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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 833 di giovedì 13 luglio 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Beni, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bocci, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, D'Alia Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Epifani, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Galati, Garavini, Garofani, Gelli, Giachetti, Giacomelli, Gozi, Lorenzo Guerini, Guerra, Laforgia, Lauricella, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Antonio Martino, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Naccarato, Nuti, Orlando, Pannarale, Pes, Piepoli, Pisicchio, Porta, Portas, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rossomando, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Tacconi, Simone Valente, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventidue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 9,30.

La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,35.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A (A.C. 4565-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4565-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.

Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Avverto che l'ordine del giorno Taranto n. 9/4565-A/127 è stato ritirato dal presentatore.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 4565-A)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati. Prego, sottosegretario Baretta.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/4565-A/1, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di”; Ragosta n. 9/4565-A/2, parere favorevole; Cimbro n. 9/4565-A/3, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di” e togliere “il destino delle migliaia”, lasciare “piccoli azionisti” e togliere “abbandonati al loro destino incerto”. Zoggia n. 9/4565-A/4 e Pastorelli n. 9/4565-A/5, accolti come raccomandazione. D'Agostino n. 9/4565-A/6 e Zanetti n. 9/4565-A/7, parere favorevole. D'Arienzo n. 9/4565-A/8, accolto come raccomandazione. Giorgia Meloni n. 9/4565-A/9, parere contrario. Taglialatela n. 9/4565-A/10, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di” e togliere l'ultima parola “nazionalizzazione della Banca d'Italia”. Rampelli n. 9/4565-A/11, parere favorevole con la seguente riformulazione: senza la premessa, solo il dispositivo, “valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative anche normative volte a tutelare i risparmiatori oggetto di mis-selling” invece che “di cui in premessa”.

Rizzetto n. 9/4565-A/12, parere contrario. Menorello n. 9/4565-A/13, accolto come raccomandazione. Giancarlo Giorgetti n. 9/4565-A/14 e Busin n. 9/4565-A/15, parere contrario. Allasia n. 9/4565-A/16, accolto come raccomandazione. Attaguile n. 9/4565-A/17, parere contrario. Borghesi n. 9/4565-A/18, parere favorevole con la seguente riformulazione: togliere “anche con normative emergenziali” e togliere “in modo che detta pena non sia inferiore a cinque anni di reclusione, adeguando nel caso la pena massima”.

Bossi n. 9/4565-A/19 e Caparini n. 9/4565-A/20, parere contrario. Castiello n. 9/4565-A/21, parere favorevole con la seguente riformulazione: togliere “in relazione al reato di cui all'articolo 2621 del codice civile” e inserire “valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative legislative”, togliere “anche con normative emergenziali, al fine di inasprire le pene detentive nel minimo per reati commessi nell'esercizio della funzione dirigenziale bancaria” e togliere il resto.

Fedriga n. 9/4565-A/22, parere favorevole con la seguente riformulazione: togliere “in relazione al reato di cui all'articolo 2368 del codice”, aggiungere “valutare l'opportunità”, togliere “anche con normative emergenziali” e finire a “bancaria”, togliere la frase successiva.

Grimoldi n. 9/4565-A/23, parere contrario. Guidesi n. 9/4565-A/24, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità”, e fermarsi a “le due banche”, alla terza riga, togliere da “ricomprendo” fino alla fine.

Invernizzi n. 9/4565-A/25, parere contrario. Molteni n. 9/4565-A/26, parere favorevole. Pagano n. 9/4565-A/27, parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare la possibilità”. Picchi n. 9/4565-A/28, parere favorevole. Gianluca Pini n. 9/4565-A/29, accolto come raccomandazione. Rondini n. 9/4565-A/30, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/31 Saltamartini, fermarsi a: “clienti”, alla terza riga, e togliere da: “assicurando la previsione (…)” fino alla fine, con questa modifica il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/32 Simonetti, alla seconda riga, togliere: “di introdurre una deroga temporanea alla normativa in tema di imposte stabilite dal TIUR, in modo che”; tolto questo, il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/33 Cristian Iannuzzi, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/34 Galgano; fermarsi a: “finanze”, alla seconda riga, e togliere: “chiarendo, se e in quali termini (…)” eccetera; con questa modifica il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/35 Sibilia; introdurre: “a valutare l'opportunità”; togliere nella prima riga: “anche di carattere normativo”; togliere, nella terza riga: “introducendo una normativa che”; togliere: “per la nazionalizzazione degli istituti di credito”. Con queste modifiche, il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/36 Pesco, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/37 Villarosa; dopo: “impegna il Governo”, aggiungere: “a valutare l'opportunità di aprire un confronto a livello europeo finalizzato a”; con questa modifica, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/38 Sibilia, con: “a valutare l'opportunità di”…

PRESIDENTE. Scusi, l'ordine del giorno n. 9/4565-A/38 è Pisano…

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/4565-A/38 Pisano; con: “valutare l'opportunità di”, il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/39 Alberti, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/40 Fico, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/41 Ruocco; fermarsi a: “bancario”, alla seconda riga, e togliere il resto. Con tale modifica, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/42 Sorial, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/43 Brugnerotto, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/44 Castelli, raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/45 Caso; con “valutare l'opportunità di”, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/46 Cariello, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/47 D'Incà, con “a valutare l'opportunità” e togliere, al secondo capoverso, dopo: “ristoro”, “di cui all'articolo del presente decreto”.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/48 Cecconi; togliere, all'ultima riga: “ivi compresi i soggetti”, con questa modifica, il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/49 Toninelli, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/50 Cozzolino, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/51 D'Ambrosio, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/52 Dadone, con: “ a valutare l'opportunità”, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/53 Dieni, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/54 Bonafede, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/55 Businarolo, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/56 Colletti; con “ a valutare l'opportunità”, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/57 Agostinelli, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/58 Sarti, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/59 Ferraresi…

Scusi, Presidente. L'ordine del giorno n. 9/4565-A/58 Sarti è accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/59 Ferraresi, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/60 Manlio Di Stefano, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/61 Spadoni; togliere: “di cui all'articolo 3”; con questa modifica il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/62 Di Battista, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/63 Grande, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/64 Scagliusi, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/65 Del Grosso, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/66 Corda, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/67 Tofalo, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/68 Basilio, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/69 Frusone, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/70 Paolo Bernini, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/71 Rizzo, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/72 Brescia, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/73 Simone Valente, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/D'Uva, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/75 Marzana, raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/76 Vacca, favorevole con: “valutare l'opportunità”. Ordine del giorno n. 9/4565-A/77 Di Benedetto, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/78 Gallo Luigi, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/79 Micillo, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/80 Daga, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/81 Busto, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/82 Terzoni, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/83 Zolezzi, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/84 De Rosa, dopo: “giuridico”, aggiungere: “e/o economico o finanziario”, così, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/85 Dell'Orco, invito al ritiro, perché assorbito dall'ordine del giorno n. 9/4565-A/84 sul quale ho appena dato parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/86 De Lorenzis, invito al ritiro oppure contrario.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/87 Spessotto, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/88 Carinelli, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/89 Liuzzi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/90 Nicola Bianchi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/91 Paolo Nicolò Romano, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/92 Dall'Osso, favorevole con: “valutare l'opportunità”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4565-A/92 Dall'Osso, quindi, è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/4565-A/93 Cominardi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti, con: “a valutare l'opportunità”, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/95 Ciprini, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/96 Tripiedi, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/97 Lombardi, con: “valutare l'opportunità”, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/98 Cancelleri, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/99 Della Valle, con: “ valutare l'opportunità”, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/100 Crippa, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/101 Da Villa, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/102 Vallascas, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/103 Fantinati, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/104 Lorefice, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/105 Colonnese, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/106 Silvia Giordano, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/107 Grillo, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/108 Mantero, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/109 Nesci, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/110 L'Abbate, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/111 Gagnarli, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/112 Gallinella, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/113 Parentela, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/114 Lupo, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/115 Massimiliano Bernini, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/116 Benedetti, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/117 Battelli, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/118 Vignaroli, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/119 Luigi Di Maio, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/120 Fraccaro, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/121 Petraroli, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/122 Baroni, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/123 Paglia; con: “valutare l'opportunità”, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/124 Placido; con: “valutare la possibilità” e invece che: “coinvolti e garantiti, con priorità”, sostituire con: “tutelati”, parere favorevole.

PRESIDENTE. Questa modifica all'ordine del giorno n. 9/4565-A/124 Placido?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Esatto. Ordine del giorno n. 9/4565-A/125 Marcon, con: “valutare l'opportunità” e “prevedere un ristoro” e togliere: “l'emissione di warrant convertibili (…)”, fino alla fine.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/126 Fratoianni, contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4565-A/127 Taranto è stato ritirato.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/4565-A/128 Battaglia, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/129 Moretto, con: “valutare la possibilità”, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/130 Ginato, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/131 Nesi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/132 Milanato, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/133 Alberto Giorgetti, contrario. Ordine del giorno n. 9/4565-A/134 Laffranco; togliere: “correggere squilibri illustrati in premessa”, con tale modifica, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4565-A/135 Sandra Savino; togliere, alla seconda riga, da: “prevedendo la piena parità di trattamento dei risparmiatori ed investitori rispetto a tutti quelli toccati dagli interventi (…)”, fino a: “2015”; con questa modifica il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/136 Occhiuto, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/137 Fabrizio Di Stefano, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/138 Palese, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/139 Santelli, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/140 Catanoso Genovese, raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/4565-A/141 Binetti, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/142 Rubinato, favorevole, no, probabilmente questa è già la correzione…

PRESIDENTE. Mi scusi, non ho sentito.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. All'inizio, dove dice: “assumere con prossimi provvedimenti”, togliere: “anche verificando la possibilità di coinvolgere…” se non è già stato tolto, perché io ho una versione di ieri.

PRESIDENTE. Sì, è già stato tolto, credo, quel punto.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Bene, allora, dopo provvedimenti diventa: “ogni iniziativa”. Così è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/1 Carrescia: è favorevole con riformulazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/2 Ragosta: è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4565-A/3 Cimbro: c'è una riformulazione, va bene onorevole Cimbro? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/4 Zoggia: accolto come raccomandazione, va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/5 Pastorelli: è accolto come raccomandazione: va bene? Sì. ordine del giorno n. 9/4565-A/6 D'Agostino: è favorevole, va bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/7 Zanetti: favorevole, ve bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/8 D'Arienzo: è accolto come raccomandazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/4565-A/9 Giorgia Meloni: il primo ordine del giorno con il parere contrario del Governo, se nessuno chiede di intervenire lo mettiamo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/9 Giorgia Meloni.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/10 Taglialatela: c'è una proposta di riformulazione del Governo, va bene onorevole? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/11 Rampelli: c'è un parere contrario sulla premessa e una proposta di riformulazione sul dispositivo, che cosa mi proponete, onorevole, lo votiamo integralmente? Sì, allora si intende che il parere sia contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/11 Rampelli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/12 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/13 Menorello: il Governo lo accoglie come raccomandazione, va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/14 Giancarlo Giorgetti: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/14 Giancarlo Giorgetti, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/15 Busin: parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Io penso che sia chiaro a tutti, ormai, che qui c'è stata una categoria di portatori di interesse di queste due banche, che è stata assolutamente ignorata dall'azione del Governo. Questi hanno perso tutti i loro risparmi, sono stati anche umiliati, sono stati privati dei loro diritti, privati della speranza di avere della giustizia da questo Stato. Io chiedo semplicemente che non ci si dimentichi di loro, che si istituisca un fondo a tutela degli azionisti ex soci delle due Popolari venete e che si recuperino, come gesto minimo, i 60 milioni che già le due banche avevano stanziato per gli ex azionisti in difficoltà economiche. Anche questi sono finiti nella liquidazione, quindi se ne è persa qualsiasi traccia. Io dico che è troppo quello che è stato fatto a danno di questi di questi ex soci, qualcosa da fare per rimediare è necessario e non ci dimenticheremo di loro, non passerà e non finirà la nostra battaglia con l'approvazione di questo scempio di decreto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/15 Busin, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/16 Allasia: è accolto come raccomandazione dal Governo, va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/17 Attaguile: parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/17 Attaguile.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/18 Borghesi: parere favorevole con riformulazione, va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/4565-A/19 Bossi: parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/19 Bossi.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/4565-A/20, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Ordine del giorno Castiello n. 9/4565-A/21: c'è una proposta di riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Fedriga n. 9/4565-A/22: c'è una proposta di riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Grimoldi n. 9/4565-A/23: c'è il parere contrario del Governo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4565-A/23, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ordine del giorno Guidesi n. 9/4565-A/24: c'è una proposta di riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Invernizzi n. 9/4565-A/25: c'è il parere contrario del Governo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/4565-A/25, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno Molteni n. 9/4565-A/26: parere favorevole.

Ordine del giorno Pagano n. 9/4565-A/27: è favorevole con riformulazione, va bene? Sì.

Ordine del giorno Picchi n. 9/4565-A/28: parere favorevole.

Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4565-A/29: è accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno Rondini n. 9/4565-A/30: parere favorevole.

Ordine del giorno Saltamartini n. 9/4565-A/31: c'è una riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Simonetti n. 9/4565-A/32: c'è una riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4565-A/33: c'è il parere contrario del Governo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4565-A/33, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordine del giorno Galgano n. 9/4565-A/34: c'è una riformulazione. Va bene? Sì.

Ordine del giorno Sibilia n. 9/4565-A/35.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine del giorno del collega Sibilia proprio per sottolineare il fatto che noi, come MoVimento 5 Stelle, siamo tutti sensibili a questo argomento. Si potrebbe pensare che un argomento così tecnico sia d'interesse dei soli membri della Commissione competente, ma non è così. Qui stiamo parlando del fatto che lo Stato italiano, per volere del Governo, sta regalando 5 miliardi di euro alle banche. Non solo: mette altri 12 miliardi come garanzia, quindi, per la bellezza di 17 miliardi di euro. Questa cosa a noi sembra incredibile, se si considera che ogni volta, nelle varie Commissioni, nei vari campi di interesse, cerchiamo di proporre modifiche, di proporre un aumento di fondi, un aumento di fondi per la ricerca, un aumento di fondi per la prevenzione del dissesto idrogeologico e ci ritroviamo sempre con un “no”: ci dicono che non ci sono i fondi, che non ce la possiamo fare.

Mi sorprende che, invece, ogni volta che arriva l'estate o siamo sotto Natale, improvvisamente, questi fondi si trovano, ma non per lo sviluppo del territorio, che può essere la formazione, la ricerca o la tutela del territorio stesso. Voi sapete che sta bruciando mezza Italia? Per carità, uno dice: cosa c'entra con l'ordine del giorno? C'entra perché, appunto, è scandaloso tutto ciò.

Quello che noi proponiamo in questo ordine del giorno, di cui, chiaramente, è inutile dirlo, non accettiamo la riformulazione, è che venga fatta per lo meno una nazionalizzazione. Evidentemente, per gli errori di qualcuno, lo Stato italiano deve porre rimedio a questi errori. Va bene, ma, una volta che poniamo rimedio, è assurdo che si faccia un regalo di questo tipo. Stiamo spendendo questi soldi? Nazionalizziamo il sistema. L'ordine del giorno va proprio in questa direzione: a me sembra folle, Presidente, che, in tutto questo, non si agisca in tal senso, ma non solo.

Voi sapete chi è il commissario per la liquidazione delle banche venete? È stata scelta la stessa persona - Viola - che ha gestito il crac di MPS, la stessa persona che è rinviata a giudizio per manipolazione del mercato e falso in bilancio. A me sembra incredibile una cosa del genere: tra tante persone si è andati a scegliere questa. Non so come si ragioni.

Il MoVimento 5 Stelle non può assolutamente essere favorevole ad una cosa del genere e presenta degli ordini del giorno, degli atti che cercano di combattere questo modo di agire.

Uno dice: stiamo spendendo questi soldi, perlomeno, per salvare le banche venete. Ma le stiamo veramente salvando? Io vorrei sapere se un taglio di 3.900 posti di lavoro si può definire salvataggio. Io vorrei sapere se il taglio di 600 filiere territoriali si può definire salvataggio. Ma se questo è salvataggio, con 17 miliardi dello Stato e con tutti questi tagli, veramente non so, forse abbiamo un concetto diverso, forse abbiamo dizionari diversi, perché da me questo non è salvataggio, Presidente.

Poi, se pensiamo che tutto questo doveva essere fatto tramite una procedura concorrenziale aperta e pubblica, a me viene da ridere. Dov'è questa procedura concorrenziale aperta e pubblica? Dove si è vista? Cosa c'è di pubblico? Addirittura abbiamo chiesto in Commissione che venissero fatte dalle audizioni e non è stato possibile, nemmeno quello ci è stato accordato. La Commissione dovrebbe vigilare su questo, il Parlamento, che dovrebbe essere sempre presente, dovrebbe essere sempre informato, non lo è stato minimamente.

Presidente, io non posso che essere allibito da questo modo di ragionare. Noi chiediamo che si faccia una nazionalizzazione del sistema bancario, che gli errori di chi, in questo caso delle banche venete, hanno portato ad un dissesto di questo tipo possano, in qualche modo, essere giustificati per lo meno con la nazionalizzazione.

Se questo non è possibile, io perlomeno chiedo al Governo di cambiare il proprio parere su questo ordine del giorno, perché, tanto valeva che lo scrivesse direttamente il Governo l'ordine del giorno. Perché se ci chiede prima di inserire “a valutare la possibilità di”, dopo di tagliare tutto il capoverso finale, francamente, tanto vale che ce li scrivono loro gli ordini del giorno. Quindi, Presidente, chiedo un po' di dignità per questa Assemblea, che è sicuramente sovrana e, quindi, chiedo al Governo di cambiare parere e alla maggioranza di votare favorevole a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Per chiarire che questo ordine del giorno viene in soccorso a quelle sei, sette problematiche che abbiamo individuato in maniera specifica e concreta all'interno di questo decreto. Abbiamo contestato che cosa? Che 5 miliardi di esborso diretto di soldi pubblici, più 12 miliardi di euro di garanzie, purtroppo non danno vantaggi ai cittadini. Voi decidete in maniera coatta, coattamente, di mettere le mani nelle tasche dei cittadini e di fornire questi soldi ad una banca privata, per prendere altre banche con un accordo capestro, e il ritorno per i cittadini è valutato in zero.

La gente non prenderà nulla, perché un siciliano che paga le tasse, un calabrese che paga le tasse, un abruzzese che paga le tasse non avranno nessun ritorno da questa operazione, come non avrà nessun ritorno neanche il Veneto in sé.

Gestione degli NPL: seconda problematica. Una gestione scellerata, nonostante abbiate copiato, sbagliando, delle idee del MoVimento 5 Stelle. Infatti, tra l'altro, fissate un prezzo per questi crediti deteriorati, che è sopra ogni limite di mercato. Quindi, lo Stato fa un altro “non affare”, cioè fa un'altra perdita nell'acquisto di questi crediti deteriorati.

Terzo passaggio: i criteri della nomina dei commissari. Ancora una volta si nomina commissario della bad bank un signore, che si chiama Fabrizio Viola, che è rinviato a giudizio per manipolazione del mercato e falso in bilancio. E voi lo mettete ancora una volta a gestire una bad bank, uno bravo, uno che vi piace evidentemente.

Quarto passaggio: una serie di abolizioni di leggi, quindi deroghe continue, che faranno semplicemente un favore ai banchieri, che potranno vedersi così scappare dalla bancarotta. Infatti, chiaramente, applicando le disposizioni della liquidazione coatta e derogando a una serie di leggi, salviamo i banchieri responsabili di questo disastro, per i quali noi stiamo mettendo dei soldi.

Sesto passaggio, o meglio, quinto passaggio: l'abolizione del bail-in, perché fate tutte queste leggi, in modo tale che il bail-in, una legge che voi avete approvato, non venga posta in essere. E questo è proprio da psichiatria parlamentare.

Poi il sesto passaggio: l'azione di responsabilità. Abbiamo chiesto l'azione di responsabilità nei confronti di chi questo disastro l'ha fatto e non l'avete inserita in maniera contestuale alla liquidazione coatta.

L'ultimo passaggio: sui risparmiatori. Avete fatto anche voi un emendamento in Commissione, per garantire che i risparmiatori, che dopo la data del 12 giugno 2014 abbiano investito in obbligazioni, possano essere garantiti, come quelli che hanno investito in obbligazioni fino alla data del 12 giugno 2014. Ma immaginate una persona che ha acquistato un prodotto finanziario il giorno dopo che voi avete imposto questa data, uno che ha acquistato un prodotto finanziario il 15 giugno 2014, al pari di uno che l'ha acquistato l'11 giugno 2014! Ma qual è la differenza tra queste due persone? Arriveranno una quantità indefinita di ricorsi.

Quindi, sono tutte queste risposte che voi non date. Non date un fondo di garanzia per gli azionisti, 210 mila persone, alle quali avete rubato fino all'ultimo centesimo, perché sono quelli a cui avete tolto ogni diritto, dal momento che le vigilanze bancarie (Banca d'Italia e Consob) avevano garantito per quelle banche, con l'ingresso di Fondo Atlante.

Allora, se questo è il quadro, non possiamo accettare che a un ordine del giorno non venga dato parere favorevole, perché queste risposte a questo decreto non vengono date. E non c'è neanche un'intenzione, da parte del Governo, di capire quale debba essere la strada.

Allora dobbiamo smetterla di raccontarci delle balle, come è stato fatto ieri, in occasione della dichiarazione di fiducia nei confronti di questo Governo, dove dite tutto e il contrario di tutto, dove non avete un'idea differente e non avete neanche la capacità di discutere un'idea differente con il Parlamento.

Voi siete il Parlamento del lunedì, quello che ci sta facendo credere che questo decreto serviva a tenere le banche aperte lunedì. Noi vogliamo essere il Parlamento dei prossimi venti, trent'anni. Purtroppo, questo decreto non garantisce che il prossimo caso, che potrebbe essere Banca Carige tra qualche mese - non voglio essere facile profeta -, purtroppo verrà trattato con le stesse problematiche di oggi, ovvero senza trasparenza, con esborso per i cittadini e nessun vantaggio per le persone, che oggi purtroppo ne stanno rimettendo le conseguenze, compresi azionisti, risparmiatori e, quindi, nessuna garanzia costituzionale a queste categorie.

Mi dispiace, ma noi non possiamo accettare chiaramente un parere negativo e le riformulazioni di quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Bene, allora, non avendo accettato la riformulazione, si intende che il parere del Governo è contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/35 Sibilia, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo ora all'ordine del giorno n. 9/4565-A/36 Pesco. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

DANIELE PESCO. Grazie Presidente. Il mio ordine del giorno era focalizzato sulla nazionalizzazione delle banche in crisi, non per altro, ma soprattutto perché, se dovessimo intervenire in questo modo per tutte le future banche che si troveranno in crisi, quanto andremmo a spendere, mi chiedo.

I 17 miliardi li spendiamo per andare a mettere in sicurezza, praticamente, circa 50 miliardi di attività bancarie. Di questi 50 miliardi, circa una decina erano obbligazioni emesse poche settimane fa, pochi mesi fa, garantite dallo Stato. Quindi, parliamo in concreto di 40 miliardi originari di queste banche.

E 17 miliardi è una cifra mostruosa, per garantire solo, diciamo, questo monte attività. E, quindi, dobbiamo veramente interrogarci su quale sia la strada più corretta, più giusta, più efficiente e più efficace da intraprendere e da percorrere, per riuscire a mettere in sicurezza queste crisi.

E forse la nazionalizzazione probabilmente è veramente la strada più efficace, perché abbiamo comunque già delle società che hanno delle licenze bancarie. Abbiamo il Mediocredito centrale, abbiamo, volendo, anche la Cassa depositi e prestiti, abbiamo, volendo, anche il Credito sportivo, anche se sappiamo che non è messo così bene, abbiamo già delle banche.

Perché non utilizzarle per riuscire ad assorbire le attività, il personale e gli sportelli delle banche che sono messe male?

Ci abbiamo provato con la ricapitalizzazione precauzionale, c'è l'idea di entrare nel capitale delle banche. Ma, ormai, nel caso delle banche venete, era un po' troppo tardi, perché le banche, con questo decreto, erano già state messe in liquidazione. Quindi era necessario assolutamente, secondo noi, trovare una strada alternativa. E quale poteva essere la strada alternativa? Quella di trovare una nostra società già con licenza bancaria, per potere assorbire queste attività, le attività delle banche in crisi. E veramente sarebbe stata una strada molto più conveniente, perché 17 miliardi sono veramente tanti.

Ma, in più, questi 17 miliardi (5 di liquidità e 12 di garanzie) vengono erogati, senza neanche pensarci al fatto che questi soldi sarebbero potuti tornare indietro. In che modo? Con un prestito. Avremmo potuto dare a Banca Intesa le attività delle venete, ma anche una certa liquidità, però con la garanzia che questa liquidità potesse essere un credito, un finanziamento, così come hanno fatto i nostri predecessori con i Monti-bond e Tremonti-bond, nel caso Montepaschi. Anche in questo caso, si poteva pensare, appunto, a un prestito per Banca Intesa, per gestire queste attività per un determinato periodo di tempo e, poi, restituire alla collettività le risorse necessarie per far fronte a questa crisi.

Così non è stato fatto, si è preferita la strada del regalo per Banca Intesa. Su questo abbiamo molti dubbi perché, secondo noi, è un vantaggio troppo grosso per un operatore finanziario bancario italiano. Certo, è il nostro operatore più importante, che abbiamo in Italia, nel senso che ha la licenza in Italia, ma non sappiamo con esattezza chi siano i proprietari di Banca Intesa, perché il 70 per cento circa dell'azioni di Banca Intesa è sul mercato. Viene chiamato azionariato diffuso, però sappiamo che è facile aggirare anche la normativa riferita alle concentrazioni di attività e di azioni bancarie. Quindi, veramente, non sappiamo neanche chi è il vero proprietario di Banca Intesa e, quindi, non sappiamo neanche se il proprietario è italiano o estero. È facile che sia estero, è facile che il grosso delle azioni di Banca Intesa sia in mano a fondi esteri, magari di qualche nazione europea. Può essere, può essere. Purtroppo, non lo sappiamo.

E, comunque, abbiamo fatto un grande vantaggio per quest'operatore e, secondo noi, non è la strada più adatta.

Ma, in più, siamo entrati a gestire una cosa, che secondo noi è nata già male. È nata male perché con questo decreto si immagina di riuscire a recuperare, di questi famosi crediti deteriorati, il 55 per cento. A noi può anche stare bene come percentuale, perché bene o male viene valorizzato il 40 per cento. Il valore che viene dato a questi crediti deteriorati, in media, è il 40 per cento. Ebbene, se sono stati valutati il 55 per cento per la liquidazione di queste banche, ci chiediamo come mai, nel caso delle quattro banche, quando è stato chiesto a Bankitalia, in base al principio del no creditor worse off, cioè scegliere la strada meno peggio - scusatemi l'espressione - per gli obbligazionisti e gli azionisti, quando Bankitalia ha fatto la verifica - quindi ex post alle risoluzioni delle quattro banche - la Banca d'Italia stessa ha detto che quei crediti avrebbero fruttato il 23-25 per cento? Ebbene, abbiamo due interpretazioni molto diverse da parte dello stesso operatore, la banca centrale italiana, Banca d'Italia, che in quel caso per le quattro banche ha detto: “Se avessimo attuato la liquidazione coatta amministrativa i crediti deteriorati avrebbero fruttato il 23 per cento circa”. Ebbene, in questo caso sempre la Banca d'Italia dice che frutteranno circa il 55 per cento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Concluda…

DANIELE PESCO. Ebbene, queste analisi sono fatte su basi statistiche e non è possibile che un soggetto così importante come la Banca d'Italia usi due pesi e due misure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/36 Pesco, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/37 Villarosa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Queste due banche sono frutto di mal gestione, di comportamenti scorretti, ruberie, mutui baciati, favori ad amici, mancanza di credito alle imprese sane e voi mi dite che non volete salvare gli obbligazionisti, che non volete salvare gli azionisti, persone che hanno visto la loro azione passare da un valore di 60 euro a un valore di 0 euro e da un valore di 40 euro a un valore di 0 euro. Con questo ordine del giorno, caro Ministro, sottosegretario o Viceministro (chiunque mi possa ascoltare), noi non parliamo neanche degli azionisti, stiamo solo chiedendo di salvaguardare gli obbligazionisti che hanno acquistato dopo giugno 2014.

E allora io mi vorrei mettere nei panni di un obbligazionista che ha acquistato dopo il 12 giugno 2014; perché non posso sentirmi dire, caro sottosegretario, che il parere non è favorevole, ma diventa favorevole nel caso in cui noi andiamo in Europa a chiedere se possiamo salvaguardare i cittadini italiani truffati.

Caro sottosegretario, io non credo che dobbiamo andare in Europa a chiedere se dobbiamo salvaguardare dei cittadini italiani che sono stati truffati. Credo che sia compito del Governo e ne spiego anche il motivo.

Allora, io sono un obbligazionista che ha deciso di acquistare dopo il 12 giugno 2014. Perché giugno 2014? Perché a quanto pare il sottosegretario è convinto che il 13 giugno 2014, ovvero il giorno dopo che la normativa sulla BRRD, che è una normativa europea, che però poiché è pubblicata in Gazzetta Ufficiale il cittadino italiano la deve conoscere - come voi dite - ma sapete bene quanto sia complicato venire a conoscenza di una normativa così complessa in un giorno, però per voi va bene lo stesso e, quindi, chi ha acquistato il 13 giugno 2014 non verrà risarcito.

Ma questi cittadini che informazioni avevano sulle due banche venete? Il governatore di Banca d'Italia a ottobre 2014, dopo gli stress test della BCE, stress test con i quali Veneto Banca e Popolare di Vicenza arrivano più o meno alla sufficienza, il governatore di Banca d'Italia, come dicevo, commentando questi dati afferma: “Va bene. Le due venete sono arrivate alla sufficienza ma non ci sono grosse difficoltà. Sono banche sane” e lo dice a ottobre 2014, mentre quei cittadini decidevano se investire o meno nelle due banche venete e, ciononostante, voi non li volete salvaguardare.

Ma continuiamo. A febbraio 2015 il Governo vara un decreto sulle banche popolari e dice che queste due venete, una volta trasformate in SpA, potrebbero avere capitali freschi in maniera più veloce e immediata. E quindi a febbraio 2015 io, che volevo investire sulle banche venete, sentendo il Governo, dico: “Cavolo! Queste due venete non falliranno sicuramente in meno di un anno. Il Governo dice di averle trasformato in SpA e quindi riusciranno ad avere i capitali freschi”.

Arriviamo poi a novembre 2015. A novembre 2015 scoppiano le quattro banche e il Governo va a raccontare di avere salvaguardato il sistema bancario e con l'intervento sulle quattro banche io, che volevo investire in Veneto Banca e in Popolare di Vicenza, avevo un sistema bancario sano perché l'intervento era sulle quattro banche. Quindi, arriviamo a gennaio 2016, quando io, investitore indeciso sull'acquistare o meno obbligazioni all'interno delle due banche venete, sentivo Renzi che diceva: “Il sistema bancario è sano, MPS è risanata e ora è il momento di investire. Investite nelle banche italiane, perché le banche italiane sono sane” e io, che ho investito a febbraio 2016, non dovrei essere risarcito?

Finiamo dicendo: sottosegretario, si alzi, prenda la parola e dica che lei al Senato, così come avevate fatto qui in Commissione, presenterà un emendamento del relatore. Nessuno alla Camera vi farà opposizione - nessuno alla Camera vi farà opposizione! - e se non volete venire a lavorare a Ferragosto ci veniamo noi da soli e facciamo opposizione da soli, facciamo ostruzionismo da soli, stiamo fino al 15 agosto, ma salvaguardate i cittadini truffati perché altrimenti i truffatori sarete voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/37 Villarosa. Poiché non è stata accettata la riformulazione, il parere del Governo si intende contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Prendo atto che sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/38 Pisano il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha fatto sapere che accetta la riformulazione. Poiché nessuno chiede di intervenire andiamo oltre.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/39 Alberti, su cui la proposta del Governo è di raccomandazione.

Chiedo al deputato Alberti se accetta che il suo ordine del giorno n. 9/4565-A/39 sia accolto come raccomandazione.

FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Non accetto la raccomandazione e vorrei intervenire ma prima devo fare una premessa: noi oggi, leggendo i giornali, scopriamo che il vostro ex Premier mai eletto da nessuno, Matteo Renzi, dice che sulla questione banche forse ha sbagliato a seguire un po' troppo via Nazionale. Cioè, ci sta raccontando che dopo mille giorni di Governo, dopo una dozzina di provvedimenti sulle banche, l'ex Premier, mai eletto da nessuno, sta dicendo che ha sbagliato a seguire quello che diceva Banca d'Italia. Presidente, io chiedo ai colleghi della maggioranza, rivolgendomi a lei, con quale coraggio oggi si trovano in Aula a votare questo provvedimento, con quale coraggio! Voi, voi, state avallando un provvedimento le cui fondamenta si basano esclusivamente su quattro paginette di Banca d'Italia e il vostro ex Premier, mai eletto da nessuno, segretario del Partito Democratico, dice che ha sbagliato a seguire Banca d'Italia. Ma con quale coraggio decide di venire qui a votarlo. Siete vergognosi, siete vergognosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Se fosse qui seduto l'ex Premier, mai eletto da nessuno, Matteo Renzi non voterebbe la fiducia su questo decreto. Questa è la verità, questa è la verità! E invece no; voi siete qui a votare l'ennesima fiducia sull'ennesimo provvedimento “porcata”, sull'ennesimo regalo alle banche.

La BCE ci dice: “Vi concedo un altro scontro sul deficit purché riduciate il debito”. Signori, ma a dicembre abbiamo aumentato il debito di altri 20 miliardi. Ma con quale faccia la BCE, l'Unione europea e i funzionari europei vengono e ci dicono una cosa del genere? Non siete credibili, non siete credibili voi, non è credibile l'Unione europea, non è credibile la Banca d'Italia. Banca d'Italia era la stessa che sulle quattro banche - quando noi chiedevamo: fateci vedere i conti delle quattro banche, prima di farle fallire -, loro ci dicevano: state sereni, sono in fallimento, sono critiche, dobbiamo salvarle e intervenire, state sereni, ci penso io. E allora avete fatto, avete eseguito quello che la Banca d'Italia vi ha detto e avete fatto fallire le quattro banche. Dopo qualche mese, perché noi abbiamo rotto le scatole, siamo venuti a scoprire che – anzi, non dopo qualche mese, mentre eravamo in discussione di quel provvedimento -, noi sapevamo, avevamo i documenti che dimostravano che quelle quattro banche sono state fatte fallire da Banca d'Italia, erano tutte commissariate da Banca d'Italia e i parametri di quelle quattro banche andavano a crollo, crollavano, proprio mentre venivano commissariate da Banca d'Italia.

Voi oggi state approvando l'ennesimo decreto, l'ennesimo regalo a una banca privata, Banca Intesa - 17 miliardi - sulla base di valutazioni di quattro paginette di Banca d'Italia, ancora loro. Presidente, in realtà il favore non è a Banca Intesa - diciamola tutta -, il favore è a Banca d'Italia, perché, qualora si scoprisse come opera Banca d'Italia con i suoi faccendieri – Zonin, in particolare, e Consoli -, scoppierebbe il finimondo. Questo decreto serve per mettere una pietra tombale su quelle porcate che Banca d'Italia ha fatto con la complicità dei banchieri veneti.

Quante altre banche, quante altre situazioni, oggi, noi non conosciamo? Come si è comportata UBI Banca, come si è comportato il presidente emerito di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, Giovanni Bazoli, che comanda, governa questo Paese, lo governa lui e in quel partito lì c'erano due – due! - persone che sono legate a Giovanni Bazoli: il nipote e il genero di Giovanni Bazoli. È lui che comanda! Voi avete delegato, avete concesso, regalato il Governo e il Ministero e Palazzo Chigi alla famiglia Bazoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Io mi aspettavo che in questo decreto ci fosse un articolo in cui si diceva: il nuovo Ministro delle finanze è il presidente emerito di Banca Intesa, Giovanni Bazoli. Non c'è in questo decreto; vi prego di fare un ordine del giorno e inseritelo, perché di fatto è così: voi avete consegnato l'Italia in mano alle banche private e alla famiglia Bazoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/39 Alberti. Non è stata accolta la proposta di raccomandazione, il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/40 Fico, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/41 Carla Ruocco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

CARLA RUOCCO. Grazie. Io voglio un attimo rileggere. Forse il sottosegretario non ha letto bene il dispositivo del nostro ordine del giorno e ha ben pensato di riformularlo, a questo punto mettendo a nudo il fatto di voler, di fatto, coprire le persone che hanno in qualche modo gestito in maniera criminale e scellerata le banche per le quali noi adesso stiamo a pagare qui i debiti.

Semplicemente, l'ordine del giorno chiedeva che il Governo adottasse iniziative, anche di tipo normativo, volte ad aumentare le sanzioni pecuniarie e penali previste per il mendacio bancario e poi continuava nelle due diverse situazioni e di aggravarle, qualora tali atti siano commessi da soggetti che ricoprono ovvero abbiano ricoperto negli ultimi cinque anni incarichi politici, di amministrazione, di direzione, di governo o incarichi dirigenziali.

Allora non capisco perché voler cancellare l'aggravante di una ulteriore responsabilità di questi personaggi, i quali hanno cointeressenze all'interno della gestione di incarichi dirigenziali, politici. Abbiamo visto che ci sono dei conflitti di interesse enormi all'interno del Governo, tra coloro che dovrebbero gestire in maniera equa la cosa pubblica e coloro che fanno questi disastri bancari, che provocano dissesti alle finanze dello Stato incolmabili.

Noi siamo stati in Commissione, abbiamo chiesto che venissero adeguatamente punite le persone che sono responsabili di questi dissesti e abbiamo ricevuto un “no” perenne. Quindi, questo significa ed è un'ulteriore riprova che il Governo vive e si nutre di questi conflitti di interesse, che copre gli interessi di questi banchieri spregiudicati. L'esautorare oggi del Parlamento è un disegno perfetto, perché solo qui, all'interno di questo organo, ci sarebbe un'opposizione che possa mettere a nudo questo enorme conflitto di interessi. Attraverso questo ordine del giorno ne abbiamo riprova, perché il Governo si guarda bene dal punire adeguatamente coloro che sono i responsabili di questo dissesto.

D'altronde è molto semplice, era semplice comprenderlo. Noi abbiamo fatto di fretta e di furia l'approvazione di questo decreto, abbiamo fatto una ghigliottina all'interno della Commissione, proprio affinché non si potessero mettere in luce le responsabilità. Non abbiamo potuto fare audizioni a Consob e Bankitalia, le quali hanno enormi responsabilità. Per l'ennesima volta, gente innocente si è ritrovata in portafoglio prodotti finanziari che adesso valgono zero: questa è criminalità organizzata. Questo sarebbe la vostra gestione del credito? 18 miliardi di euro ai danni dei cittadini e lo chiamate tutela del risparmio, ma questa è una vergogna! Io non so come si possa uscire da questo Parlamento, vedendo un Paese in dissesto, una pressione fiscale che supera il 50 per cento, con la coscienza tranquilla, godendosi un fine settimana magari in una spiaggia esclusiva e contemporaneamente, un'altra volta, un'ennesima volta, essere corresponsabili della rovina di altre famiglie, di centinaia di famiglie e di centinaia e migliaia di lavoratori. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/41 Ruocco. Non è accettata la riformulazione, quindi il parere si intende contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/42 Sorial.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Io voglio far vedere una cosa al sottosegretario Baretta, magari lo riconosce. Sottosegretario, riconosce cos'è questo? È un euro, lo vede? Facciamo uno scambio equo: io le dò un euro di soldi miei, lei mi dà cinque miliardi di soldi degli italiani. Che ne dice? Lo facciamo questo scambio? Le sembra uno scambio equo? Lo facciamo dopo, no, l'ha già fatto lei, perché non ha utilizzato soldi suoi in questo scambio, ha utilizzato soldi dei cittadini italiani, ha utilizzato soldi delle tasse degli italiani e cosa è successo? È arrivata Banca Intesa, da lei, io non so se sono venuti in ufficio, se vi hanno mandato una mail, se li avete incontrati a Palazzo Chigi, ma probabilmente qualcuno che governa realmente questo Paese, Banca Intesa, è venuto da lei con un euro in mano e le ha detto: con questo euro io voglio avere due banche, le due banche che voi direte che noi abbiamo salvato, e in cambio otteniamo anche 5 miliardi di soldi pubblici, subito, per metterle “a posto”, lo dico tra virgolette. Questo è quello che avete fatto.

Ora, la questione non è tanto capire cosa succederà, perché ormai i cittadini i loro soldi li hanno persi, sia coloro che avevano degli interessi diretti nelle banche, sia coloro che, con le loro tasse, hanno contribuito al bilancio dello Stato; la questione è capire cosa ve ne viene in cambio, perché se noi guardiamo cosa è successo dal 2011 ad oggi, i soldi che avete regalato alle banche sono talmente tanti che, poi, ci si spiega, per ogni singolo versamento, per ogni singolo regalo, cosa sia arrivato indietro al Governo. Noi siamo partiti dal 2011 a fare questa analisi e abbiamo visto che, già nel 2011, c'è stato un grosso regalo da parte del governo Monti nei confronti delle banche. Con il decreto “salva banche” aveva regalato 4,1 miliardi di euro a MPS. Stranamente, quei soldi non sono serviti e, stranamente, MPS è nella stessa situazione, ma ha permesso al Governo Monti di andare avanti qualche mese in più, nella tranquillità più totale, con l'intero Parlamento assoggettato e asservito completamente al Governo Monti. Ma voi siete andati avanti così; i Governi che vi hanno preceduto, e questo stesso Governo, che non è altro che un'appendice di quei Governi, hanno fatto nient'altro che regali alle banche, hanno proceduto in questa direzione e hanno ottenuto, in cambio, dei favori. La cosa sconcertante è che voi ragionate solo in questa maniera.

L'abbiamo scoperto ieri; ieri, abbiamo scoperto che avete firmato degli accordi per accogliere tutti i migranti in Italia e in cambio cercavate dall'Europa un po' di flessibilità. Oggi, regalate 5 miliardi di euro a Banca Intesa, soldi che poi arriveranno, potenzialmente, con le garanzie, a 17 miliardi di euro, noi vogliamo sapere cosa ricevete in cambio, cosa avete ricevuto in cambio da Banca Intesa, perché non è semplicemente che loro sono qua a governare al posto vostro, io sono sicuro che, per ognuno di voi, con nomi e cognomi, su un pezzo di carta, ci sarà scritto: sottosegretario Baretta, bah, se la prossima volta va al Governo il MoVimento 5 Stelle, lo mettiamo qua, il signor Matteo Renzi, bah, se la prossima volta va al Governo il MoVimento 5 Stelle, lo mettiamo in quest'altra poltrona; il signor Profumo, bah, al signor Profumo gliel'avete già data una ulteriore poltrona, oltre a quella che gli avete dato con le partecipate dello Stato. Allora, la questione è proprio questa, noi vorremmo vedere cosa otterrete in cambio da tutto ciò, perché non è normale; nemmeno un bambino farebbe uno scambio di un euro di soldi propri con 5 miliardi di euro dei soldi dei cittadini ed è vergognoso proprio per questo, perché non utilizzate nemmeno soldi vostri, utilizzate i soldi dei cittadini italiani.

L'ordine del giorno era molto chiaro. L'ordine del giorno, semplicemente, diceva: dato che, finora, facendo i calcoli alla mano, avete regalato 85,2 miliardi di euro, in un modo o nell'altro, alle banche, andiamo a creare un osservatorio per monitorare come sono stati spesi questi soldi. Creiamo un osservatorio per vedere quanti regali esattamente sono stati fatti alle banche e come questi possono far parte di una prossima spending review per evitare di buttare via soldi, continuamente. È una cosa molto semplice, ma io vi sento in televisione; parlate di revisione della spesa, dite che non ci sono mai i soldi; allora facciamo una cosa del genere, molto semplice, creiamo questo osservatorio, vediamo come avete speso questi soldi; noi già lo abbiamo visto come li avete spesi, perché li avete buttati via in questi regali, ma almeno scriviamo nero su bianco che sono ulteriori regali ed evitiamo che continuiate a procedere in questa maniera con i soldi dei cittadini italiani, perché, poi, sistematicamente, quando ci sono da fare investimenti strutturali per il benessere dei cittadini ci dite sempre che non ci sono mai i soldi e lo abbiamo detto già ieri che questa è una stupidata grandissima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/42 Sorial, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/43 Brugnerotto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Secondo l'articolo 1 della Costituzione, l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Il 4 dicembre, il popolo sovrano ha bocciato il vostro referendum e penso che, alla luce di tutto questo, forse, l'articolo 1 potevate riscriverlo in un'altra maniera, del tipo: L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulle banche, la sovranità appartiene alle banche che esercitano questa sovranità nelle forme e nei limiti della Costituzione, ma in realtà, con la connivenza del Governo, che ne garantisce tutta la funzionalità, in pieno. Questo per dire che cosa? Che, ormai, siete in grado di fare tutto. Questa è la novantaquattresima fiducia che mettete, è l'ennesimo decreto “salva banche”, sono circa 80 miliardi i soldi pubblici che avete regalato alle banche, sono 200.000 le famiglie truffate venete; questi sono un po' di numeri, a cui poi aggiungiamo anche le trenta deroghe che sono state fatte in questo decreto. Numeri per dire cosa? Per dire che quella è la vostra priorità: salvare chi vi aiuta a stare lì. La banca aiuta il politico e il politico aiuta la banca. In tutto questo è solamente il cittadino che ci rimette.

Un appello lo faccio ai cittadini veneti: è il momento, questo, di alzare la testa. Ho letto ieri, proprio ieri, che per la vicenda MOSE - che mi piace sempre citare, perché è una vicenda, secondo me, emblematica, che spiega un po' tutto - è stato calcolato un danno erariale di 37 milioni di euro, oltre ai 21 milioni di euro di tangenti già accertate con condanne. Un miliardo e sei, il costo iniziale previsto, sei miliardi il costo attuale. È quadruplicato e l'opera non è finita, non funziona e promette chissà quante sorprese per la manutenzione. L'appello che faccio è di alzare la testa, aprire gli occhi e riconoscere chi aiuta veramente i cittadini, rispetto a chi fa finta di aiutarli.

Se ho ancora tempo leggo quello che era l'intento del mio ordine del giorno di cui non accetto la raccomandazione. Il mio ordine del giorno diceva semplicemente che questo decreto è stato scritto in maniera un po' truffaldina; non ci sono i termini di insolvenza, non esiste la parola “insolvenza” nel decreto e questa parola rappresenterebbe il presupposto per arrivare ad una condanna certa per i responsabili e per i risarcimenti, quindi, non sarà previsto nessun risarcimento per i truffati, meno un euro, magari un truffato con un euro può comprarsi anche una banca, ma in questo caso, no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, noi chiediamo, al fine di assicurare una maggiore tutela dei creditori delle banche poste in liquidazione, di assumere ogni genere di iniziativa normativa e far sì che la decorrenza degli effetti, di cui al citato comma 3-bis, si determini anche a seguito dell'invio di un'istanza di compensazione a mezzo di posta elettronica certificata o raccomandata da parte del soggetto interessato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/43 Brugnerotto, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/44 Castelli, che non chiede di intervenire; non c'è, quindi non è accettata l'ipotesi della raccomandazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/44 Castelli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/45 Caso, su cui c'è una proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Ovviamente, non posso assolutamente accettare questa riformulazione. Come si fa a chiederci ancora di valutare l'opportunità della separazione tra banche commerciali e banche di investimento? Sono ormai quattro anni che vi chiediamo questa cosa, dovete ancora ragionarci su? Cosa avete ancora da ragionarci? Noi ve lo chiediamo perché siamo stufi di vedere gente truffata dalle banche. Non è possibile che, ancora oggi, si vada in banca a chiedere un mutuo e si venga obbligati ad acquistare obbligazioni od azioni: queste sono truffe che avvengono e la separazione bancaria serve proprio a questo, serve ad una persona a capire che ha risparmiato e dove vuole mettere il proprio risparmio, se nell'economia reale o in quella finanziaria, e serve anche ad evitare che poi vengano utilizzati, come in questo caso, soldi pubblici per coprire le nefandezze dei banchieri. Perché è ovvio che poi, avendo una separazione bancaria, quando poi fallisce una banca di investimenti, sono problemi di chi ha investito in quelle cose, e non certo più dello Stato e dei soldi dei cittadini. Quindi, noi vi chiediamo questo, perché è ovvio che tutti questi fallimenti sono ormai chiaramente fatti a tavolino.

La concentrazione bancaria è quello che volete creare: tutto in mano a poche banche, tutta l'economia italiana in mano a poche banche d'affari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questo è ormai chiaro, è chiaro leggendolo anche dalle regole di Basilea, ad esempio, ma dov'era l'Italia, dov'era l'ABI, dov'era la Banca d'Italia, quando si firmavano quelle regole? Era chiaro, leggendole, che quelle erano contro le banche italiane e che avrebbero portato al fallimento le banche italiane. Era chiarissimo! E attenzione, perché saranno in arrivo anche nuove norme dall'Europa, ancora più stringenti, dove qualsiasi prestito ormai verrà considerato a rischio e dove sarà necessario, ancora di più, capitalizzare per le banche italiane. Sappiamo che sono in arrivo queste nuove norme, cosa faremo? Ancora saremo supini ad accettare queste norme? Ancora una volta, dove sarà l'ABI, dove sarà ancora Banca d'Italia, quando arriveranno le nuove norme? Dichiareremo altri fallimenti e faremo nuove concentrazioni? Questo è il problema: dov'erano? Qui ci sono delle grosse responsabilità, della Banca d'Italia, dell'ABI, che non hanno portato mai avanti gli interessi del sistema economico italiano. Queste sono le verità che nessuno dice.

E guardate, oltre questo, vorrei ancora capire come sia stato possibile non rendersi conto di tutto ciò, che tutto questo sarebbe avvenuto, perché, da un lato, c'erano le connivenze da parte della politica e gli intrecci tra la politica e le banche, come parlavamo anche ieri delle porte girevoli, e, dall'altro lato, poi, abbiamo queste sofferenze. E guarda caso, quando si vengono a fare gli stress test, l'unica cosa che si controlla sono le sofferenze del sistema, quindi dell'economia reale, e quelle dei prestiti verso l'economia reale, e non si controllano mai, invece, quelle relative, ad esempio, ai derivati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Chissà, perché, ad esempio, Deutsche Bank è piena zeppa di derivati e, forse, guarda caso, invece, loro, i tedeschi, vanno a fare gli interessi delle loro banche, quando si fanno accordi tipo quelli di Basilea, e invece noi accettiamo sempre supinamente. E questo è solo l'inizio, ne vedremo ancora tante altre e voi siete responsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/45 Caso, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/46 Cariello, su cui c'è un parere favorevole, lo vogliamo votare? Va bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/46 Cariello, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/47 D'Incà.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA'. Grazie, Presidente. Diciassette miliardi: questa è la cifra che, di fatto, viene messa da parte dell'Italia su questo decreto, una parte in garanzia e una parte di soldi dati a Banca Intesa, un territorio veneto che è - e lo ripeterò ancora una volta - di fatto annichilito, che perde la sua capacità finanziaria, le sue banche del territorio, espressione di una mala gestione territoriale che è vissuta nel silenzio delle autorità locali e del Paese intero.

In questo mio ordine del giorno avevo, appunto, richiesto di poter avere un maggiore ristoro, di non fermarsi, per gli obbligazionisti, al 12 giugno del 2014, ma poter avanzare fino al 2016, perché, di fatto, non ci potevamo fermare dall'entrata in vigore del BRRD, ma dovevamo dare una giusta compensazione e un giusto ristoro anche a chi era convinto di poter acquistare le rubricazioni successive e che avessero un valore reale. Di fatto, insomma, vi è una incapacità, da parte di chi ha comprato queste obbligazioni, di poter capire esattamente il valore del rischio.

Mancano, all'interno di questo decreto, tre parole: stato di insolvenza, che permette di poter procedere a livello di bancarotta fraudolenta con le procure, con reati penali effettivi insomma, di poter procedere con lo stato di insolvenza, di poter fare dichiarazione di fallimento nei confronti delle banche; mancano queste tre parole molto semplici ed è una gravissima mancanza voluta, probabilmente, per non dover andare a toccare gli interessi di chi sta acquistando in questo momento la banca.

Noi abbiamo più volte spiegato le problematiche del Veneto, un Veneto che è in gravissima difficoltà, però è un Veneto che, di fatto, ha tanti nomi, che hanno avuto la fortuna di poter avere - dalle banche venete, non soltanto a livello del Veneto, ma a livello nazionale - mutui, di avere soldi, anche quando, di fatto, non avevano delle garanzie, ad esempio Veneto Banca ha finanziato l'Alitalia, il gruppo Boscolo, l'Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, la Lotto sport, nonostante queste aziende avessero delle situazioni finanziare traballanti; ma non solo: hanno finanziato con fidi anche l'ex governatore del Veneto e Ministro, Giancarlo Galan, di Forza Italia, nel 2012, con ben 7,6 milioni di euro; Denis Verdini, che ha mantenuto in piedi questo Governo per tanto tempo e che ha permesso di fare le riforme costituzionali: era il vostro alleato, ve lo siete tenuto in grembo, in grembo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Si chiama Denis Verdini, ma non solo: Consoli non ha dimenticato neanche la famiglia, insomma, ha fatto sì che la moglie acquistasse una villa in Sardegna da una società di Gino Zoccai, l'imprenditore orafo di Thiene, protagonista del crac della compagnia aerea “Volare”; in quel caso si trattava di 8,5 milioni di euro, ma, poi, non solo, alle famose “baciate” da parte di Gianni Zonin. “Baciate” voleva dire che le aziende dovevano comprare una parte di azioni quando avevano un muto e, di fatto, le aziende sono in gravissima difficoltà in questo momento e nessuno lo dice. All'interno dei finanziati, dei clienti storici di Zonin ci sono Ravazzolo, Piergiorgio Cattelan, Ambrogio Dalla Rovere, Francesco Rigon.

Sono tutti nomi importanti, ma non solo: quando, poi, sono arrivati qui a Roma - e anche la Banca popolare di Vicenza arriva a Roma -, il gruppo Degennaro, Bufacchi, Torzilli e il gruppo Marchini - Marchini, quando non te li trovi protagonisti della politica romana, te li trovi sempre collegati alle banche venete. Era candidato sindaco a Roma Alfio Marchini -, hanno ricevuto 130 milioni di euro, 75 iscritti come “incagli”. Incagli. E, poi, non dimentichiamo i vari nomi dei consiglieri: Nicola Tognana, prestiti per 81 milioni di euro, Fantoni per 45, Zigliotto per 33, Dossena per 30. Di fatto, è un sistema incredibile quello Veneto, dove tutti sapevano, ma nessuno sapeva la fine della storia. Ecco, siamo arrivati alla fine della storia: un fallimento preannunciato che non si chiama fallimento…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO D'INCA'. …ma si chiama così: chiusura, messa in liquidazione. Ancora un minuto, grazie, Presidente. Di fatto, è il fallimento di un'intera classe politica del Veneto: vi sono 74 parlamentari veneti, 74 parlamentari veneti, in gran parte silenziosi davanti a quello che succede (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Silenziosi, perché nel silenzio si crea una modalità che è, forse, veneta, per certi versi, un po' di omertà, ma dall'altra parte vi è la paura di poter toccare il potere. Vi è una classe politica del Veneto che è inutile, inadeguata a governare la locomotiva del Veneto: in gran parte è seduta in questo Parlamento, in gran parte è seduta in regione Veneto e in gran parte oggi fa finta opposizione, ma il governo del Veneto l'ha avuto in mano con Giancarlo Galan per lunghissimo periodo. Inutili, inadeguati e inutili e ve ne dovete andare a casa dal Parlamento e dalla regione Veneto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Incà.

FEDERICO D'INCA'. Perché l'unico posto dove dovete stare è stare a casa, non in Veneto, a casa vostra e basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/4565-A/47, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno Cecconi n. 9/4565-A/48.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Il sottosegretario è al telefono, ma è poco rilevante. Il mio collega Sorial è uno spilorcio, io gliene offro 2 di euro: è un affarone! Vorrei MPS però, perché la Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza non mi sembrano un buon affare; poi, le faccio un contrattino nel pomeriggio, domani fate il Consiglio dei ministri e mi fate un bel decreto perché, se sono bravi quelli di Banca Intesa a prendere due banche con tutto il marcio che ci teniamo noi, con i soldi che ci mettiamo noi cittadini per sostenerla, allora sono capace anch'io di prendermi una banca. Poi, se devo fare un pastrocchio, chiudere le filiali, licenziare i dipendenti e lasciare i cittadini che avevano delle obbligazioni senza un centesimo, allora sono bravi tutti in questo Paese. Perché è quello che avete fatto: è quello che avete fatto con le quattro banche un anno fa, è quello che avete fatto con MPS, è quello che state facendo oggi con Veneto Banca e Banco Popolare di Vicenza.

Questo non è un affare: questo è un regalo con soldi pubblici che state facendo alle banche con la scusa di sostenere l'economia del Paese. E non avete preso niente, niente, di quello che il MoVimento 5 Stelle proponeva, perché era molto meglio e molto più semplice - esattamente come hanno fatto in Germania - prenderle noi quelle banche se ci dovevamo mettere tutti questi miliardi, se ci dovevamo mettere tutti questi soldi.

Facevamo noi investimenti in questo Paese come Stato e, magari, nel frattempo, cambiavamo che un pochettino il codice penale, perché i dirigenti e i responsabili di questi disastri devono pagare, perché questa è l'ingiustizia più grossa nei confronti dei cittadini: gli tiriamo via tutto, gli portiamo via tutto e chi ha creato il danno se ne sta alle Bahamas a bere il mojito, perché tanto va tutto in prescrizione e questi non pagheranno mai nulla, con i soldi dei cittadini italiani.

Questi decreti sono vergognosi e non è che ne avete fatto uno, li avete ripetuti nel tempo: avete reiterato l'errore e lo schifo negli anni, senza mai vergognarvi e, poi, vi stupite quando andate tra la gente, quando andate alle assemblee pubbliche, che gli obbligazionisti subordinati sono indignati con voi. Ma, scusate, cosa pretendete da queste persone? Queste persone sono state truffate - sono state truffate! - e voi rispondete ad una truffa con una truffa di Stato. Non è plausibile, non è pensabile trattare così i cittadini del nostro Paese.

Quei cittadini sono quelli che pagano il nostro stipendio, che permettono a lei, sottosegretario, di stare in quella posizione lì: sono i cittadini che vanno tutelati, non i banchieri e bisogna smetterla di dire che i cittadini hanno speculato. I cittadini - una parte l'avrà fatto - non hanno speculato. Il pensionato, che deve leggere trecento pagine di indicazioni, non fa una speculazione: ha firmato perché il direttore di banca l'ha convinto. Il giovane, che ha comprato la prima casa perché per prendere il mutuo la banca l'ha obbligato a comprare delle azioni o delle obbligazioni subordinate, non l'ha fatto per speculare: l'ha fatto per avere un mutuo. Oggi voi gli state togliendo tutto. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/4565-A/48, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno Toninelli n. 9/4565-A/49: nessuno chiede di intervenire, non è accolta l'ipotesi della raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/4565-A/49, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'ordine del giorno Cozzolino n. 9/4565-A/50: c'è un parere favorevole. Lo mettiamo ai voti? Vuole parlare?

