Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 742 di mercoledì 15 febbraio 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 14,15.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  VALERIA VALENTE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 13 febbraio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Bindi, Matteo Bragantini, Bueno, Caparini, Catania, Causin, Dambruoso, De Menech, Dellai, Fedriga, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Locatelli, Losacco, Lupi, Manciulli, Mannino, Palladino, Portas, Ravetto, Rosato, Sanga, Schullian e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia, con lettera pervenuta in data 14 febbraio 2017, ha reso noto che il gruppo ha modificato in pari data la propria denominazione in «Area popolare-NCD-Centristi per l'Europa».

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,20).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (Approvato dal Senato) (A.C. 4280).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4280: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio.Pag. 2
  Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio 2017).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, in questa sede è quasi superfluo ricordare che la crisi finanziaria del 2008, iniziata negli USA ed estesa dalla finanza all'economia, ha rapidamente travolto anche l'Europa. Noi oggi ne stiamo ancora pagando le conseguenze e ciononostante non riflettiamo abbastanza sull'errore madornale commesso nel 1999 dall'amministrazione Clinton di eliminare la barriera tra banche d'affari e banche commerciali contenute nella famosa legge Glass-Steagall, voluta da Roosevelt 66 anni prima dopo la crisi del ’29. Ricordo questo per sottolineare quanto sia importante oggi legiferare con attenzione su un settore che è globale, interdipendente e vitale per l'intero sistema e che ancora una volta meriterebbe discussioni ben più approfondite di quelle che abbiamo avuto o non avuto. Non sono pochi 20 miliardi; sono circa 320 euro a testa, 320 euro per ciascuno degli oltre 60 milioni di cittadini italiani e non può ripetersi ancora che, quando si tratta di profitti, questi siano per le banche sempre privati, mentre invece, se si tratta di perdite, è la collettività a farsene carico. È giusto intervenire per evitare danni al sistema e ridurli per gli incolpevoli risparmiatori tratti in inganno da operatori finanziari con pochi o nessuno scrupolo, ma più giusto ancora sarebbe anche approfittare di queste urgenze per introdurre regole a salvaguardia della trasparenza e della moralità del settore.
  Noi Socialisti voteremo la fiducia, ma il mio appello a questo Governo, come a quello precedente, è di limitare questa procedura, cioè di limitare l'uso della fiducia che comprime il ruolo del Parlamento e nello stesso tempo privi il Governo di un proficuo rapporto nell'elaborazione di scelte che riguardano tutto il Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente, l'UDC voterà la fiducia al Governo per due motivi. Il primo: perché, con tutti i guai che ha il Paese, la cosa più terribile che ci potrebbe capitare è di trovarci anche senza un governo, quindi daremo la fiducia a questo Governo. In secondo luogo perché bisogna sostenere le banche italiane perché il crollo delle banche sarebbe una catastrofe nazionale.
  Ciò detto, non siamo interamente soddisfatti, non tanto del provvedimento, che è congegnato tutto sommato in modo accettabile, quanto del percorso attraverso il quale siamo arrivati a questo provvedimento. Ci domandiamo se siano state esperite tutte le possibilità di arrivare ad una soluzione del grave problema dei non performing loans, i prestiti incagliati – si dice in italiano – a un livello europeo. Noi siamo convinti che simili possibilità ci fossero – da tempo se ne è parlato in sedi non ufficiali –, l'EBA è venuta fuori con questa proposta e ci domandiamo se sia stato fatto tutto il possibile. In secondo luogo, è evidente che il trattamento fatto Pag. 3in questa occasione non poteva essere uguale a quello fatto precedentemente agli azionisti e agli obbligazionisti delle quattro banche che sono state poste in risoluzione, proprio perché quelle erano in risoluzione e questo è un intervento anticipatore. Tuttavia forse già in quell'occasione avremmo potuto riflettere meglio e trovare dei provvedimenti che non dessero l'impressione di una grande ingiustizia che oggi invece molti cittadini inevitabilmente avranno.
Pur con questi limiti, noi voteremo la fiducia al Governo e quindi voteremo questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente e signori rappresentanti del Governo. Lo farà il collega Palese in dichiarazione di voto finale e lo faccio io ora: nulla di personale, ma il concetto di fiducia è esattamente il contrario di quello che noi di Direzione Italia possiamo esprimervi. Numero uno, per la facilità con cui spendete il denaro degli altri, cioè dei contribuenti italiani; numero due – e questo devo dire atterrisce al di là delle appartenenze politiche – per la facilità con cui, anziché prepararvi a un anno drammatico come rischia di essere il 2017 sul fronte bancario, state trasformando la vicenda delle banche in una guerra per bande e per banche all'interno del vostro partito, la banca di Tizio contro la banca di Caio; terzo, quello che per noi è più grave, perché per due anni nel nostro piccolo vi abbiamo offerto delle soluzioni, delle proposte serie e ragionevoli da seria forza di opposizione. Le ricordo in un paio di minuti: noi, da liberali contrari al bail out, ai vecchi salvataggi di Stato, quando si passò al bail in, vi chiedemmo un percorso di preparazione, ma ci diceste «no». Vi chiedemmo almeno – e non costava nulla – una campagna di informazione a favore dei contribuenti, dei cittadini, dei risparmiatori, affinché si rendessero conto di cosa accadeva e di quanto fosse opportuno diversificare risparmi e investimenti, non mettere tutte le uova nello stesso paniere, ma ci avete detto «no». Quando ci fu la crisi delle prime quattro banche, vi dicemmo: usate il Fondo interbancario di tutela dei depositi, denaro privato, non dei contribuenti, ma ci diceste «no», perché, a vostro avviso, l'Europa era contraria e nel frattempo andavate in Europa a pietire per gli zero virgola e le mancette elettorali dei Governi Renzi. Vi dicevamo: guardate – mi avvio a concludere, signor Presidente – che il Fondo Atlante 1 e Atlante 2 saranno dei cerotti che salteranno, ma ci diceste «no». Nei lunghi mesi della campagna referendaria vi dicemmo: non confidate nel Qatar per Mps; ci diceste «no». E infine in convegni pubblici, anche con personalità indipendenti, vi dicemmo: ricorriamo al Fondo salva-Stati, all'ESM, bussiamo a quella porta che può ricapitalizzare in modo capiente le banche italiane; ci avete detto «no», perché esattamente come vecchi Governi del passato, ahimè di ogni schieramento politico, non volevate condizioni, ma volevate le mani libere. Risultato: prepariamoci a un 2017 drammatico, in cui il combinato disposto fra il debito pubblico italiano e la condizione delle banche titolari di un enorme portafoglio di debito pubblico metteranno i contribuenti in una condizione drammatica. Chiudo signor Presidente. Le testimonianze dicono che sul Titanic si ballasse, mentre l’iceberg si avvicinava; in questo caso farete un congresso, litigando sulla banca di Tizio contro la banca di Caio, ma l’iceberg è sempre più vicino.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia annuncia che non voterà la fiducia al Governo Gentiloni; del resto, Presidente, sarebbe curioso ed è un po’ curioso per un Parlamento votare la fiducia a un Governo, quando si sa che quel Governo non ha la fiducia degli italiani, ma insomma qui ormai in questo Palazzo la distanza siderale tra i bisogni di Pag. 4interessi e i desideri del popolo italiano e quello che la classe politica ha la pretesa di rappresentare è abissale; quindi devo dire che non mi scompongo della facilità con la quale si continua a votare la fiducia a un Governo nato in questo caso non senza che gli italiani si siano espressi, ma proprio contro quello che gli italiani avevano detto lo scorso 4 dicembre quando, sommessamente, vi hanno segnalato che non volevano le vostre politiche, non volevano la vostra maggioranza, non volevano le vostre riforme e il giorno dopo, come se nulla fosse, voi avete piazzato un Governo identico a quello che c'era il giorno prima.
  Intanto, per carità di patria non potremmo mai votare la fiducia a questo Governo perché abbiamo ancora, diciamo così, l'umiltà di ascoltare che cosa dice il popolo italiano e di credere in quella cosa che chiamiamo democrazia e che, per alcuni, è diventata un problema. E poi non votiamo la fiducia al Governo, legata a questo provvedimento, perché questo provvedimento è l'ennesima vergogna e dico, proprio ormai rendendomi conto che le orecchie che mi ascoltano sono orecchie sorde, che è una vergogna che si consuma in quest'Aula.
  Io penso che oggettivamente si debbano fare i conti con il fatto che, come abbiamo più volte raccontato in questi anni, il problema di avere Governi che non vengono scelti dai cittadini, che non sono frutto di una volontà dei cittadini, ma che sono Governi che vengono piazzati alla guida della nazione secondo logiche che nulla hanno a che fare con la democrazia, è esattamente quello di avere al Governo persone che non fanno gli interessi del popolo ma che fanno gli interessi dei burattinai che li piazzano al Governo dell'Italia. È esattamente quello che è accaduto in questi anni, in particolare con Governi che sono frutto delle volontà di certi poteri, della grande finanza, delle banche, degli amici degli amici. Dunque, abbiamo Governi che, con grande nonchalance, continuano a fare miliardi e miliardi di euro di «marchette» a quei loro burattinai. È stato così con Monti, con i Monti bond per salvare il Monte dei Paschi di Siena; è stato così con il Governo Letta, con la vergogna della svendita della Banca d'Italia e oggi non siamo più padroni neanche della nostra Banca centrale, non sappiamo neanche di chi sia la competenza delle riserve auree perché io ho presentato un ordine del giorno, al tempo della svendita della Banca d'Italia, e neanche su questo siete stati in grado di rispondermi; lo abbiamo visto con lo sconto fiscale di 20 miliardi per le banche, previsto sempre dal Governo Letta, perché ce lo chiede l'Europa; lo abbiamo visto con i miliardi di «marchette» che ha fatto Renzi al sistema bancario e con quella vergogna del cosiddetto «decreto salva banche» che, in realtà, si sarebbe dovuto rinominare «decreto salva banchieri, amici e parenti dei Ministri».
  Dunque, l'abbiamo visto con diversi provvedimenti e oggi arriva il Governo Gentiloni e giustamente il Governo Gentiloni, non volendo essere da meno dei suoi predecessori, ci propina questa roba del «salva risparmio» e qui, insomma, c’è un po’ da discutere se questi provvedimenti sono provvedimenti che servono a salvare il risparmio, ovvero i risparmiatori, ovvero gli italiani, o a salvare qualcun altro, perché, signori, a me dispiace ascoltare bugie dentro quest'Aula ma sicuramente non ne racconto e, purtroppo, questi miliardi di euro, che questi Governi continuano a rubare agli italiani per darli agli amici degli amici, vengono conditi con una serie di bugie sulla situazione del credito italiano sulle quali bisogna fare chiarezza. Allora, la prima bugia, che è proprio una menzogna infame, che bisogna raccontare agli italiani, a quei pochi che semmai ci stanno ascoltando, è che le banche italiane sono in sofferenza perché c’è la crisi economica. Le banche italiane sono in sofferenza perché ci sono i crediti non esigibili e le sofferenze bancarie, con 210 miliardi di euro di sofferenze bancarie. Dite in televisione che, siccome c’è la crisi, le famiglie e le imprese ad un certo punto hanno smesso di restituire i soldi che avevano preso in prestito dalle banche. Curioso, perché se poi uno si va a guardare Pag. 5i dati di Bankitalia scopre un dato interessante e, cioè, che il 70 per cento delle sofferenze bancarie – il 70 per cento delle sofferenze bancarie equivale a 140 miliardi di euro di sofferenze su 210 totali – è in mano al 3 per cento dei debitori; il 97 per cento dei debitori detiene il 30 per cento delle sofferenze bancarie. È abbastanza chiaro ? Non possono essere le famiglie e le imprese di questa nazione, perché, se è il 3 per cento dei debitori che ha in mano il 70 per cento delle sofferenze bancarie, vuol dire che sono i grandi capitali, i grandi gruppi. Vuol dire che non erano le famiglie e le imprese che, invece, in mano, con il loro 97 per cento, hanno il 30 per cento delle sofferenze bancarie, cioè qualcosa che era perfettamente gestibile dal sistema del credito.
  Allora, questi non sono provvedimenti che servono a salvare i risparmiatori; questi sono provvedimenti che servono a salvare amministratori incapaci di banche che hanno prestato miliardi e miliardi di euro ad amici degli amici, i quali, in molti casi, sapevano che non avrebbero restituito quei soldi perché con certa gente il sistema bancario è sempre stato molto disponibile e ad altri invece il credito non lo dava. E allora io non penso, per intenderci, che gli italiani debbano mettere i soldi né per salvare amministratori incapaci di determinate banche, quando non truffatori, né per salvare gente che ha i miliardi in tasca e che non vuole restituire i soldi. Li abbiamo letti tutti i nomi sui giornali; abbiamo letto i nomi di imprenditori amici del PD, di amministratori delle banche amici del PD, quando non addirittura parenti. È tutto un circolo chiuso. A Roma si dice: «Ve la cantate e ve la suonate». Voi prendete soldi dagli italiani e li mandate a coprire debiti e buffi – così, sempre a Roma, si dicono i debiti – di gente che i soldi non li ha voluti restituire e che si sapeva che non li avrebbe restituiti. E, allora, io penso che questo non si possa fare.
  Venendo poi anche alla parte degli emendamenti, ricordo che poi, nel dramma di queste proposte, noi di Fratelli d'Italia cerchiamo di proporre delle cose sensate. Oggi lo Stato diventa azionista di maggioranza di Monte dei Paschi Siena, il che significa che gli italiani sono proprietari di Monte dei Paschi di Siena. Dunque, gli italiani si stanno comprando Monte dei Paschi di Siena. Mi dite se esiste un investitore al mondo, una persona al mondo, che nel momento in cui si compra una qualunque gelateria – non una banca, una gelateria – non si mette lì a chiedere i bilanci di quella gelateria, per sapere chi sono quelli che devono dei soldi alla gelateria e quali sono i crediti che mancano ? Sono cose banali, perché, nel momento in cui gli italiani si comprano, con i loro soldi e contro la loro volontà, Monte dei Paschi di Siena, non possono almeno conoscere, intanto, quali sono i nomi dei grandi debitori di Monte dei Paschi di Siena, di quelli che al Monte dei Paschi di Siena gli devono dare i soldi. Ma vi sembra una cosa normale che voi prendete i soldi agli italiani, li spendete così e non consentite neanche agli italiani di sapere chi è che gli deve dei soldi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) ? Io trovo che questo sia folle. Impazzisco all'idea che in quest'Aula accadano queste cose e che è normale per tutti.
  Che ci frega se stiamo indebitando i nostri figli di altri 20 miliardi di euro; l'importante è salvare gli amici, i grandi imprenditori. Ma che ci frega ! Si tratta di 20 miliardi di euro di debito, ragazzi, che graveranno sui nostri figli. Per fare cosa ? Per il Monte dei Paschi di Siena ? Allora, la proposta ce l'ho io: facciamo l'SMS solidale per il Monte dei Paschi di Siena e i 20 miliardi di scostamento del debito per i terremotati, perché quella sarebbe una priorità. Le infrastrutture sono qualcosa su cui indebitare i propri figli, perché almeno gli torna qualcosa indietro, e non «scudare» gli amici incapaci che hanno guidato le banche, non «scudare» gli amici truffatori – imprenditori – del PD. Io penso che questo sia francamente tutto surreale.
  Come è surreale che continuate a bocciare delle proposte di Fratelli d'Italia – e concludo, Presidente – assolutamente di Pag. 6buonsenso. Abbiamo chiesto: nel momento in cui gli italiani salvano queste banche si può chiedere, per le banche che vengono salvate, un tetto ai dividendi degli azionisti, un tetto agli stipendi dei manager, almeno come il tetto del pubblico impiego ? No ! Ci avete votato contro. Noi salviamo le banche e poi, se gli amministratori delle banche guadagnano delle cifre esorbitanti per farle fallire, ci va bene. A me sembra tutto folle. Non so come facciate a guardarvi in faccia mentre votate questa roba qui. Rimango francamente basita e posso dire che credo che il grande pericolo dell'Italia siate voi. Hai voglia a dire: «I populisti; c’è il pericolo dei populisti, aiuto ! Vincono i populisti». Penso che facciate molta più paura voi; penso che facciate molta più paura voi per come state saccheggiando l'Italia per regalare i soldi a quattro amici. Penso che facciate molta più paura voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) e penso che facciano paura i dati della Commissione europea che dicono che l'Italia è ultima per crescita in Europa. È ultima su 28 nazioni ! Ci ha superato anche la Grecia, che era sull'orlo del baratro (e concludo).
  Dunque, annuncio che, quando finalmente ci consentirete di votare, se gli italiani ci daranno la loro fiducia, noi scoperchieremo tutto questo schifo che c’è intorno al sistema del credito e porteremo in tribunale chi, in questi anni, ha lucrato sulla pelle degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Grazie. Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, al nostro gruppo bastano poche parole per motivare il voto positivo. Il Governo chiede la fiducia su un provvedimento urgente e necessario. Ci sarebbe, semmai, da dire che arriva tardi e ci sarebbe da dire che serve chiarezza su ciò che, nel mondo delle banche, è successo in questi anni e sulle filiere di potere, non sempre trasparenti, che in esse hanno agito. Ma questo è un altro discorso circa il quale da più parti si è voluta una Commissione d'inchiesta. Vedremo se e come opererà.
  Resta un fatto: non occorre essere premi Nobel per capire quale sarebbe l'effetto devastante sulla vita dei cittadini delle imprese e della stessa finanza pubblica che deriverebbe dal collasso di una parte significativa del sistema bancario italiano. Chi dice che con questo provvedimento si salvano solo le banche invece che gli interessi del popolo mente sapendo di mentire, come sovente accade a chi non è all'altezza delle responsabilità, anche difficili, della politica.
  Vogliamo però cogliere questa occasione per dire che per noi il voto di fiducia, il nostro voto di fiducia, di oggi, assume un significato che va ben oltre questo provvedimento. Per noi significa rinnovare un mandato di fiducia pieno, ampio e senza scadenza al Governo Gentiloni. Noi non abbiamo accesso ai salotti televisivi, alla grande stampa e dunque lo diciamo in Parlamento, che peraltro è il luogo più idoneo. Un Parlamento che non può accettare oltre di essere considerato una scacchiera sulla quale nomenclature vecchie e nuove giocano a darsi reciprocamente scacco matto, quando invece rischiano di darlo tutti insieme agli italiani. Si è parlato in questi giorni, e si continuerà a parlare, di nuovi campi politici, e anche noi daremo il nostro contributo. È giusto: la politica ha il dovere di rassodare il proprio terreno e di riconciliarsi con la comunità. Si potrebbe scherzosamente dire che questo molteplice ritorno alla terra, alla sana vita dei campi, nella stagione della verticalizzazione e della virtualità, è certo una cosa molto utile. Ma appunto, non possiamo dimenticare che prima di tutto esiste il campo Italia, il campo di tutti. Esso esige cura, rispetto, attenzione e responsabilità, anche umiltà, perché, se il campo comune deperisce, nessun singolo appezzamento potrà avere futuro. In questo campo comune, al quale va in via prioritaria la nostra realtà, vivono, Pag. 7lavorano, faticano, milioni di italiani che nonostante tutto continuano ogni giorno a fare il proprio dovere. Ed è esattamente ciò che devono fare il Parlamento ed il Governo Gentiloni, nonostante i quotidiani fuochi d'artificio, la ricorrente cabala sulla loro durata, la confusione di ruoli tra giocatori che pretendono di fare gli arbitri e arbitri costretti a fare i giocatori. In questo tempo carico di incognite e di mutamenti globali, mentre i partiti vecchi e nuovi ricercano la bussola smarrita oppure mai posseduta, la comunità ha il diritto di poter contare sulle istituzioni di tutti, sulla certezza delle loro funzioni, sulla loro determinazione a svolgere fino in fondo, al di là delle tattiche, il proprio dovere.
  Per il nostro Paese il 2017 non è un anno qualsiasi, non lo è per il quadro europeo e internazionale, per i processi in atto nel Mediterraneo, per le sfide economiche e finanziarie. Non lo è per le leggi che attendono di essere approvate, come quella sulla lotta alla povertà e sul riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri, e per quelle promosse dal Governo Renzi che attendono di essere tradotte in decisioni amministrative. Non è un anno qualsiasi neppure per il lavoro di concertazione sociale e territoriale e di discussione in sede europea, che serve ad impostare una manovra finanziaria che sappia concentrare risorse ed energie a sostegno delle imprese e delle famiglie.
  Per queste ragioni il nostro voto di oggi va, come dicevo, oltre questo provvedimento, e si accompagna alla fiducia che il Governo Gentiloni, con il consenso responsabile dei gruppi della maggioranza e la guida autorevole del Capo dello Stato, possa fare fino in fondo il proprio dovere verso il campo Italia.

  PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino, che però non vedo in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente. Non voglio fare la storia della crisi delle nostre banche, perché risale ad una crisi finanziaria molto antica che non riguarda il nostro Paese e che ha travolto istituti di credito in altri Paesi e che, dove non li ha travolti, ha visto interventi pubblici statali ben più cospicui di quelli che ci apprestiamo ad affrontare oggi. Io partirei solo dal 21 dicembre quando quest'Aula con rapidità e immediatezza inconsuete, ma la gravità della situazione giustificava quell'urgenza, approvò – ripeto il 21 dicembre – un accantonamento di 20 miliardi di euro che il Governo poteva utilizzare per sostenere il sistema bancario.
  Il decreto-legge oggi in esame è l'attuazione di quel provvedimento, attuazione che è stata tempestiva anche perché in una materia come questa l'immediatezza è condizione di efficacia. Per questo si comprende la ragionevole richiesta del Governo di ottenere l'approvazione di questo decreto-legge prima della sua naturale scadenza e questa ragionevole richiesta si traduce, come è praticamente scontato, nella necessità di ricorrere al voto di fiducia.
  Noi confermiamo la fiducia al Governo per tutta una serie di buone ragioni, la prima delle quali è la necessità di questo provvedimento, perché populismo è una parola che non mi piace usare, ma demagogia e verità non sono sinonimi: qui non è in gioco la sopravvivenza di qualche gruppo bancario o di qualche grande gruppo industriale, qui è in gioco la sopravvivenza del sistema economico, perché la caduta di una banca di grandi dimensioni, come il Monte dei Paschi di Siena, non passerebbe inosservata sugli equilibri del nostro sistema economico. Quindi si tratta di un provvedimento urgente e necessario, che introduce alcune norme che condividiamo, dalla garanzia statale sui bond, dai crediti di imposta allargati anche alle banche di credito cooperativo, all'educazione finanziaria per evitare che si ripetano i tristi episodi in cui i risparmiatori sono stati trasformati in investitori, talvolta – in questo caso credo che si Pag. 8possa dire – a loro insaputa in speculatori su titoli di dubbia consistenza. A tutte queste cose però che condividiamo e che giustificano il nostro voto di fiducia, ci sono due obiezioni che vorremo fare già in questo momento. Innanzitutto, noi confidiamo che la famosa Commissione d'inchiesta veda davvero la luce nei prossimi giorni. So che i relativi provvedimenti sono calendarizzati, ma ricordo solo che esiste una nostra proposta di legge in tal senso, datata 13 dicembre 2015, a mia prima firma fra l'altro, che il nostro gruppo presentò allora proprio perché già allora si vedevano delle gravi incrinature nel sistema bancario che meritavano l'istituzione della Commissione d'inchiesta. Quindi, noi confidiamo che la Commissione d'inchiesta si faccia nelle prossime settimane e che possa entrare nei suoi effettivi poteri nel tempo più rapido possibile.
  Abbiamo anche qualche rimostranza su questo provvedimento per l'iter, abbastanza lungo, al Senato come del resto inevitabile considerata la delicatezza degli argomenti in questione, in cui non sono stati approvati alcuni emendamenti proposti dal nostro gruppo attraverso alcuni colleghi senatori che li hanno materialmente presentati e che si riferivano alla questione degli amministratori di queste banche. Non possiamo non ribadire che la responsabilità degli amministratori deve essere evidenziata e perseguita. Non possiamo non ribadire che smodati compensi a manager che hanno portato alla rovina le aziende bancarie da loro gestite sono del tutto fuori luogo e che dovrebbe essere posto un limite drastico all'evolversi di questi compensi.
  Per queste ragioni noi esprimeremo in sede di dichiarazione di voto finale sul provvedimento le nostre riserve, ma per quanto riguarda invece la necessità del provvedimento e le sue finalità di fondo, noi confermiamo che lo riteniamo utile e necessario e pertanto confermiamo la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Recuperiamo, invitando alla sintesi, l'onorevole Rabino, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, la ringrazio. Rappresentate del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo Scelta Civica-ALA non voterà la fiducia al provvedimento d'urgenza in materia di tutela dei risparmi nel settore creditizio. Siamo convinti infatti che, nonostante la necessità della sua conversione in legge a fronte della drammatica situazione del sistema bancario il cui risanamento così lento rischia di minare la pur debole crescita economica in atto, il decreto-legge contiene nel complesso un impianto normativo troppo timido.
  I paletti ivi contenuti, ancora troppo permissivi, nonostante gli scandali finanziari che hanno caratterizzato per anni il sistema si limitano a passare una palla sgonfia al Ministero dell'economia e delle finanze, il quale potrà soltanto, e non dovrà, subordinare la sottoscrizione del capitale per salvare gli istituti di credito in difficoltà ad alcune condizioni, tra cui l'introduzione di un tetto alla retribuzione complessiva dei membri del consiglio di amministrazione e dell'alta dirigenza del relativo istituto preso in esame. Si tratta, dunque, di una semplice facoltà e non di un obbligo; pertanto, il testo sul quale il Governo ha posto la fiducia per la sua conversione entro il 21 febbraio, pena la decadenza, prevede fino a venti miliardi di debito pubblico aggiuntivo per salvare banche in difficoltà, e questo è cosa buona e opportuna, ma troppo poco, davvero troppo poco, prevede per quanto riguarda gli stipendi dei manager degli istituti aiutati dai soldi dei contribuenti.
  Ci saremmo aspettati, sinceramente, di più da parte del Governo e del Ministro Padoan nell'introduzione di norme più rigorose e severe, in grado di essere apprezzate anche dai mercati internazionali. Penso, ad esempio, a misure nei confronti di un management bancario spesso non all'altezza delle responsabilità e, aggiungo anche, nei riguardi di un ceto imprenditoriale Pag. 9che troppo spesso ha utilizzato senza scrupoli canali privilegiati per ottenere finanziamenti ingiustificati. Se oggi le perdite accumulate dalle prime quattro banche sulle cinque considerate, in primis Monte dei Paschi di Siena, sfiorano i 18 miliardi di euro, quasi una manovra economica annuale, causate dai cattivi prestiti/impieghi degli anni passati, che hanno determinato i cosiddetti crediti deteriorati, formatisi negli anni e sui quali la Banca centrale europea non fa, non può fare, sconti, non possiamo sottacere come, a fronte di tutto questo, l'onere complessivo, ancora una volta, è scaricato sui contribuenti.
  Ci saremmo aspettati, ad esempio, un segnale netto, inequivocabile, e quindi condivisibile, ovvero l'estensione dell'arbitrato a chi aveva acquistato le obbligazioni subordinate, come quelle di Banca Etruria, non direttamente dall'istituto, ma da un altro intermediario, e tutto ciò nonostante questa possibilità fosse originariamente prevista dalla legge di stabilità del 2016 con il cosiddetto Fondo di solidarietà. Una misura di sostegno richiesta a gran voce, sollecitata a più riprese dalle associazioni delle vittime del sistema bancario, ma inspiegabilmente rigettata dal Governo.
  Così come avremmo desiderato l'introduzione in questo decreto di una norma che avrebbe fatto chiarezza su un tema delicato e, ritengo, destinato ad essere apprezzato in via generale. Mi riferisco alla richiesta da parte dello Stato agli istituti di credito beneficiari degli aiuti di divulgare i nomi dei principali debitori insolventi. Un rifiuto che è stato motivato con il desiderio di evitare una gogna mediatica a danno dei debitori. La pubblicazione di simili liste, tuttavia, non sarebbe servita a scaricare la colpa dei fallimenti bancari sui debitori, evidentemente. In un Paese dove il PIL reale è sceso del 9 per cento in quattro anni non deve essere fonte di imbarazzo se un'impresa che si è comportata onestamente non è più in grado di far fronte ai propri debiti. Non esiste impresa senza rischio, e il rischio implica anche la possibilità di fallimento, specialmente quando l'economia nel suo complesso va male, ma la pubblicazione degli elenchi sarebbe, invece, servita ad accendere i riflettori sulla politica del credito delle banche in difficoltà e sull'efficacia della vigilanza bancaria.
  Siamo convinti, infatti, che da simili eventi si sarebbero potute estrarre molte, molte utili informazioni, ad esempio su quanto concentrate possano essere le sofferenze di una banca. Si tratta di un fenomeno diffuso su tutte le diverse categorie socioeconomiche oppure esso è concentrato principalmente sui grandi impieghi, quelli dove il consiglio di amministrazione esercita la sua maggiore discrezionalità ? Le sofferenze nascono da prestiti effettuati a imprese che erano solide o da prestiti a imprese che ex ante non erano degne di credito, ma erano guidate e possedute da soggetti amici o individui parenti ?
  Se fosse vera la seconda ipotesi, dov'era dunque la vigilanza bancaria ? In un mondo digitale è ormai relativamente facile per un supervisore accorgersi quando una banca conduce una politica del credito sconsiderata: basta guardare alcuni parametri espliciti all'evidenza di tutti, per esempio, qual è il rapporto tra la posizione finanziaria netta di una società e il suo margine operativo lordo. Questo indice ci dice in quanti anni un'impresa riesce a ripagare i propri debiti con il flusso di cassa che genera. Il supervisore, dunque, ha chiuso gli occhi o sapeva e non poteva o voleva intervenire ? La risposta a questo quesito è fondamentale per evitare che simili disastri si ripetano in futuro. E, invece, ahimè, ahinoi, nel decreto-legge non c’è traccia di tutto questo.
  Non è chiaro perché sia stata negata la pubblicità dell'elenco di coloro che hanno approfittato del credito, per esempio di MPS, creando miliardi di buchi e di debiti. Vedete, colleghi, rappresentante del Governo, queste considerazioni non possono non far tornare alla memoria come le origini della grande recessione che ha portato la crisi globale, prima finanziaria e poi economica, del 2008, partita dagli Stati Uniti d'America e successivamente Pag. 10diffusa in tutta Europa, provengano proprio dal fallimento delle regole delle istituzioni finanziarie bancarie con i famosi mutui subprime. Una crisi di sistema il cui esito, nonostante un certo ottimismo recente, è ancora del tutto incerto. Ci saremmo aspettati, inoltre, che il tema della separazione bancaria fosse affrontato con maggiore decisione: sono diverse legislature che nelle Commissioni giacciono disegni di legge che, a livello di testimonianza, sono sottoscritti un po’ da tutti i rappresentanti dei gruppi, ma solo chi ci crede veramente porta in discussione e votazione provvedimenti di legge che tutelerebbero in profondità i risparmiatori rispetto alla speculazione. È evidente che c’è una reale volontà politica di non andare in quella direzione. Pertanto, signor Presidente, riteniamo che questo decreto-legge sia nel complesso deludente. Le nuove regole sugli stipendi dei manager non ci convincono. Affidare allo Stato autonomamente, e quindi senza bisogno del via libera dell'assemblea dei soci, un'azione di responsabilità nei confronti dei dirigenti che hanno condotto una banca al dissesto, oltre che alla decadenza degli accordi relativi alle buonuscite dei dirigenti che abbandonano l'istituto, sarebbe stata una decisione giusta e condivisibile.
  Così come sarebbe stato opportuno stabilire, nell'ambito degli stipendi riservati ai manager delle banche aiutate dallo Stato, in sintonia con quanto avviene negli Stati Uniti, che gli emolumenti dovessero, debbano essere legati, per una parte significativa, ai risultati dell'istituto e che ogni forma di bonus o incentivo può essere erogata solo dopo che lo Stato abbia recuperato quanto erogato. Tutto ciò sarebbe stata una scelta altrettanto saggia e di buonsenso, ma tant’è, nulla di tutto questo ha trovato posto nel decreto. Pertanto, signor Presidente, aspettando il previsto e dovuto passaggio con le istituzioni europee, che sarà essenziale in questa fase, passaggio che stabilirà, nei fatti, la validità dell'intervento dello Stato nel piano per il salvataggio, annuncio il voto non favorevole al provvedimento a nome del gruppo Scelta Civica-ALA.

