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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 472 di giovedì 30 luglio 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bonafede, Caparini, Costa, Covello, D'Alia, Dambruoso, De Menech, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fraccaro, Galati, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Lauricella, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Rosato, Rossomando, Sanga, Schullian, Speranza, Tofalo, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il deputato Antonio Cuomo, proclamato in data 29 luglio 2015, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.

Discussione del disegno di legge: S. 1997 – Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED (Approvato dal Senato) (A.C. 3249) (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3249: Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED.
  Ricordo che, nella seduta del 29 luglio 2015, sono state respinte le questioni pregiudiziali Gianluca Pini ed altri n. 1 e Scagliusi ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3249)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni Pag. 2nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che le Commissioni affari esteri (III) e difesa (IV) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione affari esteri, onorevole Vincenzo Amendola.

  VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Grazie. Presidente, colleghi deputati, il decreto-legge al nostro esame è volto ad assicurare la partecipazione del personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED per il periodo 27 giugno-30 settembre 2015, che rappresenta, peraltro, il terminus ad quem della partecipazione del nostro Paese a tutta una serie di missioni internazionali.
  Il provvedimento trae origine dalla decisione PESC/2015/778 del 18 maggio 2015, che prevede un'operazione militare nel Mediterraneo centromeridionale, con l'obiettivo di contribuire a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani, adottando una serie di misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti, in conformità con il diritto internazionale.
  La decisione ha previsto che l'operazione sia condotta per fasi successive. In questa prima fase, all'attenzione, si procederà all'individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare. Nella seconda fase potranno essere effettuate, alle condizioni previste dal diritto internazionale, successive modalità di intervento, conformemente, ovviamente, alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e/o al consenso dello Stato costiero interessato, nelle acque territoriali e interne di tale Stato.
  Nella terza fase, infine, sempre in conformità con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, potranno essere adottate tutte le misure necessarie nei confronti delle imbarcazioni e relativi mezzi sospettati di essere usati per il traffico e la tratta di esseri umani. È, quindi, evidente che le successive fasi di EUNAVFOR MED dovranno registrare necessariamente due passaggi: la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a cui si sta lavorando con grande attenzione, e il negoziato finalizzato a un Governo di unità nazionale in Libia, giunto oramai in fase di chiusura, dopo gli accordi del 12 luglio, e sul quale proprio oggi si è espresso, con un appello, anche il Governo insediato a Tripoli. Fanno testo anche le comunicazioni rese ieri dal Governo su questa materia nelle persone dei Ministri degli affari esteri e della difesa.
  Relativamente alla prima fase, sottolineo che essa non è in alcun modo sostitutiva di operazioni come Triton o Poseidon, in quanto serve a creare le infrastrutture necessarie a combattere l'odiosa piaga del traffico di esseri umani. Non bisogna confondere questa operazione con Triton o Poseidon, perché salvare vite umane appare un'ineludibile priorità che, come Italia, abbiamo sempre sostenuto, in una fase in cui assistiamo ad un ulteriore imbarbarimento di questi trafficanti, che ormai impiegano addirittura gommoni in luogo dei consueti barconi.
  Come sapete, sono in corso di svolgimento contatti a livello diplomatico per l'ottenimento di un mandato da parte dell'ONU sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza sul contrasto al business dei trafficanti di uomini in Libia, inizialmente elaborata dall'Italia e presentata dal Regno Unito.
  Il nodo principale da sciogliere riguarda l'ambito di applicazione della risoluzione che, in alcuni casi, alcuni Paesi vorrebbero limitato all'alto mare, mentre, come consesso di Stati europei, vorremmo estendere alle acque territoriali libiche o al territorio libico. Dall'ambito di applicazione, Pag. 3comunque, dipende non solo il teatro delle operazioni possibili, ma anche la loro complessità.
  La missione europea intende contribuire al contrasto di questa forma di violazione dei diritti umani dei trafficanti di uomini nel Mediterraneo, nel quadro anche di una comprehensive approach dell'Unione europea che include, sul fronte dell'azione esterna, le seguenti azioni: rafforzamento della partnership con l'Unione africana, in vista anche del summit di Malta in autunno, e con le organizzazioni regionali africane, con i Paesi di origine di transito dei flussi immigratori, con le organizzazioni internazionali per l'emigrazione e l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite; sostegno dell'Unione europea ai paralleli processi di Rabat e Khartoum; accresciuta presenza dell'Unione europea nel Mediterraneo, tramite anche le succitate operazioni Triton, Poseidon e Frontex nel Mediterraneo; accresciuto sostegno alla gestione della risoluzione dei conflitti nella regione, anche attraverso delle missioni europee, in particolare rafforzando quelle esistenti; affrontare le cause remote di povertà, crisi e conflitti, anche tramite il miglioramento della situazione della sicurezza umanitaria e dei diritti; cooperazione con i Paesi di transito; costruzione di capacità nei Paesi d'origine e di transito che consenta alle autorità locali di affrontare la questione in maniera più efficace.
  Il concreto avvio della missione è stato disposto dalla decisione del Consiglio dell'Unione europea adottato il 22 giugno scorso. Spetterà al Consiglio la valutazione – sottolineo – se risultano soddisfatte le condizioni per la transizione oltre la prima fase dell'operazione, tenendo conto delle risoluzioni dell'ONU, mentre è demandato al comitato politico e di sicurezza dell'Unione europea il potere decisionale in quanto ad effettuare la transizione tra le varie fasi dell'operazione. È previsto che l'operazione operi in stretto coordinamento con gli altri organi e agenzie dell'Unione europea. Al nostro Paese in questo ambito, anche per l'esposizione geostrategica, è stato assegnato il ruolo di nazione guida, con l'affidamento del comando delle operazioni all'ammiraglio di divisione Enrico Credendino e l'individuazione della sede del comando operativo di Roma.
  Proprio ieri, come citavo, nel dibattito sulle comunicazioni periodiche rese dai Ministri degli esteri e della difesa sulla partecipazione alle missioni internazionali, il Ministro Gentiloni ha ribadito l'impegno del nostro Paese nel processo internazionale di stabilizzazione della Libia dal quale dipende la prospettiva di eventuali missioni autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
  Questa missione, in definitiva, rappresenta un passo dentro una coordinata programmazione di altre misure dell'Unione europea per affrontare, in maniera attenta, consapevole e responsabile, il problema del Mediterraneo che ha nella Libia il punto più nevralgico, terminale di tratte e traffici di essere umani. Occorre intervenire con la massima urgenza, come sempre abbiamo sollecitato in quest'Aula, e ciò spiega la posizione di contrarietà della maggioranza all'adozione di proposte emendative che, di fatto, rallenterebbero la conversione del decreto-legge. Inverso, come si è già ampiamente discusso in Commissione e anche in quest'Aula, è necessario però garantire, in base ai requisiti della normativa attuale, anche che le disposizioni e le decisioni del Parlamento, rispetto alle varie fasi dell'operazione, siano sempre presenti in base al dettato legislativo.
  EUNAVFOR MED è il primo passo per colmare, quindi, un immenso spazio, come sempre abbiamo detto, lasciato vuoto dalla politica e dalla statualità in Libia, così potremo cominciare a gestire la pressione che proviene da un mondo in subbuglio che dall'Africa si riversa sul Mediterraneo attraverso il fenomeno dell'immigrazione, dei rifugiati e di coloro che fuggono dalle guerre.

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  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la IV Commissione.

  ANDREA CAUSIN, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Grazie, Presidente. Onorevole colleghi, desidero innanzitutto associarmi alle considerazioni sulla rilevanza e sull'urgenza della missione, sui diversi aspetti della politica estera dell'Italia e sui numerosi interessi nazionali del nostro Paese nel Mediterraneo contenute nella relazione per la Commissione Affari esteri da parte dell'onorevole Amendola, che ringrazio per la precisione, e anche la sintesi, con cui ha illustrato questi aspetti salienti.
  Prima di illustrare gli aspetti del provvedimento strettamente attinenti alle competenze della Commissione difesa, ritengo opportuno ricordare solamente come la sicurezza nella regione euro mediterranea costituisca una priorità assoluta per il Paese, chiaramente individuata anche nel Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa presentato al Parlamento lo scorso 14 maggio dalla Ministra della difesa Pinotti. In particolare, il documento, nel delineare le priorità strategiche della nostra politica di sicurezza internazionale e di difesa, esprime forte preoccupazione per la sicurezza nell'area euro mediterranea, sottolineando che si tratta di un'ampia e complessa zona geopolitica molto diversa in termini di sistemi politici, sociali ed economici, culturali e religiosi, resa però unitaria dalla comune condivisione e gravitazione sul bacino del Mare Mediterraneo.
  In alcune di queste zone, profondi sconvolgimenti economici, politici e sociali hanno generato nuovi e violenti fenomeni criminali, sanguinose guerre civili, il radicamento del terrorismo e l'insurrezione transnazionale, che vede nell'immigrazione clandestina e nel proselitismo militante potenziali strumenti di diffusione anche in Europa. Ed è proprio in alcune di queste zone – rileva il documento – che nascono e nasceranno le minacce più dirette alla nostra sicurezza nazionale. È, pertanto, qui che lo strumento militare nazionale troverà prioritariamente in futuro un impiego.
  Il decreto-legge oggi al nostro esame si inserisce, quindi, nell'ambito di una serie di iniziative fortemente volute dal nostro Paese a livello europeo, con l'obiettivo di realizzare un contesto di sicurezza più ampio e stabile nel tempo. Nello specifico, il provvedimento, al comma 1 dell'articolo 1, autorizza, a decorrere dal 27 giugno 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 26 milioni di euro per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centro meridionale, denominata EUNAVFOR MED, deliberata dal Consiglio dell'Unione europea il 18 maggio 2015, con la decisione PESC. Le risorse saranno reperite a valere sul fondo missioni per 19 milioni di euro e sui rimborsi ONU per 7 milioni di euro.
  L'operazione, come esplicitato nella relazione illustrativa che accompagna il decreto-legge, ha l'obiettivo di contribuire a smantellare il modello di business delle reti del traffico della tratta degli esseri umani, adottando misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati da passatori o dai trafficanti. La missione, che ha una durata iniziale di due mesi per la fase preparatoria e di dodici mesi per la fase operativa, è condotta in tre fasi e per la seconda e per la terza fase della missione sarà necessario un mandato internazionale attraverso una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU.
  L'Italia, come precisato anche dal sottosegretario Domenico Rossi nel corso delle comunicazioni dello scorso 25 giugno 2015, mette a disposizione il quartier generale operativo presso il comando operativo interforze a Centocelle e la portaerei Cavour con alcuni aeromobili imbarcati, che verrà supportata da un dispositivo aeronavale composto da un sommergibile, due velivoli a pilotaggio remoto, supporti sanitari imbarcati e a terra e risorse logistiche nelle basi di Augusta, Sigonella e Pantelleria. Ben quattordici nazioni europee hanno già Pag. 5manifestato la loro volontà di contribuire al dispositivo aeronavale, riguardo al quale l'Italia ha un ruolo di nazione guida. Il comando operativo della missione, infatti, è a Roma e la missione stessa è comandata dall'ammiraglio di divisione Enrico Credendino.
  Il decreto-legge in esame reca, poi, la disciplina applicabile alla missione con particolare riferimento alle disposizioni sul personale, a quelle di carattere penale e anche a quelle di natura contabile, richiamando a tal fine le consuete disposizioni contenute nei periodici provvedimenti di programma delle missioni. A questo proposito, mi preme di ricordare che l'Aula della Camera ha approvato in prima lettura il testo unificato di una serie di proposte di legge volte a definire il quadro normativo di riferimento applicabile al personale militare impiegato nelle missioni internazionali. Si tratta di un primo importante risultato, in quanto, come è noto, non esiste oggi una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali, con la conseguenza che, in riferimento a tale disciplina, i profili concernenti il trattamento economico e la normativa del personale impiegato nelle missioni e i molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse sono, di volta in volta, regolati nell'ambito di provvedimenti legislativi che finanziano le missioni stesse e, pertanto, hanno un'efficacia limitata nel tempo e necessitano di essere continuamente reiterati, con conseguenti rischi di difetti di coordinamento normativo e di incertezza circa le disposizioni applicabili nei diversi teatri operativi.
  Nello specifico, si prevede espressamente che all'operazione militare si applichino le disposizioni in tema di corresponsione al personale del compenso forfettario di impiego della retribuzione per lavoro straordinario in deroga ai limiti di cui all'articolo 9, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007, n. 171, e ai limiti orari individuabili previsti dai decreti adottati in attuazione dell'articolo 10, comma 3, della legge 8 agosto 1990, n. 231, nella misura prevista dalla normativa in vigore, nonché le norme che prevedono la possibilità di prolungare il periodo di ferma dei volontari in ferma prefissata di un anno per le esigenze connesse con le missioni internazionali, previo consenso degli interessati, per un massimo di ulteriori sei mesi e quelle in tema di trattamento assicurativo pensionistico in caso di decesso, invalidità contratta per cause di servizio. È, inoltre, stabilita la disapplicazione delle disposizioni in materia di orario di lavoro e riguardo alla riconosciuta possibilità, sempre da parte del personale impiegato nelle missioni, di utilizzare a titolo gratuito le utenze telefoniche di servizio, ma solo se non risultano disponibili sul posto adeguate utenze telefoniche ad uso privato, fatte salve le priorità correlate alle esigenze operative; si prevede poi che si applichino le disposizioni in materia penale di cui all'articolo 5, commi 1, 2 e 3, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, e agli articoli successivi, e le disposizioni in materia contabile di cui all'articolo 5, commi 1 e 2, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, laddove si prevede la possibilità di attivazione, per le esigenze connesse con le missioni internazionali e in circostanze di necessità e urgenza, delle procedure di urgenza previste dalla normativa vigente per l'acquisizione di forniture e servizi, nonché di acquisizione «in economia» di lavori, servizi e forniture per esigenze di revisione generale dei mezzi da combattimento e da trasporto, di esecuzione di opere infrastrutturali aggiuntive e integrative, di trasporto del personale e di spedizione di materiali e mezzi, di acquisizione di apparati di comunicazione e per la difesa nucleare, biologica, chimica, materiali di armamento, equipaggiamenti, materiali informatici, mezzi e materiali sanitari, entro il limite complessivo di 50 milioni di euro annui a valere sulle risorse finanziarie stanziate per le missioni internazionali e l'effettuazione di spese per i compensi per lavoro straordinario, reso nell'ambito di attività operative Pag. 6o di addestramento propedeutiche all'impiego di personale delle missioni internazionali, in deroga al limite quantitativo di cui all'articolo 3, comma 82, della legge 24 dicembre 2007 n. 244.
  Infine, l'articolo 2 stabilisce il termine di entrata in vigore del provvedimento, individuato nel giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Concludo, perciò, auspicando che possa realizzarsi un'ampia convergenza su questa missione che risponde alle esigenze più volte rappresentate dal nostro Governo in sede europea per fronteggiare l'emergenza del fenomeno dei migranti, ricordando che tutte le Commissioni competenti per il parere ed il Comitato per la legislazione si sono espressi favorevolmente sul testo del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Gianluca Pini, dal Comitato dei diciotto se possibile.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Grazie Presidente, mi scusi, ero un attimo distratto. Il disegno di legge di conversione del decreto-legge e lo stesso testo del decreto-legge, che riguardano appunto le disposizioni urgenti per la partecipazione a questa ennesima missione, denominata EUNAVFOR MED, sono per noi fonte di perplessità sotto più di un aspetto. Infatti, l'avvio di una nuova operazione militare marittima nel Mediterraneo è stato presentato come un successo dell'azione del Governo in ambito europeo e come se fosse il primo segno concreto di una condivisione dell'impegno a fronteggiare i flussi migratori dei clandestini che raggiungono il nostro continente attraverso il territorio italiano. In realtà, tuttavia, almeno per adesso, la missione deliberata dal Consiglio europeo il 22 giugno scorso contempla soltanto l'acquisizione di informazioni che dovrebbero permettere di migliorare le conoscenze disponibili sul funzionamento del business degli scafisti.
  A nostro avviso, in realtà, sia l'Italia che i Paesi partner, soprattutto quelli europei, presenti da tempo nel Mediterraneo e che hanno anche navi proprie e delle proprie Marine militari, dispongono già, agevolmente, di quelle che sono le conoscenze approfondite della situazione e questo lo si evince anche da tutta una serie di informative che arrivano dai vari servizi di intelligence dei partner dell'Italia. Quindi, non si capisce, onestamente, come lo svolgimento di attività di intelligence porti a giustificare l'allestimento di un dispositivo aeronavale tanto potente. Tra l'altro, la piattaforma di comando di questo dispositivo aeronavale è la portaerei italiana Cavour, nave che è sicuramente splendida, ma certamente inidonea a bloccare un flusso di natanti come quello che viene utilizzato dagli scafisti per portare i clandestini sul territorio italiano ed europeo in generale.
  C’è da aggiungere che, allo stato dell'arte, non sappiamo neppure se a questa missione verrà consentito di passare alle fasi «2» e «3» anche se, sì, sono previste, sono sulla carta, perché nel momento in cui vi sarà la necessità di fare ricorso a questi successive fasi appunto denominate «2» e «3», perché questo accada è necessario il verificarsi di alcune condizioni che, al momento, ci appaiono abbastanza incerte, in primo luogo, appunto, l'approvazione di una risoluzione sul tema da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che sappiamo essere, comunque, già molto restio nell'affrontare temi come questi. Nel frattempo la flotta europea si aggiungerà ai dispositivi già presenti, come Triton, emanazione dell'agenzia Frontex, egualmente partecipata dall'Italia, oltre che alla tristemente nota operazione Mare Sicuro che, invece, è interamente nazionale....

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Pini. Colleghi, per favore !

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Queste missioni sono poi alla fin fine impegnate solo ed esclusivamente nella raccolta dei migranti clandestini in mare e nel loro successivo trasporto Pag. 7verso le coste italiane. Lo ha ammesso lo stesso Governo nel corso di due comunicazioni al riguardo rese in Parlamento, Mare Sicuro, operazione avviata per proteggere gli interessi nazionali in Libia, in realtà, ha prelevato dai barconi circa – o forse qualcosa in più, ormai – trentamila aspiranti profughi, ma reali clandestini, mentre, di fatto, non si è potuto nulla nei confronti dei quattro lavoratori della ditta Bonatti, da poco sequestrati, appunto, sul territorio delle coste nordafricane. Nulla, quindi, ci pare giustificare in queste circostanze il ricorso alla decretazione d'urgenza che, infatti, abbiamo già contestato sollevando una apposita pregiudiziale di costituzionalità che comunque è stata respinta da questo Parlamento. I numeri della democrazia sono questi, però i profili di incostituzionalità per noi c'erano assolutamente tutti.
  La nuova missione militare marittima non presenta, quindi, a nostro avviso, alcun vero elemento di novità salvo forse le sue dimensioni e la composizione che fanno pensare ad una Mare Nostrum allargata. Implica, invece, nuove spese ed è del tutto inadeguata agli scopi che si prefigge. Si rileva, inoltre, come il decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, oggetto del provvedimento di conversione in legge all'esame della Camera dei deputati, autorizzi a finanziare la partecipazione italiana a questa missione, ma soltanto fino al prossimo 30 settembre, mentre per l'operazione si prevede, in base alle stesse deliberazioni adottate nell'ambito dell'Unione europea, una durata non inferiore ai 12 mesi dal momento di inizio della sua piena operatività, peraltro...

  PRESIDENTE. Colleghi per favore ! Onorevole Farina !