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente, è un mio diritto e vorrei esercitarlo. Questa battaglia che stiamo conducendo è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Fino ad oggi sono stati stanziati quasi 87 miliardi di euro per salvare le banche: potevamo nazionalizzarle: avremmo speso sicuramente meno e salvato lavoratori e risparmiatori. In particolare, alle due banche, con questo decreto, diamo 17 miliardi.

Con il mio ordine del giorno chiedevamo - sono contento che sia stato accolto - trasparenza sui soldi erogati alle banche; trasparenza che vorremmo anche potesse avvenire con l'avvio della Commissione d'inchiesta su tutti gli scandali bancari e il sistema bancario. Ha risposto il Presidente Mattarella, ma spero che lunedì - questo decreto doveva servire lunedì per tenere aperte le banche - sia pubblicata in Gazzetta Ufficiale, meglio ancora sabato, la legge di istituzione della Commissione d'inchiesta.

Come dicevo, questo decreto dà 17 miliardi, soldi dei cittadini, ma queste due banche hanno bruciato ben 16 miliardi di risparmi dei veneti e delle aziende venete, 16 miliardi che non rivedranno mai più, quindi, il conto è ben più alto. Si tratta di miliardi che sono stati bruciati e non ritorneranno più nelle tasche dei cittadini.

La trasparenza è importante, perché questo sistema bancario è opaco: sistemi di valutazione del sistema bancario europeo, che nascondono, come diceva prima il mio collega Caso, i derivati che hanno messo in dissesto molti comuni e anche lo Stato. Non si sa ancora quanti soldi siano impegnati in derivati, che ci costeranno miliardi e miliardi di euro. Parliamo così, come noccioline, di miliardi di euro.

In questo momento non vengono utilizzati i soldi per potenziare il sistema di protezione civile e dei Vigili del fuoco per gli incendi e non interveniamo, lasciamo che gli incendi divampino. Abbiamo visto ieri sul Vesuvio e poteva essere anticipato.

E anche per queste banche, i primi segni di sofferenza erano già presenti uno o due anni fa. Si poteva intervenire quando sarebbe costato molto meno intervenire. Mi ricorda un po' come è stato fatto con la Grecia, che si è aspettato che arrivasse quasi al fallimento, senza intervenire prima, spendendo sicuramente meno soldi dei cittadini.

Quindi, noi come politici dobbiamo impegnarci a far risparmiare i soldi i cittadini e usarne il meno possibile per ottimizzare il tutto. Quindi, questo qui è il fallimento della politica, è l'ennesimo decreto-legge, che dà soldi alle banche e questo non va assolutamente bene, perché i soldi non sono dei politici, né delle banche, ma dei cittadini, che ovviamente dovrebbero governare. Anche se ci danno la delega, il potere appartiene ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cozzolino. Ho capito bene che volete votare questo ordine del giorno, con il parere favorevole del Governo?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/50 Cozzolino.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/51 D'Ambrosio. Nessuno chiede di intervenire, non è accettata la raccomandazione, quindi lo metto ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/51 D'Ambrosio, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/52 Dadone.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Nonostante il parere favorevole, ci terrei a mettere in votazione, perché vorrei che fosse l'Aula a legittimare questo ordine del giorno, se pur sarebbe stato meglio…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dadone, io ho segnato che c'è una proposta di riformulazione sul suo ordine del giorno.

FABIANA DADONE. No, certo che non la accettiamo, ci mancherebbe.

PRESIDENTE. Non la accettate, va bene. Quindi, il parere non è favorevole, comunque, ecco, per questo.

FABIANA DADONE. Allora, peggio ancora, va bene. La proposta di riformulazione, suppongo che sia “a valutare l'opportunità di”, per cui sicuramente non l'accettiamo. Allora, spero che sia l'Aula ad approvare, invece, l'ordine del giorno così com'è. Infatti, quello che si chiede - l'ho spiegato abbondantemente ieri - è che le obbligazioni emesse negli ultimi sei mesi da parte di queste due banche, che sono attualmente coperte da garanzie statali, decadano nel momento in cui ci sarà il passaggio delle banche venete alla Banca Intesa.

Perché ci tengo che sia votato? Perché è un atto giusto. Già l'abbiamo spiegato ieri. È rientrata la sottosegretaria Sesa Amici, quindi, risentirà l'intervento analogo a quello di ieri. Già gli abbiamo regalato 17 miliardi e ancora “valutiamo l'opportunità”, addirittura, di non regalargli queste garanzie. Mi sembra veramente un po' esagerato. Quindi, io spero che l'Aula, almeno su questo, si esprima in favore.

Quando usciamo da qui, ci chiedono dei soldi per coprire qualsiasi tipo di esigenze. E le risposte sono sempre che i soldi non ci sono. Per la sicurezza non ci sono; per le divise delle forze dell'ordine non ci sono; per i mezzi al comparto sicurezza non ci sono; per gli investimenti nel turismo i soldi non ci sono; per l'adeguamento delle strutture scolastiche, dove stanno i bambini - lo ricordo -, i soldi non ci sono; per le strade, che rimangono di competenza delle province - che, purtroppo, sono rimaste lì dove sono, seppur avete finto di toglierle -, i soldi non ci sono, quindi i cittadini sono costretti a viaggiare su strade dissestate; per i minori stranieri non accompagnati abbiamo tenuto due anni una legge bloccata qui, perché i soldi non si trovavano; non ci sono i soldi per gli adeguamenti sismici degli edifici; non ci sono i soldi per i terremotati; non ci sono i soldi per il dissesto idrogeologico; non ci sono soldi per mandare in pensione i cittadini bloccati dalla riforma Fornero; non ci sono i soldi per i malati. Insomma, potremmo andare avanti all'infinito, però, i soldi per queste cose si trovano sempre.

Quindi, tenuto conto che già facciamo un regalo veramente ingente… il sottosegretario ha cambiato parere? Sarebbe veramente una notizia lieta. Allora, lo lascerei intervenire, sperando che l'Aula voti a favore, grazie.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dadone. Prego, sottosegretario Baretta.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Togliamo pure “ a valutare l'opportunità”. Parere favorevole integrale. Ci sta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Va bene, allora, onorevole Dadone, ha ottenuto un risultato!

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/52 Dadone, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/53 Dieni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI. Grazie. Questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e per come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

Ieri ricordavo come la politica non sia l'unica responsabile per ciò che è avvenuto nel crac delle banche venete, ma è senz'altro l'unica colpevole. Ci sono molti responsabili, infatti, a partire dagli imprenditori, che hanno cavalcato il rampantismo degli anni d'oro e che, per non deludere le aspettative di chi li circondava, hanno continuato a vivere e a far vivere amici e accoliti al di sopra di quelle che erano le reali possibilità.

Ci sono poi le responsabilità di chi ha mancato di vigilare e su questo servirebbe una seria riflessione, dato che non è possibile che, alla settima crisi bancaria, ancora non ci interroghiamo seriamente sul deficit che hanno caratterizzato Bankitalia e Consob.

Ma la politica è la vera colpevole, perché ha partecipato di tutto questo ed è stata a guardare senza fare nulla. Finora, infatti, ha preferito mettersi a tavola con questi pseudo imprenditori e condividere i proventi, anziché fare ciò che avrebbe dovuto: imprimere al sistema una svolta, proibire le operazioni torbide, approntare contromisure adeguate alle crisi e, soprattutto, dare una direzione al futuro di un sistema creditizio.

Il MoVimento 5 Stelle ha fatto tutto questo attraverso proposte precise. Nessuno è per lasciare le banche al fallimento, che sono rilevanti per il tessuto produttivo nazionale. Ma ciò non può tradursi in un regalo a qualsiasi costo, in un “prendere o lasciare”, sennò si rischia di proseguire sulla via intrapresa finora.

La strada da battere è la nazionalizzazione degli istituti in difficoltà, una reale analisi dei crediti deteriorati, promuovendo azioni di responsabilità a carico dei banchieri. Non possono essere ancora una volta i soliti, i piccoli risparmiatori, a essere i soli a pagare, mentre i veri responsabili e i soliti potentati economici, fatti di amici e amici degli amici, banchettano. Anche perché, a fianco di chi ci sta rimettendo, ancora oggi, c'è chi continua a speculare e a guadagnare, come hanno fatto coloro che hanno comprato bond senior nei mesi scorsi, incassando ora, con il rimborso statale, plusvalenze da capogiro.

Ma, oltre a costoro, c'è un altro vincitore assoluto in questa operazione, che è Banca Intesa. Per questa si sono fatti ponti d'oro. Non starò a ripetere i dati dell'esborso del contribuente per favorire l'operazione. Ciò che ho trovato, però, ancor più insultante in questo caso, è che, a differenza di tutti i piccoli risparmiatori, per i quali la legge si applica, per Intesa non c'è legge che non si interpreti. Per Intesa la legge si deroga.

Adusbef ha messo in fila tutte queste deroghe, che sono impressionanti. Non leggo tutto l'elenco, che risulterebbe assai esemplificativo, anche se è di scarsa fruibilità per chi ci ascolta. Se dovessi farlo, impiegherei ben più dei cinque minuti di tempo che mi è concesso e inoltre sarebbe un elenco di scarsa comprensione. Tuttavia, la sua lunghezza sarebbe ben esemplificativa di tutte le regole, comprese quelle europee, che nei giorni normali e per le persone normali sembrano scolpite sulle tavole della legge, ma che, evidentemente, quando interessa, non valgono per chi è più uguale degli altri.

Ciò che fa impressione in tutto ciò è che, di fronte a ben altre emergenze, come l'Italia, che è in preda al fuoco in Campania, in Sicilia, in Calabria, in Puglia e in cui si trovano sempre delle norme che impediscono di fare cose, ve ne sono altre delle quali con la massima urgenza si possa fare a meno, in barba alla certezza del diritto e ai principi costituzionali.

Anche su questo confidiamo che ci sia un giudice non a Berlino, città dalla quale il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno continuano a prendere schiaffi in faccia, ma a Roma. Crediamo che la Consulta, prima o poi, avrà modo di pronunciarsi su un testo che getta nel gabinetto le regole dello Stato di diritto e che lo dichiari per quello che è: incostituzionale.

L'ordine del giorno da me presentato va esattamente in questa direzione, nel vano tentativo di preservare una minima parvenza della certezza del diritto. Ebbene, nell'ottica di tutelare la certezza dei contratti, specie nei confronti dei soggetti più deboli, oltre che per evitare misure distorsive della concorrenza e per tutelare il sistema economico e produttivo ricadente nell'ambito territoriale di operatività di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, l'ordine del giorno impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, al fine di vietare al cessionario la possibilità di modificare le condizioni giuridiche dei rapporti di credito in essere al 26 giugno 2017 dei clienti delle banche in liquidazione, fino a quando avrà efficacia l'intervento dello Stato.

Si tratta di una piccola azione, che, tuttavia, in un decreto denso di deroghe, comprime l'arbitrio di Intesa, soggetto che mi pare abbia già avuto ritorno sufficiente da questa vicenda.

Concludo, Presidente. Ovviamente, la mia richiesta è che venga approvato. Sarebbe un minimo di segno di sensibilità da parte di Parlamento, che potrebbe avere un sussulto di orgoglio…

PRESIDENTE. Grazie…

FEDERICA DIENI. …e fare finta di tutelare i baluardi dell'ordinamento democratico. La speranza è l'ultima a morire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/53 Dieni, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/54 Bonafede non accettano la raccomandazione proposta dal Governo e chiedono che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/54 Bonafede, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/55 Businarolo, accettato dal Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Ringrazio per il parere favorevole, ma voglio comunque fare un piccolo intervento, visto che il nostro lavoro in quest'Aula è anche argomentare le nostre posizioni, soprattutto su un decreto che sta passando in sordina.

Noi stiamo puntando un faro su un argomento importante, un provvedimento che è un altro salvataggio nei confronti delle banche, però questa volta mi coinvolge più da vicino, essendo una cittadina nata e cresciuta in Veneto, una regione il cui tessuto produttivo è rappresentato in larga parte da aziende che operano in tanti settori.

Abbiamo già assistito nel passato agli scandali che hanno travolto altri istituti di credito italiani e che hanno avuto ripercussioni gravissime, soprattutto sui risparmiatori, quelli che non sapevano, quelli che non erano stati informati abbastanza bene, quelli che erano stati consigliati molto male.

Risparmiatori la cui fiducia è stata tradita da manager senza scrupoli che hanno continuato ad agire come se nulla fosse, consapevoli della situazione drammatica in cui versavano gli istituti che ormai erano ridotti al lastrico ma che, comunque, hanno continuato ad ingannare i cittadini che lì hanno versato i propri risparmi, i risparmi di una vita. Tanti sono stati i cittadini veneti che hanno perso tanti soldi, troppi soldi, quelli dei risparmi di sempre. Questa volta è capitato a due banche venete, dicevamo, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ma quali sono i criteri per constatare lo stato di buona salute di una banca oggi? Da una parte c'è il fattore crediti malati, cioè quelle somme prestate dalle banche che difficilmente potranno essere riscosse; dall'altra parte, verificare l'affidabilità di una banca per cui occorre vedere, quindi, il valore che questa assume sul mercato azionario. Quello che è successo qualche mese fa con il decreto “salva banche” del Governo è una cosa inaccettabile. Si tratta di un decreto varato in spregio a quanto garantito costituzionalmente dall'articolo 47. Presidente, mi scusi ma c'è qualcuno che fischia a lato e faccio anche fatica a restare concentrata.

PRESIDENTE. Colleghi, se abbassate il tono della voce…

FRANCESCA BUSINAROLO. No, è qualcuno che fischia.

PRESIDENTE. Prego.

FRANCESCA BUSINAROLO. È stato un decreto varato in spregio a quanto garantito costituzionalmente dall'articolo 47, dicevo, che prevede la tutela del risparmio. La situazione delle due banche venete aveva già dato nel passato molti segnali di essere allarmante. Due banche che nell'ultimo anno hanno visto i propri titoli crollare, addirittura titoli che sono scesi dell'80 per cento del loro valore dal 39,5 al 7,3 mentre gli azionisti di Popolare di Vicenza hanno visto svalutare i titoli dal 62,5 al 48 per cento.

Nella mia regione, il Veneto, gli effetti del momento negativo del sistema bancario si ripercuotono in maniera devastante su tutto il tessuto socio-economico e, in particolare, su quello imprenditoriale e anche sui piccoli risparmiatori. Il tutto avviene in una spirale contorta: da una parte, le banche in difficoltà per la drastica riduzione di denaro in afflusso da aziende e risparmiatori; dall'altra parte, la drammatica situazione delle aziende per il mancato afflusso di denaro da parte delle banche, appunto. Quindi, un cane che si mangia la coda, sostanzialmente. Si tratta di un ciclone devastante che si è abbattuto sul nostro territorio e che ha prodotto effetti pesantissimi sull'economia. I dati della CGIA di Mestre parlano chiaro: nel 2015 i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti di oltre 15 miliardi di euro, nonostante la domanda di credito delle aziende sia aumentata del 3 per cento. Quindi, noi ci proviamo a ripartire, ci riproviamo a fare economia e a fare del bene per l'Italia, ma c'è un problema alla base.

Per questi motivi ringrazio per l'accoglimento dell'ordine del giorno e ricordo che era diretto a garantire la verifica, da parte del MEF e su base trimestrale, della corrispondenza dello stato patrimoniale del cessionario ai requisiti previsti dal decreto “salva banche” del dicembre scorso. Questo per dire “basta” allo strapotere delle banche. Vogliamo tutelare le famiglie, i cittadini e i loro risparmi nonché il loro futuro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/55 Businarolo, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/56 Colletti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI. Sottosegretario, questo ordine del giorno parla dell'articolo 3, comma 3, del decreto, dove è in realtà presente, da parte di coloro che hanno provveduto alla redazione e all'approvazione di questo decreto, un vero e proprio falso in atto pubblico. Questo è facilmente desumibile perché nello stesso articolo 3 - chissà come mai, perché ne avete bisogno - affermate in un articolo di legge che la procedura che avete già svolto è stata fatta prima dell'entrata in vigore del presente decreto - quindi era inutile scriverlo -, ma soprattutto era una procedura aperta, concorrenziale e non discriminatoria, di selezione dell'offerta di acquisto più conveniente.

Vede, sottosegretario, dovrebbe spiegare a quest'Aula, a questo punto, attraverso quali canali Padoan ha richiesto ai vari fondi di investimento, alle varie banche italiane od europee, di formulare un'offerta, attraverso quindi quali canali, e soprattutto quali risposte sono state date, perché è semplicemente incredibile, da parte di qualcuno dotato di raziocinio, che, tra tutte le banche e fondi di investimento, solo una - guarda caso, Banca Intesa - ha formulato un'offerta di solo un euro per l'acquisto delle due banche venete. Vede, che sia stata aperta, io mi sarei aspettato magari una valutazione o l'individuazione di un cessionario attraverso un bando in Gazzetta Ufficiale o anche solo un banner o un'indicazione all'interno del sito web del Ministero dell'economia o della Presidenza del Consiglio dei ministri.

E che qui si è scritto un evidente falso in atto pubblico è dato dal fatto che: uno, non ci avete fornito alcuna prova; due, Padoan dovrebbe dirci quando e come ha incontrato l'amministratore delegato di Intesa e quando e come si è fatto promotore, all'interno del Consiglio dei ministri, di redigere questo decreto-legge dettato dalle mani di Banca Intesa, perché qualora qualche procura - ma sono sicuro che non ci saranno, perché su questi aspetti già le procure di Vicenza, come le procure di Siena, come le procure di Chieti, come le procure di Ferrara, hanno evitato caldamente di indagare sul dissesto di queste banche, sicuramente la procura di Roma eviterà di indagare sul come si è arrivati a questo decreto, se è stata prefigurata una procedura illecita e quindi una procedura fuori dei canoni della legge per l'individuazione dell'acquirente, in questo caso Banca Intesa -, qualora ancor prima di questo decreto fosse stata verificata una procedura illegittima, ebbene tutti gli accordi precedenti tra dirigenti del Ministero, tra Ministro e dirigenti di Banca Intesa potrebbero anche prefigurarsi come quel famoso traffico di influenze illecite per cui è indagato il padre di Matteo Renzi. In quel caso riguardava la Consip e un appalto di Consip, in questo caso riguarda 5 miliardi di euro regalati a Banca Intesa più 12 miliardi di euro regalati come garanzia dello Stato. Quindi, sottosegretario, in questa sede io mi aspetto almeno di sapere quando e in quale data sono iniziati questi incontri tra Padoan, tra il Ministero dell'economia, e Banca Intesa. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/56 Colletti. Non è stata accettata la riformulazione, il parere del Governo si intende contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/57 Agostinelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Abbiamo tentato di spiegare, ieri e oggi, ripetutamente …

PRESIDENTE. Onorevole, se cambia postazione, perché il microfono fa rumore. Si metta su quello vicino, grazie.

DONATELLA AGOSTINELLI. Sì, Presidente. Abbiamo – ripeto - tentato di spiegare più volte, ieri e oggi, quali sono i gravissimi dubbi che abbiamo sul decreto in esame oggi in Aula. Ho tenuto a sottolineare che riteniamo incredibile il modo con cui provvedimenti come questo vengono portati all'esame dell'Aula. L'iter solito, già visto più volte, è sintomatico.

Quando un provvedimento deve essere affrontato rapidamente, senza alcuna modifica, senza discussione, lo spazio per un dovuto dibattito parlamentare è in concreto ridotto a zero. Abbiamo già detto che restano almeno gli ordini del giorno ed è per questa ragione che chiedo all'Aula di votare a favore di questo ordine del giorno, che mi vede quale prima firmataria.

Come già ribadito, è evidente che la soluzione trovata con questo decreto costituisce l'emblema del modus operandi di questa classe politica, che dapprima ha votato senza indugio la disciplina sul bail-in e ora sta facendo di tutto per evitare una sciagurata applicazione, e che non siamo di fronte alla classica fattispecie di liquidazione coatta, quanto piuttosto ad un caso di fallimento e che, pertanto, sarebbe stato auspicabile che fossero verificate e accertate in via giudiziaria le ragioni e le responsabilità per il reato di bancarotta fraudolenta e che, infine, non si condivide la scelta di Fabrizio Viola in veste di commissario liquidatore, il quale ha a suo carico procedimenti gravi per reati bancari.

Entriamo nel merito. Vorremo che almeno per siffatta operazione venisse fatta luce su alcuni punti oscuri. L'ordine del giorno in votazione ha ad oggetto l'articolo 3 del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, in corso di conversione. Detto articolo 3 prevede la cessione dell'azienda, dei relativi rami, dei beni, diritti e rapporti giuridici, nonché ogni altra attività o passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al cessionario, individuato sulla base di trattative a livello individuale, svolte anche prima dell'entrata in vigore del decreto in esame.

Non essendo chiara la ragione per la quale non si sappia ufficialmente quale sia l'elenco dei soggetti che sono stati individuati come potenziali cessionari, né perché non sia possibile conoscere i criteri in base ai quali essi sono stati selezionati e poi scartati a vantaggio della sola Banca Intesa, vorremmo che vi fosse, sul punto, un intervento chiaro del Governo. Infatti, la banca concessionaria, che nel caso è appunto Intesa, vince su tutti i fronti un'operazione a dir poco conveniente, perché, in cambio di fior di soldi, non subirà contraccolpi alcuni per i crediti in sofferenza, che verranno invece attribuiti ad una bad bank di Stato, creata in un week-end, dopo mesi e mesi di sterili dispute tra il Governo italiano e la stessa Commissaria europea per la concorrenza, magicamente convinta ad accettare questa soluzione, perché l'aiuto di Stato è necessario per evitare turbolenze economiche nel Veneto.

Tanto è conveniente l'operazione che sembra che lo Stato abbia accettato le condizioni di Banca Intesa in tutto e per tutto e non il contrario. Intesa riceve subito dallo Stato ben 5,2 miliardi, in parte per tenere invariati i propri livelli di patrimonio e, in parte, come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati, che rischiano di andare in difficoltà.

Lo Stato ci mette poi altri miliardi per coprire le garanzie dei crediti deteriorati e per le partecipazioni che Intesa rifiuta di prendere, ossia gli attivi che vanno in capo alla bad bank e che saranno gestiti dai commissari liquidatori. Come se non bastasse, Intesa pone pure la condizione per il proprio impegno di un quadro legislativo, il decreto appunto, approvato in via definitiva.

Il sospetto che impunemente si vada a ledere il principio di concorrenza leale è tale da farci ritenere necessario che il Ministero dell'economia e delle finanze provveda a pubblicare la lista dei potenziali cessionari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), redatta in base alla relativa corrispondenza ai criteri e ai requisiti fissati dal medesimo Ministero.

Chiediamo, pertanto, che si voti a favore di questo ordine del giorno, per ottenere - lo ripeto - l'impegno del Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, che consenta la pubblicazione della lista dei potenziali cessionari redatta in base alla relativa corrispondenza ai criteri e ai requisiti fissati dal Ministero dell'economia e delle finanze per la procedura di selezione e in nome della vera trasparenza. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/57 Agostinelli, con il parere contrario del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/58 Sarti. Non è accettata l'ipotesi della raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/58 Sarti, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/59 Ferraresi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questa battaglia - lo ricordo - che stiamo conducendo, oggi, in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti, obbligazionisti definiti, da molti, speculatori, salvo poi, dopo, non chiedere nemmeno scusa, che sono stati truffati da questo ed altri decreti, ovvero truffati da associazioni di persone che mischiano imprenditoria, politica e malaffare e che hanno, di fatto, messo centinaia di famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e, in questo caso, di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro. Di certo non si dimenticheranno di voi che, in questi anni, avete fatto evaporare 61 miliardi di euro, a MPS, negli ultimi dieci anni; 40,5 miliardi di euro sfumati in un triennio per le banche venete e, poi, ancora, un buco di 8,4 miliardi di euro per Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, Carife; insomma, un vero e proprio disastro.

Con tutti questi miliardi, potevamo risanare un Paese, potevamo far ripartire l'economia, potevamo garantire posti di lavoro, potevamo garantire un serio contrasto al dissesto idrogeologico, visto che, oltre alle parole, non mettete un centesimo di euro. Potevamo fare in modo, veramente, che anche la giustizia potesse ripartire, fare ritornare gli imprenditori nel nostro Paese, perché, appunto, poteva funzionare e, quindi, dare uno spiraglio, un sollievo, una speranza e, invece, no, invece, no, in tutti questi anni si è preferito, con un gioco ormai collaudato, salvaguardare gli amici nelle banche che prestavano denaro ad altri amici, ai partiti, fare in modo che questi soldi sparissero, perché non li restituivano più, le responsabilità civili e penali quasi a zero, e continuare con questo giochino, finché la banca, appunto, ovviamente, non prestava più i soldi ai piccoli imprenditori, li dava agli amici che li facevano sparire, chi li prestava non aveva più un minimo di responsabilità e, alla fine, ovviamente, la banca andava male, la banca andava male e i piccoli risparmiatori, ovviamente, non informati e truffati, ne subivano le conseguenze, si vedevano bruciati i propri risparmi e chi pagava? Cornuto e mazziato, pagava sempre lo Stato, Pantalone, il cittadino che metteva i suoi soldi per salvare queste banche che poi, alla fine, magari, venivano ricomprate per pochi spicci dalle grosse banche che avevano dentro sempre i vostri referenti politici, continuando, così, sempre, questo circolo vizioso.

Io mi chiedo: quando si interromperà questo circolo, quando vi renderete conto che, così, avanti, non si può andare? Ormai è finita l'età d'oro in cui di soldi ce n'erano in abbondanza e, quindi, si poteva rubare a destra e a manca, senza la minima vergogna. Oggi, si continua a rubare, ma i soldi sono finiti, signori, e i cittadini sono stanchi, sono esausti, ma voi continuate a farlo; continuate a fare decreti come questo, che continua nella salvaguardia di questo circolo vizioso che avete creato tra politica, banche, assicurazioni, centri d'interesse e malaffare, che dà i soldi agli amici che li fanno sparire, che non li restituiscono alle banche, alle banche che falliscono, che fanno fallire le famiglie; lo Stato interviene, paga e poi altre banche se le ricomprano per pochi spicci. Questo è un gioco al massacro, che sta andando avanti da diversi anni, con la complicità, ovviamente, delle istituzioni e con il mancato controllo di chi doveva controllare.

Ed è un gioco al massacro che state imponendo, in modo assolutamente spregevole, con decreti-legge e imposizione del voto di fiducia! Non so se vi rendiate conto di quello che state facendo al nostro Paese, perché questo patrimonio, questi soldi, questi miliardi che voi state togliendo all'economia reale, all'economia vera, potrebbero essere posti sulle banche che prestano soldi ai cittadini, non sulle banche d'affari che speculano nella finanza, ma sulle banche che versano, appunto, la loro possibilità, la loro disponibilità ai piccoli imprenditori, ai piccoli artigiani, ai piccoli agricoltori che sul territorio si sono sempre serviti e fidati delle proprie banche e che ora non lo possono più fare, uno, perché le state eliminando, le banche vicino al territorio, e state imponendo solo le grandissime banche e, due, perché le state facendo fallire e state facendo rovinare, così, migliaia di famiglie che, oltre, alla fiducia hanno perso tutti i loro risparmi, sempre a favore dei vostri amici.

Io credo che questo non sia più accettabile, Presidente; non sia più accettabile in un Parlamento, in una nazione che si definisce democratica e dovrebbe incentivare e tutelare il risparmio e non incentivare e tutelare sempre le solite persone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/59 Ferraresi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. È notizia di pochi minuti fa che finalmente habemus Commissione d'inchiesta sulle banche, finalmente è in Gazzetta Ufficiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chiederei, cortesemente, tramite lei, alla Presidente Boldrini e al Presidente Grasso, di calendarizzare con urgenza, senza far finire questo week-end, perché tutti, sia della maggioranza che dell'opposizione, volevano una immediata Commissione d'inchiesta…

PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, il senso è chiaro, sarebbe un intervento da fine seduta, però il senso è chiaro. Va bene, ho recepito.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, le chiedo l'immediata possibilità o di un Ufficio di Presidenza o di una calendarizzazione…

PRESIDENTE. Grazie, ho recepito, trasmetterò alla Presidente.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/60 Manlio Di Stefano; non è accolta l'ipotesi della raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/60 Manlio Di Stefano, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/61 Spadoni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro. Vogliamo ricordare che di domenica, mentre gli italiani votavano i ballottaggi, in un Consiglio dei ministri durato appena diciotto minuti, i partiti si sono giocati 17 miliardi dei soldi dei cittadini. Cinque sono già stati regalati sull'unghia a Intesa Sanpaolo e altri 12 sono a rischio, sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti. In pratica avete messo nel piatto un miliardo al minuto per chinare la testa di fronte al ricatto della prima banca italiana che si è presa solo le parti buone di Popolare di Vicenza e Veneto Banca e ha lasciato a noi il resto. Il risultato: i due istituti sono stati comunque cancellati dalla faccia della terra e circa 4 mila persone perderanno il posto di lavoro, mentre centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori urlano la loro disperazione. Questa politica, a livello nazionale e locale, è stata complice, così come complice è stata una vigilanza - mi viene da dire probabilmente distratta - che per anni ha visto, nella Popolare di Vicenza di Zonin, un soggetto così solido da poterne aggregare altri. Partiti e regolatori hanno lasciato fare per anni a banchieri che hanno spolpato le aziende di credito con prestiti sciagurati, ovviamente prestiti che non sono mai tornati indietro, agli amici degli amici, con pressioni agli imprenditori onesti per l'acquisto delle loro azioni attraverso il sistema dei mutui baciati e con informazioni spesso inquinate ai piccoli risparmiatori, che si sono fidati di strumenti finanziari in realtà molto pericolosi, eppure presentati come un investimento sicuro. Adesso, invece, questi partiti considerano il Parlamento soltanto uno zerbino del potere finanziario, di cui loro stessi sono maggiordomi, e pretendono di farci digerire il decreto così com'è, perché corrisponda in pieno al contratto firmato con Intesa una domenica sera di fine giugno. Noi non ci stiamo, noi non accettiamo il ricatto, la tutela dei risparmi e la sovranità economica dei cittadini sono valori chiave, valori che difendiamo a spada tratta ancora oggi in Aula.

Su questo ordine del giorno, a mia prima firma, chiedo soltanto un impegno molto semplice al Governo: chiedo che si assuma ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, allo scopo di presentare alle competenti Commissioni parlamentari una relazione semestrale relativa allo stato di attuazione della cessione di cui all'articolo 3 del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, in corso di conversione. Questo articolo riguarda la cessione dell'azienda, dei relativi rami, dei beni, diritti e rapporti giuridici, nonché ogni altra attività o passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al cessionario individuato sulla base di trattative a livello individuale svolte anche prima dell'entrata in vigore del decreto in esame. In poche parole, noi chiediamo trasparenza.

Con questi 17 miliardi di euro pubblici state salvando solo i banchieri, mentre dieci milioni di italiani sono a rischio povertà e 250 mila emigrano ogni anno. Ma questo per voi non è fascismo, è solidarietà. Lo chiamate salvataggio: salvate le banche ridotte al fallimento da una mala gestione, i cui costi vengono scaricati sulla collettività. I cittadini si ritrovano doppiamente danneggiati dalla crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza: una prima volta, attraverso il crollo delle azioni delle due banche, già costato 19 miliardi di euro ai risparmiatori, assieme agli aumenti di capitale e alle perdite degli ultimi anni; la seconda volta, attraverso le risorse pubbliche che il Governo mette a disposizione del salvataggio, soldi che potrebbero essere destinati a ridurre le tasse, completare le opere incompiute o mettere in sicurezza le zone a rischio, le zone terremotate o anche le zone che in questo momento sono in preda agli incendi: oltre alle zone terremotate, appunto, queste zone sono ancora lì ad aspettare il proprio salvataggio.

E basta, vi chiedo basta, veramente, con queste false accuse di demagogia e di populismo, che vengono fatte quotidianamente al MoVimento 5 Stelle. Noi abbiamo fatto delle proposte concrete, sempre, anche oggi, ma voi, evidentemente, continuate a non volerle ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/61 Spadoni, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/62 Di Battista, non c'è nessuno che chiede di intervenire, il parere è contrario perché non è accettata la raccomandazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/62 Di Battista, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/63 Grande.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Come premessa, come molti altri miei colleghi, voglio ricordare che questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo ed altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

Tornando all'ordine del giorno da me presentato, voglio ricordare, innanzitutto, che impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, al fine di presentare alle competenti Commissioni parlamentari una relazione semestrale relativa allo stato di gestione dei crediti deteriorati. E partendo proprio da questo assunto, quindi dalla richiesta che viene fatta e anche, insomma, dalla simil bontà che viene ravvisata, tanto da volerlo appunto accogliere come raccomandazione, voglio fare riferimento all'articolato che stiamo trattando. Prendo spunto dal documento redatto dal Servizio studi, che ci ricorda come, all'articolo 5, viene disciplinata la cessione alla Società per la gestione di attività Spa (SGA), da parte dei commissari liquidatori, dei crediti deteriorati e di altri attivi non ceduti o retrocessi. Il corrispettivo della cessione è rappresentato da un credito della liquidazione nei confronti della società, pari al valore di iscrizione contabile dei beni e dei rapporti giuridici ceduti nel bilancio della SGA Spa; a quest'ultima è attribuita l'amministrazione degli stessi.

Ai sensi del comma 1, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, si prevede che i commissari liquidatori cedano alla Società per la gestione di attività Spa crediti deteriorati e altri attivi delle banche poste in liquidazione non ceduti, secondo l'articolo 3 del provvedimento in esame, o retrocessi, secondo l'articolo 4, unitamente ad eventuali altri beni, contratti, rapporti giuridici accessori o connessi ai crediti ceduti alla SGA. La disposizione prevede una deroga alle norme del testo unico bancario: in tema di cessioni di rami di azienda bancaria, si applica l'articolo 3, comma 2, il quale prevede che, in caso di urgenza, il Ministro dell'economia e delle finanze sostituisca il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio e dei provvedimenti assunti dia notizia allo stesso nella prima riunione successiva, che deve essere convocata entro 30 giorni.

Al comma 2, invece, si stabilisce che il corrispettivo della cessione sia rappresentato da un credito della liquidazione coatta amministrativa nei confronti della SGA, pari al valore delle iscrizioni contabili dei beni e dei rapporti giuridici ceduti nel bilancio della SGA.

Il comma 3 prevede che la SGA amministri crediti e gli altri beni e rapporti giuridici acquistati ai sensi del comma 1. In tal senso, è prevista una deroga alle disposizioni di carattere generale emanate dalla Banca d'Italia, aventi ad oggetto l'adeguatezza patrimoniale di cui all'articolo 108 in materia di vigilanza del Testo unico bancario.

Il comma 4 prevede che: la SGA possa costituire uno o più patrimoni destinati esclusivamente all'esercizio dell'attività di amministrazione dei crediti e degli altri beni e rapporti giuridici acquistati ai sensi del presente articolo; i patrimoni destinati possano essere costituiti per un valore anche superiore al 10 per cento del patrimonio netto della società; la relativa deliberazione dell'organo di amministrazione determini i beni e i rapporti giuridici compresi nel patrimonio destinato; detta deliberazione sia depositata, iscritta e pubblicata secondo le previsioni civilistiche (articolo 2436 del codice civile, che disciplina gli adempimenti pubblicitari per le modifiche statutarie delle società per azioni); ai sensi del secondo comma dell'articolo 2447-quater del codice civile, si prevede che, nel termine di sessanta giorni dall'iscrizione della deliberazione del registro delle imprese, i creditori sociali anteriori all'iscrizione possano fare opposizione. Il tribunale, nonostante l'opposizione, può disporre che la deliberazione sia eseguita previa prestazione da parte della società di idonea garanzia.

Decorsi i sessanta giorni dall'iscrizione della deliberazione ovvero dopo l'iscrizione nel registro delle imprese del provvedimento del tribunale, si prevede che i beni e i rapporti giuridici individuati siano destinati esclusivamente al soddisfacimento del credito della liquidazione coatta amministrativa nei confronti della SGA e costituiscano un patrimonio separato a tutti gli effetti da quello della SGA e degli altri patrimoni destinati eventualmente costituiti. Termino qui la lettura di questo fascicolo, che lascio ai miei colleghi, e chiedo di mettere al voto l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/63 Grande, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'ordine del giorno Scagliusi n. 9/4565-A/64.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. La soluzione adottata in questo decreto della liquidazione con la divisione delle banche venete in due good bank assorbite da Intesa, come hanno ricordato anche i miei colleghi prima per pochi spiccioli, e una bad bank gestita dallo Stato, quindi a carico dei contribuenti, evita il famoso bail-in, ma dimostra come le regole siano flessibili quando si vuole e quando serve. Infatti, le regole si fanno, ma poi si possono sempre interpretare o, addirittura, aggirare. L'accordo raggiunto con l'Unione europea dimostra che non c'è una disciplina sugli aiuti di Stato che tenga quando si presenta un'emergenza economica e politica. Si può fare tutto quando c'è la volontà politica, anche elargire oltre 5 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa. La soluzione creativa trovata con questo decreto dimostra l'inadeguatezza e il distacco dei cittadini da una classe politica che, dapprima, ha votato senza colpo ferire la disciplina sul bail-in e ora sta facendo di tutto per evitare la sciagurata applicazione di questa direttiva.

Siamo di fronte ad un fallimento bancario e, quando c'è il fallimento, i giudici e la magistratura dovrebbero verificare le ragioni ed eventualmente imputare gli amministratori per bancarotta fraudolenta. Per questo riteniamo opportuno - e lo proponiamo, quindi, con questo ordine del giorno, su cui chiediamo, magari, di rivedere il parere - modificare la disciplina in materia di risanamento di risoluzioni degli enti creditizi e delle imprese di investimento, escludendo ogni genere di misura di condivisione dei rischi a carico dei risparmiatori.

In poche parole, chiediamo di non applicare più il bail-in in nessun caso. Infatti, in questo caso, si è aggirata la normativa, però non è corretto applicare la normativa in un certo modo in alcuni casi e diversamente in altri, perché così verrebbero a cadere i principi su cui si basa la nostra democrazia e la nostra Repubblica. Quindi, per questo chiedo il voto favorevole su questo ordine del giorno dei colleghi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/64 Scagliusi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12,05)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Ordine del giorno n. 9/4565-A/65 Del Grosso.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Vede Presidente, io non sono un esperto di materia bancaria e nemmeno un esperto di come regalare soldi alle banche, ma mi viene spontanea un'osservazione: con questo provvedimento, questa maggioranza, questo Governo regalano in totale questi 17 miliardi a Banca Intesa e, di conseguenza, alle banche venete che, comunque, smetteranno in un certo senso di esistere: 5 miliardi sull'unghia a Banca Intesa e il resto per le banche venete.

Vede, la prima osservazione che ho fatto e che mi è venuta da fare è che con la stessa somma avreste potuto fare quel benedetto reddito di cittadinanza che diciamo da inizio legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È la stessa identica somma, è quella somma, quegli stessi miliardi che voi dite non si riescono a trovare per fare il reddito di cittadinanza e, invece, li usate puntualmente per le banche! Avete speso all'incirca, forse, 85 miliardi finora in banche. Abbiamo iniziato con questa legislatura, che io, ormai, chiamo legislatura delle banche, con il “decreto IMU-Bankitalia”, poi le quattro banche della Boschi, lasciamo da parte il Monte dei Paschi di Siena. Oggi, con questo provvedimento, siete la legislatura delle banche, sarete ricordati per questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Questa è stata la legislatura più assurda mai vista! Ma non solo: ci troviamo in un Paese dove ormai, forse, converrebbe non averle le banche perché costano troppo ai cittadini. La banca oggi è un costo per i cittadini. Oltre al fatto che i cittadini non riescono più a risparmiare perché in questo Paese non c'è lavoro e non siete riusciti a fare niente per far tornare il lavoro in Italia, oltre il fatto che i cittadini non riescono a risparmiare, quelli che ci riescono vengono pure fregati dalle banche: non prendono più interessi, esiste il bail-in, gli azionisti non sono tutelati e non fate niente per porre rimedio a questa situazione. La legislatura delle banche, non c'è altro da dire. In una domenica, mentre i cittadini votano ai ballottaggi, con diciotto minuti di Consiglio dei ministri, mettete sul piatto un miliardo al minuto per le banche: un miliardo al minuto e non avete mai messo un euro per i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/65 Del Grosso, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Ordine del giorno n. 9/4565-A/66 Corda: parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. È importante intervenire perché quello che sta succedendo oggi in quest'Aula è veramente scandaloso, anche alla luce del fatto che i colleghi della maggioranza abbiano tentato in questi giorni di bypassare il problema cercando di spostare l'attenzione su altre questioni che nulla hanno a che fare con questo “decreto Intesa e banche venete”, cercando addirittura di addossare la colpa di quello che sta succedendo su comportamenti, atteggiamenti che sono stati definiti fascisti. Ma io vedo, sinceramente, del fascismo in questo comportamento: il fatto di imporre un decreto assolutamente scandaloso, che mette gambe all'aria tutto il nostro sistema produttivo e che sta mettendo alla porta tantissimi risparmiatori, tantissimi obbligazionisti e tantissime famiglie.

Tra l'altro, devo dire che, quando si devono trovare i soldi per le banche, ci si impiega un secondo, si vanno a reperire anche sotto la mattonella. Invece, quando si devono concedere gli sgravi ai contribuenti, gli sgravi di diritto - scusate se parlo di questo, ma mi sono occupata in Sardegna tantissimo del problema di Equitalia, Agenzia delle entrate -, allora si fa finta di nulla e non si applicano le leggi.

E questa è una vergogna, perché è un anno che noi in Sardegna stiamo chiedendo gli sgravi di diritto, per tanti i contribuenti, per milioni e milioni di euro, e l'Agenzia delle entrate fa finta di nulla, bypassando le leggi. Però, va bene quando, invece, i dirigenti vengono nominati d'ufficio, quando non fanno il pubblico concorso, quando i messi notificatori vanno a firmare atti a nessun titolo e non sono correttamente contrattualizzati. Tutto questo va bene, tutto questo non produce dei danni all'erario e alle casse dello Stato?

E allora? Che cosa stiamo facendo? Facciamo sempre pagare i cittadini, invece lo Stato non fa mai nulla, non fa assolutamente nulla. Continua ad elargire soldi alle banche e continua a privare i cittadini dei loro diritti. Io lo chiamo deficit democratico. Questa è una cosa gravissima e sta succedendo a tutti i livelli. Io vedo che non c'è nessuna attenzione su questi problemi, nessuno parla dei problemi fiscali di questo Paese, del problema della riscossione, del fatto che tantissimi imprenditori, artigiani e commercianti non riescano più a sostenere il peso del fisco. Ma è perché il sistema è iniquo! È drogato da una serie di ingiustizia e di storture, che non possono andare avanti.

E, allora, mi scusi, lei mi dirà probabilmente che sono fuori tema, ma non lo sono assolutamente, perché qui stiamo tirando fuori 5 miliardi, da dare al gruppo Banca Intesa, che sta fagocitando le banche venete, prendendo solo ciò che c'è di positivo di queste banche e lasciando tutti gli oneri, invece, sempre ai cittadini, alla collettività.

Ecco, questo è vergognoso e noi dovremmo impedirlo con ogni mezzo. Invece stiamo zitti, zitti, aspettando che ci caschi tutto in testa. Consentitemi di tornare sul discorso Agenzia delle entrate, perché anche il cambio di Equitalia e il passaggio al nuovo ente Agenzia delle entrate -Riscossione nasconde tutta una serie di irregolarità gravissime, con perdite sempre a carico dello Stato. E nessuno ne parla. Allora io dico: ma perché non affrontiamo questi argomenti? Perché non parliamo delle cose che interessano ai cittadini, invece che elargire favori sempre agli stessi gruppi, alle stesse lobby, ai soliti potenti?

È veramente uno schifo, non c'è responsabilità, né in questo Parlamento né a livello istituzionale. E non lo dico perché faccio parte di un gruppo, che si è occupato da sempre di queste tematiche, che scende, diciamo, nei territori a dialogare con i cittadini da sempre, prima ancora che entrasse in Parlamento. Ma lo dico da cittadina, da persona anche che ha la partita IVA è che ha vissuto sempre sulla sua pelle le storture di questo fisco vergognoso, ma soprattutto degli abusi del fisco, del fatto che in Italia ci sia una selva incredibile di leggi, che non vengono applicate e non vengono rispettate. Questa è la più grande vergogna che abbiamo in Italia e il cittadino si ritrova imbrigliato nelle maglie di un sistema burocratico, mastodontico, inutile e io aggiungo delinquenziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/66 Corda, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/67 Tofalo, il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

ANGELO TOFALO. Grazie Presidente. Questa battaglia, che stiamo conducendo con forza oggi in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

Mi permetta, Presidente, anche di esprimere tutta la mia solidarietà al giovane attivista avvocato romano, Gianluca Dicandia, che è stato, come dire, denunciato. Si è visto applicare, in base all'articolo 290 del codice penale, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle Forze armate, semplicemente per aver espresso in piazza le sue opinioni. Premettendo che sono opinioni che anche il sottoscritto non condivide pienamente, ma è inaccettabile che, in un Paese dove qualcuno ha dato la vita affinché altri potessero esprimere in maniera democratica la proprio opinione, avvenga una cosa del genere. Ed è stata veramente da brividi la scena del poliziotto, che ovviamente ha ricevuto ordini dall'alto, che si è avvicinato al gruppo di persone per identificare il giovane avvocato, che si era permesso di criticare il decreto sull'immigrazione del Ministro Minniti.

E, mentre siamo qui in dichiarazione di voto, mentre il Parlamento è tenuto ostaggio dagli sporchi interessi del capitalismo finanziario, delle banche private e dei banchieri, l'Italia continua a bruciare. La Sicilia sta bruciando, la Campania sta bruciando, il Parco nazionale del Vesuvio ha subito enormi danni, la provincia di Salerno colpita in diverse zone, in particolare nella Valle dell'Irno fino a sconfinare anche nella provincia di Avellino, devastata, e così la provincia di Caserta e un po' tutta la regione Campania. Danni incalcolabili.

E crea sconcerto un documento, prodotto dal Ministero dall'interno, dall'Ufficio segreteria generale, dalla Direzione regionale dei Vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile, datato 5 luglio 2017, pubblicato alle ore 11,27, dove viene detto in maniera inconfutabile che, in merito alle iniziative intraprese sulla campagna antincendi boschiva per l'anno 2017, si comunica che la regione Campania, più volte sollecitata, ha rappresentato la propria indisponibilità. Ha rappresentato la propria indisponibilità alla stipula di una convenzione che preveda il coinvolgimento dei Vigili del fuoco, sulle attività di lotta attiva e prevenzione degli incendi boschivi. Ed ha ribadito la richiesta di collaborazione, come fissata per gli anni precedenti, per gli anni passati, con l'impiego di personale dei Vigili del fuoco. La collaborazione - si aggiunge - verrà formalizzata con la stipula di una convenzione tipo, simile alle precedenti, che prevede la disponibilità del personale dei Vigili del fuoco per un periodo limitato. Lo ripeto, Presidente: per un periodo limitato.

Mentre noi in Campania subiamo danni incalcolabili, non ho sentito un parlamentare del Partito Democratico esprimere una parola di dissenso nei confronti di “Mister frittura di pesce”, Vincenzo De Luca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), governatore della Campania, che ha detto “no”!

E il documento l'avete stampato voi! Il vostro Governo, almeno per trasparenza, per fortuna questa volta, l'ha pubblicato, in data 5 luglio, alle ore 11,27. Andatevelo a leggere e, Presidente, crea molta rabbia.

PRESIDENTE. Deputato, può stare nel tema, per favore? Può stare nell'ambito dell'ordine del giorno, per favore?

ANGELO TOFALO. Certo, Presidente, perché è tutto collegato, Presidente. Certo, sull'ordine del giorno! Perché, se continuiamo a regalare soldi alle banche private e lasciamo i nostri Vigili del fuoco a fare le collette, senza mezzi e senza strumenti, mentre gli animali muoiono, mentre le fiamme entrano nelle case, e Vincenzo De Luca sta a distribuire frittura di pesce e a cercare scranni per i figli, noi ci incazziamo eccome (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Può usare un linguaggio più appropriato, deputato, per favore?

ANGELO TOFALO. Presidente…

PRESIDENTE. Per favore!

ANGELO TOFALO. Presidente, mi scusi, però io la invito, così come invito una delegazione del Partito Democratico,…

PRESIDENTE. Vada a concludere, deputato.

ANGELO TOFALO. …a visitare questo week-end, domani stesso, questa notte - i nostri erano lì - a visitare la situazione, a vedere le condizioni, nelle quali stanno lavorando i nostri eroi dei Vigili del fuoco. Presidente, sollecito anche lei: solleciti chi di dovere a richiamare e a rimuovere persone che dicono “no”, che dicono “no” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Bene, la ringrazio deputato, ha finito il tempo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidentessa. Mi sento autorizzato a parlare di qualsiasi cosa visto il contenuto dell'intervento…

PRESIDENTE. No, la prego di attenersi…

PIERO LONGO. Invece no, parlerò di tutto per qualche minuto finché lei mi dirà di attenermi al testo, perché lei si è rivolta al collega dopo minuti in cui il collega interveniva su cose diverse. Ma rimarrò sul testo, non si preoccupi. Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/67 Tofalo. È uno degli ordini del giorno, una serie proposta dai deputati del MoVimento 5 Stelle, che congelano la situazione, che vogliono congelare la situazione economica e giuridica dei crediti e dei debiti dei cedenti, del cessionario. Ma c'è un punto: qui si rischia, votando a favore su questo ordine del giorno, di danneggiare il debitore, il quale potrebbe ottenere dal cessionario delle condizioni più favorevoli rispetto a quelle che aveva dal cedente ma ciò sarebbe impedito dall'accoglimento di questo ordine del giorno, che non parla di utilità marginale a favore del debitore o del creditore. Questa è pura demagogia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/67 Tofalo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/68 Basilio, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/69 Frusone, su cui il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia a loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro. Purtroppo, va detto - e i nostri ordini del giorno puntano proprio a questo, a cercare un pochino di limare le assurdità di questo testo - che tutto questo è semplicemente una partita di giro: gli italiani devono capire che i loro soldi, i soldi pubblici, passano attraverso le banche che devono ripianare dei debiti dovuti a dei prestiti fatti a degli altri privati, magari a degli imprenditori ben conosciuti, che mai onoreranno il loro debito. Quindi, in poche parole come al solito si dice: “Tanto alla fine paga Pantalone” e dunque ci ritroviamo sempre in questo assurdo circolo dove ci sono delle banche che, magari anche per amicizie e per convenienze politiche, danno incautamente dei prestiti a delle persone e di queste persone alcuni nomi naturalmente sono usciti. Tuttavia, la nostra richiesta è quella di fare uscire i nomi di tutti i grandi debitori non solo delle banche venete ma anche precedentemente di Monte Paschi e di tutte quelle altre banche che hanno delle sofferenze.

Infatti, non è possibile oggi fare impresa e fare politica con soldi delle banche che poi verranno ripianati da questi decreti truffa che vengono fatti in quest'Aula. Dei nomi ne abbiamo fatti alcuni ieri: si parla di De Benedetti, si parla di Caltagirone, si parla di Marcegaglia, si parla anche di Verdini. Quindi, in poche parole voi oggi state ripianando i debiti di queste banche che sono stati fatti prestando i soldi a queste persone. Questa è la partita di giro che si sta facendo.

Naturalmente, il tutto assume dei contorni ancora più grotteschi se si guarda a quello che succede a livello anche europeo, perché persino le regole europee sulle banche vengono piegate quando ci sono questi decreti. Ed ecco, allora, che iniziamo anche a capire perché c'è tutta questa austerità in Italia, perché si continua a tartassare la povera gente mentre si chiudono entrambi gli occhi quando si parla di grandi debitori e di banche e di come l'Europa ci faccia fare tutto questo. Strano caso questo: è così puntigliosa quando si parla di alcune regole che riguardano magari i lavoratori, che riguardano magari altri aspetti come l'ambiente e poi, invece, quando si tratta di banche ecco che c'è un via libera e ognuno può fare quello che vuole.

Ed ecco che ci ritroviamo, quindi, con le stesse regole che l'Europa ci aveva dato che vengono infrante e capiamo anche che cosa magari l'Italia sta dando in cambio perché non so se ve ne siete accorti ma si legge su tutti i giornali. Anche ieri in sede europea abbiamo ascoltato il direttore di Frontex, abbiamo parlato della missione Triton e abbiamo cercato di capire come mai l'Italia dal Governo Renzi sia stata trasformata in uno Stato cuscinetto per l'immigrazione. Stiamo tamponando tutto il flusso migratorio che dovrebbe andare in Europa. Quindi, ci chiediamo: ma è anche questa una partita di giro allora? Da una parte avremo flessibilità, avremo due occhi chiusi sulle violazioni delle regole bancarie date dall'Unione europea; però, dall'altra parte ecco che l'Italia si trasforma in una sorta di Turchia europea. Alla Turchia hanno dato 3 miliardi e all'Italia e a questo Governo - al Governo Renzi e al Governo Gentiloni - invece si darà flessibilità nella prossima legge di stabilità, che sarà altrimenti una legge lacrime e sangue, e allo stesso tempo si dà la possibilità di salvare, per l'ennesima volta, le ennesime banche che hanno fatto festa grande con soldi pubblici dati sempre a dei privati che poi, guarda caso, andranno in soccorso del Partito Democratico quando si parlerà delle prossime elezioni. Ed ecco servito questo cerchio diabolico che avete messo in piedi e che da anni va avanti.

Quindi, in poche parole gli italiani devono capire che voi state utilizzando i loro soldi per scopi politici e imprenditoriali che porteranno, comunque, un ritorno solamente a voi e ai vostri imprenditori amici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/69 Frusone, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/70 Paolo Bernini, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente. Ogni giorno assistiamo al fallimento di piccole e medie imprese subissate dall'indebitamento e dalle reazioni disperate di artigiani e imprenditori che, affossati dalla morsa di un sistema riscossorio asfissiante ed iniquo, ricorrono talvolta al gesto estremo. Quando si tratta, invece, di tutelare gli interessi economici superiori, quando si parla di banche non si bada a spese, ma soprattutto si infrangono tutte le regole e le leggi vigenti bypassando i diritti dei risparmiatori stessi. È incredibile constatare che si può, soprattutto quando c'è la volontà politica, anche elargire oltre 5 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa, che fagocita tra le sue grinfie le banche venete, prendendo dal cesto ciò che più gli aggrada e gli conviene. Ancora una volta si predilige l'interesse dei grandi gruppi bancari alla faccia dei risparmiatori; i cittadini sono trattati, come sempre, da ultime ruote del carro in un sistema globalizzato, che vede gli Stati sovrani in combutta con un'Europa che si comporta più da perfida matrigna che da guida rassicurante di quella che sarebbe dovuta essere una comunità.

La verità è che non siamo più cittadini di uno Stato sovrano, ma schiavi moderni di un sistema che pretende sacrifici su sacrifici, togliendoci, di fatto, tutti i più elementari diritti: è un processo lento, ma inesorabile. Siamo ridotti ancora una volta a presentare ipotesi di impegni al Governo con i nostri ordini del giorno, che tentano di mettere una pezza allo sfacelo di questo testo irricevibile.

Con questo ordine del giorno cerchiamo di porre limiti di buon senso a una serie di agevolazioni e di regalie introdotte dall'articolo 7. L'articolo 7 introduce apposite norme in materia fiscale riguardanti il trattamento delle cessioni previste dall'articolo 3, in riferimento ai profili relativi alle DTA dell'IVA, all'IRES e all'IRAP. In sintesi, si dispone che le cessioni di aziende previste dall'articolo 3 determinano anche la cessione delle DTA, le stesse cessioni sono considerate cessioni di rami d'azienda e quindi escluse dall'IVA, le eventuali plusvalenze sono inoltre esenti ai fini IRES e IRAP, i contributi erogati dal Ministro dell'economia e delle finanze al soggetto cessionario non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte dirette e al valore della produzione netta ai fini IRAP, mentre le spese sostenute dal concessionario nell'ambito delle misure di ristrutturazione aziendale sono comunque deducibili dal reddito complessivo, ai fini delle imposte sul reddito, e dal valore della produzione netta, ai fini IRAP.

In particolare, il comma 1 stabilisce che con le cessioni previste dall'articolo 3 - cessioni di azienda, di sui singoli rami, di beni e di rapporti giuridici, disposte con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze relativamente alle banche poste in liquidazione coatta amministrativa - sono trasferiti anche i crediti d'imposta convertiti ai sensi dell'articolo 2, con la possibilità di fruizione in capo ai cessionari dei medesimi crediti nella misura spettante eccedenti. La prima fattispecie è prevista dal comma 55, al quale si dispone di differite attive che possono essere trasformate in credito verso l'erario e sono quelle che originano dal differimento della dotazione dei componenti negativi relativi, alla svalutazione dei crediti da enti finanziari e creditizi, nonché alle perdite su crediti non ancora dedotte ai fini delle imposte sui redditi, alle rettifiche di valore nette per il deterioramento dei decreti, non ancora dedotte dalla base imponibile IRAP, al valore dell'avviamento e delle altre attività immateriali, i cui componenti negativi sono deducibili in più periodi d'imposta ai fini delle imposte sui redditi dell'IRAP. La trasformazione è possibile solo qualora nel bilancio individuale della società si è rilevata una perdita d'esercizio. Il successivo comma 56 ha fissato la decorrenza della predetta trasformazione dalla data di approvazione del bilancio da parte dell'assemblea dei soci o dell'organo competente per legge, operando per un importo pari al prodotto da effettuarsi sulla base dei dati del medesimo bilancio privato tra la presa dall'esercizio e il rapporto fra le attività per imposte anticipate e la somma del capitale sociale delle riserve.

Non si capisce perché quando i contribuenti, per esempio, chiedono che siano rispettati i propri diritti - vi porto l'esempio dei miliardi di richieste di autotutela, di sgravi fiscali che potrebbero essere concessi a norma di legge dall'Agenzia delle entrate e che invece non vengono fatti con scuse ed espedienti di ogni sorta ormai da anni - ci siano sempre posizioni negative, rifiuti perentori, invocando la predominante ragion di Stato. A far cassa, invece, quando si parla di salvataggio di banche e personaggi che a vario titolo hanno provocato il fallimento o il tracollo di quelle stesse banche, si trovano subito miliardi da elargire sotto la mattonella. I soldi ci sono solo per quei pochi spregiudicati che hanno fatto i furbi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/70 Paolo Bernini, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/71 Rizzo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/72 Brescia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi, una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

Credo che si cominci a capire la portata di quello che voi state cercando di portare a termine in quest'Aula: questo decreto invotabile e irricevibile. In questa legislatura si sono fatte decine di decreti per nascondere i danni creati dal nostro sistema bancario e tutte le magagne del sistema politico, che con le banche ha sempre fatto affari, attingendo soldi per le proprie campagne elettorali. Ciò che è più sconcertante è che ogni volta che si fa uno di questi decreti ci rimettono sempre i cittadini, i piccoli risparmiatori, le piccole e medie imprese e mai i dirigenti, mai i potenti, che restano sempre impuniti. C'è chi avrà speculato con azioni, chi avrà fatto operazioni finanziare spericolate, magari con obbligazioni sottoscritte da persone che si sono affidate al loro direttore, in quei piccoli sportelli rurali in cui qualche pensionato avrà messo i soldi del proprio TFR per piccoli investimenti per il proprio futuro o qualche ragazzo, che avrà depositato piccole somme per l'acquisto della prima casa: questa gente è stata obbligata a comprare azioni e obbligazioni subordinate.

