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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 655 di venerdì 15 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Biondelli, Bueno, Dambruoso, Damiano, Di Gioia, Fedriga, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Marazziti, Rampelli, Rosato e Scotto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per ripristinare la piena funzionalità della casa circondariale Giuseppe Montalto di Alba, in provincia di Cuneo – n. 2-01420)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Rabino e Monchiero n. 2-01420, concernente iniziative per ripristinare la piena funzionalità della casa circondariale Giuseppe Montalto di Alba, in provincia di Cuneo (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Rabino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Naturalmente, anche a nome dell'onorevole Monchiero chiedo di interpellare il Ministero della giustizia – la signora sottosegretaria è presente – per sapere quanto segue.
  Premesso che, come già segnalato in occasione del question time del febbraio 2016 al Governo, la struttura che ospita la casa circondariale Giuseppe Montalto di Alba, è stata chiusa dal mese di gennaio 2016 per consentire le operazioni di bonifica dell'impianto idrico, delle condotte e dell'impianto di condizionamento dei locali, a seguito dell'accertamento – verso la fine del 2015 – di tre casi di legionella; grazie alla risolutezza del sindaco e dell'ASL Pag. 2nel tutelare la salute pubblica, nonché alla tempestività di intervento dell'amministrazione penitenziaria nell'organizzare il trasferimento, le 122 persone detenute sono state trasferite in altre strutture; in risposta al question time, all'interrogazione, il Governo ha rassicurato noi interroganti specificando quanto segue: «è stato demandato alle competenti articolazioni ministeriali lo studio e l'elaborazione di progetti di ristrutturazione e adeguamento e sono già state formulate soluzioni di intervento. In particolare, considerata la priorità delle opere di sanificazione, l'amministrazione penitenziaria ha inserito i relativi interventi nel programma triennale 2016-2018 (...) nella consapevolezza della necessità di garantire nel modo più opportuno l'utilizzazione delle risorse necessarie, l'amministrazione ha avviato valutazioni tecniche di fattibilità per la predisposizione del progetto preliminare e l'individuazione delle modalità più utili a garantire la maggiore celerità nelle successive fasi di progettazione esecutiva, appalto, esecuzione e collaudo dei lavori affinché il carcere di Alba possa essere restituito in condizioni di assoluta sicurezza all'uso penitenziario il più presto possibile».
  Sempre premesso che, ad oggi, tuttavia, nonostante i grandi impegni profusi e gli sforzi iniziali, gli interpellanti sentono il dovere di tornare nuovamente sulla vicenda albese, in quanto nulla di certo si sa sull'entità degli stanziamenti dei lavori e, soprattutto, circa le modalità ed i tempi di intervento ai fini dell'efficiente e rapido ripristino del sito in oggetto; la struttura, infatti, ancora chiusa e disabitata, è destinata ad un inarrestabile deterioramento a causa del degrado e dell'abbandono che sta subendo: tutto ciò non favorisce certo la prospettiva di una imminente riapertura; quel che preoccupa maggiormente è che nel corso dei mesi, dopo la sospensione delle attività a favore dei detenuti per conto dei volontari, è venuta meno anche la disponibilità di terzi e privati di investire nei percorsi formativi e professionali utili ai detenuti stessi.
  Premesso anche che anche il vigneto, seguito ora da un gruppo di detenuti del carcere di Fossano, rischia di esser compromesso per la carenza di cure ed attenzioni necessarie, chiediamo se il Ministro, se il Ministero interpellato sia a conoscenza della mancata risoluzione al problema in precedenza evidenziato e come ritenga di procedere, celermente, al fine di favorire la ripresa dei percorsi lavorativi, scolastici e di formazione dei detenuti, fondamentali nel loro percorso rieducativo per una migliore riuscita del processo di reinserimento sociale.
  Chiediamo, altresì, come intenda intervenire per salvaguardare la struttura carceraria e per ripristinarne la funzionalità, in modo da restituirla, quanto prima, sicura e risanata alla collettività.
  Chiediamo, infine, che vengano evitate le negative ripercussioni sul futuro lavorativo dei soggetti coinvolti; quali siano gli interventi posti in essere al fine di far emergere le responsabilità dell'accaduto, in una vicenda, peraltro, non nuova per il carcere albese, che ha messo in serio pericolo il fondamentale e inalienabile diritto alla salute dei detenuti e dei lavoratori.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rabino, anche per la sintesi, che è dote rara.
  La sottosegretaria di Stato per la giustizia, Federica Chiavaroli, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA CHIAVAROLI, Sottosegretaria di Stato per la giustizia. Presidente, rispondo agli interpellanti, fornendo, innanzitutto, notizie di aggiornamento in merito allo Stato dei lavori relative alla struttura penitenziaria di Alba, che, com’è noto e come è stato ricordato, dalla metà dello scorso mese di gennaio è stata evacuata a seguito del verificarsi di una infezione di legionella, che ne ha imposto la temporanea chiusura.
  Conformemente alle indicazioni fornite dalla ASL competente, le opere di sanificazione avviate consistono in interventi strutturali sull'impianto idrico dell'intero Pag. 3complesso demaniale e nell'adeguamento dei servizi igienici dei reparti e degli ambienti detentivi per adeguarli ai criteri previsti dalla normativa vigente.
  Nel question time del 10 febbraio scorso, con riferimento ad analoga interrogazione degli onorevoli Rabino e Monchiero, il Ministro ha già evidenziato come l'amministrazione abbia prontamente adottato tutti gli interventi necessari a fronteggiare e risolvere questa complessa situazione. Sono state, infatti, immediatamente avviate valutazioni tecniche di fattibilità per la predisposizione del progetto preliminare e per l'individuazione delle modalità più utili a garantire la maggiore celerità nelle successive fasi di progettazione esecutiva, appalto, esecuzione e collaudo dei lavori, affinché il carcere di Alba possa essere restituito il prima possibile in condizioni di assoluta sicurezza all'uso penitenziario.
  Riferisco oggi che, secondo quanto indicato dalla competente articolazione ministeriale, lo studio di fattibilità per l'intervento radicale sugli impianti idro termosanitari è stato completato e, lo scorso 1o luglio, è stato nominato il responsabile del procedimento, il quale sta provvedendo alla redazione degli atti preliminari e propedeutici all'avviso della fase progettuale. Seguiranno la scelta del contraente e l'inizio dei lavori.
  Per ciò che attiene l'aspetto economico, confermo lo stanziamento di 2 milioni di euro per la realizzazione del progetto di ristrutturazione.
  Secondo le previsioni formulate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, l'intero procedimento potrebbe vedere la conclusione con il completo recupero dell'istituto per la fine del 2017. Si auspica, tuttavia, che si possa procedere con consegne anticipate di corpi di fabbrica per una graduale ed opportuna ripresa delle attività istituzionali.
  Relativamente, invece, alla popolazione detenuta, evidenzio che è stata impiegata la massima cura nel garantire la necessaria continuità ai percorsi trattamentali, scolastici e professionali. Con particolare riferimento al tenimento agricolo presente presso l'istituto di Alba, al fine di non pregiudicare il lavoro svolto negli anni recenti, specialmente riguardo al vigneto ivi presente, che necessita di costante manutenzione fino alla vendemmia di ottobre del corrente anno, sono stati individuati tre detenuti dell'istituto penitenziario di Fossano che si recano con cadenza quotidiana presso tale appezzamento.
  Assicuro, pertanto, che massimo sarà l'impegno dell'amministrazione, alla quale il Ministro ha chiesto di essere costantemente informato su ogni misura finalizzata a superare le persistenti criticità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MARIANO RABINO. Presidente, ringrazio la sottosegretaria Chiavaroli. Sono soddisfatto nel senso che ho avuto tutte le informazioni e, unitamente all'onorevole Monchiero, ringrazio per l'esaustività delle risposte. Naturalmente l'insoddisfazione, invece, è originata dai tempi che si prevedono, tempi che comunque – se non ho compreso male, lo stanziamento è di 2 milioni di euro – saranno quelli di una consegna dei lavori a tutta la fine del 2017.
  Mi auguro, come la sottosegretaria ha precisato, che diversi corpi del fabbricato del carcere di Alba possano essere, invece, consegnati alla loro regolare operatività in un tempo ragionevolmente più vicino. Grazie, sottosegretario, e grazie, Presidente.

(Iniziative finalizzate a contrastare le speculazioni sul prezzo del grano e ad accelerare la definizione del piano cerealicolo nazionale – n. 2-01422)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Burtone ed altri n. 2-01422, concernente iniziative finalizzate a contrastare le speculazioni sul prezzo del grano e ad accelerare la definizione del piano cerealicolo nazionale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 4
  Chiedo all'onorevole Burtone se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Grazie, Presidente. Abbiamo voluto presentare questa interpellanza urgente perché c’è fermento all'interno del mondo agricolo e in modo particolare dei coltivatori del grano duro. È un momento difficile, io già sono intervenuto in Aula per segnalare questa condizione.
  È accaduto qualcosa di molto preoccupante: durante la fase di raccolta e di vendita, il prezzo è sceso in maniera veloce. Prima gli agricoltori vendevano a 22 o 21 euro al quintale, dopo il prezzo è sceso e oggi la borsa merci di Foggia dà un prezzo molto basso, di 13 euro al quintale. Se si tiene conto che i premi della politica agricola comunitaria sono scesi anche del 20 per cento, gli agricoltori del grano duro non riescono a coprire le spese di produzione.
  Certo, in alcune aree del Mezzogiorno c’è stata una produzione abbondante, a differenza della Sicilia, dove, per la siccità, il raccolto è stato molto povero e, quindi, i problemi in Sicilia sono ancora più pesanti, però è la condizione in generale, perché ancora una volta verifichiamo che nella filiera agricola c’è un anello, quello iniziale, quello del produttore, che è l'anello debole. Lo abbiamo visto per gli agrumi e lo vediamo anche per le altre colture: il produttore fa tanti sacrifici, coltiva durante l'annata, dopodiché, nel momento in cui raccoglie, vede deprezzato il proprio lavoro. Per gli agrumi, si dice, la raccolta non è collegata con la filiera, la trasformazione e la commercializzazione, ma per il grano no, la filiera c’è e parliamo – mi permetto di dire – dell'eccellenza italiana, perché questa filiera porta ai prodotti della dieta mediterranea. Il pane e la pasta con grano duro, sono rappresentativi della nostra agricoltura, e quindi credo che possano essere posti con attenzione da parte del nostro Governo, nella misura in cui bisogna lavorare per mettere delle protezioni, degli aiuti. Anche perché gli agricoltori oggi sono in difficoltà, protestano, ci sono state delle riunioni nelle varie prefetture, però ora aspettano alcune risposte.
  Le risposte, innanzitutto, vogliono essere collegate al perché si è abbassato il prezzo. Io dicevo che in alcune aree la produzione è stata abbondante, ma questo non giustifica questa caduta repentina. Evidentemente, signor sottosegretario, ed è questa la prima domanda che abbiamo posto, noi temiamo che arrivi grano da fuori l'Italia.
  Ora, non c’è dubbio che il nostro fabbisogno è ampio, anche perché noi abbiamo un'industria della pasta che richiede materia prima, però sappiamo che il nostro grano duro è ben diverso, per qualità, per assenza di micotossine e, quindi, va preservato, va tutelato. Ecco perché noi nell'interpellanza poniamo questo tema, individuiamo questa difficoltà e chiediamo al Governo di fare i controlli. Lo abbiamo chiesto anche per le altre colture e lo chiediamo anche per il grano e aggiungiamo: noi sappiamo che il Governo ha fatto uno sforzo apprezzabile, signor sottosegretario Castiglione, che è quello di preparare il Piano cerealicolo. Beh, si vada avanti, perché, nel momento in cui si mette in campo anche questo strumento, si possono porre condizioni anche di coltivazione con la rotazione, che sappiamo essere utile, poi finalizzata alla granicoltura; così come pensiamo che si debba mettere una condizione di confronto anche con l'Unione europea. Sulle politiche agricole comunitarie si è fatto qualcosa, ma pensiamo che debba essere rivisto anche questo tema della premiabilità del grano e collegarlo alla qualità, perché, come dicevo prima, noi abbiamo un grano che è privo di micotossine, e quindi su questo dobbiamo tentare di orientare la scelta dell'Europa.
  Infine – ed è questo il tema più interessante per la nostra comunità italiana – il tema è quello di fare dei contratti di filiera. Noi sappiamo che ci sono state annualità in cui il prezzo del grano è andato in alto e questo a discapito anche dell'industria. Ora, siccome noi vogliamo tutelare tutta la filiera, perché è un bene Pag. 5italiano, questo comparto è il fiore all'occhiello della nostra industria, l'industria alimentare, io credo che trovare un modo per calmierare e per rendere, però, anche congruo il lavoro fatto dagli agricoltori, è uno sforzo che bisogna fare, perché i nostri agricoltori non possono e non debbono essere l'anello più debole.
  Troppe volte, vediamo che, tra l'altro, il prezzo sul campo è completamente, poi, differente dal prezzo che troviamo nel mercato. Lo abbiamo sostenuto anche in occasione dell'agrumicoltura, lo sosteniamo per il pomodorino di Pachino e per le altre colture: è inaccettabile che gli agricoltori lavorino tutto l'anno e poi, nel momento in cui vendono, si vedono quasi – mi permetta di utilizzare questo termine – «rubato» anche il proprio lavoro, perché sono prezzi troppo bassi e non arrivano a coprire le spese di produzione. Poi si aggiungono le altre difficoltà. Io segnalo – per quello che lei può, anche in termini di pressione, esercitare – per esempio, la negligenza di alcuni organi regionali e consorzi di bonifica, che ancora non danno l'acqua con puntualità, e i nostri agricoltori in provincia di Catania sono in grave disagio. Capisco che le competenze sono regionali, però chiediamo al Governo questo sforzo in più anche su questo.
  Io concludo, signor Presidente, sono questi i temi che noi abbiamo avanzato; sappiamo che sono pronti alcuni fatti concreti, però non possiamo aspettare, signor sottosegretario, abbiamo bisogno di agire con urgenza, perché gli agricoltori ce lo chiedono e questo è un comparto in difficoltà. Tra l'altro, tra qualche mese, finita la stagione estiva, questi dovranno di nuovo pensare ad operare con i macchinisti, fare un lavoro per preparare il terreno e poi seminare e nella semina sappiamo che lo sforzo economico è notevole da parte degli agricoltori, perché debbono trovare dei semi che siano finalizzati e che non facciano abbassare la qualità, e finora – lo possiamo dire anche con orgoglio – i nostri agricoltori non hanno mai perso il passo. La produzione è stata sempre di alto livello, è stata assicurata anche dal punto di vista igienico-sanitario e, quindi, io credo che un'attenzione maggiore del Governo si debba dare per dare una risposta agli agricoltori in difficoltà.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, la nostra la priorità è, e resta, tutelare il reddito con ogni strumento, il reddito dei produttori, e l'obiettivo è quello di stimolare la produzione di qualità, in modo, anche, che i nostri trasformatori possano approvvigionarsi, sempre più, di grano al 100 per cento italiano, tenuto conto delle attuali difficoltà del comparto. Ringrazio l'onorevole Burtone e gli altri colleghi che hanno voluto presentare questa interpellanza e ricordo che il comparto agroindustriale cerealicolo ha una incidenza di circa il 17 per cento sul fatturato globale del settore agricolo, pari a circa 4 miliardi e mezzo di euro, e, relativamente alla parte industriale, rappresenta circa il 12 per cento del totale, con un fatturato che è pari a 15 miliardi, 15,5 miliardi di euro. Quindi, per l'importanza nell'alimentazione umana e in zootecnia, il comparto cerealicolo ha una valenza strategica sia a livello nazionale, per quanto concerne il mercato dell'Unione europea, sia per l'esportazione verso il resto del mondo, perché noi siamo anche grandi esportatori dei prodotti di prima trasformazione, che sono quei prodotti che caratterizzano il made in Italy. Penso alla pasta, alla pizza, ai dolci, ma anche ai prodotti derivati, quali quelli del settore zootecnico, ai nostri formaggi, ai nostri prosciutti, ai nostri salumi.
  Vi è un'importanza rilevantissima del comparto e per questo abbiamo voluto convocare, anche dietro le sollecitazioni di molti settori del Parlamento, per il prossimo 20 luglio, il tavolo nazionale della filiera cerealicola, per un confronto sull'andamento del mercato nazionale, come Pag. 6ha riferito lei, onorevole Burtone, sulle prospettive di breve e medio periodo, sulla emergenza che noi stiamo vivendo e per condividere nuove azioni di contrasto alla crisi del settore.
  In ogni caso, siamo impegnati, già da tempo, su tale ambito, anche attraverso la cabina di regia grano e pasta che avevamo già costituito, ma serve una nuova fase, anche e soprattutto tenuto conto dell'emergenza e, quindi, del grave calo dei prezzi di queste settimane. Il livello dei prezzi del frumento duro, del grano duro, infatti, in base ad una rapida consultazione che abbiamo fatto anche con i prospetti che sono stati pubblicati dalla Commissione dell'Unione europea, risulta in forte calo in tutta l'area produttiva e vi sono alcune aree in cui ciò è particolarmente accentuato, quelle a cui lei faceva riferimento anche nell'interpellanza; infatti, faceva riferimento al mercato e soprattutto alla piazza di Foggia.
  Quindi, sottoporremo anche alla Commissione europea l'attuale crisi di mercato del prezzo dei cereali, la scarsa efficienza della rete di sicurezza che noi abbiamo messo in campo, prevista nell'attuale regolamentazione – vi è una rete di sicurezza per il reddito degli agricoltori e, però, vi è anche una scarsa inefficienza di questa rete di sicurezza –, ribadendo la richiesta di una revisione delle politiche sulla gestione della crisi dei mercati.
  Per quanto ci riguarda più specificamente, per valorizzare, poi, le nostre produzioni di qualità nazionali, è stata presentata, anche, in sede di cabina di regia grano e pasta, una proposta che abbiamo inviato alla Conferenza Stato-regioni di istituzione di un nuovo regime di qualità, che è basato sulla certificazione volontaria del prodotto, ma anche sulla certificazione volontaria del processo. Oltre a tutto ciò e anche a queste azioni a medio termine, il Ministero continuerà a rafforzare le misure che favoriscano la contrattazione tra le imprese, la premialità delle produzioni sulla base della qualità del prodotto. Il nostro impegno, anche attraverso il tavolo che abbiamo voluto istituire, questo del 20 luglio, quindi della prossima settimana, è teso ad individuare un percorso che sia condiviso con tutta la filiera, per favorire anche sistemi che migliorino l'equilibrio di mercato e, soprattutto, garantiscano una maggiore trasparenza nella formazione dei prezzi.
  Lei ha fatto cenno, anche, al piano cerealicolo, un piano cerealicolo di cui il Ministero già dispone, un piano cerealicolo che certamente va rivisitato, va aggiornato, ma ha alcuni capisaldi su cui dobbiamo lavorare e dobbiamo anche dotare questo piano cerealicolo di risorse finanziarie e, soprattutto, individuare – l'abbiamo già fatto anche con alcuni strumenti, penso ai contratti di filiera a cui lei faceva riferimento, quindi attraverso il CIPE – quelle risorse e quegli strumenti, e penso ai contratti di filiera, che possono dare un segnale molto forte che vada a tutelare il reddito dei produttori, ma soprattutto possa tutelare la filiera e la nostra produzione di qualità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, io esprimo la mia soddisfazione per la risposta del Governo, del sottosegretario Castiglione. Lo dico senza enfasi, con sobrietà, io so di agricoltori che in questo momento sono collegati, attraverso Radio Radicale, e stanno seguendo i nostri lavori, agricoltori della Piana di Catania, del comune di Raddusa, di Ramacca, ma anche della Basilicata, di Metaponto, per non parlare della Puglia. C’è una grande attenzione e la risposta del Governo è rassicurante; noi sappiamo che le parole del sottosegretario Castiglione sono delle parole collegate a dei programmi veri, non c’è dubbio che un'azione la si deve, però, occorre predisporre, sottosegretario, dei controlli.
  Noi abbiamo delle autorità, i NAS, abbiamo la Guardia di finanza, occorrono controlli nei porti, per evitare che arrivi grano che poi viene utilizzato insieme al nostro grano duro e questo non sarebbe a tutela, neanche, del consumatore, danneggerebbe Pag. 7e danneggia il nostro produttore, ma anche il cittadino consumatore che utilizzerebbe, poi, un prodotto di trasformazione, non di grano duro o prodotto in Italia nelle aree vocate.
  Aggiungo che ci sono delle proposte molto serie che il Governo vuole portare avanti; noi chiediamo, però, che si vada avanti con tempestività, con urgenza, signor sottosegretario. Lei ha dato delle date, noi verificheremo l'azione del Governo; un'azione va predisposta a livello europeo, va cambiato il regime della premialità, va guardata la qualità del prodotto e noi su questo possiamo giocare le nostre carte con forza e con competitività, perché abbiamo grano che non presenta micotossine e, quindi, può competere, perché dà rassicurazione e il nostro grano entra pienamente nella dieta mediterranea che è tanto apprezzata, oggi, nella comunità scientifica.
  Sul piano cerealicolo, lei ha detto bene; lo si operi con un confronto aperto con chi lavora in questo settore e può dare un contributo di idee; le istituzioni debbono fare la propria parte, credo che ci debbano essere delle risorse adeguate per lo sforzo che deve essere condotto, perché siamo in una fase delicata, signor sottosegretario. I produttori debbono essere rassicurati, lo dicevo quando ho presentato la mia interpellanza in quest'Aula, non possono essere l'anello debole della catena; anche per il mondo della granicoltura dobbiamo dare questo segnale e lo si può fare, perché anche gli operatori dell'industria – io non voglio creare conflitto tra produttore e trasformatore – hanno questo interesse e le istituzioni debbono garantire trasparenza. Se il prodotto è prodotto italiano poi mettano che la pasta è stata prodotta con grano italiano, perché, se non si fa questo, è dovere nostro, poi, agire conseguentemente.
  Quindi, io mi auguro che le proposte che il Governo ha qui indicato siano operative al più presto, che ci siano le risorse sufficienti, in modo da poter rassicurare un mondo che oggi è in difficoltà.
  Credo che il Governo avrà questa sensibilità, per quel che riguarda il Parlamento la sua azione sarà di vigilanza e sarà anche quella di incalzare il Governo perché tutto si possa realizzare nei tempi più stretti.

