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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 497 di mercoledì 7 ottobre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bernardo, Bonafede, Michele Bordo, Caparini, Capelli, Carbone, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Fedriga, Fico, Galati, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Lauricella, Leva, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Palazzotto, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Ravetto, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Legge annuale per il mercato e la concorrenza (A.C. 3012-A); e delle abbinate proposte di legge: Causi e Benamati; Marco Di Stefano ed altri; Moretto ed altri; Colletti ed altri; Vignali; Russo ed altri; Simonetti ed altri (A.C. 2437-2469-2684-2708-2733-3025-3060).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3012-A: Legge annuale per il mercato e la concorrenza; e delle abbinate proposte di legge: Causi e Benamati; Marco Di Stefano ed altri; Moretto ed altri; Colletti ed altri; Vignali; Russo ed altri; Simonetti ed altri nn. 2437, 2469, 2684, 2708, 2733, 3025 e 3060.

Pag. 2

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3012-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3012-A).
  Ricordo che da ultimo, nella seduta di ieri, il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.
  Ha chiesto di parlare per una precisazione il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, ho chiesto la parola per precisare e modificare alcuni dei pareri. Mi riferisco, in particolare, all'ordine del giorno Gebhard n. 9/3012-A/10, su cui era stato espresso un parere contrario, che io vorrei modificare in favorevole con riformulazione. Propongo cioè di inserire nel dispositivo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di promuovere le opportune iniziative per l'armonizzazione delle normative». Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bargero n. 9/3012-A/58, il Governo aveva proposto una riformulazione. Ad una più attenta rilettura del testo, riteniamo che sia inutile, perché la nostra proposta è già compresa nella formulazione originaria, quindi il parere è semplicemente favorevole.
  Mentre, per quanto riguarda gli ordini del giorno Polidori n. 9/3012-A/62 e Colletti n. 9/3012-A/69, il parere su entrambi viene modificato ed è contrario.

  PRESIDENTE. Il parere è quindi contrario sugli ordini del giorno Polidori n. 9/3012-A/62 e Colletti n. 9/3012-A/69.
  Ricordo che l'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3012-A/1 è inammissibile, mentre l'ordine del giorno Lenzi n. 9/3012-A/2 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccadutri n. 9/3012-A/3, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prodani n. 9/3012-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/3012-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Losacco n. 9/3012-A/6 e Carrescia n. 9/3012-A/7, accettati dal Governo.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/3012-A/8, non accettato dal Governo.
  Invito intanto i colleghi in primis a stare in silenzio, specie quelli intorno all'oratore che sta per parlare, e gli altri a prendere posto, se possibile. Prego, onorevole Villarosa.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, mi fa piacere sentire il Governo e la maggioranza contrari al mio ordine del giorno, che chiede semplicemente – almeno così l'Aula lo sa – di prevedere che le chiamate degli operatori delle società di vendita e distribuzione di beni e servizi debbano essere integralmente registrate, con obbligo di preavviso per l'utente. Anche per quei problemi che abbiamo raccontato più volte, che l'ottimo Moreno Morello di Striscia la notizia sta raccontando sulle truffe telefoniche, che sfruttano proprio la possibilità di non registrare integralmente la telefonata, quindi di fare l'offerta off the record e poi successivamente fare la registrazione del momento in cui si è preso in giro il cliente, mi fa piacere che sia il Governo sia la maggioranza vogliano che queste operazioni vadano avanti; anche perché non è un emendamento, quindi non c’è un problema di influenza sull'aspetto normativo del testo, è un ordine del giorno che possono introdurre in qualsiasi momento. È un principio che credo sia ovvio e Pag. 3rimango veramente stupito da questo parere negativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Invito i colleghi a liberare l'emiciclo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3012-A/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Su, che giorno è fatto... Ricordo ai colleghi che i venti minuti che la Presidenza dà servono proprio a prendere la tessera per le votazioni elettroniche. Impegno. Non estraete la tessera... Di Lello, Rizzetto. Abbiamo ancora un paio di colleghi a piazza Venezia, li aspettiamo e poi chiudiamo la votazione... Colleghi, per favore ! Onorevole Bianconi ha la tastiera bloccata. Tolga la pallina, non la tessera, onorevole Bianconi. C’è, controlli. Ci siamo ? Giordano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  382   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  279).    

  (La deputata Capua ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n. 9/3012-A/9, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dellai n. 9/3012-A/11, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/3012-A/12, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bini n. 9/3012-A/13, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisano n. 9/3012-A/14, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/3012-A/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Frusone, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  388   
   Votanti  383   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 102    
    Hanno votato
no  281).    

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sammarco n. 9/3012-A/15, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giampaolo Galli n. 9/3012-A/16, con il parere favorevole del Governo.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Russo n. 9/3012-A/17, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare il Governo per l'accoglimento dell'emendamento...

Pag. 4

  PRESIDENTE. Ordine del giorno.

  PAOLO RUSSO. ...seppure riformulato, in quanto facilita una interpretazione corretta, garantendo così che lo sconto sia consentito, nelle aree a tariffazione più alta, a quanti non hanno fatto incidenti, siano cioè virtuosi da 5 anni e al momento intendano, per quanto discriminatorio, adottare l'uso della scatola nera. Per questo ringrazio il Governo.

  PRESIDENTE. Precisiamo che la riformulazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/3012-A/10 è stata accettata dal presentatore, che non insiste per la votazione.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/3012-A/18, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/3012-A/19, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Da Villa n. 9/3012-A/20, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/3012-A/21, con il parere favorevole del Governo.
  Chiedo alla presentatrice se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3012-A/22, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, veramente ci tengo a sottolineare un fatto, ossia quanto accaduto ieri rispetto a questo ordine del giorno. Ieri, in cinque minuti, si sono sovvertiti totalmente tutti i paradigmi che sono stati messi in atto per un anno e mezzo riguardo agli ingegneri, alle società di ingegneria e alle società di capitali. In cinque minuti è cambiato tutto.
  Poi, nel momento in cui noi chiediamo di «(...) accelerare, con riferimento anche al settore idrico, l'approvazione di efficaci misure volte a garantire condizioni di maggior favore per gli utenti domestici in condizioni economiche e sociali più disagiate, nonché a garantire il quantitativo di acqua minimo vitale», allora mi si dice «a valutare l'opportunità di» ? A valutare l'opportunità di dare il minimo supporto idrico ai cittadini ? Io credo che sia una follia, Presidente, però mi tocca veramente accettare questa riformulazione, ma non posso non sottolinearla !

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Nicchi n. 9/3012-A/23, Zaratti n. 9/3012-A/24 e Ricciatti n. 9/3012-A/25, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ferrara n. 9/3012-A/26, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferrara n. 9/3012-A/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini, D'Ambrosio, Folino, Colaninno, Lombardi, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  413   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 100    
    Hanno votato
no  313).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Placido n. 9/3012-A/27, con il parere contrario del Governo.Pag. 5
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Placido n. 9/3012-A/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Borghi, Fossati, Borghesi, Di Staso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  419   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  277).    

  (Il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/3012-A/28, con il parere contrario del Governo.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, solo per segnalare che analogo ordine del giorno, che chiedeva ai fondi pensione italiani di investire una quota minima delle loro attività in titoli di debito di piccole e medie imprese, cartolarizzati o meno, circa un anno fa venne accolto dal Governo; per cui mi chiedo se il parere contrario io lo debba interpretare come un cambio di linea da parte del Governo o come una svista.
  Noi avevamo presentato, secondo il principio repetita iuvant; da intendere in questo non iuvant, perché il Governo ha cambiato idea. Quindi, vorrei un chiarimento da questo punto di vista.

  PRESIDENTE. Se il Governo non intende fornire chiarimenti, lo poniamo in votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/3012-A/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Costantino, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  416   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no  375).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gallinella n. 9/3012-A/29, su quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Schirò n. 9/3012-A/30, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/3012-A/31, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/3012-A/32, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3012-A/33, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Spessotto n. 9/3012-A/34, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.Pag. 6
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spessotto n. 9/3012-A/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  428   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  296).    

  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carinelli n. 9/3012-A/35, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/3012-A/36, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/3012-A/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  422   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  283).    

  (Il deputato Magorno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/3012-A/37, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9/3012-A/38, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/3012-A/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Quintarelli, Marzano, D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  435   
   Astenuti   2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  318).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lorefice n. 9/3012-A/39, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/3012-A/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore «Miraglia» Pag. 7di Lauria, in provincia di Potenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Di Lello, Brignone, Grassi, Tancredi, Bolognesi, Marroni, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  427   
   Astenuti   2   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  276).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vallascas n. 9/3012-A/41, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3012-A/42, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/3012-A/43, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Ho saltato l'ordine del giorno Crippa n. 9/3012-A/40.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Noi qui chiedevamo una cosa semplicissima, che le scatole nere fossero degli strumenti di misura. Voi avete scritto all'interno della legge che la scatola nera ha anche la capacità di attribuire delle responsabilità in caso di sinistri. Allora, vorrei comprendere come, rilevando anche la velocità della macchina in questo caso, potrebbe andare a sancire, più o meno, se il guidatore rispettava o meno il codice della strada. Ma come si fa visto che, con una sentenza della Corte, è stato sancito che gli autovelox debbano essere degli strumenti di misura certificati periodicamente e tarati. Perché, invece, ci dobbiamo fidare di una scatola nera che installa un'assicurazione. Per qualsiasi attività che interverrà sulla macchina (una botta, un incidente) la scatola nera, secondo voi, funzionerà sempre e comunque correttamente ? Questo porterà ad avere dei contenziosi infiniti. Volete adeguarla e considerarla uno strumento di misura, altrimenti faremmo la figura dei contatori di misura elettrici per cui oggi ci sono già cause su cause (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3012-A/40, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  435   
   Votanti  431   
   Astenuti   4   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  277).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Fantinati n. 9/3012-A/44, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  MATTIA FANTINATI. Grazie Presidente, io volevo soltanto sollevare una questione: il mio ordine del giorno è stato presentato con le stesse parole, identico, esattamente quattro mesi fa, e ha avuto parere favorevole da parte del Governo. Pag. 8Ora mi chiedo come mai oggi mi si chiede di «valutare l'opportunità di». Mi chiedo a questo punto, anche da un punto di vista politico, quante teste ci sono, quanti colori ha questo Governo. Facendo una cronistoria si può vedere che effettivamente non ha una voce unica. Questo ordine del giorno viene da una mozione sul made in Italy approvata – qualcuno lo ricordava anche ieri – in Aula con parere favorevole. È stato fatto un emendamento a quella mozione che è stato bocciato. È stato fatto un ordine del giorno sul quale è stato espresso parere favorevole, un emendamento che è stato bocciato e un nuovo ordine del giorno, uguale a quello di quattro mesi fa, che adesso viene bocciato. Un po’ di coerenza, grazie.

  PRESIDENTE. A questo punto non ho capito come devo interpretare il suo intervento, onorevole Fantinati: lei accoglie la riformulazione o chiede di porre in votazione l'ordine del giorno ?

  MATTIA FANTINATI. Chiedo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Quindi, si intende con parere contrario. Prendo atto che lei non accetta la riformulazione.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Rileggendo il testo e le ragioni che hanno portato ad esprimere il parere, il parere diventa favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto, a questo punto, che l'ordine del giorno Fantinati n. 9/3012-A/44 è accolto e non si insiste per la votazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/3012-A/45, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Galgano n. 9/3012-A/47, Vargiu n. 9/3012-A/48, Catalano n. 9/3012-A/49 Palese n. 9/3012-A/50 e Zoggia n. 9/3012-A/51, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rabino n. 9/3012-A/52, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Antimo Cesaro n. 9/3012-A/53, Pinna n. 9/3012-A/54, Catania n. 9/3012-A/55, Monchiero n. 9/3012-A/56 e Sottanelli n. 9/3012-A/57, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bargero n. 9/3012-A/58.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3012-A/59, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Intervengo per specificare che le richieste sostanziali sono che i consorzi possano gestire non solo gli imballaggi su tutto il territorio nazionale e non solo i loro imballaggi.
  Per cui, in ogni caso, accetto la riformulazione però voglio portare all'Assemblea il tema e dire che, insomma, la riformulazione è comunque debole. È bene che ci sia perché forse sarà la volta buona che iniziamo ad occuparci del tema seriamente.

  PRESIDENTE. Quindi, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3012-A/59.
  Prendo, altresì, atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scuvera n. 9/3012-A/60, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 9
  Onorevole Caparini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3012-A/61, su cui il Governo ha espresso parere contrario ?

  DAVIDE CAPARINI. Presidente, immagino che la contrarietà a quest'ordine del giorno da parte del Governo nasca anche dal fatto che, essendo materia molto specifica e articolata, magari una sommaria lettura – come è quella che avviene prima di una votazione di quasi un centinaio di ordini del giorno – non consente la dovuta quanto necessaria comprensione.
  Stiamo parlando di un principio che è sacrosanto ovvero quello della ripartizione sui territori sfruttati, a favore delle genti di quei territori, dell'utilizzazione e in alcuni casi dello sfruttamento della ricchezza di quei territori. È un principio che abbiamo affermato alcuni anni fa proprio qui, per quanto riguarda la coltivazione di idrocarburi. Penso alla Sicilia che trattiene sul suo territorio una larghissima fetta dei proventi dei concessionari proprio per soddisfare questo principio. Per cui, chi supporta, chi è purtroppo vessato dalle infrastrutture e non solo, ma anche dall'inquinamento che i concessionari provocano, poi in qualche modo deve vedersi risarcito.
  Il principio del risarcimento, quindi, dello sfruttamento di una risorsa o di una ricchezza naturale noi lo ribadiamo attraverso questo ordine del giorno per quanto riguarda il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche, che sono prossime a venire, su cui quest'Aula si dovrà evidentemente confrontare e che hanno una portata notevole sia per quanto riguarda il gettito ovviamente dello Stato, sia l'economia nazionale, ma anche – e questo è il punto su cui io voglio porre l'attenzione – anche per quanto riguarda le autonomie locali.
  Dato che il Governo ha anche impugnato recentemente una legge della regione Lombardia, che trattava proprio il rinnovo delle concessioni e anche l'imposizione di addizionali per quanto riguarda proprio i concessionari idroelettrici, chiedo al Governo di prendere in considerazione questo ordine del giorno anche come spunto per un futuro dibattito, che quest'Aula dovrà fare, proprio in attuazione delle leggi che abbiamo fino ad oggi approvato e che necessitano dei decreti attuativi, e che inoltre ovviamente concerne una linea di azione per quanto riguarda il rinnovo di queste grandi concessioni che interesserà tutto l'arco alpino e non solo.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, sono disponibile a modificare il parere se il collega Caparini accetta la riformulazione del dispositivo in questi termini: «impegna il Governo a valutare le opportune iniziative...» e via di seguito.

  PRESIDENTE. Perfetto. Prendo atto che non si insiste per la votazione dell'ordine del giorno, come riformulato.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Polidori n. 9/3012-A/62, su cui vi è il parere contrario del Governo.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente. Io rimango veramente sorpreso dal comportamento del Governo, perché ieri sera il rappresentante del Governo, la sottosegretaria Vicari, aveva espresso parere favorevole con riformulazione, che impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di...». Non si riesce, quindi, a comprendere perché, davanti ad una proposta di riformulazione, peraltro accettata già ieri sera, il Governo modifichi il parere rispetto ad un semplice auspicio su questo tema.
  Per questo motivo ritengo che almeno una spiegazione vada data. Infatti, questa mattina si è detto che si cambiava il parere. Se avessimo proceduto ieri sera alla formalizzazione, così come sta avvenendo adesso in Aula, Presidente, mi sembra che le cose sarebbero andate diversamente. Quindi, io invito a un'ulteriore riflessione e, in caso di conferma del Pag. 10parere totalmente negativo, a spiegare le motivazioni del perché ieri sera «sì» e questa mattina «no».

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Capisco il rammarico. Però avviene su diversi ordini del giorno che una rilettura porti a una modifica in un senso o in un altro. In questo senso, mi spiace che sia una modifica che va in senso più restrittivo, ma una rilettura complessiva ha consigliato il Governo a evitare anche quel tentativo che pur era stato fatto – e che viene in genere fatto sugli ordini del giorno – di risolvere alcune difformità con la riformulazione. Mi dispiace che il collega Palese se ne dolga, ma confermo il parere contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese ?

  ROCCO PALESE. Chiedo la votazione dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Polidori n. 9/3012-A/62, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  437   
   Astenuti  4   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 157    
    Hanno votato
no  280).    

  (I deputati Gutgeld e Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/3012-A/63, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3012-A/64, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3012-A/64, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Costantino, Beni, Malpezzi, De Rosa, Calabrò.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  443   
   Astenuti  2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 166    
    Hanno votato
no  277).    

  (I deputati Gutgeld e Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Ricordo che l'ordine del giorno Mongiello n. 9/3012-A/65 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/3012-A/66, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/3012-A/66, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 11
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  443   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 158    
    Hanno votato
no  285).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/3012-A/67, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Coppola n. 9/3012-A/68, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/3012-A/69, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/3012-A/69, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricciatti, Gianluca Pini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  449   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  293).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mura n. 9/3012-A/70 e Abrignani n. 9/3012-A/71, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Pili n. 9/3012-A/72, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  MAURO PILI. Presidente, non so se il Governo abbia valutato attentamente questo parere contrario, ma qui si chiede di tutelare i prodotti lattiero-caseari italiani e quelli DOP in particolar modo dalle produzioni che utilizzano latte in polvere. La posizione è stata espressa in maniera molto netta e molto chiara in Commissione agricoltura da più parti e lo stesso Ministro competente ha detto di voler valorizzare la norma italiana che vieta l'utilizzo di latte in polvere nel prodotto lattiero-caseario prodotto in Italia. Ma soprattutto qui si chiede di evitare che sia omessa la dichiarazione di utilizzo di latte in polvere per i prodotti importati in Italia. Credo che il parere contrario sia davvero inaccettabile e per questo io chiedo ovviamente di modificare il parere, altrimenti di votare.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, semplicemente per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Pili.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/3012-A/72, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 12
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  449   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 174    
    Hanno votato
no  275).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/3012-A/73, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Preciso che per un errore materiale l'ordine del giorno n. 9/3012-A/31 non è l'ordine del giorno dell'onorevole Basilio, ma è l'ordine del giorno dell'onorevole Basilio Catanoso, su cui c’è un parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che la riformulazione viene accolta dal proponente. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3012-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie signor Presidente, vorrei ringraziare, sia le Commissioni, che i presidenti delle Commissioni perché hanno svolto un ottimo lavoro, anche se si poteva fare di più. Questo disegno di legge l'aspettavamo da parecchio tempo perché, come sappiamo, esso viene fuori dall'articolo 47 della legge n. 99 del 2009.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Di Gioia. Colleghi, per favore !

  LELLO DI GIOIA. È una legge annuale che doveva essere presentata già in tempi passati perché il nostro Paese, questo Paese, secondo alcuni istituti di ricerca, sull'efficacia del sistema antimonopolistico risulta al centesimo posto su 144 Paesi. Questo significa che nel nostro Paese ci sono radicalizzazioni di posizioni, vi sono lobby che intervengono nel mantenimento di posizioni di potere. E da questo ne deriva anche, come tutti quanti sappiamo, una condizione per la corruzione e, quindi, la non crescita del nostro Paese, tant’è vero che la stessa OCSE prevede che in un sistema liberalizzato, in un mercato di concorrenza, vi è la possibilità di aumentare il PIL di circa 2,6 punti percentuali nell'arco di cinque anni. Questo significa che il nostro Paese ha necessità di concorrenza sul mercato per liberalizzare risorse o per liberare risorse, per far crescere le imprese e soprattutto per tutelare i consumatori.
  In questo provvedimento vi sono elementi interessanti che, secondo il nostro punto di vista, dovevano essere approfonditi ancora di più. Mi riferisco, per esempio, al sistema energetico, al sistema delle telecomunicazioni, al sistema dei trasporti pubblici locali e alle questioni delle poste in quanto tali, anche se sappiamo che c’è un problema che riguarda la loro privatizzazione e la collocazione.
  Ma vi sono elementi, per esempio, su cui è necessario discutere e ci auguriamo che, nella lettura al Senato, si possano modificare, così come le questioni sulle assicurazioni, le questioni che riguardano le professioni, la professione notarile o quella degli studi ingegneristici, quelle, per esempio, delle farmacie, su cui condividiamo l'impostazione che, nella discussione che è stata fatta qui alla Camera, alcuni colleghi, alcuni gruppi hanno esplicitato con grande fermezza e convinzione. Quindi, vi è la necessità di andare, nella lettura al Senato, a un approfondimento delle questioni anche nella loro risoluzione.
  Ma vorrei sottolineare e, quindi, anche soffermarmi su un aspetto che ritengo importante, anche se in esso vi sono delle contraddizioni; mi riferisco all'articolo 15 di questo provvedimento che parla dei cosiddetti fondi pensioni o delle pensioni complementari. Certo, è stato un lavoro interessante quello che si è sviluppato Pag. 13perché, per esempio, il fatto stesso di ridurre – in un momento in cui vi è difficoltà, e quindi vi sono, come posso definirle, delle «fuori immissioni», se così possiamo chiamarle, di lavoratori dal mondo del lavoro – la possibilità da 48 mesi a 24 mesi per coloro i quali sono inoccupati e che, quindi, hanno la possibilità di poter avere quella quantità di pensione sui cosiddetti fondi pensione, lo ritengo un fatto interessante, anche se è interessante, come è stata definita dalla Commissione, la questione di poter stabilire una riduzione, anche fino a dieci anni, di quelli che sono i termini delle pensioni stesse, per quanto riguarda le categorie professionali.
  Tuttavia, vi sono delle contraddizioni anche qui che, credo, debbano essere affrontate, perché il ragionamento che dobbiamo sviluppare sulle pensioni complementari, al di là di quello che può essere il tavolo tecnico che si andrà a formare al Ministero del lavoro e delle politiche sociali con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha una sua connessione con quello che è il welfare in generale, con quello che stiamo discutendo per ciò che riguarda la flessibilità, per quelli che potranno essere i rendimenti che si avranno in un sistema quando avremo la condizione del sistema contributivo in generale. In buona sostanza dobbiamo discutere con grande approfondimento questi che sono i termini delle pensioni complementari o dei fondi complementari.
  Come d'altronde le contraddizioni di cui parlavo sono evidenti, perché da un punto di vista si parla di quelle che possono essere le definizioni e, quindi, il mantenimento dei cosiddetti fondi negoziati e il non aprire ai fondi in generale, ma dalla stesso punto di vista si va a definire che, comunque, la norma che riguarda il TFR non è più regolamentata dai contratti e dalla contrattazione aziendale. Ecco, sono delle contraddizioni che volevo porre all'attenzione dell'Aula e, quindi, anche, all'attenzione del Governo, perché si possa ridiscutere all'interno del Senato e quindi rimodificare e fare in modo che vi sia più incidenza nella condizione, nella definizione dell'apertura al mercato e della stessa concorrenza.
  Noi siamo profondamente convinti della necessità di incidere su queste questioni, siamo profondamente convinti, come ho detto precedentemente, che l'apertura al mercato significhi crescita, che l'apertura al mercato e, quindi, la concorrenza significhi non soltanto tutelare i diritti dei consumatori e dei cittadini, ma significhi far crescere questo Paese. Insieme alle riforme che si stanno attuando e che sta attuando questo Governo io credo che il Paese possa realmente avere quelle condizioni importanti, non soltanto per crescere dello 0,9 per cento o dell'1 per cento, ma per crescere di più e, quindi, dare una speranza, dare una certezza, costruire quelle condizioni perché i giovani possano ritrovare quella condizione di restare in questo Paese e mettere a frutto quelle che sono le proprie intelligenze e le proprie professionalità.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LELLO DI GIOIA. Ritengo e sottolineo, e con questo mi avvio a concludere, che voteremo a favore di questo provvedimento.
  È necessario guardare al sud, e anche in questo provvedimento vi sono alcune penalizzazioni del sud. Noi pensiamo che al di là delle dichiarazioni c’è necessità di mettere in agenda una grande politica di rilancio per il Mezzogiorno d'Italia e per dare speranza ai cittadini di quell'area. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Buongiorno. Grazie Presidente. Il disegno di legge oggi all'esame della Camera per il voto finale è sicuramente un disegno di legge che si aspettava da tanto tempo e sicuramente, come tutte le leggi, poteva essere migliore e poteva essere migliorabile. Ma sotto questo aspetto io dico che, rispetto al testo Pag. 14uscito dal Governo, questa volta il lavoro fatto dalle due Commissioni finanze e attività produttive è stato un lavoro molto corretto. Un lavoro che ha modificato molte delle sperequazioni eccessive, delle corse che erano state in qualche modo prodotte con il testo uscito dal Governo. È stato temperato dal Parlamento in maniera più prudente nelle sue liberalizzazioni, ma non per operazioni lobbistiche come qualche volta ho sentito dire, per spostamenti rispetto a soggetti che in qualche modo premevano verso il Parlamento. Ma è avvenuto su dei ragionamenti oggettivi, dei ragionamenti fondati sulla riflessione e sulla logica. Da cosa è nato questo tipo di atteggiamento ? È nato dalle ottantadue audizioni che le Commissioni attività produttiva e finanze hanno svolto rispetto ai molti soggetti coinvolti – perché ricordo che questo è un provvedimento che copre molti spazi degli argomenti all'esame del nostro Parlamento. Ripeto, ottantadue audizioni nelle quali sono stati evidenziati dai soggetti che abbiamo audito, sia dalla parte delle imprese sia dalla parte dei consumatori, quelli che potevano essere gli scenari diversi che rappresentava questo provvedimento. Allora, proprio su questo sono state fatte delle sintesi in maniera corretta. Faccio due esempi per tutti. Il primo è quello della liberalizzazione verso il notariato, verso i notai. Era stata introdotta una norma che prevedeva che per la vendita degli immobili fino a 100 mila euro il cittadino, l'utente, potesse rivolgersi ad un legale invece che ad un notaio. Ebbene, dalle audizioni svolte in questo settore, sia, ovviamente, per quelle che sono le associazioni del notariato ma anche le associazioni degli avvocati – ma ripeto ancora di più, e sembrerebbe una cosa abbastanza singolare, anche dalle associazioni di consumatori – è emersa la paura di smontare un sistema che comunque funzionava, un sistema che dava garanzie – chiunque di noi che entrava in uno studio notarile di sentiva rassicurato rispetto all'atto che andava a fare. Ebbene, dall'esame di queste audizioni venivano fuori queste perplessità. Per cui noi, in maniera assolutamente forte rispetto all'iniziativa del Governo, abbiamo ribaltato questo concetto e abbiamo considerato i concetti di competitività e di efficienza in maniera diversa, chiedendo ai notai di aumentare il loro numero in Italia, di essere più presenti perché poi la concorrenza è, appunto, l'aumento di questa platea. Invece, abbiamo lasciato che il meccanismo, che in qualche modo ha sempre funzionato, tra la conservatoria e i notai restasse per tutti, e non differendo il tipo di compravendita. Per cui, sotto questo profilo, proprio questo tipo di atteggiamento sta a significare che molte volte il Parlamento ha audito, e sentendo quelli che sono i soggetti interessati, le persone interessate, può fare delle scelte diverse che alla fine hanno trovato la concordia anche del Governo. Un altro settore sul quale noi siamo intervenuti e abbiamo fortemente voluto un cambiamento della politica del Governo è, per esempio, quello dell'energia. Sull'energia era stato previsto un cambiamento del mercato tutelato, cioè il mercato che è quello attraverso il quale l'acquirente unico acquista – che è posseduto dallo Stato, indirettamente dal GSE – acquista l'energia per venderla poi a un determinato numero di cittadini attraverso il mercato tutelato.
  Ebbene, coerentemente abbiamo ascoltato, anche qui, una serie di soggetti, tra cui anche l'Autorità, abbiamo visionato una serie di studi che sono stati portati al nostro esame, dove veniva fuori in maniera abbastanza contraddittoria che non sempre il mercato libero nel settore energia significa minor prezzo, anzi molte volte abbiamo visto che, per tutta una serie di vicende collegate a questo, si arrivava addirittura ad avere un prezzo migliore in quello tutelato che in quello libero.
  Per cui abbiamo preso insieme delle decisioni, per cui abbiamo in qualche modo creato delle condizioni, sempre da qui al 2018, affinché accadano determinati aspetti rispetto al mercato dell'energia prima di arrivare eventualmente all'abolizione del mercato tutelato.
  Per cui la gradualità nel tempo di queste condizioni permetterà all'organo Pag. 15chiaramente giudicante, cioè il Governo, e all'Autorità alla quale sono state date alcune mansioni, di verificare se queste condizioni si verificheranno. Se non si verificheranno, il Parlamento sarà di nuovo chiamato a legiferare perché bisognerà prorogare il tempo in cui questo è stato stabilito dal Governo, e poi confermato dal Parlamento, al 2018.
  Per cui potrei continuare con una serie di esempi che stanno ad indicare la valutazione, il grosso lavoro che è stato fatto dalle nostre Commissioni riunite del settore, ma lo spirito, ripeto, è stato di grossa collaborazione, di nessuna preclusione, anche, devo dire, da parte della maggioranza, perché noi, ricordo, di Alleanza LiberalPopolare Autonomie siamo fondamentalmente all'opposizione, ma, come abbiamo sempre dichiarato, guardiamo con attenzione i provvedimenti che il Governo o il Parlamento pone alla nostra attenzione, per valutare la bontà rispetto ai cittadini.
  Ebbene, il lavoro che è stato fatto, ripeto, anche con la giusta critica della maggioranza rispetto al testo uscito dal Governo, ci ha portato a una serie di modifiche strutturali di questo provvedimento che, secondo me, oggi, esce in maniera molto più temperata e in maniera molto più utile ai cittadini.
  Un altro degli argomenti che sicuramente ha occupato la maggior parte delle audizioni e buona parte di questo testo – che, ricordo, è sempre molto ampio, dall'energia, alle società tra professionisti, alle assicurazioni – è proprio quello delle assicurazioni. Perché una serie di provvedimenti, soprattutto emendamenti di natura parlamentare, cercavano di riportare un po’ di equità in quello che è, sicuramente, un Paese oggi spaccato in due nel rapporto imprese assicuratrici-cittadini, riguardo al costo della polizza.
  Per cui sono state introdotte una serie di modifiche al testo, anche se su questo, in qualche modo, già il Governo aveva dato qualche segnale, attraverso l'installazione della scatola nera, che permette, soprattutto nel tempo – oggi, tra l'altro, c’è stato anche il parere favorevole a un emendamento del collega Russo – a cittadini, utenti virtuosi del centro-sud e soprattutto della Campania, di poter, attraverso un percorso medio tempore di arrivare, anch'essi, ad avere una polizza media, così come nel resto delle altre regioni italiane.
  Questo è sicuramente un atto di giustizia che andava fatto nei confronti del sud, ma sicuramente è stato anche un atto di modernità, attraverso una serie di meccanismi rispetto alla valutazione delle lesioni, dei danni e, soprattutto, rispetto a tutto un mondo sommerso che, su questo, speculava. È stato fatto, sicuramente, un lavoro di razionalizzazione del settore, che non potrà che portare benefici sicuramente alle imprese, ma io penso anche ai cittadini, e il caso di specie del fatto della polizza al sud lo sta a indicare.
  Un altro emendamento che, in qualche modo, è stato apportato a sorpresa, ma lo voglio citare come bontà dell'opera del Governo, è quello relativo alla razionalizzazione della rete dei carburanti.
  Era un emendamento che, in qualche modo, non era stato posto all'attenzione del Parlamento, ma che ha sicuramente trovato subito l'accoglimento da parte di tutte le forze politiche, perché finalmente, dopo tanti anni, va a razionalizzare un settore, come quello della rete dei carburanti in città, che, come sappiamo, molte volte è anche a rischio di incidenti, soprattutto quelli su strada o strade veloci – a Roma, per esempio, abbiamo tanti casi –, e che invece, in questo modo, nel giro di un paio d'anni, dovrebbe essere razionalizzato, in modo da evitare ulteriori problemi.
  Insomma, ripeto, potrei parlarvi anche della stessa società di professionisti, con i quali è stata trovata una mediazione affinché siano solo i due terzi i professionisti presenti e sono state approvate molte semplificazioni in varie discipline. Non posso non citare, ad esempio, quella votata ieri, con l'approvazione dell'emendamento a firma Arlotti da parte di tutte le forze politiche, che, in qualche modo, ha permesso Pag. 16ai cittadini e ai nostri alberghi di avere un maggiore valore rispetto al turismo.
  Insomma, abbiamo provato a fare un buon provvedimento; sicuramente poteva essere fatto meglio, ma noi di ALA, Alleanza Liberarpopolare Autonomie, riteniamo che si siano fatti grandi passi in avanti; soprattutto è certo che, da questo punto di vista, in molti settori non si torna più indietro.
  Proprio per questo, daremo il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Grazie, Presidente. Con soli sei anni di ritardo si tratta in quest'Aula la prima legge annuale sulla concorrenza, prevista sin dal 2009 dalla legge n. 99.
  Ricordo come la concorrenza sia una materia fondamentale per lo sviluppo della società e del Paese. Deve essere effettivamente garantita e tutelata in quanto rappresenta il presupposto, il fondamento necessario per garantire una società libera, in grado di far emergere il merito, i talenti, la tenacia, l'intelligenza, il coraggio e creando le condizioni affinché le imprese, spina dorsale del nostro sistema produttivo, possano svilupparsi e creare sviluppo.
  La concorrenza è l'antitesi del monopolio e voglio qui rendere omaggio al pensiero di un grande economista, Joseph Schumpeter, che riteneva la concorrenza come un processo di distruzione creativa delle imprese meno innovative, grazie alla quale consente a quelle più innovative di creare una situazione di progresso maggiore per tutti i cittadini, non solo per gli imprenditori. Concorrenza e progresso devono avanzare di pari passo.
  Solo con la criticata riforma del Titolo V la concorrenza è timidamente entrata nel lessico costituzionale, nel travagliato articolo 117, che attribuisce allo Stato la potestà legislativa in materia. Non voglio dilungarmi sulla tutela sovranazionale data in precedenza alla concorrenza alle istituzioni europee, che hanno svolto un ruolo fondamentale di supplenza, ma oggi, finalmente, possiamo occuparci di concorrenza senza bisogno di ricorrere al solo vincolo esterno garantito dalle norme UE.
  L'obiettivo, dunque, è quello di proporre una legge dedicata, un'attività di rimozione dei tanti ostacoli e freni, normativi e non, che resistono nei mercati dei prodotti e dei servizi, sulla base delle specifiche indicazioni dell'Autorità garante per la concorrenza.
  Questa legge, purtroppo, pur accogliendo alcune delle problematicità segnalate proprio nella comunicazione del luglio scorso dall’Authority, risulta fortemente parziale e riteniamo non risponda a pieno alle necessità che il mercato richiederebbe. L'Antitrust ha segnalato la necessità di intervento in tutti i settori più rilevanti, per realizzare le riforme strutturali indispensabili a garantire la crescita nel medio periodo: energia, comunicazioni, poste, banche e assicurazioni e ancor più chiara è stata in merito ai servizi pubblici locali e alle società pubbliche, al fine di superare quel capitalismo statale che non consente di raggiungere adeguati livelli di efficienza e di qualità dei servizi.
  Naturalmente la legge è intervenuta su un fronte ampio, incidendo su una parte delle numerose maglie che imbrigliano i mercati in Italia. Ma molti sono gli ambiti rimasti colpevolmente esclusi. La sharing economy, i servizi pubblici locali, la gestione dei rifiuti, le attività portuali, tanto per citarne solo alcune, non vengono minimamente presi in considerazione.
  L'Autorità di regolazione dei trasporti, tanto per fare un esempio, in una delle audizioni durante l'esame del provvedimento in Commissione, ha posto come prioritario un intervento nell'autotrasporto di persone non di linea, che ha ad oggetto i servizi di taxi, di noleggio con conducente e quelli che vengono definiti «servizi tecnologici per la mobilità». La rivoluzione digitale ha creato, grazie ai Pag. 17nuovi strumenti, una domanda di nuova mobilità. Sarebbe stato opportuno garantire quest'offerta di servizi online introducendo delle regole certe e chiare e al contempo aggiornare la disciplina del servizio di trasporto persone, ferma al 1992.
  Tutta la sharing economy, a partire dai servizi di mobilità detti, sono stati tagliati fuori da questa legge. Sono settori emergenti e in rapida crescita e, ribadiamolo, se il mercato vuole essere libero, deve avere delle regole.
  Questo nuovo modo di concepire l'economia non soppianterà sicuramente i settori produttivi tradizionali, ma, proponendo modelli complementari rispetto a quelli esistenti e coinvolgendo amministrazioni pubbliche, imprese, comunità e singoli cittadini, potrà portare benefici sociali ed economici anche importanti, incidendo sulla capacità di creare occupazione.
  Dall'iniziale gratuità, il business miliardario creato da questo nuovo settore sta modificato profondamente le abitudini degli utenti. Ma ne risultano modificati gli stessi settori produttivi, spesso in assenza, o comunque in carenza, di una seria cornice regolamentare. Si sta, quindi, assistendo ad un fenomeno in crescita, che, in troppi casi, risulta estraneo al fisco con la conseguente perdita di gettito, risulta privo di tutele per gli utenti e in competizione con gli operatori tradizionali, che, invece, sono esposti ad un eccesso di paletti e di norme. Il rischio concreto – ma molti sono i segnali che il fenomeno sia già fortemente presente – è che il mercato da libero si stia trasformando in selvaggio: fondamentale, quindi, risulta essere la necessità di garantire la certezza del diritto a chi fa impresa, non lasciando ai tribunali l'interpretazione della legislazione e la regolazione del mercato.
  Inoltre c’è una ulteriore, gravissima lacuna: la mancanza di norme per la semplificazione burocratica, vero nodo che frena la crescita delle PMI e ne limita fortemente la possibilità di concorrere sui mercati internazionali. Eppure è un male antico, da tutti conosciuto. Sono 30,9 miliardi (più di 2 punti di PIL) gli oneri imputabili alla burocrazia pagati nell'ultimo anno dalle PMI (7 mila euro ciascuna); dal 2008 al 2014 sono state approvate 629 norme, di cui 389 introducono oneri: in sei anni il fisco si è ingigantito al ritmo di una nuova norma a settimana.
  L'inefficienza nel rapporto tra pubblica amministrazione e imprese, secondo il noto studio internazionale DoingBusiness 2014 colloca l'Italia al ventitreesimo posto tra i ventotto Paesi dell'Unione europea e al sessantacinquesimo posto tra i centottantanove Paesi del mondo.
  Oltre a questo aspetto, il ritardo della nostra economia rispetto alla media UE è pesantemente condizionato dall'antichissima e annosa questione dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, che ormai abitualmente utilizza le PMI quale fonte di finanziamento, privando queste ultime troppo spesso dell'ossigeno necessario per sopravvivere. Ed anche questo aspetto è stato ignorato.
  Questa legge, dunque, non rafforza le imprese, non permette loro di aumentare la propria competitività sui mercati rispetto a quelle straniere, non fornisce gli ambiti normativi nei quali i nuovi settori possano svilupparsi, come non fornisce alcun elemento che possa aumentare l'attrattività del nostro Paese per gli investitori esteri.
  Si sarebbe dovuto e potuto intervenire con forza ed urgenza. È stata persa, invece, una grande occasione.
  Il Paese ha la necessità di un maggiore e più efficiente assetto concorrenziale che possa, nel medio e lungo periodo, permettere un miglioramento del tenore di vita dei cittadini. Se ciò non avvenisse, non riusciremmo a garantire alle nuove generazioni una giusta prospettiva di benessere. Al contrario, continueremmo ad assistere al processo che vede progressivamente aumentare le schiere dei bisognosi, degli indigenti, discesi dalle classi medie ai confini della povertà e senza speranza per il futuro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

