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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 678 di venerdì 23 settembre 2016

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 settembre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Baretta, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Boschi, Matteo Bragantini, Bressa, Brunetta, Bueno, Capelli, Catania, Costa, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Fontanelli, Gelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Marazziti, Migliore, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,37).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative in merito al sistema di finanziamento dei progetti di assistenza a favore delle vittime di tratta presentati dalle regioni – n. 2-01467)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Pastorino ed altri n. 2-01467 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Pastorino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LUCA PASTORINO. Grazie, signora Presidente. Questa è un'interpellanza che discende dal grido di allarme lanciato da tante associazioni che fanno capo alla Piattaforma nazionale antitratta. È la questione relativa al bando emanato dal Dipartimento per le pari opportunità per il finanziamento dei progetti di assistenza a favore delle vittime di tratta, bando relativo al mese di giugno, che di fatto ha visto escluse cinque regioni, che sono Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Basilicata e Sardegna, dall'utilizzo di questi fondi.Pag. 2
  Parlo della Liguria perché io vengo da lì. La regione Liguria non ha di fatto presentato in tempo i documenti per partecipare al bando promosso dal Governo per i progetti di assistenza a favore delle vittime di tratta e purtroppo, a causa di questa grave dimenticanza, tutti i progetti antitratta in corso saranno finanziati fino soltanto alla fine di agosto. In Liguria i progetti di lotta alla tratta sono attivi dal 2000 attraverso un sistema integrato che coinvolge sia enti pubblici, che realtà del terzo settore. Un intervento mirato che grazie all'azione di sostegno ed ospitalità ha sottratto al sistema di sfruttamento della prostituzione più di 1.600 ragazzi, incarcerando anche molti sfruttatori e criminali. Insomma prima della grave superficialità da parte della giunta del governatore della Liguria, Giovanni Toti, vi era un sistema considerato d'eccellenza che aiutava donne in difficoltà a ritrovare una nuova vita, una struttura coordinata che assicurava alla giustizia molti degli sfruttatori. Ma il problema appunto, come dicevo, è in realtà più esteso perché oltre alla Liguria ci sono altre regioni. Il problema nasce, e qui è anche il senso dell'interpellanza, dal fatto che dopo oltre quattro anni di attesa, il 26 febbraio scorso, il Governo ha emanato il Piano nazionale di azione contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani nell'ambito del quale più volte si afferma che le azioni volte all'emersione del fenomeno e alla tutela delle vittime di tratta necessitano di una linea di finanziamento propria e una strutturazione che trasformi l'attività in servizio. Quindi si dovrebbe, pertanto, passare da un sistema di finanziamento per bandi ad un sistema di servizi con una distribuzione territoriale dei fondi sulla base dell'entità del fenomeno presente e di un attento monitoraggio dei risultati, dando finalmente stabilità e possibilità di sviluppo e servizi, che sarebbe la logica conseguenza di sedici anni di attività preziosa sul campo. Le attività svolte dalle organizzazioni antitratta nate in tutta Italia quindi non possono essere più considerate progetti sperimentali, perché sono passati sedici anni, ma vere e proprie attività di sistema. Il bando per l'assegnazione di fondi emanato dal Dipartimento per le pari opportunità lo scorso 10 giugno, a cui questa vicenda si riferisce, risulta quindi in palese contraddizione con le previsioni del Piano nazionale che ha addirittura introdotto nuovi criteri di valutazione che si sono dimostrati, come detto, inadeguati; quindi su 28 progetti presentati, il Dipartimento ne ha approvati e finanziati solo 18.
  Quindi, l'interpellanza è rivolta al Ministro per sapere se intenda individuare e adottare una soluzione utile ai fini di reperire le risorse necessarie a finanziare tutti i progetti antitratta della Liguria e delle altre regioni che sono rimaste escluse e se voglia intraprendere una idonea iniziativa politica per fare sì che al più presto si realizzino quelle azioni per la trasformazione del sistema antitratta in servizio, come previsto nel Piano nazionale licenziato a febbraio 2016, superando così, una volta per tutte, lo strumento dei bandi che in questo scenario in effetti non ha più ragione di essere.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel mese di agosto 2016 sono esaurite, nella prima settimana, le attività di valutazione delle proposte progettuali pervenute a seguito della pubblicazione del primo bando nazionale, il bando n.1 del 2016, per il finanziamento dei progetti di attuazione del programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale a favore delle vittime di tratta e grave sfruttamento, ai sensi dell'articolo 18, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 286 del 1998 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2016.
  Nel contesto del primo Piano nazionale d'azione contro la tratta e grave sfruttamento sono pervenute, così come ricordava l'interpellante, il numero di ventotto proposte progettuali, di cui due escluse Pag. 3d'ufficio per inosservanza dei termini previsti dal bando per la presentazione dei progetti e per la carenza dei requisiti soggettivi del soggetto proponente. La commissione nominata con decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio ha provveduto pertanto alla valutazione del numero di ventisei proposte progettuali concludendo i propri lavori con la formazione di una graduatoria di diciotto proposte progettuali, di cui quindici ammesse al finanziamento e tre escluse dal finanziamento per esaurimento delle risorse disponibili; otto proposte progettuali sono state dichiarate inammissibili per violazione di clausola del bando. La Ministra delegata per le pari opportunità e il Dipartimento per le pari opportunità si sono immediatamente attivati però per il reperimento di ulteriori risorse per il finanziamento delle tre proposte progettuali collocate in graduatoria, ma non finanziate, relative al territorio della Sardegna, della Basilicata e della Sicilia orientale, dove va comunque precisato che era già operativo un progetto rientrato nelle quindici proposte finanziate immediatamente. Sono state reperite ulteriori risorse rispetto a quelle rese disponibili con il bando che hanno permesso lo scorrimento delle graduatoria e il finanziamento di tutti i progetti valutati. Le motivazioni dello scorrimento si ritrovano nelle elevate finalità sociali degli interventi di protezione delle vittime e nell'opportunità di contemperare la prima applicazione della nuova normativa, favorendo in ogni caso la massima efficacia possibile del primo intervento attuativo, secondo i principi di gradualità, nel preminente interesse delle persone assistite e della continuità dei relativi percorsi di assistenza e integrazione.
  Come ricordava ancora l'interpellante, tra i progetti esclusi dalla valutazione per inammissibilità figurano le proposte pervenute dalla regione Liguria e della regione Piemonte. La regione Liguria ha presentato il proprio progetto alle 17,42 dell'11 luglio, oltre la scadenza prevista dal bando delle ore 14 del medesimo giorno. La regione Piemonte invece ha presentato una proposta incompleta, priva di informazioni essenziali per la valutazione del progetto, lasciando in bianco elementi rilevanti del relativo formulario corrispondenti ai pertinenti criteri di valutazione previsti dal medesimo. Il Dipartimento ha attivato immediatamente una proficua collaborazione con il competente assessorato regionale, che in ambedue i casi, si è fatto parte diligente (il dipartimento con le due regioni) per favorire la continuità dei relativi progetti attraverso l'impiego di risorse del bilancio regionale, anche con dei Fondi strutturali garantendo il massimo sostegno possibile e ribadendo che i progetti, quand'anche non finanziati a livello centrale, sarebbero sempre stati considerati parte della rete nazionale e avrebbero potuto certamente continuare a fare riferimento al numero verde nazionale antitratta. All'esito di questa collaborazione la regione Piemonte è riuscita a reperire le risorse per la prosecuzione del proprio progetto, anche attraverso l'impiego del Fondo sociale europeo, ed ha costituito una cabina di regia regionale che si insedierà il 29 settembre prossimo, alla quale il Dipartimento per le pari opportunità è stato invitato a partecipare per proseguire il lavoro comune. La regione Liguria non ha provveduto a mettere in rete le proprie vittime assistite, ossia chiudere i progetti e chiedere al numero verde nazionale di ricollocare le vittime. Dal 1 settembre i progetti di protezione delle vittime di tratta sono tutti operativi e non risultano territori regionali scoperti. Dal punto di vista generale, circa l'obiezione della contraddizione del Piano antitratta con il bando si rileva quanto segue: il testo del bando, è stato sottoposto a intesa della Conferenza unificata sancita il 9 giugno del 2016. Il Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani indica chiare e distinte responsabilità dei vari livelli di governo coinvolti, prevedendo una serie di attività a responsabilità diretta del livello regionale, per assicurare misure di protezione, assistenza e integrazione delle vittime senza alcun riferimento alle necessità di finanziamenti statali ed anzi richiamando Pag. 4il ruolo dei Fondi strutturali, così come previsto nel Piano nel capitolo della governance territoriale.
  Con decreto del 2 agosto 2016, la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con delega alle pari opportunità, ha costituito la cabina di regia a carattere politico istituzionale previsto dal Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani. Questa cabina costituirà la sede privilegiata per ogni eventuale riflessione, condivisa con le altre amministrazioni centrali e con il sistema delle regioni e delle autonomie locali, in merito all'attività di prevenzione e di contrasto alla tratta, nonché al monitoraggio delle azioni previste.

  PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  LUCA PASTORINO. Presidente, non sono soddisfatto della risposta della sottosegretaria, che è sempre molto puntuale e precisa, non sono soddisfatto evidentemente dell'atteggiamento tenuto dai vertici della regione dalla quale provengo, perché, insomma, non si tratta di una cosa nata quest'anno ma facente parte di un progetto che ha ben 16 anni di storia consolidata sul territorio; e voi capite bene, in un periodo come questo, l'importanza di questo strumento per una città come Genova, ad esempio, che ha caratteristiche ambientali molto particolari.
  Se la soluzione si è trovata – e me lo auguro –, monitoreremo appunto i passi che, in questo caso, la regione Liguria farà o ha fatto, anche se mi pare un po’ meno rispetto a tutte le altre regioni, compreso il Piemonte, che ha avuto l'accortezza di attingere da fondi europei. Sulla questione della cabina di regia, prendo atto con soddisfazione, è chiaro però che questo sistema dei bandi deve venire gradatamente accantonato; soprattutto, sottolineo anche l'importanza del fatto che questo bando, l'ultimo bando, e i suoi termini non vengano l'anno prossimo prorogati per evitare di incorrere in problemi di questo tipo, dove le regioni possono inciampare per disattenzione o per scarsa considerazione del problema. Mi auguro che finalmente venga appunto data quella sistematicità nazionale ad un problema che appunto non può essere risolto continuamente attraverso bandi.

(Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta ed altri n. 2-01474 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Certamente. Grazie, signora Presidente. Signor Viceministro, colleghi, è mia intenzione riproporre all'attenzione di quest'Aula la torbida e per tanti versi tragica vicenda del Monte dei Paschi di Siena. Non si tratta del primo atto di sindacato ispettivo, già in questa settimana, lo scorso mercoledì, nel corso del question time, abbiamo rivolto una domanda puntuale direttamente al Ministro Padoan, che ovviamente, come suo solito, non ha risposto.
  Già nello scorso mese di luglio avevamo rivolto al Governo molte delle domande presenti nell'interpellanza in discussione oggi: anche allora, le risposte del Viceministro Casero furono tutt'altro che soddisfacenti. Ebbene, oggi spero che lei abbia delle risposte, signor Viceministro; risposte convincenti, perché per i cittadini, i risparmiatori, tutto il Paese c’è bisogno di fare chiarezza su una storia che possiede tratti – lo dicevo prima – a dir poco inquietanti. È l'intero Paese ha chiedere trasparenza, proprio perché la crisi del Monte dei Paschi rischia di coinvolgere l'intero sistema bancario, nonché l'intera economia Italiana.Pag. 5
  È noto come la storia recente del Monte dei Paschi sia caratterizzata da inchieste giudiziarie, perdite, operazioni finanziarie spericolate, suicidi molto dubbi e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti con il mondo politico, in particolare quello di sinistra, della ditta – come la chiamerebbe Bersani – PCI, PDS, DS, PD. E visto che lo stesso Renzi ha avuto modo di dichiarare: «noi come Governo abbiamo un obiettivo chiaro: via la politica dalle banche, via i meccanismi allucinanti delle popolari, dove qualcuno faceva campagna elettorale per il rinnovo dei CdA attraverso la concessione del credito», allora lo stesso Governo Renzi abbia l'onestà intellettuale e il coraggio di fare i nomi di quei responsabili.
  Cito ancora le parole di Renzi, che ha detto: «Su MPS non prendiamoci in giro, le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi». Se la Presidente avesse la bontà di ascoltarmi... Se la Presidente avesse la bontà di ascoltarmi... Se la Presidente di turno avesse la bontà di ascoltarmi, forse non sarebbe male, sarebbe un reciproco rispetto. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Sta interrogando il Governo, comunque...

  RENATO BRUNETTA. Sì, però fa parte del fair play istituzionale.

  PRESIDENTE. Va bene. Non stavo chiacchierando del più e del meno, onorevole Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. Per carità, ognuno è impegnato nelle cose in cui decide di essere impegnato; fa parte del fair play istituzionale.

  PRESIDENTE. La prego di concludere la sua illustrazione, prego.

