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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 508 di giovedì 22 ottobre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bonafede, Michele Bordo, Caparini, D'Alia, Damiano, De Menech, Di Gioia, Di Lello, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fraccaro, Galati, Giacomelli, Guerra, Lauricella, Manciulli, Marotta, Mazziotti Di Celso, Meta, Nicoletti, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Polverini, Rigoni, Rosato, Scotto, Tabacci, Turco e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centododici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta.

  La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione (A.C. 3315-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3315-A: Conversione in legge del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione.
  Ricordo che nella seduta di ieri le relatrici e il rappresentante del Governo hanno espresso i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo unico del disegno di legge di conversione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3315-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioniPag. 2apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A della seduta di ieri – A.C. 3315-A). Ricordo che gli emendamenti presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3315-A). Passiamo alla votazione dell'emendamento 01.200 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie, Presidente. L'emendamento – come è stato detto ieri – è stato accolto dalla relatrice. È un emendamento opportuno che specifica il senso innovativo e molto importante di questo testo, che viene proposto come inizio del decreto stesso. Stiamo parlando, cioè, di un riferimento alla Costituzione e al suo articolo 117, con l'inserimento, nella lettera m), dei beni culturali e del patrimonio culturale tra quelle attività per le quali sono previsti livelli essenziali di prestazione.
  Questo testo rappresenta una novità molto rilevante e parlo per sottolinearne il senso. Vorrei che fosse colto il fatto che in questo modo noi aumentiamo i diritti delle persone e riconosciamo un diritto di cittadinanza nuovo. Si tratta di un diritto di cittadinanza che è stato rivendicato a lungo dal Partito Democratico. Se ci si volesse prendere la briga di leggere, per esempio, i verbali della discussione dell'Aula del 24 marzo 2009, si vedrebbe lì, dai verbali di quella seduta come il Partito Democratico provò a fare una cosa molto seria: mentre si discuteva di federalismo, provò a inserire proprio questo, ossia la valorizzazione del patrimonio culturale, tra le attività per le quali era necessario prevedere uno standard nazionale in tutte le regioni. Allora fu una battaglia che non venne vinta. Era un tempo cupo, in cui uno degli slogan più in voga era «Con la cultura non si mangia». Ricordo contemporaneamente, con un certo orgoglio, come sui muri di San Lorenzo una persona, un cittadino o una cittadina romani, scrisse «Figuriamoci se si mangia con l'ignoranza». Ma la reazione che ci fu all'esterno di Montecitorio e del Parlamento su questo punto, a sostegno di quella battaglia del Partito Democratico, non ebbe orecchie attente e quella battaglia nel 2009 venne persa.
  Adesso, attraverso il decreto che oggi affrontiamo, viene inserita per la prima volta un'affermazione decisiva, che amplia l'idea della cittadinanza nel nostro Paese. Si dice, cioè, che la valorizzazione del patrimonio culturale, così come la sua fruizione, è un diritto di cittadinanza ed è per questa ragione che vanno garantiti a quel diritto livelli essenziali di prestazione, in modo che sia un diritto esercitabile. Noi stiamo parlando di questo.
  Vorrei dire, con un certo rammarico, come questo punto così rilevante – insisto nel rivendicarla come una battaglia antica che oggi trova una sua realizzazione – non sia stato sottolineato nella discussione in Commissione. Io immagino e spero che qui in Aula, in una discussione che comincia esattamente da questo articolo, lo si possa, invece, apprezzare per quello che è. Ma naturalmente – vale anche la pena di dirlo in modo altrettanto solenne – non si tratta semplicemente dell'elencazione di un simbolo o di un valore che non ha ricadute. Così come il valore simbolico è evidente, è altrettanto evidente la sua ricaduta e la sua traduzione in termini concreti.
  Infatti se esiste un diritto di cittadinanza, se questo diritto ha necessità che venga riconosciuto ad esso un livello essenziale di prestazione è questa la fonte giuridica perché per quel diritto e per il suo esercizio vengano stanziate risorse e le persone necessarie ed è questo esattamente il punto. A un diritto costituzionale che inseriamo nel decreto-legge con questo primo articolo si associano conseguenze concrete, atti concreti ed è per questo e in questo senso che mi piace qui, parlando di questo, ricordare che cosa prevede il disegno di legge di stabilità: ad un diritto costituzionale nuovo viene riconosciuto anche una scelta concreta di politiche, di stanziamento di risorse, di assegnazione di nuovo personale, un concorso straordinario per nuove 500 persone, nuove risorse, Pag. 3un aumento concreto dello stanziamento del Ministero. Insomma una scelta che propone una visione, una visione diversa e nuova non solo della centralità della cultura ma anche della cultura come politica, come nuova politica di crescita del Paese e, quindi, strada per uscire dalla crisi. Da questo punto di vista e per questo auspico e mi auguro che su questo punto ci sia la capacità anche dell'opposizione di riconoscere l'innovazione e la grande novità che il decreto-legge porta con sé.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Grazie, Presidente. Mi ricollego alle riflessioni fatte dalla collega perché, proprio introducendo i lavori della giornata su questo importante decreto-legge, credo sia significativo richiamare i principi costituzionali che sono stati variamente interpretati nel dibattito che ha preceduto nei giorni scorsi l'approdo in aula del testo che oggi ci auguriamo possa essere convertito in legge. E i principi costituzionali in discussione sono sicuramente quelli dell'articolo 40 che però deve essere attentamente valutato in combinato disposto con l'articolo 9, che pure la collega richiamava e credo che non sia un caso che i Padri costituenti in riferimento all'articolo 9 abbiano...

  PRESIDENTE. Mi scusi, collega, mi scusi onorevole Cesaro ! Colleghi c’è un discreto rumore molto alto, se abbassate tutti il tono della voce ascoltiamo meglio gli interventi che si stanno svolgendo.

  ANTIMO CESARO. Dicevo che credo che non sia un caso che i Padri costituenti che vengono tanto spesso invocati nella loro saggezza che è fondante della nostra Carta costituzionale, in quest'Aula, abbiano nel concepire e inserire l'articolo 9 tra i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale considerato il valore della tutela sicuramente importante ma in subordine rispetto al valore della promozione della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Quindi il valore della promozione è un valore che è inserito tra i principi fondamentali e nell’incipit dell'articolo 9, un valore sul quale vale la pena riflettere perché, potendo declinare questo termine dal lessico dei Padri costituenti ammodernandolo con il nostro attuale lessico giuridico, promozione significa valorizzazione, fruizione, possibilità di utilizzare la promozione anche come volano per il turismo come deve essere considerato il nostro straordinario patrimonio storico-artistico. In quest'ottica si pone il ragionamento che presuppone il dato normativo su cui noi oggi andiamo a riflettere perché promuovere la cultura significa mettere il nostro straordinario patrimonio in tutti i suoi attrattori culturali a disposizione dei nostri giovani, a disposizione delle nostre scolaresche, a disposizione dei tanti milioni di turisti che considerano il Belpaese una meta indispensabile per un arricchimento culturale, così come secoli fa accadeva per il gran tour. Certo vedere poi frotte di turisti che affollano gli ingressi dei nostri straordinari beni culturali e vedere che sono impediti nel poter fruire della grande bellezza del nostro Paese ci riempie contemporaneamente di malinconia con qualche venatura di rabbia. Infatti, riflettendo anche sulla tempistica di questi casi incresciosi, accade di dover constatare, ad esempio, qualche assemblea sindacale convocata alle 8 di mattina della prima domenica del mese.
  Una strana coincidenza, perché certamente se noi consideriamo gli sforzi fatti dal Ministro, che saluto in Aula, per cercare di mettere a disposizione, anche attraverso delle gratuità di ingresso, delle nostre famiglie e dei nostri turisti, la prima domenica del mese, il nostro patrimonio museale e la straordinaria ricchezza delle nostre collezioni e, contemporaneamente, consideriamo che viene convocata un'assemblea – che si può fare all'inizio di un turno di lavoro, ma anche alla fine di un turno di lavoro, ma che è certamente sconsigliabile immaginare proprio la prima domenica del mese –, tutto questo lascia presupporre che, al di là dei diritti costituzionalmente garantiti e che Pag. 4nessuno di noi vuole intaccare, ci sia una sorta di scarsa considerazione di tutte le buone volontà che il Ministero cerca di mettere in campo nelle politiche di valorizzazione.
  Se poi immaginiamo che il caso si ripeta all'inizio del weekend di un venerdì di metà settembre con frotte di turisti all'ingresso del nostro più grande attrattore culturale, l'Anfiteatro Flavio, e di nuovo dobbiamo considerare che l'assemblea, che potrebbe anche essere ragionevolmente collocata a fine turno di un giorno infrasettimanale, invece rappresenta l'inizio di un weekend, tutto questo spinge a considerare come un uso strumentale di uno strumento costituzionalmente garantito può, poi, indurre il Governo e oggi il Parlamento a riconsiderare dei provvedimenti che possono in qualche misura conciliare, non diritti opposti, ma diritti che devono essere posti sullo stesso piano, tutti costituzionalmente garantiti, dall'articolo 40 e dall'articolo 9, da cui ho preso le mosse del mio intervento.

  PRESIDENTE. Colleghi, sento degli strani rumori in Aula, mi sembrano un po’ troppo forti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, intervengo per ribadire alcuni concetti che ho già esposto sia in Commissione che nel corso della discussione sulle linee generali. Partiamo dal titolo di questo decreto-legge; il titolo di questo decreto-legge, lo leggo, dice: decreto-legge recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione. Ecco, come accade in moltissimi provvedimenti che passano per questo Parlamento, ormai, noi leggiamo un titolo, poi, apriamo il testo di legge e capiamo che si parla di tutt'altro, perché in questo decreto-legge non si parla minimamente della fruizione del patrimonio artistico e culturale.
  Allora, secondo noi, si sarebbe dovuto affrontare in maniera seria, una volta per tutte, questo tema, perché è di grande interesse di tutto il Parlamento e non solo del Governo che sappiamo, lo abbiamo già detto, ha depositato, ha presentato questo decreto-legge in maniera totalmente strumentale, forse per punire qualche lavoratore, e però non si è focalizzato sul punto principale: la fruizione. Quando si parla di fruizione, a nostro modo di vedere, si dovrebbe parlare di un tema importante e strettamente correlato alla fruizione, ovvero quello che permette effettivamente a cittadini e visitatori, poi, di usufruire del bene, sto parlando dei cosiddetti servizi aggiuntivi. Per spiegare meglio a tutta l'Aula questa mia correlazione – perché capisco che molti colleghi non hanno seguito i lavori della Commissione – inizio a citare il codice dei beni culturali e del paesaggio. Infatti se parliamo di fruizione dobbiamo, appunto, parlare di servizi aggiuntivi, come dice l'articolo 115 del codice dei beni culturali e del paesaggio, parlando di forme di gestione, e cito: nel contratto di servizio – quindi quello tra le amministrazioni a cui i beni appartengono e le società concessionarie – sono indicati i servizi essenziali che devono essere comunque garantiti per la pubblica fruizione del bene. Prima correlazione. Poi, andando avanti, sempre nel codice dei beni culturali e del paesaggio, l'articolo 103, precisamente al capo 1, dice che la fruizione dei beni culturali viene collegata strettamente ai servizi aggiuntivi ovvero alla bigliettazione.
  Inoltre, vado avanti e termino, per poi continuare il mio discorso dopo, citando l'ordinanza 27 maggio 2009 n. 12252 della Corte di cassazione, che scrive: «Esaminando nella loro essenzialità i servizi aggiuntivi, si rileva che essi costituiscono una modalità, un completamento della fruizione del bene culturale. L'amministrazione, cui il bene culturale appartiene, ammettendo il pubblico alla sua fruizione eroga agli utenti un servizio, non diverso da quello dell'istruzione».
  Bene, questi tre punti che ho elencato fanno capire esattamente come, quando parliamo di fruizione, si dovrebbe parlare Pag. 5anche di servizi aggiuntivi, cosa che in questo decreto non è stata minimamente fatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Presidente, di cultura non si mangia, diceva qualcuno; in realtà in Italia di cultura si mangia, ma mangia solo qualcuno. Vorrei far notare il fatto che per quanto riguarda la gestione delle biglietterie, dei ticket online, dei servizi che cercano di portare un po’ di visibilità alle nostre opere d'arte – nella fattispecie mi riferisco al Colosseo – c’è qualcuno che ci mangia. Guardate che risulta che, in un anno, i privati si sono spartiti oltre 15 milioni di euro proprio per questi servizi. Praticamente senza royalties, senza comunque introiti da parte dello Stato. Da una parte c’è Berlusconi con Mondadori, dall'altra parte ci sono le cooperative. Allora, se veramente vogliamo rivalutare e proteggere i nostri beni culturali, il nostro patrimonio artistico, forse sarebbe bello farlo facendo sentire la presenza del pubblico forte, non facendo lucrare sempre gli amici degli amici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 01.200 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, mentre la relatrice di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Casellato, Vecchio, Vezzali, Mognato, Bonomo, Bianconi, Schullian, Alberti, Bosco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  341   
   Votanti  266   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  134   
    Hanno votato
 248    
    Hanno votato
no   18).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 1.22.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signora Presidente, abbiamo provato in Commissione a dirvi che questo decreto-legge andava ritirato e fatto decadere; ci riproviamo a darvi questa possibilità, con questo emendamento, che vi consente in modo semplice ed immediato di riparare ad un eccesso di propaganda, ad un tweet non riletto, a correggere quell'eiaculazione precoce che fa uscire la legge di stabilità (Commenti)... Non capisco, cosa vi offende ? Veniamo tutti da lì ! Oppure è il «precoce» che vi offende (Commenti) ?

  ROBERTO GIACHETTI. È il «precoce» !

  GIORGIO AIRAUDO. È il «precoce», lo immaginavo ! Lo immaginavo, presidente Giachetti, che era il precoce.

  PRESIDENTE. Colleghi, non aggiungiamo elementi particolari...

  GIORGIO AIRAUDO. Che vi consente, con l'eiaculazione precoce che avete, di far uscire la legge di stabilità prima su Facebook che in Parlamento; sopprimendo, se vorrete, un decreto-legge intimidatorio, con una procedura d'urgenza impropria e abusiva, cancellando così il sospetto, purtroppo più che fondato, che state attaccando il diritto di sciopero e di assemblea perché anche voi preferite i lavoratori soli e senza azione collettiva.
  Dovreste farlo perché introducete con un'arma impropria, la decretazione d'urgenza, delle innovazioni solo apparenti: equiparate l'apertura dei musei e dei luoghi di cultura ai servizi pubblici essenziali, Pag. 6trasferendo in un testo di legge misure che erano già vincolanti in quanto condivise con le parti sociali. Producete così con un intervento inutile ed illegittimo, denunciando una preoccupante ignoranza sulla normativa, misure che erano già contenute nell'accordo sulle norme di garanzia del funzionamento dei servizi pubblici essenziali e sulle procedure di raffreddamento e di conciliazione siglate l'8 maggio 2005 all'Aran tra le parti sociali, e che hanno già definito una serie di regole da osservare per l'esercizio del diritto di sciopero da parte dei lavoratori del comparto «Ministeri»: quindi anche per il personale addetto all'Anfiteatro Flavio !
  Tutto ciò avallato peraltro già dalla commissione di garanzia con apposita delibera, che già ricomprende tra i servizi pubblici essenziali anche quelli relativi alla protezione ambientale e alla vigilanza sui beni culturali, per la custodia del patrimonio artistico, archeologico e monumentale; prevedendo espressamente il divieto di proclamare scioperi in quei settori durante i periodi di maggior afflusso di visitatori, cioè nel mese di agosto, nel periodo natalizio e in quello pasquale. Tutti mesi in cui l'Anfiteatro Flavio non solo è stato aperto, ma è stato aperto senza riconoscere a quei lavoratori gli straordinari, cioè il salario accessorio che quei lavoratori giustamente rivendicavano.
  Peraltro tutto ciò è già regolato dalle contrattazioni collettive. Peraltro appare abbastanza evidente che fra i casi straordinari di necessità e di urgenza invocati ex articolo 77 della Costituzione non possono rientrare le conseguenze di un'assemblea di lavoratori, che peraltro è durata meno di tre ore ed è stata legittimamente indetta per reagire al protratto mancato pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio.
  Per garantire il diritto dei turisti, Ministro Franceschini, alla fruizione del patrimonio storico ed artistico italiano sarebbe stato sufficiente che il Governo convocasse i sindacati e pagasse il salario accessorio; e se dovevate emanare un decreto-legge, potevate farlo per assumere, per recuperare i tanti buchi che ci sono, per rendere davvero fruibile attraverso un'occupazione di qualità quei beni culturali che non sono fruibili. O potevate addirittura farlo pagando quei contratti pubblici, che solo le sentenze vi obbligano a pagare e che voi aggirate ipotizzando via Facebook un riconoscimento di sette euro e mezzo al mese, sempre via Facebook ! Il diritto di sciopero è rafforzato peraltro dalla riserva di legge ex articolo 40 della Costituzione.
  Infine, mentre voi dividete il Paese e lo separate dai dipendenti pubblici, che non difendete per i molti sacrifici che questi fanno nel tenere aperti i servizi pubblici essenziali, ma anche culturali e per la passione che ci mettono, voi non difendete neanche il turismo, come dimostrano alcuni episodi avvenuti per esempio nella mia città; ma ce ne sono un po’ in tutta Italia, ne ha parlato anche il quotidiano la Repubblica.
  Giovedì 8 ottobre 2015 in una residenza sabauda sito dell'UNESCO, Villa della Regina, un'importante banca ha tenuto un convegno di funzionari e dirigenti; e quel giorno è stata chiusa al pubblico, con cartello affisso fuori, cioè i turisti non sono potuti entrare !
  Quei funzionari della banca hanno riconosciuto che partecipavano «seminando un prato fiorito», non so se è chiaro: «seminando un prato fiorito». Ancora, il 3 ottobre 2015 la Reggia di Venaria è stata chiusa con tre ore di anticipo, lasciando i turisti fuori, per la terza edizione di una festa in costume del settecento; e ancora, il 21 novembre prossimo la Reggia di Venaria sarà chiusa perché il Presidente del Consiglio Renzi terrà un convegno con gli innovatori digitali. Cari signori, fate un decreto, così Renzi resta a casa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, intervengo per illustrare il mio emendamento soppressivo Ciprini 1.1. Questo decreto-Pag. 7legge è il frutto dell'isteria punitiva ministeriale e va quindi ritirato, va soppresso. È del tutto pretestuoso ed è stato emanato immediatamente dopo l'assemblea dei lavoratori regolarmente convocata e preventivamente autorizzata. Essa era stata organizzata allo scopo di discutere della mancata corresponsione degli emolumenti da oltre un anno. Si tratta di 27 dipendenti che per 11 ore al giorno consentono a 6 mila turisti di visitare il Colosseo e sono stati colpevolizzati di averne ritardato l'apertura per tre ore. Vorrei vedere cosa accadrebbe in questa Aula se vi sospendessero lo stipendio per solo tre mesi ! Inoltre, il decreto interviene sul diritto di sciopero e non sul diritto dei lavoratori di indire una assemblea, quindi il decreto è intervenuto su una materia diversa da quella che ha dato luogo alla chiusura del Colosseo. Il decreto è intervenuto in maniera pretestuosa e punitiva per disciplinare una fattispecie diversa da quella che avrebbe dato luogo alla chiusura del sito, quindi in verità, con questo decreto si vuole mettere il bavaglio sia alle forme di assemblea e sia alle forme di sciopero che saranno discusse dal garante dello sciopero.
  In sede di discussione generale alcune «renziane» di ferro hanno negato che questo decreto serva per attaccare il diritto di sciopero affermando invece che questo provvedimento valorizza i beni culturali. Peccato che vi sono le dichiarazioni di Renzi a smentirle; disse Renzi: non lasceremo la cultura ostaggio dei sindacati in Italia. Alcuni esponenti del Governo, come la neo dimissionaria Barracciu, hanno addirittura parlato di reato ! Evidentemente la sottosegretaria aveva in mente il periodo fascista, quando il diritto di sciopero era considerato reato. C’è poi anche il ministro Franceschini che disse: la misura è ormai colma, oggi decreto. Poiché tweet manent e verba volant, c’è addirittura Matteo Orfini che dichiarò, seriamente: chiudere il Colosseo è una follia, ma lo ha fatto chi da mesi lo apre senza ricevere il dovuto compenso, un problema che magari andrebbe affrontato.
  Allora, magari affrontiamolo ! Queste sono le riforme del «twittologo» Renzi: punizione ai lavoratori e sottrazione dei diritti. L'occasione è stata quindi presa a pretesto per fare alcune gravissime operazioni. La prima è mistificare, ovvero spacciare un'assemblea per uno sciopero selvaggio allo scopo di puntare un faro mediatico e indurre un effetto alone dello sdegno contro quei lavoratori incolpevoli, ma rei di avere interrotto il proprio servizio di fronte all'utenza, all'opinione pubblica italiana e mondiale, proseguendo quindi nel filone della «fannulloneria» del pubblico impiego tanto cara all'ex Ministro Brunetta. Guarda caso poi il Ministro competente, con un colpo di teatro e in maniera rapida, trovava questi soldi per il personale.
  La seconda operazione è quella di andare verso un inasprimento progressivo del diritto di sciopero con lo scopo di addomesticarlo e poi di disinnescarlo. Lo ha ricordato anche il garante dello sciopero in audizione. Ci ha ricordato che, guarda caso, al Senato si sta discutendo di disegni di legge per riformare la materia dello sciopero. Ma tu guarda il caso, cinico e baro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signora Presidente, Ministro, sottosegretario, ecco alcuni aspetti da sottolineare. Innanzitutto per quanto riguarda i lavoratori del Colosseo, affinché sia fruibile a tutta l'Aula: non è che non sono stati pagati gli stipendi, non sono stati pagati gli oneri accessori, che sono una cosa differente rispetto agli stipendi. È evidente, Ministro, che è sempre un qualcosa che non va bene, nel senso che non pagare gli stipendi non sarebbe andato molto bene, anzi sarebbe stata veramente una cosa inutile e triste; non pagare gli oneri accessori è un qualcosina in meno ma è sempre un punto di caduta. Ricordiamo però, Ministro – io cercherò di intervenire poco in seno a Pag. 8questo provvedimento – a tutta l'Aula, alcuni aspetti che secondo me vanno sottolineati, nel senso che MIBAC e Sovrintendenza avevano chiesto, come lei sa, Ministro, ai sindacati di non fare scioperi o assemblee nei mesi di luglio e di agosto e nelle giornate di sabato e domenica. I sindacati hanno accettato questa condizione ed effettivamente non hanno fatto scioperi né in luglio né in agosto né di sabato né di domenica; tantomeno, Ministro, assemblee. Hanno eseguito quelli che erano all'epoca i vostri ordini. Quindi avete dato un'indicazione, i sindacati ed i lavoratori, pur senza oneri accessori pagati, hanno eseguito. I lavoratori cui non sono stati, come prima detto, saldati gli oneri accessori dagli inizi del 2014 – e quindi non vengono pagati gli straordinari – hanno comunicato, Ministro, non uno sciopero ma un'assemblea, un'assemblea regolamentata, nel senso che uno non si inventa un'assemblea, le assemblee sindacali, come lei sa e mi insegna, sono autorizzate per un massimo di dodici ore lavorative, al netto di alcune categorie tipo i metalmeccanici ed i giornalisti che ne hanno dieci. Quindi dodici ore di assemblea sono assolutamente legittime. L'assemblea è stata autorizzata una settimana prima dal MIBAC e dalla Sovrintendenza. A dare comunicazione e pubblicità della chiusura del Colosseo doveva essere la Sovrintendenza e non i sindacati: in questo caso né gli Infopoint né tanto meno i tour operator, come ricordato in Commissione, sono stati avvisati. La Sovrintendenza non ha dato pubblicità rispetto all'assemblea. Si fanno scioperi o assemblee, Ministro, per creare un po’ di disagio, mesi di stipendio accessorio in questo caso non pagati sono per i lavoratori un servizio essenziale per dare da mangiare alle proprie famiglie. Dopo di che, e chiudo Presidente, se si voleva parlare di servizi essenziali tout court, vorrei capire – vi ho già rivolto questa domanda in Commissione – perché nella relazione introduttiva a questa proposta sono stati specificati i casi di Pompei e del Colosseo. In sintesi, Ministro, io penso che Matteo Renzi e chi di dovere quel giorno si sono sentiti per aver fatto una figuraccia, evidentemente, molto a disagio nei confronti anche di coloro che fuori dall'Italia hanno visto quest'assemblea e hanno notato che i turisti non potevano entrare nel Colosseo, vi siete un po’ arrabbiati e nel giro di venti minuti avete partorito una cosa che noi e tutte le opposizioni abbiamo chiesto di ritirare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pannarale. Ne ha facoltà, per un minuto.

  ANNALISA PANNARALE. Signora Presidente, dovrebbe non esistere un legislatore all'altezza del compito che decida di fare le leggi sull'onda emotiva, Ministro Franceschini. Voi non soltanto avete fatto questo ma l'avete fatto anche con un decreto d'urgenza e nel delirio orgiastico sui vari social che è partito nelle ore successive, mentre decidevate di attribuire ai lavoratori la responsabilità del danno procurato al Paese. Non ho sentito una sola parola sulle vostre responsabilità, non una parola sulla responsabilità di non aver pagato per mesi gli straordinari e neanche sulle responsabilità di un'amministrazione che non si è fatta carico di dover dare notizia ai turisti di un'assemblea regolarmente convocata. Allora, Ministro, con l'invarianza finanziaria non si fruisce dei beni culturali, questo non è un decreto che garantirà la fruizione dei beni culturali, questo è un decreto che andrà ad attaccare ancora una volta i lavoratori, perché altrimenti gli oneri si aggiungono.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Con questo emendamento vi chiediamo di fermarvi, perché state compiendo un atto autoritario, state creando e costruendo un pericoloso precedente, e lo fate contro uno strumento di democrazia – ve lo voglio ricordare – perché questo è l'assemblea sindacale: uno strumento di democrazia.Pag. 9
  Il Ministro ha chiesto regole chiare. Bene, signor Ministro, glielo diciamo: le regole chiare ci sono e le rispettano solo i lavoratori. Le rispettano quando garantiscono il servizio anche essendo sotto organico, anche non riuscendo a farsi pagare gli straordinari, anche vedendo tagliati i fondi a loro destinati. Le regole sono state rispettate anche il 18 settembre, in quell'assemblea regolarmente convocata.
  Noi pensiamo che il decreto d'urgenza non solo sia un atto autoritario, ma è assolutamente un atto illegittimo ed inutile, che non servirà ad altro che a criminalizzare ancora e sempre le lotte legittime dei lavoratori e delle lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Vede, signor Ministro, quello che è successo il 18 settembre non è colpa dei lavoratori, è colpa della vostra cattiva organizzazione e della cattiva organizzazione del Ministero e delle sovrintendenze. I lavoratori avevano chiesto di fare l'assemblea e voi la avevate concessa, era un loro diritto. Voi non siete stati capaci di organizzarvi quel giorno e avete utilizzato quello che è successo il 18 settembre per fare un decreto che non ha niente a che vedere con la fruizione di beni culturali.
  Il titolo di quel decreto è il primo articolo, ovvero la limitazione del diritto di sciopero. Voi dite: ha detto Renzi che non si può lasciare la cultura in ostaggio dei vari sindacalisti; noi diciamo che non si possono lasciare in ostaggio i lavoratori di un Governo antisindacale come il vostro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Vede, Ministro, trovo scandaloso che del Colosseo si colga l'aspetto riferito ad un'assemblea dei lavoratori, quando quel monumento, che è l'immagine dell'Italia nel mondo, versa in uno stato di abbandono, in uno stato miserabile: attorno al Colosseo, praticamente, noi abbiamo di tutto.
  E, poi, avrei voluto, caro Ministro, che lei ci avesse parlato dello scandalo denunciato dalla Corte dei conti, sezione Lazio, a proposito del Colosseo, la quale ci ha detto che, per quanto riguarda questo importante museo, il più importante museo del nostro Paese, il 70 per cento dei 3 euro aggiuntivi del biglietto di ingresso va ad una impresa privata concessionaria del servizio, la Electa, del gruppo Mondadori. Si viola, così, la legge, che fissa un massimo del 30 per cento della quota destinata alle imprese private.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANNI MELILLA. Invece, qui si discute di come colpire i lavoratori: è un diritto costituzionale, come il diritto di sciopero (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Focalizziamoci su un fatto inequivocabile: fino a ieri questo Governo ha avuto in scena un sottosegretario del PD, nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la Barracciu, che andrà a processo per peculato aggravato. Questa stessa persona, solo qualche settimana fa, definì un reato l'assemblea dei sindacati al Colosseo, provocando grosso trambusto sui social, ed è qui che arriviamo ad un corto circuito, dove un sottosegretario, che può essere condannata per peculato, ha finora, in accordo con il Ministro Franceschini, deciso le norme che, in questo Paese, i cittadini, i lavoratori e i sindacati devono rispettare.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

