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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 654 di giovedì 14 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amoddio, Bellanova, Boccia, Bratti, Bueno, Caparini, Capelli, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Galati, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Manciulli, Antonio Martino, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Schullian, Scotto e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla legge di stabilità 2016) (A.C. 3594-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, collegato alla legge di stabilità 2016, n. 3594-A: Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali.
  Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Simonetti ed altri n. 1 e Scotto ed altri n. 2.Pag. 2
  Ricordo, inoltre, che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Simonetti ed altri n. 1 e Scotto ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3594-A).
  A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, le questioni pregiudiziali possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  Il deputato Marco Rondini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Simonetti ed altri n. 1.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Noi esprimiamo una forte critica rispetto al metodo con il quale è stata affrontata l'emergenza povertà, perché se è vero, come è vero, che questa emergenza, per i numeri, andava urgentemente affrontata, è altrettanto vero che riteniamo che non si doveva fare attraverso una delega. E di più: alla fine, nel testo si prevede, a partire dal 2017, lo stanziamento per un fondo al quale attingere per affrontare questa emergenza dotato di un miliardo di euro, che riteniamo non sia assolutamente sufficiente per garantire quell'inclusione sociale di quasi 12 milioni di persone.
  Come sempre, riteniamo che il Governo proceda all'inverso, intervenendo a valle, invece che a monte, partendo dalla razionalizzazione delle misure a sostegno dei più poveri, che è prevista nel provvedimento in esame, invece che intervenire sulle cause che rendono il nostro Paese povero, come la disoccupazione cronica e strutturale, le pensioni minime troppo basse e una tassazione sulle famiglie oramai insostenibile.
  Ce lo dicono i dati: colgo l'occasione anche per citare alcuni dati che abbiamo ascoltato anche nel corso delle audizioni che hanno preceduto l'esame nelle Commissioni e, poi, l'arrivo in Aula del testo oggi all'esame. Ebbene, questi dati, che ci sono stati riportati dall'ISTAT e dall'INPS, ci dicono che oggi, in Italia, in una situazione di povertà assoluta versano 4.102.000 persone e 7.815.000 persone sono, invece, quelle che versano in uno stato di povertà relativa. Ebbene, a fronte di questi numeri, noi – torno a dire – riteniamo che sia assolutamente insufficiente il fondo che viene stanziato attraverso questo provvedimento per il 2017 e per i due anni a seguire.
  Intervenite a valle, non affrontando con l'unica misura che sarebbe in grado di restituire dignità e garantire inclusione sociale alle persone che si trovano in un evidente stato di emarginazione. La misura che doveva essere fatta era una misura atta a garantire il lavoro a quelle persone che versano in questo stato di povertà. Oggi, noi sappiamo che ci sono più di 3 milioni di persone che sono in uno stato di disoccupazione: ebbene, l'unica misura che poteva garantire veramente l'inclusione sociale doveva essere un rilancio dell'occupazione.
  Voi intervenite, come al solito, invece, con misure che non hanno nulla di strutturale, che sono degli spot, che sono degne, forse – lo dicevo anche intervenendo in discussione sulle linee generali sul provvedimento –, di un tweet, ma non risolvono assolutamente la situazione. E quei pochi provvedimenti che avete adottato per il rilancio dell'occupazione non hanno sortito quegli effetti che avevate preannunciato; basti pensare che il Jobs Act ha garantito, sì, quando la decontribuzione era piena – e cioè garantiva una decontribuzione di 8.060 euro annui per lavoratore, quindi, quando questa era in vigore – in qualche modo il rilancio del lavoro. Quando questa a gennaio del 2016 è venuta meno, c’è stato un drastico calo nelle assunzioni. Quindi voi affrontate come al solito la questione attraverso provvedimenti che tamponano momentaneamente Pag. 3la situazione ma non adottate quelle misure strutturali che invece sarebbero in grado di riscattare quelle persone che oggi vivono emarginate all'interno dalla nostra comunità. È incredibile e paradossale il fatto che, mentre finanziate questo fondo con 1 miliardo di euro a partire dal 2017, per il 2014, per affrontare invece un'altra emergenza che voi avete agevolato e resa tale, l'emergenza immigrazione, avete speso 2 miliardi e 205 milioni, per il 2015 2 miliardi e 735 milioni e per il 2016 avete previsto una spesa che può andare dai 3 miliardi e 431 milioni ai 4 miliardi e 227 milioni. Questo è il modo attraverso il quale affrontate e stabilite anche quelle che sono per voi le priorità; per voi arrivano prima gli immigrati clandestini, perché di fatto tali sono almeno l'80 per cento delle persone alle quali avete permesso di arrivare sul nostro territorio; prima vengono loro e poi vengono i cittadini italiani. Tutto questo premesso, noi riteniamo, torno a dire, che sia stato necessario presentare questa pregiudiziale, che è uno strumento che noi utilizziamo per denunciare politicamente il vostro atteggiamento di discriminazione nei confronti delle fasce più deboli della nostra popolazione. Qualcuno sarà indotto magari a dire che – anche noi in parte lo riconosciamo – forse qualcuno della maggioranza era animato da buoni propositi; i risultati però non hanno sortito e non hanno prodotto nessun provvedimento realmente in grado di affrontare l'emergenza delle fasce più deboli della nostra popolazione. Nei riteniamo che sia veramente incredibile che prima si intervenga, ribadisco, a tutelare e a garantire dei diritti che non hanno per gli immigrati clandestini che voi portate sul nostro territorio e poi si pensi anche alle fasce più deboli della nostra popolazione. I vostri provvedimenti sono viziati da un pregiudizio probabilmente ideologico che vi impone di assecondare quella che noi continuiamo a definire invasione assistita e che garantisce dei diritti a chi diritti non dovrebbe averne.
  Ed ancora – mi avvio poi alla conclusione – per tornare al merito della questione pregiudiziale, il presente provvedimento è viziato da una mancata finalizzazione delle risorse all'obiettivo di lungo periodo del contrasto alla povertà, considerato che il medesimo non vincola al requisito della cittadinanza italiana l'accesso alle prestazioni ed alle misure contemplate.
  In tal modo, dimostrate ancora una volta benevolenza nei confronti degli ultimi arrivati e poca attenzione nei confronti delle fasce più deboli della nostra popolazione. In tal modo, gli interventi si depotenziano, assumendo secondo noi una connotazione mutualistica, invece che quella di una concreta azione di lotta alla povertà.
  A suffragio fra l'altro di quanto detto, è necessario ricordare che la Corte di giustizia europea ha riconosciuto legittimo da parte della Gran Bretagna limitare l'accesso alle prestazioni sociali, in particolare agli assegni familiari, per i cittadini europei presenti in Gran Bretagna. Quindi, anche da noi avremmo potuto dare la precedenza in qualche modo ai cittadini italiani, perché rappresentano parte della nostra comunità, quella comunità che nel corso degli anni ha costruito quel sistema sociale che dovrebbe e deve intervenire per sostenere le persone...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARCO RONDINI. ...in difficoltà che fanno parte della nostra comunità e non tutti i disperati del mondo, come invece state facendo voi. Concludo: premesso questo, rimaniamo comunque fortemente critici rispetto al metodo che voi – ciò ci ha indotti anche a presentare la pregiudiziale di costituzionalità – utilizzate sempre per risolvere le mille emergenze delle quali voi spesso siete causa e, cioè, il ricorso alla delega.

  PRESIDENTE. Il deputato Sannicandro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Scotto ed altri n. 2.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi, signore del Governo, Pag. 4preliminarmente faccio presente che dall'inizio della legislatura ad oggi sono stati emanati ben centoquarantacinque decreti legislativi, pari al 31,32 della produzione normativa. Questo già la dice lunga sulla costituzionalità di questi provvedimenti. È mai possibile che il Parlamento svenga esautorato in questa maniera ?
  Ieri abbiamo ricordato i settantotto decreti-legge, cioè il 16,85 della produzione normativa di questa legislatura. A questo 16,85 per cento dobbiamo aggiunge il 31,32 per cento dei decreti legislativi, cioè praticamente siamo quasi al 50 per cento della produzione normativa, che è stata espropriata al Parlamento.
  Questo è un indizio grave di come sia stato alterato l'equilibrio dei poteri previsto dalla nostra Costituzione. Ma c’è di più: se noi prendiamo per esempio questa legge delega che è in discussione oggi, vediamo come i criteri fissati dall'articolo 76 della Costituzione non siano affatto rispettati.
  L'articolo 76 recita esattamente così: l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo, se non con determinazione di principi e criteri direttivi – di questo ne parliamo dopo – e soltanto per tempo limitato – e di questo parliamo dopo – e per oggetti definiti, cioè si deve capire che cosa il Governo deve fare e come lo deve fare.
  Per il momento parliamo di che cosa deve fare, principio generale del nostro ordinamento: anche nel codice civile, se io incarico qualcuno di andare ad acquistare un appartamento da qualche parte, gli devo dire che tipo di appartamento mi deve comprare, a quali condizioni, eccetera. Qualunque delegato non è libero, ma è condizionato dai confini della delega. Così prevede la Costituzione per quanto riguarda la funzione legislativa, che, non lo dimentichiamo mai, spetta esclusivamente al Parlamento italiano, in cui si racchiude la sovranità popolare.
  Ora andiamo un po’ nel merito e vediamo. L'articolo 1, nel definire gli oggetti, indica tre oggetti di questa delega: a) introduzione di una misura nazionale di contrasto della povertà, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale, e qui qualcosa si capisce un po’; lettera b): la razionalizzazione – io leggo il testo originario anche perché non è che, cambiando i termini delle parole, così come ha fatto la Commissione, cambia granché, ma comunque leggiamo il testo proprio uscito dalla Commissione –, «il riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà» – parole inutili, introdotte dalla Commissione perché le prestazioni di natura assistenziale non mirano certo ad accrescere la ricchezza – però noi precisiamo che sono «finalizzate al contrasto della povertà», perché si teme che il Ministro Poletti scambi questa delega per un incentivo alla ricchezza. Cassando queste parole, poi è scritto: «fatta eccezione per le prestazioni rivolte alla fascia di popolazione anziana, non più in età di attivazione lavorativa» – quattro parole per dire qualcosa che si potrebbe dire soltanto con un termine – «e quelle legate alla condizione di disabilità e di invalidità», in parole povere: «riordino delle prestazioni di natura assistenziale».
  Sfrondiamo allora il testo da parole inutili quindi: riordino delle prestazioni di natura assistenziale. Che abbiamo capito ? A che cosa si riferisce il delegante, in questo caso noi ? A che cosa ci riferiamo ? Quale mandato conferiamo ? Di intervenire sull'indennità di disoccupazione ? Di intervenire sull'assegno funerario ? Su che cosa dobbiamo intervenire, o meglio dovrebbe intervenire il Parlamento con un decreto legislativo ?
  Terzo oggetto: rafforzamento del coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali. Chi ha capito qualcosa è pregato, anche a titolo personale, di alzarsi e di chiarire che cosa questo vuol dire. Ovviamente in riferimento al testo: non è che io sto invitando i colleghi a sbizzarrire la propria fantasia, così come è accaduto in una famosa riunione della Commissione lavoro – mi ricordo – a proposito del contratto a tutele crescenti, Pag. 5dove ognuno indicava le sue tutele crescenti, ma dimenticando il testo quale fosse.
  Quindi, questi sono gli oggetti. Mancando un oggetto definito, noi siamo fuori dall'articolo 76 della Costituzione, il che mi esime – perché non credo di avere tempo a disposizione sufficiente – dal parlare dei principi e criteri direttivi, pure carenti, di cui si parla nell'articolo 76 della Costituzione. Guardate queste non sono...

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, abbassiamo un po’ il tono della voce da questa parte dell'emiciclo ?

  ARCANGELO SANNICANDRO. Queste non sono le solite osservazioni di un collega, del sottoscritto, forse un po’ petulante, non sono le osservazioni dette da me non in politichese, ma è anche il parere del Comitato per la legislazione ed è anche il parere della I Commissione permanente.
  Cosa dice il Comitato per la legislazione ? «All'articolo 1, comma 3, lettera a), – che è l'articolo che ho letto – che reca un principio e criterio direttivo di delega, che appare formulato in modo generico, al fine di circoscrivere adeguatamente la discrezionalità del legislatore delegato, si provveda a meglio specificarlo, nonché a meglio definire l'oggetto della stessa delega, come definito dal comma 1, lettera b), del medesimo articolo». Questo è un modo diplomatico e tecnico di esporre il concetto in modo più popolaresco o espresso.
  La stessa I Commissione permanente dice: parere favorevole con le seguenti osservazioni: «al comma 3, lettera b), valutino le Commissioni di merito l'opportunità di chiarire il significato del principio direttivo in relazione al contenuto della lettera a) del medesimo comma 3, richiamato dalla stessa lettera b). Al comma 3 poi valutino le Commissioni di merito l'opportunità di specificare meglio il contenuto del principio di delega. Al comma 7 valutino le Commissioni di merito l'opportunità di richiamare il comma 1 dell'articolo 1, che detta disposizioni sulla procedura di adozione, indicando in particolari i Ministri proponenti ...» e via discorrendo.
  Ora, cosa ha fatto la Commissione ? Che destino hanno avuto questi pareri nell'ambito della Commissione ? L'abbiamo visto ! Se ritorniamo a prendere il testo, vedrete che la Commissione ne ha tenuto conto, prendendo in giro il Comitato per la legislazione, perché dov'era detto: «razionalizzazione delle prestazioni di cui al comma 1» scrive: «riordino delle prestazioni di cui al comma 1» e quindi in questa maniera forse qualcuno ritiene di aver soddisfatto le condizioni poste dalla Commissione. E così potrei aggiungere per gli altri due oggetti, altrettanto oscuri e incomprensibili.
  Come ho già detto prima è inutile soffermarmi sul resto, cioè sul fatto che i criteri direttivi non sono adeguati, dal momento che l'oggetto non c’è, quindi di quale criterio direttivo parliamo ? Sarebbe un reato che si chiama «impossibile», nel campo penale, come quando uno vuole ammazzare una persona con una pistola giocattolo: si chiama reato impossibile; qui da un criterio direttivo impossibile da applicare, al nulla, che è specificato nelle tre lettere a), b) e c) dell'articolo 1.
  Per questi motivi, credo che tranquillamente, se questo Parlamento avesse, come dire, il senso di responsabilità che la propria funzione esige, si potrebbe valutare veramente di votare positivamente sull'eccezione di costituzionalità da noi sollevata. Verrà il momento in cui qualcuno dovrà applicarsi, perlomeno a livello di studio dell'attività parlamentare nostra, di esaminare quanto corrispondono i decreti legislativi 145 di cui ho parlato alle leggi delega che stavano a monte. E credo che ci sarebbe proprio da divertirsi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. I colleghi, nelle pregiudiziali di costituzionalità che hanno appena sollevato, fanno riferimento soprattutto Pag. 6all'articolo 3 della Costituzione, quello che in qualche modo pone il principio di uguaglianza e obbliga il Governo, il Parlamento e tutti noi a rimuovere quelli che sono gli ostacoli in cui in qualche modo si creano le diversità o, comunque, si mantengono queste diversità.
  Ora, non c’è dubbio che una delle principali diversità con cui ci confrontiamo nel nostro Paese è, prima di tutto, quella tra una classe sociale che dispone di mezzi di sussistenza, direi, tutto sommato, non buoni, ma in molti casi anche molto buoni, e quello che invece riguarda una fascia ampia della popolazione, che versa in condizioni ai limiti della povertà o addirittura veramente povera, come sono quelle che noi prendiamo in considerazione con questo disegno di legge.
  La constatazione di fatto di questa disuguaglianza però in questo disegno di legge di delega trova in realtà una risposta positiva. Si parte da una constatazione, che è quella che ci dice che la povertà non solo esiste, ed esiste come un fatto concreto in tutti i Paesi, ma anche noi possiamo aggiungere che nel nostro Paese negli ultimi anni si è andata accentuando la differenza tra persone con maggiori possibilità e persone con minori possibilità, ma questa legge vuol dare risposta; è – come dire – un'applicazione coerente e positiva rispetto all'articolo 3 della Costituzione. Che, poi, il miliardo che mette in gioco non sia fino in fondo sufficiente, che poi questo miliardo non potrà mai coprire tutto l'ampio ventaglio delle possibilità e delle necessità che si creano, è un altro fatto, ma non c’è dubbio che il tentativo di dare una risposta positiva e costruttiva esiste.
  L'altra differenza che potremmo, in qualche modo, invocare proprio in coerenza con l'articolo 3 della Costituzione, è quella che si stabilisce tra le diverse regioni d'Italia. Noi sappiamo come la risposta alla povertà e quindi anche la risposta ai bisogni che possono esprimere le persone è molto diversa nelle diverse regioni. Anche da questo punto di vista, l'attuale disegno di delega pone invece, attraverso lo strumento del coordinamento e attraverso uno strumento, diciamo tra virgolette, di un'osservazione critica più attenta, proprio l'obiettivo fortissimo di ridurre queste differenze, che sono le differenze regionali, differenze regionali che poi – come ricordo – noi registriamo soprattutto quando si parla del tema della salute, quando, invece di avere un Sistema sanitario nazionale, ricordiamo che abbiamo venti sistemi sanitari regionali e che, per molti casi e per molte situazioni, nascere in una offre maggiori garanzie di sicurezza che non nascere in altre regioni.
  Quindi, devo dire che il disegno di legge in esame ha origine da quella che è, per così dire, la differenza conclamata, la differenza evidente sotto i nostri occhi; prende avvio dall'osservazione chiarissima che abbiamo tutti quanti di un impoverimento progressivo a cui è andata incontro la popolazione in questi ultimi anni, ma a questa differenza offre una risposta.
  Per tale ragione, l'incostituzionalità non ha ragione di esistere: l'incostituzionalità avrebbe ragione di esistere se le misure assunte tendessero ad accentuare questo gap, tendessero in qualche modo a porsi quale cuneo separando ancora di più quelle che sono persone con risorse da quelle che sono persone che non hanno queste risorse.
  Sappiamo perfettamente come il disegno di legge in esame prenda anche in considerazione misure diverse, che non sono soltanto misure di sostegno al reddito, ma anche misure che fanno riferimento alla qualità dei servizi disponibili presi per questo e, nella qualità dei servizi disponibili, tiene presente anche la necessità di operare nel nostro Paese in modo anche da migliorare la qualità complessiva che possa costituire ancora una volta un prendersi cura concreto delle persone.
  Un'ultima osservazione con la quale concludo: il disegno di legge prende in esame anche la possibilità di avere progetti personalizzati, cioè quindi in qualche modo di prendersi cura delle persone una a una e, quindi, non solo per fasce, non solo per categorie, non solo per regioni, ma anche a livello individuale, proprio Pag. 7perché questa discriminazione possa nel tempo – ci auguriamo anche attraverso questo strumento di legge – ridursi il più possibile. Ovviamente è impossibile che scompaia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Entrambe le questioni pregiudiziali mettono nero su bianco criticità oggettive che mal si conciliano con lo spirito o, quanto meno, con l'obiettivo che sembra porsi questa legge delega.
  È da evidenziare anzitutto sicuramente il continuo abuso dello strumento della legge delega quale éscamotage per trattare quasi tutti i temi più delicati che il Parlamento decide di affrontare o, meglio, decide di delegare al Governo. L'aspetto forse più critico però non è questo bensì la selettività e la conseguente discriminazione che la misura contenuta nella legge delega porrà sicuramente in essere.
  Dopo anni e anni in cui l'emergenza povertà in Italia è stata completamente ignorata dai vari Governi, lo stanziamento di somme come 600 milioni e poi un miliardo di euro sembrano essere la svolta per questo Paese. Peccato che non sia così e per un motivo molto semplice: queste somme non sono altro che briciole, se paragonate al reale e drammatico fabbisogno delle fasce di popolazione più disagiate del Paese. Stiamo parlando di oltre 4 milioni di nostri concittadini al di sotto della soglia di povertà assoluta ovvero nell'impossibilità di acquistare i beni essenziali per vivere. Ed è inutile dire «è meglio di niente» perché, se si decide di aggredire la povertà, lo si fa in maniera seria ed efficace e non con provvedimenti deboli, parziali, non strutturali e, per questo, estremamente selettivi.
  Stanziando così poche risorse, infatti, tenuto conto anche dei progetti individualizzati di reinserimento sociale e lavorativo per cui sarebbero necessari altri fondi ancora, saranno inevitabilmente pochissime le persone raggiunte da tale misura. Si stimano infatti appena 280.000 famiglie. E come scegliere, quindi, quali famiglie nella medesima condizione di disagio meritino questa misura chiamata SIA, sostegno all'inclusione attiva, e quali no ?
  A tal proposito ricordo che dalla sperimentazione del SIA del 2013, condotta nelle dodici più grandi città italiane, tra le poche informazioni che il Ministero è riuscito a estrapolare c’è proprio l'eccessiva restrizione dei criteri di accesso e, quindi, il numero di famiglie idonee che avevano fatto domanda risulta di gran lunga più alto di quelle a cui poi è stato effettivamente concesso il sostegno: a Palermo, per fare un esempio, meno del 40 per cento dei richiedenti.
  La delega non presenta quindi né una definizione precisa di povertà né tanto meno una soglia di povertà, non indica quali parametri utilizzare o eventualmente costruire o combinare per fotografare adeguatamente la condizione di ogni individuo o nucleo familiare, ma si limita a fare riferimento al solo ISEE, altro indicatore che avete riformato male e che dovete ancora revisionare definitivamente.
  È stato un pasticcio, ricordo, che ha gettato nel caos centinaia di migliaia di famiglie che si sono viste già negati diritti fino a un anno fa riconosciuti. Avete avuto solo la decenza di eliminare dal testo del Governo la dicitura «universalismo selettivo»: quell'ossimoro che vi piace tanto, ma che fate fatica a giustificare. Il SIA è una misura assolutamente selettiva, che di universale non ha proprio nulla, tanto che è stato necessario tramite emendamenti della stessa maggioranza suddividere e individuare precise e rigide categorie di persone a cui dare la precedenza in questa specie di guerra fra poveri come le donne in gravidanza, le persone disabili, i minori, gli anziani, eccetera: più selettivo di così sarebbe impossibile da pensare.
  Tuttavia, è altrettanto innegabile che questa è la prima volta dall'inizio della legislatura che tutti noi siamo chiamati a riflettere e a trovare soluzioni alla sempre crescente povertà del Paese. Abbiamo dovuto aspettare oltre tre anni e sarebbe Pag. 8stato veramente indecente terminare il mandato senza nemmeno uno straccio di proposta approvata dal Parlamento.
  È altrettanto positivo il fatto che una misura introdotta nel 2012, per la cui sperimentazione sono stati spesi già 50 milioni di euro e che hanno visto l'impegno di dodici comuni, non sia stata gettata nel dimenticatoio, come troppo spesso avviene, ma sia oggetto della nostra attenzione per essere studiata e valutata. Certo, dopo ben tre anni, siamo ancora in attesa di conoscere i risultati di questa sperimentazione che il Ministero del lavoro ci ha promesso innumerevoli volte e speriamo che arrivino prima del passaggio in Senato, in modo da apportare le relative modifiche migliorative sulla base delle esperienze già fatte o, nel caso in cui i risultati siano invece deludenti, virare eventualmente verso un'altra soluzione, come quella del reddito di cittadinanza del MoVimento 5 Stelle, che dispone già di tutti gli studi e approfondimenti tecnici del caso.
  Concludo dicendo che, per questi motivi, non intendiamo ostacolare l'iter di questo disegno di legge delega, contando soprattutto sul fatto che l'opinione pubblica è molto sensibile e reattiva al tema e difficilmente accetterebbe prese in giro. Quindi, potrebbe essere la volta buona che vi costringeranno ad approvare proposte sensate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà.

  CHIARA GRIBAUDO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, le questioni pregiudiziali proposte sul provvedimento in esame, soprattutto partendo da quelle della Lega, sono francamente curiose e provo brevemente a spiegare perché.
  Noi qui discutiamo oggi di un intervento unico sulla povertà, un provvedimento che si rende doveroso, poiché la platea dei più deboli in questi anni di crisi è naturalmente aumentata, a sud come a nord. Vorrei ricordare proprio ai colleghi della Lega che, se lo spirito della legge n. 328 del 2000, un grande progetto riformatore dei servizi sociali, si è gradualmente e drasticamente disperso negli anni, non possiamo non ricordare chi ha governato quasi ininterrottamente in quegli anni e chi ha contribuito a tagliare i fondi per il sociale fino a portarli quasi all'azzeramento, chi ha condotto il nostro Paese non solo in coda alle classifiche internazionali per gli stanziamenti, ma addirittura fuori dalla cultura di welfare europeo, che vuole lo Stato occuparsi degli ultimi in maniera organizzata ed organica, non accontentandosi di una visione parziale e caritatevole: onorevole Rondini, partiamo da lì.
   Il contrasto alla povertà nel nostro Paese è stato categoriale e frammentato tra i vari livelli di governo, provocando disparità inaccettabili nei diritti fondamentali delle persone. Con questo provvedimento l'Italia chiude definitivamente il periodo delle sperimentazioni nella lotta alla povertà e l'approccio di tipo emergenziale. Lo fa con un impegno finanziario che non ha precedenti nella storia del nostro Paese, un obiettivo che – è bene ricordare – è stato condiviso anche dalla Conferenza Stato-regioni.
  Ma vengo più nello specifico proprio delle questioni che vengono portate e che vedono opporci con forza. Per quanto riguarda la prima pregiudiziale, l'obiezione ci pare francamente strumentale, perché il disegno di legge delega ha un contenuto puntuale e omogeneo: l'articolo unico della legge individua infatti al comma 1 i tre distinti oggetti della delega stessa, mentre i commi 2, 3 e 4 dettano i principi e i criteri direttivi per ciascuno di tali oggetti.
  L'obiezione pertanto è del tutto infondata, soprattutto dopo la conclusione dell'esame referente, considerando che le Commissioni competenti hanno modificato molto il disegno di legge presentato dal Governo, definendo meglio proprio finalità, oggetto, criteri e principi che dovranno orientare la funzione normativa dell'Esecutivo.
  Gli esempi, dai limiti al riordino delle prestazioni all'esclusione dei trattamenti Pag. 9previdenziali come la reversibilità, al rafforzamento degli interventi nei servizi sociali, alla precisazione che questa misura, come detto, sarà unica a livello nazionale e condizionata alla prova dei mezzi, sarebbero francamente molteplici.
  Vi è, poi, una seconda obiezione, anch'essa da respingere con forza – è già stato ricordato dall'onorevole Binetti – sul principio di eguaglianza. Innanzitutto, da chi avanza questo punto andrebbe ricordato che il secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione consente di trattare situazioni diverse in maniera differente; ammette, cioè, di introdurre trattamenti differenziati proprio se questa differenziazione è giustificata e volta a rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini...

  PRESIDENTE. Colleghi, abbassiamo il tono della voce, per favore.

  CHIARA GRIBAUDO. ...e il pieno sviluppo della persona. È quindi legittimo definire la platea dei destinatari. Resta comunque l'obiettivo, come è stato ricordato in Aula dalla sottosegretaria Biondelli durante la discussione sulle linee generali, di giungere a regime ad una misura universale, ma andava fatta almeno nell'immediato una scelta, individuando le priorità da cui partire. Tra queste, noi abbiamo indicato la povertà minorile, i nuclei familiari con minori o con disabili gravi, donne in stato di gravidanza, persone con oltre 55 anni di età in stato di disoccupazione. Una scelta legittima, opportuna e da difendere.
  Allargando lo sguardo, mi sembra comunque paradossale parlare di violazione del principio di uguaglianza di fronte all'introduzione di un intervento strutturale di contrasto alla povertà; una misura basata, sia su trattamenti economici, sia sull'azione della rete dei servizi sociali; non una visione economicista, quindi, né tantomeno assistenzialistica, ma un approccio che ha come obiettivo la dignità delle persone come ci ha ricordato l'onorevole Giacobbe in Aula.
  Per il futuro il Fondo sarà alimentato, oltre che dal riordino delle prestazioni già destinate al contrasto alla povertà, anche con successivi provvedimenti legislativi; previsione appositamente inserita con un emendamento nelle Commissioni referenti.
  Lo abbiamo detto: il nostro impegno non finisce qui e provvedimenti ulteriori dovranno consentire di raggiungere progressivamente tutte le persone in condizioni di povertà. Intanto, però, si rende chiara la direzione di marcia e, cioè, la scelta di realizzare la graduale estensione della platea e l'incremento del contributo economico appunto di cui dovrà disporre il Fondo. Un primo passo che va nella direzione giusta e che dovrà tenere conto e valorizzare, integrandole, le esperienze e le professionalità che si sono sviluppate in tutti questi anni. E su questo ci siamo battuti e pensiamo che intraprendere oggi la strada giusta, che combatte e contrasta la povertà assoluta, sia un impegno doveroso, su cui servono meno slogan e serve più lavoro e buonsenso da parte di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Simonetti ed altri n. 1 e Scotto ed altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Zardini, Sibilia, Artini, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  301   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  151   
    Hanno votato
  45    
    Hanno votato
no  256).    

  (La deputata La Marca ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).Pag. 10
  Essendo state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità, passiamo al seguito della discussione. Ricordo che nella seduta dell'11 luglio si è conclusa la discussione sulle linee generali e le relatrici per la maggioranza, nonché il relatore di minoranza Cominardi sono intervenuti in sede di replica, mentre gli altri relatori di minoranza e la rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3594-A), nel testo delle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 3594-A), e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3594-A).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3594-A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca quattro condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
   Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, Area Popolare (NCD-UDC) e Lega Nord e Autonomie sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Al riguardo, comunico che la Presidenza, a seguito di una specifica richiesta avanzata dalla presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle, constando il testo di un unico articolo, al fine di consentire una più ampia valutazione delle questioni poste dal provvedimento, ha ritenuto di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti pari al triplo di quelli che sarebbero consentiti.
  Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati. Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso le Commissioni, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore, i nuovi emendamenti non previamente presentati presso le Commissioni riferiti a parti del testo non modificate dalle Commissioni stesse ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.
  Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Pesco 1.1, Ciprini 1.14, Chimienti 1.24, Nicchi 1.58 e 1.167, Airaudo 1.88.
  Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo unico segnalati per la votazione.
  Prego, relatrice Piazzoni. Rispetto al fascicolo, cominciamo da pagina 16, perché l'emendamento precedente è inammissibile.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Emendamento 1.11 Binetti, invito al ritiro o parere contrario; emendamenti 1.13 Nicchi, 1.19 Simonetti, 1.15 Pesco e 1.20 Di Vita, parere contrario; emendamento 1.22 Lenzi, parere favorevole con riformulazione che vado a leggere: al comma 1, lettera a), dopo le parole: «tale misura» aggiungere le seguenti: «denominata reddito di inclusione».

  PRESIDENTE. Va bene. Andiamo a pagina 44: emendamento 1.25 Pesco ?

Pag. 11

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Parere contrario. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.26 Nicchi, 1.28 Polverini, 1.32 Polverini, 1.34 Lorefice, 1.37 Colonnese e 1.38 Cominardi. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.40 Lenzi, purché sia riformulato come segue: al comma 2, lettera a), sostituire le parole da: «effettuata» fino a: «componenti» con le seguenti: «sulla base dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), tenendo conto dell'effettivo reddito disponibile, e di indicatori della capacità di spesa».
  Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento 1.41 Simonetti. Le Commissioni formulano un invito al ritiro sull'emendamento Miotto 1.46. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.42 Di Vita, 1.48 Polverini, 1.54 Lorefice e 1.55 Nicchi e sui subemendamenti 0.1.300.1 Martelli e 0.1.300.2 Simonetti.
  Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 1.300 ed esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.57 e 1.33 Cominardi e sui subemendamenti 0.1.301.1 Martelli, 0.1.301.2 Simonetti e 0.1.301.3 Di Vita. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 1.301. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.59 Simonetti, 1.66 Rondini, 1.69 Ciprini, 1.70 Ciprini, 1.71 Rondini, 1.77 Martelli e 1.74 Ciprini. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.400 della Commissione bilancio. Le Commissioni formulano un invito al ritiro sull'emendamento 1.82 Binetti. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.83 Colonnese, purché sia riformulato come segue: al comma 2, lettera e), aggiungere, in fine, le parole: «valutati periodicamente, tramite strumenti di misurazione dell'impatto sociale». Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.84 Silvia Giordano e 1.87 Polverini. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.89 Pizzolante. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.90 Nesci, 1.92 Mantero, 1.93 Lorefice e 1.94 Polverini. Le Commissioni formulano un invito al ritiro sugli emendamenti 1.103 Pizzolante, 1.104 Pizzolante, 1.105 Pizzolante, 1.106 Pizzolante, 1.107 Pizzolante e 1.108 Pizzolante. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento 1.120 Martelli. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.401 della Commissione bilancio. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.123, Simonetti, 1.125 Polverini, 1.129 Martelli, 1.131 Mantero e 1.133 Polverini.
  Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli emendamenti 1.402 della Commissione bilancio, 1.139 Nicchi e 1.140 Lenzi. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.141 Di Vita e 1.146 Lorefice. Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 1.403 della Commissione bilancio. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti 1.148 Mantero, 1.156 Lorefice, 1.157 Placido, 1.159 Lorefice, 1.161 Polverini, 1.165 Grillo e 1.168 Polverini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza. Emendamento 1.11 Binetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.13 Nicchi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

Pag. 12

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.19 Simonetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.15 Pesco ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.20 Di Vita ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.22 Lenzi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.25 Pesco ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.26 Nicchi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.28 Polverini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

Pag. 13

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.32 Polverini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.34 Lorefice ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.37 Colonnese ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.38 Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.40 Lenzi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.41 Simonetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.46 Miotto ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

Pag. 14

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.42 Di Vita ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.48 Polverini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.54 Lorefice ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.55 Nicchi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Subemendamento 0.1.300.1 Martelli ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Subemendamento 0.1.300.2 Simonetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.300 delle Commissioni ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

Pag. 15

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.57 Placido ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Andiamo a pagina 59 del fascicolo. Emendamento 1.33 Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Subemendamento 0.1.301.1 Martelli ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Subemendamento 0.1.301.2 Simonetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Subemendamento 0.1.301.3 Di Vita ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.301 delle Commissioni ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.59 Simonetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

Pag. 16

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.66 Rondini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.69 Ciprini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.70 Ciprini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.71 Rondini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.77 Martelli ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.74 Ciprini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento). È una delle condizioni della V Commissione (Bilancio) ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

Pag. 17

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.82 Binetti ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.83 Colonnese ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.84 Silvia Giordano ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.87 Polverini ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.89 Pizzolante ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.90 Nesci. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.92 Mantero. Cominardi ?

Pag. 18

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.93 Lorefice. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.94 Polverini. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Andiamo a pagina 76 del fascicolo. Emendamento 1.103 Pizzolante. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.104 Pizzolante. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.105 Pizzolante. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Martelli ?

Pag. 19

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.106 Pizzolante. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.107 Pizzolante. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.108 Pizzolante. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.120 Martelli, a pagina 79 del fascicolo. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.401 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), che si inserisce in quel punto. Non è presente nel fascicolo, perché è stato fatto successivamente. Dovreste avere dei fogli che sono in distribuzione. Che vogliamo fare ? Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Scusi, se non ci fornisce...

  PRESIDENTE. Però pensavo che l'avesse già. Sono in distribuzione. Possiamo Pag. 20chiedere...io pensavo che il Comitato dei diciotto ed i relatori avessero tutto. Ecco, stanno arrivando.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Grazie, Presidente. Chiedo la possibilità di sospendere la seduta cinque minuti, proprio per valutare.

  PRESIDENTE. Onorevole, li abbiamo annunciati all'inizio questi emendamenti, quindi, non possiamo.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Sì, ma se non erano in distribuzione però...

  PRESIDENTE. Sono in distribuzione da parecchio. Non è compito degli uffici consegnare il materiale. Adesso lo stiamo facendo per rendere più semplice il vostro lavoro, però voi siete assolutamente consapevoli che c’è stata una riunione della Commissione bilancio, che la Commissione bilancio ha approvato degli emendamenti come condizione e che erano in distribuzione. Li abbiamo letti quando io ho letto lo speech iniziale e durante l'esposizione del relatore per la maggioranza c'era tutto il tempo. Penso che si possa rapidamente procedere.
  Va bene, sospendiamo cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,10.

  PRESIDENTE. Ora diamo la parola ai relatori di minoranza sull'emendamento 1.401 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), a pagina 79 del fascicolo. Cominardi ?

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Martelli ?

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Simonetti ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario. Signora Presidente, sull'emendamento 1.400...

  PRESIDENTE. Sì, sul quale vi siete rimessi all'Aula.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Sì, adesso il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sta bene. Va bene, grazie. Emendamento 1.123 Simonetti.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.125 Polverini.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.129 Martelli.

Pag. 21

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.131 Mantero.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Mi scusi. Io sento una conversazione qui alla mia destra, molto più dei relatori che sono con il microfono. Se fate un po’ più di silenzio...

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.133 Polverini.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.402 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento).

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.139 Nicchi.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.140 Lenzi.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.141 Di Vita.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

Pag. 22

  PRESIDENTE. Emendamento 1.146 Lorefice.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.403 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento).

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.148 Mantero.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.156 Lorefice.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.157 Placido.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.159 Lorefice.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.61 Polverini.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Contrario.

