Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 756 di giovedì 9 marzo 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  VALERIA VALENTE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amoddio, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bressa, Capelli, Damiano, De Menech, Fedriga, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gozi, Laforgia, Locatelli, Losacco, Manciulli, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Nicoletti, Pes, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Schullian, Sereni e Sottanelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,30.

  La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2233 – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (Approvato dal Senato) (A.C. 4135-A); e delle abbinate proposte di legge: Mosca ed altri; Ciprini ed altri; Ciprini ed altri; Mucci ed altri; Gribaudo ed altri (A.C. 2014-3108-3120-3268-3364).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4135-A: Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e Pag. 2nei luoghi del lavoro subordinato; e delle abbinate proposte di legge nn. 2014-3108-3120-3268-3364.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'articolo aggiuntivo Polverini 16.02.

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso riferite (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
  Emendamento 17.1 Placido.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 17.3 Airaudo.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 17.01 Tripiedi.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 17.02 Placido.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Conforme al relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.1 Placido.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Grazie, Presidente. Vorrei intervenire su questo articolo per riprendere la discussione che abbiamo fatto ieri, che abbiamo iniziato su questa seconda parte del testo che riguarda il lavoro agile o smart working.
  Come già è stato approfondito ampiamente in Commissione, non stiamo parlando, anche qui in Aula in questi due giorni, di un nuovo contratto di lavoro. Qui stiamo parlando – ed è esplicitato in maniera molto chiara dall'articolo 15 – di una nuova modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, quindi non un contratto, ma una modalità di lavoro. Ciò significa che siamo all'interno dei contratti di lavoro subordinato e quindi tutte le normative che sono previste per il lavoro subordinato si applicano anche al lavoro agile. È evidente però che, per poter normare questa modalità di lavoro, era necessario comunque fare un riferimento a tutte le caratteristiche che già riguardano il lavoro subordinato, specificando Pag. 3meglio i particolari che riguardano questa forma diversa di prestazione lavorativa. Andava specificato e l'abbiamo fatto – il Presidente l'ha ricordato anche ieri – che la retribuzione e la normativa prevista dai contratti collettivi è applicabile anche al lavoro agile e, quindi, i dipendenti che lavoreranno con questa modalità di lavoro avranno le stesse identiche tutele e la stessa retribuzione prevista per i lavoratori che svolgono la loro attività all'interno dell'azienda. Ovviamente viene specificato tutto quello che invece in qualche modo si differenzia dall'attività all'interno dell'azienda, perché è evidente che un dipendente che svolge la propria attività in un luogo che non è fisso ha necessità di sapere anche come deve svolgere la propria attività fuori e dentro i locali aziendali.
  Anche per quanto riguarda l'articolo 16, che abbiamo trattato ieri, dove si parla di recesso, è evidente che non si sta parlando di recesso dal contratto di lavoro, che rimane sempre in piedi, ma di recesso da questa forma di svolgimento dell'attività lavorativa. Perché può succedere che un dipendente o un'azienda richieda di attuare questa forma di svolgimento del lavoro, ma che a un certo punto si richieda di tornare indietro da questa richiesta. Quindi vi è anche la necessità di prevedere un recesso da questa modalità di lavoro. Quando si parla di forma e recesso, si intende il recesso da questa modalità di lavoro.
  Questi articoli e gli emendamenti che andiamo ad approfondire oggi direi che sono già superati da quello che abbiamo già approfondito nei giorni scorsi.
  Quindi, andare a specificare ulteriormente che i trattamenti normativi economici sono gli stessi del lavoro subordinato è comunque un di più perché l'abbiamo già specificato negli articoli successivi. Anche per la retribuzione, come abbiamo già detto, è già tutto specificato dai contratti collettivi di lavoro e quindi direi che tutte le criticità che vengono sollevate in questo articolo dagli emendamenti presentati con riguardo all'articolo 17 sono già comunque delle questioni che abbiamo già superato e che quindi non richiedono ulteriore approfondimento.
  Sicuramente – come diceva ieri il collega Simonetti – ci potrebbero essere delle difficoltà più che altro per quanto riguarda la questione della sicurezza e assicurativa – l'abbiamo approfondito, ne abbiamo parlato tanto anche in Commissione e io stessa ho sollevato delle perplessità su questo punto –, è sicuramente un argomento che dovremo tenere sotto controllo, nel senso che l'esperienza ci dirà se effettivamente dovremo rivedere questa parte della legge. Potrebbe effettivamente accadere che questo sia un disincentivo da parte delle aziende. Questo lo valuteremo nei prossimi anni, quando verrà utilizzata effettivamente questa modalità di lavoro. Io auspico che anche attraverso degli atti regolamentari si possano superare le incertezze che ci possono essere su questo punto, però credo che comunque stiamo dando già una buona base normativa di partenza per questa modalità di lavoro che può essere di aiuto in particolare alle donne per conciliare i tempi di vita e di lavoro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.1 Placido, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.3 Airaudo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul Pag. 4quale i relatori di minoranza si sono rimessi all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).
  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 17.01 Tripiedi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 17.02 Placido, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 18 – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. La Commissione formula un invito al ritiro altrimenti parere contrario sugli emendamenti 18.1 Cominardi, 18.2 Airaudo, 18.4 Placido e 18.5 Ciprini. La Commissione formula un invito al ritiro anche degli articoli aggiuntivi 18.01 Airaudo e 18.02 Ciprini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza.
  Iniziamo con il relatore di minoranza per la Lega Nord. Qual è il parere sull'emendamento 18.1 Cominardi ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento 18.2 Airaudo ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento 18.4 Placido ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

Pag. 5

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento 18.5 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere sull'articolo aggiuntivo 18.01 Airaudo ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere sull'articolo aggiuntivo 18.02 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere del governo è conforme a quello del relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.1 Cominardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza per la Lega Nord e con il parere favorevole della relatrice di minoranza per il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.2 Airaudo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.4 Placido, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.5 Ciprini, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Pag. 6

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 18.01 Airaudo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. La proposta emendativa che noi proponiamo solleva il tema del diritto alla disconnessione. In questi giorni su questo provvedimento abbiamo sentito più volte il relatore dirci che recuperavamo ritardi, che finalmente raggiungevamo obiettivi inseguiti da tempo, che lentamente ci avvicinavamo a unire diritti. Sarebbe interessante che per una volta questo Parlamento riuscisse ad essere in sintonia coi tempi, non a recuperare solo i ritardi. Ci sono molti lavori, molti dei nuovi lavori, molti di quei lavori che vengono definiti «smart» o «condivisi» e che di condiviso hanno poco, che determinano nuove forme di controllo, che determinano nuove forme di saturazione del tempo di vita ben oltre il tempo di lavoro ed esistono anche altri Parlamenti che nella nostra Europa che qui spesso viene citata a discredito – ma in questo caso può essere citata positivamente – hanno affrontato questo tema.
  Recentemente, il Parlamento francese ha approvato una legge per il diritto alla disconnessione, cioè la possibilità, da dare ai lavoratori che, per lavoro sono connessi e ovviamente regolandola in un rapporto contrattuale tra le parti sociali, di disconnettersi; la possibilità di vedere riconosciuto effettivamente il tempo di riposo, un tempo di recupero psicofisico, ma anche una libertà e anche, in qualche modo, il riconoscimento a ricondurre a dei termini il tempo del lavoro e della retribuzione del tempo di lavoro. Sarebbe interessante che mentre affrontiamo la parte del lavoro agile cominciassimo a introdurre anche questo diritto; quindi, per una volta non vantarsi di recuperare i ritardi, di ridurre i danni, ma stare al passo coi tempi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Presidente, preannunzio il voto favorevole su questa proposta emendativa, nel senso che il collega Airaudo ha spiegato sufficientemente bene quanto effettivamente provano i lavoratori, ad esempio anche rispetto al contrario di quanto detto dal collega Airaudo, cioè a restare connessi per molte, molte ore. Quindi, il cosiddetto diritto alla disconnessione a noi sembra assolutamente legittimo, anche perché – e per suo tramite mi collego a quanto appena sentito – il concetto più interessante che un'azienda pone in seno al cosiddetto «lavoro agile» non è tanto quello delle classiche otto ore lavorative consecutive o sei ore lavorative consecutive; il concetto – ed è questo che la maggioranza non ha capito, compresi coloro che magari hanno qualche esperienza in questo senso – è il risultato: non sono le otto ore continuative, nel senso che quando una persona è dotata di una determinata strumentazione da parte dell'azienda e riesce, da casa o da qualche altro luogo di lavoro (chiaramente non scalando una montagna, ma da qualche altro luogo di lavoro), a raggiungere un risultato, l'azienda è soddisfatta per quanto riguarda il mandato che essa ha dato al proprio dipendente, al proprio lavoratore.Pag. 7
  Quindi – e vado a concludere, Presidente – tanto per essere chiari, se un'impiegata lavora da casa e invece di lavorare otto ore per raggiungere un risultato lo stesso risultato lo raggiunge in tre ore, ebbene storicamente le aziende possono definirsi soddisfatte. Questo è il concetto base – base ! – del cosiddetto «lavoro agile», ovvero dare una possibilità, a mamme e a padri impiegati a casa, di fare anche altro, però raggiungendo un risultato. È proprio in questo verso e in questo senso che va anche il diritto alla disconnessione, anche perché mi pare assolutamente ovvio, anche guardando gli emendamenti che il collega Airaudo ha presentato poc'anzi, che questa è una caratteristica che cozza di fatto con il cosiddetto «controllo a distanza», perché nessuno può controllare se un lavoratore lavora continuativamente, senza disconnessione, per 6 o 8 ore. Quindi, per quanto ci riguarda il nostro sarà un voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. L'emendamento proposto dall'onorevole Airaudo è di buonsenso ed è finalizzato a dare un criterio di proporzionalità al lavoro che stiamo trattando. Io ritengo che debba essere esaminato con grande attenzione, valutato con intelligenza e approvato.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, voglio solo far presente che all'articolo 16 è individuato il diritto alla disconnessione del lavoratore delle strumentazioni tecnologiche e di lavoro e i relativi accordi che disciplinano il riposo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Airaudo 18.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Ciprini 18.02.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Sempre sullo stesso tema, il diritto alla disconnessione, perché noi abbiamo proposto delle fasce di reperibilità entro cui il lavoratore è disponibile a rispondere. Ebbene, il lavoro agile, se non ben confinato, normato, rischia di sfociare in quella che gli esperti chiamano la bioeconomia, cioè quando l'economia si prende la vita, il tempo familiare, e questo, il tempo di vita, viene colonizzato dal tempo di lavoro. È quello anche che gli esperti chiamano come fenomeno della domestication: ti promettono di emanciparti, perché lavori da casa, invece profanano i tuoi spazi privati, perché, in base alle leggi del capitale, della competitività, rischiano di sparire i giorni dedicati al riposo, per fare una concorrenza h24, grazie anche ai sistemi intrusivi di controllo sui dipendenti che lavorano ad esempio da casa. Ricordo che dal 1o gennaio 2017 è entrato in vigore in Francia il diritto alla disconnessione: la norma obbliga le aziende con più di 50 dipendenti a negoziare con i lavoratori il diritto a non rispondere a e-mail e a telefonate al di fuori degli orari di lavoro.
  È quello della bioeconomia il sogno inconfessato e inconfessabile del neoliberismo turbo-capitalista, cioè quello di abbattere le barriere tra spazio di lavoro e Pag. 8spazio di vita privata, non già per conciliarli ma per profanarli secondo le logiche della produzione flessibile e della concorrenza h24. E quindi un tempo il capitale si fermava davanti ai cancelli della fabbrica; ora, per mezzo di questi nuovi strumenti, come gli smartphone, i tablet, ti promettono di emanciparti perché puoi lavorare da casa, ma, se non adeguatamente gestito, un lavoratore agile si può ritrovare a rispondere alle e-mail e a lavorare negli orari più impensati. Per questo abbiamo proposto questo, e anche altri emendamenti volti a introdurre una disciplina di controllo a distanza, con la previsione del divieto di apparecchiature o dispositivi per finalità di controllo dell'attività dei lavoratori. Ovviamente sono stati poi tutti provvedimenti che abbiamo proposto in Commissione, e anche a quest'Aula, e che non sono stati accolti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ciprini 18.02, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 19 – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Emendamento Rizzetto 19.1, invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. Presidente Damiano, mi pare di capire che siano tutti invito al ritiro o parere contrario, giusto ? Quelli del relatore...

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Sì. Li dico tutti o va bene così ?

  PRESIDENTE. No, no, se è così...

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. È così. È così.

  PRESIDENTE. ...visto il numero di votazioni che abbiamo, andiamo stringendo... I pareri della Commissione sono tutti invito al ritiro o parere contrario.
  A questo punto invito il relatore di minoranza, onorevole Simonetti, ad esprimere il parere.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Emendamento Rizzetto 19.1, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini ?

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento Simonetti 19.2 ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento Placido 19.4 ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Polverini 19.5 ?

Pag. 9

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento Airaudo 19.6 ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzetto 19.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, è qui che si scopre palesemente – se mi passa il termine, ma lo dico sicuramente con ironia – la deriva stalinista di una certa parte del Governo e della maggioranza: cosa legittima, ci mancherebbe altro ! Ma questo è un emendamento, Presidente, per cui molte associazioni, molti tra i nostri auditi in Commissione (abbiamo fatto un lungo ed ampio ciclo di audizioni in Commissione) ci avevano detto che effettivamente c'era da fare qualcosa rispetto a questo tema, ovvero rispetto al lavoro agile, cioè alla possibilità di un lavoratore o di una lavoratrice di lavorare da casa, in accordo chiaramente con la propria azienda. Ebbene, questa azienda dà al lavoratore o alla lavoratrice degli strumenti per svolgere questo lavoro: nel senso che questi strumenti non sono a carico del lavoratore, ma computer, telefoni, apparecchiature, vengono forniti direttamente dall'azienda. Ed allora quello che, secondo me (e lo ricordo in primis a me stesso), probabilmente la maggioranza non è riuscita a comprendere e a capire rispetto a questo ampio margine che c'era stato dato sul cosiddetto lavoro agile: sono due macro-aree, sono due macro-alvei, voglio dire, quello della sicurezza e quello dell'orario di lavoro. Orario di lavoro prima già citato (diritto alla disconnessione, eccetera), e lì non ci abbiamo capito niente, nel senso che non è quella la mission dell'azienda nei confronti del proprio lavoratore, né del proprio lavoratore nei confronti dell'azienda; ma ancor peggio quando il testo attribuisce delle responsabilità oggettive – che chissà, forse qualche giudice, sicuramente qualche giudice anche dotato di un po’ di protagonismo andrà sicuramente a sottolineare – anche sull'uso di questi strumenti, e le attribuisce al datore di lavoro ! Ovvero se, e tanto per essere chiari, una persona utilizza male un'apparecchiatura a casa, e si fa male con questa apparecchiatura, è colpa del datore di lavoro.
  Questo è quindi un emendamento che dice (e vado a citare): «il datore di lavoro garantisce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile. Gli obblighi relativi si intendono interamente assolti con la consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di un'informativa scritta, nella quale sono individuati, limitatamente alla dotazione eccetera eccetera, i rischi generali e specifici». In quel caso, quindi, il datore di lavoro non è più responsabile del cattivo uso che eventualmente il proprio dipendente fa a casa sua ! Chissà, forse (e lo ripeto) qualche giudice farà causa a qualche datore di lavoro, perché cade un telefono un po’ più pesante sul piede del lavoratore, e quindi anche in quel caso è colpa del datore di lavoro.
  Inviterei quindi ad una riflessione. Perché lo ripeto, questo non è un provvedimento che va di fatto, come ho ascoltato spesso in queste ore in quest'Aula, a parificare i cosiddetti diritti tra lavoratori a posto fisso ed autonomi, lavoratori a posto fisso e coloro che hanno le partite IVA; però neanche arrivare – lo ripeto – a questa deriva per cui, se passa questo Pag. 10tipo di messaggio, nessun datore di lavoro si sentirà nelle possibilità di offrire il lavoro agile ai propri dipendenti.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Solo un secondo. Mi fa piacere che la Commissione lavoro del Senato abbia avuto una deriva stalinista, mi giunge nuovo, anche perché noi il testo non l'abbiamo toccato. Qui il datore di lavoro, per assolvere ai compiti sulla sicurezza, si limita, ovviamente, a consegnare un testo con un'informativa relativa al tema della sicurezza. Quindi, non mi pare che quello che ha detto l'onorevole Rizzetto abbia un fondamento.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Sì, è stato oggetto di dibattito in Commissione sia quanto ha affermato l'onorevole Rizzetto sia quanto detto in risposta dal presidente Damiano. Il combinato disposto, però, fra il comma 1 dell'articolo 19 e il comma 2 dell'articolo 20 va a supporto della tesi, che è anche la mia, dell'onorevole Rizzetto rispetto a quella del presidente Damiano; mi riferisco a come è formulato, l'articolato in oggetto di emendamento, cioè il 19, con il combinato disposto dell'articolo 20, comma 2, quello successivo, nel quale si dispone che il lavoratore ha diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dipendenti da rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all'esterno dei locali aziendali, quindi ha diritto alla tutela; e, se questa tutela non viene a essere garantita, come è scritto nella prima parte del comma 1 dell'articolo 19, da parte del datore di lavoro, credo che ci saranno molti contenziosi, perché non sarà sufficiente, come dice il presidente Damiano, a esonerare da responsabilità il datore di lavoro semplicemente la consegna dell'informativa.
  Infatti, con il comma 2 dell'articolo 20 il lavoratore ha il diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro. Allora, se si voleva, come io immagino che si debba, arrivare alla semplice informativa per esonerare il datore di lavoro dalla responsabilità, perché è ovvio che non può andare in casa dei dipendenti a sistemare da un punto di vista edilizio l'abitazione e renderla, di fatto, a norma rispetto alle leggi sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, è chiaro che era da specificare meglio. O sostituire, e quindi intervenire sull'emendamento successivo, in modo tale da velocizzare i tempi di lavoro, la parola «garantire» con «promuovere», il datore di lavoro promuove la salute attraverso l'informativa, o, altrimenti, era da specificare meglio, come nell'emendamento Rizzetto, che, ai fini dell'assolvimento della responsabilità, è sufficiente ed è determinante esclusivamente fornire l'informazione, cosa che, invece, il testo mette fra le righe, ma non in maniera chiara e peculiare, tanto che a mio avviso, come dicevo, con il combinato disposto dei due articolati, ci saranno numerose cause di lavoro, che faranno, a mio avviso, soccombere il datore di lavoro.
  Questa presunzione, secondo me, di colpevolezza, diciamo così, farà sì che molte aziende non andranno a utilizzare questa modalità di lavoro, che potrebbe essere, invece, una soluzione per molte famiglie, per molte lavoratrici soprattutto, e pertanto questa mancata volontà di sistemare l'articolo 19 produrrà un deterrente per l'azienda a utilizzare lo smart working.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.1 Rizzetto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della Pag. 11relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.2 Simonetti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.4 Placido, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.5 Polverini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.6 Airaudo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale i relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 20 – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Facciamo come prima, Presidente ?

Pag. 12

  PRESIDENTE. Sì, mi sembra la cosa migliore.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Su tutti invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  PRESIDENTE. Compresi gli articoli aggiuntivi, che sono anche diversi. Anche su quelli, ovviamente, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Confermo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza.
  Sull'emendamento 20.1 Rizzetto ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento 20.2 Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento 20.3 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sugli identici articoli aggiuntivi 20.01 Placido e 20.02 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'articolo aggiuntivo 20.03 Airaudo ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'articolo aggiuntivo 20.05 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere contrario.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'articolo aggiuntivo 20.06 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Articolo aggiuntivo 20.07 Ciprini ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  TIZIANA CIPRINI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.1 Rizzetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore della Lega Nord e il parere contrario della relatrice del MoVimento 5 Stelle.Pag. 13
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.2 Simonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore della Lega Nord e il parere contrario della relatrice del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 20.3 Ciprini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, intervengo per spiegare perché proponiamo la soppressione della locuzione «e risponda a criteri di ragionevolezza». Ricostruisco la faccenda. Appare paradossale questa locuzione, che condiziona la tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali – in particolare contro gli infortuni in itinere – alla circostanza che la scelta del luogo della prestazione sia dettata da esigenze connesse alla prestazione stessa o dalla necessità del lavoratore di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative e risponda a criteri di ragionevolezza. Questa formula subordina la scelta del luogo di lavoro del lavoratore alla necessità dello stesso di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative a criteri di ragionevolezza. Ciò vuol dire che, se la scelta del luogo di lavoro da parte del lavoratore agile non risponde a questi indeterminati, vaghi, discrezionali e fumosi criteri di ragionevolezza, lo stesso non potrebbe godere della copertura per l'eventuale infortunio in itinere che lo stesso potrebbe subire nello spostarsi da un luogo all'altro di lavoro. Quindi, l'INAIL potrebbe ritenere, in base a criteri di ragionevolezza, quel luogo di lavoro scelto dal lavoratore agile non rispondente, dunque negare la copertura per un eventuale infortunio in itinere che subisca il lavoratore mentre si sposta. Insomma, questa locuzione è una trappola che potrebbe tradursi in una garanzia in meno e in un rischio in più per il lavoratore che svolge lavoro in modalità agile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.3 Ciprini, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 20.01 Placido e Ciprini 20.02, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimette all'Assemblea il relatore della Lega Nord, e con il parere favorevole della relatrice del MoVimento 5 Stelle.Pag. 14
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 20.03 Airaudo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Presidente, nel ricordare a me stesso e al presidente Damiano che una cosa è prevedere un accordo un'altra cosa è sancire un diritto, quando si parla di disconnessione, approfitto per presentare questa proposta emendativa, che noi abbiamo chiamato «emendamento Foodora», riconoscendo a quei fattorini chiamati pomposamente rider – ma in verità sono fattorini: consegnano del cibo come altri consegnano altri pacchi – di aver sollevato un problema di cui questo Parlamento si è occupato. Peraltro, aspettavamo risposte dal Governo precedente – ma l'attuale è conseguente al precedente anche nelle risposte e negli impegni –, perché l'allora Ministro Boschi si era impegnata a ritornare e a riferire. È vero che ha cambiato Ministero e competenza – allora era ai rapporti con il Parlamento –, ma forse quei lavoratori, non tanto chi vi parla, non tanto noi, che abbiamo il privilegio di stare in quest'Aula, meriterebbero una risposta. La proposta emendativa ha uno scopo preciso: smascherare quello che è un falso. C’è una parte del lavoro autonomo e del lavoro agile che è lavoro subordinato, perché dipende organizzativamente, con l'aiuto delle nuove tecnologie. Pensate che, come per chi lavora per Amazon, anche chi lavora per Foodora è seguito, dal punto di vista della geolocalizzazione, rispetto al tempo che impiega nel consegnare un prodotto, nel raggiungere i luoghi e anche al tempo che deve impegnare per i luoghi successivi. Questi non sono lavoratori autonomi, sono lavoratori subordinati, sono più subordinati dei lavoratori tradizionalmente subordinati, e noi, in modo ipocrita, li facciamo rientrare in una norma o nelle varie fattispecie che si collegano al lavoro autonomo, magari con questa patina di modernità appunto di lavoro condiviso, di lavoro veloce ! In verità, di condiviso non c’è nulla, c’è solo la velocità della loro prestazione, c’è solo l'intensità dello sfruttamento, c’è solo la dimensione di un potente controllo sulla loro vita, non sulle condizioni di lavoro, riconosciute dal punto di vista retributivo in modo assolutamente irrilevante.
  Quindi noi pensiamo, anche qui, come prima sulla disconnessione e più di prima della disconnessione, quando si fa una normativa e si recuperano ritardi, che non ci si possa accontentare di limitare i vecchi danni, bisogna prevenire i nuovi guasti e bisogna sancire i nuovi diritti. I fattorini di Foodora sono stati disconnessi; ah, no, scusatemi, licenziati, perché si può essere licenziati attraverso l'essere «sloggati», come dicono loro. Non li hanno semplicemente più chiamati, perché, essendo lavoratori autonomi e avendo avuto il coraggio di protestare e di chiedere diritti e contratti, sono stati lasciati soli. Questo Parlamento non faccia lo stesso errore, non li lasci soli, loro e quelle ormai migliaia di giovani uomini, giovani donne, ma non solo. Tra i rider di Foodora c'era un ingegnere dell'IBM di 54 anni, licenziato dai processi di ristrutturazioni e: alla faccia dei lavoretti ! È lavoro vero, merita diritti veri, e non è lavoro autonomo ! Usiamo questa legge per riconoscerlo e compiere un atto di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.03 Airaudo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore della Lega Nord e il parere favorevole della relatrice del MoVimento 5 Stelle.Pag. 15
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.05 Ciprini, con il parere contrario di Commissione e Governo, il parere contrario di Lega Nord e favorevole del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.06 Ciprini, con il parere contrario di Commissione e Governo e il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.07 Ciprini, con il parere contrario di Commissione e Governo e il parere favorevole di entrambi i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 20-bis – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20-bis(Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20-bis.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 21 – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 22 – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.Pag. 16
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Intanto salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto di istruzione secondaria di secondo grado «Gandhi» di Merano, in provincia di Bolzano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

  Colleghi, adesso sospendiamo la seduta per cinque minuti, visto che sono arrivati degli ordini del giorno all'ultimo momento, ma in un momento in cui è permesso ancora presentarli e quindi dobbiamo dare cinque minuti al Governo per poter valutare i pareri.
  Sospendo la seduta, che riprenderà tra cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,50.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Mi scuso con i colleghi per il ritardo con cui è ripresa la seduta, ma come comprendete bene non è stata una ragione legata alla Presidenza.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 4135-A).
  Non essendovi interventi – come immagino – per l'illustrazione, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/1 Maestri perché estraneo per materia. Ordine del giorno n. 9/4135-A/2 Mannino: parere favorevole purché riformulato con l'inserimento, dopo l'impegno al Governo, della locuzione: «a valutare l'opportunità di». Ordine del giorno n. 9/4135-A/3 Ciracì: parere contrario sul primo impegno, parere favorevole sul secondo impegno se riformulato con l'inserimento, dopo l'impegno al Governo, della locuzione «a valutare l'opportunità di». Ordine del giorno n. 9/4135-A/4 Placido: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/5 Paglia: parere favorevole, se riformulato inserendo, dopo l'impegno al Governo, la locuzione «a valutare l'opportunità di, nei limiti delle risorse disponibili». Ordine del giorno n. 9/4135-A/6 Marcon: parere favorevole, purché riformulato con l'inserimento, dopo l'impegno al Governo, della locuzione: «a valutare l'opportunità di». Ordini del giorno n. 9/4135-A/7 Zappulla e n. 9/4135-A/8 Ricciatti: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/9 Martelli: parere contrario perché il quadro normativo è già esistente. Ordine del giorno n. 9/4135-A/10 Piccolo: parere favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di favorire ai lavoratori impiegati, come per la generalità degli altri lavoratori (...)».Ordine del giorno n. 9/4135-A/11 Palese: parere favorevole se il primo impegno viene riformulato nel seguente modo: «di prevedere la destinazione delle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo n. 252 del 2005 di una quota dell'importo dovuto dai lavoratori iscritti nella gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, legge n. 335 del 1995, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, tenendo conto dei vincoli di sostenibilità finanziaria nella gestione separata e della necessita di una tutela previdenziale e di garantire agli assistiti una tutela previdenziale adeguata» ed il secondo impegno nel seguente modo: «di prevedere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (...)» e così via.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/12 Polverini, identico all'ordine del giorno n. 9/4135-A/30 Pizzolante: parere favorevole se riformulato, inserendo, dopo l'impegno al Pag. 17Governo, la locuzione «a valutare l'opportunità di». Ordini del giorno n. 9/4135-A/13 Simonetti e n. 9/4135-A/14 Allasia: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/15 Rizzetto: parere favorevole, se riformulato, inserendo, dopo l'impegno al Governo la locuzione «a valutare l'opportunità di». Ordini del giorno n. 9/4135-A/16 Saltamartini, n. 9/4135-A/17 Invernizzi, n. 9/4135-A/18 Caparini, n. 9/4135-A/19 Grimoldi e n. 9/4135-A/20 Molteni: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/21 Bossi: parere favorevole purché riformulato con l'inserimento, dopo l'impegno al Governo, della locuzione: «a valutare l'opportunità di». Ordini del giorno n. 9/4135-A/22 Rondini e n. 9/4135-A/23 Guidesi: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/24 Borghesi: parere favorevole, purché riformulato con l'inserimento, dopo l'impegno al Governo, della locuzione: «a valutare l'opportunità di». Ordine del giorno n. 9/4135-A/25 Gianluca Pini: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/26 Pagano: parere contrario perché c’è già la norma.
  Ordini del giorno n. 9/4135-A/27 Picchi e n. 9/4135-A/28 Castiello: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/29 Rostellato: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/30 Pizzolante, come abbiamo detto, è riformulato. Ordine del giorno n. 9/4135-A/31 Carrescia: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/32 Mucci parere favorevole, con la riformulazione: «compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili».
  Ordini del giorno n. 9/4135-A/33 Palladino, n. 9/4135-A/34 Vargiu e n. 9/4135-A/35 Schullian: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/36 Fratoianni: parere favorevole, con riformulazione: «a valutare l'opportunità di». Ordine del giorno n. 9/4135-A/37 Tinagli: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/38 Nesi: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/39 Quartapelle Procopio: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/40 Paris: il tavolo che viene evocato non riguarda questo provvedimento, quindi mi sembra estraneo per materia.