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  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario di Fratelli d'Italia al provvedimento.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, questo provvedimento dovrebbe inquadrarsi nella più complessiva azione riformatrice del Governo, dove non può non primeggiare lo strumento delle riforme pro-concorrenziali, in attuazione dell'articolo 47 della legge n. 99 del 2009 e a seguito degli annuali richiami dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
  L'inadeguata struttura concorrenziale di numerosi mercati di beni e di servizi costituisce un costo per consumatori, famiglie e imprese e una delle ragioni di arretratezza del tessuto produttivo del nostro Paese. L'inefficienza dei mercati è una tassa impropria: intervenire in questi settori con misure incisive equivale ad una vera e propria manovra di riduzione fiscale.
  Quando si agisce sul fisco, si fa un'azione che è popolare; quando si opera con misure pro-concorrenziali, si toccano interessi consolidati e pur tuttavia queste misure appaiono ancora più efficaci di misure di natura meramente fiscale.
  È merito delle Commissioni VI e X aver reso un po’ più incisiva l'azione del Governo, cui compete proporre il disegno di legge annuale. Forse si poteva fare di più, e molto ora resta da fare per colmare i limiti di una concorrenza guidata e spesso finta, in troppi comparti dei servizi e delle professioni. Bisogna ricordare ai cittadini professionisti, agli imprenditori e ai lavoratori che anche loro sono consumatori.
  Sono stato molto colpito, l'altro giorno, a proposito del nostro dibattito parlamentare, dell'offensiva dei deputati avvocati: non mi è parso un buon esempio. Il cittadino consumatore va messo nella condizione di essere l'arbitro del giudizio di merito e di valore di un prodotto o di un servizio e della libera scelta conseguente.
  Quanto vale una tale manovra, se rigorosa, efficace e generalizzata ? Lo 0,5 per cento del PIL nel breve periodo e almeno l'1,5 per cento in un sistema a regime. Professioni, servizi di trasporto, distribuzione di farmaci, carburanti, servizi postali, orari di apertura dei negozi, servizi assicurativi e previdenziali, con un contrasto esplicito e netto a truffe e malversazioni. È la strada maestra per tutelare il consumatore e creare nuovi posti di lavoro. Consideriamo il processo di liberalizzazione in atto come un work in progress, qualcosa quindi che deve essere ulteriormente implementato e mi auguro che al Senato vi siano lo spazio e il tempo per contribuire a far sì che questa legge diventi molto più incisiva.
  L'esperienza parlamentare di oggi ci servirà per fare meglio in futuro, ma certo non basta. Serve accompagnare l'azione di liberalizzazione e di apertura dei mercati nel nome e per conto del cittadino consumatore, riducendo l'abnorme pressione regolatoria e amministrativa, che rende sempre più difficile per le imprese italiane crescere e diventare competitive. Il peso di tali vincoli ha generato spesso nuovi lavori sul mercato della complicazione. È come se la pressione fiscale si trasfigurasse in adempimenti obbligatori e in prestazioni per sbrogliare la complicazione che per forza la piccola azienda deve acquistare da un professionista abilitato nel settore del lavoro, del fisco, dell'ambiente, della sicurezza e, perfino, delle code e delle lungaggini. C’è chi in questi anni si è industriato per inventare una nuova professione: il «codista», cioè vende la sua professione facendo le code al posto di chi sarebbe chiamato a farlo, con delle conseguenze sui bilanci delle famiglie piuttosto che delle imprese.
  Rischiamo di diventare un Paese nel quale la proverbiale creatività industriale è tarpata da una crescente creatività di Pag. 19fantasiosi ostacoli burocratici. Semplificare e liberalizzare dunque sono due facce della stessa medaglia, che vanno seguite con grande attenzione e un'accorta azione di manutenzione. Sono azioni che non incrociano il consenso immediato e diretto, piuttosto subiscono il contrasto incrociato di quanti, e non sono pochi, vivono in mercati chiusi e protetti dalla complicazione e dalle barriere all'ingresso. La cortina fumogena impedisce di cogliere che ogni cittadino è consumatore e che dall'efficienza dei nostri mercati avremmo tutti da guadagnare.
  Per concludere, ricordo che anche l'evasione fiscale è un fenomeno assai diffuso e che si presenta come una condizione di anti-concorrenzialità. Chi ne è protagonista si sfila dalle regole della competizione.
  Con queste osservazioni, a nome del gruppo Centro Democratico-Per l'Italia, esprimo voto favorevole sul provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Dopo mesi di dibattito parlamentare siamo alla conclusione di questo disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, che si pone l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli regolatori dei mercati per promuovere la concorrenza a tutela dei consumatori. Ed è proprio questo che sembra essere sfuggito al Governo, l'idea che il cambiamento del quadro normativo sul mercato e la concorrenza abbia per fine ultimo quello di salvaguardare il consumatore, soprattutto chi è più vulnerabile, se lasciato solo di fronte alle molteplici e spesso ingannevoli scelte, che quasi quotidianamente è costretto o sollecitato in varie forme a compiere.
  La linea guida del Governo è sembrata piuttosto ispirata o influenzata, da un lato, dagli interessi di settori o di categorie dotati di potenti mezzi persuasivi in grado di condizionarne la condotta e, dall'altro, da modelli teorici non coerenti con la nostra realtà, che, se applicati astrattamente, rischiano di generare danni irreversibili sia al nostro sistema produttivo, sia in definitiva anche al consumatore. Non è sufficiente infatti liberalizzare per avere più concorrenza sul lato dell'offerta e vantaggi per l'acquirente.
  L'idea che il consumatore sia sempre perfettamente razionale nelle sue scelte e pienamente consapevole delle conseguenze legate alle diverse opzioni è nella realtà un'illusione.
  Ad esempio, quando si valutano gli effetti degli investimenti nel presente piuttosto che quelli dilazionati nel tempo oppure ci si fa condizionare dall'emotività o non si dispone delle conoscenze adeguate per fare delle scelte.
  Nel settore dell'energia e in quello bancario e assicurativo le offerte sono di una complessità tale da renderle il più delle volte incomprensibili alla massa. In questi il laissez-faire porta a far prevalere l'offerente più spregiudicato piuttosto che il migliore, il tutto ovviamente a danno dell'utente, impossibilitato a valutare razionalmente l'alternativa per lui più conveniente.
  L'esempio più chiaro in questo senso ci proviene proprio dal settore dell'energia, dove il ricorso al mercato libero è stato per i cittadini e le imprese penalizzante rispetto al servizio di maggior tutela, con prezzi che per il gas sono superiori nel mercato libero del 10 per cento e l'energia elettrica addirittura del 20 per cento mediamente.
  Anche in questa occasione il Governo ha rinunciato al ruolo di garante del cittadino-consumatore, favorendo gli abusi di chi nel potere gode di una posizione dominante o approfitta in modo truffaldino della poca trasparenza o complessità delle norme che regolano i mercati.
  Dove gli interventi, come nel settore bancario, sono effettivamente – bisogna riconoscerlo – a vantaggio dei consumatori, risultano però poco incisivi o sostanzialmente inutili. Misure come l'assistenza telefonica a tariffa urbana, la creazione di un apposito sito Internet per la confrontabilità delle condizioni fra i vari istituti Pag. 20bancari sono rivolte ad una platea che è già dotata di strumenti adeguati per scelte consapevoli e razionali, mentre non protegge la popolazione meno istruita, più povera, anziana, normalmente cioè la più esposta a truffe e raggiri, ma scelte fatte nell'interesse non proprio ma esclusivamente dall'offerente.
  Nulla si è fatto per semplificare, anche sul fronte fiscale, e rendere intellegibili le offerte. Il Governo aveva la facoltà di accogliere la nostra proposta, ad esempio, che vietava la pratica, purtroppo diffusa, di introdurre, attraverso escamotage giuridici e burocratici, oneri impropri a carico del cliente. Questo accade con troppa frequenza nelle operazioni effettuate tramite home banking e sistematicamente con l'addebito di oneri accessori ai finanziamenti e penali e onerose agli sconfinamenti dei fidi concessi dagli istituti di credito, cosa che noi avevamo proposto di rendere illegale.
  Altre proposte fatte dalla Lega Nord avevano il pregio di sostenere commercianti e artigiani con, ad esempio, l'eliminazione delle commissioni su POS e in materia di tassi di interesse, attraverso l'abrogazione di norme vigenti che permettono agli istituti bancari di applicare un tasso vicino a quello di usura.
  Insomma questa legge non riequilibra il rapporto fra istituti di credito e consumatori, che rimane fortemente sbilanciato a favore dei primi.
  Infine, visto che il tema è la concorrenza e il mercato, proponevamo coerentemente di togliere o almeno alzare il limite all'utilizzo del contante, che è penalizzante per le nostre aziende nel confronto competitivo. È intuibile infatti che, se gli Stati, soprattutto quelli confinanti, applicano un livello più alto del nostro o nessun limite all'utilizzo del contante, ci sottraggono facilmente PIL e consumi, grazie all'indubbio vantaggio competitivo che noi gli elargiamo gratuitamente.
  Per il settore energetico, è stato riscritto l'intero impianto normativo, ma anche in questo caso ci saremmo aspettati l'inserimento di proposte che potessero maggiormente tutelare il consumatore nella fase di apertura dei mercati, in particolare nel passaggio da un operatore all'altro nel settore elettrico.
  L'attuazione della disciplina transitoria dei prezzi, la cui scadenza è prevista per il 1o gennaio 2018, viene subordinata alla conclusione del rapporto sul mercato retail, che l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico deve consegnare al Ministro dello sviluppo economico entro il 30 aprile 2017, con eventuale proroga dell'entrata in vigore di sei mesi della legge. In questo modo non vi è, a nostro avviso, alcuna garanzia che al 1o gennaio oppure, in caso di proroga, al 30 giugno 2018 i clienti domestici abbiano effettuato la scelta del nuovo fornitore sul mercato libero e sicuramente capiterà che, per quella data, molti clienti resteranno vincolati alle vecchie società di distribuzione.
  Alla luce dei fatti, con tali previsioni non potremo mai sperare di assistere ad una riduzione dei prezzi delle bollette elettriche a carico di famiglie e imprese. Su questo punto abbiamo presentato diversi emendamenti tendenti a ristabilire nel settore elettrico le regole per una maggiore concorrenza, anzitutto rendendo più chiara e agevole – cosa invocata a più voci, da molto tempo – la lettura delle bollette.
  In secondo luogo, garantendo la piena corrispondenza dei costi addebitati in fattura al reale consumo di energia elettrica, prevedendo, in quest'ultimo caso, l'applicazione di opportune sanzioni, quanto mai necessarie, contro comportamenti scorretti di società che erogano il servizio. A seguito di numerose segnalazioni, infatti, la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato provvedimenti istruttori nei confronti dei principali fornitori di energia, al fine di accertare eventuali violazioni del codice del consumo.
  Si sono registrate e denunciate varie condotte ritenute improprie, dalla fatturazione basata sui consumi presunti, seguita, dopo mesi o, addirittura, anni, dalla fatturazione a conguaglio di importi, ovviamente, alti e, alcune volte, esorbitanti, fino alla mancata registrazione delle autoletture. Il provvedimento poteva essere, ma Pag. 21non lo è stato, una buona occasione per debellare queste pratiche vessatorie, già da tempo, come detto, denunciate. Passando al settore assicurativo, una misura senz'altro utile a favorire la competitività del mercato poteva essere quella di introdurre la cosiddetta portabilità per la RC-auto, senza oneri a carico dell'assicurato.
  Questa norma aveva il vantaggio di essere già stata testata con successo in Francia, dove è entrata in vigore l'anno scorso, producendo risultati positivi in termini soprattutto di riduzione della concentrazione dell'offerta nel settore assicurativo; quindi, non bisogna avere paura di copiare, quando le cose funzionano. Il principale limite alla concorrenza nell'ambito della RC-auto, in Italia, infatti è rappresentato dalla concentrazione, più volte denunciata, dell'offerta nel settore assicurativo, dove il 72 per cento del mercato è in mano praticamente a cinque compagnie assicurative, capaci così, grazie a questa concentrazione, di fare «cartello», ovviamente a scapito del consumatore.
  Un esempio chiaro in questo senso, cioè della presenza di un cartello, ci è dato dallo scarso interesse dimostrato dalle compagnie assicurative nel perseguire, per esempio, le molte frodi che ci sono nel nostro Paese, perché hanno ritenuto più comodo e più facile, grazie alla loro posizione dominante, spalmare questi extracosti sul costo del tagliando assicurativo; tutto a danno, ovviamente, degli automobilisti.
  Questo aspetto è stato sottolineato non solo da noi, ma anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel corso del ciclo delle audizioni. Il Governo, ancora una volta, ha sbagliato l'obiettivo, rivolgendosi al settore degli autoriparatori, giudicati, a torto, i responsabili degli alti costi delle assicurazioni obbligatorie per gli autoveicoli. Non si comprendono le ragioni per le quali il Governo si ostina a riproporre soluzioni che, come è stato dimostrato in passato, sono destinate a fallire, semplicemente perché sbagliate. Mi riferisco all'acceso dibattito che ha portato allo stralcio dell'articolo 8 del decreto-legge cosiddetto «Destinazione Italia», il cui contenuto è stato incomprensibilmente riproposto tale e quale in questo disegno di legge.
  È ormai acclarato che il problema non sono i carrozzieri, un settore con più di 10 mila imprese concorrenti, 60 mila addetti, fortemente, quindi, concorrenziale, dove il consumatore ha la garanzia di ottenere un prodotto di ottima qualità ad un prezzo congruo. Si può, anzi, parlare di una vera e propria eccellenza italiana, di cui beneficia l'intera economia e il sistema Paese, anche in termini di sicurezza dei veicoli e di rispetto delle norme ambientali. Per fortuna, con il contributo della Lega Nord, del nostro gruppo, è stato scongiurato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FILIPPO BUSIN. ... il rischio di approvare una norma assolutamente discriminatoria, che, paradossalmente, avrebbe portato meno concorrenza, meno qualità e meno garanzie per gli automobilisti. L'ultimo aspetto che vorrei sottolineare è legato alla concorrenza nel mercato della distribuzione farmaceutica, che il Governo ritiene di migliorare favorendo, da un lato, l'ingresso di società di capitali nelle farmacie private e, dall'altro, rimuovendo il limite delle quattro licenze in capo a una sola società.
  Non si capisce quale sia la ratio di questa norma, poiché l'ingresso di società di capitali nel settore favorirà, come è facilmente prevedibile, la concentrazione del mercato, e sappiamo che difficilmente – vorrei dire mai – le concentrazioni dal lato dell'offerta portano a un abbassamento dei prezzi. Ci sembrava molto più utile per il consumatore e un reale stimolo alla concorrenza estendere alle parafarmacie la possibilità di vendere i farmaci di fascia C.
  Concludo, dicendo che il Governo, ancora una volta, si dimostra più sensibile alle pressioni lobbistiche che ai bisogni primari delle fasce più deboli della popolazione, e, per tutto quanto premesso, il nostro gruppo esprime, ovviamente, voto contrario al disegno di legge (Applausi dei Pag. 22deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. È importante che sia arrivato finalmente in Aula il disegno di legge sulla concorrenza, perché, per moltissimi anni, la concorrenza è stato un argomento di conversazione, una materia per editorialisti e un argomento di campagna elettorale, ma poi, quando si arrivava in Aula, si parlava di tutt'altro.
  Ed è importante anche che si sia data attuazione, finalmente, alla legge del 2009, che dimostra questo atteggiamento. La legge del 2009 fu presentata dal Governo Berlusconi come un grande passo attraverso il quale, finalmente, sarebbero arrivate, tutti gli anni, le misure richieste dall'Antitrust all'esame del Parlamento; non sono mai arrivate. La ragione è semplice, la libera concorrenza e il mercato sono scomodi perché, ogni volta che si interviene, si apre un mercato e, quindi, c’è qualcuno che si arrabbia. Si consente a qualcuno, invece, di entrare nel mercato che non c'era. Si colpiscono interessi consolidati per anni e che si sono abituati anche ad interloquire con la politica. È evidente che chi è cresciuto in situazione di vantaggio, di privilegio, di monopolio, abbia rapporti con la politica molto più forti di quelli che ha chi beneficia della liberalizzazione, per il semplice fatto che sono pochi contro tanti, che sono organizzati e identificati contro un pubblico indistinto. Questo è il motivo per cui il pubblico indistinto, quasi sempre, finisce senza tutela.
  Scelta Civica è sempre stato il partito del libero mercato, abbiamo sempre sostenuto le liberalizzazioni e la necessità di avere meno Stato nel nostro sistema economico. L'abbiamo sostenuto anche quando venivano presentati provvedimenti del Governo che ci piacevano poco. Delle volte, ovviamente, c’è stato contestato il fatto di aver votato dei provvedimenti che andavano in senso non opposto, che contenevano cose che a noi non piacevano, ma abbiamo sempre guardato, come sempre si fa in politica, al quadro complessivo e abbiamo ritenuto che l'opera del Governo su quei provvedimenti fosse complessivamente positiva. Questo non toglie che non siamo sempre da soli quando si tratta di parlare di libera concorrenza. Ci troviamo costantemente a combattere, da un lato, contro una parte – va detto – del Partito Democratico che non ha abbandonato, soprattutto, delle tendenze a una larga presenza dello Stato e degli enti locali nell'economia. Quello che è un po’ più strano è che combattiamo permanentemente con il centrodestra, con Forza Italia e con i partiti che ne sono derivati negli ultimi anni che sistematicamente sono contro ogni privatizzazione, ogni liberalizzazione, ogni apertura di mercato, sempre con gli stessi argomenti, «se si privatizza, si svende», «se si liberalizza, si va contro le peculiarità italiane», «se entra il capitale, arrivano i mafiosi», e cose di questo tipo. Il risultato è che questo tipo di proposte è sempre, sempre, sempre, osteggiato da chi si proclama liberale ogni minuto e lo fa da venti anni.
  Venendo al provvedimento, la legge sulla concorrenza ha una finalità specifica ed è quella di rimuovere gli ostacoli alla concorrenza, aprire i mercati e tutelare i consumatori e basta. Non si dovrebbe parlare di altro. Abbiamo invece visto, purtroppo, una serie di interventi che con la concorrenza hanno avuto poco a che vedere. Il disegno di legge del Governo conteneva sicuramente una serie di cose buone, dal mercato dell'energia, agli interventi sul mercato postale, a quelli sulle professioni, una serie di interventi richiesti dall'Autorità antitrust. Altri, penso alle infrastrutture energetiche, ai servizi pubblici locali, purtroppo, sono rimaste fuori e noi pensiamo che sia stato un errore. In Commissione ci sono stati alcuni aspetti positivi ed altri, secondo noi, di peggioramento. Nel settore assicurativo si è scelto di cedere, in molti casi, a delle pressioni che sono state spacciate per tutele dei consumatori e che porteranno, secondo Pag. 23noi, a degli aumenti dei prezzi delle tariffe. Si è tornati indietro, ad esempio, modificando alcune norme come quella sui carburanti che è stata, secondo noi, indebolita, come quella postale, come alcuni degli interventi relativi alle società di avvocati. Sono stati, soprattutto, bocciati moltissimi emendamenti che avrebbero aperto il mercato e che non rappresentavano nessun problema. Noi abbiamo presentato emendamenti a favore dei giovani professionisti per facilitare l'utilizzo dei mezzi informatici e dei social network e della loro pubblicità che sono stati respinti. Abbiamo presentato emendamenti sugli NCC e sulle farmacie, sulle quali tornerò dopo. Si è scelto purtroppo, molte volte, di cedere a quelle posizioni consolidate che sono state responsabili, in questi anni, del blocco del nostro sistema economico che, purtroppo, viene ancora indicato come uno dei peggiori dal punto di vista concorrenziale, nonostante i miglioramenti.
  Questa legge è un progresso nel senso che è positivo che sia stata fatta. Alcuni interventi sono sicuramente positivi, ma è indubbio che si poteva fare di più. Il campo delle farmacie è stato esemplificativo di quello che è l'atteggiamento della politica. Abbiamo scelto i pochi, i farmacisti titolari di farmacia, di fronte non solo agli altri farmacisti, che sono sicuramente di più, ma anche di fronte al mercato e ai cittadini. Abbiamo scelto questo sulla base di argomentazioni che francamente sono state talmente poco motivate che, quando abbiamo chiesto di spiegarci perché la salute sia meglio tutelata se compro un farmaco con ricetta già prescritta in una farmacia rispetto ad una parafarmacia, nessuno ha risposto. Si è detto: tuteliamo la salute. Si è scelto ancora una volta – ripeto – di tenere la posizione, piuttosto che di muoversi in avanti. Si è scelto di conservare, invece di modernizzare.
  Positivo sicuramente l'intervento sull'accesso dei capitali e le contestazioni qui sono state francamente incredibili. Infatti dire che, se una società partecipa al mercato delle farmacie, l'effetto è automaticamente un peggioramento della qualità dal punto di vista della salute è un'assurdità. Però dall'altro lato non sono stati fatti interventi che potevano essere fatti. Penso a quello sulla fascia C, che avrebbe portato sicuramente dei risparmi. Ho sentito dire che i prezzi della fascia C sono saliti nel periodo della liberalizzazione. È vero, i prezzi al consumo, però, sono saliti enormemente di più e, quando uno guarda l'aumento dei prezzi, deve guardare anche come va il mercato nel suo complesso dei prodotti.
  Sono state respinte altre richieste senza spiegazioni. Noi avevamo chiesto di prevedere che si vendessero le farmacie comunali in perdita da più anni. La motivazione sul perché questo non fosse accettabile per il Governo non è arrivata e devo dire che ci siamo rimasti male, perché qui non è un problema di necessità di erogare il servizio. Ieri la collega di SEL ha detto: noi siamo statalisti, vogliamo che quei servizi restino allo Stato. Ma la farmacia comunale non è un'entità diversa dalla farmacia privata, sono soggetti alle stesse regole, si possono benissimo mantenere, ma se vanno male e si scaricano sui contribuenti, magari si può vedere se c’è un privato che le vuole comprare e continuare a esercitarle, probabilmente continuare ad esercitarle a lungo, se si investono dei soldi per comprarle. Non abbiamo detto di chiuderle e di eliminare il servizio. Ma anche su questo la scelta è stata contraria.
  Come ho detto prima, Scelta Civica ha fatto della libertà di mercato la sua bandiera, perché in questo Parlamento, purtroppo, è l'unico partito che lo fa. E la valutazione su questo tema si fa sui fatti, sui voti, non si fa sulle chiacchiere teoriche, sul fatto di essere il partito, il polo o il movimento della libertà economica: si fa sui voti. Se i voti sono sempre in senso opposto, non ci si può definire liberali, non si può dire di volere una politica liberale in economia. Noi siamo qui per smascherare questo tipo di atteggiamento. Vogliamo e denunceremo sistematicamente quelli che vanno impunemente nei talk show a raccontare che vogliono Pag. 24un'Italia aperta, liberale e concorrenziale e quando vengono qui dentro votano sempre, sempre, il contrario.
  Il provvedimento, come ho detto, contiene delle cose buone, ma noi pensiamo che il Governo avrebbe dovuto essere meno timido su alcuni argomenti. Pensiamo che si poteva resistere ad una parte delle pressioni che sono arrivate dall'esterno e che non si dovesse cedere a veti che sono arrivati dall'interno della maggioranza. Infatti è stata evidente la nostra richiesta di rimettersi all'Aula sul tema della fascia C, che divideva tutta l'Aula e lo sappiamo. Questa richiesta è stata bloccata per la posizione dell'altro partner di maggioranza e parlo del nuovo centrodestra.
  Questa scelta noi la consideriamo sbagliata, non pensiamo che questo Governo dovrebbe cedere ai veti. Per questo, anche se – ripeto – è un fatto positivo che la legge sia arrivata in Parlamento – e ne va dato atto al Governo –, anche se ci sono delle cose positive, tuttavia, pensando da un lato che si potesse fare di più e dall'altro che questo Governo non debba mai cedere a veti che vanno in direzione anticoncorrenziale e antiliberale, Scelta Civica su questo provvedimento si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, in premessa rivolgo un suggerimento: cambiate il nome di questo provvedimento. Non è corretto chiamarla legge annuale, forse, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere biennale. Iniziamo con il dire che questo provvedimento uscirà dal Senato tra poco meno di un anno e dovremo aspettarlo nuovamente alla Camera, dato che la sottosegretaria Vicari ha già confermato in sedi ufficiali, come nel Comitato dei nove, che questo provvedimento è sbagliato e di difficile attuazione in alcune delle sue parti e che, pertanto, il Senato non dovrà solamente limare qualche aspetto di forma, ma dovrà riscriverne la sostanza. Ma non voglio attaccare l'ammissione della sottosegretaria Vicari, perché quando si sceglie di affrontare simili tematiche dirimenti di notte, dopo aver lavorato tutto il giorno in Aula, è normale che si commettano degli errori.
  Nei manuali di economia politica si studia la concorrenza perfetta: bene, nulla di più lontano da quello che c’è scritto all'interno di questo provvedimento. Non si tratta, nel dettaglio, né di concorrenza leale né di concorrenza sleale. Qui dentro ci sono 32 articoli e tanti altri articoli aggiuntivi di favori agli amici degli amici; chiamatele come vi pare, per noi si chiamano lobby. Il giorno che riusciremo a produrre atti normativi senza rendere conto a qualche interesse sarà sempre troppo tardi. O meglio, l'unico interesse che andrebbe perseguito dovrebbe essere quello collettivo, invece alla comunità con questo provvedimento state dando degli schiaffi in faccia.
  Lo facciamo, alzando le tariffe dell'energia, senza contare che, come ampiamente evidenziato dalla stampa nazionale, a partire da questo ottobre – quindi, da adesso – i costi subiranno un rialzo fra il 2,4 ed il 3,4 per cento. Infilerete in maniera subdola le mani nelle tasche degli italiani: con una mano gli date 80 euro, con l'altra gli alzate le tasse. Alla faccia dei vostri spot elettorali ! Ecco cosa si cela dietro l'articolo sull'energia. A pagare saranno sempre gli stessi.
  Come abbiamo visto anche ieri in sede di discussione sulle mozioni relative alle maxi bollette, illegittimamente richieste dai gestori nei confronti dei consumatori, l'unica cosa che doveva fare il Governo era darci garanzie sul procedere immediatamente a una moratoria dei pagamenti, ma, come al solito, la mattina dite una cosa e la sera fate il contrario. Guardate, care colleghe e cari colleghi, che il voto di ieri mattina stona con gli articoli inerenti all'energia contenuti in questo provvedimento.
  Voglio ripercorrere con voi – perché questo è veramente divertente – l'iter Pag. 25surreale dell'articolo 7, così controverso ed attenzionato dalle lobby assicurative da essere stato riscritto per ben due volte in Commissione, che, per quanto riguarda il risarcimento del danno alla persona, segue chiaramente la strada tentata ormai da quattro anni a questa parte: rivedere in senso peggiorativo l'applicazione delle tabelle milanesi, richiamate dalla Cassazione con la sentenza n. 12.408 del 2011, che, fino ad oggi, hanno rappresentato il punto di riferimento generale per il risarcimento del danno biologico delle vittime della strada. È un fatto imbarazzante, perché le tabelle milanesi, come chiarito dalla Cassazione, applicano un criterio che contempera equità e uniformità nei risarcimenti, condiviso su tutto il territorio nazionale a tutela dei diritti fondamentali e inviolabili dell'individuo, quali la salute e la personalità.
  Certo che, comunque, in questo provvedimento avete elargito anche tanti regali. Uno di questi lo fate a Poste. Gli state regalando il monopolio sulle multe fino al 2017, un anno in più di quanto previsto nel testo (ricordo che si tratta di un emendamento dei relatori). Per chiarirci, questo è l'esatto opposto di quello che dovreste fare con questo disegno di legge, che dovrebbe liberalizzare i mercati e potenziare la concorrenza. Invece, in termini pratici, è un business che vale almeno 300 milioni di euro l'anno.
  Non è un provvedimento semplice. Affronta 32 articoli e tanti articoli aggiuntivi, una variegata gamma di settori, uno diverso dall'altro. C’è, però, osservandolo bene, un comune denominatore che lega tutti questi aspetti: l'ingresso di società finanziarie di capitale. Permettete questo nel settore farmaceutico – che affronterò fra poco – e subappalterete tutta la professione forense alle società.
  Nel corso degli interventi ho sentito ripetere più e più volte che in Italia abbiamo troppi avvocati che generano una professione troppo costosa per il cliente e poco efficiente per il sistema. Non credo, però, che si possa affrontare la questione allargando il divario – peraltro già presente – fra i giovani avvocati e i vari re o principi dei vari fori che frequentano anche quest'Aula. Di fatto, trasformiamo una laurea, anni di studi, l'iscrizione all'albo, una formazione continua, corsi di aggiornamento in carta straccia, perché coloro che non potranno, perché freschi di studi, aprire una società di capitali o una Srl si ritroveranno ad essere dipendenti. Alla faccia dell'autorevolezza che un avvocato deve avere !
  Infine, avviandomi alle conclusioni, non posso non annunciare il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà col capolavoro che questo Governo ha fatto con l'articolo 32. Siete riusciti a fare un disastro con un solo articolo. Ne abbiamo chiesto la soppressione, non ci avete voluto ascoltare. Siete rimasti sordi dinnanzi alle richieste dell'opposizione e vi siete appiattiti alle volontà delle lobby farmaceutiche. State appaltando il sistema farmaceutico ai potentati della sanità. Voglio dirvelo così: avrete sulla coscienza la chiusura delle piccole farmacie, sentirete il rumore della saracinesca che chiude delle farmacie rurali e di tutte le parafarmacie. Lascerete senza lavoro mille farmacisti titolari di parafarmacie. Evidentemente, sono nati figli di un Dio minore perché siete stati voi che nel 2006 vi siete inventati questo ibrido della parafarmacia millantando concorsi che mai avete indetto e che mai sono stati fatti. Oggi ve ne uscite con la promessa che si faranno, seppur con tre anni di ritardo, ma che si faranno, che ci state lavorando. Queste sono delle bugie. Quale risposta daremo a questi mille farmacisti che vi hanno creduto nel 2006 aprendo una parafarmacia ? Perché non avete voluto inserire in questo disegno di legge la possibilità di trasformare l'ibrido della loro parafarmacia in farmacia ? Ditemi dov’è la concorrenza in questo articolo perché io non ne vedo traccia. Non avete voluto aprire sulla liberalizzazione della fascia C, sapendo che sarebbe stato di aiuto a tutte e a tutti. Non avete voluto aumentare il numero delle farmacie e, novità su novità, Pag. 26non servirà più la laurea e salta il tetto sul numero massimo di proprietà della farmacie (prima era quattro).
  Collega Mazziotti Di Celso, si immagini una serie di multinazionali che si compreranno catene e catene di farmacie. Davvero lei pensa che una multinazionale andrà a investire il proprio capitale tenendo aperta una farmacia in un paese di cinquecento o mille anime per lo più anziani ? Avevate una possibilità con questo provvedimento, voi che millantate di essere quelli del «cambia verso», quelli della rottamazione. Voi potevate essere quelli dell'emancipazione, quelli che sceglievano di governare con l'ascolto, ma con l'autonomia delle scelte. Invece, avete scelto di essere succubi dei soliti potenti e vi siete piegati ai potenti. Vedete, è così che si perde la credibilità ed è in questi momenti che la politica perde.
  Signor Presidente, noi non ci arrendiamo, ci siederemo per l'ennesima volta dalla parte del torto, voteremo contro questo provvedimento, ma da qui usciremo con la testa alta. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente, il disegno di legge sulla concorrenza, presentato per la prima volta dal Governo, esce assai migliorato dal lavoro svolto nelle Commissioni e in Aula e credo che un ringraziamento vada rivolto innanzitutto ai relatori, Fregolent e Martella, per il lavoro molto assiduo, impegnativo e lungo che hanno svolto, ma anche al sottosegretario Simona Vicari per l'impegno profuso, oltre, ovviamente, ai membri del Governo che sono qui oggi. Abbiamo bisogno sicuramente di più concorrenza e c’è vera concorrenza quando sul mercato si amplia l'offerta in particolare, però, laddove resistano ed esistano monopoli ed oligopoli. Ma occorre collocare la concorrenza al giusto posto. La concorrenza non può e non può mai essere considerata un assoluto. Quando la si considera un assoluto – e gli esempi in Italia e non solo in Italia ci sono – in realtà non si favorisce il mercato, non si favoriscono i cittadini, ma si favoriscono gli oligopoli e si creano sistemi di posizione dominante. Ed è questo un errore di prospettiva grave perché al centro di ogni azione, anche per la concorrenza, deve esserci il cittadino e il cittadino è una persona e una persona è di più di un consumatore o di un utente. Una persona è molto, molto di più e non può essere ridotta solo a questo. Da questo punto di vista noi non condividiamo chi pensa che lo Stato sia un assoluto, ma anche che il mercato sia un assoluto. E non è un caso, infatti, se nella nostra Costituzione l'articolo che parla della concorrenza è il 117 ed è ben dopo quelli che parlano della dignità della persona, della riservatezza, della tutela della salute e anche della libertà di impresa.
  E i numeri degli articoli della Costituzione non sono stati estratti a sorte, c’è un criterio di priorità e, se ci dimentichiamo questo, creiamo dei mostri. Noi ci siamo mossi esattamente in questa direzione, respingiamo al mittente le accuse che abbiamo sentito, anche da partiti di maggioranza, di difendere lobby; noi abbiamo semplicemente tenuto al centro questi valori costituzionali che per noi sono imprescindibili e ci siamo opposti alle richieste che limitavano questi diritti. Non abbiamo difeso rendite di posizione, abbiamo agito in un'ottica di riforma e basta guardare i nostri emendamenti su questo. In questo caso vorrei, però, rispondere anche al collega Mazziotti Di Celso: non abbiamo posto nessun veto, abbiamo portato semplicemente queste ragioni, con una differenza, evidentemente, rispetto a loro, noi siamo liberali, ma non siamo liberisti, non siamo mercatisti.
  Come dicevo prima, non crediamo che il mercato sia un assoluto, noi siamo per la grande tradizione europea dell'economia sociale di mercato. Allora, anche noi avremmo voluto vedere altre liberalizzazioni sulle quali, però, non abbiamo visto emendamenti di Scelta Civica; noi avremmo preferito liberalizzare il servizio Pag. 27postale, prima di privatizzare le poste, perché non vorremmo che succedesse quello che è successo in altri settori in cui si è privatizzato prima di liberalizzare, e sull'innovazione siamo molto indietro; avremmo voluto una liberalizzazione molto più spinta del monopolio statale della scuola e dell'università; avremmo voluto anche più concorrenza nei settori più concentrati dove c’è il privato, ad esempio negli oligopoli. Anche perché troviamo strano che si voglia essere liberisti laddove ci sono decine di migliaia di operatori mentre, invece, va benissimo e ci sarebbe concorrenza laddove c’è un operatore solo, pubblico o privato, o c’è un monopolio.
  Veniamo, però, al merito, velocemente; sulla questione degli autoriparatori, noi preferiamo che in Italia ci siano 26 mila piccoli imprenditori che 26 mila dipendenti delle assicurazioni. Per questo abbiamo difeso la libertà di scelta dell'utente, ci siamo opposti al divieto di cessione di credito per chi si rivolge a un autoriparatore non convenzionato, che sarebbe stata una limitazione di una libertà civile garantita a tutti dal codice. Le PMI sono la forza dell'Italia, non il problema. Il problema è se non ci crediamo. Ho sentito dei discorsi in Commissione e in vari dialoghi che ci sono stati su questo provvedimento, in cui si invocava la verticalizzazione del sistema economico italiano. Noi abbiamo un sistema che è orizzontale ed è la nostra forza, è quello con cui abbiamo fatto il miracolo italiano, ma è anche quel sistema che ci ha permesso di reggere durante la crisi, quel sistema che oggi, certo, fa più fatica a ripartire, perché il piccolo ha meno risorse da investire, ma forse è esattamente quello su cui dobbiamo puntare. Il nostro problema non sono le PMI, il problema è se non ci crediamo.
  Nello stesso tempo, però, giustamente, abbiamo lavorato per limitare le truffe, perché le truffe gravano sulle tariffe e, quindi, sui consumatori e perché crediamo che questo fosse il vero problema su cui intervenire. Abbiamo difeso il ruolo dei notai, non la lobby dei notai, il ruolo dei notai, tant’è che abbiamo concordato con la proposta dei relatori, giustissima, di raddoppiarne il numero, perché il problema è aumentare l'offerta per i cittadini, ma i notai non difendono una parte, i notai difendono la fede pubblica che è un bene pubblico ed è per questo che noi abbiamo difeso il ruolo, non la lobby e questo è importantissimo. Anche qui, appunto, abbiamo ritenuto che concorrenza significasse aumentarne il numero, e quindi raddoppiarlo addirittura e, semmai, garantire maggiore trasparenza nei confronti dell'utente, come si è giustamente fatto, ma non altre forme che pregiudicano anche, poi, di fatto, la tutela degli stessi cittadini.
  Sull'energia abbiamo proposto meccanismi che migliorino l'offerta per gli utenti finali, in particolare per le famiglie e le piccole imprese. In particolare, abbiamo chiesto, ed è stato accolto dai relatori, che il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero avvenga in modo che ci sia veramente un mercato e che sia veramente libero, perché questa è la migliore garanzia anche per quanto riguarda le tariffe. Una parola in più, come ultimo punto, vorrei spenderla, però, sul capitolo farmacie, anche qui il sistema delle farmacie non è un mercato puro, non è il mercato dei bulloni, e non lo dico in senso dispregiativo, io sono un manifatturiero e come tale adoro anche il mercato dei bulloni, ma le farmacie non sono un mercato puro.
  Il sistema delle farmacie è il sistema sanitario nazionale, ed è un'altra cosa. Per cui la concorrenza in quest'ambito non può che essere relativa – come ha ricordato la sentenza della Corte costituzionale n. 216 del 2014 redatta dall'allora giudice Sergio Mattarella. Il nostro sistema è costruito per avere farmacie in ogni parte del territorio e per garantire che ci sia un presidio di farmacia anche nei posti più svantaggiati del Paese, che sono quelli più lontani, quelli più difficili da raggiungere, quelli meno popolati. Che sono anche quelli, e lo ricordo, svantaggiati nell'accesso agli altri servizi di welfare, al Servizio sanitario, ma anche alla scuola. In certi paesi di montagna per avere una Pag. 28scuola superiore o un ospedale bisogna fare decine e decine e decine di chilometri su strade che non sono propriamente a tre corsie. Ora, fra l'altro, i farmacisti italiani sono 20 mila. Mi chiedo cosa ci sarebbe da liberalizzare. Ma al di là di questo, gli emendamenti sulla liberalizzazione della fascia C e sulle farmacie non convenzionate, giustamente respinti a nostro avviso, avrebbero creato problemi non indifferenti al problema oppure disparità. Autorizziamo, ad esempio, le parafarmacie a vendere i farmaci di fascia C. Perfetto, una parafarmacia però apre dove vuole. Un farmacista no. Deve vincere un concorso e va nel posto che gli viene assegnato, compreso il paesino sperduto di montagna – le farmacie rurali. Avremo creato una disparità. Oppure, lasciamo libere tutte le farmacie di insediarsi dove vogliono: nessuno prenderebbe più farmacie rurali. E cosa ne facciamo ? A spese dello Stato. Questo è il liberismo ? Io, francamente, non credo. Qualcuno ha affermato che calerebbero i prezzi dei farmaci. Basta guardare il dato della Aifa. I farmaci di fascia C non con prescrizione medica venduti nelle parafarmacie e nelle farmacie sono aumentati di prezzo, non sono scesi di prezzo. Mentre, invece, è sceso il consumo degli altri farmaci di fascia C. Tengo anche a precisare – qui nessuno l'ha ricordato – che i parafarmacisti veri, perché l'80 per cento delle parafarmacie non è in mano a singoli farmacisti ma è in mano a società di distribuzione, hanno avuto un punteggio doppio nei concorsi che sono stati fatti. Lo dico alla collega Ricciatti, non è vero che non sono stati fatti. Sono stati fatti, come giustamente sappiamo ci sono dei ricorsi che impediscono di chiudere, ma sono stati fatti. Concludo. Bene, allora, questo disegno di legge che esce da questa Aula. Al Senato si potranno migliorare alcune cose. Noi le abbiamo fatte presenti. Tante nostre proposte non sono state accolte. Credo che dobbiamo normare di più la scatola nera, soprattutto in senso di tutela della privacy, dobbiamo rivedere – l'ho sollevato anche in Aula – il problema della costituzione delle società semplici senza notaio, perché rischia di diventare il blocco di una forma che ha funzionato, e anche qualche altro punto. Chiudo rivolgendo, però, un invito al Governo. Noi siamo stati molto positivi sul fatto che il Governo abbia presentato la legge annuale sulla concorrenza. C’è un'altra legge annuale che nessun Governo che si è succeduto da Monti in poi ha presentato: la legge annuale per le micro, piccole e medie imprese. Il rapporto OCSE sulle piccole e medie imprese italiane dice essere la cosa più importante che possiamo fare per la nostra economia reale. Quindi, invito il Governo ad emanarla in fretta, visto che ormai sono passati quattro anni dall'approvazione della legge. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti della quarta classe dell'istituto tecnico agrario di Ora, in provincia di Bolzano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna. (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