Pag. 23

  PRESIDENTE. Emendamento 1.165 Grillo.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento 1.168 Polverini.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  GIOVANNA MARTELLI, Relatrice di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza per la XI Commissione. Favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Grazie. Adesso passiamo all'esame e ai voti degli emendamenti. Il primo emendamento è l'1.11 Binetti, per il quale c’è un invito al ritiro o parere contrario.
  Prendo atto che l'onorevole Binetti ritira l'emendamento 1.11.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.13 Nicchi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Presidente, con questo emendamento noi introduciamo in modo rapido, entro il 2017, l'istituzione del reddito minimo garantito. Una proposta che nasce dal basso, quando associazioni e movimenti hanno spinto perché la politica si attivasse per garantire in Italia quello che, nel resto d'Europa è già un diritto. Quello che è il pilastro europeo dei diritti sociali, che oggi noi discutiamo, che è in consultazione nel corso di questi mesi individua come una scelta fondamentale, non una scelta devastante come ha detto il Primo Ministro Renzi. Seicento euro al mese, per chi ne guadagna meno di otto mila annui, è un principio che permette individualmente un minimo di dignità, quel minimo di autonomia che permette una vita libera, senza soggezioni e ricatto, che permette a tanti giovani di emanciparsi da un'umiliante dipendenza da famiglie, famiglie che sempre più sono vulnerabili per la crisi. Beneficiare di questo reddito significa entrare anche automaticamente, soprattutto per chi è in età lavorativa, in un meccanismo che accompagna il soggetto alla ricerca di un'occupazione degna, con l'assistenza del centro per l'impiego, attraverso un periodo formativo. Alla persona deve essere offerto un accompagnamento al lavoro, un lavoro attinente alle competenze e al proprio titolo di studio. Il contrario di quello che avviene nel nostro Paese, anche per le politiche del Governo, di questo Governo, che ha cambiato verso al mercato del lavoro, ma l'ha cambiato in peggio. Si licenzia con il Jobs Act, si assume con i voucher e si arriva, piano piano, a forme sempre più sofisticate di sfruttamento. L'ultima che ho sentito è che si pagano i lavoratori con i buoni pasto. In questo desolante scenario contrapporre la discussione tra reddito e lavoro è un raggiro inaccettabile, è un esercizio astratto di chance che non esistono, mentre la vita di tanti, della maggioranza delle persone è fatta di privazione, di lavori poveri, di lavori precarissimi, rarefatti, di ansie esistenziali e la crisi – si sa – acuisce le diseguaglianze, che non hanno cambiato verso, anzi le ricchezze di una ristretta platea di super ricchi aumentano. Il reddito minimo garantito, oltre ad essere uno Pag. 24strumento contro la povertà, la privazione ingiusta, ingiusta soprattutto per i bambini, perché vengono segnati a vita, perché, attraverso la povertà infantile, loro perdono il futuro. Il reddito è uno strumento che affranca dal ricatto di soggiacere a un lavoro purché sia, a qualsiasi lavoro, mette un argine a questa gigantesca svalorizzazione del lavoro che è in atto. È una formidabile misura antimafie perché permette alle persone di non essere ricattate, di vivere in soggezione, con il cappello in mano di fronte a qualsiasi sopruso, permetterebbe di mettere fine a questa corsa senza fine al ribasso di salario e di diritti.
   E poi, cara maggioranza, il reddito minimo è anche uno strumento anticrisi, in quella crisi che attanaglia il nostro Paese, che è una crisi di domanda interna perché le persone non abbienti non spendono e invece, con il reddito minimo, si potrebbe riattivare un circuito virtuoso, si potrebbe rinnescare un meccanismo che arricchisce le casse dello Stato. Si calcola che i due quinti dei soldi spesi per il reddito rientri sotto forma di tasse nelle casse dello Stato, risorse che potrebbero finanziare con la fiscalità generale il contrasto alle diseguaglianze.
  Si può, si deve, in attuazione dell'articolo 53 della Costituzione. L'emendamento presenta coperture finanziarie, scelte che salvaguardano i ceti medi popolari e assicurano maggiori risorse. Si dice di no a questa misura, è una scelta miope perché è una scelta che avrebbe dato risposta a quei venti di rivolta che oggi stanno minacciando l'Europa contro le élite e contro gli establishment (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Con questo intervento, voglio spiegare le ragioni per cui sosteniamo che un reddito di cittadinanza, un reddito minimo garantito sia necessario in questo Paese. Innanzitutto perché, rispetto a Paesi come Francia e Germania, o comunque rispetto alla media europea, noi spendiamo per il contrasto alla povertà circa la metà delle risorse; però se è un problema di carattere economico delle finanze del nostro Paese, credo che non avrebbe avuto senso qualche tempo fa regalare miliardi di euro a delle banche private, per fare un esempio, quindi 600 milioni di euro quest'anno, un miliardo di euro per il prossimo, in un'emergenza nella quale non ci siamo praticamente mai trovati in mezzo secolo, dal dopoguerra. Dal 2008 ad oggi sono triplicati i bambini che vivono in condizioni di povertà, triplicati. Serviva una misura d'urgenza, forte, di impatto, ma questa è sicuramente ridicola dal nostro punto di vista. Noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo presentato più emendamenti che, in sostanza, ricalcavano quelli che sono i principi ispiratori della nostra prima proposta, della nostra agenda politica, cioè il reddito di cittadinanza. Purtroppo, la Commissione bilancio, anche se non condividiamo le ragioni, ha bocciato i nostri emendamenti che abbiamo avuto l'opportunità di discutere solo in Commissione e non qui in Aula. Questo è un grande peccato, soprattutto per una legge delega questo sembra assurdo, soprattutto se non abbiamo nemmeno indentificato la platea dei percettori. Quindi questa inammissibilità per noi non ha senso, però è un'occasione per parlare comunque di reddito di cittadinanza, reddito di cittadinanza che esiste in tutta Europa, ad eccezione di Italia e Grecia e vediamo come vanno i nostri Paesi anche a livello economico. Qualcuno pensa che sono soldi buttati, sprecati per l'assistenzialismo, ma l'assistenzialismo è forse cercare di dare con un riattivatore sociale – perché il reddito di cittadinanza è un riattivatore sociale – perché questo ha tutti gli strumenti per includere nella società chi non ha un lavoro e chi non ha un reddito, avendo avuto tra l'altro la certificazione della quantificazione delle coperture per il nostro reddito di cittadinanza dall'Istat e da Eurostat, che ha stabilito la soglia di povertà relativa, avendo avuto l'ammissibilità della Commissione bilancio per la Pag. 25nostra proposta di legge. Quindi questo tipo di iniziativa ce l'hanno tutti i Paesi ed è assurdo che il nostro Paese sia così indietro, anche perché ce lo dicono anche delle raccomandazioni europee. Io non capisco per quale ragione, dal 1992 con delle raccomandazioni l'Europa ci dà delle prescrizioni e degli obblighi che noi non manteniamo. Quando invece si tratta di fare politiche dell’austerity che tagliano la spesa sociale, che utilizzano i pensionati come bancomat in quel caso si interviene, subito immediatamente ed è la legge Fornero in 20 giorni. Adesso che l'Unione europea ci chiede di trovare risorse per un reddito di cittadinanza non lo facciamo. E ancora qualcuno ha il coraggio di parlare di assistenzialismo. Forse assistenzialismo sono i miliardi di euro che sono stati dati così a babbo morto ai partiti e alla stampa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Forse è questo assistenzialismo ! Questa è una manovra economica, lo dicono i moltiplicatori keynesiani, è economia proprio di base. Se tu dai un reddito a una persona che vive sotto la soglia di povertà relativa, queste persone spenderanno questi soldi e li rimetteranno immediatamente nel mercato; si chiama propensione marginale al consumo. Invece, aumenta la ricchezza privata delle famiglie, come dice Renzi, ha ragione, perché è aumentata la ricchezza privata, peccato che non spiega di quali famiglie, tant’è vero che l'indicatore di Gini, che misura la disuguaglianza, dimostra che in questo Paese, accumulandosi il risparmio privato solo in alcune famiglie, le disuguaglianze sono aumentate. Quindi chiedo di fare una riflessione anche rispetto all'emendamento di SEL, sul quale mi sono rimesso all'Aula, ma chiedo di cambiare il parere in favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Grazie, Presidente. Questi primi interventi servono anche a chiarirci tra di noi sulla diversità delle proposte che sono in campo. Nessuno è in disaccordo sulla gravità della condizione di povertà di 4 milioni di persone, un milione e mezzo di famiglie, nel nostro Paese e sulla necessità di intervenire. È bene che finalmente l'Aula se ne occupi e che lo faccia su un disegno di legge che è di iniziativa del Governo. Però bisogna che ci chiariamo: il reddito di cittadinanza non c’è nel resto d'Europa. È quello che dite voi stessi. Per studiare e per capire ho preso la proposta di legge n. 1148 Senato della Repubblica, prima firma Catalfo, che è quella del MoVimento 5 Stelle: la suddetta proposta di legge spiega come il reddito di cittadinanza sia una garanzia per ogni singolo cittadino, indipendentemente dal fatto che sia ricco o povero, che gli garantisce un reddito minimo indispensabile per vivere dignitosamente e poi la stessa proposta, non essendo possibile farlo ora perché richiederebbe prima di tutto un grande cambiamento del sistema fiscale ma anche della stessa modalità di approcciarsi all'interno della società, prevede di istituire almeno il reddito minimo europeo (è esattamente la stessa strada che vogliamo imboccare noi con questo nostro provvedimento); ricorda inoltre la risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010, che sono andata allora a verificare, la quale chiede l'introduzione in tutti gli Stati membri del reddito minimo, costituito da misure specifiche di sostegno in favore delle persone con reddito insufficiente e da una serie di servizi che vengono garantiti (i servizi per il lavoro ma anche di accesso ai servizi sociali in genere, all'istruzione, alla formazione). È l'impianto che noi vogliamo dare nel nostro provvedimento, consapevoli che al momento lo facciamo a risorse che, a nostro giudizio partendo da un miliardo di euro, non si sono mai viste finora nella storia della Repubblica. Tutti vorremmo immettercene 23 miliardi come nella proposta di SEL, 17 come in quella del MoVimento 5 Stelle: stiamo con i piedi per terra consapevoli della situazione del Paese ma volendo cominciare a portare in modo strutturale e omogeneo sul territorio Pag. 26nazionale un reddito minimo anche in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, quello a cui stiamo assistendo ancora oggi in Aula è l'ennesimo tentativo da parte del Partito Democratico di tradire le proposte con le quali il MoVimento 5 Stelle nel 2013 ha preso più voti di voi qui alla Camera dei deputati. Noi siamo entrati parlando di legge anticorruzione e voi avete fatto la legge anticorruzione, ma l'avete fatta con Verdini, innalzando soltanto le pene e non permettendo ai corrotti di andare in carcere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi abbiamo detto «stop al finanziamento pubblico ai partiti» e non abbiamo preso un euro: voi avete fatto una finta abolizione del finanziamento pubblico ai partiti raggirando la legge e intascando i milioni di euro senza rendicontare. Noi proponiamo il reddito di cittadinanza, perché, Presidente, c’è un minorenne su dieci in situazioni di indigenza in Italia (situazioni di indigenza significa essere privi di una forma minima di sostentamento) e voi oggi prendete la nostra idea del reddito di cittadinanza, che servirebbe a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cambiate nome, l'annacquate per poter far dire al Presidente del Consiglio «mi sono occupato di reddito di cittadinanza e di povertà», quando l'unica cosa di cui si occupa sono le riforme costituzionali volute dalle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Prima una notazione di carattere per così dire tecnico, nel senso che ci accingiamo a votare l'emendamento 1.13 della collega Nicchi, che di fatto istituisce il cosiddetto reddito minimo garantito, differente dal reddito di cittadinanza. Però una notazione tecnica, la rinnovo, Presidente: non riesco a capire (eventualmente dopo il Governo o qualcuno me lo spiegherà) per quale motivo non è stato votato il primo emendamento del collega Pesco, se non ricordo male, che riguardava lo stesso tema e che stamattina abbia scoperto che è stato dichiarato inammissibile. Ora mi direte che è stato dichiarato inammissibile per mancanza di coperture ma allora tecnicamente non capisco perché l'emendamento Pesco è stato votato in Commissione ed è decaduto soltanto in Aula. Quindi questa è la prima annotazione; la seconda annotazione che preannunzia un voto di astensione del nostro gruppo è la seguente (cercherò di andare piuttosto veloce). Noi ci asterremo su questo emendamento perché, l'abbiamo letto, tutto sommato possiamo anche essere d'accordo rispetto ad un aiuto in termini economici di 7.200 euro all'anno, ovvero circa 600 euro al mese. Ricordavano i colleghi prima che ci sono quasi 5 milioni di poveri in Italia ma non trovo in questo emendamento un qualcosa che a me sta particolarmente a cuore e mi spiego. Quando una persona riceve un reddito, qualunque esso sia, deve sottoporsi non soltanto alla ricerca di un lavoro o all'invio di un curriculum o dei curricula ma deve necessariamente porsi in modo proattivo nei confronti del mondo e del mercato del lavoro. Mi spiego: a fronte di un reddito ricordiamo che in Italia – forse questo passaggio a qualcuno sfugge – c’è gente, ci sono lavoratori, ci sono dipendenti che, lavorando un mese intero, prendono 600 euro al mese e forse anche meno. Ad esempio coloro che lavorano presso i call center, lavorando tutto il mese, hanno stipendi medi di 470-480 euro al mese. Quindi di fatto questa è una misura che addirittura potrebbe – cerco di provocare – andare anche a creare disoccupazione perché una persona evidentemente può anche giustamente accedere al reddito minimo, sulla cui misura, sottolineo, sono assolutamente d'accordo, Pag. 27ma in questo emendamento manca, aspetto che in parte avevo visto nell'emendamento a prima firma Pesco, la cosiddetta inclusione in termini lavorativi ovvero ti do un reddito ma, dall'altra parte, deve esserci una prestazione lavorativa che in questo caso il lavoratore o colui che era un ex-lavoratore e che va ad accedere ad un reddito mensile deve necessariamente ed evidentemente apportare verso la società entro la quale vive. Quindi la nostra astensione è dettata semplicemente da tale sottolineatura. Va bene un aiuto, va bene un reddito come c’è nel resto dell'Europa chiaramente come evidenziato, anche se con sfumature differenti perché il reddito minimo in Europa non è un protocollo unico che viene applicato in tutti i Paesi, ci sono evidenti sfumature tra nazione e nazione, Paese e Paese, ma la persona che ritiene opportuno richiedere un reddito lo fa attraverso i centri per l'impiego. Peraltro sui centri per l'impiego le opposizioni, anche Sinistra italiana, hanno fatto proposte interessanti, devo dire, anche in Commissione. Tali centri per l'impiego non possono attualmente verificare tutte le condizioni, non possono essere messi nelle condizioni di poter lavorare agevolmente, perché avrete visitato i centri per l'impiego e non sono quello o quanto noi vorremmo in termini quanto meno di efficienza. Molto spesso negli stessi centri per l'impiego ci sono persone e dipendenti che sono precariamente occupati anche al loro interno. Quindi il nostro voto sarà di astensione proprio perché vorremmo che, a fronte di un reddito, ci fosse comunque una prestazione lavorativa cioè la persona deve abituarsi comunque a lavorare, deve continuare quanto meno questo percorso lavorativo che, secondo me, potrebbe – uso il condizionale – anche essere interrotto per qualche anno e così evidentemente potrebbe diventare in parte una misura, come ricordava il collega Cominardi prima, quasi assistenziale. Quindi, va bene, secondo noi, però, ripeto, deve esserci, a fronte di tutto questo, una prestazione lavorativa di contro che deve comunque garantire un'elevazione anche personale della persona che va ad accedere a questo passaggio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Intanto, per chiarire, la nostra è una proposta non di reddito di cittadinanza, come ricordava il collega Rizzetto, ma di reddito minimo garantito che, come ha sottolineato la collega Lenzi, è contenuto nelle raccomandazioni dell'Unione europea. Ma certo non si può dire che questo provvedimento porta al reddito minimo garantito: 56 euro mensili a famiglia di certo non aiutano le persone perché quel miliardo stanziato, se diviso per tutti i poveri che noi abbiamo in Italia, equivale a 56 euro mensili. Quindi, si stanno illudendo ancora i cittadini e questo Governo prima o poi farà i conti con gli elettori perché sicuramente nessuno rimarrà indifferente a questa presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Beni. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Grazie, Presidente. Aggiungo brevemente solo una considerazione: colleghi, noi stiamo affrontando un problema molto serio che sta a tutti a cuore indubbiamente. Si prendono in giro le persone anche facendo semplicemente demagogia, proponendo un libro dei sogni irrealizzabile. La misura che noi proponiamo è una misura concreta, realizzabile. Quello che noi chiamiamo reddito di inclusione è una misura realistica, che da subito può avere effetti concreti, che non sono 50 euro e spiego perché. Noi vogliamo fare in modo che nessuno nel nostro Paese stia sotto la soglia minima di povertà e vogliamo garantire questo risultato con due misure in contemporanea, ossia con un sussidio economico e anche Pag. 28con la presa in carico da parte dei servizi, con l'accompagnamento, con l'attivazione e l'inclusione sociale e lavorativa.

  PRESIDENTE. Grazie.

  PAOLO BENI. Le risorse non bastano in partenza. Gradualmente noi disegniamo nel disegno di legge l'obiettivo e definiamo universale questa misura; individuiamo in partenza e per il primo anno le situazioni più a rischio nelle famiglie con figli minori...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLO BENI. ...o con situazioni croniche di disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. La nostra misura sul reddito di cittadinanza – potete chiamarla come volete –, alla fine, a cosa serve ? Servirebbe a dare più dignità alla persona. Ma qui mi sembra che di dignità ne abbiate bisogno voi, cari deputati del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Lei, deputata Lenzi, come fa a dire che in Europa non ci sono misure come queste ? In tutta Europa ci sono misure che sostengono il reddito delle persone che non ce la fanno; in tutta Europa tranne che in Italia. E la misura come la vostra è una misura troppo piccola, che fa troppo poco; troppe persone attualmente vivono al di sotto della soglia di povertà, sia assoluta, sia relativa, sia al di sotto della soglia del rischio di povertà riconosciuta a livello europeo. E voi cosa fate ? Una misura così minima. Non è possibile, Presidente. Noi abbiamo provato in tutti i modi a presentare questa proposta; abbiamo provato in tutti i modi, chiamandola anche in modo diverso, ma voi non ce la volete approvare perché voi non volete spendere soldi per le persone che stanno male (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Solo per ricapitolare l'ipocrisia che regna in quest'Aula. Nel 2008 il Governo Berlusconi fece la social card e il PD parlò di elemosina e umiliazione; poi, nel 2012, sotto Monti, avete votato la nuova social card, e lì non era più elemosina e umiliazione. Nel 2013 arriviamo in Parlamento e proponiamo il reddito di cittadinanza, che si lega necessariamente al reinserimento lavorativo: 780 euro se ti formi lavorativamente per reinserirti e sei a disposizione della pubblica amministrazione, e Renzi, tutt'oggi, nelle conferenze stampa, dice che questo è assistenzialismo. Voi arrivate qui oggi, prendete la social card del 2012, la trasformate in reddito di inclusione, non c’è traccia di reinserimento lavorativo, ma questo non è assistenzialismo perché voi legate il reddito di inclusione al reinserimento sociale, che affidate a chi ? Ai comuni, a cui avete tagliato 8 miliardi di euro in tre anni e che non lo faranno mai. Io penso che questa sia la legge più ipocrita che si potesse fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io credo che quest'Aula possa discutere finché vuole e la maggioranza possa argomentare come crede, però non riuscirà mai a nascondere una realtà e la realtà è che in questo Paese, come ci dice anche oggi l'ISTAT, la povertà non solo cresce, ma cresce colpendo ancora e sempre i settori già più deboli della società. Colpisce (e impressiona questo) un minorenne su dieci, ma soprattutto colpisce sempre di più i lavoratori. In altre parole, Pag. 29in questo Paese è chi lavora che è sempre più povero, che non arriva a fine mese e accade che la disoccupazione a sua volta rimanga esattamente dov’è. Questo è ciò con cui bisognerebbe fare i conti: non c’è lavoro e quel poco che c’è non dà reddito sufficiente a vivere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Onestamente sono rimasto stupito e anche amareggiato nel sentire parole come quelle dell'onorevole Beni che ci dice: è demagogia proporre il reddito di cittadinanza. Ebbene, allora, è demagogia in due terzi dell'Europa, è demagogia voler affrontare in modo serio e strutturale il tema della povertà e del disagio sociale nel nostro Paese perché è questa la proposta, aggredirla in modo strutturale. Se non facciamo così, il problema rimarrà. Con le mance non risolveremo nulla e lo sapete benissimo. Un disagio sociale, un divario sociale che sta creando anche enormi problemi nella coesione, nella condivisione del nostro Paese. Questo disagio crea appunto anche elementi di contrapposizione. Se vogliamo risolvere o tentare di risolvere, ci vogliono scelte e la politica serve per fare le scelte. Le scelte oggi non vengono fatte perché questo è soltanto un intervento minimo che non serve a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Questo dibattito molto accalorato fra reddito di cittadinanza e altri tipi di reddito è secondo me tutto un dibattito, più che solidale, abbastanza, tra virgolette, «di sinistra». Guardate, che quando voi vantate che l'Europa ha il reddito di cittadinanza, voi non fate altro che dire che la finanza imperante che sta punendo il lavoro e sta punendo gli investimenti e punta tutto sul reddito di speculazione, sta studiando un sistema per non far lavorare la gente e tenerla a progressive distribuzioni del grano come nell'Impero romano. Questo è il punto vero. La crescita di povertà che c’è in Italia (11 milioni di persone sono povere in questo Paese e 5 milioni di connazionali a quest'ora non sanno se oggi avranno un pasto completo) dipende tutta da una scelta politica e finanziaria che questo Paese e questi Governi che si sono succeduti, dalla fase Tremonti in poi, hanno fatto. Noi stiamo pagando una politica sbagliata. Non la rimediamo da sinistra, né con il reddito di cittadinanza, né con altri tipi di reddito. La rimediamo soltanto riconvertendo le politiche, rivalorizzando il lavoro, rivalorizzando gli investimenti e annullando la presa finanziaria e speculativa che c’è sul nostro Paese e la fine di democrazia che c’è dentro le nostre istituzioni. Questo è il rimedio. Poi ci sono situazioni concrete e si interviene, non strutturalmente, ma si interviene così come ci bisogna nel momento e nel posto che bisogna. Infatti, se noi si crea una misura strutturale contro la povertà, contro l'assenza di lavoro, non si fa che giustificare coloro che continueranno a speculare e continueranno a dire: tanto se non lavori sarai diversamente assistito. Questo è il punto vero: o c’è una scelta di politica che permette la riconversione totale di quello che stiamo subendo e consente degli interventi sulle situazioni concrete o faremo da sinistra il velo giustificatore, quello che copre e giustifica la politica finanziaria di una pseudo-destra che in realtà è poi Partito Socialista e Partito Popolare Europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Presidente, noi riteniamo assolutamente superata la contrapposizione fra una nuova politica del lavoro Pag. 30e una politica del reddito minimo garantito. La riteniamo superata perché siamo di fronte a un dato di realtà. Non siamo contrari a una rimodulazione degli strumenti che diano lavoro in questo Paese. Noi non ci arrendiamo all'idea che questo Paese non abbia più lavoratori, che non dia fiducia e speranza ai giovani. Ma noi vediamo anche quello che è successo nella società negli ultimi decenni e pensiamo di aver bisogno di una grande operazione di rinnovamento, di aggiornamento, di modernizzazione del sistema di welfare, di un welfare universale, che non è il piatto di minestra calda ai poveri, perché per quello c’è la Caritas e ci sono gli enti caritatevoli. È un'altra idea di società che porti a pari dignità di reddito, tutti, chi lavora e chi non lavora, che dia una speranza a chi non trova lavoro e che dia un futuro e una prospettiva di vita anche a chi nell'intermittenza, costruita dalla precarizzazione di questi anni, non riesce neanche a costruirsi più un progetto di vita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Presidente, io credo che qui, in quest'Aula, non stiamo facendo una gara, forse anche un po’ squallida, sulla primogenitura di un'iniziativa politica. Qui stiamo definendo, per la prima volta dopo anni, la possibilità di avviare un percorso per una misura universale di contrasto alla povertà. E che questa sia una misura universale di contrasto alla povertà è definito nel testo dello stesso disegno di legge quando si parla di misura nazionale di contrasto alla povertà, intesa come impossibilità di disporre dell'insieme dei beni e servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso. Io ero tra quelli che il 15 aprile 2013 ha consegnato la proposta di legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Credo che questo sia l'inizio di un percorso verso questa misura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Il vero motivo per cui voi non approverete mai una proposta per il reddito minimo garantito non è che mancano i soldi. I soldi ci sarebbero, basterebbe, ad esempio, iniziare a smetterla di regalarli alle banche. Il vero motivo per cui voi non approverete mai una proposta strutturale per il contrasto alla povertà è che voi non volete dei cittadini liberi. Voi volete dei sudditi da ricattare con 80 euro ad ogni tornata elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Volete dei sudditi da comprare con un posto di lavoro ad ogni tornata elettorale. Non so se ve ne siete accorti, ma non funziona più. Gli italiani hanno smesso di farsi prendere in giro da voi. Non li potete più comprare con 80 euro. Le cose stanno cambiando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Grazie, Presidente. Mi pare che sia necessario un intervento per evitare che si continui un dibattito basato essenzialmente su tanta, tanta confusione. L'abbiamo già detto tante volte: le leggi, gli strumenti si possono chiamare con tanti nomi, bisognerebbe, però, rifarsi un minimo alla letteratura, che, comunque, ci consente di distinguere da sempre tra reddito di cittadinanza e reddito minimo. Il reddito di cittadinanza è un reddito assegnato a tutti allo stesso modo, senza prova dei mezzi; quindi, va a poveri e a ricchi alla stessa maniera. Il reddito minimo è un sostegno che viene dato a chi è in condizione di bisogno. Naturalmente, la condizione di bisogno può avere varie asticelle, può avere varie soglie. Noi stiamo Pag. 31parlando di questo, perché nessuno ha depositato proposte di legge per il reddito di cittadinanza, in quanto tutti sappiamo che presupporrebbe un cambiamento totale della situazione. Quindi, quello che io chiedo è semplicemente di stare dentro questa discussione e poi confrontarci relativamente a quali dovrebbero essere le modalità.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Un'ultima cosa, Presidente, se è possibile, in qualità di relatrice (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ossia la possibilità di chiarire su un punto.
  Noi non stiamo dicendo che lo stanziamento di un miliardo è possibile...

  PRESIDENTE. Onorevole Piazzoni... Colleghi, ha appena superato il minuto, come molti altri interventi. In ogni caso, come relatrice, parla dopo (Commenti).
  Guardate, io sto registrando – voi sapete che tutto è registrato – i tempi di tutti gli interventi a titolo personale. Qualcuno prende un secondo di più, qualcuno prende un secondo di meno. Faccio quasi sempre concludere la frase, perché è evidente che almeno quello...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà. Siccome siete molti iscritti a titolo personale, cerchiamo di stare tutti nei tempi. Prego, onorevole Di Vita.

  GIULIA DI VITA. Io colgo l'invito della collega che ha appena parlato e inviterei gli esponenti del Partito Democratico a smettere di parlare di questa misura, che si chiama sostengo all'inclusione attiva, come una misura universale. Ciò per un motivo molto semplice: in discussione generale, ad esempio, il collega Beni, rispondendo a critiche della Lega, ha detto: «Certo che non è una misura universale, tant’è che la sottoponiamo alla prova dei mezzi. Quindi, è una misura selettiva». Poco fa, invece, ha detto: «Questa è una misura universale, perché in futuro noi intendiamo estendere la platea di beneficiari». Questa cosa è falsa perché non sono stati previsti ulteriori stanziamenti di somme, né nelle future leggi di stabilità né tramite altri provvedimenti. Quindi, l'estensione della platea dei beneficiari è assolutamente un'incognita.
  Allora, dite le cose come stanno: è una misura selettiva punto e basta. Gradirei non sentire più in quest'Aula il termine «universalismo», soprattutto se si parla della vecchia social card del 2012 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Vita, che ha preso dieci secondi, più di un minuto, come altri colleghi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie, Presidente. C’è un obbligo al minimo che dovrebbero tutti rispettare, tutti i miei colleghi che, come me, hanno l'onore e il compito di essere qui: studiare. Tutti noi abbiamo il dovere di studiare.
  Allora, francamente – lo dico alla romana –, non si può sentire una discussione in cui si inventano termini, si contrappongono termini, si fa la discussione dialettica e lessicale. Stiamo parlando di persone in difficoltà, di persone fragili. Noi stiamo discutendo di come fare per togliere dalla povertà le persone. Sentire che questo argomento è la medaglietta punti che qualcuno si vuole appendere è inconcepibile e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  In primo luogo: studiare, studiare, studiare. Allora, sì, noi non vogliamo il reddito di cittadinanza, non lo vogliamo. Non vogliamo un reddito a tutti i cittadini. Ma quando mai ? Solo in Alaska (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Noi vogliamo tirar fuori dalla povertà le persone e, con questo provvedimento, lo facciamo. Altro che benaltrismo e ben altro ! L'interesse delle persone...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

Pag. 32

  TITTI DI SALVO. Questo dovrebbe essere l'interesse di tutti noi, di voi: l'interesse di quelli lì, non delle vostre fortune elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, mi rivolgo a lei brevissimamente per dire che anch'io ritengo, come il Premier – certamente non sono il Premier –, che il reddito di cittadinanza sia assistenzialismo. Lo dico perché questo Governo ha puntato tutto su leggi per l'inserimento al lavoro, per la costruzione, per l'ampliamento del lavoro.
  Il MoVimento 5 Stelle, Presidente, tende quasi sempre a voler monetizzare le risposte. La povertà ha bisogno di servizi, di concretezza, di uno Stato presente e vero, non solo di un assegno, che risolva le cose e che metta tutti a tacere. I sudditi li vogliono loro, perché i soldi costruiscono molti più sudditi di quanto costruiscano i servizi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Domando al PD: se il reddito di cittadinanza è demagogia, risultare, invece, occupato con un solo voucher da 7,5 euro a settimana cos’è ? Forse truffa per gonfiare i dati dell'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Quindi i nuovi poveri sono adesso i lavoratori. Si parla di working poor class. I ceti medi e bassi stanno sprofondando sempre più in basso. Quindi, occorre ripristinare politiche redistributive della ricchezza, del reddito oppure sarà crisi umanitaria. Ve lo mettete in testa, sì o no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Chiariamo subito una cosa: non abbiamo alcuna intenzione nemmeno di mettere sul campo l'idea che questa porcheria che state votando sia paragonabile al nostro reddito di cittadinanza; quindi, chiariamo già subito questo. Quello che state provando a fare voi è quello che fate da tre anni, specialmente in epoca Renzi, ovvero confondere i cittadini e provare a illuderli, per raccattare ancora qualche voto. Ma, dopo la truffa degli 80 euro, dopo le truffe dell'Ilva, con gente che muore ancora lì per colpa vostra, dopo tutte le truffe che avete fatto, i cittadini hanno chiara la situazione e non vi credono più. E, allora, voi votate anche oggi questa porcata, andate a dire in televisione che è come il reddito di cittadinanza del MoVimento 5 Stelle, ma, quando i cittadini capiranno, quei 10 milioni sotto la soglia di povertà, che forse gli arrivano 50 euro e dalla povertà non escono sicuramente, si ricorderanno, come hanno fatto alle ultime amministrative, di mandarvi a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Sentendo gli interventi precedenti, mi domando da quale distorto universo provengano gli interventi, soprattutto, di chi parla oggi a nome del PD, mentre ieri parlava a nome di Sinistra Italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e, soprattutto, domando a chi dice «dovete studiare» perché non si cita l'aumento del raccolto del gioco d'azzardo di 5 miliardi, solo di quest'anno, mentre le entrate della tassazione su questi 5 miliardi e su tutto il raccolto sono diminuiti. Perché non si poteva immaginare una tassazione progressiva ? Perché non si dice che il MoVimento 5 Stelle prevede un reddito di cittadinanza che, praticamente, crea un ammortizzatore sociale onnicomprensivo, erga omnes, di quindici volte più Pag. 33potente di questa surroga che voi proponete, o meglio sarebbe dire questa supposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Credo che non si possa sentire all'interno di quest'Aula che il reddito di cittadinanza proposto dal MoVimento 5 Stelle creerebbe dei sudditi alla luce dell'approvazione, che c’è stata ieri, dell'ennesimo decreto Ilva, dove, dopo due anni, avete regalato a una società mezza pubblica e mezza privata, non si comprende, in realtà è solo privata, 1,6 miliardi di euro fino adesso, e oggi ancora stiamo parlando di ricatto occupazionale. Sì, perché sempre ieri avete approvato un emendamento che prevedeva di estendere le misure di disoccupazione straordinaria e la cassa integrazione straordinaria fino al 2017. Questo perché voi continuate a creare un ricatto occupazionale basato sullo scambio di voto, questo sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Più si va avanti nel dibattito su questo provvedimento e più sono conscio che aver presentato una sospensiva sia stata un'idea azzeccata; azzeccata perché, anche su questo provvedimento, il Partito Democratico – e uso un termine che ha usato una collega del PD – usa un metodo squallido per gestire la povertà, per gestire, appunto, il contrasto alla povertà, e lo vedremo poi anche in tutti gli altri emendamenti. Come ? Mettendo solo un miliardo su questo provvedimento, quando, invece, ha messo 10 miliardi, regalati, altrove. Nulla si riesce a risolvere in termini economici, perché, se è vero come è vero che le divisioni e la matematica non sono un'opinione, un miliardo diviso 4 milioni e mezzo di indigenti, di persone in povertà assoluta, che sono aumentate nell'ultimo anno grazie e per colpa della vostra gestione economica del Paese, sono aumentate del 7 per cento dal 2014 al 2015 a oggi, proprio oggi l'Istat ci dà questo riferimento, se noi facciamo una semplice divisione, sono 250-240 euro all'anno, che, diviso per 365, sono 0,60 euro, sono 60 centesimi al giorno dati agli indigenti, mentre agli immigrati clandestini, che vengono qui abusivamente, date 35 euro, ed è questa la prima vergogna (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Questa è la prima vergogna, e lasciatemi finire.
  La seconda vergogna è quello che voi volete portare, dare un nome, e se lei, onorevole Lenzi, che mi guarda così, con sufficienza, se non ha vergogna di quello che state portando, a dire che questa misura viene denominata come reddito minimo di inclusione, questa è la vera vergogna che oggi andate a votare: dire che 60 centesimi al giorno è un reddito minimo di inclusione, solo per tirar fuori la slide, e non tocca a me difendere loro, perché io il reddito di cittadinanza non lo voterò mai e neanche il reddito minimo, perché per me le persone, per avere un reddito, devono lavorare, non devono stare a casa a far niente; altrimenti, non gli prende voglia di lavorare o, al massimo, gli prende voglia di andare a lavorare in nero, perché questa è la casistica unica che può produrre il reddito minimo o il reddito di cittadinanza.
  Quindi, il provvedimento è coperto solo per un miliardo, che è un niente rispetto all'esigenza, e la Commissione lavoro aveva posto questo problema, tanto che ci sono state delle modifiche che avevano dato compito alla delega del Governo di andare a trovare nuove risorse da mettere sul fondo. Con gli emendamenti di oggi della Commissione bilancio, nascondendosi dietro l'articolo 81, ma, di fatto, è una scelta politica del Governo, una scelta politica di questa maggioranza, si fa sì che, approvando gli emendamenti della Commissione bilancio, il fondo non sarà implementato, e il fondo non sarà neanche implementato Pag. 34dei residui dei 600 milioni che voi, con il vostro lassismo, la vostra lentezza, la vostra incapacità di governare, non riuscirete neanche a spendere quest'anno, perché i 600 milioni che sono previsti quest'anno andranno a residuo e, con questi emendamenti, che voi approverete, non sarà possibile caricarli nel miliardo dell'anno prossimo.
  Così come anche la razionalizzazione, che è diventata riordino; con gli emendamenti della Commissione bilancio, ritorneranno a essere «razionalizzazione delle prestazioni assistenziali», che significa fare una guerra fra poveri per trovare nuove risorse. Se questo, per voi, è avere una proposta di legge orgogliosa, con tutti i termini e aggettivi qualificanti che ho sentito oggi, io trovo, invece, che sia una proposta assolutamente vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Mentre noi discutiamo di questa grande questione, che è, appunto, la povertà nel nostro Paese, che dal 2005 ad oggi, ci dice proprio in queste ore l'ISTAT, è aumentata, sono ormai oltre 4 milioni e 500 mila gli abitanti italiani considerati ormai poveri, in condizione di povertà assoluta, ecco, noi discutiamo di un provvedimento che, di fatto, come avevamo detto dall'inizio della discussione nelle Commissioni congiunte XI e XII, sarà anche di buone intenzioni, ma è privo di risorse; le buone intenzioni che noi abbiamo voluto cogliere anche non presentando, questa mattina, la pregiudiziale di costituzionalità. Comunque, avevamo voluto vedere tra le pieghe di questo provvedimento l'inizio di un percorso; inizio di un percorso che, come ha detto adesso il collega Simonetti, si interrompe proprio stamattina, in Commissione bilancio, laddove alcune delle discussioni che avevano portato a dei miglioramenti, a nostro avviso, nelle Commissioni, a cominciare appunto dal riordino e non più la razionalizzazione del sistema, dietro la quale si nasconde sempre il taglio delle risorse, ricompaiono, come anche ricompaiono, addirittura, i «senza oneri aggiuntivi per lo Stato», e addirittura, laddove si parla dell'assegnazione ai comuni, e quindi di una nuova modalità di erogazione dei servizi, si parla di risparmi.
  Mi domando: ma ancora non vi siete posti la questione se era così opportuno il provvedimento sugli 80 euro ? Ottanta euro che, peraltro, in questi giorni, in queste settimane, la maggior parte degli italiani che li avevano ottenuti stanno restituendo, come avevamo detto noi. Ma non vi siete posti ancora la questione se quei 10 miliardi sarebbe stato più utile assegnarli a quei 4 milioni e 598 mila persone che oggi sono in una condizione di povertà assoluta ? Non vi siete posti la questione di come far ripartire il Paese, non dalla politica dei bonus, ma dalla politica industriale, dalla politica del lavoro, dalla politica degli investimenti, anche pubblici, in un momento in cui il Paese non riesce a uscire da una crisi alla quale – e lo voglio dire anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – sicuramente non sarà una risposta opportuna il reddito né di inclusione né di cittadinanza, perché io penso che una democrazia evoluta debba fare crescere i suoi cittadini e non condizionarli a quello che, comunque lo chiamiamo, diventa un intervento di sostegno e non di crescita personale delle persone, dei cittadini ma appunto dello Stato. Io mi domando qual è la differenza fra i 40 euro mensili del Governo Berlusconi, che tanto allora il centrosinistra ha condannato, e i 240 euro all'anno ? Qual è la differenza ? È una differenza economica, a distanza di anni con uno strumento che anche voi oggi andate a recuperare e al quale assegnate quindi comunque la validità, seppur con qualche anno di ritardo. Io non penso che possiamo permetterci di discutere, a fronte di tante persone in difficoltà, soltanto guardando questo problema da un punto di vista ideologico. Io penso che dobbiamo, essendo classe dirigente di questo Paese, Pag. 35fare un provvedimento giusto, ma soprattutto recuperare le risorse per finanziarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signora Presidente, solo per dire questo. Si può naturalmente cambiare idea nella vita, è del tutto legittimo. Talvolta però occorrerebbe un po’ di sobrietà nel modo in cui lo si comunica pubblicamente, perché ho ascoltato qui alcuni interventi, non ultimo quello dell'onorevole Titti Di Salvo, che richiamava l'Aula a studiare, studiare, studiare, studiare. È sempre molto importante, occorrerebbe forse cominciare a studiare quel che si è detto e fatto nella propria vita politica, anche recentemente, perché vede, il 14 ottobre 2013 Sinistra Ecologia Libertà depositò in quest'Aula una proposta di legge, istituzione del reddito minimo garantito, prima firma Gennaro Migliore, seconda firma Titti Di Salvo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che qualche mese dopo, intervenendo in quest'Aula per sostenere una mozione parlamentare poi passata con i voti di SEL, del MoVimento 5 Stelle e di parte del Partito Democratico sul reddito minimo garantito diceva: ci vuole uno strumento di inclusione universalistico che sappia rispondere...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

  NICOLA FRATOIANNI. ...anche alla precarietà di un'intera generazione. Ecco, la sobrietà sarebbe cosa di buon gusto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà. Entusiasmo.. però bisogna far parlare il collega Scotto. Onorevole Scotto, sta suscitando l'entusiasmo prima ancora di parlare. (Commenti). Colleghi, fatelo parlare. Onorevole Di Salvo, facciamo parlare...