  PRESIDENTE. L'estraneità per materia semmai la valuta la Presidenza. Lei ci deve dire se il parere è favorevole o contrario.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole se riformulato inserendo la locuzione: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Questa locuzione è già presente nel testo dell'ordine del giorno.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Allora il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/41 Gribaudo: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/42 Raciti: parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità, compatibilmente con i vincoli della finanza pubblica».
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/43 Moscatt: parere contrario, perché la distinzione tra professioni ordinistiche e non ordinistiche è già nella legislazione ordinaria. Ordine del giorno n. 9/4135-A/44: parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4135-A/45 Binetti: parere favorevole. Ordini del giorno n. 9/4135-A/46 Lombardi e n. 9/4135-A/47 Dall'Osso: parere favorevole se riformulati con l'inserimento della locuzione: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
  Ordini del giorno n. 9/4135-A/48 Tripiedi, n. 9/4135-A/49 Ciprini, n. 9/4135-A/50 Cominardi, n. 9/4135-A/51 Chimienti: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4135-A/52 l'Abbate: parere favorevole, se riformulato con l'inserimento della locuzione: «a valutare l'opportunità di». Ordini del giorno n. 9/4135-A/53 Vallascas e n. 9/4135-A/54 Crippa: parere contrario.

  PRESIDENTE. Annuncio che è stato ritirato l'ordine del giorno n. 9/4135-A/35 Schullian.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/1 Maestri, con il parere contrario del Governo.Pag. 18
  Dichiaro aperta la votazione.
  Intanto annuncio che anche l'ordine del giorno n. 9/4135-A/43 Moscatt è stato ritirato.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

  Ordine del giorno n. 9/4135-A/2 Mannino riformulato, va bene.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/3 Ciracì riformulato, va bene.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/4 Placido, parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, noi siamo perché questo ordine del giorno sia posto in votazione. Siamo intervenuti ripetutamente nel corso dell'esame del provvedimento e giudichiamo che tutto ciò che attiene – lo dico per brevità – con la gig economy e con il lavoro agile vada sottoposto ad un'ulteriore e più attenta valutazione.
  Per noi questa questione è dirimente; vale per i ragazzi di Foodora, come vale in relazione ad una serie infinita di altre forme di lavoro che non sono sottoposte ad alcuna tutela. Non vale il richiamo ad altri tavoli e non si capisce per quale ragione la Camera non abbia potuto più approfonditamente legiferare, né vale il richiamo ad accordi contrattuali in assenza di diritti che siano sanciti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/4 Placido, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

  Ordine del giorno n. 9/4135-A/5 Paglia, accolto con riformulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, valutare l'opportunità, nel quadro delle compatibilità economiche, significa puramente e semplicemente – ce lo consentirà il sottosegretario – avere stabilito che i lavoratori iscritti alla gestione separata non c'entrano niente con questo provvedimento o, quanto meno, non godono degli stessi diritti di cui al precedente capo. Quindi, mi pare non sia sufficiente né convincente la riformulazione che ci viene proposta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/5 Paglia, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

  Ordine del giorno n. 9/4135-A/6 Marcon, accolto con riformulazione.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, è abbastanza semplice la questione. Credo che se ne sia occupata...

  PRESIDENTE. Onorevole Placido, le chiedo soltanto una cortesia: non si può prendere la parola più di due volte, da parte di uno stesso collega, sugli ordini del giorno.

  ANTONIO PLACIDO. È l'ultimo.

Pag. 19

  PRESIDENTE. Occorre semplicemente dire se accetta o no. Ci può fare un segno o dircelo brevissimamente. Prego.

  ANTONIO PLACIDO. Non si accetta la riformulazione perché non significa niente valutare l'opportunità di evitare di scaricare i costi sui cittadini. O il Governo stabilisce che non è previsto che i cittadini paghino, oppure evidentemente...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/6 Marcon, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/7 Zappulla, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

  Ordine del giorno n. 9/4135-A/8 Ricciatti, parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Presidente, chiedo eventualmente al Governo di provare, anche attraverso una riformulazione, a prevedere un accoglimento di questo ordine del giorno, che, appunto, è finalizzato a potenziare, proprio nella logica della tutela del lavoro autonomo, i centri per l'impiego rispetto alla formazione legata alle start-up di imprenditoria femminile.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, possiamo riformulare l'ordine del giorno mettendo anziché: «prevedere» le parole: «a confermare», perché già è così, già gli sportelli devono presentare anche questi diversi tipi di misure. Quindi, se mettiamo: «a confermare che tra le attività (...)» va bene.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto, dunque, che l'ordine del giorno n. 9/4135-A/8 Ricciatti è accolto con la riformulazione proposta dal Governo.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/9 Martelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Presidente, anche qui chiedo la possibilità di una riformulazione perché, magari per mancanza mia, non ho notizia di una normativa che regoli questo tipo di problema, che può incidere ulteriormente rispetto al provvedimento. Quindi, chiedo una possibile riformulazione su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire o rimane il parere contrario ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, non ho capito che cosa ha detto l'onorevole. Io ho detto che, siccome queste attività...

  PRESIDENTE. Si alzi, sottosegretario, su !

Pag. 20

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì. Siccome queste attività sono già previste, se mettiamo: «a confermare» o «a rafforzare le attività» mi sta bene.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Martelli.

  GIOVANNA MARTELLI. Io credo che ci possa anche andare bene la riformulazione con «rafforzare» o «confermare».

  PRESIDENTE. A questo punto ? Da qui non sono in grado di leggere il labiale.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole (il microfono non era acceso).

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, anche l'ordine del giorno n. 9/4135-A/9 Martelli è accolto.
  Siamo ora all'ordine del giorno n. 9/4135-A/10 Giorgio Piccolo, su cui c’è una riformulazione che viene accolta.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/11 Palese; va bene.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/12 Polverini; va bene.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/13 Simonetti; parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/13 Simonetti, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/14 Allasia, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

  Ordine del giorno n. 9/4135-A/15 Rizzetto, accolto con riformulazione: va bene.
  Ordine del giorno n. 9/4135-A/16 Saltamartini, parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/16 Saltamartini, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/17 Invernizzi, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/4135-A/18, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 21

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4135-A/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/4135-A/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

  Ordine del giorno Bossi n. 9/4135-A/21, è accolta la riformulazione ? Perfetto.
  Sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4135-A/22 il parere è contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4135-A/22.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/4135-A/23, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

  Ordine del giorno Borghesi n. 9/4135-A/24, riformulazione accolta ? Bene.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4135-A/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pagano n. 9/4135-A/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Picchi n. 9/4135-A/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castiello n. 9/4135-A/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

Pag. 22

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

  Ordine del giorno Rostellato n. 9/4135-A/29, parere favorevole.
  Ordine del giorno Pizzolante n. 9/4135-A/30: riformulazione, va bene ? Va bene ? Chi tace acconsente, diciamo.
  Ordine del giorno Carrescia n. 9/4135-A/31, parere favorevole.
  Ordine del giorno Mucci n. 9/4135-A/32, parere favorevole alla riformulazione. Sì, chi tace acconsente, via.
  Ordine del giorno Palladino n. 9/4135-A/33, parere contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palladino n. 9/4135-A/33.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/4135-A/34.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Presidente, intervengo semplicemente per esprimere rammarico rispetto al parere espresso dal Governo, e per ricordare che l'ordine del giorno si limitava a chiedere al Governo che nell'attivazione degli strumenti legati allo smart job si fosse attenti a garantire che non ci fossero azioni di reformatio in peius sulle garanzie del lavoratore. Sembrava essere un ordine del giorno assolutamente scontato e condivisibile da parte del Governo.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Riformulo il parere: è favorevole.

  PRESIDENTE. Favorevole, sta bene.
  Ricordo che l'ordine del giorno Schullian n. 9/4135-A/35 è stato ritirato.
  Ordine del giorno Fratoianni n. 9/4135-A/36, riformulazione: va bene ? Lo votiamo, quindi non va bene.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratoianni n. 9/4135-A/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).
  Ordine del giorno Tinagli n. 9/4135-A/37, parere favorevole.
  Ordine del giorno Nesi n. 9/4135-A/38, parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/38 Nesi...

  IRENE TINAGLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione. Su che cosa, onorevole Tinagli ?

  IRENE TINAGLI. Sull'ordine del giorno. Riguardo a questo ordine del giorno, volevo aggiungere la mia firma e provare a...

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/38 Nesi ?

  IRENE TINAGLI. Sì.

  PRESIDENTE. Perfetto.

Pag. 23

  IRENE TINAGLI. ...e volevo illustrare al Governo semplicemente che questo è un valutare l'opportunità che si possa dare un'interpretazione più flessibile dell'orario giornaliero del lavoro agile. Per come emerso dalle varie audizioni, c’è il timore che si tratti di un'interpretazione troppo restrittiva, per cui, se io vado in lavoro agile per avere una maggiore flessibilità su come distribuire le ore giornaliere, con la normativa com’è potrebbe esserci un disincentivo o, comunque, una limitazione della norma. Quindi, qui è solo per valutare l'opportunità e studiare che non ci siano interpretazioni troppo restrittive. Insomma, mi sembra una cosa su cui si possa fare una riflessione, volevo solo sollevare questo argomento, però, naturalmente, mi rimetto al Governo.

  PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire ? Prego.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Va bene, lo accolgo.

  PRESIDENTE. Quindi, a questo punto, l'ordine del giorno n. 9/4135-A/38 Nesi 38 è accolto, è cambiato il parere in favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/4135-A/39 Quartapelle, n. 9/4135-A/40 Paris e n. 9/4135-A/41 Gribaudo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/42 Raciti c’è la riformulazione: viene accolta. L'ordine del giorno n. 9/4135-A/43 Moscatt è ritirato e sugli ordini del giorno n. 9/4135-A/44 Gnecchi e n. 9/4135-A/45 Binetti il parere è favorevole. Siamo all'ordine del giorno n. 9/4135-A/46 Lombardi. Onorevole Martelli, chiede di parlare ? Su che cosa ?

  GIOVANNA MARTELLI. Solo per dire che sottoscrivo l'ordine del giorno n. 9/4135-A/44 Gnecchi.

  PRESIDENTE. Va bene. Comunque, le sottoscrizioni si possono fare anche presso gli uffici.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/46 Lombardi vi è una riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/47 Dall'Osso vi è una riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/48 Tripiedi vi è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/48 Tripiedi, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

  Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/49 Ciprini vi è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/49 Ciprini, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

  Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/50 Cominardi vi è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/50 Cominardi, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Intanto, salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto professionale di Stato «Pellegrino Artusi» di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 24

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

  Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/51 Chimienti vi è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/51 Chimienti, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

  Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/52 L'Abbate c’è una riformulazione: è accolta. Onorevole Ciprini, su che cosa ? No, perché c’è un motivo per cui nella tradizione si mette il pollice e non l'indice, perché con l'indice, di solito, si chiede la parola.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/53 Vallascas vi è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/53 Vallascas, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Chiede di parlare ? Perfetto, chiedo scusa, revocata la votazione. Prego.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Vorrei leggere una nota stampa del 2015, dove il Ministro Delrio diceva: rottameremo il principio del massimo ribasso. Aggiungeva il presidente Cesare Damiano, anzi, diciamo che il presidente lo ha detto anche ieri: vorremmo suggerire al Ministro che, con il massimo ribasso, si favorisce il lavoro in nero, la delocalizzazione delle attività in Paesi con basso costo del lavoro e la concorrenza sleale alle imprese serie.
  Visto che questo ordine del giorno va, quindi, a favore di quello che viene detto dalla maggioranza e dal Governo, chiediamo al sottosegretario di rivedere la sua posizione, e quindi di accogliere questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, chiede intervenire ? Ma c’è prima il Governo, facciamo parlare il Governo, poi le do la parola. Prego.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Se lo riformuliamo con «valutare l'opportunità di», il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Vallascas, va bene ? Va bene, quindi questo ordine del giorno è accolto. Sul suo ordine del giorno n. 9/4135-A/54 l'onorevole Crippa intende intervenire ? Prego.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Vorrei riportare su questo ordine del giorno la discussione che anche il presidente Damiano ha fatto rispetto ai compensi adeguati delle prestazioni erogate. Noi qui chiediamo semplicemente di adottare le misure opportune affinché, nell'ambito della tutela del lavoro autonomo, siano riconosciuti degli standard remunerativi minimi. Questo per evitare quanto legato anche all'ordine del giorno precedente, si sposta tutta una questione sul massimo ribasso. Noi qui chiediamo che vengano quantomeno contemplati degli standard qualitativi ed economici minimi, per evitare la gara al massimo ribasso e un suicidio di massa dal punto di vista qualitativo e prestazionale, cosa che poi, peraltro, è molto legata ai termini degli appalti e alle dichiarazioni del Ministro Delrio, anche di qualche mese fa, rispetto alle gare pubbliche. Quindi, vorremmo anche qui, magari, un'attenzione diversa rispetto a un parere contrario, perché è molto legato rispetto anche all'ordine del giorno precedente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

Pag. 25

  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Sinistra Italiana su questo ordine del giorno e per informare la Presidenza e l'Aula che, subito dopo, il gruppo di Sinistra Italiana lascerà l'Aula per andare a Palazzo Chigi e chiedere al Governo di convocare immediatamente il referendum della CGIL. Lo faremo tutti i giorni per dire che il tempo ormai è scaduto e il referendum va convocato.

  PRESIDENTE. Allora, approfitto intanto per dire all'Aula che c’è un altro ordine del giorno, e quindi adesso votiamo l'ordine del giorno dell'onorevole Crippa, salvo che il Governo non intenda intervenire, riformulare o altro, con il parere contrario, e poi il Governo ci darà il parere su un altro ordine del giorno ancora.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/54 Crippa, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

  Ora chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/4135-A/55 Di Salvo, che è giunto alla Presidenza durante la sospensione dei lavori, ma che è stato presentato entro il termine prescritto presso gli uffici. Prego.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con due riformulazioni: «a valutare l'opportunità di» e, alla seconda riga, introdurre «senza ulteriori aggravi per gli enti gestori».

  PRESIDENTE. Va bene la riformulazione ? Perfetto.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Partite IVA, lavoratori autonomi, professionisti: un popolo finora trascurato, composto da giovani fino a 35 anni.
  Parliamo di una fetta di lavoratori che va da 1,3 a 3,5 milioni di persone, se si considerano solo i liberi professionisti, professionisti iscritti agli ordini o anche i piccoli artigiani. Il popolo delle partite IVA è fatto da quelli che ogni giorno devono reinventarsi, quelli che ogni giorno devono dare il meglio per portare a casa uno stipendio, quelli che finora, ogni volta che emettevano una fattura, non sapevano come sarebbe andata a finire; quelli che non hanno mai avuto tutele e quelli che, se fosse stato per la Fornero, l'aliquota IVA sarebbe arrivata al 33 per cento.
  Qualcosa di buono, però, nel frattempo è stato fatto: dall'accesso ai fondi strutturali europei all'apertura dei bandi verso la categoria. Nonostante in Commissione e in Aula non sia stato possibile migliorare il testo, qualcosa di buono viene finalmente introdotto: assegno di maternità senza astensione obbligatoria, limite massimo dei pagamenti a sessanta giorni da quando viene emessa la fattura e aumento delle spese deducibili. Sul lavoro agile e sullo smart working forse era il caso di dedicare più tempo, in modo da evitare la confusione di norme presenti in questo decreto. Con il Jobs Act si elimina il lavoro per progetti, ma con questo testo si applica il lavoro per obiettivi e risultati, tipico del lavoro autonomo, al lavoro subordinato, dove conta la regolarità: un vero e proprio cavallo di Troia per derogare le regole del lavoro.Pag. 26
  Altro, invece, poteva essere inserito, e non è stato fatto, come l'equo compenso, per il quale è stata utilizzata la solita scusa: non c’è più tempo, fuori aspettano questo provvedimento e dobbiamo fare presto. Queste scuse decadono, però, nel momento in cui ricordiamo che, non si sa perché, il decreto è rimasto parcheggiato al Senato per un anno.
  A questo punto mi viene in mente un sempre attuale slogan: se non ora, quando ? Perché ora stiamo discutendo delle misure a favore delle partite IVA, quindi ora avremmo dovuto inserire l'equo compenso nel decreto. Considerando che probabilmente sarà l'ultimo decreto che noi vedremo in Aula in tema di lavoro, Presidente, Alternativa Libera-Possibile si asterrà in fase di votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, il provvedimento in esame è volto a dare dignità al lavoro autonomo e professionale, con un occhio di riguardo alle partite IVA e ai liberi professionisti, con esclusione degli imprenditori. La spina dorsale della nostra economia si regge in gran parte su questa tipologia di lavoro, spesso trattato, o meglio, maltrattato, dal legislatore, in confronto al lavoro dipendente e ai diritti e alle garanzie riconosciuti a quest'ultimo.
  Onestà intellettuale presuppone di riconoscere la presenza nel testo di aspetti interessanti. Tra questi, innanzitutto, la norma che prevede la creazione di uno sportello di intermediazione, che avrà la funzione di raccogliere le domande e le offerte per il lavoro autonomo e fornire le dovute informazioni ai professionisti e alle imprese che ne facciano richiesta.
  Altro punto qualificante riguarda la tutela dei pagamenti per i lavoratori autonomi. Interessante anche l'ambito relativo alla deducibilità delle spese di formazione, rispetto a quello che era il quadro precedente. Utile, inoltre, l'aspetto riguardante l'accesso ai fondi strutturali, nella parte in cui si prevede che i lavoratori autonomi vengono equiparati alle piccole e medie imprese, norma che consentirà ai liberi professionisti italiani di poter finalmente partecipare ai bandi europei, proiettandoli in una dimensione transnazionale, cosa che peraltro accade già da diversi anni in altri Paesi europei, con l'auspicio e l'augurio, signor Presidente, che in tal caso le regioni facciano il proprio dovere. Vi è poi il capitolo del cosiddetto lavoro agile, che consentirà di rispondere alle esigenze dei lavoratori di meglio coniugare i tempi di vita e di lavoro e, dall'altro lato, alle imprese di ridurre strutture e costi fissi.
  Delle ombre del testo, invece, permettetemi di evidenziare un aspetto che esula da questo provvedimento. Viene da considerare pur sempre un intervento a favore degli imprenditori da lavoro autonomo: penso sia indispensabile ormai riflettere su una revisione del sistema previdenziale per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata, in considerazione del fatto che i contributi pagati da questa categoria sono superiori a quelli pagati da qualunque altra categoria di lavoratori. Auspico che presto venga riequilibrata la contribuzione previdenziale tra lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata e quella versata da altre categorie, attraverso l'eliminazione della doppia contribuzione, nel caso in cui i contributi vengano pagati doppi (sia per lavoro dipendente sia per la gestione separata) e attraverso ricongiunzione non onerosa dei vari periodi contributivi.
  In un discorso più generale, riteniamo che siano necessari interventi strutturali che vadano a ridurre sensibilmente il costo del lavoro nel nostro Paese e a equiparare il mondo del lavoro autonomo a quello dipendente.
  Mi permetta anche di lanciare un allarme su un potenziale futuro intervento dall'Esecutivo. Secondo indiscrezioni giornalistiche di queste ore, il Governo sarebbe intenzionato ad aumentare l'IVA dal 10 al 13 per cento, per un aumento di gettito, quindi di tasse, di 7 miliardi. Pag. 27Sempre secondo indiscrezioni, questo gettito dovrebbe andare a coprire un taglio del cuneo fiscale.
  Noi riteniamo che questa scelta sia assurda e allo stesso tempo dannosa, in quanto starebbe a significare che la riduzione di tasse sul lavoro viene caricata su tutti i consumatori e sulle famiglie italiane. A nostro avviso, invece, la riduzione del cuneo deve essere fatta con un serio taglio della spesa pubblica.
  Mi preme infine ricordare che nell'IVA ridotta rientrano beni importanti per le famiglie. Confidiamo che il Governo Gentiloni non voglia farsi ricordare come l'ennesimo Governo «tassa e spendi».
  Per concludere, siamo in presenza di un testo che presenta alcuni aspetti positivi, anche se ci saremmo aspettati un po’ più di coraggio e d'iniziativa, e in ogni caso confidiamo che ci sia lo stanziamento delle risorse necessarie per la sua concreta attuazione.
  Signor Presidente, il provvedimento in esame rappresenta certamente un passo in avanti in termini di sensibilità nei confronti del variegato mondo del lavoro autonomo. Ci saremmo aspettati un intervento molto più determinato, complessivo e strutturale da parte del Governo, tuttavia l'impianto generale del provvedimento non ci vede contrari e per questo motivo, annuncio il voto di astensione da parte della nostra componente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, dunque ci stiamo accingendo a votare questo provvedimento in seno al quale tutti i gruppi politici hanno cercato di dire la loro, ma, preannunciando un voto in termini di astensione del nostro gruppo rispetto al cosiddetto Jobs Act degli autonomi, cercherò in pochi minuti di andare a spiegare perché ci asterremo rispetto a questo provvedimento.
  Presidente, questo, secondo noi, è un grande pasticcio: non è risolutivo, non comprende tutte le categorie che in questo momento in Italia sono dotate di partita IVA. Prima – giustamente, legittimamente, ci mancherebbe altro – il presidente Damiano mi ha risposto attraverso la Presidenza dicendo che il testo viene dal Senato. Bene, ma se il testo viene dal Senato, noi alla Camera avremmo potuto, anche sulla base di molte audizioni che abbiamo fatto, emendarlo: così non è stato fatto. Quindi, lo rinnovo con convinzione: questo è un provvedimento che parte renziano e va a finire, come prima ho ironicamente citato, con una deriva quasi leninista, anche da parte della nostra Commissione.
  Dopodiché, ho letto delle dichiarazioni da parte di deputati del Partito Democratico che dicono: bene, ci siamo arrivati, facciamo alla svelta rispetto alle partite IVA in Italia, perché ne hanno bisogno ! Allora, sul fatto che le partite IVA in Italia ne abbiano bisogno, tutti siamo d'accordo, però dovete spiegarmi, considerato che c’è ovviamente una maggioranza speculare tra Camera e Senato, ovvero il partito di maggioranza è il Partito Democratico, perché questa fretta non l'avete applicata anche al Senato, dove questo provvedimento, sottosegretario, è rimasto fermo per nove mesi, poco meno di un anno, quindi adesso chiaramente c’è tutta questa fretta.
  Dice bene chi dice che questo sarà probabilmente, a parte qualche cosa nella prossima legge di stabilità – se mai ci sarà una legge di stabilità con questo Esecutivo, cosa che noi non ci auguriamo –, il primo ed ultimo provvedimento di questa legislatura rispetto al cosiddetto lavoro autonomo. Con questo provvedimento, sottosegretario, noi andiamo a dare delle risposte, più o meno importanti, a 730.000 persone, che sono 730.000 aziende, perché molto spesso le persone in Italia considerano che un agente di commercio non è un'azienda – un agente di commercio è un'azienda in Italia ! –, ma non andiamo a dare una risposta complessiva ai circa 3 milioni e mezzo di partite IVA che ci sono in Italia.
  Non è corretto, quindi, parlare di Jobs Act degli autonomi, non è corretto parlare di lavoratori autonomi, se da questo provvedimento, Pag. 28colleghi, escludiamo, come abbiamo fatto, piccoli imprenditori, coltivatori diretti, artigiani, piccolo commercio, dentisti, geometri, cuochi, fisioterapisti, tributaristi.
  Questa gente qui viene toccata poco, di fatto, da questo passaggio. Abbiamo bocciato – avete bocciato – il cosiddetto equo compenso, e ripeto quanto ho detto ieri in quest'Aula: una certificazione energetica – prendo questo esempio, sottosegretario –, una certificazione energetica fatta da un professionista ha un costo, la stessa certificazione energetica fatta su Internet in due ore ha un costo dieci, venti, trenta volte meno rispetto al professionista e, quindi, un equo compenso poteva essere una cosa interessante, per cercare di stabilire uno steccato o dei paletti sotto i quali la professionalità delle partite IVA non deve andare, anche in termini di pagamento.
  Noi, Presidente, in Commissione abbiamo mantenuto un atteggiamento sicuramente costruttivo, abbiamo cercato con i nostri emendamenti di escludere una parità di diritti fra posto fisso e lavoro autonomo. Sbaglia chi dice – è bugiardo chi dice – che con questo provvedimento non ci saranno più differenze fra posto fisso e lavoro autonomo in termini di diritti: ce ne saranno; non ve lo diciamo noi, fatevelo dire, tra qualche mese, dalle persone che stanno fuori da queste stanze.
  Ci sono anche cose abbastanza interessanti e per questo io vado giustificare il nostro voto in termini di astensione, che già, di fatto, è un'apertura verso la maggioranza, in questo caso, e verso questo provvedimento, che, tutto sommato – lo rinnovo –, ha anche cose abbastanza interessanti.
  Ecco, le cose abbastanza interessanti sono per noi: la tutela della gravidanza, la tutela della maternità, degli autonomi, al netto del fatto che, rispetto alla maternità, ci sono i famosi sei mesi, per cui, se una persona, se una donna, applica sei mesi, ebbene, non può applicarli il marito – quindi, diciamo che bisogna scegliere tra partite IVA anche in famiglia, per potere capire chi riesce a fare un po’ di maternità o un po’ di paternità –; c’è una deducibilità per i corsi, ampliata per quanto riguarda i corsi di formazione, e va bene siamo perfettamente d'accordo.
  Rispetto al sussidio di disoccupazione per i cosiddetti co.co.co., la Dis-Coll, siamo di fatto d'accordo – non serve lasciare a casa nessuno innanzi ad una sorta di ammortizzatore sociale.
  Bene il pagamento delle fatture a trenta giorni. Diciamolo, però, Presidente, anche a coloro che attendono da anni i pagamenti, sottosegretario, della cosiddetta pubblica amministrazione. Perché, se ci sono aziende o piccoli imprenditori che in Italia hanno lavorato con la pubblica amministrazione, ebbene, dopo che legiferate e fate la bella figura dicendo: «No, non potete pagare a più di trenta giorni», ci sono pubbliche amministrazioni che non pagano le cosiddette partite IVA da anni, non da trenta giorni, ma da anni. Ci sono aziende che sono fallite, perché la pubblica amministrazione non ha pagato nei tempi congrui e giusti i propri fornitori. Quindi, magari ditelo anche a coloro della pubblica amministrazione che hanno ancora dei debiti nei confronti di persone che hanno soltanto lavorato e non preso soldi, rispetto a questo alveo d'iniziativa, spesso giusto anche della pubblica amministrazione, ma che non paga, perché i debiti ci sono ancora.
  Queste sono le cose che, tutto sommato, ci rendono più soddisfatti anche nel dichiarare un voto in termini di astensione, che – lo rinnovo – è già un minimo di apertura innanzi a questo procedimento.
  Ma arriviamo anche ad uno dei punti di caduta importanti, gravi, di questo passaggio in Aula, che è quello del cosiddetto lavoro agile. Ora, il lavoro agile è il lavoro che le aziende affidano ai propri dipendenti per far fare loro lo stesso tipo di attività non in ufficio, non in azienda, non in fabbrica, ma a casa: a casa, dove, evidentemente, ci sono dei tempi che possono collimare con la propria gestione familiare; e qui – lo ripeto – secondo me, la maggioranza non ha colto la genesi iniziale di questa idea, che è il lavoro agile, perché non devono esserci otto ore continuative Pag. 29a casa. Chi lavora da casa con un computer, con un telefono, con delle dotazioni che l'azienda a lui passa, deve raggiungere un risultato. A me imprenditore poco interessa se questa persona lavora tre ore o lavora otto ore, mi interessa che porti il risultato.
  Quindi, sotto questo punto di vista, sottosegretario, i termini orari, piuttosto che i termini – come prima abbiamo discusso – di sicurezza, per quanto riguarda il lavoro agile, fanno capire che non ci avete compreso tanto, rispetto a che cos’è il lavoro agile.
  Ad esempio, per quanto riguarda la sicurezza. Al datore di lavoro – io sono ancora convinto – non si può dare nessun tipo di responsabilità postuma, dopo la consegna del materiale tecnico, affinché un lavoratore lavori a casa; ovvero, se un datore di lavoro consegna un telefonino al lavoratore, per poter lavorare da casa, la responsabilità del datore di lavoro si ferma lì, non può andare oltre, se questo telefonino cade nel piede di questo lavoratore e dopo fa causa al datore di lavoro: non è responsabilità del datore di lavoro, questa ! Quindi, non ci siamo capiti su questo punto.
  Chiudo, Presidente, dicendo che forse avremmo dovuto avere più coraggio in seno ed in pancia a questo provvedimento. Ci riproveremo, anche se probabilmente questo non era l'alveo più opportuno – non era un cosiddetto decreto omnibus – per poter portare tutte le nostre idee rispetto all'impresa, rispetto alle partite IVA, tant’è vero che non abbiamo parlato di gare al massimo ribasso, non abbiamo parlato di eliminare questa roba che si chiama «gli studi di settore», che per noi vanno decapitati, come strumento di inquisizione nei confronti delle partita IVA; non abbiamo parlato delle piccole partite IVA, che vanno a soffrire, in territori di confine, la concorrenza in seno alla stessa Europa, come tasse, ad esempio. Ieri si citava: un piccolo artigiano in Italia paga il 60 per cento di tasse, in Carinzia paga il 30 per cento di tasse: questo è il dato.
  Quindi, non abbiamo parlato della acquisizione, della formazione delle cosiddette zone franco-urbane, non abbiamo parlato...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Chiudo. Non abbiamo parlato della cosiddetta gestione separata e, quindi, che cosa faremo ? Faremo delle circolari ? No.
  Allora, noi votiamo in termini di astensione, affinché in uno dei prossimi passaggi qui alla Camera dei deputati, che sia più o meno la legge di stabilità, che sia più o meno il Documento di economia e finanza, si vada a dare sollievo anche sotto questi alvei, sotto questi temi che ho appena citato, cosa su cui non abbiamo cercato di far niente in questo provvedimento. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
  Prego i colleghi, visto l'ordine del giorno che abbiamo, di rimanere almeno nei tempi previsti dal Regolamento. Grazie.

