CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 31 luglio 2013
66.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00274 Picierno: Piano di riassetto della Indesit Italia.

TESTO CONGIUNTO DELLA RISPOSTA

  Si risponde all'atto in titolo. Al riguardo, in seguito all'annuncio dell'azienda di procedere ad una riorganizzazione della Indesit Company con la conseguente riduzione dell'organico in Italia per 1450 unità, Il Ministero dello sviluppo economico ha provveduto tempestivamente a prendere contatti con la direzione della società e con le segreterie nazionali delle principali organizzazioni sindacali, al fine di delineare un confronto sulle prospettive industriali del Gruppo. Di conseguenza in data 11 giugno il Ministro ha incontrato i sindacati per un primo esame delle conseguenze produttive ed occupazionali scaturenti dal piano industriale della Indesit.
  A tale riunione erano anche presenti i rappresentanti del Ministero del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l'amministratore delegato della multinazionale, le istituzioni locali, i parlamentari delle Regioni interessate (Marche e Campania) nonché le organizzazioni nazionali e territoriali dei metalmeccanici.
  Nel corso del confronto, il Ministro ha espresso la forte preoccupazione del Governo per il piano annunciato dall'azienda che, con i tagli previsti, finirebbe per acuire le sofferenze di aree già colpite da una pesante crisi industriale e dal fallimento della Merloni. Molti degli interventi hanno sottolineato, infatti, la situazione di criticità in cui si troverebbe il territorio, sia dal punto di vista occupazionale che sociale, se il piano dovesse essere attuato. In tale contesto, sentite le parti presenti e, in particolare, acquisita la volontà – manifestata dal management Indesit – di non voler abbandonare il Paese, il Ministro ha rivolto l'invito all'azienda a rivedere il piano di riassetto del Gruppo, anche alla luce di elementi emersi durante il dibattito.
  Si è aperta così una nuova fase, grazie anche alla disponibilità del management della società e delle organizzazioni dei lavoratori che «hanno consentito di procedere nella discussione attraverso due tavoli tecnici e a metà settembre si avrà un tavolo generale con il quale si tireranno le somme per verificare l'esistenza o meno delle condizioni per un accordo che salvaguardi produttività e occupazione. Il primo incontro del «tavolo tecnico» si è svolto il 23 luglio ed ha visto istituzioni e azienda affrontare il tema degli investimenti e di possibili interventi pubblici.
  In particolare si è stabilito di formare un gruppo di lavoro composto da Governo-Regioni per lo sviluppo di una piattaforma fisica di ricerca e innovazione capace di generare economie esterne e vantaggi competitivi di localizzazione per l'intero settore degli apparecchi domestici e professionali.
  Nel secondo tavolo tecnico tenutosi il 26 luglio scorso, in cui erano presenti anche il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le Organizzazioni Sindacali si è discusso del tema degli investimenti e di possibili interventi pubblici a sostegno degli stessi. La Indesit ha confermato la volontà di voler investire 70 ml di euro.
  Il 17 settembre p.v. il tavolo tornerà a riunirsi per valutare i risultati delle riunioni tecniche e sperando che con il contributo di tutti, si riesca a salvaguardare la produzione e l'occupazione.

Pag. 223

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00366 Faraone: Continuità produttiva dello stabilimento Telespazio di Scanzano.
Interrogazione n. 5-00412 Ribaudo: Piano industriale della società Telespazio e prospettive produttive e occupazionali del sito di Scanzano.