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, ci vorrebbe una forza di interposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Colleghi ! Onorevole Di Salvo, mi scusi. Bisogna che facciate parlare l'onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. Allora, Presidente, facciamo così. Siccome, come ha detto il collega Fratoianni, c’è una proposta approvata dal Parlamento a maggioranza, una mozione parlamentare che istituisce il reddito minimo garantito, e in quella proposta c’è stata una convergenza molto significativa di una larga parte del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, siccome questo emendamento parla di reddito minimo garantito e non di reddito di cittadinanza, invito a ricostruire la stessa maggioranza su questo emendamento che portò all'approvazione di quella mozione, prima firmataria l'onorevole Titti Di Salvo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scotto. Ha anche risparmiato otto secondi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI. Signora Presidente, io credo che più che un dibattito sulle varie posizioni dei parlamentari, quest'Aula avrebbe bisogno – e lo dico in particolare a noi che siamo giovani e forse abbiamo poca memoria storica – che l'Europa ce l'ha chiesto dal 1992 di fare un reddito minimo e nel 1998 ci provò il Governo Prodi.
  Devo dirle, deputata Polverini, purtroppo con la volontà poi del Governo di centrodestra di archiviare quell'esperienza che già faceva vedere come non avevamo bisogno di prendere spunti forse dalle Pag. 36forze che adesso sono rappresentante in Parlamento, ma avendo un'autonomia di pensiero: la proposta quindi di un reddito minimo che è quella che stiamo sottoponendo adesso in quest'Aula. La seconda osservazione: in tutta Europa non esiste quindi un reddito minimo che sia escluso alla prova dei mezzi e questo altro tentativo, quello che riguarda la questione di 56 euro, esattamente lo vedo riprodotto e vedo riprodurre in quest'Aula lo stesso dibattito che ho visto sugli altri provvedimenti.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

  ELENA CARNEVALI. Lo sanno benissimo i colleghi che già adesso è possibile ricevere anche 400 euro per famiglia quando sono in condizioni di povertà, già attualmente con le misure messe in campo da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patrizia Maestri. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA MAESTRI. Signora Presidente, questa è una legge troppo importante perché tutto si possa risolvere in questa bagarre che, fra l'altro, non abbiamo visto nelle Commissioni in cui abbiamo lavorato. È chiaro che i 4 milioni e mezzo di poveri noi non pensiamo di tirarli fuori tutti da questa condizione di povertà, ma 600 milioni del 2016 e 1 miliardo dal 2017 non li avevamo mai visti. Abbiamo visto solamente tagli negli altri Governi e la cosa nuova che c’è in questa legge, in questa idea di contrasto alla povertà, è l'inclusione. Noi vogliamo lavorare sull'inclusione sociale di tutti coloro che oggi sono fuori, sono esclusi e fra queste, vi sono le famiglie con minori. Si pensa anche ai disoccupati oltre i 55 anni, anche qui c’è una misura nella consapevolezza che la crisi non è finita e che c’è bisogno ancora di sostenere il reddito anche di queste figure. Quindi non è una legge ipocrita come qualcuno dice, ma un primo passo importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, volevo intervenire su due elementi, non sul centro di questa legge, che è la prima legge approvata dal Parlamento italiano con una misura universalistica di lotta alla povertà, ma su due aspetti. Il primo riguarda tutto il nostro dibattito e quindi è utile credo alla fine per i prossimi giorni, mesi o forse anni per chi vorrà leggere questo dibattito parlamentare. Do atto a tutti noi del fatto che in Commissione abbiamo lavorato – due Commissioni – per mesi in maniera molto precisa e accurata, in un clima molto diverso e che evidentemente l'Aula è un grande momento per far conoscere al Paese qualcosa che vogliamo dirgli, ma che non ha niente a che vedere davvero con il lavoro che abbiamo fatto davvero. Quindi a volte ci sono dei momenti più di palcoscenico e di visibilità che non corrispondono al lavoro vero del Parlamento. La prima cosa che mi preme dire è che il mondo non è iniziato con chi oggi è in quest'Aula rispetto al provvedimento in questione, il reddito minimo di inserimento, di inclusione sociale. Facevo parte della Commissione di lotta alla povertà che la Presidenza del Consiglio volle formare ed ebbe una fase molto lunga, con una presidenza Carniti, poi con una presidenza Saraceno. Partecipai a tutti quei lavori, avevamo al centro lo studio di una misura di lotta alla povertà e di inclusione sociale, non era neanche chiara la differenza all'epoca tra povertà relativa e povertà assoluta, chi dovevano essere i destinatari, qual era la situazione reale. Lo dico perché i colleghi del MoVimento 5 Stelle con grande entusiasmo hanno messo al centro del loro lavoro il concetto e la proposta di reddito di cittadinanza. È come se ci fosse una Pag. 37primogenitura, in realtà questo è un tema che in Europa da molti anni è al centro delle politiche e che in Italia sicuramente dagli anni Novanta vede un grande lavoro. Per la prima volta con la Commissione a presidenza Saraceno deliberammo una misura sperimentale di reddito di inclusione attiva, che ebbe una sperimentazione in alcune città italiane. Quella sperimentazione fu interrotta dai Governi successivi, Governi di centrodestra, ed è poi rientrata nella misura sperimentale in dodici città italiane, quella che c’è stata e che ci ha portato oggi al provvedimento che stiamo per approvare.
  Quindi volevo semplicemente dire: la vita comincia prima, non ci sono primogeniture e io credo che questa sia una memoria utile a tutti noi e agli italiani. La seconda cosa: siccome l'onorevole Simonetti per la Lega Nord ha ridiffuso in quest'Aula una cosa che, da molto tempo, da almeno un anno, due anni, la Lega diffonde in Italia come se fosse una verità di voi che date 35 euro agli immigrati e invece date un'elemosina agli italiani, voglio far sapere definitivamente – ma lo dico come presidente della Commissione Affari sociali – che i 35 euro al giorno per gli immigrati sono soldi che l'Europa assegna all'Italia per gli immigrati (Vivi commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, abbiamo ascoltato tutti con grande rispetto. Onorevoli colleghi ! Onorevole Molteni, poi parlate ! Hanno parlato tutti con grande serenità e hanno ascoltato tutti !

  MARIO MARAZZITI. Vorrei che per una volta definitivamente i cittadini italiani possano sapere che questa favola, che è raccontata da più di un anno, da due anni, rispetto ai 35 euro dati per far stare negli alberghi i pensionati nei centri di accoglienza, cioè gli immigrati (Vivi commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Fate parlare il presidente Marazziti !

  MARIO MARAZZITI. Presidente, la ringrazio. La favola che dice che i 35 euro per far stare nelle pensioni o negli alberghi a quattro stelle gli immigrati sono tolti agli italiani che invece hanno un'elemosina (Vivi commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, onorevole Molteni, vi richiamo all'ordine.

  MARIO MARAZZITI. Vorrei far sapere a tutti gli italiani, una volta definitivamente, che questi sono fondi europei vincolati...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Marazziti.

  MARIO MARAZZITI. ... per l'accoglienza agli immigrati che non possono andare agli italiani (Una voce dai banchi del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini: Bugiardo !) Presidente, la pregherei: mi ha dato del bugiardo.

  PRESIDENTE. Sì, ho sentito. Non ho capito chi era, ma ho sentito (Vivi commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Guardate, non è né la goliardia, né il bar. Siamo in Parlamento, stiamo parlando di una cosa seria. Vi prego di essere rispettosi del dibattito. Il presidente Marazziti sta concludendo il suo intervento, lo dovete far concludere. Prego, presidente, concluda.

  MARIO MARAZZITI. Concludo, dicendo: questi soldi non possono andare agli italiani (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Basta ! Onorevoli colleghi !

Pag. 38

  MARIO MARAZZITI. Non arriverebbero mai in Italia. Vengono dati a imprenditori italiani, quindi entrano in circolo per l'Italia e per l'economia italiana, umanizzando le condizioni degli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marazziti. Ha concluso il suo tempo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.

  EZIO PRIMO CASATI. Grazie, signora Presidente. Io parto da un principio e vorrei tentare di capire se la discussione sia una discussione vera, non fatta sulla pelle dei 4 milioni di italiani che hanno necessità. Questa è una misura iniziale, importante, vengono stanziati 600 milioni di euro, l'anno prossimo sarà un miliardo e vorrei passare da un concetto, che è quello che secondo me giustamente viene dato questo reddito di inclusione garantito, che mette insieme i redditi di cui dispongono le persone con un reddito aggiuntivo, che non è vero che è di 56 euro, che può arrivare fino a 400 euro, ma soprattutto crea un'alleanza importante tra chi ha necessità e coloro a cui viene dato aiuto, che è quella di fare le cose assieme, di non fare un assegno come quello di cittadinanza, che invece secondo me un grande rischio porta con sé, che è quello dell'esclusione, di mettersi nella capacità del mondo attivo, ma di essere soltanto assistiti. Io non voglio vedere il mio Paese, un Paese come molti Paesi del sud America con le code fuori dagli sportelli. Io voglio vedere un Paese che si mette in gioco.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

  EDOARDO PATRIARCA. Presidente, fa piacere che oggi si discuta tanto accoratamente di povertà, soprattutto tra quelle forze politiche che negli anni scorsi – ricordo molti sindaci sui territori – emanavano provvedimenti contro i mendicanti, accusavano il volontariato cattolico e laico di assistenzialismo, di mercimonio, di una nefandezza nel vedere i mendicanti nelle città. Ecco, quest'oggi, mi fa piacere che queste forze politiche abbiamo tanto a cuore le povertà di questo nostro Paese. Il nostro provvedimento è molto chiaro e molto semplice, introduce uno strumento universale che non esisteva nel nostro Paese, introduce risorse economiche, certo ancora non sufficienti, ma nel prosieguo degli anni saranno adeguate e – la cosa più importante – accompagna le persone e le famiglie, riattiva le comunità, riattiva il terzo settore, riattiva i nostri servizi a livello locale. Questa è la grande sfida che abbiamo. Non solo trasferimento economico, ma accompagnamento, aiutando le famiglie a uscire dalla condizione di povertà.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Grazie, Presidente. Mentre qui stiamo a fare questa discussione interessante sulla povertà, leggevo che proprio oggi sono usciti i dati e ricordo che voi siete al Governo da tre anni: povertà assoluta per 4 milioni 598 mila persone. È record dal 2005. Voi solo per questo ve ne dovreste andare immediatamente a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In più, leggevo anche un'altra dichiarazione: «Il DDL “lotta alla povertà” faceva ben sperare, ma una volta entrato in Parlamento, ha perso diversi pezzi. È rimasto poco e ora è più difficile fare una rete di protezione sulla povertà». Questo è il presidente dell'INPS che fa capire questa elemosina che state facendo, che non può neanche essere lontanamente chiamata reddito di qualsiasi cosa, reddito di, potremmo dire, elemosina del Partito Democratico. Il reddito di cittadinanza è fermo al Senato, arenato da oltre un anno, perché avete paura a votarlo, discuterlo e non avete il coraggio di bocciarcelo in Pag. 39faccia. Quindi, da persone che non si tagliano nemmeno un euro di stipendio, questa elemosina è veramente patetica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Aringa. Ne ha facoltà.

  CARLO DELL'ARINGA. Grazie, signor Presidente. È stato sollevato il problema degli emendamenti che sono stati proposti dalla Commissione bilancio, accusati di essere ulteriormente punitivi di queste misure. Dispiace perché, proprio in questa occasione, la Commissione Bilancio ha dato un'interpretazione delle norme che in ogni caso devono essere osservate. La Commissione Bilancio ha sempre questo sgradito compito di fare osservare le norme in relazione al bilancio, ma questa volta, anche gli uffici competenti, che mi corre l'obbligo di ringraziare, hanno dimostrato grande professionalità nel suggerirci una formulazione dell'emendamento che permette di recuperare e trasferire agli esercizi successivi le economie dovute a una capacità di spesa inferiore a quelli che sono i tetti possibili ammessi di spesa. Ecco dispiace che non sia stata apprezzata proprio questa interpretazione della norma. Ricordo che il Governo non si è espresso incondizionatamente a favore, ma ha lasciato alla Commissione il compito di assumersi le proprie responsabilità e la Commissione assumerà questa responsabilità anche rispetto ai rilievi tecnici che dovessero essere opposti dalla Ragioneria generale dello Stato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Io volevo in qualche modo complimentarmi con i miei colleghi del PD, che dopo la loro débâcle elettorale hanno dimostrato però più astuzia che intelligenza, andando un po’ a guardare anche altre forze politiche, guardando anche noi, guardando le nostre proposte, ma è più che legittimo – ci mancherebbe – però mi sento di dire che la nostra proposta sul reddito di cittadinanza è concreta e viene da anni di lavoro e di sintesi; parla di formazione, parla di lavoro, parla assolutamente di altre cose, parla di riforma dei centri per l'impiego. La vostra, invece, è uno scimmiottamento maldestro, mettendo alla nostra proposta un altro titolo. Vi dico o abbiate il coraggio di fare cose concrete oppure lasciate perdere, signori...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fantinati.

  MATTIA FANTINATI. ...cose concrete si fanno copiandoci in tante cose, ci mancherebbe. Abbiate il coraggio di copiarci anche la coerenza, il fatto che ci tagliamo gli stipendi, copiate anche la nostra onestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, onorevole Presidente. Devo dire che, pur trovandolo divertente alla stregua di una commedia di Checco Zalone, trovo improprio che il Parlamento sia bloccato da questa seduta di auto-psicoanalisi tra le diverse anime, vecchie e nuove, camuffate della sinistra che non fanno altro che registrare l'inconciliabile differenza tra le frottole che si raccontano quando si cercano i voti e il senso di responsabilità che si deve assumere quando poi bisogna governare. E, alla luce di questo, onorevole Presidente, vorrei indicare ai sostenitori dell'una o dell'altra di queste frottole di cui si sta discutendo che forse sarebbe opportuno, per darne esecuzione quale che fosse la vostra decisione, dare prima il mandato al Parlamento di modificare la Costituzione della Repubblica al suo articolo 1 perché ancora prevede che la stessa sia fondata sul lavoro e non sull'elemosina di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

Pag. 40

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Solo a titolo di verità penso di intervenire dopo l'intervento del presidente Marazziti del quale io ricordo che il Governo, a cui esprime la fiducia ogni volta che Renzi la chiede, è stato quello che ha scritto all'Europa di avere speso 3,3 miliardi nel 2015 e spenderà 4 miliardi nel 2016 chiedendo la flessibilità perché sono stati utilizzati i soldi dei cittadini italiani per dare quei famosi 35 euro al giorno di cui lo stesso Marazziti parla. Ma, detto ciò, lo stesso Marazziti avendo parlato – perché lui stesso l'ha detto – in qualità di presidente della Commissione affari sociali, chiedo ufficialmente, Presidente, a Marazziti di portare i conti che certifichino che tutti i soldi spesi per l'accoglienza sono fondi europei perché, se così non fosse, ovviamente Marazziti dovrebbe dare oggi stesso le dimissioni da presidente della Commissione Affari sociali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) perché utilizza...

  PRESIDENTE. Grazie.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi... una carica istituzionale per dire bugie ai cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Soltanto per ripristinare un minimo di verità rispetto a questo dato. Seguendo il discorso del collega Fedriga, il collega Marazziti dovrebbe dimettersi perché quel dato che ha pronunciato in Aula è assolutamente falso. Abbiamo avuto il Viceministro Morando in audizione in Commissione che ci ha portato i dati che sono inseriti nel DEF – potete verificare tutti quanti – che di quei 3 miliardi e mezzo che possono arrivare a 4,2 miliardi nel 2016 sono coperti soltanto per ben 112 milioni di fondi europei. Vuol dire che tutto il resto sono soldi delle casse dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e servono per fare fronte al fenomeno migratorio. Aggiungo e concludo che chiaramente quei soldi, se fossero gestiti in maniera adeguata, potrebbero essere utilizzati anche per un vero e proprio reddito di cittadinanza come quello che vuole il MoVimento 5 Stelle...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brescia.

  GIUSEPPE BRESCIA. ...per i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

  MARTINA NARDI. Grazie, Presidente. Io rivendico con orgoglio il mio percorso e rivendico di aver sottoscritto la proposta di legge a cui faceva riferimento l'onorevole Fratoianni a prima firma degli onorevoli Migliore e Titti Di Salvo e rivendico con orgoglio il fatto che oggi in quest'Aula si possa discutere di reddito minimo e non invece di reddito di cittadinanza che sarebbe una proposta populista e demagogica che non andrebbe a colmare il grande divario tra ricchi e poveri che c’è nel nostro Paese.
  Sono contenta e sono felice e penso che, da donna di sinistra, tutti gli uomini e le donne di sinistra oggi dovrebbero rivendicare il fatto che inizia un percorso che sicuramente non è esaustivo, che sicuramente non colmerà, non troverà nel miliardo le risposte di cui ci sarebbe bisogno, ma inizia un corso nuovo della storia del nostro Paese e mi fa specie che, invece di essere felici e provare a costruire forme migliori e migliorative anche del testo, si facciano speculazioni di basso livello, che di certo non attengono alla Pag. 41storia e all'orgoglio della sinistra in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Mi sembra che sicuramente l'interesse che si è acceso nell'Aula dimostra che, davanti al tema della povertà, siamo tutti sensibili, siamo molto sensibili e abbiamo chiaramente presente le necessità dei milioni di persone che, in questo momento, sono sotto la soglia di povertà a livelli così gravi da rendere veramente dubbioso che queste persone possano curarsi, nutrirsi, soddisfare anche necessità elementari. Credo che questo dovrebbe essere il denominatore comune da cui partire in questo momento: i poveri ci riguardano, i poveri ci interessano, a questi poveri noi vogliamo dare risposte.
  Vogliamo dare risposte sicuramente attraverso misure di tipo economico che, nella misura in cui siamo andati spacchettando, ci rendiamo conto di quanto sono limitate. Ricordo perfettamente i dibattiti che ci sono stati durante la legislatura precedente a proposito della social card, a proposito degli 80 euro mensili – allora si diceva che 80 euro mensili coprivano poco più di due caffè al giorno: una cifra del tutto insufficiente a soddisfare i bisogni di alcun tipo – eppure di fatto quelle cifre hanno fornito alle persone in questione piccole ma concrete misure di sollievo per fronteggiare la loro situazione di indigenza.
  Abbiamo voluto con questo disegno di legge che, accanto al trasferimento economico, ci fosse un miglioramento reale e sostanziale di quella che è la rete dei servizi, perché queste persone potessero attingere a servizi in grado di soddisfare i loro bisogni.
  Mi piacerebbe molto che mantenessimo chiaro l'obiettivo che non stiamo parlando di un reddito di cittadinanza che riguarderebbe tutti in assoluto, ma stiamo parlando di quella fascia di persone che non è nelle condizioni di fronteggiare le necessità del quotidiano perché, signori, la povertà assoluta espone in maniera molto grave nella quotidianità la propria vita, la propria salute, la propria autonomia, la propria stessa libertà.
  Ora, se noi provassimo a entrare nel vivo più concreto di questo disegno di legge, se noi provassimo ad analizzare meglio una serie di passaggi – ne cito uno per tutti, uno degli elementi che ho presentato e che ovviamente come tutti gli altri è stato bocciato, respinto e sul quale è stato formulato un invito al ritiro –, vedremmo che va a guardare proprio la situazione di povertà quando alla povertà si somma la disabilità, perché ci sono poveri più poveri dei poveri e noi oggi siamo chiamati a guardare attraverso la fascia delle povertà, quali sono quelle persone, quali sono quelle condizioni, quali sono quelle famiglie. Perché non ci dimentichiamo che le famiglie sono state in questo anno il più potente ammortizzatore sociale, ma le famiglie hanno esaurito il loro reddito, hanno esaurito le loro risorse, hanno esaurito anche le loro energie per poter fare fronte a questo.
  Noi siamo chiamati oggi a entrare nella concretezza di un disegno di legge che sì, in teoria, è universalistico, ma che nei fatti non può che essere selettivo, perché non può che indicare quali sono i parametri in base ai quali intervenire in modo equo e in modo corretto.
  Mi sembra che possa avere un po’ il sapore demagogico questa sorta di ping pong tra un atteggiamento e l'altro e anche tra una storia politica e un'altra storia politica: i poveri non ci chiedono qual è la storia politica che abbiamo alle spalle, ma ci chiedono oggi cosa siamo disposti a fare concretamente per loro e io propongo davvero, da parte di tutti, uno sguardo molto attento, sapendo che le risorse possono essere limitate, avrebbero potuto essere di più. Una lettura diversa avrebbe potuto sicuramente rendere disponibili maggiori risorse.
  Mi appello anche io a quella buffonata che è l'aver dimenticato, in una sorta di dimenticatoio, la famosa legge del gioco d'azzardo, da cui avremmo potuto attingere Pag. 42oggettivamente risorse concrete per venire incontro a questo bisogno. Lì si parla di 10 miliardi di euro, signori.
  Eppure, nonostante tutto questo, noi ai poveri di oggi dobbiamo dare risposta e questo sarebbe grande onore del Parlamento, se lo facessimo anche a prescindere da storie e posizioni che sono alle nostre spalle per guardare davanti a noi con concretezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie, Presidente. È giusto che dedichiamo molto tempo a questo tema perché per molti di noi in quest'Aula, certamente nel PD, ma mi auguro e lo spero anche in molti altri gruppi politici che sono in quest'Aula, parlare di questo tema, che sottende un valore importante, credere, cioè, nell'uguaglianza e nella fraternità, è importante. Possiamo richiamare anche qualche progenitore, perché ho capito che c’è sempre la necessità di far capire che non si inizia da ora, ma c’è chi da anni e da qualche secolo magari ha fatto della questione dell'uguaglianza una questione di vita.
  Per molti di noi, dicevo, che siamo in quest'Aula, ispirare i provvedimenti che votiamo a questo grande principio dell'uguaglianza è la ragione fondamentale per cui siamo qui. Mi fermo subito, Presidente, ma voglio dire solo questa cosa, perché per me è decisiva: non dividiamoci sulla definizione e sui nomi che vogliamo dare a un intervento per contrastare la povertà, che, lo sappiamo, non può che vedere...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Miotto, scusi.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Sì, Presidente. Dicevo che non può che vedere contemporaneamente, lavoro, servizi e trasferimenti monetari. Insieme queste tre cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Miotto, mi scusi, ma mi ero distratta con il collega Rondini e quindi non ho segnalato prima il tempo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Abbiamo sentito tante storie e secondo me anche tante storie inutili. Abbiamo sentito dire che dobbiamo studiare. Quante volte ci avete trovato impreparati sui provvedimenti in Commissione ? Noi abbiamo studiato ed è per questo che stiamo cercando di sottolineare la visione del MoVimento 5 Stelle e da parte del Partito Democratico. Sono due visioni completamente diverse: noi vogliamo cercare di fare una misura universale, e questa non è una misura universale. Ho sentito parlare anche un deputato del PD che dice: non voglio vedere le file nei centri di assistenza. Oggi noi vediamo le file alla Caritas (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e vi dovreste vergognare solo nel vedere i pensionati che raccolgono la frutta che avanza nei mercati. Ecco perché dobbiamo fare la differenza cercando di essere inclusivi. Come si può investire un miliardo e 600 milioni di euro quando abbiamo 10 milioni di poveri in Italia ? È una vergogna, Presidente, è una vergogna che si sentano deputati del PD che difendono questo provvedimento dicendo che è un inizio.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripiedi.

  DAVIDE TRIPIEDI. Si doveva iniziare vent'anni fa a sconfiggere la povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Voglio segnalare quanto emerso anche nella discussione della Commissione bilancio. Sono due approcci diversi per affrontare il problema della povertà e Pag. 43sono anche scritti nella legge di stabilità. Per la maggioranza e per il Governo un povero è colui che rientra nei limiti della dotazione del fondo. Tutti coloro che sono fuori dalla platea dei beneficiari che il fondo riesce a coprire non sono poveri.
  Invece la povertà per noi – e quindi l'altra visione che sta emergendo – è una condizione oggettiva, che va quantificata, e poi vanno trovate le risorse per dare una risposta a questa condizione. È questo l'approccio con cui il MoVimento 5 Stelle prova a dare una soluzione al problema dei 4 milioni e 600 mila italiani che versano in condizioni di povertà.
  L'approccio vostro è un approccio limitante ed è scritto anche nel parere della condizione della bilancio. La dimensione, la platea dei beneficiari è determinata sulla base delle risorse del citato fondo.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cariello.

  FRANCESCO CARIELLO. Un povero non è solo chi rientra nei limiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cariello.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Presidente, io penso che dovremmo avere un poco più di sobrietà perché parlare di povertà è cosa diversa dal vivere la povertà. Quindi, se il riferimento sono i poveri in carne ed ossa, dovremmo anche guardare al problema con serietà. C’è chi è in grado di rispondere a tutte le esigenze che ci sono oggi nel nostro Paese e c’è, invece, chi, il nostro partito e il nostro Governo, pensa che si debba lavorare guardando ai problemi e cercando di utilizzare le risorse che abbiamo in campo. Per noi si deve guardare alla povertà delle famiglie, a quelli che hanno i bambini. Sì, i bambini sono una priorità e le risorse sono risorse vere. Parliamo di un miliardo e 400 milioni di euro per iniziative che bisogna legare all'inserimento lavorativo. È un impegno e su questo dobbiamo andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Intervengo per ricordare al collega Marazziti quali sono i numeri che ci sono stati forniti. Lo ha già fatto anche un collega dei 5 Stelle. Vale la pena ricordarli perché si va in Europa magari a reclamare flessibilità per garantire la copertura di quell'accoglienza indiscriminata a tutti i clandestini che arrivano sul nostro territorio e poi si trovano fondi solo per un miliardo di euro per affrontare un'emergenza, indotta fra l'altro dalle scelte scellerate in materia economica dei tre ultimi Esecutivi. Si trova solo un miliardo di euro per andare incontro alle esigenze e all'emarginazione di quasi 11 milioni di persone. Un miliardo di euro per i nostri poveri e, invece, nel 2014, 2 miliardi e 205 milioni di euro spesi per l'accoglienza, dei quali solamente 160 milioni di euro arrivano dall'Unione europea. Per il 2015, 2 miliardi e 735 milioni di euro spesi per l'accoglienza, per i clandestini e solamente 120 milioni di euro arrivano dall'Unione europea.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rondini.

  MARCO RONDINI. E avete previsto – scusi – per il 2016 di arrivare a spendere più di 4 miliardi di euro e il contributo dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rondini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldassarre. Ne ha facoltà.

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  MARCO BALDASSARRE. Grazie, Presidente. La discussione è un po’ paradossale, quella che c’è stamattina in quest'Aula. Se ne sono sentite tantissime. Sento dire che questo è uno strumento iniziale e poi metteremo più soldi. Il problema è che non c’è più tempo per pensare a sperimentare e poi successivamente metteremo altri soldi. Dobbiamo capire se questa è effettivamente una priorità per questo Paese, la lotta alla povertà, o no, perché, se siamo arrivati solamente a luglio 2016, dopo tre anni di legislatura, a parlare di questi problemi, vuol dire che non è una priorità e questa è una cosa della quale dobbiamo tenere conto.
  Possiamo chiamarla come vogliamo; io ho sentito veramente tantissime discussioni semplicemente basate su come deve essere chiamata, se deve essere un reddito di inclusione, un reddito minimo garantito, un reddito di cittadinanza, che dobbiamo studiare. Ma andiamo a guardare veramente cosa c’è dentro le proposte prima di stare a pensare su come deve essere chiamato. Una discussione così blanda su un problema così importante. Prima di pensare a questo tipo di discussione, dobbiamo anche pensare che fuori da questo Palazzo, come hanno detto tantissimi prima di me, ci sono 9 milioni di persone che non sanno se stasera possono mangiare o se possono dare del cibo ai propri figli. Questa è una cosa che deve essere prioritaria tra le tante proposte su cui andiamo a parlare ogni giorno.
  Noi ci dobbiamo fermare e capire quali risorse abbiamo e come vogliamo usarle, perché non voglio credere che stiamo dando 500 euro ai neo diciottenni quando dovranno scontrarsi con una disoccupazione giovanile che è quasi al 40 per cento. Quando entreranno nel mondo del lavoro, bene che gli vada avranno un contratto a tutele crescenti o un voucher.
  Non posso credere che diamo 80 euro a chi ha già un reddito e poco o nulla facciamo per chi un reddito non ce l'ha. Queste sono cose di cui dobbiamo tenere conto ogni giorno e non dopo tre anni da quando è iniziata questa legislatura.
  Dobbiamo anche, per una volta, legiferare tenendo conto dei reali bisogni del Paese e del popolo che è fuori da questo palazzo, non in base al consenso elettorale o politico.
  Quello che serve è una misura universale, sicuramente, inclusiva, una misura che renda attive le persone nella ricerca del lavoro, perché ovviamente non può essere una misura di assistenza o di sussistenza. Quello che serve è una misura che, prima, quantifichi la platea di chi deve avere questo beneficio; poi si decide cosa bisogna fare e, solo dopo, si mettono le risorse finanziarie a disposizione, non al contrario. Altrimenti abbiamo una misura che non serve a nulla, come questa, che mette poche centinaia di milioni di euro quando ne servirebbero molti miliardi. Quindi, Presidente, io direi di fermarsi un attimo e cercare di capire cosa vogliamo fare e quali devono essere le priorità di questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente. Cito dati del Ministero dell'economia, sono facilmente – lo dico per il collega – consultabili da Internet: il carrozzone dalla nuova stirpe degli eurocrati, dal 2007 al 2012, è costato ai cittadini e alle cittadine italiani 26,7 miliardi di euro. Il saldo è negativo: abbiamo versato 26,7 miliardi di euro in più di quanto abbiamo ricevuto. Siamo il terzo contribuente UE. Nel 2011 abbiamo versato 6,6 miliardi in più di quanto abbiamo ricevuto. Nel 2012 5,7, nel 2013 5,4 e nel 2014 ben 7,3 miliardi hanno preso la strada di Bruxelles e non sono tornati indietro. Quindi, il collega può tranquillamente asserire che è esattamente l'opposto di ciò che ha detto...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini.

  DAVIDE CAPARINI. Noi paghiamo e paghiamo salato il fatto di stare in Europa.

Pag. 45

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.13, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza della Lega, con il parere favorevole della relatrice di minoranza di SI-SEL e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lattuca, Tidei, Ragosta, Bruno, Laforgia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  395   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 105    
    Hanno votato
no  290).    

  (I deputati Sgambato, Manfredi e La Marca hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.19, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della relatrice di minoranza SI-SEL, con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega e sul quale il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Boccuzzi, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  325   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  19    
    Hanno votato
no  306).    

  (I deputati Sgambato, Manfredi, Gutgeld, Vezzali e La Marca, hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 1.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Non posso non parlare anche dell'emendamento 1.1, che è stato bocciato dalla Commissione bilancio. Questo perché ? Era un emendamento molto simile alla nostra proposta sul reddito di cittadinanza, che costa circa 17 miliardi, lo abbiamo detto praticamente in qualsiasi piazza delle città italiane e anche in quest'Aula. Ora, però, l'abbiamo scritto in modo abbastanza generico, perché qui si parla di una legge delega e, quindi, abbiamo presentato un emendamento simile al reddito di cittadinanza per una legge delega. Abbiamo anche inserito le coperture finanziarie; forse non erano neanche dovute, ma le abbiamo inserite. Tra queste coperture finanziarie ve n'era una che forse era un po’ critica, nel senso che poteva essere accantonata. Ebbene, invece che accantonare quella copertura, che era un di più, è stato cancellato tutto l'emendamento, non c’è stata data l'opportunità di portare quell'emendamento, abbastanza completo, in Aula. Questo grazie all'elasticità della Commissione bilancio e forse grazie anche all'elasticità del Governo, che non ha fatto nulla per poterlo portare in Aula.
  Questo emendamento, l'1.15, è molto più sintetico, ma alla fine diciamo le stesse cose: che serve una misura universale, cioè aperta a tutti i cittadini italiani nel momento in cui si dovessero trovare in una situazione di difficoltà economica e lavorativa. Cosa dobbiamo fare quando un cittadino si trova in questa situazione ? Dobbiamo aiutarlo. Attraverso cosa ? Attraverso un'integrazione del reddito e attraverso l'accompagnamento lavorativo nel momento in cui questa persona non ha un Pag. 46lavoro. Ebbene, lo si può fare, basta scriverlo e basta stanziare logicamente le misure finanziarie necessarie. È semplicissimo.
  In più, in questo emendamento 1.15 abbiamo scritto una cosa molto semplice: che, grazie alla leva finanziaria che viene utilizzata per questa proposta, si ha la possibilità anche di risolvere altri problemi, quali quelli dell'insostenibilità ambientale della produzione di beni e servizi in Italia. Questo perché ? Perché se a una persona in stato critico, riferito logicamente alle sue capacità economiche e finanziarie, si dà un'integrazione al reddito, gli si può dire anche, magari incentivandolo, in che modo spendere questi soldi. Ebbene, se noi riuscissimo a indirizzare la spesa e, quindi, l'utilizzo di queste risorse, attraverso delle convenzioni con ditte anche italiane oppure comunitarie, verso chi è in grado di costruire o di produrre beni e servizi in modo sostenibile, riusciremmo a risolvere due problemi: riusciremo a mettere a posto le persone che sono in stato di indigenza e riusciremo anche a favorire quelle aziende che costruiscono, producono, progettano e mettono sul mercato beni e servizi prodotti in modo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista dei diritti dei lavoratori. È una cosa molto semplice, ma questo Parlamento e questo Governo non sembrano abbastanza lungimiranti nel riuscire a capire che certe misure veramente farebbero bene al nostro Paese, al nostro sistema Paese.
  Bisogna pensare veramente a misure complete e la legge delega poteva essere anche l'opportunità per riuscire a fare questo. Invece no, invece questa maggioranza cosa ha preferito fare ? Una misura parziale, che logicamente cerca di dare una mano alle persone che stanno peggio, ma in realtà non ci riesce. E in più, che cosa fa ? Fa un piacere a quel grande sistema universo delle cosiddette cooperative e, alla fine, sappiamo bene che spesso in mezzo a questo grandissimo universo ci sono moltissime cooperative che utilizzeranno questo sistema per riuscire a fare i loro interessi e non quelli delle persone che stanno veramente male.
  Quindi, utilizzare la povertà per riuscire a far della speculazione e per riuscire a far arricchire alcune persone, grazie a questi servizi sussidiari, che poi sussidiari non sono, a noi non piace. Per questo abbiamo puntato molto sulla nostra proposta del reddito di cittadinanza. E potete attaccarci in tutti i modi, in tutte le maniere per dirci che l'espressione «reddito di cittadinanza» non va bene. In realtà, potete chiamarlo come volete; quello che vogliamo noi, che vuole il MoVimento 5 Stelle, che vogliono i cittadini è una misura aperta a tutti, che possa veramente dare una mano a tutte le persone in difficoltà economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per non parlare, poi, della produzione di lavoro, perché anche questa è una cosa compresa nella nostra proposta, compresa in modo chiaro anche nell'emendamento 1.1, che la Commissione bilancio ha bocciato, perché il reddito di cittadinanza punta proprio a creare nuovi posti di lavoro attraverso la riqualificazione dei centri per l'impiego, attraverso laboratori, gruppi di lavoro di persone che cercano lavoro, ma che hanno anche voglia di crearselo un lavoro. Quindi, se noi riusciamo a dare veramente gli skill necessari anche ai centri per l'impiego, per riuscire a creare questi progetti per creare nuovo lavoro, ebbene sì, noi ci riusciremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Pesco, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione. Onorevole Rampi, l'ho vista tardi.Pag. 47
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  390   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  292).    