  PRESIDENTE. Sette minuti e mezzo, onorevole Rabino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, è ovvio che l'argomento che affrontiamo in questo decreto avrebbe bisogno di una riflessione e di un dibattito lungo e corposo; riflessione e dibattito che, ancora una volta, non si possono fare, perché il Governo ha messo, in coerenza con il Governo precedente, la questione di fiducia, e non si è potuto neanche discutere e migliorare il testo all'interno della Commissione, viste anche le tempistiche di scadenza del decreto. Ma oggi potrebbe essere il giorno dove, se tra oggi e domani venisse approvato questo decreto, tutti gli italiani, in una specie di egemonia culturale della sinistra, possono dire «abbiamo una banca». Infatti, oggi, attraverso questo provvedimento e attraverso l'indebitamento autorizzato dei venti miliardi di euro, gli italiani potrebbero diventare proprietari della banca Monte Paschi di Siena, con tutte le sfortune, probabilmente, del caso. Allora, è giusto che affrontiamo anche la genesi di questo provvedimento, che, oltre a dichiarare ancora una volta risparmiatori di serie A e di serie B, è un provvedimento assolutamente tardivo, che parte dall'avere accettato, senza dire assolutamente niente, coefficienti e parametri imposti dalla Banca centrale europea per le nostre banche, nonostante fossero decisamente diverse rispetto a tutte le altre banche europee.
  E, poi, abbiamo affrontato il decreto sulle banche popolari, il Fondo di solidarietà per le quattro banche fallite. In questi due provvedimenti, soprattutto il primo, quello sulle banche popolari, alcuni coefficienti paiono fatti apposta per farci entrare Banca Etruria. Poi c’è stato il Fondo Atlante e adesso arriviamo prima all'autorizzazione dei venti miliardi di euro e oggi a fare un decreto per i risparmiatori, ma principalmente un decreto per Monte Paschi di Siena. E in tutto questo non si capisce per quale motivo quella Commissione d'inchiesta tanto voluta Pag. 11a parole da tutti non sia nemmeno cominciata.
  Per quale motivo noi non andiamo a verificare se, come ci dice qualcuno, lo stato di scarsa salute – chiamiamolo così, metaforicamente – di alcune banche italiane sia dovuto alla crisi economica, o se invece c’è un rapporto diretto tra gli amministratori e la politica che ha nominato quegli amministratori e alcuni creditori che non è che non sono stati in grado, ma magari non hanno voluto restituire i crediti, a loro tra l'altro non dovuti, nonostante siano stati autorizzati. E questa è una riflessione che dal nostro punto di vista va assolutamente fatta, perché se l'ex Presidente del Consiglio, quando indicò la strada per il decreto-legge delle banche popolari, disse: noi abbiamo bisogno delle banche territoriali di trasparenza, non possiamo permettere che ci siano dei legami specifici, anche di amicizia, tra qualche amministratore di banca e chi richiede il credito, paventando che per qualcuno ci possa anche non essere stata la trafila necessaria di valutazione della richiesta; allora, se per questo motivo è stato emanato quel decreto-legge, noi chiediamo per lo stesso motivo al Partito Democratico, che è ancora maggioranza ed ha gli stessi numeri dell'altra volta, di darci la possibilità di valutare se c’è stata qualche amicizia all'interno delle banche a cui oggi prestiamo i soldi, delle banche sulle quali oggi dobbiamo intervenire con quell'indebitamento che pagheranno i nostri figli di 20 miliardi di euro. Noi vogliamo quella Commissione d'inchiesta e noi vogliamo quegli elenchi, perché vogliamo capire di chi sono le responsabilità e che tipo di rapporti specifici c'erano in quelle banche. Se Banca Etruria non è per Matteo Renzi la banca del «giglio magico», sia la Commissione d'inchiesta a dimostrare che quei rapporti non c'erano ! Ma noi quegli elenchi li vogliamo, perché è giusto che ci siano, se oggi i cittadini italiani diventano proprietari di Monte Paschi di Siena.
  Ma la verità sta anche in un'altra questione: la contemporaneità oggi di questo decreto-legge e della richiesta da parte della Commissione europea di una manovra ulteriore di 3-4 miliardi di euro; e badiamo che chi a suo tempo ha visionato e valutato la legge di bilancio sa perfettamente che c'era bisogno di questa nuova manovra, sa perfettamente che quella legge di bilancio non era una legge di bilancio coperta totalmente, e che c’è un iter particolare. L'iter è ancora quello che stiamo vivendo oggi, che non è quello in cui il Governo, il Parlamento lavorano sulle esigenze, con degli obiettivi, per compensare le esigenze dei cittadini e per risolvere i loro problemi: il Governo e il Parlamento allora come oggi lavorano su un iter che è quello delle esigenze del Partito Democratico. A suo tempo c'era l'esigenza del Presidente del Consiglio di arrivare al voto sulla riforma costituzionale, pensando di poter vincere quel referendum e di andare al voto delle politiche il prima possibile per incassare il risultato, evitando di avere il problema del rapporto con la Commissione europea sulla copertura della legge di bilancio appena approvata; oggi l'esigenza è quella del congresso del Partito Democratico. Cioè la legge elettorale viene calendarizzata o non viene calendarizzata in base a quella guerra di correnti interne al Partito Democratico; posto che per noi andare al voto sarebbe scontato in una situazione di questo tipo e dopo il risultato del referendum. Ma noi siamo oggetto e strumento di quella discussione, delle esigenze del segretario del Partito Democratico: ne siamo oggetto e strumento tanto da essere strumentalizzati sino al punto che egli si permette di parlare di qualcosa che non esiste più, come la scadenza dei vitalizi, non sapendo che non ci sono più dal 2012. E da che pulpito viene la predica: da uno che si è fatto assumere una settimana prima nell'azienda del padre perché la provincia di Firenze pagasse i suoi contributi pensionistici ! Da che pulpito arriva la predica ! Da quale etica arriva !
  Allora, se questo è il metodo, ed è ancora una volta il metodo della totale distanza con i cittadini... E lo dicono i risultati delle vostre misure, lo dicono i dati economici: un Paese che cresce un Pag. 12terzo rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, un Paese che ha il record di disoccupazione, di debito pubblico. Questi sono i risultati di quattro anni del vostro Governo, dei vostri Governi ! Allora se, come dice l'attuale Presidente del Consiglio, questo nuovo Governo è continuità del precedente, logica vuole che noi oggi la fiducia non la votiamo sicuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, il mio gruppo invece voterà convintamente la fiducia per i motivi di carattere generale noti: noi condividiamo il percorso di questo Governo in continuità col precedente, pensiamo che la legislatura debba andare a conclusione, soprattutto in un momento di difficoltà e così delicato per la situazione italiana dei conti pubblici e per gli appuntamenti europei che ci aspettano. Non posso condividere i giudizi di chi mi ha preceduto sulla questione del negoziato con l'Europa, perché, Presidente, di negoziato si tratta: è chiaro che i titoli dei giornali sono suggestionati dall'effetto dell'annuncio, quando si parla di braccio di ferro, di schiaffo; ma qui c’è un negoziato, c’è un negoziato sullo 0,2. Io penso che noi dobbiamo portarlo avanti con convinzione, penso che dobbiamo portare con pacatezza, come sta facendo il Presidente Gentiloni, sul tavolo della Commissione europea la questione della crescita in Italia, della situazione difficile in cui ci troviamo, a fronte di impegni rispettati negli anni precedenti sul tema dell'indebitamento netto che sono stati quasi unici nel panorama delle leggi di bilancio, leggi di stabilità europee. Quindi l'Italia ha tutto il diritto di rivendicare le sue posizioni ! Bisogna sfuggire dai toni drammatici che usa la comunicazione in questo momento. Esiste un negoziato: il negoziato va portato avanti. Credo che il Governo Gentiloni abbia tutte le ragioni per sostenerlo e per portarlo avanti.
  Dopodiché si innesta in questa vicenda una questione che ha caratteristiche strutturali molto importanti e che ha una storia, che è quella delle banche. Anche su questo, Presidente, su questa questione delle banche ci sono ormai delle narrazioni che hanno stancato, e che io anche in questa sede formale devo purtroppo ancora una volta, anche se inascoltato, smentire: qui ci sono colleghi che continuano a dire che gli amministratori delle banche non vengono toccati, non vengono sanzionati. Ma, insomma, le sanzioni di Banca d'Italia e di Consob sono sui bollettini ufficiali ! Non si può continuare ad andare a dire bugie.
  Il Monte dei Paschi di Siena, di cui ci stiamo occupando adesso, ha avuto sanzioni agli amministratori tra il 2013 e il 2016 per oltre 10 milioni di euro. Morelli ha avuto una sanzione di 350 mila euro dalla Banca d'Italia ! Adesso qualcuno può dire: sono pochi. Va bene; ma non è che si può continuare a dire «gli amministratori delle banche non pagano, non pagano, non pagano». Insomma, non è così. Banca Etruria, con disposizioni della Banca d'Italia del 1o marzo 2016, «becca» una sanzione a tutti gli amministratori di 2.336.000 euro, Presidente. Lei capisce che è una sanzione che è proporzionale agli emolumenti ricevuti da quegli amministratori, che non sono sicuramente emolumenti che superano le centinaia di milioni di euro. Nel 2016 gli amministratori di Banca Etruria vengono sanzionati per 2.300.000 euro circa; ma potrei dire di CariChieti, di Banca Marche, di tutte le banche di cui stiamo parlando.
  Quindi, insomma, si può sostenere tranquillamente che queste sanzioni possono essere maggiori, che devono essere più alte, ma non si può continuare a dire che gli amministratori delle banche non prendono multe e che non vengono penalizzati, perché non è vero, è una falsità che continuiamo a dire tutti i giorni; così come un'altra narrazione è quella che in questo momento sarebbe utile pubblicare questa lista dei grandi debitori del Monte dei Paschi di Siena. Io sono fieramente contrario a questo, e cerco di argomentarlo. Pag. 13Voglio fare anche un po’ la storia di questi anni della politica del Governo e della maggioranza sulle banche, che credo sia stata una politica tutto sommato adeguata alle circostanze difficili con cui ci siamo confrontati. Il problema delle banche italiane, Presidente, è che, nel 2008-2009, cioè, a seguito della crisi Lehman, che evidenziò in pancia di molti istituti bancari mondiali la presenza dominante di prodotti tossici tipo mutui subprime, derivati e via dicendo, gli allora stress-test fatti dalla Banca centrale europea furono invece per le banche italiane positivi, perché non c'era questo problema, per le banche italiane. Le banche italiane erano – e io dico sono – caratterizzate da una buona solidità di fondo, e non avevano i problemi che nel 2008 e 2009 si evidenziarono a seguito della crisi Lehman. Allora non fu fatta una ricapitalizzazione pubblica delle banche, mentre, come è stato ampiamente detto, Germania, Inghilterra e Spagna entrarono con capitale pubblico nel patrimonio delle loro banche in maniera massiccia, parliamo di centinaia di miliardi di euro messi dentro i patrimoni delle banche. In Italia questa eventualità non fu utilizzata, perché si ritenne – in quel momento giustamente – che le banche avevano una loro solidità.
  Dopodiché, negli anni successivi sono successe due cose fondamentali: i conti economici delle imprese italiane sono deperiti in maniera straordinaria, così seguendo l'andamento del prodotto interno lordo, e soprattutto, il sistema di garanzie reali, in particolare immobiliari, si è svalutato, andando circa – poi qui ci possiamo sbizzarrire con le analisi – a un terzo del valore che aveva dieci anni fa. Questo ha inevitabilmente creato un crescere dei cosiddetti, famigerati, non performing loans, cioè dei crediti non performanti che non portavano reddito, che hanno obbligato le banche a svalutare, perché dovevano appunto rivalutare i coefficienti cautelari che aveva all'interno dei bilanci. Questo ha deperito anche il buon andamento dei conti economici delle banche, ma di qualche banca italiana, perché ce ne sono alcune che, invece, sono ancora fieramente ai vertici delle graduatorie europee.
  Da questo punto di vista, il Governo è intervenuto con diversi provvedimenti, ed è chiaro che, andando a fare l'analisi, come è stata fatta da qualche collega, dei vari provvedimenti che abbiamo fatto, è certo che vi si trovano all'interno alcuni difetti ed alcune discrasie, ma io rivendico una linea di fondo che ancora oggi è una linea di fondo assolutamente apprezzabile e da portare avanti. C’è stato il desiderio e l'orientamento del Governo, nel provvedimento sulle banche popolari e nel provvedimento sulle banche di credito cooperativo, di rafforzare la massa critica degli istituti bancari, a fronte di una loro parcellizzazione e una loro debolezza su un mercato che, invece, andava sempre di più verso posizioni dominanti e posizioni forti. C’è stato qualche errore sui parametri, sul fatto che probabilmente quel termine degli 8 miliardi per le banche popolari era troppo basso; si può dire tutto quello che si vuole, ma la logica di quei provvedimenti andava sicuramente verso obiettivi encomiabili, ed alcuni di questi obiettivi, tra l'altro, sono stati già perseguiti. Oggi ci troviamo invece a difendere un patrimonio dell'economia italiana, che è sì il Monte dei Paschi di Siena, ma sappiamo che ci sono altri istituti che potrebbero accedere a queste risorse per l'ingresso del pubblico nel capitale delle banche. Lo ripeto, quando sento la Meloni e il collega Guidesi parlare di salvataggio delle banche, dei banchieri amici, ho letto poco fa le sanzioni che ci sono state: Monte dei Paschi di Siena ha avuto per i suoi organi amministrativi circa 3 milioni di euro di sanzioni. Ripeto, si può tranquillamente dire che siano pochi, ma ci sono 3 milioni di euro di sanzioni, che non si può dire che sono zero. E con questo provvedimento oggi salviamo un'azienda che ha implicazioni che riguardano milioni di cittadini italiani. Qui non stiamo parlando di grandi capitani d'impresa o di grandi speculatori della finanza, qui parliamo di dipendenti, piccoli investitori, piccoli risparmiatori, imprenditori. Il fallimento o Pag. 14la risoluzione del Monte dei Paschi di Siena sarebbe una catastrofe per la nostra economia, che comporterebbe delle difficoltà anche sugli argomenti che abbiamo trattato all'inizio sulle questioni di carattere generale. Quindi, per questi motivi – poi preciserò ancora meglio nella dichiarazione di voto finale –, noi voteremo la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Presidente, sottosegretario Baretta, sottosegretario Amici, colleghi e colleghe, annuncio da subito il voto contrario alla fiducia al Governo sulla conversione di questo decreto. Mi associo alle parole di altri colleghi dell'opposizione, che hanno messo in evidenza come per l'ennesima volta ci troviamo di fronte a un decreto e un voto di fiducia, in questa legislatura. E questo, soprattutto su un tema così importante come quello delle banche e del credito, evidenzia l'intenzione di mettere il Parlamento nelle condizioni di non poter discutere, approfondire e decidere su un tema così complesso e delicato, strozzando il dibattito e anche la capacità di modificare un testo che poteva e potrebbe essere migliorato, ma che purtroppo non lo sarà perché appunto, per l'ennesima volta, il Parlamento viene messo nelle condizioni di non poter discutere e di non poter decidere delle modifiche importanti su un tema così delicato.
