CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 giugno 2013
45.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

7-00043 Manlio Di Stefano: Sulla ratifica del Trattato sul commercio delle armi.

NUOVA FORMULAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   premesso che:
    ogni giorno, nel mondo, milioni di persone soffrono a causa delle conseguenze dirette o indirette di un commercio di armi poco regolamentato. A tal proposito le statistiche di Amnesty International, aggiornate a tutto il 2012 sono eloquenti: 1.500 persone muoiono ogni giorno, vittime della violenza armata; 26 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa a causa di un conflitto armato; 12 miliardi di pallottole sono prodotte ogni anno; il 74 per cento delle armi esistenti nel mondo è prodotto in 6 paesi: Cina, Germania, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti;
     la maggior parte delle vittime dei conflitti sono civili; oltre alle vittime dirette, milioni di esseri umani sono costretti a vivere sotto la minaccia costante delle armi utilizzate per commettere migliaia di violazioni dei diritti umani ogni anno;
    numerose sono state le campagne della società civile in tutto il mondo a favore di un forte e solido trattato sul commercio di armi, tra cui la campagna sul controllo delle armi e l'appello lanciato dai vincitori del Premio Nobel per la Pace avvicendatisi fino ad oggi;
    la risoluzione riconosce che le donne ed i fanciulli rappresentano i gruppi più colpiti dai conflitti armati; riconosce altresì che le donne svolgono un ruolo fondamentale e imprescindibile nella prevenzione e risoluzione dei conflitti, nonché nelle attività di ricostruzione della pace; invita tutti gli Stati Membri dell'ONU ad assicurare una più ampia partecipazione delle donne a tutti i livelli decisionali, in particolare nei meccanismi di prevenzione, gestione e risoluzione del conflitto;
    la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 61/89 del 6 dicembre 2006, intitolata: «Verso un trattato sul commercio di armi: stabilire norme internazionali comuni per l'importazione, l'esportazione e il trasferimento di armi convenzionali,» aveva dato il via ad un'iniziativa, sostenuta da 153 Stati membri delle Nazioni Unite, che ha segnato l'avvio formale del processo di adozione di un trattato sul commercio di armi. In seguito, con la risoluzione 64/48 del 2 dicembre 2009 sul Trattato sul commercio di armi (Arms Trade Treaty, ATT), sostenuta anch'essa da 153 Stati membri, è stato deciso di convocare una Conferenza delle Nazioni Unite, relativa al trattato sul commercio di armi incaricata di riunirsi dal 2 al 27 luglio 2012 con lo scopo di elaborare uno strumento giuridicamente vincolante sulle norme comuni internazionali più rigorose possibili sul trasferimento di armi convenzionali e a concludere un forte e solido trattato. Il trattato serve a regolamentare il commercio di armi a livello internazionale e a creare degli standard per i trasferimenti puntando ad abbassare la vendita stessa delle armi, nel tentativo di disciplinarne anche da un punto di vista morale la compravendita;
    l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha, inoltre, affidato agli Stati il compito di garantire che i propri sistemi Pag. 43nazionali e controlli interni siano basati su norme quanto più rigorose onde evitare che le armi convenzionali siano dirottate dal mercato lecito al mercato illecito, in cui possono essere utilizzate a fini di attentati terroristici, criminalità organizzata e attività illecite diverse;
    il Trattato è stato aperto alla firma il 3 giugno 2013 presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York e la firma dell'Italia, tra i primi paesi che hanno scelto di sottoscrivere il Trattato internazionale sul commercio delle armi, ha rappresentato certamente un momento storico importante per tutti coloro che da anni si battono contro la diffusione indiscriminata di armamenti nel mondo, e soprattutto per tutte le vittime (una al minuto) che subiscono violenza e morte per causa delle armi;
    pur nella convinzione che il testo del Trattato sul commercio delle armi convenzionali rappresenta un compromesso al ribasso voluto da diversi paesi (tra cui Stati Uniti, Russia, India e Cina), finalmente, il 2 aprile 2013, è stato adottato il testo del Trattato con il voto favorevole di 154 Paesi tra cui l'Italia e gli Stati Uniti; le categorie di armi prese in considerazione dal Trattato sono otto: carri armati, mezzi corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria a largo calibro, velivoli da combattimento, elicotteri da attacco, navi da guerra, missili e lanciamissili, e le armi leggere e di piccolo taglio;
