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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 725 di martedì 17 gennaio 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 11,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 gennaio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amoddio, Artini, Baretta, Boccia, Catania, Coppola, Damiano, De Menech, Epifani, Giorgis, Mannino, Mazziotti Di Celso, Meta, Piccoli Nardelli, Scanu, Schullian, Sereni, Sottanelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a salvaguardare la produzione casearia italiana, anche in relazione alla procedura di infrazione avviata nei confronti dell'Italia con riferimento al divieto di utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggi – nn. 3-01605, 3-02696 e 3-02697)

  PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Melilla n. 3-01605, Cenni ed altri n. 3-02696 e Pili n. 3-02697 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni). Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, considerata l'analogia delle questioni rappresentate nelle interrogazioni, ho ritenuto utile fornire una risposta congiunta.
  Innanzitutto mi preme far presente che anche a livello europeo il Ministero ha fortemente sostenuto in questi ultimi due anni la necessità di una normativa europea per la corretta e trasparente applicazione dell'etichettatura dei prodotti, per non indurre il consumatore a ritenere un prodotto italiano che tale non è.
  Peraltro, la tutela dell'agroalimentare made in Italy è uno degli obiettivi primari che intendiamo conseguire anche a salvaguardia dei territori e delle imprese che operano in questo settore. Le nostre richieste riguardano anche l'uso esclusivo delle denominazioni protette e l'impedimento Pag. 2dell'impiego di denominazioni che possono richiamare l'origine italiana di produzione realizzata in altri Paesi, che, oltre a trarre in inganno il consumatore, producono gravi effetti economici e d'immagine ai prodotti italiani.
  Siamo stati sempre contrari ad adeguare la nostra normativa sul divieto dell'uso del latte in polvere per i formaggi e, proprio per preservare l'attuale impianto normativo, abbiamo già formulato le controdeduzioni di competenza in merito a quanto sostenuto nella predetta diffida della Commissione, che ad oggi non ha fatto pervenire osservazioni al riguardo.
  Per i prodotti lattiero-caseari, poi, abbiamo ottenuto un risultato storico proprio sul fronte dell'etichettatura d'origine. Lo scorso dicembre, infatti, il Ministro Martina e il Ministro Calenda hanno sottoscritto un decreto che introduce in etichetta l'indicazione obbligatoria d'origine per i prodotti lattiero-caseari in Italia, con il via libera dell'Unione europea.
  La firma, poi, segue il parere positivo delle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato, che sono state impegnate in questo dibattito, e l'intesa che è stata raggiunta in sede di Conferenza Stato-regioni. Con questo nuovo sistema – una vera e propria sperimentazione in Italia – sarà possibile indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come il latte UHT, il burro, lo yogurt, la mozzarella, i formaggi e i latticini. Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e al latte di ogni altra origine animale. Il decreto prevede che il latte e i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente l'indicazione dell'origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, in maniera visibile e soprattutto che sia facilmente leggibile. Sono esclusi solo i prodotti DOP e IGP che hanno già disciplinari relativi all'origine e il latte fresco già tracciato. Si tratta, quindi, di un'ulteriore conquista che ci permetterà di rafforzare la trasparenza delle informazioni al consumatore – uno degli obiettivi principali a cui abbiamo lavorato, quello della trasparenza dell'informazione al consumatore – e difendere l'eccellenza del made in Italy, obiettivi sempre difesi e che sono stati sostenuti sempre in sede nazionale, ma anche e soprattutto in sede europea.
  L'Italia, quindi, si pone all'avanguardia in una sperimentazione sulla massima trasparenza dell'informazione al consumatore. Il nostro obiettivo è che questa legge, poi, sia estesa a tutta l'Unione europea, dando così strumenti di competitività e tutela del reddito ai nostri produttori.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Sono soddisfatto della risposta del Governo.
  Noi abbiamo voluto raccogliere una protesta dei produttori e dei consumatori, in particolare della Confederazione italiana degli agricoltori, della Coldiretti, della Confagricoltura, che, appena Il Corriere della Sera pubblicò questa notizia della diffida dell'Unione europea, si mobilitarono e, insieme ai produttori, si sono mobilitati anche i consumatori. Noi non dimentichiamo mai le tante truffe ai danni della salute dei cittadini, che produttori spregiudicati non italiani fanno, confondendo i prodotti e quindi ingannando i consumatori, anche attraverso dei prezzi particolarmente competitivi, perché basati proprio su materie prime utilizzate che costano molto meno di quelle fresche e genuine, che invece sono utilizzate dai produttori italiani. La tracciabilità dei prodotti è la stella polare su cui dobbiamo lavorare anche per difendere una produzione nazionale di qualità, una eccellenza del made in Italy, com’è appunto la produzione derivante dal latte.
  Quindi noi vogliamo, da questo punto di vista, manifestare il nostro impegno, affinché il Governo possa estendere in Europa una normativa avanzata come quella italiana, perché l'Europa non dev'essere soltanto l'austerità, non dev'essere soltanto il grigiore e la burocrazia di chi non punta sulle produzioni tipiche di Pag. 3qualità. No, l'Europa deve essere anche questo modo di difendere la salute dei cittadini e di elevare la produzione della nostra agricoltura.

  PRESIDENTE. L'onorevole Susanna Cenni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  SUSANNA CENNI. Grazie, Presidente. Ovviamente sì, sono soddisfatta, anche se vorrei ricordare che l'interrogazione è del luglio 2015; quindi, se le interrogazioni, come gli yogurt, avessero una scadenza, saremmo assolutamente fuori tempo massimo. Però, ringrazio il sottosegretario e soprattutto ringrazio il lavoro che il Governo ha svolto in questo lasso di tempo con un'iniziativa importante come quella che veniva ricordata – il decreto, un lavoro anche di negoziazione nei confronti dell'Europa, per ribadire la posizione del nostro Paese –, quindi la scelta di tracciare e rendere riconoscibile il prodotto e tutto quello che sta dietro al prodotto ai consumatori, in modo da dire ai consumatori la verità e consentire ai consumatori di scegliere.
  In questo periodo ci sono stati tanti problemi, che hanno vissuto soprattutto gli allevatori, legati al prezzo del latte, un prezzo che ha visto periodi di discesa molto pesanti e che ha penalizzato prima di tutto gli allevatori e poi anche l'intera filiera del latte. Mi piace ricordarlo, perché noi stiamo parlando di una fetta del mondo agricolo che è quella forse più fragile. Stiamo anche parlando di una parte dell'attività del mondo agricolo che spesso è l'unica attività economica presente nelle aree montane e disagiate. Credo sia anche giusto – ringraziando per la risposta, ma soprattutto per l'iniziativa determinata del Ministro Martina e del Governo in questa direzione –, credo sia giusto cogliere quest'occasione anche per ricordare le difficoltà che stanno tuttora vivendo gli allevatori nelle aree colpite dal terremoto e in questi giorni dall'inclemenza del maltempo. Quindi, grazie ancora, confermo di essere soddisfatta della risposta.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Lo richiamava qualcuno, questa interrogazione è del 1o luglio del 2015 e sono seguite poi quelle degli altri colleghi. Quindi, già questo riferimento temporale non mi consente di dichiararmi in alcun modo soddisfatto, perché è evidente che è intercorso, dall'allarme lanciato, un tempo eccessivo, soprattutto perché stiamo parlando di mercati, stiamo parlando di intromissione nel mercato della qualità di prodotti, per esempio quelli realizzati appunto con latte in polvere, che sostanzialmente hanno minato, in alcune realtà in alcuni mercati, per esempio quello americano, la presenza del prodotto di qualità del nostro Paese.
  Cito soltanto gli ultimi dati, con il crollo, anzi il tracollo, del pecorino romano negli Stati Uniti per quanto riguarda il prodotto da grattugia: l'Italia ha perso il 25 per cento di quota e, dall'altra, però, non siamo stati in grado di intervenire nell'evoluzione del mercato americano, quindi con sostanziali ricerche anche di ulteriori qualità.
  A questo, però, alle dichiarazioni del Governo, tardivo nei provvedimenti e tardivo nelle dichiarazioni, emerge una discrasia di fondo: il Governo oggi ha detto: dobbiamo combattere le imitazioni e le speculazioni sul nostro prodotto. In realtà, il Governo, questo Governo, sta avallando speculazioni e tutte le manipolazioni di mercato che stanno avvenendo, per esempio, sul pecorino romano. Infatti, non sfuggirà che il Ministero dello sviluppo economico ha registrato il marchio «cacio romano», quindi con il nome proprio del pecorino, e lo ha trasmesso alla registrazione, cosa che è stata fatta senza che il Ministero dell'agricoltura, pur avendone l'obbligo, intervenisse per bloccare quella che era, chiarissimamente, un'aggressione al mercato del pecorino romano prodotto, nel 90 per cento e oltre, in Sardegna, e quindi creando un possibile tentativo di speculazione e anche di demolizione del Pag. 4marchio e della unitarietà della produzione del pecorino romano fatto in Sardegna, che aveva mercato di grande qualità.
  Questo significa attentare a quel sistema di qualità che è stato messo in campo, appunto, con le DOP e che, sostanzialmente, oggi sta portando ad un prezzo del latte in Sardegna sotto lo 0,60, e sta andando verso lo 0,50, e il Governo e la stessa regione sarda non sono stati in grado di attivare un processo di certificazione di quantità e di qualità, ed hanno lasciato ad alcuni speculatori, ad alcuni grossi gruppi, la possibilità di realizzare, appunto, una grave speculazione. Quindi c’è una discrasia tra quello che dite e quello che fate, perché non siete stati in grado di creare un’authority di governo della quantità e qualità del sistema, che consentisse di certificare in maniera inopinabile davvero il quantitativo di latte di pecore o di vino prodotti e conseguentemente la loro produzione sul mercato; l'incrocio tra la domanda e l'offerta, che non si è riusciti a intercettare o non si è voluto intercettare, proprio per funzionalizzare rispetto a quelle speculazioni che si stanno verificando. Basti soltanto dire che il pecorino romano oggi è venduto in Sardegna a 6, 7, 8 euro massimo e viene commercializzato negli Stati Uniti e in Italia ad oltre 25, 30 e 40 euro al chilo. Quindi, è evidente che c’è una discrasia forte e chiara che questo Governo sta in qualche modo avallando e non cercando, invece, di reprimere.
  È evidente che questa potenzialità il Governo ce l'ha; basterebbe richiamare l'osservatorio dell'ISMEA per rendersi conto, sostanzialmente, che non vi è alcun aggiornamento e che l'unico settore che viene sostanzialmente abbandonato da questo punto di vista è, appunto, quello del pecorino romano, della quantificazione e della produzione di latte ovino e, conseguentemente, la sua trasformazione.
  Credo che sia fondamentale questo aspetto, il Governo su questo versante sta in silenzio, il Ministro Martina continua a fare promesse quasi referendarie, come se il referendum non fosse mai avvenuto, in realtà servono risposte concrete per un settore che ha bisogno, oggi, di risposte positive.

(Intendimenti in merito all'adozione del bando per un nuovo concorso per dirigenti scolastici – n. 3-02651)

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bechis ed altri n. 3-02651 (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Sì, grazie, Presidente, l'interrogazione a cui si risponde verte sulla situazione lavorativa dei dirigenti scolastici. Gli onorevoli interroganti propongono l'assunzione di iniziative finalizzate ad agevolare lo svolgimento delle numerose e fondamentali funzioni che questo personale è chiamato ad adempiere e chiedono, in particolare, di conoscere entro quali tempi verrà bandito il nuovo corso-concorso per coprire gli attuali vuoti di organico che determinano il fenomeno delle cosiddette reggenze.
  Si ricorda, al riguardo, che le procedure relative all'indizione e allo svolgimento del concorso a posti di dirigente scolastico sono stati oggetto di diverse modifiche normative, che si sono succedute negli ultimi anni.
  Il comma 217 della legge di stabilità per l'anno 2016 ha nuovamente trasferito, direi finalmente, la competenza relativa al corso-concorso per dirigenti scolastici dalla Scuola nazionale dell'amministrazione al Ministero, stabilendo che, con decreto del Ministro, siano definite le modalità di svolgimento della procedura concorsuale, la durata del corso e le forme di valutazione dei candidati che saranno ammessi.
  L'Amministrazione, dopo questa scelta normativa, ha pertanto provveduto a definire il relativo Regolamento, che è stato trasmesso al Consiglio superiore della Pag. 5pubblica istruzione. Si è, infatti, ritenuto opportuno avvalersi anche della consulenza tecnico-scientifica del Consiglio superiore della Pubblica istruzione, nonostante il relativo parere non sia nel caso in questione prescritto dalla legge. Il Consiglio superiore si è pronunciato in data 13 luglio 2016.
  Anche il Consiglio di Stato ha espresso il prescritto parere e, quindi, il regolamento potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dopo la comunicazione, che avverrà a brevissimo, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, e il visto e la registrazione della stessa Corte dei conti. Terminato questo iter, si procederà a chiedere al Ministro della funzione pubblica e al MEF l'autorizzazione a bandire il corso-concorso. Quindi, si indirà. Io seguirò personalmente, anche in termini di tempi, questa procedura, così da completarla veramente nel giro di pochissimo tempo.
  È intenzione del Ministro bandire il corso-concorso per tutti i posti vacanti disponibili nell'anno scolastico 2016-2017, nonché per quelli che si renderanno tali nel successivo triennio. Questo dovrebbe consentire di eliminare l'annoso fenomeno delle cosiddette reggenze.
  Si ricorda, inoltre, che, per questo anno scolastico, sono state autorizzate 285 immissioni in ruolo. In conclusione, si evidenzia che il Governo e l'Amministrazione prestano la massima attenzione nei confronti di questa categoria e ciò proprio per le considerazioni che sono state anche elencate e suggerite proprio nell'atto parlamentare. Questo è testimoniato anche dalla norma – che sarà nota sicuramente ai parlamentari che hanno presentato l'interrogazione – che è stata introdotta proprio con l'articolo 1, comma 86, della legge n. 107 del 2015: quella norma definiva che, in ragione delle competenze attribuite ai dirigenti scolastici, il Fondo unico nazionale è stato incrementato per la retribuzione di posizioni fisse e variabili, anche per la retribuzione di risultato di questi dirigenti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bechis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario, niente di nuovo sul fronte, perché comunque sono notizie che sono già uscite da diverso tempo. Da anni, infatti, i dirigenti scolastici si stanno facendo carico della sostenibilità dell'intero sistema nei territori, dovendo assumere continue reggenze di scuole senza titolari. Solo nella provincia di Roma, nel corrente anno scolastico, sono state affidate a reggenza oltre cento scuole. Altrettanto è stato fatto in proporzione in tutta Italia e la situazione dello scorso anno è stata del tutto simile.
  Tralasciando la parte economica e ricordando soltanto che una reggenza costa allo Stato 9 mila euro lordi anni, mentre un dirigente ha come stipendio circa 50 mila euro lordi annui, è chiaro che lo Stato, per ogni preside reggente, guadagna dei 25 ai 30 mila euro l'anno, senza tener conto che chi accetta quel ruolo non ha neppure diritto al rimborso delle spese di viaggio per i continui spostamenti e i compensi vengono retribuiti con ritardi incredibili, ritardi addirittura di anni: un eccezionale risparmio, accumulato sulle spalle dei dirigenti scolastici, che va a discapito del diritto allo studio dei nostri ragazzi, compromettendo fortemente la qualità della scuola.
  Vi riporto l'esempio dell'Istituto commerciale Arangio Ruiz di Roma – istituto d'eccellenza nazionale, i cui studenti storicamente sono tra i migliori in Italia per successo sia nell'inserimento lavorativo post-diploma, sia per successo negli studi universitari –, devastato dopo solo un anno e mezzo di reggenze: quest'anno non hanno formato nessuna classe prima, oltre ad aver perso la storica ed eccellente sezione di commerciale, che è stata attribuita ad una sezione turistica. Oppure l'Istituto tecnico-industriale Hertz di Roma, già scuola prestigiosa con i migliori laboratori scientifici, dopo vari anni di reggenze ha perso autonomia scolastica perché è scesa ben al di sotto del limite dei Pag. 6600 alunni. E analogo discorso va fatto per il prestigiosissimo liceo Cicerone di Frascati e i docenti esperti di Roma lo conoscono: le reggenze, qui, hanno dato un deciso contributo alla perdita dell'autonomia scolastica.
  È vero che, in base alla legge n. 107 del 2015, questi istituti sarebbero dovuti essere affidati ai neo-assunti del potenziamento, oltretutto privi di esperienza. In effetti, il concorso per dirigenti scolastici rimane bloccato per via delle necessità di modificare l'ordinamento e il regolamento sulla base delle novità introdotte dalla legge n. 107 del 2015 che, non solo non prevede affatto il passaggio di mano tra il MIUR, impreparato a gestire questo tipo di formazione, e la Scuola nazionale dell'amministrazione, ma non va nemmeno a modificare il contenuto dell'articolo 17 del decreto-legge n. 104 del 2013, approvato durante il Governo Letta, in particolare dove si dice che il corso-concorso per dirigenti scolastici si svolge presso la Scuola nazionale dell'amministrazione. Il bando è stato dapprima annunciato per il mese di giugno del 2016, poi è stato prorogato per l'autunno, ora rientra tra le linee di indirizzo della neo Ministra, ma non ha ancora una data certa e non si sa, neanche, a che punto siano i lavori.
  Lo ribadisco, sottosegretario: senza il concorso si rischia di avere la metà di scuole in reggenze, con tutte le problematiche che ne derivano.

(Iniziative di competenza volte a verificare la salubrità dell'acqua potabile nel territorio di Casamassima, in provincia di Bari – n. 3-02258)

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Losacco n. 3-02258 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Si risponde all'interrogazione in esame sulla base degli elementi pervenuti dall'azienda sanitaria locale della provincia di Bari per tramite della competente prefettura.
  In data 6 maggio 2016 il Servizio igiene, alimenti e nutrizione del dipartimento di prevenzione dell'ASL di Bari riceveva dall'Acquedotto pugliese comunicazione relativa alla non conformità alla norma dell'acqua distribuita in rete in Casamassima e invitava ad adottare il provvedimento di interdizione all'uso potabile della stessa nella strada interessata e in altre limitrofe. Non pervenivano rapporti di prova di quanto dichiarato dalla suddetta PEC. Il responsabile SIAN procedeva a richiedere al sindaco di Casamassima l'adozione di un'ordinanza contingibile ed urgente di divieto ad uso potabile dell'acqua distribuita in rete oltre che di quella accumulata nelle riserve idriche private della zona segnalata dal detto Acquedotto, nonché a chiedere all'AQP di consentire l'accesso ai rubinetti unidirezionali, sospendere l'erogazione idrica in rete nelle zone già citate e effettuare tutti gli interventi del caso. Nel pomeriggio dello stesso giorno il SIAN, in contraddittorio con AQP, procedeva al prelevamento di campioni per l'effettuazione degli esami di verifica microbiologici da parte dell'ARPA Puglia dai rubinetti unidirezionali della strada segnalata dall'AQP e in quelle circostanti, don Mimani e Marconi. Nella stessa data il sindaco di Casamassima, con l'ordinanza n. 21, protocollo n. 9072, prescriveva il divieto di utilizzo dell'acqua ai fini potabili limitatamente alla zona interessata, compresa tra via Petrarca, via Adelfi e la strada provinciale 42 fino a via don Minzoni, con l'incrocio di via Genio. Sabato 7 il sindaco del comune di Casamassima emetteva l'ordinanza n. 22 avente ad oggetto: ordinanza e divieto di utilizzo dell'acqua ai fini potabili, con la quale estendeva il divieto suddetto a tutta la popolazione di Casamassima, sia per le utenze private sia per quelle pubbliche, ricorrendo a ragioni di prudenza all'esito di ulteriori campionamenti su tutto il territorio. Non pervenivano comunicazioni da AQP in merito all'effettiva diffusione dell'inquinamento.Pag. 7
  Nella mattina di lunedì 9 maggio il personale del SIAN, in contraddittorio con AQP, provvedeva al prelevamento di campioni per l'effettuazione di esami di verifica microbiologici da parte dell'ARPA Puglia, dai medesimi rubinetti unidirezionali già oggetto di campionamento il venerdì precedente. Nella stessa data pervenivano da AQP le comunicazioni di avvenuta riparazione della condotta ove si era verificata la rottura e di avvenuta dismissione sia della condotta che del serbatoio inquinato, nonché le mappe delle reti di adduzione del comune di Casamassima. Nella mattinata di martedì 10 maggio pervenivano dall'ARPA i rapporti di prova dei campioni prelevati venerdì 6 maggio da cui si evinceva che in tutti i campioni i parametri analizzati superavano i limiti tabellari previsti dal decreto legislativo n. 31 del 2001. Le non conformità riscontrate deponevano per una contaminazione essenzialmente di origine ambientale, ossia una contaminazione dell'acqua da terreno, in particolare in ragione del numero di clostridium perfrigens e dell'assenza di enterococchi. Nella mattina di mercoledì 11 maggio, personale del SIAN, in contraddittorio con l'AQP, procedeva ad un ulteriore prelevamento di campioni per l'effettuazione degli esami di verifica microbiologici e chimici da parte dell'ARPA Puglia dai medesimi rubinetti unidirezionali delle precitate strade.
  Nella mattinata di venerdì 13 maggio pervenivano dall'ARPA rapporti di prova dei campioni prelevati lunedì 9 maggio da cui si evinceva che, rispetto ai rapporti di prova dei campioni prelevati in data 6 maggio, la situazione del 9 appariva migliorata, quantunque persistesse non conformità rispetto ai valori previsti dalla norma. Nella mattinata di domenica 15 maggio pervenivano dall'ARPA rapporti di prova dei campioni prelevati mercoledì 11, dai cui valori si evinceva che in data 11 maggio l'acqua distribuita in rete si presentava conforme a quanto previsto dalle vigenti norme in materia di qualità delle acque destinate al consumo umano. In data 20 maggio i campioni di acqua distribuiti in rete prelevati in data 16 si presentavano conformi a quanto previsto dalle vigenti norme in materia di qualità dell'acqua destinata al consumo umano. In data 25 maggio 2016 il SIAN, area sud del dipartimento di prevenzione comunicava al sindaco del comune di Casamassima che «si ritiene che fossero venute meno le condizioni che lo indussero ad adottare l'ordinanza sindacale n. 22 del 7 maggio 2016». In data 21 maggio 2016 con ordinanza n. 25 il sindaco revocava l'ordinanza sindacale n. 22.
  Relativamente agli aspetti epidemiologici si rappresenta che i casi di gastroenteriti verificatesi nel comune di Casamassima, come da notifiche pervenute al dipartimento di prevenzione, sono quantificati in 247; nello specifico, 14 casi sono stati trattati in regime di ricovero, 7 casi sono stati trattati al pronto soccorso e 226 casi sono stati trattati ambulatorialmente da pediatri di libera scelta e medici di medicina generale del comune di Casamassima. Le prime notifiche sono pervenute al dipartimento di prevenzione in data 9 maggio 2016, l'ultimo caso è stato notificato in data 26 maggio 2016. Dalle relative inchieste epidemiologiche è emerso che la prima manifestazione di sintomatologia gastroenterica risale al 2 maggio 2016 in soggetto ricoverato presso il P.O. Fallacara di Triggiano. Al fine di un corretto monitoraggio dell'andamento epidemiologico dell'evento, il dipartimento di prevenzione ha provveduto a dare indicazioni e linee operative ai PP.OO della provincia, ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. È stato individuato il laboratorio di analisi Fallacara di Triggiano quale laboratorio ed è stato effettuato, altresì, uno studio relativo alla distribuzione dei casi di gastroenterite rispetto al territorio di Casamassima con georeferenziazione degli stessi e dei punti di campionamento dell'acqua effettuati da ASL (SIAN) e dall'AQP.
  Il dipartimento di prevenzione ha attivato un punto di comunicazione a disposizione dei cittadini del comune, attraverso l'indirizzo mail sian.acquaviva@asl.bari.it e il numero telefonico 3386912120. Si rappresenta, inoltre, che in coincidenza Pag. 8con gli interventi attuati a Casamassima il SIAN ha effettuato prelievi alle fontanine pubbliche di tutti i comuni circostanti Casamassima oltre che di Gioia del Colle, Mola e Noicattaro.

  PRESIDENTE. L'onorevole Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ALBERTO LOSACCO. Grazie, Presidente. Sì, io mi dichiaro soddisfatto, anche se mi sarei aspettato una risposta più sollecita, perché parliamo di un'interrogazione fatta nel mese di maggio del 2016 e di un caso che riguarda la contaminazione idrica di un comune importante della provincia di Bari con oltre 20.000 abitanti. Ma questo, ovviamente, non riguarda il sottosegretario Faraone che, invece, ringrazio per la puntuale ricostruzione della vicenda e per l'esame approfondito della questione sottoposta attraverso l'atto di sindacato ispettivo. Ritengo che sull'acqua potabile debba esservi una costante azione di vigilanza per garantire la necessaria sicurezza, è un bene fondamentale su cui è indispensabile un'azione di adeguato monitoraggio sulla qualità e sulla salubrità. L'Acquedotto pugliese è il più grande acquedotto d'Europa, ha capacità e competenze di assoluto rilievo e in questa sua attività è bene che sia supportato su tematiche di questo tipo anche da altre istituzioni per evitare il ripetersi di casi come quello di Casamassima. In un tempo in cui vi sono anche minacce batteriologiche usate come armi, è imprescindibile aumentare i parametri di sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche. Ho ritenuto opportuno, a fronte del protrarsi del disagio, che il Governo prestasse la massima attenzione a quanto stava accadendo a Casamassima. Quell'esperienza deve indurci anche a migliorare la reazione a situazioni di disagio; basti osservare quanto purtroppo sta accadendo in queste ore, in questi giorni di maltempo nei territori di Puglia e Basilicata con ghiaccio e neve che hanno mandato in tilt la rete idrica.
  Credo sia opportuno, nell'ambito di un piano acqua d'intesa con le regioni, porre rimedio ad alcune criticità, come quella evidenziata. Sono assolutamente convinto che il Governo saprà agire per il meglio e lavorare per dare il proprio contributo a migliorare sicurezza e qualità dell'acqua della rete idrica.