  Vorrei anche dire che abbiamo avuto uno storytelling – per usare una definizione moderna, una narrazione o come si vuole chiamare –, in questi anni, per cui la crisi che stiamo attraversando è una crisi soprattutto originata dal debito pubblico, dall'accumulazione del debito pubblico dagli Stati e dai Governi spendaccioni. In un libro di qualche anno fa, Luciano Gallino, uno più grandi sociologi del nostro Paese, scomparso nel 2015, ci ha detto questo: è stata fatta un'opera di rimozione, un'opera anche di camuffamento delle origini di questa crisi, perché la si è fatta ricondurre allo strabordare del debito pubblico, mentre questa crisi nasce proprio per il fallimento della finanza privata, nasce per il fallimento del mercato. Pensiamo all'origine della crisi, nel 2007-2008, prima negli Stati Uniti e poi in Europa: la crisi nasce proprio perché le operazioni speculative di grandi gruppi finanziari, di grandi banche, hanno prima messo in crisi l'economia finanziaria e poi l'economia reale negli Stati Uniti e poi in Europa, facendo crollare un modello di politica economica e finanziaria dal quale ci dobbiamo ancora risollevare. Quindi, diciamo prima una cosa molto, molto chiara: c’è una responsabilità della finanza privata, che anche la discussione su questo decreto ci aiuta in qualche modo, per quanto riguarda il nostro Paese, con il Monte dei Paschi, ad evidenziare; e proprio da questa crisi, proprio da questo fallimento del mercato nasce, ha origine, una crisi più generale, economica e finanziaria, che stiamo ancora attraversando.
  Un po’ quest'idea che il mercato decide tutto, regola tutto ed indirizza nel modo migliore tutto; solamente che il mercato è un po’ quello che un vecchio socialdemocratico della seconda metà dell'Ottocento, August Bebel, in corrispondenza con Marx ed Engels, definiva: il mercato, la concorrenza, non è altro, se non gestita nel modo in cui dovrebbe essere gestita, l'esperienza di una libera volpe in un libero pollaio, in cui sostanzialmente tutti sono contro tutti e tutti pensano di ottenere il massimo dei risultati attraverso il comportamento più scorretto e meno consono all'interesse pubblico.
  Allora, c’è una responsabilità del sistema bancario. Qui non c’è semplicemente una questione che riguarda il Monte dei Paschi e le altre quattro banche che sono andate in risoluzione, ma un sistema bancario di cui, fino a qualche anno fa, dicevamo dovesse essere il sistema bancario più solido e strutturato del mondo, ma che si è rivelato per quello che è, un sistema bancario malato, quello del nostro Paese. C’è una crisi di sistema che Pag. 15è evidenziata da un dato anche molto forte e molto evidente. Abbiamo un sistema bancario con oltre 200 miliardi di sofferenze e abbiamo – come si suol dire – un sistema bancario che, già in pochi anni, ha avuto bisogno di diversi interventi – questo Parlamento ne ha approvati diversi – per cercare di mettere delle toppe sulle emergenze che venivano via via evidenziate. Eppure il Monte dei Paschi era una banca modello, era una buona banca, una banca che finanziava il Terzo Settore, finanziava il territorio, finanziava l'Università di Siena, aveva un rapporto con l'economia locale; eppure, nonostante questo, il meccanismo generale di un sistema bancario completamente privatizzato e dentro una logica di finanziarizzazione dell'economia, ha provocato appunto, anche per quanto riguarda il Monte dei Paschi, una crisi drammatica. Solo negli ultimi dieci mesi la banca ha accumulato ventotto miliardi di sofferenze, solo negli ultimi tre mesi 10 miliardi di sofferenze e ricordo che sono state già fatte due azioni di ricapitalizzazione con fondi privati della banca e complessivamente il tutto equivale a quanto stiamo prevedendo di stanziare con questo decreto. Eppure non ha funzionato e non ha funzionato l'operazione di Renzi con la soluzione cosiddetta di mercato. Ci siamo affidati a quei fenomeni della JP Morgan, quel piano industriale non ha funzionato, la soluzione di mercato è stata fallimentare e il Governo Renzi ha tenuto sotto il tappeto la polvere di una crisi appunto, come quella del Monte dei Paschi, rinviandola al dopo referendum, così come d'altronde ha fatto con la legge di stabilità, tant’è vero che siamo nella discussione – come è il suo dire – di una manovra correttiva per poter riparare i danni che erano già evidenti in inverno, prima della fine dell'anno, quando abbiamo approvato la legge di stabilità. Le politiche seguite sono state in questi mesi fallimentari. Atlante 1 e Atlante 2 sono stati dei pannicelli caldi, i provvedimenti varati dal Parlamento non sono serviti a prevenire una crisi che era diciamo preannunciata come quella del Monte dei Paschi. In Europa non è che le cose vadano meglio, devo dire che le politiche che la BCE ci ha in qualche modo imposto su questo versante non sono state quello che serviva per salvare il nostro sistema bancario. L'Unione interbancaria tra l'altro ritarda con grande pesantezza e c’è un ritardo che rischia di essere molto, molto forte e anche la separazione tra banche commerciali e banche d'affari è rimasta uno slogan in questi anni e non si è tradotto in nessun provvedimento specifico. Eppure è un tema che è stato sollevato in più di un'occasione, sul quale c’è anche un accordo, ma su quale non si riesce a trovare una soluzione.
Nel concreto vorrei ricordare che già ieri Giovanni Paglia, il collega Paglia, che interverrà poi nella dichiarazione finale ha evidenziato con grande chiarezza quali sono i punti che non vanno in questo decreto rispetto alla vicenda specifica del Monte dei Paschi e ricordava Paglia, proprio ieri che: «si sta chiedendo di mettere sei miliardi di soldi pubblici per ricapitalizzare una banca, senza che le garanzie siano sufficienti, senza voler cambiare il management, senza nemmeno adeguare il compenso di quel management, come noi avevamo chiesto, con un emendamento, a compenso massimo previsto per i dipendenti dello Stato e senza che si abbia uno straccio di idea sul piano industriale». Quindi, noi rischiamo di mettere soldi su – come si suol dire – un provvedimento che dovrebbe salvare il Monte dei Paschi ma senza in qualche modo risanare veramente diciamo un'azienda così importante per il nostro Paese. Un intervento che rischia di non essere sufficiente, un intervento che palesa una mancanza di strategia, un intervento che rischia di essere non risolutivo e non definitivo rispetto alle esigenze che noi abbiamo. Allora, chiudo dicendo questo: Il motivo per cui non daremo la fiducia al Governo Gentiloni su questo provvedimento (non la daremo neanche sui prossimi provvedimenti) è perché riteniamo che le politiche seguite sul credito, ma in generale sugli aspetti delle politiche economiche e finanziarie in senso più ampio rispondessero a un'impostazione sbagliata, a un'impostazione legata Pag. 16alla completa libertà del mercato di trovare quelle soluzioni che poi non ha effettivamente trovato, a quella scelta fondata tutta sul lasciar fare le imprese, in questo caso le imprese finanziare, rispetto a scelte scellerate che sono state fatte, in questo caso speculative, perché – ricordiamolo – la vicenda del Monte dei Paschi non solo è legata alla vicenda di Antonveneta, ma a una serie di operazioni sul fronte della vendita e dell'acquisto di strumenti e di prodotti finanziari e al finanziamento anche di tanti capitalisti senza capitale che hanno provocato seri danni diciamo alla nostra economia. È per questi motivi, proprio perché non si incide con un vero intervento pubblico, per regolare il sistema bancario con strumenti e con garanzie degne di questo nome, che noi non voteremo la fiducia a questo Governo e più tardi Paglia argomenterà nel merito sul provvedimento e dirà perché voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, è ovvio e scontato, potrei dire, che noi voteremo «no» alla fiducia nei confronti del Governo Gentiloni, intanto perché siamo, a differenza di altri, assolutamente rispettosi della volontà popolare espressasi, signor Presidente, il 4 dicembre, allorquando diciannove milioni di italiani hanno notificato al Presidente Renzi l'avviso di sfratto. E siccome noi riteniamo che la sovranità appartenga al popolo, non solo perché lo dice la Costituzione, ma perché ci crediamo, votiamo oggi «no» alla fiducia, alla fiducia nei confronti di un Governo che, rivendicando l'assoluta continuità col precedente presieduto da Renzi, non può che essere ritenuto responsabile dell'attuale catastrofe economico-sociale in cui versa questo Paese, un Governo Renzi Gentiloni che si è caratterizzato per aver fatto crescere il debito pubblico in mille giorni di 110 miliardi di euro. Nel solo ultimo anno 2016, di ben 45 miliardi, quelli fatti di mance e mancette che Renzi ha distribuito per tentare vanamente di vincere il referendum, un Governo che ha collezionato record su record in fatto di disoccupazione, in particolar modo di quella giovanile, ormai di oltre il 40 per cento, un Governo che oggi vince il primato della crescita economica più bassa dell'intera zona euro, cioè più bassa persino della piccola Grecia. Come potremmo dunque votare la fiducia a questo Governo ? Naturalmente il nostro «no» è anche fondato su ragioni di merito rispetto a questo provvedimento, che è uno dei tanti provvedimenti che tutti i Governi non eletti dai cittadini che si sono succeduti dal 2010 in poi hanno messo in campo: provvedimenti disorganici, provvedimenti disomogenei, provvedimenti insufficienti, in alcuni casi financo lacunosi, rispetto alle regole formali, come il Consiglio di Stato ha sanzionato in materia di banche popolari.
Io comincio a pensare che la sinistra, quando si occupa di banche, sia un po’ sfortunata, in realtà temo che sia preda della cosiddetta sindrome di Stoccolma, cioè i banchieri danno gli ordini, maltrattano la sinistra e la sinistra se ne innamora. Vi ricordate la famosa frase di Fassino a Consorte: «Abbiamo una banca» ? Ricorderete i provvedimenti del Governo Monti, ricorderete il regalo fatto da Letta, che ha regalato alle banche private la Banca d'Italia, del Governo Renzi – diciamo che ormai abbiamo ricordato tutti i record – in materia di credito cooperativo, banche popolari, salvataggio di banche, ritardi e responsabilità. Ecco, allora giustamente Gentiloni, per non essere da meno, oggi mette in campo un provvedimento che trasforma, come ho già avuto modo di dire, una banca locale di partito, il PC-PDS-DS-PD in una banca nazionale di governo. Peccato che, dopo aver fatto comprare agli italiani questa banca, spendendo diversi miliardi, quelli oggetto di questo provvedimento, non si sia neppure in presenza di un piano industriale, di un piano di Pag. 17risanamento del Monte dei Paschi. Peccato che questo provvedimento manchi persino dei limiti alle indennità e ai bonus degli amministratori che si macchiano di gravissime responsabilità gestionali.
  Peccato che non abbiate voluto rendere noto l'elenco dei debitori, dei grandi debitori, cioè di coloro che hanno mandato in sofferenza, se non anche in insolvenza, le banche. Peccato che abbiate voluto fare un provvedimento che si è caratterizzato per un'assoluta disparità di trattamento tra i risparmiatori delle quattro banche precedentemente salvate rispetto a quelli del Monte dei Paschi. Peccato che abbiate voluto scientificamente perdere l'occasione per varare la Commissione parlamentare di inchiesta che quest'Aula, approvando le mozioni di tutti i gruppi, aveva deciso di costituire, ma d'altronde voi non avete alcuna intenzione di fare quell'operazione di verità in materia bancaria che il Paese ci chiede. Voi non volete che vengano accertate le responsabilità del management; voi non volete che vengano accertate le responsabilità di chi doveva vigilare, a iniziare dalla Banca d'Italia.
  Peccato, poi, che voi non vogliate rimuovere i conflitti di interesse che ci sono all'interno dei consigli di amministrazione delle banche che tante sofferenze hanno di fatto creato, perché è molto più facile prestare i soldi agli amici degli amici piuttosto che darli a chi fa impresa per davvero. Non avete voluto e non volete trattare della divisione tra banche d'affari e banche commerciali che noi, fin dall'inizio della legislatura, abbiamo proposto. Non volete fare trasparenza, non volete fare in modo che si comprenda bene qual è la situazione delle società che acquistano i crediti deteriorati e che stanno guadagnando tanti soldi alle spalle sia delle banche sia dei risparmiatori. Inoltre, non volete in alcun modo rinegoziare il rapporto con la vigilanza europea che, come è noto, ha fatto regole che privilegiano le banche di Francia e, soprattutto, di Germania rispetto alle nostre.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,25)

