CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 1 agosto 2013
67.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-00801 Mannino: Sull'attività del Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Sicilia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli onorevoli Mannino e Busto nell'interrogazione presentata chiedono al Ministro dell'Ambiente di verificare la rispondenza dell'attività pianificatoria del Commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza nel settore della gestione dei rifiuti in Sicilia, dott. Lupo, agli obiettivi fissati dal Governo e, in particolare, propongono la modifica degli interventi previsti, affinché le risorse destinate alla realizzazione del sovradimensionato impianto di tritovagliatura e biostabilizzazione vengano destinate, prioritariamente, all'ampliamento ed al miglioramento degli impianti e delle attrezzature per la raccolta differenziata, attualmente ferma al 6 per cento.
  Ebbene in proposito si rappresenta che l'impianto di Bellolampo è contemplato nel Piano di gestione dei rifiuti, approvato con Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare n. 125 dell'11 luglio 2012. Nel suddetto piano è stata prevista la realizzazione ed attivazione di un impianto di preselezione meccanica del RUR per una capacità di trattamento prevista di 250.000 t/a e di un impianto di biostabilizzazione della frazione organica in uscita dall'impianto di preselezione del RUR con una capacità di trattamento pari a 80.000 t/a.
  Ora, per valutare se l'impianto di Bellolampo sia sovradimensionato, è necessario prendere in considerazione l'elaborazione dei flussi e dei fabbisogni impiantistici per la Provincia di Palermo.
  Il piano, infatti, riporta due diversi schemi di flusso della gestione dei rifiuti della Provincia di Palermo: uno relativo alla fase di transizione (da gennaio a dicembre 2013), con una raccolta differenziata al 45 per cento, ed uno, relativo alla fase a regime (gennaio 2014 a dicembre 2015), con una raccolta differenziata al 65 per cento. Sulla base delle percentuali di raccolta differenziata vengono calcolate le capacità degli impianti di trattamento necessari al corretto funzionamento del sistema.
  La produzione complessiva dei rifiuti per la Provincia di Palermo è pari a 656,683 t/a (1799 t/g) nell'anno 2009, pertanto, il piano ha individuato una necessità di trattamento del rifiuto urbano residuo nella Provincia pari a 989 t/g per una raccolta differenziata pari al 45 per cento e di 629 t/g per una raccolta differenziata pari al 65 per cento.
  I dati ufficiali dell'ISPRA, pubblicati nel Rapporto Rifiuti 2013 sulla produzione dei rifiuti urbani, mostra per la Provincia di Palermo una produzione pari a 604.064 t/a (1.654 t/g) nel 2012 ed a 644572 t/a nel 2011.
  La capacità prevista di 1000 t/g dell'impianto di trattamento di cui alla richiesta di autorizzazione presentata dal dottor Marco Lupo risulta, pertanto, coerente con lo scenario di piano transitorio che prevede una capacità di trattamento pari a 989 t/g.
  Risulta, infatti che il Commissario delegato, sin dalla fase emergenziale, ha assunto iniziative per implementare la raccolta differenziata al fine di conseguire gli obiettivi stabiliti nel piano di gestione dei Pag. 92rifiuti, ponendo in essere un'attività di promozione ed organizzazione della stessa.
  In data 9 gennaio 2013, il Ministero ha approvato l'Accordo di Programma «finalizzato alla riduzione e prevenzione della produzione dei rifiuti ed ad incentivare la raccolta differenziata e lo sviluppo di nuove tecnologie di riciclaggio» sottoscritto il 21 dicembre 2012 con il Comune di Palermo, stanziando la somma di euro 2.492.980,96.

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ALLEGATO 2

5-00802 Grimoldi: Sui lavori di arginatura del fiume Lambro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli GRIMOLDI e RONDINI, relativa alle possibili conseguenze sull'abitato di San Maurizio al Lambro, frazione di Cologno Monzese (Milano), derivanti dai lavori per la realizzazione di un argine sulla riva sinistra del fiume Lambro, si relaziona come segue.
  L'area in questione ricade nel bacino idrografico del fiume Lambro ed è stata in passato colpita da diverse alluvioni, l'ultima delle quali nel corso del 2002.
  Ai fini della mitigazione del rischio di esondazione del fiume Lambro, il PAI vigente (Studio di Fattibilità Lambro-Seveso-Olona, redatto nell'anno 2004 dall'Autorità di Bacino del fiume Po) prevede, per il conseguimento dell'assetto di progetto finale, la realizzazione di un insieme complesso e articolato di interventi sia di natura strutturale (laminazione delle piene) che a carattere locale e a difesa del centri abitati.
  Tali interventi possono essere riassunti nelle seguenti tipologie:
   1. opere di regolazione;
   2. formazione di casse di espansione/aree di esondazione controllata;
   3. mantenimento delle aree di allagamento naturale che interessano zone golenali;
   4. riduzione delle portate scaricate dalle reti di drenaggio urbano secondo i limiti imposti dal P.R.R.A. (Piano Regionale di Risanamento delle Acque);
   5. adeguamento dei manufatti di attraversamento che ostacolano il deflusso di piena e inducono allagamenti in zone non compatibili;
   6. realizzazione di opere di protezione locale (arginature);
   7. aumento della capacità idraulica dell'alveo attraverso opere locali (ricalibratura, diversivi, eccetera).

