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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 501 di martedì 13 ottobre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 10,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CATERINA PES, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 9 ottobre 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Carloni, Catania, Cicchitto, Damiano, Epifani, Faraone, Fraccaro, Gentiloni Silveri, Locatelli, Manciulli, Antonio Martino, Meta, Molea, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Quartapelle Procopio, Rigoni, Sanga, Schullian, Sereni, Spadoni, Spessotto e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Di Lello ed altri; Vendola ed altri; Bressa; Bressa; Pes ed altri; Zampa; Caparini ed altri; Bersani ed altri; Vaccaro; Marazziti ed altri; Fedi ed altri; La Marca ed altri; Caruso ed altri; Gozi; Bueno ed altri; Caruso ed altri; Porta ed altri; Polverini; Sorial ed altri; Merlo e Borghese; Centemero; Bianconi; Dorina Bianchi; Fitzgerald Nissoli ed altri; Fabbri ed altri: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza (A.C. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A: D'iniziativa popolare; Di Lello ed altri; Vendola ed altri; Bressa; Bressa; Pes ed altri; Zampa; Caparini ed altri; Bersani ed altri; Vaccaro; Marazziti ed altri; Fedi ed altri; La Marca ed altri; Caruso ed altri; Gozi; Bueno ed altri; Caruso ed altri; Porta ed altri; Polverini; Sorial ed altri; Merlo e Borghese; Centemero; Bianconi; Dorina Bianchi; Fitzgerald Nissoli ed altri; Fabbri ed altri: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza.Pag. 2
  Ricordo che nella seduta dell'8 ottobre 2015 si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 9-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Con il voto di oggi facciamo un passo in avanti per rendere l'Italia un Paese più civile, più giusto, anche più ricco. Più civile, perché finalmente riconosciamo a chi nasce in Italia, da genitori che pagano le tasse in Italia, a bambini che vanno a scuola con i nostri figli e che parlano la nostra lingua, di essere italiani. Cancelliamo un'ingiustizia e riconosciamo un diritto. Dobbiamo esserne orgogliosi.
  È una scelta di equità, ma anche di lungimiranza. In un'epoca di guerre di religioni, di conflitti etnici, di grandi migrazioni, noi, l'Italia, scegliamo la strada dell'integrazione, dell'accoglienza sostenibile. Cancelliamo le disuguaglianze senza per questo rinunciare a valorizzare le diversità. È, dunque, una scelta di civiltà, di integrazione e di equità che è tutta nell'interesse, anche economico, del nostro Paese.
  L'Italia è tra i Paesi più vecchi del vecchio continente, un'Europa che spesso appare stanca. E già oggi, l'8 per cento della nostra ricchezza, del nostro PIL, è frutto del lavoro di cittadini stranieri e un bambino su sei, che nasce in Italia, è figlio di cittadini stranieri. Pensate a quanto della ricchezza degli Stati Uniti è dovuta ai figli degli immigrati del secolo scorso. Ora, riconoscere questi bambini come figli nostri è anche un modo per responsabilizzarli, renderli partecipi e protagonisti della crescita del nostro Paese. Dobbiamo esserne orgogliosi e io lo sono.
  Questa fu la prima proposta di legge depositata dai parlamentari socialisti il primo giorno di questa legislatura – porta anche il mio nome – vent'anni dopo la legge voluta dall'allora Ministro socialista Martelli, tre anni dopo la campagna dei giovani socialisti; perché per noi essere socialisti significa sentirsi fratelli perseguendo obiettivi di giustizia e di uguaglianza, in tutto il mondo, al di là dei partiti e dei Paesi e oggi, per tutti noi, è davvero un buon giorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Dico subito che il gruppo di Alleanza Liberalpopolare voterà favorevolmente su questo provvedimento in esame.
  Lo facciamo per coltivare un'idea di Paese moderno, democratico, pluralista, per tentare di raggiungere da una parte un equilibrio degli elementi culturali e degli stili di vita di tutti coloro che vivono, studiano, lavorano in Italia, e dall'altra il riconoscimento da parte di tutti di un insieme di valori condivisi e distintivi della comunità, della società, come un solo tutto.
  Oggi arriviamo a questo appuntamento con ritardo rispetto agli altri Paesi europei e devo dire che ci arriviamo nel silenzio dei media e anche oggi l'assenza in quest'Aula dimostra come il dibattito, che è seguito in Commissione e poi in Aula, sia veramente stato, per certi versi, stucchevole e strumentale. Si è trovato un buon equilibrio. Oggi battezziamo una nuova legge che riguarda la cittadinanza e, quindi, l'elemento fondante di una comunità nazionale, come quella italiana. Ci arriviamo in ritardo, ma abbiamo registrato un equilibrio accettabile da parte di tutti. Allo stesso tempo sentiamo fuggire la storia sotto la pressione di fenomeni migratori mai registrati prima e per ragioni Pag. 3tanto diverse quanto unitamente tese a vivere la condizione umana con dignità. Mentre siamo chiamati ad approvare questo provvedimento, il dibattito si sviluppa sulle direttrici dell'accoglienza verso i rifugiati, anziché i migranti per ragioni economiche. È una grande ipocrisia. Noi abbiamo il dovere di anticipare la storia, anziché farci seppellire dal suo roboante cammino e dobbiamo farlo tenuto conto che questa nostra vecchia Europa non fa più figli. Questa nostra vecchia Europa deve fare in modo che la gente che ha deciso di venire a vivere, in condizioni che loro ritengono migliori, una vita nel nostro continente lo possano fare attraverso un sistema di regole e di leggi condivise da tutti.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Il nostro dibattito non può fuggire dalla realtà, la può forse rappresentare tirandola per la giacchetta verso ciò che meglio vogliamo sentire o vedere, ma essa, la realtà, non è solo un fatto, e per questo ha la testa dura, ma ci racconta di ciò che siamo chiamati ad affrontare in un nuovo mondo dove chi pensa di erigere muri per paura dell'altro o per incapacità di comprendere l'altro sarà costretto a fare i conti con la brutalità dell'isolamento e della sua stessa inefficacia. Allora, noi siamo convintamente aderenti con il nostro «sì» a questo provvedimento, nella consapevolezza che è solo un primo piccolo passo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Noi di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voteremo contro questo provvedimento, non solo per ragioni di merito, che cercherò di illustrare brevemente, ma anche per ragioni di metodo che è la cosa che ci ha più sorpreso, più ancora del merito.
  Sapevamo che un Governo di sinistra avrebbe cercato di introdurre nella nostra legislazione un tale provvedimento per un fatto puramente ideologico da un lato e dall'altro – questo è solo un sospetto – per un argomento di convenienza, confidando che possa sempre più avere in futuro un vantaggio elettorale da provvedimenti come questo.
  Ma il merito – ripeto – ce lo aspettavamo da un Governo di sinistra, ossia non considerare la cittadinanza come qualcosa di valoriale, come qualcosa che non si possa acquistare come spingendo – l'ho già detto e lo ripeto – una porta girevole di un albergo, con la semplice fatica di una leggera spinta, diventando italiano senza che sia in nessun modo accertata la reale capacità di una persona di sentirsi partecipe di una comunità, di una storia, di una tradizione, di un popolo.
  Il metodo ci ha stupito ancora di più. Correre in questa maniera per cambiare la Costituzione – perché di questo si tratta anche se non è una legge costituzionale –, correre per dare la cittadinanza a più persone – e con l'ultima normativa anche a persone che hanno 60 anni, quindi non ci venite a raccontare la storiella che serviva per i bambini nati in Italia, che è diventata la foglia di fico dopo aver letto il testo di questo provvedimento –, correre come questo Parlamento ha fatto per approvare questo provvedimento ha una sola spiegazione: temevate e temete che gli italiani si accorgano dell'enormità di questa legge.
  Noi – ah, certo – abbiamo ottenuto che alle 10 e mezza del mattino il dibattito sia in diretta TV, cioè quando nessuno lo vede e comunque quando il danno è compiuto, ma non dimenticherò facilmente «l'abolizione», operata dalla Presidenza, di un emendamento su cinque presentati. Il mio gruppo ha presentato – udite, udite ! – non 5 milioni, non 500 mila, non 500, non 50, ma cinque emendamenti – cinque ! –, quanto le dita di una mano, cinque emendamenti e la Presidenza ha detto che Pag. 4erano troppi, ce li ha ridotti a quattro. Anzi, prima ce ne aveva consentiti solo due, poi – bontà sua – li ha raddoppiati a quattro. Ed è per questo che abbiamo abbandonato l'Aula, perché avevate vergogna a far sì che il tempo giusto per un provvedimento facesse in modo che gli italiani si accorgessero dell'enormità di questa vicenda.
  Vede, la sinistra non si è neanche accorta che uno dei miei emendamenti andava incontro ad un concetto che io da sempre ho sostenuto. Non trovo assolutamente nulla di abnorme – mi dispiace se qualcuno del centrodestra, anche del mio partito, non è d'accordo – nell'immaginare che un bambino, nato in Italia da genitori regolarmente da tempo residenti in Italia, al termine – ho chiesto – del circuito scolastico obbligatorio, cioè quando finisce la terza media o poco più, possa diventare facilmente italiano. C’è un mio emendamento. Bisognava limitarsi a questo e avremmo potuto discuterne. Forse avremmo avuto una legge largamente condivisa. No, abbiamo inserito la previsione che un bambino può essere arrivato a 12 anni, può essere anche arrivato cinquant'anni fa e pensarci adesso, se è stato qui negli ultimi cinque anni, e dimostrare retroattivamente – chissà quante truffe ci saranno – che si è frequentato – frequentato, non superato – un corso professionale di qualche anno.
  Era così difficile dire che un bambino nato in Italia da genitori anche stranieri, quando supera il ciclo della scuola dell'obbligo, diventa italiano ? Era una tesi di Fratelli d'Italia ? Perlomeno era una tesi che avremmo potuto accettare, anche se ci sembra veramente non proprio adatto questo tempo per discutere di allargamento della cittadinanza, mentre in maniera assolutamente inidonea, da incapaci, dimostrate di non saper affrontare la questione dell'immigrazione.
  Dimostrate di non avere, né capacità, né armi ideologiche, culturali e sociali per far sì che siano integrati quel numero possibile di stranieri che arrivano in Italia. Li lasciate marcire nei luoghi più impensati, ma poi vi riempite la bocca di integrazione, dando un danno a loro, che muoiono in mare, e agli italiani che non possono naturalmente non sentirsi a disagio, specie nelle periferie, specie nei ceti più deboli, di fronte a episodi di questo genere.
  Ma avete pensato che, mentre questo avviene, l'unico rimedio – mi viene quasi da ridere – fosse regalare la cittadinanza. Avevamo chiesto, con questo nostro emendamento, pur non essendo convinti, come ripeto, che fosse questo il momento di discutere di allargamento della cittadinanza, (ma, visto che governate voi, abbiamo cercato almeno di migliorare il testo), che al termine della scuola dell'obbligo ci fosse un attestato di due professori che documentassero che il ragazzo si era inserito nella nostra cultura, che veramente abbracciasse i valori della nostra Costituzione e che al termine dell'anno scolastico, prima che finisse, ci fosse nella classe una cerimonia per salutare un nuovo italiano che dovrebbe essere orgoglioso di diventarlo.
  Non è un fatto burocratico acquisire la cittadinanza. Non è come comprare un biglietto del metrò. Non è come assumere il ruolo di socio di una cooperativa. Voi confondete forse l'accoglienza con la cittadinanza. E chi vi dice che non vogliamo accogliere bene quelli che hanno diritto di stare in Italia ? Meglio di come li accogliete voi, visto che vivono nella maniera peggiore. Ma una cosa è l'accoglienza verso uno straniero, una cosa è difendere la nostra identità, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civiltà. Ma voi continuerete nella facile demagogia, magari di vietare il presepe in una scuola perché i nuovi italiani non sono adatti ad affrontare positivamente la cultura laica cristiana europea. Magari voi direte che un crocifisso in un ufficio pubblico non vale quanto la foto di un Presidente della Repubblica, che quello sì ci può stare, ma il crocifisso, simbolo non religioso soltanto, laico, della civiltà europea, deve essere rimosso.
  Vedete, è lo stesso concetto: regalare la cittadinanza corrisponde a non gestire bene l'immigrazione e corrisponde a non Pag. 5difendere la nostra cultura e la nostra storia. Questa legge, che io reputo una vergogna nel modo in cui velocemente è stata imposta agli italiani, perché avevate paura che se ne accorgessero, e nei contenuti inaccettabili, resi ancora più gravi dalla norma transitoria, è una legge che Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale non voterà e cercherà, se ci sarà volontà degli altri gruppi, di cancellare con un referendum. Grazie, signor Presidente, del tempo che mi ha concesso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente, colleghi, l'Italia di oggi non è più quella evocata dal Manzoni, «una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor», e il non accorgersene è il segno di miopia politica, se non serve a sollecitare istinti xenofobi. Una cittadinanza iure sanguinis secondo il modello dei nazionalismi ottocenteschi oggi semplicemente non è più sostenibile. Non lo sarebbe già per la cessione di sovranità fatta all'Europa; non lo è, soprattutto, perché nessuna epoca storica ha assistito a fenomeni migratori così rapidi e vasti, favoriti certo dalla facilità di spostamento, ma causati da fattori politici e sociali che spingono popoli interi a cercare fortuna migrando.
  Se il secolo diciannovesimo è stato quello dei nazionalismi e il ventesimo quello del confronto tra le ideologie, il secolo che stiamo vivendo sarà ricordato come quello della globalizzazione e delle grandi migrazioni.
  Non serve lamentarsene o sognare di fermarle con i muri ed i respingimenti. Peraltro, alcune delle cause degli imponenti flussi migratori sono da imputare all'egoismo del nostro Occidente. Basti citare la scandalosa distribuzione delle ricchezze, il perpetuarsi di pratiche neocoloniali, l'esportazione di armi, la destabilizzazione di alcuni Paesi con il nobile fine di esportare la democrazia, ma in realtà per meno commendevoli interessi economici e ragioni di potenza, finendo per di più per contribuire all'avanzata dei fondamentalismi.
  Con il fenomeno dell'emigrazione di massa è andato pian piano affermandosi in Europa anche il modello dello ius soli che allarga la cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul territorio dello Stato: un modello non a caso adottato da Paesi a forte immigrazione, come gli Stati Uniti o come il Canada. Voglio ricordare che uno dei miei figli, nato a Montréal mentre io lavoravo lì, è ancora oggi cittadino canadese iure soli.
  Dalla scorsa estate l'Europa finalmente ha cominciato a rendersi conto anche delle proporzioni del problema, sebbene illudendosi di affrontare solo il tema dei profughi senza confrontarsi con l'emigrazione dai Paesi della miseria. Traspare il perdurare di un'idea di un'Europa fortezza, disposta al massimo ad aprire le porte a chi fugge dalla guerra, ma impermeabile a chi fugge dalla fame.
  Paradossalmente proprio l'Italia, che ha mostrato una grande sensibilità nella fase dell'accoglienza, non è riuscita a darsi sino ad oggi strumenti avanzati per la cittadinanza, quasi faticassimo ad accorgerci che da terra di emigrazione siamo diventati terra di immigrazione e a comportarci di conseguenza.
  Anche in Italia, tuttavia, malgrado le resistenze, i fenomeni migratori sono riusciti a mettere in discussione il fatto che la cittadinanza possa essere acquistata in pratica soltanto iure sanguinis e oggi finalmente si produce un fatto nuovo con l'approvazione di un provvedimento risultante dall'abbinamento di venticinque proposte, due delle quali ascrivibili al nostro gruppo parlamentare: una presentata ad inizio legislatura dall'onorevole Marazziti e l'altra sugli italiani all'estero presentata dall'onorevole Nissoli. Le esigenze di tenuta politica hanno portato a limitare la portata del provvedimento e a scegliere di intervenire solo sulla questione fondamentale dell'acquisto della cittadinanza da parte dei minori.
  Avrà diritto di acquisire la cittadinanza iure soli chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui Pag. 6almeno uno in possesso del permesso di soggiorno europeo per soggiornanti di lungo periodo e, in aggiunta, per il minore straniero nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età sarà possibile acquisire la cittadinanza italiana anche iure culturae, frequentando cioè per almeno cinque anni istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale.
  A questi diritti deve aggiungersi la possibilità di naturalizzazione per chi è entrato in Italia tra i dodici e i diciotto anni, vi sia legalmente residente da almeno sei anni e abbia conseguito un diploma al termine di un ciclo scolastico.
  Senza sminuire la portata innovativa di questo provvedimento, non possiamo non sottolineare che avremmo potuto e dovuto fare di più, soprattutto dopo gli sconvolgimenti della scorsa estate e le aperture, seppur tardive, di altri Paesi.
  Per questo, come gruppo parlamentare Per l'Italia-Centro Democratico, abbiamo tentato di riaprire il tavolo di trattativa e di far comprendere che la risposta che oggi diamo è ancora culturalmente inadeguata rispetto ai problemi sul campo. Di fronte a quella che per noi è un'occasione perduta non possiamo non domandarci quali siano le ragioni delle resistenze. Riteniamo che esse siano motivate dal permanere di tre paure di fondo legate più a vissuti irrazionali che a fatti reali.
  La prima è la paura dell'invasione: una paura assurda se si pensa che il saldo migratorio relativo ai cittadini stranieri ammonta, nel 2014, a sole 207 mila unità a fronte di un saldo negativo di 65 mila unità per gli italiani e di un tasso di mortalità solo all'8,3 per mille. Del resto, il numero medio di figli per donna è ormai pari a 1,4, donne immigrate incluse. Questi risultati sono la conseguenza di radicali mutamenti nei costumi ma anche di preoccupazioni di natura economica. Lo dimostra il fatto che lì dove sono state attuate incisive politiche sociali in favore della famiglia la tendenza alla denatalità ha subito un freno significativo. È il caso della Francia in Europa e del Trentino-Alto Adige in Italia. L'anno scorso la contrazione demografica ha interessato anche le famiglie con almeno un genitore straniero. Se il numero medio di figli delle donne italiane è ormai solo pari a 1,31, la fecondità delle donne straniere per la prima volta è scesa sotto la soglia dei due figli per donna.
  Più che dell'invasione, dunque, dobbiamo avere paura del vuoto. Se la tendenza non verrà contrastata, il Mezzogiorno d'Italia, in base alle previsioni ISTAT, alla fine del prossimo cinquantennio, avrà perso oltre un quinto della sua popolazione. Un vuoto che dipende dall'inadeguatezza delle politiche per la famiglia, ma che ancor prima è spia del vuoto esistenziale, della mancanza di apertura alla vita e al futuro di una società sazia e disperata, in cui anche gli immigrati, attratti in Italia solo dal nostro benessere, non fanno più figli. Senza rimettere la famiglia nella giusta considerazione e senza adeguate politiche di sostegno alle famiglie e a favore della natalità l'inverno demografico sarà inevitabile.
  La seconda paura è che gli immigrati sottrarrebbero posti di lavoro agli italiani; in realtà, gli immigrati hanno soddisfatto il fabbisogno di manodopera, soprattutto nei settori di attività più disagiati e stanno contribuendo alla tenuta del sistema previdenziale e di quello sanitario. Basti considerare che la popolazione straniera si concentra nelle fasce di età più giovani e solo il 2 per cento di essa ha un'età superiore a 65 anni, percentuale che arriva al 21 per cento tra gli italiani. Gli stranieri contribuiscono, dunque, sensibilmente, allo sviluppo dell'economia italiana e alla sostenibilità del sistema di welfare.
  La terza paura è che gli immigrati snaturerebbero la nostra identità nazionale. In realtà, occorre ammetterlo, i peggiori nemici della nostra identità e delle nostre radici siamo noi stessi. Antropologia personalistica, rispetto della vita umana in ogni stadio del suo sviluppo, tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, solidarietà soprattutto verso i più fragili, rifiuto della violenza sempre, sussidiarietà, economia Pag. 7sociale di mercato, sono questi i valori su cui si fonda la nostra identità nazionale e che sostengono il nostro sistema democratico. Sono valori che potrebbero rendere attraente per gli immigrati la nostra società, anche al di là del sogno del benessere economico, ma sono anche i valori che noi sistematicamente trascuriamo, talora oscuriamo e perfino oltraggiamo. È al loro rinnegamento che dovremmo imputare la perdita della nostra identità culturale e non certo agli immigrati.
  Integrazione e inclusione non sono possibili se noi per primi abbiamo smarrito il senso profondo della nostra civiltà millenaria, se a parlare di essa sono rimaste le pietre, se il retaggio artistico stesso è ormai incomprensibile dalle nuove generazioni. Integrazione e inclusione sarebbero, invece, più facili se avessimo consapevolezza e fierezza della nostra identità e del nostro modello di società.
  Apprezziamo, pertanto, che la nuova proposta di legge, oltre al requisito del percorso scolastico, preveda iniziative di educazione alla conoscenza e alla consapevolezza dei diritti e dei doveri legati alla cittadinanza. Apprezzabile è anche la norma transitoria con la quale i benefici sono stati estesi alle 130 mila persone che, pur avendo i requisiti previsti, sono nel frattempo diventate maggiorenni. Sono gli immigrati che meglio si sono integrati, come dimostra il fatto che metà di essi sono diplomati o laureati. Oggi, con questa proposta di legge noi saniamo un debito nei loro confronti e, allo stesso tempo, scommettiamo sulla capacità attrattiva della nostra cultura e del nostro modello sociale e su un tipo di integrazione e di inclusione che non è assimilazione, ma è dialogo, dal quale tutti possiamo uscire arricchiti e migliori.
  L'approvazione di questa proposta di legge può costituire anche un contributo alla pace, un antidoto alla violenza e al terrorismo, un fattore di sviluppo non solo per il nostro Paese, ma anche, come avvenne per l'Italia con i suoi emigranti, per i Paesi di origine di coloro che sono emigrati, superando logiche di sfruttamento e tentazioni neocolonialiste, a favore di partnership orientate allo sviluppo. Sarà il modo migliore per far sì che questi nuovi concittadini possano sentirsi orgogliosi di diventare italiani.
  È per questo che voteremo convintamente questa proposta di legge ed è per questo, anche, che auspichiamo che presto sarà possibile riprendere il discorso sulla cittadinanza degli italiani all'estero che l'hanno perduta indipendentemente dalla loro volontà (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia-Centro Democratico e Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie-ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. A sentire l'intervento che mi ha preceduto pare che in Italia sia impossibile per gli immigrati diventare cittadini italiani, sembra che ci sia il principio dello ius sanguinis stringente e che, pertanto, oggi, noi, o voi, meglio, colmiate un vulnus della democrazia. Ma ricordiamo che già oggi, in Italia, per i cittadini extracomunitari è possibile diventare cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e del deputato Ignazio La Russa). Come ? Dopo quattro generazioni ? No, dopo dieci anni di residenza.
  Cioè, una persona viene in Italia, impara magari l'italiano – giusto ? –, capisce più o meno la differenza che esiste tra uno Stato democratico occidentale, con i suoi valori e le sue tradizioni, e lo Stato e la comunità da cui proviene, e dopo dieci anni dice: cari cittadini italiani che mi avete accolto – perché ricordiamo anche che chiunque viene in Italia ha comunque diritto alle cure sanitarie, non è che deve essere cittadino italiano; anzi, non paga nemmeno il ticket magari, quindi ha più diritti di un cittadino italiano –, mi trovo bene, mi piacciono i vostri valori, li condivido, apprezzo le vostre tradizioni e vi chiedo di potere entrare anch'io come cittadino nella vostra comunità. Ecco Pag. 8quello che succede oggi in Italia: succede che uno deve chiedere di diventare cittadino italiano e, nel chiederlo, manifesta anche la sua adesione ai nostri principi e ai nostri valori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  È questo che noi vorremmo che rimanesse, perché il concetto di cittadinanza non è semplicemente un concetto giuridico. Sento dire dalle persone che sono qui che loro lavorano, pagano, hanno diritto di votare: non è solo questo ! Essere cittadini di uno Stato europeo significa riconoscere che questo Stato europeo ha dei valori e delle tradizioni che anche il nuovo cittadino condivide.
  Regalare la cittadinanza a chi non la chiede, a chi nasce da genitore residente in Italia da cinque anni – da cinque anni, non da una vita, da cinque anni ! – è assurdo. Vuol dire, innanzitutto, non credere più nel concetto di cittadinanza, perché significa sostanzialmente regalarla a chiunque. Noi non sappiamo se poi questi nuovi cittadini saranno cittadini che, una volta compiuti 18 anni, voteranno, si daranno da fare per la comunità oppure saranno cittadini come già avviene in alcuni Stati europei, in alcuni Paesi europei. Ricordiamo la Francia, in cui la cittadinanza viene sostanzialmente regalata anche agli extracomunitari di seconda o terza generazione e poi dove li troviamo questi cittadini ? Li troviamo magari a fare l'attentato a Charlie Hebdo. Erano cittadini francesi, eppure evidentemente non condividevano i valori fondanti dell'Europa.
  Noi riteniamo che sia assolutamente fondamentale, per il prosieguo della nostra comunità, porre dei punti fermi. Questo non significa essere razzisti o xenofobi. Riteniamo che, se una persona viene in Italia e questa ritiene che comunque non valgano il diritto civile o le nostre tradizioni costituzionali ma valga il diritto islamico della sharia, non può diventare cittadino italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Non può, non lo vogliamo noi un cittadino italiano così fatto ! Secondo noi, se in Europa girano persone che aderiscono alla parte più integralista dell'Islam, non devono restar qui ! Appena presi, vanno rimandati nei Paesi da cui provengono ! Ma se uno è cittadino italiano, perché questo è stato stabilito alla nascita, queste persone dovremo continuare a tenercele qui. Oggi in Europa abbiamo bisogno di tutto tranne che di persone di questo tipo.
  Permettetemi anche di aggiungere una cosa secondo me fondamentale, una cosa che non è stata sottolineata, tranne che in un intervento precedente: oggi, conviene a un cittadino extracomunitario diventare cittadino italiano ? Infatti, pensiamo un attimo alla situazione nella quale sono i cittadini italiani oggi. Voi chiedete di diventare cittadini italiani in una realtà nella quale, dopo che lavori 35-40 anni e sei cittadino italiano, lo Stato ti dice prima che puoi andare in pensione e poi dice: no, ho scherzato, non vai più in pensione e diventi povero per legge. Parliamo degli esodati: poveri per decisione governativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Oggi se sei cittadino italiano e magari indossi anche la divisa italiana non vieni tutelato, te ne stai in India, dall'altra parte del mondo, per quattro anni, e i colleghi di queste persone, invece, sono chiamate – parlo della Marina militare italiana – ad andare a prendere i cittadini non italiani a pochi metri dalla riva da cui partono, perché noi siamo bravi, siamo buoni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). I nostri dopo, ci pensiamo tra un po’, ci pensiamo quando non c’è nient'altro su cui riflettere; per gli altri, invece, via: traghetto gratuito, venite in Italia, 35 euro al giorno, hotel a tre stelle, state qui un paio d'anni con vitto e alloggio garantito ! Se sei un esodato, se sei un pensionato, se hai la sfortuna di avere in famiglia un disabile, sono cavoli tuoi, arrangiati, cittadino italiano, prima gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  Per cui invito veramente tutti a riflettere, soprattutto i genitori di coloro che Pag. 9tramite lo ius soli potranno diventare cittadini italiani, sul farlo: non fatelo ! Lasciateli cittadini extracomunitari, perché qui garantiscono di più gli extracomunitari che i cittadini italiani.
  Questa è la situazione nella quale siamo nell'Italia del 2015, un momento nel quale è drammatica la situazione, la conosciamo tutti; un momento nel quale anche le grandi sfide internazionali ci chiamano non a guardarci in giro, come se non sapessimo cosa sta succedendo. Cosa sta succedendo in Siria, in Iraq e in Libia ? Sta succedendo che ci sono persone islamiche, cittadini extracomunitari che vogliono ucciderci semplicemente perché occidentali ! Ed è già successo agli italiani, ricordiamo gli italiani morti nel Museo del Bardo a Tunisi: sono stati uccisi perché occidentali !
  Siamo in un momento di guerra, siamo in un momento in cui qualcuno ci ha detto: il vostro modo di vivere non ci piace; e non ci piace talmente tanto che non soltanto non vi vogliamo nei nostri Paesi, ma veniamo addirittura nei vostri, di Paesi, e vi sgozziamo – è successo in Francia – perché come siete non ci piace.
  Quindi c’è un attacco chiaro alla nostra identità, e noi dovremo essere pronti a rivendicare di fronte a tutti, soprattutto a coloro che arrivano per ultimi nel nostro Paese, l'orgoglio della nostra identità. Noi siamo orgogliosi di essere europei ! Noi siamo orgogliosi della nostra storia ! Noi non chiediamo scusa a voi per la nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popolo – Noi con Salvini) ! Questa è la nostra storia, sono i nostri valori e sono le nostre tradizioni. È la nostra cultura: se vi va bene dopo dieci anni che ci frequentate, chiedete di diventare cittadini italiani, siete bene accetti. Sono tutti bene accetti, chi afferma con voce squillante che è contento del nostro modo di vivere e che vorrebbero condividere; ma tutti gli altri, chi più o meno non ragiona alla nostra maniera, chi ritiene che sia meglio vivere sotto la sharia medievale anziché sotto i nostri diritti, secondo noi se ne può stare tranquillamente a casa sua, e non può diventare cittadino italiano prima ancora di chiederlo: né perché suo padre o sua madre vive in Italia da cinque anni, sono residenti in Italia da cinque anni, né perché compiono un corso di studio in Italia.
  Non è questo, onorevoli colleghi, il motivo per il quale tutti noi siamo stati eletti. Permettetemi di ricordarlo: in questa Aula c’è una maggioranza numerica che non corrisponde a una maggioranza politica. Se noi siamo qui oggi è semplicemente perché vi siete autoattribuiti il mandato di fare delle riforme. Dovevate riformare la Costituzione, dovevate mettere mano alla situazione economica disastrosa nella quale ancora oggi ci troviamo; tutto il resto invece, se volete, dovete chiedere, dovete chiedere prima di farlo il permesso agli italiani. Se volete allargare la cittadinanza tornate al voto, e dite agli italiani: «Votatemi, che io regalerò la cittadinanza a chiunque !» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e del deputato Ignazio La Russa). Ma oggi questo diritto voi non l'avete: non siete maggioranza politica in Italia, non avete il diritto di toccare un patrimonio comune dei cittadini italiani, non è vostra proprietà la cittadinanza !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Dovrebbe essere un ragionamento talmente condiviso, che la Lega Nord – e mi avvio alla conclusione – ha avuto (che lo sappiano tutti) ben 17 minuti per parlare di cittadinanza italiana in quest'Aula (I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini espongono cartelli recanti le scritte: «Svendete la cittadinanza per un milione di voti» e «La cittadinanza non si regala» e gridano: «Vergogna !»)...

  PRESIDENTE. Togliete questi cartelli ! Per favore, intervengano gli assistenti parlamentari. Togliete questi cartelli ! Togliete questi cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Grazie. Prego, deputato Invernizzi.