  (I deputati Rampi, e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario; il deputato Busto ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.20 Di Vita.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente. Allora, questo nostro emendamento si colloca sempre nell'ambito del comma 1, lettera a), che è il comma che introduce la misura di contrasto alla povertà. In pratica, viene stabilito che per contrasto alla povertà si intende l'insieme dei beni e servizi necessari per condurre un livello di vita dignitoso. Ora, il problema dove sta ? Sta nel fatto che non si dà una chiara definizione di che cosa si intenda per livello di vita dignitoso. Che cos’è il livello di vita dignitoso ? Cosa si intende ? Come si stabilisce ? Secondo quali parametri ? Tutto questo, nel provvedimento che stiamo esaminando, purtroppo non viene definito. È vero che siamo nell'ambito di una delega; è anche vero, però, che quantomeno delle indicazioni generali sarebbe stato il caso di metterle in questo provvedimento, anche perché, lo ricordiamo, il Governo per l'ennesima volta ritorna ad utilizzare la delega, impedendo al Parlamento di compiere il suo lavoro, che è quello di legiferare.
  Con questo nostro emendamento noi andiamo a stabilire che cosa si intende per livello di vita dignitoso, che, in pratica, è quello che viene, tra l'altro, stabilito anche dall'ISTAT e dall'Eurostat; quindi, semplicemente, noi andiamo a riportare questo parametro all'interno di questo emendamento. C’è anche da dire che, se davvero il Governo prendesse in considerazione questo tipo di soglia, questo tipo di parametro, si renderebbe conto che le risorse che sono state stanziate con questo provvedimento sono assolutamente insufficienti, e quindi non permettono davvero di contrastare la povertà, stato di povertà nel quale – torniamo quindi a ribadirlo – si trovano ben 4 mila persone in tutta Italia.
  Quindi, se si vuole davvero che la misura riguardi tutte le famiglie e tutti i cittadini in difficoltà è importante che venga definito con chiarezza che cosa si intende con soglia del bisogno. Solo in questo modo si possono individuare tutti i beneficiari, solo in questo modo è possibile trovare l'adeguata copertura, in modo da non escludere davvero nessuno, perché si è parlato di una misura che deve essere universale: è una misura che, in realtà, non sarà assolutamente universale, perché, comunque, si faranno delle selezioni, si partirà dalle condizioni di maggiore povertà per poi raggiungere, qualora vi fossero delle risorse, anche gli altri. Ciò noi crediamo che sia assolutamente inaccettabile, perché crea solo discriminazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Di Vita, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chimienti, Cuperlo, Bargero, Gutgeld...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  404   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  266).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.22 Lenzi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, allora, io intervengo per esprimere la mia sbigottita meraviglia davanti alla presentazione di un emendamento del genere. Praticamente, si tratta di un emendamento presa in giro, una mistificazione, uno smacco, una beffa, uno dei peggiori emendamenti a cui ho assistito; tra l'altro, è stato presentato dalle relatrici non in Commissione, ma durante il Comitato dei nove, e, in pratica, non è un emendamento di contenuto. Semplicemente, vuole cambiare il nome a una misura che già ha un nome ben chiaro, perché si chiama SIA, sostegno all'inclusione attiva, detta anche social card sperimentale, che è stata varata nel 2012, e oggi il Partito Democratico viene qui e dice: «prendiamo la social card e chiamiamola, guarda caso, reddito minimo di inclusione», poi riformulato reddito di inclusione.
  Chiaramente, uno vorrebbe chiedersi anche: ma come mai cambiare il nome a questa misura, che di reddito proprio non ha nulla, perché non assicura assolutamente un reddito, non è una misura strutturale, ma si chiama social card ed era il nome più opportuno ? Volevo poi sottolineare che, quando si parla del reddito di cittadinanza o reddito minimo garantito, comunque della proposta del MoVimento 5 Stelle, il Partito Democratico in questi tre anni e, soprattutto, in queste ultime ore, per la discussione di questo disegno di legge sulla povertà, ce ne ha dette di tutti i colori, in televisione, qui in Aula. In televisione siete arrivati a dire che il MoVimento 5 Stelle vuole dare soldi a tutti, ricchi e poveri, a prescindere dal loro grado di povertà.
  Quindi, anche se lavorano o non lavorano a noi frega niente, noi vogliamo regalare soldi, quindi la nostra è propaganda elettorale. Ci avete detto che la nostra è demagogia, ci avete detto che è il libro dei sogni, perché è impraticabile, perché sui 17 miliardi che noi stanziamo, chiaramente, le coperture non vi vanno bene, perché le andiamo a togliere proprio lì dove ci sono i vostri interessi. Quindi, ci avete anche detto che il nostro è assistenzialismo, nonostante, a differenza della social card sperimentale, detta SIA, sostegno all'inclusione attiva, noi, nella nostra proposta, abbiniamo anche tre offerte di lavoro, più lavoro alla collettività per otto ore settimanali, mentre in questa proposta del Partito Democratico non c’è nulla di tutto questo, si parla solo di progetti di reinserimento sociale.
  E allora io mi chiedo: visto che le parole reddito minimo garantito o reddito di cittadinanza vi fanno così tanto ribrezzo, sono così demagogiche, di propaganda, sognatori, assistenzialisti, allora perché adesso voi chiamate la social card, guarda caso, reddito di inclusione ? Vorrei una spiegazione: è propaganda elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Vi serve per guadagnare consenso ? Visto che gli italiani non si fanno più prendere in giro, scimmiottate il MoVimento 5 Stelle, come già è stato detto dai miei colleghi, e quindi, guarda caso, volete abolire Equitalia senza volerla veramente abolire, adesso la social card la chiamate reddito minimo di inclusione. Ma perché non chiamatela reddito di cittadinanza ? A questo punto, fatela sporca in maniera definitiva: la chiamate reddito di cittadinanza e vedete se gli italiani sono ancora disposti a farsi prendere in giro.
  Vi chiederei semplicemente, come anche ho detto prima, di essere semplicemente corretti e dire che questa non è una misura universale: questa è una misura selettiva, non è una proposta che avete inventato voi, non ha nulla di innovativo, Pag. 49risale al 2012, si chiama social card, si chiama sostegno all'inclusione attiva, e di reddito minimo o di reddito di inclusione non ha assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quantomeno rispettate la vostra dignità intellettuale, il motivo per cui siete qui.
  Un gesto di rispetto nei vostri stessi confronti come persone e non solo come pedine del vostro Premier (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Signora Presidente, provo semplicemente a spiegare quali sono le ragioni di questo emendamento e anche un po’ di storia passata, perché se c’è una cosa che non è vera ed è un equivoco, perché io riconosco sempre la buona fede nei colleghi e non mi appello ai loro sentimenti, la social card sono una di quelle che l'ha combattuta di più e so dov’è la differenza e vorrei provare a spiegarla. Quando per la prima volta nel Parlamento italiano si è parlato di reddito minimo ? Si è parlato di reddito minimo per la prima volta nel 1998, Governo Prodi, Ministro Livia Turco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), noi. Chi c'era può testimoniare che lo contestò duramente come alcuni degli interventi di oggi hanno ricordato. Quella era una sperimentazione che è stata fatta fino al 2006 e fu cancellata dal successivo Governo Berlusconi per essere sostituita con la social card rivolta solo a una platea degli ultrasessantacinquenni o dei bambini da 0 a 3 anni, senza più i comuni, senza attivazione e ridotta a una card che quando vai al supermercato ti mette il marchio qui che dice: tu sei povero, e lo dice a te stesso, ai tuoi vicini e alla cassiera. Questa è la differenza rispetto alla nostra impostazione e alla social card ed è offensivo dire che noi vogliamo tornare lì, non l'abbiamo mai voluto. Abbiamo preso le risorse parzialmente dalla social card, perché non ce la siamo sentita e non ce la sentiamo neanche qui di andare a togliere quella tesserina agli anziani che ormai si sono abituati ad averla e abbiamo detto con quelle risorse facciamo un'altra cosa, insieme a dodici comuni sperimentiamo il SIA, cioè l'inclusione sociale. Adesso possiamo fare un altro passo avanti, trasformando quella sperimentazione in un reddito di inclusione sociale ed è quello che giustifica il nome che qui viene proposto. Poi io vorrei chiarire una cosa sull'universalismo: il nostro sistema sanitario è universale, ma non è che vuol dire che tutti noi, tutti i giorni, andiamo in ospedale. Allora una misura per la povertà universale si rivolge alla platea dei poveri e ovviamente chiede la prova dei mezzi, cioè o l'ISEE o la denuncia dei redditi, ma non è che per questo non è universale, si rivolge alla platea che ne ha bisogno. Peraltro sia il reddito minimo sperimentato dal comune di Livorno, sia la proposta di legge dei colleghi prevedono la prova dei mezzi, sia pure articolate diversamente, perché il reddito minimo si rivolge a una platea di famiglie in condizioni di povertà e questa povertà deve essere in qualche modo dimostrata. C’è il collegamento con i centri per l'impiego, anzi, con la nuova organizzazione che avranno a livello nazionale, è prevista nella lettera e), la vedremo successivamente, teniamo conto – e capisco che questa è una delle difficoltà della discussione – che essendo una legge delega, una parte delle precisazioni che magari qualcuno vorrebbe avere la si troverà solo successivamente nei decreti applicativi, ma lo scopo nostro è quello: arrivare a un reddito minimo rivolto alle persone in povertà. Iniziamo dalla prima parte che riteniamo prioritaria: le famiglie con figli. I dati Istat di oggi dicono che i due genitori con due figli sono il gruppo che ha aumentato di più, peggiorato di più, la proprie condizione di povertà, quindi è giusto iniziare da loro. È un punto di partenza, non è la fine, ma nei loro confronti è un reddito di inclusione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 50

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Signora Presidente, il problema non è mettere i titoli sui provvedimenti per fare le slide stile pesciolino a cui il Presidente Renzi oramai ci ha abituati, qui il problema è mettere i soldi.
  Se volete chiamarlo reddito di inclusione, o ci mettete una ventina di miliardi o è solo propaganda e qui non è che si voglia aiutare nessuno, però tra l'altro – anche questa non è un'opinione come la matematica, perché proprio su questo emendamento avrei voluto fare il calcolo in base al quale questo reddito minimo di inclusione, con i soldi che voi ci mettete produce i 60 centesimi giorno a povero – con la riformulazione e con l'eliminazione della parola «minimo», denominandolo reddito di inclusione, non si arriva neanche al minimo. Potete fare una proposta economica che non arriva neanche al minimo, quindi non è di più, si può anche stare sotto la soglia del minimo, quindi se lasciate la parola «minimo» secondo me fate ancora un po’ più bella figura, perché è un emendamento vergognoso e la riformulazione è più vergognosa della vergogna dell'emendamento. Quindi io chiedo a questo partito che si definisce, «democratico» e che è così vicino ai poveri non tanto di prendere in considerazione la dignità del Parlamento o l'onorabilità dei deputati che devono votare i provvedimenti, ma la dignità di chi dovrà poi effettivamente ricevere benefici da queste proposte legislative. Quindi non mettetelo questo titolo: o ci mettete 10 miliardi, 20 miliardi, o togliete il titolo, sennò è veramente una presa per i fondelli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signora Presidente, mentre prendevo appunti ascoltando l'onorevole Lenzi, avevo scritto che era una misura introdotta dal Governo Berlusconi e che sostanzialmente veniva in qualche modo cambiata nella sua denominazione per avvicinarsi più a quel reddito di cittadinanza per il quale i colleghi del MoVimento 5 Stelle stanno combattendo la loro battaglia dall'inizio della legislatura. Poi ho appreso che in realtà era addirittura l'evoluzione della misura del Governo D'Alema, contrastata, come quella del Governo Berlusconi, dal Partito Democratico di allora. Allora mi domando dov’è la novità dal punto di vista degli strumenti messi in campo con questo provvedimento e mi domando come è possibile un'involuzione rispetto alle proprie convinzioni di allora, sia riferite al Governo D'Alema che a quello Berlusconi, ma soprattutto mi domando come è possibile denominare questa misura «reddito di inclusione», togliendo addirittura la parola «minimo», perché se c’è comunque la convinzione che occorre necessariamente uno strumento di sostegno, allora bisogna capire qual è la soglia minima che lo strumento deve mettere in campo, però mi rendo conto che con 600 milioni quest'anno e 1 miliardo il prossimo anno e con i correttivi introdotti proprio questa mattina dalla Commissione bilancio, anche quella parola «minimo» in questo momento risultava veramente di troppo. Quindi noi naturalmente non voteremo questo emendamento, voteremo contro questo emendamento perché continuiamo ad essere convinti che non sia né il reddito di cittadinanza, né il reddito di inclusione, né il reddito di dignità, come qualcuno lo ha denominato, appunto ad assegnare la dignità alle persone. Noi apparteniamo a quella categoria di persone che pensano che la dignità alle persone, ai cittadini, agli uomini, alle donne la dia il lavoro e quindi continuiamo a pensare che prima ancora di uno strumento che risulta una presa in giro anche dal punto di vista delle risorse, occorre impegnarsi in questo senso. Poi diverso è mettere in campo strumenti di sostegno per la povertà o per le debolezze Pag. 51delle famiglie o delle persone. Quindi riteniamo appunto di esprimere un voto contrario a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, quindi noi leggiamo in questa denominazione del provvedimento che verrà chiamato «reddito minimo di inclusione». È interessante però notare che non c’è nessun reddito minimo, cioè non viene segnalato qual è questo minimo che deve essere garantito alle persone in stato di povertà. Allora, proviamo a capire quali sono questi limiti che, di solito, vengono posti. Dall'Eurostat la soglia di rischio di povertà per l'Italia equivale a 780 euro mensili. Per cui se andiamo a vedere invece quali sono i fondi messi all'interno di questo provvedimento, abbiamo un miliardo di euro per il 2017-2018; quindi se l'andiamo a dividere invece per i nove milioni, che si trovano in questa situazione in Italia, avremmo 111 euro all'anno, o se anche vogliamo fare una divisione per i 4 milioni in povertà assoluta in Italia, abbiamo 250 euro all'anno, quindi qual è questa soglia ? Di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Dall'Osso con la «a».

  PRESIDENTE. Sì, mi scusi. Tra Dall'Osso e Dell'Orco mi sono confusa.

  MATTEO DALL'OSSO. Presidente, guardi, io ce la sto mettendo tutta, vado anche dallo psicoterapista, mi state facendo diventare scemo, davvero, davvero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È incredibile, siccome lo psicoterapista mi ha detto: guarda, tu non puoi cambiare gli altri, puoi solo cambiar te stesso; allora ora davvero io voglio bene all'onorevole Titti Di Salvo, che mi ha detto che solo in Alaska c’è il reddito di cittadinanza, io le voglio bene, le voglio bene, Presidente. Le voglio bene, ma davvero, quando abitavo in Germania, il mio coinquilino tedesco aveva paura. Per quale motivo ? Perché gli avrebbero tolto il reddito di cittadinanza appena diplomato e quindi davvero io, pur volendo bene all'onorevole Titti Di Salvo, davvero devo dire che non è vero. Con tutto l'amore del mondo, con tutto l'amore del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Io volevo mettere qualche puntino sulle «i», perché, dopo il magistrale intervento della mia collega Giulia Di Vita, dobbiamo analizzare un attimo che cosa vuole questo emendamento dell'onorevole Lenzi. Secondo me vuole dare un aiutino ai tweet di Renzi. Per cui, secondo me dovremmo fare tre proposte diverse, ovvero l'emendamento potrebbe chiamarsi con un altro nome, ovvero «reddito di riduzione della forbice tra i più ricchi e i più poveri», questo a Renzi piacerebbe, oppure «maxi social card burger Renzi» e, se il terzo settore ci mette un euro, Monti e la massoneria ci mettano anche le patatine piccole e la Coca-Cola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oppure il terzo eventuale titolo che potremmo dare a questo provvedimento è «reddito di inclusione galattico del PD con gratta e vinci in omaggio», quindi secondo me questo potrebbe essere anche un altro modo per titolare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

Pag. 52

  DANILO TONINELLI. Presidente, io penso che sia, dal punto di vista dei cittadini e di una forza politica come il MoVimento 5 Stelle, un ottimo segnale questo emendamento, perché, quando una forza politica arriva ad inserire un emendamento che è semplicemente un titolo che vuole dare ai giornali e giustamente anche al Presidente del Consiglio per fare un tweet o nella e-News, un titolo per la descrizione di una qualche cosa che è surreale e non esiste, io penso che ci sia una profonda crisi mentale, non una crisi interna ma mentale, perché ci state facendo un'enorme cortesia. La batosta che avete preso alle amministrative vi ha fatto reagire nell'esatto modo posto, ma se voi ci volete rubare i voti, dovete approvarle veramente queste norme, non dovete fare i titoli. Questi titoli ci porteranno ancora più voti e ci stanno disegnando un tappeto rosso per il Governo. Continuate così e lo farete ancora di più e ne abbiamo la certezza, da qui al referendum, perché metterete in campo chissà che balle per truffare i cittadini e portarli a votare «sì», dicendo che gli darete i soldi, ma i soldi non arriveranno mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Ci tenevo a complimentarmi con il PD, perché, dopo cinque mesi dal varo del disegno di legge, che – lo ricordo – è dell'8 febbraio 2016, ha finalmente trovato il nome alla sua creatura, cioè alla misura nazionale di contrasto alla povertà. L'altro ieri l'hanno chiamata «reddito minimo di inclusione», ieri c’è stato il battesimo definitivo in «reddito di inclusione».
  È evidente ed anche imbarazzante: si tratta di marketing politico e di plagio, di forma ma non di sostanza, chiaramente per illudere e ingannare i cittadini. Tuttavia i cittadini non sono stupidi, quindi tra l'imitazione e l'originale scelgono sempre l'originale, quindi consiglio alla deputata Lenzi di ritirarlo per decenza proprio anche istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Presidente, è vero quello che dice Donata Lenzi, quando afferma che di reddito di inclusione sociale, di reddito minimo si iniziò a parlarne nel 1998, con il Governo Prodi, con la Ministra Turco. Devo aggiungere che quella fu la vera stagione del progresso, rispetto alle politiche sociali, rispetto alle politiche di inclusione, rispetto a un'idea di Paese e di politica che faceva un investimento sul capitale umano delle persone, tant’è che, nonostante la criticità dei primi movimenti migratori, dei fenomeni dei flussi di migrazione questo Parlamento ebbe la forza di approvare la legge n. 328, che ha una tendenza e un'impostazione politica opposta a quanto noi stiamo approvando oggi e che stiamo discutendo oggi in quest'Aula, perché nei principi stessi della legge n. 328 c’è un'impostazione politica opposta, che presupponeva l'investimento su una pluralità di fattori e di sistemi proprio perché la povertà è una complessità di fattori che intervengono nei progetti di vita individuali delle persone.
   Per questo noi crediamo che questo non può essere un reddito di inclusione. Questa è una misura che sta esattamente nel solco delle altre misure adottate sul fronte del lavoro, sul fronte della scuola e su altri fronti che riguardano le politiche sociali perché non fa un investimento sul capitale umano e quindi non investe nel capitale formativo, nel capitale sociale e nella struttura sociale delle comunità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Mi tocca dare ragione all'onorevole Lenzi, quando dice che già nel 1998, quindi molto prima di oggi, si è parlato di reddito minimo. Qual è il problema ? Che Pag. 53si è parlato, punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono passati vent'anni e stiamo ancora a chiacchierare, dicendo che questo è un primo passo e si comincia da qua. Allora se volete prendere le idee che si stanno lanciando, prendetele, ma prendetele nel senso giusto. Per fare un esempio: parlavamo di abolizione di Equitalia e ci davate dei populisti. E Renzi ora parla di Equitalia. Si parlava di eliminazione dei rimborsi elettorali e Renzi non li ha eliminati perché con il 2 per mille escono dalla porta e rientrano dalla finestra, fino ad arrivare al reddito di cittadinanza: questo provvedimento non ha nulla a che vedere con il reddito di cittadinanza, ma vi volete appropriare del titolo. Quindi, se state facendo un'operazione di copia e incolla, fatela bene, perché ne va della vita di milioni di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, quest'emendamento non fa altro che cambiare un nome; non c’è nessun tipo di miglioria al testo o qualcosa del genere. Perché questo cambiamento ? Io cerco di spiegarmelo in qualche modo. Penso che il Partito Democratico si era opposto alla social card quando era di Berlusconi, quindi possiamo dire che era contrario alla social card. Ora diventa favorevole. Credo che, per non apparire schizofrenico, decide di cambiare nome, così può dire che, quando Berlusconi voleva la social card era contrario, adesso che il PD vuole la social card, per non contraddirsi, dice che si chiama reddito di inclusione. Allo stesso tempo, abbiamo il MoVimento 5 Stelle che, da inizio legislatura, se non da prima, si batte per il reddito di cittadinanza. Giocando sulle parole si cerca di pescare una fetta di elettorato, perché questo è un Partito Democratico che va di slogan, di «è la volta buona», «c'era una volta Renzi» e tutte queste cose. Adesso probabilmente ci sarà questo nuovo hashtag, reddito di inclusione: non fate altro che fare comunicazione poi di sostanza non c’è nulla e questo è veramente intollerabile, grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Semplicemente per mettere un po’ di chiarezza in quest'Aula più che altro per i nostri cittadini fuori perché si vede che il PD è in chiara difficoltà, si vede dal fatto che richiama una legge del 1998 (in vent'anni non siete riusciti a mettere in piedi un reddito di cittadinanza: vi dovreste vergognare !) e vorrei semplicemente farvi scontrare coi numeri così perdete. Il reddito di inclusione che vuole mettere in campo il PD permetterà ai cittadini di ricevere 50 euro e mette in campo un miliardo di euro; il reddito di cittadinanza, reddito di inclusione, che farà arrivare a 780 euro tutti i cittadini italiani che non arrivano a questa cifra e che quindi sono poveri secondo l'Eurostat, ha previsto 17 miliardi di euro. In tre anni siamo riusciti a trovare 17 miliardi di euro: voi in vent'anni siete riusciti a trovare un miliardo di euro e a dare 50 euro a chi non riesce a vivere dignitosamente la propria vita: vi dovete semplicemente vergognare e raccontare ai cittadini cosa state facendo oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Non vi chiamerò, come è stato fatto in passato, ladri, mafiosi e tutto il resto ma in questo caso penso che il termine migliore è impotenti della coerenza. Perché impotenti della coerenza ? Perché voi da anni, a quanto pare addirittura dal 1998, quindi da diciott'anni, vantate fra giornali e tv prestazioni di coerenza che neanche Rocco Siffredi. Però poi al momento del voto non riuscite mai a concludere nulla. Le motivazioni sono in genere tre: la Pag. 54prima è «abbiamo fatto il primo passo in avanti»; la seconda classica è «è colpa dei Cinque Stelle», che è un po’ come il famoso mal di testa, e poi c’è «meglio di nulla». Ora penso che, considerato che la Camera ci costa 100.000 euro l'ora, se un cittadino povero chiede una prestazione un minimo più dignitosa è qualcosa di opportuno e corretto perché magari ridurre lo stipendio a coloro che prendono circa 20.000 euro al mese è doveroso soprattutto da chi si dice, come la Binetti e tanti altri, sensibile al tema della povertà. Penso che un povero questo tipo di prestazioni non le può tollerare da voi. Quindi cercate di essere meno impotenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Volevo ricordare che nella discussione di uno degli emendamenti precedenti il Partito Democratico con più interventi ha riportato all'interno di quest'Aula il fatto che dovessimo parlare di temi e questo fosse un punto di partenza e che era importante che tutte le forze politiche fossero unite nel contrasto della povertà. Mi spiegate come un emendamento di questa natura possa essere accettabile in questa visione ? Cioè voi oggi avete portato in Aula e non avete neanche avuto la decenza di farlo in Commissione un emendamento che cambia il nome al provvedimento in corso: perché ? Perché è un concetto tecnico, c’è dietro una visione politica o vuole soltanto cercare di utilizzare una campagna politica fatta da altri ma soprattutto copiata a livello europeo – perché questo lo dobbiamo dire ed è stato detto anche prima dal collega Marazziti che c’è a livello europeo – allora forse vale la pena di dire che questo emendamento è una porcata assurda...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. ... e al limite dell'ammissibilità in quanto cambia completamente il senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Questo emendamento andrebbe ritirato perché è una truffa semantica e il teatrino che oggi c’è in quest'Aula ricorda molto quello che è accaduto più o meno un anno fa in Puglia dove il Presidente Emiliano prima ci attaccava, ci derideva quando parlavamo di reddito di cittadinanza da portare in regione e oggi ci ha scimmiottato come esattamente sta facendo il Partito Democratico in quest'Aula. In regione abbiamo 126.000 famiglie povere e il reddito di cittadinanza, che però Emiliano chiama reddito di dignità esattamente con una truffa semantica, serve a 7.000 cittadini. Allora, parafrasando un noto esponente del Partito Democratico, Piero Fassino, il quale in un'intercettazione famosa diceva «abbiamo una banca», vorrei dirvi: approvate le leggi con il nome che voi avete voluto dare e poi vedete quanti voti prendete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Grazie. Vorrei semplicemente, Presidente, siccome non ho tempo di elencare qui tutte le misure che ci sono e i vari nomi che ci sono per le misure di contrasto di povertà in Europa, ce ne sono molte nelle regioni italiane: misura attiva di sostegno al reddito in Friuli, reddito di dignità in Puglia, reddito di inserimento in Basilicata. Pensi che ce n’è persino una, c’è un comune, il comune di Livorno, che ha preso i fondi per il sociale, li ha suddivisi in un'ipotesi di 500 euro per soli sei mesi fino alla concorrenza delle risorse – immagini che le danno solo ad una persona per famiglia Pag. 55– e lo chiamano reddito di cittadinanza. Quindi, diciamo che sulla questione dei nomi ci si può sbizzarrire a lungo.
  Noi però confessiamo: effettivamente un pochino abbiamo copiato. Il nostro riferimento è l'articolo 23 della legge n. 328, dove veniva inserito il reddito minimo di inserimento. Abbiamo preferito il termine «inclusione» perché ci sembra che arrivi più facilmente a spiegare l'idea che non è solo un sostegno economico, ma ci sono tutti quei sostegni, quella presa in carico da parte dei servizi che abbiamo inserito nel disegno di legge come rafforzamento dello stesso impianto previsto dalla legge n. 328, che i Governi di centrodestra hanno spazzato via (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Incerti. Ne ha facoltà.

  ANTONELLA INCERTI. Grazie, Presidente. Ma forse il principio di realtà dovrebbe essere uno degli elementi che ci guida come legislatori, anche perché il problema nostro, del Partito Democratico, non è avviare o copiare qualche legge: abbiamo una tradizione. Penso ai nostri servizi sui territori e non abbiamo bisogno di copiare delle leggi da altri. A parte che vorrei conoscere i numeri veri, perché ne avete dati tanti – penso al MoVimento 5 Stelle – ma non realmente che cos’è il reddito di cittadinanza, vorrei conoscere i conti.
  Detto questo, si chiama reddito di inclusione perché abbiamo voluto mettere in evidenza un profilo, che non c’è solo nella nostra proposta, anche in altre, ma che noi decliniamo diversamente. Noi pensiamo all'inclusione attiva di un progetto che vada a recuperare coloro che sono in stato di povertà e non necessariamente sono solo quelli che hanno perso il lavoro – questo è importante, ma non solo – sostenuta dall'offerta dei servizi e noi facciamo un grosso investimento sui servizi sociali dei comuni e non solo centri per l'impiego, certo anche centri per l'impiego...

  PRESIDENTE. Grazie.

  ANTONELLA INCERTI. ...ma non solo. Sono soprattutto i nostri comuni che gestiranno questa importante iniziativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Grazie, Presidente. Volevo sapere se il Vicepresidente della Camera che ha parlato prima è lo stesso che non sa fare i conti cioè che scambia i mesi con gli anni o per proporre di recuperare i soldi per il reddito di cittadinanza, licenziando i dipendenti pubblici tanto poi gli daremo il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico ) ! Ecco il mio pensiero va proprio a quei dipendenti pubblici che in questi mesi, in questi anni stanno lavorando con chi è in povertà e li stanno aiutando: penso agli assistenti sociali, agli educatori, agli insegnanti. Vorrei dare alla Camera un dato: grazie alla buona scuola e agli insegnanti di potenziamento, quest'anno il numero dei rimandati si è dimezzato, perché sono stati fatti i corsi di recupero nelle scuole: questa è lotta alla povertà. Noi dobbiamo aiutare i comuni e a non fare come fanno i Cinque Stelle, che ieri al Senato hanno votato contro la riduzione del Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): così aiutate i vostri sindaci ? Dobbiamo dire noi ai vostri sindaci che non li aiutate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI. Grazie, Presidente. Cerco di portare pochi esempi a quest'Aula e lo dico anche per le esperienze amministrative, perché non c’è alcun imbarazzo nel votare questo emendamento: per una sola differenza, perché Pag. 56quello che sta avvenendo attualmente sull'utilizzo del sistema di inclusione attiva nei vari comuni è che avviene per bandi e moltissime persone non sanno che hanno l'opportunità di accedere a qualcosa che può essere un diritto. La differenza quindi che stabiliamo oggi è, a partire dalle famiglie con minori, di far sapere a tutte le persone che hanno la possibilità di poter esigere questa misura: questa è la prima differenza.
  La seconda differenza, vi porto l'esperienza lombarda, che così ci chiariamo le idee: il reddito di cittadinanza lombardo, in un ambito territoriale come quello di Bergamo, di 140.000 comuni, ha avuto la possibilità di vedere incluse 14 persone disabili e 35 persone non autosufficienti. Forse, a proposito di semantica, dovremmo portare invece un pochino di ordine tra le varie misure ed esperienze molto alternative che stanno avvenendo nelle nostre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Schirò. Ne ha facoltà.

  GEA SCHIRÒ. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio la collega Lenzi di avere presentato questo emendamento, perché è riconoscibile all'interno di un progetto generale che il Governo porta avanti di inclusione.
  Come emerso dalla lunga discussione, la povertà sembra ineludibile per i colleghi che hanno parlato prima del MoVimento 5 Stelle. Finora è stata mostrata come una condizione stabile e ineludibile. Ecco, quello che il Partito Democratico e il Governo non ritengono è che la povertà sia ineludibile e quindi è un provvedimento di inclusione, che mette a regime diversi commi della legge di stabilità, dal 388 al 390 mi sembra; i comuni dovranno gestire una serie di sistemi per includere le persone a condizioni migliori. Questa è la grande differenza tra noi e voi.
  L'ultima cosa, Presidente, e mi fermo perché se n’è parlato prima: la flexsecurity tedesca o danese, che si voglia, è una tutela sociale, ma con nessuna tutela del lavoro. E in Germania quello che chiamate reddito di cittadinanza si chiama welfare to work cioè welfare per trovare lavoro, per aspettare il lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Campana. Ne ha facoltà.

  MICAELA CAMPANA. Io volevo intervenire su due punti che non sono stati toccati a mio avviso con precisione. Questo provvedimento riguarda il segmento della povertà, più volte citato in quest'Aula, ma soprattutto un segmento che è ancora più in sofferenza, ossia quello dei bambini e dei minori. Quindi, riguarda i più deboli, le famiglie con minori a carico. Quindi, è un provvedimento che è un'occasione da non sprecare e su cui è difficile invece dividersi. È un provvedimento che riguarda un percorso che è soltanto all'inizio e che può aumentare anche la platea in futuro dei beneficiari, ma soprattutto, come hanno sottolineato più volte molti miei colleghi, è un provvedimento che riguarda l'inclusione sociale, quindi non soltanto l'immediato, ma una strada per famiglie e per minori a carico che possono un giorno uscire fuori dai percorsi di debolezza individuali e collettivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Vedo che tutti si concentrano a spiegare la parola inclusione, perché è l'unica che può dare una giustificazione in questo emendamento, perché la parola reddito non ha alcuna giustificazione. Ma in realtà una giustificazione ce l'ha e la giustificazione è quella che il Partito Democratico continua a portare avanti lo storytelling che tanto piace al loro segretario nonché Presidente del Consiglio.
  Faccio un esempio banale: il Partito Democratico ha varato una riforma che si Pag. 57chiama Jobs Act, riprendendola dal Jobs Act americano di Obama, però pochi sanno che l'acronimo Jobs non sta per lavoro, ma sta per jumpstart our business startups ed è un provvedimento legato al finanziamento delle piccole imprese. Siccome purtroppo le bugie hanno le gambe corte, anche se passasse questo emendamento, dopo due giorni lo saprebbero tutti che non è un reddito e farete l'ennesima brutta figura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signora Presidente, io ribadisco, come hanno ribadito le mie colleghe, che non abbiamo bisogno di scimmiottare nessuno, non siamo in competizione in quest'Aula. Ci rivolgiamo ai cittadini con la storia che ricordava la collega Lenzi e la collega Miotto. È una storia di difesa dei diritti di uguaglianza e di redistribuzione della ricchezza. Ma siamo riformisti, abbiamo avviato un percorso e vogliamo portarlo avanti. Questo percorso, che è una misura universale di contrasto alla povertà, l'abbiamo chiamato «reddito di inclusione», perché la povertà non è una malattia, è un diritto negato e noi vogliamo ripristinare questo diritto alla vita dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, questa Camera costa ai cittadini – mi rivolgo ai cittadini – 100 mila euro l'ora e qua il Partito Democratico ci sta costringendo a votare un emendamento attraverso il quale si cambia il nome a questa ennesima mancetta che investe spiccioli rispetto al problema della povertà in Italia; cambiare il nome a questa manovra e chiamarla, appunto, reddito minimo di inclusione. L'unica cosa che voi sapete riformare sono i nomi appunto alle schifezze. Con voi gli inceneritori diventano termovalorizzatori, le guerre di invasione diventano missioni di pace, il Porcellum diventa Italicum e Berlusconi è diventato Renzi, però siete anche stati capaci nel miracolo di peggiorare – io mai avrei pensato di poterlo dire – il prodotto iniziale, Berlusconi, cambiandogli il nome appunto in Renzi. Il mandante di questo emendamento che varia il nome è chiaramente, lo dicono tutti, il Presidente del Consiglio Renzi che l'ha detto a Rosato il quale poi l'ha detto alle Commissioni: cambiate il nome. Infatti, quello che interessa al Presidente del Consiglio...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, concluda.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ...non è risolvere un diritto, ma avere una slide. Più slide per tutti, questa è la rivoluzione renziana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Nell'inventare le definizioni forse qualche possibilità ce l'abbiamo anche noi oltre che il Presidente del Consiglio che su questo è impareggiabile e bravissimo. Però la collega Lenzi, invece, ha fatto un'operazione intelligente. Lo dico, perché ? Lo dico in trenta secondi: è sbagliato dire che la social card diventa il reddito di inclusione per una semplice ragione. Guardate, non si butta mai via niente. Quando si ha fame, anche 40 euro fanno comodo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). No, ma scusate, il problema è un altro, il problema è un altro...

  PRESIDENTE. Onorevole Miotto, si rivolga a me, si rivolga a me, la prego.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Sì, Presidente, le chiedo scusa. Il problema è un altro, è che noi a suo tempo, nella Pag. 58passata legislatura, abbiamo contestato i 40 euro perché contemporaneamente venivano azzerati il Fondo sociale e il Fondo della non autosufficienza. È questa la ragione, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché servono lavoro, servizi e soldi, tutte e tre le cose se vogliamo contrastare la povertà. E questo lo sanno gli amministratori locali. Parlate anche con i vostri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. La ringrazio, signora Presidente. Confesso che non mi è chiaro il senso dell'intervento dell'onorevole Di Battista che ha preceduto la collega Miotto. Colgo questa sorta di ossessione nei confronti del Presidente Renzi e mi piacerebbe che le slide cominciassero ad arrivare anche da loro che oggi si incontrano, se non vado errata, a Milano con Casaleggio l'erede (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voglio ricordare, però, per stare al tema, che era il 1997, primo Governo Prodi, quando venne istituita una commissione, presieduta da Paolo Onofri, un professore noto a tutti che credo non abbia bisogno della mia presentazione. Quella commissione consegnò un'importantissima relazione nella quale si parlava per la prima volta di minimo vitale. Quindi, viene da lontano l'attenzione che il Partito Democratico e i riformisti hanno a questo delicatissimo tema: uscire dalla povertà. Dare alle persone la possibilità di uscire dalla povertà è l'unica nostra ossessione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente. L'articolo 3, comma 2, della Costituzione dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Noi vogliamo far rispettare la Costituzione, perché non è mai stato fatto e questo articolo non è mai stato rispettato, con il reddito di cittadinanza; voi semplicemente state cambiando un nome a una pratica che già c’è. Non è che se cambiamo il nome alla mela, lei cambia sapore. Vi invitiamo a ritirare questo emendamento per invitarvi a non continuare a prendere in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. In questa confusione che si è creata, possiamo dare un consiglio alla relatrice e ai colleghi del Partito Democratico: eventualmente potreste chiamare questa misura – in modo abbastanza strano e bugiardo, immagino, chiamata «reddito minimo di inclusione» –, ad esempio, ReD, come ha fatto, sicuramente meglio di voi, di fatto, il governatore della Puglia, vostro collega, Emiliano. Tra l'altro, il governatore Emiliano, proponendo questo tipo di misura, il ReD, era stato anche aspramente criticato dagli stessi compagni di partito. Non soltanto lui era stato criticato, anche il presidente Crocetta ha proposto qualcosa del genere. Nel giro di pochi mesi ci ritroviamo a dover votare, qui in Aula, il reddito minimo di inclusione, che evidentemente – insomma, lo sapete anche voi – è una sorta di truffa semantica, per poi andare, nelle regioni governate dal Partito Democratico, per capire che ci sono delle altre misure. Quindi, probabilmente avreste dovuto dire, sia al governatore Crocetta sia al governatore Emiliano, di attendere un attimo, di non fare troppi passi avanti, perché ci avreste pensato abbondantemente voi.
  Mi dispiace, ma state facendo disinformazione rispetto a questa misura di inclusione. Etimologicamente il verbo «includere» Pag. 59significa proprio portare il più alto numero possibile della platea verso un determinato scopo, verso un determinato ambito. Quindi, sulla base di studi già pubblicati poche settimane piuttosto che poche ore fa, soltanto il 5 per cento – pare, dai dati che ci sono stati forniti della cosiddetta platea dei poveri, purtroppo così denominata – potrà accedere a questo cosiddetto SIA, che corrisponde – ritorna questa cosa – di fatto a quello che avete criticato nei confronti dei vostri due governatori succitati. Quindi, non è una misura di inclusione per l'ennesima volta. È un aspetto molto semplice da verificare, poiché ci sono pochi soldi. Forse aveva fatto meglio il Ministro Giovannini, con il sottosegretario Dell'Aringa, all'epoca, in legge di stabilità, che aveva un previsto addirittura qualche centinaio di milione in più rispetto a quanto voi oggi state facendo. Il prospetto, la genesi di quanto stiamo per votare è molto semplice: ci sono pochi soldi, è una misura meramente propagandista e quasi elettorale, anzi, senza il «quasi», è sicuramente elettorale, attraverso la quale farete evidentemente ben poco.
  Presidente, vede, il cosiddetto reddito minimo – chiamiamolo reddito minimo, chiamiamolo reddito di cittadinanza – è una teoria che non viene dalla sinistra, è una teoria che viene fondamentalmente, sulla base di quanto ci hanno insegnato e di quanto hanno scritto alcuni famosi economisti, ad esempio Von Hayek, un economista austriaco dell'epoca, da una visione piuttosto liberista e non da una visione di un certo tipo, con un taglio e con una sfumatura evidentemente da sinistra o da centrosinistra. Tra gli stessi economisti che all'epoca avevano teorizzato questa misura vado a citare Von Hayek, che diceva, proprio incitando al cosiddetto reddito minimo o reddito universale, che i poveri non raggiungono un grado tale di disperazione da rappresentare un pericolo fisico per la politica o per i politici. Quindi, state chiaramente mettendo un pannicello caldo rispetto ad un problema che può rappresentare un oceano piuttosto elevato e grandissimo: lo abbiamo detto, quattro milioni e mezzo di poveri. Molto probabilmente in questa misura saranno compresi meno di 30-40 mila persone.
  Concludo veramente, Presidente, dicendo ed indicando che la lotta alla povertà si fa attraverso strutture, che non sono semantiche in questo caso, ma sono strutture reali, da Governo e da Paese civile, che sono l'orientamento al lavoro, che non c’è oggi in Italia. Se, sottosegretario, l'ANPAL è ancora – mi pare – abbastanza in alto mare, la cosiddetta scolarità ? Mi pare che sulle scuole avete fatto sicuramente delle cose assolutamente non giuste e non propedeutiche al cambio, anche rispetto a quanto detto. In terza ed ultima battuta, questo è un assunto rispetto alla cosiddetta educazione finanziaria. Quindi, orientamento al lavoro, scolarità ed educazione finanziaria: Presidente, io non trovo questi tre capisaldi né in questo emendamento né in questo passaggio che stiamo votando. Quindi, voteremo convintamente in modo contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Se qui dentro si vuole contrastare la povertà, naturalmente è una cosa più che meritoria, anche perché qualcuno diceva che la democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare qualcun altro e nessuno così povero da vendersi. Quindi, possiamo dire tranquillamente che la povertà è nemica della democrazia. Vediamo anche come, in occasioni come, per esempio, le scorse elezioni a Napoli, qualcuno vendeva il suo diritto al voto in cambio di qualche soldo ed è per questo che la povertà va combattuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ma sinceramente in questo reddito di inclusione – permetteteci di dirlo – vediamo solo una mossa di marketing, un qualche maquillage per poter dire che il Governo Renzi sta facendo qualcosa contro la povertà, che ha inserito un reddito, come, ad esempio, il nostro reddito di Pag. 60cittadinanza. Ma, in realtà, questo reddito di inclusione a me pare semplicemente come il formaggio Pecorino cinese, fatto con latte di mucca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beni. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Presidente, io penso che sia abbastanza surreale che da un'ora circa stiamo discutendo non dei contenuti del provvedimento, ma di una presunta frode linguistica. Comunque, se questo deve essere, bene. Reddito di inclusione: noi stiamo parlando di un'erogazione monetaria (reddito), legata all'attivazione sociale e lavorativa, come strategia di uscita dalla condizione di povertà (questa è l'inclusione). Dove sta il problema ? È una misura universale, esigibile sul territorio nazionale e questo lo ribadiamo. Le risorse sono poche, è vero sono poche per quante ne servirebbero e per questo noi diciamo che arriveremo a coprire l'intera platea gradualmente. Intanto, nel primo anno, non diamo 50 euro, come è stato detto – non raccontiamo balle –, ma limitiamo la platea. La limitiamo ai casi maggiormente gravi, maggiormente a rischio di povertà. Credo che sia una proposta sensata, concreta, razionale, che prova a intervenire e che fa un primo grande decisivo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Pensavo che non sarebbe arrivato mai il mio turno. Comunque, il punto vero in questa questione, secondo me, è che l'inclusione... No, no, Presidente, non c'era nessuna...