Pag. 10

  LUIGI GALLO. E questo, scusate se è poco, è il primo problema del Paese Italia, della capitale in cui si è abbattuto il pesante cataclisma Marino e di tutte le città che il PD governa, dove le forze dell'ordine acciuffano i loro consiglieri, assessori e sindaci.
  Questa dura realtà rischia di non impressionare più nessuno, ma non è la normalità, come non può essere logico che un Partito Democratico intitoli un decreto «Misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione»...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI GALLO. ...ma non preveda di aumentare le risorse, mentre riduce i diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Perché chiediamo la soppressione di questo articolo ? Perché questo decreto è stato scritto, come ricordato in Commissione dallo stesso Ministro, in modo molto veloce. Noi riteniamo che sia un atto strumentale, antisindacale e totalmente ideologico, dove si vuole sferrare un ulteriore colpo al mondo del lavoro, quel mondo che forse il Partito Democratico ha dimenticato e vuole lasciare solo.
  Allora, se tanto si ricorda la Costituzione, vorrei ricordare che l'articolo 3, cari colleghi, dice sostanzialmente che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, mentre l'articolo 4 dice che i cittadini hanno il diritto al lavoro.
  Allora, prima di presentare questo decreto in quest'Aula e di aprire questa discussione, secondo noi, andavano rimosse le cause per le quali quei lavoratori hanno chiesto un'assemblea e per le quali i lavoratori in generale, in tutto il territorio nazionale, scioperano, perché oggi non vengono più tutelati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. In questo decreto si inseriscono e si intersecano fondamentalmente: il diritto allo sciopero e la fruizione del nostro patrimonio culturale. Noi abbiamo sentito spesso e continuiamo a sentire riempirsi la bocca di parole relative al nostro turismo. Anche oggi ho sentito parlare di beni culturali come patrimonio del Paese, di oro che dovrebbe venire dal turismo.
  Ebbene, quando poi si prova a mettere in pratica la vera tutela di questo nostro oro o petrolio, come si vuole chiamare, vengono fuori dei problemi. Io ritengo che qui nessuno voglia mettere in dubbio il diritto di scioperare, ma si dice semplicemente di contemperare quella che è la tutela del diritto di sciopero con la tutela di quei turisti, che provenendo magari da Paesi lontanissimi, hanno il diritto, quel giorno, di vedere ciò che loro hanno, in qualche modo, prenotato.
  Per cui, è inutile che noi continuiamo a dire di amare il nostro turismo, perché il nostro turismo si ama anche aiutando i turisti stranieri a visitare i nostri luoghi. Non si può più assistere, sui giornali stranieri, a scene in cui si vedono masse di persone, di turisti stranieri, in fila perché non sono potuti entrare nei luoghi dove loro avevano diritto di poter entrare, perché amano il nostro Paese come dovremmo amarlo noi.
  Per cui, noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie riteniamo che bene abbia fatto il Governo a contemperare questo doppio diritto: da una parte, il diritto di sciopero ma, dall'altra parte, il diritto di chi vuole utilizzare quei beni culturali. È inutile continuare a sentire, anche oggi, parlare chi critica la possibilità di utilizzare i nostri beni culturali anche ai fini privati. C’è il caso del Museo egizio, che era un museo decadente e che, grazie all'ingresso Pag. 11dei privati, oggi è il fiore all'occhiello di tutta l'Europa e non solo del nostro Paese.
  Ricordo che, se noi continuiamo a dire che i nostri beni vanno solo tutelati e non valorizzati, arriverà un giorno in cui non ci saranno più i soldi per tutelarli e continueremo a piangere sui nostri monumenti.
  Per cui, impariamo a valorizzare il nostro patrimonio culturale, impariamo ad amare quello che, poi, ogni giorno diciamo che dovrebbe essere il nostro petrolio e cerchiamo di evitare che sui giornali, all'estero, vadano ancora quelle scene. Per cui, bene ha fatto il Governo ad emanare questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Damiano. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO. Grazie, Presidente. Vorrei chiarire un punto, in partenza: questo decreto non ha l'obiettivo di cancellare il diritto di sciopero o di assemblea, ma quello di contemperare questi diritti con il diritto di cittadinanza.
  Ora, si è fatta una grande discussione su questa situazione del Colosseo. Mi pare che ormai siamo tutti d'accordo: non era una manifestazione, non era uno sciopero, ma era un'assemblea regolare, convocata sei giorni prima, anziché i tre giorni canonici. Era ad inizio turno.
  È durata dalle ore 8,30 alle ore 11, direi una sorta di apertura regolamentata, se mi concedete il termine. Quindi, il problema è questo: fare in modo che la sovrintendenza di questo o quel sito archeologico, con sei giorni di preavviso, utilizzando i normali strumenti dell’information and communications technology, sia in grado di informare le guide, gli operatori, i cittadini e gli alberghi del fatto che per un'ora e mezza quel sito non sia fruibile.
  Credo che, se parliamo di smart city, di città intelligente, anche questo faccia parte dell'intelligenza del nostro agire ed è ingiusto scaricare su quei lavoratori responsabilità che essi non hanno.
  Per quanto riguarda il decreto, esso – lo condivido – è stato modificato in accordo con il Governo. Mi soffermo soltanto su un punto, quello dell'apertura. È vero, noi abbiamo già una regolamentazione. Ricordo che lo sciopero, in questi servizi essenziali, ha delle franchigie: non si sciopera ad agosto, non si può scioperare dal 23 dicembre al 3 gennaio, non si può scioperare dal giovedì prima di Pasqua al martedì successivo.
  Adesso si include, oltre a quello che già esisteva, l'obbligo alla tutela di quel patrimonio – tant’è che i lavoratori addetti alla sorveglianza non possono, già oggi, prima del decreto, partecipare tutti alle assemblee e agli scioperi –, anche il diritto all'apertura. Noi, come Commissione, abbiamo chiesto, e il Governo ha accettato, di aggettivare l'apertura: è un'apertura «regolamentata». Da chi è regolamentata ? Sarà regolamentata dalle rappresentanze sindacali dei singoli siti, museali e archeologici, con le amministrazioni.
  Quindi, in ogni sito ci sarà un protocollo di intesa, il quale dovrà prevedere anche il contingente minimo di personale per erogare questo servizio minimo essenziale, anche quando vi è uno sciopero o un'assemblea. Questo richiamerà, inevitabilmente – credo che sia un fatto positivo –, il tema degli organici: è evidente che siamo sotto organico e, per garantire il contemperamento del diritto di cittadinanza con il diritto di sciopero e di assemblea, che – ripeto – non viene messo in discussione da questo decreto, avremo bisogno dei giusti organici.
  E credo che una discussione, che, del resto, già nella legge di stabilità viene affrontata, sull'organico necessario per rendere fruibile un servizio e, al tempo stesso, tutelare i diritti dei lavoratori, sia una discussione vera, che noi dobbiamo fare e che questo decreto, nel momento in cui non siamo più semplicemente all'apertura, ma all'apertura «regolamentata» tra le parti nei singoli siti, dovrà obbligatoriamente affrontare.
  Credo che abbiamo fatto un passo avanti positivo, che tiene insieme i diritti dei lavoratori e i diritti dei cittadini; per Pag. 12questo, credo che questo decreto vada sostenuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Ringrazio l'onorevole Damiano, che era partito spiegandoci molto bene perché questo decreto debba essere ritirato, ma poi si è perso nel ragionamento e forse io ho smesso di capire (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Io ho scioperato molte volte nella mia vita e ho fatto assemblee: l'ho sempre fatto per rivendicare aumenti di salari e contratto. Questo ai dipendenti pubblici non è possibile, perché il loro contratto è bloccato, i loro aumenti sono bloccati, anche in modo anticostituzionale.
  Ora li si vuole limitare anche nel diritto di fare assemblee e, eventualmente, scioperi per rivendicare il fatto che il loro datore di lavoro non paga regolarmente gli straordinari. Su questa cosa, in un'impresa privata, proporrei lo sciopero ad oltranza perché, in presenza di un datore di lavoro che non paga il dovuto a chi, attraverso sacrifici, ha permesso di continuare a mantenere un'opera essenziale, a queste persone vanno dati i ringraziamenti e pagato il dovuto.
  E, se uno fa un'assemblea per dire semplicemente che vi è un'inadempienza grave, questa cosa è un diritto e non lo toglierà mai nessuno, Ministro, il fatto che sia un diritto. Voi volete mettere il diritto di sciopero nelle mani dello Stato: questo si fa nei regimi autoritari, lo dico molto chiaramente. Non può essere lo Stato a decidere quando si sciopera, soprattutto se lo Stato non paga i dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Vorrei solo fare presente che in passato sono state fatte sia assemblee sindacali che scioperi, proprio per chiedere quello che chiedono tutti i cittadini, ovvero la fruibilità, ovvero mettere nelle condizioni gli operatori di potere lavorare adeguatamente rispetto all'importanza e all'utenza del sito in oggetto, che può essere Pompei, può essere il Colosseo, possono essere i cinquanta e oltre siti Unesco che abbiamo in questo Paese.
  Quindi, vi è un fine anche politico-sociale importante. Quindi, il problema – siamo sempre qui – è a monte: chi è che non pagava gli straordinari, per esempio, a questi lavoratori, tornando sul tema della retribuzione ? Chi è che non glieli pagava ? Era la pubblica amministrazione, che è in capo al suo Ministero, tra l'altro. Quindi, forse il Ministro Franceschini si dovrebbe guardare allo specchio per capire perché sono successe determinate cose in alcune situazioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Credo che si stia un po’ esagerando sia nei toni che negli argomenti, perché dire che questo decreto-legge è un attacco ai lavoratori, un attacco ai diritti e un attacco alla democrazia sindacale, francamente è fuori luogo. Insomma, faccio una domanda a me stesso e a tutti: nella sanità e nei trasporti non c’è democrazia ? Non c’è democrazia sindacale ? Non funziona la democrazia sindacale nei trasporti e nella sanità ? E che cosa facciamo con questo decreto-legge ? Puniamo qualcuno ? No ! Noi decidiamo di elevare la cultura e i luoghi della cultura a servizi pubblici essenziali, come la sanità e i trasporti: elevare i luoghi della cultura ! Noi non limitiamo i diritti di nessuno, nemmeno un'ora di diritti sulle assemblee sindacali in meno, nessuna limitazione al diritto di sciopero, soltanto una regolazione diversa, al pari di quello che succede nella sanità e nei trasporti. Quindi è un'operazione per la cultura e per la valorizzazione dei siti Pag. 13della cultura. Non c’è – ripeto – nessuna limitazione: c’è una diversa regolazione.
  Poi si dice che è un attacco al diritto di sciopero, facendo riferimento all'episodio del Colosseo. Ma, guardate, che al Colosseo non c’è stato nessuno sciopero in quell'occasione. Quella era semplicemente un'assemblea sindacale. Magari, dal mio punto di vista, sarebbe stato meno grave se ci fosse stato uno sciopero, perché in uno sciopero il lavoratore si mette in discussione: è una protesta. Allora, l'avrei capito di più, rispetto ad un'assemblea sindacale fatta in quel momento, in quell'ora, con 40 gradi all'ombra e le file di persone, che magari avevano quel momento come unica occasione della loro vita per visitare il Colosseo. E tra quelle persone sicuramente c'erano dei lavoratori, che non hanno meno diritti dei lavoratori che lavorano dentro al Colosseo !
  Quindi, nessuna limitazione ! Basta con quest'ipocrisia ! Non bisogna raccontare queste falsità. È un'operazione seria di un Paese che eleva la cultura e i luoghi della cultura come servizio pubblico essenziale, al pari della sanità e dei trasporti, dove ancora oggi – e ci sarà sempre – vi è una democrazia sindacale, che funziona ed è regolata e che, però, nello stesso tempo, non va a limitare i diritti dei lavoratori, che fruiscono dei servizi della sanità, dei trasporti e, domani, fruiranno dei servizi della cultura (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca.
  Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente, sono quassù, ho cambiato posto ieri.

  PRESIDENTE. Ah, io guardavo dove stava prima. Prego.

  GIANLUCA VACCA. C’è una frase che, a mio avviso, sintetizza bene quello che sta accadendo oggi, ma anche quello che è accaduto negli ultimi anni: la macelleria sociale deve essere fatta con il grembiule rosso, perché così gli schizzi di sangue si vedono meno, che su un grembiule bianco o blu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ecco, noi stiamo facendo, voi state facendo macelleria sociale con i vostri grembiulini pseudo rossi o rosa – perché ormai di rosso c’è ben poco credo –, proprio perché gli schizzi di sangue sono quelli dei lavoratori, tutte le persone che cercano assistenza sanitaria per quelle necessità che voi invece gli state sottraendo, tutte quelle persone che avrebbero bisogno, alle quali voi state invece togliendo dei diritti.
  Voi state facendo macelleria sociale sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori. Questo decreto-legge è completamente inutile, è soltanto un attacco ai diritti dei lavoratori. Ritiratelo, evitate questa ennesima «porcata» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Ministro, è paradossale vedere un Governo di pseudosinistra che porta avanti un tema che sinceramente mi sarei aspettato portasse avanti Forza Italia. Qua la situazione è imbarazzante, è proprio imbarazzante, perché non si va ad attaccare il sovrintendente, che autorizza e non pubblicizza bene l'assemblea che è stata autorizzata, ma si vanno ad attaccare i lavoratori. Quindi, io voglio fare un invito a tutti i commissari della Commissione lavoro: non fate i sindacalisti del Governo, cercate di difendere i lavoratori, perché qua si sta facendo un'azione che è già stata fatta. Vi ricordate il settore ferroviario ? Ecco vi faccio notare la differenza. Cosa è successo ? Si è andato a limitare il diritto di sciopero, siete arrivati addirittura ad aumentare l'età pensionabile ai macchinisti e al personale viaggiante fino a 67 anni che è un paradosso. Se noi pensiamo a vent'anni fa, una roba del genere non sarebbe mai successa. Quindi, siete voi che state limitando il diritto di sciopero e questo è un grave Pag. 14danno alla democrazia. Cominciate a pagare gli straordinari e vedrete che questi problemi si risolvono subito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Io voglio rubare alcune parole di Vittorio Sgarbi, con cui spesso non vado d'accordo, ma che in questo caso ha ragione. Testualmente lui dice: il Ministero dovrebbe pagare i salari accessori e non rompere i coglioni (Commenti).

  PRESIDENTE. Onorevole Farina, è proprio indispensabile ?

  DANIELE FARINA. È una citazione, io non ho detto che il singolo collega è un coglione, ho detto che...

  PRESIDENTE. Va bene, lasciamo perdere. Però ha quasi finito il suo tempo.

  DANIELE FARINA. Continua Vittorio Sgarbi, non io: anche perché intorno al Colosseo non è che non c’è un c... e fa un elenco (Commenti)... è una citazione, colleghi, è una citazione, è una citazione, non ho detto...

  PRESIDENTE. Onorevole Farina, ha finito il suo tempo, grazie.

  DANIELE FARINA. No Presidente.

  PRESIDENTE. Mi dispiace, ha finito il suo tempo, grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Io vorrei fare una domanda diversa al Ministro e al sottosegretario che stanno seguendo, devo dire, con attenzione i lavori, a cominciare da quelli della Commissione. Non voglio entrare nella discussione rispetto al diritto di sciopero e non voglio nemmeno entrare nella discussione del fatto che probabilmente si è colta un'occasione per intervenire con violenza, con la quale ormai questo Governo ci ha abituato, sul diritto di sciopero. Io vorrei porre una domanda e vorrei che quest'Aula oggi si dividesse tra chi difende la Costituzione e i principi salvaguardati nella Costituzione e chi invece, come sta accadendo oggi, interviene con decretazione d'urgenza su un diritto garantito dalla Costituzione. Il diritto di sciopero, al pari del diritto alla salute e all'istruzione, è un diritto previsto dalla Costituzione. Quindi, io mi domando se era necessario intervenire anche in termini manutentivi sulla legge n. 146 del 1990. Non sarebbe stato opportuno farlo lasciando la parola al Parlamento, considerando che siamo ancora in una Repubblica parlamentare ? Questa è la domanda che vorrei porre al Ministro. Non era il caso di evitare, anche su questo, la decretazione d'urgenza ? È stato veramente necessario, ancora una volta, mostrare i muscoli, come fa ormai il Presidente del Consiglio, facendo ancora una volta a brandelli la Costituzione ?
  Io mi domando questo. Infatti, qui c’è chi ogni giorno mette in campo la Costituzione e c’è chi, invece, con un decreto d'urgenza interviene pesantemente, appunto, su un diritto previsto dalla Costituzione stessa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. A parte il fatto che in tre ore a Roma intorno al Colosseo si possono vedere tante altre cose, come affermava Sgarbi magari in maniera volgare, credo sia da sottolineare come la lotta paga, Ministro. Infatti, quei lavoratori sono stati pagati due giorni dopo, i loro straordinari sono stati pagati. Quindi, hanno fatto bene a fare quell'assemblea, proprio perché così gli è stato riconosciuto quello che non gli era stato dato.
  E voi, invece, avete strumentalizzato questo evento. Lo avete strumentalizzato, Pag. 15come altri eventi ed altri episodi romani, per un preciso obiettivo, ossia, come dite voi, per contemperare la tutela dei turisti con il diritto allo sciopero. In realtà andrebbero valorizzate le risorse culturali valorizzando le risorse umane, mentre voi, in questo modo, andate a disarticolare i diritti costituzionali riconosciuti e a minacciare i lavoratori, a tenerli sotto botta.
  Dal discorso di Damiano emerge che, semmai, l'inadempienza e la colpa è della sovrintendenza, perché l'apertura regolamentata, adesso che questo sarà il tenore...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. ... sarà più restrittiva: meno lavoratori potranno partecipare e, quindi, ci saranno meno tutele riconosciute per i lavoratori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Ministro, sappiamo tutti quanto a lei stiano a cuore i siti archeologici, le opere che vengono riconosciute nel nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Lo dichiara in ogni occasione, io sono con lei quando lei lo fa, ma tutto questo non può violare i diritti dei lavoratori. Tanto più – lo abbiamo detto più volte – che tutto questo può essere veramente legato come bene per l'incremento del lavoro nel nostro Paese.
  Ventisette lavoratori che ci sono nel Colosseo sono veramente molto, molto pochi. Potremmo dare altre ventisette stipendi, probabilmente, per tenere aperto quel grandissimo sito. È un sito che ha degli introiti strepitosi, nel giro di pochissime settimane si pagano gli stipendi di questi lavoratori.
  Noi dobbiamo farne veramente tesoro. Non voglio usare la parola «petrolio» perché mi fa spavento, ma dev'essere veramente il nostro patrimonio, Ministro Franceschini. Questo vorrebbe essere, da parte mia, veramente un invito per tutta la sua attività ministeriale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Presidente, l'assemblea al Colosseo era stata regolarmente convocata, a che ne so io. La soprintendenza lo aveva detto attraverso i suoi canali informativi, tant’è che i giornali locali ne parlavano.
  Ora, il tema è: come fa la soprintendenza a gestire un sito come il Colosseo nel momento in cui non sa quanti aderiranno all'assemblea sindacale ? È per questo che si vorrebbe – credo – regolamentare gli scioperi per quanto riguarda i beni culturali e il nostro patrimonio storico: perché sono una parte fondamentale della nostra economia.
  Quindi, è inutile che continuiamo a parlare di tutela o addirittura che si dica che lo Stato deciderà lo sciopero per quanto riguarda i lavoratori. Infatti, secondo la legge n. 146 del 1990, si prevede che le forme di assemblea e di sciopero dei lavoratori saranno discusse dal Garante, dalla commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero, assieme alle parti sindacali. Quindi, non sarà lo Stato a decidere sugli scioperi e sulle assemblee sindacali, ma sarà un'insieme delle parti, che deciderà il modo migliore per poter comunque consentire alla popolazione di poter usufruire di beni fondamentali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie, Presidente. «La valorizzazione dei beni culturali si consegue mediante la costituzione e l'organizzazione stabile di risorse, strutture o reti di comunicazione, come pure nella messa a disposizione di competenze tecniche, unite all'impiego di risorse finanziarie o strumenti finalizzati alla promozione della conoscenza del nostro patrimonio culturale e alla sua fruizione». Questo lo leggo direttamente nel sito del Ministero dei beni culturali. Questo anche Pag. 16per rispondere al collega che prima parlava di valorizzazione e per dire che la valorizzazione non si esaurisce nel mantenere semplicemente aperto un sito culturale, ma si sostanzia anche di molte altre cose, come lo stesso sito sottolinea.
  Queste sono per noi le priorità, queste sono le priorità del MoVimento 5 Stelle e da qui bisogna cominciare per la promozione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Questa dovrebbe quindi essere la materia con le caratteristiche di necessità ed urgenza e non la riduzione dei diritti dei lavoratori.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Marzana.

  MARIA MARZANA. Per quanto riguarda i fatti giudiziari di questi giorni, si potrebbe dire che ...

  PRESIDENTE. Grazie.

  MARIA MARZANA. Mi perdoni. Si potrebbe dire che chi di reato ferisce, di reato perisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Continuo ad insistere sul volere spostare l'attenzione da questa tematica che riguarda in primis i diritti dei lavoratori ad un tema che forse è molto più grande e che è strettamente correlato e che interessa soprattutto il titolo di questo decreto-legge che riguarda la fruizione. Come ho già detto nel mio intervento precedente sto parlando dei servizi aggiuntivi. Cosa sono questi servizi aggiuntivi ? Li definisce il Codice dei beni culturali all'articolo 117. Per alcuni colleghi sto dicendo cose molto scontate. Come sono definiti ? Sono definiti come il servizio editoriale, la gestione dei punti vendita, i servizi di accoglienza, i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba, l'organizzazione di mostre e manifestazioni. Questi servizi possono essere gestiti in forma integrata con i servizi di pulizia, vigilanza e bigliettazione. Possono essere gestiti da privati o dal pubblico.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  SIMONE VALENTE. Dov’è che possono trovare applicazione questi servizi ? In tutto il nostro patrimonio artistico e culturale: musei, biblioteche, aree e parchi archeologici e complessi monumentali. Secondo me di questo si dovrebbe discutere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Miccoli. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente. Credo che, al di là della vicenda dei lavoratori del Colosseo, se vogliamo fare una discussione utile, dobbiamo partire da un dato di fatto che è inerente al provvedimento. A Roma quegli scioperi, quelle agitazioni, quell'assemblea non hanno prodotto, come è tradizione a Roma, la solidarietà dei cittadini nei confronti di quei lavoratori: ci dobbiamo chiedere il perché. È vero che veniamo dopo una serie di agitazioni che hanno prodotto una frattura tra i cittadini e i lavoratori. Penso alle agitazioni e agli scioperi bianchi nelle metro. Penso al Capodanno dei vigili urbani a Roma, penso però anche alle agitazioni nel mondo della cultura. Penso al fatto di aver fatto saltare la prima al Teatro dell'Opera oppure alle Terme di Caracalla. Penso a questo e penso a come noi oggi ci facciamo carico di risanare quella frattura, di regolamentare quel patto tra Stato e lavoratori ma anche tra cittadini che usufruiscono dei lavoratori perché chi ha a cuore il destino e la tutela dei lavoratori deve anche avere a cuore il fatto che, quando quei lavoratori fanno delle battaglie, quelle battaglie hanno bisogno della solidarietà di chi li circonda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 17
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzano, Vico... Mongiello... Spadoni... Parisi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  374   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  265).    

  (La deputata Gelmini ha segnalato che ha espresso voto favorevole ma avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ciprini 1.1, Placido 1.23 e Polverini 1.25.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie Presidente. Credo che sia utile, dopo questo dibattito interessante, introdurre alcuni elementi di chiarezza, perché non vorrei che tra schizzi di sangue, clima orgiastico ed eiaculazioni precoci perdessimo di vista esattamente ciò di cui stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Così come mi pare davvero fuori luogo – voglio dirlo nel rispetto dell'ovvia dialettica parlamentare – cercare di dividere questo dibattito, e quindi l'Assemblea, tra chi difende i lavoratori e chi attacca i lavoratori. È un'impostazione assolutamente fuorviante e sbagliata. È vero che questo decreto-legge, con una valutazione che è stata fatta e riconosciuta di necessità e di urgenza, è stato motivato da un fatto preciso, cioè l'assemblea del 18 settembre dei lavoratori del Colosseo; lo dico a scanso di dubbi: assemblea regolarmente autorizzata e regolarmente convocata; è proprio per questo che, a regole vigenti, abbiamo deciso di fare un decreto d'urgenza, avendo visto il risultato che quel tipo di assemblea ha prodotto, l'impatto che ha prodotto sui turisti, sui turisti che avevano prenotato da mesi, sulle persone che magari avevano l'unica occasione di vedere il Colosseo nella loro vita e l'impatto, anche, che ha dato in termini di immagine del Paese in giro per il mondo, perché, naturalmente, quando succedono fatti di questo tipo – era accaduta, lo dico rispetto al presunto diritto divieto di farlo a regole vigenti nei mesi di luglio e agosto, la stessa cosa esattamente il 24 luglio a Pompei, la chiusura per una assemblea – le immagini fanno immediatamente il giro del mondo e capite bene anche che danno di immagine per il Paese c’è.
  Abbiamo deciso di fare un decreto d'urgenza, era già convocato il Consiglio dei ministri per il pomeriggio, essendo il tema stato ampiamente dibattuto tutte le volte che si era verificato un altro episodio del genere ed essendo il decreto un decreto-legge di due righe, ampiamente discusso e preparato, abbiamo pensato che ci fossero i requisiti di necessità e di urgenza. Ciò anche perché la settimana dopo, il martedì, era già convocata un'analoga assemblea in un altro importante luogo della cultura d'Italia.
  Allora, non c’è nessun attacco ai diritti dei lavoratori, non capisco perché utilizzare questi argomenti; forse i lavoratori della sanità, dei trasporti, delle scuole non hanno riconosciuti i diritti sindacali, non possono fare assemblee o scioperi ? Fanno assemblee o scioperi i lavoratori della scuola, quelli della sanità o quelli di altri servizi pubblici essenziali. Semplicemente si è ragionato, e il decreto-legge fa esclusivamente questo, di aggiungere tale settore Pag. 18all'elenco di quelli che lo Stato riconosce come servizi pubblici essenziali, cioè servizi che per la loro importanza e per il loro impatto sull'utenza, in questo caso i cittadini turisti, richiedono regole particolari e, quindi, si possono fare e si potranno continuare a fare assemblee – ci mancherebbe altro, chi è che vuole togliere i diritti sindacali riconosciuti costituzionalmente –, si potranno fare assemblee, si potranno fare scioperi, anche nel settore oggi dei beni culturali, però, cercando di contemperare il diritto dei lavoratori con il diritto dei cittadini o dei turisti, in questo caso, di poter usufruire del bene.
  Quindi, è una procedura già prevista: la parola «regolamentata», che è stata aggiunta in sede di conversione, precisa quello che c’è già nelle regole, nella stessa legge n. 146 del 1990 e nella prassi, cioè, quando si decide di fare uno sciopero o un'assemblea sindacale li si deve convocare attraverso una trattativa, un incontro tra, non il Ministero, ma tra le organizzazioni sindacali e il Garante per gli scioperi, per decidere le modalità secondo le quali si può svolgere quell'assemblea o quello sciopero, senza andare a danneggiare il diritto di fruire di quel servizio essenziale.
  Quindi, il termine «fruizione» è perfetto nel titolo, perché qui parliamo di fruizione dei beni culturali e cioè di garantirne l'apertura. Questo succederà ed è giusto che succeda così e non sta a me dirlo, ma, per esempio, quello che vale in altri servizi, cioè garantire che l'assemblea si svolga all'inizio del turno, come è avvenuto quella mattina al Colosseo, non risolve il problema. Perché se tu hai una prenotazione da due anni in un museo, in un luogo della cultura a numero chiuso e ti chiude proprio quelle due ore, tu perdi l'occasione della vita che hai di vederlo. Allora, evidentemente bisogna trovare un altro sistema. Io penso, per esempio, ma non sta a me dirlo o deciderlo, che una traccia potrebbe essere – e se verremo coinvolti come Ministero daremo un'indicazione in questo senso – garantire lo svolgimento del diritto di assemblea, ma anche un'apertura parziale del museo, per esempio, garantendo l'apertura non di tutte le sale, ma di una parte delle sale. Questo vuol dire aggiungere all'elenco dei servizi essenziali anche l'apertura dei musei e dei luoghi della cultura.
  Per chiarezza – lo ripeto, perché le cose, se non vengono smentite, diventano vere – devo anche aggiungere che i lavoratori, nell'ordine del giorno di quell'assemblea, avevano diversi punti, uno dei quali, fondatissimo, era relativo agli straordinari.
  Un altro, meno fondato, era l'ostilità, dichiarata nel documento, a che la gestione dell'area archeologica centrale di Roma, che è divisa assurdamente tra proprietà del comune e proprietà dello Stato, fosse unificata. Un «pezzo» al biglietto del comune, un «pezzo» al biglietto dello Stato; un pezzo di competenza della sovrintendenza statale, un pezzo della sovrintendenza capitolina: dura così da più di cento anni; abbiamo firmato un accordo con il comune e ci sarà un'unica gestione tra comune e Stato, un unico biglietto, non ci saranno più queste distinzioni. Non capisco perché opporsi a questo, ma rispetto ovviamente le opinioni diverse.
  Sugli straordinari: certo che avevano ragione, ma, primo, non era un problema del Ministero dei beni culturali, esclusivamente. Il ritardo era dovuto al fatto che il DPCM era arrivato nel mese di luglio. Si dice che sono stati pagati dopo. L'assemblea è del 18 settembre, il giorno 11 settembre è stato comunicato alle organizzazioni sindacali che il 3 agosto si era data la disposizione di sbloccare tutti i fondi, essendo finalmente arrivato il DPCM; il giorno 17 settembre, cioè il giorno prima dell'assemblea, è stato comunicato alle organizzazioni sindacali (questa è la lettera) che si erano sbloccati i fondi; esattamente: sono stati caricati sui relativi capitoli di spesa gli importi relativi al FUA 2015 nello stato provvisorio, in attesa di registrazione della Corte dei conti. Presumibilmente, già dal 21 settembre ci sarà il decreto di riparto; il 21 settembre, cioè due giorni dopo, è arrivato il decreto di riparto. Quindi, le organizzazioni sindacali erano state informate che Pag. 19la vicenda «straordinari» era già stata sbloccata ed erano state informate prima dell'assemblea che si è svolta il giorno 18.
  Secondo, non è stata data pubblicità. Anche qui, non è vero ! Questo è il comunicato stampa della sovrintendenza di Roma e questo è il comunicato dei lavoratori che annunciavo l'assemblea: il giorno dopo tutta la stampa, in particolare la stampa romana, riportava la notizia che ci sarebbe stato il Colosseo chiuso. Questo non può risolvere il problema, perché un turista che viene dal Giappone non è che legge il comunicato stampa o l'avviso o tutte le forme di comunicazione che si possono dare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Non raccontiamocela ! In più, per ulteriore chiarezza, la sovrintendenza ha chiesto ripetutamente nei giorni precedenti ai lavoratori se potevano garantire l'apertura dei siti, perché non è stato chiuso il Colosseo, sono stati chiusi tutti i musei e i luoghi della cultura della sovrintendenza: le Terme di Diocleziano, il museo Massimo, sono stati chiusi tutti. I lavoratori hanno risposto che non potevano dare questa garanzia, perché non essendo vigente il decreto-legge non erano obbligati a dare i numeri per garantire l'apertura. E la sovrintendenza non può organizzare una apertura alternativa, perché non sa – per forza, non sa ! – quanti lavoratori partecipano all'assemblea, tant’è vero che le procedure di legge prevedono che dopo l'assemblea si chieda e si registri chi ha partecipato all'assemblea per stare nei limiti orari e nelle cose che sono previste dalla normativa. Quindi, a legislazione previgente non era possibile regolamentare il diritto di assemblea contemporaneamente con l'apertura dei siti e difatti sono stati chiusi tutti, non solo il Colosseo, tutti i luoghi della cultura della sovrintendenza speciale di Roma.
  Allora, sono stati poi toccati altri temi, li dico brevemente: i servizi aggiuntivi. I servizi aggiuntivi sono in proroga da molto tempo, è uno sbaglio, è una distorsione. Abbiamo lavorato per sei, sette mesi con la Consip e abbiamo già stabilito e firmato l'accordo con la Consip per cui cesseranno le proroghe. Sono già iniziate le gare per alcuni servizi essenziali, servizi di guardiania e di pulizia. Verranno messi a gara in modo trasparente, spero anche con più introiti da parte dello Stato, ma con garanzia assoluta e trasparenza, attraverso la Consip, che è la società a cui lo Stato affida queste cose, tutta la gestione dei servizi aggiuntivi.
  Così come, ritengo che sia vero che c’è un problema di carenza di organico, però – questo lo rivendico con molta determinazione – nella legge di stabilità che arriverà in Parlamento e che abbiamo approvato in Consiglio dei ministri, io ho chiesto, come Ministero, una deroga alle regole generali che limitano o in alcuni casi impediscono il turnover o l'assunzione nella pubblica amministrazione. Ma l'ho chiesta per le professionalità di cui il mio Ministero ha assoluto bisogno: ha un'età media di 59 anni, tra alcuni anni non ci saranno più archivisti, bibliotecari, storici dell'arte. Ho ottenuto una deroga alle regole generali, per cui potremo assumere 500 persone coprendo tutti i posti vacanti in pianta organica, assumendo archeologi, storici dell'arte, bibliotecari, archivisti, antropologi, restauratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Per partire da lì, perché nel settore della guardiania e dei custodi – lo voglio dire perché è giusto che il Parlamento sia informato di tutto, anche anticipando quello su cui stiamo lavorando – c’è un problema di riorganizzazione, non è soltanto un problema di persone in più.
  Siamo l'unico Paese al mondo che ha da più di trent'anni una regola per cui il parametro sale-custodi è unico in tutta Italia, fissato con decreto ministeriale, indipendentemente da cosa custodisce il museo, se cose che si possono rubare o cose che non si possono asportare, da come sono organizzate le sale, da se ci sono strumenti di videosorveglianza o meno, perché era fatto in una stagione molto lontana, che non aveva vincoli o limiti alle assunzioni: per cui, per rispettare quel parametro, unico in tutta Italia per tutti i tipi di musei, bisognava assumere ! Oggi che non si può più assumere, quando Pag. 20trovate le sale chiuse in un museo è perché il direttore del museo deve rispettare quel parametro, che io cambierò, e affiderò al direttore del singolo museo, com’è in tutto il mondo, in base a come sono organizzate le sale, cosa custodiscono, se ci sono strumenti tecnologici di videosorveglianza, il compito di stabilire lui il parametro quanti custodi per quante sale.
  Secondo: siamo l'unico Paese al mondo che ha un unico orario di apertura, 11 ore al giorno per tutti i musei. Capite che invece avrebbe senso, per il museo che ha un problema di superafflusso, magari aprirlo 14 ore; quello in cui vanno 5 mila persone in un anno non ha bisogno di due turni di lavoro e di 11 ore; e magari sarebbe logico che qualche custode, anche nella stessa città, si spostasse da quel museo in cui non c’è bisogno a un museo vicino in cui c’è bisogno di allungare l'orario di apertura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Concludo allora. Al di là di queste cose, e credo tolto davvero questo dibattito su chi difende i diritti dei lavoratori e chi li attacca: anche per le storie personali del sottoscritto, ma anche di chi voterà questo decreto-legge, credo che sia francamente una cosa che fa abbastanza ridere. Il tema è un altro: vorrei che prevalesse su questo il fatto che, con questo provvedimento – perché spesso da un problema nasce una cosa virtuosa –, in un Paese come l'Italia così orgoglioso del proprio patrimonio storico, archeologico, monumentale, così consapevole che questo patrimonio può diventare anche una fonte di ricchezza e di creazione di lavoro, di creazione di sviluppo economico, riconoscere che i musei, le biblioteche, gli archivi, i luoghi della cultura sono servizi essenziali come le scuole e gli ospedali, io credo che sia una grande conquista di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Misto).