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Come dicevo il momento di inizio della piena operatività di questa missione non è neanche stato determinato in maniera netta e chiara, quindi, sarebbe stato meglio, probabilmente, dettare misure di più largo respiro. Alla fine di settembre, come è già capitato altre volte, anzi come capita spessissimo, toccherà verosimilmente ad un nuovo decreto-legge, emanato ovviamente in stato di necessità e di urgenza, il compito di estendere l'intervento almeno fino al prossimo 31 dicembre, insieme agli altri che vedono già impegnate le Forze armate italiane in giro per il mondo.
  Devo dire che è un bene che a questa procedura tanto approssimativa si stia per mettere un termine, con la prossima approvazione del disegno di legge quadro sulle missioni internazionali delle Forze armate, che questa Assemblea, non a caso, ha recentemente licenziato a grande maggioranza. Quindi, Presidente, concludo annunciando che per le ragioni sopraesposte rimaniamo critici e insoddisfatti sotto molti profili del provvedimento all'esame dell'Aula; ne auspichiamo pertanto un ripensamento che ne comporti il miglioramento, anche tramite l'approvazione di emendamenti condivisi che hanno presentato altri colleghi. È per questo motivo che abbiamo deciso, come gruppo, di non ritenere necessario predisporre un testo alternativo, ma di sperare che quest'Aula migliori quello che in maniera un po’ confusa è stato prodotto dal Governo, con tutte le criticità che sono state evidenziate fino a questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare l'onorevole Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Presidente, intervengo solamente per esprimere, anche come Partito Democratico, quello che noi riteniamo un risultato comunque importante oggi. La mia riflessione vuole innanzitutto evitare che la discussione su una missione così importante, come è appunto l'EUNAVFOR MED, e ciò che si è predisposta di fare, non deve essere solo una discussione rispetto a quelle che sono ovviamente le questioni militari, Pag. 8quello che riguarda l'entità della missione e la modalità di presenza nel Mediterraneo. Noi pensiamo sia molto importante, invece, rilevare che finalmente, gradualmente, con un impegno faticoso da parte del Governo italiano ma insieme a questo Parlamento e insieme anche alle forze dell'opposizione, che, come abbiamo sentito poco fa, comunque ritengono che questa sia un'iniziativa importante da valorizzare e da migliorare – assolutamente sì –, siamo riusciti gradualmente, iniziando con Mare Nostrum, operazione solo italiana che aveva l'unico obiettivo di salvare le vite e che presentava sicuramente diverse criticità dal punto di vista della sostenibilità ma anche della difficoltà di attuare parallelamente un'opera di contrasto forte e mirato che solo un Paese non poteva fare, ad arrivare a un'operazione, che è Triton, che ha portato finalmente tutti i Paesi europei, in modi diversi, ad essere presenti nel Mediterraneo fisicamente e a contrastare i trafficanti ma avendo ugualmente l'obiettivo di salvare le vite nelle modalità che sono già definite dal diritto internazionale e non solo.
  Oggi ci apprestiamo a un importante, ennesimo risultato da non sottovalutare, quello di rendere finalmente la lotta ai trafficanti, agli schiavisti, ai criminali del nuovo secolo una priorità europea. Questo credo che sia un dato che solo chi non è oggi in buona fede può non riconoscere. Parliamo di un Paese come l'Italia, che da solo, fino ad adesso, grazie anche a Mare Nostrum, alle forze della Marina Militare, alle Capitanerie di porto e alla nostra magistratura italiana, è riuscito ad arrestare oltre 1.253 scafisti e criminali, e molti di questi sono attualmente sotto processo nel nostro Paese. La magistratura italiana è presa come modello a livello internazionale oggi per la capacità di indagine rispetto alle filiere del traffico internazionale di esseri umani; allora, l'invito, l'appello che faccio a tutti i colleghi del Parlamento è fare uno sforzo in più, capire che dietro a questo traffico ci sono innanzitutto esseri umani. E vorrei raccontare velocemente solo alcune testimonianze di quelle che ci vengono raccontate, perché chi oggi sbarca sulle coste italiane non lo fa molte volte volontariamente. Siamo ormai in una realtà libica in cui molte volte i profughi, che si trovano in quel Paese e che sono detenuti in prigioni, vengono, di fatto, sotto minaccia, sotto ricatto, obbligati ad imbarcarsi su queste carrette della morte.
  Prima di questa fase molte volte sono ridotti in forma di schiavitù da gruppi criminali che noi sappiamo in molti casi finanziano gruppi terroristici e pericolosi gruppi militari della zona. Queste sono testimonianze certificate dall'UNHCR: meglio morire in mare che in Libia, in mare si muore una volta sola, se stai in Libia si muore tutti i giorni, dice Bakarì, un ragazzo di 16 anni. Lui racconta: i letti dove dormivano erano pieni di insetti, avevamo pagato per il viaggio, ma nell'attesa dovevamo lavorare gratis per i padroni del posto, come schiavi.
  Insomma, questa è la situazione in cui ci troviamo, siamo di fronte a schiavisti, criminali che noi abbiamo il dovere di combattere e di contrastare in tutte le forme possibili. Questa missione è sicuramente una missione militare, ma per noi ha anzitutto un obiettivo umanitario e di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, una criminalità che oggi non trova l'unico vettore in Libia, ma purtroppo tocca altri Paesi dell'area mediterranea.
  Sicuramente questa missione non è sufficiente, noi stiamo contemporaneamente chiedendo con forza a tutti i Paesi europei di darci un contributo concreto, serio, per una condivisione vera della distribuzione dei profughi e dei richiedenti asilo in tutti i Paesi europei. Ma dobbiamo agire ancora prima, ancora più a sud per prevenire questi flussi nel rispetto degli standard internazionali e delle convenzioni delle Nazioni Unite. Penso che un importante passo sia stato fatto qualche giorno fa con la visita del Ministro della giustizia e portavoce del Governo del Niger, Marou Amadou, che ha incontrato il Ministro Orlando e il Ministro Gentiloni Pag. 9proprio per rafforzare le strategie di contrasto della criminalità organizzata e dei nuovi schiavisti.
  Noi dobbiamo innanzitutto oggi lavorare per far sì che i richiedenti asilo, i profughi, non arrivino in Libia, perché una volta giunti lì diventano ostaggio di questi gruppi criminali. Contemporaneamente dobbiamo predisporre nei Paesi di transito dei centri di accoglienza per dare la possibilità alle persone sul posto di fare domanda di asilo in Europa e verificare lì la possibilità di ottenere o meno questo diritto. Ovviamente non possiamo parlare di una soluzione definitiva al dramma dei flussi, dell'immigrazione e dei profughi, ma anche alla fatica e alla difficoltà di un Paese come l'Italia di fare fronte da solo a questo flusso epocale se non con la stabilità in Libia. La stabilità in Libia già oggi avrebbe significato, ma speriamo che nelle prossime settimane significherà, il passaggio a fasi successive, per riuscire a concordare attraverso la collaborazione internazionale con uno Stato, speriamo riconosciuto unito, iniziative di contrasto più serio della criminalità organizzata e dei gruppi criminali terroristici che oggi gestiscono flussi milionari di traffico di profughi.
  La stabilità in Libia significa impegnarla a rispettare le convenzioni internazionali, divenire quindi essa stessa un Paese che può accogliere e integrare i richiedenti asilo. La stabilità in Libia significa poter finalmente combattere insieme a quel popolo una piaga che ci allarma tutti: la presenza del terrorismo islamico, dell'Isis, che purtroppo continua ad essere presente e attivo in quel Paese, minacciando non solo la popolazione libica, ma minacciando anche i Paesi limitrofi, a partire ovviamente dall'Italia.
  Oggi finalmente portiamo a casa un risultato importante grazie all'impegno del Governo italiano, grazie al lavoro di Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la difesa e la Politica estera, grazie anche alla collaborazione positiva dell'opposizione in questo Parlamento.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, la decisione adottata lo scorso 18 maggio dal Consiglio europeo, di avviare una operazione navale congiunta denominata EUNAVFOR MED, risponde finalmente alla richiesta più volte avanzata dal Parlamento italiano per un reale ed incisivo coinvolgimento dell'Europa nella situazione di crisi in atto nel Mediterraneo centrale. Risponde tra l'altro ad una nostra pressante richiesta di una azione impostata a livello comunitario nell'indispensabile tentativo di contrastare i trafficanti di essere umani, individuandone e neutralizzandone ogni genere di attività. La situazione di crisi nell'area del Mediterraneo centrale ha accresciuto infatti in termini esponenziali il fenomeno dei flussi migratori.
  Oltretutto il susseguirsi delle aperture di nuovi fronti bellici e rivolte locali purtroppo non inducono a credere che almeno nell'immediato futuro questi possano diminuire di intensità. Migliaia di disperati in fuga dai loro Paesi ormai costantemente devastati da rivoluzioni e conflitti giungono sulle coste della Libia e da lì tentano di attraversare il mare che li separa dai Paesi dell'Unione europea, favorendo così l'attività di trafficanti senza scrupoli che si arricchiscono su ogni essere umano che tenti di intraprendere questo tipo di viaggio.
  Le conseguenze di tale fenomeno che si verifica alle porte di casa nostra, ahimè, le conosciamo tutti. Drammatici naufragi in cui migliaia di persone trovano la morte e un riversarsi costante di immigrati sul nostro territorio. E sono ormai veramente quotidiani gli episodi di naufragi di imbarcazioni stipate fino all'inverosimile di persone in fuga dalle zone di guerra. A fronte di queste ripetute stragi di innocenti in mare, il Governo italiano si è adoperato affinché l'Unione europea acquisisse finalmente una piena consapevolezza Pag. 10della particolare situazione di crisi esistente a pochi chilometri dalle nostre coste.
  La drammaticità del fenomeno è peraltro anche nella sua natura strutturale, cioè nel suo costituire un fenomeno che sarà di lungo periodo e con il quale, pertanto, dovremo convivere per molto tempo ancora. Dopo Mare Nostrum è partita anche l'operazione Triton che dovrà proseguire proprio per far fronte a questo fenomeno ed evitare il verificarsi di vere e proprie stragi di esseri umani. Si avvertiva comunque la necessità di un gesto da parte dell'Unione europea in grado di indicare la volontà univoca di dirigersi tutti verso una unica importante direzione, quella della lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani.
  Per questo motivo, che la decisione del Consiglio europeo di intraprendere un'operazione di gestione militare della crisi deve essere visto come un importante risultato raggiunto innanzitutto dal nostro Governo. Si è partiti dall'operazione denominata Mare Nostrum, che ci ha visto agire autonomamente proprio in considerazione del fatto che l'Unione europea non valutava le nostre frontiere come veri e propri confini europei, per arrivare oggi a un'operazione complessa che prevede il coinvolgimento di ben 14 Paesi. Per analizzare poi i contenuti della missione EUNAVFOR MED occorre necessariamente partire da quanto disposto dalla delibera del Consiglio europeo dello scorso 18 maggio. In essa, infatti, si precisa che tale missione dovrà servire a fornire un robusto contributo nell'azione di smantellamento del modello affaristico delle reti di traffico e della tratta degli esseri umani, procedendo dall'adozione di misure sistematiche in grado di individuare e fermare ed eliminare le imbarcazioni ed i mezzi usati o anche solo sospettati di essere utilizzati dai trafficanti. Il tutto ovviamente in conformità al diritto internazionale vigente.
  Come poi si può notare, la portata e la chiarezza della missione votata favorevolmente da tutti i Governi europei costituisce una base di partenza per l'inizio di una visione comunitaria del problema dei flussi migratori la cui competenza non potrà e non dovrà più essere considerata di carattere nazionale. La missione EUNAVFOR MED si presenta sicuramente come molto complessa e articolata con il ruolo di nazione guida affidato all'Italia e al comando operativo stabilito a Roma. Essa prevede tre fasi successive e dovrà coordinarsi con altri organi dell'agenzia dell'Unione europea e mi riferisco, in particolare, a Frontex, Europol e Eurojust, nonché all'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo e le missioni pertinenti di politica di sicurezza e di difesa comune. La complessità dell'operazione consiste nel rilevare il numero di agenzia e di organi coinvolti nell'operazione, alcuni ad alto tasso di rischio e di pericolosità, che i Paesi coinvolti dovranno effettuare ed affrontare. In un primo momento, si procederà con l'individuazione e il monitoraggio delle reti di immigrazione attraverso la raccolta di informazioni ed il pattugliamento in alto mare, conformemente al diritto internazionale, e successivamente si procederà a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani, alle condizioni previste dal diritto internazionale. Conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili al consenso dello Stato costiero interessato, l'operazione prevede che si proceda ad effettuare fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani, alle condizioni previste da detta risoluzione o detto consenso.
  In una terza fase poi, sempre in conformità alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili al consenso dello Stato interessato, verranno adottate tutte le misure necessarie nei confronti di una imbarcazione, relativi mezzi e strumenti che possono essere messi fuori uso o resi inutilizzabili, attività che peraltro può essere svolta nel territorio dello Stato interessato, alle Pag. 11condizioni previste appunto da dette risoluzioni o detto consenso. Tali operazioni potranno essere effettuate nel caso in cui gli operatori tengano ragionevolmente il loro uso idoneo a configurare una vera e propria attività di traffico di esseri umani. Navi e aerei d'Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Polonia, Slovenia, Paesi Bassi, Svezia, Grecia, Lussemburgo, Finlandia, Belgio, Ungheria e Lituania dovranno collaborare nel portare a compimento le tre fasi dell'operazione, che oltretutto ha anche ricevuto l'appoggio e il sostegno della Nato.
  Credo sia peraltro opportuno precisare due punti ancora. Innanzitutto la delibera dello scorso 18 maggio, che ha stabilito che spetterà al Consiglio europeo decidere in merito al raggiungimento o meno dei risultati prefissati da ciascuna fase dell'operazione e quindi sull'opportunità o meno di procedere ulteriormente. Inoltre, in considerazione dell'importanza che riveste la Libia in tale situazione, lo scopo di questa missione sarà anche tentare di rinsaldare e rafforzare i rapporti con il Governo di Tobruk oltre che con le truppe dei ribelli locali. Non dimentichiamo infatti, lo ricordava anche il collega Chaouki, che la questione dei flussi migratori è fortemente legata all'indispensabile stabilizzazione interna della Libia e su questo tema l'Italia ha deciso di seguire l'iniziativa delle Nazioni unite, un'iniziativa che è tesa a creare le condizioni perché la comunità internazionale possa contribuire, nelle forme e nei modi ritenuti opportuni, alla ricostruzione e alla stabilizzazione di quello Stato, una lotta congiunta contro i trafficanti di esseri umani, insieme ad un'azione politica che accompagni la Libia verso la formazione di un Governo che sia unito, forte, in grado di ricostruire il Paese e impedire a chi esercita la tratta di esseri umani di utilizzare quel territorio per i propri immondi traffici.
  La decisione assunta dal Consiglio degli affari esteri dell'Unione europea nella riunione del 22 giugno scorso autorizza poi la partecipazione di personale militare nel corso dell'operazione europea nel Mediterraneo centro-meridionale con lo scopo di smantellare le reti del traffico della tratta di esseri umani. Noi accogliamo quindi positivamente questa iniziativa che rappresenta, lo dico veramente, un sicuro successo del nostro Governo, impegnato con forza e convinzione in un'intensa operazione di coinvolgimento dei Paesi europei nella soluzione di un problema che, si è capito finalmente, non riguarda solamente l'Italia, solamente il nostro Paese, ma riguarda l'intero continente (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, siamo chiamati oggi a convertire il decreto-legge dell'8 luglio 2015, n. 99, che reca disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione dell'Unione europea nel Mediterraneo denominata EUNAVFOR MED, che scadrà il 6 settembre, trasmesso dal Senato a questa Camera il 23 luglio scorso e che oggi approda in Aula dopo un iter molto rapido e blindato, come spesso accade in materia di politica di difesa e di politica estera. Anche questa volta il Parlamento non è stato messo nella condizione di fare una discussione approfondita, né di modificare alcunché. Il Governo ha inteso portare a casa la conversione di questo decreto, che tratta una materia per l'appunto particolarmente sensibile e politicamente rilevante, in tutta fretta, dopo la grande esposizione mediatica e propagandistica dei mesi scorsi sull'emergenza migratoria e lo smantellamento delle reti di trafficanti di uomini. Ricordiamo tutti le dichiarazioni dei rappresentanti dell'Esecutivo che, man mano che si deteriorava il quadro della sicurezza in Libia e aumentava la pressione dei profughi nel Mediterraneo, ripetevano che l'Italia non poteva più farsi carico da sola della situazione e che Pag. 12era necessaria un'azione collettiva è una corresponsabilizzazione dell'Unione europea.
  Chiedo scusa ma c’è un cellulare che... come dicevo, ripetevano che l'Italia non poteva più farsi carico da sola della situazione e che era necessaria un'azione collettiva e una corresponsabilizzazione dell'Unione Europea.
  A febbraio scorso, il Ministro Gentiloni sollecitava formalmente un maggiore impegno dell'Unione europea, mentre, anche grazie ad una campagna stampa ad hoc, si andava diffondendo nell'opinione pubblica del nostro Paese la convinzione che l'Italia fosse assediata dai profughi e che stesse aumentando il rischio di importare terroristi a bordo dei barconi della morte. Ciò, fino alla notte tra il 18 e il 19 aprile scorso, quando uno di questi si rovesciava e provocava le morti di 700 migranti nei pressi delle coste libiche. Il 20 aprile il Consiglio dell'Unione europea approva il piano di emergenza, che prevede, tra le altre cose, il potenziamento delle operazioni Triton e Poseidon, attuate dall'agenzia europea Frontex, per il pattugliamento delle coste e la protezione delle frontiere marittime, per la lotta agli scafisti e la distruzione delle imbarcazioni.
  L'operazione EUNAVFOR MED viene istituita il 18 maggio nell'ambito della politica di sicurezza e difesa comune, il suo lancio avviene il 22 giugno e l'Italia entra nell'operazione da lead Nation il 27. Le date, secondo me, sono importanti, soprattutto in riferimento al ruolo del Parlamento, che partecipa alle decisioni che via via il Governo andava assumendo, con una semplice comunicazione alle commissioni competenti, due giorni prima dell'avvio della missione, quando tutto cioè era pronto e deliberato. Prima di allora, solo notizie di stampa. Eppure si tratta di una operazione particolarmente delicata, sia per la natura, che per gli obiettivi e le prospettive future, in un'area geopolitica problematica e particolarmente critica.
  Il mandato della missione – lo voglio ricordare –, come definito dall'articolo 2 del provvedimento, è complesso e presenta profili diversi anche in riferimento alla Costituzione italiana e al diritto internazionale e prevede tre fasi successive.
  La prima: individuazione e monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare; fermi e ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospette.
  Fermi e sequestri, ispezioni e dirottamenti in alto mare o nelle acque territoriali e interne di uno stato costiero di imbarcazioni sospette, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato: questo per quanto riguarda la seconda fase.
  E infine: adozione di tutte le misure necessarie nei confronti delle imbarcazioni sospette, ivi compresa la possibilità di metterle fuori uso o renderle inutilizzabili, nel territorio dello Stato costiero interessato, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato.
  Cioè, il Parlamento è chiamato oggi a deliberare un mandato articolato, per il quale sono previste, nella seconda e terza fase, risoluzioni dell'ONU, ma sono previste risoluzioni dell'ONU ex post, cioè a posteriori, come è spesso accaduto in altre missioni internazionali cui l'Italia ha partecipato e che noi abbiamo spesso denunciato.
  Convertiremo un decreto per una operazione che si svilupperà in tre fasi, senza certezza dell'autorizzazione dell'ONU, posto che già alcuni membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU si sono dichiarati contrari a questo tipo di operazioni e posto, tra l'altro, che, a norma dell'articolo 42 del capitolo settimo della Carta dell'Unione europea, questo tipo di operazione in alcun modo può essere effettuata senza che vi siano risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU.
  Noi riteniamo che questa missione non abbia l'obiettivo di salvare vite umane nel Mediterraneo, ma esclusivamente l'uso Pag. 13della forza per fermare i cosiddetti trafficanti di uomini, che anche per noi sono criminali odiosi, però questo tipo di operazione, come affermato da più parti, porterà inevitabilmente a «danni collaterali»: un'espressione orribile che viene usata per dire che ci potranno essere vittime innocenti. In questo caso si tratterà dei profughi che tentano di raggiungere questa parte del Mediterraneo e si troveranno in mezzo ad un'operazione di guerra, in un mare già affollato di dispositivi militari aereo-navali. Voglio ricordare che nel Mediterraneo sono attive diverse operazioni militari: Triton, Poseidon marittima, Active Endeavour, Mare sicuro.
  Si tratta di operazioni militari con un dispiegamento di forze enorme: la missione Active Endeavour, poi, è una missione che è partita a ottobre del 2001 e che aveva, anch'essa, il compito di monitorare il flusso del traffico delle merci, stabilendo contatti con le navi mercantili, ed è un'operazione effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittimi; l'operazione Triton, coordinata appunto dall'Agenzia Frontex, che è un'operazione molto differente, subentrata all'operazione Mare Nostrum, e ha l'obiettivo di sorvegliare le frontiere marittime esterne dell'Unione europea e di contrastare – viene detto – l'immigrazione irregolare e le attività dei trafficanti di esseri umani.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 10,30)