  PRESIDENTE. No, no non ce l'avevo con lei. Ce l'avevo con il collega Cera, che era pure lui iscritto, ma non sapevo l'ordine. Prego, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Non vorrei mai che l'inclusione sociale fosse una questione di reddito. Io credo che tutti dovrebbero sentirsi parte della grande famiglia, che è la società, non in base al reddito che hanno. Infatti, se, in un certo senso, c’è la distinzione di reddito minimo cosa vuol dire ? Che chi ha più reddito è inserito di più e chi ha meno reddito è inserito di meno ? Io credo che l'inserimento nella società dovrebbe essere legato a quella dignità personale che ognuno di noi si porta dietro e, in quanto persona, ha diritto ad essere riconosciuta e, quindi, ad essere in qualche modo inserita all'interno del contesto.
  Vorrei semplicemente scorporare la dimensione economica dalla dimensione dell'appartenenza sociale al contesto in cui viviamo e non vorrei farne una questione di graduazione sulla base del reddito, più o meno inseriti a seconda di più o meno ricchi. Infatti, se, tutto sommato, è accettabile l'idea di avere – è una constatazione, un dato di fatto – gente che guadagna di più e gente che guadagna di meno, gente che ha di più e gente che ha di meno, sulla base dell'inclusione io credo che dovremmo veramente considerarci tutti sulla stessa linea, sullo stesso piano, perché tutti con la stessa dignità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Capisco il rammarico del collega De Lorenzis dei 5 Stelle. In Puglia vi hanno tolto la possibilità di fare la vostra battaglia sul reddito di cittadinanza. Oggi in Puglia il ReD è una certezza, impegnerà 20 mila nuclei familiari e impegna 75 milioni di euro. Il reddito di dignità, il ReD, non è solo uno strumento di sostentamento all'occupazione e alla dignità della persona, capace di garantire uno standard minimo di vita, ma è anche un mezzo per contrastare l'illegalità e il reclutamento criminale, perché toglie l'ossigeno a quella zona grigia che sfrutta il bisogno del lavoro, trasformandolo in ricatto sociale e Pag. 61merce di scambio. Io sono in tour, insieme al gruppo a cui appartengo, in Puglia, e vado girando, invitando i cittadini ad aprire gli occhi, e quindi a rifornirsi di questa opportunità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. Oggi ne abbiamo sentite davvero di tutti i colori, soprattutto truffe semantiche, perché di questo stiamo parlando. Tra l'altro, qui abbiamo parlato di reddito minimo, di dignità, ne sto sentendo di tutti i colori, ma non abbiamo detto che i cittadini hanno capito qual è la truffa che si cela dietro queste terminologie. Vi racconto giusto un episodio, quello che è successo a Carbonia recentemente: alle ultime amministrative ha vinto il MoVimento 5 Stelle, e ciò è avvenuto dopo settant'anni di politica scandalosa, di politica che ha fatto leva sul ricatto occupazionale. Quindi, questo dimostra incontrovertibilmente che i cittadini hanno premiato l'unica forza politica che sta portando avanti delle battaglie concrete e che sta proponendo un reddito di cittadinanza reale e concreto, e che non sia solo un palliativo che metta una pezza ad una vergogna continua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare. Metto in votazione...onorevole Marzana, vi pregherei di farmi capire se ci sono altri iscritti a parlare. Prego.

  MARIA MARZANA. Grazie, Presidente. Questo Governo ci ha abituato alle cose finte: abbiamo assistito ad una finta abolizione delle province, assisteremo ad una finta semplificazione dell'iter legislativo con la riforma costituzionale e adesso al finto reddito. Se questo Governo e questa maggioranza volessero veramente favorire l'inclusione di tutti i cittadini, dovrebbero cominciare a ripristinare i 40 miliardi che sono stati tagliati dal 2008 al 2016 agli enti locali, certificati dalla Corte dei conti. Parliamo di soldi che vengono utilizzati dagli enti locali per il trasporto, per l'assistenza sociale, per l'istruzione, per la sanità. È proprio in quell'ambito che si possono attuare tutte quelle misure che possono dare veramente sostegno e inclusione ai cittadini. Partano da questo il Governo e la maggioranza, facciano delle cose concrete e non finte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Lenzi, così come riformulato – l'onorevole Lenzi ha accettato la riformulazione –, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Giuliani, Palma, Ginoble, Spadoni, Vico, Paola Bragantini...ma se state tutti in piedi faccio un po’ fatica, ve lo dico sinceramente; è un po’ difficile vedere chi vota e chi no. Causi, veloce, poi chiudiamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  376   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 226    
    Hanno votato
no  150).    

  Sospendo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 62i deputati Adornato, Artini, Biondelli, Boccia, Bratti, Bueno, Caparini, Dambruoso, Damiano, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Miotto, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Schullian, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 3594-A: Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla legge di stabilità 2016).
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo approvato l'emendamento Lenzi 1.22.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 1.25.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per cercare anche di spiegare che per questo emendamento, come per molti altri che si susseguiranno, il parere contrario non deriva da una contrarietà rispetto al concetto espresso dall'emendamento.
  Molti emendamenti ripropongono punti che, in realtà, noi abbiamo già inserito, o perché erano già inseriti o perché abbiamo accolto emendamenti, in particolare molti emendamenti anche delle forze di opposizione.
  Questo intervento mi dà anche l'occasione di spiegare che effettivamente siamo di fronte alla necessità di spiegare un punto fondamentale. Non è che in Italia non esista la lotta alla povertà o non ci siano, comunque, misure di contrasto alla povertà, solo che a livello nazionale sono sempre state molto categoriali e, poi, sono stati delegati gli enti locali.
  Per questo io insisto con il dire che, quando si fanno proposte di legge, quando si prova a fare le cose concretamente, bisogna tener conto di quello che è il contesto. Il contesto di questo Paese è quello per cui i comuni, da sempre, hanno avuto il ruolo di assicurare il cosiddetto «minimo vitale». Dov’è il grande problema ? I comuni l'hanno dovuto fare attraverso propri provvedimenti, i quali spesso sono molto diversi gli uni dagli altri, anche rispetto alle soglie d'accesso.
  La grossa novità è quella dell'introduzione di una misura che, piano piano, dovrà provare a dare l'indirizzo anche per tutto quello che è lo stanziamento delle regioni e degli enti locali su questo tema.
  Si tratta della possibilità effettiva di avere pari diritti per tutti i cittadini del nostro Stato. Infatti, nella misura in cui c’è la possibilità per l’équipe multidisciplinare che viene istituita dai servizi sociali, negli ambiti territoriali dei comuni, insieme ai centri per l'impiego, insieme alle scuole, insieme a tutti gli altri servizi che di volta in volta possono essere interessati per una situazione di disagio del nucleo familiare destinatario del provvedimento, insieme possono scegliere, possono definire – è giusto che sia così –, ma poi la gestione economica della misura passa attraverso una modalità di controllo fortunatamente del tutto nuova.
  Più avanti lo vedremo, diamo anche un rafforzamento a quello che è il sistema informativo. Quante volte ci troviamo di fronte alla situazione in cui gli stessi servizi sociali dei comuni non hanno sufficiente informazione rispetto a quelle che Pag. 63sono provvidenze che arrivano ai destinatari da altre fonti ? Sono tutte cose che chi lavora nel campo conosce perfettamente.
  Noi, invece, oggi finalmente diamo una risposta a questo tipo di problematiche. Sarebbe bello se il corso del dibattito nel pomeriggio prendesse un'altra piega. Io mi metto nei panni di un destinatario, non parlo tanto della persona in povertà, che probabilmente ha altro da fare e probabilmente ha pochi elementi per poter giudicare, ma di tutte le persone che sono impegnate nel contrasto alla povertà.
  Mi lasci anche dire un'ultima cosa. In questa situazione, in questo progetto, a cui da anni si lavora negli ambiti territoriali istituiti dalla legge n. 328 del 2000, sono impegnate tantissime persone, non solo dipendenti pubblici, non solo servizi pubblici. Ci sono anche tantissime realtà del terzo settore, quel terzo settore che troppo spesso, di recente, sentiamo criminalizzato con così tanta facilità. Invece, noi abbiamo un'impostazione del tutto diversa. Pensiamo che ci siano tantissime realtà positive, che devono essere coinvolte nella costruzione di una progettazione partecipata.
  Ma non lo pensiamo da oggi, che facciamo questo provvedimento, lo pensiamo da tantissimi anni, quando abbiamo creato la prima legge quadro che effettivamente diceva tutte queste cose e che, poi, non per responsabilità della nostra parte politica, sono andate disperse. Allora, insisto sul punto: noi non abbiamo mai detto che lo stanziamento di un miliardo è sufficiente a coprire tutta la popolazione in condizione di povertà che noi chiamiamo assoluta, ma che definiamo più precisamente nel testo. Diciamo che con questo miliardo facciamo un passo concreto nella direzione di una parte della popolazione in povertà assoluta e che l'impianto della legge disegna non una misura specifica per una categoria, ma la volontà precisa di una progressione verso la copertura di tutta la platea e, soprattutto, scusatemi, possiamo parlare di questo ? Possiamo parlare del fatto che non si crea uno strumento vero di reddito di inclusione, quello che ci chiede l'Unione Europea, un reddito di inclusione, senza che ci sia effettivamente la capacità di avere una visione di sistema e di presa in carico ? Questo nella legge è precisato. Noi vogliamo andare avanti su questa strada e ci piacerebbe confrontarci su questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Presidente, ci risulta che ci siano ancora le Commissioni convocate. Si può fare una verifica o sospendere brevemente ?

  PRESIDENTE. La Presidenza verifica, però nei limiti in cui è possibile verificare.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.

  EZIO PRIMO CASATI. Presidente, volevo sostanzialmente evidenziare una questione. Questo è un provvedimento importante, che punta, come dicevo nel mio intervento precedente, a dare un inizio ad un percorso. Però, la centralità di questo intervento è valorizzata sulla figura dei bambini e sulla figura dell'infanzia. Quindi, il valorizzare questo pezzo penso che sia un orgoglio per la Camera, un orgoglio di tutte le forze politiche. Abbiamo posto un obiettivo, che è quello di tutelare i minori. Cominciamo da lì; non solo da lì, cominciamo dagli esclusi dal mondo del lavoro, cominciamo da tutta una serie di situazioni. Però, mi pare assolutamente importante puntare al fatto che si lavori nell'ottica di dare solidarietà a una parte almeno di quei 4 milioni di persone che vivono la povertà veramente come un dramma quotidiano. A questi diamo ristoro in maniera dignitosa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Io vorrei entrare nel merito di questo emendamento...

Pag. 64

  PRESIDENTE. Questo è auspicabile. Nel frattempo la interrompo solo per dire che le Commissioni sono tutte sconvocate. Prego, onorevole Di Vita.

  GIULIA DI VITA. In questo emendamento l'obiettivo è semplicemente quello di prevedere delle misure normative di natura sanzionatoria. È vero che in altre parti del testo queste sono state inserite, ma con questo emendamento noi siamo molto più precisi e, visto che si tratta di una legge delega e, come al solito ha la caratterizzazione di una legge delega in bianco, vogliamo semplicemente essere un po’ più precisi.

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza per la XI Commissione. Grazie, Presidente. A proposito del merito, esistono già norme ovviamente che sanzionano le dichiarazioni false. Voglio soltanto mettere in evidenza un elemento. Il modo più utile che questo provvedimento crea e mette in atto per evitare che ci siano degli abusi è quello che non c’è soltanto l'attribuzione di una misura economica, ma anche la presa in carico da parte dei servizi. Quindi, questo garantisce il fatto che gli elementi di abuso, ma anche di uso puramente assistenziale possono essere controllati e corretti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Pesco, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli... non correte per le scale, per carità, metteteci qualche secondo in più ma evitiamo pasticci... Sisto, Dall'Osso lo aspettiamo, non è un problema, è la prima votazione della giornata, alcune sono durate ore, abbiamo la possibilità di aspettare perfino l'onorevole Abrignani... l'onorevole Abrignani era a casa quando abbiamo aperto la votazione, quindi. Ci siamo ? Aspettiamo, sì, non è un problema, non vi agitate. Kronbichler, Peluffo, di corsa. Peluffo, Stumpo, Zoggia e poi chiudiamo. Fate passare l'onorevole Zoggia sennò facciamo notte.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  338   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  224).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.26 Nicchi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Signor Presidente, con questo emendamento noi chiediamo di mettere ovviamente nell'ambito dei servizi rivolti alla persona delle misure specifiche volte a garantire la gratuità dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, dei servizi scolastici, dei libri scolastici e dei servizi erogati dagli enti territoriali, compreso il trasporto pubblico locale. Ovvio che, per fare una proposta del genere, abbiamo verificato che ci siano le coperture e le coperture in realtà ci sono e nell'emendamento le abbiamo messe. Allora, se è vero come è vero, purtroppo, che un minorenne su dieci oggi si trova nello stato di povertà, io penso che questo emendamento possa solamente migliorare, per quello che è possibile ovviamente, una delega che noi assolutamente non condividiamo, soprattutto alla luce del fatto che prima si è parlato tanto dei comuni, ma io vorrei ricordare che dentro questo testo in realtà non c’è nulla se non i fondi europei Pag. 65per i comuni, che ammontano a 200 milioni annui. Quindi praticamente nulla. Allora, dato che le coperture ci sono, per l'inclusione e quindi per il lavoro che anche gli enti territoriali devono fare, cerchiamo di dare una mano in più e quindi con questi soldi promuovere tramite i comuni l'inclusione, dando questi servizi gratuiti, perché se prima nel dibattito si è sentito che la legge prevede dei servizi alla persona e aiuta l'inclusione, cosa assolutamente non vera e questo i cittadini devono saperlo, però con questo emendamento, cara maggioranza e caro Governo, avete la possibilità di mettere un minimo di cosa reale, un minimo non di aiuto o di forma di assistenza ma comunque un qualcosa di strutturale all'interno di una legge che possa aiutare veramente le persone e, in questo caso, soprattutto i minorenni. Quindi, io ovviamente chiedo di rivedere questo parere e di votare favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Nicchi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, mentre il relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  348   
   Votanti  323   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  229).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario)

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  341   
   Votanti  340   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  219).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  348   
   Votanti  326   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  224).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.34 Lorefice.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

Pag. 66

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, questo nostro emendamento si colloca nell'ambito del comma che prevede il riordino delle prestazioni di natura assistenziale. Questo comma prevede che da questo riordino vengano escluse le prestazioni che sono rivolte alla fascia della popolazione anziana, non più in età di attivazione lavorativa, le prestazioni a sostegno della genitorialità e quelle legate alla condizione di disabilità e di invalidità del beneficiario.
  Faccio una premessa. In origine questo comma prevedeva una razionalizzazione delle prestazioni assistenziali e questo ci aveva anche fatto un po’ paura perché solitamente, quando si parla di razionalizzazione, si parla sempre ed esclusivamente di tagli.
  Oggi questo termine è stato sostituito con «riordino»; siamo sempre però nell'ambito di una delega, quindi la preoccupazione è che in realtà il riordino prevederà la stessa identica cosa che era stata prevista con la razionalizzazione, perché non sappiamo in effetti come il Governo avrà intenzione di intervenire.
  Ora noi riproponiamo un emendamento che avevamo già proposto in Commissione e che prevedeva che, da questo riordino delle prestazioni di natura assistenziale, venissero escluse anche quelle che fanno esplicito riferimento alla salute, quindi tutte quelle prestazioni che sono fondamentali per garantire le condizioni di salute. C’è pure lo stenografico che parla: la relatrice ci disse che comunque queste erano state escluse da questo processo di riordino.
  Il problema qui è semplicemente, che in questa delega non si fa esplicitamente riferimento a questo tipo di prestazioni, quindi sarebbe il caso che venissero anch'esse escluse esplicitamente da questo processo di riordino anche perché naturalmente la sanità ha già avuto fin troppi tagli e a pagare non possono essere sempre e comunque i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.34 Lorefice, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Ciracì, Borghi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  353   
   Votanti  351   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  233).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.37 Colonnese.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Semplicemente questo è un emendamento che dà la sponda al Partito Democratico per mettere in pratica una delle idee o degli auspici che ho sentito dire in quest'Aula, sia oggi che durante la discussione generale.
  Visto che dovrebbe essere – come dite voi – un primo passo per un giorno forse, chissà quando, diventare reddito minimo o una misura strutturale, non capisco allora perché non sono stati previsti ulteriori stanziamenti economici.
  Quindi, con questo emendamento semplicemente diciamo: «individuando con un successivo provvedimento legislativo le occorrenti risorse finanziarie». Se bocciate anche questo emendamento, non fate altro che darci ragione sul fatto che questa è una misura non solo selettiva. Non sarà strutturale, non sarà organica e magari andrà a finire come la già fatta sperimentazione del SIA del 2013 che è durata un annetto. Questa magari durerà un paio d'anni, dopodiché chissà; dobbiamo sempre Pag. 67aspettare in legge di stabilità se vengono stanziate le somme o no e, quindi, tutti i progetti di reinserimento sociale saranno poi a carico degli enti locali, ci sarà la presa in carico delle famiglie e, una volta che viene a mancare il sostegno, queste famiglie poi verranno abbandonate e non potranno magari completare questo progetto e, quindi, non potranno poi veramente affrancarsi dalla condizione di povertà.
  Quindi, noi non diciamo quanto stanziare dentro o quando stanziare queste somme, semplicemente il principio che in futuro il Governo si prenda l'impegno di stanziare nuove risorse proprio per dare continuità a questa misura, altrimenti sarà, come al solito, lo spot elettorale a cui ormai ci siamo abituati.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Grazie, Presidente. Solo per ribadire che, anche in questo caso, le contrarietà non sono rispetto al tema, ma semplicemente perché non è che, riproponendo lo stesso concetto ad ogni comma si risolve qualcosa.
  Questo stesso concetto è già inserito nel testo; esattamente al comma 2, lettera c), in fondo troviamo la dicitura rispetto al Fondo: «nonché attraverso ulteriori risorse da definire mediante specifici provvedimenti legislativi». C’è un emendamento della Bilancio – adesso ci arriveremo – che ci sarebbe anche in questo caso e il concetto è ampiamente espresso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Quello che ha detto la relatrice è il solito metodo del Partito Democratico di dire le mezze verità, verità non complete, perché l'emendamento di cui parlava, della Commissione Bilancio, dice «eventuali risorse» e, quando si parla di «eventuali» vuol dire che le risorse non ci sono; quindi significa sostanzialmente che con riferimento a quel comma che abbiamo messo in Commissione, anche con il nostro appoggio, di fatto il Governo, attraverso la Commissione bilancio, dicendo «eventuali nuove risorse», vuol dire che non ci saranno nuove risorse.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.37 Colonnese, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Vezzali, Galgano, D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  358   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  234).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Cominardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cecconi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  361   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  236).    

Pag. 68

  Prendo atto che l'onorevole Lenzi accetta la riformulazione del suo emendamento 1.40.
  Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione di questo emendamento 1.40, così come riformulato, risulteranno preclusi i successivi emendamenti 1.41 Simonetti e 1.42 Di Vita, mentre l'emendamento 1.46 Miotto è stato ritirato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Lenzi, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo, dei relatori di minoranza per il MoVimento 5 Stelle e per la Lega Nord e con il parere contrario del relatore di minoranza per Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  367   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 335    
    Hanno votato
no   32).    

  A questo punto è precluso il successivo emendamento 1.41 Simonetti. L'emendamento Miotto 1.46 è stato ritirato. L'emendamento 1.42 Di Vita è precluso.
  Andiamo quindi direttamente a pagina 52, con l'emendamento 1.48 Polverini.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.48, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  368   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  242).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorefice 1.54.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Allora, nonostante il riferimento alla legge n. 328 già sia compreso nel testo, noi intendevamo sostituire le parole «uniformemente in tutto il territorio nazionale», facendo riferimento proprio già a quanto esiste nella legislazione italiana e quindi nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni in campo sociale. Questo perché non vogliamo che l'eventuale misura di contrasto che andrete ad approvare sia slegata dal concetto dell'assicurazione dei livelli essenziali delle prestazioni, ma siano due concetti disgiunti. I LEP e la legge n. 238 appunto esistono, devono come al solito essere definiti e essere garantiti, ma non sono subordinati all'approvazione di questa misura di contrasto. Quindi per questo noi intendiamo effettuare questa sostituzione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 1.54, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti361   
   Maggioranza181   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato
no  230).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 69

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.55 Nicchi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, l'emendamento propone di evitare che sia subordinata l'erogazione del sostegno all'adesione al progetto personalizzato quando questa adesione non si sia verificata per ragioni indipendenti dalla volontà del destinatario finale. Può accadere, per via delle difficoltà in cui si muovono i servizi sociali dei comuni e i centri per l'impiego, per esempio, che non si raggiungano tutti i potenziali destinatari beneficiari del provvedimento, così come può accadere, come ha detto ripetute volte stamattina la collega relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle, come nel caso verificatosi sul SIA, che nemmeno tutte quante le risorse già esigue a disposizione siano compiutamente utilizzate.
  È quindi del tutto evidente che è assolutamente inopportuno che esista un meccanismo di subordinazione dell'erogazione del sostegno come quello che la norma disegna. Aggiungo che in una logica di cittadinanza sarebbe discutibile anche il fatto che al reddito erogato debba necessariamente corrispondere una prestazione. Qui siamo all'eccesso secondo il quale all'erogazione di un assegno di povertà si pretende che corrisponda una prestazione. Mi pare che di questo passo rinvigoriremo tutti gli stereotipi che associano lo stigma della povertà all'essere povero e per ciò stesso nullafacente e tendenzialmente sfaticato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Mi associo a quanto detto dal collega sulla sperimentazione del SIA, che tutti possono andare a leggere sul sito del Ministero. Circa il report, quello solo prettamente statistico e quantitativo, purtroppo non abbiamo ancora gli esiti a livello sociale. I comuni lamentano proprio il fatto di non essere preparati a gestire questa nuova misura. Poi non hanno ricevuto gli stanziamenti necessari a dotare gli uffici del personale di maggiori risorse appunto per gestire gli eventuali bandi, per le famiglie da prendere in carico e per i vari progetti da realizzare. Quindi, purtroppo, sicuramente, accadrà qualche disguido da questo punto di vista e non ci sembra affatto giusto che a pagarne le conseguenze siano delle famiglie che avrebbero invece tutto il diritto di accedere a questa misura.
  Come ho già detto anche riguardo all'esame delle pregiudiziali, dai risultati di questa sperimentazione è uscito fuori proprio che il numero di famiglie idonee all'accesso a questo sostegno era molto più numeroso di quelle che alla fine sono state scelte e questo non solo per i motivi di accavallamento di diverse misure che spettano sempre alla stessa platea, ma anche proprio per disguidi tecnici a livello di uffici e coordinamento.
  È anche vero che nel testo viene tenuto in considerazione il miglioramento e il potenziamento del sistema informativo, però sappiamo perfettamente come sono purtroppo ridotte alcune amministrazioni locali, soprattutto nel meridione. Questo implica un lavoro purtroppo che durerà anni e, quindi, almeno in questa fase è importante prevedere che la famiglia, che purtroppo non riesce ad accedere a questo sostegno, almeno venga garantita da un emendamento di questo tipo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ribaudo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. Sul punto in realtà qualche perplessità che i comuni possano subito approntare i piani e rendere esigibile il beneficio c’è, però noi stiamo disegnando oggi una norma strutturale, che è una delega, che servirà chiaramente al legislatore.
  Per noi il piano individuale è fondamentale, perché parliamo di reddito di Pag. 70inserimento; inserimento in senso generale, cioè inserimento lavorativo, inserimento nella società, inserimento per non essere lasciati soli, inserimento per non essere esclusi. Quindi, il piano individuale, che aiuta a reinserire, serve a questo e per noi è un punto fondamentale. Quindi, nella fase prioritaria, nella fase di passaggio nel decreto legislativo, può essere prevista una fase di transizione in cui si può erogare subito, ma strutturalmente deve essere fondamentale questo piano. Per noi è un principio fondamentale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Nicchi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, il parere favorevole di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, mentre si rimette all'Assemblea il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Locatelli, Binetti, Portas, Fregolent...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  375   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  243).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.300.1 Martelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, mentre si rimette all'Assemblea il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Fabbri, di Vita...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  315   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  158   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  243).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.300.2 Simonetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, favorevole della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, mentre si rimette all'Assemblea il MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dambruoso, Fitzgerald Nissoli, Malisani, Monchiero, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  313   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  39    
    Hanno votato
no  274).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 711.300 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo, del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e contrario di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  374   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 346    
    Hanno votato
no   28).    

  (Le deputate Tartaglione e Vezzali hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.57 Placido.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Questo emendamento punta a evidenziare il fatto che il tanto vituperato principio dell'universalismo selettivo uscito dalla porta in realtà rientra dalla finestra, perché si determina, sulla base dell'ammontare delle risorse, il livello essenziale di garanzia del diritto di cui è destinatario il cittadino che versa in condizioni di necessità. È del tutto evidente che sarebbe logico prevedere l'adozione di un meccanismo esattamente rovesciato, che è quello sulla base del quale, una volta perimetrata l'ampiezza dell'area di disagio sociale, si stabilisca qual è l'ammontare di risorse da destinare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Placido, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, mentre si rimette all'Assemblea la Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Cominelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  349   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  248).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.33 Cominardi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento vogliamo ricordare tutti quelli che sono stati esclusi dagli 80 euro di Renzi, dalla marchetta elettorale. Gli 80 euro non hanno interessato i pensionati, considerando, poi, che la maggior parte dei pensionati italiani – parliamo di più di 16 milioni di soggetti – percepiscono meno di mille euro al mese di pensione, e questi non sono stati minimamente considerati. Poi, se parliamo di un'altra categoria molto importante, che, in questi anni, con un mercato del lavoro sempre più precario, ha riscontrato moltissime difficoltà, parlo dei lavoratori autonomi, questi sono altri lavoratori che non sono stati minimamente interessati.
  Siccome ci siamo stufati degli annunci di Renzi, che recentemente ha parlato degli 80 euro anche per i pensionati, ora vogliamo mettere alla prova dei fatti quest'Aula Pag. 72e vedere se la maggioranza, se il PD, voterà favorevolmente o meno a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Cominardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  367   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  241).    

  (La deputata Vezzali ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.301.1 Martelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, sul quale si rimettono all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Carfagna...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  298   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato
  45    
    Hanno votato
no  253).    

  (Le deputate Bueno, Vezzali e Paola Bragantini hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.301.2 Simonetti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Se prima, con la riformulazione dell'emendamento 1.40 Lenzi, era stato, di fatto, cassato il mio emendamento, che proponeva la stessa cosa in altra parte, chiederei alla Commissione di inserire lo stesso concetto che era stato inserito nell'emendamento 1.40 anche in questo emendamento, in modo tale che sia più esplicito il riferimento all'indicatore della situazione reddituale, in modo tale che ci sia uniformità nel testo, altrimenti chiedo al relatore per la maggioranza di cambiare parere e votare a favore del mio emendamento, perché identico a quello votato precedentemente da loro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.301.2 Simonetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Italiana e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Damiano, Grassi, Gregori...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  379   
   Votanti  373   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  264).    

Pag. 73

  Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.301.3 Di Vita.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Come è stato fatto notare già diverse volte anche dai miei colleghi, in questo testo manca assolutamente una definizione precisa di povertà e, soprattutto, di soglia di povertà. Ora, noi abbiamo proposto di inserire quella che noi utilizziamo nella nostra proposta di reddito di cittadinanza, che ci sembra quella più precisa e quella più oggettiva.
  Quindi, se non va bene questa proposta, vorrei sapere se la maggioranza delega del tutto il Governo a definire una sua soglia di povertà, e quindi aspettare, poi, i decreti, per scoprire quale sarà questa soglia di povertà, o se, invece, hanno qualche altra idea in merito. La povertà come vogliono definirla, e, soprattutto, qual è la soglia di povertà ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.301.3 Di Vita, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scuvera, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  382   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  240).    

  (Il deputato De Rosa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Dallai ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord, sul quale si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere contrario del relatore di minoranza di Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Biancofiore, Famiglietti, Carloni, Pagani... Onorevole Scuvera, esperisca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  384   
   Votanti  311   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato
 289    
    Hanno votato
no   22).    

  (Il deputato De Rosa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.59 Simonetti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che ho tenuto come simbolo rispetto alla visione diametralmente opposta che la Lega Nord ha in riferimento alle prerogative di questo provvedimento, che sono quelle di uniformare in un'unica misura nazionale il contrasto alla povertà. Ma il problema di fondo è che lo fa accentrando le politiche di controllo, di verifica, di organizzazione e di riordino tutto a livello centrale, tutto a livello ministeriale, coinvolgendo le regioni, a seguito, ovviamente, degli emendamenti della Commissione, a valle della dialettica che è emersa in Commissione, su spinta, immagino, anche mia, dei rilievi Pag. 74che ho fatto, perché nel testo iniziale, proposto dal Governo, nulla era stato previsto in termini di coinvolgimento dei territori, delle regioni, dei comuni, del terzo settore e di tutti coloro che si dedicano ai servizi sociali e alla lotta alla povertà attualmente.
  Il testo uscito dal Governo aveva anche un suo profilo di incostituzionalità, a mio avviso, tanto che non prevedeva, appunto, il coinvolgimento delle regioni, che, a Costituzione vigente, sono ancora titolari, ancora per poco, se passerà la vostra riforma, o altrimenti per sempre, se non passerà la vostra riforma, dei servizi sociali.
  Il problema, quindi, sta nella visione strategica, che è diametralmente opposta, come dicevo prima. Noi diciamo che non può esserci un'unica misura nazionale, perché l'Italia non è unica e non è uguale dappertutto. Una forma di contrasto alla povertà a Milano deve essere e sarà certamente diversa da quella che può esserci in Calabria, ma è il dato di fatto dello stile di vita che lo porta, è il costo della vita che è differente.
  Quindi, fare una sola unica misura andrà ad annacquare il provvedimento e non risolverà i problemi, perché, slegandosi dal territorio, allontanandosi dal territorio, allontanandosi da tutti quei centri che poi sono i sindaci, i comuni, i servizi sociali e territoriali, che sono quelli che dovranno risolvere i problemi, allontanandosi da questi centri nevralgici, il problema non verrà sviscerato, non verrà affrontato in maniera risolutiva, e pertanto questa delega rimarrà, a mio avviso e purtroppo, inevasa.
  Pertanto, io invito l'Aula a rivedere questa volontà di centralizzazione totale dello Stato, che si palesa non soltanto su questo provvedimento, ma, come detto prima, nella riforma costituzionale, dove andate a togliere tutte le leggi, tutte le prerogative concorrenti delle regioni ed andate a dare tutte le competenze allo Stato, quando anche nelle politiche sociali, che si collegano alle politiche del lavoro, attraverso questo provvedimento voi avete centralizzato tutte le politiche del lavoro attraverso la realizzazione dell'Agenzia per le politiche attive l'ANPAL, che avrà sede qui a Roma, che sarà diretta direttamente dal Ministero e che farà riferimento al Ministero, andando a distruggere tutto quel tessuto di formazione professionale che era legato agli enti provincia, che avete smantellato a livello costituzionale e a livello economico, che viene ad essere slegato dai comuni, i quali non avranno quindi più un potere diretto. Le regioni non avranno più quasi voce in capitolo nella gestione di questa lotta alla povertà, perché saranno esclusivamente ascoltate e però dovranno seguire delle linee che verranno date dal centro.
  È una logica completamente – e adesso finisco – centralistica, che va ad ammazzare definitivamente quel poco di federalismo che questo Parlamento aveva dato al Paese nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Simonetti, su cui ci sono i pareri contrari di Commissioni e Governo, si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, contrario del relatore di minoranza Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Scotto, Bonomo, Pastorelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  305   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  289).    

Pag. 75

  (I deputati Gelmini e Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.66 Rondini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini Ne ha facoltà, con una certa solerzia, se possibile.

  MARCO RONDINI. Sì, molto brevemente, grazie Presidente. Semplicemente noi riteniamo che la misura dovesse essere riservata almeno a coloro i quali risiedono sul territorio nazionale da almeno cinque anni e a coloro i quali abbiano sottoscritto l'accordo di integrazione, questo perché, in un momento come quello in cui stiamo vivendo, insomma ritengo e riteniamo che la priorità debba essere data innanzitutto ai cittadini italiani e, se allargata ai cittadini extracomunitari, perlomeno a coloro i quali abbiano dimostrato una certa volontà di integrazione e non aperta indiscriminatamente a tutti.
  D'altro canto, ho ricordato anche, intervenendo in discussione generale, la sentenza che ha permesso alla Gran Bretagna comunque di riservare gli interventi in materia sociale ai soli cittadini europei: ecco, quello è un buon modo di gestire i fondi che si hanno a disposizione, soprattutto alla luce del fatto che il fondo, per ammissione stessa anche dei parlamentari che compongono e che sostengono questa maggioranza, è comunque un fondo limitato e quindi noi ribadisco che riteniamo che questa misura serva per far sì che questo fondo venga destinato non indiscriminatamente a tutti, ma solo a quei cittadini extracomunitari che abbiano dimostrato un minimo di volontà di integrazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 Rondini, su cui ci sono i pareri contrari di Commissioni e Governo, si rimette l'Assemblea il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, contrario del relatore di minoranza Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Scotto, Bonomo, Pastorelli ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  385   
   Votanti  299   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  279).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.69 Ciprini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente, intervengo sia in dichiarazione di voto su questo emendamento sia su quello successivo, 1.70.
  Dunque, ora il PD è specializzato nel divide et impera, nel suddividere la popolazione in categorie e nel metterle poi in concorrenza tra di loro e lo fa anche con questa legge delega, all'articolo 2, comma 5, dove si individuano delle categorie prioritarie a cui dare il beneficio. Tra questi ci sono ad esempio i nuclei familiari con i figli minori o con disabilità grave o le donne in stato di gravidanza oppure anche persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione.
  Ecco, io con i miei emendamenti propongo anche di inserire le famiglie numerose e le famiglie che non solo hanno figli minori, ma anche maggiorenni e inoccupati, perché è chiaro che le famiglie vanno sostenute perché sono il vero ammortizzatore sociale e le pensioni dei genitori e gli stipendi dei genitori molto spesso consentono di tirare avanti per tanti figli che hanno perso il lavoro oppure non hanno un'occupazione e quindi ecco che la famiglia Pag. 76consente, permette di tener botta alla crisi e permette ai membri dei nuclei familiari di sbarcare il lunario.
  Quindi la famiglia rappresenta in sostanza la vera rete di protezione che in questi anni ha tenuto alla crisi e quando la famiglia manca del tutto arriva la povertà.
  Ebbene, poi ora voi ci accusate di assistenzialismo, ma è chiaro, leggendo il testo di legge, che il vero approccio assistenzialistico è il vostro, è nella vostra proposta di legge, non nel nostro reddito di cittadinanza, perché lo denunciate utilizzando precise parole, come la «presa in carico» o «progetto personalizzato di attivazione inclusione sociale e lavorativa». Quindi non c’è scelta autonoma, da parte del soggetto, di intraprendere il proprio percorso più adeguato alle proprie competenze e questa terminologia richiama una concezione di fondo, cioè del povero come colui che è povero perché è colpa sua, perché è pigro e non sa badare a se stesso, questo si legge in controluce. Quindi, detto questo c’è quindi bisogno di qualcuno, che lo Stato si occupi di te: ecco, questo è il vero approccio assistenzialistico, questo.
  Invece accade che uno è escluso dal mondo del lavoro anche per mancanza di opportunità, quindi è in condizioni di povertà anche per mancanza di opportunità occupazionali dignitose piuttosto che per la mancanza di sforzi individuali.
  Per questo c’è bisogno del nostro reddito di cittadinanza, che è una misura attiva e un attivatore sociale, riattiva le risorse psicologiche individuali delle persone, perché una persona, soprattutto se giovane, dopo tre anni di disoccupazione sviluppa un sentimento di fallimento personale, di inutilità, soprattutto se si mette a confronto con i propri amici, che magari hanno avuto un percorso un po’ più fortunato e quindi la conseguenza è che i giovani rimangono reclusi in casa e sono sempre più NEET e quindi vedono i loro genitori andare a lavorare mentre loro sono costretti ad essere consumatori passivi, quindi sono condannati ad essere consumatori senza produrre e magari a consumare quelle risorse che ancora le famiglie hanno a disposizione.
  È chiaro che però per voi, che vi ispirate ai principi del capitalismo neoliberista, servono i disoccupati, servono queste persone, perché sono funzionali al sistema, sono l'esercito di riserva: se hai tutti occupati e zero poveri, la gente poi ti verrà a chiedere alti salari, quindi diritti, quindi è meglio avere un esercito di riserva, pronto ad accettare le condizioni al ribasso per poter lavorare ed è quello che avete fatto voi con il Jobs Act (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.69 Ciprini, su cui ci sono i pareri contrari di Commissioni, Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, favorevole di entrambi gli altri relatori di minoranza.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Ciracì, Capone, Carinelli, Toninelli, Parentela; ancora Capone; provi a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  373   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  277).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 Ciprini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 77

  Stiamo votando l'emendamento 1.70 Ciprini, a cui segue l'emendamento 1.71 Rondini. Fatemi sapere se ci sono dichiarazioni di voto su questo emendamento, altrimenti lo pongo in votazione. Caso, Chimienti, Paola Boldrini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  373   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 130    
    Hanno votato
no  243).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Rondini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea, il relatore di minoranza del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà esprime parere contrario e il relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini esprime parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale, che ha votato. Altri ? Sarti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  296   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato no  274).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.77 Martelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea e i relatori di minoranza dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini esprimono parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Tancredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  369   
   Votanti  306   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato
  66    
    Hanno votato
no  240).    

  (Il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Ciprini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle esprime parere favorevole e i relatori di minoranza dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi rimettono all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Micillo. Onorevole Rampelli, buonasera.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 78

   (Presenti  380   
   Votanti  326   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  246).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Presidente (Commenti)...

  PRESIDENTE. Che succede, colleghi ?

  ROBERTO SIMONETTI. Mi invitano ad essere breve. Io voglio capire la parola aggiuntiva «eventuali» risorse, perché la Commissione aveva capito che il miliardo non era sufficiente e, quindi, il Fondo veniva implementato attraverso ulteriori risorse da definire mediante specifici provvedimenti legislativi. Eventuali, quindi, cosa significa ? Che questa previsione di impegno e di implementazione di soldi non viene più ad essere perseguita ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Questi sono una serie di emendamenti della Commissione bilancio, che vanno dall'1.400 all'1.403, che mettono in discussione tutto il lavoro fatto in queste settimane, anche molto intense, dalle due Commissioni. Quindi, da un lato in questo momento abbiamo il presidente dell'INPS che, ancora una volta, si rivolge in maniera assolutamente irriverente nei confronti del Parlamento, accusandoci di aver indebolito il provvedimento; dall'altro, la Commissione bilancio stamattina con un colpo di mano addirittura non ci aiuta a credere che dal prossimo anno ci saranno maggiori risorse, considerando che parliamo di 600 milioni per quest'anno e di un miliardo per il prossimo anno, a fronte dell'Istat che comunque parla di almeno un impegno necessario di 10 miliardi.
  Addirittura non ci aiuta a credere che sarà così, ma lo indebolisce.
  Quindi, preannuncio chiaramente il voto contrario del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dell'Aringa. Ne ha facoltà.