  Gli interventi strutturali principali, sia in termini di efficacia nei riguardi dell'intero assetto di progetto del fiume Lambro, sia in termini di rilevanza della singola opera, sono i seguenti:
   1. regolazione del Lago di Pusiano, mediante il recupero del nodo idraulico «Cavo Diotti»;
   2. realizzazione di casse di espansione/aree di esondazione controllata sugli affluenti di sinistra:
    a) a Merone e Costa Masnaga sulla Bevera di Molteno;
    b) a Molteno sul t. Gandaloglio;
    c) a Briosco sulla Bevera di Renate;
   3. regolazione dell'area di allagamento di Inverigo;
   4. by-pass di Monza;
   5. by-pass di Milano;
   6. riprofilatura dell'alveo a Milano (zona Linate – da Ortica a Bolgiano): raddoppio alveo e abbassamento di alcune traverse.

  Per il conseguimento dell'assetto di progetto finale previsto dal PAI occorre Pag. 94procedere progressivamente alla realizzazione degli interventi previsti, la cui tempistica di attuazione resta però vincolata alla disponibilità dei relativi finanziamenti, quindi si procede per step funzionali.
  Attualmente, in accordo con l'Autorità di bacino del fiume Po ed in funzione delle risorse economiche disponibili, sono in corso di realizzazione gli interventi ritenuti prioritari:
   Vasca di laminazione di Costa Masnaga (LC);
   Adeguamento regolazione del lago di Pusiano CO (Cavo Diotti);
   Vasca di laminazione di Inverigo, Nibbiono e Veduggio (LC, CO, MB);
   Difesa dell'abitato di Cologno Monzese (MI).

  Quest'ultimo intervento è di carattere locale e prevede la realizzazione di un argine per la difesa della frazione S. Maurizio di Cologno Monzese che è stata interessata nel 2002 da una esondazione del Fiume Lambro che ha causato gravi danni.
  L'importo del 1o lotto di lavori è di 3 milioni di Euro finanziati in parte dalla Regione Lombardia (2 milioni di Euro) e in parte dal Ministero dell'Ambiente (finanziato 1 milione di euro con decreto ministeriale DEC/DDS/2007/1081 del 26/11/2007).
  È in fase di progettazione definitiva un 2o lotto di lavori che interessa, oltre Cologno Monzese, anche i Comuni limitrofi per un importo di altri 3 Milioni di euro, finanziati dall'Accordo di Programma tra il MATTM e la Regione Lombardia, finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, sottoscritto in data 4/11/2010.
  I due interventi sono inquadrati effettivamente come lotti funzionali e non è stato possibile realizzarli contemporaneamente semplicemente perché le risorse finanziarie necessarie si sono rese disponibili in momenti differenziati.
  In particolare, le opere del 1o lotto attualmente in esecuzione prevedono l'adeguamento delle difese spondali del fiume Lambro, in sponda sinistra, dal ponte dell'autostrada A4 fino a circa 300 metri a valle del ponte di via San Maurizio al Lambro, per uno sviluppo complessivo di circa 1.200 metri, oltre a quattro interventi minori più a valle, uno ubicato tra le colline artificiali del parco urbano di San Maurizio al Lambro e tre localizzati nella zona industriale di Cologno Monzese (via Guernica, via Barcellona).
  In accordo con l'Amministrazione comunale, la realizzazione di tale intervento è stata affidata all'Agenzia interregionale per il Po (AiPo). I lavori sono stati consegnati in data 8 gennaio 2013 e sono tuttora in corso.
  Da informazioni assunte presso i funzionari dell'Autorità di bacino del fiume Po e della Regione Lombardia risulta che:
   a) ai fini della progettazione dell'opera sono state effettuate modellazioni idrauliche bidimensionali che hanno confermato il beneficio dell'opera stessa ai fini della riduzione del rischio alluvionale, in particolare su San Maurizio al Lambro;
   b) sono state effettuate tutte le verifiche tecniche di carattere progettuale finalizzate alla migliore progettazione delle opere;
   c) si prevede che l'argine inerente il 1o lotto di lavori sarà realizzato entro la fine dell'anno.

