Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 514 di martedì 3 novembre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 30 ottobre 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Santerini, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sorial, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 10,02).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 30 ottobre 2015, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV Commissione (Difesa): «Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (3393) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Pag. 2Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis. del Regolamento.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale (A.C. 3340-A) (ore 10,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3340-A: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Maino Marchi.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, il decreto-legge n. 154 del 2015, recante «Disposizioni urgenti in materia economico-sociale», era composto originariamente da tre articoli, più un quarto per l'entrata in vigore. Nel corso dell'esame parlamentare in Commissione sono stati aggiunti un articolo e due commi, uno all'articolo 2 e uno all'articolo 3.
  L'articolo 1 dispone l'immediato utilizzo di risorse già assegnate dal CIPE ad interventi di ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici (cosiddetto «programma scuole belle»), articolandole fra il 2015 e 2016, e reca un'ulteriore autorizzazione di spesa per la stessa finalità per il 2015.
  Complessivamente si tratta di 110 milioni di euro, di cui 100 per il 2015 e 10 per il 2016. In particolare la norma dispone in primo luogo l'immediato utilizzo delle risorse, pari a 50 milioni di euro per il 2015 e a 10 per il 2016, già assegnate dal CIPE nella seduta del 6 agosto 2015 a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020, per la prosecuzione degli interventi relativi al Piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici, di cui alla delibera dello stesso CIPE n. 21 del 30 giugno 2014, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 22 settembre del 2014, con la quale è stata disposta una prima assegnazione di risorse per tali finalità. In relazione alla disponibilità di tali risorse, che la norma indica come già anticipate dal CIPE nella seduta del 6 agosto 2015, si segnala che nel comunicato del CIPE relativo all'esito della seduta citata risulta deliberata l'assegnazione di complessivi 60 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione relative alla programmazione 2014-2020 per misure di riqualificazione e decoro degli edifici scolastici statali. L'articolo autorizza, altresì, per la medesima finalità la spesa di ulteriori 50 milioni di euro per il 2015, i cui oneri sono posti a valere sul Fondo sociale per l'occupazione e la formazione. Per quanto concerne in particolare il programma «Scuole belle», oggetto delle risorse previste dall'articolo, si ricorda che per esso è stato previsto un finanziamento complessivo di 450 milioni di euro. Con l'articolo 1 si intende dunque garantire l'immediata disponibilità di 110 Pag. 3milioni di euro per la prosecuzione del programma «Scuole belle», di cui 100 per il 2015 e 10 per il 2016, che costituiscono quota parte dei 170 milioni di euro necessari al completamento del programma medesimo previsto dall'accordo del 30 luglio 2015 sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio. Faccio mia l'osservazione della Commissione lavoro, che invita ad individuare sin d'ora – che non essendo possibile all'interno di questo decreto-legge, trasformerei in un: «al più presto» – le risorse finanziarie necessarie ad assicurare il completamento del finanziamento nell'anno 2016 del Piano «Scuole belle» e di promuovere una soluzione di carattere strutturale alle problematiche di carattere sociale e occupazionale dei lavoratori già impegnati in attività socialmente utili di pulizia delle scuole e di quelle rientranti nei cosiddetti «appalti storici».
  Con l'articolo 1-bis, approvato in Commissione bilancio, tenendo conto anche dell'osservazione della Commissione lavoro, si chiarisce in modo inequivoco che gli articoli 7 e 8 del decreto legislativo n. 468 del 1 dicembre 1997, in materia di utilizzo diretto dei lavoratori titolari di strumenti di sostegno al reddito, continuano ad applicarsi a tutti i progetti di attività e lavori socialmente utili che hanno avuto inizio prima dell'adozione della convenzione quadro di cui al comma 2 dell'articolo 26 del decreto legislativo n. 150 del 14 dicembre 2015 in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive. È una precisazione necessaria al fine di escludere un vuoto normativo per i progetti in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 e conclusi prima dell'adozione della medesima convenzione.
  L'articolo 2 interviene sulla disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, contenuta nel decreto legislativo n. 270 del 1999, cosiddetto «Prodi-bis», consentendo una proroga del termine di esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali. La proroga, che può cumularsi alla proroga trimestrale eventualmente accordata dall'autorità giudiziaria ai sensi della disciplina già vigente, articolo 66 del medesimo decreto legislativo, opera per un periodo non superiore ai 12 mesi e per una sola volta qualora venga accertato sulla base di una specifica relazione, predisposta dal commissario straordinario, sentito il comitato di sorveglianza, che l'attuazione del programma richiede la prosecuzione dell'esercizio dell'impresa e che ciò non reca pregiudizio ai creditori. In particolare, l'articolo 2 aggiunge un nuovo comma 4-bis nell'articolo 57 del decreto legislativo n. 270 del 1999, ai sensi del quale «se in prossimità della scadenza del programma, anche in caso di proroga trimestrale, ai sensi del citato articolo 66, la cessione non è ancora intervenuta in tutto o in parte, il Ministro dello sviluppo economico può disporre per una sola volta una ulteriore proroga del termine di esecuzione del programma per un periodo non superiore ai dodici mesi, allorquando, sulla base di una specifica relazione predisposta dal commissario straordinario, sentito il comitato di sorveglianza, l'attuazione del programma richiede la prosecuzione dell'esercizio dell'impresa senza pregiudizio per i creditori».
  Il nuovo comma 4-bis, inoltre, dispone che il provvedimento ministeriale di proroga è comunicato al tribunale competente perché questo eserciti le proprie attribuzioni ai sensi del decreto legislativo n. 270.
  Il Governo ha fornito informazioni sulla situazione di emergenza a cui può applicarsi il decreto-legge, considerato che sulla materia è in corso anche un lavoro parlamentare.
  Con un ulteriore comma approvato in Commissione, nel confermare le previsioni della delibera 578/13 dell'Autorità dell'energia elettrica e del gas in merito alla definizione ed alle condizioni per essere riconosciuti tra le tipologie ammesse dei sistemi efficienti di utenza o sistemi esistenti equivalenti alla data del 1o gennaio 2014, si precisa che la previsione del decreto legislativo n. 56 del 2010 in merito alla condizione sulla titolarità del medesimo soggetto giuridico dell'unità di produzione e di consumo alla data di entrata Pag. 4in vigore del medesimo decreto si intende tale data prorogata al 1o gennaio 2016 per quei soggetti che, avendo ottenuto la qualifica SEESEU-C nell'anno 2015, alla data del 1o gennaio 2014 erano in regime di amministrazione straordinaria e in conseguenza di ciò non hanno potuto variare gli assetti proprietari al fine di qualificarsi come SEESEU-A.
  L'articolo 3, infine, è volto a stabilire una riduzione degli obiettivi finanziari del Patto di stabilità interno per l'anno 2015 in favore degli enti locali interessati dagli eccezionali eventi meteorologici del 13 e 14 settembre 2015, che hanno colpito i territori delle province di Piacenza e Parma, per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza con la delibera del Consiglio dei ministri del 25 settembre 2015.
  In particolare, la norma dispone una riduzione dell'obiettivo del Patto di stabilità interno per un importo complessivo di 14,179 milioni di euro, da ripartirsi tra gli enti interessati nei seguenti importi massimi: 4 milioni di euro per la provincia di Parma, 6,5 milioni di euro per la provincia di Piacenza, 3,679 milioni di euro da ripartirsi tra i comuni interessati dall'evento, come indicato nella Tabella A allegata al decreto-legge.
  La riduzione degli obiettivi è posta a valere sugli spazi finanziari messi a disposizioni per l'attuazione della cosiddetta «premialità» – misura prevista in favore degli enti locali rispettosi del Patto di stabilità interno e dei tempi di pagamento nelle transazioni commerciali, disciplinata dal comma 122 dell'articolo 1 della legge n. 220 del 2010 (legge di stabilità 2011) – nei limiti degli spazi residuali, quantificati alla data del 24 settembre 2015.
  L'integrazione più importante al testo del decreto apportata dal lavoro in Commissione riguarda una norma generale della parte finale del 2015 con cui si interviene in materia di Patto di stabilità interno relativamente alle calamità naturali per le quali venga deliberato dal Consiglio dei ministri lo stato di emergenza prima dell'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, quindi entro novembre.
  Nel saldo del Patto non saranno considerate le spese sostenute dagli enti locali a valere sull'avanzo di amministrazione o su risorse dal ricorso al debito nel limite degli spazi ancora disponibili con le modalità con cui si è provveduto per Parma e Piacenza. Dovrà esserci la comunicazione da parte degli enti locali alla Presidenza del Consiglio dei ministri entro il 10 dicembre 2015 degli spazi finanziari di Patto di cui si ha necessità. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanare entro il 16 dicembre si provvederà in base alle richieste pervenute.
  Infine, Presidente, avremmo voluto dare risposte anche ad altre istanze, avanzate soprattutto dall'ANCI e contenute in emendamenti simili presentati da deputati di diversi gruppi, sia di maggioranza che di opposizione. La tagliola dell'inammissibilità non ce lo ha consentito; per farlo anche in misura limitata era indispensabile l'accordo unanime dei gruppi, non c’è stata la disponibilità del gruppo MoVimento 5 Stelle e non si è potuto fare.
  Auspico che il Governo provveda su questi temi e su altri urgenti relativi alle regioni in questi giorni con apposito decreto-legge.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, il Governo si riserva di intervenire successivamente.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie Presidente, cerchiamo di dare un po’ di informazioni ai cittadini riguardo questo decreto nato per delle urgenze in materia economica e sociale. Bene, come abbiamo ascoltato dal relatore per la maggioranza, l'articolato comprende delle misure che noi condividiamo nel merito, ma dobbiamo Pag. 5anche fare un po’ di chiarezza sulle reali intenzioni di ogni singolo articolo.
  L'articolo 1, come si diceva, contiene delle misure che garantiscono il decoro degli edifici scolastici. Ebbene, se parliamo di decoro di edifici scolastici si presume che si vada ad agire su quelle che sono le reali emergenze e le reali urgenze di cui hanno bisogno le nostre scuole. Invece, in questo articolo si cela esattamente la prosecuzione di un programma, che è quello delle «scuole belle», che non è altro che la continuazione della propaganda del Governo, in sintonia con il decreto sulla «buona scuola». Si fa credere ai cittadini che il Governo investa centinaia di milioni di euro per la scuola, quando invece sta semplicemente prolungando una fetta di lavoro precario di cosiddetti lavori socialmente utili.
  Le scuole italiane a nostro avviso richiedono interventi di tutta altra natura. Ci sono ben altre priorità strutturali e non frammentate e superficiali, mirate proprio alle scuole e agli edifici che effettivamente ne hanno bisogno e soprattutto è nostra intenzione, attraverso diverse proposte emendative, fare in modo che ditte e personale specializzato siano impegnati in questi lavori. Esattamente il contrario di quello che sta invece accadendo con questa operazione «scuole belle», i cui interventi consistono in qualche operazione di imbiancatura, nonostante i nostri sopralluoghi e le nostre ispezioni raccontino di soffitti e cornicioni che crollano sulle teste dei poveri studenti e poi si fanno svolgere queste operazioni da personale che prima si occupava semplicemente di pulizie, anche se sono stati previsti dei corsi di formazione, ma valuterei attentamente quanto effettivamente questi lavori possano essere svolti da questo tipo di lavoratori.
  La platea di scuole inoltre che ha usufruito ed usufruirà del programma è limitato a scuole interessate dal problema degli LSU, cioè dei lavoratori socialmente utili. Quindi, non si è scelta la scuola sull'effettivo e reale bisogno di manutenzione, con un ordine di priorità in base alla gravità degli interventi necessari, ma si sceglierà in base all'istituto che ha un maggior numero di lavoratori da regolarizzare. Quindi, le nostre proposte emendative erano volte principalmente a sottrarre risorse dal programma «scuole belle» e a destinarle in maniera prioritaria al Fondo unico per l'edilizia scolastica, destinandole ad interventi di adeguamenti antisismici, prevenzione del rischio idrogeologico ed operazioni di messa in sicurezza, come per esempio le bonifiche da amianto.
  Le nostre proposte emendative rispondono alla richiesta che avanziamo da diversi mesi affinché le risorse destinate a favore del filone «scuole belle» siano completamente dirottate su interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici – questa è la reale priorità del Paese – e in particolare a vantaggio anche di scuole del Mezzogiorno e delle isole che, rispetto allo screening di tutto il Paese presentano maggiori problemi strutturali e manutentivi.
  Gli LSU della scuola, quando terminerà il programma «scuole belle» si troveranno di nuovo punto e a capo, a rischio licenziamento o cassa integrazione e ancora in balia di quelle cooperative che praticamente li hanno sfruttati con salari bassissimi e condizioni di lavoro precarie e li usano invece come arma di ricatto per i Governi di turno.
  La nostra soluzione rimane quella di una proposta più organica e più completa. Noi riteniamo che la scelta di esternalizzare i servizi di pulizia delle scuole sia stata insensata e abbia provocato maggiori oneri per lo Stato, pessimi servizi ai cittadini e il peggioramento delle condizioni di lavoro per i lavoratori. L'espletamento dei servizi di pulizia nelle scuole sui posti in organico ATA accantonati oggi è effettuato dal personale di ditte esterne. Si tratta di lavoratori che dagli enti locali nel 2000 sono stati spostati negli uffici scolastici provinciali, con l'inquadramento di collaboratore scolastico.
  L'esternalizzazione per noi ha generato sfruttamento del lavoratore da parte delle ditte, irregolarità dei servizi a causa del ritardo nell'erogazione dei fondi e qualità Pag. 6scadente dei servizi alla popolazione scolastica a causa di tempi e modalità di lavoro inadeguati.
  I nostri colleghi in Commissione cultura hanno affrontato il problema in maniera un po’ più completa e sistematica e non, come fa il Governo, con un decreto d'urgenza. Il problema dell'esternalizzazione dei servizi e in particolare la sua soluzione, appunto, è stata da noi proposta con una visione alternativa che dispone di un piano pluriennale di assunzione, con l'inserimento dei lavoratori con tre anni di servizio nelle graduatorie ATA con un punteggio dimezzato di servizio. Proponiamo l'alternativa, quindi, della internalizzazione dei servizi, applicando il comma 8 dell'articolo 45 della legge n. 144 del 1999, che riserva il 30 per cento dei posti ai lavoratori delle ditte. Gli ATA sono entrati nelle graduatorie per l'accesso al ruolo grazie al titolo, che ha validità di qualifica professionale e che per loro poi equipara tre anni di esperienza professionale al possesso di una qualifica professionale. Di conseguenza, il servizio svolto nelle mansioni ATA dei lavoratori utilizzati finora andrebbe calcolato addirittura per intero.
  Pertanto, il MoVimento 5 Stelle, pur proponendo di destinare in maniera alternativa i fondi destinati all'operazione «Scuole belle» per una più efficace azione sull'operazione «Scuole sicure», chiede che sia operata una reinternalizzazione dei servizi di pulizia, riconoscendo la gravità della situazione degli ex LSU, raggirati con il miraggio di un lavoro stabile, ma poi gestiti come gente utile solo a portare acqua al proprio mulino da ogni Governo di turno.
  Altri nostri emendamenti erano poi volti ad inserire l'obbligo di rendicontazione delle risorse già spese e quelle che verranno spese dalle ditte aggiudicatrici per gli appalti di pulizie e manutenzione nelle scuole e la pubblicazione sui siti istituzionali di tutti i dati utili a garantire il principio di trasparenza. Tutti questi emendamenti sono stati bocciati.
  Vediamo, ora, l'articolo 2 del provvedimento. L'articolo è finalizzato a modificare una normativa in materia di programmi di amministrazione straordinaria, al fine di concedere una proroga di ulteriori dodici mesi in caso di programmi di cessione di azienda. Noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo, poiché il tema è in discussione nella Commissione attività produttive in maniera più ampia e completa. Abbiamo chiesto al Governo quali siano le aziende che hanno fatto richiesta, sulla base dell'articolato di questo decreto, e in questo caso si tratta di una norma fatta appunto, come confermato dallo stesso Viceministro Morando, solo per alcune aziende, come si evince dall'audizione in Commissione bilancio del 15 ottobre. In risposta ai nostri quesiti, il Governo ha confermato che, in merito alla puntuale individuazione delle grandi imprese in amministrazione straordinaria interessate dall'eventuale applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, solo la compagnia aerea Blu Panorama, in dissesto finanziario da cinque anni, ha presentato domanda per usufruire della nuova norma introdotta dal decreto.
  L'articolato prevede che potenzialmente anche altre imprese potrebbero essere interessate a richiedere l'applicazione e queste sono – sebbene non abbiano, comunque, ancora fatto richiesta – la Bernardi Group, le Officine Ferroviarie Veronesi, Abbigliamento Grosseto e la congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, proprio la congregazione dello scandalo in cui è coinvolto il senatore Azzolini, per il crac di quest'ultima, con accuse di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati. È il famoso scandalo scoppiato quest'estate che ha coinvolto perfino le suore, oltre che professionisti, amministratori della CdP e politici locali. Al momento questa congregazione non ha fatto richiesta, ma rientra tra gli enti che potrebbero farla. Vigileremo !
  Abbiamo presentato, inoltre, anche degli emendamenti che fissano un tetto ai compensi del commissario straordinario e che si occupano di escludere che quest'ultimo Pag. 7possa ricoprire altre cariche, in linea con la nostra posizione contraria ai doppi incarichi anche per i commissari.
  Veniamo, ora, all'articolo 3, quello che ha suscitato maggiore interesse anche da parte dei sindaci del nostro Paese, ovvero l'articolo relativo alle misure finanziarie per i territori colpiti da eventi meteorologici eccezionali nel mese di settembre 2015. La norma, appunto, dispone per l'anno 2015 una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità.
  Come al solito ci tocca ricordare che ogni volta che il Paese è in emergenza si fa riferimento al Patto di stabilità come a un vincolo che non permette la risoluzione dei problemi e questo anche per i comuni. La copertura degli oneri si fa valere per il mancato rispetto del Patto di stabilità e sono rivenute dall'applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto del Patto. Pur condividendo la finalità dell'articolo, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo proposto degli emendamenti volti a garantire l'avvio di immediati interventi di ripristino, ricostruzione, assistenza alla popolazione, sostegno alla ripresa economica, ma per tutti i comuni interessati dagli eventi alluvionali o di altra natura nel corso dell'anno. La questione assume un carattere a nostro avviso più ampio di quanto invece viene rappresentato nel decreto. Si veda a tal proposito l'audizione dell'ANCI in Commissione bilancio del 15 ottobre, nella quale sono state ribadite una serie di problematiche dei bilanci comunali da noi già evidenziate in una mozione a nostra prima firma presentata qui al Parlamento. Quindi ci chiediamo come l'ANCI possa assumere certe posizioni quando invece politicamente appoggia, e i vari amministratori sono degli stessi schieramenti che ci governano, come non ha invece alzato la voce o fatto sentire la propria voce nel momento in cui il MoVimento 5 Stelle ha presentato quella mozione che dice esattamente le stesse cose che l'ANCI è venuto a raccontarci in Parlamento.
  A nostro avviso noi ci dobbiamo occupare e preoccupare dei cittadini prima ancora che accadano eventi di questo tipo, ciò in maniera preventiva. Non esistono poi territori che meritano più di altri e la modalità di intervento prevista dai nostri emendamenti, dalle nostre proposte, si differenzia da quella scelta dal Governo, che non esclude le spese dal Patto di stabilità solo per alcuni comuni, ma anche perché secondo noi il Patto di stabilità, così come è strutturato, non ha nessun senso e non ci va di dare dei piccoli e insignificanti sconti una tantum, tra l'altro in maniera da sottrarre risorse ai comuni più virtuosi che rispettano quelle regole, anche se si tratta di regole che a nostro avviso sono sbagliate. Ma noi andiamo a incrementare il Fondo per le emergenze nazionali, questa era l'ottica con cui abbiamo proposto emendamenti all'articolo 3, perché ormai ogni normale pioggia nel nostro Paese si può trasformare in una tragedia per via di interventi non mirati e non effettuati nel corso degli anni.
  Quindi il nostro è un approccio preventivo piuttosto che reattivo. Noi non condividiamo questo modo di fare e questo agire in continuo regime di emergenza, ma preferiremmo una seria pianificazione ambientale e urbanistica volta prima di tutto a prevenire questi disastri piuttosto che agire sulle conseguenze. La copertura che abbiamo proposto a tutti i nostri emendamenti consiste nell'aumento del canone per le operazioni di prospezione e ricerca idrocarburi e per le concessioni di coltivazione e stoccaggio degli stessi; in poche parole tassiamo le trivellazioni che nostro malgrado sono state approvate nei vari decreti precedenti da questo Governo, da questa linea politica del Governo, in perfetta linea, invece, con le nostre posizioni in tema di energia sostenibile. Abbiamo anche registrato da parte dell'ANCI questo aspetto di voler dare più ossigeno ai comuni, ma ci spiace non vedere invece una ferma posizione da parte dell'ANCI nel criticare formalmente l'austerità e il Patto di stabilità interno; è questo il reale indirizzo politico che noi diamo e abbiamo cercato di dare al Parlamento.
  Volevo poi spendere due parole sulla questione dell'ammissibilità. È vero che l'ANCI ha proposto tutta una serie di questioni che nella sostanza sono condivisibili, Pag. 8ma come ha detto il collega Marchi, il MoVimento 5 Stelle rispetta comunque le regole, e come ci è stato anche detto in passato dobbiamo essere in linea anche con quello che era lo scopo del decreto.
  La nostra è una battaglia per la legalità. Qui, quello che è passato, in Commissione bilancio, è già andato al limite delle ammissibilità. Molte volte il MoVimento 5 Stelle ha proposto, su diversi decreti, norme e proposte emendative che andavano un po’ oltre la materia dello stesso decreto, ci è sempre stato risposto di attenerci alla materia nel fare proposte emendative. Non vedo perché questa stessa regola oggi la si voleva infrangere e non rispettare, accettando in maniera diffusa tutte le proposte venute dall'ANCI.
  A nostro avviso tutte quelle segnalazioni meritano o un decreto a sé stante, vista l'urgenza, o comunque un serio approccio da parte del Parlamento, con delle proposte di legge mirate a risolvere e a sanare tutte queste problematiche.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Questo Governo ormai ci ha abituati, da diverso tempo, alla perenne, e ormai consueta utilizzazione del decreto d'urgenza per questioni che di urgente hanno davvero poco e l'inquadramento che ne è stato dato con questo provvedimento è destituito di ogni fondamento. Il decreto-legge per sua connotazione deve essere caratterizzato da tre elementi essenziali: l'omogeneità, la straordinarietà e l'urgenza. La sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012 ha detto in maniera molto chiara che siamo di fronte a provvedimenti illegittimi, che non possono essere nemmeno presentati, qualora il primo di questi elementi, quello dell'omogeneità, non venga rispettato. Questa volta, nel tentativo, anche in questo caso maldestro, di aggirare una delle prerogative fondamentali dei decreti-legge, quello dell'omogeneità della materia, si inventa il provvedimento «economico-sociale». Mi domando, e mi soffermo su questo richiamo: come è possibile che il Capo dello Stato, che è il primo garante della Costituzione, abbia sottoscritto, firmato e accettato questo improbabile decreto con la definizione di «economico-sociale». Cercherò, come prima analisi, di capire perché questo elemento non poteva essere assolutamente utilizzato per questo decreto-legge. Un Governo che, attraverso questo provvedimento, si manifesta in tutto il suo sbando politico, economico e soprattutto di pianificatore, confonde l'economia con il pressappochismo, il sociale con la politica del tappabuchi. Con questo provvedimento si sancisce, se ce ne fosse ancora bisogno, la propensione ormai sempre più spinta del Presidente del Consiglio verso la sua innata indole di Azzeccagarbugli. Come ha fatto il Capo dello Stato a firmare questo provvedimento ? E come ha fatto la Camera a non bloccarlo ? Anche nelle prerogative del Presidente della Camera vi è la possibilità di valutare se questo fosse veramente catalogabile come urgente (un provvedimento economico-sociale a due mesi dall'approvazione definitiva della legge di stabilità). L'economia, per sua connotazione, è strategia, è pianificazione, programmazione, l'economia è il faro con cui si traccia l'andamento delle scelte strategiche del Paese. Come può essere l'economia inserita come base d'azione di un decreto-legge d'urgenza come quello che viene proposto ? Il fatto stesso che si voglia catalogare questo provvedimento come «economico-sociale», con l'urgenza di un decreto, può significare due cose: o non ha niente di economico o non ha niente di urgente. In realtà, non ha niente di economico perché persegue maldestramente la logica del tappabuchi, cioè di coprire quegli errori che, in maniera manifesta, il Governo ha messo in atto in questi anni, una volta con l'azienda dell'amico da salvare, come in questo caso, una volta per quello della banca del papà del Ministro di turno. Si tratta di provvedimenti occasionali, mai un intervento organico che sappia puntare, che sappia centrare gli obiettivi da mettere in essere. Pag. 9Credo che questo sia, assolutamente, l'obiettivo su cui dobbiamo un attimo riflettere.
  Sul tema delle aziende in crisi, per esempio, nel corso di questo ultimo anno sono stati due, tre, forse quattro, i provvedimenti in cui si è cercato di analizzare le possibili soluzioni e i possibili interventi legislativi per salvare le aziende. Cito per tutte quella di Taranto, dell'Ilva di Taranto: sette, otto decreti approvati e, anche in quel caso, senza avere dato alcuna risposta. Prendete la mira, ma con la stessa precisione di un elefante che vuole entrare nella cruna di un ago. Insomma, non ne azzeccate una. Il decreto dell'Ilva è la dimostrazione lampante: avete stanziato le risorse, avete dato poteri, avete nominato commissari e, in realtà, anche in quel caso, discriminando tutte le altre grandi imprese energivore, per esempio quelle del Sulcis, avete continuato a sbagliare.
  E poi all'economico avete aggiunto il sociale: un tocco, come dire, ideale e, per fare un richiamo alla sinistra che tanto, almeno a parole, vi sta a cuore, un tocco di un provvedimento sociale, che interviene a sancire, però, la plateale controtendenza tra i proclami che il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'istruzione e quanti altri ripetutamente vanno avanti a fare.
  Diciamolo, in maniera molto chiara: avete sbagliato i conti. Li avete sbagliati di 170 milioni di euro. Sul tema dei lavoratori socialmente utili avete fatto un errore di 170 milioni di euro, pur sapendo quali erano i lavoratori in capo a quel progetto di utilizzo presso le scuole. Avete preso una cantonata grossissima nelle previsioni. In ambo i casi, che abbiate sbagliato i conti o che ci siano più lavori socialmente utili, non fate certo la figura degli scienziati.
  E poi, sempre a proposito di urgenza e di omogeneità di materia, ci avete infilato un po’ di trucco e di trucchetti per le scuole. C’è da domandarsi chi sia lo stratega che ha previsto di inserire in un decreto-legge di urgenza omogeneo «scuole belle». Già basterebbe questo per indurre il Capo dello Stato a ritirare quella firma. Infatti, siamo di fronte a un obbrobrio giuridico costituzionale, perché il bello non si persegue con il provvedimento d'urgenza, omogeneo, di necessità. «Scuole belle»: non sarebbe stato meglio scrivere «scuole sicure», dove non cadono i soffitti addosso agli studenti, ai bambini ? O forse è meglio bearsi di una scuola bella, che magari poi, invece, ha il soffitto che crolla ? In un decreto di urgenza vi è il tema delle scuole belle, anche in quel caso per dichiarare, per manifestare ancora una volta l'inconsistenza. C’è un grande titolo roboante – «scuole belle» – che può colpire l'immaginario collettivo, ma, anche in questo caso, vi sono risorse quasi totalmente inesistenti.
  E poi vi è il tentativo di salvare le aziende, quelle particolari, lo diceva chi mi ha preceduto. Una sola azienda ha fatto quel tipo di richiesta rispetto a quella che è prevista in questo decreto. E, guarda caso, avete dimenticato quelle che sistematicamente vengono sollecitate, cioè, per esempio, quelle 800 aziende agricole sarde che sono sotto la mannaia di quella gente criminale, che è Equitalia, di quelle banche che stanno portando al fallimento 800 aziende agricole della Sardegna, perché strozzate da un sistema finanziario che le ha messe all'angolo.
  E poi, c’è l'unico tema che poteva essere affrontato con un decreto d'urgenza, cioè quello delle alluvioni. In questo caso, riuscite a fare un capolavoro. Introducete il tema richiamando le alluvioni del 15 settembre scorso e stanziate praticamente zero risorse per affrontare tutte quelle che si sono manifestate nei mesi precedenti e negli anni precedenti. E stanziate, anche per queste alluvioni di Parma e degli altri comuni, risorse assolutamente inique.
  In questo caso, scegliete la strada del nessun criterio. Alla base di questo decreto e di questi stanziamenti non c’è nessun criterio che possa giustificare un atteggiamento di questa portata. Infatti, non esistono risorse certe, non esiste nessun Pag. 10piano per affrontare in maniera metodologica, senza passare attraverso un decreto-legge.
  Ma vi pare che di fronte ad un'emergenza come un'alluvione il Governo debba ricorrere al decreto d'urgenza e non abbia invece nella sua previsione ordinaria le risorse necessarie e i poteri legislativi per intervenire così come è necessario intervenire in tempi d'urgenza come quelli di un'alluvione. Voi scegliete il decreto ad personam, scegliete il nome della città dei paesi indicati con un decreto che viene adottato e però vi dimenticate che bisogna tener conto di alcuni criteri. Quali sono i criteri ? Intanto quelli della non discriminazione. Perché sarebbe assolutamente semplice, per quanto mi riguarda, citare quello che è successo nell'ottobre del 2015 ad Olbia, in dimensioni decisamente superiori a quelle dei fatti richiamati in questo decreto. Perché per Parma si fa un decreto d'urgenza, si stanziano queste «poche risorse» e non si fa nessun decreto d'urgenza per Olbia, che tre anni fa è stata colpita, quella città e quel territorio insieme al nuorese, all'oristanese, insieme ad altre realtà della provincia di Cagliari, che sono state colpite da una alluvione letale che ha provocato 800 milioni di euro di danni certificati dalla Protezione civile, che ha provocato 18 morti, che ha avuto 37 giorni di sgravi fiscali. Perché gli sgravi fiscali per la provincia della Gallura e per i comuni colpiti da quella alluvione sono stati 37 giorni a fronte dei quasi tre anni riconosciuti per l'Emilia Romagna ? Qual è la logica ? Non è forse questo il tema, il decreto che poteva entrare nel merito di questo riequilibrio, di un minimo di onestà intellettuale per comprendere che non si può pensare che si guarda soltanto a dove ci sono i voti, dove c’è il consenso e ci si dimentica delle parole che invece vengono spese dai «passeggiatori delle alluvioni», dai precedenti Ministri delle infrastrutture e dell'ambiente, per arrivare a quelli attuali. La precipitosa corsa del Ministro dell'ambiente in Sardegna il primo di ottobre, che corre in Sardegna e dichiara: «abbiamo stanziato 600 milioni e stanzieremo 1,2 miliardi per il rischio idrogeologico». Balle. Balle colossali. Lo vedrò perché sono richiamati nelle relazioni di accompagnamento a questo provvedimento e dimostrerò come non esistono quelle risorse che sono ancora una volta dei bluff comunicazionali di propaganda di regime di questo Governo. E poi che dire del Presidente del Consiglio, che il primo di ottobre in piena alluvione ad Olbia annuncia con un tweet «vi siamo vicini, interverremo prontamente, siamo pronti a fare intervenire la Protezione civile nazionale». Ma come ? C’è l'allerta meteo da quattro giorni e tu ti accorgi di mandare la Protezione civile nel momento in cui si sta esaurendo l'evento calamitoso ? Evidentemente non esiste la pianificazione. Evidentente non c’è l'accortezza, non c’è l'attenzione. E soprattutto vige quella discriminazione per cui la Sardegna è un'isola lontana, isolata, che può restare come tale.
  Ebbene, di fronte a questo, voi, nell'ultimo provvedimento, avete stanziato 5 milioni di euro per fare quello che nel titolo avete pomposamente chiamato «zona franca per le aree alluvionate», 5 milioni di euro di sgravi fiscali per 60, 70, 80 comuni colpiti da quella alluvione. Ciòè stiamo parlando di briciole, di soffi di assoluta inconsistenza, di provvedimenti che vengono spacciati come provvedimenti importanti e che invece non hanno niente di concreto, non danno nessun tipo di risposta e su questo articolo 3 c’è stata discussione della Commissione competente, ambiente, e nella Commissione bilancio. E tutti hanno detto: bisogna intervenire anche sugli altri comuni, sugli altri territori colpiti. Bisogna trovare un metodo. Ebbene, il Governo ha proposto un metodo che è quanto di più perverso si possa pensare. E dice due cose quell'aggiunta, quel bis che avete proposto, deroga per quei comuni colpiti da alluvioni, sancita dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di stato di calamità rispetto all'avanzo di amministrazione. E molti sanno che la legge, le norme di contabilità hanno previsto la cancellazione di gran parte di questi avanzi di amministrazione Pag. 11per tutte le nuove regole contabili a cui l'Italia si è dovuta uniformare a livello europeo.
  E, quindi, molti di questi comuni non hanno più nemmeno l'avanzo di amministrazione, perché è stato cancellato nell'ultimo esercizio finanziario. Poi avete aggiunto: comunque nell'ambito dei saldi dell'articolo 1 del provvedimento, cioè zero.
  In altre parole, avete imbrogliato tutti. In Commissione io non so come parlamentari, anche di lunga vita in queste Aule, abbiano potuto accettare pedissequamente una proposta del Governo destituita di ogni fondamento giuridico, finanziario ed economico. E hanno scelto di mettere in campo azioni che sono assolutamente perverse. Si dirà: ma non ci sono risorse. Come si fa a stanziare risorse per le scuole, questo settore così marginale ? Come si può stanziare risorse per i lavoratori socialmente utili, questi ricchi che sfondano ogni giorno i supermercati per acquistare carrelli pieni ?
  In realtà, ponete la questione di affrontare altre questioni. Io ho presentato degli emendamenti in cui dico: stanziamo le risorse finanziarie per tutti i comuni colpiti in Italia da alluvioni e stanziamo le risorse necessarie per colpire realmente il tema del sistema idrogeologico del Paese. In realtà tutto questo non è avvenuto.
  Il Ministro dell'ambiente ha fatto una conferenza stampa esilarante con il suo collega delle infrastrutture ad agosto, quando nessuno poteva con attenzione esaminare quello che si è detto. Io mi sono permesso di dire: siamo di fronte alle farneticazioni ferragostane. Infatti, per esempio, per Olbia hanno detto: stanziamenti per 81 milioni, affronteremo, realizzeremo, faremo. In realtà poi uno va a vedere la delibera del CIPE e si accorge che, di quegli stanziamenti, erano disponibili soltanto 13 milioni e, guarda caso, per un progetto esilarante che prevede la realizzazione, dentro il centro abitato di Olbia, di quattro dighe da oltre 100 ettari, dentro il tessuto urbano di quella città, devastando urbanisticamente e devastando la logica che vuole la pianificazione e, diciamo così, la cura del sistema idrogeologico a monte e non a valle. Perché se si vuole affrontare il tema idrogeologico dentro le città, stiamo totalmente sbagliando l'approccio non soltanto culturale, ma anche quello infrastrutturale e tecnico.