  DONATELLA DURANTI. Quindi, ci sembra di capire, gli stessi compiti di EUNAVFOR MED. E poi c’è l'operazione tutta italiana Mare Sicuro, che – voglio ricordare – dispiega cinque unità navali di superficie e di immersione, con elicotteri imbarcati, aerei a pilotaggio remoto, ed è una missione che è stata autorizzata nell'ultimo «decreto missioni», ed è in stretto collegamento con Triton. Insomma un affollamento, un affollamento di missioni militari, che fino ad adesso non hanno portato al risultato sperato, cioè a quello di bloccare i criminali, gli scafisti, che utilizzano gli uomini come carne da macello. Noi pensiamo che anche questa operazione non avrà il risultato di bloccare i trafficanti, ma appunto, come dicevamo, avrà il risultato di costringere i migranti, i profughi che scappano da quella parte del Mediterraneo a trovarsi in mezzo ad azioni di guerra: da un lato, le navi militari dispiegate, dall'altro, gli scafisti, e probabilmente non solo aumenteranno le morti nel Mediterraneo, ma probabilmente molti di quei profughi saranno costretti a rimanere sulle coste libiche, dove, come sappiamo, sono messi a rischio i diritti inviolabili delle persone.
  Ed ora c’è appunto EUNAVFOR MED: per noi EUNAVFOR MED, che prevede il dispiegamento complessivamente di otto unità navali e di dodici assetti aerei, rappresenta una forzatura, una vera e propria forzatura della politica di sicurezza e di difesa comune, che appunto abbiamo detto servirà esclusivamente alla chiusura dei confini europei, un assetto di vero e proprio contrasto, non governo delle migrazioni, che metterà in pericolo migliaia di vite umane e costringerà a ricercare vie di fuga ancora più pericolose, così il Mediterraneo sarà sempre più affollato di strumenti militari e di corpi di uomini e donne disperati che vedranno diminuire le loro possibilità di salvezza. Il carattere esclusivamente militare e di uso della forza, a mio parere, è peraltro dimostrato dai mezzi impiegati. Ho già detto: otto unità navali e dodici aerei. Ma l'Italia partecipa alla missione con nave Cavour, l'ammiraglia della nostra flotta, con un sommergibile e con due aerei a pilotaggio remoto e 1020 militari. Voglio ricordare che l'Italia in questo momento è impegnata in diciannove missioni internazionali, a fronte di diciotto missioni internazionali c’è un impiego previsto di 4336 militari. Un'unica missione poi, che si è aggiunta appunto il 27 giugno, EUNAVFOR MED, prevedrà il dispiegamento Pag. 14di 1020 uomini, una sproporzione assoluta rispetto ai militari impiegati, invece, per le altre diciotto missioni.
  Ma poi vorrei parlare di nave Cavour. Io capisco che per alcuni rappresentanti del Governo finalmente si tratterà di utilizzare nave Cavour per gli scopi per cui è stata costruita, cioè una portaerei, una nave da guerra, e finalmente potranno utilizzarla in un altro modo, visto che fino ad ora è stata impiegata solo come una sorta di grande fiera galleggiante che ha promosso il made in Italy in giro per il mondo. Nave Cavour è una nave che fornisce supporto e trasporto ai contingenti di forze da sbarco, cioè quei contingenti che potranno passare da bordo di nave Cavour sulle coste, immaginiamo le coste libiche, e può ospitare dodici elicotteri o otto aerei.
  È una nave di tale dimensione e di tale tonnellaggio che non potrà in alcun modo essere utilizzata in operazioni di SAR, ovvero di sicurezza, di salvataggio e di soccorso dei migranti perché, se solo si dovesse avvicinare alle imbarcazioni, ne determinerebbe il loro affondamento. D'altronde io lo riconosco, a differenza della Ministra Pinotti, che ieri ci ha chiesto di non immaginare neppure un utilizzo diverso di nave Cavour da quello previsto dalla prima fase del decreto. Il sottosegretario Rossi, con grande lealtà intellettuale, il 25 giugno, quando è venuto in Commissione a comunicare l'avvio di EUNAVFOR MED, ha confermato che – lo riporto testualmente – per apparati, per esperienza e per capacità di includere in prospettiva anche assetti diversi da quelli previsti dalla prima fase – cioè, aggiungo io, quelli previsti nella seconda e terza fase – nave Cavour ci offre la garanzia di dare una risposta globale e non solamente limitata alla situazione attuale. Penso che questo confermi le nostre preoccupazioni: o è una semplice dimostrazione di prova muscolare, quella che sta svolgendo il nostro Governo – che in questo caso è lead Nation di quest'operazione –, oppure davvero, come noi pensiamo, quest'operazione è già pronta anche nelle fasi successive e l'utilizzo di nave Cavour questo sta lì a dimostrare.
  Se così è, io ritorno sul punto, il punto delicatissimo dell'autorizzazione prevista per l'avvio della seconda e della terza fase di questa'operazione. Si tratta dell'autorizzazione prevista attraverso le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Potrà essere utilizzata nave Cavour che è, appunto, pronta e disponibile anche per le fasi successive senza le risoluzioni dell'ONU ? Noi pensiamo assolutamente «no». In Commissione c’è stata una lunga discussione su questo e le opposizioni hanno anche chiesto che nel decreto – ma, come si sa, era immodificabile – fosse aggiunto con un emendamento che il Governo comunque sarebbe tornato non per semplici comunicazioni, ma per una discussione e un voto sulle successive missioni internazionali, laddove ci fossero appunto le risoluzioni dell'ONU. Immaginiamo e speriamo che, laddove non ci dovessero essere, la seconda e la terza fase non vengano avviate. Ma neanche questo c’è stato concesso. C’è stata data la possibilità di presentare un ordine del giorno che sostanzialmente dice che il Parlamento dovrà essere chiamato ad esprimersi sulla seconda e terza fase e sulle risoluzioni dell'ONU. Ma temo che un ordine del giorno non servirà a molto.
  Siamo contrari a quest'operazione. Siamo contrari a quest'operazione militare, perché abbiamo detto serve al contrasto dei flussi migratori. Questo sarà il risultato. E siamo contrari anche dal punto di vista finanziario. Il costo di questa missione per l'Italia sarà pari a 26 milioni di euro per tre mesi, cioè costerà quanto costava l'operazione Mare Nostrum. C’è stato detto che Mare Nostrum aveva un costo eccessivo, che l'Italia non poteva in alcun modo sopportare. E, invece, quest'operazione costerà quanto Mare Nostrum con la differenza che Mare Nostrum, seppure una missione insufficiente, è stata comunque una missione che ha salvato migliaia di uomini, donne e bambini nel Mar Mediterraneo e che Pag. 15poteva essere allargata con la partecipazione dei Paesi dell'Unione europea, come appunto avevamo chiesto, e poteva intanto però essere mantenuta. Invece si è cancellata Mare Nostrum e si è dato avvio da un lato a Triton e dall'altro a Mare sicuro, dispositivi militari aggressivi che non faciliteranno in alcun modo l'arrivo dei profughi sulle nostre coste.
  Lo voglio dire con grande chiarezza: Sinistra Ecologia Libertà pensa che il tema sia quello di garantire la sicurezza nell'accesso e nell'ingresso sulle nostre coste dei profughi, quello di garantire la sicurezza di condizioni di vita dignitosa dei profughi. L'Italia, il nostro Paese, invece di preoccuparsi delle procedure d'infrazione che l'Unione europea ha aperto nei suoi confronti, si allinea immediatamente alle decisioni dell'Unione europea. Anzi, è stato il Paese che più ha lavorato perché si arrivasse all'avvio e al lancio di EUNAVFOR MED.
  Voglio ricordare quali sono le procedure di infrazione cui siamo sottoposti. Una è quella in cui si contesta al nostro Paese il fatto che il sistema di asilo italiano sia caratterizzato da significativi ritardi nella nomina del tutore per i minori non accompagnati, che vogliono fare domanda di protezione internazionale, nonché dal fatto che i tutori risultino sovraccarichi della responsabilità di un gran numero di minori non accompagnati in modo tale da non espletare adeguatamente le funzioni previste dalla normativa europea.
  L'altra procedura di infrazione riguarda addebiti che interessano l'Italia riguardo le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, trattenuti nei CIE, considerati non in linea con gli standard del Comitato europeo per la prevenzione della tortura.
  E infine un'altra procedura, secondo la quale le violazioni contestate consisterebbero, in particolare, nella limitata capacità dei centri di accoglienza dei richiedenti asilo e l'inconsistenza di fatto dell'accesso alle condizioni di accoglienza nelle procedure di domanda di asilo, in particolare, la mancanza nella pratica di un accesso effettivo alla procedura pertinente.
  Allora, di questo si tratta: da un lato, non rispettiamo gli standard minimi previsti dall'Unione Europea per l'accoglienza e, dall'altro, siamo lead nation, lo voglio sottolineare; finalmente l'Italia è lead nation di qualcosa, è lead nation di una ennesima operazione militare che provocherà danni collaterali che già immaginiamo e che non vorremmo però registrare. Invece, appunto, di preoccuparsi del suo sistema di accoglienza e di come si garantisce l'arrivo in sicurezza dei profughi, si fa una dimostrazione di prova muscolare e finalmente utilizza la sua nave ammiraglia.
  Noi crediamo che vada fatto altro e mi avvio a concludere. Lo abbiamo chiesto, lo abbiamo chiesto di nuovo con un emendamento, lo chiederemo con un ordine del giorno: l'Italia si deve fare promotrice in Europa di una vera missione di salvataggio e soccorso: l'abbiamo chiamata e definita una Mare Nostrum allargata, in cui vi siano le risorse di tutti i paesi europei, che abbiano l'unico scopo, uno scopo umanitario, quello di raccogliere, salvare e portare appunto da questa parte delle masse di disperati che lo desiderano.
  Bisogna sostenere la mediazione dell'ONU per arrivare ad una risoluzione della crisi libica, e quindi alla stabilità di quel paese. Vanno aumentati gli interventi di cooperazione internazionale per affrontare e risolvere le condizioni che, nei paesi dell'Africa, determinano lo spostamento di migliaia di disperati.
  Vanno finalmente modificate le ignobili normative nazionali ed europee di ingresso, che rendono impossibile l'accesso in sicurezza dei profughi ed emigranti.
  Bisogna chiudere una volta per tutte con l'emergenza. Non siamo di fronte ad una emergenza, siamo di fronte ad un fenomeno strutturale, che vede una pressione di uomini e donne e bambini da quella parte del Mediterraneo, in cerca di condizioni di vita migliori. E noi non sappiamo fare altro, noi paesi dell'Unione europea, non sappiamo fare altro che Pag. 16utilizzare ingentissime risorse, voglio ricordarlo, per tornare alla nave Cavour, il cui costo, per il suo funzionamento, è pari ai tre quarti del costo complessivo di Mare Nostrum; sono risorse eccezionali straordinarie che potrebbero essere utilizzate in un altro modo. Potrebbero essere utilizzate appunto per un nuovo sistema di accoglienza e di ingresso nel nostro Paese, per garantire finalmente la vita nel Mediterraneo, visto che quel mare è affollato di strumenti militari, ma soprattutto di corpi di uomini e donne e bambini, che ci chiedono e gridano aiuto e ai quali invece non sappiamo far meglio che rispondere con armi, con dispiegamento di armi, che probabilmente avranno come bersaglio numero uno, volenti o non volenti, quelle stesse persone che in questo momento premono per vedere la loro vita salva qui da noi, grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio deputata Duranti.
  È iscritta a parlare la deputata Maria Edera Spadoni. Prego ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Il disegno di legge in questione, che stiamo discutendo quest'oggi, è volto alla conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante una serie di disposizioni volte ad assicurare la partecipazione italiana all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED.
  Si tratta di un'operazione militare, deliberata dal Consiglio dell'Unione europea con decisione PESC del 18 maggio scorso, con l'obiettivo di smantellare le reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo, argomento più volte rimbalzato in quest'Aula, attraverso l'adozione di misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare le imbarcazioni e i mezzi utilizzati dai trafficanti.
  L'operazione sarà condotta tramite fasi successive, ce ne saranno tre, la prima delle quali è mirata all'individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione. Questa prima fase è già partita, come è stato precedentemente ricordato, a giugno di quest'anno e si concluderà a settembre; quindi, la prima fase sarà di tre mesi. La seconda implica fermi, ispezioni e sequestri delle imbarcazioni sospette, mentre la terza fase è diretta all'eliminazione dei mezzi usati per il traffico anche nel territorio libico (qui ci ritornerò più avanti).
  Va sottolineato che, mentre la prima fase della missione è già autorizzata dalla richiamata decisione dell'Unione europea, la seconda e la terza fase dell'operazione si potranno svolgere solo grazie all'autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o con il consenso della Libia. Il Consiglio UE, con decisione PESC/2015/972 del 22 giugno 2015, aveva approvato il lancio dell'operazione EUNAVFOR MED, operazione posta sotto il comando del contrammiraglio Credendino, con comando operativo basato a Roma, sia in considerazione della stima di cui godono le nostre Forze armate sia in virtù dell'oggettiva particolare esposizione del nostro Paese.
  Inoltre, l'operazione opera in stretto coordinamento con altri organi e agenzie dell'Unione europea, tra cui Frontex, Europol, Eurojust e l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo, e le pertinenti missioni di politica di sicurezza e di difesa comune. Oltre alla portaerei italiana Cavour, nave ammiraglia dell'operazione navale EUNAVFOR MED, nella prima fase dell'operazione verranno dispiegate otto unità navali di superficie e sottomarine e dodici assetti aerei.
  Tra gli Stati contributori figurano attualmente 14 Stati membri: Belgio, Germania, Grecia, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Svezia, Slovenia e Regno Unito. L'operazione EUNAVFOR MED intende contribuire al contrasto al business dei trafficanti di uomini nel Mediterraneo. Con il provvedimento in esame viene autorizzata la spesa di 26 milioni di euro, reperiti a valere sul Fondo missioni per 19 milioni e sui rimborsi ONU per 7 milioni, per la partecipazione di 1.020 Pag. 17unità di personale militare e per l'impiego di mezzi navali, la portaerei Cavour e un sommergibile di classe Todaro, e mezzi aeromobili, supportati da un dispositivo aeronavale composto da un sommergibile, due velivoli a pilotaggio remoto, supporti sanitari imbarcati a terra e risorse logistiche nelle basi di Augusta, Sigonella e Pantelleria.
  Inoltre, sono previste le solite disposizioni in materia di personale, nonché in materia penale e contabile, richiamando le consuete disposizioni dei periodici provvedimenti di proroga missioni. Il MoVimento 5 Stelle ha evidenziato alcune criticità: la più evidente criticità di questa missione è che tale operazione nasce già monca, in quanto l'azione militare prevista è composta di tre fasi e quella al momento messa in campo è solo la prima, che si limiterà a raccogliere informazioni di intelligence.
  Le altre due fasi, che rappresentano il nocciolo del problema o dovrebbero contribuire a risolverlo, partiranno solo se e quando, come sopra detto, ci saranno le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oltre all'approvazione di alcuni Parlamenti europei. Chiaramente, noi speriamo che questa approvazione vi sia anche da parte del Parlamento italiano. La settimana scorsa, in Commissione affari esteri e comunitari, ho specificatamente chiesto al relatore Amendola se vi sarà, eventualmente, una votazione da parte del Parlamento di approvazione della risoluzione che verrà portata avanti dall'Unione europea.
  Il problema è che la risposta non ci ha soddisfatto, nel senso che il collega Amendola ha parlato chiaramente di una discussione che verrà fatta in Parlamento, ma non di una votazione. Molto probabilmente, su questa risoluzione ONU, in altri Parlamenti nazionali, vi sarà una votazione effettiva e la nostra preoccupazione è che in questo non ci sia, quindi, di fatto, mettendo da parte il Parlamento italiano.
  Un'altra criticità, come è stato evidenziato anche dal senatore Cotti del MoVimento 5 Stelle, è che stiamo mandando una nave come la Cavour insieme a un contingente di circa mille militari. Parliamo di una nave il cui solo spostamento richiede un sacco di soldi.
  È una nave da guerra con a bordo delle persone preparate a fare i militari e non propriamente a fare operazioni di salvataggio in mare. Per questo noi abbiamo presentato un emendamento sia in Commissione, che anche in Aula, che discuteremo a breve, in cui viene specificatamente richiesto che a questa missione possa partecipare anche personale civile scelto tra le organizzazioni non governative, proprio per offrire supporto ai nostri militari nella missione.
  Entrando nell'articolato del provvedimento, abbiamo all'articolo 2 il mandato che consta di tre fasi, come dicevo prima. La prima fase sostiene l'individuazione e il monitoraggio delle reti di immigrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare conformemente al diritto internazionale. In una seconda fase si procede a fermi, ispezioni, sequestri, dirottamenti in altro mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di essere umani, alle condizioni previste dal diritto internazionale applicabile, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato. Io credo che questa frase sia molto rilevante nel senso che qui, con questa missione, stiamo dicendo che ci può essere una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite oppure il consenso dello Stato. Questo vuol dire che, se viene approvata una risoluzione dell'ONU per la seconda e terza fase (dove ricordo ci saranno fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti per la seconda fase, mentre nella terza fase, addirittura, si adotteranno tutte le misure necessarie nei confronti dell'imbarcazione e dei relativi mezzi anche mettendoli fuori uso e rendendoli inutilizzabili), questa risoluzione non implicherebbe che ci sia anche il consenso dello Stato costiero interessato, in questo caso della Libia. Molto spesso in Commissione viene citato l'articolo Pag. 1811 della Costituzione soltanto per quanto riguarda la prima parte, quindi l'Italia ripudia la guerra e così via, ma c’è anche una seconda parte, in cui si parla di meno sovranità da parte di altri Stati nel momento in cui bisogna garantire pace e giustizia. Questo è vero, però se io vado a leggere l'articolo 11 della Costituzione, leggo: «l'Italia ripudia la guerra (...) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali» e così via. Io credo che l'interpretazione che viene fatta di questo articolo sia interpretazione sbagliata, nel senso che, se noi parliamo di risoluzione delle Nazioni unite per promuovere la pace e la giustizia, non stiamo parlando di questa risoluzione. Perché in questa risoluzione parliamo di «fermi, ispezioni e sequestri, per combattere la tratta degli esseri umani», ed è assolutamente una battaglia che bisogna portare avanti, anche noi siamo d'accordo col fatto che bisogna contrastare la lotta al traffico di esseri umani, ma non si sta parlando di assicurare la pace e la giustizia attraverso questa risoluzione ONU.
  Ricordo anche un'altra risoluzione che è stata fatta nel 2011, la risoluzione riguardante il conflitto libico, la risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, del 17 marzo 2011, proposta da Stati Uniti, Francia, Libano e Regno Unito, che, con la giustificazione di chiedere l'istituzione di una tregua e l'immediato cessate il fuoco nella regione libica e di autorizzare tutti i mezzi necessari a proteggere i civili (risoluzione che ricordo ha autorizzato dei bombardamenti NATO), ha creato il conflitto, ha creato il caos totale che adesso abbiamo in Libia. Una risoluzione ONU ha permesso e autorizzato dei bombardamenti NATO nel territorio libico e ha creato il caos, perché al momento in Libia abbiamo una situazione di caos. Abbiamo due Governi, di cui uno legittimo e l'altro «no», abbiamo Daesh che è entrato anche nella regione; abbiamo, purtroppo, quattro italiani rapiti proprio la settimana scorsa.
  Quindi, ci ritroviamo, attraverso una risoluzione delle Nazioni Unite e un'autorizzazione, da parte di questa risoluzione ad un bombardamento da parte della NATO, ad aver creato un caos.
  Io ricordo questo perché molto spesso si parla di tratta di migranti, del fatto che dobbiamo contrastare la tratta, che dobbiamo contrastare questa situazione, che è effettivamente una situazione di emergenza. Però, ho sempre la sensazione che questa situazione di emergenza voglia essere risolta attraverso un pattugliamento dei nostri mari, che non porterà alla soluzione effettiva. Perché non porta alla soluzione effettiva ? Perché se noi, intesi come Governi occidentali, attraverso politiche offensive, ci ritroviamo a espropriare la terra africana, a espropriare l'acqua africana, a decidere di fare business in quei territori in questo modo, sicuramente non risolveremo la questione migratoria o la questione delle tratte.
  Questo è quello che molti Paesi occidentali stanno facendo. Il land grabbing, l'espropriazione delle terre nel territorio africano, lo stanno facendo i Paesi occidentali. Ci stiamo appropriando delle loro risorse energetiche, ci stiamo appropriando delle loro risorse dell'agricoltura. In qualche modo non ci soffermiamo, magari parliamo anche con quei dittatori che decidono di avere guerre civili nei vari Paesi. Poi, quando a un certo punto Gheddafi viene considerato il grande dittatore, allora a quel punto parte la missione. Però è strano il fatto che ci ritroviamo comunque a parlare e a colloquiare a livello governativo con dittatori di altri Paesi africani e poi, a un certo punto, Gheddafi nel 2011 è una persona scomoda e, a quel punto, noi diventiamo i grandi paladini della giustizia, i paladini dei diritti umani e, quindi, dobbiamo per forza andare a bombardare per proteggere i civili.
  A volte mi chiedo anche quando effettivamente ci interessiamo ai civili. Infatti, ci interessiamo ai civili di certi Paesi e poi Pag. 19di altri non ci interessa. Non ci interessano i civili che magari troviamo a Gaza, non ci interessano i civili che troviamo in altri Paesi. Però, a un certo punto, partono i bombardamenti perché in Libia Gheddafi è diventato il brutto e il cattivo. È un po’ questa ipocrisia – permettetemi la parola –, questa incongruenza che poi ci fa ritrovare l'emergenza migratoria.
  Io sono assolutamente convinta che quelle popolazioni che scappano dai loro Paesi, se noi non espropriassimo le terre, se non espropriassimo l'acqua e le risorse energetiche, molto probabilmente starebbero molto bene dove sono nate. Quindi, c’è proprio un'incongruenza iniziale. Dal nostro punto di vista, se questa incongruenza non verrà risolta, chiaramente noi continueremo ad avere l'emergenza migratoria. Potremmo anche avere venti navi effettive nei nostri mari, ma questa emergenza non verrà risolta in questo modo.
  Noi avevamo fatto delle proposte assolutamente condivisibili, anche perché sono proposte che sono state approvate da quest'Aula a dicembre 2014, proprio per contrastare il fenomeno migratorio. Avevamo chiesto, per esempio, il superamento della Convenzione di Dublino, la Convenzione che fa sì che i migranti che arrivano in Italia debbano partire con l'iter del permesso di soggiorno in Italia. Questa Convenzione va a sfavore di tutti i Paesi che sono al confine nella zona del Mediterraneo. Abbiamo richiesto una risoluzione di accordi bilaterali per il controllo delle tratte. Non crediamo che andare a bombardare un Paese confinante o decidere di adottare determinate risoluzioni in cui decidiamo anche di poter affondare imbarcazioni in zona libica possa risolvere la situazione. Chiediamo, invece, che debbano essere conclusi accordi bilaterali. Abbiamo chiesto l'istituzione di quote massime di migranti per Paese.
  Queste quote massime che l'Unione europea ha deciso di abbassare sempre di più. Ricordo che questa proposta è stata approvata anche in sede di Consiglio d'Europa, dove abbiamo proprio richiesto esattamente la stessa cosa che abbiamo richiesto alla Camera nel dicembre scorso, cioè l'istituzione di quote massime. E anche quella ci è stata approvata dal Consiglio d'Europa. Abbiamo richiesto un'istituzione di punti di richiesta d'asilo finanziati dall'Unione europea, anche al di fuori del territorio europeo, in collaborazione con le Nazioni Unite. Abbiamo fatto delle proposte, quindi, che sono state approvate. Noi siamo assolutamente consapevoli che i diritti umani devono essere ai primi posti nella discussione, sia parlamentare, che anche nelle organizzazioni internazionali. Con questo non crediamo che possa esserci una soluzione al problema migratorio. Ribadisco che le soluzioni possono essere altre, però ci devono essere delle soluzioni forti, delle soluzioni che possano portare effettivamente anche un equilibrio di alcune zone. Questo equilibrio sicuramente non ci sarà se da una parte investiamo in cooperazione e parliamo di una seria cooperazione e, poi, dall'altra decidiamo di espropriare le terre al popolo africano. Questa incongruenza non andrà avanti molto, credo, anche perché l'emergenza migratoria continua ad esserci e se continuiamo, come Paesi occidentali, a pensarla in questo modo, sicuramente nessuna missione riuscirà a risolvere la questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3249)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la maggioranza per la III Commissione, Amendola, il relatore per la maggioranza per la IV Commissione, Causin, e il relatore di minoranza, Gianluca Pini, rinunciano alle repliche.
  Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, sottosegretario Domenico Rossi.

Pag. 20

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie Presidente, intervengo unicamente per ribadire che molte delle risposte alle osservazioni che sono state presentate sono già nelle relazioni presentate dall'onorevole Amendola e dall'onorevole Causin. Volevo unicamente ritornare su alcuni spunti con alcune precisazioni. Innanzitutto, ribadire, come già messo in rilievo, che le operazioni in atto hanno tutte scopi diversi, che non sono sovrapponibili al momento e, quindi, conservano tutte la loro validità specifica. In secondo luogo, per quanto riguarda la Cavour, con riferimento a quanto indicato dall'onorevole Duranti, effettivamente io ho detto chiaramente quelle parole. Debbo, però, rilevare che c'erano alcune frasi prima di quella citata in cui ho rappresentato chiaramente che la Cavour è in questo momento la nave che può consentire quel coordinamento di intelligence necessario perché rappresenta il meglio che abbiamo a livello di strumentazioni e di possibilità tecniche. Così come, già sottolineato anche dal Ministro della difesa Pinotti ieri, la nave Cavour ha capacità logistiche e soprattutto capacità ospedaliere, che possono servire evidentemente anche in situazioni di soccorso umanitario ove necessarie, che altre navi non hanno.
  L'ultimo spunto, anche prendendo come riferimento diversi emendamenti presentati che variano la data del 30 settembre: ricordo che il 30 settembre è una data di coordinamento e di scadenza finanziaria di tutte le missioni in atto. Quindi, variare quella data significa andarsi a porre in contrasto con quella che è la data di riferimento di tutte le altre missioni. Per ultimo, ricordo sempre che alcune delle incongruenze apparenti che sono state rappresentate potrebbero trovare una risposta nell'approvazione a breve della legge quadro che diverrebbe, pertanto, non solo il riferimento di tutte le missioni, ma evidentemente anche del prosieguo di questa missione in un contesto, sia autorizzativo, che comunicativo e di informazione a livello del Parlamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle 11,25.

  La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,30.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3249)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3249).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A – A.C. 3249).
  Avverto che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3249).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3249), che sono in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'emendamento Scotto 1.10, già dichiarato inammissibile in sede referente, volto ad autorizzare una missione diversa da quella che costituisce oggetto del decreto-legge in conformità con la decisione assunta in sede europea.
  Avverto che fuori della seduta sono state ritirate dai deputati del MoVimento 5 Stelle le proposte emendative a loro firma ad eccezione delle seguenti: Manlio Di Stefano Dis. 1.50; Ciprini 1.55; Daga 1.56; Colletti 1.57; Spadoni 1.60; Sibilia 1.61; Pag. 21Frusone 1.2; Scagliusi 1.62; Corda 1.63; Del Grosso 1.66; Tofalo 1.67; Sarti 1.71; Paolo Bernini 1.72; Di Battista 1.73.
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ANDREA CAUSIN, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti che sono stati mantenuti.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Presidente, sugli identici emendamenti Duranti Dis 1.1 e Manlio Di Stefano Dis. 1.50 il parere è favorevole. Sull'emendamento Ciprini 1.55 il parere è contrario. Sull'emendamento Daga 1.56 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Colletti 1.57, Spadoni 1.60 e Sibilia 1.61 il parere è contrario. Sugli emendamenti Frusone 1.2 e Scagliusi 1.62 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Corda 1.63, Del Grosso 1.66, Tofalo 1.67, Sarti 1.71 e Paolo Bernini 1.72 il parere è contrario. Sugli emendamenti Di Battista 1.73 e Artini 1.116 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo, sottosegretario Rossi ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Duranti Dis 1.1 e Manlio Di Stefano Dis. 1.50, sui quali vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato alcuni colleghi intervenire, anche in sede di discussione sulle linee generali e in questi giorni anche durante le sedute della Commissione, e, seppur comprenda alcune frasi sentite da chi non si è mai occupato di immigrazione, mi stupiscono parecchio le frasi e le dichiarazioni sentite su questo decreto da chi invece di immigrazione dice di occuparsi.
  Ho sentito parlare di questo decreto come un decreto risolutivo, come un decreto che cambierà qualcosa nella gestione dei flussi migratori, quantomeno per quanto riguarda l'Italia. Ho visto colleghi che si occupano, almeno sulla carta, di immigrazione decantare questo come qualcosa di risolutivo, anche poco fa, durante la discussione generale, il collega Chaouki e altri parlavano di questo decreto come di qualcosa di utile. Mi chiedo se abbiano letto il decreto, perché questo decreto, lo dico a chi ci ascolta e a chi non lo ha neanche guardato, non risolve nulla. Ricordo a questo Parlamento, che questa Aula – che secondo la nostra Costituzione, ha il potere legislativo e quindi ha il potere di indirizzare il Governo alle scelte che poi dovrebbero essere rese esecutive – ha già definito il percorso da fare sul problema migratorio con una mozione del 18 dicembre scorso. Questa mozione impegnava il Governo a fare alcune cose concrete, che in questi mesi sono state tutte scientificamente o ignorate o, peggio ancora, umiliate in seno al Consiglio europeo senza alcuna manifestazione di disaccordo da parte del nostro Presidente del Consiglio, che è andato regolarmente al Consiglio europeo ad abbassare la testa a qualunque scelta.
  Vi faccio notare una cosa. Questo decreto, per chi non lo avesse ancora approfondito, sostanzialmente prevede di autorizzare una missione militare – scientificamente militare, perché noi mandiamo a fare il monitoraggio nei mari la portaerei Cavour insieme ad una dozzina di sottomarini e a qualche caccia-bombardiere – per fare quello che sinora avevano fatto altre operazioni che avevano un altro nome e un altro comando. Facciamo questo perché non siamo riusciti in seno al Pag. 22Consiglio europeo a chiedere ed ottenere una gestione europea del problema migratorio. Avete detto allora: ci pensiamo noi. Lo avete fatto però senza però toccare il mandato che il Parlamento sovranamente vi aveva dato. Noi abbiamo letto questo decreto che deriva tra l'altro da una decisione del PESC, e non c’è nulla di quello che era stato detto. Vi ricordo che mandare una nave come la Cavour a fare il controllo nella prima fase, a valutare quali sono gli scenari in loco, non ci porterà a nulla, perché non avremo mai agito sulle cause del fenomeno, perché non avremo mai capito che il migrante una volta partito ha l'obiettivo di arrivare a qualunque costo.
  Perché continuate a parlare in televisione di risolvere il problema di arrivare in sicurezza, e tutte le belle cose che dite, e ignorate il punto che abbiamo fatto approvare al fine di creare una Agenzia internazionale sui territori di partenza e transito ? Perché non avete fatto nulla per chiedere delle quote sui richiedenti asilo, non su chi ha già ottenuto l'asilo ? Fate tutto il bel gioco di parlare della divisione di questi 40 mila migranti, tra l'altro vi hanno riso in faccia dicendo che se ne parlerà su base volontaria e voi siete tornati dicendo che era una cosa bella, e invece non avete risolto un bel nulla.
  Questa missione, sottolineo la follia vera ed è il motivo per il quale voteremo contro, viene approvata per 26 milioni di euro soltanto per la fase uno, non abbiamo alcuna informazione sulla fase due e fase tre. È come se iniziassimo a costruire un ponte, ci mettiamo i soldi, e un domani ci diranno «ma ormai abbiamo iniziato, che facciamo non continuiamo ?» e metteremo altri soldi per fare la missione. Ricordo che nel 2011 tutto iniziò esattamente così e poi andammo a bombardare la Libia ! Voi oggi vi prendete la responsabilità di approvare un decreto che stanzia 26 milioni di euro in una missione strettamente militare, che prevede altre due missioni di cui non sappiamo nulla e su cui noi avevamo chiesto di avere un mandato esplicito del Parlamento prima delle fasi due e tre. Ci è stato negato perché forse avete paura che il Parlamento possa scegliere veramente il destino del popolo italiano. Voi oggi vi prendete una responsabilità enorme, perché questa missione costerà altri milioni di euro, soldi degli italiani che non risolveranno alcun problema, ma che ci lasceranno ancora una volta in gravi problemi internazionali. Noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, chiediamo all'Aula di votare favorevolmente al nostro emendamento, a mia prima firma, uguale a quello dell'onorevole Manlio Di Stefano, con cui chiediamo di sopprimere l'articolo 1 del decreto-legge, ossia l'articolo che autorizza la partecipazione alla missione EUNAVFOR MED dei militari italiani dal 27 giugno al 30 settembre. Già nella discussione generale qualche ora fa abbiamo specificato che siamo contrari a questo tipo di missione per il suo carattere e la sua natura prettamente militare, da un lato, e perché non risolverà la situazione che ci sta più a cuore e che dovrebbe stare più a cuore a tutti e tutte, quella del soccorso e della salvezza dei profughi. Molto probabilmente, non metterà neanche in difficoltà i trafficanti di uomini, gli scafisti, che come si sa sono organizzati molto bene e pensiamo peraltro che le risorse finanziarie che sono state investite con questo decreto-legge e questa missione sarebbe stato meglio utilizzarle invece per una missione umanitaria di soccorso e di salvezza dei profughi sull'esempio, come abbiamo detto, di Mare nostrum.
  Riteniamo inaccettabile, noi così leggiamo questo provvedimento, la forzatura che si è voluta fare a livello europeo della politica di difesa e di sicurezza comune, nel senso di chiusura dei confini dell'Europa di fronte a un fenomeno epocale, che prima ancora che il nostro dovere di legislatori e di rappresentanti politici richiama le nostre coscienze. Pensiamo che Pag. 23siano necessari altri strumenti, sicuramente non è necessario uno strumento di questo tipo. Il dispiegamento di ulteriori dispositivi militari che si vanno ad aggiungere ai numerosi già presenti nel Mediterraneo, come già dicevo durante l'intervento in discussione generale, l'utilizzo di nave Cavour fa prefigurare scenari completamente diversi, scenari di guerra che non vorremmo vedere in quella parte del mondo. Per questo noi siamo perché venga soppresso l'articolo 1 e quindi il Parlamento neghi l'autorizzazione alla partecipazione dei nostri militari a questo tipo di operazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, intervengo anche io per dire che questo emendamento che stiamo per votare propone l'abrogazione di questo decreto-legge, cioè la non discussione. Infatti, ancora una volta noi pensiamo di affrontare le questioni migratorie solo ed esclusivamente sul piano militare e della sicurezza inventandoci una missione che è surreale anche solo a pensarla. Tanto è che noi mandiamo nave Cavour nel Mediterraneo per combattere dei presunti scafisti che non si capisce dove andremo a individuare, perché noi al massimo incontreremo nel Mediterraneo con nave Cavour dei barconi carichi di disperati ed abbiamo messo la più grande ammiraglia, la più grande portaerei delle forze armate italiane in campo per contrastare non si capisce bene quale nemico.
  C’è appunto una sproporzione in campo, concludo Presidente, che ci dice che oggi questa missione rischia di diventare il preludio ad ulteriori azioni di guerra del futuro. Noi siamo davanti ad una militarizzazione del confine sud dell'Europa che rischia di aprire un varco rispetto a un prossimo intervento di un nemico oggi che non riusciamo neanche ad individuare.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Duranti Dis. 1.1 e Manlio Di Stefano Dis. 1.50, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brignone, Vico, Arlotti, Fazio, Capezzone, Caparini, Frusone, Carloni, Simoni, Narduolo, Zardini, Scano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  418   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciprini 1.55, sul quale c’è il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signora Presidente, con questo emendamento noi chiediamo fondamentalmente di aggiungere, oltre al personale militare, anche il personale civile. L'ho ribadito anche in fase di discussione poco fa, noi crediamo che, se all'interno di una missione come quella dell'EUNAVFOR MED sia prevista anche un'operazione di soccorso, crediamo anche che le organizzazioni non governative debbano essere in qualche modo coinvolte, perché, sempre sottolineando il fatto che i nostri militari e le nostre forze dell'ordine fanno assolutamente un egregio lavoro, non è però di loro competenza partire con un'operazione di soccorso, Pag. 24quindi crediamo che sia fondamentale anche che ci sia personale civile e di organizzazioni non governative all'interno di questa missione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signora Presidente, per annunciare il voto favorevole di Alternativa Libera, volevo rafforzare l'intervento della collega Spadoni. Questo tipo di emendamenti nasce da una serie di emendamenti già approvati in passato anche su altre missioni, penso a quella in Libia nei precedenti decreti, e effettivamente a fronte delle comunicazioni del Governo proprio sulla missione dell'EUNAVFOR MED sulla presenza di un ospedale sulla nave Cavour e sulla presenza anche di una parte che riguarda tutto il trattamento sanitario e umanitario in caso di accoglienza dei barconi, la presenza di operatori civili in quell'ambito sarebbe effettivamente la cosa più logica e sensata, data anche la capacità di accoglienza di quello che è il Cavour.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1.55, con tutti i pareri contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Vito, Matteo Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  430   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  105    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daga 1.56, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo semplicemente che nel disegno di legge in cui viene autorizzata la missione, dopo la parola «europea» vengano aggiunte le parole: «di contrasto delle reti del traffico e della tratta di esseri umani». Noi vogliamo specificare questo per un semplice motivo: dato che è una specie di delega sulla seconda e terza fase, perché alla fine è una delega, noi stiamo approvando la prima fase, che dura tre mesi e che ha un costo di 26 milioni, ma per quanto riguarda le altre due fasi – con riferimento alle quali avevo già precedentemente ribadito che ci vorrà una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU – è una specie di delega in bianco. Ora, io credo, noi crediamo che sia fondamentale che venga aggiunto anche questo, perché stiamo parlando di una missione militare, che ha come scopo, sulla carta, il contrasto delle reti del traffico e della tratta di esseri umani e vorremmo che anche questo fosse specificato nel disegno di legge che stiamo – state ! – approvando questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daga 1.56, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Baruffi, Piccione, Calabria, Laffranco... ha votato, Molea... chi altro ?Pag. 25
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  435   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  170    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.57, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Grassi... hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  430   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spadoni 1.60, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Più o meno sulla falsa riga dell'emendamento precedente, Daga 1.56, anche in questo caso chiediamo che nel disegno di legge vengano aggiunte le seguenti parole: «A tale operazione può partecipare altresì personale civile. Tale personale è scelto tra le organizzazioni non governative riconosciute dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.» Lo stesso discorso di prima, cioè noi crediamo che, se ci sarà anche una funzione di salvataggio e di supporto, debba essere impiegato anche personale civile, non soltanto personale militare.
  Io ricordo anche un'altra cosa: con riferimento a questa prima fase – che è già in atto, visto che la prima fase è partita a giugno e dovrebbe concludersi a settembre – io ricordo che ci sono già navi tedesche che, in qualche modo, hanno messo in salvo i migranti. Il punto è che queste navi tedesche che stanno mettendo in salvo i migranti, li stanno trasportando direttamente sul territorio italiano. Noi abbiamo la nave Werra, che è una nave tedesca, che ha portato e fatto sbarcare 211 migranti, salvati in mare, direttamente a Catania. Abbiamo anche una missione simile, toccata alla lancia missili Schleswig Holstein, la seconda unità tedesca assegnata a EUNAVFOR MED, e in totale ci sono stati 248 migranti che, dalle acque, sono sbarcati direttamente in Italia.
  Ora, probabilmente, io credo che dovreste anche fare un discorso con gli alleati europei per fargli capire che, se si tratta di fare un'operazione di salvataggio e poi di sbarcare direttamente sulle coste italiane, facciamo una specie di servizio navetta. Quindi, io non so effettivamente quanto possa essere effettiva ed efficace una missione del genere, che invece dovrebbe mirare al contrasto della tratta degli esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 1.60.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Girolamo, Baruffi, Cominardi...Pag. 26
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  436   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 1.61, sul quale i pareri sono tutti contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, io credo che sia opportuno contestualizzare da dove partiamo per arrivare al provvedimento che stiamo esaminando, cioè noi partiamo da quell'emergenza sui flussi migratori che è arrivata negli ultimi mesi, una pressione impressionante di immigrati che arrivavano sulle coste italiane, di morti in mare. Ebbene, cos’è che ha partorito, cosa è riuscita a partorire l'Unione europea ? Dall'elefante si partorisce un topolino, cioè una missione militare che nulla ha a che vedere con la risoluzione del problema dei flussi migratori; cioè noi, anzi voi, siete abituati a trattare il flusso migratorio quando già è partito, quando già è troppo tardi.
  Quindi, questa missione è tardiva, arriva in un momento sbagliato e spende dei soldi pubblici degli italiani in maniera scorretta, non risolvendo il problema dei flussi migratori, che continueremo ad avere e continueremo a parlare di morti in mare.
  Questo decreto è una prova tecnica di dichiarazione di guerra sopra le teste dei cittadini. Come succede ? Perché in questo decreto c’è una missione militare; qui dentro ci poteva essere scritto: andiamo a bombardare l'Iraq; ci poteva essere scritto: andiamo a bombardare l'Afghanistan; ci poteva essere scritto: andiamo a bombardare la Libia, il Mali, la Cina, la Russia. Questa è una proposta che viene fatta dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, cioè la Mogherini, una vostra espressione, espressione del Governo, che, in base all'articolo 42, paragrafo 4, e all'articolo 43, paragrafo 2, del Trattato dell'Unione europea, propone qualcosa al Consiglio europeo. La propone la Mogherini, quindi è una proposta dell'Italia.
  Questa proposta viene accettata e cosa è ? Non è nient'altro che una missione naturalmente militare, missione militare dalla quale si poteva restare fuori, perché c’è uno Stato che, all'interno dei Trattati, all'articolo 5 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, si tiene fuori da queste missioni, ed è la Danimarca.
  Allora io dico: se la Danimarca si può tenere fuori, per quale motivo non possiamo anche noi fare delle azioni all'interno del Consiglio europeo per stare fuori da queste assurde dichiarazioni di guerra, che oggi sono per l'immigrazione, ma domani potrebbero essere delle missioni militari per bombardare qualche altro Paese ? Qual è il motivo ?
  E poi la cosa più bella è andare a scoprire, leggendo tra le righe (perché chiaramente voi scrivete in politichese, ma poi uno si va a leggere il Trattato), dove prendiamo questi 26 milioni di euro che serviranno per finanziare questa missione. Da una autorizzazione di spesa all'articolo 1, comma 1240, della legge n. 27 dicembre 2006, n. 296. Cioè che cosa ?
  La finanziaria fatta da Prodi, Prodi che, nel 2006, ha varato questa finanziaria e ha stanziato 3 miliardi di euro. Tre miliardi di euro stanziati per finanziare le guerre e le operazioni militari. Allora, la sinistra dove sta, la sinistra pacifista, se siete voi stessi quelli che avete finanziato le guerre, quelli che avete finanziato i bombardamenti ?
  Allora, le soluzioni dove stavano ? Le soluzioni stavano nella mozione che anche voi, cari colleghi del Partito Democratico, avevate approvato il 18 dicembre 2014, ovvero più accordi bilaterali, esattamente come abbiamo fatto per risolvere il problema dell'immigrazione in Tunisia. Oggi, uno degli Stati che riduce il suo flusso immigratorio nei confronti dell'Italia, è proprio la Tunisia. Andiamo a studiare quei Pag. 27modelli ! È dal 1998 che l'Italia fa accordi bilaterali e ci siamo riusciti in qualche modo a ridurre il flusso. Allora, più accordi bilaterali, più quote di distribuzione tra i Paesi europei per gli immigrati che entrano dalle due porte, la Grecia e l'Italia. Più interventi tesi allo sviluppo dei territori, che noi bombardiamo, per cui poi chiaramente queste persone ce le ritroviamo nei nostri territori. Più agenzie di richiesta d'asilo in loco. Sono queste nazioni che devono valutare se queste persone possono arrivare o meno in Europa già nei loro territori d'origine, valutando in loco, nei loro posti di origine, se queste persone sono clandestine o meno, se hanno il diritto di asilo o meno, se possono accedere in Italia o meno, se hanno un permesso di lavoro o meno. Questo ridurrebbe finalmente i flussi che oggi ci stanno superando in tutti i sensi e che stanno mettendo a nudo le incapacità di questo Governo di gestire il flusso migratorio. Allora...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Sibilia.