TESTO CONGIUNTO DELLA RISPOSTA

  Alle interrogazioni in questione, si risponde in modo congiunto in quanto entrambe si riferiscono alla medesima problematica relativa alla Società TELESPAZIO e, in particolare, al sito di Scansano (PA).
  Al riguardo, in data 17 luglio scorso, presso il MiSE, si è tenuto un incontro riguardante la citata Società alla presenza del rappresentante della Regione Sicilia, dell'Amministratore Delegato di TELESPAZIO e delle Rappresentanze Nazionali e Territoriali delle Organizzazioni Sindacali, unitamente alle RSU.
  Nella riunione sono state illustrate le problematiche legate al sito di Scansano e, in particolare, sono state evidenziate le carenze di carattere strutturale che interessano il Sito, descrivendo le alternative che erano state ipotizzate in fase iniziale contemporaneamente al progetto EGNOS (programma europeo di navigazione satellitare), deciso da GSA (-European- GNSS Agency, Global Navigation Satellite System – Agenzia Europea per il sistema di navigazione globale satellitare).
  È stato confermato che, nella fase iniziale del progetto, Telespazio sarebbe stata candidata come capofila per l'intera attività e il sito di Scansano avrebbe dovuto assumere un ruolo diverso nell'ambito progetto EGNOS. In una fase successiva, Telespazio, a seguito di proprie valutazioni di natura economica e commerciale, ha deciso di partecipare alla gara non più come «prime contractor» bensì in cordata con ESSP, Azienda di diritto francese, con base a Tolosa e composta dai maggiori Enti europei per il controllo del traffico aereo, tra cui ENAV, originariamente competitor di Telespazio.
  ESSP è un Consorzio con il quale Telespazio, a valle dell'aggiudicazione della gara, ha siglato un contratto di subfornitura per supportare la stessa nella fornitura dei servizi EGNOS. Pertanto, a valle della conversione del ruolo di Telespazio, non più capofila, è venuta a mancare l'ipotesi-cardine sulla quale definire e rafforzare il ruolo del Sito di Scansano, a causa del dimezzamento delle risorse a disposizione di Telespazio, in forza della suddivisione delle attività con il Consorzio ESSP.
  Rispetto al futuro del personale, qualora la situazione nel breve periodo non dovesse mutare, Telespazio procederà, d'intesa con Finmeccanica, a ricollocare il personale ritenuto di alto profilo nell'ambito del Gruppo.
  Tutto ciò passerà, se necessario, attraverso un percorso di CIGS a partire presumibilmente da settembre.
  Nella stessa sede, le Organizzazioni Sindacali hanno richiesto ulteriori chiarimenti in ordine alla ragione di cambiamento del ruolo di Telespazio nel progetto EGNOS (se, per esempio, dovuto ad eventuale modifica del Bando di Gara), ed hanno ribadito la necessità di operare affinché il sito di Scansano non chiuda.Pag. 224
  Inoltre hanno richiesto chiarimenti sul tipo di problemi strutturali del sito nonché riguardo all'annunciato progetto di espansione in Nord Africa, attraverso un impianto da realizzarsi a Lampedusa, così come dichiarato dall'ENAV successivamente all'aggiudicazione della Gara del progetto «EGNOS».
  Infine, hanno invitato la Società a voler operare, unitamente alle Istituzioni territoriali, affinché fosse possibile individuare una soluzione per garantire la permanenza di Telespazio in Sicilia e per rendere il sito nuovamente competitivo, poiché già dotato di personale qualificato e di infrastrutture.
  Dall'Azienda è stato riconfermato l'impegno, d'intesa con Finmeccanica, di garantire una soluzione per i lavoratori, precisando, inoltre, che non vi sono stati cambiamenti nel Bando di gara ma nella strategia di Telespazio, che ha ritenuto di dover partecipare in partenariato alla gara, in considerazione delle ridotte possibilità di aggiudicazione singola. Ciò ha dunque determinato una riduzione sostanziale delle risorse da gestire.
  Con riferimento all'attività dei servizi logistici, la Società ha dichiarato che verranno comunque gestiti nel Centro spaziale del Fucino, giacché si tratta di attività ridotte e parametrate per il sito stesso e che, per tale motivo, non ne è consentito lo spostamento in altre unità.
  Riguardo al chiarimento richiesto sui problemi di carattere strutturale, ha ribadito che il sito in esame ha sempre operato sulla base delle attività che derivavano dalla presenza di Telecom Italia nell'ambito dello stesso perimetro e che, a valle dell'uscita della stessa, sono venute meno da più di 10 anni.
  Nonostante ciò, Telespazio ha operato per attirare ulteriori e diverse tipologie di attività ma, ad oggi, non è stata individuata alcuna soluzione alternativa, circostanza che comporta, per la Società, un costo di mantenimento di più di 2ml/ euro annui.
  In ordine al progetto di Lampedusa, così come dichiarato da ENAV, si tratterebbe di una semplice stazione fissa RIMS (Ranging and Integrity Monitoring Station) che non necessiterebbe di particolari forze lavoro.
  È stato ribadito l'interessamento nonché la disponibilità della Regione Siciliana a discutere di eventuali strumenti, sulla scorta della nuova programmazione, che possano facilitare l'operatività del Sito di Scansano, soprattutto per la parte delle misure sulle telecomunicazioni.
  Preso atto di quanto esposto dalle parti, il MiSE, ha confermato la disponibilità a riconvocare, anche alla presenza delle Istituzioni territoriali, un prossimo incontro all'inizio di settembre, preliminarmente all'eventuale apertura dell'annunciata procedura di CIGS.
  Il Ministero dello sviluppo economico, si attiverà per valutare le proposte per il rilancio dell'Area, intensificando gli incontri con tutte le parti coinvolte, al fine di favorire la ripresa economica e garantirne i livelli occupazionali.