  Parimenti, da informazioni assunte presso il Comune di Cologno Monzese, risulta che l'intervento programmato per il prossimo mese di gennaio in corrispondenza del Cavo Diotti emissario del lago di Pusiano, è un'opera resa essenzialmente obbligatoria al fine di adempiere alla normativa vigente in materia di Dighe di Interesse Nazionale (RID). Gli eventuali effetti sulle piene del fiume Lambro sono stati valutati dal progettista delle opere per conto dell'Ente gestore dello sbarramento (Consorzio Parco Alta Valle Lambro) Pag. 95e condivisi sia dai Comuni rivieraschi che dalle rispettive Prefetture (Comune di Como in qualità di capofila).
  Il Comune segnala altresì alcune inesattezze contenute nell'interrogazione in argomento relativamente al fatto che il territorio esondabile nel Comune di Brugherio a diretto confine con il territorio di Cologno Monzese, collocato a monte del ponte di San Maurizio al Lambro, viene identificato come cassa di laminazione naturale, quindi con effetto benefico sulla piena. Di fatto invece, superato in breve tempo il limitato effetto di laminazione, le acque che esondano dalla sponda idrografica sinistra, sempre nel tratto immediatamente a monte del ponte, ove è assente l'argine per un tratto di circa 50 metri, si propagano rapidamente oltre la strada provinciale interessando in primis l'adiacente sede stradale per poi propagarsi non solo verso l'abitato di San Maurizio ma anche verso la zona centrale di Cologno Monzese, zone come è noto fortemente antropizzate e ad alta densità abitativa. Tale dinamica è stata purtroppo ampiamente verificata dai cittadini Colognesi e dall'Amministrazione Comunale in più situazioni nel corso degli anni.
  Il comune infine osserva che il punto di criticità indicato dall'interrogazione in oggetto e relativo alla depressione dell'argine a monte del ponte, non deve essere pertanto visto come via di deflusso delle acque all'interno del fiume Lambro, ma come fonte di potenziale propagazione delle piene e quindi con una elevata pericolosità per il centro abitato.

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ALLEGATO 3

5-00803 Latronico: Sugli standard di sicurezza ambientale nel prelievo e nel trasporto di materiale radioattivo del centro Enea di Trisaia di Rotondella all'aeroporto militare di Gioia del Colle.
5-00804 Zan: Sugli standard di sicurezza ambientale nel prelievo e nel trasporto di materiale radioattivo del centro Enea di Trisaia di Rotondella all'aeroporto militare di Gioia del Colle.
5-00805 Borghi: Sugli standard di sicurezza ambientale nel prelievo e nel trasporto di materiale radioattivo del centro Enea di Trisaia di Rotondella all'aeroporto militare di Gioia del Colle.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rilevato che le interrogazioni in oggetto riguardano il medesimo argomento, il Governo relazionerà in forma unitaria.
  Si rappresenta in premessa che in merito all'operazione esposta dagli interroganti, concernente il trasferimento di materiale nucleare in America, il trasporto è stato effettuato dalla SO.G.I.N. S.p.A. (Società Gestione Impianti Nucleari), in base agli impegni presi dall'Italia in occasione del vertice sulla Sicurezza Nucleare per il rimpatrio negli Stati Uniti di sostanze contenenti uranio arricchito e plutonio, svoltosi a Seoul nel 2012.
  Il Ministero dell'Ambiente non ha, per legge, competenze specifiche al riguardo. Tuttavia ha acquisito, ex post, informazioni dal Ministero dello Sviluppo Economico e dall'ISPRA – Dipartimento Nucleare, Rischio Tecnologico e Industriale.
  È stato accertato che le operazioni sono state effettuate nel massimo rispetto di tutte prerogative di tutela per l'ambiente e per la sicurezza delle popolazioni.
  Le operazioni rientrano tra quelle previste dal Progetto GTRI (Global Threat Reduction Initiative) – Programma di rimpatrio negli Stati Uniti di materie nucleari, avviato nel 2004 dalla National Nuclear Security Administration (NNSA).
  La partecipazione italiana all'iniziativa GTRI, promossa dal Presidente degli Stati Uniti, è stata ufficializzata a livello internazionale dal Presidente del Consiglio senatore Mario Monti a Seoul, il 27 marzo 2012 durante il Summit sulla Sicurezza Nucleare. L'allontanamento di tali materiali è funzionale al processo in atto di definitiva dismissione del sito stesso, fino al suo rilascio senza vincoli di natura radiologica.
  Le operazioni di rimpatrio sono state autorizzate nel rispetto del trattato Euratom, dalle competenti autorità italiane, in seno al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero della difesa, per gli aspetti di competenza.
  Per le operazioni di trasporto, l'ISPRA – Dipartimento Nucleare, Rischio Tecnologico e Industriale ha svolto le attività di controllo derivanti dai compiti ad esso attribuiti dalla legislazione vigente quale autorità nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, con riferimento Pag. 97alle installazioni nucleari, alle materie nucleari ed alle sorgenti di radiazioni ionizzanti in genere. In particolare:
   ha rilasciato le certificazioni previste dagli standard internazionali e dalla normativa nazionale in tema di trasporto di materie radioattive e fissili;
   ha provveduto alla convalida dei certificati di approvazione dei contenitori di trasporto rilasciati dal paese di origine ai sensi della regolamentazione dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA) e degli attestati di sicurezza per l'ammissione al trasporto stradale;
   ha verificato le procedure di sicurezza e di radioprotezione per le operazioni di caricamento e movimentazione del contenitore di trasporto;
   ha fornito supporto al Ministero dell'interno per gli aspetti di pianificazione d'emergenza e di protezione fisica delle materie trasportate.

