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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 470 di martedì 28 luglio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,35.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Catania, Cicchitto, Epifani, Faraone, Garavini, Gentiloni Silveri, La Russa, Meta e Piccoli Nardelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative volte all'annullamento del procedimento di valutazione di impatto ambientale e di avvio di valutazione ambientale strategica per la costruzione dell'elettrodotto tra Airolo (Svizzera) e Baggio (Milano) – n. 3-01637)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Rosa ed altri n. 3-01637, concernente iniziative volte all'annullamento del procedimento di valutazione di impatto ambientale e di avvio di valutazione ambientale strategica per la costruzione dell'elettrodotto tra Airolo (Svizzera) e Baggio (Milano) (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

  SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. L'opera di cui si discute è promossa e finanziata da soggetti investitori privati, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 99 del 23 luglio 2009. La società Terna Spa – gestore della rete di trasmissione nazionale (RTN), agisce in qualità di soggetto mandatario per le attività di programmazione, progettazione, costruzione ed esercizio.
  Infatti, il primo comma del citato articolo 32 prevede che: «Al fine di contribuire alla realizzazione del mercato unico dell'energia elettrica, la società Terna Spa provvede, a fronte di specifico finanziamento da parte di soggetti investitori terzi, a programmare, costruire ed esercire, a seguito di specifici mandati dei medesimi soggetti, uno o più potenziamenti delle infrastrutture di interconnessione con l'estero nella forma di “interconnector” ai sensi del regolamento (CE) n. 1228/2003 Pag. 2del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2003, nonché le necessarie opere di decongestionamento interno della rete di trasmissione nazionale, in modo che sia posto in essere un incremento globale fino a 2000 MW della complessiva capacità di trasporto disponibile con i Paesi esteri, in particolare con quelli confinanti con il nord dell'Italia».
  Terna in adempimento ai richiamati obblighi di legge e al mandato ricevuto dagli azionisti, ha effettuato la progettazione della tratta italiana del collegamento elettrico in questione. A tal fine ha presentato al MISE istanza di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio il 3 ottobre del 2012 (successivamente integrata l'11 febbraio 2013), comprensiva dello studio di impatto ambientale dell'opera.
  Il collegamento elettrico comprende nel suo complesso i seguenti interventi: un nuovo elettrodotto aereo in singola terna a 380 kilovolt all'Acqua-Pallanzeno per una lunghezza complessiva di circa 55 chilometri in corrente alternata; lo smantellamento dell'esistente linea a 220 kilovolt in doppia terna Pallanzeno-Verampio avente la lunghezza di 24,2 chilometri e ricostruzione della stessa in singola tema sempre in corrente alternata, su un diverso tracciato avente lunghezza di circa 27 chilometri; dei raccordi in corrente alternata: un elettrodotto aereo in corrente continua tra la stazione di conversione di Pallanzeno e quella di Baggio, di lunghezza complessiva di circa 99 chilometri; una stazione di conversione alternata/continua localizzata in un'area prossima alla stazione elettrica di Pallanzeno, parte ricadente nel comune di Pallanzeno e parte nel comune di Villadossola; una stazione di conversione alternata/continua, ricadente nel comune di Settimo Milanese.
  In merito alla contestazione circa la mancata applicazione delle misure di trasparenza e partecipazione del pubblico, previste per i procedimenti di autorizzazione dei progetti di interesse comune di cui al regolamento UE n. 347/2013 del 17 aprile 2013, evidenzio che il citato regolamento prevede espressamente, all'articolo 19, l'esclusione dell'applicazione delle norme del Capo III, tra le quali sono incluse le misure di partecipazione del pubblico, a quei progetti il cui promotore abbia presentato la domanda prima del 16 novembre 2013. Pertanto, poiché Terna ha presentato l'istanza di autorizzazione in data 3 dicembre 2012, il citato regolamento non trova applicazione.
  Con riguardo alla contestazione circa la mancata applicazione al progetto in esame del procedimento di valutazione ambientale strategica, previsto dal decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, rappresento che tale procedura si applica a «piani e programmi» e non a singole opere.
  Pertanto, non può trovare applicazione in questa fattispecie, come confermato anche dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  In merito alla scelta tecnologica attuata per la realizzazione dell'interconnessione (elettrodotto in corrente continua tra le stazioni elettriche di Pallanzeno e di Baggio), evidenzio che tale soluzione permette di: utilizzare, previo potenziamento, lo stesso tracciato della linea esistente a 220 kilovolt tra Pallanzeno e Baggio, per una lunghezza complessiva di 99 chilometri, tramite la sua conversione in linea a corrente continua; escludere la realizzazione di ulteriori elettrodotti a 380 kilovolt.
  Circa l'affermazione per cui il progetto non sarebbe coerente con un piano energetico nazionale che valorizzi la produzione rinnovabile interna, informo che le interconnessioni costituiscono il presupposto del processo d'integrazione europeo dei mercati dell'energia, con la finalità di offrire ai consumatori le maggiori opportunità di approvvigionamento e consentire la riduzione dei prezzi. La valorizzazione dell'energia rinnovabile nazionale non è compromessa dallo sviluppo delle interconnessioni, poiché gode di particolari priorità nel passaggio sulla rete che ne consentono il pieno utilizzo.
  Faccio presente, infine, come l'obiettivo di realizzare nuove interconnessioni sia stato fatto proprio anche dal Parlamento, dal momento che l'opera in parola costituisce Pag. 3uno dei progetti per dare concreta attuazione alla legge n. 99 del 2009, che promuove 2.000 megawatt di nuova capacità di interscambio attraverso la partecipazione al finanziamento di operatori privati.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare comunica al riguardo che, per tale progetto, inserito, peraltro, nella lista dei progetti di interesse comunitario, è stata avviata, nel 2012, una procedura di valutazione di impatto ambientale e, come per tutte le procedure di VIA di competenza statale, è stato possibile reperire, già da quella data, sul portale delle valutazioni ambientali del Ministero – www.va.minambiente.it – tutte le informazioni relative a tale opera.
  Ha evidenziato, inoltre, che nel citato portale, oltre all'istanza, allo studio di impatto ambientale, al progetto e alla sintesi non tecnica, sono altresì pubblicate tutte le osservazioni pervenute al medesimo Ministero nel corso dell'istruttoria, inviate sia dai privati cittadini e dalle associazioni ambientaliste, sia dagli enti locali e dalle amministrazioni territorialmente interessate. Le citate osservazioni saranno considerate e puntualmente controdedotte nel parere della commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale sia VIA sia VAS a esito dell'istruttoria tecnica svolta.
  Attesa la localizzazione del progetto in prossimità del confine svizzero, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha informato di avere dato altresì avvio alle consultazioni transfrontaliere con le autorità svizzere, così come previsto dalla «Convenzione Espoo», nonché dall'articolo 32 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare afferma pertanto che, in conformità con la normativa in materia di VIA e con quanto previsto dal Regolamento UE n. 347 del 2013, ha provveduto a garantire, in ogni fase del procedimento, la massima trasparenza e partecipazione del pubblico.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 10,40)

  PRESIDENTE. Il deputato Massimo Felice De Rosa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente. Sottosegretario, non sono assolutamente soddisfatto della risposta, perché qui siamo di fronte a un'opera che è piovuta sulle teste dei cittadini e delle amministrazioni locali senza che ne sapessero nulla e che, come al solito, sono state avvisate all'ultimo minuto.
  Se vogliamo andare alle normative, ricordo che il regolamento (CE) n. 1228 del 2003 è stato recepito con la legge 23 luglio 2009, n. 99, il cui articolo 32, certo, dice che ci sono 2.000 megawatt da interconnettere. Ebbene, il problema è che qui, anche con le deroghe che sono state fatte successivamente, perché a gennaio 2010 è entrata in vigore un'altra legge che ha dato altri 500 megawatt di deroga, superiamo comunque le interconnessioni che si potevano fare e che si volevano fare. Abbiamo delle dichiarazioni di Terna che, se non sbaglio, parlano addirittura – le do il dato giusto – «di interconnessione verso il Nord Europa e i Balcani di 5.000 megawatt». Quindi, siamo oltre il doppio – quello previsto da Terna – rispetto a quello che dice il regolamento CE. Quindi, io non riesco a capire come lo abbiamo recepito e che intenzione abbiamo: sono 2.500 o sono 5.000 ? Questo non si capisce dalle leggi e dalle dichiarazioni di Terna, figuriamoci se lo possono capire i cittadini, che non sono stati informati.
  Per quanto riguarda la partecipazione e la trasparenza, ormai sappiamo che il Ministero dell'ambiente sostanzialmente è al soldo degli altri Ministeri più importanti, come il Ministero dello sviluppo economico, perché non viene tenuto assolutamente in considerazione e, soprattutto, non pone delle condizioni vincolanti per tutelare il nostro territorio. Le ricordo che abbiamo una commissione VIA che sta Pag. 4valutando anche questo progetto, composta da persone che, grazie ad un esposto del MoVimento 5 Stelle, è venuto fuori che sono correlate alle opere che stanno eseguendo e, quindi, controllore e controllato sono le stesse persone. Abbiamo persone che hanno vicinanza con la malavita, abbiamo persone indagate nella commissione di valutazione di impatto ambientale, che, tra l'altro, è scaduta e sarebbe da rinnovare, ma il Ministero continua a non rinnovare questa commissione di valutazione e questa commissione va avanti su queste opere a decidere per i cittadini, anche con la scusa che, se la richiesta era stata fatta prima di una certa data, non c'era l'obbligo di partecipazione e trasparenza. Ma il regolamento europeo era del 2003, se noi l'abbiamo recepito in ritardo, comunque bisogna considerare il fatto che i cittadini possono partecipare. Non è che, perché noi mettiamo in legge qualcosa che non è giusto, allora questo deve diventare regola, perché il regolamento è subito applicabile, mentre il nostro recepimento è arrivato molto dopo. Allora, dare la possibilità di derogare a Terna, grazie a un articoletto all'interno del nostro recepimento, che dice che può non attuare la trasparenza e la partecipazione, veramente mi sembra assurdo. E poi mi aspetterei da un Governo degno di questo nome in un Paese democratico che, comunque, si facesse partecipare la cittadinanza e gli enti locali, perché si eviterebbero tutti questi problemi, perché sono comitati di cittadini che ci hanno fatto la segnalazione. «Cittadini no interconnector» ci hanno fatto la segnalazione e dicono che è assurdo consumare ulteriore territorio agricolo di valore all'interno della pianura padana per fare delle centrali di trasformazione per soli 100 chilometri di tratta. È assurdo andare a costruire ancora queste interconnessioni quando, dopo la crisi, probabilmente non abbiamo più tutta questa necessità di interconnetterci con l'estero, ma forse abbiamo necessità di sviluppare una rete interna di rinnovabili. Allora, voglio capire dove vogliamo andare con queste scelte. Io mi auguravo oggi di sentire che ci fosse un tavolo aperto in qualche sede istituzionale, in cui i cittadini, Terna e gli enti locali, i comuni, la regione, potessero confrontarsi.

  PRESIDENTE. Ha ancora un minuto.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente. Questo non l'ho sentito e io continuo a sperare in questo, perché altrimenti vuol dire che siamo in un Paese che, sull'onda dello «sblocca Italia», delega tutto al Governo, a una commissione che non è più terza e non garantisce più i cittadini, la commissione di valutazione di impatto ambientale, e che decide tutto centralmente, cancellando completamente le volontà dei territori. Certo, così è più semplice fare le opere, però prima o poi la gente si ribellerà a questa situazione. Quindi, rendetevi conto di quello che state portando avanti come linea.

(Iniziative di competenza per la tutela degli utenti delle società fornitrici di energia – n. 3-01625)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Baldelli n. 3-01625, concernente iniziative di competenza per la tutela degli utenti delle società fornitrici di energia (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

  SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, rispondo all'atto in questione anche sulla base di elementi acquisiti dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che ha, come noto, compiti di vigilanza in materia. L'Autorità, ai sensi della legge istitutiva 14 novembre 1995, n. 481, infatti, è il soggetto istituzionale investito, tra gli altri, del compito di promuovere la tutela degli interessi dei consumatori e, a tal fine, studia l'evoluzione dei settori di competenza e dei singoli servizi, per garantire la trasparenza, la concorrenza dell'offerta e la possibilità di Pag. 5migliori scelte da parte dei clienti finali, nonché controlla lo svolgimento dei medesimi servizi. Più nello specifico, ai sensi dell'articolo 43, del decreto legislativo 1 giugno 2011, n. 93, che recepisce il cosiddetto terzo pacchetto energia, all'Autorità è stato riconosciuto il potere di effettuare indagini sul funzionamento dei mercati dell'energia elettrica e del gas naturale, nonché di «adottare e imporre i provvedimenti opportuni, necessari e proporzionati per promuovere una concorrenza effettiva e garantire il buon funzionamento dei mercati», così come recita il comma 5 dell'articolo 43. L'Autorità, con propria delibera del 28 novembre 2013, 542/2013/E/com, ha avviato un'indagine conoscitiva, ad ampio spettro, sulle modalità e tempistiche di fatturazione adottate nell'ambito del servizio di vendita di energia elettrica e di gas naturale per i clienti domestici e i clienti non domestici serviti in bassa tensione e con consumi di gas inferiori a 200.000 standard metri cubi anno, serviti in regime di tutela o a condizioni di libero mercato.
  In particolare, l'indagine è finalizzata ad acquisire elementi informativi in merito: alle clausole contenute nei contratti conclusi nel mercato libero relative alle modalità e tempistiche di fatturazione; alla periodicità di fatturazione concordata ed alla coerenza rispetto alle clausole contrattuali del mercato libero applicate ai clienti dai venditori, anche con riferimento ai conseguenti corrispettivi applicati; alla modalità di fatturazione dei consumi e di riscossione degli importi da parte dei venditori; ai criteri di quantificazione dei consumi applicati dai distributori, in assenza dei dati effettivi, ivi comprese le modalità di calcolo per la determinazione delle stime; alle tempistiche di rilevazione dei dati di consumo ed alle relative modalità di trasferimento dei dati di misura dai distributori ai venditori, evidenziando la frequenza di eventuali rettifiche di misura operate dai distributori; alle modalità ed alle tempistiche di trattamento delle informazioni sui dati di misura inviate dai distributori ai venditori; alle tempistiche di utilizzo delle letture di switching da parte dei venditori ed alle tempistiche di invio delle letture medesime da parte dei distributori; alle tempistiche di emissione delle fatture di chiusura del rapporto contrattuale da parte dei venditori uscenti rispetto all'effettiva disponibilità dei dati forniti dai distributori; alle modalità di trattamento delle segnalazioni di consumo da parte del cliente finale; alle modalità e criteri di allineamento delle banche dati venditori/distributori.
  Parallelamente, anche per approfondire le prassi adottate sia nei casi di buon funzionamento della fatturazione e sia nei casi nei quali sono state invece rilevate criticità per i clienti finali, l'Autorità, con la delibera 2 ottobre 2014, (470/2014/E/COM), ha approvato un programma di verifiche ispettive nei confronti degli esercenti la vendita dell'energia elettrica e del gas naturale, conclusesi lo scorso mese di marzo. Al riguardo, segnalo che sulle base delle risultanze dell'attività di indagine conclusa, con una preliminare informativa già resa alle associazioni dei consumatori e all'AGCM, è in via di completamento da parte dell'Autorità di un apposito rapporto, la cui pubblicazione è prevista al più tardi per l'inizio di settembre.
  Inoltre, nell'ambito del Protocollo di intesa integrativo in materia di tutela del consumatore sottoscritto nell'ottobre 2014, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e i servizi idrici e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato procedono ad un coordinamento degli interventi istituzionali attraverso, in primis, la segnalazione reciproca, nell'ambito di procedimenti di diretta competenza, di casi di pratiche commerciali scorrette oppure di violazioni delle normative e della regolamentazione nei settori dell'energia elettrica, del gas e dei servizi idrici.
  Il Governo, pertanto, per le parti di propria competenza, ha seguito e continua a seguire queste iniziative adottate dalle autorità indipendenti a tutela dei consumatori. A tale proposito, si ritiene che le attività attuate dalle due Autorità e i recenti interventi in materia introdotti con il decreto legislativo n. 102 del 2014 costituiscano Pag. 6un quadro di riferimento adeguato anche ai fini della tutela del consumatore.
  In particolare, si ricorda che il citato decreto legislativo, approvato dal Governo, impartisce disposizioni all'Autorità perché adotti specifici provvedimenti in materia di misurazione e fatturazione dei consumi di energia elettrica e gas, affinché: le imprese di distribuzione ovvero le società di vendita di energia elettrica e di gas naturale al dettaglio provvedano ad emettere fatture precise e fondate sul consumo effettivo di energia, almeno con cadenza annuale; i clienti finali possano ricevere la fattura anche in formato elettronico; nella fattura siano riportate indicazioni chiare e comprensibili circa le informazioni ivi contenute; insieme alla fattura siano rese disponibili, su richiesta dei clienti finali, informazioni aggiuntive quali il prezzo corrente dell'energia, i dati di consumo dell'anno precedente, i riferimenti delle organizzazioni dei consumatori, delle agenzie per l'energia o di organismi analoghi e vengano fornite soluzioni flessibili per i pagamenti.
  L'Autorità, con la delibera 7 agosto 2014, (412/2014/R/efr), ha avviato un procedimento per l'adozione dei provvedimenti diretti all'attuazione delle suddette disposizioni. Sul punto si anticipa che nel procedimento avviato dalla summenzionata delibera si inserisce anche un documento di consultazione, che verrà adottato e pubblicato nelle prossime settimane, volto a definire gli orientamenti in tema di modalità di fatturazione dei consumi ai clienti finali del mercato retail. Il Governo ritiene, pertanto, che le criticità segnalate dall'onorevole interrogante potranno essere superate con la piena attuazione delle previsioni introdotte con il decreto legislativo n. 102 del 2014.

  PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Sereni. Intanto ringrazio il sottosegretario Vicari per la presenza e per la risposta puntuale. Nel merito – ahimè ! – io non sono soddisfatto, perché la risposta mi è sembrata burocratica e distante dal problema vero che è stato segnalato.
  Io nell'interrogazione ricordo come il 13 luglio 2015 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato abbia attivato quattro provvedimenti contro Eni, Acea energia, Edison energia, Enel energia ed Enel servizio elettrico, a seguito di numerosi reclami, anche da parte delle associazioni dei consumatori, per alcune condotte di questi operatori.
  Le condotte in esame sono gravissime. Si tratta di fatturazione basata su consumi presunti, mancata considerazione delle autoletture, fatturazione a conguaglio di importi significativi. Sono arrivate bollette di migliaia di euro, anche a seguito di conguagli pluriennali, quindi conguagli che riguardano anni dal 2010, 2011, 2012 fino allo scorso anno. Quindi, si tratta di pesi importanti, dal punto di vista economico, per le famiglie che si trovano a sostenere in maniera improvvisa queste nuove potenziali uscite. Ancora, le condotte riguardano la mancata registrazione dei pagamenti effettuati, con conseguente messa in mora dei clienti fino, talvolta, al distacco. C’è gente che paga, il pagamento non viene registrato e gli staccano la luce, l'acqua, il gas, pur avendo pagato. Poi, le condotte riguardano il mancato rimborso dei crediti maturati dai consumatori. Il consumatore ha un credito e non glielo rimborsano.
  Insomma, sono comportamenti gravissimi e scorrettissimi, di fronte ai quali il Governo ricorda la competenza dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ma in questo caso l'Autorità per l'energia elettrica e il gas sta con le mani in mano, ferma. Sì, ha intrapreso qualche iniziativa tramite linee di indirizzo e attuazioni del decreto legislativo n. 102 del 2014, ma di fatto noi abbiamo migliaia o forse decine di migliaia di famiglie con bollette di migliaia di euro, rispetto alle quali in questo momento ci sono accertamenti in corso, anche da parte del nucleo antitrust della Guardia di finanza. E che cosa rispondiamo a queste famiglie ?Pag. 7
  La sfida è molto chiara, io lo dico al Governo. In questo momento c’è il disegno di legge «concorrenza» all'esame di questo ramo del Parlamento. Se vogliamo prendere un provvedimento serio, al di là delle risposte burocratiche, della storia e della cronistoria, anche legislativa, o dei decreti legislativi in questa materia, il Governo può fare una cosa molto chiara, in attesa che l’Authority per la concorrenza e il mercato e le forze dell'ordine portino avanti queste inchieste su questi fatti che – ripeto – sono gravissimi e che incidono in maniera pesante, virulenta sulle tasche delle famiglie. Infatti, una famiglia con un reddito complessivo di 2 mila, 3 mila euro al mese, a cui arrivano 5, 6, 10 mila euro di conguaglio per i quattro anni successivi, riceve una mazzata enorme dal punto di vista economico. E dobbiamo domandarci se sia giusto che uno di questi gestori, uno di questi distributori vada a chiedere a una famiglia questa cosa per gli anni passati.
  Allora, la risposta unica è una moratoria di queste bollette. Si inserisca. Il Governo prepari un emendamento, nell'attesa di comprendere se questi comportamenti siano stati scorretti e, qualora siano stati scorretti, queste famiglie non devono pagare questi importi, queste bollette. Ma nell'attesa, si faccia una moratoria, perché in questo momento c’è gente, ci sono famiglie che, nell'attesa, di fronte a questi comportamenti, che presumibilmente sono scorretti e sono sotto indagine da parte di queste Authority, stanno pagando queste bollette. Ci sono famiglie che in questo momento avrebbero crediti e non li ottengono.
  Allora, chi difende questi consumatori ? In questo momento c’è un'indagine dell’Authority. Il Governo, certo, non ha poteri di intervento diretto, perché ci sono le Authority, che sono indipendenti, ma ha il potere di presentare una norma. Allora, facciamo una moratoria per le bollette di queste persone e, finché non si è capito se sono frutto di un comportamento corretto o scorretto, le fermiamo. Poi, se sono frutto di un comportamento scorretto, non le pagano. Se sono frutto di un comportamento comunque corretto, le pagheranno.
  Però, prendiamoci una responsabilità. Ripeto, lo chiedo al Governo, ringraziando personalmente il sottosegretario Vicari, che ci mette la faccia, che viene qui a rispondere, anche con grande puntualità. Però, bisogna operare concretamente, perché alle famiglie la cronistoria legislativa delle leggi sulla concorrenza e sul mercato non serve a niente.
  Gente che ha una bolletta da 2, 3 o 4 mila euro che gli arriva a casa da un momento all'altro, con scritto che si tratta dei conguagli degli ultimi anni, non è particolarmente curiosa di sapere la storia dei decreti legislativi sulla concorrenza e sul mercato. Vuole sapere se questo comportamento da parte del gestore dell'energia o del gas sia un comportamento corretto o no. E se questo comportamento non è corretto, è giusto che non paghi.

(Problematiche riguardanti le graduatorie a scorrimento del personale in relazione alla riforma nota come «La buona scuola» – n. 2-00912)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Melilla n. 2-00912, concernente problematiche riguardanti le graduatorie a scorrimento del personale in relazione alla riforma nota come «La buona scuola» (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Prendo atto che il deputato Melilla si riserva di intervenire in sede di replica.
  La sottosegretaria di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Angela D'Onghia, ha facoltà di rispondere.

  ANGELA D'ONGHIA, Sottosegretaria di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie signor Presidente, in relazione a quanto prospettato dall'onorevole interpellante, si ricorda, come è noto, che il disegno di legge di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione è stato approvato dal Parlamento ed è entrato Pag. 8in vigore il giorno successivo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 16 luglio scorso.
  Il testo del disegno di legge ha subito, nel corso dell'iter parlamentare, significative modifiche, anche in relazione al piano assunzionale a tempo indeterminato di personale docente delle scuole.
  In particolare, secondo quanto disposto dai commi 95 e seguenti dell'articolo unico della legge n. 107 del 2015, il Ministero è autorizzato ad attuare un piano straordinario di assunzioni per il prossimo anno scolastico 2015/2016 dopo aver proceduto, per il medesimo anno, alle ordinarie operazioni di immissioni in ruolo conseguenti al turnover, secondo le procedure di cui all'articolo 399 del Testo unico delle norme vigenti in materia di istruzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 11,05)

  ANGELA D'ONGHIA, Sottosegretaria di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Come auspicato dall'onorevole interpellante, il piano riguarda anche coloro che sono iscritti a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso bandito con decreto direttoriale n. 82 del 2012, quindi, sia vincitori, che idonei e i docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. In particolare, il suddetto piano prevede che le assunzioni si articolino in più fasi.
  Per quanto concerne la prima fase, si tratta di circa 21.880 posti, corrispondenti a quelli lasciati liberi dal personale docente cessato al 1o settembre 2015, sia comune, che di sostegno. La procedura assunzionale è definita, in questo caso, dall'articolo 399 del testo unico. I possibili beneficiari sono tutti e soli i soggetti iscritti nelle graduatorie di merito dei concorsi per titoli ed esami, sia quello del 2012, che i precedenti, sia vincitori, che idonei, nonché gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento.
  La norma prevede, quindi, una successiva fase per occupare tutti i posti vacanti e disponibili nell'organico di diritto non occupati nella precedente fase, anche oltre le ordinarie facoltà assunzionali, cioè oltre il turnover. Si tratta di ulteriori 10.849 posti già esistenti, sia comuni, che di sostegno, che saranno occupati utilizzando le procedure di cui all'articolo 399 del testo unico, ma sarà limitata, in deroga al testo unico, ai soggetti iscritti nelle graduatorie di merito del solo concorso 2012, oltre che agli iscritti nelle GAE, poiché nel frattempo le graduatorie di merito dei concorsi antecedenti saranno soppresse.
  Infine, la norma prevede che siano istituiti i nuovi posti per il potenziamento, pari a 48.812 posti comuni e 6.446 posti di sostegno, ai sensi della Tabella 1 allegata alla legge, sui quali si provvederà ad assumere gli iscritti nelle graduatorie di merito e nelle GAE, che troveranno posto ai sensi di una nuova procedura che, a differenza di quella prevista dall'articolo 399 del testo unico, sarà nazionale.
  Per quanto non faccia parte della procedura assunzionale prevista dalla legge n. 107 del 2015, è opportuno ricordare che l'anno scolastico 2015/2016 vede il completamento del piano pluriennale per l'estensione dell'organico di diritto del sostegno (e correlato piano assunzionale), previsto dall'articolo 15 del decreto-legge n. 104 del 2013. Rimangono da assumere 8.895 docenti di sostegno per la terza annualità del piano, nonché 5.852 docenti di sostegno riferiti alla seconda annualità, che non si è potuto assumere nel 2014/2015 per insufficienza di aspiranti nelle graduatorie.
  Concludendo, la legge prevede, in relazione al futuro accesso ai ruoli del personale docente, a partire dal concorso che sarà bandito entro il 1o dicembre 2015, concorsi per titoli ed esami su base regionale con cadenza triennale e ai quali saranno ammessi esclusivamente candidati in possesso del relativo titolo di abilitazione all'insegnamento e, per i posti di sostegno, del prescritto titolo di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.
  Per i posti di sostegno saranno banditi concorsi specifici, ai quali potranno partecipare Pag. 9solo i candidati abilitati in possesso anche del relativo titolo di specializzazione.
  Inoltre, fino al totale scorrimento delle relative graduatorie ad esaurimento, continuerà ad applicarsi la disposizione di cui all'articolo 399, comma 1, del citato decreto legislativo n. 297 del 1994, ovvero il cosiddetto «doppio canale»: l'accesso ai ruoli del personale docente avverrà per il 50 per cento mediante concorsi per titoli ed esami e per il restante 50 per cento attingendo alle GAE.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Anzitutto ringrazio la sottosegretaria Angela D'Onghia per la risposta che mi sembra assolutamente ineccepibile dopo l'approvazione della riforma della scuola che, come lei sa, noi abbiamo contrastato con molta determinazione su vari punti tra cui anche il fatto che noi, come Sinistra Ecologia Libertà, ritenevamo che non fossero adeguatamente coperte le varie fasce di precariato che negli ultimi anni hanno insegnato nel nostro Paese e che, con questa riforma, si aspettavano un'immissione in ruolo.
  Dobbiamo evitare un'ingiustizia che si può determinare rispetto alla normativa preesistente che anche lei, sottosegretario, ha opportunamente citato, il decreto legislativo n. 297 del 1994 che recita testualmente all'articolo 399, comma 1: «L'accesso ai ruoli del personale docente della scuola materna, elementare e secondaria ivi compresi i licei artistici e gli istituti d'arte, ha luogo, per il 50 per cento di posti a tal fine annualmente assegnabili, mediante concorsi per titoli ed esami e, per il restante 50 per cento, attingendo alle graduatorie permanenti di cui all'articolo 401». Al comma 2 della medesima legge si dice: «Nel caso in cui la graduatoria di un concorso per titoli ed esami sia esaurita e rimangano posti ad esso assegnati, questi vanno ad aggiungersi a quelli assegnati alla corrispondente graduatoria permanente. Detti posti vanno reintegrati in occasione della procedura concorsuale successiva». Si evidenzia che, secondo l'articolo 400, comma 19, del medesimo decreto legislativo, «conseguono la nomina i candidati che si collocano in una posizione utile in relazione al numero delle cattedre o posti eventualmente disponibili».
  Quindi, è evidente che noi dobbiamo cercare di evitare in tutti i modi che ci possano essere delle esclusioni ingiuste: i rimanenti idonei della graduatoria di cui parlavo, che sono circa 7 mila insegnanti, che potrebbero vedere cancellati i loro diritti al 1o settembre 2015.
  Occorre invece una strada – credo che ci possa essere anche attraverso la risposta data dalla sottosegretaria – per evitare una palese ingiustizia. Occorre operare affinché questa disparità di trattamento venga sanata rivedendo la legge negli aspetti in cui ciò è possibile, con particolare riferimento al personale incluso nelle graduatorie ad esaurimento.

(Iniziative volte ad agevolare la pratica dell'affido condiviso e la semplificazione delle procedure amministrative connesse, anche alla luce della vicenda di una minore bisognosa di terapie abilitative visive e motorie – nn. 3-00759 e 3-01312)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Binetti n. 3-00759 e n. 3-01312, concernenti iniziative volte ad agevolare la pratica dell'affido condiviso e la semplificazione delle procedure amministrative connesse, anche alla luce della vicenda di una minore bisognosa di terapie abilitative visive e motorie, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il Viceministro della giustizia, Enrico Costa, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Grazie, Presidente. Le interrogazioni in oggetto involgono, nella prima parte, il tema, di grande rilievo sociale, della individuazione, in concreto, delle Pag. 10modalità di affido che garantiscano al minore la bigenitorialità in un contesto sereno ed affettivamente equilibrato.
  In tale prospettiva, l'articolo 337-ter del codice civile prevede che il minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.
  La disciplina vigente demanda all'autorità giudiziaria di disciplinare le concrete modalità dell'affidamento condiviso, secondo le esigenze del minore da accertarsi nel caso concreto.
  Appare, peraltro, compatibile con la ratio della norma l'orientamento, generalmente adottato nella prassi, che attribuisce l'affidamento condiviso del minore ad entrambi i genitori, con il collocamento prevalente dello stesso presso uno dei genitori (in genere la madre) e la regolamentazione del diritto di visita e di frequentazione dell'altro genitore, da modularsi secondo le esigenze del caso, in relazione all'età, al modus vivendi e ai bisogni del minore, nel rispetto delle possibilità e degli impegni lavorativi di entrambi i genitori.
  La concreta aderenza nel tempo di siffatti provvedimenti ai mutamenti della situazione è, inoltre, garantita attraverso la possibilità in ogni momento di rivedere e di modificare gli stessi, all'esito di un procedimento camerale di pronta definizione.
  Allo stato della vigente normativa, pertanto, l'autorità giudiziaria può intervenire sulle modalità di esercizio dell'affidamento, laddove specifiche e sopravvenute esigenze ne richiedano la rimodulazione, sul presupposto della necessaria disponibilità e capacità di entrambi i genitori di farsi carico pienamente e stabilmente delle esigenze e dei bisogni materiali ed affettivi del bambino.
  Nella prassi, invero, l'applicazione di modalità paritetiche di affidamento condiviso risulta una soluzione minoritaria in quanto i genitori per primi non manifestano la loro preferenza per questo progetto di relazione con il minore, evidentemente più impegnativo per entrambi sia sotto il profilo organizzativo e anche sotto il profilo affettivo e relazionale.
  Al fine di potenziare ulteriormente il sistema normativo di riferimento, sono state presentate delle proposte di legge in Parlamento – A.C. 2507 e A.C. 1403 – finalizzate a rafforzare il principio di bigenitorialità secondo modalità paritetiche che, rispettivamente, si declinano nella fissazione di una «domiciliazione paritaria dei minori» e nel rafforzamento di «una pari responsabilità e paritetica assunzione di concreti doveri».
  La complessa materia dei minori e della famiglia è, tuttavia, allo stato frammentata tra tribunale ordinario e tribunale per i minorenni.
  Al fine di assicurare concentrazione ed effettività di tutela, con un modello processuale unico e un giudice specializzato, in data 11 marzo 2015 è stato presentato presso la Camera dei deputati il disegno di legge delega per la riforma del processo civile, n. 2953, approvato dal Consiglio dei ministri il 10 febbraio 2015, che reca, tra l'altro, modifiche sostanziali alla disciplina dei procedimenti in materia di famiglia, concernenti la separazione dei coniugi, lo scioglimento e la cessazione degli effetti civili del matrimonio e l'affidamento e il mantenimento dei figli minori.
  Tra le novità rilevanti va segnalata l'istituzione nei tribunali di una sezione specializzata per la famiglia, i minori e la persona, competente per l'esame delle controversie relative alla famiglia, anche non fondata sul matrimonio, con l'ausilio dei servizi sociali e di tecnici specializzati nelle materie di competenza.
  Alla luce del delineato assetto normativo, deve essere esaminata la vicenda della minore di cui si fa cenno nelle interrogazioni. Dalle informazioni assunte presso le competenti articolazioni ministeriali, consta come con sentenza n. 120 del 2013 la corte di appello di Torino abbia disposto l'affidamento condiviso ai genitori della minore indicata nelle interrogazioni, in Pag. 11riforma della pronuncia di primo grado, che aveva, invece, statuito l'affidamento esclusivo alla madre.
  La genericità delle notizie riportate in interrogazione non ha consentito di individuare il relativo procedimento civile, come riferito dal presidente della sezione minorenni e famiglia della corte d'appello di Torino. Va invece rilevato come la corte d'appello abbia prescritto ai genitori di assicurare alla figlia un regolare sostegno psicoterapeutico, rivolgendosi a un professionista di fiducia, confermando la prescrizione ai genitori di garantire alla figlia, collaborando tra loro, le cure e i trattamenti riabilitativi segnalati nelle conclusioni della CTU, comprensivi dei sostegni in ambito scolastico. La stessa autorità giudiziaria ha contestualmente, incaricato i servizi sociali e di psicologia dell'età evolutiva di realizzare ogni opportuno intervento di sostegno non solo nei confronti della minore ma altresì dei genitori, proprio in ragione dell'elevata conflittualità coniugale. Alla luce di quanto emerge dagli atti, pertanto, la questione involge l'esecuzione delle prescrizioni della sentenza, che, investendo questioni di merito azionabili davanti all'autorità giudiziaria da parte degli aventi diritto, sfuggono al sindacato del Ministro della giustizia. Le delicate problematiche illustrate potranno essere, in ogni caso, oggetto di ulteriore esame e riflessione al fine di individuare strumenti idonei a garantire, quando più possibile, al minore, il diritto a crescere con entrambi i genitori e, a questi ultimi, di esercitare pienamente i diritti e i doveri propri.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni.