  CARLO DELL'ARINGA. Grazie, signor Presidente. Devo dire che in Commissione bilancio è successo esattamente il contrario. Il Ministero dell'economia, attraverso anche il parere tecnico della Ragioneria generale dello Stato, aveva messo in discussione precisamente due commi che le Commissioni di merito avevano approvato: uno che prevedeva che le risorse potessero essere aggiunte da provvedimenti legislativi che destinassero ulteriori risorse al Fondo di contrasto alla povertà, ed è il comma di cui si sta parlando; e l'altro, su cui sono già intervenuto, che faceva riferimento, invece, alla possibilità di trascinare nell'esercizio finanziario successivo eventuali economie derivanti da una spesa minore nel corso dell'anno rispetto alle disponibilità.
  Per quanto riguarda il primo, noi abbiamo, in Commissione, discusso con il rappresentate del Governo e abbiamo ottenuto che venisse semplicemente aggiunto questo aggettivo, «eventuale», che non è affatto un indebolimento perché non c’è dubbio che le risorse che provvedimenti legislativi dovessero decidere di dedicare al Fondo è chiaro che sono eventuali; dipendono dal fatto che ci siano questi provvedimenti legislativi, che questi destinino ulteriori risorse, cioè condizionate a questo fenomeno. Quindi, è chiaro che «eventuale» è una precisazione che nulla ha a che fare con la probabilità che questo possa succedere in futuro.
  Sul secondo ci ritorno, come ritornerò se nel caso l'emendamento venga ulteriormente Pag. 79discusso. Abbiamo deciso in Commissione, anche senza che ci sia un'approvazione formale da parte del MISE e della Ragioneria ma assumendoci noi le responsabilità in Commissione, di decidere per un trascinamento di eventuali economie negli esercizi finanziari successivi, naturalmente con il vincolo che in ogni esercizio finanziario non si possa superare il tetto del Fondo accresciuto di tutti i risparmi dovuti al riordino, che è il massimo che si potesse ottenere dando un'interpretazione flessibile a delle norme che il Parlamento ha approvato e che la Commissione non poteva evadere.
  Quindi, in entrambi i casi la Commissione, appunto, ha dato un'interpretazione delle norme estensive e flessibili che la Commissione si ripropone di difendere di fronte ad eventuali ulteriori obiezioni del Ministero e del Governo attraverso le argomentazioni tecniche della Ragioneria. Quindi, confermo che in Commissione è successo esattamente il contrario di quello che l'opposizione sta dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Non credo che ci debbano spiegare come leggere l'emendamento della Commissione bilancio e mi dispiace che con giochi di parole venga falsificata la realtà. È ovvio che se nel testo iniziale non c'era la parola «eventuale» si presupponeva l'obbligatorietà di intervenire per andare a reperire nuove risorse attraverso interventi legislativi. L'eventualità mette in capo al Governo la totale libertà di non intervenire e per questo c’è stato l'inserimento di quella parola; mettere in capo al Governo la scelta di non dare nuove risorse. E, allora, che adesso qualche componente della Commissione bilancio ci venga a dire quanta battaglia hanno fatto contro il Governo per dare la possibilità al Governo di non finanziare ulteriormente il provvedimento mi sembra di vivere su un altro pianeta.
  Allora direi: prendetela con umiltà. Capiamo che per l'ennesima volta vi piegate ai diktat che vengono dal Governo e da Renzi e mettete in primo piano la necessità di fare i servi sciocchi del Governo rispetto alle necessità di rispondere alle esigenze delle famiglie che vivono nella povertà assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo, mentre i relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini si rimettono all'Assemblea ed il relatore di minoranza del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà esprime parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  315   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  158   
    Hanno votato
 240    
    Hanno votato
no   75).    

  (I deputati Falcone, Fabbri e Iacono hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.82 Binetti, sul quale vi è un invito al ritiro altrimenti parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, in realtà desidero proprio intervenire anche perché voglio ringraziare tutte i rappresentanti Pag. 80dell'opposizione che hanno dato parere positivo a questo emendamento. Quindi, questo è un emendamento che in qualche modo ha trovato l'accoglienza di una parte significativa dell'Aula, per cui mi sembra che meriti perlomeno due parole di illustrazione.
  Il riferimento, il quadro, la cornice in cui si inserisce questo emendamento recita esattamente questo: previsione che alla realizzazione dei progetti personalizzati, di cui alla lettera eccetera eccetera, comporranno, ove compatibili, riferite all'obiettivo tematico della lotta alla povertà e della promozione dell'inclusione sociale, il mio emendamento aggiunge e sottolinea in modo particolare la presenza della disabilità. Non c’è dubbio che, se c’è un fattore di impoverimento nelle famiglie, la disabilità rientri tra questo, non soltanto per quello che riguarda la relazione di cura precisa e concreta nei confronti della persona disabile ma rispetto a tutto quella che è la dinamica dell'organizzazione familiare. Conosciamo perfettamente famiglie in cui la madre ha smesso di lavorare per prendersi cura del figlio, in cui le dinamiche della vita dei fratelli si giocano molto spesso nell'ambito della relazione con questa persona, il fatto che la necessità di ricorrere ad aiuti esterni assorbe risorse, cioè che la disabilità, letta, considerata e valorizzata nel contesto della povertà, va presa in considerazione come un fattore di impoverimento.
  Io credo che il parere negativo dato dalla collega, peraltro molto attenta a cogliere tante ragioni, non abbia senso in questo momento, sempre che si voglia parlare di povertà nell'esperienza della realtà che se ne fa e non si voglia parlare di povertà in senso semantico, in senso linguistico, come nel dibattito un po’ surreale di questa mattina. Qui stiamo parlando dell'impatto reale che nella vita di una famiglia comporta la presenza della disabilità: comporta risorse, che non sono solo le risorse sanitarie, sono le famose risorse socio-sanitarie, sono risorse che impattano con la vita professionale, risorse che impattano con la qualità ordinaria di qualunque delle scelte. Non voler riconoscere che quando si fa un progetto personalizzato è forse una delle cose migliori di questo disegno di legge che guarda alla povertà è proprio la sottolineatura sui progetti personalizzati, perché dimostra che c’è uno sforzo di mettere la persona nella sua concretezza al centro dell'attenzione.
  Nel momento in cui parlando di disabilità parlando di progetti personalizzati, ignoro che la disabilità richiede un progetto ad hoc e che questo progetto ad hoc assorbe risorse concrete che impoveriscono la famiglia; a me sembra una cosa molto sorprendente, ma invito l'Aula a votare come crede, se intende, anche a bocciare questo emendamento e, dopo che l'avrà bocciato, ne riparleremo con tutte le associazioni dei disabili, perché qualcuno dovrà pure dirlo, qualcuno dovrà pure ricordarlo, bisognerà pure mettere in evidenza quella che è l'esperienza della vita reale della gente e non soltanto quella che è la filosofia di certi discorsi. Io faccio il medico, ho fatto la neuropsichiatra, mi sono occupata di queste persone, considero questo un obiettivo personalmente importante. Ne ho fatto esperienza, ne continuo a fare esperienza nella quotidianità delle persone che ricevo, nei rapporti che facciamo qui, per questo piccolo contesto di attività politica che ci è dato di svolgerle nella concretezza delle scelte e delle competenze, quindi propongo all'Aula di pensare seriamente, al di là giudizi, se veramente si può dire che la povertà non risulta accentuata dalla presenza della disabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Palese).

  DONATA LENZI. Presidente, mi dispiace se ho disturbato la tempistica dell'onorevole Palese, che peraltro so poi rimarrà qui impegnato in altri importanti lavori, ma a me dispiace non rispondere all'onorevole Binetti su questo tema, perché ha sollevato una questione seria. Semplicemente, qui si tratta di utilizzare i Pag. 81soldi del PON, e quel PON è quello per la lotta alla povertà e all'inclusione sociale. Si chiama così, quindi non è che possiamo modificare il nome di un accordo europeo. Si intitola in quel modo e per utilizzare quei finanziamenti dobbiamo far riferimento al titolo utilizzato in sede comunitaria.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.82 Binetti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: La Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  347   
   Votanti  343   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  206).    

  (I deputati Falcone, Moretto e Romanini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.83 Colonnese, su cui vi è una richiesta di riformulazione. Ho bisogno di sapere se l'onorevole Colonnese accetta la riformulazione: prendo atto che la riformulazione è accettata. Allora, con la riformulazione, così come viene accettata, questo emendamento si pone in un'altra parte del fascicolo, vale a dire dopo l'emendamento 1.87 Polverini.
  Quindi, passiamo alla votazione dell'emendamento 1.84 Silvia Giordano.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, con questo emendamento vogliamo praticamente garantire il principio di trasparenza. Ovvero, l’équipe multidisciplinare che andrà poi a monitorare, valutare ed eventualmente predisporre i progetti, dal nostro punto di vista, dovrebbe essere resa quanto più trasparente possibile, ovviamente senza troppi sforzi, ossia utilizzando i siti istituzionali degli enti locali, del comune o di altri organi che si vogliono prendere in considerazione, poter rendere il maggior numero di informazioni pubbliche a tutti i cittadini, quindi sia coloro che saranno poi i beneficiari della misura sia coloro che, semplici cittadini, vogliono sapere come sta andando questa misura, chi sta prendendo le decisioni e in che stato di avanzamento si trovano i lavori.
  Quindi, non vedo perché una proposta di questo tipo, che va solo nella direzione della trasparenza, non possa essere accettata.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 1.84, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rondini, Verini, Raciti, Monchiero, Frusone, Gutgeld, Piccoli Nardelli, Impegno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  362   
   Votanti  361   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  230).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 821.87 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polverini, Ciracì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  359   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
  39    
    Hanno votato
no  320).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colonnese 1.83, come riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  359   
   Votanti  356   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 332    
    Hanno votato
no   24).    

  (Il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pizzolante 1.89, con parere favorevole di Commissioni e Governo, nonché dei relatori 5 Stelle e Lega Nord, mentre Sinistra Italiana si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista, Malpezzi, Tidei, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  344   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 344).    

  (Il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nesci 1.90.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, questo emendamento potrebbe sembrare superficiale: in realtà è secondo noi fondamentale. Noi proponiamo di sopprimere la parte in cui viene detto che da tali controlli, ovvero i controlli per la verifica dei requisiti dei beneficiari di questa misura, non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Ora, per le attività di monitoraggio, verifica e controllo non sono mai state stanziate le somme dovute da questo Governo e dalla maggioranza, in nessun caso. Io faccio l'esempio di un tema che ho trattato in prima persona, ovvero quello del terzo settore: tutto il tema della vigilanza e del controllo dev'essere fatto a isorisorse, quindi con le risorse che ha già tipicamente il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il Ministero del lavoro in questi anni ha dimostrato di non avere probabilmente le capacità, ma forse più probabilmente non ha appunto le risorse né di personale né strumentali per effettuare queste attività di vigilanza. E poi che cosa succede ? Come è successo per il fenomeno dei falsi invalidi, ci si inventa il piano straordinario delle verifiche per esempio dell'INPS, con cui è stato...

  PRESIDENTE. La scampanellata non è per lei, era per chiedere ai colleghi di abbassare la voce.

Pag. 83

  GIULIA DI VITA. Non capivo, infatti. Grazie.

  PRESIDENTE. Lei ha ancora 3 minuti e 40 secondi, quindi può parlare.

  GIULIA DI VITA. Va bene, grazie.
  Dicevo, per il fenomeno dei falsi invalidi poi ci si è inventati questo piano di verifiche straordinario, che è durato ben cinque anni, che ha provocato un risparmio esiguo rispetto invece alle somme che vengono eluse dal fenomeno appunto dei falsi invalidi. Questo perché ? Perché a monte non si è fatta una pianificazione delle attività di monitoraggio e controllo adeguata prima ancora di partire. Ora, siccome siamo appunto nella fase di partenza, quindi questa misura viene introdotta a livello nazionale, preveniamo l'illecito, quindi potenziamo con eventuali somme da stanziare, se sono necessarie, per queste attività di controllo: perché poi ci ritroveremo sicuramente ad assistere ai vari scandali di famiglie o persone a cui è stato concesso il beneficio, pur non avendo i requisiti, e poi lì ci si stracciamo le vesti perché dobbiamo trovare delle soluzioni. Allora, perché aspettare di intervenire dopo, a danno fatto, e non invece approfittarne adesso in questa sede, che è la sede giusta ed il momento giusto ? Se servono soldi sono lì che vanno stanziati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nesci 1.90, con il parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole di tutti gli altri.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Cariello, Saltamartini, Giorgis, Sarti, Fedriga, Molteni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  371   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  239).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 1.92, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  357   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  231).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 1.93, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  366   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  232).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.94, con il parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuliani, Bonomo, Occhiuto, Micillo, Tripiedi, Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 84
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  376   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  239).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pizzolante 1.103.
  C’è l'invito al ritiro. Lo ritira, onorevole Pizzolante ?

  SERGIO PIZZOLANTE. Sì, ritiro l'emendamento e ritiro anche quelli successivi a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Martelli 1.120.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Giusto per spiegare la ratio dell'emendamento: considerato che si effettuerà un riordino delle prestazioni e presumibilmente ci sarà anche un risparmio rispetto al riordino, questo emendamento ha lo scopo di individuare degli ambiti di investimento per arricchire il provvedimento che stiamo esaminando. Gli ambiti che sono stati individuati sono tre: uno è relativo ai centri di educazione permanente per gli adulti, che sono centri che seguono le persone in condizioni di vulnerabilità nel percorso di arricchimento della propria formazione; l'altro è di reinvestire le eventuali risorse derivanti del riordino a favore dei centri antiviolenza e delle case rifugio, considerato che anche dai dati dell'ISTAT di oggi oltre 2 milioni di donne vivono in condizioni di povertà, e sappiamo che il non raggiungere l'indipendenza economica è un fattore di alto rischio rispetto alla violenza contro le donne; l'ultimo è la sperimentazione di una piattaforma informatica, per dare senso al lavoro di rete e a quanto c’è sui territori, che consente lo scambio delle risorse e degli interessi sul tema della vulnerabilità e della povertà.
  Mi rivolgo alla sottosegretaria Franca Biondelli, per segnalare la particolare attenzione a queste tematiche; e chiediamo anche, chiedo a lei un intervento da parte del Governo per condividere la possibilità di inserire questi temi all'interno delle misure complesse destinate alla povertà e ai fattori di vulnerabilità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martelli 1.120, con il parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea, Schirò...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  236).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.401, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 239    
    Hanno votato
no  131).    

Pag. 85

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.123 Simonetti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della relatrice di minoranza del gruppo Sinistra Italiana e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  372   
   Votanti  369   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  286).    

  (Il deputato Senaldi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.125 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  373   
   Votanti  366   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  46    
    Hanno votato
no  320).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.129 Martelli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Presidente, intervengo anche qui per spiegare la motivazione dell'emendamento. Noi pensiamo che per dare senso a un provvedimento di questa natura e farlo uscire dalla logica della riduzione del danno, tra l'altro anche poco efficace, vista l'esiguità delle risorse che sono di per sé una selezione, è ovvio che è necessario fare un lavoro di indagine e di analisi sulle cause della povertà. Questo emendamento ha questo scopo, introducendo a carico del Ministero del lavoro e del welfare anche la funzione di sostenere quelle azioni che le città metropolitane hanno intenzione, hanno volontà di intraprendere rispetto alla valutazione di quanto accade sulle relazioni sociali, sui legami e sul degrado nelle aree periferiche e degradate. Infatti, per dare senso e per creare coesione rispetto a politiche di inclusione è necessario avere analisi e indagini accurate sulle cause (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.129 Martelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi SEL e Lega Nord e sul quale si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  306   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato
  65    
    Hanno votato
no  241).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.131 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Italiana.Pag. 86
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Vita, Pastorino, Librandi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  370   
   Votanti  365   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  252).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.133 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del gruppo Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  359   
   Votanti  352   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  49    
    Hanno votato
no  303).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.402, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole di Commissioni e Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Schirò, Ruocco, Sbrollini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  370   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 272    
    Hanno votato
no   98).    

  Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.402, non risulta più presente nel testo della lettera b-bis), del comma 4, la parola «predisponga», su cui incide il successivo emendamento Nicchi 1.139. Tuttavia, tale emendamento sarà ugualmente posto in votazione qualora la presentatrice ne faccia richiesta e se lo intenda come volto ad inserire le parole: «previa intesa in sede di Conferenza unificata», dopo le parole: «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica», inserite nel testo dall'emendamento 1.402.
  Onorevole Nicchi ?

  MARISA NICCHI. D'accordo.

  PRESIDENTE. Perfetto. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.139 Nicchi, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  371   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 369    
    Hanno votato
no    2).    

  (La deputata Carrozza ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.140 Lenzi, con il parere favorevole Pag. 87delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e sul quale si rimette all'Assemblea la relatrice di minoranza del gruppo Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  362   
   Votanti  340   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 339    
    Hanno votato
no    1).    

  A questo punto il successivo è precluso, andiamo direttamente all'1.146 Lorefice.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.146 Lorefice, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e SEL e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  361   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  64    
    Hanno votato
no  297).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.403, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole di Commissioni e Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Malpezzi, Pastorino, Nicchi, Carrozza...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  372   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 239    
    Hanno votato
no  133).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.148 Mantero, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Micillo, Silvia Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  367   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  257).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.156 Lorefice, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 88
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  345   
   Votanti  344   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  226).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.157 Placido, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  353   
   Votanti  352   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  228).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.159 Lorefice.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Allora, questo è uno dei cavalli di battaglia che portiamo avanti spesso nella pubblica amministrazione, ovvero la possibilità di effettuare segnalazioni di illeciti anche in anonimato e anche per via telematica, sulla base di appositi protocolli costituiti con l'Autorità nazionale anticorruzione. Siccome nel testo è previsto il potenziamento del sistema informativo e anche della segnalazione di illeciti, non vediamo il motivo per cui non si debba completare l'opera, perché abbiamo visto che, se alcuni fenomeni di illeciti sono stati scoperti, è stato principalmente grazie alle denunce, molte delle quali anonime, come asserito direttamente anche dalla relazione dell'ANAC.
  Allora, a nostro avviso, sempre per il discorso che ho fatto precedentemente, questa è la sede, questo è il momento giusto per prevenire eventuali illeciti anche attraverso questa misura; quindi, gradirei sapere sia dal Governo che dalla maggioranza il perché siano contrari a una misura del genere, anche perché questo aiuterebbe sia gli enti locali che direttamente il Ministero a, tra virgolette, scaricarsi la responsabilità di concedere il sostegno a persone che non lo meritano. In questo caso, sulla base di segnalazioni, si avrebbe anche la tracciabilità di eventuali persone che vengono segnalate o eventuali comportamenti sospetti che vengono segnalati, e quindi nulla può restare più al caso, perché ci sarebbe la tracciabilità di queste segnalazioni, con la garanzia di essere poi prese in carico e trattate direttamente dall'Anac, quindi non solo dal Ministero del lavoro e non solo dagli enti locali preposti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. In tutti i casi di provvidenze assistenziali, come peraltro l'onorevole Di Vita sa, e ha fatto riferimento prima al caso dei disabili, le segnalazioni riguardano le false attestazioni in genere dei propri redditi e dell'ISEE. In tutti questi casi, e ci sono già i protocolli, sia del Ministero che degli altri enti erogatori, l'ente che ha la funzione di controllare e verificare è la Guardia di finanza o l'Agenzia delle entrate. Non metterei in campo un altro soggetto ancora, che, forse, se lasciassimo dedicato e concentrato ai temi della corruzione, potrebbe svolgere con più efficacia la sua pregevole opera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

Pag. 89

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Quello che fa presente la collega Lenzi, di fatto, confonde un'ottica repressiva con un'ottica preventiva, per cui quello che dice già funziona in un'ottica repressiva. Quello che noi chiediamo, invece, è proprio un monitoraggio all'interno di una programmazione.
  Infatti, si chiede il rafforzamento degli obblighi di trasmissione di dati al casellario dell'assistenza da parte degli enti, delle amministrazioni e dei soggetti obbligati, ivi comprese le segnalazioni relative a prestazioni indebitamente percepite, effettuate anche in anonimato e in via telematica sulla base di appositi protocolli di intesa elaborati con l'ANAC. Quello che tenta di fare questo ente terzo è cercare di riportare in un'ottica di prevenzione ciò che normalmente lo Stato italiano e i partiti hanno cercato sempre e solo di lavorare in un'ottica, praticamente, di quando i buoi sono già scappati, per farmi capire bene, Presidente. Per cui, per quanto ci riguarda, chiude il cerchio la possibilità di creare protocolli di intesa ed è un emendamento di buonsenso, già in linea con il nostro modo di pensare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.159 Lorefice, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza di Sinistra Italiana e della Lega Nord e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cozzolino non riesce. Onorevole Cozzolino, l'ha squagliata la postazione, oggi ! Provi, però, a votare; allora le mando proprio il tecnico. Arriva, è arrivato. D'Incà e chiudiamo, se lo fate passare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  361   
   Votanti  355   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
  66    
    Hanno votato
no  289).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.161 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord, sul quale si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  356   
   Votanti  297   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato
  36    
    Hanno votato
no  261).    

  (Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.165 Grillo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Qui ritorniamo ad un certo modo di lavorare, ovvero, in tre anni di esperienza parlamentare, il MoVimento 5 Stelle ha capito che la maggior parte delle questioni più vergognose sono state legiferate proprio a livello di decreti delegati e decreti attuativi, su cui è molto difficile intervenire già da parte dei parlamentari della maggioranza, figuriamoci da parte dei parlamentari dell'opposizione, in questo caso il MoVimento 5 Stelle, che si deve attaccare ai lampadari della Commissione Pag. 90per cercare di attirare l'attenzione in merito a delle vere e proprie schifezze scritte nei decreti attuativi.
  Allora, in questo caso noi chiediamo proprio che non sia possibile, decorso il termine per quanto riguarda la trasmissione alle Commissioni competenti, che i decreti legislativi possano essere emanati anche in mancanza dei pareri. È una piccola tutela dei lavori parlamentari, è una piccola tutela di chi è abituato a lavorare e a poter cercare di segnalare le cose prima di doverle poi rincorrere, per poi cambiare ancora una volta le leggi fatte male. In questo caso parliamo anche delle deleghe del decreto Madia, che noi, ovviamente, quando saremo al Governo, andremo immediatamente a rifare. In questo caso cercate di lavorare con un pochino più di tutela, perché questa è una tutela in particolare del Parlamento e dei lavori parlamentari, e che sposta un pochino l'asse della centralità del potere dal Governo al Parlamento. Chiediamo semplicemente questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.165 Grillo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, sul quale si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza della Lega Nord e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  351   
   Votanti  328   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  235).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.168 Polverini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  345   
   Votanti  343   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  230).    

  (I deputati Molea e Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma dopo l'esame degli ordini del giorno si procederà direttamente al voto finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3594-A).
  Se non vi sono illustrazioni, invito il Governo ad esprimere i pareri.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, ho bisogno di cinque minuti soltanto di sospensione, perché tre o quattro sono arrivati adesso e, siccome è una materia molto delicata...

  PRESIDENTE. Va bene, allora sospendo brevemente la seduta e riprendiamo alle 17.

Pag. 91

  La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,15.

  PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno n. 9/3594-A/4 Gebhard è stato ritirato dalla presentatrice e speriamo che la pausa abbia portato buoni consigli e che si riesca a recuperare il tempo, nella prontezza anche dei pareri. Ordine del giorno n. 9/3594-A/1 Borghese ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/2 Merlo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/3 Nastri ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/3594-A/4 Gebhard è stato ritirato. Ordine del giorno n. 9/3594-A/5 Vargiu ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di dare maggiore impulso».

  PRESIDENTE. Quindi, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n.  9/3594-A/6 Turco ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/7 Bechis ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/8 Matarrelli ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/9 Pastorino ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/10 Maestri ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Quindi favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3594-A/11 Civati ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Quindi favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3594-A/12 Burtone ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità, nell'ambito della prossima».

  PRESIDENTE. Quindi favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3594-A/13 Battaglia ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Pag. 92Parere favorevole, con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/14 Brignone ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Quindi favorevole con riformulazione. La prego di dirmi...

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Con riformulazione perché sono favorevole, ma molti sono già compresi nella delega, quindi favorevole sì, però con la riformulazione.

  PRESIDENTE. Va bene. Ordine del giorno n. 9/3594-A/15 Guerini ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di prevedere, in accordo con».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/16 Taricco ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità, collegato al contrasto alla povertà, di individuare idonee misure».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/17 Pizzolante ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/18 Binetti ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare, in sede di manovra economica».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/19 Calabrò ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole, con la seguente riformulazione: «a valutare, al fine di favorire gli accessi» (anche questo c’è già).

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/20 Tancredi ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/21 Romanini ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/22 Mura ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a considerare, d'intesa con le regioni e le autonomie locali, la costruzione di progetti personalizzati».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/23 Carnevali ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/24 Placido ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: Pag. 93«a valutare l'opportunità, compatibile con le risorse finanziarie disponibili, ad incrementare».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/25 Martelli ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/26 Airaudo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/27 Gregori ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità, nell'ambito previsto dal riordino».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/28 Nicchi ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità, in coerenza con le risoluzioni europee».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/29 Polverini ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/30 Occhiuto ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/31 Baruffi ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/32 Gnecchi ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/33 Di Vita ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/34 Lorefice ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/35 Grillo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3594-A/36 Cominardi ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3594-A/1 Borghese, su cui vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 94

  Caso, ci siamo ? Zoggia, De Lorenzis, Minnucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  322   
   Votanti  298   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato
  64    
    Hanno votato
no  234).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Merlo n. 9/3594-A/2, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Morani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  328   
   Votanti  310   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  220).    

  Ordine del giorno Nastri n. 9/3594-A/3, favorevole; Vargiu n. 9/3594-A/5 accolto con riformulazione, va bene.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/3594-A/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Placido. Provi a votare, onorevole Placido; Di Lello, provi a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  336   
   Votanti  273   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  137   
    Hanno votato sì   27    
    Hanno votato
no  246).    

  Bechis n. 9/3594-A/7, favorevole; Matarrelli n. 9/3594-A/8, favorevole; Pastorino n. 9/3594-A/9, favorevole; Andrea Maestri n. 9/3594-A/10, riformulazione, va bene; Civati n. 9/3594-A/11, riformulazione, va bene; Burtone n. 9/3594-A/12, riformulazione, va bene; Battaglia n. 9/3594-A/13, riformulazione, va bene; Brignone n. 9/3594-A/14, riformulazione, va bene; Giuseppe Guerini n. 9/3594-A/15, riformulazione, va bene; Taricco n. 9/3594-A/16, riformulazione, va bene; Pizzolante n. 9/3594-A/17, favorevole; Binetti n. 9/3594-A/18, riformulazione, va bene; Calabrò n. 9/3594-A/19, riformulazione, va bene; Tancredi n. 9/3594-A/20, riformulazione, va bene; Romanini n. 9/3594-A/21, favorevole; Mura n. 9/3594-A/22, riformulazione, va bene; Carnevali n. 9/3594-A/23, favorevole.
  Onorevole Placido, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3594-A/24 ?

  ANTONIO PLACIDO. A valutare l'opportunità ?

  PRESIDENTE. Se vuole possiamo far rileggere la riformulazione dal sottosegretario.

  ANTONIO PLACIDO. No, mettiamolo ai voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Placido n. 9/3594-A/24, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale, Bolognesi, Nicchi, Binetti, Bonomo, Brescia.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 95
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  341   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  221).    

  Martelli n. 9/3594-A/25, riformulazione, va bene.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/3594-A/26.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, se la riformulazione consiste nel «valutare l'opportunità», secondo la formula di rito, io veramente non capisco il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali; o lo si vuole o non lo si vuole. Valutare l'opportunità non capisco bene a che cosa possa mai riferirsi.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, prima di tutto sicuramente siamo già intenzionati a lavorare sempre con questi. Va bene, il parere è favorevole. Tolgo «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Quindi il Governo cambia il parere: da riformulazione in favorevole.
  Gregori n. 9/3594-A/27 riformulazione, va bene: Nicchi n. 9/3594-A/28 riformulazione, va bene ? No; quindi s'intende che il parere è contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno chiede che il Parlamento e il Governo intervengano su una cosa importantissima che si sta discutendo a livello europeo e che purtroppo non trova spazio all'interno della discussione politica e istituzionale del nostro Paese che è il Pilastro europeo dei diritti sociali, di cui in premessa. Tra i 20 ambiti di intervento c’è il reddito minimo garantito. Ora noi andiamo a fare giustamente le nostre battaglie in Europa; dovremmo farle in maniera un po’ più energica e magari meno sloganistica, ma nel momento in cui noi proponiamo di dare seguito e di attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali non capiamo perché il Governo dica «valutare di». O si applica o non si applica.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/3594-A/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  346   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no   248).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Polverini n. 9/3594-A/29 favorevole; Occhiuto n. 9/3594-A/30 favorevole; Baruffi n. 9/3594-A/31 favorevole; Gnecchi n. 9/3594-A/32 favorevole.
  Onorevole Di Vita, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3594-A/33 ?

  GIULIA DI VITA. No, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/3594-A/33, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 96

  Speranza.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  346   
   Votanti  341   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  71    
    Hanno votato
no  270).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice 9/3594-A/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  315   
   Votanti  312   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  232    

  Sono in missione 93 deputati).

  (I deputati Gutgeld e Gribaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n. 9/3594-A/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, D'Attorre.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  324   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  87    
    Hanno votato
no  237).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3594-A/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola; provi a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  313   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  224    

  Sono in missione 93 deputati).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo provvedimento e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

Pag. 97

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Era il 1992, cioè 24 anni fa, quando l'Unione europea, con la raccomandazione n. 92/411 invitava gli Stati membri ad adeguarsi ai Paesi che avevano già introdotto tra le proprie politiche di welfare misure di garanzia di reddito. In particolare, l'Europa invitava gli Stati membri a riconoscere, nell'ambito di un dispositivo globale e coerente di lotta all'emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona risorse a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana, e sottolineava che le persone escluse dal mercato del lavoro, o perché non hanno potuto accedervi o perché non hanno potuto reinserirvisi, o che sono prive di mezzi di sostentamento, devono poter beneficiare di prestazioni e di risorse sufficienti adeguate alla loro situazione personale.
  Noi socialisti abbiamo lavorato nelle diverse situazioni, istituzionali e non, affinché quelle raccomandazioni fossero tradotte in realtà, anche con proposte di legge, ultima quella presentata in questa legislatura dal collega Buemi, in Senato. Oggi, con questo provvedimento, andiamo a compiere un passo nella direzione giusta. Lo facciamo forse in maniera insufficiente, in maniera selettiva, lo facciamo il ritardo (ultimi insieme alla Grecia a provvedere a questa misura), ma per la prima volta ci andiamo a dotare di uno strumento di contrasto alla povertà assoluta non più in forma sperimentale o provvisoria.
  Nel corso della discussione generale sono state avanzate molte critiche da parte dell'opposizione sull'insufficienza dei fondi, sul fatto che il provvedimento riguardi soltanto le famiglie che si trovano in povertà assoluta, lasciando fuori una larga fetta di cittadini e cittadine che non godono di quelle condizioni idonee a condurre una vita dignitosa. È abbastanza vero, sono certa che nessuno in quest'Aula sarebbe contrario a misure che garantiscono a tutti un buon livello di benessere, ma un conto sono i sogni e pure la demagogia, altro è la realtà. D'altra parte, se un reddito minimo di inserimento, declinato in forme molto diverse tra loro, è presente in tutti i Paesi europei, in nessun Paese, invece, né in Europa né nel mondo, esistono esperienze di reddito di cittadinanza che è un reddito elargito dalla comunità a tutti i suoi membri, su base individuale, senza prova dei mezzi o richiesta di impegno di lavoro.
  Inevitabilmente, chi governa, chi legifera, deve fare i conti con le risorse disponibili, e questa che approviamo è una proposta realistica, concreta, attuabile da subito, fondata sia su trattamenti economici sia sull'azione della rete dei servizi sociali; una base di partenza che in futuro potrà essere, anzi ci auguriamo, incrementata e allargata. La componente socialista voterà a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Presidente, l'ultima legge di stabilità ha previsto una serie di interventi organici e strutturali per contrastare la povertà, con particolare riferimento ai nuclei familiari; i principi e le disposizioni della presente legge delega sono conformi alla necessità di definire un livello essenziale delle prestazioni da garantire e per la prima volta si interviene in maniera sistematica tramite un piano nazionale. Si opera per politiche attive di inclusione, in primo luogo con la garanzia di interventi a sostegno dei nuclei familiari, dei minori e delle donne. Ho apprezzato che tramite il confronto in Commissione siano stati tolti dal provvedimento gli interventi di razionalizzazione fondati esclusivamente in base alla prova dei mezzi e dunque dell'indicatore ISEE in ordine alle pensioni di reversibilità, delle quali per la maggior parte usufruiscono le donne, al fine di garantire il loro diritto a una pensione piena, socialmente ed economicamente adeguata.
  Il Governo ha dimostrato un'effettiva consapevolezza di tali ragioni, chiarendo come la legge delega riguardi le prestazioni assistenziali e che in tale contesto si esclude ogni intervento in merito alle pensioni Pag. 98di reversibilità. Le condizioni di povertà sono un'emergenza sociale ed economica, non riguardarono soltanto situazioni eccezionali ma denunciano difficoltà strutturali che accrescono i rischi per coloro, soggetti individuali o nuclei familiari, che sono più esposti. Per questo, la presente legge delega è da considerare un primo passo nella direzione giusta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, sottosegretario, in modo piuttosto rapido, noi non siamo stati d'accordo con molte delle situazioni che abbiamo vissuto e abbiamo letto in seno a questo provvedimento.
  In queste ore abbiamo sempre parlato di fondi: secondo noi, i fondi rispetto allo stesso sono assolutamente insufficienti. Purtroppo devo dire che, in Italia, il Governo, l'Esecutivo, ha messo ben più ampie risorse entro provvedimenti o dentro alvei di provvedimenti che possono essere sicuramente considerati di minore importanza, rispetto ad un tema fondamentale che è quello della povertà. Prima si citavano alcuni dati: 4 milioni e mezzo, 4,6 milioni di nuovi poveri in Italia, e magicamente oggi, proprio mentre stiamo studiando e votando questo disegno di legge, arrivano i nuovi dati sulla povertà.
  Per andare proprio rapido, Presidente: sottosegretario, lei capisce e sa perfettamente che il problema della povertà in Italia deve essere gestito, studiato, e gli interventi che devono essere fatti sulla povertà in Italia devono essere assolutamente strutturali, nel senso che servono sicuramente più fondi, servono più soldi, quindi speriamo chiaramente che manteniate le promesse anche in legge di stabilità e nelle prossime leggi di stabilità. È un buon inizio, tutto sommato, nel senso che avremmo chiesto molto di più, ma questo è anche il compito evidentemente delle opposizioni, chiedere sempre di più e spronarvi a fare sicuramente molto meglio rispetto a quanto state facendo adesso.
  Un'unica chiosa, sottosegretario: lei sa perfettamente, e la Commissione cui il sottoscritto fa parte, che c’è un evidente problema anche di resto, rispetto alla povertà, poiché, se parliamo di povertà, è perché ci sono dei motivi che portano le persone alla cosiddetta povertà, quindi parliamo sempre di famiglie numerose, di pensionati che non arrivano alla fine del mese, di persone che non riescono ad andare in pensione e non hanno nessun tipo di reddito.
  Questi sono alcuni aspetti per cui effettivamente le persone possono essere portate a questa cosiddetta povertà, che effettivamente dovrebbe essere, tutto sommato, in uno Stato civile, in uno Stato di diritto, un termine che, almeno sotto questo punto di vista, dovrebbe essere cancellato. Notiamo che c’è un piccolissimo – piccolissimo ! – passo avanti, quindi, Presidente, preannuncio il nostro voto di astensione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, i più recenti dati sulla povertà nel nostro Paese hanno mostrato come sempre più persone debbano considerarsi in una situazione al di sotto della soglia di povertà assoluta e come sia aumentato il rischio di scivolamento delle famiglie italiane nella fascia di povertà relativa.
  Tali dati sono stati confermati nei giorni scorsi dalla stessa Commissione europea, secondo cui il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale nel nostro Paese si attesterebbe su una percentuale del 28,3 per cento, in aumento costante dal 2008, salvo una lieve flessione nel 2014. In questo quadro, il provvedimento interviene in un ambito, quello della lotta alla povertà e della riforma del nostro sistema di politiche sociali, di stretta attualità, in cui particolarmente urgente e sentita è la necessità di un intervento riformatore, sia all'interno del Parlamento che nell'opinione pubblica e nella coscienza del Paese. Tuttavia, è assolutamente necessario, in un'ottica liberale, Pag. 99realizzare un sistema di sostegno al reddito che non si limiti a erogare indennità e sussidi, ma che sia in grado di inserirsi nel percorso di cambiamento intrapreso in tema di politiche attive del lavoro, tenendo sempre l'attenzione ben salda sull'esigenza di tornare a far crescere il Paese, ridando fiato alle imprese, troppo spesso vessate dalla pressione fiscale e dal costo della burocrazia, situazione che comporta una ricaduta sull'occupazione con conseguenti ripercussioni socioeconomiche.
  Il fatto che una così rilevante quota della popolazione versi in condizioni di povertà assoluta costituisce un costo sociale ed economico per la comunità, sottrae risorse umane alla creazione della ricchezza, fa ricadere sui servizi, sulle istituzioni locali e sulla società allargata una forte pressione sociale. Le risorse destinate al contrasto della povertà assoluta e all'emarginazione sociale rappresentano quindi un investimento, soprattutto se impiegate non solo per erogare contributi economici ma anche per accompagnare quei contributi con percorsi di inclusione lavorativa e sociale, di attivazione e di assunzione di responsabilità da parte dei soggetti coinvolti. Per questo, una ripresa economica potrà ridurre prossimamente la diffusione dell'indigenza e, se coadiuvata da un buon sistema di welfare, sarà sicuramente il canale giusto per dare nuove risposte non solo a chi versa in una situazione di povertà assoluta ma anche a quelle fasce della popolazione che non avevano conosciuto in precedenza una riduzione di reddito e di status di queste dimensioni.
  In quest'ottica, noi di ALA ci auguriamo che con questo intervento normativo si possano ampliare le protezioni fornite dal sistema delle politiche sociali, per renderlo più adeguato ai bisogni emergenti e più equo e omogeneo nell'accesso alle prestazioni, secondo i principi dell'universalismo selettivo. È per questi motivi che esprimo il voto favorevole a nome di Alleanza Liberalpopolare e Autonomie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Presidente, colleghi deputati, è la prima volta dal 1948 che c’è 1 miliardo di euro a regime messo a disposizione delle persone e delle famiglie in povertà assoluta in Italia, e per iniziare un riordino delle misure socio-assistenziali esistenti: sono infatti migliaia, sembra 18 mila, le misure locali e nazionali di tipo socio-assistenziale in Italia.
  In Italia tutte le misure a sostegno delle fasce più deboli sono state fino ad oggi di tipo categoriale: per gli anziani, i disabili ed altro; qui è la prima volta che si disegna una misura universale di lotta alla povertà assoluta. Quindi, due prime volte: 1 miliardo e più con le misure temporanee che verranno recuperate ed inserite a regime per la lotta alla povertà, e una misura nazionale universale di lotta alla povertà, nell'Italia delle 21 regioni, 21 sanità, migliaia di comuni, della frammentazione, delle differenze Nord-Sud, e dei tanti «Sud Sud» all'interno dello stesso Sud, dove piangiamo le vittime della tragedia ferroviaria tra Andria e Corato, comunque inaccettabile, troppo primordiale, abbiamo detto tutti con dolore: siamo tutti i pugliesi; ma questa legge è per diventare di nuovo, meglio tutti italiani, più uguali.
  Lo dico subito: noi siamo favorevoli ad una misura universale di lotta alla povertà che abbia la capienza sufficiente per intervenire su tutte le persone in condizioni di povertà assoluta, e con progetti personalizzati, capaci di unire al sostegno finanziario progetti di scolarizzazione e formazione al lavoro, inserimento nel lavoro, accompagnamento nell'inserimento sociale, accesso alla casa, uscita dalla strada; per togliere l'incubo della povertà, per impedire che le donne sole con figli e senza reddito, i giovani che crescono come NEET davanti abbiano semplicemente il nulla.
  È quanto abbiamo sostenuto con l'Alleanza contro la povertà, con cui non da oggi collaboro personalmente e con cui Pag. 100collaboriamo come gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico. Da presidente della Commissione affari sociali, voglio pubblicamente ringraziare dalle ACLI alla Caritas, ActionAid, la Comunità di Sant'Egidio e tutti i soggetti che da sempre lavorano per umanizzare la vita nelle periferie delle nostre città e del nostro Paese. Per la lotta alla povertà assoluta, però, ci vogliono 7 milioni all'anno: dobbiamo arrivarci.
  Questa è una legge delega, l'abbiamo emendata dando al Governo indicazioni chiare sulla necessità di trovare risorse aggiuntive, di operare in questo senso, fino al raggiungimento di tutti i soggetti. In Commissione, nel lavoro proficuo ed attento delle Commissioni lavoro e affari sociali, abbiamo delimitato il campo, definito la misura indicata dal Governo con più precisione: questa è una misura universale di lotta alla povertà che chiamiamo reddito minimo di inserimento attivo, di inclusione. Riguarda tutti soggetti in povertà assoluta; deve essere una misura promozionale e non solo finanziaria ed assistenziale. Abbiamo identificato il percorso che la porta ad essere una misura europea, dove non si registrano misure di reddito di cittadinanza ma di inserimento attivo. È una misura che parte dalle famiglie in povertà assoluta, e tra queste quelle con più figli o con disabili gravi; una misura che parte anche da chi a 55 anni si ritrova senza lavoro e con famiglie che non riesce più a sostenere: criteri di priorità che sono contento siano stati definiti in gran parte con un emendamento del mio gruppo, che ritengo qualificante e davvero migliorativo del testo.
  Allora, due prime volte: intanto 1 miliardo e più stanziati a regime; e l'inizio, sì, l'inizio di una misura universalistica di lotta alla povertà. Per questo siamo favorevoli al provvedimento. Anche se la narrazione è confusa ed è stata confusa in quest'Aula, i cittadini italiani devono sapere che non era mai successo prima. Un tentativo di reddito di inserimento attivo era stato il risultato della Commissione nazionale per la lotta alla povertà, di cui facevo parte, e che maturò una prima sperimentazione prima degli anni Duemila, poi ripresa recentemente su dodici grandi città italiane. Che diventasse una misura nazionale, a regime e non sperimentale, non era mai accaduto: è successo dopo che dal 2000 in poi i Governi di centrodestra e a contributo leghista hanno progressivamente azzerati i vari fondi, come quello per la non autosufficienza, e dentro la più grande stagnazione e crisi economica e sociale dal dopoguerra ad oggi. È una scelta politica, è una scelta giusta, coraggiosa e qualificante.
  Dobbiamo e vogliamo lottare contro le disuguaglianze: a questo si impegnano questo Governo e questa maggioranza. Ma facciamo chiarezza nel linguaggio: reddito di inserimento attivo o di inclusione e reddito di cittadinanza. La seconda, ci è stato detto, è una misura che chi la propone quantifica in 17 miliardi l'anno, è legata all'esistenza in vita, ricchi e poveri, non sottoposta alla prova dei mezzi; non è legata ad un patto sociale di partecipazione attiva al progetto di uscita dalla povertà, di messa in gioco personale per cambiare in meglio le condizioni di vita personali e familiari. Nessuno deve essere in stato di bisogno: credo profondamente in questo; ma quella misura non esiste in nessun Paese d'Europa, non se ne conoscono gli effetti potenziali di depressione del mercato del lavoro, sull'educazione, sull'idea, sui progetti di vita: come un farmaco nuovo di cui non si sanno gli effetti collaterali o letali. C’è una cosa simile in Alaska: pochi abitanti, tanto ghiaccio, tanto petrolio; ma è una specie di distribuzione ai cittadini dei dividendi sociali provenienti da quel petrolio.
  Poi c’è chi da destra chiede di più, dopo però aver azzerato i pochi fondi esistenti per le fasce più deboli quando era al Governo, oltre che per la cooperazione internazionale, dimentichi del passato delle proprie responsabilità.
  Ma è vero: la povertà è intollerabile, la diseguaglianza tra chi ha di più e chi ha di meno la rende ancora più inaccettabile. In Italia, dice l'ISTAT, vivono in condizioni di povertà 4.598.000 donne e uomini, povertà assoluta; il fenomeno è più diffuso e Pag. 101persistente nel Sud, dove ci sono almeno 1.900.000 donne e uomini in povertà assoluta.
  Ma i numeri significano persone: chi non ha il necessario, chi ha il problema del ticket da pagare e deve curarsi; chi tiene il biglietto dell'autobus nel cassetto, se ha una casa, o si rivende il biglietto a tempo dopo che è sceso dall'autobus; chi non trova casa e resiste perché è ospitato di nuovo in casa dai genitori anziani. Sono il grande ammortizzatore sociale nazionale, gli anziani, considerato un peso ma in realtà il grande sostegno di questi anni di crisi. Chi non fa più un progetto di vita a medio termine, non progetta una famiglia, non si assume il rischio e la gioia di un figlio; chi in età matura esce dal mercato del lavoro e crolla nella vergogna, perde dignità e reddito. Questa legge non dà risposta immediata a tutto questo, ma per la prima volta indica una strada ed interviene davvero sulle urgenze maggiori.
  C’è poi il problema se questi soldi, il miliardo, siano un'elemosina agli italiani poveri, e non sia invece tanto di meno di quello che si dà agli immigrati togliendolo agli italiani. In realtà, 1 miliardo e 200 milioni sono stati spesi dall'Italia per i profughi, soldi messi dall'Italia, in parte dall'Europa (devo una precisazione all'Aula); ma grazie a questo lavoro coraggioso e di qualità dell'Italia, l'Italia ha acquisito il credito per una flessibilità maggiore che ha portato molto di più di 1 miliardo e 200 milioni per gli italiani; e c’è un saldo attivo di fiscalità della quota pagata dagli immigrati regolari in Italia, che si calcola, depurata al netto di tutti i servizi sanitari e sociali offerti agli immigrati in Italia, sia di oltre 3 miliardi, di cui 2 miliardi dentro l'INPS.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO MARAZZITI. Voglio allora concludere: la sfida è quella della lotta alla diseguaglianza e alla povertà. Non si vince con una legge, ancorché buona come questa, ma si può vedere l'uscita dal tunnel. La lotta alle disuguaglianze è la battaglia del nostro tempo: l'hanno fallita il liberismo, dove la produzione di ricchezza ha creato più disuguaglianze; non l'hanno centrata le socialdemocrazie, lente nella difesa dei diritti di chi è fuori dal mercato del lavoro, nella capacità di proposta di forme di solidarietà attiva. Le disuguaglianze si vinceranno anche se abbasseremo la conflittualità, la frammentazione, se saremo capaci di accompagnare la rabbia e trasformarla in voglia di partecipazione alla costruzione di città più vivibili, e non se la useremo per individuare di volta in volta i capri espiatori, gli immigrati, gli anziani non autosufficienti o i pensionati; o i politici, come se i cittadini fossero per diritto divino migliori. Possiamo costruire ancora, assieme, una democrazia solidale che è la risposta anche a questo tempo di crisi. Cominciamo dalla lotta alla povertà.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi ad attenersi ai tempi; anche se i tempi vengono ristretti, la Presidenza non se la prende personalmente.
   Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente; devo dirle che l'ultimo intervento ha certamente illuminato quest'Aula, perché ha portato il dibattito su dei lidi che, francamente, non pensavo mai si potessero raggiungere, soprattutto nel campo del ridicolo, e trovo ridicolo, tra l'altro, che un presidente di Commissione faccia una dichiarazione di voto su un provvedimento, perché tipicamente un presidente di Commissione dovrebbe essere super partes...

