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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 671 di martedì 13 settembre 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 5 settembre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Catania, Cicchitto, Damiano, Epifani, Faraone, Gentiloni Silveri, Mazziotti Di Celso, Meta, Pes, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per la prevenzione e la tutela della salute della popolazione residente in Veneto in relazione all'inquinamento derivante dall'utilizzo di alcune sostanze chimiche (cosiddette PFAS) – nn. 3-02223, 3-02470 e 3-02471)

  PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Crivellari n. 3-02223, Brugnerotto ed altri n. 3-02470 e Brugnerotto e D'Incà n. 3-02471 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni), che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni riguardanti l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nella regione Veneto, sulla base degli elementi acquisiti dalle direzioni generali competenti e anche dalle amministrazioni interessate, si rappresenta quanto segue.
  Prima di tutto si evidenzia che il Ministero dell'ambiente ha coinvolto gli enti territoriali competenti per l'esecuzione degli accertamenti necessari all'individuazione delle fonti di immissione delle sostanze e all'attivazione delle misure a tutela dei corpi idrici. In particolare, è stata assunta una serie di iniziative, tra cui Pag. 2la stipula, nel 2011, di una convenzione con l'Istituto di ricerca sulle acque del CNR per la realizzazione di uno studio del rischio ambientale e sanitario, associato alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani.
  Nel corso del 2013, lo stesso Ministero, rendendo noti all'ARPA Veneto i risultati dello studio compiuto dall'Istituto suddetto, dai quali era emersa in particolare la presenza anomala di PFAS in diversi corpi idrici superficiali e nei punti di erogazione pubblici delle acque della provincia di Vicenza e comuni limitrofi, sollecitava gli accertamenti necessari ad individuare la fonte di immissione delle sostanze e le conseguenti iniziative di tutela delle acque.
  L'ARPA Veneto, a seguito di un'ampia attività di monitoraggio anche sulle possibili sorgenti secondarie, confermando la contaminazione da PFAS presenti nelle acque superficiali e sotterranee di alcuni comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova, provvedeva a delimitare l'area coinvolta, delineando il plume di contaminazione delle acque sotterranee, individuando i corsi d'acqua maggiormente interessati.
  Sempre l'ARPA Veneto, definita la sorgente principale di contaminazione da PFAS, avviate le procedure di bonifica del sito e di contenimento del contaminante, a partire dal 2014, oltre alle province, ritenne di estendere il monitoraggio all'intero ambito regionale.
  Una particolare attenzione è stata posta anche alla verifica sulle attività di gestione del ciclo dei rifiuti in quanto punto finale di conferimento di materiali e sostanze contaminate da PFAS.
  Per quanto attiene alla provincia di Rovigo, le indagini fin qui svolte, vista la particolare applicazione della stessa provincia compresa tra i due principali fiumi italiani Adige e Po, hanno evidenziato che il plume della contaminazione delle acque sotterranee proveniente dal sito vicentino non ha interessato il territorio polesano, pur rilevando comunque la presenza di PFAS nel Po, seppure con bassi valori di concentrazione. La provenienza di tale contaminazione non è comunque attribuibile ai siti produttivi del Veneto, ma di altre regioni della Pianura Padana.
  A seguito di questi riscontri, l'ARPA Veneto, anche in considerazione che gli acquedotti delle province di Rovigo attingono l'acqua dai fiumi Adige e Po, ha intensificato il monitoraggio delle acque superficiali. È stata, inoltre, programmata una campagna di monitoraggio delle acque sotterranee, mediante un controllo analitico da effettuarsi nel periodo ottobre-novembre su 24 pozzi distribuiti sull'intero territorio provinciale.
  L'ARPA Veneto, comunque, sta proseguendo l'attività di controllo e monitoraggio sulle varie matrici ambientali al fine di aggiornarne con continuità lo stato.
  Tra le iniziative adottate dal Ministero dell'ambiente occorre evidenziare che è stato, inoltre, istituito un gruppo tecnico di lavoro tra gli esperti di istituti scientifici nazionali (CNR-IRSA, Istituto superiore di sanità e ISPRA) per la fissazione di standard di qualità ambientali (SQA), per la valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali e di valori di soglia (VS), per la valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee, al fine di effettuare i relativi adeguamenti della normativa tecnica vigente.
  Il suddetto gruppo di lavoro, a conclusione della propria attività, ha inviato al Ministero dell'ambiente, nel novembre 2014, una proposta tecnica relativa alla definizione dei suddetti standard di qualità e valori soglia, e lo stesso Ministero ha avviato il relativo iter per l'adeguamento normativo.
  Per quanto riguarda le acque superficiali, gli standard di qualità ambientale sono stati inseriti nel decreto legislativo n. 172 del 2015, con cui è stata recepita la direttiva europea n. 39 del 2013 sulle sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque.
  Nel citato decreto è stato, altresì, inserito l'obbligo, per le regioni e le province autonome nel cui territorio è stata evidenziata la presenza di tali sostanze in concentrazioni superiori agli standard di Pag. 3qualità ambientali, di elaborare uno specifico programma di monitoraggio e un programma preliminare di misure relative a tali sostanze, da inserire nel Piano di gestione.
  Per quanto riguarda, invece, i valori soglia nelle acque sotterranee, l'Istituto superiore di sanità ha provveduto nel 2015 a definire la concentrazione soglia di contaminazione (CSC), valori che sono stati successivamente definiti nel decreto ministeriale del luglio 2016 di recepimento della direttiva 2014/80/UE sulla protezione delle acque sotterranee.
  Parallelamente, sempre prima della pausa estiva, in materia di contaminazione da PFAS, è stato messo a punto dallo stesso Ministero dell'ambiente uno schema di accordo novativo, finalizzato all'aggiornamento dell'Accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino di Fratta-Gorzone.
  Tra le finalità dell'accordo, che dovrebbe essere sottoscritto a breve, con riferimento alla contaminazione da PFAS, è stata tra l'altro prevista la riduzione dell'utilizzo dello scarico delle sostanze perfluoroalchiliche, la progressiva riduzione delle concentrazioni dei composti perfluoroalchilici nelle acque superficiali e sotterranee, e l'individuazione delle condizioni operative e degli interventi necessari atti a garantire la fornitura di acqua potabile e di qualità nel perseguimento dell'obiettivo di tutela della salute pubblica. Per il perseguimento della finalità dell'accordo novativo, è prevista la sottoscrizione, da parte dei soggetti interessati, di uno specifico accordo di programma attuativo.
  Sotto il profilo finanziario e delle risorse, con delibera CIPE del 10 agosto 2016, è stato assegnato l'importo di 80 milioni di euro per la realizzazione di interventi di approvvigionamento alternativo di acqua potabile nel territorio Veneto interessato da contaminazione da PFAS.
  Naturalmente, le attività intraprese non incidono sulla definizione delle responsabilità ambientali dell'inquinamento e degli eventuali addebiti da contestare. Questo Ministero, infatti, per quanto di competenza, continua a seguire tutti gli aspetti della vicenda, riservandosi tutte le azioni di competenza a seguito dell'eventuale accertamento del danno ambientale e dell'attribuzione delle responsabilità connesse, ivi incluse le procedure di ripartizione del danno ambientale ai sensi della parte VI del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Sulla base degli elementi informativi forniti dal Ministero della salute, si fa presente che lo stesso sta monitorando tutte le vicende relative alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche nella regione Veneto, compreso un biomonitoraggio sull'esposizione dei soggetti alla contaminazione ambientale da PFAS, i cui dati devono essere elaborati per il fine dello studio medesimo, nonché controlli di sicurezza sulle concentrazioni di PFAS nei beni alimentari.
  Su quest'ultimo aspetto, su richiesta della regione Veneto, nel corso del 2016 l'Istituto superiore di sanità ha trasmesso un parere sui risultati analitici dei controlli sulle predette sostanze negli alimenti di origine animale e vegetali effettuati nella stessa regione. Nel proprio rapporto, l'istituto evidenzia che i dati raccolti non hanno consentito di raggiungere alcuna conclusione in merito all'eventuale adozione di provvedimenti restrittivi all'uso di tali matrici e hanno suggerito, per contro, di eseguire studi mirati di approfondimento attraverso un apposito piano di campionamento. Pertanto, l'ISS, lo scorso luglio, ha comunicato che, a seguito di incontri con le competenti autorità della regione Veneto, sono stati definiti gli obiettivi del monitoraggio, e il relativo piano di campionamento e analisi. Tali attività interesseranno i campioni più rappresentativi delle produzioni locali, sia vegetali, che animali, e si svilupperanno a decorrere dal mese di settembre 2016 per terminare a gennaio 2017.
  Per quanto riguarda le inchieste aperte dalle procure di Vicenza e Verona circa lo stato di inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto, il Ministero della giustizia ha confermato che le indagini sono ancora in corso. Ovviamente, per Pag. 4quanto di competenza, il Ministero dell'ambiente continuerà a tenersi informato sullo stato delle attività di monitoraggio, sollecitando la diffusione dei risultati e le eventuali conseguenti azioni da svolgere da parte dei soggetti territorialmente competenti.

  PRESIDENTE. Il deputato Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

  DIEGO CRIVELLARI. Grazie, Presidente. Dirò subito che mi dichiaro soddisfatto e ringrazio anche il sottosegretario per la risposta articolata. È evidente ricordare come la questione legata all'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche ha potuto destare, anche in un territorio come quello della provincia di Rovigo, del Polesine (territorio, come ricordava il sottosegretario, di acque, delimitato dal Po e dall'Adige, i due fiumi più grandi nella nostra nazione), una larga preoccupazione anche tra le amministrazioni e tra i cittadini. Io credo che, da questo punto di vista, si confermano i dati, anche in nostro possesso, che escludono questa provincia da casistiche più gravi per quanto riguarda le sostanze PFAS.
  Permane ovviamente l'attenzione dovuta e, quindi, credo sia doveroso il coinvolgimento degli enti locali e lo stanziamento di risorse, di programmi di monitoraggio per quelle realtà. Ricordavo le province di Verona, Vicenza e Padova in particolare, che invece sono state più pesantemente colpite da queste situazioni. Rimane, a mio giudizio, quindi emblematica questa vicenda complessiva per una realtà come il Veneto, di come evidentemente negli scorsi anni si sia un po’ sottovalutata la portata dell'inquinamento che riguarda le acque.
  Ritornando, invece, alla situazione territoriale di Rovigo e del Polesine, veniva ricordato anche dal sottosegretario come esistano comunque delle questioni legate alla specularità di un territorio così straordinario, di un territorio innervato da corsi d'acqua. In particolare, lo voglio comunque segnalare, esiste una questione legata al fiume Po, che è sicuramente una grandissima risorsa, ma rischia insomma, in qualche misura, di essere anche un grande malato.
  Quindi, io richiamo l'attenzione anche su quello che è il fiume più grande che attraversa la Pianura Padana che ovviamente è anche oggetto di inquinamento e colgo con favore la campagna di controllo e monitoraggio che il sottosegretario ha annunciato nella sua replica.
  Lo ribadisco, lo ripeto: quella del Po è una questione nazionale, è una questione ambientale e, quindi, è una questione che deve poter vedere coinvolti gli enti locali a partire dalla regione e dagli enti territoriali, in un'attività che ci aiuti a contrastare quei fenomeni di inquinamento, a controllare il territorio, e che ovviamente, vista la portata di questo corso d'acqua, sia effettivamente un'attività comunque rafforzata, sostenuta perché, lo ripeto, lo ribadisco in chiusura, per noi è una vera questione nazionale.
  Quindi, ringrazio ancora il sottosegretario e non mancheremo ovviamente di vigilare ulteriormente, di monitorare queste attività e richiamiamo ovviamente tutti gli organi competenti a un effettivo monitoraggio e a un controllo rispetto alla situazione in generale dei corsi d'acqua e alla peculiarità di una realtà come quella del Polesine e della provincia di Rovigo.

  PRESIDENTE. Il deputato Brugnerotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Nelle nostre due interrogazioni chiedevamo delle iniziative anche normative a salvaguardia del territorio, dell'ambiente, della salute dei cittadini, iniziative che obbligassero in modo stringente l'operatore ritenuto responsabile del danno ambientale ad adottare immediatamente tutte le iniziative praticabili per controllare, circoscrivere ed eliminare ulteriori pregiudizi ambientali ed effetti nocivi per la salute umana e ad adottare delle misure immediate e necessarie.Pag. 5
  Non possiamo essere soddisfatti non solo dalla risposta avuta oggi alle interrogazioni, ma non possiamo essere soddisfatti in generale della risposta data dal Governo e dal Ministero a questa gravissima emergenza sanitaria e ambientale. Cosa sta facendo nel frattempo la società che è stata coinvolta ? Quali sono le azioni messe in campo per riparare ai danni che ha provocato e per i quali è stata accertata la colpevolezza ? Ribadisco che, viste le dimensioni assunte dal fenomeno, possiamo tranquillamente parlare di un vero e proprio disastro ambientale che interessa ampie aree del Veneto e che coinvolgerebbe circa 350-400 mila persone in settantotto comuni su tre province, Verona Vicenza e Padova, dove sono a rischio di inquinamento i corsi d'acqua e di conseguenza la potabilità della risorsa idrica per tutti i comuni interessati. Vorrei sapere che cosa sta realmente facendo la società Mitemi. Per tutta risposta il Governo emana il decreto ministeriale del 6 luglio, quello che ha citato anche lei. Il decreto ministeriale del 6 luglio ha fissato i limiti soglia per le sostanze inquinanti PFAS nelle acque di falda, aumentandoli di 7 volte rispetto ai valori di guardia in precedenza identificati dall'Istituto superiore della sanità. La domanda è: ma tra di voi vi parlate ? Comunicate ? Vi capite ? Si sono inoltre stabiliti i limiti per le sostanze perfluoroalchiliche nelle falde che non comprendono tutte le sostanze oggi prodotte nel vicentino. Credevamo che i tempi in cui si alzavano i limiti per rendere legale l'illegalità fossero finiti, invece ancora no, oggi ancora, nel 2016, questa pratica, di fatto, è ancora in essere. Che cosa fa il Ministero dall'ambiente ? Mentre per i vecchi composti a otto atomi – qui si parla un po’ di chimica – che non sono più prodotti i limiti dell'Istituto superiore di sanità sono rispettati, per i nuovi composti a quattro atomi che sono più pericolosi, perché alcuni studi spagnoli dicono che sono più pericolosi perché vanno a intaccare direttamente anche il cervello e i polmoni, per questi elementi, si lascia praticamente una licenza in bianco di discarico, si dà una licenza proprio per inquinare; dal limite dato dall'Istituto superiore di sanità di 500 nanogrammi-litro si passa al limite di 3000 nanogrammi-litro per la stessa sostanza. Questo decreto è una vera e propria licenza per avvelenare per l'azienda Miteni S.p.A., in provincia di Vicenza, che rilascia nell'ambiente queste sostanze dannose per la salute al punto di aver provocato una vera e propria emergenza. Quindi per loro c’è la licenza di avvelenare, per i cittadini c’è comunque la certezza di essere avvelenati a norma di legge.
   C’è inoltre un altro aspetto da considerare: l'acqua utilizzata dalle industrie locali per le loro produzioni viene pescata dalla falda già fortemente contaminato dei PFAS, utilizzata e poi scaricata ai depuratori consortili. Nella maggior parte dei casi supera i limiti imposti con un doppio danno, non solo quindi viene trasgredito il principio del «chi inquina paga», ma addirittura in questo caso chi inquina scarica i costi sulla collettività ovvero tutte le spese di filtraggio, i filtri, i nuovi allacciamenti, il biomonitoraggio, tutte queste cose, sono pagate con i soldi pubblici e non dall'azienda responsabile. Insomma i cittadini vengono penalizzati due volte, sia con la salute, sia con i propri soldi. L'unica cosa intelligente da fare è interrompere immediatamente la produzione di PFAS. A tal proposito ricordo al Ministro, e al sottosegretario in questo caso, che il MoVimento 5 Stelle ha depositato una proposta di legge che prevede di fissare i limiti soglia dei PFAS a zero, affinché sia tutelata l'intera catena alimentare per il benessere dei cittadini e approfitto anche dell'occasione per segnalare che nell'agosto 2016 il direttore della tutela ambientale della regione Veneto, Benassi, ha emesso un provvedimento che ci lascia letteralmente sgomenti perché obbliga i soggetti controllori come ARPA a valutare eventuali sforamenti di PFAS non caso per caso, ma sulla base di non precisate medie annuali. È un'impostazione che appare per di più in netto contrasto con la norma nazionale, in pratica è una licenza per continuare ad Pag. 6inquinare indisturbati, l'importante è che la media annuale rispetti i limiti imposti. Ricordiamo, inoltre, che dieci sindaci del nostro territorio aspettano dall'ottobre 2015 una risposta dal Ministero alle loro richieste di applicare il principio del «chi inquina paga»; e, infine, noi ci chiediamo, e vi chiediamo, perché tutti i costi di filtraggio, i nuovi allacciamenti e le spese di biomonitoraggio siano a carico della...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO BRUGNEROTTO. Sì, concludo, Presidente. Siano a carico della collettività, e non a carico di chi ha fatto il danno.

(Inquinamento idrico e malfunzionamento di depuratori in Calabria, in particolare nelle province di Cosenza e di Reggio Calabria – n. 3-02464)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Parentela ed altri n. 3-02464 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, innanzitutto è necessario specificare, premettere che la depurazione si inserisce nel processo verticale del servizio idrico integrato, composto da acquedotto, fognatura e depurazione. La corretta gestione di tale servizio, secondo le norme vigenti, prevede una struttura decisionale locale che fa capo agli enti di governo d'ambito, a cui spetta, in sede di predisposizione o aggiornamento del piano d'ambito, la scelta del modello organizzativo del servizio, la ricognizione delle infrastrutture, la pianificazione degli interventi necessari a fornire un servizio di qualità, la redazione del piano economico e finanziario della gestione e l'affidamento del servizio ad un unico gestore, oltre che il controllo e la vigilanza sulla gestione.
  La regione Calabria è tra le regioni che ad oggi non hanno ancora provveduto a dare piena attuazione del servizio idrico integrato. Tale mancata attuazione comporta l'esistenza di criticità organizzative e gestionali infrastrutturali, con grave pregiudizio al territorio di riferimento ed ai cittadini calabresi. Particolarmente grave appare la situazione in 13 dei 141 agglomerati interessati da un contenzioso comunitario, per la mancata conformità dei sistemi fognari e depurativi ai requisiti fissati dalla direttiva n. 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane. Al momento, la regione è sottoposta a monitoraggio continuo da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico, in quanto diffidata con DPCM del 14 maggio 2015 poiché alla data del 31 dicembre 2014 non aveva ancora provveduto ad individuare l'ente di governo d'ambito. In questo senso la regione sta provvedendo a dare attuazione agli obblighi di cui alla suddetta diffida: in particolare, con la delibera del 12 giugno 2015 ha identificato l'Autorità idrica della Calabria (AIC), e contestualmente proposto al consiglio regionale il disegno di legge regionale recante «Istituzione dell'ente di governo d'ambito per il servizio idrico integrato – Autorità idrica della Calabria»; con delibera del 27 luglio 2015 ha disciplinato il funzionamento dell'ente d'ambito, e con decreto dirigenziale del 14 ottobre 2015 sono state avviate le azioni propedeutiche all'affidamento del servizio idrico integrato. Peraltro, per accelerare gli interventi di attuazione degli agglomerati ai requisiti stabiliti dalla direttiva acque reflue urbane, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha adottato una serie di iniziative di carattere sia economico che legislativo, tra le quali occorre ricordare: la delibera CIPE n. 60 del 30 aprile 2012, con la quale sono stati assegnati oltre 1 miliardo 643 milioni di euro per finanziare 183 interventi nel settore idrico, e volti a risolvere le situazioni di maggiore criticità nel Sud del Paese.Pag. 7
  In particolare, alla Calabria sono stati assegnati circa 160 milioni di euro per 16 interventi finalizzati a risolvere le criticità in 15 agglomerati, 13 dei quali interessati dalla citata procedura di infrazione, e nei comuni della fascia costiera vibonese. Sulla base di quanto recentemente comunicato dalla regione Calabria, i 13 agglomerati oggetto della procedura di infrazione dovrebbero raggiungere la conformità ai requisiti della direttiva n. 91/271/CE entro il 2018-2019.
  È opportuno inoltre evidenziare che al fine di accelerare la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collegamento, fognatura e depurazione, in ordine appunto all'applicazione della citata direttiva, la Presidenza del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha attivato per la regione Calabria la procedura di commissariamento relativamente a 5 interventi a servizio di 11 agglomerati, per un importo pari a 27,3 milioni di euro.
  Infine, con riferimento alle aree di balneazione citate dagli onorevoli interroganti, ferma restando la preminente competenza del Ministero della salute, si segnala che a partire dalla stagione balneare 2010 il monitoraggio della qualità delle acque di balneazione viene effettuata dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale, le ARPA, unici enti abilitati ad eseguire il controllo sulle acque di balneazione secondo quanto dettato dalla direttiva n. 7 del 2006. In tale contesto, il campionamento effettuato da ARPA Calabria rimane l'unico campionamento ufficiale di riferimento; viceversa, i dati pubblicati da Goletta Verde fanno riferimento a campionamenti effettuati da Goletta Verde in punti localizzati al di fuori dei tratti determinati dalle regioni come acque di balneazione, anche questi ben identificati tramite coordinate.
  Da ultimo, si ricorda che nell'articolo 1, comma 707, della legge di stabilità 2016 viene stabilito che a decorrere dall'anno 2016 cessano di avere applicazione le disposizioni concernenti la disciplina del patto di stabilità degli enti locali; viene però imposto agli enti il pareggio di bilancio nel solo saldo finale di competenza: pertanto dal 2016 gli enti locali devono conseguire un saldo non negativo in termini di competenza tra le entrate finali e le spese finali. Sulla base delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a conoscenza delle criticità segnalate, monitora costantemente con la massima attenzione la situazione, ed è impegnato ad intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle problematiche, e a sollecitare le regioni per far sì che le stesse pongano in essere tutto quanto necessario per il superamento delle criticità ed il raggiungimento del pieno rispetto della normativa comunitaria e nazionale vigente.

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Parentela ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, non mi ritengo assolutamente soddisfatto della risposta del Governo. La mancanza di una seria ed organica programmazione del sistema depurativo regionale fa sì che in Calabria tutto sia gestito sempre in forma straordinaria; nel frattempo si continuano a pagare multe salate per la violazione delle direttive europee, ad attentare alla salute dei calabresi, a devastare ambiente e territorio ed a compromettere il turismo. Abbiamo delle spiagge meravigliose calpestate appunto da questa incapacità politica, che dopo gli ultimi trent'anni continua a portare inquinamento diffuso lungo le coste, scatenando nei cittadini rabbia, frustrazione, tensioni sociali, ripercussioni economiche ad ogni stagione balneare.
  La situazione peggiora anno dopo anno: sarebbero 53, infatti, i depuratori sequestrati e 322 gli illeciti accertati tra il 2015 e il 2016. Addirittura molti cittadini, attraverso comitati ed associazioni, sono stati costretti a sostituirsi all'Arpacal per fare una campagna di monitoraggio e di analisi delle acque di balneazione, visto che quella dell'Arpacal non è ritenuta Pag. 8affidabile. Grave è soprattutto la presenza diffusa, lungo la costa, di scarichi a cielo aperto mediante condotte, spesso non segnalate o addirittura volutamente occultate: ad esempio a San Nicola Arcella, dove è stato riscontrato uno sversamento di liquami fognari che, partendo da un villaggio turistico, sono arrivati a ridosso di una delle più belle spiagge, che quest'anno è entrata nelle 13 spiagge più belle d'Italia. Altrettanto grave è anche la scarsa attività di controllo sulle condotte abusive e sugli stessi depuratori: i controlli preposti sono passati dal 35,67 per cento al 26,64 per cento. Quasi nulla sappiamo della fine che fanno i fanghi di depurazione, e nella totale assenza di sorveglianza degli impianti accade che una piccola pioggia può causare sversamenti di liquami in mare, oppure succede che un furto di cavi elettrici, come accaduto a Catanzaro, può bloccare un intero depuratore con ripercussioni sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.
  In Calabria, sottosegretario, abbiamo interi paesi non collegati alle fogne. Di chi sono queste responsabilità ? Sicuramente di una gestione commissariale che dal 1998 al 2008 ha avuto solo esiti fallimentari, come ha evidenziato anche una relazione finale dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode in merito alla gestione dei finanziamenti ricevuti dall'ufficio del commissario delegato nell'ambito del POR Calabria 2000-2006. Sottosegretaria, mi riferisco alle gravi irregolarità amministrative, all'assoluta mancanza di controlli, agli appalti in deroga alle leggi, violando le prescrizioni sul cofinanziamento dei programmi comunitari, all'assenza di collaudi, alla mancanza di relazioni sulla conclusione e sullo stato dei lavori, alle varianti ed aumenti di spesa non giustificati.
  Con l'articolo 22 del decreto-legge n. 113 del 2016, in particolare al comma 8, avete messo, con notevole ritardo, una pezza nel buco creato da voi stessi nel 2014, buco che ha solamente portato a grossi rallentamenti di lavori importantissimi in tutte le regioni del Mezzogiorno, in particolare in Calabria.
  In tutti questi anni avete creato il solito sistema del cane che si morde la coda, con conseguenti rimbalzi di responsabilità tra comune e regione. Cercando di rimediare a questo errore del Governo, che nello «sblocca Italia» aveva praticamente bloccato i fondi per l'emergenza depurativa, abbiamo proposto un ordine del giorno proprio per impegnare il Governo in tal senso e sbloccare questi fondi.
  In questo quadro di ordinaria disorganizzazione, i primi interventi da fare in Calabria sarebbero quelli di garantire un attento monitoraggio di ogni singolo impianto di depurazione e del loro corretto funzionamento attraverso anche delle webcam e tecnologia sensoristica intelligente capace di monitorare istantaneamente la qualità delle acque e di allertare le autorità competenti; avviare un censimento in ogni comune di tutta la rete fognaria e avviare anche una mappatura subacquea completa che permetta di individuare la presenza di condotte non segnalate o volutamente occultate; predisporre un piano speciale di interventi di adeguamento all'intero sistema depurativo calabrese con affidamenti trasparenti, che tenga conto in primis delle priorità derivanti dalle procedure di infrazione in corso ed eventuali emergenze depurative, garantendo l'assoluta trasparenza anche nell'utilizzazione dei fondi indiretti; consentire ai comuni interessati, in via del tutto eccezionale, a fronte della situazione emergenziale in termini di tutela della salute, l'allentamento dei vincoli del Patto di stabilità, al solo fine di garantire e attuare il programma di efficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione nei comuni costieri della regione Calabria, onde evitare che la carenza di risorse impegnabili comprometta appunto l'efficacia delle azioni intraprese; creare infine un sistema di coordinamento strutturato che sia fuori dalla logica del commissariamento (i commissari, ogni volta che arrivano in Calabria, falliscono: sui rifiuti, sulla depurazione, con uno sperpero di soldi pubblici), con un mandato chiaro e limitato nel tempo che porti quanto prima ad attivare una gestione Pag. 9ordinaria delle risorse idriche con una gestione pubblica e partecipata delle piattaforme depurative secondo criteri di efficacia ed efficienza, ponendo fine all'emergenza depurativa dovuta agli impianti inadeguati.
  Bisogna colmare questo deficit infrastrutturale del sistema depurativo calabrese e conseguire, oltre alla conformità normativa, un alto livello di protezione dell'ambiente e della salute umana, dando particolare attenzione alle criticità impattanti direttamente sulle acque di balneazione, anche al fine di tutelare la promozione turistica della nostra regione. Il mare è una risorsa da difendere a tutti i costi.

(Iniziative volte alla tutela e alla valorizzazione dell'anfiteatro romano di Volterra – n. 3-02287)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Galgano n. 3-02287 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

  DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Presidente, l'onorevole Galgano chiede al Ministero dei beni culturali quali iniziative intenda adottare per valorizzare l'importantissimo anfiteatro romano di Volterra. A tale proposito, vorrei far presente che l'individuazione dell'anfiteatro romano di Volterra costituisce un'importante scoperta intervenuta nel corso delle attività di archeologia preventiva svolte dalla Sovrintendenza archeologica della Toscana in occasione di opere di ripristino e bonifica di corsi d'acqua secolari ad opera del Consorzio di bonifica del Basso Valdarno.
  Tale scoperta accresce le conoscenze della città in epoca romana, documentata da altri edifici monumentali e rinvenimenti, tra cui il teatro, ascrivibile agli ultimi anni del I secolo avanti Cristo e il vicino complesso termale tardo-antico. L'indagine, effettuata anche con un primo finanziamento della direzione generale archeologica, si è attestata sui livelli superficiali dei crolli, la cui rimozione richiederebbe un impegno economico e strumentale non indifferente, stante la mole dell'edificio, la tecnica edilizia a grossi blocchi, il possente interramento, la presenza di scarpate intorno al perimetro dell'edificio antico individuato, che necessitano di una preliminare messa in sicurezza ed un'attenta regimentazione delle acque piovane. Tenuto conto del fatto che l'area del rinvenimento è di proprietà privata, il direttore generale, a seguito del sopralluogo finalizzato a prendere conoscenza dei rinvenimenti, ha dato disposizioni per una verifica immediata della quantificazione dei valori dei terreni, al fine di avviare con la massima urgenza l'esproprio, prevedendo anche l'acquisizione di un'adeguata area di rispetto al perimetro dell'edificio, la cui estensione potrà essere ricostruita nell'immediato sulla base dei risultati dell'indagine geognostica ora in atto grazie a una sponsorizzazione.
  A fini di tutela e di futura valorizzazione, l'acquisizione al demanio dell'area è apparsa difatti preliminare a qualunque altra operazione dell'edificio. Stante la risonanza mediatica e l'interesse suscitato dalla scoperta, non sono mancate diverse proposte di contributi e richieste di destinare risorse adeguate all'esplorazione dell'edificio. Appositi fondi potrebbero quindi essere eventualmente utilizzati per la redazione di un progetto di esplorazione e anastilosi dell'edificio, che si presenta indubbiamente molto impegnativo e che necessita contestualmente di un piano di fattibilità per la gestione e la valorizzazione dell'area all'intervento del più ampio circuito turistico alla fine della fase etrusca e romana della città.
  Occorre difatti tener presente che la città di Volterra presenta una serie di aree archeologiche e monumentali antiche di particolare rilievo, tra cui l'area dell'acropoli con edifici templari, il teatro romano, con il complesso termale, e soprattutto le mura di fortificazione della città, articolata Pag. 10in tre indistinti circuiti datati dal VI secolo avanti Cristo al III secolo avanti Cristo, il cui stato di conservazione appare particolarmente critico per un insieme di fattori dipendenti dalla situazione geomorfologica, dalle intense precipitazioni atmosferiche e da altri fenomeni di infiltrazione delle acque, dalla presenza di vegetazione infestante e da interventi impropri eseguiti nel tempo in aree di proprietà privata non facilmente accessibili.
  Le risorse destinate ad opera di manutenzione e di consolidamento delle mura non hanno permesso fino ad ora l'attuazione di un intervento organico che possa porre freno in maniera strutturale ai dissesti e ai crolli, verificatisi anche di recente. In merito alla significativa individuazione dell'anfiteatro – resa possibile proprio dall'intervento della sovrintendenza – e alla sua futura messa in luce, si ritiene tuttavia prioritario, in questo momento, destinare eventuali risorse che potranno essere messe a disposizione per il sito all'indispensabile conservazione delle testimonianze antiche già da tempo portate alla luce o da sempre visibili, che caratterizzano in modo del tutto peculiare lo scenario urbano. Tale priorità di intervento potrebbe utilmente procedere in parallelo con una ricognizione degli immobili su cui insistono le mura e con un programma di acquisizione al demanio anche di un'adeguata fascia di rispetto, con l'intento di provvedere contestualmente alla manutenzione delle strutture difensive e ad un progetto organico di valorizzazione dei successivi circuiti murari, che possono costituire fin d'ora, assieme alle aree sopra ricordate e già fruibili e allo storico museo etrusco Guarnacci, un polo attrattore di turismo culturale del territorio.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Signora sottosegretario, la ringrazio per la risposta. Sono soddisfatta relativamente alla parte che riconosce la grande importanza del ritrovamento, perché Volterra è soprattutto nota e ed è stata studiata per il suo periodo etrusco; si credeva che fosse meno importante nel periodo romano, invece la grandezza dell'anfiteatro che è stato rinvenuto testimonia che doveva essere rilevante anche nel I secolo dopo Cristo. Quindi, questa scoperta ha una rilevanza, per quanto riguarda la storiografia della città e dell'area, ed ha un'importanza molto grande per quanto riguarda poi il richiamo turistico che questo può creare.
  Ricordo che i due siti più visitati in Italia sono l'Anfiteatro Flavio, ovvero il Colosseo, con 5 milioni di visitatori, e Pompei, quindi è legittimo aspettarsi che dal restauro di questo anfiteatro grande richiamo turistico ci possa essere. Credo che sia interesse di tutti identificare le risorse per portarci gli archeologi, gli storici, e creare un interesse mondiale sul ritrovamento.
  Credo anche che dire che, se ci sono delle risorse, preferiamo destinarle a quello che c’è già sia una mancanza di esplorazione delle possibilità, perché io credo che se rendiamo la normativa per il finanziamento degli scavi più facilmente finanziabile dai privati – cioè potremmo estendere l'Art bonus – potremmo riuscire a canalizzare risorse, come fanno gli altri Paesi; in altri Paesi queste attività sono finanziate al 75 per cento dai privati, e noi non possiamo pensare di lasciar languire scoperte interessantissime come queste per la ristrettezza dei fondi. È assolutamente necessario che pratichiamo nuove strade e che non lasciamo l'anfiteatro sotto terra, perché è quello che è successo questa estate, incredibilmente: la parte che era stata riportata alla luce è stata coperta, nello sgomento dei turisti che andavano lì a vederlo, e questo è stato un vero spreco, dal momento che la soprintendenza, comunque, aveva dedicato le risorse per fare i primi lavori. Quindi, le chiedo attenzione su questo e noi assicuriamo tutto il nostro impegno per fornire stimoli utili.