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signora Presidente, Ministro, lei sembra non rendersi conto di quello che le contestiamo, di quello che le contesta quest'Aula: tutte le sue scuse, le sue giustificazioni portate, addotte in questa sede non vanno nella direzione di spiegarci quello che le chiediamo da molto tempo. Lei sembra non rendersi conto del fatto che non è con un decreto d'urgenza che si risolve la situazione di Pompei del 24 luglio scorso, del Colosseo del 18 settembre scorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Cioè non si risolve con questo decreto-legge la situazione di assemblee sindacali – peraltro legittime, autorizzate, l'abbiamo detto – che tengono chiusi per qualche ora i nostri siti.
  Ministro, qui le si contestano tre cose: glielo ripeto nel caso in cui non le fosse chiaro. Primo, di aver usato il pretesto di un'assemblea legittima, autorizzata, per legiferare d'urgenza su un'altra materia, che è lo sciopero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi lei non può nella relazione tecnica del suo decreto-legge scrivere che i fatti che hanno causato l'emanazione di questo decreto-legge sono legati a delle assemblee, e poi legiferare su un'altra cosa, cioè sullo sciopero. Primo punto. Quindi, un pretesto.
  Secondo punto, avete violato la Costituzione quando all'articolo 77 parla di necessità ed urgenza: per questo decreto-legge non sussistono i requisiti di necessità ed urgenza.
  Terzo punto: avete agito in maniera punitiva nei confronti dei lavoratori. Quindi noi le contestiamo, Ministro Franceschini, il metodo con cui avete agito; e vado a ricordare i fatti del 18 settembre scorso, perché magari non sono abbastanza chiari.
  La tempistica di questo decreto-legge. L'avete emanato la sera stessa del fatto, dell'assemblea: quindi i lavoratori ritardano l'apertura del Colosseo e di altri siti di Roma per tre ore; peraltro si trattava di Pag. 21un'assemblea la cui convocazione era stata evitata in estate proprio per scongiurare disagi ai turisti, quindi si era aspettato e la si era convocata la mattina presto per evitare questi disagi. Chiaramente, come già è stato detto, era da novembre 2014 che i lavoratori aspettavano gli straordinari, quindi mi pare che avessero aspettato un tempo congruo.
  Voi, appunto, quel giorno avete twittato. Il Presidente del Consiglio scrisse: non lasceremo la cultura ostaggio dei sindacati in Italia; peraltro questa assemblea non era stata convocata dai sindacati, ma dalle Rsu, quindi direttamente dai lavoratori. Lei ministro, invece, ha twittato: la misura è colma, oggi decreto. Ministro, la misura colma è quella dei lavoratori che attendevano da un anno i loro straordinari (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). La ormai ex sottosegretaria Barracciu, ha parlato di reato in relazione al diritto di sciopero, ma forse il reato lo ha compiuto lei e si chiama peculato aggravato per l'uso illegittimo dei fondi della regione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi Ministro, gli unici colpevoli e responsabili di quel grave danno di immagine che c’è stato per il nostro Paese il 18 settembre scorso siete voi, lei e il suo Governo. Noi non accettiamo questo modo di legiferare addossando le colpe ai lavoratori, con un decreto-legge che non ha i requisiti della necessità ed urgenza e che appunto viene fatto in maniera punitiva a scopo esclusivamente mediatico, vuole cioè far vedere ancora una volta i muscoli di un Governo autoritario e interventista a tutti i costi, che calpesta e vessa i suoi lavoratori. Lavoratori, che voi volete considerare di un servizio pubblico essenziale, che vengono trattati in questo modo. Ministro, questo non è un atteggiamento da Governo responsabile, secondo noi questa scelta è una vessazione nei confronti dei lavoratori, che hanno convocato una assemblea legittima, per cui noi avremmo potuto entrare nel merito di questa norma, che va ad inserire la fruizione dei beni culturali nei servizi essenziali, se le cose fossero andate diversamente. Avremmo potuto parlare nel merito se le cose fossero andate diversamente e se voi non aveste strumentalizzato quell'episodio, se aveste inserito questa norma in un disegno più ampio di rilancio vero dei beni culturali in Italia e se lo aveste fatto non con decreto-legge, ma tramite un disegno di legge parlamentare, come dovrebbe essere visto che la materia dello sciopero è coperta da riserva di legge e non potrebbe essere trattata per decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Sulla scorta di quanto appena affermato dalla collega, Ministro, le ricordo che l'articolo 77 della Costituzione recita: il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria, se non in casi di necessità e urgenza. Ministro, questa è la Costituzione, voi l'avete sorpassata un'altra volta. Lei ha parlato di responsabilità, ebbene io sono assolutamente convinto che se uno sciopero o un'assemblea del genere fosse accaduta ad Aquileia, tanto per fare un esempio, voi non vi sareste neanche mossi dalla sedia. Evidentemente, avete fatto e avete fatto fare all'Italia una figuraccia internazionale, poiché il Colosseo è un monumento conosciuto in tutto il mondo, ma state sorpassando per l'ennesima volta un articolo della Costituzione.
  Per quanto riguarda il suo intervento di prima, che io ho apprezzato, così come ho apprezzato le sue presenze in Commissione, che non sono assolutamente cosa da poco, ho visto che non tutti coloro che attualmente fanno parte del partito di maggioranza hanno applaudito. Stranamente hanno applaudito i renziani del Partito Democratico, ma coloro che hanno fatto parte di sindacati o sono ancora sindacalisti non hanno mosso le mani; minoranza del Partito Democratico piegata anche in questo caso e abbondantemente Pag. 22sorpassata, che si accontenta fondamentalmente delle briciole, perché se andiamo a cambiare una parola di questo decreto, ovvero la parola «regolamentata», significa che voi con una parola andate a prendervi il voto della minoranza del Partito Democratico, composta anche da sindacalisti o ex sindacalisti, che in questo caso si devono piegare a votare un qualcosa che per anche loro, anche se non avranno mai il coraggio di dirlo, non ha senso.
  Tra l'altro Ministro, sicuramente lei è informato più di me, ma le faccio presente che la mail riguardante lo sblocco dei fondi non è arrivata il giorno prima, ma durante l'assemblea, e quindi ci ha raccontato una balla, mi dispiace Ministro, non so se per poca informazione o intenzionalmente. La mail dello sblocco è arrivata durante l'assemblea, mentre lei prima ha detto che era arrivata il giorno prima.
  State quindi, Ministro, dicendo che i lavoratori possono fare un'assemblea ma che tanto il Colosseo resterà aperto e quindi le ricordo un caso. Ricordo che nel 1981 Ronald Reagan licenziò in tronco 11 mila lavoratori, erano dei controllori di volo; state facendo esattamente la stessa cosa e state dicendo: potete fare assemblee e potrete in futuro fare sciopero, ma tanto il Colosseo andrà avanti, quindi dando valenza nulla ad assemblea e evidentemente anche agli scioperi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà. Collega Giachetti, mettetevi da una parte a chiacchierare.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signora Presidente, vede, Ministro Franceschini, sarebbe bastato pagare gli straordinari e assumere prima quelle 500 persone per dare una dignità al nostro Paese. Io voglio dirle, Franceschini, che l'unica cosa di sano che ha detto è proprio quella delle assunzioni, ma noi non ci crediamo, perché 500 persone non bastano neanche per soddisfare il fabbisogno che c’è a Roma di personale, quindi dovete cercare di avere rispetto. Se questa norma non va a toccare il diritto di sciopero e non va a ledere quei diritti dei lavoratori, perché lo state facendo ? Perché state continuando ad andare verso una strada sbagliata ? Io mi trovo un po’ a disagio perché non mi sarei mai aspettato da questo Parlamento una discussione del genere.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  DAVIDE TRIPIEDI. Noi amiamo, Presidente, la discussione parlamentare ma vogliamo essere anche partecipi, quindi al posto di fare un decreto dobbiamo fare magari una legge, così almeno ne parliamo.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripiedi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signora Presidente, intervengo per illustrare anche il mio emendamento che, analogamente al primo e diversamente dal primo, comunque è soppressivo e devo dire che vorrei usare gli argomenti del Ministro Franceschini e del presidente della Commissione lavoro Damiano per dire che mi avete ulteriormente convinto che avete usato uno strumento improprio, l'avete usato precocemente, perché così avete fatto, l'avete in qualche modo ammesso anche voi, fatto di fretta, sul momento. Avete pensato di cogliere un attimo emotivo, vi nascondete dietro la tutela dei turisti, ma le vostre parole tradiscono il pensiero perché come sempre la parola tradisce il pensiero. Ministro Franceschini, se lei vuole fare tutte queste cose sulla cultura – anch'io apprezzo, come il collega Rizzetto, che lei sia qua e dialoghi da posizioni opposte a quelle che sostengo io in questa Aula – però se lei ha in mente di fare tutte queste cose, le sembra che l'occasione giusta fosse un'assemblea legittima di lavoratori ? Le sembra che lo strumento giusto sia un decreto d'urgenza ? Presenti un piano straordinario per la cultura, Pag. 23proponga di assumere, proponga di garantire gli stessi diritti al Colosseo e a tanti altri luoghi, perché sa, anche in altri luoghi, anche alla Villa della regina della mia città poteva esserci un turista giapponese che si è trovato il cartello stampato sul muso perché avete dato a una banca in subaffitto un luogo di cultura ! Anche quello è un diritto ! Vale di meno ? Ci sono monumenti a cui se ne garantiscono di più e altri che ne hanno di meno ? E di quale diritto di cittadinanza parlate ? Io conosco i diritti di cittadinanza, i molti su cui voi vi fermate. D'altronde se avete bisogno di Abrignani, alias Verdini, per sostenere le vostre operazioni capisco perché vi fermate su quei diritti, quelli sì, civili. Allora, non serviva un decreto, avete usato il pretesto dell'assemblea, l'avete strumentalizzata e voi nascondete un guanto di ferro in un guanto di velluto. Prima lanciate la pietra e poi venite qua a dire: ma cosa abbiamo fatto ? Non è successo niente, volevamo qualche regoletta in più. E allora potevate concordarla ! Avete mille strumenti, mille percorsi, c’è una procedura stabilizzata.
  Le dico di più: per me è stato molto interessante sentire il Garante in Commissione, perché, vede, è un garante che non ha eguali strumenti. Sarebbe interessante, per esempio – glielo suggerisco, se vuol coglierlo –, che tra i provvedimenti voi immaginaste di dare qualche strumento al Garante anche per intervenire in via preventiva sul datore di lavoro, che in questo caso è l'amministrazione pubblica. Perché se l'amministrazione pubblica non paga, andrà sanzionata. Non è possibile che si sanzioni sempre e solo la parte più debole, perché, se no, la garanzia non c’è ! È una garanzia sbilanciata ! Si sanzionino anche le amministrazioni che creano questi problemi ! Si vada fino in fondo a scoprire per quali ragioni non si pagano i salari accessori !
  Se, poi, lei è in grado di presentarci un grande piano di assunzioni e di rilancio della cultura, noi saremo felici di discuterlo e di impegnare queste Camere anche con procedure, ma non usi i diritti dei lavoratori ! Non li usi, perché, vede, quel guanto di ferro nel guanto di velluto è quello che in fondo non resiste alla tentazione – come si dice – di ricondurre «a recinto» quella che è l'azione collettiva dei lavoratori, perché a me è quella che interessa.
  La legge sulla rappresentanza, di cui ogni tanto parlate più per minacciare che per garantire, servirebbe proprio a dare certezza di rappresentanza alle organizzazioni sindacali e certezza di diritto di scelta ai lavoratori, in modo che possano decidere. Voi non potete pensare che decidete per tutti: per i lavoratori, per i turisti, per le opposizioni e che, quindi, decidete solo voi, perché lo fate anche male e, prima o poi, queste scelte vi svuoteranno anche le urne: basta aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Coscia. Ne ha facoltà.

  MARIA COSCIA. Grazie, Presidente. Io devo dire che sono un po’ perplessa per il modo in cui si sta discutendo questo decreto, nonostante che il presidente Damiano e il Ministro Franceschini abbiano fornito degli argomenti, credo, abbastanza importanti su cui riflettere.
  In sostanza, cosa introduce questo decreto ? In primo luogo, parliamo di introdurre una parola fondamentale per i servizi culturali, rispetto alla regolazione dell'apertura. Parliamo, infatti, di una legge del 1990 – la legge n. 146 del 1990, che i colleghi che mi hanno preceduto credo conoscano perfettamente – la quale reca «Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali» – e, quindi, sull'esercizio dei diritti dei lavoratori – «e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati»: cioè, questa legge vuole contemperare i diritti dei lavoratori e i diritti degli utenti, dei cittadini che usufruiscono di servizi essenziali.
  Quando parliamo di servizi essenziali, noi abbiamo un altro argomento importante, di cui mi pare si stia parlando poco, Pag. 24e cioè se la cultura e i beni culturali, in questo Paese, abbiano quella dignità. Perché è vero che nella legge n. 146 del 1990 si cita il patrimonio culturale, ma lo si cita soltanto per quanto riguarda la vigilanza. Su questo vi è ancora una concezione che spesso ha fatto in modo che nel nostro Paese si sia aperta una grandissima discussione, e cioè se il patrimonio culturale sia un patrimonio non solo da tutelare, e quindi da tenere in una «bacheca di vetro», ma anche se vi sia possibilità di fruizione da parte dei cittadini: quando fu introdotta quella regola, fu introdotta nella fase in cui vi era quella discussione, e cioè solo con riferimento alla tutela: impedire, in sostanza, che vi fossero danni al patrimonio.
  Invece, a mio avviso, il passo avanti è un passo avanti importante, che noi dobbiamo riuscire a valorizzare in tutta la sua importanza: noi parliamo, infatti, anche della fruibilità del patrimonio, in momenti particolari, in cui giustamente i lavoratori possono e debbono protestare per rivendicare i propri diritti, ma, in questo contesto, come noi riusciamo anche a garantire la fruizione di questo patrimonio e, quindi, l'apertura anche parziale, come il Ministro ricordava, con certe modalità.
  E vorrei ricordare anche questo: già la Commissione di garanzia ha invitato le parti sociali a trovare un accordo, un protocollo di intesa, entro sessanta giorni, ai fini dell'applicazione del decreto.
  Si tratta delle parti sociali, cioè delle organizzazioni sindacali insieme alle amministrazioni interessate a quel singolo bene.
  Quindi, noi non stiamo mettendo in discussione i diritti dei lavoratori, ma stiamo cercando di trovare una modalità che consenta, insieme alla tutela di questi diritti, di tutelare i diritti della persona costituzionalmente garantiti, in un contesto nel quale – e questo io vorrei ancora sottolinearlo – la cultura e i beni culturali del nostro Paese sono riconosciuti come fondamentali, non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo, e sono una spinta notevole per l'uscita dalla crisi e per il rilancio economico del nostro Paese.
  Ma noi abbiamo fatto di più in Commissione. Lo vorrei ricordare, perché ho sentito alcuni argomenti e, cioè, quello di dire di regolare, quindi, non solo questa parte, ma anche di fare in modo che la cultura abbia le risorse perché questo possa avvenire. Abbiamo presentato, come PD, un emendamento molto importante, che è stato approvato dalla Commissione, che riconosce i livelli essenziali. Quindi, non solo l'essenzialità del servizio pubblico, ma anche i livelli essenziali delle prestazioni, con tutto quello che a ciò consegue, cioè più investimenti.
  Anche su questo punto – vorrei concludere – già nella legge di stabilità ci sono, da questo punto di vista, dei segnali molto importanti. Ci sono più risorse per la cultura e c’è anche – e lo vorrei dire ai colleghi che hanno sollevato questa questione – la possibilità di assumere 500 nuove risorse di personale fondamentali, di qualifiche professionali, di cui i beni culturali e la cultura, nel suo insieme, hanno bisogno nel nostro Paese.
  Quindi, ci sono già dei segnali concreti e io vorrei veramente che non si continuasse con una discussione, che mi sembra di scontro frontale, che non ha oggettivamente motivo d'essere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Il discorso del Ministro Franceschini in alcuni punti è stato perfetto. Sembra quasi che stia facendo corsi di «annuncite» da Renzi: fluttuante, rassicurante, un discorso da Leopolda. Però, andiamo ai fatti.
  I fatti sono questi: noi spendiamo per la cultura l'1,1 per cento della spesa pubblica e siamo ultimi rispetto alla media europea, dove la spesa è pari al 2,2 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il numero del personale, nei beni culturali, si è dimezzato dal 2001 ad oggi. Adesso annuncia lo sblocco del turnover, ma ciò significa che rimarranno sempre gli Pag. 25stessi dipendenti e, quindi, lo sblocco sarà solo parziale.
  Quindi, ad agosto abbiamo letto sui giornali dei tagli ai teatri, dei tagli alla musica, e adesso arriva Franceschini e vuole venderci la pentola vuota. Noi non l'accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, bella battuta quella che ha fatto prima il Ministro Franceschini, secondo il quale qui non ci sarebbe nessuno contro i lavoratori. Allora, voglio ricordare al Ministro che il suo non è proprio un Governo workers-friendly, dato che con il Jobs Act ha reso licenziabili i lavoratori, li ha demansionati e li controlla a distanza ravvicinata. Tutto questo per fare i cagnolini di Confindustria e si usa la leva della crisi, che c’è la crisi, per sottrarre i diritti senza che ci sia dissenso, perché più forte è la percezione della crisi – falsa crisi ! – più i cittadini sono disposti ad accettare condizioni al ribasso.
  E, allora, voglio dire, anche al Ministro Padoan, che si domanda: «Quando finirà la crisi ? Quando finirà ?», che io gli rispondo che la crisi finirà quando tutti i diritti del lavoro saranno sottratti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Io vorrei che in quest'Aula non ci prendessimo in giro, francamente. Nel suo intervento pacato, il Ministro Franceschini sostanzialmente, da un lato, ammette che tutte le regole sono state rispettate, ma che, semmai, c’è un problema di modifica delle regole. Ma in questi giorni di polemica, voi avete fatto passare questo messaggio nell'opinione pubblica ? A me non pare proprio ! A me pare che ci sia stato uno sciacallaggio vergognoso sui media, in cui si diceva che la cultura era ostaggio dei sindacati. Questo è stato il messaggio che questo Governo ha fatto uscire e, in primis, lo ha fatto uscire il nostro caro leader Presidente del Consiglio.
  Voi avete fatto un'operazione politica, volta, da un lato, a dire che i lavoratori che protestano non lo possono fare, nel nuovo mondo renziano, e, secondo, che, mentre i monumenti cadono a pezzi, anziché mettere risorse e organizzarvi meglio, fate credere che la cultura sia in difficoltà per colpa dei lavoratori. Ora, non raccontiamoci balle, per favore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Quindi, dalle parole del Ministro, sembra che l'assemblea, regolarmente autorizzata, sia stata strumentalizzata; per cui, non si capisce per quale motivo ci accusi o accusi le opposizioni di avere ingenerato un dibattito divisivo tra chi difende i lavoratori e chi no. A me sembra che questo dibattito, come è stato precedentemente detto, sia stato ingenerato proprio dal Governo.
  Usando i diritti dei lavoratori, si va a fare un decreto e, quindi, a intervenire in maniera emergenziale, su una cosa che, invece, sembra, dalla descrizione del Ministro Franceschini, un piano straordinario di apertura. Quello che servirebbe alla cultura sarebbe investire in risorse umane e poterlo fare in maniera differente, come ha descritto; ma tutto questo si sarebbe dovuto fare con un dibattito serio, con buonsenso, e non con una misura emergenziale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Presidente, questa discussione mi trasmette l'immagine plastica Pag. 26di un Paese in crisi di identità e che, forse, ha anche perso il senso della misura, perché abbiamo assistito, nei mesi scorsi, a un dibattito esasperato, che gridava allo scandalo per tre ore di assemblea sindacale, e nessuno che batte ciglio sul fatto che 140 cacciabombardieri, 36 mila militari, 60 navi, in queste ore, stiano mettendo in scena la più grossa esercitazione militare degli ultimi decenni, sbattuta in faccia alla Russia e che avviene in terra di Sardegna.
  Chiederei, utilizzando le parole del Ministro, se si ha, per caso, la più vaga e pallida idea di quanto influisca quell'esercitazione militare, la Trident Juncture, sulla fruizione del patrimonio monumentale, archeologico e ambientale della Sardegna e quando sarà adottato un decreto che limiti questo tipo di esercitazioni nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Il Ministro fa finta di non capire una cosa, ma credo anche altri colleghi che hanno citato la legge n. 146 del 12 giugno 1990, modificata, come noto, dalla legge n. 83 dell'11 aprile 2000. La legge n. 146 non era un decreto, ma un disegno di legge, che, appunto, dettava le norme sull'esercizio del diritto di sciopero.
  Io, allora, ero segretario regionale della CGIL abruzzese e ricordo le tante assemblee che abbiamo fatto con i lavoratori del pubblico impiego interessati, in particolare dei trasporti, perché il Governo, allora, e il Parlamento avevano con i sindacati un rapporto fecondo, in base al quale quelle leggi furono frutto anche di concertazione.
  Oggi – questo è il tema decisivo, caro Ministro –, una forza di sinistra non interviene per decreto su una materia così delicata, di rango costituzionale, come il diritto allo sciopero, che è un diritto liberale e soggettivo, anche se si esercita in forma collettiva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Mi spiace che non vi sia più il Ministro, al quale volevo dire che, sostanzialmente, loro sono bravi: siete bravi a modificare un po’ la realtà, nel senso che, su una politica che volete portare avanti, che è certamente di sinistra, quella della tutela della cultura e della sua fruibilità, utilizzate, per attuare questo, un metodo che è, di fatto, di centrodestra ed è per questo che noi appoggeremo questo decreto.
  In questo sta il limite, molto probabilmente, della proposta che oggi Franceschini fa, che ha preso come esempio, purtroppo, delle situazioni che nella contingenza nulla c'entravano con lo sciopero, ma che comunque avevano dato un'immagine del Paese completamente fuorviante rispetto ai 52 siti Unesco e agli oltre 3 mila siti archeologici che abbiamo sul nostro territorio, abbinando cioè una visione di incapacità gestionale e d'incapacità di progettualità economica della cultura, fatta sempre e comunque attraverso un sistema sindacalizzato, attraverso un sistema che non va a tutelare i diritti dei turisti e i diritti di tutti quei cittadini che nel mondo vedono le nostre ricchezze culturali, ambientali, paesaggistiche e archeologiche come un simbolo a cui riferirsi.
  Basta solo attraversare i confini e andare oltralpe, in Francia, per vedere quanto la cultura permei l’idem sentire dei cittadini francesi e quanto loro puntino anche su questa entrata economica, che dà a loro grandi punti di PIL, cosa che noi dovremmo comunque seguire e perseguire.
  È chiaro, però, che il messaggio che passa oggi è un messaggio abbastanza frivolo, nel senso: chiediamo ai lavoratori di aprire, attraverso a una metodologia di sciopero più complicata e, se non ce la fanno con le maestranze esistenti, andiamo a implementare gli organici. Questo è il punto che a noi non piace. A noi non Pag. 27piace aumentare la spesa pubblica solo per riuscire ad ottemperare a un decreto che noi condividiamo.
  Innanzitutto, si faccia la mobilità orizzontale tra strutture che non necessitano di maestranze e che ne hanno in esubero. Successivamente, si faccia una verifica dei dipendenti esistenti e si vada ad assumere nuovo personale. Ma mi pare che questa sia la strada che non verrà perseguita da questo Governo, che ha già annunciato di volere caricare sulle spalle di chi paga le tasse ulteriori 500 dipendenti pubblici. Questa è la parte che a noi non va bene.
  Io ricordo, però, che, se noi della Lega Nord o comunque un Governo di centrodestra avessimo proposto quest'iniziativa legislativa, anche per decreto, sicuramente avrebbe prodotto dei girotondi e avrebbe prodotto delle grandi manifestazioni. Ricordo a quest'Aula, per chi c'era la scorsa legislatura, che avete bloccato l'Aula per almeno due giorni per un provvedimento che il Ministro Bondi fece nel settore della cultura. Addirittura, facemmo una seduta notturna, perché voi vi eravate messi di traverso rispetto al tentativo di modificare o snellire tutte le procedure, appunto, per la fruibilità dei beni ambientali e culturali.
  Quindi, c’è un doppio peso tra quello che fate quando siete al Governo e quello che fate quando siete all'opposizione. Noi, invece, con molta più responsabilità e con molto più senso delle istituzioni, oggi facciamo una critica giusta rispetto alla metodologia che avete adottato attraverso la decretazione d'urgenza, perché molto probabilmente non c'era necessità di fare un decreto d'urgenza.
  Noi critichiamo gli esempi che sono stati fatti, benché questi abbiano messo in cattiva luce ciò che noi possiamo produrre al mondo come cultura, anche in termini di maggiore turismo e di maggiore PIL. Ma di certo non seguiamo il vostro esempio, che è quello di bloccare le istituzioni e di bloccare le piazze, quando comunque si fanno delle iniziative che tendono a migliorare la fruibilità di ciò che può creare PIL, perché, purtroppo, non sono solo più le fabbriche che possono creare PIL, a causa delle vostre mancate politiche industriali. Utilizziamo i beni ambientali e i beni paesaggistici e culturali per riuscire a incrementare ciò che noi possiamo dare – è tanto – al mondo e che molto probabilmente i sindacati non ci lasciano utilizzare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, per suo tramite voglio dire alla collega Coscia che la modalità per contemperare i diritti dei lavoratori e i diritti di chi usufruisce dei beni culturali non è la decretazione di urgenza. Abbiamo provato a dirvelo: non può essere un decreto-legge a governare i rapporti tra i lavoratori e le amministrazioni pubbliche.
  Ciò che manca davvero da parte di questo Governo è la volontà di confrontarsi con le organizzazioni sindacali e di restituire il giusto ruolo allo strumento della contrattazione collettiva di lavoro. Ciò che manca è la volontà di restituire ruolo e prerogative al Parlamento, che sarebbe deputato ad intervenire, laddove ne ravvisasse la necessità, sulle leggi vigenti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Pare che la ragione di questo decreto-legge – ho ascoltato il Governo e la maggioranza – sia il fatto di aver finalmente scoperto che in un Paese civile e democratico, garantire il godimento dei beni culturali, artistici e architettonici, sia essenziale. Però avete cominciato dall'anello più debole della catena, come al solito, dai lavoratori. Lo avete fatto non assumendo e non potenziando gli organici, cosa che sarebbe assolutamente necessaria, ma provando a restringe ulteriormente i loro diritti.
  Allora, se sono bene essenziali, forse dobbiamo cominciare a fare degli esempi.