  MARIO SBERNA. Grazie, signor Presidente. Il testo riguarda le norme per la tutela del lavoro autonomo e con la tipologia detta «lavoro agile», un'espressione che, di primo impatto, fa pensare ad un'agilità molto vicina alla precarietà, ma che, invece, può essere utile strumento per l'occupazione, ma anche per la conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia, così compressi nella realtà attuale.
  In generale, appare apprezzabile il contrasto alla condizione di fragilità dei lavoratori autonomi, privi di un'adeguata rete di protezione, così come l'attenzione a tutto il settore del lavoro autonomo, che spessissimo, in realtà, è lavoro parasubordinato. Il provvedimento punta, invece, a valorizzare proprio il lavoro genuinamente autonomo.
  Appaiono, tra l'altro, particolarmente importanti gli interventi di carattere fiscale Pag. 30e sociale, che estendono la durata del congedo parentale, l'arco temporale entro il quale esso possa essere fruito, sostenendo quindi le ormai eroiche famiglie che intendano mettere al mondo dei figli. Si tratta, quindi, di una decisione significativa anche alla luce dei recenti dati, che confermano la gelata dell'inverno demografico costante riguardo alla natalità nel nostro Paese.
  Appare importante, anche in un'ottica più ampia, la decisione di rendere integralmente deducibili ai fini Irpef dal reddito da lavoro autonomo, con limiti precisi ovviamente, le spese sostenute per l'iscrizione a master, a corsi di formazione e di aggiornamento professionale, e le spese per i servizi personalizzati e di certificazione delle competenze e riconoscimento delle indennità di disoccupazione per i lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, la cosiddetta Dis-Coll, resa stabile con questo provvedimento anche agli assegnisti e ai dottorandi di ricerca.
  Si tratta di iniziative volte, evidentemente, a favorire coloro che nel lavoro autonomo sono impegnati a continuare anche la loro formazione, aggiornandosi costantemente, divenendo così ancora più spendibili sul mercato del lavoro. Tutte queste spese, quindi, sono veri e propri investimenti, che certamente porteranno risultati positivi per le persone, per le aziende e per il nostro Paese.
  Appare importante anche la parte che interviene sul cosiddetto lavoro agile, una particolare modalità di esecuzione dal rapporto di lavoro subordinato.
  Anche qui gli interventi hanno una valenza che può andare oltre il mero dato lavorativo, visto che le modalità di lavoro, appunto, agile possono consentire lo svolgimento di mansioni anche da casa o da altro luogo scelto dal lavoratore e possono favorire la conciliazione tra lavoro e vita familiare, di cui dicevo prima, così importante che le attuali condizioni del mondo del lavoro spesso non favoriscono, anzi sfavoriscono. Si tratta di un fenomeno nuovo legato allo sviluppo delle tecnologie informatiche, che moltiplicano la possibilità di svolgere, non solo in ufficio, mansioni molto importanti. Chi decide di accedere al lavoro agile non viene penalizzato – come sappiamo – né per le mansioni, né per la possibile carriera e, men che meno, per la retribuzione, che non può essere inferiore a quella applicata ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni totalmente in azienda.
  Siamo, dunque, di fronte ad un provvedimento che intende completare, almeno parzialmente, la riforma del mercato del lavoro intrapresa con il Jobs Act, che deve ancora dare tutte le sue risposte definitive. Per questo sono prematuri sia i peana per il grande successo alla riforma, sia il de profundis per il suo fallimento.
  Obiettivo dalla proposta di legge in votazione appare quello di dare nuove protezioni al lavoro autonomo e a quello dipendente e si tratta – come ricordato – di un provvedimento che non può affrontare tutte le criticità presenti sul mercato del lavoro, ma una risposta parziale è sempre meglio di nessuna risposta. E, per questo, il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palladino. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PALLADINO. Grazie, Presidente. Stiamo per votare un provvedimento importante e lungamente atteso. La discussione su questo tema ci ha permesso di porre le basi per sanare le disparità del mercato del lavoro e di dare un segnale di equità e dignità al lavoro autonomo e professionale, con riguardo al mondo delle cosiddette partite IVA, liberi professionisti e freelance.
  È evidente quanto stia cambiando l'approccio al mondo del lavoro. La trasformazione del mercato dell'abuso ha reso necessaria e ormai indispensabile una migliore regolamentazione della normativa esistente. La nostra economia, infatti, si regge in grandissima parte sul lavoro autonomo, come dimostrato dall'aumento dei lavoratori titolari di partita IVA, i quali Pag. 31però non si vedono riconosciuti giusti diritti e garanzie.
  Il testo oggi in esame contiene dei miglioramenti da più parti sollecitati rispetto al testo originario del Governo, tuttavia – come ha anche evidenziato il presidente Damiano – avrebbe potuto essere perfezionato in diversi punti. Mi riferisco, in particolar modo, al tema dell'equo compenso. Purtroppo, oggi i ceti professionali italiani sono sempre più spesso costituiti da lavoratori intellettuali alla mercé di soggetti contrattualmente forti, in grado di imporre clausole vessatorie, una condizione determinata anche dall'abolizione delle tariffe professionali prevista dalla riforma delle professioni, che, di fatto, ha demandato alla contrattazione tra professionista e committente e alla concorrenza la determinazione dei corrispettivi. L'abolizione delle tariffe, infatti, ha spesso portato ad una guerra al ribasso, che ha impoverito i professionisti, generando anche una perdita in termini di qualità delle prestazioni offerte, a danno dell'intera collettività.
  Anche per ciò che concerne la proposta di legge della collega Mucci, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione, in quanto finalizzata a far sì che le lavoratrici autonome potessero percepire l'indennità di maternità indipendentemente dalla effettiva astensione dall'attività di lavoro, considerando il fatto che per una categoria di lavoratrici particolare, come quella delle autonome, può diventare necessario effettuare sporadiche prestazioni anche durante il periodo della maternità al fine di non perdere clienti e commesse.
  Tutto ciò premesso, riteniamo che il testo posto in votazione sia importante e rappresenti un tassello fondamentale. Vengono affrontate alcune questioni che le associazioni dei lavoratori autonomi pongono da tempo all'attenzione del legislatore.
  Nel dettaglio, i lavoratori autonomi potranno partecipare a bandi e appalti pubblici, ma solo per la prestazione di servizi. Dal 1o luglio, la Dis-Coll, l'indennità di disoccupazione per i collaboratori, diventerà strutturale e sarà estesa per la prima volta anche ad assegnisti e dottorandi di ricerca, con borsa di studio, a fronte di un incremento dell'aliquota contributiva pari allo 0,51 per cento.
  Attraverso una delega ad hoc, verranno estese le tutele su maternità e malattia ai collaboratori della gestione separata.
  Il testo contiene novità di rilievo inerenti la disciplina dello smart working, considerato come una modalità di svolgimento del lavoro subordinato. Vengono confermati per i professionisti la deduzione integrale entro un tetto annuo di 10.000 euro delle spese per master, corso di formazione e convegni.
  Si potranno poi scaricare fiscalmente anche gli oneri sostenuti per la garanzia contro il pagamento delle prestazioni e in ogni caso diventano abusive tutte quelle clausole che concordano termini per saldare superiori a sessanta giorni dalla consegna della fattura al cliente. Inoltre, sul fronte delle tutele lavoristiche, per gli iscritti alla gestione separata INPS, i congedi parentali salgono da tre a sei mesi, entro i primi tre anni di vita del bambino. È evidente, dunque, che, per quanto concerne gravidanza, malattia e infortunio, si introducono disposizioni di notevole impatto, poiché è previsto che la gravidanza, la malattia e gli infortuni dei lavoratori che prestano la propria attività in maniera continuativa per il committente non comportano l'estensione del rapporto di lavoro.
  Di estremo rilievo anche il coinvolgimento degli organismi di rappresentanza. Il Governo è delegato a individuare gli atti pubblici da devolvere alle professioni ordinistiche attraverso il riconoscimento del ruolo sussidiario.
  Uno degli aspetti più interessanti di questo provvedimento è stata la creazione di uno sportello di intermediazione che raccoglierà le domande e le offerte per il lavoro autonomo e fornirà le informazioni ai professionisti e alle imprese che ne faranno richiesta.
  Ribadisco che occorre lavorare ancora di più e con determinazione sulla deducibilità delle spese, definendo in modo puntuale ed equo dei livelli che per i Pag. 32professionisti autonomi riguardano il pagamento delle prestazioni. Finalmente è stato riconosciuto ai lavoratori autonomi un preciso inquadramento, ovvero la definizione rispetto al lavoro dipendente, sviluppo necessario per i cambiamenti contrattuali in atto.
  Concludendo, siamo al cospetto di un provvedimento importante che riguarda soprattutto i giovani e le generazioni impiegate nelle nuove professioni di servizi del terziario di ultima generazione. Per queste ragioni, il gruppo Civici e Innovatori voterà convintamente a favore perché si tratta di un provvedimento giusto e indispensabile per le persone che aspettano tutele da anni, dalla maternità alla malattia, all'aiuto nella ricerca del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, non possiamo condividere l'opinione trionfalistica espressa un minuto fa dal collega che mi ha preceduto.
  Per noi questo provvedimento rappresenta poco più che un'occasione mancata, che ha mortificato le attese di centinaia di migliaia di lavoratori, precari e precarissimi, di tutto quell'amplissimo e sfaccettato universo che va sotto il nome di «lavoro autonomo di seconda generazione», che si aspettava qualcosa di simile ad uno Statuto del lavoro autonomo da parte delle Camere e che, invece, otterrà una disciplina assai diseguale e poco organica di quelle nuove forme di organizzazione della prestazione lavorativa comprese nell'ambito del rapporto di lavoro subordinato, detto smart working del lavoro autonomo in senso più stretto.
  In relazione a quest'ultimo, alcuni obiettivi, ad onor del vero, sono colti: si assicura un sistema di tutele più efficaci, per esempio in materia di gravidanza, di malattia e di infortunio, ma lo si fa in rapporto a coloro i quali erogano una prestazione senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente, ai sensi del Titolo III del Libro V del codice civile.
  Non altrettanto accade nei confronti di quei lavoratori iscritti alla gestione separata dell'INPS, la cui condizione è disciplinata dalla legge n. 4 del 2013. Insomma, resta aperta una questione ampia su tutto quel continuum indistinto che rappresenta il lavoro autonomo e che arriva fino alla piccola imprenditoria, un universo nel quale oramai il confine che separa autonomia e subordinazione è sempre più labile.
  Anche sui primi resta aperto – è stata ricordata la questione pochissimi interventi fa – il tema dell'equo compenso, dell'introduzione di standard minimi di retribuzione delle prestazioni, da far valere nei confronti dei committenti pubblici e privati, che rischiano di vanificare, sul piano dell'efficacia e della concreta esigibilità dei diritti sanciti, finanche l'articolo 36 della Costituzione, in merito al diritto a ricevere compensi proporzionati alla quantità e qualità del lavoro prestato.
  Da questo punto di vista, resta parziale ed insufficiente, a nostro giudizio, la previsione di cui all'articolo 14-ter, quella del tavolo tecnico a cui rinviare futuri avanzamenti. Troppo larga, inoltre, è la delega sancita all'articolo 5, in materia di rimessione di atti pubblici alle professioni ordinistiche, ai fini della deflazione del contenzioso giudiziario, l'ennesima devolution di funzioni pubbliche a privati, secondo una logica di sussidiarietà che non ci convince; funzioni, peraltro, che, non essendo riconosciute né retribuite, rischiano, come abbiamo detto con l'ordine del giorno, di scaricare nuovi oneri sui cittadini.
  Pericolosa, poi, è la delega in materia di salute e sicurezza negli studi professionali, che prevede, addirittura, che il Governo possa riformulare l'apparato sanzionatorio penale ed amministrativo vigente; è una materia delicatissima, quella della sicurezza nei luoghi di lavoro, che non andrebbe delegata al Governo sulla base di un perimetro di delega così ampio e generico. C’è un problema di applicazione di Pag. 33norme, in questo Paese, tante volte disattese e che, drammaticamente, ricordiamo in occasione di incidenti molte volte anche mortali.
  È positiva l'introduzione strutturale della Dis-Coll, all'articolo 6-bis, per ricercatori e assegnisti, ma, anche qui, tenere ferma l'aliquota, invece che portarla allo 0,51 per cento o, addirittura, immaginare che sulla base di ulteriori esigenze e nuovi calcoli possa ulteriormente crescere, ci pare assolutamente penalizzante in rapporto ad una categoria di lavoratori già di per sé assai penalizzati.
  Infine, le forme e le modalità dell'introduzione dello smart working in aziende andrebbero garantite da cornici di contrattazione collettiva degne di questo nome; in fondo, l'asimmetria contrattuale fra aziende e lavoratori è una penalizzazione costante ed inevitabile di chi è costretto a contrattare individualmente. C’è il caso limite, in relazione a questo, della situazione che riguarda i portatori di handicap, in rapporto a cui l'Aula ha bocciato finanche gli emendamenti migliorativi che sembravano essere condivisi in Commissione. Occorre, da questo punto di vista, una più precisa pattuizione della collocazione oraria nel contratto perché esso conservi le caratteristiche del lavoro subordinato ed eviti abusi in ordine, per esempio, alla separazione netta del lavoro ordinario da quello straordinario, in assenza della quale si aprirebbe la strada a una disponibilità illimitata ed incondizionata del tempo e della vita dei lavoratori.
  Qui c’è, in fondo, la questione, l'ambiguità vera dell'intero disegno e qualcuno lo ha detto, credo la collega Ciprini: il nesso che lega i Capi I e II, lavoro autonomo e lavoro agile nell'ambito del subordinato, la nuova frontiera che rischia di demolire tutte quante le tutele dell'intero lavoro dipendente, la gig economy, che abolisce posti fissi a tempo indeterminato e impone a tutti di lavorare on demand, diretti da piattaforme ed app dedicate – si pensi a Foodora, ma anche ad Uber –, in balìa delle esigenze flessibili del libero mercato, senza regole e senza diritti. Saremo tutti lavoratori in proprio, al servizio di domande fluttuanti di beni e servizi, che precarizzano le esistenze e colonizzano per intero il tempo di vita.
  Ecco, quindi, Presidente, un tempo il Parlamento legiferava a sostegno della negoziazione delle parti ed a tutela di quelle più deboli, a tutela del lavoro. Oggi, invece, nel tentativo, ad onore del vero, non sempre coronato da successo, di applicare in maniera indistinta la strategia della riduzione del danno o per la fretta di licenziare un testo purché sia, si commettono serissimi errori di valutazione e si lasciano in balìa dell'arbitrio padronale migliaia di lavoratori giovani e meno giovani, che non avranno altre occasioni, in tempi ravvicinati, per vedere affermato uno standard minimo di diritti ai quali agganciare un briciolo di negoziazione sulla condizione di lavoro e sull'erogazione delle prestazioni.
  La Camera avrebbe potuto scegliere di intervenire, e non lo ha fatto, in questa direzione, avendo più tempo a disposizione ed emendando sul serio il testo che ci era venuto dal Senato; non valgono considerazioni vaghe sulla durata della legislatura e, dunque, pur condividendo una parte del testo e sulla base di queste ultime motivazioni, a differenza anche di quanto abbiamo fatto al Senato, esprimiamo un voto sfavorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, membri del Governo, colleghi, il provvedimento che oggi verrà posto in votazione è estremamente interessante e lungamente atteso, perché riguarda disposizioni importanti per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e, inoltre, va a disciplinare il cosiddetto lavoro agile.
  Il primo punto qualificante di questo disegno di legge è quello di riconoscere, finalmente, la dignità e il valore del lavoro Pag. 34autonomo, dimostrando un interesse autentico e concreto per le istanze che i nostri rappresentanti di quest'importante tessuto economico del nostro Paese, i liberi professionisti, avanzano già da tempo.
  L'obiettivo è quello di perseguire l'universalità delle tutele dei lavoratori autonomi e questo testo, sicuramente, è un passo verso la giusta direzione. Certo, non si trovano tutte le soluzioni alle difficoltà di un settore così vasto e particolarmente eterogeneo e articolato, ma le novità introdotte ci convincono. Ritengo valga la pena, perciò, di ricordare alcuni dei punti salienti del provvedimento, molti frutto del lavoro fatto al Senato, altri ampliamenti del lavoro svolto in Commissione, qui, alla Camera.
  Voglio cominciare con l'estensione del congedo parentale anche ai padri iscritti alla gestione separata e, per entrambi i genitori, l'ampliamento del periodo di fruizione da tre a sei mesi, dal primo al terzo anno di vita del bambino.
  Proprio in questi giorni l'ISTAT ci ha fornito dati drammatici sulla natalità nel nostro Paese: nel corso del 2016 è stato battuto il record negativo, che risaliva all'anno precedente, il 2015, quando le nuove vite erano state 486.000, siamo scesi a 474.000. Certo, non basterà un provvedimento sul congedo parentale a spingere i giovani italiani a fare figli, servirebbero più lavoro stabile e soprattutto più fiducia nel futuro, ma tutto ciò che va nella direzione di aiutare le giovani famiglie va, oggi, salutato positivamente.
  Va poi ricordata l'esclusione dalla determinazione del reddito da lavoro autonomo dei rimborsi delle spese di alloggio e vitto relativi alle trasferte, in seguito all'incarico conferito dal committente, e l'estensione delle politiche attive anche ai lavoratori autonomi.
  I centri per l'impiego e gli organismi autorizzati all'attività di intermediazione in materia di lavoro dovranno dotarsi di uno sportello dedicato al lavoro autonomo, anche stipulando convenzioni con gli ordini professionali.
  Si dispone, inoltre, la deducibilità integrale degli oneri sostenuti per la formazione e l'aggiornamento professionale, ancorché entro il limite dei 10.000 euro l'anno, nonché delle spese di iscrizione a convegni o congressi. Inoltre, vale la pena di ricordare come siano altresì deducibili integralmente, entro il limite di 5.000 euro l'anno, le spese sostenute dai lavoratori autonomi per servizi di certificazione delle competenze, orientamento e ricerca. Questa norma fa pensare ai lavoratori in continua specializzazione ed è, quindi, adatta ai più giovani, ai ragazzi che iniziano una carriera lavorativa, ma sicuramente sarà utile anche a persone che decidono di cambiare attività lavorativa o si vedono costrette a farlo.
  È opportuno soffermarsi, poi, sull'accesso agli appalti pubblici. Si innovano le disposizioni sugli appalti, consentendo anche ai lavoratori autonomi di partecipare, favorendo l'accesso alle informazioni relative alle gare pubbliche. I liberi professionisti potranno aggregarsi in reti, consorzi o forme associate per accedere ai bandi di gara, non è cosa da poco.
  Per quanto riguarda, invece, l'accesso ai fondi europei, ai fini dell'accesso ai fondi strutturali, i lavoratori autonomi sono equiparati alle piccole e medie imprese; si tratta di una norma importante, perché consente ai liberi professionisti italiani di poter finalmente partecipare ai bandi europei, proiettandoli in una dimensione transnazionale, né più né meno di quanto succede negli altri Paesi.
  Allo stesso modo, è importante e va nel segno dell'equità, per quanto riguarda i diritti dei lavoratori autonomi, l'equiparazione alla degenza ospedaliera dei periodi di malattia certificata, come conseguente a trattamenti terapeutici di malattie oncologiche. Forse, sarebbe stato il caso di non fermarsi alle sole malattie oncologiche, si sarebbe potuta estendere la previsione anche ad altre malattie che non comportino, per forza, l'inabilità lavorativa al 100 per cento.
  Vi è, poi, l'importante capitolo sul lavoro agile e il cosiddetto «smart working». Qui noi legislatori ci troviamo a dover fare i conti con una realtà che già esiste, con un mondo del lavoro in evoluzione che Pag. 35spesso va più veloce di quanto riescono a fare le leggi. Nell'attuale assetto normativo si sono già registrati diversi casi di applicazione di questa forma di flessibilità, sulla base di iniziative aziendali con i singoli lavoratori oppure in forma di collettività attraverso specifiche intese sindacali. Così nel solco tracciato sulla scorta dell'esperienza della contrattazione collettiva, si può dire che lo smart working rappresenti una modalità diversa di esecuzione della normale prestazione, senza imporre uno specifico luogo di lavoro. La modalità flessibile di esecuzione della prestazione consentirà di rispondere alle esigenze dei lavoratori di meglio coniugare i tempi di vita e di lavoro e alle imprese di ridurre strutture fisse e costi. Le parti possono accordarsi sul luogo di lavoro, che può essere in parte all'interno dell'azienda e in parte fuori, così come l'orario di lavoro è privo di vincoli rigidi. Importante per una piena chiarezza delle norme che presiedono il lavoro agile è l'aver previsto, riguardo al trattamento giuridico, che il lavoratore impegnato nel lavoro agile ha diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore a quello spettante al lavoratore che svolge le medesime mansioni all'interno dell'azienda.
  Per cui, è senz'altro positivo un provvedimento che permette ai lavoratori e ai committenti di accordarsi liberamente per adattare le regole del rapporto di lavoro che intendono intraprendere alle loro esigenze concrete, compresi orari e luoghi di lavoro, in modo da mettere insieme le esigenze variabili degli obiettivi da raggiungere nella produzione con le esigenze personali o gli stili di vita del lavoratore.
  Oggi questa modalità di lavoro ha un interesse crescente nelle aziende; secondo i dati del Politecnico di Milano, nel 2016, il 30 per cento delle grandi imprese ha già realizzato progetti strutturali di smart working, quasi il doppio rispetto al 17 per cento del 2015. Quasi una grande impresa su due sta andando, in modo strutturato e informale, verso un nuovo approccio all'organizzazione del lavoro, cosa che fanno anche le aziende più piccole, anche se senza un approccio strutturato.
  Prima di concludere, un plauso per quanto fatto in Commissione a proposito del riconoscimento del cosiddetto Dis-Coll, l'indennità di disoccupazione per i lavoratori con un rapporto coordinato e continuativo e per gli assegnisti e i dottorandi di ricerca. Era stato un errore non proseguire con la sperimentazione di questa tutela per i disoccupati che si era sperimentata nel 2015 e nel 2016. Finalmente si è corretto l'errore fatto.
  Non mi resta, dunque, che annunciare come voterà il mio gruppo. Non riteniamo che il disegno di legge sia perfetto perché si può sempre migliorare, ma siamo del parere che quanto sia stato fatto sia molto positivo ed è per questo che, anche in continuità con quanto fatto dai colleghi del nostro gruppo al Senato, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Questo è un testo che vuole intervenire sulla disciplina del lavoro autonomo. Il titolo in rubrica è molto importante, ma di fatto poi purtroppo nel testo non viene a concretizzarsi quanto previsto, appunto, dal titolo e in alcune parti si compie una vera confusione fra il lavoro autonomo dei professionisti iscritti in ordini e collegi e semplici professionisti iscritti alla gestione separata, i cosiddetti «autonomi della legge n. 4, e questo non va bene. Non va bene fare questa confusione perché è propedeutica a un messaggio che vuole concretizzare lo smantellamento degli ordini professionali per una sorta di liberalizzazione totale delle professioni. Quindi, io valuto questa confusione come voluta e ricercata e non un semplice errore, perché si vuole continuare a smantellare il ruolo degli ordini e dei collegi, togliendo loro ulteriori tasselli fino quasi a equiparare, come ho ricordato, le professioni non abilitate a quelle abilitate.Pag. 36
  È una visione che viene da lontano, una visione abbastanza americana, stile new economy di clintoniana memoria, quella della globalizzazione, quella dell'appiattimento e dell'abbassamento di qualsiasi tipo di regola e di tutela. Infatti, nel corso dell'ultimo decennio gli ordini hanno iniziato a vedersi abolita la possibilità di vidimare le fatture e, inoltre, non ci sono più i minimi tariffari. Si è poi completato, nel 2012, il lavoro di repressione con la necessità di stipulare un contratto fra le parti per provvedere all'esclusione, appunto, dell'utilizzo del tariffario professionale, cosa che voi con questo provvedimento non avete voluto minimamente riprendere in considerazione. Non l'avete voluta prendere minimamente in considerazione neanche negli ordini del giorno, dove il Governo non ha neanche avuto la capacità e la lungimiranza di metterci «un valutare la possibilità di».
  Molto probabilmente si vuole continuare su questa strada, che è quella di deprezzare il lavoro autonomo e di non dare la vera tutela al lavoratore autonomo professionista, che è quella di garantirgli un reddito attraverso una parametrazione seria della propria professionalità. Secondo me, volete arrivare a una sindacalizzazione anche del lavoro professionale autonomo perché, se è vero come è vero, che volete smantellare gli ordini, tant’è che portate addirittura l'intermediazione professionale all'interno dei centri per l'impiego così come per il lavoro subordinato, in più create un tavolo di lavoro, probabilmente l'ennesimo e inutile tavolo di lavoro, per parlare di previdenza, di welfare e di lavoro autonomo, al quale deve partecipare, non come uditore ma come fattore protagonista, il sindacato. L'unica cosa che nel lavoro autonomo non c'entra assolutamente nulla è il sindacato e voi date a questo la possibilità di interagire con il Governo affinché vengano poste norme che dovranno poi subire (in termini di welfare, di previdenza, di contrattualistica, eccetera) i lavoratori autonomi. Quindi, questa è un'ingerenza che noi consideriamo veramente insopportabile e addirittura dannosa.
  Allo stesso modo, c’è l'equiparazione fra abilitati e non abilitati per la partecipazione ai bandi pubblici, perché la dizione di cui all'articolo 11, in cui voi dite che i lavoratori autonomi possono partecipare ai bandi senza specificare che devono ovviamente avere i loro requisiti professionali adeguati, significa annacquare questa situazione di diversificazione a favore delle categorie non abilitate. L'equo compenso, come ricordato, non è stato previsto neanche negli ordini del giorno. Io capisco che il presidente Damiano ci dica che è nel suo cuore quello di avere una normazione nuova sull'equo compenso appunto, però non passano gli emendamenti. Io penso che al Senato ci sarebbe stato lo spazio per approvare un testo modificato anche in questo senso, Presidente Damiano, o almeno pensavo che il Governo mettesse la famosa formula «a valutare l'opportunità di» per arrivare nuovamente ad un equo compenso, che non significa arricchire i liberi professionisti ma significa, tra l'altro, dare delle garanzie a chi lavora per i liberi professionisti, perché, se il datore di lavoro libero professionista non riesce a ottenere la giusta paga dal proprio frutto professionale, è chiaro che non potrà pagare il dovuto ai propri collaboratori. Questo mi sembra un «trenino» talmente ovvio e, però, non è stato recepito da parte del Governo, sebbene ultimamente abbia addirittura ricevuto nuovamente la delega per la gioventù; ma mi sembra che il Governo lavori su metodi molto vecchi che con la gioventù non hanno assolutamente nulla a che vedere.
  Inoltre, non vi è la tutela da parte dello Stato, che appunto vedo che manca, e ciò va a favorire nuovamente quella categoria molto vicina a chi è di sinistra, cioè le compagnie di assicurazione. Ultimamente chi è di sinistra, chi fa politica a sinistra, vede con favore le compagnie di assicurazione, le banche, le grandi imprese, e non certo i lavoratori, né subordinati né autonomi; tanto che quando voi andate a definire le nuove regole per la tutela delle transazioni commerciali, e quindi ad allargare quello che era già previsto nel Pag. 37decreto legislativo, andate ad allargare e a tutelare i rapporti commerciali del libero professionista nei confronti dell'amministrazione pubblica e delle imprese. Ma io credo che l'80 o il 90 per cento del reddito derivante al libero professionista arrivi dal committente privato. Se lo Stato non aiuta a poter garantire il mancato incasso nel rapporto fra lavoratore autonomo professionista e committente privato e delega questo, dando la possibilità di dedurre le spese di assicurazione che il libero professionista può fare per garantirsi da questo rischio, è chiaro che non si va ad aiutare il libero professionista e si aiutano esclusivamente le compagnie di assicurazione, le quali ora si faranno vive in tutti i settori professionali per far accendere delle polizze. Questo perché lo Stato non ci mette un euro, non ci mette nessuna garanzia, né politica né economica, e questo sarà per l'80 per cento delle prestazioni professionali che i liberi professionisti dovranno prevedere per mandare avanti i loro studi professionali.
  Poi tutte le parti che danno maggiori tutele ai lavoratori passano non con un aiuto dello Stato, non con un aiuto pubblico, ma passano attraverso prelievi contributivi maggiorativi che gli stessi devono quindi poi andare a coprirsi.
  Le uniche formule, quindi, che vanno un po’ a tutela del libero professionista sono quelle che, in caso di malattia o infortunio grave, danno la possibilità di prorogare di due anni il pagamento degli oneri previdenziali. È chiaro che però poi questi oneri previdenziali li dovrà pagare: ma se non ha avuto reddito perché era malato o non poteva appunto lavorare, non si sa bene dove possa trovarli, questi soldi, il libero professionista per pagarli successivamente; e durante il periodo di malattia non è stato però tolto l'obbligo di fornire i dati per gli studi di settore, o chiamateli come li avete chiamati modificando appunto con il decreto fiscale dello scorso mese gli indici di affidabilità: sono comunque soggetti ! Sono comunque soggetti a definire il loro reddito in base a determinati parametri, che lo Stato impone al libero professionista. Quindi da una parte dite di dare, ma sostanzialmente togliete, togliete, togliete tutela e togliete possibilità di sopravvivenza alle professioni autonome.
  Poi c’è anche la parte legata alla sicurezza. Va bene che ci debba essere, negli studi professionali, la normativa, che deve essere seguita la normativa sulla salute e sicurezza; però, abbiamo presentato come Lega un ordine del giorno, vista anche la modifica che in Commissione il Governo e la maggioranza hanno voluto introdurre, sulla partita legata alla normativa da seguire. C'era scritto «come le abitazioni»: no, come le abitazioni era troppo poco, quindi bisogna aumentare la normativa, aumentare le prerogative, che saranno costi aggiuntivi per tutte le professioni.
  Sul lavoro agile ho già parlato durante il dibattito: secondo noi è una nuova tipologia contrattuale, quella che voi andate a definire. Andate a definire una nuova tipologia contrattuale, la inserite già all'interno della contrattazione nazionale o aziendale, che dovrebbe essere una contrattazione di secondo livello; e con la normativa sulla sicurezza, in cui il datore di lavoro dovrà essere obbligato e responsabile di tutto quanto accade a casa del proprio lavoratore, non verrà incentivato questo che è uno smart working soprattutto da utilizzarsi dalla parte più debole del mercato, che sono le donne. Non potrà essere utilizzato dai datori di lavoro, con queste norme che voi andate ad inserire non vi sarà un incentivo ad utilizzarlo.
  Pertanto, noi ci asterremo sul provvedimento, proprio perché il titolo di «statuto del lavoratore autonomo» non può essere accettato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante, che però non è in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Signor Presidente, è il tempo che partiamo da noi, dal Paese, dalla sua condizione sociale. Un Pag. 38dato su tutti, il calo delle nascite. Nel corso del 2016 è stato battuto il record negativo che risaliva all'anno precedente, quando le nuove vite erano state 486 mila: siamo scesi a 474 mila. È la conferma che l'Italia non investe più sul suo presente, non ha aspettative nel futuro: un Paese che non desidera crescere. Noi donne abbiamo deciso di fermarci, di sospendere la nostra funzione riproduttiva, legata intimamente con il lavoro, con la cura e con la crescita: questo, per il progressivo e inesorabile smantellamento dei servizi pubblici, per il lavoro precario e sottopagato.
  Vengo al punto di oggi: il lavoro autonomo, che per la sua flessibilità e precarietà è usato troppo spesso per mascherare prestazioni del tutto sovrapponibili con il lavoro subordinato. Il provvedimento che votiamo oggi, e che introduce misure di tutela per il lavoro autonomo, è ancora imperfetto; tuttavia, porta con sé interventi di miglioramento e viene chiesto con urgenza dalle lavoratrici e dai lavoratori.
  Il voto del gruppo democratici e progressisti sarà favorevole, proprio per riconoscere il miglioramento apportato nel lavoro della XI Commissione: stabilizzazione dell'indennità di disoccupazione; estensione della Dis-coll agli assegnisti e dottorati di ricerca con borsa di studio; cambiamenti favorevoli per le indennità di maternità e per la malattia; istituzione del tavolo tecnico sul lavoro autonomo presso il Ministero del lavoro.
  Rimangono sul tavolo nodi ancora irrisolti: Foodora, l'equo compenso, l'incremento abnorme dei voucher, i figli del pensionamento minore della gestione separata, sono la dimostrazione dell'imperfezione. Rimane l'errore di aver messo nel medesimo provvedimento lavoro autonomo e lavoro agile, con il rischio che il lavoro agile venga riconosciuto come un ulteriore strumento di flessibilità, e non come una possibile opportunità in fasi specifiche della vita per la conciliazione con i tempi.
  Il nostro è un voto che invita a non illudersi al pensiero che questo provvedimento sia risolutivo della questione della netta distinzione tra lavoro autonomo autentico e lavoro subordinato mascherato da lavoro autonomo. Ma si sa: si deve stare nelle imperfezioni e nelle contraddizioni, per riconoscere le complessità della normale vita di tutti i giorni. Noi scegliamo di starci, per riportare questo Paese a investire nel presente e progredire nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, il testo di questa iniziativa giunge alla Camera ampiamente modificato rispetto a quello approvato al Senato: la costante di questo iter parlamentare resta l'atteggiamento sempre costruttivo del gruppo di Forza Italia, sia nel corso del primo passaggio parlamentare al Senato, sia nel successivo passaggio alla Camera. Voglio dire che va dato atto a tutti i componenti della Commissione lavoro, a tutti i gruppi presenti, al presidente Damiano, che arriviamo in Aula senza mai ricorrere al voto di fiducia, seppur trattando provvedimenti molto importanti, come anche appunto quello che stiamo trattando oggi.
  Il provvedimento è sicuramente perfettibile e presenta alcuni passaggi incompleti e a tratti insoddisfacenti, ma ci siamo approcciati sempre in maniera favorevole perché rappresenta un primo importante step nella direzione del riconoscimento della categoria dei lavoratori autonomi: una categoria, quella appunto dei lavoratori autonomi, dilaniata da questi anni di crisi e troppo spesso abbandonata a se stessa, a volte anche dalle istituzioni. Ecco perché Forza Italia ha mantenuto un approccio sempre propositivo, ed esprimerà un voto favorevole: perché questa iniziativa legislativa ha il non trascurabile merito di aver posto finalmente l'attenzione su un comparto oltremodo penalizzato dalla crisi e dall'eccessiva pressione fiscale.Pag. 39
  Essere una forza di opposizione, come siamo noi, convinti, al Governo Gentiloni, non significa però andare contro a prescindere: significa lavorare sempre per il Paese, contrastando le tante iniziative inadeguate di questo Esecutivo, ma sposare le iniziative che oggettivamente contribuiscono a migliorare lo status e la situazione dei cittadini, o quantomeno di alcune categorie di essi.
  Questo provvedimento giunge in questa sede anche in maniera probabilmente tardiva, perché il legislatore deve intervenire prontamente in dinamiche, come quelle del lavoratore autonomo, che potrebbero creare disparità dei diritti tra coloro i quali sono configurati nella categoria cosiddetta dei posti fissi, e coloro i quali, operanti nel settore privato, ogni giorno devono fare i conti con una maggiore flessibilità in uscita, con il rischio di non vedersi rinnovato il contratto o con stipendi molto spesso al di sotto della media.
  Il gruppo di Forza Italia riconosce e sposa importanti novità contenute in questo testo, improntate ad una maggiore tutela del settore e al riconoscimento del valore e della dignità della loro attività professionale.
  Questo provvedimento costituisce un unicum tra le proposte di Governo di questa legislatura, soprattutto se volgiamo lo sguardo alle disastrose politiche recenti sul tema del lavoro. In particolare, basta guardare a come si è intervenuti sul lavoro dipendente, con la fallimentare riforma del mercato del lavoro sostenuta e approvata dal Governo Renzi con il tristemente noto Jobs Act. Si poteva fare meglio, anche qui, è vero; per questo, abbiamo tentato, sia nel corso dell'esame del provvedimento sia durante la fase emendativa, di proporre alcuni miglioramenti del testo, soprattutto in due direzioni. La prima, non limitare la libertà dei lavoratori autonomi con norme troppo restrittive, che ne atrofizzerebbero l'attività; la seconda, dare sostegno al lavoro professionale in una situazione di mercato del lavoro sempre più imprevedibile, che fatica ad individuare le competenze, a valorizzare conoscenze e professionalità e a tutelare la creatività e l'innovazione.
  Assistiamo ad una fase in continua evoluzione, dove il fenomeno delle nuove professioni è in costante crescita a testimoniare profondi processi di trasformazione economica, sociale, produttiva ed organizzativa che stanno velocemente avvenendo. È fondamentale intervenire in queste fasi, non circoscrivendo dinamiche in continua evoluzione, perché si rischia l'implosione dell'intero settore.
  Questo testo in parte rispetta questa fase storica; si compone principalmente di norme raccolte in due capi. Le norme contenute nel I Capo si riferiscono al lavoro autonomo nella misura in cui si ritiene necessario strutturare un sistema di welfare che permetta di dare stabilità al presente e garanzie progressive per il futuro.
  Il gruppo di Forza Italia apprezza particolarmente le modifiche introdotte alla disciplina del congedo parentale per le lavoratrici e i lavoratori autonomi, nonché la disciplina più favorevole in caso di gravidanza e maternità, vero e proprio incentivo soprattutto all'occupazione femminile, da sempre penalizzata dalla normativa attualmente in vigore. Garantire una gestione più oculata dell'occupazione femminile, favorendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, porterà vantaggi all'intero settore, senza più dover fare i conti con norme incomplete e, in alcuni casi, del tutto assenti.
  Altro tassello fondamentale di questa iniziativa è quello di prevedere l'integrale deducibilità delle spese sostenute per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno dell'autoimprenditorialità, mirate a sbocchi occupazionali effettivamente esistenti e appropriati alle condizioni del mercato del lavoro, erogati da organismi accreditati ai sensi della disciplina vigente.
  Questo tipo di norme è principalmente rivolto ai giovani e al contrasto alla disoccupazione giovanile, vero e proprio fardello del nostro Paese, ma si adatta anche a coloro in procinto di cambiare attività Pag. 40lavorativa, orientandosi verso un'idea di lavoratori in continua specializzazione.
  Al buon esito di alcune disposizioni presenti nel testo ha contribuito l'operato della Commissione lavoro, che ha aperto la strada al riconoscimento di determinati diritti per i lavoratori oggi più precari, come nel caso dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori con il rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la cosiddetta Dis-Coll, a decorrere dal 1o luglio 2017, ai collaboratori, agli assegnisti, ai dottorandi di ricerca, a fronte di un incremento dell'aliquota contributiva dello 0,51 per cento.
  Il II Capo, invece, entra nel merito della disciplina del lavoro agile, che, anche con riferimento al pubblico impiego, ha lo scopo di rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro.
  Il concetto di lavoro agile viene configurato come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato e permette, grazie ad un accordo tra le parti, la definizione, tra lavoratore e azienda, di nuove fasi di organizzazioni, per fasi, cicli, obiettivi, e senza vincoli di orario o luogo di lavoro, con possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa. Tale attività potrà essere eseguita in parte all'interno dell'azienda e in parte all'esterno, entro i soliti limiti di durata massima dell'orario di lavoro giornaliero derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. L'accordo, inoltre, deve individuare i tempi di riposo del lavoratore.
  Al lavoratore impiegato in forme di lavoro agile possono essere riconosciuti il diritto all'apprendimento permanente in modalità formali o informali e alla periodica certificazione delle competenze. Un compromesso ideale, che coniuga i tempi di lavoro e le esigenze della vita privata del lavoratore e, al tempo stesso, permette alle aziende un cospicuo risparmio tra costi fissi e reperimento di strutture e strumenti di lavoro.
  Il vero ostacolo alla diffusione di queste nuove configurazioni è l'incertezza normativa che attualmente blocca il pieno sviluppo di queste sperimentazioni. Accogliamo, quindi, con favore tutte le iniziative che contribuiscono alla definizione di capisaldi chiari e trasparenti che permettano una diffusione su binari ben precisi della nuova cultura dello smart working. Permangono, però, le osservazioni critiche che il gruppo di Forza Italia ha sollevato in relazione al fatto che una riforma del lavoro autonomo non imprenditoriale avrebbe richiesto forme di investimento più rilevanti da parte dello Stato, e questa è una delle note dolenti di un'iniziativa legislativa: troppe poche risorse economiche per un'operazione di tale importanza.
  Per il lavoro autonomo si poteva fare di più. Vera e propria spada di Damocle del comparto lavoro autonomo del nostro Paese rimane l'incidenza negativa di burocrazia e fisco, a partire dal livello delle aliquote per passare al modello delle deduzioni e delle detrazioni fiscali, che sono meno anche di quelle dei lavoratori dipendenti.
  Tra gli altri ostacoli più difficili sulla strada della buona riuscita delle politiche del lavoro autonomo e non, resta il sempre più farraginoso percorso di accesso al credito, che si è fatto, negli anni, oltre misura più penalizzante per coloro che hanno intenzione di ricorrervi.
  Lo ripetiamo, non siamo di fronte a un'iniziativa legislativa strutturata come la vorremmo, ma non ci troviamo nemmeno di fronte a un testo privo di intuizioni positive. Come ribadito più volte, anche in questo intervento, le migliorie a questo impianto normativo sono facilmente individuabili e le critiche mosse nell'ultima parte di questa dichiarazione vertono tutte in tal senso, ma Forza Italia da sempre sostiene i provvedimenti che migliorano il Paese e la vita dei cittadini e dei lavoratori. Ecco perché accogliamo con favore questa iniziativa legislativa ed esprimiamo il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