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  CRISTIAN INVERNIZZI. È l'unico modo che purtroppo le opposizioni hanno di far sentire la propria voce, perché – ripeto – 17 minuti per parlare di cittadinanza italiana, di allargamento della cittadinanza è un insulto alle opposizioni. E le opposizioni devono far vedere i cartelli, devono far vedere anche questo per far sentire la propria voce ! E mi avvio alla conclusione.
  Vi dicono anche: vi diamo la cittadinanza così potete votare. Sappiate che le italiane e gli italiani sono l'unico popolo in Europa che non può votare per decidere chi lo comanda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Ormai i Presidenti del Consiglio vengono decisi in altre parti dell'Europa; tutti vanno al voto, compresa la Grecia, due volte in un anno, tutti ci vanno – e vado veramente a concludere...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Sì, concludo dicendo che la Lega su questo provvedimento esprime un fortissimo «no»; e lo ripetiamo, perché la cittadinanza non è un diritto, la cittadinanza è l'esito di un processo che loro non faranno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e del deputato Ignazio La Russa – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Pinna. Ne ha facoltà.

  PAOLA PINNA. Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, il testo all'esame dell'Aula risponde ad un'esigenza trasversalmente sentita; che il Paese abbia bisogno di una nuova regolamentazione della cittadinanza è cosa ormai condivisa; a sottolinearlo sono le 24 proposte di legge presentate da tutti gli schieramenti che siedono in questo Parlamento, ma anche e, direi soprattutto, il testo di iniziativa popolare che ci perviene direttamente dalla società e ci mostra la forte attenzione civile venuta a crearsi intorno al tema. Infatti, la legge del 1992 che si va a modificare è ormai obsoleta e non risponde più alle esigenze del Paese reale.
  Il nostro obiettivo in Commissione durante l'iter parlamentare è stato quello di riparare lo scollamento che si era venuto a creare tra complesso normativo e realtà, assecondando i mutamenti sociali ed economici e, al contempo, continuando a garantire stabilità e sicurezza in Italia. Le disposizioni dei primi anni novanta furono scritte con uno sguardo rivolto al passato; da allora sotto il profilo normativo non si sono visti passi in avanti, tuttavia la situazione è cambiata. Gli stranieri residenti in Italia al 1o gennaio 2015 sono 5.014.437, e rappresentano l'8,2 per cento della popolazione residente. La legge del 1992, già anacronistica all'epoca, era adatta ad un Paese di emigranti, ma l'Italia, da terra di emigrazione è divenuta in breve tempo polo di attrazione di flussi migratori, specialmente da Paesi che non fanno parte dell'Unione europea. Ci troviamo a dover gestire quotidianamente questo fenomeno, coniugando l'accoglienza e l'integrazione con l'azione di contrasto all'immigrazione irregolare.
  Detto ciò, il nostro è uno dei Paesi in Europa con le regole più severe per l'acquisizione della cittadinanza. Infatti, la cittadinanza italiana è stata fino ad oggi basata sullo ius sanguinis, non prevedendo lo ius soli, il diritto che si acquisisce per nascita sul suolo italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Il nostro compito, non nego complesso, è stato quello di modificare la normativa alla luce del nuovo contesto italiano, europeo ed internazionale. Il testo in fase di approvazione si concentra proprio sulla questione fondamentale dell'acquisizione della cittadinanza da parte di minori, e in questa prospettiva gli interventi di Scelta Civica sono sempre stati proposti in funzione del principio di un progetto di vita in Italia. Questo è il fulcro della nuova disciplina: un moderno approccio che si basi sull'inclusione e rifugga l'esclusione, la logica del diverso e la ghettizzazione, atteggiamenti che come ci insegna la storia Pag. 11non hanno mai premiato né in termini di sicurezza né in termini di avanzamento sociale ed economico.
  Riteniamo che vada rivalutato il concetto di diversità, oggi vista in modo negativo, come minaccia, quando in realtà l'essere diversi è un valore ed un diritto, nonché una risorsa, perché, colleghi, è proprio dall'incontro con l'altro che scaturisce la scoperta e l'affermazione della propria identità, nella valorizzazione delle differenze. È noto che le posizioni estreme e scomposte che incitano alla discriminazione non ci appartengono, ma sono proprie di chi, per recuperare legittimità e credibilità, riprendendo le parole di Bauman, ci sbandiera davanti al naso lo spettro della microcriminalità da sconfiggere, degli stranieri terroristi, borseggiatori e malintenzionati da incarcerare, dell'ordine e della legge da restaurare. Sono posizioni proprie di chi fa leva sulla paura e sull'ignoranza, non avendo evidentemente altre argomentazioni. La strategia del terrore è diabolica, estranea al nostro tempo, e si ritorce su sé stessa. Ecco, noi non abbiamo ceduto alla logica degli spot, ma lavorato per proporre soluzioni concrete a problematiche reali. Siamo convinti che l'acquisizione della cittadinanza con le dovute regole favorisca l'integrazione nella comunità già costituita, garantendo maggiore stabilità, sicurezza e possibilità di realizzare un futuro migliore nel nostro Paese.
  Le novità principali del testo che ci accingiamo a votare consistono nella previsione dello ius soli e dello ius culturae, ovvero nell'introduzione di una nuova fattispecie di acquisto della cittadinanza italiana per nascita e di una fattispecie di acquisto della cittadinanza a seguito di un percorso scolastico, proprio alla luce di quel progetto di vita di cui parlavo.
  Infine, oltre a queste ipotesi, che configurano un vero e proprio diritto all'acquisizione della cittadinanza, la proposta introduce un ulteriore caso di concessione, la cosiddetta naturalizzazione, che ha carattere discrezionale. Si tratta di novità importanti, ma giustamente temprate da fondamentali e inderogabili condizioni.
  Infatti, il riconoscimento della cittadinanza per nascita è previsto per chi è nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno europeo per soggiornanti di lungo periodo, che, com’è noto, prevede: la titolarità da almeno cinque anni di un permesso di soggiorno in corso di validità, il reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale, la disponibilità di alloggio che risponda a requisiti di idoneità previsti dalla legge, il superamento di un test della conoscenza della lingua italiana. Lo jus culturae si riferisce invece al minore straniero nato in Italia o arrivato in Italia entro il compimento del dodicesimo anno di età che abbia frequentato per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli scolastici. A tal riguardo, grazie a due nostri emendamenti introdotti in Commissione, si specifica che la frequentazione del corso scolastico deve essere stata regolare e che il ciclo delle scuole primarie si deve concludere in modo positivo. Inoltre, per fare richiesta di cittadinanza si dovrà dimostrare anche la residenza legale dei genitori.
  Si tratta di modifiche al passo con i tempi, che, bilanciando accortamente il principio della sicurezza del Paese con il diritto di acquisire la cittadinanza da parte di chi ha scelto di costruire il proprio futuro in Italia, accompagneranno gli inevitabili cambiamenti sociali, scongiurando il più possibile le contrapposizioni e mirando all'integrazione, poiché – lo ribadisco ancora una volta, ma penso sia necessario – è la logica del diverso a generare scontri, mettendo in crisi il normale funzionamento del sistema.
  Per queste ragioni e con i propositi esposti, il gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, la cittadinanza è un riconoscimento Pag. 12importante, si collega ad un insieme di diritti e meccanismi di approvazione che, in alcuni casi, rappresentano una vera e propria legittimazione dell'esistenza; indica l'appartenenza ad una comunità e con essa ad alcune condizioni irrinunciabili, in primis l'uguaglianza rispetto agli altri membri della società e, insieme, i doveri a cui l'individuo deve adempiere.
  La domanda che ci viene fatta è: abbiamo bisogno di più italiani ? La risposta è sì, per vari motivi. La cittadinanza è uno dei temi connessi al fenomeno strutturale delle migrazioni più dibattuti in questi anni. In Europa non esiste una legislazione univoca; tutti i Paesi, anche quelli più aperti all'accoglienza, non contemplano uno ius soli puro. Per questo diritto dobbiamo guardare agli Stati Uniti d'America, unico Paese al mondo ad avere questo genere di legislazione.
  Proprio lì Papa Francesco, nelle settimane scorse, ha potuto affermare: «Sono figlio di una famiglia di emigranti e sono lieto di essere ospite di una nazione che in gran parte fu edificata da famiglie simili». Invece, in Italia i migranti sono sempre considerati in negativo un tema di campagna elettorale; soprattutto dopo i tragici eventi di terrorismo internazionale, come abbiamo prima sentito anche dall'intervento della Lega, vengono utilizzati dai partiti populisti per gettare benzina sul fuoco della xenofobia e creare logiche sempre più securitarie.
  In Italia vige una legge sulla cittadinanza fra le più restrittive: la legge n. 91 del 1992 è stata votata quando in Italia nascevano da genitori stranieri solo 5 mila 750 bambini, quasi l'1 per cento delle nascite totali. Vent'anni dopo, nel 2012, quando inizia la campagna «L'Italia sono anch'io», promossa da 23 associazioni e movimenti, nascevano nel nostro Paese più di 78 mila bambini, pari al 15 per cento delle nascite totali, un bambino su sei. Freddi numeri, certo, ma che danno un quadro di quanto sia fuori dal tempo una legge che oggi, a più di vent'anni di distanza, mostra tutti i suoi limiti e che tende a far nascere stranieri ragazzi e ragazze italianissimi, cresciuti nel nostro Paese e che spesso parlano meglio di noi anche il dialetto. Non siamo solo in presenza di seconde generazioni, ma addirittura di terze.
  Ad inizio legislatura abbiamo presentato una proposta di legge per introdurre lo ius soli. Anche Renzi ne parlava, andava in giro per l'Italia nella sua campagna per le primarie del PD, faceva vedere una slide strappalacrime con Balotelli e un estratto della «Ricerca della felicità» di Gabriele Muccino. Tutti ne parlavamo, ma come è stato affrontato quel dibattito ?
  A livello legislativo, lo vedremo tra un po’; a livello culturale abbiamo assistito ad una regressione senza precedenti: la Lega, l'NCD, i Fratelli d'Italia, i CasaPound, tutti figli di quella subcultura intollerante e razzista, hanno allargato a macchia d'olio il loro consenso, aiutati anche da un MoVimento 5 Stelle che, sul tema dei migranti e dei diritti di cittadinanza, non ha mai preso una posizione chiara. E parlo dei parlamentari e non di Grillo, che una posizione chiara l'ha presa molte volte dimostrandosi più xenofobo di leghisti di lungo corso.
  Il MoVimento 5 Stelle è il grande assente di questo provvedimento. Loro che parlano sempre su tutto, sulla cittadinanza non hanno avuto una parola, non hanno depositato un emendamento, non hanno discusso nulla. Altro che cittadini, come vecchi politicanti, per paura di scontentare una parte del loro elettorato, se ne sono stati buoni buoni, zitti zitti, ad aspettare che altri facessero per loro, o in un verso o nell'altro: l'hanno imparata bene la lezione. Ma andiamo al dunque.
  Dopo più di dieci anni di discussione e dibattiti, oggi siamo qui, a quella che noi consideriamo una necessità non più procrastinabile, ma nello stesso tempo, l'ennesima occasione mancata. Il testo arrivato in Commissione è stato un compromesso al ribasso con il partito di Angelino Alfano, sono stati cancellati dal testo tutti i riferimenti alla cittadinanza che riguardavano gli adulti. Conservata solo la parte più soft, riguardante i diritti dei minori.Pag. 13
  Purtroppo, le 200 mila firme raccolte da «L'Italia sono anch'io» non sono state ascoltate. Chiedevano esattamente una legge che riguardasse anche e soprattutto gli adulti, una legge più snella, semplice e collegata ad una realtà profondamente cambiata in questi anni. Doveva consentire il diritto di voto amministrativo a chi era residente regolarmente da almeno cinque anni, e così non è stato. Come anche sui minori discutibili sono state altre scelte operate in corso d'opera.
  Un bambino nato in Italia potrà ottenere la cittadinanza italiana solo se almeno uno dei genitori possiede la carta di soggiorno UE di lungo periodo, che, come sappiamo, per l'ottenimento necessita di requisiti severi, che rispettano determinati standard linguistici, abitativi e reddituali. Dispiace, perché a nostro avviso questa norma determinerà discriminazioni tra minori. Non si sarebbe dovuto perdere di vista chi è il soggetto di questa legge, cioè i bambini, non i loro genitori. Lo ius soli, che sia puro o temperato, deve parlare di loro: legare la loro condizione a quella dei loro genitori in maniera così restrittiva significa svuotare in parte il senno e il senso di questo provvedimento.
  Altra nota stonata è stata la scelta sulle norme transitorie, e anche qui la decisione presa non è altro che il frutto avvelenato di un'alleanza di Governo che non funziona, che puntualmente in tema di diritti fa venire fuori in maniera netta le contraddizioni. Questa legge deve avere una funzione retroattiva, cioè deve poter essere utilizzata anche da chi ha già concluso un ciclo di studi nel nostro Paese ed ha, quindi, ottemperato allo ius culturae.
  Che cosa dice il Ministro dell'interno Alfano ? Che questi ragazzi per usufruire della legge devono fare richiesta di cittadinanza e devono aspettare – udite udite ! – sei mesi affinché il Ministero possa verificare che a loro carico non vi sia già un diniego dovuto a problemi di sicurezza nazionale. Allora ricapitoliamo: un potenziale terrorista chiede anni fa la cittadinanza nel nostro Paese, gli viene negata in quanto soggetto pericoloso, nel momento in cui viene approvata questa legge lo stesso soggetto pericoloso ripresenta la domanda e, a quel punto, il Ministero dell'interno ci dice che ha bisogno di sei mesi per riverificare se è un soggetto pericoloso oppure no.
  Direi che è abbastanza surreale, perché, sia chiaro, l'operazione politica si capisce: è quella di rallentare, creare ostacoli, non darla vinta ai propri alleati, e va bene. Ma vi sembra possibile che per fare tutto questo il Ministro Alfano utilizzi come scusa la propria incapacità ? Per rilasciare un permesso di soggiorno di lungo periodo, in cui è compresa la verifica della pericolosità, il Ministero impiega 90 giorni; per un uomo o una donna che dovrebbero già essere stati segnalati, impiega sei mesi. Non c’è che dire, siamo proprio in ottime mani, altro che Giubileo, altro che Ignazio Marino !
  Mi avvio a concludere, Presidente, dicendo che è stato un peccato, se non fosse stato per queste due assurdità, avremmo potuto fare bene, senz'altro avremmo potuto fare meglio: avere un primato in Europa, dare fino in fondo il segnale di piena civiltà e di visione delle trasformazioni sociali. Lo abbiamo fatto in parte, e in questa porzione, però, non ci sfugge – e lo voglio sottolineare – non ci sta la teoria, l'ideologia, ma ci sta la carne viva delle persone.
  Ci sta Zhu, una ragazza di 23 anni in Italia dalla Cina dall'età di 10 anni, che ci ha detto ironicamente «straniero a chi ? Io sono un'italiana con il permesso di soggiorno». Lei insieme ad altri si è messa al servizio di un percorso di attivismo sociale e politico con la Rete G2, primo network di figli di immigrati in Italia che da tempo chiede una legge sulla cittadinanza italiana più attenta alle caratteristiche delle seconde generazioni.
  Ecco, e concludo davvero Presidente, per lei e per i tanti come lei oggi è comunque una giornata importante, è una porta che si apre. Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore perché con tutti i limiti di questa formulazione finale la nostra posizione è stata sempre molto chiara: noi non siamo stati in silenzio, abbiamo contribuito attivamente per migliorare questo Pag. 14testo e in tanti passaggi ci siamo riusciti avendo in testa un solo obiettivo, offrire diritti in più senza nessun dubbio, nessuna confusione, nessuna ambiguità. Tra un avanzamento e la barbarie noi scegliamo un avanzamento, le astensioni le lasciamo ai giochetti politicisti e ai bluff mediatici. Abbiamo dalla nostra la libertà e la cultura politica. Se oggi c’è un riconoscimento in più per quei ragazzi il merito è anche nostro, il merito è anche di Sinistra Ecologia Libertà.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Costantino.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Grazie, signora Presidente. Oggi il nostro Parlamento dà un'altra risposta, una risposta alle legittime aspirazioni di quei bambini di origine straniera che nascono o comunque vivono e studiano nel nostro Paese e frequentano le nostre scuole, le scuole dei nostri figli e crescono insieme a loro.
  Ha ragione chi dice che il nostro ordinamento non ignora completamente la possibilità per questi bambini di diventare italiani una volta raggiunta la maggiore età, tuttavia è una norma che risale a vent'anni fa ed io credo che, in questi vent'anni, molte cose siano cambiate sul fenomeno globale dell'immigrazione, di pari passo con la crisi demografica dei Paesi occidentali. Ed è per questo che oggi noi, per le nuove esigenze che i nuovi emigrati si trovano ad avere nel nostro Paese, dobbiamo legiferare.
  Licenziamo un testo che dà una risposta equilibrata a queste esigenze, che, da un lato, richiedono pressante da parte di chi è emigrato nel nostro Paese una stabilità e l'essere regolare, e, dall'altro, sono espressione della necessaria integrazione che noi stessi desideriamo e chiediamo a chi, pur non essendo nato in Italia, in Italia abita, lavora, consuma, paga le tasse, concorre in poche parole alla vita sociale e collettiva del nostro Paese.
  Risposta equilibrata, dicevo, che è frutto di un lavoro meticoloso, importante e attento che ha svolto la Commissione affari costituzionali, e di questo voglio ringraziare sia la relatrice che il presidente e la Commissione tutta, e anche questa Assemblea che ha dato il suo apporto contribuendo a migliorare il testo.
  Concordo con quei colleghi che dicono e sottolineano che la cittadinanza è il coronamento di un percorso di integrazione e non può rappresentare in sé uno strumento di integrazione. Noi di Alleanza Popolare abbiamo lavorato affinché ci sia una reale integrazione, convinti che questo non è un pezzo di carta, seppure importante come quello che attesta la cittadinanza. L'integrazione è un percorso che deve tener presente numerosi fattori: la capacità di accoglienza, da una parte, il rispetto della legge, dall'altra, il rispetto dell'identità e della tradizione culturale e religiosa e l'incontro con altre culture di cui sono portatori i nuovi italiani, che è sempre stata la caratteristica di apertura dell'uomo europeo, quello che ha fatto la ricchezza della civiltà, la tolleranza e la sicurezza.
  Siamo ormai una società plurale, dobbiamo accettare questo dato di fatto in modo positivo, dobbiamo viverlo come un'opportunità. Per questo il fattore più importante che questa norma riconosce come decisivo per definirsi cittadino italiano è quello educativo, cioè il percorso formativo e il percorso di istruzione.
  È cittadino italiano chi nasce in Italia da genitori integrati che soggiornavano nel nostro Paese a tempo indeterminato in forza di un percorso di lungo periodo, in una condizione, quindi, di stabilità che presuppone, tra le altre cose, la conoscenza della nostra lingua.
  Questo bambino frequenterà almeno la scuola dell'obbligo. Vorrei ricordare che il dovere di assicurare ai propri figli il rispetto dell'obbligo formativo è uno dei cardini fondamentali dell'accordo di integrazione che i cittadini stranieri stipulano con lo Stato, fin dal loro ingresso sul territorio nazionale.
  A chi paventa improbabili invasioni, frutto di cittadinanze facili, dico che sono soltanto delle illazioni strumentali e dico, Pag. 15a chi ci ascolta, che queste preoccupazioni non devono esistere. Ai genitori che chiedono la cittadinanza, per il figlio nato nel nostro Paese, non basta la residenza legale: devono avere, come detto, il permesso di soggiorno a tempo indeterminato e devono averne fatto richiesta anche prima della nascita del figlio ed è risaputo che il permesso di soggiorno a tempo indeterminato lo può richiedere solo chi ha già il permesso di soggiorno da almeno cinque anni, ha superato un esame di lingua italiana e ha un reddito minimo. Non parliamo, quindi, certamente degli ultimi arrivati.
  Ma sarà cittadino italiano anche chi, giunto in Italia in età preadolescenziale, cioè prima dei dodici anni, vi abbia compiuto un significativo percorso formativo. Trova così riconoscimento quello ius culturae che è elemento fondante di quella identità di valori, di quel comune sentire che ci rende partecipi della nostra comunità.
  Sottolineo il percorso formativo che deve essere compiuto, cioè questi bambini devono frequentare, in maniera regolare e per almeno cinque anni, gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale d'istruzione o percorsi d'istruzione di una qualifica professionale, con una condizione che è stata introdotta proprio qui, in quest'Aula, alla Camera.
  Vorrei evidenziare un altro aspetto significativo di questo testo, che valorizza in chiave complementare quello che ormai comunemente chiamiamo «ius culturae». Chi è giunto in Italia da minore e non avrà la possibilità di acquistare automaticamente la cittadinanza italiana, perché fuori da quel perimetro che abbiamo circoscritto, avrà comunque diritto, diventato adulto, ad un'abbreviazione dei tempi per la concessione della cittadinanza, da dieci a sei anni, se ha frequentato con successo un ciclo scolastico, ovvero un percorso di formazione professionale. E qui ci tengo molto a sottolineare e a precisare che la formazione professionale di cui sto parlando è quella che rientra nel sistema nazionale d'istruzione e formazione, quella che concorre, per intenderci, all'assolvimento dell'obbligo scolastico, al pari del sistema dei licei, giusto per chiarire quelle dichiarazioni che erano state fatte nel percorso del provvedimento sulla cittadinanza.
  Infine, voglio accennare alle cosiddette disposizioni transitorie. Si tratterà di riconoscere il diritto a chi non solo possiede i requisiti soggettivi e culturali richiesti, cioè è nato in Italia, vi è entrato entro il dodicesimo anno di età, vi è cresciuto e vi ha studiato e vi è rimasto legalmente. Ma ci sembra che deve anche rispondere a quelle esigenze di sicurezza nazionale, che sono particolarmente importanti e che richiedono, in un momento di passaggio, dei tempi congrui, perché noi avremo domande in un numero importante da parte di immigrati presso il Ministero dell'interno.
  Dunque, ci sembra che, per tutte queste ragioni, noi condividiamo il testo che è stato presentato alla Camera e che abbiamo concorso a migliorare e a disegnare e che valorizza e premia quel senso di appartenenza e il rispetto dei valori fondanti della nostra società che il sistema educativo nazionale dà anche ai nuovi cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,36).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 9-A ed abbinate.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 9-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Calabria. Ne ha facoltà.

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  ANNAGRAZIA CALABRIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi quest'Aula non si sta interrogando solo sulla bontà di una proposta di legge, ci stiamo interrogando, infatti, su quale futuro vogliamo disegnare per la nostra Italia. Di più, stiamo decidendo su che tipo di Paese vogliamo che diventi il nostro. La cittadinanza, infatti, è un tema che investe in maniera decisiva gli equilibri sociali del nostro Paese. È di tutta evidenza che le norme volte a regolare le modalità con cui i cittadini stranieri arrivano a definirsi italiani hanno implicazioni enormi sui futuri assetti del nostro Paese, con effetti significativi sul piano demografico, sul piano economico, politico, culturale e antropologico.
  Le domande che oggi dobbiamo porci, allora, sono: che valore ha potersi dire italiani ? E si può essere italiani, senza sentirsi veramente tali ? Ebbene, se la maggioranza ha paura di farsi queste domande, perché teme di allontanarsi dal politicamente corretto, perché ha paura di discostarsi dalla retorica delle porte aperte a tutti, dal buonismo di facciata, dal multiculturalismo d'accatto che ormai è chiaro ha fallito, noi non abbiamo paura. Noi non ci vergogniamo di rispettare e di salvaguardare l'identità italiana. Noi non abbiamo timore di dire, chiaro e forte, che essere italiani è un onore e che come tale va conquistato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), perché un grande Stato è quello che sa tutelare la propria storia, le tradizioni e la cultura che lo contraddistinguono e non c’è dubbio che, quanto a storia, cultura e tradizione, l'Italia è una grandissima nazione, un faro nella civiltà europea e non solo.
  La nostra storia e la nostra identità ci rendono distinguibili e unici al mondo e non possiamo svilirle in nome di un malinteso concetto di integrazione a buon mercato. La cittadinanza, lo ripeto ancora una volta, non è e non può essere uno strumento di integrazione e se qualcuno pensa che concedere la cittadinanza italiana in maniera semplice e automatica possa essere da sprone affinché chi arriva qui diventi davvero parte integrante della nostra società, allora è fuori strada; basta leggere i giornali per capirlo. I percorsi per facilitare l'integrazione degli stranieri nel tessuto sociale italiano sono altri e andrebbero sicuramente attivati, facilitati e migliorati, ma la cittadinanza facile non rientra tra questi.
   Per noi l'acquisizione della cittadinanza è il punto finale di un percorso fatto di conoscenza, di apprendimento, di interiorizzazione di un universo culturale e valoriale. Un percorso in cui il desiderio e la volontà di chi ambisce a diventare italiano siano elementi imprescindibili. In altre parole, chi arriva in Italia e intende diventare italiano deve volerlo fortemente.
  Qui, invece, signor Presidente, si sta introducendo addirittura un automatismo, una prassi burocratica nascosta dietro l'illusione di uno ius soli temperato. Per noi non c’è nulla che temperi un principio che noi non condividiamo. L'accettazione del criterio secondo il quale uno straniero diventa italiano solo per il fatto di nascere in Italia e di frequentarne un ciclo scolastico, anche breve, stride con la logica e con la storia. Vogliamo davvero, al più tardi del 2050, un'Italia in cui un terzo della popolazione sarà composta da stranieri divenuti italiani solo grazie allo ius soli ? Lo vogliamo davvero ? Noi no. Per questo abbiamo proposto di modificare il testo che oggi stiamo per votare, introducendo un principio che riteniamo essere l'unico valido: lo ius culturae. Abbiamo proposto, in altre parole, di riconoscere la cittadinanza italiana ai minori stranieri nati in Italia, o arrivati qui entro il dodicesimo anno di età, che abbiano non solo frequentato, ma anche concluso un corso di istruzione primaria o secondaria di primo grado o superiore presso istituti scolastici del nostro sistema di istruzione ovvero che si concludano percorsi di istruzione e formazione personale.
  Ebbene, la nostra proposta è stata accolta solo in minima parte e, di conseguenza, risulta ora completamente snaturata nella sua ratio che era ed è quella di introdurre un elemento di indispensabile Pag. 17consapevolezza e volontarietà nel processo che porta all'acquisizione dello status di cittadino italiano.
  Infatti, me lo chiedo ancora una volta e lo chiedo anche a tutta l'Aula: che senso ha prevedere la conclusione di un ciclo scolastico primario e non anche quello di scuola superiore ? Che senso ha prevedere la semplice frequenza ? Significa forse – forse sì, è proprio così – negare ancora una volta il principio del merito in nome di un appiattimento culturale che ci vuole tutti uguali ?
  Noi di Forza Italia, invece, abbiamo proposto di disegnare un nostro modello di integrazione, a riparo di condizionamenti ideologici, rispettoso delle peculiarità italiane. E lo abbiamo fatto nella convinzione che riforme così importanti, che riguardano le regole di convivenza civile della società, richiedono un lavoro comune e uno spirito di collaborazione. Governo e maggioranza, invece, hanno privilegiato, ancora una volta, la formula del «prendere o lasciare».
  E allora noi lasciamo. Forza Italia lascia che sia la sinistra ad assumersi la pesante responsabilità di rendere la cittadinanza italiana un prodotto a buon mercato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Lasciamo che sia la maggioranza ad assumersi la responsabilità di gestire le inevitabili ripercussioni che questa legge avrà sui flussi migratori in entrata, perché è evidente che l'Italia diventerà, se è possibile, ancora di più terra di facile approdo. Lasciamo perché non intendiamo piegarci alle forzature ideologiche, alle prove muscolari, alle manifestazioni di sordità e all'assenza di lungimiranza politica.
  In questo testo manca, infatti, un principio che sempre dovrebbe guidare il legislatore, il principio di realtà. Qui si disegna l'utopia dell'integrazione facile e si dimentica la realtà di una convivenza che va costruita quotidianamente e con un percorso lungo e impegnativo. Anche per questo il provvedimento di cui discutiamo è l'ulteriore conferma di quanto la concezione della sinistra sia lontana, lontanissima dalle nostre idee per la costruzione di un'Italia diversa e di un'Italia migliore.
  Il gruppo di Forza Italia voterà, dunque, contro questa legge. Diciamo «no» con convinzione a un provvedimento che non risolve nessun problema, ma, anzi, ne crea di nuovi e di più pesanti, caricandoli sulle spalle delle nuove generazioni. Diciamo «no» a un provvedimento che disegna un'Italia con uomini e con donne avulsi dalla storia, dal tessuto sociale e dai valori della nazione in cui vivono, che è anche la nostra nazione.
  Lasciamo che sia la sinistra a vergognarsi nel difendere l'identità italiana, perché noi, noi di Forza Italia ne siamo e ne resteremo sempre orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. La Camera dei deputati, per volontà dei partiti di maggioranza, si appresta a votare una legge sulla cittadinanza.
  Ad oggi come funziona ? La cittadinanza attualmente viene principalmente concessa per diritto di sangue, ossia a chi nasce da genitori italiani, oppure, per quel che riguarda gli stranieri, per matrimonio (di diritto, dopo tre anni dal matrimonio con un italiano); per naturalizzazione (dopo dieci anni di residenza e tre dichiarazioni dei redditi lavorativi con reddito minimo di circa 8 mila euro lordi annui). Questa è data per gentile concessione del Ministero dell'interno. Non si tratta di un diritto, quindi, e si può rimanere in attesa per anni – anche dieci – prima di avere risposta.
  La domanda per i minori stranieri segue la domanda fatta dal genitore fino alla maggiore età del figlio. Ma, ove la risposta del Ministero arrivi quando il minore fosse già maggiorenne, quest'ultimo decadrebbe dal diritto e dovrebbe fare il percorso di domanda per naturalizzazione in autonomia. In sintesi, dovrebbe ricominciare da capo.Pag. 18
  Vi racconto un caso pratico per farvi capire il caos della normativa di oggi. Ergys è arrivato in Italia nel 1991 all'età di 7 anni, insieme ai suoi genitori e alla sorella di 5. Ha frequentato le scuole dalle elementari alle superiori nel nostro Paese. A 31 anni è divenuto italiano, dopo undici anni che lo è divenuto il padre. La sorella ad oggi non è italiana. Come è possibile ? Semplice: il padre avanzò domanda di cittadinanza per sé e i suoi due figli quando erano minori, ma la risposta è arrivata quando lui aveva 20 anni e la sorella 18 anni e 2 mesi. Diritto solo per il genitore e non per i figli che vivono con lui. Ergys ha così dovuto attendere di avere i tre CUD (le dichiarazioni del reddito) del proprio lavoro per fare nuovamente domanda e, dopo appena dieci anni di attesa, la risposta del Ministero è arrivata.
  Un Parlamento serio e capace avrebbe fatto una modifica alla legge sulla cittadinanza semplicemente dicendo che il diritto è acquisito alla domanda che è stata accettata, non alla risposta del Ministero dell'interno che arriva quando vuole Alfano, l'alleato di Renzi al Governo nazionale e della Lega e Forza Italia nelle regioni come, per esempio, Liguria e Umbria. Per colpa di questi esperti abbiamo, quindi, famiglie con genitori italiani e figli stranieri. E mentre voi fate finta di litigare per far credere ai cittadini di essere diversi, abbiamo, nella stessa famiglia, il papà italiano di nome Abdul e la figlia Nadia straniera.
  Con questa legge, cosa avviene ? La cittadinanza viene riconosciuta a chi, per esempio, è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, un percorso che richiede circa 8-10 anni, e che, quindi, indirettamente parla italiano. Con questa legge la cittadinanza viene riconosciuta anche al minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro i 12 anni di età e che ha frequentato regolarmente e per almeno cinque anni nel territorio nazionale un ciclo scolastico di istruzione o un percorso di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale. È comunque obbligatorio aver concluso il ciclo della scuola primaria. Oppure viene riconosciuta anche allo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale tra i 12 ed i 18 anni di età, ha risieduto legalmente per almeno sei anni, ha frequentato un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione, in entrambi i casi con il conseguimento del titolo conclusivo. Pensate che da SEL alla Lega avevano presentato emendamenti per eliminare il conseguimento del titolo scolastico e sarebbe bastata la sola frequenza.
  Ma come tante altre leggi del PD, questa sulla cittadinanza è una legge pressoché inutile e, inoltre, non semplifica l'ordinamento, bensì, come le leggi a cui ci avete abituato, complica lo scenario legislativo. Basta pensare che secondo l'ISTAT e il Ministero dell'interno aiuterà solo 127 mila persone su 5 milioni di residenti stranieri in Italia. Il punto più delicato resta quello della retroattività della legge che avete preferito affrontare in Aula invece che in Commissione, con l'effetto di spettacolarizzare questo argomento. Inoltre, avete preso un diritto e lo avete diviso in due: chi ha i requisiti previsti dalla legge e più di 20 anni di età, dovrà avere la residenza di almeno 5 anni antecedenti l'entrata in vigore di questa legge e pagare 200 euro di tassa; chi, invece, non ha questi requisiti, non dovrà pagare i 200 euro e non dovrà avere i 5 anni di residenza in Italia prima di questa legge. Infine, avete introdotto l'attesa di almeno 6 mesi per controlli da parte del Ministero dell'interno sul diniego di una precedente domanda per una serie di motivi tra cui la sicurezza nazionale. Ora io vi chiedo e chiedo anche al Governo: ma com’è possibile che il Ministero impieghi 6 mesi per effettuare i controlli su soggetti che possono mettere a rischio la sicurezza nazionale ?
  Ogni volta c’è chi parla di passo in avanti, spacciandolo per un successo, dimostrando solo di essere ancora nella fase del gattonare, mentre l'Italia e gli italiani hanno bisogno e voglia di correre per Pag. 19realizzare tutte quelle cose in favore dei cittadini che sappiamo da decenni e che nessuno di voi ha mai voluto realizzare come, per esempio, il reddito di cittadinanza, il dimezzamento delle indennità dei parlamentari, l'abolizione dei finanziamenti ai giornali e dei vitalizi ai condannati, una legge seria sul conflitto di interessi e sulla corruzione, una strategia che porti a rifiuti zero, una legge che fermi il consumo del suolo e contrasti veramente il dissesto idrogeologico. Questi sono solo alcuni degli obiettivi del MoVimento 5 Stelle che dovrebbero essere anche vostri.
  Questa sulla cittadinanza è una legge aggrovigliata, inutilmente complicata e arrabattata che avete usato come se fosse una scatola, per far finta di litigare, fra chi grida «dentro questa scatola c’è una bomba» e chi dice «dentro quella scatola c’è una torta». Noi quella scatola l'abbiamo aperta ed è praticamente vuota ed è per questo che ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signora Presidente, cari colleghi, mi è impossibile nascondere oggi l'emozione e l'orgoglio per questa dichiarazione di voto a nome del Partito Democratico su un provvedimento che non esagero a definire un tassello fondamentale per il futuro del nostro Paese: la riforma della legge sulla cittadinanza, dopo ventitre anni di attesa, per i bambini nati e cresciuti in Italia.
  Una norma di civiltà che riconosce a chi è nato e cresciuto nel nostro Paese di potersi finalmente riconoscere cittadino a pieno titolo nel Paese che lo ha cresciuto, il cosiddetto ius soli temperato per i bambini che sono nati nel nostro Paese da genitori stranieri ma ormai radicati in Italia e lo ius culturae per coloro che sono arrivati in Italia sotto i 12 anni e che hanno frequentato almeno per cinque anni la scuola italiana. Una riforma attesa da tanti, da troppi anni da una nuova generazione di italiani di fatto ma stranieri per legge, una riforma richiesta e sollecitata attraverso centinaia di iniziative in piccoli e grandi comuni che in modo trasversale ci hanno chiesto in questi anni semplicemente di ratificare il cambiamento già avvenuto nel Paese. Ci hanno chiesto di aggiornare una legge importante come quella sulla cittadinanza al passo con i tempi che viviamo e nell'interesse del futuro che ci aspetta, un futuro inevitabilmente multiculturale che abbiamo il dovere di costruire insieme ai nuovi cittadini nella condivisione dei valori dettati dalla nostra Costituzione. Chi nasce e cresce in Italia è italiano. È la storia di un percorso di riflessione e ascolto, di una battaglia di civiltà portata avanti con convinzione da parte del Partito Democratico e che ha trovato nel Paese una larghissima condivisione e una straordinaria convergenza con il mondo dell'associazionismo fino a tradursi in una straordinaria campagna nazionale, «L'Italia sono anch'io», grazie alla quale sono state raccolte oltre 200 mila firme e una proposta di iniziativa popolare che oggi viene recepita in alcune sue parti in questo nostro testo unificato. Grazie dunque a tutto il mondo del terzo settore, grazie ai nostri sindaci, grazie alla nostra scuola e grazie a diverse reti di seconde generazioni che, con pazienza e caparbietà, ci hanno chiesto questa legge. Le loro storie, signora Presidente, sono anche la mia storia personale che mi permetto, in questa sede prestigiosa e istituzionale, di raccontare in una breve parentesi. Ricordo come fosse ieri quel freddissimo dicembre del 1992: a nove anni, atterrato a Malpensa e finalmente felice e commosso per la possibilità di riabbracciare il mio papà, tappezziere e poi operaio metalmeccanico, costretto a migrare alla ricerca di un futuro migliore per la sua famiglia prima a Palermo e poi in Emilia. Non smetterà mai di essere grato, mio padre, insieme a molti altri, ad un Paese che lo ha accolto e che ha adottato i sui figli e oggi certamente lui, insieme a tutti i migranti che con fatica Pag. 20hanno lavorato per il bene di questo Paese, saranno grati ad un Paese che finalmente riconosce i loro figli...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

