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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 897 di martedì 5 dicembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Braga, Capezzone, Catania, Cenni, Cicchitto, Coppola, Dal Moro, Damiano, De Menech, Dell'Aringa, Epifani, Gianni Farina, Galati, Mazziotti Di Celso, Giorgia Meloni, Meta, Orfini, Paglia, Rampelli, Francesco Saverio Romano, Ruocco, Sandra Savino, Scanu, Schullian, Sereni, Sibilia, Sottanelli, Tancredi, Taranto, Turco, Vazio, Villarosa, Enrico Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(Iniziative a tutela della comunità italiana in Venezuela – n. 3-03404, n. 3-03406, n. 3-03407 e n. 3-03408)

PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Malisani e Porta n. 3-03404, Burtone e Losacco n. 3-03406, Losacco n. 3-03407 e Fedriga ed altri n. 3-03408 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, ha facoltà di rispondere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Governo continua a seguire con grande attenzione il progressivo aggravarsi della crisi interna venezuelana, che ha registrato una preoccupante escalation a partire dalla scorsa primavera, con gravi ripercussioni anche sulla numerosa comunità italiana residente nel Paese, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate.

Già il 31 luglio scorso il Ministro Alfano aveva rilevato con preoccupazione che in Venezuela si era proceduto all'elezione dei membri dell'Assemblea costituente, nonostante gli appelli della comunità internazionale a sospendere un'iniziativa non condivisa dalla maggioranza dei venezuelani. Tutto questo in un clima di violenza che ha causato numerose vittime, aggravando un bilancio già intollerabile.

Abbiamo successivamente condannato fermamente la decisione dell'Assemblea costituente di avocare a sé i poteri legislativi, che spettano al Parlamento, legittimamente eletto in base alla Costituzione del 1999, esortando il Governo venezuelano a porre in essere, con urgenza, le misure necessarie a restaurare la democrazia e lo stato di diritto e ad avviare un dialogo con l'opposizione, sulla base delle quattro condizioni poste dalla Santa Sede.

Come dichiarato anche dal Presidente del Consiglio Gentiloni, la situazione senza precedenti, venutasi a creare in Venezuela, richiede una risposta ferma e coesa della comunità internazionale, anche alla luce delle censurabili modalità nelle quali si sono svolte le elezioni regionali dello scorso 15 ottobre, a conferma dell'involuzione democratica in atto.

Siamo fortemente impegnati in tal senso in ambito europeo. L'ultimo Consiglio degli affari esteri di novembre ha approvato un dispositivo di sanzioni individuali, che potrà essere applicato ai principali responsabili della situazione, nonché un divieto all'esportazione di armi e strumenti per la repressione del dissenso. Da parte italiana erano, peraltro, già stati assunti provvedimenti bilaterali restrittivi all'esportazione di materiali per la difesa nelle precedenti settimane.

Riteniamo fondamentale che si mobiliti tutta la comunità internazionale, anche i tradizionali alleati del Venezuela, nell'interesse stesso del Paese e della sua stabilità, affinché si possa riavviare un percorso politico fondato sul dialogo. Abbiamo più volte ribadito la necessità di trovare una nuova strada di negoziato, al quale l'Italia è interessata direttamente, tenuto anche conto dalla presenza in Venezuela di 145 mila concittadini, cui si sommano i circa 2 milioni di italo discendenti, la cui situazione è oggetto di costante attenzione da parte della Farnesina.

Su istruzione del Ministro Alfano, abbiamo progressivamente rafforzato l'attività di assistenza sociale a favore dei connazionali in condizioni di particolare difficoltà. Nel 2016 il consolato generale d'Italia a Caracas e il consolato di Maracaibo, cui erano stati destinati fondi pari a 408 mila euro per interventi a favore di connazionali indigenti, hanno fornito prestazioni di assistenza farmaceutica, medica ed economica a 650 cittadini italiani residenti nelle rispettive circoscrizioni consolari, per un totale di oltre 950 interventi.

Per il 2017, in aggiunta ai fondi già stanziati a inizio anno, la Farnesina ha predisposto un piano straordinario di intervento per l'assistenza ai connazionali più vulnerabili, del valore di 1 milione di euro. Dopo lo stanziamento di tali fondi, nonostante la limitatezza delle risorse, nei giorni scorsi, il Ministro Alfano ha deciso di erogare un ulteriore finanziamento di 300 mila euro, consentendo di finanziare un totale di circa 10 mila interventi di assistenza.

Inoltre, nello scorso mese di giugno, abbiamo sospeso l'adeguamento della tariffa relativa alle prestazioni dei servizi consolari, per tutelare ulteriormente i gruppi più vulnerabili della comunità italiana.

Sono stati inoltre approvati i contributi a favore dell'associazione civile Cristoforo Colombo e per il Comitato italiano di assistenza (Comitas), entrambi a Caracas, per un ammontare complessivo di 30 mila euro negli ultimi mesi. Questi enti forniscono assistenza tramite l'erogazione di sussidi, pacchi dono e assistenza medica e farmaceutica, di cui beneficiano circa 1.200 connazionali anziani e indigenti.

Per fronteggiare il frazionamento delle comunità e assicurare una distribuzione capillare degli aiuti anche nelle località più decentrate, si è inoltre accentuato il ricorso alla stipula di atti di cottimo con società locali e centri italiani nel Paese.

La Farnesina ha poi dedicato particolare attenzione alla situazione dei pensionati italiani nel Paese, certamente una delle categorie sociali più vulnerabili nell'attuale contesto di crisi economica. Già nel 2016 abbiamo ottenuto l'adeguamento del trattamento pensionistico erogato ai 3.780 titolari di pensione residenti in Venezuela, in regime di accordo internazionale, ed essi, finalmente, hanno iniziato a ricevere un'integrazione effettiva del loro reddito.

Al fine di non peggiorare la già difficile situazione dei ceti più vulnerabili della locale comunità italiana, gravemente provata dai devastanti effetti della crisi economica, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, il MAECI ha poi autorizzato l'ambasciata a Caracas a sospendere l'adeguamento delle tariffe consolari. Come ho detto, qui si sarebbe dovuto forzosamente procedere, a seguito della forte svalutazione della moneta venezuelana, deciso dalle autorità locali lo scorso 2 giugno.

Per quanto riguarda la penuria di medicinali, le preoccupazioni del Governo sono state più volte riferite in contatti diretti con l'allora Ministro degli affari esteri venezuelano Rodriguez, anche proponendo modalità operative con cui fare giungere dall'Italia i medicinali essenziali da destinare ai nostri connazionali. Le autorità venezuelane hanno tuttavia negato l'esistenza di un'emergenza sanitaria nel Paese. Continua, quindi, la pressione affinché consentano l'invio delle forniture di emergenza, che il Governo è pronto da tempo ad inviare.

La sicurezza dei nostri connazionali è un'altra tematica oggetto di specifica attenzione. Sin dai primi segnali di aggravamento dalla situazione interna del Venezuela, l'unità di crisi della Farnesina ha portato avanti, di concerto alla rete diplomatico-consolare, una costante opera di monitoraggio, per verificare, anche in raccordo con i Paesi partner europei, l'esistenza di specifiche minacce, rivolte alla collettività straniera, presenti nel Paese.

Sempre negli ultimi mesi è stata inoltre rafforzata la dotazione di apparati e sistemi di comunicazione satellitare di emergenza, nonché aumentato il contingente di militari dell'Arma dei carabinieri presso l'ambasciata e il consolato generale d'Italia. Questi interventi sono stati resi possibili anche grazie all'inclusione del Venezuela tra le aree di crisi, che beneficiano dei finanziamenti destinati alle missioni internazionali di pace, a valere sui quali, inoltre, sono liquidate le missioni temporanee del personale a sostegno degli uffici dell'ambasciata e del consolato generale.

Allo scopo di tenere informati sia i connazionali residenti in Venezuela che i cittadini italiani in viaggio, l'unità di crisi continua ad aggiornare le informazioni disponibili e le indicazioni di comportamento, presenti sulla scheda Paese del sito Viaggiaresicuri.it, dove, da molto tempo e in linea con quanto viene fatto da altri Paesi europei, si raccomanda di posticipare i viaggi non necessari verso il Venezuela.

Intensi contatti sono allo stesso modo mantenuti con la rete delle principali aziende italiane operanti in Venezuela, per quanto riguarda la situazione del personale espatriato presente nel Paese. Attualmente il loro numero ammonta a meno di 120 unità, in sensibile diminuzione rispetto al 2016. È inoltre attivo un intenso coordinamento tra la rete diplomatico-consolare, le associazioni italiane, le aziende e le strutture italiane nel Paese, per facilitare una più capillare circolazione delle informazioni.

Vorrei, infine, ricordare la questione dei crediti vantati dalle nostre aziende, alcune delle quali restano fortemente esposte in mancanza di pagamenti da parte delle autorità venezuelane. Le imprese italiane - lo ha sottolineato anche il Ministro Alfano, proprio in quest'Aula, lo scorso 18 luglio - non hanno abbandonato il Paese nonostante il continuo deterioramento della situazione politica ed economica. Del resto, la presenza industriale italiana in Venezuela è di lunga tradizione e ha dato un importante contributo allo sviluppo del Paese, in particolare nel campo infrastrutturale ed energetico.

I nostri imprenditori sono pronti a dare un contributo al rilancio dell'economia venezuelana, quando le condizioni lo permetteranno. Le nostre imprese auspicano, però, il pagamento dei crediti che vantano su lavori svolti, che ammontano a circa 3 miliardi di euro. Continueremo, quindi, a sollevare il tema dei crediti delle nostre aziende con le autorità venezuelane ai massimi livelli.

È importante che le aziende italiane vengano compensate per l'impegno profuso nel Paese in tutti questi anni di storica presenza. Compatibilmente con i vincoli di bilancio, stiamo continuando ad approfondire, tra gli strumenti risarcitori previsti dalla legge, le modalità affinché tali crediti siano indennizzati.

Vorrei concludere riaffermando l'impegno della Farnesina e del Governo a tutela della nostra comunità in Venezuela, in particolare nella fase di crisi attuale. Continueremo a monitorare attentamente l'evoluzione della situazione sul terreno, in stretto coordinamento con la rete diplomatico-consolare nel Paese e con gli enti rappresentativi della collettività, al fine di fornire adeguata assistenza ai connazionali e sollecitare gli opportuni interventi da parte delle autorità locali.

PRESIDENTE. La deputata Gianna Malisani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Ha cinque minuti, prego.

GIANNA MALISANI. Grazie Presidente e grazie sottosegretario, io sono soddisfatta della risposta e apprezzo anche l'impegno che il Governo ha tenuto in questi mesi rispetto alla complicata situazione venezuelana. È chiaro che la nostra interrogazione risale al periodo caldo, quando il Venezuela aveva le prime pagine dei giornali e la situazione era molto pericolosa anche per i nostri connazionali.

Io avevo sollevato, assieme alla preoccupazione per i connazionali presenti in Venezuela, preoccupazione soprattutto per la comunità friulana, perché in Friuli, in quel periodo, si erano impegnati moltissimo i soggetti, che poi sono collegati con gli enti e gli istituti che lavorano anche all'estero, quali il Fogolâr Furlan, che era presente a Caracas e anche in altre situazioni.

Quindi, io esprimo soddisfazione e compiacimento per quello che sta facendo il Governo e chiedo che la situazione continui ad essere monitorata con attenzione, anche perché in quel periodo ci risulta fosse stato addirittura chiesto un piano di rientro, cioè i nostri amici friulani si erano attivati e anche la stessa regione Friuli-Venezia Giulia si era attivata con il Governo per vedere se era il caso di mettere in atto un piano di rientro o, comunque, un piano di solidarietà e di accoglienza.

Io so che molti friulani sono rientrati in quel periodo e forse altri continuano a chiedere di rientrare. È una situazione difficilissima, pare che alcuni non possano proprio rientrare e, quindi, chiedo al Governo uno sforzo ulteriore. È chiaro che so che limitarmi a chiedere un focus sulla comunità friulana è forse esagerato, però ho saputo che sono stati chiusi sia il Fogolâr Furlan di Caracas sia un altro in un'altra città importante del Venezuela e, quindi, vi sono difficoltà di sopravvivenza e anche di tenere assieme questa importante comunità non solo in Venezuela; ricordo che anche tutto il Sudamerica è pieno di emigranti friulani. Dunque, chiedo al Governo, se possibile, di rivolgere una particolare attenzione su questa situazione, perché in effetti loro hanno dovuto chiudere, hanno dovuto vendere, non ci sono più queste importanti sedi dove la comunità si riuniva. Quindi chiedo un ulteriore sforzo al Governo, visto che ha già dichiarato di mantenere alta l'attenzione su questa situazione, per vedere se riesce anche a focalizzare la questione della piccola comunità, ma non tanto piccola perché pare che siano 15 mila i friulani presenti a Caracas.

PRESIDENTE. Il deputato Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Burtone e Losacco n. 3-03406, di cui è cofirmatario, nonché alla sua interrogazione n. 3-03407.

ALBERTO LOSACCO. Sì, Presidente. Io ringrazio il Governo, ringrazio il sottosegretario Della Vedova per la risposta. Io ho depositato questa interrogazione a fine maggio, pochi giorni prima vi era stata un'informativa del Governo italiano e sappiamo che il nostro Governo ha sempre prestato la massima attenzione alla crisi politico-istituzionale che da tempo attanaglia il Venezuela.

Da qualche mese, anche se l'attenzione mediatica si è affievolita, la situazione in quel Paese continua ad essere drammatica dal punto di vista economico e sociale. Le criticità di un regime che, al di là di una certa propaganda, sta mostrando evidenti limiti nella sua azione, sono sotto gli occhi della comunità internazionale. Lo stesso Santo Padre è intervenuto più volte per chiedere un dialogo in grado di alleviare le sofferenze della popolazione venezuelana.

In Venezuela ci sono 150 mila nostri connazionali, senza dimenticare, come diceva anche il sottosegretario, la radicata rete di imprese italiane che lavora in Venezuela. Questo Paese, in particolare nel corso dell'andata migratoria degli anni immediatamente successivi al dopoguerra, è stato meta di tanti meridionali, tra cui tanti pugliesi. E non è un caso se tanti consigli comunali - tra cui, ad esempio, in provincia di Bari, quello del comune di Triggiano - hanno chiesto di tutelare i nostri connazionali in questa grave crisi in cui è precipitato il Paese sudamericano, che, fino a qualche decennio fa, era tra i più ricchi e prosperosi dell'America Latina.

Gli italiani rappresentano una delle principali comunità di emigranti e spesso pagano pesanti conseguenze anche per via dell'impostazione ideologica assunta dal Governo venezuelano. È di questi giorni la notizia, data dal Presidente Maduro, di una sorta di criptomoneta, il “Petro”, per cercare di aggirare le sanzioni. Nel corso dell'ultimo mese, il bolivar, la valuta nazionale, ha perso un altro 57 per cento del suo valore sul dollaro, sfondando la barriera psicologica dei 100 mila bolivar per un dollaro. Per l'agenzia di rating Standard and Poor's, il Paese è ormai fallito, c'è quindi un'ulteriore preoccupazione su quello che potrebbe accadere e sono, purtroppo, note le difficoltà nell'accesso alle prestazioni sanitarie, così come a reperire generi di prima necessità o la drammatica situazione nelle carceri.

Certo, è da sottolineare l'impegno del nostro Governo per il lavoro sin qui svolto e sappiamo quanto sia delicata la vicenda. Chiediamo, però, di intensificare - e una risposta è già arrivata dal sottosegretario - il più possibile l'azione di prossimità del nostro Paese verso i nostri connazionali presenti in Venezuela con aiuti concreti. Conosciamo la sensibilità del sottosegretario Della Vedova e davvero lo ringrazio anche a nome di altri colleghi del mio gruppo, ad esempio l'onorevole Burtone, che ha presentato un'interrogazione parlamentare come quella che ho presentato io, proprio per sollevare l'attenzione su una crisi che sta colpendo questa importante comunità dei nostri connazionali in Venezuela.

PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Fedriga e altri n. 3-03408, di cui è cofirmatario.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente, Noi come Lega Nord siamo parzialmente soddisfatti della risposta del Governo, pur apprezzando i tentativi dal Governo posti in essere per sopperire in questo momento alla fortissima crisi economica e sociale che sta attanagliando la popolazione venezuelana in generale e, in particolare, i nostri concittadini che vivono in Venezuela, nonché gli svariati milioni di italo-venezuelani che ancora oggi subiscono, comunque, sulla propria pelle i devastanti effetti della rivoluzione bolivariana del - da nessuno compianto, spero - Presidente Chávez, e delle politiche portate avanti dal suo successore Maduro, impostate sul socialismo, impostate sulla rivoluzione guevariana e su tutte quelle belle parole che siamo abituati a sentire ogni qual volta nel mondo, purtroppo, a quanto pare anche nel ventunesimo secolo, vengono descritti questi regimi di ispirazione marxista, in parecchi casi sostenuti anche dall'intellighenzia nostrana. Ci ricordiamo tutti le belle parole rivolte nei confronti del Presidente Chávez dai grandi intellettuali e dalla sinistra italiana, quando questo Presidente si scagliava contro Bush, contro le politiche neoimperialiste e quanto di conseguenza, oggi, nel ventunesimo secolo, ci troviamo ad affrontare una situazione di questo tipo. Ciò porterebbe sicuramente tutti noi a preoccuparci anche se in Venezuela non vi fossero nostri concittadini. La presenza di decine di migliaia di nostri concittadini ci porta ancor più, ovviamente, a concentrarci su questo tema.

Noi, signor Presidente ed esponenti del Governo, riteniamo fondamentale pensare, già da oggi, ad una questione che, nella sua risposta, onorevole sottosegretario, non è stata affrontata, cioè quella di tutte le possibili agevolazioni per riportare in Italia chi, oggi, in Venezuela - terra che magari aveva raggiunto, carico di speranze, direttamente o indirettamente, tramite i propri genitori - vuole, invece, abbandonare quella che sta diventando ed è obiettivamente una delle terre più difficoltose oggi, quindi vuole abbandonarla e tornare in Italia.

Noi siamo abituati, grazie anche all'opera dal Ministro Alfano, quando occupava un altro scranno, non quello del Ministero degli affari esteri ma quello del Ministero dell'interno, a vedere l'Italia come terra d'accoglienza: il Ministro Alfano ha fatto appunto dell'Italia un approdo più che sicuro per chiunque volesse venire in Italia, e si diceva all'epoca e si dice anche adesso che bisogna aiutare chi scappa dalla guerra. Molte volte, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, chi approda oggi in Italia non scappa da una guerra, non scappa da una situazione come quella venezuelana. Ci sono nostri concittadini, tanti, che invece stanno subendo sulla loro pelle le devastanti conseguenze della completa mancanza dell'osservanza dei diritti civili e non sanno più cosa significhi poter contare su un apparato statale in grado di dare risposte immediate a quelle che sono le esigenze assolute e primarie di qualunque essere umano.

Vi sono cittadini italiani ai quali chiederemo a breve di andare a votare, i quali, per esempio, pur esercitando un diritto civile come quello del voto, non conoscono più tutti gli altri diritti. Noi invitiamo pertanto il Governo a pensare fin da ora alla possibilità di agevolare il rientro di questi nostri connazionali, perché è vero che qualcuno dice che la situazione sta migliorando, ma i comportamenti del Governo Maduro li conosciamo, e abbiamo imparato a non fidarci. Non facciamoci cogliere impreparati nel caso vi sia questa richiesta, nel caso in cui questa richiesta sia veramente pressante.

(Iniziative volte a garantire adeguate risorse per i controlli funzionali svolti dalle Associazioni degli allevatori per le specie animali – n. 3-03405)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Guidesi e Rondini n. 3-03405 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli colleghi, il Ministero delle politiche agricole da anni è impegnato ad individuare delle soluzioni concrete per la tutela del reddito degli allevatori in una fase complessa di mercato e, più in generale, ad accompagnare l'intero sistema allevatoriale. Ricordo all'onorevole interrogante che compete alle regioni, nel rispetto dei principi di unicità fissati dalla legge 3 agosto 1999, n. 280, il finanziamento delle attività relativa ai controlli funzionali esercitati dalle associazione di allevatori operanti a livello territoriale. Al Ministero delle politiche agricole spetta il compito di predisporre, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, il programma annuale dei controlli finalizzati, nonché partecipare al finanziamento dell'attività svolta dalle predette strutture territoriali attraverso un trasferimento e un riparto dei fondi alle diverse regioni.

Il programma della Conferenza Stato-regioni, peraltro, non ha ottenuto l'intesa che era auspicata. Allo stesso tempo, nella seduta della Conferenza Stato-regioni sono state ridotte le risorse destinate ai controlli funzionali. A fronte di tale situazione, il Ministero si è adoperato per ripristinare l'originaria dotazione e non pregiudicare un'attività da cui dipende una filiera strategica del made in Italy nel settore agroalimentare. Attualmente, a seguito di un nuovo stanziamento, abbiamo riportato a 22 milioni di euro il budget a disposizione, attraverso un intervento del Ministero dell'economia, per un importo di 10 milioni di euro, e prevedendo un finanziamento di ulteriori 5 milioni di euro da parte dell'amministrazione dell'agricoltura. Evidenzio che, inoltre, che con deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2017, è stata già autorizzata l'adozione del citato programma e il Ministero ha provveduto al pagamento e all'anticipo di 7.206.711 euro a favore delle regioni, con i decreti ministeriali nn. 25212 e 25214 del 27 settembre 2017.

Infine, con i decreti ministeriale nn. 28437, 28438 e 28482 del 6 novembre 2017, che sono stati registrati dall'organo di controllo in data 15 novembre 2017, sono stati rispettivamente impegnati a favore delle regioni 5 milioni di euro sul capitolo n. 7637, 5 milioni sul capitolo n. 7638 e 5 milioni sul capitolo n. 7640 - che è un capitolo di nuova istituzione -, per un totale di ulteriori 15 milioni di euro riferiti all'anno 2017, così ripristinando quella dotazione che era stata depotenziata in sede di Conferenza Stato-regioni. Allo stato attuale sono in corso di emanazione decreti ministeriali di trasferimento delle citate risorse alle regioni.

PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Guidesi e Rondini n. 3-03405, di cui è cofirmatario, per cinque minuti.

MARCO RONDINI. Presidente, la situazione che noi abbiamo evidenziato con la nostra interrogazione è una situazione alla quale oggi il Governo dice di aver trovato una soluzione. Noi ci auguriamo che quella decurtazione rispetto ai trasferimenti previsti per le regioni non ci sia più, come ci ha detto il Governo: il Governo si è impegnato a ripristinare quel fondo. Vale la pena ricordare, a chi magari ci ascolta, che la dotazione di quel fondo è importante per garantire la qualità e i controlli sulla qualità di ciò che finisce sulle tavole dei cittadini italiani, in particolare per quanto riguarda il latte.

Noi riteniamo che il Ministro, purtroppo, abbia dedicato tanto, magari troppo tempo ad un'attività politica e meno tempo all'attività a lui delegata, cioè quella della salvaguardia dell'agricoltura e dell'agroalimentare in generale, che invece doveva essere la vera mission del nel suo mandato. Oggi il Governo ci dice - torno a dire - che si è impegnato per garantire il finanziamento di questo fondo, però si è impegnato dopo un periodo di gestazione della situazione che, forse, avrebbe richiesto un intervento più immediato da parte del Governo. Ricordo anche che c'è stata una mancata intesa all'interno della Conferenza Stato-regioni, in particolare c'è stata la contrarietà da parte della regione Lombardia, manifestata esplicitamente nel corso delle sedute della Conferenza Stato-regioni. Abbiamo proposto una strada da percorrere da parte del Governo per trovare una soluzione a questo problema, e oggi appunto ci dite che l'avete trovata, avete trovato la possibilità di rifinanziare quel fondo: ci fa piacere, ma avete perso del tempo.

Ricordo ancora al signor Ministro - torno a dire - che forse si è impegnato molto di più dal punto di vista politico per portare avanti la sua battaglia contro l'autonomia regionale, ma gli ricordo che vi è un altro fronte aperto di cui danno notizia anche oggi i giornali: dati di Coldiretti ci dicono che la pirateria agroalimentare porta via, sottrae al nostro comparto circa 60 miliardi di euro all'anno, con una conseguente perdita di posti di lavoro che si stima intorno ai 300.000 lavoratori. Quindi, credo che il Ministro forse dovrebbe prestare molta più attenzione, o meglio avrebbe dovuto prestare molta più attenzione, perché adesso siamo a conclusione del proprio mandato e ci auguriamo che non torni mai più a fare il Ministro. Magari torni a far politica, a fare le sue campagne pro riforme stravaganti che, per fortuna, poi sono state bocciate il 4 dicembre, ma che non torni mai più a fare il Ministro, perché è totalmente incapace di gestire quel Dicastero.

(Iniziative volte all'aggiornamento dei piani faunistici-venatori – n. 3-03409)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Gagnarli ed altri n. 3-03409 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, premetto che la valutazione, come richiesta dalla “direttiva habitat”, afferente l'incidenza ambientale dei piani faunistico-venatori delle regioni ricade ratione materiae nelle attribuzioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. L'aggiornamento dei suddetti piani, pertanto, spetta alle regioni, che vi provvedono con cadenza quinquennale, e dunque soltanto esse hanno competenza esclusiva nella predisposizione, nell'approvazione, soprattutto nell'applicazione di tali documenti strategici, senza che sia prevista possibilità di un intervento da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

In ogni modo, quanto alla verifica del rispetto alla procedura di valutazione di incidenza per i citati piani, evidenzio che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sta completando la redazione del documento tecnico Linee guida sulla valutazione di incidenza, predisposto per adempiere all'attuazione della Strategia nazionale della biodiversità 2011-2020. Il documento, che verrà condiviso in sede di Conferenza Stato-regioni, è il risultato del confronto svolto nell'ambito del gruppo di lavoro tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni e le province autonome, coinvolte al fine di raggiungere la corretta attuazione dell'articolo 6 della “direttiva habitat”.

Per quanto poi attiene all'attività venatoria, su diciannove specie di uccelli in cattivo stato di conservazione rilevo che nei calendari venatori regionali sussistono già delle specifiche limitazioni. Inoltre, osservo che è stato affidato all'ISPRA l'incarico di avviare la progressiva realizzazione dei piani di gestione per le suddette specie cacciabili in cattivo stato di conservazione, conformemente a quanto previsto dalla Guida alla disciplina della caccia nell'ambito della direttiva n. 74/409 della Commissione europea sulla conservazione degli uccelli selvatici. Essa esclude, allorché una specie sia in declino, che la caccia possa essere per definizione sostenibile, salvo che non faccia parte di un piano di gestione mirato che contempli altresì la conservazione degli habitat e di altre misure utili a invertire o rallentare la tendenza al declino.

Un'ulteriore direttiva, la n. 2009/147 della Commissione europea, stabilisce invece che alcune specie di uccelli possono essere cacciate purché ciò non pregiudichi la conservazione di queste ultime nella loro area di distribuzione.

I primi tre piani sono in fase di approvazione in sede di Conferenza Stato-regioni e riguardano l'allodola, la starna e la coturnice.

PRESIDENTE. Il collega Paolo Parentela ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Gagnarli ed altri n. 3-03409, di cui è cofirmatario.

PAOLO PARENTELA. Presidente, io sono rimasto basito, nel senso che siamo totalmente insoddisfatti della risposta del sottosegretario. È allarmante questa situazione: la risposta del Governo a questa nostra interrogazione è l'emblema del disastro che hanno causato questo Governo e i Governi precedenti, per non parlare del governo delle regioni.

Esiste una legge che quotidianamente non viene rispettata: è questo un altro emblema di questo Paese, cioè si fanno le leggi e poi non vengono rispettate. Le regioni non fanno il loro dovere, regioni che sono amministrate sappiamo benissimo da chi; e si va sempre in deroga alla legge: addirittura nella mia regione, la regione Calabria, hanno fatto una “normetta”, una legge regionale per andare in deroga alla legge nazionale. Sempre lo stesso gioco: si crea l'emergenza al fine di far decollare un business. Parliamo di un business che ormai è noto a tutti, perché bisogna ricordare che questo fenomeno è stato causato dalla lobby dei cacciatori che ha introdotto diverse specie, in particolare quelle dei cinghiali, nel nostro Paese, e nonostante parliamo di specie che sono alloctone, quindi neanche autoctone.

Con questo fenomeno si è causata quindi un'emergenza e l'emergenza sta causando diversi disastri sociali: danni alle colture agricole, quindi ci sono fior di milioni di euro che lo Stato deve ancora dare agli agricoltori per gli indennizzi. Ci sono poi tutte le questioni che riguardano l'emergenza sanitaria: ormai è stata riscontrata anche la tubercolosi in regioni come la Calabria, ma anche l'Abruzzo.

E poi dobbiamo anche parlare della situazione per cui la carne di cinghiale può essere portatrice di pericolose insidie sanitarie di natura infettiva, parassitaria, fisica, che sarebbero individuate solamente con un'attenta e rigorosa visita sanitaria: anche la questione sanitaria, quindi non c'è un adeguato monitoraggio sanitario per questo fenomeno.

E perché siamo arrabbiati? Siamo arrabbiati perché si parla da anni di questo fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica, tant'è vero che sono state svolte diverse indagini conoscitive, l'abbiamo svolta anche quest'anno; alla fine di questa indagine conoscitiva la Commissione agricoltura ha predisposto una risoluzione unificata per impegnare il Governo in dieci punti per risolvere la situazione. Questo avveniva nel 2014; siamo nel 2017, e ancora il Governo… Cioè, non si vedono risultati, tant'è vero che vi è un rapporto, una position paper del WWF del 2015: da questo dossier emerge che la situazione dopo l'approvazione della risoluzione in Commissione agricoltura non appare affatto migliorata, al contrario tende a peggiorare a livello esponenziale.

Noi abbiamo allora presentato diversi atti di sindacato ispettivo, non solo questo: abbiamo chiesto cosa ha fatto il Governo in merito a quella risoluzione e sono due anni che ancora non abbiamo risposta. Poi arriva la legge del collegato ambientale, dove avete introdotto delle novità normative che non hanno portato alcun risultato; tant'è vero che abbiamo impegnato il Governo con degli ordini del giorno anche per individuare la specie di cinghiale, in particolare la sus scrofa, che raggruppa numerose sottospecie, quindi non si capisce bene quali specie sono vietate ad oggi, alla luce della nuova normativa. Inoltre, abbiamo anche predisposto un altro ordine del giorno, che non è stata ancora rispettato, proprio per valutare l'applicazione della legge che è stata introdotta con il nuovo collegato ambientale. Per non parlare anche di altri disastri sociali, i rischi di incidenti che ogni giorno leggiamo nelle nostre cronache.

Insomma, praticamente si è creata un'emergenza per far lucrare certe persone che hanno causato il disastro e si cerca di attribuire a loro la soluzione del problema. No, assolutamente: bisogna mettere al centro le questioni scientifiche che da anni… Io non capisco a cosa serva allora tutto il lavoro che porta avanti l'ISPRA: l'ISPRA da diversi anni ci indica quali sono le soluzioni scientifiche per risolvere il problema. Queste soluzioni, individuate da enti pubblici, che sono finanziati dai cittadini, non vengono prese in considerazione: questo perché la politica è ostaggio delle lobby dei cacciatori, in questo caso, e delle attività venatorie.

Bisogna rimettere al centro quindi le soluzioni tecniche e scientifiche, bisogna che le regioni facciano il loro dovere e, qualora non dovessero farlo, il Governo deve prendersi la responsabilità di subentrare alle regioni e di risolvere il problema che sta causando diversi disagi sociali.