  CATIA POLIDORI. Grazie Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, noi avevamo un obiettivo per questo provvedimento: togliere le zavorre all'Italia e favorire la nascita di un sistema economico fondato sulla libera, sana, ma soprattutto sulla leale concorrenza. Serviva una rivoluzione in grado di stimolare l'economia e al contempo offrire ai consumatori prodotti e servizi di migliore qualità e a prezzi più competitivi. Ma ci siamo dovuti accontentare di un compromesso e in alcuni casi al ribasso.
  Anziché favorire la concorrenza, questa maggioranza ha preferito mantenere lo status quo, in alcuni casi, per non pestare i piedi a qualche lobby, in altri, per non perdere amici e guadagnare sponde, in altri ancora, si è genuflessa alla propria ideologia vetusta, quanto dannosa, contraria alle libere professioni e alla libera economia. Il tutto, ancora una volta, con buona pace delle famiglie e delle imprese, perché è ovvio che saranno loro le più penalizzate da questi timidi interventi.Pag. 29
  L'impegno c’è stato da parte di tutti – e noi questo dobbiamo riconoscerlo e vogliamo ringraziare i relatori, i presidenti e i commissari – ma è mancato il coraggio da parte del Governo. Avevamo formulato l'auspicio che durante l'esame in Aula avremmo potuto, alla maggioranza piacendo, apportare delle significative correzioni per mediare tra le differenti esigenze, quelle degli operatori economici e quelle degli utenti. In alcuni casi, la nostra mediazione si è rivelata dirimente; qualcosa siamo riusciti a modificare, ma la sostanza non è cambiata, anzi le modifiche alcune volte hanno peggiorato il testo iniziale, come per esempio l'articolo 31, e non solo.
  Il provvedimento, specie dopo l'esame, non ha nemmeno raggiunto quell'apprezzabile punto di incontro tra le parti coinvolte. Ad esempio, nella parte che riguarda l'assicurazione ed in particolare l'assicurazione obbligatoria per responsabilità civile auto, non si affronta in modo efficace il problema di fondo del settore, cioè che in Italia il livello dei premi è troppo elevato e superiore del 30 per cento alla media dei premi in ambito europeo.
  Ci sono tantissime ragioni per questo: di certo la principale è quella delle frodi, non ben contrastate probabilmente perché ritenute reati di lieve entità e di scarso allarme sociale, ma che costituiscono comunque un grave onere sulle tasche dei cittadini onesti, chiamati a pagare peraltro per colpa dei furbi un conto salato con premi che in alcune zone d'Italia sono veramente molto onerosi. Altra causa è sicuramente l'insufficiente, e difforme in tutto il territorio nazionale, definizione di danno biologico e poi aggiungerei – una cosa di cui non ci siamo occupati assolutamente – la non adeguata affidabilità e professione dei periti che a breve credo dovremo riaffrontare.
  A nostro avviso, in questo settore, il testo finale contiene elementi dirigistici a carico delle compagnie che certamente non faciliteranno l'efficienza del servizio, che invece rappresenta l'obiettivo fondamentale da perseguire, se si vogliono contenere i premi a carico degli automobilisti.
  Noi vorremmo ricordare – l'abbiamo fatto anche durante la discussione – che i cittadini onesti esistono sia al nord, sia al sud e che ogni costo in più caricato sulle imprese inevitabilmente sarà scaricato sugli assicurati virtuosi di tutta Italia.
  Ancora, sul merito, sul Capo V, concernente l'energia, abbiamo osservato che il superamento, a partire dal 1o gennaio 2018, delle tariffe per il gas e l'elettricità, denominate «massima tutela», ovviamente del consumatore, è positivo sotto il profilo delle logiche di mercato, ma c’è un warning, un punto di attenzione: c’è da porre in evidenza che i cittadini, sulla base di una propaganda martellante da parte delle aziende fornitrici, si sono fatti convincere a stipulare contratti di libero mercato e poi si sono trovati di fronte ad amare sorprese, in quanto le bollette sono aumentate in misura notevole e peraltro lo hanno fatto in presenza di un calo evidente dei costi energetici su scala mondiale.
  Si consideri che, proprio per questa ragione, il 75 per cento delle famiglie non si sono fatte convincere a passare al mercato libero. Tutti sappiamo che i prezzi del petrolio, e di conseguenza del gas naturale, sono letteralmente crollati e, dato che l'Italia produce energia elettrica prevalentemente bruciando petrolio e gas, non si vede come si giustifichi nel mercato libero l'aumento delle tariffe. Proprio in questi giorni, l'Autorità per l'energia del gas ha disposto, con decorrenza immediata, l'aumento delle tariffe di energia elettrica e gas rispettivamente del 3,4 per cento e del 2,4 per cento, il che è assolutamente ingiustificabile, dato che continua la discesa dei prezzi del petrolio che ha toccato a New York i 45 dollari al barile. L'aumento sarebbe motivato da non meglio precisati oneri di sistema connessi al ritiro dei certificati verdi ai costi degli incentivi per l'efficienza energetica.
  In altri termini, la bolletta dell'energia elettrica per le famiglie e le imprese, è considerata dal Governo alla stregua di un bancomat, il che francamente lo riteniamo vergognoso, oltre che inaccettabile. Non si vede, in particolare, perché i consumatori Pag. 30debbano pagare gli incentivi per l'efficienza energetica; chi decide di investire in efficienza energetica avrà il beneficio, comunque, di minori consumi elettrici e questo dovrebbe bastare.
  Per non parlare poi degli oneri accessori per gli incentivi alle energie rinnovabili, che sono troppo elevati, tali da suscitare gli appetiti della criminalità organizzata, come hanno dimostrato diverse inchieste giudiziarie.
  Per quanto riguarda i servizi professionali, al di là delle buone intenzioni di semplificare e liberalizzare il settore, il tutto appare un po’ confuso e contraddittorio.
  Il notariato: appare molto ragionevole la soppressione dell'articolo 28, che consentiva che i passaggi di proprietà per alcune classi di immobili potessero essere fatte dagli avvocati. Noi potremmo fare di tutto, possiamo fare di tutto, rivedere e riformare tutto, ma una eventuale riforma che tocchi un sistema di garanzia come quello delle funzioni del notariato non può finire di certo in un emendamento omnibus.
  Una battaglia specifica che abbiamo condotto con determinazione, ma, ahimè, l'abbiamo persa, è stata quella di limitare la partecipazione delle banche nelle attività di intermediazione immobiliare, nella convinzione di garantire in questo modo la tutela del consumatore, il quale, diversamente, potrebbe subire un condizionamento nelle proprie scelte di carattere patrimoniale. Le informazioni di carattere finanziario di cui dispone una banca su un proprio correntista potrebbero, infatti, influenzare o addirittura condizionare le sue scelte di carattere patrimoniale.
  C’è poi l'aspetto, non secondario, della lesione del principio della libera concorrenza con le altre imprese e società di intermediazione immobiliare, che si troverebbero in posizione gravemente svantaggiata rispetto ad intermediari immobiliari legati ad istituti di credito. Ieri sera il Governo aveva dato un parere favorevole, peraltro, con riformulazione, quindi immagino ragionato, e poi durante la notte, invece del consiglio, probabilmente sono arrivate delle telefonate potenti, che hanno messo in difficoltà tutte le piccole agenzie immobiliari.
  Il testo, secondo noi, ha di fondo un difetto insopportabile: per liberalizzare, finisce per complicare, per di più mettendo le categorie l'una contro l'altra, creando disparità persino all'interno della stessa categoria. Guardate cosa è successo agli ingegneri: da una parte, ci sono gli ingegneri che esercitano liberamente la professione e, dall'altra, invece, le società di ingegneria, pomo della discordia, l'ennesima modifica dell'articolo 31. Ingegneri e professionisti tecnici avevano chiesto che le società di ingegneria, al pari dei singoli ingegneri, architetti e geometri, fossero sottoposte agli obblighi deontologici dell'ordine di appartenenza. La richiesta è stata accolta, peraltro, durante l'esame delle Commissioni. Si è deciso che la sanatoria potesse essere applicata solo a quelle società di ingegneria che avessero rispettato gli identici requisiti imposti alle società tra professionisti. Sembrava tutto, ma proprio a tutti, di buon senso; ora, però, un regalo della maggioranza svincola le società di ingegneria dal controllo degli ordini professionali. A rispondere di questi obblighi deontologici e a rischiare, quindi, delle sanzioni saranno solo i singoli ingegneri o architetti, che nelle società di ingegneria lavorano, peraltro, come dipendenti e per la maggior parte sono giovani.
  Di fatto, ancora una volta, siamo in presenza di una norma non a tutela della professione, ma dei singoli interessi. Un duro colpo inferto ai professionisti che operano nel rispetto delle regole, a tutto vantaggio di interessi economici più grandi, esattamente come nel caso degli agenti immobiliari: due grandi gruppi bancari, contro una miriade di piccole imprese.
  Noi abbiamo perso due volte: abbiamo perso tanti mesi di lavoro e un'importante occasione. Avremmo potuto correggere una distorsione, una mancanza importante del nostro sistema, una mancanza che ci mette sempre un passo indietro rispetto agli altri Paesi europei, ed è per questo che Forza Italia non può votare che contro Pag. 31questo provvedimento, perché la concorrenza libera, quella leale, secondo noi, in questo caso ancora libera non è (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Colleghi, siamo ancora qui a parlare di concorrenza, o meglio, saremmo, in teoria, qui a parlare di concorrenza. Sì, perché, nonostante il nome, si può dire senza ombra di dubbio che questo è l'ennesimo disegno di legge da cui può solo trasparire la volontà del Governo di non volere ascoltare le voci dei cittadini e consumatori, ma, se possibile, con il dispositivo che oggi andiamo a discutere, si andrebbe ancora una volta a rafforzare quelle lobby fondate sugli istituti bancari assicurativi, oltre che sui soliti soggetti energetici ex monopolisti, complici della cattiva politica nella crisi che ormai ci attanaglia da anni.
  E dire, colleghi, che abbiamo tentato di migliorare questo dispositivo, ci siamo messi, come sempre accade, a disposizione, con proposte di buon senso, fattibili e che non potevano che andare a riportare sul giusto binario il testo. Purtroppo, solo alcune di queste hanno effettivamente fatto breccia. Qualche esempio ? Comincerei col citare il nostro emendamento, con cui si sancisce che i soggetti che non hanno causato o subito incidenti automobilistici, che chiameremo automobilisti virtuosi, possano avere diritto ad uno sconto sulla propria polizza assicurativa, nonostante siano residenti in una provincia con un alto tasso di incidenti riscontrato.
  Colleghi, ma vi sembra possibile che una cosa del genere debba essere sancita da noi con un emendamento nel 2015 ? Questa è la definizione della giustizia sociale: la difesa del cittadino dalle ingiustizie subite. È chiedere troppo ? Probabilmente sì.
  Passerei poi a citare il discorso della manutenzione degli autoveicoli. Come si può anche solo pensare di mettere in difficoltà i carrozzieri, che – vorrei ricordare – sono a tutti gli effetti artigiani e piccoli imprenditori, mettendo le loro attività di fatto a rischio di sopravvivenza, a tutto vantaggio delle compagnie di assicurazione, che già adesso stanno cercando di internalizzare i costi del servizio di riparazione tramite centri di loro proprietà o convenzionati ? Questo è uno scandalo ! Meno male, siamo riusciti in fase emendativa a metterci una pezza, ma è già la seconda volta. Governo, forse dovresti smetterla di proseguire su questo tipo di atteggiamento, vessatorio nei riguardi dei carrozzieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Una mossa del genere non può che rafforzare ancora di più una domanda che ci balena da quando siamo entrati a Montecitorio: a chi dovete rendere conto, alla finanza o ai cittadini ? Credo non ci sia bisogno di dare una risposta.
  Un accenno alle scatole nere, poi, è dovuto. Ci dite che questa innovazione ha come principale utilizzo quello di smascherare le truffe: ma quante sono le truffe ? Secondo l'IVASS le denunce per frode assicurativa sono lo 0,17 per cento del totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E parliamo solo di denunce, non di condanne, ovvero una percentuale bassissima.
  Mi permetto di farvi notare che la percentuale di indagati in Parlamento è decisamente più alta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Comunque, con la scusa delle truffe, la scatola nera farà fisicamente una profilazione del cliente, ovvero verificherà il suo stile di guida. Sostanzialmente, saremo quotidianamente intercettati; le compagnie di assicurazione sapranno dove andremo, a che velocità, a tutto danno del diritto alla privacy. Dal nostro punto di vista, i dati sarebbero dovuti essere gestiti da un'agenzia pubblica, che dovrebbe verificare esclusivamente le dinamiche degli eventuali incidenti. Ovviamente non avete ritenuto necessario sottoporre la scatola nera a taratura periodica, peccato che, se deve stabilire la responsabilità in caso di Pag. 32sinistri, risulterà vincolante quello che andrà a rilevare. Per cui, se registrerà una velocità sopra i limiti, chi ne verifica l'attendibilità ?
  Come non citare, poi, il frangente delle società di professionisti. Visto che di spiegazioni ne abbiamo avute poche, vorremmo qui e ora, se possibile, la versione definitiva in merito. Qual è il senso di fare una vera e propria sanatoria riservata ai furbetti, che, da diciotto anni, aggirano la legge creando società di ingegneria non permesse per appalti privati ? Una misura del genere non può che essere a scapito della stragrande maggioranza di professionisti che hanno agito rispettando la legge. In pratica chi ci guadagna è sempre il solito furbetto. È inaccettabile ! L'impressione, colleghi, per così dire, è che questo sia l'ennesimo svilimento del professionista, costretto, per necessità od opportunità, a sottostare al potere economico e a privilegi, anziché vedere premiate le proprie competenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Passiamo poi al capitolo sanità. Il Governo ha dichiarato in più di un'occasione come l'obbiettivo dell'articolo 32 fosse quello di assicurare una maggiore concorrenza nel settore dei farmaci. Anche in questo caso sorgono domande più che lecite su quali siano le vostre priorità.
  Nel settore dei farmaci crediamo che la priorità in un Paese come l'Italia, che, da quello che ci risulta, dovrebbe ancora fregiarsi dell'etichetta di Stato sociale, dovrebbe essere quella di garantire l'accesso ai farmaci necessari ai cittadini. A nostro parere, appare del tutto evidente come, con l'ingresso delle società di capitali fra i soggetti titolari di farmacie, non si possa che rafforzare una volta di più l'aspetto mercantile della parte commerciale delle farmacie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non vorremmo ripeterci ma, con un'apertura delle farmacie alle società di capitali, a chi credete che possa giovare ? Guardate un po’: gli stessi elementi e soggetti che di capitali ne hanno già a palate e che ci aspettiamo che possano investire da subito in questo settore. Proprio quelle banche e assicurazioni che sono poi il fil rouge dell'intero disegno di legge.
  Il gruppo del MoVimento 5 Stelle, in Commissione affari sociali, con una serie di emendamenti, sui quali il Governo e i relatori hanno espresso parere contrario, si era dato come scopo sia quello di contrastare la deriva commerciale delle farmacie che quello di introdurre elementi e disposizioni concrete di efficace liberalizzazione: ma niente da fare !
  Il MoVimento ha poi presentato emendamenti che proponevano la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, prevedendo al contempo, per questa categoria di farmaci, regole finalizzate ad impedire sia monopoli sia l'apertura di un eccessivo numero di parafarmacie. Non di minore importanza sarebbe stato il fatto che la liberalizzazione dei farmaci di fascia C avrebbe potuto comportare un risparmio che alcuni stimano in circa 500 milioni di euro. E anche in questo caso, nulla !
  Vi diremo la verità, colleghi: oggi, ancora più del solito, non sembra di avere davanti un gruppo di singoli individui con cui è possibile confrontarsi; sembra, più che altro, di avere di fronte un muro di gomma.
  Arriviamo agli aspetti più controversi di questa falsa concorrenza. Nonostante uno studio dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico abbia sancito con una relazione che il mercato libero oggi costerebbe al cliente finale in media il 10-20 per cento in più rispetto al regime di maggior tutela, il Governo e la maggioranza, anche in questa occasione, a braccetto con le lobby energetiche, si disinteressano dei consumatori e decidono di togliere il servizio di maggior tutela, che garantiva alle famiglie un prezzo calmierato da un controllo statale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ricordiamo ai distratti che già oggi il mercato è effettivamente libero, ma ben pochi consumatori passano al mercato libero. Chissà per quale motivo ? Forse perché non ci si fida ? Forse perché, ahimè, dati alla mano, ci sono più clienti Pag. 33che escono dal mercato libero per rientrare in quello di maggior tutela rispetto al contrario, perché non c’è certezza !
  Sia chiaro a tutti, lo vogliamo denunciare una volta di più: con questa azione è ormai palese che Partito Democratico e maggioranza preferiscono togliere le garanzie per i consumatori per agevolare i grossi operatori energetici del nostro Paese. Oggi che la «ciccia» energetica è finita, oggi che c’è una crisi industriale in atto, per cui i consumi industriali e gli introiti dei grandi operatori si abbassano, oggi il Partito Democratico apre le porte delle bollette dei consumatori italiani, ancora una volta di più, alle lobby energetiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Sono costretto a ripetermi, colleghi: a chi dovete rendere conto ? Noi volevamo inserire la concorrenza nella gestione dei pompaggi, in possesso quasi al 90 per cento di Enel, ma niente ! Addirittura ci è stato detto che questo disegno di legge non sarebbe la sede adatta per parlare di quel tema. Stiamo scherzando, vero ?
  Noi volevamo inserire le gare per le concessioni idriche, al fine di evitare un ingiustificato vantaggio competitivo in capo al gestore uscente, guarda caso sempre lo stesso soggetto di prima, idoneo a vanificare l'effetto concorrenza della gara; considerando che l'Italia è già stata nel 2011 oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, il Governo latita e ancora una volta ci farà pagare una multa in tal senso.
  Noi abbiamo cercato di tutelare il cittadino, cercando di inserire l'obbligo da parte degli operatori di inviare agli utenti le fatture di energia almeno venti giorni prima della scadenza delle bollette; ma a voi piace far pagare il consumatore anche dopo la scadenza della bolletta stessa.
  Noi abbiamo provato a toccare il Conai, questo enorme carrozzone che gestisce gli imballaggi e che da anni ingessa qualsiasi tentativo di innovazione nel sistema di raccolta dei rifiuti, facendo sparire la necessità di garantire il servizio su tutto il territorio nazionale, immaginando che la situazione dei sistemi di raccolta sia sempre uguale da nord a sud; e questo ovviamente non è passato !
  Noi volevamo togliere l'obbligo di essere rappresentati su tutto il territorio nazionale, creando delle filiere locali: ovviamente non vi piace.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DAVIDE CRIPPA. Noi abbiamo provato ad inserire una norma a tutela della libera concorrenza, che mettesse in chiaro per il consumatore l'etichetta dei prodotti che acquista, in modo da metterlo nelle condizioni reali di poter scegliere se acquistare pomodori o olio italiano piuttosto che i fantomatici made in Italy finti.
  Noi abbiamo presentato emendamenti che avrebbero evitato alla signora Maria di essere «stalkerata» telefonicamente – e non ho paura di usare questo termine – da qualsivoglia offerta commerciale a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma niente.
  Noi abbiamo cercato di far passare l'obbligatorietà per gli operatori di fornire, su richiesta dell'utente, la registrazione della sottoscrizione di un contratto telefonico, ma anche in questo caso niente !
  Noi abbiamo tentato di esentare il consumatore dai costi derivanti dai servizi telefonici di assistenza degli istituti bancari: niente !
  Noi abbiamo lottato contro la vostra volontà di reintrodurre le penali per i contratti telefonici, e invece niente, le avete rimesse !
  Colleghi, dateci degli ingenui, ma ci saremmo aspettati un minimo di coerenza in più da parte vostra. Proprio in quel senso andava l'emendamento all'articolo 1 presentato dal collega Colletti.
  Riportate un minimo di verità fra questi banchi, cambiando le finalità di questo disegno di legge, dal garantire «la tutela dei consumatori» a garantire «gli utili alle compagnie di assicurazione, alle banche, alle società energetiche e alle lobby farmaceutiche». In questo modo avreste perlomeno dimostrato un minimo di credibilità.Pag. 34
  Per quanto detto il MoVimento 5 Stelle esprimerà convintamente voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, noi stiamo approvando in sede di Camera la prima legge annuale sulla concorrenza.
  L'ampio dibattito mi spinge a fare alcune riflessioni anche in risposta alle questioni che sono state sollevate. Il mio gruppo ritiene la maggiore concorrenza, il creare concorrenza, un miglioramento sensibile del sistema economico.
  Fare più concorrenza significa offrire opportunità imprenditoriali e ridurre i costi dei beni e dei servizi per i cittadini, ma si fa concorrenza positiva quando si apre il mercato agli investimenti per lo sviluppo e si allarga il mercato a soggetti che prima erano esclusi. Sotto queste condizioni favorire la concorrenza e misure pro-concorrenziali sono provvedimenti importanti per lo sviluppo dell'economia.
  Non intendo entrare in una disputa quasi accademica sull'accuratezza, più o meno rilevante, delle stime dell'OCSE – 2,6 punti percentuali di PIL in 5 anni, a fronte di misure concorrenziali efficaci – o se siano più accurate, come dicevo, quelle della Banca d'Italia, che prevedono valori ancora superiori. Ciò che ci interessa sottolineare è che la concorrenza è uno strumento di crescita economica.
  Per questo l'occasione della prima legge annuale sulla concorrenza non è per noi il rispetto di un obbligo formale, seppure stabilito dalla legge n. 99 del 2009 – per inciso, non attuata per sei anni da tre Governi –, ma è una parte fondamentale di quel processo di riforme, anche economiche, che stiamo mettendo in atto in questo Paese.
  Il disegno di legge sulla concorrenza è uno strumento nella cassetta degli attrezzi che noi utilizziamo per sostenere e rilanciare l'economia. Ritorniamo a parlare di politica industriale, interveniamo sul sistema bancario per renderlo più trasparente, stiamo operando sulla fiscalità e continueremo ad operare su questo. Abbiamo messo mano a grandi riforme strutturali: quelle del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione, della giustizia civile. Misure che stanno dando i loro frutti: il PIL è in crescita e la produzione industriale aumenta, l'occupazione riprende e i consumi interni si espandono, dopo anni di contrazione; ma ciò che è più importante è che sta tornando quel bene impalpabile che è il motore primo della crescita economica: la fiducia degli italiani. Per questo noi consideriamo così importante il passaggio di questo disegno di legge e l'approvazione di misure sulla concorrenza.
  È stato detto che a un testo già buono abbiamo apportato positive modifiche, in un fruttuoso lavoro parlamentare, di cui ringrazio i relatori, il Governo e tutti i commissari che sono intervenuti, ma sento l'obbligo di richiamare, anche a seguito della discussione che vi è stata, alcuni punti salienti di questo disegno di legge.
  Sulle assicurazioni ho sentito molte cose, ma nessuno ha detto che abbiamo raggiunto, dopo molto tempo e diversi tentativi, un buon risultato. Abbiamo stabilito un principio, un principio semplice: a fronte della libertà di un assicurato di assumere un impegno mentre contrae un'assicurazione obbligatoria per legge, deve corrispondere il dovere dell'assicurazione di effettuare uno sconto. Abbiamo detto: impegni su misure comportamentali. Ma quali sono queste misure comportamentali che possono essere scelte dall'assicurato ? Una, sulla tre indicate nel disegno di legge: l'ispezione del veicolo oppure l'installazione della scatola nera, oppure l'installazione di sistemi di controllo che impediscano l'avvio del veicolo quando il tasso alcolemico del conducente non è dei migliori. A fronte della scelta di uno di questi impegni, si ha uno sconto, che non è lasciato alla libera contrattazione fra assicurato e assicuratore, ma è definito nei valori minimi da un soggetto Pag. 35terzo: l'IVASS. Clausole vessatorie ? Credo proprio di no. Mentre rimane anche libera – ho sentito questo tema – la facoltà per l'assicurato di ricorrere al proprio riparatore di fiducia quando ci sono danni patrimoniali al veicolo.
  Importanti sono anche le misure che abbiamo messo in campo per assicurare chi si trova nelle aree più svantaggiate dal punto di vista delle tariffe di questo Paese. Fa parte dell'armamentario della polemica politica dire che noi abbiamo fatto regali alle compagnie assicuratrici. Le compagnie assicuratrici sono contro questi principi e questo progetto.
  Così come non è corretto dire che facciamo regali alle compagnie energetiche. Il superamento dei prezzi regolati, il superamento della maggior tutela è una tendenza in atto anche a livello europeo. Noi abbiamo fissato una data, è vero, ma abbiamo stabilito una regola.
  Noi, come molti colleghi sanno, abbiamo nel mercato dell'energia due problemi: il primo è che una grande parte della componente di costo è costituita da oneri, fiscali e parafiscali, ma la seconda parte importante è che il mercato è opaco, non è trasparente, il cittadino ha difficoltà a orientarsi e se è vero che già oggi ci sono offerte nel mercato libero più convenienti rispetto alla maggior tutela, è vero che molte persone, molte aziende, molti cittadini non escono dalla maggior tutela per un problema di comprensione delle offerte e delle possibilità. Da questo punto di vista, noi abbiamo indicato nel 2018 una situazione nella quale il mercato dovrà essere trasparente e se così non sarà non si potrà superare questa situazione. Un portale per le offerte obbligatorio per le aziende, la garanzia del rispetto dei tempi di cambio fornitori, fatturazioni e conguagli con tempi e modi europei, separazione di marchio verticale fra i distributori e i rivenditori: queste sono alcune delle condizioni che si devono verificare. Siamo intervenuti anche in altre situazioni, con delle regole. Abbiamo discusso di telefonia, bene; questo disegno di legge ci dice che ogni offerta, ogni nuovo contratto dovrà subito contenere, in fase di offerta iniziale, l'indicazione delle spese e degli oneri per il cittadino. Per le offerte promozionali, quando c’è un recesso da queste, non parleremo più di penali, non avremo più penali ma avremo solo la copertura di costi credibili residui, il divieto di addebito a propria insaputa nella bolletta telefonica di servizi erogati da terzi. Sui notai è stato detto, è vero; in un atto abbiamo modificato la questione che riguardava le transazioni degli immobili non commerciali, ma abbiamo aumentato il numero dei notai. Stiamo razionalizzando con questo disegno di legge la rete dei carburanti, cosa che darà risultati fra qualche anno. Siamo intervenuti sulla distribuzione cinematografica, impedendo il formarsi di oligopoli locali nella distribuzione. Ieri abbiamo votato tutti insieme un importante emendamento nel settore del turismo per quanto riguarda il rapporto fra strutture alberghiere e grandi portali di prenotazione. Allora, signor Presidente, concludendo perché non ho tempo di richiamare tutte le questioni che sono presenti, noi come gruppo diamo un giudizio positivo del lavoro svolto nelle Commissioni e nell'Aula, diamo un giudizio di misure utili a quelle che sono contenute all'interno di questo primo disegno di legge sulla concorrenza che sarà il primo di una serie e noi ci siamo mossi cercando di aprire i mercati ma, come ho detto prima, anche stabilendo delle regole. Noi andremo avanti sul processo delle liberalizzazioni perché queste sono utili all'economia e a coloro che dicono che stiamo rovinando l'Italia e che siamo il male assoluto noi rispondiamo con i fatti, dicendo che andremo avanti più convinti di prima; avanti perché, signor Presidente, noi siamo quelli di sempre, quelli delle «lenzuolate» di Bersani, siamo quelli che hanno aperto i mercati protetti del gas e dell'energia elettrica, siamo quelli che hanno liberalizzato nel commercio e nelle telecomunicazioni, siamo quelli i cui Governi hanno sempre fatto avanzare la concorrenza in questo Paese e noi su questo non arretreremo, su questo andremo sempre avanti tutelando uno e uno solo degli interessi che a noi stanno a Pag. 36cuore, quello dei cittadini italiani che abbiamo l'onore di rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  SILVIA FREGOLENT, Relatrice per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT, Relatrice per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, dopo sei mesi, questo provvedimento giunge al termine con il voto finale. A nome anche del relatore Martella, mi consenta di ringraziare ovviamente tutti i colleghi che ci hanno dato una mano, soprattutto nelle Commissioni finanze e attività produttive; il Governo, in particolare la sottosegretaria Vicari, che oggi non c’è perché vota al Senato, ma che è stata una preziosa interlocutrice; gli uffici e i funzionari del Ministero; gli uffici e i funzionari delle Commissioni, senza di loro non saremmo giunti al termine di questo provvedimento, come gli uffici e i funzionari dei gruppi politici tutti, in particolare quello a cui faccio riferimento io (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale – A.C. 3012-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3012-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3012-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Con comodo, colleghi. Ci siamo ? A parte quelli che sono in altre sedi rispetto alla Camera, quelli che sono qui presenti sono riusciti tutti a votare ? Onorevole Pagano, faccia attenzione a queste manovre, alla sua età ! Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Legge annuale per il mercato e la concorrenza» (3012-A):

   Presenti  460   
   Votanti  437   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  269    
    Hanno votato no  168.

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Il deputato Villarosa ha segnalato che ha erroneamente votato a favore, mentre avrebbe voluto votare contro e il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a votare).

  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 2437-2469-2684-2708-2733-3025 3060.

Seguito della discussione della proposta di legge: Brescia ed altri: Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria (A.C. 1990-A) (ore 12,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta Pag. 37di legge: Brescia ed altri n. 1990-A: Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.
  Ricordo che, nella seduta del 28 settembre 2015, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1990-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 1990-A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1990-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1990-A).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Togliere il finanziamento pubblico sia ai partiti sia all'editoria, a vantaggio del sociale, in modo che 300 milioni di euro l'anno possano essere mossi nei fondi per i servizi sociali dei comuni, e non nell'alimentare le casse dei partiti e delle società editoriali: questo era quanto dichiarava Matteo Renzi, sindaco di Firenze, il 10 aprile 2012 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Bene, caro Presidente del Consiglio, oggi abbiamo l'opportunità di realizzare questo suo proposito grazie a una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, di cui sono onorato di essere il primo firmatario. Questa storia del finanziamento pubblico all'editoria è una delle storie più vergognose della storia della Repubblica italiana.
  Solo tra il 2003 e il 2015 sono stati stanziati in favore degli editori circa 1,5 miliardi di euro e con soldi pubblici sono state perpetrate ai danni dello Stato, e quindi dei cittadini, truffe di ogni genere, magagne, inganni di ogni tipo, che hanno avuto come risultato non quello che, forse, poteva essere il proposito nobile di chi inizialmente aveva pensato al finanziamento pubblico all'editoria, ossia quello di raggiungere un pluralismo dell'informazione, di togliere dai grandi gruppi di potere i giornali, e quindi l'informazione italiana, ma l'esatto opposto, ossia il controllo della politica sull'informazione e uno spreco infinito, immenso, di denaro pubblico. Questo è quello che si è avuto nella storia di questo Paese e quello che noi possiamo cancellare, oggi, con la nostra proposta.
  Una proposta che nasce nel modo più democratico possibile perché – questo ci tengo a dirlo, ora che ho l'attenzione di tutti i miei colleghi qui alla Camera – è stata la prima proposta ad essere discussa e costruita insieme ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È stata la prima proposta di legge discussa sul nostro sistema operativo. Grazie a questa discussione noi abbiamo potuto raccogliere ben 4.500 commenti che sono venuti dai cittadini. Insieme a loro abbiamo costruito una proposta che si è modificata nel tempo. Subito dopo questo innovativo modo di costruire le proposte di legge che tiene bene in considerazione il parere dei cittadini, si è avviato l'iter alla Camera. In Commissione si sono avuti ben quaranta audizioni, forse più di quaranta. Un anno e mezzo di lavoro. Abbiamo ascoltato tutti i soggetti coinvolti, abbiamo ascoltato esperti del settore che ci hanno detto, tutti quanti, che era necessario mettere mano al sistema del finanziamento. Ovviamente non tutti erano d'accordo nell'abolirlo completamente. C’è stata una discussione e dopo tutto questo lavoro e questa discussione, oggi arriviamo in Aula e sappiamo già che è pronto un emendamento soppressivo che cancellerà, in un secondo, un anno e mezzo di lavoro. Questa è la considerazione che i partiti Pag. 38hanno del lavoro parlamentare e della posizione di un movimento, che è, sì, d'opposizione, ma che rappresenta ancora il 25 per cento dei cittadini italiani, che presenta una proposta che non nasce per un semplice capriccio, fa la storia del nostro movimento: quella dell'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria è una battaglia che fa parte del nostro secondo V-Day. Ovviamente non tutti siete costretti a conoscere la storia del MoVimento 5 Stelle, però bisogna tenere in considerazione che quel giorno in piazza, in un solo giorno, furono raccolte un milione e 300 mila firme di cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che chiedevano che questo scempio finisse; questo insieme ad altri di cui parleremo, forse, dopo se ce ne sarà data l'opportunità.
  In realtà, il finanziamento pubblico all'editoria nasce con il fascismo, l'abbiamo ricordato più volte. Nasce nel ventennio in cui il Governo, all'epoca, cercava attraverso il finanziamento pubblico di controllare gli editori. Quindi, nasce per invertire esattamente quello che è il significato del giornalismo. Il giornalismo dovrebbe ricoprire il ruolo di controllore del sistema e del potere e, invece, con questa modalità, cioè finanziando, comprando gli editori, si compra il loro silenzio. La storia d'Italia è piena di gente che, purtroppo, si è prestata a questo sistema, ossia di editori che si sono arricchiti grazie a tutte le leggi che successivamente si sono sovrapposte nel corso del tempo su questo tema e che hanno dato la possibilità a farabutti di ogni genere di prendere e mettere nelle proprie tasche soldi dei cittadini italiani. Esempi se ne possono fare tantissimi, c'erano movimenti politici inesistenti e giornali che facevano capo a movimenti politici inesistenti che nascevano solo ed esclusivamente per poter usufruire dei finanziamenti pubblici all'editoria. Gente che intascava...i vari Ciarrapico, i vari editori, ne abbiamo ascoltati anche alcuni in Commissione. Abbiamo avuto l'onore di ascoltare anche Giuliano Ferrara che era uno di quelli che ha mangiato alla grande con questo sistema qui. «Convenzione per la giustizia», questo era il suo movimento che ha intascato per Il Foglio 3,4 milioni di euro.
  Poi c'era il movimento monarchico italiano, che ha fatto la rivoluzione in questo Paese, con cui Libero portava a casa circa 5 milioni. E ce ne sono tantissimi di esempi che potremmo fare.
  Anziché, però, guardare al passato – tutte queste cose ci sono state, sono deprecabili e dovrebbero essere cancellate, queste sì con un colpo di spugna – guardiamo al presente. Guardiamo qual è la situazione del finanziamento in questo momento. C’è una legge, che è la legge Monti, che dice che, entro il 2014, i finanziamenti all'editoria dovevano chiudere e che doveva terminare il sistema del finanziamento pubblico all'editoria. E cosa ha fatto il Governo di Renzi per aggirare questa legge ? Anziché abolirlo, come era negli intenti del sindaco di Firenze nel 2012, ha fatto il fondo straordinario per l'editoria: 120 milioni che vengono dati a tutti i giornali. Vengono dati, pensate un po, ai giornalisti per il prepensionamento. Ovvero, nello stesso Paese dove c’è gente che per la legge Fornero non riesce ad andare in pensione, si fa il fondo straordinario per far andare in pensione prima i giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Questo è il nostro Paese, questo è il vostro Governo.
  Ora chiaramente io sto usando questo tono, che è un po’ sopra le righe ovviamente, perché la rabbia non la riusciamo a contenere per l'oscenità che si sta per compiere, e giungo al termine del mio discorso. L'oscenità sta nel fatto che ad una forza che, come ho raccontato prima, rappresenta milioni di cittadini italiani non viene data la possibilità neanche di discutere apertamente, tranquillamente e liberamente in quest'Aula questa proposta. Magari, ovviamente, la maggioranza può non essere d'accordo e bocciarla, ma dopo una discussione in quest'Aula, non con un emendamento soppressivo presentato da un altro partito, ossia dalla stampella favorita del Partito Democratico, SEL (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 39
  Noi speriamo che questo non accada. Siamo ancora speranzosi, c’è ancora questa possibilità, ma ovviamente la nostra speranza è ridotta al lumicino. Chiediamo, pertanto, – e mi avvio alla conclusione – che quest'emendamento sia ritirato e che si proceda con una normale discussione di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, siamo in uno Stato semilibero. Lo dicono le classifiche internazionali della libertà di stampa, non lo dice il MoVimento 5 Stelle. I regimi totalitari conoscono bene la penetrazione di Internet e per questo censurano la rete. I Paesi semiliberi, come il nostro, agiscono invece su un altro piano: bloccano lo sviluppo della rete per non scardinare il potere delle TV, di Mediaset di Berlusconi, bloccano la banda larga per non scardinare il potere delle testate giornalistiche.
  Dal 1945 ad oggi il quadro delle testate giornalistiche esistente è rimasto quasi lo stesso, cristallizzato. Questa non è libera informazione, questa è una gabbia. Nel nostro Stato semilibero esiste, a causa del Partito Democratico e a causa di un Presidente del Consiglio che ha paura del controllo dei cittadini sulla politica, il reato di diffamazione, la prigione fino a quattro anni per chi pubblica video e notizie contro i politici e i personaggi pubblici, appena approvato da questa Camera.
  In un Paese semilibero, come il nostro, esiste il conflitto di interessi, per cui la creazione di un giornale in realtà è una seconda attività, non è la prima attività. La prima è promuovere un partito, promuovere un'azienda, promuovere una banca o un intreccio di questi interessi. Ma il MoVimento 5 Stelle ha scritto una legge sul conflitto di interessi, l'ha portata in quest'Aula e tutti i partiti hanno deciso di insabbiarla e rimandarla indietro. Avete avuto paura anche solo del dibattito pubblico su quel tema.
  In uno Stato semilibero, come il nostro, il Governo mette il bavaglio all'informazione, bloccando la pubblicazione delle intercettazioni dei politici. Durante la discussione sulle linee generali, quando ho parlato delle pressioni indebite del Presidente del Consiglio sui giornali e sulle TV, ho usato l'espressione «scagnozzi del Presidente del Consiglio». Mi hanno detto che era un'espressione troppo forte e che non si poteva utilizzare in Aula.
  Ma andiamo ai fatti della settimana scorsa. Anzaldi, un deputato del PD, ha rilasciato in due giorni queste dichiarazioni sui giornali: «C’è un problema con Rai Tre e con il TG 3», «Sì, è un problema grande. Non si sono accorti che è stato eletto il nuovo segretario, Matteo Renzi», «Adesso l'importante è che Vianello, direttore di Rai Tre, non faccia altri errori». Un senatore anonimo del PD, con un SMS al giornalista: «Io non le ho detto niente, non voglio comparire. Ma sappia che a Rai Tre tra un po’ entreremo con il lanciafiamme». De Luca, presidente della regione Campania del PD, rivolgendosi a Rai Tre dice che svolgono atti di camorrismo giornalistico: «Avete rotto le scatole. Io voglio vivere da uomo libero, non da politico controllato da cittadini».
  Per me, questi tre sono da definire gli scagnozzi di Renzi. Non so come definirli. Considerato che con la riforma RAI poi tutto finirà in mano alle scelte del Governo, questo Paese sarà ancora un Paese libero ? La definizione della Treccani di «scagnozzi» è persona che, per tornaconto personale o per avidità di denaro, sta al seguito e agli ordini degli altri, oppure tirapiedi, oppure umile esecutore di ordini. Mi sembrano tutte definizioni appropriate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dal 2003 al 2015, avete – come ha detto il mio collega – dato all'editoria un miliardo e mezzo di euro. Pensate se avessimo investito questi soldi in cultura. Siamo un Paese che ha bisogno di investimenti in sapere. Invece, siamo gli ultimi in classifica per spese in cultura in Europa e siamo tra gli ultimi posti per le spese in istruzione nei Paesi OCSE. La vostra priorità Pag. 40è finanziare i giornali. Continuate a resistere anche contro l'invasione dei cittadini sia nella democrazia, nella sfera pubblica sia nell'informazione. Ma sappiate che la libertà di informazione del cittadino libero, produttore e consumatore dell'informazione, nell'epoca di oggi del web 2.0, è quella che vincerà e voi sarete solo un ricordo della storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza ribadisce sempre l'invito a un linguaggio rispettoso dell'avversario politico. Ha chiesto di parlare l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.

  MARIA COSCIA. Grazie, Presidente. Io vorrei dire, tramite lei ovviamente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che noi – anche voi con le parole forti che avete detto lo avete ribadito – abbiamo preso sul serio la vostra proposta; tant’è che abbiamo lavorato più di un anno in Commissione, facendo audizioni – credo – molto utili per tutti per avere le giuste informazioni su un mondo importante, che riguarda anche la possibilità dell'esercizio della democrazia tramite il pluralismo nel nostro Paese, che riguarda anche la sopravvivenza di imprese con tantissimi lavoratori, il cui lavoro viene messo in crisi, e che riguarda un lavoro qualificato, come è quello nel settore dell'editoria.
  Quindi, le audizioni, su cui voi avete sorvolato, invece, ci hanno fornito elementi molto importanti di valutazione al punto che ci hanno indotto, come gruppo del Partito Democratico, a presentare una nostra proposta di legge. Si tratta di una proposta di legge che vuole affrontare e riformare seriamente l'intervento pubblico per sostenere questo settore così fondamentale per il nostro Paese.
  Abbiamo, quindi, presentato una proposta di legge. Siamo disponibilissimi a continuare il percorso in Commissione, tant’è che vi abbiamo più volte sollecitato e chiesto di rimanere in Commissione a continuare la discussione. Ma alla fine la vostra proposta è che o va bene la vostra proposta o non va bene quella degli altri, compresi anche gli emendamenti che sono stati presentati anche dagli altri gruppi politici.
  Certamente, non sta a me difendere gli emendamenti presentati da altri gruppi politici, ma è veramente curioso quello che voi pensate debbano essere la democrazia e il lavoro parlamentare e, cioè, che va bene quello che voi fate, ma quello che gli altri propongono non va bene. Così non può essere. In verità, voi continuate a scegliere una linea, che è la linea appunto della propaganda, la linea di voler azzerare un settore di grande rilevanza per il nostro Paese, così importante per garantire il pluralismo dell'informazione. Certo, riformandolo, certo ridefinendo nuove regole importanti, che soprattutto salvaguardino la tanta informazione che c’è nei nostri territori, che è molto articolata e molto importante e certo salvaguardando una professione di altissimo livello, come quella appunto dei giornalisti, soprattutto dei giovani giornalisti. Io vorrei ricordare che questo è un settore che ha appunto tantissime difficoltà e tantissimi problemi. Il nostro intendimento, quindi, è semplicemente quello di continuare una discussione aperta e siamo disponibilissimi ad avviare un percorso, ma che si vada esattamente nella direzione di confermare la nostra assoluta condivisione della necessità di continuare a garantire in questo Paese il pluralismo dell'informazione. Occorre, quindi, in questo contesto, investire anche mediante risorse pubbliche, perché appunto si tratta di un contesto del tutto nuovo, superando le aberrazioni che ci sono state nel passato. Tra l'altro, voglio ricordare che se sono emerse è perché ci sono stati dei controlli molto importanti che hanno fatto emergere quelle assolute nefandezze. Per questo motivo, quindi, noi voteremo questo emendamento perché è un emendamento che fa chiarezza e che finalmente ci consentirà di riprendere seriamente a discutere di un problema così importante per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

Pag. 41

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente, è davvero curioso, al limite del risibile, che il primo emendamento, che sostanzialmente impedisce la discussione di questa proposta di legge, si appresti a votarlo la stessa maggioranza che meno di dieci minuti fa ha pomposamente rivendicato l'approvazione di una norma per le migliori forme di concorrenza. Infatti, le due cose non stanno insieme. Non si può contemporaneamente dire che si è mossi da un impeto verso le maggiori e migliori forme di concorrenza da un lato e dall'altro, invece, continuare a difendere l'esistenza di finanziamenti pubblici che, rispetto al termine «concorrenza», stanno esattamente dalla parte opposta, atteso che destinano delle risorse ad alcuni operatori del settore e non ad altri. E, allora, il tema vero, Presidente, è che dobbiamo renderci conto che in una società in continua evoluzione sono cambiati e sono venuti totalmente meno i presupposti stessi per i quali la contribuzione pubblica all'editoria era stata immaginata. Non perché l'attività di giornalista o comunque di operatore del settore fosse più bisognosa o più meritoria di assistenza pubblica rispetto a qualsiasi altra nobile attività lavorativa, ma perché si riteneva che quel settore avesse un'importanza fondamentale per dare diffusione ed informazione alla popolazione e che, quindi, quante più fossero state le testate in grado di trasmettere informazioni, tanto più avremmo avuto una società informata. Ma è chiaro che nel 2015, signor Presidente, di fronte ad una realtà tutt'affatto diversa, in cui organi di informazione a mezzo televisivo aggiornano minuto per minuto di quello che succede in Italia e nel mondo e in cui la diffusione della rete consente a qualsiasi blogger di trasmettere informazioni, tutto si può dire meno che ci sia la necessità di spendere dei denari pubblici per sovvenzionare questa o quella testata, che normalmente finisce per essere la testata rappresentata dall'amico di quell'amico, perché in mancanza di questo finanziamento quella testata non potrebbe sopravvivere e i cittadini italiani sarebbero privi del diritto di essere informati. Tutto si può dire, signor Presidente, salvo che questo.
  Allora, dite la verità, dite che, una volta di più, state cercando di coprire, con il mantenimento del sistema del finanziamento pubblico ai partiti, la possibilità tutta assistenziale e tutta di favore di mantenere in vita posti di lavoro di amici e di amici degli amici che, altrimenti, non avrebbero né arte e né parte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, mi perdoni la tardiva segnalazione, ma immaginavo che ci fossero altri colleghi iscritti in quanto, evidentemente, l'argomento che stiamo trattando oggi è nevralgico per quanto riguarda la democrazia del Paese. Dobbiamo partire da una domanda e cioè: il finanziamento pubblico, oggi, ha ancora senso, soprattutto in una fase di così spinta evoluzione e rivoluzione digitale, è ancora necessario, è ancora fonte di garanzia dell'articolo 21 della Costituzione, è ancora fonte stessa di garanzia del principio democratico ? Questa è la prima domanda che ci dobbiamo porre e a questo dobbiamo dare una risposta. Da qui seguono tutte le valutazioni che, in base alle diverse sensibilità, i gruppi e i colleghi potranno fare.
  Noi siamo convinti che – come del resto leggo anche dalla proposta meritoria da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle – una forma di sostegno al pluralismo e alla comunicazione ci debba essere, perché nel momento in cui leggo, al comma 3 dell'articolo 1, che anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle pensano di utilizzare le risorse derivanti dal taglio del vecchio sistema contributivo all'editoria, convogliandole in investimenti delle imprese editoriali di nuova costituzione dirette unicamente all'innovazione tecnologica, capisco che evidentemente anche loro credono che sia necessario, comunque, ai fini della crescita democratica del Paese, finanziare o comunque sostenere le imprese editoriali. Allora il punto qual è ? È che, così com’è stato costruito, l'attuale Pag. 42sistema non funziona più, e questo è sotto gli occhi di tutti, è evidente che è assolutamente inadeguato, perché pensato per un mondo che, di fatto, non esiste più. Non esiste più sia dal punto di vista istituzionale, ma soprattutto dal punto di vista sociale e, ancor più, ne consegue, anche dal punto di vista tecnologico. E quindi la necessità sarebbe, evidentemente – come del resto appare dai numerosissimi disegni di legge o proposte di legge che sono state depositate in differenti Commissioni, sia alla Cultura che alla Trasporti – di rivedere l'intero impianto di sostegno all'editoria e alla comunicazione.
  Quindi, il punto fondamentale, e qui la posizione anche della Lega Nord, è che, sì, siamo d'accordo che bisogna tirare un tratto, e deciso, su quanto è stato fatto in passato, è vero che ci sono stati oltre un miliardo e mezzo di euro in poco più di dieci anni che sono stati spesi male e non sono stati utilizzati per quello che avrebbero dovuto servire, ovvero per far crescere il Paese e il suo sistema comunicativo, ma è altrettanto vero che nessuna delle norme attuali è in un'ottica di convergenza multimediale, ed è nell'evidenza stessa delle cose che qui oggi stiamo discutendo la proposta di legge dei colleghi del MoVimento 5 Stelle e nella stessa Commissione si discute anche quella della riforma del sistema radiotelevisivo pubblico. Ma scusate, nel terzo millennio, vi sembra logico ancora vedere due comparti separati laddove sono esattamente la stessa cosa ? Allora io sollecito i colleghi del MoVimento 5 Stelle che vedo molto attenti anche sul fronte della RAI a una analisi delle cifre.
  È vero che per l'editoria sono stati spesi, in tanti casi anche male, oltre un miliardo e mezzo di euro in poco più di dieci anni, ma è altrettanto vero che noi ogni sacrosanto anno spendiamo oltre un miliardo e 700 milioni di euro per finanziare la RAI, che è un abominio di fronte a quello che poi la RAI dà al Paese in termini di reale servizio pubblico e di corrispondenza al contratto di servizio che sigla con lo Stato italiano.
  Allora, la posizione della Lega Nord in materia è sempre stata molto chiara: noi siamo evidentemente per una completa revisione in senso multimediale del sistema della contribuzione all'editoria, intesa nella sua accezione più ampia e ovviamente nel rispetto della libera concorrenza e delle regole del mercato, quindi non come tante delle norme che giustamente i colleghi del MoVimento 5 Stelle vogliono sopprimere, che costringevano addirittura l'editore a creare una forma di editoria per accedere a contributi, e non viceversa, nel senso che i contributi contribuivano a creare un maggiore pluralismo e quindi più fonti informative. È altrettanto vero però che purtroppo, con questa abrogazione tout court non si tengono presenti delle esigenze che invece sono alla luce e all'attenzione di tutti, ovvero delle minoranze linguistiche, ovvero il comparto dell'editoria locale, che è da sempre schiacciato da una RAI che prende tutto quello che è possibile prendere in termini di risorse statali e pubblicitarie e non lascia nulla a coloro che in realtà sono il vero servizio pubblico del territorio. Penso alle tantissime testate delle lingue minoritarie che hanno un senso anche storico: io capisco che nella proposta del MoVimento 5 Stelle ci sia questa voglia di rinnovamento totale e quindi la spinta a un taglio netto con il passato, però la storia è storia, l'identità ha la sua importanza e dobbiamo tener conto anche delle tantissime testate che hanno un senso, un'altissima dignità e danno un contributo fondamentale alla cultura di questo Paese.
  Quindi, in questa ottica, io vedo che c’è una scarsa visione di prospettiva per quanto riguarda il mondo delle autonomie locali e il mondo dell'editoria locale, che noi ci sentiamo ancora oggi in dovere di sostenere e di difendere a spada tratta, perché sono un ganglio fondamentale del pluralismo del nostro Paese.
  Quindi, qui ci troviamo di fronte a un muro contro muro, che purtroppo ha partorito un emendamento soppressivo che non ci darà la possibilità poi di entrare nel merito. I prodromi c'erano già Pag. 43in Commissione nel momento in cui abbiamo visto che non c'era la disponibilità ad entrare nel merito delle proposte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, una disponibilità che noi invece avremmo di buon grado valutato, perché tante sono le norme contenute nel loro comma 1 dell'articolo 1 con cui concordiamo, a partire dalla soppressione, o comunque dalla necessaria revisione di tutto il sistema contributivo alla carta stampata, che deve essere rivisto in funzione ovviamente della convergenza multimediale. Oltre a quella però noi abbiamo voluto inserire anche il dibattito sul finanziamento pubblico alla RAI, perché non c’è scritto da nessuna parte, soprattutto nel momento in cui sta concludendosi la convenzione tra Stato e RAI, che la RAI debba essere il concessionario pubblico a vita del servizio pubblico radiotelevisivo in questo Paese, ancor più nel momento in cui la radiotelevisione è diventata qualcosa di ben diverso, perché non è più Radio-TV, perché io vi sfido ad alzare la mano e a dirmi quanti di voi guardano la TV sul web o se la guardano ancora nel salotto di casa. A dimostrazione del fatto che stiamo finanziando delle cose che ormai sono letteralmente anticaglia e che quindi dovrebbero imporci un diverso approccio.
  Approccio che, purtroppo, non ci è stato dato modo di affrontare, proprio per questo muro contro muro, che vede i colleghi del MoVimento 5 Stelle scontrarsi con una maggioranza che non è aperta a qualsiasi tipo di discussione nel merito del progetto di legge.
  Quindi, è chiaro che noi, in questa votazione, ci schiereremo a favore del dibattito, perché siamo per entrare nel merito della questione, siamo per modificare totalmente il sistema di contribuzione, ovviamente alleggerendolo, ovviamente togliendo lo scempio delle tantissime testate che prendono soldi pubblici semplicemente per finanziare se stesse e non hanno lettori. Siamo anche per rivedere quello che voi state facendo all'interno delle stanze del Ministero dell'economia, che, invece, noi vorremmo che venisse discusso qui in aula, ovvero la revisione completa del finanziamento pubblico alla Rai, Radio televisione italiana, e del tanto odiato canone Rai, che è parte fondamentale della discussione di oggi, è il «convitato di pietra», che però, purtroppo, ancora una volta, riesce a sfuggire al dibattito parlamentare, ma è presente, ogni fine anno, quando si tratta di pagare il fatidico bollettino postale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, solo un'osservazione brevissima. Ho sentito dire dall'onorevole Brescia che Giuliano Ferrara «ha mangiato» e «si è intascato», credo testualmente.
  Ora io credo che l'onorevole Brescia possa avere tutte le sue ragioni, e probabilmente le avrà anche, senza insultare e senza dire palesemente cose false. Toccherà a Giuliano Ferrara, se vuole, difendersi da queste accuse, ma io voglio solo sottolineare che Il Foglio è un caso contraddittorio rispetto a tante tesi sostenute, perché Il Foglio è una delle più intelligenti operazioni e imprese editoriali degli ultimi anni e forse corrisponde proprio a quello spirito della legge che lo stesso onorevole Brescia – ho sentito – ricordava all'inizio, che era una legge che doveva tutelare la pluralità.
  Il Foglio – ci sono tanti altri casi evidentemente opposti –, visto che è stato citato, è un caso in cui proprio un'operazione di intelligenza sofisticata, che probabilmente nel mercato non potrebbe trovare spazio, meriterebbe – e merita, secondo me, ancora attualmente – di essere tutelata nella sua possibilità di espressione.
  Dopodiché, è vero che la legge è di altri tempi e va mutata. Mi sembra, però, che possiamo farlo insieme e va mutata anche per le cose dette dall'onorevole Corsaro, dall'onorevole Caparini. Mi sembra però che l'onorevole Coscia abbia ragione sul metodo, cioè, possiamo farlo insieme, senza trasformare questa discussione in Pag. 44un'ennesima discussione in cui ci si insulta, ci si attacca e prevale la demagogia, piuttosto che lo spirito di verità. Su Il Foglio, in questo caso, è stato tradito lo spirito di verità.
  Credo che questa discussione possiamo farla senza ricorrere a cose palesemente false e consiglierei all'onorevole Brescia, proprio se vuole togliere i finanziamenti pubblici, di abbonarsi a Il Foglio, di comprarlo e quindi di permettere che il pluralismo e la libertà possano andare avanti in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  ROBERTO RAMPI. Relatore. I pareri sono favorevoli.