  KHALID CHAOUKI. ... dopo anni di sacrifici, figli legittimi, nuovi italiani di questa nuova loro comunità. Una norma di civiltà quindi, che permetterà ai figli di immigrati nati o cresciuti in questo Paese di considerarsi finalmente, a pieno titolo, figli legittimi di una madre, l'Italia, della cui lingua e dei suoi mille dialetti sono diventati padroni, tifosi delle sue squadre e innamorati della sua bellezza. Questa è la storia dei nuovi italiani. Stiamo parlando di una generazione, signora Presidente, di bambini e ragazzi che popolano le scuole e gli oratori, i campi di calcio, le palestre di città e periferie. Hanno nomi, origini e religioni diverse ma nutrono passione e amore per l'unico Paese che hanno davvero conosciuto: l'Italia. Quando tornano in vacanza nei Paesi di origine dei loro genitori sentono immediatamente la nostalgia per la loro vera patria, eppure al rientro sono costretti a fare file riservate agli stranieri. Sono italiani costretti a portare in tasca e ad esibire un permesso di soggiorno nella città dove sono nati. Sono la cosiddetta generazione Balotelli per i cui goal in nazionale ci siamo tutti emozionati ma che non possiamo appunto più trascurare quando questi ragazzi ci chiedono semplicemente di essere riconosciuti per quello che sono, per la loro identità, per il loro modo di amare e vivere in un Paese come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Questa generazione ci chiede oggi semplicemente di essere riconosciuta per quello che è e allora oggi noi siamo qui per scrivere una nuova pagina della nostra storia e stiamo per fare un passo decisivo verso il futuro dell'Italia nell'Europa e del mondo di domani, aggiornando la legge sulla cittadinanza n. 91 del 1992 che è stata ormai riconosciuta da tutti come una legge ormai superata e lo dimostrano le moltissime proposte di legge che sono arrivate da tutti i gruppi parlamentari senza eccezione. Una legge fondata sullo ius sanguinis, quella che stiamo per superare, nata guardando in particolare alla diaspora italiana e al suo rapporto legittimo con il Paese di origine, con l'Italia, ma che oggi noi comunque abbiamo il dovere di superare. Oggi con lo ius soli vogliamo guardare soprattutto al presente e futuro del Paese. Per noi la nuova legge sulla cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia significa, oltre a riconoscere un diritto fondamentale per chi è già parte integrante della nostra società, riconoscere all'Italia finalmente il diritto di diventare un Paese al passo con la modernità.
  Significa dare al nostro Paese il diritto di guardarsi allo specchio senza paure e vivere il suo futuro affrontando le nuove sfide globali, forte di una comunità nazionale multiculturale e, contemporaneamente, ancorata ai sui valori costituzionali; il diritto dell'Italia a servirsi finalmente di una nuova generazione di italiani che portano con sé esperienze che magari hanno origini lontane, ma che possono offrirci un contributo utile per allargare i nostri orizzonti; il diritto dell'Italia di poter beneficiare di una marcia in più, grazie a una generazione di nuovi italiani ansiosi di poter finalmente partecipare, con tutte le loro energie, al successo nel nostro Paese. Lo ha dimostrato qualche settimana fa, per esempio, il giovane Yassine Rachik, il quale, appena divenuto italiano, grazie alla sensibilità del Presidente Sergio Mattarella, che da qui vogliamo ringraziare per la sua grande attenzione a questi temi che ha ribadito anche nel suo discorso di insediamento in quest'Aula, ha vinto la sua prima medaglia da italiano, è salito su quel podio, ha abbracciato la bandiera italiana e ha cantato l'inno nazionale con orgoglio e con gioia e felicità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Allora, la nuova proposta di legge sulla cittadinanza non è solo, quindi, una riforma che elimina le discriminazioni e riconosce un diritto a chi nasce e cresce in Italia, ma, finalmente, è una riforma che aiuterà l'Italia a diventare ancora più forte Pag. 21nella sfida della globalizzazione. È una proposta di legge che per il Partito Democratico rappresenta certamente l'inizio e non la fine di un percorso di cambiamento nella società che ci vede oggi orgogliosi di affermare i nuovi diritti, ma consapevoli, allo stesso tempo, delle nuove sfide che ci attendono.

  PRESIDENTE. Chiederei a quest'Aula un po’ più di rispetto per chi sta parlando...

  KHALID CHAOUKI. La cittadinanza per noi, signora Presidente, non può ridursi semplicemente alla consegna di un nuovo passaporto, ma come per tutti i cittadini deve tradursi in valori condivisi, impegno per il bene comune e partecipazione a tutti i livelli. Noi non siamo per nessuna scorciatoia demagogica, lo dico a chi in quest'Aula, poco fa, ha tirato fuori argomentazioni del tutto inopportune in questa sede. Noi stiamo parlando dei bambini e dei ragazzi nati e cresciuti in Italia, non parliamo di immigrazione in generale e, quindi, dobbiamo riconoscere che non c’è alcuna scorciatoia demagogica in questa legge, ma siamo per un percorso di piena inclusione dei nuovi italiani attraverso un serio investimento sulla scuola pubblica in materia di educazione civica, di promozione dell'interculturalità, di educazione alla cittadinanza per tutti i protagonisti di domani.
  Un impegno finora svolto, quello dell'educazione, grazie alla scuola, in silenzio e non sempre con mezzi sufficienti. Allora le vere eroine a cui va il nostro ringraziamento sono le nostre maestre, le insegnanti della scuola pubblica che, in questi anni, sono state la vera agenzia di educazione all'integrazione in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Io ricordo maestra Lucia, nella mia scuola elementare, per esempio, in provincia di Parma, che mi ha fatto amare la lingua italiana, la poesia e la grammatica, portandomi ad essere molto più bravo di tanti miei compagni che erano italiani di sangue. Quello è l'esempio di chi, oggi, in questi vent'anni, ha lavorato davvero per l'Italia della convivenza ed è l'Italia che noi già vediamo nella realtà e che troppo spesso dimentichiamo o facciamo finta di non vedere. Maestra Lucia, maestra Carmen, maestra Elsa, tante maestre che da qui voglio ringraziare a nome del PD e a nome di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché hanno dato speranza a questo Paese e noi siamo qui, oggi, semplicemente a rispondere a quelle che sono le nuove richieste, le richieste di tanti genitori che vedono quotidianamente i loro figli insieme a tanti altri bambini che magari hanno colori diversi, nomi diversi, ma che sono i migliori amici dei loro compagni. Allora, noi su questa scuola dobbiamo investire, su questo modello di convivenza dobbiamo investire. Dovremo investire sulla scuola, ma dovremo investire anche su quello che è il tessuto sociale del nostro Paese, sulle parrocchie di periferia, sulle nostre città, sui nostri sindaci che abbiamo il dovere di ringraziare, perché in questi anni sono stati in grado di mettere da parte anche le loro differenze in quei consigli comunali e approvare insieme delibere e ordini del giorno che ci chiedevano, tutti insieme, di cambiare questa legge e di riconoscere, finalmente, quei bambini come figli dei loro comuni, figli dei loro municipi.
  E allora, infine, vorrei davvero, da qui, riconoscere anche un tributo all'emerito Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, più di una volta, ci ha ricordato la necessità di cambiare questa legge, definendo il nostro ritardo come una follia: non ammettere questo diritto sacrosanto a un milione di bambini e ragazzi nati qui. Giorgio Napolitano e Livia Turco, allora Ministro, già negli anni Novanta iniziarono a ragionare sul tema della cittadinanza. A loro va il nostro grazie ma il grazie va anche a lei, Presidente Boldrini, per la sua sensibilità, alla nostra relatrice Marilena Fabbri, a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione che, in questo giorno che non esito a definire storico, fanno un passo avanti, rispondendo alle necessità del nostro Pag. 22Paese e cambiando finalmente quella che è la nostra società, riconoscendo quello che è il valore aggiunto dei nuovi italiani per una nuova Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia - Centro Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Chaouki.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, esprimo a nome mio personale e a nome dei colleghi di «Possibile», iscritti al gruppo Misto, un voto di astensione su questo provvedimento. È un voto sofferto ma lungamente meditato e motivato. Ho dedicato tutta la mia vita professionale di avvocato immigrazionista e militante membro di associazioni per la tutela dei diritti umani alla promozione del diritto di cittadinanza quale strumento principe per la costruzione di una nuova comunità laica, aperta, multietnica e pluralistica. Molti di noi hanno partecipato attivamente alla campagna «L'Italia sono anch'io», ma ormai in un'altra era politica. Il progetto di legge che ci accingiamo a votare si è allontanato dal sentiero virtuoso in cui il dibattito nel Paese e nella società si era incamminato. Questa legge non ha la dignità di una vera riforma della cittadinanza, non parla affatto di un diritto soggettivo pieno, ma parla ancora il linguaggio antico, melmoso, burocratico, grigio, compromissorio dei diritti octroyés, dei diritti concessi dall'alto. Con questa legge escludiamo dall'accesso alla cittadinanza centinaia di migliaia di bambine e bambini, discriminando il loro diritto in base al reddito dei genitori; introduciamo insomma un diritto a metà, un diritto zoppo, un diritto condizionato, uno ius soli talmente temperato che lo ius scompare nelle nebbie del compromesso tra PD ed NCD e rimane solo il suolo, quello su cui tutti cadremo al risveglio da un sogno che questo Governo e la sua maggioranza hanno purtroppo tradito (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mario Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente, ius soli temperato e ius culturae: la cultura italiana e lo stile di vita italiano che creano gli italiani, il contrario dell'invasione. In tanti si sono scagliati contro, pieni di paure e di fantasmi o in malafede, ma solo chi ha un'identità debole ha paura e paura di includere i nuovi italiani. Noi non abbiamo paura. È un'Italia forte e convinta di sé, orgogliosa di riconoscere i nuovi italiani e ridurre la marginalità. Ringrazio oggi i miei amici della Comunità di Sant'Egidio, che dagli anni Novanta hanno aiutato il Paese a cambiare rotta e nel 2004 hanno scritto la prima proposta di legge di iniziativa popolare che introduceva lo ius culturae, alla cui stesura ho l'onore di aver partecipato. Ringrazio tante forze sociali che si sono unite in quegli anni e negli anni. Ringrazio Andrea Riccardi, che ha aiutato il Paese a cambiare il linguaggio e a non avere paura durante la sua esperienza di Ministro per l'integrazione, dopo anni di predicazione del disprezzo. Ringrazio la relatrice Fabbri e questa maggioranza. Sono molto felice e orgoglioso di aver dato il mio contributo a questa piccola grande svolta di civiltà, frutto di un'Italia plurale che sa scegliere per il bene comune. Un benvenuto presto ai nuovi italiani (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente, dibattendo di cittadinanza, che è roba seria, mi è parso d'obbligo non Pag. 23tacere di abuso di cittadinanze. Sento per questo il dovere di richiamare l'attenzione del Parlamento ad un processo in atto nella mia terra, il Sudtirolo, che ritengo dannoso alla cultura democratica. È la rivendicazione della cosiddetta doppia cittadinanza italo-austriaca. Da tempo, forze politiche sudtirolesi fanno pressione sul Parlamento austriaco affinché esso conceda ai sudtirolesi discendenti di antenati dell'Impero austro-ungarico, la cittadinanza della Repubblica austriaca. Vogliono tenere quella italiana e in più ottenere quella austriaca. Sabato scorso, sul confine del Brennero, c’è stata la prima manifestazione proprio a sostegno di tale doppia cittadinanza. L'imbarazzo delle forze democratiche austriache è manifesto !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FLORIAN KRONBICHLER. I partiti di Governo, così come anche il partito di maggioranza sudtirolese, sono storicamente ricattabili per un loro complesso patriottico: sono contrari, ma non osano dichiararlo. Almeno, però, hanno il pudore di non dare fiato a queste trombe nazionaliste !

  PRESIDENTE. Concluda.

  FLORIAN KRONBICHLER. Voglio bollare questa operazione semiclandestina della doppia cittadinanza, una manovra irresponsabile e pericolosa: a parte le ripercussioni internazionali, essa mette a rischio la pace etnica interna al Sudtirolo, dividendo la popolazione fra chi ha diritto al doppio passaporto e chi no. Chi ha libero...

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato. È chiaro... Ha terminato il suo tempo, mi dispiace.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signora Presidente, intervengo per dire un fermo «no» come deputati del Movimento del Fare a questo provvedimento per alcuni motivi – chiederei ai colleghi di poter parlare anche noi, anche se siamo in pochi –, perché è un provvedimento che è stato fatto troppo in fretta, perché è un provvedimento che non va a risolvere tutte le possibili problematiche: una su tante, che avevo già detto, è l'utilizzo dei bambini per avere la cittadinanza da parte di persone che non hanno diritto di rimanere sul suolo dell'Italia (penso agli estremisti islamici).
  Un «no» perché non si prevede la possibilità se non per quei bambini che terranno la doppia cittadinanza e che, quando avranno 18 anni, potranno decidere se rimanere italiani o avere la cittadinanza del Paese di origine: non tutti i Paesi permettono la doppia cittadinanza, dunque vuol dire che già noi impediamo a queste persone, quando saranno maggiorenni, di decidere che cittadinanza avere; perché, la cittadinanza, è giusto decidere quale dev'essere.
  Poi, per tutta l'ipocrisia che ho sentito in molti discorsi dei miei colleghi, di quelli che dicono che lo ius soli funziona e vige in molti Paesi: non esiste in nessun Paese del mondo. Gli stessi Stati Uniti d'America, che sono un Paese gigantesco, non lo prevedono.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO BRAGANTINI. Penso semplicemente – per fare un esempio su tanti – al Montana, uno Stato degli Stati Uniti più grande dell'Italia, che ha 800 mila abitanti: potrebbe accogliere tantissimi altri cittadini, non vuole e non ha lo ius soli !

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  MATTEO BRAGANTINI. Dunque, vuol dire – e concludo – che questo provvedimento è stato concepito semplicemente per una questione ideologica e non per vere necessità dello Stato e neanche per i cittadini extracomunitari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 24la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente, prendo la parola semplicemente per annunciare il mio voto favorevole a questo provvedimento che ci accingiamo a votare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Esprimerò il mio voto favorevole perché questo provvedimento accoglie ed integra la mia proposta di legge, quella che ho presentato appunto sulla cittadinanza all'inizio di questa legislatura, nel 2013. Voterò, quindi, convintamente, nella consapevolezza che oggi quest'Aula mostra il suo volto migliore alle persone che sono qui fuori e, in particolare, ai bambini, alle giovani generazioni che, attraverso l'accoglimento della nostra cultura, desiderino diventare italiani.
  Mi dispiace soltanto perché credo che, con un piccolo sforzo in più, anche il gruppo di Forza Italia nella sua interezza avrebbe potuto votare questo provvedimento, anche ascoltando la dichiarazione di voto, che ho apprezzato, della mia collega Anna Grazia Calabria.
  Comunque, credo che oggi stiamo segnando un passaggio importante di civiltà di questo Paese; e chi, come me, ne ha fatto una battaglia, appunto non può oggi che esprimere soddisfazione e votare favorevolmente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bueno. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Grazie, Presidente. Vorrei esprimere il mio voto favorevole al provvedimento sulla cittadinanza, però vorrei chiedere specialmente un'attenzione agli italiani all'estero, perché non possiamo dimenticare che abbiamo un'altra Italia fuori dall'Italia. Siamo 60 milioni di italiani all'estero e tanti, la maggior parte di questi, non hanno la cittadinanza riconosciuta. Siamo nati italiani per legge e, in Brasile specialmente, impieghiamo dieci anni per avere una cittadinanza riconosciuta !
  Purtroppo, questa è una mentalità congelata del Ministero degli affari esteri e nessuno dei Governi, né Berlusconi né Letta né Renzi, ha cambiato questa mentalità per dare l'attenzione giusta agli italiani all'estero.
  Siamo 60 milioni di italiani che promuovono l'Italia giorno e notte e non abbiamo, neanche in questo Parlamento, un riconoscimento adeguato, perché i nostri emendamenti sugli italiani all'estero sono stati tutti bocciati. Guardando i trentini, che non riescono più a fare le loro cittadinanze; guardando le donne, che prima del 1948 non riuscivano a trasmettere la cittadinanza al marito straniero o ai propri figli: non è così che dobbiamo guardare agli italiani all'estero. Dobbiamo per forza, pur con tutto il mio apprezzamento al Governo Renzi, cambiare la mentalità e dare l'attenzione necessaria a quelli che sono i veri italiani, sangue del sangue, a prescindere dal luogo in cui sono (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice del provvedimento, la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Prima del voto finale, volevo ringraziare soprattutto chi, fuori da questo Parlamento, in questi anni ha promosso una campagna culturale di civiltà, rispetto a questo tema, e ha cercato di sensibilizzare sia i nostri concittadini che le istituzioni rispetto all'opportunità del riconoscimento della cittadinanza ai ragazzi e alle ragazze nati in Italia o arrivati in tenera età in questo Paese, che sono cresciuti insieme a noi e potranno dare all'Italia di oggi e, soprattutto, all'Italia di domani.
  Ringrazio, quindi, in particolare l'iniziativa della campagna «L'Italia sono anch'io», che, con 210 mila firme, ha depositato Pag. 25nei primi giorni di questa legislatura una proposta di legge di iniziativa popolare, che oggi, anche se solo in parte, trova soddisfazione alle sue richieste.
  Voglio ringraziare i colleghi, che, con 25 proposte di legge depositate solo alla Camera, hanno dimostrato che questo è un tema che invece interessa gli italiani e la politica e che non è vero che è marginale rispetto ai temi che il nostro Paese deve affrontare.
  Voglio ringraziare sentitamente – lo faccio in ultimo – i sottosegretari Sesa Amici e Domenico Manzione, che per conto dei loro due ministeri, rapporti con il Parlamento e interno, mi hanno accompagnato e seguito in questo lavoro di costruzione di un testo unificato per l'Aula. Voglio ringraziare anche i colleghi della I Commissione, ma anche quelli non appartenenti alla mia Commissione, che mi hanno dato un contributo di idee nel corso del confronto (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Capisco che a qualcuno possano non piacere questi ringraziamenti, ma credo che essi siano dovuti. Ringrazio i colleghi Paolo Beni, Chaouki, Guerini, Marazziti, Dorina Bianchi (Commenti)...

  PRESIDENTE. Va bene, è chiaro: tutti i componenti...

  MARILENA FABBRI, Relatrice per la maggioranza. ... Gigli, Costantino, Pinna, Mazziotti Di Celso e tutti gli altri componenti della Commissione. Ringrazio gli uffici legislativi del Parlamento, che hanno dimostrato su questo tema, così come su ogni altro e ogni giorno, una grandissima professionalità e competenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione, il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Grazie, Presidente. Vorrei soltanto ringraziare a nome mio e della Commissione gli stessi membri della Commissione e gli uffici per un lavoro che ha consentito di arrivare a un testo, ovviamente non condiviso da tutto il Parlamento, ma comunque ampiamente condiviso, partendo da 25 proposte.
  Ringrazio inoltre la relatrice Fabbri e tutti i membri della Commissione, inclusi quelli dell'opposizione, perché il dibattito svolto in Commissione è stato sereno e ha consentito di completare l'esame, arrivando in Aula con un testo completo, dopo avere esaminato tutti gli emendamenti.

(Coordinamento formale – A.C. 9-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 9-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione – I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini scandiscono la parola: Vergogna !).

  Ferranti, Sanna, Folino, Vico, Dellai, Cicchitto, Di Salvo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza» Pag. 26(A.C. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A):

   Presenti  459   
   Votanti  376   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  310    
    Hanno votato no   66.

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia LibertàI deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini scandiscono la parola: Vergogna ! – Vedi votazioni).

  (Il deputato Tartaglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Sul recente attentato verificatosi ad Ankara (ore 12,20).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come è a tutti voi noto, sabato scorso ad Ankara un attentato terroristico ha brutalmente sconvolto lo svolgimento di una manifestazione per la pace e la democrazia, provocando oltre 100 morti e almeno 180 feriti.
  Ho già fatto pervenire al Presidente della Grande Assemblea nazionale della Turchia la vicinanza mia personale e di tutta la Camera dei deputati al popolo turco per quanto accaduto.
  Si è trattato, a poco più di due mesi da un altro barbaro attentato, quello di Suruc dello scorso 20 luglio, di un'esplosione di violenza cieca, che ha colpito civili inermi, desiderosi soltanto di manifestare pacificamente. È indispensabile una risposta ferma, coerente con quei valori di convivenza civile per i quali quelle persone sono morte.
  Ribadisco, a nome dell'intera Assemblea, la vicinanza e la solidarietà alle famiglie delle vittime e ai feriti del folle attentato. Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).
  Ha chiesto di parlare il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Signora Presidente, cari colleghi e care colleghe, oltre 100 morti e tantissimi feriti, volti di ragazzi che chiedevano semplicemente pace e democrazia, come i ragazzi di Suruc, chiedevano il cessate il fuoco tra lo Stato e il PKK, chiedevano di liberare la Turchia dalle paure per il proprio presente e per il proprio futuro, quelle paure che hanno armato l'ideologia degli assassini, dei loro mandanti, di chi vuole far vincere l'odio e gli estremismi, le divisioni interne.
  La nostra solidarietà va al popolo e alle istituzioni turche, la nostra solidarietà va ai partiti organizzatori, i fratelli del Partito del socialismo europeo, il CHP e l'HDP. La nostra solidarietà per chi vuol far vincere la convivenza, non portare quel Paese nel baratro del conflitto civile.
  La Turchia è Mediterraneo, è Europa, Medio Oriente; la Turchia è la cerniera tra mondi che si parlano, che devono vivere e devono parlare la stessa lingua, che è la pace e la cooperazione. E spesso l'Europa, l'Europa di questi anni, è stata colpevole per una tiepidezza nel chiudere le porte a quello che è un sogno, una speranza di tanti giovani.
  La Turchia è Medio Oriente, il Medio Oriente di queste ore sconvolto dal massacro siriano, dalla follia totalitaria dell'ISIS, dal dolore dei migranti, dal sangue che è tornato a scorrere in Terra Santa, Gerusalemme sospesa tra la disperazione e gli estremismi; ma la Turchia è il sogno europeo di convivenza come ha detto, a poche ore dalla brutale strage, uno dei leader dell'organizzazione di questa marcia per la pace Selahattin Demirtas: «noi moriamo ogni giorno in Turchia. Noi siamo quelli che muoiono, siamo i militari, siamo la Polizia, noi siamo i curdi, noi siamo i turchi». A quel dolore, a quella follia che ha armato questa strage noi dobbiamo rispondere con rispetto nel sostegno Pag. 27di chi chiede pace contro le paure, di chi chiede convivenza contro gli estremismi, perché il dolore, lo sgomento e la richiesta di certezza, per perseguire chi ha portato il dolore e il sangue in quella strada, meritano rispetto, il rispetto dei valori di quei ragazzi, di quei volti contenti di lottare per la pace e la democrazia. Pace e democrazia che è il sogno europeo, è il sogno mediterraneo e il sogno di un mondo che noi vogliamo costruire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Vorrei esprimere il più profondo cordoglio di tutto il MoVimento 5 Stelle per le 128 vittime degli attentati di Ankara del 10 ottobre. Una tragedia che colpisce, ancora una volta, il popolo curdo e tutti coloro che desiderano la pace. Ad essere presi di mira sono stati i giovani pacifisti, giovani vite che giudicavano insopportabile lo stato di tensione che la Turchia vive dallo scorso luglio. Nonostante il dolore, faccio appello alla società turca: vigilate e fate in modo che sia fatta giustizia. Non si può non ricordare in questo giorno di lutto il ruolo di Ankara nella destabilizzazione della Siria attraverso una guerra per procura del terrorismo e le violazioni continue perpetrate verso la popolazione curda. Il 1o novembre la Turchia, un Paese NATO che mai come in questi giorni ci dimostra di avere un'importanza enorme, vivrà un appuntamento elettorale importantissimo. Siate più forti della paura e siate un esempio di democrazia per coloro che, sfruttando questa paura, vogliono privarvi di un diritto. Chiunque sia il responsabile di questo ignobile atto non deve riuscire a scalfire l'unità e la ricerca della pace di un grande popolo come quello turco; un popolo chiamato a riprendersi il suo futuro lontano dal buio che lo attanaglia in questi ultimi anni. Noi facciamo questo appello al popolo turco, curdo in particolare in questo momento, di essere protagonisti del proprio futuro e allontanare questo periodo di buio e di debolezza che il Paese sta attraversando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, è stato detto dopo la strage di Parigi del 7 gennaio scorso: «je suis Charlie». Lo abbiamo scandito con il cuore, lo abbiamo fatto tutti; significava la condivisione di un dolore e soprattutto la volontà di difendere fino in fondo la libertà contro la guerra dichiarataci dal terrorismo islamista. L'orribile massacro che si è verificato purtroppo in Turchia provoca in noi un altro grido: «io sono curdo», e dicendolo vogliamo essere solidali con tutto il popolo turco.
  Gli autori materiali e i mandanti di questo assassinio sono ancora nell'oscurità; di certo su quanto è accaduto pesa la guerra che lo Stato islamico ha scatenato e che continua a condurre contro i curdi, che sono i combattenti più coraggiosi e vero muro contro le barbarie, mentre gli altri rimpallano tra loro responsabilità e si dividono lasciando, di fatto, esposto questo eroico popolo al pericolo più grande. Non vogliamo cedere oggi ad una ermeneutica cospirativa dei fatti, ci porterebbe ad insinuare ipotesi gravissime e non dimostrate, guardiamo piuttosto a chi sono le vittime di questo atto di guerra per imparare da loro.
  Le fotografie hanno ritratto volti forti e festosi, non c'era alcun presentimento di violenza né da portare né da subire: manifestare è un diritto di libertà, farlo insieme rende più sereni. Non esiste niente di più turpe che azzannare gente inerme per suscitare terrore e cedimento alla logica della paura. Solo una coalizione internazionale che unisca gli Stati Uniti d'America, la Federazione Russa, l'Unione europea, alla NATO, di cui fa parte la Turchia dal 1952 e che diventi alleanza strategica per combattere lo Stato islamico, può essere una risposta che sconfigga il terrorismo islamico e garantisca nel contempo i diritti del popolo curdo, a Pag. 28cui qui noi rinnoviamo la nostra solidarietà fraterna e piena di ammirazione. «Io sono curdo».