    il Parlamento europeo si è espresso nel merito con alcune risoluzioni (quella del 21 giugno 2007 relativa al trattato sul commercio di armi e la fissazione di criteri internazionali comuni per l'importazione, l'esportazione e il trasferimento di armi convenzionali, quelle del 13 marzo 2008 e del 4 dicembre 2008, entrambe sul codice di condotta dell'UE per le esportazioni di armi) che hanno sottolineato l'urgente necessità di un trattato sul commercio di armi;
    nonostante la direttiva 2009/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio europeo del 6 maggio 2009 abbia semplificato le modalità e le condizioni dei trasferimenti all'interno delle Comunità di prodotti per la difesa e sia stata recepita con il decreto legislativo 22 giugno 2012, n. 105, secondo l'articolo 2 essa non incide sulla discrezionalità degli Stati membri in materia di politica di esportazione dei prodotti per la difesa;
    il 13 giugno 2012, a sostegno di quanto poi adottato in sede ONU, era stata approvata anche una risoluzione del Parlamento europeo, proprio relativa ai negoziati per il trattato delle Nazioni Unite sul commercio di armi;
    il nostro Paese si è impegnato, in maniera attiva nel corso del lungo iter diplomatico, affinché lo spirito del Trattato fosse in linea con le proprie priorità negoziali e con quanto da sempre sostenuto nell'ambito della tutela e della promozione dei diritti umani, del disarmo, della cooperazione e dello sviluppo e nel rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario e con il richiamo all'obbligo di risolvere le controversie internazionali con mezzi pacifici;
    la legge n. 185 del 1990 rappresenta una delle più avanzate normative sul controllo dei materiali di armamento e con il recepimento della citata direttiva la direttiva sul controllo dei trasferimenti dei materiali di armamento il nostro sistema normativo risulta essere già in grado di poter attuare il Trattato sul commercio delle armi convenzionali;
    non esiste alcun trattato globale vincolante sulla regolamentazione dei trasferimenti di armi convenzionali e oltre 40 Stati membri delle Nazioni Unite non dispongono né di un quadro normativo nazionale per il controllo del trasferimento di armi né adempiono ad alcuna norma regionale o internazionale;Pag. 44
    il commercio di armi non controllato e non regolamentato costituisce una grave minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, ma anche alla democrazia, allo Stato di diritto e allo sviluppo sostenibile sociale ed economico; inoltre, è un fattore che contribuisce ai conflitti armati, allo sfollamento di popolazioni, alla criminalità organizzata e al terrorismo;
    certamente, il testo di Trattato è un primo livello di regole sui trasferimenti di armamenti, con sostegno e partecipazione da parte di tutti i principali Paesi produttori di armi e sarebbe oltremodo significativo che il percorso legislativo della ratifica si concludesse entro agosto 2013 per consentire il deposito dell'avvenuta approvazione in vista del prossimo appuntamento della sessione delle Nazioni Unite, previsto il 23 e 24 settembre 2013 a New York;
    considerata la peculiare rilevanza che il deposito della ratifica dell'ATT avrebbe per la proiezione internazionale del nostro Paese in vista del prossimo appuntamento della sessione ordinaria di Settembre prossimo, dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

impegna il Governo:

   a presentare nel più breve tempo possibile il disegno di legge di ratifica del Trattato sul Commercio delle armi (ATT) al fine di depositare lo strumento di ratifica presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York in occasione dell’UN Treaty Event (24-26 settembre 2013) consentendo all'Italia di essere tra i 50 paesi che attraverso la ratifica contribuiranno all'entrata in vigore di questo storico Trattato;
   a promuovere l'universalizzazione del Trattato sviluppando apposite iniziative diplomatiche per coinvolgere ed invitare la comunità internazionale all'adozione della Convenzione (ATT);
   a promuovere in ambito di cooperazione internazionale le buone pratiche italiane della legge n. 185 del 1990 e sistemi di tracciabilità a supporto e sostegno dello sviluppo di normative nazionali propedeutiche o di implementazione del Trattato ATT.