  La Prefettura di Matera ha gestito il trasporto con un piano di emergenza redatto sulla base dei presupposti tecnici definiti dal trasportatore autorizzato MIT Safetrans e validati da ISPRA. All'atto della partenza del vettore, l'ISPRA era presente con un suo ispettore che ha seguito il trasporto fino a destinazione. Le operazioni di trasporto sono state svolte nel rispetto della regolamentazione (AIEA) per il trasporto in sicurezza delle materie radioattive, recepite nella normativa nazionale. In particolare, il trasporto è avvenuto utilizzando un contenitore qualificato e certificato ai sensi di detti standard e caratterizzato da elevata robustezza, capacità di tenuta e di schermaggio alle radiazioni anche nelle situazioni incidentali più gravose.
  È stata esclusa qualsiasi indebita esposizione alle radiazioni della popolazione nonché rilasci di radioattività all'ambiente. L'ISPRA dichiara che le operazioni si sono svolte nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza e di radioprotezione dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente, senza alcun evento anomalo. Il trasporto effettuato ha altresì permesso di ridurre l'inventario radiologico attualmente presente sul sito.
  Gli obblighi di informazione, secondo le prescrizioni del d.P.C.M. 10 febbraio 2006, par. 5, vanno garantiti nei confronti della popolazione interessata dall'emergenza radiologica, soltanto nel caso di incidente durante il trasporto.
  Il quantitativo massimo di materiale nucleare trasportabile, per il quale è stata rilasciata l'autorizzazione, consiste in circa 1.050 grammi di biossido di uranio (UO2) con uranio totale pari a 920 grammi, con arricchimento non superiore al 91 per cento, per circa 828 grammi di uranio 235.
  Il Ministro dell'ambiente ha chiesto all'ISPRA e all'ARPA competente di continuare a monitorare la situazione.

