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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 895 di venerdì 1° dicembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Baretta, Bernardo, Bindi, Biondelli, Michele Bordo, Bressa, Brunetta, Capelli, Capezzone, Casero, Catania, Cenni, Coppola, D'Alia, Dal Moro, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Laforgia, Locatelli, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Orfini, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Rughetti, Ruocco, Sanga, Sani, Sandra Savino, Sibilia, Tabacci, Tancredi, Valeria Valente, Vazio, Velo, Vignali, Villarosa e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di componenti politiche del gruppo parlamentare Misto (ore 10,05).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 30 novembre 2017, la deputata Renata Bueno, già iscritta alla componente politica Civici e Innovatori-Energie PER l'Italia del gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica “Direzione Italia” dello stesso gruppo. Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 30 novembre 2017, i deputati Ernesto Auci, Angelo Antonio D'Agostino e Maria Valentina Vezzali, già iscritti al gruppo parlamentare Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE, hanno dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in ordine alla riforma della medicina fiscale, con particolare riferimento al prioritario impiego dei medici fiscali che figurano nelle liste ad esaurimento - n. 2-02036)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Brunetta ed altri n. 2-02036 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Polverini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego, ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente, sottosegretario, colleghi. Il tema che intendo portare alla vostra attenzione riveste un'importanza rilevante per il settore dei medici fiscali. La legge delega n. 124 del 7 agosto 2015 di riforma della pubblica amministrazione prevede, infatti, una riorganizzazione della medicina fiscale di controllo sulle assenze per malattia dei lavoratori pubblici, stabilendo che il Governo proceda ad una riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale, nonché il passaggio all'INPS delle competenze e delle relative risorse, ed il ricorso in via prioritaria, per tutte le funzioni in materia di accertamento, comprese le attività ambulatoriali inerenti alla medicina fiscale, ai medici fiscali delle liste speciali trasformate in liste ad esaurimento dall'articolo 4, comma 10-bis, della legge n. 125 del 2013.

Il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, benché non prevista dalla legge delega, prevede la stipula di nuove convenzioni per i medici delle liste ad esaurimento e la rimodulazione della disciplina delle visite fiscali e delle incompatibilità. A tal proposito ricordo che la disciplina sui medici fiscali di lista è contenuta all'articolo 5, commi 12 e 13, della legge 11 novembre 1983, n. 638, e, quindi, non rientra nei contratti flessibili regolamentati dal vigente testo unico sul pubblico impiego e sul quale è stato dato il mandato al Governo di legiferare per apportare modifiche ed integrazioni. Secondo, dunque, la normativa vigente, i medici fiscali delle liste speciali, trasformate in liste ad esaurimento e con incarico confermato dai decreti che ne regolano la specifica disciplina, sono gli unici collaboratori esterni alla pubblica amministrazione per i quali l'incarico è inteso a tempo indeterminato e come tale deve essere considerato fino all'esaurimento delle liste stesse.

Una convenzione generica a tempo determinato e l'annullamento della disciplina che attualmente regola la materia, così come previsto dal citato decreto n. 75 del 2017, determinerebbero, di fatto, la perdita, da parte dei medici fiscali, di tutte le tutele acquisite sinora. Del resto è la stessa la legge delega a prevedere i soli medici fiscali come unica figura professionale da adibire ad accertamenti, tuttavia la costituzione di generiche graduatorie permetterebbe all'INPS di utilizzare medici convenzionati esterni, reclutati attraverso un bando e che già svolgono altre attività per l'ente (si pensi, ad esempio, all'invalidità civile), anche per la medicina fiscale, con la possibilità quindi di un utilizzo improprio da parte dell'Istituto delle risorse che potrebbero essere utilizzate per finanziare l'invalidità civile ed il bando dei medici esterni, senza alcuna possibilità di verifica e di controllo del tempo dedicato all'invalidità civile e alla medicina fiscale.

A tutto quanto esposto sinora si aggiunga che la determinazione presidenziale n. 147 del 12 novembre 2015 dell'INPS, inerente il bando per il reclutamento di 900 medici da adibire all'espletamento degli adempimenti dei centri medico-legali dell'INPS, centrali e territoriali, prevede la possibilità che i suddetti medici possano essere chiamati a svolgere accertamenti sanitari nell'ambito della medicina fiscale, benché nello stesso avviso del bando sia chiaramente espressa l'incompatibilità tra l'attività di medicina fiscale e quella di medico esterno convenzionato, ricordandoci ancora una volta che il citato decreto n. 75 del 2017 non prevede che l'atto di indirizzo regolamenti rapporti diversi da quelli intrattenuti con i medici di medicina fiscale.

Rispetto a tale situazione, signora sottosegretario, sono a chiederle quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di rispettare quanto stabilito dalla legge delega, che prevede esclusivamente il passaggio delle risorse e delle competenze all'INPS e la priorità dell'utilizzo dei medici fiscali delle liste ad esaurimento per tutta l'attività di controllo domiciliare ed ambulatoriale. Il rischio, infatti, è quello che si inserisca nella riforma della medicina fiscale una categoria di professionisti non prevista dalla legge delega, ossia i medici convenzionati esterni, nonostante l'incompatibilità rilevata dall'INPS e dallo stesso Governo e nonostante il rischio che ciò possa favorire l'uso improprio delle risorse per finanziare il bando dei medici convenzionati esterni. Ci auguriamo che una simile situazione possa essere affrontata in tempi brevi, considerando la delicata posizione dei medici fiscali, che rischia seriamente di cancellare tutti i diritti da questi acquisiti negli anni e che necessitano di una piena tutela da parte dell'ordinamento italiano.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente, grazie, onorevole Polverini. Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Brunetta e altri, riguardante l'impiego dei medici fiscali delle liste di esaurimento, passo ad illustrare quanto segue.

Con il decreto legislativo del 25 maggio 2017, n. 75, è stata data attuazione, tra gli altri, all'articolo 17, comma 1, lettera l), della legge n. 124 del 2015. In questo senso, l'articolo 18 del decreto legislativo n. 75 del 2017 ha novellato l'articolo 55-septies del decreto legislativo n. 165 del 2011, accentrando all'INPS la competenza in materia di visite fiscali sia per i dipendenti pubblici che per quelli del settore privato. In tal modo si è inteso dar vita al cosiddetto Polo unico della medicina fiscale, al fine di superare il preesistente riparto di competenze tra ASL, per i dipendenti pubblici, e l'INPS, per i dipendenti privati. Lo stesso articolo, inoltre, ha previsto la stipula di convenzioni tra l'INPS e le organizzazioni sindacali di categoria, che garantiscono il prioritario ricorso ai medici fiscali iscritti nelle liste ad esaurimento. Tali convenzioni sono adottate in ossequio all'atto di indirizzo di cui al decreto siglato il 2 agosto 2017 al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto col Ministero per la Semplificazione e la pubblica amministrazione e il Ministero della Salute, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 settembre scorso.

L'atto di indirizzo prevede un'adeguata garanzia per i medici fiscali iscritti nelle liste ad esaurimento e contiene tutti gli elementi di salvaguardia e di tutela per gli stessi. In particolare, esso stabilisce il prioritario ricorso ai medici iscritti nelle liste di cui all'articolo 4, comma 10-bis, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, per tutte le funzioni di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia dei dipendenti, ivi comprese le attività ambulatoriali inerenti alle medesime funzioni. Viene, altresì, stabilito il rapporto convenzionale su base oraria, il monte ore di impegno settimanale, tra un minimo e un massimo, ricadente nelle fasce di reperibilità stabilite per l'effettuazione di visite mediche di controllo. Viene, infine, stabilita la struttura del compenso, prevedendo un'indennità oraria base di disponibilità, nonché maggiorazioni proporzionate al numero di visite di controllo domiciliari e ambulatoriali.

Questi ultimi accorgimenti rafforzano ulteriormente le tutele poste a favore dei medici fiscali, salvo la possibilità per le parti di prevedere il rapporto convenzionale anche a prestazione.

Si aggiunge che l'INPS, nel confermare incompatibili le attività di medico convenzionato esterno e di medico fiscale - incompatibilità intesa come impossibilità a svolgere contemporaneamente i due incarichi retribuiti - ha comunicato che ricorrerà, eventualmente, all'impiego di medici convenzionati esterni per l'effettuazione di visite fiscali solo ed eccezionalmente in caso di rischio elevato di pregiudizio per l'attività di controllo, in conseguenza all'incremento di visite mediche che l'Istituto dovrà garantire in virtù della nuova competenza sui dipendenti pubblici.