Pag. 225

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00532 Benamati: Orientamenti del Governo in merito alla possibile vendita delle società Avio e ELV operanti nel settore dell'aerospazio.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si fa presente quanto segue.
  La società Avio, dopo la cessione della parte (predominante) relativa ai motori aeronautici a General Electric S.p.A., attraverso la Nuovo Pignone S.p.A, ha conservato l'asset relativo alle tecnologie spaziali, che rappresentava circa il 15 per cento del fatturato dell'intera società, ma costituisce una componente di eccellenza assoluta sul piano tecnologico ed è rilevante e strategico sul piano della sicurezza nazionale.
  La leadership nel settore dei lanciatori e della propulsione ha portato la società Avio a partecipare ai più importanti programmi spaziali europei, come Ariane 5 (15 per cento di partecipazione), ma soprattutto ad avere un ruolo di prime contractor (65 per cento di partecipazione) nel nuovo vettore VEGA che ha già effettuato, negli anni 2012 e 2013 con successo due lanci, e che apre interessanti prospettive di sviluppo. Per il progetto VEGA è stata realizzata la società ELV (70 per cento Avio e 30 per cento ASI).
  I lanciatori rappresentano una tecnologia «abilitante» per il settore spaziale, rendendo sostenibile nel tempo l'accesso indipendente allo spazio da parte degli Stati europei e moltiplicando quindi le opportunità di crescita e sviluppo, anche attraverso il trasferimento tecnologico ad altri settori. Queste tecnologie consentono di accedere con un ruolo di primo piano a un mercato in espansione (satelliti medio-piccoli in orbita bassa) che è alimentato quasi esclusivamente da clienti istituzionali, europei ed extraeuropei, per attività di grande impatto sulla collettività (osservazione della terra, ricerca scientifica, sistemi e servizi di navigazione satellitare).
  Lo sviluppo di queste tecnologie di avanguardia è avvenuto, necessariamente, anche con il finanziamento pubblico; lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ha finanziato alcuni dei progetti realizzati dalla società nel settore dei lanciatori.
  D'altra parte, il settore spaziale è per la sua natura fortemente dipendente da strategie e politiche pubbliche di medio – lungo periodo, che vengono definite a livello europeo, soprattutto in ambito Agenzia Spaziale Europea (ESA), ma anche della Commissione europea. Attualmente l'Italia è uno dei più importanti paesi contributori in ambito ESA, dove intende mantenere e rafforzare un ruolo di leadership, contribuendo incisivamente a delineare le politiche e le strategie per i prossimi anni.
   Nel mese di novembre 2012 si è svolto a Napoli, l'ultimo Consiglio ministeriale ESA, nel quale l'Italia, per le tecnologie di cui dispone e per il suo ruolo in ambito ESA, ha apportato un notevole contributo, anche economico, ad un settore che considera strategico per la ricerca e lo sviluppo industriale del Paese, in un'ottica di collaborazione e sinergia a livello europeo.
   Un nuovo Consiglio ministeriale, che dovrebbe mettere a punto meglio le strategie, gli obiettivi e le politiche europee per lo spazio per i prossimi anni si dovrebbe tenere nel corso dell'anno 2014.Pag. 226
  Si evidenzia, inoltre, che il controllo delle attività e delle tecnologie spaziali è importante anche per la sicurezza nazionale. Al riguardo, infatti, anche l'Italia, come altri paesi europei, si è dotata di una specifica normativa, nel rispetto delle norme comunitarie, per l'esercizio dei poteri speciali (golden share). Il Governo italiano ha già fatto ricorso a questa normativa (decreto-legge n. 21/2012), con l'adozione di un apposito DPCM, proprio in relazione alla cessione del settore motoristico di Avio alla General Electric, attraverso la società Nuovo Pignone.
  Ciò premesso, la società Avio è partecipata per l'81 per cento dal fondo Cinven e per il 14,3 per cento da Finmeccanica (il restante 5 per cento è distribuito fra una pluralità di investitori). Nel settore dei lanciatori sono occupati circa 700 dipendenti, prevalentemente nello stabilimento di Colleferro (Roma).
  Finmeccanica, sta valutando la possibilità di rafforzare il proprio ruolo nel settore spaziale anche attraverso l'eventuale incremento della quota attualmente detenuta in Avio (14,3 per cento) a seguito della cessione a General Electric delle attività afferenti la divisione motori.
  A seguito della suddetta cessione si sono, comunque, manifestati in maniera più incisiva ed esplicita gli interessi di diversi investitori per l'acquisto della società, ormai costituita soltanto dal settore spazio. In particolare, le società maggiormente interessate ad acquisire le tecnologie spaziale di Avio sono la Safran, che è controllata dal Governo di Parigi e l'Astrium del gruppo Eads.
  Le decisioni in merito da parte di Finmeccanica verranno prese anche in base alle scelte nazionali relative al finanziamento dei futuri programmi spaziali ed al reperimento delle necessarie risorse.
   Tra l'altro trattandosi di una questione strategica, sotto il profilo tecnologico, industriale e della sicurezza nazionale è necessario anche un coinvolgimento di altre Istituzioni quali la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Difesa, oltre che il Ministero dell'Economia e Finanze, per la sua partecipazione di controllo su Finmeccanica e anche il Ministero dell'istruzione, università e ricerca, soprattutto per il suo ruolo di vigilanza sull'ASI.
  Per quanto riguarda la proprietà, si sottolinea, al riguardo, che Avio non è italiana da tempo (vista la composizione dell'azionariato), ma la storia, il know-how, la forte e crescente presenza industriale in Italia con tecnologie di eccellenza, la rete di collaborazioni con le università e centri di ricerca, ne fanno un «pezzo» importante del nostro sistema industriale in un settore ad altissima tecnologia.
  Naturalmente, il patrimonio di tecnologie, di conoscenze e di occupazione qualificata e l'asset strategico, sarà sicuramente salvaguardato e consolidato, anche nel caso di acquisizione della società Avio (spazio), così come è stato recentemente fatto nel caso dell'acquisizione della stessa Avio (motori) da parte della General Electric.

Pag. 227

ALLEGATO 4

Indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale sulle principali problematiche in materia di energia.