(Elementi e iniziative in ordine al funzionamento e al rilancio della società Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici – n. 2-01397)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Lorenzis ed altri n. 2-01397, concernente elementi e iniziative in ordine al funzionamento e al rilancio della società Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole De Lorenzis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Le Ferrovie del Sud Est sono una società che appartiene al 100 per cento al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraversa quattro province della regione Puglia, le più meridionali. Il servizio di trasporto pubblico viene assicurato anche con il vettore automobilistico, quindi con gli autobus, e praticamente serve 130 comuni della nostra regione, da Bari fino a Gagliano del Capo.
  Ha oltre 1.400 dipendenti e la forma di gestione è una società a responsabilità limitata a capitale pubblico, appunto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  La competenza del servizio dovrebbe essere regionale, come stabilito appunto ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 422 del 1997. In questa legge si prevedeva il passaggio di queste ferrovie concesse in tutta Italia in capo alle regioni; tuttavia, alcune regioni, come la Puglia, si sono rifiutate di prendere in carico la gestione di queste aziende, che pertanto sono rimaste di proprietà del Ministero. Quindi, dal 2000, questo passaggio che doveva essere fatto, in realtà, non è mai stato concluso. Pag. 8
  In particolare, le linee ferroviarie della linea delle Ferrovie del Sud Est sono a binario unico, sono a scartamento normale, sono non elettrificate in massima parte, e posso dire, dalle interrogazioni che ho presentato e dalle poche risposte che ho ricevuto dal Ministero, che anche queste linee sono prive del sistema di controllo automatico, quindi, in qualche modo, hanno uno standard di sicurezza paragonabile a quello delle linee andriesi che appunto sono balzate agli onori della cronaca.
  Dicevo che attraversa 130 comuni, ma la linea ferrata, quindi la ferrovia, pur attraversando le quattro province, in realtà serve 85 comuni, ed è l'unico vettore ferroviario nella provincia a sud di Lecce. In particolare, è qui che la ramificazione delle Ferrovie Sud Est è più intensa, più fitta, proprio per la ragione storica per cui sono nate: sono nate per favorire la costruzione dell'Acquedotto pugliese, ma nel tempo, nella parte sud di Lecce, la ramificazione ha avuto una diffusione più intensa, anche perché questo vettore ferroviario veniva usato per raccogliere le derrate alimentari e portarle nel resto d'Italia.
  Il Ministero, Presidente, ha mantenuto e approvato, per 23 anni, lo stesso amministratore unico: Fiorillo. La regione Puglia non ha mai sollevato dubbi sulla gestione del contratto di servizio, mai una singola lamentela sul servizio effettuato dalla società di proprietà del Ministero, e oggi siamo qui per chiarire le responsabilità della gestione disastrosa di questa società, ed evidentemente non siamo più disposti ad accettare alcun rimpallo di responsabilità.
  A marzo 2013, in Parlamento arriva questo nuovo gruppo, questa nuova forza politica chiamata MoVimento 5 Stelle, di cui faccio parte, e il sottoscritto comincia a presentare delle interrogazioni. La prima interrogazione risale al 29 ottobre 2014, ed è stata una delle poche che ha ricevuto risposta; praticamente ho avuto risposta soltanto a due interrogazioni su dodici, escludendo quella di oggi. L'interrogazione faceva riferimento a degli articoli nell'ottobre del 2013 di la Repubblica, della testata giornalistica, intitolati in questo modo: «Puglia, la truffa dei treni più cari del mondo. I treni d'oro alle Sud Est pagati 20 volte il loro valore». Infatti, a seguito di controlli dell'Agenzia fiscale, nel 2009, e dell'Agenzia delle entrate, si è scoperto che questa società del Ministero aveva acquistato 25 carrozze passeggeri da società tedesche per un importo di 900 mila euro l'una, quindi, chiedevamo se il Ministero avesse contezza di questi acquisti per questo valore e se vi fossero delle azioni di responsabilità che il Ministero aveva iniziato ad esercitare nei confronti dei dirigenti al proprio interno, quindi per individuare le responsabilità.
  Ancora, Presidente, chiedevamo quali iniziative il Ministero intendesse mettere in atto per evitare che società partecipate dal Ministero partecipassero ad operazioni molto strane tramite appunto scatole cinesi e triangolazioni tra aziende finanziarie. Presidente, la risposta è stata molto, molto deludente in quell'occasione, praticamente è cominciato lo scaricabarile: il Ministero ha detto che l'azienda delle Ferrovie Sud Est e il suo esercizio erano di responsabilità appunto dell'ente regionale, quindi in tale contesto scrive letteralmente il Ministero: appare evidente che le procedure relative alle forniture e le risorse finanziarie destinate alla copertura delle stesse non rientra nella competenza statale. Addirittura, ancora più esilarante, il Ministero chiede all'amministratore unico, dopo averlo confermato per ventitré anni e dopo che era successo questo scandalo, una comunicazione, ma ovviamente in quella comunicazione l'amministratore Fiorillo negava tutto e diceva appunto di essere estraneo agli addebiti contestati dall'Agenzia delle entrate.
  Quindi, il Ministero chiedeva ancora all'amministratore una dettagliata relazione, e chiudeva così la risposta all'interrogazione: la vicenda sarà attentamente monitorata in tutti i futuri sviluppi. Ricordo che era ottobre 2014, quasi due anni fa. Il 20 marzo 2015, il MoVimento 5 Stelle ottiene la rimozione dal Ministero dell'onorevole Lupi; il 2 aprile 2015 si insedia Graziano Delrio Pag. 9come Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, arriva però l'indagine della Procura e della Guardia di finanza e, appunto, il 24 novembre 2015, il Ministro, messo alle strette dall'indagine giudiziaria, rimuove l'amministratore unico e nomina un consiglio di amministrazione, con l'intento di scrivere una relazione puntuale. I debiti si aggirano, in quella circostanza, a 280 milioni di euro. La ratio di questa scelta è evidente: sostituire la volpe che è nel pollaio con altre tre persone, pensando che queste si potessero in qualche modo vigilare tra di loro.
  Il Ministro Delrio presenta questi tre rappresentanti del consiglio di amministrazione come l’input di un nuovo corso (è proprio un comunicato presente sul sito del Ministero) e il presidente del consiglio di amministrazione, dottor Andrea Viero, viene presentato come docente della Bocconi. L'ingegner Angelo Mautone fa parte della dirigenza del Ministero, quindi il Ministero mette un suo uomo di fiducia – e noi ci chiediamo se l'ingegner Mautone è quello che per tanti anni ha firmato e approvato i bilanci della società –, e poi vi era l'avvocato Domenico Mariani, che doveva appunto avere esperienza nella ristrutturazione di altre aziende di servizi pubblici. Faccio notare che non si dice che l'ingegner Mautone è stato anche colui che, in qualche modo, si occupato delle ferrovie calabre e anche della Circumvesuviana in Campania; e ovviamente si omette di dire che il dottor Viero, in quell'occasione ancora presidente del consiglio di amministrazione, ha ricevuto due condanne dalla Corte dei conti. Quindi, la Corte dei Conti, che vigila sui danni erariali dei pubblici dirigenti, aveva già condannato il dottor Viero: tramite un condono, il dottor Viero era stato chiamato a risarcire 84 mila euro, a fronte della prima richiesta iniziale di 420 mila euro, per delle liquidazioni concesse nel 2003 a 50 dirigenti della regione Friuli. Ancora, nell'ambito della sua gestione nella multiutility Iren, aveva messo in spese di rappresentanza delle ricevute che non è riuscito a giustificare né alla Corte dei conti né appunto al comune di Trieste. Quindi, questo consiglio di amministrazione si insedia con l'intento di fare una relazione.
  Ovviamente nella relazione si capisce che la situazione è drammatica, l'esposizione debitoria è elevata, l'andamento economico è praticamente molto diverso da quello prospettato, ci sono degli stipendi dei dirigenti con una media di oltre 200 mila euro: si è praticamente in grado di dimostrare che lo svolgimento della attività operativa è sull'orlo di un baratro. Il direttore del personale addirittura svolgeva il lavoro stando qui a Roma in telelavoro, e le attività ordinarie di staff, di elaborazione delle buste paga, di manutenzione dell'archivio erano affidate a consulenze ultra-milionarie tutte all'esterno, tramite alcune consulenze ad avvocati, notai molto noti nella mia regione; e ancora, ci sono 1.400 giudizi contenziosi in primo grado, più altri in appello e in Cassazione, relativi al personale.
  Quindi, che cosa fa il Ministro ? Nella legge di stabilità del 2016, quindi approvata al dicembre 2015, dispone il commissariamento: si dà potere straordinario e deroga alle leggi ordinarie, esattamente come è stato fatto sul Piano di riordino ospedaliero, come è stato fatto per i rifiuti, come è stato fatto per la Xylella. Come è stato fatto per tante altre questioni importanti, che ovviamente la politica non riesce a gestire in maniera ordinaria e cui preferisce, in deroga alle normative, dare risorse straordinarie da gestire, a discrezione di queste persone nominate da essa: esattamente quello che era avvenuto nei precedenti vent'anni !
  Tra l'altro fra gli obblighi di questi commissari, che sono sempre i rappresentanti del vecchio consiglio di amministrazione, quindi l'ingegner Mautone, il dottor Viero e il dottor Mariani, vi è quello di redigere un'altra relazione (non si capisce quindi bene a cosa servano i poteri straordinari di commissariamento) e anche un piano industriale; ma nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe, quindi dopo un mese, praticamente, si dispone che questo piano industriale venga presentato un po’ più in là, si dà un po’ più di tempo per Pag. 10presentare questo piano industriale. Si stabilisce anche una tranche nella legge di stabilità di 70 milioni, quindi risorse straordinarie, e il debito intanto viene certificato a 330 milioni; è quindi lievitato rispetto alla prima valutazione dello stesso commissario: è sempre lui che ha fatto le valutazioni. Ovviamente insorgono i lavoratori, perché ci sono centinaia di vertenze perché il TFR viene bloccato e non viene pagato, i contributi vengono bloccati; questo Governo concede al MoVimento 5 Stelle, che presenta una serie di emendamenti anche contro il commissariamento, di rendere pubblica la relazione, di avere trasparenza, di aprire queste finestre, di puntare i riflettori, di far capire all'opinione pubblica che cosa succede; e quindi la relazione viene poi effettivamente pubblicata, anche se soltanto sul sito del Ministero (noi avevamo chiesto anche sul sito delle Ferrovie Sud Est, e tuttora sul sito non se ne trova traccia), e anche sul sito dell'Agenzia regionale per la mobilità pugliese. Quindi una trasparenza parziale !
  Ovviamente il Primo Ministro Renzi e il Ministro Delrio si prendono i meriti e promettono pulizia, anche se poi la pulizia sembra corrispondere alla privatizzazione. E infatti Graziano Delrio dice: «Già revocati incarichi e ridotti i costi»; «Tanti lavoratori perbene», e su questo ovviamente non possiamo che essere d'accordo; «Presto il piano industriale». Matteo Renzi invece dichiara: «Sulla vicenda squallida di Ferrovie Sud Est andremo fino in fondo», ovviamente lasciano intendere tutto e il contrario di tutto; «Abbiamo commissariato – come se questa fosse una soluzione, in un Paese che da vent'anni ha dei commissari per ogni cosa – e faremo pulizia totale»: anche qui non si capisce che cosa si intende per pulizia totale. E annuncia: «Il Sud cambia verso»; e per fortuna qualche giorno fa abbiamo avuto una sonora smentita del fatto che il Sud abbia cambiato verso, purtroppo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo, Presidente. Abbiamo dei dirigenti che sono stati mandati via per prepensionamento, ma altri sono state addirittura premiati o mantenuti al loro posto: e sono i dirigenti, quindi i colonnelli che l'ingegner Fiorillo aveva per trasmettere la sua amministrazione. Parlo del dottor Lumaca, che è il componente della famiglia Vinella interessata all'acquisto, del dottor Re, diventato responsabile dell'unità tecnica-amministrativa complessa e direttore delle autolinee, l'ingegner Albanese e il direttore Rizzo, il direttore finanziario: insomma, tutta una serie di ingegneri e avvocati che oggi ricoprono ancora degli incarichi apicali, e quindi è quanto meno dubbia la loro indipendenza rispetto alla vecchia amministrazione.
  Concludo, Presidente. Noi siamo convinti che quando c’è una rapina non si può perseguire soltanto la persona che sta con una pistola in mano, perché se ci sono altre persone che arraffano denaro o stanno lì a guardare e fare il palo, queste persone sono altrettanto complici. Almeno speriamo che questo lo assicuri la magistratura, ma nel frattempo in via cautelare noi ci saremmo augurati che il Ministro in qualche modo... Concludo veramente, Presidente. Che il Ministro avesse almeno avuto la cautela di sospendere queste persone e non confermarle, o addirittura non premiarle. Quindi secondo noi il Ministro ha sbagliato la diagnosi, perché il problema non era una persona: il problema erano i mancati controlli, la mancata trasparenza, la mancata pubblicazione sul sito della società e del Ministero degli obblighi minimi di legge, l'organigramma, i premi di produzione, tutta l'organizzazione che doveva essere resa pubblica.
  E, Presidente, mi faccia fare l'ultima chiosa. Il ministro è andato ultimamente a Polignano la settimana scorsa a presentare un libro su questo scandalo, e ha lasciato intendere che la soluzione sia fare uno spezzatino e affidare parte di questa società ai privati: ora, io aspetterò molto volentieri la risposta del sottosegretario, e poi mi riservo ovviamente di replicare Pag. 11sulle risposte e sui chiarimenti che per fortuna in quest'Aula spero il Ministero voglia dare, una volta per tutte.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Lorenzis, lei hai ecceduto il suo tempo: mi auguro che recuperiamo con un po’ di sintesi nel caso della replica.
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Presidente, al fine di poter rispondere in modo compiuto ed esaustivo alle osservazioni formulate dall'onorevole interpellante, è opportuno descrivere preliminarmente gli atti ed i provvedimenti compiuti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal commissario governativo, dal quale sono state assunte notizie dirette. Ai sensi dell'articolo 1, comma 867, della legge di stabilità 2016, il Ministro Delrio, con decreto del 12 gennaio 2016, ha provveduto a nominare un commissario per le Ferrovie Sud Est e Servizi Automobilistici, società a responsabilità limitata, e due subcommissari. Al commissario è stato attribuito il compito di gestire la società, provvedendo a predisporre un piano industriale per il risanamento che preveda tra l'altro la riduzione dei costi di funzionamento, predisporre una dettagliata e documentata relazione in merito allo stato finanziario e patrimoniale della società, nonché alle cause che hanno determinato la grave situazione finanziaria della medesima società, anche al fine di consentire al socio unico di valutare le condizioni per l'esercizio dell'azione di responsabilità ai sensi dell'articolo 2393 del codice civile. Ancora: attivare, se necessario e previa comunicazione al MEF, le procedure di ristrutturazione dei debiti di cui al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, proporre al socio il trasferimento o l'alienazione della società, da effettuarsi secondo criteri e modalità individuate con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Inoltre, nelle more dell'attuazione del piano industriale, al commissario è stata attribuita la possibilità di utilizzare uno stanziamento di 70 milioni di euro per garantire la operativa continuità della società.
  Successivamente, la legge di conversione n. 21 del 25 febbraio 2016 ha prorogato da 90 a 120 giorni, e dunque fino alla fine di aprile del 2016, il termine per la predisposizione del piano e della relazione, ed ha disposto entro il termine medesimo la moratoria delle azioni esecutive nei confronti della società. Nell'espletamento dei compiti assegnatigli, in data 19 marzo 2016 il commissario governativo ha trasmesso una dettagliata e documentata relazione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sullo stato delle Ferrovie Sud Est, nonché sulle cause che ne hanno provocato la grave situazione di dissesto finanziario; in pari data, la relazione è stata pubblicata sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e nei giorni immediatamente successivi è stata consegnata rispettivamente alla procura della Corte dei conti e alla procura della Repubblica di Bari. Occorre rilevare che la relazione, oltre a riportare i rilievi fiscali formulati dalla Guardia di finanza, ha descritto in dettaglio la sussistenza di una molteplicità di ulteriori irregolarità riguardanti l'impiego improprio delle risorse aziendali.
  L'analisi dettagliata della gestione aziendale degli anni antecedenti il commissariamento si è resa possibile grazie anche all'incarico di due diligence affidato dal commissario alla società Deloitte, previo espletamento di procedura negoziata ai sensi dell'articolo 125 del decreto legislativo n. 163 del 2006, i cui riferimenti sono pubblicati nella sezione Trasparenza del sito aziendale di Ferrovie Sud Est. Gli esperti della predetta società di revisione sono stati presenti in azienda per circa tre mesi, acquisendo dalle strutture aziendali atti e documenti in precedenza difficilmente reperibili sia per lo stato di evidente disorganizzazione aziendale che per vere e proprie procedure interne di secretazione, emerse solo a seguito del cambiamento dell'organo di amministrazione prima e del commissariamento poi.Pag. 12
  In data 25 maggio 2016, il commissario ha trasmesso il piano di impresa al Ministero delle infrastrutture. Il piano è stato completato con il supporto di Bain & Company – società individuata anch'essa previo espletamento di procedura negoziata, i cui riferimenti sono pubblicati nella sezione Trasparenza del sito aziendale di Ferrovie Sud Est – alla fine di aprile e tiene conto di una serie di interventi di efficientamento gestionali già introdotti dal commissario a far data dal gennaio 2016. Tali interventi, già richiamati nella relazione del 19 marzo 2016 per evidenziare l'anomalia di alcuni costi di gestione della vecchia amministrazione, ad esempio il costo del carburante, il costo delle coperture assicurative, il costo della dirigenza, il costo ad personam di alcune unità del personale, eccetera, hanno consentito, dal mese di febbraio scorso, di ridurre in modo rilevante i costi di produzione aziendale, riconducendo la gestione del 2016 ad un risultato positivo, che, per i primi quattro mesi dell'anno in corso, si attestano intorno ai 15 milioni di euro.
  Tuttavia, lo stesso piano è stato trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti solo in data 25 maggio, in quanto il commissario, in via preliminare e prudenziale, ha inteso approfondire ulteriormente il quadro delle coperture degli investimenti in corso, finanziati con fondi regionali, nonché quello delle passività legate al contenzioso con il personale, anche avvalendosi della società Deloitte. È emersa, quindi, la necessità di intraprendere la procedura del trasferimento della società ovvero dell'ulteriore aumento di capitale, non essendo certo sufficienti i 70 milioni di euro stanziati, nonostante la rinegoziazione ordinaria dei debiti ed il piano di efficientamento gestionale già avviato, sufficienti a garantire nell'immediato un patrimonio netto positivo.
  In via prudenziale, sino alla definitiva individuazione degli assetti in grado di garantire la continuità aziendale, il commissario ha ritenuto opportuno non utilizzare la suddetta somma. Circa la ricognizione contabile e le procedure per la risoluzione dei debiti per gli esercizi 2013, 2014 e 2015, il commissario ha provveduto depositando gli atti all'interno della due diligence contabile e fiscale affidata a Deloitte. Al fine di garantire la posizione dei singoli creditori e, con essa, la prosecuzione della regolarità aziendale, ha preliminarmente verificato la possibilità di rinegoziare le singole partite debitorie mediante procedure ordinarie, e, a tal proposito, è stato incaricato un professionista indipendente quale attestatore del piano industriale di risanamento, ai sensi dell'articolo 67, comma 3, lettera d), della legge fallimentare.
  La relazione commissariale, con i relativi allegati, è stata pubblicata sul sito del Ministero delle infrastrutture il 19 marzo del 2016, mentre sul sito aziendale di Ferrovie Sud Est è presente un link, che rimanda ai documenti depositati tutti presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Con riferimento alle figure apicali della società, dal 6 maggio del 2016 l'ingegnere Angiulli, già direttore del Servizio progettazione ed investimenti, e comunque spostato ad altro incarico sin dal 18 gennaio 2016, è stato licenziato. Il dottor Larocca, già direttore delle risorse umane e relazioni industriali, che, peraltro, operava da un ufficio ubicato a Roma, ha presentato le formali dimissioni già dal dicembre del 2015. A partire dal 27 febbraio del 2016 è stato collocato a riposo il geometra Pacella, che continuava a percepire la retribuzione dalle Ferrovie Sud Est, pur trovandosi distaccato da diversi anni presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Infine, con riferimento alle altre figure apicali presenti, si è provveduto ad una consistente riduzione dei compensi e ad una sistematica turnazione degli incarichi; ciò ha comportato, in termini di retribuzione, un risparmio di 600 mila euro annui.
  L'attuale assetto risulta non definitivo, in quanto ulteriori modifiche saranno prese in considerazione in concomitanza con l'imminente ridefinizione della struttura aziendale. Gli importi spettanti ai componenti della struttura commissariale sono stati specificati nel menzionato decreto Pag. 1312 gennaio 2016. In particolar modo, l'articolo 2 dispone che il compenso annuale attribuito al commissario è determinato in un importo pari ad euro 50 mila annui lordi a titolo di parte fissa, da liquidarsi in dodici rate mensili, e in un ulteriore importo di euro 50 mila annui lordi a titolo di parte variabile, la cui liquidazione è subordinata trimestralmente alla valutazione e alla relazione del Ministero, e, previa acquisizione della documentazione sull'attività svolta nel periodo di riferimento, al raggiungimento degli obiettivi assegnati.
  Al commissario spetta, altresì, il rimborso delle spese effettivamente sostenute per lo svolgimento del predetto incarico. Il compenso di ciascuno dei subcommissari è determinato in euro 25 mila annui lordi a titolo di parte fissa, da liquidarsi in dodici rate mensili, e in un ulteriore importo di euro 25 mila annui lordi a titolo di parte variabile, la cui liquidazione è subordinata trimestralmente alla valutazione del commissario e, previa acquisizione della documentazione sull'attività svolta nel periodo di riferimento, al raggiungimento degli obiettivi assegnati. Ai subcommissari spettano, altresì, il rimborso delle spese effettivamente sostenute per lo svolgimento del predetto incarico.
  Con riferimento alla pubblicazione sul sito web dei dati relativi alla dotazione organica del personale, Ferrovie Sud Est comunica che, per oggettive difficoltà connesse alle ben note vicende ampiamente riportate nella relazione del commissario, la gestione del sito stesso, in attesa di procedura ad evidenza pubblica che permetta l'assunzione di personale a tal fine dedicato, è ridotta al minimo indispensabile, essendo affidata ad un dipendente interno, che svolge anche altri compiti. Nel frattempo, si è fatto ogni sforzo per garantire la massima trasparenza possibile nelle condizioni date, e, infatti, sul sito web è disponibile l'organigramma. L'organico di Ferrovie Sud Est al 31 maggio 2016 è pari a 1.216 dipendenti e a sette dirigenti. Essendo stato di recente nominato un responsabile della trasparenza ed anticorruzione, totalmente assente nella gestione precedente, è obiettivo di Ferrovie Sud Est riuscire a riordinare e a pubblicare puntualmente tutta la documentazione obbligatoria.
  Ciò vale, naturalmente, anche per i dati riguardanti assenze, puntualità e premialità, che rappresenta, stante le condizioni in cui versa l'azienda, un ambizioso punto di arrivo. In riferimento al bando di assunzione in assenza del piano industriale e di risanamento, si tratta di un bando inerente la mera formazione di una graduatoria per una eventuale assunzione di operatori di esercizio, vale a dire autisti. Risulta indispensabile avviarla in quanto, con l'inizio del nuovo anno scolastico, sarà necessario procedere all'assunzione di autisti, evitando di ricorrere, come sino ad ora è avvenuto, a personale interinale, con notevoli problemi logistici ed organizzativi, ma, soprattutto, con un maggior costo per le casse aziendali. Sulla base degli sviluppi futuri e delle prospettive di Ferrovie Sud Est, sarà eventualmente possibile accedere alla graduatoria elaborata attraverso procedure di evidenza pubblica.
  Circa l'annessione della rete infrastrutturale di Ferrovie Sud Est alla rete ferroviaria nazionale, l'ipotesi non è stata valutata, in quanto la rete infrastrutturale Ferrovie Sud Est è di proprietà della regione Puglia e Ferrovie Sud Est è titolare del solo contratto di gestione. Per quanto attiene, poi, all'interesse dello Stato per Ferrovie Sud Est, il commissario, con la richiamata nota del 25 maggio, ha comunicato che sono in corso interlocuzioni con operatori del settore al fine di verificare un'eventuale proposta di trasferimento, ed in particolare Ferrovie dello Stato ha confermato il proprio interesse, con nota del 2 maggio 2016, e da tale data sono in corso una serie di attività istruttorie necessarie per definire la procedura di trasferimento alla società partecipata dallo Stato.
  Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha chiesto al commissario di essere costantemente informato sull'evolversi della procedura, ed in particolare di comunicare eventuali criticità che possano ostacolare o rallentare la procedura detta. Pag. 14Ciò al fine di consentire l'adozione, previa direttiva del Ministro Delrio, di qualunque provvedimento o iniziativa utile a garantire la continuità aziendale e, con essa, la regolarità dei servizi di trasporto pubblico eserciti da Ferrovie Sud Est. Con riferimento agli approfondimenti in corso tra Ferrovie del Sud-Est e Ferrovie dello Stato, è da osservare che non vi è alcuna ipotesi di creazione di una newco con scorporo dei debiti e né, tanto meno, scorporo o spezzatino dei diversi rami di attività tra diversi operatori. È, peraltro, evidente che, anche con un eventuale passaggio nell'ambito di FSI, i livelli di esercizio e di investimento di Ferrovie del Sud-Est non potranno subire diminuzioni, in virtù del contratto di servizio con la regione Puglia che fissa in maniera puntuale i livelli di prestazione; semmai, la disponibilità di materiale rotabile, know how, tecnologia dovrebbero garantire un immediato innalzamento del livello e della qualità del servizio, attualmente in affanno per le ormai ben note, pregresse, descritte vicende.
  Il contenzioso presente in Ferrovie del Sud-Est è nella quasi totalità costituito da vertenze di lavoro riguardanti il personale. Trattasi di circa 1.300 cause, che hanno per oggetto la rivendicazione di emolumenti accessori alla prestazione lavorativa: dal TFR, alle 36 ore, al congedo, all'errata o mancata applicazione della contrattazione di secondo livello, alla rivendicazione di mansioni superiori.
  Dalla disamina delle questioni si rileva una scorretta gestione del personale, radicata nel tempo ed aggravata dal proliferare dei giudizi, anche in fase di gravame. Non si è fatto nulla per correggere le criticità, nonostante le negative pronunce in danno di Ferrovie del Sud-Est. La gestione del contenzioso era integralmente esternalizzata ed i rapporti professionali regolati sia con contratti di consulenza che con compensi quantificati in base al tariffario forense. Il consiglio di amministrazione, presieduto dal professor Viero ha, nell'immediatezza, operato una ricognizione del contenzioso, revocando i mandati precedentemente conferiti ai legali ed istituendo un ufficio legale interno.
  Dall'analisi del contenzioso è emerso che per definire tutte le cause riguardanti il personale è necessario un importo di 26 milioni di euro. Pertanto, è indispensabile poter impegnare delle risorse economiche per definire tutte le controversie. L'impegno di tali risorse, sia pure parzialmente, è strettamente correlato alla continuità aziendale.
  Il commissario ha completato una puntuale ricognizione del contenzioso con i dipendenti, che risulta ora noto all'azienda posizione per posizione. Nell'attuale situazione di emergenza si è provveduto a classificare il contenzioso, suddividendolo tra quello instauratosi con dipendenti tuttora in servizio e quello con dipendenti già posti in quiescenza ed essendo la maggior parte dell'importo generata da modalità di calcolo del trattamento di fine rapporto, è evidente che quest'ultimo assume particolare rilevanza, essendo, nella stragrande maggioranza dei casi, già passato in giudicato.
  A causa delle note condizioni di crisi finanziaria, le Ferrovie del Sud-Est non avevano provveduto, nel corso degli ultimi diciotto mesi, a liquidare neppure la parte non oggetto di contenzioso. E dal mese in corso, Ferrovie del Sud-Est, senza fare ricorso alla dotazione straordinaria prevista dalla legge, ha provveduto a pagare tutti gli arretrati. In quest'ultimo mese si è proceduto, inoltre, a definire il contenzioso avente ad oggetto il pagamento del trattamento di fine rapporto per il personale non più in servizio.
  Sono state individuate le criticità che hanno ingenerato il proliferarsi dei giudizi e, con una politica costruttiva di relazioni industriali, si è avviato un confronto serrato con le organizzazioni sindacali per una nuova organizzazione del servizio e del lavoro.
  Da tutto quanto sopra evidenziato, risulta che l'attività compiuta, ad oggi, dal commissario e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è pienamente coerente con il disposto dell'articolo 1, comma 867, della legge di stabilità 2016. Pag. 15Aver portato la gestione corrente in attivo, aver elaborato la due diligence contabile, fiscale e legale, predisposto il nuovo piano d'impresa, avviato il confronto con primari operatori del settore, segnalato agli organi competenti ipotesi di abuso e di reato e, nel contempo, avere garantito, pur tra mille difficoltà, il mantenimento del servizio senza intaccare la dote di risorse pubbliche destinate al risanamento appare un risultato affatto trascurabile in cinque mesi e frutto della stretta collaborazione tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Puglia e Ferrovie del Sud-Est.
  L'ipotesi del trasferimento della proprietà sociale, contemplata dal medesimo comma 867, presuppone un serio approfondimento da compiere in tempi solleciti, ma, peraltro, già in corso di svolgimento.
  Da ultimo, i bilanci degli esercizi precedenti di Ferrovie del Sud-Est sono stati all'epoca sottoscritti dall'amministratore unico e approvati dal direttore generale pro tempore a seguito di relazione favorevole del collegio sindacale, che è presieduto da un magistrato della Corte dei conti e della società di certificazione dei bilanci.
  In particolare, lo stesso collegio, nell'ambito della propria gestione ordinaria e compatibilmente con la documentazione fornita dall'azienda, ha segnalato una serie di irregolarità inerenti i comportamenti decisionali dell'allora amministratore unico, quali taluni contratti di collaborazione esterna, la locazione dell'immobile di via Severano in Roma, il rapporto di lavoro intercorrente con il capo del personale. Anche a seguito della stretta interlocuzione e del raffronto con i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si sono ravvisati profili di responsabilità tali da far ritenere opportuna la segnalazione alla procura regionale della Corte dei conti, per le iniziative di competenza, avvenuta sin dal 6 luglio del 2015.
  Quindi, l'attività ordinaria del collegio sindacale e del socio è stata regolarmente svolta e la evidente mala gestio dell'amministratore unico è potuta emergere solo a seguito della sostituzione dello stesso con un consiglio di amministrazione. Ed infatti, in conseguenza di tale avvicendamento, una serie di atti e di documenti aziendali, precedentemente non resi noti al collegio, sono stati progressivamente prodotti dalle strutture aziendali ed hanno consentito, con il successivo commissariamento della società, di far rilevare numerosi comportamenti irregolari e, probabilmente, illeciti.

  PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, io rappresento dei cittadini pugliesi che, tutti i giorni, usano i servizi forniti dalle Ferrovie del Sud-Est. Come possiamo dirci soddisfatti ? Presidente, a parte forse le ultime notizie che il sottosegretario ha voluto fornire riguardo ai contenziosi, che fino adesso sono stati, appunto, quantificati con precisione e che, quindi, in qualche modo, si è dato modo di procedere al pagamento degli arretrati, al ricalcolo di quanto dovuto ai lavoratori, su tutto il resto devo dire che il Governo qui rappresentato non ha fornito grandi informazioni rispetto a quelle che già erano note alla cronaca.
  Io ho detto all'inizio che è stata sbagliata la diagnosi e, quindi, non può che essere sbagliata la cura. Cosa voglio dire ? Pensiamo alla scelta dei commissari: se il problema era la trasparenza, pur essendo vero che il Ministro ha il potere di nomina, io mi sarei aspettato una selezione pubblica, con dei criteri stringenti, delle competenze che questi commissari dovevano avere e non una scelta discrezionale; dopodiché, all'interno di una rosa evidentemente di persone qualificate, è chiaro che il Ministro avrebbe potuto scegliere la persona e nominare la persona più idonea. Quindi, noi probabilmente avremmo adottato una strada molto più trasparente.
  Ancora, Presidente: da quello che è stato detto in quest'Aula, emerge una responsabilità interna al Ministero, su cui ancora non abbiamo notizie. Il Ministero Pag. 16ha avviato un'indagine interna ? Non ci ha risposto sul fatto che il subcommissario – oggi subcommissario – Mautone dovrebbe, forse, essere la persona che per questi anni passati ha certificato ed avallato i bilanci farlocchi della società.
  Ancora, Presidente: mancanza di trasparenza anche sulla retribuzione di questi commissari. Io non ho nulla da ridire sull'importo, ma la parte variabile il sottosegretario ha detto essere legata a degli obiettivi. Io credo che l'opinione pubblica, i cittadini, che pagano quei compensi, che hanno dei servizi scadenti, abbiano il diritto di sapere quali sono gli obiettivi e i criteri che i commissari devono raggiungere. Su questo, ovviamente, pieno silenzio.
  Sono stati nominati dei dirigenti, alcune delle figure apicali che avevo indicato nell'interpellanza, per capire che sorte avevano avuto queste persone. Alcune sono state citate, ma le altre ? Gli altri dirigenti o le altre persone interne all'azienda che sono state poi nominate responsabili o lo erano già e sono state mantenute, su questo il Ministero non ha nulla da dire ? Sono persone che, in qualche modo, avevano delle responsabilità, come è stato ammesso, e che sembra in qualche modo siano stati mantenuti, quindi io mi chiedo attraverso quali criteri si stiano operando queste scelte.
  E ancora, Presidente, visto che si parla di dirigenti e che queste parti aziendali hanno fornito, a seguito dell'insediamento del consiglio d'amministrazione e del commissariamento, al collegio sindacale questi documenti, io mi chiedo: ma allora, perché questi documenti volutamente prima non sono emersi ? Un'idea me la sono fatta, ce la siamo fatta tutti fuori da queste Aule, Presidente: è evidente che, della gestione disastrosa e scandalosa delle Ferrovie del Sud-Est, tutti sapessero. Lo sapevano i dirigenti, lo sapevano i lavoratori interni, lo sapevano i sindacalisti, lo sapeva il collegio sindacale, lo sapevano all'interno del Ministero, lo sapevamo tutti come funzionava, e lo sapevano anche tutte le forze politiche che fino adesso, in questi anni, nelle passate legislature, in questi decenni, non hanno mai sollevato il problema, non hanno mai presentato un'interrogazione, e c’è voluto il sottoscritto del MoVimento 5 Stelle per far emergere il problema, e c’è voluto forse qualche giornalista di la Repubblica a far emergere lo scandalo.
  Allora, io mi chiedo: come mai la regione non ha mai contestato il contratto di servizio ? Come mai la regione – e questa è un'informazione utile che oggi sarà messa a disposizione dei cittadini –, che è anche proprietaria della rete, cosa che non sapevamo, non ha mai chiesto alla società o al Ministero di fare degli investimenti o di disporre una parte del proprio bilancio per fare quegli investimenti in sicurezza, esattamente come oggi viene recriminato alla Ferrotramviaria ? Io faccio notare che tutti i binari sono privi del sistema controllo marcia-treno, quindi quel sistema automatico che interviene per rallentare e frenare il treno in maniera automatica, e non soltanto i binari ne sono privi, anche gli ultimi treni, quelli acquistati a peso d'oro, quelli su cui la magistratura ha aperto uno squarcio da cui è partita anche la vicenda del commissariamento, bene, anche i nuovi treni – pagati a peso d'oro, quindi oltre centinaia di migliaia di euro – sono sprovvisti di questi sistemi di controlli automatici che dovrebbero poi interagire con i sistemi a terra. Ecco, Presidente, la trasparenza, anche nella relazione del sottosegretario, come dicevo, non si vede da tanti punti di vista.
  Abbiamo parlato anche del bando delle assunzioni, si dice: a settembre la ripresa dell'attività scolastica impone di assumere degli autisti. Bene, ma come è possibile fare un piano di assunzioni, eventuale, una programmazione, se il piano industriale non è stato valutato, non è stato presentato al pubblico, non c’è stata una valutazione di merito di quello che verrà fatto, per esempio, nei prossimi nei prossimi mesi come scenari di fusione con altre società ?
  Ancora, Presidente, io chiedevo nell'interpellanza che i bilanci della società – i bilanci ! – per legge devono essere pubblicati e allora noi pretendiamo che i bilanci passati, dell'amministrazione precedente, Pag. 17per quanto farlocchi, siano resi pubblici, perché bisogna far capire, fuori da qui, dove ci sono revisori contabili, dove ci sono commercialisti, dove ci sono persone anche competenti, come sia stato possibile che una sola persona – ed evidentemente non era sola – abbia potuto falsificare per decenni dei bilanci ad una società del Ministero.
  Ancora, Presidente, ci sono delle responsabilità importanti del Ministero, perché, quando si dice che prima non era rispettato non soltanto l'obbligo di pubblicazione delle informazioni minime indispensabili per legge, ma che non c'era neanche un responsabile anticorruzione, di chi è la competenza, se non del Ministero che detiene al 100 per cento quella società ? Quindi, il Ministero, banalmente, sta ammettendo che non rispetta, nelle società di sua proprietà, gli obblighi minimi di legge.
  E io immagino che, forse, i dirigenti che avevano questa responsabilità all'interno del Ministero, oltre ad un'indagine interna che auspico venga avviata, si consegnassero loro in procura, perché ci sono delle responsabilità oggettive.
  Ancora Presidente, e mi avvio alla conclusione, si dice che è stato mantenuto il servizio di risultato straordinario. Io invito il Ministro Delrio, i sottosegretari, i dirigenti, a farsi un giro nelle Ferrovie del Sud-Est, dove gli autobus sono rotti e rimangono in panne per strada, i treni vengono cancellati e non si sa quando partono e se partono, e la situazione è, assolutamente, veramente, sul baratro, e i cittadini e gli utenti stanno sopportando con una pazienza infinita questi disagi, e si dice che i commissari in cinque mesi hanno fatto un lavoro egregio, un lavoro straordinario, che hanno riportato il bilancio in attivo. Io rimango veramente stupito da queste parole, Presidente.
  E ancora, sugli scenari futuri, non è stata fatta una parola di chiarezza sul possibile subentro – in una cordata, in una forma che, come dire, vedremo probabilmente in futuro – di privati in questa gestione aziendale, perché io ricordo che il Ministro Delrio, contrariamente a quello che oggi ha detto il Sottosegretario in Aula, ha rilasciato delle dichiarazioni alla stampa, in cui non escludeva l'ingresso di privati. Quindi, capisco che c’è una fase di interlocuzione col Ministero, per capire quali siano le possibilità della fusione tra la Società Ferrovie dello Stato italiane e le Ferrovie del Sud-Est, ma non ci è stato dato modo di capire questa interlocuzione – quindi ancora mancanza di trasparenza – in cosa consista e quali siano i possibili scenari che questa interlocuzione prevede.
  Quindi non posso ovviamente ritenermi, a nome dei cittadini che stanno lì fuori, soddisfatto delle risposte fornite dal sottosegretario.