Pag. 41

  TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento è un puntino di inizio per i lavoratori autonomi, un qualcosa, ma non per tutti. Sono esclusi da questa legge gli artigiani e i piccoli commercianti; inoltre, si fa confusione con i contratti d'agenzia, che hanno una propria autonomia regolatoria. Non vengono, poi, forniti strumenti concreti ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti per tutelare le loro paghe. Gli si dice, in pratica, di rivolgersi alla giustizia o di farsi un'assicurazione privata per i mancati pagamenti. Non mi sembra un atteggiamento responsabile da parte del legislatore, che qui avrebbe dovuto inserire strumenti diversi, come l'individuazione di parametri standard minimi a tutela non solo del compenso, ma anche della qualità della prestazione resa. E, invece, non ci è stato lasciato spazio per inserire queste proposte.
  Inoltre, per alcune norme di delega è continuata l'esclusione dei professionisti riconosciuti ai sensi della legge n. 4 del 2013, in possesso di relativo attestato; quindi, si continua a fare differenza tra professionisti di serie A e professionisti di serie B.
  All'articolo 7, in materia di congedi, avevamo proposto, senza successo, di consentire a entrambi i genitori iscritti alla gestione separata INPS di poter usufruire dei congedi parentali volontari, con un massimo di sei mesi a genitore e cumulandoli fino a undici mesi, al pari di quanto avviene già per i lavoratori dipendenti. Ma non solo, sarebbe stato più utile consentire la scelta tra il fruire del congedo parentale e usufruire dello stesso trattamento economico per sostenere i costi relativi ai servizi di cura del bambino, affinché fosse effettivamente garantita anche alla lavoratrice autonoma la libera scelta di continuare a lavorare oppure restare a casa con i figli, utilizzando, ad esempio, i voucher per il baby-sitting, strumento più utile per conciliare tempi di vita e di lavoro. Anche queste proposte sono state rigettate dalla Commissione bilancio.
  Poi c’è stato l'articolo 5, una vera e propria devoluzione di pezzi della pubblica amministrazione nelle mani degli autonomi, e noi abbiamo chiesto la soppressione dell'intero articolo.
  Il testo, poi, ha recepito quanto da noi richiesto con la risoluzione presentata nel febbraio del 2015 in Commissione lavoro, concernente l'equiparazione della misura dell'indennità di malattia alla misura dell'indennità di degenza ospedaliera nei casi di malattie che prevedono terapie intensive quali chemioterapia, radioterapia e altro; tuttavia, sarebbe stato necessario ampliare la definizione di malattia grave.
  Bloccata dalla Commissione bilancio anche la nostra proposta che avrebbe introdotto la previsione secondo cui la misura minima dei contributi necessari per godere dell'indennità di malattia debba essere quella maturata negli ultimi trentasei mesi, nonché la copertura figurativa del medesimo periodo di malattia. Misure che avrebbero veramente contribuito alla tutela effettiva e piena della lavoratrice autonoma in caso di malattie improvvise o che si ripresentano a distanza di tempo.
  Riguardo all'articolo 8, non si comprende il limite di 10 mila e 5 mila euro entro il quale ottenere la deducibilità delle spese per la formazione, l'aggiornamento e la certificazione delle competenze. Inutilmente il MoVimento 5 Stelle ha proposto l'emendamento per rendere deducibili anche le spese per le iscrizioni e attestazioni ai sensi della legge n. 4 del 2013, nonché le spese di viaggio e soggiorno per la partecipazione a master o corsi d'aggiornamento o formazione.
  E poi c’è l'articolo 9, il libro dei sogni, il Centro per l'impiego per gli autonomi, che sembra più una trovata per attribuire più funzioni all'ANPAL e giustificarne l'esistenza.
  L'articolo 11 rappresenta il punto di approdo dell'impegno richiesto dal MoVimento 5 Stelle con la risoluzione approvata in Commissione con la quale espressamente abbiamo proposto interventi volti a consentire anche ai lavoratori autonomi l'accesso alle risorse, agli strumenti previsti dai fondi strutturali europei. L'articolo 12 elimina l'obbligo di astensione dall'attività lavorativa per poter usufruire dell'indennità Pag. 42di maternità nel periodo di congedo obbligatorio. La norma è senz'altro apprezzabile e rispondente all'interesse delle lavoratrici autonome che nei periodi di astensione obbligatoria non possono emettere fattura pena la perdita dell'indennità di maternità e, in particolare, dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS, anche se la norma avrebbe dovuto essere integrata riconoscendo la contribuzione figurativa, come da noi richiesto.
  All'articolo 13 c’è qualcosa, ma non appare sufficiente. Si tratta dell'articolo sulla tutela della maternità, della malattia e dell'infortunio. La norma, pur apprezzabile, soddisfa solo in parte quanto da noi richiesto con l'apposita risoluzione e gli emendamenti presentati, sia in Commissione che in Aula, come la sospensione non solo degli obblighi contributivi ma anche di quelli fiscali, nonché l'esclusione degli studi di settore a carico degli autonomi, compresi gli artigiani e i commercianti iscritti alla gestione separata INPS, in tutti i casi di patologia grave o le cui cure rendono impossibile la continuazione dell'attività. La norma, inoltre, non contiene la specifica da noi richiesta di non applicare maggiorazioni per interessi legali o di mora in caso di rateizzazione e restituzione delle somme oggetto della sospensione.
  Infatti, poi, per effetto del recente decreto fiscale, si prevede la soppressione degli studi di settore, in sostituzione dei quali sono però introdotti, con un éscamotage semantico, gli indici sintetici di affidabilità fiscale, e permane il vulnus dell'assoggettamento del lavoratore autonomo ai predetti studi di settore e agli analoghi indici di affidabilità. Sempre sul fronte fiscale, nemmeno il nostro emendamento, volto ad escludere l'IRAP per i lavoratori autonomi unitamente a una drastica riduzione degli adempimenti fiscali a loro carico, non ha trovato accoglimento. Dunque siamo ancora lontani da un'effettiva tutela del lavoratore autonomo, nonché da un effettivo alleggerimento della pressione tributaria e degli adempimenti burocratici che gravano sul lavoratore autonomo, come dimostra anche il già citato decreto fiscale, che ha aggravato con ben otto adempimenti a carico dei professionisti la vita lavorativa del professionista.
  Sul lavoro agile, poi, ho già ampiamente illustrato nel corso della discussione le criticità, che qui vado a sintetizzare. Così come è definito nel testo, lo smart working per i lavoratori subordinati rischia di configurarsi non come una modalità di svolgimento di lavoro volta a conciliare i tempi di vita e tempi di lavoro, ma come una nuova tipologia contrattuale in cui il lavoratore subordinato in modalità agile rischia di finire nella zona grigia del parasubordinato, a metà strada tra lavoro dipendente e lavoratore autonomo, ma senza i reciproci vantaggi, tutele e libertà. Un elemento rilevatore di questa mia tesi è il fatto che il testo prevede che il lavoro agile può avvenire anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, e senza precisi vincoli di orario e luogo di lavoro. Questa definizione è tipica del lavoratore autonomo, ed è evidente qual è il modello ispiratore di questa parte del disegno di legge, ovvero la gig economy, in cui domanda ed offerta vengono gestite online tramite piattaforme e app, e dove i lavoratori in verità sono tutti dei falsi autonomi, ma andrebbero riconosciuti come lavoratori subordinati.
  Per ovviare a tutto questo abbiamo proposto di prevedere una cornice di contrattazione collettiva, perché la scelta di riservare la modalità agile a un accordo individuale è senz'altro penalizzante per il lavoratore, che si trova in una posizione di debolezza contrattuale. Aspetto grave è che in questa legge si lascia all'accordo individuale anche la previsione delle sanzioni delle condotte che danno luogo a sanzioni disciplinari, e non è previsto alcun obbligo di formazione. Poi bisogna specificare che l'adesione alla modalità agile deve avere un carattere appunto volontario; e di nuovo: diritto alla disconnessione, con fasce della reperibilità, per non vedere invaso il proprio spazio di vita, e formazione. Va infatti fatta periodica formazione, e incontri periodici con i teamPag. 43dei dipendenti, per favorire l'inclusione e il lavoro di gruppo, per evitare il rischio che i lavoratori in modalità agile si isolino, perché il posto di lavoro è anche una comunità sociale e c’è effettivamente il rischio di esclusione e chiusura nella propria casa, ad esempio, con solo in mano il tablet come strumento di comunicazione con l'esterno.
  Beh, se non viene fatta specifica formazione c’è il rischio di creare nuovi hikikomori del lavoro, cioè i ritirati dalla vita sociale. Per non parlare poi del metodo con cui non è stato accolto quasi nessuno dei nostri emendamenti, anzi proprio nessuno, con la scusa che si andava di fretta per approvare questo provvedimento, quando al Senato è rimasto per ben nove mesi. Alla luce di tutte queste considerazioni, preannunzio voto di astensione sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