In tali casi, saranno garantiti ai medici convenzionati esterni esclusivamente i rimborsi previsti per le attività svolte al di fuori della sede ordinaria di servizio. Solo tali costi saranno rendicontati come costi del polo unico, a valere sulle risorse a tal fine destinate dal decreto legislativo n. 75 del 2017, assicurando in tal modo un utilizzo delle risorse finanziarie appropriato e rispettoso della legge.

L'INPS ha, tra l'altro, precisato che il rispetto della prescrizione normativa di dedicare le risorse attribuite dalla legge alla sola gestione delle visite mediche di controllo del cosiddetto polo unico è stato sin dall'inizio assicurato dall'Istituto, che ha strutturato procedure informatiche e contabili che consentono di distinguere i costi sostenuti per l'effettuazione delle visite mediche di controllo, ex articolo 55-septies del decreto legislativo n. 165 del 2001, per i lavoratori pubblici da quelle per i lavoratori privati.

PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretaria, purtroppo, ancora una volta, la risposta del Governo non ci soddisfa rispetto alla questione che abbiamo posto di assoluta rilevanza per una categoria importante come quella dei medici fiscali e anche per una parte significativa della legge delega che abbiamo citato, che prevedeva, appunto, una riorganizzazione della medicina fiscale e di controllo per i dipendenti pubblici e privati.

Del resto, se anche l'INPS, in qualche modo, ribadisce costantemente l'incompatibilità, è chiaro che le questioni poste dal gruppo di Forza Italia, a prima firma dell'onorevole Brunetta, sono assolutamente pertinenti. Del resto, se anche l'INPS, che pure si prende molte libertà rispetto a quelle che sono le sue competenze, ribadisce di utilizzare questa categoria di medici esclusivamente ed eccezionalmente rispetto alla più volte comprovata incompatibilità, ciò ci dice che la questione va risolta evidentemente in maniera più seria e più concreta.

Peraltro, aggiungo che, non essendo espressamente previsto nella delega, il passo che si è voluto compiere ha portato, poi, come in tante grandi questioni che arrivano all'Istituto di previdenza italiano, alla produzione di tante circolari, regolamenti, nei quali, poi, è veramente sempre più complicato trovare una soluzione a quelli che sono i problemi che le diverse categorie, man mano, si trovano ad affrontare.

Quindi, noi prendiamo atto della confusione nella quale, comunque, questa categoria si trova all'interno dell'INPS. Vogliamo evitare che ci sia, anche dal punto di vista delle risorse, un utilizzo improprio rispetto a quello che è l'indirizzo del legislatore e del Ministero e continueremo sicuramente a chiedere al Governo non di risponderci rispetto alla giungla legislativa e normativa nella quale, purtroppo, anche oggi, ci siamo trovati a discutere, ma di dare un indirizzo preciso dal punto di vista legislativo, affinché questi medici fiscali possano ritrovare quella che è la loro legittimazione e vedano non cancellare tutti i diritti che negli anni avevano acquisito.

(Iniziative di competenza volte ad evitare il licenziamento dei lavoratori della CB International di Garbagnate Milanese - n. 2-02039)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cimbro e Laforgia n. 2-02039 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Cimbro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente. Ringrazio anche la sottosegretaria Biondelli per essere qui presente per dare una risposta rispetto ad una situazione di crisi aziendale che, indubbiamente, ci preoccupa.

I 103 lavoratori della CB International, ex Cesare Bonetti, di Garbagnate Milanese, all'inizio del mese di novembre 2017, sono stati raggiunti dalle lettere di sospensione dal lavoro, nonostante da diversi mesi lavorassero in autogestione per non lasciar morire un'azienda storica e nonostante vi fosse addirittura un portafoglio di ordini di circa 5 milioni di euro.

Prima del fallimento, l'ex Bonetti era l'azienda leader nel settore della produzione di valvole e misuratori magnetici. Queste donne e questi uomini sono ormai costretti a vivere in una situazione di grande difficoltà, poiché con la nuova normativa introdotta dal decreto legislativo n. 148 del 2015, attuativo del cosiddetto Jobs Act, che, all'articolo 4, ha previsto una riduzione del periodo totale di corresponsione degli ammortizzatori sociali, si trovano nella situazione di essere ormai giunti al termine del periodo massimo previsto per la cassa integrazione.

Si è, dunque, venuta a creare una situazione paradossale: i lavoratori saranno costretti a chiedere ai curatori fallimentari di licenziarli il più presto possibile, perché solo in tal modo potranno accedere al minimo sostegno previsto dalla NASPI.

L'azienda era già finita una prima volta sull'orlo del fallimento dopo la vendita al gruppo indiano Waaree, ma il 20 giugno 2017, aveva ottenuto il concordato preventivo per il rilancio della stessa. Il 13 ottobre 2017 ha formalmente inviato al tribunale di Milano la domanda di fallimento in proprio. Il 9 novembre 2017, mentre lavoratori e sindacati discutevano della grave situazione dell'azienda, il presidente, l'imprenditore Modesto Volpe, proprietario della VT telematica di San Giuliano Milanese, restituiva ai curatori fallimentari il pezzo d'azienda che aveva acquistato solo qualche mese prima. I lavoratori, inoltre, ricevevano le lettere di sospensione con le quali venivano sospesi, appunto, dalla retribuzione e dalla contribuzione.

L'ex Cesare Bonetti rappresenta un pezzo della storia industriale d'Italia per quanto riguarda il settore metalmeccanico. I lavoratori, che attualmente si trovano nello stato di sospensione e, dunque, non percepiscono né stipendio né indennità di disoccupazione, hanno acquisito nel corso degli anni un livello di specializzazione e un'esperienza tale che sarebbe davvero un grave errore disperdere.

Proprio per la storia della ex Cesare Bonetti, la vicenda dei 103 lavoratori in cerca di un nuovo acquirente per l'azienda è stata rilanciata a livello nazionale nel corso di una trasmissione televisiva della RAI ed è per questo che oggi noi di Articolo 1-MDP siamo qui in Aula per chiedere al Governo quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, i Ministri interpellati, al fine di evitare il licenziamento dei lavoratori della CB International e al fine di favorire l'individuazione di una nuova eventuale proprietà in grado di rilanciare l'azienda, tutelando i posti di lavoro.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, signor Presidente, grazie, onorevole Cimbro. La Cesare Bonetti Spa di Garbagnate Milanese è una storica industria meccanica che, dal 1905, produce valvole per il settore oil and gas. La società è passata, nel 2013, sotto il controllo della società indiana RCD riconducibile al gruppo indiano Waaree. Dopo la chiusura in perdita dei bilanci 2014 e 2015, nell'ottobre 2016, la società ha annunciato un piano di riorganizzazione industriale che prevedeva esuberi per metà dei 132 dipendenti.

Il 6 ottobre 2016, presso l'Agenzia regionale per l'istruzione, la formazione e il lavoro della Lombardia si è svolto l'esame congiunto per richiesta di CIGS per crisi aziendale per la durata di dodici mesi e per i 126 dipendenti di Garbagnate Milanese. Conseguentemente, con il decreto n. 97888 del 29 novembre 2016, gli uffici del Ministero del Lavoro hanno approvato il programma di crisi aziendale per il periodo 26 novembre 2016-26 novembre 2017 e hanno autorizzato la corresponsione della CIGS in favore dei 126 lavoratori coinvolti dal programma.

Successivamente la situazione finanziaria della Cesare Bonetti è peggiorata, tanto che il tribunale di Milano, il 29 giugno, l'ha dapprima ammessa al concordato preventivo e poi, con successiva sentenza del 25 settembre 2017, ne ha dichiarato il fallimento, nominando tre commissari. Conseguentemente, il 27 novembre scorso, la curatela, dopo aver constatato l'impossibilità di ricorrere all'esercizio provvisorio, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 103 lavoratori, in conseguenza del mancato raggiungimento di un accordo durante lo svolgimento della cosiddetta fase sindacale. Il 29 novembre scorso, l'Agenzia regionale per l'istruzione, formazione e lavoro ha ricevuto formale richiesta di convocazione delle parti per avviare con urgenza l'esame della cosiddetta fase istituzionale.