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ALLEGATO 4

5-00098 Maestri: Sul programma di interventi e di risorse volti alla messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico in Emilia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla interrogazione in oggetto indicata, relativa agli eventi alluvionali che nei giorni dal 4 al 12 giugno 2011 colpirono la Pedemontana parmense e in particolare i comuni di Sala Baganza, Fomovo Taro e Collecchio, in provincia di Parma, si relaziona come segue.
  Rilevata la gravità dei danni provocati dall'evento, la Regione Emilia Romagna in data 21 giugno 2011 richiese lo stato di calamità naturale.
  Al riguardo, il Dipartimento della Protezione Civile, in data 29 luglio 2011, rilevò che la situazione non presentava quei caratteri di estensione ed intensità tali da legittimare il ricorso a mezzi e poteri straordinari ai sensi della legge n. 225 del 1992 e che in ogni caso il Fondo Nazionale della Protezione Civile non disponeva di risorse da destinare all'evento.
  La Regione ha comunque assicurato alle Amministrazioni locali interessate un concorso finanziario per interventi di somma urgenza per un importo complessivo di 370.000 euro (articolo 10 della L. R. n. 1/2005), più 165.000 euro destinati a pronti interventi sui corsi d'acqua (decreto legislativo n. 1010/1948).
  In merito alle attività di prevenzione del rischio idrogeologico, è stato firmato in data 4 maggio 2011 l'ultimo Atto Integrativo all'Accordo di Programma tra il Ministero dell'ambiente e la Regione Emilia Romagna, che ha ridotto le risorse statali da attribuire alla Regione in complessivi euro 81.068.400,00 (di cui risorse già a disposizione del Ministero per le annualità 2009/10 pari a euro 39.200.000,00 e risorse stanziate dalla legge n. 191 del 2009 (finanziaria 2010), pari a euro 41.868.400,00).
  Ciò ha comportato lo spostamento di alcuni degli interventi previsti nella Sezione Programmatica, per i quali si può assicurare successiva copertura finanziaria con eventuali economie e con ulteriori eventuali stanziamenti da parte dei soggetti sottoscrittori.
  È stato predisposto il Piano Centro-Nord per la mitigazione del rischio idrogeologico, ma le risorse FAS disponibili, pari a 130 milioni di euro, non consentono la totale copertura degli interventi programmati negli Accordi con le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto.
  Il CIPE con Delibera n. 6/2012 pubblicata in data 14 aprile 2012 ha stanziato nuove risorse per il Piano Centro-Nord e il Ministero, con il parere favorevole delle Regioni interessate al riparto delle risorse, ha comunicato al CIPE gli elenchi degli interventi, desunti dai vari accordi di programma sottoscritti, da finanziare, recepiti nella seduta CIPE del 26 ottobre 2012.
  È stata finanziata un'integrazione ai lavori di pronto intervento per la riduzione del rischio idraulico gravante sull'abitato di Sala Baganza ad opera del rio Ginestra, affluente del torrente Baganza, per ulteriori 205.000,00 euro.
  Con riferimento al territorio dei comuni di Sala Baganza, Felino e Parma è previsto uno stralcio funzionale della costruzione della cassa di espansione sul torrente Baganza ed interventi di miglioramento Pag. 99dell'efficienza idraulica dell'alveo del torrente Parma, per un totale di 8.000.000,00 di euro, non ancora disponibili, per il quale sono stati completati i rilievi preliminari e le indagini geognostiche.
  Grazie alle attività di ricognizione e recupero delle economie derivanti da precedenti programmi di opere di difesa del suolo finanziati dalla Legge n. 267/1998, la regione Emilia Romagna ha accertato la disponibilità di 400.000,00 euro da destinare a un primo stralcio di lavori urgenti per l'adeguamento della sezione di deflusso del torrente Scodogna, oggetto di recenti studi idrologici-idraulici svolti dal Servizio Tecnico del Bacini degli affluenti del Po in accordo con la Provincia di Parma; al momento, gli uffici regionali sono impegnati nella predisposizione della proposta di utilizzo di dette risorse, che verrà a breve avanzata al Ministero dell'Ambiente.
  La provincia di Parma è stata diffusamente e gravemente colpita anche dagli eventi meteorologici dei mesi di marzo e aprile e del 3 maggio 2013 in relazione ai quali è stato deliberato lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225/1992 ed emanata l'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 27 maggio 2013, n. 83, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 1o giugno 2013, n. 127.
  Con tale ordinanza, il Direttore dell'Agenzia regionale di protezione civile della Regione Emilia Romagna è stato nominato Commissario delegato. Parimenti, la stessa ordinanza riporta che «agli oneri connessi alla realizzazione delle iniziative d'urgenza di cui alla presente ordinanza si provvede, così come stabilito nella delibera del Consiglio dei Ministri del 9 maggio 2013, nel limite massimo di euro 14.000.000,00».
  Quindi, con nota n. 136685 del 4 giugno 2013 la Regione Emilia Romagna ha quantificato in almeno euro 10 ml. i fondi necessari per gli interventi di messa in sicurezza delle aree interessate al fine di evitare situazioni di pericolo o maggiori danni alle persone o cose.
  Di conseguenza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con proprio decreto prot. n. 4352/TRI/DI/G/SP del 17 giugno 2013, al fine di concorrere al finanziamento degli interventi, ha impegnato e trasferito la somma di euro 10.000.000,00 a favore del Commissario delegato all'emergenza nella Regione Emilia Romagna di cui all'OPCM n. 83 del 27 maggio 2013.