Pag. 28

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANNALISA PANNARALE. Provate a spiegare come si fa a garantire l'essenzialità di questo bene quando oggi, ad esempio, dobbiamo motivare anche a gran parte dell'Europa che un inestimabile patrimonio librario come quello dell'Istituto italiano per gli studi filosofici stia per essere messo all'asta in questo Paese grazie a contributi che non sono arrivati. Questo significa sfrattare la cultura (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie Presidente. A inizio ottobre i turisti sono rimasti fuori dalla Villa della regina, a Torino, perché ospitava i giovani manager del programma di formazione Unicredit. Qualche mese fa, la biblioteca nazionale di Firenze ospitava una sfilata di moda. La Reggia di Torino è stata sbarrata con tre ore di anticipo per organizzare una festa in costume, un'imbarazzante festa in costume. Al museo diocesano di Milano c'erano dei corsi di pilates, a Santa Maria della Scala, a Siena, un banchetto di banchieri internazionali. Allora, siccome si è parlato di tutela dei turisti e della dignità dei beni culturali, l'ha fatto l'onorevole Coscia, io vorrei capire come tutto questo sia possibile. Come sia possibile che l'affitto ai privati in questo Paese non venga regolamentato e, invece, il diritto ai lavoratori viene addirittura soppresso. Questa è la logica del Governo, questa è la politica del Ministro Franceschini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. A me dispiace che la citazione dell'onorevole Sgarbi abbia suscitato sgomento, non era mia intenzione, se qualche collega si è sentito coinvolto, non era, appunto, la mia volontà.
  Ma il problema vero è che voi del Governo avete reciso ogni rapporto con i corpi intermedi e, quindi, non vi resta altra capacità di governo del lavoro se non il ricatto e provvedimenti come questo, che sono più che disciplinari oltre che extra Costituzione. Io non ho la foga canina e giustizialista dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, però la sottosegretaria Barracciu avrebbe dovuto dimettersi per quelle parole, laddove ha confuso un diritto con un reato. Lei dalle sue inchieste, auguro, ne uscirà a testa alta, ma per quelle parole, per quella confusione sintomatica, avrebbe dovuto dare le dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Dobbiamo dire con chiarezza agli italiani che oggi si utilizza la questione del servizio pubblico essenziale per ridurre il diritto di sciopero nel nostro Paese, per ridurre l'azione sindacale. Oggi iniziate dal Colosseo, ma domani – perché no ? – la fruizione di una piscina, di un teatro, di un cinema, possono diventare limitazioni del diritto sindacale, di un diritto di sciopero e per me il diritto di sciopero è una delle questioni intoccabili. Domani, magari, sarà la volta delle produzioni, perché non dichiarare determinate produzioni un servizio pubblico essenziale ?

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCO BORDO. Questa è la piega che si sta prendendo. Io ricordo che uno dei diritti pubblici essenziali è il trasporto pubblico, allora mi domando perché non fate subito, signori del Governo, un decreto per garantire il servizio del trasporto pubblico ? Oggi in Italia, milioni di persone, Pag. 29tutti i giorni, non riescono a prendere il treno per recarsi al lavoro o nel luogo di studio e non per colpa dei lavoratori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. L'accesso alla cultura è per noi – e mi sembra che sia un obiettivo comune – un diritto fondamentale, un servizio pubblico da garantire pienamente. Ma qualcuno può pensare che, con la storia del nostro Paese, questo sia negato da un'assemblea sindacale, da una legittima assemblea sindacale ? È un gioco di scarica barile molto vile. È negato – e lo sappiamo – da una lontana politica di tagli alla cultura, allo spettacolo, ai beni pubblici, che sono per noi fondamentali.
  Se il Governo vuole investire e vuole sbloccare il turn over, noi siamo qua. Non possiamo accettare la vera politica del Governo: privatizzare – ha cominciato il Presidente del Consiglio affittando Palazzo Vecchio ai privati – e comprimere i diritti del lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Io credo che bisognerebbe almeno riportare il dibattito nelle sue giuste dimensioni. Se il Governo intende – come intende – attaccare il diritto di sciopero, farebbe bene a parlare al Parlamento e al Paese di questo, del perché e per quali ragioni ritiene che nel 2015 la nostra Costituzione evidentemente sia inattuale e il diritto di sciopero non sia più compatibile con le moderne esigenze della produzione. Parlarne a partire dalla cultura è scorretto. È scorretto sul piano semantico.
  Voi ci volete portare a parlare d'altro. Lo avete fatto con la canea con cui avete accompagnato questo provvedimento, che è stato prima costruito, perché è stato costruito lo scandalo ad hoc ed è stato pompato sui media e poi è stato utilizzato scientificamente per colpire il diritto di sciopero. Oppure lo si può fare, come oggi il Ministro Franceschini, venendo qui a parlare d'altro, a dirci di quante idee ci possano essere sulla cultura. Ma il tema non è questo, non è questo. Noi stiamo parlando di sciopero.

  PRESIDENTE. Grazie.

  GIOVANNI PAGLIA. Un'altra volta possiamo parlare di cultura, ma non è mai corretto sovrapporre i piani e fare un discorso confuso, che poi confuso non è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Il Ministro prima ci ha ricordato l'importanza del rispetto della dialettica parlamentare. Vorrei ricordare al signor Ministro che il rispetto della dialettica parlamentare implica il fatto che, se si approva un disegno di legge di stabilità, debba essere trasmesso in Parlamento in tempi ragionevoli. È una settimana che aspettiamo questo testo. Avete fatto riferimento a misure che riguardano il settore della cultura. Noi da sette giorni non abbiamo notizia del testo di questo disegno di legge, ci sono gli annunci su Facebook. Ecco, il rispetto della dialettica parlamentare non passa attraverso gli annunci su Facebook, ma attraverso un lavoro che si fa nelle Aule del Parlamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ciprini 1.1, Placido 1.23 e Polverini 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zoggia, Cardinale, Calabrò, Zardini, Ciprini, Galgano, Carloni, Petrenga, Ruocco.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 30
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  389   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  273).    

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Prataviera ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cominardi 1.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente, questo emendamento in sostanza va a svuotare il contenuto del decreto-legge stesso. Per quale ragione ? Perché anzitutto, dal nostro punto di vista, il decreto è scritto male. Tra l'altro abbiamo presentato delle pregiudiziali di costituzionalità nelle quali facevamo presente che la materia legata al diritto di sciopero, che è costituzionalmente garantito, si deve discutere attraverso l'iniziativa legislativa parlamentare e non attraverso il decreto-legge. È la prima volta che ciò accade.
  Poi è evidente come questa sia un'operazione mediatica da parte di Renzi, un'operazione mediatica che parte da due fatti che sono balzati agli onori delle cronache e di cui tutti hanno discusso quando i problemi esistenti nell'ambito della cultura e dell'arte in Italia sono molto ma molto più gravi e hanno una portata incredibile. Basti pensare agli investimenti che vengono fatti in cultura. Mi aspettavo un discorso che riguardasse la fruibilità perché noi siamo d'accordo sul fatto di considerare questo nostro patrimonio come servizio essenziale nel senso che è importantissimo: infatti abbiamo la maggior concentrazioni di siti UNESCO al mondo. Abbiamo oltre il 70 per cento del patrimonio artistico-culturale mondiale e qualcuno mi deve spiegare – spero il Governo – la ragione per la quale la Francia, che ha un decimo del nostro patrimonio e non è nulla rispetto a noi, investe quattro-cinque volte di più in cultura rispetto al nostro Paese. Questa è una domanda che ci dobbiamo fare.
  Inoltre è chiara un'altra questione. Questa è una lotta tra corporazioni: il mio timore è che qua dei diritti dei lavoratori non gliene frega niente a nessuno, non gliene frega niente a sinistra e non gliene frega niente a destra. Perché ? Qua si stanno tutelando le corporazioni: c’è uno scontro tra Renzi e i sindacati, che vogliono mantenere il loro potere. Ma vorrei sapere un'altra cosa: voglio sapere dov'erano i sindacati quando si è portata avanti la legge Fornero. Quattro ore di sciopero, ripeto, quattro ore di sciopero abbiamo visto cosa hanno causato. Forse perché al Governo è una questione ancora di potere perché a quei tempi c'era il PD che sosteneva la riforma Fornero. Forse è quello. Dobbiamo forse essere tutti più onesti e andare a parlare nel merito e le lotte si fanno sui diritti, non per tutelare le varie corporazioni perché il sindacato, da quel punto di vista, ha fallito e quindi, se dobbiamo rimanere sul tema, sulla fruibilità del nostro patrimonio artistico-culturale, bisognerebbe, anziché fare come è stato fatto negli anni diminuendo di decine di migliaia di unità il personale, forse incrementarlo, visto che c’è la maggior concentrazione di cultura al mondo in questo Paese. In quel caso probabilmente non ci sarebbe stato alcun problema di assemblee sindacali, di sciopero: infatti se c’è il personale e viene adeguatamente retribuito, il problema non si porrebbe nemmeno. Quindi la questione è chiara, evidente, è uno scontro tra vari poteri e ribadisco che la questione della cultura nel nostro Paese non è mai stata considerata a dovere.
  Inoltre il problema è anche un altro, come dicevo nel mio primo intervento: di cultura si mangia, ma sono sempre gli stessi a mangiare. Per quanto riguarda la Pag. 31gestione dei servizi, delle biglietterie, pubblicità e quant'altro tutti i poteri di destra e di sinistra al Colosseo si spartiscono 15 milioni di euro. Da una parte Mondadori e Berlusconi, dall'altra parte le cooperative. Ecco qual è il vero interesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare che a partire da questo emendamento il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà si asterrà su tutti gli emendamenti per rispetto della battaglia delle altre opposizioni.
  Perché noi consideriamo, in coerenza con l'aver chiesto la decadenza di questo decreto-legge e averne proposto la cessazione, che non sia emendabile. Cari colleghi, non esiste riduzione del danno quando si intaccano diritti fondamentali, quando lo si fa in modo perverso e falso, quando si mente, utilizzando la cultura e i lavoratori della cultura per colpire i diritti del lavoro. Non è emendabile, confligge con lo statuto dei lavoratori – per quel che ci riguarda, con ciò che ne resta confligge con la Costituzione, ma, soprattutto, confligge con le vostre coscienze. Non so come vi riguarderete in faccia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cominardi 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Montoni, Garavini, Manfredi, Milanato, Invernizzi, Misuraca, Bosco, Corsaro, Falcone, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  325   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  253).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Tripiedi 1.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, penso che alcune affermazioni del Ministro Franceschini vadano puntualizzate, perché va bene che lui spera che in futuro ci siano più entrate per lo Stato, però non si possono chiudere gli occhi sulla situazione culturale italiana e dei servizi aggiuntivi che c’è stata fino ad oggi, non si possono chiudere gli occhi perché i dati parlano chiaro. I servizi aggiuntivi nel 2013 hanno generato 44,9 milioni di euro, che al netto si definiscono entrate per lo Stato pari a 6,11 milioni di euro. Quindi, noi abbiamo, in questo sistema che riguarda la fruizione, 38 milioni di euro che vanno a società private. Se togliamo il sistema delle ATI, delle partecipate, coinvolgiamo tutto questo sistema, capiamo che in questo sistema ci sono solo cinque soggetti che dominano tutto il mercato; questo non lo dico io, ma lo dice, ad esempio, l'Antitrust che ha denunciato con forza il regime di oligopolio in cui versa questo sistema. Ne ha parlato anche l'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, denunciando come questo regime di proroga, di cui ha parlato anche il Ministro Franceschini, stia continuando a generare danni per l'erario.
  È una situazione drammatica che va avanti da decine di anni; pensiamo a siti culturali come Pompei, come la Reggia di Caserta, come il polo museale di Firenze in cui i servizi aggiuntivi sono in regime di proroga dal 2008, lo ripeto, dal 2008, sono sette anni che nessuno interviene, che lo Stato, che questo Parlamento non intervengono. Pensiamo al polo museale di Roma di cui il Colosseo fa parte, oggi si Pag. 32parla tanto di Colosseo, ebbene è dal 2008 che c’è il regime di proroga e i privati continuano a guadagnarci e lo Stato, invece, continua a non intervenire. Su questo vorrei che anche il Ministro Franceschini smentisse una volta per tutte quello che i giornali hanno tirato fuori.
  Secondo alcuni giornali ci sarebbe in corso un'indagine della Corte dei conti, perché il biglietto che si paga per il Colosseo, o meglio le entrate della bigliettazione andrebbero in gran parte a questi soggetti privati: il 70 per cento ai privati, il 30 allo Stato. Vorrei che si smentisca questa dichiarazione giornalistica, perché è assurdo che un visitatore, al giorno d'oggi, paghi il biglietto del Colosseo e si ritrovi con una società privata, la Electa Mondatori, guarda caso collegata alla famiglia Berlusconi, che incassa la maggior parte del biglietto. Questa situazione non è stata affrontata, è un'occasione persa, in primis da questo Parlamento, perché più volte abbiamo sollevato la problematica ma mai nessuno è intervenuto, nonostante, come già detto, le molte indagini della Corte dei conti e le sentenze del TAR. Nessuno ci ha mai voluto mettere bocca, forse perché a tutti sta bene questo sistema, che vede i privati, come sappiamo, ormai gestire tutto il patrimonio artistico e culturale d'Italia; non nascondiamoci dietro a questo. Ma chi c’è dietro questi privati ? Ci sono persone che sono strettamente collegate con la politica, con i Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questo il punto ! Ed è per questo che anche ieri lottavamo per distruggere questo legame tra politica, enti pubblici e servizio pubblico. In questo caso vorremmo distruggere questo legame, che vede i servizi aggiuntivi coinvolti. Ho citato queste cinque, sei, sette, otto società che gestiscono tutto il mercato, ma chi sono, Presidente ? Mi faccia finire, perché è importante, l'Aula deve capire l'importanza di questo tema ! In primis abbiamo Civita Cultura Srl, società strumentale dell'Associazione Civita, e nell'associazione Civica ci sono soci molto importanti; ricordiamo Bulgari, Costa crociere, Lottomatica, Philip Morris Italia, Trenitalia, tantissime multinazionali. Questa società, Civita Cultura Srl, ha come presidente Luigi Abete, personaggio noto, e tra i soci figurano appunto Costa, Cinecittà, De Agostini editore, leader nelle pubblicazioni editoriali e soprattutto nel gioco d'azzardo con GTECH, Editoriale Progetto e Servizi Srl, Giunti editore e Civita Musea. Altra società...

  PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo, onorevole Valente, concluda.

  SIMONE VALENTE. Presidente, io continuerò a fare l'elenco di queste società, perché è importante capire e non stare in silenzio su questa problematica, perché stiamo parlando oggi dei diritti dei lavoratori e di un decreto inutile ! Dobbiamo parlare di questo in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Valente.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Pellegrino, Prina, Ermini, Gribaudo, Daniele Farina, Fregolent, Damiano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  332   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  260).    

  Passiamo all'emendamento Cominardi 1.4.Pag. 33
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Io pensavo di aver visto tutte le violazioni possibili in quest'Aula (violazioni della nostra Costituzione) in questi due anni e mezzo, ma mi sbagliavo: mancava questo, mancava un atto inopportuno, vessatorio, pretestuoso e anche inutile come questo, che non centra neppure l'obiettivo che si vorrebbe prefiggere. Non ci sono requisiti di necessità e urgenza, mi piacerebbe sottolineare ancora questo – su cui noi appunto abbiamo presentato una pregiudiziale di costituzionalità – perché questo decreto va a modificare una legge del 1990, quindi di 25 anni fa ! Per cui, risulta quantomeno dubbio che possa risultare necessario e urgente modificare una disciplina così risalente nel tempo.
  Il Governo poi nella relazione illustrativa scrive che l'urgenza deriva dal ripetuto verificarsi, nelle ultime settimane, di manifestazioni sindacali che hanno impedito l'apertura al pubblico e l'accesso ai luoghi di cultura di appartenenza pubblica, specialmente dei siti di particolare interesse culturale e attrattività turistica, come Pompei e il Colosseo: quindi cita nella relazione illustrativa esattamente i casi di Pompei e del Colosseo.
  Devo dire che, in evidente imbarazzo, i deputati del PD in Commissione lavoro invece hanno tentato in tutti i modi di sostenere il contrario, e cioè di sostenere che questa modifica normativa era una misura di civiltà che era in programma da molto tempo, e che si inseriva in un disegno molto più ampio di rilancio della cultura nel nostro Paese. Allora mettetevi d'accordo, quantomeno mettetevi d'accordo: perché o siamo in presenza di un decreto d'urgenza, e quindi legato alle contingenze degli accadimenti di settembre e di luglio del Colosseo e di Pompei, e in questo caso la misura avrebbe intento vessatorio e punitivo nei confronti dei lavoratori e sarebbe inappropriata, perché non centra l'obiettivo ed è inutile; oppure non c'entra nulla questa misura con i fatti del Colosseo e di Pompei e siamo in presenza di una modifica normativa già pensata da molto tempo, che si inserisce in un progetto più ampio. Allora questo non è chiaro, e vorremmo delle risposte almeno su questo.
  Tornerò sull'inutilità di questo decreto-legge, sul fatto che non raggiunge neppure l'obiettivo che si prefigge; però vorrei sottolineare ancora una volta che se questo Governo avesse avuto un po’ di pudore avrebbe agito diversamente. Chiediamo quindi ancora una volta il ritiro di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cominardi 1.4, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Vico, Di Lello, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  330   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  69    
    Hanno votato
no  261).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fassina 1.127.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signora Presidente, ribadisco che non vorrei demonizzare il privato, che ovviamente persegue un interesse di profitto; però vorrei far capire esattamente come questo legame tra politica e in questo caso servizi aggiuntivi andrebbe interrotto.Pag. 34
  Ho citato Civita Cultura Srl con a capo Luigi Abete, l'Associazione Civita con a capo Gianni Letta; e vado avanti nel mio elenco, con Electa Mondadori già citata prima di proprietà della Mondadori, e quindi della famiglia Berlusconi. Nel CdA Mondadori troviamo Mario Resca, direttore generale per la valorizzazione patrimonio culturale del Mibact tra il 2009 e il 2012; Electa Mondadori gestisce appunto l'area del Colosseo e dei Fori.
  Poi troviamo Zètema, società molto conosciuta qui a Roma fondata da Civita, guarda caso, insieme ad ACEA e Costa Edutainment; poi acquisita al 100 per cento dal comune di Roma, attiva nella gestione indiretta degli istituti culturali di proprietà del comune di Roma. E qui è curioso il fatto che l'AD di Zètema sia Albino Ruberti, che allo stesso tempo ricopre la stessa carica in Civita Tre Venezie e Civita Sicilia. Lo stesso Ruberti siede anche nei vertici di Federculture, cui aderisce Zètema.
  Andando avanti troviamo Giunti Editore Spa, la più antica società editrice italiana, toscana, il cui amministratore delegato è Martino Montanari, che fa parte guarda caso del CdA di Civita.
  La società Giunti editore ha quote di partecipazione sempre in Civita. Abbiamo poi la Elemond, proprietà della Mondadori, la Munus Srl, presieduta da Alberto Zamorani, fondatore tra l'altro di Ingegneria per la cultura, e molto noto.
  Insomma, potrei andare avanti all'infinito con questi intrecci che, ripeto, non vogliono demonizzare il privato, dovrebbero però quantomeno far riflettere questo Parlamento, perché da inizio legislatura di questi temi non se ne è minimamente parlato, non si è mai affrontato il problema. Allora, non si vuole affrontare il problema perché ci sono interessi particolari dietro, da parte delle forze politiche, oppure non si vuole affrontarlo perché la cultura non interessa al Paese. Non capisco, più volte ho sollecitato in Commissione la discussione di questo tema, mi è dispiaciuto che in Commissione Cultura durante l'esame dell'atto in consultiva di questo decreto non vi fosse neanche un rappresentante del Governo, perché questi temi li abbiamo esposti, ma nessuno mi ha risposto o consegnato dei dati che avevo richiesto. Se vogliamo analizzare il problema anche dal punto di vista statistico e dal punto di vista degli incassi, senza fare una analisi prettamente economica, sarebbe importante avere dei dati aggiornati al 2014 sugli introiti che si sono avuti sui servizi aggiuntivi, su come le sovrintendenze hanno gestito queste situazioni e quali problematiche hanno affrontato, spesso lasciate sole nel totale disordine da parte del Ministero e del Governo. Sovrintendenze che lamentano mancanza di fondi e sono alla canna del gas.
  Tutti questi temi non sono stati minimamente presi in considerazione e mi sembra che anche in questa Aula non vi sia un grande interesse al dibattito, se si eccettua l'intervento del ministro Franceschini, che non ha sicuramente definito nel dettaglio quale sia la situazione. Sollecito quindi tutti i colleghi ad intervenire e ad associare il tema del diritto dei lavoratori, delle proteste che ci sono state al Colosseo, a Pompei, ma anche agli Uffizi, sul tema dei servizi aggiuntivi e della fruizione, perché di questo stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Vorrei motivare la ragione per la quale, nonostante io ne sia il primo firmatario insieme alla collega Gregori, su questo come su altri emendamenti ci asterremo nel voto per le ragioni che ha ricordato prima l'onorevole Airaudo.
  Vorrei sottolineare un punto importante, noi siamo convinti che il decreto vada ritirato. Quanto è accaduto al Colosseo è stato brutalmente strumentalizzato, Pag. 35il Governo, il ministro Franceschini e il Presidente del Consiglio hanno utilizzato un evento che era, come è stato più volte ricordato, autorizzato e previsto, per scatenare un linciaggio nei confronti dei lavoratori e portare a compimento un riposizionamento del Partito Democratico verso gli interessi più forti del Paese. Sottolineo, per tutti i colleghi del PD, che non è questo il mandato sul quale siamo stati eletti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Abbiamo appena ascoltato le argomentazioni del primo firmatario di questo emendamento. Mi meravigliano, nel senso che probabilmente doveva dirglielo l'onorevole Airaudo che un diritto costituzionale non poteva essere toccato per decretazione.
  Tornando al punto dell'emendamento, è abbastanza chiaro e intende sostituire la parola «regolamentata» con le parole «nel pieno rispetto del diritto di sciopero, l'apertura al pubblico regolamentata, previo accordo con le organizzazioni sindacali», ma ricordo a me stesso in primis ed all'Assemblea, che la parola «regolamentata» seppure a mio avviso insufficiente per poter dare un giudizio positivo a questo decreto, contiene già intrinsecamente un accordo, quindi io penso che questo sia un emendamento che va oltre a quello che già questa parola prevede in termini di accordi che già esistono: accordi con le organizzazioni sindacali, accordi in termini di apertura al pubblico e, soprattutto, accordi pieni sul diritto di sciopero.
  Tutto questo c’è già, effettivamente. Il termine «regolamentato» è, lo rinnovo, insufficiente ma comunque riesce a contenere al suo interno già tutto quanto potrebbe essere emendabile con queste parole rispetto all'emendamento stesso. Quindi per quanto ci riguarda ci sarà un voto negativo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,05)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie Signor Presidente, intendo intervenire su questo provvedimento avendo nel mio animo ma anche all'interno del mio gruppo un bel conflitto di argomentazioni e motivazioni. Io personalmente ho passato tutta la mia vita studiando il mercato del lavoro, studiando il sindacato, studiando il conflitto, studiando la composizione del conflitto – ricordo la mia storia comune con l'amico Damiano – e ho portato questa mia cultura laburista all'interno del mio partito, all'interno del centro-destra, ricordando sempre una frase straordinaria di Giacomo Brodolini, «da una sola parte, dalla parte dei lavoratori», pensando che i lavoratori siano anche tutti i cittadini, perché i lavoratori sono i cittadini, non c’è una divisione fra i lavoratori e i cittadini, tra i fruitori di un servizio e i produttori di quel servizio. Ho combattuto tutta la mia vita contro il cattivo sindacato, contro il sindacato conservatore, contro il sindacato dei privilegi, contro il sindacato che anteponeva gli interessi di corporazione agli interessi della collettività. Tutta la mia vita ho fatto questo, l'ho fatto con gli strumenti della mia professione, da professore universitario, da ricercatore, e oggi continuo questo mio lavoro all'interno di quest'Aula, in questo momento, pro tempore, facendo il capogruppo.
  Quando ho visto come tutti i cittadini italiani quello che era successo al Colosseo, all'inizio non capivo e sono stato colpito da un moto di indignazione, salvo poi, analizzando meglio la situazione, vedere che le colpe non erano da una parte sola, che c'erano delle colpe della burocrazia, dell'amministrazione, del Ministero nel caso specifico; una delle tante situazioni di mala amministrazione e forse anche di cattivo sindacato. Mi sono molto Pag. 36meravigliato e preoccupato del decreto-legge invece perché, da vecchio laburista, mi sono detto: ma è questo il modo di trattare un problema reale, cioè quello di regolare il diritto di sciopero, di regolare il conflitto, di regolare gli interessi contrapposti ? È questo il modo, un decreto-legge che suona bene ? Un decreto-legge opportunista, un decreto-legge che fa demagogia, un decreto-legge che intacca il diritto di sciopero – e lo devo dire che io – sulla base di una vicenda peraltro confusa ? Lo dico sempre al mio amico Cesare Damiano. Mi sono detto no, non può essere un decreto-legge che suona bene, un decreto-legge che sta nella linea antisindacale purchessia, che sta nell'esasperazione dei cittadini, nella giustificazione dell'esasperazione dei cittadini. Non può essere che si cambino le regole – vero, Cesare Damiano ? – in questa maniera, non può essere.
  Io sono invece – questa è la posizione del mio gruppo – perché si riveda tutta la normativa sui servizi pubblici essenziali, perché i servizi pubblici essenziali quali sono stati definiti dieci-vent'anni fa non sono gli stessi servizi pubblici essenziali della società di oggi, della società delle reti, della società dell'interconnessione. Avrei preferito quindi che il Governo con molta più serietà, di fronte ai problemi per esempio della fruizione dei beni culturali, approntasse un disegno di legge mirante a riformare il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali però con le modalità e le forme rispettose del dettato costituzionale e rispettose della storia sociale, economica e delle relazioni sindacali del nostro Paese. Così non è stato.
  Ancora una volta, il Presidente del Consiglio, la sua maggioranza – mi duole – e il Partito Democratico si orientano verso una deriva opportunistica, che sta distruggendo la nostra Costituzione. Lo fa nella riforma, per così dire, del bicameralismo perfetto e lo fa anche oggi.
  Per questa ragione, noi ci asterremo sulla gran parte degli emendamenti che sono stati presentati e voteremo contro il provvedimento, non perché non stiamo dalla parte dei cittadini. Noi stiamo dalla parte dei cittadini, stiamo dalla parte dei cittadini soprattutto stando dalla parte della Costituzione. Non sono possibili strappi e lo dico ai compagni del Partito Democratico. Dov’è la vostra storia ? Dov’è la vostra storia ? Venduta e svenduta ! Venduta e svenduta a chi fa dei decreti che suonano bene per captare un facile consenso e distrugge la nostra Costituzione (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  Per queste ragioni, noi voteremo contro questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Corsaro. Ne ha facoltà. Colleghi, lasciate parlare il collega Corsaro. Prego, deputato.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Per dire che, purtroppo – e sottolineo purtroppo –, in questa occasione l'amico, presidente Brunetta, non mi ha convinto.
  Ci sono delle situazioni e dei segnali nella società che, assai più del peso specifico che essi assumono, rappresentano in modo plastico il distacco che c’è tra il popolo italiano e le istituzioni, tra i cittadini e l'amministrazione, tra gli amministrati e lo Stato.
  Episodi come quelli che si sono verificati al Colosseo, così come allo scavo di Pompei, fanno parte esattamente di questi episodi che rappresentano uno iato, che appare incolmabile, tra i cittadini e lo Stato e – siccome appartenendo in modo indefettibile all'area culturale del centrodestra, ritengo che tutta la nostra azione debba essere ricostruita sulla necessità di ridare allo Stato quell'autorevolezza e quel rispetto da parte dei cittadini – dico, e lo dico a malincuore, onorevole Presidente, che in questa occasione quel tempismo, magari un po’ furbo, certo, amico Brunetta...

Pag. 37

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...il consenso – e concludo, Presidente – che il Governo ha manifestato in questo caso rappresenta ai nostri occhi, agli occhi di chi ha pesantemente e fortemente impegnato la propria attività nell'ambito del centrodestra, l'ennesimo segnale di quanto poco coraggio abbiamo avuto noi quando l'opportunità di governare l'abbiamo avuta noi.
  Quindi, voterò a favore di questo provvedimento (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Io intervengo perché devo dire che sono stata tirata per i capelli dall'intervento del capogruppo di Forza Italia, il collega Brunetta.
  Vede, signora Presidente, abbiamo provato a dirlo in tutti i modi, sia nelle Commissioni di merito, sia in Aula questa mattina, quanto siamo contrari a questo decreto d'urgenza. Abbiamo spiegato – e l'abbiamo spiegato anche a chi è fuori da quest'Aula – perché è sbagliato e perché questo decreto, secondo noi, attacca i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
  Vi abbiamo chiesto di ritirarlo, lo abbiamo fatto con un emendamento e continueremo a farlo con una battaglia qui dentro e fuori da qui. Però lo dico così: non è possibile che il collega Brunetta si permetta di offendere così l'intelligenza dei lavoratori e delle lavoratrici di questo Paese. Intanto, penso che sia inaccettabile che lui abbia approfittato di un intervento in cui ha attaccato il Governo e il partito di maggioranza – e io dico giustamente – per attaccare, però, le organizzazioni sindacali.
  Voglio ricordare all'onorevole Brunetta, per il suo tramite, signora Presidente, che le organizzazioni sindacali in questo Paese non sono organizzazioni corporative. Non solo CGIL, CISL e UIL, ma persino i sindacati di base sono organizzati in confederazioni nazionali.
  Allora, di che cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando, invece, di una cosa seria, gravissima, che ha colpito il mondo del pubblico impiego in questi anni: stiamo parlando della riforma che portava il nome del collega Brunetta, una riforma che ha determinato arretramento retributivo, arretramento dei diritti dei lavoratori e che ha bloccato la vacanza contrattuale.
  Voglio ricordare all'onorevole Brunetta, sempre per tramite suo, signora Presidente, che egli era dentro il Governo che ha bloccato il rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti. Lo hanno fatto anche il Governo Letta e il Governo Renzi; però, questo non gli può consentire di far finta di non esserci stato in questi anni e di far finta che, invece, i lavoratori e le lavoratrici non abbiano perso diritti, diritti importanti, in questi anni, proprio a causa delle sue riforme e del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

  DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Grazie, Presidente. Io credo che il mio presidente, il presidente Brunetta, abbia fatto bene a dire che il decreto non è lo strumento migliore. Però, io credo, altresì, che questo Paese non abbia tanto bisogno della forma, quanto abbia bisogno della sostanza. Io sono convintamente all'opposizione di questo Governo, ma prima di tutto sono italiana e vedere nel mondo le immagini dei turisti che fanno e facevano la coda davanti ai nostri siti più importanti è un'immagine che non voglio più vedere.
  Credo che sia giusto elevare i beni culturali ad altri servizi, come i trasporti, dove, fermo restando che lo sciopero è assolutamente un diritto sacrosanto, ritengo, tuttavia, estremamente giusto regolamentare Pag. 38il diritto allo sciopero. È per questo, dunque, che io voterò a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. A nome mio e di alcuni colleghi, che siamo indefettibilmente opposizione e che abbiamo sempre fatto opposizione a questo Governo, nonostante posizioni diverse del gruppo, faccio presente che siamo, invece, questa volta compiaciuti di quanto determinato. Ma, per segnare sempre l'opposizione e per non essere strumentalizzati, ci limiteremo ad astenerci.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Effettivamente, è sbagliato parlare di contrapposizione tra cittadini e lavoratori. Qui la solita contrapposizione, che ponete all'interno di questo Parlamento, è tra la politica-casta, i politici-casta e i cittadini. Ma perché dico questo ? Voi semplicemente state dando più potere in mano ai soggetti che detengono o gestiscono il patrimonio pubblico dei beni culturali.
  Vogliamo ricordare che ad agosto questo Parlamento, la maggioranza, ha approvato un decreto di spartizione di risorse che sono andate alle fondazioni culturali fondate e gestite da tutti i politici ? Abbiamo il MAXXI, gestito dalla Melandri; abbiamo la Fondazione Lelio e Lisli Basso, presieduta dall'ex parlamentare europea dei DS Elena Paciotti; abbiamo i consiglieri di amministrazione di area PD, come Fabrizio Barca e Walter Tocci. Poi, abbiamo la deputata di Forza Italia Stefania Craxi, che ha ricevuto 30 mila euro.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  LUIGI GALLO. Qui la gestione è sempre dare potere ai politici contro i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Presidente, mi scusi ma sono, come si dice, sollecitato ad intervenire dalla discussione che si sta aprendo perché, nel ribadire che io credo inemendabile questo decreto, vedo che la politica del Governo Renzi, contro il lavoro e i lavoratori, apre varchi e autostrade a destra, per allargare la maggioranza del Governo. Forse dovreste riflettere sul fatto che, se non c’è più né la destra né la sinistra, resta solo la destra.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fassina 1.127, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Di Lello, Invernizzi, Sandra Savino, Ferraresi, Ginoble, Cardinale...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  268   
   Astenuti  127   
   Maggioranza  135   
    Hanno votato
   1    
    Hanno votato
no  267).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 39Simonetti 1.26, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Latronico, Tancredi, Binetti, Duranti, Frusone, Boccuzzi, Carbone, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  335   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  315).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Polverini 1.33.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Prendo la parola, anche se non più in presenza del Ministro... No, è tornato.