  PAOLA BINETTI. Presidente, noi ci dichiareremo pienamente soddisfatti quando sarà istituito questo tribunale della famiglia e quando questo tribunale della famiglia – come è stato promesso – sarà in grado davvero di affrontare queste problematiche, che oggi si presentano con toni sempre più complessi, data la complessità stessa in cui vivono molte famiglie, e soprattutto con toni molte volte autenticamente drammatici quando investono la vita, per esempio, come in questo caso specifico, di adolescenti che si trovano a vivere in un contesto familiare in cui l'accordo tra i due genitori, nonostante la prescrizione avvenuta da parte del magistrato, non si è ancora avverato. Vorrei sottolineare alcuni passaggi in questo. Intanto, il fatto che io avessi presentato questa interrogazione due anni fa senza aver ricevuto una risposta e averla dovuta ribadire per trovare ed incontrare la sensibilità – ringrazio peraltro, sicuramente, il Viceministro – di una risposta che faccia perno sulla situazione concreta in cui si trovano i bambini quando le famiglie vanno incontro ad un processo di separazione. Nel caso specifico di questa bambina, c'era stato un affido iniziale alla madre poi c’è stato un intervento successivo del magistrato, che si è spostato verso un affido condiviso, ma né nella prima fase né nella seconda fase a questa bambina sono stati garantiti i servizi di cui ha bisogno. Questa bambina è portatrice di alcuni handicap di natura fisica, visivi e auditivi, ma non ha potuto contare sui servizi adeguati per poter colmare questo disagio e successivamente, chiaramente in questa situazione che potremmo dire di abbandono intrafamiliare, ha assommato anche le difficoltà relazionali tipiche degli adolescenti, per cui il magistrato è intervenuto ulteriormente, probabilmente nel momento dell'affido condiviso, prescrivendo una sorta di psicoterapia che agli atti non sembra ancora aver raggiunto obiettivi adeguati, anche semplicemente di costanza e di continuità nel rapporto. Dove voglio concludere con questo mio intervento ? Oggi i minori che sono in qualche modo vittima ed espressione della sofferenza della vita di famiglia non possono essere tutelati abbastanza né quando li si toglie dalla famiglia, attraverso quella formula – chiamiamola così – di diagnosi inventata che va sotto il nome di PAS, quando cioè l'affidamento viene sottratto ad entrambi i genitori perché si presuppone che l'uno e l'altro genitore si muovono Pag. 12in un'ottica di conflittualità permanente, ma nemmeno quando viene fatto un affido condiviso, se questo affido stesso non viene considerato l'oggetto principale della terapia. Ciò che è la causa della sofferenza del bambino è proprio la conflittualità tra i genitori e l'intervento va posto lì, va posto proprio attraverso una delicata opera di mediazione, attraverso una delicata opera di sostegno, per evitare che il disagio della relazione sofferente si traduca poi in una causa specifica di blocco nello sviluppo dell'affettività, di blocco nello sviluppo della maturità, anche cognitiva e, in questo caso specifico, del mancato aiuto anche sul piano dell'handicap visivo e uditivo.
  Io mi auguro che il Tribunale della famiglia, quando verrà istituito, sia davvero capace, primo, di esorcizzare ormai definitivamente la falsa diagnosi di PAS; secondo, che sia in grado davvero di non limitarsi a porre una decisione di affido, ma a monitorare questa decisione valutando esattamente, perché se è vero che vi sono studi sufficienti a dire che l'affido condiviso permette di ottenere risultati migliori non è meno vero che quando questo affido condiviso non si assume in una vera disponibilità reciproca dei genitori a collaborare per la presa in carico del figlio, può favorire, come nel caso in specie, una sorta di abbandono del figlio. Il figlio diventa una specie di scaricabarile tra madre e padre in cui ogni genitore pensa che tocchi all'altro, per esempio sul piano dei costi, e l'altro genitore pensa tocchi all'altro il piano della relazione di cura.
  Mi sembra che la prospettiva del Tribunale della famiglia come punto di unificazione e di convergenza degli interventi possa essere davvero un auspicio estremamente positivo e presteremo tutta l'attenzione necessaria quando il disegno di legge arriverà in Commissione Affari sociali, perché il tema non è solo un tema di giustizia ma anche di grandissima rilevanza sul piano sociale.
  È fondamentale però che alla presa in carico dei genitori si dedichi tutta l'attenzione necessaria e sufficiente che si vorrebbe dedicare alla presa in carico del minore, posto che il minore è soltanto il punto di rilievo e di visibilità del disagio che coinvolge la famiglia stessa.

(Tempi relativi alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale delle scorie nucleari, nonché del relativo progetto preliminare – nn. 3-01559, 3-01638, 3-01639 e 3-01640)

  PRESIDENTE. La sottosegretaria per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Piras n. 3-01559, Ventricelli n. 3-01638, Busto n. 3-01639 e Pili n. 3-01640, concernenti tempi relativi alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale delle scorie nucleari, nonché del relativo progetto preliminare (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. La procedura e la relativa tempistica per giungere alla individuazione, al termine di un lungo percorso condiviso e trasparente, di un sito idoneo a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, sono, come è già stato ricordato nelle risposte fornite ad interpellanze e interrogazioni analoghe, disciplinate dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010, come modificato e integrato dal decreto legislativo n. 45 del 2014, il quale regolamenta finanche i soggetti che parteciperanno al processo partecipativo successivo alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, in sigla CNAPI.
  Nelle interrogazioni che si riscontrano, è stato richiamato e illustrato il percorso istituzionale che ha sinora caratterizzato i lavori delle strutture interessate da questa prima fase della procedura, rilevando un Pag. 13ritardo per la pubblicazione della CNAPI, rispetto ai tempi originariamente previsti.
  Ciò è stato causato, in particolare, dalla necessità, congiuntamente rilevata dai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico nel corso dell'esame della documentazione ad essi pervenuta lo scorso 13 marzo, di acquisire determinati approfondimenti tecnici, sia da parte della Sogin S.p.A. che da parte dell'ISPRA, al fine di valutare compiutamente il documento prodotto.
  Solamente lo scorso 20 luglio è stato consegnato l'aggiornamento richiesto, per l'esame del quale le competenti strutture ministeriali si sono immediatamente messe al lavoro, con l'obiettivo di completare con la massima celerità l'istruttoria finalizzata ad autorizzare la pubblicazione della CNAPI, a seguito della quale inizierà la fase di consultazione pubblica nell'ambito della quale tutti i soggetti coinvolti e/o interessati potranno formulare osservazioni e proposte.
  Ritengo sia il caso di richiamare, altresì, la recentissima nota con la quale i Ministri dell'ambiente e dello Sviluppo Economico hanno precisato e reso pubblico che, contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, che indicano il termine di fine agosto per la scelta del sito definitivo, tale termine è invece quello previsto per il rilascio del nulla-osta alla pubblicazione della CNAPI, e che rappresenterà soltanto il momento di avvio, e non di conclusione, della lunga procedura caratterizzata da ampie fasi di consultazione pubblica, nella quale verranno coinvolti regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifica, che porterà prima ad individuare alcune aree idonee ad ospitare il deposito nazionale e poi stabilirà il sito.
  E proprio su questo punto, non si possono non manifestare forti perplessità su alcune anticipazioni di stampa riferite dagli interroganti, che ipotizzano varie localizzazioni. La documentazione consegnata ai due Dicasteri di cui si è appena detto, infatti, considerata la classificazione di riservatezza attribuita alla Sogin Spa alla proposta di CNAPI, è stata così classificata e come tale sarà trattata, conformemente alle vigenti disposizioni, fino alla sua pubblicazione a seguito del nulla-osta che sarà rilasciato dai due Ministeri interessati. Allo stato è difficile, pertanto, attribuire a tali anticipazioni alcuna seria attendibilità.
  Il processo partecipativo che avrà inizio dalla pubblicazione della CNAPI, così, culminerà con il «seminario nazionale», nel corso del quale verranno approfondite tutte le problematiche e gli aspetti tecnici relativi al deposito nazionale e al parco tecnologico che lo ospiterà – ivi incluse le perplessità e le osservazioni formulate dagli onorevoli interroganti – per poi giungere alla fase istruttoria finale di approvazione della «Carta», sulla cui base potranno essere formulate le dichiarazioni di interesse da parte delle amministrazioni regionali propedeutiche agli approfondimenti di dettaglio e alla individuazione del sito definitivo, secondo le dettagliate e tassative procedure definite con il già citato articolo 27 del Decreto legislativo n. 31 del 2010.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione Piras n. 3-01559, di cui è cofirmataria.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, diciamo che ce l'aspettavamo una risposta di questo tipo perché di fatto ci sono quattro interrogazioni provenienti da quattro gruppi parlamentari e addirittura l'onorevole Pili solo dà l'allarme alla non adempienza da parte del Governo, della Sogin, dell'ISPRA di risposte ai cittadini che necessitano, perché i cittadini non possono apprendere dalla stampa un giorno che queste scorie andranno in Sardegna, un giorno nelle Marche, un giorno in Puglia: così si creano soltanto degli allarmismi inutili. Noi avevamo presentato un ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Piras addirittura a febbraio dove il Governo diceva addirittura che era inutile dare l'approvazione a quell'ordine del giorno. E la parola giusta utilizzata il Governo è ultronico, Pag. 14quindi vuol dire pleonastico, quindi voleva dire che era evidente che quell'ordine del giorno fosse di fatto già assunto dal Governo e stiamo parlando dei primi di febbraio.
  Ad oggi, al 16 giugno 2015 l'ISPRA comunica di aver ricevuto da Sogin S.p.A. l'aggiornamento della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale. Ancora noi non abbiamo una concreta e reale risposta. Lei ci dice che avremo alla fine di agosto probabilmente (noi diciamo probabilmente perché, a questo punto, di certo mi pare non ci sia proprio nulla) una ipotesi di una localizzazione e da quel momento in poi che parte il processo partecipativo. Ovvio, certo, lo chiede la Costituzione che i cittadini debbano dare le osservazione a seconda se il progetto sia compatibile o meno con la sua localizzazione.
  Noi nello specifico chiediamo, per esempio per quanto riguarda la Sardegna, sappiamo che c’è stato un referendum addirittura anteriore a quello nazionale, un referendum consultivo dove si dice che in Sardegna non si vuole l'accoglimento delle scorie nucleari. Certo nessun cittadino e nessun territorio chiederà mai che le scorie vadano nel proprio territorio, se non si fa davvero un percorso partecipativo e chiaro di consapevolezza di quanto si vuole andare a mettere in atto. L'unica cosa che ci rende veramente perplessi è che la Sogin compra spazi pubblicitari.
  Questo per noi è assolutamente paradossale. Tra l'altro, poi, sono dispiaciuta nel vedere che l'onorevole Busto, di cui ho grande stima, del MoVimento 5 Stelle e che oggi anche qui in Aula sottolinea esattamente quello che diciamo noi, nel loro sito web del MoVimento 5 Stelle, ovvero di Grillo, ospita la pubblicità della Sogin Spa. Ecco io credo che siamo veramente arrivati ai paradossi e veramente sottosegretario chiediamo un atto veramente di presa di consapevolezza di quello che sta accadendo perché i cittadini necessitano di sapere come stanno le cose.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ventricelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  LILIANA VENTRICELLI. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il sottosegretario per la risposta puntuale sulle procedure che sono state seguite fin qui per delineare quella che sarà la Carta delle aree potenzialmente idonee. Vorrei specificare che in Italia esistono già attualmente circa una ventina di siti che ospitano depositi di scorie nucleari e quindi di qui c’è la necessità di provvedere allo smantellamento di questi siti per costruire un unico deposito nazionale che garantirà anche a tutti i cittadini un maggior livello di controllo. Fatta però questa precisazione, mi preme ricordare – lo faccio non per mero campanilismo – che il territorio da cui provengo e nella difesa del quale ho presentato questa interrogazione che è la Murgia, quindi la Puglia, a cavallo fra la Puglia e la Basilicata, ha già dato negli scorsi anni e anche in questi ultimi mesi disponibilità ad ospitare grandi infrastrutture e grandi opere di impatto ambientale. Faccio quindi riferimento alla TAP, alle prospezioni che probabilmente ci saranno nel Mare Adriatico. Ecco perché, ripeto non per mera difesa di un territorio ma anche in vista di una sorta di solidarietà fra le regioni, abbiamo ritenuto opportuno presentare questa interrogazione per far presente non soltanto quali saranno le procedure e le volontà dei nostri territori di partecipare con trasparenza all'individuazione del Sito unico nazionale, ma anche per testimoniare una volontà che si è già ben delineata da parte delle associazioni e dei comitati di cittadini e delle amministrazioni di profonda contrarietà. Ripeto, a noi tocca in questa fase – e bene ha fatto il sottosegretario ad evidenziarlo nella sua risposta – assicurare la massima trasparenza delle procedure. La Sogin e l'Ispra in questi mesi hanno provveduto a effettuare i rilievi sulla carta e quanto contestato anche da altri colleghi sul ritardo che si è avuto nella definizione di questi siti io credo che invece sia stato opportuno perché il ritardo è stato dovuto Pag. 15ad alcuni approfondimenti tecnici che sono stati richiesti dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'ambiente, quindi per noi questo è di fondamentale importanza per assicurare appunto che la procedura venga espletata nel migliore dei modi. Faccio presente anche che per noi la vicinanza del Parco nazionale dell'alta Murgia rappresenta anche una scelta politica di quella che è la vocazione del nostro territorio e che quindi andrebbe a contrastare anche con la presenza di un sito di scorie nucleari. Tra l'altro siamo a pochi mesi dalla proclamazione di Matera «Capitale europea della cultura» per il 2019 quindi questo rappresenterebbe anche un biglietto da visita poco opportuno per le decine di migliaia di turisti che arriveranno nel nostro territorio. Quello che noi chiediamo oggi al Ministero e che ribadiremo anche nei prossimi mesi è di assicurare la partecipazione attraverso la Conferenza nazionale che è stata annunciata, ci sarà poi la possibilità di candidatura da parte dei territori e qui noi valuteremo anche in quel caso quali saranno le regioni e le amministrazioni che vorranno cogliere questa opportunità, chiediamo alle Ministero di garantire la partecipazione e noi da parte continueremo a vigilare sul procedimento, cercando di favorire anche dibattiti sul territorio. Bene ha fatto secondo noi invece la Sogin ad avviare una campagna di informazione, perché è importante che questo sito nasca nella maggior partecipazione possibile e consapevolezza dei nostri cittadini. Quindi io mi dichiaro soddisfatta per la risposta e do comunque la mia disponibilità a continuare a vigilare su questo percorso.

  PRESIDENTE. L'onorevole Busto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MIRKO BUSTO. Signor Presidente, è difficile rimanere soddisfatti della risposta anche perché, a onor del vero, è la fotocopia di una risposta ad una interpellanza urgente che abbiamo fatto noi in Aula. Sentirsi dire nuovamente di determinati approfondimenti tecnici, francamente, è poco accettabile, dopo che è passato un altro mese e mezzo, e che ancora la carta stia ferma per fare questi rilievi.
  Però bisogna ricordarsi un po’ la storia di questo documento e del deposito nazionale, perché il deposito doveva essere pronto, per la legge 24 dicembre 2003, n. 368, entro il 31 dicembre 2008 in quanto ritenuta opera di pubblica utilità indifferibile e urgente. Quindi, i ritardi non sono di pochi mesi; stiamo parlando di un ritardo nella costruzione e quindi non soltanto nella identificazione delle aree adatte, ma nella costruzione, di quanto meno sette anni. Il Governo Renzi dovrebbe avere a cuore la salute dei cittadini e velocizzare con ogni mezzo questo iter, invece di tenere in pancia un documento che dovrebbe essere pronto da anni per fantomatici – lo ribadisco – determinati approfondimenti tecnici.
  Quindi, questo iter, a nostro parere, è quanto meno strano: è strano il fatto che sia sparito durante le elezioni amministrative, è strano che adesso se ne parli a settembre. Vi invitiamo nuovamente a velocizzare il processo e poi vorremmo anche che venissero chiariti ulteriori dubbi e lo abbiamo già chiesto con altre interrogazioni, alle quali speriamo venga data risposta in tempi un pochino più rapidi di quelli a cui ci state abituando, quindi nell'ambito dei lustri. I problemi aperti sono quello della mancata attivazione dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, che è ancora ferma alla nomina di Antonio Agostini come presidente, che sappiamo tutti – lo abbiamo segnalato in Commissione, a mezzo stampa e in ogni modo – manca dei requisiti necessari indicati dalla legge, dal decreto legislativo n. 45 del 2014, cioè la comprovata esperienza nel settore e l'indiscussa moralità. Sulla prima, testimonia la formazione dell'Agostini, che è avvocato con scarsa o nessuna esperienza sul nucleare; sulla seconda invece testimoniano le indagini per abuso d'ufficio e turbativa d'asta nella gestione dei fondi europei assegnati al MIUR per la ricerca. La seconda criticità è legata al programma Pag. 16nucleare per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, che, prevista entro il 31 dicembre 2014, tuttora non esiste. Consideriamo anche che il programma deve essere sottoposto alla procedura di valutazione ambientale strategica e con la consultazione della popolazione e degli enti locali e che, senza questo passaggio, non si può procedere alla VIA, la valutazione di impatto ambientale prevista per la realizzazione del deposito, quindi i tempi si allungheranno. La terza questione da risolvere è la definizione della nuova caratterizzazione dei rifiuti, senza la quale non è possibile adottare misure indispensabili per la radioprotezione della popolazione, dei lavoratori e dell'ambiente e, anche a tal proposito, siamo in ritardo.
  Allora, c’è da chiedersi cosa stia facendo la Sogin e cosa stia facendo il Governo italiano per monitorare l'operato della Sogin. Questo è un carrozzone che non fa molto. Quel poco che fa lo fa lentamente e a costi elevatissimi, circa 250 milioni all'anno per far finta di fare il decommissioning e perdere anni dopo anni in ritardi, accumulando problemi di gestione.
  Quindi, viene da pensare che la prima cosa di cui bisognerebbe fare il decommissioning, quindi lo smantellamento sia la Sogin stessa. Bisogna procedere celermente a fare in modo che lo smantellamento del nucleare italiano vada avanti in tempi rapidi anche perché ricordiamoci che la gran parte dell'inventario radiologico italiano si trova a Saluggia, a poche decine di metri, pochi metri in realtà dalla Dora, che è un fiume che nel 2000 ha esondato e – guardate caso – questo luogo è stato inserito tra i dieci luoghi italiani più a rischio per il cambiamento climatico e per il dissesto idrogeologico perché, con il cambiamento climatico e la diminuzione dei tempi di ritorno degli eventi alluvionali, aumenta drammaticamente il rischio di eventi che possano pregiudicare la sicurezza del sito. Però dobbiamo ricordarci cosa vuol dire sicurezza del sito.
  In questo caso significa rischiare di espandere rifiuti liquidi per tutta la pianura Padana, rendendola sostanzialmente una wasteland radioattiva, un'area inabitabile. Questo è quello che ci aveva detto nel 2000 Rubbia e che noi dobbiamo ancora ricordarci. La situazione è la medesima di allora. Sennonché si stanno costruendo depositi temporanei – e adesso concludo – che verranno ultimati proprio quando teoricamente dovrebbe essere pronto il deposito nazionale.
  Quindi, ci vuole più serietà e risposte come questa tenetevele.

  PRESIDENTE. L'onorevole Mauro Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Non solo non posso ritenermi soddisfatto, ma di fronte a una risposta così omertosa, come quella del Governo, c’è da restare indignati. In molti si domandano perché il silenzio del Governo. Ben tutti siamo consapevoli che il Governo sa dove queste aree sono state individuate, perché il Governo è complice, è complice assoluto di quelle lobby nucleariste che vogliono utilizzare questo grimaldello verso le casse pubbliche per la realizzazione di questo deposito nucleare.
  È un Governo complice, ma anche in questo caso protagonista di un progetto che mira a dilapidare miliardi di euro a fronte di lobby che non hanno più potuto gestire le centrali nucleari e che adesso si candidano a utilizzare e a governare il processo del deposito unico nazionale. È un errore strategico e soprattutto concettuale, rispetto anche a quello che sta accadendo nel mondo.
  Ma guarda caso, a foraggiare queste società, che si aggiudicano appalti a persona, sono le stesse che operano nelle basi militari, le stesse che gestiscono e che operano negli aeroporti incendiati, le stesse che sostanzialmente continuano a pensare di potere fare gli affari sul nucleare, in questo caso sul deposito dalle scorie d'oro che questo Governo vuole foraggiare. È un'operazione da 10 miliardi di euro, dal decommissioning delle centrali, pari a 6,7 miliardi di euro, ai 2,5 Pag. 17miliardi di euro previsti per la realizzazione di questo deposito unico, a cui si aggiungono partite di giro impressionanti: 300 milioni di euro stanziati per la distruzione dei sommergibili nucleari sovietici, finanziata dal Governo italiano.
  Però, onorevole Presidente, il silenzio del Governo non è casuale. È un silenzio studiato a tavolino. È un'operazione cosiddetta «lavaggio del cervello». Si sta, cioè, aspettando a dare i siti in attesa che parta una campagna che nemmeno l'Istituto Luce avrebbe potuto concepire con tale banalità, ovvero terrorizzare. L'obiettivo del Governo è, in questi mesi, di terrorizzare l'opinione pubblica italiana e solo per dire che se non si fa il deposito unico c’è un rischio nucleare.
  Ebbene, cosa si fa ? Si stanziano 3,4 milioni di euro per spot, per comunicazione televisiva affidata alla nota casa Saatchi & Saatchi con uno spot ridicolo, per parrucchieri, con fotomodelli che non si spettinano nemmeno davanti a una bufera di vento, per dire che bisogna farlo, che altrimenti è in pericolo la vita e il futuro.
  Ebbene, di fronte a questi atteggiamenti voi pensate di preparare il terreno con il lavaggio del cervello. Però, vorrei dire al Governo poche cose. La prima: proseguire su questa strada è una follia. Abbiamo già indicato, tempo addietro, che la soluzione è quella di utilizzare quei minidepositi già realizzati all'interno delle centrali nucleari e, soprattutto, arrivare a un progetto, già indicato da Rubbia, per l'abbattimento della radioattività.
  E poi, per finire, il concetto delle aree. Toglietevi dalla testa la Sardegna, per tre motivi: il primo è che nel 2003 abbiamo respinto, come conferenza dei presidenti delle regioni, quel piano, allora del generale Jean, uguale a questo, perché era inconsistente ed era un progetto fallimentare; in secondo luogo, è una regione a statuto speciale, come regione insulare che ha le sue peculiarità nel governo del territorio; in terzo luogo, c’è un referendum popolare, che è inappellabile, che ha detto «no» a queste scorie nucleari.
  Ebbene, di fronte a questo vorrei dirvi che potete fare tutti gli spot che volete, potete tentare di comprare tutto e tutti, ma toglietevi dalla testa la Sardegna, perché questo deposito di scorie uniche in Sardegna non passerà mai, perché sarà anche necessario l'uso di qualsiasi mezzo per respingere questo assalto alla Sardegna e alla sua prerogativa costituzionale statutaria. È un progetto folle, che non passerà mai in Sardegna.

  PRESIDENTE. È così concluso lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 27 luglio 2015, l'onorevole Giovanni Falcone, già iscritto al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.
  La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con il seguito della discussione del disegno di legge recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi, nonché all'ordinamento penitenziario, per l'effettività rieducativa della pena. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Losacco e Pag. 18Gianluca Pini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

  La seduta, sospesa alle 15,01, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Sul grave incidente verificatosi in una fabbrica di Modugno.

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Colleghe e colleghi, abbiamo seguito tutti con sgomento le notizie sulla disastrosa esplosione che venerdì scorso in Puglia, a Modugno, ha distrutto una fabbrica di fuochi d'artificio. Un bilancio che il passare delle ore ha reso ancora più tragico: si contano nove morti, e altre persone sono rimaste ferite, in modo, purtroppo, molto grave.
  Vogliamo esprimere la più profonda partecipazione della Camera dei deputati al dolore delle famiglie delle vittime. E insieme a voi, mi auguro che dall'inchiesta della magistratura possa, al più presto, arrivare il necessario chiarimento sulle cause di un così drammatico incidente, e la risposta alle domande sul rispetto delle misure di sicurezza, perché non ci si può rassegnare al fatto che ancora oggi, nell'Italia del 2015, il lavoro debba, talvolta, essere pagato con la vita. Colpiva, in questi giorni, nelle cronache, leggere e sentire che un incidente simile, egualmente mortale, aveva distrutto la stessa azienda alla fine degli anni Cinquanta. Come a dire che il progresso fatto nel frattempo in tanti altri settori dal nostro Paese non è stato egualmente marcato in tema di sicurezza. I numeri delle vittime del lavoro hanno visto una riduzione, in questi ultimi anni, ma la tragedia pugliese deve essere per tutti – in particolare per noi che abbiamo responsabilità istituzionali e politiche – uno stimolo in più a consolidare un impegno che deve produrre ulteriori risultati.
  È per questo che invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).
  Ha chiesto di parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, noi ci associamo alla disperazione, al dolore, dei familiari delle vittime. Come giustamente lei sottolineava, oggi, sono nove le vittime e altri sono in pericolo di vita, ma negli ultimi dieci anni abbiamo avuto 50 morti in aziende di fuochi d'artificio e soltanto negli ultimi due anni ne abbiamo registrati quindici. Si capisce bene qual è il problema. Certo non vogliamo entrare in quella che è l'inchiesta che la magistratura porta avanti. Il dato vero è che abbiamo avuto nell'anno scorso 688 morti sul lavoro, con un'incidenza notevole in questi primi sei mesi dell'anno 2015, con 11 milioni di persone che sono rimaste ovviamente colpite da quelli che sono i problemi sul lavoro.
  Che cosa significa questo ? Significa che c’è necessità di mettere in moto, come legislatori, quelle che possono essere le forme che danno certezza di controllo nel mondo del lavoro e nelle aziende, per dare certezza al lavoratore che, nel momento in cui entra in fabbrica, ha la possibilità di lavorare con tranquillità e non certamente la paura che possa accadergli qualcosa. Siamo noi che dobbiamo mettere in moto queste regole più rigide e più incidenti e Pag. 19fare in modo che ci siano più controlli, fare in modo che gli istituti preposti siano all'interno delle fabbriche per evitare che accadano questi disastri.
  In conclusione, signora Presidente, noi ci riuniamo spesso in quest'Aula a commemorare i morti, vuoi per alluvioni, vuoi per disastri naturali, vuoi per questi incidenti sul lavoro. Credo che abbiamo il dovere e, quindi, come gruppo socialista, metteremo in piedi una proposta forte – e con questo concludo – affinché vi possano essere quei controlli e vi possa essere quella certezza del lavoratore all'interno delle fabbriche (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente, anche per le parole che lei prima ha inteso consegnare a quest'Aula. In questi giorni sulla stampa la contabilità dei morti a causa di esplosioni nelle fabbriche di fuochi pirotecnici è diventata un esercizio atroce, attivando una triste memoria storica. Ma i nove morti e i feriti di Modugno ancora ci interpellano profondamente su quello che è necessario fare per impedire che ancora possano accadere episodi di questo genere. Fatalità – è stato detto – si trattava di una fabbrica modello, come è stato ripetuto. La magistratura – lo ricordava lei, Presidente – farà le sue indagini e presenterà le sue conclusioni.
  Ciò che resta è il dolore delle famiglie e lo strazio di chi ha perduto tutto, l'impossibilità di riprendere il cammino. Uno dei ragazzi periti nell'esplosione diceva per rassicurare la famiglia: faccio il mestiere più bello del mondo, coloro il cielo.
  Siamo un'Assemblea legislativa e oltre il doveroso cordoglio, che va alle famiglie e anche alla comunità di Modugno, abbiamo il dovere di fare qualcosa di più. Nei luoghi di lavoro ogni anno cadono 1.300 persone, quasi il doppio di quelle che dichiara l'INAIL, secondo l'Osservatorio indipendente di Bologna. Tanti, troppi, una guerra di quelle che vengono classificate come locali. La domanda è: come vengono fatti i controlli da parte dei tecnici della prevenzione delle ASL ? E le pene previste nel caso di inadempienza e di irregolarità sono adeguate ?
  Oggi piangiamo i morti di Modugno, ma è il caso che il Parlamento continui ad interrogarsi su quello che deve fare affinché questa tragedia, chiamata «morti sul lavoro», che tanto somiglia ad una guerra non dichiarata, trovi una sua fine (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie Presidente. È sempre molto triste verificare che, in particolare negli ultimi anni, la Puglia viene ad essere oggetto di una riflessione pubblica per aspetti che sono piuttosto la traccia di un sangue che non finisce mai.
  La settimana scorsa ci siamo ancora occupati del terribile e tuttora infinito tema del rapporto tra ILVA, la città di Taranto e il suo territorio. Abbiamo dovuto verificare nei mesi scorsi il dissesto idrogeologico che ha colpito gran parte della Capitanata e, ahimè, oggi discutiamo o meglio commemoriamo, purtroppo, un altro fatto di sangue. È soprattutto un fatto di sangue che, chi è meridionale sa che è il lato oscuro di quella che invece è la gioiosa spensieratezza che caratterizza le feste patronali, le grandi occasioni pubbliche, il ritorno degli emigrati nei paesi di origine del Mezzogiorno.
  È il tema della durezza dei controlli delle vittime del lavoro, è il tema della sicurezza nelle fabbriche, è il tema di una sicurezza che sembra non bastare mai, anche quando, come in questo caso, si tratta di una fabbrica che si è sempre segnalata per un importante sviluppo tecnologico e creativo.
  Per questo io penso che il nostro vivo partecipare al cordoglio delle famiglie e anche fondamentalmente l'attesa per l'indagine della magistratura è una speranza che questa non sia semplicemente un'ennesima occasione per commemorare le nostre inerzie e le nostre incapacità, ma Pag. 20soprattutto un'occasione per affermare una nostra volontà di progredire veramente nella tutela delle persone, soprattutto delle persone che lavorano (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Salvatore Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, desidero esprimere, a nome di Scelta Civica, il cordoglio e la vicinanza alle vittime di questa ulteriore tragedia, la partecipazione al lutto e l'augurio più forte ai feriti e agli imprenditori perché possano riprendere questa attività. Si tratta di un'attività storica, che ha portato lustro alla nostra regione e che è stata sempre apprezzata per la qualità del suo lavoro.
  Eventi come questo fanno riflettere sulla opportunità che si intervenga – proprio perché è un settore che, come si diceva prima, non è la prima volta che è soggetto a calamità di questo tipo – a livello legislativo con leggi più efficaci e magari più efficienti, che siano aderenti al percorso produttivo, perché questo è un settore ad alta difficoltà di realizzazione e ad alta problematicità ai fini della sicurezza. Quindi, credo che sia un obbligo e un dovere per tutti noi, davanti a questa tragedia, intervenire non solo sui controlli, ma anche sulle norme perché esse siano effettivamente applicate.
  Colgo l'occasione per esprimere un apprezzamento per la gara di solidarietà che la comunità locale ha posto in essere, per l'impegno posto in essere dai vigili del fuoco, dalla protezione civile e dai tanti volontari che si sono fatti carico di una situazione difficile. Per una comunità come quella pugliese, essere protagonisti di questo evento così triste sicuramente è una ferita ulteriore, in un momento di grave crisi e difficoltà. L'augurio è che questo sia un momento di riflessione e di intervento efficace per la tutela dei lavoratori, ma anche per il futuro di quanti purtroppo hanno perso il posto di lavoro (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Annalisa Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Quattro giorni fa, un giorno come tanti, in una fabbrica di Modugno si sta lavorando attivamente per preparare per tempo quei magnifici fuochi pirotecnici che disegnano i cieli notturni di tante feste patronali in Puglia e nel nostro Paese. Poi un boato e quel giorno di lavoro come tanti si trasforma in un rogo devastante, che ha portato via ben nove vite.
  Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà esprime vicinanza alle famiglie e ai feriti con sentita e profonda partecipazione. È difficile pensare a parole di conforto per chi è coinvolto e resterà a lungo segnato da vicende così dolorose. A quest'Aula oggi spettano parole composte, di ricordo e di riflessione.
  Non sappiamo ancora cosa sia effettivamente successo, perché e quali siano le cause – questo ce lo dirà la magistratura, ci auguriamo presto –, ma la politica dovrebbe davvero cominciare a sentire un dovere forte e irremovibile davanti ai troppi infortuni sul lavoro. La sicurezza dei lavoratori e la cultura della prevenzione sono la priorità. Sappiamo che dentro la crisi, con la razionalizzazione delle risorse, si continua a tagliare quel capitolo che è fatto di controlli, di norme e di sicurezza nei luoghi e delle condizioni di lavoro. In genere, questo è sempre il primo passo per tragedie devastanti e altre vite tagliate. La politica ha il dovere di dare segnali chiari e unidirezionali e di investire nei controlli, in norme di sicurezza rigidissime, in condizioni stabili e sicure dei lavoratori.
  Dopo ogni infortunio, Presidente, seguono giornate di articoli e di indignazione, poi il silenzio paludoso. Non esiste produzione che possa venire prima dei lavoratori e della loro sicurezza: è un dovere costituzionale ed etico. Dare seguito con investimenti, norme e disposizioni coerenti significherebbe onorare davvero il ricordo di coloro che a Modugno e altrove hanno reso la propria vita al Pag. 21lavoro ingiusto. In caso contrario, avremmo altre commemorazioni e saremmo ancora una volta tutti colpevoli (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente, non sono solamente una città e una regione a piangere le nove persone morte e le due rimaste gravemente ferite nell'esplosione verificatasi a Modugno nella fabbrica di fuochi d'artificio, ma è l'Italia intera. Infatti, la tragedia che si è abbattuta in quella zona colpisce al cuore il mondo del lavoro, dell'impresa, del coraggio di fare. E noi ci uniamo proprio all'intero Paese nel rivolgere alle famiglie, agli amici, alla comunità locale, ancora attonita di fronte a un fatto tanto grave, il nostro cordoglio e la nostra partecipazione sincera al loro dolore.
  Il settore della pirotecnia, che nasce e si sviluppa in Italia nel corso del Rinascimento, richiede misure di sicurezza estreme, tecnologia sicura, attenzione massima nel corso dell'attività produttiva.
  L'azienda nella quale è maturata la tragedia opera in Italia fin dal Novecento, raggiungendo risultati prestigiosi in Italia e nel mondo ed operando sempre per assicurare alti standard di sicurezza, sia nel corso degli spettacoli, che nel percorso del lavoro in fabbrica. Certo, si tratta di un'attività pericolosa e quanto è avvenuto è oggetto delle indagini della magistratura per capire quali siano state le cause alla base della tragedia e le eventuali responsabilità. Ma in questa circostanza noi intendiamo rendere omaggio a quanti sono morti e sono rimasti feriti nell'esplosione verificatasi in quella fabbrica in un'attività nella quale passione, genialità, attenzione massima ai processi lavorativi, sacrificio e stress continui costituiscono gli ingredienti principali per ottenere risultati di rilievo e competere su un mercato difficile.
  Ma oltre alla commozione deve esserci la riflessione, la valutazione, cioè, dei fatti e delle questioni legati alla sicurezza sui luoghi di lavoro, qualunque essi siano. Ed in questo senso un Paese che ha già fatto molto in tale campo deve impegnarsi ancor di più nell'opera di prevenzione e di controllo per mettere al riparo i lavoratori da pericoli che spesso risultano anche mortali.
  La tragedia della morte, come ha scritto qualcuno, sta in questo, che trasforma la vita in destino. Ma le stringenti procedure operative richieste in attività pericolose non sono un destino. La necessità di prendere perfino la pignoleria in attività tanto pericolose non è destino. Noi dobbiamo impegnarci con forza perché...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANGELO CERA. ...tragedie simili non abbiano più a verificarsi (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente, onorevoli colleghi, il grave incidente verificatosi venerdì scorso nella fabbrica di fuochi pirotecnici di Modugno, in provincia di Bari, è la drammatica ennesima occasione per riflettere su una tragedia che riguarda il mondo del lavoro.
  Intendo, innanzitutto, esprimere la mia più viva partecipazione al dolore dei familiari delle nove vittime e dei numerosi feriti colpiti dal disastro e ringraziare in quest'Aula l'intervento immediato che c’è stato da parte del Presidente della Repubblica e suo in particolare, signora Presidente, sia quello pubblico immediato, sia quello in quest'Aula.
  La tragedia di Modugno purtroppo è solo l'ultima in ordine di tempo per un settore, quello dei fuochi d'artificio, da sempre a rischio, con incidenti analoghi che si sono ripetuti negli anni in varie parti d'Italia, senza che purtroppo nulla cambi.
  Le lacrime del giorno dopo e gli appelli delle istituzioni sicuramente uniscono tutte le forze politiche, ma si deve andare oltre ed agire concretamente perché gli standard di sicurezza, a maggior ragione in un settore così delicato, vengano effettivamente Pag. 22rispettati, mettendo le piccole e medie aziende in particolare nelle condizioni di adempiere a quelle norme sulla sicurezza di cui al decreto legislativo n. 626 del 1994, mai pienamente attuato, che hanno certamente un costo.
  Fuori da ogni retorica e dal festival delle promesse che avvengono in questi giorni, in occasione di queste tragedie, da parte della politica, per dare concretezza alla nostra riflessione, è fin troppo evidente che si deve aiutare la cultura della sicurezza sul lavoro attraverso misure concrete che passano, per esempio, per la defiscalizzazione dei costi sulla sicurezza. Fare sicurezza diventa un investimento, non un costo troppo oneroso, com’è ancora oggi, signora Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. La tragedia avvenuta venerdì scorso nella ditta Bruscella, nel comune di Modugno, con il suo pesantissimo bilancio di nove vite spezzate e due feriti ancora in ospedale ha profondamente scosso l'intero Paese.
  Ma non dimentichiamo che nello stesso giorno, la stessa mattina, in quest'Aula, abbiamo votato il decreto-legge nel quale è stato inserito un emendamento che ha istituito un nuovo articolo, ormai meglio noto come ottavo decreto Ilva, che consente la prosecuzione delle attività di produzione anche in caso di sequestro per ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come è accaduto nell'altoforno sequestrato dalla procura ionica a seguito della morte all'Ilva del lavoratore Alessandro Morricella: questa non è retorica, questi sono i fatti.
  Il numero delle vittime e forse gli effetti visibili a lunga distanza dell'incidente di Modugno hanno dato alla vicenda una caratterizzazione mediatica molto significativa. Ma questo non deve far dimenticare le numerose vittime sul posto di lavoro o in itinere che affliggono ancora il nostro Paese.
  Sulla tragedia vi è stata la solidarietà mostrata dall'intera comunità alla quale ci aggiungiamo noi in questa commemorazione. Siamo chiamati comunque a riflettere, prima di tutto, sul tema della prevenzione e, poi, anche sul tema del sostegno alle famiglie delle vittime. Credo che sia doveroso da parte nostra impegnare il Governo a dare risposte alle tragedie sui luoghi di lavoro che avvengono puntualmente nel nostro Paese.
  Le leggi che minimizzano il rischio di morte sul luogo di lavoro esistono ma vanno rispettate e bisogna controllare che vengano attuate tutte le norme sulla sicurezza. Rispettare la sicurezza non significa compilare moduli che aumentano solo la burocrazia dell'impresa, bensì attuare degli effettivi metodi di incentivazione affinché le imprese utilizzino le migliori tecnologie in tema di prevenzione degli infortuni e annullamento totale del rischio per la salute sul posto di lavoro, e pensare inoltre anche a misure di sostegno economico alle famiglie rimaste senza il loro punto di riferimento.

