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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 886 di mercoledì 15 novembre 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Stella Bianchi, Michele Bordo, Borghi, Matteo Bragantini, Bratti, Capezzone, Causin, Cenni, Coppola, Dal Moro, De Rosa, Dell'Aringa, Fontanelli, Manciulli, Marcon, Antonio Martino, Meta, Morassut, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Quartapelle Procopio, Realacci, Rigoni, Rosato, Ruocco, Sanga, Sandra Savino, Scanu, Sorial, Sottanelli, Taranto, Turco, Valeria Valente, Vazio, Villarosa, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventisei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione della proposta di legge: Businarolo ed altri: Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 3365-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 3365-B: Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato.

Ricordo che nella seduta del 14 novembre si è conclusa la discussione generale e le relatrici e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti non riferiti a parti modificate dal Senato.

(Esame degli articoli - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione identico a quello modificato dal Senato.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere.

FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la II Commissione. Sugli emendamenti 1.13 Polverini, 1.12 Sisto, 1.10 Sisto, 1.11 Sisto: parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Chiedo ai colleghi di prendere posto e di affrettarsi anche con le tessere.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.12 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. In linea anche con lo spirito del precedente emendamento, che cercava di contenere l'assoluta assenza di determinazione del campo della segnalazione fissando un limite temporale entro il quale la persona informata dei fatti è tenuta a segnalarli ai competenti soggetti istituzionali individuati dalla norma, qui siamo in presenza di questo emendamento, l'1.12, con il quale chiediamo sostanzialmente che alla segnalazione e unitamente alla segnalazione delle condotte illecite vengano anche addotti concreti elementi di prova. Questo per evitare che si possa fare un ricorso indiscriminato a questo strumento con tutti gli effetti che ne conseguono e, soprattutto, in ragione del fatto che l'impianto normativo, così come è delineato nel testo all'esame dell'Assemblea, non contempla conseguenze particolarmente pregiudizievoli a carico del segnalante autore di segnalazioni, di indicazioni, anche rivelatesi, poi, infondate e, quindi, condotte non in buona fede. Per questa ragione noi chiediamo che ci sia questo elemento rafforzativo a garanzia della serietà e della fondatezza della segnalazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Anche qui, noi proponiamo un correttivo con questo emendamento, in ragione del fatto che nel delineare il regime sanzionatorio a carico delle autorità che sono preposte alla verifica della segnalazione nel caso di condotte omissive, il testo all'esame dell'Assemblea fissa uno spettro di sanzioni pecuniarie che variano dai 10 mila ai 50 mila euro a carico del responsabile, dove la scelta della determinazione della misura della sanzione è ancorata ad un unico criterio, quello delle dimensioni dell'amministrazione, che, francamente, appare del tutto irragionevole.

In tal senso, anche la I Commissione ha espresso dubbi sulla fondatezza e sulla compatibilità di questa previsione con i principi della proporzionalità e della ragionevolezza, perché potrebbe verificarsi il caso che una lieve condotta illecita riceva una sanzione particolare per il soggetto che omette la verifica, se, ad esempio, siamo in presenza di un comune di grosse dimensioni, indipendentemente poi dalla portata e dagli effetti, anche pregiudizievoli, della vicenda sottoposta al vaglio e alla considerazione dell'autorità di vigilanza, mentre, invece, un episodio ben più grave che arreca danni molto più significativi, poiché consumatosi nell'ambito di un'amministrazione di più ridotte dimensioni, riceverebbe una sanzione inferiore. È evidente l'irragionevolezza di questo sistema e, quindi, noi chiediamo con il nostro emendamento la soppressione di questa proposizione che, appunto, altera completamente l'equilibrio e la proporzionalità nell'irrogazione delle sanzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Presidente, grazie. Io intervengo su questo emendamento, ma, del resto, come anche sugli emendamenti precedenti e successivi che sono stati presentati, per fare alcune considerazioni di carattere complessivo, anche per orientare quello che sarà, poi, il voto finale e il giudizio finale che il gruppo della Lega avrà su questo provvedimento.

Io credo che gli emendamenti che i colleghi Sisto e Sarro hanno presentato meritino evidentemente una giusta attenzione, una giusta riflessione nella direzione di rendere più determinate e più certe le condotte, le segnalazioni al fine di poter circoscrivere in un ambito più chiaro possibile l'applicazione di questa figura e di queste tutele che vengono introdotte con la proposta di legge in esame. Siamo consapevoli del fatto che il lavoro svolto al Senato è stato importante per chiarire alcuni aspetti, dubbi e problematiche che questa norma e che questo provvedimento sollevavano; dubbi che portarono, durante il dibattito al Senato, il gruppo della Lega ad astenersi sul provvedimento.

Noi crediamo che le modifiche apportate su un testo di legge complessivamente condivisibile siano state tali da portare il gruppo della Lega a mutare orientamento e convincimento su questa proposta di legge, in questo grande tema, che rimane di attualità nel dibattito politico del nostro Paese, che è il contrasto alla corruzione; consapevoli del fatto che gli strumenti sino ad oggi adottati - mi riferisco in modo particolare alla cosiddetta legge Severino, approvata in quest'Aula nel 2012 in un clima particolare e, poi, al successivo provvedimento sulla corruzione - fossero provvedimenti necessari, ma che non abbiano, poi, nel corso del tempo, esplicato in maniera efficace gli effetti proposti. Evidentemente questa proposta di legge, introdotta già all'epoca con la legge Severino, si prefigurava la direzione intrapresa, ovvero quella di garantire maggiori tutele, maggiori garanzie, maggiore protezione a quei soggetti pubblici o privati che intendessero non con un atteggiamento dilatorio, ma con un atteggiamento di grande responsabilità, fare emergere comportamenti e condotte illeciti e irregolari ai fini di garantire maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione e nel privato e garantire, quindi, quel principio di trasparenza doveroso e necessario per poter contrastare in maniera efficace ed utile il fenomeno della corruzione.

Riteniamo il lavoro svolto al Senato un lavoro importante: crediamo che le modifiche introdotte, atte a rafforzare le forme di tutela e di protezione nei confronti di colui il quale ritiene di evidenziare un illecito per evitare che il suo comportamento possa, poi, determinare condotte ritorsive o lesive della propria attività lavorativa, e gli strumenti adottati siano strumenti importanti. Avevamo qualche perplessità, e non lo nascondo, insieme al collega Simonetti, per quanto riguarda l'applicazione di queste tutele in modo particolare non tanto del pubblico, pubblico che merita ancora oggi grande, grandissima attenzione perché le forme di corruttela si insidiano in modo particolare in quel settore, ma avevamo qualche perplessità sull'applicazione di queste norme, di queste disposizioni in ambito privatistico. Alcune perplessità, evidentemente, rimangono, anche nel dibattito che l'opinione pubblica sta portando su queste nuove tutele, però, riteniamo che il contrasto alla corruzione, che non è un cavallo di battaglia di alcuni rispetto ad altri, rimane un tema centrale del dibattito politico del nostro Paese, consapevoli che serve altro.

Altro va fatto; fornisco un dato: solo lo 0,6 per cento di chi commette reati di corruzione, oggi, paga la propria condotta con il carcere, a differenza dell'11 per cento di altri Paesi. La prevenzione è importante, la repressione è altrettanto importante e, quindi, su questo percorso - che è un percorso virtuoso, condotto con grande capacità dalla collega Businarolo - do atto alla collega della costanza e della forza per aver condotto questa battaglia politica; ne diamo atto ed è il motivo per cui il gruppo della Lega, pur considerando importanti questi emendamenti, ritiene ancora più importante che questa legge venga approvata e, quindi, alla fine il voto da parte del gruppo della Lega sarà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Sisto.

Avverto che, a norma dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, il presidente del gruppo Forza Italia ha chiesto la votazione a scrutinio segreto dell'emendamento Sisto 1.11. Colleghi, vi vedo molto allegri, stavo dicendo che c'è una richiesta di voto segreto sull'emendamento 1.11 Sisto. Tale richiesta può essere accolta in quanto la proposta emendativa è volta a prevedere una sanzione penale a carico dei segnalanti in caso di infondatezza della segnalazione ed incide, in questo senso, sull'articolo 25 della Costituzione che è ricompreso tra quelli per i quali l'articolo 49, comma 1, del Regolamento prevede la possibilità di richiedere il voto segreto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Questo emendamento è particolarmente importante, perché riteniamo serva a rafforzare il principio della responsabilizzazione di chi rende la segnalazione, tenendo conto che la norma estende il campo della segnalazione anche al settore privato, non solo rispetto a quelli che sono i soggetti che hanno rapporti con la pubblica amministrazione, in quanto fornitori di beni e servizi, ma, più generalmente, nell'ambito dei rapporti di lavoro privato. Ora, l'emendamento fissa una sanzione di carattere penale per chi rende una segnalazione poi rivelatasi del tutto infondata. L'impianto normativo, così come proposto, limita la sanzione soltanto ad un aspetto disciplinare ed è possibile privare il soggetto segnalante della tutela solo all'esito di un procedimento penale o civile, quindi, quando è intervenuta, almeno, la sentenza di primo grado e, soprattutto, rispetto ad ipotesi di reato che vengono indicate dalla stessa norma, vale a dire l'ipotesi della diffamazione e della calunnia o reati che siano strettamente connessi ai fatti illeciti che sono denunciati.

Sicché, in buona sostanza, se consideriamo i tempi necessari perché ci sia l'accertamento di una responsabilità penale del segnalante, comprendiamo che la sanzione, qualora dovesse intervenire, interverrà a notevole distanza di tempo dall'accertamento della infondatezza della segnalazione, quando, cioè, nel frattempo, si sono già ampiamente consumati tutti gli effetti pregiudizievoli, non solo sul piano personale per chi viene colpito da una segnalazione non fondata, ma, soprattutto, se immaginiamo la dinamica dei rapporti, per esempio, imprenditoriali - e poi vedremo successivamente all'articolo 3, rispetto ai profili di tenuta del segreto, anche per quanto riguarda il segreto industriale o il principio di fedeltà dei lavoratori all'imprenditore - comprendiamo come tutto questo sistema, considerata anche l'amplissima latitudine della tutela che viene garantita al segnalante che, nel frattempo, permane, renda questo strumento suscettibile di pratiche applicative distorsive dagli effetti, a nostro avviso, devastanti.

Quindi, rafforzare il sistema della sanzione per chi è autore di segnalazioni infondate costituisce, a nostro avviso, un deterrente, proprio per evitare che si dia corso alle pratiche peggiori e, soprattutto, si inquinino definitivamente i rapporti nell'ambito di una comunità lavorativa, qual è quella di un'impresa o di una pubblica amministrazione che, erogando servizi ai cittadini, ha anche, ovviamente, l'esigenza, non solo di condurre la propria azione in linea con quelli che sono i principi di correttezza e di trasparenza, ma anche di efficienza e di efficacia. Certamente, se queste pratiche dovessero allignare e diffondersi, in assenza di una severa sanzione nel caso di abuso dello strumento, noi ci troveremo di fronte ad effetti davvero devastanti e deleteri per il funzionamento delle pubbliche amministrazioni, da un lato, e delle imprese private, dall'altro. Tutto ciò in un sistema che già registra notevoli fragilità dal punto di vista economico e, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, già tanti ritardi e tante inefficienze nella erogazione dei servizi. Riteniamo, dunque, che questo emendamento, introducendo una sanzione penale, costituisca un presidio serio ed efficace per contenere e contrastare pratiche abusive e distorsive dell'istituto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Signora Presidente, io credo che questo emendamento parli da solo; nel senso che è, evidentemente, un emendamento provocatorio. Fra l'altro, spesso, noi siamo stati accusati di aver inserito nuovi reati. Oggi, sentire il gruppo di Forza Italia che propone l'introduzione di un nuovo reato, in qualche modo cozza con il clima, con i temi a cui eravamo abituati in questa legislatura e non solo in questa legislatura. Io vorrei dire, a proposito di questo tipo di reato, che, innanzitutto, non si riesce a capire quale sia in realtà il titolo del reato. Io lo dico molto sommessamente, ma siamo al limite, forse, della inammissibilità, perché si introduce un reato penale senza spiegare il titolo del reato. Quindi, oggettivamente, ad inserire una norma di questo genere nel nostro codice penale, non si saprebbe neanche dove poi, alla fine, si può collocare, se contro l'amministrazione della giustizia, se contro la persona, non si riesce a capirlo.

Il tema è che esistono già, nel nostro sistema, delle tutele che sono la diffamazione aggravata e la calunnia. Ora, andare a inserire un nuovo reato, senza, poi, appunto, chiarirne l'oggettività, la costruzione, gli elementi oggettivi che in qualche modo vengono a costituirlo, appare evidentemente soltanto un tentativo di voler, in qualche modo, “impaurire” coloro che fanno le segnalazioni. Non serve assolutamente a niente, perché esistono già i reati di diffamazione e di calunnia; in questo modo si cerca soltanto di dire: occhio a te che puoi segnalare, perché domani potresti incorrere in un reato. Se il comportamento è doloso, la previsione esiste già, perché c'è la sanzione penale sulla calunnia se c'è una denuncia all'autorità giudiziaria, o, eventualmente, sulla diffamazione aggravata, e c'è anche la sanzione civile, perché si parla anche di colpa grave, in un'eventuale azione di tipo civile. Inserire questo, oggettivamente, secondo noi, non serve a tutelare la ratio della norma, anzi serve ad impedire che si sviluppi quella che è la volontà del legislatore per l'approvazione di questo provvedimento; per cui lo ritengo sostanzialmente inutile e provocatorio. Per cui, invito sinceramente tutti i gruppi a votare contro a questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Sisto.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere.

FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la II Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 2.10, 2.11 e 2.12 Sisto.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Sottosegretario, anch'io interverrò soltanto ed un'unica volta in seno a questo provvedimento. Presidente, stiamo votando in modo contrario o in termini di astensione rispetto agli emendamenti proposti dai colleghi poiché, secondo noi, è cosa giusta cercare di andare avanti con questo provvedimento senza che esso ritorni, evidentemente, a fare i salti tra la Camera e il Senato. Abbiamo riflettuto, sottosegretario, molto su questo testo. Secondo noi è un testo che, di fatto, è stato migliorato al Senato, e ci siamo chiesti se ciò è bastato. Forse ciò non basta, nel senso che questo è un provvedimento che evidentemente, anche tra le pieghe di un'attuazione che potrebbe, e lo confidiamo, tra qualche ora esserci, potrebbe essere ancora migliorato.

Però riteniamo che sia un testo che offre, altresì, ampie e buone garanzie anche nei confronti delle proposte emendative qui presentate. Ricordiamo che molto spesso le persone che hanno denunciato gravi reati in termini di corruzione, di corruzione grave, ebbene, queste persone sono state oggetto di vendetta, sono state oggetto di perdita di posto di lavoro, sono state oggetto di mobbing. Abbiamo fatto, sottosegretario e Presidente, una conferenza stampa molto interessante, lo scorso lunedì, qui, alla Camera, ed è intervenuta una persona che si chiama Andrea Franzoso, forse il più famoso tra coloro che hanno denunciato. Andrea Franzoso ha perso il proprio posto di lavoro poiché ha denunciato con nome e cognome.

Ecco, penso che in questo caso e d'ora in poi queste persone possano avere una tutela maggiore rispetto a quanto detto, e qui - lo rinnovo per tutta l'Aula e lo ricordo in primis a me stesso - non si parla di spie. Siamo un Paese molto strano, colleghi. Siamo il Paese dove chi denuncia casi di corruzione grave è considerato una spia e chi, invece, va a perpetrare atti di grave corruzione, magari con qualche prescrizione, è fuori dalle patrie galere dopo qualche mese o dopo qualche anno. Dobbiamo individuare coloro che sono i responsabili, e in questo caso i responsabili non sono sicuramente le persone che denunciano - lo rinnovo - gravi casi di corruzione. Abbiamo infine trovato nel testo - lo rinnovo - ampie garanzie sia nei confronti, e giustamente, di coloro che denunciano, ma anche nei confronti di coloro che, in teoria, dovrebbero essere l'oggetto della denuncia, poiché si parla di prove fondate, poiché si parla quasi di alcuni collegi anche all'interno delle aziende che vanno a valutare caso per caso e poiché il nostro codice penale va già a recare reati quali calunnia o qualcosa del genere, per cui le persone che vanno a scherzare rispetto a questo tipo di provvedimento possono essere perseguite, giustamente, dalla legge. Non lo so, Presidente, se saremo pronti ad affrontare questo tipo di percorso. Il termine whistleblowing è addirittura difficilmente traducibile per quanto riguarda, e questo è un nostro rammarico, la lingua italiana: sarebbe soffiatori di fischietto, whistleblowing, quindi, effettivamente, è addirittura poco attinente a quello che concerne la lingua italiana. Però siamo altrettanto convinti, dichiarando, ovviamente, voto favorevole a questo provvedimento, e dopo ci saranno le dichiarazioni di voto, che possa essere un primo inizio, un primo passo per riportare, anzi, per portare quello che, ad esempio, è uno strumento molto utilizzato nei Paesi anglosassoni, anche nel nostro Paese.

E ricordiamolo che soffriamo, e in Europa e in Italia, perdite miliardarie per quanto riguarda la corruzione; tanto per essere chiari, potremmo fare tre o quattro leggi di stabilità o finanziarie con quanto perdiamo in corruzione ogni anno, Presidente. Quindi, lo rinnovo, voteremo astensione e contro le proposte emendative perché siamo assolutamente convinti che questo deve essere un percorso che deve chiudersi, chiudersi oggi ed andare avanti il prima possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Ritengo opportuno, a questo punto, anche in ragione della portata dell'emendamento che ci accingiamo a votare, ricordare all'Aula che nel nostro ordinamento non è che non esista nulla rispetto a questa ipotesi, cioè quella dell'esigenza di segnalare fatti illeciti da parte dei dipendenti della pubblica amministrazione, in quanto a partire dal 2012, per effetto della legge n. 190, è stato introdotto l'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165, che regolamenta proprio il funzionamento dei pubblici dipendenti, l'ordinamento dei pubblici dipendenti. Quindi, noi non è che siamo in assenza di una disposizione, tant'è vero che si interviene con la legge in esame proprio su questa disposizione, l'articolo 54-bis.

E voglio anche ricordare che nel codice penale esiste una disposizione, l'articolo 361, che punisce proprio il pubblico ufficiale il quale ometta di segnalare i reati dei quali viene a conoscenza nell'esercizio delle sue funzioni o nell'espletamento delle proprie funzioni. Dunque, un sistema esiste, un sistema ancorato sul principio della responsabilità. Noi condividiamo l'esigenza di garantire e tutelare gli autori di segnalazioni, ma altrettanto forte avvertiamo l'esigenza che queste segnalazioni abbiano un elemento di seria fondatezza, abbiano un elemento di sicura affidabilità rispetto ai fatti che vengono segnalati, proprio per evitare che l'applicazione distorta delle segnalazioni che comportano automaticamente l'applicazione di questo regime di protezione e di tutela molto forte, e ricordo che l'applicazione di sanzioni semplicemente disciplinari è possibile solo all'esito dell'accertamento non dell'infondatezza della segnalazione, ma solo all'esito della celebrazione di un giudizio almeno di primo grado per l'accertamento di reati di ordine penale o per l'accertamento di responsabilità in sede civile. Dunque, parliamo di un arco temporale amplissimo, e la sanzione, semplicemente disciplinare, rischia di intervenire a distanza di moltissimo tempo rispetto all'accertamento della infondatezza dei fatti segnalati. Vi è l'esigenza di garantire, attraverso le varie proposte emendative che noi abbiamo avanzato, un minimo di serietà e di consistenza dei fatti oggetto di segnalazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.11 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie Presidente. Con questo emendamento noi integriamo la previsione della lettera c) dell'articolo 2, e voglio ricordare all'Aula che questo articolo è riservato ai dipendenti delle aziende private, quindi del settore privato, attraverso la salvaguardia della posizione del soggetto destinatario di segnalazioni che poi si siano manifestate infondate. Poiché la lettera c) estende anche al settore privato, come dicevo in precedenza, il regime di tutela che la norma prevede per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, e quindi, in sostanza, l'impossibilità di praticare qualsiasi atto di ritorsione o discriminatorio, diretto o indiretto, nei confronti del segnalante per motivi collegati direttamente o indirettamente alla segnalazione, con il nostro emendamento, noi intendiamo comunque fare salvo il diritto degli aventi causa di tutelarsi qualora siano accertate in capo al segnalante responsabilità di natura penale o civile legate alla falsità della dichiarazione. Si tratta della possibilità - lo ripeto - per coloro i quali sono destinatari, dunque vittime, di una segnalazione infondata, o addirittura connotata da elementi di falsità, di potere esercitare le azioni a tutela dei loro diritti e della loro posizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie Presidente. Io vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su questo articolo che contiene delle disposizioni, delle previsioni, estremamente delicate, in quanto incidono su alcune norme importantissime del codice penale o del codice civile che tutelano l'ambito di vari segreti, a partire dal segreto d'ufficio, articolo 326 del codice penale, dal segreto professionale, articolo 622, dal segreto scientifico o industriale, articolo 623, e la fedeltà all'imprenditore, articolo 2105 del codice civile.

In particolar modo, questa disposizione consente di poter derogare alla tutela del segreto nei vari ambiti che abbiamo ricordato, e consente invece di salvaguardare il mantenimento del segreto, nel senso di reprimere e quindi censurare condotte violative del segreto, solo quando - cito testualmente il testo della disposizione-: la rivelazione viene effettuata con modalità eccedenti rispetto alle finalità dell'eliminazione dell'illecito e, in particolare, la rivelazione avviene al di fuori del canale di comunicazione specificamente predisposto a tal fine. Ora poiché si maneggia una materia particolarmente delicata, soprattutto dalle implicazioni estremamente importanti, immaginiamo per esempio il segreto scientifico o il segreto industriale, la formulazione della norma, come è stato osservato anche da parte della Commissione affari costituzionali, è particolarmente generica e soprattutto non determina esattamente qual è la portata del superamento delle ordinarie forme di rivelazione del segreto per quanto riguarda i canali di comunicazione. Di fatto, una volta che un segreto industriale, per esempio, è stato propalato, non vi è più possibilità di porre rimedio e quindi il danno diviene davvero irreversibile. Sarebbe auspicabile da questo punto di vista che la norma contenesse una maggiore determinazione, una maggiore puntualizzazione, proprio per delineare esattamente quali sono le forme che tutelano e salvaguardano l'esercizio da un lato dell'obbligo, del dovere, di effettuare la segnalazione, dall'altro soprattutto di proteggere una serie di dati e una serie di elementi di conoscenza che vanno dal piano scientifico a quello industriale, o al segreto professionale, o addirittura anche al segreto di ufficio, le cui implicazioni nel caso di violazione sono di evidente gravità e soprattutto connotate da elementi di irreparabilità. Lo ripeto: si pensi all'esempio della rivelazione del segreto industriale; una volta che questo segreto è stato superato, e quindi l'elemento di conoscenza relativo ad un prodotto o ad un percorso o a un processo lavorativo, non è più possibile contenere gli effetti deteriori e gli effetti negativi che una violazione di questo tipo può comportare. Dunque, il nostro è un intervento che mira proprio a evitare rischi di questo tipo e per questa ragione noi voteremo contro la formulazione dell'articolo 3, che contiene elementi di evidente incompatibilità anche con il dettato costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo, sottosegretario Rughetti, ad esprimere il parere.

ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/1 Matarrelli, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/2 Pastorelli, parere favorevole con una riformulazione. Nel dispositivo, dopo la parola “istituendo”, aggiungere le parole: “senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica”. Sugli ordini del giorno n. 9/3365-B/3 Palese e n. 9/3365-B/4 Matarrese parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/5 Mazziotti Di Celso, parere favorevole con riformulazione. All'inizio del dispositivo, inserire le parole: “valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/6 Nesi, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/7 Iannuzzi Cristian, parere favorevole con riformulazione. All'inizio del dispositivo, inserire le parole: “valutare l'opportunità di”. Sugli ordini del giorno n. 9/3365-B/8 Mattiello e n. 9/3365-B/9 Marzano, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/10 Vargiu, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3365-B/11 Galgano, parere favorevole con riformulazione. All'inizio del dispositivo, inserire le parole: “valutare la possibilità di”.

PRESIDENTE. Onorevole Pastorelli, va bene la riformulazione? Sta bene. Onorevole Mazziotti Di Celso, va bene la riformulazione? Sta bene. Onorevole Iannuzzi Cristian, va bene? Sta bene. Onorevole Galgano, va bene la riformulazione? Sì. Quindi, avendo tutti i proponenti accolto la riformulazione, non dobbiamo passare ai voti sugli ordini del giorno. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie Presidente. Colleghi, torniamo ad affrontare una questione, su cui l'ultimo dibattito in Aula si è svolto nel gennaio 2016.

PRESIDENTE. Colleghi, uscire ovviamente è possibile, magari silenziosamente. Chi rimane dentro, però, deve essere onesto e parlare molto piano, per potere consentire di ascoltare i colleghi che intervengono. Prego, onorevole Chiarelli, proviamo.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Questo provvedimento è assolutamente inutile rispetto alle finalità che si propone. Giuridicamente lo riteniamo barbarico ed è più una questione culturale, rispetto a una questione politica.

La questione, come dicevo, è più culturale che politica. Si continua con la linea del giustizialismo e dell'inasprimento fine a se stesso delle pene, non curandosi di organizzare, come si dovrebbe, i controlli, puntando invece sulla repressione, che interviene sempre ex post rispetto alla consumazione…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassare il tono della voce! Siete vicinissimi all'onorevole Chiarelli che parla! Io non lo so, ma com'è? Non c'è niente da fare, è impossibile. Sono, però, colpita dal fatto che non si rendano conto i colleghi. Governo, lo stesso. Onorevole Melilli, onorevole Carella, per favore, lasciate in pace il Governo. Avanti. Onorevole Chiarelli, mi scusi.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Venendo al merito della proposta, nella presentazione si parla di una procedura dall'impronunciabile denominazione anglosassone, che in italiano si tradurrebbe in “informatore” o meglio, tra virgolette, lo “spione”. Ancora una volta è la Comunità europea a sanzionare comportamenti omissivi del nostro Paese ed ancora una volta la risposta è opaca, pasticciata, sicuramente non risolutiva.

Come già segnalato, è evidente che vi è una disparità di tutele tra il denunciante e il denunciato. Si certifica, di fatto, la buona fede del primo e non ci si occupa affatto del secondo. Siamo in presenza di un sistema di delazione vera e propria, che produrrà effetti devastanti per il denunciato, che in attesa di chiarire la propria posizione sarà bloccato in ogni suo movimento in termini di carriera. Ma pensiamo soprattutto alla gogna cui sarà sottoposto, ignorando il principio costituzionale della presunzione di innocenza, previsto dall'articolo 27 dalla Costituzione.

L'applicazione di questa norma creerà un clima di sospetto e inciderà molto negativamente sulla funzionalità degli uffici, senza produrre concreti risultati in termini di prevenzione. La sola individuazione del singolo colpevole, laddove fosse poi verificato il comportamento delittuoso, non interviene nella verifica del modello organizzativo e, dunque, non risolve alla radice il problema. Se non si interviene in termini di organizzazione, l'evento corruttivo potrà sempre essere reiterato. Questo è quello che diciamo sempre e da tempo.

In sintesi, si tratta di un provvedimento sbilanciato, che viola, come detto, principi costituzionali importanti, che si basa più sull'odio e sulla carriera che sulla sostanza, che rende più complessa l'attività degli uffici pubblici, che non interviene in modo strutturale sull'organizzazione e che, di fatto, non risolverà alcunché.

Per questo il voto di Direzione Italia è fermamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Chiarelli, anche per la pazienza, essendo stato il primo intervento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Sommessamente e a titolo personale, io ritengo che questa legge sia stata peggiorata al Senato. In particolare, l'abolizione del comma 8 dell'articolo 1 e l'aggiunta di una significativa sanzione a carico dei raccoglitori di denunce non sufficientemente zelanti, infilata sempre nell'articolo 1, secondo me, sono due elementi gravemente peggiorativi e che mi inducono, a titolo personale, a non votare a favore di questa norma. Però, essendo un tema che tocca molte sensibilità, il nostro gruppo lascia piena libertà a ciascuno degli iscritti di votare secondo coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Noi voteremo favorevolmente, invece, a questo testo di legge, che sarà sicuramente da perfezionare e, magari, al Senato sarà necessariamente da rivedere in alcuni passaggi.

Facciamo anche una valutazione di tipo culturale. È necessario e sono utili queste persone che raccontano, magari dal di dentro, grandi fatti di corruzione, perché noi pensiamo che la corruzione - che costa decine di miliardi a questo nostro Paese - sia ancora da debellare completamente e, dunque, ci possiamo avvalere di strumenti come questo.

È chiaro che nella vulgata, nel racconto che se ne fa, si potrebbe confondere la persona - che ovviamente deve essere in buona fede - con il cosiddetto spione. Però, sono stati smascherati tanti casi internazionali, attraverso il racconto dall'interno, segreto, di qualcosa che non funzionava, e nelle amministrazioni private, quando c'è un riflesso pubblico, e nelle stesse amministrazioni pubbliche.

È vero, come alcuni ordini del giorno chiedono, che la legislazione non è uniforme in tutta Europa e bisognerebbe uniformarla. Però, crediamo anche che questo testo di legge sia assolutamente un primo passo utile e virtuoso e, come detto, da migliorare. Per cui il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente. Secondo l'ultimo rapporto di Transparency International del 2016, l'indice di corruzione percepita nel settore pubblico e politico colloca l'Italia al terzultimo posto in Europa, dopo Grecia e Bulgaria, un primato negativo che fotografa una realtà fatta di un apparato normativo sufficientemente attrezzato, ma, ad una sua pratica applicazione, assai scadente, inefficace e del tutto insufficiente.

Ciò che rendeva il quadro incompleto era proprio la mancanza di tutele e protezioni adeguate per i “soffiattori di fischietto”, i whistleblower, per coloro che denunciano fatti di corruzione illeciti nel luogo di lavoro e si ritrovano tutt'oggi a subire pesanti ritorsioni: isolamento, demansionamento, licenziamento, bossing e mobbing lavorativo.

Certo, a leggere certe proposte emendative sembra di fare un salto indietro nella storia, nell'antica Grecia, per esempio, dove i sicofanti, letteralmente coloro che denunciavano l'esportazione illegale dei fichi dall'Attica o, secondo altra etimologia, coloro che denunciavano i ladri dei fichi sacri alle divinità dell'Olimpo, erano guardati con sospetto. Viene in mente Demostene, che, rivolto agli ateniesi, dice: “Voi avrete sempre in me un consigliere, anche se non lo volete, ma non avrete in me un sicofante neppure se lo volete”.

Quelli di cui parliamo oggi, però, non sono i delatori professionisti e prezzolati di una democrazia agli albori, ma sono i cittadini onesti che rompono il silenzio dell'omertà e della paura con una denuncia, che è come il fischio soffiato per segnalare un pericolo incombente; sì, perché illeciti, malaffare e corruzione nel settore privato, come in quello pubblico, sono fonte non solo di danno, ma causa di diseguaglianze e ingiustizie.

Di qui, il nostro voto convintamente favorevole a questa proposta di legge, non disgiunto però da un fermo richiamo al Governo perché a queste norme, tanto attese e certamente preziose, si accompagni un impegno concreto per la loro effettiva attuazione, dotando ANAC, Corte dei conti, tribunali, procure, di mezzi adeguati e approntando un lavoro culturale, formativo ed educativo, diffuso contro ogni forma di illecito e pratica corruttiva nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Presidente, io ho annunciato nell'intervento precedente, e confermo ovviamente, il voto favorevole da parte del gruppo della Lega. Condivido molte delle considerazioni che sono state fatte durante il dibattito. Questi soggetti non sono delatori, non sono spioni, non sono infami, come qualcuno usa dire, ma sono persone che hanno un grande senso di responsabilità e uno spirito di servizio rispetto al Paese. Lo dicevo prima, la corruzione continua ad essere un male endemico del nostro sistema e del sistema Paese, tanto nel settore pubblico quanto anche nel settore privato.

Credo che questa proposta di legge, che oggi trova compimento anche, ripeto, con il voto favorevole da parte del gruppo della Lega, rappresenti un ulteriore tassello di un percorso di virtuosità, che la classe politica del nostro Paese deve condurre per riportare maggiore trasparenza, maggiore legalità e maggiore contrasto alla corruzione, che rimane un male gravissimo del nostro Paese.

Oggi si danno delle tutele e delle garanzie, delle forme di protezione, nei confronti di chi responsabilmente ritiene opportuno, nel rispetto di un principio di responsabilità e di servizio nei confronti del Paese, evidenziare illeciti, irregolarità, garantendo loro quelle tutele necessarie affinché questo tipo di attività possa essere svolta.

Nutrivamo, e probabilmente nutriamo ancora, qualche perplessità per quanto riguarda l'applicazione della normativa in merito al settore privato. La norma è stata introdotta inizialmente in una legge e io qui, sì, richiamo la politica a una riflessione ulteriore rispetto alla legge Severino, che doveva essere la soluzione dei mali del Paese sul tema della corruzione, nelle sue due formulazioni, nella parte legata alla prevenzione, la prima parte della legge Severino. Io ricordo il clima politico in cui si discusse di quella legge, sul finire della precedente legislatura. Non ha risolto i problemi corruttivi, le forme di corruzione presenti nel nostro Paese, né sulla parte preventiva, legata in modo particolare all'attività di controllo e di trasparenza degli atti, dei comportamenti, degli atteggiamenti nella pubblica amministrazione, né tanto meno nella parte successiva di questa legge, ovvero sulla parte repressiva.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11)

NICOLA MOLTENI. Io ricordo che l'introduzione di due forme di reato - la corruzione tra privati e il traffico di influenze illecite - non hanno determinato la possibilità di fare emergere quelle forme di corruzione che la legge aveva in seno. Quindi, una normativa insufficiente, una normativa che non ha prodotto efficacia da un punto di vista normativo per fare evidenziare le forme di corruzione presenti nel nostro Paese.

Ricordo - l'ho ricordato prima e lo ricordo ancora - che solo lo 0,6 per cento di coloro i quali commettono reati di corruzione, in modo particolare nei confronti della pubblica amministrazione, pagano questo gravissimo reato con il carcere. Circa 230 persone, oggi, su una popolazione carceraria di 56-57.000 detenuti presenti nelle nostre carceri, sono in carcere per gravi reati nei confronti della corruzione: lo 0,6 per cento, per quanto riguarda il nostro Paese, contro un 11 per cento di altri Paesi importanti come la Germania. Quindi, vuol dire che bisogna fare ancora molto.

Questa legge si inserisce in un percorso di virtuosità che noi oggi condividiamo. Illustri esponenti della magistratura, Presidente, e mi riferisco in modo particolare all'ex presidente dell'ANM, il dottor Davigo, manifestarono delle grandi perplessità sull'approvazione di questa legge; dall'altro lato, invece il presidente dell'ANAC, il dottor Cantone, ha espresso l'opportunità che questa normativa avesse un'estensione e un potenziamento a garanzia di chi si assumeva responsabilmente il compito di fare emergere condotte criminali e illecite, assumendosi anche la responsabilità di evitare che questo tipo di condotte scaturissero poi nella delazione, perché, se la denuncia non trova applicazione e riscontro da parte degli organi preposti, da parte, in modo particolare, dell'autorità giudiziaria, è evidente che il dipendente pubblico o privato che fa queste segnalazioni se ne assume anche la responsabilità di fronte all'autorità.

Credo che la formulazione del Senato tenga conto dei dubbi e delle perplessità emerse nel dibattito che, in questi anni, questo tema ha avuto. Riteniamo che gli elementi positivi siano ben superiori rispetto a quelli negativi ed è il motivo per cui la Lega convintamente, anche per rispetto nei confronti di una persona, Andrea Franzoso - è stato citato -, che lunedì, alla presenza del nostro collega Simonetti, ha presentato il libro, credo che tanti Andrea Franzoso nel nostro Paese meritino quella dignità che oggi il Parlamento sta dando con grande senso di responsabilità ed è il motivo per cui la Lega vota convintamente a favore di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Torna all'esame di questa Assemblea la proposta di legge che oggi trattiamo, che è stata approvata già dalla Camera dei deputati ed è stata modificata dal Senato, che ha introdotto alcune modifiche, e qui mi piace ricordare, con riferimento all'articolo 1, una modifica che fra l'altro è stata sempre da noi sostenuta e siamo convinti che ha migliorato sicuramente il testo della legge. Infatti, il Senato ha soppresso l'estensione della disciplina ai collaboratori e consulenti con qualsiasi tipologia di contratto o di incarico, quindi restringendo la platea a cui è rivolta questa normativa.

