.726.855 (nel 2011 era di euro 1.046.213.415), dislocati in sette siti produttivi: a Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero e Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco), proprio per la diversità delle lavorazioni svolte, fanno della società RIVA un fondamentale asset strategico per il sistema produttivo nazionale, in quanto le diverse tipologie di prodotti e le tecnologie utilizzate, garantiscono la fornitura e quindi la continuità produttiva di diversi settori a valle, dal comparto dell'edilizia civile a quella industriale, dal settore ferroviario a quello dei mezzi di trasporto, fino alla meccanica strumentale.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01071 Crippa: Sui costi del meccanismo «capacity payment» nel mercato energetico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il decreto-legge n. 1 del 2012 sulle liberalizzazioni prevede l'adozione di indirizzi del Ministro dello sviluppo economico per adeguare l'attuale disciplina del mercato elettrico all'evoluzione del settore e contenerne i costi.
  L'attuazione di questa norma da parte Mise non è avvenuta nei tempi previsti dalla legge per definire, nella Strategia energetica nazionale, sia lo scenario base e sia il coordinarsi con le attività in corso a Bruxelles, dove sono attivi gruppi tecnici e dove saranno indicate le linee per gli interventi nazionali.
  Il Parlamento ha poi approvato l'altra norma citata dagli interroganti (articolo 34, comma 7-bis, del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 134) che, al fine di garantire una maggiore efficienza delle infrastrutture energetiche e di contenere gli oneri indiretti, dovuti alla crescita delle fonti rinnovabili non programmabili, attribuisce all'Autorità per l'energia il compito di definire le modalità per la selezione e per la remunerazione dei servizi di flessibilità assicurati dagli impianti di produzione abilitati, senza maggiori oneri per prezzi e tariffe dell'energia elettrica.
  Si tratta di due norme parallele ma riferite ad aspetti del tutto differenti: il primo, di struttura del mercato e di ridisegno di un mercato della capacità (in attuazione di un decreto legislativo del 2003); il secondo, di disciplina di un servizio per l'attuale gestione in sicurezza del sistema elettrico, che deve avvenire senza maggiori oneri per prezzi e tariffe elettriche per espressa previsione legislativa.
  Per quanto riguarda i cd. servizi di flessibilità, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha svolto una consultazione pubblica, recentemente chiusa ma non è stata ancora adottata una decisione. Faccio presente che i servizi di flessibilità necessari al sistema sono già oggi approvvigionati e remunerati nell'ambito del mercato dei servizi di dispacciamento e che, comunque, la norma non deve determinare nuovi costi.
  Per il capacity market, la creazione di un mercato della capacità è già stata prevista dal decreto legislativo n. 379 del 2003, con l'obiettivo di assicurare, attraverso meccanismi di mercato, un'adeguata capacità di generazione in un orizzonte temporale di lungo periodo, in relazione all'evoluzione della domanda di energia elettrica.
  Il meccanismo ha avuto finora attuazione secondo un sistema provvisorio. Nel 2011, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha individuato i criteri e le condizioni per una disciplina a regime, sulla cui base Terna ha svolto una apposita consultazione pubblica ed ha predisposto una proposta, basata sui criteri dell'Autorità medesima. Quest'ultima, con la delibera del 5 settembre 2013, ha completato le verifiche sulla proposta di Terna che, pertanto, dovrà essere valutata dal Ministro dello sviluppo economico.
  Ai fini della decisione finale, il MiSE terrà conto degli orientamenti e delle indicazioni della Commissione europea, che dovranno evitare il rischio di sussidi impropri e tendere ad un meccanismo Pag. 105unico o almeno armonizzato a livello europeo, per garantire la sicurezza del sistema ed evitare qualunque effetto distorsivo della concorrenza. Le valutazioni saranno rigorose, coordinate con l'Unione europea e strettamente connesse alle necessità della sicurezza.
  Ritengo, quindi, non rispondente alla realtà il collegamento tra le misure di riduzione del prezzo dell'energia – varate dal Governo con il «decreto del fare» – e la ventilata volontà delle istituzioni di fornire un sussidio all'industria termoelettrica nazionale.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-01072 Benamati e altri: Situazione di Fabbricazioni nucleari SpA.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La «FN – Nuove tecnologie e Servizi Avanzati S.p.A.» produceva presso l'impianto di Bosco Marengo (AL) elementi di combustibile per centrali nucleari in Italia e all'estero.
  A seguito della chiusura del programma nucleare italiano, l'impianto ha diversificato la propria attività fino a quando nel 1995 – dopo il subentro di ENEA quale azionista di maggioranza – è stato deciso di proseguire le attività in campo tecnologico convenzionale ed è stato garantito il mantenimento in sicurezza delle strutture, a tutela della popolazione e dell'ambiente.
  Oggi la Società ha un'attività diversificata in cui, accanto alla ricerca nucleare e al coinvolgimento attivo nel programma sulla fusione ITER, sono molto rilevanti lo sviluppo e la sperimentazione di nuovi materiali (soprattutto nel settore dei ceramici tecnici avanzati e dei compositi), così come le attività per l'innovazione tecnologica per il territorio.
  Nel 2001, FN S.p.A. è entrata a far parte del Consorzio SICN, unitamente a Sogin S.p.A. ed ENEA.
  Nel 2008, è stato autorizzato dal Mise lo smantellamento definitivo dell'impianto di Bosco Marengo e la Sogin Spa ha iniziato le attività di bonifica del sito.
  In tale prospettiva, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali di quei lavoratori di FN S.p.A. che non potevano essere coinvolti nelle attività di disattivazione del sito di Bosco Marengo, in quanto non in possesso delle necessarie competenze tecniche, è stato garantito il trasferimento presso il sito ENEA di Saluggia ove ad oggi esiste una seconda sede operativa dell'azienda, in aggiunta a quella di Bosco Marengo.
  Quanto alle possibilità di assorbimento della società da parte di Enea per superare le difficoltà logistiche e finanziarie dell'azienda, bisognerebbe disporre di elementi precisi sul bilancio e sull'andamento societario per poter dare un parere.
   Più complessa – dal punto di vista amministrativo – è la possibilità di assorbimento del personale da parte di ENEA, dato l'obbligo esistente per l'ente di ricorrere a inserimenti attraverso la procedura del concorso.
  Si evidenzia, inoltre, che la società Sogin ha manifestato, da parte sua, la propria disponibilità a valutare i profili professionali delle risorse della FN, in precedenza impiegate a Bosco Marengo per un eventuale impiego, funzionale alla realizzazione del proprio Piano Industriale nell'intero territorio nazionale.
  Pertanto, si ritiene che esistano le premesse per un impegno sulla ricerca di una soluzione che consenta la prosecuzione delle attività aziendali e comunque la salvaguardia occupazionale.