  PRESIDENTE. A tutti gli emendamenti ? Al primo, forse...

  ROBERTO RAMPI. Relatore. No, no, a tutti gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Va bene. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giancarlo Giordano 1.1, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Ovviamente siamo ancora qui a chiedere al gruppo di Sinistra Ecologia Libertà di ritirare questo emendamento, per permettere a quest'Aula di discutere tranquillamente, come si stava cominciando a fare. Ognuno ha le proprie posizioni e le può esprime all'interno di quest'Aula, ma con questo emendamento soppressivo e con la sua votazione da parte del Partito Democratico questa discussione sarà soffocata sul nascere.
  Tengo a precisare, rispetto all'ultimo intervento, che io ho detto che «Il Foglio di Giuliano Ferrara» si è intascato questi soldi. Sicuramente non mi abbonerò a Il Foglio di Giuliano Ferrara, perché, appunto, come dicevano altri colleghi, in questo momento storico non c’è alcun bisogno di acquistare dei giornali per informarsi. È semplicemente questo che avviene nel nostro Paese da ormai tanto tempo, perché non è più una questione di innovazione, non è più una questione di novità: Internet ha stravolto il mondo della comunicazione circa vent'anni fa ormai, quindi tutti gli aggiornamenti, tutti gli ammodernamenti che le testate potevano fare avrebbero già dovuto farli.
  Quindi, non posso che tornare a pregare il Partito Democratico di non votare questo emendamento soppressivo, perché in questo modo confermereste nient'altro che la vostra tendenza – che durante questa legislatura è divenuta sempre più marcata – di cercare di prendere, di assumere, di assorbire al vostro interno tutti i poteri di questo Paese. Così come avete il potere esecutivo, perché state al Governo, vi prendete il potere legislativo, perché fate decreti e abusate di decreti vergognosamente, senza (Commenti del deputato Rampi). .. Non è vero che si abusa di decreti ? Ok.. ! E così volete assorbire anche il quarto potere, il potere della stampa, il potere dell'informazione, che è quello che dovrebbe controllarvi, invece siete voi che volete controllare il potere dell'informazione.
  Prima il collega della Lega faceva riferimento anche ad un altro aspetto della nostra proposta di legge, ossia quello di destinare dei fondi, che verrebbero risparmiati con l'abolizione del finanziamento diretto all'editoria, per un determinato lasso di tempo, alla creazione di start up di giovani giornalisti, quegli stessi giovani giornalisti che oggi sono gli schiavi moderni del mondo dell'informazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Sono quelle persone che vengono Pag. 45pagate 2 euro al pezzo e che sono schiave di quegli editori che si ingrassano le tasche con i soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Quindi, la discussione che tanto auspica il Partito Democratico attraverso il suo capogruppo in Commissione cultura, la deputata Coscia, ci sarebbe stata in Commissione se loro avessero presentato la loro proposta in tempo utile; invece, hanno aspettato che scadesse il termine per la presentazione degli emendamenti. Quindi, ora saremo costretti ad un rinvio Commissione; indovinate per fare cosa: per fare una proposta Coscia-Brescia sul finanziamento pubblico all'editoria. Ma siamo pazzi ? Cioè, noi vogliamo abolire il finanziamento, voi volete continuare a finanziare i giornali: ditemi dove possiamo trovare un punto di caduta tra queste posizioni, che sono così estremamente distanti.
  Quindi, ripeto: dopo la lunga discussione in Commissione, ora c’è la possibilità di fare una buona discussione qui in Aula, che SEL ritiri il suo emendamento e ci permetta di farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Penso che ci sia bisogno di fare un po’ di chiarezza e anche di prendersi qualche minuto per intervenire nel merito di questo emendamento.
  Comincio col dire che Sinistra Ecologia Libertà non ritira questo emendamento (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voglio, tramite lei, ricordare al collega Brescia, così come al collega Caparini, che gli emendamenti non si fanno per cortesia, non si fanno per simpatia, non si fanno per buona educazione, non sono dei beaux gestes gli emendamenti che si presentano in Aula.
  Gli emendamenti si fanno sul merito dei provvedimenti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, allora, per favore !

  ANNALISA PANNARALE. Gli emendamenti si fanno sul merito dei provvedimenti; e così come in tante situazioni Sinistra Ecologia Libertà, così come le opposizioni, ha presentato emendamenti soppressivi, in questo caso noi abbiamo dovuto presentare un emendamento soppressivo per una ragione molto semplice: noi, collega Brescia, non condividiamo l'impianto di questa proposta di legge. Non condividiamo la filosofia di fondo, che attraversa questa proposta di legge e provo a spiegare in maniera anche semplice perché.
  Quando lo Stato arretra rispetto alla salvaguardia e all'esercizio di un diritto fondamentale – e, in questo caso, stiamo parlando di un diritto di enorme portata, quello all'informazione, quello ad essere informati –, quando lo Stato arretra, subentra chi possiede di più, subentra il privato. E chi possiede di più, quando subentra, orienta e decide gli indirizzi. Questo lo abbiamo affermato anche rispetto al diritto all'istruzione in quest'Aula, lo abbiamo affermato insieme al MoVimento 5 Stelle, quando abbiamo cercato di far capire alla maggioranza che, se lo Stato arretra rispetto al dovere di finanziare la scuola pubblica, saranno i privati a decidere degli indirizzi educativi e degli indirizzi culturali e questo per noi è inaccettabile !
  Io sarò tanto più libera di essere informata, quanto maggiore sarà il pluralismo nell'accesso. Tanti e più diversi saranno i canali di informazione, più ricca, più consapevole e più libera sarà la possibilità per ognuno e per ognuna di poter partecipare alla vita sociale di un Paese, di poter costruire relazioni umane, di poter contribuire alla vita politica, di poter rigenerare un Paese che nella sua democrazia si sta dimostrando sempre più precario.
  E, allora, non può essere il mercato a regolare un settore così delicato, così cruciale come quello della libertà di informazione: deve essere lo Stato ! Deve essere Pag. 46lo Stato a garantire il pluralismo dell'informazione e lo deve fare in maniera seria, salda e trasparente ! Questa è la posizione di Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
  Voi, secondo me, collega Brescia (perché io voglio interloquire con tutti voi), avete dimenticato un punto, forse lo state sottovalutando: il mondo dell'editoria non è fatto soltanto da grandi testate. Anzi, aggiungiamo che quelle grandi testate oggi non prendono più i contributi dello Stato: quelle grandi testate oggi si finanziano con gli ingenti proventi pubblicitari e queste grandi testate, se anche dovesse passare la sua proposta di legge di abolizione, continueranno a vivere, perché hanno questi grandi proventi dalla loro. Sa chi verrà colpito, laddove dovesse passare la sua proposta ? Le piccole cooperative giornalistiche-editoriali, le piccole imprese editrici, quelle che già oggi non ce la fanno, quelle che già hanno chiuso in questi anni, quelle che già non sono state risparmiate da quel drastico calo di risorse – perché lo dobbiamo ricordare – che c’è stato dal 2000 ad oggi: siamo passati da più di 500 milioni di euro a circa 50 milioni di euro, oggi. Questo più o meno è il quadro delle cifre !
  E non aggiungerò che c’è una ricerca dell'Università di Oxford, che tutti conosciamo, che ci ricorda che su sei Paesi dell'Occidente (Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Finlandia e Stati Uniti) l'Italia è addirittura la penultima come stanziamento pubblico rispetto alla stampa e alla TV pubblica e addirittura ultima per spesa pro capite.
  Allora, certo che i problemi ci sono: ci sono state opacità nel corso degli anni, effetti distorsivi; ma questi si risolvono in altro modo, si risolvono con criteri stringenti e trasparenti nell'accesso, si risolvono...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANNALISA PANNARALE. Concludo subito, Presidente.
  Si risolvono rendendo a tempo indeterminato i contratti di quei giornalisti, che, come lei ha ricordato, lavorano a 2 euro a pezzo e che non devono essere ricattabili quando affrontano il nodo cruciale del diritto ad informare i cittadini e le cittadine di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
  Voi non impedireste allora con questa proposta di legge l'abuso dei grandi gruppi di potere, ma andreste ad uccidere soltanto le piccole voci libere che ancora esistono in questo Paese e, siccome questo è un Paese democraticamente ormai troppo precario, noi a quelle piccole voci libere non possiamo rinunciare (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Partiamo da un assunto: in questo momento in Parlamento sia il Partito Democratico sia Forza Italia hanno paura di entrare nel merito del finanziamento, perché altrimenti avremmo visto gli emendamenti del Partito Democratico, quindi la loro proposta di legge trasformata in emendamenti, e le proposte da parte di Forza Italia, mentre tutto questo non c’è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Infatti, la loro volontà è quella di raddoppiare il finanziamento diretto ai giornali e mettere tutto sotto il controllo del Governo, non solo la Rai, ma anche i giornali, eliminando quei pochi criteri oggettivi che aveva inserito Monti nella distribuzione delle risorse. Qual è l'intenzione ? L'impressione che abbiamo è che il sottosegretario Lotti elargirà prebende ai vari giornali che accettano di non criticare il Governo. È questa l'intenzione che voi nascondete oggi in Aula.
  Abbiamo, poi, un partito liberale, per il libero mercato, che, invece, sul finanziamento pubblico all'editoria diventa statalista, perché vuole dare soldi dello Stato alle imprese. Non vogliono far vedere questo agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 47

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo perché sono fortemente contrario a questo emendamento, che soffoca il dibattito in quest'Aula, e per rispondere anche alla collega Coscia, che parlava di non volontà da parte del Movimento 5 Stelle di confrontarsi.
  Io devo ricordare nel merito l'iter di questa proposta di legge in Commissione, iniziato nel luglio 2014. Abbiamo fatto ben due mesi di audizioni in Commissione, abbiamo appreso tutte le criticità e le proposte che ci venivano presentate. Cosa è successo ? A fine dicembre 2014 sono terminate le audizioni; ebbene, da dicembre ad oggi quali proposte ha avanzato il Partito Democratico o, meglio, quali proposte emendative propone oggi e quale confronto ha ottenuto in Commissione per i nove mesi in cui abbiamo aspettato, abbiamo collaborato e solo all'ultimo avete tirato fuori un testo per finanziare ulteriormente le imprese editoriali ?
  Non solo, la legge di stabilità, lo scorso anno, ha certificato che volete aumentare ulteriormente i fondi, perché, istituendo il Fondo Lotti, vengono stanziati 23,5 milioni di euro per l'editoria.
  Presidente, mi faccia aggiungere che sarebbe stato opportuno fare una riflessione ulteriore su temi importantissimi, che vanno di pari passo con l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, quali il conflitto di interessi, la distribuzione dei giornali e dei periodici e la raccolta pubblicitaria, temi su cui nessuno ha voluto avanzare delle proposte e che sicuramente sarebbero stati oggetto di discussione in Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, siamo oltre il settantesimo posto per la libertà di stampa in questo Paese. Sento i partiti – sia da destra che da sinistra, sono tutti d'accordo – affermare che questi finanziamenti all'editoria devono esserci. Ci dicono che sono i più bassi, i sesti, ma non considerano evidentemente i finanziamenti indiretti, perché ci sono anche quelli, quindi consideriamo tutto il complesso.
  A me non sorprende affatto che SEL non voglia assolutamente staccare questo «cordone ombelicale» tra i partiti e l'editoria, perché fa comodo a tutti quanti che questa cosa vi sia, ma al Movimento 5 Stelle non fa comodo.
  Abbiamo parlato per un anno e mezzo in Commissione per cercare di arrivare a qualcosa di concreto. Non ce l'abbiamo fatta per il semplice fatto che avete procrastinato in continuazione. Può mai essere che una proposta di legge possa andare avanti per un anno e mezzo ? E voi ancora continuate.
  Siamo arrivati in Aula, da casa ci vedranno agitati e diranno: i 5Stelle si agitano, non vogliono dialogare. Questo è falso, Presidente, perché c’è stato un dialogo molto profondo in Commissione e quello che abbiamo ottenuto è questo: un emendamento soppressivo, presentato da SEL ma che è chiaramente voluto dal PD. Il PD si prendesse le sue responsabilità, perché il PD voterà a favore di questo emendamento. Quindi, smettano di dire: «no, è SEL, noi non possiamo farci niente». Non potete farci niente ? Votate contrario e discutiamo tutti gli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, vorrei tranquillizzare il collega, l'emendamento il PD forse lo voterà, ma è proprio voluto da SEL, non è voluto da qualcun altro. Il motivo per cui è voluto è perché si è davanti a una proposta di legge integralista, io credo totalmente fuori dalla realtà, ed ha un obiettivo, semplicemente quello di rimettere il mercato editoriale, il mercato dei giornali, tutto esclusivamente Pag. 48nelle mani del mercato che però, come spiegava giustamente l'onorevole Pannarale, in questo Paese non è il mercato di chi acquista i giornali – forse in nessun Paese ormai è più così – ma è il mercato delle risorse pubblicitarie, è il mercato della finanza, è il mercato dei poteri forti che in questo Paese in cui non ci sono editori puri possiedono anche i giornali e sappiamo per cosa li utilizzano. Credo che voi siate i primi a denunciare questo, come lo denunciamo noi, allora il punto è: abbiamo bisogno di una legge che riequilibri, cioè che finanzi esattamente l'altra parte dell'editoria ? Noi crediamo di sì e credo che questo sia un obiettivo su cui si può convergere, ma questo obiettivo non si raggiunge certamente con una legge ideologica che, per una ragione che viene forse dal vostro passato, quando eravate un po’ giovani e un po’ tesi a prendere con l'accetta le cose, semplicemente si limita a mettere tutti i giornali italiani nelle mani dei soliti padroni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Intervengo, caro Presidente nel ringraziarla, dicendo che la stampella preferita del PD è quella di chi fa un'opposizione in genere sguaiata e volgare, perché questo fissa le posizioni, lo rende più credibile. Noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo che va a sopprimere una legge soppressiva, che abolisce di fatto il finanziamento pubblico con una mannaia, con rozzezza e senza analisi. Noi abbiamo chiesto a chi, per la verità, ci chiede qualcosa offendendoci di ritirare loro la loro proposta di legge, non per insabbiarla ma per continuare a lavorarci e cercare un punto di equilibrio fra gli interessi in campo. La risposta è stata: no. Ora, chiedere a chi ha ricevuto una risposta negativa qualcosa è quanto meno bislacco, lo è ancora di più se poi i toni usati nell'Aula sono quelli dell'offesa invece che della discussione. Quindi l'emendamento resta e convintamente lo sosterremo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, io non dubito che in questa battaglia i colleghi di SEL si stiano esprimendo per conto proprio, ma in modo altrettanto chiaro non dubito che, a monte della loro decisione di presentare questo emendamento, ci sia anche un conforto del contoterzismo rispetto al fatto...

  GIANCARLO GIORDANO. Ma vergognati !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...rispetto al fatto che di questo argomento si cerca di impedire anche solo la discussione, atteso che, se ci fosse una totale contrarietà alla legge, basterebbe far sviluppare la discussione parlamentare e arrivare a bocciare la legge in sede di votazione finale, anziché conculcare la possibilità che il Parlamento ne discuta. Ma, la cosa che volevo specificare, onorevole Presidente, è che io sono rimasto basito dalle considerazioni della collega Pannarale che ci spiegava che togliere il finanziamento pubblico ai partiti corrisponderebbe a consegnare l'informazione solo e soltanto a chi è in grado di finanziarla privatamente perché chi gestisce privatamente l'informazione indirizza e condiziona. In tutta sincerità, collega Pannarale, lei è in grado di affermare che i conduttori del Tg3, che vivono di canone e quindi di finanziamento pubblico, fanno il loro lavoro senza cercare di indirizzare e condizionare professionalmente ?
  Lei è in grado di affermare che i conduttori dei talk show televisivi siano in grado...

  PRESIDENTE. Concluda.

Pag. 49

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ...di fare un'informazione corretta e terza, senza provare ad indirizzare e condizionare ? Lei è in grado di affermare che tutti i giornali politici di partito, che hanno vissuto per decenni solo e soltanto di finanziamenti pubblici, lo abbiano fatto senza esercitare un potere coercitivo di condizionamento ?

  PRESIDENTE. Grazie.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Allora, cerchiamo di essere seri: la verità è che quel condizionamento, fatto con i soldi di tutti...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corsaro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Per SEL lo Stato deve pagare i giornali; d'altro canto, lo Stato deve pure pagare il vitalizio al vostro leader, baby pensionato a 57 anni, a 5.700 euro. Vergognati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Lo stesso Stato che ha dato a la Padania 61 milioni di euro, però è fallita, e a l'Unità 152 milioni di euro in 24 anni, e ormai l'Unità la legge solo Cuperlo, che la tiene sotto braccio, ma, probabilmente, gliela regalano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E voi, ipocriti del Partito Democratico, parlate di pluralismo dell'informazione, voi che siete stati zitti su Berlusconi che, con Mondadori, si compra la Rizzoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Che cosa vi ha dato in cambio, Berlusconi, per pagare il vostro silenzio ? Ah, gli ha dato prima Alfano e poi Verdini, e questa è una vergogna che la vostra oscena ipocrisia non cancellerà mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. A inizio legislatura, a pappagalli unificati, avete detto continuamente che noi dicevamo «no» alle vostre proposte. In questi mesi, avete detto «no» alla proposta nostra dello stop alle missioni militari, alla proposta nostra sul conflitto di interessi, alla proposta sull'abolizione di Equitalia, alla proposta sul Daspo ai corrotti, alla proposta sul reddito di cittadinanza, ai referendum propositivi; avete detto «no» all'abolizione dei vitalizi, avete detto «no» al dimezzamento dell'indennità di parlamentari e ora dite «no» all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), quando avete la Padania che ha preso ...

  PRESIDENTE. Si tratta di giornali.

  RICCARDO NUTI. E ora dite «no» anche all'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, con la Padania che ha preso in dieci anni 37 milioni di euro (Commenti del deputato Allasia) e l'Unità che, nonostante i finanziamenti pubblici di svariati milioni di euro, ha accumulato un buco da 100 milioni di euro. Allora, se avete proposte, discutetele nel merito; non vi è niente da sopprimere. Discutete nel merito queste proposte e scongelatevi, perché, altrimenti, confermerete solamente una cosa: che Pinocchio, rispetto a voi, è una persona sincera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Grazie. Resto stupita proprio dal dibattito.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Anche noi !

  VEGA COLONNESE. Si parla di libertà, di possibilità, e poi si presenta un emendamento soppressivo per non discutere. Non volete utilizzare l'unica sede reale in cui si può parlare di questa legge. È già Pag. 50almeno il terzo tentativo, dalla mia prima esperienza in Parlamento, in cui vedo che si abbatte completamente il dibattito, anche partendo da una proposta che viene fatta dai cittadini.
  Sono i cittadini che vi chiedono l'abolizione del finanziamento all'editoria, come vi hanno chiesto quella del finanziamento ai partiti. Insomma, lo scollamento totale tra questo posto e fuori è veramente palese. Quindi, magari avete anche ottenuto il fatto di non parlare della nostra proposta di legge, è l'ennesima volta che il MoVimento 5 Stelle viene tenuto in silenzio in maniera comunque coercitiva da voi, da voi partiti, ma, comunque, fuori se ne stanno rendendo conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Provo a fare il gioco delle differenze, «trova le differenze»: noi rifiutiamo tutti i finanziamenti pubblici, 42 milioni di euro; voi li avete presi tutti e non vi bastano. Avete fatto approvare una legge che andava a cancellare una legge precedente, che imponeva ad una commissione di controllarvi i rendiconti, cancellando, di fatto, i controlli.
  Noi chiediamo l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria; voi, non solo mantenete questo finanziamento, ma vi siete rubati – e parlo al Partito Democratico e alla sua storia – 100 milioni di euro di debiti contratti da l'Unità. Come lo avete fatto ? Come con il finanziamento pubblico: modificando la legge. Vi siete permessi, grazie a una legge sulle fondazioni – e qui il senatore Sposetti, che è dei vostri, lo sa benissimo –, di aprire 57 fondazioni e di spalmarci all'interno tutti i debiti.
  Di conseguenza, oggi, i creditori fanno dei decreti ingiuntivi nei confronti dello Stato; noi dobbiamo pagare. Le differenze sono tante, signor Presidente, e sempre più i cittadini se ne stanno accorgendo e le stanno vedendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ognuno poi risponde dei termini che usa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Cerchiamo di capire un attimo l'eziogenesi di un politico in Italia (Commenti). Un politico viene eletto in un partito come SEL, la Lega, il Partito Democratico. Si sa quando viene eletto, non si sa quando decadrà...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, colleghi non aiuta il commento...

  MASSIMO ENRICO BARONI. Dal punto di vista antropologico, è molto interessante come si spenda, non solo in termini di soldi, per creare questa zona di comfort infinita tra giornali, amici e qualsiasi apparato di difesa del verbo del politico. Il problema è che in questo momento non si fa nulla tranne che liberalizzare. Questa sarebbe la migliore proposta che il PD, SEL, la Lega, avrebbero potuto emendare e, come al solito, non è stato fatto nessun tipo di lavoro parlamentare per inserire le vostre proposte a questa proposta di legge. La volete «cecchinare» grazie al braccio sporco di SEL che effettivamente dimostra quanto sia attaccato alla sua zona di comfort.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Noi stiamo assistendo in diretta alle prove di regime del Governo Renzi-Verdini. È una prova di regime quella che si sta svolgendo tuttora al Senato con le riforme costituzionali. Un'altra prova di regime è quella che è stata votata in quest'Aula due settimane fa quando c’è stata una delega in bianco al Governo che deciderà autonomamente quali intercettazioni dovranno essere pubblicate sui giornali, non penalmente rilevanti, e quali no. Oggi viene stoppato il dibattito su un altro punto Pag. 51importante che è quello del finanziamento pubblico all'editoria. Queste sono prove di regime, rendetevene conto. Noi siamo gli unici che si stanno opponendo a questo schifo ed è sconvolgente che qui dentro nessuno parli, e nessuno si muova, per impedire a questo Governo di andare avanti nel regime che vuole davvero instaurare in questo Paese. Svegliatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Abolizione di Equitalia e riforma del sistema di riscossione, proposta del MoVimento 5 Stelle: un solo emendamento proposto dal PD, da Causi, nessuna discussione ! Abolizione del finanziamento pubblico ai giornali, proposta del MoVimento 5 Stelle: un emendamento a firma SEL soppressivo, nessuna discussione. La Lega presenta una richiesta per una Commissione di inchiesta per CIE e CARA: anche qui emendamento SEL soppressivo, nessuna discussione. Poi però fate marketing, andate in TV a raccontare che il MoVimento 5 Stelle dice sempre «no». I giornali li comandate voi, destra, sinistra, centro, ormai lo sanno pure i muri. Un sistema che, al sessantasettesimo posto per la libertà di informazione, cari colleghi, non ha bisogno di un emendamento soppressivo, ma di una discussione in quest'Aula. Lo Stato, secondo voi, deve finanziare l'editoria, cari di SEL ? Quale Stato ? Quello Stato che voi avete utilizzato per finanziare le banche private con 7,5 miliardi alla Banca d'Italia ? Mettetevi in punizione dietro la lavagna che è l'unica cosa che vi meritate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Alle volte, gli emendamenti non si presentano per prestigio, non si presentano perché si è stampella, si presentano per soldi. Per soldi che sono 152 milioni di euro che date all’Unità, quella che deve parlare bene di voi perché altrimenti non lo farebbe nessuno. I 61 milioni di euro che si danno alla Padania perché deve parlare bene di qualcuno, altrimenti non lo farebbe nessuno. E poi se andiamo sul privato è peggio del peggio. Avete il vostro amichetto De Benedetti che ha il 53 per cento del gruppo L'Espresso, JP Morgan il 3 per cento, le banche controllano la vostra informazione. Io faccio una proposta al relatore: dal momento che ha espresso parere favorevole su entrambi gli emendamenti presentati, per quale motivo non potrebbe cambiare il parere sul primo, in modo tale che andiamo a modificare il vero articolo, poi, se non vi sta bene anche lì, avrete una seconda possibilità, con la votazione dell'articolo 1 modificato, lo potreste cancellare. PD vi volete prendere una responsabilità e farci capire cosa volete fare del finanziamento pubblico o ci teniamo De Benedetti, John Elkann, la FIAT, Intesa San Paolo a controllare l'informazione di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Signor Presidente, è stato dato in distribuzione il dossier n. 203/1: elementi per l'esame in Assemblea. O quello che è scritto in questo dossier è falso o la soluzione è una sola: questo è un testo improponibile, contraddittorio, sbagliato che crea vuoti normativi, non emendabile. Quindi va respinto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti (Commenti di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Che succede ? Onorevole Crippa ? Ha chiesto di Pag. 52parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà. Colleghi, è da oltre mezz'ora che stiamo intervenendo, quindi chi voleva iscriversi, ne ha avuto modo.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Vorrei proseguire l'appello al relatore (Commenti del deputato Caparini)...

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini, non ce l'avevo con lei.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, mi fa ripartire il tempo ? Posso parlare adesso ?

  PRESIDENTE. Sì, sì, glielo faccio partire adesso il tempo.

  DAVIDE CRIPPA. Stavo chiedendo al relatore di valutare, visto che dare parere favorevole ad un soppressivo e immediatamente parere favorevole ad un sostitutivo, qualcosa mi fa pensare, cioè che all'interno della proposta sicuramente un parere favorevole al sostitutivo possa in qualche modo aprire un tavolo di discussione. Ricordo sempre che il relatore può presentare emendamenti anche in corso di seduta e quindi, se ritiene poi successivamente di potere e volere modificare, né ha tutto il tempo e soprattutto la facoltà. Attenzione, però, che se invece votiamo un soppressivo, in qualche modo inibiamo completamente la discussione, che poi, come diceva il collega Sibilia, può essere eventualmente stoppata qualora l'articolo 1, caro relatore, non vi piaccia. Votate contro l'articolo e l'articolo non va avanti ugualmente, ma, almeno, consentiteci di discutere del tema, perché, votando il soppressivo di SEL, di fatto voi azzoppate.
  Allora un po’ più di coerenza o, se volete azzoppare, date parere contrario agli altri emendamenti, perché, altrimenti, credo che, collega Rampi, lei non si voglia assumere la responsabilità politica di dire agli italiani che non volete toccare il finanziamento pubblico all'editoria. Invece, come magari ha la facoltà di dirci più avanti, ritiene giusto dare il parere favorevole a entrambe, forse può cambiare almeno il primo, in modo tale da discuterne e eventualmente votate contro l'articolo se veramente poi dopo non vi piace. Altrimenti credo siano solo parole nel vuoto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ROBERTO RAMPI, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI, Relatore. Grazie Presidente. Per rispetto di quest'Aula io non ripeterò la relazione che abbiamo tenuto in discussione sulle linee generali e che è durata circa sedici minuti.

  PRESIDENTE. E questo diciamo è un auspicio da parte di tutti.

  ROBERTO RAMPI, Relatore. È una certezza. Però quello che dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e al presentatore Brescia, che lo sa benissimo, è che prima della discussione in Commissione il Partito Democratico ha presentato una proposta, che porta tra l'altro come seconda firma anche la mia – quindi le responsabilità ce le prendiamo tutte – dove è molto chiaro come noi intendiamo riformare questo sistema.
  Il testo è chiaro che non sia emendabile, perché è un testo puramente abrogativo, che peraltro contiene anche un sacco di problemi, di errori e di inesattezze e lo dico da relatore, lo devo dire a quest'Aula. I colleghi del MoVimento 5 Stelle potevano semplicemente accettare l'abbinamento, facevamo tutta la discussione che volevamo e alla fine arrivavamo a un testo condiviso da chi lo voleva condividere. Il problema è che i colleghi non vogliano fare la discussione, di cui continuano a parlare. I colleghi vogliono che si voti il loro testo, o meglio ancora vogliono che non si voti il loro testo, per raccontare delle cose che non esistono sul finanziamento pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Pag. 53Scelta Civica per l'Italia). E noi non lo voteremo e faremo questa discussione perbene, come Dio comanda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente. In attesa della discussione «come Dio comanda», che purtroppo latita in questo Parlamento da troppo tempo – discussione che mi auguro comprenda anche il finanziamento pubblico alla RAI, Radio televisione italiana, piaga che purtroppo da tantissimo tempo siamo costretti a sopportare e curare con pannicelli caldi – io ribadisco anche per i colleghi la cui soglia di attenzione è magari molto bassa – alcuni anche tra i banchi del MoVimento 5 Stelle – che noi voteremo contro l'emendamento soppressivo, perché siamo convinti che il sistema dell'editoria di questo Paese sia scandaloso e vada riformato.
  Come deve essere riformato ovviamente spetta all'Aula deciderlo, non con emendamenti soppressivi perché non si arriverebbe mai ad un dibattito.
  Agli stessi colleghi con scarsa soglia di attenzione ricordo anche che noi abbiamo terminato il finanziamento pubblico al nostro organo di stampa l'anno scorso, che è in liquidazione proprio per evitare di creare i debiti milionari de L'Unità, proprio perché abbiamo rispetto nei confronti dei nostri clienti, come dei nostri giornalisti, che hanno diritto ad avere la cassa integrazione, la mobilità e quant'altro la legge prevede per dei disoccupati a questo punto, purtroppo. Ribadisco anche al collega Nuti che si dice La Padania non «La Badania». Non so cosa sia la Badania, ma si usa la «p» e non la «b» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Detto questo, la funzione dei giornali di organo di partito – lo ricordo a chi in quest'Aula è arrivato da poco – è una funzione che non va relegata ai semplici finanziamenti e alle somme a piè di lista, ma ha avuto una funzione fondamentale nel dibattito politico e costitutivo di questa democrazia, una democrazia che vi ha consentito di candidarvi e di essere qui, in quest'Aula a discutere. Quindi, è vero che è superata, è vero che è anticaglia, è vero che possiamo tranquillamente passare ad altro e sono arrivati l'ora e il modo per farlo, però è altrettanto vero che il rispetto per tutti coloro che hanno contribuito a costruire questa democrazia e a garantirne la libertà di espressione (giornalisti, direttori e anche partiti) va sempre ricordata e anche rispettata, perché, oltre ad essere una storia di cultura, è anche una storia di identità e di forte convincimento nei propri valori e in ciò che si sostiene, anche in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Praticamente, se ho capito, SEL ha presentato un emendamento che va ad abrogare la proposta del collega Brescia, che va ad abrogare il finanziamento pubblico. Quindi, cosa succederà ? Io immagino che SEL, visto che ne va fiera, voterà a favore di questo emendamento. Noi ovviamente, che vorremmo abrogare il finanziamento pubblico – infatti, ricordo alla collega che è semplice, basta vendere; per vendere basta raccontare la verità –, votiamo contro. Che dopo non me la vengano a menare che noi votiamo contro, quando loro votano contro la possibilità di far sì che il finanziamento pubblico non sia più erogato.
  In questo caso non ne vale la pena. Presidente, capisce ? Non ne vale la pena. Io sono ancora qui, ma non ne vale la pena, davvero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giordano 1.1, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.Pag. 54
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, per favore, non facciamo foto ! Onorevole Scagliusi, per favore, non mi costringa !
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  416   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 301    
    Hanno votato
no  115).    

  (La deputata Argentin e il deputato Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  A questo punto, i successivi emendamenti all'articolo 1 ovviamente sono preclusi. Dovremmo passare all'esame dell'articolo 2, però, colleghi, anche per una questione di economia dei lavori, direi che possiamo continuare il seguito del provvedimento alla ripresa dei nostri lavori. Riprendiamo i lavori alle ore 15 con il question time e alle ore 16 con il seguito del provvedimento. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro dell'interno.

(Chiarimenti in merito a notizie di stampa relative al pagamento di un riscatto per la liberazione delle cooperanti italiane, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, sequestrate in Siria – n. 3-01745)

  PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-01745, concernente chiarimenti in merito a notizie di stampa relative al pagamento di un riscatto per la liberazione delle cooperanti italiane, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, sequestrate in Siria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, benvenuto Ministro, la vicenda è nota e riguarda le due fasulle cooperanti che furono rapite in Siria per le quali già all'epoca si parlò del pagamento di un riscatto per ottenere la loro liberazione. Già in quei momenti presentammo un'interrogazione direttamente al Ministro degli affari esteri, il collega Gentiloni, per chiedere se ciò corrispondesse al vero. Lui rispose in quest'aula che erano semplici illazioni. Purtroppo le notizie provenienti dalla Siria, in particolar modo riguardanti la notizia di un tribunale siriano, smentirebbero il fatto che si tratti di semplici illazioni. Quindi chiediamo al Governo sostanzialmente quali elementi di fatto possa addurre per fugare ogni dubbio oppure, come invece riteniamo, confermare che in qualche modo il pagamento sia stato effettuato da parte del Governo.

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo in vece del Ministro Gentiloni, che si trova in Marocco per impegni istituzionali, sulla base degli elementi forniti dalle amministrazioni competenti. Il Governo ha appreso Pag. 55da fonti stampa la notizia di quanto asserito dalla sedicente corte o commissione islamica di Aleppo e riportata dai media locali. Su tale notizia, la cui attendibilità è tutta da dimostrare, il Governo si riserva di acquisire eventuali ulteriori elementi. È importante prendere atto che anche nel corso di questa vicenda si è poi, come di consueto, sviluppata una sorta di guerra mediatica che ha prodotto soprattutto molta disinformazione, facendo filtrare indiscrezioni prive di fondamento e le cui reali finalità sono tutte da verificare. Il documento appare originato da una sedicente commissione di Qasimiya con competenze territoriali in una zona che sfugge a istituzioni riconosciute e dove sono in corso aspri combattimenti ed in cui è conseguentemente nota la totale dissoluzione di qualsiasi entità statuale dotata di un minimo di credibilità istituzionale. Non si tratterebbe quindi di fonti giudiziarie siriane ma di sedicenti organi giudiziari senza alcuna legittimità. La connessione tra la sentenza di Qasimiya e il caso delle cooperanti italiane appare essere frutto di congetture circolanti in loco e riprese da alcuni media ma non sarebbe in alcun modo desumibile dal dispositivo della sentenza stessa, che fa riferimento esclusivamente al crimine di appropriazione indebita di denaro. Con riferimento al caso di specie merita inoltre evidenziare come l'esame delle informazioni su fonti aperte abbia delineato una molteplicità di incongruenze e mistificazioni tali da far prendere in considerazione financo la possibilità di una falsificazione degli eventi. Ogni ulteriore speculazione, oltre a quelle alle quali stiamo assistendo in questi giorni, non potrà che contribuire ad un deterioramento dello scenario nel quale comunque le istituzioni, anche quando si saranno spenti i riflettori della curiosità, dovranno continuare ad operare con immutata determinazione. La materia dei sequestri dei connazionali all'estero è peraltro oggetto di elevatissima complessità e di estrema delicatezza con riflessi diretti sul rischio concreto e oggi attualissimo della perdita di vite umane connesse alle determinazioni politiche e ideologiche dei rapitori che hanno più volte tristemente evidenziato doti di brutalità, barbarie ed efferatezza caratterizzate dal dispregio di ogni rispetto della vita umana. Occorre pertanto molta prudenza nell'evitare ogni possibile cassa di risonanza anche in considerazione del fatto che attualmente vi sono purtroppo altri connazionali sequestrati nelle aree di crisi. Il Governo, che persegue una linea di assoluta continuità sul punto con i Governi precedenti di qualunque partito e colore, come sa l'onorevole Pini e il suo gruppo parlamentare, ovviamente intende continuare a riferire e a fornire tutti gli elementi necessari al Copasir quale organismo parlamentare preposto alla trattazione di specifiche tematiche come quelle in oggetto.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gianluca Pini, ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Debbo dirmi parzialmente soddisfatto perché l'imbarazzo provato dal Ministro nel leggere una nota preparata, come ha detto lei giustamente prendendone le distanze, dalle amministrazioni evidenzia che qualcosina di vero evidentemente in tutta la vicenda c’è.
  Non a caso, proprio in chiusura, il Ministro ha citato il Copasir – noi non abbiamo chiamato in causa il Copasir, anche perché non ne avremmo competenza, in questo caso qui – e, quindi, richiamando non tanto una responsabilità del Ministero degli affari esteri ma una responsabilità diretta di Palazzo Chigi, eventualmente. Questo ci fa piacere e, siccome il Governo non è in grado o non vuole darci risposte, capiamo anche noi la delicatezza del fatto che ci siano altri italiani nelle mani dei rapitori, ma proprio il fatto che qualcuno, magari, intendesse o abbia pagato dei riscatti li mette ancora più a rischio del fatto che si faccia chiarezza su questo tema specifico.
  Facciamo così, noi riteniamo che le sue parole – che andremo a leggere nello stenografico puntualmente – lascino trapelare, in qualche modo, che effettivamente Pag. 56un pagamento o un accomodamento ci sia stato, magari, lo ripeto, non per volontà politica del Ministero degli affari esteri, ma per volontà politica direttamente di Palazzo Chigi e di chi, i Servizi, come lei in qualche modo ha citato indirettamente, li gestisce. Quindi, chiaramente, il dottor Minniti sarà chiamato davanti al Copasir a risponderne, speriamo dicendo assolutamente la verità, ma, a questo punto, riteniamo sia obbligatorio un passaggio alla procura di Roma, perché svolga delle indagini assolutamente puntuali visto che il Governo non vuole essere puntuale e preciso su quella che era la richiesta fatta con questa interrogazione.

(Iniziative volte a verificare la regolarità degli affidamenti degli appalti presso gli scavi archeologici di Pompei anche attraverso la costituzione di un apposito nucleo ispettivo – n. 3-01746)

  PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Gallo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01746 concernente iniziative volte a verificare la regolarità degli affidamenti degli appalti presso gli scavi archeologici di Pompei anche attraverso la costituzione di un apposito nucleo ispettivo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  LUIGI GALLO. Grazie Presidente, il 20 luglio 2015 si apre il secondo filone dell'inchiesta «Medea» della DDA (direzione distrettuale antimafia) partenopea in cui è coinvolto Marco Cascella, amministratore della Lande Srl, insieme all'ex assessore regionale al turismo, oggi consigliere regionale campano di NCD, Pasquale Sommese. L'indagine affronta la corruzione e turbativa d'asta aggravata dal metodo camorristico, perché si favorisce il clan Zagaria dei Casalesi. Già nel 2011 la società Lande Srl si era resa protagonista delle cronache giudiziarie per violazione delle norme sulla sicurezza, di reati ambientali, di distruzione di bellezze naturali. Siamo molto preoccupati, perché gli appalti pubblici assegnati alla società sono numerosi ed importanti: il Grande progetto Pompei, interventi per i cantieri della Metro 4 di Milano, il bosco di Capodimonte, il TAV, la Villa Adriana di Tivoli, l'ex Reggia borbonica di Portici.
  Il MoVimento 5 Stelle chiede al Ministro di verificare, una ad una, la regolarità degli affidamenti, anche attraverso la costituzione di un apposito nucleo ispettivo ministeriale.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie Presidente, l'onorevole Luigi Gallo mi consente di ritornare – uso questo verbo appositamente – sulla questione del Grande progetto Pompei perché ai temi posti nell'interrogazione e all'interrogazione a cui si fa riferimento è stato dato puntuale riscontro il 4, il 18 giugno e il 30 luglio. Detto questo, appreso da fonti giornalistiche dei fatti investigativi in cui era rimasto coinvolto l'allora amministratore di questa ditta Lande, fatti comunque che non riguardano il Grande progetto Pompei, ma precedenti, il soprintendente ha inviato il 17 agosto scorso all'ANAC, alla prefettura di Napoli, al prefetto responsabile e al gruppo di lavoro per la legalità e la sicurezza del Grande progetto Pompei una nota in cui si illustra compiutamente la situazione. Giova, peraltro, sottolineare come i vari affidamenti siano avvenuti in data precedente alla conoscibilità delle indagini.
  Per completezza e per dare l'idea della correttezza con la quale opera la struttura, riferisco che analoghe lettere sono state inviate, sempre all'ANAC, alla prefettura e al gruppo di lavoro per la legalità e la sicurezza, sempre di iniziativa della soprintendenza e della direzione generale del Grande progetto Pompei, in merito a fatti simili riferiti ad un'altra società che, comunque, era coinvolta in fatti completamente estranei alle vicende del Grande progetto Pompei.Pag. 57
  Per quanto riguarda ciò che fa il Grande progetto Pompei, ci tengo a dire in Parlamento, con chiarezza, le procedure assolutamente rigorose e i filtri rigorosi a cui sono sottoposte le vicende che sono sottoposte sempre al vaglio preventivo e al monitoraggio successivo del citato gruppo di lavoro per la legalità, ai sensi dell'intesa Progetto Pompei, sottoscritta il 20 gennaio 2012 e del protocollo di legalità sottoscritto il 5 aprile 2012, alle procedure sperimentali di monitoraggio finanziario previste dal protocollo operativo stipulato in data 6 febbraio, al monitoraggio da parte dell'ANAC, l'Autorità anticorruzione, così come comunicato da detta Autorità con nota del dicembre 2012, a richieste conoscitive avanzate sul finire dell'anno 2014 dalla Corte dei conti e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
  Sottolineo, avendolo ricordato più volte, che in attuazione dell'articolo 1, comma 1, del decreto cosiddetto valore cultura, il direttore generale del grande progetto Pompei informa, con cadenza semestrale, per il mio tramite, il Parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori e su eventuali aggiornamenti del cronoprogramma con apposite relazioni. Tutte le cose cui ho fatto riferimento sono già presenti agli atti parlamentari e sono state presentate al Parlamento in data 30 giugno e 31 dicembre 2014 e 30 giugno 2015.

  PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Gallo ha facoltà di replicare per due minuti.

  LUIGI GALLO. Ministro Franceschini, se vogliamo rilanciare i beni culturali e il turismo in questo Paese, dobbiamo prima combattere la corruzione e le cricche che in questi anni hanno ingoiato soldi pubblici, lucrando sulla cultura. La politica non può arrivare sempre dopo la magistratura, tra l'altro a danni già fatti e soldi già sprecati. Ci vuole il Daspo per i corrotti, siano essi politici, amministratori o imprese: chi è indagato o condannato non può mettere mano agli appalti pubblici così come se niente fosse. Abbiamo tentato, durante i dibattiti in queste Aule su Pompei di far approvare una norma di anticorruzione in tal senso, voluta anche dal suo ex collega ed ex Ministro Bray, ma bocciata da tutto il PD.
  La società Lande di cui parliamo lavora anche al terzo valico TAV e operai della ditta avrebbero minacciato un attivista del Comitato no TAV con una frase agghiacciante: «Al mio Paese, a chi butta giù le reti, gli viene tagliata la gola; fanno un buco e lo infilano sotto terra». La società Lande distrugge gli alberi secolari di Milano, signor Ministro, lungo la nuova linea metro M4, protetti solo dal MoVimento 5 Stelle, dalla signora Alessandra Morales di ieri e dalla signora Stella di oggi, che salgono su un albero per evitare gli abbattimenti.
  Eppure, è la stessa società che ha ricevuto nel 2011 accuse dalla Procura per violazione delle norme sulla sicurezza, reati ambientali, autorizzazioni mancanti, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.
  Lei, Ministro, ci sta dicendo che, nonostante un'inchiesta per corruzione e turbativa d'asta aggravata dal metodo camorristico, perché si favorisce il clan Zagaria dei Casalesi, non intende attivare alcun nucleo ispettivo per verificare gli altri importanti appalti vinti dalla società. A questo punto, non ci rimane che farle una promessa: se la società Lande dovesse essere coinvolta in nuovi scandali, lei sarebbe politicamente responsabile di non aver mosso un solo dito e, come per il suo collega Lupi, saremmo costretti a chiedere le sue dimissioni.