(Iniziative per sostenere la presenza delle compagnie aeree low cost in Sardegna, nel quadro degli interventi volti a garantire la continuità territoriale – n. 2-01428)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili e Pisicchio n. 2-01428, concernente iniziative per sostenere la presenza delle compagnie aeree low cost in Sardegna, nel quadro degli interventi volti a garantire la continuità territoriale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non è la prima volta e purtroppo non sarà nemmeno l'ultima che siamo chiamati ad affrontare in quest'Aula un tema dirimente di un diritto fondamentale dei cittadini della Sardegna, cioè quello alla mobilità, un diritto costituzionale, un diritto universale, che viene sistematicamente calpestato non soltanto dallo Stato, ma dai Governi che si sono succeduti, di fronte agli interessi, sempre più preminenti e messi davanti a tutti, di Alitalia e delle compagnie aeree più rilevanti.
  Di fronte a questo, il Governo, con la complicità e la sudditanza totale della giunta regionale della Sardegna, ha messo insieme, in questi ultimi due anni, azioni Pag. 18devastanti, che hanno portato a un disastro sul piano economico, sul piano della percezione della Sardegna come terra raggiungibile e, soprattutto, tutte queste azioni sono state funzionali a favorire gli interessi beceri e scellerati di Alitalia, a scapito, in questo caso, delle compagnie low cost, che hanno svolto un ruolo non soltanto sociale e culturale, ma hanno svolto in Italia e, a maggior ragione, in Sardegna, dove per prime sono arrivate nel lontano 1999, un ruolo di sviluppo economico straordinario, perché sono riuscite a mettere in campo azioni che hanno esteso la stagione turistica dai due mesi all'anno a una capacità, invece, di creare condizioni per ampliare la stagione turistica e coinvolgendo quegli imprenditori economici, che sono sul territorio, in grado di accrescere lo sviluppo economico del territorio.
  Ci sono tre questioni fondamentali che pongo e poniamo in questa interpellanza. La prima: la connessione internazionale della Sardegna, che era garantita dalle compagnie low cost, che sono state sostanzialmente cacciate via dal sistema Sardegna e che sono state in tutti i modi contrastate a livello nazionale da poteri chiari ed espliciti, riconducibili, già dal Governo Monti in maniera molto chiara, ad Alitalia. Io ricordo soltanto che il Governo Monti scelse di dare la delega, per quanto riguarda la continuità territoriale e per il trasporto aereo, al rappresentante istituzionale di Alitalia nei rapporti col Parlamento. Ciò fu la chiara rappresentazione di come i poteri forti non solo influivano sulla politica dei trasporti nel Paese, ma erano, addirittura, nei gangli attraverso il Governo.
  La seconda questione è quella della continuità territoriale: da una parte, vi è la capacità di connettere la Sardegna col resto dell'Occidente, dall'altra, c'era l'esigenza di garantire quello che è un diritto consolidato, e cioè di essere messi nelle condizioni di muoversi con il costo chilometrico ferroviario da e per la Sardegna, senza alcun tipo di discriminazione; discriminazione che, invece, in questi anni, è stata chiaramente messa in campo dai Governi e dalle giunte regionali, incapaci di intendere la continuità territoriale, non come un favore, ma come un diritto consolidato, che mettesse davanti a tutto l'interesse di comunità, di popoli, di territori ad essere collegati. Questo è quello che è venuto meno: il principio, il diritto alla mobilità è stato calpestato dai Governi sull'altare degli interessi di Alitalia, che hanno pervaso le azioni dei Governi e di quest'ultimo in maniera molto chiara, molto netta e, aggiungo, per alcuni passaggi, delinquenziale.
  Siamo giunti a questo con un progetto che si muove all'interno del Partito Democratico, tutto all'interno del Partito Democratico, per mettere le mani sulla proprietà degli aeroporti sardi, attraverso un sistema affaristico bancario, legato direttamente al Partito Democratico – cito per tutti il caso del presidente della fondazione del Banco di Sardegna, ex segretario regionale del PD, che è entrato da presidente della fondazione nel consiglio di amministrazione della società F2i che si candida ad acquistare non soltanto l'aeroporto di Alghero, per farlo chiudere, ma ad acquistare, per obiettivi immobiliari, anche quello di Cagliari, così mettendo la parola «fine» ai voli low cost, perché chiunque abbia un minimo di contezza e di cognizione di causa sa che quegli aeroporti, diventando privati, cioè non essendo più strumento di sviluppo e di crescita economica in mano a un soggetto pubblico, non potranno più erogare contributi co-marketing e, quindi, faranno scappare obbligatoriamente le compagnie low cost per assodare il monopolio esclusivo di Alitalia sulla Sardegna. Uno scenario che è costruito a tavolino e che vede in questi giorni sostenere, appunto, questa tesi della privatizzazione dell'aeroporto di Alghero e, poi, successivamente, di quello di Cagliari, in mano ad una società che, appunto, è partecipata dalle banche e, tra queste, vi è la fondazione del Banco di Sardegna.
  Quindi, c’è in discussione un diritto fondamentale sull'altare degli affari che il Governo, che il Partito Democratico e che, soprattutto, Alitalia vorrebbero portare Pag. 19avanti in Sardegna e tutto questo a scapito dello sviluppo economico; sviluppo economico dimostrato nei numeri, nella quantità di attività economiche che si sono sviluppate. Cito per tutti il caso di Alghero, ma potrei citare tranquillamente l'area del sud della Sardegna legata a Cagliari, dove le compagnie low cost, da Ryanair e EasyJet, passando per altre compagnie, hanno creato una movimentazione di 3 milioni e mezzo di passeggeri, quanti ne mobilita e ne muove Alitalia, da sola, in Sardegna.
  Quindi, di fatto, è una concorrenza che, per quanto riguarda Alitalia, dev'essere cancellata e per la quale il Governo, questo Governo, ha messo in campo di tutto e di più, passando dal regime fiscale per i lavoratori irlandesi di Ryanair, arrivando all'addizionale per i comuni sul trasporto aereo, introdotta alla fine dello scorso anno e che ha generato, appunto, la decisione della compagnia Ryanair di lasciare lo scalo di Alghero, di ridurre notevolmente, in maniera drammatica, quello di Cagliari, di abbandonare altri scali nazionali, proprio per questo atteggiamento vessatorio, messo in campo per privilegiare la gestione di Alitalia. Cito per tutti il caso del Fondo salva Alitalia, che sostanzialmente viene finanziato sulle spalle dello sviluppo economico e della crescita della Sardegna e di altre realtà.
  La prima questione, appunto, è quella dei low cost, e mi permetterò di enunciarla in tempi molto ristretti; in Italia le compagnie low cost movimentano 35, 36 milioni di passeggeri all'anno, cioè più di quanto faccia la cosiddetta compagnia di bandiera.
  E questo ha suscitato un atteggiamento della classe politica di destra e di sinistra, indistintamente, teso a favorire, nel sottobosco, nel sottobanco della politica, gli interessi di Alitalia. Anche perché Alitalia finanzia i partiti, perché Alitalia finanzia le fondazioni, basterebbe leggere il lungo elenco delle fondazioni finanziate da Alitalia in questi ultimi anni, con denaro, con denaro liquido che viene dato alle fondazioni di partiti politici e di singoli parlamentari, di ex Presidenti del Consiglio dei ministri, cito per tutti Enrico Letta, finanziati da Alitalia.
  Ebbene, noi abbiamo messo in campo nel 1999 un progetto che puntava a fare, della Sardegna, un hub per le compagnie low cost, sottoscrivendo il primo contratto nel 1999 e, successivamente, da presidente della regione, nel 2002, un contratto strategico di dieci anni con la compagnia Ryanair, che ha portato, appunto, a una crescita esponenziale di un trasporto aereo che non esisteva; quindi siamo passati da zero a 3 milioni e mezzo di passeggeri movimentati e l'abbiamo fatto con un principio che la Commissione europea ha discusso per oltre dieci anni, cioè il contributo co-marketing, che è quello che doveva servire, sostanzialmente, a finanziare la promozione della Sardegna nel resto dell'Europa e in qualche tratta extraeuropea. Ciò significava dare un contributo, come regione, in questo caso lo generalizzo, di 10 euro, sintetizzato, a passeggero, che consentisse, appunto, di portare in Sardegna quei passeggeri che volessero scegliere la nostra isola come meta per le proprie vacanze, per la propria attività.
  Ebbene, la Commissione europea ha esaminato per dieci anni, inviando in Sardegna la Roland Berger, che era la società di consulenza nominata dalla Commissione europea, per valutare se il contributo che il sottoscritto, da presidente della regione, aveva elargito a Ryanair fosse aiuto di Stato o meno. Dopo quasi un decennio, anzi, dopo più di un decennio, la Commissione europea ha detto, in maniera netta e chiara, che si trattava di un intervento economico totalmente lecito, perché non soltanto rispondeva all'interesse dello sviluppo economico – più turisti significava più economia, più passeggeri significava più lavoro, più occupazione per la Sardegna – ma, ha detto sempre la Commissione europea, che la procedura del contributo co-marketing vale ed è corretta rispetto alle norme europee del 2002-2003, quando venne sottoscritto il contratto, ed è valida rispetto al metodo MEO dell'operatore economico di Pag. 20mercato, introdotto dalle direttive comunitarie nel 2014, che sostanzialmente ha detto: l'intervento deve essere funzionale alle ragioni economiche dell'aeroporto stesso.
  Quindi, la Commissione europea ha detto: il modello che è stato perseguito ad Alghero, che è reiterabile e replicabile ovunque, passa attraverso un aeroporto pubblico, come quello di Alghero. Ebbene, a quel punto si è arrivati a una legge nefasta nel 2010, del centrodestra, in Sardegna, che ha tentato di assoggettare le low-cost a oneri di servizio pubblico – soltanto un demente poteva pensare che quell'operazione potesse andare a regime – e ciò con un consulente lautamente pagato dal centrodestra, che è diventato, poi, nel 2014, assessore del centrosinistra ai trasporti. Quindi, un double face che, da una parte e dall'altra, ovunque andava, sosteneva le tesi a seconda della convenienza. Non è un caso che, nel 2011, da consulente della regione, l'attuale assessore regionale del centrosinistra diventasse anche consulente dell'aeroporto di Alghero. Come consulente della regione diceva: non bisogna pagare il contributo co-marketing; come consulente dell'aeroporto di Alghero scriveva: bisogna denunciare la regione perché, se non paga il contributo co-marketing, commette un reato penale; quindi, suggeriva una denuncia penale.
  Il consulente del centrosinistra, abituato al salto delle convenienze, ha poi incontrato la convenienza, il sostegno nazionale degli interessi che, appunto, ruotavano intorno al PD, attorno a questo Governo, cioè di Alitalia, ed ha bloccato totalmente il contributo co-marketing, nonostante la Commissione europea avesse in maniera molto netta e molto chiara detto che bisognava assolutamente ritenerlo legittimo, tanto rilevato – dice la Commissione europea al punto 374 della decisione pubblicata il 25 settembre 2015 sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea – e quindi le misure sono compatibili con il mercato interno. Quindi, chiunque sostenga il contrario lo fa in maniera subdola, lo fa ovviamente dicendo il falso, soltanto con l'obiettivo di cancellare quel grande progetto che mirava appunto a creare sviluppo, occupazione e certamente a rompere il monopolio dell'Alitalia.
  A questo poi si è aggiunto il Governo Renzi, che il 1o gennaio 2016 ha previsto un aumento di 2,5 euro di tutti i biglietti aerei, fatta eccezione di quelli per le destinazioni nazionali. Guarda caso, quelli per le destinazioni internazionali, gran parte, riguardavano appunto le compagnie low cost. Quindi, l'obiettivo è di finanziare il fondo «salva Alitalia» con ulteriore incremento delle addizionali comunali, che hanno sostanzialmente messo in campo una procedura che ha portato alla chiusura di gran parte delle basi operative di Ryanair in Sardegna, aggiungendosi al blocco del contributo co-marketing, che – aggiungo, in maniera delinquenziale – era stato previsto appunto in Sardegna. Parliamo di una tassa aggiuntiva – e concludo, Presidente – che si aggiunge a quella che era stata già introdotta precedentemente.
  A questo delle compagnie low cost, si aggiunge il fatto che, oggi, con un Governo che non ha visione della continuità territoriale aerea, si propone uno stanziamento di 30 milioni, che si vorrebbe utilizzare per una continuità territoriale a tempo. Cioè, i sardi e tutti coloro che vogliono giungere in Sardegna potranno scegliere la fascia oraria in base alla convenienza di Alitalia, che stabilirà se il prezzo è alto o basso rispetto a una fascia oraria. Questa non è continuità territoriale, è un servizio che viene fatto alla compagnia Alitalia, che ha generato oggi, in tutto il sistema, un drammatico caos nella gestione della continuità territoriale e che ha portato, per quanto riguarda il regime del low cost, a perdere il 60 per cento di passeggeri su Alghero e il 30 per cento su Cagliari.
  La richiesta è: dovete cancellare le tasse, dite quando e come lo intendete fare; dovete favorire i low cost, perché sono uno strumento di sviluppo economico; dovete garantire una continuità territoriale che sappia dare quelle risposte che sono un diritto consolidato per la Sardegna e per i sardi.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Presidente, gli onorevoli interpellanti fanno preliminarmente rilevare come l'apertura alle politiche commerciale di co-marketing attuata dall'aeroporto di Alghero sin dal 1999 si sia rivelata decisiva per lo sviluppo dell'aeroporto. Sulla base della decisione della Commissione del 25 settembre scorso, che ha sancito che i contributi versati ai vettori risultano in linea con gli orientamenti comunitari del 2014, in quanto il gestore, nella concessione dei contributi, ha agito da operatore di mercato e ha ricavato profitti superiori all'ammontare del contributo versato superando il cosiddetto test MEO, richiedono quindi la estensione su scala nazionale del cosiddetto modello Alghero.
  Si rileva, al riguardo, che il legislatore nazionale da tempo è impegnato a ricercare gli strumenti in grado di realizzare un rilancio delle condizioni di sviluppo della intera filiera aeroportuale, nell'ottica di garantire al Paese quel salto di qualità necessario a reggere il confronto in ambito europeo ed internazionale.
  Le linee guida inerenti le incentivazioni per l'avviamento e lo sviluppo di rotte aeree da parte dei vettori aerei del 2 ottobre 2014, che hanno individuato una metodologia attraverso la quale i gestori possono procedere ad una responsabile individuazione ed erogazione di risorse in favore dei vettori aerei, hanno costituito un primo utile passo verso una sempre maggiore collaborazione commerciale tra gestore e vettori.
  A tali linee guida, peraltro, lo stesso aeroporto di Alghero si è sostanzialmente attenuto. La società So.Ge.A.A1 ha infatti pubblicato, sul proprio sito web, la policy commerciale, nella quale ha proposto incentivi allo sviluppo e alla promozione di nuove rotte, supportando i vettori nelle fasi di start up e di promozione e marketing attraverso lo studio l'analisi e l'attuazione di comunicazione di rafforzamento del network.
  È evidente, peraltro, che la mutevolezza del quadro complessivo di riferimento richiede costanti aggiustamenti di carattere normativo e di politica commerciale.
  Su tali basi, tenuto conto dell'esperienza di questi ultimi due anni, si sta procedendo ad una nuova analisi del settore, per verificare l'effettiva incidenza delle previsioni succitate sulla competitività degli scali nazionali, con l'obiettivo di dare corso ad interventi correttivi volti a stimolare la concorrenza e a facilitare ulteriormente l'operato dei gestori nell'attrarre le migliori opportunità di mercato, in stretta aderenza con gli orientamenti comunitari del 2014, nonché tenuto conto delle rilevanti esperienze registratesi, quali proprio quella di Alghero. Si è quindi aperto un proficuo canale di comunicazione informale con i vettori interessati, che si ritiene possa portare risultati utili a brevissimo termine.
  Con riferimento alla più generale problematica della riduzione dell'addizionale comunale di imbarco, si è già avuto occasione di sottolineare che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in aderenza all'indirizzo governativo che tende a favorire la riduzione delle tasse, si sta adoperando per la messa in atto di un intervento normativo che consenta una riduzione dell'addizionale comunale tendenzialmente di carattere strutturale.
  In ordine alla richiesta di interrompere le procedure di privatizzazione, ricordo che norme sia comunitarie che nazionali mirano a favorire il progressivo ingresso dei privati negli aeroporti italiani. Per tale motivo, si è dato avvio al coinvolgimento crescente di soggetti privati che siano in grado di valorizzare l'impresa di gestione aeroportuale mediante l'apporto di specifica competenza imprenditoriale e soprattutto delle risorse finanziarie occorrenti per sostenere sia gli investimenti necessari al pieno sviluppo della sua capacità produttiva, sia per dar luogo all'effetto di stimolo allo sviluppo del sistema.
  Infine, quanto all'utilizzo dello stanziamento di 30 milioni di euro contenuto nel Pag. 22decreto-legge n. 185 del 2015, ricordo che, ai sensi dell'articolo 1, comma 837, della legge n. 296 del 2006, le funzioni relative alla continuità territoriale sono state trasferite in capo alla regione Sardegna. Al riguardo, informo che è stata già convocata per il prossimo 19 luglio, martedì prossimo, la conferenza dei servizi, che tratterrà nello specifico la problematica dell'utilizzo di tali fondi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO PILI. Presidente, come poter essere soddisfatti di fronte a una risposta che non dà una risposta ? È stato chiesto al Governo di sapere quando ridurrà le tasse aeroportuali, perché su questo tema la memoria del Governo, oggi più che mai, si è ridotta al lumicino.
  Il 6 febbraio 2016, il rappresentante europeo di Ryanair dice: «via le tasse o eliminiamo i voli»; febbraio 2016. Nella stessa comunicazione, poche ore dopo, il presidente della regione dice: «sono ottimista, abbiamo avuto notizie tranquillizzanti sulla procedura d'infrazione della legge n. 10 e sappiamo che le prospettive anche per cancellare un balzello che danneggia subito la Sardegna sono ormai imminenti». Febbraio 2016, il presidente della regione dice: «abbiamo avuto assicurazioni per un taglio imminente delle tasse e di quel balzello».
  Delrio – stiamo parlando del Ministro in carica – incontra i presidenti delle regioni Sardegna e Abruzzo, i quali riferiscono: «Il Ministro dei trasporti, Delrio, ha confermato l'impegno del Governo per un'importante riduzione dell'incremento delle tasse aeroportuali».
  Intanto, è falso che il Governo Renzi diminuisce le tasse, questo ne è l'episodio più evidente ed eclatante. Non soltanto non le ha ridotte, ma le ha implementate di dieci volte, perché si arriva, nel 2020, a 11 euro di incremento, nella previsione che è stata fatta nel decreto fatto dal Governo Renzi.
  E dice, il presidente della regione: «Spero e auspico in una riduzione che arrivi molto prima di quanto pronunciato dal Governo», e siamo ad aprile del 2016.
  Poi c’è, il 5 maggio, l'illuminante incontro per una partita a poker tra il presidente della regione e quello del Consiglio dei ministri Renzi, i quali si prendono reciprocamente in giro. Fanno degli incontri, si vedono per consumare un caffè nelle austere aule di Palazzo Chigi e poi stilano un comunicato. Il presidente della regione, che dice l'esatto contrario di quello che poi fa il Governo. Dice appunto il presidente della regione, concludendo l'incontro a Palazzo Chigi: «In particolare, presto avremo risposte sulla mobilità aerea e ci aspettiamo immediatamente un taglio netto delle tasse aeroportuali» (5 maggio 2016).
  Non basta: il Governo viene in Aula a rispondere ad una mia interrogazione e dice che, per quanto riguarda le tasse aereoportuali, se ne parla nel 2017. Interviene poche ore dopo il presidente della regione, e dice: «Abbiamo parlato in queste ore con il Ministro Delrio e crediamo che sia necessario fare molto più in fretta di quanto pianificato dal Governo nella risposta in Aula». È evidente che oggi, con questa risposta, non soltanto non c’è stata nessuna conclusione su una definizione; e se il Governo fosse stato attento, probabilmente c’è un decreto che si sta determinando in queste ore nella Commissione bilancio, dove poteva tranquillamente presentare l'emendamento, se avesse voluto, emendamento che in questo momento non è stato ancora presentato, che prevedesse appunto la cancellazione di quella tassa, quantomeno per le regioni insulari ulteriormente aggravate da questo peso davvero incredibile.
  E poi il sottosegretario rappresentante del Ministro Delrio si è soffermato sul fatto che il Governo voglia perseguire la strategia di favorire, di facilitare, di far crescere il rapporto tra lo Stato italiano e le compagnie low cost: l'abbiamo visto ! Se il vostro impegno si misura con il crollo verticale che c’è stato dei passeggeri arrivati sul livello internazionale in Sardegna, vuol dire che avete già raggiunto il punto più basso del vostro impegno e del vostro Pag. 23risultato. Ribadisco: Alghero ha perso il 60 per cento dei passeggeri provenienti da circuiti internazionali, il bacino di Cagliari ha perso il 30 per cento. Ma come fate a dire che vi siete impegnati ? Anche solo poterlo affermare significa deprezzare la stessa vostra azione e capacità ! Nel momento in cui vi siete impegnati al massimo e poi avete raggiunto questi risultati, vuol dire che siete degli incapaci, non siete in grado di affrontare un'emergenza come questa ! Non siete stati in grado di bloccare una chiara emorragia sul piano turistico, che ha portato alla perdita netta di 60 punti in percentuale, per quanto riguarda Alghero, e 30 punti per quanto riguarda Cagliari.
  Avete tutelato, si è detto, quella che doveva essere la procedura europea; ma la procedura europea si applica ancor prima ! L'ha detto la Commissione europea: la procedura che il sottoscritto ha seguito da presidente della regione è corretta, per il 2002 e per il 2014. Ma che bisogno c'era di modificare le procedure ? La realtà è che avete fatto trascorrere una stagione intera per mortificare le compagnie aeree low cost a favore di quelle speculazioni. Sono richiamati i dati: avete messo collegamenti tra Alghero e Barcellona, dove c'era un passeggero in andata e zero passeggeri in ritorno, e avete finanziato anche quel tipo di operazioni; pur di tagliare Ryanair avete fatto queste operazioni ! E quindi le tasse non solo non le avete ridotte, ma le avete aumentate.
  E poi dite che i privati devono entrare negli aeroporti; ma nel momento in cui fate questa affermazione, state negando l'affermazione precedente, in cui dite che bisogna facilitare le compagnie low cost. Sapete che le compagnie low cost hanno bisogno di tre elementi: il primo, l'abbattimento delle tasse; il secondo, il contributo del co-marketing per sviluppare la relazione, appunto sul piano del marketing, delle aree interessate; terzo, di costi di handling che siano assolutamente compatibili con le low cost. Ebbene, se privatizzate gli aeroporti questo non sarà possibile ! Potete – e voi sapete perfettamente che quella è la strategia –, per cancellare le low cost direttamente, ed è Alitalia che sta foraggiando, che sta sostenendo questa tesi, pur di cancellare strutturalmente la possibilità che l'Unione europea dice di mantenere... Quando dite che c’è a livello internazionale una tesi che vuole privatizzare gli aereoporti, è falso: basta prendersi le direttive del 2014, c’è scritto che gli aeroporti regionali, così come quello di Alghero, di Cagliari, di Olbia e altri, l'Abruzzo e la Sicilia stessa, possono mantenere un tessuto economico totalmente pubblico, in grado di finanziare questo sviluppo.
  Sui 30 milioni: ancora non avete capito che c’è una legge dello Stato che obbliga alla partecipazione, e anzi la conferenza dei servizi è convocata ancora dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che ha la competenza di stabilire cosa fare di questi 30 milioni ? E attenzione, perché nella norma approvata nel decreto sei mesi fa, c’è scritto che quei fondi servono per riequilibrare il costo tra i residenti e i non residenti: attenzione, perché se quei soldi verranno utilizzati, come è facile comprendere, per gestire ulteriori regalie ad Alitalia... Perché le compensazioni sono regalie totalmente ingiustificate ! Anzi, c’è un dato emblematico: il jet fuel, il carburante per gli aerei, è diminuito dal 2011, dall'ultima gara, ad oggi del 61 per cento; ebbene, non c’è stata nessuna riduzione di quei costi a favore dei passeggeri, a favore della continuità territoriale. E continuate a dare 60 milioni di euro in Sardegna, ai quali aggiungete altri 30 milioni per continuare a foraggiare Alitalia: non sono fondi per dare risposte compiute alla continuità territoriale, ma per perseguire ancora l'interesse becero di Alitalia di fare speculazione e di rendere monopolistico il sistema e la connessione dei trasporti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURO PILI. È evidente che questa non risposta significa ancora una volta perseguire quella strada, perché il Governo doveva oggi dire qui: «Tagliamo le tasse, favoriamo con questa procedura, anche con la decretazione d'urgenza, se Pag. 24necessario, per far ripartire almeno dalla stagione successiva i voli low cost, e quindi lo sviluppo economico radicato sul territorio». Non l'avete fatto, perché siete un Governo al servizio di Alitalia contro la Sardegna, contro gli interessi dello sviluppo economico di una terra che viene schiacciata di fronte agli interessi di potere di Alitalia e dei vostri compagni.

(Iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della banca Monte dei Paschi di Siena, con particolare riferimento ai cosiddetti crediti deteriorati – n. 2-01429)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Brunetta e Bergamini n. 2-01429, concernente iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della banca Monte dei Paschi di Siena, con particolare riferimento ai cosiddetti crediti deteriorati (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza che ho trasmesso all'attenzione del Governo pone al centro le vicende, ma sarebbe meglio dire la tragedia, del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca italiana, molto probabilmente la più antica banca al mondo. Vicende caratterizzate da inchieste giudiziarie, perdite, operazioni finanziarie spericolate, suicidi molto dubbi, e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti con il mondo politico: soprattutto, signor sottosegretario, mondo politico di sinistra, facente riferimento alla storia, alla tradizione, all'ideologia del Partito Comunista, PCI-PDS-DS-PD. Un mix micidiale di fattori, quindi, che ha determinato una crisi, quella del Monte dei Paschi di Siena, che appare oggi in grado di coinvolgere l'intero sistema bancario italiano. In altri termini, il rischio è che, se viene giù il Monte Paschi di Siena, viene giù l'intero sistema bancario italiano, e con l'intero sistema bancario italiano viene giù l'economia del nostro Paese.
  Innanzitutto una piccola nota di colore: il 21 gennaio 2016 l'ineffabile Presidente del Consiglio Matteo Renzi si prende addirittura la briga di fare il testimonial del Monte dei Paschi, invitando tutti a investirci il proprio denaro. «È una banca risanata, è un ottimo affare», afferma in occasione della conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla riforma della pubblica amministrazione.
  Ebbene, il tracollo dell'istituto di credito dal 22 gennaio 2016 si aggira intorno al 60 per cento del suo valore azionario, con il risultato che oggi la capitalizzazione al valore di mercato del Monte dei Paschi di Siena sfiora il miliardo di euro (era andata anche più giù), a fronte di un patrimonio netto pari a circa 10 miliardi di euro, e di sofferenze nette, ossia di crediti deteriorati che non riuscirà a recuperare, pari a 24 miliardi di euro.
  A queste cifre si è giunti dopo che la parte peggiore delle suddette sofferenze, che hanno un valore nominale di 27 miliardi di euro su un totale di crediti deteriorati di 47 miliardi, è già stata svalutata per 17 miliardi, portando così il residuo valore netto di bilancio a 10 miliardi di euro, valore su cui si è concentrato lo scetticismo dei mercati.
  Nei giorni scorsi, la Banca centrale europea ha inviato una lettera all'istituto con la quale si chiede di ridurre i cosiddetti NPL, i non performing loans, prestiti non performanti, meglio noti in italiano come crediti deteriorati lordi, dai 46,9 miliardi del 2015 a 32,6 miliardi nel 2018 e le sofferenze nette da 24,2 miliardi a 14,6 miliardi, oltre alla richiesta di avere un piano, entro il prossimo ottobre, che definisca quali misure la banca intenda adottare per ridurre la percentuale di NPL sul totale dei crediti in misura pari al 20 per cento nel 2018.
  Lungi il sottoscritto dal contrastare ogni tentativo di salvataggio – noi non siamo come lor signori del PCI-PDS-DS-PD, quelli del «tanto peggio tanto meglio» – è mio dovere non chiudere gli occhi, Pag. 25però, dinanzi a tali vicende. Una volta consolidato il sistema creditizio, bisognerà, infatti, fare i conti, e per questo il Governo ha il dovere di rispondere a domande che riguardano il portafoglio di tutti e pretendere che si faccia giustizia.
  MPS, e lo dico in un'Aula parlamentare, con tutta la solennità che quest'Aula richiede, con tutto il senso di responsabilità che quest'Aula richiede, è da sempre la banca comunista, è da sempre – parlo del dopoguerra di questo Paese – la banca comunista, e questo c'entra, eccome se c'entra, con l'attuale crisi.
  Questa appartenenza pratica al PCI-PDS-DS-PD non viene mai ricordata, come se fosse una banalità, dato che la tempesta della crisi colpisce tutti. La crisi colpisce tutti, è vero, ma ci sono banche che stanno reggendo la bufera, e invece MPS, nonostante robuste iniezioni di denaro elargite da Tremonti e poi da Monti, è agonizzante.
  Due i fattori che hanno minato le fondamenta patrimoniali di questa banca: il primo è – mi consentite il termine – la golosità di potere dei capi del partito citato, ovvero il desiderio, realizzato a prezzi esageratissimi, di acquisire banche su banche per allargare il controllo, la dominanza, si potrebbe dire, sul territorio in funzione di affermazione politica. Avere banche per comprare voti, avere banche per comprare consenso, avere banche per arrivare al potere.
  Il secondo fattore è l'entità spaventosa, superiore ai 40 miliardi, dei crediti a vario titolo incagliati e sofferenti. A chi sono stati concessi, mi chiedo, le chiedo, signor sottosegretario, e perché ? Con quali garanzie questi 40 miliardi deteriorati sono stati concessi ? Certo, ci saranno le famiglie, ci saranno le imprese buttate sul lastrico dalla crisi, ma possibile che tutti e 40 i miliardi di crediti deteriorati siano legati alla crisi ? L'opacità del rapporto tra PCI-PDS-DS-PD non è argomento escogitato da me o da un qualunque altro avversario politico, signor Presidente, signor sottosegretario: è un dato di fatto, è una realtà evidente, tant’è vero che è ancora al centro di un rancoroso dibattito all'interno dell'attuale Partito Democratico.
  Nei giorni scorsi è stato il tema del litigio tra i due soli leader della lunga storia del PCI-PDS-DS-PD che siano stati segretari di partito e Presidenti del Consiglio. Lo scontro tra Matteo Renzi e Massimo D'Alema è, infatti, assai rivelatore, e, devo dire, sintomatico dei tempi che corrono è che nessun giornale, giornalone, nessun giornalista d'inchiesta abbia cercato di fare luce su questo dibattito.
  Lo racconterò io questo dibattito, in quest'Aula parlamentare. Ha cominciato il Premier Renzi, si fa per dire, che ha attaccato l'ex Premier D'Alema, accusandolo di avere svenduto Telecom nel lontano 1999. Cito: «C’è stato qualche Governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom, facendo un regalo ai capitani coraggiosi; ogni riferimento al Governo di Massimo D'Alema è puramente casuale». Immediata la replica di D'Alema: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie su Banca Etruria e dell'insider trading: questo è un argomento che forse lui conosce meglio». Che cosa sa di preciso Renzi su Telecom, o parla a vanvera ? E D'Alema, cosa sa D'Alema ? Gli italiani hanno diritto di sapere che cosa si nasconde nella pancia della sinistra di governo.
  Gli italiani hanno diritto di sapere a chi MPS, ovvero la banca gran madre dei prestiti e dei finanziamenti – lo ripeto ancora una volta – del PCI-PDS-DS-PD, ha prestato 40 miliardi, oggi considerati non performing loans: che criteri sono stati usati ? Domande, le mie, che forse non fanno comodo alla ditta di Bersani e di D'Alema, ma sulle quali ci piacerebbe capire perché Renzi non ci metta il naso e non intervenga. C'entra qualcosa il Ministro Padoan, che in genere aiuta il Premier a dissimulare i disastri e che viene culturalmente e politicamente dalla medesima ditta dalemiana ? O perché ci sono implicati attuali, grandi, potenti e danarosi amici del Governo ? Le amicizie vengono da lontano, evidentemente, e si trasferiscono di leader in leader, di segretario Pag. 26di partito in segretario di partito, di Presidente del Consiglio in Presidente del Consiglio.
  Ma torniamo a MPS: conviene rileggerne la storia e i numeri, perché in quest'Aula parlamentare molto poco se n’è parlato, signor Presidente e signor sottosegretario. Per Monte Paschi i problemi veri iniziano a novembre 2007, quando, con il mondo finanziario prossimo a sprofondare nel baratro, MPS acquista Banca Antonveneta per circa 9 miliardi di euro, cifra poi aumentata a 10,3 miliardi di euro a causa degli oneri dell'operazione e a cui bisogna aggiungere altri 7,5 miliardi di debiti che Antonveneta aveva nei confronti di ABN Amro. Nel frattempo, scoppia la bolla dei subprime, le quotazioni dei titoli bancari vanno a picco in tutto il mondo, il titolo MPS, che viaggiava attorno ai 4 euro a novembre 2007, nel marzo 2008 scende sotto i 2 euro, si dimezza la capitalizzazione.
  A questo punto, per coprire le perdite – ecco, qui entriamo in un'area molto interessante –, MPS decide di stipulare contratti derivati con l'obiettivo di ottenere un utile per la banca e rinviare le perdite agli esercizi futuri; comprare tempo, come ha già evidenziato la magistratura e come lo evidenzierà ulteriormente, in maniera truffaldina. Gli utili realizzati attraverso i magheggi con i derivati servivano per essere distribuiti alla Fondazione MPS, che, a sua volta, li redistribuiva sul territorio secondo le indicazioni dei politici di sinistra che la controllavano, che controllavano la Fondazione. Nella primavera 2009, MPS decide di sottoscrivere i cosiddetti Tremonti bonds per circa 2 miliardi di euro, che si impegna a restituire nel 2012, e, proprio per rimborsare i Tremonti bonds a gennaio 2013, l'assemblea straordinaria di Monte dei Paschi di Siena decide di chiedere altri prestiti di Stato, denominati Monti bonds, per un valore di 3,9 miliardi di euro. Debiti per pagare debiti.
  Complici i forti ribassi registrati da tutto il settore finanziario dopo la crisi subprime e il fallimento di Lehman Brothers, anche MPS vede ridursi la propria capitalizzazione in modo consistente: dai circa 12 miliardi del 2005 si scende a 2,7 miliardi a fine 2011. Il 7 luglio 2016, MPS tocca il nuovo minimo storico a quota 0,265 euro per azione, con una capitalizzazione di soli 777 milioni di euro. Negli ultimi otto mesi, a seguito dei provvedimenti del Governo Renzi sulle banche – poi vedremo perché – il valore del titolo MPS è passato da circa 1,5 euro ad azione a circa 0,265 ad azione. Il meno 82,3 per cento. Se non è uno scandalo epocale questo, signor sottosegretario, quale altro scandalo ? Se questo non è lo scandalo più grave della storia della Repubblica italiana, quale altro scandalo ?
  Ai numeri aggiungo che, il 16 febbraio 2016, la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per tredici persone, tra cui gli ex vertici di MPS, ex o attuali manager di Deutsche bank e di Nomura. I reati contestati per fatti commessi tra il 2008 e il 2012 sono: falso in bilancio, ostacolo alle attività di vigilanza di Consob e Bankitalia, aggiotaggio, falso in prospetto. Ebbene, questa storia è la storia di una tragica discesa verso gli inferi.
  Alla luce di tali vicende intendo, innanzitutto, chiedere al Governo di esporre le iniziative che intende intraprendere per il salvataggio, secondo le regole europee, della banca Monte dei Paschi di Siena. È necessario, poi, che il Governo chiarisca definitivamente quali iniziative di vigilanza il Ministero dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli scorsi anni nei confronti della Fondazione MPS e se abbia ravvisato comportamenti anomali da parte dei suoi amministratori.
  Ho, poi, chiesto al Governo se non ritenga opportuno sollecitare agli amministratori una relazione dettagliata sui non performing loans accumulati nel tempo dall'istituto e, in particolare, la lista dei debitori che non hanno ripagato il loro debito, richiedendo per questi informazioni circa le motivazioni per le quali il credito è stato concesso. Insomma, vorrei la lista degli amici degli amici, degli amici del PCI, PDS, DS, PD, che hanno preso soldi senza garanzie, non li hanno restituiti e non intendono restituirli. Tutti gli Pag. 27amici degli amici. Questa è la verità che vuole il Paese, signor sottosegretario. Non è possibile costruire il proprio potere politico, impoverendo l'Italia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RENATO BRUNETTA. Infine, vogliamo sapere se il Ministero dell'economia e delle finanze non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, assumere iniziative per sollevare l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori per mala gestio, come richiesta dal risarcimento del danno procurato ai portatori di interesse della banca. Se, poi, il Governo avesse il buon cuore di farci sapere a chi sono stati concessi i prestiti che oggi costituiscono il monte dei non performing loans, allora riuscirebbe a recuperare un po’ di dignità in questa torbida vicenda che vede protagonista la ditta di sinistra del PCI, PDS, DS, PD e i privilegi accordati agli amici della ditta.
  Ebbene, signor sottosegretario, la storia e i numeri ci dicono in maniera del tutto evidente che le prospettive oggi siano assai incerte, drammatiche. Con altrettanta chiarezza, quella stessa storia e quegli stessi numeri ci mettono davanti alcune certezze che, invece, riguardano le colpe su tali vicende, accomunate sicuramente da una grande casa: il PCI, PDS, DS, PD.
  Per questa ragione, abbiamo chiesto una Commissione parlamentare inchiesta, che faccia luce su questa torbida vicenda della Repubblica italiana...