  CHIARA GRIBAUDO. Presidente, onorevoli colleghi, mi corre l'obbligo di partire dalla storia, per rendere onore al lavoro di questo provvedimento nato col Governo Renzi. Nel nostro Paese, in questi ultimi decenni, sono stati introdotti elementi di flessibilità nei rapporti di lavoro, che in un sistema contrattuale rigido si sono tradotti in precarietà. Le intenzioni delle varie riforme giuslavoristiche sono state in gran parte disattese. Già prima del 2007 si poteva osservare come quelle misure non avessero granché aumentato il numero di occupati; ma soprattutto, l'introduzione dei contratti atipici, aveva portato ad una polarizzazione estrema del mercato del lavoro, aumentandone la conflittualità interna e le distanze tra generazioni, indebolendone la struttura e lo scambio di saperi e conoscenze e rendendo i percorsi personali frastagliati e spesso per nulla coerenti rispetto a mansioni e a competenze, e tutto ciò a discapito della crescita professionale e delle scelte di vita. In definitiva, quelle riforme hanno fallito, a discapito della flessibilità, che doveva essere coniugata con la sicurezza. E nemmeno sarebbe bastato, per fare una battuta, fondere insieme queste due parole e tradurle in inglese, per avere risultati migliori, come qualcuno ha pensato anche dalle nostre parti.
  Tra il 2008 e il 2012, a perdere più facilmente la propria occupazione sono stati soprattutto i giovani, la mia generazione, che era entrata in quel mondo del lavoro più facilmente licenziabile e praticamente gratis. E quando il lavoro in genere è venuto a mancare per effetto della crisi, non avendo il lavoro precario dei veri ammortizzatori, ognuno si è dovuto riadattare facendo leva sulle proprie competenze. Così è cresciuta la capacità di resistere nel mercato alla crisi economica, alle trasformazioni in continua evoluzione che investono tutto, dall'innovazione tecnologica alla produzione di beni e servizi, in un mondo in cui sono state messe in discussione le nozioni stesse di spazio e di tempo. Così, intere fasce di professionisti e nuove professionalità fuori da schemi tradizionali sono aumentate nei numeri ed hanno contribuito alla formazione di un quarto del PIL nel nostro Paese, in cambio si sono trovati spesso redditi molto bassi, tassazione elevata e spesso zero tutele. Con la delega «lavoro», il Governo e la maggioranza hanno iniziato a porre i primi rimedi rispetto a questo, eliminando i Co.co.pro. e promuovendo il contratto a tutele crescenti, come misura di stabilizzazione del mercato del lavoro. I dati ci dicono, fino ad oggi, che le nostre intuizioni erano giuste, e che quel lavoro dovrà essere proseguito e naturalmente migliorato. Questa legge ne costituisce l'altra gamba fondamentale.
  Presidente, ho voluto ripercorrere un po’ di storia perché troppo spesso liquidiamo il nostro lavoro come fosse un fatto burocratico costantemente migliorabile, e se questo certamente in parte è vero, non possiamo, noi che amiamo la storia e che preferiamo non parlare a sproposito di cadute di impero o di rinascimento, come è successo ieri in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), Pag. 44non ricordarci le ragioni profonde che ci spingono a discutere leggi importanti come quella che andremo a votare tra poco, perché noi, cari colleghi e colleghe, la politica la facciamo credendo nel suo valore, la facciamo per cercare di migliorare la vita delle persone. Per questo lavoriamo e non rinunceremo alla fatica del confronto in nome del ben più facile gioco del ditino puntato sempre contro qualcosa o contro qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Facciamo politica e faremo tutto ciò per il rispetto che nutriamo nelle istituzioni e nei cittadini.
  La facciamo perché andava sanata una frattura con quei 2 milioni di donne e uomini lavoratori autonomi non imprenditori, i quali non potevano attendere oltre un provvedimento che trasferisse loro un impianto di tutele complessive. Se vogliamo parlare di storia, parliamo del perché un'intera generazione si è candidata alle elezioni politiche: volevamo portare altri punti di vista, eccoli finalmente. Avremmo fatto un torto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) innanzitutto a chi ha creduto in noi, se non avessimo sanato questa frattura. Questo disegno di legge è partito con il Governo Renzi, come dicevo, è un tassello importante per far sì che la riforma del lavoro iniziata con il cosiddetto Jobs Act sia davvero capace di stare nella modernità, provando ad aggredire le conseguenze di una globalizzazione, che forse abbiamo più subito che saputo cogliere come opportunità per rilanciare e aprire nuovi strumenti e nuove misure universali. Ora lo stiamo facendo, perché per troppo tempo si è fatto un torto a chi rappresenta in molti casi l'eccellenza, il coraggio, l'innovazione del nostro sistema produttivo, donne e uomini che vivono un paradosso: sono protagonisti del nostro tempo, della società della conoscenza, ma vittime di una fragilità strutturale nei confronti del resto della popolazione attiva.
  Che cosa contiene dunque questo provvedimento: tutele della committenza, contro i ritardi nei pagamenti; tutele per il lavoratore, per quanto riguarda le clausole abusive all'interno dei contratti ed estende la normativa contro la dipendenza economica; si riconosce il diritto dell'attività creativa e inventiva del professionista; si agisce sulla leva fiscale per dare maggiore importanza alla formazione, all'orientamento e dunque la qualificazione, stimolando così chi davvero si vuole mettere in gioco; si estende la disciplina di partecipazione ad appalti pubblici e incarichi privati; si equiparano i professionisti alle piccole e medie imprese per l'accesso ai fondi europei; si crea uno sportello per il lavoro autonomo, del quale oggi qualcuno critica l'utilità, che invece sancisce il principio per cui i centri per l'impiego, all'interno di Anpal, dovranno rappresentare un punto d'incontro vero tra domanda e offerta di lavoro. Si tratta cioè di un investimento politico in quella direzione, verso l'orizzonte già delineato in questi anni, che in qualche modo completa la rivisitazione delle politiche attive per il lavoro nel nostro Paese.
  Una logica di sussidiarietà orizzontale, invece, dal mio punto di vista non sufficientemente aperta, ha ispirato gli articoli 5 e 6 introdotti al Senato, le cui deleghe dovranno evitare fratture tra professionisti di serie A e professionisti di serie B.
  Importante è poi la delega introdotta dal nostro lavoro in Commissione, per rivedere i criteri di accesso all'indennità di malattia, sulla quale ci auguriamo che il Governo agisca rapidamente.
  Soprattutto si estendono i diritti alla maternità, rendendoli più flessibili ed esigibili per la donna lavoratrice autonoma. Si amplia il congedo parentale, applicandolo anche ai casi di adozione e affidamento preadottivo, si entra cioè nella modernità della vita delle donne. Inoltre, malattia, infortunio, gravidanza non potranno fare estinguere il contratto. Anche qua vorrei dire: finalmente l'abbiamo messo per iscritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  L'articolo 6-bis poi, che è stato inserito nel nostro lavoro in Commissione, ha il merito di portare a compimento una lunga battaglia, condotta trasversalmente dalle Pag. 45forze politiche, dai colleghi e dalle colleghe, dalle associazioni di ricercatori e lavoratori, per estendere un diritto ed affermare un principio: il diritto è quello all'indennità di disoccupazione, la cosiddetta Dis-Coll, che diventa stabile per i collaboratori, che sono lavoratori come tutti gli altri e come tali necessitano della tutela dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il principio, che invece stabiliamo, è che la ricerca è lavoro e come tale deve essere tutelata e devono essere tutelati i precari della ricerca italiana.
  Il testo del Governo, così modificato al Senato, contiene anche il tema del lavoro agile. Voglio ricordare che lo smart working non è un nuovo contratto, viene recepito da questa legge come segnale di innovazione nella regolazione dei rapporti di lavoro, con lo scopo di definire un quadro giuridico per le imprese e i loro dipendenti che lo vogliano utilizzare. L'articolo 15 lo esplicita e lo ribadisce, per chi ancora non l'avesse compreso. In Italia oggi sono circa 250.000 i lavoratori dipendenti che lo sperimentano. Se un dubbio deve essere posto, mi chiederei invece se gli spazi lasciati aperti da queste norme in merito alla sicurezza del lavoratore, i suoi orari di lavoro, i mezzi di produzione non costituiscano motivi di ambiguità o incertezza. Dovrà essere la contrattazione collettiva a tutti i livelli a integrare quanto la legge non può esprimere sullo smart working. Per questo motivo la Commissione ha deciso di precisare nel testo che qualsiasi accordo, pur restando fra datore e lavoratore, segue le regole fissate a un livello più alto.
  Avviandomi alla conclusione, vorrei sottolineare il mio apprezzamento per quasi l'unanimità, che ho sentito anche in quest'Aula, di perseguire l'articolo 36 della Costituzione, e cioè il tema di un equo compenso.
  È un tema molto delicato e articolato questo, che è stato già oggetto di riforme precedenti, sul quale sarà necessario un dibattito, che non poteva di certo essere affrontato in questo primo quadro normativo, perché occorreva appunto sanare una ferita più grande.
  Noi tutti avremmo voluto di più, ma abbiamo fatto una scelta e sono le scelte a caratterizzare la politica. Vogliamo che questo provvedimento diventi legge presto, per cui ben vengano gli approfondimenti, ma dopo. Anche su questo la storia ci aiuterà un giorno a fare chiarezza e ci aiuterà a comprendere meglio i veri innovatori, i veri riformisti.
  In quell'elenco fatto di tanti uomini e donne che con coraggio hanno sempre scelto bene da che parte stare, anche quando non era facile, anche quando non era scontato, vorrei ricordare chi per me e per molte colleghe e colleghi ha rappresentato quell'essere riformista visionario a cui devo e dobbiamo dedicare questo grande passo in avanti. Questo provvedimento per noi è dedicato a Davide Imola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): riformatore vero, compagno inestimabile, sindacalista del futuro. Ci hai dimostrato con il tuo esempio e la tua tenacia che, com'eri solito dire, bisogna tenere botta e combattere sempre per ciò in cui si crede. Ci siamo arrivati, caro Davide, riuscendo da poco ad abbassare anche quell'aliquota previdenziale che la riforma Fornero vedeva crescere fino al 33 per cento nel 2018. L'abbiamo bloccata e l'abbiamo portata ora al 25 per cento, esattamente come tu chiedevi.
  A lui, per lui, per due milioni di lavoratori, è con onore che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gribaudo.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Volevo Pag. 46soltanto ringraziare gli uffici della Commissione lavoro e della Camera per la preziosa attività che è stata svolta su questo provvedimento. Ringrazio i colleghi e le colleghe della Commissione lavoro e tutti i gruppi che in Aula hanno contribuito a portare a termine questa importante proposta di legge, che mi auguro porterà benefici e tutele al mondo del lavoro autonomo. Grazie.

(Coordinamento formale – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento
formale del testo approvato.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4135-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4135-A:
  S. 2233 – «Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato» (Approvato dal Senato).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nel frattempo la Presidenza saluta studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico «Bruno Tallini» di Formia, in provincia di Latina, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna, insieme agli studenti e agli insegnanti del Liceo umanistico «Simon Gregorcic» di Gorizia, anche loro in tribuna (Applausi).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 2014-3108-3120-3268-3364.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3837 ed abbinata (ore 13).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
  Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla IX Commissione (Trasporti):
  Minnucci ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada» (3837).
  La Commissione ha elaborato un nuovo testo.
  Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento, è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge Biasotti ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada» (3990).
  Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
  (Così rimane stabilito).

Seguito della discussione della proposta di legge: Bindi ed altri: Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia (A.C. 3500-A) (ore 13,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 3500-A: Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia.
  Ricordo che, nella seduta del 27 febbraio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentate del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame del provvedimento, predisposto a seguito della costituzione del gruppo Articolo 1-Movimento democratico e progressista è pubblicato nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 febbraio 2017.Pag. 47
  Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 14.0100 che è in distribuzione (vedi l'Allegato A – A.C. 3500-A).

(Esame degli articoli – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione (vedi l'Allegato A – A.C. 3500-A). In particolare, il parere della Commissione Bilancio reca otto condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione, e saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 1.50 Costantino.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Grazie, Presidente. Invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Parere conforme a quello della Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Costantino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, o parere contrario sugli emendamenti 2.5 Daniele Farina e 2.50 Rampelli.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Parere conforme a quello della Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Daniele Farina, con il parere contrario della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).Pag. 48
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Sull'emendamento 5.30 Sarti la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento 5.200 che recepisce la condizione della Commissione Bilancio il parere è favorevole.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.30 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, Pag. 49con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 6.200, 6.100, 6.201 e 6.202 della Commissione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.202, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

Pag. 50

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Sull'emendamento 7.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sull'emendamento 7.100 della Commissione il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ? Vabbè, apprezziamo il gesto, diciamo che è conforme. Nel senso che a microfono spento ho capito che il Governo è conforme al relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Sull'emendamento 8.1 Sannicandro la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento 8.100 della Commissione il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Conforme, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Sannicandro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 518.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 77).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Sull'emendamento 9.100 della Commissione, parere favorevole; sull'emendamento 9.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Conforme, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 79).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 80).

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

Pag. 52

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 83).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 14.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 14.0100.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 85).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 86).

Pag. 53

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 14.0100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 87).

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 88).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prego i colleghi che siano intenzionati a presentare ordini del giorno di farlo magari in un tempo utile, perché altrimenti siamo costretti a sospendere nuovamente la seduta così come è successo prima.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 89).

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 90).

(Esame dell'articolo 18 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

(Esame dell'articolo 19 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

Pag. 54

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 92).

(Esame dell'articolo 20 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro dell'articolo aggiuntivo 20.01 Sarti, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 20.01 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

(Esame dell'articolo 21 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 95).

(Esame dell'articolo 22 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione che immagino sia favorevole, visto che si tratta di un emendamento della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 22.100, con l'aggiunta laddove si legge: «con le seguenti: ai sensi della presente legge anche colui (...)». Dunque, si aggiunge la parolina: «anche». Pertanto: «(...) anche colui che», e poi il resto è uguale.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 55
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.100 della Commissione, nel testo riformulato con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 96).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 97).

(Esame dell'articolo 23 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 98).

(Esame dell'articolo 24 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Sull'emendamento Sannicandro 24.3, invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. A questo punto, trattandosi di un emendamento soppressivo, votiamo il mantenimento dell'articolo 24.
  Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 24.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 99).

(Esame dell'articolo 25 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Emendamento 25.52 Elvira Savino, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento Costantino 25.50, parere favorevole con una piccola riformulazione: laddove si scrive «il regolamento relativo è adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con», si aggiunge «il Ministro della giustizia»; per il resto rimane uguale. Emendamento Fava 25.51, anche qui parere favorevole con una piccola riformulazione: dopo «in riferimento all'attuazione Pag. 56delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1», «il regolamento» viene cancellato, si tiene «i regolamenti».

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Elvira Savino 25.52, con il parere contrario di Commissione e Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 25.50, con il parere favorevole di Commissione e Governo, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 101).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 25.51, con il parere favorevole di Commissione e Governo, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 102).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 103).

(Esame dell'articolo 26 – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Presidente, il parere sull'articolo aggiuntivo 26.0200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 104).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 26.0200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, Pag. 57con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 105).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3500-A).
  Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Sull'ordine del giorno Marzano n. 9/3500-A/1 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/3500-A/2 il parere è favorevole, con alcune riformulazioni. Intanto nelle premesse, al terzo capoverso, c’è un errore di natura sintattica che andrebbe corretto: «atteso che il provvedimento in tale fa proprie», ovviamente bisogna cancellare «in tale». Per quanto riguarda il dispositivo, andrebbe riformulato in questi termini: «nell'ambito della relazione alle Camere del Ministro dell'interno e al fine di conseguire una gestione sempre più efficiente e trasparente delle somme a disposizione per le misure dell'atto in premessa, a valutare l'opportunità che questi illustri altresì, in termini quantitativi e qualitativi, l'impiego complessivo delle risorse variamente impiegate per i programmi di protezione dei testimoni di giustizia». Ho cancellato «operato sino ad oggi»; poi riprendo: «anche erogate dal commissario antiusura e antiracket, per ciascun periodo di riferimento e in prima istanza per gli ultimi tre esercizi», perché la dizione «operato sino ad oggi» è alquanto vaga, è necessario ancorare questo impegno ad un periodo di riferimento che io propongo venga fissato in relazione agli ultimi tre esercizi, per evidenti ragioni anche di agibilità.
  Sull'ordine del giorno Sarti n. 9/3500-A/3 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Losacco n. 9/3500-A/4 il parere è contrario, perché la funzione, il ruolo di testimone di giustizia...

  PRESIDENTE. È ritirato, quindi ci fidiamo. L'ordine del giorno Losacco n. 9/3500-A/4 è ritirato.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Perfetto. L'ordine del giorno n. 9/3500-A/5, infine, va riformulato, perché può essere accolto «a verificare l'opportunità di mettere in campo ogni iniziativa utile, anche normativa, affinché le imprese dei testimoni di giustizia possano continuare a svolgere pienamente la loro attività sul territorio di appartenenza». Qui è scritto «con utili adeguati», che appare una formulazione molto vaga: per questo proponiamo che venga espunta.

  PRESIDENTE. Quindi riformulato, va bene. Per fortuna erano solo cinque.
  Il primo ordine del giorno, Marzano n. 9/3500-A/1, è stato accolto.
  Onorevole D'Uva, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. n. 9/3500-A/2 ? Perfetto.
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Sarti n. n. 9/3500-A/3, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, questo ordine del giorno riguarda i collaboratori con la giustizia: non i testimoni ma i cosiddetti pentiti di mafia, cioè coloro che scelgono di collaborare per poter avere benefici penitenziari. Ora, la normativa...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Sarti. Ancorché del suo gruppo, poiché sempre ci fate presente... Ecco, giusto per una questione di coerenza... Prego.

  GIULIA SARTI. La normativa attuale prevede un termine di 180 giorni entro cui i collaboratori possono rendere le loro dichiarazioni, e questa norma era stata pensata ovviamente per evitare il fenomeno dei cosiddetti falsi pentiti, o del Pag. 58centellinare le dichiarazioni, tali per cui, magari molti mafiosi rendevano dichiarazioni con riferimento ad altri soggetti nel corso del tempo, accusando anche, magari, persone che nulla c'entravano con determinati fatti, e poi su queste dichiarazioni dovevano esserci successivi riscontri della magistratura che spesso non si trovavano. Si intendeva evitare tale fenomeno. Detto questo, però, abbiamo avuto, in tutti questi anni, una mole di dichiarazioni molto importanti da parte dei collaboratori di giustizia, che ha portato a processi e alla definizione di sentenze anche importanti, proprio grazie ai collaboratori di giustizia. Spesso, in questo Paese, bisogna ringraziare – lo metto fra virgolette, ovviamente – il contributo di determinati collaboratori di giustizia rispetto al contributo che hanno dato politici o esponenti delle istituzioni. Penso a tanti magistrati che non hanno reso dichiarazioni, penso a tanti esponenti delle forze dell'ordine che hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nei processi. Ovviamente, stiamo parlando di grandi processi, anche quelli che riguardano fenomeni di stragismo in questo Paese.
  E, allora, di fronte a determinate condotte, questo ordine del giorno, semplicemente, che cosa chiede ? Di superare un problema che la giurisprudenza fino ad ora ha cercato, certo, in qualche modo, di mettere a posto, ma è un problema a livello normativo che, a nostro parere, bisogna affrontare: quando c’è una seria complessità della collaborazione con la giustizia da parte di colui che rende dichiarazioni, vogliamo dare un termine superiore ai centottanta giorni ? E, ovviamente, non è che si dà tout-court tale proroga del termine, ma sarà il PM che poi chiederà al GIP di valutare se può concedere un'ulteriore proroga, solo quando ci sono, ovviamente, motivazioni importanti, cioè quando c’è una complessità della collaborazione, quando ci sono impedimenti effettivi.
  Quindi, questo ordine del giorno, costituiva anche il contenuto di un emendamento, e presenteremo anche una proposta di legge, perché oggi stiamo introducendo una normativa specifica per i testimoni di giustizia, ma tutta la disciplina riguardante i collaboratori è ferma dal 2001 e va in qualche modo rivista. Uno dei problemi più annosi è proprio la questione del termine della collaborazione, per cui, anche nelle precedenti legislature, si è dibattuto tanto, senza mai arrivare ad una conclusione. Quindi, veramente, qui stiamo chiedendo di rivedere, in qualche modo, questo termine in interventi successivi. Se da parte del Governo non c’è neanche la volontà di ragionare su questo, vedremo che cosa si farà poi in una proposta di legge. Però insisto per la votazione, e quindi chiedo la votazione da parte dell'Aula su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3500-A/3 Sarti, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

  L'onorevole Maestri accetta la riformulazione ? Va bene.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà. Credo di interpretare il sentimento dell'Assemblea nel dire che la sintesi almeno è gradita.

  ROCCO PALESE. La sintesi è se mi autorizza a consegnare l'intervento.

Pag. 59

  PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza con gioia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Molto velocemente, solo per ringraziare il Parlamento, l'Aula, i firmatari della proposta di legge, per aver voluto dedicare una modifica sostanziale ad un argomento che certamente è di grande importanza. Fino ad oggi spesso si è fatta confusione tra collaboratori e testimoni di giustizia. Chi ha avuto occasione, nel corso della propria attività politica, parlamentare o anche di natura personale, di incontrare persone che vengono sottoposte a tali misure di protezione sa il dramma personale e familiare che vivono e le enormi difficoltà alle quali sono costrette, anche da un punto di vista della vita comune.
  Il passo che viene compiuto è certamente importante; sarebbe altrettanto importante immaginare che vengano considerate anche le condizioni che nel passato i soggetti hanno dovuto sopportare per la mancanza di una normativa adeguata. In ogni caso, il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. Per molti anni il coraggio e il senso civico di tanti uomini e tante donne di questo Paese non sono stati ripagati come sarebbe stato giusto fare. Imprenditori che hanno denunciato, semplici cittadini che hanno assistito ad un reato sono rimasti spesso soli, a volte trattati dal senso comune come pentiti, proprio perché la legge regolamentava la loro collaborazione allo stesso modo. Hanno vissuto con pochi euro al mese, alcuni con i pacchi alimentari della Caritas, altri hanno dovuto affrontare processi senza le adeguate misure di sicurezza; hanno vissuto e vivono nella paura per sé e per i propri familiari. Le audizioni e il lavoro svolto in Commissione antimafia, che ha consentito di approvare nell'ottobre 2014 una Relazione sulla revisione del sistema di protezione per i testimoni di giustizia, ci hanno reso un quadro chiaro.
  Il decreto-legge n. 8 del 1991, con cui, dal 2001, oltre ai collaboratori, veniva normato il trattamento dei testimoni, si è dimostrato insufficiente, se non addirittura ingiusto. I testimoni hanno pagato con isolamento geografico e sociale, perdendo il proprio lavoro e, a volte, le proprie case; hanno assistito a disparità di trattamento economico tra loro, a una burocrazia farraginosa e dannosa, che spesso – basti guardare molte testimonianze – li ha fatti pentire di aver denunciato. Eppure, le loro testimonianze sono state fondamentali per la giustizia italiana. Grazie a loro, negli ultimi anni, sono stati inferti duri colpi alla criminalità organizzata e alla criminalità in generale.
  Il loro aiuto è stato fondamentale, e, oltre a ringraziarli per questo, possiamo finalmente, con questa nuova proposta di legge che modifica il decreto-legge del 1991 e alcune parti del codice penale, definire una disciplina organica specifica in questo settore. Per questo motivo, Sinistra Italiana voterà a favore di questo provvedimento, come ha votato a favore di tutti i provvedimenti che sono stati messi a disposizione del contrasto del fenomeno mafioso. Eravamo in forte ritardo: noi oggi andiamo a colmare un vuoto che ci portavamo avanti da molti anni. Non è un provvedimento perfetto, lo sappiamo bene, anche perché, purtroppo, la Commissione bilancio non ha aiutato molto rispetto alle misure che era importante mettere in campo per rendere giustizia a questi testimoni, però facciamo un enorme passo in avanti. Quindi, è con grande soddisfazione che noi oggi votiamo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

Pag. 60

  FEDERICO FAUTTILLI. Grazie, Presidente. Solo per dire che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore del provvedimento ed evidenziare il fatto che un aspetto che credo debba essere sottolineato è che il testo in esame vuole dare sicuramente certezze, innanzitutto sul fatto che lo Stato è in condizione di proteggere il testimone. Riconoscere, infatti, che lo Stato non è in grado di difendere chi fa il proprio dovere è già una vittoria per la criminalità organizzata, ed è, ovviamente, inaccettabile. Lo Stato difende il testimone e lo fa mantenendolo sul territorio d'origine. Chi denuncia deve restare, perché noi riteniamo che chi deve andare via è la criminalità, la ’ndrangheta, la mafia, la camorra (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

  DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Brevemente, anche noi del gruppo Civici e Innovatori salutiamo con molto favore, finalmente una disciplina dedicata ai testimoni di giustizia non più in modo promiscuo con quella dei cosiddetti pentiti.
  Non solo perché le criticità tecniche erano importanti circa la confusione che fin qui permaneva nell'ordinamento fra queste due figure radicalmente diverse, come si è ampiamente detto nel dibattito, ma urgeva soprattutto un gesto di solidarietà e di condivisione da parte di tutta la comunità civile nei confronti di propri concittadini che decidevano e decidono di rischiare la sicurezza propria e dei loro cari per amore di una maggiore verità per sé e per il territorio in cui vivono. Per questo a noi pare che finalmente la normativa che oggi la Camera discute offre potenzialmente a ciascun italiano un patto per la legalità tra lo Stato e i singoli cittadini. Di più ancora con la disciplina di questa proposta di legge lo Stato italiano riconosce che, rispetto a presenze organizzate di illegalità, non vi è solo la prospettiva dell'azione repressiva svolta con le istituzioni preposte alla funzione della giustizia e dell'ordine pubblico ma anche la prospettiva di una nuova alleanza potenzialmente con ciascun cittadino, riconoscendo così che la prima battaglia contro la criminalità diffusa si combatte con la cultura del coraggio e della solidarietà civica, che si possono e si devono esprimere nella reazione di singoli cittadini e delle comunità territoriali. E così viene ben dettagliata con questa proposta una normativa di tutela che ha il suo perno nel voler personalizzare il trattamento al singolo caso di modo che non si assista all'aberrante situazione per cui un trattamento in teoria di tutela si trasformi in una fonte di denegati diritti. In questo senso ben vengano l'introduzione di misure di sostegno economico anche nel luogo di residenza, l'introduzione di misure a salvaguardia dell'impresa del testimone di giustizia, l'istituzione della figura del referente che può garantire al testimone di giustizia un riferimento certo nei rapporti con le istituzioni. Quindi per tali ragioni con un intervento, che comunque chiedo di essere autorizzato a consegnare, il gruppo Civici e Innovatori voterà con convinzione a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Chiediamo l'autorizzazione a consegnare l'intervento e annunciamo il voto favorevole a nome del gruppo parlamentare Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mariano Rabino, l'autorizzazione è concessa con altrettanta gioia rispetto a quella già fatta presente dall'onorevole Palese e anche dall'onorevole Fauttilli che chiede di consegnare il testo integrale della sua dichiarazione di voto che non è stato letto al momento del suo intervento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attaguile. Ne ha facoltà.