Il progetto di legge interviene sulla protezione dei dipendenti che segnalano illeciti rispetto a misure discriminatorie o comunque penalizzanti nell'ambito del rapporto di lavoro dipendente, sia pubblico che privato. Condividiamo pertanto la ratio di tale progetto di legge, in un contesto nel quale appare abbastanza complicata l'applicazione concreta delle misure in esso contenute. Infatti, avevamo espresso dubbi, che peraltro rimangono, sul contenuto del provvedimento nel suo iter durante l'esame, perché esistono già norme che disciplinano accuratamente la materia. Mi riferisco, in particolare, al decreto legislativo n. 165 del 2001, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, ed al decreto legislativo n. 231 del 2001, che riguarda appunto l'impresa privata. A questi provvedimenti vanno aggiunte, poi, le disposizioni contenute nella cosiddetta legge Severino e la normativa che ha istituito l'Autorità anticorruzione, che hanno regolato la materia, peraltro in modo articolato.

In questo quadro si introduce nell'ordinamento, con la normativa attuale, una nuova disciplina complessa, la cui applicabilità in concreto potrebbe risultare complicata, sia nella struttura che nell'applicazione della medesima, fermo restando che la corruzione va sempre combattuta con misure sia preventive che repressive.

Mi sembra che questo Parlamento e lo stesso Governo siamo intervenuti con la massima sollecitudine e con provvedimenti coerenti che hanno, senza dubbio, migliorato il contrasto alla diffusione del fenomeno della corruzione; ma occorre anche valutare attentamente l'impatto che una legislazione molto articolata e complessa determina sulla dinamica interna, soprattutto, delle aziende private, con il conseguente rischio dell'interruzione dell'attività stessa e le relative forti ripercussioni negative sulla medesima. Gli strumenti, come detto, erano infatti già previsti da norme antecedenti, quindi si finisce per creare una proliferazione di norme che, molte volte, impediscono di garantire quell'applicabilità concreta alle stesse che può costituire un limite, soprattutto, per l'interprete.

Uno Stato liberale e democratico come il nostro, infatti, deve intervenire con la massima cautela in un settore che coinvolge la libera iniziativa economica e non può adottare misure che finiscono per limitare lo spazio operativo delle imprese. Occorre, certamente, proteggere i dipendenti che segnalano fenomeni di corruzione o altri reati all'interno sia delle strutture pubbliche che di quelle private. Bisogna anche rilevare che una legislazione tanto pervasiva finisce per produrre risultati in concreto controproducenti che limitano l'iniziativa economica e possono produrre effetti deleteri per la stessa economia.

Siamo, pertanto, preoccupati che questo provvedimento sia il frutto, o possa diventarlo, di slogan propagandistici, che potrebbero alimentare forti tensioni all'interno delle strutture pubbliche e private, finendo per interrompere o rallentare alcune attività con danni profondi e negativi sul sistema economico-produttivo. È necessario, dunque, conciliare in modo attento sia la tutela di colui che segnala reati all'interno della pubblica amministrazione e delle imprese che l'importanza di non costringere la pubblica amministrazione e, soprattutto, le imprese stesse ad essere ingessate da normative troppo pervasive che finiscono per creare problematiche negative all'interno dell'intero sistema.

Noi, quindi, siamo in prima linea nel considerare importanti quegli strumenti adeguati e idonei che il nostro ordinamento deve prendere in esame per contrastare la corruzione e gli altri reati in toto, ma è importante che nel Paese non si instauri un clima per cui le misure nel nostro sistema diventino uno strumento politico per colpire anche coloro, e sono la maggioranza, che operano nel pieno rispetto delle regole vigenti. Siamo in uno Stato democratico e non vorremmo trovarci in uno Stato di polizia.

Siamo, quindi, d'accordo nel tutelare i dipendenti che segnalano reati o irregolarità, ma dobbiamo arginare quel fenomeno che è stato definito, anche da importanti rappresentanti delle istituzioni, come una gogna mediatica, che costituisce un ostacolo ad una democratica convivenza civile. Troppi sono stati gli episodi che hanno confermato tale orientamento e troppi sono stati gli episodi che hanno condotto a situazioni di sentenze anticipate, di condanne che, poi, si sono rilevate infondate. Vorremmo, infatti, che tutto il Parlamento prendesse coscienza dell'effetto devastante che possono avere certe condanne anticipate per la coesione sociale e per l'intero sistema Paese.

Ribadiamo, quindi, il nostro voto favorevole, con tutte le perplessità che abbiamo indicato, a questo provvedimento, che pensiamo essere utile per contrastare l'illegalità, ma ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi forma di atteggiamento che possa comportare una pericolosa deriva verso forme non consone e coerenti con un ordinamento che prescrive come pilastro della sua Carta fondamentale la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al prossimo deputato, vorrei salutare gli studenti e i docenti del Polo liceale “Fiore-Sylos” di Terlizzi, in provincia di Bari. Bene arrivati (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giorgio Piccolo. Ne ha facoltà.

GIORGIO PICCOLO. Grazie, signora Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, le mafie e la corruzione sono una piaga per il nostro Paese e rappresentano un'emergenza nazionale. Proprio qualche mese fa, l'organizzazione internazionale che si occupa di corruzione, la Transparency International, ha pubblicato il suo rapporto annuale in cui dice che l'Italia si colloca in posizione di retroguardia per livello di corruzione in Europa: peggio di noi fanno solo la Bulgaria e la Grecia.

Sembra che formalmente siamo tutti d'accordo, ma quando si devono decidere gli strumenti per combattere la corruzione cominciano i distinguo, i bizantinismi, i cavilli, in cui gli avvocati sono maestri, una parte delle destre diffidenti. Invece noi dobbiamo essere chiari e determinati nella ricerca e nella pratica per costruire gli strumenti per la lotta alla vendita delle funzioni pubbliche, alle clientele, agli abusi, ai favoritismi che minano alla radice il vivere civile e il capitale sociale, che è fatto della fiducia dei cittadini nelle loro istituzioni.

Signor Presidente, come è già stato citato, il mese scorso è uscito il libro di Andrea Franzoso, “Il disobbediente. C'è un prezzo da pagare se non si vuole avere un prezzo”, libro balzato, suo malgrado, alla cronaca di questi giorni. Andrea Franzoso, per il suo ruolo che aveva in ufficio, ha scoperto le magagne, le ruberie, la corruzione e non ha girato la testa: ha preso visione di carte, ha fatto i controlli che doveva fare e ha verificato che esisteva la corruzione; ha segnalato a chi di dovere, ma quel qualcuno ha girato la testa dall'altra parte, anzi, lo ha consigliato di lasciar perdere. Allora lui si è visto costretto e con coraggio, personalmente, è andato dai carabinieri ad esporre denuncia; poi, dopo, ha dovuto subire tutte le conseguenze. È ben vero che la persona che lui aveva segnalato quale autore di illecito è stata condannata, ma per ritorsione egli è stato isolato ed emarginato e, pur essendo una persona di elevata professionalità e di grande onestà, è stato costretto a perdere il lavoro.

Vedete colleghi, la corruzione, come dicono i penalisti, è un reato a concorso necessario, vale a dire che non si può fare da soli, ci vuole un accordo corruttivo: un corruttore che dà o promette e un corrotto che si fa dare o promettere. I corrotti hanno un patto e il loro interesse è non denunciarsi a vicenda: per questo ci vuole un terzo, un orecchio e un occhio neutrale che denunci se scopra qualcosa, come, per esempio, una tangente, una cresta su un rimborso spese, un appalto dato senza gara, un abuso, un collaudo fatto male, il tentativo di influenzare un concorso.

Con questa proposta di legge noi vogliamo migliorare la disposizione già introdotta con la “legge Severino”, rafforzare la tutela dei segnalanti, evitare che le ritorsioni restino impunite, evitare che il mobbing e l'isolamento sociale che il denunciante subisce rovinino la sua persona e la sua famiglia. Il segnalante dovrebbe essere non solo tutelato, ma premiato: l'impianto legislativo deve essere un monito per i corrotti, non un percorso ad ostacoli per chi segnala. Il problema deve essere sempre chi ruba: chi denuncia è la soluzione di esso.

Noi voteremo a favore di questa proposta di legge, così come migliorata al Senato, dando garanzia sia al denunciante che a chi è oggetto di denuncia. E diciamo a tutti gli Andrea Franzoso d'Italia di andare avanti: lo diciamo al ricercatore di diritto tributario che ha denunciato gli illeciti nei concorsi universitari della sua materia; lo diciamo alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori che fanno con onestà il proprio dovere nel lavoro e che, spesso, devono assistere sconvolti agli illeciti e alle ruberie. Diciamo a loro di contribuire ad individuare le mele marce, nell'interesse di loro stessi e nell'interesse generale. Vogliamo incoraggiare e stare dalla parte di quei giornalisti coraggiosi che scoprono e denunciano il malaffare e, poi, si vedono intimiditi, con minacce e querele milionarie e azioni giudiziarie spesso pretestuose. Presidente, per concludere, vogliamo sempre tenere presente il monito di Papa Francesco quando ci dice che chi vive di corruzione mangia pane sporco. Noi siamo per un Paese che deve fondarsi sui diritti del cittadino, non sulla pratica dei favori; siamo affinché si affermi sempre la cultura della moralità e dell'etica pubblica ed è per questo che annuncio il voto favorevole di Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Forza Italia ritiene che vi sia l'esigenza di assicurare un fermo contrasto alla corruzione e a tutte le pratiche illecite. Ma, con altrettanta determinazione, noi siamo convinti che questo provvedimento non si muove in questa direzione, ma, anzi, crea e contiene degli elementi di rischio e di pericolo che possono, davvero, avere effetti estremamente pesanti e negativi, da un lato, sul funzionamento della pubblica amministrazione e, dall'altro, nell'ambito delle attività produttive, giacché la norma estende anche al settore privato le previsioni che ci vedono assolutamente contrari.

Innanzitutto, va detto - perché pare che si intervenga per la prima volta – che, rispetto al tema delle segnalazioni di condotte illecite o di fatti che costituiscono reato da parte di dipendenti della pubblica amministrazione, già esiste nel nostro ordinamento un quadro di riferimento preciso, peraltro, anche di recente formazione. Voglio ricordare che è stata la legge n. 190 del 2012 ad introdurre, nel corpo del decreto legislativo n. 165, vale a dire il testo unico, per così dire, dell'ordinamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, la formulazione dell'articolo 54-bis che, proprio, consente a chi effettua segnalazioni all'autorità competente, di fatti illeciti o di condotte che abbiano rilevanza penale, di ricevere una adeguata tutela e protezione. Come pure esiste, nel codice penale, l'articolo 361 che obbliga il pubblico ufficiale che viene a conoscenza, nell'esercizio delle sue funzioni, di fatti illeciti, di denunciare questi accadimenti alla competente autorità giudiziaria.

Dunque, esiste, da un lato, un sistema di protezione e, dall'altro, un sistema di obbligo che costituisce esso stesso una forma, sia pure implicita, di protezione, da parte del segnalante. Si è voluto estendere l'ambito di questo sistema e ciò che è venuto fuori, a nostro avviso, è qualcosa di assolutamente e decisamente negativo. La nostra è una critica serrata, ma è una critica riferita ai dati oggettivi contenuti nelle disposizioni, a partire dall'articolo 1, dove, nell'ambito del procedimento disciplinare, al segnalante si attribuisce, addirittura, un potere di improcedibilità. Se io segnalante intendo mantenere l'anonimato e la mia segnalazione costituisce l'unico elemento di contestazione posso decidere di bloccare quel procedimento di contestazione per salvaguardare il mio anonimato, la protezione del mio anonimato; dunque, un potere dispositivo assoluto, da parte del segnalante, che può arrestare, addirittura, il procedimento per il quale ha prodotto la segnalazione.

Ancora, preoccupa e non poco l'estensione del sistema di delazione, perché noi non abbiamo altro termine se non questo, anche ai lavoratori e ai collaboratori delle imprese che forniscono beni e servizi alla pubblica amministrazione, ma che non mutuano la natura pubblicistica rispetto a quella che è, invece, la connotazione degli enti e delle amministrazioni dei pubblici dipendenti, creando uno strano ibrido come figura e, soprattutto, alimentando queste pratiche che possono essere spesso dettate anche da esigenze meno nobili, rispetto a quelle di perseguire fatti illeciti.

Ancora, segnaliamo, sempre delle previsioni dell'articolo 1, che per il mancato svolgimento di attività di verifica e di analisi delle segnalazioni, la sanzione che è prevista, e che può arrivare fino ad un importo significativo di 50.000 euro, viene erogata esclusivamente in base alle dimensioni dell'ente nel quale si verifica l'accadimento, il fatto, e non già in ragione della gravità del fatto o del livello di responsabilità, come normalmente dovrebbe accadere in ossequio al principio di proporzionalità della sanzione e di ragionevolezza delle previsioni normative. Dunque, noi potremmo avere che un fatto di lievissima entità accaduto, per esempio, nel comune di Roma, viene sanzionato in maniera molto più pesante di un altro fatto, ben più grave e anche portatore di maggiore danno nei riguardi della pubblica amministrazione, ma, che - poiché ha investito un piccolo comune o un comune di dimensioni più contenute- giustifica l'applicazione di una sanzione minore; quindi, una totale distonia rispetto a quelli che sono i principi che regolano il sistema sanzionatorio nel nostro ordinamento.

Altro elemento assolutamente grave e contestabile è quello dell'inversione dell'onere della prova, cioè, si presume la buona fede del segnalante e deve essere la pubblica amministrazione - se intende, poi, una volta manifestatasi la infondatezza della segnalazione, procedere all'applicazione della tenue sanzione disciplinare che è l'unica sanzione prevista da questa legge -, comunque, a farsi carico della dimostrazione della mala fede e, dunque, dell'assenza di buona fede; non basta, cioè, soltanto accertare che la segnalazione non è veritiera, che la segnalazione non è fondata. L'infondatezza della segnalazione comporta la sola applicazione di sanzioni di natura disciplinare, essendovi una sorta di previsione di buona fede del segnalante, e nei casi di malafede, quando, cioè, si accerta che, intenzionalmente, il segnalante ha reso una segnalazione non veritiera, occorrerà attendere la conclusione, addirittura, di un procedimento penale che stabilisca che questa intenzionalità integra anche gli estremi di un reato come quello della diffamazione o come quello di ipotesi di reato analoghe con, dunque, la necessità che trascorra un lasso di tempo notevolissimo, a distanza dell'accertata e conclamata infondatezza della segnalazione. Dunque, bisognerà, prima, celebrare il processo e, solo a conclusione del processo, l'unica conseguenza che riguarderà il segnalante che ha riferito una segnalazione mendace è che potrà essere applicata la sola sanzione disciplinare. Nel frattempo, però, il segnalante gode del sistema di protezione previsto dalla norma, che prevede la non licenziabilità, che prevede la non trasferibilità, che prevede la non demansionabilità, quindi, in sostanza di uno status privilegiato, pur in presenza dell'accertata infondatezza della segnalazione resa. Si tratta di un assurdo che, francamente, non può che stimolare e non può che favorire pratiche peggiori e deteriori in questa materia.

Tuttavia, anche l'articolo 2 che estende al settore privato queste previsioni non è immune da critiche e non è esente da censura. Innanzitutto, l'allargamento al settore privato desta non poca preoccupazione; soprattutto in un sistema come quello della nostra nazione, che è connotato dalla presenza di piccole e medie imprese, ma anche di piccolissime aziende e che si fonda su uno spirito partecipativo e collaborativo all'interno dell'impresa, che è costituita da un nucleo ristretto di persone. Introducendo questo elemento, con tutti gli strumenti di protezione e con tutte le garanzie che sono state indicate, noi andiamo ad alterare quella che è una connotazione fondamentale, che ha rappresentato anche il punto di forza del nostro sistema produttivo. E, per quanto riguarda le segnalazioni che sono state compiute con dolo o con colpa grave anche nel settore privato, sono previste solo ed esclusivamente sanzioni disciplinari. Anche qui, a carico del datore di lavoro è posto l'onere di provare la malafede del segnalante, cioè dell'autore di una segnalazione manifestatasi del tutto infondata, come per la pubblica amministrazione. Quindi, la presunzione di buona fede assiste il segnalante anche quando sono stati condotti gli accertamenti e le verifiche e si è stabilito che tutto quello che è indicato non risponde al vero.

Abbiamo, poi, l'articolo 3 che, di fatto, elimina la protezione del segreto industriale, del segreto di ufficio, del segreto professionale e non delinea quelle che sono le condotte precise rispetto alle quali queste eccezioni possono trovare ingresso. Dunque, è una norma che finisce, semplicemente, per eccitare le pulsioni peggiori della delazione, che crea un sistema di anonimato e di rete e che, soprattutto, nega un principio fondante dello Stato liberale che è il principio di responsabilità. Occorre che ciascuno si assuma la responsabilità di quello che fa e delle proprie condotte, per cui anche la denuncia e la segnalazione devono essere fatte in modo palese, fermo restando che il nostro ordinamento, già oggi, fornisce sufficienti garanzie di protezione, ma introdurre ed estendere questo sistema della delazione anonima rappresenta, davvero, uno scadimento pericolosissimo dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Francesca Businarolo. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Oggi è un giorno importante e sarà una bella notizia per tutti gli italiani sapere che quest'Aula approverà, e spero con la più larga maggioranza possibile, un provvedimento che ha la finalità di prevenire tanti illeciti e, soprattutto, la corruzione. Lo spiego sempre, ma anche questa è un'occasione buona per ripetere cos'è il whistleblowing, un termine inglese solo perché in italiano non c'è una traduzione adatta. Più facilmente viene tradotto con spione, delatore, ma, in realtà, è un lavoratore del settore pubblico, e adesso anche del settore privato, che denuncia, che decide di segnalare, e lo fa a discapito suo, perché finora, non essendoci nessuna tutela, queste persone venivano mobbizzate, venivano isolate, ed è un peccato che finora queste persone non abbiano avuto una tutela adeguata, perché sono state degli eroi, sostanzialmente, delle persone che lo hanno fatto per coscienza, per senso civico.

Un senso civico che dovrebbe prendere tutti i cittadini. È un lavoro che continueremo a fare e porteremo avanti da domani, perché con questa legge da domani non cambieranno le cose, ma le cambieremo se porteremo a tutti il messaggio che denunciare e segnalare è un principio importante anche per la nostra cultura, anche per l'Italia. E lo faremo sapendo che adesso dalla parte dei cittadini onesti ci sarà uno strumento importante, una legge che li difende, che li tutela e che sanziona quelli che, invece, vogliono fare del male, vogliono, sostanzialmente, ostacolare le buone pratiche di segnalare, di lottare contro la corruzione, di prevenire la corruzione. Però voglio dire che questo traguardo di oggi, il voto di oggi, è il risultato di un lavoro di tante persone. Sì, c'è la mia prima firma a questo provvedimento, quindi è un provvedimento del MoVimento 5 Stelle, che ha firmato in massa, tutti i miei colleghi hanno firmato questa proposta di legge all'inizio della legislatura, parliamo dell'ottobre 2013; lo ha voluto, lo abbiamo depositato, lo abbiamo portato qui.

Ma c'è una storia più bella, che riguarda i cittadini, che riguarda le associazioni, che riguarda persone che sono sconosciute ai più. E mi riferisco a Giorgio Fraschini, che saluto e ringrazio per il suo lavoro, Davide Del Monte di Transparency International, Federico Anghelè, che è lì sopra e saluto, di Riparte il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, Presidente, devo salutarli, perché le associazioni hanno fatto tanto e hanno mosso tante coscienze, soprattutto dei cittadini, con campagne di sensibilizzazione, con tantissime firme che anche lei ha ricevuto. Lei, come il Presidente Grasso, avete appoggiato questa proposta, e vi ringrazio. Abbiamo lavorato anche con le forze all'interno di questo Parlamento. Abbiamo collaborato, perché sono state apportate anche delle migliorie, ed è grazie anche a loro se questa legge diventerà definitiva oggi.

Quindi, è un lavoro concertato con tutti. Noi siamo entrati qui e ci definivamo portavoce, quindi sì, c'è la mia firma, ma, in realtà, ho portato qualcosa che hanno fatto altri. Ho insistito, ho rotto le scatole a destra e a sinistra. Ai miei colleghi spiegavo cos'era, un termine che ancora adesso faccio fatica a spiegare, perché è difficile. Quindi, veramente, da domani dobbiamo cominciare un percorso di comunicazione importante per un messaggio positivo e istruzioni per l'uso. Allora, questa legge sarà efficace da oggi, da domani, nel settore pubblico e nel privato. Ci sarà un tempo lungo nel quale dovrà entrare nell'uso comune, e di conseguenza vedremo che effetti ha, positivi o negativi. Mi auguro positivi, probabilmente gli effetti li vedrà mio figlio, che è nato in questo frangente, fatalità, e li vedranno i nostri figli, perché, se l'America ha visto dopo vent'anni che effettivamente c'è stato un risparmio incredibile nella lotta alla corruzione, e nel segnalare questi illeciti lo vedranno i nostri figli, però da domani chi sarà responsabile per la prevenzione della corruzione e la trasparenza avrà un onere in più e a queste persone dovremo dare un occhio di riguardo.

Nel privato so che sarà qualcosa che andremo a migliorare in futuro, perché è molto embrionale, però iniziamo anche a fare un percorso, anche lì, dove non c'era assolutamente nulla. Di conseguenza, sono contenta del risultato raggiunto; so che chi vota a favore lo fa convintamente, perché è uno strumento importante, ha capito quella che è la finalità di questo mezzo. Quanto a chi vota contro, so che gli elettori faranno le loro valutazioni, perché non è uno strumento di repressione; è uno strumento a costo zero e veramente, dopo, a ognuno le sue valutazioni, ma consiglio di votare a favore.

È una legge positiva, una legge per i cittadini, una legge dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e, anche se è del MoVimento 5 Stelle, non è “manettara”, non è una cosa che va a discapito, ma va assolutamente a favore dei lavoratori e dei cittadini tutti.

È un passo avanti, un passo avanti nella lotta alla corruzione, e, guardate, sono convinta che con questa dichiarazione di voto avrò convinto tante altre persone che magari non erano a favore, e dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Maddaloni, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Bene arrivati e bene arrivate a tutti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Grazie, Presidente. Per il nostro gruppo, in questi anni, la lotta alla corruzione è stata un faro, una bussola. Ora siamo quasi alla fine della legislatura ed è possibile, anche su questo, tracciare qualche bilancio. Sono stati gli anni nei quali i Governi a guida PD e Parlamento, Governi e Parlamento, hanno colpito e rafforzato le pene per il voto di scambio politico-mafioso…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

WALTER VERINI. …e ripenalizzato il falso in bilancio. È stato introdotto il reato di autoriciclaggio, sono state approvate norme importanti contro gli ecoreati e le ecomafie o contro la piaga criminale del caporalato. Dopo anni di attesa sono legge il nuovo codice antimafia e le nuove norme per rendere efficace, trasparente e produttivo il ritorno alla legalità nella gestione dei beni confiscati. L'aumento sostanziale dei tempi precedenti allo scatto della prescrizione per i reati contro la pubblica amministrazione è stato un altro grande segnale in questo senso.

Potremmo continuare ricordando riforme che potranno far funzionare meglio l'azione penale, come la riforma del codice o altri provvedimenti. Vorrei solo citare due leggi, se così possiamo dire, di prevenzione, di contrasto preventivo alla corruzione. Penso al nuovo codice degli appalti e penso alla riforma della pubblica amministrazione: sono due leggi importanti, certamente migliorabili, perfettibili, ma che vanno nella direzione di semplificare e rendere meno opaco, meno discrezionale, e quindi più trasparente, il percorso negli atti della pubblica amministrazione e i rapporti con i cittadini, che, lo dobbiamo ripetere, non lo dobbiamo dimenticare mai, sono titolari di diritti e di doveri, e non di favori.

Certo, c'è ancora molto da fare, guai ad abbassare la guardia. Recenti rapporti internazionali, autorevoli e attendibili, ci dicono che l'Italia deve ancora compiere passi in avanti per debellare la piaga della corruzione, che non rappresenta soltanto una grave ferita etica e morale, ma anche un gravissimo freno alla crescita economica, al rispetto delle regole, del merito e del bisogno dei cittadini, al rispetto delle regole di mercato. A farne le spese sono milioni e milioni di persone perbene, milioni di imprese che compiono ogni giorno il proprio dovere. Ma, accanto ai rapporti e alle statistiche, pure importanti, a ricordarci come la lotta alla corruzione rimanga una priorità ce lo dicono anche cronache recenti, che hanno visto pericolose contiguità tra politica e affari, tra politica e criminalità.

Penso alla Sicilia e penso al litorale romano, a Ostia in particolare. E, a questo proposito, Presidente, mi sia consentito di aprire una parentesi: su quanto accaduto ad Ostia, sulla presenza di voto di scambio in quella realtà, c'è stata una interrogazione parlamentare nelle scorse ore di una nostra collega, la deputata Morani che, nell'esercizio delle sue prerogative, ha fatto giustamente un'interrogazione al Ministro degli Interni che tutti noi idealmente sottoscriviamo. Bene, davanti a questo atto parlamentare di trasparenza, c'è stata una reazione del solito deputato Corsaro, che già aveva dato prove di antisemitismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), al quale dico: quelle parole dette contro la Morani dovrebbero farti provare vergogna! Chiedo, Presidente, che siano sottoposte a un esame dell'Ufficio di Presidenza perché ritengo che ci siano tutti gli elementi per censurare quelle parole che vanno ben oltre le prerogative parlamentari.

Ha ragione il Presidente Mattarella quando richiama tutti al rispetto delle regole e della legalità e al lavoro incessante per diffondere la cultura della legalità. Ha ragione il presidente dell'ANAC, Cantone, quando richiama a proseguire su questa strada, anche con l'adozione di normative efficaci più stringenti legate alla regolamentazione dell'attività delle lobbies e alle norme per regolare correttamente il conflitto di interesse.

Allora, è in questo quadro che si colloca il provvedimento che voteremo tra poco. Noi, quando altre forze politiche hanno proposto questa legge, che oggi rafforza e migliora norme già contenute nella “legge Severino”, non abbiamo avuto pregiudiziali, abbiamo lavorato, come Democratici, per togliere dalla proposta iniziale dei 5 Stelle aspetti che, secondo noi, erano sbagliati, quelli che incentivavano il dilagare delle segnalazioni anonime, delle delazioni che spesso, come è noto, sono infondate, perché magari sono basate su inimicizie e rivalità personali negli uffici. Del resto, è lo stesso Cantone ad avvertirci che gran parte delle segnalazioni che vengono fatte oggi sulla base della legge del 2012, nascono proprio da questo e non da fatti reali o fondati. Abbiamo, quindi, lavorato per rendere efficace, e non propagandistico, il provvedimento, per togliere premialità o addirittura monetizzazione delle segnalazioni; e ci mancherebbe! Abbiamo lavorato per tutelare davvero la riservatezza di chi segnala comportamenti e pratiche che possono nascondere illeciti e reati, per tutelare la stabilità lavorativa di chi, con coraggio e senso civico, segnala cose per fare l'interesse pubblico, della pubblica amministrazione, e quindi abbiamo lavorato per evitare ritorsioni, demansionamenti, isolamenti nei confronti di queste persone.

La norma potrà certamente essere migliorata. Qualcuno ha rilevato che andrebbero previste ulteriori tutele nei confronti delle persone che segnalano nel settore privato, per esempio, o nei confronti, di converso, di persone oggetto di segnalazioni non supportate da fatti concreti. È possibile, ce lo dirà l'applicazione concreta di queste norme; certo è che già ora il codice penale e civile offrono strumenti di tutela e di difesa per chi viene calunniato, diffamato, colpito ingiustamente nell'onorabilità.

Insomma, si tratta di un provvedimento giusto e significativo, come ha detto anche un testimone di questa pratica di coraggio come Andrea Franzoso. Un provvedimento che votiamo con convinzione perché, come gruppo PD, siamo stati determinanti per renderlo un provvedimento serio e cogliamo l'occasione per auspicare, come ha già fatto in discussione generale il deputato Mattiello, che il Senato riesca ad approvare in via definitiva la legge per la tutela di altri cittadini italiani che hanno il coraggio di denunciare mafia e criminalità, e mi riferisco alla legge per la tutela dei testimoni di giustizia.

Presidente, ho finito, però vorrei sottolineare infine una cosa: nel percorso di questo atto, io vorrei sottolineare l'atteggiamento, lo stile, la sostanza, del gruppo del Partito Democratico. Intendiamo dire, come accennavamo all'inizio, che l'essere venuta, questa proposta di legge, da un gruppo di opposizione come i 5 stelle, non ha impedito ai membri democratici della Commissione lavoro e della Commissione giustizia di discutere, confrontarsi, polemizzare, proporre e votare contenuti anche alternativi.

Non ci siamo cioè opposti pregiudizialmente al provvedimento solo perché è proposto da altri. Abbiamo contribuito sostanzialmente a renderlo migliore. È l'esatto opposto dell'atteggiamento tenuto dai gruppi di opposizione, troppo spesso in questi anni, anche dai colleghi dei Cinque Stelle, nei confronti di tante leggi giuste, demonizzate non per il contenuto, ma in quanto sostenute dai Governi a guida PD e dalla maggioranza, descritti sempre come l'impero del male. Noi possiamo - lo dico con umiltà - come tutti compiere errori, votare leggi imperfette, ma abbiamo lavorato in questi anni mossi da una bussola quella dell'interesse del Paese e le battaglie per le regole, contro l'illegalità, la criminalità, la corruzione, sono state elementi centrali di questo impegno. Lo abbiamo dimostrato anche in questa circostanza, con questa legge che votiamo, convinti di approvare una cosa utile per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

FLORIANA CASELLATO, Relatrice per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per un ringraziamento, immagino. Ne ha facoltà.

FLORIANA CASELLATO, Relatrice per la XI Commissione. Grazie Presidente, come ha detto il collega Verini, il testo di questa legge che approveremo oggi nasce da un'iniziativa del MoVimento 5 Stelle, a cui però si è affiancata una proposta di legge molto interessante del Partito Democratico, che ha contribuito a portare a termine…

PRESIDENTE. Scusi, la devo fermare, se è un ringraziamento…

FLORIANA CASELLATO, Relatrice per la XI Commissione. Lo dicevo proprio per questo, perché ha avuto un percorso difficile, vorrei ringraziare il Presidente del Senato, perché anche al Senato ha avuto un percorso difficile, lei, Presidente della Camera, i presidenti della Commissione lavoro, Damiano, e la presidente della Commissione giustizia, Ferranti, i colleghi delle due Commissioni, e tutti i funzionari che si sono impegnati in questo difficile percorso. Un grazie anche ovviamente alla collega Businarolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ci ha messo tanta passione. Grazie a tutti.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3365-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3365-B: "Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato" (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11) (Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: Di Salvo ed altri: Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori (A.C. 1041-A) (ore 11,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1041-A: Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori.

Ricordo che nella seduta del 14 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e alle preposte emendative presentate.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che fuori dalla seduta le proposte emendative, presentate dal gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, sono state ritirate.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Ricordo che le proposte emendative presentate a tale articolo sono state ritirate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Ricordo che le proposte emendative presentate a tale articolo sono state ritirate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

VALENTINA PARIS, Relatrice. Sugli emendamenti 4.100 e 4.101 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Va bene. Colleghi, allora, siamo all'emendamento 4.100 della Commissione, i pareri sono favorevoli. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, pareri favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 della Commissione, pareri favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sull'ordine del giorno n. 9/1041-A/1 Matarrelli, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1041-A/2 Pastorelli, favorevole con una riformulazione. Dopo le parole “al fine di” aggiungere le parole: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/1041-A/3 Galgano, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1041-A/4 Mucci, favorevole con una riformulazione. Dopo “imprese”, sopprimere le parole: “sulla funzionalità dei centri per l'impiego”, perché, confrontandomi anche con la relatrice, non è più nel testo. Sull'ordine del giorno n. 9/1041-A/5 Mazziotti Di Celso, parere favorevole con una riformulazione. Dopo la parola “noti”, sopprimere le parole “a un anno dall'entrata in vigore.”

PRESIDENTE. Sottosegretaria Biondelli, mi scusi, mi dà qualche riferimento aggiuntivo? Quale paragrafo è?

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “Impegna il Governo a rendere noti dati sulle sanzioni pecuniarie comminate e sull'ammontare derivante dal pagamento delle tasse”. Quindi, si tratta di sopprimere: “a un anno dall'entrata in vigore”.

PRESIDENTE. Va bene, grazie.

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sugli ordini del giorno n. 9/1041-A/6 Palese, n. 9/1041-A/7 Zappulla, n. 9/1041-A/8 Nesi e n. 9/1041-A/9 Marzano il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Allora, ordine del giorno n. 9/1041-A/1 Matarrelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1041-A/2 Pastorelli, con una riformulazione. Accetta la riformulazione Pastorelli? Sì, l'accetta.

Ordine del giorno n. 9/1041-A/3 Galgano, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/1041-A/4 Mucci: c'è una riformulazione. Deputata? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1041-A/5 Mazziotti Di Celso, c'è una riformulazione: va benissimo. Sugli ordini del giorno n. 9/1041-A/6 Palese, n. 9/1041-A/7 Zappulla, n. 9/1041-A/8 Nesi e n. 9/1041-A/9 Marzano, parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Non è in Aula e, allora, andiamo avanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare un provvedimento di estrema importanza che introduce un tassello nelle misure a tutela dei lavoratori che potrebbero completarsi anche con la revisione della disciplina del lavoro accessorio, grazie anche all'unanime lavoro delle forze politiche. Condividiamo gli obiettivi del testo in esame, che intende assicurare l'esatto pagamento delle retribuzioni dovute ai lavoratori subordinati ed ai collaboratori. Ci troviamo di fronte ad una norma che ci darà la possibilità di assicurare la tracciabilità dei pagamenti delle retribuzioni, efficace mezzo di contrasto della pratica diffusa di non corrispondere interamente ai lavoratori quanto indicato nel prospetto di paga e questo è il tema fondamentale. Pertanto, abbiamo una maggiore tracciabilità dei pagamenti, perché è del tutto evidente che ci sono dei lavoratori che, a fronte di una busta paga, sono costretti a dare in contanti una parte della propria retribuzione e, quindi, percepiscono, di fatto, meno di quello che dovrebbero percepire e indicato in busta paga. Apprezziamo quanto viene puntualizzato nel provvedimento in merito alla corresponsione di retribuzioni conformi introducendo l'obbligo per il datore di lavoro di bonifico sul conto identificato dal codice IBAN indicato, appunto, dal lavoratore. Dunque, pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale ed emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore o, in caso di un comprovato impedimento, a un suo delegato. Quindi, piena tracciabilità dei pagamenti.

Si tratta di uno strumento utile resosi necessario negli ultimi anni dal momento che ci consente di rafforzare, in modo significativo, i presidi ordinamentali a tutela dei lavoratori. Stando a quanto già specificato in Commissione, gli eventuali costi da sostenere per assicurare l'effettiva ed esatta corresponsione della retribuzione sarebbero ampiamente compensati - e questo è un altro dato positivo - dai benefici derivanti, appunto, dalla repressione di condotte gravi ai danni dei lavoratori o che ricevono retribuzioni inferiori a quelle indicate, come già detto, in busta paga. Di rilievo vi è poi la precisazione che la firma in busta paga apposta dal lavoratore non costituisce prova dell'avvenuto pagamento della retribuzione e, quindi, serve un pagamento tracciato. Infatti, anche recenti pronunce giurisprudenziali confermano che la mera firma della busta paga da parte del lavoratore non costituisce prova dell'avvenuto pagamento della retribuzione a favore del lavoratore stesso. La firma per ricevuta del dipendente può peraltro costituire elemento da valutare ai fini della prova dell'adempimento.

Concludo, Presidente, esprimendo il nostro sincero apprezzamento rispetto ai contenuti del testo in votazione, che è un passo in più sicuramente dal punto vista dalla tracciabilità e che costituisce uno strumento rilevante a tutela dei lavoratori. Per questo ribadisco il voto favorevole della componente Civici e Innovatori su un provvedimento di estrema importanza che affronta una problematica di grande rilievo che esiste e che non dobbiamo fingere che in questo Paese non esista, soprattutto in alcune parti del nostro Paese dove i lavoratori non sono tutelati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Rizzetto. Il deputato Rizzetto non è in Aula. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Questa proposta di legge avrebbe dovuto essere approvata, come richiesto dal Presidente della XI Commissione, in sede legislativa. Si tratta di uno strumento, quello della legislativa, detto incidentalmente, che il Parlamento usa troppo poco e che potrebbe portare, se correttamente utilizzato, a una produzione legislativa migliore e più rapida, in particolare per provvedimenti che non presentano, come questo, criticità politiche - tra i gruppi intendo - e che però possono essere molto significative nel concreto vivere dei cittadini. Non essendo stato possibile l'utilizzo dello strumento della Commissione in sede legislativa, appare comunque giusto votare questo provvedimento come giunto in Aula e modificato rispetto al testo originale per adempiere alla richiesta della Commissione bilancio.

Sappiamo bene che questo provvedimento, come molti altri, non avrà molte possibilità di essere approvato in via definitiva dall'altro ramo del Parlamento, stante ormai la vicinissima fine della legislatura tormentata che abbiamo vissuto. Ma non si tratta di un voto inutile quello di oggi. Il prossimo Parlamento, infatti, se vorrà potrà utilizzare il lavoro già fatto per procedere a una rapida approvazione di una legge analoga. Inoltre, il voto della Camera sancisce quello che è un principio che dovrebbe essere del tutto ovvio e scontato ma a quanto pare non lo è: il lavoro va pagato il giusto e va pagato in modo regolare. Il datore di lavoro, che è sempre la parte più forte, non può imporre, a pena del licenziamento o della non assunzione, alla parte più debole, che è sempre quella del lavoratore, accordi e patti leonini che lo costringano ad accettare una paga più bassa o anche che non corrisponde del tutto correttamente a quanto indicato e che non sia rintracciabile.