  PRESIDENTE. Concluda deputato.

  FRANCESCO CARIELLO. La solidarietà mostrata dai concittadini per quanto tempo potrà andare avanti ? Sarebbe auspicabile che lo Stato difenda e sostenga le famiglie dei caduti sul posto di lavoro. Ormai è un bollettino di guerra che mi auguro di non dover più leggere in quest'Aula perché questo Paese si fonda sul lavoro, ma aggiungerei che dovremmo cercare di fondare questo Paese sul lavoro sicuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la tragedia di Modugno, alle porte di Bari, che ha colpito una gloriosa ditta di fuochi pirotecnici, la ditta Bruscella risalente al 1900, dovrebbe coinvolgerci non solo per la commemorazione, Pag. 23ma per dare risposte legislative alla sicurezza del lavoro, alla sicurezza di quanti con grande passione lavorano in un settore molto delicato quale quello dei fuochi pirotecnici.
  A nome del gruppo del Partito Democratico della Camera intendo rivolgere alle famiglie delle vittime sentimenti sinceri e affettuosi di cordoglio allargati alla città di Modugno che in questo momento piange non solo le vittime della città, ma anche quelle non italiane. Infatti, ricordiamo insieme con gli italiani anche i due indiani e l'albanese periti in questa tragedia.
  Per chi, come me, conosce uomini e luoghi nei quali si è verificato il disastro è difficile farsi andare ad una semplice commemorazione. Lì in quei luoghi, insieme con la polvere pirica, si respira la brutta aria di carne umana bruciata.
  Facciamo sì che nei prossimi giorni, su iniziativa di tutti i gruppi della Camera, si possano adottare quei provvedimenti che mettano in salvaguardia tutti gli operatori del settore, che non sono solo di Modugno (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Grassi. Abbiamo così concluso la commemorazione della strage di Modugno.

Seguito della discussione del disegno di legge: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena (A.C. 2798-A); e delle abbinate proposte di legge: Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Caparini ed altri; Fratoianni e Daniele Farina; Di Lello; Ermini ed altri; Gullo; Gullo; Bruno Bossio ed altri (A.C. 370-372-373-408-1285-1604-1957-1966-1967-3091) (ore 16,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2798-A: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena; e delle abbinate proposte di legge: Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Caparini ed altri; Fratoianni e Daniele Farina; Di Lello; Ermini ed altri; Gullo; Gullo; Bruno Bossio ed altri nn. 370-372-373-408-1285-1604-1957-1966-1967-3091.
  Ricordo che nella seduta del 27 luglio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice per la maggioranza e il relatore di minoranza vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 2798-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2798-A), che sono in distribuzione. In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione: Molteni 3.01 e 5.01; Santelli 11.5, 11.6, 11.7, 11.8, 11.51, 11.52, 11.53 e 30.42.
  Avverto che la Presidenza, sempre ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, non ritiene altresì ammissibili le seguenti proposte emendative che sono riferite ad articoli del codice di procedura penale già oggetto di modifica da parte di emendamenti giudicati inammissibili in sede referente: Molteni 6.0151 e 6.0152, che sopprimono le modifiche alla disciplina in materia di custodia cautelare in carcere introdotte rispettivamente dall'articolo 1, comma 1, lettera Oa), e articolo Pag. 241, comma 1, lettera Ob), del decreto-legge n. 78 del 2013; Molteni 6.0154, che sopprime la previsione di non applicazione della custodia cautelare in carcere in caso di possibile concessione della sospensione condizionale della pena introdotta dall'articolo 8 del decreto-legge n. 92 del 2014.
  Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estranee rispetto al contenuto del provvedimento, le seguenti ulteriori proposte emendative non previamente presentate in Commissione: Colletti 2.0202 e 2.0203, che introducono una specifica disciplina in materia di non punibilità dell’«agente provocatore»; Colletti 2.0204, che sostituisce la disciplina in materia di autoriciclaggio di cui all'articolo 648-ter.1 del codice penale; Colletti 3.0200, limitatamente alle lettere a), b) e c) dell'articolo 3-bis, e 3.0201, che modificano le definizioni di multa, interdizione da una professione o da un'arte e di incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione recate, rispettivamente, dagli articoli 24, 30 e 32-ter del codice penale; Santelli 4.0200, il quale modifica l'articolo 29 del codice penale in materia di interdizione dai pubblici uffici; Molteni 6.0150, che abroga integralmente il decreto legislativo n. 28 del 2015 in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
  Avverto, infine, che non sono pubblicati nel fascicolo degli emendamenti, ai sensi dei punti 5.2) e 5.5) della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, gli emendamenti palesemente incongrui rispetto al contesto logico e normativo del provvedimento, nonché quelli aventi natura meramente formale.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che l'emendamento Bruno Bossio 7.155 è stato ritirato dalla presentatrice.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2798-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2798-A).

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ? Deputato Colletti, è sull'ammissibilità ?

  ANDREA COLLETTI. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Prego.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Innanzitutto vorrei sapere se gli emendamenti Colletti 3.202 e 3.203 sono stati dichiarati inammissibili, perché mi è sfuggito.

  PRESIDENTE. Quegli emendamenti sono ammissibili.

  ANDREA COLLETTI. Perfetto. Invece, riguardo alle proposte emendative Colletti 2.0202 e 2.0203, volevo far presente che il titolo del disegno di legge originario riporta, tra l'altro, la specifica del «maggiore contrasto del fenomeno corruttivo».

  PRESIDENTE. Quella parte non c’è più.

  ANDREA COLLETTI. È vero, non c’è più quella parte, però, in realtà, vi è un aumento delle pene sempre per quanto riguarda una pluralità di reati. Tanto è vero che, anche in Commissione, sono stati dichiarati ammissibili aumenti di pena per reati non ricompresi all'interno dell'originario Pag. 25progetto di legge né nei progetti di legge ad esso abbinati, anche attraverso un emendamento del Governo.
  Pertanto, gli emendamenti per i quali si va a modificare l'articolo del codice penale, in riferimento, ad esempio, alla multa, aumentando quindi le previsioni, debbono sottostare alla stessa interpretazione degli emendamenti presentati in Commissione che andavano a modificare meramente la pena per alcune fattispecie di reato.
  Il Movimento 5 Stelle non ha potuto presentare emendamenti in Commissione perché obiettivamente alcuni emendamenti erano inammissibili, anche se poi sono stati dichiarati ammissibili in Commissione perché presentati dalla maggioranza. Come opposizione abbiamo, quindi, presentato degli emendamenti aventi la stessa idea di fondo direttamente in Assemblea.
  Quindi sia per quanto riguarda l'emendamento dell'aumento delle ipotesi di multa e quindi dell'emendamento tendente a modificare l'articolo 24 del codice penale, sia l'emendamento per quanto riguarda l'articolo 32-ter e 32-quater, ma anche dal mio punto di vista, andando originariamente ad interpretare il disegno di legge così come era stato presentato, gli emendamenti Colletti 2.0202 e 2.0203 sono tutte ipotesi per i quali dal mio punto di vista, analizzando sia gli emendamenti presentati in Commissione e votati, che fanno parte attualmente del progetto di legge oggi qui in aula e di cui stiamo discutendo, sia andando a verificare la ratio e lei ben sa che sia in Commissione sia in aula la ratio sia stata sempre sottesa purtroppo a interpretare come ammissibili alcuni emendamenti presentati dalle forze di maggioranza e del Governo e, in specie, mi preme ricordare ad esempio l'emendamento salva-Ilva presentato sul decreto-legge sul fallimento sulle imprese in crisi e che fu dichiarato ammissibile. Se quindi viene dichiarato ammissibile un emendamento salva-Ilva che non c'entra niente con il decreto-legge come può non dichiararsi ammissibile un emendamento che va a modificare, ampliare e ad aggravare le ipotesi relative alla multa o quelle relative al 32-ter o al 42-quater del codice penale, laddove noi andiamo a modificare lo stesso codice penale ? Ma soprattutto andiamo a modificare il codice penale, non nelle varie fattispecie penali, cambiando le stesse fattispecie, ma andando a modificare la pena detentiva. Quindi se se si modifica la pena detentiva quale è il motivo ostativo per non modificare altresì la pena pecuniaria ? Dal mio punto di vista richiede una rivalutazione da parte della Presidenza, altresì considerando che parliamo di emendamenti che – teoricamente, ovviamente – andremo a votare tra poco, che fanno parte delle prime pagine del corposo fascicolo degli emendamenti (parliamo delle prime 12 pagine).
  Ritengo pertanto prima di iniziare eventualmente gli interventi sul complesso degli emendamenti che la Presidenza rivaluti questi emendamenti alla stregua dei principi ermeneutica già utilizzati nei precedenti decreti-legge e nei disegni di legge già all'attenzione di questa Camera e, altresì, alla stregua dei precedenti della stessa Commissione giustizia, che è stata sempre molto ampia nel definire ammissibili gli emendamenti presentati dalla maggioranza parlamentare e dal Governo mentre è stata sempre molto restrittiva nel dichiarare le ammissibilità degli emendamenti dell'opposizione. Quindi mi prefiguro che lei voglia modificare la sua inammissibilità in merito agli emendamenti a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Deputato Colletti, qui si tratta di emendamenti che prevedono reati nuovi rispetto agli emendamenti che sono stati presentati in Commissione, quindi fattispecie diverse ed estranee. Così mi è stato dettagliatamente illustrato dagli Uffici e da chi è stato presente in Commissione, evidentemente. Quindi, essendo estranee rispetto al testo e agli emendamenti considerati io devo confermare il parere che ho già dato, deputato Colletti. Adesso, senza fare una interlocuzione a distanza, se lei poi si vuole avvicinare, parliamo meglio rispetto a questo. Comunque, confermo il parere che le ho dato Pag. 26perché ho potuto riscontrarlo anche con gli uffici.
  Quindi, se non le spiace io continuerei. Le ho già spiegato perché, lei mi ha sollevato una questione e io ho cercato di dirle il motivo e adesso direi di andare avanti.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prenda la parola velocemente perché abbiamo una serie di interventi sul complesso degli emendamenti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, dando questa interpretazione lei fa riferimento al mio emendamento 2.0204 che in realtà non inserisce un nuovo reato giacché è già inserito nel codice penale. In realtà, l'altro mio emendamento 2.0202 non inserisce una nuova fattispecie di reato e lo stesso ragionamento deve essere fatto sull'altro mio 2.0203 per cui non sono nuove fattispecie di reato.

  PRESIDENTE. Deputato, il discorso è che il reato non è contemplato nel provvedimento, se pure è contemplato nel codice, ma non nel provvedimento di cui stiamo discutendo.

  ANDREA COLLETTI. Non è un nuovo reato, in realtà, non andiamo a porre il reato. Oltretutto le faccio notare che l'emendamento del Governo in Commissione è andato a modificare ad esempio il reato di cui all'articolo 624-bis che non era previsto nel disegno di legge iniziale.
  Quindi, premesso che questi due emendamenti come anche l'emendamento sulla questione della multa non vanno a inserire nuove fattispecie di reato, perché la multa in realtà è una pena, non è una pena detentiva bensì una pena pecuniaria, e visto che alcuni emendamenti vanno a modificare il regime delle pene non vedo il motivo per il quale il mio emendamento che va a modificare il regime della pena pecuniaria in riferimento alla multa non possa essere dichiarato ammissibile. Per lo stesso ragionamento, gli uffici vedranno facilmente che il 2.0202 non tratta di nuove ipotesi di reato, tant’è vero che non andiamo a inserire un nuovo articolo del codice penale, e lì sì che sarebbe una nuova ipotesi di reato, lì andiamo in realtà a interpretare diversamente le modalità per contrastare il fenomeno corruttivo. Ma d'altro canto invito gli uffici a rivedere essenzialmente l'emendamento del Governo all'articolo 624-bis e andare a rivedere dove viene modificato all'interno del disegno di legge l'articolo 624-bis e quindi dove si inseriva l'emendamento del Governo per darne un'ammissibilità. Proprio per questo, qualora venga data l'ammissibilità per quell'emendamento, come è stata data, parimenti, per analogia ma anche per sentimento di giustizia, dovrà essere data l'ammissibilità anche a questi emendamenti.

  PRESIDENTE. Deputato Colletti, come le dicevo, il discorso sta sul fatto che questi sono emendamenti nuovi, estranei rispetto al testo. Quindi, io non posso che confermare il criterio che ho dato prima e quindi abbiamo preso atto delle sue buone ragioni, che però non sono le stesse della Presidenza.
  Direi di procedere e quindi, a questo punto, io darei la parola al deputato Alfonso Bonafede, che è il primo iscritto a parlare sul complesso degli emendamenti.

  ALFONSO BONAFEDE. Signora Presidente, cominciamo l'esame degli emendamenti relativi all'ennesimo – ho sempre difficoltà a chiamarli disegni di legge, proposte di legge – mucchio di parole buttate alla rinfusa su un foglio al solo scopo di cercare di mettere un bavaglio all'informazione, una legge in cui il titolo reca un'ambiziosa volontà di riformare il diritto penale ma è come quando si cerca di gettare un po’ di fumo e di alzare il polverone per poi far passare soltanto alcuni attacchi ben precisi e mirati. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo riusciti a svelare ai cittadini italiani quello che se fosse stato per tutti gli altri partiti sarebbe rimasto a loro nascosto perché sarebbe Pag. 27stato approvato di notte, in Commissione, quando la gente dorme, come i ladri. Noi continuiamo a dirlo, magari qualcuno si sente pure nei panni giusti, non voglio dire... Per quanto riguarda la norma in questione voglio ancora dire qualcosa in generale, se qualcuno pensa anche solo lontanamente, se qualcuno immagina oppure la notte al posto di far passare le porcate si addormenta e sogna che il MoVimento 5 Stelle su questa cosa avrà un minimo cedimento, allora lo dico chiaramente, ve lo potete scordare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché questa cosa non passerà senza che noi daremo battaglia fino all'ultimo minuto possibile, fino all'ultima goccia di energia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ci è concessa dal Regolamento per permettere che questa democrazia salvi quel minimo di informazione libera che vuole continuare ad informare i cittadini. E vedete, l'informazione, salvo le vostre strane concezioni per cui chi è giornalista può informare mentre un libero cittadino non può avere diritto ad informare gli altri cittadini, l'informazione non è monopolio dei giornalisti, l'informazione è di tutti ed è di tutti non solo l'informazione nel senso che tutti hanno diritto ad ottenerla, ma anche che tutti hanno diritto a farla l'informazione.
  Perché se un cittadino si trova nella situazione di poter registrare con un video pirata qualcuno che sta provando a corromperlo, magari un politico, ha diritto di avere la libertà di prendere quel video pirata e metterlo in rete, perché tutti i cittadini sappiano che un politico ha provato a corromperlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Andiamo, dunque, alla norma in questione, che sarebbe l'articolo 162-ter del codice penale. Direi che questo articolo è l’incipit giusto per questo non senso giuridico, perché è molto semplice anche. Io lo leggo e poi lo spieghiamo, perché a leggerlo uno penserebbe che non è possibile e, invece, è possibile: «Nei casi di procedibilità a querela soggetta a remissione, il giudice dichiaro estinto il reato, sentite le parte e la persona offesa, quando l'imputato ha riparato interamente, entro il termine massimo della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, il danno cagionato dal reato, mediante le restituzioni o il risarcimento, e ha eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato».
  Cosa dice questo articolo ? Dice che se Tizio commette un reato nei confronti di Caio, Caio a quel punto ha la possibilità di querelarlo. Sono i reati, appunto, di procedibilità a querela. Cosa vuol dire ? Che Caio ha un tempo determinato in cui può denunciare Tizio. A quel punto, la macchina dello Stato dice a Caio: «Se tu lo denunci – perché, per esempio, ha commesso un reato di violenza, di lesioni, eccetera – per reato di lesioni, io metto in moto la macchina dello Stato e il pubblico ministero farà le sue indagini e, poi, quel soggetto verrà rinviato a giudizio».
  Ma cosa succede a quel punto ? Che se Tizio, che ha commesso il reato, apre il portafogli e paga lo Stato si ferma. Questo è incredibile ! Io non so quale mente brillante, quale mente tanto sensibile alla giustizia sociale, abbia potuto concepire uno strumento come questo che – attenzione – nei reati minimi, quelli di minima entità, quelli che vanno sotto il giudizio di un giudice di pace, può anche essere preso in considerazione, perché rispetto a quei reati lo Stato valuta che se il danneggiante, se l'imputato paga, allora il danneggiato, la persona offesa deve sentirsi soddisfatta.
  Ma qui siamo di fronte a uno strumento che viene elevato a strumento generale, che vale, dunque, per tutti i reati procedibili a querela, senza che lo Stato faccia un esame per i singoli reati, per gruppi di reati, perché ci sono sicuramente quei gruppi di reati la cui ratio ha un livello di offensività minimo e di fronte ai quali, quindi, lo Stato rimette comunque alla parte la possibilità di riparare. Ma ciò non per tutti i reati procedibili a querela, perché questo ha un effetto odioso e, cioè, che il cittadino, che sia stato querelato, a quel punto ha la possibilità di chiudere la bocca del cittadino onesto, denunciante, quello che ha presentato la querela, con i soldi. Questa è una cosa che noi non Pag. 28possiamo permetterci perché rischia, tra l'altro, di avere un'efficacia deflattiva delle querele.
  Cioè mi spiegate il motivo per cui una persona offesa da reato deve presentare una querela ? Non c’è nessun motivo. Perché quello che state dicendo è che, se gli viene pagato il risarcimento, lo Stato non prosegue più. Ma allora bastava dire a Tizio che quello non è più reato e rispetto a quella condotta può agire in sede civile, perché la sede civile è differente dalla sede penale proprio per questo, perché nella sede civile la persona danneggiante si libera della propria obbligazione pagando il risarcimento, ma nella sede penale c’è una valutazione che lo Stato ha fatto nel considerare quella fattispecie come reato e, quindi, lo Stato si attiva, e se si attiva non è più giustificabile che venga chiusa la bocca del querelante, che magari ha riflettuto, magari è rimasto a casa incerto per un periodo e dice: voglio querelarla questa persona oppure no ? Voglia rimanere nel silenzio, voglio farmi pagare oppure no ? Voglio essere cittadino onesto in tutto e per tutto ? Voglio presentarla questa querela ? Ecco, ha fatto quella riflessione, dopodiché lo Stato gli ha detto: sì però lui ti ha pagato, se per favore ti fai da parte, perché noi qui dobbiamo liberare le aule di tribunale. E attenzione, se avete questa politica, se ritenete che lo Stato non debba permettersi più il diritto penale, ditelo ai cittadini, ditelo liberamente. Perché fare tutti questi sotterfugi e queste manovre sottobanco per inventare strumenti giuridici che non esistono ? Perché Tizio deve querelare e poi deve vedersi chiusa la bocca dal gesto di Caio che apre il portafogli. E mi chiedo un'altra cosa: c’è un cittadino che ha commesso quel reato, ce n’è un altro che ha commesso lo stesso reato, identico, ora la domanda è: se il primo paga, lo Stato non lo persegue più, ma – meraviglia delle meraviglie, disegno perfetto di una giustizia sociale impeccabile – se il secondo cittadino non ha i soldi per pagare, lo Stato invece continua a perseguire quel reato e magari lo manda in galera, cioè stiamo facendo un salto indietro nel tempo di secoli e secoli fino al punto in cui si andava in galera perché non si pagavano i debiti. Allora, è questo quello che vogliamo: cioè che una persona possa liberarsi del diritto penale con i soldi ? Vogliamo che i poveri siano soggetti alla giustizia e i ricchi no ? Io chiedo questo al Governo, chiedo questo al Parlamento, chiedo di esprimere una voce netta e sincera di una volontà vergognosa di creare una disuguaglianza tra i cittadini che non è ammissibile, cioè l'articolo 3 della Costituzione dice che la Repubblica deve attivarsi per rimuovere gli ostacoli che creano una differenza tra i cittadini. Adesso, invece, noi siamo al punto – ma giustamente, se la Costituzione sta per essere cambiata da Verdini, noi facciamo un passo indietro, perché di fronte ad un costituzionalista di cotanto spessore è anche probabilmente coerente pensare che d'ora in poi l'articolo 3 della Costituzione non debba più avere nessuna efficacia – che lo Stato può intervenire per mettere gli ostacoli, cioè dice: tu sei ricco e tu sei povero ? È giusto così. Se sei ricco e paghi, va bene, noi quel reato non lo consideriamo più reato; se sei povero, figlio mio, sono fatti tuoi in qualche modo arrangiati.
  Tant’è che – guardate questo è veramente il massimo della perfezione – lo Stato si impietosisce, perché, se quel cittadino è povero e rischia di andare in galera, lo Stato gli dice: «non ti preoccupare», perché, quando dimostra di non aver potuto adempiere – sembra incredibile ma sto leggendo – per fatto a lui non addebitabile (cioè il cittadino deve dimostrare di essere povero, proprio perché non poteva farne a meno, entro il termine di quel primo comma), l'imputato può chiedere al giudice la fissazione di un ulteriore termine (non superiore a sei mesi però) per provvedere al pagamento, anche in forma rateale; se proprio non ce la fa subito, per non andare in galera, magari, può pagare qualche rata, magari chiederà un finanziamento: immaginate. È bella questa idea del finanziamento: ci saranno finanziare che finanzieranno i cittadini per non andare in galera. Proprio la prospettiva, che state regalando a questo Paese, è una prospettiva di disuguaglianza Pag. 29sociale senza precedenti. Però, si dice: «in tal caso il giudice se accoglie la richiesta, ordina la sospensione del processo e fissa la successiva udienza alla scadenza del termine», per fare eventualmente le specifiche prescrizioni. Tra l'altro, anche questa vi è riuscita malissimo, perché, se lo scopo era quello di liberare i tribunali, con questo secondo comma lo scopo va completamente a farsi benedire, posto che, in realtà, basta soltanto che l'imputato si presenti e dica: «datemi sei mesi di tempo», per avere, quindi, un ulteriore rinvio nelle udienze. Ma io, per un attimo, mi sono voluto interrogare su questi reati procedibili a querela, perché ho pensato: «ma vuoi vedere che sotto, sotto, qui qualcuno sta facendo passare qualche reato che, fino ad ora, non era contemplato, non era estinguibile con i soldi ?» e mi è venuto in mente l'ultimo anno di legislatura. Mi sono detto: «ma vuoi vedere che c’è un reato per cui, tutto ad un tratto, si è inserita la procedibilità a querela ?». Mi è venuto in mente quel reato, quello che dite che adesso è stato reintrodotto: il falso in bilancio. Ecco: il falso in bilancio ! Solo per informazione generale, Presidente, ricordo a me stesso che il nuovo falso in bilancio di Renzi permette di condonare una marea di falsi in bilancio, che prima erano invece punibili secondo il falso in bilancio di Berlusconi (perché, chiaramente, l'allievo, ad un certo punto, supera il maestro e diciamo che, con il falso in bilancio, c’è stato probabilmente questo sorpasso). Lo abbiamo saputo: il sondaggista di Silvio Berlusconi, condannato con il falso in bilancio di Berlusconi, ha dovuto attendere che arrivasse il falso in bilancio di Renzi per essere assolto in Cassazione. Ma attenzione, perché qui si va oltre: chi commette il falso in bilancio, può pagare quello che aveva provato a rubare e, a quel punto, non c’è più il falso in bilancio; cioè, guardate che, sotto questa norma, sta passando l'ennesima grande vergogna; cioè, noi qui stiamo condonando improvvisamente, dietro il pagamento dei soldi, il reato di falso in bilancio e questo al netto di tutte le menzogne che andate disseminando nei vari talk show, dove continuate a dire che il falso bilancio l'avete introdotto. Qui abbiamo non solo il fatto che il falso in bilancio l'avete palesemente indebolito, ma adesso dite che il falsificatore di bilancio può pagare; a quel punto, non c’è più il reato di falso in bilancio, il reato si estingue. Ora, io dico: c'era bisogno di questa norma, era prioritaria, Presidente ? Immagino di no. Ho sentito dire che per lei, Presidente, era prioritaria la norma sull'intercettazione.
  Abbiamo, evidentemente, due concetti diversi di priorità per i cittadini, ma non credo che fosse prioritaria davvero, così come non lo era quella sulle intercettazioni, la norma che stabilisce che chi falsifica il bilancio può pagare. Allora, mi dite una cosa, perché continuo a pormi una domanda: ma in Italia perché uno deve essere onesto ? Qual è il motivo, oltre che per una coscienza morale, di fronte a uno Stato che, invece, non punisce i disonesti e, anzi, gli dà sempre una possibilità per una scappatoia, per sfuggire alla legge, di fronte a uno Stato che a volte elegge proprio chi compie reati al ruolo di legislatore, per cui un cittadino che guarda questo scempio deve continuare ad essere onesto ?
  Capiamoci: io mi metto nei panni, per un attimo, del falsificatore di bilancio, che ha la possibilità di falsificare il bilancio. Me lo trovo davanti, quel bilancio, e dico: quasi quasi, se ci provo, poi, al limite, se mi scoprono, basta pagare, perché, per le società non quotate in Borsa, il falso in bilancio è procedibile a querela. E perché il falsificatore di bilancio non dovrebbe falsificarlo, se lo Stato gliene dà la possibilità ? Esso dice: tu provaci; poi, un giorno, se ti scopriamo, vi è la possibilità di pagare. E questo vale per tutti i reati procedibili a querela.
  Io credo, Presidente, che, in un momento in cui gli scandali sono all'ordine del giorno, in cui l'illegalità disincentiva l'onestà, il più grave torto che possiamo fare ai cittadini onesti è continuare a concepire degli strumenti, dei mezzucci, dei cavilli, con cui, aggirando la legge, ci si Pag. 30sottrae a qualsiasi senso di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato David Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Grazie, signora Presidente. Intervengo ai sensi e per i fini di cui all'articolo 41 del Regolamento. È evidente, anche dall'intervento che ci ha preceduto, che siamo di fronte ad un'iniziativa ostruzionistica, cosa che dispiace molto, perché questo disegno di legge contiene tante cose su cui l'interesse di tutti era quello di discutere in modo costruttivo, e anzi, con qualcuno del MoVimento 5 Stelle avevamo anche intrapreso una discussione per riuscire anche a trovare degli accordi su alcuni emendamenti.
  Vedo che, però, la patologia delle offese e delle menzogne esplode in quest'Aula, e quindi, quando l'esaltazione di se stessi supera ogni limite, è evidente che noi non possiamo accettare un comportamento di questo genere, soprattutto i linguaggi e i termini di questo genere. Per cui, chiediamo, signora Presidente, il rinvio ad altra seduta di questo argomento all'ordine del giorno, perché si possa andare in una seduta dove vi sia il contingentamento dei tempi. Questo ci dispiace molto, ma è evidente che il contingentamento dei tempi porta anche a un contingentamento delle menzogne.

  PRESIDENTE. Allora, sulla proposta del deputato Ermini di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
  Ha chiesto di parlare contro il deputato Bonafede... C’è il deputato Crippa che chiede di parlare per un richiamo al Regolamento, e quindi ha la precedenza. Prego, deputato Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo al Regolamento perché quanto poc'anzi annunciato dal relatore Ermini, a mio avviso, non può passare così inosservato sul fatto che da oggi vi è un nuovo cavillo del Regolamento che prevede che il relatore per la maggioranza stabilisca i toni e i linguaggi poco consoni rispetto a un'Aula.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la maggioranza. Ma non è il relatore !

  DAVIDE CRIPPA. Credo che questo compito, a meno che il Regolamento sia stato modificato in questo weekend, in realtà spetti alla Presidenza.
  Pertanto, se c’è un atteggiamento di censura, forse lo dobbiamo avere nei suoi riguardi, visto che lui, in qualche modo, pensa di avere la capacità di dire ad un gruppo parlamentare di tacere su determinate questioni che, probabilmente, sono scomode, tant’è che, adesso, viene avanzata, addirittura, una richiesta dopo il primo intervento che il nostro gruppo ha potuto svolgere.
  Pertanto, io ci terrei che lei, in qualche modo, rimarcasse quali siano i ruoli della Presidenza e quali siano i ruoli del relatore per la maggioranza visto che qui il dominio del PD cerca sempre di estendersi ovunque, anche laddove non ha competenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sì, d'accordo, è evidente che spetta alla Presidenza valutare se ci sono comportamenti scorretti, ma questa era una valutazione personale.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI. Relatrice per la maggioranza. Intervengo solo per precisare che non è il relatore, sono io la relatrice.

Pag. 31

  PRESIDENTE. Sì, sì, certo, non è il relatore, è lei la relatrice, d'accordo.
  Chi vuole parlare contro ?

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Innanzitutto, visto lo zelo che lei usa sempre nei confronti del MoVimento 5 Stelle nel chiedere a che titolo si interviene, auspichiamo che lo faccia la prossima volta anche con i deputati del PD e, in particolare, con la presidente Ferranti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Era per specificare che non era Ermini il relatore.

  ALFONSO BONAFEDE. Lei non sapeva su cosa sarebbe intervenuta, Presidente, a meno che lei non sia in sintonia tale con la presidente Ferranti da leggere nella mente della presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Va bene, proceda. Il suo intervento è contro la richiesta, quindi faccia il suo intervento, deputato.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie. Il deputato Ermini si è stupito e ha giudicato ostruzionistico l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle, dopo il mio intervento di 20 minuti. Presidente, se è ostruzionistico un intervento di 20 minuti – uno ! – di fronte ad una delle più grandi «porcate» che minano alle basi la democrazia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), allora mi sa che ci lamenteremo un tantino nei prossimi sproloqui del Presidente del Consiglio che durano sempre un minimo di mezz'ora e che non trasmettono esattamente nulla nella sostanza.
  Presidente, noi votiamo contro per un semplice fatto, che siccome state portando avanti un attacco indecente nei confronti della libertà di informazione, siccome volete mettere il bavaglio all'informazione e a quei cittadini che vogliono onestamente fare informazione pur non essendo giornalisti – alcuni, pensate – noi vogliamo impedire che il PD metta anche il bavaglio a questo Parlamento, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è possibile che ci sia una dichiarazione esplicita di questo tipo di un deputato che, dopo un intervento di 20 minuti, si permette di alzarsi e dire che chiede un rinvio per consentire il contingentamento dei tempi alla prossima seduta. È una dichiarazione esplicita del fatto che i deputati qui dentro non possono più esprimersi nell'interesse e per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini per più di 20 minuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, io le chiedo: lei per Regolamento è tenuta a far fare questa ennesima votazione farsa in cui una maggioranza, eletta in base ad un premio incostituzionale, darà ordine alla Camera su come deve agire, però almeno, Presidente, esprima ogni tanto un messaggio che sia sanzionatorio nei confronti di interventi di questo tipo che offendono la Camera. Ogni tanto, al posto di dare sempre messaggi che sono a favore della maggioranza, dia un messaggio che, in qualche modo, faccia capire al PD che non è padrone e proprietario di questa Camera, perché gli unici proprietari del Parlamento sono i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e questa gente se lo deve mettere in testa e lei ha il diritto e il dovere di ricordarglielo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie Presidente. Noi siamo assolutamente favorevoli al rinvio, anche perché ancora oggi abbiamo assistito ad una sorta di pantomima. Non è giusto, non è corretto, in generale, utilizzare strumenti di dilazione come quelli che oggi abbiamo avuto modo di sentire.Pag. 32
  Il contingentamento è una delle facoltà offerte dal Regolamento ed è soprattutto utilizzato, così come noi adesso lo stiamo chiedendo, quando ci sono provvedimenti come questi, che assumono un valore di urgenza e di importanza assoluta. Il dibattito che è nato in queste ore e in questi giorni in tutto il Paese e che ha visto attenti osservatori, non solo gli addetti ai lavori ma la popolazione tutta nel suo complesso, è la prova concreta che abbiamo fatto centro e che c'era l'esigenza di un dibattito concreto, che portasse ad un risultato come quello che si sta avviando all'orizzonte.
  Per quanto riguarda il diritto al rinvio, penso che esso sia un diritto oggettivo, soprattutto alla luce di quello che abbiamo sentito. Abbiamo sentito parole pesanti: «porcate». Ma che cos’è una porcata ? Questo punto di vista è molto soggettivo, certe invece sono le menzogne che abbiamo ascoltato. Ritengo – e questo penso sia l'elemento centrale dell'intervento – che tre sono gli elementi che devono essere garantiti rispetto al tema che stiamo trattando: il diritto alla privacy, il diritto alle indagini, il diritto alla cronaca. Come è stato spiegato bene in ogni salsa e come l'emendamento nella sua lettura più limpida può dimostrare, non ci sono dubbi che tutti e tre gli elementi verrebbero garantiti. In questo momento, invece, vi è un peso inferiore del diritto alla privacy, ovvero del rispetto del cittadino. Esso è costantemente violato nella sua intimità, rispetto a fatti che non hanno nulla a che vedere con fatti aventi rilevanza penale.
  Ecco perché di fronte a questo ostruzionismo volgare siamo sempre più convinti di utilizzare gli strumenti offerti dal Regolamento. Pertanto siamo d'accordo al rinvio e all'utilizzo, che il Regolamento consente, del contingentamento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ho altre richieste di intervento da parte di esponenti di altri gruppi, quindi, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, concederò la parola ad un oratore per gruppo.
  Ha chiesto di parlare il presidente Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, avendo ascoltato l'intervento dell'onorevole Ermini, noi pensiamo che la motivazione, che egli adduce per il rinvio ad altra seduta di questo provvedimento, sia sbagliata. Non si può dire: lo rinviamo per fare scattare il contingentamento.
  Allo stesso tempo, però, vorrei ricordare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che come sempre scaricano le contraddizioni nella dialettica tra maggioranza e minoranza sulla Presidenza della Camera, che il problema riguarda anche come si pongono le questioni e si affrontano provvedimenti così delicati: 35 articoli, la riforma del codice penale, la riforma dell'ordinamento penitenziario. È evidente che, se ci si iscrive in tanti sul complesso degli emendamenti, si rischia di produrre un assist, involontario o meno, alla maggioranza, coprendo l'errore clamoroso che è stato compiuto, soprattutto con l'emendamento del parlamentare che mi ha preceduto, rispetto alla vicenda delle intercettazioni.
  Noi voteremo contro. Però, vorremmo evitare che qualche volta l'opposizione da radicale si trasformi in opposizione di «sua maestà» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Santelli. Ne ha facoltà.

  JOLE SANTELLI. Grazie, Presidente. Senza essere ipocriti, è ovvio che conosciamo le regole parlamentari e, quindi, il fatto che potesse scattare il contingentamento sul provvedimento all'ordine del giorno ma non questa settimana. Tant’è vero che tutti i gruppi avevano accettato di svolgere la discussione sulle linee generali questa settimana, ma non la votazione del provvedimento.
  Noi siamo qui oggi a discutere in queste condizioni per un tentativo stupido, un tentativo di atto di forza da parte del Partito Democratico e del Governo, che ha deciso di imporci questa settimana di Pag. 33votare di corsa, prima delle elezioni, in due giorni, un provvedimento di 30 articoli.
  Non so perché, per portare che cosa ? Una pagina di giornale ? E allora sì, collega Scotto, se questo è, se dobbiamo giocare a vedere chi è più importante, a chi è più bravo, allora, a norma di Regolamento, certo, ci si iscrive anche in trenta, in cinquanta, in cento, ma certo non la si dà vinta a chi deve soltanto giocare con il Parlamento e con le leggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, anche noi siamo d'accordo sostanzialmente con quello che ha già detto il collega Scotto. Non siamo un gruppo abituato a fare polemiche strumentali e a fare ostruzionismo. Ci piace entrare nel merito, lo facciamo con pochi emendamenti e non lo facciamo mai in maniera strumentale. Tuttavia, finiamo con l'essere compressi nella nostra opportunità di dire quelle poche cose che vogliamo dire nel merito, perché c’è questo scontro, ci sono queste polemiche tra grandi gruppi, che poi alla fine si risolvono semplicemente nello strozzare il dibattito su provvedimenti importantissimi.
  Capisco le ragioni della maggioranza, che, se si fa ostruzionismo strumentale, decide di portare avanti dei provvedimenti. Per quello che ci riguarda, peraltro, siamo anche a favore di tante cose all'interno di questo provvedimento e su tante altre siamo assolutamente aperti al dialogo. Ma la cosa inammissibile è che noi siamo un gruppo di otto persone e che, per effetto del contingentamento, non saremo in grado di poter dire realmente quello che pensiamo su questo provvedimento. Questo non è giusto, perciò voteremo contro. Però, io spero che nel futuro le opposizioni si comportino in maniera più intelligente e più nell'interesse del Parlamento, visto che ne parlano molto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento n. 2798-A ad altra seduta.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Latronico, Folino, Cariello, Spadoni, Cicchitto, Brunetta, Brignone, Cera, Causin, Turco, Zampa, Amoddio, Bueno, Marzana.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 110 voti di differenza.