(Iniziative volte all'utilizzo da parte di Agea di codici di pascolamento adatti alle peculiarità dell'agricoltura della Sardegna e dei territori caratterizzati da un'estesa macchia mediterranea – n. 3-01747)

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01747, concernente iniziative volte all'utilizzo da parte di Agea di codici di pascolamento adatti alle peculiarità dell'agricoltura della Sardegna e dei territori Pag. 58caratterizzati da un'estesa macchia mediterranea (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, parliamo di pastorizia, settore di primaria importanza nel nostro Paese che, nella sola Sardegna, ha generato alla produzione 720 milioni di euro, che si sviluppa per 1,2 milioni di ettari, e dando occupazione a oltre 19 mila lavoratori, in una filiera che ha un fatturato complessivo di 1,3 miliardi di euro, superiore all'intero valore del PSR; ci verrebbe da dire, altro che settore assistito.
  Su tutto questo è calato come un macigno il nuovo ciclo di refresh, controllo e classificazione del suolo agricolo che, come da me segnalato fin dal giugno del 2014, equipara la macchia mediterranea rilevata dall'alto al bosco alpino, quindi suolo non agricolo, quindi escluso dai benefici comunitari.
  Con questa mia interrogazione, intendo chiederle cosa intende fare di concreto il Governo per riparare a questo equivoco burocratico.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, in premessa credo sia opportuno ricordare all'onorevole interrogante che, proprio per tutelare il reddito degli allevatori e degli agricoltori, nel decreto di attuazione della nuova politica agricola comune, abbiamo scelto di far rientrare tra i terreni eleggibili a contributo come prati permanenti le superfici sulle quali sono svolte le pratiche locali tradizionali, che prima non ricevevano alcun aiuto.
  Proprio grazie a questa decisione, nei territori della Sardegna, come in altre regioni interessate, verranno erogati contributi per i terreni dove è presente la macchia mediterranea considerata come pascolo.
  Per quanto riguarda il tema specifico dell'attuazione del refresh e le azioni adottate di conseguenza, in coerenza con le richieste della Commissione europea, in merito alla corretta classificazione delle superfici coperte per più del 50 per cento da elementi diversi dalle specie erbacee da foraggio, preciso che l'organismo pagatore Agea sta portando avanti il lavoro di ricognizione, analisi e risoluzione dei singoli casi in linea con quanto richiesto dall'Unione europea e salvaguardando il più possibile proprio le posizioni degli agricoltori sardi.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Capelli per due minuti.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor ministro, la sua premessa ovviamente va iscritta come atto dovuto e non come atto di cortesia, ovviamente, né per la Sardegna né per gli agricoltori della Sardegna. Ma mi permetto di rilanciare su un pasticcio burocratico che è stato risolto per quanto riguarda il 2015. Qui parliamo di dare effetto retroattivo per le conseguenze di questa nuova classificazione per gli anni che vanno dal 2011 al 2014. Noi tutti sappiamo che non possono avere effetto retroattivo. Quindi, soltanto un autorevole intervento politico può sicuramente rimettere a posto questo, ribadisco, pasticcio burocratico, che ha posto l'Agea nella condizione di richiedere agli allevatori, appunto per gli anni 2011-2014 – visto che appunto il 2015 non entra nella partita – la restituzione delle somme erogate e/o la notifica della decurtazione da altre misure comunitarie, tra queste anche quelle da erogare per l'alluvione, oltre al blocco delle domande per il PSR e sul premio unico.
  Ha richiamato giustamente la Commissione europea. Va richiamato anche però quanto ha sostenuto il commissario europeo Phil Hogan in cui dice che uno dei principali problemi legati alla classificazione dei suoli sardi operata dall'Agea era proprio quello relativo alla diffusa presenza di arbusti e cespugli. Dice il commissario: la responsabilità principalmente Pag. 59è di competenza italiana nella gestione e nell'interpretazione dei terreni poiché l'applicazione della norma UE rientra nella sfera di competenza degli Stati membri. Io auspico – non posso definirmi soddisfatto della sua risposta – auspico...

  PRESIDENTE. Concluda...

  ROBERTO CAPELLI. ...che ci sia un impegno maggiore e una definizione immediata di questa situazione.

(Iniziative in ordine al prospettato avvio della procedura d'infrazione comunitaria nei riguardi dell'Italia, in relazione ai ritardi nell'attuazione del piano per contrastare la Xylella fastidiosa nel Salento – n. 3-01748)

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01748, concernente iniziative in ordine al prospettato avvio della procedura d'infrazione comunitaria nei riguardi dell'Italia, in relazione ai ritardi nell'attuazione del piano per contrastare la Xylella fastidiosa nel Salento (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione per un minuto.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 ore del 3 ottobre 2015, con una lettera del commissario europeo alla salute è stata notificata l'apertura della procedura di infrazione dell'Unione europea nei riguardi del nostro paese a causa delle misure adottate dall'Italia per contrastare la gravissima epidemia Xylella fastidiosa che sta devastando da diverso tempo gli ulivi del Salento, giudicate, queste procedure, totalmente insoddisfacenti.
  Il quotidiano economico fa riferimento anche ad un sopralluogo da parte della Commissione europea avvenuto nel luglio del 2015. Alla luce di tutto ciò, si chiede al ministro interrogato se intenda confermare l'avvio della procedura di infrazione comunitaria nei riguardi dell'Italia causata dai ritardi nell'attuazione del piano per contrastare la Xylella fastidiosa nel Salento su cui gli interventi sino ad oggi intrapresi hanno dimostrato una scarsa efficacia, oltre che generato una notevole confusione per gli agricoltori in merito a provvedimenti normativi fin qui adottati oltre ai danni veramente considerevoli su tutto il settore e sugli agricoltori.

  PRESIDENTE. Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, credo sia opportuno chiarire che ad oggi non risulta aperta una procedura d'infrazione in merito alla gestione e all'emergenza Xylella nelle province di Lecce e di Brindisi. La Commissione europea ha comunque più volte manifestato la propria attenzione e preoccupazione, chiedendo con urgenza l'attuazione delle misure di contenimento del batterio, misure molto difficili come sappiamo. Il 30 settembre scorso abbiamo provveduto alla notifica alla Commissione del nuovo piano del commissario delegato di protezione civile che prevede un rafforzamento degli interventi e della strategia di contrasto alla Xylella con l'obiettivo di salvaguardare il patrimonio ulivicolo salentino regionale. In particolare, il nuovo piano prevede un maggior coinvolgimento dei proprietari dei terreni attraverso un meccanismo di indennizzo diretto per chi provvede all'attuazione delle misure. Sono stati stabiliti risarcimenti fino a 15 mila euro per azienda con una stima per singolo ulivo fino a 146 euro; per importi superiori si potrà fare comunque ricorso al fondo di solidarietà nazionale. È previsto anche un forte rafforzamento del monitoraggio con incremento dei campionamenti delle piante a rischio.
  Segnalo, a questo proposito, che ad oggi noi abbiamo effettuato solo in Puglia 40 mila analisi, di cui 16 mila proprio negli Pag. 60ultimi quattro mesi. È fondamentale che il piano trovi attuazione in tempi rapidi, per impedire l'avanzata della malattia ed evitare l'inasprirsi delle misure richieste all'Italia e un'eventuale procedura di infrazione. La battaglia contro la Xylella è molto difficile, lo sappiamo, ma dobbiamo contrastare questo batterio per salvaguardare tutta l'olivicoltura italiana. Occorre, da questo punto di vista, un grande lavoro di squadra, che voglio richiamare anche in questa occasione. Sul fronte della ricerca, segnalo che è in partenza il progetto nazionale che vaglierà tutte le possibili proposte di intervento e di cura della malattia, raccogliendo tutto il lavoro fatto fino a qui da diversi enti e da diversi soggetti. A questo scopo, è in corso l'individuazione di adeguate superfici nel Salento per sperimentare in campo la resistenza delle diverse piante e di ogni possibile rimedio o cura. Allo stesso tempo, l'Italia è in prima linea nel progetto europeo dedicato proprio allo studio della Xylella all'interno del programma «Horizon 2020».

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Ritengo che il Governo e lo Stato italiano debbano in tutti i modi e in tutte le maniere adoperarsi per evitare che sia aperta la procedura di infrazione e per evitare – peggio ancora – che poi sia anche conclamata, perché sarebbe veramente un disastro senza precedenti, non solo per l'olivicoltura salentina ma anche in riferimento, poi, all'impossibilità di utilizzare le risorse dei fondi comunitari perché l'infrazione non consentirebbe questo utilizzo, che è fondamentale. Detto questo, ritengo inevitabile che potesse esserci, sì, un gioco di squadra e una collaborazione per cercare di venire fuori da questa situazione, ma i ritardi sono troppi evidenti, troppo pesanti, e hanno costituito e continuano a costituire dei danni gravissimi. Il Ministro attualmente dice che è in partenza un programma per la ricerca: dopo tre anni, signor Presidente e signor Ministro ! Riteniamo che questo sia veramente un ritardo che è risultato devastante, non solo per gli alberi secolari, ma soprattutto per un motivo socioeconomico, in riferimento ai danni che hanno avuto gli agricoltori e rispetto a tutto quello che riguarda i vivaisti e quanto è compreso. Sappiamo bene che è un problema serio, però riteniamo che anche alcuni risultati, come quelli del centro di ricerche di Caserta, per esempio, debbono essere vagliati con la dovuta attenzione, in riferimento a quelli che possono essere i risultati, così come riteniamo totalmente insufficienti le risorse stanziate nei piani per l'indennizzo rispetto ai danni che sta causando purtroppo questa grande malattia, questa grande epidemia.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. Per questo riteniamo necessario, se il Ministro dice che si può attingere ad altro fondo, che ci sia un intervento serio. Reclamiamo ancora una volta che per poter fronteggiare questo va bene tutto, ma occorre anche una legge speciale, soprattutto di sostegno al reddito agli agricoltori e all'agricoltura salentina e non solo salentina, perché riguarda tutto il territorio.

(Misure a favore della provincia di Avellino, duramente colpita da eventi atmosferici avversi nel mese di settembre 2015 – n. 3-01749)

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Agostino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01749 concernente misure a favore della provincia di Avellino, duramente colpita da eventi atmosferici avversi nel mese di settembre 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, in data 5 settembre 2015 la Campania è stata interessata da eventi atmosferici che hanno duramente colpito Pag. 61il territorio regionale, in particolare la provincia di Avellino. La grandinata di violenza straordinaria, le piogge copiose e il vento impetuoso hanno causato danni ingenti alle produzioni agricole, in particolare ai vigneti, dei quali l'Irpinia è particolarmente ricca. Tale circostanza si è verificata purtroppo in un periodo cruciale della coltivazione, che è quella che precede la raccolta. I danni sono ingenti nei comuni dell’hinterland irpino e Vallo di Lauro. Mai come in questa fase occorre che le istituzioni centrali e periferiche siano vicine alle aziende agricole e ai coltivatori, che non solo patiscono gli effetti della crisi economica ma subiscono anche le conseguenze dei fenomeni eccezionali.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Chiediamo pertanto al Ministro delle politiche agricole se non ritenga di dover procedere alla dichiarazione dello stato di eccezionale avversità atmosferica nei comuni della provincia di Avellino, duramente colpiti dal maltempo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, riguardo l'anomala ondata di maltempo che ha colpito la regione Campania, in particolare la provincia di Avellino, ricordo che la regione ha 60 giorni di tempo per formalizzare la proposta risarcitoria, elevabile a 90 in caso di difficoltà nell'operazione di rilevazione. Allo stato attuale delle cose, faccio presente che in proposito non è pervenuta alcuna proposta di declaratoria della eccezionalità dei richiamati eventi da parte della regione, presupposto necessario per attivare la procedura declaratoria da parte del Ministero. Assicuro in ogni caso che, qualora la proposta dovesse pervenire nei termini e con le modalità prescritte, il Ministero provvederà tempestivamente all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria, con il quale poi potranno essere attivate le misure compensative a favore delle imprese agricole.
  A questo riguardo ricordo anche che gli interventi previsti per il sostegno delle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivati a condizione che il danno sulla produzione lorda vendibile risulti superiore al 30 per cento, ed esclusivamente per le avversità e le colture danneggiate non comprese nel piano assicurativo annuale, per la copertura dei rischi le cui polizze sono agevolate da un contributo statale fino al 65 per cento per gli eventi atmosferici accaduti nel 2015.
  Vorrei anche segnalare che gli strumenti ex ante, come quello assicurativo, si sono dimostrati nel corso del tempo nettamente più efficaci rispetto agli interventi compensativi, assicurando oltre 7 miliardi di euro di produzione lorda vendibile agricola (dati di questi mesi e di questo ultimo periodo). Preciso infine che nei limiti della dotazione finanziaria prevista potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue di bonifica, con onere della spesa a carico del Fondo di solidarietà nazionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole D'Agostino ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Signor Presidente, la ringrazio per la risposta, che considero soddisfacente: coltiviamo la speranza che le sue buone intenzioni possano tradursi in tempi brevi in atti concreti. Mi resta da ribadire che l'area colpita vive tradizionalmente di agricoltura, e che qualsiasi distrazione rispetto ad un evento calamitoso che ha provocato danni così ingenti metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa delle piccole aziende agricole a conduzione familiare: aziende queste che comunque contribuiscono a formare il reddito della Pag. 62provincia di Avellino, senza pesare sugli interventi assistenziali dello Stato.

(Tempi e modalità di realizzazione degli annunciati interventi per il contrasto della criminalità e per la tutela dell'ordine pubblico a Napoli – n. 3-01750)

  PRESIDENTE. L'onorevole Valeria Valente ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01750, concernente tempi e modalità di realizzazione degli annunciati interventi per il contrasto della criminalità e per la tutela dell'ordine pubblico a Napoli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  VALERIA VALENTE. Signor Presidente, egregio Ministro, come lei sa fin dall'inizio dell'anno a Napoli si registrano quotidiani atti di criminalità; vittime ahimè sono cittadini onesti, ma anche troppo spesso giovanissimi componenti di bande che si scontrano a colpi d'arma da fuoco nelle strade della nostra città. Il recentissimo ferimento del sovrintendente di polizia Nicola Barbato a Fuorigrotta e l'uccisione di un minorenne in piazza Sanità sono soltanto gli ultimi episodi di questa lunga serie: protagonisti troppo spesso ragazzi che ambiscono a diventare boss della camorra, a volte purtroppo riuscendoci.
  In alcuni casi, secondo la Procura nazionale antimafia, si tratta di killer giovanissimi che si caratterizzano per la particolare ferocia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  VALERIA VALENTE. Per fronteggiare questa insostenibile condizione di insicurezza, lei ha già incrementato la dotazione organica delle forze in servizio a Napoli, annunciando la riattivazione di trecento telecamere di videosorveglianza, e ipotizzando l'uso di droni per il controllo dei quartieri più a rischio. Si tratta di una prima indispensabile risposta per mettere in sicurezza queste aree, che va raccordata però anche ai tanti interventi di carattere sociale che ci sono.
  Le chiediamo dunque, signor Ministro, quali siano i tempi e le modalità di realizzazione degli interventi da lei annunciati, e se non ritenga utile sollecitare un coordinamento tra queste azioni, raccordandole anche con gli interventi di carattere sociale, sulla scorta delle informazioni acquisite anche dalle operazioni di intelligence.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Valente per il contenuto e per il tono dell'interrogazione, e per aver citato un uomo delle forze dell'ordine a cui vorrei esprimere il nostro tributo, del Governo e credo di tutti noi, e cioè il nostro sovrintendente della polizia Nicola Barbato, che è stato gravemente ferito alcuni giorni fa; sono stato a trovarlo a Napoli in ospedale. A lui, a sua moglie, a sua figlia, a suo figlio, che ho avuto modo di abbracciare, va la nostra vicinanza e ancora una volta il nostro affetto.
  Su Napoli abbiamo assunto delle decisioni urgenti per cui rispondo subito sulla questione dei tempi, i tempi in cui entreranno in funzione le decisioni che adesso illustrerò.
  Una sola parola: subito, perché Napoli è in cima alle priorità del Governo, perché Napoli è una grande città che merita una grande risposta in termini di sicurezza; risposta che già lo Stato ha dato e che si è tradotta in una diminuzione dell'indice di delittuosità nella città di Napoli, di cui parlerò in appresso, perché prima voglio dire che nel corso del Comitato ordine e sicurezza pubblica che abbiamo svolto il 29 settembre sono state deliberate alcune misure. Innanzitutto, essendo presenti il procuratore nazionale antimafia e i rappresentanti della magistratura napoletana, un consolidamento del rapporto di sinergia e di collaborazione fra le strutture Pag. 63investigative e quelle di prevenzione e controllo, il cui generale coordinamento si avvarrà dell'azione di guida proprio della procura distrettuale antimafia, da un lato, e, dall'altro, del prefetto di Napoli. In un tessuto così complesso da decifrare, sarà anche rafforzata l'attività di intelligence investigativa.
  Quello che ci è stato chiesto e che noi abbiamo dato è un rafforzamento di uomini ma anche di qualità specifiche degli uomini in campo, cioè le strutture della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di finanza potranno giovarsi del distacco di operatori dei rispettivi servizi centrali anticrimine, ossia lo SCO, il ROS e lo SCICO, e anche dell'apporto della DIA.
  Saranno programmate più operazioni di controllo del territorio che noi definiamo «ad alto impatto» e tutto questo grazie anche all'impiego di 200 unità di rinforzo delle forze di polizia, mentre entro la fine di novembre o, al più tardi, agli inizi di dicembre sarà ripristinata la piena funzionalità delle apparecchiature di videosorveglianza, circa 300, ora non attive.
  Da tempo a Napoli poi, come voi sapete, opera un contingente militare a disposizione del prefetto di 400 uomini.

  PRESIDENTE. L'onorevole Manfredi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Signor Presidente, grazie Ministro, apprezziamo la certezza con cui lei ha scandito i tempi delle prossime scadenze e logicamente monitoreremo affinché tutto venga eseguito nei tempi più veloci possibile.
  Io credo che noi dobbiamo renderci conto che questo fenomeno a Napoli è particolarmente grave perché è di natura diversa rispetto a quelli precedenti. Come emerso dalle audizioni che abbiamo svolto in antimafia, anche con la procura nazionale e distrettuale antimafia, ci troviamo di fronte ad una decapitazione da parte delle forze dell'ordine e dei magistrati dei vecchi capi clan e una nuova leva che vuole emergere anche non seguendo le vecchie regole dei clan.
  Quindi, ci troviamo di fronte a due necessità. La prima è quella di bonificare la possibilità che la camorra attinga sempre di più da questi giovani, per questo la nostra prima richiesta è che lei si faccia anche tramite, insieme agli altri Ministri, perché oltre alla prevenzione, oltre alla videosorveglianza, iniziative di carattere sociale o, come noi abbiamo chiesto, la scuola a tempo pieno nei tempi disagiati facciano sì che non ci siano altri giovani che seguono questa strada.
  La seconda altra cosa è che continui il lavoro di sorveglianza. Lei ha ricordato, insieme alla collega Valente, Nicola Barbato, a cui noi diamo un ringraziamento e un abbraccio a tutta la famiglia. Ricordiamo che Nicola Barbato è in quelle condizioni perché ha difeso un imprenditore onesto che ha rifiutato il «pizzo», quindi noi abbiamo la necessità di fare emergere e di aiutare a fare emergere tutta la gente dei quartieri, la stragrande maggioranza di quei quartieri che vuole una vita diversa, gli imprenditori onesti e soprattutto impedire quella percezione che porta alcune zone della città come se fossero terra di nessuno, perché bisogna contrastare il clima e anche il tema della percezione dà coraggio ai cittadini.

(Iniziative volte a scongiurare la chiusura di prefetture e questure prevista nello schema di regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'interno – n. 3-01751)

  PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01751, concernente iniziative volte a scongiurare la chiusura di prefetture e questure prevista nello schema di regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'interno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo veramente sbalorditi per come lei intende attuare la spending review del famigerato Pag. 64Governo Monti. È vero, ci sono importanti prescrizioni finanziarie, ma l'idea, anziché di tagliare gli sprechi, di tagliare prefetture e questure, che spesso rappresentano sui territori la presenza dello Stato, accompagnata dal taglio di moltissimi presidi di polizia, in una già cronica carenza di mezzi e di uomini in dotazione, così come la vicenda di Napoli che abbiamo appena sentito dimostra, è veramente sorprendente.
  Ci aspettavamo un'altra iniziativa da parte sua. Oggi prefetture importanti, tra cui quella di Benevento, che conosco in maniera particolare, ma Chieti, Teramo, Vibo Valentia, Pordenone, Piacenza, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Fermo, Lodi, Asti, Isernia, Verbano, Oristano, Enna, Caltanissetta...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  EDMONDO CIRIELLI. ... Massa-Carrara, Prato, Rovigo e Belluno vengono chiuse senza una motivazione, se non quella di fare cassa.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Presidente, onorevole Cirielli, la ringrazio anche per avere precisato che io sto adempiendo a un obbligo che deriva dalla legge finanziaria del Governo Monti, anzi specificamente dagli obblighi della spending review. Quindi, tutta la questione delle prefetture mi pone nell'obbligo di rispettare una legge che questo Parlamento approvò nella precedente legislatura.
  Io personalmente, a differenza di alcuni partiti politici come la Lega Nord, che sostengono la chiusura di tutte le prefetture italiane, ritenendo che le prefetture siano inutili, sostengo che le prefetture sono importantissime e per questo sono stato promotore, all'interno della riforma della pubblica amministrazione che il Parlamento sta valutando, di un rafforzamento del ruolo delle prefetture.
  Le prefetture e i prefetti sono stati confermati in un ruolo centrale e addirittura, per la prima volta nell'ordinamento italiano, è stata usata la parola «confluenza» di tutti gli uffici dello Stato periferici all'interno delle prefetture. Questo io ho fatto, proprio perché condivido il suo giudizio circa la strategica funzione delle prefetture.
  Rimane un obbligo, che è sanzionato in caso di non adempimento. Per essere pratici, se io non adempio agli obblighi della spending review di Monti, non si possono fare le assunzioni nel comparto che presiedo. Dunque, questo è un tema molto delicato.
  Sebbene lei abbia fatto un elenco di città, non c’è nessuna decisione assunta relativamente al tema delle prefetture da tagliare. Lei ha fatto un elenco di nomi di città, ma ancora siamo al livello di schema di ragionamento e non c’è nessuna proposta formalizzata dal Ministero.
  Quello che io intendo ribadire qui è che nel comparto sicurezza, nelle tre leggi di stabilità da me seguite come Ministro, c’è stato sempre il segno più. Non ci sarà un uomo in meno per le strade e noi, che abbiamo a cuore la sicurezza dei cittadini, riteniamo che tutto il sistema della sicurezza debba avere, come punto cardine, le prefetture sui territori, che fino ad ora hanno funzionato bene. Io credo che il riformismo consista nel non smontare quello che funziona e cambiare quello che non funziona, perché se si smonta quello che funziona è una sorta di riformismo capovolto, che tocca esattamente ciò che va bene in un Paese e, magari, trascura ciò che non va bene.
  Ecco la ragione per la quale noi, anche all'interno della riforma della pubblica amministrazione, abbiamo puntato su un coordinamento della presenza dello Stato nel territorio che fosse esattamente appuntato sulle prefetture.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di replicare per due minuti.

  EDMONDO CIRIELLI. Grazie, Presidente. Ministro, innanzitutto così per chiarire Pag. 65lei cita un altro partito (non so se è vero quello che dice, ma a noi interessa poco). Io sono di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, che è un partito patriottico. Per noi, da Enna a Pordenone, l'Italia è sempre Italia, dall'Alto Adige alla Sicilia. Per cui, riteniamo che la presenza dello Stato sia fondamentale.
  Allora, è vero che la legge di Monti le dà degli obiettivi finanziari e su questo non c’è dubbio (io ho votato contro quella legge nella scorsa legislatura). Ma, come lei stesso ha detto, si può rimodulare in base alla quantità di spesa.
  Inoltre, aggiungo che con la legge di stabilità, visto che c’è un momento straordinario per la sicurezza, per colpa anche vostra, per tutti i famosi provvedimenti «svuota carceri», ma anche per la vicenda dell'emergenza sbarchi, con un carico sulle questure e sulle prefetture imprevisto ai tempi della sciagurata spending review dello sciagurato Governo Monti, penso che lei possa chiedere al Governo Renzi non chiacchiere ma fondi, soldi per la forze di polizia, fondi per le prefetture, per le questure, per impedire l'abbandono dello Stato da certi territori.
  Allora, vedo che lei fa un'apertura. Io spero che a questa apertura a parole da parte del Ministro Alfano, di cui conosco la serietà, corrisponda la correttezza del Presidente del Consiglio, Renzi, perché ci vogliono fondi e bisogna mettere mano alla tasca. Credo che per la sicurezza dei cittadini, soprattutto in un momento così difficile, a causa dell'immigrazione clandestina e dell'aumento della criminalità, sopprimere questure, centrali di polizia, presidi sul territorio e prefetture sia un errore gravissimo che non dovete fare.

(Chiarimenti in merito alla deliberazione del 10 marzo 2008 del commissario straordinario, prefetto Mario Morcone, relativa all'acquisto da parte del comune di Roma di alcuni terreni di Castel Romano ai fini della costruzione di un campo rom – n. 3-01752)

  PRESIDENTE. L'onorevole Bechis ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01752, concernente chiarimenti in merito alla deliberazione del 10 marzo 2008 del commissario straordinario, prefetto Mario Morcone, relativa all'acquisto da parte del comune di Roma di alcuni terreni di Castel Romano ai fini della costruzione di un campo rom (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Signor Ministro, a settembre 2005, il comune di Roma si è immesso nel possesso di un'area destinata al campo nomadi di Castel Romano. Dopo tre giorni, iniziò lo sgombero del campo di Vicolo Savini e i suoi abitanti furono trasferiti a Castel Romano. A novembre 2006, il Campidoglio si accordò con i proprietari dell'area per acquistarla per 1,5 milioni di euro. Nel 2007, il direttore del dipartimento del patrimonio del Campidoglio, il ragioniere e le commissioni comunali diedero il via libera all'acquisto.
  A febbraio 2008, il sindaco Veltroni si dimise e il prefetto Morcone divenne commissario straordinario. In due settimane, Morcone autorizzò l'acquisto dei terreni per i rom: il prezzo concordato dal Campidoglio era più del doppio del valore agricolo medio in quell'area per dei terreni che, secondo l'Agenzia del territorio, valevano 645 mila euro. Si acquistò un bosco per una riserva naturale.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ELEONORA BECHIS. Chiediamo, pertanto, se risultino agli atti le ragioni della condotta del commissario Morcone e, nell'eventualità positiva, se il Ministro intenda tener conto di tale vicenda in relazione all'attuale incarico conferito.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, vorrei precisare immediatamente che l'onorevole interrogante ha detto una cosa giusta, poco fa, Pag. 66quando diceva che l'interrogazione verte su un fatto che vedeva allora il prefetto Morcone nella qualità di commissario straordinario del comune di Roma. È evidente che, quindi, i fatti si riferiscono ad un periodo in cui l'alto funzionario agiva nella qualità di vertice dell'amministrazione capitolina, non mantenendo in quella posizione alcun vincolo di dipendenza rispetto al Ministero dell'interno.
  Inoltre, riguardo alla vicenda evocata relativa all'acquisto degli appezzamenti di terreno su cui insiste il campo rom di Castel Romano, posso affermare che non si riscontrano agli atti del Ministero elementi relativi a esposti o denunce che avrebbero potuto a quel tempo determinare l'attivazione degli ordinari poteri di controllo sugli organi, esercitabili anche nei confronti di quelli straordinari dell'ente locale.
  Rilevo, inoltre, che l'iter istruttorio relativo alla delibera di acquisto dei terreni in questione si è perfezionato anteriormente al subentro della gestione commissariale. Prima di tale momento, erano stati anche espressi, in senso favorevole, i pareri delle competenti commissioni consiliari e dei vertici amministrativi del comune di Roma, come gli stessi interroganti affermano, sicché, di fatto, il commissario straordinario si è limitato a formalizzare scelte già compiute dalla allora amministrazione elettiva.
  In effetti, in ogni gestione straordinaria che segue a uno scioglimento determinato da motivi tuttavia ordinari, come fu quello che ebbe origine dalle dimissioni del sindaco Veltroni, vi è, generalmente, una continuità con gli atti della precedente amministrazione elettiva; ciò anche per non determinare inopportune fratture rispetto a una linea di governo locale sedimentata negli anni e destinata a proiettarsi anche oltre la durata della gestione commissariale.
  Peraltro, non erano e non sono poi emersi profili di rilievo penale della vicenda che avrebbero potuto indurre all'epoca il commissario straordinario del comune di Roma a segnalare la questione alla magistratura penale ovvero a richiedere l'attivazione di altri validi presidi di legalità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bechis ha facoltà di replicare per due minuti.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, signor Ministro, per la risposta, ma non ci riteniamo soddisfatti, perché, ad oggi, il campo nomadi di Castel Romano non sorge sui terreni acquistati dal Campidoglio, ma è ubicato su terreni confinanti, che sono stati presi in affitto da una società riconducibile al celebre Salvatore Buzzi di «Mafia Capitale». Ciò vuole dire che il suo attuale capo del dipartimento per l'immigrazione accettò di pagare dei terreni il doppio del loro valore e, inoltre, tali suoli non erano utilizzabili per la realizzazione di un campo nomadi.
  Dopo questo capolavoro, Morcone è stato candidato, nel 2011, dal Partito Democratico a fare il sindaco di Napoli, ma senza successo. Così lei, quasi tre anni dopo, ha ben pensato di affidargli il dipartimento per l'immigrazione nel Ministero dell'interno. Inoltre, e concludo, a quanto ci risulta, il campo nomadi di Castel Romano è ancora oggi privo di autorizzazione regionale, necessaria per sorgere in una riserva naturale.

(Elementi ed iniziative in relazione al recente sgombero del presidio cosiddetto No borders a Ventimiglia – n. 3-01753)

  PRESIDENTE. L'onorevole Quaranta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01753, concernente elementi ed iniziative in relazione al recente sgombero del presidio cosiddetto No borders a Ventimiglia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  STEFANO QUARANTA. Signor Ministro, la situazione di Ventimiglia è nota: a causa di una politica di respingimenti e di espulsioni collettive operate dalla Francia Pag. 67e dall'assenza, per tanto tempo, delle istituzioni europee, si è venuta a creare una situazione che, a mio giudizio, è giuridicamente grottesca e umanamente intollerabile. Vi sono centinaia di migranti, desiderosi di ricongiungersi con i familiari, bloccati e accampati al confine, senza diritti e assistenza.
  Il presidio sgomberato il 30 settembre nasce in questo contesto straordinario. Cittadini e associazioni che, mossi dalla giusta indignazione e dal rispetto dei diritti umani, hanno sopperito al vuoto delle istituzioni che, anziché fornire più assistenza, nel mentre, hanno pensato bene di smantellare il campo e denunciare gli attivisti che hanno ricevuto pure il foglio di via, avendo il torto di sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica, a volte, anche con azioni dimostrative.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Bisogna prima di tutto ricordare la premessa, cioè che le operazioni di sgombero a cui fa riferimento il collega sono state effettuate in esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo dell'autorità giudiziaria di Imperia; cioè, noi abbiamo agito in esecuzione di un provvedimento della magistratura. Quel provvedimento era finalizzato a liberare le aree demaniali occupate da oltre tre mesi da migranti respinti dalla Francia e da gruppi di anarco-antagonisti giunti in loco per dare sostegno alla loro protesta.
  Alla base dei provvedimenti giudiziari di natura cautelare vi è il reato di invasione arbitraria di terreni pubblici contestato ad oltre una decina di attivisti, tutti identificati e oggetto di indagini di polizia giudiziaria.
  Bisogna anche precisare un'altra cosa ovvero che lo sgombero forzoso è stato l'estrema ratio a cui si è fatto ricorso una volta esperito ogni tentativo di convincere gli occupanti a liberare spontaneamente le aree presidiate senza titolo.
  Ad ogni modo, l'operazione è avvenuta senza incidenti di sorta sebbene l'accesso all'accampamento abusivo fosse precluso da un'improvvisata barricata composta da cassonetti di rifiuti, divani ed altro materiale ingombrante.
  Intanto, già una grande parte dei migranti e gli anarco-insurrezionalisti che li sostenevano, cioè circa 70 persone in tutto, si erano trasferiti sulla scogliera adiacente da cui poi si sono allontanati spontaneamente, anche in questo caso senza turbative dell'ordine pubblico.
  Particolarmente efficace, e li ringrazio, è stata l'opera di mediazione delle pubbliche autorità e del vescovo – lui lo ringraziamo specificamente – di Sanremo-Ventimiglia.
  Il trasferimento di venti migranti rientra nelle operazioni volte a decongestionare il centro di accoglienza temporanea allestito nella stazione ferroviaria di Ventimiglia, in linea con quanto già fatto nei mesi precedenti con analoghi servizi. Tutti i sostenitori della protesta, invece, sono stati condotti al presidio di polizia per il deferimento all'autorità giudiziaria in relazione ai reati di occupazione di suolo pubblico e invasione dei terreni. Le forze di polizia hanno in questa sede identificato 49 persone, di cui 16 straniere, appartenenti a diversi centri sociali italiani e francesi.
  Soggiungo che, nel corso delle medesime operazioni, l'Arma dei carabinieri ha, altresì, tratto in arresto un cittadino bosniaco, Nosret Bektic, colpito da ordine di carcerazione internazionale emesso dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Torino.
  Quanto ai provvedimenti di allontanamento adottati dal questore di Imperia a carico degli otto attivisti non residenti, con relativa emissione del foglio di via obbligatorio, preciso che l'esigenza di ricorrervi è stata correttamente valutata alla luce dei fatti accaduti fin dall'agosto scorso, risultando dettata da motivi precauzionali come è proprio della natura preventiva indiziaria della misura.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Quaranta ha facoltà di replicare, per due minuti.

  STEFANO QUARANTA. La ringrazio Ministro, ma mi aspettavo una risposta un po’ meno burocratica. Io ho sollecitato in altre interrogazioni, più volte, la presenza delle forze dell'ordine nella mia regione, perché il Ponente ligure ha un problema di sicurezza e di allarme sociale, pensi che abbiamo persino soggetti socialmente pericolosi, come voi definite gli attivisti; purtroppo, però, questi sono criminali legati alla ’ndrangheta e alla mafia, che sono il flagello del nostro territorio e non certo attivisti che ripeto – questo per ammissione di tutti – hanno svolto un ruolo di supplenza anche delle istituzioni dello Stato. Questa cosa è grave perché anche attraverso questi presidi si sono sollecitati nell'opinione pubblica moti di solidarietà che hanno in parte compensato la vergogna delle istituzioni europee di questi mesi.
  Allora, le do anche qualche elemento in più e le faccio notare che il giorno dello sgombero, cioè il 30 settembre, era previsto in calendario e pubblicizzato un incontro tra il vescovo, che lei ha citato, i cittadini di Ventimiglia e gli attivisti, per trovare insieme delle soluzioni che non creassero disagio a nessuno. La informo anche che i migranti ora sono stipati nelle sedi della Croce rossa anche a causa del fatto che questo campo è stato smantellato.
  Proprio per riprendere un passaggio da lei citato, vorrei farle leggere le dichiarazioni del vescovo Suetta rispetto a questi pericolosissimi attivisti che, secondo lei, avrebbero svolto chissà quali attività.
  Concludo dicendo che lo sgombero, per queste ragioni, è stato irragionevole, pericoloso anche per chi l'ha fatto, perché ha gettato discredito sulle istituzioni anziché quel dialogo che sarebbe necessario in questi casi e ha creato più problemi di quelli che avrebbe dovuto risolvere. Quindi, Ministro Alfano, se mi permette, più cervello e buonsenso e meno muscoli, a meno che l'intenzione non sia risolvere i problemi, ma fare azioni dimostrative.

(Iniziative, anche di carattere normativo, relative alla governance delle politiche migratorie, con particolare riguardo al raccordo tra Governo, regioni ed autonomie locali – n. 3-01754)

  PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01754, concernente iniziative, anche di carattere normativo, relative alla governance delle politiche migratorie, con particolare riguardo al raccordo tra Governo, regioni ed autonomie locali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  DORE MISURACA. Signor Presidente, signor Ministro, il grande impegno dell'Italia, nel quadro di una migrazione epocale senza precedenti, viene riconosciuto in termini positivi anche e soprattutto a livello internazionale. Il nostro Paese, dopo avere affrontato in solitudine l'emergenza degli sbarchi dei migranti con uno straordinario impegno di risorse umane, logistiche e finanziarie, ha svolto una forte azione di sensibilizzazione e sollecitazione anche a livello europeo, dove il Governo ha ottenuto risultati concreti e persino impensabili fino a poco tempo fa.
  Sul piano interno una situazione tanto complessa e problematica ha creato comprensibile disagio e forti preoccupazioni, che sono state strumentalizzate in maniera bieca, scaturendo in un populismo a tratti xenofobo, senza contribuire d'altra parte con proposte utili ed attuabili alla soluzione dell'emergenza.
  In questa situazione indubbiamente straordinaria, alcune autonomie locali hanno lamentato un difetto di collegamento – mi avvio alla conclusione, Presidente – tra centro e periferia, una certa difficoltà di colloquio con Governo, regioni e autonomie locali. Chiediamo di sapere quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per incidere positivamente sul nodo della governance delle politiche migratorie.

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  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie Presidente. Onorevole Misuraca, le sue parole giungono in un momento particolarmente importante e propizio, perché proprio venerdì prossimo, ossia dopodomani mattina, partiranno dall'Italia i primi migranti in direzione Svezia. Sono migranti presenti oggi nel sistema di accoglienza italiano e che vanno in un altro Paese, perché l'Europa ha deciso secondo le nostre richieste e secondo le nostre proposte. Ovvero, noi abbiamo vinto una partita che non ha precedenti nella storia in Europa e venerdì mattina un aereo partirà – e adesso ne faranno seguito tanti altri – collocando alcuni migranti in Svezia. Sono migranti che volontariamente hanno scelto la Svezia e la Svezia volontariamente ha accettato di prenderli.
  Qualche mese fa tutto ciò era impossibile. Ecco, questo è il nostro successo: attraverso questo volo, che parte dopodomani mattina, noi abbiamo dato la prova di avere infranto il muro di Dublino, cioè quello issato su da un regolamento anacronistico, che prevede che solo i Paesi di primo ingresso debbano farsi carico dei migranti. Abbiamo ottenuto in Europa quella equa distribuzione che dicevamo come necessaria fin dal primo momento, sostenendo due anni fa una cosa ovvia, che l'Europa stentava a accogliere e a capire, ovvero che non tutto il flusso dei profughi provenienti da quel quadrante del mondo, dove ci sono guerre e dove c’è persecuzione, avrebbe potuto giungere in Europa attraverso l'unica porta di Lampedusa. Altre porte sarebbero state aperte e oggi sono entrati in Europa attraverso la rotta balcanica. Ci sono voluti i morti in un tir in Austria, c’è un voluto un bambino restituito alla spiaggia e raccolto da un uomo delle forze dell'ordine per far aprire gli occhi a tutti. Nonostante questo fosse un principio elementare, quello dell'equa distribuzione, alcuni partiti politici in Europa – mi riferisco anche a partiti come quello della Lega in Italia – hanno votato in Europa contro l'equa distribuzione. Quel volo, fosse stato per loro, dopodomani mattina non partirebbe.
  Tutto questo è collocare l'Italia dalla parte giusta della storia. Noi abbiamo salvato vite umane, abbiamo arrestato scafisti, abbiamo sequestrato le loro imbarcazioni, abbiamo fatto una grande battaglia in Europa. Ci sono voluti due anni, adesso il sistema deve funzionare al meglio, perché il sistema prevede che arrivino in Italia i migranti e che in Italia si faccia la scrematura – per quelli ovviamente che arrivano in Italia – tra i migranti irregolari e i profughi. I profughi vanno all'equa distribuzione europea e al sistema di accoglienza italiana; quelli irregolari devono essere rimpatriati.
  Sulla politica dei rimpatri ci sarà la nostra prossima battaglia, perché se funzionerà, avremmo dato una risposta seria ed effettiva che tutta l'opinione pubblica può cogliere.
  Nel frattempo, quel che abbiamo ottenuto in Europa deve valere anche in Italia, cioè una equa distribuzione. Per dire una cosa molto concreta: a volte i sondaggi dicono che gli italiani hanno la percezione che ci siano milioni di migranti irregolari nel nostro Paese. Nel nostro sistema di accoglienza, a seguito degli sbarchi, oggi ci sono 98 mila migranti. Questi sono i numeri veri, in un Paese di 8 mila comuni e di 60 milioni di abitanti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di replicare.

  DORE MISURACA. Grazie, signor Ministro, per la risposta esaustiva, che fornisce adeguate assicurazioni. Avevamo ragione a ritenere che l'Italia avesse affrontato il tema in assoluta solitudine. Però, i risultati sono di tutta evidenza.
  Il tema va affrontato su due distinti piani. Su quello internazionale, come da lei rappresentato, va affrontato in un quadro di solidarietà e ripartizione equa delle responsabilità fra tutti i Paesi e va governato correttamente, come lei ha avuto modo di sostenere, attraverso gli strumenti Pag. 70della cooperazione allo sviluppo e della diplomazia internazionale.
  Ma il tema del fenomeno della migrazione va affrontato anche sul piano interno. Dobbiamo intervenire, come lei ha ritenuto, con un forte spirito di collaborazione, come da lei appunto sostenuto, tra i vari livelli istituzionali, con un forte impegno di sensibilizzazione nei confronti del Paese, il quale ha, nei confronti della politica e delle istituzioni, – dobbiamo sostenerlo – anche alcuni temi della irresponsabilità di quanti soffiano sul fuoco delle preoccupazioni e dei problemi che obiettivamente il fenomeno provoca, privilegiando gli interessi di quella parte politica. Si tratta di elementi che – ribadiamo – si sono trasformati in esiziale carburante per chi, irresponsabilmente, ha strumentalizzato le preoccupazioni, scaturendo in populismo a tratti xenofobo, senza apportare, d'altra parte, proposte utili ed attuabili per la soluzione dell'emergenza.
  Concludo, signor Ministro, invitando il Governo a proseguire sulla strada del colloquio tra le periferie, le autonomie locali e il Governo centrale, così come previsto dal piano nazionale approvato lo scorso anno nella Conferenza unificata. Si tratta di un piano che prevede il coordinamento...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DORE MISURACA. ... del tavolo nazionale insediato presso il Viminale e dei tavoli regionali insediati presso le prefetture.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione della proposta di legge recante abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,20.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'istituto tecnico statale «Carlo Andreozzi» di Aversa (Caserta), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Artini, Boccia, Michele Bordo, Caparini, Catania, Antimo Cesaro, D'Ambrosio, Dambruoso, Damiano, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fedriga, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,21).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, solo per segnalarle che ci risulta che la I Commissione sia ancora in corso. Quindi, la prego ovviamente di farlo presente e di far sconvocare immediatamente quella Commissione così da poter permettere ai deputati di partecipare alla seduta dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Non solo lo facciamo immediatamente, ma ancora una volta dobbiamo stigmatizzare il fatto che se l'Aula è convocata alle ore 16,15, le Commissioni devono concludere tassativamente i loro lavori per garantire che i lavori Pag. 71dell'Aula possano proseguire. Quindi, se mi confermano che è riunita la Commissione affari costituzionali, io sono costretto a sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

  La seduta, sospesa alle 16,23, è ripresa alle 16,30.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Mi comunicano che le Commissioni sono state sconvocate, però l'occasione è d'oro per ricordare a tutti i presidenti di Commissione che, quando l'Aula è convocata, all'ora di convocazione le Commissioni devono avere concluso i loro lavori. Non è sostenibile che l'Aula debba cominciare con un quarto d'ora di ritardo perché le Commissioni prolungano i loro lavori, essendo com’è noto obbligatorio che, nel momento in cui è convocata l'Aula, le Commissioni sospendano i propri lavori, anche per rispetto di chi è in Aula da un quarto d'ora aspettando che le Commissioni facciano i loro comodi.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 1990-A.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 1990-A: Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato approvato l'emendamento Giancarlo Giordano 1.1 integralmente soppressivo dell'articolo 1.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1990-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 1990-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento Brescia 2.1.