  PIETRO LAFFRANCO. Voi in realtà siete stati capaci, signori della sinistra, soltanto di rompere il rapporto di fiducia – e questa è una responsabilità gravissima che noi vi imputiamo – tra gli italiani e il sistema bancario. Voi avete rotto il rapporto di fiducia tra impresa e credito. Voi avete rotto il rapporto di fiducia tra famiglie e risparmio, cioè avete sostanzialmente scassato il nostro sistema Paese e oggi vi presentate qui con un decreto che rappresenta l'ennesima toppa arrivata con grave ritardo e che costa diversi miliardi in più di quello che sarebbe potuto costare se fosse stato fatto qualche mese orsono, così come noi più volte avevamo sollecitato.
  Ecco, onorevoli colleghi, io credo che voi siate stati soltanto capaci di dimostrare la vostra assoluta incompetenza in materia di sistema bancario. Questa è una colpa gravissima, è una colpa gravissima che noi dobbiamo con forza sottolineare ed è una condizione gravissima che noi, che abbiamo sempre ben presente qual è l'interesse dell'Italia e degli italiani, non possiamo accettare (Applausi del deputato Brunetta).
  Ecco perché, onorevoli colleghi, noi voteremo «no» sulla fiducia. Voteremo «no» alla fiducia nei confronti di un Governo non eletto; voteremo «no» alla fiducia nei confronti di un Governo che ha avuto l'avviso di sfratto da 19 milioni di italiani; voteremo «no» alla fiducia nei confronti di un Governo che non ha saputo affrontare il grande problema della crisi del settore bancario e che si è reso responsabile di aver mentito agli italiani più e più volte, perché tutte le volte in cui voi avete detto una cosa ne avete poi fatta un'altra. Credo che questo sia un insieme di motivazioni ampiamente sufficiente a giustificare e a motivare il nostro «no», con la speranza che sia uno degli ultimi Pag. 18«no» perché noi pensiamo che si debba andare rapidissimamente al voto, restituendo la parola agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle non parteciperà all'ennesima pantomima a danno dei cittadini che la maggioranza si appresta ad allestire. Non parteciperemo, quindi, al voto di quest'Aula. La prima fiducia del Governo Gentiloni ha come oggetto un provvedimento che riguarda, neanche a dirlo, le banche. È un provvedimento che serve a regalare altri 8 miliardi al Monte dei Paschi di Siena. Sul tema banche, dunque, non c’è rischio di scissione che tenga e il PD si ricompatta immediatamente. A questa messa in scena non ci prestiamo, per rispetto dei cittadini e dei tanti risparmiatori che non ricevono la tutela che invece meritano.
  Per questo oggi i portavoce del MoVimento 5 Stelle sono a Siena, proprio in questo momento mentre io sto parlando, per denunciare, una volta ancora, quanto è accaduto e perché, ancora una volta, i cittadini si ritrovano a pagare per gli errori della politica, errori e responsabilità del passato e del presente.
  Se si va a guardare nello specifico cosa prevede questo decreto non se ne individua l'utilità. A cosa serve un decreto se non risolve nulla, se non va ad incidere sulla criticità, se non pone le basi per evitare che si ricada negli stessi errori ? All'ex Presidente del Consiglio ricordiamo che il suo partito ha spolpato MPS, che ha svolto per anni il ruolo di cassaforte del PD invece di essere al servizio dei cittadini. Non c’è, quindi, un problema di «banchette» in questo Paese, come indicava il Presidente del Consiglio vecchio, ma di «governicchi». Il crac di MPS ci è costato praticamente 50 miliardi di patrimonio e 13 miliardi di ricapitalizzazione, solo negli ultimi anni. Ora lo Stato interviene, mettendo circa 6,5 miliardi per una ricapitalizzazione complessiva da 8,8 miliardi. Il Tesoro si prepara ad entrare quale primo azionista, con circa il 70 per cento.
  Però, non c’è solo Monte dei Paschi, come sappiamo, nel decreto. Il decreto, imposto ancora una volta a colpi di fiducia, stanzia fino a 20 miliardi, che servirebbero per stabilizzare altre porzioni del sistema bancario – a cominciare dalle venete – e per garantire anche le immissioni di liquidità negli istituti in difficoltà. Ora, il problema non è utilizzare denaro pubblico per stabilizzare il Monte dei Paschi o il sistema bancario. Anche il MoVimento 5 Stelle lo farebbe, ma nell'ottica di un addio al principio della banca universale e di una separazione netta tra banche d'affari e banche commerciali, avendo come stella polare la tutela del risparmio e il sostegno dell'economia reale, cosa che in quest'Aula sembra che tutti dicano ma che poi non si fa mai. Ma soprattutto noi avremmo fatto chiarezza sui prestiti deteriorati della banca del PD, sui legami tra i vari soggetti coinvolti, dagli amministratori alla politica, e avremmo fatto pagare il conto ai manager per le loro responsabilità. Questi sono tutti principi che in questo decreto non esistono, che non si trovano e di cui non vi è traccia.
  Il testo viola almeno tre articoli della Costituzione. C’è l'articolo 3, dal momento che sono stati congegnati sistemi di rimborso che discriminano i risparmiatori di MPS rispetto, ad esempio, a quelli oggetto del decreto di risoluzione delle quattro banche a novembre 2015; i primi godranno e riceveranno alla fine obbligazioni senior garantite dallo Stato e, quindi, è come se avessero in tasca liquidità vera e propria, mentre i secondi, colpiti dal crac forzato del novembre 2015, hanno invece ottenuto solo il risarcimento forfettario dell'80 per cento. Inoltre, questi ultimi non hanno potuto tentare la strada degli arbitrati per un risarcimento integrale e, dunque, è stato violato anche l'articolo 24 Pag. 19della Carta, nel momento in cui, appunto, non si concede a tutti in modo uguale di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. Infine, viene calpestato l'articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio. Infatti, il testo del Governo non vincola in alcun modo l'uso dei fondi pubblici ad un utilizzo prudente e non protegge gli istituti salvati da possibili futuri crac e, dunque, la storia si potrebbe ripetere così all'infinito e a pagare sarebbero sempre e soltanto i cittadini italiani.
  Bisognerebbe legare i compensi dei banchieri, almeno la parte variabile, ai risultati della banca salvata, ma questo il decreto non lo prevede. Sarebbe necessario porre un freno a precedenti accordi su buonuscite d'oro per i manager che lasciano una banca sostenuta con soldi pubblici, ma questo il decreto non lo prevede. Sarebbe stato utile concedere allo Stato azionista la possibilità di promuovere da solo azioni di responsabilità contro gli amministratori, ma anche questo il decreto non lo prevede. In buona sostanza, lo Stato sta mettendo 6,5 miliardi nella banca del PD e ne diventerà azionista al 70 per cento. Eppure, lascia gli amministratori al loro posto, per giunta liberi di gestire la dismissione dei crediti deteriorati senza alcuna chiarezza.
  In questi anni la banca è stata depredata dal PD locale e nazionale per favorire meccanismi del consenso e perpetuare un sistema di potere. Il salvataggio di Siena è un'operazione di sistema che assume un significato più forte e netto se viene inquadrato nella riforma complessiva che il MoVimento 5 Stelle immagina per il mondo bancario. Una ricapitalizzazione pubblica di MPS da parte del Tesoro è inevitabile. Dagli USA alla Germania, passando per la Gran Bretagna, tutti i Governi dei Paesi più avanzati hanno utilizzato migliaia di miliardi per il bail-out bancario. Tra il 2008 e il 2011, tanto per dire, la Commissione europea ha approvata aiuti di Stato a favore delle banche per 4.500 miliardi di euro. Poi sono cambiate le regole (così ci dicono).
  Il MoVimento 5 Stelle ritiene che la tutela costituzionale dei risparmiatori venga prima di tutte queste sovrastrutture e regolamenti e punta, per MPS, a una ricapitalizzazione che consenta allo Stato di mettere radicalmente mano alla governance della banca, cacciando gli amministratori che hanno generato i disastri e rivedendo la politica della remunerazione dei bonus ai manager: chi fa male viene cacciato, mi sembra normale in un Paese civile e meritocratico.
  Va poi condotta un'analisi seria e rigorosa sui crediti deteriorati di MPS, ben 47 miliardi e vanno individuate colpe e responsabilità circa le politiche degli impieghi nei decenni passati. Il MoVimento 5 Stelle promuove la gestione e il recupero delle sofferenze attraverso la struttura interna della banca, fatta attraverso persone al di fuori di quei legami di conoscenza banca-cliente che hanno portato gli istituti italiani ad accumulare 360 miliardi di euro di crediti deteriorati. Noi puntiamo a una gestione interna di questi prestiti ammalorati formando e utilizzando personale che oggi è strutturalmente in esubero nel sistema bancario. È dimostrato che una gestione interna attenta consente alle banche livelli di recupero gran lunga migliori dei prestiti incagliati e in sofferenza.
  In ogni caso, nel progetto del MoVimento 5 Stelle l'azione diretta dello Stato sarebbe affiancata e sostituita in prospettiva da quella della banca pubblica d'investimento che resterebbe in mano al Tesoro con una partecipazione possibile di Cassa depositi e prestiti e che opererebbe sul modello stile tedesco e soprattutto della Bp francese; nulla di nuovo però in seno all'Unione europea, sono cose normali. Il MoVimento 5 stelle non vuole sperperare i soldi dei contribuenti, ma siamo per la nazionalizzazione di pezzi del sistema bancario in caso di opportunità e necessità, per stabilizzarlo, dare tranquillità ai risparmiatori, ai mercati e mantenere in Italia asset e aziende strategiche. Tuttavia questa ripubblicizzazione non può prescindere da una profonda analisi rispetto alle classi manageriali che hanno Pag. 20ridotto il sistema del credito in questa situazione grazie anche alla connivenza della politica, vedi appunto il PD a Siena, e alle distrazioni – se così li vogliamo chiamare – dei regolatori. In tal senso, gli amministratori degli istituti nazionalizzati andranno scelti su basi di trasparenza e finalmente di merito.