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO PARENTELA. Non siamo assolutamente soddisfatti della politica di questo Governo, che è in perfetta continuità con quelli passati. Ci auguriamo che il prossimo Governo sia responsabile e che possa mettere fine a questo disastro.

(Misure a favore del settore apistico italiano – n. 3-03411)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Capezzone e Latronico n. 3-03411 (Vedi l'allegato A).

GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli colleghi, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali segue con particolare attenzione le problematiche del settore apistico, che hanno portato alla riduzione della produzione di miele nazionale e all'incremento dell'importazione dall'estero.

Al riguardo mi preme anzitutto rassicurare l'interrogante che, per garantire l'origine del prodotto e per favorire l'individuazione della reale provenienza, la normativa nazionale ha introdotto disposizioni più restrittive rispetto a quelle della direttiva europea, la n. 110 del 2001, sul miele: mi riferisco in particolare alla legge n. 81 del 2016, che impone di indicare in etichetta il Paese o i Paesi di origine in cui il miele è stato raccolto, e al decreto legislativo, il n. 3 del 2016, che l'onorevole Latronico conosce benissimo, che in attuazione della direttiva europea, la n. 63 del 2014, vieta di estrarre polline o qualsiasi altra componente specifica del miele, a meno che ciò sia inevitabile nell'estrazione di sostanze estranee inorganiche od organiche.

Invero, l'apicoltura svolge un ruolo fondamentale non solo dal punto di vista produttivo ma anche per i benefici di carattere ambientale. In particolare, le api contribuiscono, in maniera incontrovertibile, alla difesa della biodiversità e alla tutela degli agrosistemi. Per contrastare i fenomeni di abbandono, soprattutto laddove le aree sono più fragili, occorre sostenere l'attività dell'allevamento delle api, in particolare se condotte come attività di integrazione del reddito familiare. In tale direzione il Ministero ha sostenuto con forza un emendamento alla legge di bilancio, che è stata recentemente approvato dal Senato, che introduce un'agevolazione di carattere fiscale per coloro che conducono alveari di modeste dimensioni in zone di montagna, al fine di promuovere l'apicoltura quale strumento di tutela della biodiversità e dell'ecosistema nonché di integrazione al reddito nelle aree montane e nelle aree interne.

Riguardo alle iniziative per il miglioramento della produzione e commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura, ricordo che nell'ambito dell'OCM unica sono finanziabili, da parte delle regioni, le misure previste di cui al regolamento n. 1308 del 2013 con un budget annuale che è di circa 6 milioni di euro. Tali misure, tra cui l'assistenza tecnica agli apicoltori, la lotta contro gli aggressori e le malattie degli alveari, in particolare la Varroa, sono gestite per circa l'89 per cento a livello regionale. Per adattarsi al meglio alle diverse realtà territoriali, la restante parte è gestita direttamente dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per azioni di portata nazionale quali le ricerche e la divulgazione. Sono state attivate inoltre, da parte delle associazioni e delle federazioni di apicoltori a livello nazionale, alcuni centri di riferimento tecnico per lo svolgimento di attività apistica a valenza nazionale, tra cui il centro di riferimento tecnico per gli inquinanti nella pratica apistica e le problematiche ambientali e nutrizionali e il centro di riferimento tecnico per la lotta alle patologie apistiche. Oltre a ciò, sono state avviati due progetti di ricerca sullo studio delle nuove avversità nel settore apistico, riguardanti il tema della Vespa velutina e la Aethina tumida, che consentiranno di acquisire, nel medio periodo, nuove informazioni sui metodi di lotta e di contrasto contro tali nuove emergenze del settore.

Rilevo, inoltre, che il Ministero intende rifinanziare il Progetto BeeNet, già finanziato nell'ambito dalla Rete rurale nazionale 2007-2013 come prosecuzione del Progetto Apenet, che nel 2009 aveva già un finanziamento del Mipaaf, per indagare sulla anomala mortalità delle api, i cui risultati avevano portato ad una sospensione dell'uso di sconcianti a base di neonicotinoidi. Il Progetto BeeNet prevede il monitoraggio dello stato di salute e benessere delle api tramite la verifica su di una rete di alveari articolata in moduli di rilevamento localizzati in siti geografici rappresentativi dei vari contesti agronomici e ambientali del territorio, in modo da rappresentare diverse tipologie di territorio, da quello intensamente coltivato a quello naturale o semi-naturale. Le postazioni della rete di monitoraggio nella nuova versione del progetto dovranno essere collocate, in accordo con le regioni, in aree soggette a misure agro-ambientali che sono previste dal Piano di sviluppo rurale. La finalità del progetto è quella di ottenere indicazioni sia di natura generale (situazione delle aree rurali in termini di impatto dei fitofarmaci ed efficacia delle misure agroambientali) sia di natura specifica (stato di salute degli apiari ed eventuali minacce per le api italiane).

PRESIDENTE. Il deputato Latronico ha facoltà, per cinque minuti, di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Capezzone e Latronico n. 3-03411, di cui è cofirmatario.

COSIMO LATRONICO. Grazie. La ringrazio naturalmente, sottosegretario Castiglione, per questa risposta assai articolata in un settore, quello apistico italiano, che ha un suo valore: non solo per il valore della produzione in sé, come è stato adesso sottolineato dal sottosegretario, ma anche per la portata ambientale dell'ecosistema. Infatti, si può dire che le api determinano e condizionano moltissimo l'80 per cento delle coltivazioni europee: circa 4 mila varietà di verdure e frutta esistono grazie alla presenza e all'opera di questi insetti. Quindi, vi è un tema produttivo che riguarda, appunto, questo ciclo negativo che ha determinato una forte riduzione della produzione del miele per spopolamenti, per avvelenamenti, per patologie che sono state qui evocate.

Poi, c'è un tema più grande che naturalmente è quello ambientale, per cui la difesa di questo settore, si può dire, implica riflessioni da svolgere sia dal punto di vista produttivo, in senso stretto, sia dal punto di vista della tenuta sistemica, in senso largo. Per cui, il sottosegretario - e ne prendiamo atto con favore, ovviamente - ci ha segnalato una serie di iniziative che l'interrogazione voleva peraltro stimolare, cioè sostegni incentivanti ai produttori di natura fiscale e sostegni anche attraverso i piani regionali e i piani di coesione, perché l'entità dei danni subiti ha determinato, appunto, questo effetto che si diceva, cioè un calo della produzione ed un aumento dell'importazione da Paesi che, peraltro, non assumono poi quelle pratiche di garanzia che invece sono tenute, dal punto di vista anche della sanità dei prodotti del miele, qui in Italia. Ci riferiamo alle importazione dalla Cina, dalla Romania, dall'Ungheria.

Quindi, bisogna tener testa ad una problematica che si mostra in una sua complicanza e naturalmente sono auspicabili piani di sostegno all'apicoltura attraverso sia le leve degli incentivi sia attraverso le leve fiscali più in generale. Quindi, l'occasione è utile per dire al Governo di proseguire in questa direzione di sostegno ad un settore che coinvolge migliaia di operatori.

(Elementi ed iniziative in ordine a vari profili di criticità relativi agli istituti penitenziari della Sardegna - n. 2-01702 e n. 3-03410)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pili n. 2-01703 e all'interrogazione Pili n. 3-03410 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURO PILI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, spero che il rappresentante dell'Esecutivo non voglia derubricare questa interpellanza/interrogazione ad una mera risposta burocratica, magari predisposta dal sempre giustificativo DAP, il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria, e che, invece, voglia cogliere questa interpellanza nella sua essenza non soltanto tecnica, cioè della mancanza di personale adeguato alle esigenze delle carceri: mi riferisco a ciò che, nel dispositivo finale, si pone con puntualità, ossia la reiterata richiesta di bloccare un flusso davvero inaccettabile verso la Sardegna di criminalità organizzata del livello più elevato, mafia, camorra e 'ndrangheta, e, dall'altra, anche quella legata al terrorismo jihadista.

In Sardegna, in questi ultimi anni, questo Governo ha concentrato le più elevate quantità di criminali del massimo livello possibile, sia sul piano della criminalità organizzata - e in questo caso mi riferisco a mafia, camorra e 'ndrangheta - ma ha concentrato, in alcune realtà, anche un contingente talmente rilevante di detenuti per terrorismo jihadista che fanno sì che, in Sardegna, sia ospitato, tra virgolette, oltre il 50 per cento dei massimi esponenti della criminalità terroristica che, in Italia, sono stati appunto arrestati. E, quindi, non è il tema semplicemente della gestione delle carceri - questo quesito lo avrei potuto rivolgere direttamente al DAP - ma è un tema più alto che riguarda il Ministero della giustizia, il Ministro della giustizia e, aggiungo, il Presidente del Consiglio, Gentiloni, che ha più volte richiamato la diretta connessione tra quello che avviene nelle carceri e poi l'evoluzione sul piano criminale che ha avuto in Italia a partire appunto dalla radicalizzazione islamica già vista, che ha provocato - e ha verificato anche sul piano giudiziale e processuale - ricadute devastanti e preoccupanti.

Quindi, la gestione delle carceri, non intese soltanto come quell'aspetto che è quotidianamente riportato e che questa interpellanza e interrogazione ripercorrono, i rischi che corrono ogni giorno gli agenti penitenziari ridotti ai minimi ranghi da sempre. In Sardegna vi è un buco in organico di oltre 400 poliziotti penitenziari, che certamente avrebbero potuto, con un contingente rispettoso delle più elementari norme, dare risposta anche in termini di possibili e potenziali infiltrazioni all'esterno. In realtà, succede di tutto nelle carceri isolane, riguarda la parte dei detenuti del 41-bis, tutti quelli della AS2 e della AS3 - dell'alta sicurezza 2 e 3 -, che hanno un gradiente sicuramente inferiore al 41-bis, ma che hanno capacità di relazioni con l'esterno che non possono essere controllate da un numero esiguo di agenti, che non riescono a sovraintendere - basta vedere il carcere di Uta - alla minima gestione dei rapporti tra i detenuti e i familiari che vanno a trovarli; un rapporto assolutamente insufficiente, lo dicono tutte le organizzazioni sindacali nazionali e regionali, che fanno emergere questa difficoltà oggettiva sul piano gestionale e della sicurezza interna, ma che ha, proprio per il rapporto con l'esterno, una ricaduta immediata e diretta sull'aspetto sociale, sulle potenzialità di un carcere, che diventa incubatore di infiltrazioni di criminalità organizzata. Questo è il tema.

Il Ministero della giustizia si è reso conto della follia che ha messo in campo in questi anni, cioè di spostare, di concentrare in Sardegna sia la parte relativa alla criminalità organizzata (mafia, camorra e 'ndrangheta) in quantità davvero improponibili, non a una corretta gestione di un carcere, ma a una corretta gestione del rapporto che esiste anche a livello di regioni? Perché la concentrazione che se ne è fatta in Sardegna non ha precedenti: oltre il 50 per cento, anche in questo caso, dei detenuti del 41-bis sono stati dislocati in Sardegna, per non parlare degli AS2 e degli AS3.

Quindi, questa interpellanza e questa interrogazione si pongono come obiettivo politico, di chiedere al Governo di dare risposte puntuali su questo fronte e non sviare su risposte tecniche o burocratiche. C'è un'emergenza ed è un'emergenza che io purtroppo denuncio da anni senza che il Governo e i Governi che si sono succeduti abbiano saputo dare una minima risposta in termini di sostegno alla tesi portata avanti dagli esecutivi né in termini di ascolto rispetto a quelle autorità autorevoli che hanno detto e dichiarato, anche nell'ambito della giustizia, dell'ordinamento giudiziario, che quella scelta di concentrare in Sardegna tanti livelli di criminalità organizzata - appunto, camorra, mafia e 'ndrangheta -, e di inserire poi anche un filone esclusivo per il terrorismo jihadista è una follia. Non lo dico io; dopo di me, lo hanno detto con chiarezza estrema anche esponenti diretti della maggioranza di Governo e voglio richiamarne soltanto alcuni, a partire, per esempio, dal professor Pino Arlacchi, riconosciuto a livello mondiale come il massimo esperto della criminalità organizzata e responsabile dell'ONU per il contrasto alla mafia. In maniera molto netta e molto chiara Arlacchi ha detto - lo voglio leggere testualmente -: “I mafiosi nelle carceri sarde - Arlacchi, esponente del Partito Democratico, risponde alla domanda del giornalista - sono una scelta dissennata sul piano tecnico e anche sul piano politico. Le istituzioni sarde devono far muro per fermare queste decisioni”.

Questo allarme, che seguiva alla mia denuncia, è rimasto inascoltato tanto a Cagliari quanto a Roma, anzi, nonostante la Direzione distrettuale antimafia nazionale abbia reiteratamente denunciato che su rifiuti, sanità e tutto quello che riguarda anche il traffico di tossicodipendenza, che esiste, di sostanze stupefacenti, che ormai fanno della Sardegna un crocevia. Non lo dico io, citerò poi magistrati autorevoli, che dicono che la Sardegna si sta piano piano confrontando e diventando una crocevia di questi aspetti, con relazioni - dicono i più - nate nelle carceri, relazioni tra la criminalità organizzata e la criminalità locale, che hanno dimostrato, anche in processi di grande rilevanza che si stanno svolgendo in questi tempi in Sardegna, che dentro le carceri nasce la criminalità organizzata, che si fonde con quella locale e per la quale nessun provvedimento il Ministero della giustizia è riuscito a mettere in campo, anzi, reitera il concetto della Sardegna Cayenna, della Sardegna discarica di Stato, dove collocare camorra, mafia, 'ndrangheta e terrorismo jihadista. Senza pensare che vi è, invece, una regola internazionalmente riconosciuta e che Arlacchi riafferma in maniera esplicita nella sua dichiarazione: i detenuti legati alla criminalità organizzata non vanno mai concentrati - dice Arlacchi -, ma, al contrario, vanno disseminati: lo sa chiunque si occupi di sicurezza e di amministrazione penitenziaria. Arlacchi, un esponente del Partito Democratico, vi sta dicendo che siete degli incompetenti, perché avete messo in campo azioni che sono diametralmente opposte a quelle che tutti coloro che si occupano di questi temi dicono debba essere fatto. Se li concentri - dice ancora Arlacchi -non puoi che averne, prima o poi, degli effetti negativi.

Ma quanta cannabis si sta producendo in Sardegna? Quante sono state le produzioni trovate in Sardegna? Quali sono i legami che ci sono stati tra il mondo della criminalità organizzata - camorra, mafia - e, per esempio, gli impianti eolici, le energie rinnovabili? Quanti di quei progetti di energia rinnovabile, cioè di milioni e milioni di euro, che vengono assegnati attraverso il contributo del Ministero dello sviluppo economico a società che hanno una diretta correlazione con la mafia, la camorra e la 'ndrangheta, quanti sono? La maggior parte: impianti ciclopici, da una parte, finanziati dallo Stato e, dall'altra, sequestrati, perché correlati e collusi con la criminalità organizzata. Tutto in Sardegna.

Arlacchi dice: metterli nello stesso territorio, per giunta in questo tipo di carceri, significa proprio andare a cercarsela. Allora, voi ve la state cercando. Ma la state cercando sulla pelle della Sardegna e dei sardi, di un pericolo che si sta rendendo sempre più evidente, che denunciano e che dichiarano in maniera molto chiara i magistrati stessi. Lo diceva il compianto Claudio Lo Curto, procuratore generale: si sta verificando in Sardegna quanto è accaduto nel Nord, quando negli anni Settanta, con l'uso indiscriminato del soggiorno obbligato, sono arrivate decine di mafiosi, che sono stati distribuiti in piccoli comuni nel centro del Nord Italia. Dice Lo Curto, esponente della magistratura, esperto di politiche di criminalità organizzata: là è cominciato tutto, con i mafiosi, che stabilirono le prime relazioni di potere. In questi ultimi anni si è scoperto che quell'azione sotterranea è diventata, invece, una realtà imponente, senza che nessuno opponesse resistenza.

Ecco, voi avete innestato questa operazione, che vede le carceri scoperte sul piano organizzativo, senza dirigenti e senza direttori, senza ispettori, senza poliziotti e agenti penitenziari, senza alcun tipo di raccordo con l'esigenza di rendere il carcere una struttura che possa in qualche modo sovraintendere alla gestione del rapporto anche con l'esterno. Perché, se è consentito a tale Buiaia - riconosciuto dalla lista, predisposta dall'ex Presidente degli Stati Uniti Obama, come uno dei trenta terroristi più pericolosi al mondo, del terrorismo jihadista - di interloquire telefonicamente dall'Iraq, passando per la Tunisia, passando per l'Afghanistan o la Siria impunemente, come hanno dimostrato le immagini raccolte da una televisione nazionale, nel registro delle telefonate presente nel carcere di Macomer, senza che ci fosse un interprete che ascoltasse cosa diceva quel tizio, spandendo in giro per il mondo indicazioni e ordini... Qualcuno dice - gli inquirenti in questo lavoro stanno andando avanti - che anche l'ultimo attentato a Tunisi possa essere stato generato proprio da quella cellula dentro un carcere.

E non è un caso che il Premier Gentiloni, sei mesi fa, abbia detto: nel carcere nasce la radicalizzazione e si creano le condizioni perché questo avvenga. E voi cosa fate? Utilizzate la Sardegna come piattaforma di discarica di mafia, camorra e 'ndrangheta ai massimi livelli e fate tutto quello che vi è consentito.

Vi risulta che la direzione nazionale antimafia abbia messo a soqquadro, per esempio, i cantieri della Sassari-Olbia? Che abbia fatto per tre o quattro volte dei blitz militari in quei cantieri, per andare a vedere quante imprese, per esempio calabresi, erano impegnate lì, senza avere nessun tipo di titolo ad essere lì? A fare il movimento terra, da sempre riconosciuto uno dei legami di contatto tra la pubblica amministrazione e gli appalti e le opere pubbliche.

Ebbene, tutto questo a voi non riguarda. C'è un'azione che mette a soqquadro le carceri della Sardegna con gli agenti, sistematicamente. Io l'ho denunciato - e poi avete smentito, poi avete dovuto trasferire quattro di quei jihadisti dal carcere di Bancali di Sassari - che gli agenti sono messi ogni giorno a rischio della propria vita.

Bisogna intervenire, rappresentate del Governo, non con risposte burocratiche, ma con decisioni politiche, che possano davvero segnare una svolta in questa nefasta azione che avete messo in campo in Sardegna sul piano penitenziario.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Mi limiterò a rispondere agli atti di sindacato ispettivo del collega, onorevole Pili, e non ad altre considerazioni che sono state richiamate dal collega, anche se poi ritengo che debbano essere fatte delle ulteriori precisazioni.

Infatti, l'onorevole Pili richiede al Ministero della giustizia quali misure intenda adottare per affrontare una serie di criticità nella vita detentiva, in generale, e presso gli istituti penitenziari sardi, in particolare.

Si tratta di difficoltà legate a episodi di violenza e di autolesionismo, alla massiccia presenza - ritenuta eccessiva dall'onorevole - presso gli istituti della Sardegna, di detenuti in regime di alta sicurezza o sottoposti al regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, alle carenze negli organici della polizia penitenziaria e alla mancanza, presso le strutture detentive sarde, di dirigenti di ruolo in grado di garantire stabilità nel tempo alla direzione degli istituti.

Gli episodi violenti e di protesta non possono essere sottovalutati. È per questo che un nuovo modello di vita detentiva non potrà mai prescindere da una migliore organizzazione del lavoro, certamente integrata da sistemi tecnologici idonei, che sia tale da salvaguardare la sicurezza delle condizioni lavorative per gli addetti ed il migliore impiego delle risorse disponibili.

Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, peraltro, già assicura un costante monitoraggio del fenomeno. In particolare, riguardo agli eventi critici riscontrati presso le strutture detentive della Sardegna, la predetta articolazione ministeriale ha comunicato trattarsi di casi non particolarmente preoccupanti, sia per numero che per gravità.

Quanto agli episodi di autolesionismo e ad altre attività svolte per la prevenzione del rischio suicidiario in carcere, unitamente al complesso delle attività volte al miglioramento della vita detentiva, questo Dicastero ha adottato in questi ultimi anni una serie di iniziative e ha attuato una serie di interventi, che hanno caratterizzato tutto il percorso di sviluppo delle politiche in materia, per la prevenzione dei gesti di autolesionismo in ambiente carcerario, finalità alla cui attuazione certamente concorre l'istituzione e la nomina, con DPR del 1° febbraio 2016 e DPR del 3 marzo 2016, del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.

Nella consapevolezza della drammaticità di ogni atto di autolesionismo, occorre osservare, sotto il profilo statistico, che, a partire dal 2013, il numero dei suicidi all'interno degli istituti penitenziari ha avuto un significativo decremento. Sul piano comparativo poi l'Italia, secondo le statistiche ufficiali del Consiglio d'Europa, registra uno dei tassi più bassi di casi di suicidio. Nell'ultima rilevazione del 2013, si registra un tasso di 6,5 su 10 mila in Italia, di 12,4 in Francia, di 7,4 in Germania e di 8,9 nel Regno Unito. Ciò, al di là della fredda incidenza dei numeri, testimonia anche che, con un ulteriore abbassamento di questo livello di tassi suicidari, si sta cercando di porre rimedio ad uno degli elementi più drammatici della vita detentiva.

I dati, quindi, restano in ogni caso allarmanti e impongono per noi un eccezionale sforzo dell'amministrazione penitenziaria, cui è demandata l'attuazione dei modelli di trattamento necessari alla prevenzione di ogni pericolo.

Alla luce delle analisi e delle riflessioni degli stati generali dell'esecuzione della pena, il 3 maggio 2016, è stata adottata una specifica direttiva sulla prevenzione dei suicidi, indirizzata al capo Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, prescrivendo la predisposizione di un organico piano di intervento, per la prevenzione del rischio di suicidio delle persone detenute o internate, il puntuale monitoraggio delle iniziative assunte per darvi attuazione, la raccolta e la pubblicazione dei dati relativi al fenomeno.

In attuazione della direttiva, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha predisposto un piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie in ambito penitenziario, cui hanno fatto seguito circolari attuative trasmesse ai provveditorati regionali. Le misure adottate dall'amministrazione penitenziaria attengono alla formazione specifica del personale, alla raccolta ed elaborazione dei dati ed all'aggiornamento progressivo dei piani di prevenzione. Sono state, inoltre, impartite istruzioni ai provveditorati regionali e alle direzioni penitenziarie, per la conclusione di intese con regioni e servizi sanitari locali, al fine di intensificare gli interventi di diagnosi e cura, nonché l'attuazione di misure di osservazione e rilevazione del rischio.

L'amministrazione ha anche operato sul piano dell'organizzazione degli spazi e della vita penitenziaria, con incentivazione di forme di controllo dinamico, volte a limitare alle ore notturne la permanenza nelle celle, in modo da rendere agevole l'osservazione della persona in ambiente comune e ridurre le condizioni di isolamento. Allo stesso scopo sono state adottate misure volte a facilitare, anche attraverso l'accesso protetto ad Internet, i contatti con i familiari.

Nel solco delle predette iniziative, il Ministero della giustizia ha attivamente partecipato al tavolo permanente per la sanità penitenziaria, i cui lavori hanno, tra l'altro, portato alla recente adozione, in seno alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, del Piano nazionale per la prevenzione del rischio suicidiario in carcere.

E ora veniamo ai dati, relativamente alle denunce che sono state qui riportate dall'onorevole Pili, in modo tale da fare valere, oltre quella che lei ha chiamato un'ipotesi di risposta burocratica, anche un po' di matematica.

La situazione degli istituti penitenziari della regione Sardegna risulta godere, in primo luogo, di un tasso positivo di presenze, rispetto ai posti detentivi disponibili. Come l'onorevole interrogante sa, uno dei problemi del nostro sistema penitenziario è il sovraffollamento. Ebbene, al 28 novembre 2017, di fronte a una capienza regolamentare di 2.706 posti, risultano presenti 2.279 detenuti. Quindi, la Sardegna non ha un livello di sovraffollamento e la dichiarazione, appena resa dall'onorevole Pili, di volere considerare la Sardegna il luogo di destinazione privilegiato, per quanto riguarda l'assegnazione dei detenuti, non è vera.

In secondo luogo, ci sono le presenze - significative ovviamente - di detenuti in regime di alta sicurezza (AS1, AS2 e AS3). Precisamente sono: 26 a Cagliari; 121 a Nuoro; 203 a Oristano; 23 a Sassari e 154 a Tempio Pausania. Facendo rapidamente una somma, parliamo di circa 500 detenuti in alta sicurezza. Ricordo, però, all'onorevole interrogante che sul territorio nazionale i detenuti in alta sicurezza sono circa 10 mila. Quindi, 500 su 10 mila non è esattamente quello che lei ha riferito, cioè il 50 per cento della popolazione in alta sicurezza complessiva. Anzi, è una presenza in media anche inferiore, rispetto ad altre regioni, per quanto attiene ai detenuti di alta sicurezza.

Per quanto riguarda - e questo tengo molto ovviamente a sottolinearlo - i detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, sono in numero di 90 presso la casa circondariale di Sassari.

Lo vorrei ribadire: il numero dei detenuti complessivi in regime di 41-bis nel nostro Paese è di 726. Quindi, non so lei dove abbia trovato questo dato che dice che il 50 per cento sono in Sardegna: 90 su 726 non mi risulta superi la percentuale del 12 per cento. E come lei sa, per regolamento dell'articolo 41-bis, ci sono delle regioni dove non ci possono essere detenuti in regime di 41-bis, ci sono istituti in tutta Italia - L'Aquila piuttosto che Rebibbia, Parma e altri, Opera - dove ce ne sono molti di più in un singolo istituto di quanti ce ne siano in tutta la Sardegna. Quindi, la sua affermazione relativa ad una mancanza di volontà politica di considerare la Sardegna al pari delle altre regioni non ha fondamento e questo ritengo che sia certificato dai numeri (visto che lei ha ribadito percentuali inesistenti): 90 su 726, circa 500 su circa 10 mila, questi sono i rapporti reali e spero che questi dati non le appaiano una mera descrizione burocratica, ma semplicemente la fotografia della realtà, per la quale, probabilmente, le informazioni da cui lei ha attinto non erano sufficienti.

Tali dati risultano rispondenti, secondo quanto riferito dal DAP, a una precisa scelta anche funzionale, visto che i nuovi istituti penitenziari della Sardegna, che sono l'espressione di un'edilizia penitenziaria altamente moderna e in grado di coniugare le esigenze di trattamento con quelle di sicurezza, si profilano come strutture per quei detenuti che scontano la pena per reati di particolare gravità, perché anche in questo caso aggiungo che la nostra preoccupazione principale come Stato è innanzitutto garantire la sicurezza collettiva e come tale noi dobbiamo collocare, nel rispetto di una equa distribuzione territoriale, negli edifici degli istituti penitenziari più adatti a garantire i termini della sicurezza e della prevenzione anche dei fenomeni di radicalizzazione, sui quali, come lei dovrebbe sapere, si stanno facendo ingenti sforzi e che rappresentano per il nostro Paese un punto assolutamente avanzato di intervento rispetto anche ad altri Paesi europei.

Considerati acquisiti i positivi dati in termini di presenze detentive presso le strutture sarde, certamente l'esigenza di un significativo innalzamento del livello qualitativo della vita detentiva e la minimizzazione del rischio di eventi critici, come appunto i suicidi, non può prescindere dal potenziamento del personale della polizia penitenziaria. E qui, invece, ritengo che l'interrogante abbia sollevato un tema vero, a dir la verità, non solamente per la Sardegna, ma per tutto il Paese. In Sardegna, in questo momento, rispetto ad una previsione organica di 1.815 unità, risultano in servizio 1.356 addetti della polizia penitenziaria. Si tratta, obiettivamente, di un dato negativo, però, purtroppo, comune ad altre realtà del territorio nazionale, per ricorreggere il quale, dopo molti anni, sono state adottate specifiche contromisure.

Nell'ambito di tale quadro, in primo luogo, il decreto-legge n. 244 del 30 dicembre 2016, convertito con legge 27 febbraio 2017, ha previsto la proroga sino al dicembre 2017 della validità delle graduatorie dei concorsi banditi, pubblicati in data non anteriore al 1° gennaio 2012. Tale intervento normativo ha consentito, dunque, all'Amministrazione di attingere alle predette graduatorie per avviare le procedure finalizzate all'assunzione di 887 donne e uomini, che, appena ultimato il corso di formazione, andranno a colmare in parte il vuoto in organico della polizia penitenziaria in tutto il territorio nazionale e, quindi, anche in Sardegna.

Si è trattato di un primo passo che dimostra la costante attenzione riservata dal Governo a tale questione, che ha recentemente trovato ampia conferma nella stesura del disegno di legge di bilancio per il 2018, attualmente all'esame del Senato, che contiene la previsione di una specifica norma volta a consentire l'avvio di procedure straordinarie di assunzioni nell'ambito di forze di polizia, tra le quali un totale di 861 destinate ai ruoli del Corpo di polizia penitenziaria.

Le citate procedure straordinarie si affiancheranno alle ordinarie facoltà assunzionali, volte a garantire la copertura integrale dei posti resisi disponibili a seguito delle annuali cessazioni dal servizio. Nel quadro delineato, anche la situazione registrata in Sardegna sarà tenuta nella debita considerazione all'atto dell'assegnazione delle sedi ai nuovi assunti.

Quanto alla sollecitazione dell'onorevole interpellante a provvedere alla nomina di direttori di ruolo presso gli istituti penitenziari sardi, si evidenzia che il decreto ministeriale del 2 marzo 2016, nel determinare i posti che possono essere conferiti a dirigenti penitenziari e a dirigenti con incarichi superiori nell'ambito degli uffici centrali e territoriali dell'Amministrazione penitenziaria, ha previsto un numero di 13 dirigenti penitenziari per la gestione delle direzioni degli istituti sardi. Secondo quanto comunicato dal DAP, si è appena conclusa la procedura per il conferimento degli incarichi superiori, con l'assegnazione del posto di direttore della Casa circondariale di Cagliari, mentre sono attualmente in corso le procedure per il conferimento degli incarichi dirigenziali non superiori, all'esito delle quali anche l'annosa questione della carenza dei dirigenti delle sedi sarde potrà trovare completa soluzione.

Il complesso degli interventi attuati, pur in vari ambiti, sono univocamente destinati al miglioramento della vita e delle condizioni di lavoro all'interno delle strutture carcerarie.

L'azione sin qui svolta risulterà ulteriormente rafforzata dalle misure contenute nella riforma dell'ordinamento penitenziario approvata dal Parlamento e in relazione alla quale sono in fase avanzata i lavori per l'adozione dei decreti delegati attuativi. Si tratta di una riforma che prevede l'introduzione di strumenti adeguati per garantire un'autentica funzione recuperatoria e risocializzante, in chiave costituzionalmente orientata all'esecuzione penale.

Quindi, in conclusione, onorevole Pili, ciò che lei ha sollevato nella sua introduzione come problema politico, di politica dell'amministrazione penitenziaria, non risponde ai suoi dati. Vorrei che fosse ribadito. Lei ha parlato del 50 per cento dei detenuti ad alta sicurezza e del 50 per cento dei detenuti in regime di 41-bis presenti in Sardegna: non è così, sono 90 su 726 i detenuti per quanto riguarda il 41-bis e ce ne sono poco più di 500 su 10 mila per quanto riguarda il circuito dell'alta sicurezza, quindi poco più del 10 per cento e circa il 6 per cento per quanto riguarda l'alta sicurezza. Sono questi i numeri corretti che vanno ribaditi, perché non è che, se si dice continuamente un numero diverso, questo diventa vero. Questi sono i dati dell'amministrazione e sono i dati che reali, che lei potrà sempre verificare in ogni momento.