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(Elementi e iniziative in ordine alle assunzioni effettuate, a partire dall'anno 2008, dalla fondazione Teatro Petruzzelli di Bari – n. 3-02306)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Distaso ed altri n. 3-02306 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

  DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. La Fondazione ha attualmente un organico funzionale di 132 posti a tempo indeterminato e ha alle proprie dipendenze 92 lavoratori a tempo indeterminato e 33 a tempo determinato, stando all'ultimo monitoraggio effettuato dal Commissario straordinario di Governo per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche. Nel periodo che va dal 2011 al 2012 la Fondazione è stata convenuta in circa centottanta giudizi instaurati dagli interessati con l'intento di far dichiarare nullo il termine originariamente apposto al contratto di lavoro a tempo determinato, così da trasformarlo in rapporto a tempo indeterminato. Finora la Fondazione è risultata soccombente nei 21 giudizi conclusi e, per l'effetto, 21 lavoratori sono stati assunti come dipendenti a tempo indeterminato dalla Fondazione. La Fondazione, come è specificato in una nota del sovrintendente della Fondazione inviata al direttore generale dello spettacolo nel giugno scorso, sembra orientarsi verso una procedura che non attenda l'esito dei giudizi in corso, riconoscendo in via stragiudiziale, in base a un prudente giudizio prognostico in ordine all'esito degli stessi, la fondatezza delle domande giudiziali proposte dai lavoratori. Tale orientamento sembrerebbe peraltro avallato anche dall'avvocatura distrettuale dello Stato di Bari che si è espressa al riguardo nel luglio scorso. L'attuazione del predetto orientamento determinerebbe, nell'immediato e in concreto, per la Fondazione, l'assunzione di tutti i lavoratori interessati al contenzioso e, poi, in una fase successiva, al fine di scongiurare i rischi di esposizione a rilevantissimi danni erariali o alla messa in liquidazione, l'obbligo di avvio della procedura di riduzione del personale in forza all'ente, secondo le modalità di cui alla legge n. 223 del 1991.
  Relativamente poi alla copertura finanziaria dell'operazione di stabilizzazione del predetto personale, la Fondazione ha preannunciato, con una nota del giugno del 2016, il possibile intervento economico da parte della regione Puglia per circa un miliardo e 250 milioni di euro. A tale proposito mi preme evidenziare che la normativa vigente non sembra attribuire al Ministero il potere di autorizzare ex post un'assunzione così massiva di personale da parte della Fondazione che, come è noto, è un soggetto giuridico dotato di piena autonomia gestionale e in tale veste è chiamato ad operare secondo criteri di imprenditorialità ed efficienza e nel rispetto del vincolo di bilancio. Dal momento, poi, che in caso di eventuali violazioni di detti criteri si possono determinare responsabilità a carico degli amministratori dell'ente, costituisce l'obbligo, in primis, a carico degli organi di amministrazione della Fondazione barese e, in seconda battuta, a carico di questo Ministero, di promuovere in tutte le sedi l'azione di responsabilità per un'eventuale gestione non in linea con la normativa vigente. Sugli aspetti sopra indicati la stessa direzione generale dello spettacolo ha annunciato la trasmissione di un'apposita nota alla Fondazione barese. Si informa, altresì, con l'occasione, che la gestione della Fondazione attualmente è sottoposta a verifica ispettiva da parte del servizio III ispettorato del segretariato generale di questa amministrazione.

  PRESIDENTE. Il deputato Antonio Distaso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, per 5 minuti.

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  ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per la sua personale cortesia. Sono più soddisfatto di quello che pensavo nella parte in cui la relazione letta dal sottosegretario conferma il fondamento della mia interrogazione e mi fa prendere atto del fatto che il comportamento attuale – testé preannunciato da parte del sottosegretario – che il Ministero intende assumere corrisponde a criteri effettivamente legittimi e logici. Il senso della mia interrogazione era far luce, però, su una questione che apre una nuova ferita in quello che è un simbolo, non della città di Bari, ma potremmo dire del mondo culturale, il Teatro Petruzzelli di Bari. Ricordo che il 27 ottobre ricorreranno i venticinque anni dall'incendio che lo distrusse quasi completamente, questa è una ferita certamente non di tale portata, ma ugualmente molto importante e cito a proposito un virgolettato del Corriere della Sera del 28 maggio 2016, a firma del giornalista Francesco Merlo, che cito pur non condividendolo sempre, ma riconoscendone le capacità: «Mai la degenerazione italiana del lavoro protetto e mai la parte peggiore della gloriosa CGIL, qui ridotta a sindacato del demerito e del privilegio spacciato per diritto, si erano manifestate così sgangheratamente come al teatro Petruzzelli di Bari, che sta per morire per troppa giustizia o, se preferite, per una sapiente ingiustizia perfettamente legale. Costretto dalla legge, dal comma, dal riferimento, dall'eccezione e dal rimando alla Cassazione-sentenza-numero, il teatro dovrà, infatti – come confermato dal sottosegretario – riassumere ben 181 orchestrali, non si sa quanto accordati, intonati e virtuosi, per aver dimenticato di allegare un certificato, una scartoffia che in burocratese da bacheca si chiama DVR, documento di valutazione del rischio, insomma un cavillo di Troia»; fermo qui il virgolettato.
  Conferma, appunto, il sottosegretario, l'esistenza di questi circa 181 giudizi, 21 dei quali hanno già visto la Fondazione soccombente e l'intenzione della Fondazione di riconoscere in via stragiudiziale la fondatezza del diritto dei lavoratori. Questo significa un danno nelle casse della Fondazione assolutamente insostenibile e la cosa incredibile è che chi ha determinato questo danno – facendo assunzioni che all'epoca, per dichiarazioni, tra le altre, del capo di gabinetto del Ministero dei beni culturali, poi, successivamente, direttore generale, il dottor Nastasi, erano assunzioni che non potevano essere effettuate se non tramite procedure ad evidenza pubblica, sia per quanto riguarda il lavoro a tempo determinato che per quello a tempo indeterminato –, cioè l'attuale presidente della regione Emiliano, allora sindaco e presidente della Fondazione insieme al sovrintendente Vaccari, parliamo degli anni dal 2008 e successivi fino a circa il 2011, oggi voglia ripianare parte di quella debitoria da presidente della regione, ma come, con fondi pubblici ? Cioè, si arreca un danno alle casse di un ente pubblico e poi si pensa di ripianarlo attraverso l'utilizzo di fondi pubblici che sono soldi della regione. Allora, i cittadini baresi non possono essere insultati in questo modo, non lo possono essere tutti i lavoratori. Prendo atto della dichiarazione da parte del sottosegretario anche della volontà da parte del Ministero di vigilare e di promuovere, laddove ve ne sia il caso, azioni opportune di responsabilità e anche dell'intenzione del Ministero, naturalmente, di non poter riconoscere ex post atti che per «ammissione generale» sono ritenuti più che illegittimi. Quindi, da questo punto di vista sono soddisfatto del riconoscimento che oggi ho avuto attraverso le parole del sottosegretario; naturalmente rimane una ferita aperta da questo punto di vista; non sappiamo quale sarà l'esito di questa vicenda, cioè se produrrà un danno tale alle casse della Fondazione Teatro Petruzzelli tale da minare la prosecuzione della sua attività, quello che è certo è che auspichiamo che su questa vicenda sia il Ministero, ma anche tutti gli altri organi competenti, possano continuare a far luce nella maniera più doverosa possibile.

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(Iniziative in sede europea e internazionale per il rispetto dei diritti umani in Burundi – n. 3-02465)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione Locatelli n. 3-02465 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Mario Giro, ha facoltà di rispondere.

  MARIO GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Permettetemi, innanzitutto, di ribadire l'attenzione con la quale il Governo italiano segue la situazione in Burundi, che al momento permane critica, e l'impegno del nostro Paese, sia direttamente che nel quadro europeo, per favorirne un'evoluzione positiva. Sul piano bilaterale, in diverse occasioni il Governo italiano ha richiamato quello burundese al rispetto degli impegni internazionali assunti in materia di diritti umani e civili, insistendo altresì sulla necessità di portare avanti un dialogo aperto ed inclusivo tra le forze governative e i rappresentanti delle opposizioni, sia nel Paese che fuori.
  Ricordo, solo per citarne alcuni, l'incontro del Ministro Gentiloni con lo stesso Ministro degli esteri burundese Nyamitwe, tenutosi lo scorso novembre. Io stesso, dopo aver sensibilizzato Nyamitwe a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'ONU dello scorso anno, ho ribadito la preoccupazione dell'Italia nel corso di un incontro avuto a maggio di quest'anno con il Vicepresidente burundese a margine del World Humanitarian Summit di Istanbul e, da ultimo, con il Rappresentante permanente burundese all'Onu Shingiro.
  Con il Burundi c’è anche pendente bilateralmente la questione dell'indagine sull'assassinio delle tre religiose italiane uccise due anni fa e sul quale aspettiamo ancora la conclusione delle indagini. Sul piano multilaterale, l'Italia è impegnata a sollevare in ogni consesso utile il tema del rispetto dei diritti umani, che, come noto, è una delle linee direttrici fondamentali della nostra politica estera. Da ultimo, vorrei ricordare la prima Conferenza Italia-Africa, svoltasi alla Farnesina il 18 maggio scorso, che ha rappresentato senz'altro un'occasione di promozione della pace e dei diritti umani. Alla Conferenza era stato ovviamente invitato anche il Ministro Nyamitwe, il quale, tuttavia, diversamente dalla maggior parte dei suoi omologhi, ha disdetto all'ultimo momento la partecipazione della delegazione del suo Paese e, conseguentemente, il previsto incontro con il Ministro Gentiloni.
  Vorrei inoltre sottolineare come il 2017 sarà l'anno in cui l'Italia porrà particolarmente attenzione alle crisi e alle sfide di sicurezza in Africa. Questa, infatti, costituirà una delle principali priorità del nostro Paese durante la Presidenza italiana del G7 e durante l'anno di mandato come membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nel frattempo, continuiamo a sostenere con convinzione l'azione del Consiglio di sicurezza mirata a trovare un accordo sul dispiegamento di una forza di polizia internazionale a protezione della popolazione locale, in linea con quanto previsto dalla Risoluzione n. 2279 e con la convenzione di Kigali sulla protezione dei civili del 2015, di cui l'Italia è stata tra i primi firmatari, anche se fino ad oggi il Governo burundese ha manifestato solo una limitata disponibilità alla realizzazione di tale iniziativa.
  Il nostro Paese è attivo nel seguire le vicende burundesi anche in seno al Consiglio dei diritti umani dell'ONU a Ginevra. Oltre ad aver sostenuto la Risoluzione 30/27 dell'ottobre 2015 sulla situazione dei diritti umani nel Paese, abbiamo preso parte attiva alla sessione speciale del Consiglio sul Burundi del 17 dicembre dello stesso anno, al termine della quale è stata adottata una risoluzione che ha richiesto l'invio di una missione di esperti indipendenti per indagare sulle violazioni dei diritti umani perpetrate nel Paese.
  È stato grazie anche a queste due risoluzioni che la situazione dei diritti umani in Burundi ha potuto rimanere fino ad oggi sotto la costante attenzione del Consiglio dei diritti umani e stiamo lavorando Pag. 14perché lo sia anche nei prossimi mesi. Proprio oggi si apre a Ginevra una nuova sessione del Consiglio nell'ambito della quale è in programma, il prossimo 27 settembre, un nuovo dialogo interattivo rafforzato sul Burundi. In quell'occasione verrà presentato il rapporto finale della missione di esperti indipendenti, che oggi non è ancora disponibile.
  L'Italia, assieme ai partner dell'Unione europea, è impegnata a valutare insieme al Burundi e ai Paesi del gruppo africano i possibili seguiti di tale lavoro, al fine di assicurare che la situazione rimanga all'attenzione del Consiglio anche nei prossimi mesi. Siamo inoltre impegnati a sostenere, con la UE, gli sforzi di mediazione della East African Community e dell'Unione Africana per una soluzione della crisi, anche se, dopo i segnali positivi della sessione di dialogo interburundese dello scorso maggio, non si è registrato più alcun progresso, anche per il sostanziale appoggio ricevuto dal Governo del Burundi in sede Unione Africana.
  Sul piano degli strumenti di pressione di carattere politico-economico, segnalo che da parte europea sono stati sospesi gli aiuti destinati al Paese sulla base dell'Accordo di Cotonou fra l'Unione europea e gli Stati ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), quale sanzione a seguito del fallimento del dialogo politico rafforzato in tema di diritti umani previsto dall'articolo 96 dello stesso Accordo. L'Italia, assieme ai partner europei, presta in ogni caso l'attenzione dovuta affinché tale regime sanzionatorio non aggravi ulteriormente la situazione economica e sociale della popolazione, che è una delle più povere del mondo. Quale ulteriore mezzo di pressione sul Paese, si ricorda che la Risoluzione n. 2248 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prevede anche la possibilità di adottare sanzioni individuali nei confronti delle persone ritenute responsabili di gravi crimini.

  PRESIDENTE. La deputata Pia Elda Locatelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio, signor Viceministro, di questa sua risposta, ed è stata una risposta complessa ad un'interrogazione complessa, nel senso che l'interrogazione prevedeva ben cinque domande. C’è una parte di soddisfazione e una parte che rimane aperta nella sua risposta. La mia soddisfazione si riferisce all'impegno del nostro Governo nel considerare il tema dei diritti umani una direttrice sulla quale noi costantemente lavoriamo, e questo è un tema e una politica che apprezzo moltissimo, anche in qualità di presidente del Comitato dei diritti umani della Commissione affari esteri della Camera. Ed è un tema di grande difficoltà, perché noi viviamo un periodo di confusione, perché la situazione del mondo è diventata sempre più complessa e si perdono i riferimenti, per cui non ci sono più né certezze né automatismi.
  Perché perseguiamo la pace, certo, ma a volte la pace va in contraddizione con la giustizia. Perseguiamo la stabilità, ma a volte la stabilità va in contraddizione con la libertà, e quindi, addirittura, a volte pensiamo che sia importante fare interventi umanitari che trascendono la questione morale. Si fanno le opere di misericordia, si dà da mangiare agli affamati o da bere agli assettati, e però si deve stare zitti, in questo caso; ma noi, che vogliamo difendere i diritti umani, quando difendiamo i diritti umani dobbiamo alzare la voce, individuare responsabilità e trovare i responsabili.
  Per cui, in questa situazione di grande incertezza è giusto avere questa bussola dei diritti umani, ma non sempre riusciamo a farlo. Però capisco che molto spesso non dipende dalla nostra volontà, perché a volte si pensa che nella politica internazionale la tensione etica si possa attenuare, cosa che non è, perché, di fatto, la politica internazionale è la politica, la nostra politica, proiettata sul piano internazionale. Quindi, capisco la difficoltà, ma so che il nostro Governo si ispira a questo principio della promozione e della protezione dei diritti umani. E sono rimasta molto sorpresa, entrando invece nel merito delle cinque domande che le avevo Pag. 15posto – le ho detto, era un'interrogazione un po’ complessa –, ecco, non sapevo che la delegazione burundese all'ultimo momento avesse cancellato la partecipazione alla nostra Conferenza interministeriale del maggio scorso.
  È significativo: chiaramente, sentono la pressione del nostro Governo sul Paese, in particolare sul Governo, più che sul Paese. Per questo sono dispiaciuta, ma, tra virgolette, è quasi un buon segno, nel senso che sentono che non sarebbero arrivati qui senza scontare un incontro molto impegnativo. Sul tema dei diritti umani ho già detto. Vi è poi la preoccupazione che abbiamo non solo per la difesa, la protezione e la promozione dei diritti umani, ma per quello che sta succedendo in quel Paese – non sto, ovviamente, a raccontare la storia, perché la conosce meglio di me – dopo la terza elezione, illegale dal mio punto di vista, anche se la Corte costituzionale aveva considerato ammissibile il terzo mandato.
  Ma sappiamo bene che i giudici costituzionali sono stati minacciati, se si fossero pronunciati in modo diverso, e lo sappiamo da un giudice costituzionale che se ne è fuggito all'estero per poter fare questa denuncia. Il problema è che proprio in questi mesi si sente in Burundi la retorica che si sentiva in Ruanda prima dell'eccidio, e questa è la preoccupazione che abbiamo, perché, diversamente dal Ruanda, dove i riferimenti etnici sono stati cancellati, in Burundi ancora valgono le quote, per cui l'84 per cento sono Hutu, il 14 per cento sono Tutsi, l'1 per cento sono non mi ricordo più quale altra etnia, Twa, e la preoccupazione è che si verifichi in questa situazione veramente difficile quello che è già successo in Ruanda nel 1994, con 800 mila morti, perché questo Presidente a me pare che intenda trasformare un conflitto politico, che sicuramente perde, in un conflitto etnico, che non so, forse riuscirà a vincere, proprio per questa presenza robusta dell'etnia Hutu.
  E allora dobbiamo continuare questa azione di grande vigilanza...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ho già finito ?

  PRESIDENTE. Ha cinque minuti.

  PIA ELDA LOCATELLI. E ne ho già impiegati cinque ?

  PRESIDENTE. Sì.

  PIA ELDA LOCATELLI. Allora un'ultimissima raccomandazione, mi dispiace di avere perso il senso del tempo. Sono contenta che abbiamo imposto sanzioni sospendendo gli aiuti, ma mi lasci allargare un attimo il discorso, e mi riferisco rapidamente agli accordi di Cotonou, al processo di Khartoum, all'accordo che abbiamo fatto come UE con la Turchia, al nostro Migration Compact, che abbiamo dato con una certa impostazione e poi è uscito dalla Commissione con un'impostazione diversa. Attenzione: noi sosteniamo le politiche di sviluppo, attenzione a non trasformare queste politiche di sviluppo in politiche di repressione della migrazione, perché oltre i migranti economici ci sono anche i migranti che fuggono dalle persecuzioni, dalle violazioni dei diritti umani, dai conflitti e così via.

(Iniziative ispettive in relazione a dichiarazioni di due giudici popolari circa il processo svoltosi presso la corte di assise di Chieti sulla discarica di Bussi – nn. 3-01500 e 3-02468)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Castricone ed altri n. 3-01500 e Colletti ed altri n. 3-02468 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni). Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, signor Presidente. Gli atti ispettivi prendono le Pag. 16mosse da articoli di stampa che rivelano le confidenze di alcuni giudici popolari circa le presunte pressioni subite da parte del Presidente della Corte di assise di Chieti, dinanzi alla quale si era svolto il processo in primo grado per la vicenda relativa alla discarica di Bussi. In particolare, i due giudici popolari hanno dichiarato di non essere stati sereni nella fase della redazione della sentenza, di non aver letto gli atti del processo, che si erano «rifatti alle slide viste in udienza e alle parole sentite in Aula» – questa è una citazione delle persone citate – e che non si riconoscevano nelle motivazioni poste a fondamento della decisione.
  Hanno, altresì, riferito che, poco prima dell'udienza di discussione, vi era una cena tra giudici togati e popolari, nel corso della quale il presidente del collegio, il dottor Camillo Romandini, avrebbe lasciato intendere ai giudici popolari, orientati ad una decisione di condanna, che, ove fosse stato riconosciuto il dolo e la sentenza fosse stata ribaltata nei successivi gradi di giudizio, avrebbero corso il rischio di dover risarcire gli imputati in caso di azioni di danni a carico dei giudici. Su tali premesse, gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere le iniziative adottate dal Ministero in merito alla vicenda de qua.
  Orbene, il processo in parola, iscritto al n. 213 R.G.C.A., in cui venivano contestati all'organo requirente i delitti di avvelenamento di acque e di disastro ambientale a carico di numerosi amministratori di società di rilievo nazionale, in particolare Montedison, e di enti pubblici locali, si è definito dinanzi alla Corte di assise di Chieti il 19 dicembre del 2014 con pronuncia di assoluzione degli imputati per il reato di avvelenamento delle acque e di proscioglimento per intervenuta prescrizione per la fattispecie di disastro ambientale, previa derubricazione nell'ipotesi colposa.
  In ordine, invece, ai fatti riportati dagli interroganti, con specifico riguardo alle dichiarazioni rese dei predetti giudici popolari, sopra richiamati, mi preme rappresentare che il Ministro, nell'esercizio delle proprie prerogative, ha prontamente avviato, per il tramite delle competenti articolazioni, gli accertamenti volti a fare piena luce sulla vicenda riportata dagli organi di stampa.
  All'esito dell'istruttoria, lo scorso mese di maggio il Ministro ha promosso l'azione disciplinare nei confronti del dottor Camillo Romandini, per violazione degli articoli 1 e 2, comma primo, lettera e), del decreto legislativo n. 109 del 2006, per avere ingiustificatamente interferito nella libertà di determinazione dei giudici popolari componenti del collegio della Corte di assise dallo stesso presieduto, ponendo in essere condotte idonee a condizionarne la serenità di giudizio.
  Analoga iniziativa è stata promossa dalla procura generale presso la Corte di Cassazione.
  Da ultimo, si rappresenta che il procedimento penale a carico del dottor Camillo Romandini, originato dalle propagazioni giornalistiche, è stato definito con decreto di archiviazione dal Gip del tribunale di Campobasso in data 5 gennaio 2016, come comunicato dal procuratore della Repubblica di Campobasso.

  PRESIDENTE. Il deputato Antonio Castricone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ANTONIO CASTRICONE. Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Il mio è un giudizio di soddisfazione in un contesto di una risposta che arriva, ovviamente, diversi mesi dopo, più di un anno dopo, dalla presentazione dell'interrogazione, e ovviamente che vede in questo lasso di tempo il verificarsi di fatti, di risposte, che ovviamente sono ricomprese nelle cose che diceva il sottosegretario.
  Soddisfazione perché ovviamente è stata avviata un'azione ispettiva e disciplinare nei confronti del giudice e perché penso che – rispetto a questo processo che in un pezzo importante di territorio abruzzese, ma forse nell'immaginario complessivo dell'Abruzzo, rappresenta molto in termini ambientali e di tutela della salute pubblica, nonché in termini di sviluppo – aver letto le dichiarazioni, così Pag. 17come riportate nella risposta da parte di giudici della Corte d'Assise, ha destato in tutta la popolazione una forte preoccupazione rispetto alla trasparenza del processo, rispetto alla serenità con cui hanno giudicato, nella difficoltà che può rappresentare per una Corte fatta da giudici popolari, che però aveva necessità assoluta di chiarezza, quindi la soddisfazione appunto è quella dell'azione disciplinare e anche rispetto a quello che è stato poi fatto dal Gip di Campobasso, perché comunque è necessario e doveroso che ci sia sempre rispetto su questo.
  Era ed è giusto che su questo punto venisse spesa una parola di chiarezza, perché molto si è detto, molto è ancora in discussione, e quindi, rispetto a questo, pur se con un tempo molto lungo, esprimo ulteriormente la mia soddisfazione per quanto il Ministro e il Ministero hanno attivato in questi mesi.

  PRESIDENTE. Adesso il deputato Andrea Colletti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Per vent'anni noi cittadini di Pescara e della Val Pescara abbiamo bevuto acqua inquinata: acqua inquinata dalla Montedison, acqua inquinata proveniente dal sito di Bussi, senza che nessuno facesse qualcosa in tutti questi anni. Non sappiamo e non siamo a conoscenza di eventuali nessi tra l'ingerimento di queste sostanze tossiche e morti; oltretutto, già dal 1972, delle ricerche dell'ARPA svelavano che nei capelli di pescatori c'erano tracce di mercurio evidentemente provenienti da questa discarica abusiva di sostanze tossiche. Ma la vicenda appare alquanto surreale nelle varie dinamiche e nelle varie stranezze che vorrei qui descrivere.
  Il presidente della Corte era Geremia Spiniello, un magistrato molto esperto e anche integerrimo, che, con una dichiarazione molto avventata si è stranamente fatto ricusare. Abbiamo il presidente della giunta della regione, D'Alfonso, che, secondo il medesimo Il Fatto Quotidiano sapeva che qualcosa di molto strano stava accadendo in merito all'andamento del processo. Abbiamo l'avvocato Cristina Gerardis, che era parte civile per conto dello Stato, a cui venne riferito settimane prima della sentenza che gli imputati sarebbero sicuramente stati assolti. Abbiamo due giudici popolari, i quali affermano che, durante una cena con i due magistrati, fu loro prefigurato che, in caso di condanna degli stessi imputati per dolo, essi avrebbero potuto perdere tutto quanto in loro possesso in caso la Corte d'Appello avesse ribaltato il verdetto.
  Ora, io già sapevo dell'archiviazione del GIP avvenuta a gennaio, però mi piacerebbe conoscere le motivazioni di questa archiviazione. È sempre molto difficile per dei magistrati indagare su altri magistrati, lo comprendo benissimo. Non conosco la vicenda in questione perché non ho le carte, però non è il primo caso di omertà tra magistrati, dove è meglio non vedere. È una vicenda ovviamente conosciuta perché il vicepresidente del CSM Legnini è proprio di Chieti ed esplica la sua attività forense e politica in Chieti. Io però mi domando per quale motivo è stata archiviata questa indagine (della procura di Campobasso vi è stata la richiesta e poi dal GIP). C’è un'indagine per calunnia a carico del giornalista de il Fatto Quotidiano Massari ? C’è un'indagine per calunnia a carico dei due giudici popolari che hanno riferito tutto quanto ? È falso o è vero quello che hanno riferito Massari e i due giudici popolari ? Si è indagato su quanto detto dall'avvocato Cristina Gerardis oppure no ? Si è indagato su quanto detto o riferito da il Fatto Quotidiano sul presidente della giunta della regione D'Alfonso ? Si è scoperto perché un magistrato così esperto come Geremia Spiniello abbia fatto tali dichiarazioni talmente avventate ? Mettendo tutte queste cose insieme ancora non si scopre la verità e purtroppo a causa di quest'archiviazione, e visto che nessuno potrà fare ricorso contro questa archiviazione perché è lo Stato la vittima e non tutti i cittadini della Val Pescara, non potremo mai scoprire da un punto di Pag. 18vista giudiziario la verità. Allora l'unica arma che abbiamo è scoprirla da un punto di vista almeno politico d'indagine ed è proprio per questo motivo che, oltre alla mia interrogazione che ho presentato più di un anno fa, ho presentato un'ulteriore interrogazione per verificare cosa è successo nella procura di Campobasso, perché si è chiesta quell'archiviazione, perché è stata disposta l'archiviazione e se in conseguenza sono state disposte indagini a carico dei due giudici popolari e del giornalista. Non possiamo avere due verità opposte: o c’è qualcosa che non è andato in quel processo, e quindi è sbagliata l'archiviazione o è falso quanto dichiarato da il Fatto Quotidiano e dai due giudici popolari. La verità in questo caso non può stare nel mezzo ed è per questo, sottosegretario, che non posso ritenermi soddisfatto.

(Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione al processo attinente alla vicenda nota come «stupro della Fortezza da Basso» – n. 3-01667)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione Galgano n. 3-01667 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, signor Presidente. Con l'atto ispettivo in esame, nel ripercorrere le vicende processuali sorte a seguito dell'episodio di violenza riportato, l'onorevole interrogante esprime perplessità per i differenti esiti processuali succedutisi nel primo e nel secondo grado di giudizio che hanno visto gli imputati dapprima condannati per il reato di violenza sessuale aggravata e successivamente assolti in appello per insussistenza del fatto. Oltre a stigmatizzare alcuni passaggi della motivazione della sentenza, l'onorevole interrogante rappresenta anche il proprio disappunto per la scelta della procura generale della Repubblica presso la corte di appello di Firenze di non ricorrere per Cassazione avverso la sentenza emessa dalla corte d'appello e sollecita l'attivazione dei poteri ispettivi attribuiti al Ministro.
  In via preliminare, appare opportuno precisare che, come è noto, le scelte e le determinazioni dell'autorità giudiziaria sono normalmente sottratti a valutazioni disciplinari, salve le ipotesi limitate di abnormità e palese irrazionalità. Venendo al caso di specie, questo Dicastero ha avviato in conseguenza dell'atto ispettivo l'attività istruttoria volta ad acquisire tutti gli elementi conoscitivi utili a valutare la ricorrenza dei presupposti per l'attivazione dei poteri di intervento del Ministro. La competente articolazione ministeriale in esito all'interlocuzione avuta con gli uffici giudiziari interessati dalla vicenda ha riferito che lo sviluppo della vicenda processuale in esame presenta caratteri fisiologici non essendo stati ravvisati profili di illegittimità o di abnormità nello svolgimento del processo, né all'interno del percorso motivazionale seguito nelle decisioni che si sono susseguite.
  Del resto, come è noto, è la complessiva architettura del sistema ordinamentale a prevedere che tra i principali doveri del giudice del gravame vi sia la rivalutazione del fatto operata dal giudice di primo grado. Tale attività di sindacato può senz'altro estendersi, sempre secondo i principi generali dell'ordinamento, sino alla riforma della sentenza di primo grado, purché venga rigorosamente rispettato l'ineludibile vincolo della puntuale indicazione dei motivi che sorreggono la decisione assunta.
   Nel caso di specie, dalla lettura delle due sentenze, non sono emersi difetti di motivazione, né profili di abnormità nell'iter logico seguito nella stesura delle stesse. Le osservazioni svolte in precedenza devono essere ribadite anche con riguardo alla decisione della procura generale di Firenze di non ricorrere in Cassazione avverso la sentenza della corte d'appello, infatti la scelta di impugnare o meno per ragioni di legittimità o di merito la sentenza rientra, secondo i principi Pag. 19generali dell'ordinamento, tra le valutazioni insindacabili dell'autorità requirente di primo o di secondo grado che possono fondarsi sia sulla condivisione delle considerazioni svolte dal giudice di appello, sia sulla insussistenza di spazi valutativi di competenza del giudice di legittimità.
  L'assenza di profili controversi alla luce dei parametri sopra ricordati ha escluso l'attivazione dei poteri disciplinari attribuiti al Ministro, tuttavia si intende rassicurare l'onorevole interrogante sull'attenta vigilanza che il Ministero svolge sul corretto svolgimento dell'attività giurisdizionale.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  ADRIANA GALGANO. Grazie sottosegretario Migliore, io mi dichiaro profondamente insoddisfatta, ma oltre a profondamente insoddisfatta, sgomenta dalla risposta che ho ricevuto, perché al di là del fatto tecnico ci sono considerazioni politiche da fare. Io mi aspettavo, in particolare da lei, che queste venissero contenute nel senso che noi abbiamo una condanna in primo grado dei sei presunti stupratori a quattro anni, una corte d'appello che ribalta il giudizio; comunque sia il buonsenso vorrebbe che un terzo grado ci fosse – il buon senso ! – soprattutto leggendo le motivazioni. Rimango doppiamente sgomenta a dire che le motivazioni che hanno condotto alla assoluzione in secondo grado sono motivazioni che possono essere condivisibili perché sono motivazioni che attengono alla vita e alle scelte di sessualità di una donna che non dovrebbero avere niente a che fare con la vicenda dello stupro e che perpetuano una cultura che noi non vorremmo più vedere e che vediamo purtroppo tutti i giorni. È di oggi la notizia di una tredicenne che è stata stuprata per tre anni da un branco alla quale il Paese non dà nessuna solidarietà, anzi verrebbe da dire, leggendo i giornali, che con la complicità dei genitori questo è avvenuto. Allora mi dichiaro profondamente insoddisfatta e rivolgo alla vittima della vicenda della Fortezza da Basso tutta la mia solidarietà e le dico che noi faremo di tutto perché questi episodi così sgradevoli, così incivili non si ripresentino e relativamente alla vicenda di Melito che ha delle analogie, io voglio dire questo: che c’è una parte d'Italia positiva, perché la storia è venuta fuori grazie alla scuola, alle istituzioni; e quindi è molto importante, sottosegretario, il ruolo che le istruzioni, la scuola, i sottosegretari, i parlamentari svolgono per estirpare queste vergogne. Da qui, io voglio chiedere alla Ministra Boschi di andare a Melito a testimoniare che noi rappresentiamo, vogliamo e lavoreremo per un'Italia diversa, rispettosa delle sue donne e del loro diritto ad essere libere e a non subire abusi terribili come quelli capitati in questi giorni.