  Il credito deve tornare alla sua funzione pubblica fondamentale: servire e sostenere l'economia reale. Questo decreto stanzia 20 miliardi di euro, come abbiamo detto, e in questo Paese quando si parla anche di un solo miliardo di euro a volte si fa difficoltà a trovarlo. Si fa difficoltà a trovarlo per il reddito di cittadinanza, si fa difficoltà a trovarlo per le zone con il dissesto idrogeologico, per le zone terremotate, per tante situazioni e tematiche importanti nel nostro Paese, soprattutto per la messa in sicurezza della vita di tutti i cittadini e per la dignità di tutti i cittadini italiani. Quando si parla di banche, all'improvviso, i soldi escono sempre, vengono sempre fuori ed è questo che noi dobbiamo cambiare, l'agenda politica del Paese, la mentalità del Paese, e la cultura di questo Parlamento che antepone gli interessi delle banche agli interessi dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie Presidente. Oggi siamo chiamati a votare la fiducia su un provvedimento che contiene un grandissimo senso di responsabilità. La normativa europea in questi ultimi anni è cambiata tantissimo, abbiamo visto la nascita della supervisione unica, abbiamo visto la creazione dei criteri di risoluzione delle banche quali il bail in (corretto che ci sia per una riduzione dell'azzardo morale, poi capiremo come applicarlo correttamente) e a breve vedremo anche la nascita dello schema di garanzia dei depositi. Ci sono parametri di vigilanza patrimoniali che, come è giusto che sia, sono molto prudenti, perché le banche ovviamente prestano il risparmio dei cittadini e quindi fanno da volano all'economia. Pensate a tutte quelle giovani coppie che finalmente riescono a coronare il sogno di poter comprare una casa accedendo ad un muto, o al padre di famiglia che avendo dei figli in più deve comprare la macchina e quindi riesce, con un prestito, a farlo. E quando qui dentro vedo e sento che qualcuno appella tutto ciò con la parola «schifo», vorrei dire che i sogni di queste persone non sono uno schifo, il lavoro delle persone che rendono possibili questi sogni non sono uno schifo. Questa è un'offesa alle persone che lavorano e a coloro che quotidianamente coltivano quei sogni e cercano di mandare avanti delle famiglie. Dicevo: prestano i soldi ai cittadini e quindi è importante mettere in campo tutti gli strumenti adatti per preservarlo.
  Si fa un gran parlare della divisione tra le banche commerciali e la banche di investimento. Soprattutto a chi sostiene Trump in quest'Aula, ovviamente lo sostiene poi a convenienza, vorrei ricordare che in questo momento Trump sta procedendo allo smantellamento del Dodd-Frank Act, che è la legge appunto che separa, che tutela, limita, l'attività di trading delle banche; ma questo ovviamente quelle forze politiche non vogliono farlo sapere. E devo dare anche un'altra notizia: le nostre banche sono commerciali e sono trasparenti, basta fare un confronto con le altre banche europee e allora vediamo che il livello degli impieghi sul totale degli attivi, per quanto riguarda quindi prestiti che le banche fanno sul totale delle loro attività, in Italia è quasi del 70 per cento. Stiamo dicendo che ogni 3 euro, 2 euro vengono erogati in credito. In Germania stiamo parlando del 56 per cento, la metà.
  Così come i livelli dei derivati. I livelli dei derivati in Italia sul totale degli attivi sono meno del 10 per cento, in Germania arriviamo al 34 per cento, la media UE è al 20 per cento, quindi abbiamo dei livelli contenuti. È proprio per questo che le nostre banche sono maggiormente in difficoltà, perché il sistema che hanno di distribuzione, quindi di operatività, che è quello commerciale, ovviamente risente della crisi economica in atto e nonostante Pag. 21ciò ricordo, innanzitutto, che il caso è limitato a poche banche. Seconda cosa, nell'ultimo anno, i crediti sono comunque cresciuti del 2 per cento, stiamo parlando di 20 miliardi di euro di credito in più che è stato erogato. Stiamo in un momento delicato per l'economia, assolutamente, per l'economia italiana, sicuramente, e ovviamente non c’è nessun quadro fosco come chi prima di me ha parlato e ha dipinto con tragedie, catastrofi, il meteorite che cade sulla terra. Il PIL voglio ricordare che l'altro giorno è stato stimato essere all'1 per cento, quindi superiore addirittura all'attesa che il Governo e l'Istat avevano stipulato e questo grazie a una politica attenta alle riforme, ai conti, al sostegno agli investimenti. I consumi sono cresciuti, i depositi degli italiani son cresciuti quasi di 50 miliardi di euro, vuol dire che stanno risparmiando. La produzione industriale ha avuto un balzo a dicembre del +6,6 per cento, quando la media dell'Europa è -1,6 per cento. Allora non possiamo non pensare a questi risultati come il frutto o il dispiegarsi degli effetti delle riforme effettuate. Ricordiamo per i consumi: il bonus Irpef, 10 miliardi di euro, l'abolizione della Tasi, 4 miliardi di euro, 600 mila posti di lavoro con il Jobs Act, l'innalzamento della no tax area per i pensionati. Sulla produttività ricordiamo la riduzione del cuneo fiscale per gli sgravi delle assunzioni, 13 miliardi in quattro anni (questo a chi dice che poi non ci sono soldi destinati al sociale e ai lavoratori), il taglio Irap, 4 miliardi di euro, il super ammortamento, il rifinanziamento della Sabatini per l'acquisto da parte delle imprese di attrezzature, impianti e macchinari per un miliardo. Stiamo parlando di innovazione, di prodotto e di processi: vuol dire più competitività delle nostre imprese con l'estero.
  Insomma, è un processo di riforme sulla cui scia si inserisce anche questo Governo, a cui andrà ovviamente la nostra fiducia, con forza, con lungimiranza, con responsabilità. Gli impatti sull'economia di un clima di tensione in questo momento sul sistema bancario minerebbero alla radice questo germoglio di ripresa e ora proprio non possiamo consentircelo come italiani. I costi che sosterremmo in caso di mancato intervento sarebbero superiori a quelli ipotetici – ci torneremo dopo – per la risoluzione di questi problemi.
  Io mi rendo conto che per le opposizioni questo è un terreno fertile perché chi è che non è bravo ovviamente a sparare sulle banche, ma vorrei dire a chi fa discorsi catastrofistici e allarmistici, che le banche sono fatte dai risparmiatori, dai dipendenti, dall'economia locale. Sono i banchieri, quelli che hanno messo in atto evidenti comportamenti fuorilegge, che vanno individuati. Su questo mi dispiace dare una notizia forse infausta a chi, prima di me, mi ha preceduto: la Commissione di inchiesta sulle banche, attualmente al Senato, vedrà chiudersi celermente l'iter, la Banca d'Italia monitora, la magistratura svolgerà il suo lavoro. Quindi, le assise per individuare gli eventuali colpevoli e soddisfare istinti giustizialisti da parte di alcune forze politiche ci sono e ci saranno.
  Le strade sono due, impervie entrambe. La prima è quella di agire e rischiare di essere accusati di spendere risorse pubbliche per mettere in sicurezza un sistema oppure si lasciano fallire, ovviamente venendo poi accusati di aver fatto morire un'economia. Tutti abbiamo in mente le immagini del fallimento di Lehman Brothers, i dipendenti che uscivano in lacrime con le scatole in mano, pieni dei loro ricordi di tanti anni.
  Pochi sanno che un fallimento di una banca significherebbe azzerati i risparmi o conti bloccati, fidi tagliati per le imprese, cioè risparmiatori, imprese affidate, lavoratori, fiducia ed economia locale verrebbero fortemente penalizzati. Si è scelto con coraggio di intraprendere la prima strada, ed è una strada che già altri Stati hanno percorso e che in questo Parlamento forze politiche hanno indicato come la strada maestra da seguire. Ricordiamoci i 238 miliardi spesi dalla Germania, 52 della Spagna, 426 degli Stati Uniti. In Italia ne abbiamo spesi quattro e, tra l'altro, si è visto che questo ha portato anche un indotto, ha salvato l'economia Pag. 22locale, ha fatto riprendere l'economia, perché i dati del PIL, poi, lo confermano per quegli Stati. Ha salvato i risparmiatori, cosa fondamentale, e lo Stato ha anche rimpinguato un po’ i suoi conti.
  Ricordiamo che è andato circa un miliardo all'Irlanda, la Gran Bretagna ha guadagnato 14 miliardi di sterline dalle operazioni di salvataggio, gli Stati Uniti 15 miliardi di dollari. In Italia abbiamo guadagnato 730 milioni, di cui 100 milioni sono stati destinati al fondo per le emergenze nazionali, e di questo, però, nessuno qua dentro ha parlato. Ma, vedete, c’è una differenza con queste operazioni del passato: sono gli stress test.
  Infatti, lo stress test è uno strumento di prevenzione che guida, ha guidato e guiderà l'azione dello Stato. L'obiettivo del decreto, infatti, è la tutela più larga, completa e possibile del risparmio, ed il consolidamento del nostro sistema bancario-finanziario, così da rafforzare il circolo virtuoso tra consolidamento bancario, ripresa della crescita, e quindi un ritorno a condizioni quanto meno di normalità e l'uscita definitiva dalla crisi. In virtù di quanto detto, i principi che guidano la ricapitalizzazione, uno dei cardini del decreto, riguardano le banche, quali MPS, che non sono fallite, che non sono oggetto di risoluzione, ma che evidenziano difficoltà che emergono da uno stress test effettuato in condizioni ovviamente avverse. Si è ipotizzato uno scenario catastrofico ed è emerso che, se questo scenario si avvera, la banca potrebbe avere un ammanco patrimoniale.
  L'obiettivo non è nazionalizzare la banca a tempo indeterminato, bensì risanare e restituire al mercato la banca. Non pensate che una banca nazionalizzata possa erogare credito a iosa, non funziona così, perché i soldi che una banca presta, come ho detto prima, sono comunque quelli dei cittadini, che sia una banca privata o che sia una banca nazionale, e non può funzionare il credito a iosa. È strumentale a ciò, ovviamente, la possibilità di rimuovere i vertici della banca, perché si può fare, instaurare un nuovo CdA, il divieto di fuoriuscita delle risorse, quindi non possono essere dati bonus, non possono essere dati dividendi, non possono essere date partecipazioni, comprate partecipazioni, il tutto tutelando integralmente gli obbligazionisti subordinati, e in più con la trasparenza, che è la pubblicazione del profilo di rischio per le sofferenze più grandi.
  Ovviamente, e lo dico alla forza politica che prima di me è intervenuta, leggete il decreto, leggete e capite cosa c’è scritto, perché, altrimenti, si rischia di fare false informazioni, le tanto all'ordine del giorno fake news. Infine, e mi avvio, ovviamente, a chiudere, a parte ovviamente l'estensione dei rimborsi agli obbligazionisti delle quattro banche – evidentemente, qualcuno non vuole che questi vengano fatti, ecco perché oggi vota no –, l'OCSE dice in un suo studio che l'Italia è al penultimo posto in Europa per grado di educazione finanziaria: 59 Paesi nel mondo ancora non hanno delle strategie di educazione finanziaria, tra cui l'Italia. Da oggi, non più. Infatti, da oggi, c’è nel provvedimento una strategia di educazione finanziaria in collaborazione con le università, per far sì che gli investitori attuino le loro strategie di investimento più consapevolmente, non vengano più presi in giro; è chiaro, sono stati venduti prodotti a persone che non potevano capire il grado di complessità, e su questo spero la magistratura faccia davvero velocemente il suo corso.
  Infatti, investire è una facoltà, ma farlo informati è un diritto, e per questo e tanti altri motivi, Presidente, ovviamente, annuncio il voto favorevole alla fiducia al provvedimento da parte del gruppo parlamentare del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16,20, sospendo la seduta fino a tale ora.Pag. 23
  Procediamo all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio)