  PRESIDENTE. Sì, però, onorevole Simonetti, a onore del vero, un presidente di Commissione è un deputato al pari degli altri, può votare, fare dichiarazioni di voto, poi, la sua è una valutazione politica, però...

  ROBERTO SIMONETTI. Sì, sì, va bene, anche il Presidente della Camera dovrebbe essere super partes, si figuri, si figuri... Poi, se vogliamo anche entrare nel merito della Pag. 102narrazione, è chiaro che la narrazione che è venuta fuori, oggi, non è venuta da parte della minoranza, soprattutto nel campo della falsità, ma è venuta dalla maggioranza e dalla maggioranza che sostiene, non so come, il presidente Marazziti in Commissione, perché quando si fa un emendamento in cui si dice che il Fondo per la lotta al contrasto alla povertà è, di fatto, una misura legata al reddito minimo di inclusione, ecco che la narrazione fraudolenta la fate voi, non la fa la minoranza. Perché questo provvedimento è una legge delega di contrasto alla povertà, ma non è, di fatto, un reddito minimo di inclusione: con minimo, senza minimo, non è un reddito di inclusione. Perché, se poi il presidente Marazziti considera reddito 60 centesimi al giorno per risolvere il problema del reddito di un povero, io ho dei seri dubbi che abbia capito di cosa stiamo parlando; io ho dei seri dubbi, basta fare le divisioni, fra il miliardo che viene messo e i 4 milioni e mezzo di poveri che sono aumentati durante la vostra gestione di maggioranza. Infatti, la vera risposta alla povertà non si ottiene dando squisitamente assistenzialismo, ma creando opportunità di lavoro, opportunità di sviluppo; è questo il vero compito che un Governo dovrebbe avere, perché noi dobbiamo creare opportunità di lavoro, opportunità di imprenditorialità, affinché uno riesca ad affrancarsi da uno Stato assistenziale e da uno Stato padre e madre che non dà poi sviluppi economici e non fa crescere il PIL.
  Molto probabilmente, ciò che certifica il fallimento di questo Governo non sono i dati dell'ISTAT riguardo al Jobs Act, dell'INPS riguardo al Jobs Act, riguardo allo sviluppo o al PIL, ma è l'aumento dei poveri che l'ISTAT oggi ci ha detto essere aumentati di 400.000 unità dal 2014 al 2015. Questa è la vera cartina di tornasole delle vostre politiche economiche sbagliate. Ed è chiaro che voi volete provvedere con una risposta che noi consideriamo metodologicamente sbagliata: quella dell'accentramento su Roma di tutto ciò che, invece, dovrebbe essere gestito a livello territoriale. È inutile dire che i sindaci sono le figure istituzionali che il Governo considera maggiormente perché sono in prima linea a risolvere i problemi, quando, poi, taglia i fondi e quando, poi, toglie loro, attraverso una centralizzazione del sistema socio-assistenziale, dell'assistenza alla persona, la possibilità di decidere, perché con questa delega voi date la possibilità al Governo di istituire all'interno del Ministero del lavoro il centro nevralgico di sviluppo e coordinamento delle nuove politiche sociali, scavalcando la Costituzione, scavalcando tutto ciò che, oramai, è impostato da anni, e cioè che è compito delle regioni e dei territori poter dare delle risposte in funzione anche delle economie di cui loro possono avvalersi autonomamente o dei trasferimenti che, comunque, verranno sempre più ridotti e sono sempre stati più ridotti con le vostre finanziarie, perché il PD non è immune, da quattro anni a questa parte, dall'omicidio delle istituzioni locali: ha tagliato miliardi di euro di trasferimenti alle regioni e ai comuni... rida, rida, Presidente, tanto lei più che ridere non sa cosa fare... scusi, eh, voglio dire, non è che si mette qui a ridere...

  PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Simonetti, su, ora non cerchiamo la polemica.

  ROBERTO SIMONETTI. Non c’è alcuna polemica, è lui che l'ha cercata...

  GIANCARLO GIORGETTI. Presidente, lei faccia il Presidente allora !

  PRESIDENTE. Infatti, io faccio il Presidente, onorevole Giancarlo Giorgetti... non si preoccupi onorevole Giorgetti... onorevole Giorgetti non si preoccupi, non mi costringa a richiamarla...

  GIANCARLO GIORGETTI. Voglio che mi richiami ! Voglio che mi richiami !

  PRESIDENTE. Si sieda, onorevole Giorgetti... non mi costringa a richiamarla, si sieda onorevole Giancarlo Giorgetti... si sieda...
  Onorevole Simonetti, vada avanti.

Pag. 103

  ROBERTO SIMONETTI. Qui c’è una problematica, che non è che sono i Governi delle legislature precedenti, il Governo Berlusconi e la maggioranza con la Lega, che hanno tagliato i fondi agli enti locali; al massimo, nella scorsa legislatura, è stato il Governo che voi avete sostenuto, di Monti, che poi si è trasformato nel Governo Letta e nel Governo Renzi, che ha sistematicamente tagliato i trasferimenti alle regioni e agli enti locali; tagli che si sono tramutati in tagli alla sanità, in tagli all'assistenza e in aumento delle richieste di ticket e delle richieste di tariffe da parte degli enti locali per poter soddisfare le naturali esigenze, le giuste esigenze della cittadinanza.
  Questa, inoltre, è una delega talmente ampia che dovrebbe essere incostituzionale, perché è impossibile che un Parlamento non sia in grado – ed è questa la grande colpa di questa maggioranza – di utilizzare bene i suoi tempi; oggi abbiamo passato quasi dodici ore di lavoro all'interno di quest'Aula e non siamo stati capaci, noi, di definire che cos’è la misura di contrasto alla povertà, quali siano i beneficiari, qual è il beneficio economico, quali sono i servizi alla persona, quali sono le verifiche e i controlli; avete demandato tutto al Governo, in modo tale che possa farsi davvero le slide per potersi fare una propaganda in funzione di questo suo momento di finita luna di miele verso il suo elettorato e verso l'elettorato del Paese. Allora, avete regalato al Governo la possibilità di fare nuove slide, con nuovi titoli, ma senza contenuti. Senza contenuti e senza, molto probabilmente, la possibilità temporale di poter attuare questa delega, perché voi date sei mesi di tempo al Governo per riuscire a definire una serie infinita di misure che devono essere, però, vagliate da quattro Ministeri: dal Ministero del lavoro, dell'economia, della pubblica amministrazione e della salute. Tenendo conto che adesso passerà al Senato, verrà approvata prima delle vacanze, passerà agosto, a fine anno ci sono le vacanze di Natale, avete tre mesi di tempo e poi questa delega scade o dovrete venire qua a chiedere la proroga, perché voi in tre mesi non farete niente e farete perdere 600 milioni agli italiani indigenti perché queste somme, così come è scritto nella delega, a mio avviso non potranno essere utilizzate l'anno successivo; nella finanziaria dall'anno scorso, probabilmente, su quell'emendamento lì, forse ci siamo anche astenuti perché dava seicento milioni, quest'anno è un miliardo a decorrere, ma i primi seicento milioni non li avete utilizzati per le vostre liti interne, per la vostra incapacità di programmare e di decidere, lo ripeto, di programmare e di decidere. È chiaro che, tra l'altro, la misura qui da voi prevista va ad ammazzare tutto quello, come ho detto prima, che era previsto a Costituzione vigente, tutto quello che questo Parlamento nel tempo aveva prodotto, cioè la vicinanza delle problematiche dei cittadini alle istituzioni a loro più vicine, il famoso modello sussidiario. Voi fate esattamente il contrario, voi fate esattamente il contrario di quello che è sussidiarietà verticale o orizzontale, se non quella della devoluzione verso l'alto delle competenze. Regalate il bilancio all'Europa, regalate il fiscal compact all'Europa, regalate il nostro futuro all'Europa, però ai territori togliete tutto, togliete la possibilità di poter decidere, togliete alle regioni la possibilità di avere la loro capacità legislativa, tanto che se facciamo la somma di tutti i provvedimenti dell'ultimo anno voi avete centralizzato le politiche del lavoro, avete centralizzato le politiche per la lotta alla povertà, state centralizzando tutte le politiche industriali, del turismo, dell'energia, dei trasporti, della scuola, dell'istruzione, della sanità, nella riforma costituzionale. State togliendo potere ai territori, ma c’è un però, c’è un però che noi abbiamo visto e per il quale voi iniziate davvero a tremare, che è quello del voto popolare nei confronti del centralismo, perché – vedi la Brexit – quando la gente ha potuto votare contro i centralismi, ha votato con il risultato che tutti voi conoscete e noi, visto che non possiamo votare contro i centralismi voluti dall'Europa, voteremo contro Pag. 104quella modifica costituzionale che tanto si lega con questo provvedimento che uccide i territori, che uccide le autonomie e che non dà risposte concrete, perché non ci sono i fondi all'interno del provvedimento atti a svolgere quello che sarebbe giusto fare. Purtroppo i poveri ci sono e purtroppo ci saranno, perché voi non risolverete per nulla la problematica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Questa norma, che è una conseguenza della finanziaria dell'anno scorso, affronta un problema importantissimo in un modo formalmente, e quindi sostanzialmente, inconsueto: si cerca di costruire un sistema di norme che valgano per tutto il problema della povertà, si tenta di introdurre una risposta nazionale al problema, si delega il Governo, dopo avere affermato questi principi, ad adottare i provvedimenti conseguenti. È chiaro che il problema della povertà si è aggravato in un Paese che si è progressivamente impoverito: per dieci anni il PIL non è cresciuto nel nostro Paese, e queste conseguenze continueremo a pagarle ancora per i prossimi anni. Anche se un'inversione di tendenza nell'ultimo periodo si è registrata, non riuscirà a colmare le lacune del tempo perduto negli anni scorsi.
  Credo che questo provvedimento abbia, innanzitutto, il merito di affrontare il problema della povertà fissando una sorta di risposta unica nazionale. Comprendo la visione localistica del collega Simonetti, che, in gran parte, per provenienza storica, personale, per esperienza personale, condivido; tuttavia, il più convinto sostenitore delle autonomie locali non può non soffermarsi un attimo a pensare alle conseguenze che il mondo delle autonomie ha prodotto negli ultimi anni, per quanto concerne i servizi essenziali alla persona.
  È convinzione comune, direi bipartisan, tripartisan, ampiamente condivisa in quest'Aula, che i servizi sanitari presentino differenze troppo grandi da regione a regione, perché questo non finisca con l'incidere sul diritto alla salute costituzionalmente garantito. E un'autonomia che non ha saputo ridurre divergenze e le diversità, ma che, anzi, le ha progressivamente incrementate, è un'autonomia che va ripensata, va riscritta, va ridefinita nei suoi confini e nelle sue finalità.
  Il provvedimento che abbiamo all'esame in questo momento va in questa direzione, e quindi, sotto questo profilo, esprimo il convinto sostegno alla visione che il problema della povertà va affrontato con una visione unica nazionale. Poi, è chiaro che le cose da fare si tradurranno a livello locale, fra l'altro il provvedimento valorizza l'esperienza della gestione associata da parte dei comuni minori per l'erogazione dei servizi. La gestione associata dei servizi sociali è stata anche criticata in passato; oggi questo provvedimento riscrive una norma adottata ormai alcuni anni fa, che si è dimostra poco produttiva, e ripropone la soluzione consortile come una soluzione ottimale per i piccoli comuni per gestire i servizi sociali.
  Detto tutto questo, rimane il problema annoso delle risorse: è troppo facile convenire che le risorse non sono sufficienti. Noi lo pensiamo, credo che nessuno dei colleghi che sono intervenuti oggi nel dibattito abbia magnificato ed espresso la convinzione che le risorse siano sufficienti a risolvere tutti i problemi, però il miliardo che viene stanziato, utilizzando in parte anche i fondi europei, e che sarà ripetuto per i prossimi anni, è un inizio: è un inizio di un atteggiamento diverso, è un inizio che noi riteniamo compatibile con le risorse attualmente disponibili, è un inizio che, naturalmente, deve valere per tutti come impegno a produrre condizioni che consentano, naturalmente per gli anni a venire, di incrementare le risorse assegnate a questo provvedimento, ma si tratta, comunque, di un provvedimento che va nella direzione giusta e che Scelta Civica voterà con convinzione.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, membro del Governo, colleghi, la cosa più difficile, nel momento in cui si parla di povertà, è poter disporre di dati certi. I dati che riguardano la povertà, nonostante le documentazioni che ci arrivano, sono dati difficili da quantificare fino in fondo, perché si tratta di un fenomeno in gran parte sommerso.
  Nel rapporto sulla povertà in Italia ci sono dati presentati dall'ISTAT nell'audizione alla Camera davanti alle Commissioni lavoro e affari sociali, e in quel caso, per esempio, quando ci è stato detto come nel Mezzogiorno ci siano due milioni di persone povere, ma due milioni di persone povere di povertà assoluta, è stato con i dati di quell'audizione che noi abbiamo messo a fuoco come ci siano comunque un milione e 470 mila famiglie gravemente indigenti. Se pensiamo alla struttura della famiglia come un modello per lo meno a 3 o 4 persone, dobbiamo moltiplicare questo numero, nucleo familiare, per le persone che lo compongono.
  E questi sono soltanto alcuni dati, i dati ufficiali, i dati che abbiamo appreso tutti, dati che non sono quelli gridati da uno scoop giornalistico che voglia sottolineare, come abbiamo visto poi recentemente, come in Italia siano circa 11 milioni le persone che rinunciano a curarsi.
  Quindi, davanti a questo numero, è anche molto difficile fare delle previsioni economiche che siano concrete, che siano precise e che siano puntuali. E, soprattutto, ci dicono come ci si debba muovere davanti alla povertà secondo questa nuova forma di pendolarismo: da una parte, quante sono le persone, nella loro singolarità, nella loro individualità, che sono veramente nella soglia della povertà assoluta, e, dall'altra, quali sono i nuclei familiari, quanti sono i nuclei familiari.
  Infatti, non c’è dubbio che nel nucleo familiare, anche se si annidasse una maggiore povertà, si annida anche una maggiore solidarietà, una maggiore possibilità di cura reciproca. Ed è proprio quando pensiamo alla povertà dei nuclei familiari, a questo implemento notevole di povertà, che dobbiamo pensare al ruolo che comunque hanno svolto in questi anni le famiglie; sono state davvero il più grosso fattore, non solo di coesione sociale, ma anche il più grosso ammortizzatore. Sappiamo quanto le famiglie più giovani abbiano potuto sopravvivere –, nelle difficoltà che abbiamo vissuto di questa stagnazione, che si è prolungata per anni e che, secondo molti, di fatto non si è ancora del tutto conclusa, grazie al contributo della pensione dei nonni –, grazie al contributo della casa, grazie al contributo di quelle risorse immediate che venivano messe a loro disposizione.
  L'impoverimento delle famiglie resta per noi un elemento drammatico, perché ci dice che, se una persona, nella sua individualità, non solo resta sola, ma resta senza risorse, sarà molto più difficile per lei emergere. Ecco perché noi avremmo voluto che questo disegno di legge, questa delega al Governo, avesse assunto un'ottica familiare in modo più consapevole, più coerente, direi anche in un modo più grato rispetto a quella che è stata la mission che finora hanno svolto e che tuttora stanno svolgendo le famiglie.
  Altro punto che ci sembra interessante, nel momento in cui ci fermiamo a parlare di povertà assoluta, è quello che riguarda, in una città grande come Roma, ma anche in molte altre città, per esempio, tutta la vita dei cosiddetti senzatetto, i sans-papiers, persone di cui è difficile ricostruire anche quantitativamente il numero, perché sono molto spesso persone che, per definizione, non hanno voglia di presentarsi, non hanno voglia, in qualche modo, di farsi schedare.
  Hanno storie difficili, hanno storie complesse, ma noi stessi, venendo qui alla Camera, facendo un percorso che parte dal lungotevere e attraversa Fontanella Borghese per arrivare qua, ne troviamo diversi, e li troviamo, in qualche modo, che hanno ricostruito con i cartoni le loro abitazioni, proprio nell'angolo di quel palazzo, nell'angolo di quella zona. Sono Pag. 106molti, sappiamo anche che queste persone vengono assistite probabilmente nemmeno grazie a questo disegno di legge delega, ma vengono assistite direttamente attraverso quella ricchezza straordinaria che è occasionata non soltanto dalla Caritas, ma anche da molte altre organizzazioni di ispirazione cattolica, che attraversano la notte e che si mettono in condizioni veramente di offrire a queste persone ciò di cui loro ritengono non solo di aver bisogno, ma ciò che loro desiderano accogliere ed accettare da questo dono di sé.
  Sono persone che certamente fanno più notizia d'inverno, quando il freddo a volte è in grado di provocare la loro morte, ma che anche comunque in estate noi riusciamo a vedere e alle quali non riusciamo ad arrivare, perché non c’è una struttura in grado di farsi carico di loro.
  Voglio riprendere ancora, sul nucleo di povertà che in qualche modo ci preoccupa, quello di cui si parlava prima, in precedenza, nell'intervento a proposito di un emendamento: non c’è dubbio che disabilità e povertà sono due binari molto pesanti; non tutti i disabili sono poveri, la disabilità non guarda le fasce sociali, ci sono persone con disabilità che nascono in famiglie che hanno perfettamente la possibilità di prendersi carico di loro; ma la famiglia media, la famiglia che ha sofferto tanto quest'anno, in questi ultimi dieci anni diciamo, una perdita secca del valore d'acquisto della moneta, famiglie che sono andate incontro anche alla perdita del posto di lavoro, famiglie che hanno dovuto intenzionalmente rinunziare al lavoro per farsi carico di queste persone ? Noi avremmo voluto che in qualche modo queste misure avessero avuto una stratificazione più attenta alla concretezza delle situazioni sociali con cui ci si confronta.
  Viceversa, proprio il voler mantenere quella che si chiama una misura universalistica, l'aver voluto mantenere in qualche modo un'attenzione che rispondesse più a criteri di carattere generale, anche se la legge fa riferimento, in alcuni passaggi, alla necessità di personalizzare gli interventi nei confronti di queste persone, non ha permesso di farsi carico fino in fondo dei bisogni delle persone nella loro singolarità ed invece ci siamo attestati lungo, come dire, le diverse categorie sociali.
  Il ragionamento categoriale di per sé permette, per lo meno sotto un certo aspetto, di essere più giusti, perché permette di identificare i parametri di inclusione e i parametri di esclusione.
  In questo momento i parametri di esclusione non si riferiscono all'esclusione sociale, ma si riferiscono all'esclusione rispetto alle misure che saranno messe in atto ed è anche vero e, quindi, è anche giusto che la legge, nella misura in cui fa dei passaggi molto concreti rispetto al momento di dover monitorare più attentamente e di poter fare una valutazione concreta dei bisogni, attraverso il riordino delle misure, lo abbia fatto tenendo conto che c’è anche il rischio che, anche tra i poveri, ci possa essere il rischio di quella mentalità che ti porta ad approfittare di tutte le situazioni possibili, ritenendo che la tua condizione è la più disgraziata di tutte le condizioni e quindi ciò giustifica anche il fatto che tu ti appropri di risorse, a cui forse in quel momento non avresti diritto, per la semplice ragione che sono risorse che devi condividere con altre persone.
  Dico tutto questo perché, secondo me, riflettere sulla complessità del fenomeno della povertà, tipizzare le diverse povertà, rendersi conto, anche da questo punto di vista, per esempio, della povertà a volte di anziani che hanno una casa, ma che non hanno contanti, che non hanno risorse necessarie per poter far fronte a quelli che sono i costi della quotidianità, a volte anche i costi della – chiamiamola così – assistenza domiciliare, diventa molto problematico.
  In questa riflessione che abbiamo fatto in Aula – e che in ogni caso, anche quando ha assunto i toni più accesi, i toni più caldi, sempre e comunque ha mostrato da parte di tutta l'Aula una grande sensibilità a non voler girare le spalle davanti al fenomeno della povertà – mi sembra che sia emerso con grande chiarezza come per tutti noi, davanti al tema della povertà, quello che emerge fortemente è il tema dei Pag. 107diritti sociali; abbiamo sentito in tanti momenti e con molta enfasi parlare di diritti individuali, parlare della logica del desiderio, parlare della logica di una sorta di egocentrismo spinto, che porta a volere tutto e subito; quando ci si ferma a ragionare sulla povertà, ci si misura soltanto con quelle che sono le difficoltà condivise e, quindi, in qualche modo la necessità di attingere a risorse da condividere.
  Sappiamo tutti che, nonostante i tentativi concreti che questa legge fa, nonostante quello che stabilisce, quello che mette a disposizione nelle risorse rispetto alla stabilità approvate per quest'anno e rispetto a quelle che saranno le risorse che saranno messe in gioco l'anno prossimo, c’è un incremento, c’è un incremento significativo.
  Sappiamo anche – lo dice la legge – che ciò che non sarà stato speso quest'anno non andrà in un sacco vuoto, ma andrà ad implementare le risorse che riusciremo a mettere in pista per l'anno prossimo.
  Però con tutto ciò l'Italia resta fanalino di coda negli investimenti: gli investimenti che ci sono rispetto all'Europa, rispetto ai Paesi vicini come sono la Francia e la Germania, sono circa di dieci punti inferiori e questo già la dice lunga su quanta strada, nonostante l'aspetto positivo di questa legge, resta ancora davanti a tutti noi.
  Io concludo, anche perché il tempo il tempo è trascorso, e concludo augurandomi tre cose: che il Governo tenga conto davvero dei margini che questa delega gli propone. Sono margini molto ampi, per alcuni di noi sono margini troppo ampi, ma che il Governo si mantenga nel solco identificato dalla norma ed identificato dal Parlamento.
  Mi auguro anche davvero che il tema della povertà non sia un tema che, affrontato una volta, resti concluso in quel che resta di questa legislatura. Molto ancora resta da fare, molto vogliamo fare attraverso le politiche anche sanitarie e attraverso l'organizzazione del lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie Presidente, noi voteremo, come gruppo di Sinistra Italiana, convintamente contro questo provvedimento, perché lo consideriamo insufficiente, inefficace e persino iniquo; insufficiente perché la dotazione di risorse è largamente al di sotto di quella che sarebbe minimamente raffrontabile e necessaria, per una misura che affronti almeno il problema della povertà assoluta nella sua dimensione d'ampiezza, certificata oramai in questo Paese; inefficace perché agisce su una platea di destinatari limitatissima e agisce su una platea di destinatari che avrà diritto a questo trattamento per un lasso di tempo limitato, sicuramente insufficiente all'uscita dalla condizione di povertà; iniqua perché, data la dotazione di risorse del provvedimento, costringerà ad una guerra fra poveri coloro i quali dovranno sperare di essere inclusi dentro le graduatorie dei fortunati vincitori del «gratta e vinci» di cui si sta discutendo, a giudicare dalle dimensioni della dotazione finanziaria di cui parlavo.
  Non è un provvedimento universale, non è nemmeno tendenzialmente universale, contrariamente a quello che ho sentito dire pochi minuti fa dal collega Marazziti, che, cito testualmente, ritiene che questo provvedimento riguardi tutti i soggetti in povertà assoluta. Non è assolutamente così: nella più ottimistica delle ipotesi riguarderà 260.000 famiglie e le famiglie in povertà assoluta superano il milione e quattrocentomila oggi, in questo Paese.
  Non è strutturale, perché pone a disposizione dei comuni che dovranno gestirle, come ultimo anello della catena istituzionale, risorse che saranno erogate per un triennio, secondo questa ipotesi ed in relazione agli anni successivi non mi pare che ci siano ipotesi più concrete e più organiche.
  Peraltro, il provvedimento – lo si è detto ripetutamente nel corso anche dei lavori della Commissione – non parte da Pag. 108una valutazione rigorosa ed organica delle esperienze precedentemente realizzate, quella del SIA in maniera particolare, e non avendole monitorate non può adottare quei correttivi che servirebbero ad accrescerne l'efficacia.
  È un provvedimento, dunque, in larga misura propagandistico, che serve grosso modo al Governo a sostenere di avere affrontato una questione che in realtà affronta in maniera assolutamente marginale.
  Occorrerebbe peraltro, quando si discute di questioni di questa delicatezza e di questo impatto sociale, anche una maggiore igiene lessicale.
  Si è detto reddito minimo di inclusione, poi si è detto reddito di inclusione. Reddito minimo non è perché, nella migliore delle ipotesi, a valutare la più equa delle divisioni delle risorse a disposizione si può immaginare che la famiglia beneficiaria goda di un trattamento di 400 euro al mese; siamo ben al di sotto dei minimi vitali comunque calcolati che, secondo i più diversi meccanismi di calcolo, sono comunque sempre attestati intorno ai 600 euro. Non è di inclusione perché, al di là di quello che magari anche giustamente ha sostenuto durante la discussione degli emendamenti la collega Binetti, sarà vero sicuramente che la dignità e il grado di inclusione non si misurano in proporzione al reddito disponibile, ma è certamente vero – e, del resto, se non lo fosse non si capirebbe di che cosa stiamo discutendo qui oggi – che chi versa in condizioni di povertà è sicuramente escluso. E siccome non agisce nemmeno su tutta la platea dei poveri assoluti, è del tutto evidente che, stando al di sotto dei minimi vitali e non aggredendo l'intera platea, non si può discutere, se non appunto propagandisticamente, di inclusione.
  In realtà, il principio ispiratore di questo provvedimento resta quello che, con un sussulto di pudore, ad un certo momento in Commissione si è deciso di cancellare, cioè quello di questo ossimoro di nuovo conio che va sotto il nome di «universalismo selettivo», che è un'invenzione incomprensibile che produce conseguenze odiosissime. Come si può stabilire che un diritto, un livello essenziale di garanzia di un diritto, sia perimetrato a partire dalle risorse che sono disponibili ? C’è un diritto, quindi, che si garantisce solo a condizione che ci siano i soldi per garantirlo ? Che diritto è (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) ? Quale grado di esigibilità ha un diritto che si può esercitare solamente a condizione che il Governo decida di metterci i soldi ? Perché non è vero che in assoluto risorse non ce ne siano; è stato più volte citato qui l'esempio degli 80 euro famosi, che sono costati intorno a 10 miliardi. Se si fosse indirizzato quell'ammontare di risorse in questa direzione, ad esempio, probabilmente avremmo avuto anche un altro impatto sul moltiplicatore della spesa e della domanda ed oggi staremmo discutendo di ben altra faccenda.
  Non si dica e non si offra, tra l'altro, una versione caricaturale di ciò che si intende per universalismo. Non si citi l'Alaska, non si citi l'Emirato arabo in cui il reddito è l'equivalente del dividendo degli introiti da petrolio, perché è del tutto evidente che quando ci si riferisce ad un diritto universale ci si riferisce al fatto che bisognerebbe che si garantisse a ciascun cittadino la possibilità di vivere al di sopra della soglia della povertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà), il che significa che il multimilionario comunque non avrà in nessun caso diritto al trattamento quand'anche l'applicazione e l'estensione del diritto sia concepito come universale.
  Noi avevamo proposto ben altro: reddito minimo garantito era, dal nostro punto di vista, una manovra assai più ambiziosa di quella che abbiamo visto – e che ci è stata propinata – di ristrutturazione complessiva del welfare, correggendone i tratti anacronisticamente lavoristici che oggi esso ha in Italia – e peraltro anche assai squilibrati – che avrebbe, da questo punto di vista e in questo senso, dovuto investire anche il grande tema della previdenza.Pag. 109
  Abbiamo però condiviso l'opinione di chi riteneva che con i tempi che corrono sarebbe stato più prudente evitare di avventurarsi in questo campo, perché saremmo arrivati finanche al taglio delle pensioni di reversibilità contrabbandato come un'azione di razionalizzazione. Ci siamo quindi accontentati di discutere di un provvedimento dall'ambito e dal perimetro assai più ristretto, il quale probabilmente non avrebbe nemmeno avuto bisogno di una delega al Governo, essendo sostanzialmente l'estensione del SIA più l'indennità di disoccupazione per quei lavoratori che l'avevano persa.
  In ultimo, ma forse non meno importante, c’è un tema che è rimbalzato anche durante la discussione degli emendamenti: resta un tasso di condizionalità troppo elevato nell'impostazione di questo discorso, allorquando si riferisce l'erogazione del sussidio all'accettazione e sottoscrizione del progetto personalizzato. Siamo ovviamente tutti d'accordo sul fatto che è opportuno contrastare la dispersione scolastica e che sarebbe bene che i figli dei poveri cristi andassero a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà), ma siccome il provvedimento si propone un allargamento ritenere che il povero debba essere costretto anche, quando riceve l'assegno di povertà perché di questo in realtà si tratta, a subire lo stigma che naturalmente connette la condizione di povertà a quella di svogliatezza, pigrizia o nullafacenza, obiettivamente ci pare un po’ troppo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora sottosegretaria – dico «signora», altrimenti mi riprendono –, stiamo parlando di un provvedimento che attendevamo naturalmente sin dalla legge di stabilità. Sappiamo che nel 2016 la legge di stabilità aveva disegnato una serie di interventi di contrasto alla povertà, prevedendo appunto al comma 388 uno o più provvedimenti legislativi di riordino della normativa in materia di strumenti e trattamenti, indennità, integrazioni del reddito e assegni di natura assistenziale finalizzati all'introduzione di una misura unica nazionale di contrasto alla povertà.
  Ricordo a me stessa, prima ancora che all'Aula, che l'ultima misura di questo tipo fu introdotta soltanto nel 1997 con la legge finanziaria, che introdusse il reddito minimo di inserimento. Successivamente, ci fu un prolungamento sostanzialmente di questa sperimentazione, con un'estensione territoriale che portò alla legge n. 328 del 2000, una legge che, come tutti sappiamo, in molte parti ha funzionato mentre alcune di queste parti sono rimaste purtroppo sulla carta: in particolare quelle prestazioni di natura sociosanitaria della cui nuova organizzazione si dovevano occupare le regioni, regioni che si sono trovate, invece, a confrontarsi molto spesso con una riorganizzazione del sistema sanitario. Molte regioni, invece, si sono dovute confrontare con un debito sanitario straordinario e ci sono state regioni che hanno addirittura utilizzato i fondi FAS per scontare quel debito. Dico questo perché poi ci meravigliamo che accadano incidenti come quello di qualche giorno fa quando, appunto, abbiamo deviato risorse importanti per questioni che nulla avevano a che fare, come nel caso dei FAS appunto, con le aree sottosviluppate. Lo dico perché se quella legge non ha funzionato in ogni sua parte è perché evidentemente questo sistema frastagliato, che comunque assegnava 21 sistemi diversi a questo Paese, non è stato in grado di rispondere alle esigenze che invece ci sono.
  Oggi ci troviamo con numeri sulla povertà che fanno paura. Dicevamo stamattina che mentre stavamo discutendo in maniera forse troppo ideologica in riferimento a un tema e a delle persone così fragili, c'era un comunicato dell'Istat che ci ricordava che sono ormai un milione 582 mila le famiglie in povertà assoluta e, quindi, 4 milioni 598 mila persone in Pag. 110povertà assoluta: il peggior dato dal 2005, che è aumentato in maniera molto importante negli ultimi tre anni. Cioè, persone alle quali non siamo in grado di dare una risposta, persone che hanno perso il lavoro e che non siamo stati in grado di reimmettere nel mercato del lavoro, in un Paese che forse è troppo distratto da altro, che non rimette al centro del Paese le politiche industriali, le politiche di investimenti pubblici, non rimette al centro cioè la dignità della persona. È proprio per questo che stamattina il primo emendamento che ci è venuto agli occhi e che ci ha indignato è stato proprio l'emendamento con il quale la collega Lenzi introduceva il reddito minimo di inclusione, addirittura poi trasformato in reddito di inclusione, cioè nemmeno minimo: qualunque cifra il Governo decida di assegnare per queste difficoltà diventa una parola e quindi una slide, cioè il reddito di inclusione.
  Dicevo che ci ha indignato, perché io penso, invece, che l'inclusione, quindi la dignità della persona, è il frutto del suo lavoro. Io vi invito – ma so che lo avrete fatto tutti – a visitare, per esempio, i vecchi cimiteri etruschi, le vecchie tombe etrusche: fuori dalle tombe non troviamo i cognomi e i nomi delle persone ma troviamo i loro mestieri. Ciò significa che l'uomo, già allora, si riconosceva appunto non in quello che può essere un bonus dello Stato, cioè un'elemosina, ma in quello che lo Stato era in grado di offrirgli e con quello la sua dignità, cioè il lavoro. Allora è per questo che stamattina ci siamo indignati, anche perché avevamo lavorato molto nelle due Commissioni, e per questo ringrazio le due relatrici e i presidenti delle Commissioni XI e XII. Devo dire che, nella XI Commissione, ogni volta proviamo ad arrivare in Aula – lo sa anche il sottosegretario, che ci dà un grande contributo – con un provvedimento che non preveda una discussione in certi momenti brutta, come quella che si è svolta oggi in quest'Aula. Arriviamo sempre con un provvedimento che è già il frutto di una grande mediazione e che appunto risponde a quelle che sono le esigenze e i valori di ciascuno dei commissari della Commissione stessa. Questa volta non ci siamo riusciti, o meglio pensavamo di esserci riusciti. Avevamo tolto le cose che ci sembravano più brutte, cioè avevamo lavorato con i colleghi – lo ha ricordato adesso il collega Placido – per non parlare più di razionalizzazione del sistema, perché dietro una razionalizzazione c’è sempre un taglio di risorse, quindi ci eravamo impegnati e avevamo ottenuto un riordino; eravamo riusciti a togliere come fonte di risorse quella che era il capitolo delle pensioni con reversibilità. Forse qualcuno scrivendo i testi non aveva ben compreso che le prestazioni sottoposte alla prova dei mezzi sono anche le pensioni di reversibilità e forse le risorse oggi sono meno di quelle che il Governo e i tecnici che hanno scritto quei testi immaginavano, perché siamo riusciti appunto a togliere le cosiddette prestazioni sottoposte alla prova dei mezzi e cioè a togliere da questa lotteria le pensioni di reversibilità.
  Avevamo lavorato perché quell'universalismo selettivo non ci piaceva, perché il servizio o è universale o non lo è: o si ha il coraggio di dire, rispetto alla Costituzione italiana, che alcune prestazioni si debbono a tutti oppure si deve avere il coraggio di dire che non si vuole erogare un servizio universale; comunque, eravamo riusciti a togliere anche quello. Stamattina siamo arrivati e ci siamo trovati, invece, la slide del Presidente del Consiglio che stasera sicuramente vedremo nei principali telegiornali. Ci siamo trovati, anche dal punto di vista delle risorse, alcuni emendamenti – che abbiamo provato a bocciare in quest'Aula, ma ovviamente non ci siamo riusciti – che rimettono in discussione anche l'impianto economico. E non mi ha convinto l'intervento del collega del Partito Democratico, Dell'Aringa, che pure stimo molto, che era con noi in Commissione lavoro fino a qualche mese fa, perché comunque, quando si aggiunge «eventuali» a risorse, io non penso che c’è qualcosa in più, penso anzi che c’è qualcosa in meno.Pag. 111
  Come non ci convince il fatto di essere sicuri che, se per quest'anno non utilizziamo tutti i 600 milioni a disposizione, li ritroviamo nel prossimo anno insieme al miliardo. Comunque vada, 600 milioni quest'anno e 1 miliardo il prossimo anno sono troppo pochi. Non lo diciamo noi di Forza Italia, non lo diciamo noi che siamo comunque opposizione a questo Governo, lo dice anche la Banca d'Italia, che è quella che ha dato una stima più bassa rispetto alle reali necessità economiche per, in qualche modo, dare una risposta non dico ottima ma quanto meno ragionevole alle famiglie in grave disagio di povertà.
  La Banca d'Italia dice che servono 10 miliardi, e guarda caso sono proprio quei 10 miliardi strutturali che il Governo Renzi ha voluto utilizzare, orientare, prima della competizione elettorale per le europee e che forse gli ha fruttato allora il 42 per cento del consenso elettorale, al famoso bonus degli 80 euro, che poi, oggi, molti dei percettori stanno restituendo, avendo superato la soglia di imposizione fiscale prevista. Quindi, ci domandiamo come mai, ancora, il Governo non riesca a comprendere che quelle risorse dovevano, potevano essere orientate alle persone che hanno maggiori disagi. Noi, però, siccome siamo una forza responsabile, abbiamo governato e sappiamo che cosa significa confrontarsi con le pieghe di bilancio. Sicuramente non ci accontentiamo – e continueremo a fare battaglia – di vedere erogati 18 euro al mese alle persone che avranno la famosa card, la stessa modalità che tanto fu in qualche modo accusata quando la mise in campo il Governo Berlusconi. Non ci accontentiamo e continueremo a dare battaglia, ma vogliamo vedere come finisce questa storia.
  Vogliamo vedere se davvero troveremo quei 600 milioni quest'anno e il miliardo il prossimo anno; vogliamo vedere veramente se c’è quell'impegno del Governo ad aumentare le risorse nelle prossime finanziarie; vogliamo mettervi nelle condizioni di dimostrare al Paese che veramente questo provvedimento va nella direzione di dare una risposta a chi è in più grave difficoltà nel nostro Paese. Non crediamo che sarà così, ma vogliamo vedere la fine di questa storia, ed è per questo che il nostro sarà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Quello che state per approvare non ha nulla a che fare con il nostro reddito di cittadinanza: ci avete scopiazzato il nome, chiamandolo reddito di inclusione, per mero marketing politico, per dire che lo avete fatto voi, ma i cittadini non si lasceranno ingannare tanto facilmente. In TV ho sentito molte volte esponenti del PD dichiarare di essere contro il concetto di reddito di cittadinanza, perché sarebbe mero assistenzialismo e indurrebbe all'ozio, mentre loro sono per il lavoro, per il reddito da lavoro, perché la Costituzione dice che siamo una Repubblica fondata sul lavoro.
  Ma con il nostro reddito di cittadinanza non vogliamo indurre le persone a guardare la TV tutto il giorno e ad essere ostaggi di Maria De Filippi dalla sera alla mattina, tutt'altro, quindi adesso spiegherò una volta per tutte perché il reddito di cittadinanza è una vera e propria manovra economica sociale, un riattivatore in grado di far ripartire i consumi e perché nel prossimo futuro non si potrà garantire un reddito da lavoro per tutti. Oggi, infatti, siamo agli albori della quarta rivoluzione industriale, si parla di manifattura digitale 4.0; la tecnologia evolve a una velocità tale che sostituisce repentinamente intere categorie di lavoratori, rendendo impossibile la sostituzione di nuovi posti di lavoro. Ogni app nata dalla creatività di poche persone toglie posti di lavoro, i telepass sostituiscono gli operatori al casello, le macchinette automatiche sostituiscono le hostess che compilano le carte di imbarco, e le macchinette automatiche non fanno sciopero, non fanno pausa, non hanno orari di lavoro, non si ammalano.Pag. 112
  A Davos è emerso che entro il 2020 l'automazione sostituirà 5 milioni di posti di lavoro. La Banca d'Inghilterra stima, entro dieci anni, la perdita di 15 milioni di posti. Entro il 2025 robot e software creeranno 13 milioni di posti di lavoro ma ne distruggeranno 22 milioni. Entro il 2026 non esisteranno più auto guidate da umani, con perdita del mestiere di autista. Illudersi che i lavoratori sostituiti dalle nuove macchine possano essere reimpiegati nella produzione di altre macchine, è come illudersi che i cavalli, sostituiti dalle automobili nella prima rivoluzione industriale, potessero essere reimpiegati nelle industrie automobilistiche. Addirittura la Cina, dove il costo del lavoro orario operaio non supera i 2 dollari, ha deciso di robotizzare per massimizzare i profitti. Allora, in questo scenario, o si lavora meno e si lavora tutti, riducendo l'orario di lavoro, invece di continuare ad avere sacche di iperoccupati per dieci ore al giorno mentre i loro figli disoccupati stanno a guardare gli altri che lavorano, oppure si adottano politiche distributive capaci di offrire all'umanità un reddito minimo universale garantito. Lo stesso Martin Ford, nel libro La tecnologia e la minaccia di un futuro senza posti di lavoro, consiglia come contromisura il reddito minimo di base: metodi per redistribuire la ricchezza ed offrire una rete di sicurezza a chi è rimasto troppo indietro.
  Anche quelli di Davos e quelli della Silicon Valley parlando di reddito di base. Non perché sono filantropi, ma perché si sono accorti di un piccolo problemino: non ci sono più gli acquirenti dei loro prodotti, non ci sono più i consumatori, perché anche la classe media è sprofondata all'inferno, quindi chi compra adesso la mole di prodotti ottenuti in gran quantità e a costi ridotti grazie alla tecnologia ? È il solito problema del capitalismo, che sa produrre ma non sa distribuire !
  Ebbene, se questo scenario non viene regolato in un'ottica redistributiva, si andrà verso una crisi umanitaria ed un notevole aumento delle disuguaglianze, dato che ad oggi le aziende diventano più ricche grazie alle tecnologie, ma ciò sta comportando solo la crescita salariale dei dirigenti, senza alcuna redistribuzione del reddito. Se si redistribuisce il reddito, la gente ritorna a spendere, ripartono i consumi, e quindi l'economia.
  Tuttavia si apre un altro scenario interessante: è quello dell'Atene digitale. I cittadini ateniesi conducevano una vita agiata, partecipavano alla democrazia e creavano arte, perché disponevano di schiavi ai quali devolvere il lavoro. Nel prossimo futuro, grazie alla tecnologia, l'uomo potrà finalmente essere liberato dalla schiavitù del lavoro per vivere, e potrà lavorare solo per divertimento, potrà dedicarsi all'attività creativa, e si andrà verso un nuovo Rinascimento. Da qui la necessità di separare il posto di reddito dal posto di lavoro, e andare anche oltre il reddito di cittadinanza, per andare verso il reddito di esistenza. Questi sono i grandi cambiamenti che ci aspettano, e che dovreste quindi essere in grado di governare, se ne siete capaci; se no lo faremo noi, perché noi abbiamo la visione da qui a dieci, vent'anni.
  Nel merito invece della vostra misura contro la povertà, della vostra delega, sottolineiamo che lo stanziamento di appena 1 miliardo nel 2017 e 1 miliardo nel 2018 è assolutamente insufficiente per rispondere ai bisogni di oltre 4 milioni di italiani al di sotto della soglia di povertà assoluta. Le persone che usufruiranno della vostra misura sono pochissime, appena 280 mila famiglie. Non dite come la volete attuare, con quali parametri, e non indicate la soglia di povertà. Questa misura è quindi assolutamente restrittiva, e non serve per includere, ma per escludere, perché fa riferimento all'ISEE; e questo tutto in nome dell'universalismo selettivo, quel principio che avete fatto finta di smacchiettare dalla delega ma che rimane nella sostanza. Pertanto l'accesso alle prestazioni deve essere sottoposto alla prova dei mezzi, all'ISEE, usato al contrario, non per includere ma per escludere. Altro che reddito di inclusione, come pretendete di chiamarlo voi ! Basta una semplice circolare ministeriale per restringere a fisarmonica o allargare i requisiti dal calcolo Pag. 113dell'ISEE a seconda delle esigenze di cassa: col nuovo ISEE, ad esempio, avete escluso molti studenti dalle borse di studio.
  In nome dell'universalismo selettivo si sta andando verso una privatizzazione strisciante del nostro stato sociale: la vostra non è altro che la riedizione della social card sperimentale del 2012, detta SIA. E poi voglio anche sottolineare il mistero delle coperture dei nostri emendamenti sul reddito di cittadinanza: coperture che erano state accettate dalla Commissione bilancio prima dell'arrivo in Aula, e poi misteriosamente il Governo ha preso 100 milioni dalle nostre coperture facendoci decadere gli emendamenti. Ci domandiamo: perché ?
  Ma noi non bloccheremo il vostro provvedimento, non bloccheremo queste vostre briciole. Pertanto ci asterremo sul provvedimento, perché è la prima volta che in questa sede, oltre che a parlare di povertà, si inizia a fare qualcosa. Quindi lasciamo aperta questa strada per uscire dal buio: strada che il MoVimento 5 Stelle ha fortemente voluto, come riconosciuto anche dalla Caritas nel rapporto sulle povertà del 2015, dove è stato riconosciuto e premiato l'operato del MoVimento 5 Stelle per contrastare la povertà. Quindi noi vi sottoponiamo ora alla prova dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, è la prima volta in assoluto che le risorse stanziate per la lotta alla povertà ammontano a 1 miliardo di euro l'anno, la prima volta. Per l'esattezza già quest'anno, sulla vecchia precedente misura, ancora insufficiente però, sono stanziati 750 milioni; per il 2017, 1 miliardo 30 milioni; per il 2018, 1 miliardo 54 milioni. A queste risorse, si aggiungeranno quelle che verranno dal riordino delle prestazioni sociali per la povertà; e mi permetto di aggiungere al presidente dell'INPS che noi siamo orgogliosi di aver tolto dall'assistenza il riordino delle misure della previdenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché queste due materie vanno tenute distinte, come succede peraltro in tutti gli altri Paesi.
  È un obiettivo raggiunto. Quando leggo all'articolo 1, lettera a): «La misura nazionale di lotta alla povertà – il reddito di inclusione – è un livello essenziale garantito uniformemente su tutto il territorio nazionale», dico che abbiamo fatto assai di più di un primo passo.
  Vorrei ripercorrere le tappe di questo lungo percorso: 1998, sperimentazione in 39 comuni del reddito minimo di inserimento; anno 2000, legge n. 328, articolo 23, il reddito minimo di inserimento. Tutto accantonato e cancellato nel 2007, per essere sostituito dalla social card agli ultrasessantacinquenni, legata per di più allo stigma del girare con la card ! E mi permetto di ricordare all'onorevole Simonetti che se c’è una misura che ha cancellato i comuni è la social card (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); mentre noi rimettiamo i servizi sociali comunali al centro di questa nostra operazione: senza dei buoni servizi non si fa inclusione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Non è il reddito di cittadinanza, lo diciamo tranquillamente: è un'altra cosa. Il reddito di cittadinanza peraltro chi mi ha preceduto l'ha spiegato molto bene: in tutta Europa quello che c’è è il reddito minimo, legato alla prova dei mezzi, cioè semplicemente e banalmente, alla necessità di dover dimostrare che non si ha il reddito sufficiente per poter mantenere la propria famiglia; e questo avviene in tutti i Paesi.
  2012: introduzione del SIA sperimentale, e cioè in dodici comuni proviamo a mettere alla prova i servizi sociali, diamo alle famiglie con le maggiori difficoltà un'integrazione al loro reddito. E adesso, finalmente, il passaggio al reddito di inclusione. C’è un filo conduttore dagli anni Novanta ad oggi, e una serie di passaggi di testimone: io vorrei dirlo anche e prima di tutto ai colleghi e alle colleghe di questo gruppo, a cui ho l'onore di appartenere, Pag. 114perché questo filo conduttore è una delle anime che dà continuità e che ci unisce come PD.
  Che cos’è il reddito di inclusione ? È un'integrazione al reddito familiare, ed è la messa in campo di una serie di azioni attive dei servizi, dei centri per l'impiego, della sanità, ma anche che sono richieste alla famiglia del beneficiario: dal mandare i figli a scuola ad essere disponibili a trovare e a mettersi alla ricerca di un lavoro. È un'integrazione al reddito della famiglia, non un trasferimento monetario al singolo; e sì, è un primo passo, però non credo che noi saremo mai disponibili a dare 750 euro a testa, quando dovremmo spiegarlo ai tanti italiani che per 1000 euro lavorano 40 ore a settimana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Un reddito familiare e un reddito a sostegno delle famiglie con figli, e l'ISTAT oggi ha confermato che questa è la platea che ha risentito di più della crisi; presa in carico dei servizi comunali, possibilmente in un ambito associato, perché lavorando insieme c’è più possibilità di integrazione, in collaborazione con i centri per l'impiego – e quando diciamo con la sanità, intendiamo la salute mentale, la neuropsichiatria, i servizi per i disabili eccetera –, la scuola, la scuola che è fondamentale per poter uscire dalla condizione di povertà e il terzo settore e voglio, qui, ricordare che noi siamo debitori tutti di avere anche ascoltato, recepito la grande sollecitazione dal basso venuta dall'Alleanza contro la povertà. Ed è un bene che il Parlamento risponda positivamente a sollecitazioni che vengono da chi, concretamente, lavora sul campo.
  Ebbene, è un intervento graduale, un primo stanziamento di risorse, dovremo continuare a intervenire ancora. Abbiamo dovuto fare delle scelte, delle scelte di priorità, da cosa partire; era difficile fare questa scelta, noi, su indicazione di una mozione approvata all'unanimità da questo Parlamento, siamo partiti dalle famiglie con figli, dalle famiglie con persone con disabilità grave, dagli ultracinquantenni che hanno perso il lavoro. Allora, guardiamole insieme le misure che abbiamo fatto in questi ultimi due anni: la misura del bonus bebé, pur criticabile, ha però portato nelle tasche delle famiglie con redditi bassi 160 euro al mese, per le famiglie che hanno tre figli c’è l'assegno per il terzo figlio, nella legge di stabilità abbiamo previsto 100 milioni per la lotta alla povertà educativa; se le guardiamo tutte insieme capiamo che noi al primo posto ci siamo dati un grandissimo obiettivo: fare uscire dalle condizioni di povertà un milione di bambini in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ci attendono ancora ulteriori passaggi, ci attendono ulteriori impegni, sappiamo bene che questo intervento sulla povertà è un intervenire sul danno, sulle conseguenze; quello che bisogna fare è continuare a sostenere la possibilità che ci sia una ripresa economica e ci siano posti di lavoro, ma questo non toglie la necessità di intervenire nei confronti di chi sta male, oggi, e chiede il nostro aiuto. Per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI, Relatrice per la maggioranza per la XII Commissione. Signor Presidente, intervengo velocemente per i ringraziamenti che, però, davvero, questa volta non sono formali; Pag. 115innanzitutto a nome mio e della relatrice Giacobbe – che ringrazio personalmente per la grande collaborazione e la grande generosità – ringraziamo il personale degli uffici tutti e in particolare della XI e della XII Commissione che veramente hanno fatto un lavoro straordinario, il presidente Marazziti e il presidente Damiano senza i quali sarebbe stato difficile portare avanti tutta la mole di lavoro e tutti i colleghi delle Commissioni sia di maggioranza e anche di opposizione, perché devo dire che, al di là della propaganda, in Commissione, invece, è più facile trovare i punti d'incontro, il Governo tutto e in particolare il Ministro Poletti e la sottosegretaria Biondelli. Un secondo solo, anche se so che tutti i colleghi hanno fretta, voglio fare un ringraziamento particolare a Livia Turco che ha aperto la strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e a tutti gli studiosi e a tutti gli operatori sociali del pubblico e del privato che non hanno mai smesso di credere al percorso della costruzione di un nuovo welfare, nonostante le pesanti interruzioni che abbiamo subito in tutti questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3594-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3594-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla legge di stabilità 2016)» (3594-A):