  Ebbene, in quel caso la Sardegna avrebbe dovuto avere 81 milioni più 30 per la città di Cagliari, ma di fatto sono stati stanziati solo 13 milioni. Cosa fa la Commissione ambiente (mi sono permesso di farlo rilevare ai miei colleghi nell'esame della Commissione) ? Accetta pedissequamente quello che le dice il Governo, anzi lo scrive nel parere che la Commissione permanente ambiente, territorio e lavori pubblici manda all'Aula. E dice: per il 2016 nella legge di stabilità sono attribuiti ulteriori 100 milioni di euro al fondo per le emergenze nazionali e si prevede uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per indennizzare i privati, cittadini e imprese. Ma la finanziaria è presentata, la finanziaria è davanti agli occhi di tutti: dov’è questo miliardo e mezzo per pagare i cittadini, dove è stanziato ? Indicate il capitolo, dimostrate che questo può essere realmente fatto. In realtà, ad Olbia – migliaia di sfollati – a distanza di quasi tre anni, non è arrivato un euro per saldare nemmeno un danno di un cittadino e non è arrivato certamente un euro dallo Stato.
  Quindi, siamo di fronte a scelte gravi che non possono essere accettate. Così come non può essere accettato, per esempio, quello che dice la Commissione affari regionali, l'unica Commissione costituzionale bicamerale che nel suo parere scrive un'osservazione approvata all'unanimità, cioè da tutte le parti politiche. Si dice: appare opportuno evitare l'utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per interventi che, seppur condivisibili sul merito, risultano estranei alle finalità del riequilibrio economico. Cioè, state continuando ad utilizzare i fondi del Sud, i fondi destinati alle aree sottoutilizzate per finanziare di tutto e di più. Continuate a utilizzare quei fondi, che avevate detto volere utilizzare per il riequilibrio, Pag. 12per l'attenzione al Sud, alle isole e quant'altro, per fare di tutto e di più.
  E, cioè, utilizzate ancora una volta quelle risorse – ex fondi FAS, attuali fondi per quanto riguarda lo sviluppo e la coesione – come un bancomat, dove prendere quando c’è bisogno per fare qualsiasi cosa.
  Quindi, non c’è nessun intervento concreto. Questo è un provvedimento che non ha niente di urgenza, niente di omogeneità e non ha niente di necessità stringente, perché tutti questi argomenti potevano essere tranquillamente inquadrati in una logica di provvedimento ordinario per quanto riguarda i primi tre punti e, per quanto riguarda le alluvioni, poteva essere inquadrato, anzi doveva essere inquadrato in un provvedimento complessivo.
  Ma le risorse dove si prendono ? Le risorse si prendono dove ci sono, dove si stanziano le risorse per foraggiare gli interessi più perversi delle lobby. E avete diviso – come ormai è noto – queste risorse in almeno tre Ministeri: da quello della difesa a quello dello sviluppo economico al Ministero dell'economia. Però, facendo la sintesi e la sommatoria di quello che avete nascosto nei capitoli, risulta che nel 2015 avete stanziato oltre 5 miliardi di euro per nuovi armamenti; e, cioè, avete stanziato denari per foraggiare le industrie belliche, per continuare a comprare ciò che non ci serve per proteggere i cittadini italiani, per proteggere i nostri paesi e le nostre città; avete stanziato solo quello che è necessario a foraggiare le industrie belliche e a soddisfare la magnificenza di qualche generale di troppo che sta a capo degli eserciti italiani. Gli stessi generali, per essere chiari, che per esempio fanno i Capi di Stato maggiore della difesa e poi, dopo tre mesi, si dimettono e vanno a guidare e a fare gli amministratori delegati delle più grandi industrie belliche; cosa che nessuno dice, cosa su cui il Governo si guarda bene dal rispondere.
  Ebbene, questi 5 miliardi sono stati tutti utilizzati per comprare nuovi armamenti. Il Ministero dello sviluppo economico ha 2,8 miliardi di contributi per comprare nuove armi e ci sono risorse che riguardano il Ministero della difesa: un miliardo e mezzo per nuovi aerei ed elicotteri, cifra destinata per metà per i caccia bombardieri Eurofighter ed il resto diviso tra elicotteri militari NH 90 ed EH-101 e i caccia da addestramento M346. Circa 700 milioni nel 2015 per nuove navi da guerra: le fregate Fremm e l'avvio del nuovo programma navale. Settecento milioni ! E le scuole cadono a pezzi, i cassaintegrati non hanno i soldi, i lavori socialmente utili non hanno le risorse, i paesi e le comunità alluvionate non hanno ristoro dei danni subiti. Ebbene, ci sono 5 miliardi che si spendono per foraggiare l'industria bellica del nostro Paese e non solo.
  Di fronte a questo, io ho presentato degli emendamenti a questo provvedimento che prevedono di attingere da queste risorse, da queste risorse che sono assolutamente straordinarie per quanto riguarda una scelta politica del nostro Paese, cioè quella di dire stop agli armamenti, stop a quella logica perversa che è guidata dai generali e non dalla politica, che è guidata dalle industrie belliche, che condiziona la politica, con tutti i metodi che queste industrie hanno sempre utilizzato da che mondo è mondo. E poi si utilizzano queste risorse per obiettivi concreti e seri.
  In queste ore la Sardegna è messa a ferro e fuoco da queste armi; da queste armi e da questo circuito perverso che viene utilizzato per finanziare le industrie belliche. Ci sono paesi interi che in queste ore sono blindati, dove non può passare un anziano o uno studente perché è stata blindata un'area libera, come se le altre non lo fossero, per le esercitazioni che in questi giorni si stanno svolgendo in Sardegna.
  Ieri l'Ogliastra è stata devastata da bombardamenti di ogni genere, da ultrasuoni che hanno sfondato il muro del suono, hanno spaccato vetri, creato allarme e creato lesioni di ogni genere. Ebbene, di fronte a questo, voi scegliete la strada di non finanziare le scuole, di non finanziare i lavori socialmente utili, di non finanziare le alluvioni e consentire allo Pag. 13Stato di fare un'azione di prevaricazione bloccando una manifestazione legittima che stamattina e stasera si deve svolgere in quelle aree perché ritenete che la Sardegna sia una vostra colonia.
  Questo non può esservi consentito; non può essere consentito a questo Governo, che più di altri (ma anche gli altri lo hanno fatto) ha utilizzato la Sardegna come piattaforma di guerra per spendere denari – denari di tutti gli italiani, denari anche dei sardi, soprattutto – per declassare un'isola, per bombardare le coste, per bombardare gli isolotti, per radere al suolo gli isolotti, per fare un danno ambientale tagliando gli stipendi ai militari, mettendo i militari a rischio di ogni tipo di armamento pericoloso, come è risultato anche dalle indagini parlamentari. Quegli armamenti comprati con quei 5 miliardi di euro sono stati sottratti ai lavori socialmente utili, sono stati sottratti allo sviluppo economico, sono stati sottratti alle scuole. Ebbene, di fronte a questo noi abbiamo il dovere morale di dire due cose. La prima: se questo è un Governo che vuole assumere un ruolo autorevole, fermi quella vergognosa azione di oggi in cui centinaia di uomini delle forze dell'ordine vengono contrapposti a liberi cittadini che vogliono manifestare il proprio dissenso verso la manifestazione di prepotenza della NATO in Sardegna con l'utilizzo di questa grande fiera degli armamenti, comprati con i soldi degli italiani sottratti alle questioni sostanziali; l'altra, faccia partire un progetto serio di riequilibrio, di cancellazione delle discriminazioni verso la Sardegna e verso tutte quelle aree che pagano lo scotto della scelta del Governo di assecondare queste lobby belliche. Vorrò vedere in Aula, vorrò vedere al momento del voto sugli emendamenti, che spero e mi auguro vengano ritenuti ammissibili dalla Presidenza perché possano essere una scelta tra chi decide di comprare gli armamenti per devastare la Sardegna e per creare soltanto i grandi interessi delle lobby e chi sceglie di finanziare le scuole, i lavori socialmente utili e di porre fine a questa discriminazione sistematica ai danni della Sardegna e dei sardi. Questa scelta è dirimente e fondamentale per il futuro del Paese, ma, credo, anche per una scelta di libertà e di dignità di quella Sardegna che molto spesso guarda sempre di più all'indipendenza, di fronte ad uno Stato che nega i diritti sostanziali della Sardegna e dei sardi.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il decreto-legge che l'Assemblea discute – è stato già detto dai relatori – si compone di quattro articoli più uno aggiuntivo, che incidono in materia economica e sociale e ciascuno dei quali interviene in un diverso ambito. Il provvedimento affronta poche ma sostanzialmente condivisibili questioni, che attengono e intervengono su sedi differenti: l'utilizzo delle risorse già assegnate dal CIPE per interventi di ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici e la continuità dei cosiddetti lavori di pubblica utilità svolti presso le amministrazioni pubbliche da parte dei lavoratori provenienti dalla platea dei lavori socialmente utili, titolari di strumenti di sostegno al reddito oppure disoccupati, misura quest'ultima inserita nel corso dell'esame in sede referente presso la Commissione bilancio della Camera. Si interviene, inoltre, sulla disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, contenuta nel cosiddetto «decreto Prodi-bis», consentendo una proroga del termine di esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali. Il testo stabilisce poi una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per il 2015 in favore degli enti locali interessati da eventi meteorologici eccezionali, quelli del 13 e 14 settembre, che hanno colpito territori delle province di Piacenza e di Parma, per i quali è stato già dichiarato lo stato di emergenza.
  Le modifiche introdotte dalla Commissione bilancio hanno inoltre – in maniera condivisibile, a nostro modo di vedere – integrato gli articoli 2 e 3 del decreto-Pag. 14legge, stabilendo misure per l'applicazione di meccanismi di salvaguardia previsti dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico per realizzare sistemi di distribuzione chiusi; nonché l'esclusione, con riguardo all'esercizio 2015, dal saldo valido ai fini del rispetto del Patto di stabilità delle spese sempre sostenute dagli enti locali per far fronte ai danni causati da eventi calamitosi verificatisi nel 2015, per il quale sia stato dichiarato dal Consiglio di ministri lo stato di emergenza prima dell'entrata in vigore della legge di conversione di questo decreto-legge. Tra questi dovrebbero rientrare in particolare i comuni del beneventano, che sono stati duramente colpiti da un'alluvione qualche settimana fa.
  Nel complesso, come già anticipavo, gli interventi contenuti nel decreto-legge possono riscontrare anche una generale condivisione, ma occorre rilevare – lo diceva il collega Pili – come l'impianto normativo sia sostanzialmente in linea con la tendenza, che noi non abbiamo condiviso, che ha caratterizzato fin dall'inizio la decretazione d'urgenza del Governo Renzi. I decreti-legge sottoposti all'esame delle Aule parlamentari da parte dell'attuale Esecutivo risultano quasi tutti caratterizzati da norme disomogenee, estemporanee, che certo non brillano di un coordinamento normativo, e anzi alimentano i dubbi sulla qualità e sull'efficienza della legislazione nel nostro Paese, aggravando quel groviglio e quel disordine amministrativi che pesano negativamente sull'economia, sulla società del nostro Paese.
  L'esempio lampante riguarda proprio le misure per la finanza pubblica introdotte dal Governo: sono interventi disomogenei, sporadici, spesso di mero rinvio, di differimento di termini, che non intervengono in maniera coordinata all'interno di una cornice normativa già di per sé così complessa, delicata come quella della finanza locale; ma al contrario contribuiscono ad alimentare confusione ed incertezza soprattutto tra gli amministratori locali, alla ricerca di un quadro legislativo chiaro e soprattutto di una normalizzazione del sistema tributario, quello locale, il cui processo di riforma sembra in costante e, ahinoi, disorganica evoluzione.
  Sul piano strettamente politico il disegno di legge di conversione presenta punti di forza e punti di debolezza, come spesso accade in tutti i provvedimenti. Sulle luci emergono sicuramente la positività delle misure che riguardano il finanziamento di 110 milioni di euro per il cosiddetto «piano scuola», per proseguirlo, per il ripristino del decoro, della funzionalità degli edifici scolastici; o delle misure urgenti per il risanamento delle aziende a rischio di default, che sono in amministrazione controllata e alle quali si concede più tempo. Le criticità, le ombre derivano invece da una serie di occasioni secondo noi perdute, mancate: a partire proprio dall'edilizia scolastica, destinataria di un intervento di finanziamento ma priva ancora di un quadro più organico, di cui c’è necessità, in tema di sicurezza degli edifici.
  La sicurezza delle scuole nel nostro Paese lascia a desiderare, e ci rende tutti preoccupati. La cronaca purtroppo conferma la tragicità degli eventi: quattro edifici su dieci hanno una manutenzione carente; uno su cinque presenta lesioni strutturali; in quasi la metà dei casi gli interventi strutturali non sono stati effettuati – sono i dati di un rapporto sulla sicurezza degli edifici scolastici nelle regioni italiane.
  L'anagrafe dell'edilizia scolastica, varata ad agosto, resta ancora un'opera non aggiornata ed incompleta, signor Presidente, Governo, non certo la fotografia nitida da cui partire per programmare e varare un programma di messa in sicurezza delle scuole. Nella relazione che presenterò ci sono casi citati, dalla Calabria alla Lombardia, dove esistono discrepanze tra le assegnazioni e le reali necessità. Sui finanziamenti ricevuti con il cosiddetto programma «Scuole belle» sono proprio i dirigenti scolastici a rilevare le principali criticità. Uno su tre non aveva richiesto quel tipo di intervento e sette su dieci dichiarano che la propria scuola aveva bisogno di interventi ben più urgenti. Siamo quindi di fronte ad una Pag. 15situazione molto grave che va ripresa e riprogrammata, su cui ci vogliono interventi adeguati. Prima di continuare con interventi spot è necessaria una analisi accurata e una profonda riflessione sui dati reali della necessaria messa in sicurezza degli edifici scolastici, affrontando anche, a mio modo di vedere, i due grandi temi, che sono la polverizzazione dei soggetti attuatori degli interventi, spesso non in grado di sostenere gli adempimenti legati sia alla progettazione sia all'appalto delle opere. In questi anni abbiamo sentito annunciare programmi di intervento sull'edilizia scolastica, ma i risultati si perdono nella notte dei tempi.
  Tornando alle ombre del provvedimento vorrei rilevare ancora alcune criticità legate al mancato completamento degli interventi, anch'essi urgenti come detto in premessa, in tema di finanza locale, molto attesi da tanti comuni e sindaci d'Italia. In questa sede vorrei infatti stigmatizzare la decisione di non considerare ammissibile una proposta emendativa che noi come gruppo avevamo avanzato in Commissione bilancio proprio in tema di tributi locali. Apro qui una parentesi, signor Presidente, sulle modalità con cui da anni si valutano i criteri di ammissibilità, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del nostro Regolamento. Andrebbe fatta una accurata riflessione, visto che oggi la decretazione di urgenza sembra essere l'unico canale disponibile per le attività legislative. La mancata discussione di un tema così rilevante rappresenta a nostro modo di vedere un grave errore, una occasione persa, dal Governo e dalla maggioranza. La proposta prevedeva una sanatoria di tutte le delibere tariffarie approvate oltre il termine previsto per l'approvazione dei bilanci di previsione, quest'anno fissato al 30 luglio, e aveva il sostegno di una larga parte degli enti locali, legato appunto alle mille incertezze delle scadenze fiscali, ai ritardi dei decreti attuativi con cui il Governo centrale emana i regolamenti e alle aliquote legate ai tributi locali. La proposta in questione si rendeva poi necessaria alla luce delle incertezze che hanno interessato tutto il 2015 e, in particolare, l'entità del Fondo di solidarietà comunale e la sua metodologia di riparto. Tale circostanza ha infatti rallentato le decisioni delle amministrazioni comunali da inserire in bilancio di previsione e di conseguenza anche l'approvazione delle cosiddette delibere tariffarie. Pertanto la decisione di considerare tale proposta estranea per materia in quanto non allineata alle disposizioni previste dal corpo normativo del decreto-legge in esame altro non determinerà nelle prossime settimane se non un peggioramento del già evidente caos che regna tra i governi locali, le cui inevitabili ripercussioni si ritorceranno nei riguardi dei contribuenti in termini di minore efficienza dei servizi ad essi forniti.
  A tal fine chiedo a lei, sottosegretaria, a nome anche di tanti amministratori locali in gravi difficoltà con le delibere regolamentari e tariffarie da applicare per i tributi Imu, Tasi, Tari e addizionali comunali legate all'Irpef, di farsi carico nei confronti del Ministero competente affinché risolva le problematiche ancora irrisolte che ho indicato, attraverso un intervento legislativo ad hoc volto a sanare tutte le delibere tariffarie sui tributi locali approvate oltre il termine previsto del 30 luglio per evitare il rischio della mancata chiusura dei bilanci 2014.
  Si tratta di disposizioni urgenti, necessarie, alla luce della confusione protrattasi nel tempo e che rappresentano un aspetto essenziale per la finanza locale, che avrebbero dovuto trovare risposta già in questo provvedimento. Nella sostanza, signora Presidente e colleghi, avviandomi alla conclusione, vorrei rilevare che l'impianto normativo del testo in esame poteva essere migliorato anche a partire dall'inserimento di misure attese – che ho citato prima – altrettanto urgenti e necessarie. Il provvedimento avrebbe potuto infatti costituire un segnale per il mondo degli enti locali, così tormentato da interventi legislativi negli ultimi anni con regole e parametri che cambiano continuamente tra aumenti ed esenzioni. Probabilmente il Governo interverrà all'ultimo minuto anche su questo tema, lasciando nell'incertezza gli enti Pag. 16locali e alimentando sempre più quel sentimento di diffidenza oggi sempre più evidente tra i cittadini contribuenti del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rubinato. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Signora Presidente, intervengo in particolare sulle disposizioni di cui agli articoli 1 e 3 del presente decreto, un decreto che effettivamente si è concentrato su pochissime tematiche e conseguentemente questo ha anche limitato, per i Regolamenti che abbiamo come Camera, la possibilità di trovare soluzioni – che pure sarebbero auspicabili e urgenti – a una serie di problematiche evidenziate anche dall'ANCI affinché gli enti locali possano avere una chiusura finanziariamente ordinata e sostenibile dell'esercizio in corso. È anche vero che veniamo da anni in cui sulla finanza locale sono stati fatti provvedimenti emergenziali straordinari e, a quanto già sappiamo dalla presentazione della legge di stabilità, si sta cominciando a mettere ordine e a dare sistematicità, anche se permangono alcuni aspetti critici sicuramente, ma il Parlamento potrà entrare nel merito della legge di stabilità e provare anche a migliorarla da questo punto di vista. Resta il fatto che con questo decreto si interviene con provvedimenti puntuali su due materie che, anche per quanto hanno detto in modo critico i colleghi che sono intervenuti, sono straordinariamente strategiche e importanti per il nostro Paese, che sono appunto quella dell'edilizia scolastica e quella degli interventi in materia di calamità naturali. Con riferimento all'edilizia scolastica, vorrei ricordare che il 4 luglio 2014 il Governo si è impegnato nella realizzazione di un piano di edilizia scolastica articolato in tre linee di intervento, con investimenti molto importanti che non si vedevano da tempo nel nostro Paese. Sostanzialmente le linee di intervento sono tre: la prima per le «scuole nuove», che prevede la costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni, che ha avuto il via libera grazie alla liberazione di risorse dei comuni dai vincoli del Patto di stabilità per un valore di 244 milioni, il finanziamento per 510 milioni di interventi di messa in sicurezza – e qui abbiamo la seconda linea di intervento «scuole sicure»; infine, «scuole belle», terza linea, per il decoro e la piccola manutenzione. Questo era il piano annunciato il 4 luglio 2014, in precedenza il Governo aveva siglato un accordo il 28 marzo 2014 con il quale si era trovata soluzione alla problematica occupazionale dei lavoratori ex-LSU, impegnati fino all'anno precedente nelle attività di pulizia di scuole e formati per l'occasione a prestare servizio come manutentori; il 30 giugno 2014 una delibera CIPE liberava risorse per 400 milioni per le scuole sicure, per 110 milioni per il piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici, ovvero le «scuole belle», per le quali il piano indica un investimento complessivo che dovrà essere, all'esito di tutti gli stanziamenti, di 450 milioni. In particolare il provvedimento oggi in discussione si occupa del piano «scuole belle» e quindi dell'accordo siglato il 28 marzo 2014 e va ad aggiungere un ulteriore stanziamento, cercando di liberare risorse immediatamente disponibili e utilizzabili, per 110 milioni che si aggiungono ai 150 milioni per il 2014 e ai 130 milioni per il 2015 già stanziati, questi ultimi nella legge di stabilità 2015.
  Il 30 luglio del 2015 di quest'anno quindi un ulteriore accordo, sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio, conferma l'impegno del Governo a garantire le risorse finanziarie necessarie per completare il programma «scuole belle», con lo stanziamento di ulteriori 170 milioni necessari alla copertura del periodo dal 1o luglio 2015 al 31 marzo 2016.
  Con l'articolo 1 del decreto in esame si va ad attuare parzialmente questo impegno garantendo l'immediata disponibilità di 110 milioni di euro per la prosecuzione del programma «scuole belle», che costituiscono una quota parte dei 170 milioni Pag. 17di euro ancora necessari al completamento del programma che evidentemente richiederà il reperimento di altri 60 milioni di euro per il suo completamento. La ratio sta nel fatto che, prima della chiusura dell'anno, in questo modo, si va, con questi 110 milioni di euro, 100 per il 2015 e 10 per il 2016, ad accelerare l'utilizzo delle risorse per l'attuazione del piano. Quindi, mi pare che, facendo seguito ad impegni presi con provvedimenti che stanno via via completandosi, si stia dando attuazione a un impegno importante del Governo. Rimane, da evadere rispetto all'accordo del 30 luglio 2015, un ulteriore impegno preso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri a convocare entro quest'anno un tavolo di verifica per esaminare le problematiche sociali e gli occupazionali più generali concernenti i lavoratori ex LSU e gli appalti storici.
  Quindi, anche su questo punto è importante che l'impegno vada a buon fine. Sono stata contattata da sindaci e da amministratori che hanno rilevato come in alcune parti del Paese il problema dei lavoratori socialmente utili – scusatemi, sto reperendo un documento di cui volevo portare a conoscenza l'Assemblea, – presenta in qualche modo aspetti specifici. Mi occuperò invece dopo, di un secondo aspetto che riguarda alcune realtà. Non dobbiamo infatti dimenticare che in molti comuni sono stati occupati per tantissimo tempo lavoratori socialmente utili nell'attesa di trovare una definitiva sistemazione lavorativa dopo le attività espletate per anni e anni all'interno di detti enti.
  Mi ha scritto su questo una lettera, che mi pare significativa e sintomatica, il sindaco di Fontechiari, il quale avendo visto che ci siamo occupati di questo tema in questo decreto, ha rappresentato la situazione del suo comune – e quindi quella di otto lavoratori socialmente utili – occupati da circa 15 anni, dal 21 ottobre del 1996 al 31 dicembre del 2011, nei vari uffici del comune, ricoprendo funzioni ben superiori alle proprie mansioni, a cui è stata negata la stabilizzazione e i voucher formativi, nonostante le richieste documentabili alla precedente amministrazione alla regione Lazio, determinando l'ingiusta e definitiva cessazione delle attività espletate. Ecco, ci sono situazioni come questa, nelle quali c’è il problema del reinserimento dei lavoratori socialmente utili negli elenchi regionali da questi ritenuto illegittimo, tanto che c’è un ricorso da essi promosso, il cui esito potrebbe comportare esborsi e risarcimento economico da parte dell'ente. Dall'altro lato, c’è la difficoltà per l'ente di disporre di risorse umane sufficienti a garantire i servizi – in questo caso per esempio il comune dispone di un solo operaio – per cui c’è questa problematica che, come da impegni della Presidenza del Consiglio dei ministri, dovrà essere affrontata e per la quale dovrà in qualche modo essere trovata una soluzione che sia giusta ed equilibrata.
  Poi c’è un secondo aspetto che riguarda i lavori socialmente utili, che deriva dal fatto che la normativa, il nuovo decreto legislativo attuativo del Jobs Act, entrato in vigore il 24 settembre scorso, il decreto legislativo n. 150 del 2015, entrato in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione, ha creato una serie di problematiche.
  Tali problematiche sono state ammesse, peraltro, dallo stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali, tenuto che ha collaborato sia alla elaborazione del mio emendamento, che è stato inserito nel lavoro in Commissione, sia per il fatto che ci ha dato notizia della volontà di addivenire a un provvedimento correttivo del predetto decreto legislativo n. 150 del 2015.
  Le problematiche, causate dall'entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione, riguardano, sostanzialmente, la disciplina transitoria. Infatti, l'articolo 26 della nuova disciplina recata dal decreto legislativo n. 150 del 2015, ha previsto la possibilità di utilizzare i lavoratori titolari di strumenti di tutela del reddito in costanza di rapporto di lavoro per lo svolgimento di attività a fini di pubblica utilità sotto la direzione e il coordinamento di amministrazioni pubbliche nel territorio del comune di residenza, ma a partire Pag. 18dalla stipula, con queste amministrazioni, di specifiche convenzioni, sulla base di una convenzione quadro che dovrà essere predisposta dall'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, per la quale non c’è ancora il decreto ministeriale d'istituzione, previsto per il 1o gennaio 2016 (quindi, tanto più manca allo stato la convenzione quadro). Quindi, sostanzialmente dal 24 settembre, sulla base dell'articolo 26 del decreto legislativo n. 150 del 2015, possono essere portati a conclusione solo progetti di lavori socialmente utili in corso alla data del 24 settembre.
  Stiamo parlando, ovviamente, di un problema molto rilevante, che ci è stato sottolineato da moltissimi enti locali, da moltissime scuole, da direzioni didattiche e anche da case di riposo, che hanno, per esempio, la qualifica di IPAB, per cui improvvisamente si sono trovati senza la possibilità di rinnovare i progetti di attività socialmente utili, dovendo attendere probabilmente mesi per avere la disponibilità della convenzione quadro, che sarà predisposta dall'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, senza considerare anche la problematica dovuta a questa improvvisa entrata in vigore del decreto legislativo e di quello che significa ciò come impatto sui sistemi informatici delle regioni che si occupano di autorizzare l'impiego di lavori socialmente utili in progetti di pubblica utilità.
  Il problema ha una sua entità rilevante perché, sebbene io non abbia il dato a disposizione, Presidente, per tutte le regioni – però la regione da cui provengo, il Veneto, me lo ha fornito – i progetti di lavori socialmente utili chiesti dalle amministrazioni pubbliche a ciò autorizzate hanno avuto solo nella regione Veneto un notevole crescendo negli anni, passando dagli 860 nel 2008, ai 7.470 del 2014.
  Quindi c’è stato uno stop improvviso da questo avvicendamento normativo, che comporta che tutta una serie di servizi, che oggi i comuni riescono ad erogare grazie a progetti di pubblica utilità, siano bloccati improvvisamente. Stiamo parlando di personale che viene impiegato non solo negli uffici tecnici, ad esempio con funzioni di operaio, ma stiamo parlando anche di persone che danno un contributo negli uffici protocollo, negli uffici tributi, alle ragionerie, all'apertura delle biblioteche, alla pulizia di palestre e di scuole.
  Quindi, è stata importante la collaborazione che abbiamo trovato con il relatore per la maggioranza e con il Governo per introdurre una correzione all'articolo 26 del decreto legislativo n. 150 del 2015, laddove con articolo 1-bis, introdotto nel corso dell'esame presso la V Commissione bilancio, anche con la collaborazione, tra l'altro, di una integrazione al mio emendamento suggerita dalla XI Commissione, per cui si potranno continuare ad applicare gli articoli 7 e 8 della normativa previgente (ovvero il decreto legislativo n. 468 del 1997) a tutte le attività socialmente utili iniziate prima della data di adozione di quella che sarà la convenzione quadro con cui si disporrà l'utilizzo dei suddetti lavoratori per le menzionate attività. Questo consentirà, quindi, anche rinnovi e nuovi progetti, fino a quando non sarà attivabile il nuovo schema di convenzione previsto dalla legge.
  Ciò detto, un'ultima battuta sull'edilizia scolastica: da una ricerca veloce che ho richiesto emerge che, dal 1996 al 2012 (si tratta di 15-16 anni), sono state stanziate risorse, sul fronte dell'edilizia scolastica, per 5, 6 miliardi.
  Le risorse che sono state attivate sull'edilizia scolastica, negli ultimi due anni, superano i tre miliardi, quindi stiamo parlando di una cifra che, in proporzione e considerata anche la crisi in atto, è davvero rilevante. Si può fare sempre di più, certo, però credo che stiamo misurando dei passi in avanti che da anni non vedevamo.
  Due parole anche sull'articolo 3: si tratta di un provvedimento che può apparire minimale, non lo è ovviamente per gli interessati, e anche limitato, ma noi dobbiamo considerare che questo decreto, con la conversione, entrerà in vigore alla fine di questo mese, fra qualche settimana, quindi va considerata la necessità di approntare risorse che possano essere effettivamente Pag. 19spese dai comuni. La scelta del Governo è stata dunque quella di approntare degli spazi di utilizzo effettivi e disponibili di risorse. Da questo punto di vista dispiace che non ci sia più la possibilità di riconoscere la premialità agli enti virtuosi, ma sostanzialmente si è fatta la scelta di dare una mano a chi ha avuto rilevanti difficoltà e di darla con modalità e tempi tali da consentire l'utilizzo di queste risorse entro la fine dell'anno, mentre poi nella legge di stabilità 2016 il Governo ha approntato ben altre risorse e sta dando attuazione a quello che è il piano pluriennale di interventi descritto dal Ministro Galletti, che va dal 2014 al 2020.
  È stato già individuato uno stralcio con 127 interventi nelle aree metropolitane urbane che presentano un alto livello di popolazione esposta a rischio di alluvione e con un costo di oltre 1,3 miliardi di euro, di cui 1 miliardo 100 milioni vengono da risorse statali. Il piano stralcio prevede 33 interventi importanti e immediatamente cantierabili il cui costo è di 654 milioni di euro di risorse statali già finanziati con delibera CIPE. C’è poi una sezione programmatica del piano che deve essere ancora finanziata entro pochi mesi e le regioni interessate hanno già ricevuto gli schemi degli accordi di programma che saranno firmati nei prossimi giorni appena acquisita la documentazione. Questo piano vede nella legge di stabilità un finanziamento aggiuntivo di 100 milioni nel fondo per le emergenze nazionali, che sale a 250 milioni, e uno stanziamento di 1,5 miliardi per gli indennizzi a cittadini ed imprese colpiti da eventi calamitosi importanti.
  Quindi mi pare che, anche da questo punto di vista, certo il decreto non risolve tutti i problemi, interviene quasi con modalità chirurgica semplicemente ad allargare qualche milione di euro per alcuni dei comuni colpiti, utilizzando le risorse destinate alla premialità di comuni virtuosi, però è anche vero che, anche qui, il Governo sta investendo risorse che non si erano viste negli ultimi anni su questo fronte. Va sottolineo che sia tutte le risorse che ho ricordato in materia di investimenti di edilizia scolastica – nella legge di stabilità vi sono ulteriori 500 milioni di utilizzo di avanzo da parte degli enti locali per l'edilizia scolastica, salva la conferma della clausola migranti da parte dell'Unione europea, ma credo che il Parlamento lavorerà per confermare comunque questa possibilità per gli enti locali: gli interventi che ho appena ricordato in materia di dissesto idrogeologico e calamità naturali sono tutti provvedimenti estremamente importanti non solo per le finalità dirette che hanno, ma perché sono un vero volano di crescita della nostra economia poiché costituiscono il viatico per l'apertura di cantieri, possibilità di occupazione, e costituiscono quindi anche fonte di maggiori entrate per lo Stato oltre che di sicurezza per i nostri cittadini.
  Credo, quindi, che questo decreto, pur nei limiti di un decreto che interviene puntualmente su pochissime questioni, sia un ulteriore tassello di quel percorso che il Governo Letta, prima, per la parte dell'edilizia scolastica, e Renzi, oggi, stanno cercando di attuare via, via, con le risorse possibili, sfruttando anche la fase positiva di ripresa sia pur tenue della nostra economia, per fare quanto è possibile per sostenere la crescita e l'occupazione.
  Un'ultima battuta: non ci è stato possibile, è vero, lo ha riconosciuto anche il relatore, trovare soluzioni a tante altre problematiche che gli enti locali hanno sollevato, problematiche vere, serie, importanti. Mi auguro che ci sia quanto prima un'altra occasione per il Parlamento di intervenire in collaborazione con il Governo anche per la soluzione delle principali criticità rilevate dall'ANCI alla Commissione bilancio.
  Infine, esprimo l'auspicio che il lavoro, in materia di finanza locale, sulla legge di stabilità 2016 che si è avviato con le audizioni ieri al Senato, da parte di Camera e Senato, determini finalmente l'avvio di una stagione di stabilità, di certezza, da parte del sistema della finanza locale che in questi anni ha pagato un prezzo importante, non solo sul piano dei tagli e dei vincoli, ma anche, e soprattutto, dell'incertezza Pag. 20normativa e, quindi, dell'impossibilità di programmare. Quando c’è impossibilità di programmare per gli enti locali significa, oltre ai tagli, pochi investimenti, poco sostegno della crescita dell'economia. Credo, da questo punto di vista, che sarà importante che il Parlamento intervenga sia per supportare le scelte già fatte in questa direzione dal Governo, sia per provare – e non è un'operazione facile, me ne rendo conto – a ripristinare la possibilità di una qualche forma di autonomia finanziaria vera in capo agli enti locali. Questo significa manovrabilità delle imposte locali, perché non possiamo far vivere i nostri enti locali solo di finanza derivata, e in questa direzione va invece l'abolizione della Tasi. Non possiamo farli vivere solo di finanza derivata, ma dobbiamo farli vivere di autonomia e di responsabilità. Autonomia finanziaria significa responsabilità, significa rispondere ai cittadini con la manovrabilità delle imposte locali, perché non tutti gli anni i comuni hanno le stesse esigenze e, quindi, avere imposte locali manovrabili significa eleggere amministratori che vengono misurati sulla base delle loro scelte, sulla loro capacità di ben amministrare i propri territori e soprattutto di rispondere ai bisogni di quei territori. Non tutti gli anni si deve costruire una scuola nuova, non tutti gli anni è necessario fare opere straordinarie di manutenzione stradale o altro. Dunque, è necessario che gli enti locali non siano solo enti decentrati di spesa dello Stato, ma abbiano anche un'autonomia finanziaria minima. Da questo punto di vista, credo che il Parlamento si impegnerà e spero, che in collaborazione con il Governo, pur nel rispetto degli obiettivi di saldo che ci si è dati, ci siano margini per migliorare la legge di stabilità che è arrivata in Parlamento per la prima volta, dopo tanti anni, con una manovra espansiva che punta anche sugli investimenti degli enti locali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la maggioranza e la rappresentante del Governo rinunziano a replicare.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 per lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Mazziotti Di Celso e Rossomando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio delle dimissioni di un sottosegretario di Stato.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 2 novembre 2015, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, la informo che il Presidente della Repubblica con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla dottoressa Francesca Barracciu dalla carica di sottosegretario di Stato ai beni e alle attività culturali e al turismo. Firmato: Matteo Renzi».