  RENATO BRUNETTA. La ringrazio, signora Presidente. Cito ancora le parole di Renzi, che ha detto: «Su MPS non prendiamoci in giro, le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi». Ebbene signor Viceministro, vogliamo iniziare a smascherare questa responsabilità ? A chi sono stati concessi i prestiti che oggi costituiscono il monte dei non performing loans del Monte dei Paschi, che ricordo essere più del doppio di quello della media delle banche italiane ? A quali amici politici, la ditta di sinistra – come, ripeto, la definisce Bersani – ha accordato pesanti privilegi, che hanno contribuito alla rovina della banca più antica del mondo ?
  Gli episodi degli ultimi giorni sono solo l'ultimo tassello di una trama di eventi allarmanti che sembrano non avere fine. Le vicende che hanno portato alle dimissioni del presidente Tononi e dell'amministratore delegato Viola non sono affatto chiare. Gli stessi criteri che hanno ispirato la nomina di un nuovo amministratore delegato, Marco Morelli, non sono chiari. Non sono chiari nemmeno al presidente della Commissione bilancio, Francesco Boccia, che ricordo appartiene allo stesso partito del Presidente del Consiglio. Il presidente Boccia ha infatti dichiarato: «C’è una sola domanda che va fatta: il nuovo amministratore delegato del Monte dei Paschi è stato scelto dal Ministro dell'economia, maggiore azionista della banca, con il 4 per cento, o lo ha scelto JP Morgan ?».
  Lo stesso mercoledì abbiamo posto a Padoan esattamente questa domanda, ma lui non ha risposto, limitandosi a parlare di nuovo piano di aumento del capitale in discontinuità rispetto al piano precedente. Peccato che per parlare di discontinuità era necessario avviare questo cambiamento al vertice magari un pochettino prima, visto che Viola e Tononi stavano già lavorando al nuovo piano di rilancio della banca e all'aumento di capitale, che era stato avallato dalla Banca centrale europea lo scorso 29 luglio e che avrebbe dovuto essere presentato all'assemblea straordinaria dei soci che si sarebbe dovuta tenere a fine ottobre e che ora, con ogni probabilità, slitterà a chissà quando.
  Le cose quindi non tornano, perché è incredibile e assurdo che, allo stesso tempo, le due persone che hanno lavorato Pag. 6alla realizzazione del piano di rilancio della banca siano accompagnate alla porta a poche settimane dalla sua presentazione. Qualche mese fa poteva avere senso, affinché fossero facce nuove – non quelle che avevano già bruciato 8 miliardi in due analoghe operazioni – a chiedere soldi ai mercati; che senso ha ora, invece, per di più, nel caso di Tononi, senza che vi sia un sostituto già pronto ?
  Non finisce qui, però, perché la seconda cosa irrituale della vicenda MPS è l'ingerenza che il Ministero del Tesoro sta avendo in tutta la faccenda. Tutta la stampa, mai smentita, è concorde nel raccontare che l'allontanamento di Viola sia figlio di una telefonata ricevuta da Pier Carlo Padoan in cui il Ministro avrebbe riferito: alla luce delle perplessità espresse da alcuni investitori in vista del prossimo aumento del capitale e d'accordo con la Presidenza del Consiglio, riteniamo opportuno che lei si faccia da parte. Padoan a Viola, d'accordo con Renzi. Ma è questo il compito di un Ministro del Tesoro ? È questo il compito di un Presidente del Consiglio: licenziare i banchieri ? Licenziare i banchieri privati ? Domanda: è del tutto normale che, il Ministro del Tesoro, anche se azionista, posso tranquillamente defenestrare l'amministratore delegato di una società quotata ? È normale che lo faccia perché glielo chiede una banca d'affari ? E se è normale, è opportuno ? Aumenta o diminuisce la credibilità del sistema bancario italiano nel suo complesso ?
  Tutti sono concordi anche nel ritenere che alcuni investitori rispondano al nome di JP Morgan, il superconsulente di MPS titolare, assieme un consorzio di banche, di un prestito ponte su cui Montepaschi paga commissioni per centinaia di milioni di euro. La banca d'affari, negli ultimi tempi, ha avuto un ruolo sempre più preponderante; diciamo che sono entrati in banca senza bussare, avrebbe raccontato uno dei più stretti collaboratori di Viola.
  JP Morgan è anche il deus ex machina della missione impossibile di chiudere un aumento di capitale di 5 miliardi per una banca che ha una capitalizzazione di poco più di 500 milioni, per l'esattezza 562 milioni di euro, le cui azioni sono arrivate a valere 19 centesimi di euro dai 9,45 euro di maggio 2015.
  A ciò si aggiungano le dichiarazioni, a dir poco, incoerenti dello stesso Ministro Padoan e del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, con quest'ultimo che lunedì 9 settembre assicurava che MPS potesse reggere l'aumento di capitale e che ci fossero «le condizioni perché si faccia e si faccia presto», mentre Padoan, solo tre giorni dopo, lo smentiva affermando che: «non è se entro l'anno o meno, è se i mercati sono pronti a recepire l'aumento di capitale», per di più indicando proprio nel referendum sulle riforme costituzionali la causa di questo slittamento. Vergogna !
  Anche in relazione al referendum c’è, quindi, incertezza in merito ai tempi per la ricapitalizzazione di MPS.
  Altro, invece, sembra essere legato alle tecnicalità dell'aumento stesso, aspetto assai delicato, sul quale Viola si sarebbe scontrato più volte con JP Morgan. Ma ecco che arriva la discontinuità e discontinuità dalle parti di Padoan si chiama Marco Morelli, già a capo in Italia di Bofa-Merrill Lynch, una delle banche del consorzio di pre-garanzia dell'aumento capitanato da JP Morgan e Mediobanca, nonché ex vice direttore generale di MPS dal 2006 al 2010, all'epoca dell'acquisizione di Antonveneta, ovvero quando sono iniziati i guai per l'istituto senese – l'epoca delle maxi mazzette, delle sopravvalutazioni e del disastro – e, prima ancora, top banker proprio di JP Morgan in Italia per oltre un decennio.
  Morelli, gradito al Governo Renzi, sarebbe quindi stato scelto perché più in linea con l'impostazione che le banche d'affari stanno dando all'operazione, in pratica l'uomo perfetto per la tanto conclamata discontinuità, un ex di JP Morgan e un ex Monte dei Paschi che ha preso parte attivamente a una gestione dissoluta della banca, in cui alle logiche di mercato si sostituivano i rapporti politici e della Pag. 7cerchia degli amici. Direi che non manca nulla per le premesse di un nuovo ennesimo disastro.
  Ebbene, davanti a questa discontinuità, che appare continua su tutta la linea, abbiamo tante incertezze: incertezza sui tempi e sulle modalità della ricapitalizzazione, sull'ipotesi di una revisione del piano originario; incertezza sui protagonisti (JP Morgan ? investitori cinesi ?) e sui numeri dell'aumento di capitale; incertezza sulle ricadute che questo avrà sui contribuenti e, soprattutto, incertezza sul destino degli azionisti e degli obbligazionisti di MPS, ovvero quei risparmiatori a cui si era rivolto lo stesso Presidente del Consiglio il 21 gennaio, quando aveva dichiarato come fosse un bell'affare investire nella banca senese: una banca che ha attraversato vicissitudini pazzesche ma che oggi è risanata, è un bel brand. Peccato che da quel suggerimento del Presidente del Consiglio il titolo MPS sia crollato del 75 per cento e più. Vergogna, Presidente del Consiglio !
  Sarà, quindi, necessario chiarire se, ai fini della ricapitalizzazione di MPS, si intenderà attivare gli strumenti del bail-in, compreso l'azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, e come l'Esecutivo intenderà tutelare i risparmiatori incoraggiati, a loro volta, dalle dichiarazioni dello stesso Presidente del Consiglio.
  In questo tragico quadro si aggiungono anche diverse e inquietanti dichiarazioni in merito al presunto odore di massoneria che emana da Monte dei Paschi, denunciato da Ferruccio de Bortoli, direttore editoriale del Corriere della Sera e già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, in un intervento alla Scuola di politiche di Enrico Letta, nonché da Alessandro Profumo, presidente di MPS dal 2012 all'anno scorso. La stampa riporta che, per spolpare la banca, secondo l'analisi di Profumo, i vertici hanno condotto una gestione dissennata, fra dirigenti che aiutavano i soliti amici e dirigenti incapaci promossi per affiliazione. In poche parole: sempre la stessa storia, legata al groviglio funesto di interessi su cui il Governo ha il dovere di fare chiarezza una volta per tutte.
  Alla luce di tali vicende, intendo, anzitutto, porre al Viceministro una domanda chiara: qual è il ruolo che ha assunto il Tesoro e il suo Ministro, quale primo socio di MPS, nel cambio del vertice della banca senese ? È vera la notizia della telefonata rivolta all'ex amministratore delegato Fabrizio Viola ? Qual è stato il peso di JP Morgan nella scelta del nuovo board ?
  Chiedo, inoltre, al Viceministro di chiarire i tempi e le modalità della ricapitalizzazione di MPS, con riferimento all'importo, ai sottoscrittori che vi parteciperanno, alle garanzie che presterà lo Stato, all'eventuale applicazione di meccanismi di bail-in, specificando, in particolare, se intende rassicurare gli azionisti e gli obbligazionisti in merito al rischio di azzeramento delle rispettive posizioni. È necessario poi che il Governo chiarisca definitivamente quali iniziative di vigilanza il Ministero dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli scorsi anni nei confronti della Fondazione MPS e se abbia ravvisato comportamenti anomali da parte dei suoi amministratori.
  Vogliamo sapere se il Ministero dell'economia e delle finanze non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, assumere iniziative per sollevare le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori per mala gestio, con richiesta del risarcimento del danno procurato ai portatori di interesse della banca. Ho poi chiesto al Governo se non ritenga opportuno sollecitare agli amministratori una relazione dettagliata sui non performing loans accumulati nel tempo dall'istituto e, in particolare, la lista dei debitori che non hanno pagato il debito, richiedendo per questi informazioni circa le motivazioni per cui il credito è stato concesso, vale a dire il loro merito di credito, che evidentemente non c'era, ma c'era evidentemente qualche merito politico che ha bypassato il merito di credito. E questi sono reati, signora Presidente, come lei ben sa, signor Viceministro. Se, poi, il Governo avesse il Pag. 8buon cuore di farci sapere a chi sono stati concessi i prestiti che oggi costituiscono il monte dei non performing loans, allora riuscirebbe a recuperare un po’ di dignità in questa torbida vicenda, che vede protagonista la ditta di sinistra, vale a dire il PCI, il PDS, i DS, il PD e i privilegi accordati agli amici di questa ditta, che hanno portato MPS in un baratro senza fine e che rischiano di trascinarsi dietro l'intera economia italiana. Grazie, signora Presidente. Grazie, signor Viceministro.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Zanetti, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO ZANETTI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza urgente gli onorevoli Renato Brunetta e altri pongono quesiti in ordine alla situazione della banca Monte dei Paschi di Siena ed è un'interpellanza che si articola sostanzialmente su cinque quesiti.
  Per quanto riguarda il primo quesito, si osserva, come già comunicato dal Ministro Padoan mercoledì scorso in quest'Aula, che la banca Monte dei Paschi di Siena, attraverso un comunicato stampa, ha informato il mercato di aver ricevuto, alla fine del mese di giugno, una lettera della Banca centrale europea nella quale veniva richiesta una riduzione dei crediti deteriorati netti di oltre il 65 per cento, che, nell'arco del triennio, si sarebbero dovuti ridurre da 24,2 miliardi a 14,6 miliardi alla fine del 2018. La banca, per soddisfare tale requisito, ha deciso di accelerare la riduzione dei crediti deteriorati, elaborando un progetto di cessione dell'intero portafoglio delle sofferenze, che, per poter essere realizzato, comporta un aumento consistente del capitale, quantificato nell'ammontare di 5 miliardi di euro. Il dottor Fabrizio Viola, in qualità di amministratore delegato, chiamato nel 2012 alla guida della banca, in un momento di difficoltà per l'istituto, ha gestito la società per oltre quattro anni e ha portato a termine due complessi aumenti di capitale, il primo di 5 miliardi di euro nel 2014 e il secondo di 3 miliardi di euro nel 2015. La realizzazione di questo nuovo aumento di capitale per 5 miliardi di euro comporterà l'elaborazione di un piano che dovrà essere in discontinuità rispetto al piano in base al quale era stato presentato al mercato da poco più di un anno l'ultimo aumento di capitale. Il nuovo piano industriale, sulla base di quanto comunicato dalla banca MPS, si fonda sulla cartolarizzazione di tutte le sofferenze e lo sviluppo di una banca solida e profittevole. Quanto alla scelta del nuovo amministratore delegato, la stessa è avvenuta sulla base delle procedure previste dalla banca per la sua successione. La cooptazione, con l'attribuzione delle deleghe e attribuzione del ruolo di direttore generale, è avvenuta con unanime consenso da parte dell'intero consiglio di amministrazione.
  Per quanto attiene il secondo quesito, si rimanda il comunicato stampa della banca del 29 luglio ultimo scorso, nel quale vengono indicati i dettagli del progetto di cartolarizzazione delle sofferenze e di aumento del capitale. Si evidenzia che il consiglio di amministrazione della banca dovrà approvare il piano industriale e la cessione delle sofferenze attraverso la costituzione di una società di cartolarizzazione e sottoporre all'assemblea degli azionisti l'operazione di aumento del capitale. Sarà poi compito dello stesso consiglio di amministrazione definire i tempi per realizzare l'aumento del capitale sulla base di quanto sarà deliberato dall'assemblea.
  Venendo al terzo quesito posto dagli onorevoli Brunetta ed altri, si premette che il Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 7, comma 3, del decreto legislativo n. 153 del 1999, effettua la vigilanza sulle operazioni aventi ad oggetto le partecipazioni detenute dalle fondazioni nelle società bancarie conferitarie e in particolare, verifica la legittimità dei processi decisionali delle operazioni, che sono deliberate ed autonomamente valutate dei competenti organi della fondazione, vigilanza che è stata costantemente espletata.
  Sul quarto punto, si sottolinea che il MEF è azionista e, non essendo autorità di Pag. 9vigilanza sull'attività della banca, può avere accesso alle informazioni che sono disponibili nei bilanci.
  Sull'ultimo quesito, va chiarito preliminarmente che il Ministro dell'economia e delle finanze, attraverso il Dipartimento del tesoro, esercita i diritti dell'azionista nei confronti delle partecipate e non svolge attività di direzione e coordinamento verso le stesse. Per quanto riguarda le società partecipate i cui titoli sono quotati in Borsa, le stesse rispettano, per legge, il principio della parità di accesso alle informazioni per tutti gli azionisti. Nel merito specifico del quesito posto dagli interpellanti circa eventuali iniziative che il Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di azionista della Banca Monte dei Paschi di Siena, intende intraprendere nei confronti degli amministratori della banca per preservare l'investimento, si rappresenta che l'azione di responsabilità è materia di competenza dell'assemblea dei soci, ai sensi dell'articolo 2364, comma 1, numero 4, del codice civile, alla quale normalmente è proposta dall'organo amministrativo.

  PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Non me ne voglia il Viceministro Zanetti, ma la sua risposta appare spudorata e indecente. Spudorata perché è la semplice fotocopia della risposta che ha dato il Ministro Padoan al question-time di mercoledì scorso; un po’ più di impegno in un Ministero di migliaia di funzionari, un po’ più di intelligenza, un po’ più di sensibilità politica non avrebbe guastato. Signor Viceministro, non è pensabile che la fotocopia di una risposta a un question-time venga rimessa nelle sue mani e che, di fronte alla gravità di una tale vicenda, si risponda in maniera burocratica, banale, spudorata.
  Altre erano le domande che nella mia interpellanza urgente rivolgevo al Governo, ma non è stata data alcuna risposta. Perché è stato fatto fuori Viola ? Tononi ? Perché è stato messo un uomo della JP Morgan, che aveva già una storia molto discussa e discutibile in Monte Paschi, in un momento come questo, di questa delicatezza ? È questo il segnale da dare ai mercati ? Abbiamo le parole di De Bortoli e di Profumo, «odor di massoneria», vale a dire che quella banca fosse in mano alla massoneria Toscana; non so che cosa perché non me ne intendo di queste storie, ma quando due personalità come De Bortoli e Profumo dicono ciò pubblicamente alla presenza di un ex Presidente del Consiglio, ma che credibilità lei pensa possiamo comunicare al mondo esterno, ai mercati, che sono chiamati ad aumenti di capitale ? Ma chi vorrà mai che possa partecipare ad Atlante 2 per l'assorbimento dei non performing loans ? Ma chi parteciperà mai all'aumento di capitale organizzato da JP Morgan, che dovrebbe essere organizzato da JP Morgan, ma con queste premesse ? Ma si rende conto, Viceministro Zanetti, lei che non appartiene a quella storia, alla storia del Partito Comunista, del PCI, PDS, DS, PD, per fortuna ? Lei, che non appartiene a quella storia, legge, ha il coraggio di leggere quelle due paginette indecenti, spudorate, false ?
  Vede, non voglio infierire su di lei, io voglio chiamare qui il Presidente del Consiglio, Renzi, la sua toscanità, il suo Giglio magico o tragico, i suoi rapporti di potere. Su Monte Paschi si gioca la credibilità del nostro Paese, e se viene giù Monte Paschi, viene giù l'intero sistema bancario italiano, e se viene giù l'intero sistema bancario italiano, viene giù il Paese. Ma si rende conto, Renzi, di quello che sta facendo o di quello che sta costringendo a fare a Padoan ? La telefonata: l'ha fatta o non l'ha fatta, quella telefonata che è acquisita da tutti i giornali, dall'opinione pubblica ? Ha messo alla porta Viola e Tononi ? E se sì, perché ? Perché glielo chiedeva JP Morgan ? Perché glielo chiedeva la massoneria ?
  Ma vi rendete conto, signora Presidente, signor Viceministro, che qui siamo di fronte a una situazione che ha dell'incredibile, Pag. 10di una gravità mai vista, dai tempi dello scandalo dalla Banca Romana, in questo Paese e in quest'Aula ?
  E finisco con una valutazione amara: io amo il Parlamento, amo il ruolo del Parlamento, amo il ruolo del sindacato ispettivo – altrimenti non sarei qui, signor Viceministro, dopo una settimana pesante di lavoro per tutti, non sarei qui –, sindacato ispettivo che è il massimo livello della democrazia parlamentare, e cioè i parlamentari chiedono al Governo di rispondere. Però, quando le risposte non ci sono o sono elusive, evasive, spudorate, indecenti, quando le risposte hanno tutte queste caratteristiche, allora – e mi duole dirlo e farlo – non basta più il sindacato ispettivo.
  Le annuncio, pertanto, ufficialmente, in quest'Aula, che, sulla base di tutti gli atti del sindacato ispettivo presentati in quest'Aula, invierò tutti questi atti all'autorità giudiziaria competente, perché trovi, individui, indaghi sulla correttezza dei comportamenti di tutti i soggetti in campo, a partire dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dal suo Ministro dell'economia e delle finanze Padoan e da tutti quelli che hanno avuto un ruolo in questa vicenda. Non è più possibile continuare così, «ci sarà pure un giudice a Berlino» ! Il Paese non merita di essere ingannato, imbrogliato così. Il Paese non merita di vivere nella paura di perdere i propri risparmi perché qualcuno, per decenni, con i soldi dei cittadini ha fatto carne di porco per acquisire il consenso, per comprarsi il consenso. Il Paese non merita questi comportamenti, ma non merita neanche l'opacità, la reticenza, la spudorata reticenza contenuta in quelle due paginette, che lei, penso, Viceministro Zanetti, ha sofferto a leggere. Non è questo che si merita il Paese. Pertanto, lo ribadisco, invierò tutti questi atti di sindacato ispettivo, visto che nel Parlamento non si riesce a fare verità, all'autorità giudiziaria. Troppi disastri, troppi imbrogli, troppi dolori tragici si sono legati a questa storia, a questa banca: Monte dei Paschi di Siena.
  E ripeto: io credo nella magistratura, ma credo anche nella coscienza delle persone perbene, come lei, signor Viceministro. Non si presti a questo imbroglio, non si presti a questa opacità, tanto questo Governo durerà poco, ancora poco, perché gli italiani avranno modo di esprimersi sul referendum confermativo, tra qualche mese, e nel loro giudizio ci sarà anche questo: il disastro bancario, il disastro Monte Paschi, la massoneria, le infamie che si sono compiute in quest'ambito, in nome della cattiva, pessima politica del Partito comunista, del PC, PDS, DS, PD.
  È l'ora di fare chiarezza. Grazie, signora Presidente, grazie signor Viceministro.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali degli stabilimenti della ex Merloni spa presenti in Umbria e Marche – n. 2-01452)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galgano e Monchiero n. 2-01452 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, considerato che è la quarta interpellanza che noi svolgiamo sull'argomento, che riguarda appunto quali urgenti iniziative il Governo intenda prendere per il rilancio della ex Merloni e della fascia appenninica che versa in uno stato di grande difficoltà, do l'interpellanza per letta.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, in merito alla questione posta relativa alla procedura di mobilità per i 400 dipendenti, rappresento preliminarmente, qualora non fosse noto, che in data 4 agosto il Viceministro Bellanova Pag. 11ha dichiarato che l'azienda aveva comunicato di aver raccolto l'invito del Governo al ritiro della mobilità per i 400 lavoratori interessati. Il rappresentante di vertice del Mise, appena appresa la notizia, a nome di tutto il Governo ha rivolto un appello alla società affinché revocasse la procedura di mobilità, impegnandosi contestualmente, nell'ambito delle proprie prerogative, ad attivare ogni utile iniziativa al fine di scongiurare ulteriori situazioni traumatiche per il tessuto sociale ed economico.
  A tal fine, oltre ad aver attivato una utile interlocuzione con alcuni parlamentari dei territori, si è provveduto in data 3 agosto ad incontrare il presidente della regione Marche, il vicepresidente della giunta regionale dell'Umbria, i sindaci delle città interessate. Nell'incontro si è stabilito un percorso di supporto istituzionale, volto in primo luogo alla tutela dei posti di lavoro coinvolti nelle procedure di mobilità, parallelamente ad attivare un confronto con istituti di credito interessati alla vicenda.
  Relativamente al programma di investimenti produttivi e di ricerca proposti dall'azienda, finalizzati alla sua riqualificazione produttiva e all'ampliamento della sua gamma di prodotti, si ricorda che il medesimo è stato valutato dal Mise coerente con la strumentazione agevolativa di riferimento. Il Ministero dello sviluppo economico ha quindi confermato la propria disponibilità a formalizzare un accordo di programma con le regioni Marche ed Umbria, allo scopo di promuovere il progetto con le risorse finanziarie pubbliche per 24 milioni di euro, fatta salva la dimostrazione della disponibilità da parte dell'acquirente delle ulteriori risorse finanziarie private necessarie per la realizzazione del progetto. Infine, circa le iniziative messe a punto per il rilancio dello sviluppo economico, come è noto, è stato presentato a Milano pochi giorni fa il Piano nazionale industria 4.0, che raccoglie i principali provvedimenti a sostegno di investimenti.
  Il contesto sollecita il Governo a mettere a punto, in fase di attuazione, una serie di iniziative e misure per rendere stabile la ripresa economica: in particolare, intendiamo prorogare per il 2017 il super-ammortamento al 140 per cento introdotto lo scorso anno. Il Governo, con le precedenti manovre già intervenuto sulla tassazione delle imprese, farà un ulteriore passo avanti riducendo le imposte sui redditi di impresa; a completamento del nuovo regime di tassazione, si prevede il passaggio, per le società soggette ad IRI, dalla contabilità finanziaria ad una per cassa. Interverremo inoltre con l'ampliamento del perimetro di detassazione del salario legato alla produttività. Sull'energia verrà varato un nuovo provvedimento energivori, che aiuterà le imprese manifatturiere a contenere i costi relativi.
  Essendo l'innovazione uno dei pilastri della politica del Governo, potenzieremo il credito d'imposta per investimenti in ricerca, sviluppo ed innovazione, portando l'aliquota al 50 per cento. Secondariamente saranno introdotte agevolazioni fiscali mediante detassazione del capital gain su investimenti a medio-lungo termine. Inoltre, il prossimo riassetto del fondo di garanzia porterà la concentrazione dell'intervento pubblico a favore degli investimenti: sarà rifinanziata la nuova Sabatini, che ha già riscosso grande successo. Infine, la crescente globalizzazione ha reso più centrale il ruolo dei beni immateriali nella creazione di valore aggiunto: questi presupposti portano il Governo ad introdurre il patent box, un regime opzionale di tassazione per redditi derivanti dall'utilizzo diretto e indiretto di alcuni beni immateriali.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, sottosegretario Giacomelli, grazie: siamo soddisfatti di quanto sta facendo il Governo. Noi però chiediamo al Governo di convocare davvero urgentemente una nuova riunione del tavolo presso il Mise, per verificare se l'imprenditore intende metterci le risorse finanziarie, perché questo è il nodo dall'inizio della vicenda.Pag. 12
  Io credo che tutte le misure di cui lei ha parlato, che noi alla Camera condividiamo fortemente, dal momento che siamo stati noi i primi a produrre un documento sull'innovazione e sull'industria 4.0, non servano a niente se poi l'imprenditore che deve far partire l'azienda non dimostra di avere le risorse finanziarie; e siccome questo è un già visto nelle vertenze che ho seguito in Umbria, credo che da parte del Governo un punto di attenzione su questo aspetto ci debba essere, perché altrimenti rischiamo che delle vicende si trascinino per anni, costando alla collettività in termini di incertezza dei lavoratori, in termini di contributo che lo Stato deve versare, e senza produrre nessuna ricchezza.