  CARLO SIBILIA. ...questa responsabilità ve la prendete voi. E noi chiaramente vogliamo anche dire che sarà chiaramente inutile mandare delle forze militari in Libia, perché non servirà a nulla, non servirà certo a ridurre i flussi migratori...

  PRESIDENTE. Deve concludere deputato.

  CARLO SIBILIA. ...e questo è l'oggetto dell'emendamento, per il quale vi chiedo di votare a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente. In mezzo a queste due visioni, da una parte, chi parla di ruspe probabilmente senza saperle neanche guidare, e, dall'altra, chi, anche come lei, Presidente, reputa i fenomeni migratori dei fenomeni salvifici tout court – cosa che evidentemente è estremamente falsa – c’è chi vuole affrontare i problemi e vuole fare capire ai cittadini che oggi i flussi migratori sono per molti, anche per il Partito Democratico, una nuova forma di finanziamento pubblico ai partiti, in quanto, dato che i cittadini, giustamente, non danno loro più una lira, cercano nuovi business, tra cui le immigrazioni.
  In secondo luogo, Presidente, è una manovra certa, chiara e scientifica da parte del grande capitale. Si chiama globalizzazione che sfrutta e che, attraverso i flussi migratori, porta manodopera qui, in Europa, per fare in modo che alcune persone straniere vengano pagate magari due euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per fare quei lavori che prima gli italiani facevano a dieci euro l'ora. Queste sono azioni scientifiche, che si possono contrastare – e concludo – se non si corrompono più le classi dirigenti africane, come fa l'ENI, e se non si investe più in armi, in bombardamenti...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Di Battista.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ...come fa il Partito Democratico, il partito delle bombe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 1.61, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   (Presenti  441   
   Votanti  432   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no  334).

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 28

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Frusone 1.2 su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie Presidente. Quest'emendamento è molto semplice perché riguarda la natura stessa di questo decreto. Il decreto si poggia su una decisione della PESC, che parla di una missione nel Mediterraneo divisa in tre diverse fasi.
  La prima fase, che è quella inerente ai 26 milioni di euro, parla di pattugliamento e ricerca di informazioni. La seconda e la terza fase, invece, sono un po’ più invasive, nel senso che si arriverà, con tutti i mezzi impiegati, fin dentro le acque territoriali dei vari Stati costieri. In questo caso, si parla principalmente di Libia. Quindi, per non dichiarare guerra ad un Paese, perché, appunto, invadere con una nave militare la costa di un altro Stato vuol dire dichiarare guerra – questo lo ricordiamo a chi chiedeva a suo tempo magari blocchi navali nelle acque libiche –, c’è bisogno di un cappello giuridico: o di una risoluzione delle Nazioni Unite o del consenso dello Stato costiero.
  Questo è ben scritto nella decisione europea, ma ciò che chiediamo, attraverso questo emendamento, è semplicemente di poter rivedere – siccome non ci piacciono le deleghe in bianco –, più avanti, il proseguimento di questa missione, di questa operazione. Perché, ad oggi, anche se si approva una cosa del genere, successivamente vogliamo capire se ci sarà una risoluzione, un'autorizzazione da parte dello Stato costiero. Che cosa andremo a fare ? Vogliamo capire meglio. Perché purtroppo sappiamo bene come funziona la delega in questo Paese. Da una delega in bianco si passa al poter fare tutto quello che si vuole e noi non possiamo più permettercelo, perché proprio con questo modus operandi siamo arrivati a questo punto: mettendo il Parlamento da una parte, mettendo i cittadini da un'altra, e lasciando fare al Governo, di qualsiasi colore (poteva essere il PDL nel 2011, può essere il PD oggi) ciò che vuole. Purtroppo è questo che si continua a fare. Da una parte, si zittisce il Parlamento, i cittadini non vengono mai considerati, non si ascoltano e, attraverso delle deleghe in bianco, si abusa di questo potere. Questo emendamento semplicemente chiede questo. So che anche in Commissione le altre parti politiche hanno dichiarato di essere d'accordo con questa idea, perché è un'idea molto semplice e che mette, speriamo, il Parlamento al centro di una decisione così difficile. Quindi, non mi dilungo troppo e lascio alla Camera la decisione su una questione del genere. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie signora Presidente. Il gruppo Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore di questo emendamento. Un emendamento che pone sostanzialmente due questioni, come è stato ricordato: da un lato, la compatibilità della partecipazione dei militari italiani alla seconda e terza fase della missione EUNAVFOR MED con l'articolo 11 della Costituzione italiana, e dall'altro, la modalità con la quale si assume la decisione di partecipare alla missione.
  Voglio leggere velocemente che cosa recita l'articolo 11 della Costituzione. L'Italia ripudia la guerra, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Consente – questa è la seconda parte dell'articolo 11 – in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni. Promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Quando si parla di compatibilità con l'articolo 11, ciò significa che, senza le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che autorizzino la seconda e la terza fase della missione e il consenso dello Stato costiero interessato, Pag. 29verrebbe meno la compatibilità con l'articolo 11, sia con la sua prima parte, ma anche con la seconda parte, quella in cui si dice che si può consentire la limitazione della sovranità di altri popoli o di altri Stati, però in presenza di risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, da un lato.
  E – lo voglio specificare – non risoluzioni ex post, a posteriori: le risoluzioni, e quindi le relative autorizzazioni, devono essere date prima. Per quanto riguarda, invece, la modalità con la quale si assume la decisione, nell'emendamento si chiede che la decisione debba essere preventivamente approvata con voto delle Camere. Allora, voglio ricordare, in particolare al sottosegretario, ma ai colleghi e alle colleghe della III e della IV Commissione, che su questo tema abbiamo lungamente discusso, quando abbiamo esaminato la legge quadro sulle missioni internazionali.
  Abbiamo discusso del punto, che è delicatissimo, se possano bastare le semplici comunicazioni presso le Commissioni competenti in riferimento all'autorizzazione di una missione oppure se sia necessario, come prevede l'emendamento, come noi riteniamo, che vi sia una discussione in Aula, che questa determini atti di indirizzo da parte dell'Aula, delle due Camere, e che la decisione sulla partecipazione alle missioni sia vincolata all'approvazione da parte delle Camere.
  Di questo abbiamo discusso lungamente rispetto alla legge sulle missioni internazionali; forse, se oggi avessimo già quella legge, le cose potrebbero andare diversamente. In ogni caso, crediamo che vada scritto nell'articolato del disegno di legge. Ripeto, vi è un ordine del giorno: credo che sia insufficiente e vada scritto, invece, nell'articolato di legge che debbano essere le Camere, e quindi il Parlamento, e non solo le Commissioni, ad approvare, eventualmente, il prosieguo della missione, cioè la seconda e la terza fase.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Anche da parte di Alternativa Libera vi è la volontà di votare favorevolmente su questo emendamento, che ha, effettivamente, un senso compiuto, perché l'autorizzazione di questa missione ci porta la memoria di altre autorizzazioni, date in maniera meno ampia, ma che poi il Governo ha utilizzato per estenderle. Penso alla missione in Iraq attualmente attiva, partita con un'autorizzazione per l'invio di munizionamento e armi e diventata qualcosa che, effettivamente, è molto più ampio, senza alcuna, al netto delle autorizzazioni finanziarie, autorizzazione di indirizzo politico della Camera.
  Dov’è il punto ? Le fasi 2 e 3, in particolare la terza fase, sono estremamente rischiose perché comportano il toccare delle sensibilità, e intendo proprio dire l'affondamento dei barconi, che potrebbe portare, come è identificato, a danni effettivamente collaterali, ovvero morti di persone che vengono impattate dalla fase di distruzione operata dalle eventuali forze, che obbligano questo Parlamento a dovere rivalutare tutte e tre le fasi, la prima di monitoraggio e le successive due.
  Quello che mi va di capire, al netto degli interventi già di merito dei colleghi Frusone e Duranti, è l'intenzione del Governo. Vi è un ordine del giorno, che è stato condiviso dalla maggior parte delle forze presenti nel Parlamento, che dà un atto di indirizzo. Per certi versi, sono d'accordo che scriverlo nella legge, collega Duranti – mi scusi, Presidente – è una cosa fondamentale, ma avrei il timore che terminasse con il 30 settembre, quando questo provvedimento ha efficacia.
  L'atto di indirizzo che andremo ad approvare successivamente darà una forza estesa anche alla parte successiva. Quello che mi va di capire, però, dal Governo – se avesse la possibilità di dare una replica – è come intende questo tipo di approvazione, se l'approvazione di questo decreto è un'approvazione totale della risoluzione PESC/2015/778 oppure mirata solamente alla prima fase. Questo penso sia il volere di tutto il Parlamento, penso che Pag. 30sia nelle intenzioni del Ministro, che ieri, nelle comunicazioni, ha affermato ciò.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ARTINI. Concludo: quindi, anche in merito a ciò, avere una valutazione rispetto a questo tipo di emendamento, che è effettivamente importante e chiaro per definire il senso di questa missione, sarebbe necessario da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente. Voglio intervenire anche io, velocemente, sull'emendamento del mio collega Luca Frusone. È sicuramente un emendamento di buon senso e non ostruzionistico, come si può evincere comunque dal testo.
  In via informale, molti deputati, molti nostri colleghi, in Commissione difesa, durante la discussione di questo decreto, ci dissero che era un emendamento ovviamente non ostruzionistico, ma che portava la ratio proprio del buon senso.
  In questa seconda fase tutto è in mano al Governo e il Governo ci ha detto di «no», perché è, come si sa, un decreto blindato. È uscito dal Senato così ed è arrivato alla Camera scritto così e, comunque, non poteva esserci nessuna via di modifica e di cambiamento.
  A questo punto, faccio delle domande pubblicamente in Aula al Governo: perché non ci può essere nessuna possibilità di variazione e di cambiamento ? Io spero che il Governo con l'ordine del giorno congiunto, depositato e sottoscritto da molti membri della Camera, si ricordi che per la seconda e terza fase si dovrà passare, se verrà approvato questo ordine del giorno, per una decisione della Camera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Intervengono per rafforzare quanto è stato detto in quest'Aula riguardo alla richiesta di una votazione per la seconda e la terza fase. È una votazione che deve essere fatta dalle Camere. Ricordo perfettamente che, durante la discussione in Commissione affari esteri e comunitari, io ho specificatamente richiesto al relatore per la maggioranza, il collega Amendola, se ci sarebbe stata una votazione e il collega ha risposto che sicuramente ci sarebbe stata una discussione riguardante la seconda e la terza fase.
  Ecco, per noi non è sufficiente una semplice discussione, perché, in qualche modo, nel momento in cui voi state dicendo di approvare la prima fase, vengono implicitamente anche approvate la seconda e la terza fase. È una specie di delega che noi diamo su queste due fasi. Noi chiediamo, invece, che ci sia almeno un'approvazione da parte delle Camere della decisione di continuare con la seconda e la terza fase. La risoluzione del Consiglio dell'Unione europea, dal nostro punto di vista, non sufficiente.

  VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Grazie, gentile Presidente. Per l'ennesima volta mi tocca ripetere quello che abbiamo detto nelle Commissioni e che ha detto, come faceva notare il collega Artini, anche il Ministro ieri (è allo stenografico), proprio per sancire questa che è la posizione non solo del relatore, ma dei partiti che hanno sottoscritto un ordine del giorno. Abbiamo, nel momento della votazione, sottoscritto questo elemento: i passaggi di fase non sono atti automatici. Più di questo, non so quante volte devo dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 31

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Frusone 1.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Ruocco, Brescia, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  433   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  168    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scagliusi 1.62, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino, Fanucci, Ferro, Lombardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  439   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  285.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zaratti ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Corda 1.63. I pareri sono contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. L'eventuale consenso dello Stato costiero al passaggio dalla fase prettamente di intelligence a quella più specificamente operativa potrebbe anche passare da un Governo, quello di Tobruk, che è – sì – riconosciuto dalla comunità internazionale, però non è condiviso dall'intero popolo libico. A nostro avviso, tutto ciò dovrebbe passare per un processo, come minimo, di pacificazione nazionale, quindi attraverso metodologie più condivise, la diplomazia e altri strumenti.
  Diversamente, se si andasse a procedere in questa maniera, a nostro avviso, violenta, si potrebbe configurare addirittura un atto di guerra. Questo noi non lo possiamo consentire. La situazione in Libia – lo sappiamo – è delicatissima, è appesa a un filo. Quindi, occorre un lavoro impegnato e costante perché si creino le condizioni affinché anche il popolo libico poi possa condividere eventuali azioni esterne, che altrimenti sarebbero azioni offensive che acuirebbero ancor più i problemi e destabilizzerebbero ancor più una situazione già delicatissima.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. La stabilizzazione della Libia passa anche attraverso un delicatissimo rapporto che in questo momento si sta provando a costruire tra le fazioni in conflitto. In questo il nostro Paese si è già distinto, in fasi precedenti, per legittimare maggiormente una delle fazioni in causa e determinando in questo modo una difficoltà maggiore rispetto alla possibilità di chiudere un accordo che stabilizzi quel Paese.
  Non vorremmo, come è già accaduto, che, magari sulla spinta di qualche partner europeo – uno a caso, penso ai francesi, che in questo momento hanno molti interessi rispetto al Governo di Tobruk –, si Pag. 32arrivasse a utilizzare la richiesta del Governo di Tobruk, già più volte reiterata nei confronti del nostro Paese, anche con una forma di mercimonio (intervenite, dateci le armi, noi vi blocchiamo i migranti), all'interno di questo provvedimento come una richiesta di un Governo legittimo per intervenire dentro il territorio sovrano di un altro Paese.
  In questa situazione, questo emendamento ovviamente risolverebbe il problema. Ma ci piacerebbe che, per esempio, in quest'Aula un rappresentante del Governo escludesse questa possibilità e dicesse chiaramente che il Governo libico eventualmente considerato autorevole, attendibile e legittimato a fare questa richiesta è solo un futuro Governo di unità nazionale, che esce dall'accordo difficilissimo che sta cercando di far firmare l'inviato speciale dell'ONU Bernardino Leon. Altrimenti noi rischiamo di trovarci a giocare una partita veramente complicata, in cui questo provvedimento e la presenza militare minacciosa del nostro Paese davanti alle coste libiche determinino un irrigidimento delle relazioni tra le due fazioni in campo in Libia. Quindi, invece di aiutare il processo di stabilizzazione libica, facciamo un'opera di destabilizzazione di quelle relazioni.
  Oggi non dico che sarebbe utile approvare questo emendamento, perché questa legge è immodificabile, ma ci piacerebbe che in quest'Aula il Governo ci desse rassicurazioni sul fatto che solo un Governo di unità nazionale è quello legittimato a chiederci un intervento militare sul suo territorio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Corda 1.63, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Grillo, Invernizzi, Antezza, Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  443   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  331.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Del Grosso 1.66.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, io faccio una premessa. Nella decisione PESC/2015/778 del Consiglio dell'Unione europea si parla nello specifico di tre fasi. Si parla di una fase uno, che è l'individuazione e il monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare, fase che, come ricordo, è già partita; fase due: fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospette; fase tre: adozione di tutte le misure necessarie nei confronti delle imbarcazioni sospette, ivi compresa la possibilità di metterle fuori uso o renderle inutilizzabili nel territorio dello Stato costiero interessato conformemente alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, eccetera, eccetera.
  Ora qua non si parla per niente, in questa decisione, né di soccorso e neanche di distribuzione degli aiuti umanitari. Questo non è previsto. Quindi, quello che noi chiediamo con questo emendamento è di aggiungere che il soccorso e la distribuzione degli aiuti umanitari avvengono tramite l'utilizzo delle agenzie dell'Organizzazione delle Nazioni Unite preposte e delle organizzazioni non governative, comprese quelle italiane, preventivamente autorizzate allo scopo. Perché ? Perché i nostri militari, che fanno un egregio lavoro, non hanno come obiettivo principale quello di soccorrere i migranti. Quindi, noi crediamo che ci debba anche essere personale Pag. 33civile affinché ci sia pure un'opera di distribuzione di aiuti umanitari in una situazione di emergenza. Questo è quello che chiediamo.
  Ritornando al discorso di prima, chiaramente non voglio che sia un colloquio a due, però il collega Amendola ha ripetuto che i passaggi di fase non sono automatici. Certo che non sono automatici, dico io, ci mancherebbe altro ! Ci vorrà una risoluzione per la fase due e per la fase tre. Quello che però noi non accettiamo è che attraverso una non risposta, quindi attraverso il dire che i passaggi di fase non sono automatici e attraverso l'autorizzazione a partire con la fase uno, poi venga in qualche modo detto che il Parlamento è stato coinvolto, che in Parlamento c’è stata una discussione, perché la discussione è stata fatta soltanto per una prima fase, delle altre due fasi non si saprà niente e noi quello che abbiamo chiesto è che ci fosse anche una votazione del Parlamento pure per le successive fasi, invece di dare una delega in bianco. Ed è un fatto che questa cosa non è stata accettata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Del Grosso 1.66, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Fabbri, D'Ambrosio, Invernizzi, Alfreider, Schullian...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  440   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  331.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tofalo 1.67, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Deputato Palazzotto, non l'ho vista, mi dispiace... ormai siamo in uno stato avanzato della votazione... le do la parola dopo.
  Marti, Galperti, De Lorenzis, Cera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  407   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  77    
    Hanno votato no  330.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarti 1.71, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente, intervengo anche per riprendere un punto che è passato in silenzio in questa discussione; l'emendamento precedente, a cui il gruppo di SEL ha dato un voto di astensione, ha però il merito di porre un tema dentro questa discussione, che è un altro tema di interlocuzione con il Governo su cui, in tutti questi giorni, settimane di discussione, non è mai stata data una risposta chiara, ovvero quale sia il coordinamento tra le diverse missioni che ci sono in questo momento nel Mediterraneo.
  L'Italia – così evitiamo una discussione finta – al netto delle missioni di search and rescue di Triton di Poseidon – quindi, escludendo quelle che riguardano il soccorso Pag. 34in mare dei migranti – partecipa ad altre operazioni militari. Una è interamente nostra, l'abbiamo chiamata Mare Sicuro e l'abbiamo votata qualche tempo fa, l'altra si chiama Active Endeavour ed è attiva dal 2001, nasce dopo l'attentato alle Torri gemelle, costa a questo Paese circa 4 milioni di euro l'anno e prevede la partecipazione di molti Paesi, non solo europei, ad una perlustrazione del Mediterraneo con diverse imbarcazioni navali di tipo militare per prevenire eventuali spostamenti di terroristi. Ora, al netto del fatto che in quasi 15 anni non è mai stato individuato un terrorista che attraversasse il Mediterraneo con una carretta o qualunque altro mezzo che si potesse improvvisare, sono stati fermati alcuni mercantili, di 500 controlli circa pochi hanno dato esito positivo e prevalentemente rispetto a irregolarità di tipo commerciale; davanti a questo noi ci troviamo.
  Noi abbiamo dato un voto di astensione, perché riteniamo che né l'una né l'altra missione abbiano assolutamente alcun senso e quindi non avrebbe senso accorpare una missione dentro l'altra, però ci poniamo un tema e un problema: che senso ha questa militarizzazione del Mediterraneo, per di più con missioni che non si coordinano tra di loro ? Che motivo abbiamo di andare a mettere ulteriori navi che fanno solo perlustrazione ? La dico così: la fase «1» di EUNAVFOR MED è una fase che serve semplicemente al monitoraggio e alla raccolta di informazioni. Ebbene, vi comunichiamo che il Canale di Sicilia credo che sia lo specchio d'acqua più monitorato sul pianeta, ci sono tante imbarcazioni che probabilmente dovrete mettere i parabordi alla nave Cavour per poterla mettere in mare (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Ci sono gli aerei e i droni di Frontex che sorvolano continuamente quel pezzo di territorio e tutta l'Africa, ci sono i droni degli Stati Uniti che partono da Sigonella, collegati con tutto il sistema NATO, che monitorano ogni specchio d'acqua e ogni porzione di territorio di quella parte; allora, abbiamo una missione che ha 12 navi militari nel Mediterraneo che si chiama Active Endeavour, si sentiva il bisogno di mettere un'altra missione in mare ?
  Vorremmo sapere quantomeno, visto che fate questo, se il 30 settembre, durante l'esame del «decreto missioni», possiamo discutere la dismissione di Active Endeavour o se dobbiamo continuare a spendere i soldi dei cittadini italiani in un'enorme esercitazione militare che ormai va avanti, da quindici anni, nel Mediterraneo. Ridurre le spese militari significa anche ottimizzare una presenza inutile nel Mediterraneo. Per noi si potrebbe cancellare, ma almeno, visto che voi non la volete cancellare, quella proprio inutile si potrebbe anche eliminare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarti 1.71, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Montroni, Abrignani, Fucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  423   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  98    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 35Paolo Bernini 1.72, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Lombardi, Ciracì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  428   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  81    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Kronbichler ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 1.73, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Cani, Marotta, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  435   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Artini 1.116, sul quale vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Questo emendamento, proprio per non toccare la sensibilità di quelle che sono già le valutazioni fatte durante l'approvazione della legge quadro, va a rafforzare la necessità di comunicazioni per la parte che riguarda proprio la fase uno, cioè una fase in cui c’è un monitoraggio e una valutazione di quella che è la situazione sul territorio libico. Si potrebbe supporre che la nave Cavour e tutto il dispositivo navale e aereo, pilotato o non, e tutti gli altri dispositivi di intelligence, anche sottomarini, debbano o possano essere affiancati anche da operazioni indubbiamente classificate anche sul territorio libico, ovvero operazioni che portino uomini delle nostre Forze armate effettivamente a fare operazioni di raccolta informazioni sul territorio. Questo può, nel bene e nel male, creare delle situazioni in cui la sensibilità di quella che è l'azione è fondamentale.
  Avere questo tipo di informazioni, cioè far sì che il Comitato parlamentare di controllo abbia con una precisa scansione temporale questo tipo di informazione in questo decreto legge sarebbe decisamente fondamentale, perché questi mesi che ci separano al 30 settembre saranno probabilmente insistiti da azioni fatte sul territorio che impatteranno su questo tipo di operazione. Per tale motivo chiedo una valutazione da parte di tutti perché si tratta di una cosa indubbiamente preminente che fa spostare la valutazione anche della prima fase.
  Inoltre, Presidente, le volevo chiedere una cortesia. Mi farebbe piacere che potesse ringraziare i funzionari e i lavoratori di Radio Aula perché stamattina hanno consentito a due nostri colleghi di fare, anche oggi, due video indubbiamente interessanti. Riprendo lo spunto del collega Sibilia, che ha trattato dell'articolo 1, comma 1240, della legge n. 297 del 2006, che probabilmente lui ha detto di aver letto tra le righe di questo decreto, ma che effettivamente è presente in tutti i decreti Pag. 36missione che abbiamo trattato, quindi almeno otto o nove dall'inizio della legislatura, e che né più né meno è il fondo dove vengono inserite le missioni e viene rifinanziato tutte le volte che si approva una legge di stabilità. È interessante fare quel tipo di valutazione, ma sarebbe più interessante che questa Aula trattasse nel merito, come hanno fatto molti colleghi del suo gruppo, questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Grazie, Presidente. Forza Italia voterà a favore di questo emendamento presentato dal collega Artini, perché siamo sempre favorevoli ad estendere i meccanismi di informazione e di controllo del Parlamento. Tuttavia, come lei ed i colleghi avranno visto, in questo caso si propone di estendere le informazioni che la Presidenza del Consiglio deve rendere al COPASIR, intervengo allora anche per ricordare a tutti che siamo di fronte alla inaccettabile e vergognosa situazione per la quale da oltre un anno il gruppo di Forza Italia non è rappresentato nel COPASIR. Come vede noi non ci opponiamo a che vengano affidate nuove funzioni di controllo a questo organismo, ma confidiamo, Signora Presidente, che questa situazione gravissima venga finalmente risolta nelle prossime ore, perché non è solo un danno gravissimo che si fa al nostro gruppo, che ancora stamani non ha potuto partecipare ad un'importante audizione, ma è un danno che si fa alla stessa rappresentatività del COPASIR, ed è un danno, in fin dei conti, che si fa alla stessa rappresentatività dell'intero Parlamento, che ha al suo interno degli organismi così importanti, direi tra i principali, che non rappresentano i gruppi parlamentari, ed in particolare i gruppi di opposizione. So che è stata convocata per oggi da lei e dal Presidente Grasso un'apposita riunione congiunta dei Presidenti di gruppo, noi confidiamo che sia risolutiva, perché, converrà Signora Presidente, troppo tempo è passato ed è davvero una situazione inaccettabile e gravissima non solo per noi, purtroppo non per chi l'avrebbe potuta già risolvere intervenendo attivamente per fare in modo che si trovasse finalmente questa soluzione, come avevamo indicato e come è possibile naturalmente fare con un po’ di buona volontà che purtroppo non c’è.
  Ciononostante noi voteremo a favore di questo emendamento, perché teniamo alla funzione di rappresentanza, di controllo e di informazione del Parlamento e del COPASIR, ma ripeto, Signora Presidente, questa situazione va risolta perché non danneggia solo noi, ma anche il COPASIR e l'intero Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Deputato Vito, il tema è sicuramente estraneo, ma come lei stesso ha detto vi sarà un incontro informale delle due Conferenze dei presidenti di gruppo e dunque vedremo se vi sarà la disponibilità dei gruppi a trovare una soluzione. Io me lo auguro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Per dichiarare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle a questo emendamento che sostanzialmente è inutile, perché basterebbe conoscere le leggi per sapere che il COPASIR può monitorare soltanto le operazioni concluse dai servizi e non quelle in corso.
  Quindi, chiaramente, ha una utilità effimera e non avrebbe nessun senso inserirlo in questa legge perché non sarebbe poi applicabile e quindi sostanzialmente noi voteremo in senso contrario.