(Iniziative, anche in sede europea, volte a limitare l'utilizzo del glifosato e di altri pesticidi in ambito agricolo e nel trattamento degli spazi urbani – n. 3-02079)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Busto ed altri n. 3-02079 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, evidenzio innanzitutto che in linea con gli impegni presi dal Governo con la mozione cui fa riferimento l'onorevole interrogante, ci siamo opposti alla proposta della Commissione europea di rinnovare l'approvazione della sostanza attiva glifosate. Occorre tuttavia tener presente che, non essendo stata raggiunta la maggioranza qualificata nelle riunioni che si sono succedute in ambito europeo, da ultimo in sede di Comitato d'appello il 24 giugno scorso, la questione è stata rinviata alla Commissione che, con regolamento n. 1056 dello scorso 29 giugno, ha prorogato l'autorizzazione del glifosate ai sei Pag. 20mesi successivi all'acquisizione del parere dell'ECHA, e al più tardi al 31 dicembre 2017.
  Segnalo poi che l'11 e il 12 luglio scorsi è stata approvata la proposta della Commissione sulle misure di mitigazione del rischio connesso alla sostanza in parola, che oltre a vietare l'uso del coformulante ammina, richiede agli Stati membri particolare attenzione alla protezione delle acque di falda, alle aree vulnerabili e frequentate al pubblico, nonché agli utilizzi pre-raccolta. Di conseguenza, con decreto del 9 agosto 2016, il Ministero della salute ha revocato, con decorrenza 22 agosto 2016, l'autorizzazione all'immissione in commercio ed impiego dei prodotti fitosanitari contenenti il coformulante ammina ammina di sego polietossilata, adeguando quindi le disposizioni nazionali alle prescrizioni.
  Ciò posto, mi preme comunque far presente che sull'impiego di prodotti fitosanitari l'Italia è impegnata da anni in un processo di qualificazione del sistema produttivo agricolo orientato verso una maggiore attenzione per la difesa del consumatore ed una sempre maggiore tutela ambientale, in linea con gli orientamenti della politica agricola europea.

  PRESIDENTE. Il deputato Mirko Busto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, ovviamente non sono soddisfatto per la risposta, perché ci sono una serie di elementi che vorrei farle presente riguardo allo stesso decreto, e anche alla posizione che è stata tenuta dall'Italia in sede europea: perché, vede, davanti a proclami del Ministro Martina sulla posizione contraria alla riapprovazione, noi sappiamo che la posizione italiana è stata quella di proporre un'astensione, di astenersi più che altro. E quindi, in buona sostanza, è stato anche a causa di una posizione pilatesca dell'Italia che si è andati avanti nel processo che lei ha descritto molto bene.
  Noi abbiamo anche analizzato il decreto del 9 agosto 2016, la revoca dell'autorizzazione ai prodotti che contengono il coformulante, l'ammina ammina di sego polietossilata che lei citava: è certamente un passo in avanti, perché la sostanza è stata indicata con importanti effetti tossici, ma secondo noi non è ancora sufficiente. Innanzitutto perché dobbiamo far notare, e ci permettiamo di far notare, che nella lista delle sostanze che sono indicate nel decreto ne mancano all'incirca una ventina che contengono l'ammina polietossilata, e che non sono state indicate: c’è una mancanza che crediamo vada integrata e corretta.
  Detto questo, ci sono 173 sostanze autorizzate, e nella lista stessa non sono – almeno, non per tutte – neanche indicati tutti i coformulanti: c’è una mancanza all'interno del decreto che ci permettiamo di segnalare, affinché si proceda.
  C’è da dire inoltre che ovviamente, data la situazione critica, probabilmente bisognerebbe intervenire con più efficacia e con più forza, visto che sappiamo che un altro evidente limite del decreto è quello dell'indicazione delle aree vulnerabili, che lei citava poco fa. Nell'ambito delle aree vulnerabili viene utilizzata una dicitura, che è in realtà meno restrittiva di quella precedentemente indicata nel decreto ministeriale 22 dicembre 2014: quindi vengono ridotte nella descrizione le aree, e quindi si riduce in qualche modo la tutela del cittadino e della salute. Noi dovremmo forse pensare davvero, come abbiamo richiesto con alcune nostre interrogazioni, alcune nostre proposte di legge, quantomeno a bloccare l'utilizzo in tutte le aree urbane; e poi a dare uno strumento a quei comuni che vogliano rendersi liberi da questo tipo di prodotti, degli strumenti appropriati per dichiararsi e poter procedere nei propri atti comunali: questo strumento oggi manca e dobbiamo rafforzarlo. Sono molti i comuni che hanno deciso ed hanno espresso la necessità di dichiararsi liberi dai pesticidi, deliberando verso il divieto completo dell'uso del glifosato.
  In un accenno invece vorrei dire ancora sulle limitazioni imposte in agricoltura, la pre-raccolta al solo scopo di un ottimizzare il raccolto, la trebbiatura: secondo Pag. 21noi indicazioni insufficienti a tutelare la salute umana, soprattutto anche a causa dei rilievi che sono usciti sulla contaminazione da glifosato, dal suo metabolita, l'AMPA, nelle falde acquifere, e anche nei prodotti alimentari. Quindi porle soltanto in alcune operazioni agricole ci sembra restrittivo, visto che la contaminazione sembra piuttosto importante e gli effetti di questo prodotto sulla salute umana sono stati giudicati dallo IARC, dopo uno studio durato diversi anni, probabilmente cancerogene.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MIRKO BUSTO. Quindi io colgo questa occasione per chiedere nuovamente al Governo un impegno concreto per muoversi verso un totale divieto del glifosato, ed anche per investire nella ricerca verso un'agricoltura che faccia un utilizzo meno disinvolto della chimica, per la tutela dell'ambiente, per la tutela della salute, e anche per muovere i passi verso il futuro che tutti i nostri cittadini ci chiedono di perseguire.

(Intendimenti del Governo in merito all'utilizzo della Ophraella communa come agente di controllo biologico dell’Ambrosia e iniziative volte a limitare gli ingressi di specie cosiddette «aliene» negli ecosistemi locali – n. 3-02466)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Tentori ed altri n. 3-02466 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, preciso innanzitutto che la presenza del crisomelide Ophraella communa in Italia è attestato nelle regioni Lombardia e Piemonte: il suo rinvenimento nel 2013 ci è stato notificato dai competenti servizi fitosanitari regionali ai sensi dell'articolo 50 del decreto legislativo n. 214 del 2005, che ha recepito la direttiva europea n. 29 del 2000. Pertanto abbiamo informato immediatamente la Commissione, ma abbiamo informato altresì tutti gli altri Stati membri.
  Considerata l'importanza che questo insetto può rivestire nell'attuazione di interventi di lotta biologica, non escludiamo la possibilità di valutarne il possibile utilizzo come agente di controllo biologico di Ambrosia artemisiifolia, ferma restando la necessità di disporre di strumenti giuridici e tecnici idonei ad una corretta gestione di Ophraella communa nella strategia di controllo di Ambrosia artemisiifolia, analogamente a quanto fatto per casi simili. In Italia infatti sono vietate ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120, la reintroduzione, l'introduzione, il ripopolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone: divieto che si applica anche nel confronto di specie di popolazione autoctone, quando la loro introduzione interessi porzioni di territorio esterne all'area della loro presenza naturale.
  Riguardo alla necessità di rafforzare i controlli alle frontiere al fine di impedire l'ingresso di specie aliene invasive, sottolineo che gli organismi nocivi di rilevanza fitosanitaria contemplate nella direttiva n. 29 del 2000 e nel decreto legislativo n. 214 del 2005 nonché i vegetali e i prodotti vegetali regolamentati sono già oggetto di ispezione ai punti di entrata nazionale da parte dei servizi fitosanitari regionali competenti per territorio.
  Per quanto concerne le specie esotiche invasive, considerata la complessità della problematica, l'Unione Europea ha disciplinato solo in tempi recenti taluni aspetti alla materia, attraverso azioni volte alla prevenzione e all'introduzione accidentale ed intenzionale, all'allarme precoce, all'informazione, all'eradicazione, al contenimento e al controllo di specie aliene invasive insediate. Mi riferisco in particolare al regolamento di esecuzione n. 1141 del 13 luglio 2016, con cui è stato adottato Pag. 22un elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza europea in applicazione al regolamento n. 1143 del 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio. Al riguardo, preciso che ambrosia artemisiifolia non è contemplata nel succitato elenco.

  PRESIDENTE. La deputata Veronica Tentori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  VERONICA TENTORI. Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta articolata, anche se, devo sottolinearlo, tardiva, perché l'interrogazione risale al marzo 2014, quindi a due anni fa. Però, adesso mi focalizzerei su quella che è stata la risposta che il sottosegretario ha dato, che ha evidenziato degli elementi che mi portano a dire che comunque ci sono stati dei passi in avanti, anche a livello di Unione europea, su quello che riguarda la prevenzione appunto di questi fenomeni.
  Va specificato che gli insetti invasivi introdotti nei nostri ecosistemi sono ancora molto numerosi e le piante che attaccano spesso vengono devastate, anche perché non hanno nemici naturali che li contrastano, per cui siamo in continue emergenze fitosanitarie che diventano veri e propri flagelli per i settori agricoli, per il settore florovivaistico. Faccio solo un esempio: nelle nostre zone, le zone che ha citato anche il sottosegretario, è ancora presente la popillia japonica, che si sta combattendo. Queste operazioni di sensibilizzazione della popolazione ad evitare dei comportamenti rischiosi per il diffondersi di questi insetti, appunto alieni ai nostri ecosistemi, e i controlli serrati sulle frontiere per quanto riguarda le derrate alimentari, le piante e le partite di legname, ma tutte le sostanze organiche in generale che possono ospitare questi insetti invasivi in tutti i loro stadi, è sicuramente una strada che vede ancora molte cose da fare da parte del Governo e dell'Unione europea.
  Per cui, mi ritengo soddisfatta della risposta, per quanto riguarda la questione che avevo sollevato nell'interrogazione sull’ophraella communa, però, di sicuro, l'emergenza fitosanitaria relativa agli insetti alieni è ancora molto presente nel nostro Paese.

(Elementi ed iniziative sullo stato degli allevamenti di ovaiole, con particolare riferimento alla pratica della soppressione dei pulcini maschi e al cosiddetto metodo del debeccaggio – n. 3-02467)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Gagnarli e Paolo Bernini n. 3-02467 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi preme sottolineare che le norme relative agli stabilimenti di produzione di pulcini, nel corso degli anni, si sono evolute sempre con la finalità di tutelare il benessere e la salute degli animali. Al riguardo, ricordo che la normativa di riferimento è rappresentata dalla direttiva del Consiglio n. 74 del 1999 e dalla direttiva della Commissione n. 4 del 2002, che poi sono state recepite tutte nel decreto legislativo n. 267 del 2003.
  Per quanto riguarda la questione posta dall'interrogante, sono in corso degli approfondimenti – abbiamo avuto diversi incontri con la filiera – tenuto conto dell'importanza del settore avicolo nel nostro Paese e della necessità di assicurare sempre l'assoluto rispetto della normativa nazionale e della normativa europea.
  In ogni caso, congiuntamente al mondo agricolo, seguiamo con molto interesse le ricerche che sono portate avanti – certamente molto evolute – in materia di sessaggio, che sono in corso per rendere ancora più sostenibile il processo nel tempo assolutamente più breve possibile. In merito al debeccaggio, le aziende italiane hanno investito molto per evitarlo ed ora adottano il più moderno sistema a Pag. 23luce infrarossa. Si tratta di un metodo che può essere eseguito nei primi dieci giorni di vita dei pulcini, a fronte però di una valutazione del veterinario ufficiale e successiva autorizzazione.

  PRESIDENTE. La deputata Gagnarli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  CHIARA GAGNARLI. Presidente, ringrazio il sottosegretario. Mi ritengo parzialmente soddisfatta della risposta, in quanto è vero probabilmente che c’è un'attenzione della filiera, quindi questi incontri di cui parla il sottosegretario sono sicura che vanno nella direzione di cercare delle soluzioni alternative, ma è anche vero, sottosegretario, che qui si chiede un impegno concreto, magari una scadenza, non soltanto incontri in previsione di cose che non si sa bene quando si faranno. In Germania, il Ministro dell'agricoltura ha dichiarato che entro il 2017 vuole eliminare questa pratica di sessaggio, che, ricordiamo, porta all'uccisione di milioni di pulcini maschi nati nella filiera delle galline ovaiole, perché sono ritenuti inutili in quella in quella filiera.
  Vengono uccisi secondo la normativa, questo è vero, però con una pratica che sicuramente si discosta da quello che possiamo definire benessere animale, perché essere uccisi poche ore dopo la nascita solo perché si è nati maschi e con una pratica che è quasi sempre di triturazione o di gassificazione, ci allontana un po’ dal concetto che noi abbiamo in testa di benessere animale. Anzi, razionalmente ed anche emotivamente tutto questo è molto crudele, penso che questo non si possa negare. Quindi, chiediamo un impegno concreto.
  Ci sono altri Paesi (abbiamo nominato la Germania), come la Francia, che ne stanno discutendo: il Ministro ha detto che è una priorità; altri Paesi stanno discutendo delle proposte di legge in merito. Quello che chiedevamo è sì discuterne nei tavoli di filiera, ma anche stabilire una scadenza più immediata, quindi mostrare una sensibilità maggiore verso questi temi. Comprendiamo che non si può risolvere la cosa da un giorno all'altro. L'agricoltura è un settore importante per questo Paese e non si possono cambiare i metodi da un giorno all'altro, questo non lo pretendiamo, anche se pretendiamo che vengano rispettate le norme, anzi si vada nella direzione di norme sempre più rispettose del benessere animale. In questo caso non si può neanche parlare di benessere animale, quindi va data una scadenza a breve termine su questo argomento.
  Un'altra cosa che sicuramente le chiedo è magari di attenzionare – anche se non è proprio l'argomento, però si parla di uova – l'importazione di uova. Sappiamo che, per i nostri produttori, dopo l'introduzione della direttiva europea sul benessere animale, ci sono stati dei vuoti che hanno portato anche alla maggiore importazione di uova da altri Paesi europei. Noi siamo grandi produttori di uova, ma ci sono dei Paesi che producono al di fuori delle normative del benessere animale, che vengono invece imposte giustamente ai nostri produttori e che chiediamo vengano rispettate. È vero che Paesi da cui importiamo le uova – parliamo di Ucraina e Polonia – e che producono in qualche modo fuori da queste normative, ancora non si sono adattati a quella che è la nostra normativa sulle gabbie modificate: chiediamo che ci sia maggior controllo, maggior rispetto per i consumatori che magari consumano inconsapevolmente dei prodotti contenenti uova che vengono da Paesi dell'Est, perché non c’è tracciabilità di questi prodotti, mentre sulle uova abbiamo una tracciabilità che vediamo funzionare e che ci spinge a consumare prodotti italiani, prodotti da allevamenti dove il benessere animale si spera venga tenuto molto in considerazione.
  Poi abbiamo una larga fascia di prodotti di cui non si sa nulla, quindi che il Governo tuteli, anche i consumatori, ma anche i produttori dalla concorrenza di questi altri Paesi, facendo magari pressioni in Europa per una maggiore tracciabilità.

Pag. 24

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14,30.

  La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bindi, Ferrara, Lorenzo Guerini, Rossomando, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Onorevole Cera, se può abbassare il tono della voce, le sarei grato.
  I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 15, orario per il quale è prevista la commemorazione delle vittime del terremoto del 24 agosto.

  La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

In ricordo delle vittime del terremoto del 24 agosto 2016.

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, vorrei un attimo di attenzione per favore. Come tutti voi sapete, lo scorso 24 agosto diverse regioni dell'Italia centrale, in particolare le Marche, il Lazio e l'Umbria, sono state colpite da un fortissimo terremoto, che ha provocato 295 vittime, circa 400 feriti e danni ingentissimi.
  Resta profonda la commozione di tutti noi per la devastazione e per le sofferenze causate dal sisma e ci stringiamo commossi alle popolazioni colpite, nella consapevolezza che è dovere delle istituzioni in queste circostanze offrire la massima vicinanza e la solidarietà. È con questo spirito che sin dalle prime ore successive al sisma, come hanno fatto diversi colleghi deputati che vedo qui in Aula, ho visitato anch'io di persona le aree più colpite, constatando con sgomento come interi paesi fossero stati rasi al suolo.
  Oggi siamo chiamati ad affrontare con determinazione ancora più forte le conseguenze di questo drammatico evento, apprestando in tempi brevi, secondo criteri di trasparenza e di efficienza, le misure necessarie per la ricostruzione, ma anche per il rilancio culturale, economico e sociale dei territori interessati. È in occasioni come queste che il Paese deve dimostrare un forte spirito di unità, di coesione e di solidarietà, coinvolgendo e responsabilizzando le amministrazioni e tutte le comunità locali. Ne hanno dato una straordinaria testimonianza le donne e gli uomini della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, dell'Esercito, delle forze dell'ordine, della Croce rossa e del personale sanitario e tutti i volontari che sono accorsi sui luoghi del terremoto e che, lavorando senza sosta, hanno prestato i Pag. 25primi soccorsi, salvato vite umane, offerto assistenza. A tutti loro, venuti da ogni parte d'Italia, rivolgiamo il nostro più sentito apprezzamento e ringraziamento (Applausi).
  Alla prioritaria opera di ricostruzione delle aree colpite dal sisma deve inoltre accompagnarsi, cari colleghi e care colleghe, un impegno costante delle istituzioni a promuovere a medio e lungo termine un piano per la messa in sicurezza e l'adeguamento delle costruzioni esistenti ai parametri più avanzati, al fine di contenere le conseguenze distruttive degli eventi sismici ed evitare ulteriori tragiche perdite di vite umane.
  Penso sia inoltre importante anche sviluppare programmi di formazione, rivolti in particolare alle scuole, per preparare la popolazione ad affrontare le conseguenze dei terremoti e delle catastrofi naturali. Nel rinnovare i sentimenti di solidarietà e di vicinanza, miei e della Camera dei deputati, ai familiari delle vittime e alle popolazioni colpite, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Vi ringrazio. Ora darò la parola ai deputati iscritti a parlare per la commemorazione delle vittime del terremoto che ha colpito l'Italia centrale.
  Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Melilli. Ne ha facoltà.

  FABIO MELILLI. Signora Presidente, colleghi, non è semplice ricordare ed onorare delle vite spezzate, soprattutto quando alcune di esse hanno le sembianze di volti noti, di storie conosciute. Non lo è per me, non lo è sicuramente per i colleghi che da quelle terre provengono. Non è semplice, non è semplice soprattutto quando parte di esse erano giovani vite, troppo giovani vite. Eppure è bene e giusto farlo, e sarà bene anche provare a capire di più cosa sono quelle terre difficili e cosa è accaduto in quella terribile notte, al di là delle tante e spesso troppo leggere parole spese in questi giorni.
  Borghi antichi, luoghi di confine da sempre, ricchi di storie minori, costruiti e difesi con fatica per secoli, luoghi dove tutti sanno di tutti e nulla può essere a lungo celato, luoghi dove nessuno resta mai solo e forte è il senso di comunità. I nostri paesi, i paesi lontani del nostro Appennino, esistono per essere cento volte maledetti e straordinariamente amati quando si resta e rimpianti e cercati quando si lasciano. Esistono per essere scoperti da chi vi giunge a volte per un amico, a volte per caso. E quella notte ad Arquata del Tronto, a Pescara, ad Amatrice, ad Accumoli, una sorte beffarda ha cancellato centinaia di vite di chi in quei paesi viveva, di chi li ha scoperti, di chi li ha lasciati e li ha ritrovati.
  Sotto quelle macerie ha trovato la morte chi, nel bene e nel male, aveva deciso di non spezzare il filo del proprio vissuto, e non c’è distinzione tra loro, tra chi abitava terre ingenerose e chi in quelle terre si ritrovava, rasserenandosi per una breve parte dell'anno; tra chi le aveva scoperte nei loro silenzi e chi vi dimorava, rinsaldando ogni giorno l'antico legame con le proprie radici che mai avrebbe voluto spezzare. Le radici: ecco, se un tratto comune va ricercato in questa tragedia, esso è tutto nella saldezza delle radici, nell'ostinazione di chi resta, nel legame indissolubile di chi ogni anno puntualmente ritorna. Erano tutti lì, in quelle sere, a consumare gli ultimi giorni di agosto, a ritrovare i sapori, a condividerli con chi quei sapori non aveva mai abbandonato, a raccontare e a conoscere storie, a prepararsi per le ultime feste, a narrarsi l'un l'altro l'anno trascorso, a bearsi dell'aria, dei monti, pronti a separarsi di nuovo e pronti di nuovo a ritrovarsi.
  Il terremoto non ha distrutto soltanto in modo vigliacco le vite e le case: ha provato, come sempre fa, a cancellare la storia e il futuro, e la storia e il futuro noi abbiamo il dovere di restituire a quei luoghi. Onoriamo e ricordiamo oggi chi non c’è più e ci domandiamo che cos'altro possiamo fare per loro. Possiamo innaffiare quelle radici, far sì che non muoiano mai, far loro spazio nelle scelte che compiamo ogni giorno, ricordandoci ogni tanto Pag. 26che quella dorsale di monti, troppe volte stretta tra il nord e il sud del Paese, a volte ha bisogno di noi.
  Sconfiggere per una volta il peso e la forza dei numeri, dare sicurezza a quei luoghi, certo, sicuramente, correggere gli errori dell'uomo, ma anche accendere vite, non lasciare solo chi ha avuto famiglie distrutte. Si può fare con poco, ma quel poco va fatto; lo dobbiamo a tutte le vite spezzate, lo dobbiamo alla mitezza e all'ostinazione di chi vuole tornare alla vita normale, lo dobbiamo ai bambini che oggi tornano a scuola, perché tra loro possa esserci ancora chi vorrà restare e chi tornerà a raccontare agli amici l'anno trascorso. Hanno il diritto di continuare a maledire quelle terre, hanno il diritto di continuare ad amarle visceralmente come i loro padri e le loro madri e hanno il diritto di continuare ad allargare lo sguardo e di continuare a stupirsi di quell'immenso paesaggio. Hanno il diritto di riconoscersi nelle loro vie anguste, nei loro scorci, nei loro angoli, di ritrovarli il più possibile uguali ai loro ricordi.
  Dobbiamo farlo per l'Italia migliore, per gli uomini e per le donne dello Stato, delle regioni, degli enti locali che hanno lavorato incessantemente giorno e notte, per tutti coloro che da ogni parte d'Italia sono arrivati per dare una mano, senza esitare nemmeno un istante, per quelli che hanno generosamente donato beni e provviste, fino a costringerci a chiedere loro di fermarsi. Dobbiamo farlo anche quando i riflettori e il rumore che in questi giorni hanno violentato quei borghi torneranno a cedere il passo al silenzio dei giorni, e sono certo che tutti insieme lo faremo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, signora Presidente, colleghi, il MoVimento 5 Stelle si unisce al cordoglio per tutti i familiari delle vittime del sisma che ha colpito il 24 agosto scorso il centro Italia, e in modo particolare i comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. La nostra vicinanza è anche per i numerosi feriti. Il dolore ha bisogno di silenzio e non di parole, ma commemorare significa non dimenticare, commemorare significa rispettare. Possiamo solo provare a comprendere il dolore e il vuoto incolmabile per la perdita dei propri cari.
  A questo si aggiunge il dolore e lo smarrimento di tutti coloro che durante il terremoto hanno perso la propria abitazione, frutto di una vita di sacrifici, o l'attività lavorativa, fonte di sostentamento. Non vi abbandoniamo: questo è l'impegno che prendiamo con tutte le persone colpite dal sisma. E il nostro impegno non deve conoscere sosta, affinché nessun cittadino rimanga indietro, ricevendo l'adeguato conforto e sostegno in tempi rapidi, consci, tuttavia, del fatto che nulla potrà restituire gli amici, i genitori, i parenti, i figli tragicamente scomparsi durante il sisma.
  Ci impegneremo, altresì, affinché venga fatta piena giustizia, perché, se è vero che gli eventi sismici sono fenomeni imponderabili e imprevedibili, è altrettanto vero che ad uccidere e a distruggere non è solo il sisma, ma anche l'imperizia o la superficialità di uomini deputati alla prevenzione dei rischi o la bramosia di coloro che lucrano a scapito della sicurezza dei cittadini, quindi del bene comune. Affinché queste parole, che penso essere condivise da gran parte dell'Assemblea, non rimangano vuoti proclami, chiedo alle istituzioni, al Governo nazionale e a quelli regionali di far sentire la propria presenza in modo capillare in quelle aree.
  Lo dico non per cedere a facili e strumentali polemiche, in questo momento assolutamente fuori luogo, ma perché, avendo visitato, come tanti di noi, le zone colpite dal sisma, raccolgo le istanze di diversi cittadini, lavoratori, imprenditori, che non sanno ancora a chi rivolgersi. Dobbiamo essere presenti. A nome del MoVimento 5 Stelle, voglio ringraziare, inoltre, tutta la macchina dei soccorsi, la Protezione civile, i vigili del fuoco, il Corpo forestale dello Stato, i carabinieri, la Guardia di finanza, la Polizia di Stato, Pag. 27l'Esercito, i volontari delle numerosissime associazioni nazionali ed internazionali accorse, il CAI, e spero di non aver dimenticato qualcuno, e, qualora l'avessi fatto, mi scuso.
  E ringrazio tutti i cittadini che, in uno slancio di solidarietà e generosità che ci inorgoglisce e dona speranza per il futuro della nostra società, hanno permesso di provvedere in tempi rapidi, attraverso le infinite donazioni, alla richiesta di generi di prima necessità e sangue proveniente dalle zone colpite dal sisma. Nei momenti peggiori gli italiani dimostrano sempre di essere una sola comunità, solidale, forte, generosa. Quando si scava a mani nude, non si può che ammirare la determinazione che ci anima come comunità di cittadini, senza alcuna distinzione. Dimostriamoci, quindi, tutti noi, in questa Assemblea, all'altezza di quelle donne e quegli uomini che hanno scavato a mani nude per soccorrere il prossimo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Esprimo, a nome del gruppo di Forza Italia, la vicinanza ai familiari delle vittime di questa tragedia, alle popolazioni colpite da questo sisma, a quelli che sono rimasti feriti, a quelli che sono rimasti senza casa, a quelli che sono stati costretti ad allontanarsi dal proprio territorio, dalle proprie radici. Rimanere senza casa è un qualcosa che rischia di sradicare profondamente la personalità e la cultura di un popolo, di una terra, e noi non vogliamo che questo succeda.
  Sempre a nome del gruppo di Forza Italia voglio ringraziare tutti quei volontari della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, della Croce Rossa, le Forze armate, il personale del servizio sanitario e tutti coloro che si sono impegnati dal primo momento a sostenere e a soccorrere le popolazioni colpite dal sisma.
  Eventi così gravi, così drammatici, tirano fuori il meglio dai migliori e, purtroppo, anche il peggio dai peggiori. Hanno tirato fuori il meglio da chi, appena ha saputo di questa tragedia, è partito da casa propria, si è recato sul posto, si è rimboccato le maniche e ha cominciato a scavare, a dare una mano, a rendersi utile. Ha tirato fuori il peggio da chi, saputo della tragedia, si è avvicinato a questo posto per rubare, per fare dello sciacallaggio; io non sono un amante della costruzione di nuovi reati ma credo che, come legislatori, dovremmo riflettere anche sull'idea di costituire un'aggravante specifica, quella di sciacallaggio, per persone che sono capaci di fare atti così ignobili. Suscita il meglio in chi raccoglie fondi, in chi dà vita ad iniziative di solidarietà anche a livello istituzionale: penso al comune di San Benedetto che ha voluto accogliere i cittadini di Accumoli. Suscita il peggio in chi trucca i numeri dei conti correnti di solidarietà, in chi lucra, in chi truffa su queste iniziative. Suscita il peggio in chi utilizza queste occasioni, dando la sensazione di cercare una visibilità personale. Suscita il meglio di chi – e voglio ringraziarlo da cittadino, oltre che da eletto di uno dei territori colpiti –, come il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la sua autorevolezza e con la sua umanità, ha portato la presenza istituzionale dell'Italia unita e ha portato anche il conforto vero e sincero a ciascuna delle famiglie che ha perso i propri cari in questa tragedia (Applausi).
  Abbiamo altre sedi in cui ribadire le nostre posizioni politiche, c’è stata prontamente una riunione delle Commissioni congiunte di Camera e Senato, alla presenza del Governo, e ci auguriamo che questo appuntamento rimanga un elemento di consultazione costante e continuo. Mi permetto solo di ricordare che non c'era neanche bisogno dell'appello di Palazzo Chigi affinché Forza Italia, per bocca del suo presidente, ricordasse la sua disponibilità, la sua responsabilità, la sua serietà a sostenere non il Governo, ma tutto ciò che è possibile sostenere fuori e dentro il Parlamento col nostro voto per sostenere le popolazioni colpite da questa tragedia.
  Perché la serietà, la responsabilità, la si dimostra non soltanto quando si sta al Pag. 28Governo, ma la si dimostra anche quando si è all'opposizione. La si deve dimostrare non soltanto nella vita quotidiana e nell'ordinario, ma anche quando siamo di fronte, purtroppo, ad eventi straordinari e tragici come questo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filiberto Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. Esprimiamo la nostra vicinanza ed il nostro dolore ai familiari delle vittime e a quelle comunità così fortemente colpite dal terremoto del 24 agosto. Vogliamo ricordare con profonda commozione questa ennesima tragedia italiana. Vogliamo ricordare le tante giovani vite spezzate, le storie di tante donne e uomini, figli di quel meraviglioso paesaggio dell'Appennino tra Lazio, Abruzzo e Marche.
  Sono passati appena venti giorni, quelli sufficienti perché, delle trecento persone che hanno perso la vita a seguito di quel terribile terremoto, si parli sempre meno. Trascorse le drammatiche ore della disperazione e del dolore, con le quali si sono riempiti palinsesti televisivi e cronache di tutti i maggiori quotidiani, per le notizie su questa terribile tragedia ci sono state via via cadute d'attenzione.
  Sappiamo che il prematuro arrivo dell'autunno in quelle zone rischia di anticipare le difficilissime condizioni alle quali saranno sottoposte le 4500 persone assistite nei campi di prima accoglienza; per i primi moduli alloggiativi provvisori si parla di almeno sette mesi.
  Di fronte al dolore delle persone che hanno perso affetti, casa, identità, storia, dobbiamo dire con chiarezza che, ancora una volta, tutto questo si poteva evitare, almeno per le conseguenze più devastanti accadute. Lo abbiamo sentito dire davanti alle giovani vite spezzate della scuola di San Giuliano di Puglia, a quelle degli abitanti di L'Aquila e dell'Emilia Romagna: se solo i buoni propositi dei Governi fossero diventati finanziamenti adeguati per la messa in sicurezza di buona parte del territorio italiano, che tra frane e terremoti continua ad essere fortemente a rischio, oggi ci sarebbero meno lacrime.
  Lo abbiamo detto fino allo sfinimento: mettere in sicurezza il nostro territorio è la più importante opera pubblica che serve al Paese, una grande opera pubblica. In altre parti del mondo altamente sismiche, un sisma di questo livello non procurerebbe mai la distruzione pressoché totale delle zone abitate e meno che mai potrebbe essere causa di così tanti morti. In quei Paesi, nel corso degli ultimi decenni, si è fatto tantissimo affinché ogni edificio presente fosse costruito con tecniche antisismiche.
  Perché, sapendo che l'Italia è un territorio geologicamente giovane e quindi soggetto a scosse telluriche di assestamento, si è fatto poco o nulla per mettere in sicurezza gli edifici presenti nei territori a maggiore rischio ? Perché la maggior parte dei comuni ancora sono privi della micro zonizzazione sismica, ossia la suddivisione dettagliata del territorio in base alla risposta sismica locale, diventata obbligatoria dal 2008 ? Ad aspettare queste risposte ci sono quelle migliaia e migliaia di italiani che dalle prime ore si sono messi in fila per donare il sangue, l'Italia migliore, quella dei volontari, dei Vigili del fuoco, dei veri operatori di pace.
  Come uomini e donne delle istituzioni abbiamo la responsabilità e il dovere di riconoscere i potenziali pericoli derivanti dalle forze della natura e dall'interazione degli stessi con le opere dell'uomo. Dobbiamo agire per evitare che i terremoti, le frane, gli smottamenti, le alluvioni, quando colpiscono il nostro fragile Paese, possono trovare le nostre comunità impreparate tanto da mettere a rischio le vite delle persone. Dobbiamo impedire che quanto sia costruito o prodotto dall'uomo possa essergli di danno, contrastando con ogni mezzo scelte e comportamenti che vanno in questa direzione. Dobbiamo pretendere che la ricostruzione non sia l'ennesima promessa non mantenuta da parte dello Stato. Dobbiamo impegnarci affinché non vi siano più commemorazioni come queste, ma fare in modo che ci sia di monito il ricordo delle vittime e di quanti non smetteranno mai di piangerle (Applausi).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signora Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, va il nostro commosso fraterno pensiero alle vittime del territorio, alle loro famiglie, alle comunità di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e di tutte quelle frazioni a loro collegate, così duramente colpite.
  Colleghi, è come un film già visto: la terra trema nel centro Italia e, come già successo nel 2012 per l'Emilia-Romagna, nel 2009 per L'Aquila e nel 2002 per il Molise e la Puglia, stiamo oggi raccontando la stessa storia, distruzione, morte, disperazione. Ed è così che, ad ogni terremoto, si ritorna alla «casella zero», come in un gioco dell'oca.
   Intanto, ricordo che sono ferme, in attesa di parere, le bozze delle linee guida sul rischio sismico realizzate dal gruppo di lavoro voluto dall'allora Ministro Lupi. Pare, a mio avviso, che, allo stato, più che essere un'agenzia per lo sviluppo del territorio sia un'agenzia funebre, brava a organizzare funerali, ma tremendamente a disagio nel prevenirli, nel garantire migliore qualità di vita e sicurezza ai suoi cittadini. Non consideriamo i soldi per la prevenzione come un'opportunità, come un investimento per il progresso del Paese. Lo dicono le cifre: gli stanziamenti nazionali per la prevenzione del 2016 sono solo 44 milioni di euro, che vanno divisi per quasi 4 mila comuni italiani. Pensate, si tratta di 11 mila euro a comune: soldi che non bastano nemmeno a tappare qualche buca sull'asfalto.
  A questo si aggiunge, poi, la tanta burocrazia: troppi passaggi, troppi pareri, troppe carte da riempire per avere una nuova casa, una nuova scuola, un nuovo ufficio comunale, una nuova città sicura e a misura d'uomo. Purtroppo, in questo senso il Governo italiano non fa molto, l'Europa non aiuta e i territori a rischio sono in mezzo al mare di regole che smentiscono altre regole, di regolamenti che scavalcano altri regolamenti e dell'autorità giudiziaria pronta a intervenire con sequestri e sigilli.
  Non è facile spiegare alle mamme degli alunni di San Giuliano di Puglia e della casa dello studente di L'Aquila come sia successo e per quale ragione. Non è semplice ritrovarsi a condividere le loro lacrime sapendo di non avere argomenti per confortare il loro dolore. Non è piacevole giustificarsi per colpa di una burocrazia lenta, sciatta e spesso nemica delle amministrazioni locali e del cittadino. C’è bisogno di una vera rivoluzione burocratica: basta con le rincorse affannose contro il tempo, il pellegrinaggio nei vari uffici statali e regionali per ottenere quanto richiesto per la sicurezza del territorio.
  A me pare che il terremoto, con le sue macerie, seppellisca quello che la burocrazia, con le sue troppe regole, ha già ucciso. Sia chiaro, il controllo deve esserci ed anche severo, ma deve esserci soprattutto una chiara e precisa presa in carico di responsabilità, come dire: tagliamo la burocrazia, ma aumentiamo la penalità per chi opera e sbaglia.
  Per questo è condivisibile l'iniziativa di Area Popolare orientata a evitare ulteriore consumo di territorio, attraverso un cambiamento di prospettiva che supera il concetto del divieto per affermare quello di armonico sviluppo urbanistico capace di cambiare il sistema che attualmente gestisce il territorio. I borghi e le città italiani hanno bisogno di essere rivitalizzati, non ingabbiati dalla burocrazia. In questo senso, occorre spostare il tema del consumo del territorio sui tavoli europei, perché, come nel caso del risparmio energetico, la questione del rischio sismico diventi centrale nella programmazione della UE.
  In chiusura, egregi colleghi, sottolineo la necessità di intervenire con decisione sul tema, invitando il Governo a varare una politica di tutela del territorio più attenta alla salvaguardia dei borghi e delle città, capace di affrontare le calamità naturali. Non abbiamo più tempo, non possiamo più perdere tempo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