(Iniziative volte alla soluzione della questione del passaggio delle «grandi navi» a Venezia – n. 2-01472)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marcon ed altri n. 2-01472 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Marcon se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIULIO MARCON. Presidente, si tratta di una questione ormai annosa, perché la questione del passaggio delle grandi navi nella laguna di Venezia ormai è un problema che ci portiamo avanti almeno dal 2012, quando con il decreto cosiddetto Clini-Passera era stato previsto il divieto di passaggio delle grandi navi oltre le 40 mila tonnellate di stazza, con una disposizione transitoria che lasciava in realtà tutto come prima, perché si diceva «in attesa di trovare misure alternative». Queste misure alternative, queste soluzioni alternative non sono state trovate: sono passati ormai quattro anni, le grandi navi continuano a passare per il canale della Giudecca, continuano a passare per la laguna, provocando una serie di conseguenze molto serie, molto gravi per essa. C’è un problema di manomissione dell'ecosistema lagunare, ed in particolare dei canali per i quali passano queste grandi navi; c’è un problema di emissioni, acustiche e legate all'inquinamento atmosferico; c’è un problema anche di violazione di un paesaggio, come quello della città di Venezia, che andrebbe preservato.
  Ricordo che lo scorso 13 luglio l'UNESCO ha minacciato di togliere Venezia dai siti del Patrimonio dell'umanità, qualora non ci sia entro il 1o febbraio 2017 un intervento deciso per salvaguardare il patrimonio artistico e paesaggistico di Venezia, per preservare l'ecosistema lagunare e per risolvere – viene citato dalla risoluzione UNESCO – il problema delle grandi navi. Ricordo che dopo il decreto Clini-Passera ci fu un altro provvedimento nel 2013 del Governo Letta, che riduceva a 96 mila tonnellate di stazza la misura limite per le grandi navi, le navi da crociera che passano per la laguna, con una riduzione anche in percentuale del loro passaggio, rispetto al numero che possibilmente ogni anno dovrebbe essere rispettato.
  Continuiamo come prima, nel senso che attualmente le vie alternative non sono state individuate: una serie di procedimenti avviati presso la commissione VIA al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno dato esito negativo su alcune di queste soluzioni. Ce ne sono diverse, ricordo: il canale Contorta, il canale Vittorio Emanuele, la possibilità di avere un avamposto galleggiante alle bocche del Lido; un'altra soluzione è stata individuata sempre alle bocche del Lido; poi il canale dei Petroli con lo stazionamento al porto di Marghera. Sono diverse soluzioni: noi non vogliamo prendere posizione a favore di una anziché dell'altra. Riteniamo che vadano salvaguardati alcuni principi: il primo principio, appunto, «no» alla manomissione dell'ecosistema lagunare, quindi «no» allo scavo di ulteriori canali o all'approfondimento e all'ulteriore scavo di canali già esistenti, perché questo provocherebbe una grave conseguenza su tutto il patrimonio ambientale e della laguna di Venezia. Diciamo «no» a misure che non riducano le emissioni, quindi non salvaguardino i limiti imposti per legge; e diciamo «no» a tutte le misure che non Pag. 13salvaguardino il rispetto del patrimonio del paesaggio di questa città. Ci sono delle illustrazioni e delle foto, fatte da fotografi famosi come Berengo Gardin, che ci mostrano quale scempio le grandi navi abbiano comportato rispetto, appunto, al paesaggio e alla tutela del patrimonio di questa città.
  Ricordo poi che il Governo ha anche le idee un po’ confuse, perché il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Franceschini, aveva detto che a questo punto era meglio spostare le navi al porto di Trieste; invece, il sottosegretario Baretta, che è veneziano e che è sottosegretario al MEF – e quindi è un po’ una cosa anomala, diciamo, che un Ministro venga smentito da un sottosegretario – ha detto: «Ma anche i Ministri si sbagliano». Renzi parla un giorno sì e un giorno no delle Olimpiadi; ha parlato di Expo in questi mesi, ma non sentiamo mai pronunciare alcuna parola su Venezia, che è, appunto, un patrimonio inestimabile non del nostro Paese ma dell'intera umanità. Nessuna parola per salvaguardare una città fragilissima, perché ricordo che negli ultimi anni siamo passati da pochi milioni di turisti a decine di milioni di turisti che ogni anno conoscono e apprezzano questa città.
  Quindi, c’è un problema di gestione del flusso turistico, c’è un problema nella gestione di navi che, ripeto, sono sempre molto più numerose. Infatti, abbiamo degli aumenti esponenziali: abbiamo avuto circa l'80 per cento di aumento del traffico crocieristico a Venezia nell'arco di dieci anni e ormai siamo a quasi seicento grandi navi e ad un milione e mezzo di passeggeri. Ovviamente tutto questo ha un impatto molto forte dal punto di vista ambientale; c’è sicuramente un vantaggio dal punto di vista economico, ma noi riteniamo sempre che il vantaggio economico vada commisurato alla salvaguardia del patrimonio ambientale e proprio per salvaguardare anche l'impatto economico bisognerebbe trovare delle soluzioni alternative.
  Quindi, con la nostra interpellanza chiediamo al Governo che cosa intenda fare, quali siano le soluzioni che intenda percorrere, quali siano i tempi con le quali queste soluzioni vanno esperite e vanno trovate. Riteniamo appunto gravissimo che ormai in quattro anni dal «decreto Clini-Passera» non sia stata trovata nessuna soluzione e che tutto continui ad andare come prima. Noi proponiamo e chiediamo al Governo se non ritenga utile a questo punto, finché non si trovino delle misure e delle vie alternative, tornare all'ispirazione del «decreto Clini-Passera», però con una piccola modifica che è un'importante modifica, cioè vietare a tutte le navi oltre le 40 mila tonnellate di stazza di passare per il canale della Giudecca, per il bacino San Marco e per la laguna in senso più ampio. Inoltre, chiediamo un'altra cosa: il numero chiuso. Cioè, pensiamo che sia ora, come posso dire, di determinarlo da questo punto di vista e ricordo che già il Ministro Orlando, Ministro dell'ambiente del precedente Governo Letta, aveva parlato di numero chiuso. Quindi, non è una proposta che viene semplicemente dai comitati contro le grandi navi o dall'opposizione, ma un Ministro del precedente Governo, che è anche Ministro di questo Governo ma ha un'altra responsabilità, aveva parlato di numero chiuso. Diversi Ministri, quali Orlando e lo stesso Franceschini, hanno detto «Basta: non bisogna più permettere il passaggio delle navi per il canale della Giudecca e per la laguna». Quindi, noi crediamo che a questi impegni, che sono impegni verbali, che sono dichiarazioni più che impegni verbali, debbano seguire degli impegni concreti. Quindi, noi chiediamo al Governo, finché non si trova una soluzione alternativa per il passaggio delle navi nella laguna di Venezia, che ci sia il divieto, come diceva il «decreto Clini-Passera», per le navi sopra le 40 mila tonnellate e che ci sia il numero chiuso.
  Ricordo che anche per questo motivo il prossimo 25 settembre, domenica alle tre e mezza, alle Zattere ci sarà una manifestazione dei comitati e delle associazioni dei movimenti ambientalisti per dire no alle grandi navi e per chiedere al Governo di intervenire subito.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, con riferimento alle questioni poste, relative al transito delle grandi navi nei canali di San Marco e Giudecca di Venezia, sulla base degli elementi acquisiti per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue. Come è noto, il decreto interministeriale 2 marzo 2012, il cosiddetto «decreto rotte», all'articolo 2, comma 1, prevede, per motivi di protezione dell'ambiente marino, ulteriori misure di protezione per zone particolarmente vulnerabili, tra cui il canale di San Marco e della Giudecca nella laguna di Venezia, battuti dalle navi facenti ingresso e uscenti dalle bocche del Lido, con divieto di transito per quelle unità superiori alle 40 mila tonnellate di stazza lorda.
  Lo stesso decreto, all'articolo 3, prevede disposizioni transitorie subordinanti l'applicazione del divieto, di cui al richiamato articolo 2, alla disponibilità di vie di navigazione alternative a quelle vietate, così come individuate con specifica ordinanza n. 153 del 2013 dalla capitaneria di porto di Venezia. Per la verità la predetta ordinanza è stata oggetto di annullamento da parte del giudice amministrativo; ciononostante l'allora misura temporanea di mitigazione del rischio della soglia limite delle 96 mila tonnellate, secondo quanto appreso dalla capitaneria di porto di Venezia, di fatto è stata autonomamente mantenuta fino ad oggi dagli agenti raccomandatari marittimi del programma degli scali crocieristici presentati, a seguito degli impegni assunti dall'autorità portuale nelle diverse riunioni interministeriali.
  Inoltre, a seguito dell'operatività del nuovo terminal di Fusina, raggiungibile tra le opposte bocche di Malamocco con il percorso in direzione Marghera zona industriale, tutte le navi traghetto non percorrono più i canali di San Marco e della Giudecca, oggetto di divieto. Si precisa, al riguardo, che anche le navi adibite al traffico merci in atto transitano attraverso le stesse bocche di Malamocco. Peraltro, sulla base delle informazioni fornite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si segnala che le compagnie di navigazione hanno già operato una programmazione di riduzione del traffico.
  La tematica in argomento viene affrontata anche nell'ambito di valutazione d'impatto ambientale. Sono all'esame istruttorio della commissione tecnica di verifica VIA e VAS le procedure relative ai progetti di adeguamento della via acquea di accesso alla stazione marittima di Venezia, riqualificazione delle aree limitrofe e del nuovo terminal crociere di Bocca di Lido. Detti progetti hanno la finalità di rispondere a quanto previsto dal citato decreto interministeriale. Nel corso delle suddette istruttorie tecniche verranno tenuti in debita considerazione i problemi relativi all'impatto del transito delle grandi navi in laguna e degli scavi di nuovi canali per realizzare vie d'acqua d'accesso alternative a quelle del canale di San Marco e della Giudecca. Saranno opportunamente valutate tutte le opzioni alternative per il passaggio delle grandi navi in laguna.
  Fermi restando gli aggiornamenti sullo stato di avanzamento delle valutazioni di impatto ambientale, sull'attuale situazione è intervenuta anche l'UNESCO chiedendo, tra l'altro, che entro il 1o febbraio l'Italia sottoponga al comitato una relazione dettagliata sullo stato di conservazione di Venezia e della sua laguna.
  Alla luce delle informazioni esposte, si evidenzia che i temi in esame sono all'attenzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il quale sta valutando di attivare i necessari contatti per organizzare un apposito incontro con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per un esame congiunto e complessivo della problematica per dare attuazione al «decreto Clini-Passera».

  PRESIDENTE. Il deputato Marcon ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

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  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Non sono soddisfatto né siamo soddisfatti per alcuni motivi: in primo luogo, perché il sottosegretario ci ha raccontato un po’ cosa è successo in questi anni, ma questo già lo sapevamo. Insomma, ha ricostruito, come posso dire, i passaggi di una vicenda che è nota e che noi davamo per acquisita e per scontata. Quindi, non avevamo bisogno di sentircela nuovamente raccontare. Il secondo elemento per cui non siamo soddisfatti è che dalla dichiarazione e dall'intervento del sottosegretario non si esclude, se ho capito bene, lo scavo di nuovi canali. Noi siamo fermamente contrari a quest'ipotesi; lo sono i veneziani e lo sono le associazioni e i comitati. Riteniamo che vada escluso, appunto, lo scavo di nuovi canali, perché questo comporterebbe, come molti scienziati, ricercatori, ambientalisti e studi di ricerca hanno detto, un peggioramento della situazione dell'ecosistema lagunare.
  Non siamo soddisfatti, inoltre, perché secondo noi c’è un'imprecisione nella esposizione del sottosegretario, che dice che non passano più le navi per il canale della Giudecca. Ebbene, la devo smentire, perché io due settimane fa ero a Venezia con mio figlio e stavamo alle Zattere; passavo per il canale della Giudecca e, visto che era la prima volta che mio figlio veniva con me a Venezia, cercavo di fargli vedere le Zattere quando all'improvviso accanto al vaporetto si è palesato un «mostro» di non so quanti metri, 30 o 40 metri, che ci ha impedito di vedere le Zattere; abbiamo visto solamente questa nave, con i turisti che salutavano. Tra l'altro, ho le foto; quindi, chiedo se posso mandarle ai suoi uffici, così potranno verificare il fatto che purtroppo le grandi navi passano ancora per il canale della Giudecca (questo solamente due settimane fa).
  L'ultimo punto per il quale noi non siamo soddisfatti è che non ci sono impegni né ci sono iniziative, a parte quella di un incontro dell'UNESCO con i Ministeri competenti e, ovviamente, un incontro è sempre una cosa importante, che non si nega mai. Però non ci sono iniziative che impegnano il Governo, anche temporalmente, a trovare una soluzione. Il fatto che non ci sia un impegno temporalmente definito, ci lascia molto preoccupati e ci conferma nell'opinione che purtroppo questo Governo non vuole raggiungere in tempi brevi una soluzione di un problema così grave. E anche per questo, lo ripeto, domenica prossima saremo alle Zattere a Venezia a manifestare contro le grandi navi.