Pag. 21

Discussione della mozione Quintarelli ed altri n. 1-01031 concernente iniziative per la promozione di una Carta dei diritti in Internet e per la governance della rete (ore 14,37).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Quintarelli ed altri n. 1-01031, concernente iniziative per la promozione di una Carta dei diritti in Internet e per la governance della rete.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 ottobre 2015.
  Avverto che è stata presentata la mozione Caparini ed altri n. 1-01052 (Vedi l'allegato A – Mozioni), che, vertendo su una materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Quintarelli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01031. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Grazie, Presidente. Colleghi, un bambino che va in seconda elementare oggi è nato nel 2008. Nel 2008 il Presidente Napolitano era Presidente della Repubblica. Nel 2008 è nato l’iPhone 3G, che consentiva il collegamento permanente a Internet, ed è nato Android di Google, un sistema operativo che oggi vede 1,5 miliardi di utenti attivi al giorno. Questo accadeva nel 2008, pochi anni or sono.
  Un altro dato sul quale vi chiamo a riflettere è che gli alberghi italiani hanno ricavi annuali per circa 19 miliardi. Una società come booking.com, che online svolge l'intermediazione e la prenotazione degli alberghi, ha ricavi per 33 miliardi annui. In Italia abbiamo 29 milioni di persone, che sono circa la metà della popolazione, che sono utenti abituali di Internet. Di questi 29 milioni, 13 milioni di persone fanno abitualmente shopping e acquisti online. In una recente indagine fatta da ContactLab, il 60 per cento degli internauti italiani (circa 17,5 milioni di persone) dichiarano di essere permanentemente collegati ad Internet e di essere costantemente online. In sette anni, dal 2008, Internet è diventata l'interfaccia utente del mondo che siamo abituati a conoscere. Con questa interfaccia utente, generiamo tantissime informazioni, informazioni su di noi, sui nostri comportamenti e sulle nostre relazioni, che possono essere acquisite per fini leciti o illeciti, in modi corretti o anche in modi discutibili.
  Di fatto quello a cui abbiamo assistito in un tempo così breve, dal 2008 ad oggi, è che la tecnologia, che è cresciuta e si è evoluta in modo esponenziale, ha abilitato una nuova dimensione dell'esistenza di ciascuno di noi, una dimensione immateriale, che non è alternativa alla dimensione materiale in cui siamo abituati a vivere: è una dimensione nella quale abbiamo relazioni sociali ed economiche.
  Ora che io sono qui e parlo a voi in quest'aula, l'aria che c’è tra la mia voce e le vostre orecchie non discrimina quello che io dico. Se esco di qui ed entro in un negozio, l'aria non discrimina il fatto che io possa entrare in un negozio piuttosto che in un altro. Sono diecimila anni, da quando l'uomo è diventato stanziale, che siamo abituati a questa realtà, in cui l'aria, il mondo non è discriminante: è un intermediario che non discrimina. Quando ci spostiamo nella dimensione immateriale, che – come ricordavo prima – è per molti di noi una dimensione costante e forse la dimensione principale dove si svolgono attività sociali ed economiche, siamo su un piano dove, invece, è possibile attuare molte discriminazioni.
  La discriminazione può avvenire dai fornitori dei dispositivi, dai fornitori della rete, dai fornitori dei sistemi operativi, dai fornitori delle applicazioni: ognuno di questi occupa uno strato nella intermediazione Pag. 22tra chi parla e chi viene ascoltato, tra chi vuole comprare e chi vuole vendere. La discriminazione non è paragonabile a ciò che avveniva con le televisioni, per cui c'erano Raiuno, Raidue, Raitre, una certa testata piuttosto che un'altra. È una discriminazione che può essere di massa, quindi su tutte le persone, ma in modo individuale, personalizzando la discriminazione sulla base dei dati personali raccolti da tutte le interazioni che dicevo prima. Quindi, si tratta di una discriminazione di massa su dati personali. È un problema di oggi, che riguarda l'oggi ma anche il futuro, perché non è detto che la discriminazione attuale resti tale; può essere una discriminazione futura, può essere una discriminazione che colpirà i miei figli per qualcosa che ho fatto io.
  È un potenziale problema, enorme, di carattere sociale ed economico, ma anche politico. Il rapporto con i media era centrale: abbiamo pensato alla par condicio, abbiamo stabilito delle regole, perché orientare fasce di popolazione è un problema di natura politica. Quando, però, le fasce di popolazione sono singoli individui sulla base di propri dati personali, il problema assume una dimensione rilevante. Un social network ha condotto un esperimento. Le informazioni contenute nei social network non sono tutte le informazioni che ci riguardano o che riguardano le persone che stiamo seguendo: sono informazioni che vengono scelte da un algoritmo, al di fuori del nostro controllo. È stato fatto un esperimento per cui ad alcune persone venivano mostrati messaggi di un certo tenore, ad altri gruppi di persone altri messaggi di altro tenore, come delle cavie, poi veniva valutata la reazione delle persone esposte a queste notizie e a questi commenti e come l'esposizione a notizie scelte dall'alto orientava le loro reazioni.
  Uno studio sostiene che è sufficiente influenzare un ridotto numero di persone, in selezionati collegi, per determinare esiti elettorali diversi. Visto che oggi il principale strumento di intermediazione dell'informazione è Internet, capiamo che questo diventa un problema di natura politica e potenzialmente anche democratica.
  È un tema che non è rinviabile e che sicuramente coinvolge aspetti di natura tecnica. Il mio auspicio è che si possa istituire una commissione parlamentare permanente, che sia esperta, dedicata all'argomento, che abbia dei funzionari specializzati, in modo tale da avere una memoria storica competente, e anche delle opportune relazioni con organismi analoghi di altri Paesi.
  La Francia e la Germania si stanno muovendo molto celermente. Agire per l'innovazione è il piano congiunto, che è stato presentato la settimana scorsa, dalla Cancelliera Merkel e dal Presidente Hollande, un piano per «accompagnare la transizione digitale dell'economia europea». Non si tratta solo dell'economia, ma di tutta la società.
  Questo è lo scenario in cui si inserisce la Carta dei diritti di Internet, che è un passo per cercare di contribuire alla consapevolezza digitale delle istituzioni, una riflessione che parte dall'Italia e che dall'Italia stiamo cercando di allargare ad altri Paesi. Tocca temi importanti, che sono stati approfonditi e valutati con i rappresentanti di tutti i gruppi e con esperti: una commissione di studio mista, parlamentari ed esperti, che è stata guidata dal professor Rodotà e voluta dalla Presidente Boldrini.
  Tocca temi rilevantissimi: diritto all'accesso, diritto alla conoscenza, alla neutralità della rete (una rete non discriminante), alla tutela dei dati, all'autodeterminazione, all'inviolabilità dei propri dati, alla sicurezza, all'oblio, alla governance della rete. Ecco, quello che chiediamo con questa mozione è di impegnare il Governo a trasformare in atti le previsioni prodotte da questa commissione di studio, in modo tale da aiutare a guidare, in questa trasformazione digitale, una migliore attività legislativa da parte del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