  La chiama avrà inizio dalla deputata Daga.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama avrà inizio dalla deputata Daga.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama; e soprattutto invito i colleghi a non sostare davanti al passaggio dei deputati per esprimere il loro voto.

  (segue la chiama)

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti e votanti  466   
   Maggioranza  234   
    Hanno risposto  340    
    Hanno risposto no  126    
  (La Camera approva – Vedi votazioni)

  Si intendono, così, precluse tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Barbanti Sebastiano
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi StellaPag. 24
  Bindi Rosy
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna
  Bosco Antonino
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuomo Antonio
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Fontana Cinzia MariaPag. 25
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Ghizzoni Manuela
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  Lainati Giorgio
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi MartinaPag. 26
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Pagani Alberto
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

Pag. 27

  Hanno risposto no:

  Allasia Stefano
  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Bechis Eleonora
  Bergamini Deborah
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Bordo Franco
  Borghese Mario
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brignone Beatrice
  Brunetta Renato
  Bueno Renata
  Busin Filippo
  Calabria Annagrazia
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Castiello Giuseppina
  Centemero Elena
  Cesaro Luigi
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Crimi Rocco
  D'Alessandro Luca
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Di Stefano Fabrizio
  Duranti Donatella
  Farina Daniele
  Fedriga Massimiliano
  Folino Vincenzo
  Fontana Gregorio
  Fratoianni Nicola
  Fucci Benedetto Francesco
  Furnari Alessandro
  Galli Carlo
  Gallo Riccardo
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Gregori Monica
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Gullo Maria Tindara
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  Labriola Vincenza
  Laffranco Pietro
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Longo Piero
  Maestri Andrea
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Matarrelli Toni
  Melilla Gianni
  Meloni Giorgia
  Merlo Ricardo Antonio
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Murgia Bruno
  Nastri Gaetano
  Nicchi Marisa
  Occhiuto Roberto
  Pagano Alessandro
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmizio Elio Massimo
  Parisi Massimo
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Petrenga Giovanna
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Piso Vincenzo
  Placido Antonio
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rabino MarianoPag. 28
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Romano Francesco Saverio
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Scotto Arturo
  Secco Dino
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Totaro Achille
  Turco Tancredi
  Valentini Valentino
  Vargiu Pierpaolo
  Vella Paolo
  Vito Elio
  Zaratti Filiberto

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Amendola Vincenzo
  Artini Massimo
  Bellanova Teresa
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Brambilla Michela Vittoria
  Bratti Alessandro
  Castiglione Giuseppe
  Cesaro Antimo
  Colonnese Vega
  D'Alia Giampiero
  De Micheli Paola
  Ferrara Ciccio
  Fraccaro Riccardo
  Gentiloni Silveri Paolo
  Giachetti Roberto
  Lorenzin Beatrice
  Madia Maria Anna
  Mannino Claudia
  Mucci Mara
  Palladino Giovanni
  Palma Giovanna
  Pannarale Annalisa
  Rughetti Angelo
  Tofalo Angelo
  Vignaroli Stefano
  Zolezzi Alberto

  PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 4280).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Vuole che glieli chiamo io, onorevole Baretta ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Come vuole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4280/1 Minardo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4280/2 Boccadutri ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Favorevole, con la seguente riformulazione del dispositivo: inserire le parole «a valutare l'opportunità di (...)» e, espungere le parole: «ai commi 5 e 9».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4280/3 Nesi ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Favorevole.

Pag. 29

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Arlotti n. 9/4280/4 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Con l'espressione «a valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Quindi è riformulato.
  Ordine del giorno Carrescia n. 9/4280/5 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Con l'espressione «a valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4280/6 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Becattini n. 9/4280/7 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Con l'espressione «a valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Quindi è riformulato.
  Ordine del giorno Dellai n. 9/4280/8 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Burtone n. 9/4280/9 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Se riformulato nel senso di «valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marcon n. 9/4280/10 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Paglia n. 9/4280/11 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Con l'espressione «a valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Melilla n. 9/4280/12 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Fassina n. 9/4280/13 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Se riformulato nel senso di «valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pannarale n. 9/4280/14 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Placido n. 9/4280/15 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Quindi, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Ordine del giorno Marzano n. 9/4280/16 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Paola Boldrini n. 9/4280/17 ?

Pag. 30

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Tino Iannuzzi n. 9/4280/18 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marotta n. 9/4280/19 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Allasia n. 9/4280/20 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Attaguile n. 9/4280/21 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bossi n. 9/4280/22 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Caparini n. 9/4280/23 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Castiello n. 9/4280/24 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Fedriga n. 9/4280/25 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Rondini n. 9/4280/26 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Con l'espressione «a valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Borghesi n. 9/4280/27 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Busin n. 9/4280/28 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4280/29 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Grimoldi n. 9/4280/30 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Invernizzi n. 9/4280/31 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Se riformulato nel senso di «valutare l'opportunità», parere favorevole.

Pag. 31

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Molteni n. 9/4280/32 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Riformulato in questo senso: parere favorevole fino alla parola «mutui», terza riga, e poi cancellare il resto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pagano n. 9/4280/33 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Se riformulato con l'espressione «a valutare l'opportunità», parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Picchi n. 9/4280/34 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4280/35 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4280/36 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Saltamartini n. 9/4280/37 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Simonetti n. 9/4280/38 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Donati n. 9/4280/39 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/4280/40 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Laffranco n. 9/4280/41 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario sul primo capoverso e favorevole sul secondo.