(Iniziative di competenza volte a scongiurare la prospettata chiusura del punto nascita di Vipiteno, in provincia di Bolzano – n. 2-01448)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zaccagnini ed altri n. 2-01448 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Kronbichler se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FLORIAN KRONBICHLER. Questa interpellanza urgente riguarda appunto la salvaguardia del punto nascita di Vipiteno, per impedire la chiusura deliberata dalla provincia autonoma di Bolzano. Si chiama urgente, però fa un po’ a pugni con questo nome. Per diverse cose, anche per le ferie estive e poi per la sua indisponibilità, signor sottosegretario, che però ha avuto ovviamente il mio assenso, arriva un po’ fuori tempo, con molto, molto ritardo. Devo dire però, insomma, che non tutti i mali vengono a danneggiare e considero una felice, anche se un po’ cinica, coincidenza che la Ministra, attraverso di lei sottosegretario, debba rispondere su un argomento come quello della salvaguardia di un punto nascita proprio nel giorno del cosiddetto «Fertility day»; tutto ciò dovrebbe o potrebbe anche far riflettere per rimediare ad un male che io vedo in questo.
  Sono intervenuti dei cambiamenti nel frattempo, perché risale a due mesi fa la presentazione dell'interpellanza e nel frattempo Pag. 16ovviamente si è fatto di tutto lì, sul luogo che è il punto nascita più a nord della Repubblica. È uno stillicidio di smontaggi, vengono tolti già dei servizi, e tutto quanto proprio in vista della chiusura voluta dalla provincia per la fine di ottobre. C’è questa decisione con la delibera della giunta, e il senso di questa mia interpellanza sarebbe proprio il seguente: quando si fanno delle cose spiacevoli o non popolari si ottiene un'opposizione forte, da parte di tutta la popolazione, come avviene nell'Alta Val d'Isarco e in tutto il comprensorio. È di questa settimana la decisione di tutti i sindaci del comprensorio di fare ricorso nei confronti della delibera della provincia al tribunale amministrativo. La provincia ovviamente è arrivata a questa chiusura sempre rimandando a degli impegni che ci sarebbero verso lo Stato: è Roma che ce lo impone. Questo è un modo un po’ comodo. Sempre, anche nella provincia più autonoma, quando qualcosa va diversamente da quanto noi vogliamo, si dice: la chiusura è motivata soprattutto dai costi. Quindi vorrei estorcere proprio al sottosegretario la conferma di quanto la Ministra Lorenzin, così off record, ci ha spiegato ad alcuni di noi consiglieri, non soltanto del mio gruppo ma anche del MoVimento 5 Stelle e del gruppo dell'autonomia, ovvero che è di competenza della provincia.
  Adesso ci sono state delle manifestazioni, c’è stato questo intervento dei sindaci. Il nucleo dell'interpellanza è sapere se c’è la volontà o la disponibilità del Ministero di tenere – diciamo così – vivo questo punto nascita, che è noto in tutta l'Italia per essere un punto nascita di eccellenza, dove ci sono delle tecniche che non sto ad elencare, ma che sono tutte elencate nella mia interpellanza. Signor sottosegretario, lei mi potrà dire qual è la posizione dello Stato e qual è la pressione che il Ministero avrebbe fatto sull'assessorato alla sanità della provincia di Bolzano o se ci dobbiamo rivolgere del tutto, solo ed esclusivamente, alla giunta provinciale di Bolzano, se vogliamo salvare questo punto nascita, questa struttura che non ha soltanto una valenza di politica della salute. Non è soltanto un servizio, è proprio una struttura che valorizza il territorio. Questa chiusura va in controtendenza a una politica che si è dimostrata molto efficace e felice, quella che ha impedito lo spopolamento, a differenza di tante altre zone dell'Italia, della periferia, delle valli. Un comprensorio così periferico come l'alta Val d'Isarco, senza una struttura così essenziale come quella dell'ospedale, è un'altra cosa. Se non ci saranno medici, non ci saranno ostetriche, tutto cambia. Il servizio, certo, lo si può spostare in un altro posto, però cambiando si svalorizza il territorio.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Mi preme innanzitutto inquadrare velocemente la questione nel più generale quadro della normativa, anche dei provvedimenti e dei programmi regionali e nazionali. Come è noto all'onorevole interpellante, la riorganizzazione dei punti nascita scaturisce innanzitutto da un accordo che è stato firmato il 16 dicembre 2010 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le province, i comuni e le comunità montane, sul documento che portava il titolo «Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali del percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo»; quello dell'utilizzo inappropriato proprio di questa metodica del taglio cesareo è uno dei dati più negativi nel contesto europeo e anche nel nostro Paese. Quell'accordo, come è noto, impegnava tutte le regioni, comprese quelle che erano anche in piano di rientro dal deficit sanitario, ad attuare 10 linee di azione per la ridefinizione del percorso nascita, al fine di implementare misure fondamentali per garantire livelli elevati di qualità e di sicurezza, sia per il nascituro e sia per la madre, e i casi di cronaca che sentiamo tutti i giorni ci obbligano a stare molto Pag. 17rigorosamente su questo fronte. L'obiettivo è infatti quello di promuovere e migliorare la qualità, la sicurezza, in gravidanza e durante il parto, nonché di garantire l'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita per la riduzione – come dicevo prima – del taglio cesareo. Di particolare importanza in questo senso è la definizione del volume minimo di parti, che in quell'accordo veniva previsto, che secondo una consolidata, devo dire abbondante, molto abbondante letteratura, e le esperienze che si hanno in materia, è fondamentale per configurare – il numero di parti – le condizioni organizzative e le competenze, e quindi anche tutte quelle tecniche, gli expertise necessari, per la sicurezza di tutto il percorso nascita. Il decreto ministeriale successivo, quello sulla riorganizzazione dalla rete ospedaliera che definisce gli standard, il n. 70 del 2015, per quanto attiene al percorso nascita, ha sancito che, relativamente alla classificazione delle strutture ospedaliere, i presidi ospedalieri di primo livello con bacino di utenza compreso tra 150 mila e 300 mila abitanti sono strutture e sedi dipartimento di emergenza-urgenza di primo livello dotati delle seguenti specialità, tra cui ostetricia e ginecologia, se prevista per numero di parti per l'anno.
  Relativamente ai volumi di attività, ai volumi e agli esiti di maternità, si applicano le soglie di volume e di attività di cui all'accordo che ho citato, quello del 2010. Quindi, il decreto ministeriale n. 70 riconferma quella prospettiva descritta nel provvedimento e nell'accordo del 2010. Quell'accordo citato prevede la presenza di punti nascita in deroga al volume minimo di 500 parti all'anno esclusivamente in caso di situazioni orografiche critiche, ovvero in presenza di aree geografiche notevolmente disagiate, ad esempio zone montane non adeguatamente fornite di un sistema viario atto a permettere alla donna in gravidanza il raggiungimento in tempi brevi di ospedali; alle aree insulari, zone fortemente disagiate dal punto di vista della viabilità, eccetera, esclusivamente a condizione che però in queste strutture siano comunque garantiti tutti gli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza previsti dall'accordo per le unità operative di ostetricia e di neonatologia e di più pediatria di primo livello, e che siano attivi il servizio di trasporto di emergenza della mamma e del neonato, indicati in quei provvedimenti con due acronimi che si chiamano STAM e STEN.
  Secondo i dati forniti dalla provincia autonoma di Bolzano sulla base delle schede Cedap, presso il punto nascita di Vipiteno, nel 2015, sono stati effettuati 460 parti, al di sotto pertanto del cut-off di 500 parti all'anno previsti dal citato accordo del 16 dicembre 2010 quale condizione per il mantenimento in attività dei punti nascita. Il confronto con il numero dei parti effettuati nel 2014, che era pari a 488, mostra anche un trend in diminuzione delle nascite presso questo punto nascita, in linea, peraltro – l'ha citato lei –, anche con il tema della denatalità, che è in atto purtroppo in tutto il Paese.
  Inoltre, la medesima provincia di Bolzano ha evidenziato che il punto nascita di Vipiteno, oltre a non aver raggiunto la quota minima di nascite annue, fissata in 500 unità, risulta carente dei requisiti previsti nell'ambito della definizione di struttura sanitaria di area disagiata. Ciò è quello che dichiara testualmente la provincia di Bolzano. Nel merito della situazione orografica di Vipiteno, non sembrano – secondo la provincia – ricorrere le condizioni per definire il comune ed il suo bacino di utenza come area disagiata, in quanto serviti dall'autostrada del Brennero, con Bressanone, sede di punto nascita, a meno di trenta minuti. Questo garantisce, al netto della distanza, la percorribilità stradale anche in condizioni atmosferiche invernali ed in presenza anche di abbondanti nevicate, che lì ovviamente – come sa meglio di me l'onorevole interrogante – sono abbastanza costanti.
  La dimostrata facilità dei collegamenti è fornita in modo inequivocabile – continua la provincia – dai dati del volume di attività del punto nascita riferita all'anno 2015, da cui risulta evidente come il 25 per cento delle donne che partoriscono all'ospedale di Vipiteno provenga da altri distretti Pag. 18della provincia autonoma di Bolzano e circa il 22 per cento addirittura da regioni limitrofe. Inoltre, sempre esaminando i dati di attività, si rileva come nel 2015 circa il 20 per cento delle donne residenti nel comune di Vipiteno hanno scelto di partorire presso altri punti nascita. In ultimo, si sottolinea come, nonostante venga dichiarato che presso il punto nascita di Vipiteno venga erogata un'assistenza rispettosa della fisiologia della gravidanza, nel 2015 la percentuale dei parti con taglio cesareo è stata del 21,1 per cento, al di sopra pertanto di quanto previsto dal decreto ministeriale n. 70 che ho citato, proporzioni di tagli cesari primari in maternità di primo livello, e comunque con parti massimo il 15 per cento ogni mille.
  Qualsiasi richiesta di deroga comunque riguardante il punto nascita di Vipiteno, secondo la provincia non appare coerente con la indispensabile condizione di «orograficamente disagiato», che è la dizione che viene utilizzata nei casi delle deroghe dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, a cui il protocollo per le richieste di deroga fa chiaro riferimento, perché esiste anche un decreto ministeriale che indica una procedura per questa richiesta di deroga.
  Va sottolineato che la chiusura di alcuni punti nascita sotto gli standard, come quello di Vipiteno, si riferisce però esclusivamente alla fase di espletamento del parto, pertanto rimarranno – spero come è noto – operativi tutti i servizi e le attività assistenziali rese alla popolazione sia nella fase dei pre partum, ai fini del controllo della gravidanza, che nella fase di post partum, ai fini dell'assistenza del bambino e della donna. Il raccomandato potenziamento dell'attività consultoriale e di assistenza territoriale, come previsto dall'accordo del 2010, dovrebbe permettere un attento monitoraggio dell'insorgenza, durante la gravidanza, di eventuali fattori di rischio che rendono essenziale il conferimento della donna in gravidanza verso i centri hub individuati dalla provincia autonoma di Bolzano.
  Colgo l'occasione per segnalare che la chiusura del punto nascita di Vipiteno ha comunque favorito lo stanziamento di risorse – continua ancora la provincia –, specie per quanto riguarda il personale sanitario, necessarie alla sopravvivenza del punto nascita dell'ospedale di Silandro, le cui caratteristiche, secondo quanto riportato dalla provincia, rispondono invece maggiormente alla definizione di struttura sanitaria di area disagiata. Infine, ritengo doveroso rammentare che, a seguito delle modifiche del Titolo V della Costituzione introdotte nel 2001, spetta esclusivamente alle regioni o alle province autonome la competenza legislativa in termini di organizzazione e di realizzazione di risposte efficaci ai bisogni di salute di tutti i gruppi di popolazione, mentre compito dello Stato è quello di svolgere il ruolo di garante del diritto della salute e di assicurare l'equità dell'attuazione di questo diritto sancito dalla Costituzione.
  Pertanto, le scelte programmatorie e organizzative e gestionali in tema di sanità sono ancora totalmente – dico «ancora» perché ci sono prospettive costituzionali sulle quali ovviamente non mi soffermo – totalmente in capo alle regioni, mentre rimane in capo al Ministero della salute verificare che l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza avvenga nel rispetto delle condizioni di appropriatezza e di efficacia nell'utilizzo delle risorse, nonché di accertare che vi sia una congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse messe a disposizione del Servizio sanitario nazionale.
  Per tale motivo, il Ministero della salute non può oggettivamente fare un'invasione indebita nel merito delle scelte strategiche adottate dalle regioni e dalle province autonome per ridefinire e razionalizzare il percorso nascita in base a quell'accordo a cui mi sono riferito, che è quello del 16 dicembre 2010. Ciò nonostante, il Ministero della salute comunque verifica costantemente che le strategie di riorganizzazione dei punti nascita siano coerenti con le politiche convenute in quell'accordo, anche avvalendosi del Comitato percorso nascita nazionale, che ha proprio una funzione di verifica e di monitoraggio. Pag. 19Questa è la risposta che possiamo dare tecnicamente ed istituzionalmente in questa circostanza.