Seguito della discussione delle mozioni Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 e Rondini ed altri n. 1-00945, concernenti iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori (ore 17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 (Ulteriore nuova formulazione) e Rondini ed altri n. 1-00945 (Nuova formulazione), concernenti iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 luglio 2015, sono state presentate un'ulteriore nuova formulazione della mozione Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 e una nuova formulazione della mozione Rondini ed altri n. 1-00945, che sono già state iscritte all'ordine del giorno. Avverto che Pag. 34in data 14 luglio 2015 la mozione Bechis ed altri n. 1-00946 è stata ritirata dai presentatori, i quali hanno contestualmente sottoscritto la mozione n. 1-00553.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ivan Scalfarotto, che esprimerà il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 (Ulteriore nuova formulazione), mentre esprime parere favorevole sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00945 (Nuova formulazione), purché riformulata. Una piccola precisazione, ma credo sia soltanto un refuso: all'ottavo paragrafo delle premesse si dice che la Dichiarazione dei diritti del fanciullo è del 1989, mentre invece è del 1959. Ma credo appunto si tratti soltanto di un refuso tipografico. C’è, invece, più sostanzialmente una riformulazione nel primo punto del dispositivo. Io provo prima a indicarla puntualmente, poi rileggendo il testo per intero. La riformulazione prevede, quindi, l'eliminazione delle parole: «anche attraverso lo strumento della normativa d'urgenza». Poi, un pochino più avanti, l'eliminazione della parola: «specifica» e l'eliminazione delle parole: «norme sia civili che amministrative». In fondo a quel punto, inoltre, l'eliminazione delle parole: «nonché la procedibilità d'ufficio e la semplificazione delle norme ai fini della dichiarazione della nullità del matrimonio». Inoltre, dopo le parole: «fattispecie di reato» si aggiungano le parole: «da collocare tra i delitti contro la famiglia e in particolare contro il matrimonio». E, dopo la parola: «consentano,» si aggiungano le parole: «compatibilmente con le disposizioni a tutela del minore poste dalla legge 18 giugno 2015, n. 101, e dalla restante normativa di settore, il rifiuto o la». Quindi, rileggo per chiarezza l'intero punto del dispositivo dopo queste riformulazioni: «ad adottare disposizioni atte a contrastare nel nostro Paese la diffusione del fenomeno dei matrimoni precoci e forzati prevedendo l'introduzione di una fattispecie di reato da collocare tra i delitti contro la famiglia e in particolare contro il matrimonio, con sanzioni penali adeguate alla gravità della condotta e misure che consentano, compatibilmente con le disposizioni a tutela del minore poste dalla legge 18 giugno 2015, n. 101, e dalla restante normativa di settore, il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno agli esercenti la potestà genitoriale che siano riconosciuti colpevoli di aver costretto le proprie figlie minori a sposarsi». I restanti punti del dispositivo sono accettabili per come sono, quindi ove mai l'onorevole Rondini accettasse questa riformulazione, anche su questa mozione il parere del Governo sarebbe favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signora Presidente, avendo solo quattro minuti chiedo di poter consegnare il testo dell'intervento completo – che sintetizzo ora – per la pubblicazione in calce al resoconto (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti). La discussione sulle linee generali su queste mozioni ha illustrato il fenomeno nei suoi aspetti numerici, nelle sue cause, nelle sue gravi conseguenze, quindi non le sto a ripetere, ma le sintetizzo. L'Unicef parla di decine di milioni di spose bambine e riferisce che sono 700 milioni le donne viventi sposate prima dei 18 anni, età al di sotto della quale non è accettabile, direi Pag. 35concepibile, che una ragazza, una bambina, si sposi. Ma ogni anno quei matrimoni sono 15 milioni. Si tratta spesso di bambine che non hanno compiuto 15, 12 e addirittura 9 anni. Questa pratica crudele è diffusa in molti Paesi e in particolare in Asia meridionale e in Africa subsahariana, ma interessa anche l'Italia dove i dati, pochi e non ufficiali, parlano di 2 mila ragazze, nate qui, ma costrette a sposarsi nei Paesi di origine delle famiglie.
  È facile immaginare le conseguenze di quella che io chiamo «pedofilia legalizzata»: abbandono scolastico che tarpa ogni prospettiva futura, violenze; stupri; danni irreversibili per la salute propria e della prole; aborti; spesso, troppo spesso, la morte.
  Nell'opinione pubblica internazionale sta crescendo la consapevolezza della barbarie di questa pratica e lo dimostra l'approvazione di risoluzioni da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite pochi mesi fa e del Consiglio Diritti Umani dell'ONU all'inizio di questo mese, ma sono ancora troppi i Paesi dove le ragazze possono sposarsi al di sotto dei 18 anni e addirittura anche prima dei 15 anni, per non parlare dei Paesi in cui, nonostante i divieti, si verificano casi limite di matrimoni di bambine anche di 8, 9 o 10 anni.
  Le risoluzioni ONU chiedono un impegno a prevenire ed eliminare la pratica dei matrimoni forzati. Ma quali sono gli strumenti e quali le azioni ? Possiamo iniziare dalla realtà a noi più vicina, perché le recenti trasformazioni demografiche indotte dalle migrazioni hanno portato il problema anche a casa nostra. Non abbiamo dati certi ma, come ci ha raccontato Maura Misiti, ricercatrice del CNR, ci sono due indagini dell'ISTAT utili per iniziare a studiare e capire il fenomeno, anche se la validazione dei dati non è ancora stata completata. A ciò si può aggiungere l'individuazione dei Paesi di provenienza di migranti in cui la pratica dei matrimoni precoci e forzati è diffusa e valutare la possibile ripetizione, ovviamente non nelle stesse percentuali, di questa pratica nel nostro Paese. La conoscenza del fenomeno è fondamentale e quindi proponiamo di inserire questo tipo di ricerca nel piano contro la violenza da poco licenziato, piano ispirato dalla Convenzione di Istanbul, che a sua volta chiede impegno contro questa pratica crudele. Una seconda proposta è l'educazione ai diritti rivolta non solo alle vittime ma anche alle loro comunità di appartenenza, a partire dai padri, dai fratelli, dai ragazzi e nelle scuole soprattutto quelle a presenza mista per etnie.
  E poi c’è il livello internazionale per il quale chiediamo una grande campagna internazionale, come quella che il nostro Paese ha condotto contro le mutilazioni dei genitali femminili. Secondo, chiediamo l'inclusione negli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, cioè l'agenda post 2015, della prevenzione ed eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, insieme a quella delle mutilazioni genitali.
  Chiediamo poi il finanziamento di progetti di cooperazione internazionale per la prevenzione e l'abbandono di questa pratica che costituisce un forte ostacolo allo sviluppo sostenibile. Infine chiediamo l'attuazione delle due risoluzioni delle Nazioni Unite a proposito delle quali vorrei ringraziare il personale delle nostre rappresentanze di New York e di Ginevra per essere stato capofila di queste iniziative. Noi socialisti siamo orgogliosi del ruolo attivo dell'Italia nella difesa dei diritti umani. Sono investimenti a lungo termine che rivelano una lungimiranza non sempre capita e apprezzata ma solo la lungimiranza può aiutare il mondo a cambiare in meglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bechis. Constato l'assenza della deputata Bechis.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Il gruppo Fratelli d'Italia, voterà a favore della mozione che porta la firma della Pag. 36collega Giorgia Meloni. Si tratta di una iniziativa tanto condivisibile quanto urgente che intende, portare nelle sedi internazionali, l'avvio di ulteriori iniziative concrete per fronteggiare, fino ad eliminarla, questa pratica disumana e crudele, dei matrimoni di minori, precoci e forzati.
  Come è stato giustamente ricordato nel corso dell'avvio delle discussioni generali delle mozioni all'esame, l'Unicef sostiene che sono addirittura decine di milioni le spose bambine, aggiungendo inoltre, che a livello globale, circa 700 milioni sono le donne viventi sposate prima dei 18 anni, età al di sotto della quale non è davvero accettabile che una ragazza, una bambina possa contrarre matrimonio.
  Una seria minaccia alla salute fisica e anche psicologica di giovani donne e bambine, a partire da quella sessuale e riproduttiva, le cui conseguenze – praticamente certe – di gravidanze precoci, frequenti e non volute, di alti tassi di morbilità e mortalità materna ed infantile e di malattie trasmesse sessualmente, segnano per sempre ed in negativo la vita di queste giovanissime ragazze. Anche la prole da gravidanze precoci ne soffre le conseguenze: chi nasce da una madre-bambina o comunque minorenne ha un'alta probabilità di morire in età neonatale e, anche quando sopravvive, corre maggiori rischi di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici. Pertanto, alle spose bambine sono tolti tutti i diritti: all'infanzia, al gioco, alla spensieratezza. Ritengo, quindi, come la presente iniziativa che ci accingiamo a votare e che impegna il Governo a dare attuazione alla risoluzione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2014, e a quella adottata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il 2 luglio 2015, inserendosi all'interno di tali interventi internazionali, riconosce al nostro Paese, il suo contributo in tale ambito al contrasto per questa pratica inaccettabile, sollecitando al contempo, le autorità mondiali affinché possano porre fine ai matrimoni di minori, precoci e forzati, promuovendo la piena partecipazione e il processo di crescita, basato sull'incremento della stima per tutte le donne e le ragazze di minore età, costrette a sposarsi contro la loro volontà. Aggiungo, inoltre, ancora, come siano altrettanto condivisibili le osservazioni espresse dalla coordinatrice del gruppo parlamentare «Salute e sviluppo delle donne», Pia Locatelli, secondo le quali le conseguenze dei matrimoni forzati sfociano nella «pedofilia legalizzata» generando violenze, stupri, danni irreversibili per la salute, aborti e troppo spesso, la morte. Bene quindi questa iniziativa che sollecita il Governo a contribuire e dare impulso per alimentare le campagne informative e di contrasto a questo fenomeno terribile in ambito europeo e mondiale, ma occorre altresì porre in essere ulteriori iniziative anche di tipo legislativo da introdurre nel nostro Paese, che sinceramente non ha avviato azioni rigorose riguardo alla politica in materia di matrimonio forzato, alla violenza domestica e all'abuso sulle minori. Da tempo, infatti, anche in Italia è emersa la problematica delle spose bambine, un fenomeno, sommerso e scarsamente conosciuto ma diffuso nelle comunità degli extracomunitari presenti nel nostro territorio.
  In Italia, secondo quanto risulta da un documento presentato lo scorso giugno alla Camera dei deputati durante una conferenza, si parla di 2 mila ragazze nate nel nostro Paese ma costrette a sposarsi negli Stati di origine, quali India, Pakistan, Albania o Turchia, Paesi a poche centinaia di chilometri da noi e che aspirano però ad entrare nell'Unione europea. Bambine cedute come spose dalle loro famiglie, che in cambio ottengono spesso denaro e che nella maggior parte dei casi si tratta del mantenimento a vita delle proprie figlie. Situazioni assurde, inconcepibili, che hanno una dinamica ormai accertata anche in Italia, la cui situazione accende un allarme rosso ed impone a mio avviso un rapido intervento normativo volto a contrastare nel nostro Paese la diffusione del fenomeno dei matrimoni precoci e forzati. Concordo con chi mi ha preceduto nel corso della discussione sulle linee generali delle mozioni lo scorso 13 luglio sulla necessità d'introdurre in Italia, una fattispecie Pag. 37di reato specifica e di misure finalizzate a revocare il permesso di soggiorno agli esercenti la patria potestà che siano riconosciuti colpevoli di aver costretto le proprie figlie minori a sposarsi. A mio avviso, tali misure non possono che rappresentare una valida iniziativa di contrasto. Pertanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, avviandomi alla conclusione del mio intervento, confermo il voto favorevole alla mozione Locatelli da parte di Fratelli d'Italia, con l'auspicio che a fianco di questa iniziativa d'intervento del Governo in ambito internazionale, il Parlamento possa introdurre nel corso della legislatura ulteriori iniziative normative di contrasto all'interno del nostro Paese per debellare il matrimonio forzato, una pratica che scavalca le frontiere religiose e razziali, e anche le barriere di classe e di casta, colpendo egualmente donne ricche e povere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Il problema che andiamo oggi a esaminare costituisce uno dei drammi della nostra epoca, un dramma che colpisce certamente, soprattutto, alcune aree geografiche del mondo dove sottosviluppo, ignoranza, pregiudizi, talora anche di carattere religioso, orientano verso determinati tipi di scelte, per quanto riguarda il cosiddetto pseudo – a mio avviso – matrimonio, ma che finisce con il diffondersi dei fenomeni migratori per interessare purtroppo anche Paesi come il nostro.
  Non è un mistero per nessuno come ormai siano sempre più frequenti i casi in cui il matrimonio risulta combinato dai genitori e anche quando non viene immediatamente a realizzarsi la coabitazione tra i coniugi resta tuttavia un vincolo ed un'ipoteca per il futuro di queste spose bambine.
  Le conseguenze le abbiamo già ascoltate negli interventi della collega Locatelli e del collega Nastri, ma vale la pena ripeterle. Sono conseguenze tremende dal punto di vista innanzitutto della scolarizzazione, la fine di ogni progetto di istruzione per queste ragazze, per queste bambine e con essa la fine di ogni reale possibilità di uscire da una condizione di sudditanza, da una condizione di dipendenza; in pratica, è la prospettiva per esse di restare quasi schiave a vita, senza potere neanche immaginare talora una soluzione diversa per il proprio avvenire.
  Vi sono poi le conseguenze di carattere sanitario che non sono meno tremende, perché anche laddove non si ricorre poi all'aborto, la gravidanza in età così precoce costituisce un rischio maggiore dal punto di vista della salute della donna, un rischio maggiore dal punto di vista anche dell'esito per quanto riguarda il figlio che nascerà e, anche laddove non vi siano conseguenze irreparabili, purtroppo ciò che avviene molte volte è che coniugandosi con il lavoro ugualmente forzato a cui queste schiave bambine sono sottoposte lascia segni talora tragici anche quando le conseguenze per la salute non sono drammatiche.
  Non è un mistero per nessuno che nei Paesi africani, nei Paesi dell'area subsahariana, una delle condizioni più tremende del sottosviluppo femminile è costituita dalla fistola ano-vaginale, una condizione che si determina proprio per la gravidanza in età infantile di ragazze-bambine che sono costrette al tempo stesso ad effettuare lavori pesanti. Queste persone, nel momento in cui si determina questa condizione, a causa delle emissioni maleodoranti che procura, vengono addirittura considerate una sorta di nuove lebbrose dell'epoca moderna, messe talora ai margini degli stessi villaggi. Si tratta di situazioni drammatiche.
  Vi sono poi le conseguenze di ordine sociale, perché il perpetuarsi di questa condizione che limita la donna dal punto di vista dell'istruzione, della capacità professionale costituisce una delle ragioni del permanere delle aree di sottosviluppo in molti di questi Paesi.
  Contro tutto questo è il caso ormai che la comunità internazionale si ribelli, così come è accaduto in tema di mutilazioni Pag. 38genitali femminili. È bene, quindi, che l'Italia aderisca con convinzione alla risoluzione delle Nazioni Unite del dicembre 2014 e a quella del Consiglio dei diritti umani e faccia proprie delle linee di indirizzo efficaci quali quelle appunto che queste mozioni vogliono richiamare. Linee di indirizzo che debbono mirare certamente all'educazione anche nelle comunità di immigrazione presenti nel nostro Paese, alla coscientizzazione delle ragazze e delle giovani adolescenti e, al tempo stesso, si faccia carico attraverso lo strumento della cooperazione internazionale, anche di quella sanitaria, di una educazione, di una crescita culturale e dell'offerta anche di occasioni di crescita professionale e, quindi, di indipendenza per le ragazze-bambine nei Paesi di origine in cui sono costrette al matrimonio.
  Dall'altro lato, ci sia la possibilità effettivamente di scoraggiare queste pratiche, anche attraverso la adozione di misure nei confronti di coloro, non importa se genitori o mariti, che se ne rendano in qualche modo complici e abusatori, anche perché spesso si determinano all'interno di dinamiche caratterizzate da violenza familiare, da abusi e anche da violenze sessuali. Credo che con questa mozione, a cui noi abbiamo aderito, quella della collega Locatelli e con quell'altra della Lega, sulla quale il Governo ha espresso sostanzialmente un parere favorevole, l'Italia possa mettersi nella condizione di compiere passi adeguati lungo queste direttrici che ho voluto richiamare: quella della educazione all'interno delle nostre comunità, quella dell'educazione nei Paesi di origine e quindi dell'uso dello strumento della cooperazione e quella della collaborazione con tutte le sedi internazionali nell'attività per rimuovere questo cancro della vita di alcuni Paesi, soprattutto in via di sviluppo. Da ultimo, attraverso l'adozione, come dicevamo, di misure legislative che possano perseguire nei fatti coloro che hanno ritenuto di abusare delle loro figlie o di quelle che avrebbero voluto essere le loro spose schiave.
  Il gruppo Per l'Italia-Centro democratico voterà a favore di tutte e due le mozioni, della prima che abbiamo sottoscritto ma anche di quella presentata dai colleghi della Lega e ci auguriamo che tutto questo possa portare ad un aumento di civiltà all'interno del nostro Paese e all'interno della comunità internazionale e possa portare soprattutto ad un rispetto maggiore della dignità femminile, soprattutto nella fascia di età di maggiore fragilità che è a più rischio di abusi. Siamo stanchi di abusi sul corpo e sulla mente delle bambine, siamo stanchi di tutto quello che, anche con la complicità talora di alcuni Paesi e di alcune fasce sociali si è realizzato con il turismo sessuale, ma siamo stanchi anche del fatto che alcune di queste persone sono state usate come merce dalle loro stesse famiglie.
  Bisogna combattere il sottosviluppo anche delle famiglie, perché questa non sia una merce più appetibile; oggi non è più possibile che una figlia possa essere scambiata con beni e con merci e possa essere considerata essa stessa appunto una merce. Quindi, lavoriamo perché questo non si determini più e siamo lieti che questo Parlamento oggi possa farsene carico (Applausi dei deputati del gruppo per l'Italia-Centro democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente, premetto che accogliamo la riformulazione della nostra mozione e voteremo a favore anche dell'altra mozione a prima firma Locatelli, soprattutto perché riteniamo che sia doveroso da parte di quest'aula prendere una posizione netta rispetto a un fenomeno, quello delle spose-bambine, che è un crimine drammaticamente attuale. Nei Paesi in via di sviluppo sono diversi milioni le ragazze che vengono obbligate a sposarsi prima dei 18 anni, sono tantissime le famiglie che vendono le figlie perché, in quanto femmine, sono ritenute meno produttive, una problematica che, di fatto, è una palese violazione dei diritti umani. Così in posti come l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale oltre il 40 Pag. 39per cento delle donne subisce questo abominevole abuso. Chi nasce da madre bambina ha poi una elevata probabilità di morire in età neonatale e quando sopravvive corre maggiori rischi di denutrizione. Tra violenze, abusi e rimpatri coatti nel proprio Paese di origine, quello delle spose-bambine è un fenomeno molto comune anche in Europa, soprattutto in Paesi con un alto tasso di popolazione immigrata.
  Nel 2011 in Inghilterra se ne stimavano dai cinque agli ottomila casi, in Germania tre mila casi all'anno che coinvolgono soprattutto le ragazze della comunità turca; secondo una relazione governativa il 27 per cento di loro avrebbe rischiato di essere uccisa a causa delle violenze corporali estreme subite. In Francia si parla di sessanta mila casi all'anno. Anche in Italia il fenomeno dei matrimoni forzati è molto diffuso; in Italia ogni anno sono circa duemila le ragazze coinvolte, sono ragazzine che nascono e vivono nelle nostre città ma, già a partire dai cinque anni, si ritrovano oggetto di veri e propri contratti, vengono cedute come spose dalle loro famiglie che in cambio ottengono soldi. Nella maggior parte dei casi si tratta del mantenimento a vita delle proprie figlie, come una sorta di dote al contrario versata dai futuri mariti ai genitori delle ragazzine. I matrimoni forzati hanno una dinamica accertata in Italia e in Europa: viene stretto un accordo e i genitori della bambina la promettono in sposa ad un uomo molto più grande in cambio di denaro e del mantenimento della figlia. Le nozze avvengono però nei Paesi di origine. Le vittime vengono portate spesso con l'inganno nei Paesi di origine e una volta arrivate in India, Pakistan, Bangladesh, Albania o Turchia finiscono sull'altare accanto a un uomo che non conoscono e che ha decine di anni in più e a quel punto il matrimonio, il dovere coniugale, viene consumato con la forza, un vero e proprio stupro legalizzato e che è tale, stando ai dati dell'ONU, in 141 Paesi, la maggior parte dei quali di religione islamica.
  Per la sua posizione geopolitica l'Italia è stata da sempre esposta al fenomeno delle pressioni migratorie e, quindi, vive sul proprio territorio questo fenomeno. Le spose-bambine in Italia provengono soprattutto dalle comunità di India, Pakistan, Bangladesh ma anche da Albania e Turchia, Paesi che ambiscono ad entrare nell'Unione europea ed anche questo dovrebbe far riflettere gli sponsor nazionali dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
  Per quanto riguarda la Turchia abbiamo dei numeri impressionanti, nel solo 2013 le spose-bambine minori di 16 anni sono state 20 mila e secondo i dati del Ministero della famiglia di Ankara negli ultimi dieci anni ci sono state più di mezzo milione di spose-bambine, che non avevano ancora 17 anni. Migliaia di ragazze-bambine sono costrette dalle famiglie a sposarsi con uomini nelle aree rurali o nelle periferie delle grandi città, conservatrici ed islamiche. In Italia e in Europa il fenomeno si è diffuso con l'emigrazione e lo è, in particolare, presso le comunità di emigrati di religione musulmana che sottostanno alla legge islamica secondo la quale una bambina raggiunge la maggiore età già a nove anni. Queste bambine in molti casi sono consapevoli di avere dei diritti anche perché frequentano la scuola, sanno che in teoria esiste un'altra possibilità, ma non sempre sono in grado di contrastare la volontà della propria famiglia. Per questo si creano quegli attriti enormi che spesso sfociano in violenza e che talvolta portano alla morte delle bambine, che hanno il solo torto di aver provato a ribellarsi a consuetudini aberranti. Bene, noi riteniamo che invece, al contrario, in Occidente la tutela dei minori e del loro equilibrato sviluppo sia una priorità, in quanto i bambini rappresentano il futuro della nostra società ed è quindi necessario affermare il diritto delle nuove generazioni a vivere pienamente il loro presente e a sviluppare le proprie potenzialità nel loro contesto familiare, affinché possano affrontare positivamente la loro vita. Ed è per questo, e alla luce di queste brevi considerazioni, che abbiamo chiesto degli impegni chiari al Governo e siamo contenti che siano stati accolti; chiedevamo, in particolare, di adottare Pag. 40delle norme che portino a contrastare nel nostro Paese la diffusione di questo allucinante fenomeno e, quindi, a prevenire il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati, prevedendo l'introduzione anche di una fattispecie di reato specifica e misure atte a revocare il permesso di soggiorno a coloro i quali esercitano la patria potestà, che siano riconosciuti colpevoli di aver costretto le proprie figlie minori a sposarsi.
  Chiediamo di dare attuazione alla risoluzione A/RES/69/156, che riguarda i matrimoni di minori precoci e forzati, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2014.
  Infine, chiediamo di sostenere, in tutte le sedi internazionali, campagne per prevenire e contrastare le pratiche che violano i diritti umani delle bambine, con rinnovata energia anche in relazione all'aberrante fenomeno delle mutilazioni genitali e questo, in particolare, in considerazione del fatto che sono circa mezzo milione le donne che hanno subito mutilazioni genitali e che vivono all'interno dell'Unione europea, a causa del diffondersi anche di questa aberrante pratica, che è diffusa, in particolare, se non quasi esclusivamente, presso la comunità islamica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Adriana Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ogni anno il World Economic Forum pubblica una ricerca che quantifica la disparità di genere nel mondo. Nel rapporto si afferma decisamente che la parità di genere è una necessità assoluta, è una questione di giustizia, ma non solo. La parità corrisponde a una maggiore competitività e prosperità dei Paesi dal punto di vista economico: donne sane e istruite avranno bambini più sani e istruiti e questo crea un circolo virtuoso per la comunità e il Paese.
  Sconfiggere, quindi, il fenomeno delle spose-bambine, che è il contrario di quanto sarebbe necessario avere, è una priorità per il progredire della civiltà. Lo evidenziano i dati drammatici relativi alle condizioni delle spose-bambine e i dati della mortalità che hanno evidenziato i miei colleghi.
  Questo fenomeno ha dei dati impressionanti nel mondo, ma è presente anche in Italia: si calcola che interessi 2 mila bambine all'anno, bambine che sono nate in Italia e che vengono inviate a sposarsi in altri Paesi. Quindi, per quanto riguarda il nostro Paese, è importante che il Governo, oltre a dare attuazione alla risoluzione A/RES/69/156, concernente i matrimoni di minori precoci e forzati, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, sensibilizzi la nostra opinione pubblica sul tema e preveda forti strumenti di protezione per le ragazze che sfuggono ai matrimoni forzati, anche inserendo le stesse nel Piano nazionale antiviolenza.
  Inoltre – e qui veramente vorrei la vostra attenzione – è chiaro che dietro questo fenomeno c’è la povertà e che sviluppare l'economia dei Paesi interessati da questo fenomeno è importantissimo. A questo proposito, dobbiamo essere consapevoli che l'Europa destina ogni anno 50 miliardi alla cooperazione internazionale. È una cifra considerevole, che l'Europa non gestisce direttamente e sulla quale non ha il controllo dei risultati. Questa situazione deve cambiare: dobbiamo conoscere quali risultati ci sono e, dove questi non avvengano, fare in modo di contribuire a gestire queste importanti risorse, perché dietro al fenomeno del matrimonio delle spose – bambine e dietro al fenomeno dello sfruttamento di bambini – e non solo di bambini – c’è questa estrema povertà, che noi dobbiamo sconfiggere in tutti i modi.
  Concludo dichiarando il voto favorevole di Scelta Civica per l'Italia sulle due mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. La pratica delle spose-bambine è sempre più diffusa per le ragioni bene espresse nella mozione a prima firma della collega Locatelli, che noi condividiamo e che sottoscriviamo. È una prassi terribile, che costringe le piccole, le bambine, a sofferenze inaudite. Non esistono delle cifre ufficiali, ma è una piaga che, secondo l'ONU, nel mondo colpisce 60 milioni di minori, tra cui non è risparmiata nemmeno l'Italia dove, però, non esistono statistiche dettagliate, come del resto non è presente nemmeno un quadro legislativo di riferimento chiaro.
  Tra le stime da ricordare, vi è quella fatta dal Centro nazionale di documentazione per l'infanzia, secondo cui i matrimoni forzati nel nostro Paese sarebbero almeno duemila l'anno, cifre inaccettabili per un Paese civile, cifre che noi dobbiamo assolutamente cancellare. Del resto, lo studio del Ministero dell'interno e della Commissione pari opportunità del marzo 2014 ha messo in evidenza che queste cifre così incredibili sono anche difficilmente verificabili, perché i servizi pubblici e privati non hanno a che fare in modo diretto, esplicito e palese con queste realtà di dolore. E io credo che parlarne e affrontarle, non solo con le azioni che noi nella mozione mettiamo in evidenza, ma anche parlarne attraverso un'azione di discussione e di informazione, sia sicuramente un atto importante, perché può fornire gli strumenti per individuare questo tipo di realtà, queste realtà dolorose, per dare delle griglie di lettura sociale all'emergere e all'annidarsi di queste sofferenze. Due terzi dei matrimoni forzati riguardano le comunità straniere – si è detto – senza però dimenticare che c’è un retaggio anche del passato italiano che è stato mosso da un'idea patriarcale dell'onore. Questo per dire che il tema che noi affrontiamo è un tema che ha una sua trasversalità e, tuttavia, il fatto che i matrimoni forzati si verifichino più spesso in contesti, in consuetudini e in culture di molte comunità straniere, ci pone oggi inediti problemi anche dal punto di vista della configurazione giuridica del reato, perché il riconoscimento di presunte ragioni di diversità culturali non debbono mai ledere le libertà personali, la dignità, l'integrità psicofisica, in primo luogo delle minori. Quando avvengono queste lesioni non ci possono essere tolleranze né queste azioni possono rimanere impunite. A questo proposito, sono molto importanti – bisogna ascoltarle – le riflessioni e i saperi che provengono dai centri antiviolenza, che sono centri che sono a contatto continuo anche con i mutamenti e con le novità delle modalità di violenza che le donne subiscono.
  Noi, anche attraverso questo lavoro, abbiamo imparato a leggere e a decifrare le difficoltà delle donne a denunziare, che noi non abbiamo mai pensato di colpevolizzare, perché abbiamo imparato e abbiamo conosciuto anche la forza di quelle donne che hanno squarciato silenzi, complicità, omertà. Io voglio ricordare la ribellione di Sahar Gul, una bambina afgana di quindici anni. Da quel Paese vengono esempi di bambine straordinarie. Questa bambina ha rischiato di essere uccisa dal marito, con cui era stata costretta a spostarsi, perché non voleva prostituirsi. Lo ricordo questo esempio perché una cosa è certa: dalla soggettività e dalla forza femminile non si può prescindere quando si vogliono combattere e debellare queste forme di violenza e io penso, in primo luogo, dalla forza delle madri di queste bambine. Ma se non si può fare a meno della volontà femminile, altrettanto le istituzioni, internazionali e nazionali, sono chiamate a responsabilità precise. Per questo, noi condividiamo e apprezziamo la mozione che stiamo discutendo.
  Dobbiamo agire in quei Paesi in cui questa pratica è occulta, nei molti in cui questa pratica è diffusa, compresi quelli che hanno stabilito per legge l'età minima per il matrimonio, l'istruzione obbligatoria e, tuttavia, si trovano di fronte ad una realtà in cui le norme tradizionali di ordine culturale continuano ad avere il Pag. 42sopravvento sulle leggi buone che vengono fatte. Allora è fondamentale la prevenzione, la scuola, essendo il sistema educativo, quello, in cui è più elevata la probabilità di entrare in contatto con minorenni e giovanissime destinate al matrimonio contro la loro volontà. Si tratta di interventi complessi, non semplici, perché mettono in gioco legami affettivi con la famiglia, si muovono in un terreno difficile, scivoloso, tra attaccamento e rifiuto della tradizione, in quella frontiera del confronto tra identità originarie e modernità della cultura occidentale. La scuola potrà essere anche luogo in cui avviene la formazione di una coscienza dei diritti, sin da piccole, che valorizzi sin da piccole il valore della libera scelta di vita delle donne, in cui anche le famiglie stesse si possano aprire in un dialogo, praticare lo scambio, la contaminazione: temi complessi, che però questa società deve fare la fatica di affrontare. Accanto alla scuola molti servizi sono chiamati a cooperare per favorire l'emersione dei casi di matrimonio forzato o di situazioni a rischio, da quelli sanitari e sociali a quelli di formazione e lavoro, alle forze dell'ordine, al sistema giudiziario. Poi, sono importanti sono le campagne di sensibilizzazione, ma ciò che occorre sono anche le condizioni materiali adeguate a garantire la protezione laddove ci può essere una denuncia, una ribellione.
  Nel report del Ministero si danno raccomandazioni al riguardo ma, nei fatti – mi permetta, sottosegretario – il Governo non le sta seguendo. Nelle ultime pagine della report del Governo, infatti, è segnalata la necessità di stabilire alleanze tra istituzioni e ONG, utilizzando – si dice – il lavoro di rete quale metodologia da cui partire per attivare interventi a livello nazionale, regionale e nelle comunità locali, in particolare, introducendo il tema dei matrimoni forzati – questo è un elemento positivo – nelle reti già operative contro la violenza domestica e contro le donne. Ecco, bene: è un'affermazione che condividiamo in pieno. Però, mi permetta, noi siamo molto preoccupati, perché se il rapporto con le associazioni è quello che il Governo ha tenuto per definire il piano nazionale contro la violenza, cioè non ascoltandole, allora qui non ci siamo, allora le nostre preoccupazioni diventano pesanti. Noi, Presidente, sottosegretario, diamo il nostro parere positivo alla mozione, che contiene impegni precisi per attuare, nel mondo e nel nostro Paese, tutte quelle azioni per debellare questa violenza inaudita (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Il 2 luglio 2015 – una manciata di giorni fa – il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha adottato la prima risoluzione di sostanza sulla prevenzione e l'eradicazione dei matrimoni precoci forzati, un significativo progresso nella tutela dei diritti umani e delle libertà individuali. La nostra mozione di oggi arriva proprio a ruota rispetto alla risoluzione dell'ONU e questo dovrebbe farci sentire con la consapevolezza di chi sta andando nella direzione giusta, nella direzione corretta, nella direzione verso la quale stanno marciando tanti, tanti altri Paesi. Una volta tanto nessuno ci potrà rimproverare di essere una sorta di fanalino di coda, anche perché, su questo punto, l'Italia, insieme alla Sierra Leone, ha copresieduto i negoziati per definire il testo della risoluzione, che ribadisce come i matrimoni precoci e forzati rappresentano una violazione dei diritti umani, ovviamente, delle donne e delle bambine. La risoluzione sottolinea l'importanza del coinvolgimento dell'intera società e richiama gli attori impegnati nel settore umanitario a rafforzare il monitoraggio degli interventi di prevenzione per contrastare il ricorso ai matrimoni precoci forzati, perché questo è uno dei punti chiave più interessanti da tenere presente.
  I matrimoni precoci riguardano le spose bambine, ma affrontare e risolvere questo problema non compete, perlomeno, solo alle donne o solo, tanto meno, alle spose bambine: compete all'intera comunità, Pag. 43compete a una presa di coscienza chiara di quali sono i diritti e, soprattutto, di come deve essere forte, chiara ed esplicita la tutela delle persone più fragili.
  Il ruolo attivo svolto dall'Italia, membro dal 2013 del gruppo transregionale di Paesi che si oppongono a tale pratica, per l'eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, così come delle mutilazioni genitali femminili, conferma la priorità accordata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ai diritti dei minori, soprattutto delle bambine. Il traguardo di oggi – e mi auguro che, tra pochi minuti, vi sia anche un traguardo nostro, tipicamente italiano – è il risultato degli sforzi della diplomazia italiana di coagulare il consenso su tale tema, attraverso il dialogo inclusivo con partner appartenenti a tutti i gruppi regionali, molto spesso anche con profili culturali e con tradizioni ben diverse dalle nostre.
  Precedentemente, il 18 dicembre 2013, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva adottato una sua prima «risoluzione di sostanza» sui matrimoni di minori, precoci e forzati. Vorrei che noi prestassimo davvero attenzione a tutti e tre questi aggettivi: sono matrimoni di minori, e quindi si tratta di persone molto giovani, sono matrimoni precoci, che vuole dire che non sono matrimoni che giungono dopo una relazione, dopo un rapporto, dopo una scelta consapevole, e sono forzati, cioè contraddicono radicalmente la libertà personale.
  Le ragazze, quando sono prive di qualsiasi istruzione, hanno la probabilità fino a 6 volte maggiore di sposarsi senza avere il rispetto della propria libertà. La mancanza di formazione e la mancanza anche di autonomia sotto il profilo economico sono due condizioni che si uniscono a quella che è la coazione che molto spesso le famiglie, in questo caso specifico i padri, esercitano su di loro. I matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano, anche al di sotto dei 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (articolo 12) e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento (articolo 19).
  I matrimoni precoci rappresentano, di fatto, una delle maggiori forme di abuso sessuale e di sfruttamento delle bambine. Sono un ostacolo per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, come quello, che è stato più volte citato negli interventi delle colleghe, che riguarda lo sradicamento della povertà e della fame, perché la vendita – perché di questo si tratta – delle proprie figlie avviene soltanto in una logica di estrema povertà, che è l'unico modo con cui i genitori possono giustificare a se stessi questo tipo di veramente pessimo uso delle proprie figlie.
  Lo fanno, probabilmente, mossi dalla speranza che la figlia vada a stare in modo migliore di quanto non stia nelle loro case. Certamente, però, il numero, 700 milioni, deve farci riflettere.