  PRESIDENTE. Concluda.

  RENATO BRUNETTA. ... in cui il PCI, PDS, DS, PD è dentro fino al collo. Grazie signor Presidente, grazie signor sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, onorevole Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza urgente, l'onorevole Renato Brunetta pone quesiti in ordine alla situazione della banca Monte dei Paschi di Siena e, in particolare, chiede di conoscere le iniziative che il Ministero dell'economia e delle finanze intende intraprendere rispetto alla situazione MPS e le iniziative intraprese in passato nei confronti della Fondazione MPS.
  Con riferimento al primo quesito, si evidenzia come la banca Monte dei Paschi di Siena stia analizzando diverse strategie al fine di alleggerire la propria posizione relativamente al livello delle proprie sofferenze. Ed infatti, dalle comunicazioni ufficiali diffuse dalla stessa MPS e, in particolare, dal comunicato ufficiale del 4 luglio 2016, risulta che gli organi competenti della stessa abbiamo avviato immediatamente l'interlocuzione con la Banca centrale europea al fine di comprendere l'esatta portata di tutte le indicazioni contenute nella bozza di decisione e di presentare le proprie deduzioni al riguardo, in vista della decisione finale la cui emissione è prevista entro la fine del luglio 2016.
  In aggiunta, nel medesimo comunicato stampa, si legge che i parametri imposti dall'autorità comunitaria sono in linea con gli obiettivi di un programma di specificazioni recentemente approvato dai competenti organi dalla banca e contestualmente sottoposto alle valutazioni della BCE, finalizzato all'incremento dell'importo delle dismissioni di non performing loans già previsto nel piano industriale 2016-2018. Posto ciò, preso atto della situazione di tensioni sui mercati finanziari conseguentemente agli esiti del referendum svolto nel Regno Unito in merito alla permanenza nell'Unione europea e alla prossima diffusione dei risultati degli esercizi di stress test dell'EBA che interessano, fra le altre banche, anche MPS, non si esclude che vengano avviate, laddove dovessero rilevarsi necessarie, eventuali misure di supporto pubblico in pieno accordo con le istituzioni dell'Unione europea e dell'Unione bancaria.Pag. 28
  Con riferimento al secondo quesito, si premette che il Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 7, comma 3, del decreto legislativo n. 153 del 1999, effettua la vigilanza sulle operazioni aventi ad oggetto le partecipazioni detenute dalle fondazioni nelle società bancarie conferitarie e in particolare verifica la legittimità dei processi decisionali e delle operazioni deliberate e autonomamente valutate dai competenti organi della fondazione. In relazione alle operazioni relative alla conferitaria, la fondazione ha in passato evidenziato prospettive positive nell'investimento a fronte di rischi di perdite sul valore della partecipazione detenuta in caso di mancata sottoscrizione della propria quota di aumento di capitale. Rispetto a tali valutazioni, il Ministero ha costantemente evidenziato all'ente la presenza di rischi e l'esigenza di perseguire un programma di riduzione dell'esposizione e successivamente di risanamento e messa in sicurezza della fondazione.
  Tutte le questioni comunque oggetto dell'interpellanza sono oggetto di costante attenzione da parte del Ministero.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Grazie signor Presidente e grazie signor sottosegretario. Al di là della sua personale credibilità, signor sottosegretario, mi faccia dire una cosa: una risposta quale lei ha letto oggi io la considero indecente, inaccettabile, una presa in giro, non a me, ma al Parlamento e agli italiani. Vede, signor sottosegretario, come lei sa, visto che di mestiere fa anche lei l'economista, qui sta venendo giù tutto; sta venendo giù il sistema bancario italiano, sta venendo giù l'economia italiana. Il 29 di questo mese, con i risultati sugli stress test che lei ha citato, noi rischiamo un'altra bufera e qualsiasi azione che verrà intrapresa dopo quella data avrà un sapore molto amaro perché il Governo italiano potrebbe applicare il bail-in e, lo ripeto a me stesso, ma lei lo conosce bene, il bail-in prevede che paghino gli azionisti e gli obbligazionisti e poi la ricapitalizzazione pubblica. Ma se questo sarà, avremo un effetto Etruria moltiplicato per mille, cioè avremo una distruzione del risparmio privato, non dei grandi investitori istituzionali o esteri, ma degli investitori retail, dei risparmiatori, per numeri tali da non essere sopportati dalla nostra economia: 60 mila, 100 mila risparmiatori, obbligazionisti subordinati, azionisti. Pare che il Governo italiano non voglia questa deriva Etruria moltiplicata per mille. Ma se è così ? E se decidesse di forzare sulle regole europee, che questo prevedono, prima la tosatura e poi le garanzie di Stato, ne deriverebbe un conflitto insanabile, non tanto con la Commissione europea, ma con le regole di mercato, col bail-in, e questo provocherebbe la fuga di tutti gli investitori, soprattutto gli investitori stranieri che in questo momento detengono pacchetti azionari consistenti e gestiscono soprattutto, come lei ben sa, signor sottosegretario, flottante e gestire il flottante vuol dire gestire i corsi di Borsa e, quindi, gestire la vita o la morte del nostro sistema bancario. Quindi il Governo Renzi e il povero Padoan sono su uno stretto sentiero – lo dico in inglese, narrow path – che ha, da un lato, il baratro della crisi di centinaia di migliaia di risparmiatori indigeni interni, con le conseguenze sociopolitiche del caso, o la crisi dei mercati. E il Governo non sa che fare.
  Vede, signor Sottosegretario, oggi molti giornali internazionali, forse ispirati dal suo Presidente del Consiglio o dal Ministero del tesoro, dicono che il «no» al referendum istituzionale di autunno rischia di essere peggio per l'Italia e per l'Europa della Brexit. Confondono, i giornaloni o gli opinionisti o le cancellerie europee e internazionali, confondono !
  Vede, Renzi non era la soluzione al problema dell'instabilità del nostro Paese, Renzi è diventato il problema. Renzi, con le sue cattive riforme istituzionali, con la sua cattiva riforma elettorale, con la sua indegna riforma costituzionale, è diventato il problema per l'Italia, è diventato l'instabilità. Renzi, con i suoi quattro decreti sulle banche, coi suoi conflitti di interesse, Pag. 29con il suo «Giglio magico», con i suoi errori, con la sua inconsistenza tecnico-politica e istituzionale, è diventato il problema, è diventato l'instabilità. Renzi è la non credibilità del Governo italiano, sia verso l'interno, verso i cittadini italiani, sia verso i mercati a livello internazionale.
  Il «no» al referendum di autunno spazzerà via Renzi e il suo Governo e produrrà una nuova stabilità. Altro che usare il referendum paragonandolo alla Brexit, è vero esattamente il contrario. È stato Renzi a personalizzare: dopo di me il diluvio, salvo poi fare marcia indietro. Adesso non può più farlo lui. La drammatizzazione, la personalizzazione, la fa fare alle cancellerie europee. Sappia Renzi che quando si muovono le cancellerie europee e qualcuno tenta di usarle o strumentalizzarle finisce, esso stesso per primo, come vittima. Ne sappiamo qualcosa noi, vero sottosegretario Casero ? Quando, come antica tradizione del nostro Paese, si chiama il re di Francia, il re di Francia arriva, sì, ma per primo fa fuori te e poi non se ne va più via.
  Vede, quello che è successo con lo spread in quella tragica estate – se lo ricorderà anche lei – del 2011, ha voluto dire non solo distruggere un Governo democraticamente eletto e poi la democrazia nel nostro Paese fino ad oggi, ma ha voluto anche aprire la porta del nostro Paese a tanti predatori dalla tripla A, che si sono comprati il fior fiore delle nostre imprese.
  Oggi sta succedendo esattamente la stessa cosa, solo che non è più lo spread, ma sono le banche, non c’è più il Governo Berlusconi, ma c’è il Governo Renzi, colpevole, mentre il Governo Berlusconi era incolpevole, e l'oggetto del desiderio non sono più le aziende, le imprese, comprate per due lire, ma sono le banche, le nostre banche, anch'esse comprate o comprabili per due lire o, peggio, per due euro.
  Per questo, mi consenta, senza che ce l'abbia con me, signor sottosegretario, ma la sua risposta, risposta che le hanno scritto gli uffici di quel Ministero dell'economia e delle finanze, è indecente, inaccettabile, perché non risponde a nessuna delle domande vere che abbiamo fatto, che le fa il Parlamento, per questo continuo a chiedere la Commissione parlamentare d'inchiesta. Commissione parlamentare d'inchiesta che ricostruisca quello che è successo nel nostro Paese, che ricostruisca le tante tragedie economiche e non solo economiche. Non dimentichiamo che nella vicenda Monte dei Paschi di Siena c’è anche un suicidio-omicidio ancora da chiarire.
  Non è possibile – in un momento così difficile a livello internazionale, nel quale piangiamo tutti i morti di Nizza – dare un'immagine del nostro Paese tanto balorda, tanto opaca, tanto inconsistente, tanto opportunista. Ma chi credete di prendere in giro voi, del MEF ? Chi crede di prendere in giro il Ministro Padoan ? Gli italiani non si fanno prendere in giro, Presidente Renzi. Gli italiani si ricorderanno di tutto questo, se lo ricorderanno in autunno, con il «no» al referendum, con il «no» a Renzi, con il «no» a questo Governo delle tragedie, delle tragedie economiche, dell'opportunismo, della distruzione dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza per potenziare l'assistenza sanitaria nell'area di Taranto, alla luce dell'alta incidenza tumorale ivi registrata – n. 2-01394)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Labriola e Pisicchio n. 2-01394, concernente iniziative di competenza per potenziare l'assistenza sanitaria nell'area di Taranto, alla luce dell'alta incidenza tumorale ivi registrata (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Labriola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, prima di illustrare l'interpellanza, auspico vivamente che, vista la delicatezza e l'importanza dell'argomento trattato, il Governo Pag. 30dia, attraverso il suo rappresentante, delle risposte concrete alle richieste formulate e non si limiti a una mera elencazione di dati o a una lunga lista di atti e documenti prodotti da varie sedi ed enti competenti. Questo perché sono formalmente convinta che i cittadini debbano avere delle conferme sulle reali intenzioni di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica e le sue problematiche e ha l'obbligo-dovere di agire nell'interesse collettivo e nella convinzione di fare tutto il possibile per risolvere effettivamente le emergenze e i problemi reali.
  Nei giorni scorsi, come hanno diffusamente riferito i mezzi di comunicazione, è stato pubblicato un aggiornamento dei registri tumori di Taranto relativi al periodo 2006-2011. Tale aggiornamento è relativo al primo report, presentato nel 2014, in merito all'incidenza dei tumori maligni nella provincia di Taranto, osservati e documentati nell'intero territorio provinciale per gli anni 2006-2008. Se già il primo report aveva dimostrato chiaramente come l'incidenza tumorale fosse estremamente alta rispetto ai dati del pool sud e della media nazionale, quest'ultima è ancora più allarmante, perché non solo evidenzia un innalzamento dei casi, ma conferma che, anche in previsione di un'ipotetica cessazione delle attività industriali causa delle malattie, l'incidenza tumorale sarebbe comunque destinata a crescere e che tale andamento si potrebbe protrarre per i prossimi cinquant'anni.
  Nella recente pubblicazione, il quadro generale emerso dall'elaborazione dei dati registrati negli anni 2006-2011, non solo conferma il maggiore interessamento del SIN, comuni di Taranto e Statte, rispetto all'intera provincia per quel che riguarda il carcinoma dello stomaco, colon, fegato, polmone, melanoma, mesotelioma, rene vescica, tiroide, linfoma non Hodgkin, stomaco e prostata nei maschi, cervice uterina, tiroidea, mammella, melanoma, tiroide nelle donne ed encefalo in entrambi i casi, ma attesta la necessità di porre particolare attenzione, in termini di assistenza e sorveglianza, ai residenti nell'area ad alto rischio ambientale. Inoltre, i documenti di Sentieri Kids confermano che la mortalità infantile è più 21 per cento oltre la media regionale; l'incidenza tumorale in età dai 0 ai 14 anni, più 54 per cento; l'eccesso mortalità nel primo anno di vita, più 20 per cento; le malattie iniziate in gravidanza, più 45 per cento. È importante, quindi, sottolineare che indipendentemente dall'eventuale riduzione all'esposizione dell'inquinamento ambientale, risulta evidente che ancora per molti anni sarà elevata l'incidenza delle patologie oncologiche nell'area di Taranto e provincia, richiedendo un significativo miglioramento della rete assistenziale, attraverso il potenziamento dell'assistenza oncologica.
  Questo è, purtroppo, un dato di fatto tragico per i cittadini residenti nell'area incriminata ed è drammatica conseguenza di una serie di scelte politiche e industriali sbagliate e non lungimiranti. Mi riferisco al grande gigante malato, l'Ilva, che ha contribuito e sostanzialmente ancora continua ad inquinare Taranto e l'area circostante. L'Ilva è la principale fonte di lavoro ed è al tempo stesso il grande nemico dell'ambiente e dei nostri figli di quella terra. In questi giorni abbiamo discusso e votato l'ennesimo decreto relativo al salvataggio dell'impianto tarantino, il decimo; dieci decreti per cercare di salvare un impianto che, ormai, non è più salvabile, dieci tentativi per dare ossigeno ad un complesso che è destinato ad essere svenduto al miglior offerente, che, miope dal punto di vista sociale, sfrutterà l'impianto per fare cassa e impinguare chissà quale patrimonio, sfruttando chi, oggi, non ha più alternative, se non rassegnarsi di fronte a scelte sempre più orientate a giochi di potere, in equilibro tra interessi privati e politici.
  Mi domando anche se di fronte alle scelte del Governo in merito all'Ilva, la Ministra della salute abbia avuto la sensibilità, letti i dati, di paventare una pur minima osservazione in merito alla sicurezza e all'emergenza sanitaria legate alle sorti dell'impianto. Penso che questo aspetto sia passato totalmente in secondo piano o addirittura nemmeno valutato, Pag. 31perché l'Ilva e Taranto sono lontani, sono il coniglio da fare apparire dal cilindro, quando si vuol far demagogia, senza affrontare realmente e concretamente la realtà. Il Governo non ha avuto, a mio avviso, la lungimiranza in questi anni di programmare un vero e proprio rilancio delle sorti dell'impianto, pensando a scelte alternative quali una riconversione ecologica, impiegando la stessa forza lavoro e cambiandone la destinazione d'uso. Sono consapevole che una scelta del genere avrebbe potuto mettere in discussione l'Esecutivo, ma, a mio avviso, avrebbe dimostrato coraggio e avrebbe dato a Taranto e ai suoi cittadini un'alternativa; incominciare a combattere l'inquinamento ambientale e dare il via a un processo di risanamento e bonifica e salvaguardia della salute dei cittadini dell'area tarantina sarebbe stato un passo in avanti nella prevenzione delle malattie tumorali che, come riportano gli ultimi dati, sono in crescita costante, perché a Taranto si continua costantemente a morire.
  Mi chiedo, dunque, se davanti a tutto ciò il Governo, rappresentato dal sottosegretario, abbia davvero delle risposte da dare ai tarantini e, soprattutto, se abbia l'intenzione di permettere ai tanti malati di potersi curare in loco, nelle strutture pubbliche, senza dover affrontare anche l'onere, per chi se lo può permettere, di andare a curarsi in altre città.