PRESIDENTE. Il collega Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza e alla sua interrogazione.

MAURO PILI. Grazie, Presidente. Mi aspettavo una risposta politica, invece il sottosegretario peggiore della giustizia ha dato una risposta algebrica, priva di qualsiasi risposta reale. Il DAP è notoriamente uno...

PRESIDENTE. Pili, al di là del discorso politico, però, si rivolga con rispetto al Governo, per favore.

MAURO PILI. ...il peggior Governo di questa storia repubblicana, non mi pare di aver detto niente, lei, Presidente, di questo me ne può dare atto per averlo sostenuto lei stesso, molte volte, da altri banchi, quindi ho fatto e ho dato un giudizio politico, quando definisco “peggiore”, mi limito a un giudizio politico e non personale.

Ribadisco il concetto: il DAP è il peggior manipolatore dei dati ed è il soggetto, il DAP, che tenta di vietare anche ai parlamentari di entrare nelle carceri. E lo si dovrebbe dire con estrema chiarezza, dovrebbe essere il Presidente della Camera a dire che il DAP ha fatto una circolare violenta, in cui impedisce tutte le regole che si sono seguite in anni passati, dal 1976 in poi, per entrare nelle carceri, carceri sempre più chiuse perché non bisogna mai dire la realtà.

E bisogna saperli fare i conti, sottosegretario, perché quando lei dice: ci sono 90 detenuti in 41-bis, allora sta omettendo il piano carceri della Sardegna, a cui bisogna fare riferimento, perché allora bisogna richiamare alla Corte dei conti il suo Governo, il suo Ministro, perché ha dato l'input per completare altri 120 posti per detenuti in 41-bis nel carcere di Uta; e il suo DAP si è dimenticato di dirglielo, che ci sono altri 120 posti che fanno aumentare e che fanno moltiplicare esponenzialmente il dato dei 41-bis in Sardegna! E infatti qui c'è scritto di bloccare quel traffico di detenuti in 41-bis in Sardegna, per evitare di raggiungere quella soglia pianificata del 50 per cento del 41-bis in Sardegna. Perché se è vero, come è vero, a Nuoro è previsto un braccio per i detenuti in 41-bis, o anche questo va negato?

Perché anche su questo bisognerebbe richiamare la Corte dei conti, altrimenti, perché c'è un braccio predisposto per il 41-bis, e si sommano ai 90, più 120, altri 40-50 posti che vengono previsti per il 41-bis in Sardegna, cioè capimafia.

Ma vi risulta che in Sardegna ci siano capimafia? In Sardegna ci sono 1.100 detenuti sardi, e ci sono nelle carceri, invece, come dite voi, 2.300 detenuti. Cioè, ce ne sono molto più del doppio di quelli previsti sul piano territoriale, una regola che è stata sancita che doveva prevedere che in Sardegna ce ne fossero; o questa è matematica che voi non capite, che non conoscete? C'è un dato che emerge con estrema chiarezza: in Sardegna ci sono 1.100 detenuti sardi e ne avete mandati 1.200 in più rispetto a quelli della territorialità della detenzione! E come fate a parlare con questa superficialità dei suicidi? In Sardegna ci sono stati, soltanto nel carcere di Uta, 61 tentativi di suicidio. Ma come si fa a citare un dato paragonandolo con chissà quali altre realtà? Ciò perché voi, quando non avete punti di riferimento, citate chissà che cosa e dove.

Ci sono stati 31 scioperi collettivi della fame, ci sono state manifestazioni contro le condizioni di vita dentro il carcere: 4.184, in Sardegna! Ci sono stati danneggiamenti, oltre 24 danneggiamenti, e io che sono andato a vederli - non il passeggiatore Orlando di turno o il Migliore di turno -, così come sono andati a vederli gli esponenti dei sindacati, abbiamo visto celle devastate! Tutto questo il DAP non ve lo racconta! Non vi racconta che gli agenti sono ricorsi alle cure mediche, aggrediti sistematicamente, perché di fronte a quaranta detenuti della peggior specie c'era un agente di turno! Tutto questo a voi scompare, vi basta una rispostina del DAP, lo stesso DAP che vieta le visite ai parlamentari nelle carceri, che le nega, che cerca di ostacolarle, e poi arrivate qui con la lezioncina numerica e pensate di venir meno invece alla risposta. Quindi, il professor Pino Arlacchi è un dilettante, che dice che la scelta che state facendo di spostare in Sardegna tutti quei 41-bis è una scelta dissennata! Lo dice uno che i provvedimenti del Ministero della giustizia li sa leggere, non un modesto e umile parlamentare di provincia. Sto citando il responsabile per la lotta alle mafie dell'ONU, esponente politico della vostra maggioranza, che dice che ciò è una scelta dissennata sul piano tecnico e sul piano politico! A questa affermazione voi non avete dato nessuna risposta, al bloccare e tentare di porre argine a quello che sta avvenendo, alle ramificazioni, ai contatti tra i familiari, al reticolato mafioso, camorristico e legato alla 'ndrangheta che si sta verificando in Sardegna.

Voi di questo, col Ministro dell'interno, non parlate, però la Direzione nazionale antimafia sta facendo azioni palesi, e tutti dicono che è legato a quell'aspetto che avete messo in campo cinque anni fa, di agire appunto sul trasferimento, in una terra come la Sardegna, a mo' di discarica di Stato, di un tale quantitativo di 41-bis, di AS1, AS2 e AS3. Aggiungo che niente è stato detto, per esempio, sul fatto che ci sia, anche in questo caso, il 50 per cento dei detenuti terroristici jihadisti in Sardegna. Sono 44, quelli che il Ministero dell'interno ha dichiarato essere detenuti in Italia, di cui 26 sono in Sardegna, non credo che occorra una matematica. Anzi, sono 26 meno 4, perché 4, dopo le proteste e le denunce del sottoscritto, sono stati allontanati dal carcere di Bancali perché hanno aggredito gli agenti, quindi di fatto, anche su questo, c'è un elemento chiaro che emerge con una chiarezza estrema, di un Governo che dice oggi, a distanza di quattro anni e nove mesi dal suo insediamento politico, che stiamo ottemperando alla nomina dei direttori, degli ispettori e dei vari gradi di coperture, che si sta ancora impegnando per coprire i vuoti in organico.

Cinquecento posti di vuoti in organico, se la matematica non è opinione! Li ha citati lei questi dati, e mi limito a quelli. Ci sono 500 posti vuoti in organico, ma non di centralinisti, che possono rispondere o non rispondere, ma di soggetti che sono preposti alla tutela della sicurezza dentro le carceri e del controllo di ciò che succede dentro le carceri nel rapporto con l'esterno. Per esempio, basta andare a Uta e vedere come avvengono i colloqui con i familiari: un agente ogni 50-60 detenuti che parlano con i familiari, ogni giorno. E così succede nelle altre carceri di Oristano, di Tempio e di Bancali. Tutto questo è insicurezza interna, ma soprattutto proiezione dell'insicurezza all'esterno, e questo per voi non esiste; non esiste e non si tiene conto di quello che un altro ramo del Ministero della giustizia ha detto con estrema chiarezza. Voglio citarlo, il procuratore Claudio Lo Curto, recentemente scomparso, il quale ha dichiarato, aprendo un anno giudiziario, che l'arrivo in Sardegna di questa mole di detenuti legati alla criminalità organizzata costituisce un pericolo latente per il contatto con la criminalità locale, che può avvenire solo nelle carceri.

E quando c'è nelle carceri un tipo di atteggiamento così incapace di dare risposte, come quello che è emerso oggi, è evidente che il pericolo è ancora più alto. Speravo in una risposta più responsabile da parte del Governo, è arrivata la rispostina numerica predisposta dal DAP, perché c'è un Governo che non sa cogliere nemmeno l'essenza politica delle denunce che vengono fatte; denunce molto chiare che purtroppo si stanno verificando, giorno dopo giorno, sempre più realistiche rispetto a quello che è avvenuto sull'eolico, sulle energie rinnovabili, sul traffico della droga, su tutto quello che è criminalità legata ai rifiuti, allo smaltimento e al suo recupero. Questa risposta non solo non mi soddisfa, ma mi indigna come sardo e come cittadino di questo Paese.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare il Centro servizi autostradali di Desenzano, in provincia di Brescia - n. 2-01954)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Lacquaniti ed altri n. 2-01954 (Vedi l'allegato A). Il collega Lacquaniti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

LUIGI LACQUANITI. Presidente, ringrazio il sottosegretario Del Basso De Caro di essere qui oggi per rispondere a questa interpellanza. Io mi limiterò ad una breve presentazione, riservandomi poi di replicare dopo aver ascoltato la risposta del Governo a questa interpellanza, che ha ad oggetto la paventata chiusura del centro servizi sito presso il casello autostradale di Desenzano del Garda, chiusura che è stata annunciata lo scorso settembre e che ha destato grande preoccupazione presso i cittadini, le aziende e presso le numerose amministrazioni locali, che un po' tutte hanno preso una posizione contraria a questa chiusura e hanno invitato la società che gestisce l'autostrada a non procedere.

La decisione di chiudere questo centro servizi è arrivata successivamente all'acquisizione dell'Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova Spa da parte della spagnola Abertis, che ha acquisito il 59,93 per cento delle azioni di A4 Holding Spa, che, a sua volta, appunto controlla l'autostrada. La presente interpellanza, quindi, mira a richiedere al Governo quali misure e iniziative di propria competenza intenda assumere per garantire il diritto alla mobilità degli utenti interessati da questa tratta autostradale, che, ricordo, ha registrato nel solo 2016 il passaggio di 100 milioni di veicoli, più di 280 mila al giorno. Quindi, chiediamo quali iniziative il Governo intenda assumere di propria competenza per fare in modo che questa decisione non venga portata a compimento da parte della Abertis.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, la società concessionaria Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova ha comunicato che, nell'ottica di riorganizzazione ed efficientamento delle proprie strutture operative, sta analizzando la possibilità di una razionalizzazione dei centri servizi. In particolare, si ipotizza il mantenimento dei centri servizi di Vicenza Ovest e di Verona Sud e l'apertura di quello di Desenzano nel periodo dei ponti primaverili, quindi Pasqua-25 aprile-1° maggio-Pentecoste, in risposta all'aumento dei flussi turistici. La società informa inoltre che è comunque possibile regolarizzare in ogni casello eventuali mancati pagamenti ed ottenere una immediata assistenza da remoto in caso di chiamate dalle piste automatiche, con tempi medi di presa in carico per il 2016-2017 non superiori a 12 secondi. Nelle giornate e nei periodi di maggior traffico, inoltre, molte porte di esazione automatica vengono aperte in funzione manuale, garantendo la presenza in pista di personale qualificato. Da ultimo, la società concessionaria ricorda che, sebbene i centri servizi siano chiusi durante il week-end, ciò non comporta particolari problematiche, considerata anche la possibilità di evadere molte delle pratiche di competenza dei centri via web.

PRESIDENTE. Il collega Lacquaniti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUIGI LACQUANITI. Ringrazio il sottosegretario della risposta, che devo dire però non ci soddisfa. In realtà i centri servizi presso i caselli autostradali, e quello di Desenzano non fa certo eccezione, svolgono una molteplicità di servizi: non soltanto la possibilità di sbrigare pratiche che attraverso la formula online, web non possono essere efficientemente sbrigate, ma anche quello di dare delle informazioni ai turisti. Il centro servizi che è ubicato presso il casello autostradale di Desenzano serve un casello autostradale che permette l'accesso diretto alla sponda meridionale del lago di Garda, insieme al casellotto stradale di Peschiera; gli altri accessi, Brescia Est, Trento, Affi non sono accessi diretti. Quindi la funzione strategica svolta da questo casello autostradale è indubbia.

Il centro servizi svolge quindi la funzione di fornire un'informativa ai turisti, di sbrigare pratiche in maniera efficace, efficiente, che, ripeto, non sempre possono essere sbrigate. Frequentando poi sul luogo il casello autostradale, provenendo da quella zona, posso assicurare che le notizie che la società ha riferito, e che in maniera molto precisa il sottosegretario ha qui riportato, non rispondono sempre al vero: noi ci troviamo nei periodi dei fine settimana spesso davanti a code chilometriche negli accessi al casello autostradale, o, al termine del periodo del week-end, con code chilometriche delle macchine che tentano di defluire dal lago di Garda proprio attraverso questo casello autostradale, soprattutto in direzione di Milano.

Per tutto questo devo dire che non ci soddisfano le risposte che sono rese dalla società autostradale. Ci rendiamo conto che il Governo qui non è soggetto diretto a prendere un'iniziativa, tant'è che noi abbiamo privilegiato come atto di sindacato ispettivo non l'interrogazione: noi interroghiamo il Governo, lo interpelliamo però a prendere delle misure adeguate presso la società in questione.

Stiamo parlando di una zona turistica che ha registrato un notevole rilancio negli ultimissimi anni: non sappiamo se questo sia dimostrazione di una crisi economica ormai superata o sia segno di una crisi economica che sta per essere superata, però registriamo sul lago di Garda più di 20 milioni di presenze nel 2016, e un notevole aumento nel 2017.

Non dobbiamo poi dimenticare che presso il centro servizi operano dei lavoratori, per quanto in numero limitato, e non vorremmo trovarci davanti ad una decisione che venga assunta sulla pelle di questi lavoratori: o con un licenziamento, ma non crediamo, o con un loro trasferimento, senza prendere in considerazione quelle che sono anche le esigenze che può avere un lavoratore che là magari risiede.

Per tutti questi motivi, quindi, io sono qui a sollecitare ancora il Governo a prendere questa iniziativa. Nella risposta del Governo io non ho sentito che siano stati riportati dei dati: il Governo ha registrato quello che ha detto la società che gestisce; però noi interpellavamo il Governo perché assumesse delle iniziative per quanto di propria competenza, e questo io non l'ho ascoltato. Pertanto io non devo reiterare questa mia richiesta al Governo, che assuma queste iniziative, che vanno dalla moral suasion fino ad iniziative un po' più incisive presso queste società: che è vero che sono società di diritto privato, ma svolgono un importante servizio pubblico.

(Iniziative di competenza in relazione ai limiti di velocità sulla strada statale 106 «Jonica» nel territorio di Nova Siri, in provincia di Matera – n. 3-03208)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Latronico n. 3-03208 (Vedi l'allegato A).

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, per quanto riferisce ANAS, l'arteria principale della strada statale 106 “Jonica” presenta uno stato di avanzamento complessivo dei lavori liquidati pari al 95 per cento circa del totale, e, sebbene sia aperta al traffico, è tuttora interessata da interventi residuali. Per tale motivo si è resa necessaria l'imposizione del limite massimo di velocità di 50 chilometri orari, proprio per la presenza di lavorazioni lungo il tracciato, quali l'installazione di barriere stradali da parte dell'impresa esecutrice. Detta impresa, a seguito di numerosi ordini di servizio da parte di ANAS, si è formalmente impegnata a concludere i lavori in corso entro la fine del corrente anno. Infine, ANAS evidenzia, rispondendo ad una seconda parte naturalmente dell'interrogazione, che dal chilometro 414 più 080 al chilometro 418 più 615 della strada statale 106 non sono state autorizzate postazioni per la rilevazione della velocità.

PRESIDENTE. Il deputato Latronico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Naturalmente il senso di questa interrogazione ha un duplice obiettivo. La sicurezza stradale è senz'altro uno dei problemi più importanti che affliggono la nostra comunità, ed è giusto che siano messe in campo tutte le azioni per poter prevenire e far viaggiare gli automobilisti in sicurezza. D'altro lato, però, sono inspiegabili due fatti: ci sono dei limiti di velocità che nonostante gli investimenti e l'ammodernamento delle strade obiettivamente, sottosegretario, non si spiegano. Io la prego di andare a verificare, avendolo fatto io in maniera empirica, questo tratto di strada prevalentemente ammodernato, da Taranto verso Sibari, dove ancora esistono limiti di velocità inspiegabili per una strada ammodernata: si ammodernano le strade, si spendono importanti risorse, e poi la condizione dell'automobilista continua ad essere legata alla vecchia armatura viaria, quindi c'è una contraddizione che bisogna risolvere.

A fianco a questo tema dei limiti di velocità inspiegabili con l'infrastruttura, e col tema della sicurezza, ce n'è un altro: che c'è una teoria ormai di impianti rilevatori di velocità che vengono messi su queste tratte, e poi ci sono delle società in particolare, che hanno attuato probabilmente delle politiche commerciali abbastanza efficaci, perché sono riuscite a prendersi in concessione da parte dei comuni questi sistemi di rilevamento della velocità (vi prego, sottosegretario, di osservare anche questo).

Per cui i limiti per un verso, e i rilevatori di velocità disseminati per l'altro verso; le vorrei far verificare, lei lo può fare anche di persona, il tratto che va da Policoro a Trebisacce, per vedere quanti rilevatori di velocità lei incrocerà e, diciamo, mentre io sto svolgendo questa interrogazione alcuni cittadini ci segnalano, appunto, che sono tanti e dato che lì ci sono molti impianti turistici gli operatori di questi impianti turistici hanno sacrificato, per la perdita di punti, le loro patenti di guida, a parte l'onere economico.

Certo, la sicurezza va messa a tema. Bisogna evitare, però, che i limiti di velocità e i rilevatori di velocità siano una specie di “manomorta” a danno degli automobilisti. Non scopriamo nulla, signor sottosegretario, se diciamo che la tentazione da parte degli enti locali di mettere i rilevatori di velocità non corrisponde a un'esigenza di sicurezza del transito ma a un'esigenza di implementazione delle scarne risorse dei bilanci comunali e questo è un elemento che non riguarda solo la Jonica ma riguarda, in generale, l'assetto italiano e questo va messo in conto, nel senso che gli automobilisti non possono essere vessati in nome di una retorica e forse farisaica idea di sicurezza.

Quindi, io la prego - e ho preso spunto da questa vicenda - per dirle che bisogna attenzionare anche le concessionarie che si muovono a fare questo servizio e che molte volte realizzano, diciamo, delle strane presenze sulle arterie viarie per rilevare la cosiddetta velocità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Boccia, Costantino, D'Uva, Garavini, Guerra, Mattiello, Naccarato, Piccoli Nardelli, Rossomando, Sarti e Taglialatela sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio delle dimissioni di una sottosegretaria di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 4 dicembre 2017, la seguente lettera: “Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla senatrice Angela D'Onghia dalla carica di Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. firmato: Paolo Gentiloni”.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15,20.

La seduta, sospesa alle 15,01, è ripresa alle 15,20.

Seguito della discussione delle mozioni Argentin ed altri n. 1-01746, Bechis ed altri n. 1-01761, Galgano ed altri n. 1-01762 e Rondini ed altri n. 1-01764 concernenti iniziative di competenza volte a favorire la diffusione dei parchi giochi inclusivi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Argentin ed altri n. 1-01746, Bechis ed altri n. 1-01761, Galgano ed altri n. 1-01762 e Rondini ed altri n. 1-01764 concernenti iniziative di competenza volte a favorire la diffusione dei parchi giochi inclusivi (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 4 dicembre 2017, è stata presentata la mozione Rondini ed altri 1-01764, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che sono state presentate le mozioni Brignone ed altri n. 1-01768 ed Elvira Savino e Occhiuto n. 1-01771. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Ricordo che alla mozione Argentin ed altri n. 1-01746 è stato presentato l'emendamento Lorefice ed altri n. 1-01746/1. Il relativo fascicolo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Conformemente alla prassi seguita in analoghe occasioni, dopo l'espressione del parere del Governo, procederemo dapprima all'esame e alla votazione dell'emendamento riferito alla mozione Argentin ed altri n. 1-01746, previe eventuali dichiarazioni di voto sull'emendamento, indi, in sequenza, al voto delle singole mozioni preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardante l'insieme delle mozioni presentate. La votazione dell'emendamento avrà luogo ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, che esprimerà, altresì, il parere sulle mozioni e sull'emendamento presentati.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, vado per ordine. Mozione Argentin ed altri n. 1-01746: sulle premesse, parere favorevole, così come per tutte le altre mozioni. Per quanto riguarda gli impegni: parere favorevole al primo punto; parere favorevole al secondo punto; al terzo punto sostituire le parole “ad assumere iniziative per prevedere” con le seguenti: “ad adoperarsi al fine di prevedere”, quindi parere favorevole con riformulazione.

Mozione Bechis ed altri n. 1-01761: per quanto riguarda gli impegni al Governo, parere favorevole al primo punto, al secondo punto, al terzo punto e al quarto punto.

Mozione Galgano ed altri n. 1-01762: parere favorevole alla premessa; sul punto primo degli impegni, parere favorevole; sul secondo punto, sostituire le parole “ad assumere iniziative” con le seguenti: “ad adoperarsi con le altre amministrazioni interessate e con le amministrazioni locali al fine di prevedere”, eccetera eccetera; al terzo punto, parere favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole “ad adottare iniziative per definire” sempre con le seguenti: “ad adoperarsi al fine di prevedere”; al quarto punto, parere favorevole; al quinto punto, parere favorevole.

Mozione Rondini ed altri 1-01764: parere sempre alle premesse; sugli impegni al Governo: al primo punto, parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adoperarsi al fine di prevedere iniziative per stanziare” eccetera; al secondo punto, che inizia con le parole “a predisporre in sede di Conferenza unificata”, parere favorevole.

Mozione Brignone ed altri n. 1-01768, parere favorevole alle premesse e parere favorevole all'impegno al Governo. Mozione Elvira Savino e Occhiuto n. 1-01771, parere favorevole sia alle premesse che all'impegno al Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Il parere sull'emendamento?

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sull'emendamento Lorefice n. 1-01746/1, alla mozione Argentin ed altri n. 1-01746, parere favorevole fino all'ultima parte, quando si arriva alle parole “purtroppo sempre più frequenti;”, poi, all'ultima riga, sostituire le parole “ad assumere iniziative” con “a valutare l'opportunità di assumere iniziative per prevedere” e così via.

(Esame dell'emendamento Lorefice n. 1-01746/1)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento Lorefice n. 1-01746/1 (Vedi l'allegato A), che avverrà ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorefice, alla quale chiedo anche di dire se accetta la riformulazione proposta dal Governo. Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e rinuncia ad intervenire per dichiarazione di voto.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice n. 1-01746/1, come riformulato dal Governo, e con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sottosegretaria Biondelli, le chiedo una cortesia: sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01764 avrei bisogno di sapere se ho compreso bene il parere sui due punti dell'impegno al Governo. Sul primo, c'è una proposta di riformulazione…

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì.

PRESIDENTE. Mentre il secondo impegno è accettato così com'è…

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. No, anche sul secondo vi è una riformulazione: inserire le parole “ad adoperarsi (…)”. La ringrazio per la precisazione, Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto, quindi sono tutti e due con riformulazione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, i socialisti voteranno a favore di questa mozione, quella a prima firma Argentin - l'abbiamo sottoscritta -, che arriva in quest'Aula a due giorni della Giornata mondiale del disabile e che rientra in una serie di provvedimenti di questa legislatura che rendono il Paese più civile.

Questa mozione arricchisce ma non completa la lunga lista di iniziative necessarie per rendere meno difficile la vita delle persone disabili, ed ottempera ad alcune delle previsioni della Convenzione dell'ONU per i diritti delle persone con disabilità e dell'altra Convenzione ONU, quella dei diritti del fanciullo, tra cui c'è anche il diritto al gioco. È un provvedimento che ha il pregio di insistere, fin dal suo titolo, sul concetto di inclusione, nello specifico per far sì che i parchi esistenti, ma anche quelli che verranno, siano resi accessibili a tutti, ma proprio a tutti. Vogliamo sottolineare, noi socialisti, che l'inclusione dovrebbe riguardare tutti gli ambiti, a cominciare dalle scuole, dove sappiamo che ci sono almeno 60.000 disabili con orari insufficienti per il sostegno, pochi insegnanti, tra cui molti precari, quindi impossibilitati a garantire una continuità didattica, che in alcuni casi è davvero fondamentale.

Un'inclusione che dovrebbe cominciare dalle nostre strade, dai nostri mezzi pubblici, e basta girare per le vie del centro di Roma per rendersi conto dell'impossibilità di muoversi con una carrozzella.

Gli esempi potrebbero essere tantissimi, e se guardiamo agli altri Paesi d'Europa e a quanto hanno fatto loro per rendere i luoghi pubblici, strade ed edifici, accessibili a tutti, ecco, il paragone è davvero impietoso.

Comunque, oggi compiamo un altro passo, e visto che siamo alla fine della legislatura ci auguriamo che l'impegno che prenderà questo Governo sarà mantenuto anche dal prossimo, perché le leggi di civiltà intanto non dovrebbero essere mai in ritardo, ma soprattutto non dovrebbero avere colore politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

ELEONORA BECHIS. Presidente, era il 1948 quando, presso le Nazioni Unite, nasce la Dichiarazione universale dei diritti umani…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bechis, mi scusi. Colleghi, siamo in fase di dichiarazione di voto, ce ne sono un certo numero: chi, per favore… Colleghi! Chi non è interessato è pregato di uscire e di lasciare che chi parla lo possa fare nelle condizioni accettabili che dobbiamo garantire a ciascuno. Grazie. Prego, onorevole Bechis.

ELEONORA BECHIS. Era il 1948 quando, presso le Nazioni Unite, nasce la Dichiarazione universale dei diritti umani, che all'articolo 1 recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”; ma, 70 anni dopo, ci troviamo ancora in difficoltà a metterlo in pratica, soprattutto quando si tratta degli individui più deboli.

Giocare è un diritto fondamentale di tutti i bambini, sancito anche dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia dell'Unicef, ma la maggior parte dei parchi giochi esistenti non sono accessibili a bambini con disabilità.

In Italia, la sensibilità delle istituzioni territoriali sta aumentando e stanno nascendo i primi parchi per tutti, senza barriere architettoniche che ne impediscano la fruibilità ad una fascia di bimbi con problematiche motorie di vario tipo; ma le difficoltà sono ancora tante, i costi troppo elevati, i tempi burocratici troppo lunghi e, soprattutto, non è semplice far capire la differenza tra gioco per disabile e gioco inclusivo.

Il gioco è inclusivo perché non è diverso, né meno divertente di quello che si trova nei parchi tradizionali; e se riuscissimo ad entrare in quest'ottica, allora la domanda “vieni a giocare con me?” si rivolgerebbe finalmente a tutti. Il diritto di gioco è un diritto fondamentale per tutti i bambini, e questo intende Alternativa Libera, e voterà in favore delle mozioni che vanno in questo senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, Direzione Italia dichiara voto favorevole a tutte le mozioni che hanno ad oggetto la possibilità di rendere inclusivi i parchi giochi anche per i ragazzi diversamente abili.

È un provvedimento dovuto, è un provvedimento necessario, perché molto spesso queste realtà, soprattutto nel Meridione, sono estremamente trascurate; e, non solo i parchi giochi per i bambini normali, ma non esistono proprio parchi giochi di tipo inclusivo.

L'impegno è quindi importante, e spiace che nell'impegno a mettere a disposizione le risorse ci sia un “adoperarsi” e non si assume un impegno, perché questo è davvero un atto di civiltà: non è solo la Convenzione delle Nazioni Unite sul fanciullo che ci impone quest'obbligo, ma in un Paese evoluto questa dev'essere una priorità nella gestione di tali problematiche, che servono a rendere inclusiva la nostra società, a rendere inclusive le nuove generazioni, a far sentire un cittadino con delle problematiche più integrato nella realtà che vive. I parchi sono, quindi, un elemento essenziale nei servizi che un Paese deve offrire ai cittadini.

Condividiamo, quindi, molto l'impegno che si formino delle linee guida concrete, reali perché si possano realizzare secondo gli standard adeguati; e, nello stesso tempo, che ci sia davvero un impegno del Governo sulle pubbliche amministrazioni locali, perché si predispongano parchi che siano di utilizzo per i giovani in senso lato, abili e non, perché possano davvero integrarsi ed avere una visione del mondo e della vita sicuramente più inclusiva degli esempi che diamo molto spesso anche in questo Parlamento, di non certamente condivisione di determinati provvedimenti.

Direzione Italia dichiara, quindi, voto favorevole e avrebbe auspicato un impegno più forte del Governo a venire incontro a questa problematica, che è per i giovani e che è per quei giovani che hanno delle disabilità cui far fronte, ma che hanno tutti i diritti e più di tutti gli altri di avere uno Stato che sia loro vicino con questo tipo di servizi, che sono servizi che molto spesso sono carenti in tutte le realtà, soprattutto in quelle meridionali. Quindi, più impegno sulle risorse sarebbe stato sicuramente più auspicabile!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, membri del Governo, cari colleghi, per molto tempo la definizione di disabilità è stata basata prevalentemente sull'aspetto medico.

È, quindi, molto importante il lavoro che molti di noi in Parlamento e sui territori stanno facendo per affermare un concetto di disabilità che non si identifichi più soltanto con una condizione di salute, ma anche nelle barriere ambientali e sociali che impediscono l'inclusione.

È bene anche ricordare che, grazie alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e grazie alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, i Governi di tutto il mondo si sono assunti la responsabilità di garantire che tutti i bambini, indipendentemente dal loro grado di abilità o disabilità, godano degli stessi diritti senza discriminazioni di alcun genere. Certamente, i bambini e le bambine con disabilità sono, a parità di condizioni sociali ed economiche, quelli in assoluto più vulnerabili: hanno bisogni speciali e sono facili vittime di varie forme di esclusione.

A fronte di questa situazione, negli ultimi anni in Europa è aumentata la costruzione dei parchi giochi inclusivi, ed è importante che aumenti anche da noi in Italia. Queste aree, infatti, consentono l'abbattimento delle barriere architettoniche mediante rampe di accesso, percorsi per bambini ipovedenti, percorsi tattili, vasche rialzate per l'orticoltura, scivoli a doppia pista: tutto studiato per consentire ai piccoli con diverse abilità di giocare e imparare insieme ai propri amici, fratelli e genitori. I giochi all'aria aperta offrono benefici terapeutici, sono divertenti, aiutano a tenere i bambini in buona salute, favoriscono la consapevolezza del rischio, aspetto importante per la costruzione sociale ed emotiva; inoltre, giocare all'aria aperta aiuta anche a migliorare la percezione dei bambini disabili all'interno della loro comunità.

Apprezziamo che il Governo abbia dato parere favorevole alla nostra mozione, e in particolare relativamente al fatto di assumere iniziative in sinergia con gli enti locali per rendere concreto il diritto dei bambini con disabilità a giocare all'aria aperta, attribuendo priorità all'inclusività e all'accessibilità quando si costruiscono nuovi parchi e quando si ristrutturano le aree pubbliche esistenti già destinate ai giochi; per favorire la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie (d'altra parte, noi ci chiamiamo Civici e Innovatori) utili alla pianificazione e alla progettazione di spazi di gioco pubblici inclusivi adatti a tutti; per sostenere campagne mediatiche che promuovano l'integrazione sociale dei bambini con disabilità.

La componente Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia voterà, quindi, convintamente tutte le mozioni che consentono di dare una spinta e uno stimolo positivo per il raggiungimento di questo importante obiettivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, pochi secondi per dire che queste mozioni, queste proposte di impegno nei confronti del Governo ci sembrano tutte legittime e virtuose. Non mi ripeto, sottosegretaria, rispetto a quanto detto da parte di alcuni colleghi e che sottoscriviamo; volevo semplicemente ricordare il terzo impegno della mozione Argentin ed altri n. 1-01746, quando dice: per prevedere, nel primo provvedimento utile, risorse finanziarie adeguate da trasferire alle amministrazioni locali. Bene: io penso che questo sia uno tra gli impegni più importanti rispetto a questi provvedimenti, tant'è vero che gli enti locali, i sindaci, gli amministratori locali devono, ahimè, sotto questo punto di vista, parlare anche di vil denaro, per cercare di trasformare quelli che sono i parchi già in essere per farli diventare i più inclusivi possibili, cosa - lo rinnovo - su cui noi siamo assolutamente d'accordo.

