CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 giugno 2013
40.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzioni n. 7-00010 Faenzi e Oliverio e n. 7-00024 Bernini: Iniziative in materia di danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica o inselvatichita.

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE BERNINI N. 7-00024

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    la protezione della fauna e dell'ambiente, nel nostro Paese, è stata carente e lacunosa e la stessa Unione europea, attraverso comunicazioni istituzionali e, nei casi più gravi, procedure di infrazione, ha invitato il nostro Paese al rispetto delle direttive in materia;
    il tema dei danni all'agricoltura e agli allevamenti richiede, quindi, risposte razionali e efficaci per garantire la sicurezza delle attività economiche. A questo proposito elemento fondamentale deve essere la garanzia di rapido risarcimento di coloro che sono danneggiati, evitando le lungaggini burocratiche che possono rappresentare un aggravamento del danno riportato;
    di recente è stato presentato alla Conferenza Stato-regioni dalle regioni stesse, un documento in cui è emerso come queste ultime ritengano animali da ripopolamento venatorio, come fagiani e lepri, causa di danni provocati alle attività agricole;
    per quanto riguarda in particolare la specie lupo, secondo il documento della Conferenza delle regioni e delle province, i danni rifusi nel periodo 2005-2009 per i capi predati ammontano allo 0,13 per cento dei danni registrati nel comparto zootecnico e in detta percentuale non è specificato se i capi predati sono tutti ascrivibili a predazione da lupo oppure anche ad altri animali (cane, volpe, e altri), e che quindi non esiste una disponibilità di dati puntuale e approfondita non solo sui danni arrecati da canidi ma più in generale sui danni arrecati dalla fauna selvatica;
    l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), attraverso l'elaborazione di specifiche ricerche, ha rilevato che nel nostro Paese, i lupi dopo aver rischiato l'estinzione, si sono riadattati a sopravvivere in raggruppamenti, localizzabili in alcune aree isolate dell'Appennino centrale e meridionale, riapparendo successivamente in vaste zone lungo l'intera dorsale appenninica e sulle Alpi marittime, interessando anche aree con grande vocazione rurale e da attività zootecniche;
    i dati su tale fenomeno, archiviati presso gli enti competenti, sono piuttosto lacunosi, tanto è vero che l'ISPRA in occasione della stesura della «banca dati ungulati» ha interrogato i vari enti su diversi aspetti legati ai danni (specie/colture/cifre erogate/area), ricevendo come risposta nella maggior parte dei casi solo la cifra complessivamente erogata per specie;
    sono necessari, quindi, ulteriori approfondimenti ad opera dell'ISPRA, unico organismo nazionale riconosciuto dalla legge quadro;
    nell'ambito delle dannose politiche venatorie di ripopolamento da parte degli Pag. 111enti locali e ATC, è da registrare quella che dura da tempo dei cinghiali non autoctoni ma di importazione, che vengono accusati oggi di eccessiva riproduzione e di impatto negativo sulle attività agricole;
    si ignora spesso che efficaci funzioni di controllo naturale risultano essere esercitate dai predatori e dai lupi in particolare, che nel nostro Paese rappresentano una esigua popolazione – valutata in 600-800 esemplari su tutto il territorio nazionale – ma che paradossalmente vengono accusati di causare danni alle attività economiche contro ogni ragionevolezza ed evidenza;
    di tali danni vengono altresì accusati i cani «inselvatichiti» e «ibridi», ovvero cani in stato di abbandono su cui la normativa di riferimento – legge n. 281 del 1991 (legge per la prevenzione del randagismo) – già adotta una serie di misure estremamente chiare e concrete;
    sarebbe opportuno che le politiche locali incentivassero, quindi, l'applicazione della legge n. 281 del 1991, limitando il randagismo e l'abbandono dei cani padronali, e quindi i danni commessi dai cosiddetti «ibridi» e dai cani rinselvatichiti;
    esiste l'oggettiva difficoltà degli enti preposti alla verifica dell'indennizzo del danno, che varia da regione a regione; ad esempio, in alcune regioni (Emilia Romagna, Marche, Toscana) la provincia ha la competenza nelle aree dove vige il divieto di caccia, gli ATC nei territori di loro competenza; in altri casi (Lombardia) la provincia verifica il danno e paga per il 90 per cento mentre il resto viene pagato dall'ATC/CA; in altri casi ancora (Abruzzo, Veneto, Friuli-Venezia-Giulia) la competenza è per intero della provincia. Nelle aree protette nazionali i danni sono indennizzati dagli enti gestori;
    le misure da adottare in relazione a specifiche esigenze devono essere valutate successivamente all'analisi dei dati raccolti anche al fine di valutare la migliore soluzione tecnica possibile, che coniughi l'esigenza dettata dalle direttive europee della salvaguardia delle specie selvatiche e l'esigenza degli agricoltori di poter condurre la propria attività senza significative perdite economiche;
    il fenomeno dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche in molti casi denunciati dagli agricoltori sollecita l'avvio urgente di iniziative da parte delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere un sistema adeguato di misure preventive e di contrasto,

