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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 762 di lunedì 20 marzo 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 11,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 16 marzo 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bosco, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Caso, Castiglione, Causin, Censore, Antimo Cesaro, Cimbro, Cirielli, Cominelli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Lavagno, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Morassut, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Preziosi, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 11,08).

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 marzo 2017, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla Commissione XI (Lavoro):
   «Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti» (4373) – Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, X e XIII.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
  PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 marzo 2017, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla Commissione XI (Lavoro):
   «Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti» (4373) – Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, X, XII e XIII.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 (A.C. 4286-A) (ore 11,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 4286-A: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4286-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Chiara Braga.

  CHIARA BRAGA, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea della Camera inizia oggi l'esame del decreto-legge n. 8 del 2017, che reca nuove misure urgenti in favore delle popolazioni colpite dalla crisi sismica iniziata il 24 agosto 2016 e proseguita nei mesi successivi del 2016 e nell'anno in corso. La situazione eccezionale legata al protrarsi delle scosse e anche alle recenti avversità atmosferiche dovute alle precipitazioni nevose sta determinando nei territori interessati notevoli difficoltà.
  Il decreto in esame contiene una serie di misure, in vari ambiti, volte ad accelerare i procedimenti in corso e la realizzazione degli interventi delle strutture d'emergenza e degli edifici scolastici, a sostenere le fasce deboli della popolazione, a potenziare la dotazione di personale utilizzato per le attività di ricostruzione, nonché a prorogare alcuni termini di adempimenti tributari e attribuire alle imprese, ai lavoratori autonomi e agli agricoltori la possibilità di contrarre finanziamenti agevolati per il pagamento dei tributi fino all'anno 2018.
  Il decreto interviene a modificare in più punti il decreto-legge n. 189 del 2016, convertito con modificazioni dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, che ha disciplinato gli interventi urgenti destinati ai territori colpiti dagli eventi sismici e il cui ambito di applicazione è stato ampliato, già dal successivo decreto n. 205 del 2016, confluito nella conversione del decreto n. 189, anche ai comuni colpiti dalle scosse del 26 e del 30 ottobre 2016.
  Ai provvedimenti normativi d'urgenza si accompagna un numero nutrito di ordinanze di protezione civile adottate in questi mesi, a cui si sono aggiunti anche i provvedimenti del commissario per la ricostruzione.
  Ricordo, inoltre, che il Governo è intervenuto tempestivamente al verificarsi degli eventi, dichiarando lo stato di emergenza e stanziando le risorse per gli interventi di immediata necessità, che, sulla base di quanto stabilito nelle delibere del Consiglio dei ministri del 25 agosto 2016, del 27 ottobre e del 31 ottobre 2016 e del 20 gennaio 2017, che hanno esteso gli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza ai nuovi eventi sismici del 26 e 30 ottobre e del 18 gennaio 2017, ammontano complessivamente a 160 milioni di euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.
  La Commissione ambiente, referente per il presente provvedimento, ha concentrato l'attenzione sugli interventi adottati a seguito degli eventi sismici, anche nell'ambito dell'attività conoscitiva che sta svolgendo sia sul fronte degli appalti sia sulle politiche di prevenzione antisismica.
  Ricordo, inoltre, che è stata recentemente approvata definitivamente la proposta di legge di iniziativa parlamentare che delega il Governo al riordino delle Pag. 3disposizioni in materia di sistema nazionale della protezione civile: un provvedimento che potrà migliorare il quadro normativo di riferimento in cui opera il sistema di Protezione civile nazionale, in una situazione caratterizzata purtroppo da continue emergenze.
  Il decreto-legge n. 8 del 2017, di cui discutiamo oggi, è intervenuto su un impianto normativo di gestione dell'emergenza e di avvio della ricostruzione già ampiamente definito attraverso gli strumenti sopra citati, in particolare attraverso il decreto-legge n. 189 del 2016.
  Questo nuovo provvedimento si è concentrato, in particolare, su alcune direttrici di intervento individuate nel testo del DL licenziato dal Governo e ulteriormente rafforzato in modo significativo nel corso dell'esame in sede di Commissione referente.
  Semplificazione di norme procedurali per la realizzazione delle strutture indispensabili al superamento dell'emergenza e all'avvio della fase di ricostruzione: le opere di urbanizzazione per le strutture abitative di emergenza, le strutture temporanee ad uso pubblico, quelle necessarie a garantire la continuità delle attività economiche e produttive, i moduli abitativi provvisori per gli agricoltori, le strutture per il ricovero degli animali e gli immobili destinati ad attività scolastiche, didattiche ed educative necessari a garantire il regolare svolgimento dell'anno 2017-2018, secondo i piani adottati dal Commissario per la ricostruzione. Per questo tipo di interventi sopra citati si prevede la possibilità di agire con norme di emergenza già previste dal codice degli appalti, con procedure semplificate e tempi più celeri. È bene sottolineare che queste deroghe, già previste proprio in ragione della straordinarietà delle condizioni determinate dall'emergenza, non comportano alcuna significativa riduzione degli standard di trasparenza e legalità, secondo cui deve avvenire l'intera opera di ricostruzione.
  Supporto all'operatività delle strutture delegate alla gestione dell'emergenza e alla fase della ricostruzione con particolare attenzione alle esigenze degli enti locali, soprattutto dei comuni, molti dei quali di piccole o piccolissime dimensioni, sottoposti ad un carico e ad una complessità di lavoro eccezionali. Le norme sull'aumento di personale, estese in parte anche ai parchi ricompresi nelle aree del sisma, le semplificazioni di procedure e alcune facoltà riconosciute agli amministratori dei piccoli comuni vanno appunto in questa direzione.
  Attenzione alle fasce sociali più deboli che vivono la tragedia del sisma attraverso una specifica misura di sostegno, che estende ed ampia il trattamento economico connesso alla misura di contrasto alla povertà istituito dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, a favore di soggetti che versano in condizioni di maggiore disagio economico e sociale.
  Misure di sostegno alle attività economiche già insediate nei territori colpiti dal terremoto. Accanto alla ricostruzione fisica si è ritenuto prioritario, infatti, in questo decreto, rafforzare quanto già presente nei precedenti provvedimenti e prevedere alcune nuove misure finalizzate a sostenere, in una fase particolarmente difficile, le imprese del territorio, comprese quelle danneggiate per effetto del cosiddetto danno indiretto. L'obiettivo è quello di contrastare il rischio di chiusura e di trasferimento di attività economiche già insediate, con il pericoloso effetto abbandono di questi territori, che ne potrebbe conseguire, prevedendo nel contempo alcune prime misure significative per aumentare l'attrattività di questi territori anche nei confronti di nuovi investimenti e di nuove imprese.
  Risposta in termini di ristoro ai danni causati a privati e imprese dal maltempo, in particolare dalle eccezionali nevicate del gennaio 2017 nelle regioni già colpite dal terremoto, anche al di fuori dei comuni rientranti negli allegati 1 e 2 del decreto n. 189 del 2016, ampliando a questi territori la disciplina prevista dalla legge di stabilità 2016 sulla base della puntuale ricognizione dei fabbisogni.
  Impulso alle attività di verifica di vulnerabilità sismica degli edifici adibiti ad uso scolastico, situati nelle zone sismiche Pag. 4a maggiore pericolosità, le zone sismiche 1 e 2, nonché alla progettazione dei relativi interventi di adeguamento sismico.
  Infine, nel corso dell'esame in sede referente, si è provveduto ad individuare nove comuni della regione Abruzzo colpiti da eventi sismici successivi al 30 ottobre 2016 e non ricompresi al momento tra i comuni indicati negli allegati 1 e 2 del decreto-legge n. 189, che sono confluiti in un allegato 2-bis, ai quali si applicano le disposizioni dettate dal medesimo decreto-legge e i contenuti delle ordinanze commissariali già adottate.
  I nuovi comuni sono stati individuati sulla base degli stessi criteri utilizzati dalla regione Abruzzo per l'elaborazione dei precedenti allegati 1 e 2, garantendo l'adeguata copertura finanziaria derivante dall'aumento della platea dei soggetti beneficiari. Il decreto-legge oggi in conversione prevede, pertanto, norme che si sono rese necessarie sia alla luce dei nuovi eventi sismici e degli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito le regioni Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio in data successiva al 30 ottobre 2016, ma si caratterizza positivamente anche per la finalità di fornire alcune puntuali risposte alle esigenze di maggiore efficacia e tempestività emerse nelle prime fasi di applicazioni delle norme contenute nei precedenti provvedimenti. Passando, quindi, a dare conto in modo più dettagliato dei contenuti del provvedimento, ribadisco, come dicevo, che il provvedimento è stato modificato e integrato nel corso dell'esame in sede referente, grazie all'apporto costruttivo di tutti i gruppi parlamentari. Le numerose modifiche approvate dalla Commissione intervengono su ambiti di primaria rilevanza proprio al fine di dare risposta alle richieste del territorio. Mi concentrerò pertanto nell'illustrazione delle modifiche più importanti approvate dalla Commissione.
  L'articolo 1 attribuisce al commissario straordinario il compito di promuovere un piano per dotare in tempi brevi i comuni interessati dagli eventi sismici di studi di microzonazione sismica di terzo livello sulla base di incarichi conferiti ad esperti iscritti o che abbiano presentato domanda di iscrizione all'elenco speciale dei professionisti. A tal fine, è prevista inoltre la stipula di una convenzione per il supporto tecnico scientifico del Centro per la microzonazione sismica del Consiglio nazionale delle ricerche. In sede di Commissione è stato aumentato l'importo massimo di spesa per questa finalità da 5 milioni a 6,5 milioni. L'articolo 1 prevede altresì l'affidamento degli incarichi di progettazione, per importi inferiori alle soglie di rilevanza europea, mediante procedure negoziate con almeno cinque professionisti iscritti nel citato elenco speciale e consente ai comuni, alle province interessate, alle unioni dei comuni e alle unioni montane, di predisporre e inviare i progetti degli interventi di ricostruzione pubblica al commissario straordinario, nonché di procedere all'affidamento degli incarichi agli operatori economici dei servizi di architettura e ingegneria.
  Nel corso dell'esame in Commissione sono state inserite disposizioni volte a disciplinare le modalità di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini alle scelte in materia di pianificazione e sviluppo territoriale, relative alla ricostruzione dei centri storici e dei nuclei urbani e rurali, la possibilità di procedere contestualmente agli interventi di messa in sicurezza per la salvaguardia e l'effettuazione di ulteriori interventi che consentano la riapertura al pubblico delle strutture ecclesiali al fine di assicurare la continuità del culto, la notificazione e la comunicazione tramite avviso pubblico delle ordinanze di demolizione e di messa in sicurezza di beni di proprietà privata.
  L'articolo 2 stabilisce che le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, e gli enti locali delle medesime regioni, procedano all'affidamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria connesse alle strutture di emergenza, utilizzando la procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando. Per tale finalità le stazioni appaltanti procedono a sorteggio all'interno dell'anagrafe antimafia degli esecutori e degli elenchi tenuti dalle prefetture, dagli uffici territoriali del Governo, Pag. 5di almeno 5 operatori economici, al fine di procedere all'aggiudicazione delle opere di urbanizzazione con il criterio del prezzo più basso. Nel corso dell'esame in sede referente è stata inserita una disposizione che consente, fermo restando le modalità di formazione e tenuta degli elenchi di operatori economici stabiliti dall'ANAC con le proprie linee guida, la possibilità di effettuare il sorteggio anche nell'ambito degli elenchi regionali, limitando l'invito alle imprese che risultino contestualmente iscritte nell'anagrafe o negli elenchi prefettizi. È prevista inoltre l'anticipazione da parte delle regioni interessate fino al 30 per cento del contributo per la realizzazione delle opere di urbanizzazione nel settore zootecnico da parte di singoli operatori danneggiati.
  L'articolo 3 interviene sulla disciplina in materia di concessione di finanziamenti agevolati per la ricostruzione anche al fine di specificare che le disposizioni in materia di criteri e modalità generali per la concessione di finanziamenti agevolati si applicano anche agli immobili distrutti o danneggiati ubicati nei comuni di cui all'articolo 1, comma 2, ossia in quelli diversi dai 131 comuni elencati negli Allegati 1 e 2 del medesimo decreto n. 189.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato esteso, per la ricostruzione degli immobili distrutti, il contributo pari al 100 per cento del costo delle strutture anche agli impianti dei medesimi edifici.
  Sono state, altresì, estesi all'anno 2017 i finanziamenti concessi dall'articolo 24 del decreto-legge n.189 per gli interventi, dal medesimo articolo previsti, a favore delle micro, piccole e medie imprese, nelle zone colpite dagli eventi sismici intervenuti, a far data dal 24 agosto 2016 che attualmente erano previsti solo per l'anno 2016. Ulteriori disposizioni sulla concessione di finanziamenti agevolati per la ricostruzione, anche riguardo alla decadenza delle agevolazioni, sono inserite all'articolo 18-quater, inserito dalla Commissione.
  L'articolo 4 interviene sulla disciplina per l'avvio di interventi di immediata riparazione a favore di edifici che hanno riportato danni lievi, ampliando i termini concessi a privati per la realizzazione degli interventi di immediata esecuzione ammissibili a contribuzione, individuando nel 31 luglio 2017 il termine ultimo entro il quale i soggetti interessati possono adempiere all'obbligo di presentare la documentazione necessaria.
  L'articolo 5 reca disposizioni finalizzate ad assicurare la validità dell'anno scolastico 2016-2017 in deroga alle disposizioni vigenti sul numero di giorni di lezione necessari e sulla frequenza minima richiesta agli studenti con riferimento agli immobili e prevede la disposizione di piani diretti ad assicurare il ripristino delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività scolastiche ed educative nell'anno scolastico 2017-2018. Per l'affidamento degli interventi funzionali alla realizzazione di tali piani, la norma consente l'utilizzo di procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara e l'affidamento di tali interventi sulla base di un invito rivolto sulla base del progetto definitivo ad almeno 5 operatori economici iscritti all'anagrafe antimafia o in uno degli elenchi tenuti dagli uffici territoriali di Governo.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato inoltre introdotto il comma 1-bis che detta ulteriori disposizioni relative alla fase di progettazione degli interventi sugli edifici scolastici funzionali alla realizzazione dei piani succitati da appaltare.
  L'articolo 6 interviene sulle funzioni della Conferenza permanente anche al fine di prevedere l'approvazione dei progetti esecutivi delle opere pubbliche e dei lavori relativi ai beni culturali riguardanti solo gli interventi di competenza del commissario per la ricostruzione e dei Ministri dei beni culturali e delle infrastrutture e dei trasporti, non più quindi quelle delle regioni, per i quali sono competenti le conferenze regionali. La costituzione di tali conferenze regionali in luogo delle commissioni paritetiche è prevista per gli interventi privati e per quelli attuati dalle regioni e dalle diocesi sui quali è necessario esprimere pareri ambientali, paesaggistici, di tutela dei beni culturali o ricompresi Pag. 6in aree dei parchi nazionali delle aree protette regionali. Si prevede inoltre che la determinazione conclusiva del procedimento assunto dalla Conferenza permanente comporta la non applicazione della disciplina concernente il rilascio di titoli abilitativi edilizi. Nel corso dell'esame in Commissione è stato precisato, con riferimento ai pareri obbligatori, che le conferenze regionali devono esprimere per tutti i progetti di fattibilità relativi ai beni culturali tutelati, entro 30 giorni dal ricevimento della documentazione con riferimento alle competenze della Conferenza permanente, le funzioni ad essa attribuite, allo scopo di tenere conto dell'assetto generale dei vari organi operanti nella ricostruzione, specie delle funzioni attribuite alla cabina di coordinamento e al Commissario straordinario. La modifica in questione inoltre integra la composizione della Conferenza permanente, prevedendo la partecipazione anche della provincia territorialmente competente.
  L'articolo 7 modifica in più punti l'articolo 28 del decreto-legge n. 189 e affida ai presidenti di regione i compiti di gestione dei rifiuti delle macerie che il testo previgente attribuiva al commissario straordinario. Viene soppresso il previsto comitato di indirizzo e pianificazione e la disciplina per la raccolta e il trasporto delle macerie viene modificata al fine di applicarla alle sole macerie insistenti sul luogo pubblico o nelle sole aree urbane su suolo privato, nonché integrate in modo da garantire che tali attività, se effettuate su suoli privati, avvengano previo consenso del soggetto destinatario dei contributi per la ricostruzione. Vengono, inoltre, dettate disposizioni per precisare le finalità di utilizzo di impianti mobili di trattamento dei rifiuti.
  L'articolo 7 poi è stato modificato dalla Commissione allo scopo di precisare, che il trasporto di macerie può avvenire anche direttamente agli impianti di recupero, se le caratteristiche delle macerie lo consentono, e le finalità di utilizzo degli impianti mobili di trattamento dei rifiuti. Ulteriori modifiche sono intervenute sulle norme riguardanti la gestione dei materiali da scavo, il loro trasporto e i siti di deposito.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato poi introdotto un nuovo articolo 7-bis finalizzato a introdurre agevolazioni per favorire la ripresa produttiva delle imprese del settore turistico, dei servizi connessi, dei pubblici esercizi e del commercio e artigianato, insediate da almeno sei mesi antecedenti all'evento sismico verificatosi nelle province delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria, nelle quali sono ubicati i comuni di cui agli allegati 1 e 2 del decreto-legge n. 189. Tale articolo prevede che i contributi a favore delle predette imprese sono concessi nel limite complessivo di 23 milioni di euro, per l'anno 2017, a condizione che le imprese in questione abbiano registrato nei sei mesi successivi agli eventi sismici una riduzione del fatturato annuo in misura non inferiore al 40 per cento rispetto a quello calcolato sulla media del medesimo periodo del triennio precedente (cosidetto danno indiretto). I criteri, le procedure e le modalità di riconoscimento del contributo sono stabiliti con decreto del Ministero dello Sviluppo economico nel rispetto dei regolamenti comunitari citati nel testo.
  L'articolo 7-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, estende al 2017 le disposizioni dettate dall'articolo 26 del decreto-legge n. 189, che escludono, per l'esercizio finanziario 2016, l'ente Parco nazionale del Gran Sasso e i Monti della Laga e l'ente Parco nazionale dei Monti Sibillini da alcuni vincoli di spesa previsti dalla legislazione vigente.
  L'articolo 8 reca una serie di modifiche all'articolo 30 del decreto-legge n. 189, al fine di prevedere che tutti gli operatori economici interessati sono comunque ammessi a partecipare alle procedure di affidamento per gli interventi di ricostruzione pubblica previa dimostrazione o esibizione di apposita dichiarazione sostitutiva dalla quale risulti la presentazione della domanda di iscrizione all'anagrafe. Al fine di ridurre i tempi necessari per i controlli, si prevede che, qualora al momento dell'aggiudicazione l'operatore non Pag. 7risulti ancora iscritto, il commissario straordinario comunica tempestivamente alla struttura la graduatoria dei concorrenti affinché vengano attivate le verifiche finalizzate al rilascio dell'informazione.
  L'articolo 11 modifica la disciplina relativa alla sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti tributari, prorogando alcuni termini e attribuendo alle imprese, ai lavoratori autonomi e agli agricoltori la possibilità di contrarre finanziamenti agevolati per il pagamento dei tributi fino all'anno 2018. I lavoratori residenti nei comuni colpiti dal terremoto possono chiedere la cosiddetta «busta pesante», indipendentemente dal domicilio fiscale del sostituto d'imposta. Scusi, signor Presidente, quanto tempo mi rimane ?

  PRESIDENTE. Sedici secondi... quindici, quattordici e così via.

  CHIARA BRAGA, Relatrice. Credevo di avere un tempo più disteso.

  PRESIDENTE. Comunque il relatore ha venti minuti, con un piccolo sforzo di sintesi il quadro d'insieme riesce a darlo. Dopodiché, se vuole, può consegnare la parte rimanente della relazione. Io la ringrazio comunque per essere stata esaustiva in tutto questo tempo.

  CHIARA BRAGA, Relatrice. Farò uno sforzo di sintesi. Presidente, naturalmente consegno la relazione completa. Voglio semplicemente ricordare che le altre norme che verranno descritte nel testo che presenterò, di relazione al provvedimento, riguardano anche altre situazioni di emergenza, altri stati di calamità che hanno riguardato alcuni territori dell'Italia, quindi non solo i terremoti più recenti che hanno colpito Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
  Voglio però ringraziare, affinché rimanga agli atti, il Governo, in particolare la sottosegretaria De Micheli e la sottosegretaria Amici, per la disponibilità e la collaborazione già espresse in occasione dell'esame del provvedimento in sede referente.
  Voglio anche sottolineare lo spirito positivo con cui si è svolta la discussione e l'apporto costruttivo, sia in termini di proposte che di metodo di lavoro, venuto da pressoché tutti i gruppi parlamentari. Questo ha consentito di migliorare i contenuti del decreto-legge e credo anche di dimostrare la capacità del Parlamento di anteporre, alle pur legittime distinzioni politiche, la volontà di dare ascolto e risposta alle aspettative delle comunità del centro Italia. Sono sicura che questa responsabilità condivisa non verrà meno anche nel corso della nostra discussione in quest'Aula. La ringrazio, Presidente, e consegno la relazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, poi per gli altri ringraziamenti credo che avremo modo di ritornarci alla fine dell'esame del provvedimento.
  Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà, non prima però di aver salutato la squadra di bambini del Roma Club Gerusalemme, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi). Prego, presidente Realacci.

  ERMETE REALACCI. Presidente, come si sarà capito anche dalla ricca relazione della relatrice Braga, che nel testo poi illustra l'insieme del lavoro fatto dalla Commissione, è stato un lavoro intenso, quello svolto dal Parlamento su questo decreto. Del resto, Presidente, lei lo sa bene, perché a una parte del lavoro ha partecipato anche lei, nell'ultima notte di lavori che ha caratterizzato il provvedimento.
  Il decreto è arrivato con delle misure che erano già positive e richieste dalle comunità, dalle istituzioni, dai territori interessati da questa lunghissima serie di scosse (oltre 50 mila) che hanno colpito una parte molto estesa dell'Appennino centrale. Erano misure già importanti, anche, come ha spiegato la relatrice Braga, per accelerare la risposta all'emergenza, che non è ancora finita: sappiamo che ci Pag. 8sono ancora macerie da portar via, casette da costruire, stalle da insediare, ci sono molte misure che vanno messe in atto.
  La responsabilità oggi è non solo, ovviamente, del capo del Dipartimento della Protezione civile, Curcio, e del commissario per la ricostruzione, Errani, che stanno facendo un lavoro importante, ma anche dei subcommissari, che vengono investiti da questo decreto di ulteriori poteri, come, per esempio, sulla questione delle macerie.
  Bisogna tenere d'occhio molti fronti, molte questioni aperte, alcune anche simboliche: ho letto in questi giorni sui giornali che c’è un problema, ad esempio, su Castelluccio. Può sembrare una cosa marginale, ma Castelluccio, per chi non lo conoscesse, è un posto che ha una sua magia: la fioritura a Castelluccio, legata alla coltivazione delle lenticchie, è uno degli spettacoli più suggestivi del nostro Appennino. I trattori fanno ancora fatica ad arrivare a Castelluccio, ed è dall'insieme di tutte queste cose che c’è il segno della rinascita.
  Ma soprattutto, ci siamo concentrati, nell'esame alla Camera, non solo nel dare risposta a problemi che si erano posti nel frattempo, per quanto era possibile in questo provvedimento. Dico subito che questo provvedimento non è esaustivo di quello che sarà necessario fare per quanto riguarda sia la risposta a questo sciame sismico così continuativo, così forte e violento, sia anche ad altri eventi che si sono incrociati, per esempio le nevicate molto violente che hanno colpito le stesse aree terremotate in parte, e soprattutto, in maniera particolare, la regione Abruzzo, ma abbiamo provato a ragionare anche sul futuro, sapendo che abbiamo sempre tre aspetti del problema: cosa fare prima, cosa fare nell'emergenza, come organizzarsi nella fase di ricostruzione.
  Cosa fare prima: c’è un problema enorme di prevenzione antisismica, che in parte è stato affrontato nella legge di bilancio di quest'anno, nella quale finalmente è stata introdotta una misura su cui da tempo in Commissione spingevamo, cioè il fatto di dare un forte incentivo, fino all'85 per cento, per chi mette in sicurezza antisismica la propria casa, il cosiddetto «sisma bonus». Questa azione di prevenzione riguarda il terremoto, può essere rafforzata con «Casa Italia», allargandola all'insieme dell'edilizia, anche per quello che riguarda il risparmio energetico, e riguarda anche la neve, perché è chiaro che siamo di fronte a nevicate violente che si susseguono con un ritmo più forte del passato. È chiaro che questo è probabilmente connesso a mutamenti climatici, e questo significa un cambiamento, anche riguardo alla sicurezza delle reti. Bisogna avere più nodi di approvvigionamento, per evitare l'inaccettabile situazione per cui ci sono zone che non hanno avuto la corrente elettrica per una settimana, a volte anche per più tempo, sia per mettere in sicurezza le linee rispetto a fenomeni che producono – l'abbiamo visto nelle audizioni che abbiamo fatto in Commissione ambiente assieme alla Commissione attività produttive – il crearsi di cilindri di ghiaccio – attraverso la neve umida – anche della larghezza di 20 centimetri; cambiamenti tecnologici, messa in sicurezza, fare i conti con i cambiamenti in atto.
  Capacità di affrontare le emergenze: la nostra Protezione civile è di ottimo livello, non smetteremo mai di ringraziare quanto fa, sia per il lavoro dei corpi dello Stato, a cominciare dai Vigili del fuoco, sia per l'azione dei volontari. La collega Braga era la prima firmataria di una proposta di legge che siamo riusciti finalmente a fare approvare, una legge delega per il rafforzamento del sistema della Protezione civile, ma in questo caso come non mai, e oltre a questo, oltre a rispondere all'emergenza che, ripeto, per molti aspetti non è ancora finita e su cui non bisogna assolutamente abbassare l'attenzione, si tratta di ragionare da subito sul futuro.
  Su questo abbiamo cercato di lavorare in questo provvedimento con l'apporto di tutti i gruppi parlamentari e su questo puntano alcune misure: quella sul danno indiretto, quelle sul cosiddetto bonus Sud, di incentivazione per le imprese che si insediano in quell'area; misure che sono a volte anche, per esempio, a permettere a Pag. 9tanti sindaci dei piccoli comuni, che sono stati una delle spine della risposta al sisma – la gran parte dei comuni colpiti sono piccoli comuni –, di avere, all'interno dei loro bilanci – queste persone, spesso straordinarie, che lavorano a tempo pieno per la comunità – un minimo di risorse per affrontare dignitosamente questo passaggio.
  Lo stesso ragionamento, in parte, vale anche per i parchi: viene inserita nel provvedimento la possibilità, anche per i parchi, di aumentare: tenete conto che in questo sisma, come non mai, il cratere coincide abbastanza largamente con due parchi nazionali e, cioè, il Parco dei Monti Sibillini, che è fra Umbria e Marche, e il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, che investe soprattutto l'Abruzzo e il Lazio. Molti dei comuni colpiti – Amatrice, Norcia, Visso, Ussita, e potremmo continuare – fanno parte di questi parchi. Allora, viene data ai parchi la possibilità di usare quella misura di aggiunta di personale, in questa fase, fino a quindici unità, perché anche dai parchi passa il rilancio di quei territori: un rilancio legato all'identità, legato all'economia, legato ad un'idea di futuro.
  Fra le varie misure che si incrociano, anche queste, con leggi di cui ci siamo occupati in questo periodo – penso, ad esempio, alla legge sui piccoli comuni, penso a tante leggi sulla difesa di un'idea di Italia che scommette sui territori, sui beni culturali, sulla qualità per affrontare il futuro e per tenere viva quella che è una delle caratteristiche dell'identità del nostro Paese –, c’è anche la misura dell'8 per mille.
  Nel raccontare di questa misura, volevo fare un passaggio – se il Presidente me lo consente – su alcune polemiche che investono l'attività della Camera che, francamente, a volte io non capisco. Penso, ad esempio, alla polemica che c’è stata lunedì scorso sul fatto che alla Camera, in discussione generale, fossero presenti una ventina di colleghi: ce ne sono di meno adesso, però vorrei spiegare. La figura dell'avvocato del diavolo è una figura importantissima: è importante nel processo canonico, è importante anche normalmente ed è giusto che ci sia il massimo di critica nei confronti dell'attività dell'istituzione del Parlamento, che sicuramente molto deve migliorare per rispondere alle esigenze del Paese. Però questa critica, per essere efficace, deve essere informata e non deve essere in malafede: alcune volte queste critiche sono disinformate e in malafede.
  La discussione generale che avviene in Aula è sostanzialmente il resoconto della discussione che è avvenuta nelle Commissioni. Se adesso ci fosse un collega che non è iscritto a parlare, non potrebbe prendere la parola e, ovviamente, fra i tanti colleghi che non sono qui presenti – che però possono, come tutti i cittadini, seguire l'andamento di questa discussione sia attraverso il canale satellitare sia attraverso gli atti della Camera – ci saranno, magari, colleghi che stanno facendo cose che hanno poca attinenza con l'attività per cui noi siamo stati votati, per cui veniamo pagati dai cittadini italiani e per cui dobbiamo rispondere all'articolo 54 della Costituzione, che mira ad adempiere a questo compito con disciplina ed onore, ma in molti casi non è così.
  Per esempio, lunedì scorso – parlo per me e per la collega Braga sicuramente, ma anche per tanti altri –, noi stavamo esaminando gli oltre novecento emendamenti che sono stati presentati a questo provvedimento. Ci stavamo confrontando con il Governo per capire cosa poteva essere accolto, cosa non poteva essere accolto, e questo lavoro è proseguito per tutta la settimana, anche con due sedute notturne, con una presenza ampia di colleghi; ad una ha partecipato anche lei, Presidente e, quindi, sa di cosa si parla.
  Aggiungo – ed è l'ultimo punto che voglio toccare – che quest'emendamento sull'8 per mille è nato proprio lunedì 19 dicembre, quando una missione della Commissione ambiente si recò nei territori colpiti dal sisma. Ricordo che andammo ad Amatrice, a Norcia, a Camerino, e che si aggiunsero colleghi anche di altre Commissioni per capire cosa era necessario fare.Pag. 10
  Fu proprio in quell'occasione, in cui, a Camerino, avanzai la proposta, che poi abbiamo studiato, valutato, approvato all'unanimità, con l'accordo del Governo, di destinare integralmente tutto l'8 per mille, per i prossimi dieci anni, al restauro dei beni culturali colpiti dal terremoto. Un problema enorme: solo le chiese danneggiate sono più di mille. È una maniera per permettere ai cittadini italiani di contribuire a questo sforzo e di dare trasparenza all'8 per mille. Io posso immaginare che qualcuno dirà: ma perché non lo usiamo anche per altre cose ? Già oggi, l'8 per mille può essere usato per i beni culturali, per la cooperazione internazionale, per l'ambiente, per le scuole, ma possono essere trovati altri capitoli di bilancio cui attingere.
  Queste risorse – si tratta di circa 2 miliardi di euro in dieci anni – danno sicurezza a quei territori, rappresentando il fatto che c’è l'Italia a loro fianco; permettono di rafforzare un tessuto, che è un tessuto di identità, che è legato al turismo; costruiscono un distretto del recupero e del restauro che fa crescere lavoro, imprese, competenze. L'Italia sarà la capitale del mondo su queste cose, se attueremo bene questo punto.
  Ebbene, quel lunedì 19 dicembre sicuramente c'era qualche discussione generale in Aula: noi abbiamo fatto meglio il nostro lavoro di parlamentari andando lì per ragionare sul da farsi e tradurre, poi, in atti parlamentari quello su cui ci eravamo confrontati anche con quei sindaci, con quelle le istituzioni o avremmo fatto meglio a stare a sentire la discussione generale in Aula ? Questo lo dico, Presidente, perché – ripeto – il Parlamento merita molte critiche e può molto migliorare, però per affrontare il futuro ci vuole anche un ragionamento di verità e di lealtà che, quando ci sono le sfide, muove tutti. E quando ci sono le sfide – e termino, Presidente – c’è bisogno sempre di un intreccio fra scelte concrete e visione. È il caso del terremoto: macerie che si spostano, casette che si collocano, ma anche un'idea di futuro che fa vivere quelle comunità e quei territori.
  Io amo molto una poesia indiana del 600 Avanti Cristo, che dice: «Non rinunciare mai a sognare che un giorno potrai volare e gareggiare tra i picchi con le aquile. Ma quando la gente del villaggio ti chiamerà per ricostruire i ponti distrutti dalla piena del torrente, quel giorno vedi di esserci». I ponti dell'Appennino centrale sono distrutti da un terremoto e dalla piena del torrente: noi ci siamo, ma non rinunciamo a ragionare sul futuro e sulle aquile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Abbiamo analizzato questo provvedimento, come tutti gli emendamenti, in Commissione ambiente la settimana scorsa, nella quale, però, ci siamo trovati a discutere una mole imponente di emendamenti in pochissimo tempo: li abbiamo terminati – con discussione e votazione – in due giorni. Questo dimostra anche come le modalità con le quali la Camera analizza, discute e vota i provvedimenti siano completamente sbagliate. Basti pensare, Presidente, che, con riferimento a questo provvedimento, ci è arrivato il testo ufficiale ieri sera e, stamattina, alle 11 c'era il termine per gli emendamenti.
  Io vorrei capire come potrebbe fare qualsiasi gruppo politico, qualsiasi parlamentare, qualsiasi stakeholder o qualsiasi sindaco o consigliere regionale che voglia aiutare i parlamentari nel loro lavoro a migliorare questo testo, che necessita di essere migliorato. Quindi, dovremmo un po’ prendere come un cattivo esempio quello che è avvenuto con questo provvedimento e le sue modalità di analisi.
  Mi preme specificare che questo provvedimento, però, non è sufficiente. Io vorrei analizzare soprattutto due questioni principali: infatti, il mio intervento sarà abbastanza breve. Il primo riguarda il cratere sismico: era necessario e fondamentale allargare il previgente cratere sismico e, dopo ripetute richieste di noi parlamentari del territorio soprattutto, Pag. 11alla fine, solo giovedì sera è arrivato l'emendamento del Governo, che ci è stato anticipato dal sottosegretario De Micheli come sia stato corrispondente a quanto chiesto con un atto protocollato dal presidente della regione Abruzzo nella qualità di subcommissario.
  Ora, personalmente ho richiesto proprio di vedere questi atti per verificare, effettivamente, quali comuni erano inseriti, perché, purtroppo, anche con riferimento a questo cratere non si inseriscono dei comuni che hanno subito notevoli danni a causa del terremoto, ma non solo a causa del terremoto e degli eventi meteorologici di gennaio, si tratta di comuni che avevano subito danni anche a causa dei precedenti terremoti e non si sa per quali motivi non erano stati inseriti nemmeno nei precedenti allegati al decreto-legge. L'esempio più lampante è il comune di Penne, in provincia di Pescara, un comune che poi non è neanche troppo grande, sono all'incirca 13.000 abitanti, un comune in cui, ovviamente, c'era il COC della Protezione civile per i noti fatti avvenuti a Farindola all'hotel Rigopiano, un comune che ha addirittura anticipato spese per oltre 400.000 euro, spese che non sono ancora state rimborsate dal Governo; un comune che ha subìto danni dal terremoto, in cui vi sono sfollati, ma dove, soprattutto, alcune scuole sono inagibili e lo stesso comune ha chiesto al Governo i MUSP. Ebbene, sul fatto che questo comune, ad esempio, non sia stato inserito nel cratere, il Governo dovrebbe rispondere e dovrebbe spiegarci se non è stato inserito per una dimenticanza, se non è stato inserito perché il subcommissario ha omesso di indicare questo comune come comune che ha subito danni o semplicemente perché il Governo ritiene di non aver abbastanza soldi per poterlo inserire all'interno di questo cratere. Ovviamente, Penne è l'esempio più lampante, ma ci sono anche altri piccoli comuni di cui abbiamo ricevuto comunicazione dagli stessi sindaci durante questo fine settimana, almeno noi parlamentari abruzzesi. Purtroppo, ahimè, non vedo molti colleghi della mia regione qui a discutere di questo problema. Abbiamo ricevuto una lettera da parte del sindaco di Basciano perché anche Basciano, in provincia di Teramo, pur avendo subito danni dal precedente terremoto, nonché danni dal terremoto di gennaio e nonostante vi sia una presa d'atto anche della regione, del consiglio regionale, della provincia di Teramo, ebbene, questo comune, ad esempio, insieme a Penna Sant'Andrea, non rientra nemmeno nel nuovo allegato predisposto dal Governo. Allora, anche su questo, noi siamo qui a chiedere al Governo il motivo di ciò. Ritiene il Governo che questi comuni non abbiano subìto alcun danno dal terremoto, anzi dai terremoti, perché non parliamo, purtroppo, di un solo terremoto ? D'altro canto, lo sciame sismico sta continuando, sta continuando in Abruzzo, come è avvenuto nelle scorse ore a L'Aquila e purtroppo continuerà, non si arresterà ed è per questo che è ancora più importante, non solo aiutare i territori che hanno subito i danni, ma soprattutto aiutarli a prevenire questi danni. La grande mancanza di tutti questi anni, di tutti questi Governi, è stata soprattutto la prevenzione. In più, c’è il problema del comune di Teramo. Il comune di Teramo ha molti sfollati e il comune di Teramo, pur ricadendo all'interno dell'allegato 2 del cosiddetto cratere, in realtà, subisce una esclusione «ad urbem», possiamo dire, cioè subisce una esclusione perché, forse, per il Governo, è troppo grande e, quindi, ovviamente necessiterebbe di troppi soldi per poter rimettere a posto, ad esempio, le case popolari, le cosiddette case ATER, l'edilizia residenziale pubblica che – ci ha detto il sindaco durante le audizioni alla Camera – è in uno stato pietoso e che non permette la sicurezza e l'agibilità di quelle strutture. Su questo, purtroppo, poco c’è a causa anche dell'esclusione, in parte, del comune di Teramo. Qui, si può tornare sui fondi, sui fondi che, purtroppo, ci sono, ma sono insufficienti.
  Sono insufficienti per la ricostruzione, ma porto l'esempio specifico dei fondi, ad esempio, per i cosiddetti danni indiretti. All'ultimo, il Governo ha riformulato un emendamento sui danni indiretti, prevedendo, Pag. 12però, il limite della perdita del 40 per cento, pre-terremoto e post-terremoto, per le aziende all'interno delle province che hanno subito gli eventi sismici, ma, soprattutto, con un limite di spesa di soli 23 milioni di euro che, tutti lo sappiamo, per i danni indiretti di quattro regioni è un limite totalmente insufficiente. Tant’è vero che lo stesso emendamento riformulato, in questo caso era di un membro della maggioranza, prevedeva ben 100 milioni di euro per il 2017 da imputare sui danni indiretti; il Governo forse per ristrettezze di bilancio, forse perché ormai ha utilizzato tutti i fondi per altro – e magari dovrebbe spiegarci anche per cosa – non aveva abbastanza fondi per aiutare, in questo caso, non l'emergenza terremoto, ma intere regioni e intere comunità a risollevarsi, perché il vero problema, in realtà, non è solo il presente e il passato, ma è anche il futuro, perché il vero problema sono le popolazioni che non vedono il futuro. Noi parliamo di realtà territoriali interne che già demograficamente, storicamente, negli ultimi anni hanno subito uno spopolamento verso le realtà costiere e che, a causa degli eventi sismici e della mancanza di visione del futuro, accresceranno lo spopolamento ma accrescendo lo spopolamento come riusciremo a ricostruire magari fra cinque anni quelle comunità ? In realtà, la ricostruzione di quelle comunità, la ricostruzione sociale, culturale – non si parla solo di ricostruzione delle case, ma di una idea di società, di comunità – deve avvenire non fra cinque anni, perché fra cinque anni, in realtà, sarà troppo tardi, dovrà venire immediatamente, ma partendo magari dal fulcro di quelle comunità. Secondo me, in realtà, sono le scuole il fulcro delle comunità; già adesso ad esempio, nella provincia teramana, stanno aumentando a dismisura le iscrizioni per il futuro anno scolastico presso i plessi scolastici della costa, come Giulianova, o degli altri comuni della costa. Ciò significa che quelle famiglie, avendo i figli nelle scuole della costa e non vedendo un futuro lavorativo nelle zone interne, non torneranno più in quei Paesi ed è questo il vero pericolo: perdere la nostra storia. E i fondi serviranno per riprenderci la nostra storia. Allora io mi aspetto, anche dalla discussione che avverrà domani emendamento per emendamento – e, magari, spererei anche in una presa d'atto della Commissione bilancio – che finalmente possano essere ritrovati quei fondi necessari alla ricostruzione del nostro tessuto sociale, perché questo terremoto non ha creato solo danni alle cose, ma ha creato danni alle persone, alla psicologia delle persone e alla psicologia sociale di intere comunità, comunità che noi dobbiamo tutelare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, oggi l'Aula è chiamata ad esaminare il terzo decreto-legge sulla situazione del terremoto. È il terzo decreto-legge dall'agosto del 2016, nonostante ci siano stati questi tre decreti-legge e poi diverse ordinanze da parte della Presidenza del Consiglio e la nomina dei commissari e dei subcommissari.
  I danni, ad onor del vero, sono stati così ingenti e la distruzione così penetrante, così pesante all'interno di diverse regioni del centro Italia, che è veramente difficile riuscire a immaginare, senza un intervento forte, programmato, costruttivo, condiviso con le realtà territoriali, un programma di ricostruzione globale e contestualmente anche di prevenzione rispetto a quello cui, purtroppo, giornalmente si va incontro in quelle aree.
  Non c’è dubbio che di parole se ne sono spese tante, signor Presidente. I provvedimenti sono tantissimi: decreti e ordinanze da parte anche delle regioni, da parte dei comuni, e anche tante mozioni che ci sono state qui, all'interno del Parlamento, con tanti, tantissimi auspici. Noi riteniamo che il Governo preliminarmente debba chiedere non flessibilità all'Unione europea, ma un intervento straordinario di ricostruzione, un intervento straordinario di ricostruzione con un cofinanziamento e Pag. 13con una legge veramente speciale. Una volta, signor Presidente, lei ricorderà che nel nostro Paese, quando c'era un'emergenza, venivano tirate fuori, dai Governi dell'epoca e dal Parlamento, le leggi cosiddette «speciali», che risolvevano i problemi, nel tempo chiaramente.
  Ora, noi pensiamo che anche questo decreto deve essere accompagnato da un'azione corale con l'Unione europea, da determinare una serie di situazioni che non riguardano solamente le risorse per gli investimenti, per la ricostruzione e per la prevenzione, ma che, per esempio, potrebbe riguardare anche la tassazione, con delle zone franche, con la necessità di avere delle zone franche con cui si aiuti la ripresa del tessuto produttivo e sociale, che è completamente distrutto in quelle aree. Ora è inutile che noi giriamo intorno al problema perché i vari provvedimenti rispetto alle tante situazioni hanno di fatto un grande nemico e il grande nemico è rappresentato da tutte le procedure burocratiche. Noi siamo arrivati al punto che anche in un Angelus il Pontefice ha fatto un appello a che ci fosse un intervento serio per cercare di evitare che le procedure burocratiche bloccassero quel minimo di lavoro.
  Dunque, il Parlamento e il Governo non possono rimanere insensibili alla manifestazione che ieri abbiamo visto in tv, per chi non è del posto, rispetto proprio al problema di Castelluccio, dove gli abitanti, nonostante la volontà di rimanere in quei luoghi e nonostante la ferma volontà di iniziare una nuova pagina dopo le disgrazie e le tragedie che li hanno colpiti, non ci riescono, ahimè, perché non riescono a raggiungere il luogo. Però, queste sono responsabilità precise; se c’è stato un grandissimo errore – cosa che è acclarata in quest'Aula, ma non solo in quest'Aula perché lo è un po’ dappertutto – nel cercare di smontare quello che si era costruito a suo tempo, con gli interventi della Protezione civile, in riferimento a un'azione quasi immediata e spesso e ben volentieri risolutiva e che aveva determinato successi, allora noi abbiamo il sacrosanto dovere di rimediare a questi errori ripristinando quelle che sono esattamente le necessità e ripristinando quella che è la possibilità di intervento.
  Presidente, io sono rimasto fortemente colpito che questo decreto, così come altri, cerca di abbattere un grande nemico temporaneo, quantomeno rispetto alle procedure, e, cioè, il nemico della realizzazione di lavori in tempi certi, che è il nuovo codice degli appalti. Di questo si prenda coscienza: il nuovo codice degli appalti, che sicuramente era necessario e che rappresenta un contributo per cercare di evitare i fenomeni corruttivi o delimitarli per quanto più è possibile, di fatto però, nell'attuazione pratica, si è dimostrato uno strumento che blocca, che blocca un po’ tutte le opere pubbliche, tanto che pure lo stesso Governo, esercitando la possibilità di correzione entro l'anno rispetto alla delega ricevuta, ci ha presentato un decreto legislativo nuovo, che il Consiglio dei Ministri ha approvato di recente, con 245 modifiche.
  E poi noi vediamo anche che, all'interno del G7, lo si deve eludere completamente per poter realizzare una minima organizzazione in quelle aree. E poi vediamo che questo decreto ha 49 deroghe, oltre forse altre che sono state poste dalla Commissione e quant'altro, per cercare di accelerare quanto più possibile.
  Dunque, è semplice: è inutile che giriamo intorno al problema. Se è necessario avere un intervento straordinario rispetto alle procedure e all'accelerazione che deve esserci, se non basta il Commissario, se non basta il contributo dell'ANAC, noi abbiamo il sacrosanto dovere di legiferare perché occorre che lì le opere vengano realizzate. Non sfugge, signor Presidente, che tra i motivi che il Presidente della Repubblica ha indicato proprio per la nascita dell'attuale Governo vi siano, come compiti del Governo e, quindi, della maggioranza e, comunque, in questo caso anche di tutto il Parlamento, gli interventi necessari e urgenti rispetto alla situazione del terremoto, interventi che non possono aspettare e che non possono subire nessun tipo di pausa. Troppe volte sentiamo dire che i soldi ci sono, che non ci sono Pag. 14problemi e che, però, poi non si riesce a spenderli. A mio avviso, le risorse che ci sono non sono per niente sufficienti e questo è fin troppo evidente. Però occorre che, in un contesto generale di un'Europa che sia veramente solidale, venga fatto un piccolo piano Marshall dedicato all'interno di quelle regioni, perché non c’è dubbio che le risorse sono insufficienti. Non è che possiamo andare col cappello in mano a chiedere la flessibilità oppure l'intervento straordinario per evitare quella situazione delle risorse. Occorre, inoltre, vedere anche il contesto con le banche rispetto ai mutui in essere e a tutte le situazioni che si sono venute a creare.
  Noi abbiamo la necessità di ricostruire e di ricostruire in fretta, di ricostruire senza dubbio le case per gli sfollati, che è il primo e più grande problema di tutti, ma ancora siamo proprio agli inizi. Capisco che nessuno può fare miracoli, ma non è che possiamo continuare a vedere sistematicamente i manifestanti qui vicini al Parlamento o vicini alla Presidenza del Consiglio. Alcuni abitanti colpiti dal terremoto spesso e ben volentieri a scadenza periodica vengono qui, in piazza Montecitorio o a largo Chigi, per poter protestare rispetto a quello che si promette, che si auspica e che, però, non viene realizzato.
  Non c’è dubbio che il problema delle situazioni delle chiese e dei beni culturali è importante, ma la ricostruzione del tessuto produttivo e del tessuto sociale, soprattutto del tessuto produttivo, è indispensabile. È indispensabile che tale tessuto possa riprendersi in quel contesto e io penso che, oltre ad avere il piano decennale dell'8 per mille, sia necessario che delle risorse specifiche, in un contesto di un piano quinquennale del bilancio autonomo del nostro Paese, debbano essere esclusivamente dedicate a quelle zone. Non è sufficiente quello che si è determinato e questo ce lo dicono chiaramente le continue e giustissime proteste che noi verifichiamo all'interno dello stesso Parlamento, ma anche in riferimento a quelle che emergono dal punto di vista mediatico in ordine alla sofferenza di quelle popolazioni.
  Quindi, il Governo ha adottato questo decreto e io penso che esso costituisca un altro passo avanti, ma non è quello definitivo, non è quello sufficiente, non è quello che serve. Anche questo è ricchissimo, con chilometri e chilometri di commi. I commi non risolvono il problema, lo aggravano.
  Tutte le norme che noi mettiamo e i vincoli che noi mettiamo continuamente non fanno nient'altro che aggravare questo tipo di situazione. Io sono del parere che invece l'emergenza si è fatta con le ordinanze, con i tre decreti e quant'altro. Io penso che ci siano ormai le conoscenze tali, signor Presidente, di tanti colleghi: lei è stato uno di quelli che ripetutamente si è recato in quei luoghi, io l'ho fatto una volta sola, tanti nostri colleghi che hanno grandissima esperienza rispetto a Casa Italia, rispetto a tutto un programma. Ma non è forse il caso di mettere in essere un provvedimento straordinario, quanto meno di durata quinquennale, da parte del Governo insieme alle Commissioni e insieme a chi ha avuto modo di (o è stato costretto a) confrontarsi con questa situazione drammatica che si è venuta a creare ?
  È fin troppo evidente che non siamo al momento delle polemiche, soprattutto con quello che è successo a gennaio, con interi paesi che sono rimasti per tanto tempo senza energia elettrica e quant'altro. Ma anche rispetto a tutto ciò io ritengo che il Governo debba pretendere che nel piano industriale delle società, di ENEL e quant'altro, debba esserci un'ingente quantità di risorse per poter rimettere in sesto tutto quello che è l'impiantistica e l'ammodernamento energetico delle reti elettriche in quelle zone.
  Invece noi non sappiamo quello che accade. Ci sono solamente auspici, annunci continui, ma senza che poi ci sia un riscontro obiettivo in riferimento a tutto questo.
  È fin troppo evidente che la discussione che c’è stata in Commissione, la discussione che c’è in Parlamento, tutti gli eventuali ulteriori contributi, con gli emendamenti che sono all'interno di questo stesso Pag. 15provvedimento e che arriveranno in discussione di quest'Aula, possono – e io me lo auguro – trovare l'accoglimento da parte del Governo rispetto a quelle che sono le situazioni che si sono venute a delineare. Questo è il contributo forte che senza indugio l'Aula è chiamata a dare nell'approvazione di questo provvedimento, che io non ritengo possa essere un provvedimento esaustivo. Questo riguarda proprio la più elementare delle emergenze – così come poco fa, signor Presidente, faceva cenno il presidente Realacci –: le macerie, l'inizio di una ricostruzione, un programma. Ma qui c’è bisogno di ben altro, c’è bisogno di una ricostruzione, una ricostruzione che sia uguale a quella di quando il Paese è uscito fuori dalla guerra: di quello hanno bisogno quelle regioni. E il Governo è chiamato a fare una proposta su cui il Parlamento sicuramente darà un contributo qualificato rispetto a quella che può essere veramente un'azione messa in campo a favore di queste popolazioni.
  L'emergenza è lì presente, occorre che ci sia una ricostruzione immediata ed è per questo motivo che io ritengo che possa esserci la disponibilità su tanti e tanti emendamenti presentati dai colleghi, migliorando il testo: emendamenti che sono mirati, non sono localistici, che nessuno immaginasse di etichettarli in quella maniera ! Questi sono degli emendamenti, che hanno presentato tutti i colleghi, di necessità, di sopravvivenza, di speranza e questo Parlamento, quest'Aula, non può negare questa speranza a quelle persone. Grazie.

  PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto è iscritto a parlare. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signor Presidente. Il provvedimento che arriva oggi all'esame dell'Aula è il terzo intervento d'urgenza del Governo negli ultimi sette mesi, sette mesi segnati da tre tragici momenti: quello del 24 agosto del 2016, quelli del 26 e del 30 ottobre del 2016 e l'ultimo, quello del 18 gennaio del 2017, date queste a cui hanno fatto seguito i tre interventi del Governo, date segnate dai terribili eventi sismici che hanno colpito il Lazio, l'Abruzzo, le Marche, l'Umbria, a cui si è sommata la straordinaria nevicata iniziata il 15 gennaio del 2017 e durata diversi giorni, anche quella con effetti devastanti sulla popolazione.
  Ricordo che molte località sono state assolutamente isolate, prive della possibilità di comunicare, anche telefonicamente, al di fuori di quelle località.
  Nel metodo e nel merito dobbiamo rilevare la nostra totale insoddisfazione rispetto a come il Governo ha gestito l'emergenza: è una insoddisfazione che è rintracciabile anche nell'ammissione, qualche tempo fa, che ha fatto il commissario straordinario Errani. Perché lo stesso Errani ha ammesso che per il disastro sismico nel Centro Italia «non si è fatto nulla su casette, macerie, viabilità», quindi parole amare, che sottolineano incapacità e sgomento di una macchina organizzativa, che fatica a mettere le basi per ripartire, ma soprattutto per ricostruire.
  Ciò che colpisce, delle parole di Errani, è la presa di coscienza riguardo al fatto che ad oggi la ricostruzione, di fatto, non esiste, tant’è che egli stesso ha sottolineato come la fase attuale sia ancora quella della gestione dell'emergenza. Quello di Vasco Errani è un atto di accusa durissimo, lanciato nel corso di un'assemblea dei sindaci colpiti dal sisma.
  Queste parole, proprio quelle del commissario, sono per noi un macigno sull'operato del Governo Gentiloni, ma soprattutto del Governo precedente, quello di Matteo Renzi, e più in generale denotano il fallimento di un modello, che non è comunque più sostenibile. Mi riferisco al sistema della protezione civile, che negli ultimi anni si è notevolmente indebolito.
  Gli ultimi provvedimenti sul terremoto e sulla protezione civile hanno di fatto comportato una limitazione dell'operatività del servizio nazionale di protezione civile in un'ottica da un lato giustizialista, in relazione a presunti fenomeni corruttivi che hanno sfiorato il Dipartimento della protezione civile nell'anno 2010, e dall'altro di tipo ragionieristico, in relazione alle necessità del Ministero dell'economia e Pag. 16delle finanze di neutralizzare gli effetti negativi, per la finanza pubblica, derivanti dalle calamità naturali.
  Naturale conseguenza dei correttivi normativi adottati, soprattutto con il decreto-legge n. 59 del 2012, è stata quindi quella di rendere inefficiente l'intervento del servizio nazionale della protezione civile in occasione degli eventi che hanno colpito l'Italia centrale nei mesi di agosto e settembre del 2016 e di gennaio del 2017. Malgrado la straordinaria generosità e la competenza di tutte le persone che compongono la Protezione civile e i corpi che hanno offerto il loro contributo nella fase di gestione dell'emergenza, persone alle quali andrebbe il plauso nostro ma di tutto il Paese per l'opera a volte eroica che hanno svolto, l'indebolimento della governance della Protezione civile ha prodotto dei ritardi di tutta la macchina dei soccorsi. Il problema rimane la totale assenza di chiarezza, una confusione burocratica, che crea disorientamento soprattutto sulle competenze.
  Negli anni la competenza in materia di protezione civile, infatti, è progressivamente passata dallo Stato ai governi regionali e alle autonomie locali. Con la riforma del Titolo V della Costituzione la protezione civile è divenuta materia di legislazione concorrente, per cui, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, il potere normativo spetta ai governi regionali. Ogni regione ha così in implementato il suo sistema di protezione civile attraverso le leggi regionali, determinando però, di fatto, una confusione, che non è stata affatto funzionale all'efficienza del sistema: in molti casi è stata la causa della inefficienza di questo sistema. I troppi livelli decisionali hanno dato vita ad un sistema con una parcellizzazione di competenze, un sistema inefficace con una catena di comando non chiara e troppo lunga, che ha affidato, di fatto, alle regioni poteri gestionali che queste non sono state in grado di controllare.
  Per non parlare poi dei clamorosi errori normativi compiuti nel corso della presente legislatura, che hanno contribuito a mettere in ginocchio il territorio, non solo nella fase di gestione dell'emergenza, ma anche in quella della prevenzione. Mi riferisco alla «legge Delrio», che avrebbe dovuto abolire o riorganizzare le province e che invece ha smantellato il sistema delle autonomie e causato danni incredibili. Ci sono rimasti i costi delle province e però quello che facevano le province ora non si sa chi lo fa e chi lo fa, spesso, lo fa generando grande confusione. Oltre al caos nelle competenze, la legge Delrio ha provocato l'azzeramento delle risorse fondamentali per l'edilizia scolastica e per la manutenzione delle strade ovvero i due ambiti su cui gli eventi sismici hanno procurato danni fortissimi.
  È stata poi eliminata l'importantissima opera di sussidiarietà che le province portavano avanti a supporto dei comuni sui piani di protezione civile, determinando così un terribile vuoto in quei comuni che non sono dotati di un vero e proprio piano di protezione civile. Il Governo è sembrato utilizzare, a volte persino strumentalizzare, il terremoto anche con l'Europa, chiedendo maggiore flessibilità a seguito degli eventi sismici, ma non stanziando poi di fatto tutte le risorse dichiarate all'Unione europea, addirittura mascherando gli interventi a favore del terremoto all'interno di un Fondo, il Fondo per le infrastrutture, previsto dall'ultima legge di bilancio, che il Governo però non sta utilizzando solo per il terremoto, prevalentemente per il terremoto, ma che utilizza come meglio crede, finanche per finanziare l'allargamento dei centri di accoglienza per i migranti previsto nel «decreto immigrazione».
  Ebbene, davanti a questi errori, il Governo ha prodotto un provvedimento, quello che oggi è all'esame dell'Aula, che in particolare nella sua versione iniziale è risultato assolutamente carente, specchio della totale confusione sul tema che regna nell'Esecutivo. Gli emendamenti approvati dalla Commissione ambiente hanno offerto un po’ di respiro ad un intervento totalmente insufficiente Abbiamo infatti accolto con favore alcune misure contenute anche nei diversi emendamenti depositati Pag. 17dal gruppo di Forza Italia che hanno contribuito a migliorare il testo (mi riferisco innanzitutto all'allargamento del cratere ad alcuni comuni della regione Abruzzo) che però risulta ancora incompleto, perché esclude inspiegabilmente alcuni altri comuni della provincia di Pescara (mi riferisco a Catignano, Civitella Casanova, Penne) e di Teramo (mi riferisco a Basciano e Penna Sant'Andrea) che hanno subito fortissimi danni e che dovrebbero poter usufruire delle misure agevolative previste dal decreto.
  Positiva è anche la misura che è stata introdotta in Commissione, anche se per una cifra ancora troppo bassa, ovvero il riconoscimento dei danni indiretti. L'intervento previsto stanzia per il momento 23 milioni di euro per le imprese che hanno subito un calo del fatturato di almeno il 40 per cento a causa delle scosse ripetute di terremoto negli ultimi mesi. È un primo passo, ma non ci si può fermare qui. È infatti necessario prevedere forme di ristoro per i danni generati dalla riduzione del giro d'affari indotta dal complessivo ridimensionamento dell'attività produttiva e della domanda locale, conseguente al verificarsi delle calamità naturali e alla connessa criticità, a tratti impossibilità, delle comunicazioni e dei servizi infrastrutturali di base. Tale forma di danno indiretto di dimensione rilevante e di natura non transitoria ha infatti colpito imprese non danneggiate direttamente o materialmente dagli eventi sismici e che sono situate anche in zone non comprese nel cratere, coinvolgendo le regioni del centro Italia quasi nella loro interezza, soprattutto nel settore turistico. Si tratta, come ho detto, di imprese che non hanno subito danni a capannoni ad impianti, ma che devono sopportare le evidenti diseconomie derivanti dallo svolgere la loro attività in regioni che, a causa del terremoto, devono subire comunque diseconomie legate alla qualità delle infrastrutture, ma anche a tutte quelle esternalità connesse ad un evento sismico di questa gravità.
  Sicuramente positiva la misura sottoscritta anche da Forza Italia che finalizza le risorse dei prossimi dieci anni della quota a gestione statale dell'otto per mille agli interventi di ricostruzione e restauro di beni culturali distrutti o danneggiati dal sisma.
  Abbiamo accolto con favore, anche perché richiesto dal nostro gruppo parlamentare sin dal 2015, la sospensione dei termini in materia di sanità per i comuni del cratere sismico dell'Aquila che comprende anche l'ospedale di Popoli; a questi non si applicheranno per i prossimi tre anni le disposizioni del nuovo piano di assistenza ospedaliera.
  C’è però ancora molto da fare, da migliorare negli interventi per favorire la ricostruzione e soprattutto il futuro dei cittadini e delle attività di questi territori. Manca ancora una misura concreta, sebbene sia stata annunciata, per l'istituzione di una zona franca nell'area del cratere. Una zona economica speciale, non una zona franca urbana, ma una zona che comprenda davvero tutto il cratere. Il Governo ha annunciato l'avvio di una procedura di notifica all'Unione europea, ma ci aspettiamo concretezza per un intervento che rappresenterebbe una vera e propria boccata d'ossigeno per la ripresa dei territori colpiti. L'Esecutivo ha parlato di un mese di tempo, ma questa circostanza lascia comunque sospesi, in attesa di una risposta, i territori coinvolti. Quindi, da una parte ci dichiariamo soddisfatti di un impegno, un impegno verbale, in tal senso assunto dal Governo, ma avremmo preferito che questo impegno non rimanesse solo tale, solo verbale, e che si concretizzasse invece in sede di approvazione del decreto.
  Auspichiamo, inoltre, che l'impegno assunto in Commissione dal Governo, su nostra sollecitazione, in merito alla proroga della scadenza prevista per il 31 marzo della presentazione dei bilanci comunali, sia rispettato. Il termine è prossimo e su questo abbiamo anche presentato una specifica risoluzione attualmente in discussione nella Commissione bilancio della Camera dei deputati. Una risoluzione che vuole impegnare il Governo non solo a varare una proroga temporale per la Pag. 18predisposizione dei bilanci di previsione dei comuni colpiti dagli eccezionali eventi sismici e meteorologici, ma anche ad adottare iniziative volte a prevedere per i suddetti comuni spazi di bilanci idonei ad evitare il dissesto dei comuni stessi, a causa delle spese di necessità che hanno dovuto sostenere con la relativa definizione di coperture tecniche, prevedendo anche la convocazione di un tavolo urgente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di definire le necessarie iniziative di compensazione finanziaria e le eventuali finalizzazioni di ulteriori risorse. I comuni delle zone terremotate nel 2016 e nel 2017 ne hanno bisogno perché per loro questo è una vera e propria boccata d'ossigeno che non possono non avere.
  Resta inoltre l'errore di fondo di questo provvedimento ovvero la grave penalizzazione perpetrata ai danni delle zone colpite dai tragici eventi meteorologici dello scorso gennaio. Un fenomeno diverso da quello sismico che avrebbe meritato una risposta differente. All'evento sismico dello scorso gennaio si sono infatti aggiunti straordinari eventi metodologici che hanno determinato danni che in alcuni casi si sono sovrapposti a quelli provocati dei terremoti precedenti, ma che in altri casi invece non sono riconducibili al sisma. Questi due momenti drammatici per quei territori già provati da mesi di scosse continue, di incertezze e di paura, andavano affrontati separatamente, sia perché i danni prodotti dalle due tipologie di calamità non sono sempre affrontabili con lo stesso tipo di azione, sia perché questi danni necessitano di risorse e di misure diverse. Inoltre, procedendo con un unico provvedimento si rischia, anzi secondo noi sicuramente succederà, di riconoscere ed intervenire sui danni derivanti dal terremoto, ma contemporaneamente di penalizzare invece coloro che hanno subito danni esclusivamente dagli eventi meteorologici che comunque si sono distinti per la loro straordinarietà e per la loro forza distruttiva. A questo si aggiunge il fatto che in alcuni comuni l'emergenza derivante dagli eventi meteorologici è ancora in corso perché le eccezionali nevicate hanno lasciato fronti franosi che incombono su paesi che peraltro si trovano in zone adiacenti a quelle del cratere.
  Cercheremo quindi, con i nostri emendamenti in Aula, di trovare l'assenso del Governo per colmare le disparità e le lacune che definiscono l'intervento operato dal decreto «sisma», che è ancora insufficiente, sia nella versione prodotta dal Governo sia anche, dopo i miglioramenti apportati dalla Commissione, nella versione che oggi l'Aula è chiamata ad esaminare.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo «Giovanni Falcone», di Volla, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.
  È iscritto a parlare l'onorevole Carrescia. Ne ha facoltà.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, a distanza dalla conversione del decreto-legge n. 189 del 2016, che recava i primi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che si sono verificati tra il 2016 ed il 2017 nelle regioni Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, la Camera dei Deputati affronta l'esame di un nuovo decreto che, in progress, va a migliorare quell'impianto normativo e ad integrarlo, alla luce dell'esperienza di questi mesi e di alcune esigenze che sono sopravvenute. Il sisma che da agosto ha iniziato a martoriare l'Italia centrale ha devastato territori, economie fragili, comunità, che però hanno saputo reagire con grande dignità e civiltà. È dovere delle istituzioni – di tutte ! –, se vogliono essere all'altezza del compito di promuovere il bene comune, non abbandonarle, non lasciarle sole a recuperare e a ricostruire quei territori. Dobbiamo riportare alla normalità il cuore del Paese. Noi non le lasciamo sole, non le lasceremo sole, né loro, né le popolazioni, né gli amministratori, come dimostra l'impegno che è stato posto nel corso dell'esame in Commissione, dove è stato ulteriormente Pag. 19migliorato un atto che già in origine dava delle risposte efficaci: un ottimo impianto che è stato migliorato dal lavoro svolto con serietà e con spirito costruttivo. Qui mi sia consentito ringraziare in particolare la relatrice, la collega Braga, le sottosegretarie De Micheli e Amici, che hanno supportato questo lavoro, per l'attenzione posta per comprendere e, ove possibile, accogliere le tante istanze che i colleghi hanno sottoposto all'attenzione della Commissione. Un grazie anche gli uffici, per la collaborazione e anche per la disponibilità che hanno dato. Ricordo che, a differenza di quello che è stato detto, il testo del provvedimento era già disponibile da sabato mattina sul sito della Camera, dando la possibilità a tutti di approfondirlo e di migliorarlo ulteriormente.
  Ma veniamo al merito. Questo è il decreto «sisma», il decreto per interventi per il terremoto, sul quale si sono innestati interventi per altri eventi, quelli del maltempo, ma il tema è il terremoto, la ricostruzione di territori che sono stati devastati dal sisma. Le risorse non possono essere disperse allargando a dismisura, nella logica del «più uno», i comuni interessati: si arriverebbe ad inserire, così come chiese a suo tempo – io penso in modo simpatico – la sindaca di Roma, anche la capitale fra i comuni danneggiati dal terremoto, e questo a scapito delle risorse delle popolazioni che hanno necessità di veder ricostruite le loro comunità, gli edifici e le economie di quelle zone. Il decreto pone attenzione a molteplici aspetti, non soltanto della ricostruzione degli edifici ma della ricostruzione del tessuto sociale ed economico delle quattro regioni. Una delle criticità – perché anche di questo dobbiamo parlare e di come questo decreto riesce a superarle e a dare delle risposte – ha riguardato la complessità dei procedimenti, la burocrazia, quindi è apprezzabile l'accelerazione che c’è stata in alcuni provvedimenti, in alcune disposizioni – sulle quali poi tornerò – per semplificarla e renderla più fruibile agli interessati. Stiamo superando definitivamente la fase della sovrapposizione fra l'emergenza e la ricostruzione, che in qualche fase ha creato delle criticità.
  Ma la Protezione civile sta fortunatamente uscendo da questo contesto, perché la fase dell'emergenza sta finendo. È quindi anche l'occasione per ringraziare il sistema della Protezione civile, dal suo direttore fino ai sindaci e a tutti gli operatori e i volontari, che hanno dato delle risposte di grande generosità e di grande professionalità. Quello che ritengo debba essere colto in questo provvedimento è la filosofia, la ratio di un decreto che ha l'obiettivo di dare delle risposte immediate a situazioni di emergenza senza abbassare la guardia della legalità e della trasparenza.
  Tra le misure più significative – molte delle quali sono state già esposte dalla relatrice – mi piace ricordarne alcune che ritengo particolarmente significative, tra cui quella di dotare i comuni interessati di studi di microzonazione sismica, perché penso che sia un salto di qualità di attenzione verso il territorio che pone i presupposti per interventi anche a seguire; il coinvolgimento dei livelli istituzionali che nei primi provvedimenti avevano avuto un ruolo meno significativo, come le unioni dei comuni, le unioni montane o le stesse province; la valorizzazione della partecipazione delle popolazioni, il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte in materia di pianificazione e sviluppo territoriale relativamente agli strumenti urbanistici. Su questo penso che una riflessione la dovremmo fare in quest'Aula, cioè sull'opportunità di andare ancora oltre e di riportare la piena titolarità, anche nella fase dell'elaborazione degli strumenti urbanistici, direttamente ai comuni, anziché, come è oggi, ancorata in capo alla struttura commissariale.
  Alcune risposte, peraltro, sono pervenute, proprio a giustificare la buona qualità di questo impianto, dopo l'adozione del decreto-legge che stiamo convertendo, anche a livello amministrativo, superando quindi la necessità di interventi normativi. Penso all'ordinanza commissariale sui criteri di delocalizzazione delle attività produttive, che ha evitato quindi un cogente Pag. 20intervento legislativo. Mi auguro che alla stessa stregua segua anche un'attenzione particolare sui prossimi provvedimenti relativi alla valutazione dei parametri da adottare per la ricostruzione pesante, che non possono essere penalizzanti per questi territori rispetto ad altri eventi sismici che si sono verificati negli anni scorsi. Ma relativamente alla semplificazione – sembrano cose banali ma sono importanti –, è necessaria la previsione di procedure nuove e più semplici per le ordinanze di demolizione e di messa in sicurezza dei beni di proprietà privata in caso di un rilevante numero di destinatari, che spesso diventa un’impasse che poi crea a cascata tutta una serie di problemi burocratici, nonché la possibilità per le regioni di anticipare fino al 30 per cento il contributo per la realizzazione delle opere di urbanizzazione nel settore zootecnico da parte degli operatori danneggiati. Sembra che di provvedimenti che vanno in questa direzione ce ne siano molti. Relativamente a quelli che riguardano le imprese, l'estensione al 2017 dei finanziamenti concessi ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge n. 189 è quanto mai importante per lei micro, piccole e medie imprese, che sono il tessuto portante di quelle economie, perché poter avere finanziamenti agevolati a tasso zero a copertura del 100 per cento degli investimenti per il ripristino ed il riavvio delle attività economiche è un volano che può consentire sia alle popolazioni di ritornare sia a quelle economie di ripartire. Come pure ritengo che l'ampliamento di alcuni termini, quelli ad esempio concessi ai privati per la realizzazione di interventi di immediata esecuzione ed ammissibili a contribuzione, portandoli al luglio 2017, significa dare maggiore possibilità di superare quelle criticità che in passato ci sono state.
  Attenzione, dicevo, a 360 gradi, che ha riguardato – lo ricordava la collega Braga – anche le scuole, con gli interventi relativi alle scuole e all'attività didattica.
  Ci sono interventi, in materia ambientale, quanto mai significativi che dobbiamo valorizzare, non dico enfatizzare, ma sicuramente valorizzare: ad esempio, quello che riguarda le macerie, sulle quali si è detto di semplificare – e torniamo anche al tema della semplificazione –, con la possibilità di portare le macerie direttamente ad operazioni di recupero o di riutilizzo, anziché necessariamente fermarsi alla fase dello stoccaggio.
  Con riferimento ad altri interventi relativi al danno indiretto, sul quale alcuni colleghi si sono addentrati, io ritengo che sia, invece, un elemento qualificante – quanto mai qualificante – e che sia l'esito di una sintesi che relatrice e Governo hanno fatto, io ritengo, in modo ottimo, perché, per la prima volta, a parte una piccola esperienza relativa al sisma che aveva colpito Marche ed Umbria nel 1997, si apre uno scenario nuovo per le imprese. Ricordiamo che sono coinvolte le imprese delle province che hanno comuni che sono inseriti negli allegati 1 e 2, quelli del cosiddetto cratere; riguarda le piccole imprese, riguarda le strutture alberghiere, turistiche, commerciali, insomma tutti coloro che effettivamente hanno avuto dal sisma un danno. Pensare di estenderlo a dismisura significa vanificare l'efficacia di questo provvedimento.
  Le risorse: partire con 23 milioni è già una buona base di partenza. La disponibilità, annunciata anche in Commissione, di verificare, poi, alla luce delle istanze, eventuali ulteriori implementazioni del fondo è un altro elemento positivo, del quale io ringrazio il Governo e mi auguro che se dovesse esserci necessità – e sono sicuro e così sarà –, il Governo provvederà ad ottemperare.
  L'attenzione è andata anche verso gli amministratori locali: soprattutto i sindaci sono stati i veri simboli di questo sisma, i veri eroi di questo sisma, coloro che hanno sacrificato tempo, famiglia alla propria comunità, ventiquattro ore su ventiquattro, per interi mesi. E anche se il correttivo non è impattante dal punto di vista economico, però è significativo voler riconoscere loro, poter riconoscere loro la possibilità di adeguare quella indennità che c’è nei piccoli comuni – perché qui stiamo parlando, sostanzialmente, di tantissimi, di centinaia di piccoli comuni –, Pag. 21un'indennità che è esigua, ad un livello, io ritengo, più dignitoso. Penso sia il minimo sindacale, il minimo che dobbiamo a questi amministratori.
  Altro elemento importante ed impattante, invece, è quello relativo alla sospensione dei termini degli adempimenti tributari e alla possibilità di rateizzazione. Non ritorno su quanto già ha chiaramente riferito la relatrice sul senso di quel provvedimento, però poter rateizzare almeno in diciotto mesi il rimborso dei tributi che sono stati sospesi diventa un dato che ha un impatto sociale rilevante perché riguarda gran parte della popolazione. Questo va collegato anche agli interventi che sono previsti in altri provvedimenti. Questo è un provvedimento che ha un'anima, che ha un cuore, che ha un'attenzione verso le fasce più deboli, perché queste misure di sostegno vanno ad integrare quelle che sono già previste nelle disposizioni sul contrasto alla povertà e inserirle in un provvedimento come questo significa avere attenzione veramente ad uno sviluppo in cui nessuno viene lasciato indietro.
  Mi avvio alla conclusione.
  Tornando agli articoli di alcuni provvedimenti anche in materia ambientale e ad alcune proroghe dei termini, ha un impatto, che, probabilmente, ai più può sembrare poco noto, l'esenzione dal pagamento dell'ecotassa dell'addizionale per il tributo in discarica da parte dei comuni. Sono 4 euro a tonnellata e, considerando la rilevante mole di rifiuti che sono prodotti dalle macerie, in parte recuperabili, ma in parte no, e l'impossibilità, probabilmente, per alcuni comuni – io parlo per i comuni della regione Marche, ma parliamo anche di quelli dell'Umbria o di altre realtà che hanno raccolte differenziate molto elevate –, di superare l'obiettivo del 65 per cento di legge aumentando proprio il quantitativo di rifiuto indifferenziato, l'impatto dell'esenzione dal pagamento dell'addizionale è quanto mai importante. Come significativo, per tutte le imprese che non hanno la possibilità materiale e fisica di presentare la denuncia annuale sui rifiuti prodotti – il MUD –, è di poterla attestare tramite una dichiarazione sostitutiva. Infatti, senza questo provvedimento rischieremmo di far trovare queste imprese nell'impossibilità di rendere una dichiarazione, con il rischio di pesanti sanzioni.
  Significativa – e questo si ricollega ad un provvedimento che ha una strategia che risponde ad una logica – è la previsione dell'acquisizione di immobili ad uso abitativo da parte dell'ERAP. Era un provvedimento sollecitato dalle autonomie locali, perché la possibilità di acquisire a patrimonio pubblico degli immobili che sono attualmente sfitti, di utilizzarli in questa fase di emergenza e poterli, poi, avere a disposizione per far fronte ad un altro problema cronico del nostro Paese – che è quello di poter dare delle risposte a chi casa non l'ha, evitando di consumare suolo, di costruire e creare anche i presupposti, poi, con ulteriori spese per i comuni, per le urbanizzazioni, per le infrastrutture e quant'altro – risponde a quella strategia di economia circolare sulla quale, penso in modo virtuoso, il Governo e il Parlamento si sono avviati in questi ultimi anni.
  Sempre in materia di interventi nel settore delle imprese, quello dei contratti di sviluppo nei territori colpiti dagli eventi sismici penso che sia un altro elemento fortemente caratterizzante di questo provvedimento, perché è uno strumento di forte incentivazione per le imprese che, singolarmente o in forma associata, intendono realizzare investimenti in territori che ne hanno necessità.
  Vado alla conclusione, signor Presidente. Per sintetizzare il tutto, ritengo che questo provvedimento ponga delle basi significative ed importanti. Va completato, come il Governo si è impegnato a fare, con una disposizione che riguardi le zone franche urbane; poi, come Parlamento, ovviamente, dovremo ritornare, se ci sarà necessità, sull'impianto di questa situazione, che speriamo non abbia ulteriori seguiti in termini di eventi sismici. Io ritengo che possiamo dirci soddisfatti del lavoro svolto. Auspico che anche quegli accenti critici, che, con tutto il rispetto dei Pag. 22colleghi, sono stati enfatizzati da alcuni in Aula e non in Commissione, dove c’è stato, invece, un clima molto corretto e costruttivo, ci diano i presupposti per poter migliorare ulteriormente questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Siamo qui in fase di discussione generale sul «decreto terremoto», l'ennesimo «decreto terremoto» a seguito degli eventi che si sono verificati nel gennaio 2017. Questo decreto arriva, ovviamente, in un momento in cui si contano i danni, in cui bisogna risollevare le sorti di una vasta zona del nostro Paese, che comprende in particolare quattro regioni.
  Una, soprattutto, che è quella da cui provengo, ovvero l'Abruzzo, che è stata particolarmente colpita sia per quanto riguarda gli eventi sismici sia per quanto riguarda la concomitanza con una eccezionalità, una situazione climatica, meteorologica eccezionale come è stata quella delle nevicate che ci sono state a partire dal 17 gennaio 2017. È importante questo, perché se volessimo descrivere l'ultimo anno in alcune zone del nostro Paese avremmo un quadro devastante, proprio perché c’è stato un susseguirsi di eventi drammatici, tra terremoto e, alla fine, le eccezionali nevicate; ricordiamo che in alcuni territori si sono registrati tre metri di neve nell'arco di ventiquattro ore, lo ripeto, tre metri di neve; in alcuni territori siamo arrivati a 4 metri di neve che si è depositata al suolo. Insomma, è una situazione devastante sulla quale già siamo intervenuti varie volte, anche quando abbiamo audito in Commissione i rappresentanti di Enel e Terna, ricordiamoci, per tutto quello che è accaduto per quanto riguarda il blackout – che è durato più giorni, anche più di una settimana, in alcune zone – dell'energia e, anche, quindi, del riscaldamento. Insomma, si tratta di un quadro drammatico che ha interessato, appunto, vaste zone del nostro Paese.
  Questo provvedimento, quindi, arriva per cercare di dare delle risposte, dovrebbe dare delle risposte a questo disastroso quadro. Rispose che in parte sono state date, ma in gran parte non sono state date. Infatti, questo decreto è molto tecnico, contiene molti provvedimenti tecnici, contiene degli aggiustamenti, sono stati ampliati una serie di interventi anche agli eventi che ci sono stati a gennaio 2017, rispetto agli eventi precedenti. Ci sono stati degli aggiustamenti in Commissione e, ovviamente, va dato atto che tutti i gruppi parlamentari hanno lavorato per fare in modo che le lacune, le carenze che c'erano originariamente nel decreto, in parte, venissero colmate. Qui, però, anche per rispondere a quanto affermato da chi mi ha preceduto, vorrei un attimo sottolineare, come ha fatto anche il collega Colletti, il modo di lavorare su questo decreto, perché noi abbiamo lavorato per due, tre giorni incessantemente in Commissione, ovviamente nei ritagli di tempo che l'Aula ci lasciava, e abbiamo avuto a disposizione il testo che noi adesso stiamo discutendo soltanto ieri sera ed io non so che testo abbia visto il collega quando ha affermato che era disponibile da sabato mattina: sul sito della Camera il testo attualmente disponibile con le modifiche apportate in Commissione è comparso ieri sera verso le ore 20 e...

  PRESIDENTE. Onorevole Vacca, mi precisano gli uffici e, quindi, giusto per una questione di precisazione, le comunico che è stato pubblicato sul sito della Camera, su Internet, sabato mattina il testo terminato, corretto, il testo, quindi, risultante dai lavori della Commissione. Questo è quello che mi comunicano gli uffici.

  GIANLUCA VACCA. Probabilmente, allora, è un problema dei nostri uffici legislativi. Comunque, anche dando per buono il fatto che sia stato pubblicato sabato mattina, comunque, la scadenza degli emendamenti era lunedì mattina alle 11 e abbiamo avuto sostanzialmente il sabato e la domenica per noi e per tutti quelli che volevano intervenire, volevano anche proporre Pag. 23delle modifiche al decreto – ovviamente tutti gli enti locali interessati – per migliorarlo ulteriormente; abbiamo avuto poche ore per apportare delle modifiche o quanto meno per proporre appunto delle modifiche emendative. Allora, perché questo decreto ha ancora tantissime criticità ? Alcune risposte sono state date, come ho detto all'inizio, in Commissione, durante il dibattito e la discussione in Commissione, ma molte criticità sono ancora aperte.
  Innanzitutto, c’è la questione cratere; c’è stato un ampliamento – l'abbiamo detto, è stato detto anche in precedenza – dei comuni interessati e per i quali valgono le disposizioni contenute nel decreto, è stato allargato il cosiddetto cratere, sono stati introdotti nuovi comuni, ma altri comuni – nonostante siano stati interessati dagli eventi sismici del gennaio 2017 – non sono stati inseriti. Io, qui, ad esempio, solo a titolo di esempio, ho le ultime comunicazioni, gli ultimi appelli disperati che ci hanno inviato due sindaci – per esempio del comune di Basciano e del comune di Catignano, in due province diverse –, proprio in queste ore, con l'elenco delle ordinanze di inagibilità, degli sfollati, delle attività commerciali chiuse, insomma, di tutto quello che è accaduto a seguito del terremoto, in particolare, del gennaio 2017. Questi comuni non sono stati ricompresi e non se ne capisce il motivo. Ci è stato detto che i comuni ricompresi sono stati quelli segnalati dai presidenti delle regioni interessate. Allora, la responsabilità di queste assenze, probabilmente, è dovuta ai presidenti di regione. Sta di fatto che una parte dei comuni interessati ancora non sono ricompresi nel cratere.
  È l'impostazione generale del decreto che, soprattutto, quando è stato emanato, era carente, perché non affronta la complessità della situazione che sta vivendo un'intera parte del nostro Paese. Una complessità che è dovuta essenzialmente alla concomitanza di eventi che si è avuta, in particolare, a gennaio 2017, tra sisma e eventi meteorologici e che richiedeva delle risposte più forti di quelle che sono contenute nel decreto, risposte eccezionali e, forse, anche, nuove. Mi riferisco in particolare, ad esempio, alla zona franca e zona economica speciale; qua c’è un'intera parte del Paese che si sta spopolando. Il rischio più grande che noi stiamo vivendo è lo spopolamento di intere zone, di interi paesi, di intere città. Noi abbiamo una città come quella di Teramo, un capoluogo di provincia, che sta via via vedendo una progressiva diminuzione dei propri cittadini, perché le persone – un po’ per la psicosi ovviamente del sisma, un po’ per lo stato disastroso delle attività economiche, della stessa viabilità, delle stesse costruzioni, con tutto quello che sta accadendo, insomma – si stanno trasferendo lungo la costa, in zone che sono state colpite in misura minore o per niente dagli eventi degli ultimi mesi. Questa drammatica situazione richiedeva delle risposte più forti, delle risposte anche nuove. Abbiamo detto della zona franca che manca in questo decreto, così come dei provvedimenti per gli enti locali, un'altra grave carenza. Ci è stato detto dal Governo che verranno presi provvedimenti in due momenti successivi, in due decreti successivi; promesse; intanto, però, gli emendamenti e le proposte che sono state presentate in questo decreto sono state bocciate e non c’è nulla per quanto riguarda, appunto, questi argomenti. Sulle risorse abbiamo detto che ci sono, ma anche che queste non sono sufficienti. Faccio soltanto l'esempio dei danni indiretti. Un articolo è stato inserito, il 7-bis, bene, indubbiamente è un articolo che è stato votato anche favorevolmente dal MoVimento 5 Stelle, ma prevede il limite di 23 milioni di risorse per tutti i danni indiretti. Anche qui, si tratta di risorse probabilmente insufficienti che non danno una risposta, anche perché riguardano soltanto determinate imprese che lavorano in determinati settori, come quello del turismo, ad esempio. L'articolo 18-bis, sul credito di imposta, anche in questo caso per i danni meteorologici, è un articolo che è stato inserito con un emendamento in sede di discussione in Commissione che ha visto, anche questo, il nostro voto favorevole, ma che probabilmente non sarà sufficiente a dare delle Pag. 24risposte ai danni che si sono verificati con gli eventi meteorologici. Il MoVimento 5 Stelle ha avuto un atteggiamento, da sempre, costruttivo, ovviamente, nei confronti di questo decreto.
  Abbiamo fatto molte proposte in Commissione, alcune delle quali sono state anche, lo riconosciamo, approvate dalla maggioranza, ma, a nostro avviso, questo non basta, non basta. Occorrono altre manovre, occorrono altri provvedimenti come quelli, per esempio, riguardanti le scuole e apro l'ultimo capitolo su cui vorrei intervenire, appunto il capitolo scuole. È un capitolo doloroso perché io, che oltretutto mi occupo direttamente di questa tematica essendo in Commissione istruzione da anni, ho visto, dal 2013 in poi, l'evolversi della questione dell'edilizia scolastica. Mi chiedo – e pongo questa domanda a tutti quanti – che Paese sia quello che non riesce a programmare neanche la diagnosi di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici. Noi sappiamo, da anni ormai, che più dei due terzi delle nostre scuole, che sono in zone a maggior rischio sismico e, in particolare, a rischio sismico 1 e 2, non sono adeguate dal punto di vista antisismico. Noi non abbiamo neanche dei criteri univoci, dei criteri chiari, in base ai quali catalogare un edificio scolastico a norma o non a norma. Abbiamo una normativa e poi andiamo alle indagini di vulnerabilità antisismica, ma le indagini non hanno neanche un requisito minimo, un livello minimo al di sotto del quale l'edificio scolastico non può essere agibile. Noi, quindi, abbiamo oggi scuole che hanno fatto le indagini di vulnerabilità sismica e che magari hanno registrato un indice bassissimo – lo 0,1 o lo 0,2 – e tuttavia continuano a restare aperte, continuano ad accogliere gli alunni, continuano ad avere i ragazzi che ogni giorno vanno a scuola e che frequentano quegli ambienti. Questa è la situazione delle nostre scuole.
  Allora, nel provvedimento era prevista l'indagine di vulnerabilità sismica per tutte le scuole del cratere. Grazie anche ai nostri emendamenti è stata ampliata l'azione di intervento a tutti gli edifici ricompresi in zone a rischio sismico 1 e 2. Inoltre, abbiamo proposto di stabilire un limite temporale entro il quale effettuare indagini. Questo ci sembra il minimo: come si fa a programmare un intervento su questi edifici se non abbiamo neanche un limite temporale per effettuare la diagnosi ? Vogliamo aspettare ancora dieci anni per fare le diagnosi e poi magari altri trent'anni per fare gli interventi ? Qui occorre una programmazione chiara, con degli step, con una tempistica ovviamente abbastanza definita e questo manca, manca ancora. Quindi, noi continuiamo ad avere una situazione per la quale gran parte degli edifici scolastici sono e saranno, anche nei prossimi mesi, non a norma e accoglieranno i nostri alunni pur non essendo, appunto, idonei o probabilmente non essendo idonei, perché non sta scritto da nessuna parte che un edificio con vulnerabilità sismica 0,1 non possa accogliere i bambini o i ragazzi all'interno delle proprie Aule.
  Allora, noi ci auguriamo che questa fase di discussione in Aula non sia una formalità, come troppo spesso avviene purtroppo all'interno di quest'Aula, e che sia veramente un momento di confronto reale sui temi, che sia un momento in cui si possa ulteriormente migliorare questo decreto e che ci possono essere, quindi, delle modifiche migliorative che provengano sia dalla maggioranza sia dall'opposizione e che, quindi, poi si possa andare verso un ampliamento delle sfere di intervento di questo decreto e successivamente che vi siano anche gli ulteriori provvedimenti promessi dal Governo, che ci auguriamo vengano emanati quanto prima.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ascani. Ne ha facoltà.