  PRESIDENTE. Deputato Artini, non posso darle la parola, lei ha già parlato.
  Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Artini 1.116, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 37
  (Segue la votazione).

  Calabria, Ravetto, Fantinati, Grillo, Cominardi, Tripiedi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  441   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  338    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3249)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3249).
  Avverto che la Presidenza ritiene inammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'ordine del giorno Artini n. 9/3249/16, concernente gli attacchi al PKK e ai gruppi curdi, iracheni e siriani.
  Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3249/11 è stato ritirato dal presentatore.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signora Presidente, il parere è favorevole sugli ordini del giorno Carrescia n. 9/3249/1, Frusone n. 9/3249/2 e Vito n. 9/3249/3, mentre il parere è contrario sull'ordine del giorno Tofalo n. 9/3249/4.
  Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3249/5 il parere è favorevole con la seguente riformulazione per cui impegna il Governo invece che «a far si che», «ad adoperarsi affinché all'accresciuta presenza...» eccetera.
  Anche sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/3249/6 il parere è favorevole con questa riformulazione, per cui cancellando negli impegni fin alla parola «rafforzare» escluso, sostituendolo con «a continuare a rafforzare». Quindi, impegna il Governo «a continuare a rafforzare la partnership...» eccetera.
  Il parere è poi favorevole sugli ordini del giorno Sibilia n. 9/3249/7, Grande n. 9/3249/8 e Corda n. 9/3249/9, mentre sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3249/10 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3249/11 è ritirato.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Infine, il parere è contrario sugli ordini del giorno Basilio n. 9/3249/12, Rizzo n. 9/3249/13, Mucci n. 9/3249/14 e Paolo Bernini n. 9/3249/15.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Pertanto, prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Carrescia n. 9/3249/1, Frusone n. 9/3249/2 e Vito n. 9/3249/3 sui quali il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto, altresì, che il presentatore dell'ordine del giorno Tofalo n. 9/3249/4 insiste per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo n. 9/3249/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galperti, Petrenga...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 38
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  394   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  84    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito a votare a favore. Il deputato Cani ha segnalato che non è riuscito a votare contro).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Del Grosso n. 9/3249/5 e Spadoni n. 9/3249/6, col parere favorevole del Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Sibilia n. 9/3249/7, Grande n. 9/3249/8 e Corda n. 9/3249/9, col parere favorevole del Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3249/10, col parere contrario del Governo.

  MANLIO DI STEFANO. Signora Presidente, abbiamo già detto ampiamente durante le dichiarazioni di voto sugli emendamenti che quello che ci stupisce di questa missione è che è una semplice missione militare, questo non lo diciamo noi ma si evince, basta leggere anche le carte. Ripeto, saranno coinvolte la portaerei Cavour, una dozzina di sottomarini, aerei e compagnia bella. Noi quello che chiediamo in questo ordine del giorno, che mi sembra di una logica incredibile, è che sia previsto che durante la missione EUNAVFOR MED ci sia anche la presenza di personale civile, selezionato presso le ONG riconosciute dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. È di una logica sconcertante questo ordine del giorno, anche perché abbiamo detto che il problema reale non è soltanto la finalità della missione, ma il fatto che i militari non sono formati per determinati tipi di azione sulle navi. Qui si parla di navi che devono recuperare migranti in difficoltà, che hanno una finalità anche di soccorso medico e anche psicologico e tutto ciò che riguarda i problemi reali che i migranti possono avere una volta recuperati dal mare e voi pensate che questi migranti possano essere gestiti soltanto da dei militari ? Si chiede di utilizzare anche il personale civile, è una cosa così logica che davvero non mi spiego com’è che sia un parere contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3249/10, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Brugnerotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  421   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/3249/12, col parere contrario del Governo.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, l'ordine del giorno ci sembrava di buonsenso in quanto il passaggio alle fasi II e III della decisione PESC 778 sono quelle che hanno una maggiore implicazione militare a nostro avviso, perché sono appunto la fase seconda e terza. La prima è già in atto e dovrebbe essere solo e meramente una fase di intelligence, quindi andremmo semplicemente a capire come Pag. 39si muovono queste persone che purtroppo lucrano sul traffico di esseri umani che partono tutti dalla Libia per arrivare in Italia e per poi cercare una vita migliore anche in Europa e non solo in Italia.
  Quindi, per noi la seconda e la terza fase sarebbero quelle che andrebbero – come abbiamo più volte anche ricordato con i nostri emendamenti – normate e che possono apparire le più rischiose, anche perché potrebbero non escludere degli interventi con le truppe di terra.
  A nostro avviso, appare inopportuna la partecipazione italiana con un contingente militare con truppe di terra, proprio perché dovremmo ricordare la storia italiana e come ha agito l'Italia in Libia in passato. Abbiamo fatto una colonizzazione libica con degli eccidi, delle deportazioni e altri crimini di guerra che non possiamo e non vogliamo dimenticare e che non devono cadere assolutamente nell'oblio. Quindi, con questo ordine del giorno, chiedevamo comunque un'esclusione dell'Italia da truppe che operassero a terra. Io vorrei ricordare che un intervento in Libia in questo periodo sarebbe assolutamente un suicidio. Non c’è una situazione assolutamente stabile. Abbiamo due Governi, due Governi che non riescono nemmeno a mettersi d'accordo tra loro stessi e c’è un intervento da parte di Bernardino Leon che sta cercando appunto di mediare tra questi due Governi per cercare di portarli ad unirsi in uno unico. Ci sono innumerevoli tribù che tirano l'acqua al proprio mulino, portando instabilità. Questo punto di disastro libico è stato creato da noi e dagli altri Stati che nel 2011 hanno contribuito a devastare questa Nazione, a devastare un equilibrio. Seppure quell'equilibrio a detta di tutti e anche a detta nostra era sbagliato perché era dato comunque dal Governo di un dittatore che era Gheddafi, ma teneva comunque insieme un Paese. A un Paese non si può ridare la democrazia – come noi pensiamo – con un atto di guerra, perché quello che abbiamo compiuto nel 2011 con i bombardamenti è stato un atto di guerra e voglio che tutti in quest'Aula se lo ricordino. Non si può decidere di aprire la no fly zone e poi non rispettarla e andare a bombardare uno Stato. Questa si chiama guerra a casa mia, non si chiama andare ad aiutare un altro Stato o un altro Governo che poteva essere in difficoltà e i cittadini libici che erano, ormai da troppi anni, sotto una dittatura.
   Questo, non lo penso io, non lo pensa il MoVimento 5 Stelle, ma lo pensa anche l'ambasciatore italiano che è stato in Libia e che è stato fatto rientrare assieme ai carabinieri del Tuscania che erano in Libia poiché ormai la situazione era troppo pericolosa. Anche a sua detta, un intervento armato in Libia, nello stato libico in questo momento sarebbe un suicidio. E non la pensiamo così solo noi, la pensano così anche molte altre persone che studiano la crisi libica ormai da tempo. Il nostro timore è questo, che guardando al passato in cui purtroppo in troppe occasioni si sono utilizzati degli espedienti per compiere degli atti di guerra, dicendo invece di compiere degli atti di pace.
  Per questo motivo, il mio ordine del giorno potrebbe e dovrebbe essere preso in considerazione dal Governo. Dovrebbe essere un atto di buona volontà: dimostriamo e garantiamo e vi impegnereste a non compiere atti ed interventi di terra, senza il consenso delle Camere, non mascherandoli sotto questa ennesima missione, che per ora è solo quadrimestrale, che avete voluto nominare EUNAVFOR MED, ossia un'operazione europea che potrebbe anche starci bene. Ma il nostro timore è legato anche allo spiegamento della nave Cavour e non si capisce perché sia stata utilizzata questa nave anche se, a detta della Ministra Pinotti, ieri, in audizione, questo è semplicemente un atto dovuto, in quanto dovremo accomunare e riuscire a governare le operazioni di tutti questi Stati che partecipano a questa operazione, dal Cavour. Ma a 200 chilometri più a meno dalle operazioni – e vado a concludere – ci sono già delle basi militari italiane che potevano comunque ospitare il quartier generale a terra in Sicilia.Pag. 40
  Quindi, veramente, la nostra paura è che la seconda fase possa diventare molto invasiva e quindi di terra.
  Quindi, con questo ordine del giorno chiedevamo questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Io intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di SEL sull'ordine del giorno a prima firma Basilio e per dire che non capisco come mai il Governo abbia espresso parere contrario, quanto meno sull'impegno.
  Voglio ricordare che è stato accolto dal Governo qualche minuto fa un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo in Commissione difesa ed esteri e persino dai relatori per la maggioranza.
  Si tratta di un ordine del giorno che, comunque, prevede la comunicazione alle Camere, la discussione presso le Camere e l'autorizzazione, attraverso appositi atti di indirizzo in riferimento, qualora ci siano le risoluzioni dell'ONU e il consenso dello Stato costiero interessato, alla fase 2 e 3. Credo che il senso dell'ordine del giorno a prima firma Basilio sia lo stesso. Ovviamente nell'ordine del giorno invece approvato non si fa riferimento in maniera esplicita al voto delle Camere, però penso che gli appositi atti di indirizzo non possano che essere votati dalle Camere, per cui davvero non riesco a capire perché questo ordine del giorno, che nello spirito, nel significato e nell'obiettivo, è uguale a quello sottoscritto da tutti i capigruppo in Commissione difesa e affari esteri, persino dai relatori, non venga accolto. Chiedo al Governo di ripensarci. In ogni caso noi voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/3249/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Carrozza...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  400   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   302.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/3249/13, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/3249/13, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Ricciatti, Moscatt, Sorial, Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  408   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no   256.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/3249/14, con il parere contrario del Governo.Pag. 41
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mucci n. 9/3249/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Invernizzi, Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  393   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  105    
    Hanno votato no   288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/3249/15, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/3249/15, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Ravetto, Currò...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  408   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no   306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3249)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se dovete uscire dall'Aula, cercate di farlo in silenzio.

  PIA ELDA LOCATELLI. Questo provvedimento contiene le disposizioni per la nostra partecipazione all'operazione EUNAVFOR MED dell'Unione europea nel Mediterraneo per un periodo di tre mesi fino al 30 settembre 2015, allineando questa alle altre missioni internazionali cui già partecipiamo. È un'operazione militare deliberata dal Consiglio dell'Unione europea del maggio scorso all'unanimità, diversamente da quanto successo nello stesso giorno sul fronte delle quote UE per la redistribuzione dei migranti e richiedenti asilo.
  L'obiettivo è di smantellare le reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo, obiettivo sul quale chiaramente siamo tutti d'accordo. E si intende perseguire questo obiettivo, adottando misure sistematiche, per individuare, fermare ed eliminare mezzi ed imbarcazioni usate dai trafficanti, il tutto, ovviamente, nel rispetto del diritto internazionale.
  L'operazione prevede tre fasi successive. La prima fase, già autorizzata dalla decisione UE del 18 maggio, è dedicata all'individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione. È chiaramente una fase di intelligence, che è presupposto fondamentale di qualsiasi operazione militare. La seconda e la terza si potranno svolgere solo dopo l'autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, cioè dopo l'approvazione di una risoluzione ONU, e con il consenso della Libia, consenso difficile Pag. 42da avere, perché difficile è definire l'interlocutore libico. Ci auguriamo che il negoziato, finalizzato ad un Governo di unità nazionale in Libia, vada a buon fine in tempi celeri, visto che ci sono segnali positivi in questo senso.
  Quindi, parliamo di operazione in progress, per la cui continuazione prevediamo un ritorno in Parlamento. Questa missione si coordinerà con altri organi e agenzie dell'Unione europea e vedrà operare insieme 14 Paesi europei. Tra essi l'Italia ha un ruolo di nazione guida, perché il comando operativo della missione è a Roma ed è affidato ad un nostro ammiraglio, l'ammiraglio di divisione Enrico Credendino.
  Nella discussione che si è svolta al Senato è stato detto che, se non si verificheranno le due fasi successive alla prima, noi avremo generato aria fritta che ci costa 26 milioni. Sono certa che, se non si fosse partiti con l'operazione, in attesa della risoluzione ONU e del consenso libico, l'accusa sarebbe stata, al contrario, di immobilismo totale. È stata espressa anche la preoccupazione che la missione si trasformi in una nuova Mare Nostrum con – pure è stato detto – tutto quello che ha comportato questa missione sugli effetti incentivanti del fenomeno migratorio.
  Abbiamo sempre sostenuto noi socialisti che Mare Nostrum è stata una delle operazioni di cui il nostro Paese deve andare orgoglioso: salvare vite umane è un motivo di orgoglio, non di preoccupazione. Ma non solo: non c’è stato nessun effetto incentivante di Mare Nostrum. Infatti, se confrontiamo i dati del 2014 con quelli del 2015, ad operazione Mare Nostrum, nel secondo anno, non funzionante, su 83 mila circa richiedenti asilo o comunque migranti in generale, la differenza è di 136 arrivi.
  Quello che vogliamo sottolineare di questa missione è che finalmente questa missione risponde alla richiesta del pieno coinvolgimento dell'Unione europea nella gestione della crisi, almeno di un aspetto della crisi, che sta coinvolgendo il Mediterraneo, diversamente dal tema migrazioni e richiedenti asilo. È proprio l'insufficienza europea nella gestione di questi flussi che impone il tema di un'Unione europea diversa, che operi con il metodo comunitario e non intergovernativa, un'Europa insieme più solidale e più efficiente, con una governance vera e responsabile.
  Questa operazione è un passaggio importante della politica estera italiana e direi un successo del nostro Paese che, anche per ragioni geografiche – ma ovviamente non solo geografiche –, è più esposto alle tensioni e alle pressioni che vengono dal mondo arabo-islamico e dall'Africa, che poi si riversano sul Mediterraneo. Quindi il tema «Mediterraneo» va assunto dalla UE in maniera attenta, consapevole, responsabile e nella sua completezza, anche perché, oltre che salvare le vite umane in mare, poi bisogna ben gestire le vite che salviamo.
  La delibera del Consiglio europeo è chiarissima e raramente siamo riusciti in sede europea ad avere un obiettivo così chiaro, votato favorevolmente da tutti i Governi europei. Un passo importante, ma ne mancano ancora molti per arrivare a realizzare il progetto originario che i federalisti e le federaliste europee sono impegnati a promuovere.
  Tra queste persone, voglio ricordare Emma Bonino ed una sua frase pronunciata pochi giorni fa all'Expo: se si ripeteranno i fatti di Ventimiglia e se si ripeteranno i comportamenti francesi in tema di non rispetto di Schengen, naturalmente negato, se si alzeranno muri e viaggeranno treni blindati in Ungheria, non solo è morta l'Europa, ma anche la nostra umanità. Voteremo ovviamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 13,05)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Artini se possono prendere posto. Grazie.