PROGRAMMA APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La disciplina in materia di energia è in continua e rapida evoluzione, anche in ragione dell'elevata pervasività tecnologica che sempre più la caratterizza.
  Pur in presenza di differenze fra Paese e Paese, alcuni problemi di fondo – crescita dei prezzi finali dell'elettricità, diversificazione e sicurezza degli approvvigionamenti, generazione tradizionale e generazione da fonti rinnovabili, adeguatezza delle reti di trasporto e distribuzione – sono da tempo e sempre più comuni a tutti gli Stati membri dell'Unione Europea. Attualmente, inoltre, vi è una grande questione che merita di essere approfondita con elementi e dati più aggiornati possibili: la contrazione dei consumi energetici.
  Gli impatti della crisi, dapprima finanziaria, sull'economia reale, arrivati dopo i prezzi record del petrolio, intrecciandosi con le regolamentazioni nazionali e comunitarie in materia di efficienza e risparmio energetico, hanno influito notevolmente sulle domande energetiche che oltre a flettere hanno cambiato ritmo di crescita. Non a caso oggi il settore termoelettrico tradizionale (basato in gran parte sul gas e in parte minore ma rilevante sul carbone) vive una fortissima crisi, con una capacità produttiva superiore alla domanda (più bassa di quella attesa secondo gli scenari previsionali di qualche anno fa, quando il mercato fu portato a considerare fortemente l'opzione della generazione elettrica da turbogas).
  Ne deriva che nei prossimi anni l'offerta di energia più che aumentare dovrà «migliorare», anche perché i programmi di efficientamento energetico in atto e futuri, il miglioramento necessario delle tecnologie del consumo e la sensibilità dei cittadini a questi temi incideranno inevitabilmente sulla domanda.
  Nonostante la recente approvazione della SEN (Strategia Energetica Nazionale) occorre sottolineare che il potere decisionale dello Stato nel settore energetico è diverso rispetto al passato, quando si interveniva direttamente attraverso gli strumenti di controllo amministrativo con cui regolava quasi tutto (investimenti, prezzi, import-export, licenze, etc.) e indirettamente attraverso il braccio operativo degli ex-monopoli pubblici Eni ed Enel, programmando attraverso i Piani Energetici Nazionali. Attualmente, il contesto è allargato al quadro europeo ed anche a quello extra-europeo, poiché a dettare l'agenda sono soprattutto le esigenze e le dinamiche del mercato. Occorre infatti non dimenticare che l'approvvigionamento delle fonti, soprattutto per l'Italia (ad oggi scarsa di risorse energetiche), è strettamente legato a dinamiche di politica estera che non possono trascurare le storiche ed intense relazioni con i Paesi produttori. Inoltre è necessario individuare possibili linee di indirizzo dell'azione del Governo sul piano interno ed internazionale e le condizioni nelle quali le imprese italiane (non solo le grandi, ma anche le medie e le piccole) possano diventare veramente competitive.
  Queste considerazioni sono alla base della decisione, da parte della Commissione, di intraprendere un'apposita indagine conoscitiva, attraverso le cui risultanze il Parlamento possa valutare l'adeguatezza Pag. 228e le eventuali necessità di aggiornamento del quadro normativo nazionale, anche in prospettiva dell'effettiva realizzazione del mercato unico europeo.

  Le linee di indagine e gli obiettivi.