Si tratta di una garanzia non tanto per lo Stato, che si vede comunque privato di una parte dell'imponibile, quanto, appunto, soprattutto per il lavoratore, il quale spesso si trova a dichiarare di avere percepito una cifra, quella in busta, superiore a quanto incassato davvero o, comunque, con una parte in nero che non potrà mai essere sicura, dato che il datore di lavoro potrebbe anche decidere di tagliare questa parte di stipendio non documentabile in nessun modo dal lavoratore stesso. La proposta di legge in discussione, infine, non può certo essere considerata contro i datori di lavoro, non solo per l'ovvia regola che chi rispetta la legge non ha da temere la legge ma anche perché le pene pecuniarie che vengono previste qui sono attentamente graduate per evitare condanne spropositate e, quindi, ingiuste per eventuali mancanze non gravi o meno gravi.

Dunque, il gruppo Democrazia Solidale - Centro Democratico voterà a favore sulla proposta di legge in discussione, sperando che, in questa o nella prossima legislatura, si arrivi all'approvazione definitiva di una legge che, assieme a varie altre, potrebbe fornire nuove garanzie ai lavoratori, non sottoponendo, nel contempo, i datori di lavoro a condanne pesanti che potrebbero ottenere lo scopo opposto a quello previsto dalla legge stessa (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per confermare il nostro voto favorevole su una proposta di legge che riempie un tassello ma che, purtroppo, non può estirpare completamente il fenomeno che soggiace a questa problematica. Vi saranno probabilmente delle incombenze aggiuntive per i datori di lavoro. Spero che, nella verifica del prosieguo dell'attuazione di questa proposta di legge, si possa poi venire incontro anche a queste ulteriori incombenze che ovviamente le imprese dovranno subire.

Quindi, preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Si tratta di un provvedimento che intende introdurre la semplificazione del pagamento della retribuzione del lavoratore da parte del datore di lavoro. La proposta di legge intende offrire anche elementi di trasparenza nella corresponsione della retribuzione, in modo da tutelare in modo pieno il lavoratore. L'articolo 1 della proposta di legge individua tre forme di pagamento della retribuzione del lavoratore: l'emissione dell'assegno, l'utilizzo del contante presso un istituto di credito o presso un ufficio postale, la possibilità di versamento direttamente sul conto del lavoratore. Dunque, una proposta auspicata questa, tale da introdurre nell'ordinamento, in modo e in forma semplificata, principi che devono essere adottati da tutti i datori di lavoro in modo da garantire il rispetto del lavoratore e delle sue prestazioni. La misura prevista quindi agisce in termini preventivi, introducendo vincoli precisi ma snelli per il datore di lavoro che non viene appesantito nel pagamento della retribuzione ed offre, al contempo, un importante strumento per la tutela del lavoratore, in modo da garantire la sua retribuzione in modo certo. Si evitano in questo modo forme di sfruttamento a garanzia di coloro che svolgono un'attività lavorativa spesso in condizioni difficili e precarie e che talvolta sono costretti ad accettare una retribuzione inferiore a quanto previsto nella busta paga.

Questa proposta di legge intende assicurare, dunque, un principio di legalità che dovrebbe operare in qualsiasi rapporto di lavoro, evitando altresì il ripetersi di fenomeni che gravano in modo negativo sul corretto esercizio del medesimo. Un diritto come quello alla retribuzione giusta ed equa deve essere un pilastro del nostro ordinamento. Tale proposito è proprio sancito e sottolineato nell'articolo 36 della Carta costituzionale che prevede che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro”. Quindi, non si devono ammettere condizioni discriminatorie sotto questo profilo e l'intervento normativo proposto va nella direzione auspicata, in modo da rendere efficaci le tutele nei confronti del lavoratore a cui si deve riconoscere l'effettività dei suoi diritti. Si tratta di una proposta di legge, pertanto, che sancisce in modo chiaro quei principi fondamentali di rispetto della condizione lavorativa che deve essere sempre tutelata e salvaguardata, in modo da offrire al lavoratore una condizione personale e retributiva giusta ed equa. In tale ottica noi voteremo favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe Zappulla. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, quello che stiamo per… Signora Presidente e onorevole colleghi…

PRESIDENTE. Grazie, grazie, apprezzo lo sforzo.

GIUSEPPE ZAPPULLA. Credo che sia doveroso, oltre che piacevole, Presidente. Quello che stiamo per votare è un provvedimento che affronta una materia molto seria e delicata, quella dei diritti violati e negati nel variegato mondo del lavoro, una problematica che colpisce tantissimi lavoratori e tantissime lavoratrici in diversi settori, ma in particolare in quelli dove maggiore è la precarietà, dove vigono contratti a tempo determinato, dove è minore la presenza, ahimè, e il ruolo del sindacato.

È infatti noto a tutti che, in molte realtà aziendali, i datori di lavoro, sotto il ricatto del licenziamento, del mancato rinnovo del contratto o anche solo del trasferimento in altre e più disagiate unità produttive, corrispondono una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva nazionale e dagli integrativi territoriali o aziendali. Questi comportamenti sono, certo, odiosi in sé, ma diventano gravissimi e inaccettabili quando avvengono imponendo al lavoratore di firmare la busta paga dalla quale risulta una retribuzione superiore e in linea, appunto, con i contratti. Stiamo parlando di una pratica, purtroppo, molto diffusa, che non solo arreca un palese danno economico al lavoratore, ma lede e mina la stessa dignità professionale e umana del lavoratore, una condizione inaccettabile di vera e propria libertà sospesa dentro il mondo del lavoro e nella società, in cui apparentemente, invece, tutto sembra funzionare e muoversi nel rispetto delle regole e del contratto. Viene violato, in buona sostanza, un diritto contrattuale, ma al contempo anche un diritto costituzionale, una sacrosanta aspirazione a vedere rispettato il proprio lavoro e la propria dignità.

Spesso, solo dopo l'interruzione del rapporto di lavoro il lavoratore e la lavoratrice denunzia, ma come è facilmente intuibile, talvolta non si riesce a dimostrare le violazioni, anche perché accade purtroppo non raramente, cari colleghi, che al lavoratore viene consegnato un assegno con la retribuzione giusta, ma gli viene imposto di ritornare in liquido parte della stessa cifra. Trattasi, come sappiamo bene, di vera e propria estorsione e appropriazione indebita, ma, ahimè, spesso accade così. Per carità, al fine di evitare inutili levate di scudi, è chiaro che non riguarda l'intero sistema delle imprese, ma una parte sì, e anche fosse, consentitemi di dire, una sola azienda, sono atti e comportamenti gravissimi, inaccettabili, da contrastare e da combattere.

Ma, diciamoci la verità fino in fondo, non esiste in un mercato del lavoro così insidioso, con una crisi economica e occupazionale ancora grave e pesante, in particolare nelle aree del Meridione, una ricetta e una panacea in grado di garantire la soluzione. Certo, in primo luogo occorre rilanciare con grande intelligenza e in modo oculato un piano nazionale per lo sviluppo e il lavoro, perché è del tutto evidente che più disoccupazione c'è, più paura c'è di perdere il lavoro e più è ricattabile e debole il lavoratore ed è a nostro avviso evidente che su questo terreno, mi sia consentito, sul lavoro che manca, su quello che non c'è, sul grave stato della disoccupazione rimane più grave l'inadeguatezza delle politiche del Governo.

La si smetta, inoltre, e lo dico a quanti in questi anni e negli ultimi mesi si sono dilettati in materia di attacco frontale più o meno subdolo al ruolo del sindacato nella società e nei luoghi di lavoro. Il sindacato, guardate, come la politica e come tutti noi, deve fare i conti quotidianamente con la crisi di legittimazione, il sindacato deve misurarsi con i cambiamenti continui del mercato del lavoro ed essere in grado di rappresentare i nuovi lavori e le nuove tipologie di lavoro; anche per loro il problema del rinnovamento, ma, ciò detto, quello del sindacato rimane un ruolo fondamentale nella società, nella democrazia del nostro Paese, nelle imprese, per tentare di garantire i diritti fondamentali.

C'è bisogno, infine, di uscire dall'ormai insopportabile equivoco tra flessibilità e precarietà: la flessibilità si applica agli impianti, alle produzioni, ai servizi, agli orari e si contratta con l'organizzazione sindacale e, in molti casi, è utile e necessaria; la precarietà è altro, è non avere alcuna certezza del proprio domani, il futuro professionale, lavorativo, retributivo, con le inevitabili conseguenze negli equilibri personali e familiari. Spesso chi è precario nel lavoro lo è anche nella vita, financo nei rapporti affettivi; più precarietà esiste e insiste, più il lavoratore è precario, più è debole, più è esposto ai ricatti, più con il cuore in lacrime e la dignità lacerata si presta a firmare buste paga gonfiate e a tacere per paura. E lo dico ai cultori delle ricette liberiste: non è comprimendo i diritti del lavoratore, tagliando qua e là qualche tutela e garanzia, lasciando fare al dio mercato, che si crea sviluppo e lavoro; il sistema delle imprese ha bisogno d'altro, di essere più competitive sul terreno della qualità dei prodotti e dei servizi, della innovazione continua, delle infrastrutture materiali e immateriali, di politiche del credito, di debellare la corruzione ancora purtroppo dilagante. Ecco perché il Jobs Act ha sostanzialmente fallito, mi sia consentito, perché in fondo puntava a scambiare i diritti dei lavoratori con più occupazione, e i fatti dimostrano, e hanno dimostrato, che non è questa la strada.

Ciò detto - e finisco -, è chiaro che ogni strumento, pur parziale, può essere utile a contrastare pratiche odiose di violazione dei diritti dei lavoratori e delle persone. Questo provvedimento cerca di affrontare un segmento piccolo, ma significativo, di questo mosaico necessario e indispensabile di interventi economici, culturali e sociali; cerca di rendere rintracciabile il pagamento delle retribuzioni attraverso gli istituti bancari e gli uffici postali o con assegni, un modo semplice, ma, speriamo, trasparente ed efficace, per ridurre le violazioni. Era, certo, a nostro avviso e a mio avviso necessario, rafforzare ulteriormente il sistema dei controlli, fissare scadenze precise per la consegna della busta paga, mettere in sintonia questo provvedimento con un altro che, allo stato, giace al Senato. Tuttavia, pur non nascondendo i limiti oggettivi del provvedimento, ma ritenendolo ugualmente un piccolo, ma utile, passo avanti nel tentativo di tutelare i diritti elementari delle lavoratrici e dei lavoratori, apprezzando peraltro la serietà dell'impegno che l'intera Commissione ha messo in questo provvedimento, dichiaro, a nome del gruppo Articolo 1-MDP, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI. Sì, grazie, Presidente, sono qui per rappresentare la presidenza della Commissione e quindi interverrò anche per il mio gruppo dai banchi del Comitato dei nove. Intanto ringrazio lei e ringrazio il sottosegretario, i colleghi, perché, ancora una volta, arriviamo con un provvedimento dalla Commissione lavoro che sarà votato senza, come dire, isterismi d'Aula, ai quali molto spesso assistiamo rispetto ad altre grandi questioni.

Questo è un provvedimento che appare piccolo nella sua portata, ma che invece potrà risolvere un problema molto grave per tutti quei lavoratori e tutte quelle lavoratrici che, ancora negli anni 2000, si trovano costretti a sottoscrivere una busta paga, per poi percepire un reddito di gran lunga inferiore a quanto dichiarato dal datore di lavoro. Purtroppo è una prassi assai discussa, abbiamo visto un recente caso di cronaca, che conferma, purtroppo, che questa prassi ancora è consolidata nel Paese, e addirittura qualcuno si trova costretto, prima di essere assunto, a garantire questa prassi proprio sotto la minaccia non soltanto del futuro licenziamento, ma addirittura della mancata assunzione.

Ieri, con la Presidente, abbiamo discusso delle tante cose, delle tante norme che abbiamo in qualche modo messo in campo in questa legislatura, che vanno nella direzione di risolvere problemi che le donne vivono ancora nel nostro Paese. Vorrei dire, purtroppo, che anche in questo caso probabilmente la maggioranza dei lavoratori che sono costretti a sottoscrivere queste buste paga, molto spesso, sono donne, perché impegnate in lavori precari, perché impegnate in settori dove i datori di lavoro, magari, non rientrano proprio in quell'etica che, invece, tante imprese nel nostro Paese ormai hanno. Quindi, ci auguriamo che questo possa andare anche in quella direzione. Del resto, in questa norma - ringrazio la promotrice, la collega Di Salvo, ma l'abbiamo sottoscritta in tanti in Commissione lavoro - si dice semplicemente che il datore di lavoro deve versare lo stipendio, facendosi dare dal dipendente il codice IBAN e, cioè, il conto corrente bancario oppure postale. Ma noi sappiamo perfettamente che, nella maggior parte dei casi - lo voglio dire perché ci sono anche tante imprese oneste in questo Paese e tanti datori di lavoro onesti che stanno nelle regole -, oramai, quando si chiede la documentazione per essere assunto, quasi sempre, c'è anche la richiesta da parte delle imprese dell'IBAN; poi, ci sarà qualcuna che, magari, ritiene anche questo un appesantimento burocratico, e cercheremo sicuramente di evitare che lo sia.

Quindi, è una norma molto semplice, che tenta di risolvere un problema grave, che, probabilmente, non risolverà. Ieri qualche collega in discussione generale diceva: magari ci sarà qualche datore di lavoro che verserà lo stipendio in banca per, poi, farsi restituire una parte in contanti. Fino a questo punto io non credo che la norma può andare: sicuramente i controlli possono andare in quella direzione. Quindi, probabilmente, non lo risolverà definitivamente, perché questo è un problema di cultura, di legalità e, quindi, sicuramente debbono intervenire altri fattori. È chiaro che, dietro a questa firma che viene richiesta ai lavoratori o alle lavoratrici, ci sono dei reati molto gravi, che vanno, come è stato già detto, dall'appropriazione indebita all'estorsione, ma, soprattutto, c'è la dignità dei lavoratori che viene messa quotidianamente in discussione.

Devo dire che noi di Forza Italia votiamo convintamente questa proposta di legge, che vede anche la sottoscritta fra i sottoscrittori; lo facciamo anche perché abbiamo audito tutte le maggiori associazioni di rappresentanza del mondo del lavoro e, quindi, dei lavoratori e delle imprese e tutti si sono detti favorevoli a questo tipo di pratica. Quindi, quando c'è un'impresa, un'associazione che rispetta i contratti nazionali, che mette al centro il lavoro in quella che è l'attività di impresa, anche un provvedimento come questo va nella giusta direzione; e va nella giusta direzione perché chi utilizza questa prassi non soltanto lede quotidianamente la dignità del lavoratore, ma crea anche una concorrenza assolutamente sleale nei confronti di quell'impresa, di quel negozio, magari, a fianco che, invece, rispetta le leggi. Quindi, per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Voteremo favorevolmente a questa proposta di legge che mira a superare la diffusa prassi adottata da diversi datori di lavoro, evidentemente scorretti, che, sotto il ricatto del licenziamento e della mancata assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, facendo loro firmare una busta paga con la quale, invece, è attestato il pagamento di una retribuzione regolare.

Particolare apprezzamento per il testo uscito dalla Commissione, laddove si prevede, oltre al pagamento tramite bonifico con IBAN indicato dal lavoratore, anche il pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale indicato dal datore di lavoro o tramite assegno. Quindi, è una proposta di buonsenso che ci auguriamo non vada a gravare di ulteriori adempimenti il lavoro dei datori di lavoro onesti allo scopo di colpire quelli disonesti.

Oltre alla tracciabilità e alla modalità della retribuzione, inviteremmo la maggioranza anche ad occuparsi celermente del tema della quantità e della qualità delle retribuzioni stesse. Mi riferisco ai provvedimenti sul salario minimo per i lavoratori dipendenti ancora fermi in discussione in Commissione lavoro o a quelli sull'equo compenso per i professionisti, sia ordinistici che non, che ancora non vedono la luce.

Vorrei ricordare che avere in Italia i professionisti peggio pagati in Europa non è un vanto, come il Ministero dello sviluppo economico affermava qualche tempo fa nella brochure “Investi in Italy”, allo scopo di attrarre gli investitori stranieri, ma è una vergogna. Sarà un caso, poi, che 125 mila italiani, soprattutto giovani, sono espatriati all'estero nel 2016 per mancanza di opportunità occupazionali. Le regioni italiane della fuga non sono solo quelle del sud, ma, in primis, sono quelle del nord, quindi Lombardia e Veneto in testa; per non parlare, poi, dei recentissimi dati sul divario retributivo tra uomo e donna, che colloca l'Italia al centoventisettesimo posto dietro Burundi, Bolivia, Mozambico, Kazakistan, Mongolia, Uruguay, Perù. Per ridurre poi questo tema - il divario retributivo di genere - e favorire la partecipazione, ad esempio, delle donne nel mondo del lavoro ho presentato in questi giorni proprio una proposta di legge apposita.

Quindi, dinnanzi a questo quadro, non vi basterà una piccola legge di buonsenso, approvata, tra l'altro, in un ramo della Camera a fine legislatura, a lucidarvi l'immagine agli occhi dei lavoratori in vista delle elezioni nazionali del 2018, perché troppi sono stati i danni fatti nel mercato del lavoro in questi anni con il Jobs Act, che ha fatto credere ai lavoratori garantiti di essere loro l'anomalia del sistema da rimuovere. Jobs Act che sta portando, tra l'altro, a compimento quello che era il sogno proibito del capitalismo neoliberista, cioè quello di avere a disposizione una manodopera on demand, a richiesta di consumo, in cui il lavoratore è trattato peggio di una merce: almeno sopra gli scatoloni c'è scritto “maneggiare con cura”!

Quindi, il modello a cui ci sta portando il Jobs Act è proprio quello della qui della gig economy, dell'economia dei lavoretti, con i gig worker, cioè i lavoratori che sono stati trasformati in “lavoratoretti”, i lavoratori occasionali, a chiamata - infatti, adesso è boom di contratti a chiamata, guarda caso -, a cui corrispondono chiaramente anche le paghette. Quindi non più paghe, ma paghette: infatti, adesso con il contratto “a fregature crescenti” è possibile disfarsi dei lavoratori in esubero pagando loro l'indennità di licenziamento ed è possibile controllarli a distanza, cioè geolocalizzarli, esattamente come avviene con i pacchi postali. Senza, poi, considerare che il Jobs Act dei lavoratori autonomi è andato a creare una zona grigia, un nuovo ibrido di lavoratori, a metà tra autonomo e dipendente, fatta apposta questa zona grigia per inquadrare evidentemente i lavoratori, i gig worker.

Quindi, in conclusione, qui serve avere per il Paese una visione e un programma di medio-lungo termine, per l'Italia, e noi del MoVimento 5 Stelle, nei fatti, siamo l'unica forza politica ad avercelo questo programma: infatti, per mezzo della nostra ricerca previsionale “Lavoro 2025. Come evolverà il lavoro nel prossimo decennio”, condotta, tra l'altro, con l'ausilio di undici massimi esperti della materia, abbiamo individuato quali sono i settori sui quali investire per creare opportunità occupazionali e quali sono i lavori emergenti. Voi invece, la maggioranza invece, il Governo invece, non fa altro che brancolare nel buio, tra nuovi bonus e mancette temporanee, nella speranza di vincere il bonus elezioni, anche grazie all'ausilio di una legge elettorale truccata. Quindi, a voi cari colleghi, lasciamo i bonus, a noi riserviamo la fiducia degli italiani e il futuro del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Grazie, Presidente. Io prendo la parola per dichiarare il voto a favore del mio gruppo parlamentare, del Partito Democratico, con grande piacere. A luglio del 2015, Paola Clemente, una bracciante, ad Andria, mentre raccoglieva l'uva, è morta di fatica: dopo c'è stata la legge contro il caporalato, c'è stata anche un'inchiesta che ha indagato sulla situazione in cui Paola Clemente ed altre persone vivevano in quell'acinellatura dell'uva. E quell'indagine ha, tra le altre cose, verificato che uno degli abusi che veniva commesso ai danni di Paola e di altre persone era quello di cui parliamo oggi, cioè, di una busta paga regolarmente compilata, ma con una retribuzione in contanti molto inferiore a quanto la busta paga definiva e diceva. Dove succede, questo abuso, dove viene perpetrato? Guardate, ovunque in Italia, in tutti i settori produttivi; avviene a Tortona, che è in provincia di Alessandria, avviene a Lecce, avviene a Reggio Calabria, a Palermo, avviene a Prato; è avvenuto ad Agrigento due giorni fa, come la cronaca che ha ricordato l'onorevole Polverini ci dice, commesso da un albergatore candidato per una forza politica nelle elezioni regionali della Sicilia, avviene ovunque e avviene in tutti i settori produttivi. Ma noi, in realtà, abbiamo soltanto il sentore, la consapevolezza di quegli abusi quando vengono scoperti, quando cioè i lavoratori e le lavoratrici sfidano la paura, la loro paura di perdere il posto di lavoro e denunciano e a questo punto si attivano le indagini faticose della magistratura che non ha le prove a dimostrazione di questi fatti. Quindi, in realtà, noi parliamo di un abuso che è nell'esperienza di tutti noi, che è largamente diffuso intorno a noi, lo ripeto, intorno a noi, e sappiamo che le prove di quella dimensione ci sono, ma che la dimensione è ancora molto, molto più grande.

In che cosa consiste? Intanto, è un reato di estorsione, lo dice la legge; la Corte di Cassazione ha inserito l'abuso della busta paga falsa tra i reati di estorsione; non è questo che mancava nell'ordinamento, cioè il riconoscimento del fatto che si trattasse di un reato. Ma che cosa succede concretamente? Che una persona viene assunta in alcune situazioni e, magari, proprio al momento dell'assunzione, glielo si dice già prima, si precisa: guarda, ti pagherò meno di quanto ci sarà scritto sulla busta paga, lo farò in contanti, o così o non c'è il lavoro. Succede, cioè, che vengono svuotati gli strumenti che il diritto del lavoro e la contrattazione collettiva hanno creato per difendersi da un arbitrio e per riequilibrare rapporti che non sono uguali; non è lo stesso il rapporto di forza tra chi dà il lavoro e chi lavora. La necessità di riequilibrare questa differenza di poteri, perché non ci sia arbitrio, è stata consegnata dal diritto del lavoro alla contrattazione collettiva e, dunque, parliamo di atti diffusi ovunque, che svuotano la contrattazione collettiva, svuotano il diritto del lavoro e lo fanno nei settori soprattutto più scoperti dal sindacato, dalla presenza sindacale, lo fanno con un consenso generalizzato, ampio - perché se no non si capirebbe -, legato a paura e a difficoltà che conosciamo.

E la seconda faccia di questa medaglia sono i contratti pirata, perché, sì, ci sono tanti contratti pirata, ce lo dice il CNEL, che danno retribuzioni, che fanno accordi collettivi per contratti e salari molto più bassi di quanto la contrattazione collettiva dovrebbe realizzare e anche questa è un'altra frontiera.

Ma in che cosa consiste la legge? Consiste in una cosa molto semplice; è fatta di quattro articoli e dice che la retribuzione può essere versata ai lavoratori e alle lavoratrici in molti modi, ma non in contanti, cioè deve essere tracciabile, e dice che la firma sulla busta paga che, eventualmente, il lavoratore o la lavoratrice mettessero non vale come prova a discarico di chi ha commesso l'abuso. Dice una cosa che possiamo fare, oggi, perché la tecnologia aiuta a incrociare i dati, aiuta la trasparenza, consente la tracciabilità; la modernità e i diritti possono stare insieme anche grazie alla tecnologia, riflessione importante. È la proposta di legge che arriva qui e che votiamo oggi, con modifiche rispetto al testo originario che ho presentato; ringrazio tutti quelli e tutte quelle che l'hanno firmato, del mio gruppo parlamentare, ma anche di altri gruppi, perché con la relatrice, l'onorevole Paris, con un grande lavoro, abbiamo raccolto anche le obiezioni, le perplessità che venivano, in modo che fosse una legge semplice, immediatamente spendibile.

Perché l'abbiamo fatta? Perché tutelare la dignità e il valore del lavoro non è un dettaglio, scusate la banalità, ma è un valore, è una scelta; definire norme che impediscano l'arbitrio e sostengano la contrattazione collettiva e il diritto del lavoro che c'è, è una scelta ed è un valore, come abbiamo fatto con le dimissioni in bianco - ricordo all'onorevole Ciprini che il MoVimento 5 Stelle votò contro la legge contro le dimissioni in bianco -; come abbiamo fatto con la scelta della legge contro il caporalato; come abbiamo fatto scegliendo il rapporto di lavoro a tempo indeterminato nel Jobs Act, nella decontribuzione, nella riduzione dell'IRAP come centro fondamentale della scelta, che noi vogliamo definire, di un modello di sviluppo in cui la precarietà è bandita. Diritti del lavoro e delle persone, sostegno alla contrattazione collettiva, ma, anche, lasciatemi dire, aiuto alle imprese sane, perché chi compie quell'abuso lede la dignità delle persone, ma fa una cosa in più, fa concorrenza sleale alle imprese sane, e quelle che abbiamo sentito nelle audizioni, nei rapporti che abbiamo avuto condividevano questo punto.

Naturalmente, sono aperte importanti, nuove frontiere della precarietà, lo ripeto, ci sono nuove frontiere della precarietà, penso alla gig economy, qualcuno prima la citava, e noi siamo profondamente impegnati ad aggredire quelle nuove frontiere, non con strumenti antichi, ma trovando nuovi architravi per un sistema di diritto del lavoro che, oggi, consente di tenere insieme modernità e diritti, il diritto alla formazione permanente e all'equo compenso. E voglio dire che al Senato è stato approvato un importante emendamento del Partito Democratico che consentirà, appunto, l'equo compenso in tutti i settori e un salario minimo nei settori scoperti dalla contrattazione collettiva; parliamo di norme di civiltà, di cui la democrazia matura non può essere priva.

Infine, la lotta all'economia sommersa fa parte di tutto questo. Questo, si è detto, è un piccolo passo, è un tassello, ma, guardate, è una cosa molto importante, non soltanto per tutto quello che ho detto prima, ma perché indica una strada, indica una visione, che io rivendico orgogliosamente, del Partito Democratico.

Poi, mi auguro che questo provvedimento che oggi votiamo possa concludersi al Senato. È una legge semplice, di quattro articoli; la volontà politica di tutti i gruppi parlamentari, che qui ringrazio, che si è manifestata può aiutare a concludere la legislatura con una legge di civiltà che, insieme ad altre, penso allo ius soli, può dare il senso di una legislatura, che sui diritti e sul valore del lavoro ha fatto le scelte giuste. Per questo dichiaro il voto a favore del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1041-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1041-A: "Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18) (Applausi).

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Scanu ed altri: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, n. 80) (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, n. 80).

Ricordo che, nella seduta del 14 novembre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica. Avverto che, consistendo la proposta di inchiesta parlamentare di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame di un ordine del giorno - Doc. XXII, n. 80)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Allora, quindi, l'ordine del giorno ce l'abbiamo? Un secondo, pare che ce ne sia solo uno. Colleghi, è appena giunto l'ordine del giorno e gli uffici mi stanno passando il testo. Il Governo ha bisogno di un attimo per esprime il parere. Allora, sottosegretario Alfano, mi dice se ha bisogno di tempo oppure può darmi il parere? Cinque minuti? Va bene, allora sì, accolgo la richiesta di sospendere per cinque minuti, così diamo al Governo la possibilità di esprimere il parere.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 12,45.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 12,45.

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'unico ordine del giorno presentato. Allora, sottosegretario Alfano, se mi dà il parere sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/Doc. XXII, n. 80/1.

GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Soltanto una riformulazione sull'impegno: dopo “valorizzare”, aggiungere: “d'intesa con la regione”.

PRESIDENTE. Deputato Vargiu, accetta la riformulazione? Sì. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, n. 80)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. La componente di Direzione Italia esprime un voto positivo sul prolungamento dell'attività della Commissione d'inchiesta. Nel farlo, vorrei esporre alcune brevissime riflessioni sul tema. Credo che la Commissione d'inchiesta abbia raggiunto dei risultati che sono estremamente interessanti. È una Commissione che ha lavorato anche nella passata legislatura, il che dimostra quanto il tema sia controverso e complesso; però, di tutti i temi di cui la Commissione si sta occupando, a me preme soffermarmi su un punto, che è l'ottavo punto tra quelli che sono stati presentati dalla Commissione come i temi più interessanti, e cioè quello che riguarda l'analisi e il monitoraggio dell'impatto ambientale dei siti militari sul territorio e sulle popolazioni circostanti.

Devo rilevare che in Sardegna questo argomento è particolarmente sentito dalle popolazioni civili, perché nei siti contigui a quelli militari, soprattutto ai poligoni di tiro, e penso a quello di Quirra in modo particolare, si sono rilevate delle incidenze patologiche sulla popolazione sia veterinaria che riguardante la salute umana, che hanno posto anche sui media inquietanti interrogativi sull'inquinamento dei siti. Ovviamente, su questo ci aspettiamo delle informazioni utili da parte della Commissione e anche nell'ordine del giorno che è stato recepito dal Governo c'è l'impegno a tentare quanto più possibile di dare corpo alle rilevazioni che la Commissione avrà fatto, perché questo si possa tradurre sia in valutazioni epidemiologiche, che la Commissione stessa sino a questo momento rileva assolutamente insufficienti, sia per quanto riguarda le attività di screening sulla popolazione e le attività di verifica ambientale.

È ovvio che da queste attività noi ci aspettiamo che si originino anche delle azioni di bonifica del territorio, perché le parti di territorio militare della Sardegna che noi speriamo possano essere presto restituite agli usi civili sono utilizzabili se su esse non grava quel rischio di inquinamento ambientale che appare particolarmente inquietante.

Quindi, nel rinnovare il nostro parere positivo al prolungamento dell'attività della Commissione, raccomandiamo al Governo di intervenire con l'attività di vigilanza e chiediamo alla presidenza della Commissione che sia molto attiva per quanto riguarda i riscontri che sono correlati all'inquinamento ambientale dei siti militari di insediamento nazionale e, soprattutto, alle eventuali ricadute per quanto riguarda la salute della popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Tra gli ambiti di interesse della Commissione ancora non conclusi ci sono anche quelli relativi al settore d'indagine sulle vaccinazioni in ambito militare, che necessitano della proroga richiesta per giungere a definizione in conformità con il mandato ricevuto dal Parlamento. È il caso di ricordare che, tra i temi di lavoro di cui la Commissione è stata investita nel suo mandato istitutivo, ci sono l'indagine sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare, indipendentemente dal successivo impiego del medesimo personale, e l'indagine sulle modalità della somministrazione dei vaccini al personale militare, nonché sul monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati, tenendo conto, in particolare, dei risultati del progetto denominato Signum.

Il compito è stato svolto solo in parte. Infatti, nella relazione intermedia approvata recentemente sono state individuate le criticità relative alle modalità di somministrazione dei vaccini, appurando, tra l'altro, che solo raramente sono rispettate le necessarie forme di cautela nella somministrazione dei vaccini ai militari e che non si tiene conto del rischio intrinseco degli effetti autoimmuni, immunosoppressivi, di iperimmunizzazione e di ipersensibilità causati dai vaccini e dichiarati dalle stesse case farmaceutiche nei foglietti illustrativi.

Le risultanze del progetto Signum hanno dimostrato che i vaccini multivalenti fino a cinque virus comportano alterazioni ossidative del DNA e che i vaccini e la vaccinazione costituiscono, insieme agli altri fattori oggetto di indagine, una componente della causalità multifattoriale delle malattie neoplastiche e di altre patologie gravi che si riscontrano in forte misura in ambito militare.

Ferme restando, quindi, le indicazioni di cautela studiate dalla Commissione nell'ambito dell'indagine, e riportate nella relazione intermedia nelle pagine 19 e 22, quello che appare essenziale in questa sede è evidenziare che sono ancora in corso, e necessitano di completamento, gli altri profili di indagine e le ragioni sono essenzialmente due. Primo, per insufficienza di tempi e limitazione delle risorse. Rimane ancora da completare l'analisi sui componenti dei vaccini, al fine di verificare se la somma degli elementi estranei pericolosi per la salute contenuti nei vari vaccini possa far superare la soglia e, quindi, il limite di sicurezza. Questo lavoro ad oggi è fermo a un esame documentale delle schede tecniche dei vaccini, nonché a due analisi a campione svolte da studi privati e depositati agli atti della Commissione, ma richiede una specifica analisi di lavoratori a campione attribuibile alla Commissione di cui personalmente ho fatto richiesta alla Presidenza.

Il secondo motivo è perché deve essere svolto lo studio sulla parte conclusiva del progetto Signum. Premesso che le risultanze sono state confermate, occorre a questo punto verificare i dati in sede di follow-up del progetto sui militari facenti parte della coorte di studio per le ulteriori conclusioni. Nel corso dell'indagine sin qui svolta, la Commissione è riuscita ad acquisire alcuni dati consegnati dall'Osservatorio epidemiologico della difesa, tali dati però risultano a noi parziali, frammentati e incompleti. La Commissione, a questo punto, è chiamata a verificare se la matrice dei dati acquisita sia la stessa che è stata consegnata all'Istituto superiore di sanità, in tale caso è possibile evidenziare sin da ora che il lavoro risulterebbe del tutto inattendibile negli esiti per l'insufficienza e incompletezza dei dati disponibili e l'indagine della Commissione dovrebbe volgere a verificare le ragioni del fallimento della relativa raccolta sino ad oggi, i costi sostenuti per la medesima, ed eventualmente a imporre il proseguimento della corretta raccolta dei dati. Solo in tal modo lo stanziamento che il Governo ha già destinato all'Istituto superiore di sanità, che ammonta a circa 40.000 euro, per fare questo studio, avrebbe ragione d'essere e non determinerebbe una perdita inutile di denaro pubblico.

Per queste ragioni personalmente, in quanto vicepresidente della “Commissione uranio”, e per conto della componente Civici e Innovatori, esprimo il voto favorevole alla proroga della Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli, che non vedo. Andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti, che vedo. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Anche io la vedo, buongiorno. Votiamo a favore di questa proroga alla Commissione che è decisamente importante. Purtroppo, molte parti del nostro Paese hanno dovuto subire delle situazioni di disagio provocate dall'uranio impoverito e da tutto quello che è connesso alla tematica di questa Commissione. Anche nel mio territorio sono mancati diversi ragazzi che hanno dato la vita per espletare il loro compito di servitori della patria.

Quindi, è giusto approfondire ulteriormente rispetto a quello che è stato fatto, già tanto, in passato. Con questa tornata, con questa Commissione, si è entrati di più nel merito della problematica, tanto che è stata presentata una proposta di legge che speriamo possa essere approvata nel testo della finanziaria o nel suo iter legislativo proprio, che è in Commissione lavoro, e che stiamo valutando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. La deliberazione del 30 giugno 2015 della Camera indicava in ventiquattro mesi dalla costituzione della Commissione il periodo della attività d'inchiesta che, tra le altre cose, ha riservato e si propone di riservare una particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito, nonché della dispersione di nanoparticelle di minerali pesanti da considerare come, appunto, una diretta conseguenza dell'esplosione di materiale bellico e ad eventuali interazioni.

C'è da dire che, sin dai primi mesi, dai primi passi che ha intrapreso la Commissione si è proceduto - e di questo ringrazio la Commissione e il presidente - alla realizzazione di un lavoro molto complesso e articolato, che ha finito per includere diversi filoni di inchiesta che inevitabilmente richiedono determinati necessari passaggi e approfondimenti ancora.

Le due relazioni finora eseguite dalla costituzione della Commissione possono, tra l'altro, considerarsi come intermedie, considerata la vasta elencazione di compiti e mansioni che l'organismo alla nostra attenzione ha dovuto svolgere. Il contenuto delle due relazioni dimostra come molto è stato affrontato, ma ancora molto resta da affrontare, relativamente al livello dell'effettiva attuazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro tra lavoratori appartenenti all'amministrazione della difesa, con una ovvia, e particolare, attenzione aggiuntiva riguardo ai componenti delle Forze armate.

Le relazioni prodotte hanno portato alla luce le evidenti carenze nella tutela dei militari sul piano della sicurezza sul lavoro, soffermandosi sull'adeguatezza degli istituti di indennizzo di natura previdenziale e di supporto del reddito. Questioni, queste ultime, elencate e previste dall'ordinamento relativo ai soggetti colpiti dalle patologie indicate nell'oggetto dell'inchiesta. Non meno importanti, e lo voglio ricordare, sono le ricadute degli agenti patogeni sulle popolazioni civili residenti nelle zone adiacenti alle basi militari da ricollegare alla specificità della gestione dei poligoni militari e con riferimento alla prevenzione del possibile danno ambientale. Così come è importante, e non va trascurata, l'analisi in chiave ispettiva delle modalità di somministrazione dei vaccini al personale militare, lo ricordavano anche i colleghi prima, con la relativa valutazione dei rischi legati alla presenza di gas radon e di materiali contenenti amianto negli ambienti in cui il personale militare e civile presta o ha prestato servizio.