In conclusione, nonostante la rilevanza locale della questione segnalata nel presente atto parlamentare, posso assicurare l'intervento del Ministero del lavoro, qualora le parti o le istituzioni interessate dovessero richiederlo. Rappresento inoltre che la regione Lombardia ha reso noto che continuerà a seguire con la massima attenzione la vicenda in parola, al fine di agire rapidamente nel momento in cui presentasse la possibilità di rilancio aziendale e di mantenimento occupazionale; inoltre, la medesima regione ha assicurato, altresì, la piena attenzione ai percorsi di ricollocazione e supporto, attivabili tramite le politiche attive per i lavoratori all'esito della procedura di licenziamento collettivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimbro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELEONORA CIMBRO. Ovviamente prendiamo atto di questa risposta, che non ci soddisfa perché, ancora una volta, siamo di fronte all'ennesima azienda in crisi sul nostro territorio nazionale, di fronte alla quale non resta che sperare che ci sia un intervento in emergenza, senza che, però, si possa rilanciare la produzione di questa azienda.

A noi pare molto strano perché, appunto, di fronte a un portafoglio di ordini circa 5 milioni di euro, non si capisce perché ci siano tutte queste aziende in crisi; anche durante questa trasmissione televisiva gli operai stessi hanno dichiarato di lavorare tuttora, perché è un'azienda che ha le potenzialità per continuare a produrre e, quindi, non si riesce davvero a comprendere il perché di questa decisione.

Al netto del fatto che questa decisione impatta sulla vita di 103 lavoratori, quindi 103 famiglie, con tutto l'indotto anche che ruota intorno a queste famiglie e anche al lavoro di questa azienda, riteniamo però che, da questo punto di vista, soprattutto il Ministero dello sviluppo economico, più che il Ministero del lavoro, dovrebbe davvero cercare di mettere in atto delle strategie a livello nazionale per aiutare queste imprese a mantenere, innanzitutto in Italia, la produzione e a far sì che si possano trovare dei validi interlocutori per rilanciare, appunto, la produzione. Oggi siamo, infatti, di fronte all'emergenza e si può intervenire solamente offrendo delle garanzie a questi lavoratori per riuscire a trovare una nuova occupazione e nel frattempo avere accesso agli ammortizzatori sociali. Ma l'obiettivo prioritario del Governo e del nostro Paese in generale deve essere quello di rilanciare il lavoro. Purtroppo, nonostante si dica che ci siano segnali di ripresa, ad oggi io sono qui in Aula a presentare ben due situazioni, ben due aziende in crisi, che lasceranno, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, centinaia di lavoratori a casa e io penso che questo non sia davvero un buon segnale, che non conferma minimamente questa fantomatica ripresa del lavoro nel nostro Paese e che, anzi, invece, dimostra che probabilmente il lavoro vero - che è fatto, appunto, da queste aziende che storicamente risiedono sul nostro territorio nazionale e che è fatto anche dalle competenze acquisite da questi lavoratori - se ne stia andando altrove. Quindi, davvero con grande rammarico prendiamo atto dell'incapacità, purtroppo, delle politiche di questi ultimi anni di rilanciare il lavoro nel nostro Paese.

(Iniziative di competenza volte a tutelare i lavoratori di Abb Italia in relazione alla prospettata cessione di un ramo d'azienda - n. 2-02041)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cimbro ed altri n. 2-02041 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Cimbro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELEONORA CIMBRO. Sì, grazie, Presidente. Tra l'altro, quest'interpellanza erroneamente è stata indirizzata solo al Ministro del lavoro, ovviamente è di competenza del Ministero dello sviluppo economico, sempre per le stesse ragioni che ho tentato di spiegare anche prima, perché, al di là della sorte degli operai, dei lavoratori di questa azienda, è evidente che manca poi la visione anche dello sviluppo economico rispetto a un'azienda che, anche in questo caso, gode di ottima salute e per la quale penso che si debba fare molto di più a livello nazionale per evitare che possa essere ceduta.

La Abb Italia, una multinazionale svizzera che impiega nel nostro Paese ben 5.900 dipendenti, ha deciso di formare una joint venture per il settore «Oil & Gas» con i sauditi di Arkad Engineering & Construction. Di fatto, i dipendenti di Abb Italia, che operano in questo comparto, passeranno sotto le direttive del Gruppo arabo, che avrà la maggioranza delle quote societarie della nuova realtà che sta per nascere.

La Abb Italia è un'azienda in salute, come dimostra il fatto che, nel corso dell'anno 2016, ha raccolto ordini per 2,1 miliardi di euro ed il fatturato è stato di 2,2 miliardi di euro, registrando un +3 per cento rispetto al 2015.

Il 17 novembre 2017, presso la sede di Assolombarda, si è tenuto l'incontro richiesto dal coordinamento nazionale Fim Fiom Uilm Abb, a seguito dell'iniziativa aziendale di comunicare, senza un'adeguata informazione, al coordinamento sindacale quello che per i sindacati rappresenta un vero e proprio scorporo di ramo d'azienda, ossia la cessione attraverso una joint venture del settore «Oil & Gas».

Da diverso tempo, in occasione dei vari incontri con le rappresentanze sindacali, i sindacati avevano richiesto di conoscere quali fossero le prospettive di quest'attività e le possibili ricadute occupazionali conseguenti, senza però ricevere alcuna risposta da parte di Abb.

Il 10 novembre 2017, senza alcuna comunicazione preventiva alle rappresentanze sindacali, si è appreso dell'iniziativa aziendale, per la quale, attraverso l'amministratore delegato Mario Corsi, veniva comunicata la decisione di cedere le attività e i circa 200 lavoratori attraverso una joint venture con una presenza minoritaria di Abb nel capitale societario. In quell'occasione, inoltre, le rappresentanze sindacali avevano esplicitato il loro disappunto e la loro contrarietà rispetto al comportamento di Abb in base alle modalità scelte, che in concreto ha impedito il necessario coinvolgimento del coordinamento sindacale, sfavorendo l'instaurazione di un buon clima di relazioni sindacali.

Nei prossimi giorni, Abb Italia renderà ufficiale sia alle rappresentanze sindacali unitarie, sia al coordinamento sindacale Fim Fiom Uilm Abb, l'avvio della procedura ex articolo 47 per la cessione dell'ipotetico ramo aziendale, che coinvolgerà circa 200 dipendenti, oggi occupati prevalentemente nelle realtà di Sesto San Giovanni e Genova. Nei prossimi giorni, inoltre, avranno luogo le assemblee sindacali nei due siti per una prima valutazione assieme ai lavoratori della decisione aziendale e per valutare tutte le iniziative sindacali utili ad affrontare la scelta aziendale di esternalizzazione delle attività EPC «Oil & Gas» di Abb, e tutelare tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, assicurando migliori prospettive anche alle rispettive famiglie.

La cessione delle attività EPC «Oil & Gas» rischia di mettere in pericolo i posti di lavoro degli attuali dipendenti, se non saranno previste le opportune garanzie e tutele. Inoltre, un'eventuale chiusura degli stabilimenti attualmente attivi presso le sedi di Sesto San Giovanni e Genova a seguito di una delocalizzazione dell'attività produttiva decisa dai nuovi acquirenti, oltre a mettere a rischio i posti di lavoro, potrebbe produrre ripercussioni sull'indotto collegato ai medesimi stabilimenti. Ricordiamo, tra l'altro, che proprio oggi, in questo momento, sia a Sesto San Giovanni che a Genova, c'è uno sciopero indetto, appunto, dai sindacati per contrastare questa decisione e ricordiamo, prima magari che lo dica la sottosegretaria, che proprio ieri c'è stato un incontro che però si è chiuso male.

Infatti, a fronte della richiesta da parte dei sindacati di conoscere anche un'offerta fatta da un Gruppo industriale italiano per intervenire in questa procedura, la risposta da parte della proprietà è stata che non si conosce l'esistenza di questa ulteriore offerta, che sarebbe, tra l'altro, un'offerta italiana. A fronte di quanto premesso, chiediamo se il Ministro interpellato, in questo caso i Ministeri, mi scuso ancora, quindi anche il Ministero dello sviluppo economico, sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda assumere sia per tutelare i lavoratori sia per il rilancio industriale di questa importante azienda, sita a Sesto San Giovanni e a Genova.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevole Cimbro. Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Cimbro e altri inerente alle iniziative per la tutela dei lavoratori impiegati presso gli stabilimenti di Sesto San Giovanni e di Genova della società Abb Italia, passo a illustrare quanto segue. In data 6 novembre 2017, la società Abb ha comunicato sul sito intranet aziendale la decisione di costruire una joint venture per il settore “Oil & Gas” con la società saudita Arkad, con il conseguente trasferimento a quest'ultima del ramo di azienda costituito dalle unità produttive di Sesto San Giovanni e di Genova operanti nel predetto settore. Nei giorni successivi, il coordinamento nazionale Fim, Fiom, Uilm ha diffuso dei comunicati nei quali lamentava la mancanza di trasparenza dei vertici aziendali, che avevano unilateralmente assunto la decisione di costituire la joint venture senza una preventiva discussione con i sindacati.