  PRESIDENTE. È tornato.

  RENATA POLVERINI. Ne sono lieta. Prendo la parola perché, se non avessi preso parte alla discussione, che pure vi è stata, in Commissione lavoro, come sempre accade in quella Commissione – e per questo ringrazio, naturalmente, il presidente Damiano e i colleghi della maggioranza, oltre che quelli dell'opposizione – e avessi semplicemente letto, come un comune cittadino, il titolo del decreto-legge, avrei veramente anche potuto credere a quanto da lui annunciato in Commissione e in quest'Aula, anche supportato da interventi dei colleghi di maggioranza.
  Se è vero che con questo decreto, che, appunto, reca misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione, avessimo aggiunto tutte le questioni riportate in quest'Aula, proprio per rendere veramente fruibile questo patrimonio, mi domando per quale motivo al Comitato dei nove vi sia la Commissione lavoro.
  Infatti, se fosse vero che in questo decreto si nascondono tutto quell'impegno e tutti quegli interventi che il Ministro Franceschini ci ha anche oggi riassunto, sono convinta che a questo tavolo del Comitato dei nove ci sarebbe la Commissione cultura; invece, purtroppo, vi è la Commissione lavoro, perché si interviene, come ha detto bene il mio capogruppo – e lo ringrazio – con decretazione d'urgenza esclusivamente su un diritto previsto dalla Costituzione, che è il diritto di sciopero.
  Allora, non ci prendiamo in giro, Ministro Franceschini. Diciamo, con serenità, che si è voluto intervenire con urgenza su un diritto previsto dalla Costituzione, rischiando di aprire un varco enorme per tutti quei diritti, appunto, che la Costituzione garantisce per i cittadini.
  Il Ministro ha ricordato che anche la motivazione primaria, cioè quell'assemblea scambiata per sciopero e poi per manifestazione, era svolta nell'ambito della legge. Voglio «dare atto» al Ministro di avere difeso ad oltranza l'unico dipendente pubblico che, forse, in questa circostanza, aveva delle colpe: il sovrintendente ai beni culturali.
  Infatti, solo a lui, o a lei, spettava il compito di rendere visitabile, seppure con due ore di ritardo, il Colosseo da tutti quei turisti, che, come lei ci ha ricordato, magari avevano prenotato da due anni. Quel sovrintendente non lo ha fatto e non lo ha fatto bene. Ed è solo per quello che si è potuto prendere a scusa quell'assemblea, regolarmente convocata sul lavoro straordinario. Vorrei dire, sul salario accessorio, che solo chi negli ultimi anni ha dato un contributo per arrivare ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego – per i quali ricordo dal 2009 siamo fermi e per i quali ricordo forse vedremo nella finanziaria 200 milioni di euro –; solo chi ha dato un contributo alla composizione di quegli stipendi sa perfettamente che nel pubblico impiego il salario accessorio è Pag. 40una parte molto importante della retribuzione, vuoi per «tecniche sindacali», vuoi perché nei capitoli di bilancio pubblico era necessario mettere le voci in maniera diversa.
  Quindi, caro Ministro – ripeto –, io mi aspetto che lei arrivi un giorno e dica al Parlamento e alla sua maggioranza che si può lavorare veramente su un disegno di legge che metta in discussione la fruizione dei beni culturali, attraverso tutte le misure che lei oggi, ancora una volta, ci ha voluto riassumere.
  Però, siccome condivido pienamente con il mio capogruppo il fatto che non possiamo consentire che si intervenga con decreto d'urgenza su un diritto costituzionale e avendo ormai fatto votare l'emendamento soppressivo dell'intero articolo, annuncio il ritiro di tutte le mie proposte emendative e confermo l'astensione su tutte le altre proposte emendative che andremo a votare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente, con quest'emendamento noi chiediamo che i lavoratori garantiscano l'apertura dei siti archeologici e culturali solo nei periodi di tempo in cui le organizzazioni sindacali abbiano già – e sottolineo «già» – concordato, tramite accordi collettivi nazionali, che le azioni di sciopero debbano essere interrotte.
  Crediamo che sia doveroso, per fugare ogni dubbio sulla portata di questo decreto-legge e per evitare confusione, riportare una certa chiarezza, riferendosi solo a quanto già pattuito da chi ha il diritto di pronunciarsi sul diritto di sciopero. In caso contrario, se si spalanca la porta in maniera unilaterale ad una generica necessità di garantire l'apertura dei beni artistici, senza limitazioni spazio-temporali per 365 giorni all'anno, si andrà a modificare il contenuto di accordi già sanciti e a mettere in campo una lunga e complessa fase di attuazione, che vedrebbe implicati diversi attori: la commissione di garanzia, il Mibact, l'ARAN e le varie organizzazioni sindacali. Tutto questo avrebbe ripercussioni anche pratiche di difficile previsione. Sarebbero, infatti, questi soggetti a dovere avviare un difficile confronto negoziale per definire quali siano le modalità e le prestazioni indispensabili per garantire l'apertura al pubblico, modificando di fatto i contratti collettivi.
  Per questo chiediamo almeno che la disciplina legislativa dell'apertura dei beni in questione venga semplicemente equiparata ai contenuti degli accordi di comparto già sottoscritti e tuttora vigenti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Mognato, Boccuzzi, Sanga, Franco Bordo, Piccione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  343   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  270).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.100. Pag. 41
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, ministro Franceschini, esiste una sentenza della Corte costituzionale del 2008, la n. 128, nella quale si afferma che non basta scrivere in una relazione illustrativa che i presupposti di necessità e urgenza sussistono, ma occorre che questa affermazione sia riscontrabile nella realtà. Questa disposizione, contenuta nel decreto, manca chiaramente di un riscontro oggettivo circa la sua necessità ed urgenza, prima di tutto perché si tratta di una disposizione che modifica una legge di 25 anni fa, come abbiamo già detto, ma soprattutto perché cita come presupposti gli eventi del Colosseo e di Pompei che sono accomunati dal fatto che i relativi effetti sono stati esauriti.
  Oltre a questo, come già ricordato, intervenite su una materia, il diritto allo sciopero, che è coperto da riserva di legge, dall'articolo 40 della Costituzione. Vorrei anche che quest'aula riflettesse su un altro aspetto. Partiamo dal presupposto: al diritto di sciopero è stata riconosciuta piena rilevanza costituzionale, lo ha dichiarato la Corte costituzionale quarant'anni fa con una sentenza in cui si afferma, fra le altre cose, che la libertà di scioperare non può essere compromessa se non a tutela di interessi che abbiano pari rilievo costituzionale e siano inerenti alla difesa degli assetti previsti dalla vigente Costituzione.
  Nel 1990, con la legge n. 146, il legislatore ha finalmente recepito questa sentenza e dato piena attuazione all'articolo 40 della Costituzione, contemperando il diritto di sciopero, che, come detto, ha rilevanza costituzionale, con altri diritti della persona di pari rango e dunque costituzionalmente garantiti: il diritto alla vita, alla salute, alla libertà, alla sicurezza, alla libera circolazione, all'assistenza e alla previdenza. Infatti, la legge n. 146 del 1990 individua i servizi essenziali direttamente connessi con i diritti della persona citati, contemperandone dunque il godimento con la facoltà di esercitare il diritto di sciopero. Ecco perché abbiamo una regolamentazione diversa per gli scioperi nell'istruzione, nella sanità e nei trasporti. Ricollegandosi all'articolo 9 della Costituzione, che parla di tutela del patrimonio artistico e storico della nazione, c’è un accordo del 2005 che ha già elevato a servizio pubblico essenziale anche la protezione ambientale e la vigilanza sui beni culturali, in un'ottica estensiva che appunto aggiungeva all'elenco della legge n. 146 anche la tutela del nostro patrimonio storico e artistico. Andare oltre, come state facendo, e sostenere che, oltre alla protezione e alla vigilanza dei beni, sia un diritto della persona di pari rango costituzionale la fruizione di un sito a qualunque ora del giorno, ci sembra francamente insostenibile. Noi non ci riteniamo assolutamente depositari dell'interpretazione più corretta della nostra Carta né vogliamo sostituirci alla Corte; vogliamo solo palesare degli evidenti dubbi che verrebbero a chiunque legga le norme ed i documenti. Per cui vi invitiamo, ancora una volta, a ritirare questo decreto che, oltre che inutile, rischia anche di creare inutili aggravi burocratici per nulla, dal momento che potrebbe, in futuro, essere dichiarato incostituzionale dalla Corte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Rizzetto, Borghese...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 42
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  331   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  69    
    Hanno votato
no  262).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Colgo l'occasione fornita dal contenuto di questo emendamento per ricordare che i lavoratori del comparto hanno già mostrato il loro grande senso di responsabilità nei riguardi del meraviglioso patrimonio storico e artistico di cui sono i custodi. Lo hanno fatto dieci anni fa, con l'accordo di comparto siglato presso l'Aran. Questo accordo è dell'8 marzo 2005 e prevede relativamente alla fruizione del patrimonio artistico, archeologico e monumentale, dei veri e propri periodi di franchigia in cui il diritto di sciopero non può essere esercitato. L'accordo parla di protezione, vigilanza e custodia dei beni ed eleva queste fattispecie a rango di servizi pubblici essenziali. Credo, quindi, che sia del tutto pretestuoso andare a ritoccare per legge i contenuti di quell'accordo, dal momento che non esiste apertura di un sito senza la sua vigilanza e che la vigilanza è considerata, già da dieci anni, servizio pubblico essenziale a tutti gli effetti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Rampi, Businarolo, Martella, Liuzzi, Pellegrino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  338   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  266).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Massa, Latronico, Benamati, Tripiedi, De Maria, Vecchio, Molteni, Fossati, Pili, Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  339   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  267).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.105.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. In questo emendamento ribadiamo la necessità di rispettare quanto già pattuito in sede di contrattazione collettiva nazionale in tema di assemblea.
  Approfitto di questa occasione per rivolgermi ai rappresentanti del Governo. Pag. 43Come sapranno, nelle scorse settimane, subito dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del testo di questo decreto-legge, in occasione dell'incontro tra l'Aran e le organizzazioni sindacali, il Governo non ha fornito alcun atto di indirizzo per intavolare una trattativa e l'incontro è saltato. Senza questo mandato conferito all'Aran, la conseguenza è che la palla passerà al Garante per il diritto di sciopero. Non vorremmo che ciò comportasse una possibilità di estendere in maniera unilaterale da parte del Garante anche al diritto di assemblea la regolamentazione prevista per il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. C’è questo pericolo ? Potere garantirci che questo non avverrà ? Soprattutto vi chiediamo: quando il Governo darà mandato all'Aran per intavolare una trattativa con i sindacati ? Gradiremmo una risposta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Spessotto, Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  348   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mognato, Impegno, Tartaglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  350   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  74    
    Hanno votato
no  276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chimienti, con cui mi scuso. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Il Governo ha sbandierato ai quattro venti l'assunzione di 500 nuovi professionisti del settore, prevista, tramite concorso pubblico straordinario, in legge di stabilità. Però, c’è un problema, perché, dati alla mano, nel 2001 erano 27.500 i lavoratori pubblici del settore culturale, oggi sono 17 mila. Quindi, sono 10 mila lavoratori in meno, a cui, però, vengono chieste le stesse identiche prestazioni di quattordici anni fa, vale a dire l'apertura dei siti per 11 ore al giorno, per 363 giorni all'anno.
  Ci chiediamo se davvero pensiate che l'assunzione di 500 nuove unità possa spostare l'ago della bilancia in questo graduale e drammatico ridimensionamento dei dipendenti. Noi crediamo proprio di no. Oggi il Colosseo ha appena 8 addetti pubblici alla vigilanza. Secondo i documenti di valutazione dei rischi, previsti dal decreto legislativo n. 81 del 2008, questo è il numero minimo di professionalità necessarie per garantire la sicurezza Pag. 44del sito. Un solo addetto alla vigilanza in meno non ne consentirebbe l'apertura al pubblico.
  Quindi, capiamo bene qual è l'urgenza e la priorità per garantire a tutti i turisti la fruizione del nostro meraviglioso patrimonio: non di certo una nuova disciplina sul diritto allo sciopero, ma il potenziamento immediato degli organici. Le 500 nuove assunzioni previste riguarderanno, peraltro, non solo la vigilanza, ma l'intero comparto. Dunque, si tratterà di suddividerle tra archeologi, architetti e altre figure. Capiamo bene che l'impatto sulla vigilanza, attività fondamentale per garantire la fruizione, sarà risibile.
  Dunque, non si continui con la propaganda, ma si entri nel merito dei problemi. Se si vuole davvero garantire la fruizione di beni come il Colosseo e Pompei, si inizi potenziando la vigilanza e si smetta di foraggiare le società in house.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sberna, Zoggia, Berlinghieri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  345   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  273).    

  (La deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Franco Bordo, Cardinale.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  340   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  69    
    Hanno votato
no  271).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciprini 1.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Se il Governo avesse voluto adottare misure urgenti per garantire la fruizione del patrimonio artistico e storico della nazione, sarebbe dovuto partire da ben altre priorità. Infatti la situazione gestionale dei beni culturali in Italia è disastrosa. C’è un'endemica carenza di personale: i lavoratori della cultura erano 30 mila trent'anni fa ed oggi sono ridotti a 17 mila con un'età media di 55 anni. Poi c’è un cronico ricorso all'affidamento di società in house o cessione di pezzi di attività dell'amministrazione pubblica a terzi, così come sta succedendo anche in altre amministrazioni con il beneplacito del Governo. Solo nel 2014 il Governo ha finanziato società in house per un importo di 27 milioni di euro a fronte di 39 milioni complessivi disponibili per spese di investimento. Una cifra enorme che impone delle domande: perché questi soldi non possono essere dirottati nel pubblico e perché il Governo non si è mosso per ridefinire organici gravemente e chiaramente sottodimensionati ? I servizi aggiuntivi – lo dicevamo prima – sono quasi tutti in mano alle solite grandi società private Pag. 45con personaggi vicini alla politica e per di più in regime di proroga. Queste società continuano a fare profitti con i beni dello Stato che potrebbero essere gestiti direttamente dallo Stato. Il patrimonio culturale italiano necessiterebbe per essere rilanciato della reinternalizzazione immediata delle attività come il restauro, la manutenzione e la didattica e di una seria politica di investimenti che rompa il sistema opaco degli affidamenti esterni, poco convenienti e poco chiari. Queste erano le priorità da cui partire ma Palazzo Chigi, che dice di voler puntare molto sul turismo, stanzia appena lo 0,37 per cento del PIL per i nostri beni culturali e paesaggistici contro lo 0,6 e lo 0,7 per cento dei nostri diretti concorrenti come Francia e Spagna. La ratio di questo emendamento è proprio istituire almeno un sistema di monitoraggio per la valutazione della qualità dei servizi: se davvero si vogliono mettere i beni culturali tra i servizi essenziali, almeno si parta da un serio sistema di monitoraggio e di valutazione della qualità dei servizi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro, non sono d'accordo completamente con questo emendamento. Sono altresì d'accordo quando la collega Ciprini parla di monitoraggio, che evidentemente è scarso per quanto riguarda il periodo attuale ma non soltanto ad oggi e spero che lei possa svolgere un ottimo lavoro rispetto a questo passaggio. Monitoraggio per quanto riguarda la cultura e tutto quello che può effettivamente essere... Una volta si diceva che la cultura e il turismo erano l'oro nero in Italia, erano il petrolio dell'Italia. Ebbene, non sono completamente convinto che l'Italia possa vivere soltanto di turismo. È qualcosa sicuramente di fondamentale importanza, di molto interessante, ci mancherebbe altro: sono milioni i turisti che vengono in Italia. Vanno potenziati evidentemente anche i servizi collaterali, corollari rispetto a tutto quello che il turismo ad oggi può rappresentare in Italia, però evidentemente non si può portare avanti una nazione soltanto con il turismo, pur essendo un passaggio molto importante. Sul monitoraggio quindi siamo perfettamente d'accordo. Ricordo che tale monitoraggio non c’è, non esiste ad oggi. Prima la collega di Sinistra Ecologia Libertà parlava, ad esempio, di casi nei quali ci sono stati scioperi, anzi manifestazioni – se non ricordo male – a causa delle quale i turisti non sono riusciti ad entrare nelle strutture turistiche, nei luoghi di turismo ed effettivamente in quel caso nulla si è fatto, nessuno ha battuto i pugni sul tavolo come fece a quel punto il Primo Ministro Renzi per dire: abbiamo fatto una figuraccia. Ma la mia attenzione si è posizionata in modo particolare quando si parla di pubblico e quando si parla di privato. È evidente, Ministro, che attualmente la struttura pubblica in Italia non riesce a supportare quello che il turismo vuole dire oggi in Italia in modo importante. Ci sono dei punti di caduta. D'altra parte, colleghi, se Diego Della Valle, privato con un'azienda privata finanzia con 25 milioni il Colosseo, questo qualcosa vorrà dire.
  Quindi, per quanto ci riguarda, per quanto mi riguarda, può anche essere giusto un intervento, seppur monitorato, da parte di privati nei confronti del nostro patrimonio artistico e culturale, poiché, se lo Stato non ce la fa – ed è evidente che non ce la fa – da solo a sostenere, di fatto, quanto possiamo esprimere, allora è giusto che un privato, secondo me, riesca ad inserirsi in questo percorso. Avete già fatto dei provvedimenti simili, l’Art bonus è un qualcosa di assolutamente trasversale a quanto io sto dicendo, ma, in questo caso, Ministro, dobbiamo renderci conto che lo Stato, pur assumendo 500 persone in più, che non sono sufficienti per gestire tutto quanto di bello abbiamo in Italia, non riesce a farcela. Quindi, esprimo un voto in termini di astensione rispetto a questo emendamento.

Pag. 46

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, ne approfitto per intervenire, visto che il Ministro è tornato, e mi fa piacere che ascolti questo intervento; prima ho posto una domanda al Governo sugli introiti della bigliettazione, nello specifico, citando i dati dei servizi aggiuntivi: 44,9 milioni di euro che sono stati generati e di cui gran parte va a soggetti privati. Però, la domanda che pongo è questa, Ministro: la Corte dei conti sta indagando effettivamente sulla bigliettazione generata dal Colosseo ? O meglio, secondo indagini giornalistiche il 70 per cento degli introiti andrebbe ai privati e il 30 per cento allo Stato.

  PRESIDENTE. Concluda.

  SIMONE VALENTE. Io vorrei che in quest'Aula lei smentisse una volta per tutte queste dichiarazioni e ci garantisse, invece, che la legge, che prevede il 70 per cento allo Stato e solo il 30 per cento ai privati, fosse rispettata.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie Presidente, onorevole, smentisco questo dato; intanto non esiste un criterio nazionale, ma esiste un criterio del rapporto servizi aggiuntivi gestiti da società private e singole istituzioni o singolo museo che è differenziato da luogo a luogo. Nel caso del Colosseo quella percentuale io non la conosco così, ma è sicuramente riferita a una parte dei servizi aggiuntivi che sono i proventi dei gadget e così via, ma non sicuramente alla bigliettazione. Le riferirò la percentuale esatta, che è esattamente rovesciata.
  Aggiungo, e lo ripeto precisando, che, siccome il tema dei servizi in proroga è un tema che va risolto, noi abbiamo già avviato e stipulato con Consip una convenzione che origina tre tipi di gare. Una prima gara, che si sta già svolgendo, è su tutti i servizi ordinari, come pulizia, guardiania e così via. Una seconda gara è su un servizio di biglietteria nazionale, online, che non si sostituirà a quello fatto in loco, ovviamente, ma che integra quello fatto in loco. Una terza gara, è più complicata, perché abbiamo dovuto approvare una norma di legge, approvata da questa Camera, per consentire a Consip di adattare le regole di Consip che possono valere per servizi di base come, appunto, la guardiania o la pulizia, ma non per la parte di servizi aggiuntivi che, riferita ai musei, è inevitabilmente parte dell'attività scientifica. Infatti, gestire laboratori didattici, audioguide, bookshop, mostre è un pezzo dell'attività scientifica dei musei che, colpevolmente, negli anni passati, è stata via via sottratta all'impostazione del museo e affidata quasi esclusivamente all'esterno a società private. La stiamo riportando – e questo è il senso della riforma – all'interno del Ministero e, quindi, sulla base di questa norma di legge e del successivo accordo con Consip, le gare che riguardano questa parte di servizi aggiuntivi legati all'attività scientifica del museo sarà fatta su progetti scientifici elaborati dai direttori dei musei. Per questo, la procedura ha un po’ rallentato, perché, come tutti sapete, i direttori dei grandi musei stanno entrando in servizio ora; la procedura di assunzione è stata completata nel mese di agosto e, siccome alcuni vengono dall'estero – non tutti stanno entrando in servizio lo stesso giorno – l'entrata in servizio si completerà agli inizi di dicembre. I direttori dei poli museali, cioè non dei musei autonomi, stanno elaborando questi progetti scientifici con cui, entro la primavera, faremo gare nuove, trasparenti, sulla base delle scelte fatte dai singoli musei.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 47
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Abrignani, Ravetto, Sibilia, Garavini, Ginefra, Catalano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  324   
   Astenuti   65   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  68    
    Hanno votato
no  256).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Luigi Gallo 1.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Noi siamo contenti, come MoVimento 5 Stelle, che finalmente sia stato dato un chiarimento su qual è la linea del Ministero sui servizi aggiuntivi e su quali sono i passi che vorrà fare il Ministro Franceschini. Però, la nostra posizione politica sul tema dei servizi aggiuntivi è molto chiara: noi pensiamo che la bigliettazione, che è un servizio molto semplice, da poter gestire internamente, vada internalizzato, perché garantirebbe un introito molto significativo allo Stato e, quindi, possibili ricadute di investimenti nella cultura. Non possiamo lasciare che un servizio, che potrebbe essere tranquillamente svolto da operatori assunti dal Ministero, sia esternalizzato.
  Noi pensiamo che tutti gli altri servizi, come i servizi aggiuntivi, dove ci vogliono magari competenze che non sono all'interno del Ministero, possano essere messi a bando, ma non certamente questo servizio, che garantisce un introito eccessivo al privato, che fa veramente poco con risorse che potrebbero essere gestite dallo Stato.
  Vedo che annuisce il Ministro Franceschini, quindi cerchiamo di arrivare verso un punto di incontro su questa linea e facciamo – in questo caso sì – un bel servizio al Paese nel campo della cultura e del turismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tripiedi, Manlio Di Stefano, Costantino, Capone, Culotta, Luigi Gallo, Antimo Cesaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  387   
   Votanti  323   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato
  71    
    Hanno votato
no  252).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Zan.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  385   
   Votanti  328   
   Astenuti   57   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
  68    
    Hanno votato
no  260).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Fanucci, Schullian, Sottanelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  336   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  67    
    Hanno votato
no  269).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.29, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgio Piccolo, Massa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  337   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  14    
    Hanno votato
no  323).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simone Valente 1.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Cominardi, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  332   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  71    
    Hanno votato
no  261).    

  (La deputata Covello e il deputato Borghese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luigi Gallo 1.106, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 49

   (Presenti  389   
   Votanti  334   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
  66    
    Hanno votato
no  268).    

  (Il deputato Boccuzzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Ciprini 1.03.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signora Presidente, il nostro enorme patrimonio culturale potrebbe essere gestito direttamente dallo Stato, secondo una logica di investimento produttivo per può generare ritorni enormi in termini di ricchezza per il Paese.
  Il Colosseo produce un fatturato di 50 milioni di euro l'anno; eppure, ha appena sette custodi a turno, mentre le società private che gestiscono biglietteria e visite assorbono la metà degli introiti. Invece lo Stato che fa ? Privatizza i profitti, socializza le perdite e schiaccia i diritti del lavoro.
  L'Italia è il Paese che ospita il maggior numero di siti UNESCO. Franceschini disse che i beni culturali erano come giacimenti di petrolio e, come ogni giacimento di petrolio che si rispetti, finirà prima o poi in mani private, meglio se straniere. Infatti, ad esempio, accordi di partenariato transnazionali di investimenti come il TTIP prevedono la liberalizzazione dei servizi: ciò implica che aziende private e straniere come quelle statunitensi possono liberamente entrare nella gestione dei servizi essenziali, quali quelli delle risorse idriche, dei rifiuti e della sanità; e ora, grazie a questo decreto-legge, anche dei beni culturali.
  Con la scusa che il pubblico non funziona, si punta alla privatizzazione selvaggia e alla cessione a terzi dei siti che fanno cassa, meglio se privati, meglio se stranieri, perché sapranno sicuramente mettere a frutto i nostri beni culturali. D'altronde l'esterofilia del Ministro Franceschini è nota sin dai tempi della nomina dei famosi sette direttori europei: musei che, lo ricordo, saranno istituti autonomi in senso proprio, quindi con gestione di risorse ingenti.
  Faccio, poi, un esempio che ho già fatto in Commissione, e lo ripeto qui in Aula, di come gli stranieri sono molto abili a fare business con poco. È il caso dell'Empire State Building, che è un grattacielo privato e, per entrare fino all'ottantaseiesimo, piano il biglietto costa 32 dollari; se vuoi salire fino al centoduesimo medesimo piano, c’è una maggiorazione di prezzo, che arriva a costare fino a 52 dollari. Poi c’è l'opzione senza coda: se vuoi entrare senza fare delle lunghe code, allora il biglietto ti arriva a costare fino a 85 dollari. Come capite bene, è una vera miniera d'oro per i privati che hanno fiuto per gli affari e sono convinta che gli stranieri privati avranno sicuramente messo da tempo gli occhi sui nostri beni culturali, che sono un immenso patrimonio culturale a cielo aperto e a costo zero.
  Quindi, fra poco questo enorme giacimento petrolifero, come l'ha chiamato Franceschini, ministro del petrolio, in questo caso, finirà sicuramente – ne siamo certi – in mani non certe italiane e non certo pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Ciprini 1.03, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole della relatrice di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Fava, Romele, Colaninno.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  388   
   Votanti  337   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  67    
    Hanno votato
no  270).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gregori 1-bis.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi sostanzialmente chiediamo delle risorse per le assunzioni. Questa è una proposta concreta, che ovviamente il Governo respinge; il Governo va avanti a spot, perché sembra – e noi ce lo auguriamo – che le assunzioni avvengano con la legge finanziaria.
  A questo punto, io ritiro il mio emendamento per trasformarlo in un ordine del giorno, augurandomi che il Governo mantenga però l'impegno nella legge di stabilità sulle nuove assunzioni.