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Palese.
  Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere la più profonda solidarietà al popolo turco e la più profonda solidarietà a coloro che avevano indetto la manifestazione, in primo luogo al Partito HDP e i curdi che stanno conducendo una grande battaglia democratica per se stessi e per la Turchia, non possiamo dimenticare che la Turchia è un punto di riferimento, nel bene e nel male, decisivo per quello che avviene attualmente nel Medio Oriente. Quindi, questo attentato è evidentemente il tentativo di smantellare l'equilibrio di una grande nazione, di un grande popolo rispetto al quale noi siamo in debito, perché i ritardi che l'Unione europea ha avuto rispetto alla Turchia adesso li paga la Turchia ma li paghiamo anche noi.
  Se oggi la Turchia fosse entrata nell'area europea probabilmente avremmo determinato degli equilibri e degli indirizzi diversi anche da tendenze involutive che sono emerse. Nello stesso tempo, non possiamo non sottolineare il ruolo che, nella Turchia ma anche fuori della Turchia, sta svolgendo il popolo curdo, le donne curde, in prima linea nella guerra dell'ISIS che loro, da soli, affrontano in prima linea e sul campo. In questo quadro rinnoviamo la solidarietà che la Presidente dell'Assemblea ha espresso poco fa nei confronti della Turchia e di coloro che sono state le vittime di questo attentato (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Arturo Scotto. Prego, ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente. Non aggiungerò molto alle cose che hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto. Quest'anno terribile: Parigi, Tunisi, Ankara e, prima di Ankara, in Turchia la strage di Suruc, con i ragazzi socialisti turchi e curdi colpiti da un attentato kamikaze e l'impossibilità per il Partito HDP di svolgere i propri comizi elettorali, a Diyarbakir, con i comizi finiti nel sangue.
  È una guerra a bassa tensione, poco raccontata, che quotidianamente si consuma alla frontiera curdo-siriana – lo hanno potuto verificare anche i nostri colleghi, Paglia e Bordo che sono stati lì qualche settimana fa – e che vede una vittima principale, quel popolo curdo che ha presidiato quella frontiera e ha combattuto con grande coraggio l'ISIS e i terroristi.
  Oggi è necessario che la comunità internazionale metta la questione curda al centro della propria agenda politica. La Turchia è un grande Paese, è il crocevia tra l'Europa e il Medio Oriente, è la porta dell'Europa verso l'Asia. Quando vediamo il sangue al centro delle elezioni, che mette in discussione un diritto fondamentale come il voto, che ci fa sempre ricordare – lo dico ogni volta che affrontiamo questi passaggi in maniera rituale – che il voto è una conquista quotidiana e in tante parti del mondo la gente muore per affermare pace e democrazia, quando vediamo questo, dovremmo riflettere sulla natura di quell'attentato, e chiudo davvero.
  Sono rimbombate tante cose in questi giorni, tante rievocazioni: piazza della Loggia, piazza Fontana, Bologna.
  Io penso che quell'attentato dell'ISIS sia un fatto gravissimo, uno spartiacque. Ma dobbiamo anche guardare il conflitto che c’è lì: è la battaglia per la democrazia, che molto spesso è la battaglia principale per abbattere sistemi antidemocratici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, la formula di Papa Francesco sulla terza guerra mondiale a pezzi, con crimini, massacri e distruzioni, si dimostra Pag. 29ogni giorno più tragicamente esatta. L'ultimo pugno nello stomaco ci viene dalla Turchia, con la strage di giovani – il più grave attentato nella storia del Paese, una sorta di 11 settembre turco, come è stato detto autorevolmente – che il 10 ottobre scorso si stavano radunando, vicino alla stazione centrale, per partecipare a una marcia per la pace organizzata da sindacati e organizzazioni sociali, tra cui il partito filocurdo HDP. Erano arrivati ad Ankara danzando, cantando ed intonando i loro slogan per chiedere al Governo di fermare i bombardamenti contro le posizioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan e di tornare al tavolo dei negoziati di pace.
  Serve davvero a qualcosa domandarsi chi abbia indottrinato e armato i responsabili di questa carneficina ? I siriani, che hanno ogni interesse a destabilizzare la Turchia ? Gli iraniani, per lo stesso motivo ? La fazione più dura dei curdi, in lotta con quella più moderata ? Gli agenti di Erdogan, che spera di strappare la maggioranza assoluta alle elezioni di novembre ? Occorre, piuttosto, riflettere sul fatto che in un'ampia zona del mondo, che chiamiamo Medio Oriente, ma che tocca l'Europa e l'Africa, sia in corso una guerra globale, a noi vicinissima, che sarebbe autolesionista tentare di ignorare o di sminuire.
  Il dolore non dà tregua a nessuno, soprattutto quando arriva la notizia che altre vite si sono perdute dopo il massacro, come quelle di due bambine uccise nelle proteste avvenute nel sud-est dell'Anatolia: una di dodici anni, nella provincia di Diyarbakir, morta per un proiettile vagante arrivatole in testa; l'altra ad Adana, a sud, per un'altra pallottola sparata nel corso di una rivolta sedata dalla polizia con lacrimogeni e idranti.
  E non consola nessuno sapere che i due agenti, che alcuni giorni fa avevano trascinato per strada il cadavere di un simpatizzante della guerriglia curda, come ha mostrato un terribile video girato da loro stessi, siano stati sospesi dal servizio.
  Sono ben altre le notizie che la Turchia vorrebbe vedere in prima pagina e non sangue, morti, funerali, come ogni giorno, ormai, da due mesi a questa parte.
  Ci auguriamo, signora Presidente, che la strage di Ankara serva a sciogliere uno stallo che vede contrapposto un potere politico ormai incrostato nella difesa delle sue prerogative di fronte a istanze di democrazia piena e di libertà che non sono più garantite.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Noi ci uniamo, come Lega Nord, al cordoglio verso le famiglie e verso il popolo curdo, un popolo curdo le cui aspirazioni di autodeterminazione sono state negate e vengono mortificate ogni giorno dalle azioni di un Governo, come quello turco, che ha delle innegabili responsabilità rispetto all'attentato che è stato compiuto sabato scorso e che ha portato alla morte di 128 persone.
  Un Governo turco che, di fatto, ha agevolato anche l'arruolamento nelle file dell'ISIS, facendo passare sul proprio territorio armi e volontari per lo Stato islamico e che oggi magari agevola o permette che sul proprio territorio venga compiuto un attentato, la cui matrice è innegabilmente riconducibile al radicalismo islamico e che, naturalmente, cerca di fare attribuire all'ISIS, perché ieri hanno appoggiato quel radicalismo islamico e oggi cercano di mollarlo e di scaricarlo.
  Noi viviamo in un momento di guerra, come ha ricordato qualche collega. Gli attentati che sono avvenuti in Europa, quello di Londra, quello di Madrid, la strage di Charlie Hebdo, ci dicono che il radicalismo islamico arma la mano dei terroristi e voi, con provvedimenti come quello che avete adottato anche oggi, spianate la strada per sacrificare la pace sociale e la convivenza civile sull'altare del politicamente corretto e di un'utopica società multiculturale e multietnica.
  Lei, signora Presidente: non poteva esserci che lei oggi ad officiare le esequie, a Pag. 30celebrare il rito funebre di quella pace sociale che lei è disposta a sacrificare sull'altare delle sue utopie e delle utopie di chi crede che il multiculturalismo e il multietnicismo siano degli obiettivi da perseguire, da perseguire anche a costo della pace sociale.
  Ogni giorno gli attentati che avvengono soprattutto in Medio Oriente, ma anche in Europa, ci dicono che quell'utopia, è un'utopia criminale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'attentato alla marcia pacifista di Ankara avvenuto sabato scorso e che ha causato una vera e propria strage, con circa 95 morti e più di 200 feriti, è uno dei più drammatici della storia recente turca, di una gravità inaudita, che va condannato senza condizioni. Si tratta di un vero e proprio 11 settembre che non deve, e non può, lasciarci indifferenti, sia sul piano umano che politico.
  Siamo chiamati ad una riflessione profonda sul futuro geopolitico dell'area mediorientale e sulla stabilità della Turchia, attore fondamentale in tale scacchiera. Credo si debba fare il possibile affinché la Turchia, prossima al voto, non sia teatro di un’escalation del terrore e dello spargimento di sangue, lavorando ad una pacificazione delle controversie interne, anche sul piano internazionale, per garantire stabilità alla regione.
  Il terrore mira proprio a creare confusione ed oggi vogliamo ripetere con il Presidente Mattarella la condanna nella maniera più risoluta del gesto vile e riprovevole che nella sua barbara efferatezza richiama l'urgenza di combattere uniti la piaga del terrorismo.
  Gli attentatori hanno seminato la morte tra le persone che manifestavano gioiosamente per la pace. Quella pace che dobbiamo difendere sempre nel nostro agire politico. L'Italia, mentre esprimiamo il più profondo cordoglio ai parenti delle vittime e alla Turchia, deve pertanto attivarsi con tutti i canali diplomatici a disposizione per costruire la pace in quell'area del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Il massacro di Ankara è il più grave attentato della storia recente della Turchia, viene dopo quello di Suruc, a luglio, e quello di Diyarbakir, del giugno scorso. In tutti i casi le vittime sono giovani militanti laici e democratici, donne e uomini espressione della migliore società civile turca e curda, persone che manifestavano pacificamente. A questi nostri fratelli e sorelle va il nostro pensiero di italiani impegnati per la pace e la democrazia nel Mediterraneo, le nostre condoglianze a tutta la nazione turca.
  Con allarme e angoscia, però, dobbiamo dire qui che è necessario, come richiesto dalla stampa e dalla società civile in Turchia e all'estero, che il Governo turco effettui una vera, approfondita e credibile inchiesta su esecutori e mandanti di questa strage.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO DI LELLO. La spiegazione più semplice, quella di un ennesimo gesto assassino del Daesh, non appare a tutt'oggi adeguatamente suffragata da prove certe.
  Il nostro Paese ha conosciuto i giorni tristi e oscuri della strategia della tensione. Questi attentati sembrano suggerire manovre oscure. Pur mantenendo un equilibrio e un necessario distacco critico, non possiamo ignorare le accuse che vengono dai dirigenti dell'HDP, Partito Democratico dell'Internazionale Socialista.
  Occorre che il Governo turco dissipi sospetti e timori e che il popolo turco trovi maggiore unità. L'Italia si dovrà adoperare per favorire una soluzione possibile al duro e sanguinoso conflitto civile nel Kurdistan Pag. 31turco, conflitto annoso le cui ragioni sono oggi, in gran parte, esaurite.
  Oggi le priorità del nostro interesse internazionale, ma anche di tutti i popoli della regione, vanno nella direzione della stabilizzazione del quadro politico turco, e oltre i confini turchi, nel sostegno a quelle forze curde e arabe, in Siria, ancor più in Iraq, e in particolare nel Kurdistan iracheno, che si contrappongono al Daesh e alla minaccia dell'estremismo islamista. È soprattutto per noi il ruolo che la storia e il Mediterraneo ci assegnano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (Psi) – Liberali per l'Italia (Pli)).

  PRESIDENTE. Si conclude così la nostra riflessione sull'attentato.
  Ora dovremmo passare al successivo punto all'ordine del giorno che reca il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra.
  Poiché, tuttavia, il Comitato dei nove della II Commissione (Giustizia) deve riunirsi per esaminare alcuni subemendamenti, è necessario sospendere la seduta che riprenderà direttamente alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bindi, Boccia, Michele Bordo, Caparini, Capelli, Cicchitto, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Lello, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lupi, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Pisicchio, Realacci, Rosato, Schullian, Sorial, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 54 – D'iniziativa dei senatori: Amati ed altri: Modifiche all'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, e modifica all'articolo 414 del codice penale (Approvata dal Senato) (A.C. 2874) (ore 15,01).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2874, d'iniziativa dei senatori Amati ed altri: Modifiche all'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, e modifica all'articolo 414 del codice penale.
  Ricordo che nella seduta del 12 ottobre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100 che è in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.Pag. 32
  A tal fine, il gruppo Sinistra Ecologia Libertà è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2874)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2874).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2874), che sono in distribuzione.
  Avverto che l'emendamento Garavini 1.55, a pagina 5 del fascicolo, deve intendersi correttamente numerato come 1.60.
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Io vorrei intervenire perché questo provvedimento mi sembra di particolare importanza...

  PRESIDENTE. Prima che lei inizi a parlare, onorevole Santerini, pregherei i colleghi gentilmente di abbassare il tono della voce. Siamo all'inizio della seduta pomeridiana; lasciamo che chi deve parlare, lo faccia in modo decente.

  MILENA SANTERINI. Io vorrei innanzitutto ringraziare il relatore, l'onorevole Walter Verini, che ha seguito questo provvedimento con competenza e con precisione.
  Ritengo che sia giusto interrogarsi sul buon uso della memoria, in particolare la memoria della Shoah, in tempi di revisionismo e negazionismo, nonostante l'enorme mole di documenti che provano Auschwitz e nonostante siano in vita vari testimoni diretti della macchina dei campi. Qui vorrei ricordare, ad esempio, soltanto per fare alcuni nomi, Liliana Segre, Goti Bauer e Nedo Fiano.
  Gli assassini della memoria, come sappiamo e come li definisce Vidal Naquet, sono sempre pronti. Sanno ma non credono.
  Si è discusso, quindi, su questo testo che arriva oggi in Aula perché contiene alcuni nodi fondamentali per la storia europea: innanzitutto, il dibattito sull'unicità della Shoah e sulla sua dicibilità, che si collega al rapporto con gli altri genocidi del XX secolo, la Cambogia, il Ruanda, i Balcani, per citarne alcuni; e poi il rapporto tra storia e memoria, una basata sulla ricerca e sui dati, l'altra personale e soggettiva. Sappiamo che, in questo caso, la storia può dirci il come, ma nel caso della Shoah non può dirci il perché, e l'interrogativo sulla comprensibilità degli eventi della deportazione e dello sterminio resta aperto.
  Per questo, insomma, vorrei dire che c'era e c’è da tremare nel mettere mano a questa materia e ritengo che sia molto giusto che questo provvedimento venga in porto il 16 ottobre, non a caso, anniversario di quel 16 ottobre del 1943, giorno del rastrellamento degli ebrei romani.
  Quanto questo passato non passi e ci riguardi direttamente nell'approvazione di questo testo, l'abbiamo visto anche lunedì scorso, ieri, nell'incontro qui alla Camera, in ricordo del 9 ottobre 1982, quell'attentato alla sinagoga di Roma dove morì il bambino italiano Stefano Taché e che ci ha mostrato come l'antisemitismo nel dopoguerra prenda forme nuove e mutanti. Infatti, quando il tessuto della società è debole e fragile, riemergono e si saldano con altre forme, per esempio, l'antisionismo o forme di conflitto politico.
  Un evento come la Shoah, quindi, non può rimanere sepolto nel passato, ma crea una nuova sensibilità morale, che porta a difendere quei diritti oggi in un contesto storico diverso. Per questo, consapevoli della posta in gioco – come hanno auspicato i relatori che ringrazio molto – non abbiamo presentato emendamenti, anche se siamo intervenuti prima in sede di discussione politica per evitare che le norme da approvare oggi fossero meramente repressive.Pag. 33
  C’è bisogno di illuminare in modo più complesso il confine tra libertà d'espressione e discorso d'odio. Le democrazie oggi sono di fronte ad un vero e proprio dilemma. Da un lato, devono difendere i valori su cui sono fondate e tra questi la libertà d'espressione; dall'altro, bisogna difendersi dai nemici della democrazia come il negazionismo. Libertà sì, ma non il suo abuso, che minaccia la società. Questo difficile equilibrio ha portato alla formulazione attuale. I giudici dovranno decidere, caso per caso, quali siano, appunto, le aggravanti della negazione e potranno usare un approccio più restrittivo di fronte ad affermazioni che minano i principi fondatori della democrazia e dei diritti umani.
  Ma vorrei concludere dicendo che non basterà punire. Non possiamo portare la storia in tribunale, ma chi oggi, negandola, istiga all'odio.
  Con il Consiglio d'Europa abbiamo istituito un'alleanza contro l'odio che intende perseguire proprio, non solo sul piano giuridico o penale, questo tipo di violazioni. La legge nella società complessa non può usare solo la forza o ricorrere solo alla pena, ma è chiamata a regolare progettualmente la vita comune.
  Quella che combattiamo è una mentalità più ampia e gli strumenti non sono solo penali o repressivi, ma culturali, politici e sociali. La memoria non può essere conservata e difesa solo in un recinto. Esiste, infatti, anche il pericolo della rimozione e della banalizzazione e sappiamo come fossero normali e comuni gli esecutori, i collaboratori e soprattutto gli spettatori dello sterminio. La zona grigia esiste anche oggi. Al di là dei casi estremi è di prevenzione che dobbiamo parlare, è di neorazzismo e di neoantisemitismo quotidiano che dobbiamo parlare e che dobbiamo combattere.
  Per questo ritengo che tutti noi ci dobbiamo impegnare per prevenire e contrastare queste forme di espressione di odio, che diffondono, che incitano, che promuovono, che giustificano con altre forme in particolare combattendo e contrastando l'antisemitismo e il razzismo sul web. Infatti, come ho proposto in un testo che ho depositato, è l'odio online che oggi si diffonde ovunque, che rende credibile l'incredibile, come vediamo in tanti casi anche politici, e che possiamo ancora oggi combattere politicamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Mi scusi, signor Presidente, non mi ero segnalato per tempo, ho chiesto la parola all'ultimo istante.
  Non interverrò sui singoli emendamenti e prego i proponenti e i relatori di considerare questi miei pochi minuti di intervento nulla di ostile. Ci mancherebbe altro, anzi esprimo loro gratitudine per l'iniziativa presa e per il lavoro svolto qui alla Camera come precedentemente al Senato. Ma se questo è un Parlamento, forse è giusto arricchirlo di una riflessione comune e arricchirlo anche di sfumature diverse. Quando si ha in comune l'obiettivo, quando si ha in comune il fine, credo sia anche giusto ragionare sui mezzi e sugli strumenti per raggiungere quell'obiettivo.
  E, allora, nel ringraziare i proponenti e i relatori, anche per gli elementi di cautela che hanno inserito, che sono stati, da ultimo, illustrati, per evitare che si ripercorra pedissequamente la strada dei reati di opinione (quindi, ripeto, sono attento al lavoro svolto e comprendo le buone, le ottime intenzioni e preannuncio che voterò a favore a scanso di equivoci, ovviamente), tuttavia, desidero lasciare agli atti – dicevo è un tema di nuance, è un tema di sfumature – un possibile approccio diverso.
  Vedete, per quanto delle parole, per quanto delle tesi siano aberranti, siano inaccettabili, siano le più lontane da noi, io confido che tu possa sconfiggerle, non vietandole o punendole per legge, ma proponendo tue parole, tue tesi, tua convinzione, tua storia, senza avere il supporto del codice penale.
  Ripeto, comprendo le ragioni per cui si fa questo e in nome di quelle buone Pag. 34intenzioni voterò a favore, ma vedete, mi spiego con un esempio. È nota la mia personale amicizia nei confronti dello Stato di Israele, della comunità ebraica e credo, nel mio piccolo, di essere un amico di Israele e della comunità ebraica anche nelle giornate più difficili, perché conosco quella storia e condivido quei principi, anche nei giorni in cui le zone intorno alla Sinagoga di Roma non sono affollate di politici, perché magari in quel momento non è popolare; è, invece, mio onore esserci stato. Ma proprio in nome di queste convinzioni, se oggi c’è qualcuno, se oggi c’è un nazista nella polis, io, che sono – credo – tra i più lontani da quelle tesi e da quelle parole aberranti, come primo istinto non ho quello di imbavagliare il nazista o di impedire che possa dire le sue cose aberranti. Io sono convinto che il nazista lo si sconfigge lasciando che dica le sue cose aberranti e riproponendo tutta intera la nostra cultura, la nostra civiltà, la nostra storia opposta a quelle aberrazioni e a quelle follie.
  Guardate, lo dico come riflessione comune. Ripeto, abbiamo in comune l'obiettivo, ragioniamo sugli strumenti per realizzarlo, nel mercato delle parole; è un mercato anche questo, è un libero mercato delle parole e delle tesi, non necessariamente i partecipanti a quel mercato sono persone liberali o democratiche. Noi sappiamo che opinioni non liberali e opinioni non democratiche, tesi e parole aberranti purtroppo sono esistite ed esistono nella storia umana e, consentitemi, tuttora abbiamo larga parte degli abitanti del pianeta per i quali la democrazia è una cosa sconosciuta. La democrazia, se ci pensate, è una conquista giovane e difficile nella storia dell'umanità, è un battito di ciglia nella storia dell'umanità, andiamolo a raccontare a chi tuttora oggi vive sotto dittature di destra o di sinistra o dittature militari o sotto il fondamentalismo religioso eretto contro i diritti umani e le libertà politiche e religiose.
  Bene, i liberali e i democratici devono allenarsi a difendere le proprie convinzioni anche nel mercato delle idee e delle parole. Questo allenamento non dobbiamo perderlo e non dobbiamo pensare di essere messi al riparo dalla sfida culturale anche contro tesi aberranti. Non possiamo pensare di essere messi al riparo perché c’è un articolo del codice penale, perché c’è una nuova aggravante, perché c’è una legge Mancino del passato, del presente o del futuro che ci tutela. Non saremo mai abbastanza tutelati, se non siamo forti delle nostre idee e delle nostre convinzioni.
  E lasciatemi fare, e concludo signor Presidente, un ultimo esempio. Sapete quanto la grande democrazia americana ami se stessa, ami la nazione americana, ami la bandiera, quanto sia sacro il valore della patria e della bandiera negli Stati Uniti. Eppure, esistono sentenze della Corte suprema che consentono anche a chi, pensate, compie l'atto simbolicamente orrendo di bruciare la bandiera americana di ricondurlo al primo emendamento e alla libertà di parola.
  Dico questo non per esprimere contrasto. Ripeto, voterò a favore e riconosco le buone e le ottime intenzioni di chi ha posto mano e di chi ha accompagnato questo provvedimento. Ma non volevo lasciare in questo Parlamento l'assenza di una nuance, di una sfumatura liberale. Ripeto, nel mercato delle idee non perdiamo l'abitudine a confrontarci anche con idee, parole e tesi aberranti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Giuseppe Guerini 1.56. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Ferraresi 1.1 e 1.55.

  PRESIDENTE. Gli emendamenti Garavini 1.50 e 1.51 sono ritirati.

Pag. 35

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Ferraresi 1.2 e sui subemendamenti Ferraresi 0.1.100.2 e 0.1.100.3. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Cinzia Fontana 0.1.100.4, sugli identici subemendamenti Cinzia Fontana 0.1.100.5 e Ferraresi 0.1.100.1 e sull'emendamento 1.100 della Commissione. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Ferraresi 1.4, in quanto questo rilievo è stato sostanzialmente assorbito dall'emendamento della Commissione, e Turco 1.3. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Dambruoso 1.52 e Ermini 1.53. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Dambruoso 1.54.

  PRESIDENTE. L'emendamento Garavini 1.60, che era il vecchio emendamento Garavini 1.55, è ritirato.

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Daniele Farina 1.04 e 1.01.

  PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.02 non è segnalato.

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.03.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi ?

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Giuseppe Guerini 1.56. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ferraresi 1.1, 1.55 e 1.2 e sui subemendamenti Ferraresi 0.1.100.2 e 0.1.100.3. Mi rimetto all'Aula sul subemendamento Cinzia Fontana 0.1.100.4. Esprimo parere favorevole sugli identici subemendamenti Cinzia Fontana 0.1.100.5 e Ferraresi 0.1.100.1. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento 1.100 della Commissione. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ferraresi 1.4 e Turco 1.3. Mi rimetto all'Aula sugli identici emendamenti Dambruoso 1.52 e Ermini 1.53. Esprimo parere contrario sull'emendamento Dambruoso 1.54. Mi rimetto all'Aula sugli articoli aggiuntivi Daniele Farina 1.04, 1.01 e 1.03.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza. Il Governo aggiunge solo l'importanza del parere favorevole sull'emendamento Giuseppe Guerini 1.56, in quanto è necessario coordinare questa normativa con quella approvata già in materia di terrorismo e, quindi, occorre rivedere il limite edittale con la modifica dell'articolo 414 del codice penale perché si rischierebbe, altrimenti, di abbassare il livello della lotta contro il terrorismo internazionale e di introdurre una previsione non coerente sistematicamente con l'articolo 3, comma 1, della legge n. 654 del 1975, come modificato con l'intervento normativo de quo. Quindi, parere conforme al relatore per la maggioranza, ma volevo solo aggiungere questa motivazione al parere favorevole sull'emendamento Giuseppe Guerini 1.56 che anche il Governo dà.

  PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare ai voti credo di poter esprimere, a nome anche di tutta l'Assemblea, oltre che mio personale, gli auguri al nostro collega Antonio Castricone che in questi giorni è diventato papà di Francesco. Ovviamente, gli auguri si estendono anche alla mamma di Francesco (Applausi).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giuseppe Guerini 1.56, con il parere favorevole della Commissione e del Pag. 36Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Verini, Ciprini, Giammanco, Toninelli, Brescia, Calabria, Sisto... colleghi, ovviamente questa tolleranza è relativa al primo voto; non è che teniamo la votazione aperta per dieci minuti per ogni voto. Alberti, Abrignani, Pastorino, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  299   
   Astenuti  117   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato  297    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  A questo punto sono assorbiti gli emendamenti Ferraresi 1.1 e 1.55 e Dambruoso 1.52, mentre l'emendamento Ermini 1.53 è stato ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Colgo l'opportunità di intervenire su questo emendamento per spiegare anche qual era la nostra proposta che non è stata accolta con l'emendamento precedente. Questa proposta di legge che ha uno spirito... Presidente, scusi... Presidente...

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, posso anche invitarvi tutti a fare silenzio in tutti i banchi... Bene. Onorevole Rondini, grazie... se i colleghi... prego, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Con il precedente emendamento sono state escluse dalla votazione le nostre proposte alternative. Queste proposte alternative miravano a costruire la norma in modo diverso, in un modo un po’ più omogeneo e sicuramente in modo più lineare e sistemico. Noi volevamo semplicemente – lo abbiamo già detto – far ritornare la norma all'interno del codice penale, all'articolo 414, che punisce il reato di istigazione a delinquere anche in linea con quanto da sempre espresso in questa legislatura, non da ultimo nella riforma del processo penale. Abbiamo espresso credo all'unanimità la volontà di una riserva di codice per le leggi penali ovvero la volontà di far rientrare le fattispecie penali all'interno del codice e di non continuare con discipline che fossero speciali e che fossero in qualche modo più oscure per l'interprete e per il cittadino che poi deve leggerle e deve conoscerle e di conseguenza può valutare le sue condotte. Abbiamo presentato questa proposta al fine di far rientrare le aggravanti di istigazione o propaganda per la commissione di delitti riguardanti terrorismo, genocidio, crimini contro l'umanità, per motivi razziali, etnici e religiosi come aggravante insieme a quella della negazione di questi crimini. In più c'era anche l'aggravante per l'ipotesi che i delitti che vengono istigati e propagandati siano delitti di terrorismo o di genocidio. Quindi questa fattispecie poteva benissimo essere fatta rientrare all'interno dell'articolo 414 ovvero l'istigazione a delinquere con aumento di pena da tre a quattro – ora la pena è stata rimodulata – e poteva essere inserita la possibilità di un concorso tra aggravanti e quindi fatto rientrare tutto nella disciplina dell'articolo 414 senza stare a modificare la legge n. 654 del 1975, che sappiamo non essere applicata. Questa proposta non è stata presa in considerazione e quindi in questo momento stiamo votando un inserimento da noi proposto ovvero di inserire nella norma una specificazione secondo la quale questa negazione dei crimini contro l'umanità e di genocidio deve essere valutata guardando Pag. 37alle caratteristiche dell'articolo 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale ratificato con la legge 12 luglio 1999 n. 232 e la responsabilità nell'accertamento di queste condotte deve essere fatta con una sentenza passata in giudicato da parte di un organo di giustizia internazionale oppure, in alternativa, sia presa una decisione da un organo sovranazionale di cui l'Italia è membro. Vi sono due possibilità: l'accertamento da parte di un giudice internazionale con sentenza passata in giudicato oppure una decisione da parte di un'organizzazione di cui l'Italia è membro. Perché questo ? Semplice, Presidente. Perché se il giudice ha una sentenza definitiva sicuramente si ispirerà a questa sentenza e non avrà alcun problema ad accertare che le condotte descritte dalla Corte penale internazionale rientrino senz'altro nelle fattispecie di negazionismo, punto in cui noi che stiamo andando a inserire e a integrare l'aggravante. Nel caso in cui non vi sia una sentenza passata in giudicato sarà il giudice italiano a dover valutare se questo genocidio, se questo crimine contro l'umanità c’è o non c’è: ci rendiamo conto di cosa stiamo andando a dire ? Stiamo andando a dire che su un genocidio, un possibile crimine contro l'umanità compiuto magari fuori dall'Italia, fuori dall'Europa (ricordo che questa legge è fatta per qualsiasi negazione, non solo per la negazione della Shoah ma per qualsiasi negazione di crimini contro l'umanità o di genocidio), dovrà essere il giudice italiano secondo i criteri dell'articolo 6, 7 e 8 della Corte penale internazionale a decidere se appunto si tratti di genocidio oppure no.
  Ci vorrebbe un’équipe di esperti solo per il giudice. Ecco perché noi chiediamo un accertamento giudiziale o una decisione politica con un inserimento che credo sia di assoluta chiarificazione e possa dare al giudice meno discrezionalità nella scelta della fattispecie da applicare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli.
  Onorevole Piepoli, le chiedo scusa, ne approfitto perché, nel mentre, abbiamo appreso che sono nati altri due bimbi, anzi un bimbo e una bimba. Nella fattispecie, la scorsa domenica, il nostro collega Roberto Marti è diventato papà di un bambino di nome Leonardo (Applausi). Anche in questo caso, ovviamente, oltre agli auguri a Leonardo, al papà e anche alla mamma, aggiungiamo anche gli auguri all'onorevole Gianfranco Chiarelli che una settimana fa ha avuto una bimba. Adesso non lo vedo in Aula, però gli trasmetterete i nostri auguri: è nata Grazia (Applausi). Ovviamente anche a Grazia e alla mamma gli auguri di tutti noi.
  Ora proseguiamo. Onorevole Piepoli vediamo se nel corso del suo intervento nasceranno altri cinque o sei bimbi.
  Colleghi adesso però vi pregherei... ecco è arrivato l'onorevole Chiarelli, così completiamo gli auguri. Colleghi, vi pregherei, adesso, di fare un po’ di silenzio, onorevole Palese, gentilmente, colleghi, andiamo avanti con i lavori.
  Prego, onorevole Piepoli.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie Presidente, l'apparente linearità del ragionamento fatto dal collega Ferraresi si scontra con l'antico brocardo per cui il diavolo si annida nei particolari, e questo riguarda proprio l'emendamento proposto dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché noi stiamo votando un testo nel quale proprio il bisogno di garanzia e di certezza ha fatto sì che la fattispecie e i fatti siano consegnati alla disciplina dello statuto della Corte penale internazionale, ma non possiamo, attraverso un escamotage di un comma di una legge ordinaria, addirittura restringere la giurisdizione e la competenza dell'ordinamento nazionale e, dunque, risolvere in maniera assolutamente semplificata e anche eccentrica il conflitto e il rapporto tra più ordinamenti, perché questo potrebbe veramente cogliere la fragilità costituzionale di un rimedio che rischia di essere persino peggiore del male.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

Pag. 38

  DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché noi, in Commissione, abbiamo valutato gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, come degli altri gruppi, ma in realtà poi la Commissione ha presentato un emendamento con il quale ha ritenuto di individuare anche un ulteriore parametro di riferimento. Ma non si può ingessare, non si può incasellare la condotta che viene ad essere punita con questa aggravante speciale riguardante il negazionismo, proprio perché, invece, la fattispecie concreta, la condotta, come diceva l'onorevole Piepoli, è ampiamente e in maniera molto analitica descritta dagli articoli dello statuto della Corte penale internazionale. Quello che è il riferimento della condotta di negazionismo sono propri i fatti, i fatti riferibili ai crimini di genocidio, ai crimini contro l'umanità e agli altri crimini che sono specificatamente individuati.
  Quindi, abbiamo poi ritenuto di fare riferimento anche alle pronunce e agli atti della giurisdizione internazionale e degli organismi internazionali come parametri ulteriori di riferimento; però, bloccare e mettere come unica individuazione della fattispecie una responsabilità penale accertata attraverso una sentenza passata in giudicato, e da un organismo internazionale, e, invece, togliere di mezzo, cioè escludere dalla valutazione, fatti storici, politici che rientrano nelle condotte descritte dallo statuto della Corte penale internazionale vuol dire svuotare di qualsiasi contenuto quello che, invece, viene introdotto, cioè il reato attinente al cosiddetto negazionismo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. In relazione agli ultimi due interventi, che non focalizzano l'attenzione su quello che è l'emendamento proposto dal MoVimento 5 Stelle, voglio chiarire che il motivo per cui questo provvedimento è molto delicato sta nella possibilità che con una legge si vada a limitare la libertà di espressione. Ricordo a tutti che ci sono Paesi, come la Francia, in cui provvedimenti del genere sono stati dichiarati sostanzialmente incostituzionali perché forzavano la mano sulla libertà di espressione e la limitavano. Il problema qual è, che è l'altro punto fondamentale ? Ci si trova a limitare la libertà di espressione sulla base di un fatto così come interpretato non da organismi internazionali o da tribunali internazionali, ma da un giudice italiano. Allora, se il giudice può essere chiamato ad interpretare – e finisco, Presidente – una legge, è molto pericoloso chiamare un magistrato ad interpretare un fatto storico, ed è su questo che chiedevamo una riflessione più attenta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente !

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, il personale, vede e mi segnala, mi dia il tempo di darle la parola ! Prego, onorevole La Russa, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

  IGNAZIO LA RUSSA. La volevo aiutare, Presidente, lei lo sa che collaboro sempre con lei. Presidente, volevo annunziare il voto favorevole di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale a questo emendamento, che ci sembra assolutamente ragionevole. Secondo gli ultimi argomenti esposti e il fatto che comunque andiamo a ledere il diritto di una libera espressione pur per motivi nobili, che possiamo assolutamente condividere in linea di principio, credo tuttavia che questi possano essere forieri di abusi o comunque di errori o comunque di valutazioni diverse di volta in volta, secondo le persone ma anche secondo il caso, perché, come è stato giustamente ricordato, il problema non è la Shoah, che comunque è un dato di fatto accertato e assodato, ma la legge fa riferimento a qualunque altro genocidio, a qualunque altra situazione. E noi abbiamo visto, anche recentemente, che le valutazioni su tante situazioni diverse non sono identiche, da giudice a giudice, da Pag. 39partito a partito, da esponente a esponente. Faccio solo il caso delle foibe: si trattò di genocidio o non si trattò di genocidio ? Se si trattò di genocidio, com’è possibile che ancora adesso illustri esponenti politici lo neghino e altri invece lo affermino ? Chi deciderebbe in un caso del genere ? Allora credo che l'emendamento proposto dai colleghi deputati del MoVimento 5 Stelle sia meritevole dell'approvazione di quest'Aula.

  PRESIDENTE. Grazie, anche della collaborazione, onorevole. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo per annunciare anche il nostro voto favorevole a questo emendamento del MoVimento 5 Stelle. C’è poco da aggiungere alle considerazioni che sono state ora formulate. La verità è una e non si tratta di una questione tecnica. La verità è che confliggono due questioni molto delicate: da un lato l'esigenza politica di intervenire su fenomeni di negazionismo e dall'altro il principio costituzionale della libera espressione del proprio pensiero. C’è poco da polemizzare tra di noi, è una contraddizione che rimane. Infatti, se noi leggiamo l'articolo con precisione, si dice appunto questo: «(...) la pena è aumentata se la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti negli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale (...)». Se andiamo a prendere gli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, vediamo che si tratta di cinque, sei pagine, le ho qui in mano. Si tratta di lunghissimi articoli che cercano di definire, più con l'esemplificazione che con la determinazione di confini concettuali, cos’è il crimine di genocidio, cos’è il crimine contro l'umanità, cos’è il crimine di guerra.
  Sostanzialmente la norma che cosa dice ? Che un magistrato, qualunque esso sia, può fare riferimento a questi articoli dello statuto della Corte penale internazionale e ravvisare in alcuni eventi la sussistenza dei crimini di cui qui stiamo parlando; e voi capite che si tratta di un'opera abbastanza delicata e improba: voi immaginate il povero magistrato, che eventualmente dovrebbe vagliare episodi storici recenti o meno recenti e addossare su di sé la responsabilità di una condanna.
  È una contraddizione che è tutta nell'articolato, tanto è vero che al Senato nelle audizioni gli storici si sono schierati in un senso e i politici, invece, in tutt'altra direzione, proprio perché c’è il timore – come ha detto qualcuno – della «tribunalizzazione» (scusate questa brutta parola, ma non è la mia) del reato di opinione. È un qualcosa di delicato, e di conseguenza non cerchiamo la perfezione, perché qui perfezione non ce n’è (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo premettere che sono ovviamente totalmente d'accordo sulla condanna morale più totale della Shoah e di qualunque genocidio successivo, che sono critico della campagna che viene svolta oggi contro lo Stato di Israele, escludendo professori israeliani dalle università, che credo che bisogni dare un segnale forte di solidarietà contro coloro che sono in questo modo ingiustamente discriminati.
  Ciò detto, io non riesco a votare a favore di questo provvedimento. Per una ragione semplicissima: è un problema di competenza. È l'accademia, è l'università, sono i professori che ci dicono qual è la verità storica, non i magistrati ! L'idea che dei magistrati possano decidere della verità storica, e per di più applicare sanzioni sulla base della loro decisione sulla verità storica, l'idea che questa Assemblea, il Parlamento, decida della verità storica, mi pare una cosa assolutamente contraria a Pag. 40tutta la nostra tradizione di libertà. Le opinioni vanno condannate nella sede propria, e punite col marchio della vergogna, dell'ignoranza, dell'insufficienza, dell'inadeguatezza, ma non fatte oggetto di legislazione penale !
  Ammetto: una volta io ho votato in senso contrario a questa mia convinzione, per la Shoah, come segno straordinario di solidarietà agli ebrei che hanno subito un calvario così terribile per mano nostra; non nostra direttamente, ma comunque di cui noi come cristiani occidentali siamo stati in diversa misura corresponsabili. Una eccezione ! Qui l'eccezione diventa la norma, qui chiunque può dire: il tale avvenimento terribile era genocidio, quindi. Ma chi lo ha detto ? Lo ha detto il giudice.
  Quanti avvenimenti terribili abbiamo, che potrebbero meritare il nome di genocidio, e sostituiremmo alla valutazione della comunità scientifica la valutazione dei tribunali: ma non vi pare che stiamo andando dentro una concezione sbagliata di democrazia ? Democrazia non è che il popolo sa tutto e decide tutto il popolo, meno che mai i rappresentanti del popolo: siccome il popolo paga, il popolo decide le cose che paga ! Ma la verità storica non la paga il popolo, la verità storica è qualcosa che si accerta in una libera discussione; e abbiamo questa onnipotenza dei magistrati, che saranno loro a dirci qual è la verità sulla storia. E perché non sulla filosofia, domani ? Perché non sulla scienza ?
  Abbiamo già cominciato: vi ricordate le vicende vergognose di cure da stregoni per questa o quella malattia, che anche quest'Aula parlamentare ha avallato prima che il ludibrio davanti alla comunità scientifica internazionale ci convincesse che stavamo sbagliando, e fortunatamente abbiamo cambiato ? È qualcosa che semina possibili conseguenze future, di cui forse non ci rendiamo adeguatamente conto.
  Concludendo, io comprendo le ragioni politiche che inducono il mio gruppo a votare a favore di questo provvedimento.
  Non inviterò il mio gruppo a votare contro questo provvedimento, ma mi scuserete se io abbandonerò l'Aula e non parteciperò al voto. Come persona che ha dedicato la parte migliore della sua vita alla ricerca scientifica, filosofica e storica non posso in coscienza accettare di votare un provvedimento così.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini. Prima di darle la parola ho bisogno di fare una precisazione. Se lei interviene, per una replica, sul dibattito ha un minuto perché prima di lei è intervenuto l'onorevole Ferranti, se lei invece interviene come relatore per spiegare l'andamento dei lavori in Commissione, allora ha a disposizione il tempo spettante al relatore. È evidente che sono due questioni diverse. Mi dica lei come preferisce intervenire.

  WALTER VERINI. Intervengo come relatore, grazie.

  PRESIDENTE. Bene. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. In Commissione noi abbiamo esaminato molto questi aspetti che sono stati sollevati adesso, ma del resto, con grande rispetto, abbiamo anche esaminato il lavoro compiuto, su questo delicatissimo problema, da parte del Senato, dove, secondo noi, si è raggiunto alla fine un punto di equilibrio che fuga i dubbi e le perplessità che potevano esserci. Infatti, il Senato, come è noto, con queste nuove regole, trasformando il negazionismo in una aggravante invece che in un reato, ha voluto salvaguardare proprio la libertà di espressione e ha voluto evitare ogni possibile restrizione, ogni possibile limite alla ricerca storica, perché obiettivamente se questo articolato non fosse stato formulato bene avremmo potuto violare dei principi costituzionali che invece sono, e restano per noi, inviolabili – quelli della libertà di opinione – per quanto per me inaccettabile e intollerabile, però sempre libertà di opinione e di ricerca. Si prevede, quindi, l'aggravante ad un reato di istigazione compiuto «in nome di».Pag. 41
  L'altra obiezione fatta ora riguarda le modalità di accertamento di alcuni crimini. Chi è che li accerta ? Si tratta di problemi che anche altri Paesi hanno risolto.
  Noi, lo voglio ricordare, abbiamo, per esempio, aggiunto, con un emendamento della Commissione, ovviamente con il parere favorevole del relatore, al comma 1, lettera c), capoverso comma 3-bis, dove si precisa in maniera molto chiara e netta, dopo aver spiegato quali sono i reati e l'aggravante, cioè che si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah, ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità, dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, ratificato ai sensi della legge 12 luglio 1999, n. 232, «tenendo conto dei fatti accertati con sentenza passata in giudicato pronunciata da un organo di giustizia internazionale ovvero riconosciuti da pronunciamenti di organismi internazionali e sovranazionali ai quali l'Italia aderisce o che l'Italia riconosce».
  Non vedo onestamente alcun rischio né di colpire la libertà di ricerca e di espressione, né di dare ad un magistrato la possibilità di dover essere lui a valutare se un fatto è ascrivibile alla categoria dei genocidi o dei crimini contro l'umanità, non lo vedo questo rischio. Insomma, concludendo, ci sono tre livelli in buona sostanza: il livello dell'opinione, il livello della negazione e il livello dell'istigazione. Questo provvedimento si sofferma su questo punto, colpisce l'istigazione ad agire con condotte contro persone per odio razziale, incitamento all'odio razziale, e cose di questo tipo, in nome di negazioni di queste cose.
  Io penso che il lavoro fatto al Senato – ed è per questo che noi, a parte le vicende legate alle norme antiterrorismo che dobbiamo cambiare, vogliamo lasciare inalterato il lavoro fatto dal Senato – abbia risolto questo problema. Tanto che in quella sede a fare dichiarazioni di voto favorevoli al provvedimento sono stati anche dei colleghi senatori che di professione nella vita fanno gli storici, fanno i ricercatori.
  Dopo aver manifestato all'inizio perplessità, dopo il lavoro compiuto si sono rassicurati, hanno votato con convinzione questo provvedimento che io penso sia un fatto su cui molte riserve dovrebbero essere superate.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo statale Corropoli-Colonnella-Controguerra, in provincia di Teramo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di intervenire.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, lei è già intervenuto, non posso darle la parola.

  IGNAZIO LA RUSSA. Ma siamo su un altro emendamento.

  PRESIDENTE. No, siamo sempre su quello.
  Non ho altre richieste di intervento. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  442   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no   301.    

Pag. 42

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione del subemendamento Ferraresi 0.1.100.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, questo subemendamento cerca di riportare l'emendamento della Commissione all'emendamento che avevamo fatto in precedenza, ovvero ad un accertamento della giustizia internazionale in conseguenza di condanna passata in giudicato oppure ad una decisione di un organo sovranazionale di cui l'Italia è membro.
  Spiego, Presidente, ai colleghi perché non va l'emendamento della Commissione. Con esso si dice che il giudice, nell'accertare la condotta con l'aggravante di negazionismo, deve tenere conto «dei fatti accertati con sentenza passata in giudicato pronunciata da un organo di giustizia (...)». Allora il problema non è tener conto di una sentenza passata in giudicato, perché io vorrei vedere quale giudice italiano non possa tener conto di Norimberga, di una qualsiasi altra sentenza che, passata in giudicato, abbia accertato un genocidio. Io credo che questo sia un emendamento giusto ma in ogni caso forse anche superfluo, perché il giudice italiano terrà sicuramente conto delle sentenze passate in giudicato.
  Il problema colleghi è di quei possibili genocidi che non hanno nessuna sentenza passata in giudicato. Se non c’è nessuna sentenza passata in giudicato o nessuna decisione di un organo politico europeo o sovranazionale di cui l'Italia è membro, il giudice italiano non è che dovrà andare ad accertare la condotta dell'aggravante di negazionismo, dovrà andare ad accertare se il genocidio c’è stato oppure no, perché nessuno l'aveva accertato in precedenza. È questo il problema ! Il problema non si pone dove c’è sentenza, il problema si pone dove sentenza non c’è. Il giudice non dovrà andare ad accertare se c’è una condotta o meno, cioè questo lo andrà già a fare con la norma che noi stiamo approvando, dovrà andare ad indagare se questo genocidio è stato commesso oppure no, ma servirà non un giudice, ma un’équipe di giudici, forse un’équipe di storici e di giudici insieme. Ma con che facoltà, con che discrezionalità noi stiamo andando a dare la responsabilità al giudice di indagare se un genocidio c’è stato oppure no, benché con delle descrizioni della Corte penale internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ma ci rendiamo conto di che responsabilità stiamo andando a dare al giudice italiano ? Cioè il giudice italiano si dovrebbe sostituire a delle Corti penali internazionali che già fanno fatica loro ad accertare dei genocidi, dei crimini contro l'umanità nella storia.
  Noi, senza che nessuna sentenza definitiva sia stata emanata da un giudice internazionale, andiamo a dire che, però, il giudice italiano ha competenza di giudicare se quel genocidio si è verificato oppure no, per farlo valere all'interno dell'aggravante di negazionismo. Questo è aberrante giuridicamente.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, non ho capito se lei intendeva intervenire; pare di no.

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. Presidente, proprio per evitare e sgomberare il campo da ogni equivoco, con l'emendamento che la Commissione propone, l'emendamento 1.100, che sarà successivamente votato, noi andiamo a sottrarre, in sostanza, qualsiasi margine di apprezzamento discrezionale al giudice nazionale e andiamo a circoscrivere anche il campo dei fatti che possono essere oggetto di negazione rilevante, perché altrimenti su tutti i fatti storici, su tutti i crimini di guerra dovunque avvenuti, in qualsiasi latitudine e in qualsiasi epoca, si potrebbe aprire un contenzioso.Pag. 43
  Noi abbiamo detto che questo vale esclusivamente per i fatti che sono stati accertati da sentenze di tribunali internazionali o da atti pronunciati da organismi internazionali e sovranazionali dei quali l'Italia è membro (quindi, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e quant'altro).
  Quindi, è un'oggettivizzazione degli accadimenti ed anche, ovviamente, uno strumento al quale il magistrato deve ancorare la sua decisione. Per sgomberare il campo dalle legittime preoccupazioni, che sono state per prime le nostre, sul non intaccare in alcun modo la libertà di indagine, di ricerca, di investigazione dal punto di vista scientifico e la stessa libertà di opinione, come declinazioni del più generale principio della libertà di manifestazione del pensiero, occorre tenere conto che siamo in un campo nel quale la negazione di questi fatti, che sono stati oggetto di un accertamento a livello internazionale, deve costituire uno degli strumenti attraverso i quali, appunto, l'azione di istigazione e di incitamento all'odio razziale viene compiuta.
  Quindi, una concorrenza di circostanze che rendono sicuramente identificabile la condotta da perseguire in sede penale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per sottolineare che il collega che mi ha preceduto ha mentito all'Aula, perché ha affermato che non c’è nessuna discrezionalità del giudice. Allora, io vorrei sapere (e a domanda chiederei una risposta precisa, perché il provvedimento è molto delicato): cosa accade se non c’è una sentenza di un organismo o di un tribunale internazionale che accerti che quel fatto va considerato genocidio in violazione della normativa internazionale ? Accade che il giudice si apre i libri di storia, va a studiarli e fa una sua considerazione storica e ne tiene conto. Tiene conto, però, non vuol dire che è vincolato, in primo luogo.
  In secondo luogo, quando addirittura non c’è un provvedimento di cui tener conto, cosa fa il giudice ? Deve esprimere un suo giudizio. Questa è discrezionalità ed è singolare che questa obiezione avvenga da chi appartiene a un partito, come Forza Italia, che è sempre molto sensibile alla discrezionalità soltanto quando si devono vincolare i giudici a non condannare i delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Interveniamo anche noi, come gruppo della Lega Nord, su questo provvedimento, nella consapevolezza di quanto sia delicato quello che si sta andando a normare, nella convinzione che chi nega, chi si permette di negare una verità storica e inconfutabile, come l'Olocausto, evidentemente merita delle sanzioni etiche e morali da parte della società che dovrebbero essere ben maggiori e ben più gravi di quelle che possono essere previste da una norma penale.
  Quindi, tolto qualunque tipo di equivoco sul fatto che con riferimento alla Shoah stiamo parlando di un fatto storico assolutamente inconfutabile, rispetto al quale nessuno si permette di poter avanzare, per quanto riguarda il nostro gruppo, alcuna tesi di natura negazionistica, bisogna poi anche capire questo tipo di normativa dove si va ad inserire.
  E si va ad inserire su una legge, la legge Reale, poi modificata dalla legge Mancino, che è una legge rispetto alla quale noi della Lega Nord abbiamo da sempre mostrato parecchie riserve. Anzi, per dirla proprio tutta, noi abbiamo presentato più volte dei referendum abrogativi di una legge, la legge Mancino, che va a mettere in galera le idee della persona. E per noi le idee, qualunque tipo di idee, sono idee, evidentemente sacrosante e legittime, e difendiamo il sacrosanto diritto di ogni cittadino di poter esprimere le proprie idee. Mettere in galera le idee è un principio...

Pag. 44

  PRESIDENTE. Onorevole Marazziti, grazie.

  NICOLA MOLTENI. ... che, ovviamente, non condividiamo e non accettiamo.
  Quindi, la delicatezza di questo provvedimento si inserisce proprio in questi due presupposti. Si inserisce un terzo presupposto, che è quello che citavano prima il collega Ferraresi e il collega Bonafede, che, ovviamente, condivido...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Molteni. Onorevole Marazziti !

  NICOLA MOLTENI. ... ovvero si specifica che tipo di genocidio noi andiamo a trattare. Infatti, sulla Shoah è evidente: quello è un fatto storico, ci sono sentenze. Quindi, il problema riguarda tutti gli altri genocidi e non è legato esclusivamente all'eventuale responsabilità che farebbe capo al magistrato di accertare, laddove vi sia una sentenza penale, la responsabilità penale della violazione di questa norma, laddove vi sia una sentenza riguardante un caso di genocidio specifico.
  Il problema si instaura, invece, laddove, come diceva giustamente il collega Bonafede, non vi sia un accertamento storico con una sentenza da parte di un tribunale. Lì non solo noi andiamo a gravare e a caricare la magistratura di una responsabilità, ma voi andate a caricare un magistrato di una discrezionalità, di una grave e pericolosa discrezionalità, su temi che toccano l'opinione pubblica.
  Questo è il discrimine fondamentale che deve portare chi la vorrà fare, nel rispetto delle proprie idee ed opinioni, ad una valutazione di natura oggettiva rispetto a quello che stiamo andando a votare.
  Nessuno si può permettere di negare la Shoah; dall'altro lato, però, il tema, Presidente – e mi rivolgo a lei –, credo che sia un po’ più complicato rispetto ai termini in cui viene posto.
  Va visto, in maniera estremamente attenta, con riferimento a tutti quei crimini di guerra – sono stati citati in precedenza –, che non hanno sentenze di natura internazionale, per i quali non vi sono organismi di natura internazionale, non vi sono tribunali internazionali che ne abbiano sancito l'effettività, rispetto ai quali un magistrato italiano si troverà nella responsabilità, ma, soprattutto, nella discrezionalità, di valutare se quel tipo di comportamento configura o meno l'aggravante che stiamo andando a discutere.
  Invito ad avere grande attenzione su questi temi, che toccano un principio fondamentale e sacrosanto, che è quello della libertà di opinione e della libertà di idee, che è un principio costituzionalmente, non solo a livello italiano, ma anche mondiale, tutelato e tutelabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. La ringrazio, Presidente. Noi, Presidente – mi rivolgo a lei per rivolgermi al collega Molteni della Lega Nord, che ha appena parlato, e anche ad altri che hanno prima introdotto in quest'Aula un tema –, non andiamo, né con questo provvedimento né con la cosiddetta legge Mancino, che qui, più volte, è stata citata, a sanzionare un'opinione, perché questo, nella coscienza di tutti i presenti, di coloro che hanno scritto questo dispositivo e di coloro che si apprestano a votarlo, sarebbe in contrasto con i principi inviolabili della nostra Costituzione che difendono la libertà di opinione.
  Infatti – mi rivolgo a lei per rivolgermi al collega Molteni –, la cosiddetta legge Mancino sanziona gesti, azioni e slogan aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione; non l'opinione che è sottostante a questo incitamento, ma il fatto che un'opinione diventi un'azione incitatoria alla discriminazione.
  Altresì, nel provvedimento che oggi è in esame, noi non introduciamo un reato penale che si configura rispetto ad una condotta legata ad un'opinione, ma un'aggravante, laddove l'incitamento alla discriminazione o alla violenza, previsto dalla Pag. 45«legge Mancino», si basi sulla confutazione di un dato storico. E non è neanche vero che quel dato storico dovrà essere certificato da un magistrato, perché gli articoli dello statuto della Corte penale internazionale ai quali, Presidente, il provvedimento fa riferimento, indicano nel dettaglio specificatamente quali siano le caratteristiche che descrivono i crimini contro l'umanità: certamente la Shoah, che mi rallegro in quest'Aula sia riconosciuta da tutti come crimine di spaventosa violenza contro l'umanità e contro alcuni popoli, ma anche altri crimini.
  Pertanto, è errato nella nostra opinione avere il timore che qui dentro in quest'Aula, calpestando la Costituzione, si voglia penalmente rilevare e sanzionare un'opinione. Noi vogliamo continuare a sanzionare, come già dice la «legge Mancino», quelle opinioni che diventano azioni di incitamento alla discriminazione e alla violenza e quegli incitamenti che si basano sulla confutazione di dati storici inerenti i crimini contro l'umanità, così come il consesso internazionale storico e giuridico ha già sanzionato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Io ero convinto, come dice il collega Fiano, che ci fosse una distinzione sufficientemente netta tra il perseguire un'opinione e perseguire una propaganda pubblica, un incitamento pubblico o anche un'istigazione pubblica.
  Collega Fiano, quello che non ho capito, è l'emendamento che ha cancellato all'articolo 1, comma 1, lettera a), la parola: «pubblicamente», che era prevista nella proposta di legge che è passata al Senato, quasi che a questo punto il discrimine tra un'opinione, un'azione pubblica, tendente a istigare, a incitare o a propagandare un'attività venisse a scomparire.
  Allora mi sono nati dei dubbi. Non certo dei dubbi – lei mi conosce, siamo di Milano entrambi – sul fatto che la Shoah debba sempre essere considerata un crimine contro l'umanità e che non sia possibile a nessuno negarlo. Non è questo il dubbio che abbiamo, eliminiamo questa ipotesi, altrimenti finiamo noi per primi ad essere discriminati, nella impossibilità di esprimere, fino in fondo, il nostro pensiero.
  Il collega che ha parlato anche prima sull'emendamento del PD ha detto «è lo stesso testo del Senato». Io credo che avremmo dovuto approvare lo stesso testo del Senato, non peggiorarlo, non rendere ancora più ampia la discrezionalità di un magistrato (una discrezionalità anche sacrosanta), nel senso che una legge siffatta darà luogo non solo a ingiustizie, ma anche ad una disparità di trattamento di casi assolutamente analoghi, perché toccherà al singolo giudice decidere se si tratta di un fatto internazionale, di un genocidio o no, e un'opinione di un magistrato potrà essere assolutamente diversa da quella di un altro magistrato. Si finirà anche per creare il sospetto che si persegua non tanto l'opinione, ma la persona che quell'opinione esprime, la parte politica che quell'opinione esprime. Questo è il timore che abbiamo: la strumentalizzazione di una norma siffatta, così ampia nella sua discrezionalità.
  Quindi, nel confermare a lei, a chi è in tribuna, a tutto il mondo, la nostra assoluta valutazione positiva circa una norma che dichiari in maniera inequivocabile che non è accettato nessun negazionismo, nella stessa maniera, non troviamo convincente il modo con cui questa legge determina le condotte che sono penalmente rilevabili.
  E su questo stiamo discutendo nel gruppo. Innanzitutto voteremo a favore di questo emendamento, ma stiamo ancora discutendo su come atteggiarci, perché vorremmo votare a favore di una legge che tocchi la Shoah come momento intangibile, ma nello stesso tempo non vogliamo macchiarci del più grave reato per un politico, quello di fornire una legge imprecisa che possa un domani consentire ingiustizie e discriminazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

Pag. 46

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Signore e signori della Camera, si sta discutendo, in questo momento, dell'emendamento 1.100 della Commissione, che ha suscitato le giuste perplessità dei colleghi della Lega e del MoVimento 5 Stelle.
  Vedete, c’è un modo, a mio parere, per risolvere il problema che è stato sollevato e che la Commissione non ha voluto adottare. Quindi, io mi permetto di dare questo suggerimento, se è ancora possibile, ossia che sia scritto nell'emendamento della Commissione 1.100: aggiungere, in fine, le parole: «tenendo conto esclusivamente dei fatti accertati con sentenza passata in giudicato pronunciata (...)». Con questa precisazione si limiterebbe la capacità del giudice di creare genocidi che non esistono o che non sono stati valutati come tali da organismi superiori e internazionali.
  Lasciando, invece, così il testo, il problema sollevato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle rimane veramente grave.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io credo che, se la formulazione dell'emendamento della Commissione fosse interpretata dall'Aula – e vorrei sentire anche il Governo sul punto – nel senso che la locuzione: «tenendo conto dei fatti accertati (...)» vuol dire che il giudice può tenere conto solo dei fatti accertati, questo potrebbe in qualche modo conciliare le diverse posizioni.
  Qual è l'esigenza ? Di evitare che ci siano delle norme penali che facciano riferimento ad elementi incerti, come diceva il collega Molteni giustamente, e che si possa consentire al giudice, non di interpretare, ma di creare situazioni di rilevanza penale.
  Ora, se l'emendamento cerca di porre rimedio, dando un segnale chiaro e forte nel senso che il tenere conto dei fatti accertati limita il riferimento soltanto ai fatti accertati, ben venga, ma questo credo che debba essere chiarito – come ha detto il collega Longo – con un «esclusivamente», oppure con un intervento del Governo e dell'Aula che sancisca che questo emendamento limita i casi rilevanti soltanto a quelli caratterizzati da una sentenza passata in giudicato o della Corte internazionale.

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, lei mi insegna – e vale anche per l'onorevole Longo, siccome anche l'onorevole Longo proponeva una riformulazione – che la facoltà di proporre riformulazioni in questa fase dell'iter legislativo è riservata soltanto alla Commissione o al Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse quanto affermato dai vari colleghi, in particolare dal collega Fiano. La domanda che porgo al collega Fiano è: se quanto ha detto è vero e crede in quello che ha detto, per quale motivo non hanno accolto, ad esempio, l'emendamento del mio collega Ferraresi poc'anzi, visto che quell'emendamento serviva proprio ad espandere la casistica dei genocidi riconosciuti, perché si dava a un organo internazionale l'onere di farlo, evitando che in una legge siano elencati – come in questo caso, in cui è riportata esplicitamente la parola Shoah – i singoli genocidi, che tutti riconosciamo già, perché altrimenti qualcuno potrebbe avere il dubbio che non siano presenti in questo testo legislativo il massacro del Darfur, oppure lo sterminio dei meridionali durante l'unità d'Italia ? Non sono presenti perché non sono considerati alla pari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Io credo che l'opera di un legislatore sia quella di creare una norma che sia onnicomprensiva e chiara e soprattutto che dia a un organo superiore Pag. 47l'onere di sancire laddove ci sia la fattispecie o meno.
  In questo caso, mi sembra, collega Fiano – lo dico senza nessun attacco –, che lei voglia necessariamente mantenere il testo per com’è, ovvero con la specifica che è inserita nel testo. Questo credo che non sia proprio giusto per un organo legislativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, visto il dibattito, penso che in questo caso serva davvero una riflessione da parte del relatore e ovviamente anche della Commissione intera su come meglio tipizzare questa norma, perché qui siamo di fronte a un chiaro problema di...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Colletti... Prego.