  Un tema di grande rilievo, che la Commissione ha intenzione di prendere in considerazione, è quello delle fonti rinnovabili elettriche, per le quali oggi occorre rilevare la grande penetrazione anche quantitativa (pari al 25 per cento circa del prodotto): in tale contesto è evidente che il passato sistema di incentivazione debba essere gradualmente superato, fino a consentire agli operatori di investire in FER anche senza il bisogno determinante dell'incentivazione. Si ritiene opportuno che l'indagine conoscitiva possa valutare al meglio anche l'apporto al sistema delle fonti rinnovabili termiche (teleriscaldamento, biomassa, cogenerazione, geotermia), fino a oggi forse sottovalutate dal legislatore e che hanno un profilo quasi di autonomia sul mercato.
  Appare altresì opportuno valutare in maniera ampia ed approfondita il tema dell'esplorazione ed estrazione di idrocarburi, anche con riferimento alla valutazione dei rischi e benefici di natura economica e ambientale connessi.
  La SEN ereditata dal precedente Governo incoraggia esplicitamente una nuova fase di ricerca ed estrazione di gas e petrolio, ma rimane a oggi molto limitato il dibattito pubblico su tale scelta; resta altresì da confrontare tale piano con un problema di bilanciamento energetico generale (e di transizione graduale dalle fonti fossili alle rinnovabili) e con il tema del consenso delle popolazioni coinvolte rispetto a tali intendimenti.
  Per quanto riguarda il settore del gas nella SEN sono indicati, tra gli altri, due obiettivi prioritari: lo sviluppo del mercato italiano e la creazione di un hub del sud-est Europa.
  L'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha dato avvio alla creazione di un mercato regolamentato del gas gestito dal Gestore dei Mercati Energetici (GME). Attualmente sono operativi: la piattaforma di bilanciamento gas (PB Gas), il mercato del giorno prima (MGP-GAS), il mercato infragiornalierio (MI-GAS). La liquidità tuttavia è ancora bassa e la maggior parte degli scambi ha luogo bilateralmente. Per trasformare l'Italia in hub del gas, la SEN prevede alcuni interventi infrastrutturali: la realizzazione di un nuovo gasdotto che colleghi l'Italia ai giacimenti di gas del Mar Caspio e almeno un nuovo rigassificatore: intorno a questi due obiettivi è opportuno un approfondimento nel corso dell'indagine conoscitiva, anche in sede tecnica, di tutti gli elementi connessi.
  In materia di riforma delle condizioni economiche del servizio di tutela l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha dato avvio nel 2011 alla riforma delle condizioni economiche del servizio di tutela gas, per trasferire a famiglie e piccoli consumatori i benefici derivanti dall'allineamento dei prezzi all'ingrosso in Italia con quelli europei. La riforma si articola in due fasi, di cui la prima, che si conclude a settembre 2013, ha prodotto l'effetto di un calo della bolletta, ad aprile 2013, del 4,2 per cento. L'obiettivo della seconda fase è portare la riduzione al 7 per cento entro l'anno, con un risparmio per la famiglia tipo di circa 90 euro. La riforma prevede che dal 1o ottobre per il calcolo della materia prima si faccia riferimento al 100 per cento ai prezzi spot del mercato all'ingrosso, abbandonando il riferimento storico ai contratti di approvvigionamento di lungo periodo, e quindi al petrolio. Nel frattempo Eurostat ci ricorda che in Italia il prezzo medio resta sopra la media Ue, a 9,5 euro per 100kWh (9,5 in termini di potere d'acquisto), mentre in Germania è di 6,5 (6,3 in termini di potere d'acquisto), in Francia 6,8 (6,1) e in Gran Bretagna di 5,8 (5,3).
  Per quanto riguarda il settore elettrico le conclusioni del Consiglio europeo del febbraio 2011 hanno stabilito che il mercato interno dell'energia dell'Unione dovrà essere completato entro la fine del 2014.Pag. 229
  Il terzo Pacchetto energia (l'insieme dei provvedimenti dell'Unione europea finalizzati a dettare norme comuni per i settori elettrico e gas) ha previsto, tra le altre cose, l'istituzione dell'Agenzia per la cooperazione tra regolatori dell'energia (ACER) e le associazioni dei gestori di rete di trasmissione, sia elettrica che gas (rispettivamente ENTSO-E e ENTSO-G). Tali istituzioni, insieme ai regolatori nazionali e ai gestori di mercato (tra cui, per l'Italia, il GME) sono impegnanti alla realizzazione dell'obiettivo indicato dal Consiglio europeo.
  L'Europa è stata divisa in 7 regioni elettriche, ognuna delle quali ha sviluppato un progetto di integrazione tra i mercati elettrici degli stati componenti. L'integrazione tra regioni è garantita da un progetto comune, denominato Price coupling of Regions (PCR).
  L'Autorità italiana è leader della regione Centro Sud e condivide con il regolatore tedesco la leadership del progetto di integrazione dei mercati elettrici di breve termine (cosiddetti mercati del giorno prima). Le borse elettriche e i gestori di rete della regione Centro Sud hanno firmato un accordo per realizzare l'integrazione dei mercati entro il dicembre 2014.
  I benefici attesi dell'integrazione riguardano la convergenza dei prezzi all'ingrosso dell'energia. Attualmente il prezzo italiano è superiore, in media, ai prezzi dei paesi confinanti di circa 15-20 euro/MWh. I costi finali dell'energia elettrica continuano ad avere una specificità tutta italiana, come ricorda Eurostat, tra la seconda metà del 2011 e la seconda metà del 2012 le famiglie italiane hanno visto crescere la loro bolletta della luce dell'11,2 per cento, uno dei maggiori aumenti registrati nell'Ue, dove gli aumenti medi dei prezzi dell'elettricità si sono attestati al 6,6 per cento. Tutto ciò richiede anche un'analisi seria della struttura della bolletta elettrica.
  Da quanto sinteticamente illustrato si evince quindi l'opportunità di un'indagine conoscitiva, che, muovendosi da un contesto generale, sia mirata a chiarire e risolvere alcune problematiche cogenti e molto attuali, a partire da una valutazione sugli obiettivi della SEN, sul loro stato di avanzamento e sulla loro fattibilità, e che può rappresentare una reale opportunità per una nuova fase del sistema energetico italiano sempre più immesso in dinamiche europee ma soprattutto internazionali.
  L'indagine dovrà quindi mettere a fuoco in che termini l'Italia abbia bisogno di nuovi investimenti e di nuovi investitori, se e come sia necessario ottimizzare le infrastrutture al fine di razionalizzare il costo dell'energia e portarlo ad un livello competitivo tale da sostenere con forza una reale ripresa dell'economia.

I soggetti da audire.

  Nell'ambito dell'indagine, che si concluderebbe entro il termine di otto mesi, si procederà all'audizione di alcuni soggetti: anzitutto quelli istituzionali (rappresentanti del MISE e delle Autorità operanti nel settore: per l'energia elettrica e il gas e garante della concorrenza e del mercato); i principali operatori di rete (Terna, Snam, ecc.); le principali Associazioni industriali di settore (Anigas, Assoelettrica, Energia concorrente, Aper, Anev, etc..); il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e il Gestore dei Mercati Energetici (GME); l'Acquirente unico Spa; i maggiori operatori del settore (come ENEL, ENI, EDISON, ecc.); le principali associazioni di consumatori; associazioni delle imprese operanti nel settore ovvero delle aziende di servizi pubblici locali operanti nei settori dell'energia elettrica e del gas (ad es. Assomineraria e Federutility).
  L'indagine conoscitiva potrà, altresì, prevedere lo svolgimento di sopralluoghi, con particolare riferimento alle questioni che la Commissione riterrà di maggiore interesse, anche alla luce degli elementi informativi acquisiti nel corso dell'indagine stessa.