(8-00005) «Manlio Di Stefano, Grande, Spadoni, Di Battista, Tacconi, Sibilia, Del Grosso, Scagliusi, Mogherini, Gianluca Pini, Locatelli, Scotto, Palmizio, Marazziti».

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ALLEGATO 2

5-00303 Nissoli: Sulla scuola statale italiana di Asmara.
5-00327 Garavini: Sulla scuola statale italiana di Asmara.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'accordo sulla Scuola italiana di Asmara firmato il 21 settembre 2012 ha avuto il primario obiettivo di tutelare il personale docente (47 unità) e di consentire il corretto funzionamento dell'istituto. Firmato dopo complessi negoziati e reso indispensabile dai noti gravi problemi sorti in passato (ricordo, ad esempio, l'espulsione di tre docenti per presunte ragioni sanitarie), l'accordo rappresenta oggi il quadro giuridico di riferimento con cui il Governo può tutelare, dal punto di vista sia giuridico che economico, il corpo docenti che vi presta servizio.
  Non a caso, l'esito dei negoziati e gli sforzi diplomatici messi in campo per trovare una soluzione alla questione è stato apprezzato dalle OOSS anche perché, in assenza dell'accordo, i docenti ad Asmara sarebbero dovuti rientrare ai ruoli metropolitani anzitempo.
  Vorrei mettere in luce come il Ministero degli affari esteri abbia inteso altresì tutelare i docenti che, al momento della firma dell'accordo, si trovavano al quinto anno di rimanere fino al completamento del sesto anno scolastico. Le Autorità Eritree hanno infatti concesso loro, in via del tutto eccezionale e dietro nostre insistenti richieste, di rimanere fino al completamento del sesto anno scolastico, con evidenti positivi riflessi sul corretto svolgimento dell'anno scolastico.
  Per coloro i quali si trovano, attualmente, al quinto o al sesto anno, la restituzione ai ruoli metropolitani è prevista solo qualora il personale non possa essere ricollocato presso altra sede per indisponibilità di posti. Tale restituzione non comporta in nessun caso la perdita del lavoro ma la temporanea non percezione delle indennità connaturate con il servizio all'estero. Ciò, ad ogni modo, non pregiudica la possibilità per l'interessato di poter in futuro fare domanda di collocamento all'estero.
  Vorrei sottolineare come la scuola di Asmara continuerà ad essere considerata come importante strumento di politica scolastica italiana. Non è escluso che, in future fasi di trasferimenti a domanda estero su estero o di ricollocamenti d'ufficio, sarà possibile ricoprire alcuni dei posti resisi per il momento vacanti presso la scuola di Asmara. In prospettiva e finché permarranno i vincoli della «spending review», i posti vacanti dovranno essere ricoperti con supplenti.
  A livello generale, credo sia importante ribadire come l'intesa raggiunta abbia, in primo luogo, garantito il permanere in vita della scuola stessa, ricomponendo una controversia che ha creato non pochi problemi con le Autorità eritree. In secondo luogo, l'accordo rappresenta un risultato di indubbio valore se si tiene in considerazione l'attuale difficile contesto delle relazioni della Comunità internazionale (non solo dell'Italia quindi) con l'Eritrea. Se l'intesa raggiunta con Asmara pone un argine alle difficoltà che i nostri insegnanti hanno dovuto affrontare negli ultimi tempi, esso tuttavia non risolve i problemi della collettività italiana residente in Eritrea, ancora alle prese con gravi criticità, soprattutto per quanto riguarda l'incertezza Pag. 46dei diritti di proprietà, l'impossibilità della loro trasmissione a terzi (e agli eventuali successori mortis causa) e le difficoltà poste dalle autorità locali all'esercizio di alcune attività produttive condotte dai nostri connazionali. Problematiche queste che vedono la nostra ambasciata ad Asmara impegnata in uno sforzo costante e paziente al fine migliorare la situazione in essere.