Pag. 61

  ANGELO ATTAGUILE. Come gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini dichiaro il voto favorevole e consegniamo la dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Anche lei si intende autorizzato e con altrettanta gioia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Nell'annunciare che anche il gruppo di Area Popolare chiede di depositare l'intervento, vorrei solo sottolineare come in questo provvedimento l'obiettivo dell'intervento legislativo è inquadrare in maniera organica l'intera disciplina della protezione dei testimoni di giustizia all'interno dei limiti fissati dalla citata legge quadro del 1991 che, invece, era stata pensata esclusivamente per i collaboratori di giustizia. Questo provvedimento quindi procede nella giusta direzione e, di conseguenza, non può che ricevere convintamente il voto a favore del gruppo parlamentare di Area Popolare con l'auspicio, ribadisco, che quanti rischiano la propria vita nel fornire con le loro testimonianze il loro aiuto allo Stato nella lotta alla criminalità organizzata possano sempre più ricevere la massima protezione e considerazione che indubbiamente meritano. Per il resto chiedo di consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. L'autorizzazione ovviamente è concessa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Due battute velocissime, grazie signor Presidente. Fino ad oggi la giurisprudenza si è occupata solo ed esclusivamente dei collaboratori di giustizia e oggi andiamo a colmare un vulnus normativo da un punto di vista giurisprudenziale andando a istituire anche la figura del testimone di giustizia. Parte della proposta di legge fa proprie le proposte che la Commissione parlamentare antimafia aveva approvato nella Relazione, peraltro votata anche all'interno di quest'Aula all'unanimità, approvata della stessa Commissione il 21 ottobre 2014. Con questo testo ci siamo fatti carico di diverse criticità, conseguenza di questa confusione normativa, anzitutto specificando meglio lo status di testimone che, a differenza del collaboratore, normalmente è estraneo alle organizzazioni criminali.
  Occorreva normare in maniera più stringente e produrre una definizione di «testimone» per evitare, da una parte, abusi e, dall'altra, incertezze sottolineando la qualità delle sue dichiarazioni, la posizione di terzietà del testimone rispetto ai fatti denunciati e l'effettiva gravità del pericolo cui è sottoposto. È fondamentale tutelare la dignità dei testimoni di giustizia. C'era poi dall'altra parte la necessità di un programma di protezione che si occupasse non solo della sicurezza personale del testimone ma anche delle conseguenze spesso gravi della sua vita familiare e professionale che la scelta di testimoniare poteva comportare. Non basta limitarsi all'applicazione del solo programma di protezione occorre predisporre – la proposta di legge interviene sul punto ed è per questo che noi voteremo convintamente a favore – di un pacchetto di misure assistenziali che accompagnano in futuro anche l'inserimento socio-lavorativo del testimone. Tra le maggiori novità di rilievo della riforma in esame è prevista l'istituzione della figura del referente specializzato del testimone di giustizia (articolo 15), individuato dal Servizio centrale di protezione che lo assiste per tutta la durata del programma di protezione e anche successivamente fino al riacquisto dell'autonomia economica, sociale e della sfera familiare. Concludo annunciando il voto a favore del provvedimento con la consapevolezza che oggi questa mattina, tutte e tutti, abbiamo fatto un notevole e positivo passo avanti (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.Pag. 62
  Nel frattempo comunico che abbiamo autorizzato anche l'onorevole Costantino a consegnare il testo integrale della sua dichiarazione di voto. Onorevole Sarro, prego.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Molto brevemente per esprimere una valutazione positiva sul testo e quindi annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sul provvedimento del quale si è apprezzato soprattutto l'equilibrio, la capacità di intervenire apportando correttivi importanti dettati anche dall'esperienza ormai ultraventennale della tutela assicurata in forma propria e impropria nel senso di una normativa specifica e prima ancora di una normativa più generica di riferimento ai testimoni di giustizia. Apprezziamo, quindi, la possibilità, attraverso questo testo organico, di avere finalmente una disciplina complessiva che ci auguriamo possa, da un lato, risolvere problemi, drammi esistenziali che a tutti è capitato, talvolta anche per ragioni di conoscenza diretta, di conoscere ma soprattutto perché questo provvedimento per la qualità della sua portata e soprattutto per l'efficacia che ad esso ascriviamo rappresenta una risposta importante ed alta del Parlamento rispetto ad un problema, ad esigenze e bisogni che sono stati rappresentati e che trovano proprio in questo testo normativo un avvio di soluzione – noi ci auguriamo – anzi una soluzione definitiva a testimonianza che il Parlamento può lavorare e, quando lavora in uno spirito di confronto e di collaborazione, produce anche un risultato di qualità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Chi sono i testimoni di giustizia: questa è una proposta di legge che finalmente rende proprio un po’ di giustizia a persone oneste, a persone che nella loro vita hanno scelto la legalità. Fino ad oggi la normativa un po’ li confondeva perché, quando si è deciso di introdurre nel nostro ordinamento le tutele e le norme sui collaboratori di giustizia, successivamente nel 2001 è stato inserito nello stesso decreto-legge n. 8 del 1991 anche qualche articolo riguardante i testimoni per dare anche a loro la possibilità di avere un sistema di protezione, misure di protezione da parte dello Stato. I testimoni di giustizia sono per lo più nel nostro Paese attualmente imprenditori che hanno scelto di denunciare il pizzo e i mafiosi che volevano estorcere loro i guadagni dalle loro imprese o anche semplici persone che sono state magari testimoni di reati collegati alla criminalità organizzata e che, invece di fare finta di nulla, hanno scelto di rivolgersi alle istituzioni.
  Questi comportamenti, che dovrebbero essere normali in qualsiasi Paese, sono da noi invece connotati quasi da una prova di coraggio. Perché ? Perché purtroppo si è creata, nel corso del tempo, una situazione tale per cui a queste persone quasi non conveniva denunciare, non conviene denunciare, perché l'iter successivo alle denunce è un calvario, un percorso connotato non soltanto dalle testimonianze all'interno dei processi in cui hanno reso dichiarazioni e testimonianze, ma un percorso connotato dall'allontanamento dal loro luogo di residenza, dal luogo in cui abitano, dal luogo in cui hanno lavorato, la perdita quindi del posto di lavoro, spesso e volentieri il cambio di generalità sia per loro sia per i propri figli e per i propri conviventi; quindi una situazione davvero difficile e drammatica, soprattutto nel momento in cui ovviamente ci sono diversi livelli di tutela, perché – lo sappiamo – anche i testimoni non sono tutti uguali.
  Mancava da vent'anni una disciplina organica per queste persone; persone, come ho ripetuto prima, oneste, che stanno semplicemente chiedendo di non essere messe nelle condizioni di dover arrivare ad essere coraggiose per affidarsi allo Stato, persone che hanno bisogno di essere incentivate alla collaborazione con la giustizia e alla denuncia.Pag. 63
  Ora questa proposta di legge serve proprio a dare maggiori tutele sia dal punto di vista fisico e quindi un potenziamento delle misure, anche la scelta ovviamente, come regola, di cercare prima di tutto di proteggere il testimone nel luogo in cui abita e solo come extrema ratio di affidarsi al sistema centrale di protezione e allo spostamento in luoghi protetti, con il cambio delle generalità, ma prima di tutto di cercare di invertire il paradigma e, quindi, di tutelare la persona che denuncia nel luogo in cui abita.
  Ancora: misure di sostegno economico, perché nel momento in cui magari si perde la propria impresa o il proprio lavoro è necessario anche dare un sostegno economico a questi soggetti.
  E poi la cosa più importante: il reinserimento sociale e lavorativo.
  Già in passato ci sono state delle norme e dei decreti che hanno favorito il reinserimento nelle pubbliche amministrazioni, le assunzioni nella pubblica amministrazione, ma qui abbiamo anche previsto dei corsi di formazione propedeutici; quindi, per tutti quei testimoni che poi dovranno trovare lavoro ci sarà, dovrà essere data anche la possibilità di corsi di formazione per quello che poi andranno a fare.
  Cosa molto importante è la figura del referente, per cui tanto ci si è battuti, referente che è una sorta di tutor, una persona individuata all'interno del Servizio centrale di protezione e che possa in qualche modo accompagnare il percorso del testimone di giustizia.
  Questo perché nelle audizioni che abbiamo fatto, nelle esperienze con cui ognuno di noi è venuto in contatto con testimoni di giustizia, purtroppo le difficoltà, nel momento in cui si avvia questo tipo di collaborazione con lo Stato, ci sono anche dal punto di vista psicologico, dal punto di vista della mancanza, se vogliamo, di riferimenti chiari, non perché lo Stato o il Servizio centrale di protezione o la Commissione centrale sia totalmente, diciamo, impossibile da individuare, ma semplicemente perché è ovvio che lo Stato nel fare il suo dovere e la Commissione centrale nel fare il suo dovere, spesso e volentieri non può, proprio per le poche risorse che ha, occuparsi singolarmente di ogni testimone e seguirlo in tutto il percorso della sua vita, ma deve far fronte alle tante istanze che arrivano, sia dal punto di vista di sostegno economico sia per qualsiasi tipo di richiesta. Noi chiedevamo piuttosto di potenziare il Servizio centrale di protezione, potenziare con risorse anche la Commissione centrale, cosa che purtroppo come al solito viene negata, perché nei rapporti che si hanno durante questa legislatura con il Ministero dell'economia e delle finanze, spesso e volentieri ci si trova nelle condizioni di dover fare tutto con le risorse che esistono attualmente.
  Qui invece stiamo dicendo di arrivare ad una effettiva tutela di queste persone che, lo ripetiamo, purtroppo sono poche, sono poche nel nostro Paese e non ci dovrebbero essere tutti questi problemi. In questi anni, come abbiamo detto, si è creata una situazione dove lo Stato purtroppo, per mancanza di risorse, non è stato in grado di far fronte a tutto e gli stessi testimoni si sono trovati in difficoltà.
  Spesso e volentieri si è creata anche un'altra situazione, cioè quella di non poter distinguere in maniera adeguata chi era testimone e chi no, chi aveva diritto a determinate tutele e chi no, perché anche il fenomeno dei falsi testimoni è una cosa in quest'Aula da denunciare e da portare avanti. Abbiamo previsto uno specifico articolo, che prevede la possibilità di imputazione per calunnia aggravata nei confronti di chi vuole diciamo avere uno status di testimone senza però averne le prerogative e le condizioni.
  Quindi una distinzione netta, nell'articolo 2, per capire chi davvero può entrare a far parte della platea dei testimoni di giustizia, ma anche una forte repressione nei confronti di coloro che vogliono accedere a determinate misure, magari sono soltanto imprenditori che per anni hanno pagato il pizzo alla criminalità organizzata, alle mafie e poi un bel giorno decidono di smettere e di denunciare, perché l'azienda sta andando in fallimento: questi Pag. 64non sono comportamenti che lo Stato deve avallare, piuttosto bisogna, come dicevo prima, incentivare chi denuncia da subito, chi ha la forza e la voglia di affidarsi allo Stato.
  Abbiamo sentito tante storie in Commissione antimafia e nel comitato sui testimoni di giustizia, coordinato dal collega Mattiello; questo lavoro prezioso è stato riportato in una relazione approvata in quest'Aula e ha poi dato vita a questa proposta di legge: non è un lavoro di singoli deputati, è un lavoro della Commissione antimafia e delle forze politiche nel loro complesso.
  Questa cosa è importante ricordarla, perché quando si parla di fenomeni come questi è molto importante riuscire a superare tutti i problemi politici che possono esserci ed arrivare al risultato.
  È quello che abbiamo cercato di fare nello scrivere questa proposta di legge condivisa, per cui c’è stata un'apertura anche in sede di emendamenti e di modifiche, e questo dovrebbe essere un lavoro che anche al Senato speriamo possa essere presto portato avanti e approvato in poco tempo, in questa legislatura.
  Non lasciamo che sia soltanto questa Camera ad approvare questo testo di legge, ma spingiamo affinché anche al Senato facciano la loro parte, perché queste persone aspettano da troppi anni e, come dicevo prima, se tante persone oggi scelgono di non denunciare e di girare la testa dall'altra parte, è proprio perché hanno paura del percorso che andranno ad intraprendere.
  Per cercare di far capire a tutti che invece la scelta della legalità è importante, bisogna pubblicizzare e far capire che proposte di legge come questa devono avere anche le giuste risorse; quindi spero che anche in sede futura di bilancio si possano prevedere delle risorse ulteriori per il Servizio centrale, per il Ministero dell'Interno, per tutti coloro che con questi testimoni hanno a che fare ogni giorno.
  Concludo, Presidente, dicendo semplicemente che il coraggio di queste persone dovrebbe essere da esempio anche per tanti deputati e senatori che sono stati seduti o siedono in quest'Aula: penso ai vari Stefano Caridi, arrestati questa estate e imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso, per essere connotati in una richiesta di carcerazione come dirigenti, promotori e organizzatori di una cupola segreta della ’ndrangheta o a un mister preferenze, Francantonio Genovese, condannato a 11 anni in primo grado per associazione a delinquere, truffa, peculato, per aver sostanzialmente sottratto fondi alla formazione professionale dei giovani in Sicilia.
  Ecco, se questi ancora oggi purtroppo sono esempi del nostro Parlamento, guardiamo invece al coraggio di persone oneste, che hanno scelto lo Stato, hanno scelto la legalità e devono essere tutelate, hanno aspettato fino ad oggi per avere un pochino di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, ricordo l'esistenza della presunzione di innocenza fino al terzo grado. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la presidente Bindi. Ne ha facoltà.

  ROSY BINDI. Presidente, ho accettato volentieri la richiesta di dichiarazione di voto favorevole a questa proposta di legge a nome del mio gruppo, il Partito Democratico, non solo perché sono la prima firmataria della proposta, ma soprattutto perché la proposta è il frutto di un lavoro corale e unanime di tutte le forze politiche in Commissione antimafia, coordinate dall'onorevole Mattiello, che è stato anche relatore, insieme al Questore Dambruoso, di questa proposta di legge; un lavoro corale anche con il Governo, che ci ha consentito anche di coinvolgere, nel risultato che oggi otteniamo, la magistratura e i vari attori del sistema.
  Credo anch'io che oggi segniamo un punto molto importante nella civiltà giuridica del nostro Paese. Non era possibile continuare a normare con la stessa legge, ispirandoci tutto sommato agli stessi principi e alle stesse modalità, persone che, per quanto siano entrambe preziose per la lotta alla criminalità organizzata, sono Pag. 65profondamente diverse. I collaboratori di giustizia sono persone che si sono macchiate anche di delitti efferati, che hanno fatto parte integrante delle organizzazioni mafiose; i testimoni di giustizia sono cittadini normali, che hanno subìto la violenza delle mafie o che hanno assistito alle estorsioni, ai ricatti, ai patti corruttivi delle mafie, li hanno denunciati e si sono recati nelle aule giudiziarie ad indicare i colpevoli di quei reati.
  La Commissione parlamentare antimafia è stata la sede nella quale è nata la prima legislazione che ha normato i collaboratori, e ha voluto poi integrare con la figura dei testimoni di giustizia quella legislazione, ma in questa legislatura, da subito, dall'inizio, dal 2013, ha deciso che bisognava voltare pagina. Penso che anche solo i numeri siano indicativi: non era possibile che nella stessa legge e con gli stessi sistemi di protezione noi garantissimo i collaboratori di giustizia, che sono 1.277, con 4.915 familiari, e i testimoni, che sono 78, e 255 i loro familiari. Questa legge dà loro uno statuto autonomo e una dignità nel nostro sistema che loro meritavano, che meritano, e che attendono da troppo tempo. Credo che dobbiamo sottolineare questo aspetto con molta forza.
  Il secondo aspetto di questa proposta di legge che io ritengo debba essere valorizzato parte da un presupposto molto semplice, che è nato dopo aver ascoltato tutti i testimoni di giustizia e dopo esserci profondamente confrontati, soprattutto con il Viceministro Bubbico, con la Commissione centrale: ciascun testimone di giustizia e la sua famiglia sono persone con la loro peculiarità, la loro originalità, la loro storia, non si può pretendere che per ciascuno di loro vengano applicate misure standardizzate. Questa proposta di legge contiene il principio della personalizzazione, e legato a questo principio ce n’è un altro che è altrettanto prezioso: il testimone di giustizia non può subire e continuare a subire quello che ha subito in questi anni, come lo sradicamento dal proprio territorio, il cambiamento del nome per sé e per la propria famiglia, l'abbandono del proprio lavoro, del proprio territorio, della propria impresa. Non sono loro che devono abbandonare i loro territori, ma sono le mafie che, dalla loro testimonianza nel loro territorio, devono essere cacciate, laddove hanno fatto da padroni, hanno ucciso, hanno corrotto, hanno ricattato. La normalità d'ora in poi sarà questa: un testimone di giustizia dovrà essere assicurato, lui e la sua famiglia, da un sistema di sicurezze a casa propria, dove potrà continuare il proprio lavoro e, se è un imprenditore, la propria impresa. Ritengo che abbiamo fatto bene anche a considerare residuale l'assunzione nella pubblica amministrazione, per ciascun testimone di giustizia o referente che lo accompagna, anche nell'autorizzazione delle risorse, che non sono state poche in questi anni, ma che spesso non hanno fruttato proprio perché lo stesso testimone di giustizia ha dovuto fare i conti con turbamenti profondi della sua vita, del suo equilibrio e della sua famiglia.
  Penso che anche questo sia un grande passo avanti del quale dobbiamo andare insieme orgogliosi. Abbiamo affinato tutto questo con lunghi lavori tra di noi. Voglio qui ricordare però un altro aspetto: i testimoni di giustizia, come i collaboratori, anche se molto diversi tra loro, sono fondamentali per assicurare i mafiosi alla giustizia, ma ciascuno di noi deve imparare da loro che loro hanno denunciato e hanno accettato uno sconvolgimento della loro vita non perché si ritengano degli eroi. Voglio citare qui l'ultimo testimone di giustizia che abbiamo ascoltato, che in realtà è stato il primo, Pietro Nava, rappresentante di commercio lombardo, che la mattina del 21 settembre 1990, mentre stava percorrendo la statale tra Caltanissetta ed Agrigento, assiste in diretta all'omicidio del giudice Rosario Livatino, e immediatamente denuncia il fatto e successivamente riconoscerà i killer. Quando raccontò quello che aveva visto non c'era ancora neppure la legge sui collaboratori di giustizia, varata nel 1991, men che meno quella sui testimoni, che è del 2001. Nava ci ha confermato quanto siano state pesanti sul piano personale e professionale le conseguenze di quella scelta, ma ci ha Pag. 66anche detto che lo rifarebbe, e che per questo non si sente un eroe ma solamente un cittadino che ha fatto il suo dovere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo Stato sono anch'io, siamo tutti noi.
  Dedichiamo questa legge a ciascun testimone di giustizia, speriamo che sia un po’ riparatrice di tutte le sofferenze di questi anni, per ciascuno di loro e per le proprie famiglie. Ma non sentiamoci sollevati nella nostra coscienza di cittadini, perché di testimoni di giustizia potremo fare a meno il giorno nel quale ciascuno di noi sarà un testimone di giustizia e ciascuno di noi si sentirà un presidio di legalità e di cittadinanza contro ogni forma di criminalità (Applausi).

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO, Relatore. Presidente, intervengo a questo punto solo per ringraziare, per il tanto lavoro fatto, sia i consulenti, che i funzionari della Commissione parlamentare antimafia, i funzionari della Commissione giustizia e tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, che hanno davvero condiviso questo sforzo e le norme che stiamo votando, e infine per ringraziare i testimoni di giustizia e le loro famiglie.

  PRESIDENTE. La Presidenza si unisce al ringraziamento.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, anch'io, come correlatore di questa importante legge, davvero intendo, più che desidero, fortemente ringraziare il lavoro fatto, in prima battuta, dalla Commissione antimafia. Dalle parole che sono emerse dall'onorevole Bindi si è esplicata tutta l'importanza del contenuto di questa legge. Io sottolineo la personalizzazione del trattamento del testimone di giustizia. Devo dire che ho voluto con forza partecipare all'attività di questo lavoro con l'onorevole Mattiello, che ha guidato in una maniera davvero esemplare questo tipo di relazione, proprio perché ho iniziato a lavorare esattamente nelle stesse stanze dove il giudice Livatino aveva purtroppo decretato la sua fine con il suo impegno indefesso al servizio dello Stato. Quindi sono stato testimone diretto, nei giorni immediatamente successivi alla vicenda Livatino, di tutto quello che è emerse nel «dopo Livatino». Ho ben conosciuto la vicenda Nava, che mi ha indotto immediatamente a sostenere con importante partecipazione questo tipo di cose. Era importante che si arrivasse a questo.

In morte dell'onorevole Antonio Borghesi.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Antonio Borghesi, già membro della Camera nella XV e XVI legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che rinnovo anche a nome dell'intera Assemblea.
  Aggiungo, essendo stato collega di diversi componenti di questo ramo del Parlamento, e capogruppo in questa Assemblea, pur non avendo un gruppo di riferimento che ne ha chiesto la commemorazione, un ricordo personale, proprio perché è stato presidente della provincia di Verona e parlamentare di lungo corso. Quindi, un ricordo anche dalla Presidenza di turno (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Coordinamento formale – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata Pag. 67al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3500-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3500-A:
   «Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia»
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 107 – Applausi).

Interventi di fine seduta (ore 14,25).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente...

  PRESIDENTE. La sua posizione, onorevole Melilla, è piuttosto infelice perché le passeranno tutti davanti, chiedo ai colleghi, per cortesia, se possono... guardi, abbiamo risolto così, grazie della sua disponibilità. Lodevolmente l'onorevole Melilla si è fatto carico, prego.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente. per denunciare un fatto di inaudita gravità avvenuto all'Università Statale Gabriele d'Annunzio di Chieti-Pescara: un rappresentante sindacale, membro del senato accademico, è stato sospeso per tre mesi dal lavoro e dallo stipendio, mettendo in discussione il suo diritto come sindacalista di non essere sottoposto in via gerarchica a nessuno nell'esercizio delle sue funzioni. Questo fatto la dice lunga su come, anche nella pubblica amministrazione, i diritti dei lavoratori siano calpestati e vilipesi.
  Ho presentato oggi un'interrogazione al Ministro dell'istruzione, università e ricerca perché accerti immediatamente i fatti e disponga un'ispezione presso un'università che, negli ultimi anni, si è caratterizzata per pessime relazioni sindacali con i suoi dipendenti.

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente. Ieri, a mezzanotte, il sindaco di Peschici, che è anche presidente della comunità del Parco nazionale del Gargano, Franco Tavaglione, è stato vittima di un vile attentato: una bomba carta è esplosa sotto la sua abitazione a Vico del Gargano, un proiettile, inoltre, calibro 12, è stato trovato nei pressi della sua abitazione. Al prefetto, al questore di Foggia, ai carabinieri della tenenza di Vico del Gargano, ogni utile iniziativa per scoprire gli autori del vile atto intimidatorio. Da parte nostra, al sindaco di Peschici, Franco Tavaglione, una totale solidarietà.

  MINO TARICCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Grazie Presidente. Tramite suo, vorrei porre una questione al Ministero dei beni e delle attività culturali: nel febbraio del 2016 presentavamo, insieme a dei colleghi, un'interrogazione inerente alle modalità di esercizio del proprio ruolo della SIAE, nella quale ponevamo il tema della libertà di utilizzazione di repertori di pubblico dominio, di musiche tradizionali popolari e di opere non rientranti nei diritti tutelati dalla SIAE. Il giugno del 2016, il Ministero, per bocca del sottosegretario Dorina Bianchi, ci rispondeva che, in effetti, era possibile per queste opere sostituire la dichiarazione ordinaria con l'autocertificazione sostitutiva.Pag. 68
  Nei giorni scorsi ho ricevuto parecchie segnalazioni da parte di operatori di questo settore, proprio in virtù del fatto che ero il primo firmatario di quell'interrogazione, che nonostante i chiarimenti del Ministero, la SIAE continua a richiedere caparre di anticipo in alcuni casi e compilazione dei borderò e non accetta autodichiarazioni sostitutive.
  Credo sarebbe utile da parte del Ministero chiarire con una circolare interpretativa la questione, perché diversamente le agevolazioni che sono previste dalla norma diventano poi, di fatto, inesigibili da parte degli operatori, tenendo ancora presente che moltissimi di questi operatori sono enti senza scopo di lucro che, alla luce della crisi diffusa, non ricevono più contributi e che molte volte sono appunto vessati su questioni che dovrebbero essere molto chiare in termini di agevolazione di legge.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ricordo che la Presidenza può sollecitare interrogazioni a cui non è stata data risposta e lì, però, fermarsi, non essere tramite di comunicazioni tra parlamentari e Governo. Quindi, lasciamo sempre all'atto di sindacato ispettivo la titolarità dello strumento.

  COLOMBA MONGIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COLOMBA MONGIELLO. Grazie Presidente, per avermi dato la parola; volevo solo sollecitare la risposta ad una mia interrogazione sugli eventi che si sono succeduti con una distanza di tempo molto ravvicinata in provincia di Foggia. C’è stata un'escalation della criminalità senza precedenti: lo sgombero del ghetto di Rignano; la morte di due immigrati; pallottole sparate verso auto della polizia; questa notte – lo diceva il collega Cera – la bomba al sindaco di Peschici; questa notte incendiata la macchina di un altro amministratore. Ebbene, sono tutti episodi gravissimi che penso abbiano bisogno di una risposta immediata da parte del Governo. Per tale ragione, avendo presentato un'interrogazione urgente al Ministro Minniti spero che possa, attraverso il suo tramite, attraverso il tramite della Presidenza della Camera, avere una sollecita risposta, visto che il clima della provincia di Foggia è un clima molto difficile, io ritengo che sia giusto dare risposta i cittadini foggiani.