Le dinamiche sono sempre le stesse, come l'anno scorso, quando con un decreto fatto la domenica sera il Governo ha deciso di salvare quattro banche gestite malissimo - soprattutto quella toscana - buttate dentro il calderone, mandando all'aria, attraverso il bail-in, milioni di euro dei cittadini italiani. Stessa cosa è stata fatta questa volta, facendo saltare completamente tutto, senza garantire nulla a nessuno.

Siamo agli ordini del giorno, ne abbiamo presentato uno per ognuno, senza avere la speranza che il Governo si impegnasse seriamente a portare a termine qualcuno di questi impegni.

L'ordine del giorno a mia prima firma, in armonia con i principi sanciti dalla prassi applicativa dell'amministrazione finanziaria, impegna il Governo ad escludere dall'esenzione IVA di cui al comma 2 dell'articolo 7 del decreto in esame le cessioni aventi ad oggetto singoli beni o singoli rapporti giuridici non aventi i requisiti dell'autonomia produttiva e speriamo che, appunto, sia approvato, ma non crediamo che con questo ordine del giorno, né con tutti gli altri che abbiamo presentato, si possa cambiare la sostanza di quello che state facendo in quest'Aula, ossia regalare 17 miliardi - altri soldi dei cittadini italiani - alle banche per salvare le banche, quando non ci sono mai soldi per fare assolutamente nulla di concreto per questo Paese.

Più o meno, questi 17 miliardi corrispondono alla copertura che servirebbe per fare il reddito di cittadinanza. È chiaro che a noi viene sempre in mente quello, come primo obiettivo. Un giorno, quando ci saremo noi seduti ai banchi di quel Governo, finalmente, si parlerà di questo e non si parlerà di salvare le banche. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/72 Brescia, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/73 Simone Valente, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/74 D'Uva, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/75 Marzana, accolto come raccomandazione. Prendo atto che la presentatrice non accetta la raccomandazione e insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/75 Marzana, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/76 Vacca; qui, c'è un parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. No, non possiamo accettare la riformulazione e, francamente, non la comprendiamo neanche, anche perché l'impegno era già abbastanza non eccessivamente gravoso per il Governo. Ma, già ieri, nell'illustrare l'ordine del giorno, ero partito dall'etimologia delle parole banca e bancarotta, in particolare, perché abbiamo scoperto che la parola banca deriva dal tedesco, dalla parola “bank”, in tedesco, che significa “panca”, mentre nell'antichità romana il nostro banchiere veniva chiamato argentarius, perché, appunto, aveva a che fare con monete d'argento e, quindi, da qui, la parola argentarius,. E perché la parola “banca” deriva da “panca”? Perché, c'era appunto una panca, una sorta di tavolo, dove chi prestava denaro e prendeva denaro, e faceva attività, quindi, con le monete, esercitava il suo lavoro. Bancarotta, invece, da cosa deriva?

Ecco, “bancarotta” deriva da un'usanza che c'era nell'antichità romana, ma anche successivamente, e che è rimasta fino alla nascita delle banche moderne, nascita che solitamente si fa risalire, appunto, al Quattrocento o al Cinquecento, quindi, all'epoca rinascimentale, qui, in Italia, tra Genova e la Toscana; prima c'era questa usanza che le milizie o, comunque, i soldati, quando qualche banchiere o argenitarius, appunto, qualcuno che esercitava questo lavoro, non ridava indietro i soldi, perché magari faceva qualche azzardo, faceva qualche operazione azzardata, magari aveva prestato più soldi di quelli che invece gestiva, dei risparmi che gestiva, quindi, quando il risparmiatore chiedeva indietro i propri soldi e lui non poteva darglieli, che cosa succedeva? Arrivavano le milizie e rompevano il banco sul quale esercitava, appunto, la sua attività. Da qui, appunto, deriva il termine “bancarotta”. Perché cito questo esempio e sono partito dall'etimologia di queste due parole? Perché ci fa capire come, allora, 2000 anni fa, c'era una parte dello Stato, organi dello Stato, noi oggi li chiameremmo organi dello Stato, ma, comunque, apparati di quello che era allora lo Stato, l'entità statale, che quando c'erano delle frodi o quando c'era qualcosa che non andava, punivano il responsabile, il banchiere, in quel caso, e gli toglievano qualsiasi possibilità di esercitare ancora la propria attività a tutela proprio dei risparmiatori o delle persone che, invece, gli avevano affidato i propri soldi. Esattamente quello che, invece, non avviene più, oggi, quello che voi non state facendo.

Perché voi, con questo ennesimo decreto, ricordiamolo, date altri 17 miliardi alle banche, che portano a 85 i soldi che noi, in questi quattro anni e mezzo, abbiamo dato alle banche, 85 miliardi di euro, quando, faccio solo un esempio, per trovare qualche centinaio di milioni e per esonerare gli studenti universitari dalla tassazione universitaria - faccio l'esempio perché ci abbiamo lavorato molto nella mia Commissione - ci sono voluti quattro anni di lotte parlamentari per convincere il Governo ad approvare un provvedimento e stanziare qualche centinaia di milioni di euro per un qualcosa che dovrebbe, invece, interessare tutto il Paese; invece noi abbiamo trovato 85 miliardi di euro, con molta facilità, arrivando addirittura a stanziare 17 miliardi in diciotto minuti, un record, penso, per le banche, in maniera, appunto, molto più facile.

Ecco, questo dimostra che noi stiamo indietro rispetto a quello che facevano i romani. I romani tutelavano i risparmiatori e rompevano il banco a chi non tutelava i risparmi delle persone, noi, invece, agevoliamo i grandi truffatori o chi non ha tutelato i risparmiatori e, invece, i poveri cittadini e i risparmiatori li danneggiamo e li lasciamo al loro triste destino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/76 Vacca, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

PRESIDENTE. Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/77 Di Benedetto, con il parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio si dimentichi di loro. Il mio ordine del giorno che ci apprestiamo a votare, Presidente, risponde a un criterio di responsabilità, quella che questo Governo non possiede, dato che compie politiche scellerate a danno dei cittadini e, in questo caso, dei risparmiatori. Si parla delle responsabilità di quegli amministratori che, dolosamente o colposamente, hanno posto in essere una gestione del denaro pubblico non virtuosa e, pertanto, dovevano essere condannati per bancarotta fraudolenta. Al contrario, questi stessi saranno addirittura nominati commissari liquidatori e potranno scegliere i soggetti cui cedere l'azienda o parti di essa. Insomma, si vorrebbe, in questo caso, che coloro che hanno portato al dissesto delle banche, oggi si trasformino nei salvatori che conducano le stesse al risanamento: come l'ho chiamato ieri, è un paradosso. Non importa, quindi, essere andati in deroga a gran parte della normativa vigente sulla liquidazione coatta amministrativa, sulla continuazione dell'attività di impresa e sulla cessione dell'azienda, non importa che non si doveva procedere con la liquidazione ma, piuttosto, con una procedura di fallimento; l'importante è salvare coloro che hanno finanziato i vostri affari in passato, senza alcun criterio di economicità o di rispondenza all'interesse pubblico. Le regole, quindi, valide per tutti, si derogano in favore di qualcuno.

Rapidamente sono stati trovati miliardi per aiutare le banche venete. Al contrario, le stesse risorse, o magari anche di meno, potevano essere spese sicuramente meglio nell'economia reale. Mi permetto, Presidente, di dare qualche suggerimento a questo illuminato Governo: sarebbe bastato, per esempio, investire un terzo di tali risorse per mettere in sicurezza, come ho detto ieri, gli edifici scolastici, per salvaguardare quindi la sicurezza di alunni, insegnanti e di tutto il comparto che lavora all'interno delle scuole, valore sicuramente di certo più importante di quello che stiamo tutelando oggi in quest'Aula. Oppure, ancora, queste risorse potevano permettere agevolazioni in favore delle imprese culturali e creative, e invece si è preferito in Commissione cultura svuotare la proposta di legge del Partito Democratico, che prevedeva, però, delle importanti agevolazioni in favore di queste aziende, perché non c'erano le coperture e, invece, si regalano 17 miliardi di euro alle banche. Oppure, si poteva, ancora, sostenere, ad esempio, il piano di ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal recente sisma, il cui stato di attuazione non è ancora noto o, comunque, si sa abbastanza poco.

Insomma, basta con la politica delle omissioni, dell'irresponsabilità, delle deroghe in favore di pochi, a scapito, appunto, del bene pubblico. Vogliamo una politica rispondente all'interesse pubblico e, soprattutto, a quello reale, non quello virtuale della finanza. Infine, vogliamo che chi ha sbagliato sia condannato e non premiato ai danni delle tasche dei cittadini, vogliamo che il Governo si impegni ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta a nominare commissari liquidatori che non ricoprano incarichi negli organi di amministrazione e di controllo delle banche poste in liquidazione.

Per tutti questi motivi, ovviamente, chiedo all'Aula di votare a favore del mio ordine del giorno e degli altri ordini del giorno che sono stati presentati dai miei colleghi in quest'Aula, ieri, e che oggi ci apprestiamo a votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/77 Di Benedetto, il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/78 Luigi Gallo, il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/79 Micillo, il parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

La maggioranza di questo Parlamento ha deciso di approvare il testo in esame, senza emendamenti e senza articoli aggiuntivi: ben 318 deputati della nostra Repubblica hanno deciso di convertire in legge, troncando qualsiasi dibattito parlamentare anche all'interno della stessa maggioranza, questo atto normativo, che prevede la liquidazione coatta amministrativa di due banche del nord-est, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Ebbene, cari colleghi, dal momento che è stato recato un grave danno all'economia sana del Paese, vi invito almeno a cercare di salvare il salvabile. Vi sto invitando a votare favorevolmente l'ordine del giorno, che, sono sicuro, ogni italiano, se potesse, finirebbe per approvare.

Ci tengo a sottolineare che il decreto in oggetto permette di sottoporre Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ad una procedura di liquidazione coatta amministrativa, pertanto ad una procedura concorsuale. I commissari liquidatori, nominati dalla Banca d'Italia, potranno cedere l'azienda delle banche venete. Ebbene, dal momento che trattasi di operazione oltremodo delicata, dal momento che stiamo parlando di enormi interessi economici, dal momento che stiamo dando ad una persona fisica il compito di muovere una delicatissima operazione economica, noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo che il soggetto che deve tessere le fila di questa complessa e delicata operazione economica debba necessariamente avere un elevato livello di onorabilità e professionalità.

È nostra ferma opinione che un elevato livello di onorabilità e professionalità sia comprovato da un'assoluta assenza di: procedimenti penali pendenti, rinvii a giudizio, sentenze di condanna, con riferimento a violazioni di norme che disciplinano l'attività bancaria, finanziaria, relativa a mercati e valori mobiliari e strumenti di pagamento in genere.

Quello che intendiamo fare è mettere dei paletti per la scelta dei commissari liquidatori: nominare un commissario liquidatore, il quale abbia precedenti penali per reati di falso in bilancio e manipolazione di mercati finanziare. Secondo voi è qualcosa di accettabile? Secondo voi un soggetto del genere può essere in grado di ricoprire il ruolo di commissario liquidatore per le due banche venete? Sono sicuro che almeno su questo possiamo essere tutti d'accordo. Ecco per questo l'assoluta necessità di recepire in senso favorevole il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/79 Micillo, il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/80 Daga, il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Ordine del giorno Busto n. 9/4565-A/81: è accolto come raccomandazione. Accetta? No.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/4565-A/81, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/4565-A/82, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Ordine del giorno Zolezzi n. 9/4565-A/83: il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Grazie. Parliamo dei commissari liquidatori ancora. Noi crediamo che il Governo si debba impegnare a che queste persone non abbiano incarichi in comuni superiori a 15 mila abitanti. Stiamo parlando di uno dei tanti aspetti di minimo sindacale legati a queste figure: parliamo della liquidazione e notiamo che, purtroppo, c'è un grande disorientamento ancora in chi ha scritto questo provvedimento. Pensiamo ai lati peggiori di quello che hanno fatto alcune delle persone che si intendono nominare, come Fabrizio Viola. Ritorno a circa cinque anni fa, al 17 maggio 2012: Fabrizio Viola, risulta dalle carte dell'inchiesta “Pesci”, avere incontrato a Siena, per esempio, Antonio Muto. Antonio Muto è indagato in processo d'appello per 'ndrangheta, non per un'accusa banale; è anche stato arrestato recentemente per frode fiscale ed accusato di passaggi fittizi di denaro.

Adesso abbiamo questo Fabrizio Viola che incontra queste persone che, poi, hanno acquisito crediti milionari ed importanti - anche su quelli ci sono molte ombre - per fare cosa? Per piani assolutamente assurdi: costruire, per esempio, un grattacielo in una zona che si chiama Levata di Curtatone, in campagna, in mezzo al mais, dove era chiaro che costituire un grattacielo era un'opera di scempio del territorio. Ma MPS, con Fabrizio Viola, concesse credito per tutto questo, anche per fare la lottizzazione Mondadori, una ferita aperta nel cuore della città di Mantova. Sicuramente questa lottizzazione è stata interessata degli appetiti della 'ndrangheta e tre persone sono state già condannate per questo reato. Quindi, la cosca c'era.

Ora, mettere Fabrizio Viola a fare il commissario liquidatore di questa procedura, comunque, scellerata è un ulteriore aggravante. È chiaro che la commistione tra affari pubblici e privati bisogna cercare di evitarla. Noi dicevamo spesso: vogliamo che i cittadini siano i nostri datori di lavoro. Adesso succede il contrario, perché da un comune si possono dare appalti importanti, si possono gestire grandi quantità di denaro e pilotare le scelte o verso la sostenibilità o verso lo scempio del territorio, come è successo a Mantova.

Ricordo che questo Antonio Muto, pochi giorni dopo aver incontrato Viola, durante il sisma del 20 e 29 maggio 2012, disse: “Spero che venga una bella botta forte, perché così ho più cantieri per la ricostruzione”. Questo provvedimento è così: questo provvedimento è una botta forte al cuore degli italiani onesti e dei risparmiatori. È uno scandalo, ma almeno vediamo di limitare i danni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/4565-A/83, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Ordine del giorno De Rosa n. 9/4565-A/84: il parere è favorevole con una riformulazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo su questo ordine del giorno che è stato ovviamente pensato, come tutti gli altri, in primis, per tutelare quei risparmiatori, quegli azionisti, quegli obbligazionisti truffati dalle banche, che hanno visto i propri risparmi - magari di una vita, magari che avevano messo da parte, magari che avevano investito - cancellati completamente, spazzati via in poco tempo.

Noi abbiamo incontrato questi risparmiatori nei giorni scorsi - lo abbiamo fatto, in realtà, anche negli scorsi mesi - per dimostrare la nostra vicinanza e, se non altro, cercare di ristabilire un po' di trasparenza, un po' di giustizia anche, non perché la dobbiamo fare noi, ma perché deve essere fatta, in realtà, nei confronti di quegli organi che hanno visto delle persone, dei banchieri, responsabili delle truffe verso i cittadini e che in questo momento non stanno assolutamente pagando. Quindi, una delle richieste è proprio quella che i responsabili paghino, perché se noi, invece, facciamo passare il massaggio in questo Paese che chi commette dei reati, chi commette delle truffe, poi, la fa sempre franca, allora diamo un pessimo messaggio e non tuteliamo anche lo Stato di diritto.

Noi continuiamo la nostra battaglia anche perché vorremmo che in questo decreto fosse allargata la platea delle persone truffate: non è stato fatto in Commissione, dove c'è stato un dibattito, dove ci sono stati degli emendamenti avanzati non solo dal MoVimento 5 Stelle, ma anche da altre forze politiche; però tutti gli emendamenti sono stati respinti, dimostrando, in realtà, la volontà di non modificare questo decreto. Quindi, noi abbiamo anche qualche dubbio che questo possa essere fatto al Senato, anche se, come ripeto, lo auspichiamo perché sarebbe buona cosa che tutti i risparmiatori venissero tutelati. Questa battaglia è anche, soprattutto - lo abbiamo ripetuto molte volte -, contro una scelta dello Stato, in cui lo Stato mette 5 miliardi di soldi in maniera diretta e 12 sotto forma di garanzia, non ricavandone nulla, ma semplicemente favorendo una banca privata che, al costo di un euro, riesce a prendere tutta la parte buona di delle banche venete, agevolare il proprio lavoro e trarne un vantaggio per se stessa e non per questo Stato, per i risparmiatori, per tutti i cittadini.

Noi continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi, lo abbiamo già annunciato, perché pensiamo che il tema delle banche debba essere affrontato in altra maniera. Su questo abbiamo fatto più volte diverse proposte, dalla nazionalizzazione di alcune banche, alla separazione tra le banche d'affari e le banche commerciali: richieste che non sono state mai prese in considerazione, ma noi auspichiamo che, un domani, vi sia una forza politica che al Governo possa trattare in un certo modo le banche e non le tratti come è stato fatto in questi quattro anni di Parlamento, dove politica, banchieri e finanza sono sempre stati complici delle peggiori porcate, come i tantissimi decreti, che sono stati fatti e che sono passati per quest'Aula, hanno dimostrato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Allora, mi deve specificare. Immagino che non accoglie la riformulazione? Dove sta? Chiedono di votare, sottosegretario Baretta. Chiedono di votare, quindi, non accettano la riformulazione. Va bene. Vuole intervenire? Prego.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Cioè, viene rifiutata la formulazione che aggiunge “e/o economico-finanziario” al testo? È così? I due ordini del giorno successivi dicono esattamente questo. Come ho spiegato prima, si cercava di farne uno unico. In ogni caso, se rifiutate, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prego, deputato Simone Valente.

SIMONE VALENTE. Scusi Presidente. Chiedo al Governo se si tratta di aggiungere o sostituire, perché potremmo, in realtà, accettare questa riformulazione.

PRESIDENTE. Allora, il Governo ha già spiegato, comunque, se il sottosegretario vuole ripetere la riformulazione...

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il testo che voi proponete dice: “comprovata esperienza in ambito giuridico”. Aggiungere: “e/o economico-finanziario”.

PRESIDENTE. Aggiungere: “e/o economico-finanziario”?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sì.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, dunque? Bene. Allora, andiamo avanti o lo vuole in votazione? No. Andiamo avanti. Benissimo.

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/85 Dell'Orco. C'è un invito al ritiro o parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

MICHELE DELL'ORCO. Grazie. Spero che ci sia un'apertura del Governo anche sul mio ordine del giorno, perché vedo che, comunque, stiamo procedendo molto bene. Magari, arriveremo a domattina che ritirerete il decreto.

Io vorrei ricordare, se non l'avessero già fatto i miei colleghi, che questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessun in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

E, forse, non si stanno dimenticando, perché mi arrivava la voce che addirittura il nostro ostruzionismo è sul TG 2. Per una volta non c'è solo la faccia di Renzi sulla RAI e quella di Berlusconi su Mediaset.

In più, vorrei ricordare quello che non ho fatto in tempo a fare ieri, cioè che in sei anni avete regalato 85 miliardi alle banche, cioè più o meno, stimando che la copertura per il reddito di cittadinanza è 17 miliardi, potevate fare un reddito di cittadinanza per cinque anni.

Il Governo ha, quindi, messo la fiducia alla Camera sul decreto che regala 5 miliardi a Banca Intesa. Altri 12 miliardi, poi, a garanzia sono a rischio sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti. Un provvedimento che potenzialmente costerà alle casse dello Stato e, quindi, ai cittadini 17 miliardi di euro, accettando il ricatto di Banca Intesa, che si è presa solo le parti buone di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che, di fatto, verranno cancellate dalla faccia della terra, lasciando a casa circa 4 mila lavoratori e con centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori sul lastrico.

Ma l'operazione di oggi è solo l'ultima di una serie di regali che avete fatto, composta da prestiti, garanzie, risparmi e dividendi, garantiti al settore bancario, veri e propri aiuti di Stato. Il tutto, ovviamente, finanziato con i soldi degli italiani. Stiamo parlando, a spanne, di 85 miliardi di euro.

Questa è la cifra spaventosa che lo Stato italiano ha garantito alle banche negli ultimi sei anni. Si è cominciato nel 2011, con il Governo Monti, che presta oltre 4 miliardi di euro a Monte dei Paschi di Siena, soldi pubblici spesi. E il risultato mi pare sia sotto gli occhi di tutti. Sempre nel 2011, poi, arriva il decreto “salva banche”, che comprendeva le garanzie dello Stato sulle obbligazioni tossiche degli istituti, per un valore di 160 miliardi. Il risultato per il settore bancario è di 25 miliardi di euro, prodotti tra il 2011 e il 2015.

Passiamo, quindi, al Governo Letta, PD. Nella legge di stabilità del 2013 si prevede la revisione del trattamento fiscale delle perdite sui crediti, producendo un risparmio per le banche, secondo una valutazione di Mediobanca - quindi non nostra - di quasi 20 miliardi di euro.

Poi arriviamo a gennaio 2014. Arriva il decreto che rivaluta le quote di Bankitalia, per il quale, tra l'altro, sono stato sospeso insieme a molti colleghi. Si passa dal valore di 156 mila euro a 7,5 miliardi di euro e le banche socie incassano dividendi per 1.060 miliardi, pari a circa 380 milioni all'anno.

Poi arriva il mitico Matteo Renzi, il Governo Renzi, che nel novembre del 2015 approva un altro decreto salva banche, che azzera quattro istituti del centro Italia, tra cui, guarda caso, Banca Etruria. L'esborso è di almeno 4 miliardi a carico del sistema bancario. Non sono fondi pubblici, ma è sempre un regale ai banchieri, mentre decine di migliaia di risparmiatori piangono lacrime amare. Poi arriviamo ad aprile 2016. La riforma dell'articolo 120 del testo unico bancario genera ricavi per il settore bancario pari a 2 miliardi di euro l'anno.

Infine, arriva il Governo Gentiloni e i salvataggi degli ultimi giorni: prima i 5,4 miliardi per Monte dei Paschi di Siena, poi una cifra simile per le banche venete, con la garanzia di altri 12 miliardi. E, considerando i costi totali delle due operazioni, l'ipotesi peggiore di perdita sulle garanzie, l'esborso complessivo dello Stato, potrebbe arrivare a 23 miliardi.

Quindi, in totale, parliamo di 85 miliardi di euro dei cittadini italiani, che avete regalato alle banche. Per questo siete veramente indecenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/85 Dell'Orco, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/86 De Lorenzis, invito al ritiro o parere contrario. Nessuno interviene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/86 De Lorenzis.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/87 Spessotto, accolto come raccomandazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, Presidente. Al tempo record di diciannove minuti è stato approvato questo decreto, che in sole dieci ore è già stato trasferito dalla Commissione all'Aula, dove il Governo, come è sua abitudine fare, in spregio alle regole democratiche del dibattito parlamentare, ha posto l'ennesima fiducia.

L'ennesimo decreto sulle banche. Ne abbiamo visti tanti, da quando siamo in Parlamento. In particolare, questo sulle banche venete è una bomba che sembrava essere disinnescata per attività anche del Governo, con riferimento al cosiddetto Fondo Atlante. Ma così non è stato.

Di domenica, mentre gli italiani votavano ai ballottaggi, in un Consiglio dei ministri durato appena diciannove minuti, i partiti si sono giocati 17 miliardi dei soldi dei cittadini: 5 miliardi sono già stati regalati sull'unghia a Intesa San Paolo e altri 12 sono a rischio sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti.

Se facciamo due conti, possiamo dire che in quindici giorni questa porcata sarà già passata da Camera e Senato, mentre la Commissione d'inchiesta sulle banche ancora aspetta. Perché questo decreto va velocissimo e, invece, solo oggi è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la proposta di istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche?

Il MoVimento 5 Stelle avrebbe voluto spostare in avanti la data limite di acquisto delle obbligazioni ammissibili ai ristori per riuscire a salvare tutti gli obbligazionisti truffati, ma i partiti avevano così fretta giovedì pomeriggio che non si sono votati neanche il loro emendamento in tal senso venuto fuori dopo una lunga pressione da parte nostra. E così il Governo ha posto la fiducia su questo provvedimento per dare 17 miliardi di euro dei cittadini alle banche.

I soldi quando servono per interventi utili ai cittadini non ci sono mai, ma quando invece servono per regalarli alle banche e ai loro amici allora ci sono sempre. Una deroga, quella prevista dal decreto, alla disciplina di risoluzione delle crisi delle banche e delle imprese di investimento prevista dalla direttiva 2014/59/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento e recepita dal decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180. Questa deroga rappresenta la volontà politica del Governo di non applicare all'ordinamento giuridico italiano la disciplina europea in materia di risanamento e risoluzione delle crisi degli enti creditizi e delle imprese di investimento, nonché la volontà di individuare altre soluzioni normative per la gestione delle crisi del sistema bancario italiano.

Più che una classica liquidazione coatta siamo di fronte a un fallimento e quando c'è il fallimento il giudice dovrebbe verificarne le ragioni ed eventualmente imputare gli amministratori per bancarotta fraudolenta.

Nel crac delle venete ci sono i soliti ingredienti: la connivenza tra banchieri e certi grandi imprenditori, con la complicità della politica locale. Chi ha lungamente governato in quei territori, la Lega Nord in testa, ora non può chiamarsi fuori e reagire scandalizzato. Non è possibile rifarsi una verginità a mezzo stampa da un giorno all'altro. In pratica, la soluzione trovata dal Governo Gentiloni per salvare Veneto Banca e la Popolare di Vicenza è un misto di ipocrisia e malafede. Così a pagare sono sia i contribuenti che i risparmiatori e la parte buona delle due venete se la prendono senza sforzi i privati di Banca Intesa.

Siamo di fronte a un paradosso: una classe politica che dapprima ha votato senza colpo ferire la disciplina sul bail-in e ora si sta inventando di tutto per evitarne una sciagurata applicazione. Lo Stato ha regalato 5,2 miliardi a una grande banca nazionale e ha messo a garanzia dell'operazione altri 12 miliardi per coprire le perdite dei crediti deteriorati; 17 miliardi in tutto che potevano essere risparmiati o investiti nell'economia reale se solo si fosse intervenuti a tempo debito. Sulle due banche venete, invece, lo Stato ha perso tempo con la soluzione tampone del Fondo Atlante, per poi dover svendere alla cifra ridicola di un euro la good bank a Intesa. Viene da pensare che non ci sia solo incompetenza ma un disegno ben preciso, anche perché nel frattempo i Governi Renzi e Gentiloni hanno evitato accuratamente di approvare una seria riforma della prescrizione, con il risultato che Zonin e gli altri ex vertici delle due banche hanno ottime possibilità di farla franca.

Il MoVimento 5 Stelle avrebbe fatto tutt'altro: la priorità era nazionalizzare le due banche allo stremo, procedere a una seria analisi dei crediti deteriorati e promuovere azioni di responsabilità a carico dei banchieri che hanno distrutto realtà fondamentali per l'economia del territorio. Con le due banche in mano pubblica si sarebbe potuto, quindi, procedere a un risanamento paziente e i soldi dello Stato sarebbero ritornati infine a cittadini e imprese e non regalati a soggetti privati proprietari di una banca concorrente.

Non capiamo, poi, per quali motivi quest'accordo con Intesa debba prevedere anche le deroghe normative e ambientali di tutela dei beni culturali e di pubblicità dei contratti. Viene derogata anche la norma che prevede un eguale trattamento dei creditori, norma che invece tutti i cittadini e le imprese devono rispettare. Tutto ciò mentre il Governo ha bocciato la proposta di evitare che chi avesse amministrato la banca fino al giorno del decreto…

PRESIDENTE. Grazie…

ARIANNA SPESSOTTO. …potesse poi addirittura diventare commissario liquidatore…

PRESIDENTE. Grazie. Il suo tempo è scaduto, deputata.

ARIANNA SPESSOTTO. Un attimo, che concludo. Per tutti questi motivi chiedo che venga messo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/87 Spessotto, su cui il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/88 Carinelli, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. Noi siamo qui in Aula e stiamo portando avanti questa battaglia perché vogliamo portare la voce e il grido di allarme di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. Il decreto che oggi stiamo discutendo introduce, infatti, disposizioni per la liquidazione coatta amministrativa di due banche, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. A seguito del parere positivo della Commissione europea sulle misure adottate dall'Italia per agevolare l'uscita dal mercato di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, l'articolo 2 del decreto affida a uno o più decreti del Ministro dell'Economia e delle finanze, adottati su proposta della Banca d'Italia, il compito di disporre: in primo luogo, la liquidazione coatta amministrativa delle due banche; dispone, poi, la continuazione, ove necessario, dell'esercizio dell'impresa o di determinanti rami di attività per il tempo tecnico necessario ad attuare le cessioni. Inoltre, il decreto prevede deroghe al testo unico bancario perché la continuazione è disposta senza necessità di acquisire autorizzazioni o pareri della Banca d'Italia o del Comitato di sorveglianza. In terzo luogo, ha il compito di disporre la cessione da parte dei commissari liquidatori degli asset ad Intesa Sanpaolo in conformità all'offerta vincolante formulata dal cessionario medesimo. Inoltre, dispone di specifici interventi pubblici a sostegno della cessione degli asset.

Con un comunicato stampa del 26 giugno Intesa Sanpaolo ha reso noto di aver firmato con i commissari liquidatori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca il contratto di acquisto al prezzo simbolico di un euro di alcune attività e passività e di alcuni rapporti giuridici facenti capo alle due banche. Dalla procedura di liquidazione nasce un gruppo con 47 miliardi di patrimonio, 433 miliardi di raccolta diretta, quasi 410 miliardi di impieghi alla clientela, 6.100 sportelli e oltre 100 mila lavoratori. L'operazione di salvataggio delle due banche venete comporta un onere notevole per le casse dello Stato: Intesa riceve dal Ministero del tesoro quasi 5,2 miliardi, di cui 4,8 miliardi per tenere invariati i propri livelli di patrimonio e altri 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati che rischiano di andare in difficoltà. Lo Stato ci mette poi altri 12 miliardi di garanzia per coprire altre dieci miliardi di crediti deteriorati e 1,7 per le partecipazioni che Intesa rifiuta di prendere, ossia gli attivi che vanno in capo alla bad bank e che saranno gestiti dai commissari liquidatori.

La speciale procedura prevista dal decreto-legge che stiamo esaminando è disposta in deroga alle normative con l'esclusione dell'applicazione di una serie di disposizioni legislative e rappresenta una disparità di trattamento. La necessità, infatti, di garantire la stabilità del sistema bancario e finanziario complessivo non giustifica di per sé un trattamento speciale per Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Nel decreto, inoltre, non vengono affrontate le responsabilità dei dirigenti e degli amministratori che hanno provocato il fallimento delle due banche venete. Saranno migliaia i cittadini, le famiglie e le imprese che pagheranno gli errori compiuti da pochi.

Considerato che si tratta di un'operazione molto complessa, al fine di evitare ogni genere di distorsione della concorrenza ritengo sia necessario un elevato livello di onorabilità e professionalità e per tale motivo credo sarebbe opportuno che i commissari liquidatori abbiano una pregressa esperienza in incarichi di analoga responsabilità, ovvero in ruoli dirigenziali apicali nel settore pubblico o privato. Con questo ordine del giorno si impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volta a nominare commissari liquidatori che abbiano una pregressa esperienza in incarichi di analoga responsabilità ovvero in ruoli dirigenziali apicali nel settore pubblico o privato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/88 Carinelli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Colleghi, a questo punto sospendiamo l'esame degli ordini del giorno, riprenderemo alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Amici, Baretta, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fedriga, Garofani, Manciulli, Marcon, Rampelli, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Sottanelli, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 4565-A)

PRESIDENTE. Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno Carinelli n. 9/4565-A/88.

Passiamo all'ordine del giorno Liuzzi n. 9/4565-A/89, con il parere favorevole del Governo. Chiedo alla presentatrice se intenda comunque insistere nella votazione. Bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrini. Ne ha facoltà.

PAOLO PETRINI. Sì, Presidente, grazie. Noi voteremo favorevolmente a questo ordine del giorno, ma certamente non a quelli che seguiranno, perché basati anch'essi, così come i precedenti, su una serie di falsità, che hanno fatto da filo conduttore al dibattito in quest'Aula durante il corso non solo degli ordini del giorno, ma anche delle precedenti sedute, comprese quelle della Commissione finanze della Camera.

Credo che da questo decreto sia emersa una necessarietà a cui nessuno responsabilmente potrebbe sottrarsi, non solo perché le alternative sarebbero peggiori - non può essere certamente solo questo il motivo del nostro consenso -, ma io credo che dovremmo invece saperci soffermare su quelli che sono gli aspetti positivi, non solo per il territorio veneto, ma anche per l'intera economia italiana, sotto scacco da tempo, sotto una spada di Damocle, che rischiava di caderci addosso e di pregiudicare tutti gli sforzi che sono stati fatti nel corso di questi anni.

Una crisi nel nostro sistema creditizio avrebbe messo una pietra tombale su quella che invece è una ripresa dell'economia, che è assolutamente in corso e che anzi ha bisogno di una spinta da parte del nostro sistema creditizio, ed io credo che da questo provvedimento venga quella spinta. Non verrà una spinta solo per il Veneto, che potrà finalmente respirare dopo tanti anni di ansia, ma aver dissolto questi rischi ci permetterà di poter ricominciare su una strada maggiormente serena rispetto a quella che abbiamo avuto sino ad oggi.

Credo, quindi, Presidente che il nostro atteggiamento di spettatori pazienti di questa sceneggiata sia del tutto comprensibile, comprensibile sulla base di quella che è la mancanza assoluta di motivazione che sta alla base del dissenso portato dal MoVimento 5 Stelle e non solo. Una volta eravamo abituati alle opposizioni che facevano confusione tra il vero e il verosimile, cercando di innestare cose vere su un po' di falsità, invece oggi non abbiamo più neanche questo tipo di schema - uno schema almeno più comprensibile -, abbiamo solo tante falsità che vengono propinate in maniera demagogica ad un elettorato che è certamente preoccupato per quello che potrebbe avvenire in Italia, un elettorato che io credo, invece, non si farà prendere in giro da quelle che sono spinte finalizzate semplicemente ad accrescere la rabbia. La rabbia non sempre porta consenso, la rabbia a volte si riversa contro coloro che l'hanno generata ed io credo che questa sarà una di quelle occasioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/89 Liuzzi, su cui vi è il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Colleghi, io sto per chiudere la votazione, se dovete votare vi pregherei di accelerare (Commenti della deputata Spadoni).

Onorevole Spadoni, il Presidente sa quello che deve fare senza che lei si agiti. Se ci sono delle persone che stanno entrando, il Presidente le fa votare, esattamente come accade puntualmente quando entrano dei suoi colleghi. Può continuare anche ad agitarsi, ma il Presidente si comporta così, sempre e comunque.

   Dichiaro chiusa la votazione.

  Il numero legale è raggiunto per due deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Scusate, compare che c'è il numero legale, ma non compaiono i voti, mi mancano i voti, comunque il numero legale è raggiunto per due deputati: presenti 187, figurativi 20, totale 207, il numero legale è di 205; ora, però, ho bisogno di sapere qual è l'esito della votazione.

Abbiate pazienza, stiamo aspettando il risultato dalla votazione. Colleghi, c'è un problema con il sistema, devo dare l'esito della votazione, che è evidente, ma lo devo comunicare.

Presenti 187; votanti 185; astenuti 2; maggioranza 93; favorevoli 178; contrari 7.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Passiamo adesso all'ordine del giorno n. 9/4565-A/90 Nicola Bianchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.

NICOLA BIANCHI. Grazie, signor Presidente, Governo, gentili colleghi, banche, banche, banche...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, possiamo abbassare il tono della voce?

NICOLA BIANCHI. ...sempre e solo banche: quando si tratta di salvare le banche e i vostri amici banchieri, la fiducia non manca mai e, con essa, i numeri: 318 deputati che hanno votato la fiducia, appunto, al Governo in merito a questo provvedimento.

Ma chi paga il prezzo di questo provvedimento? Stiamo parlando di 17 miliardi: 17 miliardi che vengono pagati dai contribuenti italiani, dai cittadini, a cui, quando sono in difficoltà, il Governo gira le spalle. Penso ai piccoli imprenditori, ai pensionati minimi. E quindi mi viene da pensare che la politica è anche una questione di priorità.

Cosa significa priorità, questa parola bella? Per noi, la priorità è investire questi soldi sui cittadini in difficoltà, investire sui disoccupati, mentre per voi, sempre e solo regali alle banche; investire sulle pensioni minime, mentre per voi, invece, sempre e solo le banche; investire sui terremotati, visto e considerato che non se ne parla più, sembra che non ci siano più i terremotati, che sono in forte difficoltà, e per voi, invece, sempre e solo le banche; investire sulle forze dell'ordine, sui Vigili del fuoco, vediamo oggigiorno cosa accade nel Sud dell'Italia con l'emergenza degli incendi, con una carenza spaventosa dei Vigili del fuoco, sia di organico che di macchinari; e ancora, investire su infrastrutture - queste sono le priorità del MoVimento 5 Stelle -, in istruzione, in sanità, mentre per voi contano solo ed esclusivamente le banche.

Come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre chiesto la separazione tra banche commerciali, che dovrebbero supportare il territorio, che hanno e dovrebbero avere un ruolo cardine per gli imprenditori e, quindi, finanziare il credito e le banche d'affari che speculano sui mercati. Voi non avete mai accolto questa nostra richiesta e adesso si raccolgono, purtroppo, i frutti amari di queste vostre scelte che continuate a perpetrare, nonostante sia lampante a tutti che voi continuate a fare delle scelte sbagliate, e sul caso MPS mi sembra chiara e lampante la scelta.

Il mio ordine del giorno, fondamentalmente, era un ordine del giorno che è stato accolto, ma era di buonsenso ed impegnava il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, anche di carattere normativo, volto a nominare commissari liquidatori, che abbiano autorevolezza adeguata all'incarico, verificabile sulla base della reputazione, dei risultati conseguiti nei ruoli apicali in precedenza ricoperti nel settore pubblico o privato, e della riconoscibilità dei mercati di riferimento.

Dico questo perché? Perché, nonostante questo ordine del giorno sia stato accolto favorevolmente dal Governo, purtroppo notiamo che la scelta del commissario liquidatore è ricaduta su Fabrizio Viola. Ma chi è questo Fabrizio Viola? Diciamo che può vantare gravi procedimenti a carico per gravi reati bancari, imputato per falso in bilancio e market abuse sul discorso dei derivati di MPS. È chiaro che c'è un problema grave, perché noi sappiamo sempre che chi effettivamente crea il problema, di fatto, non viene mai punito e questo è un problema che ricade un po' in tutte le circostanze, che poi i cittadini, purtroppo, devono colmare.

Vado a concludere il mio intervento, però voglio sottolineare con forza che questa vicenda dimostra che, quando si vuole, come sostiene il MoVimento 5 Stelle, si possono forzare le regole stupide e inutili, a differenza del Governo, che assieme a una vigilanza complice e distratta, interviene tardi e male, con provvedimenti “toppa” che diventano tessere di un mosaico Arlecchino, senza alcuna visione.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA BIANCHI. Sì, sto chiudendo. Il MoVimento 5 Stelle procederebbe con una nazionalizzazione degli istituti in difficoltà, una reale analisi dei crediti deteriorati, promuoverebbe azioni di responsabilità a carico dei banchieri che hanno distrutto istituti e si dedicherebbero a un risanamento paziente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bianchi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Mentre mi accingo per la dichiarazione di voto sul mio ordine del giorno, volevo dire che c'è il primo morto dell'emergenza incendi in Calabria. Nella mia provincia, nel vibonese, un uomo, purtroppo, ha perso la vita ed è stato ritrovato carbonizzato in località Favelloni di Cessaniti. Quindi, esprimo vicinanza alla famiglia per questo. Il decreto-legge n. 99 del 2017, con cui si dispone la liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è l'ennesimo esempio di come il Governo italiano aiuta i forti aggirando le norme in tempi record e con il permesso dell'Europa. Andiamo per ordine.

Primo: il fallimento delle due banche viene trasformato per legge in liquidazione. Anche stavolta si sorvola, quindi, sulle circostanze, sulle responsabilità che hanno prodotto i buchi di bilancio. Secondo: Banca Intesa incassa una montagna di denaro pubblico e ingoia le due banche bollite. In pratica, dalle banche venete in questione si creano due good bank che ingrosseranno il gruppo Intesa, più una bad bank gestita dallo Stato, che ci mette 5,2 miliardi: 4,8 per tenere invariati i livelli di patrimonio di Intesa e 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati che rischiano di andare in difficoltà. Non è tutto. Lo Stato aggiunge, poi, altri 12 miliardi di garanzie per coprire oltre 10 miliardi di crediti deteriorati e 1,7 per le partecipazioni che Intesa rifiuta di prendere. Ci riferiamo in questo caso agli attivi che andranno in capo alla bad bank e che saranno gestiti dai commissari liquidatori.

Se si tratti di 17 miliardi di esborso statale effettivo verrà fuori nel tempo; la liquidazione disposta nel decreto-legge salva la situazione per depositanti, correntisti e obbligazionisti senior, ma comporta la condivisione del carico, per cui vengono azzerati i soci, sostanzialmente Atlante, che ci rimette 3,5 miliardi e i detentori di 1,2 miliardi di obbligazioni subordinate. Su questo fronte il Governo promette rimborsi ai piccoli obbligazionisti, che detengono circa 180 milioni, tenendo conto della vendita fraudolenta di titoli da parte delle due banche venete; per parte sua, Intesa ha stanziato a tale scopo 60 milioni.

Il modello, dunque, sarà quello utilizzato per i risparmiatori del Monte dei Paschi di Siena, con il ricorso al Fondo interbancario di tutela dei depositi. Come al solito, l'operazione si giustifica con la tenuta dei fantomatici livelli occupazionali e con la salvaguardia dell'economia di un intero territorio, nello specifico, il nord-est per l'Italia trainante.

L'accordo raggiunto con l'Unione europea, nella fattispecie con la Direzione generale della concorrenza, dimostra, come avevamo sostenuto a proposito del piano di salvataggio di Monte dei Paschi, che, in caso di emergenza economica e politica, salta sempre la disciplina sugli aiuti di Stato, che fa divieto di finanziare con fondi pubblici imprese o attività private se ciò distorce la concorrenza. In modo strategico, il Governo italiano ha fatto leva sull'importanza economica del nord-est dell'Italia in cui insistono le due banche venete che saranno incorporate da Banca Intesa.

Il MoVimento 5 Stelle aveva rilevato che le circostanze eccezionali previste dall'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea consentono una deroga al divieto degli aiuti di Stato contemplato dall'articolo 107 dello stesso Trattato, perciò si può fare tutto quando c'è la volontà politica, perfino elargire più di 5 miliardi di fondi pubblici ad un colosso come Intesa, che, intanto, sceglie dal cesto delle venete ciò che preferisce.

Vale la pena rammentare che Intesa espresse un Ministro plenipotenziario, Corrado Passera, di quel Governo tecnico che stravolse le pensioni ed impose l'IMU, sotto il quale, peraltro, passarono in Parlamento le diavolerie del meccanismo europeo di stabilizzazione della finanza pubblica e l'introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione repubblicana. E vale ricordare che Intesa ha oggi il 30,3 per cento delle quote della Banca d'Italia, di cui è il primo azionista. Banca d'Italia controlla l'operato delle banche private ed è parte del sistema europeo delle banche centrali, che si divide la torta del reddito di emissione privata della moneta dalla quale ha origine la truffa del debito pubblico.

La vicenda del decreto-legge in questione dimostra che, quando si vuole, come denuncia il MoVimento 5 Stelle, si possono forzare delle regole che sono inutili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Mi scusi, ma guardando lo stampato della votazione precedente, rispetto ai deputati in missione, vedo 111 deputati in missione. Io vorrei comprendere come mai, se io adesso mi reco dietro al banco della Presidenza, vedo che sul display c'è scritto 110 deputati in missione. Ci avete sempre detto che, nelle modalità di voto all'interno di quest'Aula, un deputato, seppur in missione, nel momento in cui inserisce la tessera e vota, viene escluso dalla missione. Questo perché? Perché il numero dei deputati in missione incide sul numero legale. Quindi, come mai troviamo questa discrasia tra il numero riportato nello stampato rispetto alla votazione n. 64 e la votazione n. 65, che andremo a fare, per cui lei non ha ancora aperto formalmente la votazione? Quindi, un deputato, eventualmente in missione, non può già figurare come non più in missione.

Io le ricordo che, sul tema dei deputati in missione, la Presidente Boldrini prese un impegno in passato su sollecitazione del nostro gruppo rispetto al fatto che alcuni deputati in missione oggi in Aula, un minuto fa, non lo erano in Commissione. Quindi, qualcuno mi deve spiegare, Presidente: se un deputato ha votato in Commissione poc'anzi, arriva in Aula e rifigura in missione? Ci sono due problemi grossi: uno è relativo alla discrasia tra i numeri 110 e 111 e l'altro è rispetto ad alcuni deputati che, presenti in Commissione, oggi figurano all'inizio della votazione come deputati in missione ancora. È un po' una truffa, permettetemi, perché, se io garantisco, magari, i numeri legali all'interno delle singole Commissioni, poi arrivo in Aula e voto: cioè, a seconda della mia convenienza, sono in missione o non lo sono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io vorrei chiederle una sospensione temporale per approfondire questo tema, perché non posso accettare, in nome della Repubblica italiana, che su un display, che prevede la votazione successiva, ci sia un numero più basso di deputati in missione rispetto alla votazione che, teoricamente, dovrebbe essere riportata su questo foglio. Qui c'è scritto 111, lì troviamo 110: ci spiega qual è l'arcano mistero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, come lei può notare, per darle una risposta compiuta stiamo finendo di fare le verifiche. Le assicuro che, nel corso della seduta, le darò l'informazione precisa. Mi ascolti, onorevole Crippa.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. È una truffa!

PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, ogni tanto, prima di fare delle affermazioni, conti fino a tre. Conti fino a tre, perché il Presidente sta dando una spiegazione…

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non si permetta!

PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, non mi metta nelle condizioni di richiamarla. Onorevole Villarosa, stia normalmente al suo posto e provi ad ascoltare quello che sta dicendo il Presidente. Lei sta aggredendo prima di sapere che cosa sta dicendo il Presidente. Lei ha affermato, e io l'ho sentita, che stiamo facendo una truffa. Io non solo le dico che non sto facendo una truffa, le dico che lei non può dire una cosa del genere alla Presidenza - non lo può dire - e la Presidenza sta tentando di darle una risposta; anzi non a lei, ma a chi formalmente ha posto il problema.

Quindi, onorevole Crippa, al di là dello speech che, come lei sa, sarà la risposta formale che io le darò su questa vicenda, il tema è il seguente: come lei sa, succede che ci sono dei deputati in missione. Nel momento in cui un deputato vota, in missione, automaticamente, viene meno dalla missione e interviene tra coloro che hanno votato, tant'è che sul tabulato elettronico della votazione, le missioni risultano 110. Mi segue? Su questo, non su quello che ha lei: sto dicendo su quello elettronico.

Io ho anche idea di chi possa essere il soggetto perché, quando ho aperto la seduta e ho letto le missioni, ho letto che era in missione l'onorevole Baretta che, come vede, è al banco e che, realisticamente, l'ho visto votare e ha votato. Quindi, la ragione per cui viene meno un deputato dalla missione è perché entra nel computo di coloro che hanno votato.

Comunque, onorevole Crippa, io adesso le preparo la risposta (Commenti del deputato Crippa)… no, no, non apriamo una discussione su questo. Onorevole Crippa, lei ha posto il problema, io adesso le preparo la risposta; quando io le darò la risposta, casomai, reinterverremo sull'argomento.

IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però, io non vorrei aprire una discussione su questo, se possibile.

IGNAZIO ABRIGNANI. Mi conceda un minuto, solo per porre un tema, siccome qui si tratta di porre dei temi. Allora, io sono rientrato in Aula velocemente; noi abbiamo votato alle 14,06; io fino alle 14,04 ero in Commissione. Allora, noi dobbiamo, anche su questo, stabilire un principio: o si vota almeno dieci minuti dopo che sono finite le Commissioni o qualcuno si informa se le Commissioni sono finite, perché, per esempio, mi hanno detto che la Commissione cultura, mentre io scendevo, era ancora in corso. È un tema che la prego di porre, perché, qui, nessuno non voleva stare in Aula, ma, purtroppo, eravamo in Commissione. Io sono riuscito a votare, ma molti miei colleghi che, forse, non hanno il passo veloce come me, in un minuto non ci sono riusciti.

PRESIDENTE. Onorevole Abrignani, ho capito il suo ragionamento, non abbiamo da inventare nulla, c'è un Regolamento che dice chiaramente come funzionano le cose; farò un richiamo formale ai presidenti di Commissione, perché, se l'Aula è convocata alle 14, le Commissioni devono essere interrotte nel tempo necessario per consentire ai deputati di partecipare al lavoro prioritario che è quello dell'Aula. Non lo dice il Presidente, lo stabilisce il Regolamento.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lo ripeto, le do la parola, ma non sullo stesso argomento; quindi, se è sullo stesso argomento, ci dovremo ritornare nel momento in cui io le darò lo speech formale rispetto alla sua richiesta. Non riapro la discussione in questo momento. Onorevole Crippa, le tolgo la parola se me la richiede sullo stesso argomento, glielo dico prima…

DAVIDE CRIPPA. Presidente, allora, io le ho posto due questioni, lei mi ha risposto su una…

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, allora non ci siamo capiti. Io le ho risposto sull'esito della votazione e su quello che lei mi ha chiesto, perché risultava dal tabulato…

DAVIDE CRIPPA. Io le ho chiesto un'altra cosa. Le ho chiesto anche un'altra cosa. Se va a vedere l'intervento, io ho detto due questioni, una è quella a cui lei non mi ha risposto e per la quale però, Presidente, io vedo un problema formale, cioè se c'è un problema di numerazione rispetto a un tabulato per me potrebbero essere inficiati i numeri legali nelle votazioni successive, perché io sto intervenendo adesso su quella precedente su cui c'era il problema…

PRESIDENTE. Lei sta ritornano sullo stesso argomento, onorevole Crippa…

DAVIDE CRIPPA. Vado, invece, all'altra questione che le ho posto, cioè, relativamente ai deputati in missione che hanno presenziato e votato in Aula e figuravano tra i presenti; segnalo, per esempio, il collega Vignali in Attività produttive che è stato elencato come deputato in missione, e poi arriva in Aula.

PRESIDENTE. L'onorevole Abrignani non è un deputato in missione.

DAVIDE CRIPPA. Deputato Vignali….

PRESIDENTE. Avevo capito Abrignani.

DAVIDE CRIPPA. Ascolti meglio, così evitiamo incomprensioni.

PRESIDENTE. Ho capito male. Prego.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, in questo momento, io le stavo segnalando questo che è un problema che abbiamo già segnalato altre volte. I deputati in missione devono essere comunicati al mattino, sì? Sì, la risposta è “sì”. Nel momento in cui io arrivo in Aula, mi viene riletto l'elenco dei deputati in missione e ho visto uno di fianco a me, fino a un minuto prima in Commissione attività produttive. C'è un problema legato a questo, perché? In realtà, il deputato in missione in quel caso garantisce un numero legale per votare all'interno della Commissione e poi arriva in Aula e potrebbe non votare e godere, in quel caso, di un'esenzione dalle votazioni per motivi di missione. Allora, se è in missione, lo è anche in Commissione, altrimenti, c'è un problema di gestione economica della missione, perché ricordo che diventa un problema di sottrazione di risorse, perché in quel caso non deve raggiungere un terzo delle votazioni per percepire quanto percepiamo per le attività d'Aula, ma viene esonerato dalla frequenza e, quindi, si ritroverebbe, in qualche modo, a prendere l'intero gettone. Non è ovviamente una condizione riferita al collega Vignali, ma lo porto come esempio perché l'ho visto pochi secondi fa in Commissione. Su questa cosa la Presidente Boldrini ci aveva dato rassicurazioni che sarebbe cambiato il mondo, passano quattro anni e ci ritroviamo nella stessa condizione, perché? Questa era la seconda domanda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Bene, rispondo anche alla seconda domanda. Onorevole Crippa, non le nascondo che io sono anche abbastanza consapevole della questione e penso che sia assolutamente utile che il Regolamento sia cambiato, per fare in modo che questo non accada. Però, al momento, questo è quello che è previsto dal Regolamento, quindi, quello che io certamente farò è che sottoporrò alla Presidente l'esigenza che questa specifica materia sia affrontata e risolta dal Regolamento, perché, a mio avviso, il tema che lei pone non è un tema assolutamente… lei mi sta ponendo adesso un problema e io le sto dando una risposta.

Bene, adesso colleghi, per favore…

RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Vignali, la prego. Onorevole Vignali, la prego, parlerà magari…Prego, onorevole Vignali…

RAFFAELLO VIGNALI. Brevemente, per ricordare, attraverso di lei al collega Crippa che io ero a votare anche questa mattina, così non ci si sbaglia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/90 Nicola Bianchi, con il parere favorevole del Governo (Commenti del deputato Crippa).

Onorevole Crippa, per favore, sto aprendo la votazione sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/90 Nicola Bianchi, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/91 Paolo Nicolò Romano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

PAOLO NICOLO' ROMANO. Grazie, Presidente. Chiedo che sia comunque messo in votazione. Intervengo e no, non ero in missione. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.

Presidente, io provengo da una città, Asti, che ha dato la cittadinanza onoraria a Gianni Zonin, l'ex patriarca della Popolare di Vicenza, poi detronizzato dopo vent'anni, nel 2015, perché travolto dalla valanga di crediti deteriorati, dai prestiti concessi troppo facilmente e con poche garanzie a tutto il Gotha dell'imprenditoria veneta, spesso in cambio di partecipazioni agli aumenti di capitale. Ma la cittadinanza onoraria data a Zonin, del resto, ben si addice ad una città come Asti che, penso, potremmo definirla la capitale degli intrecci tra la politica e le banche; infatti, è stato da poco eletto il secondo sindaco consecutivo che siede nel consiglio di amministrazione della banca cittadina, la Cassa di Risparmio di Asti, il primo era del PD, mandato a casa anche grazie al conflitto di interessi con il ruolo ricoperto nella banca, ma che è stato prontamente sostituito dal vicepresidente della stessa banca, eletto, stavolta con Forza Italia, che, tra l'altro, notizia di oggi, ha persino dichiarato di non voler percepire lo stipendio da sindaco, ma di voler mantenere solo quello della banca. Mi chiedo, a questo punto, se uno viene pagato dalla banca, invece che dai cittadini, di chi farà, davvero, gli interessi? Ovviamente, il conflitto d'interessi è evidente, oltre a violare il codice etico della banca stessa. Per questo, ho provveduto, proprio pochi minuti fa, a fare un esposto all'Autorità anticorruzione e a Banca d'Italia, sperando che non cada nel vuoto, così ci portiamo avanti anche con il lavoro sulle prossime banche.

Detto questo, tornando al mio ordine del giorno, chiedo l'impegno del Governo a presentare alle Camere una relazione con la quale provveda ad indicare tutti i possibili interventi, le banche interessate, la quantificazione delle risorse necessarie e la tempistica della risoluzione delle crisi, al fine di monitorare l'impatto della crisi sul sistema bancario e finanziario italiano e sulla finanza pubblica. Quando si tratta di soldi pubblici, la trasparenza e l'informazione non devono mai essere trascurate, specialmente in un sano rapporto tra Governo e Parlamento; a maggior ragione, se consideriamo che le banche, su cui si è intervenuti con un considerevole aumento del debito pubblico, ancora non hanno reso note le ragioni del loro default, anche se possiamo immaginarlo, ma temiamo che, fin quando non saremo noi al Governo, la verità agli italiani non verrà mai detta.

Non a caso l'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare sulle banche per fare luce, appunto, sulle numerose opacità del sistema manageriale del nostro sistema creditizio è stata approvata appena due settimane fa e se ne discuteva dal 2015, praticamente a legislatura conclusa. Insomma, l'ennesima furbata, per ingannare gli italiani, come se i cittadini italiani, molti dei quali sono correntisti e clienti delle banche, non sapessero come funziona in Italia l'erogazione di un prestito bancario, dove non contano le idee, i progetti e spesso nemmeno le garanzie, ma bisogna affidarsi alle amicizie, alle amicizie giuste. A quel punto, qualsiasi problema svanisce. Non importa se non sei solvibile, tanto alla fine, male che va, pagherà lo Stato.

Ed ecco, quindi, il perché dell'ennesimo provvedimento a favore del sistema bancario italiano. Abbiamo perso il conto di tutte le iniziative, finalizzate ad offrire garanzie pubbliche alle banche e ad erogare loro miliardi e miliardi di euro di soldi pubblici, per rafforzarne il patrimonio. Tutto inutile. Tempo un anno e l'ennesima crisi bancaria, come questo provvedimento sta a dimostrare, renderà tutto un'altra volta vano. Questo perché, come da tempo andiamo ripetendo, sono rimedi che non rimuovono alla radice le cause del deterioramento del nostro sistema economico, la forte corruzione e la debolezza del nostro tessuto produttivo, costituito prevalentemente da piccole e medie imprese.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO NICOLO' ROMANO. Concludo, quindi, ribadendo la necessità del mio ordine del giorno, affinché il Governo presenti alle Camere una relazione, con la quale provveda ad indicare tutti i possibili interventi, le banche interessate, la quantificazione delle risorse necessarie e la tempistica della risoluzione delle crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente. Intervengo anch'io su quest'ordine del giorno. È bene ricordarlo a ogni intervento. Questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, oggi ma anche ieri, è a difesa di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti, che sono stati truffati da questo decreto e da tanti altri, che sono stati presentati in questi anni dal Governo. Famiglie che rischiano di andare sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per loro, per la loro tutela.

E la questione delle banche venete è esplosa nelle mani del Governo, che credeva di aver disinnescato il pericolo con il Fondo Atlante, un fondo privato con una sponsorizzazione pubblica non indifferente. Inutile dire che ha fallito, se ci troviamo qui a questo punto. Ma il problema delle banche venete risale fino al 2007 quando Adusbef presenta le prime denunce, che riguardano i cosiddetti mutui baciati, ovvero, se vuoi un finanziamento, devi comprare anche le azioni. E non si parla di azioni qualsiasi, ma pacchetti di azioni importanti, con promessa di guadagno in caso di rivendita delle stesse, un gioco di prestigio, su cui chi doveva vigilare non l'ha fatto. E la bolla cresceva sempre di più.

La soluzione non era certo mettere queste banche sul mercato, come ha fatto il decreto banche popolari. Ora ci ritroviamo punto e daccapo e pensare che sarebbe bastato intervenire un anno fa, per riuscire a ridurre il costo della spesa, che i cittadini andranno oggi a pagare. Ci sono cittadini, obbligazionisti, che hanno acquistato nel mese di giugno 2014, mentre il Governo raccontava a questi che avrebbero risolto i problemi delle due banche venete, quella Popolare di Vicenza e Veneto Banca, appunto. Non solo non hanno risolto il problema, ma il Fondo Atlante è riuscito a perdere tutti i fondi rinvestiti, di cui addirittura 500 milioni di euro di Cassa depositi e prestiti.