  PRESIDENTE. Bene, era questa l'ultima proposta emendativa.
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3315-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3315-A).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/3315-A/32, relativo alla composizione della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Tale ordine del giorno riproduce il contenuto dell'articolo aggiuntivo Ciprini 1.05, dichiarato inammissibile per l'esame in Assemblea.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Esprimo parere favorevole sui seguenti ordini del giorno: Bossa n. 9/3315-A/1; Agostinelli n. 9/3315-A/2; Bonafede n. 9/3315-A/3; Fico n. 9/3315-A/4; D'Incà n. 9/3315-A/5; Nuti n. 9/3315-A/6; Tofalo n. 9/3315-A/7; Grillo n. 9/3315-A/8; Villarosa n. 9/3315-A/9; Crippa n. 9/3315-A/10; Alberti n. 9/3315-A/11; D'Uva n. 9/3315-A/12; Businarolo n. 9/3315-A/13; Mantero n. 9/3315-A/14; Pisano n. 9/3315-A/15; Corda n. 9/3315-A/16; Daga n. 9/3315-A/17; Ferraresi n. 9/3315-A/18; Sorial n. 9/3315-A/19; Colonnese n. 9/3315-A/20; Silvia Giordano n. 9/3315-A/21; Battelli n. 9/3315-A/22; Brugnerotto n. 9/3315-A/23; Frusone n. 9/3315-A/24; Petraroli n. 9/3315-A/25; Cancelleri n. 9/3315-A/26; Cominardi n. 9/3315-A/27; Liuzzi n. 9/3315-A/28; L'Abbate n. 9/3315-A/29 e Ciprini n. 9/3315-A/30.
  Sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/3315-A/31 esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi al fine di continuare ad impedire la possibilità di erogare sanzioni a danno dei lavoratori che esercitano legittimamente il diritto di assemblea».
  Sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/3315-A/33 esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di porre in essere iniziative di carattere socioculturale, volte a riaffermare la valenza costituzionale del diritto di sciopero come principio cardine della Repubblica democratica».
  Sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3315-A/34 esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare Pag. 51l'opportunità, tenuto conto di quanto già previsto dalla normativa vigente in tema di appalti, di rafforzare ulteriormente gli strumenti di tutela per i lavoratori dipendenti presso soggetti privati che operano nel settore dei beni culturali, in particolare per quanto concerne il pagamento delle retribuzioni».
  Esprimo parere favorevole sugli ordini del giorno Occhiuto n. 9/3315-A/35, Carrescia n. 9/3315-A/36, Giulietti n. 9/3315-A/37, Paola Boldrini n. 9/3315-A/38 e Pellegrino n. 9/3315-A/39, mentre il parere sull'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/3315-A/40 è favorevole con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi al fine di garantire la corretta applicazione della normativa in materia di diritto di sciopero, in particolar modo nel corso degli eventi giubilari».
  Esprimo parere favorevole sugli ordini del giorno Luigi Gallo n. 9/3315-A/41 e Simone Valente n. 9/3315-A/42, mentre il parere sull'ordine del giorno Marzana n. 9/3315-A/43 è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare, d'intesa con il MIUR, l'opportunità di».
  Il parere sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/3315-A/44 è favorevole, purché riformulato. È accolto fino a: «opportunamente valorizzata», quindi viene soppressa l'ultima riga: «anche presso il suo trasferimento nel luogo di origine».
  Il parere sull'ordine del giorno Pili n. 9/3315-A/45 è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di promuovere un'immediata intesa con la regione Sardegna e a intervenire nel quadro delle compatibilità della finanza pubblica».

  PRESIDENTE. C’è l'ultimo ordine del giorno, annunciato dalla collega Gregori, l'ordine del giorno Gregori n. 9/3315-A/46, che le hanno portato adesso.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Per correttezza verso il Parlamento, mi è stato consegnato in questo momento, per cui lo devo leggere.

  PRESIDENTE. Lo sta leggendo, va bene.
  Mentre la sottosegretaria giustamente legge l'ordine del giorno Gregori n. 9/3315-A/46, gli ordini del giorno con parere favorevole ovviamente non vanno votati, chiederei ai colleghi se accettino le riformulazioni proposta.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Tripiedi n. 9/3315-A/31, Chimienti n. 9/3315-A/33, Lombardi n. 9/3315-A/34 e Mazziotti Di Celso n. 9/3315-A/40, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Onorevole Marzana, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3315-A/43, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  MARIA MARZANA. Signora Presidente, se posso avere l'esito da parte del sottosegretario.

  PRESIDENTE. Se la può rileggere ?

  MARIA MARZANA. Sì.

  PRESIDENTE. Sottosegretaria Bellanova, può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno Marzana n. 9/3315-A/43 ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. «A valutare, d'intesa con il MIUR, l'opportunità di (...)», e continua così come era stato presentato.

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Marzana ? Prendo atto che accetta la riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Massimiliano Bernini n. 9/3315-A/44 e Pili n. 9/3315-A/45, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Vediamo il parere sull'ordine del giorno Gregori n. 9/3315-A/46. Prego, sottosegretaria Bellanova.

Pag. 52

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signora Presidente, l'ordine del giorno Gregori n. 9/3315-A/46 è accolto con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di uno stanziamento di risorse aggiuntive».

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Gregori ? Prendo atto che accetta la riformulazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3315-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.
  Invito i colleghi che lasciano l'Aula a farlo silenziosamente, così i colleghi che parlano possono ascoltarsi e farsi ascoltare. Prego, onorevole.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, il gruppo socialista voterà a favore di questo provvedimento che eleva il nostro patrimonio di beni culturali a servizio pubblico essenziale. Noi, che siamo tra coloro che auspicano l'inserimento del diritto alla bellezza nella Costituzione e da sempre riteniamo che le nostre bellezze, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, sono sottovalutate e poco valorizzate, non potremmo fare altrimenti.
  Il nostro consenso, però, non può nascondere alcune perplessità suscitate dal provvedimento.
  Prima fra tutte: ci pare una forzatura l'uso dello strumento della decretazione d'urgenza. Sarebbe stato molto meglio approvare un disegno di legge parlamentare di più ampio respiro, volto a rendere veramente più fruibile il nostro patrimonio artistico e culturale. Si è scelto invece di intervenire con un unico articolo che inserisce la fruizione delle nostre bellezze all'interno dei servizi pubblici essenziali, equiparandola ai trasporti, alla sanità, all'istruzione e conseguentemente sottoposta alla regolamentazione del diritto di sciopero e di assemblea.
  Ma limitare un provvedimento «per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione» alla sola regolamentazione dei diritti di lavoratori e lavoratrici, non solo è un'occasione persa, ma nei fatti fa nascere sospetti sulla vera natura del provvedimento. Sospetti avvalorati dalla tempistica del provvedimento, approvato a seguito di un'assemblea dei lavoratori del Colosseo, regolarmente autorizzata, per discutere del mancato pagamento di alcune voci del salario maturato nei mesi precedenti.
  Ma cosa c'era di sbagliato in questa assemblea ? Nulla che si riferisca al suo svolgimento: regolarmente annunciata, autorizzata, con un tema di sostanza; insomma, tutto a posto. È invece mancata la comunicazione forse dell'apparato burocratico, che ha fatto apparire la chiusura come una grave responsabilità dei lavoratori. Nel caso specifico, a differenza di quanto avvenne a Pompei qualche mese prima, lavoratori e organizzazioni sindacali erano del tutto incolpevoli.
  Non possiamo accettare di veder mettere sul banco degli accusati lavoratori e sindacati additati all'opinione pubblica come l'origine di tutte le inefficienze e i ritardi del nostro Paese. Noi socialisti non vogliamo negare le responsabilità, quando sono reali e fondate. Non accettiamo le accuse quando non sono vere, come in questo caso specifico.
  Questo provvedimento andava assunto, certamente, ma svincolato dall'onda emotiva suscitata da una cattiva informazione; soprattutto andava accompagnato da misure di valorizzazione del patrimonio archeologico, artistico e culturale e da una accresciuta capacità di gestione e di comunicazione, anche utilizzando le energie del generoso mondo del volontariato che troppo spesso non viene apprezzato quanto merita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

Pag. 53

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, onorevoli colleghi, il decreto che ci apprestiamo a convertire in legge stabilisce un principio e un diritto per tutti, cittadini e turisti: la fruizione dei beni culturali, che finalmente viene equiparata del tutto ai servizi pubblici essenziali, come quelli inerenti alla sanità, ai trasporti e all'istruzione.
  Nel Paese con il più alto numero di siti Unesco al mondo – come è stato già ricordato – questo diritto è stato recentemente violato in più di un'occasione, creando sconcerto tra centinaia e centinaia di turisti e facendo un danno di immagine non calcolabile al nostro Paese, proprio nell'anno in cui, anche grazie al successo di eventi come Expo, questo settore dell'economia sembra avviato verso una forte e duratura ripresa.
  L'obiettivo di questo decreto è chiaro: mai più accada che, senza preavviso, si trovino sbarrate le porte del Colosseo o del sito archeologico di Pompei. Questo non deve succedere mai più, ovviamente, ma viste alcune polemiche e alcune discussioni che sono avvenute anche questa mattina, penso sia giusto ricordare che questa legge non va a ledere il diritto di sciopero dei lavoratori. I dipendenti potranno fare assemblee e scioperare, ma semplicemente dovranno farlo alle stesse condizioni cui sono sottoposti molti altri lavoratori impiegati nella gestione dei servizi pubblici essenziali. Potranno scioperare alle condizioni e nel rispetto delle regole sancite dalla legge n. 146 del 1990, che prevede che le forme di assemblea e di sciopero dei lavoratori siano discusse dalle commissioni di garanzia assieme alle parti sociali.
  Noi crediamo che questo decreto trovi un buon compromesso tra i due diritti fondamentali: quello già richiamato di poter fruire di un servizio pubblico essenziale, la cultura, e quello allo sciopero, riservato a tutti i lavoratori, anche di quelli impiegati nella gestione dei servizi pubblici essenziali. E sappiamo bene che anche questi ultimi lavoratori hanno ampie possibilità di assemblea e sciopero, basti ricordare tutte le assemblee, scioperi e manifestazioni che si svolgono ogni qual volta il Governo di turno mette mano a un altro servizio pubblico essenziale, quello dell'istruzione. Le critiche che sono giunte a questo provvedimento sulle limitazioni del diritto dei lavoratori a riunirsi e a manifestare le proprie idee ci sembrano, pertanto, del tutto ingiustificate.
  È giusto segnalare anche che, dopo l'entrata in vigore del decreto-legge, la commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha invitato le parti sociali a sottoscrivere un accordo finalizzato ad individuare le prestazioni indispensabili da assicurare in caso di sciopero nel settore dei beni culturali.
  Noi ci auguriamo che questo accordo venga sottoscritto nei tempi più rapidi, senza portare la commissione stessa a dover esercitare il proprio potere sostitutivo. Un accordo ampio, su una materia del genere, sarebbe una bella figura per tutte le parti coinvolte, soprattutto per i sindacati, che avrebbero l'occasione di dimostrare buona volontà sulla strada intrapresa per il rilancio del settore turistico-culturale.
  Per tutte queste ragioni, la nostra componente, Alleanza Liberalpopolare Autonomie, voterà convintamente questo provvedimento, anche perché – ripeto – non si capisce la ragione per cui si debba invocare una difesa del diritto di sciopero quando le stesse norme tutelano i lavoratori in tutti gli altri settori pubblici, in cui vi è un servizio pubblico. Quindi, se già dal 1990 questo avviene negli altri settori, non si capisce perché dovrebbe essere violato un principio costituzionale soltanto per questo settore.
  D'altro canto, nel dibattito che si è avuto questa mattina, ho notato che ci sono state alcune affermazioni, sia da parte della sinistra sia da parte della destra, che mi hanno lasciato del tutto sorpreso, anche perché c’è una legge, esattamente la n. 42 del 2004, che conferiva già l'attribuzione di servizi pubblici essenziali Pag. 54ai beni culturali (e da cui, poi, questo provvedimento, che noi approviamo oggi, che diventa, quindi, un'aggiunta, un'emanazione). Quella legge, dicevo, fu approvata con la firma di quattro persone: Berlusconi, Urbani, La Loggia e Castelli. Quindi, come è stato detto da questi banchi oggi, «noi non riconosciamo più la sinistra», potrei dire che «noi non riconosciamo più questa destra».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Ministro e sottosegretario, ricordo, ancora una volta oggi in Aula, che l'articolo 77 della Costituzione – puntiamo a quello – dice che il Governo non può, senza delegazione... Presidente, una cortesia...

  PRESIDENTE. Onorevole Piccione...

  WALTER RIZZETTO. Io capisco che entrambi non possono ascoltarmi: una è al telefono e l'altro parla. Almeno uno !

  PRESIDENTE. Ha ragione... Prego, deputato Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Come prima detto, in base all'articolo 77 della Costituzione il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti-legge. E lo rinnovo: voi lo state facendo. State andando, un'altra volta, contro il dettato costituzionale, come già fatto, evidentemente, e, per un moto d'animo rabbioso di quelle ore, state decretando su un qualcosa che era assolutamente già più volte normato. Rinnovo un'altra volta, Ministro. Io voglio sfatare un luogo comune: l'Italia non può vivere, come prima detto, soltanto di cultura e di patrimonio artistico. Stiamo lasciando pezzi di questa Italia – che, fortunatamente o sfortunatamente, è in Europa –, che sono industria, artigianato, piccole e medie imprese, indietro.
  È la summa di tutto quello che l'Italia ad oggi può rappresentare e può offrire che farà dell'Italia – confidiamo in questo – un Paese migliore e un Paese che dovrà necessariamente, per le sue posizioni, fare da traino in Europa.
  Durante le audizioni – e ritorno, Ministro, sui ringraziamenti di cui sopra – io ho ascoltato volentieri il sottosegretario Borletti Dell'Acqua e le rendo merito, Ministro Franceschini, che lei, per ben due giorni consecutivi, perché mancavano delle risposte, è venuto in Commissione, da noi. Questa è una cosa inedita, almeno per quanto riguarda la nostra Commissione.
  Ma avete parlato di un disegno, rispetto al turismo e alla cultura in Italia, più ampio. Ma il primo punto di caduta è stato questo: parlando di un disegno più ampio, nella relazione illustrativa di questo decreto-legge – lo ripeto – avete scritto: «Pompei e Colosseo». Quindi, quei due casi vi hanno dato molto, molto fastidio.
  Un altro, il secondo punto di caduta rispetto a quanto questo provvedimento esprime è questo: come mai non sono stati pagati i cosiddetti oneri accessori dal 2014 e sono stati pagati, diciamo contemporaneamente, mettiamola così, ora più ora meno, rispetto all'assemblea ? Una volta fatta l'assemblea, avete pagato gli oneri accessori: questo è esattamente il contrario rispetto alle buone intenzioni che voi avete dichiarato in questo decreto. Prima di decretare, Ministro, serve, serviva, serve ancora e servirà fare il punto rispetto anche ai dipendenti che si occupano di cultura, nello specifico al Colosseo.
  Ricordiamo a tutti che ci sono 27 dipendenti, tre turni al giorno, per circa 6 mila turisti al giorno. Penso, Ministro, che, con questo tipo di capacità in termini di occupazione, sia comunque impossibile fare bene cultura e turismo, ad oggi, in Italia. Serviva, quindi, Ministro – glielo abbiamo suggerito, le opposizioni tutte lo hanno suggerito – ritirare il decreto e proporre insieme un lavoro, un piano strategico, per tutto quanto rientra nell'alveo della cultura e del turismo, ad oggi, in Italia.Pag. 55
  Ministro, io provengo dal Friuli-Venezia Giulia e l'ho già ricordato in Commissione. In Friuli-Venezia Giulia vi è una città che era la terza o la quarta città dell'Impero romano, che si chiama Aquileia. Se Aquileia, purtroppo, con tutti gli sforzi encomiabili che stanno facendo gli operatori in loco, ce l'avessero – mi permetta questa provocazione – in Germania, molto probabilmente ci sarebbero 25 pullman e due aerei di turisti da tutto il mondo che vanno a visitare Aquileia.
  Date una mano non soltanto a Roma, ma a tutto quello che è cultura e turismo in Italia ! Lo so che lei ce lo ha in mente, ma bisogna scriverlo, assolutamente sì. Però, è anche vero, Ministro, che, se questa assemblea si fosse svolta ad Aquileia, probabilmente, nessuno si sarebbe alzato dai banchi del Governo per proporre in venti minuti un decreto d'urgenza; assemblea – lo ricordiamo per l'ennesima volta – sicuramente comunicata e concessa dal Mibac e dalla sovrintendenza.
  Le dodici ore di assemblea sono già normate: i metalmeccanici ne hanno dieci, i lavoratori di questo settore hanno la possibilità di avere dodici ore di assemblea. Tutto è filato liscio sino al giorno dell'assemblea, quando la sovrintendenza, secondo me, non ha comunicato bene, non ha fatto la pubblicità della stessa; tanto è vero che ci siamo trovati con i turisti fuori e con i cartelli che comunicavano che il Colosseo era chiuso per qualche ora, cartelli anche con qualche errore grammaticale, se non ricordo male.
  Il Primo Ministro Renzi, quindi – vado a citare – esprime rabbia, quando vede scene tipo Pompei e Colosseo, e chiede buonsenso e ragionevolezza. Bene, faccio riferimento ad un intervento che un nostro collega della Commissione lavoro, l'onorevole Piccolo, fece in Commissione, per l'appunto, qualche giorno fa. Disse: sono una persona abituata non a usare gli smartphone, ma ancora i gettoni. Si ricorda, Ministro, i gettoni, quando andavamo nelle cabine a telefonare ?
  Bene, in questo momento, in questo contesto, se Matteo Renzi avesse utilizzato non uno smartphone, quindi una cosa veloce, immediata, per twittare la sua indignazione rispetto a quanto accaduto, se avesse usato un gettone, probabilmente non avrebbe reagito così di pancia, ma avrebbe sicuramente partorito qualcosa di migliore per quanto riguarda tutto quello che stiamo vivendo in queste ore, per quanto riguarda tutto quello che avete scritto nel vostro decreto. Quindi, invito il Primo Ministro, invito lei ed altri Ministri, ogni tanto, ad usare i gettoni, non sempre ad usare gli smartphone in modo così immediato. Al prossimo sciopero, quindi, dovremmo mettere, Presidente e Ministro, anche, ad esempio, i ferrovieri tra i servizi essenziali.
  Infatti, facciamo un esempio: se questa sera devo andare a Napoli perché ho una persona che si sente male, un mio parente che si sente male, e devo andare necessariamente da lui, se vi è uno sciopero dei ferrovieri, non posso andare a Napoli. Quindi, per me è un servizio essenziale andare a trovare una persona che sta male. Voi state semplicemente, Ministro, dicendo questo: state dicendo, in buona sostanza, che nessuno sciopero e nessuna assemblea verrà toccata, nessun diritto verrà toccato, ma andate ad arginare, a sorpassare e a bypassare questo tipo di problema, dicendo, di fatto: fatevi pure le vostre assemblee, fatevi pure i vostri scioperi, che tanto noi continuiamo comunque ad operare, rendendo, di fatto, nulla la protesta che può portare un'assemblea o uno sciopero.
  È come – mi permetta il paragone forse non congruo e non specifico in questo caso – se all'Electrolux facessero otto ore di sciopero e continuassero, all'interno dello stabilimento, a fare le lavatrici. Significa andare a non avallare e a non dare importanza a coloro che stanno fuori dalla fabbrica a scioperare. Significa fare lo stesso le lavatrici, pur avendo delle persone che scioperano fuori. Significa fare protestare i lavoratori del Colosseo, non pagati, pur facendo andare avanti il Colosseo e rendendo nulla l'assemblea, quantomeno in termini di mediaticità.
  Prima le ho detto, Ministro – era una battuta chiaramente ma era provocatoria –, Pag. 56che state ripercorrendo quanto fece Reagan nel 1981 quando licenziò 11 mila dipendenti, che erano coloro che controllavano i biglietti per i voli. All'epoca, ma anche oggi, in America è un servizio essenziale volare perché, se non si vola in America, l'America si ferma. Reagan già nel 1981 licenziò in tronco 11 mila dipendenti, i controllori di volo, mettendo al loro posto il personale dell'esercito, i militari. Voi state facendo più o meno la stessa cosa: protestate, fate assemblee, ma noi compensiamo quelli che stanno fuori a protestare con altri che stanno continuando a lavorare all'interno del Colosseo. Questo era nel 1981, Ministro, noi siamo nel 2015. Stiamo evidentemente ritornando indietro in tema di diritti.
  Ma – e preannunzio in questo caso un voto di astensione – l'unica cosa che mi conforta, Ministro, è questa: sono le 500 nuove assunzioni in seno alla legge di stabilità. Da vicepresidente e da commissario della Commissione lavoro, io guardo anche ad un posto di lavoro che si crea. Se noi attualmente, Ministro, avessimo una crisi aziendale che conta 500 persone, molto probabilmente dovremmo fare qualche risoluzione o dovremmo parlare con i sindacati per salvare queste 500 persone. Ebbene, in questo caso voi le assumete.
  Non mi avete convinto fino in fondo e, quindi, esprimeremo un voto in termini di astensione. Per quel poco che contiamo, noi ci auguriamo che questo voto di astensione sia propedeutico a mantenere quanto è ancora in bozza in legge di stabilità – perché pare che neanche il Quirinale abbia la legge di stabilità definita – e che quindi si assumano, finalmente, almeno 500 persone. Quindi voteremo astensione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Mi rivolgo ai colleghi deputati e al Ministro Franceschini, nella speranza che ci raggiunga, in modo tale che si possa parlare al Governo anche nella persona del Ministro, come penso sia giusto. Però è stato fin qui presente, quindi non intendo accanirmi su questo particolare.
  Penso che il Governo abbia sbagliato completamente i modi e i tempi di un intervento che pure noi ci sentiamo di condividere nella sensibilità che lo ha animato. Ma riteniamo pretestuoso averlo fatto colpevolizzando i lavoratori, lavoratori che – è stato già detto e lo ribadisco – hanno esercitato un loro diritto. Lo hanno fatto nel rispetto degli utenti, dei visitatori e dei turisti, perché hanno comunicato anticipatamente al Ministero la data e l'orario della loro assemblea sindacale, peraltro convocata su temi che è impossibile non condividere. Penso che lo stesso Ministro Franceschini non possa tirarsi indietro nel dire che i lavoratori avevano e hanno avuto ragione da vendere e che le somme che non gli sono state corrisposte dallo Stato italiano per mesi e mesi dovevano evidentemente essere sollecitate con delle iniziative e una mobilitazione. Il Ministro ha avuto il tempo per impedire che vi fossero dei disagi per i visitatori e i turisti, ma non è intervenuto.
  Quindi, casomai più che prendere la palla al balzo per fare un provvedimento di questo tipo, con la situazione ancora «calda» e quindi con tutte le difficoltà del caso, bisognerebbe chiedersi perché il Ministero non c’è, non c’è stato, perché il Ministero non è intervenuto, perché il Ministero non ha prevenuto questa possibilità conoscendola, a maggior ragione riconoscendola rispetto al precedente che vi era stato prima dell'estate a Pompei, altra pagina che certamente non ha messo in bella mostra l'Italia al cospetto del mondo intero, perché i disagi che ci furono in quella circostanza per un'analoga assemblea sindacale convocata guadagnarono le prime pagine di buona parte dei quotidiani del pianeta. L'occasione è ghiotta per fare un bilancio un po’ più ampio e anche per cercare di interpretare nella maniera più esatta, o comunque per come io l'ho interpretata, la dichiarazione che vi è stata pochi minuti fa del collega, capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta. C’è un po’ di imbarazzo nel vedere comunque la Pag. 57sinistra che da qualche tempo a questa parte rinuncia ai suoi cavalli di battaglia, smonta se non smantella completamente i propri valori di riferimento e rincorre, evidentemente consapevole del fallimento da un punto di vista culturale di tutti i suoi presupposti, di tutte le sue colonne d'Ercole, una sensibilità, una concettualità che è figlia dell'impianto culturale della destra, della destra nel mondo, della destra in quanto tale, del pensiero filosofico di destra. È un po’ imbarazzante obbiettivamente, sarebbe molto più chiaro se la sinistra facesse la sinistra e la destra facesse la destra. Vedere che si invertono le parti e talvolta anche dalla parte nostra c’è qualcuno che occhieggia alla sinistra magari anche per prepararsi il terreno, hai visto mai tra qualche giorno invece di avere qualche centinaio di deputati e senatori ce ne potrebbero essere qualche centinaio più uno. Insomma, c’è un po’ di confusione, Fratelli d'Italia non intende avallare questa confusione e intende semmai richiamare ciascuno al rispetto anche delle ragioni intime e profonde per le quali un cittadino in campagna elettorale sceglie un partito piuttosto che un altro. Se poi, dal giorno dopo, dobbiamo diventare tutti uguali allora significa che la democrazia non è il grande terreno di confronto tra scuole di pensiero, ricette, moduli, progetti, ma semplicemente un modo come un altro per prendere un tram, arrivare in Parlamento e poi giocarsi la propria partita, talvolta addirittura di tipo individuale e niente di più, per garantirsi un futuro personale.
  Abbiamo ascoltato il Ministro Franceschini fin dall'esordio, in questo non è stato originale perché ne abbiamo ascoltati altri parlare di beni culturali intesi come la grande opportunità per l'Italia, il vero e proprio giacimento di petrolio italiano. Ricordo che sono due anni abbondanti che questo Governo sulla cultura non ha fatto praticamente nulla capitanato da Matteo Renzi... non che quello di Letta o quello di Monti avessero fatto cose diverse. Tre governi complessivamente di sinistra: il primo, quello che ci si sforza di derubricare dicendo che era un governo tecnico, quello di Monti, era di fatto, a nostro giudizio, un governo fantoccio voluto da Giorgio Napolitano e fino a prova contraria, anche se Giorgio Napolitano in quella circostanza era il Capo dello Stato, ha giocato le sue carte politiche; quindi, anche il Governo Monti era un governo appeso ad una cultura di sinistra.
  Tre governi che sulla cultura non hanno fatto nulla e Franceschini invece di provare ad interpretare questa specie di ormai trita e ritrita intuizione e produrre reddito, perché questo significa avere un giacimento culturale simile a quello che potrebbe essere il giacimento energetico di gas e petrolio del Medio Oriente e di altri pezzi del pianeta, invece di fare qualcosa di simile, invece di cimentarsi ad interpretare questa argomentazione non ha fatto nient'altro in questi due anni e mezzo che una blanda riforma del suo Ministero, la sesta in pochi anni. Infatti, qui uno appena arriva fa una riforma poi, chissà perché, è una riforma autoreferenziale che guarda gli uffici, i sovrintendenti, i direttori generali.
  In questo caso addirittura (anche se non è presente in questo provvedimento), come abbiamo ascoltato anche dal collega che mi ha preceduto, sappiamo che nella legge di stabilità sono previste 500 assunzioni che in questo caso, però, vogliono scavalcare criteri che per altri settori della pubblica amministrazione sono stati viceversa rispettati con una puntualità imbarazzante, ovvero non si devono più far scorrere le graduatorie, ci saranno altri criteri di assunzione, nuove assunzioni, scavalcando la mobilità. Ricordo che nella scuola si è andati a ripescare la graduatoria Gae del 1999, in forza del concorso del 1999, per poter far accedere alle cattedre coloro i quali avevano vinto l'ultimo concorso utile, esattamente quello così indietro collocato nel tempo. Quindi, siamo anche perplessi rispetto – poi lo vedremo quando arriveremo alla legge di stabilità – a come si articolerà la proposta e l'affronteremo esattamente con la puntualità che ci contraddistingue.
  Il Governo non è stato capace di fare nulla da un punto di vista della promozione Pag. 58del principio di sussidiarietà. La sussidiarietà è quel concetto, tutto sommato ormai condiviso (c'era prima una qualche resistenza a sinistra, ma nelle more proprio delle riflessioni precedenti, mi pare che ormai la sensibilità si sia diffusa al di là della destra e della sinistra), che significa proprietà pubblica a gestione privata. Senza generalizzare, perché nel caso, per esempio, dell'Anfiteatro Flavio, nel caso dei grandi giacimenti archeologici e dei grandi musei, quelli che fanno una bigliettazione impressionante e producono numeri, da un punto di vista economico, altisonanti, non abbiamo bisogno di chiamare a collaborare i privati.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIO RAMPELLI. Quelli possano essere gestiti dal pubblico, il pubblico può intascare centinaia di milioni di euro attraverso una gestione diretta di beni che in quanto tali producono bigliettazione cioè afflusso turistico. Noi non dobbiamo fare «marchette», dobbiamo mettere a regime l'economia in questo settore dei beni culturali, e dobbiamo e possiamo farlo senza guardare in faccia nessuno. Nel question time di poche settimane fa, concludo Presidente, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ho rivolto alcune domande in ordine alla gestione del Colosseo che pur avendo oltre 50 milioni di euro di incassi l'anno di bigliettazione, e molti altri legati alla gestione dei servizi accessori, condivide questa cifra con CoopCulture e con un segmento della Mondadori, in forza di una gara espletata nel 1999 e sempre prorogata. Non siamo mai più andati in gara. Ora l'osservazione che ho fatto al Ministro è stata quella di fargli rilevare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. Concludo, Presidente.

  PRESIDENTE. Sì, dovrebbe.

  FABIO RAMPELLI. A me risultano 8 minuti e 40 secondi, comunque...

  PRESIDENTE. No, a me risultano 10 minuti e 20 secondi.