Mi chiedo, sottosegretaria - e grazie, Presidente - se oltre alla mozione, che di fatto noi sappiamo essere una mera indicazione all'Esecutivo, si possa in queste ore anche ed eventualmente, visto il parere favorevole, e ringraziamo, rispetto ai testi presentati, addirittura ipotizzare di fare qualcosa, quantomeno come inizio, già nella legge di stabilità che sarà in fase di esame presso la Commissione bilancio fra qualche ora. Qualora dovesse esserci un emendamento trasversale rispetto a questo tema, noi siamo disposti assolutamente a sottoscriverlo, firmarlo e a portarlo avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà. Non lo vedo in Aula: si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Grazie, Presidente. Il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà a favore su tutte le mozioni. Abbiamo presentato una piccola mozione, guardata con gli occhi dei piccoli. Questa mozione, prima ancora di parlare di inclusione, di disabilità, di accessibilità, parole da grandi che i piccoli non conoscono e non comprendono, vuole parlare di gioco e di quel diritto fondamentale, riconosciuto dalle Nazioni Unite, che è il diritto al gioco, un diritto di cui si parla poco, anzi di cui non si parla affatto. Ma questa piccola mozione per piccoli offre oggi un'occasione di parlarne in quest'Aula. Il bellissimo Atlante dell'infanzia a rischio, pubblicato ogni anno da Save the Children, ci ricordava, già nell'edizione dell'anno scorso, che abbiamo tolto ai nostri bambini gli spazi per giocare; abbiamo tolto loro i campetti, le strade, le piazze, i cortili, i giardini, i luoghi dove crescere insieme, affrontare le difficoltà, dirimere i conflitti, aiutare chi è più fragile, imparare a fidarsi, cavarsela da soli, scontrandosi, guardandosi negli occhi, dandosi la mano, abbracciandosi, picchiandosi, scambiarsi emozioni, odori, risate, lacrime, cioè tutto quello che da piccoli è il gioco. In compenso, abbiamo dato loro tablet, videogiochi, centri commerciali per passare il tempo libero e case sempre più piccole dove vivere e dove, quindi, la migliore opzione è trovare qualcosa che ti tenga inchiodato su un divano, calmo, da solo. E i numeri ci dicono che più un bambino è fragile più è solo e che i bambini soli, incapaci di interagire, di dirimere i conflitti, di provare empatia, sono sempre di più. Questa piccola mozione per piccoli vuole ricordare che tutti, tutti i bambini hanno diritto al gioco non per distrarsi ma per crescere, per diventare adolescenti e poi adulti più equilibrati, più capaci, più sani.

I bambini non si curano delle differenze e hanno ragione perché non esiste diversità se non ci sono le condizioni che le creano, e ogni tanto dovremmo sforzarci di vedere il mondo con gli occhi dei piccoli e provare ad agire di conseguenza; a costruire le città, per esempio, costruire parchi giochi, a costruirli affinché tutte le bambine e tutti i bambini possano giocarci senza essere noi adulti a costruire le differenze. E attenzione: non a limitarsi a inaugurare l'altalena dove possa entrare una carrozzina che, anche se con le migliori intenzioni, è comunque un modo che crea e sottolinea differenze, ma pensare parchi giochi inclusivi, accessibili a tutti, dove i giochi siano di tutti, dove tutti i bambini siano uguali e possano esercitare il medesimo diritto al gioco tutti insieme. Ci sono esempi virtuosi in tal senso che vanno mutuati e diffusi, perché investire nell'infanzia è il modo migliore per investire sul futuro.

Tempo fa lessi una lettera molto dura di una mamma in cui con dolore chiedeva: Ma vi siete resi conto, andando in giro per le vostre città, che i bambini con disabilità sono quasi spariti? Non ci sono i bambini che urlano senza trovare consolazione, non ci sono quelli in sedia a rotelle, non ci sono quelli non vedenti o, se ci sono, sono pochissimi. Ma non sono spariti; sono nascosti in casa perché fuori danno fastidio, perché le città li respingono con le loro barriere architettoniche, con le piazze piene di locali alla moda, con gli spazi sempre più limitati.

Ecco, certamente servirebbe ben altro di una piccola mozione: servirebbero politiche dell'infanzia serie e mirate e servirebbe una visione di Paese e di città che tenga conto dello sguardo dei piccoli. Arrivo a dire che servirebbe un'intera legislatura che si occupi esclusivamente di questi temi ma almeno con una piccola mozione almeno per il parco giochi, il luogo dei piccoli per eccellenza, almeno lì che ci sia l'impegno, serio e concreto, che nessun bambino sia respinto, che tutti possano sentirsi bambini come tutti gli altri, tutti uguali come sono (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, noi oggi voteremo favorevolmente su questa mozione perché è senza dubbio una mozione molto importante e il nostro voto favorevole è dettato dalla volontà e dalla necessità di abbattere quelle barriere architettoniche che impediscono ai bambini disabili di interagire con i propri coetanei e, quindi, di accedere ai parchi giochi. Noi parliamo di parchi che garantiscono ai bambini, a tutti i bambini, la possibilità di giocare insieme utilizzando tutti le medesime strutture, a prescindere dal fatto che essi siano normodotati o portatori di disabilità, ma anche di parchi la cui accessibilità non è preclusa ai bambini che non possono, nemmeno temporaneamente, fare a meno dell'utilizzo di ausili per la mobilità. Non sono dei parchi per disabili, ma sono luoghi destinati a tutti, il cui scopo è quello di permettere un'ampia socializzazione e giungere all'estinzione di tutte le distanze e di tutti i pregiudizi. Attualmente nel nostro Paese i parchi giochi accessibili ai bambini portatori di disabilità sono pochissimi.

I dati, risalenti al mese di settembre 2015, dimostrano come in Italia questi spazi siano solamente una trentina, con all'incirca un centinaio, per esempio, di altalene per carrozzine. Ecco, l'installazione di queste ultime certamente rappresenta un passo importante nella direzione dell'inclusione dei bambini disabili, ma è chiaro che esse da sole non possono costituire un punto d'arrivo, soprattutto se poi vengono posizionate in aree distanti dal resto dei giochi.

Il parco giochi inclusivo invece deve poter offrire una vasta tipologia di attività ludiche che mirino al coinvolgimento totale del bambino, alla stimolazione della sua fantasia e dei suoi cinque sensi. Parliamo, quindi, di parchi in cui il bambino possa passare - non so - dall'altalena al tunnel, alle strutture ginniche, ai pannelli sensoriali, dalle sabbiere alle strutture combinate. E non va dimenticato, ovviamente, che affinché un parco sia davvero inclusivo deve essere progettato tenendo conto di tutto ciò che faccia riferimento alla sicurezza, all'accessibilità, ai parcheggi, alla presenza di ombre, all'utilizzo di materiali anti-trauma e sistemi di trasferimento. Insomma, la realizzazione di parchi giochi inclusivi deve poter partire da una progettazione seria che sia priva di improvvisazioni, che permetta ai bambini, anche a quelli con disabilità, di sentirsi davvero parte della società in cui vivono.

Per avere un'idea precisa di quello che il gioco deve poter rappresentare per tutti i bambini - lo ripeto - e non solo per quelli con disabilità, occorre necessariamente citare l'articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, stipulata tra 194 Stati, composta da 50 articoli e approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. Questo articolo afferma come gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età, oltre che a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Viene quindi ribadito, anche in questo caso, come il gioco rappresenti l'attività più importante e decisiva nella fase di crescita dell'individuo, in quanto attraverso di esso il bambino ha modo di sperimentare e di ampliare le proprie conoscenze, di imparare ad adattarsi alle esigenze del mondo esterno, stimolare la propria creatività e fantasia.

Il gioco è importante perché costituisce un eccellente mezzo attraverso il quale è possibile promuovere lo sviluppo cognitivo e lo sviluppo sociale insieme allo sviluppo affettivo e la presenza di una disabilità purtroppo può mettere a rischio quanto sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite cui si è fatto riferimento, in quanto ciò che risulta idoneo per un bambino normodotato può chiaramente non esserlo per un bambino affetto da un qualsiasi impedimento psicofisico. La conseguenza di tutto questo è, ovviamente e inevitabilmente, l'esclusione dal contesto generale in cui si vive, l'impossibilità per un ragazzo disabile di sviluppare il proprio talento, la propria creatività, la fantasia, con un isolamento dalla società che produrrà i suoi effetti negativi sin da piccolo ma anche e soprattutto dopo, nell'età adulta.

È per questi motivi che risulta, quindi, quanto mai opportuno chiedere al Governo di attivarsi davvero, nella maniera più efficace possibile, per difendere e per diffondere la cultura del parco giochi inclusivo. È una cosa importante; dobbiamo pensarci bene, dobbiamo ragionarci e deve essere veramente parte del nostro patrimonio. Ed è importante predisporre, come dicevo prima e come è precisato peraltro tra gli impegni al Governo di questa mozione, una linea guida in grado di definire quelle che devono essere le caratteristiche dei parchi giochi inclusivi, insieme alle modalità cui la totalità delle amministrazioni locali deve attenersi al fine di dotare il proprio territorio di spazi di questo tipo.

È ovvio che chiedere alle amministrazioni locali interventi di questa portata significa anche - lo sappiamo bene - dover destinare ad esse le risorse finanziarie necessarie al raggiungimento di questo scopo. Ma ritengo che la cura dei bambini disabili e la possibilità di permettere loro di condurre un'esistenza priva di barriere architettoniche ma soprattutto di pregiudizi - perché se si inizia a parlare e a ragionare di ghettizzazione sin dai primi anni di vita è chiaro che poi crescendo diventano dei pregiudizi davvero strutturali nella testa di ognuno di noi - ebbene io penso che tutto questo valga bene lo sforzo del Governo di consentire la realizzazione di luoghi in cui tutti i bambini, non solo quelli con disabilità, possano crescere insieme, perché l'idea è proprio quella dell'inclusione, di poter formare delle generazioni che nascono, crescono e si formano tutte quante insieme, senza nessuna distinzione, senza aver paura di ciò che è diverso, senza aver paura di una disabilità, senza aver paura del bambino che magari ha quella piccola cosa che noi adulti vediamo come diversa ma che - vi assicuro - i bambini invece percepiscono veramente come tutto uguale.

E quindi per questo, con l'auspicio che il nostro lavoro di oggi, che questa mozione possa davvero segnare un importante punto di partenza e un altro impegno di questo Governo, bene, io ribadisco anche in questa occasione, con convinzione e con grande speranza nell'impegno di ognuno di noi, il voto favorevole del gruppo parlamentare di Alternativa popolare alla mozione a prima firma Argentin. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Il banco del Governo, onorevole Famiglietti … Grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Quando si affronta il tema della disabilità e, in particolar modo, quando si tratta di bambini disabili, l'obiettivo prioritario deve essere quello di migliorare il più possibile la loro qualità della vita e quella delle loro famiglie. La vera pari dignità per tutti si ottiene e si può raggiungere soltanto quando diverranno di primaria importanza anche il diritto al tempo libero, il diritto di viaggiare, il diritto di esprimersi, il diritto all'attività fisica e il diritto di divertirsi. La possibilità di fruire dei luoghi per il tempo libero, per la comunicazione, per la socializzazione non deve essere garantita soltanto ad alcuni: la cultura e il gioco sono patrimonio di tutti.

Negli ultimi anni in Italia molto è stato fatto, anche sotto il profilo normativo, ma purtroppo, nel nostro Paese, troppo spesso le leggi restano solo sulla carta e non vengono attuate o applicate e, se è vero che ormai è diffusa la consapevolezza dell'importanza che il gioco e lo sport possano assumere per i disabili, non solo quali strumenti di recupero psicofisico, ma anche quali mezzi di integrazione sociale, se il gioco è un diritto di tutti i bambini, tutti i bambini devono essere messi in condizione di poter giocare e, per farlo, è necessario far sì che le aree attrezzate siano costruite in modo tale da permettere anche ai bambini disabili di usufruirne appieno, con parchi privi di barriere architettoniche, con giochi inclusivi, dove anche i bambini con disabilità possano in piena sicurezza partecipare insieme agli altri alle attività ludiche.

Ad oggi, in Italia i parchi giochi accessibili a tutti sono una rarità fortemente voluta dalle amministrazioni più virtuose e capaci di comprendere l'importanza di queste strutture, non solo al fine di garantire, come è giusto che sia, il diritto al gioco a tutti i bambini, ma anche per sviluppare, sin dalla più giovane età, un approccio culturale della disabilità, che sia fondato non solo sul rispetto della diversità, ma anche sulla consapevolezza che tutti debbano avere le stesse possibilità, se messi in condizione di essere alla pari. Però la giusta cultura dei diritti non può essere realmente operativa, se le amministrazioni locali non vengono dotate delle risorse economiche necessarie per mettere in moto politiche e interventi mirati a far sì che vengano eliminate le barriere architettoniche, che non permettono la piena fruibilità di tutti i servizi alle persone con disabilità. Oramai, da tempo in Italia, se da un lato si legifera in linea di principio con sempre più attenzione nei confronti delle persone disabili e delle loro famiglie, dall'altro lato si continuano a tagliare le risorse dedicate, lasciando alle amministrazioni degli enti locali la responsabilità di non riuscire, nei fatti, a intervenire concretamente nello sviluppo di progetti finalizzati alla piena inclusione delle persone con disabilità.

Ecco perché, proprio in virtù di questo appunto che abbiamo segnalato nella premessa della nostra mozione, con uno dei nostri impegni chiedevamo al Governo di assumere iniziative per stanziare sin da subito, nel primo provvedimento utile, ad esempio nella legge di bilancio, risorse finanziarie da trasferire alle amministrazioni locali da dedicare a progetti mirati e alla piena inclusione dei bambini disabili nelle attività culturali, ludiche e sportive delle comunità cittadine. Detto questo, noi accogliamo le riformulazioni proposte dal Governo e annunciamo il voto favorevole anche a tutte le altre mozioni presentate dai colleghi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Grazie, Presidente. Quando abbiamo visto la mozione dell'onorevole Argentin, abbiamo ritenuto di non presentare una nostra mozione, proprio perché ci pare che la sensibilità con cui la mozione è stata scritta e anche vissuta, direi, meritava un consenso che non prevedesse poi delle mozioni di partito, e che ci fosse, come si sta comunque delineando, un impegno trasversale a sostegno di questa tematica. Io vorrei sottolineare solo alcuni punti.

Come hanno detto i colleghi, il gioco è un diritto di tutti i bambini, sancito sia dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e, con riferimento a questa mozione, sancito anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Si parla appunto del diritto al gioco dei bambini e si fa un'analisi della situazione critica proprio dell'esercizio di questo diritto al gioco. Parliamo dei parchi giochi, anche quelli per gli altri bambini, non solo per i bambini disabili, che nelle nostre città sono spesso degradati e non sufficientemente accoglienti per garantire questo diritto dei bambini. La mozione ci è piaciuta proprio perché presenta un approccio, secondo me, molto condivisibile. Si parla degli spazi che vanno attrezzati per essere privi di barriere architettoniche per tutti. Quindi, noi non presentiamo con questa mozione una richiesta di fare parchi giochi per i bambini disabili, ma di fare parchi giochi inclusivi per tutti. Noi sappiamo che città a misura di bambino sono città poi accessibili anche per tutte le persone, anche per i grandi, quindi noi vogliamo sottolineare questo aspetto e ci pare importante anche il richiamo che c'è alla Conferenza unificata perché vi siano delle linee guida per definire l'impostazione con cui le amministrazioni locali devono realizzare questi parchi giochi inclusivi.

Ma nella mozione c'è una sottolineatura molto importante anche sul fatto di avere, nel primo provvedimento utile, risorse per gli enti locali in questo senso. Io vorrei dire che Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista voterà tutte le mozioni, però vorrei fare anche una valutazione. Noi votiamo queste mozioni a pochi giorni dalla Giornata sulla disabilità; abbiamo visto che ci sono luci e ombre, una cultura che cambia, ma criticità molto forti, anche su altri aspetti, non solo sugli aspetti che riguardano i bambini. Penso, in particolare, al tema del lavoro, mentre penso che abbiamo fatto anche dei passi in avanti, se guardiamo la relazione che è stata mandata al Parlamento sull'attuazione del “Dopo di noi”. Ma, proprio in relazione a questo, io vorrei dire che la legge di bilancio, che abbiamo esaminato proprio prima, in Commissione affari sociali, prevede un decremento di 5 milioni per ogni anno e questo lo ritengo già un fatto molto contraddittorio. Quindi, io dico: sosteniamo il messaggio della mozione, delle mozioni, per chiedere un impegno concreto al Governo, sottolineiamo però anche le contraddizioni che in questo senso i provvedimenti che già stiamo valutando hanno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.

ELVIRA SAVINO. Grazie, signor Presidente. Il tema della disabilità e, in particolar modo, quello dei bambini disabili è un tema che sta molto a cuore a noi di Forza Italia e per il quale, da tempo, porto avanti iniziative e battaglie in cui credo fortemente. Per anni abbiamo affrontato le problematiche relative al mondo della non autosufficienza, sbagliando approccio, sbagliando prospettiva e sbagliando gli obiettivi a cui tendere.

Per questo, il gruppo di Forza Italia mira principalmente alla diffusione di una vera e propria politica dell'inclusione e di una reale sensibilità da parte delle amministrazioni locali, per fornire le soluzioni migliori alle esigenze delle persone ed in particolar modo dei bambini con disabilità.

Il tema sviluppato in questa sede, ovvero lo stato dell'arte dei progressi fatti nella realizzazione dei parchi giochi accessibili ai bambini con disabilità deve avere un obiettivo prioritario, ovvero migliorare la qualità della vita dei bambini disabili e delle loro famiglie. Negli ultimi anni, il nostro Paese ha fatto dei passi avanti, sicuramente sotto il profilo normativo. L'Italia ha ratificato la Convenzione sui diritti del fanciullo, firmata a New York il 20 novembre del 1989, che prevede esplicitamente che gli Stati riconoscano al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Inoltre, con la legge del 18 marzo del 2009, il nostro Paese ha ratificato e resa esecutiva la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ove si ribadisce che gli Stati parti prenderanno le opportune decisioni per assicurare che i bambini con disabilità abbiano uguale accesso e partecipazione alle attività ludiche, ricreative, di tempo libero e sportive, incluse tutte quelle attività che fanno parte del sistema scolastico.

Purtroppo, ai progressi normativi non corrispondono, nei fatti, i significativi progressi che colmerebbero le lacune del nostro Paese su questo tema. In Italia, attualmente, i parchi giochi accessibili ai bambini con disabilità, sia nelle aree verdi pubbliche, sia nelle scuole, sono, infatti, meno del 5 per cento del totale. D'altronde, la costruzione dei primi parchi giochi inclusivi, in Italia, è partita solo da pochi anni e comporta numerosi accorgimenti, perché, per essere riconosciuti come tali, i parchi giochi inclusivi devono adottare una serie di misure in relazione alle attrezzature e alle strutture che rendano possibili i giochi ai bambini normodotati e non. Le strutture progettate e realizzate per ospitare i bambini con diverse abilità e i parchi giochi inclusivi sono spesso stati completati, invece, grazie alla determinazione dei genitori e delle associazioni che non si sono arresi di fronte alle prime difficoltà e hanno dimostrato di rappresentare, ancora una volta e sempre, una realtà sociale importante, anzi, fondamentale, per consolidare il processo di integrazione e di uguaglianza di tutti.

Non posso che confermare, in questa sede, il fatto che l'Italia è ancora molto indietro sul tema, non solo perché mancano i finanziamenti, come è stato anche detto in precedenza, ma proprio per l'assenza di una politica dell'inclusione strutturata ed efficace. Il nostro Paese difetta, spesso, di una sensibilità propedeutica sul tema e difetta, anche, di senso civico e di rispetto del bene pubblico; basti pensare ai parchi giochi esistenti, non inclusivi, che risultano sovente inaccessibili, perché sporchi, caratterizzati da incuria, distrutti da vandali o in condizioni pessime, perché non correttamente manutenuti.

È ormai largamente condivisa la consapevolezza dell'importanza che il gioco e lo sport rivestono nella qualità della vita delle persone disabili, sia come strumenti di recupero psicofisico, sia come veicoli di integrazione sociale. A maggior ragione il gioco dovrebbe essere un diritto di tutti i bambini, ma in un contesto come quello attuale costituisce un problema insormontabile renderlo tale, soprattutto quando la difficoltà a muoversi o l'incapacità di vedere o, ancora, la scarsa capacità d'attenzione e di concentrazione compromettono l'accesso dei bambini con disabilità. Se per tutti i bambini esiste un diritto al gioco, la disabilità rischia di negarlo, soprattutto quando i giochi, gli strumenti e le attrezzature tradizionali costituiscono delle barriere a volte insormontabili. I bambini con disabilità hanno il diritto, quindi, di giocare in spazi adatti alle loro esigenze, con strumenti idonei alle loro capacità e per farlo hanno bisogno di parchi giochi inclusivi, parchi giochi per tutti, ovverosia, di aree attrezzate con singole giostre o interi spazi dove anche i bambini con disabilità fisiche o sensoriali o con problemi di movimento possano giocare in sicurezza, come ed insieme a tutti gli altri. Non si tratta, quindi, di aree esclusive e solo con giochi per disabili, bensì di aree di vera integrazione, con giochi per tutti e spazi privi di barriere architettoniche o sensoriali, dove tutti i bambini possano muoversi liberamente e giocare, utilizzando, ognuno, le strutture più adatte a sé. Un parco gioco inclusivo deve essere, quindi, un'area in cui tutti i bambini possono esercitare il loro pieno diritto al gioco senza difficoltà, senza barriere architettoniche, dove siano disponibili giochi il più possibile accessibili e fruibili da parte dei bambini che, per esempio, usano la carrozzina, sono ipovedenti o hanno una disabilità motoria lieve, al pari dei bambini normodotati. Parchi in cui ci siano strutture gioco con rampe al posto delle scale, luoghi e spazi in cui sia consentito l'accesso anche alle carrozzine e giostre girevoli utilizzabili da tutti.

Abbiamo un compito fondamentale: diffondere la cultura e la politica dell'inclusione in tutte le sedi; sollecitiamo con forza, dunque, questo Governo, affinché venga dato seguito alle disposizioni normative sul tema ed alle previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, affinché la realizzazione e la diffusione dei parchi giochi inclusivi sia sufficiente ad esaudire la domanda e le esigenze delle famiglie con bambini disabili. Tutti i bambini, indipendentemente dalle loro condizioni psicofisiche, devono poter esercitare il loro diritto al gioco. Votiamo per questo “sì” convintamente e congiuntamente a tutte le mozioni concernenti iniziative di competenza volte a favorire la diffusione dei parchi giochi inclusivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente. Giocare è una delle attività più importanti per i bambini, perché alla base dello sviluppo cognitivo, affettivo e della formazione della personalità; attraverso il gioco i bambini conoscono il mondo ed è la forma più spontanea di socializzazione. Giocare è un diritto dei bambini, ma la disabilità, a volte, nega questo diritto. I giochi o i luoghi in cui sono collocati non sono pensati per chi ha difficoltà a fare anche le azioni più semplici; questo vale anche per i parchi giochi che, nella maggior parte dei casi, non sono pensati per i bambini con disabilità e finiscono per essere tutt'altro che inclusivi. Ciò che dovrebbe essere una fonte di divertimento diventa un problema. In Italia quelli accessibili ai bambini con disabilità sono solo il 5 per cento e sono stati realizzati solo grazie all'iniziativa spontanea e all'intraprendenza delle amministrazioni pubbliche o di privati sensibili al problema. Se, oggi, ne parliamo è perché il nostro Paese non è mai riuscito ad affrontare in modo strutturale la problematica della disabilità e il diritto all'inclusione.

Fatta questa premessa e andando nel merito delle mozioni, evidenzio che il MoVimento 5 Stelle le voterà tutte a favore, ma vorremmo anche che queste mozioni non finissero nel dimenticatoio, come molto spesso capita, perché parchi accessibili e inclusivi possono essere realizzati solo se vengono stanziate adeguate risorse per i comuni, senza le quali non saranno in grado di far fronte a questo impegno. Oggi, i comuni attraversano una fase molto delicata; non riescono a garantire nemmeno i servizi essenziali, figurarsi tutto il resto; sono completamente abbandonati a se stessi, nonostante rappresentino il principale punto di riferimento per i cittadini. Noi non abbiamo presentato una nostra mozione, perché, appunto, condividiamo tutte le altre, ma abbiamo presentato un emendamento che verte sulla sicurezza, sulla manutenzione, sull'adeguamento e sulla riqualificazione dei parchi esistenti per renderli inclusivi, ma per fare questo servono ulteriori risorse e abbiamo anche chiesto agevolazioni e incentivi sull'installazione di nuove strutture ludiche, realizzate con materiali riciclabili. Piccole attenzioni che rendono le città a misura di tutti, ma che servono, innanzitutto, a rispettare la dignità delle persone disabili, dei bambini, in questo caso, e a rendergli la vita migliore. Abbattere le barriere fisiche è il primo passo per abbattere quelle peggiori, cioè quelle del pregiudizio e che fanno guardare ai disabili come a persone diverse.

Anche in questo caso dai bambini dobbiamo solo imparare, perché sanno vedere il mondo con un'innocenza che non fa distinzioni. Non credo sia un caso che la discussione di questa mozione si collochi proprio nei giorni in cui si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità, permettendoci di fare ulteriori osservazioni. Io parto dai dati dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che ci dicono che i disabili in Italia sono circa quattro milioni e mezzo e per loro ci sono pochi servizi e scarsa integrazione. Il peso dell'assistenza ricade, per lo più, sulle famiglie, sempre più in difficoltà, ed è sempre l'Osservatorio che afferma che l'inclusione sociale nel nostro Paese è ancora lontana e che i diritti alla salute, allo studio, all'inserimento lavorativo e all'accessibilità non sono ancora perfezionati, perché non vengono attuate le normative e perché mancano le risorse finanziarie.

Questo per dire - e concludo - che fin quando non saremo in grado di far fronte, in modo strutturale, a queste problematiche, fin quando non daremo attuazione alle leggi e non metteremo soldi dove servono, tutto il resto, anche queste mozioni, saranno semplici intenzioni, ma i cittadini, oggi, delle intenzioni non se ne fanno niente; servono azioni, servono fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ne approfitto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo “Francesco Guarini” di Solofra, in provincia di Avellino che sono in tribuna (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Grazie, Presidente. Devo dire che sono molto contenta di essere qui, oggi, a parlare di disabilità in modo positivo. Finalmente non parliamo di camici bianchi, di sanità, ma parliamo di bambini che hanno un diritto, il diritto del gioco, della condivisione con gli altri bambini. E cos'è che fa condividere di più la quotidianità di un bimbo, se non il gioco?

Sì, è vero, abbiamo dietro dichiarazioni importanti, come le dichiarazioni sul fanciullo ed ancora le dichiarazioni dell'ONU sulla disabilità, ma non saranno mai queste a cambiare le cose. Quello che potrà cambiare le cose è porre una attenzione alla cultura della disabilità.

Ho sentito interventi tutti molto attenti e molto belli, devo dire, rispetto a questa tematica, ma ho sentito parlare, Presidente, mi perdoni, ancora una volta di uguaglianza. Pensiamo, invece, che questi parchi devono rendere i bambini possibilmente tutti diversi, e cioè possono essere se stessi ed esprimersi per quello che sono, con pari opportunità, senza avere la possibilità di dover ogni volta rivendicare il fatto di essere uguali agli altri. Per tutti c'è una possibilità, e anche per loro deve esserci.

Quindi, sì, è importantissima l'eliminazione delle barriere architettoniche nei parchi, ma partiamo dall'eliminazione di una barriera culturale, che è la cosa più importante, e cioè tutti insieme per dare risposte a quelli che saranno i piccoli di oggi e gli adulti di domani, perché, vedete, anche per i disabili c'è bisogno di una scuola di vita, di un insegnamento che dia a tutti loro - chiedo scusa, Presidente, ma, stando giù, è un po' complesso - la possibilità di rivendicare un giorno i loro diritti, perché avranno appreso, anche dagli altri compagni, dagli altri amici, come si fa, come si deve porre la rivendicazione di un principio di pari opportunità.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,15)

ILEANA ARGENTIN. Domenica è stata la giornata internazionale della disabilità e, ancora una volta, ho visto in alcune città importanti che se ne parla con dibattiti, convegni, ma che non si arriva a nulla di costruttivo; per cui vi è la voglia di fare questa mozione e ringrazio il PD per questo, il mio partito, perché questo Governo e il Governo precedente, quello di Renzi, hanno portato a casa veramente tanti risultati sulla disabilità, che la gente non vuole vedere o non vuole riconoscere, ma io alcuni li voglio citare, Presidente. Mi riferisco alla legge del “dopo di noi”, che non è stata un passaggio facile.

Anche se leviamo 15 mila euro - è vero, è una cosa vergognosa e non si deve fare - ma ne abbiamo messi 180 mila, e questo va rivendicato, perché è importante che si dica; così come è importante parlare delle leggi guida sull'autismo, così come è importante parlare del terzo settore, ed ancora dei 50 milioni di euro in più sulla non autosufficienza.

Ora, vi sono tutte queste cose, dopo anni che la bozza era chiusa su queste tematiche, finalmente è stata aperta. Parlare di barriere architettoniche quando tutti i Governi precedenti non hanno messo un euro, un centesimo sulla legge n. 13 per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi privati o sul DPR n. 503 con riferimento ai luoghi pubblici, a me fa impressione, perché, voglio dire, noi tanto abbiamo fatto. E voglio ringraziare, lasciatemelo dire, anche il capogruppo per aver portato questa mozione, insieme a Cinzia Fontana, la mia collega, alla vostra attenzione nella riunione dei capigruppo, e di avere così - Presidente, la ringrazio - velocemente portato in quest'Aula oggi questa mozione.

Sì, i bimbi devono giocare, devono giocare liberamente, e il fatto che siano autistici, carrozzati, ciechi, sordi, non deve fare la differenza. Ma anche nelle scuole, ricordiamoci dei parchi che sono nelle scuole. Non ci impressioniamo più se vediamo un'altalena che è una pedana o uno scivolo con tratti che dimostrano che praticamente i bimbi non vedenti possono anche loro giocare con gli scivoli. Ed ancora, il fatto di mettere dei tunnel per i bimbi autistici che trovano punti di riferimento all'interno di questi.

Tanto si può fare. Non è togliere un gradino che fa la differenza, ma pensare che esista un mondo variegato, un mondo ampio, in cui tutti devono avere il loro spazio fin da quando sono piccoli. Calcolate che l'infanzia di un disabile è corollata quasi sempre da dottori, infermieri, medici, da genitori che vivono sensazioni di drammaticità e che ci fanno fare il giro delle sette chiese, passando per santoni, grandi miracoli e tutte queste cose. Ho rivendicato il gioco questa volta, l'ho voluto fare. Dentro un parco ci deve essere la libertà di respirare e di vivere per tutti, e questo deve essere fatto anche nello sport e nelle scuole. Presidente, c'è un brusio tremendo, le chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha ragione, deputata Argentin. Colleghi, per favore, si può consentire alla collega Argentin di esprimersi?