Inoltre, questo decreto, che usa 17 miliardi di euro di soldi pubblici, ne concede così subito 5 a Intesa San Paolo, senza che quest'ultima dia praticamente nulla, praticamente niente. Altri 12 miliardi vengono messi a disposizione. Una somma veramente esagerata, veramente esagerata, trovata poi soltanto in diciotto minuti nel Consiglio dei ministri, in una calda giornata d'estate. Questo mentre i cittadini hanno dei gravissimi problemi. C'è l'Italia che va a fuoco - lo abbiamo detto - in queste ore. Non ci sono i soldi per mantenere gli ospedali aperti. Per queste cose i soldi non si trovano mai, invece in diciotto minuti il Consiglio dei ministri ne ha trovati ben 17 a disposizione, con cui hanno ripulito due banche venete, banche in cui hanno fatto di tutto ai cittadini. E chi pagherà? Questo è il problema. Chi andrà in carcere per bancarotta fraudolenta? Probabilmente nessuno, neanche gli amministratori, dato che questa liquidazione durerà per anni.

In questo decreto si poteva almeno cancellare almeno la data di giugno 2014. Questa data è la linea di demarcazione tra gli obbligazionisti che potranno essere rimborsati e quelli che, invece, non riceveranno praticamente niente. È una data significativa, perché proprio dal giugno 2014 il Governo andava in televisione e faceva interventi sulle due banche, dicendo di aver risolto, appunto, i problemi. Quindi, gli obbligazionisti investivano nelle due banche venete, non conoscendo il reale rischio, non potendo mai pensare che, dopo solo otto mesi, queste sarebbero fallite o sarebbero andate in liquidazione coatta.

Quindi, c'è stata una cattiva informazione, una pessima informazione.

In Commissione eravamo riusciti a far presentare un emendamento al relatore, che risolveva questo gap tra obbligazionisti di serie A e obbligazionisti di serie B. Purtroppo, per un problema tecnico, non è stato accolto nel decreto. Dato che il caldo è cocente, la voglia di andare in vacanza è troppo forte, si è preferito mettere la fiducia, non discutere il decreto, che poteva essere anche rimandato in Commissione per essere risistemato e tutelare quelle persone che sono state probabilmente truffate dalla disinformazione, almeno - almeno! - per cancellare la data di giugno 2014.

Quindi, cosa accadrà? Accadrà che questo provvedimento arriverà al Senato, non subirà modifiche, sarà approvato e tutti in vacanza.

Questo provvedimento, inoltre, contiene circa sessanta deroghe. Ebbene, come amministratore liquidatore di quest'operazione, è stato scelto uno degli amministratori delegati di una delle banche venete, il signor Viola, cioè è stato scelto uno che ha portato al fallimento. Va be', questo è già indicativo. E lui, quindi, sarà il liquidatore di entrambe le banche, insieme ad altre persone. Anche questa cosa ci incuriosisce moltissimo. Perché proprio lui? Perché proprio lui deve essere liquidatore, quando forse sarebbe stato corretto avere tutti soggetti terzi e non persone che hanno gestito queste banche e che sono complici di questo fallimento?

Vista la complessità dell'operazione, al fine di evitare ogni genere di distorsione della concorrenza, si reputa necessario che i commissari liquidatori abbiano un elevato livello di onorabilità e professionalità.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Liuzzi,

MIRELLA LIUZZI. Concludo, dicendo che questa operazione del Governo è assolutamente discutibile e, per questo, noi continueremo oggi a discutere ogni ordine del giorno, se ci verrà data la possibilità di farlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/91 Paolo Nicolò Romano, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Fermi, scusate, fermi tutti! Il parere è favorevole. Chiedo scusa al collega Romano e agli altri colleghi. Ripeto che il parere del Governo è favorevole.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/92 Dall'Osso.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà. Qui c'è una proposta di riformulazione, onorevole Dall'Osso, da parte del Governo.

MATTEO DALL'OSSO. Non la accetto, voglio parlare. Presidente. Questa battaglia, che stiamo conducendo in Aula, è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questi e altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e per come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

Ora, Presidente, vede, 17 miliardi di euro equivalgono a 17 milioni di mila euro o mila milioni di euro. Mi sembra di vivere veramente a Paperopoli, cioè qui i soldi li creano dal nulla, dimenticandosi dei lavoratori.

Questo ordine del giorno è a favore dei lavoratori, per non dimenticarsi di loro, per non lasciarli indietro. Ed è per questo che ne chiedo l'approvazione, perché, oltre a stanziare i 17 mila milioni di euro alle banche private, con soldi pubblici nostri, Presidente, non vorrei mai che, poi, venissero a pagare i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti, in questo caso con il parere contrario del Governo, in quanto l'onorevole Dall'Osso ha rifiutato la riformulazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/92 Dall'Osso, parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 14,50)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/93 Cominardi, su cui il parere del Governo è favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio si dimentichi di loro.

Con questi interventi ovviamente vogliamo dimostrare tutta la nostra contrarietà sul provvedimento e siamo contrari non solo nel contenuto, ma anche e soprattutto nelle modalità di discussione, perché si preferisce porre la fiducia per fare le cose in fretta e furia e probabilmente per evitare che il battage mediatico su questo tema continui. Dunque, si preferisce mettere la fiducia, non permettere la discussione e andare velocemente e poi, tra l'altro, attraverso un decreto con carattere d'urgenza. Sì, effettivamente c'è un'urgenza, che è legata a tutti gli obbligazionisti e a tutti i risparmiatori che sono stati truffati da queste banche. Però, è un'emergenza un po' strana, perché è ciclica: ogni “tre per due” abbiamo qualche banca che salta; ogni “tre per due” abbiamo qualche banca che viene risanata con i soldi pubblici; ogni “tre per due” ci sono delle famiglie che vanno sul lastrico per colpa di gestioni assurde e ovviamente il giro si ripete e ogni "tre per due” c'è sempre qualche banchiere che ringrazia. Questa è la situazione folle che riguarda il nostro Paese.

Ci davano dei fascisti e ce ne hanno dette di tutti i colori quando contestammo l'allora decreto “IMU-Bankitalia”. Certo, a quell'epoca si parlava di ricapitalizzazione delle quote di Bankitalia, però era sempre un regalo alle banche. Stiamo a discutere dei problemi del nostro Paese rispetto al fatto che, ogni volta che si fa una proposta, c'è sempre un problema legato alle coperture finanziarie.

Dunque, abbiamo dei problemi incredibili, che riguardano le tematiche ambientali e penso alle bonifiche, penso al dissesto idrogeologico, penso a tutti gli interventi relativi magari alle politiche sociali di sostegno al reddito, penso alle politiche attive sul lavoro, visto che vengo dalla Commissione lavoro, e penso al problema del maggior numero delle pensioni che sono veramente minime o, comunque, sotto la soglia di povertà relativa. Quindi, sapere che oggi, dopo oltre quattro anni di legislatura, abbiamo stanziato circa 85 miliardi di euro, c'è da accapponare la pelle, mi si accappona la pelle.

È chiaro che il discorso che sento fare spesso è che il MoVimento 5 Stelle non vuole che gli obbligazionisti risparmiatori vengano tutelati. No, è vero il contrario e basterebbe parlare direttamente con gli stessi risparmiatori truffati per capire che è vero proprio il contrario, perché tutti questi risparmiatori non verranno assolutamente tutelati.

E poi mi chiedo: di tutti i dirigenti responsabili e dei banchieri che effettivamente sono stati responsabili di gestioni fallimentari, soprattutto quando venivano erogati dei crediti, e questo fatto riguarda proprio l'Italia, dove chi ha bisogno di soldi e magari è un lavoratore dipendente o un piccolo imprenditore e ne ha veramente la necessità, non ha la possibilità di avere accesso al credito…

Invece, chi magari ha dei grandi patrimoni e delle grandi ricchezze - e sono delle persone potenti - riesce ad avere dei finanziamenti incredibili che poi non si sa per quale ragione non vengono più nemmeno restituiti. Perché questo avviene? Avviene perché nella gestione di queste banche ci sono delle persone che aiutano gli amici e gli amici degli amici e lasciano in mutande - scusatemi l'espressione - i risparmiatori. Noi andremo avanti in questa battaglia fino alla morte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/93 Cominardi, su cui il parere del Governo è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Chiede la parola sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti? Prego, ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, intervengo per cambiare il parere e dare parere favorevole senza aggiungere le parole: “a valutare l'opportunità”.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il parere è pienamente favorevole e non c'è riformulazione sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente e grazie per il parere favorevole. Questa battaglia che stiamo conducendo - e mi sembra che i miei colleghi non l'abbiano ancora ricordato - è a difesa di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti del Governo. Ci sono famiglie sul lastrico sia per colpa delle banche venete sia per le modalità con cui il Governo ha gestito questa crisi.

Il 25 giugno scorso il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e per garantire la continuità del sostegno del credito alle famiglie e alle imprese del territorio. Il 23 giugno scorso la Banca centrale europea ha dichiarato le due suddette banche in condizioni di dissesto. Successivamente, il comitato di risoluzione unico ha valutato se vi fossero tutti i tre requisiti per una risoluzione secondo la direttiva europea per i salvataggi bancari, giungendo alla conclusione che non sia possibile dichiarare la risoluzione in quanto non sussiste il requisito dell'interesse pubblico. Di conseguenza, si è ritenuto di fare ricorso alla normativa nazionale, in particolare al testo unico bancario che prevede l'avvio della procedura di liquidazione coatta amministrativa con un metodo già definito da tutti i Paesi europei come un “salvataggio all'italiana”. In pratica, nel salvataggio all'italiana Intesa Sanpaolo rileva al prezzo simbolico di un euro le attività buone di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che praticamente vengono inglobate dal primo gruppo di credito italiano. Infatti, la soluzione trovata per rimediare alla crisi dovuta alla cattiva gestione nel recente passato delle due banche venete consiste in una spesa iniziale di 5 miliardi di euro e una spesa potenziale di altri 12 miliardi. Banca Intesa parteciperà all'operazione acquistando la parte sana delle banche, mentre lo Stato si farà carico della cosiddetta bad bank. Il Governo sostanzialmente elargisce 5 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa che intanto fa cherry picking e si sceglie dal cesto delle venete ciò che preferisce, lasciando i debiti che ricadranno su ogni singolo contribuente italiano per una cifra che si aggira intorno ai 700 euro a testa.

Con il decreto in discussione non si prevede più la ricapitalizzazione precauzionale e nemmeno la risoluzione - il bail-in - ma la più tradizionale alternativa ad essa: la liquidazione ordinata dei due istituti, secondo la procedura del testo unico bancario.

Una soluzione che è in qualche modo creativa, viste le attuali regole dell'Unione europea e che si basa sulla dichiarazione della BCE, che ha dichiarato le due banche in condizioni di dissesto. Un'operazione che invia un messaggio chiaro, ovvero che le banche italiane o almeno alcune delle preferite hanno garanzie statali, mentre l'Europa ci accusa e ci ricorda che non possono coesistere due modelli di risoluzione bancaria in Europa: uno rigido e sottoposto alla norma che non c'è denaro pubblico per i salvataggi e un altro discrezionale, nel quale lo Stato interviene senza restrizioni con il pretesto dell'urgenza e facendosi scudo della scusa universale che l'intervento era necessario e urgente.

In appena una settimana il Governo è passato da una ricapitalizzazione precauzionale da 1,2 miliardi alla vendita di due banche a un euro, giustificando la manovra come una scelta per salvare gli oltre 100 mila posti di lavoro e i 6 mila sportelli. Ma le banche venete sono una realtà di circa 11.300 dipendenti per 980 sportelli, 5.366 dipendenti sono nella Popolare di Vicenza, 5.944 in Veneto Banca, in base ai bilanci 2016, senza contare che dopo il salvataggio le banche venete hanno comunque già espresso la volontà di chiudere 600 sportelli con i relativi esuberi.

È innegabile che la liquidazione nazionale, applicata per la prima volta a banche significative e vigilate direttamente dalla BCE, può costituire un precedente per favorire aggiramenti delle regole in futuro e che si prevedranno, da ora in poi, ricorsi contro la vendita o il fallimento di altri istituti di credito nel recente passato, soprattutto da parte di quei risparmiatori che hanno perso tutto nelle operazioni.

La speciale procedura disciplinata dal decreto-legge in esame e disposta in deroga alla normativa rappresenta un'irragionevole disparità di trattamento, censurabile ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione. Si precisa che la necessità di tutelare specifiche esigenze connesse alla stabilità del sistema bancario e finanziario complessivo non giustifica di per sé un trattamento ad hoc per Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Chimienti.

SILVIA CHIMIENTI. Concludo. Si evidenzia, altresì, che, per la risoluzione della crisi di Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti, è stata eseguita una procedura speciale, che, sia sul piano formale che sostanziale, risulta essere differente rispetto alla procedura delineata dal presente decreto-legge e dalla quale sono derivati maggiori pregiudizi per i relativi clienti risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/94 Chimienti, con il parere favorevole del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/95 Ciprini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Io volevo ricordare qual è il motivo della battaglia che stiamo conducendo in Aula: è la difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo ed altri decreti. Famiglie sul lastrico, per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi; è una battaglia, quindi, per la loro tutela.

Io, però, voglio ricordare, nel corso di questo mio intervento, anche delle vittime secondarie di queste operazioni affaristiche, cioè i dipendenti delle banche stesse. Ricapitolando, Banca Intesa ha fatto un vero affare: ha comprato al prezzo di un euro le attività buone di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Beata lei, beata Banca Intesa. Io, invece, con un euro ho potuto comprare solo un pacchetto di gomme da masticare dal tabaccaio, in particolare le vivident xylit, Presidente. Mentre lo Stato italiano, invece, ha comprato una bad bank con crediti deteriorati e partecipazioni che Intesa si è rifiutata di prendere al modico prezzo di 17 miliardi di euro. Complimenti, quindi, per l'affare di Stato!

Ma, nonostante il grande affare che ha fatto Banca Intesa, non è chiara la sorte che avranno i dipendenti della banca. Infatti, secondo quanto è emerso in occasione dell'esame del provvedimento in Commissione XI, Banca Intesa si sarebbe impegnata, nel corso degli incontri svoltisi con il Governo, a non licenziare alcun dipendente ceduto, prevedendo procedure di esodo incentivato e di prepensionamento per circa 3900 dipendenti interessati dal trasferimento aziendale. Ciò nonostante, come riportato da organi di informazione, la stessa Banca intesa sarebbe intenzionata a chiudere circa 600 sportelli. Nel corso dell'esame svolto non è emerso se la prevista chiusura di 600 sportelli comporterà ulteriori esuberi rispetto a quelli già previsti attraverso i piani di esodo incentivato.

Pertanto, con questo ordine del giorno si intende impegnare il Governo ad adottare le opportune misure al fine di monitorare, nel corso dei prossimi quarantotto mesi, l'andamento dei livelli occupazionali di Banca Intesa, presentando i risultati in una relazione semestrale alle Camere.

Però, io voglio andare più nel dettaglio per affrontare la questione dal punto di vista tecnico e dal punto di vista giuridico. Ebbene, il decreto-legge in esame disciplina l'avvio e lo svolgimento della liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa, disponendo, all'articolo 2, comma 1, lettera c), che commissari liquidatori procedano alla cessione secondo quanto stabilito dal successivo articolo.

Il comma 2 del succitato articolo 3 reca, tra le altre, disposizioni volte a disapplicare i termini previsti dall'articolo 47 della legge 29 dicembre 1990, n. 428, riguardanti gli obblighi di informazione ai quali cedente e cessionario sono soggetti nei confronti dei lavoratori.

Considerato che la espressa deroga, di cui all'articolo 3, comma 2, opera su disposizioni che si riferiscono al trasferimento dall'azienda, che si intende effettuare ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile, concernente il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda, ciò nonostante, nel decreto-legge in esame non è presente alcun riferimento a tale articolo. Pertanto, chiediamo che si prenda cura anche delle sorti dei lavoratori delle banche coinvolte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non essendo stato accolto l'invito a considerare questo ordine del giorno raccomandazione, lo metto al voto con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/95 Ciprini.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/96 Tripiedi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei ringraziare tutti i miei colleghi che stanno facendo questa battaglia a favore di tutti i correntisti, gli obbligazionisti e le persone che, grazie a questo decreto, si vedranno rubare i soldi da questo Stato che evita di tutelarli, ma vuole proprio speculare innanzi a queste cose drammatiche.

Voglio, però, sottolineare una cosa, Presidente. Voglio sottolineare lo scempio di soldi pubblici che state usando per mandare in prepensionamento 4 mila persone che sono i bancari, perché è troppo facile che Banca Intesa dichiara che grazie a questa manovra non ci saranno esuberi. E lo credo, perché si usano 1,3 miliardi per dare uno scivolo a quelle persone che verranno, a mio avviso, mandate in prepensionamento. Ma la cosa folle e che io veramente non riesco a capire è che in questi anni in Commissione lavoro abbiamo sempre cercato le coperture per dare una mano, magari, a chi si volge un'attività usurante, perché vedere un muratore in cantiere a 65 anni per noi è una follia. Allora abbiamo detto: cerchiamo i soldi per dare una mano a queste persone. Non c'è stato niente da fare. Allora vediamo se troviamo i soldi per dare la possibilità agli esodati di andare in pensione piuttosto che ai “quota 41”, cioè quelle persone che hanno lavorato per 41 anni di fila e hanno maturato 41 anni di contributi e non riusciamo mandarli in pensione; oppure diamo una mano alle forze dell'ordine, che sono in piena crisi e non hanno la possibilità di fare il loro mestiere fino in fondo, Presidente. Abbiamo cercato sempre di trovare i soldi in questo Parlamento, ma non c'è mai stato niente da fare.

Arriva Banca Intesa, vi fa la proposta, vi dice: mi dovete dare un miliardo e 300 mila euro perché dobbiamo mandare in pensione 4 mila persone e il Governo cosa fa? Gli dà subito il miliardo e 300 milioni e questo, sottosegretario Baretta, è innegabile perché c'è nell'acquisto, nel contratto di vendita che c'è stato tra voi, Banca Intesa e le banche venete, lo abbiamo letto e, quindi, veramente lo troviamo inaccettabile: innanzi ad una crisi generale di un sistema pensionistico che manda i lavoratori in pensione a settant'anni, voi oggi state dando lo scivolo a chi veramente non ne ha bisogno perché potrebbe lavorare ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) o, magari, sottosegretario Baretta, lo spostiamo e lo mandiamo in altre filiali. No! Soldi pubblici per salvare ancora di più le banche.

Allora io mi chiedo, sottosegretario Baretta: innanzi ai 187 lavoratori licenziati dalla K-Flex, innanzi a questi drammatici numeri, perché non avete dato una lira a queste persone che hanno perso il posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché voi fate le differenze tra banche, società, assicurazioni e lasciate perdere il popolo che lavora nelle fabbriche. Siete una vergogna, sottosegretario: ma non lei, perché io magari posso capire la sua buona volontà, il suo buonsenso per cercare di dare una cosa positiva, ma questo Governo, che dà la precedenza ad altri e abbandona le persone in difficoltà che, magari, a 65 anni si trovano a guidare ancora un camion con trasporti pericolosi o, magari, si trovano a guidare un treno che sfreccia a 300 all'ora alla bella età di 65 anni, mettendo a rischio non solo la vita del macchinista che, ovviamente, è in pericolo, ma mettendo a rischio i mille passeggeri che ci sono all'interno dei treni. Quindi, veramente, sottosegretario, innanzi a questa norma che, a mio avviso, è una cosa folle - ma è semplicemente un mio parere -, avete intenzione di dare una risposta seria alle migliaia di persone che oggi non riescono ad accedere alla pensione, tra l'altro con i numeri folli che avete dato per l'APE sociale? Fate delle previsioni e, invece, sbagliate completamente tutte le previsioni. L'unica cosa giusta che dovete fare, sottosegretario, è abbandonare quest'Aula e dare la possibilità ai cittadini - veramente, sottosegretario - di vivere una vita dignitosa, perché non ne possiamo più: siamo stufi di vedere regali alle banche e lasciare la povera gente in mezzo alla strada senza alcun rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/97. Ne ha facoltà.

ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, è in difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti di questo Governo; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi: è una battaglia per la loro tutela affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lombardi. Ho l'impressione che non abbiamo votato l'ordine del giorno del collega Tripiedi.

ROBERTA LOMBARDI. Giusto!

PRESIDENTE. Perché lei si è alzata, io ho visto il suo movimento e, quindi… Dobbiamo votare l'ordine del giorno Tripiedi n. 9/4565-A/96, per il quale era stata suggerita una raccomandazione, che non è stata accolta, quindi il parere si intende contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/4565-A/96.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Ora ridiamo la parola, per dichiarazione di voto, all'onorevole Lombardi sul suo ordine del giorno n. 9/4565-A/97. Prego, onorevole.

ROBERTA LOMBARDI. Grazie. E io ricomincio dicendo che questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti che questa maggioranza così allegramente porta avanti; famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa, come tante altre crisi prima di questa. È una battaglia che noi stiamo conducendo per la tutela di queste famiglie, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.

Il decreto-legge in esame disciplina l'avvio e lo svolgimento della liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa, disponendo che i commissari liquidatori procedano alla cessione in deroga agli obblighi di informazione ai quali cedenti e cessionario sono soggetti nei confronti dei lavoratori.

Ricordava prima una mia collega che in questo decreto ci sono ben quaranta deroghe legislative. La nuova tecnica legislativa di questa maggioranza è la legislazione in deroga: faccio una norma più o meno presentabile nel talk della serata, dopodiché so già che al provvedimento successivo andrò in deroga su tutto.

Questa deroga - tornando all'oggetto dell'ordine del giorno - ha permesso di trasferire i dipendenti di Banca Popolare di Vicenza e quelli di Veneto Banca nell'organizzazione di Banca Intesa senza alcuna informazione preventiva né coinvolgimento delle rappresentanze sindacali.

Nel corso degli incontri con il Governo, Banca Intesa si sarebbe genericamente impegnata - d'altronde, il regalo non è stato piccolo e anche l'esborso di un euro avrà inciso parecchio sui bilanci -, a fronte di questo esborso, si sarebbe impegnata a non licenziare alcun dipendente ceduto, prevedendo procedure di esodo incentivato e di prepensionamento per circa 3.900 dipendenti interessati dal trasferimento aziendale. Cosa ne pensiamo del prepensionamento di questi lavoratori a scapito di tanti altri lavoratori che, invece, si sono visti mettere in mezzo ad una strada senza ricevere neanche un soldo, l'ha ben spiegato prima il mio collega Tripiedi.

Nonostante ciò, dalla stampa apprendiamo che la stessa Banca Intesa sarebbe intenzionata a chiudere circa 600 sportelli e non è chiaro se questo comporterà ulteriori esuberi rispetto a quelli già preventivati attraverso i piani di esodo incentivato. Ciò sarebbe di certo risultato più chiaro se non fosse stata prevista la deroga che dicevamo prima alle consuete norme in materia di trasferimento di azienda. Il decreto, infatti, disapplica l'articolo 47 della legge n. 428 del 1990, in base al quale, quando si intende effettuare, ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile, un trasferimento d'azienda in cui sono occupati più di 15 dipendenti, l'alienante e l'acquirente devono darne comunicazione per iscritto almeno 25 giorni prima alle rispettive rappresentanze sindacali costituite.

L'informazione deve riguardare tre punti: i motivi del programmato trasferimento d'azienda, le sue conseguenze giuridiche, economiche e sociali per i lavoratori, le eventuali misure previste nei confronti di questi ultimi. Su richiesta scritta dei sindacati, l'alienante e l'acquirente sono tenuti ad avviare un esame congiunto con i richiedenti e il mancato rispetto da parte dell'acquirente o dell'alienante dell'obbligo di esame costituisce addirittura condotta antisindacale, ai sensi dello Statuto dei lavoratori o di quello che avete lasciato in piedi.

In base, poi, alla disciplina prevista dall'articolo 2112 del codice civile, in caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con l'acquirente e il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano. L'acquirente è tenuto ad applicare i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi, anche aziendali, vigenti alla data del trasferimento fino alla loro scadenza; inoltre, il trasferimento d'azienda non costituisce, di per sé, motivo di licenziamento.

Ora dato che il decreto, con questa magnifica deroga, esclude tutte queste tutele per i lavoratori, con questo ordine del giorno abbiamo chiesto che fosse istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali un osservatorio sulla crisi e sui livelli occupazionali del settore creditizio e che si trasmettessero i relativi risultati in una relazione semestrale alle Camere. Abbiamo spesso interrogato il Ministero, soprattutto noi in Commissione lavoro, sulle vertenze che vedevano coinvolti i lavoratori di tutte le aziende; la politica è sempre latitante, riporta, nelle risposte alle interrogazioni, quelli che sono i comunicati degli uffici stampa delle varie aziende e si limita a fare da passacarte, anziché occuparsi di quello che dovrebbe fare, cioè tutelare i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non avendo, la proponente, accettato la riformulazione proposta dal Governo, lo metto in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/9/4565-A/97, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/98 Cancelleri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno cerchiamo di ripresentare un'ennesima questione che, puntualmente, quando ci sono questi provvedimenti, si presenta sempre: è la questione della scarsa trasparenza, ovvero noi chiediamo di conoscere i nominativi dei debitori che sono insolventi. Perché se le banche sono fallite anche perché hanno prestato grossi capitali, magari a personaggi, aziende, persone di un certo tipo, che poi non hanno restituito i soldi, e le banche poi in questo modo vanno sotto sopra e poi noi dobbiamo rifinanziare il tutto, ci sembra il minimo sindacale che i cittadini sappiano perfettamente chi sono questi debitori. È una lotta che stiamo facendo ormai dal 2013; l'abbiamo riproposta in tutte le salse, in tutti i modi, nelle Commissioni, con le interrogazioni, con le mozioni, l'abbiamo riproposta nei provvedimenti, tramite gli emendamenti, in ogni modo.

Anche, lei, proprio lei, sottosegretario, ho qui il resoconto, il 9 gennaio del 2017, sottosegretario Baretta, rispetto a rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi delle banche salvate, replicò affermando che si sarebbe trattato di un bel segnale di moralizzazione che andava raccolto e approfondito. Queste sono le sue parole, volevamo comprendere se questo segnale fosse stato davvero raccolto e se fosse stato approfondito, perché in caso fosse stato approfondito, allora, a questo punto, non vedo il motivo per cui bisogna opporsi a questo ordine del giorno.

Io credo, a questo punto, come lei crede, stando alle sue parole, che conoscere chi siano i debitori insolventi oggi, anche delle banche venete, sia un punto essenziale, un punto essenziale di chiarezza, un punto essenziale di trasparenza, un punto essenziale di onestà, rispetto a tutti i cittadini italiani che, in questo momento, per l'ennesima volta, rifinanziano le banche e diventano loro i principali azionisti delle banche. Che differenza c'è tra banca privata e banca pubblica se i soldi, poi, alla fine, sono sempre pubblici? Non c'è nessuna differenza.

Infatti, noi chiediamo di impegnare il Governo, al fine di soddisfare opportune ragioni di giustizia e trasparenza, ad adottare iniziative, anche di tipo normativo, volte a rendere pubblici i nomi dei grandi debitori insolventi delle banche, anche individuando un'eventuale soglia limite, oltre la quale tale adempimento risulti obbligatorio. Se queste persone sono debitrici per una cifra superiore a un certo limite, a un certo margine, allora, per legge noi dobbiamo, per forza, rendere obbligatoria la pubblicazione dei nomi. Ci chiediamo perché, ogni volta, in questo Parlamento, quando parliamo di norme che ci sembrano assolutamente di buonsenso, che non hanno in sé stesse nessun tipo di provocazione, ma cercano di andare in una direzione esclusivamente di chiarezza e di trasparenza - in modo da essere cristallini davanti a tutti i cittadini italiani - ci vediamo sempre rispondere “no”. Allora, questi “no” ci fanno insospettire; forse non si vogliono pubblicare i nomi dei debitori, forse non si vogliono pubblicare i nomi delle grandi aziende, delle persone che poi fanno fallire le banche o che, magari, con un solo abbraccio mortale tra coloro che prestano e coloro che ricevono, fanno sì che le banche finiscano in questo modo, in questa modalità.

Come già dicevo ieri, va cambiata totalmente la cultura del sistema bancario italiano.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ROBERTO FICO. Un minuto. Va cambiata la cultura con cui si fanno le cose. Le banche devono tornare a fare le banche, finanziando imprese, cittadini, famiglie e buone idee, prendendosi anche loro un margine di rischio, ma investendo sulle buone idee e sulle imprese e, quindi, sull'economia reale, separandole definitivamente dalle banche che, ormai, buttano tutto in finanza. Chiediamo da tantissimo tempo di separare le banche commerciali dalle banche di affari e dobbiamo andare in questa direzione, perché questo sistema, così come è stato concepito, così come è cresciuto, così come è diventato oggi, è palesemente fallito se ci troviamo a finanziare, per l'ennesima volta, una crisi del sistema bancario, che sia una banca veneta, che sia Monte dei Paschi di Siena. Mi ricordo quando il Presidente del Consiglio diceva: è tutto risolto, investite. Abbiamo visto che belle parole, che belle parole bugiarde, purtroppo non parole guerriere come quelle del MoVimento 5 Stelle. Noi dobbiamo cambiare tutto in questo Paese e il sistema bancario è un tassello fondamentale per il cambiamento del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/4565-A/98, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/99 Della Valle. Non è stata accettata la riformulazione proposta dal Governo, si insiste per la votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/4565-A/99, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/100 Crippa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Sottosegretario, questo è un tema che è stato affrontato anche durante il dibattito in Commissione. Lei ci ha accusato, durante il dibattito in Commissione, di aver presentato degli emendamenti che volevano l'applicazione del bail-in. Bene, noi cogliamo oggi lo spunto di portarle un ordine del giorno, che metta nero su bianco - ricordiamo a tutti gli italiani che la normativa sul bail-in la avete votata voi, quindi, il suo Governo? - sulla necessità di tornare indietro, sopprimendo la disciplina del bail-in, cioè quella disciplina che prevede la gestione direttamente sui conti correnti e la responsabilità sui conti correnti dei consumatori.

Il problema che noi oggi cerchiamo di segnalare è il seguente. Le regole sul bail-in si fanno e poi si possono sempre interpretare, perché sono state anche aggirate. Comprendiamo che la politica rimane sempre l'arte del possibile, però, dall'altro lato, un minimo di coerenza, rispetto a quello che avete emanato pochi mesi fa, ce lo saremmo aspettato. Oppure vorremmo un parere favorevole a quest'ordine del giorno, perché ci fate capire che forse avete sbagliato nell'imporre la direttiva sul bail-in.

Il primo messaggio che arriva col decreto per la liquidazione delle banche, è quello per cui, come noi avevamo già sostenuto durante il piano di salvataggio, non c'è una disciplina sugli aiuti di Stato, quando ci sono un'emergenza economica e politica così gravi. Perché, secondo quello che avevate emanato voi, la conseguenza necessaria era quella che il bail-in dovesse essere funzionale ed entrare in vigore. Oggi fate di tutto per non applicare quella normativa. Bene, togliamola! L'ordine del giorno impegna a togliere quella normativa folle, inserita da voi.

Il problema, le circostante eccezionali che noi avevamo segnalato già in passato e che si potevano impiegare e usare, consentivano una deroga al divieto degli aiuti di Stato. Quindi si può fare tutto. Tutto si può fare, quando c'è la volontà politica. Allora vi stiamo chiedendo questo: vi siete resi conto che avete sbagliato e che, quindi, la soluzione individuata nel bail-in non era quella giusta e non si poteva imporre quel tipo di mano in tasca agli italiani? Bene, sopprimiamola! Con quest'ordine del giorno diamo un'indicazione chiara, che il Governo vuole tornare indietro sui propri passi sul bail-in, perché altrimenti credo non stiamo dando un'immagine corretta al Paese.

Segnalo alla Presidente che interverrò poi a seguito anche sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/112, a firma Gallinella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/100 Crippa, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/101 Da Villa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente. Le chiedo il permesso di rivolgermi, anche ovviamente per il suo tramite, ai 200 mila risparmiatori veneti e famiglie venete, che sono rimaste truffate da queste banche. Infatti, questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo ed altri decreti. (Prosegue l'intervento in dialetto veneto - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti). Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha deciso di gestire questa crisi. (Prosegue l'intervento in dialetto veneto - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti)…

PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, a me piace molto il dialetto…

MARCO DA VILLA. È una battaglia per loro tutela, affinché nessuno in questo caldo luglio, si dimentichi di loro. (Prosegue l'intervento in dialetto veneto - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti)

PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, mi scusi, è già successo in Aula, c'è una regola precisa: lei deve parlare in italiano.

MARCO DA VILLA. Vado avanti a parlare.

PRESIDENTE. Dialetto bellissimo, lingua bellissima. Va bene.

MARCO DA VILLA. Con questo decreto-legge, che volete approvare senza modifiche, troviamo una serie di deroghe alla legislazione ordinaria: una deroga, nell'articolo 2, al testo unico bancario; ventiquattro nell'articolo 3; una nell'articolo 4 e cinque deroghe nell'articolo 5; per un totale di 31 deroghe. Ovviamente tutte deroghe per tutelare il superiore interesse di chi? Dello Stato? Dei cittadini? No, delle banche.

Con quest'ordine del giorno chiediamo l'impegno del Governo a monitorare gli effetti di una delle 31 deroghe che ha introdotto. Sappiamo che l'articolo 1 del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, in corso di conversione e oggetto di quest'ordine del giorno, dispone la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa. L'articolo 3, in particolare, dispone la cessione dell'azienda, dei relativi rami, dei beni, diritti e rapporti giuridici, nonché ogni altra attività o passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al cessionario, individuato sulla base di trattative a livello individuale - e qui è doverosa l'espressione fantasia al potere o fantasia al Governo, in questo caso - svolte anche prima dell'entrata in vigore del decreto in esame e di cui - ci teniamo a precisare - abbiamo appreso da fonti di stampa essere Banca Intesa San Paolo.

La procedura di cessione avviene nell'ambito di un intervento pubblico, disciplinato all'articolo 4 del decreto in esame, preposto alla concessione della garanzia statale, a copertura dello sbilancio di cessione, all'erogazione del supporto finanziario per ricostituire i fondi propri del cessionario, al fine quindi di fronteggiare l'assorbimento patrimoniale, connesso alla ponderazione del rischio acquisito, alla concessione della garanzia statale sull'adempimento degli obblighi delle due banche in liquidazione, relative ad impegni assunti in precedenza, all'erogazione al cessionario di fondi necessari alla ristrutturazione aziendale.

La procedura di cessione di cui all'articolo 3 è stata, in particolare, predisposta in deroga alla disciplina in materia di efficacia della cessione riguardo al debito ceduto, di cui all'articolo 1264 del codice civile. Ricordiamo che la cessione del credito è disciplinata dagli articoli 1260 e seguenti del codice civile, che, appunto, recitano che il creditore può trasferire, a titolo oneroso o gratuito, il suo credito anche senza il consenso del debitore, purché il credito non abbia carattere strettamente personale o il trasferimento non sia vietato dalla legge. Le parti possono escludere l'accessibilità del credito, ma il patto non è opponibile al cessionario, se non si prova che egli lo conosceva al tempo della cessione.

E poi successivamente, all'articolo 1264: la cessione ha effetto nei confronti del debitore ceduto, quando questi l'ha accettata o quando gli è stata notificata. Tuttavia, anche prima della notificazione, il debitore che paga il cedente non è liberato, cioè non è sciolto dal vincolo obbligatorio, situazione che si determina normalmente con l'adempimento di quanto dovuto dal debitore al suo creditore originario. Non è liberato, dicevo, se il cessionario prova che il debitore medesimo era a conoscenza dell'avvenuta cessione.

Tale deroga si coordina poi con quella relativa alla pubblicità, in particolare al debitore ceduto, che si ritiene assolta con la pubblicazione sul sito Internet.

PRESIDENTE. Onorevole Da Villa, mi scusi, ha finito il tempo, non le ho scampanellato prima.

MARCO DA VILLA. Non avevo sentito la campanella.

PRESIDENTE. No, no, non l'ho scampanellata prima, quindi cerchi di concludere.

MARCO DA VILLA. Ah, non l'ha scampanellata? Allora, concludo con l'impegno.

Con questo ordine del giorno chiediamo, quindi, l'impegno del Governo ad assumere ogni genere di iniziativa, volta a predisporre una relazione annuale, al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina, in materia di efficacia della cessione, riguardo al debito ceduto, di cui all'articolo 1264 del codice civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo aveva accolto l'ordine del giorno come raccomandazione. Il proponente non accetta, quindi lo metto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/101 Da Villa, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo alla votazione dell'emendamento dell'ordine del giorno n. n. 9/4565-A/102 Vallascas.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Colleghi, vi invito a votare a favore su questo ordine del giorno con il quale vorremmo attenuare alcuni effetti negativi del provvedimento in discussione.

Nello specifico, ci fermiamo su una delle numerose deroghe che contraddistinguono il testo del decreto, deroga prevista al secondo comma dell'articolo 3. L'articolo 3 prevede la cessione dei rami d'azienda della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e, nell'ambito di queste disposizioni, vengono appunto previste delle deroghe, tra cui quella alla disciplina in materia di trasferimento, di cui all'articolo 2022 del codice civile.

L'articolo 2022 prevede che il trasferimento del titolo nominativo si operi mediante l'annotazione del nome dell'acquirente sul titolo e nel registro dell'emittente o con il rilascio di un nuovo titolo intestato al nuovo titolare. La deroga a questo adempimento - ripeto - è una delle numerose deroghe contenute in questo testo di legge ed è l'ennesima dimostrazione della volontà di questo Governo di determinare un generale abbassamento dei livelli di controllo della vigilanza e della trasparenza in questa materia.

Con questo ordine del giorno vorremmo impegnare il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa volta a predisporre una relazione annuale, al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina in materia di trasferimento.

È sintomatico che questo decreto-legge sia una raccolta di deroghe alla normativa di riferimento. Il decreto sembra l'identikit fedele di un Governo che ha di fatto derogato alle sue funzioni di vigilanza e controllo sul sistema finanziario e bancario, un Governo che in questi anni ha fatto anche di peggio; infatti, non ha soltanto rinunciato a esercitare il ruolo di attento vigile per prevenire i disastri provocati da un sistema bancario e da una finanza irresponsabili. No! Questo Governo, che vanta amici e parenti negli istituti di credito, innescando una miriade di conflitti di interesse, che sembrano però non valere per il centrosinistra, porta soccorso alle banche in difficoltà: la CariChieti, la Carife, Banca Marche, Banca Etruria e interviene nella crisi del Monte Paschi di Siena, con una lunga scia, che si completa con la liquidazione coatta della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e con il regalo a Banca Intesa, perché di regalo si tratta (tra l'altro, di un grande regalo).

In cambio di un simbolico euro, Intesa riceve oltre 5 miliardi di euro dallo Stato, a cui si aggiungono altri 12 miliardi a garanzia dei crediti deteriorati e delle partecipazioni che Intesa rifiuta di prendere. Riceve inoltre due good bank, la parte migliore di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e il frutto dello scorporo della passività dei debiti delle due banche, debiti che finiscono in capo allo Stato. Banca Intesa, in questo modo, cresce come gruppo, con oltre 6.000 filiali in tutta Italia e 100 mila dipendenti. Questa operazione comporterà l'uscita dalle due banche venete di circa 4 mila dipendenti e la chiusura di 600 filiali su 960. Un disastro che pagheranno i cittadini.

La cosa che desta sorpresa, inquietudine e rabbia è l'atteggiamento dalla Commissione europea, che dimostra come le regole non siano così rigide. Le regole sembrano che siano valide solo quando di mezzo ci sono i semplici cittadini o le imprese che non hanno santi in paradiso. In questi anni, abbiamo visto chiudere e fallire molte industrie e aziende del nostro Paese, perché costrette a restituire risorse pubbliche considerate successivamente aiuti di Stato illegittimi. Ma evidentemente le regole, come ho detto, non sono uguali per tutti, così com'è evidente che anche l'Europa è sensibile ai richiami del mondo della finanza e delle banche.

Al Governo non è sembrato vero di trovare la copertura europea per rimpinguare i debiti e i buchi di bilancio sui quali avrebbe dovuto, tra l'altro, vigilare preventivamente. Ma questo è un Governo che preferisce infilare le mani nelle tasche degli italiani, piuttosto che controllare e vigilare, piuttosto che far pagare i conti a chi ha dilapidato le risorse affidate.

Questo modus operandi, questo approccio irresponsabile alla gestione della cosa pubblica, oltre ad essere profondamente ingiusto, determina un sentimento di generale sfiducia nei confronti delle istituzioni. Oggi il Paese sta attraversando una fase di profondo disagio economico e sociale, un disagio che è reso più manifesto e più insostenibile dal divario che si è creato in questi anni a causa proprio di una classe di governo che si è dimostrata pavida nei confronti dei grandi gruppi economici e finanziari…

PRESIDENTE. Grazie…

ANDREA VALLASCAS. …mentre ha fatto la voce grossa con i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che i proponenti insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/102 Vallascas, accolto dal Governo come raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/102 Vallascas, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/103 Fantinati.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretari, Ministri, io credo che più che delle opinioni dovremmo parlare di numeri. È chiaro che se in quattro anni facciamo dieci decreti salva banche, è chiaro che se in quattro anni diamo 68 miliardi per salvare le banche, è chiaro che se Maria Elena Boschi fa il giro delle sette chiese - anzi, delle sette banche - per cercare di salvare la Banca del padre è chiaro, allora, che c'è un problema, è chiaro che avete un problema: non sapete gestire le banche. Allora, le soluzioni sono due: o siete incapaci oppure dentro le banche ci sta chi vi finanzia la campagna elettorale e siccome qui avete dimostrato che quando c'è la volontà politica siete bravissimi a portarvi a casa i soldi e i finanziamenti pubblici per i vostri partiti e per le vostre spese elettorali senza consegnare i bilanci, io credo che veramente qui siamo di fronte ad un conflitto di interesse di dimensioni enormi. Ma io posso anche accettare una riformulazione che sicuramente va in linea con il mio ordine del giorno, però io capisco che di fatto e concretamente non porta davvero a nulla.

Dunque, l'articolo 1 del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, che attualmente è in corso di conversione, dispone la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza SpA e di Veneto Banca SpA mentre l'articolo 3 dispone la cessione dell'azienda, dei rami relativi, dei beni, dei diritti e dei rapporti giuridici nonché di ogni altra attività o passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al cessionario individuato sulla base di trattative a livello individuale svolte anche prima dell'entrata in vigore del decreto in esame e che da fonti di stampa addirittura si apprende che sia Banca Intesa Sanpaolo. Questa procedura di cessione avviene nell'ambito di un intervento pubblico disciplinato dall'articolo 4 del decreto in esame, preposto alla concessione della garanzia statale a copertura dello sbilancio di cessione, all'erogazione del supporto finanziario per ricostruire i fondi propri dei cessionari al fine, quindi, di fronteggiarne l'assorbimento patrimoniale connesso alla ponderazione del rischio acquisito, alla concessione della garanzia statale sull'adempimento degli obblighi delle banche di liquidazione relativi ad impegni assunti in precedenza, all'erogazione al cessionario dei fondi necessari alla ristrutturazione aziendale. E la procedura di cessione di cui all'articolo 3 è stata predisposta in deroga alla disciplina in materia di circolazione delle azioni di cui all'articolo 2355 del codice civile, impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa volta a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina in materia di circolazione delle azioni di cui all'articolo 2355 del codice civile, come ho appunto detto poc'anzi. Ora, qui già stiamo chiedendo al Governo di mettere in pratica ogni iniziativa, qualsiasi iniziativa, almeno un'iniziativa. E io dovrei accettare che questo diventi una raccomandazione.

Allora, diciamocelo, diciamocelo: non possiamo votare contro, diciamo che lo accettiamo come raccomandazione. D'altronde, l'arroganza di questo Parlamento e di questo Governo è ormai sotto gli occhi di tutti. Lo abbiamo visto con la legge elettorale, che è ferma perché arrogantemente e supponentemente è stata fatta per una Camera, perché qualcuno era convinto di vincere quel referendum che gli italiani gli hanno ricacciato indietro. Anche in questo provvedimento il Parlamento viene umiliato a tal punto da non poter nemmeno ascoltare in audizione i vigilanti che non hanno vigilato, ovvero Consob e Bankitalia. Abbiamo solo delle memorie depositate ad hoc da parte degli organismi guidati da Vegas e Visco, e proprio loro avrebbero tanto da dirci e noi avremmo tanto da domandare ai vertici delle due istituzioni che hanno fallito nella loro missione di tutelare il risparmio.

Per noi è chiaro, Presidente, è chiaro, colleghi…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Fantinati.

MATTIA FANTINATI. …chi sbaglia paga, altrimenti, oltre a commettere delle ingiustizie, diamo il messaggio errato che è complice e carnefice di questa politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo aveva accolto l'ordine del giorno come raccomandazione e il proponente non accetta, e quindi lo metto in votazione con il parere contrario del Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/103 Fantinati, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/104 Lorefice, con il parere contrario del Governo, non avendo i proponenti accettato l'ipotesi del Governo di accoglierlo come raccomandazione

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/105 Colonnese.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

VEGA COLONNESE. Grazie, Presidente. Ripeto quello che hanno detto anche altri miei colleghi, così, a fine settimana, perché adesso si conclude la settimana dei parlamentari, magari ce ne andiamo a casa e ci pensiamo a queste cose, nonostante questo decreto, che non ha per niente il carattere di urgenza che dovrebbe avere un decreto, mentre l'Italia è in fiamme, lo ricordo ai miei cari colleghi, soprattutto della maggioranza, che stanno avendo le stesse segnalazioni che sto avendo io. Questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.

Ma, più che dimenticarsi, vedo qui una sorta di menefreghismo. Abbiamo distrutto il Sud, adesso distruggiamo il Nord con dinamiche diverse. Il Sud si può incendiare, il Nord si può fare impoverire, in modo tale che stanno tutti quanti male e si arricchiscono sempre in pochi, e sono quei pochi che poi decideranno come si deve vivere, qual è la salute che deve avere il cittadino, come si deve curare, che cosa deve fare per fare in modo di poter sopravvivere, perché i risparmi adesso non sono una fonte di arricchimento, ma di sopravvivenza. Questa è la battaglia che noi stiamo facendo adesso, anche presentando gli ordini del giorno, che sono una cosa che in questi anni di legislatura, in questi anni di questa mia prima legislatura, ho capito che sono una cosa che non serve a nulla, almeno quanto richiamare la decretazione d'urgenza su argomenti che non servono a nulla ai cittadini, ma che servono solo a una classe dirigente a cui interessa poco, ma interessano solo i voti.

Infatti, è questa la sensazione che ho: c'è questo caldo, siamo all'inizio dell'estate, le vacanze, adesso dobbiamo pensare a come fare in modo di chiudere prima il Parlamento per poter andare al mare, non fa niente che poi lo inquiniamo il mare, non fa niente che stiamo impoverendo delle persone che rappresentavano il punto di ricchezza del nostro Paese, perché il Veneto era l'unica regione che riesce a sopravvivere, perché prima era ricca, adesso si tratta solo di sopravvivere.

Allora, abbiamo già reso povera una parte dell'Italia, adesso ci dobbiamo occupare di rendere disperata un'altra parte dell'Italia, e in questo io vi ringrazio, perché adesso ci sveglieremo tutti, da Nord a Sud, e tutti riusciremo a capire che il nostro impegno deve essere altro, non può essere più una delega fatta a pochi che sono più attaccati alla poltrona, quindi a interessi personali, che a cercare di capire che cosa bisogna fare per il meglio.

L'ordine del giorno che ho presentato era, in realtà, ben descritto. Leggo l'impegno, in modo tale che si capisca che cosa era la richiesta del MoVimento 5 Stelle - è, ripeto, un ordine del giorno, che, forse, non verrà mai applicato, o, comunque, verrà discusso solo qui -: ad assumere ogni genere di iniziativa volta a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina in materia di quote ed azioni di cui all'articolo 2525 del codice civile. Quindi, era una misura di trasparenza; ovviamente, doveva essere bocciata soltanto l'idea del fatto che si ponesse una misura di trasparenza. Ricordiamoci perché siamo qui e perché stiamo utilizzando la decretazione d'urgenza, e lo ricordo su uno degli avvenimenti che ha portato a questa seduta e a questa discussione.

Intesa riceve subito dallo Stato 5,2 miliardi, 4,8 per tenere invariati i propri livelli di patrimonio e 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati che rischiano di andare in difficoltà. Nel dettaglio, l'esborso dello Stato a favore del colosso, 3,5 miliardi esentasse, servono a mantenere il CET 1 (Patrimonio di vigilanza) del gruppo di Ca'de Sass al livello del 12,5 per cento rispetto alle attività ponderate per il rischio. Insomma, servono per far sì che il colosso digerisca le due venete senza contraccolpi. La chiusura di 600 filiali e i possibili esuberi per 4 mila unità su base volontaria necessitano di altri 1,28 miliardi esentasse al fondo esuberi. Poi ci sono i 400 milioni per crediti potenzialmente a rischio.

Lo Stato ci mette, poi, altri 12 miliardi di garanzie per coprire oltre 10 miliardi di crediti deteriorati e 1,7 per le partecipazioni che Intesa rifiuta di prendere, ossia gli attivi che vanno in capo alle bad bank che saranno gestite dai commissari liquidatori. Sono 17 miliardi di esborso effettivo o solo cinque a valere sul plafond del decreto risparmio di dicembre che impatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colonnese.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/4565-A/105, che era stato accolto come raccomandazione, la proponente non accetta. Il parere del Governo è dunque contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/4565-A/106.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Presidente, questa battaglia che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti-legge. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi: è una battaglia per loro tutela, affinché nessuno, in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.

Presidente, in realtà io voglio intervenire anche per parlare non solo degli azionisti e degli obbligazionisti, ma di tutti quei cittadini che non stanno capendo perché voi avete fatto questa scelta: perché avete deciso di impiegare, non voglio neanche dire “sprecare”, ma di impiegare questi 17 miliardi in questo modo. Perché di 17 miliardi stiamo parlando: 5 miliardi subito, 12 di garanzia. Ma io vi voglio fare una domanda, e voglio capire perché questa scelta: come fate voi poi a giustificare ai cittadini perché avete preferito impiegarli in questo modo? In realtà io stamattina ho visto… Mi dispiace che adesso non c'è. Io stamattina ho visto la sottosegretaria Biondelli lì seduta al banco del Governo; e, per carità, senza nulla togliere a voi rappresentanti del Governo adesso presenti, ma è una persona con cui ho rapporti in Commissione, visto il lavoro che svolge, è una persona che io in realtà ho imparato a stimare molto, e che si è molto impegnata nelle battaglie, soprattutto sul sociale. E allora mi chiedo: come fa lei a giustificare questa scelta, quando è proprio lei che, insieme a tutta la Commissione affari sociali, spesso è mortificata del fatto che non ci siano abbastanza soldi per coprire, o comunque per dare e garantire dei diritti ai cittadini?

Perché vedete, io me lo ricordo benissimo: neanche due anni fa eravamo in quest'Aula a parlare della legge per le persone affette da disturbi dello spettro autistico. Eravate tutti contenti, tutti entusiasti di questa legge, che finalmente si stava approvando; e noi del MoVimento 5 Stelle ve lo provammo a dire: guardate che una legge con zero euro è una legge bandiera. Ma no, è importante, è fondamentale: illuminiamo il palazzo di blu! E noi continuammo a dire: guardate che senza soldi è un problema. Però sia la Biondelli all'epoca, sia il sottosegretario Baretta in discussione di un ordine del giorno dissero: purtroppo ci dispiace, ma non ci sono soldi. Va bene; l'anno dopo proviamo con la legge di stabilità, e se lo dovrebbe ricordare il presidente Boccia, con le varie nottate fatte lì perché c'era un emendamento a mia prima firma dove chiedevamo 50 milioni, un fondo di 50 milioni di euro per l'autismo, da mettere nell'autismo. Discussioni su discussioni, trattative su trattative: niente, quell'emendamento non andava bene, però riuscimmo ad ottenere, e fu anche uno dei pochi casi, 5 milioni di euro. E festeggiammo, festeggiammo veramente tanto, perché riuscimmo ad ottenere 5 milioni di euro. Adesso leggo il decreto-legge, vedo 17 miliardi e mi vergogno del fatto che ho festeggiato. Perché come si fa ad andare a dire poi alle persone, ai genitori, che hanno i bambini che soffrono di spettro autistico, che non hanno le persone che sono in grado di stare accanto a loro e di educare con loro i figli in questo percorso difficile: mi dispiace, ma io ho fatto un'altra scelta, ho preferito dare 17 miliardi alle banche. Come fate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Io non voglio pensare che noi siamo i buoni e voi siete cattivi: io voglio capire però come fate! Perché ad esempio adesso a dicembre ci ritroviamo un'altra volta con le manifestazioni delle persone malate di SLA davanti al MEF, che vi chiedono i soldi per il Fondo della non autosufficienza: l'aumento l'avete azzerato! E perché? Perché non ci sono soldi. Però date 17 miliardi alle banche! E le politiche sociali? Il Fondo per le politiche sociali che fine ha fatto? Non ci sono soldi. Va bene, d'accordo; ma perché avete trovato 17 miliardi per le banche?

Allora io non mi rivolgo a voi, sottosegretari del Governo. Mi rivolgo alla Commissione affari sociali e a tutti i membri che in questi anni hanno affrontato con noi queste materie, ed erano anche d'accordo: come fate a giustificare queste scelte ai cittadini? Non agli elettori: a tutti i cittadini! Ai malati e a tutte quelle persone che noi quotidianamente incontriamo, e che soffrono quotidianamente con noi le disgrazie umane; la differenza è che noi siamo qui, e loro le hanno in casa. Quindi la mia domanda è, a tutti i componenti della Commissione affari sociali della maggioranza: come fate a rispondere ai cittadini e a dormire tranquillamente la notte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/4565-A/106. Il Governo aveva accolto questo ordine del giorno come raccomandazione, la proponente non accetta, quindi il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n. 9/4565-A/107. Era stato accolto come raccomandazione, i proponenti non accolgono questa proposta, quindi il parere del Governo è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9/4565-A/108.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, sottosegretario, con la scusa di questo decreto-legge “salva banche” che poi sarebbe più opportuno chiamare decreto “salva ladri”, visto che oltre a rendere impossibili eventuali imputazioni di bancarotta fraudolenta avete anche respinto la possibilità che gli ex manager, ove fossero considerati colpevoli di fronte alla giustizia, siano puniti con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalla professionalità. Io capisco ora che non vogliate rischiare di perdere cotante capacità, e che non vediate l'ora di poterli ricollocare in qualche altra banca, in modo da far fallire anche quella e poi di poter così correre in soccorso e fare un altro bel decreto-legge.

Quindi, con la scusa di questo decreto-legge “salva ladri”, siete riusciti a fare un'operazione in realtà di ricapitalizzazione di Banca Intesa Sanpaolo di ben 17 miliardi di soldi pubblici. È questo solo l'ennesimo regalo, l'ennesimo dono che abbiamo visto fare in questi anni alle banche: siamo partiti dai 4 miliardi di Monti con MPS, al decreto-legge “IMU-Bankitalia”, in cui abbiamo donato 7 miliardi e mezzo alle banche che avevano capitali in Bankitalia. Allora c'era il Governo Letta: se ve lo ricordate, Letta, che in questi giorni ha avuto un simpatico scambio di cordialità con Matteo Renzi. Allora c'era Letta e abbiamo fatto questo regalo a Bankitalia. Poi siamo andati avanti col Governo Renzi e con Banca Etruria, e così via, fino ad arrivare alla stratosferica somma di 85 miliardi di euro in sei anni donati alle banche. Quindi, pare chiaro che il Partito Democratico e questa maggioranza abbiano sviluppato una dipendenza patologica da lobby.

Ora il sottosegretario Baretta, che in questo momento è al telefono, ma che si occupa di gioco d'azzardo patologico, sa di cosa parlo. Siete dipendenti dalle lobby delle banche, siete dipendenti dalle lobby del petrolio, siete da dipendenti da lobby del gioco d'azzardo, siete dipendenti dalle lobby dei farmaci. I Governi a cui abbiamo avuto il piacere di opporci in questi anni hanno agito in perfetta continuità agli ordini delle lobby e a spese dei cittadini.

Però io voglio dare al sottosegretario e a tutta l'Aula una buona notizia: da queste dipendenze patologiche si può guarire, basta come prima cosa riconoscere di avere appunto un problema, di avere una patologia, e poi ci sono le modalità, si possono prendere dei farmaci, c'è la psicoterapia di gruppo, ma ci sono soprattutto anche i gruppi di auto e di mutuo aiuto, che fanno risparmiare allo Stato.

Io poi vi immagino seduti in cerchio e ognuno chiede la parola “ciao, sono Pier Paolo, sono 30 giorni che non rilascio nuove concessioni per il gioco d'azzardo; ciao, sono Maria Elena, sono due mesi che non tento di piazzare una banca; ciao, sono Matteo, sono due anni che non azzecco una riforma”(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora io ho questa immagine romantica, voglio vedervi così seduti in cerchio ad auto aiutarvi tra di voi e cercare di uscire, di liberarvi, da questa dipendenza da lobby e quindi vi voglio anche tranquillizzare e rassicurare che tra poco ne avrete tutto il tempo, quando finalmente i cittadini italiani potranno votare. Vi libereranno dalle responsabilità di Governo e avrete tutto il tempo per sedervi cerchio e per auto curarvi da questa dipendenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/108 Mantero, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/109 Nesci, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

È aperta la votazione, veramente l'avevo già detto, ok, c'è un… si è addormentato lì…un momento perché non sta funzionando il sistema, non…

Revoco la votazione. Vediamo di rifarla, vediamo se succede qualcosa, non succede niente, però. Si è bloccato il sistema, come vedete si è bloccato lì. Allora, essendosi spento quello lì, vediamo se riusciamo a votare.

Noi stiamo votando… Ripetiamo la votazione: stiamo votando l'ordine del giorno n. 9/4565-A/109 Nesci che era stato accolto dal Governo come… Avevo revocato la votazione.

È da considerarsi annullata, non si è visto nulla per cui è impossibile sapere se si era effettuata o no. L'ordine del giorno è il n. 9/4565-A/109 Nesci, che il Governo aveva accolto come raccomandazione e che i proponenti non accettano.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Scusi, Presidente, non ho compreso cos'è accaduto, perché per una frazione di secondo è apparso “approvato”, con dei numeri…

PRESIDENTE. Allora, non è mai… Il risultato respinto era il risultato precedente.

DAVIDE CRIPPA. Lei, però, nel momento in cui ha detto “revocata la votazione”, vorrei capire qual è stata revocata.

PRESIDENTE. È stata revocata la votazione perché i colleghi mi segnalavano che non stava funzionando il sistema.

DAVIDE CRIPPA. Ma quale votazione è stata revocata?

PRESIDENTE. Stiamo parlando della votazione Nesci, la votazione n. 84 è stata revocata. Se accende il microfono…

DAVIDE CRIPPA. Magari, se me lo fa accendere, è più probabile (Commenti delPartito Democratico). Io volevo chiedere… Non capisco perché stiamo chiedendo regolarmente cos'è successo e non riesco a sentirla, se tutti urlano.

PRESIDENTE. Infatti, non urlate, colleghi.