Pag. 230

ALLEGATO 5

Sulla missione a Parigi-Le Bourget per la visita del 50o Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio, svolta da una delegazione della Commissione nei giorni 18 e 19 giugno 2013.

COMUNICAZIONI

  Una delegazione parlamentare della Commissione Attività produttive composta dal Vicepresidente Ignazio Abrignani e dal presidente del gruppo del Partito Democratico, Gianluca Benamati, si è recata in missione a Parigi-Le Bourget dal 18 al 19 giugno 2013 per visitare il salone internazionale 50o Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio. Il Salone di Le Bourget è il principale appuntamento fieristico biennale per l'industria aeronautica e aerospaziale mondiale, nel cui ambito l'industria italiana rappresenta una punta di diamante sia a livello di gruppi industriali a partecipazione statale sia per l'indotto di aziende medie e piccole operanti in diversi distretti tecnologici regionali.
  La visita al Salone ha consentito alla delegazione di effettuare qualificati incontri con i responsabili delle Agenzie spaziali europea e italiana e con i vertici dei maggiori gruppi industriali nazionali operanti nel settore dell'aerospazio e della difesa.
  Per quanto riguarda l'Agenzia spaziale europea (ESA, European Space Agency), l'Italia partecipa alle attività attraverso contribuzioni obbligatorie e facoltative. La contribuzione annuale per il 2013 è di circa 400 milioni di euro (14,14 per cento della contribuzione complessiva da parte dei Paesi membri), 97 dei quali coprono la parte obbligatoria cui i Paesi partecipano in misura proporzionale al proprio PIL ed è dedicata al programma scientifico di osservazione ed esplorazione dell'universo e alle attività di base (ricerca e sviluppo, spese amministrative, infrastrutture, etc.). L'Italia è il terzo Paese per sottoscrizioni dopo Francia e Germania. Nell'importo di 302 milioni 698 mila euro dedicato ai programmi facoltativi sempre nel 2013, 83 milioni sono dedicati all'osservazione della terra, circa 91 milioni ai lanciatori, 71 milioni all'esplorazione umana dello spazio, 22 milioni all'esplorazione robotica.
  Le principali aree d'interesse italiano nelle attività dell'Agenzia spaziale europea sono nei settori:
   dei lanciatori, con gli investimenti degli ultimi anni dedicati allo sviluppo e al sostegno del piccolo lanciatore Vega, che ha da poco effettuato con successo il suo secondo volo;
   dell'esplorazione robotica, con la leadership nella prima missione del programma ExoMars (2016) e una partecipazione di primo livello nella seconda missione del 2018;
   dell'esplorazione umana, con una partecipazione di primo livello alla realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale (anche attraverso cooperazioni bilaterali con USA) e al suo attuale sfruttamento a scopi scientifici;
   dell'osservazione della terra con le partecipazioni al programma inviluppo EOEP (Earth Observation Envelope Programme) e allo sviluppo della componente spaziale del GMES (Global Monitoring for Environment and Security); e della meteorologia con le partecipazioni a MTG (METEOSAT Third Generation) e MetOp Second Generation; Pag. 231
   della navigazione via satellite, con la partecipazione di primo livello alla fase di validazione in orbita (IOV) del sistema Galileo finanziata tramite ESA; la costellazione completa è oggi in fase di realizzazione grazie ai fondi stanziati dall'Unione Europea.

  A queste aree corrispondono naturalmente poli industriali di eccellenza che beneficiano degli investimenti pubblici: Avio (Colleferro), che ha guidato lo sviluppo e la produzione del lanciatore Vega; ThalesAleniaSpace Italia (Torino), che guida la realizzazione della prima missione ExoMars e ThalesAleniaSpace Italia (Roma), che svolge ruoli di primo livello nella realizzazione dei satelliti di meteorologia, osservazione della terra e navigazione.
  Negli ultimi 15 anni le principali sottoscrizioni ai programmi facoltativi hanno registrato i seguenti investimenti:
   600 milioni di investimenti per la Stazione Spaziale Internazionale;
   410 milioni per Vega;
   370 milioni per GMES Componente Spaziale;
   360 milioni in telecomunicazioni;
   350 milioni in EOEP;
   350 milioni per ExoMars;
   230 milioni per VERTA (sostegno alla produzione di Vega);
   200 milioni per Meteorologia;
   168 milioni per Galileo.