ILEANA ARGENTIN. Ad esempio, nelle scuole e nei parchi giochi di queste, io ritengo che sia necessario che il bambino che ha una difficoltà non rimanga in classe perché non può arrivarci oppure perché là non c'è spazio per lui o non è accolto. Se il bambino cade, quello disabile così come quello sano, ci sta, va bene; non deve essere corollato sotto una campana di vetro. La sicurezza è importante per tutti. Voglio citare una frase che ritengo molto importante, Presidente: il mondo della disabilità non è un mondo a parte, è parte di questo mondo. Se non riusciamo a capire che in questo mondo ci sono tante persone differenti, e tra queste anche quelle un pochino più sfigate - lasciatemi usare un termine improprio, ma che può darvi il senso - , ma molto più fortunate di quanto voi credete, perché, alla fine, essere consapevoli dei propri limiti riempie la vita di una persona, e la riempie anche quando gioca.

Ricordo che, quando ero piccina e stavo in un parco giochi, mia cugina pattinava, io no; però, ero lì ad applaudirla, a sorridere con lei, e questo fa la differenza. Ricordo, invece, che a scuola non c'era spazio per me in palestra, perché c'era un ascensore dove non entravo; e lo ricordo con dolore, questo. E, allora, dico: pensiamo anche e non sempre a vestirci di bianco e ad assistere. È vero, tanti sono i diritti che mancano, ma tanti sono stati conquistati. Ho sentito centinaia di famiglie che mi ringraziano per il “dopo di noi”; tantissimi genitori che mi dicono: “grazie di avermi dato il lusso di morire”.

Questa è una cosa che si impara solo con le stigmate, se le porti addosso; e vi dico, francamente, ben vengano i parchi giochi, perché ho scritto questa mozione con la voglia di partire dai piccoli, come ho detto, e di dargli il diritto, ma facciamo una volta per tutte uno sforzo. Non parliamo solo di barriere architettoniche, ma parliamo anche di barriere culturali, e noi per primi non segniamo a dito la gente quando passa, ma incominciamo ad accoglierli con semplicità e trasparenza. Basta con i buffetti sulla guancia, non ne possiamo più! Grazie, Presidente (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, deputata Argentin.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Argentin ed altri n. 1-01746, come modificata a seguito dell'approvazione dell'emendamento Lorefice ed altri n. 1-01746/1 e come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01761, per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galgano ed altri n. 1-01762, come riformulata su richiesta del Governo, e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01764, come riformulata su richiesta del Governo, e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01768, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Elvira Savino e Occhiuto n. 1-01771, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Seguito della discussione della proposta di legge: Baldelli ed altri: Disposizioni a tutela dei consumatori in materia di fatturazione a conguaglio per l'erogazione di energia elettrica, gas e servizi idrici (A.C. 3792-A) (ore 16,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3792-A: Disposizioni a tutela dei consumatori in materia di fatturazione a conguaglio per l'erogazione di energia elettrica, gas e servizi idrici.

Ricordo che nella seduta del 4 dicembre 2017 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative presentate.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che fuori della seduta gli emendamenti 1.3 e 1.13 Galgano sono stati ritirati dalla presentatrice.

(Esame dell'articolo 1- A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

LORENZO BECATTINI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti 1.50 Bargero, 1.51 Crippa e 1.52 Baldelli. La Commissione formula un invito al ritiro o altrimenti parere contrario sull'emendamento 1.53 Baldelli. La Commissione formula un invito al ritiro o altrimenti parere contrario sull'emendamento 1.4 Galgano. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.54 Bargero.

La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.55 Bargero con una riformulazione; la riformulazione è questa: laddove si dice “violazioni del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, delle modalità di rilevazione dei consumi, di esecuzione dei conguagli o di fatturazione adottate dall'operatore interessato” propongo una rettifica sostituendo “delle” con “relative alle modalità di rilevazione” e nel penultimo capoverso “o di fatturazione” con “e di fatturazione”.

La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.56 Bargero a condizione che si accetti la riformulazione sostituendo “soggetto che ha emesso la fattura” con “venditore” e quindi diventa analogo all'emendamento 1.57 Baldelli sul quale vi è un parere favorevole.

La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sugli emendamenti 1.8 Crippa e 1.14 Crippa; esprime parere favorevole sull'emendamento 1.58 Allasia; formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 1.59 Crippa, 1.60 Allasia e 1.61 Crippa; esprime parere favorevole sull'emendamento 1.62 Crippa purché sia riformulato sostituendo le parole: “1° gennaio 2019” con le parole: “1° luglio 2019”, così come dispongono gli identici emendamenti 1.63 Baldelli e 1.64 Bargero. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti 1.63 Baldelli e 1.64 Bargero.

PRESIDENTE. Il Governo?

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.50 Bargero, 1.51 Crippa e 1.52 Baldelli.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.50 Bargero, 1.51 Crippa e 1.52 Baldelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Baldelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Galgano sul quale è stato formulato un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Noi Civici e Innovatori-Energie per l'Italia siamo molto contenti che la proposta di legge sia arrivata in Aula e siamo stati molto disponibili affinché essa arrivasse sin qui, ritirando due dei tre emendamenti. Non possiamo ritirare quello in esame perché rappresenta una delle nostre battaglie cardine ossia il fatto che le leggi debbano contenere definizioni e termini precisi perché, se non li contengono, molte esperienze ci dicono che hanno poco valore. Con l'emendamento definivamo che “Per conguaglio si intende l'operazione di rettifica dei consumi di gas, energia elettrica e idrico stimati, ma non ancora fatturati” e ci sembrava veramente doveroso inserire tale definizione e anche la seguente: “La fattura di conguaglio è il documento contabile che è generato a seguito dell'effettiva verifica dei consumi dell'utenza”. Ribadisco che riteniamo che le leggi debbano contenere informazioni e norme chiare e precise, che diano da una parte certezza del diritto ma anche chiarezza rispetto ai doveri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Galgano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Bargero, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.55 Bargero sul quale è stato espresso parere favorevole purché sia riformulato. Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento, ringraziando anche il relatore per aver accolto gli emendamenti precedenti che estendevano l'applicazione della norma anche ai professionisti; è stato uno dei temi ampiamente dibattuti perché, nella definizione di “imprese”, ovviamente non rientravano le categorie professionali e pertanto sembrava un po' strano cercare di creare un meccanismo di conguaglio e regolamentare, normare le modalità con cui le società di vendita possono chiedere somme conguagliate a categorie professionali che, in realtà, svolgono un'attività lavorativa, potendo, quindi, a parità delle piccole imprese, essere tra i beneficiari. Annuncio il voto di astensione sull'emendamento perché, pur comprendendo la ratio forse di spiegare meglio alcuni aspetti e quindi definire quali siano le violazioni del codice di consumo, non ci convince il passaggio dove, ad un certo momento, si cancella il riferimento al fatto che “l'autorità competente abbia aperto un procedimento per l'accertamento di eventuali violazioni del codice del consumo”. Nell'emendamento originario sparisce il termine “eventuali”: è una modifica che francamente sembra un po' di indebolire la procedura che metterà in atto l'Autorità in questo caso della concorrenza e del mercato. Vorremmo quindi lasciare il testo nella sua formulazione originale e pertanto chiediamo spiegazione rispetto al termine “eventuali” che sparisce all'interno della nuova formulazione. Non vorremo indebolire l'impianto normativo originario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bargero. Ne ha facoltà.

CRISTINA BARGERO. Signora Presidente, aver tolto il termine “eventuali” è un rafforzativo perché parliamo di violazioni e non lasciamo più l'eventualità. Quindi, la modifica va proprio nel senso opposto a quanto detto dal collega Crippa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Bargero, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.56 Bargero.

C'è un parere favorevole con riformulazione, deputata: lo accetta? Qui devo dire che, allora, con il parere favorevole abbiamo due identici emendamenti, quindi, che metterò insieme in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 1.56 Bargero, nel testo riformulato, identico all'emendamento 1.57 Baldelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Crippa, su cui c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, questo è uno degli emendamenti di cui non comprendiamo la logica per cui ci viene proposto un invito al ritiro. Di fatto noi stiamo dicendo che in questa filiera abbiamo da un lato il consumatore, dall'altra il venditore di energia e dall'altra ancora il distributore, cioè quello a cui teoricamente è affidato l'onere della misura, quindi quello che dovrebbe andare a vedere le modalità con cui i consumi vengono effettuati da parte del consumatore; volevamo scrivere in maniera netta e chiara le responsabilità anche in capo al distributore, quindi cercare di rendere chiaro che nella filiera c'è una parte pesante di responsabilità in capo al distributore. Secondo noi è un'occasione mancata quella di non andare a normare questo aspetto, perché di fatto è evidente che oggi anche le società di vendita sono spesso strette nella morsa tra da un lato il consumatore e dall'altra il distributore, e non avendo i dati in tempo reale o per tempo specifico non riescono ad andare in qualche modo a fare le fatturazioni in tempo reale; per cui chiedevamo che su questo punto si facesse un po' di chiarezza sul lato del distributore, e quindi cercheremo di mettere in votazione questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Crippa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Colleghi e colleghe, salutiamo gli studenti e le studentesse del Collegio universitario “Lamaro Pozzani” di Roma, che sono qui nella tribuna ad assistere ai nostri lavori. Bene arrivati (Applausi)!

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Crippa. Anche qui c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, questo emendamento cerca di mettere in condizioni sfavorevoli il venditore nell'andare a chiedere importi al consumatore oltre il periodo di prescrizione delle bollette. Questo perché credo sia capitato un po' a tutti di ricevere delle richieste di conguagli molto onerose, che andavano anche oltre il semplice periodo di prescrizione: magari per un periodo di 10 anni!

Ma vede, Presidente, quando il periodo di prescrizione è 5 anni e qualcuno te ne chiede 10, ci sono due possibilità: o si è sbagliato oppure gioca nella modalità di spaventare il consumatore con richieste di migliaia di euro, o di centinaia di euro a seconda dei casi, facendogli immaginare che un qualsiasi contenzioso di natura legale gli possa costare di più; e quindi il terrore nei consumatori di vedersi iniziare un procedimento di recupero e di pignoramenti legato ad un mancato pagamento, porta spesso il consumatore, primo, a non informarsi sui reali tempi di prescrizione, secondo, ad andare a sanare anche questioni che vanno oltre il periodo della semplice prescrizione del credito.

Noi cosa chiedevamo con questo emendamento? Rendiamo quantomeno scomodo per il venditore andare a recuperare quelle somme: ovvero, se tu chiedi somme che vanno dai 5 ai 10 anni indietro, per quanti soldi tu mi chieda, minimo minimo io ti applico il triplo della somma che mi hai chiesto. In questa modalità, evidentemente il venditore non gioca più a chiedere e a provare di dire: va bene, a 100 clienti io comunque chiedo anche i soldi dei periodi non dovuti, tanto in maniera statistica magari 20 me li porto a casa, 10 me li porto a casa; invece mettendo un meccanismo per cui quei 10 in realtà poi ti costano 30, perché effettivamente possono andare a rivalersi economicamente nei riguardi di un venditore scorretto che va a chiedere fatturazioni oltre il periodo di prescrizione, in qualche modo non c'è più questo meccanismo per cui è più conveniente recuperare delle somme, provare a recuperare somme che non sarebbero dovute, piuttosto che invece essere penalizzato. A quel punto credo che qualsiasi società di vendita non andrebbe oltre il periodo di prescrizione nelle richieste di somme ai singoli consumatori. Pertanto per noi era un provvedimento di buon senso, che in qualche modo metteva finalmente dalla parte forte il consumatore: in questo senso non ne comprendiamo l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Crippa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ora salutiamo l'Istituto tecnico statale economico tecnologico “Filippo Palizzi” di Vasto, in provincia di Chieti. Bene arrivati, bene arrivati qui alla Camera (Applausi)!

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Allasia, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Crippa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Allasia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Crippa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.62 Crippa, su cui il parere della Commissione è favorevole, ma con una riformulazione. Deputato Crippa, accetta la riformulazione del suo emendamento 1.62?

DAVIDE CRIPPA. Presidente, accetto la riformulazione, anche se devo dirvi che, rispetto anche all'emendamento precedente, rimaniamo convinti della tesi secondo cui il sistema informativo integrato, che dovrebbe garantire l'accesso del consumatore a questa piattaforma, è un atto importante e crediamo dovesse essere velocizzato e assolutamente non legato alla fine della maggior tutela, che nulla riguarda rispetto alla modalità di conguaglio. Cioè, da un lato, la fine della maggior tutela prevede la problematica rispetto al libero mercato e, quindi, dell'accesso ai liberi operatori del mercato di vendita dell'energia e, quindi, la fine di quel mercato tutelato che ha salvaguardato diversi cittadini italiani con quelle che, in realtà, sono le regole rispetto ai conguagli.

Pertanto, noi ritenevamo, anche con un emendamento precedente, che si dovesse fare molto più in fretta e si dovesse andare verso un'apertura di questo sistema informativo al consumatore in tempi molto rapidi e, invece, di fatto slittiamo a un anno e mezzo rispetto allo scenario che abbiamo davanti. È un tempo che secondo noi per attuare un protocollo software di un sistema sembra un po' eccessivo.

Pertanto, accettiamo la riformulazione, perché quanto meno accorciamo un po' il tempo originariamente previsto dal testo uscito dalla Commissione, però rimaniamo un po' sorpresi di questa lentezza e farraginosità per fare un provvedimento di natura software.

PRESIDENTE. Dato che accetta la riformulazione il parere è favorevole.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.62 Crippa, nel testo riformulato, 1.63 Baldelli e 1.64 Bargero, su cui i pareri sono favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore Becattini ad esprimere il parere della Commissione.

LORENZO BECATTINI, Relatore. Presidente, sull'emendamento 2.1 Baldelli invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1 Baldelli.

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Boldrini. Su questo emendamento c'è un invito al ritiro. Io ho presentato questo emendamento per porre una responsabilità in capo all'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che peraltro, Presidente, ha pensato bene di non presentarsi in Commissione durante le audizioni su questo provvedimento, e questa è una cosa che secondo me va stigmatizzata, perché il tema è noto e questo ramo del Parlamento se ne occupa dal 2015, quando all'unanimità approvò una mozione di cui il sottoscritto è stato primo firmatario, anch'essa, al pari del testo di questa proposta di legge, con un contenuto assolutamente condiviso tra i diversi gruppi, al di là degli schieramenti. Infatti, la sostennero tutto il centrodestra, i colleghi che allora erano di SEL e che oggi sono in due gruppi, il Partito Democratico, il MoVimento 5 Stelle, eccetera.

In quella mozione si chiedeva una moratoria. Dal 2015 in poi ci troviamo oggi, a fine 2017, con un testo di legge che viene affrontato dall'Assemblea proprio perché la moratoria non c'è stata e proprio perché c'è un contenzioso importante aperto e il testo, in qualche modo, affronta l'elemento del contenzioso e lo disciplina, anche grazie al lavoro importante che è stato fatto in sede di approfondimento dal relatore, dai commissari e da tutte le forze politiche che hanno voluto offrire un loro contributo.

Io, quindi, accetto l'invito al ritiro, ma non senza sottolineare, Presidente, come nei comportamenti diversi delle varie authority ci siano state autorità che hanno attivato il loro potere; penso all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che non solo ha dato un contributo costruttivo, anche dal punto di vista della tecnica legislativa, ai lavori preparatori di questo testo.

Ma anche quando ci sono stati da ravvisare comportamenti contrari al codice del consumo, che - lo ricordo per primo a me e ai nostri colleghi del centrodestra - fu approvato nel 2005, su delega del 2003, proprio sotto il Governo Berlusconi, quel codice del consumo pietra miliare, sulla quale ruotano e si basano la maggior parte dei provvedimenti che oggi ci permettono di tutelare i consumatori anche in relazione alle class action e a tutta la normativa che poi è stata novellata su quell'impianto.

Ci sono state authority che si sono mosse e che hanno attivato provvedimenti, che hanno multato doverosamente le aziende che hanno avuto comportamenti contrari al codice del consumo; ci sono state, invece, autorità che sono rimaste lì ferme e non hanno fatto nulla di fronte a evidenti storture del mercato e a evidenti vessazioni dei consumatori.

Quindi, ritiro l'emendamento, ma ho approfittato per sottolineare quanto detto.

PRESIDENTE. L'emendamento 2.1 Baldelli è ritirato, quindi pongo direttamente in votazione l'articolo 2.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrarli, invito il sottosegretario Manzione a esprimere il parere sugli ordini del giorno.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Ordine del giorno n. 9/3792-A/1 Burtone: accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3792-A/2 Mazziotti Di Celso: accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3792-A/3 Nesi: accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/3792-A/4 Cristian Iannuzzi: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3792-A/5 Prodani: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3792-A/6 Palese: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3792-A/7 Mucci: parere favorevole con riformulazione, previa soppressione delle parole: “in tempi brevi”, perché i termini sono già previsti dalle norme richiamate nello stesso ordine del giorno. Ordine del giorno n. 9/3792-A/8 Galgano: parere favorevole, previa correzione, perché la parte finale non si comprende bene. Credo che si volesse dire di definire il termine di decorrenza per l'emissione della fattura di conguaglio.

PRESIDENTE. Bene, poi chiediamo se accettano. Ordine del giorno n. 9/3792-A/1 Burtone: accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/3792-A/2 Mazziotti Di Celso: accolto come raccomandazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/3792-A/3 Nesi: accolto come raccomandazione. Mi fate un cenno? Va bene. Ordine del giorno n. 9/3792-A/4 Cristian Iannuzzi: parere contrario. Chiede di metterlo in votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3792-A/4 Cristian Iannuzzi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Ordine del giorno n. 9/3792-A/5 Prodani: parere contrario. Chiede di metterlo in votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3792-A/5 Prodani, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Ordine del giorno n. 9/3792-A/6 Palese: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3792-A/7 Mucci: parere favorevole con riformulazione. Deputata, accetta la riformulazione? Sì, andiamo avanti. Ordine del giorno n. 9/3792-A/8 Galgano, accolto con la precisazione del sottosegretario.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

Come d'abitudine, direi, è sempre il primo della lista.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi. La proposta di legge in esame rappresenta un tassello importante a tutela dei consumatori italiani e dei loro diritti. Il fenomeno delle maxi bollette è, infatti, divenuto negli anni una vera e propria emergenza, a cui fare fronte con un intervento legislativo concreto e ben strutturato. Consideriamo il provvedimento in esame un atto dovuto nei confronti delle migliaia di cittadini che in questi anni hanno dovuto fare fronte alle bollette pazze, cioè quei conguagli calcolati spesso sulla base di consumi stimati e non effettivi e finiti sulle fatture in carico alle famiglie.

È da accogliere con favore il fatto che la certezza del diritto per il cittadino costituisce uno dei punti cardini di questo testo. Il consumatore, infatti, avrà la possibilità di verificare l'effettività dei propri consumi presso il Sistema informativo integrato, così da poter dimostrare le proprie ragioni nelle sedi competenti: un bel passo avanti. Non solo le singole famiglie, ma anche le piccole e medie imprese potranno godere dei benefici derivanti da questo provvedimento. Basti solo pensare a quante piccole e medie imprese si sono trovate in difficoltà a causa di conguagli eccessivi e maxi bollette, in molti casi erogati in spregio al codice del consumo.

Nell'esprimere, quindi, il convinto voto favorevole della componente socialista teniamo ad evidenziare come il via libera a questa legge possa davvero rappresentare una tappa importante nel percorso della tutela del consumatore, già intrapreso da questo Parlamento ad inizio della legislatura. Grazie (Applausidel deputato Baldelli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salvatore Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario. Stiamo esaminando un testo di legge che praticamente ripone in equilibrio il rapporto tra gli enti gestori di pubbliche utilità, come l'energia, come l'acqua, nei confronti dei cittadini ed è davvero singolare che si debba intervenire con un provvedimento di legge, che a sua volta segue a una mozione, a diverse mozioni, tra le quali quelle del mio collega Vargiu, che proponeva un'idea che dovrebbe essere alla base di un mercato corretto, cioè che venga pagato l'effettivo consumo, che diventa oggetto di fatturazione.

Ebbene, noi, in questo Paese siamo costretti a fare una legge specifica che rimetta in ordine un sistema che, per tutte le altre aziende, è normale: si fattura e si ha il corrispettivo per quello che si è effettivamente erogato come prestazione. È davvero singolare, perché in questo momento di crisi, di grave crisi, i cittadini si trovano, per effetto di conguagli, a pagare in anticipo, quindi ad essere oggetto di leva finanziaria da parte di società molto solide dal punto di vista economico, perché operano in un mercato sicuramente con poca concorrenza, quindi i cittadini, nella crisi attuale, diventano oggetto di leva finanziaria di chi gestisce pubbliche utilità.

Io, su questo, andrei a riflettere, su come funziona effettivamente il mercato di questi servizi nel nostro Paese e di come siano indifesi i cittadini davanti a situazioni che sono davvero poco accettabili, perché le letture sono un adempimento di chi eroga il servizio; non vengono fatte, quindi si va su costi stimati, che poi diventano superiori all'effettivo consumo, e il cittadino anticipa somme, quando di questi tempi sarebbe molto più opportuno che queste somme i cittadini le tenessero a disposizione per sopravvivere.

Quindi, sono interventi corretti dal punto di vista legislativo anche nel nostro ruolo di parlamentari; difendere i cittadini è un atto dovuto e siamo completamente d'accordo sul rimettere delle prescrizioni sulla fatturazione riferita a due anni precedenti, se non è adeguatamente supportata, sulla possibilità di sospendere il pagamento davanti a situazioni che non siano verificate.

Poi ci chiediamo, in effetti, quante autorità regolano il mercato, dalla Concorrenza al Garante dell'energia, quante autorità, effettivamente, poi, nei fatti, vengano a tutelare il cittadino e quanto sia necessario in questo Paese ridurre forse i sistemi di controllo, ma averne uno che sia effettivamente efficiente ed efficace e garantisca effettivamente il cittadino. Quindi, ribadisco il nostro completo parere favorevole in questa dichiarazione di voto, in quanto è un atto dovuto nei confronti dei cittadini, anzi, in un Paese normale, forse, non ci dovrebbe, effettivamente, neanche essere la necessità di fare una legge del genere. Questa legge, come diceva prima il primo firmatario, Baldelli, è abbastanza trasversale; io sono uno dei firmatari, insieme all'onorevole Vargiu, proprio perché questa è un'esigenza che viene, proprio, dal mondo reale, dal modo dei cittadini. Si tratta, quindi, di una legge che tutto il Parlamento approva; però, va anche detto che sono due anni che questa legge va avanti e indietro ; dopo due anni, riusciamo effettivamente a fare qualcosa di efficace per i cittadini. Ora, davvero, lancio un appello affinché queste società di erogazione di pubblica utilità facciamo un servizio efficace per i cittadini al dovuto costo, perché, in questo momento di crisi, il cittadino non può essere vessato anche da quelli che erano servizi di pubblica utilità e che sono necessari e indispensabili per i cittadini. È davvero incredibile che i cittadini debbano inseguire un debito presunto e non pagare quello che effettivamente hanno consumato. Quindi, ribadisco il voto favorevole di Direzione Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Direzione Italia e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, signor sottosegretario, cari colleghi, come Civici e Innovatori-Energie per l'Italia, esprimiamo il nostro voto convintamente favorevole e la nostra soddisfazione per l'approvazione di questo provvedimento, con il quale facciamo un significativo passo avanti nell'affermare il diritto dei cittadini a non ricevere maxi bollette e maxi conguagli relativi, qualche volta, a tempi di fatturazione epici, del tutto assurdi e incontrollabili e che i poveri cittadini dovevano subire, pena il distacco del gas, dell'acqua o della luce. Per questo passo avanti dobbiamo ringraziare la tenacia del proponente Baldelli, dei sottoscrittori della legge e di questa alleanza trasversale che si è creata all'interno della nostra Camera e che ha consentito questo importante risultato che è stato faticoso conseguire.

Come Civici e Innovatori-Energie per l'Italia avevamo proposto di inserire definizioni più chiare e precise rispetto ai termini di: conguaglio, fattura di conguaglio, e sui termini di decorrenza per l'emissione della fattura di conguaglio. Per la tutela dei diritti dei cittadini e per la certezza relativamente ai propri doveri, è importante, infatti, che le normative siano chiare e precise e si sappia a quali di esse si debba fare riferimento. Apprezziamo a questo proposito che il Governo abbia accolto il nostro ordine del giorno con il quale chiediamo di monitorare la normativa e di prevedere, in future normative, di inserire, appunto, un termine preciso di decorrenza per l'emissione della fattura di conguaglio.

Il nostro auspicio è, comunque, che questa normativa sia utile anche per le aziende del gas, dell'acqua e dell'energia per diventare più efficienti e precise nel processo di calcolo e fatturazione dei consumi. Chiudiamo, chiedendo al Governo di fare quanto in suo potere per favorirne una rapida approvazione, anche da parte del Senato, nel corso, ovviamente, di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

ACHILLE TOTARO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questo provvedimento che vede come primo firmatario l'onorevole Baldelli; ci sembra un intervento doveroso da parte del Parlamento italiano, nei confronti dei cittadini e dei consumatori. Come è stato giustamente rilevato da qualche collega che mi ha preceduto, sembra incredibile che in questo Paese si debbano normare le cose ovvie e cioè che il cittadino debba pagare le proprie bollette in base al consumo effettuato.

È un provvedimento che, ovviamente, cerca di mettere dei limiti e li porrà, speriamo; sicuramente si poteva fare qualcosa in più, ma già questo può essere sufficiente per bloccare maxi bollette, maxi conguagli o, comunque, pagamenti che vessavano i nostri concittadini e che, praticamente, anticipavano le spese in base a letture del contatore o altro. Insomma, sicuramente, le società di erogazione di pubblica attività dovranno porre fine a quello che è avvenuto fino adesso. Abbiamo una condizione, a livello nazionale, molto difficile, in cui i cittadini trovano difficoltà a pagare i consumi delle proprie abitazioni; francamente, arrivare nella situazione attuale, in cui, addirittura, si anticipano certi costi è veramente inverosimile.

Quindi, ben venga questo provvedimento; speriamo che possa essere esteso, come qualcun altro ha affermato poc'anzi, anche ad altre società che gestiscono il gas, la luce e altro. Sicuramente, noi votiamo convintamente a favore; il gruppo di Fratelli d'Italia, quindi, voterà a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, al di là della voce un po' influenzata, era soltanto per dire che io stesso ho sottoscritto la mozione che porta avanti questa proposta di legge a prima firma dell'onorevole Baldelli, che riteniamo assolutamente giusta e doverosa, per cui ho chiesto agli uffici di poterla anche sottoscrivere. Il mio intervento è soltanto per dire che questo gruppo voterà in maniera positiva a questa proposta di legge che, assolutamente, entra in un argomento molto sentito dai cittadini e molto utile da portare avanti. Per cui, questa è la mia dichiarazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato, anche per la brevità.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Il deputato Paglia non è in Aula? Bene, allora andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Non lo vedo… non so se mi sfugge, ma non c'è neanche lui. Andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

Il deputato Allasia c'è; riponiamo su di lei le nostre aspettative…

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. La proposta di legge interviene su un tema molto sentito dagli utenti del servizio elettrico che, a causa di una carenza legislativa, sono costretti a sottostare, senza alcuna possibilità di difesa, a forme di alterazione della concorrenza praticate da società che forniscono loro i servizi energetici. La proposta sostanzialmente stabilisce che nei confronti della fornitura di energia elettrica e gas il diritto al pagamento del corrispettivo si prescrive in due anni; nel caso di emissione di fattura a debito per conguagli superiori a due anni, di fronte a un accertamento da parte dell'autorità competente, l'utente ha diritto alla sospensione del pagamento e all'eventuale rimborso dell'indebito conguaglio.

Il fenomeno lo conosciamo ed è quello delle cosiddette maxi bollette, in ragione delle quali i cittadini si trovano a dover corrispondere alle società fornitrici conguagli di importi esorbitanti; nella maggioranza dei casi, i conguagli non ricevuti non sono altro che il frutto di conteggi effettuati per anni su consumi meramente stimati e non effettivi. Questo aspetto è per noi di grande rilevanza, tanto che abbiamo presentato una specifica proposta emendativa, perché si tratta di cifre assolutamente spropositate che possono arrivare anche a migliaia di euro, rischiando, in questo momento di difficile congiuntura economica, di far saltare il bilancio di una piccola azienda, come pure il programma di spesa della maggioranza dei cittadini e delle famiglie italiane, mettendoli seriamente in difficoltà.

Il paradosso è che i consumatori, non avendo i mezzi necessari per far valere i propri diritti, preferiscono, in molti casi, pagare le bollette, anche se con costi spropositati e non rispondenti ai consumi reali di energia, piuttosto che rimanere vittime del complesso sistema di accertamento amministrativo e giudiziario. Oltretutto, il mancato pagamento delle bollette contestate determina il distacco dell'energia elettrica e, quindi, un ulteriore aggravio per il consumatore. Solo per citare un esempio - ma, ormai, quotidianamente, dalla stampa si apprende di casi simili -, tempo fa, un fotografo ha denunciato un caso di maxi bolletta da 65.000 euro, giustificato dal venditore come una normale operazione di conguaglio di dieci anni, un'operazione che rischia però di far fallire un'attività a causa di un'inefficiente gestione del servizio offerto dalla società elettrica.

Alla base di queste vicende vi è, infatti, una mancata o non corretta comunicazione fra il distributore e il venditore del servizio, che spesso fanno capo alla stessa azienda, ma sono enti diversi. Se il distributore fa la lettura del contatore e questa non arriva al venditore, per ignoti motivi quest'ultimo invia i conguagli in base ai consumi stimati e non effettivi. La sola vittima di questo meccanismo perverso è il consumatore.

La proposta di legge esaminata, che ci trova assolutamente favorevoli e che abbiamo anche sottoscritto, interviene, quindi, non solo per fissare le regole certe per la richiesta di pagamento e per l'eventuale rimborso delle somme non dovute, ma fornisce anche elementi di buona prassi, come quella di favorire l'autolettura del contatore, per arginare lo svolgimento di pratiche commerciali scorrette da parte dei gestori elettrici.

Sempre a tal fine, la proposta prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni stabilisca le modalità che il servizio postale deve osservare per assicurare la certezza della data di spedizione della fattura agli utenti da parte dei gestori dei servizi di pubblica utilità. Una norma giustissima, che il gruppo della Lega Nord già nel 2015 sosteneva potesse essere inserita nell'esame del testo della legge annuale per il mercato e la concorrenza.

Ricordiamo che l'Antitrust, a seguito di accertamenti avviati a luglio 2015 e avvalendosi del parere dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico e del Nucleo speciale antitrust della Guardia di finanza, ha comminato sanzioni per complessivi 14 milioni e 530 mila euro nei confronti di cinque gruppi elettrici - ACEA, Edison, Eni, Enel Energia ed Enel Servizio elettrico - riscontrando la messa in atto di pratiche commerciali aggressive nei confronti dei consumatori per quanto concerne i meccanismi di fatturazione, le richieste di pagamento per bollette non corrispondenti ai consumi effettivi, nonché i procedimenti di restituzione dei rimborsi.