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ALLEGATO 5

5-00542 Palmieri: Sulle linee guida sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici emessi da impianti di telecomunicazioni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Palmieri concernente l'adozione delle linee guida sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici emessi da impianti di telecomunicazioni, si rappresenta quanto segue.
  Il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante: «Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese», convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha introdotto all'articolo 14, comma 8, alcune rilevanti disposizioni integrative sulla normativa relativa ai limiti di emissione elettromagnetica stabilita dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003 «Fissazione dei limiti di esposizione dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz» (Gazzetta Ufficiale n. 199 del 28 agosto 2003).
  In particolare, il decreto-legge:
   modifica l'intervallo temporale per la misurazione del limite di 6 V/m, relativo sia al valore di attenzione sia all'obiettivo di qualità, che passa da 6 minuti a 24 ore;
   stabilisce che i valori di attenzione si assumono a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti anche a lungo termine eventualmente connessi con le esposizioni ai campi generati alle suddette frequenze nei seguenti casi:
    all'interno degli edifici utilizzati come ambienti abitativi con permanenze continuative non inferiori a quattro ore giornaliere;
    solo nel caso di utilizzazione degli edifici come ambienti abitativi per permanenze non inferiori a quattro ore continuative giornaliere, nelle pertinenze esterne, quali balconi, terrazzi e cortili (esclusi i tetti anche in presenza di lucernai e i lastrici solari con funzione prevalente di copertura, indipendentemente dalla presenza o meno di balaustre o protezioni anti-caduta e pavimentazione rifinita, di proprietà comune dei condomini), cui il Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 demanda la definizione ad apposite Linee Guida;
   stabilisce che vengano predisposte dall'ISPRA e dalle ARPA/APPA le suddette Linee Guida al fine di rendere operative le nuove misure introdotte dallo stesso decreto-legge.

  Compito delle Linee Guida, ai sensi del Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179, è quello di definire:
   le pertinenze esterne degli edifici utilizzati come ambienti abitativi per permanenze non inferiori a 4 ore continuative giornaliere sulle quali applicare il valore di attenzione di 6 V/m (articolo 14, comma 8, lettera a), punto2);
   i fattori di riduzione della potenza massima al connettore d'antenna che tengano conto della variabilità temporale dell'emissione degli impianti nell'arco delle 24 ore (cosiddette «fattori di riduzione» della potenza massima) (articolo 14, comma 8, lettera d));Pag. 101
   i valori di assorbimento del campo elettromagnetico da parte delle strutture degli edifici (cosiddetti «coefficienti di attenuazione» delle pareti) (articolo 14, comma 8, lettera d));
   le modalità di fornitura all'ISPRA e alle ARPA/APPA dei dati di potenza degli impianti da parte degli operatori (articolo 14, comma 8, lettera d)).

  Ai sensi dell'articolo 14, comma 8, lettera d), il Ministero dell'ambiente provvederà all'approvazione delle suddette Linee Guida, attraverso apposito decreto. Inoltre, le stesse potranno essere soggette ad aggiornamento con periodicità semestrale su indicazione del Ministero che provvederà alla relativa approvazione.
  A seguito dell'approvazione da parte del Consiglio Federale delle Agenzie Ambientali del documento inerente alle Linee Guida, nella seduta del 15 maggio 2013, l'ISPRA ha inviato a questo Dicastero una nota di trasmissione del suddetto documento.
  Nella nota di trasmissione venivano evidenziati alcuni punti meritevoli di attenzione da parte di questo Dicastero.
  Nello specifico tali questioni riguardano:
   1) l'inclusione dei «giardini» tra le pertinenze esterne;
   2) i valori di assorbimento delle strutture in presenza di finestre.

  In riferimento al primo punto, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003, di cui sopra, stabilisce che «A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine eventualmente connessi con le esposizioni ai campi generati alle suddette frequenze all'interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari, si assumono i valori di attenzione indicati nella tabella 2 all'allegato B».
  Anche nel suddetto testo i giardini non sono inclusi nel breve elenco delle pertinenze esterne.
  Tuttavia il metodo conservativo utilizzato dal Sistema Agenziale, che ha portato ad includere dette pertinenze, manifesta un approccio cautelativo di tutela della popolazione.
  D'altra parte, è verosimilmente nella ratio del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 l'idea di riservare alle Linee Guida il compito di definire basi più oggettive e univoche che possano consentire di individuare con minor margine di incertezza quali pertinenze esterne siano considerabili come effettivamente fruibili quali ambienti abitativi per permanenze prolungate.
  In riferimento al secondo punto, dalle Linee Guida emerge che i parametri utilizzati per definire il valore di assorbimento sono stati le proprietà schermanti dei materiali in funzione della frequenza e della presenza o meno delle finestre. Questo approccio ha portato a definire valori di assorbimento:
   pari a 6 dB, nel caso di pareti e coperture senza finestre, o altre aperture di analoga natura, in prossimità di impianti con frequenza di trasmissione superiori a 400 MHz;
   pari a 3 dB, nel caso di pareti e coperture senza finestre, o altre aperture di analoga natura, in prossimità di segnali a frequenza inferiori a 400 MHz;
   pari a 0 dB, nel caso di pareti e coperture senza finestre o altre aperture di analoga natura.