  FABIO RAMPELLI. Va bene, comunque, sto concludendo, sono arrivato davvero alla conclusione, se porta pazienza pochi secondi, concludo. Al Ministro ho fatto presente che se anche io stesso, e lui, andassimo a gestire il Colosseo, sempre 50 milioni di euro di incassi faremmo, perché non siamo io, lui, né CoopCulture, né Mondadori a garantire l'afflusso di visitatori e turisti, ma è, appunto, il Colosseo. Quindi noi vorremo – questo è l'appello dell'ultimo secondo – che questi scempi fossero sanati, che quella gara fosse rinnovata e, se possibile, che lo Stato incassi per sé i 50 milioni dell'Anfiteatro Flavio senza condividerli con nessuno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, mi dispiace che non ci sia il Ministro, vorrei iniziare questo intervento dicendo che il dibattito vetero sindacale di oggi mi ha ringiovanito, mi ha riportato agli anni della mia gioventù, quando studiavo medicina ed era in atto in tutti gli ospedali, a Roma in particolare, una catena di scioperi selvaggi, di assemblee paralizzanti, che mettevano a rischio la salute dei pazienti. Ecco all'epoca si gridò al fatto che qualcuno pensasse di conculcare questa libertà sindacali.
  Poi i tempi sono, per fortuna aggiungo io, cambiati. Abbiamo avuto la legge del 1990, abbiamo avuto poi la sua riedizione nel 2000, con la quale è stato regolamentato l'esercizio delle libertà sindacali, del diritto di assemblea, del diritto di sciopero nei servizi essenziali. Direi che quello che oggi abbiamo nella sanità, come servizio pubblico essenziale, è qualcosa che nessuno si azzarderebbe a definire un attentato alle libertà costituzionali, all'esercizio della libertà sindacale.Pag. 59
  Ed è definito in una maniera tale che, mentre questo esercizio viene e continua ad essere garantito, al tempo stesso è garantito il livello minimo delle prestazioni da erogare affinché la struttura essenziale – lo ripeto, come servizio – non venga paralizzata e affinché il paziente non venga penalizzato.
  Nessuno dice che questo comporta la coartazione delle libertà sindacali. Non lo dicono i medici, non lo dicono gli infermieri, tanto meno lo dicono gli utenti del servizio, parlamentari compresi. Nessuno dei nostri parlamentari, di quelli che oggi si sono affannati a definire questa vicenda un attentato alle libertà sindacali, probabilmente vorrebbe ritornare indietro al periodo che ho appena descritto per quanto riguarda la sanità.
  Eppure, possiamo chiederci, visto che anche questo è stato tema del dibattito: funziona tutto oggi in sanità ? Assolutamente no. È forse sufficiente il personale ? Direi per nulla sufficiente, anche in ragione del blocco del turn over che c’è stato per esigenze di controllo della spesa. Ci sono dei turni massacranti in sanità ? Certamente sì, sta tutti i giorni sulle pagine dei giornali. Ci sono proteste per questo. A qualcuno vengono forse pagati gli straordinari per quello che fa ? Assolutamente no. Sono addirittura scomparsi come voce della contrattazione sindacale, almeno per quanto riguarda i medici. Ma nessuno – ripeto, nessuno –, né il personale né tantomeno gli utenti, si sognerebbe di tornare indietro.
  Ora, questo decreto cosa fa, nella sua semplicità ? Prende atto che anche i beni di carattere storico, artistico, monumentale, museale, bibliotecario costituiscono un servizio pubblico essenziale e che la tutela, la fruizione, la valorizzazione di questo servizi rientra tra i livelli essenziali delle prestazioni che questo Paese è tenuto ad erogare. L'Italia – giova ricordarlo, qualcuno lo ha detto, forse scherzando, prima – è il più grande giacimento di beni culturali del pianeta. Mettere a rischio la fruizione regolare di questo giacimento sarebbe un po’ come – mi consentirete l'esempio grossolano – se in un Paese produttore di petrolio qualcuno andasse, con un'assemblea sindacale, a paralizzare il flusso dell'oleodotto. Io credo che dovrebbe seriamente essere considerata questa situazione per l'Italia. Infatti, questo immenso patrimonio che noi oggi abbiamo chiede di essere valorizzato, anche attraverso un esercizio responsabile delle libertà sindacali.
  Allora, io credo che questo decreto, che va ben oltre i fatti di cronaca, non costituisca – lo ripeto ancora una volta – un attentato alle libertà sindacali. Tutt'al più, possiamo chiederci se serviva davvero un decreto o si poteva perseguire un altro tipo di strumento. Tuttavia, credo che il ripetersi di episodi incresciosi, di episodi di sindacalismo più o meno selvaggio, in tempi che un approccio diverso avrebbero richiesto e anche l'avvicinarsi di scadenze di grande rilievo nazionale e internazionale, per il flusso di visitatori che porteranno nel nostro Paese, ed a Roma in particolare, come l'evento giubilare, che è ormai alle porte, consigliassero in tutta coscienza di affrontare rapidamente il problema.
  Anche perché – non scordiamocelo – poi la definizione delle modalità con cui questo esercizio di libertà sindacali dovrà essere garantito e le prestazioni minime che dovranno essere garantite a coloro che fruiscono, invece, di questo servizio richiederanno dei tempi per la loro definizione, tempi che il decreto-legge prevede giustamente in sessanta giorni di confronto tra le parti sindacali e il Governo stesso e le sovrintendenze. Credo che questi tempi, che comunque giustamente andavano rispettati per definire le prestazioni minime da erogare, richiedessero lo strumento del decreto-legge. È certamente qualcosa che non è dogma di fede, per carità, ma credo che il buonsenso ci porti a dire che quello che è accaduto e quello che poteva accadere meritava di essere affrontato in questo modo da parte del Governo.
  Infine una domanda: basterà questo decreto-legge a salvare i beni culturali ? Anche questo è stato evocato nel dibattito. Certamente possiamo tutti rispondere Pag. 60e penso che tutti siamo consapevoli del fatto che non basterà tutto questo. Non basterà se non usciremo dalla logica della spesa per entrare in una logica diversa cioè quella che vede i beni culturali come una risorsa per il Paese, come una risorsa anche dal punto di vista economico. Piuttosto che stare a litigare in quest'Aula sul modo in cui l'esercizio delle libertà sindacali deve essere garantito in un settore strategicamente importante per il Paese, credo che noi avremmo dovuto affrontare un altro tipo di dibattito: il dibattito sugli strumenti più idonei per valorizzare il nostro immenso patrimonio culturale. L'invito quindi rivolto certamente al Governo è ad accompagnare questo decreto-legge investendo in cultura, che non vuol dire solo quattrini ma significa anche soldi certamente. Ma investiamo migliorando la gestione, migliorando, come ha richiamato anche il Ministro poc'anzi, gli orari di apertura, la fruibilità quindi del servizio. Superiamo, come ha richiamato il Ministro, regolamenti anacronistici ma anche – qui servono i soldi – colmiamo gli organici, restauriamo situazioni che meritano di essere restaurate per non andare in una condizione di degrado.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIAN LUIGI GIGLI. Ho finito, Presidente. Credo che tuttavia il Governo, oltre alle cinquecento assunzioni annunciate nel disegno di legge di stabilità, abbia mostrato qualcosa di positivo da questo punto di vista. Per merito del Ministro Franceschini lo scorso anno abbiamo avuto la traduzione in legge di quello che è stato chiamato l’art bonus cioè un meccanismo di defiscalizzazione per coloro che donano ai beni culturali di questo Paese. Credo che sia stato uno strumento di grande rilievo, di grande importanza che sta portando risorse nel sistema. Quello che mi sentirei di dire al Governo è di allargare questo tipo di orizzonte: allarghiamolo anche, come era stato il senso di un nostro ordine del giorno all'epoca perché l'emendamento purtroppo non era stato accolto, addirittura al privato che diventa fruibile per il pubblico. Il nostro Paese è ricchissimo di beni che non sono soltanto dello Stato e degli enti pubblici e allora anche per questo tipo di beni noi dobbiamo offrire la possibilità della defiscalizzazione.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, ha esaurito il suo tempo, onorevole Gigli.

  GIAN LUIGI GIGLI. E infine il volontariato: diamo spazio all'associazionismo anche nella possibilità di far fruire i beni culturali. C’è tanta gente che vorrebbe mettersi a disposizione del Paese anche in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia (PI), Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Sottosegretario, il tema a noi interessa, è un tema importante.
  Probabilmente, se fosse stata seguita una strada più parlamentare rispetto alla decretazione d'urgenza, la Lega Nord sarebbe arrivata, anche, a votare favorevolmente un testo che si presenta come quello che voi avete presentato, però, con decreto-legge, perché il tema è certamente un tema che può appassionare chi vuole, come noi, snellire tutte quelle pratiche burocratiche che portano alla mancata fruizione da parte del pubblico di tutti quei beni che fanno grande un Paese e di tutti quei beni che sono importanti da un punto di vista culturale, da un punto di vista paesaggistico, da un punto di vista ambientale e anche dal punto di vista economico. Infatti, ricordiamoci che il PIL derivante dal settore cultura è una fetta che deve diventare sempre maggiormente importante per il nostro reddito, perché i dati degli altri Paesi sono certamente maggiori rispetto a quelli dell'Italia. Infatti, se la Francia ha un PIL che supera i 90 miliardi di euro, andando a raggiungere le percentuali del Pag. 614 per cento di quello complessivo, la Germania supera anch'essa gli 80 miliardi di euro, arrivando a un 3 per cento del PIL, noi non arriviamo a quelle cifre, malgrado il Paese abbia sul suo territorio più di 3.400 musei, duemila siti archeologici, 52 siti Unesco su un totale nel mondo di mille; sono solo 367 quelli nell'Unione europea, mentre, come dicevo, una cinquantina sono nel nostro Paese.
  Questi sono dei dati veramente importanti che, purtroppo, non riescono a creare PIL, proprio perché a volte la gestione degli stessi è troppo sindacalizzata, è troppo burocratizzata, troppo statalizzata e, talvolta, le maestranze utilizzano questo loro potere, appunto, di apertura o non apertura di questi siti, per avanzare delle rivendicazioni che a volte sono giuste, altre volte sono meno giuste e più pretestuose. L'esempio che voi avete utilizzato per la redazione del decreto d'urgenza purtroppo non calza con la fattispecie, perché si trattava, in quel caso, di un'assemblea e non di uno sciopero; sta di fatto però che l'esito di quella manifestazione sindacale ha portato il nostro Paese su tutte le prime pagine dei giornali internazionali come un Paese disorganizzato, un Paese che non è capace di gestire i propri beni archeologici, un Paese che non è in grado di dare una immagine di efficienza e di efficacia della propria gestione interna. Tra l'altro, quello era il periodo delle manifestazioni di Pompei e del Colosseo che facevano il paio con il funerale dei Casamonica e facevano il paio con tutti i titoli di «Mafia capitale».
  Ecco perché si è dovuto intervenire con una modalità che è quella, appunto, dell'urgenza, secondo la vostra visione. Noi avremmo preferito un disegno di legge, per un dibattito più ampio e più approfondito in Parlamento. È chiaro che utilizzate il tema dell'accessibilità ai luoghi della cultura come un manifesto ovviamente di sinistra, attraverso una metodologia applicativa di centro destra. Avremmo potuto farlo anche noi quando eravamo al Governo, la scorsa legislatura. Il risultato però sarebbe stato un altro; ci sarebbe stata una grande manifestazione di piazza, i girotondi a difesa dei lavoratori, a difesa dell'articolo 40 della Costituzione che prevede il diritto di sciopero. Sta di fatto che, però, grazie alla vostra possibilità di non venire contraddetti, alla vostra grande possibilità di utilizzare i mezzi di comunicazione per coprire le vostre politiche, per indirizzare le vostre politiche, voi avete la possibilità di non essere contraddetti dal popolo della sinistra e di fare tutte azioni che sono di centro destra, senza ricevere nessun tipo di critica. Ricordo le tutele crescenti del Jobs Act, i 3 mila euro di utilizzo del contante – una vecchia battaglia nostra e che fa proprio il Governo Renzi –, il taglio dell'IMU sulla prima casa, il taglio delle tasse, i diritti sindacali, adesso, messi in discussione, una contrattazione aziendale favorita rispetto alla contrattazione collettiva che è un altro cavallo di battaglia nostro, purtroppo costituzionalizzata, la contrattazione collettiva, che fa venire meno la possibilità dei datori di lavoro di avere anche delle contrattazioni stipendiali differenti in funzione della differente qualità e costo della vita del Paese.
  Quindi, noi ci troviamo comunque a dover intervenire in un settore, quello turistico, che deve implementare la propria capacità di azione. Dobbiamo riuscire ad incrementare il numero dei visitatori, avere un'offerta dei servizi aggiuntivi migliore, una migliore offerta strutturale di accoglienza. Chiaro è, però, che, se Roma viene gestita come viene gestita in questo ultimo periodo, in cui ancora oggi i trasporti della capitale sono in default (oggi sono bloccati i treni e hanno dovuto far scendere appunto sia i pendolari che i turisti dai mezzi pubblici), certo una tale gestione non può aiutare l'usufruibilità dei beni architettonici del patrimonio artistico che il nostro Paese riesce ad esprimere così a livello di eccellenza. C’è tutto un lavoro che deve essere effettuato nel Paese da cui il Governo non può esimersi, che non può risolvere comunque. Vi è il problema Pag. 62delle aperture dei siti e quindi l'attuazione di questo decreto attraverso l'implementazione delle maestranze. È troppo comodo dire di voler rendere fruibile appunto tutti i luoghi della cultura, concedendo quindi il diritto di sciopero attraverso la legge n. 146, quindi con una modalità che va ad integrarsi attraverso una concertazione con la commissione per gli scioperi, dicendo: andremo ad assumere nuovi dipendenti. Quindi, un nuovo maggiore costo per lo Stato, della spesa pubblica, che sarà pagato da chi ovviamente le tasse le deve pagare, da tutti coloro che si devono sforzare quotidianamente alzando la saracinesca per riuscire a pagare tutte le spese che non riuscite a ridurre attraverso la spending review, che non decolla, come vedremo anche la prossima settimana in sede di esame di legge di stabilità. Vedremo quanto il volume dei preventivi della spending review si sia ridotto, negli anni, rispetto ai consuntivi. Si parla solo di 5 miliardi di euro rispetto agli 8-10 che si erano preventivati. Quindi, volete aumentare la spesa pubblica, così come la finanziaria aumenterà la spesa pubblica, perché tutte le opere economiche, tutte le iniziative economiche che andrete a fare saranno a debito, saranno pagate dai nostri figli e dai nostri nipoti, perché farete un ulteriore aumento del debito pubblico di 14 miliardi sui 26-30 miliardi di euro che rappresentano il volume della finanziaria.
  Quindi, noi non vogliamo che l'applicazione di questo decreto, che condividiamo, cioè che sia possibile aprire i luoghi della cultura a tutti i turisti che vengono sul nostro territorio, sia possibile, non perché questi lavoratori adempiono al dettato costituzionale e al dettato delle leggi, ma perché ne raddoppiate gli organici. Così, chi non lavora oggi potrà lavorare domani e viceversa; chi non lavora oggi potrà fare l'assemblea e quelli che lavorano domani faranno sciopero dopodomani. Quindi, questa non è la risposta corretta: la risposta è far lavorare chi già è assunto, chi è preposto ad adempiere questi compiti, che, ricordiamo, sono compiti che non dico di privilegio ma quasi, perché lavorare nel pubblico impiego lo ritengo un privilegio, con i tempi che corrono, perché il 27 del mese lo stipendio arriva sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Grazie, Presidente, signora sottosegretario, devo dire che, stante la profondità dell'argomento in questione, la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione, mi sarei aspettato stamattina in Aula un dibattito molto più profondo e ben argomentato, invece ho dovuto notare una serie di elucubrazioni su fatti, anche episodici, che hanno finito per far rappresentare il fulcro di tutti i ragionamenti. Mi permetterò, caro Presidente, di fare un riferimento dotto, in riferimento specifico all'altezza dell'argomento, cioè un riferimento ad uno storico greco, Tucidide. In Aula siamo abituati talvolta a un linguaggio scurrile o da cartone animato, ma siamo nel Parlamento italiano e quindi fa d'uopo citare talvolta i classici. Tucidide distingueva i fatti, le cause e i momenti.
  I fatti sono sintomatici e vanno osservati. Tucidide diceva: autopsìa. Bene, a me è capitato la prima domenica del mese, quando cioè c’è la gratuità di ingresso ai musei, di trovarmi con la mia famiglia davanti ai cancelli della Reggia di Caserta e ho visto che, ahimè, c'era una fila enorme e mancava la possibilità di poter fruire della grande bellezza dell'attrattore culturale vanvitelliano. In omaggio a Tucidide, ho constatato de visu quello che è accaduto.
  E poi ci sono le cause e le cause possono essere occasionali, e sono dei pretesti: aitìa, diceva Tucidide. Ecco, qui si è voluto ridurre il dibattito su un argomento così significativo, cioè l'intervento del Governo su un tema delicato, la fruizione dei beni culturali, a pretesto conseguente Pag. 63all'ennesima agitazione cui abbiamo dovuto assistere per i fatti di metà settembre all'anfiteatro flavio. Io credo che sia riduttivo questo tipo di atteggiamento e questo tipo di argomentazione !
  E, quindi, mi rifugio nella terza parola chiave dell'argomentazione di Tucidide: i moventi, cioè le cause remote che danno spessore al nostro ragionamento; perché un susseguirsi di episodi certamente incresciosi (agitazioni, scioperi, assemblee sindacali, a Pompei, alla Reggia di Caserta, al Colosseo, la mancata prima al Teatro dell'Opera di Roma) certamente inducono a giustificare la necessità di un provvedimento che regolamenti questo modo di utilizzare un diritto costituzionalmente garantito. E sottolineo la parola «necessità», perché parliamo di un decreto-legge. Se, poi, aggiungiamo che questi fatti sono accaduti in costanza dell'Esposizione universale e nell'approssimarsi del Giubileo, si giustifica allora anche l'urgenza di un provvedimento; e sottolineo la seconda parola: «urgenza», perché parliamo di un decreto-legge.
  Ma il discorso sui beni culturali non può, non deve limitarsi all'analisi di fatti episodici e cause occasionali, che pur hanno inciso – io credo – negativamente, agli occhi dei tanti turisti stranieri, sulla reputazione del nostro Paese.
  Un discorso più serio può e deve riguardare la nostra considerazione degli straordinari beni culturali che l'Italia possiede e devo dire che mi fa specie osservare che alcuni colleghi utilizzano i dieci minuti dell'intervento in Aula, così come aveva preconizzato qualche decennio fa Andy Warhol, per avere non il quarto d'ora, ma i dieci minuti di notorietà, senza affrontare il problema specifico che oggi si deve approfondire; e si parla di tutto e di più, magari con riferimenti politici che niente hanno a che vedere con il provvedimento in esame.
  E, allora, io vorrei fare riferimento specifico all'articolo 9 della nostra Costituzione, non a caso inserito tra i principi fondamentali. Certo, l'articolo 9, che nel primo comma fa riferimento alla promozione della cultura, dev'essere letto, stante lo specifico contenuto del provvedimento in approvazione, in combinato disposto, come si suol dire, con l'articolo 40 della Costituzione: ci mancherebbe altro ! Il problema, dunque, che si pone è la possibilità di conciliare più principi di rango costituzionale e il Governo, secondo me, lo ha fatto, intervenendo sulla legge n. 146 del 1990 che, regolamentando il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, mira anche a garantire la salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente garantiti. Tra questi, a mio sommesso avviso, c’è anche la fruizione della grande bellezza del nostro straordinario patrimonio culturale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  I contenuti, dunque, del decreto-legge n. 146 del 2015, oggi in conversione, vanno in questa direzione, consentendo l'applicazione della normativa vigente in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali anche in relazione alla fruizione pubblica di musei, istituti e luoghi della cultura.
  Il riferimento è dunque all'articolo 101 del codice dei beni culturali. Un riferimento che ha ampliato il testo arrivato in Commissione con un puntuale riferimento al codice dei beni culturali, riformulando in riferimento alla legge n. 146 del 1990, che faceva riferimento esclusivamente alla protezione ambientale e alla vigilanza dei beni culturali, ne ha ampliato la materia. Ancora una volta non ci basta fare riferimento alla vigilanza sui beni culturali, ma il tema è quello della fruizione; ritorna l'articolo 9, che, al secondo comma, prende a cuore la tutela – è compito della Repubblica tutelare il paesaggio e il patrimonio storico-artistico – ma non è in discussione questo, dunque non la vigilanza, ma la fruizione e dunque la promozione della cultura, il primo comma dell'articolo 9.
  Si sottolinea dunque in questo modo il valore identitario, culturale, sociale e, nessuno si strappi le vesti, economico dei beni culturali. Qui deve essere garantita una piena accessibilità e dunque una fruibilità attraverso la garanzia dell'apertura al pubblico regolamentata. Questo Pag. 64aggettivo, «regolamentata», è stato frutto di un dibattito interessante in Commissione. Regolamentato significa presupporre un accordo con le parti sociali. In riferimento anche al valore economico dei beni culturali sopra richiamato, mi piace sottolineare che il turismo è anche in questo momento di crisi che il Paese sta attraversando, uno degli asset in cui siamo costantemente in crescita. Ovviamente ciò non ci deve far superficialmente indulgere in un facile ottimismo, ma anzi ci deve spingere a valutare con attenzione, scevra da strumentalizzazioni ideologiche, i problemi legati alla carenza di organico del comparto dei beni culturali e alla necessità di assicurare la giusta remunerazione, ci mancherebbe altro, al lavoro e agli straordinari dei lavoratori del settore. Questo è un tema, ma un altro tema è la considerazione che deve essere riservata a tutti quei lavoratori, magari precari, che operano nell'indotto dei beni culturali: guide, ristoratori, personale alberghiero, lavoratori dei cosiddetti servizi aggiuntivi. Anche questi sono lavoratori che magari perdono delle giornate di lavoro possibile perché altri hanno deciso di manifestare in un modo che non è rispettoso, a mio modesto avviso, degli interessi complessivi in gioco. Anzi, aggiungo che l'inserimento della fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali deve far sorgere anche la necessità di riflettere su quanta quota di PIL sia destinata ai beni culturali rispetto agli altri servizi pubblici essenziali: scuola, difesa e trasporti. Devo dire che i segnali del Governo sono incoraggianti in questo senso. Già a partire dalla prossima legge di stabilità aumenta dell'8 per cento la disponibilità economica del Ministero e del 10 per cento a partire dal 2017. Cinquecento nuove assunzioni sono previste nel comparto beni culturali e mi piace ricordare tra queste le assunzioni di archivisti e bibliotecari, che rappresentano talvolta i figli di un Dio minore nella logica che è legata ai grandi eventi e ai grandi attrattori.
  Concludo dicendo, signora Presidente, che il rilancio del sistema Paese passa anche attraverso il superamento di viete posizioni, talvolta ideologiche e strumentali di un sindacalismo d'antan, che spesso nulla ha a che vedere con i diritti costituzionalmente garantiti, diritti che nessuno vuole toccare, ma che devono essere eventualmente ripensati, soprattutto quando un loro uso strumentale mette in discussione la grande bellezza del nostro grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Siamo arrivati all'epilogo, siamo alla conversione di un decreto. Abbiamo discusso e alcune cose appaiono chiare, almeno a me e, ovviamente, sono cose che al sottoscritto e al gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà non fanno cambiare opinione. Noi pensiamo che questo decreto non fosse necessario. Pensiamo che non fosse possibile, perché non ve ne era né l'urgenza né la gravità.
  Pensiamo che un'altra volta questo Governo ha lavorato ai limiti, e forse oltre, come spesso ha fatto, accumulando una serie di contenziosi che altri si trascineranno nel tempo e pensiamo che fosse sproporzionato lo strumento per l'episodio scelto su cui scatenare questa offensiva.
  Ovviamente sappiamo che il tema della decretazione è caro a questo Governo, perché attiene alla velocità, attiene a un main stream, attiene al senso del fare, che spesso si traduce più nell'annunciare; poi il fare, quando viene dopo, riserva sorprese, mancamenti, buchi, falle, contraddizioni, ma intanto serve.
  In questa fretta, lo strumento del decreto, appunto, non solo non era necessitato, ma era sproporzionato. Utilizzare l'assemblea di un luogo simbolico della cultura e della storia di questo Paese non serviva ad affrontare, come pomposamente si è scritto nel decreto, le misure urgenti per la fruizione del patrimonio Pag. 65storico e artistico nazionale, perché, come ci ha spiegato oggi il Ministro, c’è molto altro da fare. Ci sarebbe molto altro da dire, ci sarebbero molte risorse da trovare, ci sarebbero molte scelte da fare, ci sarebbe dell'occupazione da creare. È un po’ come se si fosse voluto costruire una casa dall'antenna: l'antenna può servire a comunicare, ma, se non appoggia sul tetto e quel tetto su delle fondamenta, non serve a dare abitazione.
  Quindi, non si affronta il tema della fruizione della cultura, anzi, lo si scarica sul soggetto più debole, il lavoro dipendente. Lo si scarica colpevolizzandolo: la fruizione non sarebbe consentita perché i lavoratori, ahinoi, ogni tanto hanno bisogno di parlare tra di loro. E anche quando lo fanno rispettando le leggi, i contratti e le normative, ciò che è sottoposto già alla limitazione di quei diritti, per garantire già quella fruizione, è ancora troppo, non basta.
  Peraltro, nel caso specifico – che qui viene quasi archiviato, derubricato, come se fosse stato un incidente: porca miseria abbiamo sbagliato l'esempio, dovevamo trovarne uno più clamoroso ! – quei lavoratori avevano un conflitto – sì, si chiama conflitto, non abbiate paura della parola «conflitto»: dove c’è conflitto, vuol dire che c’è democrazia; dove il conflitto viene negato, la democrazia comincia a sbriciolarsi – con l'amministrazione pubblica. Non li pagavano per il loro lavoro, non gli coprivano le ore sufficienti, quelle che loro utilizzavano per garantire quella fruizione, che qua viene esaltata a diritto, anzi, a diritto generale.
  Ovviamente in una gerarchia dei diritti – perché esiste una gerarchia dei diritti, che i cittadini italiani conoscono benissimo; ce ne sarebbero molti altri di diritti che meriterebbero un decreto – io, per esempio, dopo le tante sperticate dichiarazioni, voti e ordini del giorno di questo Parlamento, un decreto per risolvere la vicenda dei ferrovieri lo troverei giusto ? L'abbiamo chiesto tutti, ma il Governo non l'ha fatto e questo Parlamento si prende lo sberleffo di questo Governo. Uguale per «quota 96»: un bel decreto per risolvere errori ammessi, incongruenze, ingiustizie palesi, a bassissimo costo, per cui le risorse sono facilmente trovabili.
  Sarebbe stato possibile, invece no: un decreto si utilizza per scaricare la colpa su un gruppo di lavoratori. Li si erge a simbolo, si dice che da lì parte il rilancio. Guardate, non sapete quante volte mi sono sentito dire che un'impresa si poteva salvare partendo dalle rinunce dei lavoratori. Potrei farvi l'elenco delle fosse di quelle imprese, di quante non se ne sono salvate. Ce ne sono alcune che potrei elencarvi, alcune anche in queste ore, che inquadrano le rinunce. A fronte della parte più debole e più fragile di un sistema, la meno remunerata, quella tenuta in scacco anche da contratti che non si rinnovano e da promesse che si continuano a fare in finanziaria, si sceglie di garantire i più forti e di sottrarre ai più deboli.
  Questo si sta facendo e, quando avrete la bontà di portarci finalmente il testo della legge di stabilità a conoscenza, potremo forse trovarne qualche altra di queste promesse mancate, di queste illusioni annunciate e di queste contraddizioni praticate. Ne potremo trovare qualche altra, probabilmente. Quando avrete tempo, con comodo, fateci avere la legge di stabilità, quando, come si dice, magari non sbagliate a mandare un messaggio Facebook, perché qualcuno non l'ha controllato, quando magari qualcuno non ha riletto un messaggio Twitter. Dopo mandatecela, dopo consentiteci di discuterne, nel frattempo si riempie la comunicazione, quell'antenna. La vicenda Colosseo è stata usata palesemente per mandare un messaggio. Non pensate che non sia stato capito dai pubblici dipendenti, non pensate che non sia stato capito dall'opinione pubblica. Voi avete fatto un calcolo cinico.
  Pensate ed immaginate che elettoralmente – qualcuno di voi l'ha ammesso anche nel dibattito, con sincerità e con un po’ di ingenuità, secondo me, politica ed elettorale – l'opinione pubblica degli utenti porti più consenso dell'opinione pubblica dei lavoratori dipendenti. Questo Pag. 66immaginate, questo avete immaginato, non altro. Tutto il resto è contorno, è artifizio, serve ad argomentare, è retorica. Null'altro, ma questo avete immaginato. Il danno che voi provocate io penso sia assai grave e duraturo nel tempo e richiederà molto tempo e molta fatica per essere ricostruito, perché – badate – verrà ricostruito; è solo un problema di tempo e di rapporti di forza. È solo questo. E la storia, il pendolo si muove; come è noto, si muove; può muoversi più velocemente o più lentamente, ma si muove ed è bene che restino chiare le responsabilità.
  Noi, i lavoratori pubblici, quelli del Teatro Flavio, con i loro diritti e quelli di altri siti non li abbandoniamo, non li lasciamo da soli. Siamo troppo pochi oggi per aggiungere forza a loro, ma non li lasciamo soli, non costruiamo una fortuna sondaggistica cavalcando la pancia di chi pensa, non proprio con un argomento modernissimo, che è sempre colpa degli scioperanti ed è sempre colpa dei sindacati. Mi risulta che, da fine Ottocento, questo sia un argomento dei conservatori, non di certo degli innovatori, non di certo dei riformatori, quando le riforme avevano un significato progressivo e servivano a migliorare le condizioni. Oggi, invece le riforme vengono spiegate per peggiorare, per ridurre, per dividere, per frammentare.
  Io penso che sia stato creato un precedente grave; è stata generata un'intimidazione – l'abbiamo chiamata così –, io continuo a pensare che sia un gesto intimidatorio, che si voglia dire ai lavoratori, singolarmente e collettivamente, che sono soli e che è bene che restino soli, quindi, per favore, testa bassa e a disposizione ! Questo è il messaggio vero, al di là dei tentativi adesso di edulcorare, di correggere, di dire che è come prima, un po’ di regolamentazione in più, di usufruire un po’ di più: qualche sala aperta e qualche sala chiusa.
  Ma pensate davvero che qualcuno se la beva, oltre questa Aula ammaestrata ? Qualcuno, oltre a quest'Aula ammaestrata se la beve ? Non se la beve, e si vede, si muove, non si beve questa realtà. Quindi noi, orgogliosamente e coerentemente, pensiamo che questo decreto non doveva esistere e, se non doveva esistere, non può essere votato e noi non lo voteremo. Voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Uno degli argomenti degli esponenti dell'opposizione che contrastano questo decreto, uno degli argomenti contro il decreto è stato ed è quello dell'urgenza e cioè dello strumento stesso del decreto d'urgenza. Si sostiene: dov'era questa urgenza ?
  Io ricordo il lavoro importante che noi stiamo facendo da un anno a questa parte per tornare a dare valore e riconoscibilità nel mondo al nostro grande patrimonio storico, artistico e culturale.
  Ricordo soltanto alcune misure nell'ultimo anno: l’Art bonus; le risorse che abbiamo inserito nella legge di stabilità per le opere di riconversione, per le opere di ristrutturazione dei beni storici-architettonici; le 500 assunzioni di personalità culturali di rilievo internazionale; le assunzioni dei direttori dei musei, con una selezione di figure professionali di carattere internazionale; le risorse che abbiamo stanziato in una normativa, qualche mese fa, a favore della riqualificazione alberghiera. Insomma, un grande sforzo per dare giustamente valore al nostro patrimonio artistico-culturale.
  Nello stesso tempo, poi, capita l'episodio di Pompei, dello sciopero di Pompei, e capita l'episodio del Colosseo e dell'assemblea sindacale in pieno giorno del Colosseo e noi andiamo nel mondo, l'Italia fa notizia nel mondo, il patrimonio artistico italiano, i grandi monumenti italiani, vanno nel mondo per lo sciopero, per l'assemblea sindacale, per la fila, per la coda dei turisti, italiani e stranieri, fra i quali ci sono anche tanti lavoratori che non possono entrare al Colosseo, che non Pag. 67possono entrare a Pompei perché, appunto, c’è uno sciopero o un'assemblea sindacale in pieno giorno.
  Noi in un attimo bruciamo lavoro di anni ! Se questa situazione non richiede interventi d'urgenza non so a che cosa bisogna applicare il concetto dell'urgenza. Quindi, questo è un argomento che non sta in piedi, francamente. Quello che è successo al Colosseo è un fatto gravissimo – è un fatto gravissimo ! –, devastante per l'immagine dell'Italia nel mondo e richiedeva un segnale, un intervento d'urgenza, il segnale di un cambiamento radicale e immediato di rotta e l'idea è la dimostrazione che gli italiani tengono e sanno dare valore al loro patrimonio artistico e culturale.
  Un altro argomento davvero falso, che è stato utilizzato in questa Assemblea, è che in questo modo si attaccano i diritti dei lavoratori, il diritto di sciopero, e si mette in discussione, addirittura, la democrazia, la democrazia sindacale. Questo è un argomento francamente folle, che non ha nessuna attinenza con la realtà, perché noi non limitiamo assolutamente nessun diritto di sciopero, nessun diritto sindacale. Quei lavoratori prima potevano fare dodici ore all'anno di assemblea sindacale e, nel futuro, potranno fare dodici ore all'anno di assemblea sindacale. Prima potevano scioperare, per fare valere i loro diritti; oggi possono continuare a scioperare per fare valere i loro diritti.
  Noi che cosa abbiamo fatto, che cosa stiamo facendo ? Noi stiamo facendo un'operazione semplice, che è quella di elevare i luoghi e i siti della cultura allo stesso livello dei servizi della sanità, dei trasporti e della scuola. Cioè, noi li stiamo elevando a servizi pubblici essenziali. Questa è l'operazione che noi stiamo facendo. È un'operazione importante. Per quali ragione ? Perché nella sanità, nei trasporti, nella scuola e da oggi, da domani, nella cultura, noi dobbiamo cercare di tenere insieme il diritto del lavoratore ad esercitare le proprie attività in forma democratica ma, nello stesso tempo, anche il diritto degli utenti, di chi fruisce di quel servizio e di chi fruisce di quel bene, di poterne fruire nei modi giusti e corretti. Sicuramente, fuori dal Colosseo, quel giorno, c'erano molti lavoratori che avevano avuto soltanto quell'occasione – forse l'occasione unica della loro vita – per visitare il Colosseo e gli è stata negata.
  Questo non significa limitare la democrazia, non significa, come è stato detto dai colleghi di SEL, che si limita il diritto di sciopero e si abbatte il diritto sindacale. Non è vero ! Si dice: non si può limitare il conflitto, non si può comprimere il conflitto, perché quel conflitto è democrazia. È vero, sono d'accordo, ma una cosa è il conflitto in un'azienda metalmeccanica: lì si sciopera, il conflitto fa un danno all'imprenditore o all'industriale e questo ci sta, perché è nella logica del conflitto, in una logica democratica, ma non fa un danno all'utente, che, magari, a sua volta, è un lavoratore che fruisce di alcuni servizi.
  Quindi, come dire, è una condizione assolutamente diversa, che va regolata diversamente; infatti, nei trasporti, nella sanità e nella scuola noi li regoliamo diversamente. È inconcepibile che, non so, in un laboratorio di analisi, nel pieno dell'attività all'interno di un ospedale, si faccia un'assemblea sindacale. Non se lo sogna nessuno ! È inconcepibile che a scuola, la mattina, dalle 10 alle 11, durante l'orario delle lezioni, si faccia un'assemblea sindacale. È inconcepibile, nessuno lo pensa e nessuno lo fa !
  Ma perché, invece, è possibile farlo al Colosseo dalle 9 alle 10 di mattina, dalle 10 alle 11 di mattina ? Questo è ! Non vi è alcuna compressione dei diritti sindacali e della democrazia sindacale. Ciò detto, noi sosteniamo con grande forza e con grande determinazione questo provvedimento, che ha un limite, soltanto un limite, e lo voglio dire, perché, per stare dentro a uno schema ideologico vecchio, si è deciso di limitare questa elevazione dei luoghi della cultura tra i servizi pubblici essenziali ai siti pubblici, ai monumenti pubblici, di proprietà pubblica.Pag. 68
  Questa è una cosa sbagliata, un segnale sbagliato che diamo al Paese e al mondo. Perché, esiste una cultura di serie A e una cultura di serie B ? Se vi è un monumento o un'attività storica, culturale o artistica di proprietà privata, gestita dai privati, non vale come quella pubblica ? Ma che senso ha ? Che messaggio diamo ? Che cos’è questa cosa ?
  Ora, questo è un limite del decreto; avere limitato ai siti pubblici l'applicazione di queste nuove norme è sicuramente un limite. Però, questo limite non è sufficiente per decidere di farci votare contro; noi, anzi, votiamo assolutamente a favore, esattamente per le cose che ho detto nel mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Sarò probabilmente ripetitiva, alcune cose sono state già dette dai colleghi che mi hanno preceduto, alcune le ha già dette, sicuramente meglio di me, il mio capogruppo Renato Brunetta, e alcune le ho già dette io nell'ambito della discussione di questa mattina, ma, ancora una volta, io sono convinta, noi siamo convinti, che questo decreto sia il frutto delle pulsioni autoritarie del Presidente del Consiglio.
  È indubbio che il Presidente del Consiglio si muova sempre con un atteggiamento di sfida nei confronti di associazioni e sindacati, e, consentitemelo, ancora più forte quando si tratta di sfidare questo Parlamento, quando si tratta di non rispettare la Repubblica, che è, appunto, una Repubblica parlamentare, che dovrebbe muovere la sua attività legislativa principalmente dalle Aule del Parlamento italiano. Invece, per la prima volta, interveniamo con decretazione d'urgenza su un diritto previsto e garantito dalla Costituzione, e nel caso specifico il diritto di sciopero.
  È vero che la norma del 1990 ha subito due modifiche – nel caso specifico, nel 2009 e nel 2012 –, ma si trattava esclusivamente della composizione della commissione di garanzia e dell'impianto sanzionatorio, quindi nulla a che fare con il diritto, appunto, parimenti garantito dalla Costituzione, di sciopero, parimenti garantito come quello alla salute e come quello all'istruzione, della quale pure stamattina in tanti abbiamo discusso.
  Noi quindi ci siamo già espressi rispetto a questo decreto-legge, quando il gruppo di Forza Italia ha votato favorevolmente la questione pregiudiziale di costituzionalità, perché il nostro intervento, anche quello di oggi, è sicuramente sul merito della questione del decreto-legge, ma è soprattutto sul metodo con il quale questo Governo affronta ormai quotidianamente la Costituzione. Non ci dimentichiamo che si sta intervenendo sul bicameralismo perfetto a suon di maggioranza, non ci dimentichiamo che oggi, attraverso un decreto – ripeto, un decreto d'urgenza, cioè nella disponibilità del Governo – si interviene su un diritto costituzionale. È questa la questione che non farà votare favorevolmente il gruppo di Forza Italia, che voterà quindi contro coloro che continuano a rendere la Costituzione brandelli, ogni giorno sempre più sfilacciati.
  Ma nel merito della questione credo che oggi almeno abbiamo fatto un passo avanti. Abbiamo finalmente certificato, anche attraverso le parole del Ministro Franceschini, che la questione del Colosseo e anche quella di Pompei, richiamate nella relazione di accompagnamento al decreto, altro non sono che una scusa, peraltro anche venuta male. Infatti abbiamo scoperto che non si trattava di uno sciopero, abbiamo scoperto altresì che non si trattava di una manifestazione (addirittura questo c’è scritto nella relazione); abbiamo invece visto che dei lavoratori, come ha ricordato il presidente Damiano, con sei giorni di anticipo, anziché i tre previsti dalla norma, avevano semplicemente comunicato la loro volontà di riunirsi in assemblea, perché non percepivano lavoro straordinario e salario accessorio. Ricordiamoci che la Costituzione Pag. 69garantisce anche una giusta retribuzione, anche commisurata alle ore di lavoro lavorate e, pertanto, garantisce anche il pagamento dell'orario straordinario.
  Ebbene, quei lavoratori, soltanto nel corso dell'assemblea, sentono arrivare una notizia del pagamento di questi straordinari, ma evidentemente perché quella pressione, in qualche modo, aveva smosso il Governo ad intervenire.
  Un Governo che tiene bloccate – e su questo c’è stata una mozione di tutta l'Aula della Camera – che vede bloccate le retribuzioni dal 2009 e che – se mai arriverà questa benedetta manovra finanziaria – vedrà uno stanziamento di 200 milioni di euro, per un ritardo contrattuale decisamente troppo lungo.
  Io, però, vorrei anche dire che sono rimasta molto sorpresa dai colleghi che si richiamano ai valori della destra – non lo dico io, lo hanno detto loro – quando naturalmente ritengono, proprio per quei valori, di dovere votare in maniera positiva questo provvedimento. Io mi domando: siamo veramente convinti che questo provvedimento renderà così fruibile il patrimonio storico del nostro Paese ? Siamo così convinti che soltanto intervenendo su un diritto, appunto, previsto dalla Costituzione i turisti, per la maggior parte stranieri – quelli che sono stati richiamati questa mattina – potranno veramente godere delle bellezze del nostro Paese ? Io penso di no, perché, come ho detto stamattina, sono tutte le altre misure, che oggi ci ha riassunto il Ministro Franceschini, che forse potrebbero rendere fruibili quei beni.
  Ma soprattutto mi chiedo: non sarà colpa dei mancati investimenti ? Infatti, è di qualche giorno fa l'ultimo crollo a Pompei del quale la grande stampa purtroppo non parla. E non ne parla più come se ne è parlato allora. Allora chiederei a questi miei colleghi: ma non abbiamo chiesto le dimissioni del Ministro Franceschini, come invece si fece nei confronti di un Ministro del Governo Berlusconi, che nessuna colpa aveva rispetto a quei crolli che ancora, purtroppo, puntualmente ci sono ?
  E, allora, credo che noi abbiamo il dovere di fare opposizione ad un Governo che, in spregio al dettato costituzionale, interviene anche questa volta su un diritto che è garantito appunto dalla Costituzione. Io credo anche che noi non possiamo e non dobbiamo consentire a questo Governo di portare all'attenzione della Camera competenze legislative che solo a questa Camera appartengono. L'ha detto Brunetta e lo voglio ridire anch'io: ma siamo convinti che non valeva la pena, attraverso un disegno di legge, intervenire su una riforma, vera, anche manutentiva, della legge n. 146 del 1990 ? Io penso, per esempio, che quel garante che è venuto anche in audizione a dirci che non è in grado di intervenire ha delle competenze e noi avevamo il dovere di dargli degli strumenti adeguati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) perché, prima ancora di intervenire sui lavoratori, potesse intervenire sulle cause che portavano appunto quei lavoratori a scioperare o, nel caso del Colosseo, a richiedere un'assemblea. È possibile che non ci rendiamo conto che, nel caso in cui un'organizzazione viene sanzionata per uno sciopero, non c’è la possibilità di richiamare indietro la sanzione nel momento in cui ci si accorge che magari quella sanzione non aveva motivo di essere richiesta ? Sono tante le questioni che dentro quella legge del 1990 noi eravamo disponibili a rivedere. Invece, ancora una volta, si utilizza la decretazione d'urgenza, come ripeto, semplicemente perché abbiamo un Presidente del Consiglio che deve sfidare il Paese quotidianamente, che deve necessariamente mettere in campo la sua forza, la sua virulenza rispetto a quelli che sono problemi concreti con i quali cittadini si confrontano tutti i giorni. Io penso anche che sarebbe stata utile una riflessione più profonda rispetto a quali debbano essere i servizi pubblici essenziali. Infatti, guardate, la cultura è molto vasta. E, allora, Pag. 70io penso che ciascuno di noi, ciascun turista straniero, può accrescere la sua cultura magari guardando un Raffaello o un Michelangelo, ma al tempo stesso mi domando se siamo convinti che tutta la cultura messa a disposizione sia veramente da erogare come servizio pubblico essenziale. E, allora, continuo ad insistere: noi siamo innanzitutto dalla parte della Costituzione e, quindi, non ci facciamo assolutamente intimorire da un Presidente del Consiglio che tutti i giorni cerca di attaccarla in ogni dove. Noi siamo dalla parte dei cittadini perché siamo convinti che debbano avere anche loro chiaramente delle garanzie, anche rispetto alla materia di cui oggi si parla. Noi siamo con i lavoratori che hanno appunto questo diritto garantito dalla Costituzione. Ma siamo assolutamente contro questo modo di agire, questo modo di governare e soprattutto contro il fatto che si possa intervenire con decreto d'urgenza sulla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini, che, però, non è in Aula. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, se fosse stato davvero necessario ed urgente arginare la temibile assemblea, peraltro legittima, del 18 settembre scorso al Colosseo, la risposta del Governo avrebbe come minimo dovuto essere congrua e coerente impedendo che quel problema si ripresentasse. Invece, cosa siete riusciti a fare accecati dalla fretta di apparire forti, pronti e decisi ? Avete gettato la maschera e avete emanato un decreto-legge sul diritto di sciopero in perfetta continuità con le politiche autoritarie di questo Governo. La fretta, però, è cattiva consigliera. Allora, vi diamo una notizia: il Governo della «volta buona» ha messo a punto un testo che, se approvato, renderà nuovamente possibile convocare un'assemblea, anche domani mattina. Questa è la verità: se continuerete a non pagare gli straordinari ai lavoratori, Pompei, il Colosseo e tantissimi altri siti italiani potranno ancora restare chiusi, causando altri danni di immagine all'Italia di cui voi e solo voi continuerete ad essere gli unici responsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E difficilmente potrebbe essere diverso, visto che il diritto di assemblea, cioè il diritto di parlarsi tra lavoratori sul luogo di lavoro, come minimo per 10 ore all'anno, esiste in quasi tutti i Paesi del mondo e nessuno si è mai sognato di limitarlo. Voi, però, con il pretesto dell'urgenza di arginare un'assemblea impossibile da soffocare per legge, visto che deve essere regolata dalla contrattazione, avete portato a compimento un altro disegno, avete limitato altri diritti costituzionali, questi sì, che nulla avevano a che fare con i fatti del 18 settembre. Avete addossato le responsabilità ai lavoratori, anziché abbassare la testa e chiedere scusa per avere impedito – voi sì – che i turisti potessero fruire di un bene così prezioso. E lo impedite ogni giorno a Pompei quando le domus devono restare chiuse per legge o crollano per un solo motivo, perché mancano i custodi e manca la vigilanza. Questa è la vergogna ! Questa è l'unica vera necessità e urgenza.
  La cultura, Presidente, non è ostaggio dei lavoratori, come ha cinguettato qualcuno. La cultura è ostaggio dei Governi, dei tagli, di politiche miopi e delle cooperative che sfruttano e lucrano. La cultura, Presidente, non aveva bisogno di essere aggiunta ad un elenco per diventare magicamente fruibile 365 giorni all'anno e a tutte le ore, aveva bisogno semplicemente di organici adeguati a permetterlo. Ma fa più comodo potere twittare all'opinione pubblica di aver risolto un problema con un gioco di parole, peraltro incostituzionale, anziché invertire finalmente la tendenza stanziando risorse fresche in un settore al collasso.
  Io vorrei dire al Ministro che i documenti di prevenzione e valutazione dei Pag. 71rischi richiederebbero che al Colosseo gli addetti alla sicurezza fossero quattordici. Il numero minimo è sette, oggi al Colosseo ci sono otto custodi assunti, se domani mattina due di loro si ammalassero il sito dovrebbe chiudere seduta stante ancora una volta. Qual è allora l'urgenza vera, tappare la bocca a pochi lavoratori sottopagati e sfruttati o investire risorse nel personale per rompere finalmente i legami con le cooperative ? Il Governo ha scelto la prima via e ora fa sorridere la promessa di assunzione di cinquecento nuove figure sparse in tutta Italia, saranno archeologi, architetti, restauratori e mille altre figure che saranno ripartiti su tutto il territorio italiano, ma non saranno comunque addetti alla vigilanza. Dunque, la verità è che da domani non cambierà assolutamente nulla, o meglio da domani avremo solo lavoratori meno liberi, meno tutelati e meno protetti. Per questi motivi il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, sottosegretario, a me ha molto colpito che in questa discussione, fin da stamattina, se ci si metteva ad ascoltarla con attenzione, come ho fatto io e come hanno fatto altri, ci si sarebbe resi conto che si parlava di un altro decreto. La cosa più sorprendente è che stato commentato, per ore e ore, in quest'Aula, un decreto che non esiste, perché i commenti sono stati relativi a contenuti che questo decreto-legge non ha, e non sono stati commentati, invece, i due unici articoli di questo decreto-legge. Tra i molti interventi, vorrei ricordare quello dell'onorevole Brunetta; mi sarei aspettata, quando ho visto che si iscriveva a parlare, che iniziasse il suo intervento, per esempio, chiedendo scusa per la vignetta sessista contro la Ministra Boschi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), invece non è successo. Si è invece espresso con altre argomentazioni, legittime (a parte il fatto che parlava di un altro decreto) che pensavo fossero utili, quantomeno, a chiedere scusa.
  Il decreto-legge parla di due argomenti e contiene due articoli. Nel primo articolo si inseriscono nei livelli essenziali di prestazioni i beni culturali, il patrimonio culturale, la fruizione del patrimonio culturale. È una scelta di rilevanza grandissima, forse non per tutti. Io rispetto a questo articolo mi sarei aspettata commenti da una forza politica, per esempio, che ha presentato una proposta di legge per inserire il bello nella Costituzione.
  Mi sarei aspettata commenti, ma invece mi sono trovata, ci siamo trovati di fronte a un dignitoso riservo ? A imbarazzo ? Al silenzio ? Oppure ad altri argomenti. Per esempio, si è detto – lo ha detto il MoVimento 5 Stelle più volte – che la fruizione del patrimonio culturale non ha rango costituzionale. Vedete, forse non è obbligatorio che tutti lo sappiano o che tutti lo ricordino, ma il Partito Democratico nel 2009, il 24 marzo e per molti giorni prima e dopo, chiese e rivendicò esattamente questo: che la cultura venisse inserita nella Costituzione, nei livelli essenziali delle prestazioni. Per noi sono solo sei anni dopo. E disse di «no» a questa rivendicazione, onorevole Simonetti, il Ministro Calderoli. Per il Partito Democratico sono passati solo sei anni da quando, in quel clima cupo della cultura che non dava da mangiare, si disse di «no» a una scelta di straordinaria rilevanza.
  E non è la stessa cosa inserire i beni culturali tra i servizi pubblici essenziali. Infatti, scrivere «livelli essenziali di prestazione» vuol dire che, per assicurare quei livelli, dovranno essere messe risorse finanziarie e dovranno essere destinate delle persone. Gli enti locali avranno questo vincolo da qui in avanti.
  Allora, nel 2009, e oggi perché il Partito Democratico lo rivendica ? Perché la cultura è la trama del progresso, perché l'ignoranza è la matrice di moltissimi Pag. 72conflitti. La radice della violenza sta nell'ignoranza. La scelta di investire in cultura ha una radice simbolica nella Costituzione, una conseguenza concreta nelle scelte e nella nostra scelta.
  Poi c’è un secondo articolo. Il secondo articolo dice che, siccome i beni culturali sono servizi pubblici essenziali, si applica la legge n. 146 del 1990. Si applica una legge dello Stato, che già si applicava ad altri servizi pubblici essenziali. Ascoltando la discussione che qui si è svolta – e me ne rammarico veramente – chi ci ascoltava ha potuto sentire che qui si è detto che con questo decreto si toglie il diritto di sciopero, si puniscono le lavoratrici e i lavoratori – veramente si è sempre detto i lavoratori –, si fa una cosa che non esiste, che non è scritta in questo decreto, che ci si augurava forse, ma non è così, a meno che qualcuno voglia dire che da qui in avanti le lavoratrici e i lavoratori che lavorano in quei settori non potranno più scioperare ? Non potranno più indire un'assemblea ? Oppure dovranno regolare il loro diritto sacrosanto e costituzionalmente definito con i diritti delle altre persone, dei cittadini, così come avviene nella sanità, così come avviene nei trasporti, così come avviene nella pubblica istruzione ?
  Ma, allora, viene un legittimo dubbio. Io ho sentito dire che applicare la legge n. 146 è vendicarsi dei lavoratori. Ma allora il punto qual è ? Eliminare, abolire la legge n. 146 ? Il tema è che il conflitto non deve essere regolato ? I cittadini cosa si possono aspettare da una forza che dice che vuole governare questo Paese ? L'abolizione di quella legge ? Nessuna regolazione del conflitto nei trasporti, nelle scuole, nella sanità ? Questo ci possiamo aspettare da chi, da Imola, si candida a governare il Paese ? Di questo stiamo parlando ?
  No, parliamo, invece, di un'altra cosa: della scelta di inserire quei beni, quelle istituzioni e quelle attività non solo nei livelli essenziali di prestazione, ma anche nei servizi pubblici essenziali e, quindi, di regolare i diritti delle persone con i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
  Certo, questo è avvenuto in un contesto. Ma come si fa a dire che per quanto riguarda la fruizione di quei beni per il Paese, che è il primo nella graduatoria dell'UNESCO per i siti archeologici, non si ponga la responsabilità e il problema della fruizione di quei beni. Una domanda non ho sentito. A quella domanda ha risposto la maggioranza e il Partito Democratico. Le domande non erano quelle che qui sono state fatte un po’ così. La domanda era: ma basta l'applicazione della legge n. 146 per fruire dei beni ? Basta questo ? Non basta. Infatti, la legge di stabilità, dopo anni, dieci anni, dodici anni di tagli, ha scelto di invertire la direzione di marcia sulla politica di investimento nella cultura in modo netto.
  Nel 2012 la costituente per la cultura nasce in Italia. È fatta attraverso un manifesto e un appello di tanti intellettuali di tutto il mondo della cultura. Diceva: basta a dieci anni di taglio. Chiedeva le cose che oggi sono nel disegno di legge di stabilità di questo Governo. Chiedeva assunzioni e c’è un concorso straordinario bandito per 500 persone, per giovani architetti, storici dell'arte, bibliotecari. Chiedeva che fosse strutturale la tutela del patrimonio e la conferma strutturale del’art bonus, chiedeva il tax credit e gli investimenti nella produzione cinematografica e questo è contenuto nel disegno di legge di stabilità. Chiedeva cioè un'inversione straordinaria perché la cultura fosse la visione lungimirante del Paese. Ripeto: la visione lungimirante del Paese. Come fare a non capire che, quando si investe 1 euro in cultura e torna 1,67 al PIL, è questa la via maestra per uscire dalla crisi ? Tutto questo l'ha fatto la maggioranza e l'ha fatto il Partito Democratico che ha anche svolto un lavoro in Commissione importante perché il decreto arrivasse in aula così come arriva oggi, così come non lo avete voluto vedere che arrivasse, perché all'opposizione di questo Governo non interessa il Paese; interessa mostrarsi al Paese in un Pag. 73altro modo. Non interessa vedere quel che di buono si fa ma interessa invece oscurare quel che di buono si fa, oscurarlo. Devo dire che, da questo punto di vista, rivendico con orgoglio al Partito Democratico, invece, di avere oggi portato in aula e votato, e dichiaro il voto a favore del mio partito, un decreto che, uno, dopo sei anni di rivendicazioni in questo senso, inserisce nella Costituzione la cultura e la valorizzazione del patrimonio culturale; due, considera quei beni un servizio pubblico essenziale; tre, fa seguire a queste affermazioni delle scelte concrete di politica economica e politica culturale. Ed è per questo che confermo il voto a favore del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Intervengo ovviamente per esprimere il mio voto e quello del collega Fassina contrario a questo decreto-legge. Voglio ringraziare la spiegazione che la collega Di Salvo adesso ha dato sul provvedimento che ci apprestiamo a votare ma vorrei sottolineare che, qui dentro, nessuno ha parlato di contenuti diversi da quelli della legge perché nella relazione si parla esplicitamente del fatto che questo decreto-legge deriva dalle manifestazioni sindacali e scioperi che hanno impedito l'apertura al pubblico e l'accesso ai luoghi della cultura di appartenenza pubblica, specialmente a siti di particolare interesse culturale e attività turistica. Quindi, è anche vero, d'altra parte, che si stanno comprimendo i diritti dei lavoratori. Se la verità dobbiamo dirla, allora diciamola tutta e mettiamo da parte gli opportunismi (Applausi di deputati dei gruppi Misto-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3315-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3315-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3315-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio... Monchiero... Lattuca... D'Ambrosio... Ferranti... Abrignani... Donati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione» (3315-A):