(Iniziative volte a prevenire e contrastare il virus West Nile, con particolare riferimento alla zona del Polesine in Veneto – n. 3-02431).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Crivellari e Narduolo n. 3-02431 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, il virus West Nile è un virus trasmesso da insetti vettori attualmente presenti nel territorio italiano. Il ciclo biologico è caratterizzato dalla trasmissione tra zanzare ed alcune specie di uccelli selvatici. Attraverso la puntura di zanzara, il virus può passare inoltre dalle popolazioni aviarie ai mammiferi, incluso l'uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusione di sangue e trasmissioni madre-feto in gravidanza. In Italia il primo focolaio di malattia è stato confermato nella tarda estate del 1998, nell'area circostante il Padule di Fucecchio, in Toscana, con alcuni casi clinici nei cavalli. A seguito di tale rilevamento, il Ministero della salute, dal 2002, ha attivato il piano d'azione di sorveglianza, con l'obiettivo di rilevare l'introduzione e monitorare la circolazione del virus sull'intero territorio nazionale. Tale piano ha consentito di identificare, nel 2008, a dieci anni di distanza dal primo focolaio, la circolazione del virus in Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, in uccelli, mammiferi e insetti vettori.
  L'infezione è stata da allora segnalata ogni anno anche nell'uomo. Dal 2008 al 2015 sono stati notificati 173 casi autoctoni di malattia neuroinvasiva da West Nile in otto regioni: Piemonte, Lombardia, Pag. 9Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Basilicata, Puglia e Sardegna. In Italia la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia del virus è regolata da un piano integrato. Le attività di sorveglianza umana non sono state modificate rispetto alla scorsa stagione, e prevedono che vengano individuati e segnalati casi clinici importati (tutto l'anno), autoctoni (da giugno a ottobre), di forme cliniche neuroinvasive nelle aree a dimostrata circolazione. Il piano prevede inoltre la sorveglianza entomologica con l'attuazione di protocolli operativi diversificati in relazione alla presenza o meno di casi umani, basati sia sull'informazione della popolazione che su interventi ordinari di controllo con prodotti larvicidi, al fine di ridurre la presenza di focolai larvali peridomestici di zanzare, sia l'uso di adulticidi in caso di elevata densità delle zanzare.
  In Italia, nello scorso anno, i primi casi umani sono stati notificati in provincia di Bologna, ed hanno portato a un rafforzamento delle misure di controllo nelle zone interessate, intensificando gli interventi di lotta antilarvale ed effettuando interventi straordinari preventivi con adulticidi. In tutta Italia, in totale, al 24 novembre 2016, sono stati notificati 71 casi di infezione; sono inoltre state diramate misure preventive riguardanti trapianti d'organo, tessuti e cellule da trasfusioni di sangue.
  Per quanto riguarda le trasfusioni di sangue, le misure preventive, che consistono nella sospensione temporanea, per 28 giorni, dei donatori di sangue e di emocomponenti che abbiano soggiornato, anche solo per una notte, nei luoghi in cui è stato riscontrato un pool di zanzare positive o positività in animali, sono state già estese a numerose province, incluso il Polesine, al 17 novembre 2016: Alessandria, Bologna, Brescia, Cagliari, Carbonia-Iglesias, Cremona, Ferrara, Forlì-Cesena, Grosseto, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Monza e Brianza, Novara, Nuoro, Ogliastra, Oristano, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Ravenna, Reggio-Emilia, Roma, Rovigo, Siena, Torino, Trapani, Venezia, Verona, Vercelli, Vicenza e Viterbo. Tali misure, in considerazione dell'evidenza epidemiologica e dell'andamento climatico e meteorologico stagionale, sono state prorogate fino al 30 novembre 2016 e sospese su tutto il territorio nazionale dal 1o dicembre 2016. La sospensione temporanea delle donazioni di sangue e di emocomponenti ha interessato anche le persone che abbiano soggiornato, anche solo per una notte, nei Paesi europei ed extraeuropei infetti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  DIEGO CRIVELLARI. Presidente, dico subito che mi dichiaro soddisfatto. È una situazione, quella connessa al virus West Nile, che ha creato, anche in una provincia come la nostra, in Polesine, parecchio allarme.
  Credo che la strada tracciata, anche nella risposta del segretario, sia quella di una prevenzione e di un controllo che forniscano anche al territorio strumenti adeguati per prevenire e controllare una situazione di questo tipo.
  Ovviamente, su questa strada credo che ci sia la possibilità di proseguire per prevenire una manifestazione di questi focolai, garantire quella che è la sicurezza dei cittadini e garantire anche la situazione che poi è connessa, come veniva ricordato, ai trapianti e alle trasfusioni, che vanno comunque vigilate, monitorate e controllate. Più in generale, poi, credo che dobbiamo dotarci di una strategia rispetto a malattie di questo tipo, perché ovviamente alcune ricerche ci dicono che sono anche connesse ai cambiamenti climatici che riguardano un Paese come l'Italia. Da questo punto di vista, credo che debba esserci un'alleanza tra tutte le istituzioni, per monitorare, conoscere e fare in modo che questi episodi, questi focolai, siano il più possibile circoscritti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.Pag. 10
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Cicchitto, Ferrara, Lorenzo Guerini, Antonio Martino, Mucci, Sani, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

  La seduta, sospesa alle 15, è ripresa alle 15,20.

Annunzio del conferimento del titolo di Vice Ministro a sottosegretari di Stato.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 16 gennaio 2017, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la S.V. che, con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'interno, dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai rispettivi Sottosegretari di Stato presso i medesimi Dicasteri dottor Mario Giro, senatore dottor Filippo Bubbico, onorevole dottor Luigi Casero, dottor Enrico Morando, onorevole Teresa Bellanova, senatore professore Andrea Olivero e senatore Riccardo Nencini. Firmato: Paolo Gentiloni».

Su un lutto della deputata Silvia Giordano.

  PRESIDENTE. Comunico all'Assemblea che la deputata Silvia Giordano ha subito un grave lutto: la perdita della madre. Esprimo alla collega, anche a nome di tutta l'Assemblea, la più sentita partecipazione al suo dolore.

In morte dell'onorevole Salvatore Urso.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Salvatore Urso, già membro della Camera dei deputati dalla VI alla XI legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione della relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 18) (ore 15,23).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel Pag. 11gioco lecito e illecito, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 18).
  Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Bindi e Binetti n. 6-00281.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale risoluzione.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Vuole intervenire sull'ordine dei lavori ? Prego, ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Noi abbiamo preso atto della sua comunicazione, nella quale il Presidente del Consiglio ha creato todos caballeros, ma una motivazione di questa generalizzata promozione sul campo il Parlamento la potrebbe anche avere. Ci sarà pure qualche motivo per il quale una pletora di sottosegretari sono diventati illico et immediate Vice Ministri, senza nessuna spiegazione. Una bella infornata di cavalieri nuovi, eh ? Si può sapere se c’è un motivo...

  PRESIDENTE. Io mi sono limitato a fare una comunicazione, poi potete interrogare il Governo con tutti gli strumenti di sindacato ispettivo che avete a disposizione.

  MAURIZIO BIANCONI. Ma anche i sottosegretari...

  PRESIDENTE. Grazie, collega.
  Do ora la parola al rappresentante del Governo per esprimere il parere sulla risoluzione Bindi e Binetti n. 6-00281.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Sì, grazie Presidente. Innanzitutto, voglio esprimere l'apprezzamento del Governo per i contenuti della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
  Il lavoro della Commissione ha consentito di analizzare in maniera approfondita il fenomeno delle infiltrazioni criminali nel gioco lecito ed illecito, orientandosi tanto sugli aspetti più direttamente legati a conseguenze sociali e sanitarie, quali la dipendenza da gioco patologico, quanto verso proposte di misure più efficienti, efficaci ed aggiornate, per la prevenzione e il contrasto dell'azione della malavita comune o di matrice mafiosa nel settore, a fini di riciclaggio o di profitti illeciti.
  In particolare, si condivide la necessità di rendere ancor più efficaci le attività di prevenzione e di contrasto del fenomeno. Al riguardo, appaiono auspicabili interventi volti a introdurre restrizioni in ordine ai requisiti per la partecipazione a gare o a procedure ad evidenza pubblica e per il rilascio, il rinnovo o il mantenimento di concessioni ed autorizzazioni in materia di giochi pubblici in capo a concessionari delle reti online di raccolta di gioco a distanza, nonché l'ampliamento dei delitti ostativi per la partecipazione alle medesime gare.
  Analogamente, pare condivisibile la proposta di una revisione dell'apparato sanzionatorio, penale ed amministrativo, al fine di un più efficace adeguamento al manifestarsi in concreto di comportamenti illeciti.
  Allo stesso tempo, in ordine alle preoccupazioni relative alla mancata conoscenza di eventuali condanne ostative riportate all'estero dagli aspiranti concessionari, sottolineo come ci si sia già dotati di più agevoli strumenti di cooperazione, mediante l'adozione di forme più snelle di riconoscimento ed iscrizione nel casellario delle condanne emesse in ambito europeo. A questo proposito, va richiamata la recente attuazione della decisione quadro 2008/675/GAI con il decreto legislativo n. 73 del 2016. Il Governo è inoltre impegnato Pag. 12nell'attuazione della direttiva (UE) 2015/849 in materia di riciclaggio, essendo quella direttiva un presidio essenziale di legalità e di contrasto del crimine organizzato. Ci si muove in un ambito in cui vanno sicuramente contemperati i principi di libertà di stabilimento con le esigenze di controllo demandate ai singoli Stati nazionali. Su questo punto, la direttiva impone l'adozione di forme di vigilanza e controllo particolarmente penetranti. Proprio in questo scorcio di tempo sta per essere conclusa l'elaborazione dello schema di decreto legislativo di recepimento che mira ad arricchire l'attuale architettura istituzionale con strumenti di regolamentazione adeguati a mitigare e gestire i rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.
  La natura sovranazionale del fenomeno del riciclaggio ha indotto, poi, il nostro Paese a dotarsi di strumenti di cooperazione più ampi, attuando il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca a livello europeo e questo con l'adozione del decreto legislativo n. 137 del 2015. In ordine ai settori del gioco a distanza e delle videolotterie l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, nel condividere le preoccupazioni contenute nella relazione, ha tenuto, tuttavia, ad evidenziare che sono già in campo presìdi di natura tecnica e dispositiva e altri sono contenuti in un provvedimento normativo attualmente sottoposto alla procedura di informazione comunitaria. Per altro verso, è altresì auspicabile l'adozione di regole certe, valevoli sull'intero territorio nazionale, per gli orari degli esercizi commerciali e di misure per la riduzione dell'offerta complessiva del gioco d'azzardo, in modo da evitare comportamenti differenziati delle amministrazioni interessate ed eliminare il contenzioso, anche davanti alla Corte costituzionale, determinato dalle singole legislazioni regionali. La relazione si sofferma, infatti, sugli interventi messi in atto da Stato, regioni e comuni per disincentivare il fenomeno del gioco d'azzardo, ribadendo la necessità di garantire un'attiva partecipazione degli enti locali nell'elaborazione di strategie utili a contrastare la ludopatia e di valutare l'impatto sociale del gioco d'azzardo nelle singole realtà territoriali. In proposito, la Conferenza unificata, il cui coinvolgimento è previsto dalla legge di stabilità 2016, ha avviato dallo scorso anno il confronto sulla regolazione del settore, con l'obiettivo di garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età. In tale sede, la proposta del Governo è stata quella di ridurre l'offerta del gioco pubblico e dunque l'esposizione dello Stato in un settore che, se da un lato garantisce importanti entrate erariali – solo nel 2015 8,7 miliardi, di cui 4,5 dai soli apparati slot –, dall'altro misura conseguenze sociali che non possono essere più trascurate.
  In particolare, il Governo ha proposto una serie di misure il cui fine è quello di realizzare una forte riduzione dell'offerta di gioco, attraverso una sensibile contrazione e concentrazione dei punti vendita e un innalzamento dei loro standard qualitativi, in un'ottica di contrasto della ludopatia. In tale ottica, la prospettata istituzione di un nuovo sistema distributivo del gioco lecito, fondato su diverse articolazioni e tipologie sul territorio dei punti vendita di gioco, potrebbe risultare maggiormente sostenibile sotto il profilo dell'impatto sociale, così come proposto dalla Commissione, e insieme funzionale al più agevole controllo amministrativo e di polizia, con l'effetto finale di concentrare le attività in un numero limitato di luoghi in cui il gioco avvenga in sicurezza e nel rispetto della legge.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,35)

  FILIPPO BUBBICO, Vice ministro dell'Interno. Il confronto è ancora in corso con gli enti locali e le regioni ed è auspicabile chiudere l'accordo in tempi brevi e con la più ampia condivisione tra le parti interessate. Per quanto riguarda l'amministrazione dell'Interno, sottolineo che il Pag. 13dipartimento della pubblica sicurezza si pone come obiettivo il rafforzamento dell'azione di prevenzione e contrasto della criminalità nel settore del gioco. A tal fine, già dal 2002 ha costituito presso le 26 squadre mobili distrettuali appositi nuclei interprovinciali della polizia dei giochi e delle scommesse intesi quali organismi investigativi in grado di condurre una sistematica attività di indagine sulle eventuali aggressioni alla legalità del sistema. Tale dispositivo è coordinato da un nucleo centrale presso il Viminale e si avvale del contributo di una rete di specialisti operanti all'interno di ciascuna squadra mobile non distrettuale. Inoltre, il dipartimento della pubblica sicurezza dispone, dal 2011, di due specifiche articolazioni: l'unità informativa scommesse sportive e il gruppo investigativo scommesse sportive; la prima, composta anche da esperti esterni, dialoga con gli organismi del mondo sportivo e predispone, elaborando le notizie ricevute, idonee strategie di prevenzione e di contrasto, anche interfacciandosi con le polizie straniere; la seconda unità, composta in via esclusiva da investigatori, ha una connotazione spiccatamente operativa, provvedendo al raccordo delle attività di contrasto delle infiltrazioni criminali e di ingerenze criminali nel settore. Va poi ricordato che, nell'ambito del servizio per la cooperazione internazionale di polizia presente nel medesimo dipartimento, è stato individuato il punto di contatto nazionale per il match fixing che sviluppa la cooperazione internazionale di polizia con le correlate attività di formazione e prevenzione, utilizzando una piattaforma sovranazionale per lo scambio di informazioni nel settore, in linea con gli auspici formulati dalla Commissione parlamentare. Inoltre, nel panorama internazionale è noto e frequente il fenomeno degli attacchi informatici per la negazione del servizio cui si riferisce la relazione, attacchi che possono essere rivolti verso target diversissimi, compresi i portali per l'offerta del gioco on line. Le infrastrutture critiche di interesse nazionale monitorate dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, incardinato nel servizio di polizia postale e delle comunicazioni del dipartimento della pubblica sicurezza, sono individuate dall'articolo 1 del decreto del Ministro dell'Interno del 9 gennaio 2008; al momento, tra queste, non rientra l'amministrazione dei Monopoli. L'eventuale individuazione quale struttura critica potrà essere valutata d'intesa con la competente amministrazione finanziaria.
  In conclusione, nel condividere i contenuti della relazione il Governo rimane aperto alla riflessione e al confronto sui temi in esame, ribadendo che i principi cardine della regolazione di tale settore sono la tutela dei giocatori, il rispetto del divieto di gioco per i soggetti minori, la garanzia circa la piena trasparenza della struttura proprietaria e la corretta operatività dei soggetti concessionari. Per tutte queste motivazioni esprimo parere favorevole sulla risoluzione presentata, a prima firma Bindi.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 18)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Il tema del gioco d'azzardo e le conseguenze della ludopatia stanno molto a cuore a noi socialisti, tant’è che in questa legislatura abbiamo presentato una proposta di legge al Senato ed un ordine del giorno alla Camera. In entrambe le iniziative evidenziavamo i rischi che la legalizzazione avrebbe comportato, attraverso l'aumento delle sale giochi, delle videolottery, della continua e incessante pubblicità che invita a giocare e a scommettere. Basti pensare – ho i dati del 2012 – che la spesa degli italiani è stata di circa 85 miliardi di euro, 1.700 euro l'anno a persona, a fronte di un gettito erariale di 8 miliardi (un rapporto di 1 a 10). Se si pensa che nel 2000 la spesa era poco più di 14 miliardi, il fatturato risulta quintuplicato. Pag. 14Questi dati non tengono, poi, conto della rilevante quota del sommerso, che in alcune regioni sfiora il 50 per cento.
  Oggi, però, il tema sono le infiltrazioni mafiose: un ulteriore grave rischio. Ringraziamo la Commissione antimafia per il lavoro svolto e per la relazione presentata dalla presidente Bindi, i cui contenuti, purtroppo, erano facilmente prevedibili. Che il gioco d'azzardo, legale e non, sia terreno di facili infiltrazioni da parte delle associazioni mafiose, per la facilità di enormi guadagni, per l'impossibilità di effettuare continui controlli, per l'opportunità di riciclare denaro sporco, per la scarsità e la lievità delle pene, è cosa che tutti sanno. Il rimedio che ci viene quasi naturale suggerire è una repentina marcia indietro, ma sappiamo che difficilmente sarà accettato. Però, pensiamo che sia possibile fare azione di contrasto attraverso l'inasprimento delle pene – lo chiediamo noi socialisti, da sempre garantisti e sempre contrari ad inasprire l'aspetto punitivo – o attraverso una maggiore trasparenza delle catene societarie che gestiscono in concessione il gioco, da estendere a tutta la filiera, e, infine, attraverso la previsione dell'obbligo di identificazione, introducendo la tessera del giocatore. Voteremo a favore della risoluzione Bindi, che condividiamo pienamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Anche io ringrazio l'onorevole Bindi per questa relazione e mi auguro che, proprio perché viene dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e delle altre associazioni criminali, anche straniere, riesca ad avere una voce più chiara, più forte, più efficace di quanto non sia accaduto con le molteplici interrogazioni e interpellanze in materia di giochi che noi abbiamo presentato nel corso di questa legislatura. Forse, chissà, potrebbe perfino riuscire a smuovere il disegno di legge sul contrasto all'azzardopatia – forse meglio ancora che alla ludopatia –, che giace in Commissione, nonostante l'approvazione generale dei membri della Commissione, dal 26 giugno 2014. Questa nostra sembra veramente la voce di colui che grida nel deserto, perché, in realtà, non siamo riusciti ad ottenere mai dal Governo una parola chiara e operativa in funzione del contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo, avendo come parametro di riferimento sostanzialmente il rischio, per le persone che giocavano, di ammalarsi di azzardopatia, e senza mai ottenere né misure nel senso della prevenzione, oltre che dell'informazione, né misure nel senso della presa in carico delle persone con le loro specifiche difficoltà.
  Ma oggi vi sono degli elementi aggiuntivi gravi che si aggiungono a tutto questo e sono l'infiltrazione mafiosa, la collusione, anche da parte del gioco legale, con le frontiere del gioco illegale, la collusione gravissima con quello che è il fenomeno del riciclaggio, dell'evasione fiscale e, molte volte, anche di una serie di operazioni che portano a peggiorare una situazione che da anni chiede al Governo risposte, che non ottiene. Penso, ad esempio, a quello che è accaduto quando si è trattato di mettere mano alle politiche fiscali sul gioco (non è accaduto nulla), penso a quando si è parlato, nella precedente legge di bilancio e anche in quella di quest'anno, di riduzione delle macchine da gioco (non si è mai ottenuto). Sembra che veramente il Governo, davanti al gioco d'azzardo, sappia essere soltanto silenzioso e – me lo lasci dire – qualche volta veramente complice. Mi auguro che con la risoluzione che approveremo oggi, nonché con la relazione, così chiara e priva di dubbi – potremo soltanto dire che il re è nudo, perché erano cose che sapevamo, ma forse, in questo modo, la Commissione è riuscita a dare loro tutto lo spazio che meritavano – forse riusciremo a ottenere, anche dal Governo, risposte operative più concrete.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