  Detti valori nascono da considerazioni di natura prettamente precauzionale, mancando, quindi, di supporto scientifico e sperimentale, come evidenziato anche dallo stesso Istituto.
  Si ritiene necessario, pertanto, procedere alla verifica o all'eventuale modifica dei suddetti valori attraverso una sperimentazione al termine della quale i risultati rilevati mostreranno quali saranno i valori che dovranno essere presi in considerazione Pag. 102nei calcoli dei valori limite. Detta sperimentazione sarà svolta dall'ISPRA, con l'eventuale coinvolgimento di altri enti e organismi accreditati, quali anche le ARPA e i gestori della telefonia mobile.
  Tutto ciò detto, questo Ministero ha ritenuto opportuno che Ispra approntasse la seguente procedura:
   effettuare un'analisi della letteratura giuridica esistente al fine di fornire una definizione univoca su quali siano le pertinenze che possano essere considerate «ambiente abitativo», attingendo nozioni anche dall'ambito dell'edilizia;
   effettuare una campagna di misure, individuando una casistica significativa di configurazioni/scenari da esaminare, al fine di creare un database dal quale estrapolare i valori di assorbimento da associare alle situazioni effettivamente presenti sul territorio.

  A tali fini l'ISPRA è stata invitata a provvedere alla revisione del documento trasmesso sulla base delle risultanze della procedura di cui sopra.
  La scelta di questo approccio permetterà sia di elaborare un documento che abbia solide fondamenta tecniche e, quindi, di supporto per gli operatori sia di essere scientificamente corretto.