impegna il Governo:

   ad avviare un'approfondita ricerca sulla distribuzione del lupo su tutto il territorio nazionale al fine di creare una banca dati puntuale sui danni arrecati da questa specie nel comparto zootecnico attraverso un unico protocollo di ricerca, messo a punto e coordinato dall'ISPRA;
   a valutare la possibilità di attivare con urgenza, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, un piano di indennizzo nazionale per gli agricoltori danneggiati previa verifica dei danni realmente provocati alle coltivazioni dalla fauna selvatica;
   ad assumere iniziative, se del caso normative, per far sì che le regioni stesse effettuino un monitoraggio annuale sulle misure adottate da parte dei singoli operatori economici allo scopo di evitare il danno ricorrendo a misure di prevenzione, anche di facile e razionale attuazione;
   ad incentivare l'applicazione di metodi ecologici per ridurre i danni, quali vigilanza del bestiame, reti, dissuasori e bande che limitino la velocità dei veicoli in strada dove l'attraversamento della fauna selvatica è un rischio reale;
   ad incentivare programmi di management ambientale e decise azioni preventive, a partire dalla completa cessazione di qualsiasi attività di ripopolamento a scopo venatorio sul territorio e dall'adozione cogente dei piani di gestione già messi a punto dall'ISPRA (ad esempio il piano Pag. 112d'azione per la conservazione del lupo) e riportanti l'analisi dei danni, le misure di prevenzione, la regolamentazione del pascolo ed il risarcimento dei danni;
   a promuovere, nelle opportune sedi comunitarie, strategie preventive ed iniziative di analisi e di ricerca anche congiuntamente alle autorità regionali e alle associazioni interessate, per assicurare la sostenibilità delle attività agricole e zootecniche nel rispetto delle esigenze di tutela delle specie animali ed al fine di migliorare il loro stato di conservazione;
   alla piena attuazione della legge n. 157 del 1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio – in particolar modo con riferimento all'articolo 19 sulla gestione faunistica per quanto riguarda l'attuazione dei metodi ecologici che vengono di consuetudine del tutto ignorati.
(7-00024)
(Nuova formulazione) «Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate, Gallinella, Zaccagnini, Parentela, Terzoni, Benedetti».

Pag. 113

ALLEGATO 2

Risoluzioni n. 7-00010 Faenzi e Oliverio e n. 7-00024 Bernini: Iniziative in materia di danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica o inselvatichita.