Pag. 43

  MASSIMO ARTINI. Grazie Presidente, vorrei iniziare questa dichiarazione di voto, svolgendo una piccola valutazione dell'ambito su cui va ad insistere la risoluzione PESC 2015/778. L'ambito è quello della Libia ed, in particolare, quello del contrasto alla migrazione forzata e il traffico degli essere umani. La risoluzione si suddivide in tre fasi e noi andiamo ad approvare – come è stato già detto – la prima. Ma, ciò che effettivamente preoccupa, considerata la situazione in Libia, non è tanto la prima fase, che, a mio modo di vedere, si propone – sì – l'obiettivo di monitorare e di cercare di valutare la situazione nel canale di Sicilia, procedendo anche, come dicevo prima nella fase emendativa, in maniera sicuramente classificata, ad una valutazione in loco delle varie situazioni, quindi, con informazioni più dettagliate e maggiori rispetto alla situazione libica.
  Ma, con riferimento alla nascita di questo tipo di missione nella fase uno, si sottolinea che non solo vi è una presenza italiana, ma, con questo tipo di missione, effettivamente, in quel tratto di mare, vi è una forte presenza di un dispositivo navale che è pari a quello dell'anno scorso, quello che supportava la missione Mare Nostrum; quindi, per le convenzioni del mare, vi sarà l'obbligo di dare un tipo di supporto che è paritetico a quello relativo a Mare Nostrum. Questo perché sarà già presente – e le dico, Presidente, ho visto la differenza tra il dispositivo di marzo e quello attuale – anche a spese di altre nazioni, tutta una serie di navi, che supporteranno il periodo più critico, ossia quello estivo.
  Detto ciò, la valutazione che va fatta per la fase uno è la seguente (è stato già ripetuto più volte in varie mozioni da parte di vari gruppi parlamentari, compreso il nostro): questa non è la soluzione al problema.
  La soluzione al problema non è immediata, ma nemmeno è questa la modalità. Viene proposta una soluzione, che è stata approvata da questa Camera, e che va avanti in maniera molto farraginosa. Ricordo poche settimane fa l'audizione del sottosegretario Gozi e, rispetto alla richiesta diretta circa l'introduzione di canali umanitari e di uffici nelle zone dove nascono le problematiche dei migranti, si rimane incagliati nelle problematiche nazionali ed europee che non fanno andare avanti questo che è l'unico processo che permette di ridurre il numero di persone per cui la Libia è la parte finale di un problema.
  Volendo estendere, poi, alle altre due fasi della risoluzione PESC 2015/778 il ragionamento è il fattore di rischio che queste due possibili, ma non probabili missioni vanno a portare. Tutte le valutazioni fatte anche dai colleghi sulla pericolosità sono indubbiamente reali. Le due missioni si attiverebbero solamente nel caso in cui o la Libia richiedesse questo tipo di supporto, e allora, se la Libia, come unico Governo, richiedesse questo tipo di supporto, vorrebbe significare che i Governi di Tobruk e di Tripoli si sono riappacificati, che Leon e la sua azione di mediazione ha portato buoni frutti, e quindi la preminenza dell'Europa in quella situazione sarebbe rischiosa, perché può dare adito ai libici di pensare che il Governo, creato di unità nazionale, sia un fantoccio dell'Europa. Questo è un rischio, perché con riferimento alla situazione che conosce la mediazione di Leon, si tratta di più di dieci attori nell'ambito libico.
  Quindi, una cosa indubbiamente complessa e che va avanti da quasi più di un anno. Il ragionamento e la sensibilità che tutte le forze hanno voluto porre su questo tipo di approvazione delle altre fasi è relativa al fatto che effettivamente si vada a valutare i rischi, perché la seconda fase è paradossalmente rischiosa, la terza è profondamente rischiosa. Il fatto della distruzione eventualmente in mare di barconi o gommoni comporta rischi che sono sia verso i migranti sia eventualmente verso anche le nostre forze, che potrebbero andare a fare la stessa operazione sulle coste, con un rischio di probabile e quasi certa morte.
  Questa è una delle preoccupazioni maggiori che viene in mente pensando all'ambito politico di questa missione. Se uno volesse, poi, andare nel merito di Pag. 44evitare il «cerotto» che è questo tipo di missione, né più né meno è un cerotto che pareggia i conti rispetto a quello che l'anno scorso Mare Nostrum ha fatto nel canale di Sicilia. Quest'anno, come dicevo prima, abbiamo un dispositivo navale che è paritetico, ma supportato da forze straniere.
  Quindi, volendo valutare l'operazione da un punto di vista anche tecnico, per quanto riguarda la disquisizione sull'uso o meno della Cavour, anche rispetto a ciò che hanno affermato ieri il sottosegretario Rossi e il Ministro in ordine alla valutazione della stessa come nave da utilizzare per questi quattro mesi, si può affermare che il numero di personale impiegato sulla Cavour è effettivamente oneroso per le casse dello Stato; occorre tuttavia ragionare anche in merito alle effettive necessità e all'effettiva impiegabilità da parte della Marina italiana in quella zona: la Cavour è l'unica nave che ha un comando dispiegabile, almeno certificato. Questo, però, non giustifica il fatto che, a mio modo di vedere, si sarebbero potuti utilizzare, al netto di altre navi, altri sistemi per limitare questo tipo di costo.
  Infatti, 26 milioni, che impattano solamente per quattro mesi, sono, effettivamente, una cifra che, avremo modo di vedere a settembre, probabilmente non dà riscontro dell'effettiva necessità di monitoraggio. Le 550 persone presenti sulla Cavour sono necessarie per il funzionamento della nave; gli altri imbarcati, fino ad altri 200 o 300, potrebbero essere – questo, però, è da valutarsi – effettivamente utilizzati nell'attività di monitoraggio.
  Quindi, a nostro modo di vedere, è anche un modo per poter garantire una determinata operatività a quella nave, che, effettivamente, l'anno scorso fu garantita, per le stesse persone, tramite l'utilizzo di fondi provenienti da Finmeccanica e da altre aziende. Quest'anno abbiamo avuto modo di garantire l'operatività con questo tipo di missione. D'altronde, e mi accingo a concludere, occorre una valutazione di tutto l'assetto, quindi la parte di aerei a pilotaggio remoto, la parte dei sottomarini, tutta quella parte di intelligence che si va ad integrare.
  Così come è accaduto con la Guardia costiera con Triton, così com’è accaduto sicuramente con la missione «Mare sicuro», si andrà a integrare tutta una serie di operazioni e di relazioni tra i vari mezzi che esistono su quel tratto di mare, per arrivare, poi, a definire un ambito di intelligence spero il più possibile veritiero. Una cosa che può essere effettivamente utile in questa fase di monitoraggio è il fatto che non ci si debba rifare ad altre nazioni e ad altri Stati, ma ciò può essere fatto in autonomia, perché, effettivamente, dà un valore maggiore anche alla nostra capacità di valutazione nell'eventuale prosieguo di quelle due fasi, che spero, con probabilità, non avverrà. Che domande ci siamo posti in merito alla necessità o meno di approvare questo decreto ? La domanda che ci siamo fatti è valutare le richieste delle varie mozioni delle varie forze di opposizione presentate nella legislatura.
  Abbiamo svolto una ricerca, l'abbiamo condivisa con chi è con noi, abbiamo fatto una valutazione, perché, da molte forze politiche, e in particolare anche dal MoVimento 5 Stelle, erano state presentate mozioni che chiedevano con forza un contrasto all'attività di traffico degli esseri umani, in particolare una mozione presentata al Senato della collega Donno.
  Ci siamo interrogati su questa domanda di quali fossero i benefici e i problemi che questa missione va a sollevare. Innanzitutto, da un punto di vista tecnico, ci siamo astenuti sulla pregiudiziale perché questo, probabilmente è un caso negli ultimi vent'anni, è l'unico «decreto missioni» che tratta di un'unica missione, che tratta di una missione che è contingente, che tratta esclusivamente il merito di questa missione. Non è il massimo, anche se poi dopo la valutazione politica è stata fatta, ma effettivamente le basi per una valutazione di incostituzionalità, in questo caso, erano veramente blande, se non prettamente politiche. Dovendola valutare nel merito, la domanda Pag. 45che ci siamo fatti è: qual è il primo punto che ci può permettere di valutare un passaggio a un'azione effettiva almeno nel contrasto di quello che è il passaggio dei migranti ? Io rispetto le opinioni dei colleghi che hanno parlato di ridurre il numero dei migranti, ma va detto, anche perché rimanga agli atti, che un migrante ha un tempo dai due anni circa fino a 6-7 mesi per arrivare sulle coste libiche, il che significa che, a fattori non cambiati, ci ritroveremo comunque a dover sostenere un problema di migranti per il prossimo anno, anno e mezzo. Quindi, nella situazione contingente, chiedersi come sia possibile contrastare questo, ed eventualmente contrastarlo con un Governo libico che dovrebbe prendere, lui, il controllo, e non effettivamente l'Europa in maniera massiccia, era una delle domande che ci siamo posti, ovvero qual è il passaggio che si può fare e come valutare questo tipo di missione. A fronte di questo valutazione, e anche al netto di tutti i problemi, sia finanziari, che economici, la nostra valutazione sarà per un'astensione su questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, si potrebbe esordire in relazione a questo intervento dell'Unione europea, a questa a missione dell'Unione europea, tanto richiesta dall'Italia, dal Governo italiano, anche dall'opposizione e da chi vi parla, con la frase tipica «la montagna ha partorito un topolino». Ecco, ancora una volta, l'Unione europea calpesta ogni interesse dell'Italia, irride alle legittime richieste di un Governo che pure è asservito, come il Governo Renzi, se ne frega delle esigenze di sicurezza e di tenuta sociale, anche economica, del popolo italiano, che pure contribuisce, in maniera determinante, sul piano finanziario, a mantenere in piedi questo carrozzone che ormai è divenuta l'Unione europea dei burocrati, delle tecnocrazie, delle banche e ci dà una manciata di soldi e due navi, una inglese e una tedesca, semplicemente per potenziare il servizio degli scafisti, per portare decine di migliaia di disperati nel nostro Paese.
  Un Paese che vive una crisi economica grave, che non ha i soldi per gli ospedali (il Governo Renzi ha appena tagliato altri due 2,5 miliardi per la nostra sanità). È un Governo che non riesce a fare nulla per rilanciare le imprese, per combattere la disoccupazione, tanto che purtroppo continuano i suicidi di imprenditori che sono taglieggiati dal vostro sistema fiscale che serve, non per rendere efficiente le nostre Forze armate, non per garantire la sicurezza delle nostre frontiere dal pericolo di terrorismo che incombe con l'ISIS presente a Derna, presente quindi in Libia, ma semplicemente per dare un supporto finanziario all'azione degli scafisti che, evidentemente, da soli, non ce la fanno a trasbordare decine di migliaia di disperati nei nostri confini nazionali. Allora, si tratta di una manciata di soldi, perché anche per questo servizio di taxi, nonché servizio di accoglienza, l'Unione europea ci ride addosso, si tratta, infatti, di due misere navi.
  Sostanzialmente ci prende in giro rispetto all'opportunità di intervenire, così come avremmo dovuto fare da tempo, per fermare la tratta degli esseri umani, per contrastare in maniera efficace i terroristi e i criminali che lucrano su questi disperati e su questi viaggi della morte.
  Nulla si fa se non rimandare a un ipotetico intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che non avverrà mai, sapendo bene come funziona l'ONU, soprattutto in una circostanza in cui, se l'Italia, che è la maggiore interessata, non fa nulla per garantire la propria sicurezza, non si vede perché il Consiglio di sicurezza si dovrebbe preoccupare al posto nostro.
  Allora, abbiamo una fase uno, che sostanzialmente consiste nella scusa di occupare e presidiare il Mediterraneo con una centrale operativa dal punto di vista tecnico-informatico delle comunicazioni e da un punto di vista concreto con la nave Cavour. In realtà, conoscendo gli obblighi Pag. 46internazionali di chi si trova in alto mare, significa semplicemente costringere le nostre navi, compresa la nostra portaerei Cavour, a divenire semplicemente una nave di appoggio per gli scafisti ben più grande, ben più attrezzata per accogliere le decine di migliaia di disperati nuovi che saranno reclutati e assoldati in questi viaggi della morte dagli scafisti.
  Nulla si fa per intervenire in loco, per essere presenti con forza contro gli scafisti, per distruggere questi mezzi di imbarcazione, se necessario, anche sulle coste libiche. E rispetto al diritto internazionale, rispetto al Consiglio di sicurezza, rispetto all'ONU e all'Unione europea e a tutte queste sciocchezze che vengono richiamate in maniera stanca, ricordo come, solo pochi mesi fa, l'Egitto, fregandosene di tutte queste cose, sentendosi minacciato dall'ISIS, è intervenuto con i suoi cacciabombardieri in Libia, applaudito da tutta la comunità internazionale, persino dal nostro Presidente del Consiglio, per tutelare legittimamente il suo diritto alla sicurezza nazionale. Poi ha ottenuto in tempi rapidi, dopo pochi giorni, persino una convocazione straordinaria del Consiglio di sicurezza per parlare del caso Libia: quello che il nostro Governo, perfino nel semestre europeo, in cui in Presidente Renzi si è riempito la bocca, non è riuscito a fare.
  Allora, è chiaro che in questo quadro non solo il nostro voto è contrario, ma noi siamo veramente sbalorditi di come il Governo e questa maggioranza vogliano spacciare questa azione per un'azione militare di sicurezza, come un'azione di pace, come una missione internazionale contro gli scafisti, contro i criminali, che ormai spadroneggiano sull'altra sponda, e allo stesso tempo dire che questa missione può anche svolgere un compito o una funzione di tipo umanitario.
  In realtà sarà una missione che costerà, come al solito, un sacco di soldi al nostro Erario, esporrà a rischi inutili i nostri militari, a un'usura dei nostri mezzi assolutamente non ricompensata né dalle risorse che mette in campo l'Italia né dalle risorse che mette in campo l'Unione europea. Non risolverà il problema della tratta degli esseri umani. Non risolverà il problema del contrasto agli scafisti e ai terroristi che gli sono dietro. Non risolverà il problema di un'accresciuta e maggiore sicurezza dal terrorismo internazionale da parte dell'Italia. È un fallimento completo da tutti i punti di vista, che il Governo e la maggioranza spacciano con difficoltà come un impegno serio, come un qualcosa ottenuto dall'Unione europea. Ancora una volta è un fallimento nei confronti dell'Unione europea, che irride agli interessi italiani e irride a questo Governo asservito alle logiche che certamente non sono quelle degli interessi nazionali.
  Il nostro voto è assolutamente contrario. Portateci proposte serie, cercate di tutelare gli interessi degli italiani e forse potremo guardarvi in maniera diversa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, la necessità e l'urgenza di convertire il decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni per la partecipazione di personale militare all'operazione dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale, sono evidenti a tutti. EUNAVFOR MED è una missione di fondamentale importanza per la lotta contro il traffico e la tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale. L'operazione navale militare vede l'Italia allo stesso tempo come destinataria e beneficiaria delle misure adottate dall'Unione europea, la quale ha dato avvio alla missione il 22 giugno 2015 nell'ambito del Consiglio affari esteri, e come protagonista e regista della missione stessa. Finalmente l'Unione europea e gli Stati membri, nel quadro più ampio dello scenario internazionale, individuano nella tratta di esseri umani il problema più serio e senz'altro complesso da risolvere, che va ben oltre la gestione, sia pur difficile, dei flussi migratori nell'Unione Pag. 47europea e la politica di asilo condotta mediante operazioni di pattugliamento e di soccorso in mare.
  La missione si articola in tre fasi distinte, di natura e durata diverse. Nella prima fase, di natura preparatoria e della durata di due mesi, sono previsti l'individuazione e il monitoraggio delle reti di immigrazione mediante la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare. Nella seconda e terza fase, di natura operativa e della durata di dodici mesi, si prevedono, conformemente al diritto internazionale del mare, fermi, ispezioni, sequestri e dirottamento in alto mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani (seconda fase) e l'adozione di misure nei confronti di imbarcazioni sospettate che possono consistere anche nell'eliminare o rendere inutilizzabili i relativi mezzi (terza fase). Per tali ultime misure è richiesto un mandato internazionale da adottare mediante una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU. È evidente che lo svolgimento della missione richiederà risorse adeguate allo scopo e la messa a disposizione di contingenti militari e armamenti che l'Italia ha individuato e predisposto per la migliore riuscita della missione militare navale.
  La missione in esame, inoltre, dovrà coordinarsi con altre iniziative in corso, tra le quali Triton e Poseidon, e con le competenti autorità europee e dei singoli Stati membri. Alla missione partecipano, oltre all'Italia, altri tredici Stati membri, tra cui il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Spagna. Il controllo politico e la direzione strategica è esercitata dal comitato politico di sicurezza, organo preparatorio del Consiglio per le materie della politica estera e di sicurezza comune e della politica di sicurezza e di difesa comune. Il comando operativo della missione ha sede a Roma ed è affidato all'ammiraglio di divisione Enrico Credendino.
  Il provvedimento di cui si chiede la conversione in legge prevede, nel primo articolo, l'autorizzazione di spesa (comma 1) e un richiamo alle norme in materia di missioni internazionali già approvate in prima lettura dalla Camera (comma 2), oltre all'indicazione degli oneri per l'attuazione del provvedimento (comma 3). L'articolo 2 stabilisce il termine di entrata in vigore del provvedimento. Per l'importanza indiscussa della missione e la necessità di fornire piena operatività di mezzi, strutture e personale all'operazione euro-internazionale, si ritiene doverosa l'immediata conversione del decreto-legge in esame. Non si tratta di alzare muri, ma di allargare l'orizzonte dei diritti. Ed è con questo spirito che annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, come già anticipato con la relazione di minoranza noi avevamo evitato di depositare un testo alternativo nella speranza che ci fossero delle migliorie che portassero a una funzionalità di questa ennesima missione che insieme alle altre, anche se hanno nomi diversi, ha poi scopi apparentemente simili, che sono quelli di pattugliamento e di salvataggio, anche se ci sembra, come purtroppo è la realtà, che si tratta nient'altro che di grandi taxi acquatici che spostano clandestini da una parte all'altra delle coste del Mediterraneo. Il Governo aveva venduto questo accordo, fatto in sede di Consiglio europeo, come il primo passo per dimostrare l'attenzione dell'Europa nei confronti del fenomeno dell'immigrazione clandestina e di tutto ciò che ne consegue.
  In realtà, ci sembra che sia stata fatta un'elemosina di 26 milioni di euro solo ed esclusivamente per duplicare un sistema informativo che già esiste e da qui nasce la nostra prima grande perplessità sulla vera utilità di questo decreto-legge che autorizza, appunto, la partecipazione alla missione in esame oggi. Si tratta della duplicazione di un qualcosa che già esiste, perché è inverosimile pensare – e comunque Pag. 48ci sono anche le prove, le attestazioni da parte di tanti Governi europei – che non vi sia già un sistema di intelligence mirato ad acquisire informazioni; è vero qualcuno può dire: ma qui sono previste anche la fase «2» e la fase «3», che sarebbero poi gli interventi effettivi a seguito delle informazioni dell’intelligence, ma è talmente farraginoso il meccanismo di attivazione – proprio perché, comunque, ci sono garanzie internazionali che devono essere tenute in debita considerazione – che, lo ripeto, non vediamo elementi di novità, tali da poter contrastare il fenomeno dei trafficanti di uomini, dei trafficanti di clandestini, né tanto meno risolvere un minimo problema sulle coste non solo libiche, ma del Maghreb in generale e del nord Africa.
  Quindi, appunto, ci chiedevamo: ma evidentemente, come può capitare, come tutte le cose fatte un po’ di corsa – il Governo ci ha abituato a presentarci dei pasticci – in fase di dibattito parlamentare si potrà rendere più incisiva la nostra azione, si potranno inserire, non dico regole di ingaggio militari vere e proprie, ma dei principi tali per cui ci sia la possibilità di operare seriamente anche su quelle coste e non solo in mezzo al mare per fermare il flusso dei clandestini. Questo non è avvenuto, perché i relatori hanno sistematicamente, anzi, in maniera molto draconiana, dato parere contrario a tutti gli emendamenti anche a quelli che poi, in realtà, il Governo ha dovuto accertare come ordini del giorno, come impegni, soprattutto sul passaggio che si citava prima della fase «2» e della fase «3», però, lo ripeto, rimane un'inconsistenza assolutamente impossibile per noi da sostenere e dire che, comunque, su questo tema noi siamo stati i primi, tanti anni fa, a sollevare il problema, a segnalare il rischio dell'invasione che stiamo subendo. Quindi, se fossero arrivate delle soluzioni concrete, non saremmo qui a dire per l'ennesima volta: non ve lo votiamo, non per motivi politici, ma semplicemente perché lo riteniamo inutile, uno spreco di tempo.
  Un'altra cosa, un altro aspetto da non sottovalutare è che non si capisce bene chi deve fare questo tipo di raccolta di informazioni, essendo una missione militare. Essendoci già i servizi che operano nella raccolta di informazioni, vorremmo capire se è una sostituzione, se è una duplicazione o se è un'ingerenza, cosa che sarebbe delicatissima in questa fase qui, perché, comunque sia, al di là dell'opera che stanno svolgendo in maniera meritevole i Servizi, non tutti, magari, operano in maniera così meritevole. Ricordo le parole del Presidente Renzi quando disse: con noi italiani, in Libia è tutto sotto controllo, si è visto come è tutto sotto controllo, infatti anche altri quattro connazionali sono nelle mani dei rapitori, talmente è sotto controllo. Anche qui ci sarebbero alcune cose da capire; questo è il nocciolo, alla fin fine, e chiaramente il Governo non ci risponderà – non penso che il collega Rossi si prenda questa responsabilità – ma il dibattito politico, la domanda deve rimanere e non solo agli atti, ma deve rimanere perché qualcuno, prima o poi, dovrà dare risposta, se, vista la non funzionalità pratica della missione, ma solo l'acquisizione di informazioni della fase «1», non vi fidate dei vostri Servizi o semplicemente volete avere informazioni anche di altro tipo. Questa è una domanda che, purtroppo, oggi, rimarrà senza una risposta, ma il silenzio sul dibattito che, comunque, è stato svolto lascia, purtroppo, una risposta molto drammatica sul piano politico. Siete in confusione totale anche su questo tema e per questo noi voteremo contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento che ci apprestiamo a votare si inserisce nell'ambito di una serie di iniziative fortemente volute dal nostro Paese a livello europeo con l'obiettivo di realizzare un contesto di sicurezza più ampio e stabile di lungo periodo.Pag. 49
  Sono infatti in corso, come è stato ampiamente evidenziato dai colleghi che mi hanno preceduto, contatti a livello diplomatico per l'ottenimento di un mandato da parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza, sul contrasto al business dei trafficanti di uomini in Libia, inizialmente elaborata dall'Italia e presentata dal Regno Unito, perché il nostro Paese, come è noto, non è attualmente rappresentato in Consiglio di sicurezza. La rilevanza e l'urgenza del testo discusso nelle Commissioni congiunte esteri e difesa è contenuta dunque nei diversi e problematici aspetti della politica estera dell'Italia, nei numerosi interessi nazionali nel Mediterraneo e nella finalità del testo stesso, teso ad assicurare la partecipazione del personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centro-meridionale denominata EUNAVFOR MED, per il periodo che va dal 27 giugno al 30 settembre 2015. Si tratta di un passaggio importante della politica estera italiana e anche di un primo successo della nostra politica estera, che da molto tempo lavora per spostare l'asse dell'attenzione nostra e dell'Europa verso il Mediterraneo.
  La decisione europea del 18 maggio scorso, da cui trae origine il provvedimento, prevede un'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centro-meridionale, con l'obiettivo di contribuire a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani; la decisione specifica alle fasi successive, attraverso le quali si procederà, in un primo momento, all'individuazione e al monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta di informazioni e i pattugliamenti in alto mare, poi ad una fase ispettiva di sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospettate di essere utilizzate per il traffico e la tratta di esseri umani in alto mare alle condizioni previste dal diritto internazionale, conformemente alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ed infine all'adozione di tutte le misure necessarie nei confronti delle imbarcazioni e dei relativi mezzi sospettati di essere usati per il traffico e la tratta di esseri umani nel territorio di tale Stato.
  Il punto cruciale su cui si è dibattuto riguarda l'ambito di applicazione della risoluzione dell'ONU, che alcuni Paesi, tra cui la Russia, vorrebbero limitato all'alto mare, mentre gli europei vorrebbero estendere alle acque territoriali libiche o al territorio libico con incursioni mirate sulla costa. Dall'ambito di applicazione dipende non solo il teatro delle operazioni possibili ma anche la loro complessità. Obiettivo imprescindibile è dunque quello di contribuire a contrastare il traffico di esseri umani attraverso il rafforzamento della partnership con l'Unione africana, in vista del summit di Malta previsto in autunno, e con le organizzazioni regionali africane, con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Secondo: il sostegno dell'Unione europea ai paralleli Processi di Rabat e Khartoum; terzo: l'accresciuta presenza dell'Unione europea nel Mediterraneo, tramite le operazioni Triton e Poseidon di Frontex nel Mediterraneo, e il sostegno alla gestione dei confini della regione anche attraverso missioni di politiche di sicurezza e difesa comune. L'intento è quello di affrontare le cause remote (povertà, crisi, conflitti), anche tramite il miglioramento della situazione della sicurezza, umanitarie, dei diritti umani e delle condizioni socio-economiche nei Paesi di origine. Il concreto avvio della missione, come è noto, è stato disposto dalla decisione europea del Consiglio adottata il 22 giugno scorso; spetterà al Consiglio stesso la valutazione se risultino soddisfatte le condizioni per la transizione oltre la prima fase dell'operazione, tenendo conto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU applicabili o del consenso dello Stato costiero interessato, mentre è demandato al Comitato politico e di sicurezza dell'Unione europea il potere decisionale in merito a quando effettuare la transizione tra le descritte frasi dell'operazione.Pag. 50
  Questa missione rappresenta un primo passo per spingere l'Unione europea ad affrontare in maniera attenta, consapevole e responsabile il problema del Mediterraneo, che ha nella Libia il punto più nevralgico, come dimostra anche la recente, drammatica vicenda del rapimento dei nostri quattro connazionali nei pressi della città di Mellitah, o ugualmente la tragedia verificatasi da ultimo nel Canale di Sicilia, con la morte di circa 40 migranti.
  Inoltre, EUNAVFOR MED rappresenta il primo passo per colmare un immenso spazio vuoto nella politica e nella statualità in Libia. Solo così potremmo cominciare a contenere e a gestire la pressione che viene dal mondo arabo-islamico e dall'Africa e che si riversa nel Mediterraneo attraverso il fenomeno delle migrazioni, dei rifugiati, di coloro che fuggono dalle guerre e dai conflitti, sia quelli arabo-islamici sia quelli africani.
  La sicurezza della regione euro-mediterranea rappresenta una priorità assoluta del Paese, messa in evidenza anche nel recente Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa, presentato al Parlamento lo scorso 14 maggio dalla ministra Pinotti. Anche nel Libro bianco infatti si rilevano forti preoccupazioni per la sicurezza nell'area euro-mediterranea, dal momento che è evidenziata un'ampia e complessa zona geopolitica, molto diversa in termini di sistemi politici, sociali, economici, culturali e religiosi, resa unitaria dalla comune condivisione e gravitazione sul bacino del Mare Mediterraneo. In alcune di queste zone infatti profondi sconvolgimenti economici, politici e sociali hanno generato nuovi e violenti fenomeni criminali, sanguinose guerre civili e il radicamento del terrorismo e dell'insurrezione transnazionale, che vede nell'immigrazione clandestina e nel proselitismo militante potenziali strumenti di diffusione in Europa e, in particolare, in Italia.
  Questo decreto si inserisce in un quadro di politica estera ad oggi preoccupante ed è per questo che riteniamo importante la sua tempestiva approvazione. Il testo che stiamo votando, uniformandosi alla scadenza prevista per le altre missioni internazionali individuate dall'ultimo decreto-legge generale sulle missioni internazionali, autorizza la spesa soltanto fino al 30 settembre, ma siamo fiduciosi che una volta approvata la legge quadro sulle missioni internazionali, attualmente all'esame del Senato, si seguirà la procedura in essa prevista. Purtroppo, siamo consapevoli che la cifra di 26 milioni di euro si riferisce alla prima fase e che nelle fase successive potrebbero mutare i costi. Tuttavia, come il sottosegretario Rossi ha rilevato, occorre non trascurare il fatto che l'Italia partecipa anche ad altre operazioni nel Mediterraneo come Triton e Mare Sicuro.
  Il provvedimento assume allora un valore importante proprio alla luce dei sopracitati drammatici avvenimenti. Tutti i temi, da quello dell'immigrazione a quello dei sequestri, che alludono però ad una questione di assoluta priorità, e cioè la stabilizzazione della Libia, perché fino a quando non si sarà stabilizzata la situazione in Libia dovremo fare i conti con tutte le questioni annesse ed evidenziate. La scelta di oggi del nostro Paese non è disgiunta dalla linea che l'Italia ha deciso di seguire su questo tema, vale a dire sostenere fino in fondo e con determinazione l'iniziativa delle Nazioni Unite, che vuole creare le condizioni affinché la comunità internazionale possa contribuire nelle forme e nei modi ritenuti più opportuni alla ricostruzione e alla stabilizzazione di quello Stato. È necessario continuare nell'opera di diplomazia fino ad ora portata avanti dal nostro Paese; quando si raggiungerà questa intesa il nostro Paese dovrà, ed è pronto, assumersi tutte le responsabilità per contribuire a questa operazione di State building. È questa la chiave, anche sul tema dell'immigrazione ed è questo il senso di questa missione. Non abbiamo trascurato il tema dell'immigrazione che ha infuocato gli animi in questa Aula e la cui drammaticità è legata non tanto alla sua quantità, ma è insita alla sua natura strutturale, cioè nel suo essere un fenomeno che sarà di lungo periodo e che segnerà per molto tempo Pag. 51questa fase storica. In questo senso noi non possiamo oggettivamente affrontare da soli tale questione e in questo senso è un dovere ed una necessità che l'Europa si assuma questa responsabilità.
  Sappiamo che affrontare tale questione richiede da un lato l'esigenza di proseguire in una missione europea, quella di Triton, che ha lo scopo e l'obiettivo anche di salvare le vite. A tale proposito vogliamo dire in maniera molto chiara che possiamo certamente esprimere qualsiasi valutazione su come gestire questo fenomeno, ma su di un punto non possiamo rinunciare ad alcuni principi e valori costitutivi della nostra società, della nostra civiltà: salvare le vite umane è un dovere che viene prima di ogni altra cosa. Partecipando a questo tipo di missione noi contribuiamo a rafforzare anche il nostro potere contrattuale nell'affrontare tale problematica. Si tratta di un altro grande passo che il nostro Paese sta affrontando verso il cammino comunitario che parte dalla gestione della crisi greca fino alle difficoltà della gestione dell'immigrazione.
  Per questi motivi, nell'augurarci che il testo venga trasversalmente approvato, a nome di Scelta Civica per l'Italia dichiaro il voto favorevole al provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Stiamo discutendo di un decreto che trova le sue ragioni fondative nel 19 aprile di questo anno, a seguito di una delle più grandi tragedie del Mediterraneo, 950 morti, 950 corpi di uomini, donne e bambini, che ancora giacciono sul fondo del nostro mare. All'indomani di questa strage, di questa tragedia, il nostro Presidente del Consiglio, provando anche a dribblare le proprie responsabilità rispetto a quella immane tragedia, legate principalmente alla sospensione da parte del nostro Governo di Mare Nostrum, si inventò questa formula della lotta agli scafisti.
  Perché il punto e le responsabilità di quella tragedia non stavano in capo a noi, ma in capo solo agli scafisti. Questa frase che ha dato la stura a una fiera della demagogia dei leader europei che hanno pensato bene di dare vita a questa missione che oggi stiamo provando a concretizzare in questo decreto-legge, nasconde un punto determinante del nostro ragionamento. Ovvero, noi stiamo facendo una missione nel Mediterraneo, stiamo utilizzando una presenza militare incredibile nel Mediterraneo per contrastare gli scafisti e, quindi, attraverso questo contrasto i flussi migratori. Ma manca totalmente – questo è il fatto grave – una lettura di quello che questi flussi migratori sono oggi, della modifica della natura dei flussi migratori stessi negli ultimi anni. Gli ultimi dati statistici, per non citarne altri, ci dicono che su 80 mila persone sbarcate quest'anno sulle coste del nostro paese, 22 mila sono di nazionalità eritrea. Basterebbe questo a dirci che se il 25 per cento degli sbarchi avvenuti sono di cittadini eritrei, i quali quasi tutti godono della possibilità di richiedere l'asilo e alla maggior parte di essi viene riconosciuto lo status di rifugiato, forse invece di spendere 26 milioni di euro per mandare un arsenale militare galleggiante nel Mediterraneo potremmo occuparci della stabilizzazione dell'Eritrea. Faccio questo esempio non a caso perché siccome tutto il dibattito parlamentare e non solo in questo paese si è focalizzato sul tema della stabilizzazione della Libia, di fondamentale importanza per il Mediterraneo, ma assolutamente neutra rispetto al sistema del traffico di esseri umani che avviene in tutto il continente africano, noi stiamo puntando lo sguardo da un'altra parte. Infatti, noi abbiamo un Governo e un regime eritreo che non solo è la causa dell'origine del più grande flusso migratorio che si sia mai stato registrato sulla terra, ma è allo stesso tempo anche parte dell'organizzazione di questo flusso migratorio. Molti rapporti ci dicono come alcuni generali dell'esercito eritreo organizzano la fuoriuscita dei migranti dal confine eritreo attraverso una rete che ha le sue basi fondamentalmente Pag. 52in Sudan, la cui capitale è Khartoum, lo ricordo visto che è stato citato più volte il processo di Khartoum, per cui noi con Al Bashir siamo andati a discutere come potevamo gestire questo flusso migratorio non in modo da impedire che queste persone scappino per le condizioni disumane in cui sono costrette a vivere da quei regimi, ma perché quei regimi ci aiutino a contenerle e a determinarne una riduzione del flusso.
  Noi dovremmo provare invece ad affrontare la discussione da un altro punto di vista e a capire come facciamo a limitare l'origine dei flussi e non a limitare i flussi. Se c’è una perdita d'acqua possiamo provare a mettere delle toppe, ma quell'acqua da qualche parte uscirà. Se c’è un buco in una parete e noi tappiamo il buco, quell'acqua scaverà un'altra galleria e uscirà da un'altra parte. In questo momento, quello cui siamo assistendo in questi giorni è esattamente questo. Noi possiamo occupare militarmente la Libia, possiamo chiuderne i porti, possiamo raderla al suolo, possiamo fare un accordo con i trafficanti per cui invece di farsi pagare dai poveri disperati li paghiamo noi per fare un altro mestiere, però alla fine questi disperati continueranno a scappare. Non troveremo una soluzione militare a questo problema: non c’è nessuna soluzione militare. Anzi, noi oggi ci troviamo davanti a una condizione nel mondo che è stata determinata proprio dall'abuso delle soluzioni militari. Questo è il punto che vorrei porre all'attenzione di questa discussione.
  La soluzione militare che stiamo riproponendo in più ha alcuni elementi che la rendono quasi surreale. Questa missione è finalizzata alla individuazione e al monitoraggio, la prima fase, soprattutto delle reti di trafficanti e alla distruzione delle imbarcazioni.
  Io non ho ancora capito, nessuno è stato in grado di spiegarlo in nessuna delle audizioni, qual è la modalità con cui queste imbarcazioni verranno distrutte, perché noi abbiamo mandato la più grande portaerei da guerra del nostro Paese, la nave ammiraglia, la nave Cavour a distruggere delle imbarcazioni che noi individuiamo solo quando sono già piene di profughi, di disperati. Quindi cosa facciamo ? Le distruggiamo mentre sono già piene di profughi oppure le svuotiamo e poi le affondiamo, cosa che è stata diciamo già fatta in altre epoche storiche senza bisogno di mettere in campo un dispositivo militare di questa natura, senza bisogno di risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Noi ci troviamo, in questo momento, davanti a una missione che non ha nessun elemento di chiarezza su quali sono le sue reali finalità, stiamo mandando un dispositivo che costa 26 milioni di euro, un dispositivo che prevede l'impiego di mille unità di personale militare. Considerate che in questo momento il nostro Paese è impegnato nelle varie missioni militari nel mondo con 4.336 uomini, cioè noi stiamo impegnando in questa missione militare il 25 per cento del personale militare italiano presente e dislocato in tutto il mondo. Per cui è chiaro che c’è una sproporzione di mezzi, di uomini e di risorse rispetto alle finalità dichiarate di questa missione. Questo è un punto su cui non vi è chiarezza e su cui avremmo preferito discutere in maniera molto più trasparente in questo Parlamento. C’è il tema che ponevamo prima sulla militarizzazione del Mediterraneo, a che serve continuare a inondare il canale di Sicilia di navi da guerra quando tra le varie missioni a cui partecipa già il nostro Paese c’è una presenza militare più che straordinaria, quando soprattutto per le funzioni attribuite a questa missione nella fase 1 ci sono già diverse missioni che hanno tutti gli strumenti di monitoraggio e controllo del Mediterraneo, del canale di Sicilia, del nord-Africa e addirittura anche dell'Africa subsahariana. Cioè noi non abbiamo bisogno di dati, io sono stato sulle navi di Mare Nostrum e i nostri uomini individuavano i bersagli, gli obiettivi su un grande radar incrociando le informazioni che venivano da tutte le altre missioni, cioè c’è un grande dispositivo comune, tra l'altro in ambito Nato, che fornisce dei dati che incrociandoli ci permettono di avere una mappa e una visione complessiva Pag. 53di ogni centimetro del Mediterraneo, per cui non si capisce perché abbiamo avuto la necessità di mettere quest'altra presenza militare per svolgere un compito che già era assolutamente assolto dalla presenza militare attuale nel Mediterraneo. Poi c’è il tema della natura di questa missione, lo dicevo prima. Noi parliamo della stabilizzazione della Libia, c’è un motivo per cui questa missione e questo Governo si presenta a questo Parlamento chiedendo l'approvazione di una missione che di fatto dice: la fase 1 la possiamo fare perché alla fine stiamo mandando delle navi a passeggiare nel Mediterraneo, quindi nessuno ci può dire niente; la fase 2 e la fase 3 non le possiamo fare perché il Consiglio di sicurezza dell'ONU ci deve dare un'autorizzazione perché non possiamo entrare nelle acque territoriali di un altro Paese con un'operazione militare, non possiamo invadere un altro Paese perché sarebbe un atto di guerra, non essendoci una risoluzione internazionale questa cosa non può avvenire. Ecco, il punto è che questa risoluzione internazionale non c’è e non c’è nonostante lo sforzo enorme del nostro Governo e dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea presso le Nazioni unite per far sì che questa risoluzione ci fosse. Noi ci troviamo oggi davanti a una situazione in cui il resto del mondo e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite in questo momento ci dicono: ma di che cosa state parlando ? La presenza militare in quello specchio d'acqua con l'ipotesi di intervenire dentro le acque territoriali e dentro il territorio di un Paese come la Libia in questo momento non favorisce la soluzione pacifica del conflitto civile libico, non ci mette in condizione di stabilizzare la Libia. Al massimo crea una maggiore diffidenza da parte di una delle fazioni, che è quella che gli Stati europei hanno in particolar modo maltrattato, che è quella di Tripoli, che sarà più diffidente nel chiudere un accordo a cui invece le Nazioni unite stanno lavorando alacremente con l'inviato speciale dell'ONU Bernardino Leon. Quindi noi in questo momento rischiamo attraverso quest'opera imprudente di peggiorare la situazione.
  Noi registriamo, con queste missioni, in realtà tutta l'impotenza dell'Europa, e non la potenza dell'Europa, che non ha un'idea di come affrontare le emergenze che ci sono nel Mediterraneo, che non ha messo in campo una politica per governare i flussi migratori – non impedirli perché è impossibile – e che allo stesso tempo si ostina a mettere in campo politiche che hanno determinato il disastro in cui noi ci troviamo.
  Per cui, noi, a prescindere dal fatto che questo decreto verrà approvato, augurandoci di tornare in quest'Aula a discutere di una possibile fase 2 o fase 3, ci auguriamo che in quel giorno questo Governo porti in quest'Aula una strategia complessiva di come governare i processi di trasformazione che stanno avvenendo nel Mediterraneo e non un'enorme passerella militare nel Mediterraneo che è funzionale soltanto a far vedere i muscoli di un Paese che in realtà non ha la colonna vertebrale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. Io ho già illustrato, in qualità di relatore, gli aspetti di carattere legislativo che riguardano il decreto, quindi mi limiterò a fare – spero anche brevemente, così guadagniamo anche un po’ di tempo – alcune brevissime valutazioni di carattere politico.
  La prima è questa: la missione che noi andiamo oggi a finanziare, EUNAVFOR MED, che è contenuta nel decreto, come è stato ricordato da moltissimi colleghi durante il dibattito, è un primo passo concreto, un tassello per rispondere alla necessità di dare concretezza alla lotta agli scafisti, ovvero a quelle persone che, guidate dalle organizzazioni internazionali del terrore, hanno costruito un vero e proprio business sulla tratta degli esseri Pag. 54umani, su persone, molte delle quali fuggono da Paesi che sono in questo momento caratterizzati da conflitti cruenti e quindi hanno lo status o possono avere legittimamente lo status di rifugiati politici e altre persone che fuggono invece o sono dei migranti, che, in termine tecnico, si definiscono di carattere economico, ovvero persone che lasciano l'Africa subsahariana o Paesi in cui non ci sono possibilità economiche e vengono in Europa perché sperano di trovare in Europa – non molto in Italia, per la verità, dai dati che sono in mio possesso – una chance economica per sé e per la propria famiglia.
  Dal momento che siamo nell'Aula di un Parlamento e non in un talk show, credo che questo dibattito vada affrontato con la giusta e la dovuta onestà intellettuale. In primo luogo, il finanziamento della missione, come si ricordava, non è il finanziamento di una missione di immagine, ma è il finanziamento di una missione di carattere militare. Qualcuno diceva che discuteremo della fase 2, della fase 3, probabilmente della fase 4 o delle altre fasi che ci saranno, ma io mi auguro che non ci siano successive fasi perché le successive fasi di una missione che nasce con un carattere militare sono fasi militari e, per mia cultura, mi auguro che non ci siano fasi successive. Ma è una missione militare che nasce in un disegno più complessivo che riguarda – qualcuno lo ricordava – la NATO e la situazione complessiva del Mediterraneo, in un business successivo che mutua da una situazione che ha visto una grave destrutturazione di carattere infrastrutturale dal punto di vista delle istituzioni, della situazione militare e della situazione di sicurezza di gradi Paesi, come la Libia, come la Siria, come la Tunisia, come l'Egitto, come probabilmente l'Algeria se continuerà a permanere un prezzo del petrolio così basso, che genererà sicuramente delle tensioni di carattere finanziario in quel Paese.
  Stiamo parlando di Paesi che, più o meno, hanno una ristrutturazione delle infrastrutture democratiche, delle infrastrutture civili e militari. Questa destabilizzazione dei Paesi della gronda meridionale del Mediterraneo ha fatto sì che questi luoghi diventino progressivamente delle basi logistiche per quello che è il network del terrore, legato in modo particolare alle organizzazioni terroristiche di matrice islamica. Questo è lo scenario in cui si configura la fase 1 della missione che noi andiamo a finanziare ed è questa la consapevolezza che deve avere il Parlamento italiano.
  Sullo sfondo però c’è anche una questione interna, se di onestà intellettuale vogliamo parlare, e la questione interna è legata al fatto che in questo momento storico, in un Paese come l'Italia che è fortemente segnato dalla crisi economica, il flusso di migranti, che deriva dal traffico di scafisti che lasciano la sponda meridionale del Mediterraneo e che giungono sulle coste più vicine, che sono le coste della Sicilia e delle regioni meridionali del nostro Paese, è diventato dal punto di vista sociale, economico e dell'opinione pubblica un flusso difficile da sostenere.
  E allora qui pongo alcune questioni che voglio sottoporre all'Aula prima di dichiarare il voto favorevole alla missione. Allora, sicuramente la missione che noi andiamo a finanziare segna un nuovo protagonismo dell'Italia rispetto ai Paesi NATO e rispetto ai Paesi europei, ed è un protagonismo che riesce a riportare, dopo mesi di disattenzione, l'attenzione alla questione mediterranea. In secondo luogo, il finanziamento della missione ha il tratto di voler cambiare l'atteggiamento del Governo nazionale nei confronti dei flussi migratori, concentrandosi in modo particolare, non genericamente, rispetto ad un problema che noi non riusciamo a sostenere, ma rispetto a quella che è la causa di questo problema, ovvero che c’è un business economico legato agli scafisti. Su questo è chiaro che ci sono delle domande, e mi rivolgo soprattutto ai gruppi che hanno costruito una speculazione politica sul tema dell'immigrazione e che continuano legittimamente a costruirla nei talk show. È chiaro che è lecito che questo Parlamento si chieda perché l'identificazione dello status di profugo in questo Pag. 55Paese non avviene in sei mesi, come invece è richiesto dalla legge. È chiaro che è lecito chiedersi perché, per esempio, non c’è un'indicazione chiara di quella che è la quantità di migranti in transito, ovvero di quelli che arrivano nel nostro Paese e di quelli che si dissolvono, come ha detto qualche prefetto, di quelli che spariscono, magari verso destinazioni di Paesi occidentali.
  Ed è logico anche chiedersi, per esempio, qual è il profilo del profitto economico del business che c’è anche in Italia sul tema dei migranti e sul tema dei rifugiati. Profilo economico che è anche evidenziato da molte delle inchieste che oggi stanno trattando questo argomento, inchieste che non sono chiuse e che sono in corso, ed è anche giusto chiedersi perché i Governi degli ultimi anni non hanno fatto quanto era dovuto per produrre un quadro normativo nuovo e anche uno stile nuovo del nostro Paese rispetto alla gestione del traffico di migranti e della permanenza di migranti. Queste sono domande sicuramente lecite, ma oggi c’è un problema da risolvere, ed è un problema che sicuramente non può risolvere chi ha gestito questo Paese e oggi specula, chi ha gestito questo Paese per undici anni nel ventennio 1994-2014, ventennio in cui – io voglio ricordare a questa Aula – l'immigrazione in Italia è passata da 200 mila persone a cinque milioni di persone, su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Ripeto: da 200 mila persone a cinque milioni di persone, su 60 milioni di abitanti; 2,7 milioni di migranti sono arrivati durante undici anni in cui al Governo di questo Paese c'era la Lega Nord e durante sette anni dei quali il Ministro dell'interno è stato l'attuale presidente della regione Lombardia, che si chiama Roberto Maroni. E 5 milioni di migranti sono arrivati in questo Paese in un quadro normativo ancora attuale, che si chiama legge Bossi-Fini, vorrei ricordare. Allora, io credo che, al di là delle polemiche, che sono legittime, nei talk show, bisogna ricordare la storia di questo Paese, e la storia di questo Paese è la storia di un Paese in cui nell'ultimo ventennio c’è stata una immigrazione epocale che siamo riusciti a reggere finché c'era un quadro economico che ci consentiva di costruire un modello di integrazione fondato sul fatto che un immigrato che arrivava in questo Paese poteva trovare una casa e poteva trovare un lavoro. Oggi questo quadro per ragioni macroeconomiche è un quadro fragile che non esiste più e bisogna che il nostro Paese cambi atteggiamento rispetto alla politica internazionale e al proprio ruolo nell'area del Mediterraneo e che cambi atteggiamento anche rispetto al tema dell'immigrazione, avendo sicuramente un'immagine più rigorosa e più rigida all'estero, partendo dall'idea che, per esempio, è molto più economico gestire il rimpatrio, con l'identificazione veloce di profughi, separando le persone che si trovano in uno status di rifugiato politico da quelle che invece arrivano nel nostro Paese per ragioni di carattere economico e provvedere al rimpatrio, come fanno gli altri Paesi europei e come fanno altri Paesi nel mondo, di quelle persone che oggi non hanno uno status di rifugiato politico. Ecco, io credo che il decreto in questione affronti questi temi e credo che sia importante per il nostro Paese dare un'immagine di protagonismo nell'area mediterranea e sopratutto avviare un ripensamento serio rispetto a quelle che sono state le politiche migratorie degli ultimi anni ed a quelle che saranno nei prossimi anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi, ai rappresentanti del Governo, all'onorevole sottosegretario Rossi, perché è l'unico rappresentante del Governo presente in Aula, che abbiamo anche visto durante la trattazione del provvedimento e anche quando, il 25 giugno, solo, davanti alle Commissioni riunite difesa di Camera e Senato, venne ad anticipare l'avvio di questa missione.
  Innanzitutto il contesto. Noi siamo stati e siamo profondamente critici sul fallimento Pag. 56delle missioni Mare Nostrum e Triton e nel criticare quelle missioni, il nostro Governo e l'assenza dell'Europa, chiedevamo, appunto, che vi fosse un maggiore coinvolgimento dell'Europa e che vi fosse l'intervento militare a protezione delle coste, non solo del nostro Paese, ma del Mediterraneo e dell'Europa. Quelle nostre critiche, quella nostra posizione, poi diventata posizione dell'Italia, hanno fatto partorire un documento, una presa di posizione politica, da parte dell'Unione europea. Questa presa di posizione è contenuta nella missione dell'Unione europea EUNAVFOR MED, che prevede – lo ricordo a me stesso e ai colleghi –, in una prima fase, l'individuazione e il monitoraggio delle reti di immigrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare e, soprattutto, in una seconda fase, fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare o nelle acque territoriali interne di tale Stato di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani e, in una terza fase, tutte le misure necessarie nei confronti di tali imbarcazioni relative ai mezzi, anche eliminandoli o rendendoli inutilizzabili.
  Con questo decreto-legge, che è un decreto-legge di portata limitata – scade il 6 settembre e prevede la partecipazione dell'Italia alla missione fino al 30 settembre –, si parla solo della prima fase. Ma per quanto riguarda la seconda e la terza fase è necessario, naturalmente, il riconoscimento di una risoluzione delle Nazioni Unite, che purtroppo ora non è all'orizzonte.
  Allora io lo dico subito, signor Presidente: Forza Italia continuerà a mantenere quell'atteggiamento di attenzione verso i nostri militari e verso l'immagine del nostro Paese all'estero, che è un atteggiamento che ci ha portato fin qui a votare sempre a favore della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Lo faremo anche in questo caso, forti soprattutto di un ordine del giorno accolto dal Governo, l'ordine del giorno n. 9/3249/3, che io stesso insieme ai colleghi Brunetta, Gelmini, Palese, Occhiuto e Palmizio abbiamo presentato, che prevede che il Governo debba ottenere dalle Nazioni Unite l'attivazione delle altre fasi del documento dell'Unione europea, ovvero che si possa passare finalmente ai fermi, alle ispezioni, ai sequestri, ai dirottamenti, alle distruzioni e a rendere inutilizzabili le imbarcazioni che portano persone clandestine.
  Il nostro ordine del giorno accolto dal Governo prevede anche che il Governo entro il 15 ottobre, cioè terminata questa fase il che si presume il 30 settembre, verifichi e riferisca al Parlamento che l'impegno dei mezzi militari che noi oggi autorizziamo – in buona sostanza è la nave Cavour – sia stato utilizzato esclusivamente per gli scopi dell'operazione militare. Dico ciò per rassicurare altri colleghi dell'opposizione e di centrodestra che esprimono delle giuste preoccupazioni, che abbiamo anche noi, ovvero che con questa missione militare si possano ripetere i casi e gli errori delle operazioni Mare Nostrum e Triton, che peraltro continuano nel Mediterraneo. Quindi si tratta di un'operazione militare dell'Unione europea che noi avevamo richiesto, che è finalizzata a combattere il traffico clandestino di esseri umani e che vuole entrare, con le successive fasi due e tre, in una fase più operativa, diretta ad impedire che queste imbarcazioni possano essere dirette verso il nostro suolo.
  Per queste ragioni, quindi, anche in questa fase interlocutoria del provvedimento, che – ripeto – è una prima fase che termina il 30 settembre, considerato che siamo già a ridosso di quella scadenza, Forza Italia conferma il voto favorevole, che ha già dato al Senato e che abbiamo sempre dato per le missioni internazionali. Ma ho detto più volte e confermo che non è un voto favorevole al Governo, la cui assenza nei confronti del Parlamento e la cui – verrebbe voglia di dire – anche mancanza di rispetto nei confronti del ruolo del Parlamento, la cui arroganza nei confronti dell'opposizione, è stata costantemente dimostrata, nonostante la responsabilità che le opposizioni hanno sempre manifestato.Pag. 57
  Ma è un voto favorevole che diamo al nostro Paese, non al Governo Renzi. È un voto favorevole soprattutto che diamo ai nostri militari e, mi consenta di dare i migliori auguri di buon lavoro all'Ammiraglio Credendino e a tutti i marinai della nave Cavour che sono impegnati in questa operazione. E quando parlo del nostri militari, naturalmente, signor Presidente e colleghi, mi riferisco anche, e purtroppo ancora, a Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i nostri due fucilieri di marina che vivono ancora una condizione di detenzione, causata dall'India dopo oltre tre anni e mezzo. Il Governo ha finalmente intrapreso la strada dell'arbitrato internazionale, chiesto all'unanimità dal Parlamento, e fra le tante cose sulle quali bisognerà fare chiarezza, vi dovranno essere anche le ragioni per le quali il Governo ha atteso un anno e mezzo prima di intraprendere la strada dell'arbitrato internazionale.
  Dico, quindi, signor Presidente, che il nostro voto favorevole è un voto favorevole all'immagine del nostro paese, all'immagine del nostro Paese all'estero, è un voto favorevole di attaccamento alla nostra Patria, alle nostre Forze armate, agli uomini e alle donne che tutti i giorni servono con orgoglio, con responsabilità e con amore la nostra Patria.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Innanzitutto cerchiamo un pochino di capire che cosa si vorrebbe approvare con questo decreto. L'operazione che si vuole approvare con questo decreto è costituita da tre diverse fasi e, con questo provvedimento, si va ad approvare la prima, dal costo di 26 milioni, che riguarda l'utilizzo di determinate navi e di determinati strumenti, come per esempio la portaerei Cavour, per il pattugliamento e la raccolta di informazioni sulle reti di emigranti. Successivamente, vi sono altre due fasi che al momento sono in stand-by, nel senso che vi è bisogno della risoluzione da parte dell'ONU oppure del consenso da parte dello Stato costiero, quindi in questo caso la Libia, perché appunto la seconda e la terza fase sono più invasive. Si andrà con delle navi militari all'interno delle acque territoriali libiche. Però già questo ci fa capire che, in un certo senso, siamo di fronte ad una delega in bianco. Quindi, come MoVimento 5 Stelle siamo piuttosto dubbiosi, se guardiamo i precedenti. Perché, sempre in materia libica, dobbiamo ricordare quello del 2011, quando c'era un Governo diverso da quello attuale, di diverso colore, poi nemmeno così tanto, c'era il Governo Berlusconi, con anche la Lega al Governo. In quel caso, era se non sbaglio il 23 marzo, vennero approvate delle risoluzioni che in un certo senso ratificavano una risoluzione ONU che parlava di no fly zone sulla Libia. C’è stato un incredibile abuso su questa no fly zone, tant’è che inizialmente persino la Russia diede la propria approvazione alla no fly zone. Ma sappiamo bene come è andata, con la Francia, con l'Inghilterra, con l'Italia, che hanno bombardato il territorio libico, portando ad una vera e propria destabilizzazione. Le conseguenze che noi vediamo tutt'oggi ai telegiornali, quando si parla di centri per l'accoglienza e via dicendo, venivano proprio da quella situazione, una vera e propria destabilizzazione voluta, che possiamo definire un capolavoro di politica estera, al contrario naturalmente, perché siamo riusciti addirittura a metterci in una condizione sgradevole con delle nostre azioni, siamo andati a toccare degli interessi italiani ed ora ne stiamo pagando le conseguenze. È stato veramente un capolavoro di idiozia. Possiamo dirlo tranquillamente e al Governo c'era anche chi oggi si sbraccia facendo campagna elettorale sul fenomeno migratorio.
  Ma che quello che mi chiedo è: l'abbiamo mai avuta una politica estera ? Perché, alla fine, si può dire che la politica estera in Italia si fa attraverso delle missioni come questa, perché di peso politico – l'abbiamo ben visto – Renzi non ne ha, né in Europa né nel mondo. Ai tavoli importanti non siede mai. Quindi, possiamo Pag. 58tranquillamente dire che in Italia la politica estera la si fa con l'Esercito, la si fa con queste missioni, e si dimentica spesso tutto quello che di buono l'Italia sa fare in materia di cooperazione, in materia di aiuti, in materia, per esempio, di sminamento e via dicendo.
  Per questo noi non possiamo affidare una delega ad un Governo del genere. Per questo noi non possiamo assolutamente fidarci di quello che potrà succedere dopo: ci troviamo di fronte ad una missione che risolverà il problema dei flussi migratori ? Innanzitutto, dovremmo farci delle domande: se questi flussi migratori sono passeggeri o se è qualcosa, ormai, che accompagnerà per sempre la vita politica del nostro Paese. Io credo che sia molto più: è chiaro che è la seconda delle cose che ho detto, perché questi flussi migratori non derivano semplicemente dalla situazione in Libia, ma anche da quello che accade dietro. La Libia non ha solo un fronte nord, ha anche un fronte sud. La Libia fa parte di quell'Africa che noi continuiamo a sfruttare, che continuiamo a bombardare, che continuiamo a depredare, anzi che continuate a depredare. Quindi, finché non si cambierà questo atteggiamento, mai avremo dei risultati sotto il punto di vista dei flussi migratori.
  Quindi, quando si parla di emergenza migranti, già solo la parola «emergenza» è errata, perché non è emergenza ma è qualcosa che accompagnerà, per i prossimi anni, il nostro Paese e l'Europa. Però, purtroppo o non si capisce o si fa finta di non capire una cosa del genere, perché la parola «emergenza» comporta anche delle altre cose in Italia e mi riferisco, per esempio, proprio all'emergenza migranti del 2011, da dove, in realtà, sono partite tutte le questioni riguardanti «mafia capitale», riguardanti l'accoglienza, il prosciugamento dei fondi e tutto quello che oggi è sulle cronache dei giornali, perché, appunto, nel 2011, quando si è parlato di emergenza migranti, si è voluto farlo proprio appositamente, perché in caso di emergenza si derogano molte cose. Io ricordo nel 2011 – e ripeto: al Governo c'era il PdL e Ministro dell'interno era Maroni – la Protezione civile, responsabile di questa emergenza, attraverso le agenzie regionali ha stipulato delle convenzioni con vari enti, con enti locali, che hanno portato, appunto, a tutto il marciume di «mafia capitale».
  Quindi, quello che io voglio dire è che comunque la cooperativa «29 giugno» senza l'emergenza migranti, voluta da partiti come Forza Italia, da partiti come la Lega Nord, non poteva mangiare su un aspetto del genere, perché queste convenzioni – e io le ho lette, dato che una riguarda anche un ente proprio della mia provincia, l'Unione dei comuni antica Terra di Lavoro – sono qualcosa di inguardabile, perché si prevede di dare 45 euro al giorno all'ente e alle cooperative, di cui l'ente si serve, senza dovere rendicontare nulla. Semplicemente successivamente ci potrebbero essere dei controlli e, allora, a quel punto si devono fornire le fatture.
  Quindi, per anni è accaduta questa cosa non solo a Roma ma in tutta la regione Lazio e, molto probabilmente, in tutte le regioni d'Italia – e qui invito i magistrati ad effettuare delle verifiche su tutte le convenzioni stipulate dalle varie agenzie regionali della Protezione civile – perché, appunto, non c'era minimamente un controllo. Bastava semplicemente dire: «Ho 100 migranti, mi spettano 45 euro per migrante. Se poi questi soldi li spendo o non li spendo non è importante».
  Questo purtroppo è quello che è accaduto ed è quello che oggi sta portando gli italiani a vedere questa situazione senza una soluzione, a non capire più chi mangia, a non capire più chi ruba, a non capire più quali sono le soluzioni. Anzitutto le soluzioni sono: eliminare chi è parte del problema, chi ha contribuito a causarlo, chi continua a fare campagna elettorale su questi temi perché, parliamoci chiaro, se si vuole veramente risolvere il problema dell'immigrazione, anzitutto si deve fare una politica estera solidale con i Paesi dell'Africa e non una politica estera predatoria dopo di che si deve pensare a noi, all'Italia e quindi si deve finalmente intervenire in maniera Pag. 59seria con un Ministro dell'interno valido e quindi non con Alfano e men che meno con qualcuno come Maroni. Bisogna intervenire in maniera seria per poter mettere fine a tutto ciò che oggi trasforma l'immigrazione in qualcosa che gli italiani ormai detestano, quando in realtà l'Italia potrebbe accogliere chi ha naturalmente diritto – parliamo all'incirca di 20-30 mila persone l'anno – spendendo molto meno di quello che si spende oggi. Naturalmente questo porterebbe a molti politici meno soldi a fine mese e potrebbe dare agli immigrati condizioni molto più dignitose, agli italiani potrebbe dare molti più soldi da spendere per il loro benessere come, ad esempio, un reddito di cittadinanza o renderebbe inutili missioni come quelle di oggi perché – lo ribadisco ed è per questo votiamo contro questo decreto-legge – questa misura non risolverà assolutamente nulla se non darà probabilmente il via ad una nuova emergenza come quella del 2011 e quindi saremo di nuovo «da capo a dodici».

