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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 898 di mercoledì 6 dicembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Biondelli, Bonafede, Capelli, Capezzone, Catania, Cenni, Dal Moro, Dambruoso, Dell'Aringa, Dellai, Epifani, Kronbichler, Lauricella, Locatelli, Losacco, Marcon, Marotta, Giorgia Meloni, Orfini, Paglia, Picchi, Pisicchio, Ruocco, Sanga, Santerini, Sandra Savino, Sibilia, Spadoni, Tancredi, Taranto, Tidei, Vazio, Villarosa, Enrico Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventiquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione delle mozioni Nesci ed altri n. 1-01701, Lenzi ed altri n. 1-01763, Fossati ed altri n. 1-01765, Marotta ed altri n. 1-01766, Brignone ed altri n. 1-01769, Vargiu ed altri n. 1-01770 e Palese e Occhiuto n. 1-01773 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della corruzione in ambito sanitario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Nesci ed altri n. 1-01701 (Nuova formulazione), Lenzi ed altri n. 1-01763, Fossati ed altri n. 1-01765, Marotta ed altri n. 1-01766, Brignone ed altri n. 1-01769, Vargiu ed altri n. 1-01770 e Palese e Occhiuto n. 1-01773 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della corruzione in ambito sanitario (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 4 dicembre 2017, sono state presentate le mozioni Fossati ed altri n. 1-01765, Marotta ed altri n. 1-01766, Brignone ed altri n. 1-01769, Vargiu ed altri n. 1-01770 e Palese e Occhiuto n. 1-01773, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto che è stata testé presentata la risoluzione Di Vita ed altri n. 6-00370 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Intervento e Parere del Governo)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire per esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sulla risoluzione presentata. Prego, onorevole Amici.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Le mozioni pongono un atto di indirizzo al Governo rispetto ad un tema molto sentito, sentito soprattutto perché il tema della salute è non solo un diritto sancito dalla Costituzione, ma nel corso del tempo è stato oggetto di molti interventi, a partire dalla legge che istituì il Servizio sanitario nazionale, la legge n. 833, e che ha subito una serie di evoluzioni, anche rispetto al quadro costituzionale, nel riparto di competenze tra lo Stato e le regioni. Questo diritto, che deve permanere ed essere l'obiettivo fondamentale, viene messo alla luce nelle mozioni di indirizzo come uno di quegli elementi che può essere minato, allorquando avvengono fenomeni corruttivi nella gestione, quindi nell'organizzazione per l'capoverso di questo diritto.

In particolare, io credo che molte mozioni abbiano sollevato questo argomento proprio perché il tema che i cittadini avvertono di fronte al fatto di non vedere riconosciuto spesso il diritto alla salute - le liste di attesa, i meccanismi a volte troppo lunghi nei processi di aziendalizzazione delle unità sanitarie locali - determina una situazione sulla quale è giusto che la politica si interroghi, ma si deve interrogare partendo anche dai risultati di fatto.

Prima di esprimere il parere sulle singole mozioni, mi permetta, Presidente, di sottolineare che, a volte, in molte delle mozioni, ci sono affermazioni che non tengono conto di un lavoro fatto e io credo che, da questo punto di vista, invece, sia bene ribadire che, già nel corso di questa legislatura, sono avvenuti elementi molto importanti che hanno delineato elementi di grande razionalità.

In particolare, mi pare di ricordare la questione relativa al servizio intramoenia, stabilendo, da parte degli operatori sanitari che svolgono anche una funzione di tipo privatistico, cui sono stati messi dei paletti, dotati anche e soprattutto dalle aziende sanitarie locali, che ci sia l'elemento della trasparenza, della tracciabilità dei pagamenti e, soprattutto, che le visite che avvengono nel sistema di intramoenia non siano superiori a quelle del servizio pubblico. È del tutto evidente che ciò viene fatto, proprio perché si può annidare in quel meccanismo uno degli elementi su cui si innestano processi di ordine corruttivo.

Dall'altro lato, io credo che sia importante ricordare che, proprio nel corso di questa legislatura, è stato approvato un provvedimento che è centrale in molte mozioni, in rapporto all'eccessiva politicizzazione nelle nomine delle direzioni, dei dirigenti e direttori delle aziende sanitarie ed ospedaliere.

Su questo argomento il Governo è intervenuto, quest'Aula ha già votato una serie di riforme importanti, che credo sia giusto che noi ribadiamo, perché si è messo, dentro quel procedimento, non solo l'elemento della trasparenza, ma in particolare tutti quegli elementi che permettono, da un lato, un albo nazionale, che stabilisca i requisiti per accedere ai livelli apicali, e, dall'altro, di demandare una responsabilità alle regioni, che sono titolari nella nomina, di mantenere la nomina dentro un criterio, che è quello della fiduciarietà, ma anche dell'imparzialità, perché sono gli elementi a garanzia e a presidio di questo diritto alla salute.

Mi pare che, da questo punto di vista, anche l'obbligo di mettere in trasparenza i propri redditi, come dire, è un elemento che ha visto una collaborazione fattiva fra l'ANAC, l'Agenas e il Ministero della salute, dentro i quali si interviene in maniera molto precisa durante proprio questa legislazione; lo dico, perché, a volte, anche quando si danno delle mozioni di indirizzo sembra che la realtà superi di gran lunga la fantasia e, invece, bisognerebbe partire, esattamente, da quello che è stato fatto, per darne, invece, conto, ed elemento di garanzia.

Alla luce di questo - inizio ad esprimere i pareri - per quanto riguarda la mozione Nesci ed altri n. 1-01701 (Nuova formulazione), il parere è contrario sulle premesse. Per quanto riguarda il dispositivo: sul capoverso n. 1, favorevole; sul capoverso n. 2, c'è una riformulazione: “a continuare ad intervenire”. Al capoverso n. 3, sempre parere favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle iniziative già intraprese per”. Capoverso n. 4, parere favorevole sempre con la riformulazione: “a garantire l'efficacia del monitoraggio”. Sul capoverso n. 5, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Al capoverso n. 6, il parere è favorevole se riformulato con: “a garantire l'efficacia delle iniziative intraprese per intervenire”. Sul capoverso n. 7, il parere è favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle tutele introdotte a beneficio dei cittadini e degli utenti”. Sul capoverso n. 8, il parere è favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle iniziative intraprese per prevedere la revoca”. Sul capoverso n. 9, il parere è favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle iniziative intraprese”… no, scusate, sul capoverso n. 9 c'è il parere favorevole secco. Sul capoverso n. 10, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di intervenire”. Sul capoverso n. 11, il parere è favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle misure”. Sul capoverso n. 12, il parere è favorevole sempre con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle iniziative”. Capoverso n. 13, parere favorevole; capoverso n. 14, parere favorevole; capoverso n. 15, parere favorevole con la riformulazione: “a dare riscontro all'atto di assegnazione”. Capoverso n. 16, parere favorevole; capoverso n. 17, parere favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle disposizioni” e, poi, segue.

Il parere sulla mozione Lenzi ed altri n. 1-01763 è favorevole sul dispositivo e anche sulle premesse.

Sulla mozione Fossati ed altri n. 1-01765, il parere è favorevole sulle premesse. Per quanto concerne il dispositivo, sul capoverso n. 1, il parere è favorevole; sul capoverso n. 2, il parere è favorevole; sul capoverso n. 3, il parere è favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle iniziative”. Sul capoverso n. 4, il parere è favorevole, a condizione che venga riformulato con: “assumere iniziative, anche normative, per estendere”. Sul capoverso n. 5, il parere è favorevole. Sul capoverso n. 6, il parere è favorevole. Sul capoverso n. 7, il parere è favorevole. Sul capoverso n. 8, il parere è favorevole con la riformulazione: “a garantire l'efficacia delle iniziative”.

Invece, la mozione Marotta ed altri n. 1-01766, primo firmatario Marotta, ha parere favorevole sia sul dispositivo che sulle premesse.

Per quanto riguarda la mozione Brignone ed altri n. 1-01769, il parere è favorevole sulle premesse. Per quanto riguarda il dispositivo, sul capoverso n. 1, c'è un parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità”. Sui capoversi nn. 2, 3, 4, 5, 6 e 7, il parere è favorevole.

Sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01770, il parere è favorevole sulle premesse e sul dispositivo. Per quanto riguarda la mozione Palese e Occhiuto n. 1-01773, il parere è favorevole sulle premesse e sul dispositivo.

Per quanto riguarda l'ultima risoluzione arrivata poc'anzi, credo, della collega Di Vita, la risoluzione Di Vita ed altri n. 6-00370, formulo un parere favorevole sulle premesse. Per quanto concerne il dispositivo, sul capoverso n. 1, il parere è favorevole con la riformulazione: “ad assumere iniziative”. Il parere è favorevole sul capoverso n. 2. Al capoverso n. 3, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare ai fini dell'effettiva razionalizzazione”. Parere favorevole al capoverso n. 4; al capoverso n. 5, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di realizzare una rete centralizzata; parere favorevole al capoverso n. 6. Parere favorevole al capoverso n. 7 con la riformulazione: “a valutare l'opportunità” e al capoverso n. 8 il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, la lotta alla corruzione in sanità è un atto dovuto, è un atto di civiltà, è un atto che risponde alla nostra Costituzione che prevede, davvero, un sistema sanitario universalistico, che si faccia carico di tutti, a cominciare dai più indigenti, a cui garantisce cure gratuite. Garantire cure gratuite significa anche garantire tempi certi, tempi brevi, significa garantire tutto l'insieme delle cure di cui hanno bisogno, in un periodo in cui la sanità è un oggetto molto caro e, per poterlo davvero garantire a tutti, occorre intervenire su una lotta decisa e determinata agli sprechi, all'inefficienza, all'incompetenza, al conflitto di interessi, a quelle false sponsorizzazioni in cui dietro un'immagine magari edulcorata, in realtà, si nasconde la vendita di prodotti ad alto prezzo e a scarso rendimento. Vegliare sulla sanità e sulla qualità della sanità significa anche vegliare su operazioni complesse che sfuggono alla percezione di molti di coloro che lavorano in sanità - penso, in particolare, a medici, infermieri, personale sanitario a tutti i livelli - e, per esempio, sulla gigantesca operazione degli acquisti, acquisti di beni e acquisti di servizi, laddove i fiumi di soldi che scorrono, i fiumi di soldi che vengono investiti in servizi cosiddetti accessori, anche quando appaiono come servizi di base, rappresenta davvero un'offesa a quel senso del dolore e della sofferenza che è al centro di coloro che si occupano di sanità.

Occuparsi di sanità, oggi, non può voler dire altro che occuparsi di coloro che mettono in primo piano le loro fragilità, la loro disabilità, la loro cronicità e richiede, quindi, un impegno a farsene carico che si prolunga nel tempo e negli anni e che richiede una grande creatività, in cui, davvero, ci si fa carico di chi sta poco bene e non ci si mette al servizio di chi molto intende lucrare proprio sul dolore e sulla sofferenza degli altri. Cito semplicemente e basta, perché so che è in molte delle relazioni dei colleghi, il report dell'OCSE in cui l'Italia viene specificatamente denunciata, non perché non faccia nulla, ma perché non fa tutto ciò che potrebbe essere necessario e tutto ciò che, comunque, potrebbe essere possibile.

Concludo, ricordando il titolo di uno dei libri, anzi, in realtà, si tratta di poco più di un'omelia, scritta da Papa Francesco, quand'era ancora vescovo di Buenos Aires che era: “Guarire dalla corruzione”. Noi dobbiamo immaginare che dalla corruzione si possa guarire e che questo processo di guarigione cominci proprio dalla sanità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Io credo che la corruzione rappresenti uno degli elementi più sensibili nel rapporto tra il cittadino e le istituzioni. È uno degli elementi che più crea sfiducia nelle istituzioni, che più contribuisce a rafforzare quel clima di antipolitica che, oggi, purtroppo, chiunque abbia un impegno appassionato in politica percepisce e tocca con mano in ogni suo contatto con i cittadini. Per cui, bene fa, l'Aula, oggi, a entrare nel merito della corruzione, nel merito di una specifica attività di corruzione che è quella in sanità, perché nella sanità, forse, l'elemento sensibile della corruzione è ancora più sensibile, perché riguarda comunque un settore che dovrebbe prendere in carico la debolezza, il più debole, il più sensibile, il più sofferente.

Per cui, ci sono degli elementi, nella nostra mozione li abbiamo ricordati, che vanno sottolineati, che hanno maggiore criticità. Tra questi abbiamo ricordato la corruzione spiccia che alligna all'interno delle liste d'attesa, dell'accessibilità della prestazione, che mina una di quelle che sono garanzie fondamentali del nostro sistema sanitario nazionale e, cioè, l'equità della prestazione. Ma, poi, c'è il tema degli acquisti, il tema degli appalti, il tema che qualunque attività del pubblico gestisce denaro che non è proprio e, gestendo denaro che non è proprio, facilita l'intervento di forze che tendono agli arricchimenti illegittimi. Poi c'è il tema dei pagamenti, un altro tema sensibilissimo; voi potete ben capire come il ritardo di pagamento di un fornitore possa in talune circostanze pregiudicare il fallimento di un'azienda, possa portare alla disoccupazione, al licenziamento dei dipendenti dell'azienda. Allora, laddove esiste una discrezionalità della burocrazia nei tempi del pagamento che li allunga a dismisura, beh, insomma, dentro questi processi alligna il rischio della corruzione. E, allora, bene fa quest'Aula a dare delle indicazioni di principio che rafforzino le attività di lotta alla corruzione. La prima non può che essere quella di spendere parole sulla cultura della legalità. La società esprime la propria classe dirigente, la esprime anche all'interno dei meccanismi aziendali della sanità; laddove c'è cultura della legalità, non cresce l'erba gramigna della corruzione. Quindi, l'investimento sulla cultura della legalità è sicuramente uno dei primi investimenti che noi dobbiamo fare. Però dobbiamo avere mente chiara su una cosa: che non può nascere neanche l'industria della lotta alla corruzione, che non può nascere l'idea che l'Anac debba avere sopra una super Anac, che non può nascere l'idea che ci debbano essere i controllori dei controllori dei controllori, perché questo comporta una stratificazione di norme che poi, alla fine, creano quella opacità all'interno della quale esiste il rischio di corruzione moltiplicato per cento.

Quindi, dobbiamo stare lontani da questa cultura del controllo formale, che è nemica del controllo sostanziale. E dobbiamo avere in mente che la lotta alla corruzione si fa con la semplificazione della norma e con la certezza della norma, e si fa con la trasparenza, con la full disclosure, con la lotta al sequestro delle informazioni, con gli investimenti in informatica. Tutto ciò che è chiaro e limpido, ed è sostenuto dalla cultura della legalità, ed è semplice e certo, è nemico della corruzione, teniamolo sempre bene a mente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Annuncio che il mio intervento segnerà una voce fuori dal coro, perché credo che l'inutile esercizio della retorica, che quasi sempre costituisce l'anima dell'istituto della mozione, in questo caso possa essere non solo inutile, ma dannoso. Vorrei rifarmi alle ultime parole dette dal collega Vargiu: evidentemente, nelle assemblee il vizio di pensare che si possano risolvere i problemi di onestà mettendo una guardia alle spalle della guardia, e poi una super guardia alle spalle della seconda guardia e via discorrendo, è un vizio che risale alla notte dei tempi, perché tutti noi a scuola abbiamo appreso il motto latino quis custodiet custodes.

Ora, quis custodiet custodes bisogna chiederselo una volta sola e non continuare a produrre normative sempre più complicate, sempre più defaticanti, sempre più confuse, alla fine delle quali tutto crolla, eccetto la corruzione, perché la corruzione nasce dall'anima delle persone; e questo lo posso dire perché, avendo avuto la fortuna di amministrare una piccola azienda sanitaria, ho anche ricevuto un premio dall'associazione Libera, in quanto siamo stati forse i primi del Piemonte o in Italia ad avere applicato il decreto legislativo n. 150 del 2009. Ebbene, vi assicuro che quella norma che abbiamo applicata l'abbiamo applicata ridendoci su, anche se per questo siamo stati premiati, perché quella legge era assolutamente inutile, perché nella mia azienda non si rubava prima e non si rubava dopo. Questa è la discriminante: ci sono i ladri e i non ladri. Credo che sia pericolosissimo dare ulteriori compiti all'Autorità nazionale contro la corruzione, ne ha già troppi. Ma voi ve lo immaginate il malcapitato gestore di questa Autorità che deve controllare tutti gli appalti delle ASL? L'Anac diventerebbe un super ministero di dimensioni mostruose, diventerebbe l'unico potere amministrativo in questo Paese (l'unico potere di questo Paese è un altro, che non voglio nominare). L'unico potere amministrativo di questo Paese: ma questo è saggio? Noi veniamo da venticinque anni in cui la politica ha predicato la retorica che il Governo era servo del Parlamento, che era impossibile amministrare, che la Costituzione repubblicana, essendo troppo parlamentare, tarpava le ali alle energie vitali del Governo. E adesso le medesime persone vengono qui a scrivere delle mozioni assurde, in cui si auspica in tutte un maggiore intervento di Anac. Ebbene, auspico un minore intervento di Anac, auspico che i politici che si dichiarano responsabili sappiano scegliere fra i loro collaboratori i ladri dai non ladri, perché questo è l'unico modo per stroncare la corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà. Prego, interviene l'onorevole Scopelliti al posto dell'onorevole Marotta.

ROSANNA SCOPELLITI. Sono un po' diversa dall'onorevole Marotta. Presidente, Governo, la mozione che abbiamo presentato intende intervenire su un tema delicato, che il Ministero della salute ha già affrontato in termini concreti e positivi, e che impegna, quindi, in primo luogo il Governo a proseguire l'attività di contrasto alle forme di corruzione che sono ancora presenti in ambito sanitario. La corruzione costituisce, infatti, uno dei mali più gravi e più difficili da debellare dall'apparato pubblico, e in particolare proprio nell'ambito sanitario, in cui determina gravi ricadute sociali, colpendo in maniera significativa gli utenti sia sotto il profilo sociale che economico. Noi, quindi, sollecitiamo ancora l'Esecutivo a proseguire nella sua opera proprio perché il sistema sanitario tutela uno dei diritti fondamentali dell'individuo e della collettività, come prevede l'articolo 32 della Costituzione, e perché nel sistema sanitario si investono importanti risorse, più che in altri settori.

Pertanto è necessario intervenire al fine di eliminare gli elementi corruttivi, gli sprechi e gli eventuali conflitti di interesse, che costituiscono elementi di singolare pericolosità in un campo di particolare valore sociale. Lo sforzo del Governo, sotto questo profilo, è stato in questi ultimi anni particolarmente importante ed efficace, perché ha introdotto un sistema di regole che mirano a promuovere la cultura della legalità tra gli operatori all'interno dell'intero apparato sanitario. In questo senso sono state introdotte importanti normative per implementare, per esempio, la trasparenza in tutto il settore. Possiamo infatti ricordare alcune delle leggi varate dal Governo, come quella relativa alla riforma della dirigenza pubblica, attuata con decreti legislativi diretti a garantire i principi di trasparenza, imparzialità e indipendenza nel settore e negli enti del Servizio sanitario nazionale. Un Servizio volto a porre rimedio alle inefficienze organizzative indotte in diversi enti sanitari regionali soprattutto da fenomeni di evidente politicizzazione delle nomine. Misure, quindi, che si propongono di valorizzare il principio della netta separazione tra politica e amministrazione, che rappresenta un grave elemento di criticità all'interno proprio delle strutture sanitarie. E sotto tale profilo va, tra l'altro, dato atto al Governo di essere intervenuto proprio al fine di assicurare un'adeguata trasparenza e imparzialità nelle procedure selettive volte al conferimento degli incarichi apicali in sanità.

E importante e anche fruttuosa è stata la collaborazione che il Ministero ha avviato con l'Anac, che ha determinato l'implementazione di un nuovo Piano anticorruzione rivolto principalmente alle aziende sanitarie pubbliche e agli enti assimilati. Inoltre, con il protocollo tra il Ministero della salute ed Anac, sottoscritto il 21 aprile 2016 e di cui è firmataria anche Agenas, si è introdotto un sistema di verifiche e controlli per dare concreta attuazione al sistema di regole e di misure contenuto nella sezione sanità del Piano nazionale anticorruzione. A tal fine, la nostra mozione impegna il Governo ad accrescere le ispezioni presso le strutture sanitarie locali, in modo da compiere un monitoraggio costante e continuo al fine di contrastare nel miglior modo possibile la corruzione negli apparati sanitari.

E in questo contesto assume, tra le altre cose, una particolare importanza l'esigenza di monitorare con efficacia l'applicazione da parte delle regioni delle misure concernenti l'attività professionale intramuraria. Tale aspetto ricordo che è stato trattato dalla legge n. 120 del 2007, e la stessa legge prevede, peraltro, l'introduzione di un osservatorio che effettua un controllo efficace sullo stato di attuazione dell'attività professionale intramuraria e i cui risultati vengono anche riportati nella relazione da presentare al Parlamento prevista dall'articolo 1, comma 1, della legge citata. Inoltre, è da sottolineare come tra il 2014 e il 2015 si sia sviluppata un'intesa e un'importante attività da parte del Ministero della salute al fine di assicurare a livello nazionale i principi di solidarietà, universalità, equità e sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, al fine di eliminare gli sprechi e garantire l'equilibrio economico-finanziario del Servizio stesso.

E tra i costi del Servizio, ovviamente, non potevano venire trascurati i fenomeni di corruzione e di conflitto di interessi. L'attività del Ministero si è inoltre dedicata a riqualificare i servizi a favore degli utenti, con la possibilità di rilanciare gli investimenti in sanità allo scopo di valorizzare il capitale umano e promuovere il merito. Ricordiamo, sotto tale profilo, il Patto per la salute 2014-2016 e il programma di revisione della spesa in sanità, con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi resi ai cittadini. In particolare, si è predisposto un sistema di regole specifiche rivolte a prevenire il fenomeno corruttivo nel settore sanitario anche grazie alla collaborazione tra il Ministero della salute, che ha effettuato con l'Anac e l'Agenas l'adozione di una specifica sezione per la sanità. A tal fine, per la prima volta, sono state rafforzate anche le misure di trasparenza.

Nell'anno 2016, come precedentemente detto, con il protocollo del 21 aprile 2016, tra Anac e il Ministero della salute, e il relativo patto integrativo di cui è firmataria anche l'Agenas, si è deciso di condurre attività di verifica, controllo e valutazione del sistema di regole e di misure, contenuto nella sezione del piano nazionale anticorruzione, da parte delle aziende sanitarie e degli enti del Servizio sanitario nazionale. In quest'ambito, è stato quindi istituito il Nucleo operativo di coordinamento, con funzioni consultive, propositive e di supporto, nei confronti dell'Anac. È stato, infine, istituito sempre presso l'Anac, il registro del personale ispettivo cui la stessa Anac può attingere a supporto della verifica dei piani triennali di propria competenza per controllare in modo efficace il grado di attuazione e implementazione delle misure di trasparenza e prevenzione della corruzione da parte degli enti del Servizio sanitario nazionale. È stato poi definito un ulteriore aggiornamento della sezione sanità che oggi consiste e costituisce un vero e proprio capitolo del PNA 2016. Proprio questo capitolo del Piano nazionale anticorruzione è il frutto di un lavoro di sette tavoli tecnici che hanno individuato alcuni argomenti importanti in settori specifici della sanità, al fine di migliorarne la trasparenza e prevenire, appunto, i fenomeni di corruzione.

La gran mole di lavoro effettuato dimostra, quindi, un'effettiva volontà di azione per contrastare la corruzione della sanità, che comunque va proseguita in un'ottica di miglioramento dei servizi resi ai cittadini. Ed oggi, quindi, possiamo contare su un quadro di regole certe e sul metodo di lavoro che consentirà di ridurre in modo consistente la corruzione nel settore sanitario, una cosa di cui c'è particolarmente bisogno, soprattutto in regioni a rischio infiltrazioni e soprattutto in territori dove, purtroppo, sulla sanità spesso e volentieri ci si è investito in maniera illecita, andando proprio a giocare su un bene fondamentale, quello dei cittadini e della loro salute, e sulla fiducia che poi anche i cittadini investono nel Sistema sanitario nazionale. Quindi, proprio in questo contesto, la nostra mozione va nel riconoscimento del grande e positivo impegno posto in essere dal Governo e invita l'Esecutivo a proseguire, e sicuramente a rafforzare, l'attività di prevenzione e di controllo, al fine di raggiungere dei risultati ottimali e definitivi. È un dovere che abbiamo nei confronti dei cittadini. Sicuramente anche quest'oggi, stamattina, in quest'Aula, è un momento importante per parlarne e per poter ribadire, comunque, una presa di posizione forte contro la corruzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Molto brevemente: la lotta alla corruzione è un atto di civiltà, così come lo sono la lotta agli sprechi e alle inefficienze. Occuparsi di sanità dovrebbe voler dire mettere al centro i bisogni di chi soffre, non dovrebbe - il condizionale è d'obbligo - essere lo spazio geometrico degli interessi, ma lo spazio della cura. La corruzione in un ambito come quello della sanità è avvertita giustamente dai cittadini come l'esempio del degrado di una certa politica che ne rimane coinvolta. Quindi, dotarsi degli strumenti e delle misure per garantire quella trasparenza che serve a prevenire atti corruttivi è fondamentale. Noi riteniamo che l'attività dell'Anac sia andata in questa direzione.

Certo, il rischio che queste mozioni risultino, come giustamente ha fatto osservare qualche collega, solo un esercizio di retorica, buoni propositi, esiste. Ciononostante, riteniamo che sia comunque importante ribadire la volontà di contrastare fortemente la corruzione, in particolar modo in un ambito delicato come quello della sanità. Annuncio, quindi, il voto favorevole della Lega Nord su tutte le mozioni che sono state depositate dai colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Grazie Presidente. Interveniamo oggi su un tema che le indagini statistiche, e le indagini svolte da diverse associazioni e diversi centri di ricerca, ci rivelano essere un tema importante, sentito, percepito: il tema della corruzione in ambito sanitario.

Come tutte le rilevazioni statistiche, il difetto sta spesso nel non poter intervenire in tema di illegalità su dati certi, su dati descrittivi. Si sa qual è l'esito dei contenziosi, l'esito dei procedimenti penali, quindi quelli sono numeri, e, se fossero quelli i numeri della vicenda penale conclusa, sarebbero numeri in media con una dimensione europea. Quello che, invece, rende particolare l'attenzione dei cittadini, la vicenda del dibattito pubblico, è la percezione della corruzione in sanità. Sono uscite, penso all'Istat, pochi giorni fa, delle ricerche che dicono che nel 10 per cento delle famiglie italiane ci sarebbe stato un caso di richiesta di denaro, almeno un caso di richiesta di denaro, in cambio di un'accelerazione dei tempi della procedura sanitaria o di un passaggio dal professionista prima di accedere al percorso pubblico di cura. Il primario che ti dice “viene prima nel mio ambulatorio, e poi facciamo lì la diagnosi, l'anamnesi, vediamo un po' il caso e poi viene nella struttura”. Questo dato del 10 per cento diventa una percezione del 60 per cento quando si domanda se le persone siano a conoscenza di casi, se conoscano situazioni di questo genere, subite da amici, parenti e via dicendo.

Quindi, le rilevazioni statistiche danno conto di un ambiente e di una percezione diffusa. Anche qui statisticamente significa poi tirare fuori dei dati. Una relazione matematico-statistica tra la percezione e la realtà si trova, si può sbagliare di un po', ma insomma è chiaro che nel sistema ci sono delle falle. Ci sono delle falle nel sistema della procedura degli acquisti dei beni e servizi per la sanità, ci sono delle falle nel sistema dei concorsi, e quindi delle progressioni di carriera, ci sono delle falle nella quotidianità dei cittadini, nel sistema di gestione dell'intramoenia, nel sistema di gestione delle agende dei reparti e delle strutture, le agende che gestiscono le visite, le liste di attesa.

Noi dobbiamo intervenire sul complesso di queste falle. C'è la madre di tutte le iniziative, di tutte le possibilità, che è la legge anticorruzione, che disegna un'attrezzatura perché il sistema possa intanto monitorare, poi rispondere a queste falle: il Piano nazionale anticorruzione e i Piani triennali, che, sotto la responsabilità di una persona, di un referente per ogni azienda sanitaria, devono essere costruiti e attuati nelle aziende sanitarie locali.

Quindi, il sistema è stato disegnato. Sono stati disegnati il sistema, le procedure e le modalità per tenere sotto controllo e individuare i possibili centri di rischio, individuare le innovazioni e le proposte per eliminare il rischio e le pratiche, che dovessero essere accertate, se non illegali - perché qualche volta non di illegalità pura si tratta - ma sicuramente in termini di atteggiamenti eticamente inaccettabili, che determinano poi un danno nei confronti dei cittadini e del sistema. Il tema - e noi nella mozione su questo ci soffermiamo - è chiedere un impegno al Governo, perché, sulla base di questo schema, che è uno schema dato dalla normativa e dalla legge anticorruzione, si facciano dei passi avanti operativi. Infatti, perché questo sistema funzioni, c'è bisogno di una serie di atti e di investimenti, investimenti in formazione del personale, investimenti in tecnologie, che possano gestire e rendere fruibili i dati relativi ai flussi economici, a tutto il sistema degli acquisti, al sistema delle liste d'attesa e delle agende. La maggiore trasparenza, un investimento in trasparenza, è l'investimento migliore contro l'illegalità.

Quindi, questo è lo sforzo da fare, perché, sempre dalle indagini fatte - penso a quella del Censis e a altre -, viene fuori che l'Italia è a dieci velocità anche su questo versante. Ci sono delle aziende che hanno costruito una rete e un sistema accettabile e delle aziende dove non c'è neanche il responsabile o il primo Piano triennale sul contrasto alla corruzione. Quindi, è compito del Governo assicurare l'attuazione della legge e l'investimento, perché si possa in tutto il territorio del Paese trovare monitoraggio, attenzione e iniziative, perché il tema della trasparenza e della corruzione ci sia.

Concludo con quello che ha detto in modo molto, molto chiaro, non un partito politico, ma la Federazione degli ordini dei medici, in audizione alla Commissione antimafia, un intervento molto allarmato e molto lucido, che si conclude così: la corruzione può avere un impatto di tipo economico, ma anche clinico e di appropriatezza sulla sicurezza dei pazienti e sulla reputazione e onorabilità di chi è coinvolto. Costi indiretti sono la perdita di fiducia, il danno all'immagine pubblica, un rallentamento all'innovazione, un danno soprattutto ai soggetti più fragili, che si affidano al Servizio sanitario.

Mi sembra che il tema sia questo. Noi abbiamo la crescita dell'abbandono e della sfiducia, in un sistema sanitario che non se lo merita, e cerchiamo anche su questo versante di evitare il peggio (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Sì, Presidente, intanto…

PRESIDENTE. Onorevole colleghi, onorevole Nastri, c'è l'onorevole Palese che sta parlando. Ha visto come l'ho preceduta, onorevole Palese?

ROCCO PALESE. Grazie, c'era una piccola riunione di Fratelli d'Italia. Allora, signor Presidente, non c'è dubbio che le mozioni, presentate dai vari gruppi e che oggi sono in discussione in Aula, sulla corruzione nel settore della sanità, rappresentino uno dei punti centrali su cui la politica dovrebbe dare delle risposte più decise, più efficaci e più efficienti, che invece tardano assolutamente a venire.

Non c'è assolutamente alcun dubbio, che trattasi di un aggregato di spesa, tra quelle della spesa pubblica, più vistoso e secondo solo a quello della previdenza. Noi parliamo di 113 miliardi di euro all'anno di risorse pubbliche, cui poi si aggiungono altrettanti miliardi di euro, fino ad arrivare, grossomodo, a 150 da parte dei cittadini, che provvedono all'acquisizione di prestazioni sia farmaceutiche, sia di servizi, sia ospedaliere e quant'altro, prestazioni cioè sanitarie con pagamento diretto. Per non parlare poi delle tasse aggiuntive, che quasi tutte le regioni vanno a determinare nei confronti dei cittadini, per coprire disavanzi di sanità, soprattutto dovuti a una situazione gravissima di mala gestione, sia in termini di sprechi e sia soprattutto di corruzione.

Non trattasi, signor Presidente, di responsabilità politica all'interno della gestione delle regioni, perché c'è, sia che siano governate le regioni dal centrodestra, dal centrosinistra e da quant'altro, così com'è successo finora. Poi attendiamo pure che ci siano altre novità. Il problema non riguarda gli schieramenti politici e la responsabilità politica - le responsabilità politiche sono complessive -, ma riguarda il sistema. Il sistema della sanità ha questa patologia gestionale.

In molte realtà trattasi di verificare, all'interno delle direzioni generali, indipendentemente anche da chi è il direttore sanitario, il direttore generale o il direttore o amministrativo. Si tratta solamente di stabilire se è corrotto nell'area l'atomo o l'elettrone. È l'intero sistema, l'intera filiera, ogni volta che accadono degli scandali, che assolutamente viaggiano nel contesto della corruzione. E alcune direzioni generali, quando ci sono gli scandali, farebbero molto meglio, invece di far scadere tutto in prescrizione, con lungaggini e quant'altro, quando si è certi che ci sono tangenti nel contesto dell'erogazione della salute, che è un bene pubblico primario, farebbero molto meglio a cercare di tirar fuori una norma con cui trasformare le direzioni generali in penitenziario, in maniera tale che ci sia una pena immediata.

I dati. Il Procuratore generale dalla Corte dei conti, Claudio Galtieri, nell'ambito della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, ha segnalato che è l'inefficienza a creare ampie zone oscure, in cui si possono facilmente inserire e nascondere conflitti d'interessi e corruzione, in particolare negli appalti pubblici e nell'acquisizione di beni e servizi. Noi parliamo soprattutto dei dispositivi medici, delle protesi, ma parliamo anche, signor Presidente, dei servizi, che riguardano la lavanderia, la ristorazione, le pulizie, soprattutto, dove spesso e ben volentieri non solo ci sono stati fenomeni di corruzione, ma anche di associazioni con la criminalità organizzata, peggio ancora rispetto a questo dato.

Ora, davanti a una situazione del genere, è fin troppo evidente che la politica deve dare le risposte. Quali? Prendiamo atto che la situazione dell'attuale governance intanto non funziona o non regge, nonostante gli sforzi che vengono fatti rispetto ai piani anticorruzione, rispetto alla situazione dell'ANAC, rispetto a tante cose. Soprattutto cerchiamo di chiederci: ma i controlli farlocchi, che ci sono all'interno delle ASL, servono? Ma questi controlli farlocchi, che sono totalmente inefficaci, assenti e certe volte, spesso e ben volentieri anche collusi con l'interno della gestione, perché non vengono modificati?

Come fare? Semplice: mettere il controllo preventivo di tutti gli atti. È questo il compito della politica, questa, sì, sarebbe una norma di carattere generale che la politica nazionale, il livello centrale, potrebbe fare nei confronti delle regioni, perché è risaputo che la programmazione e la gestione sono completamente competenza delle regioni.

Ora, davanti a una situazione del genere, perché non istituire un comitato di sorveglianza della spesa pubblica sanitaria, gratis, costo zero, per ogni ASL? Composto da chi? Da qualche generale della Guardia di finanza in pensione, da qualche magistrato della Corte dei conti in pensione, da qualche cittadino esperto in rappresentanza dei cittadini. Infatti, sono i cittadini che sono costretti a pagare ticket - e chi non ha le risorse rimane senza prestazioni - e a pagare tutto quello che riguarda le tasse aggiuntive, in regioni che sono uno sfascio, in regioni, soprattutto in alcune del sud, quando si va in ospedali, che, a causa della corruzione continua, sono rimasti indietro come investimenti, innovazione, professionalità, tutto. E, invece di andare in ospedale per curarsi, vanno a morire. Questi sono i casi su cui bisognerebbe dare risposte e risposte serie!

D'altro canto, che cosa dobbiamo leggere, signor Presidente? Il rapporto della Guardia di finanza del 2016, da dove emergono scandali, da dove emergono fenomeni corruttivi di ogni genere e di ogni grado? Che cosa dobbiamo leggere? Il rapporto della Corte dei conti, che mette in evidenza questo? Quello che ci dice l'ANAC, Cantone? Dice sostanzialmente che il sistema delle gare, rispetto ad alcune ASL e rispetto ad alcune regioni, per l'acquisizione di beni e servizi è un dato completamente sconosciuto. Vige solamente il sistema delle proroghe, servizi che vengono prorogati da dieci anni, quindici anni e quant'altro.

Davanti a una situazione del genere, lo Stato ha il sacrosanto dovere di intervenire, perché nella Costituzione non ci sono tanti e tanti altri articoli. Ce n'è uno, l'articolo 120, che è poco utilizzato. L'articolo 120 praticamente obbliga lo Stato a intervenire e a sostituirsi, nel momento in cui ci sono alcune regioni che non sono nelle condizioni, per loro colpe e per loro responsabilità, di assicurare i diritti e le prestazioni connesse ai diritti sociali e civili. Non si può commissariare le regioni solo perché non rispettano la situazione della contabilità, perché hanno disavanzi troppo grandi, per questo o per quell'altro motivo. Dovrebbero essere commissariate anche per le gestioni scellerate e clientelari di natura politica, per gli sprechi, e adesso quasi tutte le regioni sono di un solo colore politico. È questo ciò che bisognerebbe affrontare.

Io lo dico sempre e lo ripeto anche in questa dichiarazione di voto su questa mozione: l'unico federalismo che è entrato in vigore, soprattutto nella sanità, signor Presidente, è quello della corruzione e non quello della responsabilità, non quello delle scelte autonome, non quello delle scelte efficaci a favore dei cittadini. Di queste situazioni è responsabile direttamente la politica, perché ancora oggi noi vediamo, sì, degli sforzi - i piani nazionali triennali anticorruzione, poi questo e poi quello -, ma dobbiamo cercare di aumentare i controlli.

Già io ho avanzato una proposta e potrebbero essercene anche altre, perché l'assenza dei controlli e le informazioni che in via telematica vengono portate sono, sì, un grande dato di trasparenza, ma sono parziali, non sono comprensibili e poi, addirittura, certe ASL nemmeno le fanno.

Non basta. Occorre che ci sia qualche cosa di shock, perché la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale - ed è per questo motivo e non per altri che noi veniamo ritenuti tra i servizi sanitari più efficienti dall'Organizzazione mondiale della sanità - determina l'accesso universalistico, ma questo accesso universalistico alle prestazioni sanitarie oggi è messo fortemente in discussione, perché non c'è la possibilità, per molta e molta gente, di avere le risorse per potersi curare, per le liste di attesa chilometriche e quant'altro. La stragrande maggioranza di questi disservizi, la stragrande maggioranza di questi problemi è dovuta solo ed esclusivamente alla corruzione dilagante che c'è all'interno del sistema del servizio sanitario.

Ho visto che negli impegni grossomodo tutti pongono questo problema e, quindi, non è sconosciuto questo problema e c'è una presa d'atto che esiste. D'altro canto, i rapporti della Guardia di finanza, della Corte dei conti, dell'ANAC, eccetera, sono davanti agli occhi di tutti. Gli scandali giornalieri sono davanti agli occhi di tutti. Speriamo che ci sia qualche risultanza…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Palese.

ROCCO PALESE. …nella prossima legislatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Ritengo molto importante che oggi sia stato accettato - con qualche riformulazione - sostanzialmente tutto il pacchetto anticorruzione che il MoVimento 5 Stelle vi ha proposto. Sono 17 impegni e molti di questi impegni sono stati presentati - anzi, direi la maggior parte - da mozioni successive, presentate successivamente da altri gruppi e presumibilmente copiati dalla nostra mozione. Non è un problema, non c'è alcun problema e non vi dovete vergognare di questo aspetto.

Quello che per noi, in ogni caso, non va bene è che è impossibile rescindere il legame con le premesse che abbiamo inserito nella nostra mozione, che praticamente raccontano un excursus storico e forse, in alcuni punti, anche un libro giallo della corruzione. Cioè, servono a coloro che vogliano andare a vedere effettivamente come sia possibile che la filiera della corruzione sia così pervasiva e capillare e che questa classe politica non sia riuscita, attraverso delle leggi, dei provvedimenti e degli adempimenti, a entrare proprio in alcuni nodi complessuali della corruzione.

Ebbene, una di queste ragioni è molto semplice: una di queste ragioni è che uno dei nodi complessuali della corruzione è il conflitto di interessi e il conflitto di interessi è un problema che questa legislatura e questo Governo non hanno mai affrontato in maniera seria.

Per quanto riguarda la sanità, ci sono esponenti, consiglieri di ordini professionali sanitari, che sono ricorsi al TAR relativamente a una legge degli anni Sessanta, che prevede che un parlamentare non può essere contemporaneamente presidente di un ente pubblico, anche di tipo non economico. E che cosa è successo?

Il TAR ha risposto che non potevano esprimersi in merito perché i suddetti presidenti di ordini sanitari erano stati salvati dalla Giunta delle elezioni del Senato della Repubblica. Ecco, questo è uno degli esempi di chi in effetti è portatore di questi conflitti di interessi. Li abbiamo ai vertici delle rappresentanze della sanità italiana e, quindi, non si potrà mai intervenire in maniera efficace rispetto alla corruzione e successivamente quindi drenare il brodo di coltura della malavita organizzata che, successivamente alla corruzione, riesce fondamentalmente a radicarsi proprio là dove ci sono esponenti, operatori e pubblici ufficiali che sono corruttibili, che sono sistematicamente corruttibili.

Ma veniamo proprio al dunque. Ovviamente, non dimentichiamo, Presidente, di nominare coloro che hanno bloccato questo tipo di operazione, cioè coloro che sono andati contra legem, che sono esponenti del PD che però si sono inabissati iniziando a fare i consiglieri di questi ordini professionali sanitari e non più i presidenti. Va bene, d'accordo, però hanno permesso che una Giunta delle elezioni li ritenesse non incompatibili contro la legge, mentre questi stessi presidenti dell'ordine dei farmacisti e vicepresidenti dell'ordine dei farmacisti - parliamo di Mandelli e di Lettieri - sono stati considerati compatibili dalla Giunta delle elezioni contro questa legge dello Stato che è chiarissima, inequivocabile e addirittura altre persone e altri pubblici ufficiali hanno fatto ricorso al TAR perché sapevano benissimo di queste incompatibilità, ma queste persone fanno continuamente emendamenti pro bono loro, cioè per un loro piccolo bacino clientelare che corrisponde con una professione che dovrebbero tutelare, ma non contro altre professioni, non a discapito di altre professioni sanitarie. È questo il fallimento di questa politica piccola e miope, perché ognuno cerca di fare delle operazioni contro dei competitor di tipo economico in sanità. L'ISPE, l'istituto per la promozione dell'etica in sanità, ha fatto un libro bianco che dice - questa è una delle premesse che voi avete bocciato - che le cifre in corruzione in sanità non tengono conto dell'indotto, ovvero delle inefficienze e degli sprechi, ed essendo questi correlati agli eventi corruttivi accertati dalla magistratura è stato calcolato che l'indotto della corruzione è pari a 23,5 miliardi di euro all'anno. Quindi, siamo ben al di sopra dei 6 miliardi di cui si parlava negli anni precedenti (questi sono dati del 2016).

Altre situazioni che dobbiamo semplicemente annotare sono relative al regolamento europeo, alle informazioni commerciali di carattere riservato e alla sperimentazione clinica dei farmaci, perché nel momento in cui avviene l'autorizzazione all'immissione in commercio per quanto ci riguarda quel tipo di riservatezza brevettuale deve scomparire, fortunatamente come previsto dal regolamento europeo. Fortunatamente, avete dato parere favorevole anche su questo tipo di operazione. Tuttavia, vi ricordo che nel “ddl Lorenzin” questo tipo di emendamento voi non l'avete accettato, per cui avete una legge che va contro questo tipo di impegno che state sottoscrivendo nella mozione, ma questo è il modo in cui studiate ed è il modo in cui state facendo le leggi.

Quindi, noi chiediamo che tutte queste storture legislative vengano effettivamente sanate per permettere una linearità, per permettere una mera trasparenza e per permettere anche all'ANAC, che ha un potere sanzionatorio minimo dato che parliamo di 10 mila euro nel momento in cui c'è l'omissione della legge sulla trasparenza in sanità, addirittura non è in grado di fare le sanzioni per omessa trasparenza in sanità che, come sapete bene, è il vero vaccino rispetto ai problemi della corruzione in sanità (la trasparenza, lo ribadiamo ancora una volta). E fortunatamente, per la prima volta nella storia avete deciso che i direttori generali, i direttori amministrativi e i direttori sanitari, grazie al MoVimento 5 Stelle, che vi ha sollecitato fino alla fine della legislatura, avete preso questo impegno - devono sottostare ai decreti delegati della legge Severino ovvero le leggi sulla trasparenza. Fino a questo momento erano gli unici - gli unici! - dirigenti pubblici, dopo la riforma Madia, che potevano permettersi di non dichiarare i propri redditi, e magari prendevano redditi da case farmaceutiche, da dispositivi medici, però li prendevano prima della nomina, per cui, qualora venissero pizzicati, loro potevano comunque giustificarsi, dicendo :”No, ma io questo contratto di consulenza ce l'avevo prima di essere stato nominato direttore sanitario” e così via. Ebbene, finalmente - finalmente! - avete capito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che dovete andare dietro a chi ha effettivamente fatto dell'anticorruzione una propria bandiera, chi effettivamente ha portato avanti tutti gli impegni, compreso anche un Sunshine Act, a cui voi avete detto “sì” - e su questo mi meraviglio -, una legge che già esiste in Francia, che sostanzialmente prevede che tutte le multinazionali della farmaceutica e tutte le società di dispositivi medici, a fine anno, debbano dichiarare oltre una certa cifra, che può essere 100 euro, può essere 200 euro, se hanno ricevuto finanziamenti, consulenti, pagamenti in convegni, e così via, perché, quando vediamo sui giornali che c'è stato un evento di corruzione di medici e quant'altro, vediamo che la metà dei pagamenti è avvenuta in maniera legale, attraverso trasferimenti legali, contratti legali, convenzioni. Con chi? Con case farmaceutiche e dispositivi medici, che loro spesso dicono per telefono che non funzionano, però li mantengono attivamente nei loro programmi di tipo chirurgico.

Detto questo, ci sarebbe anche da parlare dell'errore che avete fatto nel terzo settore, che noi vi chiediamo di impegnarvi a risanare. Ebbene, questo errore è stato abbastanza clamoroso, in quanto si permette addirittura, per l'emergenza urgenza, per le ambulanze, di derogare, proprio grazie alla decreto delegato sul terzo settore, di derogare agli appalti pubblici e di fare affidamenti, convenzioni su chiamata diretta, per quanto riguarda le ambulanze di tutta Italia. Se questo non è un refuso, è una cosa incredibile. Andate avanti così, che state facendo bene. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente, sottosegretaria Sesa Amici, colleghi. Direi che, in buona sostanza, dobbiamo andare avanti così. La mozione del Partito Democratico muove da quattro convinzioni. La prima: il diritto alla salute, universale e fondamentale, è tutelato dall'articolo 32 della Costituzione. Secondo: la Repubblica coerentemente impiega a tal fine una considerevole quota di spesa pubblica. Terza convinzione: corruzione, interessi illeciti, appetiti della criminalità organizzata tendono naturalmente a concentrarsi proprio lì dove maggiori sono le risorse da aggredire; dove se no? Ma la quarta convinzione, come ha ribadito la sottosegretaria Sesa Amici, introducendo il dibattito di questa mattina, è che negli ultimi anni sono stati assunti provvedimenti, su iniziativa di questa maggioranza e del Governo, per fare fronte a questa situazione e ridurre al massimo i margini di manovra di questi delinquenti, tanto più odiosi perché speculano sulla maggiore vulnerabilità delle persone.

Questi provvedimenti mi sembra siano stati sempre assunti resistendo a due tentazioni. La prima tentazione è pensare che la corruzione sia un male dell'anima e che le regole non servono a nulla per contrastare la corruzione, che vengano sempre aggirate, che quindi richiamino semmai un sorriso di compatimento. La seconda tentazione è che moltiplicare le regole basti di per sé a risolvere il problema della corruzione. Queste sono due tentazioni, dentro le quali il Partito Democratico, la maggioranza e il Governo si sono mossi.

Ma dico di più. Gli impegni, che qui vengono ribaditi e a cui il Governo ha dato parere favorevole, sono impegni che a loro volta trovano, ribadiscono, rafforzano un equilibrio tra le competenze dell'Anac e la maggiore, sempre maggiore, responsabilizzazione di chi deve gestire il Servizio sanitario nazionale a livello centrale e a livello locale. L'Anac non diventa, non deve diventare, non vogliamo che diventi, una super struttura che finirebbe con il creare un alibi, deresponsabilizzare. Non l'abbiamo creata per questo - segnalo che l'abbiamo creata noi -, non l'abbiamo creata per questo, non vogliamo che diventi questo, vogliamo continuare a lavorare, tenendo l'equilibro tra responsabilizzazione di chi gestisce il servizio e lo strumento dell'Anac.

Veniamo allora - faccio un passaggio su questo – all'istituzione dell'Anac, che è stato effettivamente un provvedimento significativo, per alcuni versi decisivo. L'Anac, l'11 settembre 2013, ha approvato, su proposta del Dipartimento della funzione pubblica, il Piano nazionale anticorruzione che permette di disporre di un quadro unitario e strategico di programmazione delle attività, per prevenire e contrastare la corruzione nel settore pubblico e creare le premesse perché le amministrazioni possano redigere i loro piani triennali per la prevenzione della corruzione. Raffaele Cantone, il presidente dell'Autorità nazionale, nella relazione 2016, illustrata alla Camera nel luglio del 2017, ha sottolineato che, grazie alla proficua collaborazione con Ministero della salute e Agenas - l'Agenas è l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali -, si sono individuate le aree più vulnerabili ad abusi e corruzioni (gli appalti, i concorsi, l'accreditamento, la gestione dei proventi delle sperimentazioni cliniche, delle liste d'attesa, delle camere mortuarie) e si è chiesto di adottare, per esse, specifiche misure preventive, la cui attuazione sarà oggetto di un piano ispettivo ad hoc: un'attività - sottolinea l'Autorità anticorruzione - volta non a criminalizzare, ma a preservare un settore che ha grandi eccellenze e che consenta a tutti l'accesso alle cure.

La relazione evidenzia le luci e le ombre nell'applicazione dei vari strumenti di prevenzione della corruzione. Secondo la relazione, lo scorso anno sono state avviate 845 istruttorie, soprattutto nei confronti di comuni, strutture sanitarie e società pubbliche, ma pochissime, 12, sono state le sanzioni irrogate, a conferma del loro utilizzo solo come extremaratio, ma anche dell'elevato livello di adeguamento alle richieste dell'Autorità.

Insomma, ho fatto questo approfondimento rispetto ad Anac ed alla relazione di Anac, proprio per ribadire che la strada è intrapresa da tempo, che c'è consapevolezza di quanto sia corrosiva della credibilità delle istituzioni, del rapporto fiduciario tra cittadini e istituzioni, la presenza di malaffare, corruzione e criminalità organizzata proprio nel settore della sanità, ma - e concludo, Presidente, sottosegretaria e colleghi - in questi anni, altroché, siamo andati avanti su questa consapevolezza, resistendo a quelle tentazioni e cercando di trovare la giusta mediazione. Lo dice l'approvazione in via definitiva della legge su quello che ancora chiamiamo whistleblowing, cioè colui che denuncia gli illeciti, assumendosi la responsabilità della segnalazione, uno strumento che ha rappresentato un ulteriore significativo passo in avanti nella lotta alla corruzione, un'efficace e concreta tutela di chi segnala gli illeciti, così come l'introduzione dei reati di auto-riciclaggio, il falso in bilancio, il potenziamento del voto di scambio, l'estensione ai corrotti delle misure di prevenzione patrimoniali - ci accorgeremo negli anni di quanto abbiamo avuto lucido e pacato coraggio nel prevedere l'estensione delle misure di prevenzione a chi pratica in maniera sistemica la corruzione -, l'adeguamento delle pene, la riforma della prescrizione, l'accelerazione dei tempi del processo, che consentono a questa legislatura, sul fronte della lotta contro la corruzione, di chiudersi con un bilancio decisamente in attivo e, per alcuni versi, senza precedenti.

Questa mozione, insomma, che ci accingiamo a votare - così come le altre in coerenza proposte anche dal Governo -, rappresenta il nostro modo di fare politica, il modo di chi sa che non esiste la bacchetta magica per risolvere tutto e subito, il modo di chi sa che è vietato disperare di fronte alle contraddizioni e ai fallimenti, il modo di chi sa che bisogna fare un passo alla volta, ma, ogni volta, un passo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Nesci ed altri n. 1-01701 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al dispositivo.

Avverto, altresì, che i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nesci ed altri n. 1-01701 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo come riformulato su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Nesci ed altri n. 1-01701 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nesci ed altri n. 1-01701 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lenzi ed altri n. 1-01763, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fossati ed altri n. 1-01765, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marotta ed altri n. 1-01766, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01769, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01770, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese e Occhiuto n. 1-01773, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Vita ed altri n. 6-00370, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Seguito della discussione della proposta di legge: Romanini ed altri: Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane (A.C. 3265-A) (ore 11,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3265-A: Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane.

Ricordo che nella seduta del 4 dicembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative presentate.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il deputato Cristian Iannuzzi è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A). Invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. La Commissione formula invito al ritiro, altrimenti parere contrario, dell'emendamento 1.3 Causin.

PRESIDENTE. Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Causin, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione formula invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli emendamenti 2.51 Cristian Iannuzzi, 2.2 Causin, 2.50 L'Abbate, 2.11 Causin e 2.27 Gianluca Pini.

PRESIDENTE. Onorevole Pini?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento 2.51 Cristian Iannuzzi, parere favorevole sul 2.2 Causin e sul 2.50 L'Abbate, mi rimetto all'Aula sull'emendamento 2.11 Causin e parere favorevole sul 2.27 Gianluca Pini.

PRESIDENTE. Il Governo?

SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme al relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Cristian Iannuzzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e sul quale rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Causin, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Causin, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e sul quale rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 2.27 Gianluca Pini.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Proprio in questi minuti, attraverso un accordo con alcuni colleghi - e so che il Governo non si metterà assolutamente di traverso quando si trova una soluzione ampiamente condivisa - abbiamo deciso di spostare questo tema. Stante anche la difficoltà in questa sede da parte della Commissione bilancio di dare una copertura specifica all'eventuale approvazione di questo emendamento, ho deciso di ritirare l'emendamento, trasformandolo in un ordine del giorno, che so che anche altri colleghi di maggioranza e anche altri colleghi, non solo di maggioranza, intenderanno sottoscrivere.

Quindi, andiamo avanti in questa direzione. Ritiro l'emendamento e depositerò un ordine del giorno paritetico.

GIUSEPPE ROMANINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMANINI. Grazie, Presidente. Semplicemente per dire che il tema è assolutamente pertinente, anche se non era possibile inserirlo nella legge, per cui l'ordine del giorno che presenterà il collega Pini verrà sottoscritto da tutto il gruppo del PD della Commissione agricoltura.

PRESIDENTE. Allora, onorevole Pini, lei mi conferma che ritira l'emendamento, quindi ci passeremo nella fase degli ordini del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

L'articolo aggiuntivo 4.050 Gianluca Pini è ritirato.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 5.50 Gagnarli, a condizione che ci sia una riformulazione: mantenere solo la seconda parte, dalle parole: “al secondo periodo” fino alle seguenti: “il quarto periodo”; sulla seconda parte dell'emendamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Relatore per la maggioranza, presumo.

L'onorevole Gagnarli accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.50 Gagnarli, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e su cui si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, sull'emendamento 6.50 L'Abbate.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.50 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo, su cui si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, sull'emendamento 8.52 Causin.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.52 Causin, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Onorevole relatore, mi dica il parere sull'emendamento 10.50 Romanini.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Assolutamente contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.50 Romanini, parere favorevole del relatore per la maggioranza e del Governo, contrario del relatore di minoranza

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Il parere dei relatori sull'emendamento 11.100 della Commissione?

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del relatore per la maggioranza sull'emendamento 11.50 Gianluca Pini?

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Naturalmente favorevole e lo mantengo.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 della Commissione, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.50 Gianluca Pini, con il parere contrario del relatore per la maggioranza, del Governo e della V Commissione (Bilancio), favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Il relatore per la maggioranza sull'emendamento 13.5 Causin?

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.5 Causin, parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Chi non riesce a votare? Onorevole Allasia, un attimo, facciamo venire il tecnico, non faccia lei. Onorevole Allasia, la giustifichiamo perché oggi è il suo compleanno, così lo diciamo all'Assemblea (Applausi).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 16 e sulle proposta emendativa ad esso presentata, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Presidente, emendamento 16.50 Romanini: parere favorevole.

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza?

GIANLUCA PINI , Relatore di minoranza. Presidente, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.50 Romanini, con il parere favorevole della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3265-A/1 Pastorelli, n. 9/3265-A/2 Burtone, n. 9/3265-A/3 Mazziotti Di Celso, n. 9/3265-A/4 Cani e n. 9/3265-A/5 Mucci.

Esprimo parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/3265-A/6 Cristian Iannuzzi.

Il parere è favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3265-A/7 Palese e n. 9/3265-A/8 Gianluca Pini.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ordine del giorno n. 9/3265-A/1 Pastorelli, favorevole; n. 9/3265-A/2 Burtone, favorevole; n. 9/3265-A/3 Mazziotti Di Celso, favorevole; n. 9/3265-A/4 Cani, favorevole; n. 9/3265-A/5 Mucci, favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3265-A/6 Cristian Iannuzzi il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3265-A/6 Cristian Iannuzzi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Ordini del giorno n. 9/3265-A/7 Palese, favorevole; n. 9/3265-A/8 Gianluca Pini, favorevole…

GIANLUCA PINI. Presidente, sull'ordine del giorno a mia firma e a firma anche di altri colleghi, proprio perché è stato un tema centrale, abbiamo deciso di chiedere all'Aula comunque la votazione, anche con il parere favorevole…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Pini; pensavo fosse scontato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3265-A/8 Gianluca Pini, con il parere favorevole del Governo, e mi scuso ancora con l'onorevole Pini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Colleghi, sulle dichiarazioni di voto finale chi ha desiderio di uscire lo faccia in silenzio e chi rimane in Aula resti in silenzio comunque.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciracì. Ne ha facoltà.

NICOLA CIRACI'. Presidente, consegno il testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Purtroppo, la collega Mucci è indisposta. Intervengo solo per dire che il nostro voto su questo provvedimento, che riteniamo utilissimo a tutela del consumatore, sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.

MONICA GREGORI. Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore silenzio. Non vorrei interrompere la seduta per ottenere il silenzio. Quindi, gentilmente chi vuole uscire lo faccia e, come ho detto, chi rimane consenta a chi parla di farlo in modo decente. Prego, onorevole Gregori.

MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Oggi affrontiamo questo provvedimento che sicuramente risolve, sotto alcuni aspetti, la tutela del consumatore. Certo, non si risolve tutto ma una gran parte delle questioni che riguardano la produzione e la vendita del pane fortunatamente vengono finalmente risolte. Vengono risolte per quello che riguarda la famosa tracciabilità e l'etichettatura e vengono risolte per quanto riguarda, appunto, proprio la differenziazione tra il prodotto fresco e il prodotto conservato. Inoltre, è importante nell'articolo 5, quando si parla della pasta madre, il riconoscimento della produzione di pasta madre proprio all'interno dei panifici o comunque, anche qui, la tracciabilità dell'utilizzo di questo prodotto sotto forma liquida o secca. È un provvedimento, come ho detto prima, importante perché tutela il consumatore e quindi fa distinguere al consumatore il prodotto che sta acquistando, da un lato, ma dall'altro lato tutela i piccoli artigiani che troppo spesso sono stati lasciati soli e vengono lasciati soli dalla legge, dalla mancanza, in realtà, di provvedimenti e di leggi.

Per questo il nostro gruppo Sinistra Italiana - Possibile voterà a favore del provvedimento perché, Presidente, chi investe in questo settore non investe solo una parte economica molto consistente, ma investe una parte molto consistente della propria vita, perché la propria vita viene alla fine spesa all'interno dei laboratori per far sì che da lì esca un prodotto sicuro e soprattutto di qualità, un prodotto che rispetti le tradizioni, un prodotto che purtroppo fino ad oggi ha avuto grandi problematiche perché non riconosciuto come doveva essere riconosciuto. Ma, soprattutto, oggi anche i panificatori hanno un elemento in più: devono dare certezze al consumatore, perché chi intraprende questo mestiere, Presidente, non intraprende un mestiere ma, come a me hanno insegnato molte persone vicine che svolgono queste attività, queste attività non sono dei veri e propri mestieri ma sono un'arte.

Ecco, noi oggi finalmente diamo un aiuto, come ho detto, al consumatore, da una parte, e al produttore, dall'altra, però certamente non possiamo fermarci qui, dobbiamo andare avanti e dobbiamo far sì che la legge venga aggiornata in modo più complessivo a tutela di tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, noi abbiamo partecipato a questa discussione, abbiamo preso le nostre posizioni e le abbiamo responsabilmente rappresentate attraverso le votazioni sugli emendamenti.

Tuttavia, rimaniamo abbastanza perplessi sul fatto che il Parlamento italiano debba e possa occuparsi di questa materia in maniera così dettagliata. Non che non debba farlo, ma in un'Assemblea legislativa moderna, come ciascuno dice di augurarsi quando partecipa ai talkshow televisivi, dove si sentono gargarismi intellettuali sulla necessità di semplificazione, sulla lotta al dirigismo, a proposte di legge incomprensibili, difficili da capirsi persino per gli operatori dei settori che andiamo a sollecitare, questa sequenza di dichiarazioni vengono vanificate di volta in volta quando ci troviamo qui a parlare, come se fossimo un consiglio circoscrizionale che deve normare nel dettaglio magari le regole che sovrintendono all'emissione di un avviso pubblico o di un bando.

Io sono sinceramente stupito, perché, a mio giudizio, non è questo il modo che un'Assemblea legislativa dovrebbe utilizzare per dare dei segnali: dovremmo limitarci a dare i principi generali e, intorno ai principi generali, poi sarà, se la materia è di competenza dello Stato, la struttura ministeriale a dare le indicazioni di dettaglio. È per questo che riteniamo questa proposta di legge, che pure ha fatto il suo iter e per la quale, nel suo percorso, sono state svolte audizioni delle categorie, comunque una proposta di legge sbagliata; sbagliata per le ragioni avanti espresse, ma sbagliata anche nel merito, perché se proprio occorre ridurre la Camera dei deputati a una sorta di consiglio circoscrizionale, allora, giocoforza, bisogna almeno avere il buongusto di recepire le istanze che vengono dalle categorie che si vanno a sollecitare attraverso la legge che si va ad approvare, che poi è una legge che - siamo adulti e vaccinati, dobbiamo dirlo alle persone che avete illuso - difficilmente vedrà la luce, perché nelle poche settimane che ci separano dalla fine ahimè naturale della legislatura - dico ahimè perché da un pezzo avremmo dovuto sciogliere il Parlamento, visto che abbiamo avuto diversi Capi di Governo abusivi in questi cinque anni, cioè non legittimati dal voto e dal consenso popolare -, ci troviamo comunque nella condizione assurda di non approvare di fatto questa legge, perché l'approverà la Camera e poi finirà a piazza Capranica, a metà strada tra Montecitorio e Palazzo Madama.

Ma in ogni caso, il provvedimento non va nella direzione che desiderano le categorie, e quella di cui parliamo è una categoria maiuscola, importante, anche da un punto di vista simbolico, culturale, oltre che economico. È la categoria delle categorie: chi fa il pane, in quanto tale, gode del nostro rispetto assoluto, perché tratta una materia importante - sia chiama pasta madre non per caso -, ma non solo per questo, anche per il lavoro che svolge, per la fatica che impiega, per gli investimenti, per le problematicità che sono vicino a questo settore e che questo settore ha sottoposto a tutte le forze politiche nel corso del tempo, implorandole ad andare nella direzione della semplificazione, invece voi state confezionando un prodotto che è dirigista, che è di dettaglio e che disattende, soprattutto per quello che attiene il decisivo articolo 6, commi 1 e 2, i desideri di chi il pane lo fa. Allora che senso ha impegnare il Parlamento italiano in un testo come questo, se poi questo testo viene osteggiato, criticato, sofferto, subìto dai diretti interessati? Sono convinto - e ho esaurito il mio pensiero - che le parole espresse fin qui siano più che sufficienti per far capire, lasciandolo agli atti della Repubblica italiana, il motivo per il quale noi, come Fratelli d'Italia, vicino ai panificatori, voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della proposta di legge concernente disposizioni in materia di produzione e vendita del pane. Il provvedimento, infatti, intende garantire al meglio il diritto all'informazione dei consumatori, valorizzando la produzione e la commercializzazione del pane fresco. Si tratta pertanto di un progetto di legge volto a garantire una concreta e specifica tutela per i consumatori e da definire con apposite norme la produzione del pane fresco. Vengono ad esempio previste norme specifiche dirette a porre il divieto di utilizzare la denominazione di pane fresco per prodotti che non hanno caratteristiche specifiche, come il pane destinato ad essere posto in vendita oltre le ventiquattrore successive al momento in cui è stato completato il processo produttivo, per il pane posto in vendita successivamente al completamento della cottura di pane parzialmente cotto o comunque conservato, e per il pane ottenuto dalla cottura di prodotti intermedi di panificazione comunque conservati.

Sono introdotte altresì specifiche e particolareggiate disposizioni volte a porre divieti di utilizzare denominazioni quali “pane di giornata”, “pane appena sfornato” e “pane caldo”, nonché qualsiasi altra denominazione che possa indurre il consumatore in inganno. Si tratta pertanto di una proposta di legge diretta a salvaguardare la tipicità del pane fresco e inoltre a rispondere alla precisa esigenza di tutelare nel modo più ampio il consumatore. Tutela piena, pertanto, di un prodotto che ha una diffusione molto ampia nella popolazione del nostro Paese e che costituisce uno degli alimenti tradizionali italiani. In questo contesto è utile sottolineare altresì come siano moltissime le aziende italiane che producono pane di qualità, un comparto, quest'ultimo, che ha una forte e significativa rilevanza per l'economia italiana, che quindi va valorizzato per sostenere lo sviluppo, aiutando in tal modo le aziende artigiane del settore. Occorre quindi adottare forme di protezione mirate per il pane tagliato di qualità contro la diffusione di prodotti che molte volte adottano materie e preparati provenienti dall'estero, convenienti dal punto di vista del prezzo ma che presentano delle grosse problematiche sotto il profilo della qualità.

In sostanza, è necessario distinguere il pane fresco da altri, quali ad esempio il pane conservato, per fare una distinzione estremamente necessaria non solo per i panificatori ma soprattutto per gli acquirenti. La proposta di legge, inoltre, prevede la dominazione di “forno di qualità”, che viene riservata esclusivamente al panificio che produce e commercializza pane fresco. Tra l'altro, alcune disposizioni concernono l'implementazione della formazione professionale del responsabile dell'attività produttiva con corsi di formazione professionale, identificato nell'articolo 9 della proposta di legge. Ciò è fondamentale per migliorare la qualità delle produzioni e per avere un personale qualificato che possa meglio rispondere alle esigenze e alle richieste degli acquirenti. È importante inoltre rilevare come l'articolo 12 della proposta di legge preveda un controllo effettivo da parte delle Aziende sanitarie locali e dei comuni competenti per territorio sull'attuazione della presente legge. Va anche detto che a questi enti spettano i proventi derivanti dall'applicazione di eventuali sanzioni amministrative e per la violazione delle disposizioni della medesima legge. Allo stesso tempo, il progetto di legge è volto a salvaguardare coloro che producono un pane di elevata qualità, valorizzando e riscoprendo pertanto le produzioni tipiche dei nostri territori. Siamo pertanto di fronte a un progetto di legge importante, che costituisce un essenziale punto di riferimento per gli operatori e per i cittadini. Per questo esprimo il voto favorevole del gruppo di Alternativa Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Presidente, annuncio che sarò brevissimo, perché consegnerò la dichiarazione di voto - voto che sarà di astensione -, non prima, però, di dare due ulteriori delucidazioni rispetto a quello che avevo già preparato, anche per l'economia dei lavori. Intanto saluto l'esponente del Governo, che ha seguito in maniera puntuale - cosa abbastanza rara, ultimamente - il provvedimento, quindi lo ringrazio a nome anche degli altri componenti della Commissione.

Eravamo onestamente orientati - e da qui nasce anche la relazione di minoranza - ad arrivare alla fine a un voto favorevole, anche perché è un provvedimento che viene richiesto da tutto il mondo del settore della panificazione, e tutela effettivamente in maniera più puntuale, rispetto a prima, i consumatori sotto certi aspetti. C'erano delle migliorie da fare, le avevamo fatte in Commissione, però vedo che purtroppo ci sono delle pressioni esterne rispetto a questo Parlamento che hanno portato a fare dei passi indietro rispetto a quello che si era addivenuto come testo base uscito dalla Commissione. Avevamo fatto, ripeto, questo tentativo con i nostri quattro, cinque emendamenti, e quindi in maniera assolutamente costruttiva, di ritornare ad un testo che fosse condivisibile da tutti i gruppi parlamentari. Purtroppo, non solo questo non si è verificato, ma non è che avevamo straordinarie speranze che passassero tutti gli emendamenti, non ne è passato praticamente nessuno, e non solo non sono passati, ma addirittura siamo tornati indietro sulla questione della Turchia.

Ora, è assolutamente incongruente che si cerchi di fare una norma per tutelare il settore della panificazione di qualità in Italia e poi si apra in maniera indiscriminata all'arrivo di prodotti similari, che vengono realizzati e vengono sfornati in Paesi dove la normativa, soprattutto da un punto di vista sanitario, è molto, molto più carente rispetto alla nostra, dove non ci sono limitazioni, ad esempio, all'utilizzo di prodotti geneticamente modificati, né sicuramente ci sono gli standard di sicurezza nel mondo del lavoro, e di questo vorrei sentire anche qualcosa, come si suol dire, di sinistra da parte dei colleghi dell'estrema sinistra.

È chiaro, siamo in prima lettura e il testo è modificabile e migliorabile ancora al Senato, e per questo motivo non ci opponiamo assolutamente affinché l'iter parlamentare arrivi anche dai colleghi senatori e ci asteniamo come gesto di buona volontà perché riteniamo si possa ancora mettere mano a quegli errori macroscopici che sono stati fatti, purtroppo, proprio oggi qui in quest'Aula. Nota positiva, e ringrazio tutti i colleghi, è finalmente l'aver affrontato - rimettendo poi a brevissimo la trattazione dell'argomento nella legge di bilancio, che sarà esaminata nelle prossime settimane - la questione dell'IVA sui pani speciali, perché abbiamo una normativa che è indietro di cinquant'anni rispetto alle evoluzioni tecniche. Ringrazio sinceramente i relatori, il collega Romanini e tutti gli altri colleghi perché su questo tema, fortunatamente, non solo non ci si è divisi, ma si è trovato un punto di caduta che potrà portare, spero, entro la fine dell'anno a risolvere definitivamente un problema che grava tantissimo sui nostri panificatori, non su quelli turchi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Oggi, come ieri, quest'Aula torna a confrontarsi e a legiferare sul diritto all'informazione dei consumatori. Ieri lo abbiamo fatto sul tema delle maxi-bollette dei servizi delle utenze e oggi lo facciamo sul pane, quindi legato al tema dell'alimentazione. Sarò molto breve e non ho intenzione di sviluppare tutto il mio intervento, voglio solo segnalare che tutte le volte che quest'Aula si confronta sul tema dei diritti dei consumatori e, quindi, degli utenti, è sempre positivo e penso che dovrebbe arrivare un voto favorevole in maniera trasversale da parte di tutte e tutti, perché finalmente riusciamo a definire patrimonio culturale nazionale il pane fresco italiano. Questo è un merito che penso vada riconosciuto alla Commissione agricoltura tutta, per il lavoro prezioso che è stato fatto e, pertanto, annuncio il voto favorevole di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo, che però non vedo in Aula, quindi si intende... ah, onorevole Palese, prego, ne ha facoltà. Però, magari, comunicatemelo prima che cambiate.

ROCCO PALESE. L'ho comunicato in zona Cesarini. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento nasce da un intento nobile, quello di valorizzare un patrimonio culturale italiano, il pane. Il pane, se è sano, fresco e genuino, impastato ogni notte da professionisti del settore ed infornato in forni certificati, è e resta l'alimento principe della dieta mediterranea ed occidentale.

Questo testo è un tassello importante, che colma un vuoto normativo del nostro ordinamento perché, ad oggi, la legge non garantisce né produttori, né consumatori sulla qualità del pane e non distingue tra pane fresco artigianale e pane conservato. Una distinzione estremamente necessaria per un prodotto che fa parte della tradizione italiana da secoli. È impensabile non fornire a panificatori ed acquirenti la possibilità di distinguere tra un pane fresco artigianale o, ad esempio, un pane prodotto con base surgelata o prodotto all'estero.

È altrettanto innegabile che i progressi tecnologici e sociali degli ultimi decenni hanno completamente stravolto le modalità di produzione e vendita del pane e le tecniche di conservazione e ciò ha reso l'offerta di questo prodotto estremamente variegata, ma anche poco identificabile. Il consumatore oggi, come il produttore, può scegliere fra pane fresco, pane confezionato, presurgelato, sottovuoto ed altri prodotti da forno simili. È compito della legge garantire consumatori e produttori nel riconoscimento del pane fresco artigianale rispetto al pane conservato, distinzione fondamentale sia per valorizzare i panificatori, sia per non indurre in errore gli acquirenti che devono essere messi nelle condizioni di sapere cosa stanno acquistando.

Questa proposta è condivisibile in quanto tutela i cittadini ed esalta le tipicità e le specificità del pane artigianale italiano. Un comparto di estrema importanza per l'economia del Paese, con circa 25 mila imprese che impiegano oltre 106 mila addetti.

Da anni assistiamo al dilagare delle produzioni industriali di pane e di prodotti da forno la cui provenienza è, almeno per le materie e i preparati di base, di origine estera. Il mercato è “assediato” da crescenti quantitativi di produzioni industriali di pane e prodotti da forno derivanti da semilavorati e prodotti surgelati che arrivano dall'estero, talvolta da aziende delocalizzate o, peggio ancora, da stabilimenti di provenienza non perfettamente localizzabile. Questa proposta di legge, se pur migliorabile in alcuni passaggi, contiene gli elementi necessari a riconoscere chi produce il pane fresco e a fornire a chi lo consuma le informazioni precise.

Il provvedimento, infatti, valorizza con apposite norme il pane fresco (all'articolo, 1 comma 1) ed opera una netta distinzione tra un prodotto fresco (pane fresco), un prodotto realizzato con pasta madre (pane di pasta madre) e un prodotto intermedio (pane con pasta madre). Tutto ciò che si discosta da questi processi produttivi non può più essere denominato “pane fresco”. Viene espressamente previsto il divieto di utilizzare la denominazione di pane fresco: per il pane destinato ad essere posto in vendita ventiquattr'ore dopo il completamento del processo produttivo, indipendentemente dalle modalità di conservazione adottate; per il pane posto in vendita successivamente al completamento della cottura di pane parzialmente cotto, comunque conservato; per il pane ottenuto dalla cottura di prodotti intermedi di panificazione, comunque conservati, ed è espressamente previsto il divieto di utilizzare denominazioni quale “pane di giornata” e “pane appena sfornato” o “pane caldo”, nonché di qualsiasi altra denominazione che possa indurre in inganno il consumatore.

PRESIDENTE. Onorevole Palese, mi scusi, ho proprio il dovere di farlo. Vorrei dire all'onorevole Sarro, all'onorevole Cirielli e ai colleghi: sta parlando proprio a cinque metri da voi. Grazie.

ROCCO PALESE. Un impianto condivisibile che sposa la politica ed il pensiero del gruppo di Forza Italia, da sempre orientato a salvaguardare i consumatori ed i produttori, riconoscendo loro i rispettivi diritti e doveri e da sempre proteso alla valorizzazione dei prodotti, della cultura e della tradizione italiana. Il pane è un alimento che, se vogliamo, mantiene un rapporto di simbiosi con la natura e i suoi elementi: terra, aria, acqua e fuoco, e riveste, quindi, un forte valore simbolico nella cultura italiana ed occidentale. Per questo motivo necessita di una legislazione precisa, tesa a valorizzare l'intero processo produttivo e commerciale, premiando la qualità e la genuinità.

L'intero processo produttivo comprende, ovviamente, anche l'identificazione dei cosiddetti “forni di qualità” perché, troppo spesso, ci troviamo di fronte ad insegne che suggeriscono questa qualifica, senza i necessari requisiti e le certificazioni richieste. Il testo mette ordine anche in questo senso, disciplinando la figura del responsabile dell'attività produttiva e definendo anche i vari tipi di pane fresco tradizionale e di alta qualità (locale, di origine protetta, di indicazione geografica protetta o di specialità tradizionale garantita).

Questi ed altri passaggi del provvedimento rispettano l'idea del gruppo che rappresento in materia. Riteniamo, infatti, che la proposta in esame possa contribuire a restituire competitività ad un settore di estrema importanza per l'economia, la tradizione e la cultura del nostro Paese. Un settore troppo spesso bistrattato e lasciato ad una pericolosa e controproducente autogestione. Ora possiamo dire che dei passi avanti sono stati fatti per tutti coloro che partecipano al processo produttivo e commerciale del pane. I panificatori rivendicano l'importanza del lavoro artigianale, i consumatori chiedono chiarezza sulle etichette, i nutrizionisti collocano il pane sul podio tra gli elementi che fanno bene alla salute. Tutte “rivendicazioni” lecite, che adesso trovano anche riconoscimento nel nostro ordinamento.

Forza Italia ha mostrato sempre un atteggiamento propositivo e costruttivo nella sua storia politica per tutto ciò che possa giovare al Paese. Ecco perché esprimiamo, convintamente, il voto favorevole a questa proposta di legge (Applausidei deputati del gruppoForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Non vorrei disturbare i relatori, che sono particolarmente presi dalla conversazione, ma c'è l'onorevole L'Abbate che deve intervenire per dichiarazione di voto. Prego, ne ha facoltà.

GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Gentili colleghe ed egregi colleghi, il MoVimento 5 Stelle voterà a favore di questa legge. Abbiamo deciso di non sottoscriverla, però abbiamo lavorato per sostenerla, per emendarla, migliorarla e cercare, quindi, di velocizzarne anche l'iter di approvazione.

Presidente, il settore ripone grandi aspettative, aspettative che derivano da un lungo percorso storico che ha visto valorizzato il pane quale elemento essenziale dell'alimentazione degli italiani, fino a garantirne disponibilità, ingredienti e qualità, con ben due leggi della Repubblica italiana. La prima, la legge n. 1002 del 31 luglio 1956, che si preoccupava di garantirne la produzione a livello territoriale, definendo dettagliatamente non soltanto a quali requisiti uno stabilimento per la produzione del pane dovesse corrispondere in termini di ambiente, attrezzature ed autorizzazioni, ma anche definendo scrupolosamente, mediante il computo della superficie dei forni di cottura del pane, quale fosse il quantitativo necessario a soddisfare le necessità di ogni singola provincia. L'altra, la legge n. 580 del 29 luglio 1967, descriveva in modo dettagliato che cosa fosse il pane, quali ingredienti fossero ammessi, quali le modalità produttive e commerciali.

Ora, sia in virtù delle mutate esigenze e disponibilità economiche, che hanno portato il pane da alimento di prima necessità, quale storicamente era, ad alimento non più essenziale, seppure importante, per l'alimentazione degli italiani, sia per l'introduzione di nuove tipologie produttive e di conservazione, quali la surgelazione, ma soprattutto per effetto del mutato quadro economico ed istituzionale, che ha visto il progressivo abbattimento delle barriere commerciali internazionali con l'apertura del Mercato comune europeo prima e dell'Unione europea, queste leggi hanno progressivamente perso importanza e significato, fino ad arrivare, nel caso della legge n. 1002 del 1956, alla sua totale abrogazione e, per quanto attiene alla legge n. 580 del 1967, ad una sostanziale perdita di ruolo e significato. Il quadro normativo del settore, che aveva garantito per mezzo secolo sia la produzione del pane che le imprese e i lavoratori in esso operanti, è stato progressivamente smantellato da una serie di provvedimenti normativi che hanno portato ad un completo stravolgimento della norma produttiva, parificando anche il prodotto precotto, surgelato, al pane italiano tradizionalmente fresco. L'approvazione della legge 4 agosto 2006, n. 248, di conversione del cosiddetto decreto Bersani di liberalizzazione delle attività produttive e commerciali, ha definitivamente soppresso la legge n. 1002 del 1956, che per cinquant'anni aveva assicurato l'equilibrio economico e produttivo del comparto, che ancora oggi conta oltre 26.000 imprese, per lo più di piccole dimensioni, e garantisce un'occupazione diretta stimata a circa 140.000 addetti, che diventano quasi 300.000, se si considera l'intero indotto produttivo.

Nel corso dalla conversione del decreto Bersani, la categoria dei panificatori non si oppose alla liberalizzazione, ma chiese di poter contare su provvedimenti che le consentissero di stare sul mercato ad armi, per quanto possibile, pari a quelle dell'industria del pane surgelato e della grande distribuzione, che di questo prodotto costituisce il canale di vendita principale. Per raggiungere tale obiettivo, chiese, ed ottenne, che si definisse legislativamente in modo chiaro e netto la differenza tra pane fresco di giornata e quello conservato, che si identificasse in modo univoco il panificio quale impresa in grado, per struttura, di esercitare tutto il ciclo produttivo del pane, e non solo la cottura finale, ed infine di consentire, oltre alla vendita, il consumo immediato dei propri prodotti nell'ambito dei locali dell'azienda.

Tutto questo divenne legge, ma, per diventare realmente efficace esercitando i suoi effetti, serviva un regolamento da emanarsi entro dodici mesi. Ebbene, sono ormai trascorsi più di dieci anni e gli uffici del Ministero per lo sviluppo economico, accampando motivazioni quantomeno discutibili ed addossando le responsabilità agli uffici comunitari, hanno, di fatto, insabbiato quel regolamento e reso la norma inapplicabile. Anche se il vuoto normativo è stato colmato in parte da alcune regioni con proprie leggi, lo stesso risulta tuttora inapplicato a livello nazionale e le stesse normative regionali non sempre sono coerenti e organiche tra di loro.

La legge che stiamo votando oggi, Presidente, si pone come punto di riferimento per la chiarezza normativa dell'intero comparto, perché consente il superamento di un impasse che dura ormai da più di dieci anni e perché è destinata a ripristinare la coerenza in un quadro disciplinare diventato ancor più complesso con le norme intervenute a livello comunitario e dalle quali non si può prescindere, ma anche con le mutate condizioni di mercato, che vedono il consumatore sempre più attento e desideroso di una corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti, e del pane in particolare, che acquista.

Con questa legge, dunque, superiamo quel decennale vuoto normativo, che già così tanto ha penalizzato i panificatori italiani, ma soprattutto componiamo un chiaro assetto normativo complessivo, definendo in modo preciso, grazie a puntuali definizioni relative ai metodi di lievitazione, anche tipologie di produzione diverse, che valorizzano la panificazione di qualità, definendo in modo preciso i tipi di lieviti, i processi produttivi utilizzati, che oggi vengono sommariamente confusi con l'utilizzo di termini generici quali, ad esempio, “naturale”, spesso utilizzato del tutto a sproposito.

Presidente, ieri, in discussione generale, ho detto che si dice “buono come il pane”, perché non esiste pane che non sia buono, che non sia nutrimento per chi lo mangi. In Italia esistono circa 250 tipi di pane, che per ogni regione descrivono le tante diversità che hanno fatto grande il nostro Paese in campo culinario. Per tutte queste ragioni, abbiamo l'obbligo di difendere il pane, quello vero, quello buono, con una legge; per cui ben venga l'approvazione di questa legge. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romanini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMANINI. Grazie, signor Presidente. Il provvedimento che portiamo oggi in approvazione, al di là di quello che ha detto qualcuno in dichiarazione di voto, è l'esito di un approfondito lavoro di confronto con le associazioni di categoria e dei consumatori e si inserisce nel solco dell'impegno che il Parlamento e il Governo hanno profuso in questi anni per la promozione delle produzioni tipiche e dell'agroalimentare italiano.

Come l'arte, l'ambiente e il paesaggio, il buon cibo è parte di quel patrimonio nazionale che contraddistingue il nostro Paese nel mondo e attrae ogni anno migliaia di turisti e visitatori. L'agroalimentare, d'altronde, è stato il valore aggiunto, per il nostro sistema produttivo, che ha consentito all'economia nazionale di affrontare la lunga crisi senza tracollare, anzi, per alcuni prodotti tipici, addirittura di espandersi e conquistare nuovi mercati, facendo del cibo il primo e principale ambasciatore dell'Italia e degli italiani in un mondo sempre più globalizzato.

La valorizzazione del nostro settore primario è stata il filo rosso di tutta la politica agricola e agroalimentare di questa legislatura. Governo e Parlamento hanno tessuto la relazione tra la qualità dei nostri prodotti e le aspettative dei cittadini consumatori, che, in base a tutte le rilevazioni demoscopiche, si definiscono ancora saldamente legati alla tradizione enogastronomica del proprio territorio e a quella nazionale.

Il lavoro svolto per la promozione e la diffusione del sistema delle etichettature è parte integrante di questo impegno. Etichette chiare e trasparenti, indicazione dei luoghi di produzione e confezionamento degli alimenti, indicazione dell'origine delle materie prime utilizzate, per evidenziarne l'origine italiana, offrono ora ai consumatori la possibilità di districarsi con chiarezza nella scelta e valorizzare la qualità e la genuinità dei prodotti made in Italy.

Il provvedimento in esame pone l'accento proprio su uno degli elementi caratteristici della cultura italiana e della cucina italiana: il pane, un elemento essenziale che non manca mai sulla tavola degli italiani e che non ha conosciuto crisi, nonostante le quantità consumate siano progressivamente diminuite con il passare del tempo.

Stiamo parlando, comunque, di un settore che vale diversi miliardi, 140.000 addetti in 26.000 imprese, in gran parte di dimensioni familiari. La proposta di legge pone l'accento sulla specificità e sulla tipicità del pane italiano, un patrimonio inestimabile, che conta circa 200 specialità, di cui 95 già iscritte nell'elenco tenuto dal Ministero delle politiche agricole. Definisce il pane fresco come il frutto di quel lavoro e di quell'insieme di competenze e conoscenze, pratiche e tradizioni che costituiscono un patrimonio culturale nazionale, che abbiamo il dovere di preservare e valorizzare con accorgimenti specifici, necessari ad informare il consumatore, certo, ma anche a tutelare le produzioni artigianali, e definisce “panificio” quell'impianto di produzione del pane che svolge l'intero ciclo di produzione, a partire dalla lavorazione delle materie prime, sino alla cottura finale, e, adesso, affianca la denominazione di “forno di qualità”, riservata esclusivamente al panificio che produce e commercializza pane fresco.

Le innovazioni e le nuove tecnologie hanno portato ad un'evoluzione delle modalità di produzione e vendita del pane e le tecniche di conservazione del freddo hanno reso l'offerta di questo prodotto estremamente variegata.

Accanto a quello tradizionale, ottenuto con un impasto di acqua, farina e lievito, con l'aggiunta eventuale di altri ingredienti, come l'olio, cotto e venduto nell'arco di poche ore, oggi, è possibile trovare sul mercato pane ottenuto per completamento di cottura, effettuato nel punto vendita, anche a partire da basi congelate.

Le possibilità di scelta del consumatore, quindi, sono considerevolmente aumentate; ciò che ancora manca, tuttavia, è la possibilità per i consumatori di accedere a informazioni corrette sulla qualità e sulle caratteristiche del pane posto in commercio. Si tratta, quindi, di allineare la normativa in vigore alle mutate opportunità di produzione e commercializzazione di un prodotto che è e deve restare tipico della tradizione italiana.

Da oltre dieci anni, cioè dalle liberalizzazioni del 2006, il settore della produzione artigianale del pane è in credito di norme chiare che consentano al consumatore di riconoscere il pane fresco artigianale dal Pane conservato, da quello prodotto con base surgelata, magari confezionata altrove, anche fuori dall'Unione europea. Le differenze sono sostanziali; per il pane artigianale servono acqua, farina, sale e la lievitazione di una notte; per il pane industriale si possono avere tempi di preparazione ridotti e ingredienti aggiuntivi, fra cui conservanti utili per una più lunga resistenza all'invecchiamento. Differenze non da poco, delle quali i consumatori hanno il diritto di avere contezza.

Il provvedimento ricompone parte del quadro normativo e offre ai consumatori certezza sia sull'origine e sul processo produttivo impiegato, sia sulla qualità del pane, mettendoli in condizione di scegliere, in modo adeguatamente informato, il tipo di prodotto che meglio risponda alle loro esigenze; non si limita a individuare che cosa debba intendersi con il termine “pane fresco”, ma opera un'ulteriore, importante specificazione, nel distinguere il prodotto finale sulla base del processo di lievitazione utilizzato; definisce, finalmente, in modo preciso che cosa si debba intendere per “lieviti”, “agenti lievitanti” e “pasta madre”, superando quell'equivoca e generica definizione di “lievito madre”, troppo spesso utilizzata a sproposito. Offre, in sostanza, un riconoscimento al ruolo che il pane e la panificazione hanno giocato e giocano tuttora nel quadro economico, occupazionale, culturale e storico italiano, così com'è avvenuto per il vino.

La finalità ultima è quella di consentire a chi produce di valorizzare al meglio il frutto del proprio lavoro, dando piena e completa informazione a chi lo acquista, rispetto ai caratteri di unicità, qualità e genuinità intrinsechi nelle produzioni artigianali che la proposta di legge pone al centro.

Le novità che introduce vanno nella direzione della tutela non solo di chi consuma, ma anche di chi il pane lo produce e vende tutti i giorni, nel rispetto dei valori e della tradizione artigianale. Il mestiere del panificatore è un lavoro antico, fatto di impegno e passione; l'impasto, la lievitazione, la preparazione e la cottura in forno sono tutti processi che rendono l'arte bianca un mestiere speciale e per questo vanno difesi e tutelati: per non dimenticare il vero sapore del pane, quello artigianale, fatto con cura e passione, che troppo spesso si tende a dare per scontato.

Allora, qualità, competenza e trasparenza sono i criteri che hanno ispirato questa iniziativa legislativa e il lavoro della Commissione agricoltura, che l'ha istruita in sede referente.

Per tutte queste ragioni, il voto del gruppo Partito Democratico, nel solco del lavoro svolto in questi cinque anni di legislatura nel settore agroalimentare, non potrà che essere convintamente positivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Allora, colleghi, prima del voto, consentitemi di salutare Sveva Maria, che è la figlia che il nostro collega Altieri ha avuto questa mattina. Magari rivolgiamo un applauso anche a lui, a Sveva Maria e, ovviamente, anche alla mamma (Applausi).

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare per un ringraziamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PRINA, Relatore per la maggioranza. Presidente, solo per ringraziare i funzionari della XIII Commissione (Agricoltura), per la loro disponibilità, efficienza e collaborazione e, inoltre, un altro ringraziamento va a tutti i gruppi parlamentari, che in Commissione hanno collaborato per addivenire a questo testo condiviso della “legge sul pane”.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente, mi scusi, ma, poc'anzi, durante dichiarazione di voto del mio collega L'Abbate, sulla diretta web, era apparsa sottostante la scritta: Scelta Civica-Misto-MAIE. Ecco, insomma, visto che, per cercare di far coalizioni tutti i giorni siamo sui giornali, vorremmo evitare che questo possa essere un problema, per cui chiediamo di correggere immediatamente, almeno sul web, il titolo, visto che la penultima dichiarazione di voto si riferisce, invece, in realtà, a un gruppo che, probabilmente, è lo 0,2 per cento dell'arco parlamentare. Abbiamo un po' di pazienza e, insomma, cerchiamo di regolare la situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, darei per acquisito che non vi è una richiesta dell'ultimo momento dell'onorevole L'Abbate di passare a un altro gruppo e anche lei dia per acquisito che non c'è una volontà, da parte di chi trasmette; c'è stato un errore rispetto al quale adesso ci adopereremo per ovviare.

Bene, a questo punto, risolti tutti i problemi, ognuno a casa sua e al posto suo, possiamo passare ai voti.

(Coordinamento formale - A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3265-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3265-A: " Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane" .

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello Sviluppo economico, la Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, la Ministra della Difesa e il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a garantire la regolarità contributiva e fiscale in relazione ai collaboratori domestici – n. 3-03412)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Caon n. 3-03412 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Caon se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ROBERTO CAON. Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro. L'oggetto di questa interrogazione riguarda le colf e badanti regolarmente e perfettamente in regola nelle famiglie. È noto dall'attività della Guardia di finanza che colf e badanti perfettamente in regola non dichiarano la dichiarazione dei redditi o la dichiarazione fiscale, omettendo, naturalmente, il versamento delle imposte. Sappiamo bene che i datori di lavoro di queste famiglie non sono dei sostituti d'imposta, ma che regolarmente, magari, sicuramente depositano ogni trimestre quanto devono all'INPS. Perciò abbiamo una traccia anche di queste badanti in regola. Premesso tutto ciò, siamo a chiedere come avete intenzione di svolgere questa anomalia e come volete riuscire a risolvere questo problema.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente, grazie onorevole. Come lei stesso ha ricordato, per questa categoria di lavoratori dipendenti il datore di lavoro, non rivestendo il ruolo di sostituto d'imposta, non è obbligato ad effettuare ritenute sulla retribuzione corrisposta, ma solo il versamento dei contributi previdenziali e, su richiesta del lavoratore, rilascia in forma libera una dichiarazione relativa alle somme corrisposte durante l'anno a vario titolo, evidenziando l'eventuale importo trattenuto quale contribuzione all'assicurazione generale obbligatoria. Il collaboratore domestico è tenuto, comunque, a provvedere autonomamente alla tassazione dei proventi. Per quanto riguarda l'attività dell'Agenzia delle entrate, la stessa ha svolto per gli anni di imposta dal 2007 un'attività di indagine sui redditi da lavoro dipendente percepiti dai lavoratori domestici, previa analisi sugli adempimenti cui gli stessi sono obbligati.

L'Agenzia, sulla base dei dati acquisiti, ha elaborato liste selettive di lavoratori domestici che hanno omesso di presentare la dichiarazione dei redditi a partire dall'anno d'imposta 2007. Dagli esiti dell'attività di controllo svolta dall'Agenzia delle entrate è stata osservata una non rilevante entità degli effettivi recuperi di imposta in quanto sono emerse le seguenti criticità: presenza di detrazioni, per esempio figli a carico, e deduzioni tali da ridurre l'imponibile al di sotto della soglia minima di tassazione, la cosiddetta no tax area; incongruenza fra l'ammontare delle retribuzioni effettivamente percepite rispetto ai dati comunicati; difficoltà nella notifica degli atti impositivi a causa dell'irreperibilità dei lavoratori, per lo più extracomunitari, soggetti a continue variazioni di domicilio; difficoltà nella riscossione delle somme dovute.

Quanto all'attività dalla Guardia di finanza, sul piano generale ricordo che il Corpo non effettua campagne ispettive mirate a determinate categorie economiche, ma seleziona i soggetti da ispezionare sulla base della ricorrenza di specifici indicatori di pericolosità fiscale. A livello periferico sono stati individuati casi di collaboratori domestici evasori totali. I soggetti controllati sono risultati essere nella quasi totalità dei casi donne provenienti dall'Est Europa, assunte regolarmente come colf per esigenze domestiche e familiari, con relativi versamenti di contributi da parte del datore di lavoro; avere maturato una posizione contributiva a fini pensionistici, usufruendo, inoltre, dei servizi forniti dallo Stato; avere trasferito, nella generalità dei casi, emolumenti percepiti verso i propri Paesi d'origine tramite agenzie di money transfer. Ho concluso: il piano di intervento in esame, tuttora in corso di svolgimento, verrà completato con un incrocio massivo dei dati reddituali rilevanti con quelli presenti nella banca dati ISEE, al fine di appurare, a fronte della presentazione di dichiarazioni sostitutive uniche, eventuali indebite fruizioni di prestazioni sociali agevolate.

PRESIDENTE. Il deputato Caon ha facoltà di replicare.

ROBERTO CAON. Grazie, Ministro. È dal 2006, però, che continuiamo con questa manfrina. Penso che, se queste persone sono perfettamente in regola e naturalmente il datore di lavoro, che non è un sostituto di imposta, ma regolarmente paga i contributi INPS, abbiamo un dato. Se quel dato va intrecciato, automaticamente si vede se queste colf e badanti fanno la loro dichiarazione fiscale oppure no.

Mi sembra una cosa abbastanza semplice, con la digitalizzazione che abbiamo, intrecciare queste due cose. Mi sembra strano che in un Paese come il nostro nel 2017 parliamo ancora del 2006; siamo veramente in ritardo, Ministro. Penso che l'evasione fiscale debba essere per tutti uguale, ma, magari, non fermarsi allo scontrino del caffè e, magari, cercare veramente queste persone, che oltretutto fanno sicuramente un buon lavoro che gli italiani in qualche caso non vogliono fare, però portare fuori all'estero così i soldi, così tout-court, non è una cosa molto simpatica, anche per noi che viviamo qui.

(Iniziative normative volte a ripristinare le tutele già contenute nell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, con particolare riferimento ai lavoratori genitori di figli disabili, anche alla luce della recente vicenda occorsa presso lo stabilimento Ikea di Corsico di Milano – n. 3-03413)

PRESIDENTE. La deputata Ricciatti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Laforgia ed altri n. 3-03413 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Con la nostra interrogazione raccontiamo la storia di Marica. Marica è una donna separata e mamma di due bimbi, uno di dieci e uno di cinque anni. Il più piccino è disabile. Marica è anche una dipendente dell'azienda Ikea di Milano, di Corsico di Milano, ed è stata licenziata perché, scrive l'azienda, è venuto meno il rapporto fiduciario, dopo 17 anni in cui Marica non ha mai ricevuto né una lettera di richiamo né una lettera di contestazione. In verità, Marica ha ricevuto una lettera, quella definitiva, in cui le veniva comunicato che lei aveva appena perso il suo posto di lavoro.

Lei è il Ministro del lavoro, lei è colei che dovrebbe difendere il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori, lei è la persona che dovrebbe garantire la dignità di chi lavora. Sono state pesanti, per noi, le parole che sono state riportate e, soprattutto, signor Ministro, quelle non dette, come le sue. Non una parola proferita su questo caso. Per questo ci siamo appellati a questo question time.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevole. Con riferimento al caso prospettato dall'interrogante, segnalo che il Ministero del lavoro, a fronte delle notizie di stampa che riportano la vicenda, ha tempestivamente attivato l'Ispettorato territoriale del lavoro di Milano per le verifiche di competenza. Dagli accertamenti compiuti è emerso che la lavoratrice, a cui sono vicino per la difficile situazione che sta vivendo, è stata assunta dalla società Ikea il 10 maggio 2000, inizialmente con contratto a tempo parziale determinato; successivamente, il contratto è stato trasformato in contratto a tempo pieno e indeterminato. In un primo momento, la lavoratrice ha svolto diverse mansioni nell'ambito del reparto food del punto vendita di Corsico e, nel corso di quest'anno, la stessa ha assunto la qualifica di addetta al food support, svolgendo all'interno del ristorante-bar turni di lavoro di nove ore giornaliere nell'ambito della fascia oraria compresa tra le 7 e le 22.

La lavoratrice ha rappresentato ai responsabili aziendali che l'osservanza dei nuovi turni di lavoro avrebbe potuto comportare incompatibilità con la gestione delle proprie esigenze familiari, soprattutto nei giorni in cui la stessa avrebbe usufruito dei benefici previsti dalla legge n. 104 per la cura del figlio minore affetto da disabilità. Ciò nonostante, in data 3 ottobre 2017 la società ha notificato alla lavoratrice una lettera di contestazione disciplinare con la quale sono state imputate tre condotte irregolari in ordine al rispetto dei turni di lavoro. Secondo quanto affermato dai vertici aziendali e confermato da fonti sindacali, alla contestazione disciplinare non è seguita la presentazione di controdeduzioni scritte da parte della lavoratrice, che ha, invece, presentato una giustificazione in forma verbale.

Le organizzazioni sindacali hanno, inoltre, precisato di avere chiesto, a seguito della contestazione, un incontro con la società, senza, tuttavia, ottenere alcun riscontro. Al riguardo, faccio presente che la nuova disciplina normativa sui licenziamenti è applicabile ai lavoratori assunti a far data dal 7 marzo 2015, mentre per i rapporti di lavoro in essere fino al 6 marzo si applica il regime di tutela contenuto nell'articolo 18 della legge n. 300 del 1970, come modificata dalla legge n. 92 del 2012. Ciò premesso, le forme di tutela alle quali può fare ricorso la lavoratrice del caso di cui si discute, come noto, sono la valutazione giudiziaria della legittimità del licenziamento, l'applicazione delle misure e degli istituti disciplinati dalla legge n. 104, il ricorso alle forme di sostegno al reddito rappresentate dalla Naspi.

Naturalmente, è mia opinione che le imprese, quando sono chiamate ad assumere decisioni che intervengono su situazioni personali e lavorative connotate da specifiche e delicate condizioni, come nel caso della lavoratrice di cui discutiamo, oltre al doveroso rispetto di norme e contratti, devono essere mosse anche dal rispetto di generali doveri di sensibilità e di responsabilità sociale.

PRESIDENTE. La deputata Ricciatti ha facoltà di replicare.

LARA RICCIATTI. Non ci siamo capiti, forse non siamo stati abbastanza chiari, signor Ministro. Abbiamo provato a raccontarle la storia di Marica, non perché lei potesse esprimerle la sua vicinanza, ma per palesarle tutta l'inadeguatezza del Jobs Act e, nel dettaglio, della cancellazione dell'articolo 18. Se noi oggi avessimo ancora l'articolo 18, Marica avrebbe dei diritti.

Allora, signor Poletti, forse non le è chiaro che il diritto di chi lavora è scritto nella Costituzione e voi non potete suggerire a Marica, e alle tante Marica che ci sono in giro per il nostro Paese, di provare a sperare nella Naspi, perché Marica aveva un lavoro che era un diritto e un dovere. Il Ministro del lavoro non può dire “si provi ad andare a scavare in qualche forma di tutela” appellandosi alla giurisprudenza. È la politica, sono le istituzioni, che devono tutelare i diritti di chi lavora.

State svendendo e state rendendo il lavoro una merce. Ricordatevi che in questo Paese c'è scritto nella Costituzione che il lavoro è un diritto, è un diritto che permette alle persone di essere libere. Marica ha due figli, ha la 104, ma allora la politica e il Governo può provare a tornare sui suoi passi e dire che forse avete commesso un errore madornale nel cancellare i diritti a chi lavora, pensando di produrre nuovi posti di lavoro? Ma lo capite l'errore che avete fatto? Tornate sui vostri passi e date diritti a chi lavora.

(Iniziative per salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali presso le acciaierie di Piombino, nonché in merito ai connessi interventi di bonifica – n. 3-03414)

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03414 (Vedi l'allegato A).

STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo qua, ancora una volta, ad affrontare il capitolo molto doloroso della siderurgia, in particolare, in questo caso, di Piombino e della Aferpi. Non c'è tempo per ripercorre la vicenda. Come lei sa, dopo due anni e mezzo di gestione di proprietà da parte di Cevital, non si è arrivati a nulla e si sono determinate le cause per la risoluzione dell'accordo che è stato prolungato a giugno scorso per arrivare alla rescissione.

Le chiediamo quali iniziative in questo limbo il Ministero sta prendendo, il Governo sta prendendo, per tutelare l'occupazione, la produzione di acciaio, e per avviare finalmente la bonifica di quel territorio.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie mille. In realtà, come l'onorevole Fassina ricorderà, è stato proprio il Governo a far firmare un addendum che consente il prolungamento della vigilanza dell'amministrazione straordinaria sull'attività dell'investitore che il Governo ha incontrato molte, molte volte, avendo sempre risposte evasive. Risposte che abbiamo giudicato inadeguate.

Per cui, la linea del Governo è molto semplice ed è stata condivisa con i sindacati: esercitare tutte le azioni legali, giudiziarie, possibili, a partire dalla risoluzione, verificare le condizioni di solvibilità dell'azienda, eventualmente applicare le norme che in questo caso si possono applicare, e verificare se le condotte dell'imprenditore, ovvero della società Cevital, siano condotte lecite e legittime.

Useremo tutti gli strumenti a questo punto legali, sperando in un ravvedimento dell'imprenditore, nel senso di procedere alla cessione di questo impianto a un investitore qualificato – e sottolineo: qualificato - perché abbiamo visto proprio da questo caso che l'acciaio è un mestiere che bisogna saper fare e non ci si può improvvisare acciaieri.

Dunque, è importante che l'investitore sia un investitore di qualità. Su tutto questo, il contatto con le organizzazioni sindacali è costante, la linea è condivisa, prima di ogni decisione del Governo se ne è discusso con i sindacati. Questo è il momento in cui ormai la discussione con l'investitore non si può riaprire, se non sulla base di una cessione qualificata dell'asset su cui il Governo, ovviamente, vigilerà.

PRESIDENTE. Il collega Fassina ha facoltà di replicare.

STEFANO FASSINA. Grazie, Ministro. Devo dire che ci aspettavamo qualche informazione in più rispetto a questa vicenda. Sappiamo che lei ha incontrato più volte l'imprenditore in oggetto, sappiamo che c'è un rapporto con le organizzazioni sindacali, sappiamo anche del tentativo di ricatto fatto da Aferpi per quanto riguarda il pagamento degli stipendi, che si è rivelato quello che era, cioè un bluff, dato che quei lavoratori ricevono il 90 per cento del loro misero compenso dall'INPS e non dall'azienda.

Tuttavia, siamo molto preoccupati per questi ritardi, siamo molto preoccupati per la capacità dilatoria di Rebrab. Siamo molto preoccupati, perché c'è un altro versante che, invece, è di competenza del Governo e che non vediamo avviato, ed è quello delle bonifiche.

Nella nostra interrogazione chiedevamo anche, appunto, di capire quali iniziative il Governo intenda mettere in campo sulle bonifiche, che è un ambito sul quale ha competenza esclusiva e non ha bisogno di aspettare che Rebrab trovi un investitore qualificato al quale cedere ad un prezzo ragionevole la sua azienda. Sarebbe di grande impatto positivo per quel territorio se il Governo, finalmente, sbloccasse almeno le bonifiche. Sarebbe un'occasione di lavoro qualificato, sarebbe la condizione per poter continuare a sperare in un ambito in cui - le assicuro - c'è grandissima disperazione da parte di persone che sono anni che vivono una drammatica difficoltà e non vedono prospettive.

(Iniziative di competenza volte a garantire la piena operatività delle disposizioni relative all'obbligo, per gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche, di regolare la cadenza della fatturazione su base mensile – n. 3-03415)

PRESIDENTE. Il deputato Murgia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-03415 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

BRUNO MURGIA. Grazie, signor Presidente. Ministro Calenda è una questione che riguarda soprattutto i consumatori. Il decreto-legge n. 148, appena approvato dalle Camere, impone agli operatori di telefonia, di reti televisive, di comunicazioni elettroniche, di regolare la cadenza della fatturazione su base mensile o di multipli del mese. Gli operatori hanno 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione per adeguare i contratti. La norma demanda all'Agcom nelle comunicazioni la verifica del rispetto di tale obbligo e l'eventuale irrogazione di sanzioni.

Dalle segnalazioni che noi abbiamo, il call center di Sky non chiarirebbe adeguatamente al consumatore l'offerta proposta, mentre Tim stesso discorso.

Ecco, vogliamo capire che cosa il Governo intenda fare a tutela dei consumatori nel rispetto di questo decreto-legge.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie. Come ricordato, l'Autorità ha già avviato l'approfondimento delle questioni relative all'implementazione della disciplina prevista, impegnandosi in particolare nell'esame delle modalità di adeguamento alla disciplina stessa da parte degli operatori coinvolti, delle condotte poste in essere nel periodo compreso fino al termine previsto dalla normativa, delle informazioni circa i servizi offerti e le tariffe generali che gli operatori dovranno rendere agli utenti, affinché questi ultimi possano compiere le scelte informate.

Inoltre, l'Autorità ha già avviato i procedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori di telefonia che non hanno rispettato le disposizioni previste circa la scadenza mensile nelle offerte di telefonia fissa e convergente e tali procedimenti sono in via di definizione.

In relazione poi alle sanzioni e agli indennizzi introdotti dalla nuova normativa, si sottolinea che, in caso di violazione, oltre alla cessazione della condotta, l'Autorità potrà ordinare il rimborso di eventuali somme indebitamente percepite, o comunque ingiustificatamente addebitate, prevedendo un indennizzo forfettario pari a euro 50 in favore di ciascun utente vittima dell'illegittima fatturazione, maggiorato di euro 1 per ogni giorno successivo alla scadenza del termine assegnato dall'Autorità, secondo quanto previsto dalla norma.

Per quanto concerne invece gli aspetti sollevati circa la tutela dei consumatori che, a fronte della sottoscrizione di offerte favorevoli, potrebbero vedersi revocati in toto i contratti sottoscritti, specifico che il contenuto testuale della norma approvata impone agli operatori esclusivamente l'adeguamento dei contratti limitatamente alla periodicità della fatturazione, senza incidere su altre condizioni sottoscritte tra le parti.

Questo implica che ulteriori o diversi interventi sui contratti in corso, compresi quelli ipotizzati con riferimento al mutato quadro ordinamentale, non risultano ammissibili e tanto meno legittimi. Infine, a tutela del consumatore resta, in ogni caso, l'applicabilità della disciplina vigente, secondo cui un'eventuale modificazione unilaterale dei contratti deve sempre essere adeguatamente e preventivamente comunicata al contraente, affinché a quest'ultimo sia consentito di decidere consapevolmente se continuare o meno il rapporto contrattuale.

PRESIDENTE. Il collega Murgia ha facoltà di replicare.

BRUNO MURGIA. Signor Ministro, io spero che il Governo metta in pratica i controlli di cui lei ha parlato, perché i giornali di quest'ultimo periodo raccontano di una situazione di confusione. Normalmente, poi, le grandi aziende, non dico che prendano in giro il consumatore, ma lo fanno entrare in un labirinto da cui l'uscita spesso è difficile, se non impossibile, per cui uno paga, alla fine, per togliersi il problema. Io spero che il Governo, veramente, vigili, perché succede a chiunque, anche al sottoscritto, quando va a stipulare un contratto sulla tv o sulla telefonia, di avere una bolletta che non sempre, anzi, quasi mai è a norma e, quindi, poco può fare. Quindi, bisogna vigilare sui consumatori che, in realtà, nella gran parte dei casi, sono totalmente indifesi.

(Iniziative volte ad assicurare la continuità didattica e il rispetto del diritto allo studio degli alunni con disabilità, con particolare riferimento alla formazione e all'assunzione degli insegnanti di sostegno – n. 3-03416)

PRESIDENTE. La deputata Bechis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03416 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Siamo, ormai, a dicembre e le associazioni di genitori di figli disabili continuano a denunciare una scarsa presenza degli insegnanti di sostegno su tutto il territorio nazionale. Nella nostra interrogazione chiediamo alla Ministra contezza relativamente ai posti vacanti e a come si intenda ovviare, in tempi brevi, a questo disagio che va a ledere gravemente il principio di continuità didattica.

PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Bechis, prima di tutto mi preme ricordare che grazie alla legge di bilancio dello scorso anno, abbiamo potuto trasformare in organico di diritto ben 15.100 posti dell'organico di fatto. Parte di questo contingente è stato riservato ai docenti di sostegno, al fine di garantire la continuità didattica e il rispetto del diritto allo studio delle studentesse e degli studenti con disabilità, che per noi è assolutamente una priorità, come attestato dall'approvazione del decreto legislativo n. 66, in materia di inclusione. Per ovviare alla carenza di docenti specializzati sul sostegno, il MIUR, quest'anno, ha adottato due decreti, il n. 141 e il n. 226, di marzo e di aprile, con cui è stato avviato un corso di specializzazione per il sostegno alle alunne e agli alunni con disabilità per complessivi 9.949 posti, corrispondenti alla capacità massima di accoglienza offerta dalle università di tutto il Paese.

Con riferimento alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia da lei menzionata, va detto che anche l'università di Udine ha provveduto ad organizzare i corsi di specializzazione in questione, che attualmente sono in corso di svolgimento. Questi corsi di specializzazione consentiranno di coprire in modo sostanzialmente integrale i 10.011 posti che nell'anno scolastico 2017-2018 sono rimasti vacanti e disponibili in organico di diritto per carenza di docenti specializzati, iscritti nelle graduatorie utili all'immissione in ruolo; carenza, peraltro, che, come è noto, deriva anche dal fatto che numerosi docenti specializzati nell'insegnamento su posto di sostegno, che tuttavia preferiscono insegnare su posto comune, appena ne hanno la possibilità vi si spostano.

Va detto, ancora, che proprio per venire incontro a tutte le esigenze manifestate dalle studentesse e dagli studenti con disabilità, il decreto legislativo n. 59, che si occupa del reclutamento e della formazione iniziale dei docenti, ha previsto un nuovo modello di assunzione che conferma l'attenzione alla qualità della formazione, professionalizzando sempre di più la figura del docente di sostegno, facendo in modo che i giovani che vinceranno i nuovi concorsi saranno formati adeguatamente grazie alla frequenza di un apposito percorso universitario in pedagogia e didattica speciale.

PRESIDENTE. La collega Bechis ha facoltà di replicare.

ELEONORA BECHIS. Grazie, Ministra Fedeli. Sicuramente sono iniziative tutte lodevoli; il problema è che l'anno scolastico 2017-2018 è già in corso e le cattedre restano vacanti. La stessa legge n. 104 del 1992 prevede che l'integrazione scolastica si realizzi attraverso una rete territoriale di servizi differenziati e chiama in causa una molteplicità di soggetti che concorrono con la scuola a garantire un approccio integrato.

Il decreto legislativo che mi ha appena accennato, il n. 66 del 2017, prevede importanti novità, in termini di supplenze, sulla continuità didattica. Ogni anno si vive però lo stesso disagio, la nomina di nuove cattedre che tardano ad essere assegnate compromettono i piani didattici dell'intero anno scolastico. Ma, proprio lei, signora Ministra, si era pronunciata alla fine dell'estate, dicendo che dal 1° settembre tutto sarebbe stato pronto per ripartire e, invece, non è stato così. In Friuli, la legge regionale n. 41 del 2014 prevede, come strumento propedeutico alla pianificazione integrata, che i comuni assicurino l'integrazione delle persone handicappate nell'ambiente familiare e sociale di appartenenza, tramite servizi ed interventi rivolti alla generalità della popolazione, e preveda attività integrativa di valenza socio-educativa, dagli asili nido alle scuole di ogni ordine e grado, in cui viene compresa anche l'assistenza diretta in ambito scolastico. È un sistema di supporto per questi mesi di transizione che sembra funzionare e secondo Alternativa Libera sarebbe opportuno anche riuscire ad implementarlo nell'ordinamento nazionale.

(Iniziative di competenza volte a revocare l'incarico al presidente dell'Agenzia spaziale italiana – n. 3-03417)

PRESIDENTE. Il deputato Allasia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03417 (Vedi l'allegato A).

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Il 24 novembre 2017 si è tenuta a Firenze la consueta kermesse politica del Partito Democratico all'ex stazione della Leopolda. Nella giornata successiva, sabato 25 novembre 2017, è stato pubblicato un tweet, dal segretario del Partito Democratico, a cui ha fatto seguito un'attestazione di apprezzamento da parte dell'Agenzia spaziale italiana, attraverso il suo profilo Twitter istituzionale, fatto che, secondo la nostra sensibilità politica e istituzionale, risulta grave, perché tali esternazioni non corrispondono alla mission dell'istituzione.

Chiediamo se il Ministro interrogato, alla luce di quanto rappresentato in premessa, non intenda assumere le iniziative di competenza per revocare l'incarico al presidente dell'Agenzia spaziale italiana, essendo l'Agenzia, secondo la nostra posizione, venuta meno, in modo palese, al ruolo di terzietà.

PRESIDENTE. La Ministra Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Allasia, la ringrazio per il quesito posto che mi permette di ribadire, come da lei stesso affermato, il ruolo strategico che l'ASI riveste nella politica aerospaziale del nostro Paese e i numerosi risultati che questo prestigioso ente ha conseguito a livello internazionale, grazie al contributo dei suoi dipendenti, nel numero di 350 e non di 200 come da lei riferito, e alla disponibilità di un bilancio di circa la metà degli 1,6 miliardi a cui lei ha fatto riferimento.

Venendo alla specifica questione che lei evidenzia, circa il fatto che l'Agenzia sarebbe, cito: “venuta meno in modo palese al ruolo di terzietà che dovrebbe essere proprio di una struttura pubblica”, da informazioni assunte presso lo stesso ente che sul caso ha svolto un'indagine interna, non risulta che l'ASI abbia rilasciato alcun commento di natura politica sui social istituzionali dell'ente. Nella data del 25 novembre, non si è riscontrata, in particolare, alcuna attestazione di apprezzamento proveniente dal profilo Twitter istituzionale dell'ASI rispetto a un tweet del segretario del Partito Democratico. Piuttosto, esiste la segnalazione di un utente che, sul profilo Facebook, e non Twitter, dell'ASI, ha chiesto conto di un presunto sostegno nei termini sopra indicati; il giorno stesso, sempre sul profilo Facebook, l'ASI ha risposto alla segnalazione, ribadendo la terzietà dell'Agenzia e l'intenzione, comunque, di effettuare tutte le verifiche del caso, cosa che è puntualmente avvenuta, secondo quanto riferito dalla stessa Agenzia, senza portare ad alcun risultato. Comunque, l'ASI sta ulteriormente approfondendo il fatto.

Conclusivamente, posso rassicurarla nel senso che dai riscontri finora effettuati, alla luce di quanto dichiarato dalla stessa Agenzia, non risultano evidenze dell'episodio da lei descritto.

PRESIDENTE. Il collega Allasia ha facoltà di replicare.

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Indubbiamente, i dati che noi abbiamo citato sono i dati che son sempre stati riferiti in X Commissione, dove abbiamo discusso ampiamente dell'ASI e della sua riforma per cercare di trovare un riordino effettivo.

Però di quello che cita lei stesso, riferito all'ASI, non penso siano copie, non dico autentiche dal notaio, però, sono fotogrammi e immagini che abbiamo salvato e trovato, ma questo poco importa. Il problema continua a sussistere, dato che, anche lo scorso anno, lo stesso Presidente dell'ASI ha mostrato assolutamente di non essere imparziale, dato che aveva sottoscritto la lettera del dicembre 2016 per il “sì” in occasione del referendum costituzionale a sostegno ovviamente di Renzi. Lei ovviamente, facendo parte dello stesso Governo o della continuità con Gentiloni, sicuramente negherà l'evidenza anche di questo, ma l'evidenza è rappresentata da queste immagini che sono tweet dell'ASI riferite proprio a piacere di Renzi.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare le manifestazioni che caratterizzano la ricorrenza del Natale in ambito scolastico – n. 3-03418)

PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03418 (Vedi l'allegato A).

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Il recente caso dell'istituto “Ragusa Moleti” di Palermo, dove con circolare del dirigente scolastico sono state vietate esposizioni e manifestazioni di carattere religioso nelle aule, ha riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica il tema della presenza dei simboli cristiani e della possibilità di pregare all'interno degli edifici scolastici. La Ministra interrogata ha già comunicato, con una dichiarazione, che c'era stata una cattiva interpretazione da parte del dirigente scolastico delle circolari ministeriali. Ricordo anche che la Corte europea dei diritti dell'uomo si è pronunciata, dicendo, anzi, che vietare l'esposizione dei simboli cristiani implicherebbe un valore negativo.

Quindi, l'interrogazione è per chiedere alla Ministra se il Governo non ritenga di dover consentire ed assicurare, per quanto di competenza, nelle scuole le manifestazioni che caratterizzano il Natale, tanto più che non sono evidentemente un elemento di discriminazione…

PRESIDENTE. Grazie…

RAFFAELLO VIGNALI. …ma semmai di accoglienza e di dialogo.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente, e grazie onorevole Vignali. Secondo il vigente quadro normativo le istituzioni scolastiche, nell'ambito della propria autonomia riconosciuta a livello costituzionale, programmano le attività didattiche e gli interventi educativi debitamente deliberati dagli organi collegiali competenti e inseriti all'interno delle progettualità dei docenti. Con particolare riguardo alle attività concernenti festività religiose, le indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione sottolineano, già nella premessa, la necessità di un positivo e continuo incontro e confronto tra culture e religioni per riconoscere ed apprezzare le diverse identità e le tradizioni culturali e religiose in un'ottica di dialogo e di rispetto reciproco. Ciò costituisce attuazione dei principi fissati nell'articolo 3 della nostra Costituzione che scrive della pari dignità sociale di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. In ottemperanza a questo principio costituzionale la scuola è, per eccellenza, il luogo di inclusione, di accoglienza e di uguaglianza. Discriminazione ed emarginazione non appartengono a questa istituzione.

Per quanto attiene alla specifica programmazione di manifestazioni legate alle festività natalizie, si rappresenta che l'articolo 311 del testo unico in materia di istruzione stabilisce che: “La Repubblica italiana, nel garantire la libertà di coscienza di tutti, riconosce agli alunni delle scuole pubbliche non universitarie il diritto di avvalersi o di non avvalersi di insegnamenti religiosi”. A tal fine “l'insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non deve aver luogo in occasione dell'insegnamento di altre materie né secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti”.

Nel caso specifico relativo alla direzione didattica statale “Ragusa Moleti”, da recenti informazioni acquisite dal competente ufficio scolastico regionale risulta che nessun crocefisso sia mai stato rimosso, coerentemente con quanto statuito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nella sentenza da lei stesso citata. Inoltre, risultano essere stati confermati i momenti di festeggiamento del Natale programmati, d'intesa con l'insieme della comunità scolastica.

PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di replicare.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, signor Ministro. Noi riteniamo che su questo bisogna garantire che sia possibile che vi siano manifestazioni compresa anche l'esposizione dei presepi che in molte scuole è vietata perché sembra che l'unica discriminazione in certe scuole sia contro la tradizione cristiana, verso le altre nessuna, ma contro quella sì.

In una bellissima intervista di pochi giorni fa, Massimo Cacciari, che non è notoriamente un beghino, ha affermato che il cristianesimo ha dato un contributo straordinario alla nostra storia, alla nostra civiltà e alla nostra sensibilità.

Se i Papi non avessero fatto costruire Palazzo Montecitorio come ospizio dei poveri noi il question-time lo faremo all'aria aperta e anche il Quirinale non ci sarebbe, fra l'altro.

Vorrei dire anche un'altra cosa e concludo. Quando si vuole accogliere uno a casa propria non si tolgono i simboli che fanno l'identità di casa propria, non si tolgono i quadri, non si tolgono i mobili, perché non sarebbe accoglienza ma sarebbe un'offesa.

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELLO VIGNALI. Se vogliamo accogliere liberamente - e concludo - dobbiamo veramente essere noi stessi. E con questo faccio gli auguri a lei e anche al dirigente scolastico di Palermo.

(Chiarimenti in ordine ad un prospettato accordo sulle servitù militari in Sardegna, nonché sulle modalità di utilizzo della nuova caserma di Pratosardo a Nuoro – n. 3-03419)

PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-03419 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO CAPELLI. Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, siamo qui, ancora una volta, a parlare e a chiedere lumi - e possibilmente delle certezze - sullo stato delle servitù militari in Sardegna. Sono problematiche che vanno dalla tutela dell'ambiente e della salute, dei posti di lavoro, della vastità delle aree occupate, dello stato dell'arte dell'accordo tra Stato e regione, della tempestività e corretta liquidazione dell'equo indennizzo nei confronti dei comuni e, in particolare, sono a chiederle lo stato degli impegni da lei formalmente assunti nel recente passato in quest'Aula - a giugno 2016 e a luglio 2017 - sull'utilizzo immediato della nuova caserma di Pratosardo di Nuoro, definitivamente consegnata alla Difesa da parte del comune stesso.

PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

ROBERTA PINOTTI, Ministra della Difesa. Grazie, Presidente. Ringrazio l'interrogante che mi dà modo di evidenziare come la problematica esposta abbia rappresentato e rappresenti tuttora un obiettivo al quale la Difesa ha dedicato molta attenzione. Nello specifico dei rapporti con la regione Sardegna, vorrei sottolineare che, dopo un lungo cammino di confronto, è stato definito un protocollo di intesa che ci auguriamo venga formalizzato in tempi rapidi. Proprio per superare le criticità relative al ritardo nei pagamenti il dicastero della difesa, anche a seguito di un impegno preso con la regione Sardegna, si è fatto promotore delle varianti normative e regolamentari in materia negli opportuni tavoli interistituzionali, con l'obiettivo di sviluppare un meccanismo che potesse consentire l'erogazione del contributo su base annuale. Questa iniziativa è andata a buon fine e, quindi, il decreto relativo al quinquennio 2010-2014 oltre a regolarizzare il periodo citato rende possibile avviare immediatamente il pagamento relativo al 2015 e al 2016 e per il futuro il pagamento con cadenza annuale. La complessità delle procedure, il numero delle amministrazioni interessate e l'arco temporale quinquennale che era previsto per legge ha comportato che i fondi relativi al periodo 2010-2014 finissero in perenzione. Questi fondi, tuttavia, rimangono disponibili per l'esigenza, specificando che la riassegnazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze necessiterà di una richiesta delle regioni nei modi e nelle forme previste dalla vigente normativa.

L'iniziativa della Difesa, tesa ad accelerare le procedure relative al pagamento degli indennizzi, ha innovato, in misura sensibile, una materia molto articolata che vede il coinvolgimento di vari attori istituzionali, oltre che dell'amministrazione della difesa, come la Presidenza del Consiglio, il MEF, le regioni e le province autonome interessate. È opportuno sottolineare, inoltre, che la percentuale di contributo assegnato alle singole regioni non è in funzione di una scelta discrezionale di un solo organo di governo, bensì deriva dall'applicazione di parametri oggettivi, condivisi con le regioni stesse, sulla base di importi finanziari stanziati dal Ministero dell'economia e delle finanze.

Infine, per ciò che riguarda la caserma di Pratosardo, rendo noto che sono terminati i lavori mentre il collaudo, a cura del comune di Nuoro, è stato effettuato nello scorso mese di agosto. Pertanto, sono in corso le necessarie attività tecniche tra il comune di Nuoro e l'Agenzia del demanio per la successiva cessione della caserma nella disponibilità della Difesa, che la utilizzerà, come già ho ribadito qui in altre occasioni, per fini istituzionali.

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Capelli ha facoltà di replicare.

ROBERTO CAPELLI. Signora Ministra, io sono molto soddisfatto della sua risposta e credo che sia stato opportuno ribadire in quest'Aula le perplessità legate, appunto, all'accordo Stato-regioni e al protocollo che determinerà la soluzione di gran parte di questi problemi.

Credo che sia stato opportuno per la chiarezza anche della comunicazione, visto che comunicati da una parte o dall'altra e da varie istituzioni si sovrappongono, non dando certezze; certezze che credo lei abbia ben esplicitato tutt'oggi.

Relativamente alla caserma di Pratosardo, ribadisco che auspico una immediata occupazione, perché in questo problema delle servitù militari bisogna tener conto anche dell'occupazione in un territorio e della creazione di occasioni di occupazione e di piccola economia che si può generare in un territorio che - ribadisco - deve guardare a tutto ciò che è possibile, lecito e non dannoso, che possa creare un briciolo di speranza per il futuro.

(Iniziative e strategie del Governo in relazione all'inquinamento derivante dai rifiuti di plastica dispersi nei mari – n. 3-03420)

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Borghi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03420 (Vedi l'allegato A). Ha un minuto, prego.

ENRICO BORGHI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, c'è un tema di carattere globale che interessa anche il nostro Paese e, cioè, il tema relativo ai problemi dei rifiuti dispersi in mare e lungo le coste. Potrà sembrare paradossale, ma uno dei problemi più rilevanti sotto questo profilo è derivante dalla presenza di 100 milioni di pezzi di “cotton fioc” oggi presenti sulle nostre coste e l'80 per cento dei rifiuti sulle nostre spiagge è rappresentato da plastiche che stanno assumendo dimensioni di microplastiche e, in conseguenza di ciò, entrano nei cicli alimentari degli organismi acquatici e da lì direttamente all'interno del ciclo alimentare anche delle persone.

Noi siamo preoccupati del fatto che non si dia seguito a quanto previsto dal collegato ambientale sotto questo aspetto e, più in generale, chiediamo quali siano le iniziative e le strategie del Governo in merito.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signor Presidente, e grazie anche all'onorevole interrogante. Il problema della marine litter è da tempo al centro, come l'onorevole Borghi sa, dell'attenzione del Ministero dell'ambiente, è oggetto di programmi e iniziative, sia a livello nazionale che internazionale, per contrastare la dispersione dei rifiuti nell'ambiente marino.

Già dal 2011 il Ministero ha finanziato i primi studi sull'impatto delle microplastiche sugli organismi marini, un'iniziativa coerente con la messa al bando degli shopper che l'Italia, primo Paese in Europa, ha deciso già nel 2010.

L'Italia ha posto la questione globale della spazzatura marina fra i temi centrali del G7 ambiente che si è svolto, a giugno, a Bologna. Nella dichiarazione conclusiva di quel summit, tale impegno è stato riaffermato da tutti gli Stati, confermando il piano d'azione per combattere rifiuti marini ed esprimendo preoccupazione, in particolare, per i rifiuti di plastica e le microplastiche, che rappresentano, come diceva lei, una vera minaccia della biodiversità globale.

In questo ambito, è stata riconosciuta l'esigenza di una riduzione progressiva delle plastiche monouso e delle microplastiche, per evitarne la dispersione nell'ambito marino, anche attraverso la ricerca sui loro sostituti. Su questo, come ho detto, l'Italia si è posta da tempo in una posizione avanzatissima, non solo a livello legislativo, ma anche grazie allo sviluppo di un settore come quello della chimica verde, caratterizzato da innovazione e ricerca di soluzioni ambientalmente più sostenibili.

Ricordo, inoltre, che nell'ambito della recente Presidenza italiana del G7, l'Italia ha promosso il settimo programma d'azione per l'ambiente, nonché la strategia per l'ambiente marino. Sempre in quella sede, il Ministero ha rinnovato il suo impegno con un evento condiviso con la Francia nell'ambito della coalizione internazionale Stop Plastic Waste, rafforzando l'impegno lanciato in occasione della Cop22 a Marrakech.

Nell'ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca sono stati, inoltre, aperti bandi europei che hanno quale attività prioritaria la riduzione dei rifiuti marini.

Il Ministero dell'ambiente ha avviato, nel 2015, un importante programma di monitoraggio nazionale per la valutazione continua dello stato ambientale delle acque marine. Le attività sono state affidate alle ARPA e coprono tutte e tre le sottoregioni marine italiane.

Vi è, poi, la strategia marina, con tre nuove misure in relazione ai rifiuti marini, e nel luglio scorso è stato sottoscritto l'accordo di programma per la pulizia dei fondali marini per il porto di Porto Cesareo ed è in corso di sottoscrizione l'accordo per i porti di Savona e di Vado Ligure.

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Borghi ha facoltà di replicare.

ENRICO BORGHI. Grazie, Presidente. Come Partito Democratico esprimiamo soddisfazione per le assicurazioni e le informazioni che ci sono state consegnate qui dal Governo.

È importante che l'Italia permanga nel gruppo di testa delle nazioni che ritengono di dover dare seguito alle indicazioni che le Nazioni Unite hanno voluto dare anche alla Conferenza degli oceani dello scorso giugno a New York, in considerazione del fatto che, sulla base delle analisi di scenario fornite, il 2050 potrebbe essere addirittura l'anno in cui, qualora non si adottassero delle politiche attive e degli interventi, la quantità di plastica negli oceani raggiungerebbe la quantità degli organismi viventi nei medesimi.

Quindi, capiamo e già questi elementi ci fanno comprendere quanto sia importante intervenire ed è importante il fatto, come ha ricordato il Ministro, che si lavori sull'introduzione nell'innovazione di processo e sull'introduzione di questi temi all'interno del riorientamento delle filiere economiche e produttive. In una battuta, potremmo dire che deve diventare conveniente salvaguardare il mare, non inquinare di plastiche le nostre spiagge e rendere opportuna una migliore fruibilità. E, in questo senso, riteniamo che le indicazioni legislative che questa legislatura che si va compiendo ha dato sono assolutamente rilevanti e pensiamo che la diciassettesima legislatura, sotto questo profilo, sarà ricordata come un momento di svolta in questa direzione.

(Iniziative volte alla definizione dei criteri per l'assimilabilità dei rifiuti speciali a quelli urbani, anche in relazione ad una recente sentenza del Tar Lazio e ai fini di una corretta determinazione della TARI – n. 3-03421)

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Zolezzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione L'Abbate ed altri n. 3-03421 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Dieci miliardi di euro sono i soldi che i cittadini spendono per la gestione dei propri rifiuti. Basterebbe andare al recupero di materia per pressoché azzerare questa cifra.

Il Ministero dell'ambiente dovrebbe adempiere alla sentenza n. 4611 del 13 aprile 2017 del TAR del Lazio, che ha dichiarato che è illegittimo il silenzio sulla definizione dei criteri di assimilabilità dei rifiuti speciali e dei rifiuti produttivi ai rifiuti urbani. Deve essere stabilito un criterio uniforme e oggettivo su tutto il territorio nazionale, e un limite quantitativo: a Castelvetro, in provincia di Modena, 163 mila euro di Tari in più sono stati spalmati sui cittadini perché non viene rispettato il regolamento sull'assimilazione. E risulta non chiaro se il contribuente, detentore di più immobili nello stesso comune, debba vedere computata una sola volta la quota variabile della Tari. Vediamo se oggi ci chiarirà queste cose che rendono gravoso e non equo per i cittadini il pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gianluca Galletti, ha facoltà di rispondere.

GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, e grazie anche all'onorevole interrogante. Il Ministero dell'economia e delle finanze ha emanato una circolare, con la quale sono stati forniti chiarimenti in merito al calcolo della parte variabile della Tari relativa all'utenza domestica. In particolare, è stato chiarito che ad ogni singola utenza corrisponde una distinta obbligazione tributaria. La quota variabile, infatti, dovendo essere calcolata per ciascuna utenza, va considerata tante volte quante sono le utenze possedute o detenute dal nucleo familiare.

Il Ministero dell'economia ha, inoltre, evidenziato di aver pubblicato sul proprio sito Internet il prototipo di regolamento delle relative linee guida della Tares, i cui principi devono considerarsi applicabili anche per la Tari, per chiarirne il calcolo e garantire un'applicazione uniforme a livello nazionale.

Relativamente all'emanazione del decreto ministeriale di determinazione per i criteri dell'assimilabilità dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, si evidenzia che, sin dal giugno 2016, il Ministero dell'ambiente ha avviato la relativa attività istruttoria. Alla luce dei rilevanti interessi coinvolti, sono state condotte consultazioni con le varie associazioni del settore, al fine di redigere una prima bozza di decreto. Lo schema già stilato è in fase di elaborazione pressoché definitiva e rappresenta il punto di equilibrio in vista del perseguimento del superiore interesse pubblico generale.

In particolare, lo schema esistente prevede criteri quantitativi e qualitativi omogenei e verificabili su tutto il territorio nazionale. Il decreto individua l'elenco delle attività che possono essere assimilate, nonché l'elenco dei codici dei rifiuti che possono essere assimilati ai rifiuti urbani.

Lo stesso prevede, inoltre, criteri diversi in funzione della presenza o meno di un sistema di misurazione puntuale dei rifiuti. In caso di presenza di un sistema di misurazione puntuale, i limiti individuati sono espressi in quantità annue di rifiuti prodotti misurabili ed effettivi; in caso di assenza di un sistema di misurazione puntuale, i limiti individuati utilizzano la superficie quale discriminante per le attività, non essendo misurabile l'effettiva produzione dei rifiuti da parte delle utenze.

Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura che il Ministero dell'ambiente continuerà a svolgere le proprie attività mantenendo alto il livello di attenzione sulla questione.

PRESIDENTE. Il collega Giuseppe L'Abbate ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, non possiamo ritenerci soddisfatti di questa non risposta da parte del Ministro. Abbiamo chiesto ancora una volta se chi è possessore di una seconda casa sfitta all'interno di un comune debba pagare la quota variabile oppure no e non ci avete ancora risposto. La settimana scorsa siete venuti in Aula con una sentenza della Cassazione che riguardava un caso totalmente diverso da quello che avevamo chiesto: state facendo una figuraccia! I cittadini sono nel caos. Milioni di italiani hanno pagato più del dovuto e voi li state abbandonando. Non sanno come devono ottenere il rimborso. Quella circolare emanata dal MEF non chiarisce ancora molte cose. State lasciando i contribuenti nel caos più totale, e questo è vergognoso. State perdendo quella che è la serietà delle istituzioni. Ancora una volta non rispondete. Tornerò ad interrogare il Ministero dell'economia, dato che in Aula, quando presentiamo le interrogazioni, manda a rispondere il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ancora una volta, dopo undici anni, state parlando di bozza in merito al decreto sull'assimilabilità dei rifiuti speciali: dopo undici anni, ancora una bozza, Ministro! Se questo decreto entrasse in vigore e fosse realmente funzionale, riuscirebbe a ridurre di circa il 20 per cento il costo della Tari ai cittadini. Siamo veramente in un Paese folle! State abbandonando i cittadini italiani contribuenti, che per voi sono solamente un bancomat. Voi non volete risolvere il problema della gestione dei rifiuti in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Matteo Bragantini, Castiglione, Cirielli, Dambruoso, Epifani, Fedriga, Ferrara, Gregorio Fontana, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Laforgia, Marazziti, Marcon, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Rampelli, Realacci, Sani, Speranza, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventitré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Quintarelli ed altri n. 1-01620, Frusone ed altri n. 1-01767, Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772 e Picchi ed altri n. 1-01774 concernenti iniziative volte a promuovere una moratoria internazionale dello sviluppo di sistemi di arma di tipo AWS (Autonomous Weapons Systems) e a prevedere un divieto di sviluppo e commercializzazione di tali sistemi di arma in ambito nazionale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Quintarelli ed altri n. 1-01620 (Nuova formulazione), Frusone ed altri n. 1-01767, Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772 e Picchi ed altri n. 1-01774 concernenti iniziative volte a promuovere una moratoria internazionale dello sviluppo di sistemi di arma di tipo AWS (Autonomous Weapons Systems) e a prevedere un divieto di sviluppo e commercializzazione di tali sistemi di arma in ambito nazionale (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 4 dicembre 2017, sono state presentate le mozioni Frusone ed altri n. 1-01767, Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772 e Picchi ed altri n. 1-01774 e una nuova formulazione della mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto inoltre che è stata presentata la mozione Carrozza, Cicchitto ed altri n. 1-01776. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.

MARIO GIRO, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Presidente, i pareri sono i seguenti. Sulla mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620 (Nuova formulazione), parere favorevole con riformulazione: la premessa va bene; nel dispositivo, sostituire il comma 1 con il seguente: “a continuare a partecipare attivamente nel dibattito internazionale in corso, in particolare nell'ambito della Convenzione sulla proibizione alla limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate eccessivamente dannose o aventi effetti discriminanti, di concerto con i principali partner dell'Italia, continuando a confrontarsi con gli stakeholders, inclusi gli esperti di intelligenza artificiale, con l'obiettivo di arrivare a una definizione e una regolamentazione internazionale dei sistemi d'arma tipo LAWS. La posizione italiana al tavolo negoziale, anche in vista di una moratoria internazionale, deve prevedere da un lato che gli esseri umani continuino a prendere l'ultima decisione sull'uso della forza letale ed esercitino sufficiente controllo sui futuri LAWS e, dall'altro, che vi sia una valutazione sulla conformità dello sviluppo e dell'uso dei LAWS con il diritto internazionale umanitario”; poi, sostituire il comma 2 con il seguente testo: “ad assumere iniziative per il rafforzamento della valutazione exante di conformità al diritto internazionale umanitario dei sistemi d'arma di tipo LAWS destinati ad essere sviluppati in favore delle Forze armate”.

Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Frusone ed altri n. 1-01767, sulla mozione Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772 e sulla mozione Picchi ed altri n. 1-01774. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Carrozza ed altri 1-01776.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Non ho sentito la riformulazione del rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Adesso gliela facciamo avere, le facciamo avere il testo: non si preoccupi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Viceministro, Presidente, ci troviamo davanti ad uno degli aspetti più interessanti dello sviluppo della tecnologia moderna. Ci troviamo davanti ad una tale automazione che non è soltanto l'automazione del fare ma che è anche l'automazione del decidere. L'intelligenza artificiale sembra essere arrivata al punto da poter elaborare una quantità di dati, da poter misurare in un caso concreto, come quello che esaminiamo nella mozione, condizioni di eventuali rischi e pericoli e da poter prendere decisioni le cui ricadute sono assolutamente imprevedibili per tutti noi se non in una logica di tipo distruttivo, inquietante anche soltanto nell'immaginario collettivo. Il problema vero è che lo sviluppo della tecnologia molte volte si è avvalso proprio degli investimenti fatti in ambito militare: non godremmo oggi dei vantaggi di Internet se a suo tempo la Rete non fosse stata inventata per misure di difesa tipiche dell'organizzazione dei Paesi… mi scusi Presidente…

PRESIDENTE. Un po' d'acqua per la deputata Binetti per favore… sta arrivando l'acqua, deputata…

PAOLA BINETTI. Mi sembra importante non porre limiti allo sviluppo della ricerca e della tecnologia e invece aumentare i livelli di guardia della prudenza umana e la capacità di dare senso e significato alle scoperte scientifiche: non perché una cosa può essere fatta, necessariamente poi la si deve fare e non perché può essere fatta come segno di un progresso scientifico altamente evoluto, ciò implica necessariamente anche una qualità sotto il profilo umano, sociale, etico. Dunque il motivo della mozione è proprio, da un lato, incoraggiare la ricerca ma obbligare gli Stati - nel caso specifico stiamo parlando del Governo italiano - ad essere presenti su tutti i tavoli delle trattative perché a nessuno mai venga in mente di poter concedere autonomia all'intelligenza artificiale che non è in grado di misurare l'impatto sul piano umano di molte scelte e decisioni. Oggi come oggi dobbiamo godere degli sviluppi di un'intelligenza che ci permetterà domani di avere in circolazione sulle strade italiane macchine senza autista oppure di avere aziende automatizzate fino alle famose aziende 4.0 in cui la robotizzazione riesce a coprire la maggioranza degli obiettivi del fare. Ciò che non si può delegare è la responsabilità. Si possono delegare tante cose che possono essere fatte bene ma non la responsabilità su ciò che si fa e, da questo punto di vista, la politica non può che essere una politica internazionale perché soltanto la sinergia tra Stati che condividono una comune preoccupazione permette di prevenire i rischi che uno Stato impazzito o un capo di Governo impazzito potrebbe scatenare sotto forma di guerra mondiale su tutta la terra. Abbiamo visto in questi giorni che alcuni esperimenti nucleari ci hanno riempito di paura e di necessità di portare fino all'estrema conseguenza il sentimento di prudenza. Quindi ritengo che la mozione arrivi nel momento giusto perché dice sì alla ricerca, dice sì al coraggio di osare, tuttavia sotto il profilo di esperienze totalmente controllate non solo tecnicamente ma anche umanamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente, anche noi crediamo che sia estremamente opportuna la discussione che forse in maniera un po' distratta verrà svolta in quest'Aula su un tema che viene introdotto forse oggi per la prima volta all'interno del Parlamento, ma sarà un tema sul quale probabilmente i Parlamenti futuri avranno occasione di discutere nel Paese e non soltanto per le implicazioni militari che sono collegate all'utilizzo dell'intelligenza artificiale.

Come ha ricordato la collega Binetti, spesso l'innovazione arriva dove questa è più richiesta e più importante e il settore degli armamenti è un settore in cui gli investimenti per la ricerca sono forse più massicci rispetto ad altri settori ed è proprio dagli investimenti sulla ricerca che nascono opportunità che hanno uno sviluppo importante dal punto di vista civile e che, qualche volta, hanno uno sviluppo inquietante dal punto di vista bellico.

Infatti ragionare sui sistemi di intelligenza artificiale se già oggi ci crea problemi quando pensiamo a cosa può accadere per le implicazioni etiche che riguardano la guida senza conducente degli autoveicoli, probabilmente i problemi etici e quelli legati ai sistemi valoriali vengono moltiplicati per “n” volte se quei sistemi riguardano la possibilità di agire negli scenari bellici senza la presenza dell'uomo, cosa che già oggi si realizza, o addirittura con sistemi automatici di intelligenza artificiale che sostituiscono l'uomo non soltanto nelle azioni belliche ma anche nelle scelte, nelle decisioni e nelle valutazioni morali ed etiche, magari imparate per autoapprendimento, che in quegli scenari vengono prese.

È ovvio che la quantità di implicazioni che l'uso di tali sistemi può determinare è pressoché infinita. Dunque quale può essere una risposta che non sia di ipocrisia? La risposta non di ipocrisia è quella che noi tante volte ci diamo quando spieghiamo per quale motivo riteniamo che sia molto utile che ci sia un'aggregazione tra Stati, che ci siano comunioni di sistemi che hanno identici presupposti valoriali, identici presupposti morali, identici modi di ragionare, quei valori che tanto spesso diciamo che sono alla base ad esempio della nostra condivisione della scelta europea e dello scenario europeo.

Lo stesso ragionamento oggi può essere fatto su una dimensione che va ben oltre l'Europa, quando si ragiona di sistemi e di armamenti che siano Weapons Systems cioè di situazioni in cui il ragionamento sul sistema etico-valoriale di partenza sia dominante rispetto alla semplice valutazione dell'azione diretta sullo scenario bellico di riferimento. Ritengo che il contenuto più profondo delle mozioni che oggi sono state presentate in Aula, e che il Governo ha sostanzialmente recepito nel loro spirito, sia chiedere che il nostro Paese partecipi in maniera attiva, da protagonista, alle discussioni sugli scenari internazionali affinché il ragionamento sulle intelligenze artificiali applicato negli scenari bellici non sia un ragionamento che sfugge al sistema etico, morale e valoriale in cui il nostro Paese e l'Europa si riconosce (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quintarelli. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Grazie, Presidente. Devo innanzitutto iniziare ringraziando sinceramente i colleghi del Partito Democratico per aver acconsentito a trattare un argomento così rilevante e, se vogliamo, forse è l'argomento più rilevante tra tutti quelli che io ho trattato in quest'Aula ed è un po' il mio commiato dal Parlamento. Quindi ringrazio veramente i colleghi del Partito Democratico e in particolare Ettore Rosato.

Chi vi parla ha insegnato sicurezza informatica e si è occupato di protezione e infrastrutture critiche e ha fondato le associazioni italiane di sicurezza informatica. Lungi da me l'idea di mettere un freno al futuro: mi conoscete. Sicuramente ci sono usi dell'intelligenza artificiale tanti, la maggior parte, che sono altamente positivi anche nel campo degli armamenti.

Non mi sognerei mai di pensare di limitare una cosa che riguarda robot per sminare campi minati, o sistemi per fare missili antimissili, o cose del genere, tutto quello che conformemente allo spirito della Costituzione ha un carattere difensivo. Però qui siamo in un punto molto delicato, cari colleghi, perché questi sistemi sono qualitativamente diversi. Noi siamo abituati a pensare al computer in termini algoritmici, se faccio questo succede quello, se fa questo succede quell'altro: non è così! L'intelligenza artificiale: sono sistemi che imparano, che cambiano il loro comportamento nel tempo; è più come un bambino, al quale noi possiamo dare degli esempi, ma quello che lui poi farà effettivamente dipende dalla sua storia.

Poi vi chiedo: vi fidate del vostro computer? Tutte le notizie che sentiamo sugli attacchi massivi a Internet, i trojan, la rete, le violazioni di sistemi, l'uso dei trojan per le intercettazioni: voi vi fidate che l'informatica sia una cosa così affidabile e deterministica? Pensate di mettere queste cose su un'arma nucleare? Vi fidereste? Guardate, il Macintosh era considerato il computer più sicuro al mondo: la settimana scorsa, sistema operativo Sierra, basta pigiare cinque volte “invio” su una casella e si acquisiscono i privilegi di amministratore di sistema; e fino alla settimana scorsa lo consideravamo la macchina più sicura sul pianeta! Non possiamo essere certi della sicurezza in un futuro.

Ora, non prendete per buone le mie parole; se avete mai comprato qualcosa su Amazon o su Uber, o avete mai preso Uber, avete interagito con un'intelligenza artificiale fatta da un danese, un europeo, che si chiama Danny Lange, che dice: è possibile fare un drone che vola da solo scegliendo il percorso? Sì, oggi. È possibile fare un drone a cui si attacca una telecamera che fa riconoscimento facciale o di qualche attributo? Sì, oggi. È possibile mettergli un'arma a bordo? Sì, oggi. Ecco, lo scenario è inquietante, perché quell'arma lì, se è guidata da un sistema ad intelligenza artificiale, impara e non è deterministica, perché questo è il significato di intelligenza artificiale.

Il problema non è l'hardware, non è l'arma: è questo particolare tipo di software, che, applicato ad un'arma, lo rende in grado di selezionare e colpire un bersaglio senza intervento umano, senza una decisione umana. È morta da poco la persona che ha rifiutato di far partire la terza guerra mondiale. Io ho un amico, il professor Fantin, che usa dire che l'hardware si guasta, ma il software nasce rotto, e questo è particolarmente vero. Quando Elon Musk, fondatore di Tesla e tante altre cose, il professor Hawking, David Orban hanno proposto un bando alle armi letali autonome, io l'ho sottoscritto, sono uno dei sottoscrittori.

La mozione che ho presentato, riformulata rispetto alla versione iniziale, è molto più blanda rispetto alle mie convinzioni, cerca di essere un compromesso. La mia mozione dice: lavoriamo con i nostri partner, proponiamo una moratoria; una moratoria non vuol dire un bando: vuol dire pensiamoci su un attimo. Vediamo, pensiamoci bene: se ci sono decine di migliaia di persone addette ai lavori che dicono “non le facciamo”, cerchiamo di capire perché, prendiamoci un po' di tempo, proponiamo di prendere un po' di tempo. Questo è quello che dice la mia mozione, non una messa al bando!

E la seconda cosa che propone la mia mozione è: nelle discussioni internazionali che l'Italia svolge su questo, è giusto che ci siano esperti militari, esperti diplomatici, esperti di arma, ma sarebbe anche bene che ci fosse qualche esperto di intelligenza artificiale, perché questo è qualitativamente diverso.

Quindi, due cose. La prima: proponiamo, giochiamo con i nostri partner, stiamo sempre saldamente ancorati ai nostri partner, ma facciamo una proposta; poi magari scopriremo che anche ad altri può andar bene quella proposta. Secondo: avvaliamoci di esperti di intelligenza artificiale.

Sono convinto, ripeto, dell'opportunità di messa al bando: ho sottoscritto quell'appello e voterò conseguentemente sulle mozioni; ma il minimo che dal mio punto di vista possiamo fare è promuovere una riflessione, prendere un attimo di tempo e proporre ai nostri partner una moratoria, assistiti da persone con competenze specifiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà. Non mi pare sia in Aula… Non è in Aula, no. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, colleghi, l'evoluzione della tecnologia, in particolare nel campo dell'intelligenza artificiale, ha recentemente raggiunto livelli significativi sia in campo civile che militare. In questo ambito, grazie anche allo sviluppo della sensoristica e dell'elettronica, si sta procedendo attraverso un percorso che potrà avere sviluppi prima impensabili, con la creazione di sistemi che, attraverso il progressivo apprendimento e l'assunzione continua di dati, potrebbero addirittura intervenire autonomamente su qualsiasi processo decisionale.

Naturalmente, una tale prospettiva sollecita delle riflessioni e dei confronti di varia natura, sul suo stesso significato e sul suo futuro: ci si interroga, infatti, sul ruolo dell'uomo in tale contesto, perché appare sempre più necessario affermare che la decisione finale in qualsiasi settore sociale spetti all'uomo e non alle macchine. Esse possono infatti aiutarlo in termini essenziali nei vari percorsi operativi, ma non sostituirlo nel momento determinante, quando cioè si assume la decisione definitiva. Ma, al di là di un indispensabile confronto e di valutazioni di carattere etico, giuridico e sociale, non possiamo immaginare di fermare un percorso di progresso scientifico che, se incanalato in termini corretti, potrebbe aiutarci a progredire sia in campo civile che militare.

Si inserisce proprio in questo quadro il dibattito sui sistemi di arma autonomi letali: sistemi che consentirebbero addirittura di evitare la stessa presenza umana nei teatri operativi; un elemento che sollecita anche riflessioni di varia natura, in relazione allo stesso diritto umanitario internazionale. Ed è proprio per questi motivi che, all'interno della Convenzione su certe armi convenzionali, si è costituito il gruppo Esperti governativi sui sistemi di arma autonomi letali, nel quale l'Italia svolge con l'apprezzamento di tutti un ruolo significativo. Proprio all'interno di questi organismi, si confrontano le ragioni di chi sostiene e di chi avversa lo sviluppo di tali tecnologie.

Sono peraltro molti e corposi gli spunti interessanti, che vanno da questioni specifiche e dettagliate, soprattutto in campo operativo, a confronti di carattere etico, sociale e giuridico. Ed è comprensibile a tutti come una materia del genere abbia necessità di dispiegare tutto il suo significato e le sue specifiche particolarità in un arco di tempo che non soffra delle sollecitazioni di nessuno degli attori interessati: è infatti di straordinaria importanza utilizzare un metodo di confronto e di sintesi che raccolga le varie istanze, le valuti con attenzione, le accompagni gradatamente in un percorso in cui la ragione e l'interesse supremo dell'uomo possano prevalere.

Siamo solo all'inizio di una discussione che sarà complessa, importantissima, e che ha necessità di tempo, attenzione, approfondimenti di varia natura: deve dunque sfuggire alle strette vie degli interessi specifici, per pervenire ad una soluzione condivisa, comprensiva delle tematiche di carattere etico, tecnico, giuridico e sociale, che un argomento del genere propone. Siamo agli inizi, dicevo, in un momento in cui i partecipanti al dibattito negli organismi appositamente creati debbono ancora persino definire in termini precisi e definitivi i sistemi d'arma dei quali abbiamo parlato in precedenza; e credo che un dibattito come quello odierno possa servire solo a sollecitare il Governo a continuare con la stessa efficacia e lo stesso impegno sin qui dimostrati dai nostri rappresentanti negli organismi predisposti per affrontare il tema.

Il gruppo di esperti ha chiesto alla Convenzione, riunitasi a Ginevra, la possibilità di tenere nuovi incontri nel 2018, per pervenire subito ad una definizione unitaria e condivisa dei sistemi d'arma di cui parliamo. Chiediamo quindi al Governo di intervenire nelle sedi opportune perché tale richiesta venga accettata e sostenuta sotto ogni profilo.

Per il resto, mi pare di poter dire che non ci si possa schierare pregiudizialmente contro il progresso scientifico in un settore tanto importante, ma che si debba lavorare per il raggiungimento del miglior risultato possibile, che tenga conto delle valutazioni e delle questioni sollevate in una materia tanto delicata quanto complessa. Lo dico con la massima chiarezza, perché non sussistano dubbi sulla nostra posizione in materia. Noi crediamo che i partecipanti del nostro Paese in questi organismi internazionali debbano essere sostenuti con forza, e che il loro impegno debba risultare indirizzato al raggiungimento di tre obiettivi essenziali: che sia l'uomo il solo e l'unico ad assumere la decisione finale in ogni contesto nel quale si dichiara l'uso della forza letale; che vengano stabilite regole per le quali il controllo operativo dell'uomo sui LAWS sia determinante nel quadro del loro eventuale utilizzo; che lo sviluppo, l'utilizzo, l'operatività che lo sviluppo, l'utilizzo l'operatività dei LAWS vengano definiti in termini di sicura corrispondenza con il valore e le indicazioni presenti nel diritto internazionale umanitario.

Sono queste, alla fine, le valutazioni che riteniamo essenziali nel contesto di un dibattito, che non può essere affrontato con superficialità in termini unidirezionali, sulla base di pregiudizi. Noi crediamo che il Governo abbia operato bene in questo campo e che debba proseguire a lavorare, attraverso i suoi rappresentanti negli organismi dedicati, per l'affermazione dei principi che abbiamo indicato e che costituiscono il nucleo essenziale degli impegni previsti dalla mozione che abbiamo presentato.

Su temi di questa natura mi sembrerebbe opportuno intervenire con atteggiamento laico, con apertura nei confronti della scienza e dei suoi progressi, basandoci sui principi affermati dalla nostra Costituzione e con la determinazione di affermare la supremazia dell'uomo sulla tecnica. Siamo solamente agli inizi di una vicenda che richiede tempo, pazienza e saggezza, per definirla nei termini migliori. Ecco, noi crediamo che, nel rispetto della scienza e dell'uomo, gli impegni che abbiamo proposto al Governo vadano nella giusta direzione (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie signora Presidente, mi scuso per l'inconveniente che mi ha fatto tardare la presenza in Aula. Io vorrei dire questo, vorrei dire ai colleghi e alle colleghe, ai signori del Governo e a lei, signora Presidente, che Jody Williams, Premio Nobel per la pace, tempo fa ha fatto un'affermazione, secondo noi, molto importante e molto condivisibile. Ha detto: permettere che decisioni di vita o di morte sul campo di battaglia possano essere applicate da macchine oltrepassa una linea morale fondamentale e rappresenta un'applicazione inaccettabile della tecnologia. E Jody Williams ha aggiunto: il controllo umano di armi autonome è essenziale per proteggere l'umanità da un nuovo metodo di guerra, a cui non dovrebbe mai essere permesso di venire all'esistenza. Queste parole del Premio Nobel per la pace Jody Williams sono per noi pienamente condivisibili. Sono quelle che ci ispirano oggi a portare in questa discussione un punto di vista, che è quello che va nella direzione della messa al bando, non tanto della moratoria, di sistemi d'arma, che hanno delle caratteristiche per noi di disumanità e di rischio implicito di violazione del diritto umanitario internazionale.

Per noi questo è un punto fondamentale. Ricordo che già in passato, già per altri sistemi d'arma, è stata applicata quest'attenzione. Ricordo le mine antipersona, ricordo le armi di distruzione di massa, come le armi biologiche. Ricordo i sistemi di munizioni a grappolo e altri sistemi d'arma, sui quali la comunità internazionale è intervenuta, per regolare, per mettere al bando, per limitare in alcuni casi. E questo è un punto fondamentale. Perché noi diciamo questo? Perché questi sistemi d'arma, così chiamati da una campagna come dei killerrobot, sono sistemi d'arma pericolosissimi, pericolosissimi per una guerra che può assumere carattere ancora più disumano. La guerra è sempre disumana, ma si tratta di caratteri ancora inaccettabilmente disumani fuori dal controllo, appunto, delle persone, fuori dal controllo del rispetto di quei principi fondamentali, che regolano la comunità internazionale, principi che attengono, appunto, al diritto umanitario internazionale e alle convenzioni internazionali.

Io dico che, com'è stato fatto in passato, noi diciamo che, com'è stato fatto in passato, va fatto anche per il futuro. Questo sistema d'arma è un sistema d'arma che contiene dei rischi enormi e su questo ricordo che c'è una campagna, una campagna che esiste in moltissimi Paesi, a cui inizialmente hanno partecipato e dato vita oltre 45 organizzazioni non governative internazionali e sulle quali c'è una mobilitazione. È una mobilitazione che anche il nostro Paese porterà avanti da campagne come la Rete Disarmo e anche con altri soggetti, come Oxfam, Human Rights Watch e altri ancora.

Questo è il punto fondamentale, sul quale noi vogliamo insistere: la pericolosità per le vittime civili. Questo tipo di armi non distingue tra vittime, tra obiettivi civili e obiettivi militari. Questo tipo di armi non è in grado di rispettare e di fare una valutazione, ovviamente, sul rispetto del diritto umanitario internazionale e sulle regole che sovrintendono, per così dire, anche la conduzione e il comportamento delle Forze armate in guerra ed in conflitti.

Ecco perché noi pensiamo che l'Italia debba fare la sua parte, debba fare la sua parte a livello internazionale per sostenere quei Paesi - sono già ventidue -, che si sono schierati per la messa al bando o per la moratoria, come primo passaggio fondamentale. Anche perché noi rischiamo veramente - e già abbiamo avuto alcune avvisaglie - di proiettarci in un futuro - ripeto - molto pericoloso, di una guerra combattuta a distanza, senza responsabili, senza capacità di discernimento, senza capacità di rispetto, appunto, delle vittime civile.

Abbiamo già avuto alcuni esempi, alcune avvisaglie, ad esempio, con l'utilizzo dei droni, in alcuni teatri di guerra, l'Afghanistan. Già abbiamo avuto conferma, attraverso l'uso sbagliato, l'uso non corretto di questi sistemi d'arma, delle conseguenze sulle vittime civili, sulla popolazione civile di quel Paese.

Quindi, noi abbiamo il dovere di intervenire. L'Italia deve fare la sua parte, deve sostenere a livello internazionale una moratoria. Noi pensiamo che bisogna arrivare nei tempi più rapidi possibili a un trattato per la messa al bando di quei sistemi d'arma. Pensiamo che vada sostenuto l'impegno e le richieste che la campagna contro i killer robot ha avanzato in questi anni. E pensiamo che vada in qualche modo riproposto il tema del controllo democratico su un aspetto specifico della conduzione della politica estera di un Paese, rispetto al ricorso, in casi estremi, a interventi militari, cosa che noi contestiamo, perché pensiamo che la guerra, come dice la Carta delle Nazioni Unite e come dice anche la nostra Costituzione, sia un atto, un comportamento, che vada rifiutato in quanto tale.

Ricordo che tantissimi anni fa Alberto Moravia, quando era parlamentare europeo, usò un neologismo. Disse che bisogna “tabuizzare” la guerra, cioè bisogna rendere la guerra un tabù, come sono altri comportamenti umani. Purtroppo, così non è stato. In questi anni abbiamo avuto una rilegittimazione della guerra come strumento della politica internazionale, della guerra come strumento di una politica estera, della guerra come una normale opzione, che può essere portata avanti per imporre un dominio o per ripristinare una condizione precedentemente data.

Ecco, noi pensiamo che, da questo punto di vista, l'uso di queste armi possa costituire un gravissimo precedente, rispetto anche al degrado della guerra, in un contesto in cui purtroppo già oggi la disumanizzazione dei conflitti è sotto gli occhi di tutti. Ecco perché noi pensiamo che l'Italia e il Governo debbano fare delle scelte diverse, debbano fare delle scelte che vanno in quella direzione che ricordavo prima, quella della moratoria o della messa al bando.

E credo che tutto questo vada accompagnato - concludo su questo - da scelte di politica estera diversa. Noi dobbiamo fare in modo che questo Paese vada nella direzione di una riduzione delle spese militari, della rinuncia di sistemi di arma letali, vada nella direzione della rinuncia di sistemi d'arma d'attacco. Noi abbiamo un ruolo, che la Costituzione assegna alle Forze armate, di difesa del Paese. Si tratta, quindi, di rinunciare a tutti quei sistemi d'arma, come gli F-35 e altri, che vanno nella direzione di dotare le nostre Forze armate di strumenti di attacco, quindi, fatti per fare la guerra e non per difendere il nostro Paese.

Pensiamo che abbiamo bisogno di politiche di pace, legate anche alla regolazione del commercio degli armamenti. E la vicenda legata alle esportazioni di armi allo Yemen, purtroppo, è una macchia, una macchia gravissima sulla nostra politica estera e sul ricatto che il business militare fa sulla politica, che dovrebbe essere una politica di pace nel nostro Paese.

Noi abbiamo, come ricordava Aldo Capitini - il prossimo anno si celebreranno i cinquant'anni dalla morte di Aldo Capitini -, la necessità di costruire un'Italia non violenta e Italia non violenta significa costruire un'Italia di pace, fondata sul disarmo, fondata sulla rinuncia anche unilaterale di sistemi d'arma così sbagliati, di sistemi d'arma così pericolosi, di sistemi d'arma che non tengono conto del riconoscimento del diritto umanitario internazionale, di sistemi d'arma che non distinguono tra popolazione civile e obiettivi militari, di sistemi d'arma che non sono soggetti a un controllo democratico, che non sono soggetti alla trasparenza di cui noi oggi abbiamo bisogno. È per questo motivo che noi oggi, insieme a Articolo 1 - MDP, presentiamo la nostra mozione, a prima firma della collega Duranti. Voteremo, inoltre, la mozione del collega Quintarelli. Pensiamo che sia un passo in avanti importante in questa direzione e chiediamo al nostro Governo, al Parlamento e all'Italia di mettere tutta la loro forza per mettere al bando queste armi disumane e per fare del nostro Paese un esempio di una politica di pace nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Io sarò molto breve e le chiedo l'autorizzazione poi a depositare il testo scritto dell'intervento…

PRESIDENTE. D'accordo.

GIANLUCA PINI. …non prima di aver fatto alcune precisazioni. Noi innanzitutto voteremo chiaramente a favore del nostro documento, perché le considerazioni sulle preoccupazioni legate a questi sistemi d'arma sono assolutamente e ampiamente condivise. Quello che non condividiamo è il solito atteggiamento in parte strumentale e anche dovuto a una situazione diciamo conflittuale all'interno del centrosinistra, dove si cerca di sfruttare tutta una serie di temi per giocare un po' a Risiko o a scacchi - e decida lei qual è il gioco più consono a questo tipo di movimenti - e ciò si sta vedendo anche oggi con la scelta annunciato poco fa da Pisapia di rinunciare a questo piuttosto che ad un altro, anziché andare ad affrontare il tema in maniera puntuale.

Quindi, già non ci convince questa commistione fra momento contingente politico, in virtù delle elezione imminenti, che va a discapito di un ragionamento più profondo. Non ci convince perché se ci sono dei problemi vanno affrontati in maniera tecnica, in maniera scientifica, in maniera etica, anche se vogliamo, ma non sicuramente nascondendo il problema e mettendolo in un angolo, perché quello che si chiede con delle moratorie incondizionate - fra l'altro andando a chiedere a partner europei che fanno parte anche di alleanze atlantiche piuttosto che di altri tipi di alleanze strategiche da un punto di vista militare - è questo: “Ci sono dei dubbi, non ne parliamo”. No, non funziona in questa maniera qui. Anche noi abbiamo dei dubbi su quelle che potrebbero essere le evoluzione in senso negativo dell'utilizzo di questo tipo di armi, ma riteniamo, proprio per questo, che sia necessario uno studio approfondito e un continuare a dare incarico a scienziati e tecnici riguardo alla valutazione di come rendere le armi effettivamente efficaci, sicure, non strumentalizzabili e non “craccabili”. Il collega, che è esperto in materia informatica, prima ci ha fatto l'esempio di uno dei sistemi operativi più famosi al mondo, però qui siamo a un livello, come lei ben sa, un pochettino più alto in termini di sicurezza (assolutamente sì).

Tutto questo, Presidente, per dire che - ripeto - abbiamo anche noi i nostri dubbi e abbiamo anche noi le nostre riserve su un certo tipo di utilizzo legato a questo tipo di armamenti. Ad esempio, noi non vorremmo mai, anche solo minimamente, che qualcuno possa pensare di poter utilizzare questo tipo di strumenti per l'ordine pubblico, tanto per iniziare, e magari ci sono Paesi molto meno democratici di quelli occidentali che possono anche ragionarci. Quindi, deve essere sviluppato assolutamente un dibattito, ma quello che non possiamo assolutamente permetterci è di silenziare questo tipo di problema, anche perché noi possiamo anche fermarci ma tanti altri Paesi - proprio quelli che si citavano prima senza fare un nome specifico ma in generale - che magari tengono in poco conto quelli che sono i diritti umani potrebbero invece andare avanti e noi ci ritroveremmo, come al solito, in ritardo rispetto a una counterparting, diciamo così, legata proprio allo sviluppo di un sistema di difesa a quel punto - non di offesa ma di difesa - che potrebbe essere nell'interesse nostro.

Quindi, noi voteremo a favore sulla nostra mozione e voteremo contro su tutti i documenti che chiedono, invece, una moratoria incondizionata, non tenendo conto, appunto, che vi è la necessità di approfondire - e con urgenza - tutti gli aspetti legati agli AWS, come si dice in gergo tecnico.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Pini. Prenderemo il suo intervento e lo metteremo agli atti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Donatella Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Voglio ricordare di che cosa stiamo parlando. Gli AWS, cioè i sistemi d'arma autonomi, sono armi in grado di selezionare un obiettivo e di attaccarlo senza alcun intervento umano. Sono già diversi gli esempi di questo tipo di armamenti che sono stati testati. In particolare, mi riferisco al sistema Sgr-A1, attualmente utilizzato nella zona demilitarizzata tra le due Coree. Si tratta di un robot sentinella in grado di identificare la presenza di intrusi e dotato di armi in grado di sparare proiettili di gomma e proiettili normali.

L'utilizzo dei sistemi d'arma autonomi a nostro giudizio porta con sé problemi etici perché sono chiamati, questi sistemi d'arma, ad agire appunto autonomamente quando selezionano un obiettivo e lo attaccano; hanno, cioè, potere di vita e di morte sulle persone, sugli uomini, sulle donne e sui bambini. Però, già così accade; infatti, accade oggi con l'uso dei droni, uso dei droni che allontana progressivamente il carnefice dalla vittima. Inoltre, oltre ai problemi etici si riscontrano problemi di tipo tecnologico collegati all'utilizzo dei sistemi d'arma autonomi, cioè malfunzionamenti legati a problemi di comunicazione o a bug nel software, attacchi informatici ed errori umani. Infine, gli AWS presentano problemi per quanto riguarda l'attribuzione legale delle responsabilità in caso di uccisione di esseri umani. Stiamo, cioè, parlando di sistemi che appunto non prevedono l'intervento dell'uomo e, quindi, sarebbe molto difficile stabilire le responsabilità. In altri termini, a nostro giudizio lo sviluppo, la produzione e l'uso di questi sistemi d'arma può determinare un definitivo e radicale superamento di tutti gli strumenti del diritto internazionale che si attivano nei casi di conflitto armato, primi fra tutti il diritto umanitario internazionale e il diritto penale internazionale che sono stati creati proprio per evitare il ripetersi degli orrori delle due guerre mondiali. In particolare, voglio ricordare che il diritto umanitario internazionale si fonda su principi che richiedono una valutazione comparativa di elementi contingenti e anche incommensurabili in caso di conflitto armato, che in nessun modo possono essere tradotti nel linguaggio dei robot.

Le ONG di tutto il mondo hanno inaugurato già nel 2013 una campagna per la proibizione - non la limitazione ma la proibizione, cioè la messa al bando - di quelli che hanno definito i “robot assassini” e sui rischi legati alla sostituzione, appunto, con questi sistemi d'arma autonomi dei soldati in carne ed ossa. Nel 2013 sono iniziati altresì in sede ONU i lavori del gruppo di esperti governativi della Convenzione sulle armi non convenzionali. Il 17 del mese scorso, quindi il 17 novembre di quest'anno, si è conclusa la prima sessione di questo gruppo e ben 22 Paesi si sono espressi in favore dell'adozione di un documento che proibisca l'utilizzo di sistema d'arma autonomi. Grazie all'impegno delle ONG si è sviluppato un dibattito nell'opinione pubblica e sui mezzi di informazione sulle implicazioni giuridiche ed etiche che vengono determinate e che derivano dall'utilizzo di questi sistemi d'arma e il consenso fra gli Stati sul loro divieto va aumentando. L'Italia, però, purtroppo figura tra i Paesi che si sono opposti al passaggio al GGE, cioè al gruppo degli esperti governativi della Convenzione sulle armi non convenzionali, sostenendo che le attuali norme del diritto internazionale sono sufficienti per regolare queste nuove tecnologie. Noi, invece, crediamo che non solo non siano sufficienti ma che verrebbero regolarmente violate e, appunto, allontanerebbero semplicemente chi usa le armi da chi subisce le conseguenze dell'utilizzo delle armi ma non garantirebbero certo, per esempio, il diritto delle popolazioni civili a non subire bombardamenti oppure, il dovere previsto dalle convenzioni a non bombardare ospedali ed istituti pubblici.

Ed è per questo che impegniamo il Governo: a proporre immediatamente una moratoria in sede di Consiglio europeo su produzione, sviluppo e utilizzo degli AWS; ad assumere iniziative affinché si modifichi la nostra legislazione, in modo tale che non sia possibile sviluppare, produrre e usare queste armi; e a supportare in sede Onu, presso il gruppo di esperti governativi, le proposte finalizzate a introdurre la previsione del divieto di utilizzo di questi sistemi d'arma autonomi. Sono impegni assolutamente necessari, a nostro giudizio, tanto più che nel mondo cresce la spesa per i sistemi d'arma, per investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico dei sistemi d'arma, ed è ricominciata, purtroppo, la corsa al riarmo nucleare. Cioè, proprio in una fase di gravissimi disequilibri e diseguaglianze, di fronte a drammi quali le migrazioni di massa e i cambiamenti climatici, al moltiplicarsi di conflitti armati regionali, si continua, invece, ad investire sugli strumenti di morte, come appunto nel caso degli AWS, e anche in tecnologie alle quali delegare le decisioni di uccidere o di distruggere.

Noi che restiamo convinti di quello che è scritto nell'articolo 11 della nostra Costituzione, noi che restiamo convinti che la guerra e tutti gli strumenti di morte vadano espulsi dalla storia e dai destini dell'umanità, crediamo che non basti una limitazione dell'uso di questi strumenti di morte aberranti, aberranti perché addirittura impedirebbero la concretizzazione del diritto umanitario internazionale perché appunto un robot, una volta impostato, fa il suo lavoro e drammaticamente, tragicamente, però, è un lavoro di morte, un lavoro di guerra. Noi che rimaniamo convinti di tutto questo, vorremmo - ma, insomma, comincio ad avere grandi dubbi, visto che il parere che il Governo ha dato sulla nostra mozione, sulla mozione di Articolo 1-MDP e Sinistra Italiana-Possibile è un parere negativo - che l'Italia si impegnasse in un altro modo, si impegnasse e dicesse una parola chiara contro l'utilizzo di questi sistemi d'arma, non solo per l'oggi, ma soprattutto per le future generazioni.

Io credo che noi abbiamo un dovere, il dovere di guardare lontano, e abbiamo il dovere con noi stessi di provare a dire: ce l'abbiamo messa tutta, abbiamo provato a costruire degli strumenti anche legislativi in grado di bandire l'utilizzo di armi così letali e così pericolose, ce l'abbiamo messa tutta per far fare un salto culturale al nostro Paese, perché anche attraverso provvedimenti come questi, con l'approvazione di mozioni come la nostra, potremmo fare un salto culturale importante e dire a tutti e soprattutto alle nuove generazioni, ai ragazzi e alle ragazze, che non ci si deve abituare alle immagini di guerra, che non ci si deve abituare alle immagini dei morti nel Mediterraneo, alle immagini degli ospedali distrutti nello Yemen, alle immagini dei corpi straziati in Afghanistan e in Iraq e in tanta parte del nostro mondo. Abbiamo un dovere, noi continueremo a batterci perché anche l'Italia faccia qualcosa e lo faccia nella direzione di rispettare l'articolo 11 della Costituzione e di espellere, provare ad espellere, finalmente, dai destini dell'umanità, la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmizio. Ne ha facoltà.

ELIO MASSIMO PALMIZIO. Grazie Presidente, colleghi, la rivoluzione tecnologica ha aperto la strada a interrogativi di carattere etico, pratico e legale, che spesso non riescono ad ottenere risposte al passo con l'evoluzione dell'innovazione e delle conseguenze che essa comporta. Ciò è vero in tutti i settori, da quello del lavoro e della salute, per arrivare a quello che in questo momento è l'argomento all'attenzione del Parlamento, e cioè il mondo militare.

Pensiamo sia ancora troppo presto per decidere di bloccare la ricerca in questo come in altri campi, soprattutto perché spesso la tecnologia di cui parliamo è caratterizzata da un uso duale, quindi civile e militare. Ci sembra altrettanto ovvio preoccuparcene per tempo, onde evitare derive meccanicistiche che sono difficilmente compatibili con una visione etica dei diritti umani universali.

D'altra parte, i dilemmi che i sistemi d'arma autonomi letali presentano sono difficilmente risolvibili in un solo Paese o in un solo campo. Abbiamo necessità di esperti multidisciplinari e comunque di dibattere le questioni in campo internazionale con i nostri alleati, i nostri partner, la comunità accademica, nonché nell'ambito del gruppo di esperti che opera sotto l'egida delle Nazioni Unite e che si è riunito, da ultimo, a Ginevra a metà novembre 2017 e di cui l'Italia fa parte.

La robotizzazione della fabbricazione di armi che non hanno bisogno della guida umana genera preoccupazioni pratiche di ordine morale non trascurabile, ma sembra emergere un comune sentire sul fatto che la decisione finale della scelta dell'obiettivo e della decisione di colpirlo non debba essere delegata completamente alle macchine.

D'altronde, l'utilizzo di robot per il disinnesco degli ordigni si è dimostrato fondamentale non solo per salvare vite umane sui campi di battaglia, ma anche a livello civile, se pensiamo all'uso che se ne fa nelle sale operatorie degli ospedali. Come sempre, le innovazioni tecnologiche non sono né buone, né cattive di per se stesse. Riteniamo che alla fine sia sempre l'uomo a dover decidere, tanto più dal momento che esiste una relazione diretta tra tecnologie disponibili, possibilità di risparmiare vite umane, riduzione dei rischi connessi all'impiego della forza e capacità, anche politiche, di utilizzarla effettivamente. Quindi Forza Italia voterà a favore della mozione della Lega, si asterrà sulla mozione di maggioranza e si riserva di chiedere la votazione per parti separate per le altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Fa sempre piacere quando il Parlamento dà l'opportunità di discutere di temi molto importanti, perché oggi, al di là di tutte le implicazioni fisiche e pratiche, stiamo parlando di un tema estremamente importante, un tema che verrà dibattuto, spero, per parecchi anni a seguire, un tema che mette in mezzo delle implicazioni etiche, morali e filosofiche importantissime.

Oggi, parlando di questi sistemi d'arma autonomi, noi, in realtà, poniamo le basi di un discorso che dovrà ripetersi per tutti gli anni a venire e che dovrebbe anche ripetersi in delle assemblee ben più grandi di questa e che vadano ad abbracciare molti più Paesi rispetto all'Italia. E infatti oggi noi, con la nostra mozione - e ringrazio anche il collega Quintarelli che ha sollevato questo tema - vogliamo che l'Italia prenda un ruolo leader in questa discussione, in modo da far dibattere seriamente il problema di questi sistemi d'arma autonomi.

Noi, oggi, ci troviamo a parlare di qualcosa che, effettivamente, se andiamo a guardare le definizioni, ancora non c'è, non sussiste. Mi spiego meglio: di sistemi autonomi oggi ce ne sono già diversi, alcuni vengono già utilizzati, ma “autonomi” può diventare tranquillamente un sinonimo di “automatici”, in un certo senso. Potremmo parlare, ad esempio, del sistema antimissilistico israeliano, l'Iron Dome, che appunto è in grado, autonomamente o automaticamente, di rispondere al lancio di alcuni missili, quindi senza l'ausilio di un essere umano. Però, quello di cui noi oggi dobbiamo discutere è qualcosa di diverso, che va oltre, qualcosa che probabilmente andremo a vedere negli anni successivi, perché oggi parlare, per esempio, di droni, quando si parla di sistemi autonomi, è qualcosa un po' di anacronistico, quando invece oggi ci sono dei sistemi che puntano ad andare ben oltre la semplice programmazione di un sistema d'armi, ma un qualcosa che si basa, magari, su delle reti neurali artificiali in grado di avere una propria coscienza, di essere un ente senziente in grado di prendere delle iniziative autonomamente, al di là della programmazione principale iniziale.

Questo è quello di cui vogliamo discutere oggi e che vogliamo discutere in seguito, perché tutto questo, come dicevo prima, comporta delle implicazioni etiche e filosofiche importantissime. Come è già stato detto, questi sistemi autonomi potrebbero un giorno stabilire la vita o la morte di una persona, questi sistemi autonomi potrebbero sfuggire addirittura al controllo del proprio creatore. E non stiamo parlando di fantascienza, ma stiamo parlando di qualcosa che vedremo negli anni avvenire.

Quindi, un dibattito, sia a livello nazionale che internazionale, è essenziale, perché bisogna fissare dei paletti rigidissimi. Infatti, come dicevo prima, ad oggi, al di là delle discussioni etiche e filosofiche, c'è un buco normativo enorme; paradossalmente, l'unica norma è scritta in dei libri di fantascienza: parliamo delle tre leggi della robotica di Asimov. Quindi, siamo di fronte a un buco normativo veramente inquietante, che va assolutamente riempito; va assolutamente riempito in sede internazionale, ed è per questo che noi chiediamo anche un intervento presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, affinché si possa discutere, si possa regolare, si possa limitare, e nel momento in cui i diritti umani non vengono presi seriamente in considerazione e non vengono posti sempre al di sopra di tutto l'aspetto bellico, commerciale o tutto quello che ci viene in mente, bene, a quel punto un diniego su questi sistemi d'arma è la cosa sacrosanta da fare in questo momento.

Come dicevo, le implicazioni normative sono enormi. Ad oggi, un soldato, nel momento in cui compie un atto che va al di là dei propri compiti, può essere sanzionato, pagherà per i suoi errori, ma nel momento in cui una macchina senziente, una macchina in grado di avere una propria coscienza, va oltre quello che oggi è il quadro normativo, chi pagherà per quella macchina? Il costruttore? Ma se avrà una capacità di apprendimento, se avrà una capacità di evoluzione della propria rete neurale sarà ancora il costruttore ad esserne responsabile, considerando che già oggi negli Stati Uniti si va proprio verso il contrario di tutto questo? Già oggi ci sono alcuni produttori che vengono decolpevolizzati per l'utilizzo delle proprie invenzioni, quando si tratta di materiale bellico, quindi immaginiamoci quando addirittura la normativa attuale non sarà in grado di tutelare determinate fattispecie giuridiche e non sarà in grado di tutelare la vita umana di fronte a questi sistemi veramente autonomi e di fronte a delle situazioni che ad oggi abbiamo visto solamente nei film, ma, come si sa, queste realtà non sono poi così lontane dal presente.

Oggi dobbiamo discutere di tutto questo. Ben vengano gli esperti, ben vengano le persone che hanno a cuore tutta questa discussione, che possono dare il loro apporto, che possono dare tutta la loro esperienza, perché non stiamo parlando e filosofeggiando su un argomento, ma stiamo parlando effettivamente di vite umane, stiamo parlando di diritto umanitario, stiamo parlando non più di fantascienza. Ed oggi dobbiamo discutere di tutto questo, perché la spersonalizzazione della guerra è dietro l'angolo, la spersonalizzazione della morte è dietro l'angolo, attraverso questi sistemi autonomi. Quindi, oggi come oggi, il Parlamento ha l'obbligo, non il diritto ma l'obbligo di parlare di tutto questo. Con questa mozione, quindi, noi vogliamo semplicemente richiamare l'attenzione del Governo, vogliamo far capire che un tema del genere non può essere accantonato. Anzi, ci dispiace che questo dibattito avvenga a fine legislatura. Come membro della Commissione difesa, mi sarebbe piaciuto poterlo affrontare in maniera molto più allargata e diffusa all'interno della mia Commissione, per arrivare anche a delle audizioni e ad un'indagine conoscitiva sul fenomeno. È qualcosa che spero nella prossima legislatura si prenda seriamente in carico, e che si possa arrivare veramente a un dibattito serio, coscienzioso. Oggi chi accusa qualcun altro di strumentalizzare il tema, beh, è veramente fuori tema, perché è un dibattito che noi dobbiamo avere oggi.

Se n'è parlato molto di questi sistemi; ci sono molti esperti, anche persone molto influenti nella comunità scientifica, scienziati e imprenditori - appunto si è parlato di Musk -, che vogliono seriamente regolamentare questo sistema d'arma autonomo. Noi dobbiamo andare avanti, anche come Unione europea, e dobbiamo inserire all'interno di questo dibattito sempre più Paesi. L'Italia lo ha già fatto, a suo tempo; l'ha fatto, ad esempio, con la campagna di non proliferazione nucleare, anche se dopo abbiamo visto, anche in quest'Aula, che ci sono stati dei ripensamenti e non si è arrivati fino alla fine, quando si parla appunto di disarmo nucleare. Questa è l'occasione giusta per iniziare a discutere di sistemi autonomi d'arma e arrivare veramente a un dibattito serio, internazionale. Chiediamo al Governo questo, oggi, per questo noi voteremo a favore di tutte le mozioni tranne di quella della Lega, che appunto va da tutt'altra parte. Sono contento che questo Parlamento abbia fatto questa riflessione oggi, ma è solo l'inizio, non è un punto d'arrivo. Anzi, è un piccolissimo passo di fronte a un tema etico, morale, filosofico e normativo di una rilevanza estrema. Quindi, grazie a tutti voi che avete sollevato questo problema. Siamo pronti a fare la nostra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carrozza. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA CARROZZA. Presidente, onorevoli colleghi, autonomyinweaponsystems: si tratta della cosiddetta autonomia delle armi, ovvero sistemi d'arma che sono capaci di selezionare e attaccare gli obiettivi senza ulteriori interventi da parte di operatori umani, teoricamente in grado di apprendere dall'esperienza, di autocontrollarsi e di assumere decisioni operative sulla base delle situazioni contingenti senza richiedere intervento umano dopo la definizione delle regole di ingaggio iniziali.

È una definizione che esiste già da alcuni anni. Sono stati sviluppati alcuni prototipi che sono impiegati soprattutto per operazioni di monitoraggio e sorveglianza; possono interpretare i segnali provenienti da sensori di vario genere, telecamere o altri sistemi ottici, effettuare la cosiddetta analytics dei dati, cioè analizzare grandi moli di dati in ingresso e prevedere la definizione di un comportamento conseguente intelligente senza l'intervento umano. Un esempio dalla vita civile di applicazione del concetto di autonomia ci viene dai sistemi di guida per i veicoli autonomi, che hanno radar, laser e sensori che possono essere utili a capire se gli oggetti in movimento identificati nel raggio d'azione dei veicoli sono animali, persone oppure altri veicoli, vegetazioni o altri elementi artificiali, ed agire in conseguenza, cambiando lo stile di guida e l'andatura. In questo caso, quindi, l'autonomia è considerata un valore aggiunto alla sicurezza.

Un altro caso che esce dall'ambito della vita civile ed entra nel mondo della sicurezza ci viene dai cosiddetti robot poliziotto, annunciati già negli Emirati Arabi, dove è in corso un progetto per la sperimentazione di mini veicoli autonomi in grado di riconoscere le persone in movimento, osservare e analizzare i loro volti e identificarle; sono destinati a operazioni di controllo e monitoraggio e sono definiti come robot poliziotti di ausilio alla polizia municipale. Il riconoscimento facciale e la capacità di navigare in modo autonomo sono le due tecnologie abilitanti principali di questi sistemi. Da un punto di vista scientifico e tecnico, si tratta di progressi derivanti dalla possibilità di recuperare immagini, voci, volti e altri segnali biologici, artificiali e ambientali in tempo reale, analizzarne le caratteristiche e provvedere al riconoscimento e all'identificazione, classificando dati ed attribuendo etichette, identificando in tal modo una persona con certe caratteristiche.

Questi robot possono essere tele-operati da un operatore umano (un ufficiale, un pilota, un soldato) che assume la decisione finale; un professionista, quindi, che si prende la responsabilità, oppure possono decidere in modo autonomo. Attenzione, la differenza sta proprio in questo: la decisione autonoma della macchina. Infatti, queste operazioni possono avvenire in modo automatico e il sistema di intelligenza artificiale può decidere il tipo di intervento da adottare. È chiaro che quando parliamo di sistemi d'arma dotati di autonomia essi possono riconoscere il “nemico” secondo uno schema predefinito, scelto da chi carica e programma l'arma, che si assume la responsabilità di scegliere il profilo di chi deve identificarlo, ma non la decisione finale, ed eliminarlo senza alcun intervento umano. In questo senso, i sistemi d'arma autonoma diventano letali e si chiamano sistemi d'arma autonomi letali corrispondendo all'acronimo di LAWS. Quindi esiste un dibattito nelle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite sul tema e l'Italia partecipa attivamente ad esempio al gruppo di esperti governativi che è già stato richiamato e che si è riunito nel novembre scorso e si riunirà ancora una volta nel 2018. Il documento enuncia due principi fondamentali a cui prestare particolare attenzione: l'applicabilità del diritto internazionale umanitario a tutti i sistemi d'arma fra cui i LAWS, la riaffermazione della responsabilità degli Stati nel dispiegamento di sistemi d'arma in situazioni di conflitto e soprattutto il riconoscimento della natura duale delle tecnologie autonome per preservarne l'avanzamento e l'accesso nelle applicazioni in ambito civile. Infine investiga sulla necessità - è questo di cui parliamo oggi - di pervenire a una definizione comune del concetto di LAWS su cui ancora nessuno sa dare un elemento preciso. Quindi per quanto riguarda la comunità scientifica, di cui io faccio parte, i LAWS sono oggetto di dibattito e di campagne istituzionali già da diversi anni. Fin dal 2015 una lettera aperta è stata diffusa e firmata da migliaia di scienziati, ricercatori, imprenditori nel mondo della robotica e dell'intelligenza artificiale che, rivolgendosi alle istituzioni sovranazionali alle quali è deputata questa scelta e ai Governi, metteva in guardia contro lo sviluppo della diffusione delle armi letali autonome come uno dei pericoli potenziali che l'umanità fronteggerà. Basta pensare a quello che potrebbe accadere se tali sistemi d'arma finissero in mano a gruppi terroristici che potrebbero farne un uso dalle conseguenze fatali e terribili. La lettera fu presentata su iniziativa di Elon Musk e Stephen Hawking e di una fondazione che si chiama Future of life che sta supportando e continuando a fare la campagna. Io ho sottoscritto la lettera come molti altri colleghi nel mondo. Più recentemente un appello è stato sottoscritto da imprenditori e innovatori nel settore dell'intelligenza artificiale informatica rivolto proprio alla convenzione con l'obiettivo di accendere i riflettori, creare allarme sul tema e sostenerne la pericolosità. I ricercatori di intelligenza artificiale hanno anche preparato un video che circola in rete per mostrare metaforicamente che cosa potrebbe accadere con un uso malevolo dei LAWS. A questo punto io non sto parlando in questa sede come scienziato ma come politico, come facente parte del gruppo del Partito Democratico, con una responsabilità di maggioranza, e quindi per questa ragione siamo addivenuti a una mozione con due impegni importanti che fanno prendere consapevolezza all'Italia del tema di cui stiamo parlando, dando atto al collega Quintarelli di aver avuto l'iniziativa di far parlare oggi il Parlamento di esso. In Italia dobbiamo parlarne e affrontare il tema con cultura, consapevolezza e competenza coinvolgendo sia la politica sia gli scienziati, e per questa ragione la mozione chiede che gli scienziati vengano coinvolti nel dibattito, per un approfondimento e una discussione che non sia solo emotiva ma anche basata sulle evidenze scientifiche e l'analisi del contesto internazionale. Nel rapporto fra scienza e politica penso che sia cruciale il ruolo del Parlamento. Per questo oggi spetta al Parlamento il dovere di chiedere al Governo un impegno rafforzato sui temi ed in questo senso va la nostra mozione che ho presentato come prima firmataria ma che rappresenta il Partito Democratico. Chiediamo non solo di partecipare attivamente alla discussione in corso in organismi internazionali preposti allo scopo ma anche di continuare a guidare una riflessione sulle armi letali autonome in vista di una moratoria nel loro sviluppo in modo da poter prendere consapevolezza a livello scientifico, etico, umanitario e politico del possibile impatto di tali armi sul futuro dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che i presentatori della mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario sul dispositivo. Avverto altresì che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare dapprima il primo capoverso del dispositivo, a seguire il secondo capoverso del dispositivo e infine, ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620 (Nuova formulazione) limitatamente al secondo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario,

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

In virtù quindi della reiezione del dispositivo della mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620 (Nuova formulazione), non si procederà alla votazione della premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Frusone ed altri n. 1-01767. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare dapprima il primo capoverso del dispositivo, a seguire il secondo capoverso del dispositivo e, infine, ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione   Frusone ed altri n. 1-01767, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Frusone ed altri n. 1-01767, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Frusone ed altri n. 1-01767, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772.

Anche per la mozione Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772, su cui il Governo ha espresso parere contrario, avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772, limitatamente al secondo e al terzo capoverso del dispositivo, insieme alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione della mozione Picchi ed altri n. 1-01774.

Anche in questo caso avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Picchi ed altri n. 1-01774, limitatamente ai primi tre capoversi del dispositivo e alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Picchi ed altri n. 1-01774, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carrozza, Cicchitto ed altri n. 1-01776, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Seguito della discussione delle mozioni Sberna ed altri n. 1-01644 e Pellegrino ed altri n. 1-01775 concernente interventi per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano (ore 17,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Sberna ed altri n. 1-01644 e Pellegrino ed altri n. 1-01775 concernente interventi per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 4 dicembre 2017, è stata presentata la mozione Pellegrino ed altri n. 1-01775, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sulla mozione Sberna ed altri n. 1-01644, partendo dalla premessa, nel secondo capoverso proponiamo una riformulazione: “il territorio bresciano, segnato da anni da criticità ambientali che devono essere affrontate, potrebbe diventare a livello nazionale un laboratorio per sperimentare buone pratiche di bonifica, per risanare l'ambiente e ricostruire un territorio nel segno della legalità e della tutela dell'ambiente”.

Poi, continuando sulle premesse, il parere è positivo.

Passando agli impegni, il primo capoverso è accoglibile; il secondo impegno è accoglibile con riformulazione, che vado a leggere: “a valutare l'opportunità di assumere ulteriori iniziative”, e poi il resto prosegue come il testo originale.

Il terzo capoverso è accoglibile con riformulazione: “a proseguire gli studi già in corso, considerando anche l'opportunità di promuovere un aggiornamento dello studio Sentieri”, e poi prosegue come dal testo originale.

Il quarto capoverso è accoglibile con riformulazione: “a definire per quanto di competenza un piano generale di bonifica, anche sulla base delle evidenze emerse dalla mappatura e dalle analisi sopra citate, e prevedere lo stanziamento di risorse adeguate, anche straordinarie, per quanto di competenza, necessarie alla sua attuazione, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica”.

Il quinto capoverso è accolto. Il sesto capoverso è accolto. Il settimo capoverso è accolto, e abbiamo concluso.

Alla mozione Pellegrino ed altri n. 1-01775, le premesse dovrebbero essere accolte in toto. Per quanto riguarda gli impegni, il primo impegno viene riformulato con la dicitura: “a valutare l'opportunità di effettuare in tempi certi”. Il secondo impegno non è accoglibile. Il terzo è accoglibile con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di garantire in tempi certi la definizione”. Il quarto impegno è accoglibile con analoga riformulazione, “a valutare l'opportunità di garantire la piena partecipazione”. Il quinto impegno è accolto. Il sesto impegno è accolto.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salvatore Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Signora Presidente, signora sottosegretaria, onorevoli colleghi, Scelta Civica dichiara voto favorevole su queste mozioni, che hanno un'importante finalità, qual è quella di porre rimedio alla situazione di inquinamento che interessa la città di Brescia. È una delle più antiche città caratterizzata da insediamenti industriali, e interessata in particolar modo dalla problematica dell'industria Caffaro, uno degli inquinamenti più importanti e rilevanti, che è stato anche oggetto di mozioni di quest'Aula e di interventi miei personali in Commissione: credo che sia assolutamente necessario porre in essere gli impegni, e soprattutto mettere a disposizione le risorse, con particolare riferimento alla mappatura dei terreni per riqualificarli e riportarli alla produzione agricola e all'allevamento, e soprattutto al monitoraggio di tutti quelli che sono gli effetti sulla salute dei cittadini, affinché si possa effettivamente intervenire con efficacia in una situazione che si protrae da tempo e che è caratterizzata da necessità di risorse, perché è un inquinamento estremamente esteso e vasto e, soprattutto, anche interessato da sostanze di estrema pericolosità.

Quindi, l'attenzione credo debba essere da parte del Governo massima e, quindi, dichiariamo e confermiamo il voto favorevole di Direzione Italia su questa proposizione, finalizzata a stimolare un intervento efficace ed effettivo su questo territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Signora Presidente, la mozione a prima firma dell'onorevole Sberna è del tutto condivisibile, quanto al merito delle questioni e delle proposte esposte. Ma ancora di più ci sembra condivisibile per un significato paradigmatico che ci propone, almeno sotto tre profili.

Il primo è un interessante lavoro unitario di deputati dello stesso territorio, che una buona volta danno testimonianza di come si possa stare assieme su questioni squisitamente civiche, a prescindere dalle casacche politiche, che ciascuno di noi indossa. E, in periodo ormai decennale di liste bloccate, questo attaccamento al territorio è un bell'auspicio anche per le prossime scadenze, che abbiamo a breve di fronte.

Secondo profilo, perché questa mozione sfata un po' il mito di macroscopiche differenze, almeno sotto i profili ambientali tra Nord e Sud, evidenziando come in ambiente non ci sia solo la Terra dei fuochi, ma siano molte le terre inquinate dall'incuria o dalla superficialità, soprattutto dei lustri e dei decenni che ci stanno alle spalle.

In questo senso - ed è il terzo profilo -, proprio per guardare agli altri territori del Nord, questa mozione speriamo sia di esempio per altre aree del nostro Paese, molto industrializzate, ma nelle quali si stanno verificando degli effetti gravi di una disattenzione alle politiche ambientali nei decenni passati.

Cito, tra i tanti esempi possibili, un fenomeno purtroppo agli onori della cronaca da mesi nel Veneto, dove è il distretto della concia, uno dei poli leader in Europa. Ma si scopre ora che, dagli anni Sessanta, ha riversato nelle falde l'agente chimico Pfas inquinante, che sta inquinando e sta avvelenando un territorio abitato da oltre 400 mila persone, con tassi di mortalità in alcuni casi superiori anche al 7 per cento o addirittura al 45 per cento della media per gli operai, che sono stati impiegati in queste lavorazioni, con concentrazioni nell'ordine di 1.800 nanogrammi di Pfas, a fronte di limiti di 500 nanogrammi. Questo per dire quanto, per così dire, lo zoom, che viene portato da questa mozione, possa essere uno stimolo anche per altri territori a compiere lo stesso lavoro che i colleghi bresciani, guidati dall'onorevole Sberna, ci propongono oggi. E con quest'auspicio, pertanto, dichiaro voto convintamente favorevole della componente Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro Ne ha facoltà.

ACHILLE TOTARO. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore di queste mozioni, perché rappresentano un impegno importante, che va nella direzione e verso un'attenzione nei confronti dei problemi dell'inquinamento della provincia di Brescia, che sono noti.

Comunque, come diceva qualche collega che mi ha preceduto, diventa importante anche questo interesse del Governo e delle istituzioni - in questo caso qui parliamo appunto del Governo - di un luogo importante, di una provincia importante industriale italiana, anche per altre situazioni che si verificano in altre parti del territorio italiano.

La lotta all'inquinamento e ai problemi che ciò comporta, anche dal punto di vista della salute, può andare di pari passo con lo sviluppo economico, senza ovviamente bloccare lo sviluppo economico e creargli dei problemi. Si può davvero lavorare in questa direzione, perché sono cambiate le tecnologie.

D'altra parte, le questioni riguardanti l'inquinamento atmosferico nella provincia di Brescia - e del comprensorio anche, per la verità - sono decennali direi, perché lo sviluppo economico e le acciaierie in quelle zone di sicuro in passato avevano e hanno creato situazioni di grave inquinamento, che hanno portato poi a problemi alla salute dei cittadini e all'inquinamento delle falde. Probabilmente in passato non avevamo nemmeno i mezzi tecnici, per potere intervenire e per potere monitorare queste situazioni. Molto spesso erano cose che venivano pensate da molti, ma non c'erano i riscontri dal punto di vista scientifico.

Adesso c'è la possibilità di intervenire e di monitorare. Il Governo lo deve fare e lo deve fare l'Istituto superiore di sanità. Quindi, gli interventi in questa direzione, per la bonifica e per fare in modo che non si verificano problemi alla salute dei cittadini, si possono fare. E questo può essere volano anche per interventi in altre parti del territorio nazionale, perché il problema che è a Brescia c'è anche in altre parti, in altri comprensori, che riguardano altre attività industriali.

Il tutto ovviamente - ripeto - non deve penalizzare la nostra industria, che già ha grossi problemi dal punto di vista occupazionale. Ma sicuramente far viaggiare lo sviluppo economico e la difesa della nostra industria con la difesa della salute dei cittadini è una cosa possibile con le tecnologie di adesso. Quindi, per questo, per questo interesse, in questa direzione, noi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore di queste mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Signora Presidente, vorrei iniziare ringraziando e citandoli, ad uno ad uno, i colleghi coi quali insieme abbiamo scritto questa mozione: Luigi Lacquaniti di Articolo 1; Alfredo Bazoli del PD; Marina Berlinghieri del PD; Giuseppe Romele di Forza Italia; Giorgio Sorial del MoVimento 5 Stelle; Tatiana Basilio del MoVimento 5 Stelle; Stefano Borghesi e Davide Caparini della Lega; Claudio Cominardi del MoVimento 5 Stelle; Gregorio Gitti del Pd; e soprattutto Dino Alberti del MoVimento 5 Stelle, che non da oggi, ma da anni, si occupa in maniera appassionata di ambiente; e certamente la collega Miriam Cominelli del Pd.

Proprio mentre si svolgeva la discussione generale su questa mozione, la collega Miriam Cominelli stava con la Commissione ecomafie - e poi racconterà forse meglio lei -, anche lì a difendere il territorio e a difendere il futuro della nostra città e della nostra provincia.

Perché sono così grato e li ho voluti citare a uno a uno i colleghi? Perché insieme siamo riusciti a dimostrare che i parlamentari - e mi fa piacere di poterlo sottolineare -, i parlamentari amici del MoVimento 5 Stelle, hanno dimostrato di superare qualunque ostilità nei confronti di altre parti politiche, quando si tratta di fare il bene dei cittadini, il bene di un territorio, il bene del Paese. E io di questo sono particolarmente orgoglioso, perché Brescia ha un bisogno straordinario di unità e di impegno, per risolvere quello che non è sbagliato definire un territorio di veleni, una terra di veleni. Brescia ha sottoterra una quantità di veleni stimati dieci volte superiori a quelli della Terra dei fuochi. Abbiamo un'aria e anche un'acqua, purtroppo, che non ha - purtroppo anche lì - nulla da invidiare con la zona dell'Ilva di Taranto.

Abbiamo il numero di tumori, tumori al seno, per esempio, o tumori alla vescica negli uomini, che hanno delle cifre straordinariamente superiori alle medie nazionali. Io abito proprio in quella parte di città, la zona ovest, che è una zona popolare, però dignitosa, che ha dovuto subire quel che è stato l'inquinamento della Caffaro, il sito inquinato di interesse nazionale di cui spesso si è parlato, un sito che ha letteralmente ucciso le persone. Credo che ogni famiglia, nella mia lo zio Mario...Mio zio Mario è morto di PCB, il PCB, che ho io nel sangue e che hanno nel sangue tutti quelli che abitano nella zona ovest di Brescia, ha dei livelli straordinariamente superiori ai limiti massimi consentiti. Insomma, è stata un'industria di morte. Oggi quella zona intorno alla Caffaro è abitata praticamente solo da immigrati, cioè da gente che è venuta a Brescia per dare vita, sostenere la vita, sperare nella vita e che non sa che, vivendo in quella zona, sta coltivando nel proprio corpo - e da troppo tempo direi - germi di morte.

Per quanto riguarda questa mozione, ringrazio il Governo praticamente per averla accolta con piccole variazioni che, tra l'altro, in un caso addirittura la rafforzano, cioè rafforzano l'idea che Brescia diventi un laboratorio da questo punto di vista e Brescia lo può fare, perché è giusto ricordare che non partiamo da zero oggi. Noi qui stiamo parlando di una città, per esempio, che ha avuto in un ex deputato, l'attuale sindaco Emilio Del Bono, una persona di straordinaria capacità per risanare - davvero e non a parole; davvero e con fatti concreti - intere parti della città (ricordo la zona Calvesi o la scuola “Deledda” e altre realtà). C'è stato certamente l'intervento significativo del Governo con molti soldi, perché 30 milioni di euro per il SIN Caffaro e altri 50 milioni destinati al risanamento sono effettivamente un qualcosa, ma non possiamo che considerarlo così come ha fatto la provincia di Brescia. Infatti, è notizia di pochi giorni fa che l'ultima centrale a carbone del nostro teleriscaldamento viene definitivamente chiusa e anche la nostra ex municipalizzata, così come tanti, hanno operato a Brescia per cercare di risanare la situazione.

Però, è chiara la drammaticità, insomma. Parte degli interventi li abbiamo già sentiti e altri li sentiremo. Nella mozione è elencata la drammaticità che ha spinto migliaia di cittadini a fondersi in queste associazioni raggruppate nel titolo “Basta Veleni”, che certamente dicono che l'impegno non solo non è concluso ma, anzi, in pratica deve cominciare e deve cominciare con grande, grande, grande attenzione. Credo che lo dobbiamo certamente anche alla memoria di coloro che non ci sono più a causa del PCB o dei tumori, ma lo dobbiamo soprattutto al nostro futuro. Signora Presidente, due ore fa - e io sono qui - in un ospedale di Brescia nasceva Irene (Irene lei sa che vuol dire pace). Irene Sberna è la mia nipotina; sono diventato nonno (Applausi). Grazie… Ecco, io credo che ad Irene e a tutti i bambini che nasceranno dopo di lei e che sono nati con lei, a Brescia e provincia, noi questo glielo dobbiamo: noi gli dobbiamo un futuro, una casa, un territorio e un ambiente che siano i più sani possibili. Perciò, evidentemente la nostra mozione ha tutto quanto il Governo farà per sostenere questa speranza e questo territorio migliore come quello di Brescia. Credo, pertanto, che non solo io ma tutta l'Aula del Parlamento esprimerà un voto favorevole.

PRESIDENTE. Caro deputato Sberna, le faccio tanti auguri e le mie congratulazioni, a lei e a sua moglie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serena Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie. Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, le mozioni che oggi stiamo votando ci rammentano drammaticamente la scia di veleni con cui la mala gestione - o, meglio, la gestione criminale del business dei rifiuti - ha appestato non solo le aree in mano alla criminalità organizzata come la Terra dei Fuochi - e l'abbiamo analizzata proprio in questa legislatura - ma purtroppo anche quei territori considerati ben gestiti e ben amministrati.

Presidente, il virus dell'ecomafia, come più volte abbiamo denunciato, è diffuso non solo al sud ma anche in altre parti d'Italia. L'area del bresciano, però, ha protagonisti rispettabili e insospettabili: imprenditori e amministratori che per convenienza, immobilismo e colpevole disattenzione hanno permesso e sviluppato un'economia che ora finalmente viene disvelata in tutta la sua pericolosità: è l'economia del veleno.

Business as usual, si dice. È il motto internazionale che permette all'industria di fare utili, benefici, direi meglio lucro ad ogni costo. Ovvero, i benefici vanno alle imprese e i costi ai cittadini, al suolo e all'aria. Nell'analisi costi-benefici venivano chiaramente chiamate esternalità, ma oggi possiamo dire, senza paura di smentita, che sono danni difficilmente rimediabili sia all'ambiente sia ai suoi abitanti, tutti nessuno escluso. Per la logica del mercato poco importa se si è avvelenato il suolo, l'aria, l'acqua, i cittadini; business as usual, lo sviluppo prima di tutto o, meglio, il profitto prima di tutto.

In provincia di Brescia ci sono circa 665 impianti di trattamento di rifiuti e 31 discariche per rifiuti speciali. Si stima che nel territorio bresciano siano stati tombati legalmente 35 milioni di metri cubi di rifiuti. E poi ci sono le cosiddette discariche fantasma. I rifiuti sotterrati sotto il territorio bresciano arriverebbero alla cifra di 60 milioni di metri cubi. Queste sono le quantità impressionanti che si ricavano dagli studi e dai dati resi disponibili dalle fonti istituzionali. Si tratta di 35 milioni di metri cubi di rifiuti sotterrati legalmente (questo continuerò a ripeterlo). Risultano circa 5 milioni di metri cubi delle discariche fantasma, quelle non censite perché gestite precedentemente alla normativa sui rifiuti speciali del 1982. Poi, ci sono le discariche abusive che riemergono quando si costruisce, ad esempio, la BreBeMi o la TAV. Per non parlare dell'enorme quantità di terreno inquinato da PCB e da diossine del sito Caffaro, di fatto rifiuto speciale ad oggi da calcolare in discarica pari a circa 7 milioni e 900 mila metri cubi.

Infine, ci sono i rifiuti speciali collocati in discarica dal 2006 ad oggi che, secondo i dati dell'ISPRA aggiornati al 2013 e da cui si può ricavare il trend anche per gli ultimi anni, ammontano a circa 10 milioni e 900 mila metri cubi: 12.500 metri cubi per chilometro quadrato, una cifra che non ha uguali in nessuna zona d'Italia, nemmeno nella Terra dei Fuochi in Campania. Un disastro e tutto legalmente riconosciuto. Questa è l'unica e forse anche più grave differenza della Terra dei Fuochi. Una bomba ecologica pronta a esplodere e che già condiziona e condizionerà negativamente la vita di quel territorio.

Ma cosa vuole, sottosegretario, business as usual? Il bresciano ospita i più importanti impianti per rifiuti pericolosi e la più grande discarica che nel 2013 ha tumulato circa l'80 per cento dei rifiuti pericolosi dell'intera regione Lombardia. Tutto l'amianto della Lombardia - e non solo -arriva a Brescia, nell'unica grande discarica lombarda attiva. Brescia, inoltre, è gravata da ben quattro discariche di rifiuti radioattivi, di cui una sola messa in sicurezza. Il bresciano è il capolinea di quasi tutti i rifiuti speciali lombardi e, quindi, di gran parte di quelli nazionali. Possiamo dire che Brescia è la grande discarica della nazione, ma business as usual. L'ARPA ha recentemente pubblicato i dati sul pesantissimo inquinamento della falda da cromo esavalente, solventi clorurati e persino mercurio e PCB, tutte sostanze altamente tossiche e cancerogene presenti in concentrazione anche di migliaia di volte oltre i limiti.

Nel bresciano - è innegabile - è stato già abbondantemente superato il limite di carico ambientale e la vera opera di cui necessiterebbe questo territorio è una profonda azione di bonifica e di recupero ambientale, non certo nuove discariche e nuove emissioni inquinanti. L'impatto complessivo determinato dai veleni interrati e dalle attività esistenti deve imporre di evitare effetti negativi aggiuntivi in quel territorio e, soprattutto, sulla salute della popolazione residente. Siamo di fronte ad una situazione di gravissima emergenza, che richiede piena consapevolezza dei danni prodotti e futuri, e che quindi impone misure straordinarie.

Le istituzioni sono chiamate a mettere in campo con urgenza strumenti adeguati ad affrontare questa situazione che non tollera ulteriori compromissioni del territorio. E questi provvedimenti straordinari e di emergenza devono tradursi in una generale moratoria di ogni nuova autorizzazione per l'avvio di attività di discariche e smaltimento di rifiuti e nessuna ulteriore autorizzazione per impianti che generino nuove emissioni.

Ed è per questo che, pur condividendo e facendo propria con la nostra mozione quanto illustrato e quanto richiesto dalla mozione Sberna ed altri, noi di Sinistra Italiana-Possibile riteniamo ancor più necessario aderire a quanto richiesto dal Tavolo antiveleni di Brescia; richieste che sono state espunte per ottenere mozione unitaria e chi deve accettare la trattativa al ribasso sono sempre e soltanto i cittadini. Per questo chiediamo che la nostra mozione sia votata per parti separate, perché pretendiamo un pronunciamento chiaro da parte del Parlamento, che stabilisca per il territorio della provincia di Brescia una moratoria di almeno tre anni dell'avvio di nuovi impianti di discarica da adibire allo smaltimento di rifiuti, sia sul suolo che nel sottosuolo, nonché degli impianti di trattamento dei rifiuti non ancora attivi, perché questo argomento non è un argomento che riguarda solo i rappresentanti bresciani, ma è tutto il Paese che deve farsene carico; questo al fine della tutela della salute dei cittadini e della tutela dell'ambiente, per consentire l'avvio e la conclusione delle improrogabili attività di bonifica.

Vorrei chiarire che il gruppo Sinistra Italiana-Possibile non ha potuto partecipare al coordinamento che ha prodotto la mozione Sberna ed altri, perché non ha al suo interno deputati del territorio bresciano, ma ne apprezziamo davvero il lavoro e quanto prodotto, e sicuramente voteremo la loro mozione, ma chiediamo che vada fatta chiarezza fino in fondo e si prendano decisioni chiare sulle nuove richieste di discariche e di impianti inquinanti. Brescia, i bresciani e i cittadini italiani non hanno certo bisogno di nuovi impianti, deve essere chiaro che non sono sostenibili ulteriori impatti, né aggiungere altri veleni. Ricordatevelo davvero quando nel prossimo programma elettorale parlerete di sviluppo sostenibile.

Quanto è già accaduto nel bresciano sta scatenando cambiamenti nelle dinamiche di quel sistema ambientale, che è già caratterizzato dall'aver superato soglie critiche, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per quella popolazione e quel territorio. Ed è per questo, sottosegretaria, Presidente, che chiediamo al Parlamento di farsi carico di quanto sta gravando su un territorio che tanto ha dato all'industria italiana e tanto sta pagando in termini di salute.

Sottosegretaria Velo, business as usual non rettifica le leggi di Madre terra, quelle non sono né emendabili, né derogabili, e la sanzione ce la farà pagare, e purtroppo non è né amministrativa, né penale, Madre terra ci darà semplicemente lo sfratto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giorgio Lainati. Ne ha facoltà.

GIORGIO LAINATI. Grazie, signora Presidente. L'appassionato intervento che mi ha preceduto del collega Sberna, ma anche quello dell'onorevole Pellegrino, manifestano la necessità di essere a favore di queste mozioni, che denunciano una situazione in una delle più importanti province italiane, dove l'industrializzazione ha rappresentato uno dei punti cardine dello sviluppo non solo della città e della provincia di Brescia, ma anche di tutta la Lombardia. E sentire queste parole così drammatiche sulle condizioni del suolo di quella provincia, paragonata addirittura alla Terra dei fuochi campana, ci lascia senza parole.

Non è un caso, signora Presidente, se nella parte iniziale delle premesse si evidenzia che il territorio bresciano è segnato da troppi anni di sottovalutazione del problema ambientale e che questo potrebbe, invece, diventare a livello nazionale un laboratorio per sperimentare buone pratiche di bonifica, per risanare l'ambiente e ricostruire un territorio nel segno della legalità e della tutela ambientale.

È molto importante, signora Presidente, sottolineare la questione della legalità, perché si fa riferimento, sempre nelle premesse, al fatto che c'è stata un'azione della criminalità organizzata e delle ecomafie, dei trafficanti di rifiuti, sulle discariche illegali, fino addirittura, come diceva il collega Sberna, agli interramenti di rifiuti tossici. Davvero una situazione inquietante, pensando che stiamo parlando della Lombardia.

È molto significativo anche che questa mozione, oltre alle firme del collega Sberna e del collega del mio gruppo, Alli, porti anche le firme di colleghi del MoVimento 5 Stelle, che sono in prima linea sulla battaglia ecologista, come pure di colleghi della Lega.

Dunque, signora Presidente, auspicando soprattutto che gli impegni che vengono chiesti al Governo partano proprio dalla questione di adottare al più presto il Regolamento citato in premessa, relativo agli interventi di bonifica, ripristino ambientale e di messa in sicurezza, di emergenza operativa e permanente delle aree destinate alla produzione agricola e all'allevamento, con queste motivazioni, confermo il voto favorevole del nostro gruppo alle mozioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,25)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione il collega Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Senz'altro, in tema ambientale ed in particolare in tema della contaminazione dei suoli, la situazione di Taranto e quella della Terra dei fuochi, nell'area situata tra le province di Napoli e Caserta, hanno suscitato timore e sconcerto nella popolazione e vasti dibattiti nelle Aule parlamentari e nei media, sia per le condizioni di salute della popolazione locale, sia per il pericolo di contaminazione dei terreni agricoli e per la diffusione degli inquinanti nella catena alimentare e nei prodotti smistati e venduti su tutto il territorio nazionale.

Purtroppo, i pericoli per la nostra salute non si localizzano solo nella Terra dei fuochi o nel territorio di Taranto. Lo sversamento e interramento di rifiuti tossici e nocivi è diffuso sul nostro territorio, in particolare nei territori di più antica industrializzazione, come la provincia di Brescia, segnati da troppi anni di sottovalutazione dei problemi ambientali.

Infatti, sulla base della presenza di grandi agglomerati industriali che hanno avviato l'attività tra gli anni Cinquanta e Sessanta, sono stati definiti molti siti di interesse nazionale, molti dei quali situati nel nord del Paese, ai fini del finanziamento da parte dello Stato delle attività di bonifica del suolo e delle falde idriche.

Ultimamente, con il decreto 11 gennaio 2013, il Governo ha ridotto il numero di tali siti da 57 a 39, riducendone anche i confini e assegnando i rimanenti territori alle regioni per cercare di inquadrare meglio le problematiche urgenti e improcrastinabili e garantire maggiore efficacia nella gestione di situazioni di grave compromissione ambientale. Ciò anche in considerazione delle ingenti somme di finanziamenti necessari per le bonifiche e del fatto che una parte delle aree perimetrate non presentavano contaminazione effettiva.

Tuttavia, c'è da segnalare che le criticità ambientali non sono presenti solo nelle aree SIN e comportano maggiori rischi per la popolazione quando interessano territori e zone ove la contaminazione del suolo da inquinanti chimici si accumula ad impatti da emissioni atmosferiche, che provocano la ricaduta di polveri sottili sui terreni e diffusione degli inquinanti nella catena alimentare.

La provincia di Brescia, purtroppo, è tra le aree nazionali di più antica industrializzazione che subisce le conseguenze e l'eredità di un'industria pesante che in passato ha operato in un'epoca di scarsa sensibilità ambientale e in mancanza pressoché totale di tutela ambientale e di limitazione delle emissioni industriali.

Certamente la situazione oggi è molto diversa, le industrie sono controllate, le regole ambientali oggi sono più severe e rigorose. Ma, come è emerso dalle relazioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il prosieguo dell'attività industriale nei siti da bonificare o la reindustrializzazione di tali aree inquinate è fondamentale per le attività di bonifica, poiché la bonifica costituisce il presupposto ineludibile dell'insediamento di nuove attività produttive e dello sviluppo di quelle esistenti. Accordi di programma tra imprese interessate alla reindustrializzazione e le istituzioni locali e nazionali hanno acconsentito, ad esempio, di gestire le bonifiche nelle aree dei petrolchimici di Ferrara e Ravenna in tempi ragionevoli e con maggiore efficacia rispetto ad altri casi sottoposti alla Commissione d'inchiesta.

Purtroppo oggi la popolazione paga con la propria salute e il benessere economico che ha creato questa industrializzazione selvaggia del territorio, che ha continuato senza regole ambientali fino agli anni Settanta del secolo scorso. La mozione fa riferimento ai risultati dello studio SENTIERI, in particolare relativi al sito inquinato di interesse nazionale della Caffaro, che indica Brescia come la città con maggiore incidenza dei tumori rispetto alla media del Nord Italia, e anche ad altri studi che confermano una situazione molto rischiosa per la salute degli abitanti della zona e dell'ambiente denunciata da anni dalle associazioni ambientaliste, dai comitati di cittadini e dai genitori che si preoccupano per i propri figli.

Occorrono interventi urgenti indirizzati a portare a termine gli interventi di bonifica con criteri procedurali certi e trasparenti per la popolazione. È importante la mappatura su vasta scala dei terreni, partendo dalle aree più a rischio, come emerso dalle indagini e dalle segnalazioni, per poter mettere in sicurezza le aree destinate alla produzione agricola e all'allevamento. Occorre avviare indagini epidemiologiche sullo stato di salute della popolazione e un piano generale di bonifica anche sulla base dei risultati della mappatura e delle analisi. Occorre tener conto della pressione che subisce il territorio da una serie di impatti cumulativi da terre inquinate, da emissioni di vario genere e da impianti di smaltimento di rifiuti, e valutare tali fattori di pressione prima di poter autorizzare la localizzazione di nuovi impianti di smaltimento rifiuti e di discariche.

L'indice di pressione introdotto dalla regione Lombardia va in questa direzione, ed è un passo fondamentale, che anche il Governo avrebbe dovuto imitare ed incentivare. Questo purtroppo non è successo, ci sono diversi progetti di legge che sono ancora fermi al palo, e di questo sicuramente siamo molto ma molto dispiaciuti. Occorre innanzitutto tenere conto dell'opinione pubblica nella forma dell'inchiesta pubblica e del dibattito pubblico, prima di autorizzare nuovi impianti. La mozione sulla bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano, sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari, che chiede impegni precisi da parte del Governo e delle istituzioni, rappresenta la voce della cittadinanza della provincia di Brescia, che non può essere abbandonata a se stessa ma deve essere sostenuta da parte delle istituzioni nazionali. Purtroppo, in questa legislatura, in cui si sono susseguiti Governi di centrosinistra, non sono stati fatti passi concreti in questo senso in favore del territorio bresciano, ed il fatto che, a fine legislatura, appunto praticamente tutti i gruppi parlamentari chiedono al Governo interventi urgenti ne è la dimostrazione più lampante. Nella speranza quindi che stavolta la voce dei parlamentari venga ascoltata dal Governo, dichiaro il nostro voto convintamente favorevole alla mozione Sberna ed altri n. 1-01644, da me sottoscritta, e anche alla mozione presentata da Sinistra Italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Lacquaniti. Ne ha facoltà.

LUIGI LACQUANITI. Presidente, onorevole sottosegretaria, la prima osservazione, davanti a questa mozione, è l'unanime consenso che essa ha raggiunto: con poche eccezioni, l'hanno sottoscritta colleghe e colleghi bresciani rappresentanti di quasi tutti i gruppi, a dimostrazione della gravità del problema che essa assume, e anch'io mi unisco ai ringraziamenti dell'onorevole Sberna, che ricambio, e che rivolgo a tutti i sottoscrittori. E' anche una dimostrazione che se la politica è capace di mettere da parte le ideologie, e pone al centro del proprio agire le persone, pur senza nascondere le differenze profonde che distinguono e devono distinguere partiti, movimenti, i gruppi che in questa stessa Aula siedono, se la politica riesce a essere tutto questo, una politica di persone per le persone, essa può rispondere davvero alle esigenze, ai problemi, alle richieste di aiuto che dal Paese vengono.

Brescia e la sua provincia sono state protagoniste negli scorsi decenni di una delle storie più imponenti di sviluppo industriale dell'intera Europa; una storia anche appassionante, di laboriosità, una storia che ha creato lavoro, benessere, che ha attirato prima l'immigrazione del nostro Mezzogiorno e poi, in epoca a noi più recente, la manodopera straniera.

Tuttavia, in un contesto in cui la legislazione chiamata a tutelare l'ambiente, a preservare il paesaggio e a vigilare sulla salute dei cittadini si rivelava spesso inefficace, i risvolti di questo imponente sviluppo industriale, le altre conseguenze, il lato oscuro della luna, per così dire, sono stati quello che oggi le indagini epidemiologiche ci hanno drammaticamente rivelato: una concentrazione di diossine e di PCB molto più elevata della concentrazione media presente nel resto del Paese; diossine e PCB nel terreno e nell'organismo dei bresciani residenti in zone particolarmente esposte agli agenti inquinanti, come il popoloso quartiere di San Polo, a Brescia, dove lo studio condotto dall'Agenzia di tutela della salute ha rivelato l'anomala incidenza di tumori e malattie respiratorie, tutto puntualmente registrato pure dallo studio SENTIERI; e poi il cromo esavalente, che ha inquinato la falda acquifera, inquinamento che ora pare superato grazie all'intervento fattivo di A2A; e la diffusione di cancro e tumore fra i bresciani, anch'essa largamente superiore alla diffusione media nel resto del Paese.

All'origine di tutto questo, lo sappiamo, c'è l'azione inquinante della Caffaro, un sito di interesse nazionale; all'origine c'è l'attività decennale delle stesse acciaierie; all'origine c'è certa produzione industriale della Val Trompia, che per decenni ha sversato di tutto nel Mella, il fiume di Brescia, e sollecitiamo qui che venga portato a compimento il progetto in fase esecutiva del depuratore delle acque di Concesio; e all'origine c'è la diffusione incontrollata di discariche, alcune legali, altre clandestine, e finanche la pratica di sotterrare clandestinamente, di tombare rifiuti di tutti i tipi, anche pericolosissimi rifiuti speciali. Tutto questo è avvenuto per anni, per decenni, in un territorio dove, fin dal secondo dopoguerra, era stata acclarata la presenza di criminalità di stampo mafioso: ancora una volta, signor Presidente, il lato oscuro della luna.

Oggi molte cose sono cambiate, non saremmo onesti se non lo riconoscessimo. L'attuale amministrazione di Brescia, in sinergia con la città e col mondo delle imprese, è riuscita a invertire una situazione che fino a pochi anni fa appariva compromessa. I tavoli di lavoro complessi e poi le conferenze di servizio riunite per l'inquinamento prodotto dalla Caffaro si sono finalmente rese protagoniste di posizioni unitarie e soprattutto di decisioni concrete. Sei milioni di euro era il denaro stanziato cinque anni fa per gli interventi di bonifica dalla Caffaro, ora siamo arrivati a 21 milioni, 35 milioni per il sedime. In ritardo, semmai, in questo momento, risulta la riconferma del commissario alla bonifica Moreni, la cui nomina è scaduta in agosto. Mi rivolgo qui alla sottosegretaria per sollecitare in modo urgente la riconferma del commissario Moreni. La Caffaro comincia a non far più paura. Molte erano le aree di Brescia addirittura interdette ai cittadini: il campo di atletica “Calvesi” e il suo parco, il parco Passo Gavia, la scuola elementare “Deledda”. In alcuni casi si è intervenuti, in altri i lavori sono stati finanziati e presto saranno avviati. Molto, moltissimo rimane da fare, ma molto è stato già fatto, e nel 2019 si metterà finalmente mano al problema dell'inquinamento della falda. Ma il denaro stanziato dal Ministero, dobbiamo dirlo, è ancora insufficiente. Dicevo prima del ruolo che hanno svolto nel tempo le acciaierie e in genere la produzione industriale: oggi non potremmo uscire dalla situazione di emergenza ambientale che vive Brescia e la sua provincia senza un contributo fattivo da parte del mondo imprenditoriale. In effetti, l'associazione industriale bresciana ha preso cognizione di questo problema, è intervenuta in molti casi, sta intervenendo. L'ha fatto in ritardo? Poteva farlo prima? In ogni caso, va accolta con grande favore la notizia di quelle realtà produttive che si sono mosse e che si stanno muovendo.

Alcune acciaierie - ricordo qui, a titolo d'esempio, l'Alfa Acciai e la Ori Martin - e in generale le 22 aziende riunite nel Consorzio Ramet, si sono date modelli virtuosi di autoproduzione e distribuzione di energia e hanno abbattuto le emissioni sotto i limiti di legge.

La discussione sullo stato ambientale a Brescia non può prescindere anche dal termovalorizzatore di Brescia, dalla qualità dell'aria, dalla situazione delle discariche. I tempi della dichiarazione di voto non mi consentono di toccare in modo esaustivo tutti questi punti. Mi limiterò pertanto a dire che l'annosa discussione sul termovalorizzatore di Brescia non può prescindere da una considerazione elementare: si dovrà arrivare e probabilmente si arriverà allo spegnimento della terza linea dell'impianto da molti invocata senza dimenticare però che una decisione di tale portata deve passare necessariamente da un accordo con l'amministrazione comunale di Milano. L'altra considerazione forse ancora più importante è che tale scelta impone una decisione di politica nazionale che dia una soluzione definitiva al problema della gestione dei rifiuti nel nostro Mezzogiorno. Il lago di Garda, infine, che non viene citato dalla mozione, non può non essere considerato in una mozione sulla situazione ambientale della provincia di Brescia. A una mia interrogazione sulla presenza fuori controllo di PCB e metalli pesanti nel lago di Garda il Ministro, pur riconoscendo quei dati, replicava ricordando come Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige avessero finalmente costituito una rete di monitoraggio che, mediante le rispettive ARPA, avrebbe permesso un controllo più accurato dello stato delle acque. Il vero problema per il Garda oggi rimane l'insufficienza di un collettore di depurazione vecchio ormai di decenni, costruito per una popolazione cresciuta in trent'anni di oltre 200.000 unità e che nel periodo estivo è destinata ad accrescersi in modo esponenziale. In questa situazione una rottura del collettore che dovesse riversare nel bacino i reflui provocherebbe un disastro ambientale di dimensioni epocali con conseguenze drammatiche anche sul turismo e sulle economie locali. È proprio di questi giorni, signor Presidente, l'episodio di una grande chiatta che a causa di un sovraccarico è affondata a largo del comune di Gardone andando a intrappolare a 30 metri di profondità il collettore fognario subacqueo che ci auguriamo non sia stato lesionato. L'occasione della mozione è dunque utile per sollecitare a gran voce il Governo allo stanziamento di quei fondi che sappiamo ingentissimi ma necessari al potenziamento del sistema di depurazione dei comuni che si affacciano sul Garda.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUIGI LACQUANITI. Concludo, signor Presidente. Questi sono i problemi e, davanti ad essi , forse avremmo preferito un parere favorevole sulla mozione Sberna ed altri n. 1-01644 da parte del Governo senza riformulazioni. Registriamo la riformulazione del secondo impegno che si occupa dell'assunzione di iniziative per lo stanziamento di risorse, per la mappatura di terreni e aree a rischio: tale impegno è modificato in mera valutazione dell'opportunità dell'assunzione di tali iniziative. Davanti a tutto quanto è accaduto in provincia di Brescia ancora vorremmo valutare l'opportunità? Ma si tratta di variazioni insignificanti davanti alla gravità del problema oggetto della mozione. Il gruppo di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista voterà a favore di entrambe le mozioni e auspica un voto favorevole da parte di tutti i gruppi (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signor Presidente e onorevoli colleghi, la situazione ambientale e sanitaria della provincia di Brescia è purtroppo una realtà che pesa come un macigno sulla godibilità, sulla sicurezza e sulla salute delle aree coinvolte. Il territorio del bresciano presenta criticità oltremodo pericolose che necessitano di particolare attenzione e di interventi da parte delle istituzioni nazionali. Brescia e il bresciano si segnalano al primo o ai primi posti in graduatoria che, ahinoi, certificano una situazione di vivibilità e di salute sprofondata ai minimi storici. Ricerche scientifiche recenti collocano Brescia e le zone limitrofe ai primi posti per l'inquinamento e lo stato dell'acqua, dell'aria e del suolo. ARPA e ISPRA già dal 2008 collocano Brescia tra le città con il maggiore inquinamento generale salito negli ultimi rilevamenti ad oltre tre volte il limite consentito.

Gli aspetti critici della situazione ambientale e sanitaria della provincia di Brescia sono innumerevoli. Si passa dall'indagine della procura di Brescia relativa all'autostrada A35, nota anche con la sigla breve BreBeMi, Brescia-Bergamo-Milano, al problema cronico dello smaltimento di rifiuti industriali; dalla proliferazione delle cave e delle conseguenti discariche di rifiuti speciali nel comune di Montichiari e comuni limitrofi dove il rischio di malformazioni congenite è diventato alto a causa di rifiuti tossico-nocivi immessi nell'ambiente; dallo smaltimento delle scorie nocive alla situazione delle bonifiche e della contaminazione a partire dal sito inquinato di interesse nazionale della Caffaro, fabbrica chimica che produceva tra le altre cose i famigerati policlorobifenili, PCB, parenti stretti delle diossine, attiva nella zona per oltre quarant'anni e fino al 1984.

Tutte criticità su cui la Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati ha messo una lente di ingrandimento già nella Legislatura XVI con un capitolo intero dedicato alla provincia di Brescia a testimoniare la gravità e la pericolosità della situazione. Numerosi fonti e rapporti sulle zone interessate certificano lo stato avanzato dei livelli di inquinamento. Sulla situazione del sito della Caffaro lo studio SENTIERI, pubblicato nell'aprile 2014, indica Brescia come la città con la maggiore incidenza di tumori rispetto alla media del nord Italia. L'area del sito della Caffaro si contraddistingue per una proliferazione di patologie tumorali che le principali e maggiori riviste internazionali sul cancro del 2013, signor Presidente, associano ai famigerati PCB principali contaminanti nel sito. A subire le conseguenze è tutta la popolazione dell'area. In cinquant'anni di continuo inquinamento infatti i PCB sono entrati nella catena alimentare tramite le verdure, la carne, il latte e anche attraverso l'allattamento materno. L'aggravante è costituita dal fatto che la vicenda è conosciuta da almeno quindici anni da quando cioè nel 2002 il sito della Caffaro è entrato a far parte ufficialmente dei siti di interesse nazionale individuati dal Ministero dall'ambiente, della tutela del territorio e del mare come sito fortemente contaminato da PCB e quindi da bonificare il più presto possibile. I dati diffusi sulla mortalità nel quartiere San Polo di Brescia sono a dir poco inquietanti soprattutto per quanto riguarda le malattie respiratorie non tumorali. Altre situazioni correlate allo smaltimento di rifiuti riguardano i territori di Vighizzolo e Montichiari calati in una vera e propria coltre di cattivi odori che ha portato anche al ricovero di alcuni bambini: una dinamica che costituisce una costante dell'area dove si trovano discariche per un totale di 11 siti abusivi e 11 autorizzati, più una richiesta in sospeso in regione per una discarica di amianto di oltre un milione di metri quadrati di rifiuti e due ampliamenti. A nulla sono valse le denunce delle associazioni ambientaliste, dei comitati di cittadini e dei genitori degli alunni. Per troppi anni il problema è stato sottovalutato ed è arrivato il momento di intervenire e di invertire la tendenza perché il ritardo è costato la salute e la vita di tante persone. Sono anni che si fa riferimento alle pratiche di bonifica ma alle parole non sono seguiti i fatti e non è stato ancora adottato il regolamento relativo agli interventi di bonifica, ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d'emergenza, operativa e permanente, delle aree destinate alla produzione agricola e all'allevamento ai sensi dell'articolo 241 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, di cui all'articolo 2, comma 4-ter, del decreto-legge n. 136 del 2013, nonostante l'adozione fosse prevista entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della relativa legge di conversione. È giunto il momento di impegnarci tutti insieme a risanare l'ambiente avvelenato e a ricostruire un territorio nel segno della legalità e del rispetto delle leggi. È vero, quarant'anni di industria pesante completamente sgretolata, priva di qualsiasi paletto ha prodotto risultati devastanti in termini di emissioni industriali, di distruzione dell'ambiente e di danni alla salute delle persone. Quarant'anni non si cancellano in poco tempo. Forza Italia come tutti gli altri gruppi ha il dovere di invertire la tendenza sia per rimediare alla pesante eredità del passato sia per contrastare i nuovi fenomeni di illegalità in particolar modo il riferimento alla criminalità organizzata e alle ecomafie: è stato già perso troppo tempo. Alla luce di tutto ciò, non possiamo che votare sì, convintamente e congiuntamente, ad ogni buona iniziativa finalizzata a intervenire per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano che avvenga nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferdinando Alberti. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Non mi dilungherò più di tanto perché già ho parlato mezz'ora in discussione generale. Utilizzerò questo tempo, invece, per fare una semplice dichiarazione di voto. Ovviamente voteremo favorevolmente sulla mozione che abbiamo sottoscritto, io insieme ai miei colleghi bresciani del MoVimento 5 Stelle, ma voteremo ancora più convintamente la mozione che è stata presentata dalla collega Pellegrino perché è proprio quello che noi avremmo voluto scrivere.

Purtroppo non siamo riusciti a scriverlo nella mozione, chiamiamola così, bipartisan, perché abbiamo dovuto scendere ad un compromesso e accettare quello che gli altri gruppi di questo Parlamento ci hanno proposto: abbiamo dovuto togliere quello che era di fatto il nostro punto di forza, che poi è quello che chiedono dai territori, che era proprio la moratoria contro la creazione e l'ampliamento di discariche. Però tant'è, questa è la politica, questo è il Parlamento: abbiamo voluto dare un segnale ai cittadini di Brescia, dimostrando che comunque ad un punto di incontro riusciamo ad arrivare. Abbiamo steso una mozione che secondo noi non è il massimo, ma è già qualcosa. Quindi è un punto di partenza!

Vorrei utilizzare questo tempo anche per stigmatizzare un fatto: mentre noi eravamo in Aula a parlare della questione dell'ambiente e della salute dei cittadini bresciani, proprio in quelle ore veniva depositato dal direttivo dell'Associazione industriale bresciana un ricorso al TAR contro il famoso indice di pressione o fattore di pressione, che è stato ideato e formulato dalla regione Lombardia, quindi a guida Lega Nord, proprio contro la creazione e l'estensione, l'ampliamento di discariche. Non voglio entrare nel merito dell'indice di pressione, perché sull'indice di pressione e sul fattore di pressione abbiamo alcune criticità proprio noi del MoVimento 5 Stelle, e non lo riteniamo essere lo strumento ideale per bloccare la creazione di nuove discariche; ma vorrei porre invece il punto sull'atteggiamento che certa imprenditoria bresciana ha nei confronti dell'ambiente, e soprattutto nei confronti di alcuni enti locali. Perché dico questo? Perché se noi andiamo a vedere il ricorso fatto al TAR, in copia troviamo alcuni enti locali: troviamo il comune di Montichiari, il comuni di Ghedi, il comune di Mazzano, il mio comune, di Calcinato, di Castenedolo; guarda caso tutti quei comuni che bene o male hanno sollevato delle criticità nei confronti di alcuni impianti di trattamento e di smaltimento dei rifiuti, enti che con i loro cittadini si sono opposti alla creazione e all'ampiamente di alcune discariche e di alcuni impianti. E vedere proprio questo elenco, questo elenco di proscrizione all'interno di questo ricorso, mi fa un po' preoccupare, perché sembra quasi un atteggiamento intimidatorio da parte dei vertici della AIB bresciana; e non è carino, non è per nulla carino, non è per nulla simpatico tutto ciò, soprattutto quando non si fa altro che dire che gli imprenditori bresciani sono per l'ambiente, ci si può collaborare, hanno fatto tanto per la città di Brescia, continuano a fare tanto e tanto faranno. Ebbene, non è così che si dimostra di essere dalla parte dei cittadini e dalla parte dell'ambiente, non ci si comporta in questo modo, presentando un ricorso contro una decisione legittima della regione Lombardia, che noi non condividiamo ma comunque legittima, che andava verso una direzione che era quella della tutela dell'ambiente; strumento che può essere giusto o sbagliato, quello che vogliamo, ma da parte di un portatore di interesse così forte come la AIB, non ci saremmo mai aspettati tutto ciò.

Se vogliamo veramente riuscire a collaborare e dialogare anche con il mondo imprenditoriale, credo che questo ricorso debba essere ritirato, se si può ancora ritirare, o comunque deve essere fatto un passo verso quelle istituzioni, come appunto quegli enti locali che si sono opposti contro determinate scelte, legittime, da parte di imprenditori che ancora credono di potere sotterrare, nascondere o bruciare rifiuti nel territorio bresciano. Ora, tutto questo, come dicevo, non permette di arrivare ad una soluzione del problema: il problema c'è, l'abbiamo detto mille volte, tutti gli interventi hanno ricordato che il problema esiste; c'è una situazione di emergenza drammatica nel territorio bresciano. Ebbene, se vogliamo arrivare ad una soluzione, credo che dovremo metterci tutti insieme, sia noi che facciamo parte delle istituzioni, sia loro che fanno parte del mondo imprenditoriale, e arrivare ad un punto di incontro.

Io rubo ancora qualche secondo per fare un appunto. L'appunto riguarda l'inceneritore. In questa mozione non è presente il tema dell'inceneritore, e volutamente non è stato riportato, perché in questa mozione ci limitiamo alla matrice suolo, quindi agli impatti che hanno i rifiuti e tutte le attività connesse ai rifiuti sulla matrice suolo: sono state volutamente tenute da parte la matrice aria e la matrice acqua. Diciamo quindi che la mozione in sé non è completa, se dovessimo parlare di ambiente a 360 gradi.

L'inceneritore non aveva quindi senso trattarlo e discuterlo, e non ha nemmeno senso citarlo oggi in questa discussione come un qualcosa di positivo per l'ambiente bresciano, perché il vero problema a Brescia non sono i rifiuti urbani. Dobbiamo capirlo: il vero problema a Brescia sono i rifiuti speciali, rifiuti che arrivano da fuori, rifiuti che nemmeno la stessa provincia è in grado di produrre e di smaltire, e che importa dall'estero. Questo è il vero problema che oggi sussiste a Brescia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Quindi tirare fuori, citare l'inceneritore come quel grande impianto che consente di pulire l'aria, perché produce energia pulita da rifiuti, è una falsità, è una banalità. Non l'abbiamo voluto trattare in questa mozione, perché se vogliamo parlare di inceneritore, facciamo un atto ad hoc sul tema della qualità dell'aria, e non è questa la sede. Invito quindi i colleghi ad evitare di lasciarsi andare a facili demagogie e populismi, perché si sta facendo del populismo sull'inceneritore. Rimaniamo sul tema dei rifiuti, del vero problema della provincia di Brescia, che è quello dei rifiuti speciali.

Presidente, concludo e ribadisco che voteremo favorevolmente a tutte e due le mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Miriam Cominelli. Ne ha facoltà.

MIRIAM COMINELLI. Presidente, non è mai facile in realtà intervenire in questo luogo, in cui ci si sente addosso la giusta responsabilità di ogni parola che si pronuncia. Non lo è ancora di più oggi per me, perché è proprio il mio territorio l'oggetto della mozione in discussione: un territorio che ha come sinonimo la storia dell'eccellenza industriale, dell'avanguardia nelle tecniche produttive, della qualità agricola, e non da ultimo la bellezza del suo paesaggio. Un territorio ricco, quindi, e che deve la sua ricchezza proprio alla sua capacità di cogliere le sfide che le varie epoche storiche gli hanno posto innanzi, coglierle con l'ingegno unito alla concretezza e all'operosità che ci contraddistingue.

La sfida principe con cui oggi ci dobbiamo confrontare è una sfida comune al resto del pianeta, in realtà, ed è la sfida dell'ambiente. L'ambiente: la risorsa che ci ha permesso di tagliare i traguardi che prima ho citato, e che ora ci chiede a gran voce di essere risanato, tutelato e valorizzato. E come ogni sfida, il modo migliore di coglierla è quello di coglierla in positivo, dimostrando cioè di poter essere eccellenza, volano ed esempio di come una vera sinergia fra l'ambiente, l'economia e la società sia non solo possibile ma auspicabile, e soprattutto realizzabile.