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  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega Nord – Noi con Salvini, ovviamente, esprime i sentimenti di cordoglio e di solidarietà espressi dall'Aula, dai deputati che mi hanno preceduto, nei confronti delle famiglie delle vittime di questo terribile terremoto e la vicinanza ai tanti che sono, ancora oggi, in ospedale, alle tante famiglie che hanno perso la casa, che hanno perso tutto e a quelle tante famiglie che oggi sono lì, nelle frazioni che sono rimaste in piedi, nelle tendopoli, e che stanno cercando di lottare per non rompere quel senso di appartenenza, di comunità, di radici – come è stato detto –, di tradizioni, che li vede legati alla propria terra, al proprio comune, alla propria piccola frazione vicino a quel comune.
  Non è facile parlare, oggi, in quest'Aula, soprattutto per chi in quei posti ci ha passato una parte della propria vita, della propria infanzia, per chi in quei posti ha visto i volti degli amici che sono usciti sani e salvi dal terremoto, i quali ci hanno raccontato quelle drammatiche ore, dopo le 3,34 del 24 agosto, quando, appunto, con le proprie mani, senza alcun mezzo, senza luce, senza niente, senza capire cosa accadeva intorno a loro, si sono trovati a scavare, magari nella casa vicino alla loro, che, per fortuna, non era caduta, non era crollata, e hanno tirato fuori l'amico, il parente. A quelle persone va data una risposta; a quelle persone la prima risposta da dare è quella di far sì che quelle terre, quei comuni tornino ad essere tali, di far sì che non si debba essere costretti a portarli via, a interrompere, a tagliare quelle radici così profonde che in queste terre ci sono, quel senso di comunità ancora così forte.
  Permettetemi di ringraziare gli uomini e le donne che hanno prestato soccorso (Protezione civile, Croce Rossa, carabinieri, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato), ma soprattutto i tanti cittadini, il nostro popolo, che da subito si sono mossi, senza far venir meno quella grande solidarietà che è un grande bene di noi italiani. Soprattutto, voglio ringraziare anche quei tanti amministratori locali, quei tanti sindaci che, da nord a sud, senza distinzione di territorio, come se tutto questo fosse accaduto nella propria terra, si sono messi al lavoro e hanno fatto pervenire, in ogni modo hanno potuto, il loro aiuto e la loro solidarietà.
  Oggi, però, per non disperdere il lavoro e questa grande solidarietà del popolo italiano, la politica non può venir meno, non può pensare che la solidarietà del cittadino debba sostituirsi agli oneri e agli obblighi dello Stato. In questo senso dico grazie ai sindaci dei comuni che sono stati colpiti, che stanno lottando, giorno dopo giorno, per far sì che non solo la prima fase dell'emergenza, ma anche, ora, la fase più complicata e più difficile parta immediatamente. Noi abbiamo l'obbligo di far sì che i tempi non siano quelli di altre occasioni; abbiamo l'obbligo di far sì che i soldi non vengano dispersi; abbiamo l'obbligo di far sì che queste persone possano tornare nelle loro case – quelle vere, non quelle temporanee – il prima possibile e per farlo abbiamo l'obbligo, soprattutto, di investire le risorse in quella che è la prevenzione rispetto a tali fenomeni. Parlo di risorse che troppo spesso sono andate disperse, di risorse che troppo spesso sono state utilizzate male. Questo è il nostro compito oggi, perché non possiamo ritrovarci – come purtroppo già troppe volte è successo in quest'Aula – a commemorare i morti di un cataclisma come quello del terremoto e ancora interrogarci sul perché non è partito un sistema di prevenzione degno di chiamarsi tale.
  Allora, Presidente, nell'unirmi, anche personalmente, alla vicinanza verso tutti quelli che sono stati colpiti dal terremoto, io invito quest'Aula, già in occasione della prossima legge di bilancio, a mettere in piedi tutte quelle misure di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni, che ci chiedono i sindaci e le famiglie che sono in quei territori, e a non far venir meno quel grande senso di unità, che abbiamo dimostrato come popolo, nelle beghe delle divisioni tra partiti politici, che credo in questo momento non servano (Applausi).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Colleghi, io, a nome del mio gruppo, molto volentieri mi adeguo al clima assolutamente ragionevole, con una forte prevalenza del sentimento del dolore, che tutti i colleghi intervenuti in quest'Aula hanno dimostrato a nome del loro gruppo. Ben volentieri sto lontano sia dalle polemiche che dalla retorica facile che, qualche volta, potrebbe tentare ciascuno di noi. Credo sia il momento del silenzio; noi tutti crediamo sia il momento della solidarietà e, come tanti altri colleghi hanno detto, anche il momento di quella unità di intenti che tante volte il Parlamento ha difficoltà a trovare.
  Devo dire che Scelta Civica è vicina alle famiglie, ma è vicina anche agli amministratori dei comuni che hanno subito i danni più gravi e le disgrazie più drammatiche a seguito dall'evento sismico che ha colpito le regioni del Centro Italia. Il mio gruppo, oltre ad essere vicino alle famiglie col cuore, agli amministratori col cuore, è ovviamente vicino a quella grandissima macchina dei soccorsi e della solidarietà che ancora una volta ha dimostrato il grande cuore degli italiani.
  Detto questo, il mio gruppo vorrebbe però fare tre riflessioni, fatte in maniera sommessa e senza avere il minimo desiderio, la minima volontà che assumano in quest'Aula un carattere di particolare cogenza, di particolare risalto rispetto alle tante altre riflessioni che si sono sentite. La prima: credo che tutti noi abbiamo ancora nelle orecchie le risate che subito dopo il terremoto de L'Aquila qualcuno fece con i morti ancora sepolti sotto le macerie, e forse ancora di più abbiamo nelle orecchie i commenti «è stato un colpo di culo» che alcuni amministratori locali fecero in occasione di quella tristissima circostanza, pensando alla grande torta della ricostruzione, alla grande torta degli appalti che attendeva parti marce di questo Paese. Ecco, io credo che il primo degli impegni che questo Parlamento deve assumere, che ciascuno di noi deve assumere è quello di vigilare attentamente perché la parte marcia del Paese, che è una parte piccola ma è una parte che c’è, sia tenuta lontano dalla torta, perché soltanto in questo modo ci potrà essere nuovamente fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
  La seconda riflessione: noi parliamo di messa in sicurezza del patrimonio edilizio del nostro Paese. Bene: dobbiamo tenere conto della peculiarità di questo patrimonio edilizio, che per molti versi è un patrimonio edilizio storico, protetto, vincolato costruito con modalità di edificazione che sono quelle di 500, di 1000, di 2000 anni fa. L'intervento su questo patrimonio, per poter essere fatto in maniera concreta e in maniera adeguata rispetto agli obiettivi che si hanno in mente, deve stare lontano da idee di tipo vincolistico, che molto spesso hanno la pregiudiziale ideologica alla loro base e al loro fondamento. Ecco, questo dobbiamo averlo in testa come seconda riflessione.
  Poi c’è la terza riflessione che sta a cuore al nostro gruppo, e cioè quella sui costi. Noi abbiamo visto, l'avete visto tutti, il dato che ha trasferito l'ordine degli ingegneri sui costi dei terremoti degli ultimi cinquant'anni, un dato paragonabile a 120 miliardi di euro, che quasi sovrasta di tre volte l'altro dato, quello dei 40 miliardi di euro, che tante volte lo stesso Ministro Clini, ma altri prima di lui e dopo di lui, hanno detto che può essere il tetto che serve per l'intervento sul rischio idro-geologico e sul rischio sismico in Italia. Noi vogliamo stare fuori da ogni tipo di demagogia, anche in questa circostanza; e vogliamo sottolineare che tutti gli interventi di welfare (e anche questo è un intervento di welfare), sanità, istruzione, giustizia, sicurezza, vengono fatti male in un Paese che è in recessione del 15 per cento da otto anni: per cui sinché noi non riusciamo ad avere il coraggio delle riforme vere, che facciano ricrescere, ripartire questo Paese, aumentando le libertà economiche e riducendo i vincoli che in questo Paese ancora oggi sono fortissimi, tutti gli interventi di ricostruzione sismica, ma anche quelli che riguardano il welfarePag. 32a cui noi siamo particolarmente legati, rischiano di restare parole vuote, rischiano di restare ritualità d'Aula. È la terza raccomandazione che il nostro gruppo si sente di fare a questo Parlamento (Applausi) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, io potrei sintetizzare il mio intervento a nome del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico riprendendo le sue parole, che completano il quadro della solidarietà, dei ringraziamenti.
  Credo che lei ben abbia interpretato il sentimento del nostro Paese e di tutta la Camera dei deputati.
  Ma voglio sottolineare che il gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico si unisce con particolare cordoglio insieme a tutta la Camera, ed esprime la propria vicinanza ai familiari e ai conoscenti, agli amici delle vittime del sisma del 24 agosto scorso. Perdonatemi in particolare di ricordare una vittima, 23 anni, un mio concittadino, che è andato a vivere lì con la sua famiglia cercando di costruire un futuro in quella terra, e a 23 anni ha dovuto interrompere il suo sogno in pochi minuti.
  Certo, il ringraziamento va a tutti i volontari e a tutti quelli che per dovere istituzionale, per cuore, per passione, a tutti quegli italiani che si sono mossi, da Nord a Sud, isole comprese. La Camera e il Parlamento, lo Stato e le istituzioni tutte hanno il dovere di non dimenticare.
  Così come è nostro dovere non dimenticare le vittime di nessuna tragedia, specie quando emerge che, accanto alle responsabilità imponderabili della natura, coesistono responsabilità concrete purtroppo dell'uomo. Accade purtroppo quasi sempre, e sappiamo già che è stato così anche in quest'ultimo evento, drammatico evento.
  Il nostro dovere primario ora è confortare chi ha perso sicuramente i propri affetti, ma è anche quello di ricostruire celermente e bene per chi non vuole lasciare la propria terra e ha tutte le ragioni per essere sostenuto in questa difficile scelta. Per ricostruire...
  Io chiedo che lei, signora Presidente, mi possa ricordare, quando esamineremo la legge di stabilità o i decreti-legge, che devo essere richiamato a rinunciare magari al mio emendamento di campanile, perché è necessario prioritariamente ricostruire lì. La prego, se dovessi dimenticarlo, di ricordarmelo, e di ricordarlo a tutti noi: affinché le buone intenzioni che manifestiamo oggi, nel giorno della commemorazione, siano tramutate in azioni concrete e coerenti con quello che oggi stiamo dicendo.
  Ma la realtà è anche che non faremo mai il nostro dovere fino in fondo, fino a quando non avremo allontanato la corruzione e le mafie che volteggiano intorno ai luoghi della ricostruzione, e non solo, e non le avremo...

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce ? Grazie. Vada avanti, deputato Capelli.

  ROBERTO CAPELLI. E non le avremo sostituite con la buona politica: una politica che non speculi mai sulla morte e sul dolore, che riconquisti il suo primato sulla capacità del fare bene e del saper fare del bene. Il terreno di scontro e confronto politico è ben altro ! Solo allora potremo essere sicuri di aver consegnato una classe dirigente degna di questo nome al nostro Paese, e di aver posto le nostre basi per la ricostruzione di un vero rapporto di fiducia con i cittadini e le istituzioni. Solo allora avremo davvero reso onore alle vittime del sisma e a chi ne subisce le conseguenze, e solo allora avremo la certezza che i futuri terremoti, che inevitabilmente colpiranno il territorio instabile dell'Italia, non potranno più uccidere, amplificando la loro forza devastatrice sul malfermo piedistallo della corruzione (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, la distruzione della notte del 24 Pag. 33agosto non ha dato scampo: siamo rimasti tutti sgomenti di fronte alla violenza del sisma, le case realizzate sembravano improvvisamente diventate di cartapesta e si sono piegate l'una sull'altra. Il dolore che si è diffuso è impareggiabile. Abbiamo però avuto conferma dell'esistenza in vita di un'Italia straordinaria, che oggi è stata ricordata più volte, e mai sarà sufficiente ringraziarla: i Vigili del fuoco, la Protezione civile, il Corpo forestale dello Stato, i carabinieri, il 118, il personale sanitario, i volontari, tanti, tantissimi, che lì sono accorsi, nelle zone dell'Italia centrale, in ordine sparso, senza nulla in mano ma con un cuore grande ed una totale disponibilità a metterlo a disposizione della causa.
  Penso sia importante, in questa circostanza, oltre che unirci ai sentimenti di cordoglio nei confronti delle popolazioni colpite, dei familiari e dei superstiti, interrogarci. Un evento sismico, tutti sappiamo, è un evento del tutto straordinario, imprevedibile, quindi è inutile mettersi qui a speculare su chi abbia avuto la responsabilità, la colpa, per case realizzate secoli e secoli fa e che fatalmente, di fronte a movimenti sussultori e ondulatori, spesso hanno un destino segnato. Penso che, da un lato, di fronte a noi, c’è la sfida di continuare a mantenere in vita, non fosse altro per un omaggio alla memoria, quelle comunità locali, dall'altro, però, c’è il monito che non può essere scambiato con un'astrazione, con un alambicco verbale.
  La scommessa è di fare prevenzione. Siamo un territorio particolarmente sfortunato, forse il più sfortunato, almeno in Europa. In particolare, lungo la fascia appenninica, si incontrano e si scontrano la placca africana e la placca asiatica, lo sappiamo. Sappiamo addirittura la perimetrazione della zona ad alto rischio sismico, quale sia. Abbiamo informato i cittadini, perché le planimetrie, dal 2002, sono ufficiali. Beh, evidentemente siamo nelle condizioni di fare qualcosa di più, dobbiamo fare qualcosa di più, perché se lo Stato non è nelle condizioni di erogare i fondi, perché non ne ha a sufficienza, per poter procedere alla messa in sicurezza delle migliaia di comuni che ricadono nelle zone sismiche ad alto o a medio rischio sismico, almeno dobbiamo comunque prevedere la possibilità di azzerare le tasse a chi li abita (24 milioni di italiani !), stimolandoli ad effettuare tutti quegli interventi di adeguamento, di messa a norma, che possono garantire un coefficiente di sicurezza superiore rispetto a quello attuale. Ahimè sappiamo che, a intervalli ciclici, il nostro territorio viene messo in situazioni di pregiudizio e di pericolo, così come, altro intervento che possiamo fare, dobbiamo dare precedenza assoluta alla realizzazione delle infrastrutture, affinché non accada mai più che territori, da un punto di vista geomorfologico così difficili e aspri, possano essere raggiunti con ore di ritardo rispetto all'evento sismico, come ci ha dovuto raccontare il capo della Protezione civile dicendo che dalle ore 7 del mattino gli interventi di soccorso sono giunti a destinazione.
  Concludo dicendo che Amatrice, Accumuli ed Arquata del Tronto vivranno ancora, e con le loro pietre, fontane, torri, campanili e tradizioni continueranno a scaldare – questa è la sfida che dobbiamo accettare – le nostre anime.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Le parole che abbiamo ascoltato nelle settimane che hanno fatto seguito ai tragici eventi di quella notte di agosto, parole sincere e dense di partecipazione autentica al dolore di tante famiglie, non riescono però a lenire il senso di paura, di spaesamento, di impotenza, delle popolazioni colpite.
  Gli italiani hanno partecipato commossi alla gara di solidarietà, e credo che quest'Aula abbia il dovere di ringraziare – così come ha fatto la nostra Presidente – tutti, per avere idealmente abbracciato il popolo di Amatrice, di Accumoli, di Arquata del Tronto, di Cascia, degli altri tredici comuni del Lazio, dell'Abruzzo, dell'Umbria, delle Marche, mutilati dal gravissimo sisma.
  Al sentimento di tutti gli italiani è giusto, dunque, che la Camera si associ, Pag. 34ricordando le vittime e partecipando al lutto delle famiglie, tra cui ci sono anche persone che fanno parte della comunità dei dipendenti di Montecitorio. Abbiamo ascoltato in questi lunghi giorni tutte le declinazioni possibili del rito dell'indignazione del «mai più», che puntualmente si ripropone con indubbi accenni di sincerità, in circostanze come queste, una sorta di elaborazione collettiva del lutto che la politica specialmente compie salvo poi lasciare affastellare sul drammatico dossier l'inesorabile accumulo delle urgenze e della quotidianità fino ad un nuovo inesorabile evento. Ciò perché ogni italiano ha avuto sotto gli occhi, in questi giorni, qualche cartina a colori dell'Italia dei terremoti, scoprendo che solo poche regioni e qualche area sub-regionale possono ritenersi intoccate dalla lunga e tragica litania dei sismi – almeno nella serie storica delle rilevazioni scientifiche effettuate –, mentre il resto del Paese è maledettamente coinvolto in questa storia di fragilità. E quella parte che rimane illesa, nel conflitto delle placche e dell'ebollizione dei magmi, non è detto che riesca a sottrarsi all'insulto della fragilità dei territori esposti, in queste epifania climatica subtropicale, all'aggressione delle piogge. Dunque, oltre il cordoglio, la politica deve risposte concrete e immediate a chi ha perso tutto e oggi non può certamente affrontare la stagione autunnale nella pericolosa precarietà di una tenda, né prefigurarsi un percorso di uscita da questa situazione che abbia a modello altre analoghe vicende, con tempi e sprechi non compatibili con l'esigenza di una buona gestione dell'emergenza. Non so se può essere utile che il Parlamento provveda a dotarsi di un organo di indagine e supervisione degli interventi di ricostruzione; forse val la pena di riflettere sull'opportunità di costituire una Commissione ad hoc, ma le risposte vanno organizzate anche per il futuro. Paesi moderni e vaste aree regionali, come il Giappone o la California, convivono con i terremoti senza sottoporre i cittadini a rischi letali. È pur vero che il patrimonio storico ed architettonico dei nostri borghi medievali non è paragonabile alle moderne emergenze architettoniche di quei territori, ma è anche vero che non è insormontabile, da un punto di vista tecnico, la messa in sicurezza delle strutture anche antiche, occorre però farlo con criterio e coscienza.
  In questa tragica storia del terremoto, ciò che ha fatto più male è stata la vicenda di quella scuola messa in sicurezza sulla carta e poi crollata con le prime scosse. Nessuna indulgenza, dunque, nessuna distrazione, nessuna caduta di tensione. Lo stanno facendo i volontari, i vigili del fuoco, la Protezione civile, le Forze armate, i cittadini comuni, con slancio e con competenza, deve farlo anche la politica, Governo e Parlamento. Credo che sia questo il modo più giusto per rispettare i nostri morti ed anche per dare risposte a quelle ignobili cose che abbiamo visto circolare nei media ad opera di un foglietto satirico francese, che pure aveva avuto la nostra sincera solidarietà in un momento di lutto per la sua redazione (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, la componente dei Conservatori e Riformisti si associa all'espressione di solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime e ai cittadini di quei territori che fortunatamente e miracolosamente si sono salvati. Un grazie va espresso senza dubbio ai numerosi volontari – grande risorsa del Paese ! –, alla Croce Rossa, alla Protezione civile, a quanti si sono recati presso le emoteche degli ospedali per donare il sangue, alle forze dell'ordine, all'Esercito, ai vigili del fuoco, che abbiamo visto ripetutamente, giorno e notte, impegnati nel rimuovere macerie per tentare di salvare vite. Il Paese e anche la politica hanno dato in questa tragica occasione un esempio esemplare di unità; un esempio esemplare di unità che va preservato e che va continuato per quello che riguarda soprattutto la ricostruzione e il seguito.
  Ormai, signora Presidente, a cui va l'espressione anche di ringraziamento per Pag. 35le ripetute visite doverose, ma che ha rappresentato l'interezza di questa Camera e di questa Assemblea in quei giorni e in quei momenti tragici, sono anni che assistiamo a ripetuti episodi di terremoto, anni che parliamo di prevenzione, di misure antisismiche, di responsabilità, di risorse non utilizzate o non utilizzate al meglio, di corruzione, di ricostruzioni nelle zone colpite che durano un'eternità e così via. Tanti discorsi di circostanza, tanti annunci, tanti impegni che, dopo qualche mese dall'evento-tragedia, finiscono puntualmente nel dimenticatoio. Presidente Renzi, piano Casa Italia, bene, con la speranza però che si passi dalle parole ai fatti e subito, senza perdere tempo.
   È bene concentrarsi sulla ricostruzione dei comuni colpiti nel più breve tempo possibile, venire incontro fattivamente con tutte le forme possibili. Sono tante quelle che riguardano soprattutto i cittadini superstiti per la ricostruzione, anche delle tante piccole aziende. Da parte nostra, l'invito e l'auspicio a che il Governo proceda celermente ad assumere tutte le iniziative necessarie oltre a quelle già assunte e certamente non farà mancare il sostegno necessario la componente dei Conservatori e Riformisti per i necessari ed urgenti provvedimenti a favore dei terremotati (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Beatrice Brignone. Ne ha facoltà.

  BEATRICE BRIGNONE. Grazie, signora Presidente.
   La notte del 24 agosto molti di noi sono stati svegliati nel cuore della notte, con la consapevolezza che in quei secondi stesse avvenendo una tragedia di proporzioni enormi. Nei giorni successivi quella tragedia ha assunto il volto di bambine e bambini, donne e uomini, la cui vita è stata portata via sotto le macerie di incantevoli centri in una notte d'estate.
   Da marchigiana, conosco molti di quei luoghi, anche per mezzo delle vacanze ad agosto e di passeggiate autunnali. Ne conosco la quiete e la bellezza da recuperare al più presto, così come conosco sulla mia pelle la furia della natura, che, quando decide di ricordarci che siamo solo ospiti su questa terra e come tali dovremmo comportarci, si impossessa in pochi minuti della tua casa, dei tuoi averi e dei tuoi ricordi. Conosco la generosità che questo Paese sa tirare fuori in quei momenti e il senso di fratellanza che ne consegue, ma conosco anche la solitudine di quando i riflettori si spengono e lo sconforto, di fronte ai vincoli, ai ritardi, all'inerzia e ai cavilli che la burocrazia è maestra a creare. Oggi ricordiamo con dolore e affetto le vittime di Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, ma ricordiamoci anche di tutti gli altri comuni, tantissimi, che sono stati colpiti e che hanno subito danni enormi dal sisma, senza che i riflettori su di essi si siano mai accesi.
  Oggi inizia un nuovo anno scolastico. Rallegriamoci per la scuola che si inaugura ad Amatrice grazie al lavoro infaticabile e generoso di tante persone, dove bambini e ragazzi potranno trovare un angolo di pace per rielaborare, per confrontarsi e andare avanti, ma ricordiamoci anche degli alunni delle tantissime scuole danneggiate nel piceno, nel fermano, nel maceratese, nel rietino e vigiliamo affinché vengano ripristinate al più presto e non vengano trasferite altrove, magari in un'ottica di riorganizzazione delle spese.
  Stiamo vicini, ora più che mai, alle famiglie, ai lavoratori e agli imprenditori, ma anche ai sindaci e agli amministratori che da quasi un mese sono in prima linea cercando di dare risposte che spesso vengono imprigionate nelle pieghe di un permesso che non arriva, di una norma poco chiara, di un finanziamento che tarda ad arrivare, di un sopralluogo rinviato.
   La macchina della solidarietà e dell'emergenza, a cui va tutto il nostro ringraziamento, ha mostrato fin dalle prime ore dell'alba del 24 agosto il suo volto migliore. Come deputati di Alternativa Libera Possibile, auspichiamo che le istituzioni sappiano esserne all'altezza e che sappiano mettere la stessa cura, la stessa efficienza e lo stesso coinvolgimento dei cittadini che rappresentano (Applausi).