  Alla luce di questa situazione, ritengo si possa affermare che l'accordo italo-eritreo del 2012 rappresenta una conquista. Il Ministero degli esteri, su queste solide basi di partenza, continuerà a monitorare la situazione ed adoperarsi affinché continuino ad essere salvaguardati i diritti e le tutele del personale docente di ruolo in servizio presso la Scuola statale italiana di Asmara.

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ALLEGATO 3

5-00290 Caruso: Sulla soppressione dei servizi notarili presso alcuni uffici consolari in Europa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio innanzitutto l'onorevole Caruso per avermi dato l'opportunità di fornire dei chiarimenti circa le novità introdotte a partire dal 1o gennaio 2012 nel settore dell'erogazione dei servizi consolari e, in particolare, dei servizi notarili in alcuni Paesi, quali Germania, Belgio, Austria, Francia e Lettonia.
  Ci tengo subito a precisare che il decreto del Ministro degli affari esteri del 31 ottobre 2011 – adottato in attuazione del decreto legislativo n. 71 del 2011 sulla razionalizzazione delle funzioni consolari – non ha abolito la possibilità di erogare tali servizi. Il relativo articolo 2 dispone infatti che, negli Stati considerati, i Capi degli Uffici consolari possano in ogni caso ricevere atti i quali, ove non sia oggettivamente possibile rivolgersi ad un notaio in loco, rivestano carattere di necessità e urgenza e il cui mancato o ritardato rilascio possa recare pregiudizio al cittadino italiano richiedente.
  Particolare attenzione è stata poi dedicata ai connazionali più bisognosi d'aiuto Penso, ad esempio, ai pensionati a cui viene spesso richiesto di dare dimostrazione della propria esistenza in vita e che potranno continuare a usufruire dell'autenticazione da parte del competente Ufficio consolare della sottoscrizione apposta sull'apposito formulario.
  Lo stesso articolo prevede inoltre che l'ufficio consolare possa ricevere documenti che, per loro natura, hanno un contenuto particolarmente sensibile e dai rilevanti effetti patrimoniali, come i testamenti pubblici, segreti ovvero internazionali.
  Faccio poi notare come le soluzioni adottate con il decreto del Ministero degli affari esteri siano state ampiamente condivise dagli operatori giuridici del settore. Il Consiglio nazionale del notariato (CNN) ha partecipato infatti alla redazione del testo e, di recente, ne ha confermato il suo giudizio estremamente positivo. Dal punto di vista strettamente giuridico, l'adesione di Paesi, quali Germania, Francia, Belgio, Austria e Lettonia all'Unione internazionale del notariato latino (U.I.N.L), rappresenta un fatto da tenere in debita considerazione. In questi Paesi, infatti il notaio è un giurista di elevata qualificazione professionale, capace di offrire una prestazione di assoluto livello. L'appartenenza al notariato latino, come confermato dal Consiglio nazionale del notariato, assicura che il documento prodotto all'estero sia effettivamente equivalente all'atto notarile interno, perché proveniente da un professionista o funzionario pubblico che nel proprio ordinamento svolge, ad esempio, il controllo di legalità del contenuto, di autenticità della sottoscrizione, di capacità e legittimazione dei soggetti interessati. L'atto così formato e produttivo dei medesimi effetti giuridici che si ritrovano nel nostro ordinamento. Tutto questo rappresenta un impianto giuridico in grado di ridurre al minimo il rischio di pratiche non utilizzabili in Italia.
  Le soluzioni adottate con il decreto del 2011 non costituiscono, in ogni caso, una decisione solo italiana. Ben prima di noi (dal 1o gennaio 2005), la Francia ha adottato una soluzione ben più radicale, Pag. 48abolendo del tutto l'esercizio delle funzioni notarili da parte delle proprie rappresentanze diplomatico-consolari in tutti gli Stati membri dell'Unione europea.