Pag. 15

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente. Come Conservatori e Riformisti continuiamo a ritenere che quando si parla di prevenzione e contrasto del crimine, in qualunque forma si manifesti, sia necessaria, prima o poi, una riforma organica. Il rischio, però, è che, ancora una volta, si producano ulteriori norme non collegate tra loro e ad altre preesistenti e, magari, anche in contrasto con le stesse. Comunque, restando nell'ambito dell'analisi della relazione, è utile soffermarsi sulle proposte finali, le barriere all'ingresso.
  Nel dettaglio, le indicazioni fornite dalla Commissione appaiono, a prima vista, viziate, in parte, da possibili profili di incompatibilità con norme più generali, in alcuni casi anche in contrasto con il dettato costituzionale. Per ciò che attiene alla revisione dell'apparato sanzionatorio, va detto che vi è una tendenza a individuare nell'inasprimento delle sanzioni la soluzione di ogni problema. È un orientamento che, nei fatti, anche sulla base di tante norme e tante leggi prodotte da questo Parlamento, non appare essere, in realtà, la soluzione al problema. Il problema riguarda i tempi biblici della giustizia e la carenza, ormai strutturale, di risorse umane e di mezzi. Basti pensare che, alcuni giorni fa, si leggeva sui giornali che proprio alla procura di Taranto non è stato possibile scarcerare alcuni detenuti per mancanza dei braccialetti elettronici. Quindi hanno dovuto stare ancora in carcere per mesi solo perché non vi sono risorse e mezzi che consentano a un cittadino di guadagnare la libertà.
  Alla lettera e) dello stesso punto si torna a parlare, ancora una volta, del prolungamento della prescrizione. Quindi, non si tratta, come più volte è stato ribadito, di allungare i termini della prescrizione, perché questo non risolve assolutamente nessuno dei problemi. Considerato il tempo a disposizione per questa componente, in conclusione si può dire che, dal punto di vista dell'analisi complessiva, la relazione è certamente condivisibile, esponendo, del resto, dati certificati e in parte ormai noti. Sul piano delle soluzioni riteniamo, invece...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato, per favore.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ... che le indicazioni fornite – ho concluso – siano, in parte, generiche, in parte, di difficile realizzazione e, infine, in alcuni casi, di scarsa efficacia. Ecco perché la componente Conservatori e Riformisti si asterrà nel voto di questa risoluzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente e colleghi, ovviamente il lavoro della Commissione è stato un lavoro accurato e approfondito. La lunghezza e la vastità degli argomenti che sono stati affrontati sono la dimostrazione della grande serietà con la quale è stato affrontato l'argomento. Mi permetto, però, di sottolineare un dato. L'obiettivo principale che il Parlamento – non la Commissione di inchiesta sulle mafie – si deve porre non è tanto il tutelare il gioco dalle infiltrazioni della malavita organizzata, ma quello di ridurre il gioco. Questo è un elemento che ovviamente non spetta alla Commissione antimafia, ma spetta, viceversa, al Parlamento. E per determinare una modifica sostanziale dell'approccio rispetto al problema basta citare alcuni dati che, probabilmente, sono anche sfuggiti ai colleghi: la spesa pro-capite che è stata certificata, l'ultima che è stata certificata in maniera ufficiale relativa al 2012 parla di oltre 1.300 euro di spesa del cosiddetto gioco lecito. È una cifra incredibile, che dovrebbe farci riflettere sulle conseguenze che, da un punto di vista economico, per quello che riguarda anche lo sviluppo dei nostri territori, determina. Quindi non solo tutto ciò che è tecnicamente e giuridicamente possibile attuare per impedire le infiltrazioni per colpire tutto ciò che riguarda reati, ma intervenire per ridurre Pag. 16il gioco cosiddetto lecito, perché sarà anche un gioco lecito da un punto di vista delle leggi, ma è certamente un gioco nocivo per gli italiani. Ecco, quello che manca non alla relazione, che – ripeto – non aveva questo compito, ma quello che certamente manca nell'atteggiamento che il Parlamento fino a oggi ha avuto nei confronti del cosiddetto gioco lecito è il tentativo della riduzione, nonostante vi siano proposte in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, che puntano a questo tipo di obiettivo. Basterebbe ridurre i punti di gioco, determinare una maggiore difficoltà, non solo per quanto riguarda gli orari di apertura e di chiusura dei punti gioco, ma anche per quello che riguarda la possibilità di installare macchinette mangia soldi, per esempio negli esercizi pubblici. Sappiamo bene che sarebbe assolutamente necessario non tenere a vista le cosiddette macchinette e invece sappiamo bene che tutto ciò non accade. E allora, Presidente e colleghi, la valutazione nei riguardi della relazione è una valutazione positiva, ma – ripeto – quello che certamente manca nell'atteggiamento del Governo e del Parlamento è un'azione che punti a una diminuzione del cosiddetto gioco lecito, perché quello è un meccanismo che alla fine determina conseguenze assolutamente negative. Certo, lo Stato probabilmente perderà qualche gettito erariale, ma sono convinto che ne guadagnerebbero gli italiani, soprattutto per il futuro, nell'atteggiamento, nei confronti dell'aspettativa di ciò che la vita può dare, non attraverso il gioco, ma attraverso il lavoro e attraverso gli investimenti. Ripeto: il dato relativo alla spesa pro-capite mi pare che sia la fotografia più agghiacciante che in questa relazione emerge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, annuncio il voto favorevole sulla risoluzione Bindi-Binetti e sulla approvazione piena della relazione che è stata messa a nostra disposizione.
  C’è la consapevolezza che si tratta di un lavoro estremamente analitico e puntuale che ha alle spalle un'istruttoria lunga e meditata, ma naturalmente c’è anche la coscienza che questa relazione ci mette un po’ tutti sotto tensione perché si muove nella prospettiva di una logica di sistema e quindi interpella tutti quanti noi a lavorare per una logica di sistema, cosa che ahimè è ancora ben lontana dall'essere realizzata e quindi in un certo qual modo questo ci renderebbe spesso inadeguati rispetto a un tema che è molto semplice, quello di afferrare Proteo, perché ci troviamo di fronte a una dinamica criminale che ha delle capacità di moltiplicazione e di radicamento superiore alla stessa nostra immaginazione. Penso in particolare al fatto che queste dinamiche del gioco, della scommessa, della ludopatia, soprattutto nel sud, si trasformano persino in elementi di presidio di territorio sottratto al controllo dello Stato.
  Per questo, non si tratta solamente di moltiplicare i provvedimenti legislativi, pur necessari per evitare che l'ulteriore frantumazione renda ancora più debole la capacità di governo del fenomeno stesso e di repressione, non si tratta semplicemente di porre in essere ulteriori affinati meccanismi di controllo e anche uno sforzo educativo in prevenzione che ci sembra assolutamente indispensabile, ma vorrei qui sottolineare – mi pare l'indicazione che viene dalla relazione – di pensare a una specifica governance che sia in grado di dare direzione unitaria e non frantumata al confronto dello Stato e alla repressione dello Stato rispetto a queste dinamiche criminali. Noi speriamo che questo dunque non sia semplicemente un buon elenco di propositi rilanciati sul futuro, ma che sia, non solo una capacità di verifica di quello che noi sistematicamente siamo stati in grado di fare e facciamo come azione di contrasto, ma anche indicazione di una prospettiva di politica legislativa che vada al di là di Pag. 17quella riduzione degli orizzonti che spesso, troppo spesso, sulle nostre teste, come legislatori, ci capita ormai di verificare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, gentile Presidente e onorevoli colleghi. L'illustrazione della relazione della Commissione Antimafia ha messo in evidenza i passi in avanti che il nostro Paese ha svolto in relazione alla lotta contro la criminalità organizzata per ciò che concerne le infiltrazioni nel gioco lecito o illecito. È stato svolto un lavoro importante che ha visto, anche attraverso le numerose audizioni, un apporto di esperti in ogni problematica sulla quale la Commissione ha posto la sua attenzione. Da questi lavori sono emersi aspetti positivi sul contrasto alla criminalità organizzata da parte delle varie istituzioni, ma anche una fotografia abbastanza preoccupante dal punto vista sociale.
  Nel corso della discussione in Commissione è emersa infatti una forte preoccupazione per il crescente ricorso, in particolare da parte dei giovani delle categorie sociali più deboli, al gioco lecito e illecito ed è pertanto condivisa l'esigenza di formulare delle proposte normative con le quali contrastare un fenomeno che desta allarme sociale per la crescente presenza della criminalità organizzata. È indubbio che sono molti i dati che stanno a identificare questo tipo di situazione, però di base dobbiamo formulare una riflessione su un concetto: si tratta di imprese, quelle legali concessionarie dello Stato che appunto, attraverso una concessione che hanno ottenuto per i requisiti che avevano e attraverso le norme che porta lo stesso Stato in materia di tasse, riescono in qualche modo a rendere accettabile questo fenomeno. Si è cercato nel tempo di semplificare, di portare avanti il tipo di lavoro nei confronti di queste società cosiddette legali e il cercare di delegittimarle continuamente a nostro avviso, non può che portare non alla diminuzione del gioco, ma semplicemente all'aumento del gioco illegale. Questo è un concetto che soprattutto vale – e lo dico da siciliano – nelle parti più sostanziose del Mezzogiorno. Sono concetti che devono far riflettere noi legislatori comunque sulla necessità impellente di regolare un fenomeno che, se non governato in maniera corretta, rischia di portare le future generazioni del nostro Paese ad un punto molto più critico di quello attuale, con un aumento ancora maggiore di illegalità. È evidente come il settore del gioco costituisca il punto di incontro di plurimi aspetti, gli aspetti socio-economici, l'esposizione dei redditi italiani a rischio di erosione, l'interesse del crimine organizzato, la vocazione allo spasmodico arricchimento, il germe di altri fenomeni criminali come usura, estorsione e riciclaggio. Emerge, soprattutto nei periodi di grande crisi economica, come tale fenomeno degenerativo si accentui maggiormente, in quanto, nella impossibilità di avere forme di reddito da altre parti, si cerca da parte degli stessi cittadini di spendere e mangiare i soldi invece che con le possibilità di gioco, divertimento e intrattenimento, anche molto spesso con la speranza di riuscire ad avere un reddito da questo tipo di operazioni. Noi non siamo certamente contrari, da liberali, che un cittadino nel pieno delle sue facoltà possa liberamente decidere di impegnare parte dei suoi risparmi come meglio crede, ma siamo anche consapevoli che poi il dovere dello Stato è quello di consentirgli di farlo nel pieno rispetto delle regole e, in questo caso, cercando di evitare tutti quegli aspetti che possono sfociare in una patologia.
  C’è un altro aspetto, come dicevo prima, da non sottovalutare: quello riguardante i regimi di tassazione sui giochi e le sue implicazioni. L'imposizione tributaria gioca un ruolo di primaria importanza nel determinarne la maggiore o minore attrattività a seconda di come incidono e come sono disegnate le imposte e, in questo caso, il singolo gioco può risultare più o meno attrattivo. Ripetiamo, e lo voglio Pag. 18precisare ancora una volta: la principale alternativa al gioco legale non è il non gioco, ma il gioco illegale e ciò vale soprattutto per il gioco on line, tenuto conto che i siti stranieri, ancorché illegali, restano facilmente raggiungibili nonostante l'oscuramento da parte dei monopoli, e altrettanto facilmente si sottraggono ai controlli e alle sanzioni della legislazione nazionale. Per giunta, spesso il giocatore nella stragrande maggioranza dei casi non percepisce i punti fisici e i siti stranieri come illegali. Questo contribuisce a rendere ancora più importante delimitare con chiarezza il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, anche rendendo illecito quanto più possibile conveniente per il consumatore.
  Riguardo al gioco nei punti fisici, da molti punti di vista, la crescita disordinata, in alcuni casi addirittura caotica, delle sale da gioco, che ha di fatto seguito una liberalizzazione eccessiva, è l'altra faccia del successo però conseguito nel contrasto e nell'assorbimento del gioco illegale. Il progressivo abbandono dell'illegale da parte dei giocatori è un fenomeno desiderabile sotto almeno due profili distinti. Da un lato, riconduce anche i casi di comportamento di gioco eccessivo entro un ambito più controllato e regolamentato, pertanto il gioco è inquadrato in un contesto regolatorio. Dall'altro lato, l'emersione di centinaia di miliardi di giocate procede parallelamente con l'aumento del gettito erariale derivante da queste attività. Lo sviluppo dell'industria del gioco deve pertanto portare a delle indicazioni ben precise.
  Abbiamo accettato e ascoltato molte delle proposte fatte dalla Commissione antimafia in questa relazione, sulle quali siamo molto d'accordo, su una però non ci troviamo, in questo contesto, d'accordo con la relazione, ossia nel dare una responsabilità solidale tra gestore e concessionario. Abbiamo già visto nel pagamento del PREU che molto spesso i gestori danno ai concessionari, sapendo che c’è una responsabilità solidale, l'onere di pagare tutta questa tassa; lo stesso discorso vi sarebbe anche nel caso di questo tipo di responsabilità solidale. Riteniamo che nel nostro Paese bisogna individuare responsabilità soggettive per ognuno e magari dare una funzione di controllo rispetto a quella dell'altro. Ci troviamo oggi a dover decidere quale strada intraprendere per i prossimi anni. Quello che noi auspichiamo è che il nostro Paese sia rispettoso della volontà del consumatore, ma allo stesso tempo attento a situazioni di carattere sociale. La relazione di oggi inquadra una situazione e una fotografia del nostro Paese, noi ci auguriamo che si parli sempre meno di gioco illegale e che ci sia possibilità di crescita di questo tipo di situazioni. Per questo motivo, a nome del gruppo Scelta Civica-ALA-MAIE, dichiaro il voto favorevole del nostro gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente. La dettagliata relazione della Commissione antimafia non può che trovarci pienamente concordi: effettivamente il settore del gioco è un settore dove si realizzano grandi profitti e quindi come tale è inevitabile che possa essere oggetto di tentativi, spesso riusciti, di infiltrazioni mafiose. Non solo: il gioco ha anche una facile funzioni di riciclaggio di denaro di provenienza oscura, per cui è più che giusto che il Parlamento si soffermi su queste tematiche.
  Noi condividiamo anche l'impostazione della risoluzione che siamo chiamati ad approvare, risoluzione che intanto propone al Parlamento di porre alcuni rimedi all'inserimento, all'ingresso, del non lecito nel settore del gioco lecito: dalle barriere d'ingresso per i concessionari, alla revisione dell'apparato sanzionatorio penale ed amministrativo, al rafforzamento delle misure antiriciclaggio attraverso la tracciabilità anche delle vincite, a politiche antimafia e al ruolo delle amministrazioni locali. Ma tutto questo però non deve farci dimenticare quello che è il problema fondamentale del gioco che è l'eccessiva diffusione, come ricordavano già alcuni colleghi Pag. 19intervenuti in precedenza. I dati della diffusione del gioco in Italia sono particolarmente rilevanti: l'Italia è il sesto Paese per perdita pro capite, cioè la differenza aritmetica fra le somme investite nel gioco e i guadagni che si ottengono colloca l'Italia al sesto posto, classifica particolarmente sfavorevole, con una perdita media pro capite di 400 euro all'anno circa, euro più, euro meno (anche perché queste somme non sono semplicissime da calcolare).
  Di fronte a un fenomeno di questo genere, credo che l'attenzione del Parlamento debba andare un po’ più in là e cercare anche di porsi il problema della diffusione della ludopatia, cioè di quella forma malata, come dice il termine stesso, di adesione e di pratica del gioco, diffusa purtroppo specialmente nelle classi socialmente sfavorite, diffusa purtroppo fa le persone meno abbienti. Pratica – ahimè – agevolata dalla diffusione anche sul territorio di forme di gioco apparentemente molto accattivanti che paradossalmente proprio perché sono accattivanti sotto il profilo psicologico sono le più svantaggiose per il giocatore, cioè quelle nelle quali la probabilità di vincita è assolutamente sfavorevole.
  Credo che accanto alle misure prese per scoraggiare, rallentare, bloccare, qualsiasi infiltrazione di tipo malavitoso nel mondo del gioco legale, questo Parlamento non possa ulteriormente procrastinare la necessità di un intervento normativo che cerchi di sfavorire, di ridurre, di limitare la ludopatia. Con questo auspicio, comunque, annuncio il voto favorevole del gruppo Civici e Innovatori alla risoluzione proposta dalla collega Bindi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, le misure di prevenzione patrimoniale previste dal codice antimafia rientrano nell'ambito delle categorie delle confische in assenza di condanna penale. La Corte europea dei diritti dell'uomo, pur chiamata numerosamente, e spesso, a pronunciarsi in relazione ai casi concreti, non solo italiani, di applicazione di una confisca in assenza di condanna penale, ha sempre statuito in base al principio di proporzionalità. In tutti i casi, la pronuncia è stata sempre nel senso di ritenere tale tipo di confisca proporzionata rispetto allo scopo perseguito, cioè di combattere le mafie e altri gravi fenomeni criminali. Peraltro, la Corte di Strasburgo non ha mai ritenuto necessario doversi pronunciare in astratto e in generale sulla tenuta di tali sistemi di confisca nel loro complesso, e su quelli italiani in particolare, rispetto alle Convenzione europea dei diritti dell'uomo. In sintesi, in Europa è pacifico che la confisca dei beni senza condanna penale non è di per sé lesiva dei diritti fondamentali dell'uomo. L'allora Ministro degli Interni Roberto Maroni inaugurava nel marzo del 2010, a Reggio Calabria, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Fu questo il primo passo per modernizzare i diversi istituti e i diversi atti volti a contrastare la lotta alle mafie. Poco dopo, il 3 agosto 2011, fu approvato il codice delle leggi antimafia e delle leggi di misura di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia. La legge delega n. 136 del 2010, denominata Piano straordinario contro le mafie, aveva previsto una completa ricognizione delle norme antimafia di natura penale, processuale e amministrativa, nonché il relativo coordinamento di una nuova disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la designazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; poi, il decreto-legge 4 febbraio 2010. Il codice che fu approvato conteneva anche nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia e l'attuazione di due deleghe del Piano straordinario contro la criminalità organizzata, approvato dal Parlamento. Con convinzione si può affermare che fu la più grande spallata che un Ministro degli interni, del gruppo parlamentare che rappresento, ha dato alle mafie.Pag. 20
  Il provvedimento in esame è diretto tra l'altro a porre dei requisiti, barriere d'ingresso, per la partecipazione a gare o a procedure ad evidenza pubblica e il rilascio, il rinnovo e il mantenimento di concessioni in materia di giochi pubblici, ed intenti ad ampliare l'ambito dei delitti ostativi al fine di poter partecipare alle gare poc'anzi menzionate. Inoltre si prevede la necessità di richiamare la nozione dei delitti di criminalità organizzata e riciclaggio accolta dalla comunità internazionale, al fine di rendere possibile l'applicazione delle cause ostative anche alle condanne riportate all'estero per le commissioni di tali reati.
  Di poi, come presentato dal nostro gruppo parlamentare per altri settori, ovverosia l'applicazione del Daspo in caso di manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico, e non solo a quelle in ambito sportivo, e come proposto dalla Commissione in parola, appare utile introdurre un valido strumento di intervento immediato per la situazione più ad alto rischio, costituito da una sorta di Daspo in tema di giochi e scommesse: stabilendo presupposti e modalità di esercizio dei poteri del questore finalizzati all'adozione di misure contingibili e urgenti di chiusura di uno o più punti offerta di gioco, o di esclusione della relativa rete di raccolta del gioco con vincita di denaro presenti in un determinato ambito territoriale in caso di pericolo di diffusione del fenomeno del gioco minorile e della dipendenza dal gioco patologico, e al fine di fronteggiare il rischio di infiltrazione o condizionamento della criminalità organizzata nel settore del gioco pubblico accertato dalla scorta dei concreti ed univoci elementi di fatto.
  Il giudizio degli operatori di settore, fra l'altro un giudizio convintamente univoco, ha persuaso in prima persona il sottoscritto ed i deputati del gruppo della Lega Nord che le proposte di modifica che si vogliono apportare risultano utili. Considerato che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha formulato proposte utili di riforma al fine di superare le diverse criticità in tema di infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito e illecito, il gruppo parlamentare della Lega Nord convintamente esprime il proprio voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Presidente, colleghi, la relazione che oggi è oggetto della nostra attenzione, oltre che analizzare la capacità di infiltrazione della criminalità organizzata nella realtà del gioco lecito e illecito, ha il merito di porsi l'obiettivo di svolgere un'attività istruttoria anche allo scopo di giungere alla formulazione di adeguate ed opportune proposte normative: proposte non fini a se stesse, ma in grado di inserirsi all'interno dell'iter legislativo attualmente in corso nelle relative Commissioni parlamentari.
  Dalla lettura della relazione si evince come l'interesse del legislatore nei confronti del fenomeno dell'infiltrazione mafiosa non riguardi solo gli aspetti direttamente legati alle conseguenze sociali e sanitarie, come ad esempio nei casi di dipendenze da gioco patologico, ma anche quello dell'infiltrazione della criminalità organizzata che trova terreno fertile anche nella contingente situazione di crisi economica. L'attività di infiltrazione della mafia ormai, oltre che verso i tradizionali settori imprenditoriali, è rivolta anche ai settori del gioco e delle scommesse, alla gestione delle slot machine, alle scommesse sportive online, fino al fenomeno del match fixing.
  Le modalità di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore del gioco sono diverse: dalla tradizionale attività estorsiva nei confronti delle società concessionarie delle sale da gioco, all'imposizione di macchinette da videopoker all'interno degli esercizi pubblici esistenti nei territori sottoposti a controllo mafioso. Non è inoltre infrequente assistere a casi di infiltrazioni di società, punti scommesse e sale da gioco, sia attraverso la loro intestazione a prestanome, sia attraverso Pag. 21la compartecipazione delle società che hanno ottenuto una regolare concessione da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli.
  È indubbio che le mafie vedano nel gioco d'azzardo un affare altamente redditizio, a prescindere dalla possibilità che il gioco stesso offre di riciclare il denaro di provenienza illecita. Il dato allarmante, però, che emerge dalla relazione della Commissione, è che ad una sempre maggiore offerta di giochi leciti da parte dello Stato non corrisponde una diminuzione delle giocate illegali, e all'interno di queste delle attività gestite dalle mafie.
  L'intenzione dello Stato di procedere alla disciplina e all'introduzione di nuovi giochi si pone comunque come modo per soddisfare le preferenze dei consumatori dei servizi di gioco, nonché per giungere all'attenuazione del divario concorrenziale tra reti illecite e lecite, attenuazione che però ad oggi non è riscontrata. Presumibilmente questo fenomeno da un lato è dovuto al potenziale di crescita espresso dalla domanda di gioco nella sua totalità, e in aggiunta all'abilità delle mafie di realizzare guadagni nelle falle del sistema; e a tal proposito l'introduzione e l'implementazione di procedure e strumenti di controllo tecnologicamente avanzati potrebbero sicuramente favorire la trasparenza e la tracciabilità delle operazioni, rompendo quello che possiamo definire come un circolo vizioso di alimentazione reciproca tra gioco legale e gioco illegale. Come sottolineavo prima, l'interesse delle mafie nei confronti del settore del gioco è dovuto principalmente agli elevatissimi guadagni che esso garantisce. Le possibilità di guadagno infatti non sono certo inferiori a quelle derivanti dal settore del traffico di stupefacenti; ciò che però differenzia le due attività di infiltrazione mafiosa è il tasso di rischio che la criminalità corre nello svolgimento di queste operazioni. Ed è proprio questo profilo del rischio che merita una riflessione, in quanto, a fronte di rilevanti introiti economici, l'accertamento delle condotte illegali risulta alquanto complesso; tutto ciò comporta delle conseguenze giudiziarie piuttosto contenute, in ragione di un sistema sanzionatorio che prevede l'applicazione di pene troppo deboli. È ad oggi accertato come le mafie abbiano sviluppato un'elevata capacità di inserirsi in una qualsiasi delle articolazioni che compongono la filiera del gioco in tutto il territorio nazionale: in particolar modo l'interesse prevalente è orientato verso il gioco online e verso il settore degli apparecchi da intrattenimento, che è in grado di assorbire oltre il 50 per cento del comparto. La relazione evidenzia le diverse modalità impiegate dalla criminalità organizzata per alterare i congegni di gioco; e per quanto riguarda il gioco online, si sottolineano le opportunità che il sistema offre alle mafie sul fronte delle operazioni di riciclaggio, oltre che i rischi per i giocatori di vedersi clonate carte di credito e subire furto di identità elettronica.
  A fronte di questi scenari di gioco illegale, e nonostante siano introdotti dalla normativa vigente strumenti che permettono di oscurare siti web gestiti da soggetti non autorizzati dai monopoli dello Stato, la lotta all'illegalità risulta ancora compromessa in ragione del grado di sofisticazione tecnologica di cui il mercato illegale può beneficiare. Ben vengano quindi le osservazioni che la relazione ci sottopone nella sua parte conclusiva, analizzando ciò che gli strumenti esistenti sono in grado di fare e ciò che potrebbero ottenere se si procedesse ad un miglioramento dell'intero sistema repressivo. Occorre dunque un'efficace opera di coordinamento tra le norme specifiche e la complessità della legislazione vigente: sarebbe quanto mai opportuno giungere alla predisposizione di un sistema ben strutturato, che colleghi il rispetto delle normative antimafia e antiriciclaggio con le ispezioni amministrative, le verifiche tributarie ed il monitoraggio continuo e capillare delle tecnologie elettroniche ed informatiche. Occorre una strategia globale di prevenzione e di contrasto coordinata, in grado di colmare le attuali lacune e di assicurare che i controlli e gli accertamenti posseggano una loro continuità di processo, e che le informazioni Pag. 22siano condivise, che le aree da sorvegliare siano prioritariamente definite e le tecnologie costantemente aggiornate. È per questo motivo, quindi, che bisogna al più presto procedere verso una maggiore condivisione di dati tra magistratura penale, amministrativa e contabile.
  In ultimo, una delle forme forse più importanti per contrastare questo tipo di infiltrazione, ed è anche la più semplice in questo senso, e forse però anche la più complessa: parlarne. Parlarne, non lasciare sole le vittime ed impuniti i colpevoli; e proprio qualche settimana fa, nell'ambito del progetto «Legalità è cultura» promosso dalla Fondazione Scopelliti e dal MIUR, una delle scuole interessate, l'Istituto Giulio Cesare di Bari, dopo un attento studio ha formulato un regolamento molto articolato, che ha chiesto al comune di tenere in considerazione, da applicare su queste tematiche. Ecco: lavorare in questo senso, coinvolgendo i giovani, oltre che gli interessati, nelle sedi istituzionali, è ciò che le mafie temono maggiormente, ed è il punto da cui bisogna ripartire e partire nel contrastarle.
  In conclusione, quindi, annuncio il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare alla relazione della Commissione antimafia in esame, auspicando un riordino complessivo del settore, da cui possa scaturire una politica unica ed unitaria dello Stato nel contrasto di un fenomeno sempre più vasto e sempre più difficile da arginare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Claudio Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, c’è chi si ostina nel nostro Paese a voler individuare le mafie soltanto seguendo l'odore del napalm; e siccome è da un po’ che il napalm, il tritolo non si usano più, questo odore manca e si pensa che le mafie si siano lasciate addomesticare.
  Questa Relazione ha il pregio di ricordarci che va seguito soprattutto l'odore dei soldi perché le mafie hanno come principale obiettivo, accanto alla propria impunità, riciclare, guadagnare, consolidarsi nel terreno dell'economia legale e illegale, avere una forza e una funzione, una legittimazione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore è possibile abbassare il tono della voce ? Grazie, molto gentili.

  CLAUDIO FAVA. E in questo le mafie hanno dato anche una lezione di straordinaria modernità imparando a riciclarsi e a riciclare in terreni, in settori assolutamente impensabili. Un tempo c'erano case e giardini, ville e palazzi; adesso ci sono fondi sovrani, adesso ci sono aziende impegnate sulle energie alternative, si investe sulle opere di bene: figuriamoci se non si investe sul gioco lecito e illecito d'azzardo. Sottolineo «d'azzardo» perché l'azzardo è una componente culturale naturale per le mafie e ci sembra quindi un terreno fertile per l'investimento e il riciclaggio mafioso. Riferendoci soltanto ai giochi pubblici, quindi leciti, quelli d'azzardo ma gestiti dallo Stato, stiamo parlando di un fatturato di 89 miliardi di euro. Pertanto le mafie riciclano nel gioco d'azzardo anche con una straordinaria fantasia imprenditoriale e criminale. Si ricicla utilizzando le sale bingo, utilizzando le scommesse nelle manifestazioni sportive, si ricicla persino acquistando i biglietti vincenti in una lotteria e utilizzando quella vincita per riciclare i denari. Un dossier di Libera ci parla di 49 clan che controllano in modo metodico, direi quasi militare il traffico lecito e illecito che passa attraverso il gioco d'azzardo in tutta Italia. Per far capire il livello di determinazione e anche di pericolosità di queste mafie, vorrei ricordare un episodio di qualche anno fa quando un giovane cronista calabrese, emigrato in Emilia Romagna, e che lavorava con un giornale non di primissima ribalta la Gazzetta di Modena si trovò a dover raccontare che cosa stava accadendo accanto al controllo delle slot machine nella provincia di Modena. I carabinieri ebbero la sorte e l'efficacia di intercettare una telefonata il giorno prima che lo ammazzassero, che è la ragione per cui Giovanni Tizian è ancora Pag. 23tra noi e quella banda si è trovata alla sbarra prima e condannata dopo. Questo è il gioco d'azzardo, questa è la capacità di intervento criminale delle mafie sul gioco d'azzardo. Rimando rapidamente alla lettura della Relazione e a ciò che essa ci dice cioè quanto questo nostro sistema sia complessivamente adeguato ma come servano alcuni correttivi urgenti, necessari, utili, semplici, persino di buonsenso che vorrei qui rapidamente elencare soprattutto su due settori d'intervento. Da una parte abbiamo bisogno di requisiti più efficaci per la concessione delle licenze sui giochi pubblici: requisiti più efficaci vuol dire che occorre ampliare il livello e la qualità dei reati ostativi, occorre evitare la differenza tra reati tentati e reati consumati, occorre evitare differenze dal punto di vista ostativo tra condanne e patteggiamenti e occorre considerare sul piano ostativo anche le condanne riportate all'estero e naturalmente occorre adeguare le sanzioni penali non soltanto per un'ansia di vendetta o di giustizialismo. È una questione di assoluta concretezza giudiziaria adeguare le sanzioni penali, prevedere una pena edittale più alta e più congrua anche al tipo di rischio e di minaccia rappresentata dall'intervento delle mafie nel gioco d'azzardo, serve a mettere in condizione gli operatori della giustizia, la polizia giudiziaria di utilizzare tutti gli strumenti, tra cui anche le intercettazioni ambientali, e di avere tempi di prescrizione un po’ più lenti e lunghi che permettano anche indagini che sono molto più complicate. Questa è la ragione, signora Presidente, signor sottosegretario, per cui il gruppo Sinistra Italiana appoggia con convinzione questa Relazione e si augura che ci sarà altrettanta sollecita attenzione nel portare a compimento le proposte che questa Relazione contiene (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente, colleghi, certamente la Commissione antimafia forse non era la sede ideale per trattare un tema così rilevante dal punto di vista sociologico, essendo ormai il gioco d'azzardo altamente diffuso tra i giovani e soprattutto essendosi molto diffuso anche a causa della grave crisi economica. Giustamente, quindi, la Commissione si è concentrata sugli aspetti che più interessano cioè quello delle infiltrazioni mafiose, il riciclaggio e tutte le condotte criminali che direttamente o indirettamente sfruttano il settore dei giochi per enormi, illeciti guadagni. Dalle audizioni di esperti e delle forze dell'ordine è emerso un quadro molto, molto preoccupante. La criminalità infatti nel settore agisce ormai con innumerevoli modalità sia nel gioco legale sia nel gioco illegale: segno evidente che ci sono troppe falle nel sistema che consentono ampi margini di manovra a chi vuole speculare e sfruttare un mondo in cui le somme che girano sono molto rilevanti e in cui è possibile ottenere introiti ingenti che possono essere riciclati, reinvestiti senza particolari rischi. Le difficoltà nell'accertamento di questi fatti e le conseguenze giudiziarie meno dissuasive garantite da un sistema sanzionatorio – pensate, che prevede l'applicazione di pene molto meno elevate rispetto a quelle, ad esempio, per il traffico di stupefacenti – hanno fatto sì che tutti i più importanti gruppi criminali abbiano investito e investano in modo anche molto consistente nel settore e impressiona molto la loro capacità di inserirsi in tutte le articolazioni della filiera del gioco, utilizzando la loro consolidata esperienza nel settore per inserirsi nell'attività legale e riuscendo poi a lucrare anche su attività indirette e collaterali, come l'usura, ma anche estendendo i loro investimenti sulle attività ricreative collegate, ad esempio, nei ristoranti, negli alberghi, nei locali, spesso esercitando un condizionamento capillare totale di tutte quelle attività economiche che vi ruotano intorno, imponendo lavoratori, fornitori di beni e servizi, ditte subappaltatrici per l'esecuzione dei lavori. Insomma, come veniva ricordato prima, lo stereotipo che vedeva la criminalità operante nel settore attraverso le bische clandestine Pag. 24o del totonero o delle corse ippiche è ormai ampiamente superato. Secondo tutti gli esperti auditi infatti il loro maggiore interesse risulta essere oggi per il gioco online e per gli apparecchi da intrattenimento, le cosiddette macchinette, solitamente posizionate in piccole attività commerciali ma che, secondo i dati forniti dagli esperti, assorbono oggi oltre il 50 per cento dell'intero comparto. Questo settore consente con manomissioni, clonazioni delle schede elettroniche, alterazioni dei sistemi di trasmissione dati di appropriarsi anche degli importi che dovrebbero essere corrisposti a titolo di imposta e di aggio e di abbassare quasi completamente le probabilità di vincita dei giocatori. Colleghi, nella Relazione sono presenti numerose proposte di intervento, alcune a mio giudizio molto utili, che le Commissioni competenti dovranno utilizzare come vere e proprie proposte di legge. Allo stesso modo non si può non essere d'accordo sul proporre alcuni interventi di sistema tendenti a far sì che ci sia un corretto equilibrio tra la capacità dei controlli che lo Stato è in grado di assicurare e l'ampiezza della rete dei punti di gioco da controllare, tenuto conto delle difficoltà derivanti, oltre che dalla dimensione, dall'estrema polverizzazione dei punti di gioco. Le forze dell'ordine fanno certamente un lavoro encomiabile, ma è indispensabile una loro maggiore presenza sul territorio e una loro adeguata dotazione di risorse e mezzi, anche potenziando l'utilizzo delle nuove tecnologie che possono essere molto utili oggi nell'attività di prevenzione e repressione. In conclusione, la Relazione è certamente un atto importante, frutto di un lavoro lungo e minuzioso e avere approfondito gli aspetti di questi temi e aver evidenziato tutte queste criticità è stato molto utile e rende oggettivamente condivisibile l'atto su cui dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente, 95 miliardi sono i soldi che gli italiani hanno speso nel 2016 nei giochi, 7 in più rispetto all'anno 2015 e, di questi 95, 24 miliardi sono quelli che gli italiani hanno perso al gioco.
  Questi dati farebbero rabbrividire chiunque, sono dati sconcertanti, che in questo Paese non vengono presi in considerazione abbastanza; e non vengono presi in considerazione perché ? Certo oggi con questa relazione della Commissione antimafia si affronta più che altro il grosso problema delle infiltrazioni criminali di stampo mafioso nel gioco d'azzardo, che è però solo una parte del problema.
  Lo sappiamo, è ovvio che le mafie sguazzino in un settore del genere, ma quello che come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre cercato di far capire è che il problema dei giochi, leciti e illeciti, deve essere affrontato a nostro parere sotto tutti i punti di vista: dal punto di vista sociologico, dal punto di vista della salute, dal punto di vista economico, dal punto di vista della sicurezza delle strutture informatiche e ovviamente anche da questo punto di vista importante del contrasto alle mafie nei giochi.
  Vorrei però soffermarmi su un fatto che certo è stato inserito anche in questa relazione e che però è stato definito come fatto importante anche dalla Consulta nazionale antiusura e cioè che la diffusione dell'offerta del gioco legale in realtà è un moltiplicatore dell'offerta del gioco illegale.
  Infatti, se guardiamo anche a ciò che abbiamo voluto scrivere in questa relazione, anche a seguito dell'allarme sociale dovuto alla presenza mafiosa, vengono proposte e regolamentate via via nuove forme di gioco legale, ivi compresi di recente i casinò online, che ingrossano la platea dei giocatori, parte dei quali però vengono successivamente attratti da offerte illegali similari, apparentemente più allettanti.
  Inoltre, i perdenti diventano non di rado preda dei cosiddetti cambisti e dello strozzinaggio; essi assai spesso vivono nelle province più povere e appartengono alle Pag. 25fasce economicamente più disagiate, sicché intaccano in modo grave lo scarso reddito di cui dispongono.
  Questa è la situazione, diciamo il quadro che abbiamo oggi in Italia e allora, di fronte a questo quadro, non è possibile vedere un Parlamento che, quando si trova e quando si è trovato di fronte, anche in questa legislatura, a delle proposte di legge o a degli emendamenti o a delle norme chiare, che volevano ad esempio vietare la pubblicità e quindi il divieto totale di pubblicità diretta o indiretta del gioco, di fronte a proposte come questa, approvate anche alla Camera durante la discussione della delega fiscale nel 2014, poi si vede che al Senato queste proposte vengono cancellate. Tutte le volte che c’è una discussione su questi punti: anche come MoVimento 5 Stelle ci siamo fatti promotori di una proposta di legge, sia alla Camera sia al Senato, sulla pubblicità, e inevitabilmente arrivano le lobby del gioco che intaccano in qualche modo le decisioni che qui vengono prese e il Governo decide di stravolgere, come ho detto, emendamenti che magari erano già passati in un ramo delle due Camere. Non è l'atteggiamento che dovrebbe esserci, come ho detto, in un Paese come il nostro, dove il contrasto al gioco d'azzardo, ma in generale, come dicevo prima, affrontare questa grossissima piaga sociale, dovrebbe essere considerato una priorità da tutti i parlamentari e dal Governo stesso. Noi, in questa relazione avremmo voluto vedere approvate anche altre proposte, come MoVimento 5 Stelle. Siamo molto contenti del lavoro naturalmente che è stato fatto all'interno del Comitato presieduto dal senatore Vaccari del PD, però rileviamo appunto che tante proposte che avevamo fatto non sono state accolte, come ad esempio, quando si parla di contrasto al riciclaggio, il fatto di prevedere che le uniche banconote utilizzate nelle VLT debbano essere quelle da 5 o 10 euro, con un limite massimo di 50 euro come utilizzo.
  Certo è stata prevista la possibilità, in questa relazione, di introdurre una sorta di ticket per controllare di più coloro che giocano alle VLT, ma come dicevamo non è abbastanza, questo anche perché due anni fa, quando in una mozione c’è stato l'impegno, da parte del MoVimento 5 Stelle, di chiedere al Governo di vietare l'utilizzo delle banconote da 500 euro – quindi stiamo parlando di un taglio appunto molto più elevato, rispetto alla proposta che facevamo qui e in Commissione antimafia – questo impegno ovviamente è stato bocciato e non è stato preso in considerazione. Poi oggi magari si comincia a parlare del limite appunto dell'utilizzo di banconote di un certo taglio. Però, se poi di fronte, come ho detto, alle proposte concrete che noi facciamo, come MoVimento 5 Stelle, in quest'Aula e al Senato, ci si trova di fronte un muro, c’è poco da fare. Noi in questa relazione, come ho detto, abbiamo visto e vediamo tanti buoni propositi, sono stati spiegati già ieri in discussione generale e anche qui oggi. Un'altra delle proposte che non volevamo più di tanto fosse inserita qui dentro è il fatto di introdurre, a livello territoriale, dei luoghi sicuri, immuni dal controllo della criminalità organizzata: ecco, pensare che possano esserci dei luoghi sicuri o considerati sicuri, secondo noi alimenterebbe in realtà ancora di più il gioco, perché non c’è un luogo dove si può giocare ed essere immuni dai problemi dal punto di vista patologico e della salute, e questo fatto di voler creare delle altre strutture, secondo noi, incentiverebbe ancora di più e allargherebbe ancora di più la platea dei giocatori. Piuttosto, se vogliamo creare dei luoghi sicuri, creiamoli tout court in tutta Italia, ma sostituendo quelli che già esistono, non creando delle strutture ulteriori. Ecco, queste appunto, come dicevo, sono solo alcune delle proposte che non ci sono state accolte ed è per questo che oggi, come ho detto, voteremo l'astensione a questa relazione: non tanto perché non ne abbiamo condiviso o non ne condividiamo tanti contenuti, ma perché vogliamo fare emergere un dato importante e cioè l'ipocrisia che c’è in questa legislatura o che c’è stata nelle precedenti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e cioè quella di fare delle relazioni stupende Pag. 26magari, come Commissione antimafia, nel contrastare il gioco d'azzardo e le infiltrazioni mafiose, però poi, quando ci si trova di fronte a delle proposte concrete, ci si gira dall'altra parte.
  Allora occupiamoci seriamente del problema dal punto di vista della salute, dal punto di vista patologico, mandiamo avanti le proposte di legge sul divieto di pubblicità che già esistono e tutti gli emendamenti che sono stati fatti, pensiamo alle cose concrete che possiamo fare come potere legislativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e smettiamola di credere che basti appunto un elenco di buoni propositi per diciamo un po’ lavarsi le mani e lavarsi la coscienza. Noi non ci stiamo e speriamo che questi punti...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA SARTI. ...certo diventino legge, ma voteremo favorevole quando queste proposte, tutte e anche di più, in maniera restrittiva diventino delle proposte di legge concrete, approvate in questo e nell'altro ramo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Presidente, il settore dei giochi negli ultimi anni è diventato uno dei settori di maggiore profitto per le mafie, direttamente parallelo al fatto che il settore dei giochi legali è un settore che negli ultimi anni, nonostante la crisi economica, ha vissuto un incremento consistente: in soli cinque anni si è passati, come volume d'affari del giocato, da circa 61 miliardi a oltre 84 e questo già dà la dimensione di come un settore economico di questo tipo possa rappresentare un ambito di grande interesse per la criminalità organizzata e in effetti inchieste recenti, oggetto dell'analisi della nostra Commissione, accertano quanto le infiltrazioni del crimine organizzato nel nostro Paese siano ormai estremamente ramificate.
  Ecco che una relazione, quale quella che la Commissione antimafia in questa legislatura ha deciso di fare, mettendo ad oggetto della nostra analisi proprio la fotografia delle infiltrazioni criminali nel settore del gioco, è quanto mai opportuna, a differenza di quanto sostengono colleghi che hanno preceduto il mio intervento, e non è di certo una relazione ipocrita, non certamente stiamo parlando qua di ipocrisia, al contrario: è una relazione che anzi dà atto di quegli interventi importanti che sono stati fatti e che sono stati concretamente messi in campo, soprattutto negli ultimi due anni, dopo anni in cui, dal punto di vista politico, si era avuta invece una notevole sottovalutazione del fenomeno, una noncuranza anche dei danni prodotti in termini di dipendenza da gioco.
  Ma allora interventi invece importanti, concreti, di cui la relazione dà atto, nell'ultimo paio d'anni, grazie all'intervento fattivo, al lavoro fattivo, in particolare, proprio del gruppo del Partito Democratico; interventi che sono partiti già con la comunitaria del 2008, attraverso la richiesta e poi l'introduzione di un conto dedicato, che consenta di garantire la tracciabilità delle vincite e che, dunque, consente di contrastare il fenomeno di riciclaggio, molto diffuso. Ma sono interventi messi in campo anche dal precedente nostro Governo, attraverso la legge di stabilità del 2016, ad esempio attraverso una progressiva sostituzione di quelle macchinette, le new slot, di più datata generazione, che sono proprio quelle che maggiormente vengono manomesse dal crimine organizzato. Dunque, anche in questo caso si tratta di interventi molto fattivi, molto concreti. Ve ne sono altri anche meno legati all'aspetto del contrasto al crimine organizzato. Penso ai limiti sulla pubblicità o alle maggiori trattenute per gli enti gestori o alla creazione di un fondo per la cura dei giocatori compulsivi, fino all'ultimo intervento di questo nostro Governo, solo pochi giorni fa, attraverso l'introduzione nei LEA, nei livelli essenziali di assistenza, della ludopatia, quindi del gioco compulsivo.Pag. 27
  Sono tutte misure molto importanti, molto concrete. Di certo la strada è ancora lunga e, anzi, la relazione, oltre a dare una dettagliata indicazione di quelle che sono le modalità e le fenomenologie attraverso le quali le mafie si infiltrano del settore del gioco, dà anche conto di tutta una serie di proposte operative e, dunque, di interventi, anche normativi, che senz'altro sono quanto mai opportuni proprio per continuare a contrastare anche il fenomeno delle infiltrazioni delle mafie, del crimine organizzato nel settore del gioco.
  Allora, quali sono ? Tutta questa serie di proposte si possono, tutto sommato, raggruppare in quattro gruppi. Sicuramente vanno potenziate e portate avanti misure antiriciclaggio, tra l'altro segnalate dallo stesso Sottosegretario Bubbico nella sua presentazione rispetto al parere del Governo sulla stessa risoluzione Bindi. Sicuramente vanno potenziate misure antiriciclaggio, anche in un'ottica internazionale, anche in un'ottica europea, proprio perché le nuove modalità operative attestano come, in realtà, uno dei problemi sempre più presenti sia proprio quello dell'abuso di siti online, spesso con sede legale all'estero, proprio per cercare di aggirare aspetti normativi nell'uno o nell'altro Paese. Poi bisogna uscire da un approccio sanzionatorio che dia peso soltanto alle pene pecuniarie. L'esperienza, anche in ambito antimafia, dimostra come, invece, la possibilità di confiscare locali o macchinette o, addirittura, la possibilità di chiudere gli esercizi laddove questi siano irregolari siano molto più fattive e molto più efficaci nel contrasto. È poi necessaria l'introduzione di requisiti molto più severi per l'accesso alle concessioni, anche in questo caso andando a considerare ostativi reati di recente introduzione, proprio grazie all'intervento normativo in questa legislatura. Penso ai reati di autoriciclaggio, di falso in bilancio e di voto di scambio politico-mafioso. Poi, l'ultimo elemento ancora da suggerire è l'introduzione di un organo di vigilanza rafforzata, che consenta di raggruppare all'interno di un unico organo, come ad esempio non è attualmente l'Agenzia dei monopoli, il controllo di tutta una serie di diverse manifestazioni di gioco d'azzardo.
  Concludo e chiedo l'autorizzazione a depositare il testo integrale del mio intervento. Va un grosso plauso al fatto che l'attuale Governo, anche in questo spicchio di legislatura, dia peso e dia rilevanza a questa importante relazione, quanto mai opportuna, della Commissione antimafia. Va un complimento anche alle associazioni della società civile, che, con la loro iniziativa e con la loro campagna informativa «Mettiamoci in gioco», hanno costantemente agito da sprone, anche nei confronti degli interlocutori politici. Mi auguro che si possa dare veloce implementazione a quei suggerimenti contenuti nella relazione ed esprimo, a nome del gruppo del Partito Democratico, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. XXIII, n. 18)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bindi, Binetti ed altri n. 6-00281, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Minardo; Cancelleri ed altri; Basso ed altri; Ricciatti ed altri: Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata (A.C. 3258-3337-3725-3807-A) (ore 16,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato Pag. 28delle proposte di legge nn. 3258-3337-3725-3807-A: Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata.
  Ricordo che nella seduta del 16 gennaio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate), che sono in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà all'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Misto, per la componente politica Minoranze Linguistiche, e il deputato Edoardo Nesi sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che fuori della seduta sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Fiorio 4.66, 4.69, 4.67, 4.71, 4.73 e 4.050, Boccadutri 4.78 e 4.77, Coppola 3.57, 3.60, 3.61, 4.58, 4.60, 4.62, 4.25, 5.51 e 6.51.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Intervengo brevemente sul complesso degli emendamenti all'articolo 1 per esprimere, con grande rispetto dei colleghi presentatori dei provvedimenti e con grande rispetto per chi vuole emendare, una profonda contrarietà alla filosofia stessa di questo intervento. E davvero prego tutti i colleghi di riflettere un istante sul senso del nostro stare in Parlamento. Il nostro senso qual è ? È imporre una cappa di regolamentazione su tutto ? È far calare una gabbia su ogni aspetto della vita civile ? È aggiungere regole, regole, regole e regole, magari con le migliori o con le peggiori intenzioni ? Io credo che occorrerebbe ricordare una cosa straordinaria, che il grande Ronald Reagan diceva sulla mentalità degli statalisti. Come riassumeva Reagan la mentalità degli statalisti ? Con un trittico. Diceva Reagan: «Per gli statalisti, se qualcosa si muove, tassalo; se si muove ancora, regolamentalo, se non si muove più, sussidialo» ! Questo è l'approccio degli statalisti. Se qualcosa liberamente nell'economia si muove, «zac», bisogna intervenire con tasse e regolamentazione, se poi si è riusciti a fermare quel qualcosa che si muove, allora avanti con provvedimenti di spesa pubblica per sussidiare. Ma vorrei dire che qui c’è qualcosa di più profondo, vorrei dire di psicanalitico, di culturale. Per voi, per tanti di voi, se qualcosa non è regolato, per voi è illegale; per noi liberali se qualcosa non è regolato è semplicemente libero. È un modo diverso di vedere le cose e il rapporto del cittadino con la legge e con lo Stato. Per noi liberali non è che tu puoi fare solo ciò che è esplicitamente permesso dalla legge, tu fai tutto quello che vuoi tranne ciò che è vietato, tranne ciò che è esplicitamente dichiarato illegale dalla legge. È esattamente il contrario, è l'approccio della libertà tua, che viene prima dello Stato, della regolamentazione, del partito, del sindacato. E invece c’è poi l'approccio di chi ritiene che ai cittadini debba essere dato solo ciò che viene ottriato, concesso graziosamente dal sovrano, dallo Stato, dal partito, dal sindacato, dal Parlamento, dalla legge e dalla Pag. 29regolamentazione, è l'opposto. Voi avete una specie di horror vacui, per cui se qualcosa non è regolato vi fa paura e dovete intervenire. State attenti perché quello che vi dico non ha solo un rilievo diciamo così teorico e astratto di un fastidioso liberale, che prova a ricordare perfino nel Parlamento italiano i principi di libertà, ha anche un effetto concreto per voi, per il vostro approccio di quelli che poi vogliono andare a vedere dal punto di vista dell'erario che cosa accade.
  Concludo, signora Presidente: quanto più regolamentate, quanto più regole minute e insopportabili mettete, tanto più finite per confermare o addirittura per aggravare il nero che dite a voi stessi di voler combattere e così avrete fatto un danno sia teorico sia pratico (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Adesso, se non ci sono altri interventi, io invito il relatore a esprimere i pareri della Commissione. Deputato Senaldi, prego.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Grazie, Presidente. Sugli identici emendamenti 1.50 Catalano e 1.53 Camani la Commissione esprime parere favorevole. Sull'emendamento 1.51 Ricciatti il parere è contrario. Sull'emendamento 1.52 Ricciatti la Commissione esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: al comma 1, dopo le parole «leale concorrenza», aggiungere le parole: «e la tutela della salute».