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LUCA FRUSONE. Purtroppo gli italiani devono capire – concludo, grazie Presidente – che chi è causa del problema non potrà mai risolverlo. Con questo ho concluso e spero e penso di essere stato molto lineare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Il decreto-legge che stiamo discutendo e sul quale il Partito Democratico voterà a favore autorizza la partecipazione italiana ad una missione aeronavale nel Mediterraneo centro-meridionale e penso che su questo e di questo dobbiamo discutere: lo dico ai colleghi che poc'anzi sono intervenuti. Questa missione ha assunto la denominazione EUNAVFOR MED, che è un acronimo difficile da ricordare ma che rappresenta ovviamente un complesso percorso politico che si è reso necessario per realizzarla e prima ancora di esaminare gli aspetti tecnici della missione vale a dire le regole di ingaggio, lo stato giuridico di chi vi partecipa, la catena di comando e l'adeguatezza dei mezzi rispetto ai fini, mi sento in dovere di richiamare l'attenzione sul significato politico di uno schieramento aeronavale al quale partecipano, oltre all'Italia, 13 Paesi membri dell'Unione europea attraverso l'invio di mezzi e la partecipazione ai costi della missione in termini finanziari. L'Europa è stata chiamata in causa da tutte le forze politiche del nostro Paese e non solo. Noi per primi non abbiamo mai perso l'occasione per richiamare i suoi organismi alle responsabilità di fronte ad un fenomeno che non può avere risposte da un solo Paese, che non può essere classificato come transitorio o emergenziale, che non si può e non si deve nascondere alle opinioni pubbliche per quello che significa sia in termini di valori in gioco che di conseguenze concrete e che perciò deve essere affrontato dall'Europa nella sua dimensione continentale e non spezzettato in responsabilità dei singoli Stati o addirittura negato nella sua dimensione epocale pensando di poterlo esorcizzare erigendo muri o proponendo risposte che derivano da sentimenti e pregiudizi razzisti trasformati in propaganda politica. Ebbene questa Europa ha dato con la decisione di autorizzare EUNAVFOR MED una prima, parziale, limitata, migliorabile ma politicamente importantissima risposta.
  E mi sia concesso dire che ogni lunga marcia ha il suo primo passo. Il Consiglio Europeo del 22 giugno scorso, in cui questa decisione è stata assunta, può dunque considerarsi un passaggio di grande valore politico, raggiunto grazie soprattutto al paziente e fermo lavoro diplomatico del nostro Governo e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza comune, Federica Mogherini.
  Questa decisione esprime una prima concreta attuazione al principio di una responsabilità comune dell'Europa di fronte ad una tragedia epocale qual è Pag. 60l'emigrazione dal continente africano verso quello europeo e tutte le forze politiche rappresentate in questo Parlamento che con insistenza hanno chiesto una risposta europea, finalmente europea, dovrebbero prendere atto che questa prima risposta c’è stata e andrebbe sostenuta da un largo consenso parlamentare, non fosse altro che per aiutarla a crescere e ad andare oltre.
  Questa missione navale, al di là dei suoi limiti e degli obiettivi che potrà raggiungere, deve essere considerata, infatti, un punto di partenza per una diversa politica europea che sviluppi sempre di più un impegno comune. Sono perfettamente consapevole, lo ribadisco, che si tratta di una risposta parziale, che deve essere sostenuta da altrettanti impegni comuni da sviluppare in molte altre direzioni tutt'altro che secondarie, a partire dalle politiche di accoglienza.
  La missione navale opera nel tratto di mare che separa le coste libiche e quelle degli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo dalle coste italiane: su quel tratto di mare si concentrano le immagini che quotidianamente ci trasmettono i mezzi di informazione. Eppure, quel tratto di mare costituisce soltanto l'ultima parte di un viaggio tormentato durante il quale troppi migranti – non sappiamo neppure quanti – perdono la vita cercando disperatamente di raggiungere il nostro Paese, per affermare il loro diritto all'esistenza in vita.
  In quel tratto di mare, operano tre missioni aeronavali, con un complessivo spiegamento di uomini e mezzi militari sicuramente adeguato – forse, per alcuni aspetti, anche ridondante – rispetto ai compiti che fino a questo momento la comunità internazionale gli ha affidato. La sola missione EUNAVFOR MED può contare su unità navali italiane, tedesche, su una nave inglese e su mezzi aerei messi a disposizione dalla nostra Aeronautica e dalle aeronautiche della Francia, del Lussemburgo e dell'Inghilterra.
  Il comando della missione, affidato all'ammiraglio di divisione Enrico Credendino, assistito dal contrammiraglio Herve Blejean, ha la sua sede operativa in Roma, presso il comando operativo interforze a Centocelle, mentre il comando in mare è affidato al contrammiraglio Andrea Gueglio. Anche questo aspetto di un comando a trazione italiana va letto non solo come il riconoscimento di una giurisdizione territoriale, quanto, invece, come il risultato di un forte impegno del nostro Governo, sviluppato nelle settimane che hanno preceduto la nascita di EUNAVFOR MED.
  La missione, come è noto, non è attiva in tutte le sue fasi. Infatti, il mandato, ovviamente, del Consiglio dell'Unione europea prevede tre fasi successive operative e mentre alcune misure sono attuabili nel rispetto del diritto internazionale, prescindendo da una risoluzione del Consiglio di sicurezza e dal consenso dello Stato costiero interessato, altre misure sono subordinate all'adozione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza o all'ottenimento del consenso dello Stato interessato.
  Al momento, non sappiamo, dunque, quale sarà il punto di equilibrio che potrà essere raggiunto in sede ONU, e quindi quali saranno, conseguentemente, i limiti operativi della missione aeronavale. È chiaro, però, che, senza una prospettiva di pacificazione della situazione in Libia, quello che potrebbe ritenersi un successo pieno di un'operazione militare, e cioè lo smantellamento della rete dei trafficanti, rappresenterebbe il paradosso del venir meno di quella che al momento rappresenta per moltissimi profughi l'unica via di fuga dalle guerre e dalla miseria.
  In questo senso, perciò, ritengo che sia giunto il momento per la politica di trovare una risposta più adeguata alla straordinaria gravità e complessità del problema. Non possiamo limitarci a gestire una sorta di «Schindler list umanitaria», che si prenda cura solamente di chi riesce a sopravvivere alle mille insidie del deserto e del mare e ritiene che non si possa fare di più.
  Così come abbiamo insistito affinché l'Unione europea dimostrasse una natura politica più matura, evitando di delegare gli interventi ai singoli Stati membri, altrettanto ora premiamo perché chi ha le Pag. 61responsabilità la eserciti per trasformare la nostra casa comune politica in un soggetto capace di giocare una strategia adeguata ai problemi, non solo di tamponarli. EUNAVFOR MED anche se riuscisse ad essere applicata in tutte le sue parti rappresenterebbe una risposta e un successo tattico. C’è bisogno di ragionare in un orizzonte politico più alto. Pensare di poter bloccare questa massa di persone sulle coste della Libia non risolverebbe il problema. Infatti, varrebbe esclusivamente ad impedire gli imbarchi, con le immaginabili conseguenze che ne deriverebbero. L'Europa dei diritti, l'Italia dei Mazzini e dei Garibaldi e dei padri costituenti di ogni colore, pena la sua negazione, non può permettersi di ragionare con la politica dell’«occhio non vede, cuore non duole». Una risposta più adeguata alla straordinaria gravità e complessità del problema, potrebbe sostanziarsi nella organizzazione, sotto l'egida dell'ONU e in collaborazione con l'UNHCR, di campi di accoglienza dei profughi in cammino dai rispettivi Paesi. I campi di accoglienza, per ragioni del tutto scontate, è opportuno che vengano ubicati preferibilmente in zone vicine alle aree di guerra, ma non in zone immediatamente adiacenti e sempre in condizioni di assoluta sicurezza.
  La presenza di forze militari dell'ONU, oltre a garantire la necessaria sicurezza, permetterebbe lo svolgimento di tutti gli accertamenti utili alla concessione del diritto di asilo. La supervisione dell'ONU sull'organizzazione di questi centri garantirebbe la possibilità di sottoporli periodicamente a verifiche da parte della comunità internazionale, tenendo presente che in passato, a volte, sono stati osservati anche diversi abusi. Soltanto successivamente queste persone potrebbero essere inviate negli Stati presso i quali aspirano ad essere accolti. Meglio ancora se immaginando, per una parte di loro, anche un percorso di studi in Europa, così da assicurarsi che siano l'istruzione e la cultura del dialogo e non le armi a dare la forza al futuro di tante fragili democrazie africane. È evidente che per raggiungere questo obiettivo sarebbe indispensabile il giusto consenso internazionale.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIO ZANIN. Ed è in questa direzione che intendiamo sollecitare sin da ora l'azione del nostro Governo e di tutto l'importante apparato diplomatico italiano. Più politica globale significa più diplomazia, perciò dobbiamo ribadire il suo pieno e qualificato coinvolgimento nel lungo processo entro cui anche questa missione si inserisce.
  Il costo della permanenza nei centri di accoglienza, così come schematicamente descritta in questa nota, risulterebbe sicuramente inferiore a quello di qualunque operazione militare.
  In sintesi, noi approviamo questa importante missione e chiediamo contestualmente che essa rappresenti un primo passo verso una strategia di più lungo periodo, più profonda, più solidale e perciò anche più seria. A pochi giorni dal ricordo appassionato che, in più occasioni, dentro questa Camera abbiamo voluto riservare alla memoria di Alex Langer, penso che in questa prospettiva anche la missione EUNAVFOR MED possa leggersi come il mattone del ponte e non del muro che l'Europa vuole costruire verso l'Africa. Lo crediamo e lo vogliamo, perciò voteremo pensando di accendere la speranza insieme al colore verde della nostra approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3249)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3249, di cui si è testé concluso l'esame.Pag. 62
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Benedetti, Paola Boldrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1997 – «Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED» (Approvato dal Senato) (A.C. 3249):