  ANDREA COLLETTI. Noi siamo qui di fronte a un chiaro problema di tipizzazione della norma, perché è una norma che rimanda ad altri atti o fatti. Ma soprattutto io, da interprete, mi domando: questa norma viene applicata, ad esempio, al genocidio armeno, sul quale c’è stata anche una risoluzione presso la Camera dei deputati ? Oppure, come diceva il mio collega, si applica, ad esempio, visto che la storiografia italiana sta cambiando e sta innovando, all'eccidio di Casalduni e Pontelandolfo, fatto dall'esercito sabaudo in provincia di Benevento, o ai lager sabaudi in cui sono stati imprigionati e uccisi 5 mila meridionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Questo è il problema: si applica o non si applica ? Perché, se noi poniamo un avverbio, quale «esclusivamente», tipizziamo la norma in base solo a quelle sentenze che già esistono e che già sono passate in giudicato. Se non la tipizziamo, teoricamente sarebbe aperta a tutte quelle fattispecie che ancora non sono state tipizzate. Ci troveremmo, magari, un giudice di Benevento che condannerà sul fatto di un eccidio provocato nel 1861, all'epoca proprio in zona. Essendoci questo pericolo, quindi, mi aspetto almeno dalla Presidenza o dal relatore una presa d'atto di questa problematica interpretativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ferraresi 0.1.100.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Cardinale, Sisto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  443   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no   297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione del subemendamento Ferraresi 0.1.100.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Il subemendamento mi dà lo spunto per fare una riflessione di carattere generale, da sottoporre a tutta l'Aula. Perché il Parlamento italiano si pone il problema di approvare una legge come questa ? In tanti hanno parlato di memoria, la memoria che entra in una legge. Allora la domanda Pag. 48è: perché ci stiamo ponendo il problema di fare entrare pezzi di memoria all'interno di una legge ? La risposta io credo sia condivisa da tutti e parte dall'idea per cui la storia umana è fatta di corsi e ricorsi storici e allora vogliamo fare sì che la storia passata ci insegni qualcosa e che vengano individuati alcuni paletti, dai quali non si possa prescindere, per evitare che, per esempio, in futuro possa esserci un regime, un regime dittatoriale, capace di negare fatti che, invece, sono accaduti e che permetterebbero a quel popolo di avere consapevolezza che un evento come quello non può e non deve ripetersi.
  E fino a qui ci siamo e siamo tutti d'accordo. Ma c’è un'altra esigenza che dobbiamo prendere in considerazione ! E questa è evitare che, in futuro, ci sia un regime che possa dire ai cittadini di un popolo – e in questo caso del popolo italiano – che cosa pensare o come interpretare la storia, precludendogli anche la possibilità, vietandogli la possibilità di negare fatti che invece che quel cittadino avrebbe la libertà di negare !
  Guardate, la storia è fatta anche di eroi che si sono trovati a dover contrastare i regimi dittatoriali, proprio per negare quello che quel regime voleva imporgli di pensare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) ! E allora qual è il punto di caduta ? È quello di cercare un punto di equilibrio, perché è evidente; è evidente e auspico che il dibattito non scadrà in un pro o contro un evento o pro o contro una comunità, perché lo faremmo scadere ad un livello da marchettari che in una Camera dei deputati non è concepibile. Allora, il punto, semmai, è cercare di far una legge che sia valida. E quello che chiediamo è questo, di individuare dei paletti, di individuare dei criteri che di fronte a fatti non passati... qui sui fatti passati non ci sono dubbi ! Il punto è sui fatti futuri ! Quando accadrà un fatto in futuro, daremo ad un giudice la possibilità di interpretare quel fatto ? Il collega Fiano dice che non stiamo contrastando un'opinione ma un'azione: di fatto non è vero. Noi stiamo aggravando un reato in considerazione dell'opinione che sta alla base; ma proprio per quello che ho detto, può anche essere considerato giusto, però, diamo la possibilità ad una legge di avere ampio respiro !
  Guardate, guardando fuori dei nostri confini, in Francia la legge che voleva affermare il reato di negazionismo riguardo al genocidio armeno è stata dichiarata incostituzionale. In Spagna, la legge sul negazionismo è stata considerata incostituzionale. Pensate, proprio nella parola «nega», perché la Corte costituzionale spagnola ha stabilito che il legislatore non può vietare ad un cittadino di negare. Negli Stati Uniti d'America è vietato fare una legge come questa ! E allora io dico partiamo da queste considerazioni, da questa esperienza storica internazionale semplicemente per chiarire a tutti che un giudice interpreta le leggi, non interpreta i fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il collega Verini ha detto che al Senato è stato votato favorevolmente; benissimo, però il collega Verini sa benissimo che oggi la norma sarà modificata rispetto ad un altro profilo. Allora, se decidiamo di migliorarla rispetto a quel profilo, perché deve esserci l'impossibilità di migliorarla rispetto ad un profilo forse ben più importante...

  PRESIDENTE. Onorevole De Girolamo, gentilmente, grazie...

  ALFONSO BONAFEDE. ... cioè quello di stabilire che sono organi e norme internazionali a decidere cosa è successo in un determinato fatto storico a seguito di un dibattito che merita ben altra autorevolezza, rispetto a quella che ci può essere in un'aula di tribunale italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, gli argomenti li ho già espressi. Dirò ancora qualcosina, ma lei mi lascerà esprimere una considerazione di metodo. Dicevamo, cari colleghi...

Pag. 49

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole La Russa. Onorevole Manfredi, le dispiace se noi andiamo avanti ? Grazie. Prego, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Non disturbava, veramente. Ho assistito a disturbi molto più clamorosi, quindi, Manfredi disturba pure, per quanto mi riguarda.
  Stavo dicendo che tra i colleghi sorgeva un dubbio. Qual è stata la valutazione della Presidenza sulla possibilità – che mi sta bene, stavolta avete agito bene – di un alto numero di emendamenti e subemendamenti a questa proposta di legge superiore a quella sulla cittadinanza ?
  Non ci avete consentito più di quattro emendamenti o subemendamenti complessivamente sulla cittadinanza, in questo caso – grazie a Dio – se ne possono presentare quanti se ne vuole. Il che ci fa pensare ancora male del provvedimento che abbiamo approvato questa mattina.
  Ma, siccome stiamo parlando di un emendamento, noi votiamo a favore di questo emendamento, perché vorremmo che, accanto alla Shoah, non potendoli elencare tutti, ci fosse la possibilità di capire se alcuni eventi storici rientrano o no nella fattispecie. Io ho citato prima le foibe. Potrei citare la famigerata fossa di Katyn, che secondo tanti, ancora oggi, non si sa se fu fatta dai sovietici o – si disse – dai tedeschi e c’è qualcuno che dice ancora che fu fatta dai tedeschi. Io vorrei capire se riguardo a tutti i popoli sopraffatti dall'Impero sovietico, con migliaia di persone uccise e mandate a morire al freddo, si sia trattato o no di genocidio anche in quei casi. O dipenderà da una valutazione di ogni singolo magistrato ?
  Ecco perché, accanto alla Shoah, su cui – ripeto – non vi sono incertezze, dobbiamo trovare un criterio preciso per definire qual è l'oggetto di questa normativa. Allora, Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale approverà ogni emendamento in questa direzione, come questo proposto, se non mi sbaglio, dal MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, vorrei semplicemente precisarle – lei lo sa perfettamente, conosce il Regolamento meglio di me – che l'applicazione dell'articolo 85-bis del Regolamento, che prevede che a un certo punto i gruppi debbono segnalare gli emendamenti che vogliono siano discussi, è in relazione al numero di emendamenti che vengono presentati. In questo caso, è stato presentato da tutti i gruppi un numero di emendamenti che era entro i limiti dell'articolo 85-bis, salvo per il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà (Commenti del deputato Ignazio La Russa)... La prego di non mettere in discussione quello che sto dicendo, onorevole La Russa, perché è così ! Dicevo, salvo il gruppo di SEL, che, infatti, ha presentato un emendamento in più e ha segnalato. Quindi, onorevole La Russa, le posso garantire che il Regolamento viene applicato e non interpretato, mai, soprattutto quando si parla dell'articolo 85-bis.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Vorrei che fosse chiaro – io sono in perfetta linea con quanto ha detto l'onorevole Fiano – che in questo caso non è un problema di reati di opinione, ma è un problema di tecnica normativa. Ho letto gli articoli 6, 7 e 8 della normativa che regola la Corte penale internazionale e devo dire che si tratta soltanto di articoli che descrivono determinate fattispecie, senza nessun riferimento alla tipologia del provvedimento da cui far scaturire la certezza del punto di partenza del giudice.
  Allora, è evidente che, se noi affidiamo al giudice la possibilità di scegliere tra la sentenza passata in giudicato, tra il provvedimento della Corte penale internazionale e le sue opinioni storiche, il suo orientamento storico e la sua capacità di leggere la storia in un modo diverso da altri, mentre per la prima parte certamente rispettiamo i canoni dei principi di legalità, di tipicità, di tassatività, per la seconda parte andiamo clamorosamente al di fuori di quanto è consentito dal nostro codice e dalla nostra Costituzione.
  Io credo che, da questo punto di vista, sarebbe opportuno, davvero opportuno, se Pag. 50non necessario per evitare delle patologie che possono in qualche modo inficiare la correttezza costituzionale di questa norma, che la Commissione e il Governo chiariscano il valore di quel «tenendo conto». Infatti, se quel «tenendo conto» – ripeto – significa che il giudice è obbligato a fondare la sua convinzione sul fatto tipico, su provvedimenti certificati da autorità giudiziarie o comunque internazionali riconosciute, bene, la tecnica è salva. Ma se noi dobbiamo affidarci a quella che non si definisce l'interpretazione secondo i canoni della norma, ma a quello che diventa un vero e proprio arbitrio culturale da parte di chi può talvolta identificare dei fatti di rilevanza penale, talvolta può non identificarli, a seconda di una propria opinione che addirittura corre il rischio di essere meramente culturale, orientata non da fatti, da norme e da situazioni certificate, ma soltanto da un'opinione, allora, se c’è un reato di opinione, paradossalmente è quello che commetterebbe il giudice se in qualche modo, affondando le radici soltanto nella sua convinzione culturale, vestisse del proprio convincimento la norma penale incriminatrice.
  Io credo che la soluzione è alle porte: basterà che la Commissione e il Governo chiariscano che con quell'emendamento 1.100 della Commissione si vuol dire che «tenendo conto» significa che il giudice deve tener conto di quei provvedimenti prima di ritenere penalmente rilevante il fatto di reato. Il presente subemendamento cerca di porre questo rimedio e va certamente tenuto nella debita considerazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie Presidente, molto velocemente per ricordare che non è vero che la loi Gayssot, cioè la legge francese, è stata dichiarata incostituzionale. Si possono raccontare molte cose, ma ci sono anche delle falsità che non si possono raccontare. Allora, siccome io vivo in Francia e seguo il dibattito, so perfettamente che la loi Gayssot non è stata dichiarata incostituzionale; prima cosa. Seconda cosa: ammesso e non concesso che fosse stata dichiarata incostituzionale, è una legge completamente diversa perché è una legge il cui scopo è quello di penalizzare l'affermazione della negazione. Ora, non è questo l'oggetto della presente legge. Nella presente legge, che va a toccare la legge Mancino, non si fa riferimento al fatto di dire, di negare o di contrastare, ma si fa semplicemente riferimento alla propaganda o all'istigazione all'odio. Allora, bisogna intenderci: un conto sono le proposizioni descrittive, che possono essere vere o false e, quindi, oggetto di verità storica; altro conto sono le proposizioni valutative, in cui non si parla di ciò che è vero e di ciò che è falso, ma di ciò che offende e di ciò che non offende, di ciò che istiga alla discriminazione e all'odio e di ciò che non istiga alla discriminazione e all'odio. Volevo semplicemente intervenire per ricordare due o tre elementi dell'ABC che si dovrebbero avere in testa prima di lanciarsi in discussioni ideologiche che non tengono conto della realtà di ciò che si sta discutendo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie signor Presidente, scusi, vorrebbe lei confortarmi sulla circostanza secondo la quale stiamo parlando del subemendamento Ferraresi 0.1.100.3 ?

  PRESIDENTE. Esattamente.

  PIERO LONGO. Ecco, allora vorrei limitarmi a questo. Questo subemendamento a mio parere non è corretto perché la responsabilità riguarda soltanto le persone, mentre l'accertamento dei fatti (i fatti accertati) riguarda i fatti. Ci possono essere fatti accertati senza delle responsabilità. Quindi, io, che ho votato a favore Pag. 51del subemendamento precedente, per questa ragione voterò contro questo subemendamento Ferraresi 0.1.100.3.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, intervengo come relatore di minoranza, in ugual misura del collega Verini, per spiegare...

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, scusi. Io ho fatto una precisazione all'onorevole Verini prima, spiegando che se avesse replicato al dibattito aveva un minuto a titolo personale, tant’è che l'onorevole Verini ha perfettamente ricostruito il passaggio di quello che è accaduto in Commissione, addirittura spiegando l'iter della «costruzione» dell'emendamento che è stato presentato.

  VITTORIO FERRARESI. Ha iniziato così, ma non ha concluso così.

  PRESIDENTE. No, l'ho seguito tutto.

  VITTORIO FERRARESI. Ha concluso con un intervento politico.

  PRESIDENTE. Questo lo stabilisco io, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Va bene, allora mi rimetto alla sua valutazione.

  PRESIDENTE. Lei interviene per un minuto a titolo personale. Prego.

  VITTORIO FERRARESI. Allora, tramite lei perché non mi posso rivolgere ad altri colleghi, e con uno schemino che, se vuole, consegno al collega Fiano, alla collega Marzano, al collega Sarro, che oltretutto è relatore per la maggioranza, e anche al collega Longo, vorrei semplicemente spiegare che cosa si vuol fare con questo subemendamento. Le faccio un esempio pratico. Poniamo che in Thailandia – prendo una nazione a caso, fuori dall'Europa – sia stato commesso un possibile genocidio; sono morte 100 mila persone e non si sa se è stato commesso o non è stato commesso. In Italia, tizio, istigando la commissione del delitto di genocidio nei confronti appunto del popolo tailandese, nega lo stesso sterminio tailandese. Quindi, tizio in Italia nega lo sterminio tailandese. Allora, cosa dovrà andare a fare il giudice italiano per vedere se c’è l'aggravante di negazionismo all'istigazione di genocidio da parte di tizio ?
  Il giudice dovrà andare a verificare se in Thailandia è stato commesso o meno un genocidio. È questa la situazione: va infatti spiegato, perché in tutti questi interventi non si è capita assolutamente la questione. Se in Thailandia c’è un possibile genocidio e Tizio istiga al genocidio fondando i suoi motivi sul negazionismo del genocidio thailandese che non è stato accertato...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. ... né da un organo politico né da un organo di giustizia, il giudice italiano dovrà andare a verificare – ripeto: il giudice italiano – se in Thailandia c’è stato un genocidio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, L'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Mi premeva fare una precisazione in riferimento all'intervento della collega Marzano. In realtà c’è stata una decisione del Consiglio costituzionale francese – non della Corte costituzionale perché lì si chiama Consiglio costituzionale – nel 2012 che ha sanzionato come incostituzionale una norma prevista dalla legge francese, ora non mi ricordo l'articolo, che comunque andava ad aggiungere un comma alle legge sulla stampa francese, perché andava in difformità con la libertà di espressione, in realtà tutelata molto di più dalla Costituzione francese che dalla Costituzione italiana. Quindi era solo per specificare meglio che Pag. 52quella decisione esiste ed ha travolto quella legge francese come ha detto il mio collega Bonafede.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ferraresi 0.1.100.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi... Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  433   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no   302.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cinzia Maria Fontana 0.1.100.4, con il parere favore della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mannino... Sarti... Fratoianni... Caparini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  306   
   Astenuti  144   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato  295    
    Hanno votato no   11.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Sgambato e Rotta e il deputato Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Il deputato Catanoso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti Cinzia Maria Fontana 0.1.100.5 e Ferraresi 0.1.100.1, con il parere favore della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato... Ciprini... Gandolfi... Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  448   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  446    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)
  Revoco l'indizione della votazione. Onorevole Bianconi, voleva intervenire per dichiarazione di voto ? Però io non posso immaginare... va bene, non facciamo una polemica. Revoco l'indizione della votazione.
  Prego, onorevole Bianconi.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Questo emendamento della Commissione è il tentativo di mettere una toppa a un problema che è stato sviluppato da tutti e cioè il pericolo della Pag. 53soggettività del giudizio su quello che rimane ed è un reato di opinione. Essendo un tentativo di rimedio lo voterò, ma vede, io che per motivi familiari non posso essere, certo, accusato di essere incline a quanti non odiano la Shoah, temo che, con queste leggi, oltre a venir meno ai principi dell'autore che mi ha informato di più e cioè Voltaire, si faccia un po’ – la dico grossa, ma lo faccio per farmi capire – lo sbaglio che fece il Padreterno, perché il Padreterno disse ad Adamo ed Eva: guardate che bello qui; tutto potete fare, tutto, ma quell'albero lì, no, quella mela lì, no ! È come se a un bambino, il babbo riempisse una sala di regali, tutti regali e dolci, e poi dicesse: puoi fare tutto, ma quella cosa lì non la devi guardare. Che fa il bambino ? Qual è la prima cosa che fa ? Va a pigliare la robina che non può guardare. Sicché il Signore rovinò il genere umano, non so se lo fece apposta o no, e così facciamo noi.
  Potete parlare male di tutto, ma non di quello, perché, alla fine, con questa proposta di legge si fa un'operazione intelligente, si abroga tutta una serie di reati di opinione: vilipendio alla bandiera e altro; ce ne sono sei o sette, otto che, secondo un vecchio modo di pensare, erano punti sacrali che non si potevano toccare e, oggi, con una certa apertura di mente, si capisce che ognuno può dire quello che vuole. Si può dire quello che si vuole meno che una cosa; il rischio è che tutto il male si riversi su quella cosa, che tutti quelli che vogliono il male facciano quella cosa. Si può fare tutto, meno quello; quindi, oltre a tradire la libertà di pensiero – uno Stato è forte quando tutti possono dire quello che vogliono e vedere cosa fanno – oltre a sbagliare dal punto di vista pratico, si apre, secondo me, colleghi, una nuova stagione. Siccome questa è una stagione molto caduca di valori, ad un certo momento c’è una cosa che non si può fare in nessun modo, è vietata da tutti, tutti parlano di quella cosa lì e per sei mesi c’è quel delitto lì. Faccio un esempio, sempre per spiegarmi, anche se non c'entra: quando è il momento della violenza sui minori, tutte le mattine, per sei o sette mesi, i giornali parlano soltanto di questa roba, poi sembra che tutti diventiamo buoni e non ne parlano più, ma continuano le violenze sui minori; poi se ne ricordano.
  Allora noi, per ogni argomento che viene affrontato, rischiamo di fare una legge di limitazione di pensiero. L'invito sarebbe abrogarle tutte, queste leggi, acquisire coscienza e non dar modo all'altra operazione molto pericolosa: far sì che leggi come queste diventino strumento di lotta politica, perché quanto noi andiamo trattando con queste leggi è anche oggetto di lotta politica. Quindi è una legge sbagliata da dentro, che tradisce Voltaire, tradisce il buonsenso, favorisce il male e, in qualche modo, è molto rischiosa (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Currò, Donati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  319   
   Astenuti  130   
   Maggioranza  160   
    Hanno votato  318    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Ha chiesto di intervenire il relatore Sarro per una precisazione.

  CARLO SARRO, Relatore per la maggioranza. No, Presidente.

Pag. 54

  PRESIDENTE. Allora oggi il Presidente ha dei problemi.
  A seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, risultano assorbiti gli emendamenti Ferraresi 1.4 e Turco 1.3.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dambruoso 1.54, sul quale vi è un invito al ritiro da parte della Commissione e del Governo e il parere contrario del relatore di minoranza. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dambruoso 1.54, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Petrenga, L'Abbate, Carrozza.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  449   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato    3    
    Hanno votato no   446.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Kronbichler, Marazziti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  317   
   Astenuti  142   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato  311    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Pes e Covello hanno segnalato che hanno erroneamente votato contro, mentre avrebbero voluto votare a favore).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.04.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, illustrerò questo articolo aggiuntivo e anche i successivi, in maniera tale da fare una discussione più completa.
  Noi proponiamo che venga eliminata, espunta, abrogata, tolta di mezzo dal codice penale italiano tutta una serie di reati di opinione che ancora sopravvivono. È noto che, con il Codice Rocco, il fascismo approntò tutta una serie di norme che volevano appunto tutelare il regime. Queste norme, con la caduta del fascismo, sono rimaste purtroppo in vigore nel nostro ordinamento, salvo qualche intervento della Corte costituzionale. In verità, queste norme, per un lungo periodo, non hanno trovato praticamente applicazione concreta, tanto è vero che, nel 2006, con una legge specifica molte di queste sono state espunte; però altre sono state semplicemente trasformate un po’ nel testo letterale e ne sono state diminuite le pene, però questi reati permangono ancora.
  Quali sono questi reati ? Questi reati sono disfattismo politico, associazione antinazionale, vilipendio della Repubblica e delle istituzioni costituzionali, vilipendio alla nazione italiana, vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato, offesa alla bandiera o ad altro emblema di uno Stato estero, cospirazione politica mediante accordo, cospirazione politica mediante associazione, istigazione a disobbedire alle leggi, pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico. Ripeto, sono reati che, per molto tempo, sono rimasti nel codice penale, non hanno trovato applicazione, ma che sostanzialmente non attiravano l'attenzione più di nessuno; però le menti più avvertite ritenevano, Pag. 55come è stato anche già ricordato da altri, che queste norme erano, sì, silenti, però, all'occasione, potevano essere utilizzate contro chi avesse opinioni contrarie al regime in atto. Uno scrittore mi ricordo che fece un esempio, in quanto facevamo dibattiti per l'abolizione di questi reati. Fece il paragone con l'ombrello: l'ombrello è uno strumento, un utensile che non si usa mai, sta in casa, però, quando piove, lo si va a prendere e recuperare e ad utilizzare.
  Nel 2006 sono stati sostanzialmente abrogati moltissimi di questi articoli, altri restano in piedi. Poiché crediamo che la sensibilità della Camera sia, nel frattempo, dal 2006 ad oggi, e anche la sensibilità del popolo italiano, delle forze politiche, cresciuta in termini di concezione liberale dello Stato, noi abbiamo fatto questa proposta; anche perché riteniamo che il contesto fosse favorevole, in quanto abbiamo ascoltato parecchi degli interlocutori di quest'oggi, secondo i quali non si tratta, con l'introduzione dell'aggravante di negazionismo, di voler punire le opinioni, perché queste sono sacre e vanno difese comunque. Quindi, stando a quella che è stata la professione di fede di tanti colleghi in quest'Aula, dovremmo considerare con particolare attenzione quanto da noi proposto.
  Ripeto, la serie dei reati per i quali è stata modificata talvolta la dizione, ma molto più spesso ridotta semplicemente la pena, dice che si è trattato sostanzialmente di una sorta di compromesso allora raggiunto, che potrebbe essere attualmente sciolto definitivamente: se voi andate a leggere la serie dei reati che sono rimasti in piedi, voi vi renderete conto che si tratta di reati per i quali è prevista una pena molto modesta. Allora il passaggio è breve: o noi eliminiamo completamente questi reati dal codice penale, oppure, con la delega di cui all'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.04, proponiamo che quelle modeste sanzioni, di natura però penale, vengano trasformate in illecito amministrativo; in maniera tale da dare un altro colpo a questo residuo del vecchio regime fascista (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.04, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rondini, Matteo Bragantini, Giammanco, Carinelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  453   
   Votanti  370   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Carinelli, Segoni, Marroni, Paolo Bernini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  376   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   60    
    Hanno votato no  316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 56

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Daniele Farina 1.03, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  375   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   61    
    Hanno votato no  314    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 2874)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 2874).
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/2874/1.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, la prima parte dell'ordine del giorno mi sembra superata; alla luce dell'approvazione dell'emendamento dell'onorevole Guerini la prima parte non è più attuale in quanto si sofferma sulla riduzione della pena da cinque a tre anni per l'istigazione a delinquere prevista dal codice penale. Quindi, invito, il proponente, l'onorevole Vargiu, non so se sia presente, a rivederlo alla luce dell'approvazione di tale emendamento, per poter esprimere...

  PRESIDENTE. Sottosegretario, se vuole può proporre una riformulazione al riguardo che elimini la premessa. Sempre se lo ritiene.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Potremmo eliminare la prima parte, quindi dalle parole: «il provvedimento» fino alla parola: «penale».

  PRESIDENTE. In sostanza, si tratta di eliminare il primo capoverso della premessa.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Esatto, il primo capoverso della premessa, esprimendo parere favorevole come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Vargiu, la riformulazione è nel senso di eliminare il primo capoverso delle premesse. Se accetta questa riformulazione, l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione.

  PIERPAOLO VARGIU. No, non accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/2874/1, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Zan, Pagani, Marco Meloni, Paolo Bernini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  464   
   Votanti  429   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).Pag. 57
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2874)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. NASTRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Nastri, forse non è chiaro che il Governo deve ascoltare. Grazie. Prego, onorevole Nastri.

  GAETANO NASTRI. Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si asterrà su questo provvedimento. Ci asterremo perché, secondo noi, questa ennesima integrazione alla «legge Mancino», lungi dal costituire un apporto utile, rischia di tipizzare, invece, un reato d'opinione, in spregio a tutte le tutele che la nostra Carta costituzionale riconosce proprio alla libertà di opinione, alla libertà di pensiero e a quella, ad esse intimamente connessa, di manifestarli.
  Non ci sembra che la questione sia risolta dal semplice fatto che nella sua formulazione attuale, in luogo di una figura di reato autonomo, la norma si limita ad introdurre un'aggravante diretta proprio a sanzionare gli atti di propaganda, istigazione e incitamento, oltretutto non più necessariamente pubblici ma, dopo l'approvazione dell'emendamento, anche solo sussurrati in privato, fondati in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o di altri crimini di genocidio, di crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Peraltro, temiamo anche che questa norma possa essere davvero di scarsa utilità, come lo è stata, infatti, la «legge Mancino» sin qui: praticamente inattuata di fronte alla negazione di quei crimini di massa che sino ad ora sono, purtroppo sovente, stati oggetto di negazionismo, quali la stessa Shoah, le foibe in Italia, o il genocidio degli armeni nella Turchia del primo Novecento.
  Inoltre, riteniamo che il reato di cui alla proposta di legge lasci al giudice un margine di discrezionalità troppo elevato; la discrezionalità in capo al giudice, il quale si trova gravato della responsabilità di identificare, rispondendo ai criteri degli articoli 6, 7 e 8 dello Statuto della Corte penale internazionale, se si tratti o meno, nel caso che si trova ad esaminare, di un crimine contro l'umanità. Inoltre, è di tutta evidenza come questo possa dar luogo a ingiustizie e diversità di valutazioni. Noi crediamo, piuttosto, che sia opportuno sostenere in ogni modo l'approfondimento e la ricerca della verità storica e crediamo che la lotta al negazionismo debba passare attraverso l'insegnamento di questa verità storica, affinché mai più possano affermarsi tesi negazioniste o oscurantiste.
  Pensiamo, insomma, che la democrazia abbia, culturalmente, armi formidabili per sconfiggere i negazionismi. Non ci sembra, invece, né giusto né efficace sancire per legge l'impedimento di giudizi, fossero anche i peggiori o i più riprovevoli: questo rischia, nonostante le migliori intenzioni, di sancire una vera e propria censura penale alla libera espressione del pensiero.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voterà convintamente questo provvedimento. Certo, ci troviamo di fronte a un dibattito che, come abbiamo visto anche in questa occasione, permette opinioni diverse e tutte legittime, nel senso che anche l'ipotesi di non disciplinare questa fattispecie potrebbe rientrare sicuramente all'interno di una visione armonica dell'ordinamento.
  Ma noi ci troviamo di fronte a una scelta che è già stata fatta dal Senato e che non ci pare in alcun modo corretto revocare in dubbio, nel senso che tocchiamo, Pag. 58da una parte, le grandi tragedie che non solo hanno un significato storico ma che toccano profondamente la sostanza dell'uomo, la sua dignità, sino al punto di poter far dire a Karl Kraus che il diavolo è un ottimista se pensa di peggiorare l'uomo; e, nello stesso tempo, ci sentiamo di dover dire che anche il bisogno di perseguire l'apologia, l'istigazione o, comunque, il negazionismo, così come viene definito questo fenomeno, certamente deve misurarsi con il pilastro del nostro ordinamento, che è la libertà costituzionalmente garantita di manifestazione del proprio pensiero e della propria opinione.
  Noi crediamo che la scelta del Senato, così come corretta con gli emendamenti che qui sono stati approvati, costituisca un buon punto di equilibrio e di bilanciamento tra queste due esigenze. Per questo voteremo con convinzione questo provvedimento. Naturalmente, sappiamo che, all'interno dei paletti qui messi, la responsabilità dell'interprete è fondamentale, ma siamo anche certi che, però, abbiamo dato ancoraggi precisi perché questa responsabile discrezionalità non sia mai un arbitrio e non si traduca mai in una persecuzione del delitto di opinione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, sarò estremamente breve, perché siamo già intervenuti durante questo breve dibattito su un tema così delicato e così importante. Abbiamo già sostenuto che chi nega l'Olocausto, chi nega la Shoah, chi nega fatti dimostrati storicamente e verità storiche andrebbe condannato per il reato di imbecillità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), che è un reato purtroppo non presente nel nostro codice penale ma che probabilmente andrebbe introdotto.
  Abbiamo detto che la condanna etica e morale di chi si permette di negare fatti storici e verità storiche inconfutabili da testimonianze e documenti meriterebbe una condanna, da parte della società, da parte della civiltà e da parte della nostra comunità, ben peggiore rispetto ad una condanna di natura penale.
  È ovviamente ignobile, Presidente, poter semplicemente pensare di negare fatti come questi, ma anche altri tipi di genocidio e sono stati citati in precedenza quello inerente alla Foibe o il genocidio della popolazione armena, genocidio della popolazione armena che tra l'altro qualche popolo che si vorrebbe fare entrare in Europa – e mi riferisco alla Turchia – continua a negare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), nonostante qualcuno voglia introdurre e voglia far sì che la Turchia possa entrare in Europa.
  Detto questo – e quindi la nostra posizione da questo punto di vista non si può e non si deve assolutamente prestare a fraintendimenti –, noi siamo l'unica forza politica che più volte in quest'Aula – e non solo in quest'Aula – ha fortemente criticato l'effetto e l'impatto della «legge Mancino», al punto tale da promuovere addirittura una raccolta di firme per cancellare una legge che è una legge liberticida. La «legge Mancino» è una legge liberticida, è una legge che vuole mettere in galera le idee, che vuole mettere in galera la libertà di espressione e noi, finché avremo voce e finché questo Parlamento ci darà voce, difenderemo la libertà di espressione, la libertà di idee, la possibilità di potere esprimere liberamente il proprio pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini); circostanza questa che, purtroppo, in questo Parlamento ormai viene sempre più limitata e viene sempre più messa nell'angolo.
  Difendiamo il diritto di parola, difendiamo il diritto di poter esprimere le proprie opinioni, anche opinioni che non condividiamo. Difendiamo, inoltre, la possibilità di mantenere il diritto inalienabile di esprimere il proprio pensiero.
  Ed è per questo che, nel momento in cui si ritiene opportuno, quest'Aula ritiene opportuno, di introdurre un'aggravante speciale che rischia di configurarsi, caro collega Fiano, comunque come un'eccessiva Pag. 59e particolare limitazione alla libertà di opinione, il nostro limite, il nostro livello di valutazione si ferma alle considerazioni che abbiamo poc'anzi fatto, anche laddove questa aggravante rischia non solo di gravare di un'eccessiva responsabilità la magistratura, ma, soprattutto, rischia di gravarla di un'eccessiva discrezionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini); discrezionalità che, non sempre nel bene, ma spesso e volentieri nel male, sfocia in un arbitrio rispetto a circostanze e ad eventi di natura penale a cui quotidianamente assistiamo nella quotidiana vita.
  Ed è il motivo per cui, Presidente, riprendendo le premesse fatte sulla Shoah e sull'Olocausto, ma ancorate ad una legge che noi abbiamo sempre contrastato, che limita, cancella e comprime in maniera antidemocratica, a nostro avviso, ed eccessivamente liberticida il diritto di parola e il diritto di espressione di ogni cittadino e di ogni popolo, il gruppo della Lega Nord si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Il nostro ordinamento non prevede, come, invece, accade in altri Stati, una legge specifica in materia di negazionismo, anche perché, quando si parla di negazionismo e dell'ipotesi di introdurre un reato ad esso collegato, si finisce quasi sempre per affrontare la questione relativa alla libertà di opinione. E anche oggi questo è accaduto in quest'Aula, perché la vicenda del negazionismo, come qualsiasi valutazione su qualsiasi altro evento storico, abbraccia inevitabilmente la sfera del diritto di opinione.
  E chi si schiera contro l'introduzione del reato di negazionismo non è necessariamente un negazionista, ma lo fa asserendo che tale fattispecie penale andrebbe ad intaccare una delle libertà fondamentali, quella di poter esprimere liberamente il proprio pensiero, quella di maturare autonomamente giudizi su fatti storici, vicini o lontani che siano.
  Giuste o sbagliate, le idee devono, quindi, poter essere sempre espresse e non si può perseguire una qualunque persona per aver manifestato quella che è soltanto un'opinione: su questo assunto si basa chi oggi si è dimostrato, sia pur parzialmente, contrario a questo provvedimento.
  In realtà, però, come emerge chiaramente dai lavori parlamentari, nel testo in esame si è scelto non di perseguire il negazionismo in quanto tale, ma di inserire la fattispecie di negazionismo in un provvedimento che colpisce non tanto chi nega l'esistenza della Shoah o di altri crimini contro l'umanità, fra quelli, naturalmente, che sono anche stati elencati in atti ufficiali di organismi internazionali, ma, piuttosto, si intende punire chi, a seguito di questa negazione, istiga a commettere reati gravissimi, reati riconducibili alla sfera del terrorismo; ipotesi, questa, quanto mai attuale nel nostro Paese per le ben note situazioni di conflitto internazionale con una parte del mondo islamico.
  La punizione del negazionismo a titolo di aggravante, come è inserita nella norma che stiamo per approvare e che abbiamo esaminato oggi, tende proprio ad evitare l'introduzione di un reato di opinione, suscettibile di confliggere con i diritti fondamentali garantiti all'articolo 21 della Costituzione. Nel testo in esame, infatti, viene colpita non l'opinione, ma l'istigazione e l'incitamento a compiere altri tipi di reati.
  Quindi, credo che, nel suo complesso, questa norma, pur intervenendo in una materia molto delicata, sia stata predisposta in modo equilibrato e, per questa ragione, il voto convinto di Scelta Civica va nella direzione di approvare questo provvedimento, quanto mai significativo, comunque, in un momento nel quale spesso la libertà di opinione si traduce in atti che con le opinioni non hanno nulla a che fare, ma che sono pericolosissimi per la nostra convivenza civile (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 60