Ma pur con tutte le nostre grandi energie bresciane, è necessario che ci si aiuti nel fare questo, che si sostenga quanto già in realtà si sta muovendo a livello bresciano nella cittadinanza, nell'imprenditoria e nelle istituzioni locali. Questo è il motivo che mi ha spinto a partecipare attivamente alla stesura di questa mozione, e che ha spinto i miei colleghi bresciani del Partito Democratico a sottoscriverla. Un testo che è un compromesso, lo si ricordava anche prima, fra diverse forze politiche, che hanno cercato e trovato dei punti in comune da portare avanti insieme: perché, pur con toni e visioni differenti, nessuno di noi intende sottovalutare quelle che sono le criticità ambientali del nostro territorio.

Arrivare a questo risultato non è stato semplice: ci sono voluti giorni e mesi di confronto, uno sforzo corale di cui si fa beffa la mozione presentata all'ultimo momento utile dalla collega Pellegrino, che dovrebbe chiedere scusa per le parole usate nel descrivere il nostro territorio e la nostra provincia. Una mozione che prende largamente a prestito parti del nostro testo, che ovviamente sosterremo nel voto, e però ne inserisce altre con una funzione puramente ideologica e che ha come obiettivo il minare il risultato raggiunto, e che quindi vedranno il nostro voto negativo. Per quanto ci riguarda rimaniamo fermamente convinti, infatti, che non giovi alla causa ambientale l'utilizzo di toni catastrofisti, ma che anzi questo porti ad allontanare, impaurendo, l'attenzione della maggior parte dei cittadini.

Questa convinzione tuttavia - e lo vorrei sottolineare - non è meno forte di quella che crede, altrettanto fermamente, che è innegabile come proprio sull'ambiente ci sia una grande aspettativa da parte della cittadinanza, un'aspettativa che deve trovare giustamente una corrispondenza in un'autorevole risposta politica.

In questa legislatura tanto si è fatto sul tema a livello nazionale, dalla legge sugli ecoreati a quella sul riordino delle agenzie ambientali, fino al collegato ambientale, solo per citare alcuni provvedimenti. Anche Brescia ha ottenuto importanti risultati. Penso all'istituzione della figura del commissario Caffaro, di cui sollecitiamo il rinnovo, e ai fondi che stanno permettendo il prosieguo delle bonifiche, solo per citare i più eclatanti e che già sono stati ricordati negli interventi precedenti.

Anche l'attenzione della bicamerale ecomafie non è mai venuta meno, con audizioni, missioni e sopralluoghi, l'ultimo proprio lo scorso lunedì, da me in prima persona sollecitati, come testimoniano i verbali della Commissione, anche con buona pace di chi farnetica accuse su un nostro volere nascondere, non si sa bene cosa, nel lavoro - ricordo - interamente pubblico della Commissione.

Ma oggi vorrei guardare al di là delle inutili polemiche partitiche, perché serve fare di più. Per questo si chiedono impegni molto chiari nella nostra mozione.

Il primo è quello che chiede di adottare al più presto il regolamento, relativo agli interventi di bonifica, ripristino ambientale e messa in sicurezza d'emergenza operativa e permanente delle aree destinate alla produzione agricola e all'allevamento. E, poi, avviare ulteriori iniziative, oltre a quelle già in corso, per la mappatura su vasta scala dei terreni, per capire dove vi siano effettivamente delle criticità e di che entità e, di conseguenza, potere formulare una scala di priorità per eventuali interventi di bonifica, se necessari.

Si chiede di proseguire e implementare gli studi epidemiologici già in atto, in modo da utilizzare i risultati, mi auguro non solo come atto d'accusa generico da sbandierare nei convegni, ma come prezioso strumento, per poter comprendere ancora di più le esigenze del territorio.

Si chiede di prendere in considerazione su scala nazionale, quando si individuano nuovi impianti di trattamento e smaltimento rifiuti, un fattore di pressione, che prende esempio ed origine da quello voluto dalla regione Lombardia, che non consideri però solo le volumetrie delle discariche, ma sia inteso quale massima concentrazione di aree di volume di rifiuti conferibili su unità e superficie territoriale.

E si chiede, infine, la promozione di formule di coinvolgimento della popolazione interessata ad un determinato intervento impiantistico, sul modello del dibattito pubblico introdotto dal nuovo codice degli appalti.

Concludendo, Presidente, ricordo che, proprio sull'ambiente, la politica e le istituzioni a tutti i livelli giocano una partita importante, nel poter dimostrare di essere uno strumento utile a migliorare la qualità della vita delle persone e nel colmare la distanza della disaffezione, che gran parte dei cittadini provano nei loro confronti, proprio partendo dal dare risposte chiare su questo tema. Credo che questa mozione sia un passo importante, che va deciso in quella direzione, e per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sberna ed altri n. 1-01644, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione della mozione Pellegrino ed altri n. 1-01775.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, mentre non hanno accettato di espungere il secondo capoverso del dispositivo.

Avverto, altresì, che i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il secondo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri n. 1-01775, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri n. 1-01775, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, mercoledì 6 dicembre 2017, la III Commissione (Affari esteri e comunitari) ha approvato, in sede legislativa, il seguente testo della proposta di legge A.C. 3831 La Marca ed altri “Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo”, come risultante dagli emendamenti approvati nella seduta del 22 marzo 2017, risultando conseguentemente assorbita la abbinata proposta di legge A.C. 4325 Caruso ed altri “Istituzione della Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo”.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Adesso ci sono gli interventi fine seduta. Per favore, abbassate la voce. Ha chiesto di parlare il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Onorevoli colleghi, signor Presidente, l'antifascismo è una matrice indelebile della nostra Repubblica e della nostra Costituzione. Nessuna tolleranza può esserci per chi oggi, ancora, professa le idee del fascismo, con intimidazioni, con violenza e minacce. Nessun silenzio o indifferenza, banalizzazione o minimizzazione può essere accettata. Serve, come sempre nella storia di questo Paese, il massimo di unità delle forze democratiche, come allora, come durante il terrorismo, come nei momenti più bui della nostra storia.

Per questo, giunga da tutti noi del Partito Democratico la nostra solidarietà fortissima a la Repubblica, ai suoi giornalisti e ai suoi lavoratori, oggetto oggi di un atto gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di intimidazione fascista, da parte di Forza Nuova. Chi attacca la libertà di stampa attacca la linfa della democrazia. Chi oggi - come hanno fatto nel comunicato - dichiara guerra alla libertà di stampa non ha cittadinanza in democrazia. Non passerete! Bisogna sciogliere in questo Paese i gruppi neofascisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Bisogna alzare la guardia democratica e pacifica contro la recrudescenza del neofascismo. Noi saremo sabato a Como, contro ogni forma di neofascismo e contro ogni violenza e intolleranza. Mi auguro che a Como ci saranno tutti i sinceri democratici, al di là della loro appartenenza. Chi fino adesso ha taciuto si svegli. E, se non ora, quando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Melilla sul medesimo argomento. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie signor Presidente. Il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista si unisce alle parole del collega Fiano. Anche noi siamo rimasti colpiti dalla violenza di questa aggressione ad un giornale come la Repubblica, un attacco alla libertà di stampa intollerabile.

Non possiamo accettare nel nostro Paese questo dilagare di una cultura xenofoba, razzista, fascista. Purtroppo, gli episodi si ripetono ogni giorno. C'è un clima di revisionismo storico che sicuramente non aiuta. In un congresso di un partito di qualche giorno fa Almirante è stato definito un patriota della nazione; no, Almirante è stato un torturatore di partigiani, Almirante è stato un repubblichino e ci sono sentenze che lo hanno accertato (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e di deputati del gruppo del Partito Democratico). Questo revisionismo storico si alimenta poi di aggressioni e di una campagna di odio in cui le ONG vengono equiparate a organizzazioni criminali, in cui gli immigrati vengono definiti praticamente dei terroristi, in cui c'è un odio che trasuda da parte di organizzazioni estremiste come quelle che si sono distinte in questi giorni. Naturalmente noi non chiniamo il capo. Noi contrasteremo con tutte le nostre forze, restando sul terreno democratico, queste manifestazioni di odio e di violenza. Noi non gireremo il capo da un'altra parte, noi saremo in prima fila nel contrastare la violenza fascista, xenofoba e razzista (Applausi dei deputati dei gruppi Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Marilena Fabbri. Ne ha facoltà.

MARILENA FABBRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 6 dicembre 1990, 27 anni fa, alle ore 10,36 un aereo di addestramento della difesa italiana perse il controllo sui cieli di Bologna e si schiantò dentro un'aula dell'istituto scolastico “Salvemini” di Casalecchio di Reno. Il velivolo e l'edificio presero fuoco e in quell'aula persero tragicamente la vita dodici ragazzi di 15 anni, mentre 4 rimasero gravemente feriti insieme all'insegnante che stava tenendo lezione. Ma 88 furono gli altri feriti tra studenti e lavoratori della scuola, di cui 72 riportarono invalidità permanenti per ustioni e fratture.

Questa mattina, come ogni anno da quel tragico 6 dicembre, gli studenti e gli insegnanti dell'istituto tecnico “Salvemini”, i familiari, le istituzioni e i cittadini delle cinque comunità coinvolte hanno ricordato le vittime di quella tragedia ed oggi, non potendo per la prima volta essere presente a quel momento collettivo di memoria e di impegno civile, voglio pronunciare in quest'Aula i loro nomi perché non si dimentichi: Deborah, Laura, Sara, Laura, Tiziana, Antonella, Alessandra, Dario, Elisabetta, Elena, Carmen, Alessandra.

Anche da quella tragica esperienza il gruppo “Bologna Soccorso” si trasformò a breve nel primo nucleo del servizio emergenza 118. L'edificio scolastico, tolto il sequestro giudiziario, nel 2006 fu trasformato in casa della solidarietà per ospitare le associazioni di volontariato locali, la sede della Protezione civile e la pubblica assistenza.

Il mio ricordo in quest'Aula vuole essere un omaggio ai familiari delle vittime e dei feriti, ai lavoratori della scuola, ai sindaci e agli amministratori di quei cinque comuni coinvolti che seppero stare vicino ai familiari delle vittime in quelle tragiche ore di sconcerto e a tutti coloro che negli anni successivi seppero reagire con grande dignità e senso civico, dando sostegno al dolore, organizzando la richiesta di giustizia e trasformando il dolore e la paura in impegno civile e sociale a favore della comunità, non perdendo mai la fiducia nei confronti dell'istituzione, nonostante le delusioni e le amarezze, nonostante l'Avvocatura dello Stato difese il Ministero della difesa contro il Ministero dell'istruzione.

Da quell'esperienza nacque nel 2006 anche il primo centro di sostegno alle vittime di reato e di calamità, un grande esempio civico che credo valga la pena ricordare. Contro chi fa del dolore, della paura e della rabbia un contrasto alle istituzioni occorre ricordare, invece, chi non ha voce ma ogni giorno si impegna per la coesione sociale e la solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Alessia Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA. Presidente e cari colleghi, ho chiesto di intervenire in quest'Aula oggi per esprimere la mia preoccupazione. Per il 23 dicembre a Verona è stato organizzato un concerto del titolo “White Christmas”. Non si allude, però, al Natale. La festività cristiana, infatti, è stata presa a pretesto per un aberrante gioco di parole, una data da comprare in saldo per ricordare e celebrare, invece, la X MAS. Tra gli organizzatori il Fronte veneto skinhead, lo stesso che si è reso responsabile dell'episodio di intimidazione ai danni di un'associazione a Como, come già ricordato dal collega Fiano. E come ha ricordato il collega Fiano, il PD sabato prossimo sarà a Como per una manifestazione di sostegno. Denunciamo quanto successo anche - e ricordato già oggi - nella sede del quotidiano la Repubblica e del gruppo L'Espresso da parte dei gruppi di estrema destra.

Ecco, voglio portare all'attenzione dell'Aula questi episodi che non riguardano solo Verona ma che soffiano con un vento pericoloso in tutto il nostro Paese, un vento di odio e di intolleranza. Noi chiediamo la condanna di questi eventi. L'ho chiesto anche al sindaco della mia città, Verona, e se le risposte che diamo sono solo il silenzio o la tendenza a sottovalutare e a minimizzare poi allora non stupiamoci che chi predica odio e intolleranza guadagni spazio e visibilità, perché è anche da questi atteggiamenti che i movimenti estremistici traggono forza. Se viene meno la pregiudiziale che rende inaccettabile la loro partecipazione alla vita democratica diventa poi normale sdoganare slogan e simboli che credevamo e speravamo appartenere al passato.

Ecco, cari colleghi, io credo che il momento ci impone una reazione politico-istituzionale forte e trasversale. Tutte le forze democratiche sono chiamate a non voltarsi dall'altra parte davanti al pericoloso riaccendersi di fenomeni di intolleranza, odio ed estremismo. Ma indignarsi non basta: certo, servono leggi, pene più severe, ma è necessario soprattutto tornare a coltivare i semi del rispetto reciproco e del riconoscimento, a partire dal linguaggio che usiamo ogni giorno nel dibattito pubblico e che tutte le forze politiche, senza distinzione, si impegnino a respingere provocazioni e violenza di ogni colore e sorta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Luca Frusone. Ne ha facoltà.

LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. C'è un'incresciosa situazione che si è venuta a creare presso il deposito della cancelleria del tribunale di Latina dove dal 2013, da ben più di quattro anni, decine di migliaia di fascicoli giudiziari delle soppresse ex sezioni distaccate di Gaeta e Terracina sono irreperibili, in quanto accatastati in un luogo dove gli stessi cancellieri rifiutano di addentrarsi per le pessime condizioni igieniche. Mi chiedo: è possibile che migliaia di processi siano sospesi perché non si è riuscita a dare idonea collocazione a questa mole rilevante di documentazione giudiziaria? Faccio presente che molti giudizi riguardano casi di criminalità organizzata, essendo noto che il basso Lazio è oggetto, da decenni, di costante infiltrazione da parte di cosche camorriste.

Nella seduta n. 870 del 13 ottobre scorso abbiamo sollevato la questione con un'interrogazione parlamentare a prima firma Paolo Nicolò Romano. Speravamo almeno che con l'uscita di articoli di stampa si sbloccasse la situazione ma non è successo. Dunque, la domanda nasce spontanea: il Governo è consapevole che con questo lassismo sta favorendo potenziali camorristi? Chiedo che il Ministero della giustizia ponga fine a questa ingiustizia, procedendo affinché sia data la dovuta sistemazione a tutti questi fascicoli giudiziari. Chiedo, pertanto, alla Presidenza di sollecitare l'interrogazione e il Governo su tutta questa vicenda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alberto Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. “Certe associazioni vanno avanti solo se lo vuole il sindaco. Cerca di attenerti alle regole”. Dal 23 novembre è noto che Mattia Palazzi è indagato per tentata concussione continuata a sfondo sessuale. Lui si difende: “Non ho mai abusato del mio ruolo di sindaco. Nulla di privato con quella signora”. Il giorno dopo sono emersi SMS sconvenienti che Palazzi ha inviato alla vicepresidente di un'associazione con sue foto intime dove il sindaco parla di posizioni sessuali. Il reato sembra continuato, visto che si sarebbe protratto dal novembre 2016 a novembre di quest'anno. Palazzi riesce solo a chiedersi chi sia l'autore dell'esposto. Probabilmente, la satiriasi promiscua lo obnubila. Mantova in questo momento è vilipesa e derisa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per favore! Colleghi, per favore! Colleghi, si è sempre detta “la qualunque” negli interventi di fine seduta. Adesso se si vuole continuare così potete sempre censurare il collega. Prego.

ALBERTO ZOLEZZI. Mantova in questo momento è vilipesa e derisa! È passata da Virgilio a Boccaccio (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Collega Zolezzi, si fermi, si fermi, si fermi (Proteste di deputati del gruppo del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non deve urlare. Per favore, colleghi. Colleghi, per favore, colleghi! Collega! Colleghi, per favore, per favore (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Colleghi, ma non è assolutamente accettabile che si cominci ad urlare, per favore! Ricominciate ad urlare ogni volta che lo dico. Vogliamo fare così? Per favore!

SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Presidente, su quale argomento sta intervenendo?

PRESIDENTE. Allora, il collega Zolezzi, come tutti quanti fate, si è iscritto a fine seduta, prenotandosi con l'argomento: indagini sul sindaco di Mantova.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Ma questo è un argomento?

PRESIDENTE. Non è un argomento? Adesso sta argomentando su quell'argomento. È questo il punto! Adesso ditemi se il collega (Commenti del deputato Baroni)... collega Baroni, per favore (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle)... colleghi, colleghi, collega Baroni, collega Baroni...

PRESIDENTE. Colleghi! Collega Zolezzi.

ALBERTO ZOLEZZI. Mantova è orfana di un sindaco, che sia il primo cittadino e non l'ultimo. Le donne di Mantova sono orfane di dignità e di pari opportunità (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Colleghi!

ALBERTO ZOLEZZI. ...per cui sono a porre l'attenzione della Presidente della Camera Boldrini sulla questione, conosco la sua sensibilità, dopo aver interrogato il Ministero dell'interno sul possibile voto di scambio con l'interrogazione n. 4-18697 (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Colleghi! Adesso per un sollecito di una interpellanza, può intervenire il collega Claudio Cominardi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Parliamo dell'installazione di un cementificio, dell'impianto di un cementificio, per il quale vi è una trasformazione in atto, cioè la volontà di diventare inceneritore, quindi bruciatore di CSS. La cosa vergognosa è che si parla di una cittadina bellissima, una cittadina ridente del lago d'Iseo, che ha un paesaggio incredibile. L'Amministrazione si sta opponendo da anni a questa cosa, però lo Stato non le dà gli strumenti - e nemmeno i cittadini li hanno - per impedire questo tipo di impianto. E quindi con molta probabilità si rischia di andare in corso al fatto che si vada a bruciare questo tipo di rifiuti. Mercoledì 13 dicembre ci sarà un'assemblea pubblica, organizzata dall'amministrazione comunale, dove appunto si contesta questo tipo di problematiche e, soprattutto, vorrei sollecitare l'interrogazione a mia prima firma, la n. 2-02037, che chiede per l'appunto al Ministero di fare chiarezza relativamente alla modifica del decreto ministeriale n. 22 del 2013, in modo tale da assicurare il rispetto di tutte le misure di tutela ambientale previste per gli inceneritori tradizionali da parte degli impianti autorizzati dall'uso del combustibile solido secondario. Ecco, io faccio questa richiesta e un appello a tutti i cittadini di mobilitarsi, ci sarà un'iniziativa il 10 di questo mese e il 13 di dicembre presso Tavernola Bergamasca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 12 dicembre 2017 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(ore 13,30)

2. Discussione sulle linee generali della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro sull'attività svolta.

3. Discussione sulle linee generali della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri sull'attività svolta. (Doc. XXII-bis, n. 17)

La seduta termina alle 19,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: NICOLA CIRACI' E GIANLUCA PINI (A.C. 3265-A)

NICOLA CIRACI'. (Dichiarazione di voto finale – AC 3265-A). A nome della componente di Direzione Italia dichiaro la mia soddisfazione per il buon lavoro fatto dalla Commissione, ma come al solito va stigmatizzato il Governo che ha voluto iperlegiferare rendendo questa proposta sbagliata nel metodo.

Bene avrebbe fatto il Governo ad ascoltare i tanti consigli delle audizioni.

Il Governo è lontano dalle categorie, pertanto ci asteniamo.

GIANLUCA PINI. (Dichiarazione di voto finale – AC 3265-A). Presidente, Onorevoli colleghi e rappresentante del Governo, la proposta di legge che ci accingiamo ad approvare ha come obiettivo, come specificato nell'articolo 1, quello di garantire il diritto all'informazione dei consumatori e di valorizzare il pane fresco italiano, quale frutto del lavoro delle pratiche e delle tradizioni, che costituisce un patrimonio culturale nazionale da tutelare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale.

Per questa dichiarazione di voto prenderò spunto dalla mia relazione di minoranza.

Il provvedimento è condivisibile ma poteva essere migliorato. Nel provvedimento, infatti, a nostro avviso, mancano disposizioni finanziarie, degli incentivi, che possano essere concretamente di aiuto al settore. Dobbiamo renderci conto che il comparto, come del resto anche gli altri comparti dell'agricoltura, hanno bisogno di fatti e non parole, di risorse per rilanciarsi. Il settore è in sofferenza vista anche la costante diminuzione del consumo del pane, che come ricordava la collega Terrosi, ha toccando nel 2014 il minimo storico di 90 grammi pro capite. Nonostante ciò oggi sono ancora oltre 24 mila le imprese di produzione di pane fresco e circa 7 mila quelle di commercio al dettaglio, questo a significare che il settore è vivo e va aiutato in tutti i modi.

La proposta di legge è sì vero che si propone di colmare un vuoto normativo, facendo un legittimo distinguo tra pane fresco, ovvero tra il prodotto che non ha subito congelazione o altri metodi di conservazione, e quello conservato, ma a nostro avviso si doveva procedere anche ad un altro tipo di intervento squisitamente di natura fiscale, ovvero l'applicazione IVA al 4% anche alla cessione di pane contenente ingredienti ulteriori rispetto a quelli previsti dalla normativa in vigore.

Su questo argomento in commissione agricoltura si è a lungo dibattuto. A tal proposito, infatti, avevamo presentato un emendamento di natura essenzialmente tecnica essendo volto a chiarire la normativa vigente. Questo emendamento in un primo momento era stato anche approvato, ma stante il parere contrario della Commissione Bilancio è stato poi stralciato dal testo. La contrarietà a questa disposizione era mossa da un “presunto” parere contrario del MEF adducendo, quindi, che vi era una questione tecnica da affrontare.

Questo emendamento lo abbiamo poi ripresentato anche durante l'esame di questo provvedimento in aula ma sempre con lo stesso risultato. Avevamo proposto questa norma anche al Senato, sia al decreto fiscale che alla Legge di Bilancio, nonché alla Camera di nuovo al Decreto fiscale e non mancheremo ovviamente di presentarlo nuovamente alla Legge di Bilancio ora alla Camera. Il Governo, però, ci ha sempre detto però che “vi è un divieto assoluto posto dalle norme UE”.

A nostro avviso, ma anche delle Associazioni di categoria delle quali noi ci siamo fatti fin dal primo momento portavoce, l'interpretazione del Governo su questo emendamento è erronea in quanto non è suscettibile di ingenerare né minor gettito né tantomeno un contrasto rispetto all'ordinamento comunitario in materia, in quanto non si vuole ampliare di fatto l'elenco dei prodotti che sono contenuti nella tabella dell'Iva agevolata al 4% bensì ha la finalità di fare chiarezza sull'uso di ingredienti che sono diventati di uso diffuso e che rispondono alle nuove esigenze del consumatore.

La disposizione proposta, infatti, intendeva apportare un chiarimento normativo volto ad integrare le specifiche sugli ingredienti ammessi per la panetteria ordinaria che, pur avendo perso la sua naturale accezione in seguito alla liberalizzazione sulla panificazione, continua a mantenere la sua valenza sotto il profilo prettamente fiscale. Si farebbe in questo modo chiarezza sull'uso di ingredienti che sono diventati di uso diffuso grazie a nuove disponibilità o che sopperiscono alla scarsità di risorse sufficienti a soddisfare la domanda, oppure a progressi tecnologici che rispondono a nuove esigenze del consumatore, pur restando in una chiara accezione di panetteria ordinaria.

Ciò permetterebbe al comparto della panificazione di operare senza incertezze e rischi e di fronteggiare in modo efficace la concorrenza particolarmente agguerrita dei prodotti esteri.

Ci auguriamo che il Governo, durante l'esame della Legge di Bilancio riveda la posizione assunta fin ora e trovi una soluzione o quantomeno approvi il nostro emendamento in quanto la disposizione, torno a ripeterlo, non è suscettibile di determinare né una perdita di gettito né tantomeno di essere in contrasto con la normativa UE.

In conclusione, riteniamo che il testo contenga disposizioni qualificanti ed utili ma soprattutto attese da anni dagli operatori del settore, ma si poteva fare quel quid in più per aiutare il settore, semplicemente approvando il nostro emendamento. Pertanto il Gruppo della Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli - Noi con Salvini dichiara il suo voto di astensione.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIANLUCA PINI (MOZIONI CONCERNENTI I SISTEMI DI ARMA AWS)

GIANLUCA PINI. (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti i sistemi di arma AWS). Signora Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori membri del Governo!

Il dibattito che si svolge oggi in questa Assemblea prende le mosse dal tentativo di alcuni colleghi di impegnare il Governo a promuovere o sostenere comunque in ambito internazionale, senza se e senza ma, una moratoria sulla progettazione, lo sviluppo, la produzione e l'eventuale utilizzo di armi completamente robotizzate. Armi cioè in grado di offendere senza che vi sia materialmente un individuo più o meno lontano dal teatro di operazioni che dà l'input finale.

Di questa categoria di armi si parla da molto tempo. Trent'anni fa erano definite “brilliant weapons” in contrapposizione alle le “smart bombs”, che avrebbero rimpiazzato e da cui si sarebbero distinte per il fatto di ricercare automaticamente il loro bersaglio sulla base di una lista preconfezionata inserita nel loro software.

Le AWS di cui stiamo discutendo rappresentano il punto d'arrivo teorico di questo processo. Un processo che è la logica conseguenza di una linea di tendenza di lungo periodo, che mira ad accrescere il tasso di capitalizzazione degli strumenti militari moderni, in modo tale da ridurre il numero di uomini e donne da schierare sul terreno in caso di conflitto.

La robotizzazione dei sistemi militari ha in effetti già condotto ad importanti applicazioni operative, in particolare nel campo dei droni armati, o UCAV, e dei dispositivi per il disinnesco di ordigni esplosivi che talvolta vediamo utilizzare anche nelle nostre città.

I droni armati, in particolare, possono essere manovrati anche a distanza di migliaia di chilometri, circostanza che è peraltro già stata all'origine di un ampio dibattito circa l'opportunità morale di affidare ad una persona che non ha contatti diretti con il teatro d'operazioni la responsabilità di decidere se, dove e con quali armi attaccare, con la conseguenza di risparmiare o stroncare delle vite umane.

Non intendiamo certamente negare il fatto che la possibile evoluzione della robotizzazione nella direzione della progettazione e fabbricazione di armi che non hanno bisogno della guida umana stia generando preoccupazioni di ordine morale non trascurabili. Anzi, le condividiamo. Vorremmo però oggi aggiungere qualche considerazione ulteriore, che a nostro avviso sconsiglia di rinunciare a priori a questa categoria di armi future.

L'intero Occidente, seppure in misura maggiore o minore a seconda dei singoli Paesi, avverte gli effetti di un'importante crisi demografica che non potrà non ripercuotersi anche sulla capacità delle Forze armate di reclutare personale. Le risorse umane militarizzabili diminuiranno mentre appena al di là della sfera di prosperità dell'area atlantica potranno prendere forma sfide in grado di mobilitare grandi masse di persone. I rapporti di forza demografici tra il Nord ed il Sud del mondo evolveranno in una direzione a noi ancora più sfavorevole.

In un contesto simile, nel quale oltretutto la fluidità del sistema internazionale non consente di prevedere alcuna attenuazione della conflittualità ma, al contrario, pare suggerire la sua probabile accentuazione, non sembra molto prudente dire no “senza se e senza ma” ad armi che permetterebbero di economizzare le risorse umane sempre più scarse numericamente di cui disporremo.

C'è chi crede che la risposta ai differenziali di crescita demografica esistenti tra le due rive del Mediterraneo sia rappresentata dall'immigrazione di massa. Noi non condividiamo questo approccio.

Noi pensiamo invece che esista una relazione diretta tra le tecnologie disponibili, la possibilità di risparmiare le vite umane dei nostri giovani, la conseguente riduzione dei rischi connessi all'impiego della forza e la capacità effettiva anche politica di utilizzarla in presenza di gravi minacce alla sicurezza nazionale.

Per questo motivo, pur condividendo il senso di allarme che circonda l'idea che possano apparire dei robot da guerra, crediamo che non sia la scelta migliore rinunciarvi a priori. Certo, dovremo essere cauti: se la transizione alla robotizzazione dei sistemi d'arma è probabilmente necessaria ed inevitabile, dovremo ad esempio preoccuparci di evitare che offese cibernetiche possano alterare il software di questi strumenti per rivolgerli contro di noi.

E dovremo chiedere a tecnici e scienziati di prevenire l'eventuale rivolta delle macchine, per quanto al momento paia una prospettiva remota e al di là delle possibilità della tecnologia. Le cose possono cambiare. Ma dobbiamo essere consapevoli anche che un robot armato può implicare la minor necessità di esporre a gravi rischi i nostri soldati, rimpiazzandone una parte.

Di qui la nostra posizione. Piuttosto che impegnare il Governo a perseguire in ambito europeo e mondiale una moratoria sullo sviluppo di queste armi, noi riteniamo che sia meglio vedere quali orientamenti prevarranno nell'Alleanza Atlantica e negli Stati Uniti.

Pensiamo anche che in presenza di una decisione condivisa da molti Paesi della Nato in favore delle AWS, sia nostro interesse nazionale evitare di restarne esclusi e di creare anzi le condizioni che permettano alla nostra industria dei materiali d'armamento di partecipare alla loro eventuale progettazione e fabbricazione.

Sulla base delle considerazioni precedentemente svolte, riteniamo altresì che parte non trascurabile delle attività di ricerca e sviluppo connesse dovrà essere dedicata allo studio e predisposizione di difese idonee a proteggere i sistemi d'arma robotizzati dall'offesa cibernetica.

Crediamo che allo stato attuale l'unica barriera invalicabile da prevedere concerna l'eventuale utilizzo dei robot militari nel mantenimento dell'ordine pubblico. Una cosa infatti è la difesa esterna dello Stato, altra il controllo delle manifestazioni politiche interne. In quel terreno, le AWS comunque concepite non dovranno davvero mai entrare. Non solo perché non c'è motivo che ciò accada, ma anche e soprattutto perché solo gli uomini e le donne delle forze dell'ordine possono davvero distinguere tra dimostranti violenti e manifestanti pacifici o, meglio ancora, passanti casuali.

Per tutte queste ragioni la Lega Nord Autonomie-Noi con Salvini sosterrà la propria mozione e voterà contro quelle a sostegno della moratoria incondizionata.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni nn. 1 e 53 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 8 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 10 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 11 i deputati Grillo e Crippa hanno segnalato che hanno erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto votare a favore;

  nella votazione n. 14 il deputato Mognato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 19 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 20 alla n. 40 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 26 la deputata Schiro' ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 28 la deputata Iacono ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione nn. 30 e 49 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 30 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 31 e 50 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 41 la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 50 la deputata Benedetti ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Nesci e a. 1-1701 n.f. rif. 361 361 0 181 353 8 110 Appr.
2 Nominale Moz. Nesci e a. 1-1701 n.f. pII 369 350 19 176 143 207 110 Resp.
3 Nominale Moz. Lenzi e a. 1-1763 371 316 55 159 309 7 110 Appr.
4 Nominale Moz. Fossati e a. 1-1765 rif. 370 369 1 185 362 7 110 Appr.
5 Nominale Moz. Marotta e a. 1-1766 369 367 2 184 360 7 110 Appr.
6 Nominale Moz. Brignone e a. 1-1769 rif. 371 370 1 186 361 9 110 Appr.
7 Nominale Moz. Vargiu e a. 1-1770 378 377 1 189 368 9 110 Appr.
8 Nominale Moz. Palese e a. 1-1773 378 378 0 190 369 9 109 Appr.
9 Nominale Ris. Di Vita e a. n. 6-370 rif. 379 379 0 190 370 9 109 Appr.
10 Nominale Pdl 3265-A - em. 1.3 368 365 3 183 66 299 109 Resp.
11 Nominale articolo 1 373 371 2 186 318 53 109 Appr.
12 Nominale em. 2.51 388 365 23 183 4 361 109 Resp.
13 Nominale em. 2.2 368 362 6 182 58 304 110 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 2.50 375 373 2 187 86 287 109 Resp.
15 Nominale em. 2.11 386 366 20 184 48 318 109 Resp.
16 Nominale articolo 2 384 384 0 193 382 2 108 Appr.
17 Nominale articolo 3 379 379 0 190 378 1 107 Appr.
18 Nominale articolo 4 382 381 1 191 380 1 107 Appr.
19 Nominale em. 5.50 rif. 379 356 23 179 354 2 107 Appr.
20 Nominale articolo 5 380 379 1 190 378 1 107 Appr.
21 Nominale em. 6.50 379 353 26 177 68 285 107 Resp.
22 Nominale articolo 6 380 379 1 190 378 1 107 Appr.
23 Nominale articolo 7 380 379 1 190 378 1 107 Appr.
24 Nominale em. 8.52 385 378 7 190 130 248 107 Resp.
25 Nominale articolo 8 377 362 15 182 360 2 107 Appr.
26 Nominale articolo 9 381 381 0 191 380 1 107 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 10.50 381 311 70 156 244 67 107 Appr.
28 Nominale articolo 10 380 378 2 190 352 26 107 Appr.
29 Nominale em. 11.100 381 381 0 191 380 1 107 Appr.
30 Nominale em. 11.50 380 377 3 189 134 243 107 Resp.
31 Nominale articolo 11 383 362 21 182 361 1 106 Appr.
32 Nominale articolo 12 380 380 0 191 379 1 106 Appr.
33 Nominale em. 13.5 384 325 59 163 12 313 106 Resp.
34 Nominale articolo 13 387 366 21 184 365 1 105 Appr.
35 Nominale articolo 14 386 367 19 184 366 1 105 Appr.
36 Nominale articolo 15 386 384 2 193 383 1 105 Appr.
37 Nominale em. 16.50 378 360 18 181 359 1 105 Appr.
38 Nominale articolo 16 383 361 22 181 360 1 105 Appr.
39 Nominale odg 9/3265-A/6 383 295 88 148 10 285 105 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/3265-A/8 377 376 1 189 374 2 105 Appr.
41 Nominale Pdl 3265-A - voto finale 356 335 21 168 331 4 103 Appr.
42 Nominale Moz. Quintarelli e a 1-1620 nf I p 333 332 1 167 116 216 110 Resp.
43 Nominale Moz. Quintarelli e a 1-1620 nf IIp 333 332 1 167 114 218 110 Resp.
44 Nominale Moz. Frusone e a. 1-1767 I p. 332 278 54 140 69 209 110 Resp.
45 Nominale Moz. Frusone e a. 1-1767 II p. 339 286 53 144 74 212 110 Resp.
46 Nominale Moz. Duranti e a. 1-1772 I p. 335 335 0 168 112 223 110 Resp.
47 Nominale Moz. Duranti e a. 1-1772 II p. 340 339 1 170 100 239 110 Resp.
48 Nominale Moz. Picchi e a. 1-1774 I p. 339 337 2 169 39 298 110 Resp.
49 Nominale Moz. Picchi e a. 1-1774 II p. 333 299 34 150 55 244 110 Resp.
50 Nominale Moz. Carrozza e a. 1-1776 338 200 138 101 199 1 110 Appr.
51 Nominale Moz. Sberna e a. 1-1644 rif. 303 303 0 152 303 0 107 Appr.
52 Nominale Moz. Pellegrino 1-1775 rif. I p. 301 301 0 151 301 0 107 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale Moz. Pellegrino 1-1775 II p. 300 300 0 151 110 190 107 Resp.