   Presenti  363   
   Votanti  352   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato  252    
    Hanno votato no  100    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di agosto 2015 e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è convenuto in ordine al seguente calendario dei lavori per il mese di agosto:
  Lunedì 3 agosto (ore 9,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e martedì 4 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).
   Esame del disegno di legge n. 3262 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali (Approvato dal Senato – scadenza: 18 agosto 2015).

  Mercoledì 5 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).
   Seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 5) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 6).
   Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione al conflitto di attribuzione elevato dalla Corte di cassazione nei confronti del Senato della Repubblica, di cui all'ordinanza di ammissibilità della Corte costituzionale n. 137 del 2015.
   Esame delle mozioni Cozzolino ed altri n. 1-00962 e Busin ad altri n. 1-00957 concernenti iniziative in favore delle popolazioni del Veneto colpite da calamità naturali l'8 luglio 2015.
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2607 e abbinate – Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile.

  È stato preannunciato che il Governo porrà la questione di fiducia sul disegno di legge n. 3262 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali (Approvato dal Senato – scadenza: 18 agosto 2015) alle ore 12 di lunedì 3 agosto.
  La votazione della medesima avrà luogo alla stessa ora di martedì 4 agosto (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), previe dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi a partire dalle ore 10,15.

  Mercoledì 5 agosto (dalle ore 15) avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).

  Nella settimana non si procederà allo svolgimento delle interpellanze urgenti.

  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario Pag. 63sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2607 e abbinate sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 14,45).

  MICHELE DELL'ORCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, se, tra l'altro, i colleghi intorno a lui fanno anche un po’ di silenzio, per favore.

  MICHELE DELL'ORCO. Io volevo intervenire in merito all'incendio di Fiumicino. Questa mattina c’è stato anche un blackout. Dai primi accertamenti pare che la causa sia stata il surriscaldamento di alcune centraline elettriche.
  La situazione è che ci sono centinaia di passeggeri che sono ancora bloccati. Ci sono persone letteralmente sdraiate in mezzo all'aeroporto. Ci sono alcuni aerei fermi perché addirittura i capitani degli aerei che cercano di contattare la cabina per capire quando possono partire non trovano nessuno dall'altro capo del telefono, perché non c’è più nessuno. C’è un caos totale.
  Noi, tre mesi fa, quando c’è stato l'incendio siamo intervenuti. Ieri c’è stato un altro incendio, oggi c’è stato addirittura questo blackout. Noi ci chiediamo dove sono i cosiddetti Ministri della sicurezza e dei trasporti. Dove sono Delrio e Alfano ? Dove sono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Noi siamo stati gli unici a seguire il caso dei lavoratori, l'esposizione alla diossina, subito dopo il primo incendio. Siamo stati gli unici a depositare un esposto in procura per fare chiarezza su quello che era successo. Abbiamo depositato due interrogazioni parlamentari. Naturalmente, a tutt'oggi, non abbiamo ricevuto risposta. Se i Ministri non sono in grado, non vogliono, non hanno tempo di occuparsi dello strano caso di Fiumicino, io do loro un consiglio: andate al mare, andate in spiaggia e lasciateci lavorare, lasciateci la gestione del Ministero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Chiediamo immediatamente che venga l'ADR, l'azienda che gestisce l'aeroporto di Fiumicino, in Commissione trasporti in audizione, cosa che doveva fare settimane fa, ma misteriosamente è scomparsa e non è mai venuta.
  Tra «Mafia capitale» e i problemi dell'ATAC, del trasporto pubblico romano e ora anche questi incendi, che sembrano pure dolosi, per quanto riguarda l'aeroporto di Fiumicino, noi ci stiamo facendo prendere in giro dall'Europa e da mezzo mondo. La situazione è inaccettabile. O i Ministri intervengono immediatamente oppure andatevene in spiaggia e lasciateci lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, le ricordo che non sono consentite riprese in Aula.

  MARILENA FABBRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Grazie signor Presidente. Intervengo anch'io sulla questione dell’«opzione donna», come hanno fatto le mie colleghe nei giorni scorsi, per testimoniare la mia adesione all'azione di tanti comitati regionali e provinciali dell'INPS che in questi mesi, in tutta Italia, stanno lottando per far sì che venga rispettato e riconosciuto il diritto legittimo delle donne di andare in pensione con 35 anni di contributi una volta raggiunti i 57 anni di età – ciò per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti pubbliche e private – e 58 anni di età per le lavoratrici autonome, maturandone i diritti entro il 31 dicembre 2015.Pag. 64
  La norma, l'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004 parla chiaro. Si tratta di riconoscere il diritto sancito. Ora due circolari dell'INPS, la n. 35 e la n. 37 del 2012, in maniera arbitraria hanno deciso che non di maturazione di diritto, ma di effettiva andata in pensione si dovrebbe trattare entro il 31 dicembre 2015. Questa interpretazione restrittiva va rivista. Ci sono le possibilità, ci sono le risorse economiche per farlo senza incrementare la spesa previdenziale. C’è stato addirittura un pronunciamento di quest'Aula, così come quella del Senato, attraverso due risoluzioni.
  Mi rivolgo al Governo affinché venga fatta al più presto chiarezza e, soprattutto, si trovi un rimedio definitivo alla questione posta. È giusto che venga riconosciuto a migliaia di lavoratrici il loro ruolo nella società, nella pienezza dei loro diritti, delle loro scelte e della loro dignità. Per questo do lettura veloce dell'ordine del giorno approvato dal comitato regionale INPS della regione Emilia Romagna nella riunione del 3 febbraio scorso.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARILENA FABBRI. Anzi, non lo leggo.

  PRESIDENTE. Ha venti secondi.

  MARILENA FABBRI. Dico solo che è stato approvato ed auspica e chiede un concreto interessamento ed una fattiva vigilanza da parte dei Ministeri interessati e dell'INPS affinché le problematiche di «opzione donna» ampiamente analizzate abbiano una tempestiva risoluzione, riconoscendo appunto a migliaia di lavoratrici il loro ruolo nella società, i loro diritti e la dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARISA NICCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie Presidente. La libertà è la nostra fortezza: è ciò che hanno detto tanti uomini e tante donne a Firenze per reagire alla sentenza di appello che ha assolto sei ragazzi condannati in primo grado per uno stupro di gruppo, per una violenza di gruppo di sette anni fa.
  Certo, le sentenze si rispettano, ma questa ci interroga, ci lascia esterrefatti, soprattutto quelle ampie parti della sentenza che vogliamo invitare tutti a leggere e che hanno indagato il modo di vivere della ragazza, di quella giovane donna, una di noi e da cui sono stati tratti i fondamenti per assolvere i sei ragazzi. Una vita definita «non lineare» perché fuori dai presupposti canoni esistenziali considerati giusti. Una vita in nome della quale è stato presupposto il suo consenso, dato per scontato, rispetto invece ad un fatto specifico che violentemente la coinvolgeva in un modo irreparabile, come può testimoniare una lettera che lei ha scritto di recente e che invito anche questa a leggere. Una connessione inaccettabile. Si è giudicata la vita libera di una donna, si è cancellata e non considerata la sua volontà, il valore del suo «no, non voglio».
  Pensavamo che non si sentisse più dire «se l’è cercata». Pensavamo che fossero finiti i tempi in cui la vittima diventava accusata. Ecco, allora è il momento per fare un bilancio su questi anni di applicazione della legge sulla violenza ed è anche il momento per continuare a cercare la giustizia a Firenze (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo solo per sollecitare lei e la Presidenza a intervenire sul Governo affinché dia risposta ad un mio atto di sindacato ispettivo proposto già l'8 gennaio del 2015.
  Si tratta di un'interrogazione rubricata come la n. 4-07432 che riguarda, in sostanza, il comune di Cariati e il piano di Pag. 65riequilibrio che questo comune ha predisposto. È singolare che, da gennaio, io non abbia avuto risposta, anzi, purtroppo non è singolare, perché capita spesso che il Governo non risponda alle interrogazioni proposte, anche a distanza di sei o sette mesi. Per il tramite della Presidenza vorrei che si intervenisse, perché a questo atto di sindacato ispettivo venga data sollecita risposta.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza ovviamente si farà parte diligente in questo sollecito.

  ANDREA VALLASCAS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, vorrei intervenire su quello che è accaduto nella mia regione a una turista a Cala Giunco. Intervengo, appunto, per raccontare una vicenda che riguarda, sì, una singola persona, ma che è emblematica del nostro rapporto con gli altri e della nostra capacità di vedere e comprendere le esigenze delle altre persone.
  In questi giorni sta facendo il giro di Internet la fotografia di una giovane turista in sedia a rotelle su una spiaggia della Sardegna, la mia regione, in particolare sulla spiaggia di Porto Giunco a Villasimius. Dall'immagine è chiaro che la giovane turista si è arenata con la sua sedia lungo una passerella insabbiata che non conduce a nulla. La foto è accompagnata da una breve intervista che la giovane ha rilasciato, visto il clamore che ha destato, giustamente, l'immagine, e racconta la disavventura che le è accaduta, cioè la mancanza di una passerella per accedere, in completa autonomia, ad alcuni servizi presenti in spiaggia, come la doccia.
  Ciò che mi ha colpito del racconto è la grande serenità di questa ragazza che ha saputo, comunque, cogliere nella vacanza in Sardegna gli aspetti positivi e ha saputo trovare anche spiagge e strutturate attrezzate.
  La vicenda di Villasimius ci ricorda i forti ritardi che stiamo accumulando nel superamento delle barriere architettoniche; ci ricorda anche che in questa battaglia di civiltà abbiamo lasciato da soli i cittadini e gli enti locali, le istituzioni più vicine ai cittadini che, oggi più che mai, non hanno le risorse per affrontare una riqualificazione urbana, non hanno le risorse per gli interventi su strade, marciapiedi e arredi urbani, tutti quegli elementi che potrebbero rendere veramente accessibili tutte le nostre città.
  Questa situazione di inadeguatezza è stata sottolineata dalla Corte dei conti nella relazione sulla gestione degli interventi di ristrutturazione e di adeguamento delle strutture pubbliche, nel 2014.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA VALLASCAS. Per concludere, desidero scusarmi con Rosanna Pizzo, così si chiama la turista della foto, una giovane donna proveniente da Canegrate, in provincia di Milano. Mi scuso con lei per i disagi, ma la ringrazio per averci ricordato con grande serenità che l'ospitalità può essere nulla se non si è in grado di essere accoglienti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ricordo che per codesto genere di interventi di fine seduta è necessario dare un certo preavviso alla Presidenza e anche anticipare il contenuto. Pur tuttavia, ovviamente, ormai, per oggi abbiamo fatto così.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 31 luglio 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 14,55.

Pag. 66

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Doc. VIII, nn. 5 e 6 – Conto consuntivo e bilancio della Camera dei deputati

Seguito dell'esame congiunto: 7 ore e 30 minuti.

Deputati questori 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 32 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 33 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 25 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Scelta civica per l'Italia 22 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 20 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 19 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 18 minuti
 Misto: 22 minuti
  Alternativa Libera 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
Pag. 67

Mozione n. 1-00962 e abb. – Interventi in favore delle popolazioni del veneto colpite da calamità naturali l'8 luglio 2015

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3249 – Dis. 1.1, Dis. 1.50 428 418 10 210 114 304 82 Resp.
2 Nom. em. 1.55 432 430 2 216 105 325 82 Resp.
3 Nom. em. 1.56 438 435 3 218 170 265 82 Resp.
4 Nom. em. 1.57 435 430 5 216 106 324 82 Resp.
5 Nom. em. 1.60 438 436 2 219 107 329 83 Resp.
6 Nom. em. 1.61 441 432 9 217 98 334 80 Resp.
7 Nom. em. 1.2 437 433 4 217 168 265 79 Resp.
8 Nom. em. 1.62 440 439 1 220 154 285 78 Resp.
9 Nom. em. 1.63 446 443 3 222 112 331 77 Resp.
10 Nom. em. 1.66 442 440 2 221 109 331 76 Resp.
11 Nom. em. 1.67 442 407 35 204 77 330 76 Resp.
12 Nom. em. 1.71 433 423 10 212 98 325 76 Resp.
13 Nom. em. 1.72 432 428 4 215 81 347 76 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.73 438 435 3 218 143 292 77 Resp.
15 Nom. em. 1.116 443 441 2 221 103 338 74 Resp.
16 Nom. odg 9/3249/4 419 394 25 198 84 310 75 Resp.
17 Nom. odg 9/3249/10 422 421 1 211 107 314 75 Resp.
18 Nom. odg 9/3249/12 407 400 7 201 98 302 76 Resp.
19 Nom. odg 9/3249/13 408 408 205 152 256 75 Resp.
20 Nom. odg 9/3249/14 414 393 21 197 105 288 76 Resp.
21 Nom. odg 9/3249/15 410 408 2 205 102 306 76 Resp.
22 Nom. Ddl 3249 – voto finale 363 352 11 177 252 100 74 Appr.