Pag. 36

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, onorevoli colleghi, il sisma che ha colpito il centro Italia il 24 agosto – come purtroppo accade in questi casi – ha lasciato uno strascico di polemiche, polemiche però di cui facciamo volentieri a meno. Se ci sono state responsabilità, spetterà a chi di dovere verificarle, non alla politica che invece ha l'onere di agire affinché le conseguenze dei terremoti siano il più possibile circoscritte.
  Non possiamo impedirli e purtroppo sappiamo che gran parte del nostro Paese è a rischio sismico, né è possibile prevederli con sufficiente anticipo, ma abbiamo gli strumenti per limitare le conseguenze negative, così come abbiamo gli strumenti – ed è stato possibile questa volta – per far sì che gli interventi siano tempestivi efficaci e quanto più possibile rapidi, anche perché sia restituita quanto prima ai cittadini e alle cittadine di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e di tutte le altre località colpite dal sisma una normalità travolta dalle macerie. È a loro che oggi rivolgiamo il nostro pensiero. A nome della nostra componente di ALA-Alleanza Liberalpopolare e Autonomie, esprimo ai familiari delle vittime il più profondo cordoglio e anche sentita vicinanza ai feriti e a tutti coloro che hanno subito danni e disagi, una vicinanza nostra e del Parlamento intero, che non può e non deve restare mera espressione di intenti, ma dovrà tradursi in fatti concreti. La ricostruzione non sarà certo facile, né rapida, ma magari con alcune migliorie potremo guardare ad alcuni modelli lasciati in eredità che hanno funzionato e soprattutto – lasciatecelo dire – funziona lo spirito e il cuore delle cittadine colpite e che hanno manifestato sin da subito la volontà di voler tornare a restare dove sono stati la notte di quel maledetto 24 agosto, una scelta che renderà forse più complesso l'iter e più lunghi i tempi dei lavori, ma che permetterà di instaurare un profilo storico e culturale di questa qualità, preservando il tessuto sociale, annullando per quanto possibile un dramma che loro hanno vissuto. È la comunità che prevale sulla società ed è un bel segnale, il segnale che ci insegna la sociologia: più forte la dimensione umana, intima e confidenziale rispetto a quella razionale. Un senso di comunità, stavolta in dimensione nazionale, è emerso sin dalle primissime ore successive al sisma grazie alla grandissima mobilitazione di migliaia di volontari provenienti da molte parti d'Italia: protezione civile, soccorso alpino, numerose organizzazioni, uomini e donne che hanno affiancato i vigili del fuoco, un fulgido esempio di abnegazione e amore per il prossimo e per il Paese. A loro va il nostro sentito ringraziamento. Di fronte a questa tragedia che ha colpito il cuore dell'Italia quindi dobbiamo già trarre alcuni insegnamenti, dobbiamo garantire un ritorno alla normalità, ma soprattutto abbiamo il dovere morale di non disperdere e valorizzare quel patrimonio di umanità, di coraggio e di buona volontà che gli abitanti delle zone devastate e i soccorritori hanno dimostrato sin da subito. Queste qualità, questi valori, sono la trama del nostro tessuto sociale. Su queste qualità, su questi valori si regge il sistema Italia di fronte al quale non c’è scossa che tenga (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Grazie. Presidente. Onorevoli colleghi, colleghe, rappresentanti del Governo, priorità, responsabilità, prevenzione e ricostruzioni efficienti nella legalità; sono questi i punti essenziali in un sistema Paese esposto in modo strutturale ai crescenti rischi geologici e sismici. I costi collettivi che fino ad oggi hanno inciso sulla finanza pubblica, pari a 240 miliardi di euro dal dopoguerra ad oggi per una media di 3,5 miliardi annui e che potranno incidere sui conti pubblici con una previsione, oggi teorica, pari a 360 miliardi di euro, per la messa in sicurezza di tutte le ricostruzioni esistenti in Italia, evidenziano come i progetti e le politiche di ricostruzione debbano essere fondati Pag. 37sugli investimenti pubblici sulla base anche dei fondi europei disponibili. È un problema che il Governo ha posto immediatamente in sede europea, escludendo dai vincoli e obiettivi di bilancio le risorse impiegate mantenendo dunque distinti con provvedimenti specifici gli investimenti che si erano previsti dagli obiettivi della prossima legge di bilancio. Nel contempo, peraltro, fronti decisivi appaiono gli incentivi ai soggetti per investimenti privati. In questa proposta hanno un ruolo fondamentale sia le misure di semplificazione, che il rafforzamento e l'allargamento di incentivi fiscali, che siano aggiuntivi ad esempio agli ecobonus adeguati agli obiettivi di ristrutturazione antisismica.
  A nostro giudizio, il Governo ha correttamente individuato i criteri guida dei provvedimenti che intende adottare al di là delle risorse già stanziate nella prima fase delle emergenze e degli interventi immediati, come l'annullamento delle spese connesse ai servizi a tariffa (poste, banche e assicurazioni), al fine di mantenere attivi i servizi. È importante l'annuncio del Programma Casa Italia, in cui siano valutati gli aspetti idrogeologici e sismici, di riqualificazione energetica e infrastrutturale sulla base di un orizzonte che dovrà essere necessariamente pluriennale e che anche per questa ragione impone all'Unione europea di ridefinire i parametri e i vincoli di bilancio in relazione alle spese non soltanto straordinarie, ma strutturali di intervento.
  Infine, come deputato del Trentino, è con profondo orgoglio, come Minoranze Linguistiche, che assistiamo oggi alla consegna della nuova scuola di Amatrice da parte dei volontari del Trentino della Protezione civile che l'hanno costruita in sole due settimane affinché la scuola fosse il primo passo della ricostruzione (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, sarà impossibile dimenticare quanto visto nei comuni colpiti dal terremoto, mai mi scorderò di quelle persone coinvolte dalla tragedia e di quei luoghi che spesso frequento e che di colpo sono spariti. Da quella maledetta notte tutto è diverso in un territorio che, già alle prese con mille difficoltà, ha vissuto il suo momento più buio. Nel lungo processo di ricostruzione dovremo tener ben presente la volontà dei cittadini, del loro senso di appartenenza a luoghi così ricchi di storia e di tradizioni. L'obiettivo comune deve essere quello di scongiurare il totale spopolamento e il conseguente impoverimento di quelle zone. Il sisma che ha devastato il centro Italia non ha risparmiato niente e nessuno, neanche quegli allevamenti che costituiscono le eccellenze della zona e sono il motore dell'economia locale. Andranno rimessi in piedi velocemente, così come le attività artigianali e quelle commerciali, perché il lavoro rappresenti quel primo passo da compiere sul percorso della rinascita. Inutile sottolineare l'importanza che rivestirà la prevenzione nell'azione che dovrà attuare il legislatore perché questi drammi non si ripetano. Nella prossima legge di stabilità dovremo intervenire per ampliare il credito di imposta già previsto dall'Ecobonus nei confronti di edifici pubblici e privati ed imprese che adottano sistemi antisismici. Chi mette in sicurezza il proprio immobile deve beneficiare di un incentivo. Altra disposizione non più rinviabile è l'istituzione della carta di identità dei fabbricati, a partire da quelli edificati nelle zone a più alto rischio sismico; tutte le caratteristiche degli immobili dovranno essere chiare e consultabili, è il momento che la politica faccia la politica, con senso del dovere, lasciando da parte polemiche e rivalità e lavorando solo nell'interesse dei nostri connazionali. Il mio è un appello che rivolgo al Governo e a questo Parlamento perché questa vicenda non finisca nel dimenticatoio in poco tempo. L'attenzione dovrà sempre essere massima, soprattutto nei prossimi mesi quando i riflettori dei grandi media si spegneranno. Abbandonare al proprio destino un'intera Pag. 38comunità sarebbe un delitto per questo Paese che non può davvero permettersi (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, vorrei ringraziarla a nome del gruppo per la presenza costante che lei ha avuto in quelle zone in quei momenti di drammaticità. Lei ha portato lì, in quelle zone massacrate, la presenza del Parlamento, la presenza dell'istituzione. È naturale che dobbiamo ringraziare anche i cittadini italiani, la Protezione civile e quant'altri, ma mi consenta, signora Presidente, in questa giornata di fare gli auguri agli alunni e alle alunne che hanno ripreso le lezioni. È un segno importante, è un segno importante di quei ragazzi che vogliono restare lì, vogliono restare lì a continuare la propria vita, a continuare il loro percorso.
  Ed è per questo che è giusto che si ricostruisca lì, si ricostruisca in tempi rapidi – in tempi molto rapidi, oserei dire – perché quella comunità o quelle comunità possano rivivere. Vede, l'hanno sottolineato in molti che il nostro Paese è attraversato da una linea rossa che è quella appunto del sisma o del dissesto. Io credo che noi abbiamo la necessità non soltanto di intervenire in legge di stabilità, ma di porci il problema serio: come incominciare a rideterminare la questione della prevenzione che oggi purtroppo ci vede in forte ritardo. Credo che questo sia un obbligo, un obbligo di noi tutti, credo che questo il Governo debba farlo e credo che debba essere il Ministro dell'ambiente a muoversi rapidamente. Io non credo ad altre Commissioni, anche quelle della Camera, ce ne sono fin troppe di Commissioni; c’è bisogno invece che vi sia una presenza chiara e reale, vi siano degli interventi chiari e reali, vi siano dei controlli effettivi che possano determinare appunto quella non infiltrazione di carattere malavitoso. In questo io credo e penso che tutti quanti noi in questo momento dobbiamo pensare con grande forza che ci possa essere – con questo concludo – una rapida rivitalizzazione per ciò che riguarda quelle realtà, quelle comunità e dare di nuovo vita e speranza a tanta gente che oggi l'ha persa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, che vuole intervenire a nome del Governo. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signora Presidente, il primo pensiero di ciascuno di noi in quest'Aula e fuori è il ricordo commosso di chi non c’è più, dei feriti, dei familiari, di chi ha perso un figlio, una moglie, un marito, un padre. Ed è per questo motivo che il nostro Governo, il Parlamento che lei ha saputo rappresentare anche nei momenti immediatamente successivi alla tragedia e l'Italia intera si stringono ancora una volta nel cordoglio alle famiglie delle vittime, un cordoglio che deve essere tutt'uno con la necessità richiamata più volte in quest'Aula nella giornata di oggi di ritrovare unità e responsabilità, così come dobbiamo rinnovare il senso di parole come «vicinanza» e «affetto» e la responsabilità alla quale ci ha richiamato il Presidente Mattarella, sia subito dopo la tragedia del 24 agosto, sia qualche mese prima, quando in occasione del quarantesimo anniversario del terremoto in Friuli ammonì che non vi fosse più nel nostro Paese quell'incuria, quella dimenticanza, quella incapacità di prevenzione che aveva e ha generato nel corso del nostro passato tante tragedie ed ultima questa. Stamattina i bambini di Amatrice sono tornati a scuola, è una scuola di legno, fatta in emergenza, grazie allo straordinario impegno della Protezione civile. È un piccolo segno ma è un segno concreto della vita che può e deve cominciare e deve ricominciare, può e deve ricominciare nei luoghi dove il dolore è più lancinante. Alcuni dei bambini che avrebbero dovuto riprendere la scuola non ci sono più e con loro quasi 300 sono le vittime di Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto, Arquata del Tronto e dei tanti Pag. 39comuni delle regioni devastate dal terremoto del centro Italia. È questo il motivo per il quale mi unisco a nome del Governo al ringraziamento doveroso nei confronti di tutti gli uomini e le donne che hanno lavorato fin dai primi momenti per soccorrere i feriti, per essergli vicini anche dal punto di vista psicologico e per lavorare a sottrarli a quella che poteva essere una fine certa quando hanno salvato vite, la Protezione civile, la Croce Rossa, i carabinieri, tutti i corpi di polizia, i Vigili del fuoco, gli operatori sanitari, gli amministratori locali e tutti i volontari, quelli che sono accorsi a scavare e quelli che hanno organizzato in ogni parte d'Italia iniziative di solidarietà, qui giustamente richiamate, perché sono la vera e più grande ricchezza del nostro Paese. Anche il Parlamento europeo nella giornata di ieri ha voluto riprendere le sue attività, ricordando le vittime del terremoto. Abbiamo sentito la solidarietà internazionale e siamo sicuri che tutte le istituzioni europee faranno seguire una piena collaborazione nel vasto e impegnativo programma di ricostruzione e messa in sicurezza che abbiamo intenzione di mettere a disposizione del Paese. E al Commissario di Governo Vasco Errani, al quale faccio gli auguri, toccherà di tenere il filo dell'impegno nazionale e governativo con quello delle realtà locali, realtà che verranno sempre coinvolte, come ha immediatamente assicurato il Presidente del Consiglio, Renzi. Ed è per questo motivo che il Governo ha annunciato l'impegno di Casa Italia, che non è semplicemente un piano del Governo; è una missione che durerà negli anni. Si dovranno mettere a regime tutte le informazioni che riguardano la fragilità sistemica del nostro Paese e si dovranno redigere progetti nuovi, anche con il contributo di personalità straordinarie come Renzo Piano e con il coinvolgimento pieno, dalla progettazione fino alla formazione, delle categorie professionali, del mondo dell'accademia e dell'università, di coloro i quali sanno indicarci una strada più corretta di quella che magari si è seguita in passato.
  È questo il motivo per il quale vogliamo concentrare sempre di più un'attenzione verso le zone interne che, come veniva anche adesso ricordato, sono le più fragili ma anche quelle più a esposizione al rischio di spopolamento, impoverimento e abbandono. Per questo motivo è importante aver dichiarato che la ricostruzione avverrà dov'era e come era, nel rigoroso rispetto delle regole e delle procedure antisismiche, nel rigoroso rispetto dei tempi che abbiamo assicurato alle persone che in questo momento aspettano risposte concrete, oltre alla vicinanza, e nel rigoroso rispetto di tutti i protocolli di legalità, che tengano a distanza corrotti e corruttori anche grazie al contributo dell'Autorità nazionale anticorruzione. Il senso di una comunità si riconosce nell'emergenza, quando ti stringi di fronte ad un'avversità improvvisa; ma una comunità si consolida solo se cresce l'impegno giorno per giorno: è la responsabilità della quotidianità. È per questo che le parole del commiato, del cordoglio, le parole della commemorazione, sono sempre le più difficili, perché hanno il dovere di essere parole di verità, perché hanno dentro di sé un senso di solennità e di definitività ed è per questo motivo che gli impegni non possono che essere definitivi.
  Agli uomini e alle donne che sono nelle tende, a quelli che hanno perso tutto, ai ragazzi che riprendono a studiare vogliamo dare un messaggio di fiducia e di speranza, nel ricordo di chi non c’è più. Nel rispetto per chi c’è e vuole ripartire, coltivando la propria attività, accudendo i propri affetti, ricominciando una vita normale, saremo impegnati a ricucire questa tragica ferita ogni giorno.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Migliore.
  Prima di passare all'altro punto all'ordine del giorno, vorrei anche informare l'Assemblea che, durante i lavori del G7, a Tokyo, i lavori sono iniziati con un minuto di silenzio da parte dei Presidenti dei Parlamenti del G7 e tutti hanno espresso vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite.

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2016, n. 168, recante misure urgenti per la definizione del contenzioso presso la Corte di cassazione, per l'efficienza degli uffici giudiziari, nonché per la giustizia amministrativa (A.C. 4025) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 16,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Molteni ed altri n. 1, Palese ed altri n. 2, Sarti ed altri n. 3 e Daniele Farina ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 4025), presentate ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, sul disegno di legge n. 4025: Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2016, n. 168, recante misure urgenti per la definizione del contenzioso presso la Corte di cassazione, per l'efficienza degli uffici giudiziari, nonché per la giustizia amministrativa.
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, anche un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali che sono state presentate.
  Ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Molteni ed altri n. 1 il deputato Nicola Molteni... Dove è Molteni ? Non è in Aula; allora andiamo avanti.
  Ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Palese ed altri n. 2 il deputato Rocco Palese.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Il provvedimento in esame con la relativa pregiudiziale formalizzata è l'ennesimo decreto-legge utilizzato in modo non del tutto appropriato dal Governo che si caratterizza per l'ormai cronica assenza nell'ingessare i requisiti di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. Non sembrano dalla lettura emergere – da una disamina anche degli articoli – i necessari requisiti di cui al disposto costituzionale. Il provvedimento, infatti, si propone di disciplinare una serie di aspetti organizzativi e procedurali che vanno da una ridefinizione dell'arretrato pendente ai fini di una nuova ragionevole durata dei processi, all'utilizzazione dei magistrati addetti all'ufficio del massimario, dal tirocinio dei laureati e magistrati sino ad arrivare alla previsione di proroga del trattamento in servizio di magistrati presso la suprema Corte di Cassazione.
  Si desume, quindi, che si tratta dell'ennesimo segmento di intervento di riforma, ormai a spezzoni, che avviene in campo giudiziario da parte di questo Governo, di cui non si contano più gli interventi senza che vi sia una visione organica e senza che vi sia l'urgenza. Cioè, non si riesce a capire quale sia l'urgenza in assenza di una visione organica di tutto il sistema giudiziario e dell'ordinamento giudiziario.
  In tal senso la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 220 del 2013, ha sostenuto che la trasformazione per decreto di interi blocchi di materie è incompatibile sul piano logico e giuridico con il dettato costituzionale, trattandosi di una trasformazione radicale di interi sistemi sui quali, come nella fattispecie, da tempo è aperto un ampio dibattito nelle sedi politiche e dottrinali e che certo non nasce, nella sua interezza e complessità, da un caso straordinario di necessità e di urgenza. Si consideri, a tal proposito, che proprio con riferimento alla continuità negli incarichi apicali, di cui all'articolo 5 del provvedimento all'esame di quest'Aula, vengono differiti gli effetti dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, nella legge 11 agosto 2014, n. 114. Anche all'epoca fu utilizzata la decretazione d'urgenza anziché procedere ad una riforma sistematica della materia, così come pure Pag. 41le associazioni dello stesso mondo della giustizia hanno pubblicamente testimoniato da questo punto di vista.
  E anche in riferimento a questo aspetto non si comprende il motivo dell'ottusità del Governo nel momento in cui fu fatta la riforma relativa alla riduzione della messa in pensione da parte dei magistrati, con la riduzione tout-court da 75 a 70 anni. Era evidente che ciò avrebbe comportato dei problemi organizzativi rispetto alla tempistica e alle sostituzioni e queste difficoltà erano state evidenziate non solo dall'associazione nazionale dei magistrati ma anche dal Consiglio superiore della magistratura. Tuttavia, il Governo fu sordo, all'epoca, a recepire le perplessità che venivano da più parti e ha insistito a mantenere quel tipo di impostazione. Il suggerimento, invece, era quello di apportare modifiche con gradualità. Fu così che poi il Governo è stato costretto a fare la prima e la seconda proroga.
  Sempre in relazione all'assoluta carenza dei requisiti di necessità e di urgenza, si evidenzia, quanto alla prevista revisione dell'età pensionabile del personale di magistratura con incarichi apicali, superiori, direttivi e direttivi presso la suprema Corte di Cassazione e la Procura generale della Corte di Cassazione che gli effetti del disposto dell'articolo 5, con riferimento all'età pensionabile, si produrranno, nella loro pienezza, non prima del 31 dicembre 2017, ovvero ad un anno e mezzo di distanza dall'adozione del decreto-legge, circostanza quest'ultima che smentisce in re ipsa la sussistenza del requisito dell'urgenza.
  Invero, la medesima sopracitata sentenza della Corte costituzionale n. 220 del 2013 asserisce che i decreti-legge traggono la loro legittimazione generale da casi straordinari e sono destinati ad operare immediatamente allo scopo di dare risposte normative rapide a situazioni bisognose di essere regolate in modo adatto a fronteggiare le sopravvenute e urgenti necessità. Per questo motivo, il legislatore ordinario, con una norma di portata generale, ha previsto che il decreto-legge debba contenere misure di immediata applicazione (articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, recante disciplina delle attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri). La norma citata, pur non avendo sul piano formale rango costituzionale, esprime ed esplicita ciò che deve ritenersi intrinseco alla natura stessa del decreto-legge che entrerebbe in contraddizione con le sue stesse premesse se contenesse disposizioni destinate ad avere effetti pratici differiti nel tempo. Con il già citato articolo 5, comma 1, recante proroga al trattamento in servizio di magistrati presso la Corte suprema di cassazione e modifica dei limiti di età per il conferimento di funzioni direttive di legittimità, si dispone ora che, al fine di assicurare la continuità negli incarichi apicali direttivi e superiori direttivi presso la Corte suprema di cassazione e la Procura generale della Corte di cassazione, in ragione delle molteplici iniziative di riforme intraprese per la definizione dell'elevato contenzioso ivi pendente, gli effetti dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 giugno 2014, n. 114, sono ulteriormente differiti al 31 dicembre 2017 per i magistrati che ricoprono funzioni apicali direttive superiori o direttive presso la Corte suprema di cassazione e la Procura generale, i quali non abbiano compiuto il settantaduesimo anno di età alla data del 31 dicembre 2016 e che debbono essere collocati a riposo nel periodo compreso fra la medesima data del 31 dicembre 2016 e il 31 dicembre 2017. Per tutti gli altri magistrati ordinari resta fermo il termine ultimo della permanenza in servizio stabilito dal citato articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 90 del 2014.
  Ebbene, signora Presidente, la previsione testé citata sembra essere in contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione operando una palese discriminazione tra magistrati, limitando da un lato la pari dignità sociale e l'uguaglianza davanti alla legge e dall'altro lato non garantendo il buon funzionamento dell'amministrazione dal momento che la proroga non sana eventuali carenze superabili, tra Pag. 42l'altro, attraverso l'espletamento delle nuove procedure concorsuali, tenuto conto dei relativi tempi di svolgimento e di un successivo periodo di tirocinio prima del conferimento delle funzioni giudiziarie, ma si limita a prorogare l'esercizio di una funzione per un determinato arco temporale. Peraltro, la disposizione in esame sembra essere in contrasto anche con l'articolo 107, primo e terzo comma, della Costituzione, i quali dispongono rispettivamente che i magistrati sono inamovibili e non possono essere dispensati o sospesi dal servizio o destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione del Consiglio superiore della magistratura adottata o per motivi o con le garanzie di difesa stabilite dall'ordinamento giudiziario o con il loro consenso e che i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni. In tal senso, la disposizione sarebbe dunque viziata e produrrebbe una chiara situazione di disparità di trattamento tra i magistrati in generale, la cui distinzione è esplicitata dal terzo comma e i magistrati, come nel caso di specie, che invece ricoprono incarichi apicali direttivi superiori e direttivi presso gli organi citati.
  Per questi motivi, si chiede all'Assemblea chiaramente di deliberare di non procedere all'esame del disegno di legge n. 4025. Inoltre, rispetto anche alla situazione, signora Presidente, dell'articolo 5, in riferimento alla proroga è fin troppo evidente che i vizi di legittimità segnalati dagli esperti da più parti, che cosa produrrebbero ? Un eventuale, possibile contenzioso presso il TAR Lazio e la probabile sospensione del provvedimento di messa in pensione da parte del giudice interessato fino al pronunciamento della Corte costituzionale. Paradossalmente si potrebbe verificare che, per via indiretta, se il Governo non interviene a correggere questa disparità di trattamento, la proroga sia superiore addirittura all'anno previsto in riferimento al pronunciamento dell'eventuale interessamento da parte della Corte costituzionale. Questi sono i motivi principali che ci inducono a sostenere sostanzialmente la pregiudiziale già esposta.