  PRESIDENTE. La ringrazio, la Presidenza si farà parte diligente nel sollecito.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 10 marzo 2017, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 14,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROCCO PALESE (A.C. 3500-A); CELESTE COSTANTINO (A.C. 3500-A); FEDERICO FAUTTILLI (A.C. 3500-A); DOMENICO MENORELLO (A.C. 3500-A); MARIANO RABINO (A.C. 3500-A); ANGELO ATTAGUILE (A.C. 3500-A); ANTONIO MAROTTA (A.C. 3500-A).

  ROCCO PALESE. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Secondo alcuni dati relativi al 2015 a fronte di 1.203 pentiti, ovvero collaboratori di giustizia, si sono contati 85 testimoni di giustizia. Un dato che sul piano complessivo dell'impegno economico è stato giudicato particolarmente oneroso.
  Se ci riferiamo però al significato simbolico, che è però sostanza, gli 85 casi rilevati rappresentano plasticamente la difficoltà di onesti cittadini vessati dalla malavita, spesso economicamente distrutti, Pag. 69a denunciare, comprensibilmente preoccupati delle conseguenze in assenza di una adeguata protezione.
  Va detto in premessa che qualunque norma che introduca nuove forme di tutela per i testimoni di giustizia dovrà riscontrare da parte del Governo una necessaria coerenza in termini di disponibilità delle risorse.
  Una recente indagine giornalistica ha evidenziato come dal 2009 ad oggi si sia registrato una riduzione dei fondi per collaboratori e testimoni di giustizia valutata intorno al 30 per cento (trenta per cento !)
  Lo stesso Viminale in una sua relazione sul tema ha segnalato la esigenza di garantire un adeguata dotazione di risorse: «È auspicabile un incremento complessivo delle risorse finanziarie, al fine di assicurare il buon funzionamento e l'equilibrio del sistema di protezione e, con esso, le favorevoli ricadute in termini di incoraggiamento alla disponibilità alla collaborazione con l'autorità giudiziaria».
  Tornando al testimoni di giustizia, secondo l'articolo 16-bis, introdotto dalla legge n. 45 del 2001, i testimoni di giustizia sono coloro che riguardo al fatto-reato sul quale rendono dichiarazioni assumono esclusivamente il ruolo di persona offesa o di persona informata sui fatti o di testimone; nei loro confronti, peraltro, non deve essere stata disposta una misura di prevenzione, né deve essere in corso un procedimento di applicazione della stessa.
  Mentre il collaboratore di giustizia sottoscrive un contratto con lo Stato, di fatto vende informazioni in cambio di premialità, il testimone è una vittima del crimine e la sua collaborazione non è legata ad un contratto.
  L'impianto generale della norma rappresenta sicuramente un deciso passo in avanti rispetto all'attuale regolamentazione.
  Tuttavia diverse sono le aree d'ombra che riguardano l'applicazione concreta; molti gli aspetti legati alla discrezionalità di chi deve valutare il livello di rischio del testimone, piuttosto che ai tempi necessari per avviare il programma di protezione.
  Mi riferisco per esempio all'articolo 4 che detta in modo alquanto generico le condizioni di accesso al programma di protezione ipotizzando valutazioni «caso per caso» e garantendo, senza specificare come al testimone di giustizia e agli altri protetti un'esistenza dignitosa.
  Purtroppo il tempo disponibile per argomentare la nostra dichiarazione di voto non ci consente di affrontare in modo esaustivo l'intero provvedimento. Il voto è comunque favorevole.

  CELESTE COSTANTINO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Per molti anni il coraggio e il senso civico di tanti uomini e tante donne di questo paese non sono stati ripagati come sarebbe stato giusto fare.
  Imprenditori che hanno denunciato, semplici cittadini che hanno assistito ad un reato, sono rimasti spesso soli, a volte trattati dal senso comune come pentiti, proprio perché la legge regolamentava le loro collaborazioni allo stesso modo. Hanno vissuto con pochi euro al mese, alcuni coi pacchi alimentari della Caritas, altri hanno dovuto affrontare processi senza le adeguate misure di sicurezza.
  Hanno vissuto e vivono nella paura. Per sé e per i propri familiari.
  Le audizioni e il lavoro svolto in Commissione antimafia, che ha consentito di approvare nell'ottobre 2014 una relazione sulla revisione del sistema di protezione dei testimoni di giustizia, ci hanno reso un quadro chiaro. Il decreto-legge n. 8 del 1991, con cui dal 2001, oltre ai collaboratori, veniva normato il trattamento dei testimoni, si è dimostrato insufficiente, se non addirittura si ingiusto. I testimoni hanno pagato con isolamento geografico e sociale, perdendo il proprio lavoro e a volte le proprie case, hanno assistito a disparità di trattamento economico tra loro, a una burocrazia farraginosa e dannosa che spesso, basti guardate molte testimonianze, li ha fatti pentire di aver denunciato.
  Eppure le loro testimonianze sono state fondamentali per la giustizia italiana. Grazie a loro negli ultimi anni sono stati Pag. 70inferti duri colpi alla criminalità organizzata e alla criminalità in generale. Il loro aiuto è stato fondamentale e oltre che ringraziarli per questo, possiamo finalmente, con questa nuova legge che modifica il DL 1991 e alcune parti del codice penale, definire una disciplina organica specifica in questo settore.
  Adottando ad esempio apposite disposizioni per i minori compresi nelle speciali misure di protezione; applicando le norme, anche ai soggetti che risultano esposti a grave, attuale e concreto pericolo a causa del rapporto di stabile convivenza o delle relazioni intrattenute con i testimoni di giustizia. Garantendo la permanenza nella località di origine e la prosecuzione delle attività che lì svolgono.
  Le misure del trasferimento nella località protetta, l'uso di documenti di copertura e il cambiamento di generalità sono adottate invece in via eccezionale, quando le altre forme di tutela risultano assolutamente inadeguate rispetto alla gravità e all'attualità del pericolo, e devono comunque tendere a riprodurre le precedenti condizioni di vita, tenuto conto delle valutazioni espresse dalle competenti autorità giudiziarie e di pubblica sicurezza. In ogni caso, al testimone di giustizia e agli altri protetti è assicurata un'esistenza dignitosa.
  Inoltre, con questa legge lo Stato potrà acquisire il patrimonio, se le speciali misure di tutela prevedono il loro definitivo trasferimento in un'altra località e se la vendita nel libero mercato non si è rivelata possibile. Ma soprattutto garantirà fattivo sostegno alle imprese dei protetti che abbiano subìto o che possano concretamente subire danni a causa delle loro dichiarazioni o dell'applicazione delle speciali misure di tutela.
  L'altra misura che convince che questo provvedimento possa incidere positivamente sulla vita di chi diventa testimone di giustizia è l'eventuale assegnazione in uso di beni nella disponibilità dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'accesso a mutui agevolati volti al reinserimento nella vita economica e sociale sulla base di convenzioni stipulate tra il Ministero dell'interno e gli istituti di credito.
  E poi tempi certi, valutazione dei casi secondo criteri specifici e sistematizzati. Insomma e mi avvio a concludere, un provvedimento di cui c'era bisogno e che Sinistra Italiana ha contribuito a migliorare.
  In Commissione giustizia sono passati 2 emendamenti e 1 sub. All'articolo 19, in seguito ad audizione del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Palermo, abbiamo integrato la norma che spetta a chi commette calunnia aggravata rispetto alla possibilità di usufruire del trattamento per testimoni.
  Abbiamo soppresso l'articolo 21 che prevedeva il cambio di generalità allargato.
  Infatti potrebbero rendere false dichiarazioni anche parenti dei mafiosi, che sono stati magari affiliati e che potrebbero scegliere, rendendo false dichiarazioni dissociative, di vivere alle spalle dello Stato in modo facile e senza impegno testimoniale.
  Concludo. Siamo in parte soddisfatti di questo lavoro e di tutte quelle misure che in questi anni hanno contribuito a costruire il contrasto del fenomeno mafioso.
  E per tutti questi motivi voteremo a favore di questo provvedimento.

  FEDERICO FAUTTILLI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Il provvedimento in esame modifica la disciplina in materia di testimoni di giustizia, attualmente contenuta nel decreto-legge n. 8 del 1991 (convertito dalla legge n. 82 del 1991 e nelle relative norme attuative.
  La citata normativa ha introdotto nel nostro ordinamento un sistema «premiale» per i «collaboratori di giustizia» per i delitti di stampo mafioso, in analogia con la disciplina adottata in precedenza per i reati di terrorismo. Nel 2001, con la legge n. 82 cosiddetta Flick-Napolitano, le misure a favore dei «pentiti» sono state sostanzialmente estese ai «testimoni di giustizia». I testimoni sono stati identificati come coloro che «assumono rispetto al fatto o ai fatti delittuosi in ordine ai quali rendono le dichiarazioni esclusivamente Pag. 71la qualità di persona offesa dal reato, ovvero di persona informata sui fatti o di testimone» a condizione che non siano oggetto di misure di prevenzione.
  La necessità di questo provvedimento deriva dalle difficoltà di inquadrare organicamente tale disciplina nell'ambito della citata legge del 1991, pensata per i soli collaboratori di giustizia. Il provvedimento dedica, quindi, ai testimoni di giustizia una normativa speciale con cui si vuol porre rimedio alle numerose criticità emerse nella prassi.
  Pertanto, allo scopo di sottolineare le differenze con la disciplina sui collaboratori di giustizia, la proposta introduce nell'ordinamento una normativa speciale integralmente dedicata ai testimoni di giustizia.
  E al di là di tutto, su tutti un aspetto deve essere evidenziato. Il testo in esame vuole dare certezze. Innanzitutto sul fatto che lo Stato è in condizione di proteggere il testimone. Riconoscere, infatti, che lo Stato non sia in grado di difendere chi fa il proprio dovere è già una vittoria per la criminalità organizzata ed è ovviamente inaccettabile. Lo Stato difende il testimone e lo fa mantenendolo sul territorio d'origine: chi denuncia deve restare, perché chi deve andare via è la criminalità, la `ndrangheta, la mafia, la camorra.
  Ed è necessario che lo Stato si assuma in pieno la responsabilità di difendere i testimoni, e quindi avere uomini in numero sufficiente per fare quello che uno Stato deve sempre fare: consentire al cittadino di difendere la propria libertà, che è il bene più prezioso che ha. Libertà significa scegliere liberamente ed essere garantito nelle proprie scelte. Per fare questo è necessaria, però, una protezione seria. Se poi facciamo un conto di quanto costi mantenere un testimone fuori dalla sua terra di origine e quanto, invece, finisca per costare il personale che lo protegge, si vedrà che probabilmente non ci sono maggiori spese; ed anche se queste spese ci fossero, il messaggio che passerebbe sarebbe importantissimo: il territorio sarebbe occupato dalle brave persone, quelle che denunciano, e quante più queste saranno numerose tante più ci saranno persone che faranno la stessa scelta. Ed inoltre, più sono coloro che testimoniano e meno rischi ci sono di fenomeni ritorsivi ecco creato un circolo virtuoso di non poco conto.
  In conclusione, per quanto detto il testo in esame è sicuramente da valutare in modo favorevole anche nell'ottica di porre fine alla strategia dell'isolamento e della vergogna con cui molti testimoni sono costretti a vivere la loro condizione di donne e uomini di coraggio. Esso costituisce un concreto segnale di vicinanza da parte dello Stato a donne ed uomini onesti, che hanno avuto il coraggio di denunciare testimoniando nelle aule dei tribunali o nelle altre sedi competenti i misfatti delle mafie e i reati commessi dalle varie forme di criminalità organizzata e che chiedono solo di non dover pagare un prezzo troppo alto per questo.

  DOMENICO MENORELLO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, il provvedimento in esame modifica la normativa in materia di testimoni di giustizia, troppo a lungo disciplinata in modo promiscuo con i cosiddetti «pentiti» o «collaboratori di giustizia».
  Il collaboratore di giustizia, infatti, è un delinquente che, per revirement personale o per altra ragione più pratica, decide di negoziare con lo Stato condizioni migliori del trattamento processuale, penitenziario ed economico in cambio di informazioni su reati nei quali abbia avuto un qualsivoglia ruolo.
  Tutt'altra fattispecie è, invece, quella dei testimoni di giustizia, che sono persone che hanno subìto un crimine o subiscono un condizionamento negativo da situazioni di illegalità e decidono di reagire.
  E una simile decisione merita di essere indicata quale archetipo ed esempio di capacità personali di ordinare sé al bene, scegliendo di resistere e combattere fatti di ingiustizia, di prevaricazione e di violenza, anche accettando rischi per sé e per i propri familiari, talmente concreti e gravi Pag. 72da rendere spesso inadeguate le misure di protezione ordinarie.
  Finalmente, con il voto odierno, la Repubblica guarda con una più congrua attenzione a tali esempi.
  In effetti, originariamente il trattamento del testimone era nella prassi addirittura tout court equiparato a quello del collaboratore di giustizia, previsto dal decreto-legge n. 81/1991, mentre solo con la novella del 2001 la posizione del testimone venne in qualche modo distinta.
  La legge n. 45/2001 ha, infatti, introdotto due disposizioni (articoli 16-bis e 16-ter) nel decreto-legge n. 8/1991 dedicate specificatamente ai testimoni di giustizia, prevedendo le relative misure di protezione, con l'estensione dell'ambito dei benefici assistenziali ai testimoni sotto programma di protezione.
  Tale disciplina è stata poi integrata per ben tre volte per via regolamentare. Soprattutto il decreto ministeriale Interno 23 aprile 2004, n. 161, ha svolto, nonostante il carattere di fonte secondaria, un fondamentale ruolo integrativo della scarna regolamentazione introdotta dalla menzionata legge del 2001.
  Ulteriore fonte normativa in materia (comune ai collaboratori) è costituita dal decreto legislativo 29 marzo 1993, n. 119, che reca disposizioni sul cambiamento delle generalità, mentre gli articoli 147-bis e 147-ter delle Disposizioni di attuazione del codice di procedura penale dettano le modalità di partecipazione alle udienze per coloro che hanno ottenuto tale misura.
  Permanevano, pero, gravi criticità quali, ad esempio: una definizione dello status del testimone non compiuta e precisa; l'applicazione quasi generalizzata al testimone del solo programma di protezione, che nei fatti comporta lo sradicamento dello stesso dal luogo di residenza; il deficit informativo sui suoi diritti e doveri; l'inadeguatezza delle diverse misure assistenziali di reinserimento socio-lavorativo; la condizione di isolamento del testimone, derivante dalla mancanza di referenti certi ed ancora la mancata previsione di un termine di durata delle misure.
  Emergeva, così, la necessità di un intervento legislativo più ampio non solo in ragione delle testé accennate difficoltà di inquadrare organicamente tale fattispecie nell'ambito della citata legge quadro del 1991, pensata per i soli collaboratori di giustizia.
  Urgeva, soprattutto, un gesto di solidarietà e di condivisione da parte di tutta la comunità civile nei confronti di propri concittadini, che decidevano e decidono di rischiare la sicurezza propria e dei loro cari per amore di una maggiore verità per sé e per il territorio in cui vivono.
  Finalmente la normativa che oggi la Camera discute offre potenzialmente a ciascun italiano un «patto» per la legalità tra lo Stato e i singoli cittadini.
  Di più la disciplina di questa proposta di legge, lo Stato italiano riconosce che rispetto a presenze organizzate di illegalità non vi è solo la prospettiva dell'azione repressiva svolta con le istituzioni preposte alle funzioni della giustizia e dell'ordine pubblico, ma anche quella di una nuova alleanza potenzialmente con ciascun cittadino, riconoscendo, che la prima battaglia contro la criminalità diffusa si combatte con la cultura del coraggio e della solidarietà civica, che si possono e si devono esprimere nella reazione di singoli cittadini e delle comunità territoriali.
  E lo Stato, con questa legge, dettaglia i contenuti di questa nuova alleanza con chi non accetta l'illegalità, innanzitutto prendendosi cura di questi veri e propri «cittadini del coraggio» e delle rispettive famiglie.
  La normativa proposta dedica, quindi, ai testimoni di giustizia una adeguata disciplina speciale, con cui si vuol porre rimedio alle numerose criticità emerse nella prassi.
  Vengono, cioè, recepite gran parte delle proposte che la Commissione parlamentare antimafia, presieduta dall'onorevole Bindi, ha esplicitato nella Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, approvata nella seduta del 21 ottobre 2014.
  Nel documento citato viene rilevato come un sistema di protezione che si Pag. 73proponga di riconoscere e assicurare il godimento immutato dei diritti del testimone di giustizia può definirsi compiuto quando, oltre ad avere contenuti idonei allo scopo, si conformi in modo tale da considerare il soggetto tutelato nella sua individualità. A fronte, cioè, di previsioni generali e oggettive che disciplinano un trattamento, vi devono comunque essere spazi di elasticità che consentano di considerare la particolarità di ciascuno, altrimenti quello stesso trattamento si può paradossalmente trasformare in una fonte di denegati diritti.
  Conseguentemente, tra le principali novità previste dalla riforma si segnalano: la definizione del testimone di giustizia, ancorata a parametri più stringenti; la personalizzazione e gradualità delle misure (in tale ambito è data preferenza, nell'adozione di misure di tutela, alla località di origine rispetto al trasferimento in località protetta); la possibilità per il testimone di godere di misure di sostegno economico anche nel luogo di residenza, in presenza di riduzione della capacità di reddito; l'introduzione di misure a salvaguardia dell'impresa del testimone; l'istituzione di una figura, il referente, che garantisca al testimone un riferimento certo nei rapporti con le istituzioni, nonché l'introduzione di un termine di durata massima delle misure.
  Come ha giustamente osservato il Relatore in discussione generale, il testo rappresenta «una prova particolarmente significativa», dal momento che parlare di testimone di giustizia significa – come si è detto – affermare sì una modalità concreta di contrasto alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, ma più in generalmente, anche la promozione della cultura stessa della legalità.
  Per tutte queste ragioni, il Gruppo Civici e Innovatori dichiara convintamente il proprio voto favorevole sul provvedimento.

  MARIANO RABINO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Signor presidente, onorevoli colleghi, sono trascorsi venticinque anni dall'entrata in vigore di una legge, fortemente voluta da Giovanni Falcone, che introduceva un sistema di protezione per tutelare e sostenere economicamente i collaboratori e i testimoni di giustizia in grave pericolo per le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti. Una legge che si ispirava, almeno nella ratio, alla legge Cossiga del 1980, che prevedeva sconti di pena per i terroristi disponibili a collaborare con la Giustizia. Si discusse molto circa l'opportunità di venire a trattativa con mafiosi conclamati, ancorché pentiti, ma di fronte all'impenetrabilità della criminalità organizzata si ritenne che l'apporto dei pentiti fosse decisivo per l'istruzione del maxiprocesso e per successive operazioni antimafia, e così fu. La legge 82 del 91 giocò infatti un ruolo positivo, incentivante, determinante. Una legge che, tuttavia, accomunava collaboratori e testimoni di giustizia, delineata sui profili dei primi, e solo incompiutamente modificata nel corso del primo decennio del 2000. La riprova è che nell'immaginario collettivo questa confusione è rimasta: in vista di questa discussione ho svolto un esperimento su un campione modesto ma rappresentativo della popolazione, chiedendo cosa venisse in mente sentendo la definizione «testimone di giustizia». Ebbene, la gran parte delle persone a cui ho rivolto questa domanda ha risposto «pentiti di mafia». Nella percezione comune dell'opinione pubblica le due categorie si confondono ancora, pur essendoci un oceano che le divide e un punto, seppur centrale, che le unisce. Sia i collaboratori che i testimoni di giustizia, infatti, sono portatori di informazioni utili e si trovano in condizione di sradicamento e alienazione a causa della decisione di rivelare ciò che sanno agli inquirenti. Ma le affinità finiscono qui: perché le due categorie sono diverse, profondamente diverse, sotto un aspetto fondamentale: provenienti dall'illegalità i collaboratori di giustizia, vittime dell'illegalità i testimoni. Questi ultimi sono gli uomini e le donne che avendo assistito a un episodio criminoso lo denunciano, o essendo in possesso di elementi utili alle indagini li rivelano, o ancora essendo vittime di reato – solitamente Pag. 74racket o usura – decidono di non cedere agli estorsori, facendoli incriminare. Estranei ai fenomeni delinquenziali, hanno pagato e pagano con lo stravolgimento della loro vita la coraggiosa scelta di aiutare lo Stato nel combattere la criminalità. Talvolta vittime due volte: prima per aver subito reati, poi per l'isolamento e il senso di abbandono derivato dalla scelta di rivolgersi alla giustizia. Uomini e donne con storie drammatiche ma troppo spesso dimenticate: Pietro Ivano Nava, rappresentante di commercio lombardo testimone dell'omicidio del giudice Rosario Livatino e da allora, era il 1990, costretto allo status di fantasma; e fantasma è anche Giuseppe Carini, studente di medicina vicino a Padre Pino Puglisi, le cui rivelazioni furono determinanti nelle indagini e nel processo sull'omicidio del prelato, avvenuto nel 1993. E ancora Carmelina Prisco, testimone nel 2003 di un omicidio di camorra e che in ragione di ciò ha visto la sua vita profondamente condizionata – sino addirittura alle minacce lasciate sulla tomba del padre. O Ignazio Cutrò, testimone di giustizia dal 2005 a seguito di numerosi attentati, le cui dichiarazioni sono risultate determinanti per arrivare a sentenze per un totale di 66 anni e mezzo di carcere. O Valeria Grasso, imprenditrice che ha denunciato l'estorsione ai suoi danni, o Luigi Coppola, commerciante d'auto vittima di racket, recentemente costretto a chiudere la sua attività a causa dell'isolamento sociale di cui è stato vittima dopo la decisione di denunciare gli estorsori. Vittime, quindi, non criminali: circa ottanta testimoni di giustizia, oltre duecento parenti coinvolti. C’è voluto un quarto di secolo per distinguere formalmente e sostanzialmente le due categorie e mettere finalmente ordine nella normativa: venticinque anni nei quali il parlamento e il governo sono intervenuti, ma mai organicamente e lasciando tante, troppe questioni aperte in merito alla natura dei testimoni di giustizia e alle misure di protezione e sostegno a loro favore. Il risultato ? Che il numero di questi cittadini e queste cittadine coraggiose e con encomiabile coscienza civica è progressivamente diminuito negli anni. La proposta di legge che ci accingiamo a votare e, mi auguro, approvare – così anticipo anche la dichiarazione di voto del mio gruppo – questo fa: mette ordine nella materia, offre soluzioni alle problematiche emerse negli anni, raccoglie le sollecitazioni provenienti dai testimoni di giustizia e il consenso di larga parte della magistratura. Risposte ancor più positive e puntuali anche grazie al lavoro della commissione Giustizia che ha emendato il testo base scaturito da una relazione della Commissione parlamentare antimafia correggendone alcune criticità.
  Pleonastico sarebbe ripercorrere articolo per articolo la proposta di legge, ma una panoramica d'insieme è utile per comprendere l'utilità di questo provvedimento, a partire dalla definizione della categoria dei testimoni di giustizia: come detto in precedenza – ma mai come in questo caso repetita iuvant – vittime della criminalità che coraggiosamente decidono di non accettare la violenza dell'antistato rilasciando dichiarazioni intrinsecamente attendibili, rilevanti, nuove e complete. Definizione delle misure, secondo parametri personali e graduali, con preferenza, laddove possibile, per la permanenza del testimone nella località d'origine. Un aspetto, questo, fondamentale perché lo sradicamento si è rivelato tra i peggiori effetti collaterali subiti dai testimoni di giustizia. E ancora una più precisa definizione rispetto alla legge del 2001 delle misure di sostegno economico, compresi il ricollocamento nella pubblica amministrazione come extrema ratio, la salvaguardia dell'impresa del testimone, la possibilità di assegnazione ai testimoni di beni confiscati alle mafie. E infine l'introduzione della figura del referente, una sorta di consulente del testimone di giustizia, incaricato di accompagnarlo lungo il complesso iter burocratico. Una novità, questa, che, va ricordato, ha destato qualche perplessità tra i procuratori auditi nella fase preliminare per la natura e il ruolo di questa nuova figura.
  Misure puntuali, stringenti, ma che necessitano di attenzione nella fase di realizzazione Pag. 75– per evitare che si ripetano casi analoghi a quanto successo ai testimoni di giustizia rientranti nei programmi della Regione Sicilia – e di coperture economiche adeguate. Stiamo andando nella giusta direzione: tutela e sostegno in ogni fase, sino all'esperimento di ogni tentativo per la permanenza nel luogo di origine, o comunque di reinserimento, sino, ma solo come misura estrema, al mimetismo anagrafico. Saranno misure efficaci e sufficienti ? Sarà il futuro a dircelo, ma intanto alcune questioni fondamentali non sono più sul tavolo. In uno scetticismo diffuso e con colpevole ritardo siano giunti ad approvare in prima lettura questa legge. Mi auguro con un'ampia e trasversale maggioranza. Confidiamo in una rapida approvazione anche da parte del Senato, così che le speranze di qualche centinaio di nostri concittadini possano trasformarsi in certezze di una vita più serena. Cittadini giudicati come eroi, ma nei fatti sino ad oggi equiparati ai pentiti, soggetti a frustrazioni ed umiliazioni, sradicati dalla loro terra, dai loro affetti, dal loro lavoro, dalle loro consuetudini, talvolta privati del loro nome. Questa legge è finalizzata a sostenerli, e allo stesso tempo incentivare altri uomini e donne a fare altrettanto: offrire il loro fondamentale contributo allo Stato per sconfiggere le mafie sapendo che lo Stato starà loro accanto, sino a quando sarà necessario.
  Per queste ragioni ribadisco il voto favorevole del gruppo di Scelta civica-Ala.