Nell'ottobre del 2015 sono state approvate alla Camera dei deputati alcune mozioni sull'argomento, sottoscritte da parlamentari di diversi gruppi, tra cui quello della Lega Nord, che hanno conferito al Governo impegni precisi: fare in modo che gli operatori del settore assicurino una moratoria sulle maxi bollette derivanti dai conguagli superiori a due anni, finché le autorità non abbiano completato gli accertamenti circa eventuali violazioni del codice del consumo; far sì che i consumatori non siano obbligati a pagare conguagli ritenuti errati o fatture basate su consumi presunti in presenza dei dati sull'autolettura, e quindi prevedere i rimborsi delle somme eventualmente versate, ma non dovute; far rispettare alla società elettrica il principio in base al quale la fatturazione deve avvenire sulla base dei consumi effettivi e non presunti. Allo stato dei fatti, constatiamo che non sono state adottate né da parte del Governo né dalle autorità indipendenti coinvolte interventi efficaci di contrasto alle pratiche scorrette, che continuano a perpetrarsi ai danni dei consumatori.

Pertanto, consideriamo una necessità quella di intervenire al più presto su una materia di rilevanza per i cittadini. Il parere, indubbiamente, sul provvedimento è senza dubbio favorevole, oltremodo l'abbiamo sottoscritto, augurandoci che lo stesso possa divenire presto legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Noi siamo contenti di poter finalmente votare questa legge, a cui ho appena messo anche la mia personale sottoscrizione. Non dovrebbe essere necessario un provvedimento normativo per far sì che in un Paese civile le persone, gli utenti, siano essi imprese, siano essi consumatori, siano essi professionisti, siano tenuti soltanto a pagare quello che effettivamente consumano. Uno dovrebbe avere la ragionevole certezza che, ogni volta che paga per un servizio, per un prodotto, per un'utenza, abbia in cambio esattamente quello che il contratto prevede e nulla di più gli sia chiesto.

Questo dovrebbe essere ancora più scontato quando si ha a che fare con settori regolamentati, quali sono il gas, l'energia o l'acqua, che, per di più, distribuiscono beni, in questo caso, indispensabili per vivere, perché parliamo di questioni essenziali, di beni che una volta erano ritenuti pubblici e che noi continuiamo a ritenere beni comuni.

Invece, purtroppo, dobbiamo, come hanno già detto molti colleghi, intervenire per legge, perché abbiamo dovuto registrare negli anni passati non una, ma numerose pratiche ai limiti, in qualche modo, della truffa, se possiamo usare una parola forte, nel senso che è stata invalsa l'abitudine di chiedere conguagli da migliaia di euro, senza che sia di fatto possibile andare a recuperare per l'utente la certezza che quello che gli viene richiesto sia adeguato.

Ci sono molti casi nel passato ed è per questo che oggi interveniamo con una legge, per evitare che almeno non si possa ripetere nel futuro.

Peraltro, siamo all'interno di un rapporto evidentemente asimmetrico, perché, quando le pratiche di recupero diventano talmente aggressive che prima ti arriva a casa una bolletta che in nome del conguaglio delle ultime annualità ti chiede migliaia di euro e insieme ti arriva una comunicazione per la quale, se tu non ti adegui molto rapidamente a pagare quello ti che viene chiesto, senza avere nemmeno il tempo e la possibilità né di contestare né di dimostrare che la cosa non risponde al vero, né di fare l'autolettura, ti viene detto: “io ti stacco l'utenza”, voi capite che il distacco di un'utenza dell'acqua, dell'energia elettrica, del gas, quindi della possibilità di riscaldarci, non è cosa che una persona sana possa affrontare.

Quindi, si è di fronte alla classica pratica che ti mette nelle condizioni intanto di pagare e poi, se va bene, di avviare una pratica incerta, lunga e costosa per recuperare quel di più che ti è stato chiesto senza che tu lo dovessi.

Quindi, credo che introdurre una norma che sostanzialmente mette un limite di prescrizione di due anni rispetto alla possibilità per le aziende di recuperare i crediti sia una norma esattamente di buonsenso e di assoluta correttezza, perché, se tu, impresa, ritieni di avere chiesto troppo poco all'utente, è anche giusto che tu possa richiederlo, ma è giusto che tu lo faccia in un tempo utile all'utente per potersi eventualmente difendere.

Così come è giusto prevedere che, in caso di intervento dell'autorità, si blocchi in qualche modo la procedura, perché l'utente può provare a rivalersi sull'impresa.

Parliamo di pratiche minime di tutela del consumatore, che però, come ho detto prima, in questo caso è senza dubbio la parte debole.

Arriviamo tardi? Sì, probabilmente arriviamo tardi. Ringrazio anche l'onorevole Baldelli, che è il primo firmatario, perché ha portato avanti in questa legislatura la cosa con forza. Noi siamo fieri di essere stati, per quanto nostro possibile, al fianco di chi si è battuto rispetto a questa problematica. Credo che siano molti i cittadini che, se questa legge verrà approvata in via definitiva, crederanno di vivere in un Paese leggermente migliore. Certamente è un Paese leggermente migliore quello in cui, magari, non vieni a scoprire di avere avuto una fuga di acqua due anni dopo averla avuta solo e semplicemente perché ti arriva una bolletta da 4 o 5 mila euro di consumo idrico, come in effetti è successo; ne guadagniamo complessivamente in efficientamento, ne guadagniamo in tutela dei consumatori.

La legge è buona e, a questo punto, non resta da fare altro che farci l'augurio e fare un appello al Senato per cui, negli ultimi brandelli di tempo, riesca a convertirla definitivamente in legge (Applausi del deputato Baldelli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Chiedo di consegnare l'intervento, dichiarando il voto a favore del gruppo di Alternativa Popolare. Crediamo che, quando si fanno regole migliori, si rafforza sia il mercato che, soprattutto, gli utenti-consumatori.

PRESIDENTE. Sì, grazie, deputato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Devo ammettere che non nutrivamo grandi speranze e grandi aspettative circa la calendarizzazione, prima, e l'approvazione, poi, di questa proposta di legge; invece, questo pomeriggio siamo qui.

Permettetemi di dire - perché, se si racconta la verità, va raccontata fino in fondo - che siamo qua anche perché un pezzo della maggioranza scelse di non intervenire nel famoso decreto concorrenza, quando già da allora si pose il tema e l'emergenza delle maxi bollette e, in maniera trasversale alla politica e alle istituzioni, arrivava la richiesta di intervenire con delle moratorie. Invece, dobbiamo dire che siamo qua e permetta, signora Presidente, di riconoscere che siamo qua innanzitutto per la tenacia del collega Baldelli, del Vicepresidente Baldelli, e di tutti i gruppi parlamentari che, in maniera trasversale, hanno scelto di confrontarsi su un tema che dovrebbe accomunare tutte e tutti, cioè la tutela dei consumatori.

Troppo spesso noi legiferiamo senza tenere in debita considerazione i diritti degli utenti. Li abbiamo portati in quest'Aula, abbiamo provato a raccontarli, già da un paio di anni, quando nel 2005 con delle mozioni abbiamo posto all'attenzione di quest'Aula un tema che, come ho detto prima, era quello delle maxi bollette prima e poi di questi conguagli che tagliavano letteralmente le gambe alle famiglie e alle piccole e alle medie imprese.

Allora, la politica era obbligata, se vogliamo considerarci ancora un'istituzione seria, a dare delle risposte. Quindi, siamo qua. Oggi facciamo un passo avanti con la preoccupazione forte, questa sì, che le vogliamo consegnare, signora Presidente, che il Senato approvi velocemente senza modifiche questa proposta di legge, altrimenti tutto il nostro lavoro, anche il buon lavoro, il buon confronto, che è avvenuto in Commissione in maniera trasversale e che ha portato a una eccellente proposta di legge in Aula, non sarà servito a nulla. Davvero io mi sento di perorare questa causa: facciamo appello ai rispettivi gruppi parlamentari al Senato affinché questa legge venga licenziata nel minor tempo possibile.

Perché dico questo, signora Presidente? Perché siamo di fronte a un'emergenza e, davanti all'emergenza, bisogna intervenire attraverso dei percorsi legislativi che devono essere chiari, devono essere concreti e devono risolvere le questioni. Basta - la vogliamo dire così - con i consumi presunti: permettiamo alle famiglie e alle imprese di pagare i consumi reali. Non si è mai vista una stortura simile nell'erogazione di servizi che, fino a prova contraria - lo ha detto anche un referendum ed è bene ricordarlo -, devono essere garantiti a tutte e a tutti, perché sono pubblici: lo dice la Costituzione, lo dice la nostra Costituzione.

Allora, non vale far pagare ad una persona più di quello che ha consumato, quando parliamo di un bene pubblico. Lo dico con l'inverno alle porte, care colleghe e cari colleghi, abbandonando i tecnicismi di cui, peraltro, il primo firmatario che interverrà dopo di me (io ho l'onore e l'onere di essere la seconda firmataria di questa proposta di legge) saprà rappresentare in maniera sicuramente migliore. Abbiamo l'inverno alle porte che bussa, in un pezzo d'Italia abbiamo già la neve. Guardate, davanti al dramma dei drammi, che sono le povertà in questo Paese, molte famiglie non possono riscaldare le proprie abitazioni; la politica deve intervenire. A queste famiglie noi dobbiamo innanzitutto dare la certezza che potranno scaldare la loro casa, senza la paura di dover pagare più di quello che possono e hanno consumato. La politica deve essere seria quando si fanno dei provvedimenti, perché vediamo, come in questo caso, come un provvedimento di buonsenso, condito anche di parecchi tecnicismi (voglio segnalare anche io che l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e l'energia ha ritenuto non indispensabile presentarsi in audizione in Commissione), va a incidere nella carne viva del nostro Paese. Allora, una risposta può essere anche “scaldate i vostri figli, perché tanto vi garantiamo, lo Stato vi garantisce, che voi pagherete quello che consumerete”.

Questa è una proposta di legge che parla al Paese, che riconosce a un cittadino il diritto di essere utente, il diritto di essere consumatore. Per una volta, la politica ha fatto la cosa giusta, permettetemi di dire, e non sempre, quando abbiamo parlato di energie e di servizi all'interno di quest'Aula, abbiamo fatto la cosa giusta. Allora, è con piacere che voglio riconoscere che questa volta abbiamo fatto quello che era necessario. Quindi, annuncio, con orgoglio e con piacere, il voto a favore del gruppo Articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Dal 2015 ci battiamo su questo tema: maxi conguagli, maxi bollette, che arrivano nelle case, negli studi professionali, nelle imprese di tanti cittadini italiani. Soltanto nell'iter di approfondimento di questo testo, abbiamo capito quanti possono essere; la stima prudenziale che io faccio è di circa 2 milioni di maxi bollette, di mega conguagli all'anno, il che significa che dall'inizio della legislatura 10 milioni di utenti sono stati interessati da questo problema. È una quantità importantissima.

Abbiamo approvato nel 2015 una mozione all'unanimità, lo ricordavo poc'anzi durante l'esame del provvedimento. Una mozione che prevedeva la moratoria, la sospensione dei pagamenti per quelle utenze che avessero ricevuto maxi conguagli. Purtroppo, devo registrare un'inadempienza da parte del Governo in tutti questi anni.

Abbiamo riproposto la questione nel corso del disegno di legge concorrenza, non oltre qualche mese fa, in questo ramo del Parlamento. In questo senso, anche lì, si è registrata una coralità, una grande trasversalità di sostegno a questa battaglia. Il nostro emendamento è stato respinto, ma do atto al Partito Democratico, al collega Benamati, al collega Becattini, di aver mantenuto l'impegno di avviare presto l'iter in Commissione di questo provvedimento.

E ho il dovere, per onestà intellettuale - a me piace l'onestà intellettuale, perché, se cominciamo qui poi a raccontarci delle balle, siamo buoni tutti -, di dire che l'iter in Commissione, le audizioni che sono state fatte, a partire dai consumatori, dagli operatori del settore, dalle Autorità, con i distinguo che abbiamo fatto prima (sia quelle che sono venute e che si sono attivate su questo problema, sia quelle che non son venute e hanno pensato di poter liquidare l'audizione parlamentare con quattro carte inviate via mail), questo percorso di audizioni, ci ha aiutato a capire e a scrivere meglio questa norma.

Il contributo è di tutti, dai colleghi del centrodestra, che unanimemente hanno sostenuto questo provvedimento, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Anche lì, sarei ipocrita o sarei disonesto nel dire che il MoVimento 5 Stelle non ha contribuito con forza e con volontà, al pari del PD, che ha espresso il relatore, alla redazione di questo provvedimento, insieme ai colleghi Ricciatti e agli altri che hanno voluto seguire e sostenere sin dall'inizio questa battaglia. Una battaglia che si poggia sul codice del consumo.

L'ho ricordato prima: fu il Governo Berlusconi nel 2003 a esercitare la delega per poi far pubblicare nel 2005, questa pietra miliare dei diritti dei consumatori, su cui ancora oggi poggiano tanti interventi normativi, a partire dalla class action, fino a questo che approviamo oggi in questo ramo del Parlamento a tutela di utenti e consumatori. Da lì nasce il consiglio degli utenti e dei consumatori presso il Mise e tante altre forme di tutela che oggi, per fortuna, abbiamo la facoltà di poter esercitare.

Quindi, un lavoro fatto con l'attenzione che il relatore ha voluto e ha saputo metterci, con il contributo davvero di tutti, da coloro i quali hanno voluto sottoscriverla questa proposta, fino a quelli che magari non l'hanno sottoscritta, ma certamente si sono impegnati a tentare di migliorarla e la sosterranno con il loro voto in Assemblea.

Questo iter testimonia come, volendo, seppure con grande fatica, le cose per bene si possono fare, quando sono nell'interesse dei consumatori, dei cittadini, anche con una coralità che rasenta, in questo caso forse tocca, l'unanimità del consenso di questa Assemblea.

Guardate, l'ho già detto in discussione generale, lo ribadisco: se ci sono così tanti cittadini che percepiscono una distanza siderale tra le istituzioni e la loro vita quotidiana, io credo che oggi noi in questo senso scriveremo una buona pagina di politica e di iniziativa legislativa, perché avviciniamo l'istituzione a un problema quotidiano che i cittadini vivono come un incubo. Ciascun cittadino italiano ha il terrore di aprire la propria cassetta della posta, ha il terrore di trovarci dentro un maxi conguaglio, una multa che magari è stata fatta con un meccanismo piuttosto strano dalla propria amministrazione - che magari utilizza questo meccanismo non per la manutenzione o la sicurezza stradale, ma finanziare per fare cassa -, una lettera di Equitalia o dell'Agenzia delle entrate, un qualsiasi altro adempimento burocratico che gli farà perdere tempo e denaro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) appresso a problemi che lui magari giudica inesistenti o che spesso sono inesistenti.

Allora, questa volta, non tanto per merito del sottoscritto, quanto per la coralità del consenso che attorno a questa proposta si è andata costruendo, probabilmente abbiamo l'orgoglio di poter dire che stiamo scrivendo una pagina positiva per i diritti degli utenti e dei consumatori.

Mi auguro che, e questo è il grande problema, la proposta non finisca nel temibile binario morto delle proposte che rischiano di arenarsi prima della fine della Legislatura. Ciascuno ha le proprie priorità: chi crede che la priorità sia lo ius soli, chi crede che sia qualunque altro argomento. Per noi quella in esame è una priorità che intendiamo portare avanti con determinazione anche a costo, se necessario, di qualche piccolo sacrificio, crediamo che sia un preciso nostro dovere impegnarci a far sì che il Parlamento porti a conclusione la battaglia che in questo ramo del Parlamento ha visto lavorare insieme, gomito a gomito, con spirito costruttivo, senza polemiche, tutte - dico: tutte - le forze politiche a cui va il mio personale ringraziamento e quello del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle voterà a favore della proposta di legge. Abbiamo deciso di non sottoscriverla ma, come è nello spirito nel nostro gruppo, di sostenerla, emendarla, migliorarla e cercare di velocizzare il più possibile il suo iter, perché spesso le sottoscrizioni con le firme di diversi gruppi ci hanno poi insegnato che di fatto in Aula comanda un'organizzazione politica diversa. Lo abbiamo visto in passato, ad esempio, sulla questione delle liberalizzazioni e su quella della legalizzazione, temi ovviamente firmati in maniera trasversale che, all'esito del voto finale, non hanno trovato i numeri giusti.

Riteniamo che, dopo cinque anni, all'interno di quest'Aula finalmente si ritorna a parlare del consumatore che finalmente è al centro e non subisce percorsi di liberalizzazione come quelli che avete messo in campo nell'ultima legge sulla concorrenza dove si è fatto di tutto tranne l'interesse del consumatore. Oggi ci troviamo ad aver messo al centro almeno il tema delle maxi-bollette, quindi della modalità con cui una persona riceve a casa fatture rispetto a consumi presunti oppure, peggio ancora, maxi-conguagli finali di migliaia di euro, salvo che poi molti di questi spesso non sono nemmeno dovuti. Durante il percorso di audizioni, come già segnalato da diversi colleghi in precedenza, abbiamo chiesto le audizioni delle Autorità e dell'Acquirente unico e devo dire con estremo dispiacere che molti di essi, nonostante numerose richieste e segnalazioni, non sono intervenuti in audizione: peccato, perché ci sarebbe piaciuto chiedere, ad esempio, all'Acquirente unico come mai stia dormendo sogni tranquilli sul sistema informativo, un sistema che permetterebbe forse di velocizzare la questione che è alla base del problema dei maxi-conguagli ossia il tema delle letture e delle modalità di scambiarsi dati tra venditore e distributore. È un sistema che fatica a partire, tuttavia grazie alla memoria che ci hanno mandato almeno siamo riusciti a inserire all'interno del provvedimento che finalmente anche il consumatore, che sarebbe il proprietario del dato di consumo, possa accedere al sistema informativo e almeno conoscere cosa stia succedendo sul suo conto. Quello che mi lascia perplesso è vedere che gli scaglioni che sono stati messi in atto per l'attuazione della proposta di legge dal momento in cui venisse eventualmente approvata, perché si scatena la necessità di fare i conti con il Senato, sulla parte elettrica entrerebbero in vigore quasi subito, perché c'erano i famosi contatori elettronici in grado di leggere e di comunicare un dato. Mentre qualcuno mi deve ancora forse oggi spiegare come mai invece nel gas il tema è spostato più in là nel tempo e per l'idrico ancora più in là perché siamo a un livello di lettura e di trasmissione di quel dato particolarmente in ritardo.

Lo collego con le audizioni che abbiamo fatto sul ciclo dei contatori nelle quali emergeva come sul lato gas e sul lato idrico ci fosse da lavorare tantissimo - le risoluzioni che erano state approvate cercavano di dare un senso diverso al valore che il consumatore paga in bolletta - ed era evidente che forse forse, l'Autorità poteva stoppare la sostituzione dei contatori 2.0 sulla parte elettrica e, invece, accelerare quella dei contatori gas e iniziare con percorsi sperimentali quella dei contatori idrici. Sarebbe ottimale che tutti i sistemi che abbiamo - luce, gas e acqua - potessero essere letti con un unico veicolo tecnologico e il dato potesse essere trasmesso in maniera univoca. Oggi tutto questo invece non è permesso: ogni servizio ha il suo sistema di rilevazione del consumo e chi ci rimette è sempre il consumatore. La proposta di legge però finalmente, come vi dicevo, mette il consumatore al centro per cercare di far sì che non siano richiesti maxi-conguagli superiori ai due anni: è previsto un percorso che finalmente prevede di chiedere all'Autorità di incentivare le autoletture. È stato un emendamento molto discusso: c'è stata una partecipazione trasversale perché di fatto era evidente che se tu oggi ti trovi nella voce della tua bolletta un onere per la lettura in carico al distributore sia di energia elettrica sia di gas sia di acqua, è evidente che se poi ci si affida all'autolettura o alla lettura stimata il distributore non sta facendo il lavoro per cui viene pagato dall'Autorità. È evidente che tale somma possa essere trasferita nella quasi totalità a beneficio del singolo consumatore che prende, scende le scale e va giù, legge il suo contatore e comunica nella finestra temporale prevista la sua lettura di consumo. Anche in questo caso tuttavia il meccanismo purtroppo non è immediato ma viene chiamata l'Autorità a regolamentare il sistema. Vi segnalo che i comportamenti scorretti di questa natura, come è stato già detto in precedenza, sono stati già sanzionati dall'Antitrust per cui evidentemente, nonostante tutto, i distributori continuano ad andare avanti e a fare le stesse cose perché non c'era un criterio sanzionatorio. Vi segnalo che, purtroppo, ancora una volta, non avete colto l'occasione di rendere sconveniente - ripeto: sconveniente - per i venditori chiedere soldi oltre i periodi di prescrizione perché è evidente che se io chiedessi i soldi oltre il periodo di prescrizione, con una penalizzazione economica per la società di vendita che mi chiede soldi oltre il periodo di prescrizione, evidentemente essa non me li chiederà più perché se, a quel punto ricorro alle vie legali, mi prendo anche soldi da quell'azione. Invece ancora volta credo purtroppo che il consumatore in questo caso sia ancora la parte debole, cioè difende quello che fa per le vie legali e quindi non avrà mai una sanzione di ristoro anche di natura economica per far valere i suoi diritti di consumo.

Un altro aspetto che volevamo citare è il fatto che finalmente oggi è stato approvato un emendamento, dopo quello che estendeva alle microimprese le maxi-bollette, riguardante la questione che attanaglia soprattutto le piccole imprese di commercianti e artigiani che di fatto si ritrovavano conguagli spaventosi perché nessuno andava a leggere il loro contatore. Abbiamo esteso la previsione ai professionisti con un emendamento che è stato approvato oggi perché sembrava abbastanza discriminatorio tenerli fuori e finalmente con un nostro emendamento siamo riusciti a inserire il tema prima in Commissione e poi oggi, con l'appoggio di altri gruppi, in Aula. Vi segnalo che tutto questo purtroppo, come si diceva, dovrà passare il vaglio del Senato: dico “purtroppo” perché o qualcuno prende la situazione in mano in maniera rapida e decisa o altrimenti questa sarà una delle ennesime leggi approvate alla Camera in maniera trasversale che, invece, poi non troverà al Senato alcuna prosecuzione. È già accaduto in altri campi per i quali ci sono voluti anni e mesi: anche il Presidente Grasso forse magari potrebbe prendere la proposta e cercare di calendarizzarla all'interno del calendario del Senato in maniera rapida e decente, invece che lasciarla dormire come è successo ad altre proposte votate anche in maniera trasversale e unanime all'interno della Camera.

Noi cercheremo di mettere il contenuto di questa proposta in ogni occasione che ci rimarrà, perché vorremmo responsabilizzare tutti i gruppi politici, quelli che hanno sottoscritto e quindi tutti, e arrivare in fondo e provare ad inserire il tema anche all'interno della legge di stabilità. Perché secondo noi questo è un tema finalmente in cui potremmo chiedere ai consumatori se si sentono oggi un po' più tutelati, ma in maniera fattiva; e quindi se vogliamo trasformare quella che a pochi mesi dalla fine della legislatura sembrerebbe un po' uno spot, proviamo anche ad inserirla in qualsiasi altro canale istituzionale possibile per cercare di renderla operativa nel più breve tempo possibile. Il MoVimento 5 Stelle voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e del deputato Baldelli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Senaldi. Ne ha facoltà.

ANGELO SENALDI. Presidente, il Partito Democratico ha sostenuto in maniera decisa e convinta il progetto di legge che oggi abbiamo discusso e che ci apprestiamo a votare. Noi abbiamo sottoscritto il progetto di legge dell'onorevole Baldelli, non ci è sembrata una diminuzione della nostra funzione, pur essendo il primo gruppo politico; e avremmo sperato che tutti i gruppi avessero firmato, ma qualcuno ha preferito distinguersi e questi sono i tempi che dobbiamo vivere. Credo che il lavoro effettuato in Commissione, innanzitutto dal relatore, l'onorevole Becattini, le audizioni, il processo emendativo anche in Aula, abbiano prodotto un testo agile, chiaro e significativo, che vuole precisare e definire i rapporti tra fornitori di energia elettrica, gas ed acqua ed i consumatori: perché troppe volte abbiamo assistito e vissuto una sorta di prevaricazione da parte dei contraenti forti rispetto ai clienti deboli, incapaci di difendersi dall'arrivo di bollette e conguagli inaspettati, molto spesso al di fuori delle loro possibilità economiche, certamente difficili da decifrare e da contestare.

Ad onor del vero la questione delle maxi-bollette, così come mediaticamente viene definita, ci ha visto tutt'altro che insensibili in questi anni: allargando lo sguardo, tutta la partita del costo dell'energia ci ha impegnato in un'opera di correzione, semplificazione, controllo del mercato, al fine di renderlo comprensibile, conveniente agli utenti finali. Voglio rivendicare con una punta di orgoglio il lavoro e l'attenzione che il PD, in particolare nella Commissione X, ha riservato al problema, ricordando brevemente quelli che sono stati i passi parlamentari: a partire dalla mozione del 2015 che ha dato inizio ad un tavolo di lavoro presso il Ministero dello sviluppo economico conclusosi con nuove discipline e regole di settore; la risoluzione Benamati, volta ad individuare gli obiettivi da privilegiare nell'attuazione dell'ultima fase della riforma tariffaria e a rinviare di un anno il completamento della riforma inerente le componenti a copertura degli oneri generali di sistema per i clienti domestici; la legge sulla concorrenza, per garantire una transizione sicura e non penalizzante per i cittadini consumatori nella fase di superamento della tutela verso il mercato libero; la risoluzione a prima firma Fragomeli, per la progressiva introduzione di sistemi di lettura intelligenti su tutte le utenze. Tutti questi citati sono atti parlamentari volti ad affrontare nel presente e nel futuro la questione del corretto e reale rapporto tra cliente e fornitore, ed evitare sgradevoli sorprese nella rendicontazione dei costi di bollettazione delle utenze.

Sappiamo che sono più di 500 milioni le fatture delle utenze emesse ogni anno, ed anche una piccola percentuale di maxi-bollette a conguaglio investe centinaia di migliaia di cittadini, con apertura di innumerevoli contenziosi: quindi un provvedimento, quello che stiamo valutando in Aula, all'apparenza semplice, ma di ampio impatto sociale ed economico. Colgo l'occasione per rimarcare e risottolineare gli aspetti maggiormente significativi della legge, che credo siano di alto valore: in primo luogo la riduzione del termine di prescrizione del diritto di pagamento dei conguagli, che passa da cinque a due anni, spingendo in questo modo anche ad un efficientamento del sistema di verifica e trasmissione delle letture, in maniera tale che tutta la filiera si uniformi a queste nuove tempistiche ed abbia un passo ed una spinta in avanti verso la trasparenza; il diritto del consumatore di ottenere il rimborso, nel caso in cui sia dovuto, entro tre mesi; l'incentivazione alle autoletture come strumento di consapevolezza e di certezza da parte dei clienti, oltre ad una spinta doverosa, necessaria, e speriamo anche veloce, all'apertura del Sistema informativo integrato verso i cittadini utenti; e nella fase emendativa proprio in Aula, pochi minuti fa, abbiamo esteso la tutela non solo alle utenze domestiche e alle micro-imprese, cioè alle aziende fino ai 15 dipendenti e ai 2 milioni di fatturato annuo, ma anche ai professionisti, colmando una lacuna che era emersa in Commissione, e che il relatore ha ben valutato insieme al Governo, ampliando la platea delle persone tutelate.

Nel futuro (almeno lo speriamo), con nuovi contatori di ultima generazione si arriverà alla possibilità di conoscere i propri consumi non solo di energia elettrica, ma anche di gas ed acqua in tempo pressoché reale, attraverso il proprio computer o il proprio smartphone, aumentando il controllo della spesa e l'efficienza dei consumi e superando probabilmente in maniera definitiva il problema che oggi andiamo ad affrontare con questa legge. Ma oggi, appunto, è necessario proteggere i consumatori, soprattutto i più deboli, e questa legge va nella direzione giusta, raggiunge un obiettivo chiaro, e credo che debba essere condivisa da tutti. In generale la partita energetica è aspetto fondamentale e determinante per il futuro globale dell'ambiente e dell'economia, è partita strategica per il nostro Paese. È quindi necessario implementare politiche realistiche e lungimiranti nel settore dell'energia, della produzione, dell'approvvigionamento e del consumo, sia industriale che domestico.

Con questo spirito e con questa attenzione ha operato e sta operando il Partito Democratico nella XVII legislatura. Conosciamo le difficoltà, l'onorevole Baldelli e l'onorevole Crippa le hanno già sottolineate, così come gli altri che sono intervenuti nelle dichiarazioni finali; conosciamo le difficoltà che si presentano per arrivare all'approvazione definitiva del provvedimento, ma confidiamo in uno scatto del Senato per dotare i consumatori di uno strumento utile a salvaguardia dei loro diritti. Se non si riuscirà a completare il doppio passaggio parlamentare ancora previsto nel nostro ordinamento, sarà comunque un chiaro segnale di un lavoro consegnato alla prossima legislatura, che speriamo affronti in tempi brevi tutti quei provvedimenti licenziati dalla Camera dei deputati con votazione all'unanimità o a larga maggioranza, e inopinatamente e insensatamente arenati al Senato. Con questo auspicio anche di futuro, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico al progetto di legge a prima firma Baldelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Baldelli).

LORENZO BECATTINI, Relatore. Chiedo di parlare per un ringraziamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO BECATTINI, Relatore. Presidente, a conclusione del dibattito e prima del voto, desidero ringraziare i colleghi, il presidente Epifani, la struttura tecnica della X Commissione, il Servizio studi anche dell'Assemblea, che con professionalità ci hanno accompagnato in questo lavoro fino ad oggi. Naturalmente il ringraziamento si estende al primo firmatario, il collega Baldelli, e a tutti quanti hanno presentato emendamenti, perché con un lavoro corale siamo stati in grado di migliorare questo progetto (Applausi del deputato Baldelli).

(Coordinamento formale - A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3792-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3792-A:

“Disposizioni a tutela dei consumatori in materia di fatturazione a conguaglio per l'erogazione di energia elettrica, gas e servizi idrici”.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Applausi)(Vedi votazione n. 25).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18)

Seguito della discussione della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo sui rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione (Doc. XXII-bis, n. 13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo sui rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione (Doc. XXII-bis, n. 13).

Ricordo che nella seduta del 4 dicembre si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è stata presentata la risoluzione Cenni, Catania ed altri n. 6-00369, sulla quale il rappresentante del Governo, intervenendo in sede di replica, ha espresso parere favorevole.

Avverto che la risoluzione è stata sottoscritta anche dai deputati Pastorelli, Gallinella, Russo e Franco Bordo.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXII-bis, n. 13)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. La collega Cenni, relatrice di questa relazione, ci ha condotti, in questi mesi, ad indagare i rapporti, le relazioni e le interessenze tra la criminalità organizzata e la contraffazione. Un lavoro complesso, difficile, articolato, fatto di audizioni numerose, ma soprattutto fatto di approfondimenti tesi a comprendere la natura e le ragioni, laddove vi fossero, di un nesso tra criminalità organizzata e contraffazione.

Il lavoro ha prodotto non solo un'analisi, che è utile e sarà utile anche per il futuro, ma soprattutto ha indicato con chiarezza come la contraffazione valga nel nostro Paese, anche nel nostro Paese, decine di miliardi di euro e, quindi, è naturalmente appetita dalle organizzazioni criminali e lo è nei due aspetti fondanti: il primo aspetto è quello relativo al proselitismo, alla capacità, cioè, attraverso i sistemi organizzativi della contraffazione, di mettere in campo un'iniziativa capace di generare, da una parte, consenso nei venditori abusivi e, d'altra parte, attraverso quella filiera, spesso con una specificità etnica, anche costruire interrelazioni di carattere criminale che superano e valicano la dimensione nazionale. Ma intanto quel proselitismo genera anche un controllo del territorio, un controllo capillare del territorio, un'azione, cioè, capace di acquisire manovalanza utile alla gestione dei fenomeni della contraffazione, ma quella manovalanza troppo spesso rischia di svolgere una funzione di sentinella e di azione anche nelle più varie e articolate attività criminali.