  Non sono infine da escludere i benefici di tale decisione, che ha avuto l'effetto di liberare preziose risorse umane e di impiegarle per rafforzare altri servizi non meno utili per i nostri connazionali. Ricordo, ad ogni buon fine, che stiamo parlando unicamente delle sedi consolari operanti in cinque Paesi europei nei quali l'assenza di formalità legate all'entrata dell'atto straniero nel nostro ordinamento non rende più essenziale il mantenimento di tale servizio.
  Le nostre rappresentanze diplomatico-consolari in ogni caso continueranno a monitorare costantemente l'evolversi della situazione in loco ed a valutare con la massima attenzione i suggerimenti provenienti dall'utenza per rendere il più agevole possibile il ricorso agli studi notarili locali da parte dei cittadini italiani.

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ALLEGATO 4

Sulla missione svolta a Madrid (12-15 giugno 2013) in occasione del V Congresso mondiale contro la pena di morte.

COMUNICAZIONI

  Una delegazione della Commissione affari esteri e comunitari, composta dai deputati Mario Marazziti (SCpI) e Manlio Di Stefano (M5S), ha partecipato al V Congresso mondiale contro la pena di morte, che si è svolto a Madrid dal 12 al 15 giugno 2013, promosso dall'associazione francese Ensemble contre la Peine de Mort in collaborazione con la World Coalition Against the Death Penalty, che raccoglie quasi 150 organizzazioni umanitarie internazionali, inclusi ordini degli avvocati, associazioni degli insegnanti, sindacati nazionali. Negli stessi giorni e nei giorni adiacenti si sono svolti anche gli incontri dell'Assemblea generale, a cadenza biennale, della World Coalition e del suo organo di coordinamento, lo Steering Committee.
  Il Congresso è stato sostenuto dai governi di Spagna, Norvegia, Svizzera e Francia, mentre il governo italiano è intervenuto attraverso il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Mario Giro, che ha raccolto ampi consensi all'azione italiana di diplomazia umanitaria e al ruolo di attore pro-attivo, nel consesso europeo e internazionale, capace di dialogare con governi, opinion leader, ONG, società civile, svolto dall'Italia in azioni bilaterali e all'interno delle istituzioni internazionali, in primo luogo l'ONU, a New York e a Ginevra.
  Il Congresso si è articolato in undici tavole rotonde e sette workshops, alla presenza di delegazioni internazionali e testimoni illustri, da Federico Mayor a Robert Badinter, storico ministro della giustizia francese al tempo del presidente Mitterand, cui si deve l'abolizione della ghigliottina, trenta anni fa.
  I lavori hanno offerto una panoramica mondiale dello stato di avanzamento di un diritto umano in più, delle difficoltà, delle strategie. Iran, Iraq, Cina, Golfo, Territori del cambiamento arabo, Giappone, Taiwan, Caraibi sono apparsi tra i luoghi della difficoltà, mentre Asia Centrale, Africa, ma anche Mongolia, Filippine sembrano essere nuovi catalizzatori di un cambiamento nel segno del rispetto della vita anche in condizioni estreme, in territorio asiatico.