  A fronte di una contribuzione annuale all'ESA che negli ultimi 10 anni si è attestata sui 360 milioni di euro annui, il coefficiente di georitorno per l'Italia è stato complessivamente di 1.01, con un surplus di 37 milioni di euro nel periodo 2000-2012.
  La delegazione parlamentare ha successivamente incontrato il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ing. Enrico Saggese, il quale oltre a ricordare che l'Italia è il terzo contributore ESA, ha sottolineato come l'apporto politico italiano sia fondamentale per la realizzazione dei programmi europei sia obbligatori sia facoltativi. I programmi obbligatori comprendono le spese di funzionamento dell'ESA e la parte della ricerca scientifica nella quale l'Italia sta ottenendo ottimi risultati. In questo ambito, il nostro Paese partecipa al programma dell'Agenzia spaziale europea «Bepi Colombo» volto all'esplorazione di Mercurio e contribuisce alla missione «Euclid», una sonda del deep space di notevole qualità. La missione si pone l'obiettivo dello studio della materia e dell'energia oscura, uno dei temi di maggiore interesse nell'astrofisica moderna. L'Italia ha inoltre la responsabilità dell'intero canale spettroscopico, cui collabora il Dipartimento di astronomia dell'Università di Bologna; per il canale di imaging, le attività italiane riguardano soprattutto l'elettronica, la gestione dei dati e il loro utilizzo scientifico.
  Il presidente Saggese ha altresì rilevato che l'ESA con i contributi degli Stati membri finanzia i satelliti scientifici, ma non gli strumenti di bordo che sono a carico dei singoli Paesi e sono soggetti a selezioni europee, nelle quali assai frequentemente gli scienziati italiani risultano vincitori. L'Italia, pertanto, ha quasi sempre la possibilità di partecipare ai diversi programmi attraverso l'installazione di strumenti di alta qualità.
  I programmi facoltativi sono invece affidati ai singoli Paesi. Solitamente il punto di riferimento per i contributi finanziari ai progetti è il PIL dell'ESA. L'Italia ne rappresenta circa il 12 per cento, pertanto quando è interessata a un progetto può investire partendo da questa soglia minima. A titolo di esempio, nel programma di esplorazione di Marte ExoMars, l'Italia assume un ruolo di rilievo sul piano scientifico e operativo perché il nostro Paese è candidato a ospitare il centro di controllo a terra del robot: il ROCC (Rover Operative Control Center) in cui lavorerà il team di tecnici e scienziati; quest'ultimo potrebbe infatti essere realizzato a Torino da Altec Spa, società compartecipata Pag. 232da ASI, Thales Alenia Space (Finmeccanica/Thales) e dal consorzio pubblico-privato Icarus.
  Il presidente Saggese ha altresì sottolineato la necessità di operare scelte e attribuire finanziamenti ai programmi che meglio si attagliano all'industria nazionale, dal momento che il ritorno geografico è garantito in base alle regole di funzionamento dell'ESA. A questo riguardo, ha ricordato che l'Italia ha investito notevoli risorse sul lanciatore Vega, progetto italiano al 65 per cento, che ha registrato un indice di ritorno maggiore rispetto agli investimenti effettuati. Vega è un lanciatore per satelliti scientifici o per i satelliti di osservazione della terra ed è una macchina di indubbia flessibilità operativa alla quale unisce un elevato standard ecologico. Nell'evoluzione di Vega si prospetta il progetto di lanciare Cosmo il sistema di radar italiano di osservazione della terra. Attualmente l'Italia sta lavorando con l'azienda Alta Spa di Pisa a un progetto di conduzione elettrica dei satelliti (40 chili di carburante a fronte di 2 tonnellate), i quali però viaggerebbero a velocità infinitamente inferiori: la stazione geostazionaria si raggiungerebbe in sei mesi anziché in due ore. Ciò può essere conveniente per il lancio di molti satelliti il cui costo ammonterebbe alla metà rispetto a quello attuale. In questo modo, Vega può portare 2 tonnellate di carico fino a 1.500 km dalla terra, poi sarebbe acceso il motore elettrico del satellite per raggiungere la stazione spaziale alcuni mesi dopo. L'evoluzione di Vega è, pertanto, un lanciatore di piccoli satelliti anche geostazionari. Obiettivo dell'Italia, ad avviso del presidente Saggese, è di concentrarsi sull'evoluzione del lanciatore Vega. Il presidente ha quindi richiamato l'attenzione della delegazione sulle prospettive della partecipazione italiana all'evoluzione del progetto Ariane 5, potente lanciatore di satelliti geostazionari con una portata di circa 10 tonnellate i cui lanci (circa sei ogni anno) sembrano, d'altro canto, eccessivamente onerosi per il bilancio dell'Unione europea. L'Italia, infatti, entro la fine del 2014 dovrà operare una scelta strategica in merito alla partecipazione al progetto Ariane 6, il cui costo è previsto in circa 5 miliardi di euro.
  La delegazione ha quindi incontrato le aziende del settore aerospaziale.
  Il vicepresidente del gruppo Finmeccanica, ammiraglio Guido Venturoni, ha illustrato i principali progetti in corso e le strategie a breve e medio termine. Ha innanzitutto sottolineato le necessità di impiego e le ricadute industriali del programma F-35 finalizzato alla sostituzione di tutti i velivoli divenuti obsoleti, rilevando che questo progetto avrà un importante impatto sull'industria nazionale grazie all'impegno di Alenia Aermacchi responsabile della produzione dell'ala del JSF come seconda linea di produzione (in aggiunta a quella di Lockheed Martin a Fort Worth, in Texas) che produrrà componenti che saranno inviate alle linee di assemblaggio finale dei velivoli in USA e in Italia.
  Le eventuali dismissioni del settore civile (energia e trasporti) sono state oggetto del colloquio con il vicepresidente Venturoni, il quale ha osservato che il tema ruota intorno all'individuazione di un perimetro di attività consistenti e logiche dal punto di vista della complementarietà degli asset; non si basa sull'intento di fare cassa per pagare il debito in eccesso. La finalità è quella di valorizzare le aziende civili (AnsaldoEnergia e AnsaldoBreda) anche attraverso intese con eventuali partner che possano aumentarne la competitività. Aeronautica e difesa sono e restano – ha sottolineato il vicepresidente Venturoni – il core business di Finmeccanica.
  Nel corso del Salone di Le Bourget è stata ufficializzata la richiesta delle aziende aeronautiche di Italia (Alenia Aermacchi), Francia (Dassault Aviation) e Germania (EADS Cassidian) per un programma, promosso dai rispettivi Governi, finalizzato alla realizzazione di aerei senza pilota (droni) da ricognizione. Si tratta della categoria a Media Altitudine e Pag. 233Lunga Autonomia (MALE – Medium Altitude Long Endurance).
  Per quanto riguarda il contributo tecnologico italiano alla produzione italiana del Boeing 787 Dreamliner, è importante evidenziare che si tratta di un successo che interessa il Sud Italia grazie ai consistenti investimenti in tecnologia e sviluppo operati da Alenia Aermacchi nel campo dei materiali compositi: nello stabilimento di Grottaglie (Taranto), specializzato nella nuova tecnologia, viene prodotta la sezione centrale e posteriore della fusoliera mentre in quello di Foggia il piano coda del bireattore. A Pomigliano d'Arco (Napoli) si eseguono, tra l'altro, soprattutto le attività di progettazione. Finmeccanica è altresì interessata allo sviluppo di un turboelica da 90 posti (ATR) e ne sottolinea la fattibilità tecnica e la domanda di mercato.
  Il gruppo è interessata al potenziamento delle attività nel settore dell'aviospazio. Quest'ultimo rappresenta, infatti, un asset core del portafoglio di Finmeccanica che è pronta ad investire per rafforzare la presenza nazionale e internazionale delle sue società nel settore.
  Il vicepresidente Venturoni ha quindi richiamato le attività della società DRS Technologies rilevata da Finmeccanica nel 2008, la quale si impegna a fornire prodotti e servizi di qualità e a supportarli adeguatamente, a investire in ricerca e sviluppo offrendo nuove opportunità in mercati altrimenti difficilmente accessibili, nonché ad espandere ulteriormente i programmi di base e le aree di attività per la difesa esistenti. I prodotti DRS Technologies sono distribuiti su un'ampia serie di piattaforme militari di alto profilo e su diverse piattaforme per applicazioni non militari.
  Il 1o gennaio 2013 è stata costituita la Selex Electronic Systems (Selex ES) attraverso la concentrazione delle attività di Selex Galileo, Selex Elsag e Selex Sistemi Integrati. L'obiettivo della sua costituzione è il perseguimento di un miglior posizionamento competitivo nel settore di riferimento.
  Per raggiungere questo obiettivo Selex ES ha avviato un percorso finalizzato:
   a una politica di investimenti mirata allo sviluppo di nuovi prodotti e al mantenimento di quelli «core»;
   alla realizzazione di economie di scala necessarie a raggiungere la «massa critica» per poter competere sul mercato globale;
   a un piano di riorganizzazione aziendale orientato a creare un'azienda snella, efficiente e maggiormente competitiva.