  PRESIDENTE. Deputata...

  PAOLA BINETTI. Credo che il campanello voglia semplicemente indicare che ho terminato il mio tempo. Chiedo, pertanto, alla Presidente di poter consegnare il testo della mia dichiarazione di voto per la pubblicazione in calce al resoconto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Aggiungo soltanto due punti: queste battaglie si vincono sul piano culturale e sul piano della condivisione internazionale. È una battaglia che ci impegna proprio perché il nostro Ministero degli affari esteri è un Ministero degli affari esteri e della cooperazione, e noi ci auguriamo che in ogni contatto, in ogni situazione, in ogni relazione, la tutela dei diritti umani sia al centro delle operazioni del nostro Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bergamini. Ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Grazie, Presidente. Dunque, la mozione che ci accingiamo Pag. 44a votare riguarda il drammatico fenomeno delle spose bambine, ovvero i matrimoni, ufficialmente formalizzati o meno, che sono contratti tra due persone di cui una almeno abbia meno di 18 anni. È una pratica che, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, in realtà particolarmente drammatiche ed emergenziali, come quelle dei campi per i rifugiati, riguarda non soltanto le ragazze, ma anche i ragazzi, però sicuramente in misura maggiore le ragazze.
  Ovviamente, un matrimonio precoce è quasi sempre anche un matrimonio obbligato, imposto dalla famiglia – è stato ricordato dalle colleghe – o comunque dalle tradizioni culturali della comunità di cui la bambina fa parte, e certamente non sono frutto della libera scelta della persona.
  Secondo l'UNICEF, nei Paesi in via di sviluppo, tenendo da parte la Cina, una ragazza ogni tre fra coloro che oggi hanno un'età compresa tra 20 e 24 anni si è sposata in età minorile. I tassi più elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell'Asia meridionale e nell'Africa subsahariana, non a caso si tratta di regioni del globo in cui sono più diffusi altri fenomeni come la mortalità materna e infantile, la malnutrizione e l'analfabetismo.
  Sposarsi in età precoce comporta, infatti, una serie di drammatiche conseguenze per la salute e lo sviluppo: al matrimonio precoce seguono quasi sempre l'abbandono scolastico e una gravidanza altrettanto precoce, e dunque pericolosa sia per la madre, che per il bambino.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,50).

  DEBORAH BERGAMINI. Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70 mila morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. A sua volta, un bambino che nasce da una madre minore ha il 60 per cento delle probabilità in più di morire in età neonatale, rispetto a un bambino che nasce da una donna di età superiore a 19 anni. E anche quando sopravvive, sono molto più alte le possibilità che debba soffrire di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici.
  Girls Not Brides, un collettivo di oltre 300 organizzazioni della società civile di cinquanta Paesi diversi, ha elaborato una classifica che prende in esame i matrimoni contratti in età infantile in 130 Paesi tra il 2002 e il 2011. Questa classifica mette in evidenza quali sono i Paesi in cui questo problema è più diffuso. Al primo posto vi è il Niger, dove quasi l'80 per cento delle spose ha meno di 18 anni. Seguono altri Paesi come la Repubblica Centroafricana, Chad, Bangladesh, Guinea, Mali, Sudan del Sud, Burkina Faso, Malawi e Mozambico. Questa classifica dimostra come siano i Paesi più poveri ad avere una maggiore concentrazione di matrimoni infantili ed è proprio nelle famiglie più povere, dove le figlie femmine sono viste come un peso, che si ricorre più spesso a questa pratica. Come è già stato detto, infatti, è in questi Paesi che il mantenimento delle ragazze e la loro istruzione sono troppo spesso ritenuti onerosi per la famiglia, mentre la loro verginità dà valore aggiunto al matrimonio.
  Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, tra il 2011 e il 2020 più di 140 milioni di ragazze diventeranno spose bambine. Sono numeri impressionanti. Se la tendenza non cambierà, il numero di matrimoni precoci, che nel 2010 era di poco più di 14 milioni, aumenterà di oltre il 14 per cento entro il 2030, arrivando a quasi 15,1 milioni.
  Non dobbiamo, però, pensare che questo dramma, questa realtà, riguardi soltanto Paesi molto lontani da noi, per forza economica e cultura. I fenomeni migratori fanno registrare anche sul nostro territorio casi di ragazze, nate nel nostro Paese, costrette a sposarsi nello Stato di origine prima della maggiore età o, comunque, costrette a sposarsi con un partner scelto e imposto dalla famiglia o dalla comunità, non certo scelto liberamente.
  Il matrimonio precoce, e forzato, è una violazione dei diritti umani dei minori. Pag. 45L'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani, infatti, recita: «Il matrimonio potrà essere concluso solo con il libero e pieno consenso dei futuri sposi». Il tema del consenso è stato ribadito in sede ONU con l'articolo 16 della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, in base al quale: «gli Stati prendono tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti della donna in tutte le questioni derivanti dal matrimonio e nei rapporti familiari e, in particolare, in condizioni di parità con gli uomini, assicurano lo stesso diritto di contrarre matrimonio; lo stesso diritto di scegliere liberamente il proprio congiunto e di contrarre matrimonio solo previo libero e pieno consenso». Sul tema si esprime anche la Convenzione sul consenso al matrimonio, l'età minima per il matrimonio e la registrazione dei matrimoni, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 7 novembre 1962, che al punto 1 dichiara che non verrà contratto legalmente alcun matrimonio se non c’è il pieno e libero consenso dei partner. Anche la Convenzione di Istanbul, ratificata dal nostro Paese, uno dei primi a ratificarla, nel 2013, riconosce, fin dal Preambolo, il matrimonio forzato come una delle «gravi forme di violenza» a cui sono esposte le donne e le ragazze oltre alla «violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, i delitti commessi in nome del cosiddetto onore e alle mutilazioni genitali femminili, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze e il principale ostacolo al raggiungimento della parità tra i sessi».
  La stessa Convenzione, all'articolo 37, impegna le parti contraenti: «ad adottare le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare l'atto intenzionale di costringere un adulto o un bambino a contrarre matrimonio; ad adottare le misure legislative o di altro tipo necessarie per penalizzare il fatto di attrarre intenzionalmente con l'inganno un adulto o un bambino sul territorio di uno Stato diverso da quello in cui risiede, allo scopo di costringerlo a sposarsi».
  Infine, all'inizio di questo mese, come ha ricordato la collega Binetti poco fa, il Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha adottato per consenso la risoluzione «Child, early and forced marriages», che ribadisce che i matrimoni precoci e forzati rappresentano una violazione dei diritti umani, in particolare delle donne e delle bambine. La risoluzione sottolinea, tra l'altro, l'importanza del coinvolgimento dell'intera società e richiama gli attori impegnati nel settore umanitario a rafforzare il monitoraggio e gli interventi di prevenzione per contrastare il ricorso ai matrimoni precoci o forzati.
  Ora, a proposito di impegno dell'intera società, penso che su temi come questi sia giusto e anzi doveroso che le istituzioni si esprimano con una sola voce, come dimostra il fatto che la mozione che ci accingiamo a votare porta la firma sia di partiti di maggioranza che di partiti di opposizione. Ritengo che un voto unanime di questa Camera sarebbe un gesto non solo importante sotto il profilo simbolico, ma anche utile da un punto di vista operativo, in quanto sancirebbe chiaramente l'importanza che il nostro Paese attribuisce alla tutela dei diritti umani e alla tutela delle donne e delle bambine, al fine di garantire un'eguaglianza di genere, che non sia solo formale e ribadita su carta mille volte, ma che sia anche sostanziale e che rappresenti un corretto e pieno sviluppo della personalità di ogni individuo secondo le proprie inclinazioni e in piena libertà. Altrimenti diventa semplicemente velleitario parlare, appunto, di parità tra i sessi e di piena libertà dell'universo femminile.
  Per questo esprimo il voto convintamente favorevole di Forza Italia alla mozione in discussione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente. La popolazione giovanile attuale è la più ampia mai avuta nella storia: 1,8 miliardi di giovani, di cui oltre la metà sono ragazze. In vista degli obiettivi di Pag. 46sviluppo sostenibile, su cui la comunità internazionale sta lavorando, questo è un dato da tenere in considerazione, se vogliamo coinvolgerli attivamente in un processo di sviluppo effettivo.
  Il 13 luglio ha preso il via, ad Addis Abeba, la terza Conferenza internazionale per il finanziamento allo sviluppo, promossa dalle Nazioni Unite per affrontare le nuove problematiche emergenti, promuovere la cooperazione internazionale allo sviluppo e rafforzare il processo di controllo dei finanziamenti allo sviluppo. Fino a quando verranno negati i diritti fondamentali alle bambine, alle adolescenti e in generale alle donne, il cambiamento che auspichiamo non sarà possibile.
  Anche come presidente del Comitato permanente sull'Agenda globale post 2015, la cooperazione allo sviluppo e il partenariato pubblico-privato, ho ribadito più volte che bisogna lavorare sull’empowerment delle ragazze, per renderle consapevoli dei loro diritti e dell'importanza di avere anche ruoli diversi, non solo quello di moglie. Questo comporta l'accesso delle donne ai sistemi sanitari, educativi, economici e legali. Avranno maggiore capacità di evitare una gravidanza e di rifiutare rapporti che non desiderano. Quelle sposate possono essere maggiormente protette dalla violenza, dallo sfruttamento e dall'abuso, possono avere maggiore accesso al divorzio, all'annullamento e all'ottenimento della custodia dei figli.
  Ormai questo fenomeno, insieme a quello delle mutilazioni genitali, è globale e coinvolge anche l'Europa e l'Italia in seguito ai flussi migratori. Senza alcun intervento si stima che, entro il 2020, le spose bambine saranno oltre 140 milioni. Ogni giorno 20 mila ragazze sotto i diciotto anni diventano madri. Se le tendenze attuali proseguissero in questo modo, il numero di nascite da bambine sotto i quindici anni potrebbe salire a 3 milioni l'anno nel 2030. E purtroppo, ad un'alta percentuale di matrimoni forzati, spesso corrisponde un'alta percentuale di mortalità tra le giovani donne.
  Circa 70 mila adolescenti nel mondo muoiono ogni anno per cause collegate alla gravidanza e al parto.
  Il Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha adottato, lo scorso 2 luglio, la prima risoluzione di sostanza sulla prevenzione e l'eradicazione dei matrimoni precoci e forzati: un significativo progresso nella tutela dei diritti umani. L'Italia, con la Sierra Leone, ha copresieduto i negoziati per definire il testo della risoluzione, che ribadisce che i matrimoni precoci e forzati rappresentano una violazione dei diritti umani, in particolare delle donne e delle bambine. Viene ribadita, ancora una volta, l'importanza del coinvolgimento dell'intera società e il richiamo agli attori impegnati nel settore umanitario a rafforzare il monitoraggio e gli interventi di prevenzione.
  Colgo l'occasione per ricordare che, con la risoluzione in Commissione affari esteri e comunitari della Camera, il Governo si è impegnato lo scorso ottobre ad intraprendere con urgenza ogni iniziativa utile sul fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori per quanto riguarda l'Iraq. Con questo atto è stato richiesto al Governo italiano di sollecitare quello iracheno a fornire immediate rassicurazioni sulla paventata approvazione di una proposta di legge, la Jaafari Personal Status Law, che aveva lo scopo di abbassare l'età matrimoniale per le bambine dai 18 ai 9 anni, legalizzando, così, lo stupro familiare. La risoluzione, che ribadisco è stata presentata nella Commissione affari esteri e comunitari della Camera, è stata approvata all'unanimità. In più sedi, quindi, sia il Governo italiano che il Parlamento si sono già impegnati.
  Il 18 dicembre 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la prima risoluzione di sostanza sui matrimoni precoci e forzati di minori. Questa risoluzione comprende raccomandazioni di sostanza sulle quali convergono gli Stati membri, con riferimento ad iniziative da intraprendere da parte delle Nazioni Unite e delle sue agenzie, di Stati membri, di organizzazioni internazionali espressioni della società civile e di altri rilevanti attori.Pag. 47
  Il 2 luglio 2015, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato, per consenso, la risoluzione sui matrimoni precoci e forzati per rafforzare gli sforzi per prevenire ed eliminare i matrimoni precoci e forzati, il cui negoziato, come ho già ricordato, è stato copresieduto da Italia e Sierra Leone.
  L'azione per prevenire e per eliminare i matrimoni precoci e forzati di minori richiede altrettanto impegno di quello profuso nella campagna mondiale per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. Secondo i dati delle Nazioni Unite, pubblicati in occasione della Giornata internazionale per la tolleranza zero sulle mutilazioni genitali femminili, il numero delle ragazze vittime di questa pratica, che mette in serio pericolo la loro vita, è diminuito e l'adozione unanime, da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della risoluzione del dicembre 2012, con la quale gli Stati membri sono stati invitati a intensificare gli impegni per la completa eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, ha certamente contribuito al conseguimento di questo risultato.
  La questione dei matrimoni forzati costituisce un ulteriore e non secondario aspetto dell'azione per combattere la violenza di genere e promuovere i diritti delle donne e l’empowerment femminile. Il nostro Paese ha svolto un grande ruolo, riconosciuto a livello internazionale, nella campagna contro le mutilazioni genitali femminili, che ha fatto acquisire all'Italia un'autorevolezza internazionale tale da consentirgli di svolgerne uno altrettanto importante nella prevenzione ed eliminazione dei matrimoni precoci e forzati di minori. Il nostro Paese, insieme agli altri Stati del gruppo G7, riunitosi a Bruxelles il 4 e 5 giugno 2014, ha manifestato la sua determinazione per promuovere la parità di genere, porre fine a tutte le forme di discriminazione e di violenza contro donne e ragazze, porre fine ai matrimoni precoci e forzati di minori e promuovere la piena partecipazione e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze.
  In queste mozioni vi sono vari impegni e crediamo che ce ne siano alcuni assolutamente meritevoli e che dobbiamo sottolineare in questa sede.
  Si chiede al Governo di dare attuazione alla risoluzione sui matrimoni precoci e forzati di minori, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2014, e alla risoluzione «Rafforzare gli sforzi per prevenire e eliminare i matrimoni precoci e forzati», adottata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il 2 luglio 2015. Si impegna il Governo a contribuire, a dare impulso e a sostenere a livello globale una rinnovata campagna per prevenire e eliminare questa pratica che viola i diritti umani delle bambine con l'impegno e la determinazione già mostrati per la campagna contro le mutilazioni genitali femminili.
  Si impegna il Governo a sostenere finanziariamente programmi e progetti di cooperazione internazionale volti alla prevenzione e all'abbandono dei matrimoni precoci e forzati di minori. Ricordo anche che, secondo le stime dell'UNICEF, nel mondo ci sono oltre 60 milioni di spose bambine a causa della pratica dei matrimoni precoci e forzati di minori. L'Asia meridionale e l'Africa subsahariana sono le regioni in cui questa pratica è più largamente diffusa, dove, non casualmente in coincidenza, sono presenti altri gravi fenomeni come la mortalità materna infantile, la malnutrizione e l'analfabetismo. Ma si registrano casi anche in Medio Oriente e Africa settentrionale, così come in Europa, compresa l'Italia, per effetto dei processi migratori, anche se il fenomeno è di difficile rilevazione in quanto spesso queste unioni non vengono registrate. Questi matrimoni sono quasi sempre incoraggiati e promossi dalle famiglie come rimedio alla povertà, come mezzo per liberarsi delle figlie, considerate un peso perché poco produttive, nella speranza di assicurare loro un futuro migliore in termini sia finanziari, sia sociali. Al contrario essi comportano una serie di conseguenze negative che segnano per sempre la vita delle spose bambine. Queste ultime vengono precocemente sottratte all'ambiente Pag. 48della famiglia e a volte della comunità di origine; sono spesso soggette a violenze fisiche, psicologiche, economiche e sessuali, vittime di abusi e sfruttamento, impedite nelle opportunità educative e di lavoro e vivono esperienze che comportano conseguenze pesanti sulla sfera affettiva, sociale e culturale.
  In vista anche del vertice di settembre, quando all'Assemblea dell'ONU a New York si analizzeranno i risultati conseguiti nella lotta alla fame e alla povertà, si discuteranno i piani, gli obiettivi futuri e gli impegni che la comunità internazionale vorrà assumersi per raggiungerli. Ritengo essenziale continuare ad impegnarsi in questa direzione. Anche nel Documento di programmazione triennale 2015-2017 del MAECI sulla nuova cooperazione allo sviluppo italiana emerge la necessità di impegnarsi a redistribuire in maniera più equa le risorse all'interno dei Paesi senza trascurare proprio l’empowerment femminile. Dichiaro, quindi, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sia sulla mozione Locatelli ed altri n. 1-00553 che sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00945 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iori. Ne ha facoltà.

  VANNA IORI. Grazie Presidente, sono 14 milioni ogni anno i matrimoni precoci e forzati e il dato è in aumento. Stiamo parlando di spose bambine costrette a sposarsi al di sotto dei 18 anni, ma spesso già dall'adolescenza e in taluni casi anche già dall'età di 8-10 anni. Nei quattro Paesi in cui i matrimoni precoci sono più diffusi (Niger, Ciad, Bangladesh e Guinea), oltre il 60 per cento delle minorenni sono già sposate. Ma anche nell'Asia meridionale si toccano percentuali superiori al 45 per cento. Sono dati allarmanti che riguardano il sud del mondo, ma anche i Paesi industrializzati e anche l'Italia, dove si stima che siano circa 2 mila le minorenni nate nel nostro Paese da famiglie immigrate che sono costrette a sposarsi negli Stati di origine dei propri genitori. Tra le molte implicazioni sociali e umane che ci indignano attraverso questi dati non possiamo tacere la grave violazione dei diritti umani delle spose bambine private drammaticamente del diritto alla salute e del diritto all'istruzione. L'impatto sulla salute è innanzitutto devastante. Ogni anno diventano madri 2 milioni di adolescenti di età minore di 15 anni e la gravidanza è la principale causa di morte per queste ragazze; morte dovuta alle complicazioni durante la gravidanza e il parto. E sono circa 50 mila le ragazze tra i 15 e i 19 anni che muoiono di parto, a cui si aggiunge una percentuale di morte dei neonati che raggiunge circa il 50 per cento. I matrimoni precoci, inoltre, si accompagnano spesso all'esperienza di vivere da adolescenti e sulla propria pelle l'incubo di abusi fisici e psicologici, l'aumento dei rischi di violenze, di infezioni da HIV ed altre malattie conseguenti ai maltrattamenti.
  Una seconda terribile violazione dei diritti è l'esclusione dall'istruzione che si accompagna alla privazione dei diritti della salute. Le spose bambine, infatti, sono sempre costrette ad abbandonare la scuola. Pensiamo, ad esempio, che in Eritrea l'80 per cento di coloro che si sposano precocemente non ha mai frequentato la scuola. L'analfabetismo di queste giovani madri ha poi un impatto sui figli, sulla loro salute come le ricerche OMS dimostrano e sulla loro riuscita scolastica perpetuando un circuito vizioso che produce altro analfabetismo, altra violazione dei diritti. Di conseguenza il matrimonio contratto in età preadolescente o adolescente genera anche un impatto economico negativo sulla comunità in cui avviene poiché limita la capacità delle ragazze di contribuire alla crescita economica e sociale del Paese. Le ragazze che rimangono a scuola più a lungo accrescono infatti lo sviluppo economico e socio-economico parallelamente al proprio empowerment, all'autostima, alla possibilità di autodecisione. Trovano lavoro, trovano occupazione, migliorando il loro status sociale. Ritardano le gravidanze, rendendo più sicure le nascite Pag. 49e più efficace l'accudimento e la cura dei figli. Oltre a portare ignoranza e morte, i matrimoni precoci rubano di fatto l'infanzia a milioni di bambine, incidono negativamente sullo sviluppo verso l'età adulta, infrangono le speranze nel futuro e nella possibilità di diventare donne adulte, equilibrate, sane ed istruite. È quindi fondamentale – concludo – sostenere le campagne internazionali nonché i progetti e i programmi di cooperazione internazionale che puntano a prevenire e contrastare questo fenomeno e mi auguro che anche il nostro Paese possa essere in prima fila per favorire i diritti delle bambine, migliorando l'istruzione e i servizi sociali e coinvolgendo leader politici e religiosi delle comunità per migliorare le leggi e le politiche sociali e per promuovere una sensibilizzazione culturale che ponga fine a queste gravissime violazioni dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Grazie, signora Presidente. Care colleghe, cari colleghi, dovremmo essere capaci oggi, in quest'aula, di far risuonare, davvero se fossi capace di riuscirci e di richiamare l'attenzione stanca ormai di tutti noi sulle voci di spose bambine che si levano da ogni parte. Dovremmo essere capaci di ascoltare quello che hanno da dirci, l'immensa sofferenza delle loro vite. Le loro testimonianze sono innumerevoli ed è davvero pressoché impossibile sceglierne una. Tuttavia ho deciso di far parlare una di loro, Anita, che ha 15 anni e vive in Tanzania. Anita ha scritto: «Mio padre mi ha detto di non avere abbastanza soldi per mantenermi a scuola. Poi ho scoperto che aveva già ricevuto venti mucche per la mia dote». Ed è stata data in sposa. Nella sua estrema semplicità questa dichiarazione, questa affermazione conferma ciò che noi già sappiamo: i matrimoni precoci servono sostanzialmente o sono promossi dalle famiglie e sono, come le mie colleghe e i colleghi che mi hanno preceduto hanno già ricordato, sono molti e molti di più di quanto non possiamo immaginare. Si stima 37 mila al giorno: una bambina su tre nei Paesi in via di sviluppo. Dicevo che questi matrimoni sono promossi dalle famiglie per liberarsi dal peso delle figlie, merce di scambio, niente altro. Strappate al tempo dei loro giochi per essere infilate nel letto di uomini adulti, spesso anziani.
  Dovremmo essere capaci oggi di ascoltare la loro richiesta di aiuto. Ci arriva da tante parti del mondo, perché il fenomeno è geograficamente assai più diffuso di quanto non si creda, consapevoli che questo problema colpisce maggiormente Paesi poveri, è vero, ma riguarda anche Paesi ricchi, come gli Stati Uniti, dove, voglio ricordarlo, non è mai stata sottoscritta la Convenzione ONU per i diritti dell'infanzia. Questa iniziativa che oggi prendiamo qui insieme, di cui dobbiamo essere grati all'onorevole Locatelli, che l'ha promossa come prima firmataria, è coerente con decisioni già assunte dal nostro Paese in sede internazionale e non solo: dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia del 1989 alla Convenzione che elimina ogni forma di discriminazione della donna, fino alla più recente ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, del 2013. L'Italia è sempre stata presente, una ragione di cui dobbiamo andare orgogliosi quando parliamo del nostro Paese. Proprio su questo punto, in particolare – lo ha ricordato la collega Locatelli e anche altre colleghe –, l'Italia, in occasione della sessantanovesima sessione dell'Assemblea Generale ONU, ha promosso un evento dedicato a questo tema, titolato Ending child marriage. D'altro canto – è stato ricordato anche da chi mi ha preceduto – l'abbandono scolastico e la morte di minori fisicamente immature per le riproduzione e il parto non sono un affare privato, riguardano i diritti umani, riguardano le economie nazionali e gli equilibri internazionali. E non è vero – questo lo dico perché tutti ci sentiamo consapevoli di quello che stiamo facendo – che non c’è nulla da fare: molti programmi Pag. 50di istruzione e di informazione hanno fatto sì che venissero convinte le famiglie a ritardare o a eliminare gli impegni presi circa il matrimonio precoce delle proprie figlie, quando addirittura non si è centrato pienamente l'obiettivo di eliminare questa tragica pagina. È il caso, per esempio, di un villaggio, il villaggio di Benisar, nel deserto di Thar, in India, che si è autoproclamato libero dai matrimoni precoci. C’è una forza nella nostra voce, quando si unisce a quella delle spose bambine, a quella delle organizzazioni non governative che si curano di loro, le sostengono e combattono al loro fianco; c’è una grande forza collettiva di cui questa mozione è consapevole nel sollecitare il Governo a un impegno contro un fenomeno odioso e aberrante che condannerà nel prossimo decennio, se non verrà sradicato, circa 100 milioni di adolescenti a matrimoni precoci. Giovani ragazze, bambine, vittime di violenza, spesso familiare, vendute per la riscossione del prezzo della sposa, destinate a vivere recluse, distanti dalle loro coetanee, oppresse come schiave, madri all'età di essere figlie.
  Approvando questa mozione, queste mozioni, noi chiediamo che siano promosse e rafforzate la tutela dei diritti e la parità di genere, i diritti umani delle donne e delle ragazze e il loro empowerment in tutti i settori, il loro rafforzamento, la loro forza. Non si tratta unicamente, come è tuttavia fondamentale, che siano rispettati e sostenuti finanziariamente e politicamente gli impegni internazionali assunti, da quelli del G8 a Muskoka del giugno 2010 a quella Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo de Il Cairo, fino alla IV Conferenza mondiale ONU sulle donne, di Pechino. Questa mozione chiede un impegno politico, finanziario e culturale per scardinare il principio secondo cui i diritti di una donna, di una bambina, di una minore, delle minoranze etniche valgono meno del diritto di altri. Questa mozione chiede che la politica scelga l'imperativo categorico dell'etica e dell'etica della finanza; chiede la fine di un fenomeno che imprime violenza sul corpo delle bambine e ne segna la vita per sempre, ne determina anche in molti, troppi casi, la morte.
  Chiede che non ci volgiamo dall'altra parte dinnanzi ai bambini nati da queste unioni violente, perché saranno uomini e donne di domani destinati ad una vita precaria ed infelice. La mozione interpella le nostre coscienze e il nostro senso delle istituzioni e della politica come servizio alla società umana tutta. Non possiamo dunque che chiedere ed attenderci un convinto e forte voto a favore (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 (ulteriore nuova formulazione), accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Gregori, Benamati, Colaninno, Brignone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva all'unanimità (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  449   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 449).    

  (Il deputato Gutgeld, ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 51Rondini ed altri n. 1-00945, (nuova formulazione), nel testo riformulato per quanto non assorbita dalla precedente votazione, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli, Spadoni, Donati, Ciracì, Gutgeld, Librandi....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  426   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  426    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Pellegrino ed altri n. 1-00815, Stella Bianchi ed altri n. 1-00941, Busto ed altri n. 1-00951, Palese ed altri n. 1-00953, Matarrese ed altri n. 1-00954, Segoni ed altri n. 1-00955 e Allasia ed altri n. 1-00961 concernenti iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015 (ore 18,23).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pellegrino ed altri n. 1-00815, Stella Bianchi ed altri n. 1-00941, Busto ed altri n. 1-00951, Palese ed altri n. 1-00953, Matarrese ed altri n. 1-00954, Segoni ed altri n. 1-00955 e Allasia ed altri n. 1-00961 concernenti iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 20 luglio 2015 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Matarrese ed altri n. 1-00954, Segoni ed altri n. 1-00955 e Allasia ed altri n. 1-00961 e una nuova formulazione della mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
  Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, chiederei un quarto d'ora di sospensione essendo arrivata l'ultima mozione in giornata per completare la formulazione dei pareri.

  PRESIDENTE. Non credo si possa rifiutare questo quarto d'ora di sospensione.
  Pertanto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 18,40.

  La seduta, sospesa alle 18,25, è ripresa alle 18,40.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, mi dà lei l'ordine ?

  PRESIDENTE. Sì, Pellegrino ed altri n. 1-00815 (Nuova Formulazione).

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, a partire dalle premesse, sono accoglibili con riformulazione al capoverso laddove dice «l'Italia non ha raggiunto l'impegno...» proponiamo la seguente riformulazione: «l'Italia ha sostanzialmente raggiunto il proprio obiettivo stabilito con il Protocollo di Kyoto e per lo scarto residuale dei 23,4 milioni di tonnellate di CO2 il Governo sta promuovendo l'acquisto di crediti a fronte di progetti di riduzione delle emissioni, come previsto dal protocollo medesimo». Questo per quanto riguarda la premesse. Pag. 52Per quanto riguarda il dispositivo, il primo impegno è accolto, il secondo impegno è non accolto, il terzo non accolto, il quarto accolto, il quinto non accolto, il sesto accolto con riformulazione. Si propone la seguente riformulazione: «a sostenere il riconoscimento della relazione tra cambiamenti climatici e diritti umani, includendo nel documento finale di Parigi» quindi uguale fino a «risorse finanziarie», togliamo «assicurandone il rispetto e la promozione in ogni programma o progetto» e lo sostituiamo con «attraverso la promozione di programmi e progetti di mitigazione». Il settimo è accolto, l'ottavo è accolto, il nono è accolto con la seguente riformulazione: laddove dice «anche al fine di sostenere», «anche al fine di contribuire a sostenere» e si conclude con l'aggiunta «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il decimo è accolto, l'undicesimo è accolto, il dodicesimo non è accolto, il tredicesimo è accolto, il quattordicesimo è accolto con la seguente riformulazione: «ad adottare misure di politica energetica per promuovere e accelerare la transizione verso un sistema energetico efficiente e sostenibile sul piano ambientale». Il quindicesimo è accolto, il sedicesimo è accolto, il diciassettesimo è accolto, il diciottesimo è accolto, il diciannovesimo è accolto, il ventesimo è accolto, il ventunesimo è accolto.

  PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Stella Bianchi ed altri n. 1-00941.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, le premesse sono accolte. Per quanto riguarda gli impegni, il primo è accolto, al secondo si propone di stralciare «il loro azzeramento a fine secolo», quindi è accolto con riformulazione. Il terzo è accolto, il quarto è accolto con la seguente riformulazione: «a sostenere, nell'ambito della cooperazione internazionale, progetti di sostegno delle economie dei Paesi in via di sviluppo che favoriscano lo sviluppo delle energie rinnovabili per aumentare l'accesso all'elettricità per le aree che ne sono prive e che promuovano strategie e piani di adattamento nazionali per la lotta ai cambiamenti climatici agli impatti locali dei cambiamenti climatici, anche con l'opportuno trasferimento di tecnologia». Il quinto è accolto, il sesto è accolto, il settimo è accolto.
  Il Governo accoglie l'ottavo capoverso del dispositivo, a condizione che sia così riformulato: «ad istituire un servizio meteorologico nazionale distribuito (Smnd) con il compito di monitorare il cambiamento in atto nei vari ambiti nazionali (atmosfera, mare e ecosistemi)»; poi si espungono le parole: fino a «locali» e si aggiungono le seguenti: «preposto allo svolgimento di compiti conoscitivi, tecnico-scientifici ed operativi nel campo della meteorologia, della climatologia al fine di fornire conoscenze, informazioni e valutazioni, anche di natura previsionale, alle autorità e ai soggetti pubblici che svolgono attività volte alla tutela dell'integrità della vita, della salute, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente, anche nell'ambito di trattati o accordi internazionali».

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sul nono capoverso del dispositivo ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Un attimo, perché mi sembrava che la mozione fosse conclusa.
  Il Governo accoglie il nono e il decimo capoverso del dispositivo.
  Il Governo accoglie, altresì, l'undicesimo capoverso del dispositivo, a condizione che sia corretto l'errore: «biocarburanti» al posto di: «biocombustibili».

  PRESIDENTE. A questo punto invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Busto ed altri n. 1-00951.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo accoglie il primo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato...

Pag. 53

  PRESIDENTE. Scusi, sottosegretaria: le premesse sono accolte ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì, le premesse sono accolte.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque agli impegni.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Dicevo che il Governo accoglie il primo capoverso del dispositivo, a condizione che così sia riformulato: al punto a) si espungono le parole: «nel breve periodo»; poi, si sostituiscono le parole «1.5 gradi» con le seguenti: «2 gradi»; si sostituiscono le parole: «totale decarbonizzazione» con le seguenti: «progressiva decarbonizzazione»; infine, il punto b) del capoverso è espunto.
  Il Governo accoglie il secondo capoverso del dispositivo, a condizione che siano espunte le parole: «in pochi anni».

  PRESIDENTE. Scusi, sottosegretaria: il punto b) del primo capoverso...

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. È espunto. Il punto b) del primo capoverso viene cancellato.
  Il Governo accoglie il secondo capoverso del dispositivo, a condizione che sia così riformulato: «ad attuare una progressiva decarbonizzazione dell'economia, integrando parametri legati ai cambiamenti climatici nei processi decisionali di carattere economico e strategico in tutti i livelli di governo e di impresa». La parte restante è espunta.
  Il Governo accoglie il terzo e il quarto capoverso del dispositivo.
  Il Governo non accoglie il quinto capoverso del dispositivo.
  Il Governo accoglie il sesto capoverso del dispositivo.
  Il Governo non accoglie il settimo, l'ottavo e il nono capoverso del dispositivo.
  Il Governo accoglie il decimo capoverso del dispositivo.
  Il Governo accoglie l'undicesimo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: sostituire le parole: «a sottoscrivere il documento» con le seguenti: «a considerare di sottoscrivere il documento».
  Il Governo accoglie il dodicesimo, il tredicesimo, il quattordicesimo e il quindicesimo capoverso del dispositivo.
  Il Governo non accoglie il sedicesimo capoverso del dispositivo.
  Il Governo accoglie il diciassettesimo capoverso del dispositivo, a condizione che sia accolta la seguente proposta di riformulazione: «a sostenere il riconoscimento della relazione tra cambiamenti climatici e diritti umani, includendo nel documento finale di Parigi i diritti dei popoli indigeni (...)» e fino a questo punto lasciamo il testo originario, sino alle parole: «risorse finanziarie». Poi, sostituire le parole: «assicurandone il rispetto» con le seguenti: «attraverso la promozione di programmi e/o progetti di mitigazione (...)», lasciando inalterata la parte restante.
  Il Governo accoglie il diciottesimo capoverso del dispositivo.
  Il Governo accoglie il diciannovesimo capoverso del dispositivo, purché sia riformulato nel seguente modo: laddove scrive «Protocollo di Montreal» espungere il punto e virgola successivo e inserire: «e l'attuazione dell'accordo di Lima». Ci fermiamo lì e, dunque, espungiamo la parte restante.
  Il ventesimo e il ventunesimo capoverso del dispositivo sono accolti. Il ventiduesimo capoverso non è accolto. Il ventitreesimo, il ventiquattresimo, il venticinquesimo, il ventiseiesimo, il ventisettesimo e il ventottesimo capoverso sono accolti.
  Il ventinovesimo capoverso è accolto con la seguente riformulazione: «a favorire, attraverso una coerente politica dei trasporti delle persone e delle merci», si va avanti fino alla parola: «ferro», poi ci fermiamo e il resto viene espunto. Il trentesimo capoverso è accolto con riformulazione: anziché a: «guidare il processo» a: «promuovere il processo di cambiamento», poi arriviamo fino alla parola: «attraverso» ed eliminiamo dalle Pag. 54parole: «la riduzione» fino alla parola: «derivati», quindi risulta: «in particolare attraverso l'incentivazione dei prodotti a filiera corta»; eliminiamo anche il successivo capoverso. Il trentunesimo, il trentaduesimo e il trentatreesimo capoverso sono accolti. Il trentaquattresimo capoverso è accolto con riformulazione: si eliminano le parole: «a supporto delle azioni e delle politiche condotte» fino alla parola: «locali».

  PRESIDENTE. Adesso passiamo alla mozione Palese ed altri n. 1-00953. Premesse ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Accolte. Il primo capoverso del dispositivo è accolto con riformulazione: «a promuovere nell'ambito della conferenza di Parigi» si va avanti fino alle parole: «accordo globale» ed eliminiamo le parole: «realmente» e «opportunamente cadenzati». Il secondo capoverso è accolto con riformulazione: si elimina dalla parola: «richiedere» fino alle parole: «se dovesse», quindi, eliminando la parola «persistere», risulta: «al fine di evitare l'attuale situazione che vede solo pochi Paesi, per lo più europei, che agiscono concretamente»; poi eliminiamo dalla parola: «affrontando» fino alla parola: «vanificherebbero» e lasciamo il testo così com’è per il resto. Il terzo capoverso non è accolto, mentre il quarto capoverso è accolto.

  PRESIDENTE. Ora passiamo alla mozione Matarrese ed altri n. 1-00954. Premesse ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Accolte. Il primo, il secondo, il terzo e il quarto capoverso del dispositivo sono accolti. Il quinto capoverso è accolto con la seguente riformulazione: eliminiamo le parole: ad effetto serra «inquinanti» e ci fermiamo alle parole: «impedendo speculazioni», eliminando l'altro pezzo.
  Il sesto capoverso è accolto con riformulazione, ci fermiamo alle parole: «(atmosfera, mare, ecosistemi)». Il settimo, l'ottavo, il nono, il decimo, l'undicesimo e il dodicesimo capoverso sono accolti. Il tredicesimo capoverso è accolto con la seguente riformulazione: «a favorire l'innovazione dei processi produttivi, favorendo l'efficienza energetica, nonché la riduzione dei consumi di materie prime e dell'emissione di gas ad effetto serra».

  PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Segoni ed altri n. 1-00955. Premesse ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Accolte.
  Il capoverso n. 1 del dispositivo è accoglibile con una riformulazione. Sostituiamo, al punto a), «1,5 gradi» con «2 gradi»; al punto b) sostituiamo la parola «totale» con la seguente «progressiva»; il punto c) non è accolto; il punto d) è accolto.
  Il capoverso n. 2 è accoglibile con la seguente riformulazione: «a perseguire a livello nazionale obiettivi ambientali ambiziosi, coerenti con un modello di sviluppo sostenibile». Il capoverso n. 3 è accolto; il capoverso n. 4 non è accolto; il capoverso n. 5 è accolto con la seguente riformulazione: «a sostenere, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, gli investimenti per l'attuazione di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici da definire sulla base della strategia elaborata dal Ministero dell'ambiente, considerando tali investimenti e quelli per la mitigazione dei cambiamenti climatici, come prioritari per il rilancio dell'economia e la creazione di occupazione».
  Il capoverso n. 6 non è accolto; il capoverso n. 7 non è accolto; il capoverso n. 8 è accolto; il capoverso n. 9 non è accolto; il capoverso n. 10 è accolto con la seguente riformulazione: «ad assumere, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative per stabilizzare lo sgravio fiscale riconosciuto agli interventi di riqualificazione energetica, eventualmente Pag. 55modificando il perimetro degli interventi ammessi e il beneficio ad essi riconosciuto».
  Il capoverso n. 11 è accolto; il capoverso n. 12 è accolto; il capoverso n. 13 è accolto con la seguente riformulazione: «ad incentivare le pratiche agrarie che possano favorire la mitigazione dei cambiamenti climatici favorendo, al contempo, lo sviluppo di un tessuto agricolo» e per il resto è uguale. Il capoverso n. 14 è accolto; il capoverso n. 15 è accolto; il capoverso n. 16 non è accolto; il capoverso n. 17 non è accolto.

  PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Allasia ed altri n. 1-00961. Premesse ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Accolte. Il primo capoverso del dispositivo è accolto con la seguente riformulazione: «a promuovere, nell'ambito della prossima conferenza di Parigi tra i Paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un accordo globale vincolante per la riduzione delle emissioni con obiettivi realistici che dovranno essere rispettati da tutti i Paesi aderenti». Il capoverso n. 2 è accolto; il capoverso n. 3 è accolto; il capoverso n. 4 è accolto; il capoverso n. 5 è accolto; il capoverso n. 6 è accolto.

  PRESIDENTE. Mi scusi, sul primo c’è una riformulazione; poi lei mi aveva detto che sul secondo, il terzo e il quarto il parere è favorevole: anche sul quinto ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì.

  PRESIDENTE. Sul sesto ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Accolto. Settimo, accolto; ottavo, accolto; nono accolto; decimo, accolto; undicesimo, accolto; dodicesimo, accolto; tredicesimo, accolto; quattordicesimo, accolto; quindicesimo, accolto ma con una sostituzione: sostituire «biocarburanti» a «biocombustibili», come nel precedente capoverso. Sedicesimo, accolto; diciassettesimo, accolto; diciottesimo....

  PRESIDENTE. Il diciottesimo recita: «ad attivare un sistema di compensazione non a livello nazionale».

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. È accolto con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di attivare».

  PRESIDENTE. Va bene, sul diciannovesimo ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. È accolto; così anche il ventesimo e il ventunesimo, accolti.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, come è noto, l'Italia è chiamata a dare il proprio contributo nell'ambito di trattative internazionali decisive per le sorti dell'intero pianeta. La determinazione dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile prescritti dalla Conferenza di Rio è infatti una straordinaria occasione per incidere realmente sulle politiche ambientali dei singoli Stati aderenti, e dunque sulla tutela dell'ambiente a livello globale.
  Occorre sottolineare, tra le altre cose, come, per la prima volta, tra i possibili obiettivi vi sia quello di gestire i flussi migratori, i quali possono essere determinati anche da disastri ambientali e cambiamenti climatici. Un obiettivo che ci interessa da vicino e sul quale dobbiamo Pag. 56dare il massimo impegno in tutte le possibili sedi internazionali. Per quanto riguarda, poi, il nostro impegno circa il controllo delle emissioni inquinanti, la tutela dell'ambiente e della biodiversità, occorre dire che deve essere fatto molto di più.
  Il mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto costituisce, infatti, un campanello di allarme che non può e non deve essere sottovalutato. Occorrono politiche e azioni di Governo di ampio respiro, a medio e lungo termine, le quali modifichino radicalmente abitudini e stili di vita nella popolazione, siano essi consumatori o imprese, e che riducano l'impatto della presenza dell'uomo sulla natura.
  E proprio in questa direzione va la mia proposta di legge, sottoscritta da molti colleghi, sulla mobilità elettrica, che incentiva l'uso di veicoli ad emissioni zero, specie nel settore del trasporto pubblico, così da produrre un sostanziale miglioramento della qualità dell'aria, con il conseguente abbattimento dei livelli di anidride carbonica. È chiaro che l'appartenenza dell'Italia all'Unione europea non è priva di conseguenze.
  I vincoli di bilancio derivanti dal Patto di stabilità devono essere ripensati e sembra sempre più indispensabile un piano di investimenti pubblici in tema di efficienza energetica, riduzione delle emissioni, tutela della biodiversità e così via. Per tutti questi obiettivi è dunque necessaria un'incisiva azione di impulso da parte del Governo tanto nelle sedi internazionali e sovranazionali quanto in quelle nazionali; un'azione le cui coordinate di valore sono contenute nell'impegno delle mozioni prese in esame per le quali il Governo ha espresso parere favorevole, rispetto alle quali esprimo, a nome della componente socialista, il voto favorevole.
  È una prima risposta al problema di come impostare efficaci politiche di Governo in materia ambientale, che dovranno poi essere oggetto di un confronto serrato dell'Esecutivo con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare una serie di mozioni sui cambiamenti climatici. Il clima sulla Terra ha sempre fluttuato, ma mai vi è stato un riscaldamento così netto da quando l'uomo ha fatto le cosiddette rivoluzioni industriali, prima nel mondo occidentale, adesso anche nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. È indubbio che le emissioni climalteranti ci stiano condannando ad un surriscaldamento che viviamo sulla nostra pelle quotidianamente. La comunità internazionale si sta adoperando per fare accordi per la riduzione di queste emissioni, che sono la principale causa del riscaldamento globale, e per elaborare strategie per gli adattamenti e la mitigazione di questo riscaldamento.
  Alternativa Libera pensa che questa sia una tematica importantissima, da affrontare con tempestività, coraggio e con tenacia. Pertanto, annunciamo il nostro voto favorevole alla mozione del Partito Democratico, anche se manca del dovuto coraggio, secondo noi, ma non ci sentiamo di lasciare soli le correnti del PD più attente alle tematiche ambientali ed ecologiche davanti a quelle che propongono e spingono per un modello di sviluppo che è quello del secolo scorso.
  Voteremo «sì» anche alla mozione del MoVimento 5 Stelle, che idealmente va molto bene, casomai cade nell'eccesso opposto dove di coraggio ce n’è forse fin troppo. Idealmente va bene, per esempio, anche andare a chiedere di adottare una totale decarbonizzazione in pochi anni, ci vorrebbe la bacchetta magica, ma idealmente siamo d'accordo.
  Siamo favorevoli e voteremo favorevolmente anche alla mozione di SEL che ha avuto il merito di impegnarsi a calendarizzare il prima possibile in Aula, oggi, queste mozioni.Pag. 57
  Voteremo «no» alle mozioni di Forza Italia e di Scelta Civica. Su quella di Forza Italia perché contiene alcuni impegni che ci appaiono vaghi e che potrebbero, interpretati in un certo modo, andare nella direzione opposta a quella che ci prefiggiamo, specie quando si interviene sulle energie rinnovabili senza andare a guardare il complesso e la globalità del tema energetico, si va ad agire solo a compartimenti stagni e questo non è un bene. Su quella di Scelta Civica perché parte subito con il piede sbagliato quando propone una riduzione delle emissioni soltanto a partire dal 2020, mentre per noi, come abbiamo detto, è fondamentale agire tempestivamente.
  Ovviamente, voteremo favorevolmente anche alla nostra mozione, di Alternativa Libera, che contiene alcuni punti qualificanti. Ci appare molto strano che il Governo abbia proposto delle riformulazioni in cui vengono espunte tutte le parti in cui si propone all'Italia di assumere a livello internazionale un ruolo di leadership, di diventare un attore trainante in questo che sarà un settore emergente nel prossimo futuro. Questo ci conferma che la politica di questo Governo è quella di rimanere totalmente succubi e agganciati alle economie mondiali, senza andare a imporsi come attore principale in tematiche come questa che nei prossimi anni ci potrebbero regalare un enorme sviluppo, un'enorme occupazione.
  Vi sono altri contenuti della nostra mozione che consideriamo dirimenti. Ad esempio, si fa un grande parlare in tutte le mozioni della strategia del Ministero per l'adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici, e noi proponiamo anche dove andare a partire, perché sappiamo che le risorse sono poche e non è che si può andare ad investire decine o centinaia di miliardi su un tema come questo. Quindi abbiamo dei laboratori ideali, le isole minori. Forse in pochi lo sanno perché guardiamo soltanto la cartolina delle isole minori, ma dietro alla cartolina, di solito, ci sono degli impianti che vanno a gasolio per alimentare energicamente le isole minori. Ecco partiamo da lì e prendiamole come dei laboratori sperimentali prioritari dove andare a sviluppare energie e rinnovabili, smart grid e sistemi di accumulo. Partiamo da lì dove l'effetto sarà estremamente sentito.
  Ovviamente, ci fregiamo anche della proposta di andare a stabilizzare lo sconto fiscale del 65 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica e andarlo addirittura ad estendere a tutta una serie di accorgimenti in edilizia che potrebbero servire a far riconvertire un settore che era la colonna portante dell'economia italiana, che adesso è in crisi, e che per ripartire ha per forza bisogno di reinventarsi, di cambiare completamente paradigma.
  Proponiamo anche di andare a incidere sulla filiera del legname made in Italy. Legname che potrebbe essere utile per fissare, per sequestrare, il carbonio, soprattutto in opere di bioarchitettura e in manufatti come, per esempio, la mobilia. Quindi andare ad agire sulla filiera del legname made in Italy.
  Chiediamo anche di prestare particolare attenzione al consumo di suolo. È paradossale che oggi qui si parli di una mozione sui cambiamenti climatici e nelle Commissioni ambiente e agricoltura langua la proposta di legge sul consumo di suolo. Perché sono collegati questi due aspetti ? Perché una città ha bisogno di un polmone verde per abbassare la propria temperatura, è fisiologico, e l'abbassamento della temperatura urbana serve anche all'abbassamento della temperatura globale. È tutto correlato.
  Ci dispiace – e vado a concludere l'ultima parte – che non sia stato accettato un impegno, che forse non è stato ben capito dal Governo, in cui si andava ad integrare il problema dell'immigrazione con il problema del trovare le risorse per implementare la strategia dell'adattamento ai cambiamenti climatici. Proponevamo in forma volontaria di andare ad impiegare la manodopera che poteva arrivare dagli immigrati per andare, appunto, a implementare la strategia: lavorare e fornire manodopera per integrarsi nel Paese. E quale migliore sistema di integrazione che Pag. 58non contribuire alla strategia per mitigare e per resistere ai cambiamenti climatici ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Segoni, poi ci farà sapere, anche per le vie brevi, se accetta o no le riformulazioni che il Governo ha proposto per la vostra mozione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Dal 30 novembre all'11 dicembre del 2015, 195 Governi mondiali si troveranno a Parigi per la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, con l'obiettivo di sottoscrivere una nuova intesa vincolante, relativa al taglio delle emissioni e alla riduzione del riscaldamento globale.
  Si tratta di 195 Paesi più l'Unione europea, in questo caso finalmente unita e leader nell'affrontare il tema dei cambiamenti climatici. Sarà un momento importante ed è molto utile discuterne qui in Parlamento, soprattutto di quanto potrà fare l'Italia assieme all'Unione europea, che sul tema del contrasto ai cambiamenti climatici gioca tradizionalmente un ruolo importante a livello mondiale.
  Non ci dobbiamo fare illusioni, anche se la volontà dei Governi sembra chiaramente improntata verso un accordo globale. Importante è sicuramente l'accordo tra Stati Uniti e Cina, i due maggiori produttori di CO2, del novembre 2014, che rappresenta un segnale di cambiamento importante, dato che sino a poco tempo fa USA e Cina non sembravano particolarmente sensibili al tema dei cambiamenti climatici. Preoccupa, però, il fatto che, al momento, nessun candidato dei due partiti alla Casa Bianca, né democratico né repubblicano, abbia fatto concreti riferimenti alla questioni dei cambiamenti climatici.
  Obiettivo della Conferenza di Parigi è giungere ad un accordo generale vincolante, che entri in vigore nel 2020. Inoltre la Conferenza di Parigi è considerata tappa fondamentale nei negoziati per un futuro accordo internazionale successivo al 2020 e si prefigge lo scopo di impegnare tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo, con un accordo universale vincolante sul clima. Nello specifico la Conferenza si pone l'obiettivo ambizioso di limitare gli effetti dei cambiamenti climatici ad un aumento della temperatura non superiore ai 2 gradi centigradi per il 2030. Va detto che non tutti gli scienziati concordano su questa temperatura, che di fatto è un compromesso, ragionevole ma rischioso. Più sicuro sarebbe puntare ad un aumento di 1,5 gradi, differenza che sembra poco, ma tale non è. Ma è evidente che manca un accordo generale, possibile invece sui 2 gradi.
  Si tratta di quel realismo, di cui hanno parlato in discussione sulle linee generali sia il presidente Realacci sia il sottosegretario Amici. Se si vuole, infatti, raggiungere un obiettivo non si può pretendere il massimo, anche se quel massimo forse sarebbe più auspicabile. In particolare è necessario convincere i Paesi in via di sviluppo ad aderire, evitando il rischio che i Paesi sviluppati appaiano come coloro che, dopo avere sfruttato il pianeta, brucino risorse anche nei Paesi in via di sviluppo e si arroghino il diritto di imporre ad altri un'ecologia che loro sono stati i primi a non rispettare, causando la situazione in cui ci troviamo.
  L'Unione europea, in particolare, ritiene che il nuovo protocollo da firmare a Parigi debba includere impegni giuridicamente vincolanti per ridurre le emissioni di CO2. È necessario che il nuovo protocollo abbia la più ampia copertura geografica possibile, in modo da condurre a una transizione verso un'economia a bassa emissione e resistente ai cambiamenti climatici, che a sua volta necessita di un'ampia trasformazione dei modelli di investimento. Sia i finanziamenti pubblici sia quelli privati svolgeranno un ruolo importante e il protocollo dovrebbe fornire un quadro chiaro per mobilitare gli investimenti verso progetti a bassa emissione.
  Già dal 2009 esiste l'impegno dei Paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari l'anno fino al 2020. Siamo di fronte a passaggi ancora non decisivi, ma importanti. Importante è anche Pag. 59osservare i dati dell'Agenzia internazionale dell'energia, diffusi la scorsa primavera, che mostrano come nel 2014, a fronte di uno stallo delle emissioni nel settore energetico, si è verificato un aumento del PIL a livello globale. In particolare, in Europa, tra il 1990 e il 2013, le emissioni sono diminuite del 19 per cento, mentre, nello stesso periodo, il PIL è salito del 45 per cento. Si tratta di uno sviluppo positivo che mostra come non vi sia un obbligo di decrescita felice, ma che la riduzione di emissioni può addirittura stimolare la crescita. Questa, dunque, è la situazione.
  Siamo in una fase in cui i cambiamenti climatici, dovuti anche all'azione dell'uomo, sono evidenti a chiunque non voglia chiudere gli occhi. Il Premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen ha coniato un termine divulgativo di forte impatto. Egli, infatti, parla di Antropocene per definire una nuova era geologica, successiva all'Olocene, epoca in cui ci troviamo secondo il parere dei maggiori scienziati. L'Antropocene sarebbe un insieme di caratteristiche fisiche, climatiche, biologiche in cui si svolge ed evolve la vita ed è fortemente condizionato, come mai in passato, sia su scala globale sia su scala locale, dagli effetti dell'azione dell'uomo. È noto che questo periodo non è accolto nella scala cronostratigrafica internazionale del tempo geologico, ma resta una definizione estremamente significativa della situazione in cui viviamo.
  Crutzen fa coincidere l'inizio dell'Antropocene con la rivoluzione industriale del XVIII secolo, ossia da quando è iniziato l'ultimo, consistente aumento di concentrazione di CO2 e metano in atmosfera. In questo periodo l'impatto dell'uomo sugli ecosistemi si è progressivamente incrementato, vincolato anche da un aumento di dieci volte della popolazione mondiale. L'impatto dell'uomo sull'ambiente, perciò, ha prodotto un'alterazione sostanziale degli equilibri naturali: scomparsa delle foreste tropicali, riduzione della biodiversità, occupazione di circa il 50 per cento delle terre emerse, sfruttamento delle acque dolci e delle risorse ittiche, uso di azoto e fertilizzante agricolo in quantità superiore a quello naturalmente fissato in tutti gli ecosistemi terrestri, immissione in atmosfera di ingenti quantità di gas serra e altro.
  Si tratta di una situazione che non può essere negata, come, invece, ancora oggi si sta facendo. I dati riportati da vari colleghi durante la discussione sulle linee generali, pur non consentendo previsioni catastrofiche ed apocalittiche, non possono essere derubricati a dati allarmistici. Anche se vi fossero dubbi sulla reale portata dei cambiamenti climatici, infatti, un mero principio di prudenza spinge ad agire per limitare, per quanto possibile, i danni.
  È evidente che un Paese solo non può fare nulla, ma è anche evidente che l'azione di molti Paesi uniti – in questo caso l'Europa molto sta facendo e molto può fare – può portare al raggiungimento degli obiettivi di Parigi. Si tratta di una realtà che deve essere affrontata con forza sin da subito. I cambiamenti climatici stanno già causando carestie, nuove guerre, fenomeni migratori che si accentueranno sempre di più, dato che verranno colpite soprattutto le aree fragili del mondo.
  Non è, dunque, rituale la discussione di oggi. Così come ancor meno rituale e più efficace è sicuramente il richiamo della lettera enciclica «Laudato si’» del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune. Quella enciclica una mozione ben più efficace della nostra e alcuni passaggi richiamano alle nostre responsabilità, alcuni. Purtroppo, c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile.
  Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere, non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia. Pag. 60Urgono accordi internazionali che si realizzino, considerata la scarsa capacità delle istanze locali, di intervenire in modo efficace. Pochi giorni fa è stato scoperto un pianeta, Kepler-452b, gemello della nostra Terra. Non vorremmo pensare che la fortuna del nostro gemello sia quella di trovarsi a 1.400 anni luce da noi, ossia lontano perché non si possa avvelenarlo come stiamo facendo con il nostro pianeta. Il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voterà le mozioni in linea con le indicazioni del Governo, convinto che esse daranno appoggi ad impulso dell'azione del nostro stesso Governo nel campo della lotta ai cambiamenti climatici. Come detto, siamo ben coscienti che un Paese da solo non può fare nulla, ma sappiamo che è indispensabile che ogni Paese faccia la sua parte per limitare i danni (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, colleghi, dal 30 novembre all'11 dicembre...

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, mi scusi. C’è un grande rumore di fondo che viene da questo lato dell'emiciclo.

  STEFANO ALLASIA. Sono i miei colleghi della Lega Nord. Ci sono abituato.

  PRESIDENTE. Prego.

  STEFANO ALLASIA. Colleghi, dal 30 novembre all'11 dicembre si terrà a Parigi la Conferenza dei Paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con il compito di portare avanti i negoziati tra i Paesi per cercare di definire obiettivi vincolanti diretti a contenere e ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera e contrastare così il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici. Si concluderà il percorso negoziale nato quattro anni fa con l'obiettivo di trovare un nuovo accordo globale. Dall'appuntamento ci si aspetta l'adozione di un nuovo accordo globale che includa tutti i Paesi della comunità internazionale, ossia sia quelli industrializzati, come Stati Uniti e Unione europea, sia quelli emergenti o in via di sviluppo, come Cina e India, che hanno considerevolmente aumentato le loro emissioni negli ultimi anni.
  Chiediamo con questa mozione ventuno impegni. Apprezzo il lavoro svolto dal sottosegretario Velo che ha messo un impegno considerevole nel leggere e trovare la sintesi politica in tutti per cercare di portare a compimento al meglio il risultato di queste mozioni. Noi, con questi ventuno impegni, impegniamo il Governo a sostenere nella prossima Conferenza di Parigi un accordo globale e vincolante tra tutti i Paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con obiettivi realistici e cadenzati che dovranno essere rispettati da tutti i Paesi, ivi compresi Stati Uniti, Giappone e i Paesi emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica; a far valere fino in fondo i legittimi interessi nazionali nel negoziato in sede europea sulla definizione delle misure di lotta ai mutamenti climatici; a lasciare libertà ai Paesi dell'Unione europea nel determinare il proprio specifico mix fra efficientamento energetico e ricorso alle energie rinnovabili; a promuovere l'istituzione di fondi in ambito europeo, non solo per le misure di mitigazione, ma anche per le misure di adattamento, con particolare riferimento all'area del Mediterraneo e alla particolarità e criticità del territorio italiano; ad assumere iniziative per escludere dal Patto di stabilità le spese dello Stato, delle regioni e degli enti locali, legate a politiche e misure di riduzione delle emissioni climalteranti, con particolare riguardo alle risorse finalizzate al risparmio energetico; a promuovere lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica e di calore; ad adottare ogni opportuna iniziativa legislativa volta a prorogare le attuali agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici; ad aumentare l'efficienza Pag. 61energetica degli edifici pubblici attraverso interventi di carattere strutturale e a promuovere l'ammodernamento del parco immobiliare residenziale pubblico e privato; a promuovere investimenti per sostenere politiche innovative in favore dello sviluppo dei trasporti puliti a basse emissioni e a bassi consumi, perseguendo gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore dei trasporti.
  Si impegna inoltre il Governo a rendere maggiormente efficace il sistema europeo di scambio dei titoli di emissione di gas serra, anche allargando la platea delle attività economiche incluse nel sistema e ad adottare un sistema di regole chiaro; a promuovere politiche industriali che, con incentivi mirati, sostengano le attività economiche efficienti nell'uso delle risorse naturali e dell'energia; a promuovere gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore agricolo, puntando a garantire un'alimentazione sostenibile e favorendo la diffusione nel mercato europeo e mondiale dei prodotti di qualità di eccellenza italiana, anche in considerazione della ricorrenza del grande evento dell'Expo di Milano, dedicato al tema «Nutrire il pianeta». Detto tutto questo, accetto le riformulazioni ed esprimo una posizione favorevole sulle altre mozioni che pongono limiti al Governo in ambito internazionale per la buona riuscita della Convenzione stessa. Ma mi permetto una battuta: se il Governo riuscirà a portare a casa anche solo la metà degli impegni qui oggi proposti, avrà sicuramente il nostro giudizio positivo ma, ahimè, non vivendo nella favola di Alice nel paese delle meraviglie, e non essendo io il bianconiglio o il cappellaio matto, certamente l'Italia subirà la decisione di altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signora sottosegretaria, onorevoli colleghi, Scelta Civica dichiara voto favorevole sulla mozione che ha presentato in quanto ritiene che mai come in questo momento questa mozione abbia la valenza di indicare una strada al Governo in vista della Conferenza di Parigi che comporta la necessità di assumere misure anche vincolanti per tutti i Paesi per contrastare quella che è la realtà, che viviamo anche in maniera drammatica, dell'aumento delle temperature medie globali. Questo fenomeno può essere combattuto in una visione globale integrale che tenga conto di tutta la problematica a tutto tondo in un contesto mondiale così com’è anche sancito dal Santo Padre nell'enciclica Laudato si’ e quindi con un'attenzione particolare ai Paesi più poveri che sono i Paesi che hanno bisogno di energia ma che hanno anche bisogno di tecnologie e di supporto dei Paesi più evoluti perché possano produrre energia nel rispetto dell'ambiente e sempre più tendente alle energie rinnovabili. Questo è un dovere che viene anche dalla Convenzione di Stoccolma che stabilì per prima il principio che chi inquina deve porsi l'onere di porre rimedio a questa situazione che, da una parte, implica progresso ma, dall'altra, significa penalizzazione per tutti e soprattutto per gli ultimi e quindi i Paesi più deboli. Questo è uno dei motivi per i quali noi nei nostri impegni chiediamo che, nell'ambito della cooperazione internazionale, si tenga conto di ogni azione possibile perché si favorisca questo aiuto ai Paesi più poveri che sono quelli più soggetti alle conseguenze negative dello sviluppo industriale. Ma chiediamo anche che il nostro Paese continui nella sua strategia di adeguamento ai parametri europei (ricordo il pacchetto 20-20-20 delle riduzioni di energia primaria, di aumento dell'energia sostenibile e di riduzione delle emissioni), dandosi quindi concretamente un piano nazionale di strategia concreta per intervenire su tutte quelle misure che portino alla riduzione delle emissioni in atmosfera e, pertanto, con un piano completo di azione, tempi ed iniziative utili perché ciò possa tradursi in azioni vere, reali e attuabili. In questo senso, chiediamo anche impegni perché si possa Pag. 62intervenire sui settori che più influiscono sull'aumento della temperatura media globale che sono il settore dell'industria, favorendo percorsi di incentivi che portino a riconvertire le modalità produttive che hanno maggiore dispendio di energie e maggiore utilizzo di risorse primarie anche provenienti dal carbonfossile perché ormai, nell'esperienza legislativa che stiamo vivendo, ci rendiamo conto come gli incentivi siano l'unico sistema per convertire le produzioni, per orientare i settori industriali verso percorsi privilegiati ma anche percorsi più virtuosi. Si chiede di intervenire anche nell'edilizia che è un altro settore che, tramite il riscaldamento e il condizionamento, incide per circa il 30 per cento nel complessivo ammontare delle emissioni in atmosfera con incentivi per favorire l'edilizia sostenibile, l'utilizzo di materiali naturali, l'utilizzo di materiali riciclabili e materiali riutilizzabili, materiali insomma che rendano meno onerosa dal punto di vista ambientale la loro produzione e anche la gestione delle stesse abitazioni.
  L'agricoltura, da una parte, è carnefice e, da una parte, vittima perché, da una parte, con l'impiego di sostanze chimiche aumenta le emissioni in atmosfera, dall'altra, con le deforestazioni in corso per aumentare la capacità produttiva del comparto agricolo, sicuramente contribuisce ad aumentare i livelli di emissione in atmosfera.
  Quindi, nella nostra mozione chiediamo interventi concreti su settori industriali specifici, perché riteniamo che, solo seguendo questa direzione, si possa effettivamente arrivare all'accordo di Parigi nell'obiettivo primario di trovare una soluzione che impegni tutti gli Stati globalmente, guardando ai più deboli, agli ultimi, ma guardando anche ai Paesi industrializzati, con una logica effettivamente di presa di coscienza che il problema è di tutti e da tutti va risolto con determinazione e capacità. Chiediamo che quest'impegno – che venga supportato – di ridurre l'aumento delle temperature entro i 2 gradi avvenga dal 2020 non perché ci piace posticipare ma perché preferiamo che ci sia il tempo necessario per porre in essere tutte quelle iniziative legislative che, in maniera corretta ed equilibrata, incidano sul sistema economico e sociale del nostro Paese come degli altri Paesi, perché non si vada, con slogan, a chiedere immediatamente ciò che magari non è realizzabile allo stato attuale. Comunque, è evidente che tutto ciò che si riesce ad anticipare in questo percorso è sicuramente utile al raggiungimento del comune obiettivo, che è porre rimedio a questa drammatica situazione dell'aumento delle temperature, che noi viviamo nel nostro Paese, con il dissesto idrogeologico, come una grave problematica conseguente a questa variazione rispetto al secolo scorso e rispetto al periodo preindustriale delle condizioni ambientali e climatiche generali. Quindi, questa è una politica non solo utile al sistema ambientale globale ma anche dal punto di vista economico per il nostro Paese e per gli altri Paesi, per riportare il nostro habitat e quindi il nostro sistema in un equilibrio tale da scongiurare quelle crisi drammatiche ambientali che periodicamente viviamo nelle nostre stagioni, che sono radicalmente cambiate. Quindi, ribadiamo il nostro voto favorevole alla nostra mozione ma anche a tutte quelle mozioni che implicano e che comportano un impegno al Governo a orientarsi su linee concrete, su programmazioni reali e attuabili in tempi ragionevoli e, soprattutto, che portino al complessivo accordo di ridurre l'incremento globale della media delle temperature entro i 2 gradi, evitando e scongiurando quello che la comunità scientifica internazionale evidenzia, cioè la possibilità di raddoppiare questo limite e a arrivare a 4 gradi di incremento medio della temperatura, con gravi conseguenze per tutte le attività umane e del sistema ambientale nella sua generalità.
  Quindi, ribadiamo il voto favorevole alla nostra mozione e a tutte le altre che hanno questo spirito e questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, sinceramente speravo ci fosse il Ministro qui oggi, visto l'argomento di questa grandissima importanza, però oggi comunque possiamo finalmente dirci che si apre uno spiraglio di ottimismo per tutti gli abitanti, non solo per quelli del nostro Paese ma di tutta la Terra. Il nostro Parlamento entra nel vivo di una discussione che per decenni ha interessato il mondo scientifico e che, da tempo, ha coinvolto anche l'intero consesso mondiale su un tema che ci vede ormai coinvolti quotidianamente: è sotto gli occhi tutti che dobbiamo prendere una posizione netta su come ridurre gli effetti devastanti derivanti dalle modificazioni climatiche che interessano il nostro pianeta. A fronte della preoccupante inerzia del nostro Governo in questo campo – come è risultato fin troppo evidente nel semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea – come Sinistra Ecologia Libertà, lo scorso aprile, abbiamo ritenuto che avessimo raggiunto la deadline per la presentazione di una mozione in previsione dell'importante appuntamento della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La Conferenza delle parti stabilirà quale sarà l'accordo globale sul clima che nel 2020 prenderà il posto di quello di Kyoto. Questo accordo dovrà prendere impegni vincolanti e azioni coerenti, non possiamo far prevalere divisioni ed egoismi nazionali. Il rischio di un'inazione collettiva porterà a conseguenze disastrose per il nostro pianeta, sottoponendo le generazioni future a un rischio inammissibile e inaccettabile. E di questo, gli unici responsabili, ma anche i risolutori del problema, sono gli stessi esseri umani. Il cambiamento climatico è infatti la più grave minaccia che l'umanità abbia mai affrontato. In assenza di una gestione sostenibile, la nostra domanda incessante e crescente di prodotti alimentari, acqua ed energia finirà per superare la capacità della terra di soddisfare i bisogni dell'umanità e porterà ad una tragedia umana generale. Per troppi decenni abbiamo gridato, inascoltati e tacciati di catastrofismo, che le risorse della terra sono limitate !
  L'impatto delle attività umane sul clima della nostra Terra è già una realtà riconosciuta e secondo il 5o, e ultimo, Report sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC): Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti. L'atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello del mare è aumentato, e le concentrazioni di gas ad effetto serra sono aumentate.
  Nel 2014 si è raggiunto il record della temperatura media globale. L'Italia, il Bel Paese, si sta scaldando più velocemente della media globale di altre terre emerse del pianeta e le conclusioni contenute nell'ultimo rapporto IPCC sono allarmanti e, in caso di un aumento di più di 2o centigradi della temperatura media mondiale, la prosperità dei popoli industrializzati e la sopravvivenza umana tutta è a rischio.
  Dal Segretario Generale della World Meteorological Organization, Michel Jarraud, viene un ammonimento chiaro: Soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un'altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e, nello stesso tempo, per prendersi cura della natura.
  Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ci ha ricordato che «Il cambiamento climatico è intrinsecamente legato alla salute pubblica, alla sicurezza alimentare ed all'acqua, alle migrazioni, alla pace ed alla sicurezza. Si tratta di una questione morale. È una questione di giustizia sociale, di diritti dell'uomo ed etica. Noi abbiamo la responsabilità di proteggere la fragile rete della vita su Pag. 64questa Terra, per questa generazione e per quelle che seguiranno». Non sono parole mie. L'impatto del climate change sta mettendo in serio rischio anche tutti i progressi raggiunti sul fronte della salute negli ultimi 50 anni e pone rischi per i sistemi urbani e naturali: morti collegate.
  Ed ancora, «Il tempo gioca contro di noi. Il biossido di carbonio resta per centinaia di anni nell'atmosfera ed ancora più a lungo nell'oceano. L'effetto cumulativo delle emissioni passate, presenti e future di questo gas si ripercuoterà sia sul riscaldamento del clima che sull'acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili» !
  Ma il cambiamento climatico, la distruzione della biodiversità, l'esaurimento delle risorse, gli sprechi, le distorsioni economiche e sociali non interessano solo la scienza e la politica. Assumono la forza di questione morale ed etica grazie anche all'enciclica di Papa Francesco, Laudato sì, sulla cura della casa comune.
  Sottosegretario, è incredibile che noi dobbiamo farci dettare la linea dal Vaticano, anche se di questo sarò sempre riconoscente. Papa Francesco scrive: «Quando parliamo di ambiente facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati». È fondamentale cercare soluzioni al caldo ed alle inondazioni provocate dall'innalzamento del livello del mare, alle carestie causate dai cambiamenti nelle piogge e nelle temperature, soprattutto nei Paesi più poveri dove milioni di profughi climatici saranno costretti a fuggire (per questo infatti non capisco il suo «no» al nostro impegno nella nostra mozione), al collasso delle infrastrutture a causa di condizioni meteorologiche estreme, nonché al collasso di alcuni ecosistemi terrestri e marini.
  Potremo lottare contro i cambiamenti climatici solo grazie a delle risposte cooperative e soprattutto ad una leale cooperazione internazionale, non certo alla competizione.
  Purtroppo, però, ad oggi i Paesi ricchi non hanno dato seguito all'impegno di mobilitare 100 miliardi di dollari entro il 2020 al fine di sostenere i Paesi in via di sviluppo che lavorano per ridurre le emissioni e adattarsi ai nuovi standard di energia pulita. Eppure, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) la stima dei sussidi concessi ai produttori di combustibili fossili nel mondo ammonta a 5,3 trilioni di dollari all'anno. Una somma che è maggiore della spesa mondiale per i sistemi sanitari nazionali.
  Al contrario, è necessario che si adottino opportune forme di fiscalità ambientale come la carbon tax, e si adottino i progetti di ingegneria climatica o geoingegneria proposti non a caso dai responsabili del riscaldamento globale per continuare a inquinare allo stesso modo e infatti vediamo che, dal suo punto di vista, la nostra richiesta di impegno è negata. Dobbiamo rimettere con forza al centro dell'agenda politica i temi che riguardano il modello di gestione delle risorse, la tutela ambientale, i diritti delle comunità, la sovranità di queste ultime sul territorio. Dobbiamo cambiare radicalmente modo di produrre e consumare energia, di muoverci ma anche di mangiare. Ridurre le emissioni in maniera sensibile ed immediata vuol dire, infatti, cambiare modello energetico, smettere di cementificare, optare per reti di mobilità intelligente, risanare il territorio, cambiare modello di gestione delle risorse e dei servizi pubblici essenziali. L'Europa ha l'occasione di essere leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici e il Governo italiano dovrebbe improntare la propria azione in maniera avanzata e coraggiosa. La lungimiranza del popolo italiano che ha risposto con forza agli incentivi sulle rinnovabili, promuovendo un trend positivo nella produzione di energia da queste fonti, dimostra un autentico desiderio da parte dei cittadini di affrancarsi dalle fossili. È Pag. 65una chiara consapevolezza del fatto che nuocciono gravemente alla salute della terra e dei suoi ospiti.
  Sottosegretario, i cittadini sono palesemente più avanti di voi, perché le ultime misure di politica energetica prese da questo Governo vanno in direzione opposta ed ormai sono sotto gli occhi di tutti i tagli che avete compiuto sulle energie rinnovabili, aprendo di fatto ad una nuova stagione di trivellazioni petrolifere. Ma le sembra possibile, Presidente, che nel 1973 durante la maggiore crisi petrolifera, l'Italia decise di non estrarre nemmeno un barile di petrolio in più. Cosa è cambiato oggi ? Ed è anche per questo che Sinistra Ecologia Libertà chiede con questa mozione di puntare verso un futuro di qualità, basato sulle energie verdi, associato sia a un consumo energetico efficiente che a un risparmio energetico delle risorse. Al nostro Governo chiediamo fatti e non parole di circostanza e ancora oggi l'Italia è uno dei grandi Paesi europei che non ha uno strumento normativo che fissi gli obiettivi di riduzione della CO2. Chiediamo quindi che il nostro Governo agisca in questa direzione perché ricordiamoci che siamo la prima generazione a sperimentare gli effetti del cambiamento climatico, ma anche l'ultima che possa fare davvero qualcosa, qui e ora, sottosegretario: direi che non c’è più tempo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La sottosegretaria Velo aveva chiesto la parola per una precisazione del parere sulla mozione Stella Bianchi ed altri n. 1-00941.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Scusi, signora Presidente. Al secondo capoverso dell'impegno propongo una piccola correzione laddove si fa riferimento all'accordo del G7 di Elmau dello scorso 8 giugno in Germania. Anziché espungere il periodo «e il loro azzeramento a fine secolo» dopo le parole: «rispetto al 2010» aggiungere le parole: «e la decarbonizzazione dell'economia globale nel corso di questo secolo» come previsto dal comunicato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, noi non abbiamo presentato alcuna mozione e, in assenza del collega componente della Commissione ambiente, sarò io ad intervenire brevemente sulle mozioni sui cambiamenti climatici.
  Presidente, la Conferenza di Parigi è sicuramente un momento importante e fondamentale per fare il punto e un resoconto sulle politiche sulla riduzione di anidride carbonica e sulle politiche contro i cambiamenti climatici di questi anni a livello globale in cui si è detto che l'Europa si è particolarmente contraddistinta, essendo sicuramente territorio di punta riguardo alla lotta sui cambiamenti climatici.
  Io ho un pensiero un po’ differente, mi dispiace, rispetto al pensiero unico che qui è stato da più parti enunciato, io sono uno dei pochi che non crede alle cause antropiche dei cambiamenti climatici. Secondo me non c’è nessuna evidenza scientifica, oltre che i climatologi da qualche anno a questa parte fortunatamente si stanno interessando a questo anche astronomi e geologi. Tra l'altro anche nella mozione della collega Pellegrino, a prima firma Pellegrino e di SEL, c’è scritto che tre milioni di anni fa il clima sulla terra era molto più caldo, ma ci sono evidenze sul fatto che nel Medioevo ci fossero molti gradi medi in più che oggi. Detto questo, ciò non significa che io sia contro e che la nostra posizione sia contro le politiche di riduzione di emissioni di anidride carbonica e di produzione migliore di ricerca di energie alternative, a favore delle energie alternative. Quello che però sicuramente contesto e l'enfasi principale che voglio dare a una parte della questione è la nostra contrarietà assoluta a politiche quantitative e obiettivi quantitativi rispetto al perseguimento, ripeto, di obiettivi quantitativi su politiche di cambiamento climatico. Pag. 66Un tipico obiettivo quantitativo che ha provocato disastri nel nostro Paese è quello del 20 per cento dell'obiettivo di produzione di energie alternative. Ha provocato disastri perché come si sa, oggi abbiamo 16 miliardi di euro sulla bolletta del contribuente, del consumatore di energia, 16 miliardi di euro che non dico che siano pochi o tanti, probabilmente era giusto spenderli su queste questioni ma non nel modo in cui si sono spesi. Noi abbiamo speso 16 miliardi di euro, per esempio spendiamo 10 miliardi l'anno per una tecnologia già vecchia come il fotovoltaico, abbiamo riempito il nostro territorio di impianti inutili, che producono un'energia inefficiente, che avremo difficoltà a smaltire, abbiamo intasato e distrutto la nostre reti di captazione, reti di trasporto dell'energia – Terna ne sa qualcosa – non abbiamo invece incentivato a sufficienza la produzione di energie alternative qualitativamente migliori, più all'avanguardia, che pure stavano e stanno affermandosi. Quella della produzione fotovoltaica fissa è una produzione di energia ridicola, noi abbiamo smantellato intere produzioni agricole per riempire il territorio di acciaio e pannelli fotovoltaici che producono, ripeto, un'energia inefficiente, a scarso rendimento è una politica assolutamente sbagliata. Quindi da questo punto di vista, ripeto, rimanendo dell'opinione che la Conferenza di Parigi sia un momento importantissimo, che il nostro Governo debba svolgere una parte importante, che sono importanti le politiche di riduzione di emissioni, sono importanti anche le politiche di ricerca e incentivo delle energie rinnovabili, rimaniamo dell'opinione che l'approccio vada completamente modificato. L'approccio tenuto fino adesso è un approccio da pensiero unico, assolutamente inefficiente. Detto questo, voteremo le mozioni con parere positivo del Governo, non avendo appunto presentato una mozione nostra.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa nostra mozione a prima firma Palese nasce in un momento importante che è appunto la Conferenza di Parigi dei Paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma dal 30 novembre all'11 dicembre, un appuntamento importante, da non mancare, al quale l'Italia deve prepararsi al meglio per ricoprire un ruolo da protagonista. Il clima e l'ambiente, così come richiamato anche durante la fase della discussione generale da diversi colleghi, sono beni inestimabili, perché in gioco non c’è solo l'attuale qualità della vita di milioni di cittadini nel mondo ma, certamente, una prospettiva di più lungo periodo che guarda al futuro e alla salute delle prossime generazioni.
  Qualche anno fa si pensava che il riscaldamento globale fosse rappresentato solo dall'aumento di temperature, dalla fusione dei ghiacciai e dall'innalzamento dei livelli dei mari, sul lungo periodo. Oggi sappiamo, invece, che la questione è molto più complessa, molto più rischiosa e più vicina a noi: tanti sono i segni del clima che cambia, che già possiamo misurare e che sono raccontati in migliaia di articoli sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali e riassunti, ogni 6 anni, dalle migliaia di pagine dei volumi dal comitato ONU sul clima.
  L'Italia, in questo senso, ha già fatto molto: sono state ridotte, in misura significativa, le emissioni di gas serra, non solo per effetto della recessione, che ha segnato una contrazione dei consumi, ma grazie, soprattutto, alla modernizzazione e, quindi, alla maggiore efficienza dei sistemi di produzione e di utilizzo dell'energia, con un particolare riguardo per l'uso delle energie rinnovabili. Oggi il nostro Paese è sesto per la riduzione dei gas serra e chiaramente non tutti i Paesi hanno registrato queste diminuzioni. Ed è proprio a questo riguardo che si deve mettere in campo, a livello europeo e globale, un'azione congiunta. Le emissioni sono Pag. 67scese in tutti gli Stati membri ad eccezione di Bulgaria, Cipro, Malta, Lituania, Finlandia e Svezia.
  Purtroppo, in questo anno e mezzo di Governo Renzi l'Italia in Europa è stata sostanzialmente spettatore, uno spettatore inerte di decisioni altrui, mai presa in considerazione dai nostri partner europei, nemmeno nel corso del famoso semestre di Presidenza europeo. Sul delicato tema dei cambiamenti climatici, però, noi riteniamo che l'Italia abbia le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano alla prossima conferenza di Parigi. Per questo chiediamo fortemente al Governo un impegno ambizioso ma, allo stesso tempo, verificabile e misurabile.
  L'Europa si è data l'obiettivo di ridurre del 40 per cento le emissioni di anidride carbonica entro il 2030. Si tratta di un obiettivo importante ma, allo stesso tempo, molto oneroso e penalizzante sotto il profilo economico per un'area economica che fa registrare un basso tasso di sviluppo ed un forte tasso di disoccupazione. Inoltre, è necessario rilevare che questo sforzo virtuoso, compiuto a livello europeo, sarà sostanzialmente inutile se il resto del mondo continuerà ad ignorare o a fare finta di ignorare il problema.
  La riduzione effettiva delle emissioni di gas serra, in attuazione del protocollo di Kyoto, di cui quest'anno ricorrono i dieci anni dall'entrata in vigore, ha sicuramente degli scarsi o addirittura nulli effetti positivi sul clima se è concretamente effettuata, peraltro con alti costi, solo da pochi Paesi europei, che fanno parte dell'Unione europea, tra cui l'Italia, mentre non viene affatto attuata, o lo è in misura insufficiente, dai responsabili dei maggiori volumi di emissioni di gas serra, che sono gli Stati Uniti, il Brasile, la Russia, l'India, la Cina e il Sud Africa, nonché dai Paesi di nuova industrializzazione del sud-est asiatico. L'Italia ha centrato il target di Kyoto, riducendo le emissioni, rispetto al 1990, del 7,8 per cento, a fronte di un impegno del 6,5 per cento.
  Altra questione, strettamente collegata al tema dei cambiamenti climatici, è rappresentata dagli incentivi per le energie rinnovabili, che in Italia sono superiori rispetto a quelli che si applicano in media negli altri Paesi europei e che hanno una ricaduta importante sul conto energetico di famiglie ed imprese. A questo riguardo, è sempre più necessario procedere ad una valutazione complessiva delle forme di incentivazione, collegandola, in maniera corretta, ad un'approfondita indagine sulle ricadute che le stesse hanno sul versante industriale interno.
  La politica energetica è intrinsecamente connessa a quella industriale ed è necessario stabilire la necessaria correlazione tra le due, anche e soprattutto nel momento della formulazione delle azioni di sostegno allo sviluppo del settore delle fonti rinnovabili. È opportuno mettere da parte posizioni massimaliste e ideologiche. Ad ogni modo, centrale è l'obiettivo con il quale la mozione di Forza Italia impegna questo Governo perché si giunga ad un accordo universale pienamente vincolante e legalmente esigibile degli impegni di ciascuno Stato per la limitazione e la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra.
  Parallelamente, è necessario prevedere l'introduzione di sanzioni credibili ed efficaci per i Paesi aderenti che non rispetteranno gli impegni assunti per la riduzione graduale delle emissioni di gas serra, in quanto se dovesse persistere l'attuale situazione, che vede solo pochi Paesi, per lo più europei, che agiscono concretamente, affrontando costi elevati, per ridurre le emissioni, si avrebbero due risultati fortemente negativi: in primo luogo, si vanificherebbero i benefici sul clima, in quanto l'impegno dei Paesi virtuosi inciderebbe solo su una piccola parte delle emissioni su scala mondiale; in secondo luogo, si distorcerebbe la concorrenza a vantaggio dei Paesi inadempienti.
  È per tali ragioni – e concludo – che Forza Italia voterà convintamente a favore di questa nostra mozione, a prima firma Palese, riservandosi poi, durante il corso dei lavori, l'atteggiamento da seguire sulle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Grazie, Presidente. È una giornata importante perché questo luogo oggi parla finalmente di un tema grande, di un tema importante, enorme, che ha a che vedere forse proprio con il futuro della civiltà umana sul pianeta Terra, o almeno questo è quello che ci dice la APCC. Si sono sentiti discorsi più o meno interessanti. Mi verrebbe da fare una battuta rispetto al discorso di poco fa del collega del gruppo PI sul fatto che ci sono state temperature più alte in passato. In passato quando bruciavano le streghe c'erano temperature maggiori, questo è vero, ma se noi guardiamo alla scienza attualmente, quello che ci sta dicendo la comunità scientifica internazionale in maniera sempre, ahinoi, più concorde è che le emissioni clima alteranti, le emissioni inquinanti dovute alle attività umane stanno causando il cambiamento climatico e lo stanno causando a un ritmo che rischia di rendere il pianeta Terra non facilmente adatto alla vita dell'uomo, così come noi la conosciamo, così come noi l'abbiamo conosciuta. In realtà, il problema è la velocità stessa con cui sta avvenendo, perché, come è stato segnalato, le temperature più alte le abbiamo avute in passato, il problema è la velocità con cui noi potremmo adattarci a questo aumento di temperatura, perché attualmente – è stato detto più volte – andiamo verso i più 4 gradi medi globali, dove più 4 gradi medi globali di aumento di temperatura media per l'Italia potrebbero rappresentare qualcosa come più 7,5 gradi d'estate, di temperatura media, che significa temperature molto più alte in certi giorni e più basse in altri, quindi giornate con più 10-12 gradi. Che cosa vuol dire questo ? Innanzitutto vuol dire che stiamo immettendo nel sistema clima un quantitativo di energia sproporzionato, enorme. È stato valutato circa pari a quattro bombe di Hiroshima al secondo. Quando noi immettiamo energia in un sistema, emettiamo energia che può essere utilizzata e che può causare e può dare adito a che cosa ? Eventi climatici estremi, eventi climatici estremi in numero maggiore e di maggiore intensità. Parlo di alluvioni, nubifragi, temporali, siccità, ondate di caldo, ondate di freddo. Gli esempi si sprecano sia nel mondo che in Italia. Soltanto nel 2012 abbiamo avuto 310 calamità naturali, 9.330 decessi, 106 milioni di persone colpite da eventi estremi causati dal cambiamento climatico e un danno di 138 miliardi di dollari. L'Italia ha avuto problemi a ottobre e novembre 2014: alluvioni a Genova, Modena, Senigallia, Chiavari. Ricordiamo anche la tromba d'aria nel Veneto di qualche giorno fa, un tornado categoria F4 con venti a 270-320 chilometri all'ora, un morto e trenta feriti. Quindi sono dati impressionanti che ci ricordano che già oggi, con un aumento di temperatura di meno di un grado, 0,80, noi abbiamo eventi climatici estremi, ma l'evento estremo non è soltanto qualcosa che può danneggiare la vita umana, la salute umana, l'economia, i danni da distruzione, ma anche un fenomeno, un processo, da cui noi dipendiamo, che è l'agricoltura. E allora ricordiamoci che cosa è successo e cosa ci dice la APCC: entro trentacinque anni noi rischiamo di perdere il 50 per cento della produttività agricola, delle rese agricole. E già oggi la Confederazione italiana degli agricoltori ci dice che solo negli ultimi tre anni il cambiamento climatico ci è costato 1,5 miliardi di euro. In più, più calore nel sistema climatico significa scioglimento dei ghiacci, aumento di volume e quindi innalzamento del livello dei mari. Ricordiamoci che oggi l'oceano sta funzionando come un enorme accumulatore di calore, che mitiga l'innalzamento della temperatura. Il 90 per cento del calore è assorbito dagli oceani, ma questa cosa potrebbe – apparentemente questo sta già succedendo – causare dei fenomeni, dei feedback, degli anelli di retroazione, che possono andare non più a mitigare l'aumento di temperatura, ma a incrementarlo, come lo scioglimento del permafrost artico e il conseguente rilascio di metano.Pag. 69
  Quindi ci possono essere delle conseguenze non valutabili completamente. L'innalzamento dei mari, che è stimato in circa un metro entro il 2100 per l'Italia, potrebbe essere molto maggiore, tanto che l'Università di Potsdam ci dice 4, 6 metri con 2 gradi di innalzamento della temperatura; ciò potrebbe – può – toglierci ulteriormente suoli agricoli, quindi, andare ancora a danneggiare la nostra agricoltura, quindi la nostra capacità di produrre cibo; ciò potrà anche fare un'altra cosa, cioè fare entrare il cuneo salino, quindi toglierci suoli agricoli per salinizzazione. Quindi avremo più temperatura, più desertificazione, clima più instabile. Ricordiamoci che la civiltà umana si è sviluppata principalmente nell'Olocene, cioè in un periodo di stabilità climatica lungo circa diecimila anni, quindi il clima stabile è stato fondamentale per lo sviluppo di tutte le civiltà umane, tra cui anche la nostra. Nel frattempo avremo una crescita della popolazione fino a 9 miliardi. Allora, vi voglio dire una cosa. Noi abbiamo chiesto degli impegni importanti, che voi non avete accettato. Innanzitutto l'impegno di stare sotto 1,5 gradi, invece dei 2 gradi che voi avete proposto. Due gradi rappresentano una soglia non accettabile da più parti nel dibattito scientifico; una soglia non accettabile perché inadeguata a proteggere gran parte della popolazione terrestre. Due gradi può essere una soglia accettabile per i Paesi che hanno soldi e denaro da spendere in adattamento e per Paesi che hanno climi temperati: forse per loro questa soglia potrebbe anche andar bene. Invece, per la gran parte dei Paesi insulari, delle zone polari, delle zone che anche da un piccolo livello di innalzamento dei mari hanno molto da perdere, questa soglia non è accettabile, compresa l'Africa subsahariana. Questo potrà provocare, cosa che è stata già rievocata, masse di disperati e di migranti che scappano dalla povertà e dall'incapacità di procurarsi il cibo per la distruzione degli ecosistemi naturali; queste persone verranno a cercare cibo e un clima più temperato nelle nostre zone: i numeri sono impressionanti. Qui stiamo parlando secondo le stime, dal 2060, di 50-60 milioni di profughi climatici solo per la Africa ! Quindi 2 gradi è un livello che è considerato non accettabile e rappresenta soltanto il confine tra un rischio pericoloso ed estremamente pericoloso. Quindi: più di 2 gradi, estremamente pericoloso; sotto 2 gradi, pericoloso. C’è bisogno di lavorare per una stabilizzazione climatica e una riduzione delle emissioni di gas serra fino ai livelli preindustriali. I modi ci sono; la rivoluzione sta strisciando sottotraccia e non lo sapete; non saprete che il mondo sta cambiando e vi invito a informarvi di tutte le iniziative agroecologiche che stanno portando avanti il cambiamento.