   Presenti  362   
   Votanti  343   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  241    
    Hanno votato no  102.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Falcone e Fossati e la deputata Gnecchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. A seguito delle intese intercorse tra i gruppi si è convenuto che lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla Pag. 74seduta di martedì 27 ottobre, con priorità rispetto agli altri argomenti già previsti, e che nella stessa seduta di martedì 27 ottobre il seguito della discussione delle mozioni sulle procedure di nomina dei membri dei consigli di amministrazione delle società partecipate dallo Stato sarà iscritto all'ordine del giorno prima del seguito dell'esame del disegno di legge recante l'introduzione del reato di omicidio stradale.
  Conseguentemente, anche nella seduta di lunedì 26 ottobre, la discussione sulle linee generali delle mozioni sulle procedure di nomina dei membri dei consigli di amministrazione delle società partecipate dallo Stato precederà quella del disegno di legge sul reato di omicidio stradale.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 15).

  COSIMO LATRONICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

  COSIMO LATRONICO. Grazie, Presidente, la ringrazio per questa opportunità. Intendo richiamare...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore uscite con un po’ più di silenzio, così ascoltiamo gli interventi. Prego.

  COSIMO LATRONICO. Intendo richiamare, pur se in fine seduta, l'attenzione del Governo su una serie di interrogazioni che sono state proposte da me, ma anche da tanti altri colleghi di diversi gruppi, sulla situazione di grave sofferenza in cui versano circa centocinquanta famiglie italiane che attendono il compimento delle procedure per l'adozione dei bambini provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo.
  I visti di uscita sono stati sospesi ormai da due anni, unilateralmente dalla Repubblica Democratica del Congo, che pure ammette che l'Italia ha seguito le procedure previste nelle convenzioni internazionali.

  PRESIDENTE. Colleghi, abbassate il tono della voce, per favore.

  COSIMO LATRONICO. Ricordo le condizioni di disagio delle famiglie interessate, che restano prive di notizie sulla condizione dei propri figli; non sempre gli istituti dove sono ricoverati questi bambini possono assisterli adeguatamente. Inoltre, queste famiglie non hanno notizie sulla reale situazione della procedura: si tratta di bambini già adottati.
  Questa situazione, signor Presidente, dovrebbe obbligare il Presidente Renzi e il Governo ad assumere iniziative forti e decisive.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente, attendo da luglio una risposta a una delle tante interrogazioni che ho presentato, la n. 5-05998. Ci tengo particolarmente perché riguarda un fatto accaduto ormai due anni fa presso il Policlinico Umberto I di Roma, ovvero una donna è morta per un'infezione ospedaliera molto grave. Ora, da quello che è a mia conoscenza, altre persone durante quello stesso periodo sono decedute o hanno subito la medesima infezione presso il medesimo Policlinico Umberto I.
  Giacché ho richiesto, attraverso l'accesso agli atti, un'eventuale relazione ministeriale sulle cause di queste infezioni e visto che il competente ufficio ministeriale ha negato l'accesso agli atti per motivi di privacy – quindi, ha detto che un deputato non può conoscere una relazione ministeriale riguardante delle infezioni avvenute in un ospedale, in un grande ospedale di Roma – e visto che in Italia succedono sempre più spesso morti e decessi causati da infezioni ospedaliere, chiederei, oltre alla risposta a questa interrogazione, al Pag. 75Ministero stesso di rispettare la legge e di rispettare il diritto all'accesso agli atti, che non ha solo un deputato, ma un cittadino qualunque, soprattutto in una materia del genere.
  Pertanto, invoco la Presidenza affinché faccia presente al Governo di rispondere celermente a questa mia richiesta.

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, attraverso di lei vorremmo far sapere a quest'Aula – e chiedere appunto attraverso di lei come sia possibile – che a Torino, il giorno 25 ottobre, si terrà un convegno al quale parteciperanno la Ministra Lorenzin e Marco Cossolo e Luciano Platter, due uomini legati a Federfarma, due persone che vennero indagate e in qualche modo coinvolte nello scandalo dei pannolini in Piemonte, che portò all'arresto dell'assessore regionale alla sanità.
  Vorremo sapere come sia possibile appunto che un Ministro legittimi un convegno organizzato da due persone coinvolte in uno scandalo così grande; come sia possibile che loro continuino a lavorare nella sanità senza nessun problema; come mai due persone che hanno patteggiato, dopo essere state comunque indagate, continuino a svolgere un'attività così importante e delicata e come mai la Ministra si appresti a partecipare a questo convegno a Torino.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 23 ottobre 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 15,05.

Pag. 76

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3169 ED ABB.

Pdl n. 3169 e abb. – Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali

Discussione generale: 8 ore.


Relatori per la maggioranza 30 minuti (complessivamente)
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 16 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 34 minuti
 Partito Democratico 48 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
33 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 32 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie
  ALA – MAIE - Movimento Associativo
  italiani all'estero
11 minuti
  Alternativa Libera 11 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3315-A – em. prem. 01.200 341 266 75 134 248 18 102 Appr.
2 Nom. em. 1.22 381 374 7 188 109 265 102 Resp.
3 Nom. em. 1.1, 1.23, 1.25 407 389 18 195 116 273 99 Resp.
4 Nom. em. 1.11 393 325 68 163 72 253 99 Resp.
5 Nom. em. 1.3 390 332 58 167 72 260 99 Resp.
6 Nom. em. 1.4 391 330 61 166 69 261 98 Resp.
7 Nom. em. 1.127 395 268 127 135 1 267 96 Resp.
8 Nom. em. 1.26 395 335 60 168 20 315 96 Resp.
9 Nom. em. 1.16 397 343 54 172 73 270 96 Resp.
10 Nom. em. 1.100 391 331 60 166 69 262 96 Resp.
11 Nom. em. 1.6 396 338 58 170 72 266 96 Resp.
12 Nom. em. 1.7 398 339 59 170 72 267 96 Resp.
13 Nom. em. 1.105 409 348 61 175 73 275 96 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.103 406 350 56 176 74 276 96 Resp.
15 Nom. em. 1.5 401 345 56 173 72 273 95 Resp.
16 Nom. em. 1.101 395 340 55 171 69 271 95 Resp.
17 Nom. em. 1.13 389 324 65 163 68 256 95 Resp.
18 Nom. em. 1.15 387 323 64 162 71 252 95 Resp.
19 Nom. em. 1.14 385 328 57 165 68 260 95 Resp.
20 Nom. em. 1.8 391 336 55 169 67 269 95 Resp.
21 Nom. em. 1.29 390 337 53 169 14 323 95 Resp.
22 Nom. em. 1.12 391 332 59 167 71 261 95 Resp.
23 Nom. em. 1.106 389 334 55 168 66 268 95 Resp.
24 Nom. articolo agg. 1.03 388 337 51 169 67 270 95 Resp.
25 Nom. Ddl 3315-A – voto finale 362 343 19 172 241 102 90 Appr.