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Comincerei da aspetti che sono apparentemente tecnici, in quanto questo provvedimento «sale» sulla legge Mancino, che è, in realtà, la vecchia creatura di Oronzo Reale, passata alla storia.
  Ma le modifiche di Mancino, che dovrebbero presidiare l'odio razziale, tecnico, nazionale o religioso, sono tra le meno frequentate della storia della Repubblica e queste ulteriori modifiche che introduciamo non avranno miglior sorte. Qualche volenterosa procura, sporadicamente, forse, ne segnalerà l'esistenza, ma sul piano dell'effettiva applicazione temo che non vedremo quasi nulla. Diciamo che i negazionisti, quelli in servizio permanente effettivo, possono continuare sereni, come oggi accade – attenzione – in raduni, convegni e manifestazioni pubbliche, cui già si potrebbe e dovrebbe applicare la «legge Mancino» e invariabilmente, invece, non accade.
  Si dice che recepiamo la direttiva europea contro il razzismo, la xenofobia e l'istigazione all'odio razziale. È vero, peccato che nelle legislazioni vigenti in Europa, qua e là, ogni tanto, questa direttiva trovi accoglienza, qua da noi invece no. Il Senato ha scelto una strada di mediazione, non una fattispecie autonoma di reato e punizione della condotta istigatoria pubblica. Quello che ha fatto il Senato noi, in parte, lo abbiamo disfatto, perché è quel «pubblico» che noi oggi, tra l'altro, abbiamo fatto saltare.
  Questo è un elemento di riflessione, temo che il ritorno al Senato di questo testo sarà difficoltoso. Ma questa mediazione ha sopito il dibattito che ha accompagnato sempre, anche nelle passate legislature, questa vicenda. In sede di discussione sulle linee generali ricordavo le opinioni di Ginzburg, Luzzatto, De Luna, Rodotà, e tanti altri, sulla libertà di opinione e di ricerca storica. Noi siamo dell'idea che il negazionismo vada contrastato prevalentemente sul piano culturale, politico e sociale. Convinzione sulla quale vedo che siamo tutti, o quasi, d'accordo, peccato che poi nei fatti questo contrasto non sempre venga esercitato.
  Contrariamente a molti dei colleghi intervenuti siamo convinti che comunque stiamo tracciando un limite alla libertà di opinione. Resta insomma forte il convincimento che lo Stato non possa entrare a gamba tesa, ad esempio, lo citavo, sulla ricerca storica, come sulle libertà di pensiero e parola che la Costituzione giustamente garantisce. Questa limitazione c’è, seppure in questa forma che abbiamo definito, insomma, attenuata. È un prezzo che si può pagare a contatto di atti, tesi e culture che ci riportano ad alcuni dei periodi più bui della nostra storia ? Parliamo di totalitarismi, di guerre, di stermini, di uomini e donne, corpi, nel tritacarne di spaventosi dispositivi biopolitici. Come vedete non ho una risposta netta a questa domanda.
  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Comincerei da aspetti che sono apparentemente tecnici, in quanto questo provvedimento «sale» sulla legge Mancino, che è, in realtà, la vecchia creatura di Oronzo Reale, passata alla storia.
  Ma le modifiche di Mancino, che dovrebbero presidiare l'odio razziale, etnico, nazionale o religioso, sono tra le meno frequentate della storia della Repubblica e queste ulteriori modifiche che introduciamo non avranno miglior sorte. Qualche volenterosa procura, sporadicamente, forse, ne segnalerà l'esistenza, ma sul piano dell'effettiva applicazione temo che non vedremo quasi nulla. Diciamo che i negazionisti, quelli in servizio permanente effettivo, possono continuare sereni, come oggi accade – attenzione – in raduni, convegni e manifestazioni pubbliche, cui già si potrebbe e dovrebbe applicare la «legge Mancino» e invariabilmente, invece, non accade.
  Si dice che recepiamo la direttiva europea contro il razzismo, la xenofobia e l'istigazione all'odio razziale. È vero, peccato che nelle legislazioni vigenti in Europa, qua e là, ogni tanto, questa direttiva trovi accoglienza, qua da noi invece no. Il Senato ha scelto una strada di mediazione, non una fattispecie autonoma di reato e punizione della condotta istigatoria pubblica. Quello che ha fatto il Senato noi, in parte, lo abbiamo disfatto, perché è quel «pubblico» che noi oggi, tra l'altro, abbiamo fatto saltare.
  Questo è un elemento di riflessione, temo che il ritorno al Senato di questo testo sarà difficoltoso. Ma questa mediazione ha sopito il dibattito che ha accompagnato sempre, anche nelle passate legislature, questa vicenda. In sede di discussione sulle linee generali ricordavo le opinioni di Ginzburg, Luzzatto, De Luna, Rodotà, e tanti altri, sulla libertà di opinione e di ricerca storica. Noi siamo dell'idea che il negazionismo vada contrastato prevalentemente sul piano culturale, politico e sociale. Convinzione sulla quale vedo che siamo tutti, o quasi, d'accordo, peccato che poi nei fatti questo contrasto non sempre venga esercitato.
  Contrariamente a molti dei colleghi intervenuti siamo convinti che comunque stiamo tracciando un limite alla libertà di opinione. Resta insomma forte il convincimento che lo Stato non possa entrare a gamba tesa, ad esempio, lo citavo, sulla ricerca storica, come sulle libertà di pensiero e parola che la Costituzione giustamente garantisce. Questa limitazione c’è, seppure in questa forma che abbiamo definito, insomma, attenuata. È un prezzo che si può pagare a contrasto di atti, tesi e culture che ci riportano ad alcuni dei periodi più bui della nostra storia ? Parliamo di totalitarismi, di guerre, di stermini, di uomini e donne, corpi, nel tritacarne di spaventosi dispositivi biopolitici. Come vedete non ho una risposta netta a questa domanda.

  PRESIDENTE. Onorevole Villecco Calipari ! Grazie.

  DANIELE FARINA. Mentre in Europa risorgono muri e recinti «concentrazionari» che pensavamo perduti in un oscuro passato. Si tratta di domande e temi delicatissimi per i quali Sinistra Ecologia Libertà ha voluto creare uno spessore, allargare lo sguardo, presentando alcuni emendamenti volti ad espungere dal nostro ordinamento reati che, residuati dal periodo fascista, continuano ad inquinare quel campo, palesemente confliggendo con l'articolo 21 della Costituzione repubblicana. Si tratta di un retaggio ingiustificato, così lo abbiamo definito già nella discussione sulle linee generali, che abbisognerebbe di una sfrondatura radicale. Parliamo di disfattismo politico, di associazioni antinazionali, di vilipendio alla nazione italiana, cospirazione politica mediante associazioni, vilipendio alla bandiera, e ne cito alcuni, che sono tutti reati, o meglio, sono tutti anacronismi già oggetto di provvedimenti della Corte costituzionale. Reati superati da altre e successive legislazioni che abbiamo qualificato Pag. 61come non sempre felici, in quanto spesso emergenziali, ma comunque reati che non hanno più motivo di continuare, oscuramente, a incombere sulla nostra libertà, sul nostro diritto di manifestare il pensiero e l'opinione. Ma anche questa volta, come abbiamo visto, non se ne è fatto niente. Con queste preoccupazioni, con questi rilievi, con quel lavoro che abbiamo svolto e sollevato, annuncio comunque il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questo mio intervento per esprimere il voto favorevole del mio gruppo con quanto disse il giudice Jackson al termine della requisitoria del processo di Norimberga. Erano lì processati tanti gerarchi nazisti. Disse: se voi, signori della Corte, doveste dire di questi uomini che essi non sono colpevoli, sarebbe come dire che non vi è stata guerra, non vi sono cadaveri, non vi è stato delitto.
  L'olocausto del popolo è costato la vita a 6 milioni di ebrei. Allora, noi oggi ci apprestiamo a mettere un ulteriore tassello rispetto a quello che la storia ci ha tramandato. Non siamo qui per fare il processo alle idee o per intervenire sulle opinioni. Assolutamente no. Siamo qui, però, per fare in modo che quello che la storia ci ha trasferito non sia negato più ed è con questo provvedimento che andiamo ad individuare le responsabilità anche di chi questo non voglia accettare.
  Non è, nel recente passato, che noi per la prima volta poniamo questo problema. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione degli Stati Uniti che condanna senza riserve qualsiasi diniego dell'olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario. Vi è la decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio dell'Unione europea, che ha impegnato proprio gli Stati membri a combattere e li ha obbligati a sanzionare penalmente certe forme di espressione di razzismo, xenofobia e istigazione all'odio.
  È sulla scia di queste considerazioni che già nelle passate legislature il problema si era posto. Si era posto allorquando era Ministro Mastella e aveva per la prima volta proposto un disegno di legge in tal senso. Si era riproposto con il Ministro Alfano, nel momento in cui fu individuato il Giorno della memoria. Si era riproposto nella scorsa legislatura, allorquando l'esame di un disegno di legge non fu concluso proprio perché finì la legislatura. Si ripropone in questa legislatura ed è stato già approvato dal Senato con una votazione quasi all'unanimità.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Marotta. Onorevole Polidori... Grazie.
  Prego, onorevole Marotta.

  ANTONIO MAROTTA. Con questo provvedimento si scrive una pagina importante della storia del nostro Paese, un provvedimento che, in maniera precisa e senza alcun tentennamento, determina un baluardo per la difesa della libertà di tutti contro chi, ancora oggi, in maniera sicuramente interessata e andando contro la storia recente e passata, tenta di negare la Shoah, offendendo tante vittime e colpendo chi difende il valore universale della memoria.
  Ma, per andare sul piano tecnico, ossia all'indicazione della normativa che ci apprestiamo a votare, devo riferirmi alle considerazioni, che pure ho sentito ed apprezzato, dell'onorevole Capezzone con riferimento a quello che è il problema culturale, il problema di pensare che possa essere aberrante sindacare o individuare le idee e il pensiero delle persone, o a quanto diceva l'onorevole Buttiglione. Io devo dire che, a questo punto, la condanna morale di cui parlava l'onorevole Buttiglione non è sufficiente. C’è bisogno di qualche cosa in più ed è questo quello che ci apprestiamo a votare, ma con un senso di misura e di responsabilità.
  Infatti, nell'evoluzione di questo provvedimento si è passati da un articolo di Pag. 62legge ad un'aggravante rispetto ad un provvedimento che già esiste. Quindi, noi interveniamo su un provvedimento che già esiste – ed è stato qui richiamato –, che è la vecchia legge Reale, rivista da Mancino. E in che cosa consiste questo provvedimento ? Consiste nell'individuare una condotta che non è e non attiene all'idea o all'espressione di un'idea, ma attiene ad un comportamento nei fatti, nei gesti e nel modo di usare l'espressione che può e deve essere previsto come ipotesi di reato. Non è l'idea che vogliamo colpire. Non è il ragionamento degli studiosi. Non è il problema dei professori e della dottrina. Non è un problema di revisionismo ! È un problema di negazionismo, è qualcosa di diverso, e abbiamo il dovere di agire per lasciarlo e per fare in modo che determinati comportamenti che la storia ci ha lasciato non si verifichino più. È solamente questo comportamento, non travolgendo, ma salvaguardando la libertà di espressione. E quindi si prevede un'aggravante di pena di tre anni se la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento a commettere atti di discriminazione razziale si fondano, in tutto o in parte, nella negazione della Shoah, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra. Questo è il fatto tecnico che ci apprestiamo a votare. Non lo nascondiamo e non parliamo di libertà di opinione, che nel caso di specie ci riguarda ben poco.
  Un Paese civile come l'Italia non poteva restare escluso dal novero degli Stati che hanno avvertito l'esigenza di dotarsi di strumenti normativi in grado di combattere non solo i crimini di genocidio o contro l'umanità, ma anche quelle attività di propaganda, come appunto il negazionismo, capaci di fuorviare soprattutto le generazioni più giovani su quanto accaduto in tempi non tanto lontani. Con l'approvazione di questa proposta di legge, l'Italia colma un ritardo normativo non più tollerabile, per la quale dobbiamo andare fieri come italiani e come costruttori di una società libera, democratica e scevra da ogni forma di discriminazione.
  Per questi motivi, ribadisco il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare al provvedimento al nostro esame, quanto mai opportuno per rafforzare la repressione di ogni crimine di genocidio e di ogni crimine contro l'umanità e che serva ad impedire che dei folli teoremi negazionisti prendano piede, soprattutto nelle menti delle generazioni più giovani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, il 14 dicembre del 1938, in quest'aula, con l'unanimità dei consensi, furono votate le famigerate legge razziali e un esito altrettanto infausto segnò, appena dopo sei giorni, al Senato, il 20 dicembre dello stesso anno, l'approvazione, a scrutinio segreto, di quelle norme, che facevano seguito alla pubblicazione del cosiddetto Manifesto della razza, vale a dire l'enunciazione teorica, pseudo-scientifica, della superiorità della razza ariana e delle differenze rispetto a razze minori; e tutto questo avveniva in un contesto culturale nel quale pochissime furono le voci che si levarono in dissenso.
  Ricordo l'intervento di Benedetto Croce, che espresse letteralmente ribrezzo per quanto si stava ponendo in essere, e la coraggiosa testimonianza di Ernesta Bittanti, vedova di Cesare Battisti, che pubblicamente prese posizione contro queste iniziative legislative, raccogliendo insulti e contumelie dalla stampa di regime, venendo definiti, sia lei che Benedetto Croce, come giudei onorari.
  Ed è per questo che con la legislazione repubblicana, proprio perché forte era il debito morale nei confronti della comunità ebraica e della storia di quel popolo, si è affermato da subito un indirizzo legislativo che ha posto degli argini significativi rispetto ad ogni tentativo di reintroduzione di forme di discriminazione razziale. Ed è per questo che nella nostra Costituzione, all'articolo 3, uno dei limiti ritenuti assoluti e inderogabili, a proposito delle discriminazioni e della disparità di trattamento, è proprio quello sulla razza, che Pag. 63non conosce eccezioni in nessun'altra norma della nostra Costituzione.
  È sempre in linea con questo indirizzo e con questa sensibilità che il nostro Parlamento, nel 1967, primo tra i Parlamenti in Europa, vota la legge sulla prevenzione e repressione del delitto di genocidio, il cui articolo 8 – voglio ricordarlo a quanti oggi, durante il dibattito, esprimevano timori e perplessità rispetto al possibile scivolamento verso il reato di opinione –, da circa cinquant'anni, reprime l'istigazione e l'apologia del genocidio. Quindi, si tratta di un limite anche rispetto all'attività che viene posta in essere sotto il profilo della propaganda e dell'attività, appunto, di esaltazione di determinati fatti storici.
  Il testo che oggi noi licenziamo rappresenta, a nostro avviso, un punto di equilibrio estremamente apprezzabile, innanzitutto perché, con gli emendamenti approvati oggi pomeriggio dall'Aula, noi abbiamo lasciato sostanzialmente inalterato l'impianto normativo esistente. Da un lato, non è più modificata la legge Mancino, che persegue le condotte che si traducono nella istigazione all'odio razziale e alla discriminazione razziale, e non viene modificato l'articolo 414 del codice penale, che, peraltro, proprio di recente ha formato oggetto di un intervento ulteriore da parte del Parlamento, con il decreto-legge del febbraio 2015, convertito nell'aprile scorso, il cosiddetto decreto antiterrorismo.
  Dunque, l'impianto sanzionatorio resta inalterato. Si introduce, però, in maniera significativa un'ipotesi di aggravante rispetto alle condotte contemplate dalla legge Mancino. Questa aggravante consiste nell'utilizzo, nell'attività di incitazione e soprattutto nell'attività di promozione di forme di discriminazione e di forme di odio razziale, dell'argomento negazionista. Nella norma esaminata e – mi auguro – approvata presto dall'Assemblea trova ingresso il termine della Shoah, che, peraltro, non è nuovo nella nostra legislazione. Infatti, già la legge istitutiva della Giornata della memoria ha espressamente fatto riferimento a questo tragico e importante fatto storico, rispetto al quale la nuova norma introduce formalmente un'ipotesi di aggravante.
  Devo dire, anche rispondendo a quanti hanno affermato che sostanzialmente con questo intervento legislativo si corre il rischio, segnalato da alcuni storici, di tribunalizzare la storia, noi abbiamo voluto, attraverso l'ancoraggio a decisioni di tribunali internazionali e soprattutto ad atti assunti da organismi internazionali dei quali l'Italia è membro e componente, la possibilità di rendere il riferimento agli articoli 6, 7 e 8 dello statuto del Tribunale penale internazionale – articoli che disciplinano i delitti di genocidio, di crimini contro l'umanità e crimini di guerra – ad accadimenti e fatti che siano oggettivamente identificabili e che soprattutto abbiano formato oggetto di un pronunciamento reso in sede internazionale, in ambito giurisdizionale o in ambito istituzionale.
  E, dunque, non vi è nessun rischio, da questo punto di vista, di lasciare spazio ad arbitri e a interpretazioni disancorate da qualsiasi riferimento e da qualsiasi parametro. E l'introduzione di questo limite, rispetto al testo licenziato dal Senato, riduce fortemente l'ambito di discrezionalità e pone anche il magistrato dell'ordinamento giuridico italiano esclusivamente nella sola condizione di dover esaminare se la condotta del soggetto giudicato è una condotta che, con l'uso della pratica negazionista, abbia semplicemente portato avanti un'azione di istigazione all'odio razziale e atti di ulteriore violenza, che comunque di per sé sarebbero già oggetto di perseguimento in sede penale. Questo va a garanzia della limitazione della discrezionalità del giudice, ma anche a garanzia della libertà di ricerca scientifica, della libertà di ricostruzione storica e della libertà di opinione, che trova una sua espressione anche nel fenomeno del cosiddetto revisionismo storico, che, come sappiamo, è cosa ben diversa dal negazionismo ed è cosa che deve essere contestabile, censurabile, non condivisibile sul piano scientifico e sul piano dialettico, ma sicuramente deve trovare pieno ingresso Pag. 64tra le libertà di una società matura, tanto nel dibattito accademico e nel dibattito scientifico, quanto in quello politico e sociale.
  Dunque, nessun pericolo, nessun rischio per la libertà di espressione del pensiero. Del resto, lo scudo costituzionale, non solo dell'articolo 21 sulla libertà di manifestazione del pensiero, ma anche degli articoli 9 e 33 sulla libertà della ricerca scientifica e della cultura più in generale, avrebbe in ogni caso garantito da qualsiasi rischio di arbitrio o di interpretazioni restrittive un'eventuale norma che avesse avuto una diversa formulazione.
  Dunque, un testo sostanzialmente equilibrato, un testo in linea con i precedenti della legislazione nazionale, un testo rispetto al quale il gruppo di Forza Italia convintamente darà il proprio voto favorevole, in linea anche con quella politica di attenzione e di amicizia verso lo Stato di Israele e il popolo ebraico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questa legge con cui si va a disciplinare l'aggravante di negazionismo e i reati di pubblica istigazione o propaganda di delitti è senz'altro una legge che ha uno spirito buono, ma è un testo giuridicamente aberrante.
  Se pensiamo alle priorità del Paese e alle urgenze, dobbiamo pensare ovviamente anche a questo provvedimento, che, di certo, non è né prioritario, né urgente. Basti solo pensare che il reato di tortura, che il nostro Paese sta aspettando da più di trent'anni, è ancora nelle melme del Senato e ne stiamo aspettando l'approvazione, quindi con ritorno alla Camera, da praticamente tre anni, dall'inizio della legislatura.
  Che questo provvedimento possa cozzare con i diritti costituzionalmente garantiti e, quindi, essere oggetto di una pronuncia della Corte costituzionale noi non lo sappiamo, di certo non lo possiamo escludere. Ma possiamo assolutamente dire che qualche problemino con la libertà di pensiero questo testo lo ha.
  Un altro problema di questo testo è, ovviamente, che, se dobbiamo approvarlo, se dobbiamo approvare questa legge, questa legge deve essere per tutti i genocidi, per tutti i crimini di guerra, per tutti gli atti contro la dignità dell'uomo e non solo per i genocidi più famosi, non solo per i crimini di guerra più famosi.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ferraresi. Dietro all'onorevole Ferraresi, se possibile, grazie, quel gruppetto... Anche lassù... Grazie. Prego, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. E, quindi, non possiamo discriminare tra genocidi e crimini di guerra famosi e quelli meno famosi. Lo dobbiamo fare per tutti, se vogliamo approvare questa legge.
  Noi siamo, Presidente, l'organo legislativo dello Stato che deve fare leggi prima di tutto efficaci, leggi non discriminatorie e leggi applicabili; e, in questo senso, Presidente, all'interno di questa proposta di legge si esprime anche un principio contraddittorio rispetto a quello approvato dalla riforma del processo penale appena inviata al Senato, ovvero quello della riserva di codice. Inserire le norme penali e lasciarle nel codice penale e non più nelle leggi speciali è un principio di buonsenso, che dà la possibilità al cittadino di conoscere meglio le leggi a cui dovrà sottostare e al giudice una maggiore facilità nell'interpretazione e nell'applicazione.
  Purtroppo questo, però, non è successo, perché si è andati ancora ad incidere sulla legge del 1975, la legge Mancino, che, come è già stato ripetuto, è inapplicata e, quindi, il MoVimento 5 Stelle ha fatto una controproposta, ovvero una proposta omogenea di introdurre questa aggravante di negazionismo insieme ad un'altra aggravante, che è quella dell'istigazione a commettere un delitto per motivi razziali, etnici o religiosi, all'interno della sua sede propria, ovvero l'articolo 414 del codice penale, Pag. 65che è il reato di istigazione. Inserendo questa fattispecie dentro quel reato, non si andava più ad incidere sulla legge Mancino, ma su una fattispecie propria del codice penale, che avrebbe creato anche una certa organicità a livello di sistema.
  Questo non è stato fatto, non è stato fatto dal Senato, anche se riconosciamo chiaramente la buona iniziativa del Senato, che però ha peccato dal punto di vista tecnico-giuridico e questo è anche il valore del bicameralismo, ovvero cercare di scoprire se ci sono delle magagne, dei punti deboli delle leggi e possibilmente ripararli.
  Crediamo che in questo provvedimento, Presidente, che è poco efficace e poco applicabile nonché non urgente, ci siano delle storture insanabili. Abbiamo fatto proposte di modifica, ovvero il fatto che l'aggravante di negazionismo fosse fondata su un accertamento giudiziale da parte di un organo di giustizia internazionale, oppure fosse accertata sulla base di una decisione di un organo sovranazionale di cui l'Italia è membro. Due semplici inserimenti avrebbero di fatto sottratto una discrezionalità praticamente infinita al nostro giudice, considerato che molte volte si scriminano e si attaccano le fattispecie e i giudici perché non applicano le fattispecie in una maniera totalmente aperta. Quindi, cerchiamo di ridurre la discrezionalità e che cosa cerchiamo di dire al giudice ? Che poteva applicare l'aggravante di negazionismo con i caratteri dell'articolo 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, che dà una definizione, solo se ci fosse stato l'accertamento delle responsabilità di genocidio o altro crimine di guerra da parte di un organo di giustizia internazionale o da parte di una decisione di un organo sovranazionale di cui l'Italia è membro, per non creare altre problematiche.
  Si dirà: noi abbiamo fatto un inserimento con cui diciamo che il giudice deve tenere conto delle sentenze in questo senso passate in giudicato e dei fatti contenuti nelle stesse. Benissimo: però il problema – lo dico al sottosegretario, perché è un problema giuridico importante – non è tanto questo, perché è ovvio che il giudice terrà conto dei principi enunciati da Norimberga o da altri tribunali, tribunali penali internazionali, tribunali ad hoc che si andranno ad esprimere sul genocidio. È ovvio che il giudice terrà conto di queste sentenze passate in giudicato, ci mancherebbe che non fosse così ! Ma il problema, Presidente, sottosegretario, riguarda quei genocidi e quei crimini di guerra che hanno il punto interrogativo, ovvero che non sono stati accertati da nessun organo di giustizia internazionale e che non sono stati presi in considerazione da decisioni di un organo sovranazionale di cui l'Italia è membro; e quindi cosa accadrà ? Per questi possibili genocidi, con il punto interrogativo, al fine di dimostrare che sono riconducibili agli articoli 6, 7 e 8 dello statuto e quindi ai quali è applicabile l'aggravante di negazionismo per istigazione o propaganda, cosa si dovrà fare ? Il giudice italiano – facciamo conto un giudice di Bologna, un giudice di Roma – da solo dovrà andare a verificare se effettivamente, visto che non ci sono sentenze, non ci sono decisioni, a sua descrizione, se il genocidio o il crimine contro l'umanità, il crimine di guerra è stato compiuto o meno.
  Perché se il genocidio è stato compiuto, allora sarà possibile l'applicazione dell'aggravante di negazionismo, se non sarà possibile dimostrare che il genocidio è stato compiuto, allora non ci sarà l'aggravante di negazionismo e questa responsabilità, voi, in maniera molto tranquilla e pacata, la state dando al giudice di merito, al giudice italiano, non a un organo di giustizia internazionale che potrà applicarla negli anni e interpretarla negli anni, no, non agli storici, non ai professori, ma a un giudice italiano. Quindi, nel caso in una regione «x» venissero sterminati centomila cittadini e questo genocidio fosse ancora in fase di accertamento da parte di un tribunale internazionale oppure assolutamente non preso in considerazione, e Tizio istigasse al delitto di genocidio oppure ad un delitto riguardante un crimine Pag. 66contro l'umanità, qualsiasi, fattispecie della norma, e negasse che questo genocidio sia mai avvenuto, fattispecie penale, il giudice italiano dovrà andare a verificare, per applicare la norma sul negazionismo, se effettivamente in questa regione, senza che nessuno storico magari si sia pronunciato o nel caso ci sia un conflitto fra storici, senza che nessun tribunale internazionale si sia pronunciato, senza che nessun organo sovranazionale si sia pronunciato, Tizio, giudice italiano del tribunale di Roma, dovrà accertare se questo genocidio si è compiuto, oppure, no. Voi vi rendete conto della responsabilità che stiamo dando ai giudici e della discrezionalità totale ? Vi rendete conto del fatto che sia aberrante fare una legge con questi criteri ? È folle, è folle.
  Ecco perché, Presidente, sottosegretario, colleghi, pur rilevando una certa bontà nell'iniziativa dei colleghi del Senato, il gruppo del MoVimento 5 Stelle, non per ideologia, ma per principi tecnico-giuridici e per principi di buona legislazione e di assoluta responsabilità nei confronti di magistrati e cittadini italiani, nonché per l'assoluta certezza di andare ad applicare una norma penale così delicata, si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Grazie Presidente, questa proposta di legge non guarda al passato, questa proposta di legge che ci apprestiamo a votare in questo ramo del Parlamento vuole guardare al futuro. Qui noi non abbiamo discusso oggi di storia, né io vorrei che fossero i parlamenti a discutere di storia, né vorrei che fossero i magistrati a discutere di storia, noi vogliamo, invece, evitare che la storia, quella peggiore, quella degli stermini, dei crimini contro l'umanità si ripeta e che la sua ripetizione possa passare da un incitamento a ripeterla nei suoi aspetti violenti e discriminatori e che questa condotta incitatoria possa prendere le mosse da una storia negata o falsata.
  Il negazionismo nega la realtà storica di alcune vicende, in particolare il negazionismo come termine nasce, in questi ultimi decenni, con riguardo alla Shoah, nega la realtà di alcune vicende storiche, nonostante esse siano state accertate sulla base di documenti, di testimonianze, di prove materiali, di evidenze massicce nel numero, inoppugnabili, e da sentenze. La realtà di quelle vicende è dimostrabile, dimostrata, certificata e in ballo in questa legge non è il giudizio sulla realtà, ma i comportamenti che da quel giudizio possono derivare, ovvero, l'aggravante che può derivare nelle condotte. Il caso più clamoroso – è stato detto, e questo Parlamento, per fortuna, si trova unanime nella condanna, e ci mancherebbe, di quegli atti – riguarda i crimini commessi dal nazismo e la Shoah, lo sterminio di milioni di ebrei e non solo, di antifascisti, di antinazisti, di disabili, di rom, di testimoni di Geova, di omosessuali nel corso delle azioni sterminatorie dei movimenti fascisti e nazisti. Uno sterminio che i negazionisti negano sia mai avvenuto, negano che i campi di sterminio fossero adibiti a quell'eliminazione e ritengono che l'Olocausto sarebbe dunque un mito costruito dagli Alleati e dall'Unione sovietica per garantire i propri interessi alla fine del conflitto e per dare sostegno al popolo ebraico e, infine, allo Stato di Israele. Ma anche se questa opinione è una menzogna, in democrazia essa, perlomeno nella nostra democrazia, con il nostro testo costituzionale, non può e, anzi, direi, non deve divenire un reato.
  Il negazionismo va contrastato e sconfitto, sanzionando comportamenti e condotte, non pareri e giudizi sulla storia, per quanto falsi e persino ignobili essi siano ai miei occhi e agli occhi di tutti. È proprio dalla ricerca dell'equilibrio tra questi fondamentali principi che nasce l'esigenza di questa legge, del testo che stiamo discutendo. E nasce la scelta di non inserire nel codice penale una nuova e specifica fattispecie di reato e di procedere, invece, con la proposta che è all'esame in materia Pag. 67di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra modificando l'articolo 3 della legge n. 654 del 1975. Contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, cioè quell'articolo 6 che del crimine di genocidio dice e specifica le fattispecie del reato terribile del genocidio, cioè un atto che abbia l'intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso; dei crimini contro l'umanità, cioè uno degli atti di seguito elencati: l'omicidio, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione, il trasferimento forzato della popolazione, l'imprigionamento e altre forme di privazione, la tortura, lo stupro, la persecuzione razziale, nazionale, etnica, culturale, religiosa, sessuale, la sparizione forzata delle persone, l'apartheid e altri atti inumani contro chi ? Un esteso e sistematico attacco contro gruppi di popolazioni civili e con la consapevolezza delle conseguenze di quell'attacco; infine, i crimini di guerra, per i quali molte altre volte la Corte ha dato la definizione.
  Pertanto, noi non stiamo parlando di opinioni; ci basiamo su una estesa e chiara definizione che appartiene al complesso giuridico internazionale, ai trattati che noi abbiamo approvato, e questa proposta di legge, approvata in prima lettura al Senato l'11 febbraio, ratifica ed esegue la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966. Dunque, noi abbiamo voluto toccare con grande attenzione i temi che sono stati portati in quest'Aula. Abbiamo voluto circoscrivere alle sole condotte istigatorie commesse pubblicamente, utilizzate come aggravamento (la fattispecie che rileviamo in questo testo) della pena nei casi in cui la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento all'odio si fondino in tutto o in parte sulla negazione della Shoah ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra. Ma insomma, esiste o no questo problema ? Esiste o no, oggi, di fronte ai massacri che siamo costretti a vedere quotidianamente nel mondo ? Esiste o no, di fronte alla continua coazione a ripetere di forme di discriminazione nel nostro Paese o nel resto del mondo, di forme di istigazione alla discriminazione o di apologia della discriminazione, che si basano, nel nostro Paese, sulla negazione colpevole della storia ? Ho sentito dire che la legge Mancino in questo Paese non è stata applicata. Non è vero. La legge Mancino, in questo Paese, la legge che colpisce proprio le condotte di reato legate alla diffusione di idee discriminatorie, all'istigazione all'atto discriminatorio, è stata citata. In molti altri Paesi e in particolare nei Paesi che hanno vissuto direttamente il nazismo (penso alla Germania e all'Austria) è punito il reato di negazionismo, e noi, fedeli al principio della libera espressione delle idee inscritta nella nostra Carta costituzionale, non abbiamo voluto proporre un reato di negazionismo. Non abbiamo voluto sanzionare l'idea di un giudizio sulla storia, per quanto esso aberrante possa essere, ed è questo l'esercizio più difficile di chi vuole salvaguardare un principio laicamente sacro della Costituzione: la salvaguardia della libertà di espressione del pensiero.
  Ma non può essere libera, nel nostro Paese, l'istigazione alla discriminazione: essa non è libertà di pensiero, essa è un reato contro la persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ed è il fondamento della possibilità di ripetere gli elementi più negativi della storia che questo Paese (e ringrazio il collega di Area Popolare che l'ha citato), in questo Parlamento, ha già vissuto nell'autunno e poi nel dicembre del 1938.
  I Parlamenti – è successo nel nostro continente e in questo Paese – possono produrre leggi aberranti, discriminatorie, se nei Parlamenti e nei Paesi non vige la democrazia. Le Carte costituzionali sono fatte per sancire e difendere i principi di libertà. La nostra Costituzione ha stabilito dei limiti alla libertà: la XII Disposizione transitoria, che vieta l'apologia di fascismo e la ricostituzione del partito fascista; e la Pag. 68traduzione che di quella Disposizione transitoria fu fatta nel 1952 con la legge Scelba e con l'articolo 4; e le altre disposizioni inscritte poi, in tempi a noi più vicini, nella legge Mancino, quando abbiamo sanzionato la diffusione di idee discriminatorie.
  L'espressione libera del proprio pensiero è giusto che sia; l'idea di poter fondare sulla libera espressione di un giudizio storico la possibilità di difendere la discriminazione razziale, o di diffondere idee discriminatorie, questa fattispecie va combattuta, per il bene del futuro delle nuove generazioni di questo Paese e dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, su questa proposta di legge, su questo testo così come modificato e arrivato dal Senato, Alternativa Libera ha depositato e presentato un unico emendamento, che prevedeva al comma 1, lettera c), di aggiungere le parole: «e giudizialmente accertati da un tribunale internazionale competente». Il principio di questo emendamento è stato in qualche modo recepito ed assorbito da un emendamento della Commissione: ne siamo lieti, e quindi annuncio il voto favorevole di Alternativa Libera (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un breve ringraziamento il relatore per la maggioranza, onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare la Commissione e l'Aula per il lavoro svolto. Si tratta di un testo delicatissimo; credo che però tutti abbiano lavorato per arrivare e giungere ad un equilibrio che mi pare sia stato raggiunto. Io sono contento che questo voto ci sia due giorni prima dell'anniversario del rastrellamento e della deportazione degli abitanti del ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943. Ora il Senato dovrà riesaminare nei punti modesti, anche se significativi, che abbiamo dovuto ritoccare: sarebbe bello, anche se non si legifera solo in occasione di anniversari, che magari questa legge possa vedere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale magari in occasione di un altro anniversario, quello del 27 gennaio, Giorno della Memoria. Farebbe onore al Parlamento, e non sarebbe solo una cosa di oggi, ma come è stato detto, anche per il futuro di questo Paese (Applausi).