NUOVA FORMULAZIONE DELLA RISOLUZIONE FAENZI E OLIVERIO N. 7-00010

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    le rilevanti criticità determinate dai danni causati all'agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita, hanno assunto negli ultimi anni dimensioni notevoli, con ripercussioni allarmanti che incidono negativamente, oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole, più in generale sull'equilibrata coesistenza tra attività umane e specie animali;
    la consistenza del fenomeno ha già indotto la Commissione agricoltura della Camera dei deputati a svolgere, nel corso della XVI legislatura, una specifica indagine conoscitiva dedicata al fenomeno, alla quale ha fatto seguito l'avvio dell'esame di proposte di legge volte ad adeguare il quadro normativo vigente, che tuttavia non è stato possibile portare a conclusione entro la fine della legislatura;
    il fenomeno dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche assume tuttavia, in alcuni casi denunciati costantemente dagli agricoltori, i connotati di una vera e propria emergenza, che sollecita l'avvio urgente di iniziative da parte delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere un sistema adeguato di misure preventive e di contrasto;
    in alcune aree del territorio nazionale ad alta vocazione agricola, si è potuto constatare in particolare, un incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi o altri canidi selvatici, agli allevamenti di ovini che ha causato un inasprimento della tensione sociale, soprattutto tra gli allevatori, nonché gravi danni al patrimonio zootecnico, con la conseguente cessazione dell'attività per molte aziende operanti nel settore, specie nelle aree interne ed economicamente più svantaggiate;
    l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), attraverso l'elaborazione di specifiche ricerche, ha rilevato che nel nostro Paese, i lupi dopo aver rischiato l'estinzione, si sono riadattati a sopravvivere in raggruppamenti, localizzabili in alcune aree isolate dell'Appennino centrale e meridionale, riapparendo successivamente in vaste zone lungo l'intera dorsale appenninica e sulle Alpi Marittime, interessando anche aree con grande vocazione rurale e densamente popolate dall'uomo e da attività zootecniche;
    le aggressioni, secondo quanto risulta da numerose valutazioni e ricerche scientifiche, sembrano siano imputabili non solo al lupo, ovvero alla specie identificata e tutelata dalla direttiva 92/43CE (cosiddetta «direttiva habitat»), ma anche ad altre tipologie di canidi selvatici, come i cani inselvatichiti e gli esemplari ibridi nati dall'incrocio tra lupi e cani vaganti rinselvatichiti, che mostrano lo stesso comportamento del lupo e la stessa capacità di attacco al bestiame domestico; Pag. 114
    la presenza degli ibridi, confermata da analisi di laboratorio svolte in diverse aree rurali, pone anche il difficile problema di assicurare la piena applicazione della direttiva habitat suindicata, che richiede di proteggere le specie dalla competizione con varietà simili e dall'inquinamento della loro identità genetica;
    gli ibridi sono infatti assenti dalla normativa nazionale e comunitaria e pongono problemi di natura legale, tecnica e scientifica finora trascurati, la cui soluzione appare oggi centrale anche per una strategia di conservazione del lupo;
    i problemi di gestione del territorio e gli strumenti per prevenire e ridurre i possibili conflitti tra le esigenze di tutela ambientale e quelle connesse all'esercizio delle attività economiche, travalicano i confini regionali e chiamano in causa le responsabilità nazionali e anche quelle delle istituzioni europee, alla cui competenza normativa appartengono diversi aspetti coinvolti nel fenomeno;
    con riferimento alle questioni connesse alla presenza del lupo, in particolare, occorre quindi riaffermare la necessità di promuovere iniziative di analisi e di studio nonché proposte in sede europea per rendere più adeguato il quadro normativo di riferimento, al fine di introdurre gli strumenti più idonei a garantire un giusto equilibrio tra la presenza della fauna selvatica protetta e quella degli allevatori, nonché la stessa sopravvivenza di attività economiche essenziali per la produzione di alimenti, per favorire di reddito per le comunità locali e per la conservazione e valorizzazione del territorio,

impegna il Governo:

   a proseguire iniziative di monitoraggio, di studio e di ricerca, coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali preposti e le associazioni interessate, per individuare una strategia di sistema su scala nazionale per gestire i problemi esposti in premessa;
   ad affidare all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) il compito di definire un protocollo operativo e una banca dati per la raccolta a livello nazionale dei dati sui danni attribuiti alla fauna selvatica o inselvatichita riguardanti le attività agricole e zootecniche ed i relativi indennizzi;
   a concordare con le regioni le modalità di gestione operativa da seguire sulla base del protocollo operativo, al fine di portare l'entità dei danni diretti e indotti al di sotto di una soglia di sopportazione fisiologica, riconducendolo nei limiti del normale rischio di impresa e garantendo, da un lato gli introiti economici di chi lavora nel settore, e dall'altro il regolare funzionamento degli ecosistemi;
   a promuovere, pertanto, nell'ambito della programmazione – nazionale e regionale – dello sviluppo rurale, quelle misure di prevenzione e di sostegno per i danni diretti e indotti causati dalle specie protette, promuovendo specifici bandi nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale per investimenti non produttivi destinati ad interventi strutturali da parte delle aziende agricole per la prevenzione dei danni da fauna selvatica;
   ad adoperarsi al fine di favorire, nell'ambito della prossima programmazione della PAC 2014-2020, nei programmi di sviluppo rurale regionali una specifica misura per la prevenzione dei danni e per il cofinanziamento di strumenti di gestione del rischio (assicurazioni) anche per i danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica;
   a predisporre una adeguata procedura di verifica e di quantificazione del danno fondata su un protocollo basato su: una procedura standardizzata e rigorosa per la raccolta dei dati; personale tecnico specializzato, sottoposto a specifica formazione, incaricato dell'accertamento del danno da effettuare entro poche ore dalla predazione; a valutare l'opportunità di favorire lo sviluppo di un programma di erogazione di fondi per la conservazione Pag. 115dei grandi carnivori che riguardi anche l'aspetto dei danni diretti e indotti da questi eventualmente causati;
   con particolare riferimento alle iniziative di conservazione del lupo, ad assicurare l'integrità della specie e la salvaguardia della sua identità genetica dal pericolo di ibridazione – dando seguito a quelle azioni e attività già da tempo indicate nel Piano d'azione nazionale e recependo e formalizzando con urgenza tale piano con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – e contestualmente la tutela delle attività agricole, mediante una gestione e pianificazione delle attività di pascolo che determini un contenimento del fenomeno degli attacchi al patrimonio zootecnico;
   ad intervenire con urgenza presso le competenti istituzioni locali per approntare una efficace strategia per ridurre il fenomeno del randagismo e, stanziando le opportune risorse, per l'ormai improcrastinabile applicazione della legge n. 281 del 1991 «Norme per la tutela degli animali di affezione e la prevenzione del randagismo», la cui inadempienza è la causa del fenomeno dei cani inselvatichiti ovvero a procedere – laddove necessario – all'esercizio dei poteri sostitutivi, nonché al commissariamento delle regioni e dei comuni che persistano nella inadempienza alla stessa legge n. 281 del 1991;
   ad assumere in sede europea, previa verifica delle misure adottate da altri Paesi europei per fronteggiare problemi analoghi, le iniziative eventualmente necessarie per adeguare il quadro normativo vigente alle esigenze dell'agricoltura italiana, al fine di assicurare la sostenibilità delle attività agricole e zootecniche nel rispetto delle esigenza di tutela delle specie animali.
(7-00010)
(Nuova formulazione) «Faenzi, Oliverio».

Pag. 116

ALLEGATO 3

Risoluzioni n. 7-00010 Faenzi e Oliverio e n. 7-00024 Bernini: Iniziative in materia di danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica o inselvatichita.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    le rilevanti criticità determinate dai danni causati all'agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita hanno assunto negli ultimi anni dimensioni notevoli, con ripercussioni allarmanti che incidono negativamente, oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole, più in generale sull'equilibrata coesistenza tra attività umane e specie animali;
    la consistenza del fenomeno ha già indotto la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati a svolgere, nel corso della XVI legislatura, una specifica indagine conoscitiva dedicata al fenomeno, alla quale ha fatto seguito l'avvio dell'esame di proposte di legge volte ad adeguare il quadro normativo vigente, che tuttavia non è stato possibile portare a conclusione entro la fine della legislatura;
    il fenomeno dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche assume tuttavia, in alcuni casi denunciati costantemente dagli agricoltori, i connotati di una vera e propria emergenza, che sollecita l'avvio urgente di iniziative da parte delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere un sistema adeguato di misure preventive e di contrasto;
    in alcune aree del territorio nazionale ad alta vocazione agricola, si è potuto constatare, in particolare, un incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi o altri canidi selvatici agli allevamenti di ovini che ha causato un inasprimento della tensione sociale, soprattutto tra gli allevatori, nonché gravi danni al patrimonio zootecnico, con la conseguente cessazione dell'attività per molte aziende operanti nel settore, specie nelle aree interne ed economicamente più svantaggiate;
    l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), attraverso l'elaborazione di specifiche ricerche, ha rilevato che nel nostro Paese i lupi, dopo aver rischiato l'estinzione, si sono riadattati a sopravvivere in raggruppamenti, localizzabili in alcune aree isolate dell'Appennino centrale e meridionale, riapparendo successivamente in vaste zone lungo l'intera dorsale appenninica e sulle Alpi Marittime, interessando anche aree con grande vocazione rurale e densamente popolate dall'uomo e da attività zootecniche;
    le aggressioni, secondo quanto risulta da numerose valutazioni e ricerche scientifiche, sembrano siano imputabili non solo al lupo, ovvero alla specie identificata e tutelata dalla direttiva 92/43CE (cosiddetta «direttiva habitat»), ma anche ad altre tipologie di canidi selvatici, come i cani inselvatichiti e gli esemplari ibridi nati dall'incrocio tra lupi e cani vaganti rinselvatichiti, che mostrano lo stesso comportamento del lupo e la stessa capacità di attacco al bestiame domestico;
    la presenza degli ibridi, confermata da analisi di laboratorio svolte in diverse aree rurali, pone anche il difficile problema Pag. 117di assicurare la piena applicazione della «direttiva habitat» suindicata, che richiede di proteggere le specie dalla competizione con varietà simili e dall'inquinamento della loro identità genetica;
    gli ibridi sono infatti assenti dalla normativa nazionale e comunitaria e pongono problemi di natura legale, tecnica e scientifica finora trascurati, la cui soluzione appare oggi centrale anche per una strategia di conservazione del lupo;
    i problemi di gestione del territorio e gli strumenti per prevenire e ridurre i possibili conflitti tra le esigenze di tutela ambientale e quelle connesse all'esercizio delle attività economiche travalicano i confini regionali e chiamano in causa le responsabilità nazionali e anche quelle delle istituzioni europee, alla cui competenza normativa appartengono diversi aspetti coinvolti nel fenomeno;
    con riferimento alle questioni connesse alla presenza del lupo, in particolare, occorre quindi riaffermare la necessità di promuovere iniziative di analisi e di studio nonché proposte in sede europea per rendere più adeguato il quadro normativo di riferimento, al fine di introdurre gli strumenti più idonei a garantire un giusto equilibrio tra la presenza della fauna selvatica protetta e quella degli allevatori, nonché la stessa sopravvivenza di attività economiche essenziali per la produzione di alimenti, per favorire di reddito per le comunità locali e per la conservazione e valorizzazione del territorio,

impegna il Governo:

   a proseguire iniziative di monitoraggio, di studio e di ricerca, coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali preposti e le associazioni interessate, per individuare una strategia di sistema su scala nazionale per gestire i problemi esposti in premessa;
   ad affidare all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) il compito di definire un protocollo operativo e una banca dati per la raccolta a livello nazionale dei dati sui danni attribuiti alla fauna selvatica o inselvatichita riguardanti le attività agricole e zootecniche ed i relativi indennizzi;
   a concordare con le regioni le modalità di gestione operativa da seguire sulla base del protocollo operativo, al fine di portare l'entità dei danni diretti e indotti al di sotto di una soglia di sopportazione fisiologica, riconducendoli nei limiti del normale rischio di impresa e garantendo, da un lato, gli introiti economici di chi lavora nel settore e, dall'altro, il regolare funzionamento degli ecosistemi;
   a promuovere, pertanto, nell'ambito della programmazione – nazionale e regionale – dello sviluppo rurale, quelle misure di prevenzione e di sostegno per i danni diretti e indotti causati dalle specie protette, promuovendo specifici bandi nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale per investimenti non produttivi destinati ad interventi strutturali da parte delle aziende agricole per la prevenzione dei danni da fauna selvatica;
   ad adoperarsi al fine di favorire, nell'ambito della prossima programmazione della PAC 2014-2020, nei programmi di sviluppo rurale regionali una specifica misura per la prevenzione dei danni e per il cofinanziamento di strumenti di gestione del rischio (assicurazioni) anche per i danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica;
   a predisporre una adeguata procedura di verifica e di quantificazione del danno fondata su un protocollo basato su: una procedura standardizzata e rigorosa per la raccolta dati; personale tecnico specializzato, sottoposto a specifica formazione, incaricato dell'accertamento del danno da effettuare entro poche ore dalla predazione; a valutare l'opportunità di favorire lo sviluppo di un programma di erogazione di fondi per la conservazione dei grandi carnivori che riguardi anche l'aspetto dei danni diretti e indotti da questa eventualmente causati;
   con particolare riferimento alle iniziative di conservazione del lupo, ad assicurare Pag. 118l'integrità della specie e la salvaguardia della sua identità genetica dal pericolo di ibridazione e contestualmente la tutela delle attività agricole, mediante una gestione e pianificazione delle attività di pascolo che determini un contenimento del fenomeno degli attacchi al patrimonio zootecnico; a tal fine, si dia seguito ai piani di gestione già messi a punto dall'ISPRA – riportanti l'analisi dei danni, le misure di prevenzione, la regolamentazione del pascolo ed il risarcimento dei danni – da recepire e formalizzare con apposito atto;
   ad intervenire con urgenza presso le competenti istituzioni locali per approntare una efficace strategia per ridurre il fenomeno del randagismo e, stanziando le opportune risorse, per l'ormai improcrastinabile applicazione della legge n. 281 del 1991, recante «Norme per la tutela degli animali di affezione e la prevenzione del randagismo», la cui inadempienza è la causa del fenomeno dei cani inselvatichiti ovvero a procedere, laddove necessario, all'esercizio dei poteri sostituitivi, nonché al commissariamento delle regioni e dei comuni che persistano nella inadempienza alla stessa legge n. 281 del 1991;
   ad assumere in sede europea, previa verifica delle misure adottate da altri Paesi europei per fronteggiare problemi analoghi, le iniziative eventualmente necessarie per adeguare il quadro normativo vigente alle esigenze dell'agricoltura italiana, al fine di assicurare la sostenibilità delle attività agricole e zootecniche nel rispetto delle esigenza di tutela delle specie animali.
(8-00003) «Faenzi, Oliverio, Massimiliano Bernini, Catania, Schullian, Luciano Agostini, Antezza, Anzaldi, Cova, Covello, Ferrari, Fiorio, Gallinella, L'Abbate, Marrocu, Taricco, Tentori, Terrosi, Venittelli».

Pag. 119