  ANNA ASCANI. Grazie, Presidente. Da parlamentare umbra e, quindi, come rappresentante di uno dei territori più colpiti dagli eventi negli scorsi mesi, per me ovviamente è un onore e un onere intervenire oggi. Stiamo per compiere un altro passo verso la ricostruzione di un territorio Pag. 25ferito, però ci stiamo confrontando, come è giusto, anche sulle misure da impiegare per il dopo. Io da umbra non posso che dire che dobbiamo trovare tutte le soluzioni possibili per consentire al mio territorio e ai territori colpiti da quel terremoto di tornare a quello che erano prima, cioè territori ricchi di turisti, italiani e stranieri, di bellezze da visitare, e di quelli che in tanti hanno definito veri e propri angoli di paradiso.
  Quindi, è giusto venire incontro alle urgenze e alle necessità dei territori colpiti, ma è altrettanto giusto porsi il problema del dopo.
  Ho detto che per me è un onore intervenire oggi, perché prima di tutto voglio sottolineare la forza dei nostri territori, di quelle popolazioni che sono state colpite, messe in ginocchio dalla forza della natura e che, però, si stanno rialzando. Io vi invito davvero – e lo farò anche in conclusione – a venire a vedere quelle terre, a vedere piano piano i piccoli esercizi commerciali che riaprono nel centro storico di Norcia, per esempio, a vedere come, nonostante tutto, quelle popolazioni si stanno facendo forza grazie anche a tanti amministratori locali che hanno messo al servizio delle popolazioni, come prima diceva bene il mio collega Carrescia, il proprio tempo e le proprie competenze.
  C’è, però, un limbo in cui noi rischiamo di confinare questi territori ed è il limbo di chi continua a parlare di quei territori semplicemente come «terremotati». Da lì si tireranno fuori certo le misure che lo Stato può mettere in atto e particolarmente importanti sono quelle che sono state citate da tutti coloro che sono intervenuti oggi, cioè quelle sul danno indiretto. Chiaramente, è un primo passo, ma è importante l'impegno del Governo a valutare l'impatto economico che avranno le richieste dei nostri commercianti piccoli imprenditori nell'eventualità in cui si renda necessario – e così pare – andare ad ampliare lo stanziamento economico che adesso è previsto per un massimo di 23 milioni.
  Io vivo in una regione in cui le stime, le prime stime che ci sono, ci dicono che stiamo perdendo 80 milioni di euro a causa del terremoto, per introiti dovuti al turismo. Inoltre, stiamo perdendo migliaia di posti di lavoro e, quindi, questo tipo di misura è sicuramente per noi una delle più importanti. C’è, però, anche un altro lato della faccenda, cioè quello che dicevo prima. Voglio fare mie le parole della Presidente Marini quando dice: «Venite in Umbria». Prima l'onorevole Palese diceva: «Castelluccio non è raggiungibile». In realtà, dopo la protesta degli agricoltori che sono stati accompagnati in corteo anche dal nostro assessore regionale, da giovedì i mezzi potranno raggiungere Castelluccio per avere finalmente la semina della lenticchia e restituire al mondo la bellezza della fioritura di Castelluccio. Anche questo è un segno importante di ripartenza, è un segno del fatto che le istituzioni locali, insieme a quelle nazionali, stanno davvero lavorando per far ritornare quei luoghi alla bellezza che hanno sempre avuto.
  Così come in passato si è intervenuti con diversi decreti-legge tendendo l'orecchio alle necessità dei territori colpiti, è per tale motivo, quindi, che in questo decreto-legge troviamo alcune disposizioni, che sono già state citate, che sono in continuità con quelle dei decreti-legge convertiti precedentemente, ma anche alcune misure che invece sono originali, sono nuove. In questo senso credo che valga la pena spendere qualche parola di apprezzamento per quelle misure elaborate in chiave preventiva, perché un buon Governo non è solo quello che soccorre al momento del bisogno, ma anche quello che fornisce gli strumenti necessari per contenere il portato degli eventi dannosi nella malaugurata ipotesi che si dovessero verificare di nuovo e, peraltro, venendo dall'Umbria so bene che il terremoto non è una novità e che la prevenzione è fondamentale.
  Si è parlato del piano di microzonazione sismica. Ecco, questa è veramente un'ottima misura nel senso che consentirà di fare successivamente un lavoro di questo tipo. Allo stesso modo, vedo con favore Pag. 26– e credo che questo debba valere per tutta l'Aula – la disposizione che prevede il ricorso alla procedura negoziata per l'affidamento delle opere di urbanizzazione connesse alle strutture di emergenza che, nel pieno rispetto della normativa europea in materia di appalti, consentirà una maggiore accelerazione e semplificazione della procedura della scelta del contraente, così come per la stessa finalità di immediata ricostruzione e riparazione di immobili ad uso abitativo-produttivo sono stati estesi anche al coniuge e alle persone legate con l'unione civile i benefici fiscali e tributari per la realizzazione di interventi di ripristino di immediata esecuzione. Tutti questi interventi completano, quindi, il quadro delle misure già introdotte dai precedenti decreti-legge, pensati allo scopo di ricostruire velocemente e nel migliore dei modi le zone danneggiate.
  Come dicevo prima, però, la ricostruzione rappresenta una priorità, ma non può e non deve essere l'unico scopo da perseguire. Infatti, ci sono le emergenze, i muri che si sbriciolano, le persone che rimangono senza casa e, ovviamente, c’è da ricostruire: ricostruire i muri e ricostruire un tetto a tutti. La risposta da dare all'emergenza è ovviamente la ricostruzione per tutti. Dinanzi a queste sfide, che sfibrano le fondamenta della vita delle persone, o lo Stato sa rispondere a tutti o non è Stato.
  Per questo sono particolarmente importanti le misure che guardano al tessuto sociale, le misure che guardano all'estensione dei sostegni alla povertà, con particolare attenzione alle zone del cratere.
  Ma c’è da rispondere anche a quello che viene dopo la ricostruzione, ed è questa la filosofia che ci ha sempre animato dall'inizio dell'emergenza terremoto, per questo guardiamo con attenzione alle varie iniziative che cercano di raccontare un Centro Italia che tenta di riprendersi, che tenta di tornare allo status quo del prima dell'emergenza. Bisogna ripopolare i borghi, anzi impedirne lo spopolamento, laddove quelle persone così forti sono riuscite a rimanere ancorate alle proprie case. Bisogna tornare ad accogliere i turisti, a farlo nel migliore dei modi, per questo ovviamente la possibilità di sconti fiscali, fino al 100 per cento, di cui parlava prima il mio collega Carrescia, è particolarmente importante per chi ancora vuole fare un investimento economico in quelle zone.
  Probabilmente alla normalità non si può tornare, ma si può tornare a vivere. Quindi, da membro della Commissione cultura trovo che sia importante quello che in questo decreto è contenuto relativamente alla scuola. Fatemi ringraziare gli insegnanti e tutti quelli che hanno reso possibile lo svolgimento, in condizioni davvero precarie, di questo anno scolastico; ovviamente apprezzo quello che il Governo ha fatto nel riconoscere, in deroga a quanto previsto per i giorni di scuola, la validità di questo anno scolastico e al piano per l'anno che verrà.
  Per quel che riguarda l'edilizia scolastica è molto importante il piano di diagnosi sulla vulnerabilità. Io voglio dire che in questa legislatura noi abbiamo invertito un trend, siamo passati da un investimento zero in prevenzione e sistemazione degli edifici scolastici: è per questo che siamo a questo punto, perché per tanti anni si è fatto zero, a 12.041 interventi avviati. È chiaro che non è abbastanza, perché il patrimonio scolastico italiano è fortemente danneggiato anche in quelle zone dove non dovrebbe esserlo, perché ad alto rischio sismico, però dire che non si è fatto nulla è evidentemente una falsità.
  Quindi, il Centro Italia, la mia terra, deve tornare ad essere quello che è: straordinariamente bella nella sua normalità. Mi piace citare quello che ha fatto un giovane re del pop, Ed Sheeran, che giorni fa abbiamo visto nelle televisioni italiane, nella RAI, raccontarsi, raccontare agli italiani la sua passione per l'Italia. Ci ha detto di aver comprato casa in Umbria e di aver vissuto nella sua casa sul lago Trasimeno il trauma del terremoto e dopo quel terremoto ha detto: «Ci crescerei i miei figli, magari qui possiamo imparare insieme l'italiano e godere della bellezza di questi territori».Pag. 27
  Chiudo così come ho iniziato: non confinateci nel limbo dei terremotati, venite in Umbria, venite nel Centro Italia, superiamo non solo le difficoltà immediate della ricostruzione, che evidentemente è un fatto che compete allo Stato, di cui dobbiamo farci carico e ci faremo carico anche nei mesi a seguire, ma superiamo anche quella pericolosa equazione tra Centro Italia e terremoto, perché quelle perdite economiche, davvero, il mio territorio, i nostri territori, non se li possono permettere. Quello è un danno ben maggiore del danno indiretto che andiamo pian piano a risarcire. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Il decreto-legge che approda oggi in Aula reca le nuove misure a sostegno di tutte quelle popolazioni colpite dai tragici eventi sismici verificatisi nel 2016 e nel 2017, nelle regioni Abruzzo, Umbria, Lazio e Marche, che in gran parte modificano il decreto n. 189 del 2016, che ha disciplinato gli interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza derivante dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.
  Nel corso dell'esame in Commissione, il testo del decreto è stato modificato ed è stato integrato da nuove disposizioni. Ulteriori disposizioni, inserite nel corso dell'esame in sede referente, riguardano anche i territori colpiti dagli eventi sismici nel mese di aprile 2009 in Abruzzo e nel mese di maggio 2012 nelle regioni Emilia, Lombardia e Veneto.
  Onorevole Presidente, vengo subito al punto, perché da deputata eletta in territori limitrofi sento appieno la responsabilità che tanti amministratori locali, sindaci di piccoli centri, amministratori delle comunità montane, autorità dello Stato in zone periferiche, stanno vivendo in questi mesi: il dramma di dover ricomporre un tessuto sociale ed economico, dovendo fare i conti con i ritardi, le complicanze di una burocrazia centrale che stenta a trovare le ragioni per un concreto e deciso aiuto.
  Non voglio dire che poco è stato fatto, voglio dire che, proprio perché stiamo parlando di territori e popolazioni che rappresentano la spina dorsale del nostro Paese, dovremmo fare di più, possiamo fare di più. Dico questo per raccogliere un senso di responsabilità, che deve rappresentare anche chi, come Sinistra Italiana, cerca di fare opposizione costruttiva, una lotta parlamentare coerente ma attenta ai bisogni di quelle fasce più deboli, presenti nelle zone del cratere sismico, che ci stanno lanciando un grido d'allarme.
  Dobbiamo fare presto – dobbiamo fare presto ! –, partendo anzitutto dalle risorse. Bene ha fatto il premier Gentiloni ad ingaggiare una seria battaglia a livello europeo per garantire alla ricostruzione maggiori risorse economiche. È un tema che conosciamo tutti: il terremoto ha causato 23 miliardi di danni, ma senza contare gli effetti economici di lungo periodo, che ahimè faranno certamente lievitare il conto. Ecco perché non basta battere i pugni sul tavolo a Bruxelles per chiedere un miliardo di flessibilità per le spese della Protezione civile, serve invertire il paradigma. L'Europa deve essere pienamente investita, con le proprie risorse economiche, per far rinascere le popolazioni colpite dal sisma.
  Proprio in questi giorni celebriamo l'anniversario della firma dei Trattati istitutivi dell'Unione europea. Mai come oggi possiamo cogliere il senso di un percorso che ci sta portando dritti verso il precipizio. Allora i popoli europei avevano come unico comune denominatore la solidarietà, la solidarietà rivolta a una rinascita anzitutto sociale dalle devastanti guerre mondiali.
  Oggi quei popoli, anche attraverso uno dei maggiori simboli dell'Europa, la fiaccola benedettina che ieri ha fatto il suo passaggio proprio nei territori della valle dell'Aniene, in cui vivo – una fiaccola che si chiama «Pro Pace et Europa Una» –, quei popoli non lanciano un messaggio di festa, ma lanciano un messaggio di speranza, speranza per l'Italia, uno di quei Paesi fondatori dell'Europa, di quell'Europa che, però, a stento trova le risorse necessarie per aiutare il proprio popolo nel difficile compito di ridare un futuro Pag. 28economico a quelle persone colpite dalla tragedia del terremoto: persone come il sindaco di Penne, il cui comune è stato escluso dall'allargamento del cratere sismico approvato in Commissione ambiente alla Camera, nonostante i crolli e danni riportati dalla correlazione maltempo-sisma. La sua accusa è durissima e va raccolta da tutti noi. Vale la pena di leggere quelle dichiarazioni. Lui dice: «Per noi ora si apre la fase difficile e dobbiamo contare solo sulle nostre forze. Il Governo ci ha negato anche il rimborso delle spese sostenute dal comune per la macchina dei soccorsi impegnati nell'hotel di Farindola e nelle operazioni d'aiuto delle popolazioni in difficoltà, circa 350.000 euro spesi per l'acquisto di carburante, vitto e alloggio. Ci ha negato anche la ricostruzione delle scuole danneggiate, il Giardini e il Marconi, ci sono 800 studenti rimasti senza classi. Il mancato sostegno alle imprese artigiane e agricole che hanno perso tutto».
  Il provvedimento al nostro esame oggi contiene un difetto di fondo: lungi dall'assegnare un ruolo centrale ai veri soggetti che conoscono il territorio, lo vivono ogni giorno, assegna ulteriori poteri speciali al commissario straordinario, ruolo, per carità, necessario, ma che non può prescindere dal ridare un ruolo centrale, appunto, ai sindaci della zona del cratere e delle altre zone colpite dai terremoti individuate nel decreto.
  L'articolo 1, che modifica agli articoli 2 e 14 del decreto-legge n. 189 del 2016, prevede che il commissario straordinario promuova un piano per dotare, in tempi brevi, i comuni interessati dagli eventi sismici di studi di microzonazione sismica di livello 3, sulla base di incarichi conferiti ad esperti iscritti o che abbiano presentato domanda di iscrizione all'elenco speciale dei professionisti.
  A tali fini è inoltre prevista la stipula di un'apposita convenzione per il supporto tecnico-scientifico del Centro per la microzonazione sismica del Consiglio nazionale delle ricerche.
  L'articolo in esame prevede altresì l'affidamento degli incarichi di progettazione per importi inferiori alle soglie di rilevanza europea mediante procedure negoziate con almeno cinque professionisti iscritti nel citato elenco speciale. Si stabilisce che i comuni e le province interessate, in luogo dei soggetti attuatori, possano predisporre e inviare i progetti degli interventi di ricostruzione pubblica al commissario straordinario.
  La microzonazione è operazione fondamentale per arrivare finalmente a mappare il nostro Paese rispetto al rischio sismico, che, voglio ricordare, non è concluso; purtroppo, proprio stamane un'ultima scossa c’è stata con epicentro nella zona di Campotosto. Questo, però, non si deve trasformare in mera occasione d'affari. Per questo motivo, occorre richiamare alla massima attenzione tutti i soggetti coinvolti sia nella fase di assegnazione, che nella fase di svolgimento degli incarichi di progettazione.
  Stesso discorso per l'articolo 2 del decreto che stabilisce che le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria e gli enti locali delle medesime regioni, procedono all'affidamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria connesse alle strutture abitative d'emergenza, utilizzando la procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di cui al comma 1. Sappiamo bene che questo è un aspetto cruciale della partita della ricostruzione, lo sappiamo bene perché all'Aquila dentro questi aspetti si sono aperte le crepe delle corruttele e degli affari opachi. Per questo motivo, richiamiamo non solo il Governo, ma anche l'ANAC, a svolgere il ruolo di controllo con la massima attenzione ed efficacia.
  Per me, questione cruciale è quella delle scuole e della formazione all'interno delle zone colpite dal sisma. Sotto questo versante si poteva fare certamente di più per quella che viene già soprannominata come la «generazione sisma». Prendiamo ad esempio l'Abruzzo: otto anni dopo, all'Aquila solo un istituto su due è stato riaperto, ma nemmeno una scuola pubblica è stata ricostruita, dove non è apparso neppure un cantiere di nuovi istituti e persino i progetti non esistono neanche Pag. 29sulla carta e i cronoprogrammi messi a punto con grande fiducia sono stati da tempo superati dalla realtà, come denuncia Silvia Frezza, maestra dell'istituto Rodari.
  Per i lavori di messa in sicurezza servirebbero 170 milioni, ne mancano 80 che si stanno cercando tra i fondi CIPE estensione delle procedure d'emergenza; otto anni dopo, le scuole riaperte si sono scoperte fragili e indifese all'improvviso, dopo le scosse che dal 24 agosto in poi hanno devastato l'Italia centrale.
  Le scuole di competenza della provincia dell'Aquila hanno indici di vulnerabilità che mostrano quanto siano a rischio in caso di scosse, mentre in quelle di competenza del comune il problema è stato risolto evitando di calcolare i tassi di rischio, anche se la legge li considera un obbligo.
  Su questo aspetto il testo dell'articolo 5 conteneva disposizioni iniziali alquanto scarne. Invece è stato positivo il lavoro della Commissione, che ha visto l'introduzione di disposizioni relative alla fase di progettazione degli interventi sugli edifici scolastici funzionali alla realizzazione dei piani diretti ad assicurare il ripristino delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività scolastiche ed educative. La norma in esame dispone altresì che la quantificazione degli oneri avvenga sulla base di criteri di remuneratività determinati con apposito decreto ministeriale. Auspichiamo che tali criteri vengano celermente stabiliti al fine di consentire che tutte le scuole coinvolte vengano messe in sicurezza; solo da lì può ripartire la speranza.
  Altro tema fondamentale è l'occupazione, il lavoro e l'impresa. Nel corso dell'esame in sede referente del decreto-legge è stato introdotto un nuovo articolo 7-bis finalizzato a introdurre agevolazioni per favorire la ripresa produttiva delle imprese del settore turistico e di servizi connessi, dei pubblici esercizi, del commercio e dell'artigianato, insediate da almeno sei mesi antecedenti all'evento sismico verificatosi nelle province delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, nelle quali sono ubicati i comuni di cui gli allegati 1 e 2 del decreto n. 189 del 2016.
  L'articolo 7-bis nello specifico introduce, dopo l'articolo 20, un nuovo articolo 20-bis, il quale prevede che i contributi a favore delle predette imprese sono connessi nel limite complessivo di 23 milioni di euro per l'anno 2017, a condizione che l'impresa in questione abbia registrato nei sei mesi successivi agli eventi sismici una riduzione del fatturato annuo in misura non inferiore al 40 per cento rispetto a quello calcolato sulla media del medesimo periodo del triennio precedente.
  Per migliorare le condizioni di vita economica e sociale della popolazione dei comuni interessati dagli eventi sismici, inoltre, l'articolo 10 autorizza per l'anno in corso la concessione, a fronte di requisiti di accesso modificati, della misura nazionale di contrasto alla povertà denominata SIA. Diversamente dal SIA nazionale, nelle zone terremotate il beneficio e il collegato progetto di inclusione è erogato ai soggetti in condizioni di disagio economico, identificato da un valore dell'ISEE ovvero dell'ISEE corrente pari o inferiore a 6.000 euro (3.000 euro per il SIA nazionale), nonché residenti e stabilmente dimoranti da almeno due anni a far data rispettivamente dal 24 agosto e dal 26 ottobre nei comuni delle regioni Lazio, Marche Umbria, Abruzzo, colpiti dagli eventi del 2016.
  Le risorse per l'intervento, nel limite di 41 milioni di euro per il 2017, sono a valere sul Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. Abbiamo chiesto al Governo, senza però ottenere un valido riscontro, che la misura venisse estesa anche agli anni successivi e ulteriormente rafforzata. Vi è il concreto rischio che, senza l'ombrello protettivo dello Stato, l'esclusione sociale si faccia sempre più forte.
  Così come è stato chiesto un maggiore impegno sull'articolo 12, che estende per il 2017 l'operatività della convenzione tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze e i presidenti delle regioni Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria del 23 gennaio 2017, Pag. 30relativamente alla misura di sostegno al reddito introdotta per il 2016 in favore di determinati lavoratori, che hanno dovuto interrompere la propria attività lavorativa a seguito degli eventi sismici che hanno riguardato le suddette regioni, a far data dal 24 agosto 2016.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ORE 13,25)

  MONICA GREGORI. Sinistra Italiana, infatti, ribadisce il proprio pieno sostegno a tutti quei lavoratori e lavoratrici delle zone colpite che hanno dovuto perdere il lavoro e che stanno continuando la loro battaglia per un'occupazione dignitosa, un futuro dopo la tragedia.
  Infine, l'articolo 17-bis, inserito nel corso dell'esame in Commissione, dispone una proroga per i successivi 36 mesi a partire dalla data di conversione del decreto in esame per il riordino della rete ospedaliera dei comuni del cratere sismico dell'Aquila e dei comuni del cratere sismico di cui agli allegati 1 e 2 dell'articolo 1 del decreto n. 189 del 2016. Più precisamente, nei predetti comuni sono sospesi gli obblighi relativi alla riorganizzazione della rete ospedaliera, come prevista dal decreto del Ministero della Salute n. 70 del 2015, a condizione che sui singoli provvedimenti di riordino, previamente presentati, intervenga il parere favorevole del tavolo di monitoraggio ed attuazione del decreto n. 70 del 2015. Auspichiamo che tale riordino, assolutamente negativo per le popolazioni del territorio, venga definitivamente abbandonato, anche in considerazione dell'esigenza, oggi più forte che mai, di garantire un capillare e qualificato tessuto pubblico sanitario.
  Per concludere, questo nuovo «decreto terremoto» rappresenta un testo complesso, variegato, che contiene misure certamente importanti per l'intervento nelle zone colpite dal sisma, ma che certamente avrebbe meritato maggior coerenza, maggiore impegno nel definire un quadro di sostegno più efficace e realmente attento ai bisogni delle popolazioni colpite (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, dal 24 agosto la politica tutta si è dovuta interrogare a lungo e ha dovuto fare i conti con degli eventi tragici che hanno letteralmente messo in ginocchio l'Italia intera. Devo dire che, davanti alle richieste che sono giunte da più parti di andare a istituire una sorta di responsabilità e di unità nazionale, nessuna forza politica si è sottratta al proprio impegno. Però, signor Presidente – probabilmente le parlerò da marchigiana –, mi si permetta di dire, quanto meno per una questione di onestà intellettuale, che andrebbero quanto meno evitati i toni trionfalistici. Infatti, signor Presidente, sono venute fin qua fuori le popolazioni colpite dal sisma e, in uno degli ultimi interventi che proprio su questo tema mi è capitato di fare, ho posto l'accento e l'attenzione su un tema in particolar modo, cioè quello di cercare di evitare che la condizione di sfollato diventasse uno status.
  Dico questo perché, quando gli allevatori, gli agricoltori e gli sfollati iniziano a perdere la fiducia nelle istituzioni e nello Stato, reclamando e denunciando un'assenza delle istituzioni e dello Stato in quelle zone, significa che la politica tendenzialmente sta perdendo.
  Io non voglio appartenere al coro di quelli che dicono che c’è stata una pessima gestione dell'emergenza, prima, e della ricostruzione, poi, però dovremmo essere onesti nel dire che, quanto meno, qualche problema l'abbiamo avuto, a partire dai ritardi, che purtroppo hanno peggiorato le condizioni di vita di quelle popolazioni, già fortemente colpite dai sismi. Infatti, se, come all'interno di quest'Aula e nelle Commissioni, abbiamo avuto più occasioni di dire che il terremoto non si può prevedere, però le forti nevicate sì: c'erano dei bollettini della Protezione civile che stavano mettendo in preallerta i sindaci, i presidenti di regione e i presidenti di provincia, rispetto alle copiose nevicate che sarebbero arrivate. È vero che, sotto certi aspetti, un metro e mezzo o due di Pag. 31neve verosimilmente si verificano, però lasciare quelle zone prima martoriate dal terremoto sotto un metro e mezzo, un metro e settanta centimetri di neve non è il massimo.
  Penso che, quando si parla di terremoto, innanzitutto bisogna avere il coraggio di dire una cosa: il tema vero, ben prima della gestione dell'emergenza e della ricostruzione, è evitare lo spopolamento delle zone montane. Dico questo perché per motivi di logistica noi abbiamo preferito – chi ha gestito l'emergenza e chi si è occupato di terremoto – spostare le popolazioni sulla costa; da una parte, per far fronte appunto alle situazioni, dall'altra perché la vastità dei danni era ovviamente ingestibile.
  Quando – credo nell'ultima dichiarazione di voto sul decreto – ho provato a raccontare questo aneddoto e le condizioni peraltro di vita normale delle famiglie, ho provato a farlo disegnando una sorta di gioco dell'oca, per cui vi è parte della famiglia che vorrebbe riaprire la propria attività, tornare sul proprio posto di lavoro, ma contemporaneamente vi sono figli, i bambini, che hanno iniziato l'anno scolastico sulla costa. Ovviamente qui facciamo le leggi e dobbiamo occuparci dei danni indiretti, dell'economia, delle attività produttive, però c’è un danno vero, grande, che probabilmente sarà irreparabile, che è il danno psicologico, quella condizione che obbliga le famiglie a vivere in un contesto di paura e di terrore.
  Gli interventi prima di me hanno riportato di un'ulteriore scossa che è avvenuta questa notte, seppur di lieve entità: ovviamente siamo abituati a registrare, nelle nostre applicazioni che abbiamo installato nei telefoni, scosse di gran lunga superiori, però vi garantisco che, per chi sta nell'epicentro, una scossa di 3.6 gradi viene avvertita e anche bene. Quelle famiglie lì, separate, per cui una parte, i genitori, stan nelle zone sismiche, e una parte, i figli, stan sulla costa, perché lì hanno il loro percorso di studi, è di difficile gestione. È difficile gestire la paura, è difficile gestire il terrore, quando hai il tuo nucleo familiare separato. Quindi, da una parte abbiamo gli sfollati sulla costa, dall'altro abbiamo dei servizi che continuano a mancare sulla montagna.
  Allora, se il tema vero è quello di evitare lo spopolamento della montagna, penso che sia necessario passare ai fatti. È tanto tempo che, insieme a svariati colleghi, iniziamo a raccontare quali sono le necessità vere di questa realtà, delle realtà colpite dai sismi, e io, da marchigiana, continuo a ribadire, anche all'interno di quest'Aula, anche questa volta e dopo tante volte, che, ad esempio, la ricostruzione dell'ospedale di Amandola non può restare disegnata in un foglio, in un progetto che il presidente della regione Marche consegna al sindaco in maniera simbolica il 23 dicembre. Infatti, l'ospedale di Amandola è rimasto esattamente lì, in quel progetto, non c’è stato nessun passo avanti.
  Sui servizi, a Sarnano abbiamo una residenza protetta che per metà è agibile e per metà non lo è: si è scelto di bloccare l'intera struttura. Laddove manca la sanità, facciamo fatica a tenere una popolazione, per lo più anziana, all'interno di queste zone.
  Nel corso dell'esame in Commissione, il mio gruppo parlamentare ha presentato svariati emendamenti migliorativi del testo, però non tornerò – perché alcuni colleghi lo hanno fatto molto meglio di me – a perorare la causa dell'istituzione di una zona franca urbana. Il Governo ci ha risposto che interverrà presto, però il tempo per quelle persone è denaro e quelle persone non sono più disposte ad aspettare, semplicemente perché chi aveva la propria attività in quel posto ha visto, ad esempio, un tracollo dei fatturati; si è avuto di fatto un azzeramento semitotale delle piccolissime microimprese, e chi aveva una macelleria, chi aveva una ferramenta, chi aveva un piccolo alimentari ha abbassato la saracinesca – sempre che il terremoto non l'abbia buttata giù – e non l'ha più riaperta. Quindi, istituire una zona franca è un atto doveroso, però a queste persone, signora sottosegretario, non possiamo più permetterci il lusso di Pag. 32dire che prima o poi lo faremo. Penso che a livello nazionale sia il momento dei fatti e non delle parole.
  Fra i vari emendamenti che abbiamo presentato ce n'era uno che ci stava particolarmente a cuore, per il quale chi non ha più una fonte di reddito, perché, ad esempio, come ho appena raccontato, la piccola attività è crollata, deve comunque poter garantire ai figli il prosieguo del proprio percorso universitario. Nell'ultima dichiarazione di voto abbiamo provato a raccontarla così: chi non ha più un lavoro rischia di non potersi più permettere che il proprio figlio continui il proprio percorso di studi universitari in qualche città d'Italia; allora abbiamo suggerito l'esenzione del pagamento delle tasse universitarie per chi vive nel cratere o è stato spostato in autonoma sistemazione, magari lontano dalla costa. Penso che quello non sia un emendamento rivoluzionario, ma magari sancirebbe banalmente il diritto a tutte e a tutti di permettere il proprio percorso di studi, che sarebbe anche garantito dalla Costituzione.
  Apprezzo chi è intervenuto prima di me dicendo che giovedì è stata riaperta la strada di Castelluccio, ma non la voglio considerare una vittoria e un atto rivoluzionario, perché allora sarei costretta a dire che per la strada di Castelluccio, che è stata aperta, c’è ancora quella di Caldarola chiusa, c’è ancora quella di Montefortino chiusa, ci sono ancora quella di Visso, di Ussita e di Castel Sant'Angelo chiuse.
  Ci sono alcune realtà nelle Marche dove il tempo si è fermato a cinque mesi fa: le macerie erano a Visso e oggi sono ancora Visso, esattamente come cinque mesi fa. Io non voglio immaginare, caratterizzare e raccontare una realtà del terremoto in cui ci sono delle realtà di serie A e delle realtà di serie B, ma, quando – ripeto – vi sono dei terremotati e degli agricoltori che vengono fin qui davanti ad urlare che non ce la fanno più e hanno un'esigenza sfrenata, non solo di sburocratizzare, ma di sentire lo Stato vicino, penso che la politica debba dare delle risposte.
  Dobbiamo contrapporre la strategia del ritorno alla strategia dell'abbandono.
  Signora sottosegretaria, sarebbe un errore ricostruire dei borghi vuoti, sarebbe fallimentare; allora, l'idea che abbiamo provato ad avanzare è che ci siano delle manifestazioni e delle comunicazioni da parte dei proprietari che hanno le case inagibili nel cratere e non siano interessati a ricostruire la propria casa lì; che lo vadano a comunicare e magari si possa permettere di riutilizzare le case già presenti all'interno delle zone del sisma. Da una parte, infatti, se è vero, come ha detto il collega Carrescia, che l'articolo 14 è importante nella misura in cui andiamo ad evitare delle costruzioni edilizie e ad allargare nel costruire e, magari, ad utilizzare il costruito, dall'altra parte, è anche vero che questa è una riflessione che noi possiamo fare solo ed esclusivamente nelle zone del sisma, perché sarebbe folle – la voglio dire così – immaginare di spostare delle persone dalla zona del cratere, ad esempio, alla zona della costa, perché la strategia dell'abbandono – ripeto – non deve essere praticata. Noi, probabilmente, dovremo praticare una strategia del ritorno.
  Nel provvedimento interveniamo in svariati punti, e va bene. Il provvedimento è positivo e, come sempre, noi cercheremo di dare il nostro contributo, però non dobbiamo raccontare la realtà per quella che non è. In alcuni comuni ancora non hanno finito, non hanno terminato la compilazione delle schede Aedes, ancora stanno aspettando dei tecnici, ancora ci sono delle persone che non sanno se la propria abitazione è agibile o non è agibile.
  Quando elogiamo le forze dell'ordine – e anche io voglio farlo –, la Protezione civile, i sindaci dovremmo anche registrare un fenomeno: sono delle belle storie che penso che anche all'interno di quest'Aula vadano raccontate. In questi comuni così piccoli ci sono dei sindaci e dei vicesindaci che hanno scelto di abbandonare il proprio lavoro per restare al servizio delle proprie popolazioni e hanno scelto di restare lì, si sono licenziati in alcuni casi.Pag. 33
  Io penso di non avanzare una proposta pro casta, ma semplicemente avanzo una proposta di buonsenso quando dico: andiamo ad immaginare anche una forma di reddito per quegli amministratori che scelgono di stare lì, che hanno abbandonato il proprio posto di lavoro, ma che scelgono di tenere unita una comunità. Perché, guardi, sarebbe stato molto più facile per alcune realtà dichiarare totalmente zona rossa non solo i centri storici, ma tutti quei paesi, prendere tutte quelle persone, spostarle sulla costa e aspettare una sorta di Godot, che qualcuno andasse, poi, a fare schede Aedes e, nel frattempo, lasciare abbandonare dei borghi che – questo sì – fanno molto belle le Marche e tutto il centro Italia.
  Allora, a quei Sindaci che scelgono di restare lì, aiutando le proprie popolazioni, svolgendo svariate funzioni – la prima è quella del consulente, la seconda è quella dell'ingegnere, la terza è quella dello psicologo – senza avere l'ambizione o la presunzione di rubare il lavoro a nessuno, diventando, però, frontmen che hanno a che fare in maniera quotidiana con le paure, con le incertezze, con le richieste, con le proteste di chi sta all'interno di quelle zone, io penso che vada quanto meno riconosciuto.
  All'interno di quest'Aula – e chiudo – presentai, in tempi non sospetti, due interpellanze urgenti: la prima per chiedere al Governo cosa intendesse fare rispetto ad un acquisto da parte di un privato di una casetta di legno da installare nella propria abitazione privata, perché, al netto degli annunci e dell’«annuncite», le garantisco che, almeno nelle Marche, di casette in legno non ce n’è nemmeno l'ombra e neanche la traccia, a proposito di ritardi. La risposta di un suo collega era stata che, davanti a un privato che sceglie di acquistare a spese proprie una casetta di legno e di installarla nella propria proprietà privata, si potrebbe configurare il reato di abuso edilizio.
  Ovviamente, ci fu un confronto molto acceso con il sottosegretario Giacomelli, fra me e lui, perché davvero io non riuscivo a capire il perché di questa ingessatura: infatti, se da una parte è vero che dobbiamo osservare con religiosa attenzione tutto il tema della legalità, dall'altra parte, la parola «deroga» significherebbe semplicemente aiutare le persone a restare vicino a casa propria, magari, vicino al proprio bestiame che non è morto sotto un metro e mezzo di neve, magari, vicino a quel poco che gli resta, visto che peraltro è l'unica fonte di reddito. Poteva essere utile.
  Quindi, abbiamo chiesto di prendere, peraltro in maniera fotocopia, delle delibere che sono state fatte dalle amministrazioni locali e di favorirle, di permetterle o, quanto meno, di non ostacolarle da un punto di vista meramente formale e legale. Dall'altra parte, ci siamo permessi di dire che quello che è successo con le stalle non deve più ripetersi: perché, ad esempio, a Visso, hanno comunicato che, nella migliore delle ipotesi, le casette di legno dovrebbero arrivare per il prossimo inverno. Ecco, se questo fosse vero, signora sottosegretaria, io penso che noi dovremmo dotare da subito gli allevatori e gli agricoltori di misure extra e permettere loro ad esempio, di salvare quel poco che gli è rimasto del proprio bestiame.
  Ora aspettiamo di vedere come si svolgerà in Aula, da domani, la votazione degli emendamenti. Da parte nostra, noi proveremo a raccontare che, probabilmente, non ha senso andare in vacanza a Visso, perché troverebbero le macerie e troverebbero il tempo che si è fermato a cinque mesi fa: probabilmente, potremmo raccontare che è importante venire in vacanza nelle Marche e provare a visitarle. Però, o noi aiutiamo e mettiamo nelle condizioni questi paesi di ripartire e di rifarcela da soli, non solamente attraverso uno spot, ma in maniera convinta, oppure davvero noi potremo varare ed approvare l'ennesimo provvedimento, ma, di fatto, continueremo ad abbandonare le popolazioni colpite dai sismi.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

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(Repliche – A.C. 4286-A)

  PRESIDENTE. Il Governo e la relatrice, onorevole Braga, che comunque non ha più tempo, rinunciano ad intervenire.
  Il seguito il dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 116-273-296-394-546 – D'iniziativa dei senatori: Palma; Zanettin ed altri; Barani; Casson ed altri; Caliendo ed altri: Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 2188-A); e delle abbinate proposte di legge: Dambruoso ed altri; Colletti ed altri (A.C. 1442-2770) (ore 13,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 2188-A: Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali; e delle abbinate proposte di legge nn. 1442-2770.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 16 marzo 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 16 marzo 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2188-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la II Commissione (Giustizia), deputato Verini.

  WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza per la II Commissione. Grazie, Presidente. Con il deputato Marco Di Maio, relatore per la I Commissione, ci siamo accordati per dividere sostanzialmente in due parti la relazione. L'Assemblea si trova oggi ad esaminare un provvedimento certamente importante, che riguarda un tema sensibile che attiene alla funzione della magistratura, ai principi costituzionali di indipendenza, autonomia e divisione dei poteri, al rapporto tra questi principi e il diritto all'elettorato passivo, alla possibilità, cioè, di svolgere un ruolo di servizio istituzionale senza fare venir meno, sia nella fase della candidabilità, dell'eventuale elezione e del successivo ricollocamento – successivo al mandato – questi principi e quel ruolo e quella percezione di terzietà che una funzione come quella di magistrato deve intrinsecamente portare con sé.
  Ci sono state polemiche nei giorni scorsi, nei mesi scorsi, su presunti ritardi e lentezze della Commissione giustizia della Camera nel portare avanti questo provvedimento a suo tempo votato dal Senato, come se ci fosse stato qualcuno interessato a frenare il lavoro. Sono state polemiche strumentali, infondate, direi oggettivamente false, in quanto il provvedimento non è stato esaminato dalla sola Commissione giustizia, ma, in congiunta, da questa Commissione con la I Commissione (Affari costituzionali).
  Considerato che l'attacco si sostanziava nell'accusa di avere insabbiato il provvedimento, ritengo doveroso, quale relatore per la II Commissione (Giustizia), fare alcune considerazioni rapide, che non sono tanto indirizzate a difendere la presidente Ferranti, bersaglio di questi attacchi, ma l'insieme della Commissione giustizia e, sul punto, credo di interpretare anche il parere del correlatore, anche Pag. 35della Commissione affari costituzionali. Accusare la presidente della Commissione giustizia in merito all'andamento dei lavori relativi a questo provvedimento significa, di fatto, accusare un po’ tutti i componenti della Commissione, delle due Commissioni che hanno esaminato il provvedimento in sede referente, in quanto, come è noto, non è che un presidente di Commissione è in grado di bloccare un provvedimento.
  Quindi, ridiamo senso alla realtà e via con queste strumentalizzazioni, anche perché si tratta di un provvedimento importante e delicato, ma chi lo ha agitato come fosse una emergenza, secondo me, lo ha fatto in maniera un po’ eccessiva, sbagliata, se in buona fede, strumentale, se per ragioni politiche. E basta guardare, del resto, lo voglio ricordare in questa sede, quale livello di produttività parlamentare hanno conosciuto, per esempio, la Commissione giustizia, la Commissione affari costituzionali nonché quest'Aula, o quanti provvedimenti di riforma della giustizia penale, civile, di lotta alla corruzione, di riforma del sistema carcerario sono stati portati avanti in questi anni e in questi mesi. A questo proposito noi auspichiamo, davvero, che diversi di questi provvedimenti, da molto tempo trasmessi dalla Camera al Senato, possano trovare una rapida approvazione, come è avvenuto, mercoledì scorso, con la riforma del processo penale. Quindi, altro che freni, altro che lentezze; la Presidente che ha guidato questo lavoro è stata accusata di volontà di frenare, boicottare questo provvedimento; beh, io lo dico qui: niente di più ingiusto, la presidente Ferranti non ha bisogno di difensori, tanto più davanti ad accuse inconsistenti, però, credo sia giusto dare atto a lei di una grande correttezza, di uno stile istituzionale rigoroso e di un totale disinteresse personale. Lo stesso devo dire anche per un altro componente della Commissione giustizia, un altro magistrato, Stefano Dambruoso, che ringrazio per il contributo importante e discreto che ha dato.
  Il provvedimento, come dicevamo, è davvero delicato, importante, ed è giusto, finalmente, che le Camere possano vedere probabilmente la luce, l'esito dello stesso. Io penso che, rispettando l'impianto già votato dal Senato, le Commissioni congiunte lo abbiano migliorato, tenendo insieme, perché di questo si tratta, i princìpi intangibili che all'inizio richiamavo, cioè quelli della rappresentanza e del diritto alla garanzia costituzionale dell'elettorato passivo con quelli dell'autonomia, indipendenza e terzietà della magistratura. Il punto di riferimento che ci ha guidato è stato: la Costituzione, l'articolo 51 in materia di diritto di elettorato passivo dei cittadini che stabilisce, al terzo comma, che colui che è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il posto di lavoro o l'articolo 75 che introduce una riserva di legge per l'individuazione dei casi di ineleggibilità e incompatibilità con l'ufficio di deputato o senatore, per cui spetta al legislatore ordinario specificare il diritto riconosciuto dalla Costituzione e i limiti previsti, affinché i cittadini che svolgano qualsiasi funzione o professione possano esercitare il loro diritto di elettorato passivo. Il provvedimento si colloca proprio su questo piano; del resto lo stesso testo unico del 1957 ha introdotto un criterio di ineleggibilità relativa per i magistrati; un testo secondo cui il magistrato non è in assoluto ineleggibile, non può soltanto candidarsi, a pena nullità delle elezioni, nell'ambito del territorio di esercizio delle funzioni nei sei mesi antecedenti l'accettazione della candidatura. La Corte costituzionale ha precisato che l'intento del legislatore è stato quello di impedire che i titolari di determinati uffici pubblici possano valersi dei poteri connessi alla loro carica per influire indebitamente sulla competizione elettorale, nel senso di alterare la par condicio tra i vari concorrenti, attraverso la possibilità di esercitare una captatio benevolentiae o un metus pubblicae potestatis nei confronti degli elettori. Insomma – e mi avvio a concludere, Presidente –, lo scopo perseguito nell'esaminare il testo trasmesso dal Senato è stato proprio quello di garantire, da un lato, ai magistrati il diritto all'elettorato passivo, nei medesimi Pag. 36termini che la Costituzione riconosce a tutti i cittadini indistintamente, e, dall'altro, di scongiurare il rischio che, attraverso la partecipazione alle competizioni elettorali, e in caso di elezioni, lo svolgimento della funzione parlamentare possa essere utilizzato in maniera contrastante con quei principi.
  Rispetto al testo del Senato è stata allargata la platea dei livelli istituzionali interessati che vanno dal Parlamento europeo a quello nazionale, dalle regioni alle città metropolitane, fino alle province, ai comuni e alle circoscrizioni e, naturalmente, abbiamo, inequivocabilmente, rafforzato il concetto della disciplina transitoria, richiamando apertamente il principio dell'efficacia ex post del provvedimento, cioè dopo la sua entrata in vigore.
  Comprendiamo sinceramente, perché sono posizioni legittime, coloro che nel dibattito hanno espresso posizioni restrittive circa la possibilità dei magistrati di ricoprire ruoli nei livelli istituzionali e far parte di gruppi parlamentari o consiliari. Comprendiamo tali posizioni, ma non le condividiamo, anche perché, secondo noi, contrastano con la Costituzione. Salvaguardando questi principi costituzionali è nostra convinzione che vadano salvaguardati anche quelli della rappresentanza e dell'elettorato passivo, anche perché c’è bisogno di competenze diversificate, di esperienze diverse e, spesso, la stessa presenza dei magistrati – ho detto che è un problema delicato e importante – però, diciamolo, è stata un po’ enfatizzata, la realtà è diversa. In tutto l'attuale Parlamento i parlamentari che provengono dai ruoli della magistratura si contano sulle dita di una mano; di questo si parla, è giusto ribadirlo, a fronte, per esempio, della presenza di 118 impiegati o dirigenti, 113 docenti e insegnanti, 101 dirigenti pubblici, 100 avvocati o 66 giornalisti, categoria alla quale appartengo anch'io. Va detto, anche, che l'enfasi data al tema nel dibattito politico e nella polemica giornalistica è stata aiutata, indubbiamente, dal manifestarsi di casi che negli ultimi vent'anni hanno visto qualche esponente della magistratura assumere un marcato ruolo politico, assumendo posizioni e sostenendo polemiche su temi legati a fenomeni di cui essi stessi si erano occupati, per le parti di rilievo penale, da magistrati; esponendosi, quindi, a critiche e polemiche, a volte, giuste e, a volte, esse stesse strumentali.
  Detto questo, consideriamo importante, come dicevo, vista la delicatezza assoluta del ruolo di magistrato, avere introdotto elementi di ulteriore garanzia, perché ci siano, davvero, forme di soluzione e di continuità tra l'esercizio del ruolo di magistrato negli uffici giudiziari, l'eventuale candidabilità ed eleggibilità e garanzie analoghe circa il tema del ricollocamento. La soluzione che viene in Aula, quindi, ci sembra seria ed equilibrata, non punitiva per chi sceglie, per una fase, di servire lo Stato in forme diverse da quelle interne all'ordinamento giudiziario, né priva di paletti, senza i quali autonomia, indipendenza e terzietà rischierebbero di non esserci e di non essere percepite. Per questo, allo stesso modo, non abbiamo condiviso altre posizioni opposte rispetto a quelle che richiamavo, più restrittive, emerse in Commissione, come quelle di chi, quasi, non avrebbe voluto nessun elemento di garanzia, nessun periodo di decantazione; garanzie non tanto per i magistrati, quanto per i cittadini che, quando vengono inquisiti o giudicati da un magistrato, debbono essere certi dell'autonomia e dell'indipendenza dello stesso. Questa autonomia e questa indipendenza, lo ripeto, la debbono anche percepire. Lo diceva, se non ricordo male, in un'intervista che condivido, l'ex giudice Gherardo Colombo. L'esigenza quindi – e concludo davvero – di garantire questa percezione non può tradursi, la Costituzione lo impedirebbe, in una sorta di ineleggibilità di fatto dei magistrati, ma in una disciplina equilibrata dell'incandidabilità di costoro che, in primo luogo, deve essere estesa alle elezioni europee e alle elezioni amministrative, elevando da sei mesi a cinque anni il periodo in cui il magistrato non deve aver prestato servizio nel territorio di riferimento della circoscrizione elettorale. La nuova disciplina deve poi regolare in Pag. 37maniera omogenea il rientro dei magistrati candidati eletti e non eletti e con incarichi di governo, anche con riferimento alle giurisdizioni superiori.
  È per questo insieme di considerazioni, in questa prima parte di relazione, che, come dicevo, consideriamo il testo un punto serio ed equilibrato che l'Aula potrà, quindi, esaminare con la medesima serietà e con il medesimo equilibrio.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, ora, il relatore per la maggioranza per la Commissione affari costituzionali, onorevole Marco Di Maio.