  Questa azienda, parallelamente al confronto nazionale, ha avviato incontri sindacali a livello territoriale per illustrare nei dettagli il piano industriale. Relativamente alla gestione degli esuberi l'azienda, ha raggiunto, nello scorso mese di giugno un'intesa con i sindacati basata essenzialmente sul ricorso a contratti di solidarietà. In conclusione, Finmeccanica ritiene che le linee guida e gli indirizzi strategici presentati nel Piano industriale costituiscono i presupposti fondamentali per il consolidamento, la crescita e lo sviluppo di Selex ES.
  La delegazione ha infine incontrato alcuni rappresentanti dell'AIAD, la Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza, associata a Confindustria. Accoglie nel proprio ambito la quasi totalità delle imprese nazionali, ad alta tecnologia, che esercitano attività di progettazione, produzione, ricerca e servizi nei comparti: aerospaziale civile e militare, navale e terrestre militare e dei sistemi elettronici ad essi connessi.
  Fanno parte dell'AIAD circa 130 imprese che vantano un patrimonio occupazionale complessivo di oltre 50.000 addetti e sviluppano un fatturato annuo (dati consuntivi 2011) di circa 14,5 miliardi di euro. Il gruppo Finmeccanica rappresenta circa l'80 per cento dei dati relativi a fatturato e occupazione; pur tuttavia, i quadri associativi in termini unitari di impresa dimostrano che il 75 per cento delle aziende federate sono da considerarsi PMI e che oltre il 50 per cento occupano unitariamente meno di 100 addetti.Pag. 234
  La Federazione mantiene stretti e costanti rapporti con organi e istituzioni che in campo nazionale e internazionale svolgono attività d'interesse per l'industria aerospaziale e della difesa. Rapporti di collaborazione sussistono inoltre con i Ministeri della difesa, degli affari esteri, dello sviluppo economico, dell'istruzione, università e ricerca. In particolare, con l'ASI è stata sottoscritta una «Convenzione» con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo e la crescita delle PMI spaziali nazionali.
  L'AIAD contribuisce all'internazionalizzazione delle imprese attraverso la partecipazione alle più importanti manifestazioni su scala mondiale per favorire l'offerta della supply chain italiana, e attraverso accordi bilaterali di collaborazione con altri Paesi.