Sono ben nove i diversi filoni di inchiesta che la Commissione ha dapprima individuato e che ora chiede a quest'Aula di poter approfondire. Mi riferisco, tra gli altri: al monitoraggio e all'analisi dei dati epidemiologici riferiti ai militari; all'analisi dei documenti di valutazione del rischio per il personale militare e per chiunque risulti impiegato in attività della difesa; all'effettuazione di sopralluoghi sullo stato ambientale dei poligoni militari e di chi vi lavora; alla verifica della presenza di amianto e analisi dei rischi ad esso correlati nei siti che prevedono l'impegno di personale militare e civile. Quindi, stiamo parlando di un ambito di inchiesta che è andato via via ingrandendosi e che la Commissione ha potuto valutare col proprio lavoro conoscitivo ed ispettivo, potendosi avvalere anche e soprattutto di un apparato di consulenza altamente specializzato che, anche in questa sede, desidero ringraziare.

Non meno importanti poi sono state le missioni sul territorio che hanno avuto lo scopo di adempiere allo scopo ispettivo e all'acquisizione di documenti materiali da valutare presso i siti dei poligoni e degli arsenali. Tutto questo, quindi, richiede necessariamente una proroga dell'attività di inchiesta della Commissione, al fine di non perdere ciò che è stato fatto in questi mesi e di poter acquisire ulteriori elementi in grado di fare piena luce su una questione tanto delicata, quanto meritevole della massima attenzione da parte dello Stato. Questi sono i motivi per cui il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della proroga dell'attività della Commissione da intendersi estesa, così come determinato dall'articolo 1 del documento alla nostra attenzione, fino alla fine della XVII legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Io mi auguro che l'Aula sia un po' più attenta di come è stata fino adesso, perché non si tratta di un provvedimento di poca importanza, è un provvedimento che ha grande importanza perché riguarda il diritto alla salute di diverse migliaia di lavoratori e lavoratrici del nostro del nostro Paese.

Abbiamo ritenuto necessario come Commissione di inchiesta la proroga dei lavori della Commissione e della durata della Commissione che diversamente doveva concludere i suoi lavori entro il 17 dicembre di quest'anno, proprio per consentire di portare a compimento il programma e l'attività fin qui svolti. Voglio subito ringraziare il relatore e tutti i gruppi parlamentari che, nella Commissione difesa, hanno accolto e condiviso questa necessità rappresentata dalla Commissione d'inchiesta. Io voglio ricordare in maniera precisa, elencandoli, quali sono stati i filoni di inchiesta che sono stati individuati e approfonditi dalla Commissione in questi mesi. Siamo partiti dal monitoraggio e dall'analisi dei dati epidemiologici riferiti ai militari; l'analisi dei documenti di valutazione dei rischi; il controllo sull'attività degli organi di vigilanza e dei medici competenti per i lavoratori militari e civili della Difesa; abbiamo effettuato sopralluoghi presso i poligoni militari e gli stabilimenti della difesa, con particolare attenzione agli arsenali della marina militare; analisi e dati sui vaccini e la loro somministrazione; verifiche della presenza di amianto e analisi dei rischi ad esso correlati nei siti dove sono impiegati civili e militari del comparto difesa; rischi a carico del personale impiegato nelle missioni internazionali, analisi dell'impatto ambientale dei siti militari sul territorio e sulla popolazione, rilevazione del rischio derivante dalla presenza del gas radon.

Come è comprensibile, abbiamo svolto un'attività complessa e corposa e io ne voglio approfittare, in qualità anche di vicepresidente della Commissione, per ringraziare innanzitutto il presidente, il collega Scanu, ma poi tutti i colleghi e le colleghe, con i quali abbiamo lavorato in grande sintonia e anche con grande determinazione.

Un'attività complessa e corposa, che si è sviluppata, oltre che attraverso i sopralluoghi nei siti militari che ho già citato, anche attraverso audizioni ed esami testimoniali. Audizioni anche di militari vittime, che presentano gravi patologie, contratte appunto in servizio, e di familiari di militari ormai scomparsi. L'attività che abbiamo svolto è contenuta nelle due relazioni intermedie, che sono state approvate rispettivamente, la prima, a maggio del 2016 e, la seconda, a luglio di quest'anno.

Ritengo, altresì, importante sottolineare che l'operato della Commissione ha già prodotto due proposte di legge, cioè due proposte di interventi normativi, la prima che concerne la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze armate, la seconda in materia di sicurezza ambientale nei poligoni militari delle Forze armate.

L'attività svolta - ricordo che questa è la quarta Commissione d'inchiesta su questo tema - ha portato alla luce ancora una volta, in modo chiaro, le condizioni di lavoro del personale militare e civile della Difesa. Voglio ricordare che ci riferiamo a molte migliaia di lavoratori. Attualmente sono 167 mila i militari e 27 mila i civili della Difesa. Di questi ultimi una gran parte svolge attività di tipo operaio. In particolare, abbiamo svolto un'attività che analizzava la difesa e la salvaguardia della salute dei militari e del personale civile della Difesa.

Ha evidenziato il nostro lavoro come un sistema di giurisdizione domestica - così l'abbiamo chiamata -, in tema di malattie professionali e infortuni sul lavoro, attualmente vigente per i dipendenti di questo settore, non abbia garantito negli anni gli stessi diritti, che invece sono propri di altri lavoratori; come una sottovalutazione grave dei rischi, connessi all'attività del personale civile e militare della difesa e spesso anche un disinteresse e una forma di omertà, abbia ulteriormente penalizzato e li abbia privati del diritto alla prevenzione, alla cura, al riconoscimento di gravi patologie e ai relativi benefici previsti dalle norme. Una situazione, quella che abbiamo analizzato, che abbiamo approfondito, su cui abbiamo fatto proposte depositate al Parlamento, su cui appunto riteniamo che bisogna intervenire, perché non è accettabile che ci siano zone franche in tema di diritto alla salute nel nostro Paese, perché non accada più che le vittime siano lasciate sole, perché vengano ripristinate condizioni di uguaglianza e di giustizia.

Penso, quindi, che non possa non essere riconosciuta la necessità di completare un lavoro tanto significativo, in riferimento appunto alle sue ricadute. Il gruppo Articolo 1-MDP voterà favorevolmente e auspico - così però come già mi sembra - un voto in questo senso unanime da parte dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzo. Ne ha facoltà.

GIANLUCA RIZZO. Grazie Presidente. Oggi è un giorno importante e fondamentale per la Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, Commissione che, nei quasi due anni di lavoro, ha dato una svolta fondamentale all'inchiesta, rispetto a quanto svolto dalle precedenti Commissioni, istituite nelle legislature passate. Commissioni che, nel contempo, hanno gettato le basi e tracciato le linee più marcate di quello che è un disegno che racconta la tragicità di un campo di battaglia, in cui i protagonisti sono i nostri soldati, che lottano contro un mostro chiamato cancro e contro un mostro chiamato burocrazia.

In questa quarta Commissione d'inchiesta, nonostante il lavoro svolto con estrema precisione e ritmi serrati, purtroppo, rimangono dei vuoti, che devono essere necessariamente colmati. La Commissione ha prodotto due proposte di legge, che vanno a rivoluzionare il mondo ermetico della difesa, due proposte di legge proiettate verso la tutela e la sicurezza del lavoro dei cittadini italiani lavoratori del comparto Difesa e verso la tutela del territorio, con un'attenzione particolare alla salvaguardia della nostra madre terra. Innumerevoli le audizioni svolte, con conseguenti momenti di imbarazzo a causa di dichiarazioni contrastanti. Innumerevoli audizioni che hanno scosso conoscenza e consapevolezza di tutti i commissari, chiamati ad analizzare e investigare. Innumerevoli i momenti di commozione che hanno azzerato qualsiasi tipo di preconcetto.

La naturale fine della Commissione di inchiesta, deliberata quasi due anni fa, prevista per il prossimo dicembre, lascerebbe un'immagine sfocata e non ben definita, lascerebbe tante domande senza le dovute risposte, lascerebbe un'amarezza terribile e avvelenerebbe il lavoro fin qui svolto. Ecco perché il MoVimento 5 Stelle voterà a favore delle modificazioni della deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, la deliberazione recante l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie, che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti, prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, e ad eventuali interazioni.

Il lavoro sin qui sviluppato è stato caratterizzato da attività particolari, che qui vi elenco per darvi una percezione più profonda di ciò che abbiamo fatto: monitorare e analizzare i dati epidemiologici riferiti ai militari; analizzare a fini ispettivi i documenti di valutazione del rischio redatti per i militari e i lavoratori della difesa; controllare l'operato degli organi di vigilanza e dei medici competenti per i lavoratori militari e civili della Difesa; effettuare i sopralluoghi e la verifica dello stato ambientale dei poligoni militari e del personale ivi impiegato; verificare e acquisire i dati sui vaccini e sulla loro somministrazione ai militari; verificare la presenza di amianto e l'analisi dei rischi ad esso correlati, nei siti ove è impiegato personale civile e militare della difesa; prevenire il rischio a carico dei militari in un quadro internazionale; analizzare e monitorare l'impatto ambientale dei siti militari sul territorio e sulle popolazioni circostanti; studiare e rilevare il rischio derivante dalla presenza di gas radon e di radiazioni ionizzanti nei siti ove è impiegato personale civile e militare della difesa.

Presidente, colleghi, chi sapeva cosa andavano a fare i nostri uomini durante le missioni all'estero e a quali rischi andavano incontro? Chi sapeva cosa veniva iniettato nelle vene dei nostri militari, quando si preparavano per partire e gli venivano somministrati dosi vaccinali importanti? Perché si continua ad assistere a questo tam tam, fatto di ricorsi e controricorsi, per riuscire a raggiungere una definitiva sentenza, che molte volte (molte volte!) condanna l'amministrazione difesa al riconoscimento dei risarcimenti per i danni biologici arrecati ai nostri militari? Quante vite umane si sarebbero potute salvare, se il rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro si fosse pienamente attuato anche in ambito militare?

Non abbiamo ancora finito, Presidente. La nostra attività, fatta di audizioni, esami testimoniali e - ribadisco con forza - due proposte di legge, purtroppo ancora non calendarizzate in Aula, deve continuare. Ecco perché chiediamo il voto unanime dell'Aula, affinché si possa serenamente raggiungere, nelle prossime poche settimane che ci restano da qui alla fine della legislatura, quegli obiettivi che potrebbero, pezzo dopo pezzo, rendere un servizio al nostro Paese, ai suoi figli caduti per onorare una divisa, alle mamme e alle mogli di quanti oggi sono un ricordo indelebile nelle loro e nelle nostre vite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Boldrini. Ne ha facoltà.

PAOLA BOLDRINI. Grazie. Signora Presidente, sottosegretario Alfano, onorevoli colleghi, il provvedimento di cui oggi ci avviamo alla votazione finale in Assemblea consiste nella proposta di modifica dell'articolo 4, comma 1, della deliberazione della Camera dei deputati del 30 giugno 2015 istitutiva della Commissione d'inchiesta sugli effetti dell'uranio impoverito e altre patologie, che stabilisce il termine dei suoi lavori al fine di far coincidere tale termine con il termine della legislatura poiché il termine sarebbe stato il 16 dicembre. Quindi, una proroga perché si possano terminare i lavori. Conseguentemente, viene proposta una modifica dell'articolo 6, comma 1, della stessa deliberazione per attribuire alla Commissione le risorse finanziarie necessarie alla prosecuzione della sua attività sino alla fine della legislatura.

Crediamo sia necessario, importante e doveroso proseguire e terminare questo lavoro, proprio perché è stato un lavoro ampio e produttivo di cui hanno dato conto tutte le relazioni che abbiamo presentato ma che ha bisogno di un ulteriore tempo, necessario per concludersi esaustivamente e per lasciare un segnale fattivo del lavoro fin qui svolto. C'è una proposta di legge - l'hanno già citata i colleghi che mi hanno preceduto - firmata da più di 170 colleghi, a prima firma del presidente Scanu che ringrazio per tutto il lavoro che ha portato a fare - che ha portato tutta la Commissione a fare -, in discussione nella Commissione competente per la sanità e affari sociali e che apporta miglioramenti in tema di sicurezza e tutele per la salute e il lavoro (e ne è stata presentata un'altra anche sul tema delle bonifiche ambientali).

L'ambizione da parte di tutta la Commissione - e il riferimento è agli interventi che sono stati fin qui svolti - è quella di arrivare a trovare soluzioni conclusive e, a nostro avviso, prioritarie rispetto ad altri temi come quello relativo alla sicurezza sul lavoro, seppure con le particolarità riconosciute alle forze militari, al tema della salute, con la finalità di avere dati ed un'analisi epidemiologica verificabili, e non ultimo il tema, molto sentito dai territori dove sono ubicati, della bonifica dei siti contaminati per l'esistenza di poligoni o di posizionamenti degli armamenti.

Le tre Commissioni che ci hanno preceduto nelle precedenti legislature avevano svolto un ottimo lavoro ed avevano cominciato a cercare di determinare le cause del problema della mortalità dei nostri militari per la presenza dell'uranio impoverito e di altri elementi patogeni come amianto e radon. Noi da lì siamo partiti e abbiamo cercato di completare questo lavoro integrandolo perché nel futuro nessuno dei militari - che da quando non esiste più la leva obbligatoria sono diventati a tutti gli effetti dei lavoratori - debba incorrere nuovamente in questi rischi o possa correre il rischio di ammalarsi, imbattendosi in situazioni causate dal semplice fatto che sono militari e dunque lavorano in alcune situazioni di particolare complessità.

I militari - lo ribadisco - sono persone, lavoratori, e dobbiamo assicurare loro una piena applicazione della normativa che tutela gli altri lavoratori, con l'utilizzo di tutti gli strumenti normativi atti a garantire e a tutelare, alla stregua di qualsiasi altro lavoratore, la sicurezza sul posto di lavoro e, soprattutto, evitando di far venir meno quel legame di fiducia che hanno sottoscritto con la decisione di stare al servizio del proprio Stato. Siamo fiduciosi che il lavoro svolto fino ad ora potrà giungere a compimento grazie anche alla discussione e all'approvazione delle leggi che ho citato prima, presentate in Commissione, e anche all'altra sul tema ambientale. Questo lavoro di inchiesta ha messo in luce i limiti dell'attuale sistema: limite dei controlli sanitari e limite delle strutture a servizio del sistema militare per la gestione dei percorsi di controllo.

L'altro tema molto importante che è stato affrontato è la presenza dell'amianto e le analisi dei rischi correlati alla presenza di tale fattore.

Poiché tutti questi temi rimangono ancora aperti e proprio perché bisogna arrivare a dare una soluzione possibilmente definitiva ai problemi di cui si occupa la Commissione, con gli obiettivi importanti che si è data, ponendo e portando l'attenzione della Camera, in primis, e del Parlamento su tutte le possibili soluzioni con una relazione finale il più possibile esaustiva, è necessario, dunque, prorogare i termini di questa Commissione. Per tali ragioni preannuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico e auspico che vi sia un voto favorevole da parte di tutta la Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione - Doc. XXII, n. 80)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 80: Modifiche alla deliberazione della Camera dei deputati 30 giugno 2015, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19) (Applausi).

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. A partire dalle ore 16,30 avrà luogo, previe dichiarazioni di voto, la votazione finale per la quale è richiesta la maggioranza assoluta della proposta di legge costituzionale n. 56-D, recante modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro dell'Interno.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito alla destinazione del 3 per cento delle somme di denaro confiscate alle mafie al fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio – n. 3-03353)

PRESIDENTE. La deputata Costantino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03353 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

CELESTE COSTANTINO. Buongiorno Presidente, buongiorno, signora Ministra. Nell'ottobre 2013, quindi a inizio legislatura, presentammo al “decreto scuola” della Ministra Carrozza un emendamento a mia firma che chiedeva che il 3 per cento del denaro confiscato alle mafie venisse destinato a borse di studio per gli studenti universitari.

Quell'emendamento fu approvato all'unanimità da questo Parlamento. Da allora, quindi dal 2013, abbiamo tentato di capire, anche attraverso delle interrogazioni parlamentari, che fine avessero fatto quei soldi: non è stato possibile capirlo.

Allora, oggi, Ministra, da lei vorremmo sapere una cosa molto semplice: questi soldi, circa 28 milioni di euro, stimati in circa 10 mila borse di studio, dove sono? Le università li stanno utilizzando oppure no?

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signora Presidente, grazie, onorevole Costantino. Com'è noto, al Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio questo Governo, in continuità con il precedente, sta dedicando la massima considerazione, tenuto conto che esso rappresenta lo strumento più efficace per il perseguimento dei principi sanciti dagli articoli 3 e 34 della nostra Costituzione, secondo i quali le studentesse e gli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Con la legge di bilancio del 2017 abbiamo incrementato il Fondo in modo strutturale di 50 milioni di euro, portandolo a 217 milioni all'anno, a cui si aggiungeranno i 6 milioni non utilizzati per le borse della Fondazione, ex articolo 34.

Il Fondo sarà erogato non più sulla base della spesa storica delle regioni, ma sulla base del fabbisogno che emerge dai territori, incentivando le regioni virtuose che investono maggiormente sul diritto allo studio attraverso una quota premiale. Anche il disegno di legge di bilancio per il 2018 prevede, all'articolo 57, un ulteriore incremento del Fondo pari a 10 milioni di euro.

Continueremo a profondere ogni sforzo per consentire che lo strumento delle borse di studio possa rimuovere gli ostacoli di ordine economico che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Venendo alla questione da lei segnalata e a seguito delle interlocuzioni con tutte le altre amministrazioni coinvolte, ho potuto approfondire che le vigenti disposizioni prevedono un complesso meccanismo contabile. L'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, vigilata dal Ministero dell'Interno, versa quanto confiscato al Fondo unico per la giustizia, gestito da Equitalia Giustizia Spa. Quest'ultima storna le somme in conto entrate al bilancio dello Stato per essere riassegnate con decreto del MEF allo stato di previsione della spesa del Ministero della Giustizia. Il 3 per cento del totale delle somme indicate deve confluire nel Fondo integrativo statale che, con apposito DPCM, su proposta del MIUR, viene ripartito tra le regioni.

Tale complessità del sistema, che coinvolge una pluralità di soggetti istituzionali ai fini dell'attuazione completa della norma, ha comportato, ad oggi, un ritardo dell'integrazione del Fondo.

A questo si aggiunga che, a decorrere dall'entrata in vigore della norma e per gli anni precedenti, nessuna delle amministrazioni interessate, ivi compreso il MIUR, che poteva avere un ruolo propositivo, si è resa parte attiva per l'avvio di un procedimento già così complesso. Ora il MIUR si è attivato per sollecitare l'attuazione della norma e ottenere nel più breve tempo possibile e, segnatamente, già in sede di assestamento di bilancio per l'anno 2018, il risultato concreto necessario.

PRESIDENTE. La deputata Costantino ha facoltà di replicare.

CELESTE COSTANTINO. Signora Ministra, come può immaginare, la risposta è assolutamente non soddisfacente, ma direi che è vergognosa, perché noi stiamo parlando di una legge che è stata approvata nel 2013: lei sta parlando oggi, a fine legislatura, di una norma che è stata applaudita in quest'Aula, perché tutti eravamo felici di poter dire che il 3 per cento del denaro confiscato alle mafie veniva destinato in diritto allo studio e, quindi, sia sul piano simbolico che sostanziale, noi facevamo dentro quest'Aula parlamentare lotta alle mafie. Noi dicevamo simbolicamente che andavamo a riprendere quello che era stato sottratto alla collettività per metterlo nelle mani degli studenti, degli studenti meritevoli e bisognosi.

Sostanzialmente, facciamo anche un altro danno perché, oltre a quella che è l'integrazione che voi avete deciso di fare al Fondo, andavamo ad aggiungere somme di denaro, quindi senza gravare sul bilancio dello Stato, perché quelle risorse venivano prese alle mafie.

Io penso che sia veramente vergognoso che noi abbiamo dovuto aspettare, perché siamo arrivati al question time, ma io ho presentato due interrogazioni parlamentari per riuscire a capire che fine avessero fatto questi soldi e arriviamo che si conclude la legislatura per scoprire che quei soldi non sono mai stati destinati agli studenti di questo Paese. Io penso che questa vergogna ve la portate insieme a questo Governo e verrete ricordati anche per questo: per aver approvato una norma che non avete mai fatto rispettare. Complimenti.

(Tempi per l'operatività dei centri di competenza ad alta specializzazione nell'ambito del piano nazionale “Industria 4.0” – n. 3-03354)

PRESIDENTE. Il deputato Prataviera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03354 (Vedi l'allegato A).

EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Ministro, considerato che sono trascorsi già quasi undici mesi dal finanziamento di 20 milioni di euro per l'operatività dei centri di competenza per il trasferimento alle aziende di formazione e ricerca nell'ambito del piano “Industria 4.0”, sono a chiederle certezze sulle tempistiche per l'adozione del decreto istitutivo dei cosiddetti competence center, anche considerato che questo ritardo dovuto alla burocrazia, come ha avuto anche lei modo di annunciare qualche giorno fa, viene pagato in termini di competitività dal sistema produttivo italiano.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie. Come lei sa, non ho nessun problema ad ammettere - l'ho fatto già pubblicamente - che, rispetto a tutti gli altri contenuti del piano, che erano peraltro automatici e come tali di più rapida implementazione, e alla rete dei Digital innovation hub, che invece si è sviluppata sul territorio, il tema dei competence center è quello che è stato rallentato da quella che viene conosciuta come “navetta”, una navetta che è diventata lunghissima: siamo adesso alle fasi finali, all'ultimo passaggio, e riteniamo di poter essere pronti per i bandi a dicembre.

Ho già detto di essere profondamente insoddisfatto di come le cose sono andate riguardo a questa iniziativa, che considero, come lei ha giustamente detto, una delle iniziative centrali del piano “Industria 4.0”, anche se, già dal lancio, l'avevo definita come la più difficile per implementazione, proprio perché riguarda una cooperazione tra università, imprese e una struttura inevitabilmente a bando della misura stessa che, come da esperienza ormai accumulata nel corso degli anni, sappiamo essere la più complicata dato il sistema di norme che regolano questo tipo di strumenti nel nostro Paese.

Dunque, per dicembre dovremmo essere in grado di fare uscire il bando e, poi, da lì in poi, cercheremo di recuperare rapidamente il tempo perduto.

PRESIDENTE. Il deputato Prataviera ha facoltà di replicare.

EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente, grazie, Ministro. Ovviamente, tutti noi sappiamo che “Industria 4.0” rappresenta uno dei più grandi investimenti sul futuro fatti negli ultimi anni, da questo Paese; ciò è riconosciuto unanimemente, però, credo che dobbiamo, quanto meno, oltre ad apprezzare la sua sincerità istituzionale, fare una piccola considerazione: la rivoluzione industriale legata all'innovazione digitale, rappresenta una partita in cui nel mondo ci saranno vincitori e vinti. Sicuramente, chi la saprà interpretare, chi la sta interpretando meglio ha un vantaggio competitivo, ma credo che uno dei fattori fondamentali per il successo o meno di questo tipo di accompagnamento politico e istituzionale alla trasformazione tecnologica sarà il tempo, la velocità con cui i sistemi sapranno adattarsi, migliorarsi, evolvere e credo che purtroppo l'Italia su questo abbia già regalato 11 mesi, un anno, di fatto, di vantaggio competitivo ad altri Paesi. Venivamo già da una situazione in cui, nonostante in Italia ci siano moltissime aziende, moltissime attività di assoluto rilievo e avanzatissime in questo settore, queste rappresentano solo una piccola parte, quasi una nicchia, mentre la totalità, la quasi totalità delle aziende necessita di un supporto maggiore. Allora, è chiaro che, anche in questi termini, la burocrazia pesa e si scarica tutta sul sistema produttivo.

Dal mio punto di vista, la sfida che abbiamo e che avrà anche il prossimo Governo, che tra qualche mese si sostituirà a questo, starà proprio nel non scaricare la propria inefficienza, oltre al peso delle tasse e così via, applicando anche un investimento nell'accompagnamento strutturale e nella velocità in cui le istituzioni pubbliche sapranno lavorare assieme al mondo delle imprese e al mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-FARE!-Pri-Liberali).

(Stato di avanzamento del piano nazionale Banda ultra larga e del piano Crescita digitale – n. 3-03355)

PRESIDENTE. La deputata Vanessa Camani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benamati ed altri n. 3-03355 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VANESSA CAMANI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, il piano “Industria 4.0” sta già producendo, in poco più di un anno dalla sua approvazione, risultati che giudichiamo positivi. Segnano, infatti, un più 11 per cento gli investimenti nei cosiddetti settori abilitanti e, più in generale, sta proseguendo anche l'impegno per la realizzazione dell'Agenda digitale italiana, cioè di quell'insieme di azioni e di norme per lo sviluppo, anche in Italia, dell'economia digitale, in un percorso peraltro in linea con la strategia comunitaria di Europa 2020. Ma sono due, in particolare, i programmi sui quali, oggi, chiediamo chiarimenti al Governo: il piano nazionale banda ultra larga, con il quale si intende raggiungere, entro il 2020, la copertura fino all'85 per cento della popolazione italiana con il così detto Internet veloce, e il piano crescita digitale, per la digitalizzazione del Paese, in relazione anche alla pubblica amministrazione, con l'obiettivo di sviluppare competenze e sostenere le imprese.

Le chiediamo dunque, signor Ministro, quale sia lo stato di avanzamento di questi due piani che riteniamo strategici per aumentare la competitività del nostro Paese e per rendere l'Italia leader globale dell'economia 4.0.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Calenda, ha facoltà di rispondere.

CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Sul piano banda ultra larga, noi abbiamo già, come voi sapete, effettuato due gare per la gestione dell'infrastruttura pubblica nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette aree bianche, che coinvolgono diciassette regioni, e stiamo facendo le attività propedeutiche a lanciare il terzo ultimo bando di gara; diciamo che il piano sulle aree a fallimento di mercato è un piano che avanza e che sta già in una fase implementativa avanzata.

Tema diverso riguarda le aree grigie, sono aree particolarmente importanti, perché vi risiede la maggior parte delle imprese italiane, la larga maggioranza delle imprese italiane e su questo abbiamo iniziato un'interlocuzione con la Commissione europea per definire esattamente quali sono i tipi di incentivi che sono ammissibili e verificando anche la efficacia e l'efficienza di questi incentivi sulla base dei benchmark di mercato.

Questa è attualmente la fase, non possiamo procedere fino a che la Commissione europea non avrà definito qual è il modello implementabile; riteniamo di riuscire a farlo nei prossimi due mesi, in modo da poter coprire questo segmento di mercato che, lo ricordo ancora una volta, è fondamentale per le imprese e per il piano “Industria 4.0”.

Inoltre, riguardo l'assetto delle infrastrutture, nelle scorse settimane, come sapete, il MISE ha inviato all'AGCOM una richiesta di approfondimenti su aspetti quali, tra gli altri, la sicurezza e l'integrità delle reti e i rimedi prospetticamente adottabili per un'efficace raggiungimento degli obiettivi previsti dalla regolamentazione nel settore delle comunicazioni elettroniche, nel quadro dell'interesse strategico nazionale, anche rispetto ai potenziali effetti dei cambiamenti che attraversano il mercato e l'organizzazione delle imprese. Attendiamo a giorni la risposta dell'AGCOM e valuteremo con attenzione.

Per quanto riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione attraverso il piano triennale ICT specifico, a oggi, le seguenti azioni infrastrutturali: SPID, che sta andando avanti, il sistema d'identità digitale oggi coinvolge quasi due milioni di cittadini utilizzatori e 3.700 amministrazioni; razionalizzazione del patrimonio ICT, è stato avviato il censimento con un progetto pilota sul Veneto; digital security, i sistemi di connettività, la fatturazione elettronica, la sanità digitale e l'open data di cui si sta occupando l'AgID. Ovviamente, si tratta della costruzione di un ecosistema 4.0 che è altrettanto importante rispetto al tema delle competenze segnalato nel precedente question time e al tema degli investimenti a cui lei ha fatto giustamente riferimento e che ci stanno dando molte soddisfazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Benamati ha facoltà di replicare.

GIANLUCA BENAMATI. Signora Presidente, io ringrazio il Ministro per la risposta di cui ci dichiariamo soddisfatti. Consideriamo, come gruppo politico, una delle grandi azione di questa legislatura l'avvio del processo di digitalizzazione non solo della manifattura ma dell'economia del nostro Paese. In questo senso, le parole che il signor Ministro ha speso relativamente al tema della banda larga e della banda ultra larga che, voglio ricordare, oggi non sono più nemmeno condizioni necessarie allo sviluppo, sono condizioni per impedire il ritorno al sottosviluppo, sono parole positive: l'accessibilità, l'avvio delle gare nelle zone a fallimento di mercato che sono seguite naturalmente ai fondi stanziati, ai diversi miliardi stanziati negli scorsi anni per queste attività, così come la questione delle zone grigie che è quella effettivamente cruciale e centrale, perché è in quelle zone che si gioca la riuscita di questa partita. Noi chiediamo in questo, al signor Ministro, una particolare attenzione a Bruxelles, perché i tempi siano molto veloci.

Siamo anche soddisfatti, e concludo, signora Presidente, della risposta sulla crescita digitale del sistema. La crescita della digitalizzazione nel Paese, nei servizi, nella giustizia, nella sanità, nei rapporti con la pubblica amministrazione, è fondamentale anche nell'economia per passare dall'Industria 4.0 all'Impresa .0 e che, comunque, concludo, è fondamentale per far mantenere al nostro Paese quel trend di crescita, di rinnovata crescita che ha ritrovato in questo periodo e che vorremmo che mantenesse anche nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito al rinnovo della missione Triton nonché alla revisione del relativo piano operativo – n. 3-03356)

PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03356 (Vedi l'allegato A).

LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. Ministro, come tutti sanno, la missione Triton dal 1° novembre 2014 ha sostituito la missione Mare Nostrum, è un'operazione di controllo delle frontiere europee ed è un'operazione che era in scadenza; il suo Governo, lo scorso luglio, anche a seguito di un dibattito che c'è stato nel nostro Paese sulla distribuzione dei migranti nei porti europei, aveva assicurato che si sarebbe proceduto a una revisione del piano operativo di questa operazione. Sappiamo che ci sono stati degli incontri a cui hanno partecipato rappresentanti di Frontex e le autorità italiane; sono stati fatti dei bilaterali. Le chiediamo a che punto siamo con la revisione del piano operativo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati, l'operazione Triton, avviata come ricordato il 1° novembre del 2014, è finalizzata al controllo, sotto l'Agenzia Frontex, dei flussi migratori irregolari nel Mediterraneo centrale e a combattere il cross-border crime. L'operazione è volta a migliorare la sicurezza delle frontiere e a fornire alle autorità nazionali assistenza tecnica e operativa in materia di ricerca e soccorso, SAR, supporto alle funzioni di guardia costiera, cooperazione operativa, supporto nell'attività di gestione dei flussi migratori e nella identificazione di possibili rischi e minacce, anche attraverso lo scambio delle migliori pratiche.

L'attuale fase operativa ha avuto inizio il 1° febbraio scorso e avrà termine il 31 dicembre prossimo. Vede l'impiego di dieci assetti navali, di cui cinque forniti dall'Italia, tre da Malta, uno fornito rispettivamente da Norvegia e Regno Unito. Inoltre, sono impiegati sei assetti aerei, di cui tre elicotteri messi a disposizione da Malta, Svezia e Lussemburgo, e tre aerei ad ala fissa messi a disposizione da Spagna, Malta e Finlandia.

In vista del Piano operativo 2018, l'Italia ha maturato l'idea che, nell'alveo di una gestione europea integrata e condivisa della strategia delle frontiere e della mutua solidarietà tra gli Stati membri, si debba addivenire all'obiettivo di un comprehensive approach, contemperando i diversi aspetti connessi alla gestione del flusso emigratorio: la salvaguardia della vita umana in mare e il contrasto al traffico e alla tratta di esseri umani, l'effettiva tutela delle frontiere esterne dell'Unione europea, le attività di identificazione dei migranti e un'efficace azione di rimpatrio. Si tratta, quindi, di una richiesta di cambio di strategia rivolta all'Agenzia Frontex in linea con il concetto di responsabilità condivisa degli Stati membri nella gestione dei confini marittimi esterni, in quanto il modello tradizionale di operazione congiunta Frontex non è più adeguato per affrontare lo scenario migratorio attuale.

Si è proposto, in particolare, che il Piano operativo 2018 abbia ad oggetto la gestione complessiva dei flussi migratori del Mediterraneo centrale dal momento del soccorso in mare del migrante, sino all'obiettivo finale del rimpatrio di coloro che non hanno diritto a permanere nel territorio europeo. In questa ottica, l'11 luglio scorso, come ricordato degli stessi onorevoli interroganti, è stato insediato presso l'Agenzia Frontex il gruppo di lavoro per la rivisitazione del Piano operativo Triton destinato ad esaminare temi rilevanti ai fini dell'adozione di un rinnovato action plan. Il confronto con l'Agenzia è successivamente proseguito nel mese di settembre sul piano tecnico-operativo, con particolare riferimento alla ridelineazione dell'area operativa attualmente attiva, espandendola lungo la costiera adriatica e a sud in prossimità delle coste libiche. Si sono altresì evidenziate le proposte migliorative in relazione alle migliori pratiche, tanto in relazione all'attività in mare che successivamente negli hot spot in sede di sbarco e successiva gestione dei migranti. Il nostro Paese auspica che il lavoro avviato possa progredire rapidamente anche attraverso l'elaborazione di modelli di cooperazione di tipo tecnico da sottoporre poi alla valutazione politica nelle competenti sedi nazionali ed europee.

PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di replicare.

LAURA RAVETTO. Pur apprezzando lo sforzo del Ministro, che so che ha a cuore la questione, però non mi ritengo soddisfatta, perché, al di là degli incontri, dei piani, dei tavoli tecnici, il problema verrà risolto quando vedremo finalmente anche solo una - io dico: anche solo una - nave europea sbarcare i migranti in un porto europeo che non sia quello italiano. Lì vedremo la soluzione del problema, lì vedremo veramente la condivisione dell'onere. A oggi, questo ancora non lo vediamo; i tempi brevi, siamo ormai quasi a scadenza della legislatura, mi chiedo quando verranno. Auspico che effettivamente si possa dare un'accelerazione a questa situazione, perché la sensazione è che gli altri Stati europei, trincerandosi tra l'altro dietro regole burocratiche come il Regolamento di Dublino, non vogliano effettivamente condividere gli effetti delle migrazioni verso il nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti in merito alla vicenda del grave incidente verificatosi il 6 novembre 2017 nel Mar Mediterraneo e al ruolo svolto dalla Guardia costiera libica – n. 3-03357)

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Laforgia ed altri n. 3-03357 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, il 6 novembre scorso si sarebbe verificato nel Mar Mediterraneo un grave incidente, con circa cinquanta dispersi, che ha coinvolto la Guardia costiera libica, la Marina militare italiana e due navi di organizzazioni non governative, Sea Watch e Sos Mediterranèe.

Nessuna collaborazione sarebbe stata offerta dai libici, al contrario quei militari, secondo testimoni diretti, avrebbero sequestrato 42 migranti e li avrebbero persino picchiati con corde e mazze. Questo incidente si inserisce già dentro un quadro drammatico sulla condizione di detenzione in Libia, così come denunciato dall'Alto commissario delle Nazioni Unite, e da quel video sconvolgente della CNN sull'asta degli schiavi a Tripoli.

Signor Ministro, le chiediamo se abbia acquisito informazioni ulteriori e che fine abbiano fatto quei 42 migranti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati, in merito al grave incidente verificatosi la mattina del 6 novembre scorso al largo delle coste libiche, durante l'operazione di soccorso in mare degli occupanti di un gommone, le ricostruzioni dei fatti attribuiti a soggetti presenti sul luogo del naufragio, la Guardia costiera libica e l'imbarcazione dell'ONG battente bandiera olandese Sea Watch 3, appaiono sostanzialmente divergenti.

La vicenda si è consumata a 30 miglia nautiche dalla costa libica a nord-est di Tripoli. Al termine delle operazioni, la nave Sea Watch 3 ha sbarcato nel porto di Pozzallo cinquantanove migranti e il cadavere di un minore. Risulta che la motonave della Guardia costiera libica abbia recuperato 47 migranti e la nave militare francese (FSLR) altri tre migranti e quattro deceduti.

Al momento, purtroppo, non è possibile avere un quadro certo di eventuali dispersi, anche se testimoni hanno riferito che potrebbe essere intorno ai 50. Sulla vicenda è in corso l'indagine della procura della Repubblica di Ragusa e il Governo assicura il più forte impegno a collaborare con l'autorità giudiziaria affinché sia fatta luce sulla dinamica dei fatti e le relative responsabilità, così come a mettere in campo, per quanto di sua competenza, tutte le iniziative utili affinché incidenti così drammatici non abbiano più a ripetersi.

I dati dell'Organizzazione mondiale dell'immigrazione al 12 novembre scorso attestano che dall'inizio dell'anno nel Mediterraneo centrale risultano disperse 2.749 persone, a fronte delle 3.793 dell'analogo periodo dell'anno precedente: una diminuzione anche significativa, sapendo tuttavia che anche una sola morte in mare è per noi inaccettabile.

Riguardo alle persone riportate in Libia, la Marina libica ha riferito di avere prestato loro assistenza umanitaria e medica e, in particolare, di avere trasferito in ospedale due persone, mentre il resto dei migranti è presso il centro di accoglienza di Tagiura.

Non sfugge che la questione posta dagli interroganti abbia tuttavia un valore più generale e riguardi le condizioni di vita di coloro che vengono riportati in Libia. Fin dal primo momento ci siamo posti il tema del rispetto dei diritti umani nei centri di accoglienza, non è una questione di oggi.

La Libia da oggi è crocevia di traffico di esseri umani e tuttavia non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra del 1951. Per noi era, è e sarà una questione irrinunciabile.

Allo stesso tempo sappiamo che non basta denunciare, bisogna fare: sentiamo l'assillo di dovere agire.

Se oggi l'UNHCR ha potuto visitare ventotto dei ventinove centri di accoglienza presenti in Libia, individuando oltre mille soggetti in condizioni di fragilità a cui poter essere riconosciuta la protezione internazionale e la ricollocazione in Paesi terzi con le primissime ricollocazioni già effettuate, una sorta di corridoio umanitario per donne, bambini ed anziani, se l'organizzazione mondiale per l'immigrazione ha portato a termine dalla Libia oltre 9.353 rimpatri volontari e assistiti verso i Paesi di origine, se c'è un piano già operativo italiano di aiuti umanitari coordinato con i sindaci libici, se la nostra cooperazione internazionale sta procedendo ad un bando per l'attività delle ONG in territorio libico, se a Berna, lunedì scorso, i Ministri dell'interno dell'Europa e dell'Africa settentrionale compresa la Libia hanno firmato un documento di impegni sui diritti dei migranti e sul diritto alla protezione internazionale, lo si deve anche all'impegno del nostro Paese e dell'Europa. Basta tutto questo? La risposta è chiara: no. Ma l'alternativa…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. …non può essere quella - ho finito - di rassegnarsi all'impossibilità di governare i flussi migratori e consegnare ai trafficanti di esseri umani le chiavi delle democrazie europee. Questo è il cuore del problema: innanzitutto, sconfiggere il traffico di esseri umani e cancellare lo sfruttamento. Farlo significa porre credibili condizioni per regolare legalmente la questione migratoria, da un lato, con l'apertura di corridoi umanitari, che in questo anno ha consentito l'arrivo in Italia di mille profughi e che, grazie al protocollo da ultimo siglato il 7 novembre scorso…

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. …al Viminale - ho finito - con la Comunità di Sant'Egidio, la Tavola Valdese e la Federazione delle Chiese evangeliche, consentirà l'arrivo nel prossimo biennio di altri mille profughi; dall'altro, attraverso gli ingressi legali concordati con i Paesi di provenienza. Sconfiggere, dunque, l'illegalità per promuovere e costruire la legalità nel campo delle immigrazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di replicare.

ARTURO SCOTTO. Signor Ministro, le parole utilizzate da lei di preoccupazione le comprendiamo, e, tuttavia, lei ha un'arma formidabile di pressione nei confronti dell'Unione europea e anche nei confronti del partner libico. Il nostro Paese, nel luglio di quest'anno, ha scelto di inviare una missione di supporto alla Guardia costiera libica. Guardia costiera libica che, come lei ben sa, è sotto inchiesta dal Tribunale internazionale dell'Aja per gravi violazioni dei diritti umani. Le risorse che sono state messe in campo dal nostro Paese, sottratte a quel Fondo Africa che serviva prevalentemente per un intervento di cooperazione, due milioni e mezzo, sono state destinate alla ristrutturazione delle navi della Guardia costiera libica; quella stessa Guardia costiera che, molto probabilmente, si è macchiata di quei gravi reati nei confronti di quei migranti. Ora, probabilmente sarebbe il caso di fare un tagliando rispetto a quella missione, utilizzando quell'arma di pressione che lei ha, sospendendo l'accordo con la Guardia costiera libica fin quando non verrà firmata la Convenzione del 1951 di Ginevra per i diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Questa strada è una strada utile anche sul piano di quello che giustamente lei dice: governo dei flussi migratori, corridoi umanitari, rispetto dei diritti umani nei centri di detenzione. Noi questo proponiamo, per l'Italia e in un rapporto con l'Europa che necessariamente deve cambiare, perché anche l'Europa deve capire che l'Italia non è il parente povero (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

(Elementi in relazione alla nomina dei presidenti degli uffici elettorali, nonché ai dati e ai requisiti relativi all'emissione di certificati medici di accompagnamento al voto in occasione delle recenti elezioni regionali siciliane – n. 3-03358)

PRESIDENTE. Il deputato Rizzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03358 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA RIZZO. In Sicilia il 5 novembre si è votato per le elezioni regionali e pochi giorni dopo, in un video pubblicato su Facebook, un uomo, a colloquio con una dipendente dell'ufficio elettorale di Sant'Agata Li Battiati, chiede chiarimenti sul voto che risulterebbe espresso dalla madre ricoverata in una casa di cura in cui era stato costituito un seggio speciale. Secondo lo stesso, la madre risulta interdetta, e quindi impossibilitata ad esprimere un voto, se non attraverso l'intervento del tutore, ovvero l'altro figlio, che non ha mai rilasciato autorizzazione in tal senso. A rafforzare l'ipotesi dell'autore del video, anche l'inabilità fisica della madre.

Queste sono pratiche indecenti, utilizzate per estorcere il voto di inabili che, in questo specifico caso, sarebbero stati destinati presumibilmente al neo deputato Luca Sammartino del PD, risultato poi il più votato in Sicilia. In generale, chi opera in tal modo è un mostro. Come intendete verificare la regolarità della nomina dei presidenti degli uffici elettorali e la modalità di emissione di certificati medici di accompagnamento al voto emessi dalle aziende sanitarie locali siciliane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, in relazione agli aventi diritto al voto nelle elezioni regionali siciliane, l'articolo 6 della legge regionale n. 29 del 1951 richiama espressamente la normativa statale in materia. Attualmente, ai sensi del decreto legislativo n. 5 del gennaio 2006, talune categorie che in passato risultavano escluse dall'elettorato attivo sulla base delle disposizioni del decreto legislativo n. 223 del 1967, come interdetti o inabilitati per le infermità di mente, godono in pieno del diritto di voto in tutte le consultazioni elettorali e referendarie previste dalla legge nazionale e dalla normativa regionale siciliana. Ciò premesso, informo che, per quanto concernente il caso richiamato dagli onorevoli interroganti, verificatosi nel comune di Sant'Agata Li Battiati, sono in corso indagini della locale DIGOS, su delega del procuratore della Repubblica di Catania.

Più in generale, sulla base delle informazioni che è stato possibile acquisire nella immediatezza, tenuto conto che i dati di cui si fa riferimento sono nelle disponibilità di enti diversi dal Ministero dell'interno, risulta che le sostituzioni dei presidenti degli uffici elettorali sezionali nominati 30 giorni prima del voto dai presidenti delle corti d'appello si sono registrate in misura fisiologica nei distretti delle corti di appello di Palermo, Catania e Caltanissetta. Relativamente, poi, alle sostituzioni avvenute nel giorno previsto per l'insediamento dei seggi, alle quali provvedono i sindaci dei comuni interessati, risultano comunicate circa 30 sostituzioni su un totale di 2.153 sezioni nel territorio del dipartimento della corte di appello di Palermo.

Nella provincia di Catania, le rinunce dei presidenti di seggio sono state 61 nel capoluogo e 45 in provincia. Per quanto concerne, infine, il voto assistito, la legge regionale siciliana n. 29 del 1951 prevede, all'articolo 41, che possono esercitare il voto con l'aiuto di altro elettore determinate categorie affette da specifici impedimenti, stabilendo, peraltro, che l'impossibilità fisica di votare si possa comprovare anche con un certificato dell'autorità sanitaria che accerti l'impedimento. Risulta, al riguardo, che presso l'azienda sanitaria provinciale di Palermo sono stati emessi in totale numero 63 certificati, di cui 45 domiciliari e 18 ambulatoriali. Non sono emerse nella provincia anomalie nell'espressione del voto da parte di soggetti che necessitavano dell'accompagnamento.

PRESIDENTE. Il deputato D'Uva, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO D'UVA. Signor Ministro, non siamo soddisfatti dalla sua risposta. Avevamo chiesto il monitoraggio dell'OSCE per le elezioni in Sicilia e ci fu detto che non era possibile per elezioni locali. Questo è falso, perché è già successo sia in Albania che in Ucraina che ci fosse questo tipo di controllo per elezioni amministrative. Lei, signor Ministro, ci ha mentito, quando ci ha risposto così, fermo restando che i controlli speciali possono essere effettuati anche dal suo dicastero. Per l'imminente ballottaggio a Ostia ha predisposto agenti in borghese ai seggi e la vigilanza delle schede elettorali da parte dell'esercito. Perché, malgrado i nostri appelli, non ha fatto la stessa cosa per la Sicilia? Perché, malgrado il numeroso elenco di impresentabili nelle liste elettorali, non avete fatto nulla?

Dei campanelli d'allarme, signor Ministro, non mancavano. A titolo di esempio, ricordo la tesi sostenuta dalla procura di Messina nell'operazione Matassa, secondo cui nelle scorse elezioni l'onorevole Francantonio Genovese e il cognato Rinaldi avrebbero ottenuto voti in cambio di generi alimentari, promesse di assunzioni, disbrigo di pratiche burocratiche, eccetera. Devo andare oltre? Credo di no. È chiaro a tutti che per voi la Sicilia è solo un serbatoio di voti. È chiaro a tutti che non farete nulla per evitare la manomissione dei plichi per i voti all'estero. È chiaro a tutti che disegnerete i collegi previsti per il Rosatellum a vostro uso e consumo. Chiudo, Presidente, perché, onestamente, lo sappiamo noi e lo sanno gli italiani. Per questo, siamo fiduciosi che i cittadini liberi sapranno chi scegliere alle prossime elezioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative in relazione all'organico dei vigili del fuoco, con particolare riferimento all'incremento del personale nella regione Marche e, in particolare, nell'area di Ancona – n. 3-03359)

PRESIDENTE. La deputata Vezzali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03359 (Vedi l'allegato A).

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, al fine di garantire le unità necessarie a mantenere le due squadre dei vigili del fuoco di Ancona e di Falconara, le chiedo di valutare l'opportunità di usufruire delle unità assegnate ad altre amministrazioni ma non utilizzate; in alternativa, attivare le procedure di mobilità, dato che ci sono attualmente almeno 15 richieste di avvicinamento da parte del personale in servizio in regioni del centro-nord. Un'altra alternativa è quella di far valere l'articolo 42 del decreto-legge n. 189 del 2016, che prevede di agevolare le aree del cratere, visto che questo personale è stato sottoposto a turni estenuanti. Ed infine, un'ultima ipotesi prevede che si possa attingere dalle circa 800 nuove leve, che completeranno a breve i corsi, per coprire il lasso di tempo che ci separa dal 2019, quando cioè sarà possibile aprire la nuova pianta organica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, come ho avuto già modo di riferire, in risposta ad un precedente atto di sindacato ispettivo proposto dall'onorevole interrogante, il modello organizzativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco riconosce meccanismi di flessibilità, che consentono di rimodulare la ripartizione del personale attribuito a livello provinciale, in presenza di comprovate esigenze territoriali anche di carattere temporaneo.

È in tale quadro che, nell'agosto del 2015, era stata disposta la richiamata delocalizzazione presso il distaccamento aeroportuale di Falconara della seconda squadra terrestre della sede centrale di Ancona. Informo al riguardo che, nello scorso mese di settembre, tale misura organizzativa è stata confermata, alla luce dei positivi risultati operativi conseguiti.

Quanto all'attuale consistenza del personale operativo per la provincia di Ancona, questa consta di 19 capireparto, 96 capisquadra e 235 vigili. Le carenze per le singole qualifiche, in relazione all'organico teorico previsto, non si discostano sensibilmente dalla media nazionale. Tuttavia, nell'ottica di un progressivo ripianamento degli organici, sono state recentemente destinate al comando di Ancona ulteriori cinque unità di vigili del fuoco neoassunti. Lo stato di carenza potrà ulteriormente essere ridotto, al termine dell'espletamento dei concorsi in atto per le qualifiche di caporeparto, caposquadra e vigile del fuoco.

Inoltre ritengo che, in occasione dell'immissione in organico di 400 allievi vigili del fuoco, il cui corso di formazione ha avuto inizio il 2 ottobre scorso, nonché di altri 333 allievi vigili del fuoco, il cui corso di formazione avrà inizio il prossimo 20 dicembre, potrà essere positivamente valutato l'incremento della dotazione organica, di fatto, delle strutture del Corpo nazionale dislocate nella regione Marche.

Desidero, infine, aggiungere che il disegno di legge di bilancio, attualmente in corso di esame al Senato della Repubblica, prevede all'articolo 36 il ripianamento degli organici per la metà dei posti non coperti delle forze di Polizia e dei vigili del fuoco, con una programmazione quinquennale di assunzioni, che per il Corpo nazionale porterà all'immissione in servizio di ulteriori 1.300 unità.

PRESIDENTE. La deputata Vezzali ha facoltà di replicare.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, signor Ministro per la risposta, per la quale mi reputo parzialmente soddisfatta. Comprendo e apprezzo il fatto che il Governo abbia preso atto della situazione, ma ritengo che si possa sempre fare di più e meglio. E, per questo, auspico quanto prima la soluzione al problema.

Mi preme sottolineare che questo territorio conta molto sul presidio di Falconara, che potrebbe garantire interventi rapidi ed essere coerente con il progetto “Soccorso Italia in 20 minuti”. La sola partenza da Ancona, invece, richiederebbe tempi più lunghi e non consentirebbe di mantenere le prestazioni su standard elevati. Molti comuni del comprensorio hanno votato ordini del giorno, nei quali hanno sottolineato l'interesse delle comunità verso questa partenza dal Sanzio, ritenuta da tutti strategica.

Va ricordato anche che le iniziali difficoltà per il transito dei mezzi nell'area aeroportuale sono state superate. Dunque, vorrei ribadire che, per coprire il lasso di tempo che manca dal 2019, quando cioè sarà rivista la pianta organica, occorre assegnare il personale destinato ad altre realtà, ma mai effettivamente utilizzato per mantenere efficiente la partenza dei vigili del fuoco, quando intervengono in caso di emergenza.

In alternativa si potrebbe, come lei ha anche sottolineato, scegliere una delle altre ipotesi formulate nell'interrogazione, operazioni queste che sarebbero tutte a costo zero per il Governo, ma che avrebbero enormi benefici, perché garantirebbero una maggiore sicurezza ai cittadini.

(Elementi ed iniziative in merito al rimpatrio degli immigrati irregolari – n. 3-03360)

PRESIDENTE. Il deputato Cristian Invernizzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-03360 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente, buongiorno signor Ministro. Germania: 74.080; Regno Unito: 36.445; Grecia: 19.055; Polonia: 18.530; buon'ultima l'Italia: 5.715. Questo è il numero degli immigrati clandestini rimpatriati nei vari Paesi europei - e ripeto buon'ultima l'Italia - nel 2016. Dal 2013 al 2016, allargando un attimo l'ambito cronologico, i rimpatri effettuati dal nostro Paese sono stati complessivamente solo 21.055, a fronte di 659.543 immigrati che hanno fatto ingresso illegalmente nel nostro Paese.

Chiediamo, pertanto, signor Ministro la conferma di questi numeri, quali siano gli accordi eventualmente in vigore con i Paesi di origine, quali provvedimenti intenda adottare il suo Governo per rendere efficace il sistema dei rimpatri e, buon ultimo, se non ritenga che il sistema di accoglienza diffusa, in vigore nel nostro Paese, renda difficoltoso rintracciare e rimpatriare gli immigrati clandestini.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, l'impegno del Governo per il rafforzamento delle politiche dei rimpatri si è concretizzato, anche sul piano normativo, con l'adozione del decreto-legge n. 13 del 2017, successivamente convertito in legge, con il quale sono stati istituiti i centri di permanenza per i rimpatri, allo scopo di rendere più efficace l'esecuzione dei provvedimenti di espulsione, con una finalizzazione più immediata al rimpatrio forzato delle persone potenzialmente pericolose per la sicurezza del nostro Paese. Il provvedimento ha inteso anche assicurare un'efficace gestione e monitoraggio dei procedimenti amministrativi, riguardando le posizione d'ingresso e soggiorno irregolari, anche attraverso un sistema informativo automatizzato.

Ad oggi sono attivi cinque centri di permanenza per i rimpatri, mentre è prevista, entro la fine dell'anno, l'attivazione di un ulteriore centro a Potenza, sono state già individuate aree o strutture per attivarne altri cinque in altrettante regioni.

Aggiungo che il Dipartimento della pubblica sicurezza, con disposizioni impartite agli uffici territoriali, ha inteso conferire massimo impulso all'attività di rintraccio dei cittadini dei Paesi terzi in posizione irregolare, attraverso il controllo del territorio e il conseguente avvio delle procedure di allontanamento, nel rispetto dei diritti degli interessati.

Dal 1° gennaio di quest'anno al 5 novembre, gli stranieri rintracciati in posizione irregolare sono stati 39.634 (15 per cento in più, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso), di cui 17.405 allontanati dal territorio nazionale (più 14 per cento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Di questi, 10.628 sono stati respinti alla frontiera e 6.777 rimpatriati o riammessi nei Paesi di provenienza, con un incremento dei rimpatri del 15,4 per cento, rispetto alla stessa data dell'anno passato. Sono stati altresì adottati 93 provvedimenti di espulsione con accompagnamento, per motivi di sicurezza nazionale e prevenzione del terrorismo, con un incremento del 40 per cento rispetto ai dati dello scorso anno.

Un'efficace politica dei rimpatri, tuttavia, non può prescindere da un'attività di carattere internazionale, mirata alla conclusione di accordi e protocolli operativi, in tema di riammissione e lotta alla tratta di esseri umani con i Paesi di origine e transito dei migranti. Segnalo che l'Italia e l'Unione europea hanno concluso accordi di riammissione con oltre venti Paesi a forte vocazione migratoria. Inoltre, al fine di potenziare l'esecuzione dell'espulsione, sono state siglate intese di carattere tecnico per il contrasto all'immigrazione irregolare e in materia di rimpatri con i Paesi terzi: Algeria, Gambia, Ghana, Gibuti, Niger, Nigeria, Senegal e Sudan, nonché attivate specifiche iniziative con Libia, Tunisia, Egitto e Gambia.

Un'ulteriore iniziativa maturata nel contesto europeo che ha accolto una nostra richiesta prevede una policy volta a collegare il rilascio dei visti di ingresso legale nei confronti di cittadini di un Paese terzo con le politiche di rimpatrio nei confronti di quello stesso Paese. Ho concluso. In altre parole, l'ingresso legale in qualsiasi Paese dell'Unione sarà più difficile per i cittadini di un Paese terzo che non collabora alle politiche di rimpatrio.

A titolo sperimentale si è deciso di avviare il progetto con il Bangladesh, a seguito della recente entrata in vigore delle procedure standard con quel Paese. Nel 2017 il Bangladesh rappresenta uno tra i primi tre Stati di provenienza di migranti diretti in Italia. Pertanto, proprio per queste ragioni, si sta lavorando ad un programma di rimpatri con il Bangladesh che possa costituire un modello per il futuro.

PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di replicare.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, che dirle? Ha concentrato la parte finale del suo intervento su uno pseudo-accordo con il Bangladesh. Le do la notizia, nel caso il suo Ministero non ne fosse informato: sicuramente vi è tutta una serie di problemi con gli immigrati clandestini bengalesi, ma non rappresentano la parte, diciamo, preponderante del problema di ingresso illegale in Italia.

Lei ha citato decine di Paesi, sostanzialmente quasi tutta l'Africa. Non ho capito cosa intenda per accordi tecnici. Io mi auguro che siano non soltanto tecnici ma soprattutto politici e soprattutto efficaci, cosa che, stante ai numeri, invece non è.

La domanda che probabilmente tutti i cittadini italiani all'ascolto in questo momento si stanno facendo è come mai la Germania riesce a rimpatriare sei volte il numero di immigrati clandestini rispetto all'Italia. Come mai la Grecia, che è afflitta - e lo sappiamo tutti - da tutta una serie di problemi - e speriamo che l'Italia non arrivi a quel punto - comunque triplica i rimpatri rispetto a quanto fa il, tra virgolette, efficiente Stato italiano. Siamo lontani, siamo lontani dal numero efficiente, siamo lontani da un'attività politica del Governo volta effettivamente non soltanto al contrasto dell'immigrazione clandestina ma al rimpatrio. Mi avvio alla conclusione.

Signor Ministro, mi sembrava di sentire Gentiloni che vanta la crescita del PIL e si dimentica di dire: “Sì, forse è in crescita, ma siamo ultimi in Europa”, esattamente come il numero dei rimpatri.

(Iniziative, anche di carattere interpretativo, volte a chiarire le competenze dei consigli comunali in ordine all'aggiornamento degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione – n. 3-03361)

PRESIDENTE. Il deputato Sergio Pizzolante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03361 (Vedi l'allegato A).

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, le sottopongo un tema specifico, però vitale, per molte persone professioniste chiamate a pagare danni erariali rilevanti in maniera inappropriata, cioè il tema della competenza, in termini di responsabilità anche erariale, per la definizione dei valori degli oneri di urbanizzazione: i tecnici comunali oppure il consiglio comunale? Solo in Puglia, in particolar modo nel Salento, questa responsabilità viene attribuita non ai consigli comunali ma ai tecnici. La Camera con un ordine del giorno aveva impegnato il Governo ad un'interpretazione più corretta, cosa che non è ancora successa. Chiedo, quindi, a lei cosa intende fare il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie. Signora Presidente, onorevoli deputati, l'articolo 42 del testo unico sugli enti locali stabilisce che il consiglio comunale è l'organo di indirizzo e controllo politico-amministrativo cui è attribuita la competenza generale in materia di programmi, bilanci, piani territoriali ed urbanistici. La stessa disposizione assegna all'organo collegiale elettivo la competenza in materia di istituzione e ordinamento dei tributi, con esclusione della determinazione delle relative aliquote, e di disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei beni e dei servizi.

Quanto all'ambito di applicazione dell'articolo 16 del DPR n. 380 del 2001 e senza entrare nel merito delle specifiche vicende richiamate dagli onorevoli interroganti concernenti indagini in corso della Guardia di finanza, su un piano generale evidenzio che la norma prevede espressamente che l'incidenza degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria sia stabilita con deliberazione del consiglio comunale, cioè in base a tabelle che la regione definisce per classi di comuni in relazione a specifici parametri.

Lo stesso decreto stabilisce altresì che, in caso di mancata definizione delle tabelle parametriche da parte della regione e fino alla definizione delle stesse, i comuni provvedano in via provvisoria, sempre con deliberazione del consiglio comunale, secondo i parametri stabiliti dal comma 4 dello stesso articolo 16.

Alla luce di quanto richiamato, pare pacifico che la competenza a determinare gli oneri di urbanizzazione ricada sul consiglio comunale.

Per quanto poi concerne gli aggiornamenti degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, il medesimo DPR n. 380 del 2001 stabilisce che i comuni provvedano ogni cinque anni, in conformità alle relative disposizioni regionali in relazione ai riscontri e ai prevedibili costi delle opere di urbanizzazione primaria, secondaria e generale. Si è dell'avviso, pertanto, che per coerenza sistematica con le varie disposizioni contenute nell'articolo 16 citato anche la competenza all'aggiornamento degli oneri di urbanizzazione sia da ricondurre al consiglio comunale.

Tanto premesso, in relazione ai profili di più diretto interesse del Ministero dell'Interno, nel prendere atto che sulla questione dell'interpretazione di alcuni commi del citato articolo 16 è stato votato un ordine del giorno che impegna il Governo a valutare l'opportunità di disposizioni interpretative, ritengo che la problematica dovrà essere affrontata d'intesa con altri dicasteri le cui competenze rilevano in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà di replicare.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, signor Ministro, per aver chiarito le competenze in questa materia. Quindi, ha chiarito che le competenze sono assolutamente dell'amministrazione del consiglio comunale e, quindi, le chiedo se, come ha detto lei, insieme agli altri ministeri competenti, possa intervenire con una specifica interpretativa che risolva definitivamente questo problema che, ripeto, pesa su tanti professionisti della provincia di Lecce e della Puglia, che sono chiamati a pagare danni erariali in maniera inappropriata.

(Tempi di adozione del decreto ministeriale relativo alla certificazione dell'utilizzo dei fondi pubblici per i servizi di accoglienza dei migranti – n. 3-03362)

PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-03362 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Ministro Minniti, come sappiamo ogni anno il Governo italiano spende miliardi di euro per accogliere gli immigrati che copiosi arrivano ogni giorno sulle nostre coste. Questi soldi vengono per lo più trasferiti alle cooperative che si occupano dei centri di accoglienza di questi migranti. Curiosamente, secondo le normative vigenti, queste cooperative non hanno alcun obbligo di rendicontazione dei milioni di euro che lo Stato italiano trasferisce loro.

Noi di Fratelli d'Italia, ritenendo che questo possa favorire l'idea di un business dietro questa immigrazione di massa che ci sta caratterizzando in questi anni, abbiamo da tempo proposto una norma - che si chiama “taglia business”, per semplificare - per chiedere che le cooperative che si occupano dell'accoglienza agli immigrati debbano rendicontare puntualmente come spendono le risorse che prendono dallo Stato italiano, così come accade per tutti gli altri.

La norma è stata approvata dopo mesi - e concludo, Presidente - lo scorso 21 giugno, con l'obbligo per il Ministero dell'Interno di varare un decreto entro 30 giorni per le modalità di attuazione. Sono passati 147 giorni e quel decreto non c'è. Lo avete dimenticato?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati, comunico che lo scorso 18 ottobre ho provveduto a sottoscrivere, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, il decreto ministeriale richiamato dagli onorevoli interroganti. Il successivo 24 ottobre il provvedimento è stato trasmesso all'Ufficio centrale di bilancio e alla Corte dei conti per gli adempimenti di competenza.

Informo, altresì, che il decreto in questione prevede adempimenti in materia di rendicontazione delle spese per la fornitura di beni e servizi che integrano e rafforzano le misure previste dallo schema di capitolato di appalto per la gestione dei centri di accoglienza per immigrati, di cui al decreto ministeriale del 7 marzo 2017 concordato con l'Autorità nazionale anticorruzione.

Richiamo sul punto la portata innovativa del citato capitolato, la cui attuazione consente il superamento del gestore unico, la tracciabilità dei servizi, nonché poteri ispettivi da parte del Ministero dell'Interno.

Il decreto ministeriale sottoscritto il 18 ottobre prevede che le fatture per la liquidazione del corrispettivo relativo ai servizi di accoglienza debbano essere corredate della documentazione giustificativa della relativa spesa e, in ogni caso, del rendiconto dei costi sostenuti dei pasti ordinati e consegnati e dei beni forniti al primo ingresso unitamente alle ricevute sottoscritte dai beneficiari, della copia dei contratti di lavoro, dei fogli firma e delle relative buste paga del personale impiegato, della copia del registro del pocketmoney, dell'elenco dei fornitori, nonché di copia delle fatture relative agli oneri sostenuti per le forniture e per gli eventuali contratti di subappalto.

Il sistema normativo così definito consentirà ai prefetti di disporre controlli più incisivi per assicurare l'efficacia dei servizi resi nell'ambito delle strutture di accoglienza, anche con la finalità di prevenire usi impropri di risorse pubbliche e contrastare possibili abusi.

PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di replicare.

GIORGIA MELONI. Ministro Minniti, la ringrazio per la risposta, la ringrazio per aver, pur con ritardo, varato il decreto di una norma che Fratelli d'Italia proponeva da diversi - diversi! - anni ormai. Sono contenta che, nella precisione con la quale lei dettaglia questa norma, lei confermi che per anni il Governo italiano ha trasferito centinaia di milioni di euro alle cooperative che gestiscono l'accoglienza degli immigrati senza chiedere a quelle cooperative come venissero spese queste risorse, il che è curioso, perché noi sappiamo che chiunque prenda soldi dallo Stato italiano, per fare qualunque cosa, viene massacrato dalla burocrazia per rendicontare ogni singolo centesimo.

È curioso anche - mi consenta - che il decreto non sia stato varato nei 30 giorni previsti dalla norma, perché comunque da un mese all'altro, ogni mese, noi trasferiamo centinaia di milioni di euro, quindi sono state altre centinaia di milioni le risorse che sono state trasferite senza sapere che fine facciano, senza sapere come vengano utilizzate.

Mi rendo conto che ci sono tante cose da fare, però lei capisce anche che questa motivazione viene un po' meno quando si è di fronte a un Governo che, per trovare 20 miliardi di euro per il Monte dei Paschi di Siena, ci ha messo due ore. Quindi, probabilmente anche questo decreto poteva essere varato con maggiore prontezza. Però, voglio soprattutto ricordare a lei, a me stessa e all'Italia intera che, alla fine, quelli che erano i pericolosi populisti, xenofobi, razzisti del Parlamento italiano sono anche quelli che hanno proposto le norme più sensate di questo Governo; e io la ringrazio, perché nel varare un decreto che era stato approvato da questo Parlamento, lei dimostra che avevamo ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Biondelli, Boccia, Michele Bordo, Capezzone, Catania, Cenni, Dal Moro, Dambruoso, Dell'Aringa, Epifani, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fontanelli, Fraccaro, Garofani, Lorenzo Guerini, Locatelli, Marcon, Mazziotti Di Celso, Giorgia Meloni, Orfini, Paglia, Pes, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Rughetti, Ruocco, Sandra Savino, Scanu, Sibilia, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Taranto, Valeria Valente, Vazio, Villarosa, Villecco Calipari, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventinove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: Alfreider ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera, modificata, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (A.C. 56-D) (ore 16,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dalla Camera, modificata, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato, n: 56-D: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 10 novembre 2017 (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 23 ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

Avverto che, trattandosi di seconda deliberazione su una proposta di legge costituzionale, a norma del comma 3 dell'articolo 99 del Regolamento, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 56-D)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniel Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, oggi quest'Aula voterà, per la prima volta dal 1972, una proposta di legge costituzionale che modifica lo statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol in favore della minoranza linguistica ladina. Non riesco a nascondere l'emozione, se penso che quest'Aula, come massima istituzione democratica del Paese, si è occupata in questi quattro anni e mezzo, a più riprese, anche dei diritti della minoranza ladina, studiando con attenzione la realtà del nostro territorio e affrontando il dibattito parlamentare nella piena consapevolezza di contribuire a qualcosa di giusto.

I ladini costituiscono la minoranza linguistica più antica dell'arco alpino e popolano oggi gran parte del territorio delle Dolomiti. Sebbene i ladini vennero riconosciuti quale minoranza linguistica già prima del 1923, fu il regime fascista a suddividerli successivamente su tre province, quindi su tre amministrazione differenti. Nascono da questo fatto storico le difficoltà dell'adozione di adeguati strumenti di tutela della minoranza, rendendo quindi necessari più interventi, diversi spesso per ciascuna delle province.

La presente proposta di legge racchiude molte delle richieste che la minoranza linguistica ladina avanza da anni, in primis, però, l'eliminazione delle discriminazioni ancora oggi contenute nello statuto. In Parlamento abbiamo affrontato in modo meticoloso e con la massima serietà queste richieste; penso che sia un segnale importante, non solo per i ladini o per il Paese, ma per l'Europa stessa in questo momento.

Con la proposta di legge andiamo in sostanza ad estendere delle forme di tutela già riconosciute ai gruppi linguistici tedesco ed italiano anche al gruppo linguistico ladino, perciò più che di una modifica dello statuto possiamo parlare di uno sviluppo dell'autonomia.

Ricordo che lo statuto speciale è stata una risposta, probabilmente una delle migliori risposte, alle due grandi guerre che hanno cambiato la storia in Europa. Osserviamo oggi con preoccupazione, invece, gli avvenimenti che si stanno verificando in alcune parti d'Europa. I conflitti devono essere risolti con soluzioni lungimiranti di pace e di sviluppo, fu proprio questo lo spirito - e non possiamo permetterci di dimenticare la storia - che animò i nostri antenati a scegliere un sistema in grado di far convivere pacificamente i diversi gruppi linguistici, le diverse culture e le tradizioni.

Ricordo, inoltre, che con la definitiva approvazione della presente proposta di legge costituzionale saranno modificati più articoli dello statuto emanati in esecuzione del cosiddetto “pacchetto per l'Alto Adige”; seguiranno le procedure internazionali volte al raggiungimento delle necessarie intese tra il Governo italiano ed il Governo austriaco.

Concludo, infine, la mia dichiarazione di voto ringraziando tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo lungo percorso fino al traguardo: ringrazio l'onorevole Sanna, l'onorevole Fiano, tutti i membri della I Commissione, il sottosegretario Bressa, i membri del Governo e i consigli provinciali di Trento e Bolzano. Ma il ringraziamento più grande lo voglio fare, senza indicare nomi, a tutti coloro, ladini e non, che sin dall'inizio hanno creduto in questa proposta e non hanno mai smesso di farci sentire il loro appoggio. Questo importante risultato appartiene a tutti noi. Oggi è più bello essere ladini. Grazie a tutti. Giulan! (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Presidente, intervengo per esprimere da una latitudine molto diversa un apprezzamento per questo provvedimento, che è un modo non solo di tutelare le minoranze linguistiche, ma anche un modo sano di valorizzare le autonomie.

Spesso la contrattazione con le forme di autonomia che abbiamo, le più disparate nella nostra nazione, la Sicilia, l'Alto Adige, la Sardegna, la Val d'Aosta, oggi sembra che avvenga più su fattori economici che su altro. Il collega Alfreider ha ricordato giustamente le due guerre, e anche quello che il fascismo fece in danno, obiettivamente imponendo l'utilizzo solo della lingua italiana, per quella che storicamente era una risorsa in quei territori. Con la violenza non si ottiene niente: oggi mi auguro che siano superate anche le forme che sono esistite nella parte alta dell'Alto Adige, appunto del Sud Tirolo, di diffidenza in parte comprensibile, a tratti anche abbastanza ruvida nei confronti degli italiani, e si possa davvero avviare un percorso di autonomia condivisa, di sviluppo armonico, ma nel quadro dell'unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Direzione Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà, se intende.

DOMENICO MENORELLO. Dico due parole. Anche la componente Civici e Innovatori per l'Italia aderirà alla proposta di modifica costituzionale, ed apprezza con simpatia il tono, oltre che gli argomenti rappresentati poco fa dal collega Alfreider; cionondimeno, vogliamo sottolineare come questa proposta, in sé giusta, istruita con grande attenzione, evidenzia ancora una volta come in Italia vi sia in generale il problema di una tutela molto giusta delle minoranze in alcune parti del Paese, e segnatamente nelle regioni a statuto speciale, mentre in molte regioni a statuto ordinario anche sotto questo profilo rimangono gravi sperequazioni. Per il vero, questo tipo di sperequazioni, cioè quella del trattamento delle minoranze, sono gli aspetti più marginali di una più generale Italia a doppia velocità sotto il profilo delle autonomie, che speriamo la prossima legislatura possa finalmente considerare sotto un profilo strutturale rimettendo mano al sistema delle regioni, dando più giustizia sotto il profilo delle autonomie riconosciute a tutti, anche in senso differenziato, ma anche rendendo in questo modo le regioni, o le macroregioni, più competitive con i tempi che ci aspettano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.

ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia si asterrà su questo provvedimento, perché noi non abbiamo niente in contrario sul fatto che ci debbano essere delle tutele per le minoranze nel nostro territorio nazionale, in questo caso la minoranza ladina; anzi, vediamo con interesse quello che ha fatto anche il Governo in questa direzione, cosa è stato fatto in questi anni in un processo di integrazione.

Il problema, però, che noi vogliamo porre all'attenzione di questa Camera, ma non solo, anche all'esterno, lo abbiamo fatto più volte, ed è stata una delle battaglie che ha contraddistinto la destra politica in questa nostra nazione per tanti anni, è la difesa anche degli italiani che vivono nell'Alto Adige. Perché dagli ultimi censimenti sono sempre di meno, e probabilmente dovremmo intervenire per porre una legge a tutela dei loro diritti, perché non è possibile che qualcuno si senta straniero nella propria patria, e non è un reato essere italiani in Alto Adige, come non è un reato ovviamente essere ladini o essere di lingua tedesca.

Se no altrimenti si sono invertite un po' le situazioni! Quindi noi, vedete, vogliamo dare il nostro voto di astensione a questo provvedimento proprio in questa ottica. Sarebbe stato un voto favorevole, vorrei dire; però ci asteniamo perché vogliamo porre l'attenzione di questa Camera su una vicenda che riguarda gli italiani di Alto Adige molte volte tenuta in poca considerazione, eccetto pochi interventi in quest'Aula di autorevoli esponenti anche del centrodestra, come l'onorevole Biancofiore, che va lodata per quello che fa a difesa degli italiani lassù, e sicuramente noi che siamo di altre parti d'Italia vediamo con interesse questo attaccamento al sentimento nazionale. Con grande franchezza, si va verso una condizione interculturale europea, di multiculturalismo: sicuramente, insomma, in questo contesto vedere gli italiani che sono in Alto Adige discriminati è una cosa che lascia veramente sconcertati, e per questo motivo noi ci asterremo su questo provvedimento; ripeto, altrimenti poteva essere anche un voto favorevole (Applausi della deputata Biancofiore).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Presidente, confermo il voto favorevole a questo provvedimento a nome del gruppo, e lo faccio con molto piacere anche in qualità di deputato eletto nella regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Questo provvedimento modifica lo statuto speciale della regione in direzione di una più marcata tutela della minoranza linguistica ladina. Noi riteniamo che la tutela delle minoranze linguistiche sia un valore costituzionale di particolare importanza; e del resto, questo valore costituisce una delle architravi portanti del progetto di autonomia speciale derivante dall'Accordo italo-austriaco di Parigi del 1946: un Accordo che non finiremo mai di ricordare come un fatto positivo, che ha consentito di trasformare un'area caratterizzata da scontri e divisioni in un'area di convivenza e di progresso.

La legge prevede meccanismi istituzionali di maggiore garanzia per la rappresentanza ladina e per la sua partecipazione alle decisioni pubbliche nella provincia autonoma di Bolzano. Per quanto riguarda la comunità ladina della provincia autonoma di Trento, la legge rafforza una istituzione originale, del tutto originale nell'ordinamento italiano, qual è quella del Comun General de Fascia: attraverso questa scelta, si punta a garantire una maggiore unità dei ladini di Fassa e più qualificati strumenti di autogoverno per questa comunità.

Vogliamo cogliere in conclusione questo provvedimento come un segnale importante, coerente con una filosofia che ci appartiene culturalmente: sono gli apparati istituzionali che devono adeguarsi alle caratteristiche peculiari delle comunità, e non viceversa. Dunque la legge costituisce per noi un passaggio positivo, che conferma e rafforza una concezione pluralista della nostra comunità nazionale e rilancia il valore dell'autonomia in una prospettiva che non è solo freddamente istituzionale o burocratica, ma è anche capace di tutelare una diversità di lingue e di culture, e questo è per noi una ricchezza collettiva. Un segnale questo particolarmente importante in una fase storica, come la nostra, che vede scricchiolare in molti posti la coincidenza fra Stati e nazioni, vede riemergere rischi di nazionalismo in molte parti d'Europa, e dunque ci deve spingere ad elaborare e vivere una concezione più moderna del principio di sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Presidente, onorevoli colleghi, dopo molti mesi riusciamo a portare a conclusione l'iter di questo disegno di legge rimasto in fondo al cassetto, e superato purtroppo dalle cosiddette priorità. Per il gruppo Sinistra Italiana-SEL-Possibile invece, la tutela dei diritti delle minoranze è una priorità: è garante del rispetto e dell'esercizio della democrazia, è un dato costitutivo della nostra visione politica e culturale, e anche per questo riteniamo positivo ogni passo che vada nella direzione della piena attuazione del disegno contenuto nella nostra Costituzione. Vi ricordo che all'articolo 6 si prevede espressamente: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. Si tratta di un principio fondamentale che auspichiamo trovi sempre maggiore riconoscimento in tutte le aree del nostro Paese dove vivono minoranze linguistiche. Siamo consapevoli di dover ancora fare molta strada per garantire un'adeguata tutela a tutte le minoranze linguistiche presenti nel nostro Paese. Ci abbiamo provato anche nell'ultima legge elettorale: non siamo riusciti a ottenerlo da questo Parlamento. D'altronde anche con la proposta di legge costituzionale, che pure nel titolo si pone come obiettivo la tutela della minoranza ladina, come è stato più volte stigmatizzato anche dal nostro collega Kronbichler, nei fatti favoriamo solo la parte della minoranza ladina che è già la più tutelata o la meno svantaggiata, possiamo dire, ed è la parte ladina della sola provincia di Bolzano. Le popolazioni ladine, infatti, sono sparpagliate tra cinque valli divise in tre province, Bolzano, Trento e Belluno, e tre regioni differenti, Trentino-Alto Adige, Veneto e anche Friuli-Venezia Giulia. Abbiamo rischiato, se non fossero state approvate le modifiche alla proposta di legge costituzionale che riportano al metodo proporzionale, una popolazione divisa e più diseguale per diritti e trattamento. Per tali motivi pensiamo che quanto ci accingiamo a votare oggi sia un primo passo e che sia necessario lavorare ancora per fare in modo che siano eliminate le disparità di trattamento nei confronti della minoranza ladina presente in tutte le regioni e in tutte le diverse province. In linea generale vorrei ricordare che, per fare in modo che il sistema di tutela e l'eliminazione della disparità di trattamento siano estesi anche alle altre minoranze linguistiche che arricchiscono il nostro Paese, rimane assolutamente fondamentale che sia finalmente ratificata dal Parlamento italiano la Carta europea per la tutela delle minoranze linguistiche. La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie è datata 1992 ed è entrata in vigore il 1° marzo del 1998 quando è stata ratificata da cinque Stati. È stata firmata da trentatré Paesi, tra cui anche l'Italia, che in venticinque anni non è riuscita a ratificarla a differenza di altri ventiquattro Paesi tra i quali la Svizzera, l'Austria, la Spagna e il Regno Unito che hanno un'articolazione di comunità nazionali al loro interno che non solo non hanno paura di riconoscere ma a cui hanno dato un riconoscimento pieno anche sotto il profilo culturale della lingua. Esiste quindi un tema generale su cui la nostra nazione è inadempiente e che va al più presto risolto. Ora, ritornando nello specifico della proposta di legge costituzionale, possiamo affermare che il nostro gruppo esprimerà con maggior convinzione il suo voto favorevole dopo i cambiamenti introdotti dal Senato che hanno eliminato dal testo gli articoli 2 e 5 con le modifiche degli articoli 47, 48 e 61 dello Statuto dell'autonomia infilate alla Camera - mi dispiace dirlo - dalla Südtiroler Volkspartei con l'avvallo del Partito Democratico (Applausi della deputata Biancofiore), modifiche assolutamente estranee alla natura della proposta di tutela della minoranza linguistica sul lato della rappresentanza e della proporzionalità anche etnica. Tali modifiche incidevano sul sistema elettorale per l'elezione del consiglio provinciale e dei consigli comunali e portavano artificiosamente a una modifica introducendo la dizione “eletto con sistema proporzionale” anziché “su base proporzionale” che ledeva il principio vincolante della tutela dell'equilibrio della rappresentanza perché avrebbe permesso, tra l'altro, con quella piccola modifica di dizione, che si potessero addirittura introdurre principi maggioritari o sbarramenti: un vero e proprio attentato a un principio cardine del sistema autonomistico qual è il principio della rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici negli organi elettivi della provincia. In questo caso possiamo dire davvero che, per fortuna, ci ha pensato il Senato e, per fortuna, ci hanno pensato i cittadini lo scorso 4 dicembre a salvare la nostra Costituzione salvaguardando il Senato. Voglio concludere la mia dichiarazione di voto citando un passo del Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica scritto proprio da Alexander Langer: sicuramente tutti voi lo conoscerete. Dopo aver ricordato la frase pronunciata dal vescovo di Banja Luka, durante la guerra civile jugoslava degli anni Novanta, disse: “un prato con molti fiori diversi è più bello di un prato dove cresce una sola varietà di fiori”.

Langer scrive: “La compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse sullo stesso territorio, nella stessa città, deve essere riconosciuta e resa visibile. Gli appartenenti alle diverse comunità conviventi devono sentire che sono “di casa”, che hanno cittadinanza, che sono accettati e radicati (o che possono mettere radici). Il bi- (o pluri-)linguismo, l'agibilità per istituzioni religiose, culturali, linguistiche differenti, l'esistenza di strutture ed occasioni specifiche di richiamo e di valorizzazione di ogni etnia presente sono elementi importanti per una cultura della convivenza. Più si organizzerà la compresenza di lingue, culture, religioni, segni caratteristici, meno si avrà a che fare con dispute sulla pertinenza dei luoghi e del territorio a questa o quella etnia: bisogna che ogni forma di esclusivismo o integralismo etnico venga diluita nella naturale compresenza di segni, suoni e istituzioni multiformi.”. Questo era Alexander Langer. Questo è il nostro principio politico con cui noi in questo momento daremo il nostro voto affermativo alla proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente. Anche la Lega Nord, essendo venute meno le perplessità che nella seduta del 20 giugno 2017 ci avevano portato ad esprimere un voto di astensione - sia pure esprimendo al popolo ladino, come avevo ricordato anche allora nel mio intervento in dichiarazione di voto, quello che esso rappresenta: il fatto che, all'interno di un'Europa che sempre più tende alla omologazione, anzi alla omogeneizzazione dei popoli, rappresenta uno straordinario precipitato storico di un popolo che vanta una storia plurisecolare - essendo venute meno, dicevo, tali perplessità, la Lega Nord in questa circostanza esprimerà voto favorevole, augurandosi ovviamente che i ladini in quanto tali, non soltanto perché parlano una lingua minoritaria ma in quanto sono un popolo, possano, che la loro etnia possa continuare e proseguire a vivere anche nei decenni e nei secoli futuri, perché è fondamentale che, ripeto, all'interno dell'Europa ci sia rispetto per quello che siamo e che eravamo. Auspico inoltre che la discussione e la riflessione, l'ennesima per quanto riguarda il popolo ladino all'interno del Parlamento, rappresenti in qualche modo un anticipazione di quello che, secondo la Lega, deve avvenire ormai nel prossimo Parlamento vale a dire una seria riflessione sul sistema delle autonomie più globalmente intese all'interno dallo Stato italiano. Ci sono stati parecchi campanelli d'allarme tanti, tantissimi, ultimi solo in ordine cronologico i referendum della Lombardia e dal Veneto che hanno richiamato alle urne milioni di cittadini e che devono essere intesi pertanto come l'esigenza fortemente espressa sia dal popolo veneto sia da quello lombardo di una seria riflessione su quella che è oggi l'Italia e su quella che noi auspichiamo possa essere domani. Infatti è vero che oggi parliamo di un popolo, di una minoranza linguistica che pertanto, come stabilisce la Costituzione, nonché tutti i diversi trattati internazionali, deve essere giustamente tutelata. All'interno del più ampio Stato italiano, tuttavia, è necessario fare tutta una serie di riflessioni. Anche se c'è stato sicuramente uno “scontro” politico non tanto rivolto ovviamente nei confronti dei ladini quanto della rappresentanza politica da essi espressa attraverso la Südtiroler Volkspartei, speriamo che il clima di reciproco rispetto possa essere il punto di partenza per quella che, nel prossimo Parlamento, speriamo possa essere veramente una riforma costituzionale non come quella del 4 dicembre, della quale vorrei purtroppo ricordare il timbro di ufficialità, un timbro di approvazione, che venne dato anche proprio dal Südtiroler Volkspartei, tradendo, secondo noi, quella che è la volontà di autonomia di tutti gli altri popoli, magari non minoranze linguistiche, ma che comunque è e deve rimanere il punto centrale dell'attività di qualunque Parlamento. Se vogliamo che i milioni di voti recentemente espressi rimangano tali, rimangano, cioè, una voce all'interno di un gioco democratico, se vogliamo effettivamente che passi un messaggio chiaro, vale a dire che il Parlamento prende sul serio quelli che sono i pronunciamenti ufficiali, democratici, chiari, effettuati attraverso il gioco delle urne, allora non possiamo limitarci al riconoscimento del popolo e della minoranza linguistica ladina, non possiamo limitarci ad una ormai trita e ritrita analisi circa la necessità o meno, oggi, nel 2017, di avere regioni a statuto speciale. Dobbiamo effettivamente capire quelle che sono le richieste dei nostri territori e dare una risposta costituzionalmente chiara e ferma prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lainati. Ne ha facoltà.

GIORGIO LAINATI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, mi fa piacere, per la stima e la considerazione che ho nei confronti dell'amico Daniel Alfreider, di poter annunciare il voto favorevole del gruppo di Alternativa Popolare a questa legge costituzionale, concernente modifiche allo statuto del Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina. Ricordiamo, signor Presidente, che lo statuto speciale della regione Trentino nel suo complesso ha delineato un sistema di particolari garanzie a tutela delle minoranze linguistiche per salvaguardarne l'identità e garantirne la rappresentanza nelle istituzioni locali e regionali in relazione alle particolarità storiche e sociali di quella regione, agli obblighi internazionali assunti dallo Stato italiano e agli interessi nazionali.

Signor Presidente, pertanto la tutela delle minoranze, che è un principio affermato in via generale dall'articolo 6 della Costituzione, ha un significato particolarmente importante nello statuto speciale del Trentino-Alto Adige, assumendo connotazioni del tutto particolari nella comunità e nelle istituzioni di quella regione. Già durante l'iter in sede referente avevamo espresso un parere favorevole su questo disegno di legge costituzionale, motivando il tutto proprio come la Costituzione preveda la tutela delle minoranze linguistiche. Come ho già detto, all'articolo 6 la Costituzione ha inteso superare il concetto di minoranza oggetto di tutela per pervenire ad un riconoscimento della minoranza stessa come soggetto attivo in ogni settore della società nella quale vive, dunque nel settore dell'economia, della cultura, nella politica e nelle attività sociali più significative.

Il progetto di legge costituzionale è volto a salvaguardare, tutelare e valorizzare alcune minoranze che partecipano in modo fondamentale alla crescita economica e sociale di un territorio che - va sottolineato, onorevoli colleghi - ha dimostrato un buon livello amministrativo. Crediamo sia opportuno approvare questa proposta per rafforzare la minoranza ladina da un punto di vista politico-istituzionale. Si tratta di un progetto che tende a promuovere e valorizzare la minoranza ladina, di cui devono essere salvaguardate le caratteristiche etniche e culturali, nonché la partecipazione alla vita politica e istituzionale della regione che concorre a caratterizzare l'intera comunità regionale.

Infatti, l'articolo 6, oltre a vietare ogni forma di discriminazione, vale a dire un trattamento peggiorativo fondato sulla diversità di lingua, garantisce anche una tutela positiva, al fine di conservare il patrimonio linguistico e culturale delle minoranze in ossequio ai principi di pluralismo e tolleranza. La Corte costituzionale ha più volte affermato che la tutela delle minoranze linguistiche costituisce un principio fondamentale dell'ordinamento costituzionale, e il progetto di legge che stiamo per votare prevede norme coerenti con lo spirito dello statuto e della nostra Carta costituzionale. In particolare, si introducono, ripeto, quei principi che riguardano la piena parità di rappresentanza del gruppo linguistico ladino, e, ad esempio, mi riferisco a quella relativa alla possibilità di accedere a ruoli istituzionali e di governo regionale, come la carica di vicepresidente della giunta provinciale.

In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, nel ribadire il voto favorevole del gruppo parlamentare di Alternativa Popolare, occorre specificare come questo progetto di legge costituzionale offra garanzia fondamentale e valorizzi pienamente le minoranze linguistiche in ossequio ai principi della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, signor Presidente, o giulan, signor President, cari segretari di Stato, che è un epiteto più nobile, e cari anche ospiti che sono venuti dalla Ladinia, ospiti ladini, che assistono ai nostri lavori. Ci siamo, ecco, cambiamo, e questa è la volta definitiva, lo statuto dell'autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Intendo dire cambiamo la Magna Charta della nostra regione, entrata in vigore esattamente 45 anni fa. Evito coscientemente di dire la nostra Costituzione, che, a volte, siamo tentati di dire, perché la Costituzione è una, ed è anche nostra, di noi sudtirolesi. Ci tengo a ribadire questo, perché troppe volte noi sudtirolesi ce lo dimentichiamo o non lo apprezziamo debitamente. Non smetto di sollecitare i miei compatrioti sudtirolesi a sapere apprezzare la Costituzione italiana, perché ci tutela, a volte, anche da soprusi da parte delle nostre stesse istituzioni autonome.

Vado fiero della nostra Costituzione, che convintamente ho anche difeso da una riforma sbrigativa e centralizzante. Non mi vergogno di chiamarmi un patriota della Costituzione, e lo statuto dell'autonomia non è un'eccezione ad essa, ma, piuttosto, un suo compimento. Presidente, non si riesce a parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

FLORIAN KRONBICHLER. Ecco, oggi portiamo a compimento un qualcosa che i padri dell'autonomia all'epoca si erano dimenticati, sì, semplicemente dimenticati di fare, ed è l'equiparazione del gruppo linguistico ladino a quello tedesco e italiano riguardo ad alcune importanti cariche pubbliche. Senza dubbio è un provvedimento riparatorio; dà al gruppo ladino il diritto di avere una vicepresidenza del governo provinciale, così come una vicepresidenza in diverse istituzioni e commissioni da cui fino ad ora era escluso. Elimina, insomma, alcune discriminazioni a livello istituzionale. Io personalmente e il nostro gruppo, avremmo preferito che l'equiparazione dei ladini agli altri due gruppi linguistici in zona la si facesse in modo più moderno e più organico, con maggior riguardo alla realtà sociale e culturale, e meno istituzionale. Avevo pronto, in tal senso, una mia propria proposta di legge costituzionale, ma non disponendo, a differenza dei colleghi della Südtiroler Volkspartei, del sostegno della maggioranza sudtirolese, ritenni non responsabile depositare la mia proposta molto più articolata. Non volevo dare ulteriore disturbo all'iter già tortuoso di questa legge. Così noi del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista voteremo con senso di responsabilità questa proposta di legge, così come l'abbiamo votata nei suoi passaggi precedenti, sia qui alla Camera che al Senato prima.

Mi congratulo con il gruppo proponente il provvedimento, cioè quello della Südtiroler Volkspartei e in special modo il suo primo firmatario, il collega Daniel Alfreider, per il successo suo e dei ladini e delle Dolomiti. Spero che sappia riconoscere il nostro contributo, certo critico, ma leale, finalizzato sempre al comune scopo. Solo tra discussione sulle linee generali e dichiarazione di voto io intervengo ora in Aula per la sesta volta su questo stesso provvedimento, per non contare gli interventi sugli emendamenti. Credo che, nel corso di questo svolgimento, chi ne è interessato ha avuto modo di conoscere o di conoscere parecchio di questa nostra più piccola minoranza linguistica. E siccome è risaputo che bella parte di questo Parlamento suole passare le sue ferie estive o invernali proprio da quelle parti, così mi risparmio divagazioni più approfondite. Non mi voglio ripetere. Le critiche al provvedimento e all'iter che esso ha preso sono state fatte e sono a verbale. Non guardo indietro, questa è giornata di raccolto. E, al posto di ciò che non c'è e che manca, io vorrei portare l'attenzione ad alcune conquiste, che il laborioso popolo dei ladini si è mantenuto, credo, a futura memoria.

Primo, considero una felice coincidenza che quest'Aula avrebbe dovuto dare ieri - però lo darà la settimana prossima - via libera al passaggio del comune di Sappada, comune della minoranza linguistica, quella volta tedesca, dalla regione Veneto a quella del Friuli, a cui si sente più legato per cultura e tradizione. Ecco la richiesta principale storica dei ladini è pure quella dell'unificazione del territorio ladino, oggi diviso in tre province nell'unica regione Trentino-Alto Adige/Südtirol con l'aggregazione alla provincia di Bolzano e dei tre comuni bellunesi, che l'avevano chiesto a suon di referendum dieci anni fa.

Secondo, la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol rischia ormai di finire una scatola vuota. Bolzano in pratica la vuole abolire. Per i ladini, invece, la regione costituisce un'istituzione indispensabile per tenere insieme la comunità. Rinunciare ad essa significherebbe dividere ulteriormente il più piccolo dei tre gruppi linguistici.

Terzo, tutte le norme di tutela della minoranza linguistica sono fatte solo prevalentemente a misura del più grande e dominante gruppo tedesco. Al gruppo ladino, molto più piccolo, parecchie di tali norme si rivelano inapplicabili o inappropriate. Funzionano lo stesso, perché il fratello grande, la SVP, generosamente gli passa ciò che per Statuto al piccolo non spetterebbe sempre. Non è dignitoso questo. Ai ladini spettano diritti, non opere di carità.

E infine, perché siamo alla vigilia di elezioni, parlamentari e regionali, la Südtiroler Volkspartei per sé stessa si è fatta forte a favore di collegi elettorali. Trento, la provincia di Trento, ne ha introdotto uno per le provinciali, proprio per garantire la presenza di un ladino al consiglio provinciale, eletto dai ladini. La Südtiroler Volkspartei ai suoi ladini non lo concede. Sarà - mi chiedo – perché, nel caso, i ladini si potrebbero rendere troppo indipendenti dal partito fino ad oggi loro generoso padrino?

Tanto a futura memoria. Nell'intanto, prendano i latini ciò che la realpolitik è disposta a passargli. Il nostro voto c'è. Auguri! Aodunse n laur sinzîr che portes früc! Giulian, President(Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Le forze politiche che mi hanno preceduto fanno comprendere in maniera assolutamente sconfortante che il Parlamento italiano non ha assolutamente contezza di quello che accade nella mia terra, il Trentino-Alto Adige/Südtirol. Così come, purtroppo, con grande evidenza, non ha contezza neanche di quello che accade in Catalogna, dove ad essere discriminati, per chi non lo sapesse, sono gli spagnoli e non certo, appunto, i cittadini della Catalogna stessa.

Onorevoli colleghi, signor Presidente, nell'annunciare la conferma dell'astensione del gruppo Forza Italia alla Camera, ribadisco che sarebbe potuto essere un voto favorevole, se la maggioranza di Governo, guidata in questa materia dal qui presente sottosegretario Bressa e il partito etnico di maggioranza etnica assoluta della mia terra, il Trentino-Alto Adige/Südtirol, avessero accettato la revisione da parte del Parlamento italiano, cioè di tutti noi, dell'intero Statuto d'autonomia, risalente appunto, come ha detto il collega Alfreider, ben al 1972 e che io avevo presentato, recante norme in favore della comunità ladina - lo dico agli amici ladini qua presenti - anche più favorevoli di quelle che ci apprestiamo ad approvare. Se l'avessero letta, l'avrebbero capito. Tutta la comunità ladina, come ha appena detto il collega Kronbichler, non quella soltanto assoggettata alla rappresentanza della Südtiroler Volkspartei.

Ma questo mio disegno di legge della riforma dell'intero Statuto d'autonomia recava soprattutto norme per il riequilibrio dei diritti in favore della comunità italiana, che è la vera minoranza locale, della quale il Parlamento italiano dovrebbe farsi carico e, purtroppo, non lo fa. Statuto d'autonomia, con buona pace di un padre della patria come De Gasperi, soggetto oggi alla rilettura faziosa - e il collega Alfreider ve l'ha omesso - di improbabili commissioni locali, nominate dalla provincia autonoma, che - alla luce di quanto sta accadendo in Catalogna il Parlamento italiano ne sia edotto - hanno votato a maggioranza etnica tedesca, cioè bulgara, in Alto Adige, per inserirvi l'autodeterminazione nello Statuto d'autonomia. Tradotto: per la secessione.

Ripeto e scandisco, affinché rimanga agli atti del Parlamento italiano, che forse - ma lo vedremo -, per la scellerata norma elettorale incostituzionale riservata, come sapete, alla mia terra, sarà privata della voce della verità l'opposizione italiana dell'Alto Adige.

Ripeto e lo ribadisco: autodeterminazione uguale secessione. D'altronde, i Governi delle sinistre, avvicendatisi negli anni, hanno sfasciato la cornice regionale, come ha detto prima il collega Kronbichler, voluta da De Gasperi, proprio per garantire l'autonomia innanzitutto al suo Trentino, che prima o poi finirà annesso al Veneto, e che gli italiani restassero maggioranza nella regione. Hanno trasferito dallo Stato alle province autonome l'organizzazione della scuola e della cultura, le ferrovie, le strade, i conservatori, di recente l'organizzazione dei tribunali e ora si punta diretti alle agenzie fiscali.

Per non parlare dell'emendamento approvato ieri in Commissione bilancio del Senato, presieduta non a caso da un trentino, che dovrebbe fare proprie le parole del sottosegretario Boschi, ora al G7 sulle pari opportunità e sulla violenza sulle donne, sul consentire le leadership femminili, in merito all'autostrada del Brennero, scavalcando il dovere di gara per la concessione scaduta nel 2014. Intendiamoci, perché poi vanno in Alto Adige e, con la Pravda e con la censura dei media locali, dicono che io sono contro la A22. No! Io sono a favore della A22 nel mio territorio. Che rimanga al mio territorio, ma vorrei che questo avvenisse secondo le regole e non scavalcando sempre le regole.

Il tutto, o quasi, varato da sei o dodici persone, che, in barba alla procedura rafforzata, prevista per le revisioni costituzionali dalla Costituzione italiana, attraverso le commissioni paritetiche, appunto, sfornano norme di rango costituzionale di fatto immodificabili, sempre grazie al patto d'acciaio tra PD e SVP.

In pratica, per chi ancora non vuole capire, oggi è praticamente impossibile per lo Stato italiano entrare nelle maglie del reticolato giuridico delle province autonome, che si configurano già allo stato come staterelli autonomi all'interno dello Stato italiano, che amano dipingere come un limone spremuto (lo dico ai membri del Governo). Uno dei quali, peraltro, il Trentino retto dalla maggioranza sempre PD-Patt, non gode nemmeno di buona salute economica, nonostante i miliardi dell'autonomia, avendo tutti i segni meno innanzi agli indicatori economici. E come non sottolineare in questa sede che è dovuto al partito di maggioranza assoluta della mia terra proponente di questo progetto di legge, la Südtiroler Volkspartei, l'aver innalzato in ogni sede, con strafottenza e superbia, il mito delle province autonome migliori e superiori al resto d'Italia, del Südtirol über alles, con la conseguenza di aver prodotto la inevitabile e comprensibile emulazione delle produttive regioni confinanti, ravvisabile nelle parole del presidente del Veneto, Zaia, reduce dal trionfo del referendum per l'autonomia, che razionalmente ha affermato una verità lampante: “Siamo al big bang delle riforme per l'autonomia”, chiedendo ovviamente la specialità.

Io, più semplicemente, direi che l'SVP e il PD trentino, che nella pochezza costantemente persecutoria dei loro rappresentanti mi accusano di essere antiautonomista, perché oso dire la verità sulle luci e ombre della mia autonomia e la voglio sottrarre a logiche padronali o alla sovrapposizione dell'idea di privilegio, portano la colpa del big bang delle speciali, alle quali inevitabilmente assisteremo per la richiesta di autonomia, ergo dei trasferimenti economici, di tutte le altre regioni che hanno diritto a chiedere l'autonomia, come dall'articolo 116 della Costituzione, riformato proprio dal sottosegretario Bressa.

Veneto e Lombardia alle ragioni della specificità storiche e delle autonomie speciali, peraltro, superate dalla caduta delle frontiere in Europa, contrappongono giustamente le ragioni delle specificità dell'economia e del loro PIL, che vola. Ed è assurdo che proprio coloro che hanno prodotto questo big bang condannino il fatto che le regioni a statuto ordinario andate a referendum aspirino, come il Trentino-Alto Adige, a poter trattenere i nove decimi delle tasse versate in loco.

Le ragioni dell'autonomia sono ormai tutte solo economiche e da cittadina del Trentino-Alto Adige, felice ovviamente del nostro assetto economico attuale, non posso però non dire, da parlamentare italiano, che è giusto che i cittadini veneti, lombardi, emiliani, piemontesi, ma anche laziali, calabresi e pugliesi, ai quali chiedo di svegliarsi una volta per tutte, che producono e pagano le tasse, abbiano gli stessi servizi delle speciali. Non devo essere io a difendervi; dovete essere voi ad autodifendervi!

E non mi sorprenderei nemmeno, visto il danno procurato al Paese, se ora, sulla scia dell'autonomismo morboso propagandato dal partito-Stato della mia terra, nelle trattative con il Governo, Veneto e Lombardia tanto per iniziare chiedessero, per esempio, scuole separate per dialetti locali, un TAR di nomina politica, il ruolo unico per i giudici, i tribunali, quattro anni di residenza per votare e per i sussidi pubblici, a fronte dei tanti immigrati che inflazionano la loro terra e, magari, dulcis in fundo, una legge elettorale per le politiche ad hoc, visto che al Trentino-Alto Adige è concesso di scavalcare la Costituzione anche in questa materia, oggetto di plurime bocciature da parte della Consulta. Non è essendo sempre arrogantemente al di sopra di ogni regola che si conquistano simpatie alle cause delle speciali, collega Alfreider, pur pagando profumatamente consulenti marketing.

Le verità che ho fin qui enucleato vogliono però evidenziare la più assoluta preoccupazione per la mia terra, che vive nel benessere grazie alla speciale autonomia concessa dallo Stato italiano e grazie alle indubbie capacità amministrative di chi la governa, ma che, di fatto, è l'ultima isola a socialismo reale esistente in Europa, che vive di contributi pubblici a pioggia e che, a fronte della richiesta di autonomia delle regioni a statuto ordinario, non potremo più permetterci.

Dobbiamo cambiare e farlo velocemente, dobbiamo trasformarci da un'autonomia etnica ad un'autonomia territoriale, sottoposta alle regole di mercato e soprattutto, anche a fronte delle nuove etnie che si stabiliranno nella nostra terra, non ci potremo più permettere di essere altoatesini divisi per gruppi etnici, dove il partito di maggioranza assoluta conferma, nel suo statuto, di essere il partito in difesa dei soli gruppi linguistici tedesco e ladino, prevaricando l'unico gruppo realmente minoritario, a fronte di ogni report: quello italiano in terra italiana.

Dovremo stringerci sempre più nel trovare le ragioni della nostra identità e radici cristiane per ottenere il rispetto degli altri.

In sostanza, il mio è un urlo di dolore - qualora non si capisse - e voglio dire che questo è il momento di difendere tutti insieme la nostra autonomia, senza prevaricazioni di un gruppo sull'altro, avendo ben cosciente che oggi il tema della società altoatesina sarà come sostenere la concorrenza con le nuove risorse richieste dalle regioni confinanti, che già sono locomotive in Europa.

Un'autonomia del popolo altoatesino sudtirolese tutto, dove cessi la ricerca morbosa del nemico italiano ai fini elettorali, persino schedando etnicamente i bambini. I bambini, collega Alfreider, questo sì che sa di leggi razziali di fascista memoria.

Vorrei sentire, amici ladini, cosa ne pensate voi in materia, ma conosco già la risposta essendo la comunità che più ama l'integrazione e la multiculturalità ad iniziare dalla scuola. Nemico italiano che in particolare sarei io, violentemente attaccata da piccoli uomini sui quali potrei diventare volgare - e di natura non lo sono -, tacciata di estremismo e nazionalismo per aver affittato un immobile simbolo della comunità italiana, perché incidentalmente era quello lasciato dal Movimento Sociale Italiano - Alleanza Nazionale. Per farvi sorridere e capire, sarebbe come se l'SVP avesse detto che il Presidente Mattarella è un pericoloso neo-monarchico perché abita al Quirinale. Sciocchezze, follie, assurdità della mia terra che spero, al di là dei diversi schieramenti politici, vengano consegnate definitivamente al passato a fronte della nuova sfida che aspetta la piccola, ora più indifesa interezza della comunità.

L'ho detto - e vado finendo, Presidente - e lo ridico: è il momento di un new deal per la provincia autonoma, che deve diventare una comunità unica e unita, orgogliosa della propria cultura plurilingue, cristiana, ambientale, turistica, sociale e farne il proprio punto di forza senza ghigni di consueta arroganza del più forte, per reggere la concorrenza che verrà, ripartendo dal rilancio della regione distrutta dai soliti architetti sfascisti degli affari costituzionali così come l'aveva ideata De Gasperi: una comunità più grande e più forte, che esporti innanzitutto ideali ed esempi veri, un'autonomia declinata nel suo significato corretto…

PRESIDENTE. Concluda.

MICHAELA BIANCOFIORE. …ovvero libertà e soprattutto matura, un'autonomia che deve diventare adulta sull'esempio assegnata dallo statuto proprio al gruppo ladino…

PRESIDENTE. Onorevole Biancofiore, non mi costringa a toglierle la parola. È già un minuto oltre il suo tempo. Deve concludere!

MICHAELA BIANCOFIORE. Ho finito e concludo. Non a caso…

PRESIDENTE. Ma se lei ricomincia un periodo ogni volta…

MICHAELA BIANCOFIORE. Non a caso, sempre in merito a questo provvedimento ho parlato di autonomia ladina da estendere su tutto il territorio altoatesino.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Biancofiore. Mi dispiace, ma non posso andare oltre un minuto e rotti da quando lei ha terminato il suo tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA'. Grazie, Presidente. In questo intervento vorrei ripercorrere le tappe salienti e sottolineare gli aspetti politici negativi che hanno caratterizzato il processo legislativo di questa legge rischiando di farla naufragare.

Mi soffermo su due questioni: da un lato, il MoVimento 5 Stelle ha lavorato per estendere e rafforzare la tutela della minoranza linguistica ladina dalla sola provincia di Bolzano all'intera regione Trentino-Alto Adige/Südtirol e, quindi, anche alla provincia autonoma di Trento con le minoranze mochena e cimbra; dall'altro, i proponenti della proposta di legge che stiamo per votare hanno cercato di introdurre nel testo di legge elementi che nulla avevano a che vedere con il tema della tutela di un gruppo linguistico.

In particolare, voglio ricordare gli emendamenti proposti dal collega Fraccaro che hanno consentito di introdurre la possibilità, per i consigli regionali e per i consigli provinciali di Trento e di Bolzano, di svolgere sessioni straordinarie riguardanti i diritti delle minoranze linguistiche. È stato dato così riconoscimento a popolazioni che storicamente sono state oggetto di ripetuti tentativi di cancellazione. Questa novità, di cui il MoVimento 5 Stelle ha il merito, ci auguriamo possa essere il punto di partenza per la tutela di altre minoranze linguistiche storiche nelle regioni limitrofe. In particolare, mi riferisco ai ladini di Cortina d'Ampezzo, di Livinallongo e Colle Santa Lucia o, per meglio dirlo in ladino, di Anpezo, Fodom e Col, e alle minoranze linguistiche di Sappada, oltre che alle altre minoranze linguistiche presenti nelle altre regioni d'Italia.

Grazie al MoVimento 5 Stelle è stato difeso lo statuto di autonomia ora in vigore, norma di rango costituzionale a rischio di pesanti revisioni in senso peggiorativo per quanto riguarda gli ambiti del sistema giurisdizionale e della legge elettorale.

La prima azione di difesa ha riguardato la giustizia; infatti, la Südtiroler Volkspartei, anziché proporre di eliminare la scellerata disposizione che prevede la nomina politica dei giudici del TAR per le province di Trento e Bolzano, ha fatto un tentativo di introdurre la nomina politica di un giudice del TAR anche per il gruppo linguistico ladino. Si tratta di una modifica totalmente estranea alla tutela della minoranza ladina ma che, al contrario, avrebbe solo rafforzato il legame che vige in Alto Adige tra il potere politico della SVP e il potere della giurisdizione amministrativa. L'indignazione generale dell'Aula ha permesso lo stralcio dell'articolo. Tuttavia, questo vulnus in Alto Adige rimane e provoca gravi distorsioni.

La seconda azione di tutela della Costituzione ha riguardato una convinta difesa dell'attuale assetto elettorale all'interno della provincia autonoma di Bolzano. In pratica, nel primo passaggio in quest'Aula era stato incomprensibilmente votato un emendamento che avrebbe di fatto comportato il passaggio da un sistema proporzionale a un sistema su base proporzionale per l'elezione del consiglio provinciale di Bolzano e degli enti locali della provincia di Bolzano. Una mossa che è stata neutralizzata in Commissione al Senato, per l'effetto di audizioni di costituzionalisti e di eminenti rappresentanti della comunità ladina della provincia di Bolzano convocati su iniziativa del MoVimento 5 Stelle. A tal riguardo, devo ringraziare il collega senatore Endrizzi che si è attivato insieme al collega consigliere provinciale Paul Köllensperger.

C'è bisogno di questa legge? Sì, essa assolve allo scopo di garantire maggiori tutele alla minoranza linguistica ladina. Dobbiamo ampliare i diritti delle minoranze linguistiche, ma soprattutto attuarli, perché non restino solo sulla carta, cosa che, ad esempio, non è successa nell'informazione e nella comunicazione politica: la RAI-Südtirol è sotto dominio assoluto della SVP. Per inciso, in ogni trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni politiche, le altre forze politiche è come se non esistessero, ciò in ragione della totale assenza di una regolamentazione della vigilanza dei servizi radiotelevisivi in lingua tedesca.

Un altro esempio di mancata tutela di una minoranza linguistica è il caso del Comun General de Fascia. Il Comun General de Fascia è un ente sovracomunale costituito nel territorio che coincide con quello dei comuni dove è situato il gruppo linguistico ladino dolomitico della Val di Fassa. La costituzione di questo ente rappresenta un caso unico istituito per legge senza passare per una consultazione popolare. Ci troviamo, pertanto, di fronte a una forzatura portata avanti dalla classe politica al governo nella provincia di Trento negli ultimi vent'anni, il cui scopo non è certo quello di salvaguardare il gruppo linguistico ladino dolomitico della Val di Fassa, bensì quello di affermare il potere della provincia su quello dei comuni ladini. I comuni ladini trovano la loro legittimità in secoli di storia e nelle antiche regole di Campitello, Gries, Canazei, Fontanazzo, Pozza, Alba e Penia, e non in atti di forza pseudo democratici unicamente pensati per svuotare di competenze i comuni e metterle nelle mani del vassallo della provincia in Val di Fassa, ovvero la UAL, Unione Autonomista Ladina, componente ladina del governo provinciale di centrosinistra. In tal senso il MoVimento 5 Stelle si attiverà, perché il Comun General svolga una funzione di valorizzazione della minoranza linguistica ladina e non per svuotare di competenze i comuni ladini storici.

Fortunatamente, all'immagine della gestione grigia e clientelare trasmessa dai partiti locali si contrappone l'immagine genuina e fortemente identitaria della cultura ladina, la “populazion de piera” (popolo di pietra), come l'ha definita nei suoi versi il poeta ladino Roland Verra, popolo universalmente conosciuto per la resistenza agli oppressori, le tradizioni alpestri democratiche - come ci ha ricordato il collega Fraccaro - e per l'opera di intellettuali come il già citato Roland Verra, Max Tosi, Valentino Dell'Antonio, Frida Piazza - solo per citare alcuni poeti -, o come Fabio Chiocchetti, fautore del recupero di alcuni elementi della cultura tradizionale ladina che ne ha permesso la sopravvivenza e la diffusione.

In questo ambito ritengo doveroso portare l'attenzione dell'Aula sui ladini storici di Cortina d'Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia, in provincia di Belluno, questo perché i confini imposti dal legislatore tra regioni ordinarie e province a statuto speciale stanno uccidendo le minoranze linguistiche venete ladine. Queste comunità ladine, distaccate nel 1923 dalla provincia di Bolzano, hanno ottenuto un riconoscimento da parte dello Stato soltanto con l'approvazione della legge n. 482 del 15 dicembre 1999, che in attuazione dell'articolo 6 della Costituzione stabilisce le norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche. Tuttavia, la legge si è rivelata del tutto insufficiente, in particolar modo nel riconoscimento territoriale da parte degli enti. Lo stanziamento all'epoca era di 20 miliardi e mezzo di vecchie lire, ma negli ultimi anni il fondo è stato notevolmente tagliato, tanto che nei tre comuni sopra citati, nel 2017, vi è stata la rinuncia alla richiesta del finanziamento. Gli unici finanziamenti provengono dalla regione Veneto, nell'ordine di circa 3.000 euro all'anno per ogni unione ladina; nessun finanziamento per l'istituto culturale “Cesa de Jan”, che tra l'altro non è un ente pubblico come gli altri istituti, ma un'associazione di comuni e unioni ladine.

In provincia di Belluno, l'insegnamento del ladino è previsto dalla legge n. 482 del 1999, nei limiti in cui è richiesto dai genitori e dagli alunni. L'applicazione della stessa è, tuttavia, ostacolata dalla mancanza di fondi necessari per l'impegno di docenti qualificati. È necessaria, quindi, una legge regionale o nazionale con l'obbligo di copertura finanziaria in tutti i livelli scolastici ed amministrativi, per poter salvare la specificità linguistica e culturale.

Ricordo che in Sudtirolo, sin dal 1948, i ladini godono del privilegio di avere una scuola paritetica che, oltre all'insegnamento in ugual misura in tedesco e in italiano, prevede per la scuola dell'obbligo due ore settimanali d'insegnamento del ladino. Questa è la salvezza della cultura ladina per i comuni di Cortina d'Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e di Colle Santa Lucia (Applausi della deputata Biancofiore). È compito di quest'Aula preservare questa cultura, e sono anche le ragioni principali che hanno portato al referendum 2007, dove questi comuni hanno chiesto di passare in Alto Adige. Ricordo a tutti il caso di Sappada, di cui stiamo discutendo in queste settimane.

Vi sono stati casi in cui gli insegnanti hanno ripreso in questo modo i bimbi di queste valli: “non esprimetevi con il linguaggio delle scimmie”. Questo non deve più succedere! Gli insegnanti, quando accettano di venire a lavorare nelle comunità ladine, devono essere consapevoli di trovarsi in un territorio di minoranza tutelato con legge nazionale.

Ritornando al testo in esame, ritengo in linea di principio positivo il tentativo dell'onorevole Alfreider di intervenire su questa materia con una proposta di legge costituzionale.

Oggi, grazie soprattutto agli emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle e dal collega Fraccaro, abbiamo colmato alcuni vuoti della proposta di legge. I principi a cui ci siamo ispirati come MoVimento 5 Stelle sono quelli contenuti nella Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa. La Convenzione considera la protezione delle minoranze nazionali un elemento essenziale alla stabilità, alla sicurezza democratica e alla pace nel continente; riconosce che una società pluralistica e veramente democratica deve non solo rispettare l'identità etnica, culturale, linguistica e religiosa di ogni persona appartenente a una minoranza nazionale, ma anche creare le condizioni adatte a permettere di esprimere, preservare e sviluppare questa, per permettere alla diversità culturale di essere una fonte di arricchimento per ogni società.

Dove sta il valore dei ladini? Risiede nell'essere esempio vivente di una comunità rurale alpina, che ha saputo adattarsi ai cambiamenti della modernità senza perdere la propria identità culturale. Una comunità da cui prendere esempio: i ladini sono infatti portatori di tradizioni secolari; una democrazia alpina che ha fatto dell'autogoverno e degli usi civici un tratto caratterizzante. Quello della comunità ladina, se comparato alle istanze centralistiche odierne, può apparire forse, a molti di coloro che siedono in quest'Aula, come un sogno utopico, ma per noi del MoVimento 5 Stelle è, al contrario, la dimostrazione tangibile che progetti democratici di partecipazione popolare possono essere ancora realizzati. È il segnale di un graduale perfezionamento di un modello per altri popoli e per altre minoranze.

A seguito di queste doverose premesse e a nome del MoVimento 5 Stelle, concludo esprimendo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

MICHELE NICOLETTI. Presidente, ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni di voto dei gruppi politici che mi hanno preceduto, anche e soprattutto dei gruppi di opposizione, che hanno sollevato in quest'Aula temi che meritano attenzione e rispetto e che tuttavia non vedono la maggioranza indifferente.

Penso, in particolare, alla questione più volte citata dei ladini del Veneto, che certamente aspettano una soluzione adeguata per una piena tutela e valorizzazione e che tuttavia sono oggetto di attenzione da parte del Governo. Penso all'iniziativa del Fondo dei comuni di confine, con la commissione presieduta dal collega De Menech, che ha stanziato 800 mila euro a sostegno dei comuni di questa zona. E così anche alle legittime preoccupazioni per tutti i gruppi e le minoranze della regione Trentino-Alto Adige, anche del gruppo italiano, che certamente non vive nelle condizioni drammatiche che ci ha descritto la collega Biancofiore, ma che merita attenzione e rispetto, più però che con provvedimenti di carattere ordinamentale con delle politiche attive che richiedono la collaborazione di tutti i gruppi.

Ma qui stiamo parlando di un'altra cosa, stiamo parlando di una proposta di legge costituzionale che modifica lo Statuto della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per una più piena tutela delle minoranze linguistiche di questa regione. Penso che su questo punto dobbiamo esprimere l'apprezzamento anzitutto all'iniziativa del collega Alfreider, della collaborazione positiva con il Governo, di tutti quelli che hanno contribuito nelle Commissioni e in Aula ad arrivare a questo testo, come è stato detto, sia da parte della maggioranza che da parte dell'opposizione.

Penso che possiamo oggi essere orgogliosi dell'atto che stiamo compiendo, per due ragioni. Primo, perché il sistema della Repubblica italiana di tutela delle minoranze linguistiche che è nato con la Costituzione italiana, con gli statuti delle autonomie speciali e che è stato variamente rafforzato dalle politiche attive ha funzionato e oggi noi possiamo guardare a testa alta e presentarci come un modello positivo nei confronti dei tanti conflitti che drammaticamente si aprono nel continente europeo, non ultimo quello della Catalogna che è stato menzionato.

La via giuridica alla convivenza pacifica, la via del rispetto della Costituzione e della trasformazione dinamica delle leggi di rango costituzionale è la via italiana, con cui l'Italia ha risposto anche a stagioni drammatiche che hanno visto anche episodi di terrorismo, e solo la scelta da parte di tutti i gruppi della via pacifica, della via giuridica della responsabilità collettiva ha consentito oggi di avere questo modello, che noi vogliamo non modificare, ma implementare qui, per quell'idea di un'autonomia dinamica e progressiva che comprende che la tutela dei diritti fondamentali, compresa quelle delle minoranze, ha bisogno di un costante aggiornamento. Perché lo scopo non è, come è chiaro a tutti, solo la tutela delle minoranze linguistiche, cioè una politica meramente distensiva, ma è qualche cosa di più ambizioso: è una valorizzazione delle minoranze linguistiche, qualcosa che riguarda non solo loro, ma riguarda noi, perché la nostra idea non è solo quella di tutelare i diritti fondamentali dei singoli e dei gruppi, ma è quella di tutelare un modello di società che fa della pluralità una ricchezza; e per questo anche da parte della maggioranza la tutela della minoranza non è solo un dovere, ma è un interesse: noi siamo interessati a vivere entro una società plurale, all'interno della quale ognuno può parlare la sua lingua, esprimere la propria cultura, rimanere fedele alle proprie tradizioni e portare dentro la comunità più ampia la propria soggettività.

Questo è tanto più importante in un momento in cui sembrano prevalere il sovranismo nazionale o l'esaltazione del primato dell'etnia o lo sciovinismo o il razzismo o la xenofobia in tante parti d'Europa; e guardate che con questo piccolo atto noi lanciamo un messaggio nuovo alla Comunità europea: procedete sulla strada del diritto e del rafforzamento dei diritti delle minoranze, questa è la via per avere un'Europa in cui la pluralità si trova in sintonia con l'armonia e con l'unità.

Questa è la sfida non solo per le nostre minoranze interne, ma anche per le nostre minoranze esterne: si aprirà tra qualche tempo una raccolta di firme per il Minority SafePack da presentare alla Commissione europea, in cui sarà importante che tutta l'opinione pubblica europea rafforzi i diritti delle minoranze anche all'estero. Pensiamo anche ai tanti italiani che negli altri Paesi non possono pienamente accedere ai programmi televisivi o ai siti Internet: la tutela delle minoranze, ovunque esse si trovino, è la sfida dell'oggi e del domani.

Io penso che oggi abbiamo un altro motivo di orgoglio, che è anche il consenso ampio che è stato raggiunto attraverso il lavoro parlamentare. È proprio questo il senso del dibattito nelle Commissioni e nell'Aula: quello di trovare punti di convergenza più ampia, perché la difesa delle minoranze è tanto più forte non solo se abbiamo degli istituti giuridici più forti, ma se abbiamo una cultura delle maggioranze più forte, se abbiamo una cultura della non discriminazione, se sempre più persone guardano alle minoranze di qualsiasi tipo come ad un valore, come qualche cosa che appunto fa parte della nostra vita, e perciò questo consenso è qualche cosa di importante.

Quello che contiene il provvedimento è ampiamente noto, perché siamo alla seconda lettura e già gli interventi che mi hanno preceduto lo ricordano.

Voglio però ricordare un paio di elementi. Prima di tutto l'elemento dell'autogoverno: la protezione delle minoranze non è protezione di oggetti ma è valorizzazione di soggetti e questo provvedimento va nella direzione di valorizzare la soggettività e il protagonismo politico della minoranza ladina, sia con le forme di rappresentanza dei ladini dentro le istituzioni rappresentative, sia dentro la Commissione paritetica sia, per quanto riguarda la provincia autonoma di Trento, il riconoscimento delle forme anche originali di organizzazione della loro autonomia come il Comun General de Fascia, che trova qui per la prima volta nello statuto il suo riconoscimento e la sua valorizzazione. Perché questa è l'autonomia: non solo protezione di lingua, non solo protezione di cultura, ma riconoscimento della soggettività politica, valorizzazione delle capacità di autogoverno e anche della creatività istituzionale delle minoranze.

A me pare che di questo provvedimento, per questa ragione, possiamo essere tutti orgogliosi. Questa è l'idea degli ordinamenti politici come comunità. E in questo senso quello che qui stiamo facendo, trovando una più forte valorizzazione e una migliore armonizzazione della comunità ladina entro la più ampia comunità provinciale e regionale, nazionale ed europea, va esattamente in questa direzione, di un rafforzamento della nostra idea di comunità. Per questo il Partito Democratico esprime il suo pieno sostegno a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

MAURO OTTOBRE. Presidente, solo per ribadire, da abitante della terra del Trentino-Sudtirolo, che certe affermazioni che ho sentito in quest'Aula lasciano il tempo che trovano: in particolare, qualche collega sembra più quel tacchino che vuole anticipare il Natale, senza magari ricordare le vere questioni per cui ha avuto origine la nostra autonomia.

Diciamo chiaramente che il Trentino-Alto Adige/Südtirol è stato occupato militarmente, perché questa è la verità, il 24 maggio 1915, quando l'Italia ha dichiarato guerra a quel territorio. Anche il re aveva promesso il referendum per quelle terre; invece così non è stato e il compromesso che si chiama autonomia, data da Alcide De Gasperi, ha proprio portato questa opportunità. Ma se non diciamo le cose chiare come stanno! Per esempio, forse nessuno lo sa, ma i sudtirolesi non hanno avuto la possibilità di esprimersi nel referendum pro monarchia o pro repubblica: se questi sono i diritti, cari colleghi, che a qualcuno sentivo dire, ecco, qui ci sono i diritti dei sudtirolesi che non sono mai stati portati avanti, perché non hanno potuto neanche partecipare al referendum sulla scelta tra la monarchia o repubblica. Certamente tutti sanno che poi il Trentino ha scelto con oltre l'80 per cento la repubblica e all'interno poi della Repubblica nella Costituzione i padri costituenti hanno garantito le minoranze linguistiche, hanno garantito anche l'autonomia speciale di cui noi godiamo.

Quindi, attenzione, perché l'esempio dalla Catalogna credo che non sia su sufficiente per questo Parlamento (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 56-D)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Ricordo che a norma dell'articolo 138, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 100, comma 1, del Regolamento, per l'approvazione occorre la maggioranza assoluta dei componenti la Camera.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 56-D:

“Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina” (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera, modificata, in prima deliberazione, dal Senato, approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione. Presenti 480, votanti 435, maggioranza 316, favorevoli 434, contrari uno.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2052 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4461) (ore 17,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4461: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010.

Ricordo nella seduta del 14 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Colleghi, per favore, ho come la sensazione che di qui a breve voteremo, quindi fate bene a rimanere ai vostri posti.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A) che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 4461)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo del Senato, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4461)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dei due ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se non vi sono interventi, chiedo al sottosegretario Amendola di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4461/1 Palese e n. 9/4461/2 Martelli.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4461)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mara Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Con il disegno di legge di ratifica in esame diamo concretezza all'articolo 27 del Trattato di cooperazione generale. L'Accordo è finalizzato a definire la cornice giuridica entro cui sviluppare la cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia in materia di difesa, rafforzare le relazioni bilaterali e consolidare le capacità difensive migliorando la reciproca posizione sulla questione di difesa. Per l'importanza di tale motivo, dichiaro il voto favorevole di Civici e Innovatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Grazie. Dichiaro il nostro voto favorevole e consegno il testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È autorizzata. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie. Intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole e chiedo di poter consegnare il testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà. L'onorevole Alli non è presente in aula: s'intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MARTELLI. Grazie, Presidente. Le ratifiche ed esecuzioni degli Accordi di cooperazione in materia di difesa e di polizia siglati tra Italia e Colombia nel 2010 sono due atti che ci consentono di confrontarci in quest'Aula sulla delicata fase di transizione politica e sociale seguita all'Accordo di pace dell'Avana siglato il 24 novembre 2016 tra il Governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie colombiane. Tale Accordo ha aperto la strada ad un'ulteriore negoziazione avviata a Quito nel 2017 tra il Governo colombiano e l'Esercito di liberazione nazionale. Di cosa parliamo quando entriamo nel conflitto colombiano che nasce nei decenni che vanno dal 1920 al 1960 con l'insurrezione armata dei contadini nel 1964 che ha provocato 218.000 persone uccise, 84.000 desaparecidos, 4.750.000 persone sfollate forzatamente? Il detonatore che ha originato il conflitto è l'accesso alla terra, intimamente relazionato alle principali necessità dell'umanità: mangiare, abitare, lavorare, istruirsi, curarsi. Ancora oggi in alcuni regioni della Colombia si muore di fame. In La Guajira 37.000 bambini indigeni Wayuu soffrono di malnutrizione. Dal 2008 al 2013, ci sono stati 4.151 bambini morti per le cause collaterali alla denutrizione. Perché parlare delle cause del conflitto quando si affronta un accordo di cooperazione? Perché è assolutamente necessario, considerato che l'Accordo di pace nasce dentro l'origine del conflitto, approntare accordi di cooperazione che stiano dentro l'accordo di pace; accordo di pace che affronta principalmente, come punto centrale, proprio la riforma agraria e la sostituzione del coltivo illecito, che è causa strutturale del conflitto. Causa strutturale perché la coltivazione lecita è fonte di reddito per i contadini colombiani, causa strutturale perché la riforma agraria è quella che consentirà, nel compimento dell'accordo, di accedere alla terra, e quindi di poter procurarsi un reddito sufficiente. Noi voteremo contro questi accordi per due motivi sostanziali. Il primo, l'accordo di cooperazione in materia di difesa può eludere la legge n. 185 del 1990 in materia di transito degli armamenti e di fornitura; secondo, perché questi accordi di cooperazione non stanno dentro, per l'origine, per gli anni in cui sono stati definiti, gli accordi di pace.

Era necessario fare un passaggio suppletivo, che contestualizzasse gli accordi di cooperazione nell'Accordo di pace siglato all'Avana nel novembre 2016. Con questo intervento, noi interveniamo anche rispetto al successivo accordo di cooperazione, quello sulla polizia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Per dichiarare il voto a favore di questo provvedimento da parte del gruppo di Forza Italia e per chiedere l'autorizzazione a consegnare l'intervento della dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palese.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Battista,

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

MARIETTA TIDEI. Presidente, dichiaro, a nome del gruppo del Partito Democratico, voto favorevole e chiedo di poter consegnare l'intervento.

PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza la autorizza con gioia.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4461)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4461:

S. 2052 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 agosto 2010" (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Discussione del disegno di legge: S. 2184 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 4462) (ore 18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4462: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013.

Ricordo che nella seduta del 14 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 4462)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo del Senato, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4462)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Abbiamo due ordini del giorno, sottosegretario Amendola.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4462/1 Palese e n. 9/4462/2 Marzano.

PRESIDENTE. Perfetto. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4462)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, l'Accordo tra Italia e Colombia in materia di cooperazione di polizia, stipulato lo scorso 28 maggio 2013, intende creare uno strumento giuridico di regolamentazione della collaborazione bilaterale di polizia sotto il profilo sia strategico che operativo. Lo scopo dell'intesa è contrastare in maniera decisiva il crimine organizzato transnazionale, nonché il terrorismo internazionale.

Chiedo, quindi, di depositare il testo, Presidente, e dichiaro il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mucci. È evidente che è più lungo il titolo della ratifica che la lunghezza della dichiarazione di voto, ma tant'è.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà. Però, se crede di consegnare…

MILENA SANTERINI. Dichiaro il nostro voto favorevole come Democrazia Solidale-Centro Democratico e consegno il testo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Dichiaro il nostro voto favorevole e chiedo di poter consegnare l'intervento.

PRESIDENTE. La ringrazio, ovviamente è autorizzato.

Non vedo l'onorevole Alli…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Per dichiarare il voto a favore del gruppo di Forza Italia e chiedere di essere autorizzato a consegnare la dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È certamente autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

MARIETTA TIDEI. Dichiaro il nostro voto favorevole e chiedo l'autorizzazione a consegnare la dichiarazione di voto(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È autorizzata.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4462)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4462:

S. 2184 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, fatto a Roma il 28 maggio 2013" (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1828 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 4463) (ore 18,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4463: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007.

Ricordo che nella seduta del 14 novembre si è conclusa la discussione sulle generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 4463)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo del Senato, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4463)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dei due ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Sempre che nessuno intenda illustrarli, chiedo il parere del rappresentante del Governo, collega Amendola.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/4463/1 Manlio Di Stefano, parere favorevole con riformulazione. Al terzo capoverso della premessa sopprimere le parole da: “mentre” fino a: “riprese”.

Sull'ordine del giorno n. 9/4463/2 Palese, parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole, Manlio Di Stefano, è accolta la riformulazione? È accolta.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4463)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, finalmente oggi approviamo gli Accordi di coproduzione cinematografici, sottoscritti dall'Italia tra il 2007 e il 2013 con Brasile, Croazia, Israele e Ungheria. Sono tutti finalizzati a consolidare lo sviluppo delle relazioni culturali e commerciali, facilitando le coproduzioni di film e consentendo l'accesso ai benefici previsti dai diversi ordinamenti per le produzioni nazionali, il che è un obiettivo importante. Gli Accordi sono anche volti a creare un importante quadro normativo per le relazioni culturali e commerciali tra l'Italia e i Paesi contraenti e, quindi, per questi motivi, annuncio il voto favorevole a nome di Civici e Innovatori (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Dichiaro il voto favorevole e consegno il testo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente, annuncio il voto di astensione del nostro gruppo e chiedo di consegnare il testo.

PRESIDENTE. La ringrazio, senz'altro è autorizzato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, per annunciare il voto a favore su questo provvedimento, da parte del gruppo di Forza Italia, e chiedere a lei l'autorizzazione per consegnare la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza con gioia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano.

MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Solo un paio di minuti per stigmatizzare intanto un atteggiamento che, per la seconda volta, subiamo, ovvero quello di fare accordi su più ratifiche differenti che, per carità, sono omogenee nella finalità, ma chiaramente il Parlamento meriterebbe di analizzarle una per una.

Questo è un accordo di coproduzione cinematografica, tra Paesi profondamente diversi, sia per storia che per relazioni con l'Italia: Brasile, Croazia, Israele e Ungheria. È un accordo che ci vede favorevoli, ovviamente, perché parla di relazioni culturali con un investimento molto basso, 16 mila euro l'anno ogni quattro anni.

Però, se avessimo affrontato le singole ratifiche una per una, per esempio, avremmo potuto stigmatizzare il fatto di prendere in considerazione un Accordo di ratifica con lo Stato di Israele, che non prevede alcuna distinzione tra i territori occupati, i territori israeliani o quelli palestinesi. Di conseguenza, non abbiamo alcuna garanzia che l'investimento, seppure irrisorio, dello Stato italiano in questo Accordo non vada a legittimare l'occupazione di alcuni territori, che invece appartengono allo Stato di Palestina.

Noi faremo un voto favorevole, perché appunto è un Accordo giusto specialmente con gli altri Paesi, ma quest'atteggiamento di fare accordi e ratificarli tutti insieme, come se fossero tutti la stessa cosa oggettivamente, deve essere superato, perché non è assolutamente giusto e soprattutto lede la volontà del Parlamento di affrontare in modo serio e di merito ogni singolo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO. Grazie Presidente. Dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Romano.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4463)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4463:

S. 1828 - "Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federativa del Brasile, con Allegato, fatto a Roma il 23 ottobre 2008; b) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia, con Allegato, fatto a Zara il 10 settembre 2007; c) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, con Allegato, fatto a Roma il 2 dicembre 2013; d) Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica d'Ungheria, con Allegato, fatto a Roma l'8 giugno 2007 " (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2051 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 4464) (ore 18,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4464: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011.

Ricordo che nella seduta del 14 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Esame degli articoli - A.C. 4464)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo del Senato, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A) .

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 4464)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

C'è l'ordine del giorno Palese n. 9/4464/1, su cui ruota l'intero dibattito sugli ordini del giorno, come mi pare di capire.

Qual è il parere del Governo?

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, meritava più attenzione, però colgo lo spirito del presentatore e quindi esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, l'ordine del giorno Palese n. 9/4464/1 è accettato dal Governo.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4464)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI. Presidente, rappresentanti del Governo e colleghi, ci apprestiamo a votare un accordo tra la nostra Repubblica ed il Governo della Repubblica Gabonese che riguarda la cooperazione nel settore militare e della difesa. Il Gabon è un Paese che attraversa una situazione politica estremamente difficile. Su questa ratifica dunque i deputati del gruppo Civici e Innovatori avranno piena libertà di voto, con il nostro auspicio e di tutta la comunità internazionale affinché questa Repubblica si lasci alle spalle il rischio strisciante di una guerra civile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Presidente, preannuncio il voto favorevole di Democrazia Solidale -Centro Democratico e chiedo di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo e per chiedere di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Voteremo contro su questa ratifica perché ancora una volta vengono aggirate le norme previste dalla legge n. 185 del 1990 con accordi intergovernativi di questo tipo, di cui peraltro si fa un vero e proprio abuso che, lo voglio sottolineare, prevedono attività comuni nel settore dell'industria militare e nella politica di approvvigionamenti, ricerche e sviluppo degli armamenti nonché cooperazione nella produzione di materiali militari. Siamo, cioè, nel campo del commercio di armamenti e relative tecnologie e, però, il Gabon è un Paese che ha alle spalle una strisciante guerra civile, come è stato ricordato, e conflitti mai risolti, con rivolte popolari represse nel sangue ed oggi è sull'orlo della guerra civile dopo le contestate elezioni dello scorso anno. È un Paese, peraltro, che investe massicce risorse, avendo peraltro disponibilità importanti, sugli armamenti e sui militari, che sono i più pagati d'Africa.

Le condizioni che ho brevemente ricordato trovano un concreto contrasto nelle norme della legge n. 185 del 1990, sia in riferimento ai rapporti con Paesi che violano i diritti umani o sono in situazioni di conflitti interni perché gli armamenti, appunto, potrebbero essere utilizzati contro la popolazione, e con Paesi che investono risorse finanziarie eccedenti le esigenze di difesa. Conosco l'obiezione e, cioè, che la ratifica è giusta perché va nell'ottica della stabilizzazione e unificazione del Paese. Ma io credo che forse quel Paese e la sua popolazione avrebbero diritto a un altro tipo di cooperazione, magari una cooperazione di tipo culturale, maggiori risorse nella cooperazione allo sviluppo, cooperazione e investimenti per la scuola e per il welfare e invece no: si fa la cooperazione militare.

Infine, voglio ricordare, soprattutto al PD, che allorché nel 2011 il Governo Berlusconi, per la prima volta in vent'anni, sottoscrisse l'accordo che ora si vuole ratificare si gridò allo scandalo. Oggi evidentemente avete cambiato idea, mentre noi pensiamo che valga ancora lo stesso giudizio e, appunto, voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

Onorevole Palese, che fa? Lei si allontana dal posto avendo la responsabilità dell'intervento? Prego.

ROCCO PALESE. Presidente, per dichiarare il voto a favore di Forza Italia. Chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. L'autorizzazione è felicemente concessa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto contrario del gruppo del MoVimento 5 Stelle e richiedo l'autorizzazione a consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Anche lei ovviamente è autorizzato

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Grazie, Presidente. Nel dichiarare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, chiedo l'autorizzazione a depositare il testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4464)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 4464:

S. 2051 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011" (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, questa mattina una grande multinazionale, la Honeywell, ha annunciato il licenziamento di 420 lavoratori con la chiusura del sito industriale ad Atessa, in Abruzzo; 420 lavoratori e le loro famiglie perdono quindi il lavoro e la serenità, ma un'intera economia subirà un tracollo economico, perché la caduta del reddito e dei consumi ovviamente avrà un riflesso negativo su tutte le attività indotte, dall'artigianato al commercio.

Abbiamo presentato, come gruppo MDP-Articolo 1, un'interrogazione urgente, a prima firma Pier Luigi Bersani, al Ministro Calenda, per chiedere un intervento immediato per mettere intorno a un tavolo le parti sociali, i sindacati, la regione Abruzzo e la Honeywell, per rivedere questa scelta, che ha dei risvolti umani drammatici per un'intera comunità operaia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Presidente, intervengo sullo stesso argomento, per stigmatizzare il comportamento della Honeywell, della proprietà, e per chiedere attenzione e presenza nel percorso per la ricollocazione dei 420 lavoratori. Quella di Atessa è una delle aziende del gruppo Honeywell, si trova nell'area della Val di Sangro, un polo produttivo essenziale per l'economia abruzzese. Si producono, o meglio si producevano, turbocompressori. L'azienda, infatti, dopo un lungo percorso in cui è apparsa sfuggente rispetto ad ogni trattativa, anche al tavolo del Mise, ha annunciato oggi la chiusura dello stabilimento con la scelta di delocalizzare la produzione in Slovacchia. Dal 18 settembre i lavoratori sono in sciopero, con coraggio ma anche con costi altissimi. La proprietà, dopo aver disertato i tavoli del Mise, dopo aver valutato negativamente proposte che avrebbero reso pressoché equivalenti la scelta del sito tra Italia e Slovacchia, comunica il suo “no” alle offerte del Governo. Lo stesso Ministro Calenda definisce grave questa decisione, garantendo ogni sostegno. Quattrocentoventi lavoratori vanno a casa; 420 persone, famiglie, oltre 200 lavoratori dell'indotto: un danno sociale ed economico enorme. Concludo esprimendo la mia solidarietà ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Blažina. Ne ha facoltà.

TAMARA BLAŽINA. Presidente, volevo porre all'attenzione dell'Aula un fatto increscioso che sta provocando preoccupazione e sdegno tra gli abitanti di Trieste. È stata infatti presentata in consiglio comunale una mozione che propone di intitolare una via cittadina a Giorgio Almirante, cosa che sta succedendo anche in altre parti d'Italia. Per questa città, che ha subito nel secolo scorso profonde ferite causate da molteplici violenze e segnata da grandi divisioni in seguito a complesse vicende storiche, sarebbe veramente un'offesa ed un pericoloso ritorno al passato.

Va considerato, inoltre, che Trieste è città medaglia d'oro della Resistenza, città in cui operò tristemente la famosa Risiera di San Sabba, nonché città in cui nel 1938 furono annunciate le leggi razziali, delle quali Almirante è stato uno degli artefici. Ma anche nel dopoguerra, la presenza di Almirante a Trieste è stata sempre motivo di scontri e di atti d'intolleranza, quali ad esempio la definizione della comunità slovena come virus da estirpare.

Trieste, città in cui convivono popoli, lingue, culture e religioni diverse non si merita questo affronto. Essa vuole guardare avanti e vivere nello spirito di pace ed amicizia confermato dall'incontro dei tre Presidenti (italiano, sloveno e croato) al concerto di amicizia del 2010. Per tutti questi motivi ed altri ancora, la proposta di cui sopra rappresenta un'offesa ed una provocazione. Auspico che le forze democratiche di Trieste, italiane e slovene, che hanno come riferimento i valori costituzionali ed antifascisti, riescano a bloccare tale proposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Presidente, è mancato a Milano Giuseppe Laras, per 25 anni rabbino capo di Milano e presidente dell'Assemblea rabbinica italiana. Il rabbino Laras è stato una figura chiave dell'ebraismo italiano, uomo di rara e discreta cultura e preparazione. Giuseppe Laras è stato l'uomo del dialogo, il dialogo ebraico-cristiano e anche il dialogo con l'Islam; un dialogo capace anche di critiche, a volte controcorrente, ma intessuto con pazienza e profondità, specie con il suo amico caro, Carlo Maria Martini - ma non solo, come dirà poi la mia collega -, e con i suoi successori. Un uomo di fede, un saggio conoscitore della propria fede ma aperto al mondo. Laras era figlio della Shoah, che vide sua madre scomparire dietro un angolo, e ha trovato nell'erudizione la risposta al vuoto che la Shoah gli aveva prodotto.

Presidente, quando scompare una voce di saggezza, ti pare di non essere stato capace di capirla tutta. Sia lieve a Giuseppe Laras la terra e sia il suo ricordo di insegnamento per tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, domenica è mancato Abd al Wahid Pallavicini, esponente storico dell'Islam italiano, figura illuminata del sufismo, uomo equilibrato e colto, fondatore della Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana.

Abbiamo deciso con il collega Fiano di ricordare insieme la figura del rabbino Laras e dello Shaykh Pallavicini, perché entrambi sono stati protagonisti di iniziative significative di dialogo interreligioso. La loro scomparsa avviene a pochi giorni di distanza, e così, simbolicamente, ci consegna un'eredità preziosa per un compito gravoso, quello di tenere aperti i canali di dialogo e comprensione tra culture e religioni, in un'epoca sulla quale si stanno addensando le nubi oscure dell'intolleranza e dell'odio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti, che però non vedo in Aula: s'intende vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per fatto personale l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Onorevole Presidente, questa mattina, nel corso della dichiarazione di voto sul provvedimento che era in esame, il collega Verini, nella stupefacente assenza di interventi da parte della signora Presidente, ha inteso rivolgermi degli attacchi personali assolutamente estranei al contenuto dell'argomento di cui si trattava, perché ha argomentato circa un mio tweet nel quale replicavo ad una altrettanta proposizione sui social della collega Morani.

Ora, nulla voglio dire sul tono di ingiustificata e immotivata saccente pedagogia che accompagna ogni intervento del collega Verini; ma voglio dire che l'onorevole Morani - per giustificare, onorevole Presidente, quello che è stato il mio intervento del tutto estraneo a quest'Aula, ma che le circostanze mi inducono a portare anche all'interno di quest'Aula - ha deciso legittimamente e liberamente di comunicare via social di avere interrogato il Ministero dell'Interno dicendo - scritto testualmente dalla collega Morani - che sicuramente la consegna dei pacchi alimentari da parte di CasaPound corrisponde ad un voto di scambio.

Vede, onorevole Presidente, ci sono delle circostanze che sono note, e che non consentono ad alcuno di cercare di giocare sulla buona fede della gente. Le circostanze note… Parlo di un soggetto politico che non è il mio, ma per amore di verità voglio ricordare che CasaPound dal 2003 al 2008 nell'ambito del comune di Roma distribuisce mensilmente pacchi alimentari a famiglie bisognose, e dal 2008 ad oggi ha esteso questa attività su tutto l'ambito del territorio nazionale. In particolare, da due anni e mezzo celebra questo rito mensile a favore di 250 famiglie bisognose nell'ambito del municipio di Ostia. Queste cose non le dice Corsaro, ma sono facilmente riscontrabili anche da una superficiale analisi e lettura dei contenuti degli stessi social che la collega Morani ha inteso utilizzare per esprimere questo suo concetto.

Da qui, Presidente, con la stessa libertà con cui la collega Morani ha inteso usare i social per dire una cosa lontana dalla verità, ho voluto esprimere il mio pensiero riguardo alla - come dire? - dotazione intellettuale minore rispetto alla media da parte di chi aveva deciso di utilizzare lo strumento di comunicazione dei social per sostenere delle cose totalmente lontane dal vero. Perché vede, Presidente, di fronte a palesi menzogne, delle due l'una, se si è un soggetto politico: o si è in palese malafede, oppure si è scarsamente dotati sotto il profilo intellettivo. Allora, siccome esercitare un ruolo di responsabilità politica in malafede è la peggior cosa che possa accadere a ciascuno di noi, io mi aspetto piuttosto, onorevole Presidente - e concludo - dalla collega Morani e da chi improvvidamente ha inteso prenderne le difese in questa diatriba mediatica, un ringraziamento per una mia forma di forse prematura ed eccessiva generosità nell'avere escluso dalle ipotesi la mancanza di buona fede da parte sua.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Corsaro. Al netto della mia personale perplessità sul fatto che il dibattito estemporaneo e spesso irrituale che avviene sui social si trasferisca in questa Assemblea, pur tuttavia non posso non richiamare tutti ad un maggior rispetto, dentro e fuori da quest'Aula, degli interlocutori che la pensano diversamente.

WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Immagino per richiamo al Regolamento.

WALTER VERINI. Richiamo al Regolamento; non so se si possa intervenire per fatto personale a questo punto.

PRESIDENTE. Sì. Siamo sempre a fine seduta, quindi…

WALTER VERINI. Perché vede, c'è una differenza: io mi sarei aspettato una semplice parola nei confronti della nostra deputata Morani da parte del deputato Corsaro: “scusa”. In realtà, la Morani ha presentato una interrogazione parlamentare, e il deputato Corsaro ha esattamente commentato la presentazione di questa interrogazione da parte della collega Morani con delle parole inqualificabili, che io adesso cerco di ritrovare in pochi nanosecondi e vorrei citare, perché restino in quest'Aula come esempio negativo.

Il deputato Corsaro nel commentare un atto parlamentare ha detto: “È evidente che a questa non si sia formata la materia grigia in corso di gestazione. Una così va compatita, è un caso umano disgraziato”. Questo, Presidente, non ha niente a che fare con giudizi politici: sono ingiurie, offese, è un linguaggio volgare che va assolutamente respinto. Mi aspetto quindi che l'Ufficio di Presidenza adotti provvedimenti, perché non si tratta di un'opinione politica; ed è per questo che io dico al collega Corsaro che ha perso un'occasione: alzarsi e chiedere scusa alla collega Morani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Allora, diciamo che lei è intervenuto per un fatto personale per interposta persona. Dopodiché, al netto del fatto che io ho una perplessità personale sul ritenere che l'Ufficio di Presidenza possa essere competente su fatti che avvengono esternamente a quest'Aula, è esattamente la ragione per cui io ho richiamato tutti quanti ad un maggiore rispetto di quegli interlocutori che la pensano diversamente.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 18,44).

PRESIDENTE. Avverto che, all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 22 novembre, sarà iscritto, dopo gli altri argomenti già previsti, l'esame dei seguenti disegni di legge di ratifica:

Ddl 4685 - Accordo Italia-Francia sull'attuazione di un'autostrada ferroviaria; Ddl 4469 - Protocollo sui privilegi e le immunità del tribunale unificato dei brevetti; Ddl 4609 - Trattati sull'ufficio del Consiglio d'Europa a Venezia (ove concluso dalla Commissione); Ddl 4684 - Trattati relativi alla costruzione e all'esercizio di un Impianto laser europeo a raggi X e adesioni di Russia e Spagna; Ddl 4303 - Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive; Ddl 4475 - Accordo RAMOGE tra Italia, Francia e Principato di Monaco relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero di una zona del mare Mediterraneo; Ddl 4470 - Emendamenti all'Accordo istitutivo del Fondo comune dei prodotti di base; Ddl 4471 - Emendamento all'articolo 124 dello Statuto istitutivo della Corte penale internazionale.

I relativi contingentamenti saranno pubblicati nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Sarà altresì pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna il contingentamento relativo alla discussione generale del Doc. XXII, n. 82 – Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 17 novembre 2017, ore 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,45.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MILENA SANTERINI, STEFANO BORGHESI, ROCCO PALESE E MARIETTA TIDEI (A.C. 4461)

MILENA SANTERINI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4461). Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di cinque articoli, ed è stato approvato dal Senato il 4 maggio 2017. In particolare, l'articolo 3 comma 1 dedicato alla copertura finanziaria degli oneri previsti dall'attuazione ed autorizza ad anni alterni e con decorrenza dal 2017 la spessa di 4.222,40 euro e sono coperti dal Fondo speciale per la parte corrente iscritto, a fini di bilancio triennale 2017-2019, nell'ambito dello stato di previsione del Ministero economia, con parziale utilizzo dell'accantonamento relativo al Ministero degli esteri.

L'Accordo complementare al Trattato generale di cooperazione tra i due Paesi, reso esecutivo dalla legge 399/1999, è stato fatto a Roma il 29 luglio 2010 e a Bogotà il 5 maggio dello stesso armo. L'Accordo dà concretezza all'articolo 27 del Trattato generale di cooperazione tra i due Paesi, e rileva notevole importanza vista la localizzazione in Colombia dei maggiori conflitti presenti nell'area latino-americana. L'Accordo ha, infatti, come scopo anche quello di contribuire ad una stabilizzazione della zona, con effetti positivi sui settori produttivi sia italiano sia colombiano interessati ai materiali per la difesa e la logistica.

L'Accordo si compone di 13 articoli e di un breve preambolo. L'articolo 1 dichiara espressamente di voler estendere la portata del Trattato del 2010 in modo da favorire la cooperazione tra Italia e Colombia nella ricerca, produzione, accesso ai materiali di difesa. Appare importante anche l'articolo 6 che è dedicato al delicato tema dello scambio di armamenti.

STEFANO BORGHESI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4461). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori membri del Governo!

Con l'Atto Camera 4461 viene sottoposta alla nostra Assemblea legislativa la ratifica di un Accordo complementare al Trattato di cooperazione generale tra il nostro Governo e quello della Colombia, che concerne specificamente la collaborazione nella sfera della Difesa e risale all'estate del 2010.

Questo Disegno di Legge giunge effettivamente in un momento propizio, che segue a breve la fine della sanguinosa guerra civile che ha contrapposto per ben cinquant'anni alle autorità legittime di Bogotà le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, meglio note con il loro acronimo di Fare.

Dal dicembre dell'anno scorso, infatti, la Colombia ha formalmente riconquistato la propria pace interna. Con il sostegno degli Stati Uniti, potrebbe ora persino assumere l'impegnativo ruolo di perno della stabilità regionale, con evidenti riflessi nell'attiguo Venezuela, che invece sta sprofondando nel caos malgrado la ricca dotazione di risorse naturali e teme addirittura che la Colombia possa entrare nella Nato. Naturalmente, non c'è nulla di simile all'orizzonte. E' però chiaro che i colombiani hanno archiviato una convulsa stagione politica e possono finalmente concentrarsi sul proprio sviluppo.

Come prevedono le intese di questa natura, dall'Accordo complementare dovrebbe discendere un'intensificazione dei contatti bilaterali a livello militare, tramite lo scambio di esperienze e conoscenze, da perfezionarsi con incontri di delegazioni delle parti, la frequenza dei rispettivi ufficiali alle scuole ed agli istituti di formazione della controparte e persino esercitazioni congiunte.

E' evidente che le nostre istituzioni accademiche militari potranno trarre importanti insegnamenti dalle esperienze fatte dalle controparti colombiane nel campo della controguerriglia e del controllo delle insurrezioni, specialmente nella prospettiva della comune partecipazione a missioni internazionali di mantenimento della pace.

Si profilano inoltre anche possibili ricadute industriali, posto che la Colombia potrebbe anche essere interessata a definire con le controparti del nostro Paese dei requisiti per dei sistemi d'arma da destinare allo specifico mercato locale centro-americano. Alcune disposizioni presenti nell'intesa puntano in effetti proprio ad ottenere questo risultato.

A fronte della possibilità di accrescere il patrimonio delle conoscenze a disposizione delle nostre Forze Armate, gli oneri di gestione sono incredibilmente modesti, forse persino troppo, tenuto conto delle ambizioni enunciate, corrispondendo a poco più di 4mila euro annui.

La Lega voterà pertanto a favore della ratifica di questo accordo bilaterale con la Colombia.

ROCCO PALESE. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4461). Presidente, Onorevoli colleghi,

la prima Ratifica si riferisce all'Accordo che si prefigge di intensificare e rafforzare la cooperazione tra l'Italia e la Colombia con specifico riguardo al settore della difesa. In base all'articolo 27 del Trattato generale di cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Repubblica della Colombia, reso esecutivo con la legge n. 399 del 1999, si prevede che "le Parti contraenti potranno anche estendere la portata del presente Trattato generale al fine di incrementare il grado di cooperazione integrandolo con nuovi accordi relativi a specifici settori di attività".

L'articolo 1 prevede quindi la possibilità di estendere la portata del Trattato generale di cooperazione italo-colombiano, principalmente per sviluppare la collaborazione reciproca nella ricerca, nella produzione e nell'accesso ai materiali di difesa.

I settori coinvolti sono vari e vanno dalla cooperazione negli scambi di informazioni militari e di esperienze acquisite nelle operazioni di mantenimento della pace, alla ricerca e sviluppo nonché acquisizione di prodotti e servizi nel campo della difesa.

Sono previsti inoltre esercitazioni militari congiunte e formazione e addestramento militari a questo di aggiungono aspetti relativi alla sanità.

Cruciale l'articolo 6 che dispone che lo scambio di materiali di armamento potrà essere attuato sia con modalità diretta "da Paese a Paese", sia previa autorizzazione rilasciata ad aziende private dai rispettivi Governi. Inoltre è previsto che tale scambio di materiali bellici, armi e munizioni avvenga in seno a programmi comuni di produzione commissionati da una delle parti e in conformità con le rispettive legislazioni interne.

MARIETTA TIDEI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4461). Con questo trattato si mette un ulteriore tessera al mosaico dei rapporti tra Italia e Colombia, un paese che in questi ultimi anni ha fatto passi enormi in direzione della pacificazione e stabilizzazione interna e che quindi si presenta ora nel contesto internazionale con sempre maggiore credibilità e affidabilità.

Oggi noi ratifichiamo questo Accordo complementare del Trattato di cooperazione generale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia relativo alla cooperazione nel settore della difesa dopo sette anni. Era infatti dall'estate del 2010 che questo accordo aspettava di essere ratificato, nel frattempo la storia non si è fermata. Lo scorso anno è stato firmato uno storico accordo di riconciliazione tra Governo ed esercito regolare colombiano da un lato e le famigerate FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) dall'altro con lo scopo di porre fine a una guerra civile che in 50 anni avrebbe fatto –decine di migliaia di morti.

Questo atto politico che in prospettiva dovrebbe portare alla trasformazione delle FARC in partito politico pur contrastato dalla maggioranza dell'opinione pubblica locale nel referendum dello scorso anno, rappresenta tuttavia un passo che la comunità internazionale di paesi amici della Colombia deve necessariamente sostenere e incoraggiare. Ratificare quindi oggi un trattato di cooperazione in materia di difesa tra Italia e Colombia significa riconoscere i grandi sforzi compiuti da questo paese e incoraggiarlo ulteriormente a percorrere la strada intrapresa.

Già nel luglio di quest'anno la Colombia ha ratificato un accordo di cooperazione e scambio di informazioni con al NATO anche per questo oggi c'è la nostra forte convinzione nel ratificare un accordo che vuole "sviluppare la collaborazione reciproca nella ricerca, nella produzione e nell'accesso ai materiali di difesa" che prevede "scambi di informazioni militari e sulle esperienze acquisite nelle operazioni di peace-keeping la ricerca, sviluppo e acquisizione di prodotti e servizi nel campo della difesa; lo svolgimento di esercitazioni militari congiunte; gli aspetti ambientali delle attività militari; la formazione e addestramento militari e i relativi aspetti sanitari" tutti ambiti in cui l'esperienza pluriennale italiana nelle missioni internazionali e quella colombiana nel contrasto alla guerriglia possono ben trovare modo di integrarsi.

Ovviamente nell'accordo rientra anche la "cooperazione nel settore dell'industria della difesa" e si "prevede che si potrà procedere allo scambio di materiali bellici, armi e munizioni, nell'ambito di programmi comuni di produzione" ma su tutto questo vigila come sappiamo la nostra Legge 185 del 1990 una delle più garantiste e avanzate del mondo.

Anche per questa ragione dichiaro il convinto voto favorevole del Partito Democratico.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MILENA SANTERINI, STEFANO BORGHESI, ROCCO PALESE E MARIETTA TIDEI (A.C. 4462)

MILENA SANTERINI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4462). Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di quattro articoli. In particolare il comma 1 dell'articolo 3 reca la clausola di copertura finanziaria. Gli oneri previsti, a partire dal 2017, sono pari a 68-367 euro l'anno e sono coperti dal Fondo speciale per la parte corrente iscritto, a fini di bilancio triennale 2017-2019, nell'ambito dello stato di previsione del Ministero economia.

L'Accordo tra i due Paesi è stato fatto a Roma il 28 maggio 2013, ed intende creare uno strumento giuridico per regolamentare la cooperazione bilaterale di polizia, per contrastare con maggior efficacia il terrorismo internazionale, ma anche di fatto per collaborare alla lotta contro i narcotrafficanti che dominano, come è noto, il mercato della cocaina.

L'Accordo si compone di 12 articoli e di un preambolo. In particolare l'articolo 3 appare il fulcro dell'Accordo, individuando le materie di scambio di informazioni tra i due Paesi.

STEFANO BORGHESI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4462). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori membri del Governo!

Valgono in relazione a questo provvedimento molte delle considerazioni concernenti l'altro Atto oggi all'esame di questa Assemblea, quello concernente la cooperazione nella sfera della Difesa con la Colombia.

Anche l'Accordo bilaterale di cui all'Atto 4462, fatto a Roma il 28 maggior 2013, ha infatti per controparte il Governo di Bogotà e riguarda la cooperazione tra le forze di polizia dei nostri due Paesi. La Colombia, lo ricordiamo ancora una volta, ha appena archiviato una sanguinosissima pagina della sua storia, ponendo fine nello scorso dicembre ad una guerra civile durata cinquant'anni, che è stata essenzialmente un riflesso locale della Guerra Fredda.

Al grande disordine interno degli scorsi decenni si debbono in non piccola misura i gravi problemi incontrati dalla Colombia nel contrastare la grande criminalità organizzata locale, che si è specializzata nella gestione del narcotraffico.

Tutti noi abbiamo imparato a conoscere dalle cronache degli anni passati il famoso "cartello di Medellin" guidato da Pablo Escobar, certamente il gruppo criminale internazionalmente più noto fra quelli colombiani, che venne smantellato nella prima metà degli anni novanta anche grazie alla collaborazione prestata dagli Stati Uniti e dalla loro DEA, la Drug Enforcement Agency.

La Colombia quindi non ha solo concluso una guerra civile, ma è anche riuscita a smantellare un forte contropotere criminale interno e si trova in un interessante percorso di crescita, anche se permane un grosso produttore di stupefacenti e tuttora ospita sul suo territorio sodalizi criminali con vasti rapporti internazionali.

Questo curriculum storico rende evidentemente molto interessante una collaborazione bilaterale anche sul terreno delle attività di polizia, che dovrebbe assumere i tradizionali aspetti degli scambi di esperienze e informazioni, anche sensibili, utilizzando le visite di delegazioni apposite, stabilendo anche connessioni dirette e soprattutto sfruttando i canali offerti dall'Interpol.

Ovviamente, gran peso verrà dato proprio all'aspetto specifico dell'attività di contrasto al narcotraffico. Gli oneri complessivi, pari a circa 68mila euro, non sono eccessivi.

Date le finalità perseguite e l'importanza permanente della lotta al commercio internazionale di stupefacenti, il Gruppo Lega voterà a favore di questo provvedimento.

ROCCO PALESE. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4462). Presidente, Onorevoli colleghi,

la seconda Ratifica riguarda l'Accordo tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia in materia di cooperazione di polizia, e definisce le modalità della cooperazione bilaterale, prevedendo, fra l'altro, scambio di informazioni e di prassi operative, misure per l'attuazione di operazioni congiunte, scambio di esperti. Si disciplinano inoltre le modalità per le richieste di assistenza e per la loro esecuzione e i casi per opporre un rifiuto a tali richieste, ascrivibili a situazioni pregiudizievoli per i diritti umani, la sovranità, la sicurezza e l'ordine pubblico di una delle due parti.

Vorrei far presente, e questo vale per entrambe le ratifiche, che il 24 novembre 2016 il governo di Juan Manuel Santos e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno firmato un accordo di pace che ha messo fine a oltre cinquant'anni di guerra civile.

Tale trattato ha previsto la trasformazione delle Farc da organizzazione armata a partito politico, la consegna delle armi e il progressivo reintegro dei guerriglieri nella società. Le ultime armi sono state consegnate a fine giugno 2017 e nel 2018 sono previste elezioni politiche.

È in questo quadro di pacificazione che Forza Italia annuncia il voto favorevole ad entrambe le Ratifiche, sia dell'Accordo concluso tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica della Colombia, relativo alla cooperazione nel settore della difesa, che di quello tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana e il Ministero della difesa nazionale della Repubblica di Colombia, in materia di cooperazione di polizia.

MARIETTA TIDEI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4462). Con la ratifica di questo trattato sulla cooperazione di polizia tra Italia e Colombia noi completiamo il quadro impostato con la ratifica dell'accordo sulla cooperazione in materia di difesa incoraggiando e rafforzando ulteriormente il processo di pace colombiano e la stabilizzazione del paese. Del resto la situazione nel paese non è ancora stabilizzata e risultano ancora alcune centinaia di combattenti impegnati nel traffico di droga così come nell'estrazione mineraria.

Ecco quindi l'opportunità di un trattato che imposta la cooperazione in materia di "criminalità organizzata transnazionale, traffico di sostanze stupefacenti, tratta di persone, il traffico di migranti e quello di armi, nonché i reati economici" e che, come di consueto, secondo lo schema che accompagna i numerosi trattati di questo tipo che l'Italia ha sottoscritto in questa legislatura, prevede come modalità di cooperazione bilaterale, lo scambio di informazioni e di prassi operative, misure per l'attuazione di operazioni congiunte e infine lo scambio di esperti.

Ovviamente tutto questo deve avvenire nel rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto nonché in ottemperanza di diversi atti internazionali come la risoluzione Onu 45/123 del 1990 in tema di Cooperazione internazionale nella lotta contro il crimine organizzato, le convenzioni onusiane contro le sostanze stupefacenti e psicotrope, la Convenzione contro la criminalità transnazionale firmata a Palermo nel dicembre 2000 sia dall'Italia, sia dalla Colombia, e i relativi Protocolli, nonché le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e le Convenzioni contro il terrorismo adottate in sede ONU.

Il mantenimento della sicurezza in Colombia in una cornice di cooperazione internazionale come quella rappresentata dal trattato ora all'esame del parlamento deve essere vista e apprezzata anche in ambito regionale. La vicinanza della Colombia al Venezuela che come sappiamo sta attraversando una difficile fase politica e soprattutto sociale, costellata dalla contemporanea crisi, e dello stato di diritto, e delle garanzie economiche potrebbe produrre una ulteriore instabilità nella regione, visti peraltro anche i non mai ottimi rapporti tra Colombia e Venezuela.

Ecco allora il senso di approvare insieme questo trattato e l'accordo precedente sulla cooperazione in materia di difesa, come segno di attenzione del nostro paese a una importante nazione dell'America latina, ormai il secondo paese di lingua spagnola del mondo per numero di abitanti, che sta attraversando cambiamenti rilevanti e significativi e che proprio per questo va fortemente supportata e incoraggiata, ma è anche il segno di un'attenzione rinnovata del nostro Paese per l'America latina la cui vicinanza culturale da entrambe le parti riconosciuta deve trasformarsi attraverso l'azione lungimirante della politica, in maggiore cooperazione politica economica e sociale.

Per tutte queste ragioni esprimo il voto favorevole del PD a questo provvedimento.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MILENA SANTERINI, STEFANO BORGHESI E ROCCO PALESE (A.C. 4463)

MILENA SANTERINI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4463). Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dei vari trattati internazionali accorpati si compone di 4 articoli. In particolare il comma 1 dell'articolo 3 reca la clausola di copertura finanziaria. Gli oneri previsti, sono pari a 15.960 euro annui ogni quattro anni a decorrere dal 2019 e sono coperti dal Fondo speciale per la parte corrente iscritto, a fini di bilancio triennale 2017-2019, nell'ambito del programma "Fondi di riserva e speciali" della missione "Fondi a ripartire" nell'ambito dello stato di previsione del Ministero economia per il 2017, parzialmente utilizzando allo scopo l'accantonamento relativo al Ministero degli esteri.

La legge di ratifica accorpa quattro accordi, fatti dal 2007 al 2013, con Brasile, Croazia, Israele ed Ungheria che hanno un contenuto sostanzialmente tra loro analogo, pur con qualche differenza, e sono finalizzati a consolidare lo sviluppo delle relazioni culturali e commerciali con i paesi firmatari gli accordi, facilitando la coproduzione e consentendo l'accesso a queste coproduzioni dei benefici previsti dai vari ordinamenti.

In particolare l'accordo tra Italia e Brasile si compone di 21 articoli e di un Allegato ed è fatto a Roma il 21 ottobre 2008; quello tra Italia e Croazia si compone di 23 articoli e un Allegato, ed è stato fatto a Zara il 10 settembre 2007; L'Accordo tra Italia e Israele, di impianto analogo a quello precedente, è stato fatto a Roma il 2 dicembre 2013 e si compone di 18 articoli ed un Allegato. Infine, l'accordo Italia- Ungheria, è stato fatto a Roma l'8 giugno 2007 e consta di 23 articoli e un Allegato.

STEFANO BORGHESI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4463). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori membri del Governo!

L'Atto Camera 4463 rientra nel novero di quei provvedimenti con i quali si sta cercando di accelerare l'attività legislativa in tenia di ratifiche accorpando in un unico Disegno di Legge più trattati. L'idea, in sé, non sarebbe disdicevole, ma è a nostro avviso applicata in maniera distorta.

La ragione principale per la quale la nostra Costituzione prescrive l'autorizzazione parlamentare alla ratifica ed esecuzione degli accordi internazionali è la loro natura politica. Certo, il passaggio è imposto anche in presenza di oneri per lo Stato o di variazioni territoriali, ma il criterio della natura politica è centrale.

Nel caso dell'Atto Camera 4463, sono presenti nel provvedimento quattro accordi di coproduzione cinematografica stretti tra il 2007 ed il 2013 che riguardano, rispettivamente, Brasile, Croazia, Israele ed Ungheria.

Il concetto implicito è: siamo favorevoli o contrari allo sviluppo delle coproduzioni cinematografiche internazionali? Esperti del settore e delle politiche culturali potranno dirci per quali motivi questa scelta è da incoraggiare oppure no. Noi però riteniamo che nel momento in cui provvedimenti del genere vengono deferiti all'esame in sede referente della Commissione Esteri, debba essere un altro l'aspetto da privilegiare: quello che riguarda l'opportunità politica di approfondire le relazioni con un determinato Paese.

Ogni voto che concerne una ratifica è in effetti un voto sulla desiderabilità di relazioni più strette con la controparte, in questo caso rappresentata da un gruppo assai eterogeneo di Paesi composto da Brasile, Croazia, Israele ed Ungheria.

Non abbiamo, come Lega, alcun problema serio con alcuno di questi quattro Paesi, a parte la nota questione Battisti, tuttora in sospeso malgrado la disponibilità dimostrata dal Presidente Temer a considerare l'estradizione. Avremmo però preferito un approccio diverso, privo di questo genere di forzatura.

Quanto ai contenuti specifici, gli oneri connessi alla gestione dei quattro accordi sono modesti, inferiori ai 16mila euro annui nel loro complesso, a fronte di possibilità commerciali interessanti, specialmente nel caso delle coproduzioni con il Brasile. E' però a nostro avviso importante che si riesca in qualche modo ad orientare le realizzazioni concrete che deriveranno dallo sviluppo delle coproduzioni, privilegiando temi che siano in grado di suscitare l'interesse dell'opinione pubblica del nostro Paese e veicolarne i valori.

Non siamo quindi ostili alle finalità degli accordi, ma solo al metodo, sul quale intendiamo promuovere una riflessione. Per questo motivo, il Gruppo Lega si asterrà.

ROCCO PALESE. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4463). Presidente, Onorevoli colleghi,

il disegno di legge di ratifica contiene una serie di Accordi di coproduzione cinematografica sottoscritti dall'Italia fra il 2007 e il 2013 con Brasile, Croazia, Israele e Ungheria.

Abbiamo già sollevato in altre occasioni di voto di disegni di legge di ratifica/che non condividiamo il metodo di inserire in un unico provvedimento molteplici Accordi, seppure di natura abbastanza omogenea.

Questo perché se, in linea di principio non possiamo che dichiararci soddisfatti che esistano quadri normativi atti a sviluppare le relazioni culturali e commerciali tra Paesi, non possiamo pensare che i rapporti possano essere uguali con tutti gli Stati.

Inoltre gli Accordi stessi presentano differenze sostanziali nel dettaglio di quanto viene stabilito, determinando in alcuni casi persino i luoghi di realizzazione delle riprese.

Tuttavia diamo il nostro voto favorevole alla Ratifica di tali Accordi che si basano sulla cooperazione tra Paesi nella produzione culturale.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MILENA SANTERINI, STEFANO BORGHESI, ROCCO PALESE, EMANUELE SCAGLIUSI E MARCO FEDI (A.C. 4464)

MILENA SANTERINI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4464). Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dei vari trattati internazionali accorpati si compone di 4 articoli. In particolare il comma 1 dell'articolo 3 reca la clausola di copertura finanziaria. Gli oneri previsti, sono pari a 5.369 euro annui ad anni alterni e sono coperti a decorrere dal 2017 mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dell'accantonamento del Fondo speciale per la parte corrente, relativo al bilancio triennale 2017-2019, di competenza del Ministero degli esteri.

L'Accordo con la Repubblica del Gabon ricalca il modello tipico degli accordi bilaterali nel settore della cooperazione militare e della difesa, ed è finalizzato a dare una cornice giuridica entro cui si possa sviluppare la cooperazione tra i due Paesi. L'Accordo è stato fatto a Roma il 19 maggio 2011 e si compone di XI parti e di un Preambolo. Obiettivo dell'Accordo è, anche, quello di aiutare il Gabon nel rafforzamento delle sue strutture democratiche, concorrendo alla stabilizzazione del Paese, favorendo il percorso di unificazione nazionale intrapreso, ed evitando che la guerra civile latente esploda in tutta la sua tragicità.

STEFANO BORGHESI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4464). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori membri del Governo!

L'Atto Camera 4464 reca l'autorizzazione alla ratifica ed esecuzione di un accordo bilaterale di cooperazione militare e di difesa stretto il 19 maggio 2011 dal nostro Paese con il Gabon, uno Stato dell'Africa occidentale equatoriale situato in uno scacchiere di grande importanza strategica, a metà strada tra Congo e Nigeria.

Governi di vario colore politico da anni stanno stendendo una rete di relazioni bilaterali per la cooperazione nel campo della Difesa allo scopo di allargare il novero dei Paesi con i quali poter operare nell'ambito di complessi multinazionali impegnati nel ristabilimento o nel mantenimento della pace. È chiaro che il Gabon presenta alcuni elementi d'interesse nella prospettiva di un possibile impiego di unità militari italiane nell'Africa occidentale.

Le modalità attraverso le quali operano le intese di questa natura sono ricorrenti e prevedono lo scambio di informazioni ed esperienze tramite l'effettuazione di visite di ufficiali presso le istituzioni della controparte, esercitazioni congiunte, la frequenza reciproca degli istituti di formazione militare.

Talvolta, con uno sguardo rivolto all'apertura di nuovi mercati alle nostre esportazioni militari, come nel caso dell'Accordo con il Gabon sottoposto oggi al nostro esame sono previste anche disposizioni che riguardano la definizione di requisiti comuni per particolari equipaggiamenti, armi o sistemi d'arma destinati alle rispettive Forze Armate.

Sono in effetti numerose le tipologie di armamenti esplicitamente richiamate all'interno del testo dell'intesa come possibili ambiti di collaborazione.

L'Accordo segue un formato sostanzialmente standardizzato, che contempla anche garanzie relative alla conservazione e protezione delle informazioni classificate eventualmente scambiate.

Anche sul piano degli oneri di gestione conseguenti all'applicazione dell'intesa, le cifre sono moderate e sostenibili, trattandosi di meno di 5.400 euro annui ad anni alterni. Da un punto di vista politico, il Gabon è un Paese sostanzialmente stabile ma anche con limitato ricambio ai vertici.

Il Gruppo della Lega non rinviene alcuna causa che possa motivare un voto negativo contro questo provvedimento. Aiutare i Paesi in via di Sviluppo a casa loro si può fare in effetti anche con una cooperazione militare intelligente.

ROCCO PALESE. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4464). Presidente, Onorevoli colleghi, l'accordo di cooperazione militare e di difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 19 maggio 2011, è finalizzato a fissare la cornice giuridica entro cui sviluppare la cooperazione bilaterale nei settori militare e della difesa, con l'intento di rafforzare le relazioni fra i due Paesi, di consolidarne le capacità difensive, di stimolare i rispettivi settori produttivi e commerciali.

Sono previsti piani annuali e pluriennali di collaborazione elaborati dai rispettivi Ministeri della difesa atti a definire linee guida operative, nonché lo svolgimento di consultazioni tra le parti da tenersi alternativamente a Libreville e a Roma. La cooperazione si svilupperà nei campi della politica di sicurezza e difesa, delle operazioni umanitarie e di mantenimento della pace, della formazione e addestramento in campo militare, anche attraverso le visite reciproche di delegazioni di enti civili e militari, lo scambio di esperienze tra esperti delle due parti, gli incontri tra i Rappresentanti delle Istituzioni della difesa, la partecipazione a corsi, a seminari e conferenze, la partecipazione a esercitazioni militari e le visite di navi e di aeromobili militari.

Secondo gli intendimenti del Governo, il primo incontro periodico con il Paese controparte si sarebbe dovuto tenere in Gabon nel corso del 2017.

Il Gabon fa parte di un'area che rischia di sfuggire, come già ha fatto la zona del Sahel, ai criteri della sovranità statuale e che può quindi incidere sul Mediterraneo e l'Italia, con traffici illegali e migrazioni di massa.

Per concludere, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia sulla Ratifica al nostro esame.

EMANUELE SCAGLIUSI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4464). Presidente, l'accordo riguarda la cooperazione bilaterale nel settore della difesa tra Italia e Gabon.

Un Paese dove le elezioni sono state posticipate per ben 3 volte in pochi mesi, per mancanza di fondi. Dopo un primo slittamento nel dicembre dello scorso anno, la Corte Costituzionale ha poi annunciato le elezioni entro la fine dell'aprile 2018 per la necessità di concedere maggiore tempo al dibattito politico, avviato dal Presidente Ali Bongo, sul futuro del Paese.

Ma proprio questo ultimo rinvio (il terzo in pochi mesi) ha inasprito contestazioni della popolazione contro il Presidente in carica dal 2009 e rieletto, nell'agosto del 2016, con un vantaggio inferiore ai 6.000 voti, raggiunto grazie al fatto che in una Provincia Bongo avrebbe ottenuto il 95 per cento dei voti, con un'affluenza del 99,9% in un clima di forti tensioni per irregolarità durante lo scrutinio.

Un Paese che ha rifiutato di autorizzare un'inchiesta dell'Unione europea sulle violenze registrate nel paese dopo le elezioni. Un Paese che nella sua riforma costituzionale sta concentrando il potere esecutivo nelle mani del Presidente

Non si comprende come possa costituire fonte di stabilizzazione un Accordo che essenzialmente circoscrive la cooperazione a categorie di attrezzature e mezzi quali elicotteri, carri armati, armi da fuoco, armamento di medio e grosso calibro, e relativo munizionamento, bombe, mine, razzi, missili, siluri, polveri ed esplosivi (come quelli elencati nella sezione VI).

La storia recente insegna che la diversificazione e l'aumento dell'offerta di armi a Paesi politicamente ed economicamente instabili non rappresenta una soluzione ai conflitti, semmai ne costituisce la causa principale.

Il Governo e la maggioranza con questo atto continua nella politica miope e irresponsabile di vendere le nostre armi in giro per il mondo, per i vantaggi di pochi, per poi lamentarci quando ci troviamo a fronteggiare l'arrivo degli immigrati.Per questi motivi annuncio il voto contrario del gruppo del Movimento 5 Stelle.

MARCO FEDI. (Dichiarazione di voto finale – A:C: 4464). Abbiamo al nostro esame l'Accordo con la Repubblica gabonese sulla cooperazione militare e di difesa. Si tratta del modello tipico degli accordi di questo settore ed è finalizzato a determinare la cornice giuridica entro cui sviluppare la cooperazione bilaterale nei settori militare e della difesa. Gli obiettivi sono: rafforzare le relazioni fra i due Paesi, consolidare le capacità difensive e stimolare i rispettivi settori produttivi e commerciali. Il testo dell'accordo enuncia, anzitutto, i principi ispiratori e lo scopo dell'intesa, per poi disciplinare aspetti generali della cooperazione.

Il disegno di legge di ratifica dell'accordo di cooperazione in materia di difesa e sicurezza tra Italia e Gabon, già approvato dal Senato, si pone come intento primario, oltre al rafforzamento della cooperazione in campo militare, anche un'azione stabilizzatrice in un'area di particolare valore strategico e politico. Azione stabilizzatrice che si promuove con gli accordi bilaterali in molti altri campi, da quello culturale a quello economico-commerciale, ma che, sempre più, anche alla luce degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia nella regione dell'Africa, deve essere seguita da accordi di questo )• Lo ricordo ai colleghi che ha o espresso critiche a questo accordo: la difesa ha oggi bisogno di strumenti nazionali ma anche strumenti internazionali, bilaterali e multilaterali, modellati secondo gli interessi nazionali e internazionali del nostro Paese. Sempre rispettosi dei principi cardine sanciti dalla nostra Costituzione e nel rispetto dei nostri obblighi internazionali nella grande famiglia delle Nazioni Unite.

È con questo spirito che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico. L'Accordo tra Italia e Gabon sulla cooperazione nei settori della difesa e della sicurezza, concerne i settori della ricerca e sviluppo, del supporto logistico, della formazione e addestramento, della sanità e delle esercitazioni militari. Sono previsti piani annuali e pluriennali di collaborazione elaborati dai rispettivi Ministeri della difesa atti a definire linee guida operative, nonché lo svolgimento delle consultazioni tra le parti da tenersi alternativamente a Libreville e a Roma. La cooperazione potrà svilupparsi nei settori della politica di sicurezza e difesa, delle operazioni umanitarie, della formazione e addestramento attraverso visite reciproche, scambio di esperienze, partecipazione a corsi di formazione.

In conclusione, auspico una celere approvazione del disegno di legge, già adottato dal Senato il 4 maggio scorso. L'intesa con il Gabon potrà concorrere alla stabilizzazione del Paese, favorendo anche il percorso di unificazione nazionale e contribuendo a superare il rischio di una guerra civile.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni nn. 1 e 2 le deputate Mongiello e Gnecchi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 2 le deputate Antezza e Paris hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 2 e 3 il deputato Valiante ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 5, 21 e 22 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 6 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 8 il deputato Villarosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 11 i deputati Cominardi e Lombardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 18 i deputati Argentin, Bueno e Toninelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 19 i deputati Narduolo e Capone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 21 la deputata Coccia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 22 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 31 e 35 la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 33 e 35 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 3365-b - em. 1.13 296 294 2 148 26 268 107 Resp.
2 Nominale em. 1.12 304 299 5 150 30 269 107 Resp.
3 Nominale em. 1.10 353 350 3 176 35 315 104 Resp.
4 Segreta em. 1.11 376 373 3 187 55 318 101 Resp.
5 Nominale articolo 1 356 350 6 176 319 31 101 Appr.
6 Nominale em. 2.10 396 394 2 198 31 363 98 Resp.
7 Nominale em. 2.11 393 386 7 194 33 353 98 Resp.
8 Nominale em. 2.12 396 394 2 198 34 360 98 Resp.
9 Nominale articolo 2 398 394 4 198 360 34 98 Appr.
10 Nominale articolo 3 409 403 6 202 366 37 98 Appr.
11 Nominale Pdl 3365-b - voto finale 418 403 15 202 357 46 92 Appr.
12 Nominale Pdl 1041-A - articolo 1 409 409 0 205 404 5 92 Appr.
13 Nominale articolo 2 418 418 0 210 411 7 92 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 3 420 420 0 211 414 6 92 Appr.
15 Nominale em. 4.100 418 418 0 210 411 7 92 Appr.
16 Nominale em. 4.101 422 422 0 212 415 7 92 Appr.
17 Nominale articolo 4 416 415 1 208 409 6 92 Appr.
18 Nominale Pdl 1041-A - voto finale 419 418 1 210 413 5 87 Appr.
19 Nominale Doc. XXII, n. 80 - voto finale 369 368 1 185 365 3 86 Appr.
20 Nominale Pdl cost. 56-D - voto finale 480 435 45 316 434 1 68 Appr.
21 Nominale Ddl 4461 - articolo 1 435 434 1 218 326 108 69 Appr.
22 Nominale articolo 2 434 433 1 217 325 108 69 Appr.
23 Nominale articolo 3 434 433 1 217 323 110 69 Appr.
24 Nominale articolo 4 438 438 0 220 324 114 69 Appr.
25 Nominale articolo 5 432 432 0 217 326 106 69 Appr.
26 Nominale Ddl 4461 - voto finale 427 426 1 214 320 106 69 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ddl 4462 - articolo 1 423 422 1 212 386 36 69 Appr.
28 Nominale articolo 2 423 422 1 212 388 34 69 Appr.
29 Nominale articolo 3 432 431 1 216 396 35 69 Appr.
30 Nominale articolo 4 428 428 0 215 392 36 70 Appr.
31 Nominale Ddl 4462 - voto finale 426 426 0 214 392 34 69 Appr.
32 Nominale Ddl 4463 - articolo 1 428 416 12 209 416 0 69 Appr.
33 Nominale articolo 2 429 415 14 208 415 0 69 Appr.
34 Nominale articolo 3 423 410 13 206 410 0 69 Appr.
35 Nominale articolo 4 421 408 13 205 408 0 69 Appr.
36 Nominale Ddl 4463 - voto finale 417 406 11 204 406 0 69 Appr.
37 Nominale Ddl 4464 - articolo 1 417 413 4 207 310 103 69 Appr.
38 Nominale articolo 2 413 409 4 205 306 103 69 Appr.
39 Nominale articolo 3 415 411 4 206 308 103 69 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 42)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale articolo 4 416 412 4 207 309 103 69 Appr.
41 Nominale articolo 5 416 413 3 207 310 103 68 Appr.
42 Nominale Ddl 4464 - voto finale 389 387 2 194 291 96 68 Appr.