Ma la contraffazione misurata nei confronti della criminalità organizzata tende anche ad espellere naturalmente dal mercato legale alcune imprese, con una sorta di dumping commerciale nei confronti delle aziende sane. Rappresenta, cioè, un elemento di aggressione nei confronti delle aziende sane e, quindi, rappresenta anche uno strumento per acquisire, a basso costo e in condizioni anche di pressione criminale, proprio quelle imprese che, da una parte, sono danneggiate dalla competizione dei contraffattori e, dall'altra parte, vengono acquisite al patrimonio stesso delle consorterie criminali.

Abbiamo suggerito di accelerare sul fronte della revisione e della riforma della legislazione penale di contrasto alle agromafie e agli “agrofurbi”. La settimana scorsa il Governo ha approvato un disegno di legge che va in questa direzione.

Mi esimo qui dal commentare come questa approvazione sia un'approvazione di facciata, null'altro che una scena, null'altro che un modo per mondarsi la coscienza e nulla ha a che fare con la voglia vera di approvare quei provvedimenti che evidentemente, in coda ad una legislatura, difficilmente potrebbero essere approvati. Né mi chiederò e né mi chiederei perché per quattro anni e 11 mesi quelle norme sono state riposte nei cassetti polverosi del Ministero della giustizia e del Ministro dell'agricoltura. Noi crediamo che con questa risoluzione sia possibile indicare con chiarezza che le azioni di contrasto alle agromafie, da una parte, e alla contraffazione più in generale rappresentino un elemento di priorità.

Per questa ragione non solo ho avuto il privilegio di apprezzare il lavoro della relatrice, non solo ho modo di ringraziare l'intera Commissione, egregiamente guidata dal presidente Catania, ma per queste ragioni, dopo aver sottoscritto la risoluzione, esprimo l'assenso del mio gruppo, del gruppo di Forza Italia, perché questa risoluzione recepisce e fa suo l'intero lavoro della Commissione e può rappresentare un punto fermo anche nel suggerire un'azione di contrasto alle criminalità organizzate e se non foss'altro per mille ragioni ve ne è un'altra, una ragione ulteriore, che è appunto la lotta alla contraffazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Governo, onorevoli colleghi, negli ultimi anni il fenomeno della contraffazione ha conosciuto un'evoluzione significativa grazie alle nuove tecnologie e, in particolare, al proliferare di piattaforme per l'e-commerce. Queste ultime hanno portato alla nascita di una vera e propria industria della contraffazione, in grado di attirare le principali organizzazioni criminali del Paese. I numeri di questo problema sono impressionanti, con conseguenze devastanti per quei soggetti economici che operano nella legalità.

La relazione in esame sottolinea come la contraffazione non produca danni soltanto alla competitività delle nostre imprese ma abbia ricadute negative sul tessuto sociale, creando vere e proprie filiere produttive in nero, danneggiando la salute dei consumatori e ovviamente l'ambiente. Va da sé poi che l'Italia è particolarmente colpita da questo intreccio tra contraffazione e criminalità organizzata. La nostra economia consiste, infatti, nella manifattura di qualità e di piccole e medie dimensioni; un tessuto produttivo di per sé fragile, che non riesce a reggere l'onda d'urto di un fenomeno globale. Prendiamo il settore agroalimentare: aziende e mercati ortofrutticoli all'ingrosso sono ormai settori nei quali le mafie investono puntualmente e senza particolari rischi.

Alla luce di questi rilievi, ritengo che la relazione rappresenti un documento importante, suggerendo alcune iniziative di contrasto al fenomeno a medio e lungo termine, ed esprimo, dunque, il voto favorevole della componente socialista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, innanzitutto un plauso alla Commissione per il lavoro sistemico che ha fatto sulla contraffazione, affrontando la tematica sotto tutte le angolazioni, da quella giuridica, a quella del mercato, a quella delle azioni risolutive anche di questo fenomeno molto grave che inficia molto l'economia del nostro Paese. Infatti, la contraffazione significa alterare e realizzare prodotti in concorrenza con chi svolge le attività di impresa in modo regolare, con le assunzioni regolari, con un marchio che è quello del nostro Paese, che ha la sua valenza all'estero. Quindi, queste attività parallele producono disoccupazione e mettono in concorrenza sleale le aziende sane del nostro Paese.

Quindi, la valenza di questo studio è che, nell'affrontare sistematicamente la questione, vengono affrontati anche i temi giuridici che permettono di intervenire in maniera efficace affinché alcuni reati abbiano una completezza nell'applicazione e vadano a colpire l'intera filiera.

È una filiera che include, anche, infiltrazioni di denaro proveniente da attività illecite; quindi, la valenza del lavoro che è stato fatto, anche a tutela della nostra economia credo che sia rilevante e per questo Direzione Italia esprime voto favorevole alla risoluzione che assume i risultati di questo studio che sono fondamentali per arrivare ad una legge che sia a tutto tondo risolutiva di questo grave problema che attacca l'economia sana del nostro Paese e, anche, l'immagine all'estero del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. La relazione della Commissione è molto corposa, scrupolosa e anche molto interessante, io l'ho letta. L'unica cosa che mi riservo di porre all'attenzione dell'Aula è il fatto che un tema fondamentale, quello che è la frammentazione delle banche dati in mano alle Forze dell'ordine, non si è affrontato in modo propositivo. Infatti, al termine della relazione, le proposte, su questo punto, si riassumono in quattro righe. Ecco, io credo che un tema come questo sia da affrontare in modo approfondito. Il Governo ha tutte le competenze per porvi rimedio, ma, credo che alla fine la soluzione più idonea a risolvere il problema della frammentazione era contenuta nel testo dell'emendamento Quintarelli alla riforma costituzionale che quest'Aula approvò all'unanimità, che è quello della centralizzazione della gestione dell'infrastruttura digitale nel nostro Paese. Non possiamo più permetterci, ormai, di affrontare il problema della contraffazione senza una gestione integrata delle informazioni su ciò che viene contraffatto e sui controlli che vengono fatti.

Abbiamo in essere molte piattaforme telematiche che stanno aiutando a gestire il fenomeno; ad esempio, ricordo quello che si sta facendo sulla gestione dei controlli nei porti e negli interporti; ma, anche, ultimamente, con Expo è stato fatto un ottimo lavoro sul discorso di seguire esattamente tutta la filiera logistica, per documentare il tracciato di una determinata merce. Quindi, è quella la direzione: la gestione dei dati, la gestione informatizzata a livello centrale delle informazioni e questo, Presidente, è quanto.

Per questo motivo, il nostro gruppo, il gruppo dei Civici e Innovatori, si astiene; approva il resto della relazione in modo favorevole, però si astiene sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catania. Ne ha facoltà.

MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Dirò subito che è con una grande soddisfazione che, oggi, ho, qui, l'onore di intervenire in Aula su un provvedimento che costituisce un altro tassello importante del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta sulla contraffazione che ho l'onore di presiedere.

Quando abbiamo cominciato, ad inizio legislatura, il lavoro di approfondimento su questa fenomenologia, ci è parso subito chiaro che la contraffazione, come si presenta oggi, assume caratteri profondamente diversi e lontani da quelli che presentava alcuni decenni fa. È un fenomeno pervasivo, che tocca tutti i comparti; è un fenomeno non più artigianale, ma organizzato su scala importante, su scala industriale; è un fenomeno transnazionale e non più in mano a filiere di criminalità locale.

Per tutte queste ragioni è stata molto utile, io credo, l'iniziativa della collega Cenni che ha proposto di fare un approfondimento specifico sui legami esistenti tra contraffazione e criminalità organizzata.

Come presidente, unitamente all'ufficio di presidenza abbiamo subito raccolto il suggerimento della collega Cenni che ha svolto, poi, come relatrice, un ottimo lavoro, con il supporto di tutti i membri della Commissione dei vari gruppi e attraverso una serie di audizioni e di approfondimenti che sono stati molto dettagliati.

Oggi, noi abbiamo un quadro, credo, esaustivo, espresso in modo puntuale dal testo della relazione, su quello che è il fenomeno della contraffazione, in relazione, appunto, all'attività della grande criminalità organizzata, un'attività che tocca la contraffazione, appropriandosene e facendone uno dei principali business della propria attività criminale.

Questo, come è stato ripetutamente sottolineato, è dovuto anche al fatto che la contraffazione, oggi, presenta, agli occhi della criminalità organizzata, un altissimo margine di profitto, a fronte di una relativamente modesta possibilità di sanzione. Questo, non solo in Italia - anzi, in Italia, se vogliamo, il problema è relativamente più avanzato in termini di sensibilità e di ordinamento legislativo - quanto in tutto il mondo, dove, in moltissimi Paesi, la contraffazione, di fatto, non incontra alcuna attività di contrasto. Quindi, l'approfondimento della collega Cenni è stato particolarmente utile. È venuta fuori una serie di indicazioni operative che, io spero, il Governo possa, nell'ambito delle decisioni di competenza, raccogliere e far propria.

Certo, da questa relazione della Commissione, come anche da tutta la serie delle relazioni che abbiamo svolto finora, esce anche con forza l'esigenza di un rafforzamento del quadro normativo nazionale, di un intervento, quindi, di carattere di legislazione primaria, che non è di per sé di competenza, ovviamente, del Governo. Io spero che nella prossima legislatura si possa affrontare questa tematica con più serenità e con più disponibilità, cosa che non è stato possibile nel corso della legislatura attuale, per una serie di motivi.

Spero, altresì, che nei prossimi mesi e nei prossimi anni l'Italia possa, con questo Governo e con quelli che verranno, continuare anche nell'attività incisiva a livello internazionale, per ottenere, nel quadro comunitario, ma anche nel quadro ultra comunitario, una legislazione sempre più attenta a contrastare la contraffazione e sempre più penetrante nel perseguire le attività criminali che ruotano intorno alla contraffazione stessa.

Per tutte queste ragioni do, naturalmente, il mio assenso e quello del mio gruppo alla risoluzione di oggi, per la quale esprimeremo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. La contraffazione è un fenomeno in continua espansione che non interessa più le economie dei singoli Paesi, l'Italia in primis e l'Europa tutta, ma ha ormai acquisito una dimensione di stampo internazionale.

Dall'attività della Commissione d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria è emerso un quadro abbastanza chiaro circa le tendenze di un fenomeno che è in crescita esponenziale. Un quadro normativo e politiche di contrasto disomogenee a livello internazionale, una flessibilità straordinaria nell'innovare e adattare le tecniche di contraffazione, un intreccio assai diffuso con il lavoro nero e i fenomeni di inquinamento ambientale; questi elementi, dalle indagini svolte sia a livello nazionale che internazionale, costituiscono terreno fertile per la nascita di forme di criminalità organizzata di stampo mafioso che, insinuandosi nei settori strategici dell'economia dei vari Paesi via via coinvolti, ha contribuito alla nascita di un mercato globale dai contorni assolutamente indefiniti, in cui costantemente l'illegalità si insinua nella legalità, in tutte le fasi della filiera produttiva.

Guardando all'Italia, l'impatto sulla nostra economia è devastante. Un sistema produttivo come il nostro, costituito da tante micro e piccole imprese che, per gran parte, operano nei settori contraddistinti da produzioni di elevata qualità, risulta desiderabile da aggredire per chi illegalmente intende sfruttare l'attrattivo marchio made in Italy, per ottenere considerevoli guadagni a danno di imprese e consumatori, resi ancora più facili con lo sviluppo delle reti infrastrutturali, dei traffici marittimi, terrestri ed aerei per la movimentazione delle merci e del commercio elettronico.

Non è un caso, dunque, che le nostre imprese siano tra quelle più colpite dalla contraffazione. In uno studio del 2016 a cura dell'OCSE e dell'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea, l'EUIPO, si stima che il 2,5 per cento degli scambi mondiali sia costituito da beni contraffatti, per un valore corrispondente a 338 miliardi di euro, al tasso di cambio dell'epoca, che al tasso odierno equivale a 461,85 miliardi di dollari. Il report evidenzia come la Cina sia il primo Paese di provenienza delle merci contraffatte e come l'Italia, dopo gli Stati Uniti, sia il Paese più colpito dal fenomeno della contraffazione. Ciò vale per i grandi marchi del made in Italy, ma anche per le produzioni tipiche di ciascun territorio.

Dopo la Cina e Hong Kong, è la Grecia a minacciare la competitività delle imprese italiane. Il porto del Pireo, controllato da società cinesi, appunto, può diventare infatti una grande porta di accesso delle merci illegali in Europa, e quindi in Italia. Nel rapporto del Censis “La contraffazione: dimensioni, caratteristiche e approfondimenti” del giugno dell'anno scorso, si legge che il mercato del falso in Italia ha realizzato un fatturato di quasi 7 miliardi di euro. La contraffazione sottrae al sistema economico legale nazionale quasi 6 miliardi di euro, 1,7 per la produzione e quasi più di 4 per la perdita di getto di produzione indotta in altri settori connessi, con un valore aggiunto del sommerso di 6,7 miliardi di euro e oltre 100 mila posti di lavoro in meno.

Quindi, Stato, imprese e consumatori sono le vittime privilegiate dei contraffattori. Si stima che, se si riportasse il fatturato complessivo della contraffazione sul mercato legale, si genererebbe una produzione aggiuntiva, diretta e indotto, per un valore quasi di 19 miliardi di euro, con un valore aggiunto di circa 7 miliardi. Imprese e consumatori sono ancora privi di strumenti adeguati per difendere i propri interessi. In tutti questi anni, le imprese si sono dovute difendere dall'aggressiva concorrenza proveniente in primo luogo dalla Cina puntando sulla qualità e sull'innovazione, senza avere alcun sostegno dallo Stato, ad esempio per quanto concerne le politiche di riduzione dei carichi fiscali, e non potendo usufruire di una legge nazionale di effettiva tutela del made in Italy.

I consumatori sono continuamente ingannati nei loro acquisti dall'impiego di etichette contraffatte, che, oltre a rendere impossibile l'individuazione dell'origine e provenienza delle merci, impattano sulla loro salute e sulla loro sicurezza. Come emerge dalla relazione della Commissione, che come gruppo parlamentare ovviamente condividiamo, nel 2009, con il Governo di centrodestra, abbiamo approvato la legge n. 99, che ha inserito il delitto di associazione per delinquere finalizzato alla commissione di delitti di contraffazione nell'elenco dei reati riservati alla competenza delle direzioni distrettuali antimafia. Abbiamo determinato il rafforzamento degli sviluppi di contrasto sotto il profilo patrimoniale con la confisca obbligatoria delle cose servite o destinate a commettere il reato e delle cose che ne costituiscono l'oggetto, il prodotto, il prezzo e il profitto, a chiunque appartenenti. Abbiamo previsto la confisca per equivalente dei beni di cui il reo abbia la disponibilità per un valore corrispondente al profitto, qualora non sia possibile procedere al sequestro delle cose che costituiscono il prezzo e il profitto del reato stesso. La legge n. 136 del 2010 ha inserito i delitti previsti dall'articolo 473 e 474 del codice penale tra quelli per i quali sono consentite le operazioni sotto copertura. La legge n. 9 del 2013 ha esteso le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni telefoniche e di altre forme di comunicazione anche ai reati di contraffazione.

Inoltre, come emerge dalla relazione dei mezzi di contrasto in base alla nuova legislazione citata, durante le audizioni in Commissione, si è potuto valutare come vi è uno sforzo massimo da parte delle forze di Polizia e della magistratura che ha portato a risultati significativi, ma si deve rilevare che le caratteristiche transnazionali della contraffazione richiedono un rafforzamento della collaborazione informativa e operativa delle forze dell'ordine a livello internazionale. Sempre dalla relazione emerge che in Italia le aree più rilevanti per la produzione di merci contraffatte sono concentrate in alcuni quartieri di Napoli e della provincia sempre di Napoli, oltre che a Milano e a Prato. Nella provincia di Napoli i clan camorristici più coesi hanno spostato i propri interessi verso settori amministrativi, economici e finanziari, acquisendo attraverso l'impiego di capitali illeciti - riporto - il controllo dell'intera filiera di alcuni comparti dell'industria della contraffazione, dall'import-export di merci fino alla vendita, potendo contare su una fitta rete di punti di distribuzione disseminati in Italia e all'estero.

Vi è anche, ovviamente, la Coldiretti che ci dice che il giro d'affari della pirateria agroalimentare è di circa 60 miliardi. Circa le dimensioni del fenomeno è stato rilevato che, facendo le dovute proporzioni, nella provincia di Napoli il fenomeno della contraffazione ha sostituito quello che era una volta il contrabbando di sigarette. Il posto sul territorio viene preso dalle bancarelle di merci contraffatte. Nell'analisi del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri l'intreccio tra il fenomeno della contraffazione e la criminalità organizzata che controlla alcuni mercati degli ambulanti, ad esempio nel mercato rionale della Maddalena addirittura con estorsione ai danni dei commercianti stessi ai fini di controllare la filiera del falso, emerge con chiarezza.

La stessa cosa ce la evidenzia la DIA per tutti quei territori che sono controllati dalla ‘ndrangheta

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Simonetti. Abbiamo proprio concluso il tempo, è proprio finito.

ROBERTO SIMONETTI. Pensavo che ci fosse…

PRESIDENTE. Ha ragione, è colpa mia, che purtroppo mi sono distratto.

ROBERTO SIMONETTI. Le chiedo scusa per non aver concluso precedentemente.

PRESIDENTE. Mi scusi, è colpa mia.

ROBERTO SIMONETTI. Si figuri. Ovviamente, la Lega Nord condivide il testo della risoluzione. Ha voluto fortissimamente la nascita di questa Commissione, e quindi non può che votare favorevolmente al testo depositato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Grazie, mi scusi ancora.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Grazie, Presidente. Cari colleghi, la relazione che è stata presentata dalla Commissione su un tema così delicato, quale è quello della contraffazione, non può che farci riflettere e far assumere, ovviamente, una considerazione di carattere generale. È un fenomeno non solo che non va più sottovalutato, ma che ha dimensioni enormi e impressionanti; ma quello che è ancora più grave del fenomeno non è soltanto l'implicazione della contraffazione di sé e per sé. È che ormai è un tema totalmente e prevalentemente appannaggio della criminalità organizzata; è un tema che vede occuparsene al primo posto le mafie, organizzazioni criminali, le quali investono in contraffazione. Perché? È stato detto dai miei colleghi, da coloro i quali sono già intervenuti, dal presidente Catania, dalla collega Cenni, da tutti: perché fare economia con la contraffazione vuol dire anche fare economia disonesta, scorretta, con un rischio molto basso.

Quindi, è un modo molto facile di poter realizzare dei proventi illeciti con basso rischio. Questo fenomeno, tra l'altro, più cresce e più non fa altro che far aumentare la potenzialità della criminalità che in questa direzione sta investendo. Ed è anche vero che tutta questa attività ha determinato non solo un'attività nazionale, ma che va oltre i confini dello Stato italiano, che va in Europa, che va oltre e che crea ormai legami con le criminalità organizzate di tutti i Paesi, così come avviene per altri crimini. Ed è per questo che, per potere intervenire in questa direzione, bisogna già andare in un modo di agire che è diverso, che va ben oltre i confini nazionali.

Devono essere messe in campo tutte quelle azioni che sono state messe in campo e che hanno portato a dei risultati sicuramente positivi, quelle di mettere insieme le migliori energie di tutti i Paesi membri dell'Unione europea, di tutti i Paesi che hanno già sul fenomeno una buona competenza, tra l'altro sottolineando che l'Italia, per tanti motivi, è uno dei Paesi che ha assolutamente una grande capacità di intervento. Noi abbiamo fatto tantissime audizioni, in tutte le zone abbiamo appreso la capacità di intervenire in questa direzione, ma quello che è stato sempre messo in evidenza è che gli strumenti di contrasto sono ancora deboli per questo genere di effetto; non tanto per la contraffazione come realizzazione di un falso, ma per quello che genera la contraffazione. Soltanto per fare ogni tanto alcune riflessioni, i danni che causa la contraffazione vanno in direzioni enormi, nelle aziende, nel mondo del lavoro, la concorrenza sleale, la capacità di creare danni alla salute. I consumatori sono sicuramente delle vittime di questo grande e gravissimo fenomeno.

E poi c'è da dire il modo con il quale si espande questo crimine: si espande tramite canali commerciali, che possono essere vari negozi presenti in alcuni quartieri, soprattutto, e con un ambulantato che spesso è anche realizzato tramite persone che vengono prese in nero, con forme di remunerazione anche assolutamente non legali. Questo è il fenomeno nella maniera più ampia, e la relazione lo mette molto in evidenza . Si parla nella relazione anche delle agromafie, per le quali già c'è in piedi un'attività da parte anche del Ministero della giustizia. Tra le scoperte che sono emerse durante le audizioni che abbiamo fatto ci sono anche delle correlazioni con il mondo del terrorismo, perché tramite i proventi di questo settore si vanno anche a finanziare canali terroristici.

Cosa è necessario ribadire? Se questo crimine potrà essere realizzato con un rischio così basso, sarà difficile bloccarlo; quindi, bisogna interviene assolutamente elevando le sanzioni, creando un lavoro più coordinato tra le forze di Polizia di tutti i Paesi, mettendo in piedi delle realtà ancora più sorvegliate anche da parte del Governo.

Noi suggeriamo un coordinamento presso la Presidenza del Consiglio per assicurare una maggiore coesione alla pluralità di Ministeri che intervengono, un coordinamento delle forze dell'ordine. E anche quello che dicevo poc'anzi: creare delle relazioni stabili, delle definizioni di accordi in sede internazionale, volti a coordinare l'azione delle forze di polizia e della magistratura. Ci sono già degli strumenti - come quello del Joint investigation team - che hanno già dato dimostrazione di poter conseguire una risposta positiva ed efficace per l'azione investigativa.

Un aspetto molto importante è quello relativo al “seguire il denaro”, cioè follow the money, e in questo caso lo prendiamo come esempio visto che in alcuni settori ha dato importanti risultati. Seguire il denaro, ovviamente, ci porta intanto a capire come si muovono i flussi di queste azioni, ma soprattutto ci fa lavorare sempre più nella direzione di realizzare forme di contrasto che colpiscono i profitti in maniera da rendere vano il lavoro criminale per realizzare profitti con questa forma di commercio di merce contraffatta. Quindi, attenzione anche all'ambito del commercio elettronico che, come sappiamo, è diventato uno dei canali ancora più utilizzati per portare risultati nella direzione dei proventi illeciti.

Per ultimo, mi permetto di sottolineare che tutto ciò deve essere realizzato nella direzione del consumatore. Noi abbiamo ritenuto molto importante e necessario investire nella direzione dell'informazione presso il consumatore, per fargli capire quali rischi corre per la salute, quali danni fa all'economia del Paese e come, in questo modo, rischia di alimentare un canale assolutamente criminale. Per tutti questi motivi, e per il lavoro che è stato fatto dalla Commissione, dopo aver sottoscritto la risoluzione, ovviamente confermo il voto favorevole del gruppo Alternativa Popolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Il lavoro è stato svolto direi in modo egregio e puntuale dalla Commissione, ma in primis - è giusto e doveroso ricordare e lo faccio con piacere - dalla collega onorevole Susanna Cenni che ha dato proprio un taglio a questa indagine, a questa relazione, puntuale, dimostrando anche con forza, con precisione, i rapporti fra il fenomeno della contraffazione nel nostro Paese e l'attività della criminalità organizzata. Un aspetto che purtroppo a livello non soltanto popolare, ma anche a livello politico, viene sottovalutato. Si ritiene sempre il fenomeno dalla contraffazione come un fenomeno marginale, quasi da tollerare. Dobbiamo essere chiari in quest'Aula, fra di noi parlamentari, assumerne anche la consapevolezza e trasmetterla fuori da queste Aule: si tratta di una attività, quella della contraffazione, che sta andando a rimpinguare, e non di poco, gli interessi e le casse di organizzazioni criminali nazionali ed internazionali. È stabilito all'interno della relazione e ce l'hanno riferito in modo documentato tutti i soggetti auditi, le procure, i vari organismi di polizia che abbiamo nel nostro Paese, polizia nazionale e internazionale. Un fenomeno grave e devastante. Dobbiamo non sottovalutare non soltanto l'aspetto della contraffazione in sé, ma anche quello del vero e proprio commercio di prodotti completamente artefatti e anche dannosi alla salute del cliente e del consumatore. Parlo, ad esempio, di farmaci che vengono introdotti nel nostro Paese in modo illegale e che vengono distribuiti a pazienti inconsapevoli, ma anche di prodotti alimentari che finiscono consapevolmente nella catena di distribuzione, venduti persino negli scaffali dei supermercati, o persino di giocattoli per bambini prodotti con materiale contenente residui tossici. Si tratta di grandi attività, grandi opportunità economiche per le organizzazioni criminali, e contemporaneamente, potenzialmente, e non soltanto potenzialmente, perché è stato dimostrato, di gravi problemi per quanto riguarda la salute e i diritti dei nostri consumatori.

Il caso italiano si presenta particolarmente, lo dico fra virgolette, interessante e grave al contempo, per lo studio del fenomeno e per il ruolo che le organizzazioni criminali locali svolgono nell'ambito di tali traffici, permettendo un esame quanto mai accurato sia dell'effettivo coinvolgimento del crimine organizzato nella produzione e nel commercio di beni contraffatti, sia delle varie modalità con le quali le organizzazioni criminali gestiscono le attività di contraffazione. Ad esempio, la camorra napoletana, secondo le indagini e i dati forniti dalla Direzione nazionale antimafia, dalla Guardia di finanza, dall'Agenzia delle dogane, sembra essere una delle più attive in proposito, con una rete criminale ramificata che interessa l'Europa, il Nord America e l'Oceania, con un crescente interesse anche da parte della 'ndrangheta e, anche se in misura minore, dalla malavita salentina.

Ecco, dall'analisi dei profili di indagine emergono una serie di questioni essenziali per contrastare il fenomeno dalla contraffazione. Evidentemente dobbiamo fare di più, con particolare riguardo al problema dall'infiltrazione di organizzazioni di stampo mafioso e camorristico. Per cui è necessario prevedere interventi normativi e di coordinamento tra i vari soggetti preposti a prevenire e contrastare il fenomeno.

Le conclusioni della relazione contengono in modo puntuale queste indicazioni. Io voglio soltanto richiamarne due o tre al massimo. La prima è quella della questione delle agromafie. Il caso delle agromafie è emblematico per la sua gravità. Si tratta di un fenomeno che oltre ad alterare il corretto andamento delle filiere alimentari, in quanto marginalizza le imprese legali che non possono sostenere i costi di lavoro e di gestione delle materie prime (anormalmente bassi, che avvantaggiano le aziende collegate alla criminalità), determina una serie di fenomeni di particolare gravità sociale: lo sfruttamento e il caporalato (per cui lo sfruttamento degli uomini, delle persone, delle donne, che lavorano nei campi, il lavoro nero) e i danni per la salute del consumatore. Ciò richiama pertanto la necessità di procedere in modo sollecito all'esame e all'approvazione di norme quali quelle sulle agromafie in corso di elaborazione da parte del Ministero della giustizia e più in generale di operare per un aggravamento del trattamento sanzionatorio, contestualmente a una razionalizzazione e semplificazione delle numerose norme oggi esistenti sia nel codice penale, che nelle leggi speciali. Già sono stati richiamati altri aspetti, come quello importante che riguarda l'approccio al follow the money. Colpire queste organizzazioni dal punto di vista finanziario e patrimoniale forse può essere il sistema più efficace, e in genere lo è; anche in questo settore dobbiamo essere più determinati. Come anche il tema del trasferimento del denaro all'estero, il money transfer, che pare possa continuare a costituire una facile via di trasferimento di proventi illeciti della contraffazione verso Paesi esteri, in modo particolare asiatici, fonti di provenienza delle merci contraffatte e vendute in modo illecito nel nostro Paese, che produce anche una pratica di evasione fiscale piuttosto considerevole. Voglio ricordare quanto sollecitato nella relazione: un tema - che è un problema – relativo al presidio degli spazi doganali e alla non coerenza di impegni all'interno dell'Unione Europea.

Penso che sia un tema anche da porre all'attenzione a livello europeo. Per cui esprimo un sentito ringraziamento alla relatrice, alla Commissione intera, ai funzionari che con la stessa collaborano e comunico il voto favorevole di Articolo 1-MDP (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Oggi, come abbiamo fatto più volte, torniamo a parlare di contraffazione, un tema sicuramente complicato e difficile da affrontare. Abbiamo approfondito con la Commissione tematiche come la contraffazione dell'olio, delle calzature, del settore tessile, della mozzarella di bufala; abbiamo studiato la contraffazione dei farmaci; abbiamo studiato le norme internazionali a contrasto e gli organismi a contrasto e in tutte queste relazioni quello che viene fuori è che chiaramente è necessaria una macchina organizzata; e qui purtroppo la criminalità la fa da padrona perché abbiamo bisogno di centri di trasformazione, di logistica, d'approvvigionamento di materia prima, di canali distributivi.

Nella Relazione si raccolgono e si approfondiscono determinate tematiche e quello che emerge è che sicuramente il contrasto è difficile: le forze dell'ordine sono in prima linea nel contrasto e noi le ringraziamo per il lavoro che svolgono, al quale il Parlamento e il Governo non devono far mancare risorse perché dalla contraffazione su strada si è passati anche alla contraffazione e alla vendita in digitale e quindi abbiamo bisogno anche di dare nuovi strumenti, nuove attrezzature e nuova formazione al personale che è sempre sul campo.

La contraffazione ormai ha sdoganato qualsiasi tipo di prodotto: possiamo pensare che si contraffanno solo i marchi di pregio e invece non è così. Abbiamo visto alcune operazioni - ne voglio ricordare una che è citata nella Relazione: “Pulito sicuro” – nelle quali addirittura squadre di piccola criminalità prendono contenitori del sapone, li riempiono con sapone irregolare e, quindi, l'etichetta è quella reale di un contenitore gettato e poi vengono rimessi in commercio. Questo per dire che vengono venduti in maniera fraudolenta non solo l'orologio o i marchi del lusso ma anche prodotti di basso consumo dove magari il guadagno è 50 centesimi però, considerati i grandi numeri, si riescono a fare i soldi anche su questo. Si fabbricano ad esempio etichette false per i contenitori dei saponi in polvere: abbiamo visto tutte queste cose ed è preoccupante non solo per una questione di evasione fiscale e di lavoro nero ma anche perché i prodotti non hanno alcun tipo di sicurezza dal punto di vista ambientale: che ci sarà lì dentro? Che succederà quando questi prodotti finiscono nello scarico?