  PRESIDENTE. Grazie.

  MIRKO BUSTO. Adesso smetto perché una volta che si parla di qualcosa di serio in questo posto, ci danno 7 minuti. Grazie e saluti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Sono i minuti che il suo Gruppo aveva a disposizione. Mi dispiace onorevole Busto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Per fortuna possiamo continuare.

  PRESIDENTE. Avete scelto voi, infatti; è legittimo.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, signor sottosegretario, qui siamo in una classica situazione in cui l'uomo, pur sapendo di un pericolo, sta correndo verso il burrone. Noi crediamo che a livello mondiale, a livello europeo, si cerchi solamente, come soluzione, di rallentare questa corsa, mentre il MoVimento 5 Stelle vorrebbe fermarsi: ad arrivare meno velocemente ad un burrone, comunque ci si fa male (giusto per semplificare le cose, per chi non segue bene questi temi). Le cifre date dal mio collega possono sembrare difficili, ma sono studi scientifici che Pag. 70ci portano all'evidenza che dobbiamo fare assolutamente qualcosa oggi – non domani, non al 2020, non al 2050 – per fermare i cambiamenti climatici, altrimenti i danni saranno irreparabili. In questo momento sembra che il Parlamento stia cercando di porre un limite ad indirizzare le politiche vintage del Governo, nel senso di una decarbonizzazione, di un rispetto dell'ambiente, del clima. Noi, però, ritenendo che l'Italia sia uno dei Paesi tra i più vulnerabili in Europa rispetto ai cambiamenti climatici, chiediamo che ci sia una coerenza di lavoro fatto a livello europeo ma anche a livello italiano. Adesso ci troviamo improvvisamente tutti d'accordo per andare in Europa a portare alcuni principi: chi più in modo blando, chi più in modo fermo, però, sostanzialmente, i contenuti sono più o meno gli stessi. Però, mi chiedo: perché in Italia applichiamo altre regole, altri modi di pensare, altre norme ? Mi rifaccio ancora una volta allo «sblocca Italia», perché avete fatto un disastro talmente grosso che potremmo parlarne per anni di questo «sblocca Italia».
  Mentre andiamo in Europa a chiedere la decarbonizzazione, qui puntiamo sulle trivellazioni, che, abbiamo già detto, non portano posti di lavoro, non ci portano guadagni, perché ci sono delle franchigie, e quindi solo guadagno, e quindi incentivi indiretti alle fossili, quando, invece, in queste mozioni chiediamo gli incentivi alle rinnovabili e di togliere incentivi alle fossili. Abbiamo un Ministero dell'ambiente che pesa praticamente nulla tra gli altri Ministeri.
  C’è una commissione di valutazione di impatto ambientale che dovrebbe difendere il nostro territorio e valutare le grandi opere, le opere che hanno un impatto sull'ambiente, che è ricca di persone vicine al malaffare, persone coinvolte con le opere che devono realizzare, se non persone indagate, che stanno approvando 445 richieste di trivellazione a mare, e la commissione non viene rinnovata.
  Abbiamo una penalizzazione delle rinnovabili, e infatti il mercato è fermo; abbiamo una deregulation edilizia. Qui ci possiamo mettere anche un accenno al disegno di legge Madia, dove andiamo a togliere sovrintendenze, le facciamo confluire nelle prefetture, ma, sostanzialmente, è sempre un attacco al nostro territorio e al paesaggio, e questo influisce sui cambiamenti climatici, perché tutto influisce sui cambiamenti climatici. Abbiamo le leggi sul consumo di suolo ferme completamente, mentre i problemi più grossi che avremo nei prossimi anni sono desertificazione e problemi di sovranità alimentare.
  Ci saranno guerre per avere gli alimenti base e noi ci stiamo, invece, giocando tutto il territorio fertile che abbiamo. Abbiamo la fortuna di essere una zona in cui non ci può mancare nulla e ce la stiamo giocando per un guadagno immediato, senza pensare al nostro futuro, mentre vediamo che nazioni meno sprovvedute di noi stanno andando in Africa a conquistare terreni che poi si terranno ben stretti, quando i problemi veri verranno fuori.
  E con i problemi causati dai cambiamenti climatici, le desertificazioni, la mancanza di acqua, prima o poi arriveremo a confrontarci. Quindi, a prescindere dal colore politico, noi siamo tutti sullo stesso pianeta e ritardare degli interventi su questi cambiamenti, su questi comparti della natura, può portare solo ad avere problemi maggiori, che non possiamo più affrontare e che non sappiamo neanche di che entità possano essere.
  Andiamo avanti con le privatizzazioni dell'acqua, mentre qui l'acqua sarà un grosso problema: le guerre scoppieranno per la mancanza di acqua. Non diciamo che non lo avevamo detto: il problema è che lo sappiamo tutti, ma continuiamo a far finta di nulla e, anzi, a pensare sempre al guadagno immediato. E poi le grandi opere che ancora consumano territorio e che creano infrastrutture inutili, invece di investire in qualcosa di utile per il territorio.
  Sempre con lo «sblocca Italia», investiamo negli inceneritori, nel trasporto dei rifiuti, e anche qui mi dite come si conciliano con queste mozioni che stiamo Pag. 71facendo per ridurre le emissioni di CO2. Ci sono degli atti completamente opposti tra quello che ha portato avanti il Governo, e, purtroppo, avete il problema di avere votato, e quello che, invece, stiamo dicendo qui, oggi. Quindi, sembra che il Parlamento stia andando completamente contro le politiche che il Governo ha portato avanti fino ad oggi in campo ambientale.
  Posso andare avanti con il CSS nei cementifici; quindi, continuiamo a bruciare e inquinare il nostro ambiente. E poi l'eliminazione della Guardia forestale, dei controlli, il depotenziamento di ISPRA e delle agenzie ambientali. Sono tutti atti che vanno a non tutelare il nostro territorio e in direzione completamente opposta alle mozioni che avete presentato. Quindi, non possiamo andare a Parigi con gli impegni ambiziosi che abbiamo messo in queste mozioni e non rivedere lo «sblocca Italia»: mi immagino che ci sarà un impegno a riprendere in mano lo «sblocca Italia» e rivederlo profondamente, se non cancellarlo completamente e fare un'opera sana di pulizia delle norme.
  Noi ci asterremo sulla mozione del PD e voglio fare solo questa dichiarazione: non per il contenuto, non per i dispositivi, ma perché crediamo che in politica vi siano alcuni valori base, e non sono solo l'onestà, ma anche la coerenza. E, allora, o portiamo avanti politiche coerenti, altrimenti è inutile fare mozioni che poi rimangono aria fritta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Stella Bianchi. Ne ha facoltà.

  STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. In effetti, finalmente, il Parlamento oggi si occupa di una questione molto importante e devo dirle, Presidente, che ci piacerebbe moltissimo sbagliarci. Ci piacerebbe davvero molto che il 2015 non sia destinato a diventare il più caldo anno da sempre, dall'inizio delle rilevazioni, da 136 anni a questa parte e che questo non sia destinato a succedere per la quattordicesima volta consecutiva. Ci piacerebbe anche molto che già non si fosse registrato un aumento della temperatura media globale di più 0,85 gradi e che già non stessimo registrando gli impatti molto drammatici, molto dolorosi, anche nel nostro Paese, ricordo da ultimo, e per tutte, la tragedia che c’è stata qualche giorno nella riviera del Brenta, in provincia di Venezia. Ci piacerebbe che non avessimo già superato le 400 parti per milione di CO2 in atmosfera, contro le 280 che c'erano nel periodo precedente alla rivoluzione industriale e che, invece, purtroppo la soglia critica è a 450 parti per milione di CO2. Quindi, ci piacerebbe davvero che questa differenza tra la soglia critica e quella che abbiamo già oltrepassato non sia così breve. Ancora, vorremmo tanto che con le politiche attuali non fossimo destinati ad avere degli aumenti, a fine secolo, tra i 3 e gli 8 gradi, e i 4 e i 5 gradi.
  Ci piacerebbe sbagliarci, ma purtroppo, Presidente, non è così. Dobbiamo prendere atto del consenso unanime della scienza, del fatto che c’è un effetto riscaldamento globale che ha un impatto sullo variabilità naturale del clima. Sono d'accordo con il collega dell'NCD che è intervenuto prima: c’è, in effetti, un pensiero unico. C’è un pensiero unico della scienza: il 99 per cento degli scienziati dice che i cambiamenti climatici in atto sono dovuti all'attività umana ed essenzialmente all'uso di combustibili fossili, carbone e petrolio e gas per primi.
  Quello che abbiamo messo in moto, per usare l'espressione, la descrizione, che ne ha dato James Hansen, che è direttore nella NASA del Goddard Institute for Space Studies è che: ciò che sta accadendo nella storia del clima è che abbiamo azionato il meccanismo al contrario e ad alta velocità, stiamo reimmettendo in atmosfera CO2, una decina di migliaia di volte più velocemente di quanto i processi naturali possono rimuovere. Allora, se è così, se abbiamo azionato noi il meccanismo al contrario che ci sta portando verso questa catastrofe, noi essere umani dobbiamo azionare e fermare questo meccanismo Pag. 72e lo possiamo fare fermando le emissioni di gas serra. Quindi, la prima cosa da fare, in assoluto, è quella di ridurre le emissioni di gas serra e dobbiamo riuscire a farlo in tempo utile. Il tempo in qualunque attività, ma qui in particolare, è una variabile fondamentale.
  Un'azione forte presa, però, in ritardo, non avrebbe gli stessi effetti di un'azione forte presa in modo tempestivo, come dobbiamo fare. La priorità è ridurre le emissioni di gas serra e, in particolare, fermare il carbone. Il carbone è in assoluto il combustibile fossile più pericoloso. Quindi, dobbiamo fermare ogni nuova centrale a carbone e chiudere quelle esistenti nell'arco dei prossimi due decenni. Ma è importante che tutto questo avvenga in una cornice globale, non possiamo certo immaginare che un Paese da solo possa risolvere ciò che è una questione globale, che riguarda ognuno di noi, ma tutti i Paesi insieme. Per questo il vertice Parigi delle Nazioni Unite è una tappa così fondamentale. Lì a Parigi nel dicembre di quest'anno dovrà essere raggiunto un accordo globale vincolante di riduzione delle emissioni di gas serra che ci consenta di contenere riscaldamento globale entro la soglia di 2 gradi di aumento della temperatura media globale rispetto ai periodi precedenti alla rivoluzione industriale. Questa soglia dei 2 gradi, sono d'accordo con i colleghi che lo hanno sottolineato prima, non è una soglia che ci mette in sicurezza, è una soglia alla quale si associa, comunque, un forte livello di pericolosità, ma è la soglia oltre la quale scattano reazioni letteralmente catastrofiche che si autoalimentano. È la soglia oltre la quale gli scienziati non sono più in grado di prevedere che cosa succederebbe all'ambiente naturale nel quale viviamo ed è, quindi, quella alla quale assolutamente dobbiamo attestarci. Già molto è stato fatto...

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Stella Bianchi, colleghi, c’è davvero un rumore insopportabile, c’è un rumore di fondo altissimo, prego.

  STELLA BIANCHI. Grazie Presidente, come dicevo, già molto è stato fatto dal Governo italiano. Mi spiace su questo dissentire con la collega Pellegrino di Sinistra Ecologia Libertà e con la collega Castiello di Forza l'Italia, ma sono i fatti che mi consentono di farlo. Nel semestre di Presidenza italiana, ottobre 2014 il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo ha adottato il pacchetto clima energia al 2030. Non era facile farlo, perché sappiamo tutti che nella UE a 28 ci sono forti resistenze sulle politiche climatiche e la Polonia innanzitutto che ha nel suo mix energetico una fortissima componente di carbone che, come dicevo, è la prima componente a dovere essere eliminata. Ma il Governo è riuscito, appunto, ad ottenere questo importante risultato: 40 per cento di emissioni di CO2 in meno al 2030, rispetto al 1990, almeno 27 per cento in più di rinnovabili e di efficienza energetica. Sottolineo «almeno», perché naturalmente ci auguriamo tutti che gli impegni possano essere superiori.
  E l'impegno dell'Europa ha in qualche modo sospinto anche la Presidenza Obama o, per così dire, ha fatto buona compagnia agli impegni che finalmente il Presidente degli Stati Uniti nel suo secondo mandato sta prendendo nel contrasto ai cambiamenti climatici, fino ad arrivare ad un accordo storico con la Cina, nel novembre scorso, la Cina che finalmente passa dal considerarsi libero inquinatore, che ha diritto di farlo perché non l'ha fatto nei secoli precedenti, nonostante sia il primo emettitore al mondo. Ricordiamo che Stati Uniti e Cina insieme valgono il 47 per cento delle emissioni mondiali. Quindi, come dicevo, la Cina finalmente inizia a prendere impegni di riduzione delle emissioni ed è fondamentale che i due grandi emettitori questa volta siano della partita e non come ci è già successo in passato.
  Dunque le mozioni essenzialmente hanno questo obiettivo, la nostra mozione essenzialmente ha questo obiettivo, quello di fare in modo che il Governo, che già si è impegnato nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio europeo, continui nel Pag. 73suo impegno, insieme agli altri Paesi dell'Unione europea, per arrivare a Parigi ad un accordo globale vincolante, ambizioso, consistente, che sia effettivamente in grado di contenere il riscaldamento globale nella soglia dei 2 gradi, non dimenticandoci che quell'accordo va in vigore al 2020. Io capisco tutte le cautele del caso, ma questo lasso di tempo 2015-2020 non possiamo assolutamente permetterci di farlo passare senza che siano prese misure importanti di riduzione delle emissioni.
  E poi abbiamo provato a delineare quello che dobbiamo fare per adattarci a quella che è certamente una grandissima minaccia, ma che è anche un'occasione, che ci dà una straordinaria opportunità di trasformare le nostre economie, di creare lavoro, di creare benessere, di ripensare il nostro modello di sviluppo. La prima cosa, oltre alla mitigazione, come dicevo, e riduzione delle emissioni di gas serra, è l'adattamento. Le nostre comunità devono diventare più sicure, i nostri territori devono diventare più sicuri e, quindi, deve essere approvata al più presto la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici con il piano di attuazione che abbia risorse e interventi definiti. Dobbiamo avviare una revisione della strategia energetica nazionale. Non sfugge a nessuno di noi che quella strategia energetica nazionale va rivista alla luce degli obiettivi che decidiamo di darci: promuovere politiche industriali e incentivi per tecnologie e attività a bassissimo impatto di carbonio; cambiare l'organizzazione delle nostre città che devono diventare più intelligenti, più efficienti nell'uso delle risorse, resilienti e più in grado di reggere l'impatto dei cambiamenti climatici; mobilità sostenibile; l'agricoltura deve diventare una protagonista nella decarbonizzazione; istituire un servizio meteorologico; cooperazione allo sviluppo. Tutti elementi assolutamente importanti.
  Infine, cosa che consideriamo di grandissima importanza, dobbiamo dare un prezzo al carbonio. L'economia deve ricevere un giusto segnale di prezzo. Se riusciamo a fare funzionare in sede europea il sistema ETS, benissimo, altrimenti iniziamo a riflettere di una vera e propria carbon tax. Le imprese devono sapere che inquinare costa loro moltissimo e devono scegliere tecnologie e attività a bassissimo impatto di carbonio.
  Il clima, Presidente, riguarda ognuno di noi. È già così adesso. Ognuno di noi vive sulla propria pelle gli effetti e gli impatti dei cambiamenti climatici e terribile sarà l'impatto, il prezzo che le generazioni future, già la prossima, saranno costrette a pagare se non riusciremo ad agire in tempo. Il clima chiama in causa ognuno di noi e su questo di nuovo straordinario – lo ricordo anch'io come tutti abbiamo fatto – il messaggio che ci arriva da Papa Francesco con la sua enciclica «Laudato si’ », che chiama ognuno di noi a custodire il creato, anche per stringenti, innegabili ragioni di giustizia ambientale e di giustizia tra le generazioni.
  Infine, Presidente, faccio mie le considerazioni sul realismo, a cui alcuni colleghi ci hanno richiamato. Il realismo è una qualità essenziale e dobbiamo averla, il realismo però quello che ci arriva dalla scienza, dalle leggi della geofisica che sono immutabili. Noi non possiamo non sapere quali sono gli effetti delle politiche che stiamo perseguendo. Naturalmente gli interventi dovranno tenere conto dei vincoli, delle politiche che sono concretamente perseguibili, ma dobbiamo sapere che quei vincoli sono però modificabili, perché siamo noi che poniamo i vincoli sociali, i vincoli politici, i vincoli economici.
  Quello che non possiamo modificare sono le leggi della Terra. Allora, Presidente, concludo davvero. Abbiamo tutte le possibilità per vincere la sfida dei cambiamenti climatici e la tecnologia e l'innovazione ci aiuteranno a farlo. Quello che proprio non può mancarci è la volontà politica di vincere la sfida dei cambiamenti climatici. E per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione sul clima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Pag. 74

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori della mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al capoverso sedicesimo della premessa e ai capoversi sesto, nono e quattordicesimo del dispositivo.
  Avverto, altresì, che i presentatori di tale mozione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole e a seguire ciascuno dei singoli capoversi del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi secondo, terzo, quinto e dodicesimo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Vignali, Di Salvo, Sgambato, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  450   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 450).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri 1-00815 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Montroni, Brignone, Mazziotti Di Celso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  446   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  267).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Cani, Sibilia, Palese, Nizzi, Pes.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  443   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 174    
    Hanno votato
no  269).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 (Nuova formulazione), limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Pes, Mura...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 75
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  453   
   Votanti  451   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 178    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 (Nuova formulazione), limitatamente al dodicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pes, Caruso, Turco, Paola Bragantini, Tidei, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 178    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Stella Bianchi ed altri n. 1-00941, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Brescia, Pes, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  453   
   Votanti  371   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 369    
    Hanno votato
no    2).    

  Passiamo alla votazione della mozione Busto ed altri n. 1-00951. Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo limitatamente ai capoversi diciassettesimo e diciannovesimo del dispositivo. Avverto, altresì, che i presentatori di tale mozione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Busto ed altri n. 1-00951, limitatamente alla premessa e ai capoversi terzo, quarto, sesto, decimo, dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo, quindicesimo, diciassettesimo, diciottesimo, diciannovesimo, ventesimo, ventitreesimo, ventiquattresimo, venticinquesimo, ventiseiesimo, ventisettesimo, ventottesimo, trentunesimo, trentaduesimo e trentatreesimo del dispositivo, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vazio, Montroni, Archi, Folino, Fabbri, Brignone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  450   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 450).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Busto ed altri n. 1-00951, limitatamente ai capoversi primo, secondo, quinto, settimo, ottavo, nono, undicesimo, sedicesimo, ventunesimo, Pag. 76ventiduesimo, ventinovesimo, trentesimo e trentaquattresimo del dispositivo, per quanto non assorbita e non preclusa dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Montroni, Gregori, Archi, Paola Bragantini, Benamati, Ginoble, Artini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  447   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  313).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-00953, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Covello...  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  446   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 332    
    Hanno votato
no  114).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Matarrese ed altri n. 1-00954, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni... Grillo... Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  443   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 360    
    Hanno votato
no   83).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-00955, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole...
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo... Ottobre... Fantinati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  347   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 373    
    Hanno votato
no    1).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00961, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto Pag. 77non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  441   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 366    
    Hanno votato
no   75).    

  Abbiamo così esaurito le votazioni su questo provvedimento. Vi vedo leggermente più sollevati ma vi chiederei di uscire più silenziosamente possibile perché abbiamo molti interventi di fine seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,35).

  UMBERTO D'OTTAVIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Vi ricordo che avete massimo due minuti di tempo.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Presidente, onorevoli colleghi, ieri si è spento a Casale Monferrato a 73 anni Sebastiano Vassalli, una delle figure più lucide della nostra letteratura contemporanea. Ci uniamo pertanto alla comunità dei suoi amici, dei suoi cari, dei suoi lettori nel cordoglio per una perdita dolorosa e improvvisa. A Sebastiano Vassalli rimarremo affezionati per la sua prosa articolata, sagace e scorrevole che ci rivela la sua capacità di osservazione e di ascolto e la sua curiosità intellettuale. Vassalli diceva che il suo era un mestiere antico come il mondo e risponde ad una necessità degli esseri umani: raccontarsi. I suoi grandi libri – cito tra i moltissimi La chimera, La notte della cometa, Il cigno – sono densi di storia e di storie, coinvolgenti ed impegnativi.
  Ne La chimera, con cui vinse due premi, ci restituisce il Piemonte del Seicento, coevo alla Milano manzoniana colpita dalla peste; vi descrive la persecuzione delle streghe nell'ambito di una temperie storica, sociale e psicologica tutta particolare. Ne La notte della cometa ci conduce nella relazione tra Dino Campana e Sibilla Aleramo, e prende le parti del primo, rivelando e indagando le complessità di una vicenda in un rapporto. Ne Il cigno si sposta in Sicilia e scava dentro il delitto Notarbartolo, un delitto di mafia, con una consapevolezza e un'acutezza di sguardo che ci serve ancora oggi. Signor Presidente, non proseguirò nella rassegna delle sue tante opere...