  ANGELO ATTAGUILE. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Onorevoli Colleghi, Signor Presidente, il provvedimento in esame, di cui sono uno dei firmatari, è volto a superare le criticità derivanti dall'attuale assetto normativo, che inquadra la disciplina dei testimoni di giustizia nell'ambito della normativa in materia di collaboratori di giustizia, contenuta nel decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82, così come modificato dalla legge 13 febbraio 2001, n. 45 e dà seguito alle proposte che la Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha formulato, al termine di un'ampia attività conoscitiva, nella sua Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, presentata il 23 ottobre 2014 (Doc. XXIII, n. 4).
  Va preliminarmente ricordato che la legge 13 febbraio 2001, n. 45 – riformando la disciplina contenuta nel decreto-legge del 1991 sui collaboratori di giustizia – ha avuto il merito di codificare la figura autonoma del «testimone di giustizia», essendo tale categoria di soggetti, diversamente dai cd. pentiti normalmente estranei al circuito criminale. Prima del 2001, infatti, il trattamento del testimone era nella prassi indistintamente equiparato a quello del collaboratore di giustizia previsto dal decreto-legge del 1991 e, solo con tale novella, la sua posizione viene distinta sia per quanto riguarda la diversità dei presupposti che consentono l'ammissione alle speciali misure di protezione sia per quanto riguarda il trattamento. La disciplina sui testimoni è stata poi integrata per via regolamentare. Soprattutto il decreto ministeriale Interno 23 aprile 2004, n. 161, regolamento esecutivo previsto dall'articolo 19 della stessa legge del 2001 (articolo 17-bis del DL 8/1991), ha svolto, nonostante il carattere di normativa secondaria, un fondamentale ruolo integrativo della scarna disciplina sui testimoni di giustizia introdotta dalla legge del 2001.
  Mi preme sottolineare come la Commissione Giustizia ha svolto un ottimo lavoro al fine di predisporre il testo oggi in discussione in quest'Aula. Tale lavoro è stato supportato dagli importanti suggerimenti pervenuti dalle audizioni che si sono svolte; in particolare tra tutti ricordo con interesse i contributi scritti delle Associazioni «Libera», «Rita Atria» e dell'Associazione nazionale testimoni di giustizia.
  Credo sia importante ricordare che il rapporto dei collaboratori di giustizia con lo Stato è di natura premiale: in cambio di benefici di varia natura – penali, processuali, penitenziari, economici per sé e per i propri famigliari – nonché di protezione fisica (per sé e le proprie famiglie), i cd. Pag. 76pentiti sottoscrivono un «contratto» con lo Stato basato sulla fornitura di informazioni sull'organizzazione criminale cui appartengono. I testimoni di giustizia, invece, sono cittadini che, di regola, nulla hanno a che fare con la criminalità e che decidono di fornire il loro apporto alle indagini su un fatto-reato, spesso rispondendo ad un dovere civico. Godono per questo di una protezione da parte dello Stato che – come per i pentiti – spazia dalle misure di tutela fisica allargata ai familiari, alle misure economiche e di reinserimento socio-lavorativo.
  La prassi ha, tuttavia, dimostrato che spesso si tratta di soggetti la cui identità sociale è più sfumata: imprenditori stanchi di pagare il pizzo soggetti usurati, ma anche parenti e affini di mafiosi che intendono recidere i contatti con l'organizzazione criminale.
  Secondo quanto emerge dalla prassi, le principali criticità dell'attuale legislazione risultano le seguenti: una insufficiente definizione dello status del testimone (come detto, diversamente dal collaboratore, normalmente estraneo alle organizzazioni criminali); l'applicazione quasi generalizzata al testimone del solo programma di protezione (che comporta lo sradicamento del testimone dal luogo di residenza); il deficit informativo sui suoi diritti doveri; l'inadeguatezza delle diverse misure assistenziali e di reinserimento socio-lavorativo; la condizione di isolamento del testimone derivante dalla mancanza di referenti certi; la mancata previsione di un termine di durata delle misure.
  Le numerose problematiche applicative – si legge nella relazione illustrativa della proposta di legge – hanno fatto ritenere «che il decreto-legge n. 8 del 1991 non possa più costituire il substrato normativo entro cui inserire ulteriori modifiche alla disciplina dei testimoni di giustizia e che, invece, occorra una specifica legge destinata a tale peculiare figura, di cui il nostro ordinamento sebbene all'avanguardia nella legislazione antimafia, finora non si è dotata».
  Allo scopo di sottolineare le differenze con la disciplina sui collaboratori di giustizia, l'A.C. 3500-A introduce, quindi, nell'ordinamento una normativa speciale integralmente dedicata ai testimoni di giustizia.
  Tra le novità previste dalla riforma si segnalano in particolare: la ridefinizione del testimone di giustizia, ancorata a parametri più stringenti; la personalizzazione e gradualità delle misure: in tale ambito è data preferenza nell'adozione di misure di tutela nella località di origine rispetto al trasferimento in località protetta adottato col programma di protezione; la possibilità per il testimone di godere di misure di sostegno economico anche nel luogo di residenza, in presenza di riduzione della capacità di reddito (attualmente garantite dal solo programma di protezione); l'introduzione di misure a salvaguardia dell'impresa del testimone; l'istituzione di una figura, il referente del testimone di giustizia, che garantisca a questi un riferimento certo nei rapporti-con le istituzioni, assicurando una piena assistenza al testimone per tutte le sue necessità; l'introduzione di un termine di durata massima delle misure.
  Il Capo I (articoli 1 e 2) della proposta di legge ridefinisce lo status del testimone di giustizia che giustifica l'applicazione delle speciali misure di protezione.
  L'articolo 1 precisa l'ambito di applicazione di tali misure (previste dal Capo II) che – salvo loro dissenso – sono applicate ai testimoni di giustizia e agli «altri protetti» quest'ultima categoria viene introdotta ex novo e richiama sia le persone stabilmente conviventi col testimone (a qualsiasi titolo), sia coloro i quali, per le relazioni che intrattengono con quest'ultimo, sono esposti a grave, attuale e concreto pericolo.
  L'articolo 2 detta una nuova definizione del testimone di giustizia, ed in particolare si è voluto eliminare la locuzione generica del concetto di «terzietà» specificando invece quando detti comportamenti non escludono la qualità di testimone di giustizia ai fini delle condizioni di applicabilità delle misure di tutela.
  Il Capo II della proposta di legge (articoli 3-9) concerne le misure di protezione.Pag. 77
  L'articolo 3 della proposta di legge – rinviando per le ulteriori misure di dettaglio alle previste norme attuative previste dai regolamenti di cui all'articolo 25 – indica la tipologia delle speciali misure di protezione dei testimoni. Le speciali misure di protezione comprendono: misure di tutela (fisica); misure di sostegno economico; misure di reinserimento sociale e lavorativo. L'individuazione di ulteriori, apposite disposizioni per i minori oggetto delle misure è demandata ai citati regolamenti di attuazione (articolo 25).
  L'articolo 4 del provvedimento detta i criteri di scelta delle misure di protezione, che vanno personalizzate (individuate caso per caso) ed adeguate al caso specifico; è precisato che le misure adottate non possono comportare diminuzione e perdita dei diritti goduti dal testimone prima delle dichiarazioni. Gli articoli 5, 6, 7 e 8 della proposta in esame disciplinano separatamente, diversamente da quanto ora previsto, le diverse misure di tutela del testimone di giustizia: misure di tutela del testimone (articolo 5); misure di sostegno economico (articolo 6); misure di reinserimento sociale e lavorativo (articolo 7) e (articolo 8) stabilisce la durata delle speciali misure di protezione a tutela che sono mantenute fino alla cessazione del pericolo attuale, grave e concreto e, ove possibile, sono gradualmente affievolite e viene, tuttavia, stabilito un termine massimo di sei anni entro il quale, se non viene raggiunta tale autonomia, il testimone dovrà accedere alla capitalizzazione del costo dell'assegno periodico o a un programma di assunzioni nella pubblica amministrazione, ed infine l'articolo 9 concerne la nuova composizione della commissione centrale.
  L'articolato della proposta di legge segue con le diverse previsioni normative di cui al Capo III (dall'articolo 10 all'articolo 18). Quello che mi preme segnalare in questa sede, è una delle novità più significative introdotta con questa proposta di legge il referente del testimone di giustizia. In particolare (l'articolo 15, comma 1) il testimone di giustizia, insieme al relativo nucleo degli altri protetti, ha diritto di avvalersi di un referente specializzato del Servizio centrale di protezione che mantenga un costante rapporto, diretto e personale, con gli interessati per tutta la durata delle misure speciali che lo assiste per tutta la durata del programma di protezione e anche successivamente, fino al riacquisto dell'autonomia economica.
  Tale previsione risponde all'esigenza, manifestata anche nel corso di numerose audizioni presso la Commissione antimafia, di fornire al testimone di giustizia un preciso punto di riferimento che, in particolare, funga da supporto e da intermediario tra questi e la Commissione centrale per tutte le problematiche che si manifestino a seguito dell'adozione del programma di tutela.
  Tra i compiti di assistenza che l'articolo 15 assegna al referente, i principali riguardano la puntuale informazione del testimone sui diritti che la legge gli assicura e sulle conseguenze derivanti dall'attuazione delle misure; la collaborazione con la Commissione centrale e il Servizio di protezione, che vanno informati sull'andamento del programma; i pareri sulla eventuale proroga, modifica e revoca del programma; l'individuazione e quantificazione del patrimonio del testimone (compresi i beni aziendali), che lo stesso referente deve aiutare a gestire (o gestire direttamente); le proposte sui progetti di reinserimento nel mondo del lavoro; la predisposizione dei progetti di capitalizzazione, che vanno rendicontati alla Commissione.
  Da ultimo credo sia utile dare qualche dato inerente i testimoni di giustizia. A tal proposito si rammenta che i precedenti dati riferiti ai testimoni di giustizia sono contenuti nella relazione semestrale sui programmi di protezione nei confronti dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, presentata al Parlamento dal Ministro dell'interno (DOC XCI, n. 7) e trasmessa alle Camere il 15 febbraio 2016. La relazione – riferita a dati aggiornati al primo semestre 2015 – fa menzione di un totale di 84 testimoni di giustizia (a fronte di 1.236 collaboratori di giustizia) che beneficiano delle misure previste dalla legge (61 uomini Pag. 78e 23 donne). I familiari dei testimoni oggetto di protezione sono 272 (di cui 162 donne), tra cui 98 minorenni. Di recente, il 20 febbraio 2017, è stata trasmessa l'ultima relazione semestrale sui programmi di protezione nei confronti dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, presentata al Parlamento dal Ministro dell'interno (DOC XCI n. 8.) La relazione – al secondo semestre 2015 e al primo semestre 2016 – fa menzione di un totale di n. 78 testimoni di giustizia e n. 247 congiunti al 31 dicembre 2015; n. 78 testimoni e n. 255 congiunti al 30 giugno 2016; n. 1.253 collaboratori di giustizia e n. 4710 congiunti al 31 dicembre 2015; n. 1277 collaboratori e n. 4915 congiunti al 30 giugno 2016.
  Potremmo anche verificare tramite la semplice lettura del grafico presente nella relazione semestrale sui programmi di protezione nei'confronti dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, presentata al Parlamento dal Ministro dell'interno (DOC XCI, n. 8), e trasmessa al parlamento il 20 febbraio 2017, e specificatamente al doc. II, pagina 45, i dati dei testimoni di giustizia risultano praticamente senza picchi, dati disponibili a far data dall'anno 2000 come peraltro quelli dei familiari protetti che rimangono costanti ed intorno ad una media di 80 soggetti.
  La presente proposta di legge si muove sul solco di riconoscere il testimone di giustizia come «il cittadino che, adempiendo al dovere civico della testimonianza, versi in una situazione di pericolo» e che, in conseguenza di ciò, «instaura con lo Stato un rapporto diverso da quello del collaboratore di giustizia che non può fondarsi né sulla premialità né sull'assistenzialismo, bensì sul riconoscimento e sulla garanzia dei diritti pregressi».

  ANTONIO MAROTTA. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3500-A). Il Gruppo Parlamentare di Area Popolare voterà a favore del provvedimento relativo alla protezione dei testimoni di giustizia, che indubbiamente ha il merito di modificare la disciplina in materia, attualmente contenuta nel decreto-legge n. 8 del 1991 (convertito con legge n. 82 del 1991) e nelle relative norme attuative.
  L'obbiettivo dell'intervento legislativo è quello di inquadrare in maniera organica l'intera disciplina della protezione dei testimoni di giustizia, all'interno dei limiti fissati dalla citata legge quadro del 1991, che invece era stata pensata esclusivamente per i collaboratori di giustizia.
  La necessità del provvedimento deriva da una constatazione di quelle che sono le criticità relative alla materia oggetto della nostra attenzione: non si può negare che vi sia, infatti, una insufficiente definizione dello status del testimone (da non confondere quindi con il collaboratore di giustizia). La del collaboratore di giustizia infatti si contraddistingue perché ha un forte legame originario con il sodalizio mafioso ed ha, nella maggioranza dei casi, fatto parte integrante, ai vari livelli, dello stesso. Esso ha commesso delitti anche efferati, per cui in capo allo stesso rimane sempre il dubbio sulla effettiva motivazione che lo ha indotto poi al «pentimento».
  Inoltre, non possiamo che valutare negativamente una applicazione in termini generalizzati al testimone del solo programma di protezione, che sappiamo comporta l'abbandono del soggetto protetto dai propri luoghi di residenza.
  Il lavoro sin qui svolto sottolinea l'esigenza di arrivare ad una normativa ad hoc per i testimoni di giustizia, proprio per rimarcare la netta differenza del loro status rispetto a quella dei collaboratori e garantire la loro sicurezza e l'assenza di danni economici e lavorativi, anche al fine di incoraggiare sempre più i cittadini alla denuncia e quindi di non fargli perdere la loro identità ed essere messi in condizione di vivere con dignità una nuova vita.
  Bisogna intervenire, in termini di valutazione generale della disciplina, sul deficit informativo sui diritti e doveri del testimone, sull'inidoneità delle diverse misure assistenziali e di reinserimento a livello sociale e professionale, sulla mancanza di un termine di durata delle misure Pag. 79previste e, elemento da sottolineare, sulla condizione di isolamento del testimone in assenza di referenti certi.
  Insomma, come possiamo ben vedere, siamo di fronte ad una materia che urgentemente richiedeva e richiede un intervento ed una modifica in termini sostanziali: è per questo motivo che l'atto che ci accingiamo a votare introduce nell'ordinamento una normativa speciale, integralmente dedicata ai testimoni di giustizia.
  Ricordiamo, comunque, che a tale opzione non ha corrisposto l'integrale abrogazione delle disposizioni sui testimoni contenute nella normativa quadro in materia – il DL 8/1991 – cui, invece, viene fatto rinvio per quanto non disciplinato dal provvedimento in esame.
  Premesso che il provvedimento al nostro esame fa proprie gran parte delle indicazioni che la Commissione parlamentare antimafia, all'esito delle criticità rilevate nel corso delle audizioni svolte, ha esplicitato nella Relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, tra le novità riteniamo di dover segnalare: la definizione del testimone di giustizia, ancorata a parametri maggiormente stringenti; la personalizzazione e gradualità delle misure, con preferenza della località di origine rispetto al trasferimento in località protetta, adottato col programma di protezione, la possibilità per il testimone di godere di misure di sostegno economico; misure a sostegno dell'impresa del testimone; l'istituzione del referente del testimone di giustizia: l'introduzione di un termine di durata massima delle misure (sei anni).
  Segnaliamo, inoltre, la possibilità per il testimone di godere di misure di sostegno economico anche nel luogo di residenza, in presenza di una oggettiva riduzione della capacità di reddito (che attualmente sono garantite dal solo programma di protezione).
  Molto opportunamente, la nuova disciplina prevede anche l'introduzione di misure a salvaguardia dell'impresa del testimone, disposizione, questa, che ben si inquadra in quella che è la nuova ratio della disciplina al nostro esame: ovvero lo sforzo dello Stato di preservare, per quanto possibile, le condizioni anche di benessere economico del soggetto testimone di giustizia, oltre che per assicurare la riservatezza del cambiamento delle generalità negli atti pubblici.
  Altro punto di novità meritevole di menzione è l'introduzione del referente del testimone di giustizia, il quale riesca a garantirgli una riferimento certo nei rapporti con le istituzioni, assicurando così una piena assistenza al testimone per tutte le sue necessità.
  Non meno importante, al fine di assicurare una continua assistenza da parte dello Stato al soggetto testimone di giustizia, è l'innovazione della composizione della Commissione centrale presso il Ministero dell'Interno: agli attuali membri della commissione (ovvero un Sottosegretario dell'Interno, due magistrati e cinque funzionari ed ufficiali preferibilmente scelti tra coloro che hanno maturato specifiche esperienze nel settore e che siano in possesso di cognizioni relative alle attuali tendenze della criminalità organizzata), vengono affiancato una avvocato dello Stato e la figura di un vice-presidente.
  Abbiamo visto come la ratio della modifica della disciplina dei testimoni di giustizia sia essenzialmente quella di evitare che il soggetto coinvolto subisca, a tutti i livelli ma soprattutto a livello economico, le conseguenze di questa realtà in cui si viene a trovare.
  Preservare il posto di lavoro nonché le eventuali imprese del soggetto, sono misure che indubbiamente vanno inquadrate in questo senso e che non possono non ricevere il nostro plauso.
  Ma anche operare una netta ed inequivocabile distinzione tra testimone di giustizia e collaboratore di giustizia, costituisce una novità che deve essere sottolineata.
  Il collaboratore di giustizia è l'autore di delitti gravi o gravissimi che decide di cooperare con lo Stato e di negoziare un trattamento migliore; il testimone di giustizia, invece, altro non è che un cittadino onesto che ha subito oppure ha assistito alla commissione di un reato grave e che, Pag. 80esponendo la propria vita e quella dei propri familiari al pericolo, decide di presentare denuncia e di testimoniare su tutto quello che è a sua conoscenza
  Dal momento, quindi, che viene ribadita la necessità di non confondere le due figure, occorre che Io Stato venga messo nelle condizioni ottimali per garantire al testimone di giustizia la massima tutela che le ordinarie misure di sicurezza non sono in grado di fornire.
  Questo provvedimento procede nella direzione giusta e, di conseguenza, non può che ricevere il voto a favore del Gruppo Parlamentare di Area Popolare che ribadisco convintamente, con l'auspicio che quanti rischiano la propria vita nel fornire con la loro testimonianza, il loro aiuto allo Stato nella lotta alla criminalità organizzata, possano sempre più ricevere la massima protezione e considerazione che indubbiamente meritano.

Pag. 81

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 8 e nella votazione 57 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nelle votazioni nn. 1 e 17 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 5 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 11 la deputata Valente ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
   nella votazione n. 12 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 12 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 14 e 38 il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 15 il deputato Melilli ha segnalato che non è riuscito a votare;
   nella votazione n. 17 la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni nn. 21, 23 e 56 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 22 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 25 i deputati Catanoso, Pagani e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 29 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 30 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
   nella votazione n. 32 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 39 il deputato Cominardi ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;
   nelle votazioni nn. 42 e 49 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;Pag. 82
   nelle votazioni dalla n. 44 alla n. 47 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 45 la deputata Spessotto ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
   nella votazione n. 53 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare;
   nella votazione n. 54 la deputata Iacono ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni dalla n. 56 alla n. 106 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nelle votazioni nn. 57 e 58 i deputati Zan e Menorello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
   nella votazione n. 58 il deputato Sberna ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
   nella votazione n. 58 il deputato Fauttilli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni nn. 65 e 86 il deputato Sani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 67 e 69 la deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni nn. 69 e 70 il deputato Franco Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 74 e 75 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 74 e 93 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 83 alla n. 93 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni n. 87 i deputati Pesco e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 90 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 95 il deputato Arlotti ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
   nella votazione n. 97 il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 99 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;Pag. 83
   nella votazione n. 107 i deputati Zolezzi, Pellegrino, Agostini Roberta, Piccione, Chimienti e D'Attorre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 84

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4135-A - e abb. - em. 17.1 304 304 153 105 199 107 Resp.
2 Nom. em. 17.3 308 234 74 118 34 200 107 Resp.
3 Nom. articolo 17 305 240 65 121 237 3 107 Appr.
4 Nom. articolo agg. 17.01 310 308 2 155 88 220 107 Resp.
5 Nom. articolo agg. 17.02 319 318 1 160 113 205 106 Resp.
6 Nom. em. 18.1 336 333 3 167 100 233 106 Resp.
7 Nom. em. 18.2 332 329 3 165 118 211 106 Resp.
8 Nom. em. 18.4 337 337 169 130 207 105 Resp.
9 Nom. em. 18.5 342 342 172 112 230 105 Resp.
10 Nom. articolo 18 340 340 171 270 70 105 Appr.
11 Nom. articolo agg.18.01 358 357 1 179 150 207 105 Resp.
12 Nom. articolo agg. 18.02 361 361 181 123 238 104 Resp.
13 Nom. em. 19.1 371 371 186 27 344 102 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 19.2 373 373 187 27 346 102 Resp.
15 Nom. em. 19.4 380 379 1 190 155 224 101 Resp.
16 Nom. em. 19.5 379 379 190 117 262 101 Resp.
17 Nom. em. 19.6 368 266 102 134 48 218 101 Resp.
18 Nom. articolo 19 388 319 69 160 282 37 101 Appr.
19 Nom. em. 20.1 379 378 1 190 27 351 101 Resp.
20 Nom. em. 20.2 378 377 1 189 25 352 101 Resp.
21 Nom. em. 20.3 393 392 1 197 136 256 100 Resp.
22 Nom. articolo 20 393 311 82 156 285 26 100 Appr.
23 Nom. articolo agg. 20.01, 20.02 383 382 1 192 157 225 100 Resp.
24 Nom. articolo agg. 20.03 392 391 1 196 133 258 100 Resp.
25 Nom. articolo agg. 20.05 384 379 5 190 91 288 100 Resp.
26 Nom. articolo agg. 20.06 388 386 2 194 132 254 100 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo agg. 20.07 396 395 1 198 138 257 100 Resp.
28 Nom. articolo 20-bis 396 307 89 154 287 20 100 Appr.
29 Nom. articolo 21 397 299 98 150 278 21 100 Appr.
30 Nom. articolo 22 384 275 109 138 272 3 100 Appr.
31 Nom. odg 9/4135-A - e abb./1 370 293 77 147 56 237 101 Resp.
32 Nom. odg 9/4135-A - e abb./4 375 374 1 188 159 215 101 Resp.
33 Nom. odg 9/4135-A - e abb./5 377 376 1 189 160 216 101 Resp.
34 Nom. odg 9/4135-A - e abb./6 377 376 1 189 153 223 101 Resp.
35 Nom. odg 9/4135-A - e abb./7 380 379 1 190 157 222 101 Resp.
36 Nom. odg 9/4135-A - e abb./13 379 366 13 184 128 238 101 Resp.
37 Nom. odg 9/4135-A - e abb./14 380 380 191 142 238 101 Resp.
38 Nom. odg 9/4135-A - e abb./16 368 368 185 127 241 101 Resp.
39 Nom. odg 9/4135-A - e abb./17 372 356 16 179 123 233 101 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/4135-A - e abb./18 389 386 3 194 128 258 101 Resp.
41 Nom. odg 9/4135-A - e abb./19 392 373 19 187 128 245 101 Resp.
42 Nom. odg 9/4135-A - e abb./20 381 379 2 190 142 237 101 Resp.
43 Nom. odg 9/4135-A - e abb./22 386 316 70 159 58 258 101 Resp.
44 Nom. odg 9/4135-A - e abb./23 383 328 55 165 87 241 101 Resp.
45 Nom. odg 9/4135-A - e abb./25 383 315 68 158 60 255 101 Resp.
46 Nom. odg 9/4135-A - e abb./26 385 313 72 157 57 256 101 Resp.
47 Nom. odg 9/4135-A - e abb./27 382 311 71 156 56 255 101 Resp.
48 Nom. odg 9/4135-A - e abb./28 385 315 70 158 58 257 100 Resp.
49 Nom. odg 9/4135-A - e abb./33 383 382 1 192 153 229 100 Resp.
50 Nom. odg 9/4135-A - e abb./36 386 386 194 167 219 100 Resp.
51 Nom. odg 9/4135-A - e abb./48 380 379 1 190 134 245 100 Resp.
52 Nom. odg 9/4135-A - e abb./49 379 378 1 190 136 242 100 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/4135-A - e abb./50 356 354 2 178 131 223 100 Resp.
54 Nom. odg 9/4135-A - e abb./51 373 373 187 136 237 100 Resp.
55 Nom. odg 9/4135-A - e abb./54 376 375 1 188 131 244 100 Resp.
56 Nom. Ddl 4135-A - e abb. - voto finale 368 266 102 134 256 10 95 Appr.
57 Nom. Pdl 3500-A - em. 1.50 332 330 2 166 56 274 95 Resp.
58 Nom. articolo 1 333 333 167 332 1 95 Appr.
59 Nom. em. 2.5 345 343 2 172 61 282 95 Resp.
60 Nom. em. 2.50 341 341 171 34 307 95 Resp.
61 Nom. articolo 2 342 341 1 171 338 3 95 Appr.
62 Nom. articolo 3 346 346 174 345 1 95 Appr.
63 Nom. articolo 4 350 350 176 350 95 Appr.
64 Nom. em. 5.30 351 351 176 127 224 95 Resp.
65 Nom. em. 5.200 348 348 175 348 95 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo 5 350 350 176 350 95 Appr.
67 Nom. em. 6.200 351 349 2 175 253 96 95 Appr.
68 Nom. em. 6.100 346 264 82 133 264 95 Appr.
69 Nom. em. 6.201 336 335 1 168 335 95 Appr.
70 Nom. em. 6.202 362 345 17 173 273 72 95 Appr.
71 Nom. articolo 6 353 353 177 353 95 Appr.
72 Nom. em. 7.200 368 368 185 278 90 95 Appr.
73 Nom. em. 7.100 369 369 185 369 95 Appr.
74 Nom. articolo 7 365 365 183 365 95 Appr.
75 Nom. em. 8.1 366 284 82 143 64 220 95 Resp.
76 Nom. em. 8.100 369 369 185 368 1 94 Appr.
77 Nom. articolo 8 366 366 184 365 1 94 Appr.
78 Nom. em. 9.100 365 365 183 365 94 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. em. 9.200 363 362 1 182 362 94 Appr.
80 Nom. articolo 9 364 364 183 364 94 Appr.
81 Nom. articolo 10 369 369 185 368 1 94 Appr.
82 Nom. articolo 11 372 372 187 372 94 Appr.
83 Nom. articolo 12 361 361 181 360 1 94 Appr.
84 Nom. articolo 13 364 364 183 363 1 94 Appr.
85 Nom. em. 14.200 374 373 1 187 262 111 94 Appr.
86 Nom. articolo 14 367 367 184 367 94 Appr.
87 Nom. articolo agg. 14.0100 354 353 1 177 353 94 Appr.
88 Nom. articolo 15 368 368 185 368 94 Appr.
89 Nom. articolo 16 367 367 184 367 94 Appr.
90 Nom. articolo 17 362 362 182 361 1 94 Appr.
91 Nom. articolo 18 365 365 183 365 93 Appr.
INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. articolo 19 366 366 184 366 93 Appr.
93 Nom. articolo 20 365 365 183 365 93 Appr.
94 Nom. articolo agg. 20.01 364 320 44 161 92 228 93 Resp.
95 Nom. articolo 21 348 346 2 174 344 2 93 Appr.
96 Nom. em. 22.100 rif. 369 369 185 369 93 Appr.
97 Nom. articolo 22 366 366 184 366 93 Appr.
98 Nom. articolo 23 354 354 178 354 93 Appr.
99 Nom. mantenimento articolo 24 353 345 8 173 345 93 Appr.
100 Nom. em. 25.52 359 284 75 143 36 248 93 Resp.
101 Nom. em. 25.50 rif. 358 358 180 358 93 Appr.
102 Nom. em. 25.51 rif. 357 357 179 357 93 Appr.
103 Nom. articolo 25 353 353 177 353 93 Appr.
104 Nom. articolo 26 362 362 182 362 93 Appr.


INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 107)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nom. articolo agg. 26.0200 363 361 2 181 271 90 93 Appr.
106 Nom. odg 9/3500-A/3 325 287 38 144 71 216 93 Resp.
107 Nom. Pdl 3500-A - voto finale 314 314 158 314 92 Appr.