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.50 Catalano e 1.53 Camani, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Ricciatti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Sull'emendamento 1.52 Ricciatti c’è una riformulazione. Deputata, accetta la riformulazione del suo emendamento ? Sì. Allora, i pareri sono favorevoli.
  Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Ricciatti, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Mi scuso, ma volevo solo segnalare non tanto la bestialità complessiva di questa legge, che fa venire il mal di stomaco a chi non riesce a regolare tutto, ma proprio tutto, ma proprio tutto (quando faremo la legge per i «cessi» pubblici Pag. 30vedremo se regolerete anche quello che succede dentro i «cessi» pubblici), ma che qui ci sono delle cose che vanno spiegate: la presente legge ha lo scopo di valorizzare e favorire la cultura del cibo tradizionale di qualità. Uno che, a casa, prepara da mangiare agli altri ha lo scopo di favorire questo ? È la solita, come posso dire, teoria di fare il bello quando si fa il disastro, di fare le cose nobili, quando si mettono le manette all'economia. È il solito sistema di ingabbiare la società nelle sue espressioni più vive, usando paroloni inutili e campagne ancor più inutili. Io veramente di questi ipocrisia sono scandalizzato, perché ognuno di noi ormai la fase statalista nel suo cervello la dovrebbe aver passata.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Grazie Presidente. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 2.51 Tentori, con riformulazione, nel senso di espungere il secondo capoverso, tenendo solo il primo capoverso. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 2.52 Benamati, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti 2.7 e 2.8 Allasia, e 2.50 Catalano.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Gentile, il Governo ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento 2.51 Tentori vi era un parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione e quindi il parere è favorevole.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Tentori nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Benamati.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

  Quindi, l'emendamento 2.7 Allasia risulta assorbito dall'emendamento 2.52 Benamati e il 2.8 è precluso dallo stesso emendamento 2.52 Benamati.
  Passiamo all'emendamento 2.50 Catalano, con il parere contrario.

  IVAN CATALANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Presidente, per ritirarlo.

Pag. 31

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Io suggerisco a questo povero gestore di home restaurant, che magari aveva avuto una buona idea per fare due palanche, anche di approvvigionarsi (anzi, una legge ci dovrebbe pensare) di un interprete di sostegno, perché lui non lo sa, ma svolge la seguenti attività: l'attività saltuaria finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici esercitata da persone fisiche all'interno delle unità immobiliari ad uso abitativo in cui abbiano la residenza o il domicilio proprio o appartenenti ad un soggetto terzo per il tramite di una piattaforma digitale che mette in contatto gli utenti anche a titolo gratuito e con preparazione di pasti all'interno delle strutture medesime. Ecco io chiuderei tutto e lo farei fare a chi ha scritto la legge, perché uno aveva avuto una buona idea e gliela hanno mandata a «puttana» in questa maniera.

  PRESIDENTE. Avverto che la componente del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame, quindi essendone stata fatta richiesta, e come da prassi, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, articolo 8: giusto per far notare che il collega ha usato turpiloquio.

  PRESIDENTE. Quale collega scusi ?

  FRANCESCO D'UVA. Il collega Bianconi, non so se se ne è accorto.

  MAURIZIO BIANCONI. Hai ragione, scusa !

  FRANCESCO D'UVA. Non voglio ripetere le parole che ha usato il collega, ma siccome sovente capita che i miei colleghi possano utilizzare (Commenti dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti)...

  PRESIDENTE. Allora, scusate, mi è sfuggito completamente perché stavo... prego, prego, vada avanti, però usi un altro microfono che questo non funziona, quello accanto, per favore.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, molto semplicemente, sovente capita che la Presidenza rimproveri il mio gruppo parlamentare per il linguaggio che utilizza: si va addirittura a correggere il sesso dei nomi, insomma.

  MAURIZIO BIANCONI. Hai ragione, scusa !

  FRANCESCO D'UVA. Quindi, quando ad un certo punto il collega utilizza (Commenti di deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti)... Un attimo, poi puoi prendere la parola ed intervenire.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Per favore.

  FRANCESCO D'UVA. Mi chiedo come in questo caso la Presidenza abbia fatto finta di niente: a questo punto c’è qualcosa che non quadra, Presidente !

  PRESIDENTE. Deputato D'Uva... Deputato D'Uva, la Presidenza non ha fatto finta di niente: non si è accorta, perché Pag. 32stava interloquendo con gli uffici. Sicuramente lei ha fatto bene a farlo presente, perché non è un'espressione consona ad un'Aula parlamentare usare un linguaggio come riferito: lo stesso deputato penso che comprenderà che si deve evitare un linguaggio di questo genere. La ringrazio per averlo fatto presente.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Bianconi, su che cosa però ? Non apriamo adesso un interlocutorio su questo.

  MAURIZIO BIANCONI. Scusa, volevo semplicemente chiedere scusa. Dovevo dire «sono andati a ramengo», ho detto un'altra cosa.

  PRESIDENTE. Va bene. Va bene.

  MAURIZIO BIANCONI. Segnalo che non ho dato di quella parola a nessuno: ho usato un'espressione volgare. Quindi chiedo scusa.

  PRESIDENTE. Io non... Va bene: accetto le scuse a nome dell'Aula. Grazie.

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Emendamento Minardo 3.50, parere contrario. Emendamento Camani 3.55, parere favorevole. Emendamento Ricciatti 3.51, parere contrario. Emendamento Coppola 3.56, parere favorevole. Emendamento Catalano 3.52, parere contrario. L'emendamento Coppola 3.57 è stato ritirato.

  PRESIDENTE. Questo è ritirato, sì.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Emendamento Benamati 3.58, parere favorevole. L'emendamento Coppola 3.60 è stato ritirato.

  PRESIDENTE. Ritirato, sì.

  ANGELO SENALDI, Relatore. L'emendamento Coppola 3.61 penso sia stato ritirato.

  PRESIDENTE. Ritirato.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Identici emendamenti Galgano 3.53 e Tentori 3.62, parere favorevole con una riformulazione: togliere l'ultimo capoverso dove si dice «sopprimere l'articolo 6».
  Emendamento Fanucci 3.59, parere favorevole. Emendamento Ricciatti 3.54, parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Minardo 3.50, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Camani 3.55, su cui i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 33
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ricciatti 3.51, su cui il parere di Commissione e Governo sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Coppola 3.56, su cui i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Catalano 3.52.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Presidente, prendo la parola per ritirarlo.

  PRESIDENTE. D'accordo, andiamo avanti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 3.58, su cui i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Galgano 3.53 e Tentori 3.62.
  C’è una riformulazione. Accettate la riformulazione ? Sì, va bene: riformulazione accettata.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Galgano 3.53 e Tentori 3.62, nel testo riformulato, su cui i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanucci 3.59, su cui i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Fanucci 3.59, l'emendamento Ricciatti 3.54 sarà posto in votazione su richiesta della presentatrice come volto ad aggiungere le parole «e il Ministro della salute» dopo le parole «Ministro dell'economia e delle finanze». Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ricciatti 3.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.Pag. 34
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.52 Benamati che, nella parte consequenziale sostituisce il comma 3 dell'articolo 4, devono intendersi preclusi gli emendamenti volti a modificare il suddetto comma. Si tratta delle seguenti proposte emendative: Catalano 4.54 e 4.53, Alfreider 4.112, Minardo 4.74, Nesi 4.75 e Palmieri 4.61.

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate). Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 4.50 Catalano. Chiedo invece di accantonare l'emendamento 4.59 Coppola per una riflessione.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento 4.59 Coppola è accantonato.

  ANGELO SENALDI, Relatore. L'emendamento 4.60 Coppola è stato ritirato.

  PRESIDENTE. Sì.

  ANGELO SENALDI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 4.51 Ricciatti.

  PRESIDENTE. Seguono gli emendamenti preclusi. Passiamo quindi all'emendamento 4.19 Squeri.

  ANGELO SENALDI, Relatore. La Commissione esprime contrario sull'emendamento 4.19 Squeri, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 4.63 Benamati, parere contrario sull'emendamento 4.20 Galgano e parere favorevole sull'emendamento 4.68 Benamati purché sia riformulato.

  PRESIDENTE. C’è anche l'emendamento 4.79 Boccadutri.

  ANGELO SENALDI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sull'emendamento 4.79 Boccadutri. Vorrei leggere la riformulazione dell'emendamento 4.68 Benamati che credo possa dare risposta anche all'invito al ritiro sull'emendamento 4.79 Boccadutri.

  PRESIDENTE. Può leggerla ?

  ANGELO SENALDI, Relatore. Sì, è la seguente: al comma 5 sostituire le parole da «delle procedure previste» fino alla fine del comma, con le seguenti: «delle buone pratiche di lavorazione e di igiene nonché delle misure dirette a contrastare il fenomeno dell'alcolismo determinate con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell'interno da emanarsi entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge. In tale decreto sono altresì determinate le modalità di controllo».

  PRESIDENTE. D'accordo allora adesso passiamo all'emendamento 4.36 Squeri.

  ANGELO SENALDI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 4.36 Squeri, 4.22 Squeri, 4.23 Fiorio, 4.123 Alfreider, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti 4.24 Galgano, 4.55 Catalano, 4.26 Ricciatti, 4.9 Allasia, 4.56 Ricciatti, 4.57 Ricciatti, 4.29 Squeri identico al 4.34 Fantinati, 4.32 Squeri identico a... no, credo che gli altri siano stati ritirati...

Pag. 35

  PRESIDENTE. No.

  ANGELO SENALDI, Relatore. No ? C’è il 4.130 Alfreider.

  PRESIDENTE. L'emendamento 4.32 Squeri e l'emendamento 4.130 Alfreider sono identici.

  ANGELO SENALDI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti 4.32 Squeri e 4.130 Alfreider e sugli emendamenti 4.37 Ricciatti, 4.4 Squeri e 4.12 Allasia.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

  ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare sull'emendamento 4.61 da me presentato.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, per un chiarimento. Se ho capito bene il mio emendamento decade per l'approvazione dell'emendamento Benamati 2.52 ma quest'ultimo si riferisce all'utente cuoco, mentre il mio emendamento si riferisce all'intera attività e quindi le chiedo, mi chiedo, vi chiedo perché debba decadere.

  PRESIDENTE. Lei parla sull'emendamento 4.61 ?

  ANTONIO PALMIERI. Sì, è l'unico a mia firma.

  PRESIDENTE. Perché è stato sostituito tutto il comma 3, deputato Palmieri. È un dato formale perché era già stato modificato il comma 3 a cui era riferito e pertanto è precluso.
  Vi sono anche preclusioni. A seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Galgano 3.53 e Tentori 3.62 che nella parte consequenziale, sopprimono il comma 6 dell'articolo 4 concernente l'obbligo di segnalazione certificata di inizio attività, devono intendersi preclusi tutti gli emendamenti che modificano tale comma o che prevedono il riferimento a tale adempimento. Quindi si tratta delle seguenti proposte emendative: 4.24 Galgano, Catalano 4.55, Ricciatti 4.26, Allasia 4.9, Ricciatti 4.56 e gli identici Squeri 4.29, Fantinati 4.34 e gli identici Squeri 4.32 e Alfreider 4.130, Squeri 4.4, Alfreider 4.0101 e Squeri 4.04.
  Allora ritorniamo agli emendamenti dell'articolo 4: siamo all'emendamento 4.50 Catalano, il parere è contrario.

  IVAN CATALANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Per ritirarlo Presidente.

  PRESIDENTE. Sì va bene, lo ritiriamo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.51 Ricciatti, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.19 Squeri, su cui i pareri sono contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, io approfitto di questo emendamento per dire – in parte l'ha già detto il collega Capezzone – che noi qui stiamo votando un provvedimento che è inutile e sbagliato nel metodo e nel merito.
  È sbagliato e inutile nel metodo, perché sarebbe bastato unicamente, come il buonsenso suggerisce, nelle Commissioni competenti, cioè alla stessa Commissione attività produttive unitamente alla Commissione Pag. 36trasporti, una proposta di legge trasversale, fatta da intergruppo innovazione, sull'intero comparto della sharing economy: un elementare movimento di buonsenso avrebbe detto che prima si approva una norma quadro di natura generale e poi si va a normare – semmai dovesse servire, ma io credo che non serva – un singolo o più singoli settori.
  Quindi, da un punto di vista di metodo, voi state facendo una cosa sbagliata.
  Dal punto di vista di merito, poi, peggio mi sento e peggio mi sento anche perché vedo che vengono ritirati – al di là di discutibili, a mio avviso, ma non voglio contestare il Regolamento, soppressioni di votazioni su emendamenti importanti – anche emendamenti migliorativi da parte di colleghi della maggioranza, evidentemente costretti dalla maggioranza stessa, che avrebbero consentito di migliorare un provvedimento che altrimenti si configura come un provvedimento che va a favorire, come ha detto prima Capezzone, il ritorno al nero di attività che potrebbero emergere e comprime un'attività di natura residuale, come sono prevalentemente tutte le attività di sharing economy.
  Aggiungo l'ultima considerazione: se il tema è – come è, perché è un tema vero – una parità di trattamento tra chi fa ristorazione per così dire tradizionale e chi fa ristorazione chiamiamola così innovativa, la questione non è chiudere, tarpare le ali a chi apre una via nuova, semmai è liberare energie e risorse, vale a dire togliere i vincoli anacronistici e inutili che appesantiscono coloro i quali svolgono attività di ristorazione tradizionale, quello sarebbe il vero punto, quello è il vero punto, come ho anche avuto occasione di dire pubblicamente, poche settimane fa, alla riunione annuale dei giovani di Confcommercio, trovandoli peraltro d'accordo.
  Il vero punto è disboscare le norme anacronistiche e inutili per le quali io ho appreso, in un dibattito, che i ristoratori sono tenuti ad avere un frigo per i formaggi e un frigo per i salumi; io allora mi sono autodenunciato e mi autodenuncio qui: a casa nostra, noi abbiamo solamente un frigorifero e mia moglie, che oltre a essere la padrona di casa è anche la padrona del frigorifero, udite udite, mette sullo stesso ripiano formaggi e salumi.
  Allora, la questione è: se questa norma ha un carattere di natura igienico-sanitaria, ci sono in Italia, mai contati, 22-25 milioni di frigoriferi fuori norma.
  Allora ripeto e chiudo l'intervento: noi qui stiamo portando a compimento una norma dannosa e inutile.
  La speranza è che il Senato in questo caso ponga rimedio a quello che stiamo facendo qui.
  Per intanto confermo il mio voto favorevole su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente, noi del gruppo Civici e Innovatori voteremo a favore dell'emendamento Palmieri, perché una grande parte del nostro gruppo è stato estensore della legge sulla sharing economy e quindi non possiamo ovviamente contraddire quello che abbiamo scritto nella legge quadro.
  Noi abbiamo chiesto più volte, in Commissione, che prima di questo provvedimento settoriale fosse approvata la legge quadro. Non è andata così, però ovviamente saremo coerenti con quanto abbiamo previsto nella legge quadro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Grazie Presidente, io non ho molto da aggiungere, anzi non ho nulla da aggiungere alle argomentazioni del collega Palmieri, nelle quali mi ritrovo pienamente.
  Mi domandavo, alla luce di questa follia, se il nuovo Governo – che non ho capito se è nuovo o è uguale a quello precedente – avesse in animo di intervenire per regolamentare altre questioni di questa natura e quindi mi chiedevo se non fosse possibile avere dei chiarimenti, dalla Pag. 37rappresentante del Governo, su questo argomento, cioè non solo diciamo sull'argomento che stiamo trattando, che mi pare francamente come minimo opinabile, ma se si volesse andare a regolamentare dell'altro, tenendo presente – e concludo Presidente – che nei prossimi giorni farò il compleanno e volevo capire se devo portare il posto a tavola agli amici che inviterò, se potessi avere una risposta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Presidente, intervengo prendendo anche io spunto dall'emendamento del collega Squeri, per fare però una riflessione un po’ più generale, perché spiace questa discussione svolta in questo momento, quando alcune persone, purtroppo per altri motivi, non hanno potuto seguire appieno il lungo dibattito che si è svolto in Commissione su questo provvedimento, che ha trattato molti dei temi che sono stati così autorevolmente richiamati e quindi è una efficace lettura anche degli atti, oltre che del testo, chiarirebbe già in premessa alcune delle questioni che stiamo trattando.
  Dico questo, signora Presidente, convinto che il Parlamento sta facendo un'opera innovativa sull'economia di condivisione, avendo due provvedimenti incardinati nelle Commissioni, uno sulla sharing economy, economia di condivisione, che affronta i temi globali di questa branca ormai importantissima dell'economia moderna, attraversando e analizzando gli aspetti specifici di questa economia, e questo provvedimento, che oggi per ragioni indipendenti, diciamo, dalla semplice volontà nostra, arriva in Aula, che affronta un tema specifico di una costola di questa attività.
  Una proposta, devo dire francamente, incardinata su proposta delle opposizioni, che noi abbiamo condiviso, per la rilevanza significativa.
  Ma di cosa stiamo parlando, perché a questo punto vorrei però riportare il tema alla concretezza di quello che è il testo di legge e non al volo pindarico di quello a cui noi, a questo testo di legge, vorremmo far dire. Noi stiamo affrontando un tema importante, che è quello della ristorazione in abitazione privata, che sta prendendo sempre maggiore forza nel nostro Paese. Lo abbiamo affrontato con due capisaldi. Vi è una strategia, che è la strategia europea per l'economia di condivisione, tesa a contemperare due aspetti del problema: l'uno è la difesa di un nuovo settore economico che possa permettere, comunque, la fruizione di servizi in sicurezza per gli utenti e con tranquillità per coloro che vi si approcciano ed evitare l'abuso di attività economiche mascherate attraverso questo settore. Proprio perché esiste un provvedimento più complessivo, che è in trattazione nella X Commissione e nella Commissione trasporti, noi ci siamo limitati, sulle proposte di base presentate da tutti i gruppi, a identificare, con questo provvedimento, per quanto riguarda l'economia di condivisione relativa alla ristorazione a domicilio, le condizioni e i limiti attraverso cui questa attività viene svolta fra pari, ovverosia fra soggetti di carattere non completamente professionale e imprenditoriale.
  Noi sappiamo – lo richiamo solo per mia memoria, signora Presidente – che il tema dell'economia di condivisione fa cambiare il rapporto bipolare fra produttori di beni e fornitori di servizi e utenti consumatori. Trasforma anche gli utenti consumatori in produttori e fornitori di servizi attraverso le piattaforme Internet e le piattaforme informatiche dedicate. I grandi nomi (Uber, Airbnb, Booking) sono familiari a tutti noi. È per questo che in quella declaratoria iniziale, così lunga – lo riconosco –, si dovevano citare questi aspetti e sarebbe bene leggere queste cose nella completezza del ragionamento.
  Noi qui identifichiamo una serie di parametri all'interno dei quali – concludo, signora Presidente – questa attività può essere svolta in forme semplificate, perché si ritiene un rapporto tra pari, ed identifichiamo una serie di condizioni che evitano abusi. Niente regolamentazioni spinte, niente pesantezza, niente nuove Pag. 38tasse, perché il regime fiscale per queste attività non è toccato, ma tutela del consumatore ed evitiamo degli abusi che danneggino le attività commerciali in essere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

  LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. Entrando nello specifico dell'emendamento che ho presentato, lo spirito era quello di armonizzare – come è stato detto – rispetto a una legge quadro, ancorché non approvata, ma condivisa da una larga trasversalità all'interno della Camera, e dunque introdurre il concetto per cui i gestori della piattaforma siano sostituti d'imposta e, dunque, sia prevista una ritenuta d'acconto pari al 10 per cento, così come è contenuto – lo ripeto – nell'Atto Camera 3564, che riguarda la legge quadro sulla sharing economy.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Non ho capito una cosa rispetto all'emendamento Palmieri, su cui volevo fare una valutazione. Volevo capire se l'emendamento è ancora in essere o se, invece, come era stato annunciato inizialmente dalla Presidenza, lo stesso si intendeva precluso. Se fosse in essere, allora anche noi vorremmo fare una valutazione.