  MARCO DI MAIO, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Grazie, Presidente. Non aggiungo particolari considerazioni rispetto a quelle che ha appena svolto il collega Verini, relatore insieme a me di questo provvedimento per la parte di competenza della Commissione giustizia, poiché i concetti che egli ha espresso mi trovano totalmente e pienamente concorde.
  Nel mio intervento svilupperò alcune considerazioni generali e alcune di dettaglio sui primi tre articoli del provvedimento che sono quelli di più diretta competenza della mia Commissione e poi consegnerei, Presidente, un testo più dettagliato e analitico, anche per ottimizzare i tempi dei nostri lavori, sugli altri articoli che non citerò nel mio intervento.
  Tutto il provvedimento fa perno su un principio fondamentale, ovvero impedire che lo svolgimento di funzioni che attengono alla politica possano essere utilizzate dal magistrato in maniera contrastante con il principio di autonomia e terzietà che deve sempre caratterizzare l'esercizio della funzione di magistrato. Nel prendere in esame il provvedimento in oggetto, quindi, abbiamo cercato anche di tenere sempre nella massima considerazione, nella massima e doverosa considerazione, tre articoli della Costituzione la cui eco si fa sentire in ogni passaggio di questo provvedimento: mi riferisco all'articolo 51 della Costituzione, già citato più volte anche dal collega Verini, che prevede il diritto di tutti i cittadini di accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge e il diritto di chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il proprio posto di lavoro; mi riferisco, poi, all'articolo 65 della Costituzione, che stabilisce una riserva di legge per l'individuazione dei casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di deputato o di senatore; e, infine, all'articolo 98 della Costituzione, che prevede che i pubblici impiegati se sono membri del Parlamento non possono conseguire promozioni se non per anzianità.
  Volendo entrare più nel dettaglio del provvedimento, come anticipato, vorrei porre l'attenzione dell'Assemblea sui primi tre articoli, che sono quelli di più stretta rilevanza per la Commissione affari costituzionali di cui mi onoro di far parte. L'articolo 1 stabilisce che i magistrati non possono essere candidati alle elezioni europee, politiche, regionali e alla carica di consigliere delle province autonome nonché alla carica di sindaco e consigliere metropolitano se prestino servizio, o lo abbiano prestato nei cinque anni precedenti l'accettazione della candidatura, in sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nella circoscrizione elettorale interessata. Rispetto alla disciplina vigente per le elezioni politiche, le disposizioni in esame dunque introducono una serie di novità: si prevede una incandidabilità e non una ineleggibilità. L'introduzione di una fattispecie di incandidabilità comporta la preclusione della possibilità di presentare la candidatura, essendo l'incandidabilità rilevata dagli uffici elettorali in sede di vaglio dell'ammissione delle liste. L'ineleggibilità, prevista dalla normativa vigente, invece non impedisce la candidatura, ma esplica i suoi effetti solamente ad elezioni avvenute. Poi, la normativa che stiamo esaminando – e quindi, continuando a enucleare le novità – estende la disciplina alle elezioni europee, che prima non erano contemplate con questa precisione, elevando da sei mesi a cinque anni il periodo Pag. 38in cui il magistrato non deve aver prestato servizio nel territorio di riferimento della circoscrizione elettorale interessata.
  Quanto alle elezioni amministrative per la carica di sindaco, di consigliere comunale o di consigliere circoscrizionale, i magistrati non possono essere candidati se prestano servizio o lo hanno prestato nei cinque anni precedenti l'accettazione della candidatura presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente nel territorio della provincia in cui è compreso il comune. Questa disposizione ovviamente opera anche in riferimento all'assunzione di incarico di assessore comunale, rispetto alla quale più che di incandidabilità dovremmo parlare di inconferibilità dell'incarico. Le disposizioni sull'incandidabilità si applicano a tutti i magistrati, ordinari, amministrativi, contabili e militari, e riguardano anche i magistrati collocati fuori ruolo. Sono esclusi solo i magistrati onorari, la cui incandidabilità è disciplinata dall'articolo 10 della presente proposta di legge. In base al comma 2 dello stesso articolo, non sono in ogni caso candidabili i magistrati togati che, all'atto dell'accettazione della candidatura, non siano in aspettativa da almeno sei mesi. Attualmente, invece, per le elezioni politiche i magistrati devono trovarsi in aspettativa come regola generale al momento dell'accettazione della candidatura; per le elezioni europee e per le elezioni amministrative non è invece previsto il collocamento obbligatorio in aspettativa. Per le elezioni amministrative il collocamento in aspettativa avviene obbligatoriamente solo per le elezioni nel territorio in cui il magistrato esercita le funzioni giurisdizionali applicandosi, in caso di mancata cessazione delle funzioni, l'ineleggibilità.
  È dunque possibile oggi che i magistrati svolgano contemporaneamente funzioni giurisdizionali e funzioni politico-amministrative in forza di mandato elettorale o di incarico di assessore quando la funzione politica-amministrativa e la funzione giurisdizionale siano svolte in diversi ambiti territoriali. Sempre nell'ambito del primo articolo di questo provvedimento, il comma 3 specifica che le esaminate disposizioni sulla incandidabilità e sull'obbligo di aspettativa non si applicano se i magistrati hanno cessato di appartenere ai rispettivi ordini giudiziari, ad esempio per pensionamento o dimissioni, da almeno due anni.
  L'articolo 2 introduce il divieto di assumere incarichi di governo nazionali, regionali o locali per i magistrati che non siano collocati in aspettativa. Attualmente è previsto il collocamento fuori ruolo di diritto ovvero il collocamento in aspettativa per gli appartenenti alle magistrature ordinaria e speciali chiamati a ricoprire incarichi di governo nazionale. La legge n. 215 del 2004, che tratta la questione del conflitto di interessi, stabilisce che, nell'ipotesi di assunzione di incarichi di governo nazionale, i dipendenti pubblici e privati sono collocati in aspettativa. Per quanto attiene, invece, agli organi di governo locale, ovvero i sindaci, i presidenti di consigli comunali, i presidenti di consigli circoscrizionali nonché i membri delle giunte, l'articolo 81 del TUEL, ovvero il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, prevede che se la carica è rivestita da un lavoratore dipendente questi possa essere collocato a richiesta in aspettativa non retribuita per tutto il periodo di espletamento del mandato. Per gli enti locali, dunque, al momento l'aspettativa è facoltativa.
  L'articolo 3 della proposta di legge che stiamo esaminando disciplina l'accertamento dell'insussistenza di cause di incandidabilità per gli organi elettivi, richiedendo che l'atto di accettazione della candidatura da parte del magistrato debba essere corredato da una dichiarazione sostitutiva, la cosiddetta «autocertificazione», nella quale l'interessato attesta l'insussistenza delle condizioni di incandidabilità sulla base ovviamente delle norme vigenti. La disposizione riprende la disciplina attualmente prevista per le altre cause di incandidabilità dal testo unico in materia di incandidabilità. Sempre all'articolo 3, ma al comma 2, l'accertamento della incandidabilità è svolto in occasione Pag. 39della presentazione delle liste dei candidati e dentro il termine per la loro ammissione.
  Quanto, Presidente, al contenuto degli articoli successivi, dal 4 al 16, rimando, come anticipato, alla relazione che consegnerò tra poco, al termine del mio intervento. Mi limito ad aggiungere alcune brevi considerazioni alle cose che ho detto a agli elementi, già molto importanti, che ha citato l'onorevole Verini. Ritengo, Presidente, il provvedimento in esame un ottimo provvedimento, che ha trovato nel lavoro delle Commissioni affari costituzionali e giustizia qui alla Camera un contributo davvero positivo, che ha consentito di migliorare un testo già buono di partenza anche nella formulazione arrivata dal Senato. Quello che abbiamo svolto è stato un lavoro intenso che consentirà, se verrà approvato nei termini in cui è uscito dal lavoro delle due Commissioni, di unire tre esigenze fondamentali: rispettare l'autonomia tra i diversi poteri dello Stato; impedire che venga compresso il diritto costituzionale all'elettorato passivo per una categoria di persone, i magistrati, che invece hanno tutto il diritto di decidere di servire il Paese in modalità diverse da quelle giurisdizionali; e, infine, impedire che la temporanea militanza politica e istituzionale costituisca uno strumento che possa essere utilizzato in maniera impropria per chi volesse decidere di sovrapporre il proprio ruolo giurisdizionale con quello politico-amministrativo, con le ovvie e non positive conseguenze che da ciò ne deriverebbero.
  L'importanza e la delicatezza di questo argomento mi portano ad auspicare che si possa giungere all'approvazione di questo provvedimento con il più ampio consenso possibile. Stiamo trattando un argomento che ha a che fare con quegli equilibri raggiunti e garantiti dalla nostra Costituzione che ritengo, come sono certo ritengano molti altri italiani, sia giusto rafforzare con norme adeguate e ancor più rispondenti allo spirito con cui i nostri padri e le nostre madri costituenti vollero stabilire una salutare separazione-autonomia tra i poteri dello Stato.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Ho poche considerazioni da aggiungere alle relazioni, che sono state ampie ed esaurienti, da parte dei relatori di questo provvedimento.
  Vorrei rilevare, però, due elementi di precisazione. Il primo riguarda la natura di questo provvedimento, che, come è stato qui ribadito, è un provvedimento atteso da molto tempo, peraltro promosso in maniera ampia da schieramenti parlamentari, che riguardano tanto la maggioranza che l'opposizione. Anzi, il primo firmatario è un rappresentante dell'opposizione.
  Poi vi è, attraverso questo tipo di intervento, una norma di sistema – la definirei –, che tende a regolamentare una funzione tanto delicata, quale quella della magistratura e del ruolo del magistrato, in relazione ad un diritto fondamentale per ogni cittadino e cioè quello di godere di elettorato passivo.
  Si tratta di impegni di tipo politico. Si tratta – e lo vorrei dire con queste parole – di un provvedimento di sistema, che rafforza l'indipendenza della magistratura e stabilisce un rafforzamento dei principi costituzionali relativi alla separazione dei poteri. Non si tratta, quindi, di un provvedimento che va contro qualcuno, ma che va nell'interesse stesso dei principi generali, che regolano la nostra Costituzione e, quindi, anche il nostro modello istituzionale.
  Vorrei, però, anche aggiungere che tali lacune – che qui veniamo a sistematizzare – erano state anche oggetto di una osservazione, che è stata riferita al Governo da parte del gruppo dei Paesi che fanno il monitoraggio contro la corruzione, cioè il Greco del Consiglio d'Europa, che, nelle dodici osservazioni inviate al nostro Paese su varie materie, aveva evidenziato alcune lacune e alcuni elementi, che andavano regolati per legge, in relazione all'impegno dei magistrati. In particolare, in questo Pag. 40caso, era stato ravvisato dal Greco nell'impegno e nell'attività di amministratori locali.
  Si tratta, quindi, anche di una considerazione che noi facciamo sulla base di un sollecito, che è ovviamente successivo anche all'istruttoria di questo provvedimento. E riteniamo che sia di garanzia per ciascun cittadino avere il massimo consenso intorno – ovviamente io lo auspico, essendo il Governo, non posso fare altro che questo – intorno a un provvedimento, che appare ed è equilibrato, capace di rispondere a quelle che sono le lacune, che sono state anche segnalate da organismi internazionali, ed efficiente sul piano della norma e anche dell'operatività del suo dettato.
  Quindi, non solo mi associo a quelle che sono state le considerazioni di merito fatte dai correlatori, dai relatori del provvedimento, ma vorrei anche ringraziare particolarmente la II Commissione (Giustizia) e la I Commissione (Affari costituzionali) per il lavoro svolto, a partire dall'impegno che è stato evidenziato dei loro presidenti, che hanno rappresentato, a partire dalla presidente Ferranti, un punto di equilibrio e di riferimento per il lavoro, che complessivamente, come ben noto, in quest'Aula è stato copioso da parte della Commissione giustizia e delle Commissioni della Camera in questo caso. Quindi, mi permetto di ringraziare, anche al fine di sottolineare che la celere approvazione di questo provvedimento sarà anche frutto di una positiva collaborazione tra tutti gli organi di questo Parlamento.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Grazie, Presidente. Il testo che oggi si sottopone all'Assemblea riguarda l'ineleggibilità e l'incompatibilità dei magistrati e il loro ricollocamento in ruolo, appunto in occasione della loro partecipazione attiva alla vita politica del Paese.
  Ritengo che, ponendo delle regole più chiare e precise alla partecipazione dei giudici all'attività politica, il provvedimento mira, appunto, ad esaltare – e sottolineo questo termine – i principi di imparzialità e di indipendenza e autonomia della magistratura, dando piena attuazione ai principi costituzionali.
  Uno per tutti è l'articolo 51 della Costituzione, che sancisce il diritto di tutti i cittadini all'elettorato passivo, ovvero allo svolgimento del mandato, ovvero di accedere alle cariche pubbliche, di disporre del tempo necessario allo svolgimento del mandato e di conservare il proprio posto di lavoro.
  Già l'articolo 51, riferendosi ai requisiti per l'accesso alle cariche elettive, consente che siano previsti i casi di ineleggibilità e, proprio per tale ragione, la norma costituzionale sottintende al bilanciamento di diversi interessi: da una parte, il diritto individuale all'elettorato passivo e, dall'altra, la tutela delle cariche pubbliche.
  La Corte costituzionale ha più volte affermato che le cause di ineleggibilità sono di stretta interpretazione e devono essere contenute entro i limiti rigorosamente necessari al soddisfacimento delle esigenze di pubblico interesse. Quindi, quando il diritto alla candidabilità ed eleggibilità riguarda un magistrato che esercita la giustizia nel territorio italiano, occorre contemperare i diritti dell'elettorato passivo e quello di rappresentanza con il dovere, parimenti sancito dalla nostra Carta costituzionale, della doverosa imparzialità dei giudici.
  Allora, entrando nel dettaglio della legge, mi soffermerei solo su alcuni articoli brevemente, in particolare gli articoli 1, 2, 5 e 6, per sottolineare la ratio della legge.
  L'articolo 1 reca disposizioni in materia di candidabilità e di assunzione di incarichi di governo negli enti territoriali. I magistrati non possono essere candidati alle elezioni europee, politiche e amministrative e non possono assumere incarichi di governo negli enti locali, se nei cinque anni precedenti l'accettazione della candidatura o l'assunzione dell'incarico di governo hanno prestato servizio nel territorio di riferimento. Questi stessi magistrati non possono essere poi candidati alla carica di sindaco metropolitano, consigliere Pag. 41metropolitano oppure di semplice sindaco, consigliere comunale di circoscrizione o assessore comunale.
  Rispetto alla disciplina precedente, attualmente vigente per le elezioni politiche, che cosa cambia in questo provvedimento ? È prevista una incandidabilità e non una ineleggibilità, come attualmente esiste; si estende la disciplina delle elezioni europee, però, per le elezioni europee, dove la circoscrizione elettorale comprende più regioni, i magistrati si possono candidare nelle circoscrizioni elettorali in cui non sono comprese le regioni in cui hanno prestato servizio negli ultimi cinque anni.
  Altra novità di questo provvedimento: eleva da sei mesi a cinque anni il periodo in cui il magistrato non deve avere prestato servizio nel territorio di riferimento ed estende l'incandidabilità a tutto il territorio regionale; i magistrati però possono candidarsi per le elezioni politiche in regioni, dove non hanno prestato servizio, nei cinque anni precedenti, prima dell'accettazione della candidatura. Quindi, non è, appunto, vietato candidarsi in altre regioni.
  Il comma 3 è importante. Specifica che le disposizioni sull'incandidabilità e sull'obbligo di aspettativa non si applicano ai magistrati che abbiano cessato di appartenere all'ordine giudiziario da almeno due anni (per esempio, pensionamento o dimissioni). Quest'arco temporale è stato introdotto ex novo rispetto al testo previgente.
  L'articolo 2 poi introduce il divieto di assumere incarichi di Governo nazionale, di Presidente del Consiglio, di Ministro, Viceministro eccetera, per i magistrati che non siano collocati in aspettativa.
  Passo all'articolo 5. Pur disponendo quest'articolo in ordine a magistrati candidati ma non eletti, la ratio di questa norma è mirata alla circostanza che non si può affatto ignorare che, durante una campagna elettorale, comunque, si crea inevitabilmente un rapporto tra eletto ed elettori, in quel determinato collegio o in quel determinato territorio. Ma un rapporto che, in teoria, potrebbe, e in pratica anche, inficiare il rapporto di indipendenza e di autonomia della magistratura, che deve sempre, in ogni momento, caratterizzare la funzione giurisdizionale.
  In quest'articolo, quindi, nell'articolo 5, pur mantenendo l'impianto del Senato, le Commissioni riunite hanno apportato alcune modifiche. In generale questa disposizione, che si applica ai magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari – quindi, non anche alla magistratura onoraria –, afferma il seguente principio, ovvero che i magistrati non eletti al Parlamento europeo, alla Camera e al Senato, sono ricollocati nel ruolo di provenienza, ma nei due anni successivi alla data delle elezioni non possono esercitare le funzioni di inquirenti, né possono essere assegnati ad un ufficio che abbia una competenza ricadente nella circoscrizione elettorale in cui hanno presentato la loro candidatura.
  Ed in ultimo l'articolo 6. Il magistrato, ovviamente secondo la Costituzione, ha l'obbligo di terzietà e autonomia durante l'esercizio delle sue funzioni giudicanti e requirenti e, laddove per un periodo è chiamato ad esercitare la sua funzione politica, è necessario e naturale che, oltre agli interessi della nazione, possa rappresentare anche le istanze dei cittadini di quel determinato territorio. È naturale che possa esprimere, durante il suo mandato elettorale, il punto di vista, anche parziale, della forza politica con cui è stato eletto e pertanto, quando ritornerà alla sua funzione, e quindi a dover svolgere nuovamente il ruolo di terzietà e di autonomia, è indispensabile che torni ad esercitare questo ruolo con dei limiti che assicurino quei principi costituzionali di cui si è parlato abbondantemente.
  I magistrati, quindi, torneranno ad esercitare in territori diversi dalla circoscrizione in cui sono stati eletti e questa è la ratio sancita dall'articolo 6, che riguarda il ricollocamento dei magistrati eletti al Parlamento europeo, al Senato e alla Camera.
  I magistrati quindi che hanno assunto una carica politica in questi organi, alla cessazione del mandato parlamentare, qualora non abbiano maturato l'età del pensionamento, sono tenuti ad optare per Pag. 42una serie di ipotesi riportate nel provvedimento di legge, che non elenco, li riporta il testo scritto.
  Io ritengo davvero che questo sia un provvedimento che attua una disciplina molto equilibrata tra chi non voleva affatto nessun elemento di garanzia, tra chi non voleva nessun periodo di decantazione a garanzia dei cittadini e chi, invece, voleva norme ancora più restrittive. Questo provvedimento dà la possibilità concreta ad un'importante categoria, quale la magistratura, che costituisce uno dei tre poteri dello Stato, che per un periodo di tempo della vita possa dare il proprio apporto di competenze e di professionalità sempre allo Stato, ma con modalità diverse. È molto importante che negli organi elettivi ci possano essere competenze diversificate; i magistrati eletti nel Parlamento italiano europeo o in altri organi rappresentativi potranno portare la loro esperienza e il loro sapere per unirla a quello delle tante altre professionalità che sono presenti in questi organi elettivi.
  Anch'io, e concludo, ci tengo a ribadire che nessuno all'interno della Commissione giustizia ha mai avuto interesse a rallentare l'invio in Aula parlamentare di questo provvedimento, né tanto meno ha posto in essere – nessuno – un comportamento finalizzato al ritardo. La presidente della Commissione giustizia, alla quale va tutta la mia personale stima per l'impegno e la dedizione che pone in tutti i numerosissimi provvedimenti che questa Commissione ha portato in Aula in questi anni di legislatura, non ha mai posto in essere comportamenti di ritardo verso questo provvedimento.
  Questo provvedimento è il frutto, come è stato detto, di un laborioso lavoro congiunto delle Commissioni affari costituzionali e giustizia, non ha alcun intento punitivo, anzi, come ho già detto, esalta i principi costituzionali di autonomia, indipendenza e terzietà, per regolamentare con ragionevolezza sia l'accesso dei magistrati, che il ritorno nei ranghi di origine del magistrato eletto o candidato non eletto.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento ci è stato trasmesso dal Senato il 13 marzo 2014. Questo vuol dire che è rimasto inerte, diciamo così, presso le Commissioni affari costituzionali e giustizia per più di tre anni; è stato dato per due, tre volte, il termine per gli emendamenti. Io stesso personalmente chiedevo quasi ogni due settimane quando saremmo riusciti a votare in Commissione questo provvedimento. Eccoci qua, dopo tre anni, finalmente ci siamo arrivati.
  Ora, non mi sembra sinceramente normale che si necessitino tre anni per fare arrivare un provvedimento dalla Commissione in Aula.
  Questo provvedimento viene votato questa settimana proprio all'apice di una recente polemica sorta a seguito del salvataggio del senatore Minzolini dalla decadenza (decadenza a seguito di una condanna in via definitiva, se non erro, a due anni e otto mesi) salvato da parlamentari di Forza Italia, NCD o AP, non so come si chiamano quest'oggi, Lega Nord e Partito Democratico, come se il Senato fosse un quarto grado del giudizio per i privilegiati che vi appartengono, e parimenti anche la Camera, perché, a quanto detto da alcuni, vi era un fumus persecutionis, poiché un magistrato del collegio d'appello che ha condannato il senatore Minzolini faceva parte dei democratici di sinistra ed era stato addirittura sottosegretario di un Governo, se non sbaglio, all'interno. Quindi, si è presa questa scusa da parte dello stesso partito che aveva quel magistrato come sottosegretario per salvare un parlamentare dell'opposizione, parlamentari dell'opposizione che al Senato hanno salvato il Ministro Lotti; ovviamente non è uno scambio, per carità, lungi da me pensare che sia uno scambio.
  Ma entriamo in questo caso all'interno del provvedimento. La magistratura è un potere dello Stato, anzi lo definisco quasi più un contropotere. Il magistrato non deve essere terzo, si parla tanto di terzietà, Pag. 43ma deve apparire anche terzo. Presidente, dal mio punto di vista personale, i magistrati stessi dovrebbero evitare di fare politica, evitare di candidarsi, evitare di essere eletti, perché in realtà, così facendo, minano alle basi le loro indagini, i loro arresti, le loro decisioni, le loro sentenze. Minano la stessa credibilità del sistema giustizia, tanto è vero che ci sono moltissimi magistrati i quali affermano pubblicamente che i magistrati dovrebbero evitare una qualsiasi candidatura o anche, pur non essendoci una norma, basterebbe che i partiti evitassero di candidare i magistrati, basterebbe questo, certe volte basta solo che i partiti facciano un passo senza necessità di una legge.
  Purtroppo, non è così, ne è la dimostrazione anche la compagine governativa, laddove c’è il Ministro Finocchiaro, che fa politica, se non sbaglio, da 27 anni e quindi da 27 anni, pur essendo magistrato, non fa magistratura e accumula scatti di carriera, ovviamente. C’è il sottosegretario Manzione, se non sbaglio, fratello del capo dell'ufficio legislativo dell'epoca della Presidenza del Consiglio dei ministri, ora piazzata al Consiglio di Stato, ovviamente piazzata dall'ex Presidente del Consiglio Renzi, nonostante le norme e la consuetudine non permettessero questa nomina. Ma diciamo anche che ci sono stati i magistrati non solo da una parte politica, come l'attuale Partito Democratico, ma anche dall'altra parte politica, come Forza Italia, quindi non è una questione di partiti politici.
  Vorrei anche dire che questo provvedimento è, sì, un miglioramento rispetto all'attualità, ma non è che sia stato cambiato troppo, ahimè. Volendo analizzare punto per punto: giustamente l'articolo 1 prevede che non ci si possa candidare nei luoghi dove il magistrato aveva competenza negli ultimi cinque anni; questa è una giustissima innovazione. Si prevede anche l'aspettativa necessaria da almeno sei mesi prima della accettazione della candidatura.
  Però i problemi iniziano dall'articolo 4. Già prevedere che il periodo trascorso in aspettativa durante un mandato, sia esso parlamentare, governativo o regionale, possa essere computato ai fini dell'anzianità di servizio, significa far fare carriera a coloro che non sono all'interno della magistratura, perché in aspettativa.
  Quindi i magistrati che fanno politica, a differenza di magistrati normali, fanno carriera automaticamente.
  Ma andiamo all'articolo 5: magistrati candidati non eletti. Ebbene, si prevede un limite esclusivamente di due anni, dal momento in cui il magistrato candidato non è stato eletto al momento nel quale può ritornare a fare il magistrato all'interno della circoscrizione elettorale dove si è candidato: vi sembrano abbastanza due anni ? Ovvero, ad esempio, un candidato non eletto al consiglio regionale del Lazio nel 2014 quest'anno potrebbe tranquillamente tornare a fare il magistrato inquirente, il giudicante, sempre nel Lazio, dove si è candidato, dove magari ha raccolto fondi per la propria candidatura. Con che terzietà possiamo permettere questo ? E questo avviene per Camera, Senato, regione, consiglio comunale e consiglio metropolitano.
  Ma il problema c’è anche laddove si prevede il ricollocamento dei magistrati eletti al Parlamento europeo, al Senato e alla Camera dei deputati, previsto all'articolo 6: qui abbiamo fatto addirittura un passo indietro rispetto a quanto previsto dal Senato. Infatti, secondo il Senato, questi magistrati eletti non possono comunque esercitare successivamente le funzioni nel distretto di corte d'appello in cui è compresa la circoscrizione elettorale nella quale sono stati eletti – non possono –, mentre le commissioni giustizia ed affari costituzionali hanno deciso di mettere un limite molto stretto, cioè di tre anni, ovvero dopo tre anni possono tornare ad avere funzioni giudicanti, anche nel medesimo distretto di corte d'appello laddove si sono candidati. Questo è un continuo vulnus al principio di indipendenza e di terzietà della funzione di magistrato.
  Eguale previsione abbiamo per i magistrati eletti negli enti territoriali; pensiamo a un magistrato che diviene assessore Pag. 44regionale alla sanità: dopo tre anni potrà tornare a fare il magistrato inquirente per indagare sugli appalti alla sanità in cui magari lui era assessore, cioè teoricamente dovrebbe autoindagarsi qualora vi siano notizie di reato. Certo, c’è l'astensione, la ricusazione, ma già riflettere su questo aspetto è abbastanza aberrante: un magistrato che può indagare sugli appalti e sulle politiche fatte da lui stesso. Capite il vulnus democratico di questa previsione ? Però la Commissione l'ha votato ugualmente ed è per questi motivi che, Presidente, abbiamo presentato degli emendamenti, per rendere l'indipendenza dei magistrati e, soprattutto, l'incompatibilità tra un mandato elettorale e l'ufficio e la funzione del magistrato molto più restrittiva. Anzi, abbiamo presentato un emendamento – giusto perché era necessario parlarne anche politicamente – per cui un magistrato, una volta eletto, non dovrebbe tornare nei ranghi della magistratura, perché è ovvio che ha perso la propria indipendenza, è ovvio che ha perso la propria terzietà.
  Noi abbiamo la previsione per cui attualmente i magistrati non possono iscriversi a partiti politici, però possono iscriversi a gruppi parlamentari degli stessi partiti politici, questa è proprio una vera follia legislativa. Che differenza c’è ? Anzi, sarebbe molto più grave in realtà essere eletti in un gruppo parlamentare, essere nominati come ministri, sottosegretari, o come assessori regionali o comunali, quindi è per questo che questa legge, così come uscita dalle Commissioni, non è abbastanza.
  Spero vivamente che ci possa essere un franco dibattito in quest'Aula e finalmente dare una parvenza almeno di indipendenza a quei magistrati che hanno avuto, da parte loro, un passato di natura politica.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, questo provvedimento arriva oggi all'esame dell'Aula grazie alla richiesta del gruppo di Forza Italia; una richiesta, voglio ricordarlo, che il nostro gruppo porta avanti nella Conferenza dei presidenti di gruppo ormai dal 2014, da giugno 2014, ovvero qualche mese dopo la sua approvazione pressoché all'unanimità al Senato. Da quasi tre anni, quindi, Forza Italia chiede che questo provvedimento venga inserito nel calendario dell'Aula.
  Nel corso di questi anni, a seguito delle nostre richieste, il provvedimento era stato sì inserito nel programma dei lavori dell'Aula – era stato inserito in quota opposizione – in diverse occasioni, ma l'esame del testo presso le Commissioni affari costituzionali e giustizia di fatto non si era mai sbloccato. Gli emendamenti depositati presso le Commissioni nel dicembre 2015 non erano mai stati posti in votazione e, ad ogni Conferenza dei presidenti di gruppo per la definitiva calendarizzazione, ci veniva risposto sistematicamente che le Commissioni non erano pronte per licenziare il provvedimento per l'Aula, disattendendo quindi le nostre richieste con una chiara volontà dilatoria – così ci è parso – da parte del Partito Democratico.
  Il relatore Verini si è esercitato prima in un'accorata difesa della Commissione e della sua presidente, citando i numerosi provvedimenti che pure la Commissione giustizia ha deliberato in questi anni, ma riteniamo non sia casuale che su questo provvedimento, depositato alla Camera dopo l'approvazione al Senato nel marzo del 2014, nulla sia stato fatto per tre anni, mentre la situazione si è magicamente sbloccata la scorsa settimana, quando le Commissioni riunite hanno approvato nel giro di un paio d'ore – con il parere favorevole del solo relatore Verini, perché l'onorevole Sisto, relatore della Commissione affari costituzionali, non ha offerto il proprio parere favorevole – una serie di emendamenti che hanno stravolto il testo, rendendolo di fatto un provvedimento debole e non più condivisibile.
  La soluzione proposta dal Senato, seppure migliorabile, rappresentava un punto di equilibrio in grado di colmare quella che oggi rappresenta una lacuna nell'ordinamento, una lacuna che va colmata cercando di contemperare diverse esigenze Pag. 45tutelate da principi costituzionali. Da una parte, infatti, si pretende – giustamente – una netta separazione tra attività giudiziaria e attività politica; dall'altra, può succedere che i magistrati decidano di avvalersi del proprio diritto costituzionale – anche qui giustamente – di accedere a cariche elettive, pur conservando, all'esito di tale esperienza, il posto di lavoro, così come sancito dall'articolo 51 della Costituzione.
  È evidente: ciascuno di noi ritiene che questo diritto sancito dalla Costituzione vada garantito, come vada garantita la possibilità di candidatura per i magistrati, ma riteniamo vada anche regolamentata questa possibilità, così come occorre regolamentare il ricollocamento in ruolo dei magistrati dopo la loro esperienza politica, proprio per evitare commistioni tra politica e magistratura, proprio per evitare che ci possano essere delle influenze indebite nell'esercizio dei due ruoli. Diceva chi mi ha preceduto che è naturale che, nel rapporto tra candidato ed elettore, si generino delle cointeressenze, anche legittime, così come è naturale che questo rapporto debba essere osservato anche in ordine al principio di autonomia e dell'imparzialità della magistratura.
  La materia dell'ineleggibilità dei magistrati è attualmente regolata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 30 marzo del 1957, il testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione dei deputati e dei senatori.
  Con tale norma si prevede che i magistrati sono ineleggibili nelle circoscrizioni sottoposte in tutto o in parte alla giurisdizione degli uffici in cui hanno svolto la funzione nei mesi precedenti al voto, ed è anche previsto che i magistrati che cessano dal mandato e che non sono stati eletti non possano svolgere funzioni per un periodo di cinque anni nelle circoscrizioni in cui sono stati candidati. Il regime della ineleggibilità dei magistrati alle elezioni amministrative – quelle provinciali, comunali e circoscrizionali – è contenuto, invece, all'articolo 60 del decreto legislativo n. 267 del 2000. Con tali norme si prevede che non sono eleggibili a sindaco, a presidente della provincia, a consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale i magistrati che svolgono le funzioni di addetti agli uffici nell'ambito della corte d'appello, dei TAR e i giudici di pace nei luoghi in cui non si sono svolte le elezioni.
  La causa di ineleggibilità non ha effetto se l'interessato cessa dalle funzioni per dimissioni, trasferimento, revoca, collocamento in aspettativa non retribuita, non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature.
  La normativa vigente che consente ai magistrati ex parlamentari la possibilità di tornare a svolgere senza limitazione alcuna funzioni giudiziarie appare certamente inopportuna, mentre l'assenza di una specifica disciplina di questa materia relativamente ai magistrati eletti al Parlamento europeo ovvero che ricoprono le cariche di presidente di regione, consigliere regionale, sindaco, consigliere comunale impone un intervento legislativo.
  Lo riteniamo noi che abbiamo chiesto di mettere in calendario questa proposta, ma lo ritiene anche il Consiglio d'Europa che, proprio qualche settimana fa, ad inizio dell'anno, ha di fatto bocciato il nostro Paese dicendo che ci sono troppe lacune sull'indipendenza e sull'imparzialità dei giudici e si è riferito proprio all'assenza di norme che riguardassero la candidabilità, l'ineleggibilità e, soprattutto, il ricollocamento dopo l'esperienza politica.
  L'attuale assetto è, quindi, alquanto confuso ed è rimasto invariato da oltre cinquant'anni. Vi è, innanzitutto, l'esigenza di una normazione omogenea e di un assetto sistematico che regolamenti, in via complessiva ed unitaria, tutte le elezioni che si svolgono nel Paese. Ad ogni modo, oggi è il momento di intervenire e noi abbiamo insistito per farlo, anche sulla base di ulteriori considerazioni. Innanzitutto, è mutato, a causa di alcuni magistrati soprattutto, il modo di interpretare il ruolo del magistrato, il quale sembra essere più protagonista sul piano mediatico e alla ricerca del consenso personale.Pag. 46
  Il principio della leale collaborazione tra magistratura e politica, coinvolte spesso in un conflitto riportato con grande enfasi da organi di comunicazione, la cui soluzione, è stata spesso invocata dal Presidente della Repubblica, restando però, purtroppo, inascoltato, ci pone davanti alla necessità di intervenire in questa materia. È vero o non è vero che carriere politiche sono state costruite sulle inchieste giudiziarie di magistrati che le hanno utilizzate per farsi candidare e, poi, eleggere ? È vero o non è vero che questo è avvenuto nella storia, anche recente, del nostro Paese ?
  Allora, questo provvedimento, che nasceva per evitare questa pratica deleteria ed apportare significative e importanti modifiche alla vigente normativa che disciplina la materia delle cause di ineleggibilità e di incompatibilità dei magistrati allo scopo di garantire un più completo e razionale sistema normativo, allo scopo di assicurare un'effettiva ed efficace applicazione dei principi di imparzialità e di indipendenza della magistratura e garantire la libera espressione del voto degli elettori contro il rischio di un utilizzo indebito da parte del candidato della titolarità dell'ufficio giudiziario ricoperto, allo scopo di utilizzarlo per fini elettorali, doveva essere, secondo noi, più coraggioso.
  Il magistrato, infatti, non deve essere solo imparziale, ma deve anche apparire imparziale di fronte al cittadino. Il tema è strettamente legato al periodo successivo alla cessazione della carica. Vi sono stati, per la verità, dei magistrati che, condividendo questo principio, hanno ritenuto di dimettersi dalla funzione di giudice, ritenendo, appunto, probabilmente, che la loro appartenenza ad una parte politica li ponesse nella condizione di non apparire più super partes.
  Ma questa scelta coinvolge, ha coinvolto davvero poche persone: ne sono una dimostrazione le recenti polemiche, che hanno, invece, coinvolto il candidato alla segreteria del Partito Democratico, Emiliano, che attualmente rappresenta il partito che attualmente rappresenta la maggioranza di governo; polemiche addirittura sollevate da magistrati dello stesso partito di appartenenza.
  Ma il tema della disciplina delle cause di ineleggibilità e incandidabilità, oltre che dalla fase di ricollocamento dei giudici, non può prescindere dall'esaminare un ulteriore tassello: quello delle norme relative all'astensione e alla ricusazione dei magistrati. Queste ultime risultano necessarie per completare, per quanto possibile, un quadro minimo di garanzie per una disciplina in grado di porre un argine alla pericolosa commistione tra magistratura e classe politica, pregiudizievole per la stessa efficienza dell'apparato giudiziario e per il corretto funzionamento della divisione dei poteri.
  Il Senato aveva correttamente introdotto norme in tal senso: aveva previsto, cioè, un obbligo di astensione per il giudice penale che avesse, in qualsiasi fase della propria vita, partecipato ad elezioni a qualsiasi livello di governo, anche senza essere necessariamente eletto o ricoperto qualsiasi incarico di governo. L'astensione avrebbe riguardato il giudizio qualora si fosse trovato di fronte ad una parte processuale tanto l'imputato, quanto la persona offesa dal reato, quanto la parte civile o il civilmente obbligato per la pena pecuniaria che negli ultimi anni, negli ultimi cinque anni, avesse a sua volta partecipato ad una delle consultazioni elettorali o avesse ricoperto incarichi di governo nazionale, regionale e locale.
  Come è possibile che la maggioranza abbia deciso arbitrariamente di approvare in Commissione un emendamento soppressivo di questa norma che con buonsenso cercava di disciplinare, giustamente, anche questo aspetto ? Questa norma è stata soppressa – lo vorrei dire a chi è intervenuto prima di me – e ha rappresentato l'approvazione o, comunque, la calendarizzazione di questo provvedimento come una sorta di scambio tra la maggioranza e Forza Italia, anche in ordine a quello che è successo al Senato recentemente. Non è così, anzi noi voteremo contro questo provvedimento perché lo riteniamo insufficiente (Applausi dei Pag. 47deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Misto-Conservatori e Riformisti), lo riteniamo poco coraggioso, perché avremmo voluto, invece, una norma di civiltà come quella che, invece, dopo essere stata inserita al Senato, è stata cassata dalla Commissione alla Camera.
  Colleghi, questo è un tema che ha bisogno di condivisione, perché, come argomentava il relatore, l'onorevole Verini, è un provvedimento delicato. Se vogliamo definitivamente uscire dalla contrapposizione e affermare il principio della divisione dei ruoli tra il potere giudiziario e il potere politico, abbiamo la necessità di garantire, attraverso le norme, la possibilità di candidarsi per i magistrati, ma anche la possibilità di stabilire che ci sia una forma di equilibrio tra i poteri garantita anche attraverso norme per la ricollocazione dei magistrati dopo la loro esperienza. Lo dobbiamo alla dignità della magistratura, a quella della classe politica e a quella di tutti i cittadini che non devono più mettere in discussione l'imparzialità dei giudici.
  Per queste ragioni, al Senato eravamo riusciti a percorrere una strada diversa, elaborando un testo condiviso, votato quasi all'unanimità; alla Camera qualcosa è andato storto. Per questo, l'appello di Forza Italia è ad un supplemento di riflessione sul tema. Pertanto, chiediamo a quest'Aula una discussione leale sui nostri emendamenti, sulle argomentazioni che il nostro relatore di minoranza porterà avanti, nel nome di un provvedimento che – ripeto – è necessario, ma che per essere funzionale ha bisogno di modifiche rispetto al testo approvato dalle Commissioni, che mal cela una sorta di sudditanza. In questo caso, non sono in gioco interventi di tipo ritorsivo né, tanto meno, interventi di tipo difensivo: semplicemente occorre una norma di sistema.
  Noi avremmo voluto un provvedimento più coraggioso anche sul tema del collocamento dei magistrati fuori ruolo. Quanti sono questi magistrati ? Lo chiedeva attraverso un'agenzia di stampa il presidente Brunetta stamattina. Alcuni dicono 150, altri 200, altri 250.
  Quanti sono i magistrati impegnati fuori ruolo in organismi governativi o paragovernativi, nelle segreterie tecniche dei Ministeri, magari di quegli stessi Ministeri che, poi, come dire, promuovono interventi legislativi che hanno una ricaduta anche sui magistrati che quegli interventi o quelle bozze scrivono, quanti sono ? Non è nell'interesse dei magistrati, di quella parte di magistrati che svolge il proprio dovere, esercitando con imparzialità la propria attività, evitare che altri magistrati utilizzino la loro funzione per fare carriera all'interno della loro funzione o in altre amministrazioni ? Presidente, mi perdonerà se mi permetto di riferirmi ad un suo ordine del giorno, si tratta di un ordine del giorno del 2012, dove, proprio lei, onorevole Giachetti, chiedeva al Governo di impegnarsi a costituire, entro 60 giorni dall'approvazione del provvedimento una banca dati, un'unica banca dati consultabile pubblicamente, anche on line, che contenesse i dati in ordine al ruolo originario dei magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, avvocati e procuratori dello Stato che vengono posti fuori ruolo; titolarità e durata dell'incarico fuori ruolo attuale; elenco degli incarichi fuori ruolo precedentemente svolti comprensivi, per ciascuno, della durata e della funzione; beh, questo ordine del giorno è stato approvato nel 2012, si chiedeva che questa banca dati fosse costituita presso il Ministero della giustizia entro 60 giorni, non ve n’è traccia di una banca dati del genere. È grave, anche, che le Commissioni che – abbiamo sentito – sarebbero state qui alla Camera alacremente impegnate nella stesura di questo provvedimento non abbiano inteso fare una ricognizione di quanti magistrati sono fuori ruolo e impegnati in segreterie tecniche, in organismi governativi o paragovernativi. Noi ci saremmo aspettati un provvedimento coraggioso anche in ordine a questo aspetto della materia; così non è stato. Allora il gruppo di Forza Italia vorrebbe spronare l'Aula ad essere più Pag. 48coraggiosa e a consegnare ai cittadini un provvedimento degno di un Paese moderno che ha a cuore la neutralità dell'azione giudiziaria, l'autonomia e l'indipendenza della legislatura, ma consentiteci di dire che questo provvedimento, così come è modificato dalla Commissione giustizia, non risponde a questi requisiti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, che ci fosse la necessità di intervenire sull'argomento, sulle disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati, anche rispetto agli incarichi che svolgono fuori ruolo o meno, non c'era bisogno che ce lo ricordasse il Consiglio d'Europa, lo sapevamo già, dura da vent'anni almeno tutta la problematica in riferimento alla situazione di un riequilibrio dei poteri. Non c’è dubbio, è inutile nasconderselo, i fatti parlano chiaro in questi vent'anni; in questi vent'anni la magistratura ha assunto un potere sovraordinato a tutto e a tutti. È inutile che noi giriamo intorno al problema; la politica, da questo punto di vista, è commissariata in maniera unilaterale, in riferimento a questo. E la prova più evidente qual è ? Quella che, dopo tanto tempo, si è intervenuti al Senato con un provvedimento che cercava di mettere ordine, sollecitato anche dall'Unione europea – finiremo sotto infrazione anche per questa cosa, non ci sarà dubbio – in cui si chiedeva che cosa ? Che i magistrati non facessero politica ? No, si chiedevano regole precise, regole precise da parte di uno Stato membro, né più, né meno. Da questo punto di vista, non c’è dubbio che le sollecitazioni vengono dall'interno della magistratura; dobbiamo ricordare la presa di posizione, più volte espressa, di Gherardo Colombo che dice che quando un magistrato entra in politica deve lasciare la toga, per poi finire a Vietti: stop di Vietti ai PM politici, divieto di tornare in toga; l'ex numero due del Consiglio superiore illustra la tesi nel suo ultimo libro: servono regole e vincoli più rigidi. Il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: i magistrati che vanno in politica non rimettano la toga.
  Poi, se sono gli stessi magistrati che, a salvaguardia dell'autonomia vera della magistratura, cercano in ogni modo e in ogni maniera di determinare un solco, è fin troppo evidente che è così. Ma ammesso e non concesso che si voglia consentire anche il proseguo dell'attività, è fin troppo evidente che le regole che sono state poi determinate da questa proposta di legge hanno di molto affievolito quello che c'era all'interno stesso del provvedimento che, invece, era stato licenziato dal Senato. Io ho paura che non sia sufficiente, ho paura degli atti dimostrativi per quelle che sono le conoscenze di ognuno di noi; sono tanti, tanti, tanti i magistrati – e, guarda caso, salvo qualche proprio piccola eccezione sono tutti magistrati di una parte politica – che poi hanno sposato una parte politica; dobbiamo ricordarci di Maritati, per quello che è successo con l'operazione «Speranza» in Puglia, che, poi, dopo, successivamente, è diventato senatore sempre con lo schieramento di sinistra ? Ci dobbiamo ricordare di Emiliano che, da sostituto procuratore in carica a Bari, si candida a sindaco di Bari, poi votato con tutti i nessi e connessi e con tutte le situazioni che si sono venute a creare ? Per non parlare, poi, del capolavoro a cui siamo stati costretti ad assistere, increduli, in Puglia, dove Nicastro, che faceva parte del pool che svolgeva indagini nella pubblica amministrazione, e anche sulla giunta regionale dell'epoca, ce lo siamo rivisto il giorno dopo come assessore con lo schieramento inverso, dopo che aveva fatto peraltro le elezioni, perché poteva essere anche nominato dall'esterno, con il contatto diretto. Dopodiché questi finiscono il loro mandato e continuano a svolgere i propri compiti all'interno stesso della magistratura. Questa è una cosa incredibile – e gli esempi sono centinaia e centinaia – che, nell'interesse stesso della magistratura e dei magistrati, non può certo continuare. Non può continuare perché, Pag. 49noi lo diciamo, è scritto dappertutto: la legge è uguale per tutti, ma è così, signor Presidente, noi sappiamo perfettamente che non tutto ciò corrisponde al vero. E, dopo tanto tempo, di punto in bianco, ci si ricorda di questa impellenza in riferimento a quelle che sono le varie diatribe all'interno del Partito Democratico anche rispetto a questo tipo di situazioni. Noi riteniamo che le regole debbano valere per tutti, che sia accolta questa opportunità, che sia sfruttata veramente per bene per mettere un punto fermo e che vengano ripristinate le norme che prevedeva il testo licenziato dal Senato, perché questo testo è insufficiente, è un pannicello caldo per dire che si è affrontato il problema e basta. Invece, io penso che sia arrivato il momento, nel rispetto della magistratura, nel rispetto dei tanti, tanti magistrati che svolgono il proprio compito, il proprio ruolo tra mille difficoltà, che lo svolgono, dal punto di vista professionale, al meglio e che lo svolgono anche in maniera indipendente. Non può esistere certamente un piccolo gruppo di magistrati ben etichettati rispetto alle situazioni che conosciamo tutti che per fare, poi, politica non hanno più credibilità, non hanno assolutamente la credibilità per continuare a svolgere il loro ruolo in riferimento a quelli che sono, poi, i compiti di una magistratura che dovrebbe essere imparziale e indipendente rispetto a questo.
  Per questo motivo, noi riteniamo che forse non sarebbe male che il testo ritornasse in Commissione, dove c’è anche un conflitto di interesse con l'attuale presidente della Commissione, perché non dirlo ? Io ho grande stima della presidente Ferranti, però conflitto di interessi c’è; è indubitabile, è sotto gli occhi di tutti e, quindi, io penso che il testo vada riportato in Commissione, vada ripristinato, migliorato, certamente, rispetto alle proposte che erano state fatte e approvate dal Senato, migliorate, sì, ma non peggiorate in riferimento a quelle che possono essere delle regole precise. Va messo un punto fermo.
  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 2188-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la maggioranza per la I Commissione, onorevole Marco Di Maio, rinunzia alla replica.
  Ha facoltà di replicare, per due minuti e mezzo, il relatore per la maggioranza per la II Commissione, onorevole Verini.

  WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza per la II Commissione. Presidente, non ho nessuna replica di merito. Soltanto prima, quando il deputato Occhiuto parlava di reiterate richieste di messa all'ordine del giorno, francamente non mi risultano pervenute. Naturalmente non partecipo alle riunioni dell'Ufficio di Presidenza della Camera né alla Conferenza dei presidenti di gruppo che, come è noto, stilano l'ordine del giorno, ma a mia memoria risulta soltanto una immissione in una calendarizzazione trimestrale, che poi venne in qualche modo non più reiterata. Quindi, non mi pare di poter ricordare che ci sia stata tutta questa richiesta di inserimento all'ordine del giorno.
  Peraltro, come ricordavo all'inizio della mia relazione, il lavoro intenso della Commissione giustizia – ma penso di poter dire anche della Commissione affari costituzionali – non ha conosciuto soste in questi due anni e la mole di provvedimenti, credo quasi il 35 per cento di percentuale rispetto all'intera produzione legislativa di questa legislatura, parla da sola. Quindi, non c’è stato ritardo, nessun freno, né tanto meno nessun conflitto di interesse da parte di chi presiedeva i lavori sia della Commissione giustizia sia della Commissione affari costituzionali.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, sottosegretario Migliore, rinunzia alla replica.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

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Discussione della mozione Lupi ed altri n. 1-01525 concernente iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica (ore 15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Lupi ed altri n. 1-01525 (Nuova formulazione) concernente iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica (Vedi l'allegato A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
  Avverto che è stata altresì presentata la mozione Palese ed altri n. 1-01545 (Vedi l'allegato A) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Onorevole Palese, se per lei non è un problema, do a lei la parola per primo, perché l'onorevole Tancredi ancora non è in Aula.
  È iscritto a parlare l'onorevole Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01545. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Non c’è dubbio che l'argomento presentato con le mozioni che salvaguardano gli assetti proprietari di aziende di interesse nazionale e di sicurezza nazionale è tornato ultimamente di grande interesse, perché il nostro Paese sta subendo un vero e proprio assalto, un vero e proprio saccheggio, a partire dalla moda per finire alle grandi aziende, che riguardano anche dati di sicurezza e quant'altro, da parte dell'estero. Quindi, il problema è essenzialmente determinato da una serie di situazioni che si sono venute a creare e che partono anche dal contesto del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, che ha introdotto norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nel settore della difesa e della sicurezza nazionale nonché per le attività di rilevanza strategica nel settore dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
  Va da sé che basta il titolo per individuare e per determinare veramente quanto sia importante l'argomento in essere. In particolare, l'articolo 1 del citato decreto-legge ha stabilito che, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, fossero individuate le attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale, ivi incluse le attività strategiche chiave in relazione alle quali potessero essere esercitati poteri speciali in caso di minaccia di grave pregiudizio per l'interesse essenziale della difesa e della sicurezza nazionale.
  Con decreto del Presidente della Repubblica 25 marzo 2014, n. 85, è stato emanato il regolamento per l'individuazione degli assetti di rilevanza strategica nel settore dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, mentre con il regolamento contenuto nel decreto del Presidente della Repubblica n. 85 del 2014 sono state individuate le procedure per l'attivazione dei poteri speciali nel settore dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, in l'attuazione del citato decreto-legge n. 21 del 2012. Con tali poteri speciali il Governo può definire specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni. Il provvedimento aveva l'obiettivo di rendere compatibile con il diritto europeo la disciplina nazionale dei poteri speciali del Governo ed è già stato oggetto di censure sollevate dalla Commissione Pag. 51europea e di una pronuncia di condanna da parte della Corte di giustizia europea.
  La nuova normativa ha fissato puntualmente i requisiti per l'esercizio dei poteri speciali nei comparti della sicurezza e della difesa, individuandoli nella sussistenza di minacce di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale. Il Governo può imporre specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni in imprese strategiche nel settore della difesa e della sicurezza e può porre il veto all'adozione di delibere relative ad operazioni straordinarie o di particolare rilevanza, ivi incluse le modifiche di clausole statutarie eventualmente adottate in materia di limiti al diritto di voto o al possesso azionario; inoltre, può opporsi all'acquisto di partecipazioni ove l'acquirente arrivi a detenere un livello nella partecipazione del capitale in grado di compromettere l'interesse della difesa e della sicurezza nazionale. Tali norme si applicano a tutte le società pubbliche o private che svolgono attività considerate di rilevanza strategica e non più soltanto rispetto alle società privatizzate o in mano pubblica.
  Con il decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2014, n. 108, che contestualmente ha abrogato il DPCM n. 253 del 2012, come modificato dal DPCM n. 129 del 2013, è stato adottato il regolamento per l'individuazione delle attività di rilevanza strategica del sistema di difesa e di sicurezza nazionale, riunendo in un unico regolamento le norme che individuano le attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale, comprese le attività strategiche chiave di competenza sia del Ministero dell'interno sia del Ministero della difesa. In modo analogo al comparto sicurezza e difesa, attraverso specifici regolamenti sono stati individuati gli asset strategici nel settore dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni sui quali il Governo può esercitare i poteri speciali.
  In sintesi, signor Presidente, e senza dilungarmi si chiede: un impegno da parte del Governo a provvedere a una revisione delle norme relative al cosiddetto «golden power» che tenga conto della necessità di contemperare, da un lato, la libertà di impresa, il diritto alla concorrenza, la libertà di iniziativa economica e il diritto di proprietà e, dall'altro, le esigenze prioritarie di interesse nazionale che introducono nuovi e ulteriori obblighi in tema di trasparenza e di comunicazioni a carico degli acquirenti, anche al fine di ottenere garanzie sulla permanenza in Italia di asset produttivi e strategici, competenze e posti di lavoro; considerando le esperienze maturate in altri Paesi dell'OCSE, a farsi promotore, a livello di Unione europea, dell'introduzione del criterio di reciprocità con gli Stati esteri in materia di acquisizione di asset rilevanti; infine, a procedere, così come previsto dalla normativa vigente...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. ...all'aggiornamento dei decreti per l'individuazione delle attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e di sicurezza nazionale.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carbone. Ne ha facoltà.

  ERNESTO CARBONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, al fine di salvaguardare gli assetti proprietari della società operanti in settori ritenuti strategici e di interesse nazionale, con il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, è stata disciplinata la materia concernente i poteri speciali esercitabili dal Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale nonché in alcuni ambiti, definiti di rilevanza strategica, nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
  L'obiettivo del citato provvedimento era di rendere compatibile con il diritto europeo la disciplina nazionale dei poteri speciali del Governo collegata agli istituti della golden share o dell’action spécifique, previsti nell'ordinamento inglese e francese, e già queste oggetto di censura sollevata Pag. 52dalla Commissione europea e di una pronuncia di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea, in quanto la logica sottesa all'esercizio di quei poteri era di tipo autorizzatorio e discrezionale e con un ambito di tipo soggettivo circoscritto alle imprese ex pubbliche.
  Per definire criteri di compatibilità comunitaria della disciplina dei poteri speciali la Commissione europea ha affermato, infatti, che i provvedimenti discriminatori, cioè quelli che si applicano esclusivamente agli investitori cittadini di un altro Stato membro dell'UE, sono incompatibili con gli articoli del Trattato relativi alla libera circolazione dei capitali e al diritto di stabilimento, a meno che non rientrino nel quadro di una delle deroghe previste dallo stesso, mentre i provvedimenti non discriminatori, cioè quelli che si applicano ai cittadini nazionali e ai cittadini di un altro Stato membro dell'UE, sono ammessi se si fondano su una serie di criteri e di obiettivi stabili e resi pubblici e possono essere giustificati da motivi imperiosi di interesse generale, fermo restando il principio di proporzionalità.
  La principale differenza della nuova disciplina rispetto alla normativa precedente si rinviene nell'ambito operativo, che consente l'esercizio dei poteri speciali rispetto a tutte le società, pubbliche o private, che svolgono attività considerate di rilevanza strategica e non più soltanto rispetto alle società privatizzate o in mano pubblica.
  In attuazione del citato decreto, con il decreto del Presidente della Repubblica 19 febbraio 2014 n. 35, in materia di poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, e con il decreto del Presidente a Repubblica 25 marzo 2014, n. 86, con riguardo ai poteri speciali nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, sono stati definiti gli ambiti soggettivi ed oggettivi, la tipologia, le condizioni e le procedure per l'esercizio dei poteri speciali nei due diversi settori.
  La specifica individuazione degli atti di rilevanza strategica, avvenuta con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 giugno 2014, n. 108, per il settore della difesa e sicurezza nazionale, e con il decreto del Presidente Repubblica 25 marzo 2014, n. 85, per i settori energetici, dei trasporti e delle comunicazioni, ha consentito di completare il quadro organizzativo regolamentare del settore.
  I regolamenti hanno altresì previsto il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri per lo svolgimento dell'attività propedeutica all'esercizio di poteri speciali, la costituzione di un comitato di coordinamento interministeriale e definito l'architettura funzionale e organizzativa del procedimento.
  Il decreto n. 21 del 2012 prevede l'aggiornamento, almeno triennale, sia dei decreti di individuazione delle attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale (articolo 1, comma 7) sia dei regolamenti di individuazione delle reti e degli impianti, dei beni e dei rapporti di rilevanza strategica per l'interesse nazionale nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, nonché della tipologia di atti o operazioni all'interno di un medesimo gruppo, ai quali non si applica la disciplina ivi prevista (articolo 2, comma 1).
  Dalla relazione in Parlamento, in materia di esercizio dei poteri speciali del dicembre 2016, si evince che l'attività posta in essere dal Governo ha dato attuazione alla nuova disciplina in tutti i settori di intervento e con riguardo a tutte le società, pubbliche o private, che svolgono attività ritenute di rilevanza strategica.
  Dall'avvio formale della procedura (3 ottobre 2014) è stata definita la totalità dei procedimenti relativi alle notifiche effettuate da imprese nazionali ed estere, per le quali in via generale non sono emersi elementi tali da imporre veti specifici mediante l'esercizio proprio dei poteri speciali: al 30 giugno 2016, sulle trenta notifiche pervenute, in diciassette casi non sono stati esercitati i poteri speciali; per dieci di essi è stata attivata la procedura semplificata, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 agosto Pag. 532014; in due occasioni è stato espresso il consenso all'operazione con l'imposizione di specifiche prescrizioni, mentre un'operazione è stata esclusa.
  La medesima relazione segnala, tuttavia, che il meccanismo stabilito dal citato decreto n. 21 del 2012 spesso entra in gioco in maniera tardiva e cioè solo a seguito di decisioni già programmate e/o assunte dalle aziende, decisioni fortemente sensibili e di importanza strategica.
  Negli ultimi anni si è assistito, dunque, a un'allarmante tendenza, che vede l'aumento dell'acquisizione di imprese italiane dall'estero e il forte calo delle acquisizioni di imprese straniere da parte di azionisti italiani.
  Addirittura, secondo il rapporto 2016 KPMG Mergers & Acquisitions, nel 2015 l'attività M&A cross border conferma ancora una volta la supremazia delle transazioni estero su Italia (201) a fronte di 97 acquisizioni realizzate da aziende italiane all'estero (201 e 89 nel 2014 e 106 e 70 nel 2013), raggiungendo la cifra record di 32,1 miliardi di dollari (più 21 per cento rispetto al 2014), contro acquisizione di imprese estere da parte di soggetti italiani per appena 10 miliardi di euro (meno 22 per cento rispetto all'anno precedente). Inoltre, nel 2015, gli Stati Uniti con 46 operazioni completate hanno più che triplicato i controvalori, passando da 2,9 miliardi di euro del 2014 a poco meno di 10 miliardi di euro; sono stati affiancati dalla Cina, i cui investimenti in Italia sono cresciuti del 53 per cento, attestandosi a circa 9,1 miliardi di euro; dalla Francia, i cui controvalori sono triplicati rispetto all'anno precedente, raggiungendo 4,2 miliardi di euro, e dalla Svizzera, che ha raddoppiato il valore delle acquisizioni nel nostro Paese (2,6 miliardi di euro). Nel periodo 2005-2009, secondo i dati KPMG, invece, vi era un sostanziale equilibrio tra acquisti di soggetti esteri in Italia e di soggetti italiani all'estero.
  Sempre secondo i dati KBMG Corporate Finance, nel 2016 il saldo ha continuato a essere negativo, pur registrando un netto miglioramento, sia del dato relativo alle operazioni Italia su estero (142 acquisizioni oltre confine, per un controvalore di 13,5 miliardi di euro, il più elevato degli ultimi anni) sia degli investimenti esteri verso gli asset italiani (240 operazioni realizzate, per un controvalore complessivo di 18,9 miliardi di euro).
  La capacità di attrarre investimenti esteri rappresenta un importante fattore di sviluppo della competitività delle imprese nei mercati internazionali, soprattutto per l'Italia, che presenta ampie opportunità di investimento, ma deve necessariamente conciliarsi con la salvaguardia delle dinamiche di mercato e con la protezione degli assetti strategici nazionali, nei confronti di operazione di acquisizione, finalizzate a sottrarre tecnologie e conoscenze essenziali per la competitività dell'Italia.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. È paradossale che noi ci troviamo in questo momento a discutere di quanto riguarda il controllo sulle società partecipate dallo Stato, proprio a seguito delle comunicazioni che ci sono arrivate, per mezzo stampa naturalmente, perché il Parlamento è sempre esautorato da queste decisioni. Dicevo, per l'appunto, la decisione in merito alle nomine dei soggetti e dei dirigenti chiamati a dirigere le società pubbliche e le partecipate pubbliche, soggetti che sono stati chiamati proprio negli scorsi giorni e la cui lista è stata presentata proprio attraverso il Ministero dell'economia e finanze.
  Ecco, in una situazione del genere, in una situazione di questa natura, noi ci troviamo a dovere discutere oggi – e a discutere volentieri – di quello che riguarda, per l'appunto, il controllo su queste società.
  Noi abbiamo presentato naturalmente una mozione in merito, perché quello delle società pubbliche è un tema che dovrebbe essere affrontato dall'inizio fino alla fine, da monte fino a valle. Dovrebbe essere affrontato, innanzitutto, nel rispetto degli obiettivi che uno Stato vuole porre a Pag. 54queste società, sia dal punto di vista del piano industriale, ma anche dal punto di vista degli investimenti che si vogliono mettere in atto, dal punto di vista delle soluzioni che si vogliono portare, dal punto di vista del modello di sviluppo economico che si vuole dichiarare nel nostro Stato.
  È proprio per questo che noi riteniamo che, innanzitutto, sia fondamentale fare in modo che tutti questi obiettivi siano trasparenti, tutti questi obiettivi siano dichiarati, tutti questi obiettivi siano resi e descritti in virtù del servizio che queste società partecipate devono avere nei confronti della collettività.
  Noi abbiamo potuto constatare che negli ultimi anni, in realtà, le società a partecipazione pubblica non sono andate in questa direzione. Non hanno innanzitutto rispettato delle indicazioni, che venivano date proprio per il benessere e per la gestione dei servizi per la collettività, e soprattutto non hanno operato nell'interesse collettivo, ma l'hanno fatto nel mero interesse privato e privatistico, di chi veniva di volta in volta nominato a dirigere quelle società.
  Quindi, ci ritroviamo nella condizione, per l'appunto, per cui dovremmo chiederci come si può tutelare un Paese, come si possono tutelare i cittadini di quel Paese. A nostro avviso si tutelano ponendo in essere tutte le strategie indispensabili, per fare in modo che i servizi essenziali vengano erogati in maniera profonda, in maniera continuativa, senza che ci si ritrovi, come è successo negli scorsi anni, in una situazione per la quale i servizi essenziali garantiti ai cittadini venivano sempre meno.
  Ma soprattutto ci chiediamo: come può essere che questa constatazione del fatto che le società pubbliche debbano operare per i cittadini è una constatazione che dopo quattro anni di Governo del Partito Democratico viene completamente meno ? Anzi, noi ci rendiamo conto che in questi quattro anni si è visto più il prevalere di una strategia che, più che favorire l'economia reale, ha veramente favorito gli interessi privati delle persone che si ritrovavano a gestire queste società.
  Ci ritroviamo con strategie politiche che son partite con Letta, per finire con Gentiloni, in cui il quartierino, il club, il «giglio», come è stato chiamato, dei rampanti avventurieri della finanza, ha dominato la scena ed è prevalso sulla parte sana del nostro Paese.
  Il volano delle piccole e medie imprese italiane non è stato preso in considerazione, anzi il fulcro, il motore, del nostro Paese, ha ceduto passo ai magnati stranieri, ai maghi della delocalizzazione che giocano sul dumping e giocano sull'abbassamento del perimetro dei diritti, con la perenne minaccia di fare le valigie per attaccarsi come una sanguisuga ai finanziamenti statali.
  Allora queste considerazioni ci permettono di dire oggi che il Governo e i Ministri sono stati incapaci di tutelare l'economia reale, quell'economia che può essere portata avanti, quel piano di sviluppo economico che deve essere portato avanti dalle società pubbliche, che sono il braccio operativo dello Stato da questo punto di vista. Invece ci ritroviamo in una situazione in cui il tempo utile per elaborare le strategie è stato impegnato a garantire la continuità ai tanti Governi, ai vari Governi, che si sono susseguiti dominati per l'appunto dalle poltrone, dalle nomine. Ecco perché per noi è irrinunciabile iniziare a imporre un nuovo modello. Lo Stato è chiamato secondo noi a esercitare un ruolo guida, una governance seria delle società operanti in settori considerati strategici. L'Italia non può sopravvivere senza che siano fissati dei nuovi obblighi, senza che ci sia una gestione delle operazioni che arrivano dalle aree fuori dall'Unione europea o effettuate da imprese di Paesi, come la Cina, che stanno letteralmente inghiottendo interi comparti della nostra economia.
  Il Governo italiano deve tornare a gestire i fenomeni, non a subirli, dovrebbe in un qualche modo, tra una primaria e l'altra, tra un'indagine e un'altra, tra un fallimento bancario e l'altro, mettere al Pag. 55centro delle operazioni di sviluppo economico proprio le soluzioni per ottenere delle garanzie permanenti su degli asset che sono ritenuti strategici per il nostro Paese. Ma attenzione, anche la parola strategici è particolare: gli asset non devono essere strategici per il Governo, gli asset devono essere fondamentali per garantire quei servizi che devono essere destinati ai cittadini, asset che devono essere controllati dallo Stato. Al momento la golden power italiana è un fallimento. Infatti, lo vediamo tutti i giorni, siamo esposti all'aggressione da parte dei Paesi stranieri che arrivano in Italia ad accaparrarsi parti delle nostre società pubbliche. Ed è per questo che è urgente che vengano prese delle misure straordinarie. Il Governo si deve dotare di poteri speciali per arginare l'acquisto di partecipazioni in imprese strategiche e porre rimedio stringente alle delibere societarie con l'oggetto, ad esempio, fusioni o scissioni o trasferimento all'estero della sede. La difesa di questi nostri asset, la difesa dei servizi forniti ai cittadini: mi viene in mente che qui con Leonardo Finmeccanica potrebbe accadere l'esatto contrario; chi si vuole favorire da questo punto di vista ? Ahimè per l'energia, le telecomunicazioni, i trasporti, il danno è imminente, bisognava farlo ieri tutto ciò, il danno è ampio, ma bisogna arginare questa situazione e questo purtroppo non pensiamo si possa aspettare l'elezione, per esempio, del segretario del Partito Democratico. Bisognerebbe avere una visione completamente differente di come applicare questi fondamenti.
  Qualcuno ci ha accusato in passato di volere un Paese di macerie per poterci ballare sopra. Questo non è il nostro desiderio, ecco perché siamo ancora qui a proporre delle soluzioni chiare. E le soluzioni partono dal fatto che il 7 giugno del 2014 sono entrati in vigore i decreti del Presidente della Repubblica n. 85 e n. 86 proprio inerenti ai poteri speciali, la golden power, attinenti alla governance di società operanti in settori considerati strategici e che, con decreto del Presidente della Repubblica n. 108, le direttive dell'Unione europea esigono che sia stabilita una soglia per l'OPA obbligatoria, ma demandano agli Stati membri la sua determinazione. Per definire i criteri di compatibilità comunitaria dalla disciplina dei poteri speciali la Commissione europea ha adottato delle comunicazioni e ha individuato nell'articolato del Trattato n. 223 istitutivo dell'Unione europea le disposizioni che autorizzano gli Stati membri ad adottare misure che ritengono necessarie a tutela degli interessi considerati fondamentali e necessari per i cittadini, ossia quelli relativi al comparto della sicurezza e della difesa. Ma il nostro Paese è da tempo soggetto a questa serie di acquisizioni da parte dei competitor diretti delle società che vengono acquisite, cioè le nostre società pubbliche, le quali non solo non vengono tutelate, non solo non vengono mantenuti nelle operazioni quotidiane, annuali, investimenti italiani che possano sviluppare l'economia del nostro Paese, no, viene permesso ai competitor sul mercato di quelle stesse aziende di aggredirle attraverso le acquisizioni per piccoli pacchettini delle quote di queste società. In cosa si traduce questo ? Si traduce in una progressiva grecizzazione dell'economia italiana: una lenta svendita continua per distruggere l'economia reale del Paese.
  Tutto ciò si traduce in un processo di smantellamento che produce perdita di posti di lavoro, di competitività, di rilevanza economica. Pensate che qualche anno fa, fino a quindici anni fa, l'ENI aveva un complesso di dipendenti che si aggirava attorno a 110 mila unità. Oggi, dopo una decina di anni, questi sono arrivati ad essere 70-80 mila, ma la metà sono operanti sul territorio straniero, la metà sono dipendenti all'estero, perché si è permesso che gli investimenti, i soldi dello Stato, venissero utilizzati non tanto per fare investimenti sul territorio, magari anche in virtù dei comparti industriali che dovevano essere sviluppati o dell'innovazione per la quale lo Stato doveva avere un ruolo fondamentale, ma si è permesso di utilizzare questi soldi, questi finanziamenti, per demandare all'estero l'operatività e l'utilizzo di queste imprese.Pag. 56
  Un altro caso è quello della Telecom. Viene da chiedersi se non è abbastanza vedere cosa sta succedendo nelle telecomunicazioni e cosa è successo con Telecom. Io ritengo che sia abbastanza esaustivo il dramma che ha subìto il nostro Paese dal punto di vista della svendita dei cosiddetti gioielli di famiglia, ma soprattutto dal punto di vista della svendita dei servizi che vengono erogati al cittadino. Ed è per questo che noi chiediamo al Governo degli impegni chiari. È paradossale doverli chiedere dopo che hanno già nominato i vertici delle società pubbliche, però lo chiediamo perché crediamo che ancora ci sia la possibilità di far valere il benessere della collettività rispetto all'interesse della nomina e della poltrona di singoli che, ancora oggi, vogliono guidare quelle società. Chiediamo al Governo che assuma tutte le iniziative perché si possa garantire ed estendere l'esercizio dei poteri della golden power con la previsione di partecipazione dello Stato italiano nell'azionariato oggetto dell'acquisizione, al fine di mantenere il controllo. Non è solo una questione di governance, è una questione di poter controllare la società, indirizzarla nei confronti del benessere dei servizi che deve garantire ai cittadini e mantenere questo controllo anche su tutti gli altri ambiti delle società pubbliche di interesse nazionale fra cui i trasporti, le telecomunicazioni, la gestione delle risorse pubbliche, la sicurezza.
  Noi chiediamo che il Governo assuma tutte le iniziative all'occorrente perché si possa prevedere che le organizzazioni e le società che acquisiscono pacchetti di quote delle nostre società pubbliche abbiano un'operatività sul territorio nazionale. Non è più possibile pensare che quelli che vengono definiti asset strategici, quelli che vengono definiti dei servizi fondamentali, oltre a essere svenduti, vengano svenduti non solo ai competitor internazionali di queste società, ma che queste società, acquisendo queste quote, non abbiano alcun interesse, se non quello speculativo di utilizzare quella quota al fine di aumentare la garanzia e aumentare l'operatività della società internazionale nel luogo dove è la società stessa. Nessuno può e deve usare il nostro Paese come un mercato di quote azionarie delle società pubbliche, come una vacca da mungere sistematicamente con dei governicchi sempre disposti a svendere le società a partecipazione pubblica. Il Governo Gentiloni, il vostro Governo, Governo fotocopia, non ne ho dubbi, non devo stare qui a dichiararlo, è talmente fotocopia di quello precedente, che nel grande esame dei dirigenti delle partecipate ha seguito ogni singolo passo secondo copione. È lo scacco matto delle partecipate. Il giglio magico, il giglio tragico, che non è appassito, ha deciso di riportare pezzi di Firenze, di quella Firenze vicina all'ex Presidente del Consiglio, all'interno diretto delle società pubbliche. Ed è così che si utilizza il Ministero dell'economia e delle finanze come segreteria degli affari generali ed economici di Renzi. Eravamo certi che il Governo nelle sue scelte non avrebbe mai utilizzato soli requisiti utili per una buona prassi, avrebbe dovuto e potuto fare un passaggio in più, ma in realtà non l'ha fatto.
  Questo Parlamento, questo Stato non è la casa del Governo, è la casa dei cittadini, le partecipate non sono l'albergo del Governo dove nominare ciclicamente ospiti di interesse governativo; quelle partecipate devono garantire servizi ai cittadini. Stiamo parlando di servizi inerenti la distribuzione dell'energia elettrica, della gestione dei trasporti, delle telecomunicazioni, delle infrastrutture tecnologiche del nostro Paese. Gestirle come se fossero l'appendice di un'azienda privata è fallimentare, ma soprattutto è diabolicamente sbagliato. Ci rendiamo conto che sono visioni completamente differenti, la lista dei dirigenti delle società pubbliche che abbiamo letto nelle scorse ore sui giornali è la dimostrazione di tutto ciò: aziende di grande rilevanza per l'economia del Paese, che sono state costruite grazie ai proventi delle tasse degli italiani, sono date in pasto al delirio di onnipotenza dell'ex Presidente del Consiglio. Descalzi viene confermato in ENI, nonostante sia sotto inchiesta proprio per la questione delle tangenti nigeriane, che è una di quelle esternalità di cui non Pag. 57si può fare a meno di ragionare quando si parla di partecipate pubbliche. Cioè, dal punto di vista economico, le partecipate pubbliche hanno senso proprio per andare a combattere quelle esternalità che oggi come oggi sono, per esempio, la corruzione a livello internazionale. E nonostante ci sia una situazione del genere, un'inchiesta del genere talmente pesante – perché sappiamo che è vero che per operare in quei Paesi le aziende pubbliche hanno distribuito danari ai «Governi», alle dittature di quei luoghi – permettete la conferma di una nomina del genere proprio in quella stessa partecipata.
  Ma andiamo oltre. Abbiamo l'immancabile Marcegaglia; su ENAV, conferma dell'amministratore delegato Neri; Starace confermato in ENEL; da Leonardo Finmeccanica esce Moretti ed entra Profumo, un banchiere senza alcuna – sembrerebbe – diretta competenza specifica, poi magari avrete modo in questi giorni di dire il contrario di tutto, ma penso che Profumo e la situazione di Profumo sia l'emblema di come ci sia bisogno per il Governo di scambiarsi le poltrone, di darle a chi rimane senza. Rispetto al vecchio giochino che noi facevamo da bambini, con la musica accesa attorno a delle sedie, avete fatto nuovo giochino per cui, al posto di togliere la sedia, a chi rimane senza la sedia viene regalata, aggiunta. Quindici anni in UniCredit e MPS, ma forse è proprio la correlazione con MPS che vi ha fatto aggiungere questa sedia, questa poltrona a Profumo. Perché Profumo ? È l'uomo giusto che può trasformare Finmeccanica in un succulento spezzatino da destinare ad altri ? Lo vedremo nei prossimi giorni. E poi, Fabrizio Landi, toscano esperto in sanità, dunque l'uomo giusto per occuparsi di difesa, soprattutto perché lo vuole Renzi, non perché sia a conoscenza di difesa. Come non essere grati infatti a un finanziatore della Leopolda, della Fondazione Open, se non garantendogli una succulenta poltrona come questa ? Confermate in ENEL il signor Bianchi, presidente della Fondazione Open, nonché consulente di quella Consip guidata dal famosissimo Marroni, quello dell'inchiesta che conosciamo ormai ben tutti. Matteo Del Fante, tanto per cambiare fiorentino, formatosi in J.P. Morgan – tanto per cambiare, anche la J.P. Morgan che torna a batter cassa –, in Poste, al posto di Caio, reo di non essere abbastanza renziano.
  L'elenco di questi petali del «giglio» che pian piano decadono e vanno a ricoprire ruoli pubblici in società pubbliche, è così esteso che ci vorrebbero almeno un paio di giorni per parlarne. Tutti al loro posto. Mentre il Presidente del Consiglio, Gentiloni, cosa fa ? Anche Gentiloni è stato accontentato, che credete: Luca Bader, capo della segreteria particolare dello stesso Gentiloni quando era Ministro degli affari esteri, nel consiglio di amministrazione di Leonardo. Dunque Renzi è in mobilità, ma la sua truppa se la passa effettivamente bene. Ecco che siamo invece noi, incompetenti, populisti, che secondo voi siamo arrivati qui senza avere una visione, che oggi vi dimostriamo che la nostra visione è agli antipodi rispetto alla vostra non visione. Noi pensiamo che ci volesse della meritocrazia in queste società pubbliche, ma soprattutto, ancor di più, che dovessero essere dichiarati prima gli obiettivi di quelle società pubbliche.
  Non si può pensare di dare le poltrone e poi aspettare che queste persone operino nell'interesse collettivo. Bisognava dichiarare quali erano gli interessi e gli obiettivi di quelle società pubbliche per lo Stato e poi scegliere in virtù di quegli obiettivi, ma questo non l'avete fatto, sono più importanti le poltrone che gli interessi per la società e per la collettività. Ed è per questo che, allora, tra i nostri impegni e nella nostra visione c’è anche una proposta seria per poter valutare ogni volta l'incompatibilità per coloro che, per esempio, abbiano un procedimento giudiziario, in particolar modo che coinvolga la società pubblica stessa, che abbiano già ricoperto l'incarico per due mandati, che abbiano superato un limite di età, che abbiano già operato come politici nel Parlamento italiano e in quello europeo magari la scorsa legislatura, e che oggi, o magari nel 2018 – o speriamo nel 2017 –, a fine legislatura, Pag. 58si ritrovino senza poltrone e vengano nominati nelle prossime società. Quello che stiamo chiedendo – e concludo, Presidente – è una questione di visione di società per il nostro Paese e non di una visione di Paese per le società pubbliche.

  PRESIDENTE. La ringrazio. In via del tutto eccezionale do la parola all'onorevole Tancredi, che illustrerà la mozione Lupi ed altri n. 1-01525 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

  PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Mi scuso per il ritardo, dovuto a un disguido; me ne assumo la responsabilità, mi scuso. Parlerò un minuto, non di più, proprio per dare un senso degli obiettivi che, anche alla luce dell'ultimo intervento, devono essere chiariti, perché questa questione non riguarda solo e soltanto le società pubbliche, riguarda gli asset strategici nazionali, su cui c’è una forte discussione in questo momento, una forte preoccupazione. Come si è detto negli interventi precedenti, che ho avuto modo di seguire in macchina grazie a RAI GR, lo Stato italiano si è dotato di una normativa nel 2012 (decreto-legge n. 21) e sono stati anche approvati i decreti attuativi, noi pensiamo che il problema e l'obiettivo di questa mozione non sia il protezionismo, non sia l'isolamento economico e finanziario: l'obiettivo è la reciprocità.
  È chiaro che, dove ci sono normative protettive, in altri Paesi, che proteggono i nostri interventi e le nostre imprese, lì ci devono essere analoghi strumenti normativi che consentano di proteggere i nostri asset. Presidente, l'illustrazione della mozione è sostanzialmente contenuta nelle sue premesse, che consegno formalmente all'Aula; dico che, invece, nella parte degli impegni, quello più importante, in questo momento – perché non voglio parlare di casi particolari, perché qui, ripeto, parliamo degli asset strategici a livello nazionale –, la parte importante della nostra mozione riguarda l'impegno ad allargare gli ambiti di applicazione della golden power anche alle imprese di carattere finanziario. Mi riferisco a banche, assicurazioni, intermediazione finanziaria, che sono oggetto, in questo momento, soprattutto nel corso di una delle più grosse crisi del dopoguerra, anch'esse di shopping e di compravendita. Dobbiamo assolutamente pensare che dobbiamo anche qui dotarci non di una normativa protezionistica, ripeto, ma di una normativa che ci consenta di metterci al pari con gli altri Paesi, che pure guardano ai nostri asset in maniera interessante. Questo non ci deve preoccupare, è una cosa buona, ma noi dobbiamo avere strumenti reciproci per regolare i nostri asset. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Zampa ed altri: Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 1658-B) (ore 15,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 1658-B: Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 16 marzo 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 16 marzo 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1658-B)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 59
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Barbara Pollastrini.

  BARBARA POLLASTRINI, Relatrice. Grazie, signor Presidente. Gentili sottosegretari, colleghe e colleghi, so che i ringraziamenti si porgono in conclusione, ma questa volta tengo a farlo all'inizio, perché il traguardo che stiamo per superare è frutto – lo voglio sottolineare – di tante e di tanti. Il mio pensiero va alle agenzie umanitarie, donne e uomini che scelgono di stare vicini all'altra faccia di un mondo sempre più unico e globale. Loro vivono il carico di miserie e ingiurie al corpo e alla vita di tanti ragazzi, di tanti bambini, ma insieme vedono anche un carico di speranze.
  Mi fa piacere in questo caso citare sigle di organizzazioni impegnate nei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che sollecitano, da anni – e lo voglio ripetere: da anni –, un provvedimento capace di riconoscere le tutele ai minori stranieri non accompagnati, dare regole e favorire anche così trasparenza e legalità. Mi riferisco a ActionAid Italia, Amici dei Bambini, Amnesty International-Sezione italiana, Caritas italiana, Centro Astalli e, ancora, il Consiglio italiano per i rifugiati, CNCA, il Comitato italiano per l'UNICEF, Comunità di Sant'Egidio, Emergency, Oxfam Italia, Terre des hommes Italia. E un grazie particolare a Save the children, collettore di aggiornamenti ed appelli perché un iter legislativo durato tre anni si possa finalmente completare.
  Voglio aggiungere la riconoscenza a quei sindaci ed amministratori virtuosi e più esposti, che stanno aiutando e aiutano a costruire un'accoglienza e ci hanno aiutato a costruire un testo equilibrato e utile. Indicazioni ci sono venute anche dai garanti per l'infanzia, da operatori sociali della giustizia e, naturalmente, dalle forze dell'ordine. Soprattutto, vorrei esprimere un'ammirazione per quelle famiglie che scelgono di allargare affetto e amore accogliendo nelle loro case chi è stato meno fortunato. Ho qui con me, oggi, una lettera appena ricevuta di una coppia che chiede quando e come la loro accoglienza verrà vissuta non solo dal sindaco e dal loro comune, ma dallo Stato, dalla Repubblica italiana, come un dono alla convivenza e alla civiltà.
  Colleghe e colleghi, signor Presidente e gentili sottosegretari, mi permetto di rinviare alla mia precedente relazione tenuta in quest'Aula il 24 novembre dell'anno passato, al dibattito e alle dichiarazioni di voto pronunciate da tutti i gruppi in quell'occasione. Lo faccio, lo voglio fare anche perché – e sono certa che mi perdonerete un'espressione poco adatta ad uno stile parlamentare – il bello della cosa è che questa proposta l'abbiamo davvero scritta a più mani, con una larga trasversalità, che va oltre i partiti e i gruppi che sostengono il Governo. Abbiamo discusso e lavorato assieme – noi, il PD e i gruppi di maggioranza, con i 5 Stelle, Sinistra Italiana, oggi, in parte, MDP –, ricercando da parte mia, da parte nostra, un contributo di tutto il Parlamento e ascoltando, sempre con rispetto e attenzione, anche le obiezioni e le contrarietà di altri gruppi che non si sono trovati in accordo con noi nel lavoro finale. In questo senso, un ringraziamento sincero voglio svolgere agli uffici della I Commissione che, con la loro serietà, testimoniano la professionalità che opera dentro questa nostra preziosa istituzione.
  Presidente, colleghe e colleghi, signora sottosegretaria e signor sottosegretario, siamo alla terza e mi auguro definitiva lettura della proposta di legge: mi riferisco al testo Zampa e di altre autorevoli firme approvato in prima lettura alla Camera nella seduta del 26 ottobre 2016 e, successivamente, dal Senato nella seduta del 2 marzo 2017. Durante l'esame del provvedimento in Senato sono state introdotte modifiche di carattere prevalentemente tecnico, modifiche relative, in particolare, Pag. 60alla copertura finanziaria di alcune disposizioni (articolo 17, 12, 16 e 21), nonché volte a specificare maggiormente l'ambito di applicazione (articolo 11).
  Più nel dettaglio, l'articolo 7 prevede che gli enti locali possano promuovere la sensibilizzazione e la formazione di affidatari per accogliere i minori non accompagnati in modo da favorire l'affidamento familiare in luogo del ricovero in una struttura di accoglienza ed è stata introdotta, a questo proposito, una clausola di invarianza finanziaria.
  L'articolo 11 estende alle regioni a statuto speciale l'istituzione dell'elenco dei tutori volontari; l'articolo 12 specifica il riferimento alle risorse del Fondo nazionale per le politiche ai servizi di asilo; gli articoli 16 e 17 quantificano il tetto di spesa per l'attuazione del diritto al minore di essere informato dell'opportunità di nominare un legale di fiducia e per il programma di assistenza alle vittime di tratta; l'articolo 21 riquantifica la spesa nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2017, anche allo scopo di utilizzare l'accantonamento del Ministero della giustizia.
  Come potete constatare, il testo approvato alla Camera non ha subito alcuna modifica sostanziale – lo voglio ribadire: alcuna modifica sostanziale –, è rimasto qual era nella sua interezza. In quest'Aula, abbiamo discusso ed approvato il testo: ne conoscete, dunque, il senso, la stesura e le finalità che, molto brevemente, mi permetto di rammentare. Appunto, raccontano dei diritti, delle tutele, ma, voglio dire, dei doveri dei minori stranieri non accompagnati e di regole per la trasparenza delle associazioni che si prenderanno cura dei minori stranieri accompagnati, delle famiglie che ne chiederanno l'affido, contenendo, infatti, il testo precisi riferimenti all'albo dei tutori, al riconoscimento dell'età dei minori e, innanzitutto, al fatto che una delle ragioni principali di questo provvedimento è che permetterà di accogliere questi minori, fin dall'inizio, in strutture a loro specificatamente dedicate e non nelle strutture miste, come è attualmente, che sono causa di tante incomprensioni, di altri dolori e di altre sofferenze.
  Per queste ragioni, mi permetto e per risparmiare un tempo alle colleghe e colleghi di chiederle, signor Presidente, di allegare il testo scritto di questa relazione, che conterrà una sintesi completa degli articoli dell'intero provvedimento che stiamo discutendo. Mi limito, per rispetto dei miei tempi, ad alcune valutazioni conclusive.
  Badate, per noi queste settimane saranno settimane simili a molte altre. Per altri, invece, con il voto definitivo alla proposta di legge, che io mi auguro ci sia nel più breve tempo possibile in quest'Aula, il calendario sarà ricordato come una tappa di vita e una tappa di pace. Quegli altri e quelle altre sono persone speciali: parlo di migliaia di ragazzi, bambini, ora anche ragazzine, che fuggono da guerre, fame, violenze. Una parte di loro è senza famiglia: alcuni, perché quel mare di sogno e di dolore si è ingoiato chi avevano di più caro; altri, perché proprio la loro mamma li ha messi sul barcone per dare quella sopravvivenza negata nella propria terra; altri ancora per aiutare economicamente famiglie davvero disperate; poi c’è chi potrebbe superare la miseria della fame e tenta una via perché sia riconosciuto un talento, la voglia di farcela.
  Per quanto ci riguarda tutto dipende dagli occhi con i quali scegliamo di guardare il cambiamento che attraversa il mondo. Se con le lenti che vedono in questo esodo giovane, davvero giovane, giovanissimo, pericoli e potenziali malfattori o se indossiamo semplicemente gli occhiali più giusti. E, allora, a questa migrazione adolescente daremo un titolo diverso: la chiameremo l'alba dell'umanità – come ha definito saggiamente Eraldo Affinati, anche recentemente –, un'umanità densa e complicata com’è la storia di tutta l'umanità. Lo siamo stati anche noi quando arrivavamo oltre oceano con le valigie, le donne con il foulard in testa.
  Questa pagina di storia è persino, però, più dolorosa di quella che hanno attraversato Pag. 61generazioni prima della mia, più difficile, più segnata: magari lo è, perché anche questo avviene, perché scortata, nell'avvicinare le nostre terre, da stupri e inferni tanto difficili da raccontare che spesso inducono quelle giovani vittime al silenzio per la paura e per la vergogna, per molti mesi, quando arrivano nel nostro Paese. Arrivano, a seconda dei momenti, da Egitto, Afghanistan, Siria, Nigeria, Eritrea, Somalia e altre terre ancora; solo nel 2016, il numero degli adolescenti in fuga e giunto sulle nostre coste è raddoppiato rispetto all'anno precedente. I dati del Ministero quantificano in circa 26.000 i minori stranieri non accompagnati, cioè il 14,2 per cento dei migranti sbarcati. Di loro – e il dato dovrebbe farci sobbalzare –, durante questi anni, oltre 6.000 risultano irreperibili, scomparsi nel nulla, missing e dietro quel nulla agiscono strutture criminali, mafie, sfruttamenti, schiavitù sessuali, persino vendite di organi. Tuttavia, insieme a questo, credetemi, vi sono tante storie di salvezza, integrazione, serenità ritrovata, di riuscita. Allora, intanto, voglio dire un ultimo grazie a quei media, a quelle televisioni, a quei registi, a quelle donne e uomini della cultura che hanno saputo tenere accesi i riflettori e ci hanno raccontato quelle vite e quelle storie, siano essi bambini siriani uccisi o trasformati in militari a tredici anni, e quelli che riescono a salvarsi scappano verso la nostra terra, siano quelli con le mani blu per le tinture assorbite in una giornata di lavoro velenosa e lunghissima, siano le spose bambine che hanno denunciato, con un coraggio straordinario, la loro condizione o le nigeriane schiave.
  Ecco, Presidente, e mi avvio a concludere, vogliamo questa legge, semplicemente per essere in coerenza con i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e della Carta europea dei diritti della persona e per onorare il valore della persona e della dignità umana, cioè i cardini della nostra Costituzione. Nella stesura della norma l'ambizione è stata tentare un equilibrio nella sfera dei diritti, in primo luogo – l'ho appena detto – i diritti umani e civili dei minori. Ma ecco il punto che non vorrei venisse trascurato: il diritto alla sicurezza delle città e quello alla trasparenza e alla legalità, perché non ci sfugge il bisogno di sicurezza in questo passaggio inquieto dell'universo globale. C’è chi descrive la nostra come l'epoca delle retroutopie, di una democrazia che sta perdendo di senso perché ha smarrito il suo senso, quello cioè di ridurre le diseguaglianze, le povertà e allargare i diritti, le opportunità, il contrasto a ogni discriminazione. Sarà anche perché sono una donna, ma preferisco stare dalla parte della speranza e lavorare perché nel conflitto tra passioni tristi e passioni positive prevalgano le seconde. Sollecitare, come sta avvenendo, un contrasto, un conflitto tra poveri produce danno, dare di più in regole, prevenzione e cittadinanza produce doveri e sicurezza; accogliere e accompagnare questi ragazzi non porta il via il pane agli altri ragazzi, ecco perché serve una legge. Poi io lo so, una legge, e ho finito, non è mai tutto, cultura e società fanno la differenza e decisivi sono i Governi e le istituzioni, decisivo è un programma di cooperazione, corridoi umanitari per donne e per bambini. L'Italia e la Grecia non possono e non devono essere lasciate sole, ma l'Italia e la Grecia, incrocio di civiltà e mescolanza, hanno l'autorevolezza della storia per ricordare all'Europa che dai muri nascono muri, dagli egoismi nascono le tragedie. Mercoledì – e ho finito, Presidente – il Presidente Mattarella sarà in quest'Aula per celebrare i sessant'anni dei Trattati europei. Egli stesso, in più occasioni, ci ha invitato ad agire immediatamente per i diritti degli adolescenti. Papa Francesco ha richiamato le coscienze a non rimuovere lo strazio di bambini e di una gioventù che soffre ingiustizie e soprusi.
  Allora, pensando alla coscienza di tanti credenti o non credenti, anche con questa umile proposta di legge noi vorremmo mettere un piccolo tassello nel libro infinito della dignità umana che dobbiamo continuare, giorno per giorno, a costruire (Applausi).