  Il confronto si è sviluppato in particolare sui temi seguenti: contrasto al traffico di droga e pena di morte, come sostenere il movimento e le azioni abolizioniste in Paesi retenzionisti, strategie diplomatiche e legali a tutela di stranieri condannati a morte, innocenza come argomento per l'abolizione in paesi democratici e a forte influenza dell'opinione pubblica, network di famiglie delle vittime per l'abolizione e per una giustizia non retributiva, come aumentare l'efficacia della difesa legale a livello internazionale nei casi capitali, educazione all'abolizione, l'attività di networking internazionale per le sinergie tra società civile, responsabili politici e giudiziari, ministri, governi e parlamenti. Si è altresì sviluppata una ricognizione geografica delle aree più in movimento sul terreno abolizionista, simmetriche alle aree di crisi: Stati Uniti, Africa Sub-Sahariana, Nord Africa, Medio Oriente e Mediterraneo, Caraibi, ADPAN, il coordinamento asiatico contro la pena di morte.Pag. 50
  La rappresentanza parlamentare italiana ha avuto una nutrita agenda di incontri bilaterali, a livello di delegazioni internazionali e ONG, accompagnata da un'azione efficace e sinergica della nostra Ambasciata a Madrid. Si segnala l'incontro con la nutrita delegazione del Parlamento del Marocco, paese retenzionista in cui è attiva una moratoria di fatto e si è avviato un percorso verso l'abolizione per legge e per gli adeguamenti alla nuova Costituzione con particolare riferimento all'articolo che afferma il diritto universale e irrinunciabile alla vita come fondante del nuovo Marocco. A conclusione dell'incontro, si è convenuto di mantenere un canale di comunicazione costante e di collaborazione con la neonata associazione di parlamentari marocchini contro la pena capitale. Analoghi incontri si sono avuti con colleghi di Belgio, Gran Bretagna, Libano, Nigeria e altri paesi. In tale sede, si è data notizia dell'iniziativa per la costituzione di un intergruppo del Parlamento italiano contro la pena di morte a cui stanno arrivando numerose adesioni, alcune entusiaste, concordando con i colleghi dei predetti Paesi, responsabili delle commissioni per i diritti umani dei rispettivi Parlamenti, un'azione coordinata per una associazione internazionale di parlamentari contro la pena di morte che possa creare azioni dirette a sostegno dei percorsi legislativi o conoscitivi nei paesi retenzionisti, anche in direzione di una umanizzazione del sistema carcerario. In tal senso si è formato un primo gruppo di lavoro, sostenuto, a livello di segreteria, dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte.
  La delegazione italiana ha cercato di seguire il maggior numero di tavole rotonde e incontri, in un programma estremamente fitto, con plenarie di livello, aggiuntive del già nutrito programma. È stato fortemente apprezzato il rilevante impegno italiano, sottolineato dalla Risoluzione approvata all'unanimità e dagli impegni che il Governo ha comunicato nell'intervento conclusivo, con echi nella Dichiarazione Finale. Si riportano di seguito alcuni dei temi emersi in modo specifico.
  1. Legal and diplomatic strategies for foregneirs sentenced to death – How to reconcile legal and diplomatic strategies to optimise their complementarity.
   Il dibattito è stato introdotto da Zara Brawley, EC Project Assistant del team sulla pena di morte dell'associazione inglese Reprieve. L'associazione si occupa di assistenza legale ai condannati a morte in tutto il mondo con opera volontaria sia al fine di garantire un processo giusto sia al fine di sensibilizzare i governi, con azioni diplomatiche, sull'assurdità della pena di morte. Con l'associazione Reprieve, in un recente passato, «Nessuno Tocchi Caino» e la Comunità di Sant'Egidio hanno collaborato, diventando decisive, assieme al Ministero degli esteri e della salute italiani, nella fine della produzione sul territorio italiano e dell'esportazione negli Stati Uniti di una delle tre sostanze usate nell'iniezione letale.
  Il primo ostacolo che un condannato trova sulla strada della giustizia – è stato rilevato – è la capacità economica per garantirsi una difesa giusta. La stragrande maggioranza dei condannati a morte appartiene a categorie sociali disagiate o a minoranze. A fronte di questa casistica, diventa essenziale garantire l'egualità difronte alla legge come sancito da tutte le costituzioni nel mondo.
  2. Teaching abolition, sharing experiences and tools – Which tools exist and how to share and improve them so that the largest number of people can benefit from them ?
  L'abolizionismo è prima di tutto una questione culturale: la società accetta o ripudia la pena capitale in proporzione al suo viverla quotidianamente come idea di deterrenza o meno.