   Presenti  306   
   Votanti  243   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  122   
    Hanno votato  221    
    Hanno votato no   22    
  Sono in missione 92 deputati.

  La Camera approva (Vedi votazioni) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 18,54).

  PRESIDENTE. Per quanto consta alla Presidenza vi è un'intesa tra i gruppi per effettuare un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di procedere subito alla deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Roma – Seconda Sezione Lavoro, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 91 del 2016.
  Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
  (Così rimane stabilito).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Roma – Seconda Sezione Lavoro, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 91 del 2016 (ore 18,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Roma – Seconda Sezione Lavoro, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 91 del 2016.
  Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 12 luglio 2016, ha deliberato Pag. 116di proporre all'Assemblea della Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevato dal Tribunale di Roma – Seconda Sezione Lavoro nei confronti della Camera dei deputati, in relazione alla deliberazione con cui la Camera ha approvato gli articoli da 1 a 6-bis del Regolamento per la tutela giurisdizionale dei dipendenti, e dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 91 del 23 marzo 2016.
  Se non vi sono richieste di intervento e non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.
  (Così rimane stabilito)

Sui lavori dell'Assemblea (ore 18,57).

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la prossima settimana sarà iscritto all'ordine del giorno, con priorità rispetto agli altri argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori, l'esame dei seguenti disegni di legge di ratifica: disegno di legge n. 3303-B, Norme per il contrasto al terrorismo; disegno di legge n. 3767, Accordo Italia-Svizzera sulla cooperazione di polizia e doganale.
  Avverto, inoltre, che con lettera in data odierna il Presidente della Commissione bilancio ha comunicato che l'ufficio di presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto all'unanimità di avanzare la richiesta che l'inizio dell'esame in Assemblea del decreto-legge n. 3926, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, già previsto nel calendario dei lavori a partire dal prossimo lunedì 18 luglio, abbia luogo a partire dal giorno successivo, martedì 19 luglio.
  L'esame di tale provvedimento sarà quindi iscritto all'ordine del giorno della seduta di martedì 19 luglio, al termine degli altri argomenti previsti.
  Avverto, infine, che all'ordine del giorno della seduta di martedì 19 luglio, dopo il decreto-legge in materia di enti locali, sarà iscritto all'ordine del giorno anche l'esame del decreto-legge n. 3954, recante proroga di termini relativi al processo amministrativo telematico.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 18,58).

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, i deputati Errico Zanetti, Angelo D'Agostino, Mariano Rabino e Giulio Cesare Sottanelli, già iscritti al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.   PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, i deputati Enrico Zanetti, Angelo D'Agostino, Mariano Rabino e Giulio Cesare Sottanelli, già iscritti al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19).

  LUIGI FAMIGLIETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI FAMIGLIETTI. Signor Presidente, pochi giorni fa si è spento a Roma, alla soglia dei 100 anni, Gabriele Pescatore, storico presidente della Cassa del Mezzogiorno; una presidenza ininterrotta, dal 1955 al 1976. Pescatore era originario di Serino, era Irpino e non ha mai dimenticato le sue origini. È stato anche Presidente del Consiglio di Stato dal 1980 al 1986 ed il Presidente Mattarella lo ha ricordato come uno dei giuristi più illustri del Novecento. Mi è sembrato doveroso che anche quest'Aula lo ricordasse, soprattutto per il contributo che ha dato per la crescita e lo sviluppo del Sud. Protagonista della fase migliore dell'attività della Cassa del Mezzogiorno, diventando esempio di buona amministrazione a tal punto che persino testate internazionali come The Economist, nel 1975, ne elogiò pubblicamente l'attività e lo lodò per la capacità di Pag. 117far funzionare una macchina complessa come quella della Cassa del Mezzogiorno. Non c’è territorio del Sud che non abbia conosciuto le sue capacità e non abbia visto concretizzarsi opere strategiche. Con la sua Presidenza si realizzarono opere di infrastrutturazione primaria come portare acqua, fognature e luce in zone che ne erano sprovviste. Oggi, rileggerlo è fondamentale per stimolare e rafforzare le politiche per il Mezzogiorno in una fase in cui hanno riacquisito cittadinanza nell'agenda politica con il Piano per il Sud. Il suo impegno, il suo lavoro e le sue capacità sono un patrimonio di questo Paese che non va assolutamente disperso e mi auguro che le istituzioni, a partire dalla Camera dei deputati, possano farsi parte attiva per custodirne la memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  NICOLA BIANCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Grazie, signor Presidente. Intervengo per denunciare la scandalosa censura che ieri il neosindaco di Olbia, nonché ex collega, Nizzi, ha imposto alla proiezione del film La trattativa della Guzzanti. Il comunicato che il sindaco e l'assessore all'istruzione e alla cultura hanno diramato, praticamente qualche ora prima della proiezione, era davvero scandaloso: in una parte di esso, si legge che il film costituisce un'offesa ai milioni di elettori in tutta Italia che hanno, nel tempo, dato fiducia al partito e al suo presidente, e verso le migliaia di elettori che pochi giorni fa hanno affidato a Forza Italia l'onore e la responsabilità di governo della nostra città.
  Il fatto grave, che noi evidenziamo, è che, di fatto, è stato eluso l'articolo 21 della Costituzione, ovvero che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con parola oppure scritto o con altro mezzo di diffusione. Il fatto altrettanto grave è che prontamente gli organizzatori dell'evento hanno spostato la location dalla biblioteca, che, appunto, il sindaco aveva negato, al Civico 4, ma, anche in questo caso, non si sono fatte attendere le minacce di sanzione verso il gestore. La polizia locale, inviata da Nizzi, ha intimato la chiusura del locale in caso di proiezione del film. E poi, tra l'altro, è anche singolare il fatto che, proprio in occasione dell'insediamento, la scorsa settimana, il neosindaco aveva dichiarato di essere il sindaco di tutti, per poi smentire pubblicamente, alla prima occasione, questa frase. Ieri è stata davvero una giornata molto molto buia per Olbia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi, la settimana scorsa, precisamente, abbiamo letto nei giornali l'inchiesta che ha fatto ritornare alla ribalta la problematica delle assunzioni alle Poste. Qualche anno fa ho presentato una richiesta, un disegno di legge, sottoscritto anche da una quarantina di parlamentari, che chiedeva, appunto, la costituzione di una Commissione d'inchiesta. Perché questo ? Perché da quella storia, da quelle vicende che tutti sappiamo, ma nessuno poi vuole mettere su carta o vuole inferire più di tanto, ma neanche io, per la verità, voglio infierire, ma ho l'esigenza, credo che questo Parlamento debba avere l'esigenza di conoscere la storia e di conoscere anche i fatti di una società come Poste, che è un braccio importante per lo Stato.
  Ricordo a tutti che Poste raccoglie 400 miliardi all'anno e ricordo a tutti che, negli anni passati, sono state costituite tante sotto-società, e in quelle sotto-società sono state fatte tante assunzioni. E oggi che Poste va verso la privatizzazione – allora era a capitale pubblico, a totale capitale pubblico – questo smantellarsi, questo rischio di smantellarsi di questa nuova company che si verrebbe a creare, sta creando anche un po’ di subbuglio. Fino a ieri vi è stata qualche interrogazione, Pag. 118anche qui, in quest'Aula, da parte di SEL, per capire cosa succede con la privatizzazione. Allora, l'inchiesta a che cosa serve ? Serve a capire il passato, per renderci conto come è la società che vive il momento che sta vivendo oggi la società, per capire come andiamo avanti verso il futuro. Quindi, l'inchiesta non vuole sostituirsi alla magistratura, ma vuole fare chiarezza, una chiarezza politica, su una storia di una grande società che è stata gestita, come tutti sappiamo, male, e io credo che faccia bene alla democrazia, faccia bene al Partito Democratico, faccia bene a questo Parlamento, se riusciamo a fare chiarezza su questa grande società.

  LAURA COCCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA COCCIA. Grazie, Presidente. Intervengo perché domani è un giorno importante per il nostro Paese, e non solo, perché a Firenze, da domani, 15 luglio, al 22 di luglio ci saranno i Trisome Games, i Giochi per le persone con sindrome di Down. Ecco, sarà una data da segnare sul calendario, perché l'Italia, dopo avere ospitato a Roma, nel 1960, i primi Giochi paralimpici, ospiterà i primi Giochi per persone con sindrome di Down. Ancora una volta, il nostro Paese si dimostra all'avanguardia nei confronti dell'inclusione, ma, soprattutto, di una politica e di una mentalità nuova nei confronti delle persone con disabilità. Io accolgo l'invito di Nicole Orlando, la ragazza che tutti noi conosciamo, l'atleta che ha invitato tutti sugli spalti a fare il tifo per i nostri ragazzi. Ecco, io invito tutti coloro che saranno a Firenze ad essere sugli spalti insieme a noi, perché potranno vedere con i loro occhi quello che molto spesso ho tentato di descrivere a parole in quest'Aula, ovvero che la disabilità è solamente uno dei tanti modi di vivere la vita e che ci sono tanti modi per superare gli ostacoli, ognuno ha i propri.
  Ecco, in questi giorni voi avrete la possibilità, anche grazie alla RAI, che trasmetterà un'ora al giorno i Giochi, di vedere con i vostri occhi quello che lo sport riesce a fare, il messaggio più grande, e poi, ovviamente, appuntamento a tutti alle Paralimpiadi di Rio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  IVAN CATALANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione, la n. 4-06714. L'interrogazione tratta il tema della vicenda lost pay, che ha coinvolto Poste Italiane e il circuito delle poste private in Sicilia. Ora la procura di Palermo ha concluso le indagini e credo che anche il Parlamento debba fare chiarezza su tale vicenda, dato il fatto che, come sappiamo, l'azienda sta subendo un processo di privatizzazione, e questo per garantire i risparmiatori, ma anche per fare chiarezza e non ledere l'immagine dell'azienda dovuta a questa vicenda. Per questo auspico che la discussione della mia proposta di legge, la n. 2381, che istituisce la Commissione di inchiesta sul tema, venga portata all'ordine del giorno del Parlamento.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 15 luglio 2016, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LELLO DI GIOIA SUL DISEGNO DI LEGGE (A.C. 3594-A)

  LELLO DI GIOIA. Con questo provvedimento si interviene sul tema del contrasto alla povertà che rappresenta un tema Pag. 119stringente e ineludibile. Non solo si interviene sulla povertà ma si punta a riformare lo stesso sistema degli interventi cercando di adeguarlo ai bisogni delle fasce più povere e deboli della nostra società cercando non solo di fornire gli aiuti in maniera più equa ma cercando di inserire le persone in un percorso lavorativo. Per questo gli interventi previsti puntano alla creazione di una rete che sappia accogliere e nello stesso tempo indirizzare le persone coinvolte attraverso una stretta collaborazione tra i servizi sociali territoriali e i servizi per l'impiego. In tal modo, superando la frammentarietà degli interventi per come si sono intesi sino ad oggi, si potrà cominciare ad affrontare questo terna in maniera più razionale e più corrispondente ai bisogni delle persone e delle famiglie che non possono solo continuare a sperare in sussidi spesso irrisori e casuali.
  Da anni, numerosi istituti di ricerca, continuano a snocciolare numeri e percentuali sulle famiglie con redditi sotto o in prossimità del limite considerato di povertà che hanno colpito l'opinione pubblica e la coscienza civile del Paese. Un milione e 470 famiglie residenti in Italia vivono condizioni di povertà assoluta, stiamo parlando di 4 milioni e 102 mila persone che, secondo i dati forniti dall'Istat nella sua audizione presso la Commissione Affari sociali alla Camera, sono in povertà assoluta. Un milione e novecentomila di queste famiglie vivono nel Mezzogiorno che, ancora una volta, si aggiudica un primato di cui farebbe volentieri a meno. La Commissione europea è andata giù in maniera ancora più pesante affermando che le persone a rischio di povertà o esclusione sociale, nel nostro Paese, si attesterebbe intorno al 28,3 per cento. Una percentuale impressionante che non può non scuotere le coscienze.
  La cosa che colpisce ulteriormente è che tra queste famiglie sono numerosissime quelle con tre o più figli a dimostrazione di come la crisi di nascite nel nostro Paese non sia questione culturale ma economica. Allo stesso tempo ci ricorda che abbiamo molto da lavorare per far si che si realizzi un sistema di protezioni sociali che vada incontro a chi decide di avere dei figli e che purtroppo, spesso, nella realtà attuale, se non vi è un sistema di tutele fornite dai propri famigliari, si ritrova ad avere costi proibitivi. Non a caso, una recente inchiesta, ha sottolineato come per molte madri lavoratrici sia più conveniente rimanere a casa piuttosto che affrontare i costi per l'affido dei propri figli durante l'orario di lavoro stante la cronica mancanza di strutture di servizi sociali per l'infanzia.
  Nella lotta alla povertà siamo tra gli ultimi Paesi in Europa ed è per questo che provvedimenti come questo che stiamo esaminando sono il segnale positivo che qualcosa sta cambiando, ma molto ancora si dovrà fare. Per la protezione sociale delle fasce di popolazione in difficoltà si utilizza una quota di spesa pubblica che è circa dieci punti sotto a quella di Francia e Germania.
  Il livello di civiltà di un popolo si misura anche dalla volontà di non abbandonare al loro destino le persone che, per motivi vari e in presenza di una crisi economica che ha devastato il tessuto sociale del Paese, si sono trovate e si trovano a fare i conti con la povertà.
  Il Governo sta facendo molto, perché queste cifre non si possono abbattere se non si interviene sulle ragioni stesse della crisi a partire dal rilancio del Paese e dell'occupazione, ma molto ancora si dovrà fare e questo provvedimento, con le importanti modifiche apportate durante il lavoro della Commissione si muove sulla strada giusta. Bisognerà trovare risorse aggiuntive, ma questo è un problema che riguarda il sistema Paese, l'importante è che ci sia la volontà di combattere la povertà e che questa si manifesti con atti concreti così come si sta facendo attraverso l'approvazione del testo in esame.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3594-A - quest. preg. 1 e 2 395 301 94 151 45 256 99 Resp.
2 Nom. Ddl 3594-A - em. 1.13 401 395 6 198 105 290 92 Resp.
3 Nom. em. 1.19 401 325 76 163 19 306 91 Resp.
4 Nom. em. 1.15 397 390 7 196 98 292 91 Resp.
5 Nom. em. 1.20 404 404 203 138 266 91 Resp.
6 Nom. em. 1.22 rif. 376 376 189 226 150 90 Appr.
7 Nom. em. 1.25 338 338 170 114 224 100 Resp.
8 Nom. em. 1.26 348 323 25 162 94 229 99 Resp.
9 Nom. em. 1.28 341 340 1 171 121 219 99 Resp.
10 Nom. em. 1.32 348 326 22 164 102 224 99 Resp.
11 Nom. em. 1.34 353 351 2 176 118 233 98 Resp.
12 Nom. em. 1.37 358 358 180 124 234 98 Resp.
13 Nom. em. 1.38 361 361 181 125 236 97 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.40 rif. 367 367 184 335 32 97 Appr.
15 Nom. em. 1.48 374 368 6 185 126 242 97 Resp.
16 Nom. em. 1.54 361 361 181 131 230 97 Resp.
17 Nom. em. 1.55 376 375 1 188 132 243 96 Resp.
18 Nom. subem. 0.1.300.1 374 315 59 158 72 243 96 Resp.
19 Nom. subem. 0.1.300.2 377 313 64 157 39 274 96 Resp.
20 Nom. em. 1.300 375 374 1 188 346 28 96 Appr.
21 Nom. em. 1.57 382 349 33 175 101 248 96 Resp.
22 Nom. em. 1.33 368 367 1 184 126 241 96 Resp.
23 Nom. subem. 0.1.301.1 374 298 76 150 45 253 96 Resp.
24 Nom. subem. 0.1.301.2 379 373 6 187 109 264 96 Resp.
25 Nom. subem. 0.1.301.3 382 382 192 142 240 96 Resp.
26 Nom. em. 1.301 384 311 73 156 289 22 95 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.59 376 305 71 153 16 289 95 Resp.
28 Nom. em. 1.66 385 299 86 150 20 279 95 Resp.
29 Nom. em. 1.69 381 373 8 187 96 277 95 Resp.
30 Nom. em. 1.70 375 373 2 187 130 243 95 Resp.
31 Nom. em. 1.71 381 296 85 149 22 274 95 Resp.
32 Nom. em. 1.77 369 306 63 154 66 240 95 Resp.
33 Nom. em. 1.74 380 326 54 164 80 246 95 Resp.
34 Nom. em. 1.400 371 315 56 158 240 75 95 Appr.
35 Nom. em. 1.82 347 343 4 172 137 206 95 Resp.
36 Nom. em. 1.84 362 361 1 181 131 230 95 Resp.
37 Nom. em. 1.87 359 359 180 39 320 95 Resp.
38 Nom. em. 1.83 rif. 359 356 3 179 332 24 95 Appr.
39 Nom. em. 1.89 368 344 24 173 344 95 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.90 371 371 186 132 239 95 Resp.
41 Nom. em. 1.92 357 357 179 126 231 95 Resp.
42 Nom. em. 1.93 366 366 184 134 232 95 Resp.
43 Nom. em. 1.94 376 376 189 137 239 95 Resp.
44 Nom. em. 1.120 371 370 1 186 134 236 95 Resp.
45 Nom. em. 1.401 371 370 1 186 239 131 95 Appr.
46 Nom. em. 1.123 372 369 3 185 83 286 95 Resp.
47 Nom. em. 1.125 373 366 7 184 46 320 95 Resp.
48 Nom. em. 1.129 365 306 59 154 65 241 95 Resp.
49 Nom. em. 1.131 370 365 5 183 113 252 95 Resp.
50 Nom. em. 1.133 359 352 7 177 49 303 95 Resp.
51 Nom. em. 1.402 370 370 186 272 98 95 Appr.
52 Nom. em. 1.139 371 371 186 369 2 95 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 1.140 362 340 22 171 339 1 95 Appr.
54 Nom. em. 1.146 366 361 5 181 64 297 95 Resp.
55 Nom. em. 1.403 372 372 187 239 133 95 Appr.
56 Nom. em. 1.148 368 367 1 184 110 257 95 Resp.
57 Nom. em. 1.156 345 344 1 173 118 226 95 Resp.
58 Nom. em. 1.157 353 352 1 177 124 228 95 Resp.
59 Nom. em. 1.159 361 355 6 178 66 289 95 Resp.
60 Nom. em. 1.161 356 297 59 149 36 261 95 Resp.
61 Nom. em. 1.165 351 328 23 165 93 235 94 Resp.
62 Nom. em. 1.168 345 343 2 172 113 230 94 Resp.
63 Nom. odg 9/3594-A/1 322 298 24 150 64 234 93 Resp.
64 Nom. odg 9/3594-A/2 328 310 18 156 90 220 93 Resp.
65 Nom. odg 9/3594-A/6 336 273 63 137 27 246 93 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 72)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/3594-A/24 341 341 171 120 221 93 Resp.
67 Nom. odg 9/3594-A/28 346 346 174 98 248 93 Resp.
68 Nom. odg 9/3594-A/33 346 341 5 171 71 270 93 Resp.
69 Nom. odg 9/3594-A/34 315 312 3 157 80 232 93 Resp.
70 Nom. odg 9/3594-A/35 324 324 163 87 237 93 Resp.
71 Nom. odg 9/3594-A/36 313 313 157 89 224 93 Resp.
72 Nom. Ddl 3594-A - voto finale 306 243 63 122 221 22 92 Appr.