  ROBERTO RAMPI, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Brescia 2.1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo si rimette all'Aula sull'emendamento Brescia 2.1 per una ragione molto semplice che spiegherò in soli due minuti: l'emendamento ha un contenuto già previsto in un disegno di legge, già approvato dal Senato ed in discussione alla Camera, che abolisce l'articolo relativo all'obbligo da parte delle imprese di fare i bandi sui quotidiani. Solo per questo motivo, per una questione di correttezza, il Governo, pur condividendo il contenuto, trova del tutto inappropriata la collocazione di questo emendamento in questa sede e per questo si rimette all'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.1, con il parere favorevole della Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni... Brignone... Busto... Turco... Gallinella... Lainati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  353   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato  349    
    Hanno votato no  4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Essendo stato approvato un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo Pag. 722, non si procederà al voto dell'articolo 2 ma passeremo direttamente al voto finale.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1990-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Questo testo, come emerso anche dalla discussione di stamane, nasce da una proposta difficilmente accoglibile, che intende abrogare tutta una serie di disposizioni sul finanziamento pubblico all'editoria, prevedendo che le risorse rese così disponibili siano destinate ad incentivare altre possibilità di ingresso dei giovani nel mondo dell'editoria e così via.
  Questo provvedimento, come sappiamo, ha avuto un iter piuttosto lungo; dal 2014, si sono svolte quaranta audizioni in cui tutti si sono pronunciati sfavorevolmente, si sono espressi contro un'abolizione tout court delle norme sul finanziamento pubblico, mentre è stata considerata urgente una legge organica ed è questo il nostro parere, come gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, ovviamente, riteniamo che la materia debba essere affrontata in modo molto più serio. Come ha ricordato anche il relatore, fino al 2010 esisteva un sistema che è stato certamente opaco e opacità non mancano ancora oggi, ma il nuovo regolamento ha messo in discussione tutto il sistema. Oggi, sono ben chiari tutti i finanziamenti pubblici erogati – in particolare si possono vedere sul sito – dal 2003 al 2013, certo manca una legge che recepisca il regolamento e organizzi in modo chiaro il sistema del finanziamento che, comunque, noi continuiamo a ritenere indispensabile.
  Come si è già detto più volte, non sono i grandi giornali e la carta stampata che ne beneficiano, ma quelli che vendono poco, oppure quelli di aree più provinciali e che noi riteniamo debbano essere tutelati e necessitino, appunto, di sostegno economico. È chiaro che dovremmo far decidere il mercato, certamente, ma la carta stampata non è soltanto un prodotto di mercato, è anche uno strumento, uno strumenti di cittadinanza, uno strumento della democrazia.
  I nostri colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno insistito per arrivare in Aula con il loro testo, nonostante la contrarietà espressa dalla maggioranza della Commissione, tra cui dal nostro gruppo, contrarietà che si è espressa anche nel voto favorevole all'emendamento soppressivo. Noi riteniamo che il diritto delle opposizioni a presentare proposte, infatti, non si estenda all'imporci l'approvazione di queste proposte di legge. Quindi, noi diamo atto, diamo merito ai colleghi del MoVimento 5 Stelle di aver stimolato la discussione, di aver riproposto questo tema e crediamo, auspichiamo che si vada veramente e finalmente a una discussione ben più pacata, ma molto più organica, appunto, che ricomprenda tutto il tema del finanziamento pubblico all'editoria.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, un'altra occasione persa, un'occasione per poter mettere mano a quelli che sono i contributi a un'editoria che, nella stragrande maggioranza dei casi, è cresciuta con questo modello di sviluppo e che, purtroppo, ne è anche limitata. È una visione del mondo dell'editoria, quella che ritroviamo nelle norme che i colleghi del MoVimento 5 Stelle si proponevano di abrogare, antica, è una visione che è ampiamente superata nella società e nei modelli di consumo ed è ampiamente superata anche nella tecnologia.
  Allora, ecco la richiesta, anche da parte nostra, di sciogliere, finalmente, questo nodo e liberare le ingenti risorse che, purtroppo, oggi, vengono drenate a vario titolo in attività editoriali che in alcuni casi, purtroppo, poi – anche i fatti di cronaca lo hanno denunciato –, nulla Pag. 73hanno a che fare con il pluralismo informativo e con la diffusione della comunicazione. Ecco, questa era l'occasione ideale per poter iniziare ad affrontare questo problema. In che modo ? È stato detto e più volte ribadito che a noi spetta il ruolo di definire cosa è servizio pubblico, spetta anche il ruolo di definire come questo servizio pubblico, e in quali forme, può essere sovvenzionato, in modo evidentemente trasparente, con certezza del diritto e, soprattutto, con la certezza del meccanismo di erogazione dei fondi, cosa che oggi, purtroppo, non è.
  Viviamo in una fase di opacità, viviamo in una fase in cui, per esempio, il mondo del finanziamento dell'editoria di partito è tecnicamente esaurito e finito – ha segnato il passo, ha segnato il suo tempo – ma che ancora vede alcune testate sovvenzionate. È un mondo che purtroppo non ha ancora colto appieno la convergenza multimediale, fattore inevitabile, non solo dettato dalla tecnologia, ma anche dal mutare dei consumi.
  Allora, in questo senso, noi abbiamo più volte e in diversi ambiti sottolineato come sia importante, anzi fondamentale, andare a trovare nuove risorse laddove vengono allocate in modo, dal nostro punto di vista, assurdo e sbagliato. Penso al canone RAI, che drena qualcosa come più di 1,7 miliardi di euro ogni anno in un servizio pubblico che di pubblico ha ben poco, che non promuove i prodotti editoriali di questo Paese, non promuove la cultura e non fa quello che dovrebbe fare e per cui viene corrisposto. Quindi, all'enorme somma – è già stato detto che in oltre dieci anni sono più di un miliardo e mezzo i soldi che sono andati all'editoria – vanno ad aggiungersi le ingenti risorse che la RAI annualmente dilapida.
  Allora, da qui la nostra proposta di vedere il sistema del servizio pubblico del pluralismo fondamento della democrazia in modo complessivo, raccogliere tutte le risorse per poi erogarle con dei principi di certezza, di appropriatezza e di economicità, cosa che purtroppo oggi non avviene. Faccio un esempio fra tutti: una delle nostre battaglie storiche, ovvero quella per l'emittenza locale, che vede tantissimi soggetti che si confrontano, quelli sì, quotidianamente con il mercato e che purtroppo vivono nella costante indeterminatezza, sia normativa, sia dal punto di vista contributivo, e che quindi non riescono appieno a svolgere la loro funzione di servizio pubblico che è stata riconosciuta non solo dalle norme di questo Paese, ma anche dalla stessa Corte costituzionale. Allora, l'occasione era ghiotta per poter parlare, affrontare e sviscerare a pieno questi temi. Purtroppo, un muro contro muro che sempre più si palesa in questo Parlamento ne ha impedito la discussione, quindi noi siamo qui ancora una volta a registrare un nulla di fatto.
  Dopo di che, oltre all'emittenza locale, che purtroppo è sempre considerata la Cenerentola dell'informazione, erroneamente perché è fondamentale per quanto riguarda il pluralismo di questo Paese, dobbiamo anche porre l'attenzione su quella che è una riforma che tra poco discuteremo anche in Aula, ovvero quella del servizio pubblico radiotelevisivo, che a tutti gli effetti è editoria e che quindi a tutti gli effetti avrebbe dovuto a pieno titolo rientrare in questa proposta di sfoltimento della selva di contributi elargiti a mani basse all'editoria.
  Ricordo anche – e qui concludo – che, per quanto riguarda il primo vero epocale taglio dei contributi tra lo Stato e l'editoria, bisogna risalire al Governo Berlusconi, bisogna risalire a Tremonti che ebbe il coraggio e la determinazione di diminuire e di tanto – altrimenti le cifre che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno esposto sarebbero decisamente superiori – i contributi ai grandi gruppi editoriali proprio perché l'esigenza che noi, allora come oggi, cogliamo è quella che un grande gruppo editoriale deve fare riferimento al mercato e trovare nel mercato le risorse necessarie per continuare la sua attività come qualsiasi altra attività.
  Dopodiché, allo Stato invece spetta il compito, quello sì, di garantire il pluralismo, laddove ci sono delle specificità, laddove ci sono delle necessità di tenuta democratica e costituzionale.Pag. 74
  Tutto questo non è stato oggetto del dibattito oggi, me ne dispiaccio, e mi auguro che ci sia una migliore occasione per poter finalmente mettere mano ad un comparto nevralgico per la vita del paese e che, purtroppo, ancora oggi è lasciato in balia di se stesso e di norme ormai antistoriche e antiquate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinna. Ne ha facoltà.

  PAOLA PINNA. Grazie Presidente, noi riteniamo che il sistema del finanziamento pubblico all'editoria vada rivisto complessivamente, non semplicemente abolendo tutto, eliminando la situazione esistente con un colpo di spugna. Il sistema va rivisto. Sicuramente, questa proposta di legge non raggiunge questa finalità o comunque non ha questo obiettivo, perché se vediamo bene il comma 3, prevede un dirottamento di risorse da grandi gruppi editoriali, controllati da forti gruppi di potere e influenzati dai partiti politici, che si spostano, da un sistema, quindi, a livello nazionale, ad un sistema di controllo del territorio comunale e reti di comuni. Quindi, comuni e reti di comuni che dovrebbero poi individuare delle piccole realtà editoriali, anche gestite da giovani, giovani che evidentemente hanno una certa praticità con i sistemi digitali innovativi e quindi promuovere un tipo di informazione molto parcellizzato e quindi con una certa aderenza al territorio. È un sistema che evidentemente riflette quella che è l'organizzazione territoriale del MoVimento 5 stelle. Per cui, se vogliamo fare una riforma seria, non possiamo privilegiare un'organizzazione partitica a discapito di un'altra. Dovremmo semplicemente rivedere tutto il sistema a vantaggio di un'informazione oggettiva, in cui siano ben distinti i fatti dalle opinioni e dalle interpretazioni.
  Allora, dovremmo tutti impegnarci per fare in modo che questo sia il sistema dell'informazione in Italia, slegato da partiti e da grossi centri di potere.
  Quindi, senza entrare nel merito, che sia giusto o sbagliato finanziare un sistema gestito da piccoli centri a livello locale, non vediamo perché appoggiare una proposta che evidentemente è sbilanciata su un movimento politico.
  Nei criteri di ripartizione dei fondi, tra l'altro, si parla di giovani professionisti di età inferiore a 35 anni, free lance, qualificati nel campo dei mezzi di comunicazione, quindi le qualifiche le danno gli ordini professionali (che sarebbero da abolire in base al programma del MoVimento 5 stelle, per cui anche qui c’è qualche contraddizione di cui non capiamo bene il significato). Io ho ritirato la mia firma dalla proposta di legge, perché per disciplina del MoVimento era scontato che ci fosse, ma evidentemente non posso sostenere una proposta che, al suo interno, favorisce una parte politica a discapito delle altre. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà. Colleghi potrei pregarvi di abbassare un pochino il tono della voce ?

  GIANCARLO GIORDANO. Grazie, Presidente. Perché esiste, non solo in Italia, il finanziamento pubblico all'editoria ? Quando qualcuno si propone di abrogare, riformare, modificare una norma, dovrebbe partire dalla ratio legis che l'ha in qualche modo istituita, per comprenderne la finalità di fondo e per sintonizzare il proprio impegno con la finalità che gli vuol dare al tempo che vive. Troppe volte è tornato un richiamo vuoto all'obsolescenza di una norma rispetto ai tempi che stiamo vivendo. L'ha usato il MoVimento 5 Stelle, l'ha usato la Lega, l'hanno usato altri colleghi, nessuno di loro, però, ha ricordato perché esiste quella norma, che era una norma a presidio della pluralità, della libertà di informazione, della libertà di espressione, tutti concetti – lo ricordo al collega Brescia – che sono dentro il corpo e la carne della nostra Costituzione repubblicana, che tanto fate contraddittoriamente Pag. 75finta di difendere. Non esiste solo in Italia questa misura: la Francia la utilizza per 1 miliardo 200 milioni di euro, addirittura; la Gran Bretagna per oltre 700 milioni, la Spagna 700...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Giordano, le faccio recuperare il tempo. Colleghi, vi sono capannelli da tutte le parti. Vi pregherei, se dovete parlare, di spostarvi fuori dall'Aula, ma di consentire a chi sta intervenendo di farlo nella migliore maniera possibile. Grazie. Prego, onorevole Giordano.

  GIANCARLO GIORDANO. La piccola Finlandia, per 143 milioni di euro, l'Italia – lo scandalo a cui si grida – ha tagliato questi fondi fino a ridurli, per quanto utilizzati l'anno passato, a 43 milioni di euro. Quarantatré milioni di euro ! Lo scandalo vero è questo ! Lo scandalo vero è che questo Paese non investe più nei propri asset culturali, non riconosce più la sua infrastruttura culturale, non le riconosce la funzione che dovrebbe avere nel nostro ordinamento. Io la riconosco, invece, questa funzione. Questa vicenda dell'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria è una priorità del MoVimento 5 Stelle – in questo ne rintraccio una coerenza –, quello che non capisco è la testardaggine di chi, pur sapendo di non poter passare, ci sbatte il muso. Ovviamente non è che non lo capisco, perché l'intento propagandistico con cui il MoVimento 5 Stelle ha messo in campo la propria iniziativa si è reso chiaro anche dalla capacità di stare al merito di alcuni suoi rappresentanti, come l'onorevole Di Battista, che ci ha spiegato qualcosa sull'editoria. Oggi ho imparato molto dal suo intervento sull'editoria; veramente intelligente e appassionante ! Dicevo che, pur sapendo di non poter passare, si è andati avanti, e questo è sì il segno di una testardaggine, ma anche il segno di una spia della qualità dell'iniziativa del MoVimento 5 Stelle: ci si propone l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria anche con intento punitivo per i giornali e per quel mondo. Io ho visto i tentativi di alcuni personaggi del PD – mettiamola così – di intimidire la RAI in questi giorni, ma non dimentico la lista di proscrizione di Grillo pubblicata con le foto di giornalisti sul proprio blog (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Non lo dimentico ! Non lo posso dimenticare, perché il discorso che stiamo affrontando, al di là della demagogia della spesa e degli sprechi, ha a che fare con la qualità della democrazia di questo Paese, con la sua capacità di preservare presidi di libertà di espressione. Noi, invece, l'abbiamo ridotta ad una mera discussione sulla qualità della spesa. Dal 2012 ad oggi siamo passati da 450 milioni di euro a 43 milioni di spesa. Lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: state sciupando un'occasione che avete costruito con dedizione e testardaggine, ma la state facendo sciupare a tutto il Parlamento, perché sono d'accordo con molte delle cose che ho ascoltato anche da quei banchi – quando non erano condite di offese, per la verità –, ma quando si riscontra che un sistema non funziona, è corrotto, è marcio, ci si pone il problema di riformarlo, di cambiarlo, di rinnovarlo, non di abbatterlo, se ha a che fare con la libertà, con la qualità della democrazia, con la qualità di espressione, con l'applicazione dell'articolo 3 della Costituzione.
  Noi siamo qui per rimuovere gli ostacoli che il dipanarsi della Costituzione trova di fronte a sé, non per abbattere i presidi di democrazia ! Non per fare questo !
  E adesso invece, per la vostra ostinazione, ostinazione ottusa e punitiva verso quel mondo, ci troviamo come nel gioco dell'oca, a tornare daccapo, all'inizio del percorso, a perdere tempo ! Una opposizione seria, quando non può «passare», deve tentare di trovare una strada per far passare almeno i propri principi. Invece no ! Si riconosce semplicemente la traccia della propaganda di cui ho parlato prima.
  Io mi sento chiamato, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà si sente chiamato su temi come questi a prendere una decisa e chiara posizione politica. Lo voglio dire al collega Corsaro: noi non lavoriamo per conto terzi. Noi lavoriamo in autonomia e Pag. 76con l'orgoglio di una piccola forza che insegue grandi obiettivi; e siamo convinti che proprio in questo periodo in cui la crisi spazza via, spazza letteralmente via, anche la dignità del lavoro dei giornalisti, sia fondamentale non fare arretrare la capacità di uno Stato di affiancarli in un momento così difficile. Noi stiamo lavorando e lavoreremo, spero anche con il gruppo del MoVimento 5 Stelle, ad una legge che va nella direzione opposta a quella che loro hanno proposto; anche se dicono di voler salvaguardare le stesse categorie. Noi lavoreremo ad una legge che guarda alla piccola editoria, noi lavoreremo ad una legge che guarda alla capacità di impresa su questo terreno, che sia accompagnata e garantita da uno Stato non invadente, non invasivo, ma capace di farsi garante anche in logica di affiancamento, non solo dell'iniziativa di impresa, ma anche della dignità del lavoro dei giornalisti.
  Guardate, a noi non è che ci trattino poi così bene, questi giornali; né ne possediamo né possediamo radio, quindi non ci si può accusare di questo. Quello che bisogna riconoscerci, e bisogna riconoscere, è che se voi avete avuto la coerenza di fare la vostra battaglia, noi abbiamo avuto la coerenza di fare la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per esprimere subito la dichiarazione di voto di netta contrarietà a quanto è rimasto in questo articolo 2 della legge sull'editoria; per un motivo molto semplice: perché riteniamo che la trasparenza nel contesto degli atti amministrativi sia un fattore importante. Noi riteniamo che la pubblicazione degli avvisi di gara, dei risultati degli avvisi di gara e quant'altro debba avvenire non solo e limitatamente a tre giornali, ma su tutte le testate nazionali, perché solo in questa maniera riusciamo a coprire tutto.
  Internet è sicuramente una grande evoluzione, e sicuramente è estremamente positivo tutto quello che si è avuto di innovazione, ma non è sufficiente. Non è sufficiente perché c’è un largo strato di popolazione nel nostro Paese che non ha ancora dimestichezza, o peggio ancora che non possiede proprio un computer e quant'altro; quindi siccome noi riteniamo che sia una ricostruzione alquanto fantasiosa, quella di un possibile contributo indiretto di soldi pubblici a giornali e quant'altro, prioritaria è la trasparenza, l'informazione ! Quindi noi voteremo contro; non solo, ma preannuncio pure che sarà guerra aperta sull'altro provvedimento, sul codice degli appalti, che invece di aumentare gli strumenti di trasparenza, li diminuisce o li cancella.
  Non si faccia lo stesso errore che si è fatto quando si sono aboliti i controlli preventivi sugli atti delle pubbliche amministrazioni. Questo, dal punto di vista della lotta alla corruzione, è peggio di quell'altro che si è fatto nel 2001, quando si è fatta la modifica del Titolo V perché la sinistra ha abolito tutti i controlli.
  Invece di rafforzarli li ha aboliti per poi, guarda caso, riproporli sotto forma artigianale, non so con quanta efficacia, per gli atti di Roma capitale e così via; ciò, perlomeno per quelli che si stanno facendo adesso con le grandi difficoltà, le disfunzioni che anche Cantone ha rivelato pubblicamente.
  Al di là del discorso sul problema del finanziamento dell'editoria, è fin troppo troppo evidente che se questo finanziamento pubblico deve rimanere le regole vanno cambiate; vanno cambiate le regole di accesso, vanno cambiate le regole di erogazione, vanno cambiate e determinate alcune regole anche in quel caso, e che siano ferree e di trasparenza per evitare che accada ciò che è accaduto nel passato. Detto questo, noi confermiamo l'avversione totale, oltre che il voto contrario, a questo articolo 2 per i motivi che poco fa ho espresso. La trasparenza non possiamo volerla a piacere di giorno e poi di notte, quando sognamo, non vale più. Per questi Pag. 77motivi noi rieniamo che questo provvedimento vada cassato, censurato completamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. A noi piace partire sempre dalla realtà che, il più delle volte, smentisce categoricamente la vostra retorica e la vostra ipocrisia. Voi dite che i finanziamenti – abbiamo sentito il discorso del deputato di Sel, Giancarlo Giordano – esistono per garantire il pluralismo, noi invece sosteniamo – è la storia che lo dice – che questi finanziamenti hanno dato soltanto vita ad enormi truffe ai danni dei cittadini. Qualcuno sostiene che sono storie riguardanti il passato, fatti che non si verificano più nella realtà. Vi leggo due agenzie, la prima è del 2 settembre: «Truffa su fondi editoria a Bari», «Corte dei conti: al quotidiano Puglia contributi illeciti per 1,5 milioni, la società cooperativa SP editrice del quotidiano Puglia avrebbe ottenuto indebitamente fondi per 1,5 milioni dal Dipartimento informazione editoria di Palazzo Chigi». ANSA del 30 settembre, quindi di qualche giorno fa: «Fingevano di pubblicare una rivista specializzata per ottenere i contributi all'editoria dalla Presidenza del Consiglio», ma in realtà realizzavano solo fatture false, la truffa è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Roma che ha sequestrato ai soci di una cooperativa editrice della capitale quattro appartamenti in varie parti d'Italia, una Ferrari e otto moto d'epoca, per un valore di 1,2 milioni, questo con i soldi degli italiani e lo permettete voi e glielo permettete ancora e glielo volete permettere anche per il futuro con la vostra riforma che avete annunciato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La realtà dice che con il vostro modo di sostenere il pluralismo e la libertà di stampa siamo finiti settantatreesimi nella classifica della libertà di stampa, siamo dietro a Paesi del terzo mondo e siamo considerati un Paese semilibero, semilibero e siamo l'Italia: questa è una vergogna e tutti quanti dovremmo semplicemente prenderne atto.
  Un sistema, quello del finanziamento dell'editoria, che ha avuto come unici risultati non quelli di tutelare il pluralismo, come ho appena detto, non quello di garantire l'indipendenza dell'informazione dai grandi gruppi di potere o dalla politica, bensì ha avuto come unico risultato quello di arricchire editori già ricchi, di consentire l'esistenza di testate che non leggeva nessuno, e questo è un punto fondamentale. Il diritto ad essere informati si manifesta nel momento in cui qualcuno lo legge quel giornale, se quel giornale non lo legge nessuno non ha motivo di esistere e non c’è uno Stato che deve aiutare quel giornale a stare in piedi solo per tutelare posti di lavoro di qualche amico. In questo modo non si sta facendo un buon servizio ai cittadini, si sta semplicemente favorendo una lobby, una lobby che restituirà il favore con il proprio silenzio sull'operato di chi li finanzia.
  È chiaro, è logico che se io ti tengo in vita tu non parlerai mai male di me e questo è ciò che fanno tutti i Governi, dal ventennio fascista ad oggi. Il finanziamento pubblico all'editoria lo ha inventato il fascismo, per controllare e tenere sotto il regime i giornali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e questo continuate a farlo ancora oggi !
  Oggi ci sono personaggi, che sono sicuramente meno rilevanti per la storia italiana, che continuano ad elargire fondi per gli editori. C’è il Fondo straordinario per l'editoria, il Fondo di 120 milioni del sottosegretario Lotti che permette ai giornalisti di andare in prepensionamento, come ho già detto prima, in un Paese in cui, a causa della «legge Fornero», che voi avete votato, i cittadini normali non riescono ad andare in pensione, mentre facciamo prepensionare i giornalisti.
  Comunque, al di là di tutte le considerazioni che ci sono sulla storia che questi finanziamenti hanno rappresentato e, quindi, la vergogna che hanno rappresentato per il nostro Paese, c’è un aspetto che non avete saputo cogliere, che non Pag. 78avete voluto cogliere, che è la sfida a cui il mondo dell'informazione è chiamato in questo momento e che è la sfida dell'innovazione. Internet ha stravolto completamente il mondo della comunicazione e, quindi, o l'editoria si mette al passo con i tempi o è normale che morirà per quella che è in questo momento.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,05)

  GIUSEPPE BRESCIA. I giornali di carta stampata non hanno più motivo d'esistere, figuriamoci di essere finanziati con fondi pubblici, perché, come è stato detto già anche da altri colleghi di altri gruppi, oggi come oggi le informazioni viaggiano alla velocità della luce su Internet. Ciò che stiamo dicendo in questo momento è già pubblicato su Internet; viaggia tramite i social, tramite le agenzie. Non c’è bisogno di comprare un giornale domani per sapere la nostra posizione e conoscere il dibattito che stiamo facendo in quest'Aula, perché già domani mattina conosceranno tutti queste posizioni.
  Inoltre, mi voglio soffermare sull'articolo 2, che è quello che sarebbe ancora rimasto in vita perché avete votato favorevolmente sul nostro emendamento che lo ha modificato. L'articolo 2 vuole l'abolizione dell'obbligo di pubblicazione sui giornali, che per noi è un finanziamento indiretto ai giornali, dei bandi pubblici di gara. Ora, io non capisco la schizofrenia che viene sia dal Partito Democratico sia da Forza Italia. Il Partito Democratico ha votato favorevolmente su questo emendamento per permetterci di correggerlo, tant’è che non si è proceduto alla votazione dell'articolo 2; però, voterà contro su tutto il provvedimento, giustificandosi dicendo che nel codice degli appalti è già contenuta questa misura. Dite un'ennesima panzana agli italiani. Nel vostro codice degli appalti come al solito c’è una delega al Governo per fare questa cosa. Chissà se poi il Governo la eserciterà. Con questo provvedimento, invece, noi inseriamo nell'ordinamento questa misura e il 1o gennaio 2016 questa situazione verrà abolita.
  Poi c’è Forza Italia, che con Brunetta presenta in Commissione un emendamento favorevole sulla nostra proposta e oggi in Aula si dichiara categoricamente contraria.
  Fate pace con il cervello, fate pace con il cervello e diteci da che parte state (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Noi l'abbiamo capito: voi state dalla parte dei rapporti loschi con il quarto potere, perché il vostro unico intento è quello di controllare chi vi dovrebbe controllare.
  Concludo rispondendo a un attacco che ho ricevuto poco prima dalla collega Coscia del Partito Democratico. Ha detto che noi vogliamo azzerare un settore. Noi non lo vogliamo azzerare: lo vogliamo liberare, liberare da voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Da voi, dai partiti.
  Concludo dicendo che questa battaglia – nonostante il vostro modo poco democratico di affrontare le questioni e, quindi, nonostante la vostra bocciatura – per liberare l'informazione, da parte del MoVimento 5 Stelle, non si ferma qui. Abbiamo già depositato la prossima proposta di legge su questo tema, che è quella relativa all'abolizione dell'ordine dei giornalisti, che porteremo all'attenzione di quest'Aula il prima possibile. È una delle tre proposte di legge che era contenuta nella nostra grande giornata, il secondo «V-Day».
  Avevamo l'abolizione del finanziamento ai giornali, e l'abbiamo già portata, in maniera coerente, alla discussione; avevamo l'abolizione della legge Gasparri, la legge con la quale voi avete eletto l'attuale consiglio di amministrazione della RAI, lottizzato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando dicevate che non lo volevate lottizzare; e abbiamo, appunto, l'abolizione dell'ordine dei giornalisti, che, coerentemente, presenteremo, per dare voce e per rispettare un milione e 300 mila italiani che hanno votato quel giorno, in un solo giorno, per l'abolizione di queste tre «leggi porcate» che vengono dai partiti. Grazie a tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 79

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Coppola. Ne ha facoltà.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, Presidente. Come già è stato detto, il Partito Democratico ha già espresso la disponibilità ai colleghi del MoVimento 5 Stelle a lavorare insieme per affrontare il tema in modo serio, perché noi crediamo che debba essere affrontato in modo diverso, perché noi crediamo che sicuramente il tema vada rivisto, che sicuramente bisogna accompagnare l'editoria nel percorso di innovazione; ma, d'altra parte, noi crediamo che dobbiamo assolutamente assicurare i temi del pluralismo e della libertà di informazione.
  Purtroppo, invece, la proposta iniziale del MoVimento 5 Stelle, come è stato già detto nel dibattito, era stata fatta male, un testo assolutamente inemendabile. Se ci fosse stata veramente la volontà di affrontare seriamente il problema, il MoVimento 5 Stelle avrebbe accettato la proposta del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non si riesce a seguire. Potete abbassare il tono della voce, per favore ? Sta parlando il deputato Coppola. Prego.

  PAOLO COPPOLA. Invece, Presidente, sembra quasi che l'obiettivo non fosse raggiungere una riforma in questo tema, ma fosse quello di raccontare al proprio elettorato che quel processo online con cui avevano fatto quel testo di legge funzionava. Sembra, quindi, che questa faccenda sia semplicemente strumentale e l'obiettivo sia raccontare qualcosa agli elettori, prendere in giro i propri elettori, raccontargli che quello sia un modo giusto.
  Invece, purtroppo, non è il modo giusto, perché va benissimo raccogliere le istanze del proprio elettorato, ma poi, fortunatamente, i parlamentari dovrebbero farsi carico di fare in modo che quelle istanze assumano una forma il più possibile corretta; dovrebbero farsi carico di trovare l'accordo con le forze politiche, in modo da raggiungere l'obiettivo di incidere, non quello di raccontare che si è fatto qualcosa, si è tentato di fare qualcosa, e, invece, nulla si è fatto. E così arriviamo qui a votare una proposta di legge che ha un solo articolo, del tutto inutile.
  La sottosegretaria Amici ha già detto che è già stato superato, perché, come è stato ricordato, durante la discussione in Commissione del codice degli appalti, è stato approvato un emendamento, a mia prima firma, che va proprio esattamente in quella direzione. Fa specie notare che, durante la discussione in Commissione, l'onorevole Mannino era contraria all'approvazione del mio emendamento, dicendo, appunto, quasi come l'onorevole Palese, che invece no, si limitava alla pubblicità; poi, adesso, invece, raccontano in Aula una cosa diversa. Si mettessero d'accordo !
  Il fatto è che noi, tendenzialmente, potremmo anche essere d'accordo con una cosa che è inutile, perché superata, ma noi non stiamo qui a giocare.
  Noi qui vogliamo veramente cercare di migliorare le cose. Ho qualche dubbio dopo aver sentito la dichiarazione di voto dell'onorevole Brescia sul fatto che sappia esattamente cosa staremmo per votare, perché ha raccontato prima all'Aula che noi staremmo per votare qualcosa che limita i giornali, che elimina la pubblicità sui giornali. Non è vero ! Non è vero, perché se uno va vedere l'articolo proposto non è assolutamente vero, come ha detto l'onorevole Brescia (fortunatamente uno può andarselo a leggere nei resoconti parlamentari), che dal 1ogennaio 2016 questa cosa non succederà più.
  Assolutamente non è vero, anzi l'articolo elimina quella data, infatti va a modificare un decreto-legge che noi abbiamo già approvato e che già ha fatto quelle modifiche, superando di gran lunga quello che era scritto nell'articolo 2 del testo originario. Cerco anche di spiegare perché abbiamo espresso parere favorevole a quell'emendamento: se non avessimo espresso parere favorevole a quell'emendamento, che è un emendamento proposto da loro, quello che rimaneva era Pag. 80un testo assolutamente assurdo che andava a cambiare dei commi a degli articoli già cambiati. Cosa è successo ? Vede, Presidente, per raccontare questa frottola ai loro elettori, la frottola cioè che loro gli danno la possibilità di cambiare la cose (invece, è semplicemente una frottola per cercare di raccogliere un pochettino di voti), gli hanno fatto fare degli emendamenti a un testo che non esisteva più; e dico giustamente perché l'elettore ha altro da fare e il parlamentare dovrebbe farsi carico di controllare a che punto è la normativa e se quell'obiettivo viene realizzato con quella proposta. Allora, che cosa avevamo qui all'inizio della discussione in Aula ? Avevamo un articolo che assolutamente non aveva senso, modificava commi a caso. Abbiamo approvato adesso un emendamento che semplicemente rende tutto inutile. Allora, noi che cosa dobbiamo fare ? Dobbiamo continuare a giocare perché così loro possono raccontare che hanno fatto questo grande esercizio di democrazia partecipata ? No, noi invece vogliamo fare le cose seriamente e seriamente continueremo in questa direzione. Io spero che i colleghi del MoVimento 5 Stelle facciano il loro dovere, una volta tanto, in Commissione per raggiungere gli obiettivi, non per raccontare qualcosa sui social network, perché quello si può fare anche fuori da quest'Aula. È per questo che, a nome del Partito Democratico, io dichiaro che voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Adesso vi è una richiesta di intervento a titolo personale del deputato Catalano. Ne ha facoltà.

  IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Intervengo per annunziare la rimozione della mia firma dal testo della proposta di legge in quanto io, quando ero nel gruppo, avevo già avvisato la segreteria del gruppo di non apporre la mia firma su documenti da me non condivisi, ma ciò è stato fatto senza la mia volontà.
  Volevo semplicemente dire comunque che, dato che non ho capito cosa sia successo alla fine in quest'Aula di questo provvedimento (si prevede l'abrogazione dell'entrata in vigore contenuta in un altro provvedimento), e pur condividendo la firma agli atti del V-Day e alla storia del Movimento che ho sempre sostenuto, nell'arco del tempo la teoria del prosumer che ha citato il collega Gallo è venuta un po’ meno, in quanto se dal 2007 Internet poteva essere una fonte d'informazione dove si potevano verificare le fonti e, quindi, avere un'autorevolezza nella comunicazione, oggi, con i social network e l'attività di click-baiting, fatta per mantenere in piedi i siti di disinformazione e di diffamazione, ciò non è più considerabile attuabile. Quindi, io non condivido più quel metodo di comunicazione e, anche per questo, esprimerò il mio voto contrario al provvedimento.

  PRESIDENTE. Sta bene, prendiamo atto di quanto ci ha comunicato.
  Vi è anche il deputato Luigi Gallo che vuole intervenire a titolo personale. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Qui si è fatta un'enorme mistificazione sul procedimento che, a questo punto, invito i giornalisti ad andare a verificare. Noi, come MoVimento 5 Stelle, con due proposte di legge siamo andati a intervenire sui bandi pubblici. Attualmente, le aziende, quando vincono un appalto, sono obbligate a pubblicare il risultato del bando sui giornali di grossa tiratura, quindi sono la Repubblica, il Corriere della Sera e così via. Da questa proposta Renzi, a sua volta, ha adottato un decreto, che esattamente eseguiva la nostra proposta di legge. Successivamente, c’è stata una proroga voluta dal Partito Democratico, quindi questa abrogazione non è mai più avvenuta. Ed oggi neanche quella proroga, che scadeva il 1o gennaio 2016...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  LUIGI GALLO. ... si rispetterà, perché si fa una nuova delega al Governo. È Pag. 81questa la verità dei fatti. Andatevi a leggere le carte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non ho neanche capito veramente come sia in dissenso dal gruppo questo intervento.

  DAVIDE CRIPPA. Neanche quello di Catalano !

  PRESIDENTE. Sì, l'intervento di Catalano era in dissenso (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il deputato Zaccagnini ha chiesto di parlare, a titolo personale. Prego, deputato Zaccagnini.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, io vorrei sottolineare come questa proposta sia in continuità con la compressione dei diritti alla libera informazione che il MoVimento 5 Stelle porta avanti. Fondamentalmente, il MoVimento 5 Stelle è compatibile con l'ideologia del libero mercato e di un modello che si ispiri alla raccolta pubblicitaria, come il blog di Grillo. È un blog foraggiato da lobby e l'oscena ipocrisia del MoVimento 5 Stelle è quella di non dire mai nulla riguardo a questo.
  Il MoVimento 5 Stelle sostanzialmente è utile a legittimare l'avanzamento della privatizzazione della politica e ora dell'informazione. Quindi, da posizioni condivisibili produce spesso qualcosa di lesionistico per la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Mi scusi, Presidente, ma faccio un richiamo al Regolamento, perché, se lei ci chiede di avere un'uniformità rispetto agli interventi in dissenso dal gruppo, le ricordo che il collega Catalano non fa più parte del MoVimento 5 Stelle, quindi non ha espresso un voto in dissenso dal suo attuale gruppo politico. Per di più, c’è anche un'altra problematica. Non mi sembra che neanche il collega Zaccagnini abbia espresso un voto contrario rispetto al nuovo gruppo politico di cui fa parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Pertanto, riportando un attimo i puntini sulle «i», o il dissenso dal gruppo vale per tutti o non lo può far valere solo per il MoVimento 5 Stelle.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io le chiedo, anche a nome di un gruppo che non è coinvolto in questo dibattito, di usare lo stesso metro di misura per i gruppi presenti in questo ramo del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle). Infatti, è inaccettabile che più volte la sua Presidenza ha garantito determinati diritti ad alcune componenti politiche di questo ramo del Parlamento e ad altri, invece, è venuto meno.
  Il richiamo che ha fatto al collega del MoVimento 5 Stelle, condivisibile o meno nel merito, lei non lo ha fatto per l'intervento esattamente successivo che è venuto da un componente di un'altra forza politica. Perlomeno, la furbizia di dire le stesse cose al collega Zaccagnini ! Non entro nel merito, ma non si possono fare queste discriminazioni e usare questa parzialità nel gestire l'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle).

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Intervengo per dire che lei si è comportata in modo molto preciso (Commenti dei deputati Pag. 82del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Un attimo ! È inutile... Piano, piano... Voi tutti ricorderete che ho sempre sostenuto che una cosa sono gli interventi in dissenso (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Se permettete, pure io sto facendo un richiamo al Regolamento. Una cosa sono gli interventi in dissenso e una cosa sono gli interventi a titolo personale: sono due fattispecie contemplate in due articoli diversi del Regolamento. Quindi, io prendo atto con soddisfazione che la Presidente Boldrini si sta comportando finalmente in questa maniera.

(Coordinamento formale – A.C. 1990-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale e reiezione – A.C. 1990-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1990-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fava, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria» (1990-A):

   Presenti  457   
   Votanti  446   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

In ricordo dell'onorevole Pietro Ingrao (ore 17,25).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e la rappresentante del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come sapete lo scorso 27 settembre è venuto a mancare, all'età di 100 anni, Pietro Ingrao, una delle figure di maggior rilievo della storia politica ed istituzionale del nostro Paese. Una personalità circondata da stima e affetto, come hanno dimostrato i tanti, tanti semplici cittadini che qui a Montecitorio hanno visitato la camera ardente e hanno partecipato ai funerali solenni.
  Ingrao è stato un dirigente di primo piano del Partito Comunista Italiano, punto di riferimento autorevole della sinistra e del mondo del lavoro, protagonista appassionato della vita parlamentare dal 1950 al 1992 e Presidente della Camera dei deputati dal 1976 al 1979, durante gli anni difficili della solidarietà nazionale, dell'offensiva terroristica e del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro. Nello svolgimento di questo incarico, che esercitò con grande imparzialità e autonomia di giudizio, perseguì con coerenza e rigore la sua visione della centralità dell'organo parlamentare quale luogo della più alta sintesi politica della volontà dei cittadini. Promosse diverse importanti innovazioni che hanno segnato profondamente la storia della nostra istituzione. Mi riferisco, in particolare, al suo rilevante contributo al processo di riforma normativa e interpretativa dei Regolamenti alla Camera, alla valorizzazione del dibattito sul bilancio interno, alla modernizzazione della struttura burocratica e soprattutto ad una maggiore apertura dell'istituzione ai cittadini, anche attraverso una più efficace fruibilità dei documenti parlamentari e un più stretto rapporto con i mezzi di informazione. Nel suo ruolo di deputato e di Presidente della Camera, così come in quello di dirigente di partito, Ingrao fu sempre animato da una permanente curiosità; Pag. 83curiosità nei confronti dei grandi mutamenti nella società, nella politica e nell'economia.
  E pur nella nettezza delle sue posizioni politiche ricercò costantemente il confronto e il dialogo nella convinzione che c’è sempre una verità da cogliere in chi ha idee e posizioni diverse dalla propria. Pietro Ingrao ha posto costantemente la sua ricerca culturale e la sua passione civile al servizio della libertà e della democrazia nel nostro Paese. Per questo nei suoi confronti possiamo provare tutti, anche chi non ne ha mai condiviso la visione politica, sentimenti di riconoscenza e di gratitudine. Desidero quindi ribadire ai familiari, che saluto e che sono oggi qui presenti, i sentimenti della vicinanza e della solidarietà mia e di tutta la Camera dei deputati. Invito dunque l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associa la rappresentante del Governo).
  Passiamo ora agli interventi in commemorazione di Pietro Ingrao. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Cuperlo. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CUPERLO. Grazie, Presidente. Forse solo la potenza della poesia, quella frequentata a lungo da Pietro Ingrao, potrebbe condensare in due minuti la ricchezza di un uomo che ha segnato una parte rilevante della sinistra italiana e della storia repubblicana. Basterebbe ricordare che fu lui a governare quest'Aula e con essa un Paese turbato e scosso la mattina del 16 marzo: di quel 16 marzo. Ma noi non siamo poeti e allora la sola cosa che possiamo fare è non derubare quella vicenda umana, intellettuale e politica così unica della sua radice, che prima di tutto si è fondata sul legame tra la politica e il popolo, tra la democrazia e la lotta per restituire un potere sulla propria vita a chi non lo aveva, la dignità di ciascuno insomma: esattamente ciò che il fascismo aveva travolto. In questo Ingrao è stato fino in fondo un uomo delle istituzioni e della Costituzione ma innanzitutto – lo ha rammentato ieri Emanuele Macaluso – Pietro Ingrao è stato un grande comunista italiano dove l'aggettivo non è il dettaglio ma la sostanza, perché senza l'aggettivo di quella biografia collettiva non si comprendono la grandezza e anche i limiti e gli errori. Ho letto in questi giorni il ricordo di chi lo ha conosciuto a fondo: Aldo Tortorella, Alfredo Reichlin, Luciana Castellina, il Presidente Napolitano.
  Ciascuno a modo suo ha come svestito l'amico e il compagno dai panni dell'eroe dubbioso e confinato in un racconto di astrazioni e sconfitte. Non è stato questo Pietro Ingrao, ma un leader della sinistra interamente compreso in una parabola di lotte e nella ricerca di un pensiero all'altezza di un tempo faticoso eppure, a volte, formidabile. Forse è giusto dirlo anche oggi, in quest'Aula, e dirlo significa alcune cose, vuol dire restituire al poeta l'onestà del poeta, avrebbe detto Saba; «pensammo una torre e scavammo nella polvere», solo una assoluta onestà intellettuale e poetica avrebbe potuto condensare in un verso il destino di milioni di donne e uomini e il sogno collettivo di un riscatto, ma vuol dire anche restituire alla guida morale il tratto di una coerenza ostinata e la curiosità verso quanto era altro da sé, vedendo per questo prima e più lontano, come fu su temi che oggi riempiono l'agenda degli Stati o l'omelia universale di un pontefice – mi avvio a concludere – e così è stato fino a passare la soglia simbolica dei cent'anni, un secolo intero vissuto e scavato.
  E allora, se toccherà agli storici e non solo a loro tornare ancora, a lungo, su scritti e scelte di Pietro Ingrao, io mi accontento di pensare che un grano di quelle sue passioni possa trovare un piccolo omaggio, adesso, magari nel modo più imprevisto, perché Ingrao – e anche questo è stato ricordato – ha molto amato Charlot, l'omino simbolo di una certa purezza verso un mondo guasto e se ne è andato, Ingrao, poche settimane dopo che la Banca d'Inghilterra ha annunciato che sulle banconote da 20 sterline l'economista scozzese Adam Smith verrà sostituito da un personaggio che ha dato forma al Pag. 84pensiero britannico. Tra le proposte più accreditate vi è quella di Charlie Chaplin. Chissà come finirà, però sarebbe bello se il secolo breve vissuto da Ingrao, e dominato da un'economia non sempre pura, facesse un po’ di posto all'utopia dell'eroe più umile che diventa storia.
  Anche per questo alla sua grande famiglia che saluto, che salutiamo, ai compagni, agli amici di una vita infinita e bellissima, voglio rivolgere da qui l'omaggio e la gratitudine del Partito Democratico e di ciascuno di noi (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie Presidente, commemorare Pietro Ingrao non è per me solo una possibilità, ma un autentico dovere morale al quale non voglio e non potrei osare sottrarmi. Chi ci ha preceduto in quest'Aula, così come chi verrà dopo di noi, ha il dovere di comprendere quanto la democrazia, intesa nel più letterale dei significati, cioè come autentico trionfo della volontà popolare, debba rappresentare, senza tema di smentita, il fondamento del nostro agire politico e il Presidente Ingrao, nel corso della sua vita politica, credo, meglio di chiunque altro, ha saputo insegnarci l'importanza, il significato profondo della libertà, valore che spesso si apprezza solamente di sfuggita, come tutti i doni acquisiti che si sono ottenuti senza combattere direttamente.
  Prima che come un partigiano e un valoroso antifascista credo sia giusto ricordare il più autorevole e tenace Presidente della Camera della nostra storia come un sognatore, un uomo libero. Parafrasando una felice definizione di Fabrizio De André, quello di Pietro è stato un sentiero percorso costantemente in direzione ostinata e contraria, rappresentando per tutto un secolo un autentico monumento vivente alla resistenza, una resistenza a prescindere da quanto forte fosse l'oppressore e pesante l'ingiustizia compiuta. La testa rimaneva alta e lo sguardo fiero, serio, penetrante, eloquente più di mille parole e quella bella immagine senile che lo ritrae a pugno chiuso evoca quasi la nobiltà di un mondo perduto eppure ancora vivo nella stretta della sua mano, un mondo che abbiamo il dovere, noi per primi, di far rivivere, inseguendo dal basso delle nostre possibilità il suo esempio.
  Ingrao non l'ha solamente voluta, né si è limitato a battersi per averla; più semplicemente quella benedetta luna l'ha ottenuta, posseduta e plasmata a sua immagine, mostrandola fieramente ogni qual volta si è esposto a tutela delle minoranze, degli emarginati, degli ultimi, insegnandoci che intraprendere una battaglia, già di per sé, vuol dire aver vinto, a prescindere dall'esito dello scontro, ancor di più quando la causa che muove chi combatte è nobile, perché l'esempio, quello sì, resta a rappresentare il trionfo più significativo.
  Noi di esempio abbiamo ed avremo presente, vivo negli occhi e nel cuore, per sempre il tuo, Pietro. Non ti dimenticheremo mai, combattente (Applausi) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Dalla storia e dalle idee che Pietro Ingrao ha testimoniato nel corso della sua vita parlamentare e politica ci separa un abisso, un solco incolmabile, ma proprio in un'epoca in cui all'avversario si irride, lo si insulta, lo si denigra ho il piacere in questa sede di poter salutare e ricordare una figura che non solo è giunta alla veneranda età di cento anni, ma che, anche in barba ai filosofi che oggi pensano che istituire un limite dei mandati sia una cosa che faccia bene alla democrazia, per dieci legislature è stato componente di questo Parlamento, è stato capogruppo del Partito comunista italiano ed è stato Presidente di questa Assemblea.
  Ingrao diviene Presidente di questa Assemblea con un consenso molto ampio, nel luglio del 1976, in un periodo in cui si sta preparando un momento politico molto importante, come quello della solidarietà nazionale, del cosiddetto compromesso storico.Pag. 85
  Io ho avuto il piacere e l'onore di conoscerlo in una trasmissione televisiva, qualche anno fa. Sono andato a leggermi il discorso di insediamento che il Presidente Ingrao fece in questa sede, nello scranno dove lei, Presidente, in questo momento è seduta. Fece un discorso molto importante, parlando di coordinamento con l'altro ramo del Parlamento, di coordinamento con le Assemblee legislative regionali, che in quegli anni muovevano i primi passi, con un esperimento di costituzione che si andava, diciamo così, concretizzando e applicando dopo un certo ritardo. Avrebbe voluto probabilmente Pietro Ingrao fare il Presidente di un'Assemblea che gestiva una fase di transizione economica; l'Italia era flagellata dall'inflazione e c'era un problema di inclusione sociale e Ingrao parlava della partecipazione dei lavoratori alla vita pubblica. Si trovò Pietro Ingrao a dover gestire una fase molto complessa, gli anni del terrorismo e il sequestro Moro, in quest'Aula. Quest'Aula scopre del sequestro Moro e dell'omicidio degli agenti della scorta proprio in una mattina in cui quest'Assemblea era convocata per dare la fiducia a un Governo. Pietro Ingrao convoca la Conferenza dei capigruppo per decidere cosa fare, se proseguire o meno il dibattito. Insomma, Pietro Ingrao è Presidente di un'Assemblea che gestisce e che vive un momento di grande delicatezza istituzionale e ne è il rappresentante con uno spirito di servizio e di coesione nazionale.
  Questo mi piace ricordare di questo uomo nel salutare i suoi affetti più cari e la famiglia, perché questa è una testimonianza alta e nobile di un impegno politico, a differenza delle posizioni che pure possono divergere, di una storia che è stata ricordata. Noi, come Camera, abbiamo celebrato il funerale proprio nella piazza antistante al nostro Palazzo, credo che abbiamo avuto un momento di grande raccoglimento istituzionale e credo che faccia onore oggi in quest'Aula ricordare questa figura (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferdinando Adornato. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ADORNATO. Presidente, appare davvero come un sofisticato paradosso, o se si preferisce contrappasso, dover parlare di Pietro Ingrao in due minuti, con una specie di tweet. L'uomo che ha fatto del verbo «scavare» la colonna sonora della sua vita, sempre cercando una domanda, una profondità in più e sempre rifuggendo dalla superficialità delle analisi, e devo dire che se ne è andato giustamente in un momento nel quale domina la superficialità delle analisi e dei pensieri, dominano pensieri corti e non lunghi come quelli che Pietro aveva.
  Va bene, però, se devo farlo, mi adeguo e faccio un tweet e il mio tweet è il seguente: Ingrao è sempre stato e sempre è rimasto un comunista. Questo è il dato di fondo politico della sua realtà. Eppure a me, negli ultimi tempi soprattutto, ha dato più l'idea di una sorta di Leopardi della sinistra. Le sue riflessioni, anche quelle poetiche, sul rapporto natura-uomo-potere puntavano anche malinconicamente a dire che c’è l'irriducibilità dell'uomo a qualsiasi sistema lo voglia opprimere, lo voglia comprimere. L'uomo è irriducibile. E questa filosofia, che lo colloca anche nel campo comunista come unico, mi ricorda appunto quello che Cesare Luporini diceva, per l'appunto, di Leopardi, descrivendo la sua filosofia come quella di un nichilismo attivo, in altre parole, come una sorta di «renitenza al fato», cioè: io so, lo so che la causa che sto seguendo è destinata allo scacco, è destinata alla sconfitta, ma questo non mi fa rassegnare, anzi questo è lo stimolo in più per combattere per questa causa ancora più fortemente, pur sapendo che è destinata allo scacco: renitenza al fato, la chiamava Leporini riferendosi a Leopardi. A me sembra Pietro Ingrao, questo. Ed ecco il motivo per cui Pietro ha sempre combattuto, pur magari sapendo che la causa era destinata alla sconfitta. Ecco perché la figura di Pietro Ingrao non appartiene solo alla sua parte politica, ma Pag. 86ciascuna delle parti politiche qui presenti può farla propria. Proprio per questa dignità della politica, di una politica che non si arrende alla superficialità e sa praticare la renitenza al fato e – è l'ultima cosa che voglio dire – è il motivo per cui i suoi figli e i suoi nipoti, che anch'io saluto, possono, di un uomo del novecento – certo, era un uomo del novecento –, ma io credo che per i motivi che ho detto, se sono veri, i figli e i nipoti possono portare, possono condurre, a pieno titolo, nel XXI secolo il nome Ingrao (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, per me Pietro Ingrao è la sequenza di un film «Tempi moderni», l'omino intrappolato nell'ingranaggio infernale della macchina e la scoperta di un cinema che, da occasione di intrattenimento, muta in indagine sociale; l'avvento del fordismo che trasforma i tempi, disumanizza i gesti, scarnifica le parole, produce ordine ma genera anche l'urto improvviso della ribellione. Dunque, Charlot come Ingrao. Chi siede in ultima fila prende finalmente la parola e cambia il corso della storia. Il secolo di Ingrao è stato anche questo: i cacciati, i costretti, gli espropriati che si organizzano e provano a rivoltare rendite millenarie. Lui, il grande Presidente della Camera, rispettato da tutti per il suo equilibrio istituzionale, il direttore che fa dell’Unità il Corriere della sera degli operai, il dirigente del Partito comunista italiano che osa mettere in discussione il centralismo democratico, il riformatore audace che propone il Governo costituente, per un monocameralismo che restituisca centralità ai Parlamenti e riequilibri sovranità e potere.
  Ingrao non visse mai con i piedi piantati solo nella politica; stare dentro con ostinazione e coraggio significava saper guardare innanzitutto ai bordi della società, nelle sue mille e mille pieghe, laddove nascevano e si delineavano impietosamente nuove frontiere dell'innovazione, capaci di modificare in profondità la nervatura democratica del futuro dell'Italia, dai movimenti studenteschi al femminismo, dall'ecologia alla pace. In Ingrao la curiosità non era un vezzo estetico, ma la condizione necessaria per costruire un punto di vista autonomo sul mondo. C’è chi lo ha descritto come un profeta disarmato, confinato nell'eremo di un'utopia sconfitta. Presidente, sarebbe interessante sapere oggi dove sono i vincitori, cosa pensano di un modello di sviluppo che si presenta come incompatibile con la sopravvivenza tanto del genere umano, quanto del vivente non umano.
  Cosa pensano della ripresa di una stagione di riarmo militare, che può trascinare il Pianeta nel buco nero della guerra ? Ingrao, si è detto – e concludo –, era l'uomo delle domande difficili; le risposte toccano a chi non ha ancora smesso di cercare, per oggi e per domani. Grazie, compagno Pietro Ingrao (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, Pietro Ingrao era animato da un grande obiettivo, che lui stesso definì un sogno: allargare la base sociale di partecipazione alla vita democratica coinvolgendo attivamente i lavoratori e i cittadini delle classi più povere. Nel Partito comunista rappresentò sempre l'ala di sinistra, assumendo posizioni talvolta molto dure, sia verso gli avversari che verso i contraddittori interni; ma quando assunse, primo esponente del PCI, la carica di Presidente della Camera dei deputati, in anni – come è già stato ricordato da lei, signora Presidente, e da altri che sono intervenuti – difficilissimi, segnati all'apice del movimento terrorista e dal rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro, svolse questo compito con la consueta austera fermezza, unita a grande imparzialità, come sempre gli riconobbero tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Nell'adempiere ai compiti connessi al suo altissimo ruolo istituzionale, Pietro Pag. 87Ingrao profuse le energie, i saperi e le passioni che aveva sempre dedicato alla sua attività politica, e vi aggiunse un afflato etico che gli veniva dal profondo rispetto per le istituzioni. I padri costituenti e le grandi personalità della Prima Repubblica erano accomunati da un'irrinunciabile adesione ai principi della democrazia e alle sue regole, testimonianza di vita politica vissuta quanto mai preziosa in tempi segnati da disgregazione sociale e debolezza della rappresentanza. Con questo spirito, esprimo a nome personale e del gruppo di Scelta Civica sentimenti di vicinanza e di cordoglio ai familiari, uniti ad ammirazione e gratitudine per quello che Pietro Ingrao ha fatto in quest'Aula per il nostro Paese (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Grazie, signora Presidente. Il nostro gruppo si riconosce pienamente nelle parole che lei ha appena pronunciato e in quelle che ha pronunciato mercoledì scorso alla cerimonia funebre, una cerimonia partecipata di istituzioni e di popolo e anche dai tratti commoventi. Così è giusto che sia di fronte a Pietro Ingrao, grande uomo delle istituzioni democratiche e grande protagonista della vita politica del nostro Paese. Egli aveva un'idea esigente della politica: volevo la luna, ha scritto titolando la sua autobiografia. Era figlio di una stagione dai grandi drammi ma anche dalle grandi ideologie. E la storia ha poi detto la sua naturalmente su alcune di queste ideologie e anche sulle sue insanabili contraddizioni. Lui stesso ebbe sempre un atteggiamento di sofferente ricerca, pur nell'ortodossia della sua appartenenza. Ma non è di dispute ideologiche postume che oggi qui interessa parlare, piuttosto della statura morale dell'uomo, dell'onestà intellettuale del suo pensiero, della lucida comprensione da parte sua di ciò che sempre deve collegare la politica e la società, intesa come luogo di ricerca, talvolta anche faticosa, di dignità e di giustizia. Per questo motivo, è giusto rendergli onore in questo tempo incerto e di grandi trasformazioni e anche, vorrei aggiungere, in questo tempo di profonda crisi della rappresentanza. Per questo motivo è giusto fare tesoro della sua concezione esigente della politica, perché quando la politica perde i propri orizzonti ideali diventa prosaica, perde i contatti con le sue fonti culturali, non è più capace di suscitare un rapporto sentimentale con il popolo, ma si deve accontentare tutt'al più di essere denigrata o temuta o utilizzata da cittadini sempre più rassegnati e soli.
  Noi ci associamo dunque alle sue parole, signora Presidente, siamo vicini alla famiglia e auspichiamo anche che le istituzioni politiche e scientifiche del nostro Paese sappiano studiare e diffondere adeguatamente la testimonianza di Pietro Ingrao e degli altri grandi della nostra Repubblica. Ovvero, vorrei dire, se l'appellativo numerico oggi in uso avesse senso, e non lo ha, di Ingrao e degli altri grandi della prima Repubblica, quella prima Repubblica che è stata un'esperienza straordinaria di democrazia, di crescita civile e di confronto fra culture politiche tra loro opposte, ma anche tra loro intrecciate nel reciproco e virtuoso condizionamento (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, il gruppo socialista rende omaggio a Pietro Ingrao, alla sua coerenza, alla sua rettitudine, al suo profondo rispetto per le istituzioni. Fu uno dei grandi politici del secolo scorso, comunista fino alla fine, anche quando quella bella utopia si sgretolava sotto i suoi occhi, con i carri armati a Budapest e Praga e con la denuncia dei crimini staliniani prima, con la caduta del muro di Berlino poi. Fedele ai suoi ideali, visse cento anni senza mai cambiare bandiera e appartenenza.
  Per noi socialisti fu sempre un avversario politico, ma pur non avendo mai condiviso la causa e le idee per le quali si è impegnato sino all'ultimo, sfidando ostracismo e solitudine, riconosciamo in Pag. 88lui l'ultimo dei grandi leader carismatici di una fase ormai conclusa della nostra storia: quella della politica con la «p» maiuscola, in cui vita privata ed impegno pubblico erano un'unica cosa. Un'epoca in cui c'era rispetto delle opinioni altrui, e l'avversario si fronteggiava con la dialettica e non con l'insulto; un gigante rispetto ai tanti nani odierni.
  Lo ricordiamo con simpatia e ammirazione, non per le sue certezze ma per le sue incertezze, la sua innata curiosità, la sua disponibilità al dialogo, i suoi dubbi. Salutiamo l'avversario con stima e rispetto; applaudiamo e abbracciamo l'uomo (Applausi).

  PRESIDENTE. Si conclude così la commemorazione del Presidente Pietro Ingrao.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1209 – d'iniziativa dei senatori: Puglisi ed altri: Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare (Approvata dal Senato) (A.C. 2957); e delle abbinate proposte di legge: Pes ed altri; Elvira Savino; Santerini ed altri; Marzano e Martelli (A.C. 350-910-2040-3019) (ore 18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2957: Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare; e delle abbinate proposte di legge: Pes ed altri; Elvira Savino; Santerini ed altri; Marzano e Martelli nn. 350-910-2040-3019.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi del seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
  Ricordo che nella seduta del 28 settembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signora Presidente, onorevoli colleghi, questo è un provvedimento sicuramente molto importante e urgente; però c’è un problema, che vorrei rappresentare a lei e all'Aula, in quanto il relatore, onorevole Verini, che peraltro ovviamente nella sua qualità di relatore ha seguito in maniera particolare questo provvedimento, proprio in questa settimana, a partire da oggi, è fuori Italia per un impegno preso da lungo tempo e che non era assolutamente rinviabile.
  Quindi, mi ha fatto arrivare ieri una nota chiedendo possibilmente di richiedere un rinvio dell'esame del provvedimento alla prossima settimana, perché è un provvedimento atteso. Io mi sento di rappresentare questa richiesta all'Aula.
  È un provvedimento che è stato varato quasi all'unanimità al Senato, ma che comunque presenta aspetti delicati, in cui la presenza del relatore, che ha seguito tutti i lavori di Commissione, ritengo che sia particolarmente qualificante proprio per i lavori.
  Quindi, lo sottopongo a lei, Presidente e ai colleghi tutti. Ieri ho anche informato tutti i capigruppo della mia Commissione che avrei avanzato questa richiesta, ovviamente la richiesta poi la valuterà l'Aula.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Ferranti.
  Io devo verificare se vi siano obiezioni o meno. Per me, se non vi sono obiezioni, si può accogliere la sua richiesta.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente. Intervengo per il rispetto che ho nei confronti della presidente della Commissione giustizia e per il rispetto che ho nei confronti della Presidente della Camera, Pag. 89perché credo che non sia accettabile quanto poc'anzi abbiamo ascoltato. Ovviamente, intervengo per manifestare il disappunto e il diniego, da parte del gruppo della Lega, ad acconsentire a questo scavallamento dell'ordine del giorno.
  Dico questo perché riprendo le parole della presidente Ferranti, la quale ha giustamente sottolineato l'importanza, da un lato, la delicatezza, dall'altro lato, e la complessità, dall'altro lato ancora, di questo provvedimento. Provvedimento, tra l'altro, particolarmente atteso da un vasto mondo che va a disciplinare dei temi – in materia di affidamento, da un lato, e di adozione, dall'altro lato, ma soprattutto la possibilità di poter garantire delle tutele e delle garanzie in materia di continuità affettiva ai minori – che penso meritino un'attenzione primaria da parte di quest'Aula.
  Nel momento in cui sento riferire che il relatore – rispetto al quale nutro ovviamente stima – già da tempo aveva annunciato l'impossibilità di essere presente durante la discussione di questo provvedimento in questa settimana, mi chiedo e, soprattutto, chiedo alla Presidente della Camera e alla presidente della Commissione, il motivo per cui questo provvedimento, sapendo che il relatore non ci sarebbe stato, viene incardinato esattamente nella settimana in cui il relatore aveva già annunciato, come è stato riferito, da tempo, di non poter essere presente.
  Allora, io rispetto il collega Verini, che avrà sicuramente altri impegni, e non mi permetto di dire altri impegni più importanti rispetto a questo, vista l'importanza che proprio il Partito Democratico aveva attribuito a questo provvedimento. Ed è un'importanza generale e complessiva. La presidente Ferranti ha giustamente ricordato che questo disegno di legge è stato approvato quasi all'unanimità da parte dell'Aula del Senato, rimarcando l'importanza stessa, la necessità e l'urgenza che questo provvedimento aveva.
  Proprio per la stima che anche il gruppo parlamentare della Lega ha nei confronti della presidente Ferranti, io credo che quest'ultima – che ha sempre dimostrato nel corso di questi anni, pur non condividendo tante volte l'impostazione di tanti provvedimenti, preparazione e competenza – su un tema importante, su un tema delicato, su un tema complesso, su un tema rispetto al quale vi è una condivisione o quasi da parte di quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento, possa tranquillamente assumersi la responsabilità, l'onore e l'onere di sostituire (cosa che è già stata fatta in altre circostanze in Commissione su altri provvedimenti) il relatore indicato, il collega Verini.
  A meno che, Presidente, le motivazioni non siano altre. Non voglio pensare che vi siano altre motivazioni.
  Non voglio pensare che per la maggioranza e per la Presidenza dell'Aula il tema della cittadinanza ai minori stranieri sia più importante rispetto alla tutela dei minori italiani, perché altrimenti si aprirebbe un dibattito, si aprirebbe un contenzioso di natura politica estremamente grave per chi oggi si trova a dovere gestire l'Aula e rispetto a chi oggi si trova a dover esprimere un voto. Non vorrei che per qualcuno i minori stranieri siano più importanti rispetto ai minori italiani.
  Non lo voglio pensare, non lo penso, lo esprimo a bassa voce, è una riflessione mia. Però, io invito la presidente Ferranti ad assumersi la responsabilità di sostituire il collega Verini e soprattutto chiedo – lo chiedo con cortesia e con rispetto – e invito la Presidente della Camera ad assumersi la responsabilità su un provvedimento tanto atteso, rispetto al quale tanti minori e tante famiglie affidatarie stanno aspettando una risposta importante dal Parlamento, e a disporre che questo provvedimento venga discusso.
  Tra l'altro, voglio ricordare, Presidente – e concludo –, che questo provvedimento non è stato modificato rispetto al testo uscito dal Senato. Si è chiesto di non modificarlo e c’è stata la volontà, da parte di tutte le forze politiche, di seguire questa indicazione, sebbene l'Aula poi potrebbe tranquillamente ribaltare quanto emerso in Commissione. C’è un filo conduttore Pag. 90che ha portato la maggioranza, ha portato anche il Governo e ha portato molte forze politiche a sostenere la necessità e la priorità di questo tema. Non vedo perché in assenza del relatore, tranquillamente sostituibile dalla presidente Ferranti, oggi si debba rimandare il testo alla settimana prossima e poi, magari, la settimana prossima ci sarà qualcos'altro e lo rimandiamo alle calende greche.
  Chiedo a lei, Presidente Boldrini, nel rispetto che abbiamo per lei e nel suo ruolo, di assumersi la responsabilità e di continuare con questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore la deputata Caterina Pes. Ne ha facoltà.

  CATERINA PES. Grazie, Presidente. Con la richiesta del rinvio di qualche giorno noi non stiamo chiedendo, evidentemente, di interrompere l'analisi del provvedimento, che per noi è molto importante. Proprio perché molto importante, chiediamo che il provvedimento venga rinviato di qualche giorno, perché la presenza dell'onorevole Verini è fondamentale perché si possa seguire con l'attenzione che merita questo provvedimento, che è atteso, evidentemente, non solo dal Parlamento ma, debbo dire, da tanta parte del mondo adottivo e affidatario del nostro Paese, in modo che venga, in questo modo, affrontato con l'approfondimento che merita.
  Quindi, ribadiamo la necessità, per noi, di rimandare di qualche giorno, in modo che esso possa essere affrontato con l'approfondimento – ripeto – che merita.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare alla prossima settimana il seguito dell'esame della proposta di legge sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Iori, Taricco, Bonaccorsi. Forza colleghi, che siamo in votazione. Per favore affrettatevi; la votazione è aperta. Chi sta salendo ? Gitti, Sberna, Martella, Da Villa, Scotto, Cuperlo, Rigoni, Mucci, Magorno, Mauri. Allora, ci siamo ? Gelmini. Hanno votato tutti i colleghi ? Mi pare di sì.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 141 voti di differenza.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, quindi, immagino che l'assenza di un relatore rappresenti un precedente per il rinvio di un provvedimento. Ne prendo atto, si è fatto votare su una motivazione di questo tipo, per cui si rinvia il provvedimento da parte di tutta un'Aula parlamentare perché il relatore – per motivazioni sue, non lo so, non voglio sapere dov’è – è assente. Ne prendo atto: questo, ovviamente, non può che essere un precedente per quell'uguaglianza, di cui parlavo prima, del trattamento identico per tutti i gruppi parlamentari.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Di Lello ed altri; Vendola ed altri; Bressa; Bressa; Pes ed altri; Zampa; Caparini ed altri; Bersani ed altri; Vaccaro; Marazziti ed altri; Fedi ed altri; La Marca ed altri; Caruso ed altri; Gozi; Bueno ed altri; Caruso ed altri; Porta ed altri; Polverini; Sorial ed altri; Merlo e Borghese; Centemero; Bianconi; Dorina Bianchi; Fitzgerald Nissoli ed altri; Fabbri ed altri: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza (A.C. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A) (ore 18,11).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato Pag. 91delle proposte di legge nn. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A: D'iniziativa popolare; Di Lello ed altri; Vendola ed altri; Bressa; Bressa; Pes ed altri; Zampa; Caparini ed altri; Bersani ed altri; Vaccaro; Marazziti ed altri; Fedi ed altri; La Marca ed altri; Caruso ed altri; Gozi; Bueno ed altri; Caruso ed altri; Porta ed altri; Polverini; Sorial ed altri; Merlo e Borghese; Centemero; Bianconi; Dorina Bianchi; Fitzgerald Nissoli ed altri, Fabbri ed altri: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza.

(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 9-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 28 settembre è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Fedriga ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 9-A ed abbinate), non preannunciata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Avverto che i tempi per l'esame della questione pregiudiziale di costituzionalità sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
  Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale di costituzionalità può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Il deputato Cristian Invernizzi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Fedriga ed altri n. 1.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. Prendo atto che, su un tema come quello dell'affido dei minori, per espressa posizione da parte della maggioranza, bisogna ragionare, ci manca il relatore, insomma prendiamoci tutto il tempo possibile, mentre su un tema fondamentale, sia per lo Stato italiano, oggi, ma, soprattutto, per quello che sarà lo Stato italiano nei prossimi anni, sulla sua evoluzione demografica, sull'immagine stessa di quello che esso sarà, sulla sua identità, invece bisogna correre.
  Correre al punto tale che, su un tema fondamentale, ripeto, per il futuro dello Stato italiano, come quello se allargare o meno la cittadinanza, come figurare quello che sarà la comunità italiana nei prossimi decenni, bisogna correre, contingentare i tempi, impedire che un gruppo di opposizione, ad esempio come quello della Lega Nord o come gli altri di opposizione – mi limito al mio gruppo – possa parlare addirittura per neanche mezz'ora, perché abbiamo dieci minuti come relatore di minoranza e 17 minuti come gruppo.
  Ma, in fin dei conti, di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando di qualcosa di importante ? Stiamo parlando di qualcosa che, in qualche modo, se non in tutti i modi, avrà qualche ripercussione sul futuro della nostra comunità ? Sì, però come viene trattato questo dalla maggioranza (motivo per il quale noi proponiamo la questione pregiudiziale di costituzionalità) ? Bene, un tema così importante viene considerato quasi inferiore, addirittura, ad una semplice mozione. Noi siamo abituati, in quest'Aula, a discutere per ore ed ore di mozioni, che poi sappiamo tutti che efficacia abbiano.
  Sul tema della cittadinanza si è voluto contingentare i tempi – scelta sulla quale ancora noi non riusciamo, sinceramente, a farcene una ragione – come se la cittadinanza, e quello che essa rappresenta per tutti, non fosse un patrimonio comune dei cittadini italiani. No, fosse qualcosa a disposizione, merce di scambio, tra i partiti che oggi compongono la maggioranza; una volta trovato l'accordo al loro interno, basta, chiuso, proseguire ! Tanto non è, secondo voi, qualcosa di particolarmente importante, sulla quale magari spendere anche addirittura del tempo e lo dico visto che volete concludere entro stasera, dopo ben magari due o tre ore di discussione. Magari prendiamoci una settimana per ragionare su un concetto fondamentale Pag. 92come quello di cittadinanza. No, non ci si può prendere una settimana, al massimo tre, quattro ore.
  Perché presentiamo una pregiudiziale di costituzionalità, al di là ovviamente del chiaro intento ostruzionistico che c’è e che su un tema come questo, rispetto anche all'atteggiamento che voi avete tenuto, ne faremo la cifra stilistica delle prossime ore ? Vi chiediamo: ma secondo voi oggi di cosa andate a discutere ? Andate a discutere semplicemente di una delle tante riforme che vi vantate di poter portare a casa oppure, come dovremmo invece ragionare, discutiamo non sulla fotografia dell'Italia del 2015, ma scriviamo la sceneggiatura dell'Italia dei prossimi anni ? Gli atti che oggi noi compiamo sono fondamentali per lo sviluppo della comunità che oggi si chiama italiana e che probabilmente, dopo l'approvazione di questa legge, potremmo chiamare in qualunque modo salvo che italiana. Alle spalle di questo provvedimento noi vorremmo sapere che tipo di ragionamento c’è. Abbiamo sentito dire che ci si occupa soltanto dei minori perché non potete, non avete la forza politica, per fare un ragionamento globale sul concetto di cittadinanza, quindi che comprenda anche i cittadini extracomunitari maggiorenni. Abbiamo sentito dire che è necessario fabbricare nuovi italiani il prima possibile perché vi è la necessità di pagare le pensioni che da qui a 20, 25 anni, qualcuno dovrà pagare e gli italiani i figli non li fanno più. Abbiamo bisogno di persone che vengano qui da noi, lavorino e ci paghino le pensioni. Se ci ragionate bene, probabilmente, è l'ultima evoluzione del neocolonialismo. A noi sostanzialmente non ci serve ragionare su che tipo d'Italia ci sarà tra 25, 30 anni, ci serve qualcuno da portare qui, magari che lavori nei call center, magari privo di tutte quelle coperture che invece una moderna società dovrebbe garantire a chiunque lavori al suo interno, perché ci devono pagare le pensioni. Questo già, di per sé, svilisce, in un modo incredibile, il concetto stesso di cittadinanza. A questo punto eliminiamo il concetto di cittadinanza e introduciamo un altro tipo di concetto meramente ed esclusivamente economico, ovvero vale solo chi può portare qualcosa di economico, indipendentemente dai valori che ha, indipendentemente dalla storia che può portare al nostro Paese, dalla condivisione di tutta una serie di questioni che potrebbero arricchire il nostro Paese. No, questo via, l'importante è che vengano qui e lavorino perché a qualcuno si devono pagare le pensioni, senza magari ragionare che se non facciamo più figli, anziché pensare a regalare a chiunque la cittadinanza, che magari non la vuole neanche, perché parliamo anche di questo, dovremmo ragionare su come far sì che tra 25, 30, 35 anni, vi siano ancora persone italiane, non soltanto cittadini italiani, ma depositari di una storia, di una tradizione che, piaccia o non piaccia, ha qualcosa come minimo duemila anni di storia. No, di questo non si può parlare, perché bisogna correre, perché avete deciso che il concetto di cittadinanza non è un qualcosa che deve essere presieduto da un serio ragionamento.
  Vi siete incontrati voi, non sappiamo ancora dove, avete stabilito più o meno quelle che possono essere regole giuste per far si che vi sia una condivisione all'interno del Governo, per cui andiamo avanti. E tutto ciò, paradossalmente, come ci insegna la storia – su questo ogni tanto è maestra e dimostra anche di avere un fortissimo senso dell'umorismo –, avviene il 7 ottobre, cioè nel quattrocentoquarantaquattresimo anniversario, per esempio, della battaglia di Lepanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) che ricorre oggi e che tutti noi dovremmo ricordare, infatti ci rimanda alla memoria un'Europa che non si vergognava di quello che era, un'Europa che per scontrarsi contro altre civiltà non stava tanto ad interrogarsi sulle motivazioni sociologiche che stavano alle spalle dell'impero ottomano e che magari li portavano a venire qua da noi. Si trattava di un'Europa che riunitasi sotto la Lega Santa, benedetta dal Papa, aveva il coraggio di dire: «Io ho un'identità e intendo preservarla». Oggi, 7 Pag. 93ottobre 2015, a Roma si stabilisce che invece parlare di concetto di identità è inutile, che in qualche modo addirittura può essere fastidioso, perché già mi aspetto nel prosieguo della discussione tutte le più o meno velate accuse, che sicuramente ci saranno, di xenofobia, razzismo, di chiusura e quanto di conseguenza. Invece, l'unica cosa che la Lega Nord voleva proporre con questa discussione era nient'altro che un ragionamento, lo ripeto, su quello che sarà il futuro della nostra comunità. Ma vi siete interrogati, non penso proprio, se fabbricheremo, o meglio fabbricherete, nuovi cittadini che magari come è avvenuto...

  PRESIDENTE. Si avvii a concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ... – mi avvio alla conclusione – riterranno offensivo, pertanto da rimuovere, un giocattolo a forma di maiale semplicemente perché contravviene alle loro più intime convinzioni religiose ? Vi siete posti il problema se coloro che voi volete fabbricare, con una fusione a freddo, come nuovi cittadini hanno la piena coscienza di cosa significhi essere cittadini italiani, di cosa significhi essere cittadini europei ? Vi siete chiesti se inserendo questo ius soli, più o meno temperato, quello che è la cittadinanza, vale a dire la copertura giuridica a nient'altro che i valori comuni di una comunità di cittadini viene preservato ? No, non ve lo siete chiesti, e quello che mi lascia ancora più perplesso è che su una condizione così importante e che noi riteniamo fondamentale, lo ripeto...

  PRESIDENTE. Deputato Invernizzi !

  CRISTIAN INVERNIZZI. ... mi avvio veramente alla conclusione, ma so di poter contare sulla pazienza dei colleghi perché loro sanno che discussioni così importanti non possono essere contingentate, o almeno non c’è Stato civile che le contingenterebbe...

  PRESIDENTE. Concluda deputato.

  CRISTIAN INVERNIZZI. E concludo, concludo sicuramente dicendo che noi riteniamo assolutamente assurdo non soltanto discutere in pochi minuti una situazione come questa, ma assurda altresì, e mi consenta di dirlo, Presidente, anche la segnalazione degli emendamenti. Come cavolo possiamo ragionare su una questione così importante dicendo: voi come gruppo presentate al massimo sei emendamenti ?

  PRESIDENTE. Deputato.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Ecco perché vi chiedo un sussulto d'orgoglio e mi auguro che ci sia il voto favorevole alla pregiudiziale di incostituzionalità che sia preludio ad un ragionamento serio sul tema della cittadinanza.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Chiede di intervenire il deputato Enzo Lattuca. Ne ha facoltà.

  ENZO LATTUCA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, le argomentazioni dell'infondatezza di questa questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega erano già contenute con sincerità nell'intervento di presentazione del collega Invernizzi che ha dichiarato quelle che erano le reali intenzioni del gruppo della Lega Nord nella presentazione di questo atto. Peraltro, non mi risulta che la nostra Costituzione trovi le proprie radici storiche nella battaglia di Lepanto, semmai in altre vicessitudini belliche più vicine a noi. Proverò a non tenerne contro e ad entrare nel merito di quelle che sono le argomentazioni scritte nella questione pregiudiziale presentata dalla Lega Nord. La nostra Costituzione, come tutti noi sappiamo, non regola in termini sistematici la materia della cittadinanza; nella Carta fondamentale sono presenti numerosi riferimenti allo status del cittadino, in particolare nella prima parte, quella dedicata ai principi fondamentali, ai diritti e alle libertà individuali, mentre non è presente una disciplina dei modi di acquisizione e di perdita della cittadinanza, con una sola Pag. 94eccezione contenuta nell'articolo 22 della Costituzione che vieta la perdita della cittadinanza per motivi politici.
  Ne consegue che dal dettato costituzionale possiamo ricavare quali siano i diritti e i doveri dei cittadini, mentre è compito della legge ordinaria dello Stato disciplinare i modi di acquisto e di perdita della cittadinanza, che dà accesso a tali diritti. Questa interpretazione è stata confermata anche dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, che, nel modificare il Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, ha inserito il tema della cittadinanza tra le materie di competenza esclusiva dello Stato, alla lettera i) dell'articolo 117.
  Peraltro, signora Presidente, la titolarità dei diritti fondamentali per i non cittadini è riconosciuta nel nostro ordinamento in virtù sia di una consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, che ha esteso ai non cittadini la gran parte, la quasi totalità dei diritti fondamentali previsti dalla prima parte della nostra Costituzione, sia della giurisprudenza della Corte EDU.
  Presidente, la legge ordinaria ha il compito di disciplinare quelle che sono le modalità per acquisire la cittadinanza. Oggi i modi per acquisire la cittadinanza in Italia sono cinque: lo ius sanguinis, lo ius soli, lo ius matrimonii, beneficio di legge e naturalizzazione. Tra essi sappiamo tutti benissimo come quello di gran lunga principale, che relega la marginalità agli altri, è lo ius sanguinis. Questa impostazione – credo sia evidente a tutti – era coerente con la condizione di un Paese di emigrazione, qual era l'Italia nella prima metà dello scorso secolo, mentre oggi il nostro Paese necessita di un'adeguata disciplina di questa materia anche in considerazione del fatto che questo Paese è diventato un Paese a tutti gli effetti meta dei flussi migratori rilevanti.
  La proposta di legge che è in esame, su cui oggi discutiamo, interveniamo e votiamo, interviene su questo argomento, occupandosi della cittadinanza dei soli minori stranieri, integrando le modalità di acquisto della cittadinanza per ius soli, attualmente già previste, ma come ipotesi assai residuale, e introducendo l'ipotesi dell'acquisto della cittadinanza per ius culturae. L'obiettivo è quello di garantire la piena integrazione di persone che nascono, crescono, sono educate ed istruite nel nostro Paese.
  Acquista la cittadinanza, secondo questa proposta di legge, per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo. Questo è il cosiddetto ius soli. Allo stesso tempo, si riconosce la cittadinanza al minore straniero che abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale, uno o più istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione.
  Presidente, l'idea è quella che l'istituto della cittadinanza non sia più da relegare o da vedere come collegato a concetti come la natura, la storia familiare in senso stretto, il sangue, l'etnia, ma che si debba far riferimento ad un'altra serie di valori e di concetti, come, ad esempio, l'appartenenza per volontà, per scelta a una comunità politica, che può essere riconosciuta attraverso gli strumenti che sono presenti in questa legge. Si tratta di scelte che possono essere politicamente e legittimamente non condivise nel merito, ma non vi sono ostacoli – lo sappiamo benissimo – di natura costituzionale all'introduzione di queste misure, visto che la Costituzione non prevede in ordine all'acquisto della cittadinanza e lascia al legislatore un ampio margine di discrezionalità.
  Il Partito Democratico e le forze di maggioranza e non solo di maggioranza che voteranno questo provvedimento tenteranno di utilizzare questo ampio margine di discrezionalità che la Costituzione ci dà e di farlo al meglio. Le prossime ore di questa discussione serviranno proprio a questo, così come è servito a raggiungere questo obiettivo il lavoro lungo che abbiamo effettuato in Commissione in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 95

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie Presidente, il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro la pregiudiziale presentata sul progetto di legge recante nuove norme sulla cittadinanza. Rileviamo che il testo legislativo in discussione, approvato dalla Commissione affari costituzionali, si concentri soprattutto sulla questione fondamentale dell'acquisto della cittadinanza da parte dei minori. In particolare, il progetto di legge prevede una nuova fattispecie di acquisto della cittadinanza italiana, per nascita (ius soli) e l'introduzione di una fattispecie di acquisto della cittadinanza in seguito ad un percorso scolastico (ius culturae). Acquista, pertanto, la cittadinanza per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui uno almeno sia in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo.
  Le condizioni poste, quindi, per l'acquisto della cittadinanza sono quelle relative al permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo ovvero: la titolarità, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità; un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale; la disponibilità di un alloggio che corrisponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; il superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. Il permesso non può essere rilasciato agli stranieri pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato. Elementi che soddisfano, pertanto, le condizioni di integrazione dello straniero che richiede la cittadinanza nel tessuto sociale ed economico del nostro Paese.
  La seconda fattispecie di acquisto della cittadinanza introdotta dal progetto di legge riguarda il minore straniero che sia nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, per almeno cinque anni, nel territorio nazionale, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è altresì necessario dimostrare la conclusione positiva di tale corso. Siamo, pertanto, di fronte al cosiddetto «ius soli temperato» ovvero un percorso di crescita dello straniero che deve conseguire un titolo di studio dimostrando la conoscenza della nostra cultura, dei nostri valori e la volontà di compiere un vero e proprio percorso di integrazione.
  Oltre a queste due ipotesi citate, la proposta di legge al nostro esame introduce un ulteriore caso di concessione della cittadinanza che ha carattere discrezionale. Essa riguarda lo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età; ivi legalmente residente da almeno sei anni; che ha frequentato regolarmente, nel medesimo territorio, ai sensi della normativa vigente, un intero ciclo scolastico con il conseguimento del titolo conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale per il conseguimento di una qualifica professionale.
  Si tratta, quindi, di un testo legislativo di grande equilibrio che soddisfa in modo pieno le esigenze di uno Stato capace di conciliare la politica dell'accoglienza e dell'ospitalità con il dovere di pretendere da chi entra a far parte della nostra comunità il rispetto delle leggi e dei valori, nonché la conoscenza della sua storia e della sua lingua. Occorre, quindi, favorire chi ha deciso di stabilirsi nel nostro Paese e di intraprendere un cammino volto al raggiungimento della piena integrazione sociale, civile e culturale. La concessione della cittadinanza non produce, quindi, nella presente proposta di legge, automatismi. Essa viene concessa, invece, agli stranieri che scelgono di far parte della comunità e che, per questo, devono dimostrare di essersi perfettamente integrati. Pertanto, il presente progetto di legge non Pag. 96contrasta con i precetti costituzionali richiamati dalla pregiudiziale presentata, ma, al contrario, favorisce solo coloro che accettano un percorso di integrazione civile e culturale. Non, quindi, la concessione della cittadinanza come elemento di integrazione, ma l'integrazione come presupposto per ottenere la cittadinanza. Ribadiamo, quindi, in conclusione, il nostro voto contrario alla pregiudiziale e, al contempo, difendiamo il giusto ed equo compromesso raggiunto in Commissione. Un risultato al quale ha fortemente contribuito, con un'azione incisiva e costante, il nostro gruppo, il gruppo parlamentare di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, sarò velocissimo perché leggendo la pregiudiziale avevo avuto un'impressione, poi il collega Invernizzi l'ha confermata e, cioè, che si tratta di una pregiudiziale di costituzionalità soltanto di nome perché, in realtà, era uno strumento ostruzionistico per parlare per dieci minuti in più di questo provvedimento. Infatti, c'era un richiamo all'articolo 52 della Costituzione, che dice che la difesa della patria è sacro dovere del cittadino, che chiaramente non c'entrava assolutamente niente con la legge sulla cittadinanza.
  Gli interventi dell'onorevole Lattuca prima e dell'onorevole Causin poi hanno spiegato abbastanza bene perché non vediamo problemi di costituzionalità. La verità è che non li vede neanche la Lega: infatti non ci sono nella questione che hanno sollevato. Quindi è ovvio che Scelta Civica voterà contro. Abbiamo soltanto assistito per l'ennesima volta alla presentazione di una questione pregiudiziale che più che essere basata su contestazioni sostanziali diventa uno strumento per raggiungere un po’ di discussione sul provvedimento. Ci siamo abituati, non è una novità e non vado avanti perché – ripeto – questa non è una questione che merita obiezioni nel merito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Ci troviamo ad affrontare un segmento piccolo di un argomento molto vasto quale quello della cittadinanza ed è un argomento su cui certamente, nel corso del dibattito sul merito del provvedimento, saranno spiegate varie posizioni politiche in maniera assolutamente legittima. Tuttavia, come è già stato detto in parte dai colleghi che mi hanno preceduto, non riteniamo che ci siano reali questioni che attengono alla costituzionalità e da parte della nostra componente, che pure si colloca all'opposizione, non ci sarà – lo dico ora che anche per il futuro – mai un atteggiamento pregiudiziale. Capiamo le ragioni della Lega Nord, capiamo anche il fatto, perché quella forse sì è un'esigenza che ci sentiamo di condividere su un provvedimento di questo tipo che è certamente un provvedimento divisivo ed è certamente un provvedimento importante, il fatto che i tempi magari a disposizione dei gruppi – non parlo di quelli delle componenti che sono ancora più ridotti – forse sono troppo esigui ma non vi è alcun dubbio, che è già stato rilevato degli interventi che mi hanno preceduto, che non vi sono ragioni di merito perché non c’è riserva di legge costituzionale, non c’è riserva costituzionale su una tematica qual è quella della cittadinanza, di cui è giusto, invece, che si discuta in questo Parlamento, che si discuta anche ora, anche adesso, atteso che ci sono decine proposte di legge abbinate che sono state presentate. Quindi voteremo in maniera ovviamente contraria a questa questione pregiudiziale di costituzionalità, ricordando che tanto è vero questo che il Parlamento si è già espresso e già esistono leggi ordinare che regolano il tema dell'acquisizione della cittadinanza a partire dal legge n. 91 del 1992.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Anche noi voteremo contro anche se con difficoltà Pag. 97perché non si tratta di una vera e propria questione di costituzionalità: è già stato detto dagli altri colleghi. Ho letto attentamente il testo e in verità non ho trovato alcun riferimento preciso alla Carta costituzionale o ad articoli che sarebbero stati violati. È stato citato così en passant l'articolo della Costituzione che dice che la difesa della patria è un dovere e che le Forze armate devono essere organizzate secondo spirito democratico, quindi un articolo che non ha nulla a che vedere con questa materia ed è noto che la cittadinanza è una materia che viene disciplinata con legge ordinaria. È evidente che la Lega ha voluto cogliere l'occasione al limite per fare una discussione di merito, se non proprio ancora un po’ di propaganda. Ora introdurre lo ius soli sia pure temperato nel nostro ordinamento è certamente qualcosa che era atteso. In verità ritengo che in questo testo ci siano anche limiti, anche perplessità circa la eguaglianza dei richiedenti la cittadinanza italiana e probabilmente, se mai qualche profilo di incostituzionalità emergerà nel tempo, riguarderà i limiti e le condizioni che vengono frapposte per rendere più difficile l'accesso alla cittadinanza. Vorrei cogliere l'occasione anche per dire ad una collega che nella discussione sulle linee generali ha citato l'editto di Caracalla del 212 d.C. che non è vero che, quando fu introdotto lo ius soli sull'intero impero romano, era richiesta la conoscenza della lingua latina e questo riferimento è stato fatto per mutuare, per giustificare il fatto che qui i ragazzi devono andare a scuola con profitto altrimenti non hanno diritto alla cittadinanza. L'imperatore Caracalla fece un'operazione molto semplice, cioè quella di prendere atto che l'impero era popolato da genti diverse che si sentivano romani per cui anche a loro fu attribuito il diritto di dire civis romanus sum.
  Quindi, la discussione che qui si farà, certamente sarà una discussione molto arretrata per il semplice motivo che accanto al diritto di cittadinanza italiana, già dal 1992, voi sapete, con il Trattato di Maastricht è stata introdotta la cittadinanza europea che noi dovremmo anche coltivare, come complemento della cittadinanza italiana. Qui, purtroppo, ci apprestiamo, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, a fare un discorso passatista che, purtroppo, dovremo subire. Non ho altro da aggiungere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, prego intanto gli uffici, con l'assenso degli amici della Lega, di aggiungere il mio nome alla questione pregiudiziale che stiamo discutendo. Ringrazio.
  Caro Presidente, cari colleghi, vedete, questa discussione comincia con una simbolica questione pregiudiziale e per questa ragione non ne abbiamo redatta una noi, sapendo dell'impossibilità di vederla approvata di fronte a un'Aula che si è già manifestamente espressa in Commissione in senso diametralmente opposto al nostro pensiero e conoscendo i numeri di quest'Aula. Questa questione pregiudiziale simbolica vuole testimoniare che questa non è una questione qualsiasi, è una questione che, a nostro avviso, andrebbe, andava affrontata con una diversa attitudine, con un diverso atteggiamento, con approfondimenti assai diversi da quelli che sono messi in campo, con tempi e modalità tali da essere in rispondenza a un qualcosa di importantissimo che stiamo affrontando.
  Stiamo parlando della cittadinanza, cioè del legame tra un cittadino, la storia, la comunità, l'identità nazionale di un popolo. Stiamo parlando dell'elemento che è fondamentale nel rapporto tra persona, Stato e nazione, l'appartenenza a uno Stato, a una nazione, che ha come necessario contraltare l'esclusione di questa appartenenza. La cittadinanza non è come la porta girevole di un albergo nel quale si può entrare e uscire sol che lo si desideri; certo, anche lì occorre esercitare una azione, spingere la porta, ma è veramente troppo poco pretendere solo questo da uno straniero perché acquisti la cittadinanza italiana.Pag. 98
  Nel mio partito, anzi nei partiti della destra che ho attraversato con una certa coerenza, credo, non ho personalmente mai messo in dubbio che un bambino nato in Italia, se segue tutta la scuola dell'obbligo, se è figlio di stranieri regolarmente presenti in Italia, da tempo, possa acquistare la cittadinanza italiana, anche perché, lo sapete meglio di me, questo principio esiste già nel nostro ordinamento e fa conseguire la cittadinanza al diciottesimo anno di età. Ciò che noi, invece, stiamo contestando e che consideriamo incostituzionale è togliere qualunque riferimento, come questo provvedimento vuole fare, al rapporto vivo che deve esservi tra persona e acquisizione di un diritto che è quello di far parte di una comunità. La legge così com’è formulata viola, a nostro avviso, alcuni principi basilari, fondamentali della Costituzione che gli amici della Lega hanno riassunto nella loro questione pregiudiziale, ve ne potevano essere altri, non voglio fare il maestrino e, quindi, non aggiungo argomenti, mi limito a unirmi a questa posizione.
  Vedete, voi sapete già benissimo che sono previsti addirittura in aula emendamenti che cercheranno, non di limitare l'acquisizione allo jus soli, ma quello che voi chiamate jus culture, che con la cultura c'entra proprio niente, e cioè la prova più o meno truffaldina, perché così sarà... (Breve scampanellio dal banco della Presidente).