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ALLEGATO 6

5-00672 Realacci: Sulla rimozione e messa in sicurezza della Costa Concordia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In risposta all'interrogazione n. 5-00672 presentata dall'onorevole Realacci, concernente le operazioni per la rimozione del relitto della nave della Costa Concordia, si rappresenta quanto segue.
  In relazione ai tempi per il recupero, è utile precisare che non esistono precedenti, né in termini di vicende analoghe, né in letteratura, tali da fornire validi punti di riferimento per la definizione del timing, pertanto le tempistiche previste dal progetto sono da considerarsi indicative. Ad ogni buon conto, due settimane fa ho chiesto personalmente notizie sul cronoprogramma degli interventi al Capo della Protezione Civile, che sta curando le problematiche delle Costa Concordia.
  Secondo la Protezione Civile, i giorni di ritardo rispetto alle indicazioni di massima previste, sono quindi ascrivibili sia alle avverse condizioni meteorologiche che alla complessità delle operazioni da compiere, tenuto conto della delicatezza sotto il profilo ambientale della problematica tanto che sono stati ritenuti prioritari i criteri relativi alla salvaguardia ambientale e socio-economica dell'isola e, solo secondariamente, quelli di natura economica.
  Ai fini di scongiurare ogni ulteriore danno ambientale, è stato anche istituito un Osservatorio incaricato per il monitoraggio delle attività di recupero del relitto. Le condizioni ambientali ad oggi non hanno subito variazioni riconducibili alla presenza della nave, come risulta dai rilievi effettuati dall'ARPA Toscana e dall'ISPRA, oltre che dall'Università di Roma per conto del Consorzio Titan-Micoperi.
  In base a quanto disposto nella deliberazione del Consiglio dei Ministri 11 marzo 2013, recante: «Autorizzazione al Commissario delegato per l'emergenza ambientale conseguente al naufragio della nave Costa Concordia, ad adottare i provvedimenti necessari a consentirne il trasporto nel porto di Piombino e lo smantellamento», (13A02346) (GU Serie Generale n. 61 del 13 marzo 2013), la nave Concordia è destinata alla demolizione e, come tale, soddisfa la definizione di rifiuto ai sensi della Direttiva 2008/98/UE e del Regolamento (CE) n. 1013/2006. Deve dunque essere assoggettata al relativo regime giuridico di gestione, di controllo e sanzionatorio. Su questi aspetti le competenze autorizzati ve sono in capo alla Regione Toscana.
  Come noto, inoltre, il progetto di rimozione e di recupero della nave da crociera Concordia è stato approvato, con prescrizioni, in via definitiva, dalla Conferenza dei servizi decisoria convocata il 15 maggio 2012 ai sensi dell'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri n. 4019 del 27 aprile 2012.
  Ciò detto, il 12 luglio scorso si è svolta presso il Dipartimento della protezione civile una riunione ove è emerso che la Costa Crociere S.p.A. ha comunicato che le fasi operative per la rimozione del relitto procedevano coerentemente con il loro cronoprogramma, secondo il quale la fase di parbuckling (rotazione del relitto) sarebbe stata prevista nel mese di settembre Pag. 1042013, ancorché i lavori abbiano subito un ritardo rispetto a quanto inizialmente previsto.
  Tuttavia è stato rilevato che se la nave fosse lasciata nella posizione attuale per la prossima stagione invernale, le eventuali conseguenze dell'onda decennale sullo scafo già compromesso nella fiancata lato a dritta, attualmente sommersa, sarebbero tali da pregiudicare la possibilità stessa di ruotare lo scafo.
  Secondo i tecnici del consorzio Titan-Micoperi, quindi, il rinvio delle attività di messa in asse della Concordia alla primavera del 2014 metterebbe a serio rischio la conclusione positiva dell'intera operazione di rimozione e pertanto ritengono indispensabile effettuare il raddrizzamento entro il prossimo mese di settembre ed il ri-galleggiamento entro la primavera del 2014.
  La fase di rotazione della nave è comunque connessa all'approvazione del «Piano di gestione delle acque interne» e del «Piano di emergenza», dove devono essere evidenziati i rischi legati a ciascuna tipologia di intervento e le relative misure di mitigazione, in ottemperanza a quanto previsto in sede di Conferenza dei servizi.
  In tali documenti deve essere valutata la possibilità di trattamento delle acque interne prima della fase di rotazione, l'indicazione dei tempi necessari per eseguire tale attività, nonché la possibilità, in assenza di un trattamento preventivo, delle azioni di mitigazione degli impatti successivi alla rotazione.
  Inoltre, il collaudo delle piattaforme sottomarine a sostegno della nave, da parte dell'Osservatorio per il monitoraggio, deve essere effettuato prima del parbucking.
  Gli oneri per le operazioni descritte sono integralmente a carico della Società Costa Crociere, che ha impegnato la somma di 500 milioni di dollari, e delle società di assicurazioni e di riassicurazioni.
  I lavori previsti per il Porto di Piombino, il più vicino al relitto della Concordia e quindi se pronto per tempo il probabile posto di destinazione, finanziati dalla Regione Toscana, dal Ministero dell'Ambiente e dal Ministero delle Infrastrutture, sono esclusivamente quelli previsti dal nuovo Piano regolatore Portuale.
  La realizzazione del primo lotto di lavori, per un importo complessivo di 110 milioni, consentirà, qualora il porto sia pronto e quindi i tempi risultino compatibili con la rimozione del relitto, di accogliere lo stesso in sicurezza e negli spazi necessari al trattamento previsto. Il crono-programma dei lavori del Porto prevede la funzionalità delle opere del primo lotto a partire da aprile 2014.
  Il Presidente della Regione è stato nominato, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, commissario straordinario per la realizzazione delle opere infrastrutturali del porto.
  In data 26 luglio, è stato sottoscritto, tra Regione Toscana, Autorità portuale di Piombino, Comune di Piombino, Provincia di Livorno, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell'Ambiente, il protocollo d'intesa «interventi di infrastrutturazione, riqualificazione ambientale e di reindustrializzazione dell'area portuale di Piombino».
  È in corso di sottoscrizione l'accordo di programma quadro tra le amministrazioni che hanno aderito che rende disponibili le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione del primo lotto dei lavori per 110 milioni di euro.
  L'autorità portuale comunica di aver già provveduto alla caratterizzazione dei sedimenti marini interessati dal dragaggio e dei fondali interessati dalle opere, di aver già espletato la pre-qualifica delle imprese per la gara dei lavori e che a fine settimana provvederà all'invito alle imprese pre-qualificate per la presentazione delle offerte tecnico-economiche. L'avvio dei lavori è previsto per prossimo mese di settembre.