Pag. 62

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.
  È iscritta a parlare l'onorevole Roberta Agostini. Ne ha facoltà.

  ROBERTA AGOSTINI. Grazie, Presidente. Finalmente, è proprio il caso di usare questa parola, arriva in Aula per l'approvazione definitiva una legge utile, una legge importante che ha l'obiettivo di dare una risposta organica a un problema che non è un'emergenza, ma che segna un vero e proprio passaggio d'epoca, quello dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia fuggendo da guerre, da fame, da miserie e da violenze. Questo è un grande tema che mette alla prova le radici della nostra civiltà, la sua capacità di accogliere, di sostenere, di integrare. È un tema che mette alla prova i principi di giustizia, di eguaglianza, di solidarietà, sui quali si fonda la nostra Costituzione, ma anche sui quali si fondano molti trattati internazionali, a partire da quella Convenzione di New York sui diritti del fanciullo che rappresenta la bussola per garantire tutela dei minori senza nessuna discriminazione. Nel 2016 abbiamo avuto un record di arrivi, secondo il Ministero dell'interno: 17.373; erano 11.921 a dicembre 2015, è un trend in crescita negli ultimi anni. La maggioranza dei ragazzi è ospitata in strutture d'accoglienza, la maggior parte di età compresa tra i 15 e i 17 anni; provengono dall'Egitto, dal Gambia, dall'Eritrea, dalla Nigeria. A dicembre del 2016, sempre secondo il sito del Ministero dell'interno, sono 6.561 i minori scomparsi. Già nella scorsa legislatura, il Parlamento, nel 2008, aveva deliberato un'indagine conoscitiva e aveva approvato un documento conclusivo, riscontrando un quadro di grande gravità sociale, ma nel 2015 Europol ha lanciato un allarme rispetto a 10.000 minori scomparsi dopo il loro arrivo, probabilmente finiti nelle mani di una rete criminale che ha sfruttato persone deboli e ricattabili, i minori più degli adulti, spesso oberati da debiti ingenti contratti con i trafficanti per la traversata, oppure, ancora, fuggiti per raggiungere amici e parenti in altri Paesi europei. Gli episodi di cronaca di cui siamo costretti a leggere quotidianamente sulle pagine dei giornali sono indegni, io credo, dei Paesi civili: ragazzi e ragazze costretti a prostituirsi, vittime di tratta, impiegati nel commercio o in agricoltura, ridotti in schiavitù, sottratti alla scuola e a un percorso di inserimento sociale. In questo contesto difficile, che è un contesto globale, un contesto europeo, l'Italia ha svolto un ruolo molto importante, improntato alla salvaguardia della vita umana, al salvataggio di tante persone, di tanti uomini, donne e ragazzi. Eppure, noi dobbiamo, l'Italia e l'Europa, ancora compiere un salto di qualità nelle politiche di accoglienza. Non partiamo da zero, c’è una rete di associazioni di volontariato impegnate sul territorio e c’è un lavoro importante delle forze dell'ordine, dei rappresentanti delle istituzioni, della Marina, degli amministratori, dei sindaci che in molti casi hanno saputo costruire quella rete di accoglienza indispensabile per garantire i diritti umani fondamentali delle persone e dei minori. Questa legge mira a rafforzare questa rete e questo lavoro, a rendere più solida, più organica la risposta che le istituzioni devono offrire al problema che i minori migranti ci pongono. Per costruire un modello di accoglienza c’è bisogno di mettere in campo risorse e strumenti, di riconoscere l'uguaglianza delle condizioni tra i minori, di rendere concreto il diritto alla salute, all'istruzione, ad avere una famiglia, a non essere respinti alla frontiera. Si riconosce un diritto dovere all'integrazione, alla costruzione di un percorso di autonomia previsto proprio nel testo. Le misure concrete che sono elencate, previste nel testo, sono molto importanti, una per una, perché disegnano un modello fondato sull'accoglienza diffusa, sul ruolo dei sindaci e dei comuni, del volontariato e della comunità, come testimonia anche la scelta importante dell'affido.
  Bisogna dare una risposta e una speranza ai ragazzi e alle ragazze, perché quella risposta è la più efficace risposta alle politiche di odio e di terrorismo che Pag. 63infiammano il Medio Oriente, che infiammano l'Europa e che infiammano il mondo ed è la risposta più efficace per sottrarre spazio alla criminalità organizzata.
  Dobbiamo passare dalla logica dell'emergenza a quella, appunto, della definizione di reti, di competenze, di risorse e della cooperazione tra soggetti diversi perché non c’è sicurezza senza giustizia e senza inclusione sociale. Non rinunciamo ad agire sulle cause dei flussi migratori. Dunque, serve una politica di pace e di cooperazione con i Paesi del Mediterraneo; serve un'Europa consapevole della posta in gioco e del suo ruolo di attore globale; servono i corridoi umanitari per fare arrivare le persone, che scappano dalle guerre e dalla fame, in condizioni più umane e più sicure; infine, bisogna superare la criminalizzazione della clandestinità, che è all'origine di altri e più gravi problemi.
  Leggiamo molte storie sui quotidiani che ci colpiscono e che chiedono di rendere più moderno e di aggiornare il nostro quadro normativo, di renderlo insieme più rispondente alle moderne ingiustizie. Io ne cito solo uno di questi casi che mi ha colpito e che era qualche giorno fa sulle pagine della Repubblica: si tratta della bimba ivoriana di quattro anni che la madre ha imbarcato per sfuggire alla pratica barbara della infibulazione. Adesso questa bambina è qui, è in Italia, è da sola; ha solo quattro anni e quasi non riconosce più la sua mamma al telefono, quando viene contattata. Io credo che sia un caso che colpisce, che ci ha colpito tutti, e che indica come dobbiamo continuamente aggiornare anche i nostri strumenti per declinarli anche su casi concreti come questo.
  Questo provvedimento che finalmente è all'esame della Camera – e io mi auguro che venga approvato in tempi rapidi – offre una risposta, offre una soluzione, offre un quadro integrato di interventi, offre una strategia e un modello e, quindi, noi voteremo a favore ma, insomma, ci sarà modo poi nella dichiarazione di voto di esprimere anche altre argomentazioni e ci auguriamo che, con il consenso di tutti, possa essere approvato nel più rapido tempo possibile. Le leggi poi non vanno semplicemente approvate. Io credo che anche una legge come questa vada costantemente seguita, monitorata e implementata per adeguarla ai problemi concreti e alla sfida epocale che l'immigrazione e l'arrivo di tanti ragazzi stranieri, che sono, io credo, una ricchezza per la nostra società e non semplicemente un problema, ci pongono (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci apprestiamo ad esaminare la proposta di legge n. 1658, a prima firma dell'onorevole Sandra Zampa. È un provvedimento molto importante di cui è relatrice la collega Barbara Pollastrini che è veramente stata una madrina di questa proposta di legge particolarmente importante. È una proposta di legge che non riguarda soltanto i minori stranieri che arrivano nel nostro Paese non accompagnati dai genitori, ma riguarda la nostra civiltà e la qualità della nostra stessa società.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 16,05)

  MARILENA FABBRI. Ci sono voluti più di tre anni per fare arrivare questo provvedimento in Aula grazie alla determinazione e perseveranza, appunto, delle colleghe Zampa e Pollastrini ma anche del sottosegretario Manzione e delle stesse associazioni che ricordava prima la relatrice, che hanno accompagnato questo provvedimento e ne hanno ogni giorno sottolineato ed evidenziato la necessità. È un provvedimento, ormai arrivato alla sua terza lettura, che auspichiamo possa trovare in fase di discussione e di approvazione una maggioranza ampia e trasversale, come è avvenuto già nella sua prima lettura in questa Camera.Pag. 64
  Il tema dei minori che giungono in Italia non accompagnati è purtroppo parte del grande problema dei flussi di migranti che ogni giorno da diversi anni giungono sulle coste italiane. È un problema che non solo ha profonde ripercussioni sociali e politiche all'interno del nostro Paese ma che soprattutto suscita reazioni emotive in gran parte della popolazione, in parte stimolate dalla solidarietà e dallo spirito di accoglienza delle tante associazioni, persone e istituzioni che in questi anni, appunto, hanno dato accoglienza anche in situazioni di fortuna a queste persone, ma che anche suscitano in parte paura, una paura che vede nel migrante che arriva un rischio di aggressione, di degrado o di competizione economica.
  Da molti anni l'Italia affronta l'accoglienza delle persone straniere di minore età non accompagnate in termini di emergenza. In Italia esistono esperienze di eccellenza nell'accoglienza delle persone di minore età migranti ma, nonostante l'impegno di tanti sia all'interno delle istituzioni che nelle reti associative e di volontariato, ancora oggi i diritti essenziali delle persone straniere di minore età non accompagnate non sono sempre rispettati, come già le colleghe prima di me evidenziavano. Dal diritto al riconoscimento della minore età a quello ad un'accoglienza decorosa, dal diritto alla nomina di un tutore alla possibilità di essere ascoltati nelle scelte che li riguardano, di questo tale proposta di legge si occupa. Infatti, gli obiettivi principali di questo provvedimento sono innanzitutto quello di affermare il principio generale del divieto di respingimento alla frontiera dei minori e quello di armonizzare le procedure di identificazione e di accoglienza nell'intero territorio nazionale, rendendole consone all'età del minore. In tal modo, anche attraverso un censimento dei minori entrati in Italia, si potrà giungere alla realizzazione di un'anagrafe che possa poi seguire gli spostamenti dei minori sia in Italia che in Europa, anche al fine di evitare loro successive identificazioni ma anche, come veniva ricordato, la loro sparizione.
  Dalla procedura per accertare la minore età agli standard dell'accoglienza, dalle indagini familiari con il rimpatrio assistito alla promozione dell'affido familiare e alla figura del tutore volontario, dalle cure sanitarie all'accesso all'istruzione, dal permesso di soggiorno per minore età alla conversione del permesso alla maggiore età alle condizioni già previste dalle leggi in vigore, questo provvedimento contiene tutti i tasselli fondamentali di una buona integrazione anche nel nostro Paese. Infine, potrà permettere di superare la fase emergenziale di gestione di questo flusso, stabilendo le competenze e le responsabilità dei diversi attori coinvolti per costituire strutture governative di prima accoglienza dedicate ai minori e per poi passare alle strutture di seconda accoglienza, a prescindere dalla richiesta di protezione internazionale. Infatti, nel delicato campo della convivenza in una società sempre più multietnica, sentirsi discriminati a qualsiasi titolo nell'età della costruzione della propria identità personale non agevola l'integrazione e la coesione sociale, anzi può creare tensioni contro le quali oggi dobbiamo fare ogni sforzo.
  Misure specifiche sono poi previste nel caso dei minori non accompagnati vittime di tratta o dei richiedenti protezione internazionale. Nel solo 2016, come veniva già ricordato, più di 26 mila ragazzi e ragazze, anche giovanissimi e con meno di dieci anni, sono arrivati da soli via mare in Italia. Sono più del doppio rispetto al 2015, quando erano 12.660. Tantissimi hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, nelle mani dei trafficanti per cercare la felicità e l'unico futuro possibile in Europa. Le strutture temporanee di accoglienza, secondo il Ministero dell'interno, hanno gestito lo scorso anno circa 700 minori al giorno. Sono numeri che danno l'idea di quanto sia complesso il sistema di accoglienza che, tenuto conto del numero massiccio di arrivi, ne rende di fatto quasi impossibile l'organizzazione per un solo Paese. Questi ragazzi affrontano viaggi interminabili, superano difficoltà di ogni genere e partono Pag. 65sapendo di dover rimborsare i soldi agli scafisti con il solo obiettivo di ricongiungersi a familiari o amici che, in molti casi, non vivono nemmeno nel nostro Paese e per questo spesso si danno alla fuga. Hanno alle spalle viaggi che talvolta sono durati anni; spesso arrivano in Italia dopo aver vissuto violenze di ogni tipo. In queste condizioni essi possono essere facili prede dei circuiti di illegalità, soprattutto se non si attiva, fin dal momento del loro arrivo, una rete coordinata e seria di protezione e di sostegno.
  Negli ultimi anni il flusso maggiore di persone straniere di minore età non accompagnate proviene principalmente da Paesi quali l'Afghanistan, il Bangladesh, l'Egitto, la Tunisia, la Nigeria, la Somalia e l'Eritrea e negli ultimi mesi la Siria. Si tratta soprattutto di adolescenti di età compresa fra i 16 e i 18 anni prevalentemente maschi, ma vi sono anche ragazzi più piccoli, anche di 13 e 14 anni, e ragazze provenienti soprattutto dalla Nigeria. Il nostro Paese, come è noto, è risultato essere tra i più esposti. Salvo pochissime eccezioni, questi ragazzi sono fortemente determinati a raggiungere il più in fretta possibile altri Paesi europei dove si sono già integrati familiari o amici. Per farlo sono disposti a correre gravi rischi di violenza e sfruttamento. È invece indispensabile assicurare loro una strada legale protetta per il trasferimento verso altri Paesi dell'Unione europea.
  Dobbiamo sempre tenere a mente che stiamo parlando di bambini e bambine che, anche se entrati in Italia senza visto, in maniera irregolare, sono titolari di diritti riconosciuti nel nostro ordinamento, con la legge di ratifica della Convenzione di New York del 1989.
  La tutela dei minori, quindi, per il solo fatto di essere tali, permette loro di ottenere un permesso di soggiorno per minore età. L'approvazione di questo provvedimento rappresenta un grande segnale di civiltà, di cui il Paese ha bisogno. Questi numeri, d'altra parte, sono destinati ad aumentare, se non si interviene in modo incisivo e risolutivo in quei Paesi dove i genitori, madri e padri, sono costretti a vendere tutti i loro beni, per potere dare una possibilità di sopravvivenza ai loro figli. Sono madri e padri esattamente come noi, che costringono i loro figli a salire su imbarcazioni fatiscenti, non avendo alcuna certezza, ma solo una vaga speranza di un futuro più giusto e migliore di quello offerto nei loro Paesi di origine.
  Mi auguro, pertanto, che quest'Aula sappia interpretare e tradurre in norma questo bisogno. La nostra risposta migliore, come società progredita, è quella di compiere un grande passo in avanti nel campo dell'integrazione dei giovani e giovanissimi stranieri presenti in Italia, perché, da persone in cerca di aiuto e speranza, sapranno diventare una grande risorsa e portatori di innovazione per sé e per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Nesci, salutiamo gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Torchiarolo, in provincia di Brindisi, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.
  È iscritta a parlare l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Parliamo di minori stranieri non accompagnati, cioè quei minori che arrivano completamente soli nel nostro Paese. Sono fuggiti da miserie, quando non da violenze e da persecuzioni. I minori stranieri, anche se entrano irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, che il nostro Paese ha recepito soltanto nel 1991.
  Questa stabilisce, quindi, che ogni decisione in merito ai minori deve essere presa tenendo conto del principio del superiore interesse del minore. E ciò vale per tutti i minori, anche per gli stranieri non accompagnati. Tra i diritti sanciti da questa Convenzione, c’è quello alla salute, all'istruzione, all'unità familiare, alla tutela dallo sfruttamento.
  Purtroppo, i diritti dei minori, però, vengono violati da prassi e le disposizioni amministrative spesso, legate al modo in Pag. 66cui si affronta la questione, non riescono a garantirli. Questo perché molto spesso, soprattutto in Italia, c’è stata sempre una gestione in termini emergenziali. Ecco perché c'era la necessità di questo provvedimento.
  Ad oggi sussistono delle criticità che questo testo vuole superare, criticità che voglio, appunto, esplicitare, perché si verifica oggi l'allontanamento volontario di migliaia di minori giunti sulle nostre coste e di questi si perdono le tracce. Il rischio – è stato già detto – è che finiscano nel circuito della criminalità organizzata, dell'abuso, dello sfruttamento e della violenza, nel traffico degli esseri umani e della prostituzione. Accade anche perché il sistema dell'accoglienza attuale è sbagliato e incapace di risposte concrete.
  Poi sottolineo un'altra criticità: l'inefficienza e il sovraffollamento delle strutture di prima accoglienza. La struttura di prima accoglienza, appunto, come dice il termine stesso, dovrebbe servire alle primissime necessità: quindi, a effettuare i controlli sanitari, identificare ed accertare l'età anagrafica, qualora i minori non siano in possesso dei documenti. Molto spesso accade, invece, che rimangono nei centri di prima accoglienza o addirittura negli hotspot, per esempio, a Pozzallo, o in tendopoli improvvisate, come ad Augusta, in condizione di promiscuità con gli adulti, situazione che non dovrebbe essere assolutamente tollerata e che, invece, è una prassi consolidata.
  Poi si sono verificati, ad oggi, sempre tempi lentissimi di trasferimento nelle comunità di lunga permanenza o negli SPRAR. Ciò è legato principalmente alle difficoltà di individuare tempestivamente la struttura che abbia i posti disponibili per poterli ospitare.
  Manca anche un sistema informatico a livello centrale, che permetta di inserire tutte le strutture e di individuare quelle con posti disponibili. Noi avevamo una nostra risoluzione, che chiedeva esplicitamente questo, a prima firma Dadone.
  Poi vi è un'altra criticità, alla quale mette mano questo provvedimento, cioè i tempi lunghi per l'individuazione dei tutori. È per questo motivo che spesso i sindaci e gli assistenti sociali dei comuni, soprattutto delle città di approdo, si ritrovano ad essere tutori di decine, se non centinaia, di minori stranieri non accompagnati. Ma il ruolo del tutore è, invece, molto importante, perché ha il compito di soddisfarne le esigenze legali, sociali e sanitarie, ma anche di aiutare il minore nella presentazione della richiesta d'asilo.
  Poi altre difficoltà sono quelle di individuare con certezza l'età anagrafica del presunto minore, perché è prassi che molti giovani, privi di documenti, dichiarino di essere minorenni, perché a questi è riservato, appunto, un sistema di accoglienza almeno in teoria diverso. Diventa necessario, quindi, effettuare l'esame radiografico del distretto mano-polso: in realtà non perfettamente attendibile, poiché ha un margine di errore di due anni, per eccesso o per difetto. Anche in questo provvedimento, si sottolinea che prevale comunque il superiore interesse del minore e, quindi, di fronte all'incertezza, si preferisce comunque considerarlo un minorenne.
  Quindi, ribadisco e dichiaro apertamente che il lavoro che è stato svolto in Commissione è stato davvero intenso e approfondito. Per questo ringrazio la dedizione e anche la lucidità, con cui i miei colleghi Dadone, Brescia, Colonnese, Lorefice, nelle varie Commissioni di competenza, hanno inteso affrontare questo provvedimento.
  Tra l'altro, le osservazioni del MoVimento 5 Stelle sono entrate a fare parte del testo che oggi discutiamo in quest'Aula, tramite emendamenti che sono stati condivisi da tutti gli altri gruppi parlamentare. È per questo motivo, quindi, che noi voteremo favorevolmente.
  Vorrei indicare analiticamente e velocemente le peculiarità di questa proposta di legge e, quindi, spiegare perché effettivamente crediamo sia un testo valido. Infatti, finalmente si giunge ad una disciplina organica di questi temi, riguardanti i minori stranieri non accompagnati. Si fa finalmente ordine sulle competenze, le funzioni e anche le risorse tra Stato, regioni, comuni ed associazioni, in modo Pag. 67da avere una gestione comunitaria della questione su tutto il territorio nazionale. L'esigenza, quindi, di questo intervento era davvero impellente.
  Sono state svolte poi diverse audizioni. I lavori sono anche stati seguiti dal tavolo composto dal Ministero dell'interno, dalle regioni e dai comuni. Finalmente sono state sbloccate anche le risorse necessarie a rendere concreto questo provvedimento, perché da lungo tempo era in atto un braccio di ferro, in particolare tra il Governo e i comuni, proprio per la gestione di questi minori, spesso in carico ai comuni, con tutte le difficoltà che ne derivano.
  Poi altri punti salienti sono l'ampliamento e, per così dire, la resa unitaria della nozione di minore straniero non accompagnato, facendovi rientrare anche il minore non accompagnato richiedente asilo, perché finora era escluso dalla definizione normativa.
  Si conferma il divieto di respingimento alla frontiera per i minori e si ammette la possibilità di rinviare il minore nel Paese di provenienza, non solo per ragioni di ordine pubblico e sicurezza, ma anche qualora sia accertato il superiore interesse del minore al riaffidamento ai genitori. Si introducono nuove disposizioni sulle modalità di contatto e di informazione nei riguardi dei minori ai valichi di frontiera, nonché sul diritto ad un servizio di prima accoglienza e all'accompagnamento in una struttura di prima accoglienza, che dovranno possedere requisiti specifici, da determinare con un apposito decreto ministeriale.
  Poi rende omogenee le procedure di segnalazione e introduce una procedura unica di identificazione e di accertamento del minore straniero non accompagnato. Istituisce il sistema nazionale di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati e responsabile, quindi, dell'intera gestione della fase di accoglienza. Si istituisce anche una sezione dedicata ai minori, all'interno delle commissioni territoriali già esistenti. Si integra la disciplina vigente, che prevede l'apertura della tutela, ad opera dell'autorità giudiziaria, con disposizioni tese a promuovere l'istituto dell'affidamento familiare e a rafforzare lo svolgimento delle indagini familiari. Si prevede anche la costituzione di un tavolo tecnico di coordinamento presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con finalità di indirizzo delle politiche di protezione dei minori stranieri non accompagnati.
  Infine, intendo sottolinearlo, anche all'interno di questo provvedimento si specifica che il nostro Paese deve promuovere ed intensificare la cooperazione europea ed internazionale, in particolare attraverso lo strumento degli accordi bilaterali ed il funzionamento di programmi di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di origine perché altrimenti nel lungo periodo la gestione non solo di questi minori ma di tutti i flussi migratori nel nostro Paese sarà impossibile e difficoltosa. Approfitto dell'attenzione dell'Aula verso questi temi per ribadire che forse bisognerebbe anche prestare attenzione riguardo alla concentrazione dell'accoglienza di questi minori stranieri non accompagnati in alcune regioni. Ad esempio, la Sicilia ad oggi raccoglie circa un terzo del totale di questi minori presenti in tutta Italia, quindi servirebbe in realtà un meccanismo di distribuzione dell'accoglienza tra le regioni. Inoltre anche da quest'Aula dovrebbe arrivare un sollecito, una parola di vicinanza ai prefetti ed agli uffici competenti affinché davvero vengano effettuati i controlli nelle strutture che accolgono questi minori e i migranti in genere e quindi siano verificati non solo gli standard di accoglienza ma soprattutto la gestione delle risorse che sono impiegate in queste dinamiche e che spesso rientrano negli interessi e negli appetiti della criminalità organizzata. Quindi è necessario che il Governo e il Parlamento tutto non dimentichino mai, dietro le situazioni di disagio e di disperazione alle quali con questo provvedimento si mette mano, di tener sempre conto del ruolo purtroppo svolto dalla criminalità organizzata nei territori, altrimenti molte delle nostre leggi e delle nostre proposte vengono poi vanificate (Applausi).

Pag. 68

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente, veramente poche parole rispetto a quanto è stato già espresso. Gli auspici sono due: il primo è che l'Aula in maniera veloce proceda all'approvazione di questa proposta di legge necessaria. Così come hanno ribadito tutti i colleghi che mi hanno preceduto con le motivazioni che sono state espresse, essa è pressoché indispensabile rispetto anche al fenomeno dei flussi migratori, fenomeno a cui – è fin troppo evidente – dovremo abituarci sempre di più perché non è solo nelle nostre mani. L'altro auspicio riguarda il fatto che in quest'Aula, quando si è discusso di immigrazione, spesso e ben volentieri ci sono state polemiche che hanno raggiunto anche tassi abbastanza notevoli. Mi auguro che almeno su questo provvedimento non ci siano polemiche, che ognuno dica ed esprima le proprie valutazioni in riferimento alle varie posizioni ma che, per una volta tanto non vi siano polemiche se si discute di immigrazione, soprattutto della protezione di minori stranieri non accompagnati, di un problema che riguarda persone deboli, estremamente delicato e in merito al quale gli aspetti che sono stati qui ricordati sono tutti importanti uno più dell'altro. Immagino che tutte le questioni possano essere superate attraverso regole un po’ più precise, tutele un po’ più precise e protezione sicuramente in base a quanto è disegnato e prevede la proposta di legge. È importante inoltre, signor Presidente, che si dia veramente attuazione a quanto previsto dall'intera proposta di legge perché spesso e ben volentieri, per una serie di situazioni che si innescano nell'attuazione dei provvedimenti e delle disposizioni che approviamo, molti punti rimangono in parte inattuati.
  Per questo motivo ritengo oggi importante che si sia arrivati all'approvazione del provvedimento e l'auspicio è che vi sia anche uno sviluppo molto forte in particolare da parte dell'Europa, che non dà il contributo che questo problema merita veramente, perché almeno in riferimento alla situazione della protezione dei minori stranieri non accompagnati si dia una spinta un po’ più forte alla cooperazione, agli accordi bilaterali che sono fondamentali perché si possano veramente raggiungere obiettivi veri. Penso che sarà un provvedimento utile e importante soprattutto per il nostro Paese perché sicuramente determina un punto non solo di civiltà ma anche di quello che possono essere veramente i rapporti di un Paese civile, di un Paese moderno che ha come obiettivo il rispetto soprattutto del valore umano e della vita (Applausi).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 1658-B)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice Pollastrini, se crede. Ha esaurito il tempo, faremo una replica...

  BARBARA POLLASTRINI, Relatrice. Intervengo proprio per un secondo perché volevo solo dire che gli interventi delle colleghe Fabbri, Agostini, Nesci e ora del collega Palese, hanno detto meglio di quanto io avessi saputo dire dei contenuti e del senso della proposta di legge e quindi li ringrazio. Condivido il loro appello che la nostra Camera possa approvare in tempi non rapidi ma rapidissimi un provvedimento tanto atteso e ho preso la parola anche per ringraziare il sottosegretario Manzione che ha seguito il provvedimento, se posso aggiungere, con quel pizzico di sensibilità e di attenzione in più che ritengo sempre una cosa buona nella politica, insieme alla professionalità e alla trasparenza. Ci abbiamo creduto in tanti e speriamo di fare una cosa bella non tanto per noi ma per quelle ragazze e bambine, perché ai miei occhi sono proprio bambini e bambine, che ripongono speranze nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

Pag. 69

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Il Governo auspica una rapida approvazione del testo di legge.

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Sono così esauriti i punti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 marzo 2017, il deputato Toni Matarrelli, già iscritto al gruppo parlamentare Misto-Alternativa Libera-Possibile, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Annunzio della cessazione di una componente politica e formazione di una nuova componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito del venir meno dei requisiti previsti dall'articolo 14, comma 5, del Regolamento, la componente politica «Alternativa Libera-Possibile» è da ritenersi sciolta.
  Comunico altresì che, a seguito della richiesta pervenuta in data 20 marzo 2017, è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, la formazione della componente politica denominata «Alternativa Libera-Tutti insieme per l'Italia» nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, cui aderiscono i deputati Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni, Tancredi Turco.
  Il deputato Massimo Artini, con lettera in pari data, è stato designato quale rappresentante della nuova componente.
  Comunico, inoltre, che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera in data odierna, ha reso noto che il deputato Massimo Artini è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica «Alternativa Libera-Tutti insieme per l'Italia». Conseguentemente i deputati Beatrice Brignone, Giuseppe Civati, Andrea Maestri e Luca Pastorino risultano iscritti al gruppo Misto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 21 marzo 2017, alle 11:

  1. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   TURCO: Modifiche alle disposizioni per l'attuazione del codice civile in materia di determinazione e risarcimento del danno non patrimoniale (C. 1063-A).
  — Relatori: Dambruoso, per la maggioranza; Bonafede, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 (C. 4286-A).
  — Relatrice: Braga.

  3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   MANTERO ed altri; LOCATELLI ed altri; MURER ed altri; ROCCELLA ed altri; NICCHI ed altri; BINETTI ed altri; CARLONI ed altri; MIOTTO ed altri; NIZZI ed altri; FUCCI ed altri; CALABRÒ e BINETTI; BRIGNONE ed altri; IORI ed altri; MARZANO; MARAZZITI ed altri; Pag. 70SILVIA GIORDANO ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. (C. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A).
  — Relatori: Lenzi, per la maggioranza; Calabrò, di minoranza.

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 2036 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Slovenia sulla linea del confine di Stato nel tratto regimentato del torrente Barbucina/Čubnica nel settore V del confine, fatto a Trieste il 4 dicembre 2014 (Approvato dal Senato) (C. 4109).
  — Relatore: Gianni Farina.
  5. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 116-273-296-394-546 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PALMA; ZANETTIN ed altri; BARANI; CASSON ed altri; CALIENDO ed altri: Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2188-A).
   e delle abbinate proposte di legge: DAMBRUOSO ed altri; COLLETTI ed altri (C. 1442-2770).
  — Relatori: Marco Di Maio (per la I Commissione) e Verini (per la II Commissione), per la maggioranza; Sisto, di minoranza.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01525, Palese ed altri n. 1-01545, Sorial ed altri n. 1-01546 e Franco Bordo ed altri n. 1-01548 concernenti iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.

  7. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   ZAMPA ed altri: Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 1658-B).
  — Relatrice: Pollastrini.

  8. – Seguito della discussione delle mozioni Dell'Aringa, Palladino ed altri n. 1-01319, Cominardi ed altri n. 1-01533, Palese ed altri n. 1-01534, Sberna ed altri n. 1-01535, Placido ed altri n. 1-01538, Simonetti ed altri n. 1-01539, Rizzetto ed altri n. 1-01541 e Francesco Saverio Romano ed altri n. 1-01543 concernenti iniziative in materia di politiche attive del lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego.

  9. – Seguito della discussione delle mozioni Santerini, Cimbro, Scopelliti ed altri n. 1-01435, Altieri ed altri n. 1-01536, Molteni ed altri n. 1-01537 e Quartapelle Procopio, Monchiero ed altri n. 1-01547 concernenti iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo.

  La seduta termina alle 16,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CHIARA BRAGA (A.C. 4286-A)