Tutte queste situazioni che abbiamo toccato con mano e che sono ben relazionate nel documento che oggi ci apprestiamo a votare, ci preoccupano e ci devono far dire: attenzione, stiamo attenti, è un fenomeno sempre più pervasivo in tutti i canali e per tutti i prodotti e dobbiamo essere attenti fornendo, da una parte, strumenti efficaci a chi lotta per seguire il denaro non solo nei pagamenti on line tramite carte di credito, con accordi, tramite ABI, ma anche tramite i canali come, ad esempio, i money transfer con i quali i proventi vengono portati all'estero. Questo è ben relazionato per quanto riguarda, per esempio, il settore del tessile. Quindi l'attenzione deve essere massima, le risorse devono essere massime e soprattutto la chiave di volta è il contesto internazionale ossia metterete d'accordo tutti i Paesi per una lotta alla contraffazione che tuttavia è senz'altro difficile. Possiamo aumentare anche in Italia norme a contrasto, possiamo stabilire pene sempre più severe, però poi troviamo che si travalicano i confini nazionali e anche europei e quindi tutto il lavoro che possiamo fare come Stato è molto complicato. Poi abbiamo visto che, ad esempio, le bancarelle abusive vengono trovate, viene fatta ad esse una piccola nota e continuano comunque a vendere. Qualche ispettore si è inventato il furto, perché magari l'abusivo si era allacciato abusivamente alla corrente: dobbiamo fare sicuramente un'analisi molto importante su come e quali siano gli strumenti da dare alla magistratura per fermare il fenomeno. Forse bisognerebbe pensare da una parte ad educare il consumatore a non comprare prodotti contraffatti per una serie di motivi ma dall'altra forse sarebbe necessario pensare di sanzionare anche chi consapevolmente compra qualcosa che non dovrebbe comprare. Tutto questo è ben spiegato all'interno della Relazione, che contiene molti spunti che sono lasciati al Parlamento, per quanto oramai la durata della legislatura sia al termine, tuttavia il lavoro sarà certamente utile a chi verrà dopo di noi per potere lavorare e decidere come combattere la contraffazione nel migliore dei modi.

Da un lato, ci vogliono politiche nazionali più forti, ma, dall'altro lato, bisogna lavorare in un contesto oramai internazionale, dove questi fenomeni purtroppo dilagano e ci sono Paesi che su questo non sono attrezzati; noi, vista l'esperienza negativa rispetto a tanti fenomeni che cerchiamo di combattere, dobbiamo fare da maestri. Per questo, a nome del Movimento 5 Stelle, esprimo un voto favorevole a questa relazione. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.

COLOMBA MONGIELLO. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, oggi, in rappresentanza del Partito Democratico e ringraziando la collega relatrice Susanna Cenni per l'ottimo lavoro svolto, proverò a trasmettervi il senso dell'attività della Commissione d'inchiesta sui rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione per approfondire la conoscenza di questo fenomeno e indicare alcuni dei temi su cui intervenire legislativamente e amministrativamente, per garantire maggiore legalità e sicurezza nelle transazioni commerciali.

È fuor di dubbio ormai l'esistenza di una stretta correlazione tra l'espansione del business del falso e gli investimenti fatti in questo stesso campo dalla criminalità organizzata, italiana e straniera. Favorita da un quadro normativo internazionale non omogeneo, la contraffazione è cresciuta anche grazie alla sua capacità di massimizzare e moltiplicare i profitti derivanti dal lavoro nero e dalla violazione delle norme a tutela dell'ambiente.

Sono ormai sempre più evidenti gli interessi diretti in quest'attività delle mafie storiche italiane, così come emergono inquietanti tracce finanziarie che conducono a gruppi attivi del terrorismo internazionale. La filiera della contraffazione si è purtroppo evoluta e affinata nel tempo, diventando un ben oliato meccanismo di organizzazione dei suoi diversi segmenti, dalla produzione al trasporto, dalla promozione alla vendita, dal riciclaggio al reinvestimento in business legali; un sistema di controllo del mercato molto più diffuso di quanto noi possiamo immaginare, che va dalle bancarelle per strada alla grande distribuzione e al commercio on line.

Secondo l'OCSE e l'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea, il 2,5 per cento degli scambi mondiali è costituito da beni contraffatti, per un valore stimato di 338 miliardi di euro; le importazioni di merce contraffatta in Europa riguardano il 5 per cento del totale dell'import complessivo, per un valore pari a 85 miliardi di euro. L'Italia, dopo gli Stati Uniti, è il Paese più interessato al fenomeno.

Tutto ciò emerge con chiarezza dalle indagini di Guardia di finanza, carabinieri, procure di mezza Italia, direzione distrettuale antimafia, Ministero della giustizia, Ministero per le politiche agricole. Grazie al loro lavoro, sappiamo che le merci contraffatte provengono per lo più da Cina, Hong Kong, che porti controllati da società cinesi, come il Pireo, sono le porte d'accesso al ricco mercato europeo. In pratica, non c'è settore produttivo che non sia infettato dal virus della contraffazione.

Tutto ciò comporta danni economici enormi all'impresa, ai lavoratori e allo Stato. Comporta rischi anche seri per la salute dei consumatori, che ingeriscono alimenti non trattati adeguatamente o vengono a contatto con materiali di scarsa qualità e con sostanze nocive. E poi ci sono i danni ambientali derivanti dallo smaltimento illegale di rifiuti o l'incenerimento all'aperto degli scarti di lavorazione, per non parlare del lavoro illegale, lo sfruttamento, il caporalato.

Il fenomeno della contraffazione - ci hanno detto i nostri interlocutori istituzionali, gli stakeholder sociali - ha assunto la sembianza e la peculiarità di un'impresa altamente organizzata, con un mercato di riferimento internazionale e una rete produttiva e distributiva transnazionale; imprese capaci di realizzare una rete di vendita organizzata secondo un preciso e raffinato modello di marketing aziendale, orientato alla diffusione e al successo del commercio illegale, parallelo e sommerso.

La crescita delle reti strutturali del commercio internazionale ha fatto emergere con crescente chiarezza e preoccupazione le difficoltà di chi opera i controlli, di chi svolge l'indagine ai fini preventivi e repressivi, di chi giudica le condotte illegali. Come ha affermato il Ministro Orlando durante la sua audizione, la scelta di talune associazioni criminali di stampo mafioso, soprattutto appartenenti alle storiche famiglie criminali di camorra, di investire nel settore della contraffazione costituisce un dato accertato in numerosi processi celebrati in un territorio nazionale e internazionale, ed è sostanzialmente dovuta al basso rischio penale a cui vanno incontro gli associati, se comparato, ad esempio, a quello connesso con il traffico di stupefacenti e alla contemporanea elevata redditività dell'attività di contraffazione.

Ciò che serve al Paese per contrastare questo fenomeno è un progetto coerente di norme alle quali affidare la tutela della crescita sana dell'economia.

Noi abbiamo una piena responsabilità - a fronte del successo che il made in Italy suscita a livello mondiale, trainando la nostra economia a sostegno dei redditi dei produttori e dei lavoratori - anche di intervenire con incisività ed efficacia contro le organizzazioni criminali.

Occorrono azioni programmate e reazioni adeguate in grado di garantire la costruzione e la difesa di un modello capace di assicurare benessere alla collettività e carattere di distintività alle produzioni del nostro Paese.

Armonizzare le attività della Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Agenzia delle dogane e dei Monopoli, Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi sulla gestione delle informazioni investigative, con l'istituzione di una banca dati delle indagini e dei sequestri effettuati, è una necessità.

Così come la promozione, attraverso le prefetture, di accordi territoriali di contrasto dei fenomeni della contraffazione e vendita dei prodotti tutelati dalle norme di proprietà industriale, di uso illecito dei titoli di proprietà industriale e di falsa indicazione dell'origine dei prodotti, anche attraverso interventi di carattere educativo e promozionale, è un'altra necessità.

Abbiamo anche previsto nella stessa relazione filiere etiche di produzione, che vadano ad implementare la distribuzione dei prodotti e che introducano agevolazioni fiscali mirate in materia di diritto al lavoro, di ambiente, di salute e di tutela dei minori.

Resta imprescindibile la modifica dell'articolo 514 del codice penale e l'inserimento dei reati relativi alla contraffazione nei delitti contro l'industria e il commercio, che dev'essere pensata per inviare un forte segnale di contrasto non solo nei confronti dell'usurpazione del titolo, ma anche della frode che da tale usurpazione deriva. Ne consegue una maggiore tutela dei consumatori, delle associazioni di categoria, dei consorzi nel settore agroalimentare e delle associazioni che a vario titolo tutelano il prestigio del made in Italy nel mondo.

A queste proposte - noi ne abbiamo presentata una come Partito Democratico già a suo tempo - si aggiunge quella specifica relativa ai reati in campo agroalimentare contro le agromafie e l'agropirateria, elaborata dalla task force costituita per volontà dei Ministri Orlando e Martina e coordinata dal giudice Caselli, recentemente approvata dal Consiglio dei ministri.

Tutti, dico tutti, dobbiamo essere sempre più consapevoli, in qualità di consumatori, che promuovere e tutelare la legalità in economia produce giustizia sociale e migliora la qualità della vita a ciascuno di noi.

Sono fiduciosa che il lavoro svolto dalla Commissione di inchiesta sia di aiuto e sostegno all'innovazione della legislazione in materia di contraffazione, e su tale base dichiaro pertanto il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

SUSANNA CENNI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI, Relatrice. Sarà un ringraziamento fulmineo: solo per ringraziare gli uffici, come da prassi, e, visto che questa sarà l'ultima relazione della Commissione d'inchiesta, il presidente della Commissione e tutti i colleghi che hanno contribuito a migliorarne il testo.

(Votazione - Doc. XXII-bis, n. 13)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cenni, Catania, Pastorelli, Gallinella, Russo, Franco Bordo, Garofalo ed altri n. 6-00369, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Interventi di fine seduta (ore 18,52).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, abbiamo appena finito di discutere del tema della contraffazione: guarda caso, ci tocca riferirci all'ennesima mistificazione di cui siamo stati testimoni nel corso degli ultimi giorni per cercare di deviare le attenzioni mediatiche dagli insuccessi di questo Governo e della sua maggioranza. Ultima in caso di specie, onorevole Presidente, è la ridicola vicenda che ha fatto gridare per l'ennesima volta gli epigoni del comunismo nostrano al ritorno al nazismo, per avere individuato in una caserma dei carabinieri una bandiera definita nazifascista.

Ora, al di là della circostanza che la bandiera appartiene sì al Reich, ma al secondo e non al terzo, e che è una bandiera istituita nel 1870, utilizzata dal Cancelliere Bismarck e dall'imperatore Guglielmo I, e quindi tutt'affatto un periodo storico differente rispetto a quello sul quale si sta cercando di creare l'attenzione mediatica; vede, Presidente, il tema è che, se non sorprende che una volta di più la sinistra per sviare l'attenzione dai propri insuccessi, umiliata dalla nullità dei risultati di sette anni di Governo disastroso per il Paese, abbandonata dal seguito popolare di elettori che milioni alla volta l'abbandonano, tradita da un Governo che ha fatto l'esatto contrario di quanto aveva sostenuto essere in grado di fare, sbeffeggiata dal maggior leader della sua coalizione, che giusto un anno fa aveva promesso agli italiani, all'esito dell'insuccesso del referendum, di abbandonare la politica, e oggi ancora occupa le stanze della segreteria del più grande partito della sinistra…

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,55)

MASSIMO ENRICO CORSARO. Dicevo, Presidente, se è normale che la sinistra intenda utilizzare…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MASSIMO ENRICO CORSARO. …biecamente qualsiasi argomento per sviare l'attenzione dai propri insuccessi, riscoprendo il tema…

PRESIDENTE. Grazie. Ha finito il tempo, onorevole Corsaro, dovrebbe chiudere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Non ho cinque minuti, Presidente?

PRESIDENTE. No, ne ha due, guardi: li ha già finiti abbondantemente. Grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, qualche anno fa, con sommo gaudio di tutta la stampa antiparlamentare, l'Ufficio di Presidenza dalla Camera assunse una decisione giusta, quella di disdire gli affitti dei palazzi Marini, determinando un risparmio notevole per il bilancio della Camera. Però, chi aveva cavalcato quella proposta non si è preoccupato con la stessa determinazione del personale che lavorava in quei palazzi: soltanto una parte di loro è stata riassunta, adibendola a mansioni analoghe in altri uffici della Camera; altri restano ancora fuori.

A fine anno scadrà per loro anche ogni ammortizzatore sociale: invito, quindi, l'Ufficio di Presidenza della Camera ad avere la lungimiranza che ha avuto disdicendo quegli affitti d'oro nel risolvere il problema di questi lavoratori, perché non vorremmo che, alla fine di questo giro della giostra, chi ci rimetta siano solo i lavoratori, persone che guadagnano poco e che vivono con quel poco, e non sarebbe assolutamente giusto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Umberto D'Ottavio. Ne ha facoltà.

UMBERTO D'OTTAVIO. Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per ricordare in quest'Aula la tragedia della Thyssen avvenuta a Torino dieci anni fa, proprio nella notte del 5 dicembre, e che costò la vita a sette persone: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, sette operai uccisi dalla negligenza; e il nostro collega Antonio Boccuzzi è fortunatamente sopravvissuto alle fiamme e, insieme con i familiari, si è battuto per ottenere giustizia. Questa sera ci sarà a Torino una veglia.

Il Partito Democratico è vicino ai familiari, che sono giustamente indignati perché, nonostante siano stati condannati con sentenza definitiva, due manager tedeschi sono ancora liberi e non stanno scontando nessuna pena. Un mese fa il nostro Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha chiesto conto al suo omologo tedesco che aveva promesso impegno. Signora Presidente, noi le chiediamo di far giungere ai colleghi tedeschi la nostra protesta e la nostra richiesta di giustizia, così come crediamo che deve continuare il nostro impegno per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Solo così potremo provare a rendere onore agli operai della Thyssen morti dieci anni fa (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 6 dicembre 2017 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,30)

1. Seguito della discussione delle mozioni Nesci ed altri n. 1-01701, Lenzi ed altri n. 1-01763, Fossati ed altri n. 1-01765, Marotta ed altri n. 1-01766, Brignone ed altri n. 1-01769, Vargiu ed altri n. 1-01770 e Palese e Occhiuto n. 1-01773 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della corruzione in ambito sanitario .

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

ROMANINI ed altri: Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane. (C. 3265-A)

Relatori: PRINA, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

3. Seguito della discussione delle mozioni Quintarelli ed altri n. 1-01620, Frusone ed altri n. 1-01767, Duranti, Marcon ed altri n. 1-01772 e Picchi ed altri n. 1-01774 concernenti iniziative volte a promuovere una moratoria internazionale dello sviluppo di sistemi di arma di tipo AWS (Autonomous Weapons Systems) e a prevedere un divieto di sviluppo e commercializzazione di tali sistemi di arma in ambito nazionale .

4. Seguito della discussione delle mozioni Sberna ed altri n. 1-01644 e Pellegrino ed altri n. 1-01775 concernenti interventi per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano .

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: RAFFAELLO VIGNALI (A.C. 3792-A)

RAFFAELLO VIGNALI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3792-A). Il Gruppo Parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della proposta di legge che reca disposizioni a tutela dei consumatori in materia di fatturazione a conguaglio per l'erogazione di energia elettrica, gas e servizi idrici nei confronti dell'utente domestico e delle microimprese.

In particolare, nei contratti di fornitura relativi a tali servizi si introduce un termine di prescrizione pari a due anni del diritto al pagamento del corrispettivo.

Si tratta di una proposta diretta ad introdurre nell'ordinamento precise e significative norme in materia di trasparenza in favore dei consumatori e delle microimprese.

Il fenomeno delle maxi-bollette, infatti, ha comportato gravi problemi per gli utenti che si sono trovati molte volte a pagare conguagli sostanziosi per consumi di energia elettrica, luce e gas.

Tale problematica ha prodotto ripercussioni fortemente negative sugli utenti consumatori e sulle imprese che hanno dovuto versare ingenti somme di denaro, a fronte molte volte di fatturazioni che si sono rivelate illegittime. Si tratta spesso, infatti, di bollette di molte migliaia di euro che incidono pesantemente sui bilanci delle imprese.

E' necessario, pertanto, regolare in modo corretto e congruo il servizio reso all' utenza con una informazione adeguata che assicuri al cliente una conoscenza necessaria sulle condizioni contrattuali in modo da evitare di trarlo in inganno. Un mercato libero, infatti, funziona se ci sono regole certe e sicure che rafforzino in termini di correttezza e trasparenza il rapporto tra azienda fornitrice del servizio ed utenza. E questa proposta di legge va nella direzione auspicata perché rafforza i meccanismi di tutela dei consumatori in un'ottica di massima trasparenza e comprensione delle condizioni contrattuali per gli utenti.

La proposta di legge reca altresì norme relative: al diritto dell'utente alla sospensione del pagamento in attesa della verifica della legittimità della condotta dell'operatore; al rimborso dei pagamenti effettuati a titolo di indebito conguaglio ed alla definizione, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico, di misure a tutela dei consumatori, di misure atte ad incentivare l'autolettura, nonché di norme per l'accesso dei clienti finali ai dati concernenti i propri consumi. Risulta indispensabile (e questo progetto di legge opera proprio in tal senso) che il mercato ed i servizi all'utenza siano necessariamente improntati ad una logica di assoluta correttezza nel rapporto tra azienda ed utente per permettere quella trasparenza che è indispensabile perché questo funzioni in modo ottimale. I servizi all'utenza, infatti, devono essere erogati secondo principi di buona fede, correttezza e lealtà con un'adeguata informazione ed una corretta pubblicità del loro contenuto.

Tali principi sono, peraltro, richiamati dal Codice del consumo, che costituisce la disciplina base in questa materia. La proposta di legge, pertanto, interviene in modo congruo sul rapporto azienda-utente introducendo ad esempio il diritto dell'utente (che abbia inoltrato un reclamo inerente al conguaglio) alla sospensione del pagamento finché non sia stata verificata la legittimità della condotta dell'operatore. Inoltre, in sede referente è stato introdotto l'obbligo del distributore di comunicare all' utente l'avvio del procedimento e di informarlo dei conseguenti diritti.

Quindi, con queste disposizioni si crea una quadro normativo con regole certe ed efficaci che consentono di tutelare il consumatore contro le eventuali pratiche non corrette messe in campo dalle aziende fornitrici. Siamo, pertanto, di fronte ad una proposta di legge che introduce, come detto, regole certe nel mercato rafforzando i diritti degli utenti-consumatori in un'ottica di tutela e di salvaguardia dei loro diritti.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROBERTO SIMONETTI (DOC. XXII-bis n. 13)

ROBERTO SIMONETTI. (Dichiarazione di voto – Doc. XXII-bis n. 13) La contraffazione è un fenomeno in continua espansione che non interessa più le economie dei singoli Paesi, l'Italia in primis e l'Europa tutta, ma ha ormai acquisito una dimensione di stampo internazionale. Dall'attività della Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria, è emerso un quadro abbastanza chiaro circa le tendenze del fenomeno: crescita esponenziale; un quadro normativo e politiche di contrasto disomogenee a livello internazionale; una flessibilità "straordinaria" nell'innovare e adattare le tecniche di contraffazione; un intreccio assai diffuso con il lavoro nero, i fenomeni di inquinamento ambientale ecc.;

Questi elementi, dalle indagini svolte sia al livello nazionale che internazionale, costituiscono terreno fertile per la nascita di forme di criminalità organizzata di stampo mafioso che insinuandosi nei settori strategici dell'economia dei vari Paesi via via coinvolti ha contribuito alla nascita di un mercato globale dai contorni assolutamente indefiniti in cui costantemente l'illegalità si insinua nella legalità in tutte le fasi della filiera produttiva.

Guardando all'Italia, l'impatto sulla nostra economia è devastante. Un sistema produttivo come il nostro, costituito da tante micro e piccole imprese che per gran parte operano in settori contraddistinti da produzioni di elevata qualità, risulta desiderabile da aggredire per chi illegittimamente intende sfruttare l'attrattività del marchio "Made in Italy" per ottenere considerevoli guadagni, a danno di imprese e consumatori, resi ancora più facili con lo sviluppo delle reti infrastrutturali, dei traffici marittimi, terrestri ed arei per la movimentazione delle merci e del commercio elettronico.

Non è un caso dunque che le nostre imprese siano tra quelle più colpite dalla contraffazione.

Nello studio "Trade in Counterfeit and Pirated Goods" del 2016, a cura dell'OCSE e dell'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione europea (EUIPO), si stima che il 2,5 per cento degli scambi mondiali sia costituito da beni contraffatti, per un valore corrispondente a 338 miliardi di euro al tasso di cambio dell'epoca, che al tasso odierno equivale a 461,85 miliardi di dollari.

Il report evidenzia come la Cina sia il primo Paese di provenienza della merce contraffatta e come l'Italia, dopo gli Stati Uniti, sia il Paese più colpito dal fenomeno della contraffazione.

Ciò vale per i grandi marchi del "Made in Italy", ma anche per le produzioni tipiche di ciascun territorio. Dopo la Cina e Hong Kong è la Grecia a minacciare la competitività delle imprese italiane. Il porto del Pireo, controllato da società cinesi, può diventare infatti una grande porta di accesso delle merci illegali in Europa e quindi in Italia.

Nel rapporto del CENSIS " La contraffazione: dimensioni, caratteristiche ed approfondimenti", del giugno 2016, il mercato del falso in Italia ha realizzato un fatturato di 6,9 miliardi di euro. La contraffazione sottrae al sistema economico legale nazionale 5,7 miliardi di euro (1,7 miliardi di euro per la produzione e 4 miliardi di euro per la perdita di gettito sulla produzione indotta in altri settori connessi) con un valore aggiunto sommerso di 6,7 miliardi di euro ed oltre 100.000 posti di lavoro in meno. Quindi Stato, imprese e consumatori sono le vittime privilegiate dei contraffattori.

Si stima che se si riportasse il fatturato complessivo della contraffazione sul mercato legale, si genererebbe una produzione aggiuntiva, diretta e indotta, per un valore di quasi 18,6 miliardi di euro, con un valore aggiunto di circa 6,7 miliardi di euro.

Imprese e consumatori sono ancora privi di strumenti adeguati per difendere i propri interessi. In tutti questi anni le imprese si sono dovute difendere dall'aggressiva concorrenza proveniente in primo luogo dalla Cina, puntando sulla qualità e sull'innovazione, senza avere sostegno dallo Stato, ad esempio per quanto concerne le politiche di riduzione dei carichi fiscali, e non potendo usufruire di una legge nazionale di effettiva tutela del "Made in Italy"; i consumatori sono continuamente ingannati nei loro acquisti dall'impiego di etichette contraffatte, che oltre a rendere impossibile l'individuazione dell'origine e provenienza delle merci, impattano sulla loro salute e sulla sicurezza.

Come emerge dalla relazione della Commissione, e questo gruppo parlamentare condivide, nel 2009 con il Governo di centro destra , abbiamo approvato la legge dalla legge 23 luglio 2009, n. 99, che ha inserito il delitto di associazione per delinquere finalizzato alla commissione dei delitti di contraffazione (articolo 473 e 474 c.p.) nell'elenco dei reati riservati alla competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia, ai sensi dell'articolo 51 comma 3-bis c.p.p.; ha rafforzato il “rafforzamento” degli strumenti di contrasto sotto il profilo patrimoniale, con la confisca obbligatoria delle cose servite o destinate a commettere il reato e delle cose che ne costituiscono l'oggetto, il prodotto, il prezzo o il profitto, a chiunque appartenenti (articolo 174-bis c.p.), la confisca per equivalente dei beni di cui il reo abbia la disponibilità per un valore corrispondente al profitto qualora non sia possibile procedere al sequestro delle cose che costituiscono il prezzo o il profitto del reato e il sequestro e la confisca per sproporzione; ha inserito i delitti previsti dagli artt. 473, 474, 517-ter e 517-quater c.p. nell'elenco dei reati che determinano la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e delle società ai sensi del D. Lgs. n. 231 del 2001. La legge n. 136/2010 ha inserito i delitti previsti dagli artt. 473 e 474 cod. pen. tra quelli per i quali sono consentite le operazioni sotto copertura e la legge n. 9 del 2013 ha esteso le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche e di altre forme di telecomunicazioni (articolo 266 lett. f-ter c.p.p.) anche ai reati di contraffazione.

Inoltre, come emerge dalla relazione dei mezzi di contrasto in base alla nuova legislazione citata a fronte di un impegno, durante le audizioni in Commissione, si è potuto valutare come vi è uno sforzo massimo da parte delle forze di polizia e della magistratura e che ha portato a risultati significativi, ma si deve rilevare che le caratteristiche transnazionali della contraffazione richiedono un rafforzamento della collaborazione informativa e operativa delle forze dell'ordine a livello internazionale.

Sempre dalla relazione emerge che: “In Italia, le aree più rilevanti per la produzione di merci contraffatte sono concentrate in alcuni quartieri di Napoli (Sanità, Pendino-San Lorenzo, Gianturco e zona Porto) e della provincia (Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Palma Campania, Casoria, Arzano, Melito, Mugnano, Afragola), oltre che a Milano e Prato. Nella provincia di Napoli i clan camorristici più coesi hanno spostato i propri interessi verso settori amministrativi, economici e finanziari, acquisendo, attraverso l'impiego di capitali illeciti, «il controllo dell'intera filiera di alcuni comparti dell'industria della contraffazione: dall'import-export di merci fino alla vendita, potendo contare su una fitta rete di punti di distribuzione disseminati in Italia ed all'estero».

Circa le dimensioni del fenomeno è stato rilevato che «facendo le dovute proporzioni, nella provincia di Napoli il fenomeno della contraffazione ha sostituito quello che era una volta il contrabbando di sigarette. Il posto sul territorio viene preso dalle bancarelle di merci contraffatte»”.

Nell'analisi del raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri, l'intreccio tra il fenomeno della contraffazione e la criminalità organizzata, che controllano alcuni mercati degli ambulanti (ad esempio il mercato rionale della Maddalena), addirittura con estorsioni ai danni dei commercianti stessi, al fine di controllare la filiera del falso emerge con chiarezza.

Anche la 'ndrangheta calabrese è attiva nel settore della contraffazione, come evidenziato dalla seguente tabella tratta dalla citata relazione della DIA. Dalla relazione emerge che: “L'interesse della 'ndrangheta per la contraffazione è stata accertata già dal 2009, nel corso di un'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria36, conclusasi con il processo, al termine del quale i soggetti arrestati sono stati tutti condannati, in rapporto alla gestione delle attività portuali a Gioia Tauro. Questa indagine ha rivelato la sussistenza di tre poli criminali tra di loro connessi ma indipendenti, operanti sulla base di un accordo: la 'ndrangheta gestiva le attività di controllo criminale del porto e lucra sulla movimentazioni delle merci, senza entrare direttamente nel business della contraffazione; un imprenditore operante come spedizioniere, non affiliato ma colluso in senso penalmente rilevante con la 'ndrangheta, si occupava di sdoganare le merci nel porto di Gioia Tauro; un'organizzazione molto agguerrita di cinesi importava merci contraffatte di vario genere, dai giocattoli fino a prodotti di abbigliamento, attraverso container per via marittima, spostati da Napoli a Gioia Tauro, in forza delle « protezioni » criminali fornite. Le merci contraffatte erano indirizzate, da una parte, a Roma e dall'altra alla Repubblica Ceca. In altre prole emerge nella relazione viene evidenziato che la camorra Governa fortemente questo fenomeno, per quanto attiene alla Campania, e la ndrangheta per quanto attiene alla Calabria.”

Alla luce dei fatti esposti si ancora più consapevoli della necessità che il nostro Paese si doti di una normativa per la tutela e la tracciabilità dei prodotti, che veda nell'introduzione dell'etichettatura di origine il punto imprescindibile su cui costruire un quadro di norme certe ed univoche a tutela del "Made in Italy".

Il legislatore italiano ha più volte tentato di perseguire questo obiettivo, ma puntualmente ha dovuto rinunciare, trovando nelle istituzioni europee l'ostacolo più grande alla sua attuazione.

E' auspicabile che l'Europa si renda quanto prima conto della necessità di introdurre sistemi di tracciabilità delle merci provenienti dall'estero, per rafforzare da un lato la fiducia dei consumatori in merito all'origine e alla sicurezza dei prodotti acquistati, e dall'altro la competitività dell'industria, europea e nazionale, la quale rischia oggi di cadere sotto i colpi della contraffazione e della criminalità organizzata.

Contemporaneamente è necessario reprimere il fenomeno della penetrazione delle associazioni di stampo mafioso e camorristico nel settore della contraffazione. Ciò rende più stringente un forte impegno comune di tutte le istituzioni nel contrastare anche in questo settore il ruolo delle organizzazioni criminali, nel quadro generale di un rafforzamento della lotta al fenomeno della contraffazione, che deve costituire una priorità dell'azione pubblica di contrasto.

E' infine emerso che le organizzazioni criminali investono nella contraffazione a causa dei bassi rischi corsi, in termini di repressione penale, a fronte invece degli alti profitti finanziari ad una razionalizzazione e semplificazione delle numerose norme oggi esistenti, sia nel codice penale che in leggi speciali.

In tal senso condividiamo le linee conclusive stilate dalla Commissione, pur essendo consapevoli che la strada da percorrere è ancora molta e di non facile ed immediata applicazione.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Terzoni, Sgambato, Preziosi, Parrini, Battelli, Monaco, D'Incecco, Gnecchi, Cassano e La Marca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 6 le deputate Covello e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 3 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 6 e 7 i deputati Molea e Giuliani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n.8 la deputata Giuliani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 9 i deputati Marantelli e Giuliani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 10 le deputate Giuliani e Gribaudo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 10 e 17 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 11 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 11 il deputato Morassut ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 12 i deputati Falcone e Gribaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 13 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 14 alla n. 16 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 17 le deputate Rubinato e Gribaudo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 22 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 25 i deputati Antezza, Nicchi, Roberta Agostini e Cirielli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 26 le deputate Giuliani e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Argentin e a. em.1-1746/1 rif 279 279 0 140 279 0 107 Appr.
2 Nominale Moz. Argentin e a. 1-1746 rif. 373 373 0 187 373 0 103 Appr.
3 Nominale Moz. Bechis e a. 1-1761 379 379 0 190 379 0 103 Appr.
4 Nominale Moz. Galgano e a. 1-1762 rif. 382 382 0 192 382 0 103 Appr.
5 Nominale Moz. Rondini e a. 1-1764 rif. 382 382 0 192 382 0 103 Appr.
6 Nominale Moz. Brignone e a. 1-1768 378 377 1 189 377 0 103 Appr.
7 Nominale Moz. Savino E. e a. 1-1771 386 385 1 193 385 0 103 Appr.
8 Nominale Pdl 3792-A - em. 1.50, 1.51, 1.52 380 379 1 190 379 0 103 Appr.
9 Nominale em. 1.53 378 315 63 158 111 204 103 Resp.
10 Nominale em. 1.4 388 278 110 140 60 218 103 Resp.
11 Nominale em. 1.54 386 316 70 159 314 2 103 Appr.
12 Nominale em. 1.55 rif. 388 322 66 162 322 0 103 Appr.
13 Nominale em. 1.56 rif., 1.57 386 372 14 187 372 0 103 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.8 382 325 57 163 113 212 103 Resp.
15 Nominale em. 1.14 385 340 45 171 113 227 103 Resp.
16 Nominale em. 1.58 384 381 3 191 381 0 103 Appr.
17 Nominale em. 1.59 385 380 5 191 136 244 103 Resp.
18 Nominale em. 1.60 382 295 87 148 85 210 104 Resp.
19 Nominale em. 1.61 393 389 4 195 93 296 103 Resp.
20 Nominale em. 1.62 rif., 1.63, 1.64 391 389 2 195 388 1 103 Appr.
21 Nominale articolo 1 382 381 1 191 381 0 103 Appr.
22 Nominale articolo 2 385 384 1 193 384 0 102 Appr.
23 Nominale odg 9/3792-A/4 378 297 81 149 76 221 102 Resp.
24 Nominale odg 9/3792-A/5 380 335 45 168 114 221 102 Resp.
25 Nominale Pdl 3792-A - voto finale 364 363 1 182 363 0 100 Appr.
26 Nominale Doc. XXII-bis, n. 13 risol. 6-369 333 328 5 165 328 0 99 Appr.