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, concludo subito per non irritarla...

  PRESIDENTE. Non mi sta irritando, le sto solamente facendo presente che il suo tempo sta scadendo. Non è una questione di essere irritata.

  IGNAZIO LA RUSSA. Io la ringrazio questa volta di avermi scampanellato e non interrotto. La ringrazio sinceramente.

  PRESIDENTE. Grazie, deputato, concluda, cortesemente...

  IGNAZIO LA RUSSA. ... i cinque anni di un corso di formazione o addirittura di una acquisizione postuma, successiva, per coloro che già hanno magari 45 anni (perché a questo si sta tentando di arrivare), che ancora di più contrasterebbe con la nostra Costituzione e con il diritto sacrosanto degli italiani di vedere difesa la loro appartenenza sacra alla nazione. Grazie (Applausi di deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Chiede di intervenire il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, ovviamente, questa è una questione pregiudiziale strumentale, strumentale perché la maggioranza ha voluto, in pochissimo tempo, affrontare una tematica così importante, dicendo già delle inesattezze, quando dice che ci sono questi stranieri nati in Italia che hanno la volontà di diventare cittadini italiani, quando in questa legge si sta parlando di minori e la domanda per avere il requisito di cittadinanza la fanno i genitori o chi ha la patria potestà. Quindi non è una scelta fatta da maggiorenni, fatta da persone consapevoli di quello che stanno scegliendo di fare, cioè di avere la cittadinanza italiana, magari rinunciando a quella di origine.
  Inoltre, quello che noi contestiamo in questa legge è il perché non venga prevista anche la revoca della cittadinanza per quei casi di quelle persone che negli atti e negli anni successivi dimostrino di non essersi integrati nella nostra società, oppure il perché i genitori di questi bambini che sono qua da più di cinque o dieci anni non chiedono la cittadinanza per loro stessi. Non vorremmo che questo strumento venga utilizzato magari da degli imam integralisti che vengono all'ultimo momento qui in Italia, sanno di potere essere espulsi e cosa fanno ? Si sposano una loro cittadina residente da più di cinque anni, fanno un figlio e non possono più essere espulsi, perché non penso che non ci sia nessuno che possa espellere i genitori e lasciare i figli da soli qua in Italia, perché sono i cittadini italiani.Pag. 99
  Sono delle problematiche serie, concrete che avrebbero dovuto avere una argomentazione e una discussione maggiore sia in Commissione, che ha avuto neanche due settimane di vero esame di questa tematica, sia in aula, con qualche poca ora di discussione e, per quanto riguarda il sottoscritto, neanche un minuto per ogni emendamento che si potrà illustrare, ma li useremo tutti.

  PRESIDENTE. Grazie. Bene questo era l'ultimo intervento.
  Passiamo al voto. Pongo in votazione la questione pregiudiziale di costituzionalità Fedriga ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grande, Basilio, Matarrelli, Di Lello, Cuomo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  409   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no  374.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Essendo stata respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità Fedriga ed altri n. 1, passiamo al seguito della discussione del provvedimento in esame.
  Ricordo che nella seduta del 28 settembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che nella seduta del 6 ottobre 2015 la Commissione Affari costituzionali ha proceduto all'abbinamento della proposta di legge Fabbri ed altri n. 3264: «Disposizioni in materia di acquisto della cittadinanza da parte del minore straniero adottando», che deve pertanto intendersi ricompresa nella relazione sui progetti di legge in esame.
  Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.602, 1.603, e 2.600 nonché il subemendamento 0.2.014.600, che sono in distribuzione. La Commissione ha altresì ritirato l'emendamento 1.601. Avverto, infine, che fuori dalla seduta sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Giuseppe Guerini 1.120, Chaouki 1.118 e 1.168, Beni 1.226 e 1.303, Cinzia Maria Fontana 1.167, Piccione 1.326 e 2.302, Roberta Agostini 2.4 e Giorgis 2.307.

(Esame degli articoli – A.C. 9-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 9-A ed abbinate), che è in distribuzione. Tale ultimo parere reca due condizioni, formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che verranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, i gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Per l'Italia-Centro Democratico e Fratelli d'Italia e il gruppo Misto (per le componenti politiche di Alternativa Libera e Partito Socialista Italiano-Liberali per l'Italia) e il deputato Matteo Bragantini sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Al riguardo comunico che, facendo seguito alle richieste avanzate, con lettera in data 29 settembre, dal Presidente del gruppo Per l'Italia e, per le vie brevi, anche dal gruppo Fratelli d'Italia, la Presidenza, come già anticipato in sede di Pag. 100Conferenza dei presidenti di gruppo del 1o ottobre, a cui hanno partecipato i rappresentanti di tutti i gruppi, ha ritenuto di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti presentati da deputati dei gruppi citati, pari al doppio di quelli che sarebbero consentiti in applicazione del richiamato articolo 85-bis del Regolamento.
  Successivamente, con lettera in data 2 ottobre, il presidente del gruppo Lega Nord ha chiesto alla Presidenza un ulteriore ampliamento del numero degli emendamenti pari a cinque volte rispetto a quello previsto, richiesta cui la Presidenza, anche sulla base dei precedenti in materia, non ritiene di poter accedere.
  Tutti i gruppi hanno fatto pervenire alla Presidenza le segnalazioni, ad eccezione del gruppo Fratelli d'Italia, che non ha segnalato i 4 emendamenti da porre in votazione rispetto ai 5 presentati, e del gruppo Lega Nord, che ne ha segnalati 17, in luogo dei 6 spettanti.
  La Presidenza, come già fatto in analoghe precedenti occasioni, porrà in votazione, per il gruppo Fratelli d'Italia i primi 4 emendamenti del fascicolo e, per il gruppo Lega nord, i primi tra gli emendamenti segnalati, fino a concorrenza del numero complessivo di 6.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, dopo avremo modo di approfondire le sue scelte, perché avrò da fare dei richiami al Regolamento; però le formulo una richiesta, visto che purtroppo per impegni improvvisi e inderogabili, che non posso essere a conoscenza di quanto durino, il relatore Invernizzi si è dovuto assentare dai lavori dell'Aula per trattare il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Mi auguro, quindi, che lei prenda la decisione di sospendere l'Aula; e non metta in votazione, ma si assuma la responsabilità. Perché altrimenti, se lei mettesse in votazione, farebbe passare un principio: che un relatore di maggioranza può essere assente e sospendere l'Aula perché hanno i numeri in quest'Aula; quelli di minoranza non hanno il diritto di seguire il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !
  Allora, o lei si assume la responsabilità, oppure non ci sta la motivazione dei numeri, perché i numeri permetteranno soltanto e sempre, soltanto ai relatori di maggioranza di rinviare i provvedimenti quando non sono presenti, e a quelli di minoranza di subire un sopruso ! O lei prima non metteva in votazione, e diceva: questo principio, queste motivazioni non possono valere per rinviare un provvedimento dell'Aula; ma, una volta che lo ha fatto, adesso lei non può usare due pesi e due misure e nascondersi dietro i voti della maggioranza, che ovviamente saranno sempre sfavorevoli all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). E lei è lì per questo, per garantire anche le opposizioni, e non solamente per guardare i numeri dell'Aula: altrimenti basterebbe un contabile seduto là sopra, non un Presidente della Camera che garantisce imparzialità (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, c'era stata una richiesta di rinvio, che non mi pare ci sia ora.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Motivata !

  PRESIDENTE. Ma non c’è ora una richiesta di rinvio.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, le formulo la richiesta di rinvio.

Pag. 101

  PRESIDENTE. Va bene, allora do la parola...

  IGNAZIO LA RUSSA. Aspetti, aspetti, mi lasci anche dire perché.

  PRESIDENTE. Prego.

  IGNAZIO LA RUSSA. Almeno così, succintamente.
  Vede, Presidente, oltre ai motivi esposti dal collega della Lega, io ho qui l'elenco degli emendamenti, il fascicolo n. 4: esso comprende tutti gli emendamenti. Lei, è vero, ci ha dato lettura di quelli che ha ritenuto di poter far mettere in discussione, ma li devo andare a cercare con un certo lavoro, che comporta un minimo di esame per verificare, avendo lei escluso tutta una serie di emendamenti, qual è il parere che do sugli emendamenti rimasti.
  Inoltre, sono le sette di sera. Noi una volta abbiamo già fatto questa discussione: non è più saggio, Presidente, lasciare il tempo per esaminare l'opera di falcidia che lei ha ritenuto legittimamente di operare, pur in presenza di un provvedimento che viene ridotto alla sola possibilità totale di trenta emendamenti, alcuni dei quali accorpati ? Stiamo parlando della cittadinanza, su cui ci sono solo, non 8 milioni di emendamenti come al Senato, che poteva essere ridicolo: qui ci sono trenta emendamenti ! Non si capisce questa necessità di accorparli a trenta soltanto, di falcidiarli, legittima dal punto di vista regolamentare, ma non dal punto di vista morale e logico; e le chiedo pertanto, oltre che per i motivi sostenuti dagli amici della Lega, di voler consentire all'unico relatore di minoranza presente, di esaminare le conseguenze della falcidia da lei operata degli emendamenti proposti, e di rinviare – lo chiedo formalmente – a domani mattina la discussione sugli emendamenti di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Lei ha dunque formalizzato la richiesta, quindi io darò la parola a un oratore a favore ed a uno contro sulla richiesta di rinvio.

  GIUSEPPE GUERINI. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GUERINI. Grazie Presidente, mi rifaccio a quanto detto dal relatore di minoranza, che adesso sfortunatamente è assente: ci auguriamo che stia bene, insomma, che non sia successo niente di grave, ma prima durante l'illustrazione della sua pregiudiziale di costituzionalità ha affermato che in realtà si trattava di una manovra meramente e puramente ostruzionistica e strumentale.
  Coerentemente, quindi, si prosegue su questa stessa linea rispetto a questo provvedimento, che evidentemente alcuni partiti, o anche alcuni movimenti non hanno alcun interesse a far approvare, o hanno tutto l'interesse a non far approvare.
  Io rilevo semplicemente che – a parte l'ovvia differenza tra l'assenza del relatore per la maggioranza e il relatore di minoranza, e non mi dilungo su un aspetto talmente evidente – nell'ultimo provvedimento che abbiamo approvato, quello in materia di concorrenza, i relatori di minoranza erano più di uno ma in realtà era poi presente solo uno. In ogni caso, è successo varie volte che fossero assenti i relatori di minoranza e non è stato mai rilevato nulla a questo riguardo. Pertanto, non credo ci sia altro da dire rispetto alla completa strumentalità di questa posizione che va completamente respinta.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, vorrei innanzitutto che lei ricordasse al collega Guerini che i relatori per la maggioranza e quelli di minoranza hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è permesso a nessuno considerare Pag. 102qualcuno con più diritti di qualcun altro in quest'Aula ! E questo glielo chiedo formalmente.
  L'altro invito che le faccio, e che le continuiamo a fare a seguito delle parole del nostro capogruppo, è quello di non porre in votazione la richiesta di rinvio di questo provvedimento perché noi chiediamo semplicemente di avere lo stesso trattamento che avuto l'Aula circa mezz'ora fa sull'altro provvedimento. Se lei ha interpretato l'assenza di un relatore come una questione dirompente per il rinvio di quel provvedimento, noi le chiediamo di fare la stessa cosa per quanto riguarda questo provvedimento. Non fosse così, lei conferma le parole del collega Guerini e conferma che qui dentro la minoranza ha meno diritti della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare la proposta di legge in materia di cittadina alla seduta di domani (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle). Colleghi ! Per favore consentite a quest'Aula di applicare il Regolamento !
  Dichiaro aperta la votazione.
  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare la proposta di legge in materia di cittadinanza alla seduta di domani (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle). Colleghi ! Per favore consentite a quest'Aula di applicare il Regolamento !
  Dichiaro aperta la votazione.

  NICOLA MOLTENI. Vergognati !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Hai messo la ghigliottina !
  (Segue la votazione – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Deputato Guidesi la richiamo all'ordine (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) ! Consenta a quest'Aula di applicare il Regolamento (Commenti) ! Consenta !
  Hanno votato tutti i colleghi ? Di Lello... Fava... Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge per 172 voti di differenza (Commenti).

  NICOLA MOLTENI. Vergogna !

  PRESIDENTE. Allora, andiamo avanti.
  Chiede di intervenire per un richiamo al Regolamento il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo precisamente in base all'articolo 24, commi 2, 7 e 9. Presidente, lei i tempi decisi per la discussione di questo provvedimento li ha decisi lei, come Presidenza, autonomamente senza una discussione, sul tempo complessivo a disposizione di questo provvedimento, alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Questa è una facoltà che le è permessa rispetto al comma 9 dell'articolo 24. Però, tale comma 9 è attivabile solamente in caso in cui la maggioranza prevista dal comma 2 dell'articolo 24, ovvero i trequarti della Conferenza dei presidenti di gruppo non raggiunga un accordo sui tempi necessari per discutere un provvedimento. Tale discussione non vi è stata nella Conferenza dei presidenti di gruppo e, quindi, non si è potuto testare se vi era la convergenza dei trequarti dei gruppi disponibili. Pertanto, è chiaro che i tempi sono assolutamente scelti in modo arbitrario da lei, senza neanche fare il tentativo di chiedere alla Conferenza dei presidenti di gruppo se si raggiungeva un accordo sui tempi complessivi per discutere il provvedimento.
  Quindi, io le chiedo di sospendere la seduta e di convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo, per vedere se si possono raggiungere dei tempi oltretutto più consoni – su cui dopo avremo modo di discutere –, perché ritengo che su un tema del genere, in cui parliamo di cittadinanza, sia una follia che vengano ristretti in modo così forte i tempi e che non si abbia, invece, quella sensibilità politica, non solo verso il Parlamento ma verso Pag. 103tutto il Paese, di dare la possibilità di discutere, in modo consapevole e congruo, un tema così importante.
  Quindi, si riunisca la Conferenza dei presidenti di gruppo. Le chiedo adesso di riunire immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo, di discutere e vedere se si può raggiungere, in modo sensato e anche responsabile, un accordo, esattamente come prevede il Regolamento di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Le faccio presente che il contingentamento è stato fatto sulla base dei soliti criteri di sempre, senza alcuna eccezione, e, quindi, nel rispetto dei criteri stabiliti dal nostro Regolamento.
  Dunque, non ritengo di accettare la sua obiezione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Io le rappresento, Presidente, che non siamo stati di fronte a una richiesta di rinvio funzionale ed organizzativo dei lavori, per cui la maggioranza può decidere rispetto ai voleri della minoranza, ma siamo di fronte a una questione istituzionale di funzionamento: si discutono i provvedimenti con la presenza dei relatori e, naturalmente, viene chiesto se l'assenza di un relatore può consentire, da parte sua, un differimento della discussione.
  Mettendo lei ai voti questa richiesta, lei ha stabilito il principio che la presenza o l'assenza dei relatori, nel momento in cui si discute un provvedimento, è subordinata ai voleri della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il che significa che lei pone sotto maggioranza i cardini istituzionali di funzionamento che stanno, invece, nella sua figura a dover essere tutelati, perché lei è lì eletta da una maggioranza ma a tutela di tutta l'Assemblea.
  Le ricordo che lei non è sfiduciabile proprio perché deve prendere i provvedimenti, anche in odio alla maggioranza, per tutelare il buon funzionamento e i diritti dell'opposizione o, meglio, delle minoranze, perché altrimenti la sua sarebbe stata una carica sfiduciabile. Invece, a lei non la sfiducia nessuno, proprio perché deve essere pienamente libera di fare funzionare questa Assemblea nel diritto di tutti quanti che sono qui, singolarmente per gruppo, per esprimere le proprie opinioni e, soprattutto, per fare funzionare il meccanismo. Questo è il primo punto.
  Quindi, lei oggi ha instaurato il principio che, mi auguro, gli uffici metteranno tra parentesi, ossia che non lo portino come precedente, che per incardinare la discussione di un provvedimento in Aula non ci vogliono tutte quelle cose che il Regolamento prevede, ma la presenza di tutti questi elementi è subordinata al volere della maggioranza. Lo ha determinato lei: ha praticamente rivoltato il senso dell'Assemblea, quello della Camera dei deputati. Lei ha inventato un'altra cosa, lei è l'inventrice di un'altra Assemblea. Lei è l'inventrice di un altro consesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La seconda cosa, molto più grave, è che lei – e non è la prima volta, dato che gliel'ho già detto altre volte – ignora un fatto semplice, cioè che le dittature cominciano proprio così (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Le dittature cominciano proprio così, quando i Governi troppo forti si trovano davanti Camere troppo ossequienti. Le dittature cominciano così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle).

Pag. 104

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Vorrei evidenziare che, quando un deputato chiede il rinvio dell'esame di un progetto di legge o di un qualsiasi provvedimento all'esame della Camera, non deve assolutamente dare motivazioni. Se dà le motivazioni, l'Assemblea non vota sulle motivazioni, ma vota sulla richiesta di rinvio dell'esame di un punto all'ordine del giorno, altrimenti creeremmo veramente un precedente. Infatti, se l'Assemblea decidesse sulla base della motivazione che viene data alla richiesta di rinvio, si creerebbe un automatismo.
  Penso che prima non abbiamo assolutamente votato la circostanza per cui, qualora un relatore di maggioranza o di minoranza – su questo ha ragione il collega della Lega: i relatori o di maggioranza o di minoranza sono sullo stesso piano istituzionale – manchi, il provvedimento, a quel punto, avendo creato un precedente, viene rinviato. Noi abbiamo semplicemente votato sulla richiesta di rinvio dell'esame di quel provvedimento. La collega Ferranti, a mio avviso, lo ha motivato molto male, ma l'Assemblea, dice il Regolamento, è sovrana.
  L'Assemblea è sovrana di decidere quando intende discutere una questione ed è sovrana anche sulla possibilità di rinviare l'esame di quel punto all'ordine del giorno. Quindi, vorrei chiarire che, a mio avviso, non vi è alcun precedente di questo tipo. Vi è semplicemente un rinvio che l'Assemblea, nella piena sovranità che le attribuisce il Regolamento, ha deciso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, su un altro articolo.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Potrei dire lo stesso di Melilla, che, visto che non lo ha detto, non capisco con quale titolo sia intervenuto, ma capisco che, esattamente come prima, quando l'intervento viene dai banchi del gruppo che esprime la sua Presidenza, che ha espresso la sua elezione qui, le regole sono diverse. Noi, invece, dobbiamo sempre motivare (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Comunque, motivo...

  PRESIDENTE. Ce l'ha sempre per tutti (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Prego, prego, vada, vada a riferire, prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. No, guardi, Presidente, le assicuro che non ce l'ho per tutti; solo per lei, Presidente.

  PRESIDENTE. Benissimo, mi fa piacere e tanto onore.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Anche a me. Articolo 85, Presidente: lei ha detto che attiva gli articoli 85 e 85-bis per quanto riguarda la limitazione del numero di emendamenti da discutere in quest'Aula. Quindi, vorrei capire, prima cosa, quali sono gli emendamenti che lei ritiene assorbiti, perché il comma 8 dell'articolo 85 prevede che gli emendamenti intermedi sino all'emendamento più vicino al testo originario rendono assorbiti gli altri. Vorrei sapere con quale logica lei determina che quegli altri siano assorbiti.

  PRESIDENTE. Ma non sto parlando di emendamenti assorbiti. Le sto chiedendo la segnalazione degli emendamenti, perché lei mi ha dato più emendamenti e io le chiedo la segnalazione. Se lei non lo fa, metto in votazione i primi. Parliamo di due cose diverse, abbiate pazienza !

  GIANLUCA PINI. Fallo finire !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. No, Presidente, mi scusi, è la stessa cosa. Infatti, l'articolo 85-bis prevede che, se viene attivato il comma 8 dell'articolo 85, quello che lei ha attivato per diminuire gli emendamenti, i gruppi possono, in aggiunta alle Pag. 105limitazioni che lei fa, fare una segnalazione di emendamenti, articoli aggiuntivi o subemendamenti, presentati dai deputati appartenenti a ciascuno dei gruppi che abbiano provveduto a segnalarli a norma del periodo precedente, non inferiore in media, per ciascun articolo, ad un decimo del numero dei deputati. Non vi è un limite massimo !
  E mi sorprende che lei abbia detto che la Lega può presentarne solo sei. Intanto, non ha nemmeno attivato dei precedenti che, addirittura, hanno triplicato il numero minimo di emendamenti. Ma non solo: lei, quando vi è stato da applicare la «tagliola», non ha proferito, non ha avuto problemi ad attivare un precedente in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle).
  Quando, invece, la Lega chiede di discutere 15 emendamenti – non 15 mila, 15 emendamenti ! – per lei il precedente è sacro; però, il precedente lo ha fatto bene con la «tagliola». E concludo, Presidente, e sfrutto l'occasione, così da non farle perdere tempo, visto che per lei è prezioso su questo argomento e visto come ha sfruttato bene la sua Presidenza e l'oggettività della sua Presidenza: prima non ha avuto neanche la forza di darmi una risposta sulle mie contestazioni da Regolamento.
  Non pretendo che lei mi dia ragione, ma per lo meno che mi dia una motivazione.
  Il comma 7, dell'articolo 24, recita (lo dico a favore di tutti i colleghi perché rispettare il Regolamento è a tutela di tutti): la Conferenza dei presidenti di gruppo, con la maggioranza prevista dal comma 2, ovvero i tre quarti, determina il tempo complessivamente disponibile per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario. E il comma 9 dice: qualora non si raggiunga la maggioranza prevista dal comma 2, alla determinazione del tempo disponibile per la discussione e alla conseguente ripartizione provvede il Presidente della Camera.
  Non è stato fatto alcun tipo di discussione sui tempi destinati a questo provvedimento. Dopo capisco che la maggioranza può interpretare come vuole, capisco che lei mi richiami dei precedenti e della prassi. Ma la prassi non può andare contro il Regolamento, la prassi può ampliarlo, ma non può andare contro il Regolamento. C’è un passaggio regolamentare che non è stato fatto e quel Regolamento deve essere rispettato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Diciamo che si può parlare senza concitazione. Io ho cercato di spiegarle, con molta tranquillità, come funzionano le cose: è da prassi che la Presidenza si occupi di questo e lo sottoponga alla Conferenza dei presidenti di gruppo. In Conferenza dei presidenti di gruppo a me è stato chiesto di raddoppiare il numero degli emendamenti. Voi eravate presenti e non avete fatto un'ulteriore richiesta.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Le ho mandato una lettera !

  PRESIDENTE. Ha mandato una lettera, chiedendo di quintuplicare. Questo è irricevibile e l'ha fatto dopo la Conferenza dei presidenti di gruppo. Nella Conferenza dei presidenti di gruppo, il suo gruppo non ha fatto alcuna richiesta. Dunque, io non mi sento minimamente di aver fatto una cosa non conforme al Regolamento.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente, senza alcuna concitazione, il Regolamento può essere interpretato, ma non può essere scavalcato dalla prassi. Se per avventura, nel passato, senza obiezione, la prassi è andata in maniera netta contro il Regolamento, questo non autorizza nessuno a continuare a violarlo.
  Parlo su una questione del Regolamento relativa all'articolo 85-bis che dice testualmente che lei può proporre, anzi Pag. 106può decidere, di falcidiare – uso questo termine – gli emendamenti e i gruppi devono segnalare il numero che ritengono, compatibilmente con il prosieguo di questo articolo, di mantenere, non tutte le volte (come, con una prassi più meno accettata, mi si dice è stato fatto), ma a determinate, precise condizioni previste dallo stesso articolo 85-bis. Non è che è da interpretare. L'articolo 85-bis – la prego di seguirmi senza concitazione, ma con attenzione – dice che si può fare la segnalazione qualora si proceda in applicazione del comma 8, dell'articolo 85, a votazioni riassuntive o per principi. Io, che sono ignorante, mi sono andato a ristudiare, pur avendo fatto anch'io il Vicepresidente della Camera, il comma 8 che dice che, qualora siano stati presentati «un sacco» di emendamenti, il Presidente decide di porre in votazione quello che più si allontana dal testo originario, ma devono essere emendamenti per variazione a scalare di cifre o dati o espressioni altrimenti graduate. Questo è l'unico caso in cui lei può ridurre gli emendamenti. Poi lei mi dirà che la prassi adesso ha deciso... la prassi ? Qui c’è il Regolamento, c’è il diritto dei parlamentari di vedere rispettato questo Regolamento.
  Quando ritengono, in alcuni casi, di soprassedere e di accettare una prassi contro il Regolamento, per carità, lei ha l'assenso dell'Aula. In questo caso, le stiamo chiedendo di rispettare il Regolamento che non le consente di chiedere espressamente di ridurne il numero o di segnalarli, a meno che lei non abbia rilevato che vi sono emendamenti per variazione a scalare o espressioni altrimenti graduate o ciò che è previsto esplicitamente dall'articolo 85, comma 8.
  Mi pare di avere esposto senza iattanza un argomento giuridicamente valido. Sarà perché mi ricordo che io faccio anche un po’ l'avvocato, o meglio il leguleio, l'avvocato di terza fila: un politico, non può avere anche una professione ! È politico, quindi, vabbé. Però, insomma io all'università ci sono andato e poi l'ho anche esercitata e la esercito questa professione. Le assicuro che la prassi non può mai superare il Regolamento.
  La prego, pertanto, di rivedere questa decisione, che è contro il Regolamento, magari rinviandola ad una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che magari può darle l'assenso ad una riduzione concordata di emendamenti. Ma, se non è concordata, lei non ha il diritto di ridurli in questo caso.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, lei ha citato tutto tranne l'ultima parte del comma 8 di quell'articolo, che dice che è, altresì, in facoltà del Presidente di modificare l'ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell'economia e della chiarezza delle votazioni stesse. Ecco, questo si applica costantemente. Si applica costantemente questa parte.

  DAVIDE CAPARINI. L'ordine, non il numero degli emendamenti !

  IGNAZIO LA RUSSA. Ma cosa c'entra l'ordine !

  PRESIDENTE. C'entra ! Ed è quello di cui stiamo parlando. Allora colleghi, le spiegazioni sono state date. Voi date un'interpretazione diversa da quella della Presidenza (Proteste di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e del deputato La Russa). Adesso io ritengo che, dopo tutti i confronti che ci sono stati...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente ! Chiedo di parlare sul Regolamento, ma non su questo !

  PRESIDENTE. Guardi, deve accettare il fatto che lei non sia d'accordo. La Presidenza ha preso atto e ora ritiene di dovere continuare i lavori, perché non può essere una botta e risposta tra noi due...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ma non è su questo !

Pag. 107

  PRESIDENTE. No, veramente, lei continuerà a ribadire lo stesso concetto di prima. Io le ho risposto più volte.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. No, Presidente, le assicuro che non intervengo su quello precedente.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sul Regolamento (Commenti del deputato Fedriga).

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sì, onorevole Fedriga, interviene sul Regolamento, sta alzando il Regolamento !

  ETTORE ROSATO. Grazie Presidente, intervengo sull'articolo 85 e sulle osservazioni fatte dal collega Fedriga e dal collega La Russa.
  Presidente, a me dispiace che lei sia stata coinvolta in questa diatriba regolamentare, anche perché, conoscendo i colleghi La Russa e Fedriga, indubbiamente conoscono le regole che da anni consentono a questo Parlamento di funzionare. E lei ha applicato solo le regole che noi usiamo abitualmente, in particolare sia quella per il contingentamento dei tempi sia quella per la segnalazione degli emendamenti. Nulla di nuovo e nulla su cui è stato eccepito in Conferenza dei presidenti di gruppo, dove abbiamo discusso sia sui tempi che sul contingentamento degli emendamenti. Peraltro, noi non ci siamo neanche opposti al raddoppio del numero degli emendamenti segnalati, andando incontro alle richieste, in questo caso legittime, da parte dei gruppi.
  Però, Presidente, il problema non è regolamentare. Qui il problema è completamente diverso. Ci sono dei gruppi parlamentari che – legittimamente dico io – non condividono questo provvedimento. Non lo condividono perché ritengono di non volere dare la cittadinanza a italiani, che noi riteniamo che siano italiani perché in questo Paese sono nati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È legittima la loro contrapposizione su questi temi. Ci sta tutta. Ma la contrapposizione su questi temi va fatta sui contenuti, non va fatta con l'ostruzionismo, non va fatta con questi meccanismi assolutamente inadeguati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) rispetto ad una linea politica che deve essere chiara ! Noi chiaramente diciamo che vogliamo una legge sulla cittadinanza ! Voi siate onesti e dite che non la volete, senza usare strumentalizzazioni e senza trascinare la Presidenza della Camera in questa polemica inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e del deputato La Russa)

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! È possibile parlare uno per uno ? Lasciate parlare anche gli altri ! Allora, passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle relative proposte emendative (Commenti).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sul Regolamento !

  PRESIDENTE. No, basta, non è più possibile continuare questa discussione.
  Onorevole Fedriga, lei ha fatto tutte le rimostranze: ha invocato gli articoli già quattro volte, adesso questo tema è risolto.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È lei che ha citato questo comma ! La prego, non è polemica.

  PRESIDENTE. Sì, l'ho citato io, certo, nel tentativo di fare capire le scelte della Presidenza. Quindi, la prego, adesso ci consenta di andare avanti (Proteste di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e del deputato La Russa).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. La prego, non è su quello, è su un altro punto.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, lei ha già parlato su questo punto. Io le ho espresso il motivo della mia decisione. Le ho ricordato che il suo gruppo nella Conferenza dei presidenti di gruppo non ha sollevato la questione e adesso, se lei mi Pag. 108segnala tra gli emendamenti quelli che vuole in votazione, le sarei grata. Va bene ? Per il resto, la decisione è quella che è. Le ho dato l'interpretazione. È inutile continuare a fare questo ping pong.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È un altro punto ! Le rubo un minuto !

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Fedriga. Guardi che se non è un'altra questione, io le tolgo immediatamente la parola.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, è un altro punto perché riguarda quello che lei ha citato. Lei ha detto che ha applicato il Regolamento per l'ultimo periodo del comma 8 dell'articolo 85. adesso le cito l'altro punto.
  Peccato che l'articolo 85-bis, al comma 4, dice che l'ultimo periodo non si applica per i provvedimenti previsti dall'articolo 24, comma 12. Glielo leggo. Lei non può applicare l'ultimo periodo perché l'articolo 24, comma 12, prevede che non si possa applicare l'ultimo periodo per i provvedimenti riguardanti questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale ed economica, riferite ai diritti previsti nella prima parte della Costituzione. Stiamo parlando di cittadinanza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle). Perfino il collega Lattuca, nel difendere i suoi argomenti contro la nostra questione pregiudiziale, ha detto che questo provvedimento riguarda la prima parte della Costituzione, ossia il diritto di cittadinanza. E adesso lei applica un periodo che, da Regolamento, non può applicare.
  Non vale. Il gioco deve essere uguale per tutti. Non esiste che la Presidenza abbia dei giochi diversi per la maggioranza e per l'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Detto questo, siccome si tratta di provvedimenti di eccezionale rilevanza e questo la Presidenza non ritiene che sia di eccezionale rilevanza, adesso procediamo (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Consentite a quest'Aula di procedere (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Deputato Guidesi, la richiamo all'ordine ! Deputato Fedriga, la richiamo all'ordine ! Deputato Pini, la richiamo all'ordine (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Ci consentite di continuare (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ? Bene, allora richiamo all'ordine un'altra volta il deputato Guidesi, il deputato Simonetti, il deputato Borghesi, il deputato Molteni, il deputato Caparini, il deputato Giorgetti. Se voi continuate così, mi obbligate ad espellervi da quest'Aula. Voi dovete rispettare i lavori di quest'Aula (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Per favore, non costringetemi ad espellervi ! Deputato Fedriga, lei è capogruppo, la invito ad uscire da quest'Aula (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). La invito ad uscire da quest'Aula. Esca da quest'Aula ! Esca da quest'Aula. Deputato Simonetti ! Va bene, allora sospendiamo i lavori.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 21,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, mi trovo a constatare che lei non ha adempiuto alla richiesta e all'ordine che le è stato dato dal Presidente di uscire dall'Aula. Io la prego, un'ultima volta, di uscire dall'Aula e di consentirci di concludere i lavori della seduta odierna.Pag. 109
  Le devo stigmatizzare, al di là della gravità di tutto il comportamento... onorevole Allasia, se lei si abbassa io riesco a vedere l'onorevole Fedriga. Come dicevo, lei è anche il capogruppo e, quindi, ha una responsabilità aggiuntiva in tutto questo. È chiaro che questo inciderà nelle valutazioni che l'Ufficio di Presidenza, che è convocato domani, sarà tenuto a prendere. Io ritengo questo comportamento gravissimo, che non si è mai verificato. Cioè, noi ci troviamo nella situazione di non potere concludere i lavori perché lei non adempie a quanto le è stato impartito dal Presidente della Camera.
  Quindi, questa è una situazione molto grave. Io sono costretto a sospendere i lavori. Vorrei...

  GIANLUCA PINI. Presidente...

  PRESIDENTE. No, non do la parola a nessuno, onorevole Pini. Sto semplicemente comunicando che noi siamo in una fase nella quale, se l'onorevole Fedriga non esce dall'Aula, io non posso riprendere i lavori.
  Quindi, se l'onorevole Fedriga esce dall'Aula, noi possiamo tranquillamente – come vedete saremo ovviamente nelle condizioni di concludere la seduta – concludere la seduta. Altrimenti, io sto semplicemente facendo una comunicazione, perché in questo momento l'onorevole Fedriga non ci sta consentendo di concludere la seduta nel modo regolare.
  Quindi, io voglio rivolgere un ultimo invito all'onorevole Fedriga, anche per evitare che le sanzioni nei suoi confronti – ed è del tutto evidente che io la devo avvisare – siano molto più dure di quanto già non sarà per quello che è accaduto, perché lei è il presidente del gruppo e sta impedendo di concludere la seduta.
  Quindi, io la prego, la invito, onorevole Fedriga – e la prego anche di riflettere su questo –, di consentire che si possa concludere la seduta e, quindi, uscire dall'Aula.
  Devo interpretare come un rifiuto questa sua decisione ? Benissimo !
  Allora, la seduta si conclude qui. Ovviamente, domani sarà convocato l'Ufficio di Presidenza.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 8 ottobre 2015, alle 9:

  1. – Esame della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis).
  — Relatori: Tancredi, per la maggioranza; Cariello e Melilla, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   D'INIZIATIVA POPOLARE; DI LELLO ed altri; VENDOLA ed altri; BRESSA; BRESSA; PES ed altri; ZAMPA; CAPARINI ed altri; BERSANI ed altri; VACCARO; MARAZZITI ed altri; FEDI ed altri; LA MARCA ed altri; CARUSO ed altri; GOZI; BUENO ed altri; CARUSO ed altri; PORTA ed altri; POLVERINI; SORIAL ed altri; MERLO e BORGHESE; CENTEMERO; BIANCONI; DORINA BIANCHI; FITZGERALD NISSOLI ed altri; FABBRI ed altri: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza (C. 9-200-250-273-274-349-369-404-463-494-525-604-606-647-707-794-836-886-945-1204-1269-1443-2376-2495-2794-3264-A).

  — Relatori: Fabbri, per la maggioranza; Invernizzi e La Russa, di minoranza.

  La seduta termina alle 21,10.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARCELLO TAGLIALATELA SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3012-A ED ABB.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Onorevoli Colleghi ! Il disegno di legge che ci Pag. 110apprestiamo a votare sarà pure il primo di quelli previsti dalla norma del 1999 ma non è certo il primo in materia di concorrenza e, ci sembra di capire dal tenore del suo contenuto, tantomeno sarà l'ultimo.
  In questo Paese di facili entusiasmi, i primi momenti di euforia sul tema dell'ampliamento dell'accesso al mercato, della garanzia di migliore servizio ai cittadini, dell'aumento della concorrenza, risalgono alle famose lenzuolate di Bersani. Poi, in anni più recenti, ci sono stati i provvedimenti del Governo Monti e anche qualche spunto durante il Governo Letta, ma ancora siamo qui.
  E allora è vero che ogni volta ai grandiosi proclami seguono pochi passi in avanti concreti. L'esempio per eccellenza è certamente quello delle assicurazioni automobilistiche, un settore nel quale si continua ad intervenire con norme di dettaglio, con piccoli aggiustamenti, e siamo ancora lontani da quello che sarebbe un cambiamento profondo, soprattutto di mentalità, anteponendo gli interessi dei consumatori a quelli delle imprese di assicurazione.
  Si, perché ancora oggi i premi in Italia costano circa un terzo in più rispetto al resto d'Europa e quattro compagnie ancora detengono quasi il sessanta per cento del mercato. Non ci sembra molto liberalizzato questo settore. E anche con questo provvedimento si interviene maggiormente attraverso misure che in primissimo luogo tutelano le imprese assicuratrici e solo dopo, in seconda istanza, gli assicurati.
  E qui siamo in Aula, vale a dire che ci troviamo a parlare di un testo già ripulito dei suoi aspetti più incresciosi: vale a dire il costo della scatola nera a carico dell'utente senza che ad esso corrispondesse uno sconto quantificato, vale a dire la riduzione a metà del risarcimento del danno esistenziale non tenendo conto delle tabelle del tribunale di Milano, vale a dire l'assurda previsione che per la riparazione dei veicoli si fosse costretti a rivolgersi alle carrozzerie convenzionate con le assicurazioni. Tutte queste norme sono, per fortuna, state corrette durante l'esame in Commissione, e così abbiamo quantomeno evitato di veder ancora più penalizzati gli assicurati e di far implodere il mercato delle imprese delle autoriparazioni – attraverso una disposizione, peraltro, che ci riproponete ciclicamente – mettendo a rischio la sopravvivenza di diciassettemila imprese di carrozzeria e circa sessantamila addetti.
  Mancano, invece, in questo disegno di legge, le misure necessarie – e quanto mai urgenti – a contrastare le frodi e gli extracosti a danno dei consumatori che ne derivano, né tantomeno esso interviene in modo risolutivo sulla sperequazione territoriale dei costi delle polizze, che penalizza in particolar modo gli abitanti di alcune Regioni, e rispetto alla quale quanto previsto nel testo ci sembra uno sforzo solo minimo. Questa è una battaglia che Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale sta sostenendo e sosterrà, e sulla quale abbiamo già chiesto chiarimenti al Governo.
  Infine, manca la quantificazione dello sconto che le compagnie dovranno concedere a fronte della sottoscrizione da parte del consumatore di clausole contrattuali volte a permettere un maggiore controllo da parte delle compagnie, la cui determinazione avete lasciato affidata all'Ivass con tutte le incognite che ne derivano, soprattutto con riferimento alla tempistica, invece di inserirlo direttamente in questo testo in modo da garantire ai contraenti chiarezza immediata e la giusta tutela.
  Onorevoli colleghi, a noi questo provvedimento più che un intervento in favore della concorrenza sembra un regalo alle solite lobby: assicurazioni, banche, monopoli elettrici, gestori dì telefonia.
  Siamo molto preoccupati per l'abolizione del mercato di maggior tutela per le tariffe di gas e luce a decorrere dal 2018, che esporrà le famiglie e le piccole e medie imprese al rischio di aumenti dei prezzi se non verrà svolta una attenta vigilanza sul rispetto da parte degli operatori dei paletti che qui avete inserito in merito alla comparabilità delle offerte e alle comunicazioni obbligatorie. Quello che desta in noi preoccupazione è che anche questi paletti, in realtà, già esistevano ed esistono, al di Pag. 111là dei nuovi organismi, strumenti e procedure ora individuati; la questione è garantirne rispetto perché la verità è che larga parte delle condizioni di salvaguardia dell'utenza e della concorrenza sono a tutt'oggi irrealizzate, e, purtroppo, non ci sembra che su questo tema sia decisivo l'apporto del disegno di legge che stiamo esaminando.
  Quando questo disegno di legge è stato presentato, è stato detto che il superamento del regime di maggior tutela avrebbe stimolato il mercato e lo avrebbe reso più efficiente, ma sin dall'inizio è apparsa chiara la fragilità di tali affermazioni, Quello che serviva davvero erano norme che garantissero una più efficiente concorrenza nel settore dell'energia, per garantire a tutti i consumatori, a partire dalle famiglie, forniture di elettricità e gas a prezzi equi, sottraendoli al libero arbitrio delle imprese e alle loro pratiche commerciali a volte discutibili, e realizzando un'offerta trasparente.
  Anche l'Autorità ha avuto modo di chiarire che la concorrenza in questo settore è carente per mancanza di informazione, a causa dell'opacità sulle clausole contrattuali e sull'influsso finale delle componenti di prezzo diverse dall'energia, che rende nella pratica impossibile alla maggioranza degli utenti finali la completezza e chiarezza delle informazioni da considerare alla stipula dei contratti.
  Siamo scettici anche su quello che riguarda le comunicazioni, settore nel quale proprio le penali per le ipotesi di recesso sono spesso una vera e propria giungla che danneggia i consumatori, i quali non vengono mai compiutamente informati in merito. Ora, con questo provvedimento, avete elaborato questa ottima – quanto inutile, se posso dirlo, dichiarazione di intenti sulle spese di recesso: le spese e gli altri oneri di recesso e trasferimento dell'utenza dovranno essere noti e commisurati al valore del contratto, le modalità di recesso dovranno essere semplici e analoghe a quelle di attivazione, le penali dovranno essere «eque» – un controsenso di per sé – e proporzionate al valore del contratto. È evidente che non è la prima volta che si affrontano tali questioni, ed è altrettanto evidente che le buone intenzioni non bastano, perché dalle lenzuolate di Bersani in poi i gestori di telefonia hanno trovato sempre nuovi modi per «incastrare» i loro clienti. Non solo; in realtà, come ci hanno ricordato le associazioni di consumatori i costi di disattivazione sono già in bolletta e la questione attuale dovrebbe essere relativa solo a come sciogliere un contratto con equità, senza danneggiare alcuna delle parti.
  Onorevoli colleghi, dicevamo delle solite lobby e c’è ancora un aspetto sul quale vorrei dire un paio di parole, riguardo a quello che era l'articolo 28, con il quale si introduceva una disciplina speciale in tema di compravendite di beni immobili destinati ad uso non abitativo, quali cantine, box o locali commerciali, permettendo agli avvocati di autenticare le sottoscrizioni dei relativi atti di trasferimento nel limite di valore catastale massimo di centomila euro.
  Questa norma scandalosa, che è stata fortunatamente soppressa durante l'esame in Commissione, rappresentava il malcelato tentativo di fare l'ennesimo regalissimo alle banche, consegnando interamente ad esse ed alle assicurazioni una parte del mercato immobiliare, dalla compravendita, alla concessione del mutuo, all'assicurazione, eliminando la tutela dei cittadini garantita dai notai che sono pubblici ufficiali, e, anzi, creando una confusione normativa a loro totale svantaggio.
  In conclusione, quello che posso dire è che in questo provvedimento ci sono poche luci e molte ombre, che esso si presenta ambizioso ma manca la maggior parte dei suoi obiettivi. Si tenta – ma senza alcuna garanzia di successo – di razionalizzare o migliorare alcuni settori, e anche ove vi si riuscisse questo non è comunque la stessa cosa dì aumentare la concorrenza.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3012-A e abb. – odg 9/3012-A/8 389 382 7 192 103 279 87 Resp.
2 Nom. odg 9/3012-A e abb./14 388 383 5 192 102 281 86 Resp.
3 Nom. odg 9/3012-A e abb./26 415 413 2 207 100 313 85 Resp.
4 Nom. odg 9/3012-A e abb./27 421 419 2 210 142 277 84 Resp.
5 Nom. odg 9/3012-A e abb./28 421 416 5 209 41 375 83 Resp.
6 Nom. odg 9/3012-A e abb./34 432 428 4 215 132 296 83 Resp.
7 Nom. odg 9/3012-A e abb./36 425 422 3 212 139 283 82 Resp.
8 Nom. odg 9/3012-A e abb./38 437 435 2 218 117 318 82 Resp.
9 Nom. odg 9/3012-A e abb./39 429 427 2 214 151 276 82 Resp.
10 Nom. odg 9/3012-A e abb./40 435 431 4 216 154 277 81 Resp.
11 Nom. odg 9/3012-A e abb./62 441 437 4 219 157 280 81 Resp.
12 Nom. odg 9/3012-A e abb./64 445 443 2 222 166 277 81 Resp.
13 Nom. odg 9/3012-A e abb./66 446 443 3 222 158 285 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3012-A e abb./69 452 449 3 225 156 293 81 Resp.
15 Nom. odg 9/3012-A e abb./72 452 449 3 225 174 275 81 Resp.
16 Nom. Ddl 3012-A e abb. – voto finale 460 437 23 219 269 168 73 Appr.
17 Nom. Pdl 1990-A – em. 1.1 428 416 12 209 301 115 71 Appr.
18 Nom. em. 2.1 381 353 28 177 349 4 95 Appr.
19 Nom. Pdl 1990-A – voto finale 457 446 11 224 103 343 86 Resp.
20 Nom. TU pdl 9 e abb.-A – quest. preg. 1 429 409 20 205 35 374 82 Resp.