  CHIARA BRAGA, Relatrice. (Relazione – A.C. 4286-A). Onorevoli colleghi, l'Assemblea della Camera inizia oggi l'esame del decreto-legge n. 8 del 2017, che reca nuove misure urgenti in favore delle popolazioni colpite dalla crisi sismica iniziata il 24 agosto 2016 e proseguita nei Pag. 71mesi successivi del 2016 e nell'anno in corso. La situazione eccezionale, legata al protrarsi delle scosse e anche alle recenti avversità atmosferiche legate alle precipitazioni nevose, sta determinando nei territori interessati notevoli difficoltà.
  Il decreto in esame contiene una serie di misure in vari ambiti, volte ad accelerare i procedimenti in corso e la realizzazione degli interventi delle strutture d'emergenza e degli edifici scolastici, a sostenere le fasce deboli della popolazione, a potenziare la dotazione di personale utilizzato per le attività di ricostruzione, nonché a prorogare alcuni termini di adempimenti tributari e ad attribuire alle imprese, ai lavoratori autonomi e agli agricoltori la possibilità di contrarre finanziamenti agevolati per il pagamento dei tributi fino all'anno 2018.
  Il decreto interviene a modificare in più punti il decreto-legge n. 189 del 2016, convertito con modificazioni dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, che ha disciplinato gli interventi urgenti destinati ai territori colpiti dagli eventi sismici iniziati ad agosto e il cui ambito di applicazione è già stato ampliato dal successivo decreto-legge n. 205 del 2016 (confluito nella conversione del decreto n. 189) anche ai comuni colpiti dalle scosse del 26 e del 30 ottobre 2016. Ai provvedimenti normativi d'urgenza si accompagna un nutrito numero di ordinanze di protezione civile adottate in questi mesi, a cui si sono successivamente aggiunti i provvedimenti del Commissario per la ricostruzione. Ricordo, inoltre, che il Governo è intervenuto tempestivamente al verificarsi degli eventi dichiarando lo stato di emergenza e stanziando le risorse per gli interventi di immediata necessità che, sulla base di quanto stabilito nelle delibere del Consiglio dei Ministri del 25 agosto 2016, del 27 ottobre 2016, del 31 ottobre 2016 e del 20 gennaio 2017 che hanno esteso gli effetti della dichiarazione dello stato d'emergenza ai nuovi eventi sismici del 26 e del 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017, ammontano a 160 milioni di euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.
  La Commissione Ambiente, referente per il presente provvedimento, ha da subito concentrato l'attenzione sugli interventi adottati a seguito degli eventi sismici, anche nell'ambito dell'attività conoscitiva che sta svolgendo sia sul fronte degli appalti pubblici, sia sulle politiche di prevenzione antisismica. Ricordo, inoltre, che è stata definitivamente approvata la proposta di legge di iniziativa parlamentare, che delega il Governo al riordino delle disposizioni in materia di sistema nazionale della protezione civile; un provvedimento importante che potrà migliorare il quadro normativo di riferimento in cui opera la Protezione civile in una situazione caratterizzata purtroppo da continue emergenze.
  Il decreto n. 8 del 2017 di cui oggi discutiamo è quindi intervenuto su un impianto normativo di gestione dell'emergenza e di avvio della ricostruzione già ampiamente definito attraverso gli strumenti sopra citati (in particolare il DL 189/2016).
  Questo provvedimento si è concentrato in particolare su alcune direttrici di intervento, individuate già nel testo del DL licenziato dal Governo e ulteriormente rafforzate in modo significativo nel corso dell'esame in sede di Commissione referente.
  Semplificazione di norme procedurali per la realizzazione delle strutture indispensabili al superamento dell'emergenza e all'avvio della fase di ricostruzione: le opere di urbanizzazione per le strutture abitative d'emergenza, le strutture temporanee ad uso pubblico e quelle finalizzate a garantire la continuità delle attività economiche e produttive, i moduli abitativi provvisori per gli agricoltori e le strutture per il ricovero degli animali, gli immobili destinati ad attività scolastiche, didattiche ed educative per garantire il regolare svolgimento dell'anno scolastico 2017-2018, secondo i piani adottati dal Commissario per la ricostruzione. Per queste tipologie è stata ribadita la possibilità di agire con le norme di emergenza già previste dal codice degli appalti, con procedure semplificate e tempi più celeri. È bene sottolineare Pag. 72che queste deroghe, già previste proprio in ragione della straordinarietà delle condizioni determinate dall'emergenza, non comportano alcuna riduzione degli standard di trasparenza e legalità secondo cui deve avvenire l'intera opera di ricostruzione.
  Supporto all'operatività delle strutture delegate alla gestione dell'emergenza e alla fase della ricostruzione, con particolare attenzione alle esigenze degli enti locali e soprattutto dei Comuni – molti dei quali di piccole o piccolissime dimensioni – sottoposti ad un carico e ad una complessità di lavoro eccezionali; le norme sull'aumento di personale, estese in parte anche ai Parchi ricompresi nelle aree del sisma, le semplificazioni di procedure, alcune facoltà riconosciute agli amministratori dei piccoli Comuni vanno in questa direzione.
  Attenzione alle fasce sociali più deboli che vivono la tragedia del sisma, attraverso una specifica misura di sostegno al reddito, che estende ed amplia il trattamento economico connesso alla misura di contrasto alla povertà istituito dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, a soggetti che versano in condizioni di maggior disagio economico e sociale.
  Misure di sostegno alle attività economiche già insediate nei territori colpiti dal terremoto; accanto alla ricostruzione fisica si è ritenuto prioritario in questo decreto rafforzare quanto già presente nei precedenti provvedimenti e prevedere alcune nuove misure finalizzate a sostenere, in una fase particolarmente difficile, le imprese del territorio, comprese quelle danneggiate per effetto di un «danno indiretto». L'obiettivo è quello di contrastare il rischio di chiusura e di trasferimento delle attività economiche già insediate, con il pericoloso effetto abbandono che ne potrebbe conseguire, prevedendo nel contempo alcune prime misure significative per aumentare l'attrattività di questi territori anche nei confronti di nuovi investimenti e nuove imprese.
  Risposta in termini di ristoro ai danni causati a privati e imprese dal maltempo, e in particolari dalle eccezionali nevicate del gennaio 2017, nelle Regioni già colpite dal terremoto, anche al di fuori dei Comuni rientranti negli allegati 1 e 2 del DL 189/2016, ampliando a questi territori la disciplina prevista dalla Legge di stabilità 2016, sulla base della relativa ricognizione dei fabbisogni.
  Impulso alle attività di verifica di vulnerabilità sismica degli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico situati nelle zone sismiche a maggiore pericolosità (zone sismiche 1 e 2), nonché alla progettazione dei relativi eventuali interventi di adeguamento antisismico.
  Infine, nel corso dell'esame in sede referente, si è provveduto ad individuare 9 comuni della regione Abruzzo, colpiti dagli eventi sismici successivi al 30 ottobre 2016 e non ricompresi tra i Comuni indicati negli allegati 1 e 2 al decreto-legge n. 189 del 2016, confluiti in un allegato 2-bis, ai quali si applicano le disposizioni dettate dal medesimo decreto-legge e i contenuti delle ordinanze commissariali già adottate. I nuovi Comuni sono stati individuati sulla base degli stessi criteri utilizzati dalla Regione Abruzzo per l'elaborazione dei precedenti allegati 1 e 2, garantendo l'adeguata copertura finanziaria derivante dall'aumento della platea dei soggetti beneficiari.
  Il decreto-legge oggi in conversione prevede pertanto norme che si sono rese necessarie alla luce dei nuovi eventi sismici e degli eccezionali eventi meteorologici che verificatesi nelle Regioni di Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio in data successiva al 30 ottobre 2016, ma si caratterizza positivamente anche per la finalità di fornire alcune puntuali risposte alle esigenze di maggiore efficacia e tempestività emerse nelle prime fasi di applicazione delle norme contenute nei precedenti provvedimenti.
  Passo quindi ora a dare conto in modo più dettagliato dei contenuti del provvedimento, che come anticipavo è stato modificato ed integrato nel corso dell'esame in sede referente, grazie all'apporto costruttivo di tutti i gruppi parlamentari. Le numerose modifiche approvate dalla Commissione intervengono su ambiti di assoluta Pag. 73rilevanza al fine di dare risposta alle richieste del territorio. Mi concentrerò pertanto sulle modifiche più importanti approvate dalla Commissione.
  L'articolo 1 attribuisce al Commissario straordinario il compito di promuovere un piano per dotare, in tempi brevi, i Comuni interessati dagli eventi sismici di studi di microzonazione sismica di III livello, sulla base di incarichi conferiti ad esperti iscritti o che abbiano presentato domanda di iscrizione all'elenco speciale dei professionisti. A tali fini, è, inoltre, prevista la stipula di una apposita convenzione per il supporto tecnico-scientifico del Centro per la microzonazione sismica (Centro MS) del Consiglio nazionale delle ricerche. In sede di esame in Commissione è stato aumentato l'importo massimo di spesa da 5 milioni a 6,5 milioni. L'articolo 1 prevede, altresì, l'affidamento degli incarichi di progettazione, per importi inferiori alle soglie di rilevanza europea, mediante procedure negoziate con almeno cinque professionisti iscritti nel citato elenco speciale e consente ai comuni, alle province interessate, alle unioni dei comuni e alle unioni montane di predisporre ed inviare i progetti degli interventi di ricostruzione pubblica al Commissario straordinario, nonché di procedere all'affidamento degli incarichi agli operatori economici dei servizi di architettura e ingegneria. Nel corso dell'esame in Commissione, sono state inserite disposizioni volte a disciplinare: le modalità di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini alle scelte in materia di pianificazione e sviluppo territoriale, relativi alla ricostruzione dei centri storici e dei nuclei urbani e rurali (comma 1-ter); la possibilità di procedere – contestualmente agli interventi di messa in sicurezza per la salvaguardia – all'effettuazione di ulteriori interventi che consentano la riapertura al pubblico delle strutture ecclesiali, al fine di assicurare la continuità del culto (comma 2-quinquies); la notificazione e la comunicazione – tramite pubblico avviso – delle ordinanze di demolizione e di messa in sicurezza di beni di proprietà privata (comma 2-sexies).
  L'articolo 2 stabilisce che le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria e gli enti locali delle medesime regioni procedano all'affidamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria connesse alle strutture di emergenza, utilizzando la procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando. Per tali finalità, le stazioni appaltanti procedono al sorteggio all'interno dell'Anagrafe antimafia degli esecutori (di cui all'articolo 30 del decreto-legge n. 189 del 2016) o degli elenchi tenuti dalle prefetture-uffici territoriali del Governo, di almeno cinque operatori economici, al fine di procedere all'aggiudicazione delle opere di urbanizzazione con il criterio del prezzo più basso. Nel corso dell'esame in sede referente, è stata inserita una disposizione che consente – ferme restando le modalità di formazione e tenuta degli elenchi di operatori economici stabilite dall'ANAC con linee guida – la possibilità di effettuare il sorteggio anche nell'ambito degli elenchi regionali, limitando l'invito alle imprese che risultino contestualmente iscritte nell'Anagrafe o negli elenchi prefettizi. È prevista inoltre l'anticipazione da parte delle regioni interessate, fino al 30 per cento, del contributo per la realizzazione delle opere di urbanizzazione nel settore zootecnico da parte dei singoli operatori danneggiati.
  L'articolo 3 interviene sulla disciplina in materia di concessione di finanziamenti agevolati per la ricostruzione, anche al fine di specificare che le disposizioni in materia di criteri e modalità generali per la concessione dei finanziamenti agevolati, di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 189, si applicano anche agli immobili distrutti o danneggiati ubicati nei comuni di cui all'articolo 1, comma 2, ossia in quelli diversi dai 131 comuni elencati negli allegati 1 e 2 del medesimo decreto n. 189. Nel corso dell'esame in sede referente, è stato esteso, per la ricostruzione degli immobili distrutti, il contributo pari al 100 per cento del costo delle strutture, anche agli impianti, oltre che alle finiture interne ed esterne delle medesime strutture (lettera 0a). Sono stati, altresì, estesi all'anno 2017 i finanziamenti concessi dall'articolo Pag. 7424 del decreto-legge n. 189 del 2016 per gli interventi, dal medesimo articolo previsti, a favore delle micro, piccole e medie imprese nelle zone colpite dagli eventi sismici intervenuti a far data dal 24 agosto 2016, che attualmente sono previsti per il solo anno 2016 (comma 1-undecies). Ulteriori disposizioni sulla concessione dei finanziamenti agevolati per la ricostruzione, anche con riguardo alla decadenza dalle agevolazioni, sono inserite dall'articolo 18-quater inserito dalla Commissione.
  L'articolo 4 interviene sulla disciplina per l'avvio di interventi di immediata riparazione a favore degli edifici che hanno riportato danni lievi, ampliando i termini concessi ai privati per la realizzazione degli interventi di immediata esecuzione ammissibili a contribuzione ai sensi dell'articolo 8 del decreto-legge n. 189 del 2016, individuando nel 31 luglio 2017 il termine ultimo entro il quale gli interessati possono adempiere all'obbligo di presentare la documentazione necessaria ai fini della fruizione del contributo.
  L'articolo 5 reca disposizioni finalizzate ad assicurare la validità dell'anno scolastico 2016/2017, in deroga alle disposizioni vigenti sul numero di giorni di lezione necessari e sulla frequenza minima richiesta agli studenti, e, con riferimento agli immobili, prevedere la predisposizione di piani diretti ad assicurare il ripristino delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività scolastiche ed educative nell'anno scolastico 2017/2018. Per l'affidamento degli interventi funzionali alla realizzazione di tali piani la norma consente l'utilizzo della procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara e l'affidamento di tali interventi sulla base di un invito, rivolto sulla base del progetto definitivo, ad almeno cinque operatori economici iscritti nell'Anagrafe antimafia o in uno degli elenchi tenuti dalle prefetture uffici territoriali del Governo. Nel corso dell'esame in sede referente è stato inoltre introdotto il comma 1-bis, che detta disposizioni relative alla fase di progettazione degli interventi sugli edifici scolastici, funzionali alla realizzazione dei piani succitati, da appaltare.
  L'articolo 6 interviene sulle funzioni della Conferenza permanente, anche al fine di prevedere che l'approvazione dei progetti esecutivi delle opere pubbliche e dei lavori relativi ai beni culturali riguardi solo gli interventi di competenza del Commissario straordinario per la ricostruzione e dei Ministri dei beni e delle attività culturali e delle infrastrutture e dei trasporti, e non più quelli delle regioni per i quali sono competenti le Conferenze regionali. La costituzione di tali Conferenze regionali, in luogo delle Commissioni paritetiche, è infatti prevista per gli interventi privati e per quelli attuati dalle regioni e dalle Diocesi, sui quali è necessario esprimere pareri ambientali, paesaggistici, di tutela dei beni culturali o ricompresi in aree dei parchi nazionali o delle aree protette regionali. Si prevede, inoltre, che la determinazione conclusiva del procedimento assunta dalla Conferenza permanente comporta la non applicazione della disciplina concernente il rilascio di titoli abilitativi edilizi (permesso di costruire). Nel corso dell'esame in sede referente, è stato precisato, con riferimento ai pareri obbligatori che le Conferenze regionali devono esprimere per tutti i progetti di fattibilità relativi ai beni culturali tutelati, che i predetti pareri obbligatori devono essere resi entro 30 giorni dal ricevimento della documentazione (comma 1, lettera e) e, con riferimento alla competenze della Conferenza permanente, le funzioni ad essa attribuite allo scopo di tenere conto dell'assetto generale dei vari organi operanti nella ricostruzione, specie delle funzioni attribuite alla Cabina di coordinamento e al Commissario straordinario. La modifica in questione inoltre integra la composizione della Conferenza permanente prevedendo la partecipazione anche della Provincia territorialmente competente.
  L'articolo 7, che modifica in più punti l'articolo 28 del decreto-legge n. 189 del 2016, affida ai Presidenti delle Regioni i compiti di gestione dei rifiuti e delle macerie che il testo previgente attribuiva al Commissario straordinario. Viene conseguentemente soppresso il previsto Comitato Pag. 75di indirizzo e pianificazione delle attività di rimozione dei rifiuti. La disciplina della raccolta e del trasporto delle macerie viene modificata al fine di applicarla alle sole macerie insistenti su suolo pubblico o, nelle sole aree urbane, su suolo privato, nonché integrata in modo da garantire che tali attività, se effettuate su suoli privati, avvengano previo consenso del soggetto destinatario dei contributi per la ricostruzione. Vengono infine dettate disposizioni volte a precisare le finalità dell'utilizzo di impianti mobili di trattamento dei rifiuti. L'articolo 7 è stato modificato dalla Commissione allo scopo di precisare che il trasporto delle macerie può avvenire anche direttamente agli impianti di recupero (R13 e R5), se le caratteristiche delle macerie lo consentono, e le finalità dell'utilizzo di impianti mobili di trattamento dei rifiuti. Ulteriori modifiche sono volte a intervenire sulle norme riguardanti la gestione dei materiali da scavo, anche allo scopo di consentire di operare in deroga alla normativa vigente, e il loro trasporto ai siti di deposito.
  Nel corso dell'esame in sede referente, è stato introdotto un nuovo articolo 7-bis finalizzato ad introdurre agevolazioni per favorire la ripresa produttiva delle imprese del settore turistico, dei servizi connessi, dei pubblici esercizi e del commercio e artigianato, insediate da almeno 6 mesi antecedenti all'evento sismico verificatosi nelle province delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria nelle quali sono ubicati i comuni di cui agli allegati 1 e 2 del decreto-legge n. 189 del 2016. Tale articolo prevede che i contributi a favore delle predette imprese sono concessi nel limite complessivo di 23 milioni di euro per l'anno 2017 a condizione che le imprese in questione abbiano registrato, nei sei mesi successivi agli eventi sismici una riduzione del fatturato annuo in misura non inferiore al 40 per cento rispetto a quello calcolato sulla media del medesimo periodo del triennio precedente (cosiddetto danno indiretto). I criteri, le procedure e le modalità di riconoscimento del contributo sono stabiliti con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, nel rispetto dell'articolo 50 del Regolamento UE 17 giugno 2014 n. 651/2014.
  L'articolo 7-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, estende al 2017 le disposizioni dettate dall'articolo 26 del decreto-legge n. 189 del 2016 che escludono, per l'esercizio finanziario 2016, l'Ente parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e l'Ente parco nazionale dei Monti Sibillini da alcuni vincoli di spesa previsti dalla legislazione vigente.
  L'articolo 8 reca una serie di modifiche all'articolo 30 del decreto-legge n. 189 del 2016, al fine di prevedere che tutti gli operatori economici interessati sono comunque ammessi a partecipare alle procedure di affidamento per gli interventi di ricostruzione pubblica, previa dimostrazione o esibizione di apposita dichiarazione sostitutiva dalla quale risulti la presentazione della domanda di iscrizione all'Anagrafe. Al fine di ridurre i tempi necessari per i controlli, si prevede che, qualora al momento dell'aggiudicazione, l'operatore economico non risulti ancora iscritto all'Anagrafe, il Commissario straordinario comunica tempestivamente alla Struttura la graduatoria dei concorrenti, affinché vengano attivate le verifiche finalizzate al rilascio dell'informazione antimafia con priorità rispetto alle richieste di iscrizione pervenute.
  L'articolo 9, che modifica l'articolo 34 del decreto-legge n. 189 del 2016, prevede che il direttore dei lavori non deve avere in corso né avere avuto negli ultimi tre anni rapporti non episodici (quali quelli di legale rappresentante, titolare, socio, direttore tecnico) con le imprese invitate a partecipare alla selezione per l'affidamento dei lavori di riparazione o ricostruzione, anche in subappalto, né rapporti di coniugio, di parentela, di affinità ovvero rapporti giuridicamente rilevanti in materia di unioni civili, con il titolare o con chi riveste cariche societarie nella stessa. Si prevede, inoltre, un aumento della percentuale massima di contributo riconosciuto per le prestazioni tecniche e si stabilisce l'esclusione dalla normativa in materia di Pag. 76criteri per evitare la concentrazione di incarichi degli interventi di immediata esecuzione (ovvero di lieve entità).
  L'articolo 9-bis prevede la possibilità di applicare al sindaco e agli assessori dei comuni colpiti dagli eventi sismici con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, in cui sia stata individuata da una ordinanza sindacale una zona rossa, l'indennità di funzione per la classe di comuni con popolazione compresa tra i 10.001 e 30.000 abitanti, in luogo della indennità prevista per la classe demografica di appartenenza. La disposizione ha la durata di un anno dall'entrata in vigore della legge di conversione. Gli oneri relativi sono a carico del bilancio comunale.
  L'articolo 10 autorizza, per l'anno in corso, la concessione, a fronte di requisiti di accesso modificati, della misura nazionale di contrasto alla povertà denominata SIA, al fine di migliorare le condizioni di vita, economiche e sociali, della popolazione dei Comuni interessati dagli eventi sismici del 2016. Le risorse per l'intervento, nel limite di 41 milioni di euro per il 2017, sono a valere sul Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale.
  Diversamente dalla misura nazionale, nelle zone terremotate il beneficio e il collegato progetto di inclusione è erogato ai soggetti in condizione di disagio economico identificato da un valore dell'ISEE, ovvero dell'ISEE corrente, pari o inferiore a 6.000 euro (3.000 euro per il SIA nazionale), nonché residenti e stabilmente dimoranti da almeno due anni, a far data rispettivamente dal 24 agosto o dal 26 ottobre, nei comuni delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici del 2016. Inoltre, è stato escluso dal calcolo ISEE il valore del patrimonio immobiliare riferito all'abitazione principale e agli immobili distrutti e dichiarati totalmente o parzialmente inagibili ed a quelli oggetto di misure temporanee di esproprio.
  L'articolo 11 modifica la disciplina relativa alla sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti tributari, prorogando alcuni termini e attribuendo alle imprese, ai lavoratori autonomi e agli agricoltori la possibilità di contrarre finanziamenti agevolati per il pagamento dei tributi fino all'anno 2018. I lavoratori residenti nei comuni colpiti dal terremoto possono richiedere la c.d. «busta pesante» indipendentemente dal domicilio fiscale del sostituto di imposta. In particolare, la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari prevista dal decreto ministeriale 1o settembre 2016 è prorogata fino al 30 novembre 2017. I termini per la notifica delle cartelle di pagamento e per la riscossione delle somme risultanti dagli atti di accertamento esecutivo e delle somme dovute all'INPS, nonché le attività esecutive da parte degli agenti della riscossione e i termini di prescrizione e decadenza relativi all'attività degli enti creditori, ivi compresi quelli degli enti locali sono sospesi, nei comuni interessati dai terremoti del 2016, dal 1o gennaio 2017 al 30 novembre 2017. A seguito delle modifiche inserite nel corso dell'esame in sede referente, si prevede, a favore delle persone fisiche residenti o domiciliate e delle persone giuridiche aventi sede legale nei comuni colpiti dal sisma, l'esenzione dell'imposta di bollo e dell'imposta di registro per le istanze, i contratti ed i documenti presentati alla pubblica amministrazione fino al 31 dicembre 2017, in esecuzione di quanto stabilito dalle ordinanze del Commissario straordinario. Nel corso dell'esame in Commissione è stata inoltre modificata la norma, che disciplina la ripresa della riscossione dei tributi sospesi fino al 30 novembre 2017, incluse le ritenute alla fonte non operate dai sostituti d'imposta su richiesta degli interessati, al fine di prevedere che la ripresa della riscossione per tali ritenute avviene – senza applicazione di sanzioni, interessi e oneri accessori, relativi al periodo di sospensione – anche mediante rateizzazione, fino a un massimo di diciotto rate mensili di pari importo, a decorrere dal mese successivo alla data di scadenza della sospensione, e nei limiti delle risorse del Fondo rotativo per far fronte alle esigenze che derivano dal differimento di riscossione a seguito di eventi calamitosi (5 milioni per l'anno 2016). Viene chiarito Pag. 77che le predette modalità si applicano nel caso di mancata emanazione di apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze con cui sono definiti le modalità e i termini della ripresa dei versamenti.
  Nel corso dell'esame in sede referente, è stato spostato dal 28 febbraio 2017 al 30 giugno 2017 il termine per l'emanazione delle ordinanze di sgombero, utili a individuare gli immobili agevolati ed è stato quindi posticipato al 30 giugno 2017 anche il termine entro cui il contribuente può dichiarare, ai medesimi fini, la distruzione o l'inagibilità totale o parziale del fabbricato all'autorità comunale.
  Con ulteriori modifiche si prorogano dal 31 marzo al 21 aprile 2017 il termine per presentare o per integrare la dichiarazione necessaria ad accedere alla procedura di definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2016 (di cui all'articolo 6, comma 2 del decreto-legge n. 193 del 2016, che viene novellato).
  Si consente, inoltre, alle imprese con sede nei Comuni colpiti dalla crisi sismica di dichiarare, alle autorità competenti, la mancata presentazione del modello unico di dichiarazione (MUD), limitatamente all'anno 2017, in ragione della perdita dei dati necessari causata dagli eventi sismici.
  Il nuovo articolo 11-bis prevede la sospensione dal 1o gennaio 2017 fino al 31 dicembre 2018 dell'applicazione dell'addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica (cd. Ecotassa), mentre il nuovo articolo 11-ter prevede che il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dello sviluppo economico, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del provvedimento in esame – previo accordo con l'Associazione Bancaria Italiana e con le associazioni dei rappresentanti delle imprese e dei consumatori – concordino, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, tutte le misure necessarie al fine di sospendere per 12 mesi il pagamento della quota capitale delle rate dei mutui e dei finanziamenti in essere alla data del 24 agosto 2016.
  L'articolo 12 estende, per il 2017, l'operatività della Convenzione tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze ed i Presidenti delle regioni Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria del 23 gennaio 2017, relativamente alla misura di sostegno al reddito introdotta per il 2016 in favore di determinati lavoratori che hanno dovuto interrompere la propria attività lavorativa a seguito degli eventi sismici che hanno riguardato le suddette regioni a far data dal 24 agosto 2016.
  L'articolo 13 prevede che i tecnici professionisti possano essere incaricati dello svolgimento delle verifiche di agibilità post-sismica degli edifici e delle strutture interessate dagli eventi sismici in questione attraverso la compilazione della scheda AeDES. Lo stesso articolo disciplina i requisiti dei professionisti e il loro compenso. Inoltre, ai fini del riconoscimento di tale compenso, l'articolo prevede la non applicazione dei limiti quantitativi all'assunzione degli incarichi previsti dai commi 6 e 7 dell'articolo 34 del decreto-legge n. 189 del 2016. Nel corso dell'esame in sede referente la disposizione è stata integrata al fine di prevedere il riconoscimento di un compenso al professionista, anche qualora l'edificio, dichiarato non utilizzabile secondo procedure speditive disciplinate da ordinanze di protezione civile, sia classificato come agibile tramite la scheda AeDES, e la promozione e la realizzazione, da parte del Dipartimento della Protezione Civile, con proprio personale interno, in collaborazione con le regioni, gli enti locali interessati e gli ordini professionali, di corsi di formazione gratuiti, anche a distanza, per migliorare la predisposizione delle schede AeDES e consentire l'abilitazione di nuovi tecnici.
  L'articolo 14 consente alle regioni interessate dagli eventi sismici di acquisire a titolo oneroso, al patrimonio dell'edilizia residenziale pubblica (ERP), unità immobiliari ad uso abitativo (agibili e conformi alle norme edilizie e per le costruzioni in zona sismica) da utilizzare come soluzione alternativa a quelle attualmente previste per la sistemazione temporanea della popolazione Pag. 78residente in edifici distrutti o danneggiati dagli eventi sismici. L'articolo disciplina altresì la ricognizione dei fabbisogni, la valutazione dell'opportunità economica degli acquisti (rimessa al Capo del Dipartimento della protezione civile) ed il trasferimento degli immobili, al termine della destinazione all'assistenza temporanea, al patrimonio di ERP dei comuni. Tra le modifiche inserite dalla Commissione l'articolo in esame è stato integrato al fine di prevedere che siano sentiti i comuni interessati, ai fini dell'acquisizione degli immobili al patrimonio dell'ERP, la priorità per l'acquisto degli immobili nei Comuni colpiti dal sisma, l'estensione delle acquisizioni anche a immobili resi agibili dal proprietario, in base alla normativa vigente, entro sessanta giorni dalla sottoscrizione del contratto preliminare di vendita, la possibilità di trasferimento degli immobili, al termine della destinazione all'assistenza temporanea, anche al patrimonio dell'Ente regionale competente in materia di ERP.
  L'articolo 15 autorizza la spesa di 20.942.300 di euro, per il 2017, in favore del comparto bovino, ovino e suino delle regioni colpite dagli eventi sismici a far data dal 24 agosto 2016, e la spesa di 2 milioni di euro per il settore equino nelle medesime zone. Si prevede inoltre che, per gli anni 2017 e 2018, la concessione delle agevolazioni in favore dello sviluppo dell'imprenditorialità in agricoltura e del ricambio generazionale è rivolta prioritariamente alle imprese localizzate nelle zone colpite dagli eventi sismici del 2016. Le imprese agricole ubicate nelle suddette Regioni nonché nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, che hanno subito danni a causa delle avversità atmosferiche di eccezionale intensità avvenute nel periodo dal 5 al 25 gennaio 2017, e che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi, possono accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 102 del 2004. Viene quindi prolungato il termine per deliberare la declaratoria di eccezionalità degli eventi e incrementato, per il 2017, il Fondo di solidarietà nazionale di 15 milioni di euro per finanziare gli interventi compensativi ivi indicati.
  Nel corso dell'esame in Commissione è stato introdotto un nuovo articolo 15-bis finalizzato ad introdurre agevolazioni procedurali per l'accesso ai contratti di sviluppo da parte dei progetti nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria colpiti dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.
  L'articolo 16 differisce di ulteriori due anni, fissandolo al 13 settembre 2020, il termine di efficacia delle modifiche delle circoscrizioni giudiziarie de L'Aquila e Chieti, nonché delle relative sedi distaccate, previste dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo n. 155 del 2012, di riforma della geografia giudiziaria.
  L'articolo 17 prevede che le disposizioni sul rinvio d'ufficio delle udienze processuali – civili e amministrative – nonché quelle recanti il rinvio e la sospensione di numerosi termini processuali penali trovino applicazione, con riguardo ai soggetti residenti o aventi sede nei Comuni di Teramo, Rieti, Ascoli-Piceno, Macerata, Fabriano e Spoleto, a decorrere dal 26 e dal 30 ottobre 2016 e sino al 31 luglio 2017, solo quando tali soggetti, entro il termine del 31 marzo 2017 dichiarino all'ufficio giudiziario interessato l'inagibilità del fabbricato, della casa di abitazione, dello studio professionale o dell'azienda.
  L'articolo 17-bis, inserito nel corso dell'esame in Commissione, dispone una proroga, per i successivi 36 mesi a partire dalla data di conversione del decreto-legge in esame, per il riordino della rete ospedaliera dei comuni del cratere sismico dell'Aquila e dei comuni del cratere sismico di cui agli Allegati 1 e 2 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 189 del 2016.
  L'articolo 18 contiene un'articolata serie di misure volte al potenziamento del personale (già dipendente di regioni, province, comuni ed altre amministrazioni regionali o locali) utilizzato per le attività di ricostruzione nei territori interessati dal sisma. L'articolo, inoltre, reca disposizioni relative all'ufficio del Soprintendente speciale, Pag. 79prevedendo sia l'incremento delle unità di personale della segreteria tecnica di progettazione, sia la costituzione di apposita contabilità speciale. L'articolo è stato sostanzialmente modificato nel corso dell'esame in Commissione. Tra le modifiche segnalo che è stata prevista l'applicazione delle disposizioni in materia di comandi o distacchi e per l'assunzione di personale a tempo determinato anche agli enti parco nazionali (nei limiti di un contingente massimo di 15 unità) il cui territorio è ricompreso in tutto o in parte nei comuni interessati dal sisma. È stato innalzato a 1 milione di euro (da 500.000) il limite massimo delle risorse destinate al funzionamento dell'ufficio del Soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma. È stato innalzato (da 350 a 700) il numero di unità ulteriori assumibili con contratto a tempo determinato da parte dei Comuni e delle Province, aumentando corrispondentemente le risorse finanziarie destinate allo scopo. È stato soppresso il limite massimo (pari a 5 contratti) di collaborazioni che ogni Comune interessato può stipulare. È stato inoltre stabilita la facoltà, per le pubbliche amministrazioni che abbiano visto la chiusura dei propri uffici a seguito di ordinanza, di prevedere recuperi dei giorni e delle ore lavorate dei propri dipendenti in caso di impedimento al lavoro in sede.
  L'articolo 18-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, come già anticipato, dispone l'applicazione della procedura prevista dai commi 422-428 della legge di stabilità 2016, relativa alla concessione di contributi con le modalità del finanziamento agevolato, per far fronte ai danni causati, al patrimonio privato ed alle attività economiche e produttive, dagli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria nella seconda decade del mese di gennaio 2017.
  Il nuovo articolo 18-ter estende agli investimenti effettuati dalle imprese nei comuni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo colpiti dagli eventi sismici del 2016 il credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi nel Mezzogiorno, che è attribuito nella misura del 25 per cento per le grandi imprese, del 35 per cento per le medie imprese e del 45 per cento per le piccole imprese.
  Il nuovo articolo 18-quinquies, relativamente all'effettuazione da parte delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, sui presìdi ospedalieri collocati nei territori interessati dagli eventi sismici, di una serie di attività, prevede che tali attività siano limitate alle verifiche tecniche di tenuta sismica.
  Il nuovo articolo 18-sexies stabilisce che i Comuni in forma singola o associata possono procedere anche allo svolgimento dell'attività istruttoria relativa al rilascio dei titoli abilitativi edilizi, alle condizioni previste nella norma che riguardano il coordinamento con l'Ufficio speciale per la ricostruzione territorialmente competente.
  Il nuovo articolo 18-septies inserisce, reca disposizioni volte a destinare gli immobili di proprietà pubblica, ripristinabili con miglioramento sismico entro il 31 dicembre 2018, alla soddisfazione delle esigenze abitative delle popolazioni colpite dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.
  Il nuovo articolo 18-octies integra la disposizione (dettata dall'articolo 13, comma 4, del decreto-legge 189/2016) che ha esteso l'applicazione delle modalità e delle condizioni previste dal decreto-legge 189/2016 agli interventi su immobili, danneggiati o inagibili a seguito degli eventi sismici del 1997-1998, al fine di estenderne l'applicazione anche agli interventi sugli immobili danneggiati/inagibili dalla crisi sismica che ha colpito l'Umbria nel 2009.
  Il nuovo articolo 18-novies, prevede che, ai fini della ricostruzione, anche mediante delocalizzazione, degli edifici interessati dai movimenti franosi verificatisi nei territori colpiti dalla crisi sismica iniziata il 24 agosto 2016, si provvede con le procedure dettate dal decreto-legge n. 189 del 2016, come modificate dal decreto in esame.
  Il nuovo articolo 18-decies come anticipato introduce un nuovo allegato 2-bis nel testo del decreto-legge 189/2016, con Pag. 80cui si provvede ad individuare 9 comuni della regione Abruzzo, colpiti dagli eventi sismici successivi al 30 ottobre 2016 e non ricompresi tra i Comuni indicati negli allegati 1 e 2 al decreto-legge 189/2016, ai quali si applicano le disposizioni dettate dal medesimo decreto-legge.
  L'articolo 19 autorizza la Presidenza del Consiglio dei Ministri a bandire un concorso pubblico per titoli ed esami, per il reclutamento di 13 dirigenti di seconda fascia del ruolo speciale della protezione civile e dispone l'elevamento al 40 per cento della percentuale dei posti da riservare al personale dipendente dell'amministrazione che indice il concorso. Nel corso dell'esame in sede referente, è stata introdotta una disposizione transitoria (comma 2-bis) che, nelle more dell'espletamento del concorso dei 13 dirigenti, autorizza il Capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio ad attribuire i 13 incarichi dirigenziali a soggetti esterni all'amministrazione.
  L'articolo 19-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, autorizza il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ad assumere a tempo indeterminato personale da destinare alle unità cinofile mediante avvio di procedure speciali di reclutamento. Le nuove assunzioni potranno essere effettuate nel limite massimo del 50 per cento delle facoltà di assunzione previste dalla normativa vigente per ciascuno degli anni 2017 e 2018.
  L'articolo 20 qualifica come impignorabili le somme depositate su conti correnti bancari attivati dal Dipartimento della protezione civile e destinate esclusivamente al perseguimento delle finalità connesse con la gestione e il superamento delle situazioni di emergenza in conseguenza di eventi calamitosi per i quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza.
  L'articolo 20-bis, inserito durante l'esame in sede referente, destina alle verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico situati nelle zone sismiche a maggiore pericolosità (zone sismiche 1 e 2), nonché alla progettazione dei relativi eventuali interventi di adeguamento antisismico, le risorse di cui all'articolo 1, commi 161 e 165, della L. 107/2015, come accertate con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Almeno il 20 per cento di tali risorse deve essere destinato ai territori delle quattro regioni interessate dagli eventi sismici del 2016 e del 2017. Gli interventi di miglioramento e adeguamento sismico degli edifici scolastici che si rendono necessari a seguito delle verifiche di vulnerabilità sismica, o a seguito di precedenti verifiche di vulnerabilità sismica, sono inseriti nella programmazione triennale nazionale degli interventi di edilizia scolastica e finanziati con le risorse annualmente disponibili della stessa programmazione, ovvero con altre risorse che si rendono disponibili. Inoltre, si dispone che, a decorrere dal 2018, gli interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza previsti nell'ambito della (nuova) programmazione triennale nazionale, ricadenti nelle zone sismiche 1 e 2, sono corredati della valutazione di vulnerabilità sismica degli edifici ed eventualmente della progettazione per il miglioramento e l'adeguamento antisismico, anche a valere sulle medesime risorse non utilizzate e accertate. Infine, si stabilisce che, entro il 30 giugno 2018, ogni immobile adibito ad uso scolastico situato nelle zone sismiche 1 e 2 nei comuni compresi negli allegati 1 e 2 del decreto-legge 189/2016 deve essere sottoposto a verifica di vulnerabilità sismica.
  L'articolo 20-ter, introdotto dalla Commissione, prevede che il Ministero dell'economia e delle finanze anticipi le risorse, nel limite di 300 milioni di euro, necessarie a garantire l'immediata operatività delle iniziative a favore delle aree colpite dal sisma del centro Italia, a valere sulle disponibilità finanziarie del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie (cd. Fondo IGRUE), istituito dall'articolo 5 della legge n. 183/1987. Tali anticipazioni saranno successivamente reintegrate tramite le risorse che verranno erogate dall'Unione europea a titolo di contributo del Fondo di solidarietà di cui al Regolamento CE n. 2012/2002 per il sisma del centro Italia.Pag. 81
  L'articolo 21, oltre ad alcune correzioni meramente formali al decreto-legge n. 189 del 2016, al comma 2 stabilisce che l'importo di 47 milioni di euro affluito al bilancio dello Stato sul capitolo 2368 dello stato di previsione delle entrate rimanga destinato, in conto esercizio 2016, al Fondo per la ricostruzione delle aree terremotate. Con una modifica approvata in Commissione, si precisa che tali risorse sono quelle a tal fine versate dalla Camera dei Deputati.
  L'articolo 21-ter, inserito nel corso dell'esame in sede referente, proroga fino al 31 dicembre 2017 la scadenza del 30 aprile 2017, per la presentazione del modello unico di dichiarazione (MUD), relativo alla raccolta dei rifiuti dell'anno precedente (2016), per i soggetti (comuni o loro consorzi e le comunità montane) obbligati alla presentazione del medesimo MUD e ricadenti nei territori colpiti dagli eventi sismici oggetto del decreto-legge.
  Il nuovo articolo 21-quater stabilisce la destinazione delle risorse della quota dell'otto per mille dell'IRPEF a diretta gestione statale, relative agli anni dal 2017 al 2026, agli interventi di ricostruzione e di restauro dei beni culturali con riferimento esclusivo a quelli danneggiati o distrutti a seguito degli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
  Da ultimo, segnalo che nel corso dell'esame in sede referente sono state inserite nuove misure destinate alle popolazioni colpite dagli eventi sismici verificatisi nel 2009 nella regione Abruzzo e nel 2012 nelle regioni Emilia, Lombardia e Veneto.
  Per quanto riguarda l'Abruzzo, sono estese le disposizioni in materia di anticipazione del prezzo da corrispondere all'appaltatore, previste nel Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/2016), anche agli interventi di ricostruzione in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009, previsti dal decreto-legge n. 39 del 2009, e ai relativi contratti stipulati tra privati, ai sensi dell'articolo 11 del decreto-legge n. 78 del 2015 (articolo 1, comma 1-bis). Sono inclusi nei piani di ricostruzione approvati dai sindaci dei comuni del cratere sismico diversi da L'Aquila interventi per la riqualificazione degli spazi pubblici e della rete viaria, la messa in sicurezza del territorio e delle cavità, danneggiate o rese instabili dal sisma, nei centri storici dei medesimi comuni e il miglioramento della dotazione di reti e servizi pubblici, connessi e complementari agli interventi di ricostruzione dei comuni del cratere ove i suddetti interventi di ricostruzione non siano stati già eseguiti (articolo 2, comma 3-bis). Si prevede che l'acquisto delle abitazioni equivalenti in sostituzione dell'abitazione principale distrutta, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, sia concesso solo all'interno dello stesso comune (articolo 3, comma 1-decies). L'articolo 18, comma 5-ter, dispone, inoltre, che le risorse residue della contabilità speciale intestata al Commissario delegato per la ricostruzione relativa ai territori della regione Abruzzo, relativamente agli eventi sismici dell'aprile 2009, possano essere destinate alle necessità derivanti dagli eventi sismici intervenuti a far data dall'agosto 2016.
  Per quanto riguarda il sisma del 2012, i commi 1-bis-1-quinquies dell'articolo 3 disciplinano una serie di interventi finalizzati ad erogare alle imprese subappaltatrici o ai fornitori i pagamenti dovuti in caso di lavori appaltati ad imprese che hanno chiesto l'ammissione al concordato con continuità aziendale. L'articolo 3, comma 1-sexies, introduce, inoltre, il divieto di recuperare i contributi già concessi, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), del Protocollo d'intesa sottoscritto il 4 ottobre 2012, tra il Ministro dell'economia e delle finanze e i presidenti delle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, a favore dei proprietari ovvero degli usufruttuari o dei titolari di diritti reali di garanzia o dei familiari che si sostituiscano ai proprietari delle unità immobiliari danneggiate o distrutte e classificate con esito B (temporaneamente inagibile), C (parzialmente inagibile) o E (inagibile) sulla base di quanto prevede la scheda AeDES (Agibilità e Danno nell'Emergenza Pag. 82Sismica) per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell'emergenza post-sismica, se locate ovvero date in comodato a soggetti temporaneamente privi di abitazione. Tale divieto è disposto nel caso in cui, per le mutate esigenze abitative rilevate dagli uffici comunali competenti per la ricostruzione, il beneficiario non abbia potuto adempiere all'obbligo di locare ovvero dare in comodato l'unità immobiliare oggetto del contributo a soggetti temporaneamente privi di abitazione per effetto degli eventi sismici del 2012. I nuovi commi da 1-septies a 1-novies dell'articolo 3 intervengono in materia di accertamento ed iscrizione a ruolo di contributi corrisposti e non dovuti relativi all'assistenza alla popolazione e connessi agli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 verificatisi nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. L'articolo 21-bis consente, infine, al Presidente della Regione Lombardia, in qualità di commissario delegato per la ricostruzione, di estendere la concessione di contributi, fino a 205 milioni di euro, a tutte le finalità indicate agli articoli 3 e 4 del decreto-legge n. 74/2012, relative alla ricostruzione e riparazione delle abitazioni private e di immobili ad uso non abitativo e a favore delle imprese (articolo 3) e alla ricostruzione e alla funzionalità degli edifici e dei servizi pubblici nonché agli interventi sui beni del patrimonio artistico e culturale (articolo 4).
  Nel ringraziare il Governo – in particolare la sottosegretaria De Micheli e la sottosegretaria Amici – per la disponibilità e la collaborazione già espresse in occasione dell'esame del provvedimento in sede referente, voglio sottolineare lo spirito positivo con cui si è svolta la discussione in Commissione Ambiente e l'apporto costruttivo, in termini di proposte e di metodo di lavoro, venuto pressoché da tutti i gruppi parlamentari. Ciò ha consentito a mio avviso di migliorare ulteriormente i contenuti del decreto-legge varato dal Governo e anche di dimostrare la capacità del Parlamento di anteporre, alle pur legittime distinzioni politiche, la volontà di dare ascolto e risposte alle aspettative espresse dalle comunità del centro Italia così pesantemente colpite dal sisma. Sono sicura che questa responsabilità condivisa non verrà meno anche nel corso della nostra discussione in quest'Aula.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARCO DI MAIO (A.C. 2188-A)

  MARCO DI MAIO, Relatore. (Relazione per la maggioranza – A.C. 2188-A). Grazie Presidente. Non aggiungo nulla alle considerazioni appena svolte dal collega Verini, relatore assieme a me di questo provvedimento per la parte di competenza della Commissione Giustizia, poiché i concetti che egli ha espresso trovano la mia piena e totale condivisione.
  Nel mio intervento svilupperò alcune considerazioni generali, alcune di dettaglio sui primi tre articoli che sono quelli di più diretta competenza della mia commissione, e poi presidente consegnerei un testo più dettagliato e analitico sul contenuto articolo per articolo, al fine anche di ottimizzare i nostri lavori.
  Tutto il provvedimento fa perno su un principio fondamentale: impedire che lo svolgimento di funzioni che attengono alla politica possano essere utilizzate dal magistrato in maniera contrastante col principio di autonomia e terzietà che deve sempre caratterizzare l'esercizio della funzione di magistrato. Nel prendere in esame la legge in oggetto, bisogna considerare tre articoli della Costituzione il cui eco si fa sentire in ogni passaggio di questo provvedimento. Mi riferisco all'articolo 51 della Costituzione, che prevede il diritto di tutti i cittadini di accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza/secondo i requisiti stabiliti dalla legge e il diritto di chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il proprio posto di lavoro.
  Mi riferisco poi all'articolo 65 della Costituzione, che stabilisce una riserva di Pag. 83legge per l'individuazione dei casi di ineleggibilità e d'incompatibilità con l'ufficio di deputato o di senatore; e poi all'articolo 98 della Costituzione, che prevede che i pubblici impiegati, se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità.
  Volendo entrare più nel dettaglio del provvedimento, come anticipato vorrei porre l'attenzione dell'assemblea sui primi tre articoli, che sono quelli di più stretta rilevanza per la Commissione di cui mi onoro di far parte.
  L'articolo 1 stabilisce che i magistrati non possano essere candidati alle elezioni europee, politiche, regionali e alla carica di consigliere delle province autonome, nonché alla carica di sindaco e consigliere metropolitano, se prestino servizio o lo abbiano prestato nei 5 anni precedenti l'accettazione della candidatura in sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nella circoscrizione elettorale interessata.
  Rispetto alla disciplina vigente per le elezioni politiche, la disposizione in esame dunque introduce una serie di novità: prevede una incandidabilità e non un'ineleggibilità. L'introduzione di una fattispecie di incandidabilità comporta la preclusione della possibilità di presentare la candidatura, essendo l'incandidabilità rilevata dagli uffici elettorali in sede di vaglio sull'ammissione delle liste. L'ineleggibilità prevista dalla normativa vigente non impedisce invece la candidatura, ma esplica i suoi effetti ex post, dopo lo svolgimento delle elezioni; estende la disciplina alle elezioni europee che prima non erano contemplate; eleva da 6 mesi a 5 anni il periodo in cui il magistrato non deve aver prestato servizio nel territorio di riferimento.
  Quanto alle elezioni amministrative, per la carica di sindaco, di consigliere comunale o di consigliere circoscrizionale, i magistrati non possono essere candidati se prestano servizio o lo hanno prestato nei 5 anni precedenti l'accettazione della candidatura presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente nel territorio della provincia in cui è compreso il comune. Questa disposizione opera anche in riferimento all'assunzione dell'incarico di assessore comunale, rispetto al quale più che di incandidabilità dovrà parlarsi di inconferibilità dell'incarico.
  La disposizione sull'incandidabilità: si applica a tutti i magistrati – ordinari, amministrativi, contabili e militari – e riguarda anche i magistrati collocati fuori ruolo. Sono esclusi solo i magistrati onorari, la cui incandidabilità è disciplinata dall'articolo 10 della proposta di legge.
  In base al comma 2 non sono in ogni caso candidabili i magistrati togati che, all'atto dell'accettazione della candidatura, non siano in aspettativa da almeno sei mesi.
  Attualmente, invece, per le elezioni politiche i magistrati devono trovarsi in aspettativa – come regola generale – al momento dell'accettazione della candidatura. Per le elezioni europee e le elezioni amministrative, non è invece previsto il collocamento obbligatorio in aspettativa. Per le elezioni amministrative, il collocamento in aspettativa avviene obbligatoriamente solo per le elezioni nel territorio in cui il magistrato esercita le funzioni giurisdizionali, applicandosi, in caso di mancata cessazione delle funzioni, l'ineleggibilità.
  È dunque possibile oggi che i magistrati svolgano contemporaneamente funzioni giurisdizionali e funzioni politico-amministrative in forza di mandato elettorale o di incarico di assessore quando la funzione politico-amministrativa e la funzione giurisdizionale siano svolte in diversi ambiti territoriali.
  Sempre nell'ambito del primo articolo di questa legge, il comma 3 specifica che le esaminate disposizioni sull'incandidabilità e sull'obbligo di aspettativa non si applicano se i magistrati hanno cessato di appartenere ai rispettivi ordini giudiziari (ad esempio, per pensionamento o dimissioni) da almeno 2 anni.
  L'articolo 2 introduce il divieto di assumere incarichi di governo nazionali, regionali o locali, per i magistrati che non siano collocati in aspettativa.Pag. 84
  Attualmente è previsto il collocamento fuori ruolo di diritto ovvero il collocamento in aspettativa per gli appartenenti alle magistrature ordinaria e speciali chiamati a ricoprire incarichi di Governo nazionale. La legge n. 215 del 2004 (in materia di risoluzione dei conflitti di interessi) stabilisce che nell'ipotesi dell'assunzione di incarichi di Governo nazionale, i dipendenti pubblici e privati sono collocati in aspettativa.
  Per quanto riguarda gli organi di governo locale, ovvero i sindaci, i presidenti dei consigli comunali, i presidenti dei consigli circoscrizionali, nonché i membri delle giunte, l'articolo 81 del TUEL (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) prevede che se la carica è rivestita da un lavoratore dipendente questi possa essere collocato a richiesta in aspettativa non retribuita per tutto il periodo di espletamento del mandato. Per gli enti locali, dunque, al momento l'aspettativa è facoltativa. Mentre diventerebbe condizione indispensabile con l'approvazione di questo testo di legge.
  L'articolo 3 disciplina l'accertamento dell'insussistenza di cause di incandidabilità agli organi elettivi, richiedendo che l'atto di accettazione della candidatura da parte del magistrato debba essere corredato da una dichiarazione sostitutiva (cd. autocertificazione) nella quale l'interessato attesta l'insussistenza delle condizioni di incandidabilità sulla base delle norme vigenti.
  La disposizione riprende la disciplina attualmente prevista per le altre cause di incandidabilità dal testo unico in materia di incandidabilità.
  Sempre all'articolo 3, comma 2, l'accertamento dell'incandidabilità è svolto, in occasione della presentazione delle liste dei candidati ed entro il termine per la loro ammissione.
  Quanto al contenuto degli articolo successivi, dal 4 al 16, rimanda al testo della relazione che consegnerò al termine.
  Mi limito ad aggiungere alcune altre brevi considerazioni: ritengo, Presidente, che il provvedimento in esame abbia trovato nel lavoro delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia qui alla Camera, un contributo davvero positivo, che ha consentito di migliorare un testo già buono di partenza.
  Quello che abbiamo svolto è stato un lavoro intenso che consentirà, se verrà approvato nei termini in cui è uscito dalla commissione, di unire tre esigenze fondamentali: rispettare l'autonomia tra i diversi poteri dello Stato; impedire che venga compresso il diritto costituzionale all'elettorato passivo per una categoria di persone, i magistrati, che ha invece tutto il diritto di decidere di servire il Paese in modalità differenti da quelle giusrisdizionali; e infine impedire che la temporanea militanza politica e istituzionale costituisca uno strumento che possa essere utilizzato in maniera impropria da chi volesse decidere di sovrapporre il proprio ruolo giurisdizionale con quello politico-amministrativo con le ovvie infauste conseguenze.
  L'importanza e la delicatezza dell'argomento mi portano ad auspicare, Presidente, che si possa giungere all'approvazione di questo provvedimento con il più ampio consenso possibile. Stiamo trattando un argomento che ha a che fare con quegli equilibri raggiunti e garantiti dalla nostra Costituzione che ritengo, come sono certo ritengano molti altri italiani, sia giusto rafforzare con norme adeguate e ancor più rispondenti allo spirito con cui i nostri padri, e le nostre madri costituenti, vollero stabilire una salutare separazione e autonomia tra poteri dello Stato.
  Grazie.
  Di seguito un esame puntuale degli altri articoli del provvedimento: L'articolo 4, non modificato rispetto alla formulazione del Senato, prevede che durante il mandato elettivo e durante Io svolgimento di incarichi di Governo il magistrato deve obbligatoriamente trovarsi in aspettativa, in posizione di fuori ruolo e che l'aspettativa è computata a tutti gli effetti ai fini pensionistici e dell'anzianità di servizio.
  L'articolo 5 è stato invece considerevolmente modificato rispetto alla versione del Senato. Qui si agisce normando i casi di ricollocamento per magistrati che si Pag. 85siano candidati alle elezioni europee, politiche o amministrative, senza essere eletti. Inizialmente si prevedeva il ricollocamento nel ruolo di provenienza con un periodo di 5 anni possano in cui è consentito esclusivamente svolgere funzioni giudicanti collegiali Inoltre, i magistrati non eletti non possono coprire incarichi direttivi o semidirettivi. Con l'intervento attuato dalle commissioni competenti qui alla Camera si prevede che nei due anni successivi alla data delle elezioni i magistrati non eletti non possono esercitare le funzioni inquirenti e che le funzioni permesse possono essere svolte in un ufficio fuori dalla circoscrizione in cui è avvenuta la candidatura.
  Con l'articolo 6 di questa legge si sancisce un principio che ha trovato ampia condivisione, ovvero che alla cessazione del mandato elettorale il magistrato non possa tornare a svolgere le funzioni precedenti. Tema assai più delicati è, invece, stabilire quali funzioni possano essere svolte dal magistrato che rientri nel proprio lavoro al termine di un incarico istituzionale; delicato anche per i rilevanti profili costituzionali che vengono lambiti, con particolare riferimento all'articolo 51 della Costituzione, che al comma 3 stabilisce che colui che è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di conservare il posto di lavoro. D'altra parte non si poteva operare neppure correndo il rischio di comprimere le possibilità di carriera di un magistrato, poiché si rischierebbe la violazione del diritto costituzionale all'elettorato passivo.
  Dunque con il lavoro svolto nelle commissioni di merito, si è previsto per i magistrati eletti il ricollocamento presso gli uffici nazionali della procura generale e della corte di cassazione se ne abbiano i requisiti, con il divieto di assumere incarichi direttivi e semidiretttivi, per 3 anni. In ogni caso possono essere ricollocati nel distretto di corte di appello con funzioni di merito in cui è ricompresa la circoscrizione elettorale nella quale sono stati eletti, e, laddove assegnati a funzioni di merito, devono svolgere funzioni collegiali per 3 anni (anziché i 5 previsti dal testo Senato). Rimane la possibilità di ricollocamento presso l'avvocatura dello stato ma non in un ruolo autonomo, oppure la possibilità di essere inquadrati nel ruolo ministeriale ma eliminando l'irragionevole divieto di assumere incarichi direttivi e semidirettivi che integrerebbe un demansionamento di per sé incostituzionale.
  L'articolo 7 si riferisce al governo nazionale e dunque alle cariche di: presidente del consiglio dei ministri; vicepresidente del consiglio dei ministri; ministro; viceministro; sottosegretario di Stato e equipara, ai fini del ricollocamento in ruolo, il magistrato che cessa da uno dei suddetti incarichi al magistrato che cessa dal mandato parlamentare nazionale o europeo. Abbiamo confermato l'impianto uscito dal Senato, ma vi abbiamo aggiunto una normativa specifica per i magistrati che siano chiamati da ministri, regioni, sindaci, a ricoprire incarichi di diretta collaborazione, incarichi, dunque, di natura fiduciaria, nonché per incarichi di nomina parlamentare (quindi ad esempio Autorità indipendenti, per la loro intrinseca natura più politica). Per questi casi viene disposto il rientro nell'ufficio di provenienza anche in sovrannumero e il divieto di ricoprire incarichi direttivi per un anno, previsione analoga a quella prevista per i componenti del C.S.M.
  All'articolo 8 siamo intervenuti con modifiche volte solo alla soppressione del ruolo autonomo nell'ambito dell'Avvocatura dello Stato.
  L'articolo 9 disciplina il ricollocamento in ruolo dei magistrati che abbiano svolto il mandato elettorale negli enti territoriali, ovvero che siano stati eletti: sindaco o consigliere comunale; presidente delle provincia o consigliere provinciale; consigliere circoscrizionale. A proposito del ricollocamento in ruolo per i magistrati cessati da cariche territoriali, vige la stessa disciplina per chi ha esaurito il proprio mandato parlamentare nazionale o europeo. Qui alla Camera siamo intervenuti semplicemente sottoponendo alla stessa disciplina anche i presidenti di Regione e i sindaci metropolitani.Pag. 86
  L'articolo 10 ha per oggetto la disciplina applicabile alla magistratura onoraria. Senza illustrarne nel dettaglio i contenuti, possiamo sintetizzarlo indicandone il principio-guida: i magistrati onorari non possono essere candidati per l'elezione alla carica politiche europee, nazionali o locali nelle circoscrizioni elettorali comprese, in tutto o in parte, nel distretto di corte di appello ove ha sede l'ufficio giudiziario nel quale, a qualsiasi titolo, sono assegnati o esercitano le loro funzioni, ovvero nel quale, a qualsiasi titolo, sono stati assegnati o hanno esercitato le loro funzioni nei dodici mesi precedenti la data di accettazione della candidatura.
  Per ragioni coordinamento con la legge Del Rio si è stato soppresso l'articolo 11 del testo Senato, relativo ai principi di candidabilità dei magistrati alle elezioni regionali e di assunzione dell'incarico di assessore regionale, preferendo prevedere le singole disposizioni nel corpo degli specifici articoli del testo.
  L'articolo 12 reca una norma transitoria doverosa volta a graduare il primo impatto della nuova disciplina. Non si può non tenere conto dei soggetti che al momento che hanno effettuato la scelta di candidarsi o di ricoprire alcuni incarichi, lo hanno fatto con norme che prevedevano diverse modalità di rientro rispetto a quelle che ora si intendono introdurre nell'ordinamento. Viene dunque previsto il ricollocamento anche presso gli uffici nazionali (Corte di cassazione, Procura generale presso la Corte di cassazione e Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo), in presenza dei requisiti. Il vincolo delle funzioni collegiali, laddove il rientro avvenga presso la giurisdizione di merito, è di 3 anni con il divieto di ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi per il periodo di due anni. Come per la normativa ordinaria anche per quella transitoria si prevede l'eliminazione del ruolo autonomo presso l'avvocatura dello Stato.
  L'articolo 13 del Senato prevedeva un'ulteriore ipotesi di astensione obbligatoria del giudice il cui mancato rispetto avrebbe comportato la possibilità di ricusazione. In particolare si prevedeva un obbligo di astensione per il giudice penale che abbia, in qualsiasi fase della propria vita, partecipato ad elezioni (a qualsiasi livello di governo, e anche senza essere necessariamente eletto) o ricoperto qualsiasi incarico di governo. L'articolo è stato soppresso dalle Commissioni, considerato che questi nuovi casi di astensione e ricusazione non appaiono necessari in un sistema che già prevede ipotesi generali che già le comprenderebbero.
  All'articolo 14 di questa nuova legge si prevede un nuovo illecito disciplinare prevedendo una sanzione non inferiore alla perdita di anzianità per almeno due anni a carico del magistrato che accetta la candidatura a parlamentare europeo, parlamentare nazionale, consigliere regionale, provinciale, comunale o circoscrizionale, ovvero che accetta un incarico di governo nazionale, regionale o locale in violazione di disposizioni di legge.
  L'articolo 15 estende ai magistrati amministrativi, contabili e militari la sanzione disciplinare della perdita di anzianità per almeno due anni laddove abbiano accettato la candidatura alle elezioni europee, politiche, regionali o locali, ovvero abbiano assunto incarichi di governo nazionale o locale, in violazione della riforma.
  Infine, l'articolo 16 abroga le disposizioni anche speciali in contrasto con le norme proposte.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PAOLO TANCREDI (Mozione n. 1-01525)