Pag. 23

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, gentile Presidente. Io mi riservo, in realtà, di intervenire compiutamente nella dichiarazione di voto finale, perché credo che quello che stiamo facendo meriti un contesto più idoneo, non tanto per me quanto per tutti noi che ci abbiamo lavorato e per il contenuto di ciò che siamo riusciti a produrre, pur partendo da posizioni assolutamente diverse. Quindi, sottoscrivo quello che ho sentito dire dal collega Quintarelli sull'importanza del gesto che stiamo per fare insieme, che può essere un gesto apparentemente retorico, ma che, in realtà, ha una sua sostanza. Ma su questo – ripeto – tornerò dopo e, quindi, mi limito, per così dire, ad esaurire questo promo dando l'appuntamento alla dichiarazione di voto finale.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, come diceva bene il collega Quintarelli, Internet e le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite e il modo in cui lavoriamo man mano che si integrano sempre più con l'economia e la società. Persone, cose, informazioni e tecnologie sono sempre più connesse, distribuite e pervasive, con una convergenza tra mondi fisici e virtuali.
  Il futuro che ci sta davanti è effettivamente il presente, il presente di una nuova economia della conoscenza e della comunicazione. Secondo Vint Cerf, uno dei padri di Internet, la rete è sempre di più e sarà sempre di più per l'economia e la società un po’ quello che è stata l'energia elettrica: non una tecnologia a sé stante, ma uno strumento in grado di cambiare radicalmente l'organizzazione del lavoro e lo stile di vita delle persone.
  È chiaro che l'Italia deve ancora cogliere tutto il potenziale dell'economia di Internet e probabilmente dalla capacità di cogliere questo potenziale passerà una parte non marginale della ripresa economica. L'avvento del web 2.0, del mobile computing, della cosiddetta Internet delle cose, dell'industria 4.0 sta cambiando la modalità di produzione dei dati e si determina uno scenario con una crescita esponenziale di informazioni grezze, in cui, però, ogni utente della rete diventa insieme un potenziale produttore e un fruitore.
  È chiaro, quindi, che questa evoluzione tecnologica sta promuovendo una dimensione in cui l'uomo svolge la propria personalità, una dimensione priva di confini, un nuovo spazio fisico, che, però, si deve inevitabilmente accompagnare a un nuovo spazio giuridico, dove il singolo si affranca dal vincolo territoriale navigando senza incontrare ostacoli e barriere, in uno scenario in cui gli Stati si trovano ad arginare un fenomeno che spesso il diritto non è in grado di contenere.
  In questa dimensione, Internet non può essere inteso come mero mezzo di comunicazione di massa come quelli tradizionali (stampa, radio e televisione), ma è piuttosto un ecosistema in cui possono riversarsi le molteplici dinamiche dell'esistenza umana. Un ecosistema, però, come afferma Nannipieri, dove l'accesso ad Internet configura il passaggio dal nomos della terra al nomos del mare, delineando una nuova estensione dell'esistenza.
  D'altra parte, già oggi i robot guidano le auto senza pilota e svolgono servizi di telepresenza. Abbiamo un esempio anche popolare di intelligenza artificiale, come Siri, che c’è sui nostri telefonini. Ma in futuro questa intelligenza artificiale, questa integrazione sarà in grado di raccogliere e analizzare istantaneamente una quantità immensa di dati da Internet per prendere decisioni in frazioni di secondo. Questo non in un futuro lontano, nelle prossime generazioni, ma nell'arco dei prossimi cinque, dieci anni.
  Insomma, come afferma Bauman, è l'identità stessa che perde i suoi ancoraggi sociali e i suoi quadri di riferimento tradizionali, che la facevano apparire e sentire naturale, predeterminata e non Pag. 24negoziabile. Ma l'altra faccia di questa rete democratica, aperta a tutti, rischia di diventare quella di una rete non accessibile a tutti, per costi, livelli di istruzione, distribuzione delle infrastrutture. Ecco perché Internet e la conoscenza digitale sono e sempre di più in futuro dovranno essere considerati un diritto primario, che è quello che si afferma con il lavoro di questa commissione e con questa Dichiarazione e questa Carta dei diritti. Un diritto che merita di essere riconosciuto, tutelato e promosso dalla Carta fondamentale, da cui, come chiediamo nella mozione, dovranno discendere a cascata provvedimenti legislativi accompagnati da adeguati investimenti di risorse. Prima fra tutti c’è questa proposta di legge, promossa dal think tank dei giovani di Cultura Democratica, che è in discussone al Senato, ma è anche depositata qui, perché sia introdotto in Costituzione l'articolo 34-bis: un articolo posto dopo l'articolo 34 sul diritto all'istruzione per sottolinearne la funzione sociale, di crescita e di conoscenza.
  In questa direzione, appunto, sta la presente Dichiarazione, elaborata dalla commissione, che ha l'obiettivo di dare tale fondamento costituzionale. Una Carta dei diritti costruita in un modo nuovo, in un modo in cui c’è stata una partecipazione attraverso proprio gli strumenti di Internet, di multi-stakeholder, ma anche di comunità di cittadini che sono intervenuti dal basso per aggiungere o modificare la Carta in maniera attiva.
  Questo lavoro, per il quale dobbiamo ringraziare tanti, ma soprattutto e innanzitutto la Presidente Boldrini, il professor Rodotà e l'instancabile Anna Masera, è stato possibile proprio grazie appunto a questi nuovi strumenti. Ma com’è detto chiaramente nella mozione a prima firma Quintarelli, che stiamo per approvare, le istituzioni hanno il dovere di promuovere e accompagnare lo sviluppo di Internet. Appare fondamentale che il Parlamento affronti ed esamini i complessi profili collegati a tale sviluppo, superando la posizione di chi nega l'opportunità di un qualsiasi quadro di principi regolatori, convinti che l'assenza di regole non significa garanzia di una rete libera, ma piuttosto prevalenza degli interessi, se non degli abusi, dei soggetti più forti e strutturati.
  La Dichiarazione fornisce un ampio risalto ai processi di inclusione, riprende i punti già affermati dalla Carta dei diritti umani e dei principi di Internet, che rappresenta uno degli esiti più interessanti dell'attività dell'Internet Governance Forum, che sono l'universalità, l'accessibilità, la diversità culturale, l'uguaglianza e la governance stessa. Si ispira alla raccomandazione del 16 aprile 2014 del Consiglio dei ministri del Consiglio d'Europa. E la cosa che io volevo sottolineare è l'ampio risalto che viene dato dalla Dichiarazione alla tutela del corpo elettronico della persona, in particolare al diritto all'oblio. Nell'articolo 10, infatti, si prevede che ogni persona abbia il diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza.
  L'articolo 8, poi, si sofferma sul diritto all'identità personale, ossia il diritto riconosciuto a ogni individuo di vedersi descritto così com’è, senza inesattezze che ne stravolgano la personalità agli occhi del pubblico.
  Obiettivo fondamentale di questa Dichiarazione, dunque, è quello di dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale, nella prospettiva di pervenire un giorno ad una convenzione internazionale. Del resto, la sovrapposizione di regolamentazioni nazionali relative a tali aspetti e, quindi, la frammentazione normativa, è incompatibile con la struttura stessa globale del mezzo.
  In tale ottica, l'obiettivo di dotare tali diritti di un fondamento costituzionale è decisivo non soltanto a proteggere diritti e libertà esistenti dagli abusi di poteri emergenti, ma soprattutto a preservare i principi naturali della rete, come la sua neutralità, che, oltre a non essere sovvertiti, richiedono un intervento positivo.Pag. 25
  Concludendo, come dicono anche agli studiosi di Medialaws coordinati dal professor Pollicino: «Tutelando i diritti degli utenti, sarà tutelato anche Internet, laddove il mezzo è fondamentale al loro esercizio».
  Alle obiezioni tradizionali su chi sia il legislatore cui ricondurre tale documento o quale giudice sarà chiamato ad applicare tali principi, opponiamo, per citare Cassese, la valanga dei diritti umani che sta stravolgendo le ultime trincee della sovranità nazionale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Ho finito. È un processo inedito ma non ignoto, perciò bisogna trovare criteri nuovi attinenti alla natura mobile e libertaria della rete per riuscire a costruire quello spazio politico in cui la tecnologia e il mondo delle libertà saranno compresi e governati. O, per dirla con Saint-Exupéry, quando si arriva al futuro, il nostro compito non è di prevederlo, ma piuttosto di consentire che accada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore atteniamoci ai tempi.
  È iscritto a parlare il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, oggi è un bella giornata per quest'Aula. Dopo mesi di lavoro – un anno quasi – riflessioni, approfondimenti, giunge in Aula una mozione che impegna il Governo ad adottare, anche come base della propria azione politica in materia di Internet, i principi concordati nella Dichiarazione dei diritti della Carta realizzata dalla Commissione di studio extraparlamentare, mista politico-tecnica, istituita dalla Presidenza della Camera.
  La dichiarazione dei diritti è la prima iniziativa di questo genere in Europa e il lavoro della Commissione che l'ha realizzata, che mi ha visto tra i componenti, è stato impegnativo e allo stesso tempo entusiasmante, sotto la sapiente guida del professor Rodotà, che colgo l'occasione per ringraziare per gli innumerevoli spunti di riflessione che ha voluto offrire alla nostra attenzione, nel corso dei lavori della Commissione e il quale per me, ma credo per chiunque abbia partecipato ai lavori, idealmente ha la prima firma di questa mozione.
  Allo stesso modo, ringrazio tutti i partecipanti e coloro che, con audizioni o in rete, hanno contribuito a questo importante lavoro. Ne approfitto anche per ringraziare gli uffici, in modo particolare la dottoressa Masera, che sapientemente hanno reso possibile in tempi celeri proseguire con lo sviluppo dell'attività della Commissione e la divulgazione della Carta dei diritti di Internet.
  Come MoVimento 5 Stelle, condividiamo lo spirito di fondo dell'attività della Commissione ed i risultati che essa ha prodotto, nonostante la necessità di giungere ad un testo condiviso non abbia consentito di intervenire su alcuni aspetti che riteniamo centrali.
  Complessivamente, la dichiarazione si dimostra particolarmente avanzata nell'elaborazione di taluni principi di base nella regolamentazione di un fenomeno che, come chiarisce la stessa dichiarazione nel suo preambolo, «[ ...] ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le istituzioni. Ha cancellato confini e ha costruito modalità nuove di produzione e utilizzazione della conoscenza. Ha ampliato le possibilità di intervento diretto delle persone nella sfera pubblica. Ha modificato l'organizzazione del lavoro. Ha consentito lo sviluppo di una società più aperta e libera».
  Riteniamo che la rete Internet come luogo di esercizio di diritti, oltre che veicolo impareggiabile di integrazione economica e politica a livello globale, abbia potuto strutturarsi ed affermarsi, nella dimensione che oggi conosciamo e sperimentiamo nella vita di tutti i giorni, soltanto grazie ad una regolamentazione, di sovente nata dall'iniziativa degli stessi operatori Pag. 26coinvolti, di natura promozionale, non convenzionale e tendenzialmente leggera.
  Laddove, infatti, la rete Internet è stata sottoposta a stringenti forme di regolamentazione, la stessa non è in grado di sviluppare al meglio le proprie potenzialità. Non mancano esempi di regolamentazione «pesante» della rete (dalla Turchia in tempi recenti alla Cina), a dimostrare come più intenso sia il livello di regolazione e meno ampi, di conseguenza, siano i corrispondenti diritti e le libertà esercitabili dai cittadini.
  Allo stesso tempo, non può non convenirsi, sulla necessità di plasmare una regolamentazione che, seppur minima, sappia fornire precisi strumenti volti al riconoscimento e alla promozione dei diritti nella dimensione immateriale rappresentata dalla rete Internet.
  Le esperienze fondate in via esclusiva sull'autoregolamentazione o la totale assenza di qualsivoglia regola del fenomeno hanno generato nel tempo storture tanto nella dimensione economica (esempio ne sono i fenomeni di integrazione e concentrazione degli Over the top della Rete all'attenzione oggi delle autorità Antitrust nazionali, comunitarie e internazionali) quanto anche su un altro livello, quello della libertà esercitabile e il concreto esercizio dei diritti dei cittadini coinvolti (lo scandalo Datagate ne è un esempio recente di straordinaria eloquenza).
  Inoltre, è evidente, che nella dimensione globale della rete Internet appaia assolutamente anacronistico proporre forme di regolamentazione nazionale. Iniziative che si scontrerebbero con la necessità di una governance globale e multistakeholder della rete stessa. Ancora una volta lo scandalo Datagate ha offerto un impareggiabile punto di osservazione, per esempio, sulla tutela dei diritti dei cittadini, considerando che la «fortezza Europa» è stata scalfita, anzi, distrutta, di fatto, dall'azione combinata del Governo degli Stati Uniti, da una parte, e delle società Internet attraverso l'esercizio di una capillare azione di controllo delle comunicazioni che ha coinvolto milioni di cittadini europei, al di là e a prescindere dai diritti riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali, dai Trattati e dalle altre fonti legislative di matrice europea.
  Tra i punti qualificanti della dichiarazione vi è senz'altro l'articolo 4, che sul principio della neutralità della rete, recita: «Ogni persona ha il diritto che i dati trasmessi e ricevuti in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone. Il diritto ad un accesso neutrale ad Internet nella sua interezza è condizione necessaria per l'effettività dei diritti fondamentali della persona».
  Ebbene, si tratta, quindi, di una coppia di principi fondamentali: il diritto di accesso alla rete come diritto qualificato in quanto non è configurabile un accesso a una rete Internet che non sia neutrale. Infatti, il riconoscimento e l'affermazione di Internet come luogo di esercizio dei diritti, anche di rango costituzionale, porta con sé la necessità del riconoscimento, cui si è pervenuto almeno nella dimensione nazionale ed europea per via interpretativa, del diritto di accesso come diritto fondamentale.
  Rispetto al diritto di accesso, colleghi, ricordiamo che il Senato sta discutendo, forse da troppo tempo, una proposta di legge costituzionale, promossa dall'associazione «Art. 34-bis», che appare particolarmente avanzata. A tal proposito l'attenzione del MoVimento 5 Stelle su questo tema è dimostrata anche dal fatto che, mentre i Governi non eletti di PD e PdL si avvicendano con l'unica finalità di approvare pseudoriforme, mai presentate agli elettori, volte solo a demolire la nostra Carta costituzionale, il senatore Lucidi e il sottoscritto hanno sottoposto a entrambi i rami del Parlamento una riforma costituzionale, presente nel nostro programma elettorale, cioè proprio l'inserimento di questo diritto, anche sulla scorta di quanto promosso negli anni precedenti da illustri esponenti della società civile, tra cui il medesimo professor Rodotà.Pag. 27
  Altro aspetto trattato senza indugio dalla Carta è la neutralità della rete. Le sempre più diffuse pratiche di discriminazione del traffico e il dibattito scaturito a livello sovranazionale hanno evidenziato la necessità che il diritto di accesso, per non divenire un vuoto simulacro, deve essere consentito a una rete neutrale che, quindi, in linea di principio e in via di fatto, non discrimini il traffico per tipologia, origine, mezzo di trasmissione o tecnologia utilizzata.
  Come ha avuto modo di chiarire recentemente Tim Berners-Lee: «Per garantire lo sviluppo dell'innovazione» – cito testualmente – «come abbiamo fatto fino ad ora, è necessario garantire la parità delle condizioni di accesso. Consentire un Internet a due velocità avvantaggia esclusivamente i soggetti dotati di una significativa quota di mercato».
  Sotto tale profilo la proposta della Commissione dell'Unione europea approvata la scorsa settimana dal Parlamento europeo, senza alcuna modifica sostanziale rispetto al testo presentato all'origine, appare largamente insoddisfacente a garantire i diritti dei cittadini europei. Tale proposta, nello spazio economico europeo, consentirà, infatti, agli operatori di telecomunicazioni di creare un Internet a due velocità e, in maniera pilatesca, la Commissione demanda un generico compito di controllo sulle attività di discriminazione del traffico alle autorità nazionali di regolamentazione, senza dettare precisi paletti.
  Chi crede che queste influenze siano solo generici diritti, vaghe tutele delle libertà e volatili dichiarazioni di intenti, sbaglia. Quanto votato nel Parlamento europeo, anche volendo guardare alle ricadute economiche, disegna un quadro disastroso. La Commissione europea lo scorso maggio ha annunciato la strategia per il mercato unico digitale. Ebbene, senza una più efficace garanzia della net neutrality, non è solo una nostra opinione, ma è condivisa da autorevoli commentatori, non sarà possibile raggiungere nessuno degli obiettivi della strategia, mancando uno degli elementi fondamentali di un possibile nuovo sviluppo di una rete Internet libera e aperta a livello europeo. Questo vuol dire, quindi, minori possibilità di sviluppo di nuove economie, minori investimenti in settori innovativi e in ricerca, con ricadute negative in termini economici nel medio e lungo periodo.
  Un altro argomento qualificante della Carta, che potremmo dire ne permea la struttura sin dalle fondamenta, è il diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali.
  La dichiarazione affronta questo tema di fondamentale importanza nel panorama attuale e ancor di più nell'Internet degli oggetti che verrà, tanto nella dimensione individuale quanto in quella collettiva, come diritto alla sicurezza e all'integrità dei dati.
  L'Internet delle cose è una rivoluzione, per certi versi, già in atto, ancora latente perché sconosciuta alla maggior parte dell'opinione pubblica e dei decisori pubblici. È importante, in questa fase storica, riconoscere la centralità di tale fondamentale diritto, anche alla luce degli effetti del cosiddetto Datagate, che, in ultima istanza, ha condotto, nelle scorse settimane, la Corte di giustizia europea ad annullare la decisione della Commissione del 2001 sul trasferimento dei dati dei cittadini europei nel territorio nordamericano, sulla base della considerazione che le autorità degli Stati Uniti d'America non assicurano adeguati standard di protezione delle informazioni dei cittadini medesimi. Anche in questo caso, l'auspicio è che la dichiarazione, ad esempio quando chiarisce che il consenso al trattamento dei dati non può costituire una base legale per il trattamento quando vi sia un significativo squilibrio di potere tra la persona interessata e il soggetto che effettua il trattamento, possa rappresentare un utile riferimento del legislatore evidentemente (e non solo), al quale rivolgersi nel ricostruire, in un'ottica di tutela sostanziale più che meramente formale, tale diritto fondamentale, anche e soprattutto nei rapporti con gli operatori d'oltreoceano.
  Fin qui abbiamo percorso alcuni degli elementi, a nostro avviso, più significativi Pag. 28della dichiarazione. Nel compromesso necessario per raggiungere un testo della Carta dei diritti che fosse il più condiviso possibile, taluni aspetti, pure centrali in questa dichiarazione di principi, non hanno trovato adeguata collocazione. Ne cito, per motivi di tempo, solo un paio, Presidente.
  Sotto il primo profilo occorre avvertire come l'iperprotezione dei diritti di proprietà intellettuale in rete, cui abbiamo assistito nella dimensione europea e anche nazionale con il regolamento sul copyright online varato da Agcom, appare idonea a frustare le potenzialità, in termini di creatività ed elaborazione, di nuovi modelli di business offerti dalla rete.
  Occorre quindi, da un lato, prevedere precise garanzie per i cittadini e le imprese che, a fronte di una presunta violazione dei diritti di proprietà intellettuale di terzi, potranno essere soggetti passivi di richieste di rimozione o disconnessione solo per ordine di autorità dotate di potere giurisdizionale e, sotto altro e concorrente profilo, appare necessario continuare quel percorso volto alla promozione di modalità alternative di protezione dei diritti di proprietà intellettuale che consentano di sfruttare appieno le potenzialità offerte dallo sviluppo delle tecnologie digitali.
  Quanto al secondo aspetto, occorre promuovere l'esercizio dei diritti di cittadinanza, anche nella dimensione digitale, attraverso l'utilizzo di Internet e delle tecnologie digitali intesi come strumento di organizzazione e partecipazione politica, e noi del MoVimento 5 Stelle ne siamo piena testimonianza.
  Appare prodromico, rispetto a tale obiettivo, l'avvio di un'ampia campagna di alfabetizzazione digitale, più che informatica, che fornisca ai cittadini le condizioni per esercitare i diritti di cittadinanza in maniera consapevole ed informata. È necessario, quindi, vincolare i pubblici poteri, a tutti i livelli, ad avviare forme di consultazione della cittadinanza, anche attraverso la rete e le moderne tecnologie, in vista dell'adozione di decisioni strategiche, predisponendo, al contempo, dei requisiti minimi in termini di partecipazione e di trasparenza delle procedure che tali consultazioni devono garantire.
  Solo l'elaborazione di tali standard minimi può consentire una partecipazione omogenea e intimamente democratica della cittadinanza. Occorre proseguire nel percorso di digitalizzazione dei servizi resi dalle pubbliche amministrazioni, dando preferenza a soluzioni open source, in grado di assicurare sicurezza dei dati trattati ed evitando forme di dipendenza tecnologica da specifici fornitori software.
  Presidente, questo grande esperimento che lei ha avviato, in una forma del tutto inconsueta, tra esponenti del Parlamento ed esponenti che sono fuori da quest'Aula, ha avuto un risultato eccezionale, ed è per questo che, seppur con le carenze che ho evidenziato ma soprattutto per il contributo che tutti i partecipanti a quel tavolo hanno voluto dare, siamo contenti che questa mozione arrivi finalmente in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato De Lorenzis, del sostegno e dell'apporto che lei stesso ha dato alla «Commissione Internet».
  È iscritto a parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Grazie, signora Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, mi lasci passare la battuta, collega Palmieri: noi in questa epoca digitale siamo spesso solo una sequenza di bit che fluttua nella rete; quindi, anche questa nostra voce non è ascoltata solo dai colleghi che sono qui presenti, ma probabilmente da una «camera virtuale» molto affollata, che si è affollata già nel corso dei mesi precedenti, perché il metodo che è stato scelto, quello della consultazione online e della partecipazione con l'ascolto di molti stakeholder, ha rappresentato una vera innovazione, che spero possa essere portata più in là anche su altri temi così rilevanti.
  Vorrei fare un ragionamento politico su questa mozione, perché ritengo che sia Pag. 29indispensabile raccontare anche agli altri colleghi e alle altre colleghe, e a chi non ha seguito direttamente i lavori, la qualità del lavoro svolto, che si è basato su alcuni metodi. Innanzitutto una buona pratica, cioè quella di mettere in condivisione gli elementi che dovevano essere discussi sulla base di un interesse generale, quello di approvare una mozione, e poi di trasformarla auspicabilmente in un nuovo quadro normativo. Poi una forte volontà: e qui vorrei ringraziare particolarmente la Presidente Laura Boldrini, la cui ferrea volontà nel portare avanti questo progetto ci ha condotti fin qui, anche sulla base di un metodo buono e innovativo, quello cioè di realizzare una commissione mista, affidata alla sapienza e alla capacità del professor Rodotà e coordinata anche operativamente – lasciatemelo dire – dall'eccezionale lavoro della dottoressa Masera.
  Questo è un elemento fondamentale per capire di che cosa stiamo parlando; anche perché il contesto internazionale, alla vigilia dell'Internet Forum che si terrà in Brasile, è maturo ormai per fare un passo di questo genere. È direi anche necessario, dopo ciò che è accaduto con il caso Snowden, piuttosto che con la sequenza sempre più incessante di minacce alle libertà individuali attraverso questo straordinario e potentissimo strumento che è Internet, soprattutto nei Paesi dove le libertà fondamentali sono minacciate.
  A questo proposito – e chiedo l'autorizzazione alla Presidenza di poterla anche simbolicamente e formalmente consegnare – nell'ultima riunione interparlamentare che si è tenuta a Ginevra è stata approvata all'unanimità una risoluzione che recita: «La democrazia nell'era digitale e la minaccia alla privacy e alle libertà individuali». Un documento importante non solo per i contenuti, molti dei quali sono stati già richiamati all'interno della nostra mozione, e poi perché ovviamente incita i Parlamenti a fare quello che noi stiamo facendo, ma perché è stato approvato in un contesto nel quale c'erano Paesi sul cui tasso democratico effettivamente è difficile non essere dubbiosi; e, quindi, è una buona pratica che indica anche una battaglia di carattere globale rispetto alla democrazia e ai diritti generali, rispetto ai quali non solo non dobbiamo e non possiamo fare un passo indietro, ma ritengo anche che l'Europa, con quel soft power che è sempre stata la caratteristica fondamentale anche di quella che viene sinteticamente chiamata la civiltà europea, debba dare il proprio contributo.
  Mi piace anche il fatto che sia una Carta dei diritti di Internet e non in Internet, perché Internet viene così considerato come un ambiente complesso, nel quale i diritti non sono solamente dei fruitori, degli utenti, ma della stessa struttura della rete. Ed è per questo motivo che io condivido quello che è stato l'accenno che tutti gli interventi prima di me hanno fatto, e che è stata l'occasione anche di un grande passo avanti che ciascuno di noi ha fatto. Lo voglio dire così: io dentro questa Commissione non ho dato più contributi di quelli che ho ricevuto. Ho più imparato, non solamente dai tecnici ma anche dai tecnici nostri colleghi parlamentari, Quintarelli, Coppola, e tutti gli altri che vi hanno partecipato; ma ho soprattutto riscoperto dei valori fondamentali, dei diritti, dei principi fondamentali rispetto ai quali la disumanizzazione della rete potrebbe essere invece fuorviante dal punto di vista anche di una discussione distratta.
  E qui c’è l'importanza di sottolineare il principio della neutralità della rete, che va difeso con un quadro normativo specifico. Perché la neutralità della rete, guardate, ha la stessa importanza che in altre latitudini ha il diritto alla privacy, all'oblio o alla propria identità digitale.
  Perché la neutralità della rete, come è stato spiegato anche dal collega del Movimento 5 Stelle prima e dai miei colleghi i cui interventi hanno preceduto il mio, è soprattutto un diritto rispetto al quale noi non dobbiamo fare nessun tipo di passo indietro. Siccome si interviene su diritti fondamentali non può essere l'authority ad avere il pallino della decisione. Lo voglio dire nel pieno rispetto delle autorità di garanzia, ma qui si stanno toccando diritti fondamentali ed è per questo che c’è bisogno di un intervento legislativo, anche Pag. 30dal punto di vista della coerenza costituzionale. Veniva prima richiamato l'intervento di Tim Berners-Lee che è stato alla base anche dell'approvazione di un emendamento in sede di Parlamento europeo, ma io voglio fare un esempio più terra terra: che cosa significa neutralità della rete, che cosa significa discriminare i pacchetti dei dati ? C’è un'altra rete fondamentale sulla quale basiamo la nostra esistenza ed è la rete elettrica. Se noi accettassimo il principio secondo cui ogni fornitore di servizi, il provider nel caso della rete Internet e i gestori elettrici nel caso della rete elettrica, decidessero sulla base della loro remunerazione qual è il pacchetto di servizi, quindi quanto deve essere la banda in caso di Internet e quando deve essere il wattaggio nel caso della rete elettrica, noi potremmo avere delle discriminazioni molto evidenti, anche territoriali, in reti che possono essere di tutela dell'integrità e dell'interesse generale del Paese. Quindi noi dobbiamo immaginare, non come dicono i provider che entriamo in un'autostrada, dove pagato il casello chi ha la macchina più veloce arriva più lontano, ma essere in un sistema di effettiva eguaglianza non solo digitale, ma sostanziale, sui principi fondamentali – e mi avvio a concludere – nel quale il servizio erogato è anche un bene comune.
  Voglio concludere con una considerazione che non vale soltanto per i diritti collegati ad Internet, ma per tutti i diritti: acquistare un nuovo diritto non toglie niente a nessuno o, meglio, arricchisce tutti, e il fatto di avere nuovi diritti e la sensibilità, la pervicacia e l'interesse affinché il nostro Parlamento generi anche un'azione di promozione di questi diritti non può che inorgoglirci, anche perché questo lavoro lo abbiamo fatto tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli. Invito il sottosegretario ad esprimere anche il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Grazie, Signora Presidente, colleghi, è con soddisfazione che esprimo l'opinione del Governo sulla mozione promossa dall'onorevole Quintarelli e sulle altre, che tutto sommato mi pare riprendano quella scia e quell'impostazione.
  Se l'accesso alla rete non è una sorta di ingresso in un luogo altro, ma se dobbiamo considerarlo – cito certamente male, ma mi pare cogliendo il senso delle sue parole, il professor Rodotà – come una espansione del sé, è del tutto evidente che questo concetto chiama in causa la necessità profonda di definire in termini giuridici diritti, doveri, tutele che sorgono, avendo sempre contezza della centralità della persona rispetto al complesso processo che si apre. Il tema di Internet è stato ed è una delle priorità dell'azione del Governo e del lavoro che abbiamo portato avanti. Non è certo un caso, tutt'altro, che durante il semestre di Presidenza abbiamo scelto il tema della governance di Internet per convocare il Consiglio europeo a Milano.
  Ci siamo battuti in quella sede per arrivare ad affermare un concetto semplice – semplice naturalmente nella sua definizione orale e un po’ meno nella sua applicazione materiale – che cioè rispetto ad un processo così complesso e planetario, se l'Europa intendeva giocare un ruolo da protagonista avendone tutte le possibilità, l'Europa doveva in qualche modo definire sé stessa e la propria politica in termini unitari, non era pensabile 28 Paesi, 28 punti di vista, 28 policy diverse sulla governance di Internet, sulla relazione con gli Stati Uniti, sull'approccio multistakeholder. È per questo che lì siamo riusciti a far passare una posizione che impegnava esattamente 28 Paesi in Pag. 31questa direzione. Abbiamo su questa base promosso incontri a Washington e a New York con l'ICANN, con l'ICC, con l'amministrazione degli Stati Uniti, convinti assertori di una linea: che la tutela, lo sviluppo, l'implementazione, l'evoluzione di Internet passano attraverso la creazione di un nuovo rapporto, di una discussione franca ma certo dialogante fra Stati uniti ed Europa.
  Non voglio prendere eccessivo tempo ma basta richiamare l'idea che non si tratta di un fatto tecnico, noi stiamo parlando dell'idea che c’è di persona, dell'idea che c’è di libertà di espressione, dell'idea che c’è di tutela della privacy, dell'idea che c’è di tutela dei diritti fondamentali, dell'idea che c’è del rapporto fra i Governi e la dimensione della libertà individuale. Allora, la comunanza di visione su questo tra l'Europa e gli Stati Uniti noi siamo convinti sia la base, non il confine esclusivo, al contrario, ma la base da cui partire per affermare cosa ? Cito soltanto, perché la mozione che è articolata ed esaustiva ripercorre bene i punti di una politica che io credo possa non essere solo quella italiana. Intanto l'evoluzione di una governance, oggi Internet ha un unico riferimento che è ICANN ed ha un unico riferimento in termini di giurisprudenza che è il diritto degli Stati Uniti. Noi pensiamo che, per come il fenomeno si è andato sviluppando, questa situazione non possa che avere un'evoluzione e noi siamo convinti che la stessa amministrazione degli Stati Uniti non è indisponibile ad una riflessione in questa direzione. Ne è convinto il leader di ICANN, Fadi Chehadé, che è venuto qui in Italia a dirlo proprio su un'iniziativa promossa su questo tema. Pensiamo che il futuro sia l'evoluzione dell'ICANN attuale e che l'Europa debba e possa giocare un ruolo prioritario. Pensiamo che il nostro riferimento sia il principio e il valore della net neutrality, esattamente come l'idea di una rete che non discrimina, che non controlla, che è esattamente la possibilità di lasciare che le relazioni tra l'utente e le opportunità della rete si svolgano in modo libero e aperto. Sappiamo bene quanto questo tema si intreccia anche con la stessa capacità e potenzialità della rete e come questo sarà sempre più uno dei temi del futuro. Ed è anche per questo che nel piano italiano c’è un'attenzione particolare a un investimento sulla banda ultra-larga che sia capacità di risposta in qualche modo superiore alla domanda attuale ma certo più in linea con quella che noi pensiamo sarà la domanda del futuro per garantire il presupposto per evitare la necessità della discriminazione di traffico.
  Il diritto d'accesso, dunque, come un'idea di un diritto della persona. Io ricordo mi pare – e forse cito a memoria, ma Stefano lo ricorda e certo altri colleghi – l'attuale digital champion, Riccardo Luna, dirigeva Wired e promosse un'iniziativa che riguardava l'inserimento nella Costituzione del diritto d'accesso come diritto della persona. Io credo che questo sia un tema vero. L'Italia ha giocato e sta giocando un ruolo in Europa perché, nell'ambito di revisione del servizio universale, si esamini, in maniera approfondita, la possibilità che l'accesso adeguato alla rete sia esattamente configurato come servizio universale, come un diritto che appartiene alla persona, come un qualcosa che ormai sta dentro, in modo indelebile, alla vita delle comunità.
  E poi c’è l'approccio multi-stakeholder. Questo è la cifra distintiva, l'idea che la rete non appartiene ai Governi né alle autorità statuali, ma che richiede un di più di condivisione e di responsabilità fra tutti gli attori e i soggetti. Qui c’è l'appassionante sfida, perché non c’è ancora né un modello europeo né un tentativo europeo di dare forma a quella che può essere un'idea di Governo multi-stakeholder non semplicemente consultivo ma intrecciato concretamente dentro le dinamiche legislative. Io credo che l'Italia abbia tutte le caratteristiche, se si vuole, per provare a dare il via a una costituente che abbia questa ambizione, quella di varare il Governo multi-stakeholder, l'esperimento di un Governo multi-stakeholder dentro una dimensione complessa in termini giuridici-istituzionali come quella europea.Pag. 32
  E, poi, io credo al dialogo fra i regolatori. È impensabile che net neutrality abbia una definizione diversa in Europa e una rispetto agli Stati Uniti. È impensabile che la FCC dia una lettura di net neutrality che non sia conforme a quella che danno i regolatori europei. Questo, evidentemente, è un tema che presuppone un dialogo. È un approccio a questi temi, al ruolo dei giganti della rete, al rapporto fra la privacy e l'informazione che sia un po’ meno muscolare di come alcuni grandi Paesi europei lo stanno definendo e che sia più improntato al dialogo, come dimostra l'efficacia dei lavori della Commissione voluta dalla Presidente Boldrini, partecipata da tanti colleghi e arricchita dall'apporto di giuristi e studiosi. Lo dimostra anche il lavoro del Garante della privacy italiano, che pure è riuscito, con una realtà come Google, a stringere un accordo che prevede verifiche anche sulle implementazioni, che diventano le prescrizioni da controllare anche direttamente nella sede americana. È un accordo su cui tutti i regolatori europei si stanno organizzando.
  Allora, io sono convinto che il lavoro che la Commissione ha svolto sia la base per una condivisione più ampia di una linea italiana che svolga, prima di tutto in Europa, un ruolo di aggregazione, perché l'Europa ha un senso, su questi temi, solo se parla con una sola voce e che poi sia capace di costruire, con gli Stati Uniti, l'asse portante per lo sviluppo ordinato di Internet, dove esista un ruolo dei Governi – e penso al tema della sicurezza, sia personale sia collettiva – ma dove la libertà della persona e la capacità della rete di essere strumento non discriminante diventi il riferimento fondamentale.
  Per questo, il parere del Governo sulla mozione Quintarelli è convintamente favorevole, perché quella mozione, nelle sue premesse, oltre che nei suoi due impegni finali, traccia una linea su cui Governo e Parlamento possono – è stato detto, in un modo inedito – trovare una traccia di lavoro comune. D'altra parte, su questo terreno non esiste quello che per la gerarchia delle fonti romane è la prima fonte, cioè il precedente. Non vi sono precedenti, e quindi occorre che noi ci facciamo carico anche della fatica e della responsabilità di trovare una risposta difficile su una via nuova.
  Per questo, Presidente, oltre a cogliere l'occasione per esprimere pubblicamente, dopo averlo fatto in molte altre occasioni, l'apprezzamento e la gratitudine del Governo per l'iniziativa della Presidenza della Camera e per il lavoro e l'apporto prezioso e intelligente, oltre che appassionato, di chi ha fatto parte della Commissione, esprimo qui il parere favorevole del Governo sulla mozione Quintarelli e anche sulla mozione Caparini, che, mi pare, sia pure in modo più circoscritto, si muova nel solco della mozione Quintarelli.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Signora Presidente. Inizio questa dichiarazione di voto, ringraziando, a nome della componente socialista, la Presidente Boldrini, che è stata promotrice di questa Commissione, e tutti i membri di questa Commissione sui diritti e i doveri di Internet, per aver svolto in un tempo rapidissimo il lavoro e predisposto questa dichiarazione dei diritti, che ha il pregio di coniugare la necessità di stabilire alcune regole senza, per questo, limitare la libertà di opinione e di espressione.
  È importante stabilire regole, perché assistiamo quotidianamente alla diffusione, direi al lancio di insulti, di minacce, all'istigazione alla violenza, che vengono diffusi soprattutto per mezzo dei social network, volti a colpire chi esprime opinioni diverse o semplicemente chi è diverso o diversa. I soggetti più bersagliati sono, in genere, le donne, gli omosessuali, coloro che appartengono a etnie diverse o che esprimono diversi credi religiosi.Pag. 33
  Forti dell'anonimato, alcune persone riversano nella rete tutto l'astio e l'odio che tengono sopiti nel loro privato, nel loro quotidiano. Misoginia, omofobia e razzismo escono allo scoperto, a volte con il solo scopo di farsi notare e di ottenere un «mi piace» in più. Questi sentimenti prendono direzioni diverse e anche opposte: vanno in un verso o esattamente nel verso opposto, come nel caso della lista di proscrizione contro i presunti omofobi.
  Certo, le persone omofobe non ci piacciono, ma altrettanto non ci piacciono le liste di proscrizione, come quella pubblicata in un sito, ieri, che si propone di schedare tutti gli italiani e le italiane che contravvengono al rispetto dei diritti – non si specifica quali – di minoranze etniche, omosessuali e di animali, avvalendosi del contributo degli utenti. Tutto questo non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione e questi atteggiamenti vanno contrastati sempre, senza incertezze, perché sono sbagliati, e cogliamo questa occasione per dire: le liste di proscrizione mai !
  Questa Carta dei diritti si propone di arginare questo fenomeno attraverso la tutela della dignità delle persone da comportamenti quali l'incitamento all'odio, alla discriminazione e alla violenza, ma non solo; interviene anche sul diritto alla privacy, la tutela dei dati personali, il diritto all'oblio, garantendo, allo stesso tempo, piena libertà di manifestazione del pensiero.
  La libertà, per noi socialisti, è fondamentale. Altro tema non meno importante è quello che riguarda il diritto di accesso ad Internet: su questo fronte, l'Italia è in netto ritardo e i ritardi sono più o meno intensi a seconda della geografia. Il divario digitale tra nord e sud del Paese, tra grandi e piccole città e comuni è ancora enorme. Su questo punto, sappiamo bene che l'impegno contenuto in questa mozione non è sufficiente: saranno necessari altri impegni ed altre azioni, anche di natura economica, che non potevano essere trattati in questa mozione.
  Esprimendo il voto favorevole dei socialisti alla mozione a prima firma Quintarelli, ringrazio ancora una volta i colleghi, le colleghe e la Presidente per l'ottimo lavoro svolto in tempi assolutamente accettabili.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Internet si configura oggi come strumento imprescindibile per promuovere la partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici e all'eguaglianza sostanziale. La rete rappresenta uno spazio sempre più fondamentale per le persone e i gruppi, rappresentando motore e luogo di scambio, produzione di conoscenza, volano per uno sviluppo economico che rende possibili innovazione, corretta competizione e crescita in un contesto democratico. Internet è un mezzo che collega direttamente dimensione locale e globale, culture e persone, istituzioni e forze produttive. La tecnologia stessa e la sua diffusione condizionano a loro volta l'effettività dei diritti. Considerare Internet uno dei vari media è dunque riduttivo e improprio, essendo divenuta la rete una dimensione essenziale per il presente e il futuro delle nostre società.
  Le istituzioni hanno il dovere di promuovere e accompagnare l'armonico sviluppo di Internet e del suo utilizzo e in questo contesto appare fondamentale che il Parlamento affronti ed esamini i molteplici e complessi profili collegati a tale sviluppo.
  Le questioni connesse all'accesso e all'utilizzazione di Internet travalicano, per la stessa natura della rete, le dimensioni nazionali, richiedono un coordinamento per un impegno a livello sovranazionale e una prospettiva che vada oltre i confini nazionali.
  Occorre superare la posizione di chi nega l'opportunità di un qualsivoglia quadro di principi regolatori, forti della convinzione che l'assenza di regole non significhi garanzia di una rete libera, ma spesso prevalenza degli interessi, se non degli abusi, dei soggetti più forti e strutturati.Pag. 34
  Occorre superare anche la posizione di chi propone un rigido sistema regolatorio che rischierebbe di depotenziare, se non addirittura neutralizzare, quello straordinario e particolare strumento che è la rete. Appare corretta, invece, l'intuizione della necessità di individuare un insieme di principi generali che tutelino lo sviluppo aperto e neutrale della rete e da cui scaturisca un quadro di diritti e doveri in Internet. Sono molteplici i tentativi di definire una Carta dei diritti in Internet con l'obiettivo di individuare un insieme di principi che tutelassero lo sviluppo aperto e neutrale della rete e da cui scaturissero diritti e doveri dei suoi utenti.
  Sul tema dei diritti degli utenti della rete e più in generale sul diritto alla tutela dei dati personali si è pronunciata la Corte di giustizia dell'Unione europea che ha dichiarato illegittima la direttiva europea sulla conservazione dei dati personali. È in corso di elaborazione, in sede europea, una proposta di regolamento concernente il trattamento dei dati personali che investe anche la dimensione di Internet.
  Il Governo ha più volte ribadito la volontà dell'Italia di essere partecipe nel supportare l'iniziativa europea sulla nuova governance di Internet e, alla luce di tali considerazioni, è stata istituita presso la Camera dei deputati una Commissione sui diritti e i doveri in Internet. La Commissione ha approvato, il 28 luglio 2015, una «Dichiarazione dei diritti in Internet» che prevede: il riconoscimento e la garanzia dei diritti; il diritto di accesso; il diritto alla conoscenza e all'educazione in rete; la neutralità della rete; la tutela dei dati personali; il diritto all'autodeterminazione informativa; il diritto all'inviolabilità dei sistemi, dei dispositivi e dei domicili informatici; i trattamenti automatizzati; il diritto all'identità; la protezione dell'anonimato; il diritto all'oblio; i diritti e le garanzie delle persone sulle piattaforme; la sicurezza in rete e il governo della rete.
  Per questo, dichiaro, pertanto, il voto favorevole a questa mozione del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, affinché venga utilizzata ogni iniziativa per la promozione e l'adozione a livello nazionale, europeo e internazionale, dei principi contenuti nella Dichiarazione adottata il 28 luglio 2015 dalla Commissione per i diritti e i doveri in Internet, istituita presso la Camera dei deputati, e per promuovere un percorso che porti alla costituzione della comunità italiana per la governance della rete, definendone i compiti e gli obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. La mozione sulla Carta dei doveri e dei diritti in Internet è una buona notizia. È l'ultimo elemento, in ordine di tempo, di una questione, quella di Internet, che ha trovato estrema attenzione proprio in lei, Presidente della Camera, Boldrini. La ringrazio all'inizio di avere anche segnalato il mio nome per far parte di questa Commissione, ma il mio gruppo aveva buoni motivi per incaricare esperti, come l'onorevole Gitti e altri, che hanno lavorato al meglio in questa Commissione.
  È su sua iniziativa che è stata costituita presso la Camera dei deputati la Commissione di studio sui diritti e i doveri relativi ad Internet che, istituita il 28 luglio 2014, ha proceduto ad una serie di audizioni di associazioni, esperti e soggetti istituzionali, oltre che a una consultazione pubblica durata cinque mesi e che ha prodotto la Carta di Roma sui diritti di Internet, che è stata pubblicata il 28 luglio 2015, dopo la prima bozza apparsa nell'ottobre 2014.
  I temi toccati sono di estrema importanza: libertà, presente e futuro si giocano qui. Quale idea di democrazia ? Quale democrazia ? Il rispetto delle persone, il ruolo dei Governi, il cambiamento del mondo verso una necessità di Governo sovranazionale, mentre ancora mancano gli strumenti; inoltre, se la democrazia sia sondaggi di opinione, opinioni di massa o se sia un meccanismo più complesso di pesi e contrappesi. Qui si è cercato di dare alcune prime risposte anche al mal uso di Internet, perché a volte ci troviamo in Pag. 35presenza di una democrazia asimmetrica. Si tratta di una rete che di per sé è neutra, neutrale e, quindi, l'accesso come un nuovo diritto, un nuovo diritto umano presente e futuro per i cittadini italiani e del mondo, ma, al tempo stesso, è una democrazia asimmetrica dove la forza, che si esprime nei giudizi e nelle parole, non è uguale tra il singolo individuo, tra la singola organizzazione e chi ha più potere di entrare nella rete.
  È stato detto che misoginia, omofobia, razzismo, ma anche antisemitismo e antigitanismo a volte hanno una cittadinanza nella rete che sono superiori alla cittadinanza, per fortuna, che hanno nel nostro Paese, in Europa, nel mondo occidentale o sviluppato e, comunque, nelle democrazie. Siamo all'inizio di una storia. Allora dobbiamo tenere conto del ruolo dei Governi, dobbiamo tenere conto del fatto che siamo all'inizio di una Carta. Questa Carta andrà implementata, andrà fatta diventare costume, abitudine e mentalità dei cittadini, andrà fatta diventare comportamenti anche codificati dalla legge.
  Ebbene, la ringrazio per un metodo. Il metodo era una Commissione di parlamentari, una Commissione di esperti e anche una consultazione finale di cittadini, che è molto interessante anche per l'elaborazione delle leggi. Vorrei dire che la Carta ha il suo cuore – e lo voglio dire ai cittadini italiani – proprio nell'attenzione ai diritti e ai doveri dei cittadini. Pone il diritto all'accesso ad Internet come diritto fondamentale del cittadino (articolo 2), che è la precondizione di tutti gli altri. La Carta, come ha detto lei, Presidente Boldrini, è rivolta soprattutto ai giovani. L'Italia è abbastanza all'avanguardia in questo percorso decisionale di scrittura di una carta dei diritti e dei doveri.
  Il Brasile è stato il primo Paese al mondo, lo scorso aprile, a tramutare in legge l’Internet Bill of Rights e proprio lì, il prossimo novembre, all'IGF, il documento italiano verrà presentato. Lo farà Stefano Rodotà, che ha presieduto la Commissione parlamentare e che ha elaborato la dichiarazione, alla presenza anche di Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web. La prima bozza del documento ha dato luogo ad un lavoro intenso, di cui la versione finale è il risultato di un'interazione proprio tra Commissione e cittadini e i 14 mila accessi alla piattaforma con 600 commenti sono stati un aiuto prezioso.
  Vorrei sottolineare pochi punti. Il primo è quello riguardo al diritto di oblio. Il diritto all'oblio di chi è ingiustamente messo alla berlina su Internet. Vi è una positiva eliminazione della necessità di pubblicare in rete sia la lista delle richieste, sia il fatto di potere cancellare i contenuti riguardanti quella persona. Ma rimane un punto: occorrerebbe anche intervenire sul tema della rimozione dei contenuti dai siti sorgente, mentre attualmente ci si limita a prendere una posizione solo sulla deindicizzazione dei motori di ricerca.
  Ci sono molte cose positive in questa Carta dei diritti, che sancisce come diritto fondamentale – anzi proprio come base della democrazia – l'accesso all'informazione, la conoscenza e la cultura. E la neutralità della rete non è solo protetta, ma è una precondizione per godere degli altri diritti.
  Però voglio dire che l'approvazione della Carta avrebbe dovuto essere rafforzata forse da una mozione pluri-partisan, firmata dai capigruppo e dai membri della Commissione, concordata con il Governo, già nel settembre scorso, ma è arrivata in discussione soltanto agli inizi del novembre del 2015 e ha aperto un dibattito vivace tra esperti del settore. Sono state molte le voci favorevoli, ci sono state alcune critiche. C’è chi ha osservato la scarsa attenzione alla libertà della manifestazione del pensiero, una parzialità dell'approccio al mondo di Internet, mentre appare importante, come detto, la sanzione definitiva dell'accesso ad Internet come diritto fondamentale dei cittadini, riconoscendo l'importanza di Internet per la democrazia.
  Manca però un riferimento alle libertà economiche, che sarebbe probabilmente stato essenziale. È positiva anche l'attenzione, come ho detto, assegnata alla net Pag. 36neutrality come precondizione per tutti i diritti, ma credo che dobbiamo fare un passo in più per capire come la nostra democrazia possa essere rafforzata da un uso sano della rete, come accesso alla conoscenza, come riduzione del gap tra Nord e Sud del mondo, come accesso alla grande cultura, storia e conoscenza del mondo, ma anche riducendo un problema, che in questo momento mi sembra essere un problema serio, che è quello di una democrazia asimmetrica tra chi, individuo, è solo nella rete, e chi invece è parte di reti organizzate, a volte in maniera anche maliziosa o addirittura criminale, che utilizzano la rete in maniera intelligente, post-moderna, per diffondere comportamenti, paura, terrore, come magari alcune volte ha potuto fare anche il califfato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Internet rappresenta, secondo noi, l'infrastruttura tecnologica in grado di migliorare la società attraverso una maggiore consapevolezza dei diritti e dei doveri delle persone che usufruiscono quotidianamente di tecnologie sempre più avanzate.
  Sviluppare appieno le potenzialità di Internet e delle nuove tecnologie vuol dire, da un lato, creare centinaia di migliaia di posti di lavoro ad alto valore aggiunto e dall'altro consentire allo straordinario patrimonio rappresentato dalle piccole e medie imprese italiane di essere più competitivo e generare nuova ricchezza.
  Le istituzioni hanno dunque il compito di promuovere l'uso responsabile e consapevole dell'infrastruttura tecnologica, promuovendo non solo la conoscenza digitale quanto la cultura digitale, affrontando questioni importanti come la sicurezza, l'anonimato, l'autodeterminazione informatica, l'educazione tecnologica.
  Condividiamo quindi l'importanza di aver affrontato il tema della comunicazione digitale in modo serio e costruttivo, attraverso il ricorso snello e pragmatico a dei principi generali neutrali, che vadano di impegnare il Governo ad una maggiore attenzione sui temi legati ad Internet.
  Se riteniamo che questo argomento sia importante, non possiamo non registrare l'eccessiva urgenza con la quale si è arrivati a calendarizzare la discussione in Aula di queste mozioni, in particolare la mozione Quintarelli. Riteniamo che la mozione che ci apprestiamo a votare sia una mozione per noi atipica, sin dalla sua creazione. È stata formata all'esterno della discussione parlamentare, normalmente esplicata attraverso il lavoro di Commissione. È stato istituito un organismo, nella sede parlamentare, chiamato ad occuparsi di Internet, testualmente una Commissione ha avviato i propri lavori il 28 luglio del 2014, ed ha svolto dodici sedute, di cui sei dedicate allo svolgimento di audizioni di operatori del settore, esperti e rappresentanti delle varie istituzioni competenti in materia e delle associazioni di categoria, per un totale di quarantasei soggetti auditi.
  Parallelamente allo svolgimento delle audizioni, si è svolta una consultazione pubblica, che ha avuto una durata complessiva di cinque mesi, nel corso dei quali gli accessi alla piattaforma sono stati poco più di 14 mila, mentre le opinioni espresse sono state 587, forse è un po’ poco.
  La mozione Quintarelli nasce, quindi, dal contributo di una Commissione che noi non possiamo non definire atipica, voluta, disciplinata e indirizzata dalla sua Presidenza. Ma ancor di più, si propone una mozione che tiene in poco conto la dimensione sopranazionale del web, scontrandosi con il carattere infrastrutturale della rete, in cui lo Stato italiano non ha alcun potere di intervento. È una mozione mutante, in cui alla mera enunciazione di principi sono seguiti nella realtà indirizzi nella gestione della giustizia, travalicando quelli che sono i compiti e i poteri costituzionali affidati all'organo giurisdizionale.
  Da qui, per noi, l'esigenza di presentare una nostra mozione, che non si limitasse ad enunciare delle linee guida e che definisse chiaramente i principi che devono essere alla base dei diritti e dei doveri Pag. 37collegati all'utilizzo di Internet. È una mozione in cui si prevede che i diritti della persona nell'utilizzo di Internet sono inviolabili, che lo Stato deve favorire l'opportunità di accedere ad Internet per la diffusione del libero pensiero dei cittadini, sviluppando, però, una formazione della cultura digitale.
  Se da un lato, quindi, lo Stato è chiamato a favorire l'utilizzo della comunicazione digitale per assicurare trasparenza, efficacia e tempestività nei rapporti con il cittadino, dall'altro lato, il cittadino, nell'utilizzo di Internet, è chiamato, secondo noi, ad un uso responsabile e consapevole dello strumento, nell'interesse proprio e della collettività. Diritti e doveri che devono essere considerati come basilari per iniziative normative e regolamentari che incidano sull'utilizzo della rete, sui diritti e sui doveri delle persone in relazione all'utilizzo di Internet.
  Ringraziando il Governo per aver accolto la nostra mozione, non possiamo, però, esimerci dal sottolineare che riteniamo che sia stato un errore relegare il dibattito parlamentare e considerarlo alla stregua di un gruppo su un social network. Annuncio contestualmente il voto di astensione della Lega Nord sulla mozione Quintarelli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Quintarelli. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Grazie, Presidente. Intervengo a nome di Scelta Civica. È indubbio che le società sono plasmate dalla tecnologia. È successo sempre così, dall'agricoltura in poi, il fuoco e le varie rivoluzioni industriali.
  Stiamo affrontando grandi trasformazioni con una velocità che non abbiamo mai sperimentato; questo grazie allo sviluppo della fisica, dell'elettronica e di Internet, che non è altro che il portato di questo. Si tratta di grandi trasformazioni che abbracciano tutti i settori della società e che ci porteranno a dover ridefinire come facciamo le cose: processi, ruoli, tipi di lavori. Dovremo imparare molto di più, dovremo studiare molto di più, dovremo cambiare il modo in cui facciamo le cose in tanti ambiti: il turismo, ad esempio. Il lavoro è profondamente trasformato dalla tecnologia, da Internet. La salute lo sarà in misura ingentissima, così come l'inclusione sociale. Cambierà il modo in cui noi faremo care, ossia attenzione nei confronti delle persone. Abbiamo bisogno di non lasciare nessuno indietro.
  Il Paese ha delle grandi sfide che si appresta ad affrontare per la competitività del Paese stesso attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture, l'ammodernamento e semplificazione della pubblica amministrazione, accompagnando la rivoluzione culturale che le tecnologie portano.
  Crediamo che il lavoro fatto dalla Commissione di studio per i diritti in Internet costituisca una valida base per aiutarci a guidare l'attività parlamentare in modo efficace. Per questa ragione, annuncio il voto favorevole di Scelta Civica, ma non prima di aver ringraziato la Presidente Boldrini per aver voluto questa Commissione di studio, il professor Rodotà per averla guidata e, poi, l'Ufficio di Presidenza e l'ufficio comunicazione che hanno dato un contributo eccezionale, tutti gli esperti che hanno partecipato, tecnologi, giuristi, economisti, i colleghi che hanno partecipato e soprattutto le 14 mila persone che hanno avuto accesso in questa consultazione pubblica che abbiamo fatto al draft della mozione con circa seicento commenti provenienti da persone e da gruppi di persone che hanno consentito di migliorare il lavoro che stavamo facendo. Credo che un ringraziamento particolare vada a tutti loro. La mozione porta il mio nome. È un merito immeritato, nel senso che è il frutto e il lavoro di tutte queste persone che ringrazio. Ribadisco il voto favorevole di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