(Coordinamento formale – A.C. 2874)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2874)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2874, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Giampaolo Galli, Rampelli, Boccuzzi, Altieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 54 – «D'iniziativa dei senatori: Amati ed altri: Modifiche all'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Pag. 69Corte penale internazionale, e modifica all'articolo 414 del codice penale» (Approvato dal Senato) (2874):

   Presenti  448   
   Votanti  341   
   Astenuti  107   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato  340    
    Hanno votato no    1    

  La Camera approva (Vedi votazioni) (Applausi).

  (La deputata Oliaro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Secondo le intese intercorse lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Convalida di deputati.

  PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta dell'8 ottobre 2015, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati: Andrea Maestri, proclamato nella seduta del 1o luglio 2015, in sostituzione del dimissionario deputato Lapo Pistelli per la lista n. 15 – Partito Democratico nella XI Circoscrizione Emilia-Romagna; Beatrice Brignone, proclamata nella seduta del 23 luglio 2015, in sostituzione del dimissionario deputato Enrico Letta, per la lista n. 13 – Partito Democratico nella XIV Circoscrizione Marche; Giovanni Palladino, proclamato nella seduta del 23 luglio 2015, in sostituzione del dimissionario deputato Luciano Cimmino, per la lista n. 12 – Scelta civica con Monti per l'Italia nella XIX circoscrizione Campania 1; Antonio Cuomo, proclamato nella seduta del 29 luglio 2015, in sostituzione del deputato Fulvio Bonavitacola, per la lista n. 21 – Partito Democratico nella XX circoscrizione Campania 2, che ha optato per altra carica.
  Concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
  Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

In morte dell'onorevole Vito Li Causi.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Vito Li Causi, già membro della Camera dei deputati nella XV legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18).

  PRESIDENTE. Colleghi, forse non è chiaro, abbiamo concluso i nostri lavori, ora rimangono coloro che vogliono svolgere interventi di fine seduta e dovremmo fare in modo che possano farlo nel migliore dei modi. Colleghi, la seduta con le votazioni si è conclusa, quindi, onorevoli Corsaro, Pini... Colleghi, provo a ripetere in concetto: la seduta nella fase delle votazioni è conclusa, chi deve parlare è pregato di uscire dall'Aula. Prego onorevole Bragantini, si accomodi.
   Il primo che ha chiesto di parlare è l'onorevole Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Presidente, la ringrazio per questa opportunità che mi fornisce per rendere suo tramite un messaggio di grande preoccupazione e di allarme proveniente dalla regione Basilicata per quanto riguarda i servizi ferroviari, servizi essenziali e insostituibili che connettono una regione del sud con il resto del Paese. Purtroppo, già gli indici infrastrutturali condannano questa terra ad essere tra le regioni meno servite del nostro Paese, sia in termini ferroviari, sia in termini viari, sia in termini aeroportuali, per l'assenza di una continuità con il sistema trasportistico italiano. Quello Pag. 70che accade mi viene segnalato ogni ora e ogni giorno da una serie di comitati cittadini, ma anche da parte della regione Basilicata. Colgo l'occasione del fatto che proprio ieri l'ennesimo treno che connette Taranto con Roma, quindi quattro regioni del sud, ha accumulato ritardi vergognosi, per far dire suo tramite all'amministratore di Trenitalia e al Ministero vigilante, con a capo il Ministro Delrio, che se i servizi universali non sono più garantiti per una regione o per più regioni, allora conviene disdirli, recedere da questi contratti se debbono rappresentare un servizio inadeguato per migliaia di cittadini.
  Questa è la condizione della Basilicata. Per cui, Presidente, oltre alla denuncia, per suo tramite la prego di far giungere al Ministro Delrio la richiesta dei parlamentari di questa nostra Camera, affinché si possa arrivare nelle sedi competenti ad un dialogo serrato, ma concludente – perché sono migliaia gli atti di sindacato ispettivo che segnalano la vergogna di servizi ferroviari negati a questa regione –, per poter fare il punto e assumere delle decisioni.
  D'altro canto – e concludo, Presidente –, in un'audizione recente presso la Camera dei deputati, Commissioni riunite bilancio e trasporti, noi abbiamo potuto ascoltare le dichiarazioni dell'ingegner Soprano e dell'ingegner Elia, che si sarebbero impegnati a garantire trasporti ferroviari tra Roma e Potenza in tempi accettabili: due ore e quaranta. Ma, mentre pensiamo ai treni del futuro, vorremmo garantire i treni nel presente a condizioni accettabili.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Colleghi, torno a ripetere: coloro che non devono restare in Aula per intervenire o perché non vogliono ascoltare, sono pregati di uscire.
  Prego, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Oggi avrebbe dovuto aprire i lavori della giornata della legalità, organizzati dalla regione Lombardia, sulla trasparenza nella pubblica amministrazione. Come nei peggiori romanzi del crimine, l'impegno viene annullato, perché il vicepresidente Mario Mantovani, ex assessore alla sanità già da un mese, è finito in manette. Le accuse formulate in seguito all'indagine della Guardia di finanza: tangenti in sanità.
  Ma lo sapevate che questo signore, già assessore alla sanità, da appena un mese in regione, di mestiere fa l'imprenditore della sanità privata ? Assieme a lui, indagato e perquisito stamattina Massimo Garavaglia, assessore al bilancio della Lega Nord, braccio destro di Maroni.
  Salvini scende subito da una ruspa, dentro un campo rom, e corre immediatamente ad audire l'indagato in lacrime, per capire se i ladri sono i loro stretti alleati di governo oppure gli occupanti di un campo.
  Questo è il risultato delle alleanze della Lega, delle alleanze nel locale, delle alleanze nel nord: alleanze del malaffare, dei nostri affari. Aspettiamo con ansia le alleanze per amministrare le città di Roma, Bologna, Torino.
  Questa è la Lega e di chi si circonda. Cariche in pieno conflitto di interessi. Com’è possibile che faccia l'assessore alla sanità uno che costruisce e gestisce residenze sanitarie assistite e centri diurni per disabili ? È possibile, perché così funziona il vostro sistema di alleanze di casta, dalla Lega al Partito Democratico: soldi e sempre soldi per voi; mangiate su turni, come nelle mense di casta, tre forchette Michelin.
  La Lega lascia che un «multipoltronaro» di tal faccia è stato anche sottosegretario alle infrastrutture. Ma cos’è questo Ministero ?

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. L'università della ruberia ? Il bello e il cattivo tempo in campo sanitario in Lombardia e decide a chi dare tutti gli appalti che gli capitano a tiro. Ora avete più chiaro – vero ? – com’è facile...

Pag. 71

  PRESIDENTE. Grazie...

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... raggiungere i 6 miliardi di corruzione in sanità e addirittura 60 miliardi se si contano...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... gli sprechi e tutto quello che è il brodo di coltura della corruzione. Grazie, Presidente.

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Diciamo che meglio di così, oggi, la Lombardia non poteva festeggiare la giornata della trasparenza: con ben tre arresti, quelli di Mario Mantovani, di Forza Italia, vicepresidente della regione Lombardia – quindi, ricordiamo, del presidente Maroni della Lega Nord – ex assessore alla salute, Giacomo Di Capua, assistente storico di Mantovani, capo di gabinetto dell'assessorato alla sanità, e Angelo Bianchi, dirigente del provveditorato. I capi di imputazione sono: abuso d'ufficio, turbativa d'asta, corruzione e concussione. Hanno truccato appalti nel settore della sanità e dell'edilizia scolastica. Poi vi sono anche nove indagati, tra cui Massimo Garavaglia, della Lega Nord, assessore al bilancio e braccio destro di Maroni.
  Diciamo che questo dimostra una cosa chiara: quando ieri Salvini, che si è presentato in televisione, ha dichiarato: «Sono orgoglioso del governo della regione Lombardia, tutti compresi», ha dimostrato di non conoscere nulla del tessuto sociale nel quale opera il 90 per cento della sua campagna elettorale. Diciamo una cosa chiara: «Roma ladrona» è un fenomeno che abbiamo scoperto qui, ma che si è trasferito in Lombardia – e segue proprio le orme la Lega Nord, che ne parla da tanti anni – e grazie al partito della Lega Nord, che ha inserito e ha fatto man bassa di poltrone con tutti i suoi uomini, che oggi sono al centro di tutti gli scandali della Lombardia, tra cui anche Maroni stesso, che, ricordo, andrà a processo per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e induzione indebita in un'inchiesta che riguarda l'Expo, dimostrando di non essere stato in grado di allontanare le lobby dai soldi dei portafogli dei cittadini lombardi, che oggi pagano una malasanità e una mala gestione per colpa anche della Lega Nord.
  Annuncio che i nostri consiglieri regionali, che hanno fatto battaglie in questi tre anni per questi scandali, hanno già presentato una mozione di sfiducia contro il governo Maroni e speriamo che la giunta abbia il coraggio di mandare a casa...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  MANLIO DI STEFANO. ... una delle peggiori amministrazioni della regione Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi siamo qui e chiediamo ai partiti di avere il coraggio di liberare i cittadini lombardi da questa ignobile gestione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Manlio Di Stefano.
  Onorevole Manlio Di Stefano, solo perché rimanga agli atti, andare a processo vuol dire che un giudizio ancora non c’è stato.

  MANLIO DI STEFANO. Non ho capito, Presidente.

  PRESIDENTE. Onorevole Manlio Di Stefano, volevo fare questa precisazione: andare a processo vuol dire che un giudizio non c’è stato. Quindi, ladro, delinquente, eccetera, eccetera, ancora non lo è.

  MANLIO DI STEFANO. Ma non l'ho detto !

Pag. 72

  PRESIDENTE. Lo dico semplicemente perché (Commenti del deputato Bonafede)... Se lei prende il resoconto stenografico dell'intervento dell'onorevole Manlio Di Stefano (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Io sto qui e ascolto e non ho nessun motivo per dirvelo. Ho solo fatto una precisazione, che è di comune dominio, ed è utile ribadire che andare a processo vuol dire che un giudizio ancora ci deve essere. Tutto qui.

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Intervengo su una storia che è legata ad alcuni miei atti di sindacato ispettivo. L'avvocato cosentino Nicola Carratelli ha cercato di piegare la libertà di azione politica del consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle di Amantea, Francesca Menichino. Lo stesso legale ha provato anche ad impedirci l'esercizio del sindacato ispettivo parlamentare.
  Per una mediazione su una richiesta di 70 mila euro, via mail il legale Carratelli ha chiesto alla Menichino – cito il passaggio – «il riconoscimento pubblico, anche tramite comunicato stampa, di non essere mai stata aggredita dal signor Giuseppe Sabatino e di avere, quindi, inventato l'episodio contestato». Carratelli ha chiesto, inoltre, analogo riconoscimento da noi deputati del MoVimento 5 Stelle, che in proposito interrogammo il Ministro dell'interno. La vicenda riguarda una violenta opposizione al rilascio di dati pubblici da parte del Sabatino, allora responsabile dell'ufficio di ragioneria. Inoltre, per chiudere la partita il Carratelli ha chiesto al nostro consigliere comunale l'impegno ad astenersi dall'intervenire sul signor Sabatino e sul suo lavoro gratuito in municipio.
  Riassumo velocemente. Sabatino è un pensionato che nel comune di Amantea dirigeva la ragioneria e faceva pure il vicesegretario, di fatto sostituendo il segretario, spesso impegnato nei vicini comuni convenzionati. Sua figlia, Monica, è il sindaco, eletta nonostante l'articolo 61 del testo unico per cui, tra l'altro, è ineleggibile il figlio del segretario comunale. Arrivato alla pensione per la gestione dell'ufficio di ragioneria, Sabatino padre è stato incaricato dalla figlia di fare da tutor al segretario comunale, in attesa di essere sostituito da altro dipendente, da reclutare con concorso pubblico.
  Nella sua funzione di consigliere, la Menichino ha chiesto al municipio documenti della ragioneria e si è vista, invece, opporre, appunto, l'opposizione del Sabatino padre. Dunque, la Menichino sporse querela insieme ad un testimone...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nesci.

  DALILA NESCI. ... e il Sabatino la querelò a sua volta.
  A distanza di un anno dal pensionamento, Sabatino padre mantiene un ruolo improprio all'interno del comune di Amantea, perché il suo è un posto ancora vacante ed egli fa il tutore di un sostituto, che non c’è, come ha dimostrato un'ispezione dei senatori del MoVimento 5 Stelle Morra e Gaetti.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nesci...

  DALILA NESCI. Quindi, il mio intervento è solo per rendere nota la vicenda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Nesci, io interpreto il suo intervento non per rendere noto, perché lei non può illustrare il suo atto di sindacato ispettivo. È una sollecitazione perché venga data risposta all'interrogazione. Così la interpretiamo.

  ANDREA VALLASCAS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Desidero richiamare l'attenzione sulla drammatica situazione della Saremar, Pag. 73la società di cabotaggio marittimo che garantisce, in regime di pubblico servizio, i collegamenti in Sardegna con Carloforte e La Maddalena, oltre a gestire le coste tra la Sardegna e la Corsica.
  Il prossimo 31 dicembre, al termine di un procedimento di concordato preventivo, la Saremar cesserà di esistere. La regione, parallelamente alla messa in liquidazione della compagnia, sta predisponendo il nuovo bando per la privatizzazione dei quattro collegamenti, ma i tempi stringono e i dettagli dell'operazione sono molto fumosi.
  Le comunità de La Maddalena, di Carloforte, della Gallura e del Sulcis-Iglesiente sono strenuamente impegnate nella difesa del servizio fondamentale e nella salvaguardia dei livelli occupativi.
  Questa mattina a La Maddalena si sono dati appuntamento gli amministratori e i cittadini del territorio che, con le famiglie dei marittimi, hanno organizzato una grande manifestazione per dire «no» al fallimento della Saremar e per dire «no» alla privatizzazione del servizio.
  La vicenda Saremar ha molti aspetti controversi. È una storia fatta di errori e ritardi della pubblica amministrazione, errori e ritardi che oggi ricadono drammaticamente sui cittadini.
  Ricordo che la società faceva parte del gruppo Tirrenia ed è finita nell'ambito del procedimento di privatizzazione, che ha interessato, a partire dal 2009, la Tirrenia e le altre controllate. La Saremar è passata all'amministrazione regionale, che aveva l'incarico di procedere alla privatizzazione della società. La regione era orientata a mantenere una quota pubblica dell'azienda, che non sarebbe dovuta essere inferiore al 49 per cento: questo per rafforzare il principio che un servizio pubblico necessario, come quello erogato dalla compagnia, non poteva essere affidato interamente alle logiche del mercato, ma avrebbe dovuto essere garantito anche in assenza di profitto.
  Nel frattempo, la situazione della società è precipitata a causa di una sopravvenuta decisione della Comunità europea, che ha imposto alla Saremar di restituire alla regione 10 milioni e 800 mila euro, perché considerati aiuti di Stato incompatibili con il mercato comune.
  Concludo: considerata la rilevanza sociale ed economica della vicenda Saremar, credo che il Governo abbia il dovere di individuare una soluzione che scongiuri sia la svendita delle navi sia la privatizzazione delle rotte. A questo proposito, sollecito la risposta alla mia interrogazione in Commissione sulla Saremar n. 5-04636 del 5 febbraio 2015.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per richiamare l'attenzione sulla situazione dello stabilimento della Dr. Fischer di Alpignano. Da alcuni giorni i lavoratori dello stabilimento hanno occupato l'edificio contro l'ipotesi di chiusura; il timore si è fatto più forte dopo l'invio da parte dell'azienda di una lettera con la quale si comunicava di restare a casa e la sospensione della produzione. Inoltre, nessuno, a nome dell'azienda, si è presentato agli incontri convocati presso l'Unione industriale di Torino.
  La fabbrica produce lampadine e il gruppo tedesco, cinque anni fa, acquistò lo stabilimento e la produzione della Philips, che ad Alpignano ha avuto, in passato, anche 1.500 lavoratori. Oggi sono 62 e tutti si chiedono quali siano le intenzioni dell'azienda, che sta sfuggendo agli incontri, nonostante il piano industriale firmato solo lo scorso anno.
  Domenica 11 ottobre, domenica scorsa, davanti ai cancelli dell'azienda, si è tenuto un consiglio comunale aperto e tutte le istituzioni presenti hanno ribadito la loro disponibilità a collaborare per una soluzione positiva.
  Alpignano è la città dove è nata la lampadina in Italia ad opera di Alessandro Cruto, che realizzò il suo opificio di produzione della lampada ad incandescenza. Alpignano è legata alla storia dell'illuminazione Pag. 74e anche per questo segue con attenzione le vicende dei lavoratori: essi sono la storia industriale della città.
  Il Partito Democratico vuole esprimere la più forte solidarietà ai lavoratori e invita il Ministero del lavoro a fare tutto quanto è possibile per risolvere la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Dalle agenzie di stampa di venerdì scorso apprendiamo dell'ennesimo caso di morte bianca e di grave sfruttamento nel comparto agricolo. A Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, un operaio agricolo extracomunitario di circa trent'anni è morto a seguito del ribaltamento del mezzo sul quale lavorava. Ovviamente, gli inquirenti stanno indagando sulla dinamica dell'incidente, ma la vicenda è ancor più grave, e per questo ho parlato di sfruttamento, visto che sul corpo del povero ragazzo gli inquirenti non hanno rinvenuto alcun tipo di documento. Anche il datore di lavoro, immediatamente interrogato dalle autorità, non ricordava né il nome né il tipo di contratto dell'operaio.
  Penso che ci troviamo di fronte ad una violazione della dignità umana, che ci riporta ai periodi più bui della nostra civiltà. Disconoscere il nome di un essere umano significa, in qualche modo, privarlo della sua personalità, relegandolo al ruolo di oggetto, e questo è grave, oltre ad essere molto triste.
  Probabilmente, l'uomo proveniva da Castel Volturno, un luogo d'Italia che ospita circa 8 mila lavoratori agricoli regolari e altrettanti irregolari, provenienti dall'Africa subsahariana, che molto spesso sono sfruttati nelle campagne e vivono in condizioni disumane.
  Presidente, non possiamo più accettare che il nostro agroalimentare si macchi di sangue: non è degno di un Paese civile quale dovrebbe essere il nostro. Oltre a stringerci al dolore silenzioso e nascosto dei familiari del povero agricoltore ignoto, abbiamo presentato anche un'interrogazione sulla vicenda, per chiarire quali misure urgenti il Governo stia adottando per intensificare i controlli in materia di sicurezza e di lavoro in quelle aree del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente. Conosco personalmente Massimo Garavaglia; molti dei parlamentari qui presenti conoscono Massimo Garavaglia. Massimo Garavaglia, assessore in regione Lombardia, è una persona onesta, è una persona perbene, non è un delinquente, non è un criminale, non è un «tangentaro», non è stato condannato per nulla. Ad oggi pare – perché le informazioni sono informazioni che riceviamo unicamente da alcune fonti giornalistiche – sia stato indagato e pare che non abbia ancora ricevuto alcun avviso di garanzia da parte degli inquirenti. Quindi, io non accetto che nei confronti – ripeto – di una persona onesta e perbene, che si difenderà, se mai fosse, nel processo, all'interno del processo, possano essere utilizzate in quest'Aula parole diffamatorie e infamanti ! Non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Massimo Garavaglia, se mai dovesse essere, si difenderà, a differenza di Beppe Grillo, che invece è stato condannato per omicidio colposo. Quindi, invito la Presidenza e invito i colleghi del MoVimento 5 Stelle a ricostruire in maniera corretta una vicenda legata ad una persona che, chi ha potuto conoscerla, sa avere sempre fatto della rettitudine, della trasparenza, della correttezza e dell'onestà un tratto distintivo del proprio carattere umano, personale, professionale e politico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

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  CRISTIAN INVERNIZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente. Intervengo giusto per ricordare che non è che ci spaventino i deputati che attaccano la Lega Nord in Lombardia. Noi proveniamo da esperienze politiche; facciamo noi, almeno, politica da parecchio tempo. Ci ricordiamo, ad esempio, la famosissima inchiesta sulla tangente Finmeccanica in India, in base alla quale la Lega Nord avrebbe ricevuto 11 milioni di euro di finanziamento illecito. Ci ricordiamo i titoli dei giornali, ci ricordiamo le perquisizioni effettuate nella sede della Lega Nord a pochi mesi dalle ultime elezioni, che vorrei ricordare sono state vinte dal presidente Maroni, vinte democraticamente dal presidente Maroni. E ci ricordiamo – forse qualcuno, invece, in quest'Aula non se lo ricorda – che alla fine la famosa tangente di 11 milioni di euro data alla Lega Nord si è sgonfiata, malgrado Maroni, allora come adesso, fosse indagato. Infatti – ripeto – stiamo parlando di indagini.
  Mi permetta innanzitutto anche di ricordare a quanti hanno la memoria corta – e mi avvio alla conclusione – che non è che devono dare lezioni. Infatti, in Lombardia siamo andati al voto anticipato l'ultima volta perché fu la Lega Nord che tolse la fiducia ad una giunta che sembrava fosse implicata in questioni molto gravi, talmente gravi che la Lega Nord tolse la fiducia anche se eravamo in maggioranza. E siamo tornati al voto. Per cui guardate, queste cose le abbiamo viste e le abbiamo vissute. Ma mi permetta soprattutto di esprimermi, come ha già fatto l'onorevole Molteni, nei confronti di Massimo Garavaglia, che non è una persona che fa politica da due mesi, ma fa politica da una vita, è stato sindaco – mi avvio veramente alla conclusione e chiedo un attimo di pazienza –, è una persona specchiata, è un padre di famiglia, è una persona onesta ! Mi permetta di esprimere in assoluto la mia solidarietà, perché essere attaccati in questo modo semplicemente perché il Fatto Quotidiano riporta che «forse» c’è un avviso di garanzia sulla testa, mi sembra inaccettabile ! Se Massimo Garavaglia dovesse essere rinviato a giudizio e condannato, la Lega Nord sarà la prima a prendere le distanze e ad andare dritto – mi avvio veramente alla conclusione –, ma, per cortesia, di fronte a persone specchiate, non puntate il dito prima che lo dica la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 14 ottobre 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16)

  1. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2015.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1209 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PUGLISI ed altri: Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare (Approvata dal Senato) (C. 2957).
  e delle abbinate proposte di legge: PES ed altri; ELVIRA SAVINO; SANTERINI ed altri; MARZANO e MARTELLI (C. 350-910-2040-3019).
  — Relatore: Verini.

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1678 – Deleghe al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, Pag. 762014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Approvato dal Senato) (C. 3194-A).
  — Relatori: Mariani e Cera.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Rondini ed altri n. 1-01008, Di Vita ed altri n. 1-01009, Dorina Bianchi ed altri n. 1-01010, Nicchi ed altri n. 1-01011, Palese n. 1-01012 e Lenzi ed altri n. 1-01013 concernenti iniziative per assicurare adeguate risorse al Servizio sanitario nazionale e per l'introduzione del sistema dei costi standard quale presupposto per l'effettività del diritto alla salute.

  (ore 15)

  5. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 18,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl 9 e abb.-A – voto finale 459 376 83 189 310 66 62 Appr.
2 Nom. Pdl 2874 – em. 1.56 416 299 117 150 297 2 87 Appr.
3 Nom. em. 1.2 450 442 8 222 141 301 83 Resp.
4 Nom. subem. 0.1.100.2 451 443 8 222 146 297 82 Resp.
5 Nom. subem. 0.1.100.3 453 433 20 217 131 302 82 Resp.
6 Nom. subem. 0.1.100.4 450 306 144 154 295 11 82 Appr.
7 Nom. subem. 0.1.100.5, 0.1.100.1 456 448 8 225 446 2 82 Appr.
8 Nom. em. 1.100 449 319 130 160 318 1 82 Appr.
9 Nom. em. 1.54 459 449 10 225 3 446 82 Resp.
10 Nom. articolo 1 459 317 142 159 311 6 82 Appr.
11 Nom. articolo agg. 1.04 453 370 83 186 64 306 82 Resp.
12 Nom. articolo agg. 1.01 458 376 82 189 60 316 81 Resp.
13 Nom. articolo agg. 1.03 458 375 83 188 61 314 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2874/1 464 429 35 215 135 294 81 Resp.
15 Nom. Pdl 2874 – voto finale 448 341 107 171 340 1 78 Appr.