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Palese. Allora, adesso vedo in Aula il deputato Molteni, a cui do la parola in via del tutto eccezionale, come lui ben sa, per illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  NICOLA MOLTENI. Io infatti ringrazio la Presidenza per questa gentile disponibilità. Presidente, io riprenderò gran parte delle considerazioni che sono state fatte poc'anzi dal collega Palese, invitando l'Aula ad un'attenta valutazione delle questioni di pregiudizialità che sono state presentate perché credo che questo decreto, l'ennesimo decreto da parte del Governo – e mi permetto di dire l'ennesimo decreto in materia di giustizia da parte del Governo, l'ennesimo decreto anche in materia di giustizia amministrativa da parte del Governo – presenta dei vizi di costituzionalità evidenti e palesi. E io credo che, al di là del merito di questo provvedimento e in modo particolare al di là del merito dell'articolo 5, come giustamente richiamato prima dal collega Palese, che è l'articolo che merita le maggiori valutazioni e un'attenta analisi anche al fine di un efficace funzionamento del sistema giustizia, la valutazione da parte di questo Parlamento non debba essere una valutazione di merito, ma debba essere una valutazione che attiene ai profili di costituzionalità di questo decreto. Infatti, questa è la valutazione rispetto alla quale la Camera oggi viene chiamata a dover decidere. E noi riteniamo che ciò è evidente ictu oculi, anche alla luce delle osservazioni che esperti giuristi hanno fatto. È stato citato prima il Consiglio superiore della magistratura, ma potrei citare anche l'Associazione nazionale magistrati, l'ANM, e quindi insigni giuristi, anche di natura costituzionale, che hanno evidenziato ancor prima della presentazione di questo decreto quanto l'incostituzionalità risulti essere evidentemente palese. E laddove il Parlamento in questa seduta dovesse respingere le pregiudiziali di costituzionalità, noi siamo assolutamente sicuri e certi che il Presidente della Repubblica, nel momento in cui questo decreto dovesse essere convertito – ci Pag. 43auguriamo di no –, ci possa pensare prima di apporre la propria firma.
  Presidente, siamo di fronte all'ennesimo decreto e quindi all'ennesimo intervento a gamba tesa da parte del Governo; ennesimo intervento in materia di giustizia. Crediamo che non ci siano i presupposti previsti dall'articolo 77 della Costituzione, ovvero la necessità e l'urgenza, per addivenire nuovamente a questo decreto. E l'intervento, ennesimo intervento a gamba tesa da parte del Governo, toglie evidentemente quelle che sono le prerogative da parte del Parlamento, togliendo dignità e sovranità al Parlamento stesso. Evidenzio anche, Presidente, come, con riferimento in modo particolare all'articolo 5, emerga in maniera chiara, evidente e lampante come in materia di giustizia questo Governo e il Parlamento, convertendo e ratificando sistematicamente dei decreti-legge in materia di giustizia, dimostrino di non avere una visione complessiva organica rispetto alle necessità che il sistema giustizia avverte e necessita e in modo particolare con riferimento all'articolo 5, ovvero con riferimento alla pensionabilità dei magistrati e in modo particolare ad alcune magistrature e ad alcuni magistrati, ovvero coloro i quali ricoprono ruoli apicali all'interno del nostro sistema. Visione non organica, totalmente disorganica da parte del Governo. Ricordiamo che i magistrati potevano andare in pensione a 75 anni; poi, per volontà da parte del Presidente del Consiglio, anche e probabilmente giustamente per un rinnovo all'interno della magistratura, per dare spazio a nuovi e giovani magistrati, si era portata l'età pensionabile a 70 anni; poi con due proroghe si è arrivati a 72 anni e oggi siamo ancora qua ad affrontare una terza proroga. È evidente che questo meccanismo porterà ad una chiara e lampante disparità di trattamento tra magistrati. È evidente che ci saranno magistrati di serie A, da un lato, e magistrati di serie B dall'altro lato, con necessarie ed inevitabili impugnazioni da parte di coloro i quali non verranno assoggettati alla funzionalità e all'efficacia di questo decreto.
  E, quindi, Presidente, io credo che in maniera molto attenta, non solo il Parlamento dovrà valutare le pregiudiziali che sono state proposte, ripeto asettiche da un punto di vista politico, ma pregnanti da un punto di vista più prettamente costituzionale. E essendo questa la valutazione che il Parlamento deve fare, noi ci attendiamo che in modo particolare da parte della maggioranza ci sia un accoglimento proprio nell'interesse del sistema giustizia e nell'interesse anche della tutela e della dignità della magistratura. Manca un disegno organico da parte del Governo in materia di giustizia, tant’è che proprio in queste settimane, durante il periodo estivo, abbiamo più volte ascoltato insigni procuratori della Repubblica di procure importanti – cito ad esempio la procura di Torino o la procura di Milano – invitare il Governo ad una maggiore attenzione, in modo particolare sull'efficienza, sull'efficacia, sulla qualità e sulla funzionalità del funzionamento del sistema giustizia, invitando il Governo e il Parlamento a intraprendere la direzione di migliorare la funzionalità di questo sistema, non certamente con decreti come questo o con decreti come quello del mese di luglio. Voglio ricordarlo, probabilmente il Parlamento non se lo ricorda: già nel mese di luglio è stato approvato un decreto-legge sulla giustizia amministrativa, che era l'ennesima sanatoria, l'ennesima proroga di un sistema che probabilmente non funziona. Il sistema che non funziona è la conseguenza di scelte politiche profondamente sbagliate, non strutturali e non organiche, in materia di giustizia, da parte di chi governa questo Paese e da parte della maggioranza che governa quest'Aula parlamentare.
  Riteniamo, quindi, che ci siano tutti i presupposti anche in materia di non omogeneità di materie trattate all'interno di questo decreto, che portano, in maniera ineludibile e insindacabile, quei vizi di costituzionalità tali per cui noi insistiamo, con la nostra pregiudiziale, affinché si interrompa lo svolgimento di questo decreto. Insistiamo affinché venga accolta la pregiudiziale di costituzionalità, assolutamente Pag. 44fondata nel merito riguardo ai profili di illegittimità, sollevata e presentata dal gruppo parlamentare della Lega, ovviamente, al netto di tutte le valutazioni di natura politica, di merito e sistematica che questo decreto affronta.
  Si tratta di questioni – chiudo, Presidente – che non vanno assolutamente a migliorare e a rendere più efficiente e funzionale il sistema nell'interesse dei cittadini né nell'interesse della giustizia né nell'interesse degli attori e dei protagonisti della giustizia stessa. Si agisce unicamente secondo logiche che – ripeto – rischiano di peggiorare enormemente la situazione, creando un contenzioso tra magistrati, cavalcando ed evidenziando una profonda stortura all'interno del sistema giudiziario, in modo particolare rispetto ai protagonisti della magistratura, creando magistrati di serie A e magistrati di serie B. Tutto ciò non va, ovviamente, né nell'interesse della magistratura stessa, né nell'interesse del sistema giudiziario complessivo, né, tanto meno, nei confronti di coloro i quali sono i consumatori e i fruitori finali del sistema giustizia, che sono i cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. La deputata Giulia Sarti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Questo decreto è il tipico esempio di cosa non si dovrebbe fare con la giustizia. Anche noi siamo contrari alla proliferazione dei decreti-legge, però in questo caso, se uno legge il titolo («Misure urgenti per la definizione del contenzioso presso la Corte di cassazione, per l'efficienza degli uffici giudiziari nonché per la giustizia amministrativa»), l'intento sembrerebbe pure lodevole. Poi, però, si apre il decreto e ci troviamo gli articoli 5 e 10, che sono un po’ come delle toppe, sono come mani tese per cercare di tenere tappati i buchi di un vaso che sta perdendo acqua.
  Allora, andiamo a raccontare dall'inizio perché questo vaso perde acqua. Nel 2014 arriva Renzi; si sveglia una mattina e dice: «Abbassiamo l'età di pensionamento dei magistrati: la portiamo da 75 a 70 anni». E così arriva l'articolo 1, comma 3, del decreto n. 90 del 2014. Sostanzialmente, con questo decreto, con questa norma si sono abrogate le norme del trattenimento in servizio. Poi, però, Renzi dice anche: «Una norma del genere non la posso far entrare in vigore subito». E, quindi, arriva la prima proroga: entrerà in vigore dal 31 dicembre 2015. Non si pensa di inserire degli scaglionamenti adeguati, dei periodi transitori; non si pensa, in sostanza, di calcolare le conseguenze che comporta una norma del genere, o forse si sono calcolate benissimo anche le conseguenze di questa norma. Sta di fatto che da quel momento, nel giro di due anni, si crea un vuoto di organico, all'interno della magistratura italiana, che oggi ha superato praticamente le mille unità. È colpa certamente di carenze croniche di organico, però 400 posizioni vacanti di magistrati sono dovute e sono figlie anche proprio di questa norma del 2014.
  Allora, è bello lanciare la parabola del ricambio generazionale. Poi, però, non si provvede a fare i concorsi, non si provvede a coprire tutti i posti che sono stati lasciati vacanti, non si provvede con le assunzioni, con le assegnazioni.
  Questo cosa determina ? Determina tribunali e procure impallati, magistrati a cui si chiede di smaltire un carico di lavoro impressionante, senza dotarli delle misure necessarie, delle risorse necessarie, degli strumenti necessari. E poi ci si chiede perché in Italia la giustizia non funziona. Sembra che ci sia uno studio scientifico per non metterla in condizioni di funzionare e queste norme sono un esempio perfetto di come non far funzionare la giustizia. È ovvio che tutti i problemi non stanno qui, ma se si legifera in questo modo, le conseguenze prima o poi arrivano e sono sotto gli occhi di tutti.
  Ma torniamo al 2015. Arriva il mese di giugno 2015 e Renzi dice: «Cavoli ! A dicembre mi vanno in pensione una marea di magistrati. Come faccio ? Non c’è problema: faccio la seconda proroga». Così Pag. 45arriva il decreto n. 83 del 2015, in cui, fra le altre cose, si dice che gli effetti dell'articolo 1, comma 3, del decreto n. 90 del 2014 – cioè dell'anno prima – sono differiti al 31 dicembre 2016 per i magistrati ordinari che non abbiano compiuto il settantaduesimo anno di età alla data del 31 dicembre 2015 e che debbano essere collocati a riposo nel periodo fra lo stesso 31 dicembre 2015 e il 30 dicembre 2016. Una deroga simile viene prevista anche per la magistratura contabile, quindi non solo per la magistratura ordinaria. In questo modo abbiamo Giovanni Canzio che compie settantuno anni il 1o gennaio 2016 e viene nominato dal CSM Primo Presidente della Corte di cassazione il 7 gennaio 2016, anche se, stando alla norma, dovrebbe andare in pensione il 31 dicembre 2016.
  Non è finita. Arriva il mese di agosto 2016 e Renzi, di nuovo, dice: «Cavoli ! A dicembre mi vanno in pensione una marea di magistrati; entra in vigore la norma che ho fatto due anni fa. Come si fa ? Non si tratta solo di magistrati ordinari: mi va in pensione il Primo Presidente di cassazione, il Procuratore generale della Corte di cassazione e circa 180 magistrati in ruoli importanti, stando alle stime fatte anche dal Governo stesso. Non c’è problema, facciamo la terza proroga». Così nasce questo decreto. Il punto è che, per complicare la situazione, la proroga non è stata prevista per tutti i magistrati, ma solo per alcuni. Per chi ? Ovviamente per il Primo Presidente di cassazione, per il Procuratore generale della Corte di cassazione e, in generale, per tutti quei magistrati che hanno incarichi apicali, che ricoprono incarichi di vertice, direttivi. Per tutti gli altri niente proroga e, quindi, vanno in pensione. In pratica, sono stati creati, in un colpo solo, magistrati di serie A e di serie B e sono stati violati circa cinque articoli della Costituzione in un colpo solo.
  Non è una novità, tanto, dopo aver riscritto quaranta articoli della Costituzione in una stanzetta insieme a Denis Verdini, non possiamo pretendere certo di meglio. Però, noi ve le abbiamo evidenziate lo stesso, vi abbiamo evidenziato queste violazioni. Sono state ripetute anche prima, si tratta, in primis, dell'articolo 3 (principio di eguaglianza) e, secondo noi, dell'articolo 97 (principio del buon andamento della pubblica amministrazione). Infatti, la conseguenza di una proroga del genere, scritta così male, è solo una: avremo ricorsi a pioggia, giustamente, da parte di tutti quei magistrati esclusi dalla proroga. L'ultimo periodo della nostra questione pregiudiziale dice, infatti, che questo costituirà prevedibilmente oggetto di impugnazione delle norme riportate da parte di quei magistrati arbitrariamente esclusi dal beneficio della proroga del trattenimento in servizio, con negative ripercussioni sul principio di buon andamento della pubblica amministrazione e conseguente violazione dell'articolo 97 della Costituzione, anche in riferimento, nell'ambito del sistema giudiziario, all'inevitabile slittamento del conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi per i quali il CSM ha già pubblicato i bandi.
  Poi c’è la violazione dell'articolo 104, primo comma, della Costituzione (autonomia e indipendenza della magistratura). Dove sta l'autonomia quando un Governo, per decreto-legge, decide, a seconda di come gli gira la mattina, chi deve andare in pensione e chi no, creando delle disparità di trattamento a parità di requisito anagrafico ? Il principio della separazione dei poteri, su cui si basa qualsiasi Stato moderno, compreso il nostro, sembra che sia stato parcheggiato al Nazareno.
  Andiamo avanti. C’è la violazione dell'articolo 105, il quale prevede che le assegnazioni e le assunzioni sono disposte dal CSM. Qui, invece, sono disposte sostanzialmente dal Governo, perché avete creato, di fatto, l'inamovibilità a piacimento delle cariche apicali della magistratura, tra l'altro due membri, Primo Presidente e procuratore generale, della Corte di cassazione, che sono anche membri di diritto del CSM: e, quindi, violazione nella violazione. Poi articolo 107: i magistrati si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni. Il senso di questa norma dovrebbe essere la parità, per evitare privilegi, privilegi come «tu vai in pensione Pag. 46dopo, perché sei presidente, io invece, che sono sostituto procuratore, magari vado in pensione prima, a parità di requisiti e di età».
  Invece, voi lo avete stravolto con questo decreto, creando ex lege una categoria di super magistrati da mandare in pensione su volere del Governo.
  Tanto lo sappiamo cosa succederà; magari ci ritroveremo il prossimo agosto, nel 2017, con un'ulteriore proroga – la quarta – che ci dirà: «la norma che ho fatto io, Renzi, nel 2014, la facciamo entrare in vigore dal 31 dicembre 2018».
  Se facciamo vedere questi decreti, dal 2014 ad oggi, a uno studente al primo anno di giurisprudenza, penserebbe sicuramente che si tratti di uno scherzo; in realtà è il Governo Renzi.
  E allora capite bene che io e tutti noi siamo certi che, come al solito, toccherà a questa Camera oppure all'altra, finché rimane in vita, porre rimedio ai pastrocchi del Governo e quindi sono certa che arriveranno degli emendamenti da parte del Partito Democratico per ovviare a queste disparità di trattamento e magari fare una proroga dedicata a tutti i magistrati che dovrebbero andare in pensione nell'anno 2017.
  Il punto è che noi e ci stiamo ponendo il problema della fonte, cioè questo modo barbaro di legiferare è secondo noi da incoscienti, è da incapaci, perché non si può prevedere, con qualche frase buttata in un decreto-legge, di mandare i magistrati in pensione a 70 anni, senza pensare alle conseguenze, senza – come avevo detto all'inizio – prevedere degli scaglionamenti adeguati, dei periodi transitori, per facilitare le assunzioni e i nuovi concorsi e per permettere quindi quel ricambio generazionale che sì, sarebbe bello ed è un obiettivo a cui magari tendiamo tutti, ma fatto in questo modo è da incapaci, semplicemente da incapaci.
  E non è un disegno di legge di conversione di un decreto che deve porre rimedio agli errori del Governo: gli errori sostanziali che commettete, li dovreste pensare e ripensare mille volte prima di varare un decreto-legge, non dopo.
  E allora, secondo noi, votare no a questa pregiudiziale significa fregarsene dei principi cardine della nostra Costituzione, ma in fondo è esattamente quello che avete già fatto con la vostra pseudoriforma costituzionale, quindi non ci aspettiamo di certo dei voti favorevoli a questa pregiudiziale, ma comunque è importante che rimangano agli atti tutte le violazioni degli articoli della Costituzione che voi fate ogni volta in cui emanato un decreto-legge scritto con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Sannicandro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Daniele Farina ed altri n. 4, di cui è cofirmatario.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente ed egregi colleghi, ancora una volta un decreto-legge. A luglio, al 14 luglio, dall'inizio della legislatura, i Governi avevano emanato 80 decreti-legge e assunto 153 decreti legislativi.
  I decreti legge quindi rappresentavano e rappresentano il 16,36 per cento della produzione normativa, i decreti legislativi il 31,22 per cento della produzione legislativa. Messi insieme, siamo quasi al 48 per cento della produzione normativa.
  Ora, se poi consideriamo lo spessore di questi decreti-legge, ci rendiamo conto che i commi dei decreti-legge coordinati contribuiscono nella misura del 47,01 per cento sulla grandezza complessiva delle leggi approvate nella legislatura; questo dà la misura esatta di come la Costituzione italiana non va riformata, va attuata, perché questi 80 decreti-legge – più l'attuale decreto legge n. 168, quindi siamo ad 81 oggi – sono privi delle condizioni previste dalla Costituzione italiana, che non sono soltanto quelle di urgenza, ma di straordinarietà.
  La materia che dobbiamo esaminare nei prossimi giorni: io mi limito soltanto alla questione di costituzionalità, non voglio entrare nel merito specifico, perché appunto altra è la sede, ma se noi andiamo a leggere appunto i titoli di questi Pag. 47undici articoli, vediamo che si tratta di materia che poteva tranquillamente essere trattata con un disegno di legge o con un progetto di legge.
  L'articolo 1: applicazione temporanea di magistrati dell'ufficio di massimario alle Sezioni della Corte di Cassazione, cioè con questo articolo si dà il potere, al primo presidente, di disporre diversamente del suo personale (sintetizzo velocemente e semplicisticamente).
  Con un altro articolo si stabilisce che i tirocini dei giovani si possono fare anche presso la Cassazione, mentre finora il tirocinio si poteva fare soltanto negli altri gradi di giurisdizione.
  Con un altro ancora: misure per accelerare la copertura degli uffici giudiziari, cioè misure (le sintetizzo) come 10 per cento di posti messi a concorso, riduzione del periodo di formazione dei magistrati, del tirocinio dei magistrati a 18 mesi e via discorrendo (devo purtroppo andare velocemente).
  Poi limitazioni alla mobilità del personale non dirigenziale, limiti di età per conferimento delle funzioni, come è stato ricordato dalla collega del MoVimento 5 Stelle poc'anzi, quindi proroga del trattamento in servizio di alcuni magistrati della Corte di Cassazione, lo stesso vale per i magistrati del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, nonché di alcuni avvocati dello Stato.
  Sintetizzo e tralascio gli altri articoli. Voglio sostanzialmente sottoporre alla vostra attenzione il fatto che si tratta di materia – come dire ? – sistemica attinente il problema giustizia, il pianeta giustizia e si tratta di un blocco di norme, non di singoli articoli, di singole norme che vengono prese in considerazione, cioè è materia che va dal pensionamento all'assegnazione di sedi, al mantenimento delle sedi, ai trasferimenti e via discorrendo, che è materia, ripeto, che riguarda molti aspetti del pianeta giustizia.
  Ora, come si fa ad intervenire su questa materia con un decreto-legge ? È tutta materia ben presente all'attenzione o dovrebbe essere ben presente all'attenzione del Governo e all'attenzione del Parlamento da sempre, tanto è vero che queste problematiche ricorrono ogni due o tre mesi in quest'Aula, sempre sotto forma di decreti-legge.
  Ma c’è di più: con questo decreto-legge, relativamente alla materia del processo amministrativo telematico, si viene a modificare, anzi ad abrogare addirittura un articolo del decreto-legge che abbiamo approvato a luglio, cioè durante le ferie ci hanno ripensato, durante le ferie gli uffici del Ministero ci hanno ripensato e quindi hanno pensato bene che forse avevano sbagliato. E qui, se mi consentite, c’è una norma, ripeto, che non modifica – questo è ricorrente – ma in questo caso toglie di mezzo una norma che abbiamo approvato esattamente a luglio di quest'anno.
  Ora ho elencato ed ho descritto il contenuto di questo decreto-legge proprio per evidenziare però non c’è nulla di straordinario, è tutta materia contemplata tranquillamente, che dovrebbe stare all'attenzione degli uffici del Ministero.
  Ma c’è ancora un'altra particolarità – scusate se torno un attimo indietro – c’è un'altra piccola particolarità curiosa: si scrive, in questo decreto, che quando a luglio abbiamo spostato nel tempo l'entrata in vigore del processo amministrativo telematico, abbiamo volontariamente o involontariamente determinato la necessità di un'ulteriore modifica del contenuto del DPCM n.90 del febbraio 2016, cioè tutta materia che poteva e doveva essere presente all'attenzione di chi scriveva leggi, decreti e regolamenti, se avesse avuto un minimo di perspicacia, un minimo di attenzione, un minimo di diligenza.
  Ora questo dà la dimensione, ripeto, dell'approssimazione e talvolta anche dalla sciatteria con cui si procede.
  Ma a me oggi preme cogliere l'occasione per ribadire che la Costituzione italiana non ha bisogno di essere riformata, ma di essere attuata, quindi è inutile cambiare, anche in questa materia, norme dell'attuale Costituzione, anche perché, se fosse sincera la necessità di riformare la Costituzione, si dovrebbe cominciare perlomeno da subito a dare il buon esempio, rispettando le norme che ci sono, perché Pag. 48questa norma, quella sul decreto-legge, la normativa sul decreto-legge, è ripetuta a piè pari nel nuovo testo costituzionale, con l'aggiunta poi di alcuni articoli, dell'introduzione di alcuni articoli che sono stati costruiti sulla base della giurisprudenza costituzionale cioè di quella giurisprudenza che ha stigmatizzato la violazione della Costituzione in materia di decreti-legge. Ma non c’è normativa che tenga se non c’è una classe politica che sia fedele ai principi e alle norme della Costituzione: ha voglia a cambiare ! D'altra parte l'indice della cattiva volontà, della mancanza di cultura e di sensibilità democratica da parte di questo Governo è dato da un'altra cosa cioè il decreto-legge come istituto viene mantenuto nella controriforma costituzionale ma poi ci si inventa un'altra cosa, ci si inventa la legislazione a data certa. Non soltanto c’è il decreto-legge ma il Governo dice: qualora io dovessi troppo abusarne al punto che non si potrà più procedere ad abusare dei decreti-legge voglio un'altra via di uscita per fare in fretta per cui si prevede nella controriforma costituzionale che il Governo possa dettare l'agenda del Parlamento fissando un termine fino a 80 giorni entro il quale il Parlamento deve obbedire. Il Parlamento può anche rigettare il provvedimento però entro quella data si deve pronunciare. Guardate che non è una norma originale, non è che Renzi si è inventato qualche cosa perché questa norma ha un suo precedente. È il precedente del 1926 allorquando con un regio decreto fu stabilito che il Capo del Governo, che all'epoca era il cavalier Benito Mussolini, potesse fare l'ordine del giorno della Camera per le materie ovviamente che lo riguardavano e a cui aveva interesse. Quindi non è una novità cioè non è che Renzi ha inventato niente: c’è un formidabile precedente del 1926. Quindi, benché il decreto-legge non sia stato mai emanato sui presupposti sanciti dall'articolo 77, nella controriforma della Costituzione comunque lo ribadiamo, lo rimettiamo. Poi, siccome lo scandalo ormai sta raggiungendo dimensioni come dire enormi ed è uno scandalo ormai biasimato da tutte le parti, anche dai giuristi meno sensibili a queste problematiche, allora si inventa la legislazione a data certa. Ora per questi motivi noi non possiamo, ripeto, tacere e non possiamo non denunziare che soprattutto su questa materia, come anche su molte altre, il Governo dovrebbe una volta tanto cercare di dare attuazione alla normativa costituzionale. Se le norme non sono di immediata applicazione non si può ricorre al decreto-legge. Quest'ultimo ha un senso, come insegnano nelle scuole, se c’è una calamità, se c’è un fatto eccezionale. Ripeto: eccezionale. Qui i colleghi dicono sempre «se c’è urgenza»: no, la Costituzione parla di casi straordinari perché le urgenze, come stiamo vedendo, ce le creiamo da soli. Nel caso della proroga del termine per l'entrata in vigore del processo amministrativo telematico, lo sapevamo da febbraio 2016 che, entro il 30 giugno 2016, il Governo o, meglio, gli uffici non avrebbero fatto in tempo a mettere su il regolamento nella sua completezza e allora aspettiamo il 30 giugno per fare un altro decreto-legge come fu fatto appunto all'epoca. Lo stesso decreto-legge che poi con questa norma noi andiamo anche in parte a modificare come ho già denunziato prima. Quindi per questo motivo, proprio per il rispetto dalla materia di cui stiamo parlando...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiudo velocemente. Proprio per il rispetto della materia della giustizia, essa non può essere trattata con tanta sciatteria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Cercherò di contenere il mio intervento nei limiti a me concessi e lo dividerò con riferimento all'argomento di cui trattiamo ripartendolo in tre problemi. Il primo problema è relativo alla scelta del decreto-legge. Penso che sia arrivato il Pag. 49momento di chiarirci le idee sulla scelta di questo strumento utilizzato dal Governo nei casi come quello che ci riguarda. Qual è il problema del decreto-legge ?
  Il decreto-legge viene utilizzato da questo Governo, come è stato utilizzato da altri Governi, perché purtroppo abbiamo un sistema parlamentare che, se volessimo seguirlo per quello che è l'iter di una normale legge, ci porterebbe a tempi biblici. Dunque poiché il Governo fa delle scelte e, con riferimento a tali scelte, indirizza tutto il suo percorso, se la giustizia è una scelta di fondo di questo Governo è chiaro che, quando interviene in questo settore – che sia una scelta delle strategie di questo Governo si deduce da quello che finora è stato fatto in questo settore, dalla riforma del processo civile alla riforma del processo penale, al sistema carcerario, al processo telematico nel processo amministrativo, alla depenalizzazione dei reati minori – siccome è una strategia ed è una scelta, allora allorquando il Governo deve intervenire in questa scelta che, come è stato detto da tutti, riguarda la ragionevole durata del processo, principio che poggia le sue basi su uno dei pilastri del nostro sistema ed interviene e influisce sul nostro PIL, allora è giusto che, nel momento in cui deve intervenire, il Governo deve farlo attraverso il decreto-legge perché, se segue un'altra strada, significa non portare a termine una scelta strategica del Governo che ora amministra il nostro Paese. Voglio sottolineare anche un altro aspetto a cui nessuno ha fatto riferimento fino a questo momento per chiarirlo una volta per tutte: che significa «necessità e urgenza» ? Perché la necessità e urgenza è contenuta nella dizione della Carta costituzionale ma significa, per quello che è l'interpretazione che se ne dà, che questa «necessità e urgenza» è una scelta di natura politica. Quindi voi, quando parlate di necessità e urgenza, dovete calare questi due sostantivi in quella che è la scelta politica operata dal Governo e dalla maggioranza in questo Paese. Quindi non è una scelta che ha requisiti oggettivi legati a un riferimento giudiziario o giurisprudenziale. Tant’è vero che la Corte costituzionale, quando interviene sul problema della necessità ed urgenza ed è intervenuta nel 2007 (quindi ultimamente perché prima non era mai intervenuta) che cosa fa ? Stabilisce che l'unico elemento di controllo che indica, a cui deve far riferimento il Governo nel momento in cui opera attraverso il decreto-legge è un aggettivo che si riferisce alla «necessità e urgenza»: deve essere evidente e non soltanto semplice. Quindi «evidente» significa che è una scelta politica legata a una strategia che porta il Governo a scegliere e ad operare in quella direzione. Quindi mi pare che, sulla base di questo, sulla base delle indicazioni del preambolo che fa il Governo indicando i motivi della scelta di necessità ed urgenza con riferimento al settore giustizia, sulla base di quello che è il primo controllo che opera il Presidente della Repubblica, mi pare che da questo punto di vista possiamo stare tranquilli una volta per tutte e dire che questa scelta è lecita.
  Gli altri due problemi riguardano la violazione della Carta costituzionale con riferimento all'attività del Consiglio superiore della magistratura. Guardate che il Consiglio superiore della magistratura in questo campo non c'entra perché non sono state invase le competenze previste dalla Carta costituzionale all'articolo 101 e seguenti. Infatti quella competenza attiene alla scelta dei posti occupati da quei soggetti che oggi dovrebbero avere la proroga: è una scelta che fa e ha fatto il Consiglio superiore della magistratura e quindi non vi è alcuna ingerenza. Se oggi il primo presidente della Cassazione è il dottor Canzio, questa è una scelta che ha fatto il Consiglio superiore e che il Parlamento assolutamente non mette in discussione. La scelta del Parlamento, della maggioranza e di tutto il Parlamento, è di prorogare questa età pensionabile quindi qualsiasi valutazione anche sulla violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione non ha senso perché qui si tratta solamente di intervenire sulla età pensionabile di alcuni soggetti che si trovano in quella situazione come già avvenuto per Pag. 50tanti dirigenti dello Stato. Ciò è possibile e non ha niente a che vedere con quella che è la platea che potrebbe avere interesse a quel provvedimento perché quello è un provvedimento che attiene solamente al prolungamento dell'età pensionabile, che è una situazione che non attiene certo alla valutazione della uniformità di comportamento rispetto a tutti i cittadini.
   Concludo dicendo una cosa: noi ci attiveremo e anzi preannuncio, come gruppo di Area Popolare, la presentazione di un ordine del giorno nel quale chiederemo al Governo che si impegni a gestire due concorsi per l'accesso in magistratura ad anno, proprio per coprire i posti vuoti. Quello sì che è un provvedimento concreto; ecco noi chiediamo questo proprio per gestire quella deficienza di posti, quella mancanza di posti, che oggi c’è in magistratura e che costringe il Governo nel caso di specie ad operare questo intervento che ha i caratteri sicuramente della legittimità e della importanza politica.
   Ecco perché preannuncio il voto della mia forza politica contro le pregiudiziali di costituzionalità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Paolo Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Nel valutare la tipologia del voto sulle pregiudiziali si hanno dei pro e dei contro. Forza Italia si asterrà su queste pregiudiziali perché nella valutazione dei pro e dei contro vi è una sorta di equilibrio che comporta comunque la fiducia che taluni passaggi di questo provvedimento potranno essere modificati. È evidente che un decreto-legge ad agosto ha dei precedenti pericolosi. Siamo sempre di fronte a scelte in qualche modo incontrollabili che non lasciano presagire una grande capacità di riflessione. Questo indubbiamente c’è perché non si tratta certamente di una materia caratterizzata da una urgenza evidente e soprattutto perché, per esempio in materia di procedimento amministrativo, soltanto con il decreto-legge 30 giugno 2016 n. 117, legge n. 161 sempre del 2016 si era già provveduto, quindi è evidente che quantomeno è certo che questo decreto-legge dimostra una incapacità di programmazione da parte del Governo perché, se bisogna intervenire – l'ho detto prima alla collega Sarti – ripetutamente su uno chassis normativo che doveva avere un suo trend e invece non è stato capace di esprimerlo, è evidente che qualche cosa nella capacità programmatica del Governo non ha funzionato.
   Noi non siamo affatto contrari agli interventi in corso d'opera, che diano maggiore efficienza alla giustizia e probabilmente questo tipo di provvedimento, con riferimento alla proroga di taluni incarichi, può cogliere nel segno dell'efficienza, della valutazione del carico e di valutazioni di merito che appartengono a situazioni procedimentali. Ciò che non va bene è l'uso certamente del decreto-legge, ciò che non va bene è aver fatto un così clamoroso passo indietro rispetto a quello che erano state le previsioni. Questo dimostra una mancanza di capacità da parte del Governo, una incapacità di fare sistema, un difetto nel giudizio prognostico, ma soprattutto – ed è la norma di cui io mi voglio occupare più dettagliatamente – mi stupisce l'articolo 3, laddove si fa riferimento alla proroga (vogliamo chiamarla così), al mutamento del termine per il trasferimento di magistrati da un ufficio all'altro, dai tre ai quattro anni. Qui bisogna essere chiari e bisogna essere netti. Si può anche discutere sui tre o i quattro anni ma è evidente un dato: che, se un magistrato ha maturato il periodo di tre anni, quello è un periodo che gli dà diritto al trasferimento, cioè non si può intervenire su un diritto quesito con un provvedimento postumo, come se si volesse in qualche modo prorogare un termine scaduto per privare il soggetto che ha acquisito il diritto in base ad una legge vigente del titolo per spostarsi da un ufficio all'altro. Se così si operasse, noi saremmo di fronte ad un chiarissimo vulnus di carattere proprio evidente; un diritto acquisito viene modificato, il soggetto Pag. 51viene privato di quel diritto sulla scorta di un provvedimento postumo, cioè si modificano le regole del gioco successivamente al consolidamento del diritto. A me sembra che questo sia un dato assolutamente inoppugnabile e se quel termine può valere per chi non ha ancora maturato quel diritto, non può certamente valere per chi quel diritto ha già indubitabilmente maturato.
  Altrimenti, siamo di fronte veramente alla incapacità di esprimere – come posso dire – normativamente una coerenza ed un'ortodossia e quindi direi che tutto diventa consentito nell'ambito della randomizzazione dei principi, almeno quelli fondanti il modo di legiferare e i diritti. Non vale sostenere che tempus regit actum perché si tratta di andare ad intaccare un diritto che già si è consolidato.
  Come anche mi sembra che meritino una particolare riflessione – ma lo vedremo in corso d'opera – le modifiche al processo amministrativo, come è stato puntualmente riferito da talune associazioni, ma anche di questo discuteremo.
   Presidente, il nostro voto di astensione è un voto di fiducia nella capacità di modificare questo provvedimento in modo più adeguato a quelle che sono le esigenze della giustizia e se si poteva e si doveva probabilmente procedere ad alcuni aggiustamenti non lo si doveva fare con decreto-legge e certamente la discussione consentirà un approccio più meditato, più consono e più incline a valutare, una volta tanto non in modo affrettato, i problemi della giustizia. Forza Italia si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe Berretta. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BERRETTA. Grazie, Presidente. Ancora una volta, discutiamo di questioni pregiudiziali di costituzionalità che tali sono solo in apparenza. Esse infatti sono divenute uno strumento di critica delle scelte legislative operate dal Governo in sede di decretazione e non di verifica parlamentare della costituzionalità delle norme. Per tale ragione, Presidente, mi soffermerò rapidamente sui profili di presunta incostituzionalità sollevati, la cui strumentalità è evidente, strumentalità – se mi permette – ancor più evidente ove si consideri che i partiti che lamentano l'abuso della decretazione d'urgenza (5 Stelle, Lega Nord, e Sinistra Italiana) sono i medesimi che si oppongono alle riforme costituzionali che, se attuate, tra l'altro determinerebbero una drastica riduzione dell'utilizzo dei decreti-legge.
   Oggi però dobbiamo valutare a Costituzione vigente. In particolare, nelle quattro questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, si afferma una presunta eterogeneità e disomogeneità del decreto, la carenza del requisito dell'urgenza, la violazione delle norme costituzionali poste a garanzia dell'autonomia e indipendenza della magistratura. In realtà, il decreto reca diverse norme unificate dalla finalità di dare risposte immediate ai problemi gravi della giurisdizione ordinaria, amministrativa e contabile ed infatti gli organi della giustizia amministrativa devono misurarsi con le innovazioni del processo amministrativo telematico, la giurisdizione contabile con il nuovo codice del processo contabile, la Corte di Cassazione con l'emergenza dell'arretrato e dell'eccessiva durata dei procedimenti. In particolare, la Corte di Cassazione versa in uno stato di profonda crisi di funzionamento perché è gravata da un numero impressionante di ricorsi (sono più di 80.000 i ricorsi civili e penali che vengono iscritti ciascun anno), che le impedisce di svolgere a pieno la funzione nomofilattica che le competerebbe. All'inizio del 2016 i procedimenti civili pendenti erano oltre 105.000; tale ammontare della pendenza risulta essere il valore più elevato in assoluto in serie lunga, solamente nel 2006 e nel 2007 si sono superati questi numeri. L'emergenza pertanto è di assoluta evidenza e il Governo giustamente ha ritenuto di affrontarla senza indebolire e rendere discontinua la direzione delle varie articolazioni della Corte. Non solo, ma la Corte è stata potenziata con l'applicazione dei magistrati Pag. 52e del massimario alle funzioni giurisdizionali di legittimità, oltre che con l'apporto dei tirocinanti. Come è evidente non si ravvisa alcuna eterogeneità delle disposizioni del testo, essendo il provvedimento rispettoso dei requisiti previsti dalla Corte costituzionale sulla base della sentenza 25 febbraio 2014 n. 32. Va ricordato, ad ulteriore conferma della legittimità costituzionale del decreto, che la stessa Corte costituzionale ha tenuto a ribadire da ultimo, con la sentenza n. 22 del 2012, come la intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge sia deducibile non solo dal punto di vista oggettivo e materiale, ma anche da quello funzionale e finalistico. In merito all'urgenza, anche su tale profilo non sussiste dubbio alcuno sulla correttezza costituzionale delle norme, attesa l'indifferibilità delle misure in esso contenute, volte a dare immediata risposta ad alcuni problemi della giustizia italiana. Intervenire sulla giustizia assume carattere di urgenza e di straordinarietà non solo per il danno economico e reputazionale che l'attuale condizione causa al nostro Paese ma anche perché un sistema giustizia inefficiente contrasta palesemente sia con l'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che con l'articolo 111 della nostra Carta costituzionale e costa ogni anno all'Italia svariati milioni di risarcimenti. Infine, per quanto concerne le norme in tema di trattenimento in servizio di magistrati della Suprema Corte di Cassazione, della Corte dei conti e del Consiglio di Stato, come si legge nella relazione tecnica esse sono necessarie per assicurare la funzionalità di tali corti. Da tale possibilità di prosecuzione dell'attività lavorativa per un limitato periodo di tempo non si comprende quale vulnus dovrebbe derivare all'autonomia della magistratura e in cosa consiste la presunta lesione delle prerogative del suo organo di autogoverno. Per tutte queste ragioni, alla luce dell'insussistenza di profili di illegittimità costituzionale, voteremo convintamente contro le questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, componenti del Governo, al di là del merito di questo provvedimento, che ci piomba in maniera improvvisa dal Governo subito dopo la ripresa dalla pausa estiva, noi rileviamo come ancora una volta su tematiche importanti, su tematiche organizzative della giustizia, tema di per sé delicato che meriterebbe una discussione prolungata e soprattutto approfondita da parte del Parlamento, il Governo si rifugia dietro una decretazione d'urgenza. Al di là del merito, è evidente che questa norma, così come si propone al nostro Parlamento, viola la Costituzione perché non ci sono chiaramente, come in sé il provvedimento dimostra, le caratteristiche di straordinaria necessità e urgenza che sono il presupposto dell'emanazione dei decreti-legge. Devo dire che, a beneficio di questo Governo – e lo dico anche in maniera ironica – gli ultimi Governi da sempre stanno ricorrendo a un abuso della decretazione d'urgenza, ma almeno prima avevano il buon gusto di fingere che questo potesse in qualche maniera essere collegato a una situazione straordinaria di necessità ed urgenza, invece in questo caso il Governo non si preoccupa neanche di camuffare la realtà giuridica, è così sfacciato che propone, anche nella sua veste normativa così come nella presentazione del provvedimento, una chiara evidenza di essere di fronte a un atto che non è urgente e non ha caratteri di straordinarietà. Ecco che, al di là della nostra azione, noi voteremo convintamente «no» su questo provvedimento e «sì» chiaramente a tutte le questioni pregiudiziali, riteniamo che il Ministro Orlando debba anche continuare con una tradizione diversa e cercare di essere anche lui serio in questo Governo perché non è pensabile che su provvedimenti di carattere organizzativo, su provvedimenti di carattere ordinamentale della giustizia si possa ricorrere così impunemente alla decretazione d'urgenza. Non entro nel merito specifico dei provvedimenti che di per Pag. 53sé dimostrano in maniera lampante lo scivolone del Governo, teniamo ancora una volta a dimostrare che il Governo sta sbagliando completamente, è un Governo che non è passato dalla legittimazione popolare, non è stato eletto, nasce in maniera rocambolesca e purtroppo in materia di giustizia sta agendo soprattutto nell'ultimo periodo con una prepotenza assolutamente inaudita e intollerabile.
  Fratelli d'Italia lo denuncia con chiarezza e oggi lo dimostrerà concretamente con il suo voto.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Molteni ed altri n. 1, Palese ed altri n. 2, Sarti ed altri n. 3 e Daniele Farina ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 (A.C. 3973); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016 (A.C. 3974-A) (ore 17,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 3973 e 3974-A: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016.
  Ricordo che nella seduta del 12 settembre si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 3973)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015.
  Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Pag. 54

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).
  Passiamo all'esame dell'articolo 5 con gli annessi allegati n. 1 e 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

  Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

  Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).
  Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).
  Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).
  Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 3973), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

  PRESIDENTE. Non essendoci iscritti a parlare per dichiarazioni di voto finale, passiamo alla votazione finale.

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(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3973)

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3973:
  «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (vedi votazione n. 12).

(Esame degli articoli – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016.
  La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3974-A), che è in distribuzione.
  Avverto che non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione e riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente. Avverto, inoltre, che il Governo ha presentato l'emendamento Tab. 11.100, che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3974-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DARIO PARRINI, Relatore. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti, ad eccezione del Tab. 11.100 del Governo, sul quale il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Tab. 2.1.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.1 Colonnese, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.2 Lorefice, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.3 Di Vita, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.4 Nesci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 56
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.5 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.6 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.7 Daga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.8 Terzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.9 Zolezzi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.10 De Rosa. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.11 Dell'Orco. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 8.1 Guidesi. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 8.2 Guidesi. I pareri sono contrari.Pag. 57
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 8.3 Guidesi. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 9.1 Dell'Orco. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 9.2 Dell'Orco. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 11.100 del Governo. I pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 14.1 Mantero. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 14.2 Grillo. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 14.3 Lorefice su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

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(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3974-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3974-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3974-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere della Commissione.

  DARIO PARRINI, Relatore. I pareri sono tutti contrari.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il parere è conforme a quello del relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Marcon, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Marcon, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Marcon, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Melilla, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Pag. 59

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Duranti, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Melilla, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Duranti, con i pareri contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3974-A). Chiederei al Viceministro Morando di esprimere i pareri.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, signora Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/1 Mongiello il parere è favorevole; sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/2 Lorefice il parere è favorevole a condizione che i proponenti accettino di modificare la parte dispositiva, scrivendo: in sede di predisposizione della legge non «di stabilità» ma «di bilancio per il 2017-2019» perché la legge di stabilità non ci sarà più a partire dal 2017.

  PRESIDENTE. Lo abbiamo già corretto, credo, questo, Viceministro...

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Vorrei insistere sul fatto che ci deve essere «2017-2019», grazie.

  PRESIDENTE. Sì, d'accordo.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. A queste condizioni il parere è favorevole. La stessa condizione è per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/3 Silvia Giordano; la stessa per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/4 Di Vita sempre in funzione di un parere favorevole; la stessa è per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/5 Grillo. Sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/6 Busin il parere è favorevole; sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/7 Guidesi il parere è favorevole; sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/8 Molteni il parere è contrario e per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/9 Crippa il parere è contrario.

  PRESIDENTE. D'accordo. Quindi la versione aggiornata è come da lei specificato. A questo punto il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/1 Mongiello: andiamo avanti. Il parere è favorevole, considerato che la riformulazione era già stata fatta, per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/2 Lorefice; il parere è favorevole per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/3 Silvia Giordano; per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/4 Di Vita; per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/5 Grillo; parere favorevole Pag. 60per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/6 Busin; parere favorevole per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/7 Guidesi; parere contrario per l'ordine del giorno n. 9/3974-A/8 Molteni. Volete porlo in votazione ?
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/8 Molteni.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

  Sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/9 Crippa il parere è contrario: volete porlo in votazione ? Deputato Crippa, vuole porlo in votazione ? No, vuole parlare prima. Prego, deputato, non l'avevo vista: non è che non le do il diritto di parola.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Mi sembra una richiesta alquanto legittima che un Governo non debba finanziare le campagne politiche di membri di altri Paesi all'interno di questo globo terrestre perché noi abbiamo riportato un caso con il quale l'allora Ministro dell'ambiente Corrado Clini e, prima ancora, lo stesso Clini in qualità di direttore generale, aveva stanziato una cifra di 20 mila dollari per la Fondazione Clinton. A noi sembra quantomeno inopportuno che un Governo decida di stabilire di finanziare la politica di altri Paesi. Vedere un parere contrario mi fa pensare che questo sia un modus operandi con cui anche gli altri Paesi finanziano il nostro Paese, le nostre campagne elettorali e quindi sia una merce di scambio, guardando anche alle dichiarazioni di oggi dell'ambasciatore USA in Italia. Credo sia veramente inammissibile poter pensare di sottrarre risorse pubbliche per finanziare fondazioni politiche di altri Paesi. Se abbiamo così tante risorse non capiamo come mai ogni volta siamo qua a cercare di tirare la coperta. A nostro avviso questi soldi sono soldi regalati inutilmente e con una inopportunità politica di elevata significatività. Noi chiediamo veramente di porre un freno e uno stop, cioè di evitare di finanziare fondazioni politiche in altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3974-A/9 Crippa, con il parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, se noi prendiamo a riferimento i consuntivi dei conti economici della pubblica amministrazione del 2015, parametro ovviamente aggregato di riferimento per la finanza pubblica, ci rendiamo perfettamente conto che il prodotto interno lordo ha superato i 1.600 miliardi di euro, ovviamente quello nominale, mentre quello reale è dello 0,8 per cento, un parametro in linea con quelle che erano poi le considerazioni e quindi anche le linee definite all'interno del DEF. Se a questo aggiungiamo che ovviamente vi è una crescita dello 0,5 per cento, crescita che riguarda i consumi, ci rendiamo conto che il Paese è in ripresa. Questi sono anche elementi che ci fanno ben sperare per il futuro, naturalmente se non vi saranno condizioni negative da un punto di vista geopolitico e di economia globale e se non vi saranno incertezze all'interno dell'Europa. Certo, io credo che si potesse Pag. 61fare di più, sono profondamente convinto che vi è la necessità di investire, di investire soprattutto in infrastrutture, come sono profondamente convinto di alcune considerazioni che faceva, qualche tempo fa, il Viceministro Morando, cioè su quali erano le nostre difficoltà rispetto alla crescita, e credo che bisogna guardare con attenzione e quindi fare in modo che si intervenga con determinazione su quelli che sono i costi per quanto riguarda sia il lavoro sia le imprese – vado a terminare, signora Presidente – perché si pagano molte tasse. Come credo anche che sia importante quello che si è firmato qualche giorno fa: mi riferisco al Patto per il Mezzogiorno, ma credo che sia ancora poco, credo che ci sia la necessità ancora di investire nel Mezzogiorno – e con questo concludo – perché la gente del Mezzogiorno ricominci ad acquistare certezza, fiducia e si incominci a recuperare quel gap – chiudo – tra il nord e il centro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Tenterò in tre minuti, in maniera molto flash, di motivare il «no» da parte della componente Conservatori e Riformisti, «no» al rendiconto 2015, in considerazione del fatto che il debito pubblico aumenta, la ripresa e la crescita sono pressoché inesistenti in riferimento a quelli che sono i dati confermati anche dal rendiconto. È fin troppo evidente che ci sono anche cause esterne, ma io mi riferisco in particolare alla pochezza dell'efficacia delle politiche di bilancio e delle politiche economiche da parte del Governo, visti gli scarsi risultati.
   Per quello che riguarda, invece, il problema dell'assestamento 2016, è inutile che noi giriamo intorno al problema. L'assestamento non risolve, né tenta di risolvere ancora la principale preoccupazione delle casse dello Stato, la principale preoccupazione degli italiani. Il bilancio per il 2016 è costruito prevedendo, signora Presidente, una crescita del PIL dell'1,2 per cento. Purtroppo, c’è questo dato. Noi abbiamo anche sostenuto che era fortemente ottimistico al momento dell'approvazione e della previsione di questa stima, purtroppo sarà di difficile realizzazione. Adesso siamo intorno allo 0,8 per cento e speriamo che questa percentuale non scenda ulteriormente. Questo significa che bisogna fare un aggiustamento di 10 miliardi di euro in diminuzione e, ove non si dovesse procedere, è fin troppo evidente che si aggiungeranno al debito pubblico, così aumentiamo e tiriamo fuori record su record. C’è stata pochissima efficacia di tutto quello che riguarda le misure della spending review e qui occorrerebbe veramente aprire un dibattito all'interno delle Commissioni e soprattutto all'interno di quest'Aula per avere una verifica che parta dal Governo Monti a seguire, cioè se quanto viene stabilito dalle norme, in occasione soprattutto delle leggi di stabilità, in termini di riduzione di spesa, poi si realizza e in che misura si realizza perché ci sono alcune misure di riduzione di spesa che addirittura vengono completamente eluse, soprattutto quando si tratta di misure di contenimento la cui attuazione è demandata agli enti territoriali, che proprio non hanno la minima idea di ridurre in riferimento a tutto questo.
  Poi c’è il problema chiaramente della fiscalità; qui è inutile girare intorno al problema: noi abbiamo una fiscalità – come è noto – diretta e anche quella delle tasse locali e regionali che è sempre, anche quella, diretta, anche se di diversa emanazione, che sono in continuo aumento e fuori controllo, soprattutto quella addizionale della regione. In particolare, in questo senso, c’è quella indiretta e mi riferisco soprattutto alla parte della gestione pubblica rispetto alla situazione dei servizi e dei servizi a domanda individuale. Sono in continua crescita i costi che sono a carico dei cittadini rispetto a quello che riguarda soprattutto i servizi a domanda individuale, che riguardano mense scolastiche, che riguardano il problema della raccolta, dello smaltimento e spazzamento dei rifiuti e quindi non c’è un aumento solo della tassazione centrale con queste riduzioni Pag. 62fantomatiche, c’è anche un aumento spaventoso continuo e incessante di tutte queste tasse indirette che sono a carico dei cittadini.
   Per questo motivo noi riteniamo di avere un atteggiamento negativo e un conseguente voto contrario, sia per quello che riguarda il rendiconto, sia per quello che riguarda l'assestamento per il 2016.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, esprimo il voto favorevole dei deputati di Democrazia Solidale-Centro Democratico su questi strumenti di bilancio. Abbiamo esaminato il Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato comprensivo dei rendiconti dell'amministrazione delle aziende autonome 2015. Esso rappresenta la fotografia del bilancio dello Stato di un Paese impegnato a riprendere un difficile percorso di ripresa dello sviluppo. Per questo, non suscita grandi entusiasmi, né può suscitare grandi distinzioni, tant’è che la discussione – abbiamo visto sui grandi giornali in questi giorni – ruota ancora su come si valutano talune cifre di spesa, di 80 euro, piuttosto che di riduzione delle imposte e su quello c’è tutto un capitolo che tende – ovviamente sono gli oppositori – a sminuire che quella decisione sia riferibile a una riduzione delle imposte, e come tale è, e ad emergere il fatto che si tratti invece di una nuova spesa, oppure come si è realizzata la spending review, ma resta la foto ad un tempo delle nostre difficoltà e delle nostre potenzialità, delle possibilità o delle opportunità che abbiamo di fronte. Più inserito nel percorso che la nostra economia sta attraversando è l'assestamento del bilancio 2016, un istituto previsto per consentire in corso d'opera, a metà esercizio o giù di lì, un aggiornamento degli stanziamenti di bilancio anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertati sul rendiconto 2015. Ovviamente questo strumento, in una situazione come quella che stiamo attraversando, si presta in maniera molto modesta a degli aggiustamenti profondi. Siamo a poche settimane dalla presentazione della nuova legge di bilancio 2017-2019 e non si può quindi non considerare l'assestamento 2016, ma soprattutto la legge di bilancio 2017-2019, che è in via di preparazione, nel quadro dell'andamento dell'economia mondiale, in evidente frenata, e minacciata dal perdurare delle tensioni terroristiche, da un lato, dalla crisi biblica dei processi migratori, dagli esiti della Brexit e – perché no ? – dai cicli elettorali che sono in corso in diversi Paesi a cominciare dagli Stati Uniti. Queste vicende hanno avuto oggettivamente un impatto negativo sulla crescita dell'economia italiana, ma interpellano soprattutto il futuro dell'Unione europea che ha bisogno di essere rilanciata politicamente, legando il suo tragitto istituzionale a crescita e occupazione. Ma senza investimenti non ci sarà occupazione e non ci sarà futuro. Questo è il senso profondo della nostra presenza in Europa: recuperare lo spirito e i valori del migliore europeismo e tradurlo nel mutato quadro interno e internazionale. Ovviamente noi ci auguriamo, sostenendolo, che il Governo, con una nuova legge di bilancio, sappia avanzare una proposta in linea con le aspettative, che sono molto profonde, di sviluppo del Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signora Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, le approvazioni del Rendiconto generale dello Stato per il 2015 e dell'assestamento per l'esercizio 2016 sono passaggi di grande rilevanza nel ciclo di bilancio, passaggi attraverso i quali vengono presentati alle Camere i risultati definitivi della gestione economica e finanziaria dell'anno passato e gli aggiustamenti richiesti nelle previsioni per l'anno in corso. Questi documenti sono perciò la fotografia finale dei risultati delle scelte di politica economica la cui analisi ci permette di fare il punto sull'azione governativa. Pag. 63Dall'analisi, per quanto sommaria, dei saldi di bilancio dello Stato per il 2015 si evince in prima battuta un complessivo miglioramento rispetto alle previsioni definitive e per la maggior parte dei parametri, anche rispetto ai risultati consuntivi del 2014. Sottolineo anzitutto un dato di importanza rilevante: nel 2015 il PIL è aumentato dell'1,5 per cento in termini nominali e dello 0,8 in termini reali; dopo tre anni di decrescita – meno 2,8 nel 2012, meno 1,7 nel 2013, meno 0,3 nel 2014 – ritorniamo finalmente in territorio positivo. Un risultato importante che è legato alle previsioni di crescita recate dal DEF del 2016 sia per l'anno in corso che per gli anni successivi e che ci conferma che la fase negativa è ormai conclusa. Il Paese cresce lentamente ma cresce, nonostante tutte le difficoltà internazionali. Nel Rendiconto 2015 due indicatori significativi: il saldo netto da finanziare è pari a 41,5 miliardi ed il ricorso al mercato è per 257 miliardi. Sono valori nettamente migliorativi rispetto alle previsioni iniziali e a quelle assestate, oltre ad essere più favorevoli rispetto ai risultati del 2014, risultando, oltre al resto, nettamente al di sotto dei tetti massimi stabiliti dalla legge di stabilità per il 2015. Risultati positivi che, costituendo una componente fondamentale del conto delle amministrazioni pubbliche utilizzato come esclusivo quadro di riferimento per la verifica del rispetto dei vincoli europei, ci hanno permesso di chiudere il 2015 con un rapporto debito/PIL pari al 2,6 per cento, risultato decisamente migliore rispetto al triennio precedente, che pure aveva visto l'indebitamento posizionarsi costantemente intorno al limite del 3 per cento. È un risultato significativo che molti Paesi europei non sono riusciti a raggiungere, solo per fare qualche esempio, la Spagna con un deficit del 4,5, la Francia con il 4,1, la Finlandia che registra un dato intorno al 3,5, oltre al Portogallo e alla Grecia, sono ben al di sopra dei limiti fissati dalla governance europea. La politica economica messa in campo dal Governo dimostra quindi di funzionare, di dare risultati positivi per quanto ancora quantitativamente modesti, anche se certamente i problemi da risolvere restano ancora molti, ad iniziare da un debito pubblico importante che, nonostante i tanti sforzi compiuti, si continua a far fatica a ridurre. La legge di stabilità per il 2015, i cui effetti sono ricompresi nel Rendiconto dello Stato che oggi analizziamo, così come anche quella relativa al 2016, hanno costituito dei tasselli di fondamentale importanza nell'ambito dell'azione organica complessiva che il Governo deve attuare per sostenere la ripresa economica. La strategia è stata quella di favorire la crescita e l'occupazione, realizzando riforme strutturali ormai non più posticipabili, favorendo la propensione al consumo di imprese e famiglie, rilanciando gli investimenti e riducendo la tassazione, il tutto senza dimenticare chi da solo non ce la fa, i più deboli. Il 2015, così come il 2016, ha visto gli effetti di una serie di provvedimenti che hanno privilegiato lo sviluppo, la ripresa economica e l'occupazione. Ne voglio ricordare solo qualcuno: la riduzione dell'IRAP a carico dell'impresa innanzitutto, con l'esclusione dalla base imponibile del costo del lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato, che ha segnato un passo importante nel processo di alleggerimento del cuneo fiscale; gli sgravi contributivi relativi alle nuove assunzioni riconfermati nell'anno successivo, seppure per importi più limitati hanno costituito, insieme con le novità introdotte dal Jobs Act, una spinta per la nuova occupazione.
  È proprio di ieri la rilevazione dell'Istat che certifica 439 mila occupati in più nel periodo luglio 2015 – luglio 2016. Le molte misure finalizzate a stimolare gli investimenti e le innovazioni aziendali, il rifinanziamento della legge Sabatini, il credito di imposta per spese di ricerca e sviluppo, il nuovo regime di patent box hanno promosso e sostenuto la crescita delle nostre aziende perché il reddito, prima di essere redistribuito, deve essere creato. Ma la spinta che il Governo ha voluto imprimere al Paese non ha riguardato solo il settore economico: la legge delega per la riforma della pubblica amministrazione e la riforma della scuola, il Pag. 64decreto sulle banche popolari, il nuovo codice degli appalti pubblici, il disegno di legge sulla green economy e molto altro ci hanno dimostrato la volontà di questo Governo di voler riportare il nostro Paese ad occupare il posto che merita, una spinta che è continuata anche nel 2016 con una manovra fortemente espansiva, grazie anche alla flessibilità europea, per dare risposte forti e concrete alle necessità segnalate dal Paese, che chiede lavoro, sicurezza, minore pressione fiscale per le famiglie e le imprese, per sostenere consumi ed investimenti. E le risposte sono arrivate precise e definite e si chiamano: rinnovo degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, tassazione agevolata del salario di produttività, eliminazione della TASI sulla prima casa, regimi forfettari di favore per start-up e professionisti, maxi ammortamenti, nuove assunzioni e bonus di 80 euro mensili per le forze dell'ordine, l'allargamento della no tax area per i pensionati e i più deboli. Ma fra tutti questi provvedimenti ce n’è uno che voglio sottolineare in particolare: nel 2016 questo Governo ha messo sul tavolo oltre 1 miliardo di euro per combattere le nuove povertà e continuerà a farlo con ulteriori e cospicue risorse nel prossimo anno, con l'introduzione del reddito di inclusione, l'intervento più importante mai varato in Italia contro la povertà assoluta, una cifra mai stanziata prima, uno sforzo forte come richiede la drammaticità di una situazione che vede oltre un milione e mezzo di famiglie italiane prive dei beni e dei servizi di prima necessità. Per concludere, nel Rendiconto dello Stato per il 2015 che oggi approviamo in via definitiva e nel bilancio 2016 relativo al quale voteremo la delibera di assestamento troviamo come filo conduttore le stesse ragioni che tre anni fa spinsero molti di noi a impegnarsi in politica: il coraggio delle riforme, la volontà di rialzare la testa, il desiderio di essere al fianco di chi è rimasto indietro, l'ambizione di vivere in un Paese giusto, dinamico e innovato. Siamo convinti di essere sulla strada giusta e continueremo a spronare ed incalzare il Governo sulla strada intrapresa dell'ammodernamento, delle riforme e dell'equità, perché vogliamo che il nostro Paese torni a essere una terra di opportunità e di prosperità. Per raggiungere questo risultato sono tre le azioni che ritengo dovrebbero essere messe in campo. Una rivisitazione del Jobs Act: per quanto questa riforma abbia introdotto importanti novità, il mondo del lavoro presenta ancora troppe rigidità. Il Jobs Act è una riforma con il freno a mano tirato secondo il mio punto di vista, non di largo respiro; serve più flessibilità, prevedendo soprattutto forme contrattuali a tempo determinato per i giovani. Maggiore attenzione all'economia reale, alle imprese, al commercio e all'artigianato. Sosteniamo il ritorno in Italia di produzioni delocalizzate, favoriamo nuovi insediamenti produttivi anche esteri. La crescita del Paese deve fondarsi sull'aumento del PIL, non su elargizioni fini a sé stesse finanziate dall'aumento del deficit. Procediamo finalmente ad una più importante azione di riduzione della spesa improduttiva, ci sono ampi margini di azione su questo fronte. Per tutti questi motivi, Scelta Civica voterà a favore del provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signora Presidente, sarò breve perché credo che i discorsi che si sono fatti e gli interventi che si sono svolti oggi siano un po’ una ripetizione rispetto a ciò che è già stato di ogni singolo provvedimento di bilancio in materia economica che arriva in Aula; noi affrontiamo la questione con un tifo spietato da parte della maggioranza rispetto agli annunci ed alle promesse del Presidente del Consiglio. Ma, ancora una volta, oggi i numeri ci dicono che sono numeri e i numeri non possono essere smentiti, tanto che oggi il Ministro dell'economia in una dichiarazione, coincidente alla nostra valutazione sul rendiconto e sull'assestamento, ci dice che il Governo rivedrà in negativo le stime rispetto agli obiettivi che si era prefissato. Le rivedrà al ribasso Pag. 65ovviamente, perché i dati della disoccupazione sono lì da vedere, il dato del debito pubblico è lì da vedere, il dato del mancato taglio della spesa pubblica è lì da vedere, il dato della povertà è lì da vedere e la non crescita – cioè il mancato obiettivo del prodotto interno lordo –, che oggi è lì da vedere, viene confermata dal Ministro dell'economia.
  Annunci, promesse e ottimismo di sicuro non aiutano la crescita. Non è che si fa crescita con le conferenze stampa o con gli annunci del Presidente del Consiglio e noi tutti gli anni a metà anno ci troviamo qui a cancellare quelle parole che vengono puntualmente smentite dai dati. Si è parlato qui di investimenti; ma che tipo di investimenti sono stati fatti ? È logico – e credo che sia condiviso da tutti – che la crescita la si fa anche grazie agli investimenti. Ma quali sono gli investimenti di questo Governo ? Abbiamo provato oggi anche a fermare e a bloccare tutto lo stanziamento fatto – 4 miliardi e mezzo di euro per quest'anno – sul business dell'immigrazione clandestina, stanziamento che va avanti e mi spiace che il MoVimento 5 Stelle oggi non abbia con noi condiviso la cancellazione di quel capitolo di spesa.
  Si è parlato, addirittura, e si parla di una richiesta di danni all'amministrazione comunale di Roma per la mancata partecipazione alla concorrenza – chiamiamola così – sulla candidatura delle Olimpiadi del 2024, ma nessuno qui dentro parla e discute di ciò che invece è già stato speso per quella candidatura, di chi ha fatto eventi per quella candidatura non essendo sicuro nemmeno che quella candidatura ci sia. Allora, noi chiederemo conto di quei soldi spesi nel caso in cui l'amministrazione comunale di Roma – e ce lo auguriamo – mantenga la promessa di campagna elettorale.
  Una crescita completamente assente: è strano notare come quanto i dati negativi da parte del Governo dipendano – i dati negativi economici del Governo e di questo Paese – dallo stato dell'economia mondiale, stato dell'economia mondiale che viene interpretato tutte le volte a seconda di quanto serve politicamente. Ma allora prendiamoli i dati degli altri Paesi, degli altri Paesi europei: la disoccupazione giovanile è la metà negli altri Paesi; sono Paesi che crescono il doppio e il triplo rispetto al nostro. Ve ne sono alcuni, addirittura, che senza il Governo crescono più del nostro Paese. Allora, qui probabilmente manca una seria politica economica, perché noi non abbiamo ancora capito quale sia la politica economica di questo Governo. Solo che la situazione dell'economia reale è quella che poi vediamo sui territori; è quella dove i giovani non hanno un futuro, non riescono nemmeno a valutare un'offerta di lavoro perché quell'offerta di lavoro manca. C’è gente di cinquant'anni che fa la fame perché la propria azienda ha chiuso. Ci sono addirittura – ed ho sentito nominare la Brexit – i dati dell'Inghilterra rispetto all'uscita, alla paventata uscita dall'Unione europea. È un Paese che cresce, che cresce tantissimo. Allora, c’è qualcosa che non va e nel qualcosa che non va c’è l'interpretazione sicuramente politica che viene data ai dati, ma questo conferma un distacco totale da parte della maggioranza rispetto alla situazione reale e a quella dei territori.
  Allora, concludo esprimendo ovviamente il nostro voto negativo, ma altresì sperando che in quest'Aula finalmente, prima o poi, ci sia un dibattito serio sullo stato reale a livello economico e sociale del Paese, dibattito che viene eluso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18,40).

  GUIDO GUIDESI. L'augurio, che purtroppo sappiamo che sarà sicuramente disatteso, è quello che non venga utilizzata la legge di bilancio per la campagna elettorale e referendaria, perché se così sarà gli unici che non ne gioveranno saranno i nostri figli che prima o poi dovranno pagare tutti i danni che questo Governo sta combinando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Pag. 66

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Cercherò di contenermi e di non utilizzare dieci minuti. D'altro canto, il rendiconto e l'assestamento sono considerati spesso da noi parlamentari, dal Parlamento, un passaggio più tecnico, più una presa d'atto che è un passaggio politico. Questo secondo me è vero solo in parte, perché innanzitutto l'assestamento formalmente e teoricamente potrebbe essere una vera e propria manovra di bilancio, cosa che è nelle possibilità a legge attuale per il famoso principio della cosiddetta «flessibilità di bilancio». Questo non è stato negli ultimi anni per gli assestamenti fatti da questo Governo che ha cercato, invece, di adeguarsi alla sopravvenienza del conto dei residui e a quello che era il ciclo economico.
  Ebbene, comunque, un passaggio sull'assestamento importante e da valutare c’è, che è quello, appunto, della presa d'atto delle variazioni del ciclo economico rispetto alle previsioni che erano state fatte quando la legge di stabilità e la legge di bilancio avevano disegnato il bilancio del 2016. Ebbene, credo che le due maggiori grandezze che debbano essere viste, che per noi sono coerenti al contrario di quanto sostenuto da qualche collega prima di me, sono quelle della previsione di riduzione delle entrate tributarie che il Governo mette a bilancio con questo assestamento, che naturalmente tiene conto della riduzione del PIL rispetto alle previsioni. Non sto a dilungarmi sulle cause presunte o vere di tale riduzione di PIL, ma di fatto parliamo di una riduzione di PIL, rispetto alle previsioni, che va da 0,4 a 0,5 punti percentuali e che, quindi, prevede una riduzione di entrate tributarie, così come stimata dal Governo, in qualcosa di più di 3 miliardi di euro. Allo stesso modo va in bilancio una previsione di riduzione della spesa per interessi, anche questa importante, che la compensa. Non ci sono altre grandezze importanti. Noi le riteniamo coerenti e d'altronde i saldi che ne derivano si modificano per grandezze non dico trascurabili ma, insomma, da non prendere in attenzione.
  Dove invece voglio un po’ porre un minimo di attenzione è sul rendiconto generale su cui, secondo me, a posteriori è possibile fare delle considerazioni di carattere politico e dei giudizi anche sulla politica economica del Governo e sulla dinamica della finanza pubblica, perché da questo rendiconto si evince e si possono evincere, in maniera importante, anche parecchie cose più di dettaglio. Ma io credo, invece, di dover concentrare l'attenzione su un'inversione di tendenza che c’è stata rispetto alle dinamiche di alcune grandezze negli otto anni della crisi. Nel rendiconto 2014 e anche soprattutto nel rendiconto 2015 vediamo un'inversione di tendenza nella dinamica della spesa che soprattutto su alcune grandezze inverte la sua tendenza rispetto a un calo che era stato inesorabile per effetto dei Governi precedenti – Berlusconi, Monti, Letta – che hanno avuto il merito di riportare il Paese dentro i parametri europei, ma con un indebitamento netto paragonabile e anche migliore e spesso più virtuoso di altri Paesi europei e, quindi, con un saldo primario che ci ha consentito di avere maggiore credibilità in Europa. Tuttavia, senza dubbio questo tipo di azione ha falcidiato, in maniera che spesso abbiamo definita lineare e, quindi, non selettiva, alcune grandezze che hanno causato scompensi nella pubblica amministrazione ma anche nel Paese.
  È clamoroso l'esempio della spesa del personale che praticamente dal 2008 al 2014, con 6-7 punti di inflazione che ci sono stati – infatti nonostante è bassa, l'inflazione è aumentata –, è diminuita come valore assoluto ed è arrivata a 167 miliardi di euro. D'altronde, parliamo di quasi 300 mila unità in meno nella pubblica amministrazione. E questo naturalmente ha creato virtuosità nel bilancio, ma scompensi. Ma soprattutto la cosa più dolorosa, che comunque ha avuto effetti benefici sul bilancio, è la spesa in conto capitale della pubblica amministrazione Pag. 67che ha avuto fino al 2013 una riduzione drammatica, praticamente quasi del 45 per cento di quella che era la spesa nel 2008. Questo, naturalmente, ripeto, ha dato dei benefici sui conti e sui saldi, ma ha anche causato nel Paese una difficoltà enorme essendo ovviamente una manovra che ha portato a effetti che hanno amplificato il ciclo negativo che si andava sviluppando. Ebbene, in linea con la cifra che questo Governo, il Governo Renzi, ha tenuto anche nei confronti dell'Europa, io credo che in questo rendiconto ci sono i numeri di quella che in parte si è chiamata flessibilità e possibilità invece di invertire la tendenza per lavorare sulla crescita; ci sono i numeri di un'inversione di tendenza che dobbiamo segnalare e che secondo noi è la stella polare anche per l'imminente e prossima legge di bilancio che verrà preceduta anche dalla Nota di aggiornamento. Oggi le spese correnti del 2014 sul 2013 aumentano del 4,4 per cento e nel 2015 sul 2014 arrivano a 66,700 miliardi di euro e aumentano del 10,7 per cento, rispetto al 2014, le spese in conto capitale della pubblica amministrazione. Insomma, si può anche guardare queste voci per singole missioni. Perché lo faccio ? Perché è la grandezza che noi andiamo a vedere nelle tabelle che sono anche riportate dal Servizio studi della Camera; grandezza che cresce in variazione percentuale in maniera preponderante dal 2014 al 2015 del 41 per cento. Potrei parlare anche dell'istruzione, così come di altre politiche che sono state al centro dell'azione di Governo in questi anni, che hanno visto anch'esse un'inversione di tendenza in positivo, ma voglio segnalare che su competitività e sviluppo delle imprese, su questa missione c’è un aumento del 41,6 per cento portando gli impegni dai 12 miliardi di euro del 2014 ai 17 miliardi di euro del 2015. Naturalmente parzialmente in questa lettura del rendiconto io credo che sia da enfatizzare questo dato anche in funzione di quello che ci aspetta nei prossimi mesi. E vorrei anche segnalare questo dato a chi alternativamente ci accusa di affamare l'economia italiana e poi il giorno dopo ci dice che invece utilizziamo il deficit. Invece io credo che le dinamiche dei saldi e anche della spesa dimostrino che questo Governo ha operato al meglio, in una condizione difficile, in un percorso molto stretto, ma ha usato un giusto compromesso mantenendo l'indebitamento netto, nonostante volutamente abbiamo rinviato gli obiettivi di medio termine, ma abbiamo un indebitamento netto che nel 2015 è stato abbondantemente sotto il 3 per cento – al 2,6 –, ma cercando anche di riqualificare la spesa e riaumentare la spesa su alcune missioni importanti come quelle di incentivo alle imprese e di investimento che sono fondamentali per ritornare a una prospettiva di crescita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Com’è noto, il disegno di legge di approvazione del Rendiconto ha carattere assolutamente formale e, quindi, non è emendabile. Su tale disegno di legge le Camere hanno soltanto la possibilità di esprimere una valutazione complessiva, positiva o negativa che sia, senza naturalmente poter modificare il contenuto dell'atto. Nel dibattito generale si è sviluppata una discussione, che poi è molto presente nel nostro Paese anche in questi giorni, sulla insufficienza della ripresa in atto in Italia. Abbiamo una crescita del prodotto interno lordo assolutamente modesta. Quindi, non vorrei avventurarmi ulteriormente in questo campo, essendo scontata la nostra valutazione critica, anche se mi rendo conto che è facile parlare e molto difficile poi governare un processo molto complesso. Basti pensare alla situazione del Giappone. Il Giappone ha una piena sovranità monetaria; il Giappone adotta una politica espansiva; il Giappone non riesce a battere la deflazione e non riesce a raggiungere quel numero magico del 2 per cento dell'inflazione allo stesso modo dell'Europa. La BCE proclama questo obiettivo con grande evidenza, adotta delle linee di politica monetaria molto espansive, Pag. 68però non riesce ad ottenere questo obiettivo di aumentare l'inflazione.
  Quindi, io non voglio assolutamente sottovalutare gli sforzi che si fanno. Mi sembra che il vertice di Atene di questi ultimi giorni, con l'iniziativa politica forte assunta non solo dal Premier Tsipras, dal Capo del Governo greco Tsipras, ma dai Capi di Governo di Paesi molto importanti che fanno la metà del PIL dell'Europa, abbia portato a scelte molto significative. Quel vertice dei Paesi mediterranei ha messo a punto un'agenda politica che io mi auguro si abbia la forza e la coerenza di portare avanti. Abbiamo visto la reazione rabbiosa del Partito Popolare, in particolare del capogruppo del PPE al Parlamento europeo. È il segno che quella è la linea giusta per battere una strada diversa dall'austerità europea. Io vorrei citare le parole, che sicuramente non possono essere accusate di faziosità politica, ma che sono molto significative, del presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei conti, il dottor Angelo Buscema, che ha testualmente detto: «Il recupero della crescita del PIL in Italia appare ancora troppo modesto e soprattutto in ritardo rispetto alla ripresa che invece caratterizza altri Paesi europei». Così come il presidente della Corte dei conti, il dottor Raffaele Squitieri, ha aggiunto che «l'emergenza è finita e sono stati evitati effetti incontenibili, ma lo sforzo di contenimento degli ultimi anni appare assai severo, soprattutto sulle spese che più incidono sul funzionamento delle amministrazioni e sui servizi ai cittadini». In altre parole, è stato intaccato in questi anni in maniera evidente il livello complessivo di servizi che lo Stato sociale ha erogato a favore dei cittadini. E non voglio sottovalutare anche il grande sacrificio fatto dai lavoratori del pubblico impiego in questi anni, in particolare dal 2010 al 2015. Queste cifre le ha date il presidente Squitieri, quindi la massima autorità in campo di conti pubblici del nostro Paese. Il risparmio attuato, attraverso il blocco della contrattazione, ma anche del turnover, ha permesso allo Stato di risparmiare qualcosa come 10 miliardi di euro. Non sono stati neanche quantizzati i conti che la riforma della pubblica amministrazione, portata avanti dal Ministro Madia, dovrà ulteriormente produrre nel pubblico impiego del nostro Paese.
  Come è noto, sull'assestamento, sul quale invece è possibile presentare anche degli emendamenti, delle modifiche all'ipotesi presentata dal Governo, noi, sia in sede referente che qui in Aula, abbiamo presentato emendamenti che affrontavano alcune questioni per noi importanti, dall'amianto alla lotta alla povertà, all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, al fondo...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Melilla. Colleghi possiamo abbassare un po’ il tono della voce ? Prego, onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA. Io non voglio dilungarmi su di essi naturalmente, perché capisco anche la posizione del Governo, che li ha respinti tutti, non entrando quindi nel merito delle singole questioni, ma per un ragionamento – io credo – complessivo. Voglio soltanto soffermarmi su uno di essi che riguarda il sistema territoriale dei servizi socio-educativi, gli asili nido. Vede, Viceministro Morando, purtroppo nella legge di stabilità 2016 non è stato previsto un euro per il potenziamento degli asili nido e ciò in presenza di una politica propagandistica da parte di alcuni esponenti del Governo, come la Ministra della sanità, che ha addirittura messo in piedi una campagna sulla fertilità delle donne. Bene, a fronte di questa campagna discutibile – io apprezzo il fatto che il Presidente del Consiglio abbia detto che non sapeva niente di questa campagna, assolutamente inaccettabile dal punto di vista culturale, ritengo, prima ancora che politico –, c’è il fatto che il Governo non ha prodotto uno sforzo significativo per potenziare gli asili nido nel nostro Paese. Ci sono intere regioni del nostro Paese che hanno un'offerta assolutamente insignificante per quanto riguarda gli asili nido. Quindi, il sostegno alle famiglie e alla natalità, da questo punto di vista, presenta delle pecche, per noi, molto gravi e direi anche clamorose.Pag. 69
  Voglio, infine, rilevare, invece, una posizione assolutamente soddisfacente per noi. Quindi, vogliamo dare atto e ringraziare il Viceministro Morando, che ha accettato un emendamento per noi importante, anzi la sostanza di un emendamento che, peraltro, era irricevibile. Quindi, il Viceministro, nel momento in cui ha voluto accogliere politicamente questo emendamento, sapeva benissimo che l'emendamento non esisteva neanche da un punto di vista formale, aveva solo un valore politico. Però il nostro gruppo, Sinistra Italiana, a partire dal presidente del nostro gruppo, l'onorevole Scotto, aveva voluto presentare una richiesta al Governo sul famoso Fondo istituito dalla legge n. 190 del 2014 per fare fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso dalla gestione di un anno finanziario e che non sono prevedibili quando si approva la legge di stabilità. Bene, questo Fondo è arrivato, come dotazione, a quasi un miliardo di euro: siamo, quest'anno, a 955,1 milioni di euro. Noi riteniamo che sia il caso di impegnare una parte di questo fondo per un intervento in grado di fronteggiare le immediate necessità che sono presenti in una parte bellissima e sfortunata del nostro Paese, colpita dal terremoto del 24 agosto di quest'anno. Ci fa piacere prendere atto che il Viceministro ha detto che forse non c’è bisogno neanche di un emendamento in senso tecnico perché la volontà del Governo è quella di utilizzare una parte consistente di questo Fondo in questa direzione.
  Naturalmente, Sinistra Italiana, come per il rendiconto, voterà anche contro l'assestamento perché noi ci collochiamo in una linea alternativa rispetto alle manovre di politica economica e finanziaria che il Governo ha seguito in questi anni e anche rispetto alla legge di stabilità di quest'anno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, innanzitutto vorrei precisare come il gruppo di Forza Italia voterà contro il rendiconto e l'assestamento al nostro esame per una serie di motivi che cercherò di ricordare e che abbiamo, in parte, affrontato nella discussione generale di ieri. Innanzitutto, non si tratta, come ha ricordato qualcuno, solo di un passaggio tecnico. Noi qui andiamo a valutare quelli che sono stati gli effetti delle politiche attivate dal Governo e quelli che sono stati alcuni degli effetti delle politiche in materia di riforme che sono state sbandierate sia, ovviamente, in sede nazionale che a livello internazionale. Su questo dobbiamo dare una lettura non solo tecnica, ma anche politica o in qualche modo intravedere una prospettiva.
  Ringrazio anche il Viceministro Morando, rispetto al dibattito che ieri abbiamo avuto in quest'Aula, per la completezza della sua replica, anche proprio in merito ai punti che abbiamo voluto sottolineare, che riprenderò succintamente in questa sede. I primi elementi sono abbastanza evidenti, perché, rispetto al nostro dibattito di ieri, il Ministro Padoan ha formalizzato – nelle sedi della comunicazione per adesso, non con atti formali – come l'impressione, ormai evidente, di un rallentamento significativo della nostra economia, della crescita nel 2016 non sia più una semplice opinione ma sia un dato reale. È, quindi, evidente che noi dobbiamo dare un giudizio politico. Insomma, mi passeranno i colleghi la battuta: sfortuna o no, resta il fatto che, comunque, durante la gestione complessiva di questo Governo e di questa maggioranza i conti complessivi del sistema Italia non migliorano. Rispetto alle previsioni che sono state fatte da parte del Governo, abbiamo un trend di una riduzione significativa della crescita e, quindi, riteniamo che ci siano una serie di effetti a caduta.
  La prima riflessione in merito alle aspettative sulla legge di bilancio: noi speriamo di sbagliarci ovviamente e la maggioranza riterrà che queste valutazioni non siano appropriate, così come sono già state ritenute inadeguate. Ci permettiamo di dire che forse su qualcosa avevamo Pag. 70ragione, visti i risultati rispetto alla rivalutazione della legge di stabilità e alle riflessioni ottimistiche in materia di Documento di economia e finanza, che abbiamo più volte denunciato. Purtroppo, in questo momento, siamo al vedo. Se, come è probabile, la crescita dovrà essere rivista al ribasso, attorno allo 0,8 – noi riteniamo che si possa arrivare allo 0,7 –, è evidente che, rispetto alle previsioni dell'1,2 per cento, che erano state fatte, con un'inflazione che è pari a zero, invece che all'1 per cento, significa che ci troveremo di fronte a una riduzione significativa del volume complessivo dei numeri che sono stati posti e votati in quest'Aula e, quindi, dovremo anche valutare una modifica del rapporto deficit/PIL, che – in questo momento nessuno lo ha ricordato – noi riteniamo possa essere probabile, quindi, in questa prospettiva, un intervento ulteriore per quello che riguarda il rischio di una correzione dei conti pubblici.
  Noi abbiamo sentito ieri, da parte del Ministro Padoan, un intervento sulla prospettiva del ritardo del taglio dell'IRPEF, di un eventuale slittamento al 2018, rispetto a quelli che erano stati gli impegni, presi anche dal Presidente del Consiglio, e su un mantenimento, ancora non chiaro, di quelli che sono comunque effetti di riduzione fiscale, attivati in leggi di stabilità, che rimarrebbero e verrebbero rafforzati nel 2017. Noi ci chiediamo come sia possibile – noi ovviamente auguriamo al Governo di trovare le fonti per poter fare quest'operazione –, di fronte a una necessità probabile – non certa, ma probabile – di correzione delle stime, quindi di un intervento correttivo in sede di legge di bilancio dell'andamento complessivo della contabilità pubblica, attraverso un'operazione che ovviamente deve andare a recuperare risorse per riequilibrare ciò che non sta andando e, in più, gli impegni che si stanno assumendo in queste ultime ore, impegni comunque importanti, che noi seguiamo con interesse.
  Come ricordava giustamente il Viceministro Morando ieri, noi non vogliamo fare processi alle intenzioni, prendiamo atto delle dichiarazioni, valuteremo poi i provvedimenti, ma il nostro giudizio è un giudizio comunque negativo, negativo rispetto a quelle che sono state scelte che non hanno prodotto i risultati sperati.
  Se oggi ci troviamo a dover confermare, colleghi della maggioranza, una crescita del PIL che è sostanzialmente identica a quella del 2015, è evidente che anche per gli interventi non solo delle politiche di riforma, così come attesi, come è stato ricordato ieri dal Viceministro Morando, su un periodo medio-lungo, ci stiamo a fare una valutazione sul periodo medio-lungo, noi speriamo che quelle riforme siano riforme positive, ma abbiamo la sensazione che rischino di non esserlo, ma certamente – il dato è chiaro – le iniziative attivate nelle azioni di congiuntura e in corso d'anno non hanno avuto l'efficacia sperata, se oggi ci troviamo a dover commentare dei dati che sono in riduzione.
  Io sono d'accordo, noi siamo d'accordo con le considerazioni del Viceministro Morando, ieri, in replica, in merito all'aspetto del valore delle politiche nazionali: noi siamo dell'idea che si debba intervenire in modo urgente per fare in modo che questi dati di congiuntura, che sono, come ricordava correttamente il collega Guidesi, negli altri Paesi europei (la Germania, la Francia) ad un livello di crescita che è mediamente del doppio rispetto a quella italiana (per non parlare del caso del Regno Unito, che viaggia comunque a una velocità che è tre volte quella della crescita del prodotto italiano: parlo solo del dato di crescita, potremmo fare un'analisi anche su altri numeri, che sono ancora a noi sfavorevoli).
  È evidente che c’è la necessità di attivare politiche nuove, politiche che diano uno slancio vero.
  È evidente che l'effetto mancia, mancetta, intervento corroborante per cercare di arrotondare il fine mese, con vari passaggi che sono stati fatti e reclamizzati dal Presidente del Consiglio, rispetto a scelte che avrebbero dovuto determinare un effetto positivo, ciò non è avvenuto.
  Cito il caso della Spagna: la Spagna ha avuto – in un contesto diverso dal nostro, Pag. 71non c’è ombra di dubbio, con dei fattori diversi dai nostri – una crescita che viaggia attorno al 2,8-2,9 per cento, in una proiezione di riduzione anch'essa di crescita nel 2016, ma che si attesterà attorno al 2,4, attraverso una ripresa significativa e importante dalla domanda interna.
  Ora noi oggi abbiamo un problema di domanda interna, che dobbiamo cercare di affrontare.
  È evidente che le condizioni da cui sono partiti sono diverse rispetto alle nostre, è evidente così come è evidente che esiste oggi sul piano delle riforme e noi ovviamente siamo disponibili non solo a discutere, come abbiamo dimostrato concretamente (l'abbiamo dimostrato sulla riforma del bilancio): se il Governo intende operare per intervenire in modo significativo sui temi della concorrenza (abbiamo un disegno di legge che sta andando avanti in navetta Senato-Camera e speriamo che dia alla luce un provvedimento complessivamente positivo), intervenire sui criteri di funzionamento dei mercati, noi siamo pronti a discutere su questi argomenti, siamo pronti ad affrontare una sessione straordinaria in merito al tema della competitività, perché è evidente che su questo abbiamo dei problemi pesanti, così come su provvedimenti che possano sostenere ulteriormente il credito, riuscire a mettere in sicurezza il risparmio (noi continueremo con questo mantra, come abbiamo fatto ieri) e lavorare in una prospettiva di tenuta del valore del patrimonio delle famiglie, che consideriamo ancora oggi un punto di riferimento fondamentale anche per la prospettiva di crescita e di sviluppo, insieme a quello che è un sistema del credito che ancora oggi rischia, anche rispetto alle dichiarazioni del Ministro Padoan di ieri, di non trovare una risposta conservativa e più efficace per il futuro.
  Chiudo Presidente, i suoi richiami sono chiari e forti: i temi sono tanti e proprio per questi motivi, noi riteniamo che ci debba essere uno slancio maggiore in termini di proposta da parte di questo Governo.
  Questo rendiconto e questo assestamento dimostrano la debolezza delle politiche che sono state attivate fino ad oggi e pertanto Forza Italia voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie. Il bilancio di assestamento è lo strumento destinato ad aggiornare il bilancio di previsione annuale alle vicende economiche e finanziarie sopravvenute dalle nuove situazioni che si sono verificate dopo l'approvazione, siano esse correzioni di errori, siano esse adeguamenti degli stanziamenti di bilancio, residui accertati o eventuali nuove esigenze di spesa, ossia il rendiconto e l'assestamento sono la fotografia della direzione individuata dal Governo tramite il DEF e la legge di stabilità, la distanza tra quelle che dovrebbero essere in un qualche modo le priorità del nostro Paese e quelle che sono poi invece effettivamente le direzioni intraprese dal Governo stesso ed è chiaro, è molto chiaro ed evidente ormai a tutti noi che le priorità di questo Governo non vanno nella direzione che auspicavamo ed è per questo che, con i nostri interventi, con alcune nostre proposte – respinte nella loro totalità – abbiamo provato a rimediare ad alcune lacune, per ristabilire quel sostegno alle fasce più deboli della popolazione che manca, per ristabilire alcune politiche sociali, la sicurezza delle cure, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, lo sviluppo e la sicurezza della mobilità sociale e soprattutto quella tutela del territorio che ricorda tanto uno spot di un po’ di anni fa, del prevenire che sia meglio di curare: ecco, tutto ciò non c’è all'interno delle priorità del Governo e poi non ci si può lamentare di quello che succede, dalla situazione drammatica in cui versa il nostro Paese.
  La volontà politica di questa maggioranza è la volontà di seguire pedissequamente i dettami di un Governo cieco, completamente cieco a quello che è il Pag. 72benessere dei cittadini italiani, a quello che è l'interesse dei cittadini italiani, disegnando invece un significato di colpevolezza, mancando completamente quella responsabilità che servirebbe al Paese.
  Vi sono investimenti che andavano fatti nel nostro Paese, investimenti produttivi, investimenti che abbiamo già potuto indicare durante l'esame del Documento di economia e finanza e della legge di stabilità stesse, investimenti che ogni anno vi indichiamo e che servirebbe inserire all'interno dei conti dello Stato, servirebbe inserire all'interno delle priorità dello Stato proprio per mirare a quel benessere sociale di cui ha bisogno la collettività.
  Erano ignorati allora e continuano a rimanere ignorati adesso.
  Oltre al merito delle scelte fatte, sbagliate allora e di conseguenza indicate nel rendiconto e nell'assestamento, contestiamo in maniera molto chiara – lo abbiamo fatto in Commissione bilancio e lo facciamo anche qua – il metodo con il quale siamo stati costretti a lavorare per l'ennesima volta.
  Soffermiamoci per un momento solo sull'assestamento e non sul rendiconto (che, per la natura tecnica che ha, non può prevedere emendamenti): le regole di ammissibilità degli emendamenti vogliono che si possa modificare in aumento o in diminuzione solo il programma relativo a una missione e non è invece possibile individuare il capitolo esatto che si vuole toccare.
  Ora questo determina una cosa molto banale, ossia che, all'interno di un programma in cui ci sono diversi capitoli, con un ammontare di spesa condivisibile in alcuni casi e non condivisibile in altri, si renda praticamente impossibile ogni intervento che sia preciso nei suoi effetti o semplicemente sensato nella volontà politica del proponente.
  Tutti questi paletti fanno sì che il complesso della manovra emendativa sull'assestamento rischia di avere poco senso o rischia di non essere in alcun modo migliorativo.
  Per questo motivo naturalmente, come abbiamo già ribadito anche con la votazione sugli articoli, il nostro voto è completamente contrario sia al rendiconto, che abbiamo già fatto, che anche all'assestamento, ma andiamo un attimo nel dettaglio, per vedere un attimo i numeri: le variazioni che sono state proposte con il provvedimento, unitamente alle variazioni di bilancio del periodo tra il primo gennaio e il 31 maggio dell'anno in corso, agli effetti finanziari dei nuovi provvedimenti legislativi adottati successivamente all'approvazione della legge di bilancio, determinano quelle che vengono definite le nuove previsioni attestate per l'anno 2016, ma anche quest'anno notiamo che il Fondo per le esigenze indifferibili, ossia quel fondo che è in capo totalmente al MEF ed è ripartito dalla Presidenza del Consiglio ed è un po’ stato utilizzato come salvadanaio a disposizione del Governo, questo sì è stato incrementato in maniera spropositata, cioè di 955 milioni di euro per l'anno 2016.
  Fra le principali variazioni però derivate dall'applicazione di nuovi provvedimenti legislativi troviamo: la riduzione nelle entrate di 220 milioni di euro, quella riduzione delle entrate definita dalle imposte di registro sul trasferimento della proprietà o di diritti reali sui beni immobiliari nell'ambito di procedure di espropriazione (vi ricorderete il decreto di cui abbiamo discusso qualche mese fa) – che sono state coperte tramite la voluntary disclosure; l'istituzione di un Fondo di 120 milioni di euro per le garanzie sulle passività emesse in operazioni di cartolarizzazione a fronte della cessione di crediti in sofferenza, provvedendo all'onere con il Fondo per la garanzia rilasciata dallo Stato, e quelle famose disposizioni per il gruppo Ilva. L'assestamento così relativo alle dotazioni di cassa determina un peggioramento del saldo netto da finanziare di 7.588 milioni di euro imputabile principalmente all'incremento delle spese finali per 5.808 milioni di euro e alla riduzione delle entrate finali per 1.779 milioni di euro. Le entrate e le spese Pag. 73individuate nel rendiconto nonché le modifiche proposte in questo assestamento sono frutto di politiche economiche individuate nelle leggi di stabilità e in generale nel DEF. Tali politiche però, come abbiamo già contestato anche per la legge di stabilità, sono frutto del perseguimento di obiettivi basati su indici nominali di PIL, sterili indici nominali di crescita. Nella discussione sulla nuova legge di bilancio dello Stato, il MoVimento 5 Stelle per questo si è speso per fare introdurre gli indici di benessere equo e sostenibile ovvero indici che contengono variabili reali tra cui la disoccupazione, la qualità della vita, l'inquinamento e il benessere sociale come obiettivi da perseguire per il benessere della collettività. Le misure adottate, invece, dal Governo e quindi tutte le relative spese riflettono politiche economiche non in linea con l'obiettivo del benessere dei cittadini ma bensì di cieco perseguimento di mantra quali il pareggio di bilancio, che è frutto a sua volta di cieche politiche di austerità. La maggioranza ha così bocciato in maniera abbastanza chiara tutte le possibilità di usare tali indici al pari del PIL tra gli obiettivi programmatici nel prossimo disegno di legge di bilancio. Il MoVimento 5 Stelle avrebbe affrontato sia la legge di stabilità che il DEF e, di conseguenza, il rendiconto e l'assestamento puntando al miglioramento di quel benessere, di cui tutti voi parlate sistematicamente, anche utilizzando gli obiettivi programmatici, gli indici di benessere equo e sostenibile e solo in questo modo potevamo, con tutte le spese e gli investimenti produttivi nonché le variazioni di assestamento proposte, avere un significato nel rispetto di quello che è l'interesse della collettività. Per tutti questi motivi noi ribadiamo quello che abbiamo già detto nei lavori della Commissione prima dell'interruzione estiva ossia ribadiamo il nostro voto contrario al disegno di legge di assestamento per i motivi di cui abbiamo già parlato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Aringa. Ne ha facoltà.