  PRESIDENTE. Anche perché ha esaurito il suo tempo, onorevole D'Ottavio.

  UMBERTO D'OTTAVIO. ... con molte delle quali egli testimonia il suo amore per la sua terra, per la sua ricchezza, dolcezza e bellezza. In tutte egli dimostra il suo insaziabile desiderio di scoperta e la sua voglia di andare alle radici della storia italiana. Ci lascia a pochi giorni dalla notizia della sua candidatura al Nobel. Di tutto questo lo ringraziamo e per tutto questo lo ricorderemo (Applausi).

  ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Continuo, con questo mio intervento, la partecipazione dei membri della Commissione lavoro a impegnare, politicamente e moralmente, lei e quindi attraverso di lei il Governo e attraverso il Governo il presidente dell'INPS, affinché si vada a cancellare, modificare un'ingiustizia che subiscono le donne per l'accesso alla pensione. L’«opzione donna» è una facoltà data in via sperimentale dall'allora Ministro Maroni, ma è un'operazione condivisa Pag. 78da tutto il Parlamento, tanto che sia le minoranze che la maggioranza, Partito Democratico compreso, convengono appunto nel sollecitare il presidente dell'INPS affinché modifichi la circolare n. 35 e la circolare n. 37, che pongono delle difficoltà in termini temporali riguardo la possibilità per le donne di accedere appunto all’«opzione donna», quindi a una liquidazione del trattamento pensionistico attraverso il calcolo con il sistema contributivo ma che dà la possibilità alle donne di poter accedere appunto alla pensione a 57 anni con 35 anni di contributi senza aver maturato la finestra mobile e l'adeguamento alla speranza di vita entro il 31 dicembre 2015, cose invece che prevedono, in maniera errata, queste due circolari, le numero 35 e 37, dell'INPS. I parlamentari della Commissione trovano particolarmente assurdo che una circolare di un ente possa essere considerata maggiormente vincolante rispetto ad una legge dello Stato, legge che per noi è chiara ma molto probabilmente non per il presidente Boeri e per chi l'ha proceduto, tanto che quindi invitiamo o il presidente a cambiare idea o il Parlamento e il Governo a modificare, attraverso un'interpretazione autentica, quanto già a nostro avviso chiaramente scritto, cioè che la finestra mobile della «legge Sacconi» e l'adeguamento alla speranza di vita – quindi questo anno e tre mesi – non siano da considerarsi da maturare entro il 31 dicembre 2015 ma successivamente al 31 dicembre 2015, in modo che bastino i vincoli dei 57 anni di età e i 35 anni di contributi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  RENATA POLVERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Anche il mio intervento va nella direzione di sollecitare il Governo, come abbiamo deciso tutti i gruppi parlamentari della Commissione lavoro, per sollecitare appunto il Governo ad affrontare e risolvere – noi speriamo definitivamente – la cosiddetta «opzione donna». Con questa norma è possibile per le lavoratrici andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi, purché optino per il calcolo contributivo dell'assegno pensionistico. Purtroppo, come ha già ricordato il mio collega Simonetti, nel 2012 l'INPS ha diffuso due circolari attuative che restringono il periodo di sperimentazione, sostituendo la maturazione del requisito con un'effettiva decorrenza del trattamento pensionistico già al 31 dicembre 2015, escludendo quindi le lavoratrici che alla stessa data abbiano maturato i soli requisiti per il pensionamento e che avrebbero percepito la pensione con diversi mesi – da 15 a 21 mesi – di ritardo. Chiediamo anche noi che il presidente dell'INPS corregga queste circolari.
  Anche perché continuiamo a non comprendere il parere negativo della Ragioneria generale dello Stato e del Ministero dell'economia nel momento in cui le risorse stanziate nel 2008 sono state usate soltanto in parte, quindi vi sarebbe una copertura finanziaria già stanziata. Ricordo a me stessa che sono tante le questioni che riguardano le pensioni che dobbiamo risolvere. Abbiamo la questione della settima salvaguardia, i cosiddetti quota novantasei, abbiamo ancora la grande questione dei lavori usuranti e, soprattutto, abbiamo in Commissione Lavoro la proposta del presidente Damiano, alla quale sono agganciate le proposte degli altri gruppi, che reinserisce la flessibilità in uscita. Noi chiediamo che almeno sulla questione «opzione donna» il Governo potrebbe sollecitare il presidente dell'INPS.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. La scorsa settimana a Reggio Emilia si sono compiuti atti gravissimi che colpiscono due realtà che fanno della legalità la propria bandiera. Questi fatti possono rispondere a logiche di mero vandalismo come invece Pag. 79nascondere la pericolosa mano della criminalità organizzata. Il primo è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì, quando ignoti hanno infranto la vetrata del «Centro di documentazione sulle mafie», centro che ha l'obiettivo di informare i cittadini sul fenomeno del radicamento mafioso sul nostro territorio fornendo atti d'inchiesta, documenti e informazioni. Lavoro preziosissimo in quanto solamente una cittadinanza consapevole può alzare la testa contro le mafie che prosperano proprio là dove non c’è conoscenza. Il secondo riguarda l'incendio doloso che ha interessato l'area dell'ex Polveriera: la Coop cattolica di costruzioni, che si è aggiudicata i lavori, è 1’ unica azienda edile nel reggiano con rating della legalità, concessa dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Semplice vandalismo o avvertimenti ?
  Massima fiducia negli inquirenti che sapranno darci le risposte. La politica però deve fare la sua parte ed essere unita, non ci deve essere nessuna bandiera di appartenenza: questa deve essere una lotta trasversale. Se le indagini stabiliranno che si è trattato di un avvertimento, voglio dire a quei delinquenti, a quella feccia che crede di poter fare il bello e cattivo tempo nel mio territorio, dico a questi che non ci fanno paura e che troveranno nella politica onesta un'opposizione strenua all'omertà che vorrebbero instillare nella cittadinanza. Il M5S esprime piena solidarietà al «Centro di documentazione sulle mafie» e alla Coop Cattolica di costruzioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carloni. Ne ha facoltà.

  ANNA MARIA CARLONI. Signora Presidente anche io intervengo innanzitutto per ringraziare tutti i comitati provinciali dell'INPS, che in tutta Italia si stanno pronunciando a favore delle donne e, in particolare, per difendere le ragioni buone e confermare la sperimentazione della cosiddetta «opzione donna» e renderla effettivamente accessibile, così come prevede la legge, per tutte le lavoratrici che maturano il requisito minimo contributivo dei 35 anni di contributi, 57 anni di età minima, 58 per le lavoratrici autonome entro il 31 dicembre 2015. Per questo è necessario che l'INPS modifichi le circolari 35 e 37 del 2012, che introducono invece una forte limitazione cambiando le regole in corso, così che le donne possano effettivamente rivendicare ed accedere ad un diritto che la legge concede loro (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carocci. Ne ha facoltà.

  MARA CAROCCI. Grazie, Presidente. Anche io vorrei richiamare l'attenzione nuovamente sull’«opzione donna» facendo conoscere ai colleghi l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Comitato provinciale INPS di Genova il giorno 26 marzo 2015.
  Il Comitato Provinciale INPS di Genova visto che la legge stessa dà la possibilità di accedere al trattamento di pensione di anzianità con il sistema contributivo avendo le seguenti caratteristiche: Anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni; 57 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 58 anni di età per le lavoratrici autonome. Verificato che la Legge «Fornero» ha fatto salvo detto sistema lasciando le precedenti regole e che l'INPS con le circolari n. 35 e n. 37 del 2012 ha interpretato in senso restrittivo l'applicazione di detta legge. Considerato che il Parlamento nel novembre 2013 ha chiesto al Governo di intervenire nei confronti dell'INPS per modificare le circolari. Sollecita un intervento del Ministero del Lavoro per una tempestiva risoluzione delle problematiche relative a «opzione donna».
  Auspica che l'INPS riveda le indicazioni fornite mantenendo la data di maturazione del diritto al 31 dicembre 2015, riconoscendo a migliaia di lavoratrici la pienezza del loro diritto e della loro dignità. Il presente ordine del giorno è stato approvato all'unanimità, con l'astensione Pag. 80del direttore, del rappresentante della Ragioneria territoriale dello Stato e della Direzione territoriale del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Signora Presidente, continuo anche io questo speech bombing perché attraverso anche la sua presenza qui in aula il Governo si determini a far sì che le circolari emanate dall'INPS nel 2012 vengano finalmente corrette. Vorrei sottolineare questo. Nel 2004 il Parlamento ha approvato la legge n. 243 che all'articolo 1, comma 9, ha sancito l'introduzione e la possibilità, in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, di accedere a questo trattamento previdenziale alle donne e i requisiti sono stati già ricordati dalle colleghe e dai colleghi che mi hanno preceduto. Vorrei anche sottolineare che nella manovra Fornero, la legge 22 dicembre 2011, n. 214, all'articolo 24, comma 14, è stato espressamente stabilito che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del presente decreto, continuano ad applicarsi ai soggetti di cui all'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004, quindi ulteriore conferma dell'Opzione donna da parte del Parlamento.
  Ebbene, vorrei sottolineare che le circolari non rientrano nella gerarchia delle fonti del diritto, non sono fonti del diritto. Non possono imporre ai cittadini nessun adempimento o condizione o requisito in più a quelli previsti dalla legge o da un atto avente forza di legge per avere il riconoscimento di un diritto. Quando le circolari o quando provvedimenti di tipo amministrativo fanno questo, violano le norme approvate dai rappresentanti del popolo, le norme che hanno creato legittime aspettative, in questo caso anche diritti e questa è un'ingiustizia palese a cui l'esecutivo deve porre assolutamente rimedio ripristinando la validità piena di norme approvate dai rappresentanti del popolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  LUCA FRUSONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie Presidente, voglio intervenire per denunciare un fatto che purtroppo accade ad ogni tornata elettorale. Infatti, è di pochi giorni la notizia della conclusione delle indagini preliminari per quanto riguarda le irregolarità che ci sono state durante la tornata elettorale nel comune di Ceccano in provincia di Frosinone dove, stando alle carte dei giudici, ben 19 liste su 28 presentavano delle irregolarità. Questo è un fatto che si presenta, come dicevo, ad ogni tornata elettorale, potremo citare i casi di Torino, di Latina o anche quelli di Quarto di quest'anno, dove addirittura dei candidati sono stati esclusi. Questo fatto è molto preoccupante perché non solo in caso di nuove elezioni ci sarà un'ulteriore spesa da parte dello Stato, quindi dai cittadini, ma anche perché c’è una sorta di impunità verso questi amministratori ...

  PRESIDENTE. Colleghe, per favore, abbassate anche voi il tono della voce.

  LUCA FRUSONE. Verso questi amministratori che si apprestano a governare la cosa pubblica con questo bellissimo biglietto da visita che sarebbe la irregolarità ancor prima di entrare in un comune, in una provincia o in una regione, addirittura al Governo. Il problema però è quello che voglio spronare il Ministero dell'interno ad intervenire in questa materia attraverso un'interrogazione che presenterò domani, perché vediamo come questi fenomeni si ripresentino ogni tornata elettorale, ma non vengano mai prese delle serie contromisure normative, perché purtroppo rimane tutto ancora in mano semplicemente ai vari consiglieri comunali o provinciali che possono autenticare le firme, quindi rimane tutto in mano alla loro buona fede. Pag. 81Purtroppo, si deve intervenire anche perché è palese che, soprattutto nei comuni più piccoli, non vince più il candidato che ha il miglior programma ma vince chi fa più liste.

  NICOLA BIANCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Grazie Presidente, prendo parola per denunciare e per portare la voce dei cittadini più deboli e dei lavoratori del mio territorio. L'amministrazione comunale di Sorso (comune in provincia di Sassari) ha inviato le lettere di licenziamento a tutti i dipendenti della società Romangia Servizi, una società che vantava ben 40 dipendenti e che grazie ai tagli attuati a tutti i livelli istituzionali verranno licenziati aggravando ulteriormente la situazione sociale nel territorio. Stiamo parlando di padri di famiglia troppo giovani per andare in pensione ma troppo vecchi per reinserirsi nel mondo lavorativo. La spending review tanto voluta dai Governi non eletti da nessuno la stanno pagando a caro prezzo i lavoratori e i cittadini di piccole realtà come quella di Sorso. È nostro impegno cercare di sensibilizzare affinché una realtà occupazionale così importante nel territorio non muoia nell'indifferenza generale. Questo è il risultato di una politica che in periodi di vacche grasse ha scialacquato in malo modo le risorse pubbliche e ha fatto ricadere la colpa, poi, sui lavoratori accusandoli di percepire stipendi da dirigente e di non avere la professionalità adeguata. Chiediamo che il Ministro Poletti intervenga quanto prima e chiediamo subito l'attuazione del reddito di cittadinanza che risolverebbe tutte queste criticità nel territorio.

  TIZIANA CIPRINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signora Presidente, diversi istituti INPS, come il Comitato provinciale Forlì-Cesena, hanno approvato diversi ordini del giorno volti a dare la possibilità alle donne di andare in pensione con la cosiddetta «opzione donna», che permette di andare in pensione con 57 anni di età per le dipendenti e 58 per le autonome e 35 anni di contributi, generando così un risparmio cospicuo per le casse dello Stato. Noi ci battiamo affinché le donne, penalizzate dalla Fornero, abbiano il diritto di scelta e facciamo presente di aver già depositato una proposta di legge per chiedere la proroga di «opzione donna» anche alle lavoratrici autonome e chiediamo con forza al Governo di intervenire per modificare le circolari INPS restrittive e lesive dei diritti delle donne. I soldi ci sono e invitiamo il Governo a usarli e a usarli bene per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente, la sicurezza sul lavoro certamente non ha bisogno di lacrime del giorno dopo, diceva Rocco Palese citando uno scritto di qualche giorno fa, che mi appartiene. Io credo che la sicurezza sul lavoro ha bisogno di provvedimenti seri che possano riguardare una parola che si chiama «prevenzione»; salvare le vite umane non è certamente patrimonio di solidarietà, di partecipazione, di vicinanza.
  Quando si arriva dopo un infortunio sul lavoro si arriva sempre, come diceva Jhering, troppo tardi. Allora due sono le soluzioni che io mi prometto e mi riprometto di stressare, uso questo termine, nelle scelte di questo Parlamento. La prima è la totale defiscalizzazione degli oneri della sicurezza, perché è evidente che la sicurezza deve essere necessariamente un investimento, non deve essere un costo e soprattutto nel Mezzogiorno, che è il luogo dove gli infortuni sul lavoro si ripetono, soprattutto in materia di edilizia, con una direi drammatica consuetudine, è evidente che le imprese in difficoltà non possono sopportare ulteriormente i costi della sicurezza.Pag. 82
  Presidente, io penso che eliminare qualche partecipata, io penso che la Ragioneria dello Stato, penso che il MEF debbano mettersi la mano sulla coscienza e assicurare le coperture, come tante volte hanno fatto per problemi molto meno rilevanti, per la completa defiscalizzazione dei costi della sicurezza, perché la sicurezza possa essere appetita e appetibile dalle imprese. Un secondo passaggio, Presidente. Mi sembra fondamentale che alle imprese e a coloro che si occupano di sicurezza sul lavoro si estenda lo stesso regime che abbiamo previsto all'articolo 3 della legge Balduzzi per i medici, cioè una responsabilità che tenga conto della premialità dell'adempimento. Se l'imprenditore, in materia di sicurezza, ha dei modelli 231 ben implementati ed efficaci e adempie a tutte le prescrizioni in materia di sicurezza sul lavoro, io penso che possa e debba rispondere penalmente solo di colpa grave e non di colpa lieve.
  Credo che questo sia il futuro: la necessità di trasferire sull'impresa le attenzioni del Governo e del Parlamento per fare in modo che quello che è accaduto a Modugno, nella mia terra, qualche giorno fa, non possa più ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Annunzio di questioni pregiudiziali.

  PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, sono state presentate due questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge recante la partecipazione italiana alla missione EUNAVFOR-MED, che saranno iscritte all'ordine del giorno della seduta di domani, mercoledì 29 luglio, dopo il seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani avvertendo che l'organizzazione dei tempi per lo svolgimento della discussione sulle linee generali della proposta di legge recante modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

  Mercoledì 29 luglio 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30 e al termine del punto 5)

  1. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 1335 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 3055).
   — Relatore: Amendola.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014 (C. 3027-A).
   — Relatore: Rabino.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009 (C. 1924-A).
   — Relatore: Amendola.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014 (C. 3131-A).
   — Relatore: Rabino.

Pag. 83

  2. – Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
   S. 1997 – Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED (Approvato dal Senato) (C. 3249).

  3. – Discussione della proposta di legge:
   MOLTENI ed altri: Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato (C. 1129-A).
   — Relatore: Molteni.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,15)

  5. – Informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell'ambito dell'Eurogruppo del 12 luglio scorso con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia e sugli intendimenti in merito alla ristrutturazione del debito sovrano.

  La seduta termina alle 20,55.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DELLE DEPUTATE PIA ELDA LOCATELLI E PAOLA BINETTI SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN AMBITO INTERNAZIONALE IN RELAZIONE AL FENOMENO DEI MATRIMONI PRECOCI E FORZATI DI MINORI

  PIA ELDA LOCATELLI. La discussione generale su questa mozione ha illustrato il fenomeno nei suoi aspetti numerici – per quanto si tratti spesso di dati stimati –, nelle sue cause, nelle sue gravi conseguenze.
  L'Unicef parla di decine di milioni di spose bambine e riferisce che nel mondo sono 700 milioni le donne viventi sposate prima dei 18 anni. 118 anni vengono indicati come età al di sotto della quale non è «accettabile» che una ragazza, una bambina si sposi, ma ogni anno i matrimoni al di sotto di quell'età sono 15 milioni. Una buona parte coinvolge ragazze giovanissime, spesso bambine che non hanno compiuto 15 anni, in alcuni casi nemmeno 12, in altri addirittura 9.
  Questa pratica crudele è diffusa in molti Paesi del mondo, in particolare in Asia meridionale e in Africa sub-sahariana, ma interessa anche la stessa Italia dove i dati, pochi e non ufficiali, parlano di 2 mila ragazze, anche nate nel nostro Paese, ma costrette a sposarsi nei Paesi di origine della famiglia.
  È facile immaginare le conseguenze di quella che io chiamo «pedofilia legalizzata»: abbandono scolastico che tarpa ogni prospettiva futura, la possibilità di una vita autonoma e l'indipendenza economica; violenze; stupri; danni irreversibili per la salute; aborti; spesso, troppo spesso, la morte. Anche la prole da gravidanze precoci ne soffre le conseguenze: chi nasce da una madre-bambina o comunque minorenne ha un'alta probabilità di morire in età neonatale e, anche quando sopravvive, corre maggiori rischi di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici.
  Questi matrimoni hanno all'origine due cause di fondo: norme sociali che sanciscono numerose forme di disparità che portano le donne di tutte le età, ma in particolare le più giovani, ad essere private dei loro diritti e la povertà che riguarda milioni di persone, soprattutto donne, e milioni di famiglie; norme sociali e povertà che si intrecciano e si alimentano reciprocamente.
  Sappiamo che le norme sociali si possono cambiare soprattutto investendo nella scolarizzazione e nell'educazione, ma la pratica dei matrimoni precoci è un ostacolo fortissimo alla scolarizzazione, gli abbandoni scolastici sono la normalità in queste situazioni, creando così un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.Pag. 84
  La povertà: questi matrimoni sono quasi sempre incoraggiati e promossi dalle famiglie come rimedio alla povertà, come mezzo per «liberarsi» delle figlie, considerate un peso perché «poco produttive», oltre che nella speranza di assicurare loro un futuro migliore, in termini sia finanziari sia sociali. Se non saremo in grado di offrire prospettive di sviluppo che rendano meno difficile rifiutare una dote in cambio di una figlia di pochi anni, non riusciremo ad eliminare questa pratica.
  Nell'opinione pubblica internazionale sta crescendo la consapevolezza della barbarie di questa pratica, lo dimostra l'approvazione di risoluzioni da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite pochi mesi fa e del Consiglio Diritti Umani dell'ONU pochi giorni fa, ma sono ancora troppi i Paesi dove le ragazze possono sposarsi al di sotto dei 18 anni e addirittura anche prima di compiere i 15, per non parlare di quelli in cui, nonostante i divieti, si verificano casi limite di matrimoni combinati con bambine anche di 8 o 10 anni.
  Troppo spesso si è portati a pensare che queste pratiche riguardino realtà anche geograficamente, oltre che culturalmente, lontane da noi. Non è più così ! Le recenti trasformazioni demografiche indotte dalle migrazioni hanno portato il problema anche a casa nostra, perché le comunità che migrano importano le loro norme sociali, che vengono mantenute, anzi a volte rafforzate come difesa identitaria in un ambiente sociale e culturale a loro totalmente estraneo, in cui spesso si sentono o sono isolati, quando non rifiutati.
  Le risoluzioni ONU chiedono un impegno a prevenire ed eliminare la pratica dei matrimoni forzati. Quali gli strumenti e le azioni ?
  Possiamo iniziare dalla realtà a noi più vicina, quella del nostro Paese, per conoscerla: anche se in numero ridotto rispetto ad altri Paesi, questo fenomeno c’è anche da noi, benché nessuno o quasi lo sappia. In primis è necessario attuare un'analisi paziente ed accurata dei dati. Non ne abbiamo di certi in quanto non esiste una raccolta di dati specifica sull'argomento ma, come ci ha raccontato Maura Misiti, ricercatrice del CNR, ci sono due indagini «utili» per iniziare a studiare e capire il fenomeno, anche se la validazione dei dati non è ancora stata completata. La prima è la ricerca dell'Istat sulla violenza, che si rivolge alle donne italiane ma che comprende anche un campione di donne immigrate, in cui è stata inserita una domanda sulla libertà di scelta matrimoniale. La seconda è un'indagine dell'Istat compiuta su una popolazione di immigrate dove è presente una domanda sulle modalità di matrimonio. A ciò si può aggiungere l'individuazione dei Paesi di provenienza di migranti in cui la pratica dei matrimoni precoci e forzati è diffusa e valutare la possibile ripetizione della pratica da noi, nella consapevolezza che le percentuali dei Paesi di provenienza non si applicano automaticamente perché i passaggi della migrazione modificano i comportamenti. Da lì si può partire, anche suggerendo che una tale ricerca sia inclusa nel Piano contro la violenza da poco licenziato, che prevede la raccolta di dati. Diamo alla raccolta dati anche questa «specializzazione» ! Il Piano antiviolenza è largamente ispirato dalla Convenzione di Istanbul, che chiede impegno contro questa pratica crudele, in particolare agli articoli 32, sulle conseguenze civili dei matrimoni forzati, 37 sulle misure legislative per combatterli, e 59 sui trasferimenti da un Paese all'altro a causa dei matrimoni forzati.
  Un altro strumento può essere un'educazione ai diritti che non coinvolga solo le vittime ma anche le loro comunità di appartenenza, a partire dai padri, dai fratelli, dai ragazzi.... Bisogna ben capire perché un padre, un fratello arrivano a «vendere» una figlia o una sorella, e far loro comprendere che questa pratica è una grave violazione dei diritti umani, una grave violenza su queste bambine, adolescenti, giovani donne. Le scuole, soprattutto quelle a presenza mista per etnie, e le comunità sono aree possibili di intervento educativo. Per insegnare a padri e fratelli che non sono i padroni delle figlie e delle sorelle; per aiutare le madri a Pag. 85difendere le figlie, a non subire od essere «complici» loro stesse di queste atrocità e per educare le ragazze al senso profondo di una vita autodeterminata, alla consapevolezza di sé e dei propri diritti.
  Poi una grande campagna internazionale, intensa come quella che il nostro Paese, anche grazie all'impegno di Emma Bonino, e insieme a lei altre ed altri, ha condotto nel mondo contro le mutilazioni dei genitali femminili. Certamente non abbiamo sradicato questa pratica, ma sono sempre più numerosi i Paesi che hanno legiferato perché sia considerata un crimine e sempre più forte è la condanna non solo negli organismi internazionali ma anche nell'opinione pubblica diffusa.
  Un primo passo in questa direzione è l'inclusione negli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile post 2015 della prevenzione ed eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, insieme a quella delle mutilazioni genitali femminili. È una chiara presa di posizione a favore dello sviluppo sostenibile, di cui queste pratiche costituiscono un forte ostacolo negando a donne di tutte le età, a partire dalle bambine, i diritti umani fondamentali per la piena realizzazione di sé, a favore dell’empowerment attraverso l'educazione e di prospettive di vita futura autonoma ed autodeterminata, oltre che in salute e produttiva. Va in questa direzione l'appello di Berlino che abbiamo approvato nel forum parlamentare del 16 e 17 aprile scorsi, cui hanno partecipato donne di 50 Parlamenti nazionali; per il Parlamento Italiano eravamo presenti la collega Sandra Zampa ed io insieme ad Aidos, ONG in rappresentanza della società civile italiana. Coerentemente chiediamo di sostenere finanziariamente programmi e progetti di cooperazione internazionale per la prevenzione e l'abbandono di questa pratica. Infine chiediamo di dare attuazione alle due risoluzioni delle Nazioni Unite, dell'Assemblea generale del dicembre scorso e del Consiglio dei diritti umani appena approvata a Ginevra, a proposito delle quali vorrei ringraziare il personale della nostra rappresentanza per essere stato capofila di queste iniziative e co-sponsor, insieme alla Sierra Leone, per la seconda risoluzione. Siamo orgogliosi del ruolo attivo dell'Italia su questi temi a difesa dei diritti umani di tutti e di quelli delle donne in particolare. Sono investimenti a lungo termine che rivelano una lungimiranza non sempre capita ed apprezzata, ma solo la lungimiranza può aiutare il mondo a cambiare in meglio.

  PAOLA BINETTI. Premessa – Una risoluzione ONU di sostanza.
  Il 2 luglio 2015 il Consiglio Diritti Umani dell'ONU ha adottato la prima Risoluzione di sostanza sulla prevenzione e l'eradicazione dei Matrimoni Precoci e Forzati («Child, Early and Forced Marriages»), un significativo progresso nella tutela dei diritti umani e delle libertà individuali. L'Italia, con la Sierra Leone, ha co-presieduto i negoziati per definire il testo della Risoluzione, che ribadisce che i matrimoni precoci e forzati rappresentano una violazione dei diritti umani, in particolare delle donne e delle bambine. La Risoluzione sottolinea l'importanza del coinvolgimento dell'intera società e richiama gli attori impegnati nel settore umanitario a rafforzare il monitoraggio e gli interventi di prevenzione per contrastare il ricorso ai matrimoni precoci e forzati.
  Il ruolo attivo svolto dall'Italia, membro dal 2013 del gruppo transregionale di Paesi che si oppongono a tale pratica, per l'eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, così come delle mutilazioni genitali femminili, conferma la priorità accordata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ai diritti dei minori, soprattutto delle bambine. Il traguardo di oggi è il risultato degli sforzi della diplomazia italiana di coagulare il consenso su tale tema, attraverso il dialogo inclusivo con partner appartenenti a tutti i gruppi regionali. Precedentemente: il 18 dicembre 2013 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva adottato una prima «risoluzione di sostanza» sui matrimoni di minori, precoci e forzati; questa risoluzione comprendeva raccomandazioni per sostenere le ragazze più a rischio offrendo loro formazione professionale, Pag. 86sostegno psicologico e attività che le aiutino a considerare scelte alternative al matrimonio in età minorile. Si sa che le ragazze prive di qualsiasi istruzione hanno probabilità fino a 6 volte maggiori di sposa r precocemente rispetto alle coetanee che hanno frequentato la scuola secondaria. Ogni singolo anno di frequenza scolastica in più aumenta dal 15 al 20 per cento la possibilità di guadagnare un salario migliore.
  I matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano, anche al di sotto dei 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (articolo 12) e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento (articolo 19), e alle disposizioni di altri importanti strumenti del diritto internazionale. I matrimoni precoci rappresentano una delle maggiori forme di abuso sessuale e di sfruttamento delle bambine. Sono un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, come sradicare la povertà e la fame, assicurare l'istruzione primaria universale, proteggere la vita delle bambine e dei bambini e migliorare la salute.
  Quanti sono i CEFM. Secondo le stime dell'Unicef nel mondo ci sono oltre 60 milioni di spose bambine a causa della pratica dei matrimoni di minori, precoci, forzati. Basti pensare che se attualmente le nozze forzate nel mondo sono circa 60 milioni ogni anno, le Nazioni Unite hanno previsto che, senza interventi specifici, si potrebbe arrivare a 140 milioni entro il 2020. Attualmente sono 141 gli Stati nei quali lo stupro domestico è ancora legale. Tra i rifugiati siriani che vivono in Giordania ad esempio, il tasso di matrimoni precoci è cresciuto dal 18 per cento (del 2012) al 25 per cento (del 2013) di tutti i matrimoni. Gli ultimi dati mostrano che questo tasso è ulteriormente aumentato al 32 per cento nei primi tre mesi del 2014. Prima della guerra, in Siria la media dei matrimoni che coinvolgevano ragazze con meno di 18 anni era del 13 per cento.
  Come si celebrano i CEFM. I matrimoni forzati hanno una dinamica accertata. In Italia viene stretto l'accordo: i genitori della bimba la promettono in sposa a un uomo molto più grande in cambio di denaro e del mantenimento della ragazzina. Le nozze avvengono però nei Paesi d'origine, perché nel nostro ordinamento i matrimoni con minori sono vietati. Ed è possibile sposarsi a 16 anni solo per gravi motivi comprovati dal Tribunale. Per questo le bambine, vittime di questa tratta, vengono portare via con l'inganno. E, una volta arrivate in Pakistan, India, Bangladesh, Albania o Turchia finiscono sull'altare, accanto a un uomo che spesso ha decine di anni di più. Nel nostro Paese i casi ogni anno sono circa duemila, ma mancano dati precisi, quindi pensiamo possano essere anche molti di più – spiega Tiziana Dal Pra, presidente dell'Associazione Trama di Terre –.
  Perché si fanno. – Questi matrimoni sono quasi sempre incoraggiati e promossi dalle famiglie come rimedio alla povertà, come mezzo per «liberarsi» delle figlie, considerate un peso, perché «poco produttive», nella speranza di assicurare loro un futuro migliore, in termini sia finanziari sia sociali.
  Con quali conseguenze. Sposarsi in età precoce comporta una serie di conseguenze negative per la salute e lo sviluppo. Al matrimonio precoce segue quasi inevitabilmente l'abbandono scolastico e una gravidanza altrettanto precoce, pericolosa sia per la neo-mamma che per il suo bambino.
  Violenze fisiche e psicologiche. – Comportano una serie di conseguenze negative che segnano per sempre la vita delle spose bambine: sottratte all'ambiente della famiglia e a volte della comunità di origine, sono soggette a violenze fisiche, psicologiche, economiche e sessuali, vittime di abusi e sfruttamento. Limitate nelle opportunità educative e professionali vivono esperienze che comportano conseguenze pesanti sulla sfera affettiva, sociale e culturale.
  Gravidanze ad alto rischio. – Al matrimonio precoce seguono quasi sempre gravidanze altrettanto precoci che provocano decine di migliaia morti, una quota rilevante della mortalità materna complessiva. I figli nati da una madre-bambina o Pag. 87comunque minorenne hanno un'alta probabilità di morire in età neonatale e, anche quando sopravvivono, corrono maggiori rischi di denutrizione e di ritardi cognitivi o fisici.
  Rischio di morire per le madri. – Nel 1994, 179 Governi rappresentati alla Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo hanno riconosciuto il legame diretto tra matrimoni precoci, gravidanze in età adolescenziale e alti tassi di mortalità materna e hanno sottolineato il ruolo cruciale dell'educazione nelle azioni di prevenzione.
  Le strategie UNICEF per la prevenzione puntano a promuovere l'istruzione, a garantire un ambiente sicuro e accogliente in cui le ragazze possano discutere dei propri problemi, a instaurare un dialogo con famiglie e leader comunitari e religiosi. Tutti elementi che giocano un ruolo importante nella strategia complessiva che l'UNICEF attua per fronteggiare questo problema e che si concentrano: sulla sensibilizzazione delle comunità sui diritti delle bambine e delle ragazze, attraverso campagne nazionali che una fitta e paziente attività di dialogo finalizzata a conquistare il consenso dei genitori e dei leader religiosi e comunitari; sull'affiancamento dei Governi dei Paesi coinvolti nel fenomeno per migliorare le leggi, le politiche e i servizi sociali; sulla promozione di una scuola di qualità per tutti i bambini, con particolare attenzione alla parità di genere: è la migliore strategia per proteggere le bambine dai matrimoni precoci, così come dal lavoro minorile e da altre violazioni dei diritti.
  Occorrono strumenti di protezione molto forti per le ragazze che sfuggono ai matrimoni forzati. Perché loro non hanno contro solo la famiglia d'origine, ma l'intera comunità«. Insomma, si dovrebbero inserire queste piccole donne nel piano nazionale anti violenza. Anche perché il rischio, in mancanza di interventi efficaci, è che nei prossimi anni la situazione possa peggiorare. E la situazione è terribile nei Paesi in via di sviluppo: qui una bambina su tre si sposa prima dei 18 anni, una su nove prima di aver compiuto 15 anni. L'associazione Plan ha calcolato che in queste nazioni i matrimoni forzati sono 14 milioni l'anno, 41 mila al giorno. Uno ogni tre minuti. Il dato è ancora più agghiacciante se si pensa che basta attraversare il mare Adriatico per imbattersi in storie di violazione dei diritti di moltissime bambine.
  In analogia con le MGF (mutilazioni genitali femminili): stesso impegno. L'azione per prevenire ed eliminare i matrimoni di minori, precoci e forzati richiede altrettanto impegno di quello profuso nella campagna mondiale per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Secondo i dati delle Nazioni Unite, pubblicati in occasione della ultima giornata internazionale «tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili», il numero delle ragazze vittime di questa pratica, che mette in serio pericolo la loro vita, è diminuito e l'adozione unanime da parte dell'assemblea generale delle Nazioni Unite della risoluzione del dicembre 2012 con la quale gli Stati membri sono stati invitati a intensificare gli impegni per la completa eliminazione delle mutilazioni genitali femminili ha certamente contribuito al conseguimento di questo risultato.
  La mozione impegna il Governo:
   a dare attuazione alla risoluzione 69/156 «Matrimoni di minori, precoci, forzati» adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2014;
   a contribuire a dare impulso e a sostenere a livello globale la campagna per prevenire ed eliminare questa pratica che viola i diritti umani delle bambine con l'impegno e la determinazione già mostrati per la campagna contro le mutilazioni dei genitali femminili;
   a sostenere finanziariamente programmi e progetti di cooperazione internazionale volti alla prevenzione e all'abbandono dei matrimoni di minori, precoci e forzati.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1129

Pdl n. 1129 – Giudizio abbreviato

Discussione generale: 7 ore e 30 minuti

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti
 Partito Democratico 43 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
33 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 31 minuti
  Alternativa Libera 13 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Locatelli e a. 1-553 n.f. 449 449 225 449 70 Appr.
2 Nom. Moz. Rondini e a. 1-945 rif. 454 426 28 214 426 70 Appr.
3 Nom. Moz.Pellegrino e a.1-815 n.f. p.I 451 450 1 226 450 66 Appr.
4 Nom. Moz.Pellegrino e a.1-815 n.f. p.II 449 446 3 224 179 267 65 Resp.
5 Nom. Moz.Pellegrino e a.1-815 n.f.p.III 446 443 3 222 174 269 65 Resp.
6 Nom. Moz.Pellegrino e a.1-815 n.f. p.IV 453 451 2 226 178 273 65 Resp.
7 Nom. Moz.Pellegrino e a.1-815 n.f. p.V 452 451 1 226 178 273 65 Resp.
8 Nom. Moz. Bianchi S. e a. 1-941 rif. 453 371 82 186 369 2 65 Appr.
9 Nom. Moz. Busto e a. 1-951 rif. p.I 452 450 2 226 450 65 Appr.
10 Nom. Moz. Busto e a. 1-951 rif. p.II 449 447 2 224 134 313 65 Resp.
11 Nom. Moz. Palese e a. 1-953 rif. 450 446 4 224 332 114 65 Appr.
12 Nom. Moz. Matarrese e a. 1-954 rif. 450 443 7 222 360 83 65 Appr.
13 Nom. Moz. Segoni e a. 1-955 rif. 449 374 75 188 373 1 65 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Allasia e a. 1-961 rif. 447 441 6 221 366 75 65 Appr.