DAVIDE CRIPPA. Se mi spiega solo il motivo per cui nel mentre c'era ancora la votazione sull'ordine del giorno precedente a firma Mantero, è stato detto: “revocata la votazione” e poi dopo non si è proceduto. Non abbiamo compreso che cosa è stato revocato.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Crippa, io ho aperto la votazione sull'ordine del giorno Nesci, era la numero 84, il sistema si è bloccato. Per cui, avendo aperto la votazione, però voi non riuscivate a votare e il sistema non stava funzionando, ho revocato la votazione. Ora il sistema si è sbloccato e quindi possiamo ripetere la votazione sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/109 Nesci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno n. 9/4565-A/109 era stato accolto come raccomandazione dal Governo e il proponente non accetta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/109 Nesci, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Ordine del giorno n. 9/4565-A/110 era stato accolto come raccomandazione dal Governo e il proponente non accetta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/110 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Ordine del giorno n. 9/4565-A/111 era stato accolto come raccomandazione dal Governo e il proponente non accetta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/111 Gagnarli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Passiamo alla votazione dell'odine del giorno Gallinella n. 9/4565-A/112.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà, per due minuti.

DAVIDE CRIPPA. Presidente, volevo intervenire su questo ordine del giorno, come avevo già preannunciato prima, per il fatto che, in realtà, con questo decreto voi andate a derogare a una serie di normative, comprese quelle in materia edilizia. Siamo nell'ambito della deroga alla norma n. 192 del 2005, quindi quella dei requisiti energetici degli edifici, per cui state dicendo che, nel momento in cui un bene dovrà essere trasferito, fondamentalmente non dovrà avere nessun requisito energetico rispetto alla norma per cui doveva rispettare al momento della sua costruzione.

Questo è un grande favore che continuate a fare agli istituti di credito, ma vado oltre: fate la stessa cosa anche per quanto riguarda la legge n. 52 del 1985, quella degli abusi edilizi. Quindi, gli istituti di credito che vengono in questo modo trasmessi con degli atti notarili potranno non rispettare le normative tecnico-urbanistiche previste dalla legge e potranno essere sanati di fatto gli abusi edilizi degli istituti di credito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che fino ad oggi magari non hanno semplicemente messo a norma la centrale di condizionamento, l'ascensore o hanno fatto tutta una serie di opere non accatastate, non autorizzate dai comuni; e per voi va tutto bene. Liberi tutti, un bel condonino anche per le banche, con il beneplacito della Commissione ambiente, il presidente Realacci e di tutti i suoi componenti del Partito Democratico, che si trovano oggi un bel condono per gli istituti di credito, su cui evidentemente va tutto bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quando si parla di banca, viene sanato tutto e tutto viene fatto ovviamente sotto traccia, per non dare fastidio alla manina che muove tutto. Ma il problema è sempre lo stesso: possiamo parlare di serietà, quando derogate e mettete, una dietro l'altra, una deroga ai condoni rispetto a un grande favore alle banche? Secondo noi, no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Allora, ordine del giorno Gallinella n. 9/4565-A/112, era stato accolto come raccomandazione dal Governo, ma i proponenti non accettano.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/4565-A/112, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Parentela n. 9/4565-A/113.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA. Presidente, lo ricordo anche per i distratti: questa battaglia che stiamo conducendo in questo momento in Aula è a difesa di tutti quei risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti, che sono stati truffati da questo e da altri decreti. Famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e per come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela, affinché nessuno, soprattutto in questo caldo luglio, si dimentichi di loro.

Presidente, alla fine, proprio come diceva il collega Crippa, questo è il Paese delle deroghe: fatta la legge, trovato l'inganno. Le regole si fanno e poi si possono sempre interpretare o addirittura aggirare. Questa è la politica, che appunto possiamo definire l'arte del possibile. E questo è il messaggio che di solito arriva agli italiani.

Questo decreto, per la liquidazione delle banche venete e il passaggio delle parti buone dei due istituti a Intesa San Paolo, quest'accordo raggiunto con l'Unione europea, dimostra, come di solito abbiamo sempre sostenuto in sede di presentazione del piano di salvataggio per il Monte dei Paschi, che non c'è disciplina sugli aiuti di Stato, ovvero il divieto di finanziare imprese o attività private da parte dei bilanci pubblici, se il sostegno appunto distorce la concorrenza.

Quindi, non c'è disciplina sugli aiuti di Stato che tenga, quando si presenta appunto un'emergenza economica e politica: quando si trova la volontà politica, tutto è possibile. Inoltre, il Governo italiano ha fatto leva sull'importanza sistemica del territorio - mi riferisco al Nord Est - in cui insistono appunto queste due banche venete che vengono incorporate da Banca Intensa. Così come avevamo sottolineato, queste circostanze eccezionali consentono una deroga al divieto sugli aiuti di Stato, dunque si può fare tutto, quando c'è la volontà politica, anche elargire questi famosi 5 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa, che intanto si sceglie dal cesto delle venete ciò che preferisce. Intesa quindi riceve dallo Stato 5,2 miliardi: 4,8 per tenere invariati i propri livelli di patrimonio, e 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati che rischiano di andare in difficoltà. Nel dettaglio, l'esborso dello Stato a favore del colosso sono 3,5 miliardi, esentasse, e servono a mantenere appunto il patrimonio di vigilanza del gruppo Ca'de Sass a livello del 12,5 per cento rispetto alle attività ponderate per il rischio. Insomma, servono per far sì che il colosso digerisca le due venete senza contraccolpi. La chiusura di 600 filiali e i possibili esuberi per 4.000 unità su base volontaria necessitano di altri 1,28 miliardi, sempre esentasse, poi ci sono i 400 milioni per crediti potenzialmente a rischio. Lo Stato, quindi, ci mette la bellezza di 12 miliardi di garanzie per coprire oltre 10 miliardi di crediti deteriorati, che appunto Intesa rifiuta di prendere.

Quindi, questa vicenda dimostra che, quando si vuole, si possono forzare regole stupide e inutili, a differenza del Governo, che assieme a una vigilanza complice o distratta, interviene tardi e male, sempre con questi provvedimenti “toppa”, che diventano tessere di un mosaico che possiamo anche definire mosaico Arlecchino, senza alcuna visione. Il MoVimento 5 Stelle procederebbe con una nazionalizzazione degli istituti in difficoltà, una reale analisi dei crediti deteriorati; promuoverebbe azioni di responsabilità a carico dei banchieri che hanno distrutto gli istituti e si dedicherebbe a un risanamento paziente delle banche, anche con una valorizzazione e un recupero senza fretta dei crediti deteriorati. Inoltre, la soluzione creativa trovata con questo decreto dimostra l'insipienza criminale di una classe politica che dapprima ha votato senza colpo ferire la disciplina sul bail-in e ora sta facendo di tutto, si sta inventando di tutto, per evitarne una sciagurata applicazione. Più che una classica liquidazione coatta, siamo di fronte a un fallimento, e quando c'è il fallimento, il giudice dovrebbe verificarne le ragioni ed eventualmente imputare gli amministratori per bancarotta fraudolenta. La scelta di un commissario liquidatore come Viola, con procedimenti gravi a carico per reati bancari, rappresenta una situazione inaccettabile.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Parentela n. 9/4565-A/113 era stato accolto come raccomandazione dal Governo, il proponente non accetta, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Parentela n. 9/4565-A/113.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Ordine del giorno Lupo n. 9/4565-A/114.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.

LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi spiace tediare ulteriormente quest'Aula, ma ognuno di noi ha delle responsabilità nei confronti di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo sistema bancario ed oggi da questo decreto-legge. La nostra è una battaglia che vuole difendere le persone e le famiglie che sono sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo ha gestito questa crisi. È una battaglia contro il silenzio e la disinformazione che si crea su questi provvedimenti. Ci state bene? È estate. È un gioco vecchio, lo sappiamo bene, basta parlare di temi che spaccano l'opinione pubblica, condirli con qualche rissa politica ed un pochino di gossip e il gioco è fatto. O come un déjà vu perché qui parliamo di 17 miliardi di euro ma, era gennaio, e parlavamo di 7 miliardi di euro per IMU-Bankitalia e in quei giorni si diceva che noi non volessimo concedere, che fossimo contro le deroghe per l'IMU e quindi si è tentato con un decreto simile di far credere che il MoVimento 5 Stelle in realtà non si stava preoccupando del bene del Paese. In quel caso gli italiani hanno comunque ricevuto un grandissimo schiaffo ed hanno porto nuovamente la guancia a questo Governo che oggi ci fa la medesima azione. Entriamo nel merito. Banca Intesa ha rilevato la parte attiva della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca con 5 miliardi di fondi pubblici dati allo Stato e altri 12 di garanzie pubbliche per coprire i rischi derivanti dalle obbligazioni e così via. Quindi parliamo di 17 miliardi di euro. Quindi Intesa San Paolo rileva al prezzo simbolico di un euro le attività buone di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che praticamente vengono assorbite dal primo gruppo italiano di credito. E il colosso di Ca' de Sass lo fa chiedendo allo Stato di svenarsi per non vedere intaccati i propri ratios patrimoniali e la propria politica dei dividenti ai soci. Cosa si prende Intesa? Crediti in bonis non ad alto rischio per 26,1 miliardi; 25,8 miliardi di debito verso le clientela; 8,9 miliardi di attività finanziarie; partecipazioni in Banca Puglia, Banca Nuova e banche con sede in Croazia, Albania, Moldavia se autorizzata; attività fiscali per circa 1,9 miliardi; 11,8 miliardi di obbligazioni senior; raccolta indiretta per circa 23 miliardi di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito. Nasce un gruppo con 47 miliardi di patrimonio; 433 miliardi di raccolta diretta; quasi 410 miliardi di impieghi alla clientela; 6.100 sportelli. Le banche venete vedono chiudere 600 sportelli su circa 960. E gli oltre 100.000 lavoratori? Tutto il resto finisce in una band bank di Stato che viene creata in un week-end dopo mesi e mesi di sterili dispute tra il Governo italiano e la stessa commissaria Vestager magicamente convinta ad accettare questa soluzione perché l'aiuto di Stato è necessario per evitare turbolenze economiche in Veneto.

Il decreto-legge di domenica 25 giugno non prevede più la ricapitalizzazione precauzionale di cui si è discusso per settimane e non prevede il bail in ma la tradizionale alternativa ad essa: la liquidazione ordinaria dei due istituti secondo la procedura del testo unico bancario italiano, una soluzione in qualche modo creativa, viste le attuali regole europee, che si basa sulla dichiarazione della BCE che ha dichiarato le due banche in condizioni di dissesto. L'impianto di vigilanza italiano contenuto nel testo unico bancario risale agli inizi degli anni Novanta. Nei due decenni successivi ha recepito i severi standard internazionali in materia di patrimonio e di presidio dei rischi ma i poteri sanzionatori e di intervento sono divenuti sempre meno adeguati. I controlli di vigilanza, le sanzioni e i meccanismi di intervento riducono ma non azzerano la probabilità delle crisi e il loro impatto sulla stabilità complessiva dell'economia reale. Non è più ammissibile che il Governo continui a sperperare soldi pubblici per salvare gli intoccabili di turno o, peggio ancora, i soliti noti. È ancor meno tollerabile che tali decisioni vengano prese con atti di forza …

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lupo.

LOREDANA LUPO. …in barba a qualsiasi legge e soprattutto alle spalle dei cittadini e delle opposizioni.

PRESIDENTE. Grazie.

LOREDANA LUPO. Scusi, finisco. Per tali motivi con l'ordine del giorno in esame si ritiene assolutamente necessario che annualmente il Governo relazioni sullo stato dell'arte della situazione bancaria mettendo tutti nelle condizioni di sapere e poter agire…

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/114 Lupo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Ordine del giorno n. 9/4565-A/115. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Non accetto l'accoglimento come…

PRESIDENTE. Mi scusi. Gli uffici mi fanno presente che lei ha già esaurito il suo tempo degli ordini del giorno, quindi non la posso… Questo è Massimiliano però… Non mi pareva avesse parlato infatti… Secondo me è l'altro Bernini. Prego, onorevole.

MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Non accetto l'accoglimento come raccomandazione e ci tengo a ribadire che la battaglia democratica e pacifica che stiamo conducendo in Aula è a difesa di tutti i risparmiatori, piccoli azionisti e obbligazionisti che sono stati truffati da questo e da altri decreti, famiglie sul lastrico per colpa delle banche venete e di come il Governo abbia gestito questa crisi. È una battaglia per la loro tutela affinché in questo luglio infuocato nessuno si dimentichi di loro. Affermiamo ciò perché con il provvedimento in esame si stanno facendo pagare alla collettività gli errori fatti da pochi, i soliti ricchi banchieri. Sono quelli del mondo della finanziarizzazione selvaggia, del turbo capitalismo, quelli della speculazione o gioco d'azzardo finanziario che dà altissimi profitti a pochi o a pochissimi e che invece spalma, come in questo caso, le perdite sulla collettività. Con questo nuovo decreto-legge infatti verrà addebitato sui conti pubblici quanto necessario per salvare le due banche venete a beneficio esclusivo di Intesa-San Paolo: un esborso immediato di 5,2 miliardi di cui 1,2 per il Fondo esuberi che dovrà occuparsi di quasi 4.000 dipendenti da licenziare con coperture previste fino al 2017. Si legge appunto all'articolo 1 del decreto 25 giugno 2017, n. 99, della liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa. L'articolo 3 dispone, invece, la cessione dell'azienda, dei relativi rami, dei beni, dei diritti e dei rapporti giuridici nonché di ogni altra attività o passività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al cessionario individuato sulla base di trattative a livello individuale svolte anche prima dell'entrata in vigore del decreto oggi in esame, che si apprende essere appunto Banca Intesa Sanpaolo. La procedura di cessione avviene nell'ambito di un intervento pubblico disciplinato dall'articolo 4, ovvero concessione della garanzia statale a copertura dello sbilancio di cessione, erogazione del supporto finanziario per ricostruire i fondi propri del cessionario al fine, quindi, di fronteggiarne l'assorbimento patrimoniale connesso alla ponderazione del rischio di acquisto, la concessione della garanzia statale sull'adempimento degli obblighi delle due banche in liquidazione relativi ad impegni assunti in precedenza e, infine, l'erogazione al cessionario dei fondi necessari alla ristrutturazione aziendale. La procedura di cessione dei crediti deteriorati, di cui all'articolo 5, è stata predisposta in deroga alla disciplina in materia di pubblicità della costituzione del patrimonio destinato di cui all'articolo 2447-quater, secondo comma, del codice civile.

Secondo me e secondo noi c'erano altre alternative sicuramente più giuste e più eque. Ad esempio, serve ed urge una nazionalizzazione degli istituti in difficoltà e una reale analisi dei crediti deteriorati per promuovere azioni di responsabilità a carico dei banchieri che hanno distrutto istituti e messo sul lastrico i cittadini. Così come è, invece, è solo un'assunzione di debiti al posto dei privati, come per Alitalia, Ilva, Etruria e via discorrendo. Dunque, senza alcun dubbio un regalo a Banca Intesa a discapito dell'intera collettività.

Con il mio ordine del giorno cercavo di mitigarne gli effetti. Si impegna infatti il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa volta a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina in materia di pubblicità della costituzione del patrimonio destinato di cui all'articolo 2447-quater, secondo comma, del codice civile. È un impegno di rispetto, a mio avviso, e di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/115 Massimiliano Bernini, accolto dal Governo come raccomandazione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/115 Massimiliano Bernini, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/116 Benedetti, accolto dal Governo come raccomandazione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/116 Benedetti, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/116 Battelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Il seguente ordine del giorno impegna il Governo ad assumere ogni genere di iniziativa volta a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga alla disciplina in materia di beni culturali di cui all'articolo 59 del decreto legislativo n. 42 del 2004. Il decreto prevede, infatti, che qualora la cessione abbia ad oggetto beni culturali, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, ai fini dell'esercizio della prelazione la denuncia prevista all'articolo 59 del medesimo decreto legislativo è effettuata dal concessionario entro 30 giorni dalla conclusione del contratto di cessione. La condizione sospensiva prevista dall'articolo 61, comma 4, del medesimo decreto legislativo si applica alla sola clausola del contratto di cessione relativa al trasferimento dei beni culturali e non si applica al comma 6 del medesimo articolo.

Successivamente il decreto prevede, inoltre, che non si applicano le altre ipotesi di nullità previste dalla vigente disciplina in materia urbanistica, ambientale o relativa ai beni culturali e qualsiasi altra normativa nazionale o regionale, comprese le regole dei piani regolatori o del governo del territorio degli enti locali e le pianificazioni di altri enti pubblici che possano incidere sulla conformità urbanistica, edilizia, storica ed architettonica dell'immobile. Tale disciplina derogatoria speciale crea una discriminazione tra i diversi operatori sul mercato che in condizioni anche di crisi e di insolvenza, come le banche liquidate dal decreto in oggetto, non godono di tali benefici. Si tratta di deroghe importanti che escludono l'ipotesi di unità delle cessioni anche per eventuali norme regionali o piani urbanistici, andando in questo caso anche a ledere l'autonomia degli enti locali e la potestà legislativa delle regioni nelle materie di loro competenza. Questa norma crea, quindi, delle condizioni speciali di vendita che dimostrano, ancora una volta, che questo Governo ha a cuore solo una cosa: non lo sviluppo economico del Paese, non il sostegno alle famiglie, non la risoluzione dei problemi che quotidianamente attanagliano i nostri cittadini; il Governo e il Partito Democratico hanno a cuore solo ed esclusivamente le banche.

Nelle ultime due legislature, in special modo a partire dal 2011, questo Parlamento si è occupato fin troppo di dare soldi alle banche. Ha iniziato Monti con 4,1 miliardi per il Monte dei Paschi di Siena e con la garanzia sui titoli tossici che ha generato al circuito bancario un risparmio di quasi 25 miliardi; poi, ha proseguito Letta, revisionando il trattamento fiscale sulle perdite - altri 20 miliardi - e con la rivalutazione delle quote di Bankitalia; poi il Governo Renzi con il nuovo “salva banche”; certo non erano soldi pubblici ma comunque una regalia di 4 miliardi e con la riforma dell'articolo 120 del TUB che ha creato altri 2 miliardi. Infine, arrivano questo decreto e il nuovo salvataggio di Monte dei Paschi: si tratta di circa 10 miliardi che possono arrivare fino a 23.

Nessuno pensa ai risparmiatori, nessuno pensa che i cittadini e le imprese hanno bisogno di liquidità, di mutui, di garanzie, di finanziamento e di fidi. Finora nessuno dei decreti ha permesso la riapertura dei rubinetti. Gli unici rubinetti aperti sono stati quelli dei cittadini con circa 85 miliardi tra garanzie sui titoli tossici, rivalutazione su quote Bankitalia e decreti salva banche dirottati nelle tasche delle banche private. Quante cose avremmo potuto fare per questo Paese, quello che sta veramente fuori da questo palazzo? Quante cose avremmo potuto fare con una maxifinanziaria da 85 miliardi? Voi, come al solito, avete dimostrato di sapere ascoltare solo le banche e gli interessi finanziari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ricordo, dunque, che i proponenti insistono per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/117 Battelli, accolto dal Governo come raccomandazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/117 Battelli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/4565-A/118 Vignaroli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignaroli. Ne ha facoltà.

STEFANO VIGNAROLI. Grazie, Presidente. Questa battaglia che stiamo conducendo è a difesa delle famiglie, dei risparmiatori e dei piccoli azionisti e obbligazionisti, truffati da questo e da altri decreti. Il mio ordine del giorno impegna il Governo ad assumere iniziative volte a predisporre una relazione annuale al fine di monitorare l'impatto della deroga in materia di beni culturali a favore di Banca Intesa.

Il decreto-legge in corso di conversione dispone la liquidazione coatta amministrativa e la cessione delle aziende bancarie di Banca Popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa a un soggetto individuato sulla base di trattative a livello individuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tale soggetto è stato individuato in Banca Intesa Sanpaolo.

Con particolare riferimento alla procedura di cessione, occorre evidenziare che essa avviene nell'ambito di specifici interventi pubblici autorizzati dal MEF. Tali interventi riguardano: la concessione della garanzia statale a copertura dello sbilancio di cessione; l'erogazione del supporto finanziario per ricostruire i fondi propri del cessionario; la concessione della garanzia statale sull'adempimento degli obblighi delle due banche in liquidazione relativi agli impegni assunti in precedenza; infine, l'erogazione al cessionario di fondi necessari alla ristrutturazione aziendale. Dunque, il Ministro Padoan è autorizzato a dare miliardi di euro promessi a Intesa anche in deroga alle norme di contabilità dello Stato.

Questo provvedimento prevede, altresì, misure specifiche per i beni culturali, e in particolare è prevista una deroga a favore di Banca Intesa, che acquisisce direttamente i beni artistici di proprietà delle banche venete senza che lo Stato faccia valere i diritti di opzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Governo sospende, dunque, la validità di ogni legge italiana di intralcio alla cessione a Intesa Sanpaolo delle parti sane della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.

Il Consiglio dei ministri ha votato, senza neppure avere il tempo di visionarlo, un decreto-legge che stravolge le basi del diritto, giocandosi ben 17 miliardi dei soldi dei cittadini, per poi regalarli alle banche. Da inizio legislatura superiamo gli 80 miliardi donati alle banche in più decreti. Se solo penso a ciò che sta accadendo in questi giorni con gli incendi e i roghi: il Sud Italia continua a bruciare, dalla Campania alla Sicilia, Puglia, Basilicata, Calabria, Lazio. Il Corpo forestale è stato smantellato per risparmiare solo 80 milioni di euro; ora se ne sta pagando il conto, e con gli interessi.

Mezzo territorio italiano è in fiamme, noi lo avevamo detto; e, sempre in tema di roghi, penso con quanta fatica noi stiamo chiedendo qualche spicciolo per incentivare un nuovo mercato del recupero di materia, dei materiali di scarto a base plastica, che qualche furbetto qua e là sta provando ad incenerire per non pagarne il costo di smaltimento in discarica o negli inceneritori. Invece, si potrebbero tranquillamente utilizzare come materia prima per farne manufatti, e quindi un business virtuoso.

In un contesto economico come quello attuale, caratterizzato da una grave carenza di liquidità finanziaria, il Governo avrebbe potuto affrontare in maniera diversa la crisi del sistema bancario e finanziario italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi avevamo preferito procedere con una nazionalizzazione degli istituti in difficoltà. Tutti gli obbligazionisti che hanno acquistato dopo il giugno 2014, anche a seguito delle rassicurazioni del Governo, verranno, invece, privati dei loro risparmi; 4 mila persone perderanno il posto di lavoro.

Dagli organi di stampa si apprende che la stessa Banca Intesa sarebbe intenzionata a chiudere circa 600 sportelli. Dunque, questo decreto-legge, oltre a comportare per lo Stato italiano una cifra spaventosa e in gran parte non recuperabile, rappresenta una pietra tombale per 210 mila famiglie che avevano investito tutti i loro risparmi e ora sono costrette a pagare un caro prezzo, ovvero la cattiva gestione delle banche venete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo aveva accolto l'ordine del giorno come raccomandazione e il proponente non accetta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/118 Vignaroli, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/119 Luigi Di Maio, che era accolto come raccomandazione: i proponenti non accettano.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/119 Luigi Di Maio, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/120 Fraccaro, che era accolto come raccomandazione: i proponenti non accettano.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/120 Fraccaro, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4565-A/121 Petraroli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.

COSIMO PETRAROLI. Grazie, Presidente. Come ricordato più volte dai miei colleghi, siamo in Parlamento da quattro anni, e ogni 60 o 70 giorni, ogni tre mesi, parte il solito regalo alle banche, i soliti articoli e commi che vanno sempre e solo nella stessa direzione, cioè tutelare i proprietari e i grandi azionisti di questi istituti di credito, nonostante l'articolo 47 della Costituzione dica chiaramente che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. E, invece, noi siamo qui, in quest'Aula, per discutere l'ennesimo “provvedimento schifezza” a favore dei vostri amici.

Bene, fatta questa premessa, come ormai noto, l'Antitrust ha dato via libera a Intesa Sanpaolo per acquisire Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, perché, secondo l'Antitrust, la mancanza di interesse di altri operatori non dovrebbe modificare l'assetto concorrenziale dei mercati, nonostante l'attività si sovrapponga in ben 90 province italiane.

Non vorrei che, magari, questa mancanza di interesse fosse stata concordata altrove. Bene, probabilmente l'Antitrust intendeva che i grandi azionisti continueranno comunque a ingozzarsi come porci e maiali in maniera equa e distribuita, come hanno sempre fatto a discapito dei piccoli azionisti, risparmiatori e lavoratori, che, loro sì, sentiranno realmente gli effetti devastanti di queste operazioni. Banca Intesa riceverà dallo Stato, e quindi dai cittadini che non arrivano a fine mese, dai pensionati minimi, dai poveri, proprio da loro tutti insieme, riceverà 5,2 miliardi di euro: 4,8 miliardi per tenere invariati i propri livelli di patrimonio e 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquisiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che rischiano di andare in difficoltà.

Ma guarda come siete attenti e premurosi, precisi, sono quasi commosso. Basterebbe applicare un decimo della premura e attenzione che dedicate alle banche anche alle piccole e medie imprese italiane per rilanciare l'economia italiana, ed è questa la verità. E tutto questo per irrobustire il nuovo Frankenstein bancario, questo mostro, con i soldi dei cittadini.

Tutto questo ovviamente non è indolore, perché la sovrapposizione in 90 province italiane porterà alla chiusura di 600 filiali, ed al conseguente esubero di 4 mila lavoratori. Lo Stato italiano, per volere del Partito Democratico, ci mette altri 12 miliardi di garanzia per coprire 10 miliardi di crediti deterioratii, e 1,7 miliardi per le partecipazioni che Banca Intesa non intende acquisire, che vanno in capo alla bad bank e che saranno gestiti dai commissari liquidatori. Bene: il Ministro delle finanze tedesco ha ovviamente elogiato l'Italia per queste meravigliose manovre. “L'Italia è uscita bene da una situazione difficile”, ha dichiarato. Ha definito gestibili i rischi; e devo essere sincero, perché se un ministro tedesco dichiara questo, ci fa capire che i cittadini italiani sicuramente la prenderanno nel “culo” (Commenti dei deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Petraroli… Ma, veramente, guardi…

COSIMO PETRAROLI. Perché gestibili da chi? Non certo… Qual è il problema, scusate? Negherò…

PRESIDENTE. Onorevole Petraroli! Onorevole Petraroli! La richiamo…

COSIMO PETRAROLI. Ho detto qualcosa che è falso? Non lo so, ditemi voi!

PRESIDENTE. Sì, allora… Per favore… Per favore… Non siamo all'asilo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del MoVimento 5 Stelle). Siamo in un'Aula del Parlamento, le ricordo che siamo in un'Aula del Parlamento.

COSIMO PETRAROLI. Gestibili da chi? Non certo dall'80 per cento dei piccoli azionisti…

PRESIDENTE. Ha un minuto.

COSIMO PETRAROLI. …che hanno visto scendere da 62,5 euro a 0,10 il prezzo delle loro azioni. Il crac Parmalat ad esempio bruciò 14 miliardi, ma nel mondo; qui, invece, parliamo dalla stessa cifra solo in Veneto.

Poi sulla stessa lunghezza d'onda sono i pareri del Commissario dell'Unione europea degli affari economici e del presidente dell'Eurogruppo, che hanno parlato di “decisioni prese seguendo le regole dell'Unione bancaria, che dimostrano come le norme sono intelligenti ed efficaci, perché hanno salvaguardato la stabilità finanziaria”. Ma come, ci state forse dicendo che il famoso bail-in è una norma stupida ed inefficace? Allora, si possono forzare regole inutili e pericolose! Era davvero necessario capirlo sulla pelle e sulle vite dei risparmiatori di Banca Etruria, Banca Marche e sul Monte dei Paschi? Se fossimo stati noi al Governo avremmo proceduto, primo, alla nazionalizzazione, e spedito in galera coloro che hanno…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/121 Petraroli. Era accolto dal Governo come raccomandazione, il proponente non accetta, il parere è contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Baroni n. 9/4565-A/122.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, per inquadrare bene i fatti dobbiamo partire dalla fine, anzi, dalle conclusioni: zero lungimiranza, massima assunzione del rischio, e l'Italia svenduta alle banche; una volta che l'avete fatta, sciacquate tutto con soldi pubblici e vi rimane la catenella d'oro in mano. Costantemente gli italiani sono stati munti come vacche da allevamento intensivo da voi e dai vostri amici finanzieri delle multinazionali, che pagano le vostre campagne elettorali; sempre attraverso partite di giro tra le diverse multinazionali, ben si intende! Solo qui davanti a me si trova, non del tutto a caso, il sottosegretario Pier Paolo Baretta, a cui la British American Tobacco ha finanziato con 17 mila euro un incontro all'associazione politica Ares, di cui il vostro sottosegretario al tesoro è presidente.

Con questo decreto-legge denunciamo la partita di giro di soldi pubblici che avverrà da parte di Banca Intesa con la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Non sia mai che dovessimo scoprire una partita di giro tra una concessionaria italiana dell'azzardo e la British American Tobacco! D'altronde, questo sarebbe tutto maledettamente legale, vero, Presidente? Come le oltre 66 deroghe alle leggi sul funzionamento bancario. Un pensiero corre agli azionisti e agli obbligazionisti truffati: a loro niente deroghe, solo alle banche.

Ma torniamo all'ennesimo decreto-legge “salva banche”, a questo tripudio della legalità, a questo trionfo della severità dei controlli, a questo “bingo oro” di competenza finanziaria, a questi premi Nobel della giustizia economica e sociale, a queste statue della libertà dell'economia solidale, a questi lingotti di platino della Goldman Sachs, a queste élite in salsa Napolitano, a questi giornalisti finanziari che truffano persino sulle copie stampate, a questi diamanti cristallini della trasparenza e dell'assenza di conflitti di interessi, a queste “viole” da campo del management bancario italiano, a questa “Stonehenge” della massoneria internazionale. Ebbene, a loro ricordiamo, Presidente, sommessamente che oggi l'ISTAT ha pubblicato che nel 2016 4.750.000 residenti vivono in povertà assoluta, e sale dal 18 al 26 per cento dal 2015 chi ha più di tre figli ed è in povertà assoluta; mentre sempre nel 2015 però la messa in sicurezza di Etruria, Ferrara, Marche e Chieti è costata 3,5 miliardi di euro! Tra il 2011 e il 2015 siamo stati travolti dai derivati, che tra interessi pagati alle banche e oneri vari hanno avuto un saldo negativo sui conti pubblici di 23,5 miliardi di euro. Solo a fine 2012 l'Italia di Monti senza batter ciglio ha sborsato 3,4 miliardi alle banche americane: bisognava ristrutturare i contratti derivati; le banche americane brindavano a Totò, che ha insegnato loro a venderci la Fontana di Trevi grazie ai nostri politici e manager di Stato.

Oggi non si trovano i soldi per Amatrice e Accumoli: dove sono? Meno di un mese fa i detriti portati via erano meno dell'8 per cento: magari potevate chiedere a Banca Intesa di garantire, oltre al prelievo nelle tasche degli italiani, anche il prelievo dei detriti; ma non avete scritto voi questo decreto-legge, lo ha scritto Banca Intesa. Pochi giorni fa avete raggiunto 87 casette consegnate su 250 ad Amatrice: al peggio istituzionale con voi non c'è mai fine!

Ma torniamo ai derivati. Il potenziale esborso tra il 2011 fino al 2021 per lo Stato italiano è di 47 miliardi: una voragine di cui nessuno parla, che riguarda sempre un'allucinata gestione di un sistema dove a capo del controllo bancario ci sono persone strapagate per tassare gli italiani di 4,7 miliardi l'anno, proprio un capolavoro di gestione economica dello Stato. E non riusciamo a trovare i soldi per il reddito di cittadinanza! Ma non solo non troviamo i soldi per il reddito di cittadinanza: ad oggi non si trovano più nemmeno sul sito del Partito Democratico gli otto punti per governare del 2013, tra i quali c'era il reddito minimo garantito; sono praticamente spariti. Non ho parole, vi cancellate persino i programmi pubblicati in campagna elettorale, perché vi imbarazza semplicemente rileggerli, leggere che di questi quasi otto punti non avete risolto praticamente nulla. E a luglio 2017 ci giochiamo altri 17 miliardi di euro…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni.

MASSIMO ENRICO BARONI. No, mi perdoni, Presidente: c'è una nota positiva (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, ha finito il tempo. Bene.

MASSIMO ENRICO BARONI. C'è una nota… Non posso terminare con una nota positiva? Grazie alle politiche che hanno garantito un vero e proprio Far West, le multinazionali dell'azzardo quest'anno hanno aumentato il loro raccolto di 6 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n. 9/4565-A/122. Era stato accolto come raccomandazione, il proponente non ha accettato, quindi parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Passiamo all'ordine del giorno Paglia n. 9/4565-A/123. C'è una proposta di riformulazione: va bene? Sì.

Ordine del giorno Placido n. 9/4565-A/124. C'è una proposta di riformulazione: va bene? Sì.

Ordine del giorno Marcon n. 9/4565-A/125. C'è una proposta di riformulazione… Sì.

Sull'ordine del giorno Fratoianni n. 9/4565-A/126 c'è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/126 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

L'ordine del giorno n. 9/4565-A/128 Battaglia è accolto come raccomandazione, va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/129 Moretto va bene la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/130 Ginato aveva chiesto di parlare il Governo. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie Presidente. Cambio il parere da raccomandazione a favorevole con “a valutare l'opportunità”.

PRESIDENTE. Ha detto con una riformulazione “a valutare l'opportunità”, vero? Ok.

Il proponente accetta questa riformulazione? Si.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/131 Nesi il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/4565-A/132 Milanato è accolto come raccomandazione, va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/133 Alberto Giorgetti il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/ 4565-A/133 Alberto Giorgetti.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/134 Laffranco c'è una proposta di riformulazione, va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/135 Sandra Savino c'è una proposta di riformulazione, va bene.

Sugli ordini del giorno nn. 9/4565-A/136 Occhiuto, 9/4565-A/137 Fabrizio Di Stefano e 9/4565-A/138 Palese il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/4565-A/139 Santelli è accolto come raccomandazione, va bene.

L'ordine del giorno n. 9/4565-A/140 Catanoso Genoese è accolto come raccomandazione, va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/141Binetti il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4565-A/142 Rubinato il parere è favorevole, ma il gruppo ha chiesto di votarlo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/ 4565-A/142 Rubinato, il parere è favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 100).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

A questo punto la Presidenza intende dare risposta alla questione posta dal deputato Crippa in ordine alla differenza riscontrata tra il numero dei deputati collocati in missione che era riportato nel tabulato relativo alla votazione numero 64 e il dato che era mostrato sulla console collocata sul banco della Presidenza riferito alla successiva votazione da svolgere.

In particolare, come rilevato dal deputato Crippa, nella votazione numero 64, il numero dei deputati in missione risultante dal tabulato era pari a 111, risultando quindi superiore di una unità rispetto al dato riportato sulla console della Presidenza che era invece pari a 110. La differenza deriva dal fatto che il tabulato della votazione tiene conto anche del Vicepresidente che in quel momento presiede l'Assemblea, il quale è assimilato ai deputati in missione e che si somma ad essi. Il fatto che il Vicepresidente che presiede l'Assemblea sia assimilato ai deputati in missione risponde ad una prassi del tutto univoca e consolidata tanto da essere incorporata nel sistema di voto che si desume anche dalle deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza in tema di ritenute sulla diaria e missioni; da ultimo la deliberazione n. 181 del 2012, come modificata dalla n. 190 del 2012.

Infine, in risposta all'ulteriore questione sollevata sia dal deputato Crippa, sia dal deputato Abrignani, intendo precisare che nel corso della sospensione della seduta tra le ore 13,30 e le ore 14, nelle Commissioni non hanno avuto luogo votazioni qualificate.

Conseguentemente, non vi è stata alcuna modifica all'elenco dei deputati collocati in missione di cui è stata data lettura all'inizio della parte pomeridiana della seduta dell'Assemblea.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Sulle due questioni innanzitutto una precisazione che in realtà il numero compare anche sullo stampato fornito e non solo sul display; quindi, sullo stampato ci arriva sia il numero 110 che il numero 111.

L'altra questione era che, rispetto al richiamo che ho fatto in Commissione, io ho segnalato come la presenza che è stata, quindi, rilevata dal dispositivo delle presenze in Commissione, si è tenuta in una votazione in quel caso su un provvedimento in consultiva e per il quale è stata rilevata una presenza qualificante ai sensi della presenza o meno del deputato in questione. E avendola fatta dalle 13,30 alle 14, io segnalavo soltanto come, in quella sede, a mio avviso, una sede pomeridiana della seduta di Commissione, non facesse seguito il fatto che un deputato presente in Commissione nella seduta pomeridiana dovesse essere segnalato con tempestività in Aula affinché non venisse rimesso in missione, perché di fatto ne è venuta meno, con la sua votazione del dispositivo elettronico registrata, la presenza in Commissione.

Non è un caso ovviamente riferito alla singola persona, ma è una questione legata alla procedura di votazione in Commissione. In quel caso la votazione evidentemente non è nominale, ma il dispositivo di rilevazione della presenza, e lei potrà verificarlo, ha rilevato la presenza del deputato che le ho segnalato prima e, pertanto, la rilevazione della presenza, a mio avviso, segnala già come non sia più in missione. Quindi, nel momento in cui torniamo in Aula, quello non deve figurare in missione. Questo era il problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Crippa, è chiaro il suo ragionamento, ma questo tema è stato affrontato abbastanza recentemente, comunque in questa legislatura, il 12 novembre 2014 nella Giunta per il Regolamento. In questa fattispecie che lei segnala si decise, allora, leggo testualmente dalle conclusioni della Presidente Boldrini che “al numero dei deputati in missione nella riapertura pomeridiana si aggiunge - diciamo a quelli da togliere dalla missione - l'ipotesi che il deputato in missione abbia partecipato a votazioni qualificate in Commissione”; non a qualsiasi tipo di votazione, ma solo a votazioni qualificate. Questo è l'orientamento che si è espresso dalla Giunta per il Regolamento e questo è quello che è stato approvato.

DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Non torniamo su questo… No guardi, se volete risollevare la questione per un ulteriore approfondimento della Giunta lo fate, ma qui non ha senso perché quella è la risposta che vi dovevo e la regola che abbiamo applicato è quella della Giunta per il Regolamento.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4565-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Ci siamo arrivati, siamo arrivati alla conclusione di questo teatrino indegno, di questo regalo di 17 miliardi orchestrato da questo Partito Democratico che è diventato il partito delle banche, ma di fatto tutti i partiti sono i partiti delle banche.

Oggi consacrate la vostra servitù, il vostro servilismo al sistema finanziario nazionale e internazionale, prove alla mano, perché tutti i signori che hanno partecipato negli anni, in questi ultimi sei anni, ad arrivare all'ammontare di circa 85 miliardi di euro regalati a questi pseudo salvataggi delle banche fatti con i soldi dei cittadini, risalgono al dottor Monti che ha aperto questo periodo. Dottor Monti che ricordiamo è stato, dal 2005 al 2011, advisor di Goldman Sachs, la banca d'affari. Anche Prodi, quello che è stato il fautore delle privatizzazioni, colui il quale vi rappresenta nella vostra politica economica (oppure vi ha rappresentato fino a poco tempo fa), oggi è Presidente dell'International Board di UniCredit, ed è stato anche lui consulente della Goldman Sachs. Per non parlare poi di quegli scandali che stanno arrivando come nodi al pettine, grazie alle nostre denunce fatte in questi giorni, sulla questione dei derivati: la Corte dei conti sta per tirar fuori una gravissima inchiesta che coinvolge Siniscalco, nostro ex Ministro dell'Economia che oggi è diventato vicepresidente proprio della banca Morgan Stanley, con la quale lo Stato, quando lui era Ministro, ha firmato dei derivati che oggi vengono liquidati per miliardi e miliardi di euro. Così come Vittorio Grilli, anche lui Ministro ed oggi advisorbanking dell'ufficio della J.P Morgan, anche lui fautore dei derivati che sono stati stipulati tra queste banche d'affari e lo Stato.

Ecco, questo è il quadro - per non parlare chiaramente della vostra affezionata Maria Etruria Boschi - del sistema bancario che state lasciando a questo Paese: avete truffato i cittadini italiani, 210.000 azionisti, nel caso delle banche venete, che sono rimasti a secco, senza un euro di risparmio e senza che nessuno li abbia avvisati di ciò che stesse accadendo. Bankitalia e Consob per questo hanno una grandissima responsabilità, e la loro grandissima responsabilità è di nominare tuttora dei commissari, che gestiranno le bad bank venete, che portano il nome di Fabrizio Viola, nome che fa il paio con lo scandalo di Monte dei Paschi di Siena, banca del Partito Democratico. Un signore che è imputato, è rinviato a giudizio, per manipolazione del mercato e per falso in bilancio, e questo soggetto viene scelto dagli organi di vigilanza della Banca d'Italia per gestire il salvataggio delle bad bank: è una roba vergognosa che non ha alcun limite! Allora, questa vergogna, che vi dovrebbe travolgere, sta portando alla fusione del sistema bancario e alla scomparsa di decine e decine di banche italiane, e con esse si stanno trascinando nel baratro i risparmi dei cittadini italiani.

Questo decreto impone un esborso di oltre 5 miliardi per i cittadini italiani, più 12 miliardi di euro di garanzie fatte con i soldi pubblici. Sono soldi pubblici che non porteranno nulla indietro, perché non state salvando nessuno: 3.900 persone stanno rischiando il posto di lavoro; oggi le imprese in Veneto stanno tremando, perché non è detto che le linee di credito che erano aperte attraverso quelle banche oggi saranno confermate da Intesa, che, dove troverà tre linee di credito, magari una con Intesa, un'altra con Popolare di Vicenza e una con Veneto Banca, dirà: sapete che c'è di nuovo? Di linee di credito ne facciamo una sola. Quindi, andremo ad attaccare il sistema delle piccole e medie imprese venete, ed è un disastro per tutto il Paese. L'avete detto voi che il Veneto è la locomotiva, ma non la state salvando, la state affossando: questa è la vostra operazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

È incredibile come abbiate derogato a tutte le leggi. La nostra storia ci dice che quando storicamente si andava in bancarotta, quando qualche banchiere negli anni passati faceva qualche gesto oltre, cioè non riusciva a gestire bene il danaro, arrivava lo Stato, oppure arrivano i militari a rompergli il banco - da lì arriva “bancarotta” -, oggi invece si va in deroga a queste leggi e si permette, a chi già ha frodato i cittadini, di continuare a fare tranquillamente la sua vita, e magari tranquillamente andarsene a via Montenapoleone a fare shopping, come facevano i dirigenti di queste due banche in crisi. È una cosa che non possiamo chiaramente accettare, non siamo complici come voi.

Avevamo chiesto di inserire l'azione di responsabilità contestualmente a quella che è la liquidazione coatta amministrativa, invece tutto questo non è stato possibile. Perché? Perché non è stato possibile dare un fondo, per esempio, per gli azionisti truffati? Perché non è stato possibile modificare la data del 12 giugno 2014, fino a quando vengono garantite in parte le obbligazioni subordinate? Perché non è stato possibile farlo? Per questo motivo qui: perché questo contratto firmato sulla scrivania del notaio Marchetti ha deciso e si è accaparrato, grazie alla vostra complicità, la sovranità popolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Di questo ne risponderete davanti alla storia, perché la storia vi metterà davanti alla vostra responsabilità e alla vostra incapacità di aver trattato questo problema, di cui si era a conoscenza dal 2001.

Allora, penso che di tutte le parole che abbiamo già speso, l'unico gruppo politico ad opporsi all'ennesimo regalo alle banche è stato il gruppo del MoVimento 5 Stelle. E questa è la cosa più vergognosa, perché tutte quelle che si definiscono opposizioni sono opposizioni solo di facciata: sono tutti conniventi con il sistema bancario che attanaglia la politica di questo Paese. È questo l'unico e vero tema che dovrebbe essere trattato in queste Aule: chi ha la proprietà e la gestione economica del Paese e della finanza? La politica assolutamente no, l'avete relegata, e l'avete regalata ai banchieri per un pugno di voti.

Siete anche politicamente stupidi, lasciatevelo dire, perché dare 5 miliardi alle banche quando, voi in primis, parlamentari della maggioranza, quante cose dovreste mettere a posto nei vostri territori? Anche i vostri territori bruciano, non solo i territori del MoVimento 5 Stelle. Li avreste investiti anche voi in prevenzione, li avreste investiti anche voi nella ristrutturazione delle scuole, magari li avreste dati anche voi al sistema sanitario.

Invece no, questi quattro straccioni vi hanno fregato, perché sono tutti quanti conniventi col sistema bancario, quelli assunti da Goldman Sachs, i vostri Ministri, i vostri advisor, De Benedetti, advisor di Rothschild. Rothschild oggi ha portato avanti questa operazione con banca Intesa, e De Benedetti è all'interno del board di Rothschild, quindi di cosa parliamo? La tessera numero 1 del Partito Democratico è un tutt'uno col sistema bancario che sta frodando questo Paese.

Allora, noi non possiamo più stare dietro alle vostre chiacchiere, e siccome avete rubato tutto - avete rubato tutto fino ad adesso: vi siete rubati fino all'ultimo centesimo dei cittadini italiani, avete rubato le loro azioni, avete rubato la loro voglia di partecipare, avete rubato la capacità di fidarsi del sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) -, allora sapete che vi dico? Prendetevi pure questi, sono gli ultimi che sono rimasti! Pigliateveli tutti, prendetevi questi soldi, sono gli ultimi che sono rimasti (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle lanciano fac-simile di banconote)!

PRESIDENTE. Onorevole Sibilia! Colleghi del gruppo del MoVimento 5 Stelle!

CARLO SIBILIA. Ci volete lasciare in mutande? Prendetevi gli ultimi soldi, è l'unica cosa che voi capite e che conoscete!

PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, onorevole D'Incà, onorevole Caso, onorevole Busto, onorevole Micillo, onorevole Romano, per favore, smettete di lanciare…

CARLO SIBILIA. Vergognatevi, questo non è il Paese dei banchieri, è il Paese dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole Di Benedetto, onorevole Ruocco, onorevole Frusone, smettete di lanciare volantini in Aula!

CARLO SIBILIA. Ed è per questo che non andrete al Governo ed è per questo…

PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, ha concluso il tempo… Onorevole Romano, basta! Onorevole Corda! Siete richiamati all'ordine tutti quanti per la prima volta!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 17,25)

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, volevo un attimo prendere tempo, perché…

PRESIDENTE. Colleghi, mettiamo il collega Villarosa nelle condizioni di poter intervenire? Se possibile, fermiamoci con questa cosa…

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Volevo provare, nel tempo che mi rimane, a spiegare, a chi ci ascolta fuori - perché penso che qua dentro tutti abbiamo studiato il decreto, almeno lo spero -, cosa sta accadendo con questo decreto. Ho preso dei piccoli passi, dei piccoli punti che, secondo me, sono i più importanti di tutta la faccenda. Allora, parliamo di due banche del Veneto già in grande crisi, che andavano messe liquidazione, probabilmente. Andavano messe in liquidazione anche perché c'erano grandi irregolarità all'interno, in quanto queste banche non facevano altro che aumentare il proprio patrimonio dicendo ai propri clienti, ai propri cittadini e alle proprie imprese: guardate, acquistate le nostre azioni che poi, con i soldi che vi diamo noi del finanziamento, finite in pari. Questo è assolutamente vietato perché è un accrescimento del patrimonio di vigilanza irreale, perché se tu vuoi aumentare il patrimonio di vigilanza, l'impresa dovrebbe utilizzare la provvista propria, i propri soldi e non i soldi che la banca gli dà. Quindi, queste banche dovevano andare in immediata liquidazione, quando c'è una liquidazione coatta amministrativa si procede con la classica dichiarazione di stato di insolvenza. Soprattutto, una banca così rotta - ripeto: una banca così rotta, uso questo termine non per caso - una banca del genere andava sicuramente in stato di insolvenza e il giudice avrebbe - sono veramente sicuro, diciamo al 99 per cento, non dico il 100 per cento, mi tengo un 1 per cento di possibilità - queste due banche avrebbero dichiarato stato di insolvenza e il giudice avrebbe sicuramente dato la bancarotta fraudolenta.

Perché parliamo di bancarotta fraudolenta? Parliamo di bancarotta fraudolenta perché con la bancarotta fraudolenta hai quattro anni minimo di galera e in galera ci vai. E io ho gente che mi chiama… Presidente, Presidente, io ho bisogno che lei mi ascolti…

PRESIDENTE. La Presidenza la ascolta per definizione, onorevole Villarosa.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No, perché io ho bisogno di parlare con lei.

PRESIDENTE. Però, mi permetta anche di interloquire con la responsabile d'Aula del suo gruppo in relazione all'andamento dei lavori. Però, la Presidenza la ascolta.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Le chiedo di ascoltarmi perché mi chiamano continuamente i cittadini obbligazionisti che hanno perso tutto e mi piangono al telefono perché non c'è altro da fare se non piangere. Non c'è altro da fare: quindi, io sto parlando e sto cercando di spiegare all'Aula cosa è accaduto con il decreto-legge in esame e vorrei che vi fosse la massima attenzione, invece massima attenzione non ce n'è. Ma si capisce dalle cose semplici: perché non abbiamo fatto audizioni su questo decreto? Perché nel giro di quindici giorni, anzi meno di quindici giorni, siamo già in Aula e abbiamo già concluso tutto? Perché la Commissione di inchiesta è arrivata il 4 maggio e, invece, è stata votata il 22 giugno e qua, invece, si va così velocemente? Io ho cittadini che mi chiamano e mi dicono di aver perso tutto perché hanno acquistato le azioni dopo il 12 giugno 2014 e mi dicono che le banche - alcune sono banche siciliane: Banca Nuova, ad esempio, che fa parte delle grandi banche… è impossibile parlare oggi veramente…

PRESIDENTE. Che succede, onorevole Villarosa?

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non c'è attenzione. Io capisco…

PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, la Presidenza non può garantirle l'attenzione che diciamo è…

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La sua sì, Presidente, la sua sì, io ho bisogno della sua attenzione…

PRESIDENTE. …è una qualità che può ottenere l'oratore.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. … non posso stare con lei che parla con un altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commentidei deputati del gruppo Partito Democratico), mentre parlo di obbligazionisti che hanno perso tutto… Non parlo più…

PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, la ringrazio, evidentemente non aveva troppo da dire. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, lei deve ascoltare…

PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, stia tranquillo… lei si deve rivolgere all'Assemblea. Prego, onorevole Pisano: s'intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Cercherò di mantenere la calma (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se avete seguito… ha ragione il mio collega Villarosa, allora vuol dire che non seguite perché se avete appena sentito il collega Villarosa come si è alterato un attimo e, se avete anche seguito il mio intervento sulla votazione del mio ordine del giorno, insomma vi ricordate un attimo che ero leggermente alterato, però ho a disposizione dieci minuti, quindi ho tutto il tempo e cercherò di spiegare con calma perché il decreto-legge è irricevibile.

Presidente, il decreto viene emanato il 25 giugno; arriva alle Commissioni e magicamente per la prima volta nella storia di questa legislatura per un decreto che arriva in prima lettura alla Camera non si fanno audizioni. Per un decreto importantissimo con il quale si regalano 17 miliardi di euro a una banca privata non si fanno audizioni. Non si può sentire il parere di chi ha condotto la trattativa, quindi Banca d'Italia; non si può sentire il parere di chi ha fatto l'offerta, la cosiddetta offerta vincolante, l'unica offerta a quanto pare di Banca d'Italia, cioè Banca Intesa; non si possono sentire nemmeno gli altri concorrenti, non si può nemmeno sentire chi ha fatto altre offerte e in che termini quelle offerte non sono state accettate.

Presidente, questa situazione è già scandalosa di per sé e già questa cosa renderebbe questo decreto-legge invotabile e irricevibile.

Ma andiamo avanti: come Commissione chiediamo almeno che vengano depositate delle memorie da parte di coloro che noi avremmo voluto audire e tali memorie arrivano. Ovviamente non arrivano da parte di tutti coloro che noi avremmo voluto sentire, ma quelle che arrivano sono di Consob e Banca d'Italia.

Ebbene, la memoria di Banca d'Italia, come ho già potuto dire negli altri miei interventi, consiste in quattro paginette stampate fronte e retro. In queste quattro paginette semplicemente si dice: state sereni, Banca Intesa era l'unica interessata a comprarsi quelle due banche quasi fallite; non potevamo fare altrimenti; ne va della stabilità del sistema economico del Veneto e, quindi, dell'Italia; l'Unione europea si è chiusa occhi, bocca, orecchie e quant'altro e ha detto di sì, quindi questa è la soluzione.

Il Partito Democratico in Commissione, per voce del suo capogruppo, è intervenuto, prendendo la parola, e ha detto: signori, è chiaro che il decreto-legge non ci piace, ma cosa vogliamo fare? Come, cosa vogliamo fare? Presidente, il capogruppo del Partito Democratico ha ammesso che questo decreto-legge è l'unica cosa che poteva essere fatta, perché era l'unica offerta arrivata, cioè l'unica cosa che è stata pensata dal Governo era l'unica cosa che una banca privata, cioè Banca Intesa, aveva pensato. Il Governo cioè si è piegato, per l'ennesima volta, ancora una volta, in questo modo plateale ai voleri di un soggetto privato, di Banca Intesa.

Ora voi direte che non è assolutamente così, perché il famoso contratto che Banca Intesa ha sottoscritto con le due venete è arrivato dopo il decreto-legge: infatti, casualmente quel contratto porta la data del 26 giugno, mentre il decreto-legge è stato emanato il 25 giugno. Ebbene, Presidente, però, sempre dalle quattro paginette di memoria di Banca d'Italia, noi sappiamo che la cosiddetta offerta vincolante fatta da Intesa è arrivata il 21 giugno, quindi ben prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge. Quindi, le condizioni alle quali Banca Intesa avrebbe accettato l'acquisizione di quelle due banche erano già note ben prima del decreto e c'è qualcosa che non va, Presidente, c'è qualcosa che veramente non va, perché all'interno del decreto, ricordiamolo, ci sono una serie sterminata di deroghe a normative vigenti e al codice civile.

Una di queste - vorrei ricordarlo - riguarda la disciplina in materia dei termini relativi al trasferimento di aziende, di cui l'articolo 46 della legge n. 428 del 1990. Cosa prevede? In sostanza, il cedente e il cessionario devono dare comunicazione per iscritto almeno venticinque giorni prima che si perfezioni l'atto da cui deriva il trasferimento. Stiamo parlando di cessione di rami d'azienda: venticinque giorni prima. Ora tale comunicazione non è nemmeno prevista nel contratto sottoscritto tra Intesa e le due venete. Quindi, vuol dire che Intesa già sapeva che poteva andare in deroga a tale norma, perché venticinque giorni prima avrebbe dovuto attivare la procedura e invece non l'ha fatto.

Ci poniamo una domanda perché, delle due, l'una: o Banca Intesa è riuscita a inventare il sogno di un po' tutti i nerd del mondo, la macchina del tempo, e si è proiettata venticinque giorni fa al 21 giugno o, meglio, al 25 giugno, giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, ha visto quali erano le condizioni ed è tornata indietro e ha detto al suo consiglio: stiamo sereni, aspettiamo il 26, facciamo un bel contratto e mandiamo tutto in deroga, tanto il 25 il Governo ci abbuona tutto. Oppure, eventualità molto più credibile, Banca Intesa ha scritto il decreto: oltre ad aver scritto il contratto con le due venete, ha scritto anche il decreto.

Ebbene, se un soggetto privato si sostituisce al Governo, al legislatore, noi non possiamo accettarlo. Voi non potete venire qua e dire che, se non avessimo approvato il decreto, sarebbe stata la fine di due banche e del sistema economico veneto e quindi del sistema economico italiano. Non possiamo accettarlo, perché voi state istituzionalizzando una cosa illegale, illegittima, anticostituzionale e antidemocratica. Voi avete dato in mano, avete ceduto le chiavi di Palazzo Chigi e del Ministero delle finanze a un privato.

È troppo comodo poi venire qui e dire: “Ma non avevo alternative”. E poi queste alternative, signor Presidente - continuiamo a ribadirlo -, noi vorremmo vederle, avremmo voluto conoscere queste alternative. Non ci possiamo accontentare, per l'ennesima volta, di una Banca d'Italia che ha fatto disastri, che ha fatto danni devastanti in questi ultimi anni nel settore bancario. La conseguenza è, appunto, il numero sterminato di decreti che avete dovuto fare per porre rimedio all'inefficienza della vigilanza.

Ebbene, non possiamo accontentarci di quattro paginette dove ci raccontano: state tranquilli perché questa era l'unica soluzione alternativa, altrimenti sarebbe stato l'oblio, anche perché l'oblio descritto all'interno delle quattro paginette, nel paragrafetto della Banca d'Italia, è quell'oblio ovviamente ultramegapessimistico che non tiene conto della moltitudine di varianti che si sarebbero potute attuare tra questo scenario e quello ultramegapessimistico. Ovviamente, ognuno, quando vuole motivare una sua posizione, porta lo scenario opposto, cioè quello più pessimistico, perché altrimenti sarebbe anche un po' scemo.

Ma, Presidente, andiamo avanti. Con questo decreto - l'abbiamo detto e l'abbiamo ribadito fino alla nausea - 17 miliardi vengono dati a Banca Intesa: 5 miliardi - quasi 5 miliardi - come rafforzamento patrimoniale. In sostanza, gli stiamo dicendo: cara Banca Intesa, ci sono due banche: prenditi la parte buona, ma non farlo con soldi tuoi. Scusate: prenditi le parti buone di queste due banche, ma non farlo con i soldi tuoi; fallo con i soldi miei, con i soldi dello Stato. Ma non solo, perché, se qualcosa non dovesse andare bene, se qualcosa dovesse andare storto, stai sereno, perché io ti garantisco con altri 12 miliardi la qualunque.

Quindi, 17 miliardi messi a disposizione di un soggetto privato per prendersi cosa? Solo le parti buone di quelle due banche. Questa è la cosa allucinante e questa è l'altra bestialità legislativa, perché voi state dicendo: vuoi salvare qualcuno? Ti do io i soldi. Non metterti tu d'impegno. Ti do io i soldi, ti dico anche bravo, ti faccio i complimenti, e quasi quasi - non lo so - fategli pure una statua in via Nazionale a questo punto! Perché cosa volete fargli ancora? La cosa bella è che, sempre nelle quattro paginette di Banca d'Italia, si dice anche che quell'offerta fatta da Intesa Sanpaolo era l'unica offerta ed era addirittura, e leggo… Presidente, ho già finito il tempo?

PRESIDENTE. Mancano 30 secondi. Come è d'uopo, la Presidenza avvisa.

FERDINANDO ALBERTI. Quell'offerta di Intesa Sanpaolo era quella utile ad assicurare la continuità aziendale e a minimizzare le componenti da lasciare in capo alle due banche in liquidazione. A minimizzare le componenti e a lasciarle in capo alla LCA. Scusatemi: praticamente avete dato tutto quello che c'è di buono a Intesa e avete lasciato tutto il marcio - tutto il marcio! - alle due banche in liquidazione.

Dell'altra offerta di cui si parla - e sicuramente sappiamo chi l'ha fatta: è UniCredit -, vorrei tanto sapere quali erano le condizioni con cui UniCredit ha partecipato. Però, sono domande a cui avremmo voluto avere delle risposte prima di arrivare in Aula. E invece no! Siete arrivati in Aula, avete posto la questione di fiducia, non abbiamo approvato nessun emendamento - concludo Presidente - e l'emendamento presentato dal relatore doveva essere votato il giorno stesso, nel pomeriggio del giorno in cui era stato presentato. Però, il presidente della Commissione Bernardo non l'ha fatto.

Quindi, non potete rinfacciare a noi il fatto che quell'emendamento del relatore, su cui noi eravamo d'accordo, non è stato approvato. Questa è una vostra responsabilità e, quindi, smettete…

PRESIDENTE. Grazie…

FERDINANDO ALBERTI. Mi dispiace che non ci sia il sottosegretario e la smetta di dire che quell'emendamento non è passato per colpa del nostro ostruzionismo. Quell'emendamento doveva essere approvato e il primo emendamento doveva essere posto in votazione in Commissione, cosa che non è stata fatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Grazie, Presidente, per darmi la possibilità di esprimere la dichiarazione di voto su questo decreto scritto da sanguisughe.

Io non solo esprimo il mio dissenso più aperto, ma sottolineo e ribadisco che noi siamo qui per fermare - per fermare! - questo furto a danno dei cittadini italiani, con 5 miliardi di euro, che vanno immediatamente in fumo, regalati a Banca Intesa.

Ma cosa vi ha fatto Banca Intesa? Cosa vi ha fatto Banca Intesa se questo Paese lo reggono le spalle delle persone perbene? Sono loro che vi danno la linfa. È per merito loro che voi ricevete lo stipendio a fine mese - stipendio immeritato - e non è Banca Intesa.

Allora, Banca Intesa cosa vi fa se lo stipendio ve lo pagano gli italiani? È lo stipendio che non meritate e lo ripeterò fino alla noia.

Non ha senso tutto questo, se non avete veramente dietro alle spalle conflitti di interesse fino al midollo spinale e questa ne è la riprova. C'è un Paese e un Mezzogiorno che bruciano, che sono arsi vivi, c'è un'economia globalizzata che ci sta divorando e noi buttiamo cinque miliardi di euro e, a fronte di quello, abbiamo un euro in cambio. Ma io dico: ma è possibile mai che andiamo in Europa e ci teniamo il fiscal compact? Cerchiamo disperatamente di proporre delle novità, un nuovo mondo, un nuovo concetto di Europa, cercando di strappare via gli investimenti produttivi da quell'algebra inutile e stupida del fiscal compact e contemporaneamente in quest'Aula 5 miliardi di euro - e oggi più fino a 17 miliardi - si regalano, si buttano via e si bruciano via come stanno bruciando via le foreste e la nostra macchia mediterranea? Ma non vi vergognate? Ma noi con i 20 milioni di euro dei nostri stipendi abbiamo fatto aprire 4 mila imprese e la gente ci viene a ringraziare. Questo è fare credito! Finanziare è una buona idea, attivare il moltiplicatore in modo che tu investi un euro e te ne ritornano cinque. Oggi cinque miliardi e ci ritorna un euro. E poi? E poi siete gli scienziati. Avete preso le lauree in economia. Ma non vi vergognate?

Allora, quali favori vi ha fatto Banca Intesa? Quali favori vi ha fatto? Noi non abbiamo potuto ascoltare Consob e Bankitalia in Commissione perché avevano paura delle nostre domande, perché avevano paura. La Consob si è autosanzionata perché prima ha sdoganato i cosiddetti prospetti informativi che hanno rifilato gli aumenti di capitale alla povera gente che adesso è sul lastrico. Quindi, prima ha dato il semaforo verde a quella munnezza e poi ha detto che quegli stessi prospetti non erano adeguati. Quindi, la Consob di fatto si è autosanzionata, ed è per questo che vanno scappando. Ci hanno lasciato degli appunti in contumacia, perché non potevano venire ad affrontarci in Commissione e si vergognavano - fortunatamente ancora la vergogna è rimasta sulle loro facce - ma più che vergognarsi avevano paura. È la stessa paura che dovreste avere di affrontare la gente che è lì fuori, che chiede giustizia. Noi stiamo qui dentro di fretta e di furia, ma noi non ce ne vogliamo andare; noi vogliamo rimanere qui fino a Ferragosto, perché noi questa schifezza la vogliamo bloccare, perché noi quei 17 miliardi ce li vogliamo prendere, perché noi siamo stufi del bail-in e di queste regole bancarie demenziali che quando si tratta dei profitti vanno in tasca di questa gente e quando si tratta delle perdite vanno a quel servizio ai cittadini.

Non bastano le parole per dimostrare la mia totale indignazione. Ne abbiamo viste di tutti i colori ma questo è veramente il massimo. Neanche a parlare di regalo, perché si va oltre il regalo alle banche e perché bisogna distinguere molto bene. Tante volte ci domandano, anche quando andiamo all'estero: “Ma voi siete per lo Stato che interviene nei confronti del sistema creditizio oppure lo Stato non deve intervenire?”. Perché il bail-in e il bail-out hanno due punti di vista diversi: con il bail-out si salvano in qualche modo le banche attraverso la fiscalità generale; con il bail-in praticamente si chiede il conto, fino ad arrivare ai correntisti. Allora, se non siete per il bail-out siete per il bail-in.

La verità è che noi siamo contrari ai regali alle banche; non siamo contrari, ma siamo favorevoli agli aiuti al risparmio. La capite la sottile differenza? Stiamo qua da tre giorni a cercare di farvelo capire. Qual è la strategia del risparmio che propone questo Governo? Fatecelo capire, perché questo è solo l'inizio, perché ad ottobre noi vedremo un altro scempio con la Carige. La Cassandra adesso prevede che, ad ottobre, ci sarà lo stesso schifo con la Carige, perché, dato che nell'ambito del sistema creditizio non si interviene con l'intelletto, stanno saltando una dietro l'altra. E, allora, non basteranno gli aumenti dell'IVA, non basterà l'aliquota ordinaria al 25 per cento, per sanare le vostre malefatte, e soprattutto di quella gente, tipo Viola, che adesso è chiamata anche a fare il commissario liquidatore, perché mica è stato possibile levarli da mezzo.

Abbiamo presentato una serie di emendamenti affinché questa gente che aveva compiuto questi disastri quantomeno venisse punita, una cosa lapalissiana. Non è possibile, perché non si possono fare disparità di trattamento, non si può essere più rigidi nei confronti di chi ha commesso questi reati rispetto ai comuni cittadini. Però, quegli stessi comuni cittadini oggi stanno pagando e devono pagare un conto salatissimo, e di questo conto, prima o poi, vi chiederanno ragione, perché la gente non ne può più, la gente non ne può più della pressione fiscale oltre il 50 per cento, le imprese sono terrorizzate, terrorizzate dallo Stato. Lo Stato, che dovrebbe essere il padre, il buon padre di famiglia, è diventato il terrore dell'economia produttiva. Ma non è possibile, non è possibile!

Questo Paese non può più andare avanti così. Voi ve ne dovete andare, perché state creando dei danni all'economia produttiva di tutta l'Italia! Ma come fate a bruciare miliardi, un miliardo al minuto! Voi ci costate ormai un miliardo al minuto, noi non ce lo possiamo più consentire questo lusso. Mo' mi tolgo gli orecchini, mi tolgo tutto, perché tra poco ci vendiamo qualunque cosa. Allora, dovete tornare a casa il prima possibile, noi dobbiamo assolutamente prendere dei giusti, dei sani, dei corretti provvedimenti, perché noi i nostri soldi non li vogliamo buttare, noi i nostri soldi li vogliamo investire! E non ci arrenderemo mai, affinché questa rotta non venga immediatamente cambiata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Abbiamo cercato in questi giorni di porre il riflettore sul decreto-legge attualmente in esame, rendendo evidenti agli occhi dei membri di questo Parlamento, ma anche cittadini che seguono questo dibattito, i problemi insiti nel testo che sarà presto votato. Lo abbiamo fatto portando inoppugnabili rilievi di natura tecnica, giuridica e di opportunità politica. Ora il Governo mette fine, con una intollerabile forzatura, al dibattito, una storia già scritta quella consumatasi in diciotto minuti quella domenica 25 giugno in cui il Consiglio dei ministri si riuniva per accettare di capitolare di fronte al ricatto di Banca Intesa. Ed essendo questo un Governo a corto di idee, o meglio, sensibile solo a un certo tipo di argomentazioni, specie se provenienti da un certo mondo economico-finanziario, non ha trovato soluzioni alternative.

L'approvazione di questo decreto non conclude, tuttavia, questa tormentata storia; forse la chiude in quest'Aula, così come un'altra fiducia stroncherà presto il dibattito in Senato, ma questa non è la conclusione definitiva della vicenda. Voi vi illudete, forse, colleghi della maggioranza e del Governo, che anche stavolta siate riusciti a sfangarla, a nascondere la polvere sotto il tappeto, passando un colpo di spugna su tutto il torbido che circonda questi fatti, sulle connivenze che li hanno prodotti e sulle complicità che hanno portato a questa soluzione. Non è così, qui non scrivete la parola fine. Il motivo non risiede soltanto nel fatto che questo decreto è anticostituzionale e darà vita inevitabilmente ad un gran numero di contestazioni e ricorsi, anche se avete cercato di renderli impossibili, alla faccia dello Stato di diritto.

La ragione è piuttosto nel fatto che non c'è alcuna soluzione in questo decreto per il sistema bancario italiano. Monte Paschi di Siena, Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, CariChieti, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza; ora siamo in attesa della prossima, perché è inutile curare i sintomi di una malattia, se non si cura il morbo in sé, e la lunghezza di questo elenco dà il senso di un contagio, non di fatti episodici. Se non si eliminano i presupposti, difficilmente questi cerotti, apposti un po' alla rinfusa, serviranno a chiudere la questione.

Se c'è un'epidemia serve una cura, un medico. Sulla cura molti colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno ribadito le nostre ricette, che partono dalla nazionalizzazione delle banche in crisi, in modo che l'investimento che si compie per salvarle non si traduca in un regalo fatto ai privati, come in questo caso. Comunque, non voglio dilungarmi su questo punto, dato che mi sembra sia stato efficacemente sviscerato.

Volevo spendere qualche parola in più su ciò che riguarda il medico, ossia il sistema di vigilanza. Mi sembra indubbio che i deficit ci siano stati e che serva una riflessione; purtroppo, tale riflessione non sembra neppure che sia nell'anticamera del cervello di coloro che guidano questo Paese. Guardiamo a quanto è successo per capire come sia incoerente che un sistema di vigilanza che funziona a singhiozzo per anni e che ha evidenziato quasi per un lustro dei problemi riguardo a queste benedette banche venete partorisca, poi, una domenica, un decreto emergenziale. Il velo sull'operato di Veneto Banca e del suo amministratore delegato Consoli lo alza anzitutto Banca d'Italia, ma solo nel 2013, e nonostante via Nazionale avesse già seguito da vicino la precedente espansione dell'istituto. L'ispezione della vigilanza denuncia un miliardo di sofferenze e incagli in più rispetto a quanto dichiarato nei bilanci, aprendo una voragine, così, nei conti.

Nel 2013 Veneto Banca perde 96 milioni di euro, l'anno dopo 968 milioni. Banca d'Italia scopre anche i finanziamenti ai soci per sottoscrivere gli aumenti di capitale, tuttavia le multe e le annotazioni della Banca d'Italia non contribuiscono a un cambio di vertice, anzi, Consoli da amministratore delegato diventa incredibilmente direttore generale.

A gennaio 2015 arriva l'ispezione Consob e a febbraio la procura di Roma, che perquisisce la banca e pone fine definitivamente alla parabola di Consoli. Questo è arrestato soltanto un anno fa per ostacolo all'autorità di vigilanza e aggiotaggio. Simile e di poco successiva è la vicenda che riguarda la Popolare di Vicenza. Solo l'ispezione della BCE del 2015, dopo le perdite di bilancio per 750 milioni di euro nel 2014, ha aperto un varco.

Il motivo è da ricercare nella tela creata abilmente dal presidente. Il funzionario della vigilanza della Banca d'Italia, Luigi Amore, che ha firmato per la prima verifica di Bankitalia nel 2001, è stato assunto dalla Popolare come responsabile dell'audit. Nel 2008 è arrivato Mario Sommella, che ha assunto, come addetto della segreteria generale dell'istituto, lo stesso ruolo che aveva ricoperto in Banca d'Italia. Nel 2013, infine, Zonin ingaggia alle relazioni istituzionali Gianandrea Falchi, già membro della segreteria quando Governatore era Mario Draghi. Allo stesso modo, Andrea Monorchio, dopo tredici anni come Ragioniere generale dello Stato, sarà nominato nel CdA, fino a divenirne vicepresidente nel 2014.

Ma c'è di più: vorrei riportare in questa sede una vicenda che apre altri inquietanti interrogativi, in parte trattati in un'interrogazione che ho presentato con la collega Businarolo in Commissione giustizia.

È la storia di Cecilia Carreri, fino al 2009 giudice in servizio al tribunale di Vicenza. La ribattezzarono “ciclone Carreri” per come è riuscita a portare in aula uno dei pochissimi casi di Tangentopoli a Vicenza. Poi è stata punita dal CSM per una vicenda che lascia adito a non pochi dubbi, è stata derisa e messa alla gogna, il giudice skipper, perché, durante un periodo di malattia, sarebbe andata in barca a vela, anche se Carreri contesta questa ricostruzione. E devo dire che ci è venuto qualche dubbio da quando, nel frattempo, è intervenuto il crollo della Banca Popolare di Vicenza, perché, ripercorrendo a ritroso la storia giudiziaria dell'istituto, viene fuori che proprio lei fu l'unico magistrato a tentare di smascherare la mala gestione di Gianni Zonin, all'epoca potentissimo presidente della Banca Popolare, e contrastata anche da alcuni suoi colleghi.

Se le avessimo dato retta, forse le cose sarebbero andate diversamente. Oggi migliaia di risparmiatori vedono in Cecilia Carreri la sola che ha provato a sollevare le cortine stese contro questo sistema, dato che cercò di mettere sotto inchiesta i vertici della banca. Fallì, purtroppo; l'ex magistrata ha ripercorso tutta la vicenda nel suo libro, che getta nuova luce su questa vicenda e ci permette di retrodatare un possibile intervento delle istituzioni di controllo, un intervento che purtroppo non c'è stato. È, infatti, nel 2001 che la procura di Vicenza apre un fascicolo a carico di Zonin e altri, scaturito da alcune segnalazioni e da un'ispezione di Bankitalia.

Le accuse andavano dal falso in bilancio alla truffa. Nel libro si legge, e cito testualmente: da quelle ispezioni, perizie e memoriali emergevano fatti molto gravi, operazioni e finanziamenti decisi da Gianni Zonin in palese conflitto di interesse tra le sue aziende private e la banca usata come cassaforte personale. Balzava, evidentemente, l'assoluta mancanza di controlli istituzionali su quella gestione, un collegio sindacale completamente asservito, un CdA che non faceva che recepire le decisioni dell'imprenditore, padre padrone incontrastato della banca. Nessuno si opponeva a Zonin, nessuno osava avanzare critiche e contestazioni. Come andò è cosa nota: la procura chiese al GIP Carreri di archiviare tutto e nel libro l'ex giudice racconta il dietro le quinte di quell'indagine, purtroppo finita nel nulla.

Descrive le voci stando alle quali almeno due PM volevano quel fascicolo, perché gestirlo era evidentemente una cosa molto importante. E lei, che intanto lavorava con sottile senso di angoscia, guardava fuori dalle finestre di casa per vedere se c'erano auto sospette che la sorvegliavano.

Io non so se tutto questo sia vero; so che tuttavia sarebbe stato opportuno farsi delle domande, anche perché il fatto che, dal 2001, Banca Popolare di Vicenza abbia collezionato una serie di mancati interventi da parte della vigilanza è sicuramente indubbio.

Si dice che chi non ricorda la storia è destinato a riviverla: in questo caso, c'è un impressionante, a mio modo di vedere voluto, fenomeno di rimozione della storia recente, che non vuole essere né approfondita né addirittura nominata. Speriamo che possa iniziare a farlo la Commissione d'inchiesta sulle banche, se prima o poi diventerà operativa dopo tutte queste lungaggini iniziali. Si tratta solo di una speranza, visto che ormai la legislatura si avvia al termine, ed è più che chiaro che ci sono forze potenti che remano contro l'apertura di certi dossier. Non possiamo fare altro che rassegnarci ad aspettare la prossima crisi, ponendo le stesse domande, aspettando le risposte che non vengono; e confidando, questo sì, in un Governo diverso, che non abbia paura di aprire certi armadi e di mettere la parola fine a questa ragnatela immonda di connivenze, segreti, interessi, consorterie che hanno prosciugato l'Italia, trasformando anche zone produttive, come il mio Veneto, in aree di crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Da Villa. Ne ha facoltà.

MARCO DA VILLA. Presidente, la vicenda di questo decreto-legge - con cui celebriamo anzitutto un nuovo passo in avanti verso il feudalesimo, col quale un sovrano Parlamento deve astenersi da modifiche per salvaguardare l'accordo extraparlamentare del Governo con un potentato privato - ci regala anche un'altra dimostrazione di particolarismo feudale: che le regole prima si fanno, e poi per gli amici si possono sempre interpretare o aggirare.

Il MoVimento 5 Stelle lo aveva già fatto presente quando presentò il proprio piano per il salvataggio di Monte dei Paschi: l'accordo raggiunto con l'Unione europea, con la Direzione generale concorrenza, commissaria Margrethe Vestager, dimostra che non c'è disciplina sugli aiuti di Stato che tenga quando si presenta un'emergenza economica e politica. Solo che bisogna saper scegliere cosa sia un'emergenza, e come trattarla; e così, avendo il Governo italiano fatto leva sull'importanza sistemica del territorio in cui insistono le due banche venete che vengono incorporate da Banca Intesa, e che è anche il mio territorio, ha ottenuto una deroga al divieto degli aiuti di Stato. Nel comunicato stampa su questa deroga, la Commissione ha anche avuto il senso dell'umorismo di parlare di vendita di alcune parti delle due banche da inserire all'interno di Intesa San Paolo, omettendo che il prezzo è quello di un caffè.

La Commissione non ha mancato dei riferire di circa 3 miliardi e mezzo di euro investiti da Atlante nel capitale delle due banche, che però non hanno scongiurato i problemi strutturali a lungo termine, col risultato di un deflusso continuo dai propri depositi, scesi del 44 per cento tra il giugno 2015 e il marzo 2017. Con Marche, Etruria, Chieti e Ferrara si applicò un “cripto bail-in”, facendo carne da macello di risparmiatori sostanzialmente raggirati prima ancora che il bail-in entrasse in vigore, e ora si dimostra che tutte le regole sono interpretabili.

Si ha un bel dire che c'è una procedura specifica che è stata rispettata: queste procedure si riescono ad usare ed a far dichiarare rispettate, guarda caso, solo quando c'è la volontà politica e la pressione sulle burocrazie, che concedono o negano a proprio arbitrio i presupposti per adottarle. Quando questa pressione del Governo esiste, le regole si interpretano; negli altri casi si rispettano e basta, e si usano come pretesto per tappare la bocca a chi osserva che quello che serviva non era veramente impossibile, se solo lo si fosse voluto.

Già il fatto che un Parlamento teoricamente sovrano non possa in sede di conversione di un decreto-legge intervenire su parametri che potrebbero incidere sull'accordo raggiunto tra il Governo ed un operatore privato, è avvilente per la politica; ma sapete spiegarci perché l'impossibilità di intervenire si estende ad aspetti che non incidono affatto sui termini del coinvolgimento di Banca Intesa?

Emendamenti come quello a firma del relatore al provvedimento Giovanni Sanga, che prevedeva che, nel caso in cui i commissari liquidatori avessero deciso di esercitare l'azione di responsabilità nei confronti del manager, il giudice, in caso di parere positivo, avrebbe dovuto prevedere sempre la condanna dell'interdizione perpetua, non incidono sullo status della banca che rileva la good bank: perché non approvarli?

Nel merito avete operato in un modo che è feroce e improvvido: nella bad bank avete lasciato non solo dal lato dell'attivo i crediti deteriorati e alcuni altri cespiti, come la partecipazione in Bim; ma dal lato del passivo, oltre alle passività che sarebbero state cancellate dal bail-in, azioni e obbligazioni subordinate, avete lasciato anche i debiti delle banche nei confronti dei propri azionisti e obbligazionisti subordinati, derivanti da operazioni fatte in violazione della disciplina di tutela degli investitori e delle regole di comportamento delle banche, vendite a persone per le quali erano investimenti inadeguati, ordini di vendita non eseguiti nel corretto ordine: gli infami “scavalchi”, per cui si postpongono gli ordini di vendita dei cittadini “signori nessuno” a quelli degli amichetti da tenersi buoni; e gli osceni prestiti baciati, con cui di fatto si condizionano crediti necessari alle persone all'acquisto di una parte di equity ed obbligazioni subordinate, “carne da macello” bond.

Insieme a loro, cadono nella bad bank anche tutti gli altri creditori di crediti controversi, come dice il testo, che esclude dalla cessione, tra gli altri, i debiti delle banche nei confronti dei propri azionisti e obbligazionisti subordinati, derivanti dalle operazioni di commercializzazione di azioni e obbligazioni subordinate delle banche o dalle violazioni della normativa sulla prestazione dei servizi di investimento riferite alle medesime azioni o obbligazioni subordinate, ivi compresi i debiti in detti ambiti verso i soggetti destinatari di offerte di transazione presentate dalle banche stesse. Gli obbligazionisti non subordinati, non necessariamente quelli originari, che magari nel frattempo hanno venduto malissimo dei titoli sull'orlo del tracollo, sono soddisfatti per intero, perché pagati da Intesa; mentre restano insoddisfatti gli azionisti danneggiati dalle condotte colpose, e talvolta apertamente dolose, delle due banche, dei loro amministratori, e certe volte anche dei loro semplici dipendenti, che a loro volta sono tutelati coi paracadute che sarebbero dovuti a tutti i lavoratori in grave pericolo.

Qualche mese fa si è chiusa l'offerta di transazione, con cui le due banche hanno tacitato gli azionisti, offrendo circa il 15 per cento del valore delle azioni. L'offerta era rivolta a tutti e non poteva distinguere tra chi fosse davvero meritevole e chi no. Chi non accettò lo fece probabilmente perché confidava nell'esito delle cause civili, dei ricorsi all'arbitro per le controversie finanziarie presso la Consob e nella giustizia penale, e non credeva né che le due banche sarebbero fallite, né tantomeno che lo Stato avrebbe deliberatamente preferito la tutela di altri creditori.

La strada dei danneggiati è resa ancora più irta dalle regole processuali della liquidazione coatta. In un Paese normale, molte cause sarebbero già state decise: la ACF, che ha deciso in pochi mesi i primi casi, opera infatti da poco; ma in Italia no, e il Governo approfitta di questa lentezza. Per effetto della liquidazione coatta le cause diventano improcedibili e verranno tutte trattate dai tribunali di Vicenza e di Treviso in un giudizio sommario in unico grado, salva la Cassazione, con regole probatorie che favoriscono la banca in liquidazione. In base ad un'interpretazione fortemente discriminatoria del principio del burden sharing, gli azionisti e gli obbligazionisti junior delle banche venete hanno visto azzerarsi i propri investimenti, mentre sono stati salvati gli obbligazionisti senior, anche se investitori istituzionali. Colossi organizzatissimi che magari hanno comprato i titoli pochi giorni fa al 75 per cento e oggi possono rivenderli al 105 per cento, realizzando un enorme guadagno, grazie all'intervento pubblico.

Il Governo italiano ha poi deciso di risarcire parzialmente i piccoli risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate prima del giugno 2014, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della direttiva, nel caso in cui siano in grado di dimostrare il carattere fraudolento nella compravendita; poco e male. È la natura della transazione avvenuta, unitamente alle caratteristiche del risparmiatore e delle aspettative che ha indotto a nutrire, del condizionamento che può essere esercitato nei suoi confronti, che determina l'aver diritto a indennizzi e compensazioni, non il mero titolo dello strumento finanziario detenuto.

Ci appaiono strane disparità nella stima delle sofferenze tra le quattro banche affondate l'anno scorso e queste due. I componenti del comitato azzerati del “salva banche” hanno notato come in entrambe le procedure si sia fatto riferimento alla direttiva europea del burden sharing, ma come l'applicazione sia stata radicalmente diversa.

Nel caso di Etruria e company infatti si valuteranno le sofferenze al 17 per cento del loro valore, azzerando così tutte le obbligazioni subordinate, nel caso delle venete sono state valutate più del doppio, al 41 per cento del loro valore.

Presidente, due cose: serve un Fondo per risarcire chi ha perso tutto da questa operazione e serve un pool di magistrati in Veneto perché si faccia chiarezza fino in fondo sulle responsabilità e si possano perseguire fino in fondo i responsabili di questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Colleghi, io volevo iniziare la mia dichiarazione di voto raccontandovi un fatto. Io ricordo quando ho iniziato ad aprire la mia attività professionale, io sono un ingegnere, quando ho cercato di mettermi in società con altri soci. Io mi ricordo che a quell'epoca venivamo da un fatturato di 70 mila euro e avevamo già ordini per 200 mila euro negli anni successivi, già commesse firmate.

A quel tempo lessi un bando dell'Unione europea che raccontava di fondi per l'imprenditoria giovanile. Io stavo nei parametri, avevo 34 anni e, con felicità e con credito facilitato, mi sono recato in banca. Ho tirato fuori le mie fatture, ho tirato fuori i miei ordini di vendita firmati, per richiedere un prestito di 20.000 euro; avremmo iniziato una nuova società e quindi i primi anni d'affitto, i computer e quant'altro. Quindi, noi eravamo assolutamente bancabili, eravamo assolutamente solvibili, eravamo felici, quindi eravamo assolutamente solidi.

Il direttore di banca con un sorriso un po' sornione, forse amaro, mi disse: “sì, d'accordo, caro Fantinati i 20.000 euro che tu chiedi - erano un'inezia ai dati economici della società, della nuova compagnia che avremo creato quel giorno - te li possiamo dare soltanto se il papà ci mette la firma”.

Ecco io, per carità, avevo 34 anni, avevo già un'esperienza come libero professionista alle spalle, ma questo denota quanto le banche di fatto abbiano i rubinetti chiusi, anche di fronte a due giovani che sono assolutamente solidi nella loro posizione, a due professionisti che vogliono mettersi insieme.

Ma la mia esperienza quando la racconto in giro nel Veneto della piccola e media impresa, dei commercianti, degli imprenditori, dei professionisti, degli autonomi, tutti mi raccontano la loro, che è molto analoga alla mia. Di fatto, scopro che ormai le banche hanno i rubinetti chiusi, non prestano più soldi a nessuno, anzi non prestano più soldi a chi vuole fare impresa, ma i soldi invece, agli amici degli amici, quelli li prestano sempre.

Ed è un fatto che ormai è talmente noto, è talmente rilevabile, che quasi non fa più notizia. Ed è questo il messaggio che noi diamo: che siamo uno Stato, quindi le banche che rappresentano chi vuole dare credito, siamo uno Stato che non ha fiducia in chi vuol mettersi in proprio, non ha fiducia dei professionisti, non ha fiducia dei consumatori, non ha fiducia di chi ci vuole provare, di chi ci vuol mettere la faccia tutti i giorni.

E questo a che cosa porta? Che, magari, chi sta bene, le aziende che funzionano, se ne scappano via. I giovani, che sono i nostri talenti, su cui magari abbiamo investito tanti soldi pubblici per farli studiare, e lo Stato ha investito su di loro, una volta che hanno ottenuto la carta, ringraziano e se ne vanno all'estero, facendo la fortuna dei nostri competitors. Addirittura, poi c'è il nostro Ministro Calenda che dice: vengano, vengano pure ad investire le aziende qui, tanto i nostri ingegneri costano poco, costano meno e quindi siamo più bravi degli altri; ma questo è un altro capitolo.

Allora, quando siamo arrivati, abbiamo detto: bene, sappiamo del credit crunch, sappiamo che la gente non riesce ad avere fiducia da parte dei loro governanti, da parte dello Stato, e abbiamo fatto un malloppo dapprima di 10 milioni di euro, derivanti dal taglio dei nostri stipendi. Quindi, quello che abbiamo fatto è stato di metterli in un fondo per il microcredito, proprio per dare noi fiducia alla piccola e media impresa, dare noi fiducia ai cittadini che si vogliono mettere in proprio.

Noi ci siamo tagliati gli stipendi, siamo quasi arrivati a 20 milioni di euro. Io credo che, tra tutti i parlamentari, saremo ben lieti di essere seguiti in questa iniziativa da chi vuole copiarci, però purtroppo al di fuori del MoVimento 5 Stelle non abbiamo mai visto nessuno. Ma la cosa più divertente è che, quando noi abbiamo fatto questa iniziativa sembrava anche semplice: apriamo un iban, lo mettiamo sul fondo di garanzia e così iniziamo a dare credito, ad aprire un po' i rubinetti, a dare respiro. Addirittura, una cosa che abbiamo chiesto è che non vi siano delle garanzie reali per chi poi accede al credito.

Ma la cosa più difficile, la cosa che ci ha dato più da pensare, è stata che abbiamo dovuto dormire tre notti di inverno fuori per farci aprire l'iban su cui poi avremmo messo i nostri stipendi. Sembra un fatto che in qualsiasi altro Paese fa ridere, qui invece è successo veramente. E tutto questo ha fatto forse scalpore, quelle tre notti, ma c'è una cosa che non fa più scalpore: non fanno più scalpore i vostri decreti, che voi fate in favore delle solite banche, degli amici degli amici, che poi, molto spesso, i loro esponenti, i loro rappresentanti, si trovano qui seduti su questi scranni.

Io porto la testimonianza di una regione, che è il Veneto. Noi siamo partiti da un dopoguerra dal quale siamo venuti fuori distrutti, forse più di qualche altra regione. Noi ci siamo rimboccati le maniche, qualche lustro fa eravamo i primi forse per produttività a livello europeo. Noi siamo persone che lavorano silenziosamente, senza magari chiedere nulla, dando tanto a questo Stato, magari ricevendo forse meno di quello che diamo. Però, di fatto, noi continuiamo imperterriti ad andare avanti, dal singolo cittadino, al piccolo imprenditore, al professionista; silenziosamente noi ci diamo da fare. E proprio perché noi crediamo nelle nostre capacità, crediamo nella nostra imprenditoria, nel fatto di essere più creativi di qualcun altro, più creativi della grande impresa, più creativi della grande azienda, che invece investe tutto sul prezzo o tutto sullo standard, proprio perché noi crediamo di avere quella creatività in più, noi ci siamo sempre fidati, abbiamo ascoltato i consigli di chi magari a suo dire ne sapeva più di noi e tanti imprenditori si sono fidati di mettere i loro risparmi, di investire in titoli, in obbligazioni, di queste due banche che poi sono diventate la loro tomba. Sappiamo tutti come è andata, sappiamo tutti poi la storia come è finita.

Una cosa, però, non riesco a capire: come mai questi decreti vengono sempre fatti a Ferragosto, sotto le ferie? Come mai questi decreti vengono fatti a Natale, silenziosamente, fuori dal cancan dei media, fuori dalla concentrazione dell'opinione pubblica? In questo caso, mentre noi eravamo distratti a guardare l'esito dei ballottaggi e a vedere la disfatta del Partito Democratico, il Partito Democratico, chiuso in una stanza, in pochi minuti, regala 17 miliardi di soldi pubblici, di cui 5 li regala a Banca Intesa e 12 li mette come fondo di garanzia. Praticamente chi vince? Vince Banca Intesa, che compra la parte buona di queste due banche ad 1 euro; perdono tutti i cittadini, perché hanno un esborso delle loro tasse, di fondi pubblici, ma soprattutto ci rimettono le 200 mila persone truffate, 200 mila sogni di persone che hanno creduto che potevano investire in qualche modo. E chi effettivamente ha la colpa di questo, chi si è macchiato di aggiotaggio, forse la farà franca.

Allora, qual è il messaggio che diamo ai nostri giovani? Qual è il messaggio che diamo ai nostri imprenditori? Questo è quello che state dicendo voi - per questo penso che dovreste veramente faticare a guardarvi allo specchio la mattina -, che dite: se devi rubare e non vuoi essere punito, ruba tanto! Devi rubare tanto! Per salvarti, dopo, devi pagare la campagna elettorale a qualche politico. Ma non preoccuparti, che tanto abbiamo visto finora che, sia nel Partito Democratico, sia in Forza Italia che in tutte le altre forze che compongono questo Parlamento, eccetto una, il MoVimento 5 Stelle, un politico corrotto lo si trova sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, evitiamo di cominciare quel meccanismo che ci porta ad allontanarci dal testo e dall'esame del provvedimento.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spessotto. Ne ha facoltà.

ARIANNA SPESSOTTO. Presidente, con il decreto-legge “salva banche venete” si evita la galera ai responsabili del disastro degli istituti di credito italiani, svendendo le suddette banche a Intesa San Paolo a 1 euro, il tutto versando 17 miliardi di euro provenienti dalle casse dello Stato, quindi dalle tasche dei cittadini italiani: follia pura! Con questo provvedimento, Intesa San Paolo riceve infatti, da subito, dallo Stato, cioè da noi, 5,2 miliardi di euro, di cui 4,2 miliardi per tenere invariati i propri livelli di patrimonio e 400 milioni come garanzia immediata per alcuni crediti acquistati. Nel dettaglio, abbiamo 3,5 miliardi di euro esentasse che servono a mantenere il patrimonio di vigilanza del gruppo Intesa San Paolo a livello del 12,5 per cento rispetto alle attività ponderate per il rischio.

La chiusura di 600 filiali e possibili esuberi per 4.000 unità su base volontaria necessitano di altri 1,28 miliardi di euro al Fondo esuberi. Poi ci sono i 400 milioni per crediti potenzialmente a rischio. Lo Stato, quindi - sempre i cittadini - ci mette altri 12 miliardi di garanzie per coprire i crediti deteriorati che Intesa rifiuta di prendere, ossia gli attivi che vanno in capo alla badbank e che saranno gestiti dai commissari liquidatori.

In conclusione, il piano permette a quello che è l'istituto più solido del Paese di espandere ancora di più la propria posizione di influenza e di dominio sul Nord, senza però sopportare nessun costo. Così, con il decreto “banche venete-Intesa”, invece della soluzione della nazionalizzazione, proposta dal MoVimento 5 Stelle per stabilizzare il sistema bancario, assistiamo a quasi 5 miliardi di soldi pubblici elargiti sull'unghia e a perdere alla prima banca italiana, dopo un Consiglio dei ministri di appena 19 minuti.

Se è lo Stato a dover mettere i soldi per il salvataggio di una banca, allora quest'ultima deve diventare di proprietà statale e interrompere il circolo vizioso che porta i finanziamenti agli amici degli amici, generando voragini nei bilanci. Vanno mandati in galera tutti i manager responsabili di aver creato questi dissesti del sistema bancario e con il loro i politici conniventi.

Il decreto lampo di domenica 25 giugno non prevede più la ricapitalizzazione precauzionale, schema di cui si discuteva da settimane, e non prevede la risoluzione bail-in, ma la più tradizionale alternativa ad essa: la liquidazione ordinata dei due istituti, secondo la procedura del testo unico bancario italiano.

Una soluzione in qualche modo creativa, viste le attuali regole dell'Europa, che si basano sulla dichiarazione della BCE, che ha definito le due banche in condizione di dissesto. La liquidazione salva la situazione per depositanti, correntisti e obbligazionisti senior, ma comporta il burdensharing, condivisione del carico, per cui vengono azzerati i soci, sostanzialmente Atlante, che ci rimette 3,5 miliardi, essendo finora azionista al 99 per cento della Popolare di Vicenza e al 97 per cento di Veneto Banca e detentore di 1,2 miliardi di obbligazioni subordinate, pari a 14 emissioni delle due banche.

La soluzione della liquidazione, con la divisione delle venete in due goodbank ingoiate da Intesa e una badbank gestita dallo Stato, evita il bail-in, ma dimostra come le regole siano flessibili quando si vuole, o meglio quando volete voi.

Inoltre, è stata sancita una nuova categoria di attività bancaria: in bonis ma a rischio, perché facente capo a un istituto in difficoltà. È una specie di via di mezzo tra quelle sicure e quelle deteriorate. Cosa dovrebbero dire adesso i risparmiatori delle quattro banche risolte nel 2015, che hanno subito una valutazione media delle sofferenze al 17,6 per cento, mentre qui, il veicolo della SGA, la cosiddetta badbank, si sobbarca i crediti deteriorati al valore di libro del 56 per cento? Il Governo stavolta giustifica un tasso di recupero e valorizzazione più elevata grazie al ricorso alla SGA, nata ai tempi della liquidazione del Banco di Napoli.

Facciamo due conti. Gli istituti veneti hanno circa 20 miliardi di crediti deteriorati, che vengono trasferiti alla badbank al valore di libro, ossia al 56 per cento. Parliamo di circa 12 miliardi netti, un ammontare molto alto. Banca d'Italia ci dice che una gestione inhouse lenta e paziente - come da sempre auspichiamo - può condurre a un recupero poco oltre il 40 per cento del lordo, recupero cui vanno comunque tolte le spese della gestione stessa. Risultato: la differenza, se tutto andasse come dicono i numeri reali, potrebbe generare 3 miliardi di buco, di cui si farà carico lo Stato. Non a caso, ci sono nel decreto 5,3 miliardi, elevabili a 6,3 miliardi, di garanzie pubbliche che riguardano questo gap, lo sbilancio tra attivi e passivi.

Poi ci sono le garanzie sui 4 miliardi di crediti in bonis ma a basso rating, che intesa può retrocedere a SGA in qualsiasi momento, da qui al 2021, e 1,5-2 miliardi di garanzie legate ai contenziosi. Sarà difficile che bastino i 400 milioni di fairvalue di cui parla il Governo a copertura dei 12 miliardi complessivi. Con questi 17 miliardi di euro pubblici state salvando solo i banchieri, mentre 10 milioni di italiani stanno a rischio di povertà e 250 mila persone migrano ogni anno.

In ogni caso, ora aspettiamo una risposta chiara sulla discriminazione della valutazione dei crediti deteriorati, che ha mandato sul lastrico decine di migliaia di famiglie truffate dalle quattro banche risolte nel 2015.

Viene da sospettare che al tempo si volesse fare a tutti i costi la risoluzione per mettere una pietra sopra la gestione sconsiderata della banca dei Boschi. Come sempre, a pensar male si fa peccato, ma per lo più ci si azzecca.

In questo enorme pasticcio esistono infatti tanti colpevoli: Bankitalia e Consob, che avrebbero dovuto vigilare; il management degli istituti di credito; e poi la classe politica. Ciò perché, anche chi oggi grida allo scandalo, fino a ieri si è sporcato le mani. La Lega Nord, con Luca Zaia, si è sempre opposta alla debole supervisione di Bankitalia sulle venete, denunciando addirittura un'ingerenza e andando a braccetto con Vincenzo Consoli. Il PD e Forza Italia hanno votato assieme il bail-in in sede europea - un errore mastodontico, che pagheremo per le prossime generazioni - senza poi fare nulla per aggiustare il tiro.

Sapete chi è il commissario per la liquidazione delle banche venete? È stata scelta la stessa persona, Viola, che ha gestito il crac di MPS, la stessa persona che è rinviata a giudizio per manipolazione del mercato e falso in bilancio. A me sembra incredibile una cosa del genere. Tra tante persone, perché avete scelto proprio questa? Non chiediamo molto, solo onorabilità e certezza etica delle persone a cui si affidano operazioni di una certa importanza, ma evidentemente per il Governo questa sembra una richiesta inaccettabile.

Noi non ci stiamo, non accettiamo il ricatto. Questo decreto è incostituzionale e inopportuno, frutto di una classe politica che dapprima ha votato senza colpo ferire la disciplina sul bail in e ora sta facendo di tutto per evitare una sciagurata applicazione. La tutela del risparmio e la sovranità economica dei cittadini sono valori chiave, valori che difendiamo a spada tratta ancora oggi in Aula, intervenendo in continuazione, perché è l'unico strumento che ci avete lasciato. I cittadini non sono il vostro bancomat (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA'. Grazie, Presidente. L'ultima e-mail che mi è arrivata qualche momento fa proviene sempre delle associazioni di cittadini e di consumatori che si sono rivolte al MoVimento 5 Stelle come ultima speranza di poter avere una qualche forma di resistenza nei confronti di questo decreto-legge e come le uniche persone che realmente in quest'aula parlamentare si sono battute in questi giorni per riuscire in qualche maniera a migliorare l'attuale decreto e a far sì che vi fosse una responsabilizzazione diversa nei confronti dei cittadini veneti.

Troppe persone hanno sofferto e stanno ancora soffrendo perché hanno giocato, anzi completamente perso i propri risparmi: nemmeno giocato, hanno perso e basta i propri risparmi perché quelli che hanno giocato sono Consoli, Zonin e tutte le persone che sapevano e non hanno fatto nulla. È finita nel dramma di un intero territorio, che di fatto ha perso la sua capacità finanziaria e si trova oggi a doversi confrontare con problematiche collegate alle aziende dove ci sono queste famose “baciate”, le famose azioni che oggi fanno parte del capitale delle aziende e non valgono più nulla, sono carta straccia.

È un territorio ferito, fortunatamente forse non ferito a morte perché il Veneto ha questa capacità di potersi alzare ogni giorno e continuare ad andare a lavorare per costruire comunque ricchezza per un territorio più grande, l'Italia, che di fatto sta lasciando solo il Veneto e non comprende quale animosità in questo momento si stia costruendo in questo territorio e in questa regione.

I conti parlano chiari: parliamo di 17 miliardi di euro investiti nel decreto-legge; chiaramente una parte va in garanzia, una parte invece data a Banca Intesa perché potesse farsi carico. È un piano progettato e portato avanti da parte di Banca Intesa e il Parlamento e il Governo semplicemente hanno deciso che andava bene così hanno accettato la proposta.

Non è presente all'interno del decreto alcun riferimento all'azione di responsabilità; senza il riferimento a tale istituto giuridico, manca la possibilità di poter dichiarare formalmente il dissesto e procedere dal punto vista penale con tutti quanti i reati fallimentari, fino appunto ad arrivare alla bancarotta fraudolenta, che di fatto le due banche hanno subito da parte degli amministratori e, ripeto, di tutti coloro che sul territorio veneto sapevano e non hanno fatto nulla. Sono tutti reati penali che devono essere perseguiti.

Noi, Presidente, abbiamo incontrato il procuratore capo di Treviso, Dalla Costa, e abbiamo avuto un lungo dialogo con lui, cercando di capire quali problematiche potevano essere portate avanti. Ho fatto un question time con il Ministro Orlando, indicando che vi è la possibilità che i 3.000 esposti dei mutui finiscano in prescrizione. I tempi sono passati e il rimpallo che c'è stato tra Treviso e tutti i faldoni spediti a Roma e poi da Roma rispediti ancora a Treviso ha già fatto perdere due anni: due anni importanti, che sono due anni nei quali già si poteva iniziare a fare qualcosa mentre di fatto si è aperta questa voragine, questo buco nero, nel quale finalmente oggi sono riapparsi di nuovo i faldoni nella procura di Treviso.

Tale procura ha un personale molto ridotto, ma Vicenza ce l'ha ridotto e anche Venezia. Venezia, Treviso e Vicenza hanno di fatto un personale ridotto, numero di magistrati ridotto, personale amministrativo ridotto - addirittura manca la segretaria del procuratore capo a Treviso - manca la polizia tributaria. Chi indaga oggi sui 3.000 esposti e denunce di Veneto Banca è un unico magistrato e quattro persone appartenenti alla polizia tributaria.

Pertanto, ci troviamo di fronte a uno scandalo nello scandalo, che potrebbe rischiare di far finire in una bolla di sapone, nella prescrizione, che tante volte abbiamo richiesto di poter modificare in quest'Aula: l'ultima modifica è stata assolutamente irrisoria e rischia di far sì che tutto finisca in una bolla di sapone.

Sempre di più le banche venete rappresentano per così dire la trama di questi anni, di questa Italia che ha avuto il suo bubbone forse nel Veneto in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni, a dir la verità, una classe politica che ha dominato il Veneto - mettiamoci a capo Galan ; oggi come voi avete potuto vedere, Forza Italia non ha fatto nessun intervento e non si è dimostrata se non in qualche intervista realmente interessata a quello che veniva perseguito con questo decreto, mai vicino alle persone. Ripeto, Galan è stato la forma più ampia di che cosa vuol dire il malaffare all'interno del territorio veneto. Ricordo che Galan è rimasto nel Parlamento; oltre ad essere stato Ministro, è stato anche il presidente della Commissione cultura e soltanto grazie all'intervento del MoVimento 5 Stelle con una continua lotta (perché poi alla fine è stata una continua lotta) siamo riusciti finalmente a poterlo mandar via o, meglio, a cacciarlo dal Parlamento dopo che è stato condannato in via definitiva per i fatti di corruzione del MOSE, tra l'altro con una condanna a oltre due anni e a oltre 2 milioni di euro di restituzione di soldi.

Tutto questo perché - da lì si capisce - il pesce puzza dalla testa e poi si capisce che di fatto nel Veneto c'è un sistema che si è creato nel corso degli anni: c'è stato il MOSE con sei miliardi e un miliardo di corruzione che ha dimostrato un alto fattore incredibile e anche per quei reati si rischia la prescrizione. E questa nostra richiesta anche nei confronti del Ministro Orlando e del CSM - come faremo in futuro - è rivolta ad avere effettivamente un pool di magistrati che siano interessati soltanto all'opera di trovare i reali colpevoli del malaffare veneto con tutti i gangli e con tutte queste piovre che poi si sono attanagliate.

Il Veneto è una piccola regione di 5 milioni di abitanti ma alla fine il potere è contratto ed è legato a se stesso, è fatto quasi di città-Stato ma anche di persone che ai più alti livelli si conoscono tutte; e tutti conoscono quello che veniva fatto. Mi piace sempre dare questa piccola lista per definire a chi faceva credito facile Veneto Banca: lo faceva all'Alitalia, lo faceva al gruppo Boscolo, lo faceva all'Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, ci sono anche dei giornali in Veneto, a Lotto Sport, nonostante avessero tutti quanti delle situazioni finanziarie traballanti. Tra i politici - io ripeto sempre – sono interessanti queste definizioni, c'era l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan che nel 2012 aveva avuto 7,6 milioni di euro di credito ma anche Denis Verdini il quale era allora deputato di Forza Italia e (ve lo ripeterò sempre) è stato colui che gli ha permesso, attraverso il suo gruppo ALA, di poter costruire le riforme costituzionali bocciate fortunatamente il 4 dicembre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Queste persone ve le siete portate avanti per tutta la legislatura: vi servivano per tirar su, per tenere in piedi con una stampella, la stampella di Denis Verdini, che, come vi ho detto, ha preso i crediti anche da Veneto Banca per tener su una maggioranza che diversamente non esisteva al Senato e saremmo tornati finalmente a votare, invece di avere quattro governi consecutivi. Ma non solo, vi sono anche i familiari, con la moglie di Consoli che ha acquistato una villa in Sardegna dalla società di Gino Zoccai, tra l'altro l'imprenditore orafo di Trieste proprietario di Volare, la compagnia aerea al cui crac di fatto abbiamo assistito. Inoltre, per quanto riguarda invece le operazioni baciate, vi ho detto prima che erano operazioni costruite sul territorio veneto nei confronti delle aziende: ma come si fa - io mi sono sempre chiesto - a dire di non sapere nulla? Come facevano le persone che erano all'interno del tessuto produttivo veneto, del tessuto delle confederazioni venete, del tessuto politico veneto a non conoscere esattamente quello che succedeva all'interno della Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza? E nessuno sapeva niente!

Credo che di fatto all'interno della struttura di comando veneta, se così potete chiamarla, politica e dirigenziale, della classe dirigente, chiamatela come volete, vi siano persone completamente inadeguate a poter guidare - l'abbiamo così chiamata più volte in questa sessione - la locomotiva veneta. Ripeto: inadeguate. La parola “inadeguate” è la parola che deve essere più chiara visto che non vi è alcun reato dal punto di vista della magistratura ma vi è un'incapacità di poter capire che cosa sta possedendo il Veneto in questi anni. Quando poi Zonin è arrivato a Roma, ha aperto le sue porte al gruppo Degennaro, Buffacchi, Torzilli, al gruppo Marchini che tra l'altro poi ha avuto Alfio Marchini candidato sindaco di Roma e più con una serie di operazioni che di fatto hanno portato degli incagli, delle forme di crediti deteriorati che poi hanno costruito un montante, una leva finanziaria incredibile che ha bruciato la ricchezza e la capacità di tante famiglie venete di poter andare a pensare al futuro dei propri figli. Sono stati bruciati 10 miliardi di euro, Presidente, 10 miliardi di euro, una cifra incredibile di risparmio. Vi sono persone che nel silenzio hanno perso praticamente tutto. Vi sono persone che avevano dei soldi all'interno di Veneto Banca e alla fine dei conti siccome - e chiudo, Presidente - Veneto Banca non poteva dare i soldi di queste azioni, gli è stato chiesto di fare un fido e oggi si trovano con 50 mila euro di fido! Aver perso tutto e in più avere un debito di 50 mila euro. E oggi si trovano in questa situazione in cui alla fine riescono soltanto a pensare ad andare avanti, perché alla fine la vita è fatta di questo: la vita è poter andare avanti comunque lo stesso.

A tutte queste persone noi oggi ci rivolgiamo. Ci rivolgiamo a loro perché se questi soldi che abbiamo prima lanciato in quest'Aula forse non verranno mai restituiti alle persone che oggi vedono perdere tutto, a loro noi vogliamo restituire la dignità, la dignità di avere giustizia. La parola “giustizia” dovrà riecheggiare in quest'Aula parlamentare nei prossimi anni e il MoVimento 5 Stelle cercherà con tutta la propria forza di riuscire ad avere finalmente giustizia per tutte le persone che sono state truffate da questo fallimento di Veneto Banca, di Banca Popolare di Vicenza e del Governo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. La Costituzione ci dice che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. I decreti che abbiamo visto approvare fino adesso invece sembrano incoraggiare il saccheggio di questi risparmi in tutti i modi possibili. Da un lato ci sono i risparmiatori truffati, c'è la coppia di sposini che ha contratto il mutuo e che è stata obbligata a comprare e a sottoscrivere azioni della banca con i cosiddetti meccanismi dei “mutui baciati”, c'è il nostro vicino di casa che ha sottoscritto obbligazioni subordinate dopo il 12 giugno 2014 e che magari si è fidato del Governo italiano che gli diceva, un anno fa, che tutto andava bene e che si era trovata la soluzione a tutto con il Fondo Atlante; dall'altra parte, invece, ci sono le banche, che puntualmente si scopre facciano prestiti sempre agli stessi amici e ci sono i banchieri che la fanno sempre franca e anzi, come vi dirò anche dopo, più vengono indagati e più vengono premiati. Da un lato, quindi, abbiamo i cittadini comuni, i risparmiatori che protestano in questi giorni fuori da Montecitorio; dall'altro lato abbiamo Banca Intesa, che ha praticamente scritto il decreto del Governo. I cittadini fuori e le banche dentro al Palazzo. Questa immagine rappresenta questo decreto. Essa rappresenta non solo questo decreto ma rappresenta anche questo Governo, rappresenta i Governi precedenti e rappresenta persino le dimensioni sovranazionali dell'Unione europea.

I cittadini italiani si accollano 17 miliardi di euro tra elargizioni dirette a Banca Intesa e garanzie, per non parlare del peso della cosiddetta bad bank. Banca Intesa, invece, si prende la buona parte delle due banche con un euro, il tutto compreso di garanzia statale e con impegno del Governo a non modificare di una sola virgola il decreto concordato. Indovinate chi è che ci sta guadagnando? I cittadini, lo Stato o Banca intesa? La risposta è facile. Ma come sarebbe potuto accadere altrimenti? Ieri abbiamo fatto qui in Aula una serie di esempi “esemplari” delle porte girevoli tra politica e banche, da Prodi a Monti, da Siniscalco a Grilli. Ecco di cosa parliamo quando diciamo di vivere in una “bancocrazia”. Ma lo ripeto: tutto ciò e costruito a tavolino e questi fallimenti sono il frutto di un disegno ben preciso: far sopravvivere solo poche grandi banche d'affari che terranno in pugno l'intera economia italiana.

Tutto questo parte da lontano. Infatti, le regole di Basilea erano chiare. Era chiaramente scritto in quelle regole che le nostre banche sarebbero fallite, perché era già ovvio che le nostre banche non avrebbero superato quei criteri valutativi.

E sono in arrivo dall'Europa nuove regole ulteriormente stringenti in cui tutti i prestiti verso l'economia reale saranno considerati rischiosi e ulteriori ricapitalizzazioni che le nostre banche dovranno fare. Dov'è l'ABI? Dov'è la Banca d'Italia? Perché non difendono mai i nostri interessi? Perché non difendono mai la nostra economia? Solo ora si stanno svegliando da questo sonno profondo che ha portato a questo disastro. Guarda caso invece gli stress test non vengono mai fatti sul lato finanziario, sulle speculazioni. Su queste non sono necessarie ricapitalizzazioni; forse perché Deutsche Bank, ad esempio, è piena zeppa di derivati e il problema sono sempre i prestiti all'economia reale. E allora vediamoli questi crediti deteriorati parlando, ad esempio, delle sofferenze. Dal punto di vista numerico in Italia oltre il 60 per cento delle sofferenze sono piccoli prestiti ovviamente, ma dal punto di vista del valore, dove realmente nasce il problema, il 61,4 per cento delle sofferenze - dato al dicembre 2016 - è riferito a finanziamenti da un milione di euro in su e il 35 per cento dei finanziamenti è superiore ai 5 milioni di euro. È lì che c'è il problema. Chi riceve questi grandi prestiti senza restituirli? I vostri amici. Lo abbiamo visto per MPS e lo vediamo anche per le banche venete (Etruria è talmente palese che sorvoliamo). Si tratta di prestiti dati ad aziende già traballanti come Alitalia, il gruppo Boscolo, Acqua Marcia di Caltagirone, la Lotto Sport e poi agli immancabili politici, come ha appena detto anche il mio collega D'Incà. C'era Galan che riceveva 7,6 milioni di euro e il vostro amatissimo Denis Verdini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ed è per questo che non sorprende neppure che non ci sia assolutamente nulla in questo decreto che aiuti a punire chi ha causato questo disastro perché siete voi, siete voi e i vostri amici. Ma cosa ci si può aspettare se perfino il commissario scelto da Banca d'Italia per la liquidazione amministrativa coatta di queste banche è Fabrizio Viola? Fabrizio Viola, attualmente rinviato a giudizio per manipolazione del mercato e falso in bilancio per il crac del Monte dei Paschi. Poi uno pensa che Banca Intesa con cinque miliardi regalati cash, 12 miliardi di garanzie statali e la parte sana di due banche comprate ad un euro sia soddisfatta. Ma neanche per sogno! Ricordiamo che in questo decreto ci sono ben 30 deroghe alle più disparate norme, norme che tutti i cittadini devono seguire ma Intesa no: norme per i lavoratori, norme verso i locatari e addirittura le regole sulle certificazioni energetiche, sugli abusi edilizi, sulla planimetria catastale e sulla tutela dei beni culturali, per non parlare delle par condicio creditorum e dei reati eventualmente scoperti verso i risparmiatori su cui Intesa non sarà obbligata in solido e potrà far finta di nulla.

Ma se queste grandi banche credono di poter far fallire e inglobare le piccole con i soldi dello Stato, mentre i profitti sono ben conservati nei paradisi fiscali e le piccole imprese implorano liquidità, si sbagliano. Si sbagliano perché daremo battaglia e lo stiamo dimostrando oggi con questa azione di ostruzionismo e lo dimostreremo pienamente quando andremo al governo. Il sistema bancario deve riassumere il ruolo sociale che gli compete: finanziare l'economia reale con filiali ben radicate e connesse al territorio. Le banche che si occupano dei depositi dei cittadini devono essere totalmente separate della banche di investimento. Le porta girevoli tra management delle banche e ministeri devono diventare solo un brutto ricordo. La speculazione non deve mai più mettere a rischio i piccoli risparmiatori, che devono essere protetti senza “se” e senza “ma” come impone la nostra Costituzione. E se proprio c'è bisogno di salvare una banca deve essere lo Stato a prendere il controllo della banca e non i privati con i soldi pubblici.

Ho sentito in Commissione finanze il capogruppo del PD annunciare di non essere entusiasta di questo provvedimento ma di votarlo per responsabilità. Quante volte vi ho sentito dire questa parola per coprire le vostre schifezze? Sempre il capogruppo aveva annunciato di voler modificare il decreto sotto due profili, l'accertamento delle responsabilità degli amministratori e l'ampliamento dei ristorati. Solo chiacchiere, non avete fatto nulla, ma oggi voterete questo decreto per senso di responsabilità. Bravi, bravi! La responsabilità che avete è quella di mettere un altro tassello verso l'assassinio della nostra economia e delle nostre micro e piccole imprese. Dormite pure sonni tranquilli, maledetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Allora, come già detto, non mi stancherò mai di ringraziare chi resiste oggi; non solo i miei colleghi, che hanno resistito queste 24 ore di ostruzionismo, ma chi resiste da anni, come i cittadini veneti, che resistono agli espropri della Pedemontana, l'inquinamento da Pfas, il Mose che devasta la laguna, e resistono un po' tutti i veneti, nessuno escluso, visto che vivono ormai da anni nella regione che è più inquinata d'Europa; la più inquinata non d'Italia, d'Europa. L'abbraccio finale è quello che noi diamo ai 200 mila risparmiatori truffati. Oggi assistiamo all'ennesimo fallimento; non è un semplice fallimento delle due banche venete, ma fallimento per il nostro Paese, per i suoi cittadini, fallimento di questo Governo.

E il decreto che tra poco voi vi voterete ne è la perfetta dimostrazione. Credo, infatti, che un Paese che ha al centro le banche, nel quale tutto ruota intorno alle banche, alla finanza, agli interessi dei suoi faccendieri, non possa che considerarsi fallito, fallito esattamente come le due banche in questione. A noi piacerebbe, invece, un Paese umanocentrico, al centro c'è l'essere umano, la persona, quindi un Paese con al centro l'uomo, la sua dignità, i suoi valori, i suoi diritti, le sue più alte aspirazioni; un uomo da incoraggiare e da sostenere. Invece in Italia, ad oggi, gli interventi massicci di sostegno, anche con interventi creativi, come dite voi, sono tristemente dedicati alle banche, a qualche lobby, come più volte abbiamo visto.

Se non sbaglio, questo è il quarto provvedimento salva banche, con oltre 80 miliardi di euro erogati con due leggi di stabilità. Se tutta questa creatività, tutti questi fondi stanziati fossero utilizzati, per esempio, per il reddito di cittadinanza o per le scuole o per mettere in sicurezza il Paese, il territorio, e potrei continuare per ore, quanto sarebbe bello questo Paese, quanto sarebbe bello se i soldi fossero spesi. Ma, oltre ad essere un Paese, appunto, con al centro la banca, è un Paese ingiusto, perché è costantemente tenuto sotto scacco dal rispetto della prescrizione e di una giustizia che non funziona. La linea di prescrizione è all'orizzonte per i truffati, ma è un orizzonte che si sta avvicinando sempre di più. Lo sappiamo, il Veneto soffre una carenza cronica di magistrati e il rischio prescrizione è altissimo; prescrizione per chi dovrebbe pagare per i propri errori e prescrizione per chi dovrebbe essere rimborsato dei soldi persi.

Un Paese dove non c'è certezza di pena per chi sbaglia, non c'è certezza di un equo risarcimento per chi è stato derubato del tutto, è un Paese fallito. Emblematico di questo modus operandi è il caso dell'ex magistrata Carreri, che nel 2002 rifiutò l'archiviazione del fascicolo a carico di Zonin Giovanni e altri aperto per truffa, false comunicazioni sociali, conflitto d'interesse nell'ambito dell'inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza, e, nonostante la consulenza tecnica del perito della procura Marco Villani ricostruisse tutti i passaggi delle transazioni sospette, il procuratore capo Antonio Fojadelli chiese l'archiviazione. Leggo alcune recenti dichiarazioni dell'ex magistrata, tratte anche dal suo recente libro: per un crac bancario di così grandi dimensioni avremmo eseguito misure cautelari del carcere, intercettazioni telefoniche e rogatorie, sequestri e perquisizioni a sorpresa, ma anche il tema dell'indagine sarebbe stato molto più esteso, non limitato ai risparmiatori truffati. Così si faceva ai miei tempi, dice l'ex magistrata. Oppure continua: la procura di Milano ha un elevato livello di specializzazione, ma anche la Guardia di finanza ha nuclei specializzati, che, però, non vedo a Vicenza.

Dietro il crac della banca ci sono state per anni operazioni finanziarie complesse, collegate anche a società private ed estere; un quadro che richiederebbe un impegno investigativo di notevole livello tecnico, ma, purtroppo non si può. Mi sorprende, infine, lo scollamento dell'indagine di Vicenza con Banca Nuova, presente in Sicilia e in Calabria, una realtà che poteva aprire scenari nuovi. Però!

Nel 2001 la procura di Vicenza aprì un fascicolo a carico di Zonin ed altri, scaturito da alcune segnalazioni e da un'ispezione di Bankitalia. Le accuse andavano dal falso in bilancio alla truffa. Balzava evidente l'assoluta mancanza di controlli istituzionali su quella gestione, un collegio sindacale completamente asservito, un CdA che non faceva che recepire le decisioni di quell'imprenditore, padrone incontrastato della banca. Nessuno si opponeva a Zonin, nessuno osava avanzare critiche o nessuna contestazione. Si capiva perfettamente, leggendo gli atti, che il procuratore non aveva voluto approfondire; avrebbe dovuto procedere con intercettazioni, sequestri, verifiche bancarie, ma non lo ha fatto. Il materiale poteva consentire indagini di alto livello, i reati balzavano agli occhi. E potrei continuare con altre dichiarazioni.

Quindi si sapeva tutto, si sapeva tutto fin dal 2001. Ed eccoci qui, diciassette anni dopo, con questo decreto in mano, di cui qualche risparmiatore veneto saprebbe bene come suggerirne l'uso, sempre un uso creativo. Qui si parla di persone, di famiglie, che, con difficoltà e sacrifici, hanno messo da parte, hanno messo al sicuro in banca i risparmi per i figli, per le emergenze, per la casa, per la vecchiaia, per tutto quello che volete, e hanno perso tutto. A queste persone va il nostro pensiero anche ora, soprattutto ora, mentre voteremo contro il vostro decreto. Non si possono tagliare le pensioni d'oro, non si possono eliminare certi privilegi o diritti acquisiti, non si possono fare tante cose, ma la soluzione della liquidazione con la divisione delle venete in due good bank ingoiate da Intesa - questo qui è il decreto scritto da Intesa per Intesa - ed una bad bank gestita dallo Stato, evitando il bail-in, si è trovata, e questo dimostra che le regole sono flessibili quando si vuole, quando serve. Dunque, quando c'è la volontà politica, tutto è possibile, anche elargire oltre 5 miliardi di fondi pubblici a Intesa, che intanto fa il cherry picking, cioè si sceglie dal cesto, pesca delle banche venete ciò che preferisce. Sì, tutto è possibile e anche veloce, quando si vuole. Il decreto è stato approvato in un Consiglio dei ministri di diciannove minuti; diciannove minuti è il tempo in Veneto di uno spritz e voi trovate i 5 miliardi. Se un'azienda privata agisse come il Governo, crollerebbe in pochi giorni. Questo Governo salva chi lavora male, in modo fraudolento e persino illegale; quando si vuole, si possono forzare le regole inutili.

A differenza del Governo, che, assieme a una vigilanza complice o distratta, interviene tardi e male, noi potremmo proporre altre cose. Per esempio, potremmo procedere con una nazionalizzazione degli istituti in difficoltà, una reale analisi dei crediti deteriorati, azioni di responsabilità a carico dei banchieri che hanno distrutto gli intermediari, un risanamento paziente, anche con una valorizzazione o un recupero dei crediti deteriorati, e su questo il Governo sta provando timidamente a copiarci. La soluzione creativa trovata con questo decreto dimostra l'insipienza criminale di una classe politica che dapprima ha votato senza colpo ferire la disciplina sul bail-in e ora si sta inventando di tutto per evitarne una sciagurata applicazione. Più che a una classica liquidazione coatta siamo di fronte a un fallimento, e, quando c'è il fallimento, il giudice dovrebbe verificarne le ragioni ed eventualmente imputare gli amministratori per bancarotta fraudolenta. La chicca finale, come hanno detto anche i miei colleghi, è la scelta di un commissario liquidatore come Fabrizio Viola, con procedimenti gravi a carico per reati bancari, è imputato per falso in bilancio e il market abuse in relazione al maquillage contabile sui derivati MPS.

Non è inaccettabile, ormai siamo oltre, questa qui è la vostra firma sul decreto. Nel crac delle venete ci sono i soliti ingredienti: la connivenza tra banchieri e certi grandi imprenditori, con la complicità della politica locale, che non vedo qui ora rappresentata. Chi ha lungamente governato quei territori, Lega Nord in testa, ora non può chiamarsi fuori, nessuno può chiamarsi fuori dei partiti che hanno governato il Veneto per tanti anni. Non è possibile rifarsi una verginità a mezzo stampa con qualche comunicato stampa, con qualche manifestazione in piazza che ha poca resa.

Concludo semplicemente dicendo… È un invito appunto ai veneti, l'ho fatto prima, lo faccio ora a nome di tutti i miei colleghi veneti: che i cittadini si rendano conto di chi sta effettivamente dalla loro parte e chi fa finta di stare dalla loro parte. È ora di destarsi dal sonno, dal torpore nel quale siamo stati per troppo tempo: è ora di aprire gli occhi e di alzare la testa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Come al solito mi rammarico per i pochi minuti a disposizione per un tema così rilevante. Comunque, signor Presidente, esponenti del Governo, credo che questi giorni di intenso dibattito qui in Aula abbiano messo in evidenza tre fatti assolutamente importanti, e che spero cambino d'ora in avanti il nostro modo di affrontare questi problemi.

Il primo riguarda veramente la crisi del modello stesso con cui funzionano le banche. Ne abbiamo avuto un assaggio nel 2009, all'inizio della crisi, che poi è andata praticamente sempre peggiorando e spostandosi verso livelli capillari periferici, ma sempre più significativi. La prima cosa che colpisce di questa crisi delle banche venete è che sono semplicemente una stazione intermedia di una crisi che colpisce l'Italia: è stato con la Banca Etruria prima, con la Banca delle Marche, con la banca di Arezzo, una serie di altre banche che hanno accompagnato la crisi del nostro sistema; ma tutte, tutte le volte hanno messo in evidenza inadeguatezza di chi governava le banche, inadeguatezza di chi stava nel front line e faceva le proposte di acquisto o di investimento alle persone, ed inadeguatezza anche delle persone concretamente che accettavano i consigli e i suggerimenti venuti dalle banche, pensando quasi di essere tutelati e garantiti da qualunque possibile forma di inganno o di mistificazione, o anche semplicemente di incompetenza. Questo ci dice che molte cose devono cambiare, lungo tutta la filiera: la filiera della governance, la filiera della gestione e la filiera che tocca l'utente finale, quello che di fatto va in banca e ci investe i propri risparmi, i risparmi di una vita; ed è quello che corre il rischio di lasciare lì, trasformato in carta straccia, il frutto stesso di una ditta intera spesa immaginando di poter lasciare qualcosa di buono, qualcosa di utile molto spesso ai propri figli. E quindi ha la sensazione drammatica di un insuccesso che non è solo la perdita dei soldi, ma anche e soprattutto la perdita di una speranza che era questo filo diretto che legava il patto intergenerazionale tra genitori e figli.

Cosa voglio dire con questo? Che con il senno di poi noi possiamo riscoprire una filiera costante e continua di errori, una filiera in cui il sistema di vigilanza ha fatto la sua parte proprio per l'assenza per cui ha brillato. È quasi impossibile oggi, davanti ad uno sfascio come quello a cui assistiamo, pensare che non ci si rendesse conto. Neppure ci possiamo trincerare dietro la semplice espressione: non poteva non sapere. Noi oggi ci troviamo davanti ad una catena di errori in cui la responsabilità va assunta e va condivisa, ma non può essere cancellata. Forse questa è l'unica cosa che il Paese non ci perdonerebbe: se davanti a tanto male con cui siamo venuti a contatto, ci limitassimo a dire “adesso ricominciamo daccapo, ma questo che è alle nostre spalle lo lasciamo così, semplicemente depositato come una realtà che non avrebbe potuto essere diversamente, o che noi stessi non possiamo modificare”. No, Presidente, questo è il momento dell'assunzione di responsabilità di ognuno per quanto di sua competenza, certamente anche della politica; ma mi rifiuto di credere che la responsabilità sia solo ed esclusivamente della politica. Ci sono delle responsabilità concrete che riguardano i professionisti, che riguardano la governance: sono responsabilità precise, da cui nessuno può sentirsi giustificato.

Ma credo che sia venuto anche il momento… Io di questo ringrazio il sottosegretario Baretta, di aver voluto dare parere favorevole al mio ordine del giorno, perché aveva forse una piccola sfumatura diversa da quelli che ho sentito presentare in Aula: la chiamata alla responsabilità e allo studio personale in materia giuridico-economica, perché nessuno più può permettersi il lusso di andare in banca e fidarsi a occhi chiusi.

Questo credo che sia forse una lezione dura, amara, severa, ma nessuno si può fidare ad occhi chiusi: a tutti è chiesto di studiare, a tutti è chiesto di approfondire, a tutti è chiesto di rendersi conto delle conseguenze delle proprie scelte. Una libertà che non si rivesta di una responsabilità precisa, tanto più quando uno dei propri risparmi vuole in qualche modo fare dono alla generazione che segue, o vuole farne oggetto di un investimento per creare posti di lavoro attraverso la propria azienda, tanto più ha il valore che attribuiamo a questa nostra capacità di mettere a disposizione degli altri risorse che siamo stati in grado di produrre, tanto più dobbiamo fino all'ultimo momento controllare e vigilare. Questo non è accaduto! Anche il cliente ha sbagliato: ha sbagliato per ingenuità, ha sbagliato anche perché il sistema ci ha falsamente abituato ad un rapporto di fiducia che ora evidentemente non si può più assumere. Dobbiamo dire che se vogliamo davvero declinare questo principio di autodeterminazione, che tanto bene fa alla nostra società, ma che pure tanti problemi, tante grane e tante difficoltà crea a tutti noi, dobbiamo costruirlo sul profilo della competenza, sul profilo dello studio, sul profilo dell'analisi dei problemi, sul profilo dell'analisi delle varianti.

Ora, quello che ci stupisce, ed è quello che è venuto fuori in molti degli interventi che sono stati fatti, è che invece la dirigenza sia sempre la stessa, quella che passeggia da una banca all'altra, come se ci fosse il valzer dei dirigenti: oggi qui, domani lì. È come se chi non ha saputo gestire, affrontare e risolvere il problema in una sede, bastasse spostarlo ad altra sede, come se per grazia ricevuta dovesse acquistare quelle competenze che precedentemente ha mostrato di non possedere, di non saper gestire, di non sapersi giocare.

Io credo che questa è la responsabilità che oggi noi qui assumiamo. Anch'io sono totalmente convinta, come ha detto qualcuno dei colleghi, che 17 miliardi trovati sull'unghia in 18 minuti di un Consiglio dei ministri sono veramente una specie di tocco magico, come se uno avesse la bacchetta magica, e che ci piacerebbe avere questa bacchetta magica anche per altri problemi e per altre difficoltà. Però anche a noi ora tocca, compete il controllo, compete la vigilanza: su chi governa, su chi fa la proposta. Perché veramente questa specie di proposta duale: se vuoi questo, devi comprare anche questo; se vuoi un prodotto buono, devi assumerne anche uno che porta con sé un alto rischio, e che probabilmente io posso minimizzare nel fattore di rischio, enfatizzando la possibilità che questo prodotto, proprio perché a più alto rischio, potrebbe essere in grado di assicurati un maggiore rendimento. Sapendo che è falso, perché sono ormai praticamente dieci anni pieni che noi veniamo da un fallimento continuo di una banca all'altro: abbiamo cominciato a livello europeo, e ci veniva dagli Stati Uniti questa provocazione iniziale, e noi intanto pronti a dire che il nostro sistema bancario era solido, che noi eravamo in grado di gestire, che noi eravamo capaci di… Per dimostrare alla fine che eravamo come tutti gli altri, e siccome eravamo un po' più poveracci degli altri, la disfatta è anche più grossa, più pesante, più miserevole.

Ed è questa l'esperienza però da tradurre in fatti concreti, che riguardino - insisto - la governance, che riguardino veramente quell'etica professionale di chi fa una proposta ad un cliente, e non si approfitta della sua buona fede, non si approfitta della sua ignoranza, non si approfitta di quella che è la mancanza delle conoscenze in materia giuridico-economica; perché oggi noi sappiamo che ci si può laureare in medicina, ci si può laureare in ingegneria, ci si può laureare in lettere, in filosofia, ci si può laureare in matematica, in scienze, in tutto, senza sapere nulla di materie giuridico-economiche: non c'è nemmeno un'alfabetizzazione in questo senso! Eppure tutti noi poi ci troveremo, vuoi a livello personale, vuoi a livello aziendale, vuoi anche per un minimo di carriera che uno possa fare, in un dipartimento, a gestire anche le risorse di un dipartimento, ma privi di quell'alfabetizzazione solida, chiara e rigorosa che costituisce una competenza giuridico-economica. E io credo che questo basta, basta! Non è più tollerabile che le persone si giustifichino dicendo: io di questa cosa non capisco, a questo ci pensa mio marito, a questo ci pensa il mio commercialista, a questo ci pensa il direttore della banca presso cui ho i miei risparmi. Basta! Arriva il momento in cui l'assunzione di responsabilità prevede che tu ci pensi, che tu assuma questa responsabilità, che tu ci metta la faccia. Perché? Perché solo così potrai avere una funzione che, dal basso verso l'alto, innesca un processo di moralizzazione dei processi; laddove moralizzazione non è una cosa facile, non è una cosa di poco conto, è il cambiamento reale di cui ha bisogno la nostra società per dire no a questa corruzione diffusa e diffusiva.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLA BINETTI. Detto questo, Presidente, lo dico ai colleghi, lo dico anche a nome del mio gruppo che è qui tutto presente e numeroso, il nostro gruppo voterà “no” a questo disegno.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Binetti. Comunque alla faccia dei pochi minuti che lei aveva a disposizione, giusto per chiarezza, essendo un decreto, sono dieci minuti di dichiarazione di voto uguali per tutti e lei li ha utilizzati tutti, tutti, tutti, come era giusto che fosse.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente, 10 minuti sono pochi e sono tanti, cercheremo di utilizzarli al meglio

PRESIDENTE. Non è obbligatorio utilizzarli tutti, ma lei certamente ha facoltà di farlo.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Allora approfitterò dell'occasione iniziando da un argomento che riguarda una cosa accaduta oggi e che mi porta a fare una piccola riflessione sul Regolamento dell'Aula. Oggi c'è stato un momento in cui è sorto un dubbio sul numero delle persone presenti e non presenti, il problema delle missioni, e chi presiedeva l'Aula in quel momento ha detto “sì, approfondiremo, investiremo la Giunta da Regolamento”. Ora visto che la Giunta da Regolamento dovrebbe investirsi su ben altri temi, ben più importanti di quello, io suggerirei di porre alla Giunta da Regolamento la folle anomalia che dopo aver affrontato un voto di fiducia su un testo di legge, questo testo venga di nuovo riproposto all'Assemblea per un altro voto.

E adesso vengo alle ragioni per cui invece il nostro gruppo, pur con qualche perplessità, è orientato in maggioranza a votare “sì” a questo provvedimento. Intanto per una ragione di dignità di quest'Aula. Su questo argomento, in generale sulla crisi di un sistema bancario, nutro non da oggi qualche perplessità, tant'è vero che nel lontano 2015 ero il primo firmatario della proposta di legge di iniziativa parlamentare per istituire una Commissione d'indagine sulle banche. Quella proposta è stata registrata a dicembre del 2015, quindi molto, molto, tempo fa. Però, queste perplessità, personalmente, esprimo un'opinione del tutto personale, le ho accantonate dopo martedì pomeriggio, perché siamo stati abituati alle sceneggiate in quest'Aula, e agitare i salvadanai faceva parte del folklore ormai comunemente accettato, ma chiamare “ladri” i colleghi di maggioranza secondo me non può far parte del folklore, specie su un argomento nel quale credo la questione del furto sia davvero marginale e riguardi semmai qualche sciagurato amministratore, ma certamente non questa Aula e non i suoi componenti. Per cui se avevo qualche dubbio, oggi, sono invece fortemente convinto di votare “sì” anche per queste ragioni.

Venendo al merito della questione: è chiaro che si tratta di una materia complessa, però occorre pur fare presente a tutti i colleghi che ci sono solo due posizioni coerentemente diverse rispetto alla soluzione proposta dal Governo. Una è quella già sperimentata di applicare in modo più rigido le normative vigenti e quindi di applicare il bail-in. Ricordo a tutti che dopo aver applicato il bail-in sulla chiusura di alcune banche peraltro di dimensioni minori, nel Paese è successo quello che è successo, abbiamo passato le serate a seguire trasmissioni dove questo evento veniva fortemente drammatizzato. L'altra è: subentrare in toto alle banche in difficoltà, nazionalizzandole, e nazionalizzare vuol dire spendere ancora di più. Al di là dell'entità della spesa, che nel caso dell'assunzione diretta da parte dello Stato comporterebbe inevitabilmente degli oneri maggiori, al di là dell'assunzione della spesa, c'è comunque il problema che abbiamo qualche difficoltà ad accettare il principio che le banche devono tornare allo Stato quando anni fa sono state privatizzate. Questo continuo andirivieni su scelte di questo genere non credo che gioverebbe alla credibilità del sistema bancario di questo Paese. Per cui le banche manteniamole pure private e cerchiamo di vigilare meglio.

Su questo, la famosa Commissione di inchiesta, oggi diventata finalmente legge, firmata e promulgata dal Capo dello Stato, auspico che faccia luce sui molti errori, certamente anche su qualche ruberia, su qualche malversazione, compiuta nella gestione di queste banche.

E veniamo a queste banche. Queste banche sono un po' un paradosso, perché rappresentano nella loro azione quotidiana - ripeto probabilmente con qualche errore di gestione - certamente delle banche diffuse sul territorio, con una forte vocazione a sostenere il credito alle famiglie o alle piccole imprese.

Al termine del 2016 gli impieghi alle imprese delle due banche venete erano superiori del 13 per cento rispetto al dato di cinque anni prima e, fatti 100 gli impieghi totali, il 93 per cento è rappresentato da prestiti a imprese e a famiglie; una quota, questa, nettamente superiore al 75 per cento del sistema bancario italiano nel suo complesso. Quindi, a fronte di un sistema che finanzia piccole imprese e famiglie per il 75 per cento degli impieghi, le due banche in questione finanziavano il 93 per cento. Che cosa ci dice questo dato?

Ci dice che, contrariamente a quanto ripetuto fino all'ossessione in quest'Aula, è l'economia reale ad avere portato alla crisi del sistema bancario e non viceversa. È l'economia reale che ha mandato in crisi banche piccole che investivano sul proprio territorio. È l'economia reale del Veneto, che ha avuto un momento di grande espansione, ma che ormai vive da anni in recessione, ad avere messo in crisi queste banche. Questo non toglie la responsabilità di eventuali amministratori e insisto nel dire che noi da sempre auspichiamo che su questo venga fatta chiarezza.

Resta però un dato incontrovertibile. Noi non possiamo raccontarci la favola che è il sistema bancario che ha rovinato l'economia reale, perché, se fosse così, la soluzione sarebbe molto più semplice. Purtroppo, sono dieci anni di crisi dell'economia reale che hanno inevitabilmente intaccato il sistema bancario.

La soluzione prescelta è equilibrata sotto il profilo degli oneri, al punto che è stata anche condivisa dalle autorità europee, anche se in contraddizione con altre soluzioni adottate di recente. Ma in ogni caso, ritengo che da questa vicenda occorra ancora una volta ribadire un concetto, che sembra non essere ancora entrato nella mentalità dei nostri concittadini: l'azione è capitale di rischio, comprare azioni significa rischiare e significa rischiare non solo comprando azioni di imprese che producono beni di consumo, significa rischiare anche comprando azioni delle banche. Questo dovrebbe essere comunicato a tutti i cittadini, anche attraverso una piccola campagna di informazione, che non guasterebbe davvero, perché le cronache ci riferiscono ancora di molti cittadini che si lamentano che nel momento in cui sono andati a chiedere un prestito in banca gli è stato proposto di investire in azioni della banca. Questo è un comportamento gravemente scorretto, al limite dell'estorsione, che dovrebbe essere denunciato.

In ogni caso, è opportuno che il Governo si faccia partecipe di un'azione di comunicazione che almeno non consenta più a nessuno di dire: “non ho capito, ho comprato azioni, ma credevo che fossero bot”.

Detto tutto questo, ripeto il concetto da noi condiviso: questa soluzione ci pare tutto sommato il male minore e pertanto la condividiamo ed esprimo il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monchiero, anche per la sintesi esercitata, che è dote sempre gradita alla Presidenza e non solo.

Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto, che non vedo in Aula quindi ha fatto un esercizio probabilmente di sintesi ancora maggiore.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie, signor Presidente. In questo lungo e per certi aspetti allucinante dibattito, scandito dall'ostruzionismo grillino, abbiamo sentito di tutto e di più. Per ore e ore i vari tribuni intervenuti ci hanno via via informato che per loro fascismo e antifascismo è come guelfi e ghibellini, una dicotomia ormai priva di senso e di valore.

Ci hanno propinato reiterate e ripetitive banalità. Hanno espresso valutazioni offensive nei confronti di galantuomini come Nanni Bazoli, il profilo morale del quale si pone su livelli per loro inaccessibili. Ci hanno parlato delle banche come i luddisti parlavano delle prime macchine industriali all'inizio del XIX secolo. Ci hanno intasato le orecchie con il mantra dei soldi pubblici dati alle banche anziché ai cittadini e ai poveri, come se esistesse un fortunato signor “banche venete” destinatario di mirabolanti provvidenze, quando invece tutti sanno che i beneficiari dell'intervento pubblico straordinario sono il sistema economico e il tessuto comunitario del territorio, ivi compresa quella parte di cittadini i quali hanno affidato i loro risparmi alle banche, quella parte, naturalmente, che merita di essere tutelata.

Hanno ricoperto di insulti, dando loro dei ladri, i deputati che sostengono questo decreto, offendendo così non solo la moralità dei colleghi, ma anche le storie politiche e sociali che molti di essi rappresentano in quest'Aula. Storie politiche e sociali, di fronte alle quali le loro - parlo dei figuranti della Casaleggio e Associati - scompaiono nella nebbia di un nulla vestito di pura retorica.

Dunque, abbiamo sentito di tutto e di più. Una sola cosa non abbiamo affatto sentito, una cosa semplice semplice: che succede concretamente, se questo decreto non viene convertito? Che succede concretamente nella vita delle famiglie e delle imprese del territorio?

Altro tema è quello delle eventuali responsabilità dei gestori, che certamente vanno accertate. Altro tema è ancora il giudizio sul passato, se si poteva fare meglio e prima. Certamente sì. Il collega Tabacci, a nome nostro, ha illustrato ieri le nostre perplessità al riguardo. La Camera però deve decidere, qui ed ora, di fronte alla situazione data. È su questo terreno concreto, reale, che si gioca la responsabilità del nostro voto e nessuna retorica tribunizia può sfuggire a questo dato stringente di fatto.

La cosa semplice semplice che non ha trovato spazio nel profluvio di parole sentite è che, se questo decreto non venisse convertito, per i cittadini e le imprese del territorio e per l'intero sistema creditizio italiano sarebbe un disastro di proporzioni gigantesche. Questo è il dato di fatto sul quale dobbiamo oggi votare.

Un collega del MoVimento 5 Stelle oggi ha affermato qui che l'Italia starebbe meglio senza le banche: lo lasciamo coltivare questa rispettabile opinione, ma noi preferiamo stare con i piedi per terra, dunque voteremo a favore del provvedimento.

Se il MoVimento 5 Stelle dovesse sciaguratamente andare al Governo del Paese, si renderà forse conto che, quando si esercita la responsabilità del Governo, quando si è in maggioranza, tenere i piedi per terra è regola piuttosto essenziale, anche se, come in questo caso, può non essere del tutto agevole (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Presidente, il gruppo di Scelta Civica-ALA voterà contro questo provvedimento. Lo fa non a cuor leggero, ma veramente non vediamo una diversa possibilità, sia per come il provvedimento è maturato nella sua formazione prima dell'approdo in Parlamento, sia per come è stato successivamente gestito nei rapporti con le forze di maggioranza e di opposizione durante i lavori in Commissione.

Noi siamo perfettamente consapevoli e convinti del fatto che questo Governo, così come il precedente, ha ereditato i cocci di pessime gestioni manageriali di quelle banche e di controlli la cui efficacia deve quanto meno essere considerata dubbia, e ci saranno finalmente delle sedi competenti ove approfondire questi aspetti.

Pensiamo che, in molte altre situazioni, il Governo, così come quello precedente, abbia fatto il meglio, date le circostanze, il meglio possibile, e che lo abbia fatto anche in questi giorni, relativamente alla vicenda di MPS. Ma con riguardo a questa specifica vicenda, questa delle banche venete, non possiamo condividere quanto è stato fatto. O meglio, non possiamo condividere quanto è stato fatto all'incirca da marzo in poi. Sino a marzo, c'era una linea, c'era una ragionevolezza di comportamento, sempre in un contesto di difficoltà, dove le soluzioni ottimali, per chi conosce il mondo reale e non solo quello ideale, non c'erano, ma c'era una ragionevolezza d'azione, date le circostanze. Una ragionevolezza d'azione che aveva portato a un piano di ricapitalizzazione precauzionale che, nel caso, ad esempio, di MPS, si è concluso positivamente, e che prevede un impiego sì di risorse pubbliche, ma in un contesto tale per cui lo Stato si carica non solo le perdite e le negatività ma anche gli attivi, con una logica di nazionalizzazione transitoria per poi rilanciare la banca e rientrare delle risorse che mette temporaneamente a disposizione.

Nel caso delle banche venete questa strada si è rivelata non percorribile, eppure è almeno da marzo che si doveva a quel punto decidere il cambio di strategia, di fronte a una situazione che non si sbloccava e che, almeno fino ad allora, era stato ragionevole temere su quei binari. Almeno da marzo, bisognava decidere per una forzatura nel rapporto con l'Europa - una forzatura anche lì ovviamente temporanea, destinata poi a vedere un riallineamento nei mesi successivi, ben prima che si chiudesse una procedura di infrazione - o, in alternativa, mettere in campo la soluzione che è stata trovata. Ma metterla in campo non aspettando l'ultimo secondo, ma dicendo con chiarezza che le banche non sarebbero state fatte fallire, e aprendo con tempi adeguati una procedura realmente aperta e trasparente sul mercato, dicendo con chiarezza che lo Stato, nell'impossibilità di una ricapitalizzazione precauzionale, era a quel punto disponibile a valutare la strada che si è scelta come ultima istanza, quindi farsi carico della parte negativa degli attivi, dare garanzie e su queste basi verificare quali, tra i soggetti presenti sul mercato, sarebbero stati disposti a farsi carico, almeno in parte, degli oneri di ristrutturazione.

Non vi è dubbio che, con una procedura così avviata per tempo e con tempi adeguati, non ci sarebbe stata semplicemente un'offerta da 1 euro, ma ci sarebbero state più offerte che, se non avessero dato la disponibilità a caricare l'intero ammontare di 1,2 miliardi di oneri di ristrutturazione, quanto meno avrebbero dato la disponibilità a coprirne una parte significativa. Se ci siamo ritrovati con un'offerta capestro a 1 euro tutto compreso, o meglio a 1 euro per tutto ciò che è buono e il resto invece se lo tiene lo Stato, è perché si è atteso l'ultimo secondo, si è aperta una finta procedura aperta e trasparente un venerdì in fretta e furia, per poi chiedere un'offerta vincolante per i proponenti entro mercoledì, cioè cinque giorni dopo, senza duediligence.

In tutto questo, la cosa strana non è che c'è stata una sola offerta, ma che un'offerta c'è stata. Questa è la cosa strana, perché è del tutto pacifico che con queste tempistiche di reazione nessun gruppo bancario è in grado di concludere un processo decisionale al suo interno, assumendosi le relative responsabilità in capo ai propri organi direttivi. Nessuno! Quindi, che ci sia stata un offerta, è un fatto se vogliamo strano, non è un fatto da considerarsi miracolistico. È normale che gli altri gruppi interpellati abbiano detto: non siamo in grado di formulare alcuna offerta.

Si fosse avviata questa procedura a marzo o ad aprile, preso atto che non vi erano altre strade, in modo davvero aperto e trasparente, mettendo con chiarezza da subito in sicurezza le banche, dicendo che comunque alla fine si sarebbe trovato questo tipo di soluzione, quindi non correndo i rischi di una fuga agli sportelli, lo Stato avrebbe comunque sostenuto oneri minori di quelli che si trova a gestire qui.

Questo per dire che l'inevitabilità di questo decreto, che arrivati alla sua promulgazione è oggettiva, è un'inevitabilità che non può però essere scaricata totalmente sul Parlamento senza che ci sia un'assunzione di responsabilità di chi l'ha resa inevitabile, e l'ha resa inevitabile perdendo, ripeto, tra i due e i tre mesi.

Fino a marzo, possiamo dire fino a aprile, a essere generosi, c'era una linea che meritava rispetto; poi c'è stata soltanto una perdita di tempo, fino a quando ciò che si è fatto è diventato inevitabile, non aperto e trasparente, ma semplicemente inevitabile.

Anche di fronte a questo, il nostro gruppo, che non fonda la propria azione politica sulle urla e sulle contrapposizioni a prescindere, ma cerca anzi sempre di farsi carico della responsabilità che è necessaria in molti frangenti, sarebbe stato anche disposto a dare il proprio voto, se perlomeno fossero state accolte le modifiche che peraltro erano state fatte proprie dal relatore di maggioranza con un buonissimo lavoro. Ma tali modifiche hanno visto anche in questo caso una chiusura totale, nonostante molte di esse, peraltro, non riguardassero il rapporto diretto con l'acquirente Banca Intesa-San Paolo, che, a quanto pare, non ne avrebbe accettata alcuna, ma prescindevano da esso e quindi erano tecnicamente possibili; bastava volerle fare, a cominciare da alcune cose semplicissime, basilari, quali quelle connesse al rapporto fiscale per quanto riguarda gli azionisti delle due banche, già profondamente danneggiati. Per essi sarebbe stato opportuno evitare le ulteriori beffe che oggi si possono ancora manifestare sul fronte della tassazione degli esigui rimborsi che hanno percepito alcuni di loro nelle settimane passate dalle due banche, che a oggi sono oggettivamente da considerare somme da tassare come ha detto la direzione regionale del Veneto.

Era opportuno chiarire in norma che così non era non per fare un regalo, ma semplicemente perché sono somme con le quali la perdita viene contenuta e non certo somme che determinano un guadagno.

Per quanto riguarda gli aspetti legati invece alla tassazione delle plusvalenze che potevano essere compensate con queste enormi minusvalenze conseguite, invece, al momento, allo stato resteranno lì per vent'anni in attesa che si concluda la liquidazione della bad bank: non si è voluto fare nemmeno questo.

Di fronte alla costruzione scientifica di una situazione di inevitabilità che ha portato davvero inevitabilmente ad un'unica offerta; di fronte a una chiusura totale in sede parlamentare anche a ritocchi minimi volti, ripeto, non ad eliminare il mostruoso danno che gli azionisti comunque subiscono, ma almeno le beffe, ebbene di fronte a tutto questo, diventa davvero troppo anche per chi come noi su tanti altri fronti, nelle difficili vicende bancarie, ha sempre cercato non solo di sostenere in sede parlamentare l'azione del Governo, ma anche fuori dalle sedi istituzionali di spiegare i motivi per cui molte scelte difficili devono comunque essere prese nell'interesse del Paese.

Questa volta sinceramente si è andati oltre nella creazione della situazione e poi anche, come dicevamo, nella gestione parlamentare. Quindi, per quanto riguarda questa orrenda vicenda del decreto-legge sulle banche venete il nostro gruppo voterà contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

Invito i colleghi se possibile…

GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Credo che la prima reazione istintiva che viene a chi abbia affrontato, a chi abbia letto il decreto-legge sia quello di inchinarsi davanti a Carlo Messina se non fosse che io e il mio partito non abbiamo nessuna abitudine, comunque vadano le cose, di inchinarci davanti ai banchieri e alle banche. E quindi inviterei, Presidente, il sottosegretario per sua vece di consigliare al Ministro Padoan di venire a lezione, se lo desiderasse, perché forse potremmo insegnargli qualcosa, dato che invece l'impressione netta che noi, non solo noi, ma tutto il popolo italiano, credo, abbia ricavato da questa vicenda è che il Governo ad un certo punto sia andato, come si suol dire, con il cappello in mano davanti a Banca Intesa, abbia alzato le braccia - purtroppo le braccia che si alzavano non erano solo quelle del Ministro ma erano quelle di tutti i contribuenti italiani - e abbia detto: diteci voi cosa dobbiamo scrivere, diteci voi cosa dobbiamo fare perché noi dopo un anno che tentavamo in tutti i modi di perseguire una via per salvare queste due banche venete all'ultimo momento ci siamo trovati davanti ad una situazione che non sapevamo gestire e ahimè le abbiamo portate al fallimento.

Quindi quello che questa Camera in definitiva dovrebbe chiedersi, quello che abbiamo chiesto più e più volte alla maggioranza e al Governo, domanda a cui non abbiamo mai avuto risposta, è come sia stato possibile arrivare a questo punto. Come sia stato possibile, davanti ad un disastro prima annunciato un anno fa, dichiarare che l'intervento del Fondo Atlante fosse risolutivo, permettere poi che l'intervento che era costato 3 miliardi e mezzo di euro, di cui 500 milioni di fondi pubblici della Cassa Depositi e Prestiti, fosse stato capace di bruciare completamente il capitale nell'arco di un anno; come durante quell'anno il Governo abbia ripetutamente, ripetutamente, ripetutamente detto a tutta l'Italia che c'era una soluzione pronta e che si stava lavorando in definitiva alla ricapitalizzazione preventiva cioè al modello Monte dei Paschi. Lo ha detto fino ad un minuto prima di annunciare che invece non c'era più la ricapitalizzazione preventiva ma c'era invece la liquidazione coatta con tutto quello che comporta. Qual è la differenza fra i due strumenti? Non è una differenza da poco, anzi è una differenza capitale da un punto di vista politico: con la ricapitalizzazione preventiva lo Stato, ovvero i contribuenti italiani, avrebbero investito 5 miliardi di euro circa all'interno della banca e ne avrebbero assunto la proprietà, avrebbero potuto provvedere - noi avremmo chiesto che venisse fatto - ad attivare tutte le azioni di responsabilità necessarie nei confronti dei vecchi amministratori; a mettere in fila responsabilità per responsabilità tutte quelle dei dirigenti della banca per poi andare a perseguire coloro che fossero stati ritenuti in qualche modo amministratore o comunque dirigenti non capaci, se non colpevoli; avrebbe potuto salvaguardare fino in fondo il lavoro e avrebbe potuto indirizzare l'attività di credito a tutela di quelle che sono le piccole e medie imprese di uno dei territori più dinamici d'Italia. Questo avrebbe potuto fare e questo noi avremmo voluto che facesse. Invece la stessa cifra, 5 miliardi di euro, e cash, liquidi, entro 24 ore come scrive Banca Intesa nel contratto che firma con il commissario liquidatore in vece del Governo; entro 24 ore dalla firma - hanno scritto - noi vogliamo quei 5 miliardi di euro - 3,5 più 1,250 - nelle nostre casse e glieli abbiamo dati, messi nelle casse. Ripeto: 5 miliardi di euro a fondo perduto perché non è un ingresso nel capitale, non è l'assunzione di una proprietà, non stai comprando niente con quei 5 miliardi ma li stai dando a Banca Intesa in modo tale che Banca Intesa si assuma l'onere - capirete che onere - di poter garantire per i prossimi anni - questo scrive nero su bianco - ai suoi azionisti, cioè a soggetti privati, gli stessi soldi che aveva loro promesso prima. Cioè Banca Intesa si permette di dire al Governo: noi forse non avremmo nemmeno fatto l'operazione; ma, poiché ci state chiedendo in ginocchio di farla, voi oggi dovete garantire che noi in questa avventura non perderemo neppure un centesimo, anzi, se ne saremo in grado, guadagnaremo.

Ora però non va così liscia perché quello che avrei voluto è che il Governo, davanti ad un atteggiamento di tal genere, avesse avuto la forza e la capacità - appunto la schiena dritta come dicevo all'inizio - di presentarsi davanti a Carlo Messina o a chi per lui e di dire che forse, se il Governo avesse deciso di avviare a bail-in le due banche venete ad esempio, chi ci rimetteva di più erano forse proprio gli azionisti di Banca Intesa perché quel meccanismo di crisi sistemica a catena che si sarebbe innescato certo l'avremmo pagata tutti ma molto e molto di più i proprietari delle altre banche italiane.

Quindi non veniamo anche a raccontare la favola per cui Banca Intesa ha fatto un favore agli italiani; il Governo non poteva fare nulla di diverso e la maggioranza parlamentare, tutta questa maggioranza parlamentare si piega per l'ennesima volta ad un atto che all'interno di un Parlamento e in un contesto politico non dovrebbe mai essere ripetuto, affermando di non avere scelta. Qui siamo per l'ennesima volta davanti alla retorica del boccone indigesto, del boccone indigeribile, del boccone velenoso ma che, tuttavia, in nome di non si capisce bene quale principio di responsabilità superiore deve essere ingoiato. Una politica che l'unica cosa che sa fare è presentarsi davanti agli italiani dicendo di aver ingoiato veleno in vece loro, per poi farsi la lavanda gastrica coi soldi dei contribuenti francamente è una politica di cui non se ne può più. Questo è il dato di fatto. E che questo francamente avvenga nei giorni in cui noi dobbiamo leggere casualmente, ma non casualmente perché purtroppo sono dati costanti, che in questo Paese ci sono 5 milioni di persone che stanno sotto la soglia di povertà, che in questo Paese ci sono migliaia di lavoratori che dall'anno prossimo dovranno inseguire la pensione perché si vedono allungare l'età di lavoro e che a tutte queste categorie, come a tutte le altre, i disoccupati, i senza reddito eccetera eccetera eccetera, si risponda sempre che non c'è un euro e che per loro il tempo verrà dopo. Ma quando poi queste stesse persone devono leggere costantemente sui giornali che in un minuto si trovano 10-20 miliardi di euro, a seconda delle stime, per salvare le banche, francamente che cosa devono pensare? Credo che pensino la stessa cosa che penso io: che questa è esattamente la migliore definizione di dittatura della finanza, perché quando si è sotto dittatura solo gli interessi di una parte valgono e devono essere ricompensati e tutelati a qualunque costo mentre invece gli interessi di altri - e nello specifico dei lavoratori e dei più deboli - in questo Paese non vengono tutelati mai. Questa è la lezione politica. Poi, possiamo discutere di tutto il resto e lo abbiamo anche già fatto; possiamo discutere di quanto da un punto di vista tecnico questo decreto sia debole e possiamo discutere della responsabilità enorme - e anche questo qui dentro va detto - dell'Unione europea.

Infatti, è mai possibile che, ancora una volta, noi ci ritroviamo davanti a una signora, che si chiama Vestager, che dice prima che non si possono mettere 5 miliardi per la ricapitalizzare preventiva e che ne serve un altro da fantomatici privati perché altrimenti sarebbero aiuti di Stato? Non si capisce esattamente il motivo e perché poi questo non valga per il Monte dei Paschi di Siena, per esempio, che ha una procedura che va in parallelo, però interviene magicamente quest'idea del miliardo aggiuntivo. E davanti al fatto che nessuno ci mette il miliardo aggiuntivo mi chiedo chi lo avrebbe dovuto mettere? Doveva metterlo Intesa un miliardo a proprio rischio, quando sapeva che non mettendocelo le sarebbero stata regalate le due banche con cinque miliardi di bonus? Non credo. Dovevano metterli le concorrenti di Intesa, che avevano probabilmente già fatto un accordo che toccava a loro questa volta perché poi un domani chissà a chi capiterà? Non credo. Quindi, quello non va bene ma poi quando dice che i cinque miliardi di euro invece li diamo ad una banca privata - e glieli diamo - quello allora non è un aiuto di Stato e va bene. E quando il Parlamento italiano - anche questo è bene che si sappia - scrive, per mano del presidente della Commissione finanze e su richiesta di tutta la Commissione, alla signora Vestager per sapere quali siano le ragioni che l'hanno indotta lei e la Commissione europea a queste argomentazioni e a queste valutazioni, la risposta della signora Vestager, in dieci righe, è che non può darci informazioni, perché per quanto la riguarda tutte le informazioni legate a questa vicenda sono da considerarsi materia riservata e, quindi, non comunicabile ai parlamentari che stanno per assumersi, sotto loro responsabilità, una decisione fondamentale.

Qualcuno si è agitato? Qualcun altro ha pensato, all'interno della maggioranza e all'interno del Governo, di far valere il fatto che almeno la trasparenza nelle decisioni in un consesso politico valga qualcosa? No, io non l'ho sentito. La realtà è che qui c'è un disegno e il disegno è esattamente quello tracciato in modo esplicito da Draghi, per cui in questo Paese devono rimanere poche, pochissime grandi banche e, quindi, ogni occasione che spinga verso una fusione, anche attraverso soldi pubblici e dei contribuenti, va bene (Banca Intesa che assorbe le due altre banche). Qualsiasi ipotesi che sia invece come quella che avremmo voluto noi, cioè che passi per una nazionalizzazione e che, quindi, mantenga anche più banche sul territorio a tutela del credito e, in definitiva, sia delle famiglie sia delle piccole e medie imprese, non va bene. Questo perché? Perché è contro l'ideologia della Banca centrale europea. A questo vi siete piegati, signori del Governo e signori della maggioranza, e lo avete fatto francamente forse senza nemmeno rendervene conto o senza nemmeno trovare una scusa decente da dire al popolo italiano a cui avete lasciato, ancora una volta, come unica soluzione venti miliardi alle banche e, come ci dicevamo prima, per tutti gli altri cittadini un cartellino del superenalotto come questo o un Gratta e Vinci, che è l'unica cosa che sapete offrire (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Mi consenta di fare una premessa all'intervento che mi ero preparato, perché ho sentito in troppe occasioni e in troppe volte in questo iter attacchi meschini alla mia parte politica, la Lega Nord, e, in generale, al centrodestra.

Infatti, queste forze politiche, secondo una teoria espressa dalla maggioranza, da partiti della maggioranza e anche dell'opposizione, per il fatto di aver governato per più di vent'anni la regione Veneto e per una proprietà transitiva, banale ed elementare - anzi, da scuola materna - non potevano non sapere e non essere conniventi con la mala gestio di queste banche e col disastro a cui abbiamo assistito. Non solo questa è un'analisi meschina, perché infondata e non ha nessun valore, ma è meschina perché usa una vicenda così drammatica e così dolorosa, tragica addirittura per molti cittadini, in modo strumentale per vili attacchi politici.

Io non avrei voluto scendere a questi livelli, ma devo replicare alle loro bassezze con affermazioni dello stesso livello e, quindi, ricordare agli esponenti del PD, per esempio, che la loro senatrice Laura Puppato, quando era sindaco del comune di Montebelluna, a Vincenzo Consoli, che era l'allora dominus - e lo è stato per decenni - di Veneto Banca, ha conferito la cittadinanza onoraria, con tanto di encomio per le sue qualità imprenditoriali e per le sue benemerenze nel settore finanziario.

In secondo luogo, voglio ricordare - perché si è ignorato recentemente questo fatto - che il Veneto, come tutte le regioni, non ha alcuna competenza in materia bancaria né dal punto di vista legislativo né dal punto di vista delle autorizzazioni e tanto meno della vigilanza. Queste erano banche sistemiche, che passavano per tutti i poteri e per tutti i colori politici, dalla stampa alla curia, dalla destra alla sinistra, per finire alle associazioni imprenditoriali e perfino alla procura.

Io ho concluso il mio intervento in discussione sulle linee generali affermando che questo provvedimento non solo è irrispettoso della Costituzione, ma è anche indegno di uno Stato civile. Io ora lo ribadisco e ovviamente ribadisco anche il voto contrario della Lega Nord su questo provvedimento, che non si può accettare, perché non si può concepire, oltre che accettare, una conclusione di questa vicenda che ha coinvolto in modo drammatico la parte più debole dei portatori di interessi degli istituti di credito, cioè i risparmiatori, i singoli risparmiatori. Non possiamo avallare una soluzione non programmata dal Governo, ma che ci è sembrata improvvisata, quasi dettata dal panico, che in extremis è stato costretto ad accettare condizioni capestro da parte di un potente gruppo privato, Banca Intesa, per scongiurare la chiusura degli sportelli, cosa che avrebbe creato il panico nei mercati lunedì scorso.

A Banca Intesa è stato concesso di tutto; una vera e propria resa incondizionata da parte del Governo, che si è fatto dettare condizioni, come il bonifico anticipato - che è stato già citato - entro le 24 ore dalla firma di 4 miliardi 785 milioni a favore di Banca Intesa, per garantire alla controparte non lo stesso livello di liquidità o lo stesso livello di solidità patrimoniale, che poteva essere anche accettato, ma per garantire lo stesso livello di dividendi che aveva programmato per i suoi soci. Cioè, Banca Intesa ha preteso che questo investimento fosse di ritorno immediato, praticamente contemporaneo e senza rischio. Un investimento a rischio zero, che anzi concede a Intesa risorse per mettere a posto le cose a casa sua, perché del miliardo e 285 milioni, che sono stati concessi per la buonuscita o per lo scivolo ai dipendenti in esubero, i tre quarti verranno usati per Banca Intesa, non per le due banche poste in liquidazione coatta amministrativa, cioè per 3 mila sui 4 mila dipendenti considerati in esubero.

Inoltre, il Governo si fa carico di rischi enormi e incalcolabili sopravalutando a quasi il 47 per cento i famosi NPL, i crediti non performanti, che solo un anno e mezzo fa, con il fallimento delle quattro banche (CariChieti, CariFerrara, Banca Etruria e Banca Marche) aveva valutato un po' meno del 18 per cento. Non mi pare che lo scenario sia così stravolto da un anno e mezzo fa e per certi aspetti si è anche complicato.

Poi il Governo, oltre al pagamento in contanti di quasi 5 miliardi ne garantisce altri 12 e mezzo per i crediti ceduti in bonis a Banca Intesa, parte dei quali dovrà ovviamente tirare fuori con molta probabilità. Insomma, un intervento più costoso di quello che lo stesso Stato poteva effettuare con un tempismo ovviamente migliore, con la famosa precauzionale che noi avevamo auspicato e caldeggiato in più occasioni. E ovviamente ci voleva non solo più tempismo ma anche un atteggiamento anche meno succube e meno supino rispetto ai diktat della Commissione europea.

Ma quello che è più grave è la volontà del Governo di chiudere una partita che vede i risparmiatori privati anche della giustizia e che rimangono gli unici a pagare gli effetti di questo disastro. Agli ex soci è stata preclusa qualsiasi prospettiva di vedere confermate da un tribunale le loro ragioni. Niente è stato previsto per facilitare la successione dei procedimenti giudiziari in atto a capo della bad bank e nessun privilegio è stato concesso agli azionisti, che addirittura hanno visto riconosciuta la loro azione e, quindi, hanno vinto la causa. Neanche questi hanno un benché minimo privilegio nella ripartizione della liquidazione. Parte dei portatori di interessi è stata ignorata, quindi, ed è la parte più debole, ed è stato tolto loro anche quel fondo di tutela che le due banche avevano stabilito di circa 60 milioni, che dovevano garantire gli azionisti indigenti e quelli più in difficoltà. Anche questi sono stati messi nel passivo e quindi annegati nel patrimonio della bad bank.

In conclusione, si è parlato, anche in queste dichiarazioni di voto, del fascismo, dell'apologia di fascismo, dell'antifascismo, del suo valore; ebbene, non ho alcun dubbio e alcuna esitazione a dichiararmi antifascista, condanno e penso che lotterei fino alla fine contro un regime liberticida, violento e che, per giunta, si macchi anche di leggi razziste.

E, però, non posso non fare un parallelo storico con la crisi bancaria, simile a questa, per molti aspetti, che stiamo vivendo, affrontata nel 1933 da Mussolini, che incaricò Alberto Beneduce di costituire l'IRI e, di fatto, nazionalizzò le banche. La storia non si ripete mai uguale, ma alcune analogie non si possono ignorare, a partire dalle premesse.

La premessa è che questa è soprattutto una crisi di sistema, come è stato detto, una crisi economica del sistema economico, e che parte, o ha fra le cause, allora come adesso, la famosa la rivalutazione forzata della lira, la quota 90 del 1926, che ai nostri giorni è diventata quota 990, quella stabilita da Ciampi nel 1997, questa volta nei confronti del marco tedesco e non della sterlina inglese.

E non si può riconoscere, però, che in quella vicenda da parte del regime fascista c'è stata una maggiore consapevolezza della situazione di pericolo, rappresentata, ovviamente, dalla crisi del sistema di credito, e sicuramente una maggior tempestività, una maggiore competenza nell'intervento e, lasciatemelo dire, anche un maggior senso dello Stato e rispetto nei confronti dei cittadini risparmiatori.

Quel popolo, che la nostra Costituzione repubblicana eleva a sovrano, in questo decreto, come in tutta la vicenda che ha riguardato le banche popolari, è, invece, stato trattato peggio di un suddito; infine, è stato letteralmente umiliato con questo provvedimento, spogliato non solo dei suoi risparmi, come già detto, ma anche del diritto di ottenere giustizia.

Questo Governo ha ignorato, quindi, la Costituzione e ha applicato, invece, la morale del marchese del Grillo, quello famoso del film di Sordi, che ci dà la sua visione del mondo dal predellino della sua carrozza, rivolgendosi al popolo, che dice “ mi dispiace” in romanesco “ma io sono io…”. In questo caso io è la dirigenza delle popolari, gli organi di controllo interni ed esterni…

PRESIDENTE. Il contenuto lo diamo per sottinteso, ovviamente.

FILIPPO BUSIN. …il CdA, il Governatore della Banca d'Italia, non solo l'attuale, ma anche quelli precedenti, compreso Mario Draghi, la Consob, che ha consentito che titoli tossici fossero venduti a profusione a singoli risparmiatori, portandoli alla rovina; io BCE, dove troviamo ancora Mario Draghi; io Commissione europea; io procura di Vicenza, addirittura, che in più occasioni mi sono girato dall'altra parte di fronte ad esposti più che fondati sulla mala gestio delle popolari che sono stati acclarati in questi giorni.

Io sono io e voi, voi lavoratori, voi risparmiatori, che credevate nelle banche popolari del vostro territorio, voi che avete fatto una vita di sacrifici, concedendovi poche ferie e nessun lusso, che avete sempre lavorato, risparmiato per avere una sicurezza, per avere qualcosa che rendesse serena la vostra vecchiaia, un piccolo capitale per aiutare i vostri figli o per pagare le cure, voi che avete tanto lavorato e risparmiato anche per paura di diventare poveri come eravate nati e come erano i vostri genitori, voi che avete delle famiglie rovinate, voi che vi siete ammalati, voi che vi siete suicidati per aver perso tutti i vostri risparmi, per la disperazione, voi che avete rimesso le vostre aziende, il vostro posto di lavoro, voi, popolo truffato, derubato ingiustamente, “voi non siete un c...o”, citazione fedele.

PRESIDENTE. Sì, ho capito, onorevole Busin. Abbia pazienza, glielo avevo detto che la citazione era sottintesa. È nota a tutti, però siamo nell'Aula del Parlamento, per favore.

FILIPPO BUSIN. Le citazioni, Presidente, si fanno fedeli.

PRESIDENTE. Sì, ho capito, però le avevo chiesto di non farla, altrimenti ne possiamo fare mille altre di citazioni, però vi è un linguaggio decoroso che anche lei è tenuto ad avere in questo Parlamento.

FILIPPO BUSIN. Chiedo scusa, ma era una citazione che andava riportata fedelmente. Comunque, non illudetevi, Governo, e non illudetevi, responsabili ai vari livelli di questo disastro, di questa tragedia, perché la battaglia per i diritti è appena iniziata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. E va bene, perché ce ne sarebbero tante altre di citazioni; su questo mi creda, che sono molto ferrato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente. Sappiamo la sua preparazione non solo sulle citazioni, ma anche, ovviamente, su altro e sul modo corretto che ha di condurre i nostri lavori, e quindi non parto da una citazione.

PRESIDENTE. Ho avuto illustri predecessori, come lei sa bene.

MAURIZIO LUPI. Possiamo andare avanti per altri venti minuti e nel frattempo il tempo passa. No, al di là delle battute, credo, e lo dico a nome di tutto il nostro gruppo, che il provvedimento che stiamo affrontando sia un provvedimento non solo importante, serio, ma sia un provvedimento che dice, anche nel modo con cui si è svolto il dibattito, ci si è confrontati, come si intende la responsabilità politica che ci è affidata, che cosa vuol dire per noi bene comune e interesse dei cittadini, e che cosa vuol dire non rincorrere il facile populismo, che ha sempre una faccia di verità, sempre.

Sant'Agostino, a proposito di una citazione - credo che la si possa fare - diceva che la speranza ha due figli: il primo figlio è il figlio serio, legittimo, si chiama rabbia. Di fronte a un'ingiustizia che subisci, di fronte a una vergogna, di fronte ad una cosa che ti accade sbagliata, che ti mette in difficoltà enorme, che tu non hai voluto e che hai subito per colpa e per responsabilità di altri, la rabbia è una figlia legittima, è una reazione giusta.

Ma diceva anche che occorre, per la speranza, un altro figlio, che parte dalla rabbia, che non la dimentica, ma che si chiama coraggio, il coraggio di costruire e di guardare come uscire da quella situazione, quale strada indicare non solo a te, ma a tutti quelli che sono coinvolti, quale prospettiva, speranza e fiducia puoi ridare.

Rabbia e coraggio, speranza. Ecco, il nostro sì è un sì convinto, è un sì serio, che non dimentica le responsabilità, e questa è la prima parola, responsabilità.

Chi ha queste responsabilità? Chi ha creato questa situazione? Perché si è arrivati in questa situazione? Chi risponderà di quello che è accaduto, dove e come questo potrà accadere? E le responsabilità sono molto chiare, sono molto precise e sono molto evidenti. Perché è importante il punto di partenza? Il primo punto di partenza è capire di che cosa stiamo parlando.

Questo non è un decreto salva banche, questo è un decreto, come quello precedente, che ha dato il contorno, il contesto, l'ombrello, i famosi 20 miliardi per la tutela e la salvaguardia del nostro sistema bancario, ha un contenuto forte: tutela i correntisti, tutela 2 milioni di correntisti che hanno messo i loro risparmi in queste due banche e che non hanno colpa o responsabilità se queste banche sono state gestite in maniera sbagliata, irresponsabile, e dovrà pagare chi le ha gestite.

Ma la tutela dei correntisti, la tutela di 200 mila aziende, 200 mila aziende, e dell'occupazione che generano, la tutela e la salvaguardia di una prospettiva per quasi 10 mila impiegati, è una responsabilità e una cosa che interessa o non interessa? È una cosa che ci dobbiamo assumere o non ci dobbiamo assumere? Ma siamo coscienti che, se salta un pezzo di questo sistema, non è che andiamo nella logica del tanto peggio e tanto meglio, logica che sembra ripercorrere e rincorrere interventi legittimi da parte di tanti colleghi e di tanti gruppi, in Aula e nelle tribune televisive? È che salta una delle spine dorsali, uno degli scheletri fondamentali che regge un Paese che si chiama sistema bancario, sistema finanziario e sistema che dà linfa vitale alla crescita e al sostegno e all'aiuto di un Paese.

Se poi non è stato fatto, devi dire che non è stato fatto; se bisogna cambiare, devi cambiare. Ma questo è il lavoro, è il coraggio e la responsabilità.

Affidare tutto alla rabbia è il risultato della logica del tanto peggio e tanto meglio, inaccettabile per chi è chiamato a sedere in questo luogo, che si chiama Parlamento, e che rappresenta le istituzioni di un Paese, che ha un compito che gli è stato affidato: non solo dire tutto va male, tutto fa schifo, tutti sbagliano, ma come ne esci, che prospettiva dai, quale traguardo raggiungi. Ecco, questo è il contesto in cui noi ci siamo, e, di fronte a questo contesto, una classe politica con la “p” maiuscola deve dire: sì, noi ci siamo, nonostante tutto e nonostante tutti diciamo con chiarezza quali sono le responsabilità, ma ci siamo e ci assumiamo insieme la responsabilità, insieme la responsabilità di dire che abbiamo una prospettiva, diamo una tutela, creiamo le condizioni perché, ovviamente, questo possa avvenire.

Allora noi diciamo “sì” perché non ci si dimentichi le responsabilità, e la Commissione… E non sono solo responsabilità che devono essere ricercate dalla magistratura, ma devono essere ricercate, devono essere verificate dal Parlamento, che è l'istituzione di questo Paese. Già nella storia questo Parlamento è intervenuto in maniera chiara e netta riguardo a grandi responsabilità, a grandi scandali. La Commissione d'inchiesta che noi abbiamo voluto ha questo compito: non quello di lottare contro uno o contro quell'altro, ma di verificare, indipendentemente dal lavoro della magistratura, quali responsabilità nella conduzione di un sistema strategico per il Paese ci sono state, da parte di chi ha gestito e - perdonatemi - con chiarezza, qualunque sia, da parte di chi doveva controllare. Non è la caccia alle streghe: è l'individuazione di responsabilità.

Secondo: no alla logica del tanto peggio e tanto meglio. Ed in questa direzione il Governo e questa maggioranza hanno sostenuto sin dall'inizio, prima con la mozione, poi con il decreto-legge che ha dato l'ombrello, i 20 miliardi, e adesso con questo intervento e con modalità diverse, la possibilità che il sistema bancario italiano potesse e dovesse continuare a tutelare ovviamente le nostre famiglie, i nostri risparmiatori, i correntisti, eccetera, ma a dire che c'è interesse comune, c'è interesse per la stabilità e per la prospettiva e per il rilancio.

Si è intervenuti in due modi, e sono due modi diversi, usando quell'ombrello dei 20 miliardi di euro; che tutti volevamo: anzi, molte critiche erano determinate dal fatto che si è arrivati troppo tardi, che quell'ombrello non l'abbiamo messo prima, che non siamo intervenuti prima, ma tutti volevamo questo! L'utilizzo di quelle risorse ha avuto due elementi fondamentali, che ha visto due modalità diverse di intervento e di utilizzo, perché i due casi erano diversi: entrambi importanti, entrambi fondamentali, ma con due situazioni radicalmente diverse. Quella ovviamente che ha visto l'MPS, il Monte dei Paschi, e quella che oggi vede le banche venete essere coinvolte. La prima ha visto un intervento per 5 miliardi, di questi 20 miliardi, da parte dello Stato, che è entrato all'interno e a sostenere il rilancio e la riqualificazione di quella banca. Perché? Semplicemente perché aveva, non a detta nostra ma a detta oggettiva, una condizione diversa da quelle delle banche venete che stiamo affrontando.