  CARLO DELL'ARINGA. Grazie, Presidente. L'esame del provvedimento che stiamo per votare va svolto alla luce della strategia di programmazione economica di natura pluriennale avviata dal Governo al suo insediamento nel 2014. I principali obiettivi di questa strategia sono innanzitutto di natura macroeconomica e, in particolare, il consolidamento del processo di crescita. Gli strumenti principali sono le riforme strutturali e gli stimoli agli investimenti privati e pubblici e ai consumi in un quadro di miglioramento delle condizioni di competitività del nostro apparato produttivo che permetta di stimolare le esportazioni e di consolidare l'equilibrio dei nostri conti con l'estero. Il tutto deve avvenire in un contesto di consolidamento delle finanze pubbliche tali da ridurre sia il deficit che il debito rapportati al prodotto interno lordo. La riduzione del carico fiscale e la maggiore efficienza della spesa e dell'azione delle pubbliche amministrazioni rappresentano i capisaldi di questa strategia che sta progressivamente dando risultati importanti. Dopo tre anni consecutivi di contrazione l'economia italiana è tornata tendenzialmente a crescere sia pure accusando recentemente un leggero indebolimento causato da fattori internazionali che hanno colpito peraltro non solo il nostro Paese. Ricordiamo il fenomeno cosiddetto Brexit, la crisi dei migranti, i fenomeni del terrorismo, il progressivo rallentamento delle economie emergenti, la protratta fase di debolezza dell'eurozona, la cresciuta volatilità sui mercati internazionali, i rischi geopolitici e, da buon ultimo, le incertezze del quadro dell'economia globale legate al futuro della campagna elettorale negli Stati Uniti e alle contraddizioni che distinguono la politica monetaria di quel Paese.
  È pur vero che il nostro tasso tendenziale di crescita rimane inferiore a quello medio dei nostri partner europei, come è stato osservato in alcuni interventi delle opposizioni.

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  PRESIDENTE. Scusi onorevole Dell'Aringa, scusi. Colleghi, possiamo abbassare un po’ il tono della voce gentilmente, grazie.

  CARLO DELL'ARINGA. Grazie, Presidente. È pur vero che il nostro tasso tendenziale di crescita rimane inferiore a quello medio dei nostri partner europei ma questo è un problema, la crescita relativamente bassa, che ci trasciniamo da almeno venti anni ed è su un'inversione di questa tendenza che è impegnato il Governo e la maggioranza che lo sostiene proprio attraverso il processo di riforme in corso. Ricordo tra l'altro che proprio recenti ricerche di istituti indipendenti hanno quantificato gli effetti positivi di medio e lungo periodo delle riforme effettuate sul nostro prodotto interno lordo. La portata dei problemi che dobbiamo affrontare impone un ripensamento non più rinviabile sul futuro dell'Unione europea che deve essere rilanciata quale opportunità di crescita e di occupazione. Proprio su questi aspetti il Governo italiano ha avviato da tempo un confronto continuo e costruttivo con la Commissione finalizzato a consolidare a livello europeo l'azione di sostegno alla creazione di occupazione attraverso investimenti, in particolare di infrastrutture. Il Piano Juncker da questo punto di vista va assolutamente rafforzato sia nelle dimensioni che nella velocità di realizzazione delle iniziative. Il problema dei migranti, che è stato sollevato in qualcuno degli interventi che mi hanno preceduto, deve essere giustamente affrontato in termini di sicurezza, di accoglienza per chi ne ha diritto, di redistribuzione tra i Paesi europei, di rimpatrio per coloro che il diritto di permanenza non hanno ma deve essere anche opportunità per interventi di sostegno dell'attività economica, dell'occupazione e delle stesse economie dei Paesi europei. Era una grande opportunità da tutti i punti di vista se ben sfruttata e non solo una minaccia dal punto di vista della sicurezza. Il nostro Governo si sta battendo da tempo per questa prospettiva che renda meno anemica l'azione della comunità di fronte a questi gravi problemi che deve affrontare per quanto riguarda il nostro Paese. Il nostro Governo nei confronti della comunità rivendica in primo luogo il riconoscimento degli sforzi effettuati per tenere i conti pubblici sotto controllo. Malgrado l'indebolimento dell'economia che si ritiene temporaneo, il deficit pubblico è sempre stato tenuto abbondantemente sotto il 3 per cento e in termini strutturali siamo sempre più vicini al pareggio. Una performance che non tutti i Paesi europei possono vantare. Saremmo già in terreno positivo...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole Dell'Aringa, scusi... grazie.

  CARLO DELL'ARINGA. Saremmo già in terreno positivo su questo versante strutturale se la Commissione avesse già accolto i nostri suggerimenti sostenuti anche da altri Paesi nel rivedere il calcolo del reddito potenziale e quindi di quell’output gap che misura appunto lo stato dell'economia, la lontananza dal reddito potenziale e quindi la necessità di nuovi interventi di sostegno della domanda aggregata. La Commissione ha promesso di rivedere questi calcoli e, quando succederà, i nostri conti pubblici appariranno ancor più solidi di quanto non appaiano ora. Del resto il Governo ha mostrato un notevole rigore nella costruzione dei dati contabili e nella formulazione delle previsioni che sono state corrette in tutti gli anni scorsi e in particolare nel 2015 in cui il PIL era previsto in una forchetta fra 0,7 e 0,9 ed è stato 0,8; il deficit al 2,6 ed è stato 2,6 e la sostanziale stabilizzazione del debito pubblico.
  Alcuni aspetti particolari del provvedimento che stiamo per approvare: il saldo netto da finanziare, fissato dal disegno di legge di assestamento per il 2016, pur evidenziando in termini di competenza un peggioramento rispetto alle previsioni iniziali di bilancio per circa un miliardo di euro rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2016 fissato a 35.400 milioni di euro. Per quanto riguarda gli altri saldi, mentre il risparmio Pag. 75pubblico presenta un andamento analogo, il ricorso al mercato registra un miglioramento di un miliardo e 600 milioni. Le variazioni di competenza proposte dal disegno di legge di assestamento risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e finanza 2016 presentato ad aprile scorso. Il peggioramento del saldo netto da finanziare deriva esclusivamente dalle variazioni di bilancio apportate con atti amministrativi, mentre la proposta del disegno di legge di assestamento migliora il saldo di 243 milioni. Tale miglioramento del saldo va attribuito soprattutto alla riduzione della spesa per interessi compensata, da un lato, da una riduzione delle entrate, in particolare di quelle tributarie determinata dall'adeguamento del quadro macroeconomico contenuto nel Documento di economia e finanza 2016. Rispetto all'articolato, va segnalato l'aumento – l'ho ricordato in molti degli interventi che mi hanno preceduto – di circa 955 milioni per l'anno 2016, l'aumento della dotazione del Fondo istituito presso il MEF per far fronte ad esigenze indifferibili che si dovessero manifestare nel corso della gestione. Va accolta positivamente la decisione del Governo di accantonare prudenzialmente tali risorse per far fronte ad esigenze indifferibili, specie alla luce dei più recenti gravi e drammatici episodi ed eventi sismici.
   Più in generale, come preannunciato dal Presidente del Consiglio, il controllo esercitato dal Governo sui conti pubblici e la serietà riconosciuta rispetto al percorso di riforme ci permetteranno di inserire all'interno della prossima legge di bilancio misure in favore della crescita. Mi avvio alle conclusioni, signor Presidente. Mai come in questo periodo la reputazione internazionale del nostro Paese è stata così elevata; primo, per aver evitato una pericolosa crisi del debito sovrano e, in secondo luogo, per aver intrapreso un percorso virtuoso di riforme destinate ad aumentare il potenziale di crescita che ci permetterà di recuperare il terreno perduto nei lunghi anni di crisi.
  Non possiamo rischiare di compromettere questo recupero con manovre restrittive imposte da coloro che ancora mitizzano i vantaggi dell'austerità. I successi ottenuti sinora su questo fronte, che certamente vanno consolidati e ulteriormente sviluppati, devono costituire il lasciapassare anche formale per inserire nella legge di stabilità ulteriori misure per l'innovazione e la produttività, come ad esempio incentivi fiscali agli investimenti, diffusione della banda larga, promozione del capitale umano nelle scuole e nelle università con l'alternanza scuola-lavoro, sviluppando centri di ricerca di eccellenza e favorendo gli accordi di produttività a livello aziendale, che potranno favorire anche aumenti dei redditi da lavoro dipendente. Infine, senza dimenticare, signor Presidente, che la prima preoccupazione sarà di aiutare le categorie svantaggiate della nostra popolazione: gli ultimi devono essere i primi non solo nei nostri pensieri, ma nelle politiche che proporremo, contrasto alla povertà, aumento delle pensioni basse, una flessibilità di uscita verso la pensione di stampo sociale, che mette al primo posto chi è senza lavoro e chi un lavoro troppo pesante non può più svolgerlo senza mettere a rischio la propria sicurezza e la sicurezza degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 76

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3974-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3974-A:
   «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

  Pregherei i colleghi di uscire in modo silenzioso perché abbiamo degli interventi di fine seduta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 19,38).

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Zaccagnini, già iscritto al gruppo parlamentare Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Colleghi, colleghi, colleghi ! Grazie.

In morte dell'onorevole Nicola Rinaldi.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Nicola Rinaldi, già membro della Camera dei deputati nella IV legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Interventi di fine seduta (ore 19,40).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Il primo intervento è peraltro una commemorazione, quindi, colleghi, vi pregherei di stare in silenzio. Prego, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Scotto. Colleghi, per favore.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Prendo la parola per ricordare una straordinaria figura del giornalismo e della letteratura italiana, un gigante. Mi veniva in mente, pensando ad Ermanno Rea, una metafora, quella degli ebrei erranti. Ermanno Rea era un napoletano errante, era un uomo che aveva lasciato la sua città, dopo una militanza politica, una militanza giornalistica, in un grande giornale della sinistra italiana, per Milano e poi per Roma.

  PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Scotto. Colleghi, per favore, siccome non siete obbligati a stare in Aula, stiamo facendo una commemorazione, per favore, uscite, oppure state in silenzio. Prego.

  ARTURO SCOTTO. Ma aveva sempre guardato Napoli con la curiosità, l'amore, la passione, il dolore verso una città che attraversava fasi drammatiche della sua vita. Le racconta in uno splendido romanzo, Mistero napoletano, descrivendo la vita dei comunisti italiani negli anni Cinquanta, i fatti d'Ungheria, lo stalinismo che viveva all'interno di quel partito, ma anche le straordinarie energie intellettuali che lo attraversavano, e vicende grandi, enormi attraverso il punto di vista di persone che vivevano anche drammi individuali, umani, la difficoltà di essere eretici. E poi le trasformazioni di Napoli, la crisi di Bagnoli, la crisi dell'industria dell'acciaio, la fine dell'Ilva, la dismissione e Pag. 77come cambiava il volto della città, la fine di una classe operaia orgogliosa, che aveva reso Napoli una grande capitale democratica del Mezzogiorno. E poi un romanzo – e chiudo – molto intimo rispetto a luoghi perduti, trasformati, come la ferrovia: Napoli ferrovia, quella stazione di Napoli, porto di mare di mille etnie, di mille storie, di mille religioni, di mille sapori, di mille odori, di mille gusti. Ermanno Rea fu uno straordinario raccontatore di Napoli, della sua storia e fu anche un militante della sinistra. Ci accompagnò in un'avventura elettorale molto difficile, mettendoci – come si direbbe oggi – la faccia. Lui, in realtà, ci mise il cuore, con una lista, L'altra Europa per Tsipras, dicendo: io non voglio essere eletto, ma voglio dare il mio ultimo contributo da intellettuale, da scrittore, da giornalista, da militante per rendere quell'avventura politica, quel messaggio di Alexis Tsipras, un messaggio capace di entrare e di penetrare in Italia, il tema della ricostruzione e del rinnovamento di una sinistra radicata in Italia e in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà. Colleghi, pregherei di mantenere il silenzio.

  ELIO VITO. Signor Presidente, per stigmatizzare le parole singolari dell'ambasciatore in Italia degli Stati Uniti, Phillips, che non sono solo parole di ingerenza nella vita politica e istituzionale del nostro Paese, un Paese amico, alleato, storicamente e tradizionalmente degli Stati Uniti, ma sono anche parole politicamente sbagliate. L'ambasciatore Phillips ha difeso quello che indubbiamente è un valore, un valore democratico per tutti i Paesi occidentali: la stabilità di un Paese e di una democrazia. Questo lo comprendiamo, comprendiamo che sia interesse degli Stati Uniti e anche interesse del nostro Paese ma, intendiamoci, che cosa è la stabilità ? L'ambasciatore Philips ha richiamato gli anni della cosiddetta Prima Repubblica, nella quale si facevano e disfacevano tanti Governi. Ha ricordato 63 Governi in settant'anni, non so se il numero, la cifra, la statistica sia esatta. So però che quel periodo è stato dal punto di vista dei rapporti atlantici un periodo straordinariamente stabile politicamente ed istituzionalmente, perché non vi era la democrazia dell'alternanza, non era possibile passare ad una diversa collocazione politica e strategica del nostro Paese. Oggi questo nessuno di noi lo vuole, ma nel nostro Paese la vera stabilità, la stabilità degli ultimi dieci anni è stata data non tanto dal numero minore di Governi o dalla durata maggiore che i Governi hanno avuto – ricordo che il Governo del Presidente Berlusconi è stato il Governo più longevo della vita della Repubblica – ma la stabilità viene data proprio dalla possibilità che ci sia una democrazia dell'alternanza nel nostro Paese e che questa alternanza non provochi una rivoluzione o uno sbandamento nelle alleanze internazionali. È per questo che la dichiarazione dell'ambasciatore Phillips è sbagliata, perché compromette questa democrazia dell'alternanza, lascia quasi intendere che se non ci fosse Renzi, se non ci fosse un Governo del Partito Democratico che oggi è un partito amico del partito al governo negli Stati Uniti d'America ma non sappiamo fra qualche mese, questa stabilità sarebbe compromessa; ma la stabilità delle relazioni fra Stati Uniti e Italia non è compromessa dal cambiare dei Governi, né in Italia né negli Stati Uniti, e la stabilità politica del nostro Paese è assicurata dall'alternanza fra coalizioni diverse. Noi ci auguriamo che il «no» vinca e di poter dimostrare all'ambasciatore Phillips che il nostro Paese avrà una maggiore stabilità con un diverso Presidente del Consiglio, con una diversa coalizione, con una maggioranza di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, vorrei richiamare il Governo e il Pag. 78Parlamento all'articolo 138 della Costituzione italiana. Vi ricordate quando mi prendeste in giro all'una di notte, tre anni fa ? Noi, MoVimento 5 Stelle, riuscimmo a salvare la Costituzione. Vi ricordate adesso ? Ora, non per vostra benevolenza, ma proprio grazie a quell'articolo, ci sarà un referendum senza quorum, quindi chiunque voterà sarà decisivo. E per favore, Governo, indichi la data, grazie. Comunque, questo perché non siete riusciti nell'ultimo passaggio ad avere una maggioranza dei due terzi, voi maggioranza Renzi, Boschi, Verdini, incostituzionale, definizione dalla Carta costituzionale. Ora, anche per questo, Presidente, io dico «no» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 14 settembre 2016, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16,15).

  1. – Seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17).

  2. – Seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20).

  3. – Discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l'11 luglio 2014 (C. 3086-A).
   – Relatore: Tacconi.
   S. 2107 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3766).
   – Relatore: Fedi.
   S. 2193 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015 (Approvato dal Senato) (C. 3768).
  – Relatrice: Fitzgerald Nissoli.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013 (C. 3867-A).
  – Relatrice: Carrozza.
   S. 1331 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011 (Approvato dal Senato) (C. 3940).
  – Relatrice: La Marca.
   S. 1661 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012 (Approvato dal Senato) (C. 3943).
  – Relatore: Alli.
   S. 1946 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Pag. 79Repubblica dell'Iraq, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 maggio 2012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall'altra, fatto a Phnom Penh l'11 luglio 2012 (Approvato dal Senato) (C. 3944).

  Relatrice: Quartapelle Procopio.

  4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1261 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ELENA FERRARA ed altri: Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo (Approvata dal Senato) (C. 3139-A).
   e delle abbinate proposte di legge: CAMPANA ed altri; IORI ed altri; BRAMBILLA; IORI ed altri; MARZANO; SANTERINI ed altri; LOREFICE ed altri (C. 1986-2408-2435-2670-3576-3605-3607).
  – Relatori: Campana (per la II Commissione) e Beni (per la XII Commissione), per la maggioranza; Ferraresi (per la II Commissione) e Baroni (per la XII Commissione), di minoranza.

  (ore 15)

  5. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,45.

Pag. 80

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 2 il deputato Zaratti ha segnalato che non è riuscito a votare e il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 3 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni nn. 13, 14 e 15 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 26 il deputato Bonomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 46 le deputate Argentin e Narduolo e il deputato Aiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4025-quest. preg. nn. 1,2,3,4 479 440 39 221 142 298 80 Resp.
2 Nom. ddl 3973 - articolo 1 472 471 1 236 293 178 80 Appr.
3 Nom. articolo 2 472 472 237 297 175 80 Appr.
4 Nom. articolo 3 475 475 238 297 178 79 Appr.
5 Nom. articolo 4 475 475 238 298 177 79 Appr.
6 Nom. articolo 5 480 480 241 300 180 79 Appr.
7 Nom. articolo 6 482 482 242 302 180 79 Appr.
8 Nom. articolo 7 476 476 239 298 178 79 Appr.
9 Nom. articolo 8 479 479 240 298 181 79 Appr.
10 Nom. articolo 9 475 474 1 238 298 176 79 Appr.
11 Nom. articolo 10 478 478 240 299 179 79 Appr.
12 Nom. ddl 3973 - voto finale 479 479 240 303 176 79 Appr.
13 Nom. ddl 3974-A - Tab. 2.1 475 475 238 168 307 79 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Tab. 2.2 476 476 239 181 295 79 Resp.
15 Nom. Tab. 2.3 477 477 239 179 298 79 Resp.
16 Nom. Tab. 2.4 472 472 237 182 290 79 Resp.
17 Nom. Tab. 2.5 472 472 237 176 296 79 Resp.
18 Nom. Tab. 2.6 473 473 237 176 297 79 Resp.
19 Nom. Tab. 2.7 473 472 1 237 160 312 79 Resp.
20 Nom. Tab. 2.8 474 473 1 237 181 292 79 Resp.
21 Nom. Tab. 2.9 475 457 18 229 164 293 79 Resp.
22 Nom. Tab. 2.10 471 470 1 236 177 293 79 Resp.
23 Nom. Tab. 2.11 476 416 60 209 124 292 79 Resp.
24 Nom. Tab. 8.1 475 473 2 237 70 403 79 Resp.
25 Nom. Tab. 8.2 474 472 2 237 70 402 79 Resp.
26 Nom. Tab. 8.3 475 473 2 237 72 401 79 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Tab. 9.1 475 445 30 223 115 330 79 Resp.
28 Nom. Tab. 9.2 476 473 3 237 112 361 79 Resp.
29 Nom. Tab. 11.100 481 403 78 202 396 7 79 Appr.
30 Nom. Tab. 14.1 478 477 1 239 179 298 79 Resp.
31 Nom. Tab. 14.2 466 466 234 170 296 79 Resp.
32 Nom. Tab. 14.3 475 475 238 118 357 79 Resp.
33 Nom. articolo 1 478 478 240 304 174 79 Appr.
34 Nom. articolo 2 469 468 1 235 299 169 79 Appr.
35 Nom. articolo 3 471 469 2 235 302 167 79 Appr.
36 Nom. em. 4.1 476 454 22 228 115 339 79 Resp.
37 Nom. em. 4.2 459 430 29 216 133 297 79 Resp.
38 Nom. em. 4.3 464 407 57 204 108 299 79 Resp.
39 Nom. em. 4.4 464 408 56 205 115 293 79 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 46)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 4.5 466 451 15 226 116 335 79 Resp.
41 Nom. em. 4.6 464 461 3 231 163 298 79 Resp.
42 Nom. em. 4.7 470 470 236 176 294 79 Resp.
43 Nom. articolo 4 474 471 3 236 303 168 79 Appr.
44 Nom. odg 9/3974-A/8 454 383 71 192 63 320 79 Resp.
45 Nom. odg 9/3974-A/9 440 439 1 220 156 283 79 Resp.
46 Nom. Ddl 3974-A - voto finale 396 395 1 198 259 136 76 Appr.