  PAOLO TANCREDI. (Intervento in discussione sulle linee generali su mozione concernente iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica). Il 7 giugno 2014 sono entrati in vigore due regolamenti (il decreto del Presidente della Repubblica n. 85 e il decreto del Presidente della Repubblica Pag. 87n. 86 del 2014) sui poteri speciali (cosiddetti golden power) attinenti alla governance di società operanti in settori considerati strategici, applicativi della riforma operata con il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, al fine di rendere compatibile con il diritto europeo la disciplina nazionale dei poteri speciali del Governo, che era stata oggetto di censure della Commissione europea e di una sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea. I due regolamenti riguardavano l'individuazione degli attivi di rilevanza strategica e il regolamento per l'individuazione delle procedure per l'attivazione dei poteri speciali.
  Per «poteri speciali» si intende la facoltà concessa al Governo di dettare specifiche condizioni all'acquisito di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni. Tali poteri si applicano, in particolare, nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché di taluni ambiti di attività definiti di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni; la normativa suddetta si ricollega agli istituti della golden share e action spécifique previsti rispettivamente nell'ordinamento inglese e francese.
  Con la nuova normativa i poteri speciali nei comparti difesa e sicurezza nazionale sono applicabili a tutte le società, pubbliche o private, che svolgono attività considerate di rilevanza strategica, e non più soltanto rispetto alle società privatizzate o in mano pubblica. Con decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2014, n. 108, sono state individuate le attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale rispetto alle quali l'Esecutivo: potrà imporre specifiche condizioni all'acquisto di partecipazioni; potrà porre il veto all'adozione di delibere relative ad operazioni di particolare rilevanza; potrà opporsi all'acquisto di partecipazioni, ove l'acquirente arrivi a detenere un livello della partecipazione al capitale in grado di compromettere gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale; potrà dichiarare nulle le delibere adottate con il voto determinante delle azioni o quote acquisite in violazione degli obblighi di notifica, nonché delle delibere o degli atti adottati in violazione o adempimento delle condizioni imposte.
  Le disposizioni su sicurezza e difesa sono state estese, attraverso regolamenti, agli asset strategici nel settore dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, nei quali l'eventuale opposizione tout court all'acquisizione di partecipazioni si può esercitare solo nei confronti di un'azienda extra Unione europea; una volta individuati tali asset, l'Esecutivo può far valere il proprio veto alle delibere, agli atti e alle operazioni, ovvero imporvi specifiche condizioni. A carico dei soggetti interessati, gli obblighi di notifica sono estesi alle delibere, atti o operazioni aventi ad oggetto il mutamento dell'oggetto sociale, lo scioglimento della società, la modifica di clausole statutarie riguardanti l'introduzione di limiti al diritto di voto o al possesso azionario.
  Ulteriori diritti speciali in capo all'azionista pubblico sono stati previsti nella disciplina codicistica delle società, nonché, successivamente, nella legge 23 dicembre 2005, n.266 (legge finanziaria 2006), che ha introdotto nell'ordinamento italiano la cosiddetta «poison pill» (pillola avvelenata) che consente, in caso di offerta pubblica di acquisto ostile riguardante società partecipate dalla mano pubblica, operanti in qualsiasi settore, di deliberare un aumento di capitale, grazie al quale l'azionista pubblico potrebbe accrescere la propria quota di partecipazione, vanificando il tentativo di scalata non concordata; quando la società in cui lo Stato detiene una partecipazione rilevante rientra anche tra le società privatizzate di cui alla legge n. 474 del 1994, la decisione di emettere questa «poison pill» influisce anche sull'efficacia dei tetti azionari, poiché, a partire dal momento in cui lo Statuto autorizza tali strumenti, la norma che prevede i tetti azionari cessa di trovare applicazione.
  Da ultimo, l'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 ha autorizzato la Cassa depositi e prestiti ad assumere partecipazioni Pag. 88in società di rilevante interesse nazionale, in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato, ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese; in questo ambito sono state definite «di rilevante interesse nazionale» le società di capitali operanti nei settori della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle comunicazioni, dell'energia, delle assicurazioni e dell'intermediazione finanziaria, della ricerca e dell'innovazione ad alto contenuto tecnologico e dei pubblici servizi.
  La normativa sulle offerte pubbliche di acquisto (Opa), fissata dal Testo unico della finanza (TUF), di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, ha, quale obiettivo principale, la tutela dell'investimento azionario da parte dei risparmiatori e degli investitori istituzionali italiani ed esteri rispetto alle decisioni degli azionisti di maggioranza; a questo scopo il legislatore ha stabilito che chiunque acquisti azioni oltre una certa soglia sia obbligato a lanciare un'Opa rivolta a tutti gli azionisti e che analogo obbligo si determini anche quando cambi la maggioranza assoluta all'interno di una società o di un accordo, pattizio che controlla una partecipazione già superiore alla soglia; l'attuale soglia unica del 30 per cento è efficace nel caso di società quotate a capitale diffuso in piccolissime quote, mentre non lo è quando, all'interno di una compagine azionaria frazionata, esista una società o un patto comunque dominanti nelle assemblee.
  Le direttive dell'Unione europea esigono che sia stabilita una soglia per l'Opa obbligatoria, ma demandano agli Stati membri la sua determinazione; in Europa uno Stato, l'Ungheria, ha due soglie a percentuali fisse, mentre quattro Stati (Spagna, Repubblica ceca, Danimarca ed Estonia) hanno una soglia a percentuale fissa e un'altra a percentuale variabile, legata al controllo di fatto; in Italia, la precedente soglia unica al 30 per cento, infatti, venne a suo tempo individuata nella convinzione che avrebbe favorito il mercato del controllo laddove nessuno avesse avuto interesse a lanciare un'Opa. L'esperienza di questi ultimi 15 anni, invece, ha dimostrato che, molto spesso, il passaggio del controllo senza Opa ha favorito le rendite di posizione e penalizzato le minoranze azionarie, senza procurare vantaggi alle aziende, anzi non di rado gravandole di debiti ingenti legati al processo di acquisizione e non all'investimento operativo; il decreto-legge n. 91 del 2014, cosiddetto «decreto competitività», ha introdotto la doppia soglia Opa al 25 per cento per le società quotate, escluse le piccole e medie imprese che, invece, potranno scegliere di inserire nello statuto una soglia compresa tra il 20 per cento e il 40 per cento.
  Per definire i criteri di compatibilità comunitaria della disciplina dei poteri speciali, comunque definiti, la Commissione europea ha adottato un'apposita comunicazione (97/C 220/06) con la quale ha affermato che l'esercizio di tali poteri deve comunque essere attuato senza discriminazioni ed è ammesso se si fonda su «criteri obiettivi, stabili e resi pubblici» e se è giustificato da «motivi imperiosi di interesse generale». Riguardo a taluni settori di intervento, la Commissione europea ha ammesso un regime particolare per gli investitori di un altro Stato membro qualora esso sia giustificato da motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di sanità pubblica, con esclusione di ragioni di carattere economico e purché conforme alla giurisprudenza della Corte di giustizia.
  Inoltre, secondo la Commissione europea, «l'interesse nazionale», invocato come criterio di base per giustificare diversi di questi provvedimenti, «(...) non risulta sufficientemente trasparente e può, quindi, introdurre un elemento di discriminazione nei confronti degli investitori esteri e un'incertezza del diritto». Pertanto, la Commissione europea né nega l'applicabilità se non in connessione e in subordine ai criteri già individuati i quali sottostanno alle ulteriori limitazioni della proporzionalità e della durata nel tempo.
  I singoli Stati mantengono, in assenza di armonizzazione, un certo spazio discrezionale nel definire, nel rispetto dei vincoli Pag. 89posti dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, sia i settori strategici, sia le forme di controllo all'accesso della proprietà delle società operanti in tali settori. Ne deriva una frammentazione del mercato interno. Molti degli Stati membri hanno mostrato, in modo crescente negli ultimi anni, una significativa propensione a prevedere forme di controllo agli investimenti diretti stranieri nei settori strategici, anche se diversi sono i settori considerati strategici e le forme di controllo in concreto previste.
  Procedure di infrazione in materia di golden share hanno riguardato la Francia, il Belgio, la Spagna, la Germania, il Portogallo e il Regno Unito. Dall'esame della giurisprudenza che ne è derivata, emerge che la Corte di giustizia europea, una volta rispettate le condizioni di massima individuate dalla Commissione europea, mostra prudenza nel sindacare previsioni statutarie restrittive della libertà di accesso del mercato. La misura nazionale è considerata restrittiva solo ove sia imposta in via imperativa da una norma nazionale. Viceversa, ciò non ricorrerebbe ove la normativa nazionale sia autorizzativa/dispositiva e rimetta di conseguenza alla libera scelta del privato l'adozione o meno di una misura che pur sia astrattamente idonea a limitare o restringere le libertà fondamentali.
  Secondo la dottrina dalla giurisprudenza della Corte europea si deduce che «nessuna delle disposizioni di diritto societario comune neppure quelle che prevedono la facoltà, il cui esercizio è rimesso all'autonomia negoziale dei soci, di inserire nello statuto delle clausole che alterino il cosiddetto assetto di default modificando i quorum costitutivi e deliberativi oppure limitando i diritti di voto esercitabili in assemblea, oppure ancora creando strumenti in grado di spezzare il rapporto di corrispondenza tra entità del capitale posseduto e poteri amministrativi – può essere qualificata come restrizione della libertà circolazione dei capitali».
  Il nostro Paese è da tempo soggetto ad una serie di acquisizioni da parte di competitor stranieri, sia comunitari che extra comunitari, che, con tutta evidenza, ne stanno riducendo la base produttiva, economica e, da ultimo, finanziaria. Non si disconosce la rilevante importanza, per il nostro Paese, dell'apporto dei capitali esteri, sia come significativo contributo alla crescita economica e all'occupazione, sia come segnale della fiducia degli investitori internazionali. Tuttavia, taluni aspetti di queste cessioni e di queste scalate azionarie mettono comunque in luce una problematica che dovrebbe essere valutata e risolta.
  Secondo i dati elaborati a inizio 2017 dai consulenti di Kpmg, multinazionale operante nel settore della consulenza per le imprese e gli Stati, dal 2006 al 2016, la somma investita dagli investitori internazionali in Italia arriva a 200 miliardi di euro dal 2006. Gli stessi esperti considerano questa una cifra sottostimata perché non include l'acquisto di partecipazioni di minoranza o i chip comprati a Piazza Affari. Per Kpmg la cifra reale si spingerebbe sopra i 300 miliardi di euro. Un trend che, negli ultimi anni, ha subito una buona accelerazione con picchi di 27 e 32 miliardi di euro tra il 2014 e il 2015 e 19 puntati nell'anno appena concluso. Le operazioni relative al solo passaggio del controllo del capitale (acquisizioni) sono state 1.340 in dieci anni. Se si includono le quote di minoranza, il numero raddoppia. Nel 2016 gli investitori esteri hanno chiuso 240 operazioni su asset della Penisola, con una crescita del 19,4 per cento.
  In tale ambito, tra la fine del 2015 e il 2016, la Francia ha effettuato operazioni di acquisizione di quote in Italia per 5 miliardi di euro, tra la quota in Telecom Italia e quella appena spuntata in Mediaset. Dal 2006, la Francia ha acquisito quote d'imprese per circa 52 miliardi di euro comprando 185 aziende, 34 lo scorso anno. L'alta finanza italiana è sempre più francese. Unicredit ha da poco venduto, per poco meno di 4 miliardi di euro, la sua Pioneer (un'ottima società di gestione del risparmio con 200 miliardi di soldi italiani investiti sui suoi prodotti) alla francese Amundi. Non esiste, nel credito, un esempio in direzione opposta, cioè acquisizioni Pag. 90da parte di banche italiane in Francia. Basti pensare alle operazioni Bnl-Bnp e Cariparma-Credit Agricole. Ad oggi, le loro operazioni sul suolo italiano stanno generando buoni risultati. Ciò avviene senza grandi sforzi finanziari, visto che Bnp Paribas e Credit Agricole non hanno voluto contribuire al fondo Atlante.
  C’è una sproporzione evidente tra il controvalore delle acquisizioni fatte nell'ultimo decennio da aziende italiane in Francia e i numeri dello shopping francese in Italia. Kpmg calcola che, a fronte dei 52 miliardi di euro spesi dagli investitori francesi in Italia tra il 2006 e il 2016, gli italiani abbiano messo sul piatto appena 7,6 miliardi di euro, se si analizzano i trend dal punto di vista qualitativo, si può notare che le acquisizioni transalpine riguardano principalmente settori strategici come finanza, telecomunicazioni, tecnologia, media e lusso.
  Dopo l'acquisizione del 23,9 per cento di Telecom, l'aggressività del gruppo francese Vivendi, società francese attiva nel campo dei media e delle comunicazioni, è venuta di recente allo scoperto nei confronti di Mediaset. Causa scatenante dell'acquisizione del 28,8 per cento di azioni Mediaset da parte di Vivendi, sono state le azioni avviate dal gruppo italiano a seguito della disdetta unilaterale operata dalla multinazionale francese nel luglio 2016 di un accordo su Mediaset premium, sottoscritto ad aprile 2016. Tale scalata appare oggi essersi arenata grazie ad un complesso di fattori favorevoli e concomitanti: la decisa risposta della proprietà Mediaset alle pretese della controparte, le difficoltà finanziarie interne a Vivendi, le prese di posizione del Governo e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Giova rilevare che il gruppo Vivendi, tra Mediaset e Telecom, ha un portafoglio che, agli attuali prezzi di mercato vale 4,49 miliardi di euro, il che ne fa il terzo investitore francese a Piazza Affari dietro Bpce (5,23) e Lactalis (4,94).
  Altro asset strategico nazionale che da tempo è oggetto di attenzione è Assicurazioni generali SpA, la cui ventilata acquisizione da parte del colosso assicurativo francese Axa appare avere conseguenze imprevedibili: Generali è uno dei primi proprietari immobiliari italiani, con un patrimonio di circa 24 miliardi di euro e detiene 500 miliardi di asset, di cui ben 70 investiti in titoli di Stato italiani. È una delle poche compagnie finanziarie italiane ad avere caratura internazionale, essendo presente in 60 Paesi, con 470 società e quasi 80.000 dipendenti. Oltre che quarta compagnia di assicurazioni a livello mondiale, Generali è anche il terzo gruppo industriale italiano, ha 113 miliardi di euro di fatturato e controlla le grandi partecipazioni e scheletri industriali, spine dorsali dell'industria italiana. Infine Generali è socio forte di Monte dei Paschi di Siena assieme ad Axa stessa.
  Ulteriori preoccupazioni nascono se si osserva il board che attualmente governa Generali e, in particolare, la sua specifica attività nel nostro Paese. In questo contesto il capo azienda di Generali, Donnet, ha smentito le ricorrenti voci di una fusione con Axa, ma i dossier con progetti che vanno in questa direzione ingombrano le scrivanie delle società di analisi finanziarie e di advisoring finanziario; è anche circolata l'ipotesi di una vendita della divisione francese di Generali ad Allianz, che (eliminando in premessa le sovrapposizioni di mercato oggi esistenti in Francia tra Axa e Generali, con i relativi profili di trust) avrebbe favorito la strada alla fusione stessa.
  In tale quadro, il direttore generale del gruppo Alberto Minali costituisce una sicura garanzia; ma si deve pur rilevare come, anche in periodi recenti, la fisionomia culturale e della stessa struttura di Generali sia segnata da forti elementi chiaramente riconducibili alla Francia. Correttamente è stato osservato (Sole 24 Ore) che il risparmio degli italiani rappresenta una delle attività che più interessano la Francia.
  L'unico grande attore finanziario del mercato, (da oltre vent'anni di gestione con la migliore gestione della media del sistema ed un'invidiabile solidità patrimoniale) è Banca Intesa Sanpaolo. Ed è chiaro che un avvicinamento tra Intesa e Pag. 91le Generali costituirebbe, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'unica mossa in grado di prevenire l'inevitabile scalata. Tuttavia, Generali ha reagito alla sola notizia dell'interessamento alla fusione di Intesa, acquistando il 3,1 per cento della medesima. A metà febbraio circa, Intesa ha deciso di non proseguire su questa strada.
  Differente la filosofia dei gruppi italiani che effettuano acquisizioni in Francia. Qui si tratta, per lo più, di azioni mirate nei settori meno strategici per lo Stato francese, storicamente protezionista nei riguardi delle proprie grandi imprese. Il Governo transalpino ha posto una serie di condizioni da quando si è ufficialmente aperta la trattativa per l'acquisizione di Stx France, controllata dalla coreana STX Offshore & Shipbuilding e dallo Stato stesso, da parte di Fincantieri. Parigi ha una quota del 33 per cento nella ex Chantiers de l'Atlantique. Ha diritto di prelazione sulle azioni ancora in mano ai coreani e, in virtù della legge sulle società strategiche, ha il potere di stroncare sul nascere qualsiasi operazione suscettibile di ledere gli interessi nazionali. Il Governo francese, ad avviso dei presentatori del presente atto, non si blinderà contro Fincantieri, ma ha i mezzi per ottenere un accordo vantaggioso e tutelare know how e occupazione.
  Pur nella diversità dei vari contesti, le metodologie di scalata di questi asset sembrano seguire un copione prestabilito: rastrellamento di azioni, intese e acquisizioni strategiche, manovre di borsa, con l'obiettivo di affossare o gonfiare, a seconda delle esigenze, il valore del titolo; se necessario, lancio dell'offerta pubblica di acquisto e, infine, acquisizione. La Borsa non appare più come il luogo dove le imprese si finanziano, ma come il luogo dove si può perdere il controllo della propria impresa, senza che sia possibile intervenire, a causa della preponderante potenza finanziaria della controparte.
  Il sistema bancario nazionale, da sempre perno centrale della capitalizzazione delle imprese nazionali, si trova nel cuore di una profonda crisi determinata dalla necessaria ristrutturazione e non è più in grado di capitalizzare le imprese. L'annoso problema dei crediti in sofferenza, eredità della recessione, ha eroso il patrimonio degli istituti. Le banche in questi anni hanno dovuto concentrarsi sempre più sul rafforzamento del loro capitale e in questo modo si è creato un vuoto. Le imprese, pertanto, si ritrovano o sottoquotate o sottocapitalizzate e il loro valore reale è superiore al valore di mercato: questa situazione è stata definita «capitalismo senza capitali».
  Secondo la relazione trasmessa al Parlamento «in materia di esercizio dei poteri speciali», dal Ministro per i rapporti col Parlamento e redatta dal Comitato di coordinamento per l'esercizio dei poteri speciali (periodo 3 ottobre 2014 al 30 giugno 2016), il golden power finora si è rivelato un'arma spuntata. Il bilancio appena pubblicato dal Governo mette in luce tutte le fragilità di una normativa che appare inadeguata in una fase storica dominata da un'ondata di investimenti esteri. Nel periodo, sono stati emanati solo 2 decreti con prescrizioni su 30 operazioni notificate, e mai si è arrivati a porre il veto. Circa il 47 per cento delle notifiche ha riguardato operazioni nel settore della difesa e sicurezza nazionale, il 23 per cento le comunicazioni, il 17 per cento l'energia, il 13 per cento i trasporti.
  Secondo il Comitato, l'attuale meccanismo «entra in gioco in maniera tardiva e cioè solo a seguito di decisioni già programmate e/o assunte dalle aziende». Il rapporto «ritiene auspicabile perseguire obiettivi atti ad indirizzare ed accompagnare le scelte più importanti della vita di una società». L'obiettivo deve essere «(...) assicurare continuità alla protezione degli assetti strategici nazionali attraverso la tutela nei confronti di manovre acquisitive che sottendono all'obiettivo di sottrarre tecnologie e know how industriale e commerciale essenziale per la competitività del sistema Italia». «(...) Il mondo sta cambiando velocemente e anche gli strumenti di difesa devono aggiornarsi, come del resto stanno facendo competitor come Germania e Regno Unito». «(...) Lo squilibrio Pag. 92in termini di fusioni e acquisizioni (merger and acquisitions) è nei numeri e merita di essere approfondito».
  Il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, predisposto dal Governo pro tempore Monti, disponeva che i provvedimenti attuativi fossero aggiornati ogni tre anni. Quindi si apre proprio nel 2017 una finestra utile per aggiornare la normativa. Componenti del Governo hanno rilasciato alcune dichiarazioni (relative al periodo in cui l'operazione «Mediaset-Vivendi» era all'attenzione della pubblica opinione), per cui il golden power potrebbe essere esteso per campo di applicazione e per modalità di esercizio, ad esempio prevedendo una fase negoziale tra governo e investitore straniero per confrontarsi sui piani. In entrambi i casi, il Governo punterebbe a ottenere garanzie su permanenza in Italia di asset produttivi strategici, competenze e posti di lavoro. Potrebbero essere fissati nuovi obblighi, in modo particolare per operazioni di fonte extra Unione europea o effettuate da imprese di Paesi che non rientrano tra le economie di mercato. Il Governo afferma che si valuta «(...) l'opportunità di introdurre una regolamentazione che incrementi gli obblighi di trasparenza a carico degli acquirenti, esaminando anche le normative vigenti in altri Paesi e nell'Ocse». Si ritiene possibile l'introduzione di una norma ispirata alla disciplina relativa alla Securities and Exchange Commission, l'autorità di Borsa americana, nella quale si impone all'investitore che supera l'acquisto del 5 per cento di fornire alla Consob un'informativa dettagliata sui piani di investimento, quanto meno in situazioni strategiche o di potenziale conflitto di interessi.
  Assistere oggi alla cessione, alla svendita o al trasferimento di aziende centrali non solo per il loro portato economico in termini occupazionali e di sviluppo di indotto, ma persino operanti in settori definiti «strategici», come Telecom Italia, o, a suo tempo, Alitalia, mostra come, nell'attuale fase, l'azione dell'Esecutivo risulti ad avviso dei presentatori del presente atto di indirizzo insufficiente rispetto alla fase di deindustrializzazione che sta attraversando il nostro Paese e che occorra adottare nuove e straordinarie misure a tutela del tessuto produttivo italiano, del risparmio degli italiani, del know how italiano e di conseguenza a tutela della base occupazionale nazionale. In questo quadro, i rischi connessi alla vicenda Assicurazioni Generali SpA-Axa-Unicredit, rappresenta un ulteriore salto di qualità, in quanto è in gioco il risparmio nazionale e il possesso di innumerevoli asset industriali.
  In conclusione, si valuta assai negativamente e si guarda con allarme la serie di acquisizioni estere elencate nella citata relazione, che, per questa parte, non copre l'anno 2016, ma si limita agli anni 2014-2015. Si riporta testualmente: «Nel 2014-2015 sono state acquistate da soggetti esteri tra l'altro imprese siderurgiche italiane (Acciaierie di Terni dalla Germania e di Piombino dall'Algeria), di telefonia (Telecom Italia dalla Francia e Wind dalla Russia), industriali (Pirelli dalla Cina, Italcementi dalla Germania, Indesit dagli USA), farmaceutiche (Rottapharm dalla Svezia, Sorin dagli USA, Sigma-Tau Pharma Ltd dagli USA e Gentium S.p.a. dall'Irlanda), finanziarie (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane S.p.a. dagli USA, BSI – Banca della Svizzera Italiana dal Brasile), della moda e del lusso (Krizia dalla Cina, oltre a numerose operazioni negli anni precedenti da Francia e paesi arabi in particolare), alimentari (numerose operazioni di dimensioni minori), oltre agli acquisti di quote percentuali limitate ma significative in volume di investimenti di società industriali, finanziarie e bancarie da parte della State Administration of Foreign Exchange cinese e della People's Bank of China (ENI, ENEL, FCA, Telecom Italia, Prysmian, Mediobanca, Generali, Saipem, Terna, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena)». Pertanto, con la nostra mozione impegniamo il Governo: ad adottare iniziative normative per introdurre, con criteri di urgenza, l'estensione dell'esercizio dei poteri speciali (cosiddetto golden power) anche alle società nazionali operanti nel settore finanziario, con particolare riferimento Pag. 93a quelle società che gestiscono rilevanti quote sia del risparmio nazionale, che di asset produttivi; ad adottare iniziative normative per introdurre, con le medesime modalità, modifiche alla normativa vigente sul golden power che diano corso alle proposte del Comitato di coordinamento per l'esercizio dei poteri speciali, prevedendo: a) l'introduzione del criterio di reciprocità con gli Stati esteri in materia di acquisizione di asset rilevanti; b) l'incremento degli obblighi di trasparenza a carico degli acquirenti, esaminando anche le normative vigenti in altri Paesi e nell'Ocse; c) l'obbligo delle comunicazioni preventive a carico dell'investitore che superi la quota del 5 per cento in società ritenute strategiche nelle quali siano evidenziati, tramite informativa dettagliata alla Consob, i piani di investimento, i potenziali conflitti di interessi, nonché le azioni volte al mantenimento sul territorio nazionale delle strutture produttive e dei livelli occupazionali, anche al fine di assicurare l'invarianza del gettito fiscale da parte delle società acquisite dall'estero; ad attuare il disposto del comma 7 dell'articolo 1, del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, nella parte in cui prevede l'aggiornamento della normativa per l'individuazione delle attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e di sicurezza nazionale «almeno ogni tre anni»; a valutare la possibilità di assumere iniziative normative per estendere l'esercizio dei poteri speciali anche ai settori dell'agroalimentare e delle tecnologie avanzate, nonché ai settori ad alta intensità di lavoro.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: BARBARA POLLASTRINI (A.C. 1658-B)

  BARBARA POLLASTRINI, Relatrice. (Relazione – A.C. 1658-B). Signor Presidente, sottosegretari, colleghe, colleghi, so che i ringraziamenti si porgono in conclusione ma questa volta tengo a farlo all'inizio perché il traguardo che stiamo per superare è frutto del lavoro di tante e di tanti.
  Il mio pensiero va alle agenzie umanitarie: donne e uomini che scelgono di stare vicino all'altra faccia di un mondo sempre più unico e globale. Loro vivono il carico di miserie, ingiurie al corpo, alla vita, ma insieme vedono anche un carico di speranze. Mi fa piacere citare le sigle di organizzazioni impegnate nei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che sollecitano da anni un provvedimento capace di riconoscere le tutele ai minori stranieri non accompagnati, dare regole e favorire trasparenza e legalità.
  Mi riferisco a Actionaid Italia, Ai.Bi. Amici dei Bambini, Amnesty International sezione italiana, Caritas italiana, Centro Astalli. E ancora, il Consiglio italiano per i rifugiati, Cnca, Comitato italiano per l'Unicef, Comunità di Sant'Egidio, Emergency, Oxfam Italia, Terre des hommes Italia.
  E un grazie particolare a Save the Children collettore di aggiornamenti e appelli perché un iter legislativo durato tre anni si completasse.
  Aggiungo la riconoscenza a sindaci e amministratori, spesso di quei comuni più virtuosi e esposti, che hanno aiutato a costruire un testo equilibrato e utile. Indicazioni ci sono venute anche dai garanti per l'infanzia. Da operatori sociali, della giustizia e naturalmente dalle forze dell'ordine.
  Soprattutto vorrei esprimere un'ammirazione per quelle famiglie che scelgono di allargare affetto, amore, accogliendo nelle loro case chi è stato meno fortunato.
  Ho portato qui con me oggi la lettera di una coppia che chiede quando e come la loro accoglienza verrà vissuta, non solo dal Sindaco e dal Comune, ma dallo Stato, come un dono alla convivenza e alla civiltà.
  Colleghe e colleghi, mi permetto ora di rinviare alla mia precedente relazione tenuta in quest'Aula il 24 novembre dell'anno passato, al dibattito e alle dichiarazioni di voto pronunciate dai gruppi in Pag. 94quell'occasione. Lo faccio anche perché – e sono certa che mi perdonerete una espressione poco adatta a uno stile parlamentare – il bello della cosa è che questa proposta l'abbiamo davvero scritta a più mani, con una larga trasversalità che va oltre i partiti e i gruppi che sostengono il Governo.
  Abbiamo discusso e lavorato assieme: noi, il PD e i gruppi di maggioranza, con 5stelle, Sinistra italiana, MDP, ricercando, da parte mia, un contributo da tutto il Parlamento. E in questo senso un ringraziamento sincero voglio rivolgere agli Uffici della prima commissione che con la loro serietà testimoniano della professionalità che opera dentro questa nostra preziosa istituzione.
  Presidente, siamo alla terza e mi auguro definitiva lettura della proposta di legge. Mi riferisco al testo Zampa e altre autorevoli firme, approvata in prima lettura alla Camera nella seduta del 26 ottobre 2016 e successivamente dal Senato nella seduta del 2 marzo 2017. Durante l'esame del provvedimento in Senato sono state introdotte modifiche di carattere prevalentemente tecnico. Modifiche relative, in particolare, alla copertura finanziaria di alcune disposizioni (articoli 7, 12, 16, 17 e 21), nonché volte a specificare maggiormente l'ambito di applicazione (articolo 11).
  Più nel dettaglio, l'articolo 7 prevede che gli enti locali «possono promuovere» la sensibilizzazione e la formazione di affidatari per accogliere minori non accompagnati, in modo da favorire l'affidamento familiare in luogo del ricovero in una struttura di accoglienza. Ed è stata introdotta una clausola di invarianza finanziaria. L'articolo 11 estende alle Regioni a statuto speciale l'istituzione dell'elenco dei tutori volontari. L'articolo 12 specifica il riferimento alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi di asilo. Gli articoli 16 e 17 quantificano il tetto di spesa per l'attuazione del diritto al minore di essere informato dell'opportunità di nominare un legale di fiducia e per il programma di assistenza alle vittime di tratta. L'articolo 21 riquantifica la spesa nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2017, anche allo scopo di utilizzare l'accantonamento del Ministero della giustizia.
  Come potete constatare il testo approvato alla Camera non ha subito alcuna modifica sostanziale. È rimasto qual era nella sua interezza. Ne conoscete il senso, la stesura e la finalità. Gli articoli 1, 2 e 3 dichiarano i diritti di pari trattamento rispetto ai minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea per tutti i minori stranieri non accompagnati da genitori o parenti, o altri adulti legalmente responsabili, in quanto soggetti di maggiore vulnerabilità. Con gli articoli 4 e 5 si interviene sulla prima accoglienza con una permanenza massima di 30 giorni in strutture destinate ai minori.
  In questo ambito si svolgerà l'identificazione e il minore riceverà informazione sui propri diritti. Con gli articoli 6 e 8 si innovano le norme sulle indagini familiari e il rimpatrio assistito. Col 7 e l'11 si regolamentano gli istituti di tutela e affidamento. Con gli articoli 9, 10 e 13 si prevede l'istituzione del sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati, il permesso di soggiorno per minore età e l'affidamento ai servizi sociali nel caso necessiti. Con l'articolo 12 si sancisce che tutti i minori non accompagnati possono accedere al Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Gli articoli dal 14 al 17 rafforzano alcuni dei diritti riconosciuti: assistenza sanitaria, misure scolastiche e formative. Con gli articoli 17 e 18 si normano specifiche categorie di minori non accompagnati come nel caso orribile della tratta.
  Con l'articolo 20 si promuovono cooperazione internazionale, accordi bilaterali e programmi coi Paesi di origine e partenza. Infine con gli articoli 21 si prevede la copertura finanziaria e l'articolo 22 attribuisce al governo il compito di apportare le modifiche necessarie sia al Regolamento del Testo unico in materia di immigrazione sia al Regolamento del Comitato per minori stranieri.Pag. 95
  Presidente, sottosegretari, per noi queste settimane saranno simili a molte altre. Per altri, invece, col voto definitivo alla proposta, il calendario sarà ricordato come una tappa di vita, di pace. Quegli altri, quelle altre sono persone speciali. Parlo di migliaia di ragazzi, bambini, ora anche ragazzine, che fuggono da guerre, fame, violenze. Una parte di loro è senza famiglia. Alcuni perché quel mare di sogno e di dolore si è ingoiato chi avevano di più caro. Altri perché proprio la loro mamma li ha messi sul barcone per dare quella sopravvivenza negata nella propria terra. Altri ancora per aiutare economicamente famiglie disperate. Poi c’è chi potrebbe superare la miseria della fame e tenta una via perché sia riconosciuto un talento, la loro voglia di farcela.
  Per quanto ci riguarda, tutto dipende dagli occhi con i quali scegliamo di guardare il cambiamento che ci attraversa. Se con le lenti che vedono in questo esodo giovane, giovanissimo, pericoli e potenziali malfattori. O se indossiamo semplicemente gli occhiali più giusti e allora a questa migrazione adolescente daremmo un titolo diverso. Forse la chiameremo «L'alba dell'umanità», come l'ha definita Eraldo Affinati. Una umanità densa e complicata come è tutta l'umanità.
  Lo siamo stati anche noi quando arrivavamo oltreoceano con le valigie, le donne col foulard in testa.
  Questa pagina di storia è persino più dolorosa, più difficile, più segnata. Magari lo è – perché anche questo avviene – perché scortata da stupri e inferni tanto difficili da raccontare che spesso inducono quelle giovani vittime al silenzio, per la paura, per la vergogna. Arrivano a seconda dei mesi da Egitto, Afghanistan, Siria, Nigeria, Eritrea, Somalia e altre terre ancora. Solo nel 2016 il numero degli adolescenti in fuga, giunti sulle nostre coste, è raddoppiato rispetto all'anno precedente.
  I dati del Ministero quantificano in circa 26.000 i minori stranieri non accompagnati. Il 14,2 per cento dei migranti sbarcati. Di loro – e il dato dovrebbe farci sobbalzare – durante questi anni oltre 6000 risultano irreperibili. Scomparsi nel nulla. E dietro quel nulla agiscono strutture criminali, mafie: sfruttamenti, schiavitù sessuali, persino vendite di organi. Ma insieme a questo vi sono tante storie di salvezza, integrazione, serenità, riuscita.
  E allora il mio ultimo grazie è a quei media – televisioni e non solo – che hanno saputo tenere accesi i riflettori. Siano i bambini siriani uccisi o trasformati in militari a tredici anni, siano quelli con le mani blu per le tinture assorbite in una giornata di lavoro velenosa e lunghissima, siano le spose bambine o le nigeriane schiave.
  Ecco, Presidente, gentili sottosegretari, vogliamo questa legge in coerenza con i principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e della Carta Europea dei diritti della persona.
  E per onorare il valore della persona e della dignità umana: cioè i cardini della nostra Costituzione.
  Nella stesura della norma l'ambizione è stata tentare un equilibrio nella sfera dei diritti. In primo luogo i diritti umani e civili dei minori, ma – ecco il punto da non trascurare – il diritto alla sicurezza delle città, e quello alla trasparenza e legalità. Perché non ci sfugge il bisogno di sicurezza in questo passaggio inquieto dell'universo globale. C’è chi descrive la nostra come l'epoca delle retro utopie.
  Di una democrazia che sta perdendo di senso perché ha smarrito il suo senso: quello di ridurre le diseguaglianze, le povertà e allargare diritti, opportunità, il contrasto alle discriminazioni. Sarà anche perché sono una donna ma preferisco stare dalla parte della speranza e lavorare perché nel conflitto tra passioni tristi e passioni positive, prevalgano le seconde. Sollecitare un contrasto tra poveri produce danno. Dare di più in regole, prevenzione, cittadinanza, produce doveri e sicurezza.
  Accogliere e accompagnare questi ragazzi non porta via il pane agli altri !
  Ecco perché una legge. Poi lo so, una legge non è mai tutto. Cultura e società fanno la differenza. E decisivi sono i Pag. 96governi, le istituzioni. Un programma di cooperazione, corridoi umanitari per donne e bambini. Quei viaggi della disperazione e della speranza dicono della fragilità di una terra così contrastata nei suoi colori. Descrivono la brillantezza dei progressi, delle tecnologie e lo stridore delle diseguaglianze, del terrorismo, delle guerre. Quelle traversate, parlano di enormi coraggi e grandi paure racchiusi in corpi giovani. L'Italia, la Grecia non possono, non devono essere lasciate sole. Ma l'Italia, la Grecia, incrocio di civiltà e mescolanza, hanno l'autorevolezza della storia per ricordare all'Europa che dai muri nascono muri, dagli egoismi, le tragedie.
  Mercoledì il Presidente Mattarella sarà in quest'Aula per le celebrazioni dei sessant'anni dei Trattati europei. Egli stesso in più occasioni ci ha invitato ad agire per i diritti degli adolescenti. Papa Francesco ha richiamato le coscienze a non rimuovere lo strazio di bambini e di una gioventù che soffre ingiustizie e soprusi. E allora, pensando alla coscienza di tanti credenti e non credenti, anche con questa umile proposta di legge, noi vorremmo mettere un piccolo tassello nel libro infinito della dignità umana.
  Vi ringrazio.