  PRESIDENTE. Quindi riformulato, espungendo il primo capoverso.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sì.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/4280/42 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Occhiuto n. 9/4280/43 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Crimi n. 9/4280/44 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Sandra Savino n. 9/4280/45 ?

Pag. 32

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/4280/46 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Allora, pregherei di ritirare le tessere. Nel frattempo, io lentamente vado con gli ordini del giorno su cui c’è parere favorevole. Stiamo ritirando le tessere, calma. Onorevole Palese, il Presidente, non ci crederà, ma sa quello che deve fare. Ha appena detto che, siccome c’è la fila per ritirare la tessere, procede molto lentamente. Non ho neanche messo in voto un ordine del giorno. La ringrazio per la collaborazione, onorevole Palese.
  Comunico che l'ordine del giorno Marotta n. 9/4280/19 è stato ritirato.
  Quindi, sempre pregando di accelerare nella consegna delle tessere... onorevole Molteni, lei che è sempre così disciplinato in Aula e pronto deve avere pazienza e tolleranza verso i colleghi che sono un pochino più ritardatari; alcuni, come lei può notare.
  Intanto, nell'attesa che i colleghi prendano le tessere, volevo sapere dall'onorevole Minardo: l'ordine del giorno Minardo n. 9/4280/1 è accolto, quindi, va bene così.
  Poi, chiedo all'onorevole Boccadutri, se è in Aula, se accetta la raccomandazione, con riferimento al suo ordine del giorno n. 9/4280/2: mi pare di sì. Bene.
  Onorevole Nesi, sul suo ordine del giorno n. 9/4280/3 il parere è favorevole, e presumo, quindi, che non lo si voglia votare. Bene.
  Sull'ordine del giorno Arlotti n. 9/4280/4 c’è una proposta di riformulazione: non vedo l'onorevole Arlotti, ma vedo l'onorevole Fontana che mi fa segno che viene accettata.
  Anche sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/4280/5 c’è una proposta di riformulazione: l'onorevole è d'accordo con la riformulazione.
  L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4280/6 è accolto, e presumo che non si chieda la messa in votazione.
  Sull'ordine del giorno Becattini n. 9/4280/7 c’è una proposta di riformulazione: mi pare che anche in questo caso viene accolta la riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Dellai n. 9/4280/8 c’è un parere favorevole: presumo che non si chieda la messa ai voti. Onorevole Dellai, mi conferma ? Benissimo.
  Ordine del giorno Burtone n. 9/4280/9: c’è una proposta di riformulazione da parte del Governo che viene accettata dall'onorevole Burtone.
  Se voi siete d'accordo, per accelerare i tempi, accantonerei gli ordini del giorno su cui c’è parere contrario e proseguirei ad esaminare quelli su cui c’è parere favorevole, per dar modo ai colleghi di entrare in Aula, visto che c’è ancora fila.
  Quindi, accantoniamo l'ordine del giorno Marcon n. 9/4280/10.
  Ordine del giorno Paglia n. 9/4280/11: c’è una proposta di riformulazione che viene accolta. Bene, quindi non viene posto in votazione.
  Accantoniamo l'ordine del giorno Melilla n. 9/4280/12.
  Sull'ordine del giorno Fassina n. 9/4280/13 c’è una proposta di riformulazione: onorevole Paglia mi dà lei un cenno ? Viene accolta la proposta di riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Pannarale n. 9/4280/14 c’è un parere favorevole: presumo che non si chieda la messa in votazione.
  Poi abbiamo un invito al ritiro sull'ordine del giorno Placido n. 9/4280/15 e, quindi, lo accantoniamo.
  Sull'ordine del giorno Marzano n. 9/4280/16 c’è un parere favorevole: presumo che non si chieda la messa in votazione. Così come sugli ordini del giorno Paola Boldrini n. 9/4280/17 e Tino Iannuzzi n. 9/4280/18: c’è un parere favorevole e non si chiede la messa in votazione.
  Accantoniamo i successivi ordini del giorno Allasia n. 9/4280/20 e Attaguile n. 9/4280/21.
  Sull'ordine del giorno Bossi n. 9/4280/22 c’è un parere favorevole: presumo Pag. 33che non si chieda la messa in votazione. Così come sugli ordini del giorno Caparini n. 9/4280/23 e Castiello n. 9/4280/24: c’è un parere favorevole e non si chiede la messa in votazione.
  Sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/4280/25 c’è un invito al ritiro e lo accantoniamo.
  L'onorevole Rondini accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4280/26.
  Accantoniamo i successivi ordini del giorno Borghesi n. 9/4280/27, Busin n. 9/4280/28, Gianluca Pini n. 9/4280/29 e Grimoldi n. 9/4280/30, perché c’è un parere contrario.
  Ordine del giorno Invernizzi n. 9/4280/31: c’è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Così come sull'ordine del giorno Molteni n. 9/4280/32 c’è una proposta di riformulazione, che viene accolta.
  Anche sull'ordine del giorno Pagano n. 9/4280/33 c’è una proposta di riformulazione: presumo che sia accolta.
  Accantoniamo i successivi ordini del giorno Picchi n. 9/4280/34, Giancarlo Giorgetti n. 9/4280/35 e Guidesi n. 9/4280/36.
  Sugli ordini del giorno Saltamartini n. 9/4280/37 e Simonetti n. 9/4280/38 sono accolti come raccomandazione: va bene.
  Sull'ordine del giorno Donati n. 9/4280/39 c’è un parere favorevole: presumo che non si chieda la messa in votazione. Così come sull'ordine del giorno Marco di Maio n. 9/4280/40: c’è un parere favorevole e non si chiede la messa in votazione.
  Onorevole Laffranco, c’è una proposta di riformulazione sull'ordine del giorno n. 9/4280/41. Prego.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, noi accogliamo favorevolmente il parere favorevole al secondo comma e, quindi, accettiamo di espungere la prima parte, anche se reputiamo che si tratti, comunque, di una parte che prima o poi andrà affrontata.

  PRESIDENTE. È, dunque, accolta la riformulazione.
  Sull'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/4280/42 c’è un parere favorevole: presumo che non si chieda la messa in votazione.
  L'onorevole Occhiuto accoglie la proposta di raccomandazione del suo ordine del giorno n. 9/4280/43.
  Sull'ordine del giorno Crimi n. 9/4280/44 c’è un parere favorevole: presumo che non si chieda la messa in votazione. Così come sull'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/4280/45: c’è un parere favorevole e non si chiede la messa in votazione.
  Accantoniamo l'ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/4280/46.
  A questo punto, se tutti i colleghi hanno preso le tessere, iniziano a votare gli ordini del giorno accantonati che avevano un parere contrario da parte del Governo.
  Siamo all'ordine del giorno Marcon n. 9/4280/10. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcon n. 9/4280/10, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melilla n. 9/4280/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Sull'ordine del giorno Placido n. 9/4280/15 vi è un invito al ritiro: è accolto l'invito al ritiro, quindi non lo poniamo in Pag. 34votazione. Ordine del giorno Allasia n. 9/4280/20, vi è il parere contrario del Governo, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4280/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Il Governo chiede di parlare ? Onorevole Baretta, l'ordine del giorno Marotta n. 9/4280/19 è stato ritirato, quindi non si deve votare. Scusate, revoco l'indizione della votazione. Siamo all'ordine del giorno Allasia n. 9/4280/20.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4280/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/4280/21, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/4280/25 c’è un invito al ritiro: prendo atto che si insiste per la votazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/4280/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/4280/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/4280/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4280/29, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Ordine del giorno Grimoldi n. 9/4280/30, su cui vi è il parere contrario del Governo: prendo atto che l'onorevole Laffranco aggiunge la sua firma all'ordine del giorno. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4280/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 35
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Picchi n. 9/4280/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4280/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/4280/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/4280/46, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale avrà luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 9. Seguirà il voto finale.

Sostituzione di un deputato componente della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle dimissioni del deputato Andrea Causin e sulla base di un'intesa intercorsa tra i gruppi interessati, la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO l'onorevole Antonino Bosco.

Interventi di fine seduta (ore 18,13).

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo per sollecitare una risposta dei Ministri dell'interno e della salute: sono interrogazioni che riguardano il problema che è venuto fuori in Sicilia a seguito di numerosi fatti di violenza nei confronti dei medici e del personale sanitario.
  Ormai siamo in una condizione di insicurezza nei reparti di pronto soccorso e quindi è necessario che da parte del Ministro dell'interno si consideri l'opportunità di ripristinare il posto di Polizia in tanti pronto soccorso e aggiungo che c’è anche la necessità di chiudere subito la vicenda che riguarda la rete ospedaliera, in modo da promuovere i concorsi e mettere in condizione questi reparti di operare al meglio.
  Non c’è nessuna giustificazione per quello che è accaduto, specie nei confronti di coloro i quali commettono atti di violenza, però mettere in sicurezza i reparti Pag. 36significa anche dare la possibilità di praticare al meglio l'azione sanitaria e quindi l'opportunità di avviare subito i concorsi e rendere operativi i reparti significa ripristinare sicurezza, ma anche diritto alla salute dei siciliani.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. A fine di gennaio del 2016, cioè più di un anno fa, questa Assemblea approvò all'unanimità il testo di una mozione che trattava il tema dell'utilizzo distorto dello strumento degli autovelox e la impropria destinazione dei proventi derivanti dalle multe appunto comminate grazie all'utilizzo di questi strumenti elettronici.
  Ad oltre un anno dall'approvazione di questa mozione, approvazione unanime con il consenso del Governo, riformulata dal Governo, noi non abbiamo avuto alcun esito.
  La mozione impegnava il Governo a cambiare le regole del gioco, a immaginare e a portare avanti, nel codice della strada, meccanismi sanzionatori dei comuni che utilizzassero pratiche distorte e vessatorie nei confronti dei cittadini.
  Il Governo stesso, su propria iniziativa, Presidente, si impegnava a depositare, entro il settembre dell'anno in corso – parliamo dello scorso anno – una relazione al Parlamento su quali fossero i comuni virtuosi e quali non lo fossero.
  Ecco, di tutto questo, Presidente, non c’è traccia.
  Quindi non posso chiederlo in questa sede al Governo, lo lascio agli atti, ma credo che sia buona creanza, ancorché il Governo sia formalmente cambiato, che però si dia corso e seguito agli impegni che hanno preso lo stesso Ministro e lo stesso sottosegretario – sono stati confermati –; impegni che lo stesso sottosegretario che c'era prima ha preso in Aula ed è oggi attualmente in carica.
  Quindi ci aspettiamo che prima o poi, prima della fine della legislatura – che non dipende né da noi né da altri – il Governo dia corso a questi impegni, perché non possono essere vessati i cittadini incolpevoli e inconsapevoli.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 16 febbraio 2017, alle 9:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (Approvato dal Senato) (C. 4280).
  — Relatori: Pilozzi (per la V Commissione) e Petrini (per la VI Commissione), per la maggioranza; Sibilia, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   NESCI ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale (C. 3113-A).
   e dell'abbinata proposta di legge: GIUSEPPE GUERINI ed altri (C. 3675).
  — Relatrice: Nesci.

Pag. 37

  3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   FUCCI; FUCCI; GRILLO ed altri; CALABRÒ ed altri; VARGIU ed altri; MIOTTO ed altri; MONCHIERO ed altri; FORMISANO: Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 259-262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-B).
  – Relatori: Gelli, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  La seduta termina alle 18,15.

Pag. 38

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI
EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
  nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 6 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
  nelle votazioni n. 4 e n. 5 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
  nella votazione n. 6 la deputata Bueno ha segnalato che non è riuscita a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. odg 9/4280/10 393 382 11 192 108 274 28 Resp.
2 Nom. odg 9/4280/12 395 369 26 185 95 274 28 Resp.
3 Nom. odg 9/4280/20 398 389 9 195 111 278 28 Resp.
4 Nom. odg 9/4280/21 401 392 9 197 111 281 28 Resp.
5 Nom. odg 9/4280/25 406 395 11 198 113 282 28 Resp.
6 Nom. odg 9/4280/27 399 390 9 196 113 277 28 Resp.
7 Nom. odg 9/4280/28 408 398 10 200 114 284 28 Resp.
8 Nom. odg 9/4280/29 398 390 8 196 110 280 28 Resp.
9 Nom. odg 9/4280/30 403 397 6 199 114 283 28 Resp.
10 Nom. odg 9/4280/34 402 395 7 198 116 279 28 Resp.
11 Nom. odg 9/4280/35 413 405 8 203 117 288 28 Resp.
12 Nom. odg 9/4280/36 409 402 7 202 115 287 28 Resp.
13 Nom. odg 9/4280/46 407 398 9 200 109 289 28 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.