Le predette organizzazioni sindacali hanno manifestato, inoltre, grande preoccupazione per le numerose incognite legate alla creazione della joint venture. In data 17 novembre 2017, a seguito di reiterate richieste da parte delle rappresentanze sindacali, si è tenuto presso Assolombarda un incontro con i vertici delle due società, al fine di conoscere nei dettagli l'accordo dalle stesse poste in essere. In data 22 novembre 2017, Abb Italia ha comunicato alle organizzazioni sindacali l'avvio della procedura prevista dall'articolo 47 della legge n. 428 del 1990 per la cessione di ramo d'azienda, sostenendo che tale operazione avrebbe consentito di “servire in maniera più appropriata la clientela attuale e futura del settore Oil & Gas, combinando in maniera complementare i punti di forza di Arkad e delle unità Abb Oil & Gas”. La società ha, altresì, precisato che i lavoratori interessati dal trasferimento del ramo aziendale sono 203 e, di questi, 184 impiegati presso la sede di Sesto San Giovanni e 19 presso quella di Genova.

Nell'ambito della predetta procedura, nel corso della giornata, come lei sottolineava, di ieri, si è tenuto presso Assolombarda un incontro tra le organizzazioni sindacali e le due società interessate, ai fini dell'espletamento dell'esame congiunto della situazione previsto dall'articolo 47, comma 2, della legge n. 428 del 1990. Al riguardo, tale consultazione si è conclusa senza un raggiungimento di un accordo. In questo contesto, nel rappresentare che, ad oggi, non risulta pervenuta presso i competenti uffici del Ministero del lavoro alcuna richiesta di valutazione della situazione aziendale all'attenzione, posso comunque assicurare che il Ministero del lavoro continuerà a monitorare i futuri sviluppi della vicenda, anche nella prospettiva di esaminare eventuali criticità.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimbro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria per la disponibilità a monitorare la situazione. Penso che proprio nelle prossime ore arriverà la richiesta da parte dei sindacati di fissare un incontro al Ministero dello sviluppo economico, perché riteniamo, a fronte di richieste che arrivano da più parti, anche interessi industriali italiani, che sia assolutamente necessario, una priorità per tutti noi, garantire che vi sia la giusta concorrenza rispetto alla cessione di questo ramo d'azienda; inoltre, soprattutto, proprio perché dobbiamo tutelare il made in Italy e continuare a lottare perché non vi sia la delocalizzazione del lavoro nel nostro Paese, penso sia importante che il Ministero valuti, insieme alla proprietà e ai sindacati, insieme, quindi, anche ai lavoratori, quale possa essere la scelta migliore per garantire i livelli occupazionali che abbiamo oggi, ma, soprattutto, per garantire che il lavoro resti in Italia.

Per noi questa deve essere una priorità. Massima disponibilità, ovviamente, a collaborare con altri Paesi rispetto a sviluppi ulteriori di questa azienda, ma, se il tema è cedere un ramo d'azienda per delocalizzare parte della produzione, e quindi per lasciare dei lavoratori senza lavoro, penso che, da questo punto di vista, il Ministero dovrebbe prendere posizione rispetto a questa ipotesi. Se, invece, il tema è quello di cooperare per aumentare la produzione, una produzione che, però, deve rimanere in Italia, ovviamente da parte nostra ci sarà la massima disponibilità ad avviare anche questo percorso di collaborazione.

Da parte nostra, come Articolo 1-MDP, continueremo a vigilare, sebbene siamo a fine legislatura, perché davvero non arrivi il regalo di Natale per questi lavoratori e lavoratrici, che stanno aspettando con ansia, e anche con preoccupazione, l'esito delle trattative che ad oggi sono state avviate. Mi preme oggi sottolineare che l'avere portato questa vicenda all'attenzione dell'Aula e del Ministero ha come obiettivo proprio quello di avviare questa interlocuzione che ad oggi, come ricordava la sottosegretaria, non c'è stata. Noi riteniamo che sia assolutamente una priorità in questo momento; lo dobbiamo fare, come ho già sottolineato, perché vogliamo che questa produzione resti a Sesto San Giovanni e a Genova per i lavoratori, e quindi le famiglie che sono coinvolte in questo processo.

(Iniziative in merito all'applicazione della “direttiva Bolkestein” al commercio ambulante su aree pubbliche, anche in considerazione degli atti di indirizzo approvati in materia e delle risultanze del tavolo istituzionale convocato il 3 novembre 2016 - n. 2-02004)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Donati ed altri n. 2-02004 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Donati se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARCO DONATI. Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario, la soddisfazione poi sarà affidata, sulla base della risposta del Governo, all'onorevole Becattini, però, in premessa, già in parte voglio rappresentarle una insoddisfazione da parte mia rispetto alla mancata presenza del Mise oggi, qui, in Aula. Lo dico non per mancare di rispetto al sottosegretario Biondelli, perché, invece, ho avuto modo, nella mia attività parlamentare di questi anni, di cogliere la sua particolare attenzione e la sua capacità di dare risposte rispetto al Ministero del quale si occupa, ma lo dico rispetto a una interrogazione che arriva a pochi giorni di distanza da un impegno che questo Parlamento ha dato al Governo sulla base anche di una riformulazione chiesta dal Governo stesso.

La direttiva Bolkestein, cosiddetta direttiva servizi, è stata applicata rispetto al commercio su area pubblica nel 2010 attraverso un decreto legislativo, il n. 59, con l'indicazione che tra le risorse naturali limitate di cui parla la direttiva Bolkestein vi sia l'inserimento anche delle aree pubbliche e del commercio su area pubblica. Ciò ha determinato negli anni, a cascata, una serie di conseguenze legislative e giuridiche, ma pratiche sulla vita delle persone, che oggi io e il collega Becattini vogliamo qui rimarcare. Dopo l'intesa, quindi l'accordo in Conferenza Stato-Regioni tra il Governo e le regioni nel 2012, che ha visto una sorta di regime transitorio di affidamento delle licenze, è stato individuato un periodo, che doveva andare dal 2017 al 2020, attraverso il quale le amministrazioni pubbliche e gli enti locali dovevano promuovere dei bandi a cui dovevano partecipare coloro che volevano avere accesso alle aree pubbliche.

Sono accadute molte cose, è stata adottata una serie di posizioni, il Governo si è espresso più volte. In particolare, nel 2015 una risoluzione in Commissione attività produttive prevedeva l'apertura di un tavolo, che si è aperto e poi chiuso. Sembra che al Mise manchino i tavoli in questo momento, e non credo, perché il Ministero è molto grande. Poi è accaduto che nel 2016, per volontà di questo Governo, con la legge di stabilità, si sia deciso di dare una proroga per il termine di inizio dei bandi per l'assegnazione delle licenze, perché erano emerse delle criticità.

Criticità che erano state evidenziate dall'ANCI, in particolare dal suo presidente Decaro, criticità che erano state rilevate anche dal Presidente del Consiglio nel 2016, il Presidente Renzi, e che avevano visto, in qualche modo, di ritenere opportuno uno slittamento dei termini per l'applicazione della Bolkestein. Ritengo che il commercio su area pubblica - l'ho detto in più occasioni quando sono intervenuto in Aula sull'argomento - presenti problematicità: a volte si è ritenuto di risolvere tali problematicità con l'applicazione della direttiva Bolkestein che, invece, ritengo, a mio parere, un grandissimo errore perché, forse, la materia richiederebbe probabilmente un riordino complessivo e un intervento significativo di carattere legislativo che prenda spunto da elementi diversi dall'applicazione della direttiva servizi.