Pag. 38

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente, per la parola, ma mi si consenta di iniziare questo intervento ringraziando appunto la Presidente della Camera per averci dato l'occasione di arrivare qui facendo partire questa Commissione che ha lavorato per quasi un anno proprio intorno ai temi dei diritti e dei doveri legati a Internet. Una questione vera che è stata portata avanti come credo in modo importante da questa Camera e dalla Commissione che ci ha lavorato. Il secondo ringraziamento doveroso è al professor Rodotà che da presidente appunto di questa Commissione ci ha messo nelle condizioni politiche e umane di lavorare nel migliore dei modi. Non era semplice. Io, se devo dire qual è l'insegnamento, il primo che ci è venuto da questa esperienza, è che anche un Parlamento apparentemente dilaniato, anche un Parlamento molto diviso su tutti i temi su cui normalmente noi ci confrontiamo qui dentro, quando è messo nelle condizioni di lavorare e di lavorare libero dalla presenza ingombrante del Governo è in grado di confrontarsi su temi decisivi per il presente e il futuro di questo Paese, anche costruendo un consenso. In altre parole, costruendo una Carta che non è e non è stata un compromesso al ribasso, nonostante le differenze di vedute del mondo e le differenze di valutazioni sul merito che inizialmente ci accompagnavano, ma è stata invece una mediazione alta. Cosa vuol dire una mediazione alta ? Vuol dire una mediazione in cui tutti quelli che hanno contribuito a scrivere possono riconoscere qualcosa di sé, ma possono anche riconoscere di non aver perduto nulla all'interno del percorso e, quindi, consegnano a questo Parlamento oggi, che andrà ad approvarla con una mozione, ma domani alla politica italiana, con l'ambizione che possa essere, non solo un traguardo di politica italiana, ma possa arrivare ai livelli internazionali come ci siamo detti da subito, uno strumento. Non è una legge, non è diritto positivo, ma è uno strumento che viene consegnato a tutti noi che in qualche modo abbiamo la responsabilità della decisione politica, se ci crederemo, per credere che qualcosa che viene approvato sostanzialmente all'unanimità da uno dei rami del Parlamento dopo un anno di lavoro, possa realmente essere utilizzato per fare da spunto e da indirizzo a tutti gli atti che noi successivamente andremo ad approvare o a discutere che abbiano a che fare con la rete in tutte le sue direzioni e in tutte le sue sfaccettature, da quella delle strutture tecnologiche che servono a farla funzionare, a quella della modalità con cui ciascuno di noi ogni giorno la approccia e la utilizza. Un lavoro buono, quindi. Noi voteremo a favore e saremo particolarmente contenti di farlo, appunto sia come riconoscimento rispetto al metodo, sia come riconoscimento rispetto al merito. Lo dico anche qui, in quest'Aula, come ho detto molto spesso fuori quando ho avuto l'occasione di partecipare a dibattiti e a confronti. Infatti, come è stato già detto dall'onorevole Quintarelli, questa Carta ha avuto anche il grande merito di essere esposta ad un confronto pubblico. Anche questo non succede ogni giorno. Non succede che un lavoro del Parlamento, prima di diventare atto parlamentare, venga messo a disposizione del libero confronto da parte di tutti i cittadini. E anche questo è merito della rete.
  Merito della rete è anche il fatto che, attraverso tutti gli strumenti che ci garantisce, i cittadini più o meno giovani di questo Paese abbiano potuto leggere questo testo e mandarci le loro sollecitazioni. L'abbiamo fatto via rete e io l'ho fatto anche in dibattiti pubblici dove la prima domanda che c’è sempre stata fatta è se fosse necessario normare la rete e intervenire con una carta dei diritti e dei doveri perché voi sapete esiste un mito, a cui peraltro devo molto culturalmente e a cui mi sento molto vicino, il mito della rete come spazio dell'assoluta libertà, il mito della rete che non ha bisogno dell'intervento del legislatore, non ha bisogno dell'intervento della politica perché è un luogo in grado di darsi da sé le proprie regole di funzionamento. Credo che questo sia stato vero per una prima fase in cui la rete era popolata Pag. 39soprattutto di pionieri, era popolata da chi la scriveva, da chi la interpretava, da chi la inventava. Poi però ai pionieri, come sempre accade, seguono i colonizzatori, segue chi dà una forma, chi dà proprietà all'interno della rete, chi in qualche modo anche se ne impadronisce e poi diventa questione di popolo perché oggi la rete è questione che appartiene a tutti noi. Chiunque, anche in quest'Aula, forse, se dovesse misurare i minuti e le ore che ogni giorno passa connesso o passa impegnato nelle varie strumentazioni che la rete ci mette a disposizione e li confrontasse con quelli che, invece, passa nel mondo reale, per così dire, potrebbe persino avere il dubbio o la sorpresa del fatto che sono di più le ore che passa ad interagire con il mondo attraverso la rete di quante siano le ore che passa ad interagire con il mondo attraverso quelle che chiamiamo realtà, ma appunto una delle dimensioni culturali che noi ci siamo dati dall'inizio in questo dibattito è la considerazione che non esiste più questa distinzione tra ciò che è realtà e ciò che è rete, ciò che è ambiente digitale perché – lo abbiamo scritto, secondo me, in uno dei passi più importanti che abbiamo inserito qui dentro – riconosciamo il fatto che l'identità di una persona è un'identità ormai a trecentosessanta gradi, che comprende ciò che noi facciamo qui nel mondo reale, fisico e ciò che siamo all'interno della rete di relazioni, delle reti di comunicazioni, delle reti di rapporti, di un'identità che, giorno dopo giorno, costruiamo anche nel digitale e che poi diventa una. Noi siamo uno: non siamo una pluralità di soggetti e questa cosa va tutelata e va dato largo merito a questa Carta di averlo riconosciuto, di aver riconosciuto il diritto inviolabile anche alla propria identità anche contro quelle che sono le tentazioni proprietarie che ogni giorno si affacciano pesantemente dentro la rete volendo conquistare tutto quello che noi mettiamo dentro. Un secondo elemento che vorrei sottolineare in dichiarazione di voto è proprio questo: noi sentiamo dire sempre – ormai sta diventando una frase comune nel dibattito pubblico anche in senso molto largo – che i dati sono petrolio, i dati sono la nuova riserva del XXI secolo e questo è vero. I dati valgono moltissimo: basta che noi guardiamo quanto capitalizzano, quanto fatturano, quanto producono i giganti del web in rapporto a quello che sono le corporation vecchio stile – parliamo ad esempio di automobili – e vi rendete conto che oggi in effetti i dati valgono probabilmente più di quanto valga il petrolio o l'acciaio per dire quello che apparteneva alla precedente rivoluzione industriale. Eppure questi dati noi li concediamo ogni giorno gratuitamente, li concediamo senza sapere quello che facciamo spesso e li concediamo sulla base di contratti che sono completamente asimmetrici perché il fatto di poter utilizzare strumentazioni come Facebook, ad esempio, e di volerlo fare fa sì che noi dobbiamo cedere i nostri dati gratuitamente, dobbiamo cedere il potere. Noi mettiamo questa Carta dalla parte dei cittadini, segnalando il fatto che auspichiamo che domani non sia più così e che ognuno sia fino in fondo proprietario di ciò che è suo, di ciò che è la vita che quotidianamente mette all'interno della rete. Abbiamo parlato – scusate se vado per spunti ma il tempo rischia di essere poco – di neutralità della rete, anche su questo prendendo una posizione importante anche all'interno di un continente, l'Europa, che, fino a questo momento, non ha avuto il coraggio che hanno avuto gli Stati Uniti nel dichiarare la neutralità della rete come principio assoluto, come principio di sviluppo reale anche di quella che è la rete Internet. Qui da noi il dibattito è ancora molto più arretrato. Ogni tanto sembra che ci possa essere quasi la tentazione di cedere alle richieste in questo caso dei grandi proprietari di reti che continuano a chiedere, ad insistere sul fatto che i dati possono viaggiare a velocità differenziate.
  Ebbene, la neutralità della rete, che è un valore importante, è un valore di indirizzo, perché in qualche modo dice Pag. 40anche quale sarà il mondo che verrà, quali saranno le regole della competizione e anche quelli che saranno gli attori che costruiranno quella competizione, noi la scriviamo all'interno di questa Carta.
  Infine, l'ultimo tema a me particolarmente caro è il dibattito che ci ha schierato, ci ha opposto, ci ha fatto discutere, quello del rapporto fra diritto alla conoscenza, copyright e proprietà dei diritti d'autore. È un tema complesso, un tema vasto, un tema che esiste anche al di là della rete, che anzi ha accompagnato, se vogliamo, molti degli ultimi decenni della storia della cultura occidentale. La rete mette a disposizione di tutti grandissima quantità di conoscenza, la mette quotidianamente, ognuno di noi può prendere, stampare, riscrivere, assemblare pezzi di conoscenza e fare qualcosa di nuovo. Lo fa sempre sfidando quello che è il copyright, cioè sfidando il fatto che qualcuno possa dire che esiste conoscenza, invece, che è blindata nel diritto di proprietà.
  Ebbene, noi, qui dentro, abbiamo deciso, anche in senso gerarchico, di dire che prima viene il diritto alla conoscenza, alla sua libera fruizione e al suo libero utilizzo e poi, e solo poi, vengono i diritti di chi è proprietario, eventualmente, perché ha prodotto quella conoscenza – e anche questi diritti devono essere in qualche modo riconosciuti – ma tenendo sempre presente, e mi avvio a concludere, che una cosa sono i diritti che vanno riconosciuti a chi produce cultura e una cosa chi la compra da chi l'ha prodotta per poi sfruttarla commercialmente. Questi ultimi non fanno parte della nostra cultura.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,08).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, anche io desidero ringraziarla perché mi dà la parola, ma anche perché ritengo che sia opportuno ringraziarla e porre l'attenzione anche sul fatto che questo sia stato un percorso che si è svolto sotto la sua coraggiosa e forte iniziativa. Per questo la ringrazio così come ringrazio tutti i colleghi che hanno partecipato a questa esperienza, tutti gli uffici che ci hanno assistito e coloro che hanno partecipato dall'esterno. Infatti, è sicuramente un'esperienza utile nel merito, merito che è oggetto di trattativa di diversi contesti, come abbiamo approfondito anche durante i lavori della Commissione e come anche è riportato nelle premesse alla mozione e, quindi, ci siamo inseriti in un contesto importante che sta discutendo di queste questioni. Credo che siamo ben lungi dall'avere individuato delle regole complessive, globali, perché è chiaro che si debba parlare di regole globali, ma, insomma, abbiamo fatto un buon passo avanti – come diceva qualcuno prima di me – anche come punto di riferimento a utilizzo dei legislatori italiani, dei legislatori nazionali, ma anche dei legislatori di altri parlamenti; il Parlamento italiano si pone in avanti.
  Poi, Presidente, volevo ringraziarla non solo per il merito, ma anche per il metodo, perché io, al contrario di qualcuno che è intervenuto prima di me, sono convinto che il coraggio avuto anche nel metodo di apertura del Parlamento al contributo non solo di esperti, ma anche della popolazione e, quindi, questa contaminazione del lavoro parlamentare con il contributo di tutta quella che tra virgolette si chiama «società civile» possa essere, anche su altri argomenti, un'esperienza da poter seguire. Naturalmente quando si apre e Pag. 41quando si fanno cose nuove ci si sottopone, anche, ai rischi, però secondo me le opportunità sono estremamente superiori e, quindi, vanno valutate. Io almeno penso, pur avendo una sensibilità molto diversa anche sulle questioni che sono state illustrate da molti colleghi, che questa sia stata un'esperienza fortemente positiva e che, anche, vada rafforzata e portata in contesti anche più autorevoli.
  Credo che questa mozione, come ci siamo detti tante volte, debba essere il primo passo di una divulgazione della Carta, perché Internet, oggi, è uno strumento importante, come dice la mozione, si configura come uno strumento imprescindibile per promuovere la partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici e all'uguaglianza sostanziale.
  Quindi, è un concetto forse scontato, ma su cui credo bisogni riflettere: Internet è un'infrastruttura fondamentale per i processi democratici e per una sostanziale equità, quindi per un'indipendenza da parte dei cittadini per la possibilità di accesso alle informazioni. Non mi dilungo su tutto quello che è stato il lavoro naturalmente, voglio portare, invece, quello che è il mio punto di vista su un punto per me fondamentale, su cui, ripeto, la mia sensibilità è un po’ diversa: ritengo che Internet, oltre ad essere tutto quello che abbiamo detto e anche di più, sia un formidabile strumento di business, anche un formidabile strumento di sviluppo e anche un formidabile strumento di investimenti. In questi anni su Internet si sono create possibilità di sviluppo, possibilità di investimento, possibilità di lavoro per molte persone, possibilità di venire in contatto e di fare affari. Allora, da questo punto di vista, credo che questo tema non sia stato approfondito con la necessaria attenzione, perché è un tema fondamentale e importante. Se non teniamo conto degli investimenti e della possibilità degli investimenti sulla rete, trascuriamo un fattore decisivo, non secondario. Possibilità di investimenti significa possibilità di implementare reti sempre più veloci con l'accesso di più persone. Dobbiamo non dimenticare che esiste, per esempio, il problema delle zone rurali e della possibilità di raggiungere molte persone che oggi non sono competitive e appetibili per gli operatori; allora, credo che su questo ci si debba interrogare. La possibilità e l'opportunità di fare investimenti significa l'opportunità di un ritorno per chi investe, l'opportunità del ritorno per chi fa investimenti sulla rete. Da questo punto di vista, credo che enunciare, come tra l'altro noi abbiamo fatto, una generica neutralità, che naturalmente è un concetto che, per carità, appartiene a tutti, sia riduttivo; credo che vada enfatizzata, invece, la possibilità, con i rischi che concorrono, di considerare Internet, oltre a tutto quello che è, anche un veicolo inimitabile per la possibilità di sviluppo di investimento e di lavoro. Una modernizzazione del sistema regolatorio, più flessibile e aperto all'innovazione del futuro, consentirebbe infatti di incentivare il settore privato ad investire nello sviluppo del mantenimento delle reti di nuova generazione, infrastrutture fondamentali per il dispiegarsi dei benefici delle tecnologie digitali e per la creazione di nuovi posti di lavoro. Noi sappiamo che l'Europa, durante la recente approvazione del pacchetto sul mercato unico delle telecomunicazioni, ha ribadito che garantisce regole per un accesso alla rete aperto e neutrale, naturalmente, che consentano agli operatori economici, però, di sviluppare nuovi business model, nuovi modelli di business tramite servizi specializzati applicando misure anche di gestione delle tariffe – non c’è dubbio che questo è un argomento che va sviscerato e che non può che essere eluso – senza intaccare la qualità generale del servizio per gli utenti finali. Da questo punto di vista, credo che questo sia un argomento che dobbiamo mettere al centro anche della nostre considerazioni. Molti studi hanno dimostrato come ci sia un'enorme differenza di investimenti privati sulle telecomunicazioni e su Internet tra gli USA e l'Unione europea, e non è discutibile che questo praticamente si realizza per una differenza di modello e una differenza di normazione. Nel 2012, ultimo anno per cui abbiamo dati a disposizione, negli Stati Pag. 42Uniti l'investimento sulla rete è stato di 562 milioni di dollari mentre in Europa di 244 milioni di dollari; praticamente meno della metà. È una questione, un fattore, che compromette inevitabilmente anche tutti i presidi di diritti che abbiamo citato, che hanno citato molti colleghi e che citiamo nella premessa della mozione. Secondo me – in questo mi differenzio dal giudizio che qualcuno ha dato –, nemmeno deve essere un deterrente il rischio di reti a due velocità: reti per i poveri e reti per i ricchi.
  Nel 2012, l'82 per cento delle case e delle abitazioni in America ha avuto accesso alle reti di nuova generazione, 25 megabyte al secondo, comparato al solo 54 per cento in Europa: se voi pensate anche alla dispersione del territorio degli Stati Uniti capite come, da questo punto di vista, siamo indietro, e siamo indietro per un eccessivo ostacolo alla possibilità di fare investimenti e di vedere remunerati questi investimenti.
  L'approccio europeo inoltre ha creato ulteriore digital divide: nelle aree rurali, ad esempio, il 48 per cento degli americani ha accesso a queste reti di ultima generazione, mentre nelle aree rurali europee solo il 12 per cento. Dal 2007 al 2012 negli Stati Uniti sono stati fatti investimenti nella rete per una media di circa 600 milioni di dollari l'anno, contro una media europea di soli 250 milioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLO TANCREDI. Si potrebbe obiettare che negli USA sia più caro il costo di Internet, ma anche questo non è corretto: negli USA la rete a 12 megabyte è meno cara che in Europa, mentre quella tra 12 e 30 megabyte è nello stesso range; l'unica rete più costosa è quella sopra i 30 mega, che è però correlata direttamente a tutti gli investimenti privati fatti in questi anni.
  Penso di avere espresso la mia opinione. Credo che – ripeto – nonostante questo, che secondo me è un argomento da approfondire, questa esperienza sia stata estremamente positiva, e vada portata avanti con grande convinzione. Ritengo anche, per concludere, che potrebbe essere anche esportata ad altri argomenti, ad altre questioni che magari interessano, dove c’è poca possibilità di fare normative stringenti e vere e proprie norme, ma ci si debba aprire al contributo della società civile (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Palmieri. Ne ha facoltà, ma non prima che io gli abbia fatto gli auguri, in quanto è diventato papà di Dario (Applausi). Auguri, deputato, auguri. Prego.

  ANTONIO PALMIERI. Signora Presidente, la ringrazio: lei rischia che io usi i miei dieci minuti per parlare del nuovo arrivato in casa Palmieri, ma non cederò a questa tentazione (Applausi), e rimarrò sul tema che ci ha coinvolto tutti insieme in un lavoro che è durato più di un anno, e che ha portato a costruire una cornice, non un quadro, ma una cornice. Una cornice, come ha ricordato anche l'intervento dei colleghi della Lega, costruita all'interno di un gruppo di lavoro per così dire extraparlamentare, composto da persone di diversi partiti, di tutte le forze politiche e da personalità del mondo esterno e stakeholder della rete; però questo modo e questo metodo, questo modello inedito per la nostra attività parlamentare ha portato alla progettazione di una cornice che servirà a chi dovrà poi fare le leggi, cioè a noi stessi e al Governo, in Italia e speriamo anche all'estero.
  Questo il primo compimento di una storia che è cominciata, per quanto ci riguarda, e anche mi riguarda, dieci anni fa, all’Internet Governance Forum di Tunisi, quando, per la prima volta, la delegazione italiana pose il tema di una «costituzione della rete». Su questo tornerò poi nella parte finale del mio intervento, perché prima vorrei sottolineare quattro principi che non sono scritti nella dichiarazione, ma che, a mio avviso, sono la trama che lo sottendono, e sono la trama alla quale io ho anche cercato di applicare il mio contributo nel nostro gruppo di lavoro.Pag. 43
  Il primo – e anche il sottosegretario Giacomelli lo ha ricordato – è che Internet non è un mondo a parte. Non esiste un mondo della rete diverso da quello reale, non esiste un popolo della rete, sono contento che lo abbia ricordato anche il collega Paglia, non esiste un popolo della rete: semmai esiste un popolo in rete, perché anche nel nostro Paese, con quasi 25-30 milioni di italiani stabilmente online, è evidente che parlare di un popolo della rete è anacronistico; lo era per quanto mi riguarda già dieci anni fa, figurarsi oggi.
  Il secondo punto è che abbiamo convenuto di conseguenza – senza dirlo, ma io lo vorrei dire adesso – che Internet non è la prosecuzione del 1968 con altri mezzi.
  Non è la terra e il luogo di pace, amore e fantasia, ma un ambiente costruito e abitato dagli esseri umani, che portano con sé i loro limiti e i loro pregi, che portano con sé azioni di costruzione positiva e azioni negative. È questo, quindi, un altro guadagno che porto a casa, spero insieme a tutti noi, da questo lavoro fatto insieme, unitamente al terzo punto. Il lavoro che abbiamo fatto mette a tema sì i rischi, ma anche le opportunità, sì i problemi, ma anche le risorse che la rete offre se noi abbiamo la capacità di cogliere le possibilità. Da questo deriva che siamo tutti chiamati – per tutti intendo noi ciascuno per la responsabilità che abbiamo in questa Aula temporaneamente come rappresentanti del nostro popolo, il Governo per la sua quota, ciascun cittadino di questo Paese e tutti gli altri, chi è sul web ma anche chi non ci sta – ad un di più di responsabilità, perché i meccanismi con i quali la rete funziona e con i quali è diventata maggiorenne sono tali per cui non possiamo e non vogliamo prenderla alla leggera. Di questo nella nostra mozione vi è abbondante traccia quando parliamo della necessità di una educazione all'uso consapevole della rete, quando parliamo dell'accesso universale, garantito soprattutto anche alle persone con disabilità di qualsiasi tipo, quando parliamo della neutralità della rete, ma quando parliamo di tutte le accortezze che coloro i quali fanno impresa sulla rete devono comunque tenere e, su questo, concordo con il collega Tancredi, è evidente che non abbiamo alcuna intenzione di mettere il bavaglio alle opportunità di sviluppo economico e commerciale che la rete porta con sé.
  Sono questi gli elementi, a mio avviso, che sono appunto la trama del lavoro che abbiamo fatto insieme e mi avvio quindi a concludere, ricordando una circostanza apparentemente casuale, anche se il caso non esiste. Noi torniamo ogni cinque anni a parlare in modo efficace del tema della rete e della sua governance in generale. Lo abbiamo fatto, come dicevo all'inizio, nel 2005 a Tunisi: allora io ero parte, assieme al Ministro Stanca, all'attuale Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, e con i colleghi del Senato Vincenzo Vita e Fiorello Cortiana, della nostra delegazione. In quella sede abbiamo posto il seme per un protagonismo italiano in questa direzione. Lo abbiamo fatto nel 2010 con il tentativo dell'allora Ministro Brunetta di mettere capo al cosiddetto codice Azuni. Un tentativo che muoveva dalle stesse preoccupazioni e tensioni che hanno animato il nostro lavoro e che ha avuto la sfortuna di capitare in un momento in cui la vita di quel Governo incominciò ad avere una serie di difficoltà, e lo facciamo oggi con il Comitato che lei ha fortemente voluto, e di questo anche io voglio renderle atto, con l'apporto di personalità come il professor Rodotà, dal quale mi dividono moltissime cose, ma con il quale, con le altre persone esterne al Parlamento e, ovviamente, con i colleghi parlamentari, abbiamo lavorato nel totale reciproco rispetto e nella condivisione assoluta di una intenzione positiva, certamente mettendo capo ad un lavoro imperfetto, come è stato ricordato da altri interventi che mi hanno preceduto, ma comunque significativo perché è un primo passo, una prima pietra. So che lei ha intenzione di evitare lo scioglimento del Comitato in modo che continui la propria attività, penso che anche su questo potremo lavorare adeguatamente insieme.Pag. 44
  Chiudo, confermando il voto favorevole di Forza Italia sulla mozione presentata a prima firma dal collega Quintarelli e confermando altresì il voto favorevole sulla mozione della Lega, che sostanzialmente è uguale alla nostra nei contenuti, ma differisce per quella indicazione sul metodo.
  Direi che noi guardiamo il merito e i meriti e per questo noi votiamo favorevolmente su entrambe le mozioni. La ringrazio infine per l'introduzione che ha voluto dare al mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, oggi, dicevo in discussione sulle linee generali, è una bella giornata, non solo perché la Dichiarazione dei diritti è la prima iniziativa di questo genere in Europa ma anche perché è la prima occasione in questa legislatura – e pochissime ve ne sono state nelle passate – per discutere e confrontarci sul mondo della rete e sugli effetti che la rivoluzione digitale ha prodotto e produrrà sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Le contingenze politiche spesso quotidiane e la circostanza che gran parte della regolamentazione del fenomeno Internet sia di competenza europea non ci hanno consentito finora di avviare una riflessione in questa sede su tali temi...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce ? Grazie.

  DIEGO DE LORENZIS. Dunque certamente va riconosciuto a lei e alla Commissione questo ulteriore merito rispetto alla Dichiarazione dei diritti di Internet. Sulla Dichiarazione condividiamo sia l'approccio che le finalità che lei, Presidente, ha inteso affidare ai lavori della Commissione. Altrettanto condivisibile appare ovviamente l'intento di offrire ai lavori della Commissione un orizzonte transnazionale. Una delle ragioni per cui ho firmato questa mozione, in segno del contributo che come gruppo parlamentare abbiamo dato ai lavori della Commissione, è che, in realtà, questa Carta si rivolge a un ambito appunto sovranazionale ed è uno dei passi con cui vogliamo dare, a livello globale e mondiale, un segnale concreto di attenzione della sfera pubblica nell'indirizzo dello sviluppo della rete e della dimensione immateriale. A tal proposito vorrei citare il pensiero di una delle persone che hanno contribuito a questo gruppo di lavoro, la dottoressa De Minico. Le sue dichiarazioni, che condividiamo pienamente, le riporto in quest'Aula anche in qualità di portavoce perché ci piace poter far ascoltare il pensiero di coloro che non sono deputati esprimersi in questa sede. La dottoressa dichiara: la sostanza di questa Carta si coglie nella sua funzione di sintesi, una cornice regolativa mantenuta al minimo indispensabile, basata su due pilastri, i diritti e i poteri; attenta a subordinare i secondi ai primi perché nelle Costituzioni moderne – quasi fosse questa Carta appunto una Costituzione – il potere costituito esiste se e nella misura in cui riconosce le libertà individuali e attua i diritti sociali e non il contrario. Prosegue: nel contesto europeo la precisa gerarchia dei valori espressa dalla Carta si pone in alternativa ad una Corte di giustizia paladina delle libertà economiche in danno dei diritti sociali al punto da prevedere la tutela dei secondi nei limiti di compatibilità delle prime. La Carta dei diritti Internet invece afferma tout cour la prevalenza del diritto di accesso a Internet a prescindere dalla capienza di bilancio. L'articolo 2, comma 5, è chiaro al riguardo: le istituzioni pubbliche garantiscono i necessari interventi per il superamento di ogni forma di divario digitale, così proponendo una lettura del rapporto diritti-risorse rovesciata rispetto a quella della Corte di giustizia ma perfettamente in linea con l'articolo 53 della Carta dei diritti incorporata nel Trattato di Lisbona, prescrivente la protezione verso l'alto dei diritti. Il nostro voto favorevole dimostra – semmai ce ne fosse la necessità – che non siamo noi quelli che dicono «no» quando Pag. 45si agisce per il bene dei cittadini e che non abbiamo alcuna difficoltà a sostenere e votare favorevolmente iniziative che siano a tutela ed estensione dei diritti presenti anche nella nostra Carta costituzionale, anche qualora provengano da altre forze politiche. Ovviamente questo non è il caso, visto che è il risultato di un lavoro trasversale a più mani. Nel merito della motivazione vorrei fare alcune riflessioni: la Carta dei diritti di Internet viene spesso associata al lavoro fatto in Brasile, il Marco Civil, tuttavia quella è una legge ordinaria e ha necessariamente la concretezza e un'immediatezza decisamente maggiori rispetto al lavoro proposto che, per contro, indica una direzione, traccia a grandi linee il percorso da seguire ponendo oggi questo Parlamento in una situazione di avanguardia, oserei dire, non solo rispetto a quanto avviene normalmente in quest'Aula ma soprattutto nel panorama mondiale rispetto ad altri Stati. La politica con la «p» maiuscola, il legislatore e gli amministratori pubblici a tutti i livelli hanno poi il compito di percorre la strada tracciata in un contesto in cui tutto sta cambiando a velocità esponenziale. A parte gli aspetti positivi appena richiamati, Presidente, e che anche precedentemente sono stati illustrati dai colleghi, è il caso però di soffermarsi su alcuni temi che, pur sembrando di dettaglio, non lo sono. Per il riconoscimento di accesso, esso non può essere meramente formale ma richiede un impegno coordinato dei pubblici poteri volto a garantire l'effettività, assicurando i livelli di copertura della rete a banda larga e ultra larga sull'intero territorio nazionale.
  Su questo aspetto – e colgo la possibilità di avere l'attenzione del Governo, rappresentato nell'Aula nella persona del sottosegretario Giacomelli – il nostro voto favorevole sulla mozione non ci impedisce di denunciare i ritardi e la confusione del Governo nell'attuazione dell'Agenda digitale europea nel nostro Paese, i rischi connessi allo strapotere degli operatori del settore, la mancata trasparenza e i pasticci conseguenti del Governo riguardo alle nomine, all'attività e ai risultati dell'Agenzia per l'Italia digitale, la mancanza di visione per la costituzione di una società della rete, che permetta gli investimenti pubblici e privati nell'infrastruttura, in maniera da rendere effettivo il prerequisito del diritto di accesso alla rete, cioè la presenza reale e fisica di quest'ultima in maniera capillare su tutto il territorio e, rispetto alla performance della stessa, omogenea...

  PRESIDENTE. Scusi, deputato De Lorenzis. Colleghi, però un po’ di silenzio; sta parlando il collega De Lorenzis. Prego.

  DIEGO DE LORENZIS. Come dicevo, la presenza reale di quest'ultima, cioè dell'infrastruttura, in maniera capillare sul territorio nazionale e, rispetto alla performance della stessa, omogenea su tutto il territorio nazionale.
  A questo riguardo, su cui oggi ci sembra che la maggioranza sia incoerente, c’è un altro aspetto da affiancare, che è quello della neutralità della rete, su cui poc'anzi il sottosegretario si soffermava. Il diritto di accesso deve essere quindi garantito ad una rete neutrale. Sul principio di neutralità della rete le notizie che la settimana scorsa sono arrivate dall'Europa non sono per nulla incoraggianti, anzi sono deprimenti. Sembra l'ennesima farsa, Presidente, per due ragioni: da una parte, oggi qui una mozione della maggioranza impegna il suo Governo a promuovere i contenuti della Carta, sperando che la promozione non siano solo slogan e bei discorsi del Presidente del Consiglio mai eletto, come, per esempio, sul diritto d'accesso, già ricordato. Dall'altra parte, Presidente, appare insopportabile una formazione politica che, a livello nazionale, supporta una meritoria e condivisibile attività di questo tipo, mentre, a livello europeo, è schiava delle lobby degli operatori telefonici e per questo boccia, ai voti, le proposte più stringenti per garantire la neutralità della rete.
  La neutralità della rete è un tema centrale per il futuro sviluppo di Internet, nella dimensione europea e nazionale. Auspichiamo che la dichiarazione, che oggi votiamo in quest'Aula, esprimendo la posizione Pag. 46del Parlamento italiano sul tema, possa contribuire, in sede europea e internazionale, ad un ripensamento dell'approccio adottato, imponendo stringenti limiti alle pratiche di discriminazione del traffico Internet ed elaborando una strategia di controllo, nel rispetto di tali limiti, che sia coordinata a livello europeo ed eviti, quindi, un'ulteriore frammentazione del panorama Internet a livello dell'Unione europea.
  Su due aspetti la dichiarazione purtroppo tace, se non per minimi accenni nel preambolo. Il primo aspetto, non coperto dalla Carta, è la tutela del diritto di protezione della proprietà intellettuale. Non è un caso, dato che al tavolo di lavoro, come nella società civile, hanno partecipato persone con visioni diametralmente opposte e difficilmente – anzi, quasi impossibili – da conciliare, nonostante l'egregio lavoro fatto dal professor Rodotà.
  A nostro avviso, si è persa anche un'altra occasione molto importante: l'occasione di promuovere l'esercizio dei diritti di cittadinanza anche nella dimensione digitale, attraverso l'utilizzo di Internet e delle tecnologie digitali intese come strumento di organizzazione e di partecipazione politica.
  Probabilmente – ed è questo il nostro auspicio – questi temi, che rimangono centrali, potrebbero costituire la linfa di una seconda dichiarazione, 2.0, nel puro spirito di Internet, cioè un set di principi che non sia qualcosa di immutabile, ma che evolva nel tempo come le tecnologie.
  Oltre ai ringraziamenti esposti nel corso della discussione sulle linee generali, che rinnovo in primis al professor Rodotà, a lei, agli uffici e a tutti coloro che hanno contribuito, ci tengo, in questa sede, a confermare il nostro voto favorevole per la valenza fondamentale dell'atto che stiamo approvando, evidentemente non affinché gli esponenti del Governo possano affannarsi a prendersi meriti che non hanno – sappiamo bene, infatti, che le mozioni approvate vengono spesso ignorate dal potere esecutivo – ma perché questo lavoro sia uno strumento a disposizione di tutti e che si abbia l'onore di portare fieramente in Brasile, all’Internet Governance Forum della prossima settimana, in maniera assolutamente trasversale rispetto alle formazioni politiche e alle posizioni emerse nella stesura della Carta dei diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Coppola. Ne ha facoltà.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, signora Presidente. Mi sembra evidente, dalla discussione e dalle dichiarazioni di voto, che fortunatamente siamo tutti d'accordo.
  Internet è uno strumento importantissimo, che ha cambiato e che cambierà sempre di più in modo profondo la maniera con cui le persone interpretano il loro modo di vita, lo stare insieme, l'informarsi, il costruire attività economiche e sociali. Ed è proprio l'importanza di questo strumento e il fatto che noi tutti condividiamo questa importanza che ha fatto sì che si sia arrivati a una dichiarazione sui diritti in Internet che trova tutte le forze politiche d'accordo.
  Questo è un importante risultato, che, secondo me, va sottolineato anche per il metodo con cui si è arrivati a questo punto: un metodo che ha visto la partecipazione sia dei rappresentanti dei vari gruppi parlamentari sia della società civile, un metodo che ha permesso di mettere intorno a un tavolo esperti, ha permesso di ascoltare i vari portatori di interessi, ha permesso di dare la parola a tutti, grazie a una consultazione che ha avuto luogo proprio in virtù del fatto che esiste uno strumento importantissimo e potentissimo come Internet.
  Una dichiarazione che prevede 14 articoli, che sanciscono vari diritti. Mi permetto di sottolinearne ai colleghi almeno due. Uno è stato accennato varie volte: la neutralità della rete; la rete deve essere neutrale. Prendo in prestito un esempio citato prima dal collega Migliore: deve essere neutrale esattamente come è neutrale la rete elettrica. Non è pensabile Pag. 47concepire una rete elettrica che decida in modo diverso su quale elettricità far passare, se quella per la lampadina o quella per il televisore.
  Esattamente allo stesso modo, non è pensabile concepire una rete che discrimini i bit: tutti i bit sono uguali e il potere che Internet ha avuto di cambiamento sulla società deriva anche dalla sua neutralità. E, poi, l'articolo 3, il diritto di accesso. Nella Carta dei diritti noi definiamo l'accesso ad Internet come diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale. È una visione estremamente importante: non stiamo parlando soltanto di uno strumento di comunicazione, ma stiamo parlando di uno strumento che riteniamo fondamentale, ripeto, e condizione per il pieno sviluppo individuale e sociale.
  Ora, quello che votiamo oggi, il voto che stiamo per dare, segna, da un certo punto di vista, la fine di un percorso e l'inizio di un altro percorso, estremamente più ambizioso, perché, da una parte, noi prendiamo atto del lavoro fatto in modo innovativo all'interno della Camera, per il quale mi unisco anch'io nel ringraziamento alla Presidente Boldrini, al professor Rodotà e a tutti coloro che hanno contribuito a questo documento, ma prendiamo anche atto, nella mozione, di un lavoro parallelo che vi è stato in questi mesi, che ci ha ricordato il sottosegretario.
  Un lavoro del nostro Governo, durante il semestre, con la Commissione, che ha fatto sì che l'Europa prendesse consapevolezza dell'importanza di svolgere un ruolo di primo piano nella costruzione del nuovo modello di governance di Internet, perché così come è cambiato il mondo grazie a Internet, è anche vero che ci siamo resi conto tutti che la governance va rivista.
  È per questo che nella mozione noi chiediamo e impegniamo il Governo da una parte a portare avanti il lavoro fatto dalla Camera, dalla Commissione, di modo che abbia valenza sempre più internazionale, dall'altra a fare delle azioni concrete, per far sì che si possa spingere di più l'ambizione del nostro Paese e far sì che l'Italia assuma un ruolo importante nella definizione della nuova governance di Internet. È per questo motivo che a nome del Partito Democratico annuncio il voto favorevole su entrambe le mozioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quintarelli ed altri n. 1-01031, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, siamo in votazione, affrettatevi, per favore.
  Latronico, Catania, Berlinghieri, Tartaglione, Zardini, Folino, Migliore, Ciracì, Simoni, Cuomo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  437   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  437    

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Vedi votazioni).

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 48Caparini ed altri n. 1-01052, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Montroni, Librandi, Piccoli Nardelli, Tripiedi, Falcone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  447   
   Votanti  423   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  423    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Centemero ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  È così esaurito lo svolgimento delle mozioni concernenti iniziative per la promozione di una Carta dei diritti in Internet e per la governance della rete.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 16,45).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale (A.C. 3340-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3340-A: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore per la maggioranza e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3340-A) nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3340-A) e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3340-A).
  La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 3340-A).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Bergamini 1.01; Luigi Di Maio 3.02, 3.03 e 3.04; Palese 3.05, 3.09, 3.011, 3.070, 3.071, 3.080, 3.066, 3.067, 3.068, 3.076, 3.075, 3.074, 3.073, 3.072, 3.069, 3.065, 3.063, 3.079 e 3.064; gli identici articoli aggiuntivi Guerra 3.056 e Latronico 3.081, nonché l'analogo articolo aggiuntivo Misiani 3.0100.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine l'onorevole Mauro Pili è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.
  Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.200, che è in distribuzione.
  Avverto, infine, che l'emendamento Guidesi 1-bis.100 è stato ritirato dal presentatore.Pag. 49
  Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente. Il parere è contrario su tutte le proposte emendative, ad eccezione dell'emendamento 2.200 della Commissione.

  PRESIDENTE. Relatore di minoranza, onorevole Guidesi ?

  GUIDO GUIDESI, Relatore di minoranza. Presidente le chiedo una mano, se è possibile.

  PRESIDENTE. Certamente, anche perché lei forse non ha le proposte emendative segnalate, quindi procediamo insieme.

  GUIDO GUIDESI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Luigi Gallo 1.1, 1.2, 1.3, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Marzana 1.4. Il parere è favorevole sugli emendamenti Marzana 1.102 e 1.5, mentre è contrario sugli emendamenti Di Benedetto 1.6 e Cariello 1.7.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Caso 1.8, mentre mi rimetto all'Aula sugli emendamenti Luigi Gallo 1.9 e 1.10.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Guidesi 1.15, mentre mi rimetto all'Aula sugli emendamenti Marzana 1.100 e 1.101 e sull'emendamento Luigi Gallo 1.17.
  Esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Guidesi 1.0100. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Guidesi 2.1 e Da Villa 2.2, e sugli emendamenti Crippa 2.5 e 2.4.

  PRESIDENTE. Vi è poi il subemendamento Da Villa 0.2.200.1. È un subemendamento all'emendamento 2.200 della Commissione.

  GUIDO GUIDESI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula sul subemendamento Da Villa 0.2.200.1 e sull'emendamento 2.200 della Commissione.
  Esprimo, invece, parere favorevole sugli emendamenti Guidesi 3.1, Paglia 3.3 e sugli emendamenti Guidesi 3.4, 3.6 e 3.5, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Palese 3.102.
  Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Daga 3.7, Guidesi 3.10, 3.11, 3.12 e 3.13, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento De Girolamo 3.15.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Pili 3.100.

  PRESIDENTE. Quindi, è l'emendamento 3.100 che deve intendersi segnalato dall'onorevole Pili. Prego, onorevole Guidesi, continui.

  GUIDO GUIDESI. Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Guidesi 3.07, sugli identici articoli aggiuntivi Quaranta 3.014, Guidesi 3.034 e Palese 3.077, sugli identici articoli aggiuntivi Quaranta 3.017 e Palese 3.078, nonché sugli articoli aggiuntivi Guidesi 3.036, 3.037 e 3.038.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, i pareri sono tutti contrari, escluso l'emendamento della Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie Presidente. Voglio partire raccontando un episodio avvenuto in una scuola in provincia di Agrigento. In quella scuola il soffitto di un'aula è crollato e pezzi di calcinacci sono caduti sulla testa di un insegnante e di un ragazzo.
  All'arrivo dei giornalisti, pronti a riprendere il fatto con le telecamere, il sindaco, un sindaco di centrodestra, è stato pronto ad oscurare le telecamere e a danneggiare la telecamera del giornalista, perché non voleva che si raccontasse questo Pag. 50episodio di cronaca. Questo episodio dimostra come le nostre scuole in Italia non sono sicure.
  Oggi, al primo articolo, tale provvedimento mi sembra denotare un fatto grave: si tenta di nascondere la realtà e i problemi dei nostri edifici scolastici. Bisogna seguire la strada percorsa dall'ex sindaco di Firenze, strada costellata di ottimismo e buone notizie. Sappiamo invece che sul nostro territorio vi sono numerosi problemi di sicurezza degli edifici scolastici. Quello che non possiamo accettare è che con questo provvedimento, definito dal Governo «scuole belle», si tenti di fare una tinteggiatura all'interno di edifici, sui muri e sui soffitti anche di scuole che sono a rischio sismico, scuole che hanno bisogno di interventi strutturali, scuole che hanno bisogno di interventi di agibilità, di conformità. Ciò significa che tutto verrà nascosto da una mano di pittura. Noi pensiamo che uno Stato efficiente, che interviene con raziocinio, con le proprie risorse, e cerca di mettere in sicurezza i nostri studenti, non agisca così.
  Uno Stato di questo tipo deve escludere dall'intervento di tinteggiatura, di piccola manutenzione gli edifici, che lo stesso Governo indica in un piano di intervento triennale, che dovranno subire interventi più cospicui, di messa in sicurezza. Altrimenti non solo buttiamo risorse, ma, come dicevo prima, mettiamo a rischio la pelle dei cittadini perché mostriamo una bella scuola, tinteggiata, che sembra nuova e, in realtà, dietro quella mano di pittura, si nascondono problemi e insicurezze che un giorno potranno cadere sulle teste dei nostri ragazzi.
  Allora, in questo emendamento e in quello successivo noi chiediamo di escludere dall'intervento di «scuole belle» le scuole a cui sono destinati interventi di messa in sicurezza e interventi che devono salvare la pelle dei nostri ragazzi e studenti nelle scuole. Penso che sia una misura di buon senso, che dovrebbe accogliere l'intera Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  417   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  289).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Colaninno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  413   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  285).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.3.Pag. 51
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di chiedere al Governo interventi di ispezione. Se il Governo è in ascolto... Il Governo non è in ascolto...

  PRESIDENTE. Per cortesia, chiedo al Governo... Onorevole De Girolamo, onorevole De Micheli...

  LUIGI GALLO. Chiediamo che il Governo faccia delle operazioni di ispezione all'interno di questi cantieri che ci sono in tutte le scuole e attraverso cui si fanno operazioni sia di pulizia che di manutenzione e decoro. Infatti, le segnalazioni che arrivano, sia dai dirigenti scolastici sia dai lavoratori sia anche dagli enti locali, oramai sono centinaia. Il progetto «scuole belle» è un totale fallimento di questo Governo Renzi e del precedente Governo Letta, perché, in sostanza, non produce l'effetto di manutenzione seria delle aule e degli edifici scolastici e molti soldi vengono sprecati nell'utilizzo di queste risorse.
  Ci dovrebbe essere un monitoraggio da parte della Consip, ma noi abbiamo contezza che tutte le segnalazioni dei dirigenti scolastici che indicano che gli accordi con le ditte vengono violati non sono minimamente prese in considerazione, tant’è che oggi c’è stata addirittura una manifestazione sotto la sede della Consip da parte dei lavoratori che cercano di avere risposte da questa agenzia. Ma non c’è neanche un'attenzione adeguata del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per i diritti negati dei lavoratori all'interno di queste ditte; non c’è un'attenzione neanche dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Si era detto già in quest'Aula che sarebbe stato necessario un intervento di ispezioni; ispezioni che possono arrivare dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali o dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Noi in questo emendamento chiediamo un'attenzione anche da parte del Ministero dell'economia e delle finanze per le segnalazioni di sprechi che ci giungono da queste scuole che subiscono l'intervento del Governo cosiddetto «scuole belle». Su questo punto noi abbiamo presentato anche una denuncia alla Corte dei conti perché pensiamo che questi appalti, sia quelli di pulizia, sia quelli di decoro e manutenzione, abbiano fatto lievitare la spesa del Governo per fare un lavoro che tranquillamente poteva essere svolto da personale interno, se si decide la strada dell'internazionalizzazione di questi servizi, cosa che il MoVimento 5 Stelle ha posto da tempo sul banco del Governo e in Aula parlamentare. Infatti, c’è una nostra proposta di legge in discussione nella Commissione lavoro. Ma il Governo non vuole seguire questa strada. Ricordo che vengono spesi per il servizio 270 milioni di euro all'anno, più tutta una serie di deroghe per cassa integrazione e per proroghe e più i 450 milioni di euro previsti per la manutenzione e il decoro. Una cifra, quindi, molto più alta di quella che serviva per avere personale interno a svolgere questo stesso lavoro.
  Noi continueremo a denunciare perché, prima o poi, qualcuno intervenga. È già intervenuta l'autorità che monitora il mercato, per la concorrenza, e speriamo che presto intervenga anche la Corte dei conti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Berlinghieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 52

   (Presenti  453   
   Votanti  444   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  291).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marzana 1.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie Presidente, ci ritroviamo qui a discutere del decreto-legge cosiddetto «scuole belle». Ebbene, per il MoVimento 5 Stelle le scuole, prima che belle, devono essere sane e devono, quindi, presentare delle strutture affidabili ed efficienti. Prima il mio collega accennava all'ultimo episodio in ordine temporale di cronaca relativo appunto all'edilizia scolastica e alle carenze strutturali che le istituzioni scolastiche presentano. Questo è uno dei tanti episodi. Ecco perché per noi prima di tutto bisognerebbe intervenire nelle strutture delle scuole.
  Infatti abbiamo presentato diversi emendamenti affinché le risorse stanziate in questo provvedimento fossero destinate alla prevenzione e al contrasto, ad esempio, del dissesto idrogeologico così come alla rimozione dell'amianto. Allo stesso tempo proprio perché siamo costruttivi e siamo propositivi, abbiamo presentato emendamenti per migliorare il testo e quindi proprio in relazione al programma che sta attuando il Ministero dell'istruzione con la collaborazione del Ministero del lavoro e del MEF cosiddetto per effettuare interventi di manutenzione e decoro nelle istituzioni scolastiche. Gli emendamenti che seguono, quindi, dicevo sono volti proprio a migliorare queste misure e sono rivolti sia al Governo che alle aziende che ottengono in appalto questi servizi, che vengono poi affidati direttamente ai lavoratori di queste aziende. Gli emendamenti che seguono mirano a rendere certa e celere l'erogazione delle risorse e mirano alla trasparenza. Perché abbiamo presentato questi emendamenti ? Perché siamo a conoscenza delle numerose lettere che le aziende hanno inviato ai lavoratori proprio nei giorni a ridosso dell'approvazione di questo decreto-legge nel Consiglio dei ministri, per comunicare la riduzione dei servizi a causa della mancata assegnazione dei lavori di decoro e di manutenzione nelle scuole, derivante dal ritardo da parte del Governo nell'erogazione dei fondi destinati a questo programma di interventi. Ora quindi è evidente che ci sono delle macroscopiche contraddizioni su questo programma perché esso inizia con un accordo, che viene sottoscritto nel marzo 2014 tra parti sociali e Governo, che avrebbe dovuto garantire i livelli occupazionali e retributivi ai lavoratori e garantire nello stesso tempo una qualità ottimale dei servizi nelle scuole. Invece quello che si è verificato è esattamente il contrario. Infatti abbiamo condizioni pessime a carico di questi lavoratori per la mancata corrispondenza delle ore di lavoro alla retribuzione oppure vengono effettuate delle sospensioni dell'attività che non prevedono retribuzione oppure trasferimenti e sostituzioni senza prevedere un rimborso spese, oltre al fatto che le insufficienti ore di lavoro che devono effettuare questi lavoratori causano un enorme disservizio che si ripercuote naturalmente sulla famiglie e sul personale scolastico. Per questo motivo, attraverso questi emendamenti, chiediamo l'erogazione certa e celere delle risorse previste per la realizzazione di questo programma e quindi vogliamo che il Governo onori gli impegni presi: almeno questo. Inoltre vogliamo che le aziende facciano buon uso di queste risorse perché non scordiamoci che queste risorse sono pubbliche e quindi tutti i cittadini, non solo i lavoratori, hanno bisogno di sapere come vengono spesi questi soldi. Ecco perché chiediamo una rendicontazione effettuata dalle aziende su come vengono spesi questi soldi affinché ciascun cittadino possa controllare che questi soldi vengano spesi effettivamente a favore della qualità di servizi e nel rispetto dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 53

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Grazie, Presidente. Su questo tema volevo dire che abbiamo presentato emendamenti per andare incontro alle criticità sollevate ma purtroppo sappiamo che un decreto-legge ha limiti stringenti per quanto riguarda la materia.
  Quindi, il nostro emendamento è stato dichiarato inammissibile, soprattutto per quanto riguarda, come veniva accennato, lo svolgimento di alcuni appalti che riguardano la pulizia delle scuole. Credo che rispetto all'emendamento che è stato reso inammissibile verrà presentato, da me e da altri colleghi, un ordine del giorno, perché riteniamo necessario che il Governo intervenga al più presto per poter, in qualche modo, ripristinare il giusto svolgimento di questi appalti. È chiaro che la materia è molto delicata, ci sono in ballo diversi interessi e anche diverse regole, anche rispetto a chi ha vinto l'appalto, e c’è una forte sollecitazione da parte dei lavoratori e da parte del sindacato; comunque con un ordine del giorno cercheremo di sensibilizzare il più possibile su questa materia. È chiaro che siccome, poi, inizierà, tra qualche settimana, anche qui alla Camera, la discussione sulla legge di stabilità, vedremo anche se, in quel caso, sarà possibile riprendere questa materia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nel frattempo che i colleghi prendano posto e le loro postazioni si attivino, come quella del collega Piepoli, saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto superiore di istruzione Francesco Maurolico di Messina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Dalle luci accese e dall'applauso deduco che molti di voi stiano votando con la pallina e quindi, a questo punto, possiamo anche chiudere la votazione. Aspettiamo solo l'onorevole Frusone, Cominardi, Basilio, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  431   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  278).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palladino, Pizzolante...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  444   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  282).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 54
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  423   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  270).    

  (La deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Benedetto 1.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, intervengo solo per spiegare il motivo della nostra contrarietà che è conseguente alla copertura attuata dall'emendamento, poiché l'emendamento raccoglie copertura dal Fondo sociale per l'occupazione. Noi non pensiamo sia una copertura adeguata, visto anche il periodo che stiamo vivendo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Benedetto 1.6, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bianconi, Albanella, Patriarca, Vico, Borghi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  454   
   Votanti  451   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  324).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cariello 1.7, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Girolamo, Bianconi, Nicchi, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  446   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  324).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caso 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Cassano, Sannicandro, Piccolo, Piccoli Nardelli... Rimaniamo in famiglia... Altieri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  453   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  291).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

Pag. 55

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Qui c’è tutta la cifra del Governo Renzi, perché, in sostanza, abbiamo un decreto-legge che prevede, nella relazione, delle cose e, nell'articolato, delle altre o, meglio, non scende nei particolari nell'articolato, lasciando la possibilità in pratica di cambiare registro in corso d'opera.
  Che cosa succede ? Succede che nella relazione si spiega che dei 50 milioni di euro che andranno al progetto «Scuole belle», 12 milioni serviranno per pagare la cassa integrazione di agosto ai lavoratori delle ditte e, poi, la restante parte andrà ai lavori che queste ditte cooperative hanno svolto a settembre.
  Ora, se questo è l'intento, noi semplicemente diciamo che questo intento va specificato all'interno dell'articolato, cioè bisogna dire che 12 milioni di euro vanno alla cassa integrazione e 36 milioni vanno per le opere di manutenzione che le ditte hanno fatto a settembre. Altrimenti, sembra che volete nascondere alcuni fatti.
  Quali sono i fatti che, invece, ci hanno segnalato ? Innanzitutto che i lavoratori non sono stati a casa solo ad agosto, ma sono stati costretti a casa, quindi senza stipendio, anche per il mese di luglio. Quindi, questo è il motivo per cui nell'emendamento 1.9 diciamo che la cassa integrazione debba essere prevista per i mesi di luglio e agosto.
  Ma il quesito che ci poniamo è quali siano stati effettivamente questi lavori fatti a settembre: il Governo è sicuro che tutte le ditte, tutte le cooperative abbiano fatto interventi di manutenzione e decoro all'interno delle scuole di tutto il territorio ? Io non ne sono così certo, anzi, ho notizie, invece, che in alcune scuole non sia stato fatto questo lavoro.
  Allora, noi di nuovo daremo questi soldi a quelle che sono aziende private, ma sembrano aziende di Stato, perché voi continuamente spartite queste risorse tra i soliti nomi delle solite aziende. Abbiamo la Manutencoop, al nord; abbiamo le classiche ditte che ci sono sia al sud che in alcune regioni quali il Veneto e la Liguria.
  Allora, noi pensiamo che questo sia un capitolo, un «bubbone» creato dai Governi precedenti, ma che questo Governo non ha fatto che reiterare e vuole continuare a investire risorse perché lì ci sono le ditte che, in pratica sono sempre le solite, che tirano la giacchetta al politico di centrodestra o di centrosinistra.
  Noi pensiamo invece che bisogna fare il servizio efficace, retribuendo i lavoratori in modo giusto; e per questo poi chiediamo l'internalizzazione del servizio, anche col successivo emendamento, che deve avvenire secondo noi alla fine di questo triennio di esternalizzazioni iniziato dal Governo Letta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Luigi Gallo, Pagano, Sanna...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  412   
   Astenuti   38   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  285).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Pannarale, Fitzgerald, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 56

   (Presenti  443   
   Votanti  401   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  280).    

  (La deputata Polverini e la deputata Bergamini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Guidesi 1.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, questo è l'unico emendamento all'articolo 1 che noi abbiano presentato; e lo abbiamo presentato perché ci sono alcuni emendamenti che fanno riferimento all'edilizia scolastica, ma il programma «scuole belle» non riguarda l'edilizia scolastica ma riguarda questioni chiamiamole occupazionali, principalmente gli ex lavoratori socialmente utili.
  Noi col nostro emendamento vorremmo chiedere e fare in modo che la prossima distribuzione di fondi, più o meno saranno 170 milioni di euro andando fino a marzo 2016, rispecchi una migliore distribuzione e una migliore equa distribuzione; poiché la prima rata di questi fondi, che noi abbiamo suddiviso per assegnazione a regioni, ha coinvolto sostanzialmente tutte le regioni, ma in gran parte i fondi sono andati ad alcune. Faccio alcuni esempi eclatanti, alcuni esempi estremi, dove la Campania è stata servita per assegnazione con oltre 49 milioni di euro, mentre la Lombardia, che ha più o meno in questa assegnazione il 20 per cento delle scuole della Campania, ha avuto circa 2 milioni 900 mila euro.
  Se parliamo di scuole belle e se si parla di un programma come questo, probabilmente è utile da parte del Governo che un'equa distribuzione ci sia da questo punto di vista; altrimenti corriamo il rischio, come è stata la prima rata di assegnazione, che ci siano regioni assolutamente servite e regioni invece lasciate completamente da sole. In questa distribuzione della prima rata addirittura non risultano province !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  353   
   Astenuti  105   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  290).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marzana 1.100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie, Presidente. Con i prossimi due emendamenti noi vogliamo risolvere una situazione che si protrae da molti anni e che sta danneggiando la scuola, le casse pubbliche e quindi tutti i cittadini. Mi riferisco al sistema delle esternalizzazioni, un sistema fallimentare, perché di fatto, come accennavo prima, non ha garantito i livelli occupazionali, non ha garantito la qualità del servizio di pulizia nelle scuole, figuriamoci quindi ora quello della manutenzione, visto che questi lavoratori che svolgono le mansioni di pulizia hanno svolto un breve corso per affrontare queste nuove mansioni, in quanto ciò che hanno svolto per molti anni sono solo le mansioni di pulizia.
  Ciò che noi chiediamo è che si ponga fine a questo sistema fallimentare, poiché Pag. 57di fatto ha determinato un enorme spreco di risorse pubbliche, perché se pensiamo che dal 2005 al 2011 sono stati stanziati circa 370 milioni di euro per lo svolgimento di queste mansioni in una parte degli edifici scolastici, se pensiamo che lo stesso servizio con il personale in organico ci costa circa 70 milioni in meno, se facciamo due conti vediamo veramente quanti soldi sono stati sprecati a partire dal 2005. Finalmente, nel 2012 il Governo allora in carica ebbe una illuminazione e cominciò a razionalizzare le risorse, rendendosi conto che si poteva garantire quel servizio spendendo molto meno e di fatto da allora vengono stanziati 280 milioni di euro, ossia la cifra calcolata sul pagamento degli stipendi del personale conteggiato come se fosse in organico.
  C’è da dire che, nonostante sia stata stabilita questa cifra e quindi adesso non si sprechino più 70 milioni di euro l'anno, è anche vero che vi sono continue deroghe nello stanziamento delle risorse e il programma «Scuole belle» ne è una prova. Cosa chiediamo quindi ? Noi chiediamo di internalizzare questo servizio e, poiché noi comunque vogliamo contribuire al miglioramento delle disposizioni normative, proponiamo che fino a quando questo servizio rimane esternalizzato vengano comunque svolte delle gare regolari e che quindi gli appalti vengano assegnati a ditte esterne di servizi rispettando il codice degli appalti e le regole sugli appalti, perché invece ciò che accade in diverse regioni è la proroga delle convenzioni in essere. In particolare, questo è stato stabilito per legge nel decreto n. 58 del 2014 per quanto riguarda le regioni Sicilia e Campania, nel quale appunto si stabilisce che questi servizi continuano ad essere svolti dalle aziende che li assicuravano prima.
  Quindi, come vede, Presidente, per legge si stabilisce una deroga rispetto alle norme sugli appalti. Quindi noi vogliamo che, fino a quando questo servizio rimane nelle mani delle ditte esterne, allora venga assegnato con regolare gara pubblica e che poi comunque entro l'anno scolastico 2016-2017 si provveda all'internazionalizzazione dei servizi di pulizia, ponendo fine quindi a questo spreco di denaro pubblico, alle vessazioni contro i lavoratori e soprattutto per garantire un servizio di qualità nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  383   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  282).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Zaccagnini, Colaninno, Pellegrino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  453   
   Votanti  428   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  282).    

Pag. 58

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.17.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, noi abbiamo sentito sia dal parte del Governo ma lo sentiamo da diversi anni anche da parte del Ministro e adesso anche dal relatore di minoranza che, in realtà, noi non stiamo intervenendo per fare le pulizie nelle scuole, non stiamo intervenendo per rendere le scuole più belle ma abbiamo semplicemente un problema occupazionale che dobbiamo risolvere. Allora, se questo è il tema, innanzitutto comportatevi onestamente con i cittadini e togliete il logo «scuole belle» dal sito del Ministero, visto che questo non serve a rendere le scuole più belle ma è solo un problema occupazionale. In realtà il problema occupazionale non lo risolve ma butta nel precariato totale e nel ricatto totale tutti i lavoratori e dà soldi cospicui a ditte e cooperative che in realtà non fanno il bene del Paese, non fanno il bene dei servizi essenziali che servono all'interno di queste scuole e questi purtroppo sono dati di fatto. Hanno chiuso scuole, i sindaci sono dovuti andare a protestare dal prefetto, quando è successo questo, perché le gare fatte con totale ribasso ma anche la spregiudicatezza di alcune ditte e cooperative in realtà ha buttato nello sconforto più totale sindaci, dirigenti scolastici, lavoratori e studenti. Allora, qui in questi provvedimenti voi avete speso quasi 1 miliardo in questi tre anni per fare questo intervento.
  Se volevate spendere adeguatamente questi soldi, sareste andati veramente a intervenire in misure che, quelle sì, si occupano di un problema occupazionale, di dare dignità alle persone, che è quello del reddito di cittadinanza e non su queste misure tampone che servono a mantenere in piedi solo delle ditte e delle cooperative che lucrano su uno Stato debole, che non riesce a fronteggiare i problemi dei cittadini.
  Allora, noi sosteniamo da tempo l'internalizzazione dei servizi di pulizia e, quindi, l'assunzione diretta di lavoratori che già prima facevano questo. Poi, è stata scelta un'altra strada da parte del Governo, secondo noi per i motivi di prima, ma, comunque, chiediamo di avviare questa procedura, che deve essere avviata entro aprile 2016. Se il Governo oggi ci dice «no», ci dice, in sostanza, di volere proseguire su questa strada, sulla strada degli sprechi, sulla strada di un totale Far West nelle nostre scuole, che dovrebbero essere un luogo pubblico che tutela la fruibilità e i nostri studenti, ma continua a prorogare un sistema che riceve infrazioni europee, riceve condanne dall'Antitrust e, adesso, probabilmente riceverà condanne anche dalla Corte dei conti.
  Io chiedo di guardare in faccia alla realtà e dirsi una volta tanto: «Abbiamo sbagliato, abbiamo fallito. Questa misura non è stata efficace. Torniamo indietro sui nostri passi e adottiamo uno strumento più ragionevole e che porti risultati ai nostri studenti, ai nostri cittadini, che vogliono delle scuole pulite e con una manutenzione ordinaria normale». Invece, tutto questo non accade e ve ne sono tante di testimonianze. Lo sapete anche al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, perché si sono fatte delle relazioni in tal senso, ma poi alla fine nulla si muove perché non volete aggredire veramente il problema, perché il problema siete voi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Noi da tempo diciamo che attraverso l'internalizzazione potremmo risparmiare molti soldini. Il problema, però, è che questi soldi devono andare a queste cooperative. Mai come questa volta sono stati segnalati dai territori, dai lavoratori e dai sindacati gli abusi e i reati che queste cooperative stanno perpetrando sui territori, perché ci sono lavoratori che non ricevono lo stipendio da cinque, sei, sette mesi, nonostante vengano pagate le fatture Pag. 59a queste cooperative. Ci sono addirittura lavoratori che denunciano di non ricevere i rimborsi dall'INPS per quanto riguarda gli infortuni e questo, probabilmente, è dovuto al fatto che queste cooperative non stanno più versando i contributi.
  Quindi, arrivano ogni giorno denunce e denunce al MIUR. Tuttavia, vediamo che non si prendono mai provvedimenti e questo vuol dire semplicemente una cosa: che a questo punto, di fronte a questa scena, il MIUR e il Governo non sono semplicemente spettatori, ma complici. Quando fermerete queste cooperative, che hanno soci in Svizzera che a dicembre scapperanno con il malloppo ? Quando lo farete ? Per favore, ci sono molti, molti lavoratori che veramente prendono buste paga da sette euro al mese, grazie a queste cooperative. Un minimo d'orgoglio, uno scatto di onestà, per favore ! Fatelo per loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Fanucci, Realacci, Fucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  403   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  320).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Guidesi 1.0100, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Migliore, Dellai.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  429   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  306).    

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, siccome sono stati dati i pareri sugli emendamenti, ma non sul subemendamento all'emendamento 2.200 della Commissione, abbiamo l'esigenza di convocare brevemente il Comitato dei nove su questo; quindi, chiedo una decina di minuti di sospensione.

  PRESIDENTE. Va bene, dieci minuti mi sembra che possano essere sufficienti. Sospendo la seduta, che riprenderà tra dieci minuti.

  La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 17,55.

  PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.2.200.2 che è in distribuzione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Guidesi 2.1 e Da Villa 2.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rondini...Pag. 60
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  394   
   Votanti  332   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  64    
    Hanno votato
no  268).    

  (I deputati Cassano e Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crippa 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  393   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  248).    

  (La deputata Sereni ha segnalato che ha erroneamente votato a favore, mentre avrebbe voluto votare contro. I deputati Romanini e Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Crippa 2.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Alcune delle considerazioni espresse negli emendamenti a mia prima firma 2.5 e 2.4, sono state anche inserite, come osservazioni, nel parere della X Commissione. Quello che volevamo far presente è che il meccanismo delle imprese in amministrazione straordinaria spesso si scontra con delle imprese in reali difficoltà economiche. Per intanto, nominare commissari molto costosi si scontra un po’ con il principio di tutela e con il tentativo di risolvere una condizione finanziaria poco sostenibile. Questo perché ci sono casi, ormai documentati, dove si va avanti con il commissario straordinario per diversi mesi e, in pratica, il costo viene totalmente caricato sull'azienda che è in amministrazione straordinaria.
  Vorrei ricordare che spesso il commissario si protrae per tempi molto lunghi, anche dopo l'avvenuta cessione e vendita. Ci sono dei casi ben precisi dove, di fatto, anche dopo la vendita di un asset dell'azienda stessa, il commissario rimane in capo a fare da liquidatore delle parti, magari ancora in capo ai lavoratori. Quindi intendo il TFR, la liquidazione e quant'altro. Peccato che, però, lo faccia mantenendo uno stipendio spesso sproporzionato rispetto a quelli che sono gli stipendi dei lavoratori, che magari hanno anche rinunciato alle loro pretese, in virtù di un accordo sindacale per riuscire a mantenere in piedi l'azienda.
  Ci piacerebbe capire dal Governo e dai relatori le modalità con cui viene dato parere negativo ad un emendamento di questo tipo, che di fatto in qualche modo prova a mettere un tetto stipendiale. L'emendamento precedente, che avete bocciato, di fatto vietava al commissario di essere commissario straordinario di più realtà. Questo perché spesso alcuni di questi soggetti ricorrono più e più volte all'interno del panorama dell'amministrazione straordinaria oppure sono amministratori straordinari e dall'altra parte sono liquidatori. Quindi, in realtà, abbiamo queste figure che vengono pagate dalle aziende e che ricoprono incarichi molto onerosi. Visto che vengono sempre richiesti dei sacrifici ai lavoratori e i lavoratori, con accordi anche sindacali, vanno a ridurre le loro pretese di TFR, di stipendi o di quattordicesima, vorremmo capire come mai non possiamo cercare di mettere un tetto anche alla parte richiesta dal commissario dal punto di vista del suo Pag. 61impegno economico nei confronti di un'azienda in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente. Per quanto riguarda il precedente emendamento, la motivazione sta nel fatto che già in un decreto-legge, approvato proprio quest'anno, in materia fallimentare erano contenute norme sulle incompatibilità e, quindi, non è che su questo si possa intervenire continuamente, quando soprattutto si è fatta una normativa in tempi recenti.
  Per quando riguarda la parte invece sui compensi, relativa a quest'emendamento, la materia va regolata nell'ambito di tutte le procedure concorsuali e non solo di una in particolare. Quindi, crediamo che non sia questo decreto-legge lo strumento normativo con il quale intervenire su un tema che io riconosco che c’è e che è un problema vero che va affrontato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Crippa 2.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Bergamini, Vacca, Saltamartini, Migliore, Di Lello, Fassina ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  433   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 159    
    Hanno votato
no  274).    

  Chiedo al relatore per la maggioranza il parere sul subemendamento 0.2.200.2 della Commissione.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Da Villa 0.2.200.1 e parere favorevole sul subemendamento 0.2.200.2 della Commissione...

  PRESIDENTE. ...subemendamento 0.2.200.2 della Commissione, che voteremo prima. Ovviamente il parere del relatore per la maggioranza sull'emendamento 2.200 della Commissione è favorevole.
  Onorevole Guidesi, lei aveva detto che sul subemendamento Da Villa 0.2.200.1 si rimetteva all'Aula...

  GUIDO GUIDESI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula sui due subemendamenti Da Villa 0.2.200.1 e 0.2.200.2 della Commissione e anche sull'emendamento 2.200 della Commissione.

  PRESIDENTE. Perfetto, quindi su tutte e tre le proposte emendative.
  Il Governo ?

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo, a questo punto, alla votazione del subemendamento 0.2.200.2 della Commissione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.200.2 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 62
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  438   
   Votanti  396   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 324    
    Hanno votato
no   72).    

  (Il deputato Pastorelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Da Villa 0.2.200.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Parisi, Latronico, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  397   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  278).    

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Parisi, Latronico, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  405   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 331    
    Hanno votato
no   74).    

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze.
  Grazie, Presidente. Colleghi, vi chiedo scusa se vi rubo qualche minuto. Avendo rinunciato alla replica in sede di discussione generale, prima di affrontare i numerosi emendamenti all'articolo 3, ci tenevo a chiarire alcune questioni che riguardano i temi che, a vario titolo, sono stati affrontati nei vostri emendamenti, e sui quali purtroppo il parere del Governo è contrario. Gli argomenti che riguardano le alluvioni, le calamità, gli stati di emergenza, sono ovviamente molto delicati, perché intervengono sulla vita dei nostri concittadini.
  Quindi, è bene che tutti abbiano le stesse informazioni, a prescindere dalla nostra posizione politica. In primo luogo, sull'articolo 3, sono stati presentati emendamenti che prevedono l'allargamento del Patto di stabilità ad altri territori, che nel frattempo, dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato questo decreto, hanno subito degli alluvioni. Nell'ultimo mese ce ne sono stati diversi. Il Governo ha deciso di esprimere parere contrario su questi emendamenti per una ragione molto semplice: esiste una procedura, che prevede che prima di qualunque intervento di natura finanziaria, destinato agli enti locali o ai privati che hanno subìto questi eventi, debba comunque intervenire una dichiarazione di stato di emergenza, con delibera che deve essere approvata dal Consiglio dei ministri. Molti territori sui Pag. 63quali insistono alcuni degli emendamenti saranno oggetto di dichiarazione in stato di emergenza nei prossimi Consigli dei ministri.
  Penso soprattutto alle vicende che hanno caratterizzato il sud del nostro Paese, in particolar modo Campania, Calabria e Sicilia.
  In quella sede, peraltro – e anche in questo caso abbiamo dato parere contrario ad alcuni emendamenti –, nel momento della dichiarazione dello stato di emergenza, vengono anche apposte le prime risorse già escluse dal Patto di stabilità, che, quindi, gli enti territoriali, regioni o chi per loro, possono già spendere, prelevate dal fondo delle emergenze nazionali. Nella legge di stabilità il fondo delle emergenze nazionali è finanziato per ulteriori 100 milioni di euro, per un totale di 250 milioni di euro, a fronte, invece, di un precedente stanziamento di soli 150 milioni di euro. Dico questo per confermare a tutti i colleghi che vivono sui territori che hanno avuto queste situazioni che le risorse per la prima emergenza, quella che noi chiamiamo «fase 1», sono in queste disponibilità.
  Successivamente gli enti locali fanno richiesta in alcuni casi alle regioni relativamente ai patti di stabilità delle regioni, in altri casi allo Stato centrale, come è il caso dell'oggetto dell'articolo 3, di spazi di Patto di stabilità. Allora, solo dopo la dichiarazione di stato di emergenza, quegli enti locali che saranno coinvolti potranno accedere a questo fondo, che noi abbiamo previsto dentro all'articolo 3 con un emendamento votato in Commissione, peraltro – se non ricordo male, relatore – all'unanimità, che dà una disponibilità ai comuni che hanno bisogno di utilizzare risorse proprie – e, quindi, di liberare queste risorse dal Patto di stabilità – destinate ad interventi legati alle alluvioni.
  È evidente che – io vi chiedo di registrare bene questo – il Patto di stabilità ha senso fino al 31 dicembre 2015. Infatti, come avete visto dal testo del disegno di legge di stabilità, poi si cambia regime in termini di contabilità, si va a pareggio di bilancio e, quindi, insiste un'altra normativa. Pertanto, le richieste che arriveranno su quel fondo saranno richieste legate a comuni che hanno risorse che possono essere spese al 100 per cento entro il 31 dicembre.
  Un'ultima questione. Abbiamo anche dato parere contrario ad alcuni finanziamenti spot, oltre che su Parma e Piacenza, anche su altri territori, di 10, 15, 20 milioni di euro per il rimborso alle attività produttive. Perché ? Perché all'articolo 26 del disegno di legge di stabilità è già previsto uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro (di un miliardo e 500 milioni di euro), che verrà destinato, ovviamente alla luce di quelle che sono tutte le verifiche che verranno fatte dalla Protezione civile, alle attività produttive, alle imprese, ai privati che, da aprile 2013 al 31 dicembre 2015, vivono in territori per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza. Quindi, siamo già dentro la condizione di poter dare risposte più uguali per tutti, alle condizioni che si sono verificate in questi due anni, in modo tale che non ci siano discriminazioni tra territori e territori.
  Inoltre, lo dico anche con un certo orgoglio, lo stanziamento di un miliardo e 500 milioni di euro per il rimborso ai privati, per queste tipologie di stati di emergenza, è il primo stanziamento della storia repubblicana. In realtà, i rimborsi ai privati sono stati riconosciuti esclusivamente nei casi di stati di emergenza da terremoti. In particolar modo, gli ultimi e i più recenti sono quelli legati alla ricostruzione di L'Aquila e dei comuni del cratere e alla ricostruzione del cratere di Modena, della Lombardia e del Veneto, quindi del terremoto del 2012.
  Pertanto, questa norma, che ovviamente seguiremo nell'atto di approvazione della legge di stabilità, è una norma particolarmente importante, che raccoglie e risponde a moltissime di quelle che sono le esigenze dei colleghi rispetto ai territori alluvionati nell'ultimo periodo.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Guidesi 3.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

Pag. 64

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per questo intervento. Ha parlato di stanziamenti che ci saranno nel breve termine, anche se, per esempio, per gli ultimi eventi che hanno riguardato la Calabria, ma poco prima anche la Campania e la Sicilia, i danni non sono stati ancora quantificati.
  Quindi, anche qui stanziare una cifra, senza sapere effettivamente quali siano stati i danni, ci sembra ovviamente una proposta ancora troppo superficiale. Al Governo tutto: sappiamo bene che queste alluvioni e questi accadimenti non sono una novità, ma sono ampiamente prevedibili e più volte il MoVimento 5 Stelle, con proposte di legge a breve, medio e lungo termine, si è impegnato per fornire una sponda al Governo e agire per tempo, per evitare ogni volta di agire in deroga alle leggi e in stato di emergenza. Tutto ciò oltre agli stanziamenti e ai finanziamenti che devono arrivare al sud sulle infrastrutture. Infatti, ricordo che le ultime immagini che hanno riguardato la Calabria ci mostrano ferrovie ormai disastrate, strade inesistenti, l'energia elettrica e l'acqua che non arrivano più nelle case. Quindi, da adesso in poi bisogna agire facendo ragionamenti di più ampio respiro, con tutte le parti politiche, ma soprattutto con un'intenzione vera e forte del Governo per non parlare più di emergenze, di alluvioni che arrivano all'improvviso e soprattutto di regioni che non sono poi magari in grado anche di effettuare delle spese perché non hanno le risorse adeguate. La legge di stabilità arriverà a breve. Tutti quanti stiamo lavorando al massimo, ma ancora non si fa abbastanza per il sud. Un sud che si avvia alla desertificazione come bene ha spiegato il rapporto Svimez. Noi stiamo facendo le nostre proposte, però vediamo sempre da parte del Governo una scelta invece superficiale, fatta più che altro di slogan e di slide, ma che poi non porta aiuti concreti, così come è successo per Rossano dove gli stanziamenti promessi non sono mai arrivati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, ringrazio il sottosegretario per aver fatto chiarezza dicendo che il miliardo e mezzo di euro stanziato sono soldi veri. A noi risulta, almeno dall'incontro fatto ieri con il sottosegretario Zanetti, che si tratta semplicemente di un fondo di garanzia. Quindi, non sono soldi veri direttamente ai cittadini. Che si mettessero d'accordo i componenti del Governo. Lo stanziamento per il fondo di emergenza della Protezione civile era ovvio rifinanziarlo perché ormai vuoto per le tante emergenze che ci sono in Italia. Quindi, non c’è tanto di nuovo; ben venga che sia stato rifinanziato, però una vera politica contro il dissesto idrogeologico sarebbe qualcosa che vorremmo avere da questo Governo, ma a quanto pare non viene.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, volevo semplicemente sottolineare innanzitutto che ci sono risorse veramente esigue, più che altro per la prevenzione del rischio idrogeologico. Finanziare il rischio idrogeologico e rendere soltanto la disponibilità di pochi milioni di euro, perché questi sono stati gli interventi effettuati fino ad ora, non è proprio il massimo per quanto riguarda la prevenzione, che è la cosa più importante. Più che altro io mi rivolgo al Governo anche per chiedere qual è la sua posizione in merito all'articolo 96 del regolamento (CE) n. 1083/2006. Sottosegretario, le chiedo una specifica sull'articolo 96 del regolamento (CE) n. 1083/2006 che viene chiesto a gran voce da parte dei sindaci. Infatti, stante così le norme, quindi senza interventi legislativi, dichiarando lo stato di emergenza nazionale, i sindaci avrebbero la possibilità di utilizzare quei fondi europei che, altrimenti, potrebbero essere persi proprio a causa di questi eventi alluvionali. Da questo Pag. 65punto di vista, come risponde il Governo ai sindaci del territorio ? Dichiarerà lo stato di emergenza nazionale che, a distanza di diversi giorni, di più di quindici giorni, non è ancora stato dichiarato ? Questo per mettere a disposizione i fondi europei e non bloccare degli interventi che sono già in corso d'opera. Quindi, non bloccare i finanziamenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, al di là della questione della prevenzione, che mi auguro affronteremo prima o poi in quest'Aula in maniera concreta, noi abbiamo presentato diversi emendamenti in funzione soprattutto delle due province colpite, che sono quelle che poi tratta questo articolo, ossia le province di Parma e Piacenza, che hanno avuto danni, facendo una stima approssimativa, dagli 80 ai 90 milioni di euro circa a quanto pare.
  Il Governo stanzia o, per meglio dire, stanzia solo ed esclusivamente 3 milioni e 600 mila euro per i comuni. Gli altri fondi, che sono circa 10 milioni di euro per le due province, derivano sostanzialmente da sblocchi del Patto di stabilità in funzione della sospensione dei criteri di premialità: insomma un metodo di calcolo numerico che fa utilizzare ai comuni e alle province i soldi che già sono dei comuni e delle province. Noi abbiamo proposto in tutti gli emendamenti alcune condizioni attraverso cui le aziende private e i comuni potrebbero immediatamente iniziare ad avere uno sfogo dal punto di vista contabile e dal punto di vista economico per fare in modo di iniziare una ripresa su territori che oggi non sono funzionali né ai privati e non sono funzionali soprattutto alle attività produttive. Pertanto abbiamo anche chiesto una periodicità di zona franca per queste aree che vuol dire la sospensione dei contributi, vuol dire la sospensione della tassazione, vuol dire la sospensione degli studi di settore per le aziende: misure create ad hoc che potrebbero essere molto utili per questi territori. Infatti porto l'esempio dei territori dell'Emilia terremotata dove si è aspettato circa due anni per fare alcune cose che prima non sono state fatte. Noi crediamo necessario che si intervenga subito rispetto a queste situazioni perché oggi dirci «il Governo stanzia» non è una verità. Il Governo oggi non stanzia, il Governo oggi permette agli enti locali di utilizzare alcune risorse – poche rispetto a quelle che sono le esigenze – per poter affrontare alcune situazioni: risorse che – lo ribadisco – sono però già degli enti locali, già dei comuni e già delle province. Pertanto sostanzialmente credo che, se andava fatto un decreto, com’è stato fatto, una misura emergenziale, una misura di urgenza per questi territori, doveva essere una misura di urgenza e misura emergenziale, perché altrimenti oggi questo decreto-legge per quei territori risulta sostanzialmente una presa in giro esattamente come la visita che ha fatto il Presidente del Consiglio con un bel giro in elicottero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spessotto. Ne ha facoltà. Prenotatevi in tempo: ci si può prenotare anche mentre parla l'altro collega. Gli assistenti vi vedono e lo fanno presente alla Presidenza.

  ARIANNA SPESSOTTO. Volevo approfittare di questo articolo per chiedere al sottosegretario quando il Governo ha intenzione di mettere in atto misure concrete a sostegno dei comuni colpiti da calamità, poiché ricordo che di recente, in agosto, sono state approvate diverse mozioni a sostegno dei comuni colpiti dal tornado nella riviera del Brenta ed è rimasto tutto lettera morta, non si è avuto alcun riscontro di realizzazione di quegli impegni da parte del Governo. Questa misura che stiamo per approvare sono bruscolini così come quello che è previsto dal Patto di stabilità: questo fondo di garanzia da un miliardo e mezzo mi sembra alquanto ridicolo come misura. Per questo chiedo al sottosegretario cosa intende fare realmente per questi paesi Pag. 66colpiti dalle calamità, anziché continuare a dare bruscolini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manciulli... Palma... Iacono...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  451   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 171    
    Hanno votato
no  280).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 3.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Guerini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  382   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  280).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  380   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Massa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  379   
   Astenuti   77   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  284).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 67

  Micillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  383   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  285).    

  (Il deputato Micillo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palese 3.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  347   
   Astenuti  116   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
  56    
    Hanno votato
no  291).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daga 3.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Dellai, Palma, Garavini..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  423   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  288).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidasi 3.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Brescia, Berlinghieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  459   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  313).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  457   
   Votanti  454   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 164    
    Hanno votato
no  290).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.12, con il parere contrario Pag. 68della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Micheli, Gandolfi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  457   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  290).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guidesi 3.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  453   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  286).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Girolamo 3.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  432   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  277).    

  (La deputata Covello e il deputato Fossati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pili 3.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Garavini, Fossati, Catanoso, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 168    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Guidesi 3.07, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Carrozza, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 69

   (Presenti  452   
   Votanti  414   
   Astenuti   38   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  288).    

  (Il deputato Micillo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Quaranta 3.014, Guidesi 3.034 e Palese 3.077, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 168    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli articoli aggiuntivi Quaranta 3.017 e Palese 3.078, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  456   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 165    
    Hanno votato
no  291).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Guidesi 3.036, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  450   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 165    
    Hanno votato
no  285).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Guidesi 3.037, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dambruoso, Berlinghieri, Carloni, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  457   
   Votanti  456   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  289).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Guidesi 3.038, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 70
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  457   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 166    
    Hanno votato
no  291).    

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3340-A). Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione invito il rappresentante del governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Sugli ordini del giorno Allasia n. 9/3340-A/1, Guidesi n. 9/3340-A/2 e Bossi n. 9/3340-A/3 il parere è contrario.
  Gli ordini del giorno Attaguile n. 9/3340-A/4, Caparini n. 9/3340-A/5, Giancarlo Giorgetti n. 9/3340-A/6 e Molteni n. 9/3340-A/7 sono tutti concernenti materia fiscale, di sospensioni o agevolazioni fiscali rispetto alle dichiarazioni di stato di emergenza di Parma e Piacenza. Il parere è per tutti contrario, ma per chiarezza il Governo sta valutando di emanare disposizioni generali per tutte le dichiarazioni di stato di emergenza che insistono proprio sulla materia fiscale.
  Sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3340-A/8 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/3340-A/9 c’è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario, perché come dicevo prima il Patto di stabilità dal 1o di gennaio non sarà più uno strumento di finanza pubblica per gli enti locali.
  Sull'ordine del giorno Covello n. 9/3340-A/10 il parere potrebbe essere favorevole con una riformulazione, perché sull'oggetto dell'impegno il Governo è favorevole. La riformulazione sarebbe la seguente: «impegna il Governo a dichiarare in tempi rapidi lo stato di emergenza, sollecitando le autorità competenti alla valutazione dei danni finalizzati alla medesima dichiarazione».
  Il parere è invece contrario sull'ordine del giorno Cani n. 9/3340-A/11, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3340-A/12. Il parere è favorevole anche sugli ultimi due ordini del giorno Giulietti n. 9/3340-A/13 e Pilozzi n. 9/3340-A/14.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/3340-A/1, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3340-A/1, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Borghese, Carra, Giorgetti, Savino....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  418   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  272).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/3340-A/2, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/3340-A/2, non accettato dal Governo.Pag. 71
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  360   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  81    
    Hanno votato
no  279).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossi n. 9/3340-A/3, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossi n. 9/3340-A/3, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Tancredi, Fava, Alli, Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  360   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  55    
    Hanno votato
no  305).    

  (Il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Attaguile n. 9/3340-A/4, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/3340-A/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bianchi, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  429   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  278).    

  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/3340-A/5, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3340-A/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Covello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  425   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  278).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3340-A/6, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3340-A/6, con il parere contrario del Governo.Pag. 72
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  430   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  278).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n. 9/3340-A/7, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/3340-A/7, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  422   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  287).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3340-A/8, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3340-A/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marazziti, Carloni, Grande...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  443   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  287).    

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/3340-A/9 formulato dal Governo.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. È ritirato, Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Covello n. 9/3340-A/10, accettato dal Governo, purché riformulato.
  L'ordine del giorno Cani n. 9/3340-A/11 è ritirato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Occhiuto n. 9/3340-A/12, Giulietti n. 9/3340-A/13 e Pilozzi n. 9/3340-A/14, accettati dal Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Come da intese intercorse, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto e il voto finale sono rinviati alla seduta di domani, a partire dalle ore 10.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge.

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sotto indicata Commissione, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò Pag. 73alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento... Colleghi, per favore !

  Alla XIII Commissione (Agricoltura):
   Lupo ed altri: «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» (1373);
   Zaccagnini: «Disposizioni per la promozione della coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (1797);
   Oliverio ed altri: «Norme per la promozione della coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (1859);
   Dorina Bianchi: «Disposizioni in materia di coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (2987).

  (La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,55).

  FLORIAN KRONBICHLER. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Giovedì scorso...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Abbassiamo il tono della voce ! Il Governo non è tenuto ad essere presente in Aula, quindi...

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, posso restare ?

  PRESIDENTE. Certo, se lo preferite. Però, l'emiciclo devo farlo liberare. Mi perdoni, onorevole Kronbichler. Prego.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, ancora. Giovedì scorso 29 ottobre, nella sua natia Valle di Sarentino, è morto Franz Thaler. Aveva 90 anni e fu il testimone simbolo della resistenza antinazista del popolo sudtirolese.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, collega. Colleghi, per favore ! L'onorevole Kronbichler sta commemorando una persona. Vi chiedo la cortesia intanto di abbassare il tono della voce e, se riusciamo, anche di evitare di passargli davanti mentre svolge il suo intervento. Onorevole Kronbichler, la sua posizione in questo momento è piuttosto infelice, perché passano tutti quanti davanti a lei. Grazie ! Prego, onorevole.

  FLORIAN KRONBICHLER. Franz Thaler fu l'ultimo sopravvissuto dei pochi che si erano opposti al regime nazifascista. Alla tenera età di 19 anni, il poverissimo pastorello, a differenza della stragrande maggioranza nel paese e nell'intero Sudtirolo, avendo non optato per emigrare nel Reich tedesco di Hitler, viene deportato nel campo di concentramento di Dachau. Per miracolo sopravvive, torna nella sua Sarentino, fonda famiglia, lavora da umile ricamatore di piume d'oca e scrive le sue memorie in un libricino dal titolo: Dimenticare mai. Diventa il testo su cui i sudtirolesi tardi – ma meglio tardi che mai – hanno rielaborato il loro passato, per troppo tempo rimosso (il passato nazista).
  Quest'anno, a Ferragosto, al settantesimo anniversario della liberazione di Franz Thaler dalla prigionia nazista, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha onorato il mite resistente con un solenne messaggio in cui gli attesta: «Il suo coraggioso comportamento» – questa è la citazione – «ha riaffermato quei Pag. 74valori di civiltà ed umanità che sono propri del nostro patrimonio storico e che insegna il ripudio dell'indifferenza e di ogni forma di estremismo e che contribuisce a costruire una società basata sul rispetto della dignità umana» (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Kronbichler, per questo suo ricordo.

  SILVIA FREGOLENT. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. «Solo l'amare, solo il conoscere conta, non l'aver amato, non l'aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato amore. L'anima non cresce più».
  Questo, signor Presidente e cari colleghi, era Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre, in questi giorni, il 40o della morte. Era un passo di una poesia, raccolta ne Le ceneri di Gramsci; una collezione di versi pensata nel cimitero degli inglesi a Roma.
  Condensare in brevi battute il passaggio terreno di Pier Paolo Pasolini è impossibile: la sua vita è stata così ricca, frenetica e impetuosa da far venire il capogiro. Nato a Bologna e vissuto per un tratto nell'aspro e laborioso Friuli, Pasolini fu segnato da rapporti familiari strettissimi e tragici – un fratello ucciso dalla fazione partigiana avversa e una madre ingombro e rifugio al contempo – e da amicizie profonde, a cominciare da Laura Betti, Enzo Siciliano, Alberto Moravia, Dacia Maraini e poi, ancora, Totò e Fellini.
  Vedere, capire, carpire e possedere erano per lui la stessa cosa. Non c'era segmento della vita che lui non abbia vissuto intensamente: politica, letteratura, cinema, esperienza sessuale. Pasolini fu un precursore da molti punti di vista: ebbe la visione di ribellarsi all'autorità che si trasforma in autoritarismo; alla tradizione che si trasforma in ortodossia asfittica; alla politica che si trasforma in politicismo (è sua l'espressione, che oggi diamo per scontata, «Palazzo», contrapposta alle persone della strada); al sentimento religioso che si trasforma in precetto chiesastico.
  Oggi viene da pensare a Gennaro, lo scugnizzo napoletano cui egli rivolge i brani delle sue Lettere luterane: lo esorta a restare libero, a farsi la propria personalità, conservando la genuinità, lontano dalle bardature del pensiero pedagogico conformista che gli pareva si stagliassero sulla strada della crescita dei giovani italiani.
  Enrico Berlinguer, a differenza di tanti attorno a lui, colse lo spirito di Pasolini e, appreso della sua morte terribile, decise per i funerali ufficiali di partito. Per questo e per quello che ho tentato di tratteggiare velocemente stasera, quei funerali a San Lorenzo ci appartengono ancora (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Comunico che non prendo altri iscritti sull'ordine dei lavori di fine seduta.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Venerdì scorso è scomparsa, all'età di 100 anni, Dina Forti, una donna che ha segnato in modo originale e decisamente personale i rapporti tra Italia e Paesi dell'Africa subsahariana; una donna che è stata a fianco dei movimenti di liberazione nazionale del Medio Oriente, in particolare dell'Africa.
  Da funzionaria del PCI, Dina ha, infatti, per prima, saputo capire e intuire le potenzialità dei movimenti di liberazione ed indipendenza coloniale che si stavano sviluppando, in particolare a sud del Sahara, spiegando e traducendo quanto stava accadendo in mondi che erano estremamente remoti e con dinamiche di difficile leggibilità per il nostro Paese.
  Con il suo contributo, è riuscita, attraverso delle relazioni personali strette con molti dei giovani leader dell'Africa indipendente, a segnare i rapporti tra Italia e Pag. 75Africa. Per il suo contributo alle lotte di indipendenza ha ricevuto le più alte onorificenze del Sudafrica, dell'Angola e del Mozambico, Paese a cui in particolare è stata molto legata e dove ha vissuto per quattro anni a fianco del Presidente Samora Machel.
  È giusto, quindi, ricordare oggi i suoi 100 anni a fianco dei popoli che hanno lottato per la libertà, l'indipendenza e l'autodeterminazione e la sua capacità di incidere, con delle relazioni personali, su una pagina importante delle relazioni tra Italia e Africa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. A partire da venerdì sera, per più di 48 ore, il maltempo ha flagellato la Calabria. A Taurianova, il quarantatreenne Salvatore Comandè ha perso la vita, trascinato, con la sua autovettura, in un torrente con la figlia di 17 anni, salvata da alcuni passanti. È di poche ore anche l'informazione della morte di un altro ragazzo, Pasquale Princi, 25 anni, morto per essere andato a ripristinare la corrente elettrica.
  La costa ionica del reggino ha subito ingenti danni. Ben 40 comuni hanno perso quel poco di diritto alla mobilità che riuscivano a conservare, tra infrastrutture inadeguate e mezzi pubblici fatiscenti.
  La statale 106, l'unica fino a quel momento percorribile, che corre lungo la costa consentendo alla maggior parte dei cittadini calabresi di spostarsi tra Reggio e Crotone, per poi arrivare fino a Taranto, è stata spazzata via in ben quattro punti, lasciando al suo posto fango e crateri.
  La linea ferroviaria, l'unica esistente, realizzata nel 1866 dai Borboni, è ora inservibile, sospesa nel vuoto nel tratto tra Brancaleone e Bruzzano.
  Molti cittadini sono rimasti senza corrente elettrica per giorni, confinati in casa per il rischio di venire travolti da qualche frana o dall'acqua fuoriuscita da qualche torrente. Una famiglia con un neonato è stata salvata dai sommozzatori. Ovviamente è stato solo uno dei centinaia d'interventi in cui sono stati impegnati vigili del fuoco e forze dell'ordine.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FEDERICA DIENI. Mentre accadeva tutto questo, mentre la pioggia travolgeva il terreno dissestato e i fiumi uscivano da argini instabili e inadeguati, il Presidente del Consiglio Renzi era allo stadio a vedere la partita della Fiorentina e commentava via twitter. Queste erano le priorità del Presidente del Consiglio in quei momenti drammatici. Tra una partita di calcio a Firenze e una di tennis in America, tutto a spese dei contribuenti, Renzi dimentica di occuparsi dei problemi reali del Paese. Vorrei ricordare al Premier che esiste un'Italia che soffre e che ha bisogno della presenza dello Stato. E vorrei chiedergli di venire in Calabria a vedere realmente quale sia la condizione delle strade, dei torrenti, delle ferrovie. E non sul suo «renzicottero», ma su una autovettura privata. Mi offro di portarlo in giro sulla mia macchina, di fargli da guida in un territorio devastato, sfregiato dagli abusi, dall'inefficienza e dalle ruberie ancor prima dell'alluvione e ora completamente in ginocchio.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FEDERICA DIENI. Sì, concludo. Vorrei che capisse, in prima persona, quali siano davvero i disagi quotidiani per i cittadini e che facesse la propria parte. Non a parole, ma con i fatti. Di parole ne abbiamo avute già abbastanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà. Faccio appello alla sensibilità dei colleghi per cercare di stare nei tempi, perché ci sono ancora diversi interventi.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-08095 che riguarda la possibilità dei comuni di gestire Pag. 76i propri rifiuti in autonomia, seguendo l'esempio del comune di Rodigo, in provincia di Mantova e di Sarego, in provincia di Treviso, amministrato questo ultimo dal MoVimento 5 Stelle, dove i risultati ottenuti sono eccezionali, in particolar modo per aver allontanato la mafia, l'ecomafia e soprattutto le multiutility affamate del denaro, dei soldi, dei poveri utenti che sono visti ormai come bestie da allevare.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zolezzi, anche per la sintesi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, quello che sta accadendo nella città di Messina è inaccettabile per un Paese che si vuole definire civile. Un Governo che vuol definirsi tale, un Governo di un Paese che sta in Europa, non può accettare che una città di 240 mila abitanti rimanga senza acqua a più riprese e per oltre una settimana. Non si può lasciare sola, davanti a questa emergenza, l'amministrazione comunale di Messina, e tanto meno il suo sindaco Renato Accorinti, a far fronte ad una situazione di questo tipo. Vorrei ricordare che l'acqua fa parte di uno dei bisogni primari ed è un diritto inalienabile. Questa situazione determinata da una frana che si trova in provincia di Catania, che ha più volte colpito la conduttura, che è stata riparata e che oggi è di nuovo crollata sotto la frana, ci pone un interrogativo grande rispetto al dissesto idrogeologico che sta mettendo in ginocchio il sud del Paese e la Sicilia in particolar modo. Ma soprattutto questo ci pone davanti ad una emergenza senza precedenti ovvero il fatto di una città intera senza la possibilità di accesso all'acqua. Ci pone anche il tema di come è stata gestita dai privati la rete idrica nella nostra terra e in Italia e di un referendum inascoltato in questo Paese, visto che quella rete, che fa acqua da tutte le parti, doveva essere manutenuta dal soggetto privato.
  Noi chiediamo che venga qui in quest'Aula il Ministro delle infrastrutture a riferire su quanto intende fare per ovviare a questa emergenza e per intervenire su una frana che altrimenti lascerà ancora la città di Messina in questa condizione inaccettabile. Chiediamo che venga dichiarato lo stato di emergenza per intervenire al più presto per alleviare le sofferenze dei cittadini di Messina che non sono, Presidente, cittadini di «serie B» in questo Paese.

  PRESIDENTE. La ringrazio, la Presidenza ovviamente prende atto della richiesta di informativa. Ha facoltà di parlare l'onorevole Narduolo.

  GIULIA NARDUOLO. Grazie Presidente. Intervengo per ricordare Rosetta Molinari, che è mancata ieri a Padova: dirigente e militante della FGCI, del PC dell'UDI, una lunghissima vita di impegno politico.
  Nata nel 1927 in provincia di Parma e poi trasferitasi con la famiglia a Padova, Rosetta era figlia del famoso comandante partigiano Aronne Molinari, comandante della divisione Garibaldi della brigata Sabatucci. Partecipò alla Resistenza come giovanissima staffetta partigiana. Dopo la guerra, negli anni Cinquanta e Sessanta, iniziò a militare attivamente, come dicevo, nelle fila del FGCI prima e poi del PC e ne diventò anche dirigente, fino ad essere eletta, nel 1964, come consigliere comunale a Padova fino al 1970. Nel 1975 fu la prima e l'unica donna eletta nel consiglio regionale del Veneto.
  Fu l'antesignana di tutte le donne che nella sinistra si impegnarono soprattutto per il diritto di famiglia e i servizi sociali rivolti alle donne. Ricordiamo sempre il suo grande impegno soprattutto a favore del sistema dei consultori nella regione Veneto. Rosetta era un'instancabile dispensatrice di consigli, soprattutto nei confronti delle giovani donne e delle giovani generazioni, alle quali diceva sempre di non perdersi mai di morale e di continuare a lottare sempre con la stessa forza e con gli ideali della sinistra.Pag. 77
  Vogliamo ricordare questa figura di importantissima madre politica della nostra regione. È un ricordo da parte di tutto il Partito Democratico di Padova e del Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a dare una risposta ad una mia interrogazione, che ho presentato per chiedere al Governo di intervenire tempestivamente, a seguito dei danni che sono stati provocati in Sicilia e in Calabria da eventi atmosferici eccezionali.
  Alcuni esperti sostengono che sia caduta una quantità di acqua che in genere cade in un anno, proprio in questi territori. Ad essere colpite sono state soprattutto le comunità di Catania, di Enna e di Messina in Sicilia. I danni sono notevoli e riguardano il comparto agricolo, le strutture, ma anche la produzione. Ci sono danni anche nelle aree industriali e commerciali. Io credo che il Governo possa con tempismo intervenire e possa anche andare avanti con scrupolo e con rigore, perché gli enti locali sono in grado di documentare i danni seri che sono stati provocati. Ecco perché chiedo un'azione tempestiva da parte del Governo per dare una risposta seria a queste comunità.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Burtone, per la proprietà dell'intervento e per la sintesi. Ha facoltà di parlare l'onorevole Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente. Io eviterei di fare racconti di episodi che sono accaduti nell'ambito delle alluvioni, perché sappiamo tutti che sono delle tragedie annunciate – lo diciamo da sempre – e eviterei anche di sollecitare la risposta a delle interrogazioni. Infatti, non è questo quello che serve in questo momento, ma serve un'azione da parte del Governo, quella che non c’è stata, quella che io non ho visto quando sono stato sui territori colpiti dall'alluvione.
  Colgo l'occasione per sollecitare una richiesta proprio al Governo di intervento, che viene dai territori, dai sindaci di quei territori colpiti, ovvero una richiesta di una dichiarazione di stato di emergenza e l'applicazione dell'articolo 96 del regolamento (CE) n. 1083/2006. L'ho chiesto al sottosegretario, che non mi ha dato delucidazioni in merito. Pertanto, questo tipo di misura, così stante le cose – perché non c’è bisogno di nessun intervento legislativo, ma solo di un decreto da firmare da parte o del Presidente del Consiglio o del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –, aprirebbe la strada all'utilizzo delle risorse già destinate per eventi imprevisti e imprevedibili da assegnare ai comuni e, quindi, immediatamente spendibili. Questo chiaramente permetterebbe di risolvere i danni che l'alluvione ha provocato nelle aree di cantiere.
  Secondo noi questa deve essere un'azione pronta del Governo. Poi, dopo, si andrà a discutere con l'Europa; poi, dopo, si faranno altri tipi di attività, come i soldi in legge di stabilità e come i soldi in questo decreto. Noi abbiamo bisogno di fare delle azioni subito e i sindaci di quei territori ci chiedono di fare questo, perché sono loro poi che devono ascoltare e dare subito una risposta prepotente a quello che poi accade sul territorio, quello che non è accaduto fino adesso. Noi chiediamo la sollecitazione dello stato di emergenza al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente. Il 28 ottobre scorso, quindi pochi giorni fa, il Partito Democratico ha presentato una proposta di legge di modifica del cosiddetto «Italicum», in particolare, la cancellazione del doppio turno, il cosiddetto ballottaggio. Il Movimento 5 Stelle ha giustamente contestato, politicamente, lo sottolineo, questa iniziativa, che evidentemente è una iniziativa anti-Movimento 5 Stelle e ciò per non permettere al MoVimento 5 Stelle di poter vincere alle future elezioni politiche.Pag. 78
  Detto questo, ci sono state affermazioni, da parte di esponenti del Partito Democratico, che hanno avanzato questa proposta, per cui il MoVimento 5 Stelle è in contraddizione con se stesso. Questa è una balla colossale, perché tutti gli esponenti e i portavoce parlamentari del Movimento 5 Stelle stanno firmando i ricorsi giudiziari, in tutti i ventisei distretti di Corte d'appello in Italia, per abbattere tutto l’«Italicum». Non si dica assolutamente che al MoVimento 5 Stelle piace il ballottaggio che definiamo una parte totalmente antidemocratica e incostituzionale di quella legge elettorale. Ciò che invece secondo noi accadrà è che, a ridosso della fine di questa legislatura, verrà fatta un'altra modifica, non il ballottaggio, che piace tanto al Presidente del Consiglio, uomo di spettacolo e uomo solo al comando, bensì la trasformazione del premio di lista in premio di coalizione.
  È lì che voi farete la modifica, perché i sondaggi vi diranno che è conveniente, perché al ballottaggio perdereste, con tutta probabilità, con il Movimento 5 Stelle; facendo coalizioni accozzaglia, potreste cercare o cerchereste di mettere terzo, e quindi non al ballottaggio, il MoVimento 5 Stelle. Vedremo, questa è una scommessa, se questo capiterà entro la fine della legislatura.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente lei si rivolge alla Presidenza, ma la Presidenza non fa alleanze né modifiche legislative. Ha facoltà di parlare la deputata Grillo.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, grazie di avermi concesso questi sessanta secondi per esprimere...

  PRESIDENTE. Centoventi.

  GIULIA GRILLO. Grazie... per esprimere, a nome dei cittadini, miei corregionali siciliani e in generale dei cittadini del sud Italia, il grave senso di frustrazione, di impotenza e di abbandono, che stiamo vivendo da parte dello Stato. Quello che ci sta succedendo viene collegato ad una situazione di emergenza ma non lo è. Lo stato di dissesto in cui la Sicilia, come la Calabria e la Campania, si trovano a vivere ormai da tantissimi anni non è una questione di destra, di sinistra o di centro.
  Noi, Presidente – e devo trovare la tranquillità per dirlo –, non possiamo più tollerare questo stato di cose. Noi in Sicilia abbiamo una guida PD del presidente Crocetta, che se n’è andato tre giorni a Tunisi, mentre a Messina scoppiava l'inferno. Abbiamo una zona dove c’è una conduttura idrica sopra la quale è franata una collina e non c'era neanche la strada per arrivare. Ad Enna è crollata una delle arterie principali che collegava tutta la cittadinanza. Presidente, quelle zone, le zone interne della Sicilia, hanno strade crollate da anni, dieci, quindici, venti anni, come quella che porta alla Villa del Casale, la famosa villa di Piazza Armerina, con i mosaici. La gente deve fare un giro incredibile per arrivarci. La A19 e la A18 sono crollate.
  Allora, diteci questo: se avete deciso di cancellare dalla cartina geografica il sud d'Italia ditecelo e trovateci un posto dove andare a vivere perché noi siamo abbandonati dallo Stato in maniera assoluta e non lo possiamo più tollerare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grillo. Ovviamente ci sono tutti gli strumenti legislativi e procedurali per poter fare interventi in Assemblea. In questo senso, anche richiamando l'attenzione dell'onorevole Toninelli, che è componente della Giunta per il Regolamento e attento osservatore dei nostri lavori, è evidente che noi al termine di ogni seduta avremo una sessione a schema libero, nella quale non c’è né contraddittorio né presenza del Governo, ma vengono sottolineate alla Presidenza delle esigenze che, a vario titolo, ciascun deputato ritiene prioritarie, anche quando non sono correlate con atti di indirizzo parlamentare o di controllo o di sindacato ispettivo. Ed è di tutta evidenza che questa è una situazione che va affrontata dal punto di vista regolamentare e interpretativo, perché non si può aprire Pag. 79una sessione a schema libero ogni fine seduta in questa maniera.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 4 novembre 2015, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale (C. 3340-A).
  — Relatori: Marchi, per la maggioranza; Guidesi, di minoranza.

  2. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 1373, 1797, 1859 e 2987 (vedi allegato).

  3. – Discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro, con Allegato, fatto a Nicosia il 6 giugno 2005, e dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, con Allegati, fatto a Roma il 9 gennaio 2009 (C. 2711-A).
  — Relatore: Alli.

   S. 1937 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America per la cooperazione nell'esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici, fatto a Washington il 19 marzo 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3242).
  — Relatrice: Carrozza.

   S. 1601 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo che stabilisce una procedura di presentazione di comunicazioni, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011 (Approvato dal Senato) (C. 3238).
  — Relatrice: Locatelli.

   S. 1731 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 25 luglio 2014 (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione) (C. 3239).

   S. 1926 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011 (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione) (C. 3240).

   Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 23 febbraio 2015 (C. 3331).
  — Relatore: Tacconi.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Pag. 80

PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

  alla XIII Commissione (Agricoltura):
   LUPO ed altri: «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» (1373).
   ZACCAGNINI: «Disposizioni per la promozione della coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (1797).
   OLIVERIO ed altri: «Norme per la promozione della coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (1859).
   DORINA BIANCHI: «Disposizioni in materia di coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (2987).

  (La Commissione ha elaborato un testo unificato).

  La seduta termina alle 19,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Quintarelli e a – 1-1031 446 437 9 219 437 79 Appr.
2 Nom. Moz. Caparini e a 1-1052 447 423 24 212 423 79 Appr.
3 Nom. Ddl 3340-A – em. 1.1 452 417 35 209 128 289 79 Resp.
4 Nom. em. 1.2 447 413 34 207 128 285 78 Resp.
5 Nom. em. 1.3 453 444 9 223 153 291 78 Resp.
6 Nom. em. 1.4 439 431 8 216 153 278 78 Resp.
7 Nom. em. 1.102 446 444 2 223 162 282 78 Resp.
8 Nom. em. 1.5 426 423 3 212 153 270 78 Resp.
9 Nom. em. 1.6 454 451 3 226 127 324 78 Resp.
10 Nom. em. 1.7 449 446 3 224 122 324 78 Resp.
11 Nom. em. 1.8 456 453 3 227 162 291 78 Resp.
12 Nom. em. 1.9 450 412 38 207 127 285 77 Resp.
13 Nom. em. 1.10 443 401 42 201 121 280 77 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.15 458 353 105 177 63 290 77 Resp.
15 Nom. em. 1.100 450 383 67 192 101 282 77 Resp.
16 Nom. em. 1.101 453 428 25 215 146 282 77 Resp.
17 Nom. em. 1.17 452 403 49 202 83 320 74 Resp.
18 Nom. articolo agg. 1.0100 446 429 17 215 123 306 73 Resp.
19 Nom. em. 2.1, 2.2 394 332 62 167 64 268 72 Resp.
20 Nom. em. 2.5 401 393 8 197 145 248 72 Resp.
21 Nom. em. 2.4 436 433 3 217 159 274 72 Resp.
22 Nom. subem. 0.2.200.2 438 396 42 199 324 72 72 Appr.
23 Nom. subem. 0.2.200.1 445 397 48 199 119 278 73 Resp.
24 Nom. em. 2.200 452 405 47 203 331 74 72 Appr.
25 Nom. em. 3.1 455 451 4 226 171 280 72 Resp.
26 Nom. em. 3.3 455 382 73 192 102 280 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.4 456 380 76 191 97 283 73 Resp.
28 Nom. em. 3.6 456 379 77 190 95 284 72 Resp.
29 Nom. em. 3.5 458 383 75 192 98 285 71 Resp.
30 Nom. em. 3.102 463 347 116 174 56 291 71 Resp.
31 Nom. em. 3.7 460 423 37 212 135 288 71 Resp.
32 Nom. em. 3.10 463 459 4 230 146 313 71 Resp.
33 Nom. em. 3.11 457 454 3 228 164 290 71 Resp.
34 Nom. em. 3.12 460 457 3 229 167 290 71 Resp.
35 Nom. em. 3.13 456 453 3 227 167 286 70 Resp.
36 Nom. em. 3.15 441 432 9 217 155 277 70 Resp.
37 Nom. em. 3.100 452 451 1 226 168 283 70 Resp.
38 Nom. articolo agg. 3.07 452 414 38 208 126 288 70 Resp.
39 Nom. articolo agg. 3.014,3.034,3.077 452 451 1 226 168 283 71 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 51)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo agg. 3.017, 3.078 458 456 2 229 165 291 70 Resp.
41 Nom. articolo agg. 3.036 451 450 1 226 165 285 70 Resp.
42 Nom. articolo agg. 3.037 457 456 1 229 167 289 70 Resp.
43 Nom. articolo agg. 3.038 458 457 1 229 166 291 70 Resp.
44 Nom. odg 9/3340-A/1 421 418 3 210 146 272 70 Resp.
45 Nom. odg 9/3340-A/2 431 360 71 181 81 279 70 Resp.
46 Nom. odg 9/3340-A/3 429 360 69 181 55 305 70 Resp.
47 Nom. odg 9/3340-A/4 432 429 3 215 151 278 70 Resp.
48 Nom. odg 9/3340-A/5 428 425 3 213 147 278 70 Resp.
49 Nom. odg 9/3340-A/6 433 430 3 216 152 278 70 Resp.
50 Nom. odg 9/3340-A/7 444 422 22 212 135 287 70 Resp.
51 Nom. odg 9/3340-A/8 447 443 4 222 156 287 70 Resp.