La seconda è quella che stiamo analizzando. Qui siamo di fronte, come ha detto la Banca centrale europea, a una - e voglio leggerlo in maniera molto chiara - quasi… Si stava andando, si stava raggiungendo il fallimento. E allora non interveniamo? E allora non individuiamo la strada migliore che si deve percorrere? E la strada migliore che si deve percorrere è quella, perfettibile, migliorabile, eccetera, ovviamente legata al fatto che non devi - strada scelta con il coinvolgimento di Banca Intesa, ricordo attraverso un procedimento pubblico - lasciare Veneto Banca, la Popolare di Vicenza, ancora… Perché non hanno prospettiva! Ma quella di ricomprendere, di ritutelare, di dare possibilità ad un territorio così importante come quello del Veneto e del Nordest di avere una banca solida, un sistema molto importante che continui a garantire i correntisti e che continui a garantire e a sviluppare l'attività delle imprese; e che contemporaneamente - uno dei compiti affidati a Banca Intesa - possa…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente. Possa garantire e tutelare anche l'occupazione. Questa è stata la strada che si è scelta, ed è la ragione per cui noi ci siamo e ci saremo sempre, sempre, a testimoniare questa idea e questa modalità di politica.

Un'ultima osservazione, ed è un'osservazione finale, da cui siamo partiti e ovviamente ritorniamo, a conclusione della motivazione del nostro voto favorevole e positivo, convinto a questo decreto-legge. Che lezione possiamo trarre da tutto quello che è accaduto? Io credo che per mettere mano a una situazione così bisogna prima conoscerla e accettarla, per quella che è, nella sua fattualità, a volte anche sgradevole; altrimenti i tentativi di correggerla la peggioreranno.

Se non si fotografa la situazione, se non la si guarda, se non la si analizza e non se ne prende atto e non si è coscienti, si sbaglia l'azione! Il metodo è sempre imposto dall'oggetto: non dobbiamo dimenticarcelo. È l'oggetto che impone il metodo, e ti dice… Il metodo che cos'è? È la strada da percorrere. Quale strada percorriamo? Non possiamo percorrere la strada che piace a noi, o che piacerebbe a noi: dobbiamo percorrere una strada che tiene conto dell'oggetto che abbiamo davanti, e partendo dall'oggetto che abbiamo davanti trovare la strada migliore.

Una politica - e lo diciamo con chiarezza, e concludo, signor Presidente - che non sa assumersi la responsabilità di dire la verità per paura di perdere consenso, poi ne perderà di più: perché i problemi nascosti non spariscono, anzi, continuano a crescere, e prima o poi la realtà presenterà il conto. Sperare di metterci una pezza in attesa di tempi migliori ha solo portato ad un maggior logoramento del tessuto sociale, imprenditoriale, finanziario ed economico del nostro Paese. Ecco: ci stanno a cuore, e lo diciamo, i risparmi delle imprese, i risparmi dei nostri cittadini, soprattutto delle piccole e medie imprese per avere accesso al credito; ci sta a cuore il Paese e ci sta a cuore la gente che vive e lavora. Non ci sta a cuore solo la nostra anima bella (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Signor Presidente, vorrei aprire il mio intervento ricordando quello del collega Zoggia svolto durante la discussione delle questioni pregiudiziali. In quell'occasione il suo intervento era stato molto chiaro, nel segnalare i problemi che dal nostro punto di vista erano e sono rimasti presenti dentro questo decreto-legge: problemi di costituzionalità e problemi di equità. Ovviamente dopo quell'intervento il mio gruppo aveva garantito la massima apertura, affinché il decreto-legge fosse però modificato: abbiamo lavorato seriamente in Commissione per provare a correggere, a migliorare, a rendere più comprensibile questo provvedimento, più comprensibile soprattutto rispetto ai risparmiatori. In questo senso andava letto anche il nostro voto di astensione: era un'apertura vera, reale, sincera, senza nessun retropensiero di utilità politica. Le parole esatte che usò il collega Zoggia in quell'occasione furono di questo tenore, e voglio citarle testualmente: “Quindi eserciteremo come Articolo 1 l'ennesima azione di responsabilità politica. Ovviamente ci aspettiamo serietà e confronto, ci aspettiamo che su questo decreto-legge si discuta e non si usi l'emergenza per impedire il confronto, e magari si provi a risolvere tutto con la questione di fiducia”.

In realtà è stato proprio così; il tutto aggravato dagli atti e dalle promesse false che si sono compiuti in Commissione finanze. Il relatore ha fatto ufficialmente circolare un emendamento, non so se anche a nome del suo gruppo, che raccoglieva molte delle nostre proposte emendative; come se ciò non bastasse anche il Governo ha fatto circolare un emendamento, a dire il vero ritirato giovedì scorso, ma anche questo emendamento risolveva molte questioni poste da noi, e anche da altri gruppi parlamentari.

Ma allora la domanda che tramite lei vorrei rivolgere alle colleghe e ai colleghi della maggioranza è: cos'è successo? Perché si è deciso di non procedere con delle modifiche che erano di assoluto buonsenso, e avrebbero consentito a tutti di comprendere meglio il lavoro che si stava facendo? Io non voglio credere che queste modifiche non siano state accettate e gradite dal cessionario: perché se così fosse, guardi, signor Presidente, si verrebbe meno al ruolo che questo Parlamento deve poter liberamente esercitare. Non voglio credere neanche che sia stata l'Europa a bloccare le modifiche del decreto-legge. Non voglio nemmeno credere che sia stato viceversa Palazzo Chigi a impedire un confronto che invece avrebbe fatto bene al nostro Paese. Perché si impedisce la riscrittura dell'articolo 6 del decreto-legge, che prevedeva di ampliare i rimborsi agli obbligazionisti, subordinati e azzerati in ossequio alle nuove norme europee? Inoltre si prevedeva, ad esempio, che fossero indennizzati tutti i risparmiatori che hanno comprato bond dalle banche fino al 1° febbraio 2016, e non più agosto 2014, come per quelli di Banca Etruria e le altre.

Approvando il decreto-legge così com'è, non viene chiarito che non si pagheranno le imposte sulle somme ricevute dai soci che hanno aderito alla transazione proposta dalle banche nei mesi scorsi: sia azionisti che obbligazionisti non potranno portare le minusvalenze in compensazione, tanto per essere chiari. Con questo decreto non si escludono dal bail-in contributi versati alle casse previdenziali depositate nelle banche, un fatto gravissimo, non viene recepita una disposizione che prevedeva che sia gli azionisti, che gli obbligazionisti, potessero portare le minusvalenze in compensazione.

Poi, ogni gruppo parlamentare sceglie politicamente come orientare il proprio voto rispetto ai provvedimenti e se c'è un tema forte che ha convinto in maniera granitica il nostro gruppo parlamentare a votare contro questo provvedimento è stato il fatto che non viene recepita una disposizione al comma 7, che riproduceva integralmente un nostro emendamento in materia di responsabilità degli amministratori. In questo Paese chi sbaglia non paga mai se si tratta di banche (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista). Quindi, oggi potevamo dare delle risposte importanti, attese, richieste da un territorio, il Veneto, che in questi anni è stato dilaniato dalle malversazioni, dalle cattive gestioni – sì, colleghi della Lega -, dalle furbizie, anche dalle ruberie. Invece si è deciso di tirare diritto, di non ascoltare gran parte delle forze politiche, delle forze sociali che responsabilmente invece volevano dare una mano, anche per dare un bel segnale al nostro Paese. Credo si tratti di un tragico errore, care colleghe e cari colleghi.

Inoltre, ad oggi, non è ancora partita la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario italiano e questo non rassicura di certo gli animi che guardano invece con forte preoccupazione a quello che abbiamo fatto e quello che state per fare all'interno di quest'Aula votando a favore di questo decreto. Credo che quella di oggi sarà una giornata di rabbia e delusione per molti risparmiatori italiani; e noi? Noi sembriamo inermi davanti a questi fatti. Forse bisognerebbe aprire una discussione molto più ampia sul sistema bancario italiano e verificare la legislazione degli anni Novanta che privatizzò pressoché totalmente il sistema stesso.

La crisi delle due banche venete di cui stiamo discutendo non può non essere inquadrata in quella delle quattro banche medie di cui tanto si è parlato, anche in relazione alle note familiarità governative e soprattutto alla crisi di una banca considerata un tempo fra le più grandi, il Monte dei Paschi di Siena. Ma non si può dimenticare e non collegare la crisi che ha colpito anche una banca che era uno dei simboli di una grande città importante, la Cassa di Risparmio di Genova. E forse proprio oggi, in questo giorno che io considero buio, fatemelo dire in maniera molto franca, per il sistema bancario italiano, dobbiamo ricordare un recente studio di un'agenzia accreditata, R&S-Mediobanca, secondo il quale su 367 banche minori il 66 per cento deve essere considerato a rischio, tra cui un terzo a rischio elevato, ed è noto che per determinare il livello di rischio viene normalmente utilizzato il rapporto tra crediti deteriorati e patrimonio netto.

Avremo modo nella famosa Commissione d'inchiesta di approfondire la questione degli strumenti derivati, oggi limitiamoci alla drammatica situazione delle banche venete.

Fin dal 2016 i due istituti venivano considerati dai controllori della Banca centrale europea di rilevanza sistemica, cioè tali da provocare forti ripercussioni e perturbazioni nell'economia del Paese intero. Da allora seguirono un rimpallo di responsabilità e una serie di variopinte proposte, una delle quali l'utilizzo di un nuovo istituto finanziario di natura mista pubblica e privata, il famoso Fondo Atlante, citato da svariate colleghe e da svariati colleghi. Del medesimo non c'è dato a sapere quale disponibilità abbia ancora o se debba considerarsi chiuso, a proposito della sindrome dei cicli azzurri. Ad un certo punto si è dovuto ammettere che era diventato impossibile trovare sul mercato i fondi necessari al salvataggio e si è dovuto ricorrere al noto sistema di rendere pubbliche le perdite, dopo però avere assicurato ai privati i profitti. Sta qui, care colleghe e cari colleghi, l'errore principe che commettete tutte le volte che si parla di banche all'interno di queste Aule.

Un'ultima valutazione: quali conseguenze avrà il patrimonio delle fondazioni bancarie a seguito dell'indebitamento dell'intero sistema? Non lo sappiamo. Oggi si perde un'occasione preziosa per costruire una strategia generale coerente con gli interessi nazionali e con i vincoli europei. Questo, care colleghe e cari colleghi, non sta accadendo. Sono queste le ragioni per cui riteniamo che non si possa assolutamente votare a favore di questo provvedimento e pertanto il mio gruppo parlamentare voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Forza Italia voterà contro questo ennesimo intervento speciale del Governo, che, stavolta più che mai, interviene con una serie di numerose e rilevantissime deroghe sulla disciplina generale, per affrontare gli effetti della crisi che ha colpito Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Un intervento che si mostra ancora una volta inadeguato a risollevare una situazione del credito nel Paese che è in evidente e grande difficoltà e soprattutto senza una chiara strategia su quelli che sono gli scenari futuri e senza in alcun modo riuscire a tranquillizzare i risparmiatori e affrontare una sfida di sviluppo, che è oggi per l'Italia ancora tutta da definire.

Senza mai provare a intervenire sulle cause del fenomeno, il Governo insegue, costantemente in ritardo, gli effetti della crisi, ogni volta costruendo una disciplina diversa e speciale. Conseguentemente, si annulla la certezza delle regole, si introduce ogni volta una disciplina più favorevole per alcuni e meno per altri e si annulla totalmente nei risparmiatori la fiducia nella capacità delle istituzioni di affrontare, gestire e, prima ancora, prevenire fenomeni con rischi di destabilizzazione economica e sociale estremamente diffusi.

A questo si aggiunga che la compatibilità con il quadro regolatorio dell'Unione europea rimane affidata ad assicurazioni prive di qualsiasi riscontro, del tutto opache e spesso smentite dalle stesse istituzioni dell'UE. Il rapporto con l'Europa è infatti un tema cruciale, proprio perché riteniamo che ci sia oggi un dialogo inefficace in sede europea, che non ha tutelato il sistema del credito nazionale e che lascia una serie di punti di domanda gravi sulle prospettive nel rapporto con l'Europa e con le eventuali ulteriori incombenze che graveranno sul nostro sistema creditizio.

Poi è di tutta evidenza come il quadro normativo nazionale nel dare applicazione alle disposizioni europee in materia di salvataggi bancari, anche anticipandone di fatto l'entrata in vigore, si sia rivelato comunque confuso, particolarmente oneroso per i risparmiatori.

Il provvedimento al nostro esame rappresenta il secondo grande intervento del Governo Gentiloni, dopo che, nei suoi nefasti mille giorni di Governo, l'Esecutivo guidato da Matteo Renzi ha cercato in tutti i modi di nascondere la polvere sotto il tappeto attraverso un'attività legislativa in tema bancario frenetica, ma per nulla risolutiva, che ha addirittura aggravato il quadro complessivo.

È innegabile quindi che sulla vicenda delle banche venete, assieme a quella di MPS, pesa come un macigno l'atteggiamento irresponsabile del Governo Renzi, che ha sacrificato le opportunità di un intervento sicuramente più tempestivo, in particolare nella crisi di MPS, alla volontà di non lasciare messaggi avvertiti come poco tranquillizzanti per l'opinione pubblica in vista dell'appuntamento referendario del 4 dicembre 2016. Un tempo di attesa che, visto il risultato referendario, si è rivelato assolutamente inutile per offrire credibilità all'ex Presidente del Consiglio, ma che nel frattempo ha aggravato irrimediabilmente la situazione degli istituti bancari in crisi.

La legislazione in tema bancaria del Governo Renzi si è caratterizzata per interventi continui messi in atto attraverso l'utilizzo della decretazione d'urgenza o contenuti in altri provvedimenti o inseriti forzatamente anche nelle manovre finanziarie. Un modo di legiferare illegittimo, oltre che profondamente sbagliato nei contenuti, come è evidente anche dalla recente bocciatura della riforma delle banche popolari da parte del Consiglio di Stato, una riforma che è ancora in fase di stallo, in attesa di una pronuncia definitiva da parte della Corte costituzionale.

Tutto ciò non ha offerto ai Governi di sinistra e, purtroppo, al Paese alcuna credibilità, né ai risparmiatori, né tanto meno ai mercati e all'Europa. Eppure, proprio per restituire al sistema quella credibilità minata in maniera così profonda, abbiamo provato a dare un minimo di credito all'operato del Governo nell'interesse del Paese, offrendo il nostro assenso, lo scorso dicembre, al ricorso o comunque all'impiego delle risorse pubbliche in merito ai salvataggi delle banche.

Ma anche in questo caso la presa in giro da parte dell'Esecutivo, stavolta guidato da Gentiloni, è stata forte e chiara. La risoluzione approvata lo scorso dicembre anche con il voto di Forza Italia parlava chiaramente dell'adozione di provvedimenti finalizzati ad assicurare la stabilità economica e finanziaria del Paese: il rafforzamento patrimoniale del sistema bancario e la protezione del risparmio, da adottare in un quadro di ampia condivisione con tutti i gruppi parlamentari.

Ebbene, nessuno dei gruppi parlamentari, sicuramente quelli di opposizione, ma credo nemmeno quelli di maggioranza, ha condiviso quei provvedimenti attuativi, che di fatto, soprattutto nel decreto al nostro esame, sono stati condivisi e concordati solo con gli avvocati di Banca Intesa. Un accordo, quello siglato con Intesa, immodificabile, che ha determinato una specie di teatrino in Commissione finanze, con emendamenti presentati dalle opposizioni, che non sono stati mai minimamente presi in considerazione, ed emendamenti presentati dal Governo e dal relatore che sono stati ritirati o addirittura non posti in votazione.

Nel frattempo, lo Stato italiano, già devastato dal proprio debito pubblico, continua a bruciare soldi sulla pelle dei cittadini: è di oltre 31 miliardi di euro il costo per il salvataggio di sette banche italiane negli ultimi due anni; un conto che è solo destinato a salire, nel caso si aggiungano ulteriori istituti in futuro. Sono 8,8 i miliardi di euro per salvare MPS, con un maxi aumento che sarà finanziato soprattutto con soldi pubblici, e in parte dagli investitori.

A questi si aggiungono i 5,3 miliardi finanziati dal sistema bancario, azionisti e creditori, per salvare Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti, acquistate poi da UBI e Bper per 1 euro. In ultimo, con questo provvedimento, i 17 miliardi messi sul piatto, sempre dallo Stato, per l'operazione di salvataggio della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca: 5,2 miliardi subito, più una garanzia di 12 miliardi a Intesa San Paolo, che si prende le attività buone (il Tesoro ha girato un bonifico da 4,8 miliardi), il resto serve per gli esuberi di personale e per la badbank, nella quale raccogliere sofferenze e crediti deteriorati.

Del resto, il provvedimento non forniva nessun criterio per la selezione dei rapporti da cedere. L'unico parametro che in questo caso è stato seguito è l'offerta vincolante di Banca Intesa, il tutto in deroga alle norme ordinarie del testo unico bancario, che impongono in tale evidenza il rispetto di condizioni di parità di trattamento tra i creditori ceduti, oltre a ovvie salvaguardie minimali.

Il meccanismo contenuto nel provvedimento comporta infatti che tutti i rapporti sfociati in contenziosi pendenti o che ancora possono trasformarsi in contenzioso tra azionisti e obbligazionisti nei confronti delle banche liquidate, non passano al cessionario Banca Intesa, ma continuano a gravare sulla gestioni liquidatorie.

Tuttavia, il patrimonio delle aziende bancarie viene completamente svuotato di effettività, perché il cessionario potrà scegliersi quali asset assumere ed è ragionevole prevedere che assumerà quelli maggiormente appetibili, lasciando alla gestione liquidatoria solo quelli più rischiosi. Ne deriva un'evidente e necessaria sottrazione di garanzia patrimoniale per i risparmiatori - circa 30 mila, allo stato - che hanno contenzioso pendente, in palese spregio delle regole costituzionali sulla tutela del risparmio, la tutela del diritto di azione di difesa e di parità di trattamento con qualunque altro creditore o soggetto in condizioni analoghe, nonché delle regole della CEDU sulla tutela di diritti fondamentali azionabili anche davanti alla Corte di Strasburgo, con conseguente condanna dello Stato italiano in caso di accoglimento della relativa istanza, senza contare ovviamente le ripercussioni sociali sul tessuto economico, devastato da un esito di questo tipo.

Ebbene, davanti a questo quadro, Forza Italia non può che gridare il proprio “no”! No ad un modusoperandi che continua a penalizzare in maniera ingiusta il sistema del credito italiano, con provvedimenti che non sono equi, perché il risparmiatore della Banca dell'Etruria non può essere trattato diversamente dal risparmiatore della Banca Popolare vicentina piuttosto che quello del Monte dei Paschi, perché è evidente che a questo punto gli italiani eviteranno di affidarsi al sistema bancario, non immetteranno più i propri soldi nel sistema e in questa condizione il Paese non cresce e rischia di rimanere fermo ancora per troppo tempo.

Votiamo “no” perché vogliamo un Paese diverso, con la testa più alta in Europa, che recuperi credibilità e che sia in grado di difendere il proprio risparmio e i propri risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

DANIELE PESCO. Presidente, siamo arrivati praticamente all'epilogo di questa avventura, che ha visto la Camera dei deputati impegnata nel portare avanti - noi l'avremmo riportato al mittente - questo decreto.

PRESIDENTE. Mi perdoni. Posso chiedere ai colleghi di evitare di filmare? Tanto c'è il filmato della seduta. Per cortesia, perché formalmente non si può fare, quindi evitiamo di farlo durante la diretta. Prego, collega Pesco.

DANIELE PESCO. Presidente, per la prima volta è arrivato un decreto-legge in Commissione finanze e per la prima volta ci è stato impedito di audire dei soggetti che ci avrebbero portato probabilmente delle notizie importanti su questo decreto. Ci è stato impedito di ascoltare Bankitalia, di ascoltare la Consob, di ascoltare anche Banca Intesa, di ascoltare le altre banche, di ascoltare chi ha diretto le banche venete, di sentire l'opinione dei cittadini, l'opinione dei risparmiatori, l'opinione degli obbligazionisti: ci è stato impedito di ascoltare chiunque. Questo perché? Per fare in fretta. E non era necessario fare in fretta perché bisognava approvare questo decreto-legge, perché il decreto i suoi effetti li ha già fatti - il giorno dopo l'approvazione del decreto sono stati versati 5 miliardi e oltre sui conti di Banca Intesa, quindi gli effetti del decreto erano già validi -, era necessario coprire il più possibile la notizia di questo decreto-legge, cercare di mettere il silenzio più totale su questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questa la cosa che ci fa paura, cioè che voi volete fare le cose e tenerle sotto silenzio. La cosa veramente ci fa indignare.

Penso a delle puntate di Report di qualche anno fa, dove si parlava dell'alta velocità, e facevano vedere che dalla sera alla mattina il finanziamento, quello che doveva essere il projectfinancing, il finanziamento dei privati, era passato sul debito pubblico, senza che nessuno se ne accorgesse. Secondo me, qua volevate fare la stessa cosa. Se non ci fosse stato il MoVimento 5 Stelle, e forse anche altri partiti che un pochino hanno preso posizione su questa cosa, probabilmente sarebbe rimasto tutto sotto silenzio, e la cosa veramente ci fa indignare. Presidente, ci fa indignare perché qui vengono dati 5 miliardi cash, che sono già stati dati a una banca privata. L'abbiamo detto mille volte, ma continuiamo a ripeterlo: 5 più 12, 17 miliardi di soldi dei cittadini! Va bene, non sono ancora tasse pagate, saranno debito pubblico, ma ci fa indignare lo stesso, perché sono tantissimi soldi - tantissimi! - che potevano tranquillamente essere risparmiati, se ci si fosse comportati in modo diverso: come ad esempio con la nazionalizzazione, per la quale ci avete detto che non si poteva fare, perché l'Europa ci ha detto “no”. L'Europa a un certo punto ci ha detto che sarebbero serviti un altro miliardo e 200 milioni, per poter fare quella famosa ricapitalizzazione precauzionale che tanto avete sponsorizzato fino all'ultimo momento. Se l'Europa ci dice di no perché servono capitali privati, si trova una strada alternativa per cercare di raccogliere capitale privato pari a 1 miliardo 200 milioni, e bene o male ci si aggiunge una garanzia dello Stato nel caso in cui quel miliardo e 200 milioni non venissero restituiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poteva essere una strada alternativa. Magari non è una strada giusta, però si poteva provare a percorrerla, invece non c'è stata neanche l'iniziativa di provare a fare una cosa del genere. E perché non c'è stata l'iniziativa? Perché probabilmente era tutto premeditato; probabilmente Banca Intesa aveva già messo gli occhi sull'affare; probabilmente Banca Intesa aveva bisogno di essere rifinanziata per 17 miliardi e voi gli avete dato l'opportunità. Voi gli avete dato questi soldi, e le banche venete alla fine sono solo un pretesto per dare 17 miliardi a Banca Intesa! Vi serviva l'incidente finanziario, e l'avete trovato, l'avete costruito adhoc.

Presidente, le banche sicuramente erano in crisi, sicuramente bisogna fare qualcosa, sicuramente non si poteva ripetere l'errore commesso con le quattro banche, nelle quali avete applicato il bail-in o una parte del bail-in; però dovevate fare di più, di più, perché anche in questo caso gli obbligazionisti subordinati ci hanno rimesso tutto. Qualcuno verrà remunerato, lo sappiamo già, l'avete scritto; noi abbiamo chiesto di allargare la platea di questi obbligazionisti subordinati da riuscire a risarcire, e sappiamo già che non farete nulla, perché al Senato non modificherete questo decreto-legge, perché il decreto deve andare via liscio, se no Banca Intesa si arrabbia, se no Banca Intesa probabilmente tira via la firma da quel contratto capestro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Contratto capestro che contiene delle clausole che veramente ci fanno rabbrividire. Penso al fatto che non solo Banca Intesa si prende la parte buona, si prende le attività con i crediti inbonis, ma si prende i palazzi, le opere d'arte. Vi ricordo che oggi, a Vicenza, il MoVimento 5 Stelle ha depositato una mozione con la quale chiede al comune di fare il possibile verso Banca Intesa per farsi dare la proprietà, il possesso, o comunque fare in modo che vengano restituiti alla collettività i beni, i patrimoni, le opere d'arte che erano della Popolare di Vicenza, come i dipinti del Tiepolo contenuti a palazzo Thiene, opere del Tiepolo, del Tintoretto e gli altri artisti importanti. Ebbene, Banca Intesa ha voluto mettere le mani anche su quello, è questo che ci fa indignare! Anche sulle opere d'arte! Ma ci rendiamo conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ci rendiamo conto?

Presidente, 17 miliardi: una persona potrebbe pensare che il Parlamento ha preso questa cifra come prezzo del potere legislativo, perché abbiamo venduto il potere legislativo a qualcuno. Non gli abbiamo venduto solo il potere legislativo, gli abbiamo dato anche 17 miliardi in più: è questo che ci fa arrabbiare, ci fa veramente arrabbiare, Presidente.

Ma andiamo avanti. Questo contratto non ci piace perché contiene mille clausole a favore di Banca Intesa. Ebbene, le famose sofferenze passano alla bad bank, la famosa SGA che dovrebbe essere pubblica ma in realtà era di Banca Intesa, perché è passata a Banca Intesa lo scorso anno e ad essa ora passate le attività che saranno gestite, da chi? Ancora Banca Intesa gestirà tali attività, i crediti deteriorati continuerà a gestirli Banca Intesa, perché in quel contratto c'è scritto che le attività deteriorate, anche se passano alla SGA, continueranno ad essere gestite da Banca Intesa in cambio di una commissione, di una fee, e non c'è scritto di quanto deve essere quella fee. C'è scritto che deve essere secondo il mercato, ma sappiamo benissimo che quando si scrive una cosa del genere sono molto larghe le maglie, per le quali tali commissioni potranno essere elevatissime. Quindi Banca Intesa gestirà tutto senza nessuna responsabilità sulle attività rischiose. È questa una delle cose che ci fa indignare di più!

Ma, Presidente, andiamo avanti, perché noi abbiamo avanzato tantissime proposte: non solo allargare le maglie per riuscire a remunerare più persone possibili, tra cui anche gli azionisti che sono rimasti veramente truffati due volte. La prima volta quando sono stati obbligati a comprare le azioni per avere un finanziamento, e la seconda volta da questo Parlamento, e soprattutto dal Governo che non ha fatto nulla per cercare di tutelarli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I modi ci potevano essere: nazionalizzare la banca; si trovavano investitori, e a questi azionisti si davano i famosi titoli, quei famosi warrant, che sono azioni che esplicano i loro effetti non subito, ma più avanti, quando le cose magari iniziano ad andare bene, quando abbiamo la possibilità di remunerare qualcuno.

Ebbene, questi warrant non sono mai stati utilizzati da questo Parlamento. Questa poteva essere l'occasione giusta: la banca avrebbe potuto essere nazionalizzata, e si sarebbe potuto promettere qualcosa a queste persone. Non è stato fatto nulla: questo Parlamento non vuole fare nulla per cercare di remunerare queste persone; così come è accaduto per le quattro banche, gli azionisti hanno perso tutto. Ma ci sono molti azionisti che invece verranno veramente remunerati! Tra questi, gli azionisti di Banca Intesa; ma la cosa bella è che non sappiamo neanche chi sono gli azionisti di Banca Intesa: il 77 per cento delle azioni di Banca Intesa sono in mano al mercato, e sappiamo benissimo che le regole sull'accentramento del potere delle azioni sono facilmente aggirabili. Chi sono i proprietari di Banca Intesa? Noi non lo sappiamo. Forse voi lo sapete, noi no.

E questo ci fa indignare: a chi sono andati i 17 miliardi? A chi sono andati? Non è possibile questo, Presidente, non è possibile! Dobbiamo veramente fare il possibile affinché ci sia più trasparenza nelle operazioni che compie il Governo. Ci sia più trasparenza, perché a me sembra che veramente questa operazione sia stata fatta tutto con sotterfugi, sia stata fatta chissà da quanti mesi, sia stata portata avanti raccontando balle ai cittadini. Le balle erano raccontare che si poteva fare la ricapitalizzazione precauzionale, e ad un certo punto invece si è detto: no, ci dispiace, non possiamo farla, e ormai era troppo tardi perché c'era l'Europa e la BCE che incombevano. È una cosa che non può sostenere un Governo che deve dare credibilità! Come fa a dire fino all'ultimo giorno: ci abbiamo provato, poi non ce l'abbiamo più fatta, e, così, c'era pronto il decreto-legge e il contratto di Banca Intesa, atti che stavano costruendo da mesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una delle altre cose che per davvero non si possono sostenere!

Per quanto riguarda la nazionalizzazione, ormai il decreto-legge è stato fatto ed era troppo tardi per porre rimedio, secondo voi. Invece no, perché la banca è in liquidazione. Va bene, la banca lasciamola lì; Banca Intesa è presente perché gli avete già dato qualcosa. Va bene, lasciamola lì; la remuneriamo per quanto ha fatto fino ad oggi, ma le attività, modificando il decreto-legge, diciamo che le attività che sono state passate a Banca Intesa ce le prendiamo noi, se le riprende lo Stato. Queste attività possono tranquillamente essere date ad una società dello Stato che ha la licenza bancaria. Abbiamo società dello Stato di questo tipo: abbiamo il MedioCredito Centrale, abbiamo la Cassa depositi e prestiti, abbiamo anche il Credito sportivo che è messo male ma volendo lo si poteva riqualificare, e ad esso potevano essere date queste attività. Non è stato fatto perché non c'è la volontà politica di avere una banca pubblica veramente in carreggiata, capace anche di risolvere le crisi delle altre banche, perché a breve ne arriveranno in successione moltissime altre e noi non siamo pronti, non abbiamo i soldi per far fronte con 17 miliardi tutte le volte.

Lo vogliamo capire che siamo messi veramente male? Parlando di quanto siamo messi male, non possiamo non parlare delle molte sofferenze, 270 miliardi di euro: ABI dice che sono solo 70 miliardi netti ma non è così, signori, il monte delle sofferenze è molto più alto perché ci sono 170 miliardi di sofferenze nascoste nei cosiddetti crediti in bonis. Apriamo gli occhi: la situazione è molto più grave e non possiamo nasconderlo, perché se volete essere un Governo serio e un Parlamento serio dobbiamo dire la verità.

Siamo messi male! Dobbiamo intervenire subito in modo pubblico ma subito, subito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non possiamo farci prendere in questo modo alla sprovvista o far finta di essere presi così! Non è possibile, Presidente. Andiamo avanti noi non continueremo in questo modo…

PRESIDENTE. Onorevole Pesco, la informo che il tempo è scaduto e quindi la invito a concludere.

DANIELE PESCO. La ringrazio e concludo, Presidente, veramente cercando di chiedere a tutti un contributo in più, un contributo inteso nella volontà politica di far qualcosa per le persone che ci hanno rimesso tanti soldi; sono veramente molte persone a cui è stato rubato il futuro. Presidente, noi chiediamo un impegno in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Credo che nel Parlamento sia normale avere idee diverse, anzi direi che è un nostro dovere avere idee diverse ed è normale che il dibattito si sviluppi come tale. Tuttavia in questo caso abbiamo assistito a due giornate di dibattito veramente surreale in cui, da una parte, avevamo dallo yacht, da un panfilo chi ci diceva che abbiamo dato 83 miliardi alle banche senza neanche spiegarci come; dal panfilo ce lo diceva: 83 miliardi alle banche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dall'altra parte poi ci dicono che dobbiamo mettere più soldi per darli agli azionisti, agli obbligazionisti e ci spiegavano che bisogna mettere altri soldi per trovare soluzioni per tutti. Questa inconcludenza e questa politica dal punto di vista economico simile a quella di Maduro a cui voi vi ispirate non solo per la politica economica ma anche per altri modelli di politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e siete venuti qui a spiegarci che quello era il vostro modello di leader politico, penso che su questo noi non andiamo da nessuna parte. Se noi avessimo seguito le indicazioni che arrivavano dalla parte del MoVimento 5 Stelle, ci saremmo trovati di fronte a una situazione chiara: al fallimento di un sistema bancario che si portava dietro il fallimento di un sistema territoriale, alla situazione di crisi di 200.000 imprese che su quelle banche hanno appoggiato i loro conti, i loro crediti, le loro linee di credito, al fallimento di un sistema che portava dietro la crisi delle famiglie che su quel sistema bancario avevano appoggiato le loro risorse. La vostra ossessione sono le banche: banche, banche, banche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commentidei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle); la nostra ossessione sono i risparmiatori, i clienti, i dipendenti, le imprese che utilizzano quelle banche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Abbiamo due ossessioni diverse: voi avete l'ossessione delle banche, noi abbiamo l'ossessione della gente. Sono problemi diversi! E noi ai problemi delle imprese, ai problemi dei risparmiatori ci siamo impegnati. Il decreto-legge non è perfetto: guardate, non è perfetto. Come sempre tutti i provvedimenti sono migliorabili. Intanto abbiamo avuto un dibattito in Commissione in cui nella prima giornata siamo riusciti, grazie all'ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle, a discutere sei emendamenti alla faccia di chi voleva entrare nel merito e trovare soluzioni sui problemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Poi ci siamo fatti carico delle necessità prime: 50 miliardi di risparmi; 10.000 dipendenti; 900 sportelli bancari; 100.000 imprese che si rivolgono a quel mondo. Cosa dovevamo fare? Dovevamo trovare una soluzione immediata e la soluzione immediata è stata trovata. L'altra soluzione era lasciare che le banche fallissero naturalmente, soluzione che noi non abbiamo mai preso in considerazione. E le responsabilità di chi ha amministrato quelle banche - lo dico con forza - sono enormi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), gigantesche e noi vogliamo che si vada fino in fondo su quello; che la magistratura faccia il suo mestiere ma bisogna aver fiducia nella magistratura non a fasi alterne. Abbiamo fiducia che la magistratura farà la sua parte e andrà fino in fondo per trovare le responsabilità di quegli amministratori e le pene per quegli amministratori ci sono: bisogna applicare le regole. Lo dico con chiarezza anche perché ho sentito che c'è chi vota contro questo decreto-legge perché non abbiamo aggravato le pene per gli amministratori: signori, non prendiamoci in giro, non è che si possono aggravare le pene dopo che i reati sono stati commessi perché è leggermente incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, se qualcuno dice che vota contro perché bisognava aggravare le pene lo dice con una chiarissima - perché io riconosco l'intelligenza nei miei colleghi - motivazione che è solo strumentale e non ha niente a che fare con questo provvedimento. Noi vogliamo che si vada fino in fondo e anche la Commissione di inchiesta sulle banche - quella che abbiamo istituito - deve servire per andare fino in fondo a trovare le responsabilità degli amministratori e di chi non ha fatto i controlli fino in fondo, quei controlli che dovevano essere fatti magari anche su quelle obbligazioni che sono state emesse in un momento in cui era evidente cosa sarebbe successo a quelle banche.

Il Veneto è una regione economicamente forte. È una regione economicamente forte e se non la conoscete andate a girare, andate a girare un po' in quelle imprese e vi accorgerete che c'è un tessuto imprenditoriale, in quella regione, che rende forte il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi, se voi commentate le dichiarazioni poi diventa un dibattito. Presidente Rosato, la invito a rivolgersi alla Presidenza.

ETTORE ROSATO. Il Veneto è una regione economicamente forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Colleghi, basta! Prego.

ETTORE ROSATO. Per questo devo dire, con grande lealtà da parte nostra, che quando abbiamo provato a dire di fare una ricapitalizzazione dove c'è lo Stato vicino ma c'è anche un tessuto imprenditoriale che si assume un pezzo di responsabilità il vedere che questa responsabilità in quel tessuto imprenditoriale non è stata assunta è un punto che noi dobbiamo tener presente.

Del carico complessivo dei problemi di quel mondo economico e di quel mondo produttivo ce ne siamo fatti carico noi, non con un regalo a nessuno, non con un regalo a nessuno perché non abbiamo regalato niente a nessuno. Anche questa è una grande bufala. Poi, può funzionare fuori da qui, ma qui sappiamo che quei 20 miliardi che sono stati autorizzati - e io riconosco anche il voto di un pezzo dell'opposizione, che su quella autorizzazione al superamento del debito ha dato il suo contributo leale - sono un prestito che noi abbiamo fatto e che, come ha già dimostrato il passato, ritornerà nelle casse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Anzi, aggiungo che quando voi ci attaccavate sulla misura che abbiamo adottato sul Monte dei Paschi di Siena, 640 milioni in più sono tornati nelle casse dello Stato. E quando voi dite che la nostra politica e gli strumenti che abbiamo messo a disposizione per recuperare i crediti inesigibili sono inefficaci, sbagliate anche lì. Sui crediti inesigibili del Banco di Napoli il 90 per cento è stato recuperato. E, allora, questo strumento, che abbiamo proposto noi, ci consentirà anche di far tornare un po' di risorse nei prossimi anni ai risparmiatori che non sono tutelati da questo decreto.

Faccio, poi, un'altra sottolineatura sul punto che si dovevano cambiare le date rispetto agli obbligazionisti, perché ci sono delle obbligazioni che non sono state recuperate e non sono state tutelate. Allora, signori, quelle obbligazioni rendevano l'11 per cento. Quelle obbligazioni rendevano l'11 per cento! Chi va in banca e compra un'obbligazione che rende l'11 per cento si chiede come mai rende l'11 per cento? Io sono per trovare le misure per tutti, anche per quei risparmiatori lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma dobbiamo essere consapevoli che quando si parla di soldi pubblici dobbiamo saper fare le distinzioni.

Ma tutti i disastri non sono cominciati per caso. Quando si è insediato il Governo Renzi e, in continuità, il Governo Gentiloni noi abbiamo aperto dei cassetti e abbiamo trovato dentro delle cose che negli ultimi 15 anni non sono state fatte: prima tra tutte è la riforma delle banche popolari. Infatti, se ne non tiravamo fuori quella legge lì - e anche lì avevamo l'opposizione di un certo mondo che diceva: “Ma lasciate le banche popolari in pace e non disturbatele, perché sono le banche che non daranno mai problemi a nessuno” - e non facevamo la riforma delle banche popolari oggi il sistema bancario italiano sarebbe in una situazione molto, molto, molto grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e quella riforma che abbiamo fatto ha consentito di circoscrivere i problemi e ha consentito di farli emergere, perché i problemi già c'erano. Oppure qualcuno pensa che quello che faceva Zonin ha cominciato a cambiare dal giorno dopo all'adozione della norma sulle banche popolari? Noi abbiamo aperto un coperchio, abbiamo scoperchiato la pentola, abbiamo mostrato cosa c'era già dentro.

Società sottocapitalizzate, gestione opaca, crediti mal gestiti, tutto questo era compito della politica, una responsabilità della politica, e noi la riforma sulle popolari l'abbiamo fatta, così come abbiamo accompagnato l'autoriforma delle fondazioni e così come abbiamo accompagnato la riforma del credito cooperativo.

Allora, Presidente, penso che noi abbiamo fatto quello che andava fatto per salvaguardare un sistema economico. Abbiamo salvaguardato le banche non perché ci occupavamo delle banche, ma perché ci occupavamo dei loro clienti, dei risparmiatori e delle imprese che stavano intorno a quel mondo. Ci siamo assunti la responsabilità perché non esiste un sistema economico dove le banche non funzionano. Noi pensiamo che le banche servano, noi pensiamo che l'uomo è arrivato sulla luna e pensiamo che un sistema bancario è indispensabile per far funzionare il sistema delle imprese, anche e soprattutto in un sistema come quello del Veneto, che è la spina dorsale del sistema produttivo nazionale.

Presidente, votiamo a favore con convinzione su questo decreto. Lo votiamo nella consapevolezza che ci sono dei problemi aperti, e su questi impegniamo il Governo - e lo abbiamo fatto anche in questo dibattito - ad affrontarli nei prossimi mesi e nelle prossime settimane. Ma con questa consapevolezza, noi siamo quelli che le responsabilità se le assumono, perché la distinzione in politica è tra chi le responsabilità se le assume e si occupa dei problemi e chi, invece, li denuncia e, anzi, i problemi spesso li alimenta, e questi non saremo certo noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, come detto. Non si può che prendere atto che Banca d'Italia nella propria memoria afferma che 17 miliardi pubblici evitano rientri per 26 miliardi di affidamenti privati, e che se si dovesse attingere dal Fondo di garanzia per rimborsare i correntisti, ebbene, lo si troverebbe vuoto. Tuttavia, non si può tacere che questa forse ineludibile liquidazione coatta rimane troppo ingombra di zone grigie e di domande a cui non è stata fornita la risposta. Perché, ad esempio, fino al decreto del 16 giugno, il Governo ancora prometteva una ricapitalizzazione precauzionale, e il MEF, solo 5 settimane fa, garantiva nuovi miliardi di titoli a banche pressoché fallite? Perché tanto silenzio sulla disponibilità di fondi americani a ricapitalizzare, narrata perlomeno dal New York Times? E perché altrettanto silenzio sulle procedure e i contenuti della gara lampo, sì da farla troppo apparire come un Gratta e Vinci da un euro? Perché il cessionario diviene, con questo decreto, un caso inedito di soggetto legibus solutus, protetto da oltre 30 deroghe e persino svincolato dai piani regolatori comunali o libero di lottizzare abusivamente? Perché nell'articolato non c'è ancora una volta quella tanto attesa severità con chi ha ingannato e impoverito il popolo, quella severità che è l'unica condizione anche per fare emergere i tanti, i troppi e molto bipartisan che per anni e anni si sono girati dall'altra parte? Mancate risposte che, per usare le parole del sindaco di Vicenza, sono una pietra tombale su qualsiasi speranza di risarcimento per migliaia di azionisti truffati; mancate risposte che diverranno assordanti per migliaia di prossimi ex dipendenti; mancate risposte che in Veneto creano posizioni bancarie dominanti, con il rischio di una grave contrazione generale della liquidità per le PMI; mancate risposte che, in attesa di informazioni e azioni nuove, ci costringono a un voto di astensione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4565-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4565-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4565-A: "Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2017, n. 99, recante disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e di Veneto Banca S.p.A.".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Invito i colleghi, prudenzialmente, a non allontanarsi dal banco, perché, se ci fosse un guasto tecnico, poi non rivotate automaticamente.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 101).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2019 (ore 20,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione permanente ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

  alla I Commissione (Affari costituzionali):

Santerini ed altri: «Istituzione della Giornata in memoria dei Giusti dell'umanità» (2019). (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

  (Così rimane stabilito).

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, giovedì 13 luglio 2017, la XIII Commissione permanente (Agricoltura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:

S.1641 - Cirielli, Totaro, Catanoso Genoese, Mongiello, Bellanova, Biondelli, Capone, Cassano, Cera, Decaro, D'Ottavio, Ginefra, Gozi, Iori, Lauricella, Lodolini, Mariano, Martelli, Marzano, Mogherini, Monaco, Montroni, Morani, Picierno, Realacci, Romanini, Scanu, Valiante, Ventricelli, Villecco Calipari, Oliverio, Iacono, Cova, D'Incecco, Gullo, Romanini, Venittelli, Russo, Faenzi, Caon, Allasia, Attaguile, Matteo Bragantini, Caparini, Grimoldi, Marcolin e Catanoso Genoese: «Disposizioni per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici», (Approvata, in un testo unificato, dalla XIII Commissione della Camera e modificata dal Senato) (A.C. 55-341-440-741-761-1125-1399-B).

Interventi di fine seduta (ore 20,53).

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi che stanno lasciando l'emiciclo di farlo in silenzio, il collega Morassut ha chiesto di intervenire.

ROBERTO MORASSUT. Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi, nel quartiere di Tor Bella Monaca, a Roma, i fascisti di Forza Nuova hanno provocato gravi disordini per una manifestazione razzista e non autorizzata. Al grido di “le case agli italiani” hanno tenuto un quartiere in stato di assedio per una giornata e hanno cercato di impossessarsi, occupandolo, di un immobile comunale, per trasformarlo nella loro sede, dichiarando pubblicamente in piazza e nei social che i fascisti a Tor Bella Monaca ci stanno e ci restano. Le sedi dei partiti e dei sindacati, dal PD all'Asia Usb, sono state prese d'assalto e fatte oggetto di lanci di bottiglie, sassi e altri corpi contundenti, mentre era in corso una riunione nel locale della sede del Partito Democratico per svolgere un congresso con la presenza di un sottosegretario del Governo, l'onorevole Migliore.

Il quartiere è stato sottoposto ad uno stress violento da un'organizzazione che ha tentato di aprirsi un varco nel territorio usando il bulldozer dell'intolleranza e della violenza. Di fronte a tutto questo, vogliamo denunciare il silenzio assordante dell'amministrazione del MoVimento 5 Stelle di Roma Capitale e del sindaco Virginia Raggi, che non ha trovato il tempo né le parole per condannare quanto accaduto e per far sentire il peso dell'istituzione capitolina a presidio della convivenza e a difesa dell'ordine pubblico. Non sappiamo se questo dipenda da un'imperdonabile sottovalutazione o da una reticenza di un partito politico, il MoVimento 5 Stelle, che sempre più strizza l'occhio agli istinti xenofobi che albergano in una parte della destra.

Nei giorni scorsi, il MoVimento 5 Stelle ha definito liberticida la proposta di legge dell'onorevole Fiano sull'inasprimento delle norme del codice penale sul reato di antifascismo, ma fatti come questi sono liberticidi, da condannare. Ma su questa vicenda è calato il silenzio del sindaco Raggi. E dico questo, e chiudo, dopo che proprio ieri il collega Fiano è stato fatto oggetto da parte del collega Corsaro di un'ignobile aggressione verbale e razzista, non degna di quest'Aula, ma degna di un ferrovecchio fascista e antisemita come chi l'ha pronunciata.

Per questo vogliamo inviare un segnale a tutte le forze politiche su quanto accaduto a Roma e chiedere alla sindaca Virginia Raggi e alla forza politica che la esprime di rappresentare tutti i cittadini romani e di non essere, come è stato questa volta, una passiva espressione politica di un movimento che sempre più si avvicina ai peggiori istinti della peggiore destra neofascista italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ARIANNA SPESSOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, nell'indifferenza generale di politica e istituzioni, si sta consumando uno dei maggiori scandali del nostro Paese, fatto di tangenti e corruzione: mi riferisco al sistema malavitoso del Mose, su cui sta per abbattersi, tra poco meno di tre mesi, la scure della prescrizione, con il rischio di annullare così, di fatto, tutto il lavoro di indagine compiuto dalle forze dell'ordine negli ultimi tre anni.

Ricordo, infatti, che per lo scandalo delle dighe mobili, che avrebbero dovuto proteggere Venezia dall'acqua alta, sono stati indagati tutti i livelli politici che hanno ruotato intorno a questa opera faraonica: era, infatti, il 2014 quando la procura di Venezia portò allo scoperto una vera e propria associazione a delinquere, un sistema di corruzione che travolse indifferentemente controllori e controllati, politica locale e nazionale.

Cito solo qualche numero, per dare l'idea di quello che è stato il sistema Mose: 100 indagati, 46 arresti, 32 patteggiamenti, 62 anni di reclusione, 43 milioni di fatture false, 21,5 milioni di tangenti. Lo Stato ha speso finora 5 miliardi e mezzo per un'opera che avrebbe dovuto essere consegnata dieci anni fa e su cui oggi, nonostante tutti i soldi spesi, non si hanno certezze circa i tempi di consegna né tanto meno sulla sua efficacia. Il sistema corruttivo del Mose girava intorno alla figura del patron del Consorzio Venezia Nuova, Mazzacurati, e al manager della Mantovani, Piergiorgio Baita.

Coinvolti anche un magistrato della Corte dei conti, l'ex generale della Guardia di finanza, Emilio Spaziante, l'ex governatore Galan, l'ex assessore regionale Chisso, l'ex sindaco Orsoni, l'ex parlamentare di Forza Italia Lia Sartori. A processo, dopo i vari patteggiamenti, sono rimasti gli ultimi otto: tra i grandi accusati Baita e Minutillo, ma anche Mazzacurati, Buson e Savioli, tutti accusati di corruzione e finanziamento illecito dei partiti.

Davano i soldi a politici e funzionari dello Stato per portare avanti il Mose e le opere del gruppo Mantovani. Senza dimenticare l'ex Ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, accusato di aver ricevuto oltre 500 mila euro per favorire l'assegnazione all'amico imprenditore Erasmo Cinque di lavori di bonifica a Marghera.

Non permettiamo questa indecenza, cioè che chi ha rubato i soldi dei cittadini resti impunito, lasciando morire con la prescrizione l'indagine sul Mose; sarebbe la vittoria della corruzione sulla giustizia italiana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 14 luglio 2017, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Paris ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 1, 13, 14 e dalla n. 46 alla n. 50 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni n. 1, dalla n. 35 alla n. 37 e n. 52 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 5 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 7 alla n. 9 il deputato Valiante ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 12 alla n. 20 e dalla n. 85 alla n. 89 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 13, 14 e 64 il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni nn. 13, 14, 20, 21, 23 e 24, dalla n. 27 alla n. 32 e n. 62 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 14 alla n. 20 e n. 52 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 15 la deputata Saltamartini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 20 il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni n. 20 e dalla n. 89 alla n. 91 la deputata Schirò ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 21 i deputati Moscatt e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 22 i deputati Covello e Falcone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 26 il deputato Catanoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 27, 33 e 34 e dalla n. 76 alla n. 79 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 29 e 30, dalla n. 32 alla n. 36 e nn. 90 e 91 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 31 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 31 alla n. 33 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 32, 63 e 81 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 35 i deputati Morani e Rotta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 35 e 36 il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione nn 35 e 39 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 37 alla n. 40 e nn. 44, 45 e 60 il deputato Dambruoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 38 alla n. 40 e n. 42 il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 39 la deputata Morani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni n. 39 e dalla n. 66 alla n. 68 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nelle votazioni dalla n. 39 alla n. 44 la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 40 e 65 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 45 alla n. 64 e n.101 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 44 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 45 il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 53, 54, 58 e 86 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 58 alla n. 60 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni n. 60, dalla n. 64 alla n. 86 e n. 89 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 64 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 69 i deputati Franco Cassano e Di Salvo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 70 la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 83 i deputati Romanini e Rosato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 83 la deputata Spessotto ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 84 il deputato Franco Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 85 e 86 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 88 e 89 la deputata Terrosi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 90 e 91 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4565-A - odg n. 9 306 306 0 154 87 219 111 Resp.
2 Nominale odg 9/4565-A/11 316 316 0 159 90 226 110 Resp.
3 Nominale odg 9/4565-A/12 323 323 0 162 92 231 110 Resp.
4 Nominale odg 9/4565-A/14 323 323 0 162 97 226 110 Resp.
5 Nominale odg 9/4565-A/15 331 331 0 166 122 209 109 Resp.
6 Nominale odg 9/4565-A/17 336 336 0 169 125 211 109 Resp.
7 Nominale odg 9/4565-A/19 340 340 0 171 128 212 109 Resp.
8 Nominale odg 9/4565-A/20 340 314 26 158 106 208 109 Resp.
9 Nominale odg 9/4565-A/23 345 345 0 173 132 213 109 Resp.
10 Nominale odg 9/4565-A/25 338 338 0 170 129 209 109 Resp.
11 Nominale odg 9/4565-A/33 349 349 0 175 108 241 108 Resp.
12 Nominale odg 9/4565-A/35 354 349 5 175 108 241 108 Resp.
13 Nominale odg 9/4565-A/36 365 357 8 179 114 243 105 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/4565-A/37 362 357 5 179 119 238 105 Resp.
15 Nominale odg 9/4565-A/39 362 355 7 178 112 243 105 Resp.
16 Nominale odg 9/4565-A/40 360 355 5 178 117 238 105 Resp.
17 Nominale odg 9/4565-A/41 362 359 3 180 118 241 104 Resp.
18 Nominale odg 9/4565-A/42 369 367 2 184 125 242 103 Resp.
19 Nominale odg 9/4565-A/43 373 372 1 187 126 246 103 Resp.
20 Nominale odg 9/4565-A/44 374 373 1 187 125 248 103 Resp.
21 Nominale odg 9/4565-A/45 368 367 1 184 124 243 102 Resp.
22 Nominale odg 9/4565-A/46 376 371 5 186 359 12 102 Appr.
23 Nominale odg 9/4565-A/47 385 383 2 192 133 250 102 Resp.
24 Nominale odg 9/4565-A/48 368 367 1 184 129 238 102 Resp.
25 Nominale odg 9/4565-A/49 366 366 0 184 125 241 101 Resp.
26 Nominale odg 9/4565-A/50 372 367 5 184 326 41 101 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/4565-A/51 377 377 0 189 128 249 101 Resp.
28 Nominale odg 9/4565-A/52 388 382 6 192 366 16 100 Appr.
29 Nominale odg 9/4565-A/53 390 389 1 195 160 229 100 Resp.
30 Nominale odg 9/4565-A/54 383 382 1 192 158 224 100 Resp.
31 Nominale odg 9/4565-A/55 385 375 10 188 353 22 100 Appr.
32 Nominale odg 9/4565-A/56 372 340 32 171 131 209 99 Resp.
33 Nominale odg 9/4565-A/57 375 373 2 187 127 246 99 Resp.
34 Nominale odg 9/4565-A/58 386 386 0 194 165 221 99 Resp.
35 Nominale odg 9/4565-A/59 384 352 32 177 126 226 99 Resp.
36 Nominale odg 9/4565-A/60 389 359 30 180 123 236 99 Resp.
37 Nominale odg 9/4565-A/61 388 357 31 179 129 228 99 Resp.
38 Nominale odg 9/4565-A/62 385 357 28 179 131 226 99 Resp.
39 Nominale odg 9/4565-A/63 382 381 1 191 160 221 98 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/4565-A/64 377 375 2 188 127 248 99 Resp.
41 Nominale odg 9/4565-A/65 390 389 1 195 130 259 99 Resp.
42 Nominale odg 9/4565-A/66 385 385 0 193 127 258 99 Resp.
43 Nominale odg 9/4565-A/67 390 358 32 180 92 266 99 Resp.
44 Nominale odg 9/4565-A/68 376 372 4 187 119 253 100 Resp.
45 Nominale odg 9/4565-A/69 377 376 1 189 160 216 100 Resp.
46 Nominale odg 9/4565-A/70 379 366 13 184 85 281 100 Resp.
47 Nominale odg 9/4565-A/71 379 372 7 187 92 280 100 Resp.
48 Nominale odg 9/4565-A/72 374 366 8 184 115 251 100 Resp.
49 Nominale odg 9/4565-A/73 368 368 0 185 148 220 100 Resp.
50 Nominale odg 9/4565-A/74 380 377 3 189 156 221 100 Resp.
51 Nominale odg 9/4565-A/75 384 382 2 192 156 226 100 Resp.
52 Nominale odg 9/4565-A/76 374 374 0 188 155 219 100 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/4565-A/77 362 361 1 181 157 204 100 Resp.
54 Nominale odg 9/4565-A/78 353 352 1 177 148 204 100 Resp.
55 Nominale odg 9/4565-A/79 356 354 2 178 147 207 100 Resp.
56 Nominale odg 9/4565-A/80 358 357 1 179 145 212 100 Resp.
57 Nominale odg 9/4565-A/81 355 354 1 178 146 208 100 Resp.
58 Nominale odg 9/4565-A/82 353 352 1 177 142 210 100 Resp.
59 Nominale odg 9/4565-A/83 350 349 1 175 137 212 100 Resp.
60 Nominale odg 9/4565-A/85 353 352 1 177 135 217 99 Resp.
61 Nominale odg 9/4565-A/86 349 348 1 175 135 213 99 Resp.
62 Nominale odg 9/4565-A/87 347 347 0 174 136 211 99 Resp.
63 Nominale odg 9/4565-A/88 333 333 0 167 128 205 99 Resp.
64 Nominale odg 9/4565-A/89 187 185 2 93 178 7 110 Appr.
65 Nominale odg 9/4565-A/90 337 334 3 168 313 21 107 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale odg 9/4565-A/91 340 337 3 169 308 29 107 Appr.
67 Nominale odg 9/4565-A/92 329 329 0 165 123 206 107 Resp.
68 Nominale odg 9/4565-A/93 329 326 3 164 294 32 105 Appr.
69 Nominale odg 9/4565-A/94 329 323 6 162 284 39 105 Appr.
70 Nominale odg 9/4565-A/95 327 327 0 164 120 207 105 Resp.
71 Nominale odg 9/4565-A/96 330 330 0 166 120 210 105 Resp.
72 Nominale odg 9/4565-A/97 323 322 1 162 114 208 104 Resp.
73 Nominale odg 9/4565-A/98 322 322 0 162 117 205 104 Resp.
74 Nominale odg 9/4565-A/99 319 319 0 160 114 205 104 Resp.
75 Nominale odg 9/4565-A/100 314 314 0 158 117 197 104 Resp.
76 Nominale odg 9/4565-A/101 318 318 0 160 118 200 103 Resp.
77 Nominale odg 9/4565-A/102 313 313 0 157 115 198 104 Resp.
78 Nominale odg 9/4565-A/103 309 309 0 155 111 198 102 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale odg 9/4565-A/104 311 311 0 156 108 203 102 Resp.
80 Nominale odg 9/4565-A/105 308 308 0 155 111 197 103 Resp.
81 Nominale odg 9/4565-A/106 293 293 0 147 109 184 102 Resp.
82 Nominale odg 9/4565-A/107 298 298 0 150 113 185 102 Resp.
83 Nominale odg 9/4565-A/108 294 294 0 148 107 187 102 Resp.
84 Nominale odg 9/4565-A/109 301 301 0 151 99 202 102 Resp.
85 Nominale odg 9/4565-A/110 302 301 1 151 103 198 102 Resp.
86 Nominale odg 9/4565-A/111 308 307 1 154 104 203 102 Resp.
87 Nominale odg 9/4565-A/112 303 303 0 152 108 195 102 Resp.
88 Nominale odg 9/4565-A/113 307 307 0 154 112 195 102 Resp.
89 Nominale odg 9/4565-A/114 301 301 0 151 106 195 102 Resp.
90 Nominale odg 9/4565-A/115 302 301 1 151 105 196 102 Resp.
91 Nominale odg 9/4565-A/116 302 302 0 152 103 199 102 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 101)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale odg 9/4565-A/117 309 309 0 155 107 202 102 Resp.
93 Nominale odg 9/4565-A/118 304 304 0 153 101 203 102 Resp.
94 Nominale odg 9/4565-A/119 306 306 0 154 103 203 102 Resp.
95 Nominale odg 9/4565-A/120 304 304 0 153 101 203 102 Resp.
96 Nominale odg 9/4565-A/121 307 304 3 153 90 214 102 Resp.
97 Nominale odg 9/4565-A/122 305 304 1 153 96 208 101 Resp.
98 Nominale odg 9/4565-A/126 299 298 1 150 92 206 101 Resp.
99 Nominale odg 9/4565-A/133 308 288 20 145 77 211 101 Resp.
100 Nominale odg 9/4565-A/142 311 310 1 156 309 1 101 Appr.
101 Nominale Ddl 4565-A - voto finale 305 302 3 152 211 91 90 Appr.