  Per questo motivo in alcuni paesi, per lo più asiatici e africani, si rende fondamentale lavorare sull'educazione all'abolizionismo. Alcune organizzazioni internazionali hanno a tal fine strutturato e organizzato workshop internazionali, specialmente nell'area definita MENA a prevalente Pag. 51presenza arabo-islamica, creando e presentando materiale didattico specifico come fumetti, fiabe, manuali pedagogici e racconti a favore della vita e contro il concetto di vendetta di stato.
  3. One for Ten (un esempio innovativo di azione per le opinioni pubbliche internazionali attraverso le biografie di innocenti e l'utilizzo dei social network).
  Se ne è reso promotore un attivista abolizionista britannico, esperto di comunicazione, che ha deciso di creare il progetto One For Ten con lo scopo di presentare al mondo l'assurdità del concetto stesso di pena di morte laddove è largamente dimostrata la sua fallacia in termini politici, sociali e di deterrenza al crimine. Si tratta di un progetto low cost e sostenuto con il crowd-funding che raccoglie 10 video-interviste con condannati a morte, liberati dopo anni passati nel braccio della morte. Ogni video rappresenta una tipologia diversa di «errore», da innocenti scagionati nonostante numerosi testimoni «oculari», ovvero «scambi di persona», testimonianze e confessioni ottenute con la tortura, facendo emergere l'importanza del test del DNA e di un livello più adeguato di rappresentanza legale nella dimostrazione, tardiva, dell'innocenza. L'intero progetto è open source, in quanto l'obiettivo principale è la diffusione su larga scala. Il titolo One For Ten nasce proprio da dati convergenti che mostrano come nel mondo ogni dieci carcerati nel braccio della morte almeno uno è innocente.
  La Dichiarazione Finale del Congresso evidenzia come, sull'esempio dell'Unione Europea, un numero sempre crescente di Stati mette l'obiettivo dell'abolizione della pena di morte all'interno delle relazioni internazionali e come la sinergia tra tutti gli attori dell'abolizionismo mondiale sia una delle chiavi di successo e delle direttrici per il futuro, mettendo insieme società civile e ONG, Stati, Organizzazioni intergovernative, regionali e internazionali. Il sostegno alla nascita di network regionali (MENA, Grandi Caraibi, Asia, Africa Occidentale) appare come una linea di sviluppo e di impegno chiesta anche ai governi. Si osserva che 58 paesi ancora utilizzano, anche se non tutti assiduamente, la pena capitale, mentre dal punto di vista legale ancora 93 paesi la mantengono nell'arsenale giudiziario, comminando sentenze, anche se abolizionisti, in gran parte, di fatto. La pena di morte segna battute di arresto, ovvero di ritorno, in paesi come l'India, il già citato Giappone, l'Indonesia, il Gambia, dopo 27 anni di sospensione pratica. In alcuni paesi permane la pena capitale a danno di minori e disabili mentali ed è spesso utilizzata come strumento e risultato di discriminazioni etniche, sociali, politiche, religiose, razziali, o legate all'orientamento sessuale e di genere.
  È in questo quadro che azioni anche focalizzate a obiettivi intermedi appaiono importanti per l'azione futura del Governo italiano e del nostro Parlamento nella sua iniziativa internazionale. È richiesto a tutti gli attori della società civile, del mondo universitario, congiuntamente alle istituzioni, di contribuire e operare per azioni pubbliche rivolte ai decisori politici, ai giovani e agli studenti, agli opinion leader, alle società civili, con particolari azioni da metter in campo in occasione della Giornata mondiale del 10 ottobre e della Giornata mondiale Città per la Vita, il 30 novembre, evento a iniziativa italiana che, per iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con l'Unione Europea ed il Governo, raccoglie ogni anno oltre venti Ministri della Giustizia e già 1600 città del mondo.
  La Dichiarazione Finale formula espressamente l'invito ai parlamentari di «raggrupparsi in network nazionali, regionali e internazionali e a portare il dibattito abolizionista nel cuore dei Parlamenti retenzionisti». In tale contesto, la delegazione parlamentare italiana si è assunta l'impegno di contribuire a far nascere l'associazione internazionale «Parlamentari contro la pena di morte».