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per la sintesi.
  Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Presidente, l'interpellanza in esame delinea le problematiche epidemiologiche legate all'incidenza delle patologie oncologiche nell'area di Taranto e di Statte, come riportate nel report di aggiornamento dei dati del registro dei tumori dell'ASL di Taranto per gli anni 2006-2011. Questo report è stato pubblicato nel giugno del 2016 dal registro dei tumori che è accreditato alla rete AIRTUM e che copre l'intera popolazione della provincia di Taranto. Questo registro opera in collaborazione con il Centro salute e ambiente di Taranto; le due strutture, oltre a collaborare con l'Istituto superiore di sanità, svolgono attività di comunicazione a vantaggio della popolazione che lì è residente.
  È in corso, inoltre, anche un altro progetto CCM «Studi di biomonitoraggio e di tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto», che è coordinato proprio dall'Istituto superiore di sanità. La regione Puglia, nella relazione tecnica a supporto del riordino della rete ospedaliera di cui alla deliberazione di giunta regionale n. 161 di quest'anno, del 2016, citando i dati provenienti da Health For All dell'ISTAT, del 2015, conferma la presenza di un eccesso di ricoveri e di mortalità per tutte le neoplasie, nonché un eccesso di mortalità per tutte le cause in età pediatrica, malformazioni congenite e condizioni morbose di origine perinatale e di incidenza per patologie neoplastiche per tutte le sedi. La stessa regione ha sviluppato una serie di interventi per razionalizzare e migliorare le attività di prevenzione e di cura sul territorio; con la delibera n. 1980 del 2012 è stato adottato il Piano straordinario salute ambiente, che individua nel citato Centro salute e ambiente il fulcro delle azioni di monitoraggio, di vigilanza, di controllo e di ricerca, operando in sinergia con l'ARPA Puglia, con l'Agenzia regionale per i servizi sanitari e con l'ASL di Taranto. Il programma in questione ha ricevuto un finanziamento di otto milioni di euro. Con una successiva delibera, la n. 2337 del 2013, ha previsto un ulteriore stanziamento di 5 milioni di euro e con un'altra delibera del 2014 un ulteriore stanziamento di 5.200.000 euro. Per quanto concerne gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica dei territori in questione si ricorda, altresì, il protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 tra il Ministero dell'ambiente, il Ministero delle infrastrutture, il Ministero dello sviluppo economico e le istituzioni regionali, provinciali e comunali.
  Più in particolare, con riguardo, invece, ai quesiti formulati nell'interpellanza in Pag. 32esame si precisa quanto segue. Nell'ambito del percorso di affiancamento al piano di rientro regionale i tavoli tecnici ministeriali hanno già rilevato, in più occasioni, da ultimo nel corso della riunione di verifica del 7 aprile 2016, forti criticità nella erogazione degli screening oncologici. L'indicatore della griglia LEA 2014 relativo alla proporzione di persone che ha effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato per cervice uterina, mammella e colon retto, presenta un punteggio pari a 2, sostanzialmente invariato nell'annualità 2011 e notevolmente, comunico, inferiore ad una soglia ritenuta adeguata che prevedrebbe un punteggio pari a 9. Nella più recente relazione sullo stato di attuazione del programma operativo 2013-2015, la regione Puglia, nell'intento di migliorare il tasso di adesione ai programmi organizzati di screening, ha rappresentato di aver definito, con un atto di giunta, il modello organizzativo degli screening oncologici, attribuendo alle aziende regionale il personale e le attrezzature – dice la regione Puglia con un atto n. 2255 del 2014 – per lo svolgimento delle funzioni precedentemente in capo al centro regionale screening. Nella relazione vengono evidenziate ulteriori azioni da attuare, quali percorsi di formazione del personale, adeguamento evolutivo del software per lo screening mammografico e l'intenzione di effettuare un'estensione dello screening del colon-retto sull'intero territorio attivo attualmente solo nell'ASL di Bari e nell'ASL di Brindisi.
  In merito al proseguimento del piano di rientro, questo Ministero evidenzia che, ad oggi, non è pervenuto il programma operativo per le annualità 2016-2018 e pertanto non si è a conoscenza se siano stati previsti interventi operativi mirati a risolvere le criticità nell'area interessata. Relativamente al percorso di riorganizzazione della rete ospedaliera in adempimento a quanto previsto dalla legge n. 208 del 2015, la regione Puglia ha inviato con la delibera di giunta n. 161 del 2016, successivamente rettificata con un'altra delibera di giunta, la n. 265, sempre del 2016, la programmazione per l'ASL di Taranto che prevede tre punti di offerta per la disciplina oncologica con 33 posti letto, 10 posti letto all'ospedale di Castellaneta, 20 posti letto all'ospedale Moscati di Taranto, 3 posti letto alla Casa di cura Villa Verde di Taranto. Nel precedente assetto programmatorio di cui al Regolamento n. 14 del 2015 e n. 36 del 2012, i posti letto di un oncologia risultavano essere effettivamente 48, invece: 10 a Castellaneta, 25 al «Moscati» di Taranto, 10 posti letto a Manduria e tre posti letto a «Villa Verde»: 15 posti letti in più rispetto a quanto previsto nella delibera n. 161 del 2016. Tuttavia, da quanto si evince dalla banca dati ministeriali per l'anno 2015, i punti veri di erogazione per la disciplina di oncologia risultano essere solo due, con un totale di 23 posti letto: venti posti letto al «Moscati» di Taranto, 3 posti letto alla Casa di cura «Villa Verde». Inoltre, presso l'ospedale «Moscati» di Taranto, erano stati previsti 10 posti letti di onco-ematologia pediatrica, non rinvenibili più nella nuova programmazione. Per la citata specificità, vengono invece assegnati 50 posti letto in tre punti di erogazione: a Bari, all'IRCCS di San Giovanni Rotondo e 10 posti letto all'ospedale «Vito Fazzi» di Lecce.
  Dal sistema informativo ministeriale, con riferimento all'anno 2015, risultano a livello regionale attivi 10 posti letto presso l'ospedale «Vito Fazzi» di Lecce e 20 posti letto presso l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di San Giovanni Rotondo. Questa differenza tra la precedente e l'attuale programmazione rileva una strategia programmatoria della regione che è alla valutazione ovviamente dell'onorevole interrogante. Considerando la popolazione regionale, che è di circa 4 milioni di abitanti, sarebbe possibile prevedere, visti gli standard minimi e massimi di struttura per disciplina previsti dal DM n. 70 del 2015, che le regioni conoscono ovviamente bene, fino ad un massimo di 13 strutture di degenza di oncologia e a un massimo di altri due punti di offerta di onco-ematologia pediatrica. Fermo restando il rispetto dei bacini di utenza per Pag. 33disciplina, ad oggi rientra ovviamente nelle competenze esclusive della regione, legate all'organizzazione dei servizi sanitari, l'eventuale anche riallocazione dei punti di erogazione.
  Onorevole, non ci sono strumenti di sanzione o coercitivi che noi possiamo, a legislazione vigente, mettere in campo. In considerazione quindi di specificità territoriali, le regioni possono articolare i servizi, documentati sulla base di criteri epidemiologici e di accessibilità tale che l'offerta sia adeguatamente parametrata alla domanda di salute che lei ha descritto anche in questa interrogazione. Si rileva che ad oggi la regione non ha trasmesso informazioni circa alcune reti di patologie, tra cui quella oncologica, nonostante sia stata più volte sollecitata dai tavoli tecnici, da ultimo, per dare una notizia puntuale e per evitare descrizione di dati e di atti come lei indicava, nel corso della riunione del 7 aprile 2016.
  Al fine di contrastare le criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche del territorio della provincia di Taranto, con le proposte di deliberazioni CIPE delle quote vincolate negli obiettivi di piano sanitario nazionale 2013-2014-2015, elaborate Ministero della salute, invece, le comunico che si è data attuazione all'articolo 3-bis del decreto-legge n. 207 del 2012, introdotto in sede di conversione della legge n. 231 del 2012, che ha destinato la somma di 10 milioni, per ciascuno degli anni 2013-2014-2015, a valere sulle risorse finalizzate all'attuazione dell'articolo 1, comma 34, della legge n. 662 del 1996, per consentire di finanziare i maggiori oneri all'azienda sanitaria di Taranto connessi alla sospensione, per il citato triennio, delle disposizioni vigenti relative alla limitazione del turnover e del rispetto del vincolo di spesa per il personale dettato dall'articolo 2, comma 71, della legge n. 191 del 2009, delle disposizioni limitative dei posti letto e anche delle disposizioni limitative degli accordi contrattuali con le strutture accreditate di cui al piano di rientro e di riqualificazione del sistema sanitario regionale sottoscritto proprio dalla regione Puglia. Quindi, un finanziamento aggiuntivo nazionale di 10 milioni di euro per ognuno dei tre anni.
  In aggiunta a queste risorse, il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con decreto del 18 marzo 2015, in applicazione del decreto-legge n. 136 del 2013, convertito con la legge n. 6 del 2014, ha assegnato poco più di 8 milioni di euro in favore della regione Puglia, per l'anno 2014, per finanziare accertamenti e definire modalità di offerta di esami per la prevenzione e per il controllo dello stato di salute proprio della popolazione residente nei comuni di Taranto e di Statte.
  Quanto alle attività di formazione del personale medico, che lei richiedeva, e anche di quello infermieristico, nell'aria pediatrica, queste devono essere indirizzate verso percorsi diagnostici terapeutici finalizzati ad un processo di integrazione tra cure territoriali e cure ospedaliere. Al riguardo, si segnala che, nell'ambito della formazione continua di medicina, tra gli obiettivi formativi sono previste proprio le «Tematiche speciali del Sistema sanitario nazionale e dei sistemi sanitari regionali a carattere urgente e/o straordinario individuate dalla Commissione nazionale per la formazione continua delle regioni e delle province autonome, per far fronte proprio a specifiche emergenze sanitarie». In particolare, per la formazione continua dei pediatri di libera scelta, l'articolo 20 dell'Accordo collettivo del 2009, attualmente ancora in vigore, prevede che le regioni – cito – promuovono la programmazione delle iniziative per la formazione tenendo conto degli obiettivi formativi, sia di interesse nazionale, individuati dalla Conferenza Stato-regioni, sia di specifico interesse regionale o addirittura aziendale.
  I piani aziendali, secondo quanto previsto dagli accordi Stato-regioni in materia di ECM, di formazione continua, sono elaborati sulla base dei bisogni formativi degli operatori e dell'analisi della reale situazione esistente, nonché tenuto conto degli indirizzi derivati dal piano strategico aziendale e dai piani nazionali e regionali in materia. Nell'ambito di questi strumenti operativi, appare sicuramente percorribile Pag. 34l'avvio di un confronto con la regione Puglia, al fine di promuovere specifiche iniziative formative per una diagnosi precoce delle patologie emergenti proprio nelle aree a rischio ambientale. Per competenza, rammento che tra le varie attività del citato Centro salute ambientale vi è anche lo sviluppo di conoscenze tra gli operatori della salute, tra cui medici, in tema di valutazione di impatto di danno sanitario e di comunicazione anche dei rischi che deriverebbero da sorgenti inquinanti particolarmente presenti in quel territorio.
  Da ultimo, il DM 25 gennaio 2016 (Adozione del documento di indirizzo per l'attuazione delle linee di supporto centrale al Piano nazionale di prevenzione 2014-2018), tra le azioni centrali valorizza la ricerca scientifica e la formazione degli operatori sui temi dell'ambiente e della salute e promuove un'efficace collaborazione tra i servizi preposti alla prevenzione, alla promozione della salute e quelli per la tutela dell'ambiente e anche in collegamento con enti di ricerca. Lo scopo prioritario è proprio quello di costituire una strategia, anche nazionale, per il coordinamento e l'integrazione delle politiche e delle attività nazionali e regionali nel rapporto difficile e complesso tra ambiente e salute.

  PRESIDENTE. L'onorevole Labriola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  VINCENZA LABRIOLA. Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, purtroppo non posso ritenermi soddisfatta della risposta che lei mi ha dato, perché, in primo luogo, i cittadini di Taranto non vogliono più ammalarsi e non vogliono più vivere nell'angoscia di scoprire, anche e spesso tardivamente, di avere una malattia che ormai li porta, di lì a poco, a perdere i propri cari. Infatti, parliamo di situazioni in cui non ci si rende conto, signor Presidente e sottosegretario, che la persona che si ha davanti è ammalata di tumore: spesso donne e uomini vengono curate con pomate, poi arrivano a Bari, dove è ormai troppo tardi.
  Ci sono tanti tipi di tumore, ho scoperto in questi anni, come il carcinoma squamoso – una parola che sembra quasi poetica –, che è lento a muoversi. In quel caso, quando si sbaglia ad identificare un tumore, lo si cura con delle pomate. Forse a volte si può salvare il paziente, ma ci sono dei casi in cui il tumore è troppo violento, per cui, quando si arriva a Bari, è ormai troppo tardi, e spesso si lasciano mariti, figli, o mogli, figli e amici. È una tragedia continua.
  Non è stata data la necessaria attenzione a un'emergenza che riguarda Taranto e la sua provincia, i cittadini tutti. I dati forniti con l'aggiornamento del registro tumori di Taranto sono dati allarmanti: si parla di un aumento sproporzionato di tumori per entrambi i sessi; e poi altro dato significativo è anche il forte aumento della mortalità infantile, per tumore nei bambini e nei ragazzi compresi nella fascia di età 0-14 anni. Bambini e ragazzi: parliamo del futuro di una terra che purtroppo è stata lasciata sola, alla deriva, malgrado i tanti tentativi legislativi ! Quello che la città di Taranto vuole, oltre a non ammalarsi, è non tre posti letto qui, dieci posti letto qui, un po’ di risorse messe qua e là in qualche decreto o in qualche provvedimento: quello che la città chiede, di cui ha bisogno per affrontare l'emergenza che è costretta a subire visti gli innumerevoli decreti che tengono in vita ancora lo stabilimento Ilva, è una programmazione seria, che analizzi le reali necessità della popolazione, le risorse necessarie, e le azioni da mettere in campo.
  C’è la necessità di porre particolare attenzione, in termini di assistenza e sorveglianza, ai residenti di quest'area ad alto rischio ambientale: non sono sufficienti gli sforzi fatti finora, anche perché finalizzati a salvare un ammalato incurabile, l'Ilva. Quante volte il Governo è intervenuto per salvare il gigante dell'acciaio tutti lo sappiamo, e sappiamo anche che le criticità ambientali legate alle attività dell'Ilva sono allo stato attuale molto preoccupanti, proprio perché, a causa del non completamento delle prescrizioni AIA, insufficienti Pag. 35a garantire livelli adeguati della tutela del territorio. Ciò è stato confermato dalle memorie depositate dall'ARPA Puglia in fase di audizione proprio in merito all'ultimo decreto Ilva; anche l'ASL di Taranto, durante le audizioni, ha disegnato un quadro drammatico: numerosi studi e controlli sanitari hanno dimostrato che oggi a Taranto e dintorni i cittadini necessitano di maggiore assistenza, che sono necessari presidi che garantiscano una puntuale e veloce diagnostica per prevenire e curare i tumori. Non solo: servono strutture capaci di curare i malati durante il trattamento delle malattie e l'assistenza alla riabilitazione, e che garantiscano ai malati e alle famiglie adeguato supporto psicologico. Oggi, nel 2016, non è concepibile che in un Paese civile i malati siano costretti a lunghi pellegrinaggi per essere curati, soprattutto in considerazione del fatto che non tutti i malati sono in grado di affrontare trasferte così spesso costose.
  La salute è un diritto sancito e tutelato dalla Costituzione, e per questo lo Stato ha l'obbligo di garantire sul posto cure mediche specialistiche. L'ASL di Taranto ha bisogno di personale adeguatamente preparato e strutture più funzionali, capaci di dare risposta alla crescente richiesta di cura, in particolare per i bambini e i ragazzi. Lo Stato deve curare perché è lui stesso responsabile del male: se si continua a voler tenere in vita l'Ilva, bisogna anche avere il coraggio di porre rimedio alle conseguenze che ne derivano. Sostenere la produzione dell'acciaio in una struttura che ha innumerevoli problemi di sicurezza degli impianti (e ciò lo dimostrano i vari incidenti mortali occorsi in essi), significa autorizzare ad inquinare, continuare a mettere in pericolo la vita dei lavoratori e dei cittadini. Gli studi epidemiologici effettuati dall'ASL di Taranto nell'area Taranto-Statte mettono in risalto che c’è il forte bisogno di soluzioni che non mettano assolutamente a rischio la salute e la fiducia dei cittadini: voler a tutti costi nascondere quanto c’è di sbagliato nel mantenimento in vita dell'acciaieria, è un errore che i cittadini e le famiglie più deboli pagano sulla loro pelle.
  Nel nostro Paese servizi essenziali come la sanità sono da troppo tempo spaccati in due qualità: quelli per ricchi e quelli dei tanti poveri costretti a stare in strutture pubbliche fatiscenti, dove si vuol far classificare il Santissima Annunziata come ospedale di secondo livello, quando nella sala rianimazione passeggiano indisturbati i topi, dove si scopre un cadavere nel bagno del pronto soccorso. Questa, sottosegretario, non è fantascienza: è purtroppo cronaca.
  Come già ho fatto due mesi fa, invito la Ministra Lorenzin a fare un giro in corsia nei reparti degli ospedali della città, per rendersi conto che le richieste che ormai da mesi avanzo non sono richieste infondate: il Ministero invii una task force e disegni un nuovo sistema sanitario in grado di salvare i cittadini della mia terra. Ritengo che proprio per la drammaticità della situazione e per dare un segnale forte della vicinanza dello Stato alla popolazione tarantina, vessata sia dall'inquinamento che da una crisi sociale ed economica senza precedenti, oggi, signor sottosegretario, avrei desiderato un impegno diverso da parte del suo Dicastero.