  PRESIDENTE. Il deputato Kronbichler ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Sottosegretario, la ringrazio veramente, è stato molto esaustivo. Non possiedo le capacità retoriche del collega Brunetta, che ha risposto su un altro campo, molto più spinoso, definendo la risposta molto evasiva. Lei ha risposto in modo contrario, insomma è entrato molto nel merito, nella seconda parte della sua risposta, per cui la ringrazio. Però, mi è sembrato di sentire l'assessora provinciale o il suo difensore, non d'ufficio ma di fiducia.
  Tuttavia, lei non ha toccato il nucleo centrale della domanda, certe cose sono contraddittorie: quando esamina tutte le prerogative dell'ospedale o di questo reparto di Vipiteno, esso non sarebbe considerato, addirittura da istanze ufficiali, insomma statali, un punto nascita di eccellenza. Che la zona non sia una zona disagiata in generale, in confronto ad altre zone disagiate dello Stato, sarà vero. Però volevo anche dire che in altri posti non si è stati così fiscali, quando lei parla di 470, 488 parti. Quest'anno, se non c’è panico, questa prospettiva non è certo incoraggiante, non è incoraggiante per le gestanti, per le madri future, che già si preparano o si dovevano preparare ad andare in un altro posto. Però, dovrebbero raggiungere i 500, quindi siamo a livello di 500 parti. Se lo Stato impone alla provincia di Bolzano la decisione di chiudere questo posto (questo esplicitamente non l'ha detto), almeno politicamente questa è la spada di Damocle che sarebbe sopra le teste di tutti i sudtirolesi, i quali dicono: «Roma ci taglia i fondi». Ogni madre potrebbe far causa alla amministrazione provinciale perché non ha chiuso questo reparto. Mi sembra che lei non abbia detto questo. Comunque, prendo atto; ovviamente sono insoddisfatto in merito, però la ringrazio ancora della sua risposta.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 10,58)

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 22 settembre, il presidente della Commissione lavoro, anche a nome del presidente della Commissione affari costituzionali, ha comunicato che, nella riunione dell'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite, integrato dai rappresentanti dei rappresentanti dei gruppi, si è concordato, con il consenso, in particolare, dei rappresentanti dei gruppi Forza Italia e Lega Nord, di chiedere un rinvio al prossimo 13 ottobre dell'esame delle proposte di legge recanti norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio e altre disposizioni per garantire la sicurezza presso le medesime strutture, previsto nel vigente calendario dei lavori a partire da mercoledì prossimo, 28 settembre. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta della prossima seduta.

  Lunedì 26 settembre 2016, alle 11,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; TERZONI ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani erurali, Pag. 20nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici (C. 65-2284-A).
   — Relatori: Misiani, per la V Commissione; Borghi e Tino Iannuzzi, per l'VIII Commissione.

  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Locatelli, Malisani, Nicchi, Buttiglione, Fitzgerald Nissoli, Palese, Matteo Bragantini ed altri n. 1-01291, Rosato ed altri n. 1-01292, Spadoni ed altri n. 1-01348, Centemero ed altri n. 1-01350 e Artini ed altri n. 1-01352 concernenti iniziative in relazione al riconoscimento del genocidio del popolo yazida.

  3. – Discussione sulle linee generali della mozione Rampelli ed altri n. 1-01344 concernente iniziative a favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, nonché per la prevenzione dei rischi derivanti dai terremoti.

  La seduta termina alle 11.