Cercherò di essere breve e non mi voglio dilungare oltre, però stiamo parlando di un comparto che riguarda il 12 per cento dei consumi nazionali e il 20 per cento dei punti vendita e che ha difficoltà oggettive: in particolare, i piccoli imprenditori avranno difficoltà oggettive nell'applicazione del provvedimento. Dunque perché la presente interpellanza urgente? Perché la Camera ha impegnato il Governo solo poche settimane fa. Leggo l'impegno che la Camera ha approvato nei confronti del Governo sul tema e, quindi, l'interpellanza che sto illustrando oggi riguarda la richiesta di quali determinazioni il Governo abbia assunto o abbia già assunto perché l'impegno era abbastanza importante e pressante, considerata l'approssimarsi della scadenza della legislatura e riguardava proprio l'individuazione degli strumenti più opportuni per risolvere urgentemente le problematiche di ordine economico e sociale inerenti all'esercizio del commercio ambulante su aree pubbliche, sorte a seguito dell'applicazione della direttiva. Tale impegno è stato votato a larga maggioranza dal Parlamento e non richiede sostanzialmente nulla di particolare rispetto a elementi su cui il Governo si era già impegnato: infatti, a fronte della protesta dei piccoli e micro imprenditori, il Ministro Calenda si era assunto un impegno informale pochi mesi fa rispetto ad un intervento legislativo che avrebbe tenuto in considerazione i piccoli e piccolissimi imprenditori che avevano necessità, probabilmente dell'evoluzione della normativa, per evitare di perdere la loro attività. In questo momento credo che molti di questi piccoli micro imprenditori ci stanno guardando e attendono una risposta. Ritengo che non sia sempre semplice dare risposte: la politica spesso deve cercare risposte anche in un quadro molto complesso però il fatto che, a pochi giorni di distanza, non solo il tavolo non sia stato convocato e oggi l'assenza del MiSE ai banchi il Governo mi lasciano pensare che poco sia stato fatto, però ovviamente attendo fiducioso la risposta del sottosegretario Biondelli che tuttavia sulla materia non ha alcuna responsabilità, anzi la ringrazio di aver comunque accettato per conto del Governo di rispondere all'interpellanza. Trovo inopportuno che oggi il MiSE non si sia presentato in questa sede a rispondere all'interpellanza che, tra l'altro, era prevista per l'Aula due settimane fa e di cui abbiamo chiesto uno slittamento per comuni esigenze sia da parte del Governo sia del proponente. Tuttavia, lasciando l'intervento al sottosegretario Biondelli, rivolgo un appello: la legislatura sta per terminare; possono essere ancora prese decisioni; basta semplicemente dare prosecuzione a ragionamenti politici informali che già erano stati fatti. C'è una presa di posizione forte da parte di larga parte delle forze politiche del Parlamento: è vero che è un tema che divide anche le forze parlamentari e su questo - lasciatemi dire - ultimamente leggo forti prese di posizione da parte di alcuni partiti dell'opposizione che in passato però hanno determinato nel 2010, attraverso l'introduzione del decreto legislativo n. 59, le conseguenze che oggi cerchiamo di riparare. È vero, tuttavia, che ci sono differenze e prese di posizioni diverse rispetto ai singoli partiti ma è quasi unanime la volontà di intervenire sulla problematica. Su questo quindi, nell'attendere la risposta del sottosegretario, invito il Governo a fare presto. Avevo usato queste parole anche durante l'intervento che ho fatto poche settimane fa in Aula quando abbiamo discusso le mozioni sull'argomento e l'augurio e la speranza è che per davvero, tenuto conto dei tempi ristrettissimi, si possa trovare una soluzione che, se non dovesse arrivare prima della scadenza della legislatura, rischia di mettere in difficoltà decine e decine, centinaia, migliaia di piccoli imprenditori. È un tema di particolare delicatezza perché in questi anni la crisi ha fortemente colpito il settore del commercio. C'è una timida ripresa, c'è un tentativo di ripresa dei consumi, chi ha sopportato la crisi in questi anni di difficoltà, in periodi così difficili, oggi, che la crisi sembra sentirsi meno forte e quindi c'è uno spiraglio, non può essere abbandonato quando attende legittimamente una risposta dal Governo.

Ripeto che il tema è stato oggetto anche di proposte di legge che sono in discussione, è stato oggetto di interrogazioni, è stato oggetto di risoluzioni in Commissione, è stato oggetto di molti interventi parlamentari che vanno quasi tutti nella stessa direzione ma che allo stesso tempo denotano la volontà di larga parte del Parlamento di intervenire sull'argomento. Grazie, sottosegretario: lo dico in maniera non formale perché lei è persona molto attenta e la ringrazio per essere qui oggi in Aula e per aver ascoltato, anche se sicuramente non ha competenze in merito, ma so che comunque mi ha ascoltato con attenzione e farà il possibile per riferire al Governo quanto oggi emergerà dall'interpellanza urgente e dal breve dibattito in Aula.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, e grazie onorevoli Donati e Becattini. Con l'atto in discussione si chiede di conoscere, nell'ambito dell'applicazione della direttiva Bolkestein, quali iniziative siano già state poste in essere per dare seguito agli impegni assunti dal Governo il 13 settembre 2017. In particolare con il primo quesito si chiede di conoscere quali siano le risultanze del tavolo istituzionale convocato il 3 novembre 2016 presso il Ministero dello Sviluppo economico. A seguito di tale incontro in data 23 marzo 2017, su iniziativa del Ministro dello Sviluppo economico e del Ministro per gli Affari regionali, è stato istituito presso la Conferenza unificata un apposito tavolo interistituzionale che vede coinvolte le amministrazioni pubbliche, le regioni, gli enti locali e le Autorità garanti della concorrenza e del mercato. In seno al medesimo tavolo sono state assunte dal punto di vista tecnico le iniziative necessarie per approfondire, anche con gli operatori interessati, le problematiche relative al settore del commercio su aree pubbliche al fine di individuare linee comuni per risolvere le criticità evidenziate. Al momento si ritiene che una rivisitazione delle disposizioni di recepimento della direttiva 2006/123/CE dovrebbe comunque essere circoscritta all'introduzione di specifiche modalità di assegnazione delle concessioni di commercio a favore dei soggetti che nell'ultimo biennio abbiano utilizzato le concessioni come prevalente fonte di reddito, entro limiti determinati di posteggi assegnabili al medesimo soggetto al fine di assicurare obiettivi di politica sociale e di tutela dell'occupazione. Allo stesso tempo, si sono avviate interlocuzioni preliminari alla ulteriore convocazione del tavolo di confronto rappresentativo degli operatori del commercio su aree pubbliche e dei rappresentanti degli enti locali. Nelle more dell'iter descritto, comunque, il Ministero ribadisce il suo impegno a valutare tutte le proposte parlamentari che verranno eventualmente suggerite.

PRESIDENTE. L'onorevole Becattini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Donati ed altri n. 2-02004, di cui è cofirmatario.

LORENZO BECATTINI. Grazie, Presidente e grazie sottosegretario Biondelli per la cortesia e anche per aver letto questa nota. Devo dire che siamo insoddisfatti: lo diciamo in maniera chiara perché non ci sia alcuna ombra di dubbio. La risposta intanto parla di interlocuzioni, parla di disponibilità ad accogliere iniziative che verranno dal Parlamento. Qui le cose sono un po' diverse. Il primo fatto, come sottolineava il collega Donati, è stata che a fronte di una risoluzione della X Commissione, datata ottobre 2015, il Ministero è stato in grado di convocare il tavolo, anche sulla base di un movimento di piazza, soltanto il 3 novembre dell'anno successivo, quindi un anno dopo. Il secondo fatto è che noi, avendo immaginato che potesse accadere la stessa cosa, poiché in questa sede abbiamo approvato una mozione il 13 settembre, abbiamo chiesto conto e oggi prendiamo atto che non c'è niente di nuovo.

Mi permetto di sottolineare alcuni aspetti che riguardano la storia della vicenda perché io stesso, a fronte di un'inerzia da parte del Ministero nel giugno 2016, mi incaricai di presentare una interrogazione in X Commissione per capire i motivi per i quali non si dava corso all'iniziativa di approfondimento giuridico posta nella risoluzione cui ho fatto riferimento e anche per risolvere i problemi applicativi dell'intesa che già allora emergevano in maniera chiara. La risposta del Ministero fu la più tranquillizzante possibile: non ci sono problemi, percorriamo questa strada. In realtà poi i problemi sono venuti, perché il “milleproroghe” pose appunto per questi motivi la necessità di una proroga al 2018, con la variante introdotta al Senato di una sorta di sterilizzazione di questo principio, creando un doppio binario: i comuni che avevano già espletato le procedure per le gare potevano andare avanti, gli altri avrebbero aspettato il 1° gennaio 2019. Ora, un sistema così è un sistema che porta il commercio su aree pubbliche in una situazione di caos: tant'è che alcuni TAR stanno intervenendo e mettendo in discussione quell'accordo del 2012.

Vorrei sottolineare un altro fatto: penso si stia sottovalutando le difficoltà che possono incontrare i piccoli imprenditori. Leggo un passo con il quale l'Antitrust ha sostenuto che la durata delle concessioni sarebbe troppo lunga, perché quel settore non richiede particolari investimenti; ma in economia è tutto relativo: per una grande impresa è facile fare grandi investimenti, ma per un piccolo operatore che campa del suo lavoro, 250 mila euro per acquistare un furgone attrezzato sono un grande investimento. Quindi dovremmo considerare tutto in maniera più relativa, fare un ragionamento centrato sul problema, e non in maniera astratta.

Noi siamo qui per sostenere i piccoli imprenditori onesti che campano del loro lavoro. E questo principio non è soltanto dei firmatari della mozione Donati, Becattini ed altri n. 1-01542: lo ritroviamo addirittura negli atti parlamentari della scorsa legislatura, quando la X Commissione, rilasciando il parere sulla direttiva Bolkestein, sottolineò: “All'articolo 16, al fine di evitare interpretazioni estensive della nozione di risorse naturali, si valuti l'opportunità di escludere espressamente l'equiparazione dei posteggi in aree di mercato alle risorse naturali”. Non solo, la stessa Commissione pose il problema: “Si valuti l'opportunità di modificare l'articolo 69 al fine di escludere la possibilità di esercizio del commercio al dettaglio su aree pubbliche da parte di società di capitali”. Cosa voleva dire quel principio? Voleva dire che, attenzione, c'è commercio e commercio, c'è imprenditore e imprenditore, e quindi noi oggi siamo a porre un problema di un vestito cucito più su misura per questo comparto.

E questo tema non soltanto venne posto allora, ma è un tema che ha richiamato anche, come diceva il collega Donati, l'attuale Ministro Calenda, quando ha detto che bisogna salvaguardare nella maniera più diretta possibile il lavoro dei piccoli operatori economici. Ma alle parole occorre far seguire i fatti: non basta dirlo, bisogna trasformarlo in una proposta di cui è titolare il Mise. Ce la faccia questa proposta! Ce la faccia vedere! La porti in Parlamento, ne discuteremo: noi siamo qui per questo.

E infine ha fatto bene il collega Donati a sottolineare un fatto: oggi c'è un Governo di centrosinistra, e noi chiediamo al Governo di centrosinistra di intervenire; ma quando abbiamo recepito la direttiva, nel 2010, c'era un Governo di centrodestra, e questo commercio su aree pubbliche entrò e uscì da quella direttiva e alla fine è rimasto dentro. Quindi oggi bisogna farsene carico tutti, non soltanto quelli che gridano a questo tema senza ricordarsi che avrebbero potuto con la loro iniziativa e possibilità escluderlo, o quantomeno diversificare tra chi è un grande imprenditore e chi è un piccolo imprenditore.

Ecco, noi stiamo su questa lunghezza d'onda, e ci stiamo anche sulla base di rilievi che ha fatto più volte l'ANCI, nell'applicazione pratica di questo provvedimento. Quindi ci auguriamo, sulla base di un'insoddisfazione per questa risposta, che nei prossimi giorni - non nei prossimi mesi, perché la legislatura volge al termine - il Mise faccia quello che ha detto: ci presenti un provvedimento dove si salvaguardano coloro che lavorano con le proprie forze, e per cui un investimento da 250 mila euro non è un piccolo investimento, è un grande investimento. Noi vogliamo difendere loro!

(Elementi ed iniziative in merito ai criteri di determinazione della tassa sui rifiuti, con riferimento al calcolo della componente variabile - n. 2-02038)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente L'Abbate ed altri n. 2-02038 (Vedi l'allegato A).

Prima di dare la parola all'onorevole L'Abbate, saluto insegnanti e studenti dell'Istituto comprensivo statale “Margherita Hack” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.

Chiedo all'onorevole L'Abbate se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, in seguito alla risposta alla mia interrogazione da parte del sottosegretario Baretta, che c'è stata qualche settimana fa in Commissione finanze, si è scoperchiato il vaso di Pandora: praticamente circa il 10 per cento dei comuni, secondo una stima fatta da Il Sole 24 Ore, ha sbagliato ad applicare la Tari, quindi milioni di cittadini italiani hanno pagato più del dovuto. Nonostante il clamore mediatico e l'eco raggiunti dalla questione dell'applicazione della tassa dei rifiuti, persiste ancora in Italia un problema dal punto di vista amministrativo-burocratico in merito all'applicazione della quota variabile, non solo sulle pertinenze ma sull'intera utenza domestica: nello specifico, mentre si è chiarito anche con la circolare emanata che la quota variabile non dev'essere applicata alle pertinenze, e che questa quota variabile dev'essere calcolata in base al numero nel nucleo familiare e non in base ai metri quadri, resta ancora il dubbio se la quota variabile dev'essere anche applicata nei casi in cui una famiglia sia proprietaria di due abitazioni nello stesso comune, di cui una sia sfitta.

Questo ancora non è stato chiarito e chiedo al Governo di chiarire quest'aspetto. Inoltre chiedo anche di chiarire se è intenzione del Governo emanare delle linee guida per i comuni per effettuare automaticamente rimborsi, o se intende dire anche ai comuni come effettuarli; se c'è la volontà del Governo di unire tutti i comuni e far sì che vengano emesse delle bollette con un aspetto grafico omogeneo, dato che da comune a comune ogni amministrazione utilizza un aspetto grafico della bolletta differente, quindi è difficile anche per i cittadini stessi andare a controllare se c'è stato un errore oppure no; e quindi chiedo anche, in base a diversi dati che sono stati pubblicati, se non è il caso di aprire una riflessione seria sulla gestione dei tributi locali, e quindi poi in particolare della Tari, dato che i costi sono veramente diversi da comune a comune, e di questo effettivamente non si capisce il perché.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente. l'onorevole L'Abbate ha già messo in premessa la risposta che su alcune questioni è stata data già dal Sottosegretario Baretta. Nell'interpellanza vengono chiesti ulteriori chiarimenti rispetto ad alcuni quesiti, e la lettura che viene data da parte dell'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze credo che possa corrispondere, mi auguro che in qualche modo renda anche più espliciti i quesiti stessi.

A tal riguardo, infatti, il Dipartimento delle finanze osserva quanto segue. Con la circolare n. 1 del 2017 sono stati forniti chiarimenti in merito al calcolo della parte variabile della Tari relativo all'utenza domestica, ossia a ciascun immobile adibito a civile abitazione e alle sue pertinenze. Tale circostanza emerge anche dalla lettura dell'articolo 1, comma 642, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, che prevede che i soggetti passivi della Tari sono sia il possessore sia il detentore di locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.

A ben vedere, quindi, proprio la differenziazione tra soggetti passivi, effettuata direttamente dal legislatore, costituisce la conferma che a ogni singola utenza corrisponde una distinta obbligazione tributaria. La quota variabile, infatti, dovendo essere calcolata per ciascuna utenza, va considerata tante volte quante sono le utenze possedute dal nucleo familiare. Pertanto, nel caso riportato di una famiglia composta da quattro persone, che detiene nel medesimo comune due immobili utilizzati come utenza domestica, di cui uno di 100 metri quadri e l'altro, non locato, di 80 metri quadri, la quota variabile è dovuta sia per l'immobile di 100 metri quadri che per quello di 80 metri non locato. Diversamente, se la famiglia di cui all'esempio sopra riportato avesse concesso in locazione, anziché tenere a disposizione, il secondo immobile, il soggetto passivo della tassa sarebbe stato il locatario stesso, in quanto detentore di quella utenza.

Deve precisarsi che il numero degli occupanti, ai fini del computo della quota variabile del secondo immobile, può essere diverso da quello preso a riferimento per il calcolo della Tari per l'abitazione ove il nucleo familiare è residente. Al riguardo, occorre richiamare la sentenza n. 8383 del 5 aprile 2013, con la quale la Corte di Cassazione ha evidenziato che, con riferimento alle abitazioni di cui non risultano esserci soggetti residenti e per le quali non è quindi possibile stabilire il numero dei componenti, il nucleo familiare ai fini della determinazione della quota variabile, il comune può stabilire, nell'ambito della propria potestà regolamentare, un criterio presuntivo circa il numero degli occupanti, in alternativa a quello dettato dal riferimento alla residenza. Precisa in merito la Corte che detto criterio presuntivo non deve essere inteso nella sua assolutezza, ma in relazione all'implicita finalità di ancorare la quota variabile della tariffa al numero presunto di occupanti; laddove questo non sia evincibile sulla base del criterio di residenza, non è irragionevole all'uopo far ricorso al metodo proporzionale in rapporto alla superficie del bene.

Inoltre, con riguardo al secondo immobile tenuto a disposizione, di cui all'esempio proposto nell'interpellanza, occorre evidenziare che la presenza di arredo oppure l'attivazione anche di uno solo dei pubblici servizi di erogazione idrica, elettrica, di calore, di gas, telefonica o informatica, costituiscono presunzione semplice dell'occupazione o conduzione dell'immobile e della conseguente attitudine alla produzione di rifiuti. Pertanto, ragionando a contrario, anche sulla scorta del consolidato orientamento giurisprudenziale, si deve ritenere esclusa, per gli immobili inutilizzati, l'applicazione della Tari, nell'ipotesi in cui gli stessi siano privi di arredi o di allacciamenti ai servizi di rete.

Quanto premesso, gli interpellanti chiedono, inoltre, di emanare delle linee guida per le amministrazioni comunali affinché sia chiarito il calcolo della Tari nelle sue diverse componenti, per garantire un'applicazione uniforme a livello nazionale e anche al fine di rendere consapevole il contribuente della tassazione impostagli. In proposito si fa presente che tali linee guida sono già state messe a disposizione dei comuni attraverso la pubblicazione sul sito Internet del Dipartimento delle finanze del prototipo di regolamento e delle relative linee guida della TARES, i cui principi - si ribadisce - devono considerarsi applicabili anche per la Tari. Si precisa, in ogni caso, che tali documenti sono in corso di aggiornamento da parte del Dipartimento stesso.

Passando, invece, all'esame dell'ulteriore richiesta di cui all'interpellanza sulle iniziative, anche normative, da assumere per chiarire come erogare i rimborsi relativi al periodo 2014-2017 e individuare le relative risorse sul piano finanziario e contabile, affinché ciò avvenga senza che il contribuente sia costretto a seguire l'iter burocratico attuale, occorre evidenziare innanzitutto che i rimborsi in via di autotutela da parte del comune, cui sembra riferirsi l'interpellanza, rientrano in un generale potere di riesame attribuito all'amministrazione pubblica dall'articolo 21-nonies della legge 7 agosto 1990, n. 241, e con particolare riferimento all'autotutela tributaria, dall'articolo 2-quater del decreto-legge 30 settembre 1994, n. 564, convertito con modificazioni dalla legge 30 novembre 1994, n. 656.

In secondo luogo, per quanto riguarda l'individuazione delle relative risorse sul piano finanziario e contabile, giova precisare che le tariffe della Tari sono stabilite in base al costo del servizio quale risulta dal piano finanziario predisposto dai soggetti gestori del servizio stesso, per cui, se il comune ha effettivamente coperto con il gettito della tassa esattamente il costo del servizio, le modalità con cui i singoli comuni procedono alla copertura delle somme rimborsate ai contribuenti rientrano nella sfera di autonomia degli stessi.

A questo proposito si deve sottolineare, come precisato dall'articolo 12 del predetto prototipo di regolamento, che è possibile riportare a nuovo per intero solo l'eccedenza di gettito e non già lo scostamento negativo tra gettito preventivato e quello effettivamente risultante a consuntivo. Nel caso di gettito a consuntivo inferiore al gettito preventivato, lo scostamento potrà essere riportato al nuovo piano finanziario nell'anno successivo per la sola parte derivante dalla riduzione nelle superfici imponibili ovvero da eventi imprevedibili non dipendenti da negligente gestione del servizio. Il caso di specie, che riguarda lo scostamento tra gettito preventivato e quello che il comune conseguirebbe in esito ai rimborsi, data l'invarianza dei costi, non rientra dunque tra le ipotesi precedentemente declinate.

In merito all'ultima richiesta, relativa all'intenzione di avviare uno studio sul costo di servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani, vista la grande differenza esistente tra comune e comune, da Nord a Sud, affinché si addivenga ad una disciplina uniforme a livello nazionale, bisogna segnalare che il decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, concernente le disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province, già assolve a tale funzione e che il comma 653 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013 dispone che, a partire dal 2018, a meno che non intervenga un'ulteriore proroga nella determinazione dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti, il comune deve avvalersi anche delle risultanze dei fabbisogni standard.

PRESIDENTE. L'onorevole L'Abbate ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Io non posso essere soddisfatto della risposta, perché le linee guida a cui fa riferimento il MEF sono esattamente quelle linee guida che hanno creato il caos attuale, quindi delle linee guida che non risolvono il problema. Sottosegretario, a me dispiace che sia toccato a lei venire a rispondere in Aula a questa interpellanza, quando invece sarebbe stato più corretto che qui ci fosse stato un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze. So benissimo che non è nelle sue facoltà quello di intervenire in questo ambito, però evidentemente non so per quale ragione - avranno avuto delle buone ragioni - i suoi colleghi non sono qui, quindi son costretto a replicare a lei, a rapportare a lei quelle che sono le ragioni di milioni di cittadini italiani.

Quelle linee guida hanno creato un caos nel Paese, perché l'applicabilità non è stata chiara. Dobbiamo andare a recuperare un po' anche quelle che sono le responsabilità di questo pasticcio: da una parte c'è il Ministero dell'economia e delle finanze, che non ha controllato i suoi regolamenti, che per legge devono essere inviati al Ministero per un vaglio; dall'altra parte, c'è anche la responsabilità da parte di ANCI, dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, che al suo interno ha una fondazione, l'IFEL, finanziata con il 6 per mille prelevato da tutti i cittadini italiani, quindi con un portafoglio di circa 12 milioni di euro, che doveva fare anche questo lavoro di monitoraggio, di formazione dei comuni su come applicare i tributi locali, cosa che in realtà non è stata fatta. C'è anche il servizio ANCI-risponde, servizio a pagamento della partecipata Ancitel, che invece rispondeva ai comuni che chiedevano chiarimenti di applicare la quota variabile sulle pertinenze. Questo è veramente assurdo, veramente un'assurdità. Quindi, le responsabilità qui sono tante.

Ora scatta il problema dei rimborsi, perché, sottosegretario, qui si tratta di serietà dell'istituzione; qui si perde quella che è la serietà delle istituzioni e questo comporta un distaccamento ancora di più all'interno del Paese tra cittadino e istituzioni, perché quando l'istituzione mi chiede di pagare un tributo e io cittadino non lo pago per diverse ragioni, o perché sono in difficoltà economica o per altri motivi, mi si manda Equitalia, mi viene bloccata qualsiasi mia proprietà, anche autovetture e quant'altro, quando invece c'è da avere indietro dei soldi, in seguito ad un errore commesso dalle istituzioni, allora, a quel punto, il cittadino deve prendersi le bollette dal 2014 ad oggi, guardarsi se effettivamente c'è stato l'errore oppure no.

E le dico che è molto complesso, perché ogni comune applica, manda alle case dei cittadini una bolletta diversa, con un aspetto grafico diverso, quando la legge dice che ci deve essere chiarezza quando si invia una bolletta perché il cittadino deve capire subito cosa sta pagando. Questo non avviene per tantissimi comuni: quindi, devono andarsi a prendere le bollette, controllare, presentare una lettera di rimborso e attendere la risposta del comune, che può anche essere una non risposta o un diniego e, poi, fare ricorso in Commissione tributaria e spendere soldi per avere quello che, invece, gli spetta. Cioè, cade la serietà delle istituzioni: è questa la cosa grave che sta accadendo in questi giorni.

Perché qui - parliamoci chiaro - è vero che le amministrazioni si difendono dicendo: noi non abbiamo preso un euro in più perché il costo della TARI serve a coprire il 100 per cento dei servizi. È vero, ma qui siamo di fronte a due tipi di contribuenti: quello che sicuramente ha pagato di più, perché ha pagato una somma non dovuta, e quello che ha pagato il giusto, perché ha pagato esattamente quello che gli è stato chiesto di pagare. Quindi, non c'è nessuno che ha pagato di meno. Questo 100 per cento vogliamo metterlo in discussione oppure no? Perché secondo il dossier di Cittadinanzattiva - questo è l'ultimo pubblicato a novembre, ma ci sono tutti gli altri degli anni precedenti che, sostanzialmente, ripetono sempre la stessa cosa -, ci sono comuni dove il costo dei rifiuti è di 149 euro all'anno per famiglia e comuni dove arriva a 549? Allora, questo 100 per cento da coprire è possibile che è così differente da comune a comune? Qual è il vero costo della gestione dei rifiuti?

Poi, c'è tutta la questione che la TARI nasce proprio perché si deve andare verso una gestione dei rifiuti legata effettivamente al quantitativo di rifiuto prodotto: se mi applichi una tassa variabile, una quota variabile, che è quella riferita proprio al quantitativo di prodotto-rifiuto, che è invece slegato, perché molti comuni hanno messo un parametro “x”, a quel punto mi diventa un'altra quota fissa. Quindi, se il problema è nella gestione di rifiuti perché i comuni non sanno fare la pesata effettiva dei rifiuti, allora si deve intervenire lì e non dire ai cittadini, come stanno dicendo - stanno facendo terrorismo, me lo consenta - molte amministrazioni: a questo punto, per riequilibrare faremo pagare di più i più poveri. Questa, mi consenta, è francamente una cosa assurda ed una cretinata, tra l'altro, perché si può decidere anche di far pagare i più ricchi. Quindi, se sono in grado loro di gestire i rifiuti, facendo la pesata del rifiuto, è un problema delle amministrazioni, non possono far ricadere questa colpa sui cittadini.

In questa situazione, sottosegretario, ci troviamo veramente di fronte all'assurdità italica, per cui io cittadino pago per avere il mio comune all'interno dell'ANCI; io cittadino pago perché dal 6 per mille dell'IMU che verso per tenere in piedi la Fondazione IFEL, che dovrebbe fare formazione, che invece è monitoraggio, e non lo fa; pago le bollette in maniera errata dal 2014 ad oggi; mi accorgo che c'è stato l'errore, per ottenere il rimborso devo fare una richiesta in comune e, se mi rispondono con un diniego, devo pagare per fare ricorso in Commissione tributaria per avere, poi, quello che invece mi spettava. Qui siamo veramente di fronte all'assurdità.

Io continuerò ad andare in giro, come sto facendo, ad incontrare i cittadini in tutti quei Paesi in cui è stato commesso l'errore. Chiedo ancora di inviare almeno quest'ultimo chiarimento sulle seconde case a tutti i comuni perché c'è veramente il caos più totale, in modo tale da cercare di far comprendere e di mettere riparo a questo disastro che è stato creato. Quindi, dico a tutti i cittadini di controllare ognuno le proprie bollette e di presentare richiesta di rimborso per chi ha pagato di più e non doveva pagarlo.

(Elementi ed iniziative in merito agli esiti dell'elezione del nuovo direttore del Conservatorio di Napoli - n. 2-02042)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Carloni ed altri n. 2-02042 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Carloni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANNA MARIA CARLONI. Grazie, Presidente. Con questa interpellanza vogliamo portare all'attenzione la situazione grave di una istituzione come il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, che è un'istituzione davvero prestigiosa, una istituzione di straordinaria dignità culturale, gestita però in modo non trasparente, come si evince dalla delibera dell'ANAC dello scorso novembre, la n. 1137, e anche scandaloso fino al punto di una elezione regolare annullata senza alcun presupposto legale grazie ad esposti anonimi, che, a tuttora, hanno prodotto la permanenza in carica di chi, comunque, aveva gestito in modo molto critico.

Ma andiamo con ordine. Nello scorso maggio, il direttore del Conservatorio di Napoli emana un bando per l'elezione del nuovo direttore dell'istituto per il triennio 2017-2020. Il 21 giugno scorso si svolge il primo turno elettorale; si rende necessario un secondo turno di ballottaggio, che si svolge lo scorso 29 giugno con il seguente risultato: il maestro Santaniello, voti 64, Angela Morrone, voti 36. Il 4 luglio la commissione elettorale, visti i risultati, senza alcun reclamo, procede alla proclamazione del vincitore nella persona di Carmine Santaniello.

Con decreto del direttore del Conservatorio, poi, è stato successivamente disposto l'annullamento in autotutela. L'annullamento in autotutela arriva dopo una nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che evidenzia la non regolarità della candidatura al primo turno elettorale di Livio De Luca. Con decreto successivo del Conservatorio di musica sono state, poi, indette nuove elezioni. Con proprio ricorso al TAR, invece, Carmine Santaniello chiede l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia del decreto sopra citato.

Il 22 novembre scorso, il TAR Campania accoglie l'istanza cautelare e dispone la sospensione degli atti impugnati, fissando una nuova udienza per la trattazione al giugno 2018. Nel dispositivo del TAR si legge: “Il ricorso appare assistito da plurimi profili di fondatezza, tenuto conto della natura di provvedimento discrezionale di secondo grado, in relazione: I) alla posizione di conflitto di interesse rivestito dal direttore uscente, quale persona fisica rispetto alla quale l'adozione dell'atto impugnato con ricorso originario conserva un suo personale vantaggio; II) alla mancata ponderazione di un attuale interesse pubblico alla demolizione dell'atto di attestazione, in punto di incidenza della presenza di un candidato assertivamente privo dei requisiti; III) alla mancanza di espresso divieto per un professore di fascia 2 a ricoprire la carica in questione”.

Di fronte a tale pieno accoglimento del ricorso, il nuovo direttore eletto, Carmine Santaniello, tuttavia, non risulta ancora insediato nel ruolo che legittimamente gli compete, mentre gli atti di gestione del Conservatorio continuano ad essere adottati e firmati dal direttore uscente.

PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti della scuola elementare “Pio IX” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.

La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È accaduto che, dopo lo svolgimento delle votazioni per la nomina del nuovo direttore, un esposto anonimo indirizzato al Ministero, all'Autorità nazionale anticorruzione e alla Corte dei conti ha segnalato che era stata ammessa la candidatura di un docente di seconda fascia in modo illegittimo. A seguito di ciò il Ministero, nel rispetto dell'autonomia dell'istituzione, ha sollecitato il direttore in carica del Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli ad effettuare ogni valutazione al riguardo e quest'ultimo ha ritenuto sussistenti delle criticità tali da rendere necessario l'annullamento d'ufficio della procedura elettorale e all'uopo ha adottato un provvedimento del 16 ottobre del 2017. Con successivo provvedimento del 30 ottobre ha, quindi, indetto nuove elezioni.

Come è noto agli interpellanti, così come ha ricordato l'onorevole Carloni, avverso i citati provvedimenti, il docente risultato vincitore nella procedura elettorale annullata ha presentato il ricorso davanti al TAR Campagna, chiedendo l'adozione delle misure cautelari. A seguito della camera di consiglio del 22 novembre del 2017, il giudice amministrativo, con ordinanza n. 1844, ha accolto la richiesta del ricorrente, disponendo la sospensione dell'efficacia degli atti impugnati, anche in considerazione della mancanza di espresso divieto per un professore di seconda fascia di ricoprire la carica in questione.

Il MIUR, ritenuto necessario dare esecuzione alla predetta ordinanza del TAR, con riserva dell'esito del contenzioso, ha in corso di perfezionamento il decreto che nomina il professor Carmine Santaniello quale direttore del Conservatorio di musica di Napoli per il triennio accademico 2017-2020.

PRESIDENTE. L'onorevole Carloni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANNA MARIA CARLONI. Ringrazio di cuore la sottosegretaria Amici di essere qui, oggi, in sostituzione del MIUR e sì, mi dichiaro soddisfatta: la notizia che è in corso di emanazione il decreto di nomina ci fa piacere. È passato molto tempo, la sentenza è del 22 novembre ed è veramente necessario garantire ad un istituto così prestigioso il pieno funzionamento. Fa particolare piacere che si sia tenuta in conto, appunto, l'urgenza e la necessità di risolvere rapidamente la questione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 3265-A, in materia di produzione e vendita del pane (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 4 dicembre 2017 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Argentin ed altri n. 1-01746 concernente iniziative di competenza volte a favorire la diffusione dei parchi giochi inclusivi .

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

BALDELLI ed altri: Disposizioni a tutela dei consumatori in materia di fatturazione a conguaglio per l'erogazione di energia elettrica, gas e servizi idrici. (C. 3792-A)

Relatore: BECATTINI.

3. Discussione sulle linee generali della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo sui rapporti tra criminalità organizzata e contraffazione. (Doc. XXII-bis, n. 13)

4. Discussione sulle linee generali della mozione Nesci ed altri n. 1-01701 concernente iniziative volte a contrastare il fenomeno della corruzione in ambito sanitario .

5. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

ROMANINI ed altri: Disposizioni in materia di produzione e vendita del pane. (C. 3265-A)

Relatori: PRINA, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

6. Discussione sulle linee generali della mozione Quintarelli ed altri n. 1-01620 concernente iniziative volte a promuovere una moratoria internazionale dello sviluppo di sistemi di arma di tipo AWS (Autonomous Weapons System) e a prevedere un divieto di sviluppo e commercializzazione di tali sistemi di arma in ambito nazionale .

7. Discussione sulle linee generali della mozione Sberna ed altri n. 1-01644 concernente interventi per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano .

La seduta termina alle 11,30.