  PRESIDENTE. Siamo all'emendamento 4.19 Squeri. Non stiamo parlando di preclusioni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Noi dell'UDC siamo molto convinti delle argomentazioni che sono state portate per dire una cosa semplicissima: noi non siamo favorevoli ad un Internet deregolato; non siamo favorevoli ad una sharing economy in cui non c’è una legge.
  Ma, nel momento in cui regolamentiamo, non possiamo non fare i conti con un eccesso di regolamentazione che esiste in professioni analoghe, con le quali, giustamente, adesso questi nuovi operatori entrano in competizione. Piuttosto che imporre un eccesso di regolamentazione anche a loro, la via da seguire sarebbe quella opposta: rivedere le regolamentazioni in atto nel settore, in modo da renderle più semplici, più trasparenti, più facili da eseguire per tutti. Questo ci sembra un argomento molto forte. Mi sembra che, nella sua saggezza, anche il relatore abbia in qualche modo condiviso questo argomento. Ma allora perché non fare un ripensamento, tutti insieme, e votare insieme questo emendamento, almeno come segnale che il Parlamento, nel suo complesso, è sensibile a questo problema ? Noi, comunque, lo voteremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Visto che si è acceso il dibattito, anch'io cerco di dare il mio contributo, avendo seguito il testo nelle sue fasi precedenti. Innanzitutto, condivido – come il collega Benamati precedentemente ha detto – che è necessario tutelare il settore e, allo stesso tempo, cercare di non lasciare che gli abusi o altre situazioni vengano perpetrati.
  Detto questo e seppur nella condivisione positiva dell'attenzione che il Parlamento sta dando a questo tema, credo che è necessario un approfondimento maggiore sulle condizioni che vengono poste affinché l'attività si possa espletare. Innanzitutto, per una questione di carattere metodologico, credo che le proposte attinenti alla sharing economy debbano essere ricomprese in una proposta di legge organica e complessiva, senza andare ogni volta a normare uno specifico settore. In particolare, il regime fiscale dovrebbe essere più omogeneo...

Pag. 39

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Allo stesso tempo, per quanto riguarda le condizioni, credo che dovrebbero riprendersi maggiormente le finalità – vado a concludere, Presidente –, in particolare quella in cui si menziona la valorizzazione della cultura del cibo tradizionale, cosa che non è abbastanza concretizzata nelle condizioni che fanno parte della proposta di legge. Si tratta di una cosa che è stata attenzionata, invece, da noi della Commissione agricoltura in varie situazioni e anche in un ordine del giorno, che verrà presentato successivamente e che spero venga accolto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Il collega Benamati sa quanto io lo rispetti nel consenso o, come in questo caso, nel dissenso. Però, davvero, le parole che usa sono rivelatrici di un approccio, quando dice che bisogna colpire le «attività mascherate». Poi arriva il collega Zaccagnini, a cui pare poco e parla di «abusi perpetrati». Ma lo vedete che la logica che avete, in buona fede, è una logica per la quale se qualcuno fa qualcosa a casa sua, voi dovete arrivare con le unità cinofile, se non con l'irruzione dei NOCS ? Questo è il contrario della libertà ed è il contrario – consentitemi – della sharing economy. Va bene, ok, io sono un pericoloso liberista, ma anche tante persone di sinistra e di cultura diversa sanno e hanno capito, al di là delle idee e anche senza aver letto Milton Friedman o Hayek, che se io ho una casa posso usare quella casa, o se ho una macchina posso usare quella macchina, per cercare di farmi un reddito integrativo. Invece, arrivate voi a dire che 5 mila euro no e 5.100 sì, arrivate voi a parlare dell'operatore cuoco, arrivate voi con una cappa di burocrazia, che uccide tutto e rende tutto più complicato. È possibile che qualche associazione di categoria vi sarà grata, ma non vi è grato l'80 per cento degli italiani che sul turismo e sull'enogastronomia potrebbero far vivere tre quarti del nostro Paese, senza le vostre regole e senza questa invasione. Al collega Squeri, che poi presenta altri emendamenti sui controlli francamente assurdi – e sa quanto io lo rispetti –, dico: ma per quale ragione il gestore della piattaforma deve fare da sostituto d'imposta ?

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE CAPEZZONE. Ma perché anche qui dovete complicare sempre le cose ? È tutto sbagliato.

  PRESIDENTE. Grazie, grazie, deputato. Va bene, per me questo è l'ultimo intervento.
  Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.19 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.63 Benamati, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Passiamo all'emendamento 4.20 Galgano.

  ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Lo ritiro.

Pag. 40

  PRESIDENTE. Va bene.
  Passiamo all'emendamento 4.79 Boccadutri, sul quale c’è un invito al ritiro o parere contrario.

  SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Grazie, Presidente. Ovviamente, quando si va a normare una cosa che non esiste, si discutono gli ambiti e si dicono quali sono i requisiti. Io ho presentato un emendamento che intendeva togliere un onere, perché ovviamente il controllo dei punti critici lo fanno i professionisti, non lo fanno gli operatori, nel ristorante c’è un tizio, una persona che si paga che viene a fare questa cosa e pensavo che, avendo noi messo un cap di 5.000 euro al guadagno di chi fa questa cosa, togliere pure quest'onere che può anche valere qualche centinaia se non un migliaio di euro, mi sembrava logico perché francamente se gli metti un cap al guadagno, poi non gli posso porre un onere che glielo riduce. Mi sembra di capire che poi c’è una riformulazione che va essenzialmente a superare ovviamente l'attestato e l'analisi dei rischi e del controllo dei punti critici e quindi eventualmente a togliere questo onere. Ovviamente qua stiamo poi alla bontà di come verrà fatto questo decreto perché questo decreto potrebbe bensì prevedere ulteriori oneri e quindi il rischio comunque di avere messo un cap ai guadagni e poi porre un limite di fatto all'attività non viene superato.
  Quindi io ritiro l'emendamento perché c’è una proposta che va a superare comunque quella che era la proposta originaria. Ovviamente mi rimane il dubbio e quindi non voterò neanche l'emendamento successivo.

  PRESIDENTE. Va bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.68 Benamati, sul quale vi è una proposta di riformulazione. Vorrei sapere se viene accettata la riformulazione. Mi date un cenno ? Sì, è accettata.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 4.68, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,51)

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.36 Squeri.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Squeri. Ne ha facoltà.

  LUCA SQUERI. Grazie. Mi rendo conto di essere in un'Aula nella quale chiedere questo rispetto delle leggi vigenti in tanti luoghi nei quali si offrono servizi ai cittadini sembra strano, ma a me non sembra strano – e con questo emendamento voglio ribadirlo – chiedere che per quanto riguarda quel consumatore che va, pagando un corrispettivo, a ricevere un servizio, visto che quando si parla di home restaurant di questo si parla, valgano le stesse normative penali, civili e amministrative e non vedo perché in questo caso la tutela del consumatore debba venire meno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Io credo – non me ne vorrà il collega Squeri, che è sempre molto attento – che questo emendamento soffra di un vizio di fondo, perché può passare: «ferma l'applicazione delle normative amministrative», ma cosa significa dire che resta ferma l'applicazione di tutte le norme penali e civili ? Quelle restano ferme sempre e comunque. Oppure facciamo così: in Pag. 41tutte le prossime leggi che facciamo mettiamo una clausola finale, che suonerà così: «Restano ferme le applicazioni di tutte le normative penali, civili e amministrative». Qui c’è una superfetazione del fine. Io non credo che si possa votare un emendamento del genere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Volevo sottolineare, come non sono riuscito a fare adeguatamente, nell'intervento di prima, il collegamento fra il territorio e l'attività che si viene a creare, come appunto viene ricompresa all'interno delle finalità, ma non adeguatamente concretizzata nelle misure e nelle condizioni della proposta di legge. Faccio un esempio molto semplice: per gli agriturismi è necessario un tot di prodotti di produzione diretta per aprire la propria attività. In questo caso, io credo che questa attività, sostenuta appunto dalle piattaforme digitali, possa andare in competizione con gli agriturismi del territorio dell'ambito locale e sarebbe opportuno legare più ad un incentivo fiscale, che a una condizione perentoria la possibilità di svolgere l'attività, quindi la possibilità di un incentivo affinché le ricadute sull'economia del territorio – e chiudo Presidente – siano reali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.36 Squeri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.22 Squeri e 4.123 Alfreider. L'emendamento 4.23 Fiorio è stato ritirato. I pareri di Commissione e Governo sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.57 Ricciatti, con il parere contrario della Commissione e del Governo. Avverto che tutti gli emendamenti prima dell'emendamento 4.57 Ricciatti sono assorbiti o preclusi dalla precedente votazione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.37 Ricciatti, a pagina 12, perché gli altri emendamenti sono preclusi dalle precedenti votazioni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Presidente, invito i colleghi a leggere cosa si propone in questo emendamento: «Nel caso in cui l'attività di home restaurant sia esercitata in unità immobiliare di proprietà adibita ad uso abitativo principale, è obbligatorio l'assenso dell'assemblea condominiale attraverso apposita autorizzazione». Ma siamo matti ? Cioè, io voglio fare questa cosa, devo fare l'assemblea di condominio, quindi sarà sufficiente che ci sia qualcuno favorevole o contrario, immaginate quello che succede ! Ma che modello di società avete in mente ? Che modello di società avete in mente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ?Pag. 42
  Qui il tema non è chi vota a favore dell'emendamento – lo voglio vedere chi vota a favore dell'emendamento, io ovviamente voterò contro con i miei colleghi –, ma la domanda è: che modello di società avete in mente ? Ve lo dico io: col capofabbricato che controlla e stabilisce quello che si può fare e quello che non si può fare. Non andò bene in passato, nella storia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, questo emendamento invece nasce proprio da un confronto che è nato, nel senso che qualora io dovessi vivere in un contesto condominiale, e, seppur per un determinato periodo di tempo, magari non in maniera quotidiana ma per alcuni giorni, scegliessi in maniera volontaria di mettere a disposizione la mia abitazione, seppur per un'attività amatoriale, per un'attività di home restaurant, partiamo ovviamente dal presupposto che in un'area condominiale ci sarebbe l'accesso di svariate persone. Quindi, senza caricare di burocrazia, si chiede una banale assemblea condominiale che ratifichi questa cosa. Non è come il collega Capezzone domanda, cioè una risposta rispetto a quale società si abita e in quale società si vive, ma banalmente provare a coniugare un'economia della condivisione, che fonda la propria filosofia non proprio sull'economia pura ma appunto su un'idea forse anche un po’ più romantica, con il tema del rispetto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, l'UDC voterà anche questo emendamento. Mi sembra che sia veramente una cosa inaccettabile: stiamo trattando di attività che hanno un'estensione molto limitata, è assai difficile che esse abbiano un impatto negativo sugli altri condomini, ma anche ammesso che questo sia possibile, da un lato, non c’è qui nessuna violazione della concorrenza rispetto a chi esercita l'attività di ristorazione nelle forme già previste dall'ordinamento, e in secondo luogo è molto più sensato dire che in questo caso l'assemblea di condominio ha la possibilità di interdire l'attività che non chiedere l'autorizzazione preventiva. È veramente una cosa inaccettabile. Noi voteremo a favore dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Presidente, non me ne voglia il collega Capezzone, ma senza ritornare al capofabbricato di sovietica o fascista memoria, ma stando al merito di questo emendamento, che fra l'altro ha il parere contrario del relatore e del Governo, vorrei dire che qui c’è stata una discussione vera in Commissione, e proprio le ragioni che il collega sollevava, quelle di contemperare il rispetto sia della comunità, che è un condominio, che della libertà di chi svolge l'attività di ristorazione a domicilio, ci hanno portato – almeno il mio gruppo –, in Commissione, a condividere il parere del relatore, in quanto in questo caso effettivamente ci sembrava troppo impegnativo collegare all'esercizio dell'attività di ristorazione a domicilio, comunque all'esercizio di questa occasionale attività, l'approvazione del condominio. Quindi, in questo caso, leggendo il testo ed ascoltando la discussione, avremmo già chiarito in anticipo che, pur capendo le ragioni della collega, non le trovavamo assolutamente condivisibili, perché in questo caso avremmo appesantito in maniera molto, molto forte questo tipo di iniziativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Presidente, tenendo conto che, come gruppo della Lega, siamo contrari a questo provvedimento, perché andiamo a legalizzare un sistema Pag. 43illegale, e sapendo benissimo che la maggioranza ha già le idee chiare sul prosieguo del suo iter legislativo, cioè che lo bloccherà al Senato, perché è illogico andare a legiferare su una sola specificità di economia rispetto a tutta la sharing economy, come è già stato visto e detto in precedenza, il nostro parere favorevole a questo emendamento è legato al fatto che, vista anche la discussione – si contrappongono le parti –, riteniamo che sia una cosa sacrosanta richiedere l'autorizzazione al condominio, perché non si vuole che successivamente, in futuro, ci siano delle perplessità o dei problemi all'interno del condominio stesso. Faccio un esempio. Abitando in un condominio e facendo politica, so benissimo che se volessi fare una sede di partito all'interno del mio alloggio dovrei richiedere l'autorizzazione al condominio, perché le parti comuni e non solo (ascensore, acqua, scarico) andrebbero riviste da parte dell'amministrazione condominiale.
  Perciò, anche in un'attività commerciale come questa – anche se non si vuole farla passare come tale, ma è un'attività commerciale, perché parliamo di parecchi passaggi settimanali – e conoscendo benissimo la vita condominiale, perché la svolgo costantemente, so benissimo che si va a discutere per una persona in più all'interno di un alloggio perché utilizza l'acqua in modo improprio rispetto a tante altre situazioni comuni. Perciò non è andare a bloccare l'attività: è cercare anche, nella apoteosi di questa legge poco sensata o pseudo regolamentazione, di evitare di creare ulteriori danni agli utenti, ai condomini e a chi attua questa tipologia di ristorazione in casa. Perciò la nostra richiesta, come anche nell'emendamento che discuteremo successivamente, è cercare di tutelare, legalizzare, fare in modo di evitare successivi problemi, anche giudiziari, perché chi è avvocato sa benissimo che le questioni amministrative e condominiali sono all'ordine del giorno; perciò, per evitare questioni successive, sarebbe stato molto più gradevole cercare di trovare una soluzione ed una forma più corretta per cercare di tutelare tutte le parti. Così il relatore, la Commissione non hanno voluto; andremo avanti, se ne assumono la responsabilità, sapendo benissimo che così fatta la legge, incancrenita con le situazioni ministeriali, perché bisognerà chiedere i pareri ministeriali di un Ministero rispetto all'altro, e successivo passaggio al Senato, avremo la certezza che questa legge non vedrà la luce.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Presidente, volevo sostenere quanto già affermato qui dal collega Allasia: perché come l'Aula sa, per il calcolo dei millesimi condominiali, ogni...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

  ROBERTO SIMONETTI. ...ogni unità immobiliare, in funzione della destinazione propria che ha, ha dei coefficienti che ne determinano il valore. Se una unità immobiliare di tipo abitativo diventa di fatto una unità immobiliare di tipo commerciale, non dico produttiva ma comunque commerciale, imprenditoriale, è chiaro che va a falsare il valore proprio all'interno del plenum dei millesimi, soprattutto per l'utilizzo delle parti comuni: perché se un'abitazione ha 3 utilizzatori, e poi ogni settimana 10, 15, 20 persone che vanno ad utilizzare le parti comuni, è chiaro che quell'unità immobiliare va a pesare in maniera maggiore; e va a scapito, questo, di tutti gli altri condomini che si dovranno vedere di fatto aumentare le proprie spese. Io inviterei quindi addirittura il Senato ed i colleghi a chiedere la revisione delle tabelle millesimali per coloro che vogliono utilizzare le abitazioni in termini produttivi, in termini imprenditoriali: perché se no, altrimenti, questo andrebbe a falsare...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Senaldi. Ne ha facoltà.

Pag. 44

  ANGELO SENALDI. Presidente, intervengo solo per precisare un aspetto: noi abbiamo cercato di contemperare le esigenze di una struttura privata, come quella di un'unità abitativa, con i numeri che abbiamo indicato all'interno del provvedimento, perché noi stiamo parlando di numeri molto limitati. È come se non ci fosse la possibilità, per un condomino, di invitare una volta e nel weekend dei propri amici a cena alla sera, perché i numeri sono di questa grandezza. Avessimo allargato la quantità di pasti disponibili, allora ci si poteva porre il problema effettivamente di un differente utilizzo anche delle parti comuni; ma il numero che abbiamo indicato, cioè i 500 pasti, credo che possa essere identificativo di una limitazione anche in questo senso, e che quindi anche all'interno del condominio non possa portare assolutamente nessuna complicazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, intervengo solo per motivare il voto di astensione che noi avremo su questo emendamento. Innanzitutto siamo profondamente convinti che non si debba normare tutto, e che questo è un Paese che forse dall'eccesso di normazione può subire più danni che vantaggi. È chiaro che c’è un limite a questo ragionamento, ma ho l'impressione che qualche volta, individuato un fenomeno, normarlo fino all'eccesso sia diventato uno sport quasi nazionale: magari fenomeni che non meriterebbero probabilmente tutta questa attenzione. Ma il dato più importante è che è evidente che nelle regole del buon vivere, e anche nell'ambito del condominio, c’è un principio, che è quello del rispetto, della tolleranza e dei diritti degli altri.
  Allora è evidente che l'autorizzazione preventiva costituisce una penalizzazione eccessiva rispetto alla valutazione della correttezza nell'espletamento dei propri diritti: non posso presumere che un diritto sarà esercitato in modo scorretto, e quindi come tale sottoporre l'esercizio di questo diritto ad un vaglio preventivo; e tutti quanti sappiamo che cosa significa un vaglio preventivo di un'assemblea condominiale, nonostante la recente riforma del condominio. Credo quindi che affidare alla valutazione del modo, delle modalità di esercizio del diritto, e quindi l'intervento successivo rispetto all'abuso, possa costituire un buon sistema. In tutti i casi, Forza Italia si asterrà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Presidente, la collega prima parlava di una visione romantica dell'economia di prossimità, ed anche delle relazioni probabilmente di comunità e di vicinato. Io immagino che tutti noi abbiamo partecipato ad una riunione di condominio: sappiamo benissimo che non c’è niente di meno romantico di una riunione di condominio, e che sottoporre, come è stato detto adesso, al vaglio preventivo un'attività economica, fra l'altro di così scarso rilievo, è veramente persecutorio nei confronti di chi tenta di avere un piccolo reddito aggiuntivo, perché di questo stiamo parlando. Tanto vale allora chiedere il vaglio del condominio anche per una cena privata con, per esempio, un certo numero di persone: perché non regolamentiamo anche quello ? Più di 25 persone c’è bisogno del consenso di tutti i condomini; anzi: del consenso unanime, appunto. Io credo che forse le nostre pulsioni regolatorie potremmo riservarle ad attività economiche di maggior rilievo, e non scaricarle appunto su piccoli tentativi di rimediare qualche cosa, quando magari si è disoccupati e quando la situazione di crisi dell'Italia è quella che tutti noi conosciamo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ricciatti 4.37, su cui i pareri sono contrari.Pag. 45
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 4.12, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Sta bene. Ora abbiamo l'emendamento Coppola 4.59 precedentemente accantonato, quindi non possiamo probabilmente votare l'articolo 4.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Signor Presidente, vorrei esporre una riformulazione dell'emendamento Coppola 4.59. Dopo il comma 1 aggiungere il seguente: «1-bis. Se l'utente operatore cuoco organizza un numero di eventi enogastronomici in un anno solare inferiori a 5 e da 50 pasti totali, e l'unità abitativa in cui si svolge l'evento viene utilizzata nel corso di un anno solare per un numero di volte inferiore a 5, l'attività viene definita di social eating e non sono richiesti i requisiti previsti all'articolo 3, comma 6 e comma 8-bis, e dall'articolo 4, comma 5».

  PRESIDENTE. Il parere del Governo su questa riformulazione ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Coppola. Ne ha facoltà.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, Presidente. Il senso del nostro emendamento era quello di definire un'attività estremamente sporadica per la quale non mettere barriere all'ingresso. Il social eating è quell'attività che ha a che fare con un massimo di cinque eventi l'anno. Ora sinceramente, se per qualcuno che organizza al massimo cinque eventi l'anno, noi immaginiamo barriere all'ingresso, di fatto stiamo cercando di eliminare il senso vero di queste piattaforme. Ora chiedo al relatore la possibilità nella sua riformulazione di considerare di non applicare anche l'articolo 5, comma 3, perché altrimenti, così come formulato il testo, sarebbe il caso secondo noi paradossale che se un utente una volta sola – ripeto: una volta sola – mette per esempio su una piattaforma come Airbnb il suo appartamento in affitto anche una volta sola, dopo non può più fare eventi di social eating, come se fosse una colpa. Ora io capisco che, nel caso ci sia il rischio di concorrenza sleale o di attività di un certo livello, si possa pensare che le due non siano compatibili ma in caso di attività così tanto scarsa, così limitata nel tempo veramente non c’è una motivazione. Allora io chiedo veramente al relatore se è possibile...

  PRESIDENTE. Collega Coppola, scusi se la interrompo. Non vorrei fare un Comitato dei nove qui in Aula. Quindi se non c’è l'assenso su questa riformulazione, poi il relatore si riserverà di discutere con lei e con gli altri nel Comitato dei nove.

  PAOLO COPPOLA. No, se non c’è la possibilità, ritiro l'emendamento 4.59.

  PRESIDENTE. Ritira l'emendamento ?

  PAOLO COPPOLA. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento 4.59 Coppola è ritirato.

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  GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Il nostro gruppo fa proprio l'emendamento 4.59 Coppola.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Abbiamo deciso di fare nostro l'emendamento Coppola 4.59 perché riteniamo che quello che lui ha detto sia profondamente giusto: è assurdo che non introduciamo la norma di cui lui ha parlato però, d'altra parte, è anche giusto mantenere l'ispirazione della sua proposta emendativa ovvero che chi lo fa occasionalmente non debba essere soggetto a tutte le prescrizioni che stiamo stabilendo. Quindi questo è il motivo e...

  PRESIDENTE. Quindi mi sembra di capire che non accettiate la riformulazione.

  ADRIANA GALGANO. Accettiamo la riformulazione perché l'emendamento comunque, anche riformulato, riduce il carico per chi è veramente occasionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sì, se ho capito questo emendamento 4.59 Coppola rimane e viene sottoposto al voto, giusto ?

  PRESIDENTE. Sì, sì. Lo fa proprio Monchiero nel testo riformulato e sul quale è stato espresso parere favorevole se riformulato.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ho capito questo cioè che, a certe condizioni, le disposizioni del presente testo unificato non vengono applicate. Se fosse scritto così nulla quaestio al di là del merito. Ma qui ad un certo punto, visto che ci troviamo, definiamo anche questo tipo di attività e come la definiamo ? In inglese. Io per questo motivo se l'emendamento rimane con l'espressione in inglese, voto contro perché, ripeto, è contro l'ordinamento italiano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. È fin troppo evidente che c’è il voto contrario della nostra componente sia sul problema che riguarda questo emendamento sia sull'articolo 4 e sull'intero testo per un motivo molto semplice, signor Presidente. Questa non solo è un testo unificato ideologico ma contravviene completamente rispetto alla tutela dell'autonomia delle regioni e dei comuni su alcuni profili del testo, soprattutto sul sistema autorizzativo.
  Evidentemente quanto deciso poco tempo fa dalla Corte costituzionale in riferimento alla riforma Madia non viene tenuto per niente presente da parte dei colleghi. Non è che solo perché ci sono solo alcuni aspetti che riguardano la tutela dalla concorrenza, competenza esclusiva dello Stato, poi si introduce invece una disciplina spesso e ben volentieri anche di dettaglio e quant'altro che...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. ...è esclusiva competenza delle regioni ed esclusiva competenza dei comuni in riferimento ai regolamenti e quant'altro. Quindi è un'assurdità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. La ratio che sta alla base di questo testo...

Pag. 47

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

  MATTIA FANTINATI. ...è la base di una normativa per un'attività saltuaria che non comporta una vera attività economica. Quindi noi stiamo andando a regolamentare una particolare attività di un particolare aspetto dell'economia. Accettare questo tipo di emendamento significa accettare la saltuarietà di un'attività saltuaria: si va a fare un'eccezione di un'eccezione. Quindi andiamo a normare tutto e qualsiasi caso. Non importa fare una legge buona se dopo nessuno la rispetta. Per tale valida ragione, secondo me e secondo il MoVimento 5 Stelle, noi votiamo contro questo emendamento perché l'attività di home restaurant è già normata da questo testo unificato. Andare ad aggiungere eccezione su eccezione significa soltanto favorire il caos e la peculiarità di una situazione che dopo, alla fine, rimane sempre particolare e mai la situazione normale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.59 Coppola, fatto proprio dal collega Monchiero del gruppo Civici e Innovatori, sul quale il parere della Commissione e del Governo è favorevole, nel testo riformulato dal relatore.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

  Tutti gli articoli aggiuntivi all'articolo 4 sono o ritirati o preclusi.

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate). Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANGELO SENALDI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 5.50 Fantinati e 5.21 Ricciatti.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.50 Fantinati, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.21 Ricciatti, i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Pag. 48

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui tre emendamenti riferiti all'articolo 6.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Grazie Presidente. Sull'emendamento 6.50 Camani il parere è favorevole con la riformulazione, che vado a leggere: «la mancanza dei requisiti previsti dalla presente legge per l'attività di home restaurant comporta il divieto di prosecuzione dell'attività medesima e la sanzione amministrativa, come prevista dall'articolo 10, comma 1, della legge 25 agosto 1991, n. 287».

  PRESIDENTE. Sull'emendamento 6.51 Coppola ?

  ANGELO SENALDI, Relatore. Il parere è contrario, nel senso che ho riformulato l'emendamento 6.50.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento 6.2 ?

  ANGELO SENALDI, Relatore. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.51 Coppola, con i pareri contrari di Commissione e Governo...È ritirato ?

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Lo faccio mio.

  PRESIDENTE. Lo fate vostro ? Va bene, quindi emendamento 6.51: Palese lo fa proprio e si mette in votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.51, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Revoco la votazione. C’è stato un errore sul fascicolo, perché era ritirato prima dell'apertura della seduta, quindi non potevate farlo proprio in questo caso.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.50 Camani, su cui il parere è favorevole con una riformulazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Grazie Presidente, io ritengo, alla luce anche delle modifiche che sono state fatte sul testo, che l'articolo 6 nel suo complesso preveda una sanzione un po’ troppo afflittiva e sproporzionata rispetto a quella che è l'attività, quindi io mi astengo sulla votazione sia degli emendamenti che dell'articolo.

  LUCA SQUERI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUCA SQUERI. Grazie Presidente, allora in base alla riformulazione ritiro l'emendamento 6.2 votando a favore dell'emendamento riformulato.

  PRESIDENTE. Va bene, è ritirato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sull'emendamento 6.50 Camani il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

Pag. 49

  DANIELE CAPEZZONE. Per come sono state scritte, in modo restrittivo, tutte le norme precedenti, è facilissimo dimostrare che un'attività non corrisponde al minuzioso elenco di cose iperstataliste e iperinterventiste che avete scritto e quindi è facilissimo chiudere un'attività.
  Ecco, come volevasi dimostrare: l'obiettivo è chiudere un'attività, dare gli strumenti per il ristorante accanto, un vicino incazzato, qualcuno invidioso, qualcuno che non gradisce, di fare la segnalazione e far chiudere un'attività. Questo è quello che avete costruito: complementi, potrete ricordare, tra tante pagine non gloriose di questa legislatura, anche una piccola legge, nella quale avrete ancora una volta portato un mattoncino alla negazione della libertà in Italia. Grandi complimenti.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi sull'emendamento 6.50 Camani. La riformulazione è accettata ? Sì.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.50 Camani, così come riformulato, su cui il parere è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

  L'articolo 6 non si vota, in quanto l'emendamento 6.50 Camani era interamente sostitutivo.

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3258-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Sono quindici ordini del giorno, li leggo in ordine di presentatore: il n. 9/3258-A/1 Andrea Maestri, favorevole; il n. 9/3258-A/2 Brignone, contrario; il n. 9/3258-A/3 Matarrelli, contrario; il n. 9/3258-A/4 Vargiu, favorevole; il n. 9/3258-A/5 Nesi, contrario; il n. 9/3258-A/6 Cristian Iannuzzi, contrario; il n. 9/3258-A/7 Marzano, contrario; il n. 9/3258-A/8 Ciracì, contrario: il n. 3258-A/9 Marti, contrario; il n. 9/3258-A/10 Romanini, contrario; il n. 9/3258-A/11 Tentori, favorevole; il n. 9/3258-A/12 Camani, contrario; il n. 9/3258-A/13 Da Villa, contrario; il n. 9/3258-A/14 Taricco, contrario; il n. 9/3258-A/15 Petraroli, contrario.

  PRESIDENTE. Allora sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/1, Andrea Maestri il parere è favorevole, andiamo avanti.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/2, Brignone, il parere è contrario e si chiede di metterlo in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/2 Brignone.Pag. 50
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/3 Matarrelli, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

  Sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/4 Vargiu il parere è favorevole. Andiamo avanti.
  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3258-A/5 Nesi, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/5 Nesi, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/6 Cristian Iannuzzi, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3258-A/7 Marzano, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Presidente, vorrei semplicemente capire dal Governo la motivazione per la quale ha dato parere contrario a un ordine del giorno che chiede di valutare l'opportunità e la possibilità – quindi già c’è l'opportunità e la possibilità –, soprattutto, di predisporre campagne di informazione e di sensibilizzazione che cerchino di incoraggiare e favorire, presso i più giovani, la diffusione di una cultura del cibo tradizionale di qualità. Allora, io vorrei cercare di capire in cosa il Governo possa essere contrario nei confronti di una campagna di sensibilizzazione quando si parla di cibo di qualità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Prendo l'occasione di questo ordine del giorno, Presidente, perché anch'io vorrei pregare il Governo, che ha valutato con attenzione gli ordini del giorno, di un supplemento di attenzione sugli ordini del giorno che riguardano la promozione del cibo tradizionale di qualità: ve ne sono alcuni (7, 8 e 10), alcuni anche del Partito Democratico, ma anche di altri gruppi. Magari, ci sono ragioni che in questo momento mi sfuggono. Si tratta di promuovere il cibo tradizionale di qualità.
  Magari non è direttamente attinente, ma un approfondimento ulteriore del Governo, eventualmente anche un'accettazione in altra forma, mi sembra che sarebbe opportuno, visto che la promozione di questo tipo di prodotti è, comunque, in senso lato, un obiettivo di questo tipo di provvedimento.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 51

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, questi ultimi ordini del giorno (n. 9/3258-A/7 Marzano, n. 9/3258-A/8 Ciracì, n. 9/3258-A/9 Marti e n. 9/3258-A/10 Romanini) possiamo accoglierli come raccomandazione, valutando l'opportunità.

  PRESIDENTE. Mi ripete, per favore, i numeri ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Ordini del giorno n. 9/3258-A/7 Marzano, n. 9/3258-A/8 Ciracì, n. 9/3258-A/9 Marti e n. 9/3258-A/10 Romanini.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno n. 9/3258-A/7 Marzano è accolto come raccomandazione.

  LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, vorrei avanzare una richiesta sull'ordine dei lavori – non so se è possibile –, per agevolare i lavori. Voglio dirlo così, senza offendere nessuno: il mio gruppo parlamentare ha particolare esigenza di rivedere tutti gli ordini del giorno e potrebbe essere il momento propizio per sospendere la seduta per tre minuti, affinché magari anche il Governo possa rileggere un pochino meglio gli ordini del giorno...

  PRESIDENTE. Collega, è chiara la richiesta, però è il Governo che deve chiedermi una sospensione.

  LARA RICCIATTI. Non so se è possibile chiederlo come gruppo parlamentare...

  PRESIDENTE. Dovrei mettere in votazione la proposta di sospensione e credo che siamo in una fase interlocutoria. Qualora il Governo lo chiedesse... Qualcuno chiede di intervenire ? No. Allora, gli ordini del giorno n. 9/3258-A/7 Marzano, n. 9/3258-A/8 Ciracì, n. 9/3258-A/9 Marti e n. 9/3258-A/10 Romanini sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/11 Tentori vi è il parere favorevole.
  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3258-A/12 Camani, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Prendo atto che la presentatrice ritira l'ordine del giorno n. 9/3258-A/12 Camani.
  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3258-A/13 Da Villa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3258-A/13 Da Villa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3258-A/14 Taricco, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taricco. Ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Grazie, Presidente. Visto che il contenuto del mio ordine del giorno è analogo ai precedenti, chiederei al sottosegretario, anche in questo caso, che sia accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Mi sembra di capire che il Governo lo accoglie come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/3258-A/15 Petraroli è ritirato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Bianconi. Ne ha facoltà.

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  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Si potrebbe fare molto lunga e anche interessante. La votazione su questa cosa sembra di poco momento. Una cosa è sicura, qui si scontrano due culture: una cultura di ieri e una cultura del domani; una cultura che pensa che si possa fare tutto quello che non è vietato e una cultura che pensa che si possa fare tutto ciò che è ammesso. Naturalmente gli statalisti sono di questa seconda natura e anche oggi hanno avuto la meglio. Pertanto, una buona idea, un inizio di un approccio di una economia che può essere di novità, un qualcosa che rimane, comunque, domestico e relativo è diventato una sorta di affare di Stato, il quale deve vedere una piattaforma digitale, l'interruzione di regole, di norme, di limiti che neanche un ristorante vero ha, quando uno a casa sua, in genere, può fare e deve fare ciò che vuole. C'era un limite, uno solo: il limite è quello che devono pagare le tasse, ma questo è un limite di carattere generale, che non impone una regolamentazione di questa fatta, impone soltanto la regola che chi svolge un'attività economica, piccola o grande che sia, debba pagare quello che deve pagare. Ma di fronte a questa scusa, fare tutto questo castello incredibile, fatto di parole inglesi, di automatismi inesistenti, di limiti strani come i 500 coperti (e se sono 499 cosa facciamo ?) e il coinvolgimento del condominio (c’è stato anche chi ha chiesto l'assemblea dei due terzi). Io non voglio ricordare quante attività illecite si fanno nelle case private senza ricorrere ai condomini, ma qui se qualcuno invita qualcuno per integrare il proprio reddito familiare o esibire la propria capacità di cuoco improvvisato più o meno, con tutte queste scuole di cucina, ha praticamente mosso una montagna. E poi la domanda finale: non c’è soltanto la differenza fra uomo e norma, fra domani e ieri, tra andare avanti e rimanere indietro, non c’è soltanto il desiderio ansioso che viene da un'antica cultura, sia di estrema destra purtroppo, ma sia di sinistra anche cattolica, che tutto deve essere per forza sempre sotto controllo, che niente può mai sfuggire a nessuno; c’è anche una cosa che non ci fa onore e cioè l'avere in tutti i modi dato retta a una lobby che sicuramente ha molto insistito perché fosse fatta questa legge, che sicuramente ha molto insistito perché si facesse questo obbrobrio. Non si fa così, i parlamentari non fanno così, i parlamentari fanno nell'interesse del popolo italiano, non di quello o di quell'altro gruppo di pressione. La figura che facciamo oggi è miserrima da un punto di vista culturale, da un punto di vista politico e da un punto di vista umano. Noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. I parlamentari dell'UDC si asterranno su questa legge. Lo faranno perché condividono l'idea che occorre dare regole a un settore che altrimenti può diventare un luogo da cui parte una concorrenza sleale per tutti gli operatori del settore che invece obbediscono alle leggi, pagano le tasse e così via. Non ci piace il modo in cui invece si è proceduto a formulare la norma. Non ci piace perché era una buona occasione per rivisitare complessivamente la normativa di settore, alleggerendola, rendendola più facile, più praticabile, più accettabile, per tutti gli operatori del settore. Invece si è proceduto in senso inverso, ponendo realmente un eccesso regolamentativo, soprattutto considerando il numero limitato di coperti che sono resi accessibili a chi opera in questo senso. Sono meno di quello che una grande famiglia meridionale può probabilmente movimentare attraverso i pranzi e le cene familiari all'interno di un anno. All'interno di una limitazione così stringente della possibilità di azione, dare un complesso normativo così pesante è veramente eccessivo. D'altro canto, lascia totalmente non toccata l'altra questione: c’è un eccesso di regolamentazione per i ristoratori i quali agiscono conformemente Pag. 53alle leggi; era una buona occasione per semplificare anche per loro e questo avrebbe probabilmente anche diminuito l'acredine della polemica fra queste due categorie. È un'occasione perduta. Noi ci asterremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Il gruppo Fratelli d'Italia esprimerà voto contrario al provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea. Siamo convinti infatti che il testo unificato che risulta dall'insieme di una serie di leggi di iniziativa parlamentare, se da un lato interviene nel tentativo di frenare la concorrenza sleale, derivante dal fenomeno che si riscontra sempre più sulle piattaforme di Internet, l’home restaurant, con l'intenzione di regolamentarlo, dall'altro rischia di introdurre norme protezionistiche limitative, con la conseguenza di produrre ulteriori danni alla materia in oggetto.
  Così come è impostato, infatti, il provvedimento in discussione, che accorpa e snatura le quattro proposte di legge presentate tra il 2015 e il 2016, introducendo dei limiti che non erano presenti in nessuna delle quattro proposte, come l'obbligo di registrazione alla piattaforma online e l'obbligo di acquisire i pagamenti esclusivamente online, tramite una di queste piattaforme, prevede misure che – ripeto – a nostro avviso, una volta introdotte, alimenteranno confusione e disorientamento tra gli operatori del settore. Aggiungo ancora che, se la registrazione e la tracciabilità di qualsiasi pagamento possono anche rappresentare un'innovazione favorevole dal punto di vista fiscale, nella fattispecie renderebbero illecite azioni banali, come ad esempio chiamare e prenotare direttamente ed è questo un limite che non esiste per alcuna attività economica esistente. Senza considerare inoltre la barriera che questi obblighi pongono fra l'attività e tutte quelle persone che non hanno un altissimo grado di alfabetizzazione digitale. Inoltre, per quanto riguarda la concorrenza sleale – come ricordavo prima – aggiungo che la ristorazione italiana ha un fatturato, nel 2015, di 76 miliardi di euro. Il fatturato di 7,2 milioni di euro nel 2014 ne rappresenta soltanto un decimillesimo. Significa che, per ogni 10 mila euro di reddito di un ristorante, l’home restaurant gliene sottrae uno, ovvero mediamente un ristorante italiano perderà un euro su 10 mila. In definitiva, a nostro avviso, così come è impostato l'impianto del provvedimento, sono molte le restrizioni in esso contenute, che inevitabilmente frenano non solo chi è già nel settore, ma chi ha intenzione anche di entrarci. Un testo che si rileva essere quasi insofferente nei confronti dei cittadini che vogliono unire la propria passione per l'enogastronomia con l'opportunità, seppur parziale, di fare una vera realtà economica, e che rischia di scriminare già gli esistenti, impedendo ai gestori di promuovere la propria attività su canali privati, come i social network, finendo per ingabbiarli in lungaggini burocratiche. Serviva insomma una legge-quadro sulla materia, una diversa regolazione normativa, anziché approvare un testo per così dire settoriale. Per tutti questi motivi, ribadisco il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Io, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale – Centro democratico, e chiedendole l'autorizzazione per depositare il testo della mia dichiarazione di voto, signor Presidente, aggiungerei soltanto due parole. Votiamo a favore perché è una norma necessitata, richiesta anche dalle associazioni di categoria, per rispetto anche del gran lavoro fatto dalla Commissione nell'esaminare questo piccolo grande mondo che si sta sviluppando dell’home restaurant. Però con fatica ci approcciamo a questo tipo di discussione, perché, vede Presidente, mentre scopriamo che otto persone detengono Pag. 54oltre il 50 per cento della ricchezza mondiale – e parliamo di svariati miliardi – mentre non riusciamo ancora a fare chiarezza sulla trasparenza bancaria e su quanti hanno abusato del sistema «politicizzato» del sistema bancario italiano, Monte dei Paschi, tanto per fare riferimenti ben precisi, e non riusciamo ancora a capire quanti abbiano approfittato di questa situazione, mentre per strada ancora e nella nostra società ancora troppe donne muoiono e abbiamo ancora il disegno di legge depositato in Commissione e non ancora esaminato dalla Commissione, che pensa anche alle vittime secondarie per così dire di quel tipo di reato, abbiamo tanti, tanti seri problemi da esaminare. Questo è un piccolo grande problema e bene ha fatto la Commissione, nel suo compito e nelle sue mansioni, ad esaminare anche questo problema. Però vorremmo animare la discussione, vorremmo partecipare a discussioni profonde in quest'Aula, che inizino a esaminare i reali problemi della persona, della nostra società, della nostra economia. Sfruttiamo quel poco tempo che ancora abbiamo per entrare nel merito di queste problematiche, poco tempo, che siano mesi o che sia un anno. Certo questo è un settore che sviluppa 7 milioni di euro in Italia, capite bene che è un'inezia, capiamo bene che è niente rispetto ai miliardi che volano tra le poche tasche di alcuni nel mondo. Quindi, Presidente, ribadiamo il nostro voto favorevole. Chiedo l'autorizzazione a depositare il testo della mia dichiarazione di voto, ma chiediamo anche di poterci ritrovare al più presto su problemi – diciamolo pure – ben più importanti e vitali per la nostra società e i nostri concittadini.

  PRESIDENTE. È autorizzato a consegnare il testo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, questo provvedimento chiede di regolamentare l’home restaurant, una nuova forma di micro-imprenditorialità, incorniciandola però tra quelle misure che sono necessarie ed altre che, invece, rappresentano un eccesso di vincoli. La ristorazione casalinga è il frutto di quella creatività e di quella capacità di reinventarsi che contraddistingue tanti cittadini del nostro Paese; una possibilità per molti di sopperire a una strutturale carenza di lavoro o un modo per coltivare una passione e condividerla con amici e conoscenti.
  La ristorazione classica, carica di imposte, tasse e burocrazia, avverte un settore in crescita, come quello della ristorazione casalinga, come concorrenza sleale: è comprensibile, ma non condivisibile. Dall'altra parte, ci sono persone che da anni, con una certa frequenza, tengono eventi ed esercitano, in un certo senso, un'attività di impresa senza poter far riferimento a delle regole chiare, per questo occorre colmare questo vuoto legislativo, cercando di dare garanzia sia agli imprenditori della ristorazione che ai ristoratori casalinghi. Risolvere questo problema è oggi più che mai dovuto.
  L'Europa promuove l'economia collaborativa, incoraggia gli Stati membri a favorirne lo sviluppo, ritenendo queste forme di impresa un importante contributo alla crescita dell'economia e dell'occupazione. Proprio in questo contesto, il settore dell’home restaurant, che non ha età e che, avendo una forte connotazione familiare, favorisce la collaborazione fra generazioni, potrebbe rappresentare il giusto modo di unire la tradizione con la curiosità e la voglia di nuovo, che è tipica dei più giovani. È condivisibile pertanto l'esigenza di disciplinare anche questa forma di sharing economy, qual è l'attività di ristorazione in abitazione privata, che ha lo scopo di valorizzare e favorire la cultura del cibo tradizionale e di qualità, in particolare attraverso l'utilizzo prioritario di prodotti tipici del territorio, un modo per riscoprire alimenti poveri, per risperimentare, innovandole, le ricette di famiglia. Una forma di socializzazione, questa, che permette, intorno a una pietanza, di conosce un buon vino, ma anche un modo per ritrovarsi in un ambiente accogliente e che rende più familiare anche Pag. 55un incontro di lavoro, certamente un sistema per tagliare i costi di una serata senza perdere nulla in termini di qualità e di cura dei piatti.
  Nel testo sul quale stiamo per dare il nostro giudizio finale ci sono però molte cose che non ci convincono: la risposta a chi teme la concorrenza sleale da parte di queste imprese familiari non può tramutarsi in norme che di fatto ne impediscono lo sviluppo e l'esistenza nella legalità. Mi riferisco più in particolare al limite degli 80 giorni lavorativi per anno e ai 5 mila euro annui di fatturato che vengono imposti come tetto massimo, un tetto che fa ritenere probabile che chi delizia i suoi ospiti in casa debba poi esercitare necessariamente un'altra attività per vivere, riconducendo la ristorazione casalinga ad una vera passione da coltivare nel tempo libero. Ma a non convincerci sono anche l'obbligo di registrazione su apposite piattaforme on line e l'obbligo di pagamento tramite esse. Inconcepibile è pure il divieto di esercitare l'attività quando si destinano alcune camere della propria abitazione a bed and breakfast. Sono anche altri aspetti per noi controversi: è certamente utile che il sistema dei controlli sia esteso anche a queste abitazioni, nelle quali è necessario il rispetto delle norme igienico-sanitarie, ed è giusto che siano garantiti anche requisiti minimi di sicurezza, chiedere però a chi fa home restaurant, senza la possibilità di realizzare guadagni cospicui né di ospitare gente con sistematicità, di adeguare in pratica la sua unità immobiliare a regole d'esercizio pubblico, potrebbe risultare altamente antieconomico. Ci potrebbero e dovrebbero essere vincoli diversi, quali l'impossibilità di esercitare l'attività per almeno tre giorni a settimana e la chiusura obbligatoria per tre mesi all'anno, misure che andrebbero incontro alle richieste dei ristoratori e delle loro associazioni di categoria, come altre, che potrebbero essere l'attivazione di un registro degli home restaurant e l'obbligo di registrazione degli ospiti. Come per tutte le attività innovative per i settori in fase di sperimentazione, anche questo mercato va regolamentato. È potenzialmente un'offerta per i consumatori, ma un eccesso di regole potrebbe frenare lo sviluppo a danno di concrete opportunità o di un progetto imprenditoriale che passa, prima di lanciarsi in investimenti importanti, per una fase di sperimentazione che proprio l’home restaurant offre. A nome del gruppo Scelta Civica-ALA annuncio pertanto il voto contrario al provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Presidente, anche sulla base dell'intervento che mi ha preceduto, è importante chiarire che cosa noi oggi abbiamo inteso disciplinare, che è attività – detto in inglese – di social eating. Non condividiamo l'uso dell'inglese nel Parlamento italiano, però si chiama così, e lo traduco. Quindi, i social eating sono le cene che i privati organizzano a casa per conoscersi e per condividere interessi grazie all'utilizzo della tecnologia. Oggi la vita è frenetica, fare nuove conoscenze è molto più difficile, questo è un modo per alimentare la socialità e per condividere conoscenze, interessi, passioni culinarie. Noi, spesso, abbiamo invece sentito parlare di attività economica, ma è un approccio totalmente sbagliato. Da una parte, noi Civici e Innovatori, riteniamo che ci siano le cene per conoscersi, organizzate tra privati grazie all'utilizzo della tecnologia e i quali condividono le spese, dall'altra parte c’è l'attività di ristorazione tradizionale, e non devono assolutamente esistere forme intermedie, perché non ci devono essere forme di elusioni della normativa della ristorazione. Semmai, dovremmo ragionare sul fatto che la normativa per la ristorazione tradizionale è diventata obsoleta e troppo pesante, e modificarla, ma non pensare a terze forme ibride che consentano ad alcuni cose che ad altri sono proibite.
  Allora perché votiamo a favore di questo provvedimento, che crea una forma ibrida ? Perché, grazie all'emendamento che abbiamo fatto nostro, abbiamo salvato il social eating in Italia, nel senso che chi Pag. 56organizza cene occasionali in un numero inferiore a cinque non sarà soggetto a tutti gli obblighi che sono stati previsti da questa normativa, alcuni veramente esagerati. Inoltre, oltre all'appesantimento della normativa, che noi siamo riusciti a limitare, non solo abbiamo salvato il social eating, ma siamo anche riusciti ad evitare che il povero privato che va su una piattaforma e si registra per organizzare una cena debba essere costretto a dichiarare la SCIA, ovvero la certificazione di inizio attività in comune, come se fosse un'attività commerciale, il che è un assurdo. Tra le cose che non apprezziamo di questo provvedimento c’è il fatto che per due volte inseriamo dei decreti delegati, che è rendere più faticosa l'applicazione di una normativa, perché poi, finché non ci saranno decreti delegati approvati, questa normativa non sarà in vigore. Chiediamo una riflessione al Parlamento: dobbiamo diventare capaci di fare le norme e fare che siano completate in Parlamento, perché il rinvio crea incertezza, ritardi, invece noi abbiamo bisogno di certezze e di velocità. Comunque, questi due decreti delegati ci hanno consentito di eliminare la SCIA e anche l'obbligo di HACCP, che sarebbero state due vere assurdità per dei privati che, ripeto, organizzano occasionalmente delle cene a casa loro.
  È importante che diamo un dato, perché nel comporre questa legge abbiamo svolto delle audizioni, e questo ci fa sorridere su quanto è improprio parlare di questo settore come di un nuovo settore di attività economica: la media – non lo voglio neanche chiamare fatturato, perché è improprio definirlo fatturato – della condivisione delle spese tra i privati che organizzano cene sociali attraverso le piattaforme, l'importo medio è di 2.000 euro ! Quindi noi ci rendiamo conto che costringendoli a fare l'assicurazione, a rispettare le normative sanitarie che stabilirà il Ministero della salute, alla fine faremo sì che questi poveri privati, per condividere quattro cene, alla fine ci dovranno rimettere i soldi.
  Come ultima cosa, riteniamo veramente esagerate le sanzioni previste dall'articolo 6 per chi non rispetta la normativa: perché, per chi non rispetta la normativa, prevedere che si chiuda, francamente è veramente troppo.
  L'insieme delle considerazioni che ho fatto sono critiche, molto critiche: anche perché una buona parte dei miei colleghi di Civici e Innovatori ed io siamo firmatari della legge quadro sulla sharing economy, quindi sull'economia della condivisione di cui le cene sociali di cui stiamo parlando fanno parte. È stato veramente sciocco, organizzativamente, voler approvare una normativa che ricade all'interno di un quadro generale ! Comunque, pur con tutti questi rilievi che facciamo, dichiaro il voto favorevoli dei Civici e Innovatori, perché il social eating, se ancora si può fare, è grazie a tutto l'impegno che tutto il gruppo ci ha messo (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Presidente, Governo, onorevoli colleghi, il settore della ristorazione privata è in forte espansione, e si inserisce nel più ampio modello dell'economia della condivisione, che rappresenta una risposta alternativa al concetto più classico di consumismo. L’home restaurant è il fenomeno sociale del momento: i proprietari degli immobili decidono di condividere il loro spazio ospitando a casa loro gente, per lo più sconosciuta, a cui preparano il pranzo o la cena dietro un corrispettivo. L'espansione del fenomeno è nei dati del fatturato, che nel 2014 ha prodotto 7,2 milioni di euro con oltre 37 mila eventi organizzati, e con un trend confermato in crescita, come abbiamo visto nel 2015 e 2016, e il 2017 sicuramente non sarà da meno. Questa legge dunque è la prima risposta alla regolamentazione di un settore che potenzialmente potrebbe attrarre nel giro di poco tempo molti utenti interessati a fare di questa attività una vera e propria professione.
  Tuttavia, la risposta legislativa all'espansione di questo tipo di attività è a Pag. 57nostro giudizio poco convincente: l'approccio che si è scelto è stato quello di introdurre delle regole che fossero il più possibile flessibili per non ostacolare l'ingresso nel mercato di nuove imprese, ma ciò ha reso il provvedimento troppo vago e superficiale. Emergono forti dubbi, ad esempio, circa la reale applicazione di alcune misure contenute nella legge, quale la tutela dei consumatori, la valorizzazione del ciclo tradizionale di qualità ed il rispetto delle regole della concorrenza e quelle di ordine fiscale: temi, questi, che sono soltanto richiamati tra le finalità della legge, e non adeguatamente esplicitati al suo interno.
  L'attività di home restaurant, seppure aperta al pubblico, si svolge in abitazione privata: è di fatto difficilmente controllabile. In tal senso, gli obblighi imposti dalla legge, dal limite di coperti e di fatturato al rispetto delle caratteristiche di agibilità e di igiene degli immobili, rischiano di rimanere disattesi, come del resto l'intera attività rischia di rimanere fuori controllo, non solo dal punto di vista regolatorio ma anche fiscale. Per tale ragione riteniamo che il comune destinatario della comunicazione di inizio attività debba provvedere ad effettuare un apposito sopralluogo, per permettere di verificare se l'immobile sia idoneo allo svolgimento di attività di home restaurant.
  Non possiamo poi non tener conto che l'attività di ristorazione, pur essendo non professionale, comporta un'alterazione della quiete condominiale, soprattutto nelle ore serali e notturne: è per tali ragioni che l'apertura dell'attività, ancor prima dell'invio della comunicazione al comune interessato, deve essere subordinata al rilascio di un'autorizzazione deliberata dall'assemblea condominiale.
  Dal punto di vista fiscale, invece, non è chiaro quale sia il regime a cui è sottoposto il titolare dell'attività: lo stesso è tenuto a rilasciare una ricevuta, ma non trattandosi di un'attività commerciale si presume che non abbia valore fiscale. Questa incertezza potrebbe permettere il dilagare di situazioni di irregolarità nel settore, creando forme di alterazione della concorrenza anche rispetto a chi svolge una regolamentare attività commerciale di ristorazione. La preoccupazione è che, in assenza di regole certe e di obblighi precisi, si venga a creare un mercato parallelo a quello della ristorazione regolare, che sfugga a qualsiasi controllo e porti nel mercato migliaia di persone prive di professionalità, a danno dei consumatori e di quanti svolgono attività in regola.
  Non ci riteniamo affatto soddisfatti del provvedimento che quest'Aula si appresta a licenziare, in quanto presenta ancora tante carenze, che probabilmente a seguito di un più attento, approfondito esame successivo al Senato, si potrebbero colmare, evitando così che un testo certamente atteso dalla categoria divenga un semplice strumento per regolarizzare forme di abusivismo nel settore. Per tali ragioni il nostro voto sul provvedimento è contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Presidente, il provvedimento in esame regola l'attività di ristorazione esercitata da persone fisiche all'interno della propria abitazione, garantendo la trasparenza, la tutela dei consumatori e la leale concorrenza. Tale attività viene esercitata in località soprattutto turistiche, e assicura a coloro che la praticano risorse economiche che, seppure modeste, possono costituire una parte importante di implementazione del loro reddito.
  Il fenomeno della ristorazione in abitazione privata, diffuso anche in altri Paesi europei, è in forte crescita in Italia: infatti questi ristoratori in casa solo nel 2014 hanno fatturato circa 7.200.000 euro, e sono circa 300 mila le persone che hanno usufruito dei pasti dei ristoranti in abitazione privata. Per quanto riguarda le regioni dove maggiormente è diffuso tale fenomeno, è da sottolineare come la Lombardia sia al primo posto, seguita dal Lazio, dal Piemonte e dalla Puglia: facendo Pag. 58incontrare cuochi e commensali per uno scambio conveniente, il social eating potrebbe diventare un vantaggio per tutti. Ma è soprattutto nel momento della socializzazione e dell'incontro tra diverse persone, realizzato attraverso questa forma di ristorazione, che è possibile riscoprire una condivisione di valori, di esperienze e di tradizioni anche diverse, che possono contribuire alla crescita personale.
  Era necessaria in questo caso una regolamentazione di tale attività, proprio per evitare pratiche di carattere abusivo, che possono compromettere sia la liceità dei comportamenti degli operatori che svolgono questa attività in modo corretto ed onesto, che la salute dei consumatori: mi riferisco in particolare ai requisiti di igiene dei prodotti alimentari e di abitabilità che devono possedere le strutture in cui viene esercitata l'attività di ristorazione. Inoltre, per la pratica di tale attività, è necessario la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) al comune competente, prevedendo anche, in caso di mancanza della medesima, la cessazione dell'attività ed una sanzione amministrativa. Si tratta di disposizioni importanti proprio per tutelare gli utenti consumatori dagli eventuali rischi sulla loro salute, ma anche salvaguardare gli esercenti di tale attività, che svolgono il loro lavoro con senso di responsabilità e che forniscono alle persone che usufruiscono della ristorazione prodotti di qualità.
  L'attività di ristorazione disciplinata dalla proposta di legge in esame si è sviluppata soprattutto nei piccoli centri, ed è legata alla diffusione del turismo nel nostro Paese. In questo quadro, i cosiddetti ristoranti in abitazione privata possono offrire ai turisti prezzi vantaggiosi e cibo di qualità, che rendono questa attività fruibile ad una vasta utenza, che può pertanto permettersi a costi contenuti di visitare piccoli centri di grande bellezza di cui è ricco il nostro Paese. Ciò pertanto costituisce un elemento di sviluppo del nostro turismo e fornisce alle famiglie dei ristoratori risorse economiche importanti con le quali possono implementare i loro guadagni derivanti anche da altre attività. Il fenomeno della ristorazione in abitazione privata si sta diffondendo in misura notevole, e senza dubbio questo testo unificato, regolamentando la stessa attività, può anche essere di aiuto e sostegno allo sviluppo anche dei prodotti tipici delle regioni che hanno caratteristiche diverse e sono ritenuti di grande qualità: un elemento che può risultare, anche per la propaganda all'estero dei prodotti tipici del territorio, un mercato che peraltro sta conoscendo un momento particolarmente positivo, e tutti comprendiamo come sia fondamentale tutelare e promuovere il made in Italy che costituisce un importantissimo comparto della nostra economia. Soprattutto in un periodo di crisi economico-sociale come quello che stiamo vivendo, l'esercizio della ristorazione in abitazione privata può essere di aiuto per l'occupazione anche di giovani che vogliono intraprendere tale attività, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno dove sono peggiori le condizioni economiche delle popolazioni e risultano essere significativamente svantaggiate rispetto ad altre zone del Paese. Attraverso l'esercizio di tale attività può inoltre essere riscoperta la civiltà contadina, che ha costituito la base della nostra economia nei primi decenni della Repubblica ed alla quale siamo ancora legati. Risulta pertanto indispensabile favorire la regolamentazione e lo sviluppo di tale fenomeno, che è già presente in altri Paesi e che può costituire un elemento di sviluppo socio-economico da non sottovalutare, ma da sostenere all'interno di una cornice di regole e di protocolli che offrono il massimo della garanzia a chi la propone e a quanti ne usufruiscono. Con queste motivazioni noi voteremo favorevolmente a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Il testo unificato che ci accingiamo ad approvare e a licenziare all'interno di quest'Aula questo pomeriggio è il frutto di un lavoro condiviso e collettivo, Pag. 59che peraltro unifica quattro proposte di legge tra cui una anche del mio gruppo parlamentare, e, al netto per così dire delle posizioni sui dettagli e sugli emendamenti, è davvero il frutto di un percorso condiviso che la Commissione X ha voluto fare, arricchendosi anche dei contributi di audizioni importanti ed elaborando questo testo unificato in un comitato ristretto, e quindi è stato davvero il frutto di un lavoro di più mani.
  Se da una parte ci siamo resi conto che questo può essere un testo perfettibile ed in parte migliorabile, ci rendiamo anche conto che, essendo stato un lavoro condiviso, arriverà anche il voto favorevole del mio gruppo parlamentare, notando certamente i miglioramenti che si potevano apportare. Soprattutto sarebbe stato indubbiamente migliore contestualizzare questo testo unificato all'interno di una grande legge quadro globale sulla sharing economy, quella che più comunemente e italianizzandola chiamiamo «economia di condivisione». Tale economia di condivisione, quando ben fatta, sta particolarmente a cuore al mio gruppo parlamentare, perché richiama le esperienze di lunga tradizione che soprattutto in Italia affondano le sue radici ad esempio nel mutualismo e nelle imprese sociali. Diciamo che la sharing economy che intendiamo noi e che ci piace si propone come un nuovo modello economico che parte dai reali bisogni dei consumatori, e soprattutto la sharing economy oggi per noi deve essere anche lo strumento capace di fronteggiare la crisi economica. Vengo a questo testo unificato quindi nel dettaglio sull’home restaurant, quindi la ristorazione nelle abitazioni private. Per noi c’è da fare innanzitutto una lettura della nostra società che, da una parte, deve fare i conti con una crisi economica sempre più stringente, che peraltro non sta vivendo le sue battute finali ma ancora siamo in piena crisi e in fase di recessione; e in tale contesto di economia anche globale si è venuta a costruire la moda appunto dell’home restaurant e, come tutte le mode, va sotto certi aspetti normata e sotto altri regolamentata.
  Il nostro testo provava a svolgere una riflessione un pochino più ampia poggiando su due pilastri, cioè che noi riuscissimo a normare un buon testo che rispondesse a buoni requisiti igienico-sanitari e che garantisse la sicurezza e la salute delle consumatrici e dei consumatori, con una filosofia. Ho provato prima, nel corso del dibattito sugli emendamenti, a rispondere a chi negli altri gruppi parlamentari provava a fare i conti in tasca rispetto alla filosofia. Quello che probabilmente all'interno di quest'Aula – forse questa è la scommessa persa per tutte le componenti e i componenti della Commissione X – è che non siamo riusciti a trasmettere un messaggio: noi con questo testo oggi non andiamo a licenziare una nuova forma di auto-imprenditorialità ma proviamo in maniera ostinata a dimostrare che, oltre all'economia pura basata sul profitto, ci può essere quello che prima chiamavo aspetto romantico di un'economia di condivisione per cui si possono costruire dei momenti in cui davvero la parola «condivisione» può ancora in qualche modo provare a dare un senso, una declinazione all'economia che invece oggi è basata semplicemente sul profitto e si può contestualizzare questa filosofia che, da un punto di vista romantico, raccoglie la nostra approvazione rispetto all'idea della valorizzazione del cibo tradizionale, che comunemente in Commissione agricoltura potrebbe essere chiamata valorizzazione del made in Italy, con la promozione dei prodotti locali, come più comunemente potrebbe essere chiamata in un'altra Commissione, anche attraverso la produzione di eventi enogastronomici gestiti da piattaforme digitali, provando a costruire questa realtà. Quindi proviamo a mettere in fila il tema diciamo del lavoro, il tema della produzione, il tema del turismo e il tema dell'agricoltura e del cibo responsabile che alcuni avrebbero chiamato solidale. Quindi non voglio farla lunga perché il testo è decisamente buono e soprattutto l'aspetto importante è stato il frutto di un lavoro collettivo e condiviso. Ora la sfida che deve attendere quest'Aula e i colleghi commissari deve essere quella di licenziare Pag. 60nel minor tempo possibile una buona legge quadro sull'economia di condivisione che provi a rispettare quanto più da un punto di vista filosofico – mi fa piacere che il sottosegretario ascolti: probabilmente se avesse ascoltato qualcosina prima in Commissione magari avremmo evitato anche pareri sbagliati sia sugli emendamenti sia sugli ordini del giorno – però in questo momento bello in cui la polemica non deve capeggiare all'interno di quest'Aula, possiamo provare a trasmettere anche a chi si occupa di Ministero dello sviluppo economico che ci può essere in questo Paese anche chi si ostina a dimostrare che c’è un'altra filosofia che può andare a contaminare anche l'economia e le attività produttive, che ci lascia una porta aperta, un parco di speranza, che probabilmente saremo in grado di non costruire solo un'economia basata sul profitto ma ogni tanto anche sulla condivisione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giammanco. Ne ha facoltà.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie, Presidente. Il fenomeno della ristorazione in abitazioni private si sta estendendo a macchia d'olio anche nel nostro Paese da molti anni ed è già in voga soprattutto in America e oggi, anche qui in Italia, denota una forte propensione soprattutto da parte delle nuove generazioni ad aprire la propria casa e a condividere la cultura gastronomica nostrana. Da qui la necessità di un intervento normativo che si prefigga lo scopo di regolamentare l'esercizio di un'attività che, in assenza di una disciplina di riferimento, potrebbe essere attuata senza garantire la necessaria tutela della salute del consumatore. Pur quindi in questo contesto in cui è evidente la necessità di un intervento normativo, noi come Forza Italia non possiamo condividere il metodo con cui si è voluto procedere all'approvazione di questo provvedimento. Avremmo senza dubbio preferito votare, prima di questo provvedimento sull’home restaurant, il più organico e onnicomprensivo provvedimento sulla sharing economy, la legge quadro di cui si è parlato anche nel corso del dibattito di oggi che dà una disciplina normativa a un modello di economia basato sulla condivisione di beni, di servizi, di abilità, attuato in forme anche molto diverse tra di loro e nel quale il fenomeno della sharing economy, che oggi stiamo discutendo, si inserisce perfettamente; un provvedimento che purtroppo è ancora in discussione nelle Commissioni competenti (la X Commissione, di cui faccio parte, la Commissione attività produttive e la Commissione trasporti).
  Abbiamo chiesto anche una riflessione sulla norma che ha voluto puntualizzare che l'attività di home restaurant non possa generare proventi superiori ai 5.000 euro annui: la troviamo superflua, ne avremmo voluto fare a meno e pensiamo, come ha osservato tra l'altro la stessa Commissione affari sociali, nel parere dato al provvedimento, che si debba dare seguito sempre e comunque all'articolo 41 della Costituzione, che sancisce appunto come principio fondamentale quello della libertà dell'iniziativa economica e, quindi, avremmo chiaramente voluto dare seguito anche noi a questo principio all'interno di questo provvedimento.
  Infine, preso atto favorevolmente che l'intervento normativo si prefigge lo scopo di valorizzare e favorire la cultura del cibo tradizionale e di qualità, in particolare attraverso l'utilizzo prioritario di prodotti tipici del nostro territorio – questo è espressamente detto all'articolo 1 del provvedimento – non possiamo non rilevare che non si capisce in che modo e con che strumenti questo buon proposito possa essere attuato. Di fatto, rimane solamente appunto un buon proposito, ma nulla è stato specificato per rendere concreta questa intenzione.
  Per concludere, quindi, pur riconoscendo necessario dare una cornice normativa, seppur minima, all'attività di home restaurant, temiamo che il provvedimento possa rimanere solo una delle tante leggi che affollano il nostro ordinamento legislativo. Pag. 61Infine ribadisco, come è già stato detto dal mio collega Palmieri poc'anzi, che piuttosto che concentrarci su questo provvedimento sarebbe stato meglio semplificare e sburocratizzare il regime di obblighi e di adempimenti dei ristoratori, spesso costretti a chiudere la loro attività per l'eccessivo carico di burocrazia e per un regime fiscale ostativo, ciò chiaramente sempre tenendo come punto fermo la tutela dei consumatori, quella deve essere la conditio sine qua non. Per questi motivi, quindi, annuncio il voto di astensione di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Grazie Presidente, oggi si concluderà l'esame della proposta di legge che andrà a disciplinare il settore della ristorazione in abitazione privata, ormai conosciuto con il termine inglese di home restaurant.
  Viviamo ormai nel tempo della cosiddetta sharing economy, l'economia della condivisione e dello scambio, un modello di economia circolare, in cui persone diverse mettono a disposizione le proprie competenze, i propri spazi e il proprio tempo, creando legami virtuosi che si basano sull'utilizzo delle risorse e delle tecnologie in modo relazionale.
  Tra i servizi che stanno maggiormente espandendosi in questo mondo della condivisione, si sta sempre più affermando quello del cibo.
  Per home restaurant, infatti, si intendono le attività finalizzate all'erogazione del servizio di ristorazione esercitato da persone fisiche all'interno delle proprie strutture abitative.
  Gli home restaurant sono da considerare anche come un valore aggiunto di un territorio, grazie alle ricette che spesso sono tipiche e realizzate di norma con prodotti locali, da persone che si trasformano in chef e che offrono in casa propria occasioni di incontro e scambio e anche qualità e rispetto della tradizione.
  Ma perché no ? L’home restaurant si prefigge anche come scopo quello di creare nuove opportunità reddituali di tipo complementare.
  Ripeto dei dati che ieri ho illustrato in discussione generale e che ritengo importanti e da evidenziare: secondo uno studio del Centro Studi turistici per Fiepet Confesercenti, l'universo degli home restaurant solo nel 2014 ha fatturato 7,2 milioni di euro, con una tendenza prevista di ulteriore crescita per il 2015.
  Secondo un sondaggio, invece, della società SWG per Confesercenti, l'83 per cento dei ristoratori intervistati è a conoscenza del fenomeno e, di questi, per il 62 per cento l’home restaurant sottrae fino al 5 per cento del fatturato e per il 15 per cento il fenomeno sottrae dal 6 al 10 per cento del fatturato; per l'80 per cento di essi, l’home restaurant è concorrenza sleale, per il 92 per cento l’home restaurant è un fenomeno che deve essere normato.
  Dobbiamo partire proprio da quest'ultimo dato, per capire che questa norma era avvertita come necessaria sia da chi svolgeva già gli eventi di home restaurant che da chi li ha finora avvertiti come concorrenza sleale. In realtà, prima ancora dei sondaggi, il mio interesse verso questo tema fu richiamato da un attivista del MoVimento 5 Stelle, Cristiano, che mi scrisse un messaggio in cui mi informava di questo fenomeno, che si andava rapidamente diffondendo, in mancanza però di norme specifiche. Pertanto, da questa segnalazione inizia il nostro iter, fatto di approfondimenti e di incontri, che porterà alla redazione del nostro testo.
  L'unica nota stonata è da riferire alla calendarizzazione del testo in Commissione; dal dossier n. 420 del 7 novembre 2016 cito testualmente: «il 7 aprile 2016 la X Commissione (Attività produttive) ha iniziato l'esame della proposta di legge 3337 Cancelleri, recante disposizioni relative a uno specifico settore della cosiddetta economia di condivisione di beni e servizi. Nelle successive sedute, la Commissione ha disposto l'abbinamento delle seguenti proposte di iniziativa parlamentare su materie identica» e poi continua.Pag. 62
  Perché parlo di nota stonata ? Perché come gruppo di minoranza, a seguito di una risoluzione approvata dalla X Commissione, che ci impegnava alla stipula di una norma ad hoc, avevamo chiesto la calendarizzazione in Commissione del nostro testo, che era già un testo completo e che recepiva anche le osservazioni dei soggetti che avevamo audito durante l'esame della risoluzione, a differenza invece del testo 3258 Minardo, che era del tutto superficiale e per nulla approfondito, che ha riscontrato anche scarso interesse da parte dello stesso firmatario.
  Il nostro era un testo su cui potevamo benissimo lavorare in sintonia, come poi è avvenuto in Commissione, tra tutti i gruppi, così appunto come è avvenuto con il testo unificato in esame.
  Il rammarico però viene compensato dall'arrivo in Aula del testo, a cui si spera seguirà l'approvazione in Aula. Alcuni dicono che è stato illogico normare l’home restaurant prima della disciplina più generica sulla sharing economy; secondo noi invece, come già avevamo ribadito in Commissione, vista la peculiarità del servizio che stiamo trattando, cioè il cibo e la ristorazione e visto che nella nostra proposta iniziale, che ha fatto iniziare questo dibattito, non era previsto il passaggio obbligatorio da una piattaforma digitale – cosa che comunque non ci entusiasma particolarmente –, il fenomeno non rientrava solo nell'ottica della sharing economy e pertanto andava prioritariamente normato.
  Ritornando ai dati forniti poco prima, emerge giustamente che gli home restaurant vengono avvertiti dai ristoratori come un fenomeno di concorrenza sleale ed effettivamente, se pensiamo al settore della ristorazione classica, così carico di tasse, di norme e di burocrazia, il fenomeno dell’home restaurant è ormai divenuto una realtà in tutto il Paese e non poteva essere avvertito che come concorrenza sleale.
  Dall'altra parte ci sono persone, come Cristiano, che vorrebbero svolgere questi eventi nella sicurezza di stare rispettando la legge, legge che fino ad oggi non esisteva.
  Volevamo quindi andare a colmare questa disparità e al tempo stesso dare una garanzia di legalità a chi l’home restaurant lo pratica già.
  Si poteva fare meglio, si poteva fare di più ? Sicuramente, è come per ogni cosa, ma l'importante è aver riconosciuto questo fenomeno e posto le basi normative per regolamentarlo.
  Abbiamo quindi cercato, come MoVimento 5 Stelle, di normare questo settore in espansione, senza farlo diventare l'ennesimo carrozzone sprofondato dalle norme e dalla burocrazia, ma pensando anche ai ristoratori, limitando l’home restaurant ad un'attività saltuaria, differenziandolo per numeri di coperti e guadagno possibile dalla ristorazione classica.
  Concludo, Presidente, dicendo che in un Paese come il nostro, colpito ormai da diversi anni da una forte crisi economica, ma anche relazionale, riconoscere l’home restaurant non è solo offrire una nuova opportunità reddituale complementare, ma è anche far riscoprire la voglia di stare insieme e di condividere. Per questi motivi voteremo favorevolmente il testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Questa situazione in cui viviamo – la situazione politica, anche un po’ convulsa, che si riflette anche in quest'Aula – forse ci fa sfuggire un dato, che, però, il dibattito di questo pomeriggio credo abbia puntualizzato di nuovo, cioè l'importanza dell'argomento che stiamo affrontando, al di là della specificità di settore del testo che abbiamo esaminato. È la prima volta in assoluto – credo – che quest'Aula tratta in maniera compiuta – è la prima volta, ma penso non sarà l'ultima – i temi dell'economia di condivisione. Lo facciamo, come è già stato detto, relativamente a una costola dell'economia di condivisione, che è la ristorazione in abitazione privata.Pag. 63
  Parto subito dicendo che l'economia di condivisione, che si sviluppa chiaramente attraverso Internet e attraverso i sistemi di piattaforme multimediali che permettono alle persone di interconnettersi, sta modificando in larga parte la struttura economica classica; sta sostituendo al duopolio classico «fornitore-impresa/consumatore-cliente» una multilateralità, una trilateralità, cioè la possibilità di triangolazioni tra quelli che sono i consumatori-clienti, che possono a loro volta, avendo beni o servizi da offrire, diventare fornitori di questa loro capacità, in un rapporto – è già stato detto – che si configura anche fra pari, non esattamente come attività di impresa, non come volontariato, ma come attività economiche accessorie, in un rapporto – lo ripeto – tra pari, che a volte prelude anche alla nascita di più strutturate attività di impresa.
  È stato detto: ma perché ? Per quali motivi ? Che dimensione ha questo fenomeno ? Guardate, in Europa l'economia della condivisione si stima aver avuto, nel 2015, un fatturato di 28 miliardi ed è in rapido aumento, in aumento molto sensibile. L'Università del Sacro Cuore di Milano, in uno studio recente, ha detto che in Italia ci sono 250 piattaforme di condivisione attive in questi settori e il 13 per cento degli italiani usano beni e servizi attraverso queste strutture, soprattutto nei settori della mobilità, della residenza e dello scambio. Non voglio tornare a ripetere ciò che ho detto prima in dibattito, ma i nomi di Airbnb, di Booking, di Uber sono nomi che ormai sono nel nostro immaginario e nella nostra conoscenza. È per questo che la Commissione europea, pur essendo tanti aspetti di questo fenomeno materia degli Stati nazionali, l'anno scorso ha licenziato delle linee guida, un'agenda per l'economia di collaborazione sotto forma di comunicazione (la comunicazione n. 356 del 2016). Si tratta di una comunicazione importante, che è stata tenuta in molta considerazione anche nel lavoro approfondito e proficuo della X Commissione, a cui hanno contribuito tutti i gruppi parlamentari presenti nella Commissione.
  Dicevo prima che questa è la prima occasione, ma non sarà l'ultima. Come è già stato indicato da alcuni oratori che mi hanno preceduto e come è stato chiarito nel dibattito, abbiamo un testo organico sull'economia di condivisione, che affronta in maniera omogenea i problemi della fiscalità specifica, della tutela del consumatore e della sicurezza. È chiaro che è un testo che ha un iter più lungo, più travagliato, più pesante di discussione.
  Questa legge di settore, che, come diceva la collega che mi ha preceduto, deriva da una proposta dell'opposizione, ma che noi abbiamo ritenuto, assieme a loro, di portare in dibattito, definisce, invece, una costola specifica di questa economia, quella che è la ristorazione in abitazione privata. Lo fa tenendo conto del testo complessivo e coerente che è in discussione, quindi raccordandosi con esso, definendo sostanzialmente, per una prima fase, le attività di ristorazione in abitazione privata svolte in maniera non occasionale e non professionale, fra pari, come dicevo prima, quindi non a livello di attività commerciale o di impresa.
  Proprio a questo segmento, al rapporto fra pari, a chi, come diceva la collega Ricciatti, dà un'interpretazione di questo tipo, forse anche un po’ romantica, a questo tipo di attività si applicano le misure e i requisiti che noi abbiamo messo in questa legge. Si tratta di misure e requisiti che sono necessari ma proporzionati, come anche la Commissione europea richiede, per due sostanziali obiettivi. Il primo è tutelare – sì, tutelare – la concorrenza e gli utenti che si avvalgono di questo servizio, metterli in condizione di fruire di un servizio di sicurezza. Il secondo è evitare – anche in questo caso dobbiamo essere chiari – comportamenti scorretti e attività di impresa mascherate per evitare gli obblighi di legge e la fiscalità connessa. Per questo sono state definite delle soglie – anche in questo caso è questionabile – entro cui questo fenomeno può essere considerato un'attività fra pari (i famosi 500 pasti annui e i 5 mila euro di proventi) e, in quel settore, sono stati definiti un minimo di requisiti Pag. 64che l'attività deve possedere per essere condotta in sicurezza e nel rispetto della salute e delle persone che vi aderiscono: i compensi per via elettronica, attraverso le piattaforme – sì, di sicuro –, perché questa è un'attività che si svolge attraverso Internet; la qualità dei locali nei quale si svolge l'attività (noi richiediamo che i locali abbiano, quanto meno, l'abitabilità e non siano delle realtà non accessibili); polizze per danni a coloro che possono partecipare, per coprire eventuali incidenti e quant'altro; la qualità dei prodotti; naturalmente la comunicazione alle autorità di questi accadimenti. Si prevede anche, con decreti ministeriali, la definizione della qualità delle procedure che si vanno a utilizzare per la preparazione del cibo e quant'altro, sapendo che non siamo nella fattispecie di pubblici esercizi, ma non siamo nemmeno nella cena fra amici, perché raccogliamo persone fra loro sconosciute.
  In questo, signor Presidente, acquisisce un ruolo importante e fondamentale, come lo è per questo tipo di economia, la piattaforma tecnologica, la piattaforma su Internet. Si tratta di un ruolo di intermediazione, come veniva detto, ma anche di pubblicizzazione dell'offerta, di informazione sull'accadimento, sull'evento enogastronomico, di stoccaggio dei dati e di comunicazione dei servizi resi. Vorrei dire che questo ruolo non appesantisce l'attività della piattaforma – questo lo abbiamo visto e l'abbiamo sentito in colloqui diretti con le persone c che operano nel settore –, ma ne esalta la centralità e aiuta la crescita, nella sicurezza, di questo settore. Mi avvio, quindi, a conclusione, ritenendo che il lavoro fatto sia un punto di equilibrio accettabile rispetto alla contemperazione di queste due esigenze che prima richiamavo. Voglio solo rispondere a una domanda, che è la domanda che ci siamo posti sin dall'inizio: intervenire in questo settore ? Intervenire sì, intervenire no e intervenire perché ? Ho già detto che noi, come Commissione, abbiamo incardinato entrambi i provvedimenti, questo sugli home restaurant e quello sulla sharing economy. Lo abbiamo fatto perché riteniamo che non sia più eludibile il tema di una trattazione organica di questo settore. Lo facciamo e portiamo, in questa fattispecie, in Aula questo provvedimento perché riteniamo che sia importante definire i limiti, in questo caso, entro i quali un'attività fra pari si possa svolgere in sicurezza e non come attività commerciale, perché l'alternativa, concludo Presidente, non sarebbe stato non fare; sarebbe stato fare senza nessuna regola. Allora noi crediamo – e concludo veramente – che non ci sia nulla di peggio che combattere il progresso o ignorarlo, perché il progresso alla fine ti travolge. Provando a governare e ad accompagnare i processi forse otterremo un risultato utile per tutti i consumatori, le imprese e l'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO SENALDI, Relatore. Grazie, Presidente. Per un ringraziamento non rituale al lavoro fatto in Commissione da parte di tutti i gruppi, di maggioranza e minoranza, che hanno cercato di trovare una via di equilibrio nel tentativo di definire nuove regole su una situazione nuova, come quella della sharing economy; e per ringraziare gli uffici, che in particolare fino all'ultimo momento hanno collaborato nel correggere, nel limare, nell'aiutare ad avere un testo che riteniamo positivo per tutti.

(Coordinamento formale – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 65

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3258-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 3258-3337-3725-3807-A:
   «Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Interventi di fine seduta (ore 19,50).

  PRESIDENTE. Adesso passiamo agli interventi di fine seduta.

  PAOLO TANCREDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Intervengo per porre all'attenzione dell'Aula e sua, con la preghiera di estenderla naturalmente ai competenti Ministeri governativi, la situazione in cui versa l'Abruzzo da diverse ore, causata da una straordinaria nevicata; che tanto straordinaria però Presidente non è, perché l'Abruzzo è una regione montana in cui nevicate di questo tipo ci sono state tante volte e, tra l'altro, questa era stata anticipata dalle previsioni meteorologiche nei giorni scorsi. Io non mi soffermo sulla questione della difficoltà nella viabilità, cose normali, dei mezzi pubblici (ho fatto un'interrogazione qualche giorno fa). Il problema inaccettabile che si è venuto a creare in queste ore in Abruzzo, Presidente, è il blackout assoluto di energia elettrica per famiglie, aziende ed enti pubblici. Parliamo di 150.000 utenze senza energia elettrica per più di 15 ore, quindi al freddo e al buio, parliamo di ospedali senza più le scorte di ossigeno e di medicinali, parliamo di aziende che oggi hanno dovuto chiudere la loro attività. Io credo, Presidente, che una rete energetica che si ritiene tale nel XXI secolo non possa subire questi danni e queste inefficienze gravissime per la popolazione e per le imprese.

  MARIA AMATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA AMATO. Grazie, Presidente. Mi associo a quanto ha appena detto l'onorevole Tancredi per sottolineare l'emergenza dell'Abruzzo. Basta pensare che una colonna della Protezione civile viene messa a disposizione da Bolzano e che il Ministero della difesa ha dato la disponibilità per l'avvicinamento di uomini e mezzi dall'area della Puglia. Il buio e il freddo, che ha già fatto due morti nella provincia di Chieti, utenze che non vengono alimentate dai danni appena segnalati della media e dell'alta tensione, per cui si chiederanno chiarimenti di responsabilità, sia sulla manutenzione ordinaria, sia sugli eventi straordinari. Ma è l'area della montagna quella che sta in ginocchio davvero, un'area presa da due eventi forti di neve, che è l'area al confine tra Molise ed Abruzzo, un'area che non è turistica, un'area di montagna povera, un'area da cui parte l'appello a interrogarsi sul come vivere in montagna, come garantire gli stessi diritti a parità di tasse e come rendere sicura e accessibile una regione bella come l'Abruzzo, ormai dichiarata regione fragile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  DIEGO CRIVELLARI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO CRIVELLARI. Signor Presidente, nei giorni scorsi, qui a Roma, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia è stata distrutta una targa che ricordava il rapimento Pag. 66e l'assassinio di Giacomo Matteotti. Si tratta di un gesto molto grave che offende ogni coscienza democratica e colpisce un luogo simbolo, una figura centrale per il Paese e per la democrazia rinata dalla lotta antifascista. Si tratta di un episodio che non possiamo in alcun modo sottovalutare, ma che deve farci riflettere sulle prospettive della nostra democrazia e interrogare sui rischi di derive connesse all'estremismo, all'intolleranza politica e al disprezzo per la democrazia e le istituzioni. Non abbiamo in questa sede lo spazio per tratteggiare in maniera esaustiva la parabola di Matteotti, personalità che ha probabilmente, più di ogni altra, incarnato la fede nella centralità del Parlamento, sacrificando la propria esistenza per affermare questo principio e non arretrando di fronte alla marea montante del fascismo. Dobbiamo però ricordare che la memoria di Matteotti non è semplicemente qualcosa di consegnato al passato, ad un passato magari sempre più sbiadito e alle tragedie del Novecento. Essa è una memoria operante, che guarda al futuro, una presenza attiva che continua anche oggi a stimolare e guidare l'impegno di tante persone e di tanti cittadini. Oggi Matteotti è più vivo che mai e non saranno certo uno sfregio o un atto di inciviltà a far venire meno il suo esempio, la sua presenza e la sua preziosa eredità, l'eredità di un uomo, di un giovane, di un intellettuale, di un dirigente politico, di un deputato socialista. Dopo la notizia dello sfregio qualcuno ha detto: «Ricostruiamo la targa, ricostruiamone una più bella e più grande». Certo, tuttavia per noi è ancora più importante e più decisivo rendere omaggio attivamente, concretamente e quotidianamente al socialista Matteotti. L'idea non muore, ma continua a gettare nuovi semi di libertà e di giustizia e a parlare a tutte le coscienze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi è stata distrutta, è stata danneggiata la stele che ricorda Giacomo Matteotti, uno sfregio avvenuto in un luogo simbolo di una delle più tristi vicende della storia umana e politica della democrazia e del popolo italiano. Sul lungotevere Arnaldo da Brescia, dove sorge il monumentale ricordo dedicato al politico riformista ed antifascista, si consumò infatti il rapimento di Giacomo Matteotti, deputato socialista, che proprio nei giorni precedenti aveva contestato nell'Aula della Camera dei deputati le elezioni del 6 aprile, denunciando i brogli ed i metodi utilizzati dai fascisti. Auspicherei la ferma condanna di un gesto che non fa onore all'Italia e alle istituzioni democratiche e soprattutto ad un popolo che ha dato il proprio sangue per l'affermazione della libertà. Sono certo che si comprende la ragione della memoria e la ragione della memoria della storia, così come si comprende il rispetto per chi ci ha preceduto, sino al suo stesso sacrificio della vita. Inviterei la Presidenza ad attivarsi presso il comune di Roma perché presto si riporti la stele allo splendore precedente e soprattutto si provveda a dotare quel luogo di sistemi adeguati di sicurezza attivi, passivi, anche telecamere, insomma quant'altro per tutelare quel luogo e quel ricordo. Sono certo – siamo certi – che la Presidenza comprenderà bene l'alto valore simbolico che ha e che ha avuto l'atto vandalico, e che si adopererà con tempestività per ripristinare quel luogo ed alimentare e sostenere le ragioni del ricordo.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, volevo chiedere, a nome del MoVimento 5 Stelle, un'informativa urgente del Ministro Delrio sulla grave questione dei controlli esercitati dal suo Ministero sulle autovetture FCA, perché è notizia di pochi giorni fa che l'Agenzia per la protezione dell'ambiente americana ha notificato ad FCA le violazioni simili a quelle della Volkswagen. Visto che l'Europa aveva demandato ai Ministeri dei singoli Paesi di omologazione Pag. 67i controlli, vogliamo sapere cosa è stato fatto all'interno del nostro Paese. Lo pretendiamo, all'interno di quest'Aula perché, secondo il rapporto inviato dal Ministero, tale rapporto risulta incompleto e parziale, così come confermato dal CNR, responsabile di queste misure. Non sono stati testati i veicoli Euro 6, i modelli FIAT sono stati testati direttamente nei laboratori di FCA di Torino. Ovvero, il controllore era controllato ? Questa opacità del sistema di controllo di gestione non può essere accettabile, alla luce anche delle sentenze dei tribunali tedeschi, che hanno condannato al risarcimento la Volkswagen per il commercio di un'autovettura non conforme agli standard prestazionali che dovevano essere garantiti. Il nostro Ministero dei trasporti nicchia e quello dello sviluppo economico dorme. A tutela dei consumatori, vogliamo un'informativa urgente su questo tema, e saremmo grati se la Presidenza se ne facesse carico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ovviamente trasmetteremo al Governo la sua richiesta.

  MATTIA FANTINATI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Presidente, qualche giorno fa ha chiuso il sito di www.verybello, nato già male, perché, dopo pochi giorni, aveva già subito un numero veramente impressionante di offese e di critiche. Pochi click, pochi like, insomma chiude, diventa «verybrutto», ed è l'ennesimo spreco di denaro pubblico. Doveva sostituire il sito www.italia.it, come promozione. È costato 25 milioni di euro, ma ne sono pronti altri 13 per italia.it, per farlo rivivere. E che diciamo del progetto bellezza@governo.it, mai andato in porto ? Se poi pensiamo che esiste un nuovo piano strategico del turismo costato 1,5 milioni di euro e che per questo è stato messo in soffitta e mai tirato fuori il piano strategico fatto da Gnudi, non vi è traccia del piano per la digitalizzazione voluto da Franceschini. Noi siamo il Paese più desiderato, abbiamo più visite di Regno Unito e Thailandia, ma siamo dietro per quanto riguarda il fatturato. Questo succede perché abbiamo questo incapace di Ministro del turismo ! Giù le mani dal turismo italiano !

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, intervengo per denunciare la situazione vergognosa che purtroppo sta ancora vivendo in queste ore la regione Abruzzo, dove è bastata una nevicata un po’ più intensa del solito per mettere in ginocchio un'intera regione. Addirittura, si parla di un blackout che ha coinvolto, per ammissione della stessa ENEL, più di 40.000 utenze, probabilmente 200.000, forse ancora di più: cittadini che da quarantotto ore sono senza energia, senza riscaldamento e anche senz'acqua. È una vergogna degna di un Paese del Terzo mondo – con tutto il rispetto ovviamente per il cosiddetto Terzo mondo – e no, invece, di un Paese civile, quale dovrebbe essere l'Italia. Parliamo di grandi opere – l'Abruzzo è una terra dove vogliono costruire elettrodotti, gasdotti –, investimenti di miliardi per accorciare la percorrenza di un'autostrada di pochi minuti, invece l'unica opera che andrebbe fatta è quella che servirebbe ad evitare che queste situazioni si possano verificare in futuro e che i cittadini abruzzesi restino ancora in queste condizioni per una semplice nevicata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANTONINO MOSCATT. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONINO MOSCATT. Presidente, intervengo per sottoporre a quest'Aula un caso di vero e proprio corto circuito istituzionale. Si tratta del fallimento di un'azienda confiscata alla mafia e gestita Pag. 68dall'agenzia nazionale, nello specifico la Calcestruzzi Belice, che opera nel territorio del Belice, in provincia di Agrigento, che viene dichiarata fallita da una sentenza del tribunale di Sciacca per un debito di 30.000 euro nei confronti dell'ENI mentre un altro tribunale stava accertando l'esistenza di questo debito. Il fallimento naturalmente ha portato al licenziamento di 11 operai – cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà – e, come è ovvio, al fermo dell'azienda. La solidarietà è stata tanta – si è mobilitata la Chiesa, si è mobilitata Libera, si è mobilitata la CGIL, che fin dalle prime battute si è schierata al fianco degli operai –, però naturalmente tutto è fermo, si attende la sentenza di appello. In queste ore, diversi parlamentari, me compreso, hanno presentato delle interrogazioni, perché vi è l'esigenza di capire come è potuto succedere questo corto circuito istituzionale. Vi è l'esigenza di capire di chi sono le responsabilità di questo corto circuito istituzionale e, soprattutto, vi è l'esigenza, come abbiamo chiesto al Governo, di tutelare i lavoratori che sono vittima di questo corto circuito istituzionale. A dire il vero, il Viceministro Bubbico si è attivato in queste ore, e di questo lo ringrazio pubblicamente, ma noi siamo a vigilare perché questa situazione si chiuda nel migliore dei modi possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, le chiedo di sollecitare il Ministro a risolvere una problematica urgente, cioè quella di 30.000 docenti precari che non hanno lo stipendio da novembre. Purtroppo è una questione che si ripete ogni anno e ad ogni giro di corsa di questo Governo, che sembra non risolvere mai la questione. Sono docenti che fanno anche centinaia di chilometri per raggiungere le sedi di lavoro, quindi in questo momento devono pagare di tasca loro ogni spesa che hanno, non avendo una retribuzione da tre mesi. Nell'articolo de la Repubblica si dice che il problema sia il SIDI, il portale attraverso il quale avvengono i pagamenti; come sempre, all'interno di questo Ministero, sembra che il problema sia l'algoritmo: chiamassero un buon ingegnere per fare un'operazione utile ai cittadini italiani e ai docenti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 18 gennaio 2017, alle 10:

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Fedriga ed altri n. 1-01231, Palazzotto ed altri n. 1-01465, Altieri ed altri n. 1-01466, Andrea Maestri ed altri n. 1-01467, Santerini ed altri n. 1-01468, Dieni ed altri n. 1-01469, Brunetta ed altri n. 1-01470 e Rampelli ed altri n. 1-01471 concernenti iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno.
  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,30)

  3. – Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

  La seduta termina alle 20,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LAURA GARAVINI (DOC. XXIII, N. 18); ROBERTO CAPELLI (A.C. 3258-A ED ABBINATE).

  LAURA GARAVINI (Dichiarazioni di voto Doc. XXIII, n. 18). Pag. 69
  Negli ultimi anni, nel nostro paese, accanto al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, il gioco d'azzardo illegale è diventato uno dei settori di maggiore guadagno per le mafie.
  Se in una prima fase, storicamente, le mafie si erano date una sorta di autolimitazione, in virtù della quale si erano tenute lontane dal gioco, negli ultimi tempi invece le diverse organizzazioni criminali (di origine italiana) hanno investito massicciamente in questo ambito.
  Il motivo è semplice: ne ricavano profitti stratosferici. Ed in misura crescente.
  Quello del gioco d'azzardo è di per sé un settore molto florido, cresciuto nel giro di soli pochi anni in modo esponenziale. Pari al 4% del PIL nazionale, il gioco d'azzardo legale, nel 2010, raccoglieva dai giochi nel nostro paese una cifra attorno ai 61,4 miliardi di euro. Solo 5 anni dopo, nel 2015, era salito a 88, 2 miliardi, con un incremento difficilmente uguagliabile in altri contesti economici.
  La crescita esponenziale del settore, soprattutto a partire dal 2003, ha portato con sé grossi problemi sociali, a seguito della diffusione del gioco compulsivo e delle conseguenti patologie legate alla dipendenza da gioco. Un fenomeno che produce forte disagio sociale, casi di violenza, crisi famigliari ed umane.
  Secondo uno studio comparato internazionale riportato dal settimanale Economist compiuto da una società di consulenza l'Italia oggi risulta essere il 4o paese al mondo per perdite da gioco in termini assoluti, dopo gli Stati Uniti, la Cina, e il Giappone. Significa che in Italia le somme spese per il gioco in termini assoluti sono maggiori rispetto a quelle di altri paesi che hanno molti più abitanti dell'Italia, ad esempio il Brasile, l'India, la Germania o la Francia. Dati davvero preoccupanti.
  Inchieste recenti hanno poi evidenziato come le mafie si siano ormai diffusamente infiltrate nel gioco legale su tutto il territorio nazionale, attraverso numerose e diverse modalità, tutte particolarmente lucrative.
  Ecco perché è quanto mai opportuno ed apprezzabile che la Commissione Antimafia, in questa legislatura, abbia scelto di mettere ad oggetto dei propri lavori questo approfondimento e offra al Parlamento – attraverso questa relazione – un lavoro di analisi e di proposta; da un lato su quella che è l'attuale dimensione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel gioco d'azzardo e soprattutto su quali accorgimenti normativi sia opportuno predisporre per contrastare la diffusione del fenomeno.
  Dal punto di vista politico, per anni non era stata prestata la necessaria attenzione alla pericolosità del gioco d'azzardo. Anzi... si poteva arrivare ad ipotizzare uno Stato biscazziere, che, incurante dei danni arrecati ai propri cittadini, cogliesse solo i vantaggi di un incremento degli introiti erariali derivanti da un'impennata del settore.
  Da un paio d'anni a questa parte invece, con il fattivo contributo del Pd sia nelle Commissioni che in Parlamento e con l'appoggio del nostro Governo, siamo riusciti ad invertire la situazione e ad adottare misure importanti, che da un lato mirano all'esercizio legale del settore del gioco, contrastando al meglio eventuali infiltrazioni mafiose, e al tempo stesso si fanno carico della tutela della salute dei cittadini.
  Certo la strada è ancora lunga, la meta non è ancora raggiunta, ma la direzione intrapresa è sicuramente quella giusta.
  Tra l'altro un plauso ed un grazie vanno al costante lavoro di sprono e di sensibilizzazione messo in campo dalle numerose associazioni della società civile, raccolte attorno alla campagna «mettiamoci in gioco».
  Il rapporto della Commissione Antimafia che ci apprestiamo a votare, dà atto del lavoro svolto ed evidenzia in modo puntuale quali importanti passi avanti sono stati compiuti negli ultimi anni, rispetto al crescente pericolo rappresentato dal gioco, anche in forma di gioco on line.
  A partire ad esempio dalla ferma battaglia del nostro gruppo contro ogni forma di riciclaggio e per una tracciabilità delle vincite. Battaglia che già in occasione della Comunitaria2008 ci ha portato all'introduzione Pag. 70dell'obbligo di tenere «conto dedicato» per i giocatori, col quale sbrigare tutte le operazioni legate a scommesse o giochi on line.
  Sono poi particolarmente positive le misure che abbiamo adottato nella legge di stabilità 2016. In particolare:
   1) Abbiamo previsto la progressiva riduzione (del 30%) delle macchinette più datate, le cosiddette newslot (AWP) che sono quelle più vulnerabili a possibili manomissioni, anche da parte delle mafie. E ne abbiamo previsto la sostituzione con sistemi di gioco più moderni, più facilmente controllabili, perché in collegamento diretto via server con la centrale.
   2) Abbiamo poi introdotto misure che pur non toccando necessariamente gli aspetti antimafia, lo stesso si prestano molto bene a garantire una maggiore legalità del settore ed un minore ricorso al gioco e cioè:
    Abbiamo previsto severi limiti alla pubblicità sui giochi con vincita in denaro, vietandola nelle trasmissioni radiofoniche e televisive generaliste dalle ore 7 alle 22 di ogni giorno, proprio per tutelare i gruppi più deboli: anziani, minori, disoccupati, casalinghe. (In caso di violazione la sanzione va dai 100.000 ai 500.000 euro);
    Abbiamo poi aumentato le trattenute (dal 13 al 17,5% sulle newslot e dal 5 al 5,5% per le VLT) a carico dei gestori;
    Abbiamo istituito il Fondo per il gioco d azzardo patologico, stanziando 50 milioni per la cura dei giocatori patologici;
    Tutte misure estremamente positive a cui si aggiunge l'importante decisione assunta solo qualche giorno fa dall'attuale Governo Gentiloni, con l'introduzione della ludopatia tra le malattie riconosciute dai LEA i Livelli Essenziali di Assistenza. Anche questa una battaglia che portavamo avanti da anni e che salutiamo con grande soddisfazione.

  Allora, abbiamo fatto dei passi avanti molto importanti. Ed è necessario che continuiamo su questa strada – anche per consolidare l'impegno antimafia. Perché sono variegate le forme di infiltrazione adottate dalle mafie nel gioco d'azzardo. Lo attestano numerose inchieste in Materia E la relazione che ci apprestiamo a votare lo documenta puntualmente.
  Si va dalle forme più tradizionali in cui i diversi clan impongono l'installazione di macchinette manomesse agli esercizi commerciali, estorcendo i titolari o intestando direttamente le sale gioco a prestanome al fine di utilizzarle come lavatrici di denaro sporco e a fini di riciclaggio. Attraverso la clonazione delle schede elettroniche delle apparecchiature (Newslot, o AWP), i malavitosi si appropriano di cifre che altrimenti andrebbero devolute sia per le imposte, sia come compenso al concessionario, sia come payout (cioè la vincita del giocatore. Spesso questo tipo di attività si accompagna alla concessione di prestiti usuranti a soggetti dipendenti da gioco, con le conseguenti immaginabili conseguenze.
  Ma sempre più frequentemente si realizza anche la gestione di piattaforme illegali di scommesse, via on line, spesso riferite a server collocati all'estero cercando di eludere la normativa italiana e lasciare nascosti all'estero i ricavati derivanti da ingenti flussi di denaro. Questa risulta essere ormai una delle forme più proficue e diffusa di riciclaggio. A cui si collegano non di rado ulteriori forme criminogene, come il furto di identità elettronica e la donazione di carte di credito.
  Inoltre una delle nuove frontiere dei guadagni legati al gioco d'azzardo è rappresentato dal Calcio scommesse, il cosiddetto Match fixing, cioè la capacità di interferire e determinare i risultati delle partite di alcune serie di calcio attraverso casi di corruzione di giocatori ed arbitri. Anche questo un fenomeno molto inquietante, che si è manifestato purtroppo in un numero crescente di casi, anche recentemente.
  Ecco che di fronte a manifestazioni così massicce della penetrazione delle mafie nel gioco d'azzardo la relazione della Commissione indica sostanzialmente quattro proposte operative puntuali. E cioè: bisogna potenziare gli strumenti volti a contrastare Pag. 71le operazioni di riciclaggio, a livello nazionale ed internazionale. Servono continuità nei controlli, condivisione delle informazioni, tecnologie aggiornate e un massiccio investimento contro cybercrime, sia a livello nazionale che europeo. Bisogna investire sulla formazione professionale degli operatori, e sul coordinamento sulla sicurezza informatica. Bisogna perfezionare ulteriormente la tracciabilità dei giocatori. E soprattutto serve un'armonizzazione della legislazione a livello europeo, così da evitare che si approfitti di buchi legislativi in altri paesi per l'installazione di server all'estero e la realizzazione di enormi profitti.
  Bisogna poi uscire da una logica sanzionatoria che si limiti a pene meramente pecuniarie. Può avere una valenza molto più deterrente la possibilità di confiscare i locali e le apparecchiature usate in contesti illegali. Per gestori che trasgrediscono le regole può essere molto più efficace introdurre la possibilità che il questore proceda alla chiusura dell'esercizio o alla sospensione delle autorizzazioni in caso di concreti ed univoci elementi di fatto che attestino la presenza di infiltrazioni mafiose ed il mancato rispetto delle norme.
  Inoltre è necessario prevedere requisiti più stringenti per l'accesso a gare di evidenza pubblica per il rilascio di concessioni. In particolare si propone l'aggiunta di una serie di reati da considerarsi ostativi alla concessione, ad esempio reati previsti solo di recente – l'autoriciclaggio, il voto di scambio politico mafioso, il falso in bilancio – ma anche reati tributari gravi, peculato, corruzione e concussione internazionali.
  Infine sarebbe opportuno prevedere un'unica autorità di controllo sui giochi con poteri di vigilanza rafforzati che si occupi di tutte le realtà legate ai giochi. (Oggi l'agenzia dei monopoli, che è per eccellenza l'organo istituzionale delegato alla vigilanza, non controlla le 4 tradizionali case da gioco (Campione, Venezia, San Remo, Saint Vincent).
  Insomma... abbiamo fatto tanto, ma lo stesso abbiamo ancora tanto da fare. Il sistema dei giochi, proprio per la sua vulnerabilità, necessita un'attenzione costante ed interventi normativi mirati.
  È molto qualificante che l'attuale Governo dedichi attenzione al fenomeno e nell'augurarmi che si riesca a dare celere esecuzione ai suggerimenti contenuti nella presente relazione, dichiaro il voto favorevole del Gruppo del Partito democratico.
  Grazie Presidente.

  ROBERTO CAPELLI (Dichiarazione di voto finale A.C. 3258-A ed abbinate).
  Il testo unificato, d'iniziativa parlamentare, che dopo una lunga discussione la X Commissione ha licenziato per l'Aula e che oggi andiamo ad approvare in prima lettura, consta di sette articoli e introduce nell'ordinamento giuridico una disciplina specifica relativa all'attività di ristorazione in abitazione privata, detta home restaurant.
  A volte sembra che il Parlamento si faccia prendere da una specie di mania regolatoria che lo porta non a delegificare, come spesso sarebbe auspicabile, ma ad intervenire in modo sin troppo capillare in ogni settore della vita dei cittadini. Dobbiamo onestamente dire che non è questo il caso. Anzi, si può osservare che l'intervento legislativo che stiamo facendo, e che auspichiamo che, per quanto possibile, il Senato riesca a completare, giunge dopo varie sollecitazioni delle associazioni di categoria che richiedevano un necessario chiarimento legislativo.
  L’home restaurant, tra l'altro, non può certo essere considerata un'attività «di moda», intendendola come effimera e non degna di attenzione. Si tratta, invece, di una tendenza che è nata e si è sviluppata negli Stati Uniti per poi passare in Gran Bretagna ed in Europa almeno dal 2006, sviluppandosi rapidamente anche in Italia, dove sono nate start up e modelli di business originali e capaci di produrre notevoli introiti e di contribuire anche alla conoscenza della cucina tipica regionale, visto che sono soprattutto stranieri, già per così dire «educati» all'uso di questo nuovo modo di concepire la ristorazione, ad apprezzare in Italia l’home restaurant. E la Pag. 72legge in discussione oggi punta anche a favorire, regolando l'attività, la cultura del cibo tradizionale e di qualità, operata attraverso l'organizzazione di eventi enogastronomici, gestiti attraverso piattaforme digitali.
  Come detto, non parliamo di un settore marginale; dati recenti informato che il mercato generato da questa attività supera i 7 milioni di euro l'anno, mentre sono quasi 40 mila gli eventi realizzati, e che hanno coinvolto circa 300 mila persone, con incassi per serata che si aggirano intorno ai 200 euro, in crescita. Non era, quindi, più possibile accettare il vuoto legislativo sulla questione e che consentiva sia frodi fiscali, non essendo sempre l'attività presentata come home restaurant tale, sia metteva a rischio la salute di coloro che partecipavano a questi eventi, che non avevano alcuna garanzia di rispetto delle norme igieniche riguardanti il cibo e la cucina. Inoltre, negli anni più recenti si sono verificati veri e propri conflitti tra ristoratori «tradizionali» e praticanti della ristorazione in abitazione privata, con i primi pronti ad accusare i secondi di truffa e questi ultimi a lamentare di esser trattati come ristoratori, con tutti i pesi fiscali conseguenti.
  La proposta di legge che votiamo oggi cerca di fare chiarezza. Definisce in particolare cosa sia home restaurant, indica un soggetto gestore responsabile dell'organizzazione, che si vede attribuire dalla legge compiti ben precisi, verificando tra l'altro che gli utenti operatori cuochi, ossia coloro che attraverso la piattaforma digitale svolge l'attività di home restaurant, siano coperti da polizza assicurativa per copertura rischi derivati dalla specifica attività di home restaurant, così come lo sia l'abitazione usata per l'attività. Per evitare equivoci, la proposta di legge ha anche voluto chiarire il fatto che essa non è valida per le attività non rivolte al pubblico o comunque svolte da persone unite da vincoli di parentela o amicizia. Può sembrare una precauzione eccessiva, ma meglio evitare che una famiglia si veda multata per aver organizzato una cena tra parenti !
  Si specifica, inoltre, che l'attività di cui stiamo parlando è comunque salutaria e ha dei limiti precisi sia come coperti disponibili per anno solare (500), sia per proventi (non superiori a 5000 euro annui). Importanti appaiono, inoltre, le norme relative all'igiene dei prodotti alimentari, Inoltre, sino ad oggi non era necessaria alcuna comunicazione di inizio attività al Comune mentre con questa proposta di legge si intende introdurre la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), in modo che chi fa home restaurant non resti anonimo ma, pur senza inutili gravami, faccia presente la sua attività, che non deve, però, essere iscritta al registro degli esercenti di commercio. Qualora lo SCIA non fosse comunicato, però, il responsabile si vedrebbe immediatamente chiusa l'attività oltre alla irrogazione di sanzioni previste dalla normativa sull'insediamento e l'attività dei pubblici esercizi.
  Dunque, si tratta di una di quelle leggi che in apparenza possono avere poco significato, ma che in realtà toccano direttamente interessi, nuovi ed importanti, dei cittadini, ed appare, quindi, necessario approvare in fretta la presente proposta di legge, alla quale il Gruppo di Democrazia Solidale – Centro Democratico dà voto favorevole.

Pag. 73

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nelle votazioni nn. 5, 19 e 20 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 8 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 11 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 16 i deputati Bonomo e Piepoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 20 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 21 il deputato Palladino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 25 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 26 la deputata Businarolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni da 33 a 38 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 38 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 39 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 39 i deputati Busto, Cominardi e Schirò hanno segnalato che non sono riusciti a ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXIII, n. 18 - ris. 6-281 459 374 85 188 374 85 Appr.
2 Nom. T.U. 3258 - A - em. 1.50, 1.53 444 414 30 208 276 138 83 Appr.
3 Nom. em. 1.51 451 450 1 226 138 312 83 Resp.
4 Nom. em. 1.52 rif. 457 454 3 228 443 11 83 Appr.
5 Nom. articolo 1 462 419 43 210 383 36 81 Appr.
6 Nom. em. 2.51 rif. 458 450 8 226 431 19 81 Appr.
7 Nom. em. 2.52 461 426 35 214 279 147 81 Appr.
8 Nom. articolo 2 461 420 41 211 385 35 81 Appr.
9 Nom. em. 3.50 458 455 3 228 24 431 81 Resp.
10 Nom. em. 3.55 462 356 106 179 342 14 81 Appr.
11 Nom. em. 3.51 463 461 2 231 136 325 81 Resp.
12 Nom. em. 3.56 464 460 4 231 439 21 82 Appr.
13 Nom. em. 3.58 461 450 11 226 344 106 82 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.53, 3.62 rif. 462 457 5 229 423 34 82 Appr.
15 Nom. em. 3.59 468 461 7 231 438 23 81 Appr.
16 Nom. em. 3.54 468 465 3 233 163 302 80 Resp.
17 Nom. articolo 3 462 440 22 221 397 43 81 Appr.
18 Nom. em. 4.51 462 457 5 229 445 12 78 Appr.
19 Nom. em. 4.19 450 445 5 223 153 292 76 Resp.
20 Nom. em. 4.63 459 376 83 189 351 25 77 Appr.
21 Nom. em. 4.68 rif. 453 447 6 224 415 32 76 Appr.
22 Nom. em. 4.36 468 437 31 219 119 318 76 Resp.
23 Nom. em. 4.22, 4.123 462 413 49 207 90 323 76 Resp.
24 Nom. em. 4.57 458 448 10 225 59 389 76 Resp.
25 Nom. em. 4.37 436 412 24 207 52 360 75 Resp.
26 Nom. em. 4.12 440 426 14 214 48 378 75 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 4.59 rif. 450 428 22 215 318 110 75 Appr.
28 Nom. articolo 4 448 410 38 206 372 38 75 Appr.
29 Nom. em. 5.50 445 440 5 221 107 333 75 Resp.
30 Nom. em. 5.21 446 442 4 222 120 322 75 Resp.
31 Nom. articolo 5 451 412 39 207 376 36 75 Appr.
32 Nom. em. 6.50 rif. 446 345 101 173 313 32 75 Appr.
33 Nom. articolo 7 440 396 44 199 365 31 75 Appr.
34 Nom. odg 9/3258 e abb.-A/2 446 349 97 175 9 340 75 Resp.
35 Nom. odg 9/3258 e abb.-A/3 440 414 26 208 7 407 75 Resp.
36 Nom. odg 9/3258 e abb.-A/5 447 401 46 201 85 316 75 Resp.
37 Nom. odg 9/3258 e abb.-A/6 445 442 3 222 1 441 75 Resp.
38 Nom. odg 9/3258 e abb.-A/13 436 433 3 217 113 320 75 Resp.
39 Nom. T.U. pdl 3258 e abb-A- voto finale 376 349 27 175 326 23 76 Appr.