(Iniziative per assicurare la continuità dell'assistenza medica territoriale, alla luce dei nuovi indirizzi per la medicina convenzionata – n. 2-01427)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nesci ed altri n. 2-01427, concernente iniziative per assicurare la continuità dell'assistenza medica territoriale, alla luce dei nuovi indirizzi per la medicina convenzionata (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Nesci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DALILA NESCI. Presidente, l'interpellanza di oggi riguarda il nuovo atto di indirizzo per il rinnovo dell'accordo collettivo nazionale dei medici convenzionati: tra le altre cose, l'atto di indirizzo stabilisce che la continuità assistenziale sia Pag. 36prevista per 16 ore al giorno e non più per 24; quindi la fascia oraria notturna sarà scoperta esattamente dalla mezzanotte sino alle 8 del mattino.
  L'ipotesi di riorganizzazione porterebbe ad un decremento del servizio garantito dalla guardia medica e ad un aggravio del carico sul 118, peraltro contrastando con le norme in vigore che distinguono le tipologie di assistenza: si andrebbe cioè ad appesantire il 118, benché gli organici dei medici dipendenti siano già ridotti all'osso, come mostrano i dati sul fabbisogno derivante dall'applicazione della normativa europea sui diritti al riposo obbligatorio del personale sanitario.
  Nello specifico, nell'interpellanza urgente di oggi abbiamo mosso più rilievi giuridici sulle violazioni normative che opererebbe la riorganizzazione in argomento, ed inoltre abbiamo osservato che l'ipotesi in questione appare anche sganciata da dati specifici, certi e disponibili, che in ogni caso non eliminerebbero la tutela fondamentale del diritto alla salute, adesso compromessa dagli obblighi di finanza pubblica, dal pareggio di bilancio e dai connessi equilibri, comunque correlati al sistema dell'euro e all'emissione di moneta a debito, causa di ogni taglio e crimine possibile.
  La riorganizzazione in parola non sembra nemmeno vantaggiosa in termini economici, neppure rifacendosi ai disumani criteri di risparmio che informano, a partire da Maastricht, la legislazione interna e le politiche sovranazionali, cancellando le garanzie dello Stato di diritto.
  Peraltro questa riforma infausta, frutto di un atto tecnico, andrebbe ad esautorare la Conferenza Stato-regioni.
  Chiediamo dunque come si intenda assicurare un'organizzazione territoriale efficiente del Sistema sanitario nazionale, specie nelle aree insulari interne e montane, in cui una riduzione dell'attività di guardia medica pregiudicherebbe il diritto alla salute; chiediamo se possano essere aggiornati e resi disponibili i dati statistici sui servizi di guardia medica, quantomeno in vista dell'elaborazione del prossimo Documento di economia e finanza; ed infine chiediamo se il Governo non ritenga più sano lasciare inalterata l'attuale organizzazione della continuità assistenziale.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Sistema sanitario nazionale, com’è noto all'onorevole Nesci, sta andando incontro a profonde modifiche della propria rete di offerta, per rispondere anche alle nuove sfide assistenziali che scaturiscono, ovviamente, dall'invecchiamento della popolazione, con il conseguente carico di morbosità e di cronicità, e dai progressi della tecnologia e della medicina, che consentono di ridurre il ricorso al ricovero ospedaliero verso altre forme di assistenza, che vedono il territorio al centro e che sono più appropriate al bisogno.
  Obiettivo principale delle istituzioni dovrebbe essere quello, che appare sicuramente complesso nella sua implementazione organizzativa, di nuove forme organizzative di cure primarie: quelle monoprofessionali, come sono state previste dalla normativa e ancora non del tutto implementate nel sistema italiano, aggregazioni funzionali territoriali, le cosiddette AFT, associazioni funzionali territoriali; nonché quelle multiprofessionali attraverso le unità complesse di cure primarie, che sono le UCCP, offrire in questi luoghi ai cittadini riferimenti appropriati e certi per tutto l'arco della settimana.
  I professionisti, lavorando in maniera sinergica, secondo un approccio multidisciplinare (dove ci sono esperienze di questo tipo in Italia questo avviene), attraverso la condivisione di obiettivi e di percorsi assistenziali, di linee guida e tramite il coordinamento e l'integrazione dei medici con altre professionalità del Servizio sanitario nazionale, producono risposte di salute sicuramente più efficaci, e anche risparmi in termini di coordinamento con i servizi territoriali e quelli ospedalieri.
  Il documento siglato il 13 aprile ultimo scorso dal comitato di settore, integrativo Pag. 37all'atto di indirizzo per la medicina convenzionata approvato in data 12 febbraio 2014, si muove oggettivamente in questa direzione, potenziando l'assistenza primaria nelle ore diurne, in cui, per dati statistici a nostra disposizione, la domanda di accessibilità è sicuramente maggiore, mantenendo, in ogni caso, il servizio di guardia medica dalle 20 alle 24 – mi chiarirò tra un minuto –, orario in cui si registra il maggior numero di chiamate notturne, fino alle 24. Si otterrà così una maggiore presenza medica e una maggiore fruibilità del servizio nell'arco della giornata che va dalle ore 8 di mattina alle 24, con importanti ricadute sul numero di accessi impropri al pronto soccorso, che è un luogo nel quale gli accessi impropri si misurano con percentuali certe volte al di sopra di una normalità e di una razionalità consentita al nostro sistema sanitario.
  Ciò dovrebbe consentire, innanzitutto, che i medici di medicina generale, con i colleghi della continuità assistenziale, le cosiddette guardie mediche, nell'ambito delle nuove forme organizzative territoriali, in coerenza con la programmazione regionale, opereranno per tutti i giorni della settimana, coordinandosi con le reti ospedaliere e territoriali di emergenza/urgenza, che potranno così riorganizzarsi al fine di corrispondere efficacemente alla domanda di assistenza per tutto l'arco della giornata.
  L'onorevole Nesci viene da una regione dove il rapporto tra medici di medicina generale e territori è tra i più consistenti, in termini numerici, del nostro Paese. Ad ogni buon fine, si fa presente che già nell'accordo Stato-regioni del 7 febbraio 2013, Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza/urgenza in rapporto alla continuità assistenziale, che le regioni conoscono, ovviamente, benissimo, e in coerenza con la programmazione regionale, si prevedeva che, lì dove si rilevasse uno scarso numero di chiamate nelle ore dalle 24 alle 8 di mattina, sarebbe stato – cito l'accordo – opportuno considerare anche differenziazioni di orari di servizio che consentissero una maggiore copertura del territorio nell'orario diurno giornaliero e una più ridotta presenza nell'orario notturno avanzato, dalla 24 alle 8 di mattina, anche in funzione della necessaria integrazione con le forme di associazione dei medici di medicina generale ai fini della copertura h24, disciplinati con protocolli chiari e condivisi con il sistema di emergenza/urgenza, e quindi con il 118 regionale.
  Questo è l'accordo del 2013. Queste previsioni avevano, pertanto, l'obiettivo di evitare turni di continuità assistenziale nelle zone in cui statisticamente, in quelle fasce orarie, non vi era esigenza. Per evitare, comunque, il rischio di una prospettiva descritta dall'onorevole Nesci, che il nuovo assetto organizzativo non provochi, però, problematiche nell'accesso ai servizi in particolari aree territoriali del Paese, mi riferisco a quelle montane, quelle insulari, eccetera, il Ministero della salute, a seguito di approfondimenti dei temi della continuità assistenziale nelle ore notturne e nei fine settimana, ha chiesto, proprio lo scorso 30 maggio, di integrare il documento integrativo che viene citato, quello dell'atto di indirizzo, proponendo di chiarire – cito – che la continuità assistenziale è assicurata anche nelle ore notturne tra le 24 e le 8 di mattina secondo gli indirizzi della programmazione regionale nelle zone caratterizzate da particolari condizioni orogeografiche e di viabilità o da una particolare densità abitativa, nelle zone deprivate e nei piccoli comuni sprovvisti di presidi ospedalieri, avendo particolare riguardo all'assistenza agli anziani e ai pazienti in età pediatrica.
  Questo è il senso testuale della nostra comunicazione al comitato di settore. Il comitato di settore, lo scorso 1o giugno, ha fornito rassicurazioni al Ministero della salute, ritenendo che le osservazioni formulate dal medesimo dicastero sono da considerarsi coerenti con il documento integrativo dell'atto di indirizzo per il rinnovo dell'accordo collettivo nazionale per la medicina generale. Ha, inoltre, evidenziato che i richiami contenuti nel documento circa la copertura oraria dell'assistenza riprendono, come dicevo prima, i Pag. 38contenuti dell'accordo Stato-regioni del 2013, laddove si stabilisce di considerare opportune differenziazioni di orario di servizio che consentano una maggiore copertura del territorio in alcuni orari diurni, dove, ripeto, i dati statistici rilevano che c’è un maggior numero di chiamate, e quindi un più grande bisogno e una più grande esigenza di dare risposte sanitarie.
  Infine, lo stesso comitato di settore ha anticipato che l'articolato del nuovo accordo collettivo nazionale prevede che, in particolari situazioni, l'azienda possa valutare l'attivazione del servizio di continuità assistenziale in ulteriori fasce orarie rispetto a quelle individuate con il documento integrativo dell'Atto di indirizzo, questo è un testo ufficiale che ci è stato trasmesso dal comitato di settore.
  Preme evidenziare, da ultimo, che nel frattempo sono iniziate le trattative per il rinnovo degli accordi della medicina generale e della pediatria di libera scelta. La bozza di documento con la quale sono state avviate le trattative prevede la possibilità per l'azienda di valutare l'attivazione del servizio di continuità assistenziale in ulteriori fasce rispetto a quelle individuate con il documento integrativo all'atto di indirizzo.
  Da ultimo, veramente, rassicuro l'onorevole Nesci che mi farò personalmente promotore di un'iniziativa volta a garantire l'aggiornamento dei dati statistici, così come richiesto nell'interpellanza, relativi ai servizi di guardia medica nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DALILA NESCI. Grazie, sottosegretario. Con questa mossa avete perso definitivamente la fiducia anche degli operatori del 118 e delle guardie mediche, perché, come sempre, il Governo non vuole esprimere una posizione chiara, e la sua risposta, sottosegretario, conferma che l'Esecutivo punta a cancellare in fretta il Sistema sanitario nazionale, perché prevalga il settore privato. Questa non è un'accusa, ma è l'immagine reale dell'indirizzo politico del Ministro in carica, la deputata Beatrice Lorenzin, che, proprio alle celebrazioni del 50o compleanno dell'AIOP, cioè l'Associazione italiana ospedalità privata, ha dichiarato che pubblico o privato non fa differenza, purché funzioni. Il favore del Governo per la sanità privata non era mai stato dichiarato così sfacciatamente nella storia della Repubblica.
  Soprattutto, non si era mai registrato un eguale silenzio cimiteriale da parte delle istituzioni della politica e di molti sindacati, pronti a difendere a coltellate la libera professione dentro le mura, che spesso si risolve in una truffa per i cittadini.
  Tracciato il solco dal Ministro della salute, è evidente che l'idea di tagliare il servizio di continuità assistenziale vada nella direzione del regime, ovvero distruggere il pubblico e spalancare le porte al privato.
  A confermare l'obiettivo, figlio del liberismo genocida del vostro Governo, sono il definanziamento del Servizio sanitario nazionale, già attuato e prospettato anche per il prossimo biennio, l'inapplicazione capillare della legge n. 161 del 2014, che recepisce la direttiva europea sui turni e i riposi obbligatori, esistente dal 2003, e l'illegittimità è il teatro dei commissariamenti per l'attuazione dei piani di rientro, che sono strumenti per ingrassare amici e clienti del potere romano a spese delle regioni collassate.
  È in corso l'eutanasia del Servizio sanitario nazionale, al posto del quale sono già pronte forme di integrazione a pagamento, per allungare il calvario, con la bava delle assicurazioni private, pronte a lanciarsi in picchiata sul cadavere morente.
  Il Ministro della salute non fornisce mai risposte vere alle nostre interpellanze e tace sulle centinaia di interrogazioni pendenti. Al Ministro Lorenzin, che non sente, non vede e non parla, diciamo che tagliare i viveri al Servizio sanitario nazionale significa perseguire gli interessi dei privati, vuol dire usare le leve del potere Pag. 39per alterare il sistema e disintegrare lo Stato sociale e di diritto costruito con il sangue dei combattenti. Considerata l'evoluzione tecnologica, occorrerebbe, invece, un incremento dei fondi pubblici. Nel quadro che si va profilando, è chiaro che il privato funzionerà meglio di un sistema che la politica sta affossando con cinismo e con calcolo scientifico.
  C’è da chiedersi, però, se il privato potrà mai garantire o surrogare un servizio organicamente complesso come quello sanitario nazionale. Quante rianimazioni, pronto soccorso, oncologie, neonatologie, terapie intensive e altro di costoso ha il privato a tutela della quantità e qualità delle prestazioni ? In quali campi della prevenzione è impegnato il privato, che, per definizione, deve produrre utile e massimizzare i profitti ?
  Il Ministro rigetta di certo l'attuale legge su cui si regge il Sistema sanitario nazionale, il decreto legislativo n. 502 del 1992 e le successive modificazioni ed integrazioni, che prevede in modo univoco che il privato integri il pubblico, non che lo sostituisca. E se il Governo vuole operare una sovversione, bene, lo faccia, però in modo aperto, attraverso una legge propria e non agisca in modo occulto tagliando fondi alla sanità per destinarli magari ad Expo, alle Olimpiadi, al ponte sullo Stretto o al giocattolo aereo del Primo Ministro in carica.
  La revisione in atto del servizio di continuità assistenziale rappresenta un altro pezzo del vostro soffocamento dello Stato sempre a danno dei più deboli, che nella guardia medica notturna hanno sempre trovato un primo soccorso immediato, evitando inferni per raggiungere ospedali lontani e magari intasati.
  Noi vigileremo ed informeremo i cittadini di questa manovra politica sporca e distruttiva imposta da un capitalismo disumano ed onnivoro che voi rappresentate.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Assegnazione alla V Commissione (Bilancio) dei disegni di legge relativi al rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 e all'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2016 (ore 12,35).

  PRESIDENTE. A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali: «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015» (A.C. 3973); «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016» (A.C. 3974).
  Le Commissioni, ai fini dell'espressione dei pareri e della conclusione dell'esame in sede referente, dovranno tener conto delle determinazioni assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in relazione all'iscrizione dei due disegni di legge nel calendario dei lavori dell'Assemblea.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo parlamentare (ore 12,37).

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 14 luglio 2016, il presidente del gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha eletto, nella riunione svoltasi il 13 luglio 2016, il nuovo direttivo, che risulta così composto: presidente: Giovanni Monchiero; vicepresidente vicario: Giovanni Palladino; vicepresidente: Bruno Molea; tesoriere: Gianfranco Librandi; segretario d'Aula: Roberta Oliaro; componenti: Alberto Bombassei e Valentina Vezzali.
  Ai deputati Giovanni Palladino e Bruno Molea è stato, inoltre, affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo Pag. 40quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 12,38).

  PRESIDENTE. Avverto che, in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi relativa all'esame dei seguenti provvedimenti: disegno di legge di ratifica recante norme per il contrasto al terrorismo (A.C. 3303-B); disegno di legge di ratifica dell'Accordo Italia-Svizzera sulla cooperazione di polizia e doganale (A.C. 3767); proposta di legge recante modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari (A.C. 1159-A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 18 luglio 2016, alle 14:

  1. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:
   D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (C. 3224-B).
  — Relatore: Gigli.

  2. – Discussione congiunta sulle linee generali dei documenti:
   Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 7).
   Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 8).

  3. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   VACCA ed altri: Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari (C. 1159-A).
  — Relatori: Ascani, per la maggioranza; Luigi Gallo, di minoranza.

  La seduta termina alle 12,40.

Pag. 41

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 1159 E DDL DI RATIFICA NN. 3303-B E 3767

Pdl n. 1159 – Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore per la maggioranza 20 minuti 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 10 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 56 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 18 minuti 4 ore e 4 minuti
 Partito Democratico 39 minuti 1 ora e 13 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti 30 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
32 minuti 22 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 19 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 16 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 30 minuti 15 minuti
 Democrazia Solidale –
 Centro Democratico
30 minuti 15 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 14 minuti
 Misto: 31 minuti 22 minuti
  Conservatori e Riformisti 7 minuti 4 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 4 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 2 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 2 minuti 2 minuti
  Movimento PPA – Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti
Pag. 42

Ddl di ratifica n. 3303-B – Norme per il contrasto al terrorismo

Tempo complessivo: 4 ore.

Relatori 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 37 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 43 minuti
 Partito Democratico 39 minuti
 MoVimento 5 Stelle 25 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
17 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
13 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 12 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
11 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 11 minuti
 Democrazia Solidale –
 Centro Democratico
10 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 9 minuti
 Misto: 16 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 2 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana
  Emigrati Italiani)
2 minuti
Pag. 43

Ddl di ratifica n. 3767 – Cooperazione di polizia e doganale tra Italia e Svizzera

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 30 minuti
 Partito Democratico 18 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
  – Berlusconi Presidente
8 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
7 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei
 Popoli – Noi con Salvini
6 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 6 minuti
 Democrazia Solidale –
 Centro Democratico
6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 16 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 2 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana
  Emigrati Italiani)
2 minuti
  Movimento PPA – Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti