Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 467 di giovedì 23 luglio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 luglio 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bernardo, De Menech, Fontanelli, Pes e Venittelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza del medesimo gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 21 luglio 2015, il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha proceduto, nella medesima data, all'integrazione dell'ufficio di presidenza, che risulta ora così composto: vicepresidente vicario: Matteo Mauri; vicepresidenti: Titti Di Salvo, Silvia Fregolent, Gero Grassi, Chiara Gribaudo, Andrea Martella, Alessia Morani; segretari: Caterina Bini, Marco Di Maio, Cinzia Fontana, Laura Garavini, Andrea Giorgis, Giuseppe Guerini, Barbara Pollastrini e Nicola Stumpo; tesoriere: Daniele Marantelli.
  Ai deputati Matteo Mauri, Caterina Bini e Cinzia Fontana è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

  PRESIDENTE. Comunico di avere chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la Pag. 2vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Sergio Boccadutri, in sostituzione del deputato Ettore Guglielmo Epifani, dimissionario.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria (A.C. 3201-A/R) (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3201-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria.
  Ricordo che nella seduta del 21 luglio il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 luglio 2015).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Preannunziando il voto di fiducia del gruppo socialista, voglio soffermarmi brevemente – d'altronde, non potrebbe essere diverso – su tre punti del provvedimento. Il primo riguarda le norme in materia di velocizzazione delle procedure fallimentari, misura indispensabile non tanto per favorire le banche, ma per rilanciare il credito e ridare ossigeno alle imprese, intervenendo sulla mole dei crediti deteriorati in linea con quanto accade negli altri Paesi europei.
  Secondo punto: un'altra norma importante, contenuta nel testo, per la definizione della quale noi socialisti rivendichiamo il merito, è quella che avvia a soluzione l'annoso problema dei precari della giustizia. È una norma che consente di intervenire per fronteggiare la cronica mancanza di personale e restituire dignità e certezze ad una quota importante di lavoratori e lavoratrici, in buona parte giovani laureati, che, con appena 400 euro mensili, garantiscono la funzionalità degli uffici giudiziari.
  Il terzo, più controverso, è il cosiddetto «emendamento Ilva», che ci pone di fronte a due questioni, entrambe vitali. La prima è far tornare l'Ilva ad essere una grande acciaieria; allo stesso tempo, non possiamo banalizzare, e anzi negare, l'enorme preoccupazione per il disastro ambientale che ha colpito la popolazione di Taranto e la provincia tutta.
  Mettere in sicurezza l'impianto è questione primaria, perché non vi può essere risanamento e rilancio dell'Ilva senza la salvaguardia, in tutti i sensi e in tutti gli ambiti, di chi vi lavora, e quindi senza il risanamento ambientale. Questo provvedimento non va contro l'una o l'altra di queste esigenze; al contrario, vuole rispondere ad entrambe, cercando di contenere le conseguenze di una sentenza che, altrimenti, rischia di portare alla chiusura definitiva dell'Ilva. I socialisti votano a favore della fiducia al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, intervengo, ovviamente, per Pag. 3annunciare il nostro voto contrario alla fiducia al Governo. Ed è evidente che votiamo contro, innanzitutto, e al di là del merito o della forma, perché noi non abbiamo fiducia in Matteo Renzi, non abbiamo fiducia in questo Governo che mostra sempre crepe enormi, dalla politica estera, dalla figuraccia e l'abbandono dei nostri marò, alla vicenda tragica per gli immigrati della Libia, pericolosissima per la nostra sicurezza interna con tutte le vicende connesse alla gravissima crisi economica. È una politica del Governo che non fa nulla per lo sviluppo economico, non difende i lavoratori, e ne parleremo anche per quanto riguarda questo decreto. È un Governo che, in realtà, è sempre più prono alle parti peggiori della cultura di questa Europa in mano alle banche, alle multinazionali e alle tecnocrazie, che si esprime in un sostegno forte alla politica dei poteri forti, alla politica delle banche, come persino in questo decreto possiamo riscontrare. Ovviamente non ci fidiamo, aspettiamo che le promesse e i risultati lanciati, a più riprese, soltanto come spot televisivi dal Premier Renzi si tramutino in dati reali per l'economia, in dati reali per la sicurezza dei nostri cittadini.
  Concretamente, sul «decreto-legge fallimentare» osserviamo che la materia fallimentare è una materia assai complessa, perché si basa su un bilanciamento di interessi forti, da quelli giusti rivendicati dalle imprese, la certezza dei crediti, la rapidità delle procedure esecutive, concorsuali e fallimentari, a quelli della tutela del contraente debole, dei debitori in maniera particolare, delle famiglie; pensiamo alla circostanza dell'espropriazione della prima casa che vede, guarda caso, come al solito, il più delle volte, come i creditori per eccellenza siano banche e finanziarie, quindi gli amici e i sostenitori di questo Governo. Ma, al di là del merito di un decreto-legge su una materia così importante, quello che spaventa è che, ancora una volta, il Governo, calpestando la Costituzione e la giurisprudenza costituzionale, punti su una eterogeneità delle materie assolutamente inaccettabile, sia per quanto riguarda la decretazione d'urgenza, sia per quanto riguarda poi anche la posizione della fiducia su parti di questo decreto, quindi strozzando la discussione parlamentare e lasciando, peraltro, che sia la Commissione giustizia ad affrontare tematiche economiche in chiaro dispregio delle più normali norme di buon andamento del diritto parlamentare. Così si passa dall'esame del concordato preventivo, al diritto fallimentare, alle procedure esecutive, alla deducibilità dei crediti deteriorati, quindi con agevolazioni per le banche e, perfino, alle tematiche relative all'Ilva, quindi all'idea di inserire all'interno di questo decreto, che sembra un decreto omnibus oramai, anche tematiche legate, da una parte, agli aspetti giudiziari dei sequestri delle attività imprenditoriali, quando queste, a giudizio del Governo, possono riguardare interessi strategici nazionali economici, dall'altra, a norme proprio in materia economica. Quindi, si tratta di una grande confusione, di un grande pasticcio e, oltre il merito, vi è anche questo aspetto: quando si vuole toccare la forma, come diceva Carnelutti, noi temiamo fortemente che si voglia intaccare anche la sostanza, ed è questo quello che poi, concretamente, il Governo porta avanti. Rispetto al concordato preventivo, come ho già detto, notiamo sicuramente la volontà del Ministro Orlando di fare qualche passo positivo in avanti, ma riteniamo la materia assolutamente delicata. Lo stesso ragionamento potremmo fare sulla vicenda delle procedure esecutive. Su questo intendiamo dire che siamo d'accordo sulla velocizzazione, siamo d'accordo su tutto, però non possiamo tollerare che il Governo non metta al centro, in una riforma complessiva del diritto fallimentare, delle procedure concorsuali, della certezza del credito, della velocità e dell'esigibilità dei crediti, il tema della difesa della prima casa.
  Non possiamo immaginare che si gettino in mezzo alla strada famiglie, che, con tanti sacrifici, magari hanno un unico bene rifugio che è la casa, e che debbano poi diventare dei barboni, semplicemente perché le banche sono incapaci, come Pag. 4avviene in tutte le altre parti del mondo, di gestire in maniera serena il credito.
  In contemporanea, noi andiamo a fare un autentico regalo alle banche, nel senso che gli consentiamo di dedurre i crediti deteriorati, quindi i crediti e le passività non più esigibili, non più in cinque anni (e ciò grazie al Governo Letta, poiché sappiamo che in passato erano addirittura diciotto anni) ma addirittura in un anno solo, senza obbligare le banche, di converso, ad una politica chiara, trasparente, obbligata, precisa e delineata a favore del credito alle imprese e alle famiglie. Facciamo loro un favore che il Governo dice non costa nulla, ma è chiaramente una bugia perché, come si può immaginare, in un anno solo, le banche potranno dedurre sul piano fiscale gli oltre 20 miliardi di passività, che hanno accumulato in questi anni e che dovrebbero pagare. Infatti, si parla tanto di voler punire i colletti bianchi, ma poi non si va fino in fondo e si finisce con il salvaguardare proprio quei colletti bianchi che detengono il potere della nostra democrazia, che di fatto l'hanno svilita e che, con leader eletti grazie ai loro giornali e grazie alle loro televisioni, hanno voluto e imposto al Parlamento una legge elettorale, che consente di nominare i parlamentari e quindi di non avere il popolo qui in Parlamento, ma di avere gli «yesman» dei leader, che sono gli «yesman» delle banche e delle finanziarie. Quindi, è grave che, ancora una volta, si faccia un regalo a queste banche e si consenta loro in un anno solo di dedurre forse anche 20 miliardi di passività – quindi almeno 6 miliardi di tasse in meno, che significa una cosa pesantissima per la nostra economia – senza obbligarle di converso a nessuna norma chiara e trasparente a favore dei clienti e, diciamo noi, a favore dei contraenti deboli, che sono le famiglie e gli imprenditori che si rivolgono alle banche. Sono quindi provvedimenti assolutamente bocciati su tutta la linea. Il Governo Renzi continua ad essere un Governo, altro che della sinistra ! Se uscisse fuori dalle tombe e dalle ceneri del secolo scorso la vera sinistra, lo prenderebbe a calci nel fondoschiena. È in realtà un Governo dei poteri forti, contro il popolo, contro i lavoratori, contro gli interessi nazionali.
  La vicenda dell'Ilva è anche assai delicata e certamente non può essere trattata con un emendamento e con l'apposizione della fiducia. Noi siamo assolutamente concordi nell'idea che l'economia e soprattutto gli impianti strategici nazionali debbano avere una salvaguardia, ma non possiamo immaginare che gli imprenditori, soprattutto grandi imprenditori, proprietari – parlo in generale –, la grande finanza, il grande capitale, le imprese storiche, che poi detengono banche, giornali, finanziarie, assicurazioni... è un intreccio che veramente fa paura e fa spavento alla democrazia, oltre che a noi, che cerchiamo di difenderla, forti della nostra cultura nazionalpopolare, che però vede al centro la difesa dell'identità del nostro popolo e della sua essenza in questa nazione.
  Credo che il Governo, anziché apporre fiducie, anziché fare decreti-legge, debba finalmente cercare di confrontarsi con serenità con il Parlamento, cercando di riportare l'economia vera e reale al centro dei nostri interessi. La tutela delle persone e, secondo noi, la tutela dei lavoratori sono assolutamente centrali. Le morti bianche, le morti anche nell'Ilva, dimostrano quanto sia fragile questa politica che si basa soltanto sugli spot. Con un decreto-legge su cui è stata posta la questione di fiducia, inserire una norma che dissequestra i cantieri industriali proprio in relazione alle normative della sicurezza del lavoro ci sembra addirittura assurdo sul piano giuridico, dopo tutte le chiacchiere che il vecchio Presidente della Repubblica ci ha abituato ad ascoltare sulla tutela dei lavoratori e che tante volte ripetono proprio i benpensanti di questa Terza Repubblica, che a chiacchiere parlano e declamano diritti e valori e, nei fatti, sono semplicemente al servizio dei poteri forti.
  Il nostro «no» è forte e convinto, al di là delle buone intenzioni da cui è partito il decreto-legge da parte del Ministro Orlando. Anzi ci dispiace molto, perché lo stimiamo, che si sia prestato a quest'operazione Pag. 5di Governo, dal punto di vista nostro squallida, inserendo in questo decreto tutto e il contrario di tutto, apponendo la fiducia, strozzando il dibattito parlamentare per arrivare presto a fare un favore ai propri amici e ai poteri forti, in vista dell'estate, e portare a casa un risultato assolutamente negativo per gli italiani, per la nostra economia, per il nostro futuro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Ancora una volta, siamo chiamati ad esprimerci sulla fiducia al Governo Renzi, che, per l'ennesima volta, con l'arroganza e la supponenza che lo contraddistingue, vuole far approvare velocemente, attraverso un decreto-legge, una serie di norme assolutamente eterogenee tra loro, norme che rappresentano, nella maniera più assoluta, una risposta non sufficiente né necessaria per ridare la fiducia al sistema delle imprese e delle aziende italiane.
  Si tratta di un decreto-legge che, già dal titolo, fa emergere come al suo interno vengono sommate materie e argomenti che tra loro non hanno alcuna connessione: interventi in tema di giustizia amministrativa fallimentare, procedure concorsuali, proroga del trattamento in servizio dei magistrati ordinari, TAR, temi di natura fiscale, crisi aziendali. In questo testo c’è tutto e il contrario di tutto. Per l'ennesima volta, il Governo, su materie che meriterebbero una trattazione specifica e molto più approfondita, fa sì che il Parlamento venga del tutto esautorato dal suo compito.
  E se comprendiamo che da parte della sinistra ci sia il consenso a che ciò avvenga nel totale silenzio di chi ormai è assopito al pensiero unico renziano, noi non abbiamo alcuna intenzione di accettare passivamente l'atteggiamento e le volontà di un Governo che, dati alla mano, con questo decreto-legge non produrrà alcun effetto positivo per l'Italia, tanto meno per le nostre imprese, e soprattutto per quel sistema giustizia di cui tanto si parla e che tanto avrebbe bisogno di essere migliorato.
  Lo sappiamo, il rapporto giustizia-sviluppo economico del Paese è un tema assolutamente centrale e fondamentale per assicurare la crescita del nostro territorio, delle nostre aziende. Ma al di là delle tante belle parole pronunciate da uno o più Ministri, di questo rapporto in questo decreto-legge non c’è alcuna traccia. Non è possibile immaginare che, attraverso un provvedimento tampone, come questo, si possa guarire un malato grave quale quello della giustizia nel nostro Paese. Il Governo non può certo pensare di averlo fatto con qualche normetta inserita in questo testo.
  La giustizia in Italia non funziona e se veramente Renzi volesse fare qualcosa di serio, che vada al di là dei suoi soliti tweet, ormai venuti a noia anche ai suoi estimatori, dovrebbe avere il coraggio di procedere finalmente ad una seria riforma del sistema giustizia, che ha ancora grandissimi problemi, soprattutto nel settore della giustizia civile, dove si registrano problemi enormi, tanto sull'arretrato quanto sulla pendenza – penso ai 9 milioni di processi che ancora pendono nel nostro sistema –, quanto sulla durata eccessiva dei processi stessi. Si tratta di problemi che non sono assolutamente risolti nel testo di questo provvedimento.
  È un Governo a cui noi non intendiamo dare la nostra fiducia perché non è in grado di affrontare quelle che sono le urgenze e le necessità per lo sviluppo economico del nostro Paese, che vedono nel rapporto tra economia, impresa e giustizia la chiave di volta se si vuole veramente rilanciare il Paese, un rapporto che, in questo provvedimento, non è preso in alcuna considerazione.
  È un Governo che svolge male i suoi compiti e che, al di là dei recenti e roboanti annunci che Renzi ha comunicato dal palco di Milano, continua a massacrare famiglie e imprese con una pressione fiscale alle stelle, mai così alta prima d'ora. E non abbiamo ancora capito come il Premier fiorentino intenda abbassare Pag. 6queste tasse di cui tanto parla. Tutti gli studi smentiscono le favole che questo Governo va a raccontare agli italiani.
  Il Ministro Boschi l'altra sera ha detto che, a differenza dei gufi e dei musi lunghi del suo partito, in realtà gli italiani sono molto contenti perché stanno vedendo la ripresa. Io vorrei sapere dal Ministro Boschi quali sono gli italiani che ha incontrato ultimamente, se si è mai confrontata con gli esodati, con i piccoli commercianti, con il sistema delle PMI, con quelle famiglie monoreddito con figli che sono state escluse dal bonus degli 80 euro, con le famiglie di quegli imprenditori che si sono tolti la vita perché non hanno saputo reggere all'urto della crisi, o con i rappresentanti di quelle sette imprese che, quotidianamente negli ultimi sei mesi di quest'anno, nel primo semestre 2015, hanno chiuso le loro attività.
  In questo fantastico mondo di «Renziland», fatto solo di annunci, si parla di rivoluzione fiscale, di grande rivoluzione fiscale. Peccato, però, che Renzi, ancora una volta, si è dimenticato di un grande popolo, che è il popolo delle partite IVA, il popolo a cui lui stesso aveva promesso che avrebbe proceduto per sollevare le partite IVA da una pressione fiscale eccessiva, ma soprattutto da una burocrazia eccessiva.
  Non tocca assolutamente quello che è il vero problema economico del Paese, che è quello di incentivare le imprese a investire in modernizzazione e, quindi, in innovazione, ricerca e formazione. Nel fantastico mondo di «Renziland», il Premier indica, come sempre, obiettivi ambiziosi, senza mai essersi assicurato prima gli strumenti idonei per poterli raggiungere, dimostrando di essere approssimativo e superficiale, così come ha fatto, perdendo e facendo perdere credibilità all'Italia nel contesto internazionale.
  Un Governo che fa ponti d'oro a profughi e immigrati clandestini, ma non si preoccupa minimamente di quei 550 mila italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) che sono andati via dall'Italia perché non hanno trovato un lavoro, che non si preoccupa minimamente di quelle 10 mila 600 imprese che hanno chiuso la loro attività; un Governo che continua a prendere in giro gli italiani.
  Noi, a questo Governo, diciamo basta. Questo Governo non è credibile e non lo è soprattutto quando afferma di voler ridurre le tasse dopo averne inserite – penso all'IMU agricola, alle tasse sugli imbullonati e potrei andare avanti per molto tempo ancora –, ma soprattutto non è credibile quando non ha ancora trovato i soldi per evitare, dal 1o gennaio 2016, l'aumento di due punti percentuali dell'IVA.
  E allora, guardate, i dati impietosi a cui ho voluto accennare non sono i dati che ha elaborato la destra becera e impresentabile della Lega, come Renzi ha voluto definirci ultimamente dedicando molto del suo tempo al look di Matteo Salvini, evidentemente non avendo altri argomenti per opporsi alla nostra opposizione. Questi dati sono stati prodotti da studi statistici importanti e testimoniano la fondatezza delle nostre tesi e delle nostre critiche.
  Questo è un Governo totalmente succube della politica rigorista della Germania, che non ha ottenuto in sede europea alcun risultato significativo per poter allargare i cordoni di quella spesa pubblica, finalizzandoli agli investimenti necessari nel nostro Paese per migliorare il quadro economico. E, guardate, non sono certo sufficienti le rassicurazioni del Ministro Padoan, che asseconda le balle di Renzi: lui stesso sa che il taglio delle tasse è l'ennesima boutade di un Presidente del Consiglio che, in calo nei sondaggi, come hanno dimostrato le ultime elezioni amministrative, cerca di recuperare consenso dando qualche spicciolo agli italiani. Ma ormai nessuno crede più a Renzi, nessuno crede più a questo Governo. Renzi, la sua credibilità, se l’è giocata già da un pezzo, anche durante quel disastroso semestre di Presidenza italiana, dove non è riuscito a portare a casa nessun risultato sui nodi centrali della nostra politica, ad eccezione di qualche poltrona, peraltro utilizzata veramente in maniera maldestra.Pag. 7
  In ultimo, noi della Lega non voteremo la fiducia a questo Governo, che dice di voler emanare con urgenza un decreto salva crisi aziendali: questo non è un decreto salva crisi aziendali, questo è l'ennesimo decreto salva banche in crisi ! E noi non possiamo accettare, ancora una volta, che i poteri forti della grande finanza e dell'economia abbiano il sopravvento su quelle che sono, invece, le necessità delle imprese, che, ancora oggi, malgrado le ingenti somme di liquidità che la BCE ha introdotto nel nostro sistema bancario, hanno una difficoltà immensa ad avere credito per poter continuare a sopravvivere e a portare avanti le proprie attività.
  Allora, ancora una volta, questo Governo dimostra la totale inadeguatezza della politica economica e finanziaria, un Governo il cui Presidente del Consiglio passa le sue giornate, oltre che a giocare alla Playstation, a giocare a domino con gli enti locali governati dai suoi esponenti del suo partito, mettendo il silenziatore al dissenso interno al Partito Democratico, ma – e ancor peggio – mettendo il silenziatore al Parlamento, che ancora una volta è chiamato a doversi esprimere sulla fiducia, senza potersi esprimere nella concretezza di un provvedimento che poteva essere importante. Ancora una volta, questo Governo ha perso una grande occasione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  BARBARA SALTAMARTINI. E, allora, per tutto questo, annuncio, ovviamente, il voto contrario del gruppo della Lega Nord, un voto contrario convinto, ma soprattutto un voto contrario perché noi riteniamo che sia arrivato il momento, per questo Governo, di andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, Scelta Civica voterà la fiducia al Governo, la voterà su questo provvedimento, perché questo provvedimento contiene una serie di misure che sono sicuramente utili al nostro sistema, come le misure che consentono di semplificare alcuni interventi durante le crisi aziendali, dalla finanza interinale, alle offerte concorrenti, alla possibilità di presentare proposte concorrenti nell'ambito dei concordati, tutte misure che aiuteranno, contrariamente a quello che si è sentito in questi giorni, a salvaguardare le aziende, perché il problema fondamentale è quello di consentire interventi e di avere normative che consentano di tenere in piedi le aziende in crisi e di trovare investitori, capitali, magari concorrenti, anche, rispetto a quelli dell'imprenditore in crisi, per mantenere i livelli occupazionali, per mantenere i posti di lavoro. Questo si verifica in molti casi e queste normative favoriscono la possibilità di agire rapidamente, di non perdere tempo come spesso succede e di non essere condizionati, troppo, da imprenditori che magari delle volte hanno causato la crisi della società e che poi ne ostacolano la ristrutturazione. Ovviamente è giusto che l'imprenditore abbia la possibilità di restaurare la situazione e di portare avanti la sua impresa, di sanarla, ma bisogna anche disporre di strumenti che consentano l'intervento di chi è disponibile a rilevare l'azienda quando per l'imprenditore sia impossibile farlo. Credo che, rispetto al primo testo, questo sia anche più bilanciato.
  Anche gli interventi che sono stati oggetto di critiche, poco fa, da chi ha parlato a nome, ad esempio, della Lega Nord, riguardanti le banche, sono stati interpretati in un modo che è esattamente l'opposto della realtà. Dire che l'intervento sulle perdite fiscali delle banche è un intervento che serve ad aiutare le banche e che non serve alle imprese, significa semplicemente non sapere come funziona il sistema bancario, non sapere le regole che governano il sistema bancario, perché il problema del credito alle nostre imprese è dato dalla scarsa capitalizzazione delle Pag. 8nostre banche, dai vincoli a cui sono soggette le nostre banche che erogano poco credito principalmente perché hanno i bilanci carichi di perdite, di crediti in sofferenza e non se ne liberano, perché l'effetto della cessione di questi crediti sarebbe negativo per i loro conti e ridurrebbe ulteriormente il credito alle imprese.
  Questa norma serve a facilitare la cessione da parte delle banche dei loro crediti in sofferenza che appesantiscono i loro bilanci ed è necessaria precisamente per aumentare il credito alle imprese. È evidente che chi parla dicendo il contrario o non ha capito o, semplicemente, fa finta di non aver capito, perché prendersela con il concetto di banca, con la banca cattiva e con il potere forte ovviamente ha una grande attrattiva mediatica, ma è semplicemente sbagliato. La traduzione, il racconto di questa norma che è stato fatto qui dentro è semplicemente sbagliato. Questo non vuol dire favorire le banche e i poteri forti, vuol dire riportare i conti delle nostre banche nelle condizioni delle altre banche europee che hanno ricominciato a fare credito precisamente dopo interventi come questo.
  Lo stesso vale per gli interventi che sono stati tanto criticati riguardanti la continuità aziendale delle imprese in crisi. È importante che si superi questa situazione per la quale la giusta azione penale nei confronti di chi ha provocato danni all'ambiente e alla salute dei cittadini deve essere compatibile con l'attività di impresa. La norma che è stata approvata non dice che le imprese possono proseguire la loro attività a costo di causare danni alla salute, dice una cosa diversa, subordina alla presentazione di un piano che tuteli la salute e la sicurezza la continuità dell'azienda, ma supera un problema che abbiamo vissuto varie volte in questi anni, che molti imprenditori hanno vissuto, e cioè il fatto che un procedimento penale determini il blocco totale dell'impresa, anche quando non necessariamente e strettamente richiesto per la tutela della salute e dell'ambiente, e questo a tutto danno delle imprese stesse, dei dipendenti, dei fornitori e di tutti quelli che su quelle imprese vivono.
  Quindi, si tratta di un intervento razionale, che supera un problema che il nostro ordinamento in generale deve affrontare e superare.
  Più in generale, il nostro gruppo voterà la fiducia a questo Governo, perché riteniamo che gli ultimi interventi e anche le recenti prese di posizione del Governo e del Presidente del Consiglio in materia fiscale vadano finalmente nella direzione giusta. Non si è più parlato di spesa, si è parlato in maniera forte e chiara di riduzione della pressione fiscale. Quella riduzione della pressione fiscale può avvenire soltanto attraverso una radicale revisione della spesa, perché in Italia ci può essere crescita soltanto migliorando il sistema, rendendolo più competitivo e riducendo la presenza del pubblico, sia nell'economia sia nella vita dei cittadini, attraverso una drastica riduzione della burocrazia.
  Siamo particolarmente soddisfatti del fatto che tutto il programma presentato dal Presidente del Consiglio sui tre anni sui temi fiscali comprenda riduzioni delle imposte sia sulle persone fisiche sia sulle imprese. Magari potremmo discutere delle priorità tra tassazione sulla casa e tassazione sulle imprese, ma nell'arco complessivo del piano del Governo la riduzione fiscale riguarderà tutti gli aspetti che sono necessari. Ci aspettiamo d'ora in avanti un'attività particolarmente incisiva sulla spesa e ci aspettiamo anche degli interventi forti sulla crescita, a partire da privatizzazione e liberalizzazione dei mercati.
  È in discussione il disegno di legge sulla concorrenza, ne parleremo nelle prossime settimane: credo che Scelta Civica sia l'unico gruppo che ha presentato emendamenti che sono sempre nella direzione di liberalizzare di più il nostro mercato, che è vincolato e spesso vittima, se non schiavo, di blocchi di carattere corporativo. Siamo gli unici che vanno sempre oltre le proposte, perché pensiamo che il nostro mercato debba essere liberalizzato.Pag. 9
  Auspichiamo che il Governo lavori in questo senso e pensiamo che nei prossimi mesi l'azione del Governo debba essere mirata all'obiettivo sicuramente della riduzione fiscale, ma anche che quell'obiettivo possa essere raggiunto solo attraverso – come ho detto – una radicale revisione della spesa pubblica, con interventi molto incisivi e molto rapidi e anche attraverso una liberalizzazione del nostro sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arcangelo Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, un Governo pone la questione di fiducia su una legge quando ritiene questa essenziale per la sua sopravvivenza, quando rinviene nel contenuto della legge o di un emendamento un fatto costitutivo del programma e dell'essenza del Governo.
  In questo caso, perché il Governo ha posto la fiducia ? Stavamo esaminando in Commissione giustizia, con il consueto affanno – con il consueto affanno ! –, un decreto-legge riguardante le materie che sono qui state descritte: il fallimento, le procedure esecutive e un'altra serie di eterogenee questioni e si è posta la questione di fiducia quando il Governo ha ritenuto di abbandonare un altro decreto-legge – emanato apposta per salvare l'Ilva nel senso in cui dirò fra poco – e di inserire il contenuto di parte di quel decreto-legge in questo decreto relativo al fallimento e alle altre procedure esecutive. Quando ha avvertito che questo Parlamento potesse mettere in discussione questa operazione giuridica e politica, allora è addivenuto alla decisione di porre la fiducia.
  Quindi, la fiducia non viene posta sul decreto-legge e sulle materie che esso conteneva originariamente, ma è stata determinata dalla necessità di portare a casa uno stravolgimento di alcuni principi costituzionali. Questo è il punto che non dobbiamo affatto dimenticare. Renzi sta continuando sostanzialmente il lavoro sporco che aveva iniziato Monti e che è proseguito con Letta, però con Renzi assistiamo ad un salto di qualità.
  Prima il disprezzo verso l'ambiente, verso la salute dei lavoratori e dei cittadini era una mera operazione di fatto, oggi con l'articolo 21-octies di questo decreto-legge siamo di fronte ad un salto di qualità, perché quel disprezzo, quella sovversione dei principi costituzionali, sanciti nell'articolo 41 della Costituzione, subisce una elevazione a principio giuridico.
  È noto che l'articolo 41 subordina le esigenze della produzione e gli interessi della proprietà alla sua funzione sociale e, in ogni caso, l'attività di impresa non deve essere esercitata in danno della libertà, della dignità e della sicurezza dei lavoratori. Nell'articolo 21-octies si dice, invece, che anche quando le norme sulla sicurezza sono state violate, quando addirittura sono violate norme di natura penale, le esigenze di natura produttiva hanno il sopravvento.
  Ecco perché la questione di fiducia è una cartina di tornasole: a seconda delle leggi su cui la poni, tu hai un'idea di che Governo si tratta. In effetti, non è che ci voleva molto per comprenderlo, perché questo breve periodo di Governo del Presidente Renzi sta dimostrando chiaramente che egli è sì un rottamatore, ma non un rottamatore innovatore, è un rottamatore delle conquiste più spiccate di civiltà giuridica e sociale che il mondo del lavoro aveva conquistato e anche dei livelli di democrazia istituzionale.
  Ora, in quest'Aula abbiamo abbondantemente parlato della controriforma costituzionale, abbiamo abbondantemente parlato della controriforma elettorale, tutte ispirate al principio di un uomo solo al comando; forse meno abbiamo parlato della sua politica del lavoro, la quale non è altro che una politica che trova la sua origine in venti anni di iniziative legislative che i vari Governi hanno, uno dopo l'altro, posto in campo per raggiungere un obiettivo: una ridefinizione del rapporto tra capitale e lavoro, che secondo i capitalisti aveva raggiunto un livello per loro insopportabile. Quindi, in materia di lavoro, si Pag. 10inizia con Treu, si continua con Biagi, si continua ancora con Monti e Letta, per poi arrivare a Renzi, il quale non porta che a compimento certe politiche.
  D'altra parte, se noi seguiamo i suoi slogan, vediamo che non sono poi così nuovi. Da parte sua si parla sempre e continuamente di ridurre la spesa pubblica. Iniziò a ridurre le auto blu, ricordate ? A me è venuto da ridere quando ha esordito nella carica di Presidente utilizzando e-bay. Abbiamo già dimenticato quella pagliacciata in cui mise su e-bay le autovetture obsolete che avevamo ? Poi ha continuato con quella norma per cui gli uffici pubblici non possono avere vetture che abbiano un motore con più di 1600 cc. Stavamo proprio al mercato di San Lorenzo di Firenze.
  La riduzione della spesa non è una novità, è stata uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi prima e dei Governi che poi gli sono succeduti.
  «Riduzione del ruolo dello Stato», anche questo non è uno slogan nuovo, ma uno slogan antico risalente a Berlusconi. Ve la ricordate la frase «meno Stato e più mercato» ? Significa appunto riduzione della spesa pubblica, arretramento del ruolo dello Stato nell'economia e nei servizi sociali. Per citare l'ultima legge di stabilità che abbiamo approvato, nel campo della sanità, uno degli elementi caratterizzanti della politica e dello Stato, abbiamo tagliato, se non ricordo male, circa 2 miliardi e 600 milioni di euro per la salute dei cittadini.
  Potrei continuare con altri tagli, tutti focalizzati a ridimensionare il ruolo del welfare nazionale e italiano. D'altra parte, anche sulla «Buona scuola» la legislazione si è mossa nella stessa direzione: deprimere il pubblico per esaltare a poco a poco il privato. È evidente che non si può ridurre tutto di un colpo l'Italia alla condizione dei Paesi anglosassoni, dei Paesi americani, dove prima bisogna portare la carta di credito per accedere a un servizio pubblico, però è ovvio che i cittadini muoiono ma le politiche continuano e le politiche dei Governi sono più longeve. Poi c’è tutta la partita sulla precarizzazione del mercato del lavoro, con Renzi e il decreto Poletti noi siamo arrivati all'epilogo di un percorso che era iniziato già con Treu, che era seguito con Biagi (per intenderci, con la legge delega, la legge n. 30) e poi era seguita con gli altri Governi successivi. Poi facciamo una bella legge in cui sostanzialmente si dice che senza giustificato motivo si può creare un contratto a termine, quindi con un licenziamento incorporato già dall'inizio. Poi ovviamente è seguito che anche il contratto a tempo indeterminato doveva essere privato della tutela dell'articolo 18, cose che – ripeto – abbiamo ascoltato per 20 anni. Quale è la differenza ? La differenza è che Berlusconi ha tentato di farlo, non ci è riuscito perché milioni di lavoratori furono portati a Roma in tutte le piazze d'Italia, Renzi invece si può vantare di esserci riuscito. Io sono di quelli che dicono che così come Berlusconi non mentiva, per chi sapeva intendere il suo discorso, così non mente Renzi. Bisogna soltanto capire che non è vero che non fa, ma fa «per chi» ? È un Governo del fare, ma del fare «per chi» e «contro chi», questa è la questione. Questo Governo, per quanto ci riguarda, non ha ragion d'essere perché se continua ancora così farà ancora altri danni. Io prevedo che le tasse le taglierà ma le taglierà a chi le paga e in misura alle tariffe più alte, invece di rimodulare lo scaglione dell'IRPEF e quindi già vedo fregarsi le mani coloro i quali pagano il 43 per cento che è l'aliquota più alta. Quindi questo è un Governo che, per quanto mi riguarda e ci riguarda, dovrebbe andare a casa. Voglio dire a qualcuno del PD o a quelli che dicono che non abbiamo alternative: guardate che questa è una frase che mi deprime di più. Noi non avremmo un altro cittadino – non un parlamentare, ma un altro cittadino – capace di sostituire quello che è stato chiamato il «maleducato di talento» ? Siamo arrivati a questo punto e allora è meglio che ci suicidiamo e non che stiamo qui a far finta di fare Pag. 11i legislatori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Signora Presidente, il gruppo di Area Popolare si appresta a votare la fiducia al Governo su questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento importante ed è giusto che venga chiesta la fiducia perché, quando si parla di giustizia e alla giustizia è legato il sistema economico italiano, e lo sappiamo tutti, la crisi della giustizia e la lentezza dei processi incide in maniera determinante sulla evoluzione dell'economia del Paese, diventa il polmone portante del futuro dell'economia. È importante e decisivo intervenire in questo settore ed è importante la fiducia quando forze politiche con l'ostruzionismo cercano di boicottare questi provvedimenti.
  Allora, sinteticamente, l'importanza dei provvedimenti. Sono importanti perché ? Perché per la prima volta ci si pone il problema nel sistema fallimentare, nel codice fallimentare, di poter aiutare l'imprenditore, il quale, al di là delle proprie capacità, è vittima di un sistema che in questo momento, anche se ormai siamo in ripresa, ma anche nell'immediato passato ha visto purtroppo tanti fenomeni e tanti fatti e tanti episodi che non ci dobbiamo dimenticare; imprenditori seri che hanno rinunciato alla vita perché la propria azienda era andata in malora e non per colpa loro, il più delle volte. Il Governo, che intende intervenire in questo settore, è un Governo serio e responsabile. Allora il primo provvedimento, facilitazione nel reperimento di risorse finanziarie da parte degli imprenditori in crisi, vi sembra qualcosa non importante in questo momento ? E badate bene, questo intervento che si esplica attraverso una serie di situazioni che sono richiamate nell'articolato di cui stiamo parlando – certo non andrò a individuarle io nello specifico – avviene sotto il controllo del tribunale, quindi abbiamo la possibilità per l'imprenditore – il quale attraversa un periodo particolarmente difficile ma ha impiegato forze lavoro che altrimenti perderebbero il posto a una struttura che, passato quel momento, molto probabilmente anzi sicuramente potrà continuare la sua attività nell'impresa che gestisce – di intervenire e di richiedere risorse finanziarie attraverso i comuni canali con il controllo del tribunale fallimentare. Dopodiché, siccome – per chi tratta questa materia – il problema importante è cercare di risollevare queste aziende che hanno la possibilità di risollevarsi, si apre anche la possibilità della concorrenza rispetto ad un concordato da parte di più soggetti che possono essere interessati all'acquisto di quell'azienda, del ramo di quell'azienda o di strumenti e macchinari che sono in quell'azienda, non solo da parte di estranei, ma anche con riferimento alle proposte di concordato – fatto importantissimo – da parte di altri creditori che possono intervenire e quindi, facendo delle offerte migliorative – ecco quindi anche lo stimolo e la possibilità di non svendere tutto ciò che è il patrimonio di un'azienda – la possibilità di intervenire e fare delle proposte che sicuramente avranno dei risvolti economici più importanti per l'azienda.
  Ma la cosa più importante che viene introdotta in questa fase qual è ? Siccome la congiuntura economica esiste, siccome la rincorsa al credito è difficile, siccome noi lottiamo per cercare di venire incontro al creditore che sia una persona seria, capace, professionale nella propria attività, c’è la possibilità che, quando vuole intervenire per acquistare un'azienda, un ramo o, ripeto, macchinari di quell'azienda, possa – sempre sotto il controllo del tribunale, non ve lo dimenticate – pagare ratealmente il prezzo di acquisto. E vi pare poco ? Io non ho la possibilità in quel momento di avere quella cifra, ma posso rateizzare l'acquisto.
  Poi c’è un altro punto oscuro nel sistema fallimentare ed era il punto oscuro della disciplina del curatore fallimentare, perché ? Perché era una qualifica che il più delle volte non aveva professionalità Pag. 12dietro, il che comportava la presenza di personale anche non all'altezza della situazione e faceva sì che alcuni fallimenti durassero dieci anni e più. Questa è la crisi della giustizia, bisogna intervenire in questo, per il resto bisogna fare gli interventi ma questo è il fatto nodale, il fatto importante. Allora si interviene anche sulla garanzia della terzietà di questo organo, che è il curatore fallimentare, ma soprattutto si interviene con un albo presso il Ministero della giustizia a cui possono accedere, previa valutazione di professionalità e di serietà, questi aspiranti curatori fallimentari.
  Questi potranno servirsi – e sono tutti elementi importanti, checché se ne dica –, nel loro mandato, anche di servizi di società specializzate nella vendita. Questo è un altro elemento importante, perché la società specializzata e professionale fa in modo, innanzitutto, di trovare, nel mercato, acquirenti in numero maggiore, ma anche a prezzi più validi e più interessanti per quell'attività.
  È chiaro che, andando avanti, un'altra misura importante che contiene questo decreto è quella relativa al portale della vendita pubblica. Che cosa è ? Ma ve lo siete chiesti prima di fare ostruzionismo e di assumere un atteggiamento contrario rispetto a degli elementi importanti, che io analizzo sul piano tecnico ? Che cosa è il portale delle vendite pubbliche presso il Ministero ? Significa che mentre prima ogni tribunale aveva il suo piccolo «portalino», al quale accedevano solamente i cittadini o gli interessati che vivevano nell'ambito di quella circoscrizione di quel tribunale di quella provincia di quella regione, oggi il portale unico presso il Ministero significa che tutti i cittadini italiani, 60 milioni, nel momento in cui abbiamo pubblicizzato – e penso che il Ministero, qui bene rappresentato dal Viceministro Costa, lo farà in tempo reale – potranno sapere tutto ciò che c’è, in ordine alle vendite di natura fallimentare sul territorio nazionale, ed essere interessati a quella più importante per i singoli cittadini. Quindi, si allarga enormemente la platea degli acquirenti. Questo significa velocizzare, trovare subito l'acquirente, sostanzialmente espletare quel fallimento molto prima rispetto agli altri.
  Poi, ci sono le misure sul personale. Qual è il problema che si vive ? Qual è la crisi più grande della giustizia, di cui tutti parliamo – e di cui parla il procuratore generale – nei convegni, nei dibattiti ? Quel è ? È la mancanza di personale ! Anche in questo decreto ci sono misure che intervengono proprio per stabilire alcune priorità nella ricerca di personale. E vi pare poco ? Ci sono 2 mila dipendenti, ex dipendenti delle province, che hanno una corsia preferenziale per essere introdotti nel sistema della giustizia. Vi paiono poco 2 mila dipendenti, che vanno ad aggiungersi in un settore fortemente in crisi ? Vi pare poco che quelli che sono i tirocinanti possano, con uno stipendio minimo, però, formarsi ancora ?
  Voglio fare un ultimo riferimento – mi sia consentito, sebbene vedo che il tempo scorre inesorabile – al provvedimento che riguarda l'Ilva. Su questo punto c’è stato ostruzionismo. Ma l'avete letto ? Io mi chiedo: avete letto il contenuto del provvedimento ? Perché, da quello che ho sentito, mi sembra che non sia stato letto. Perché ? Innanzitutto, riguarda solamente gli stabilimenti di interesse strategico nazionale. Poi, entro 30 giorni c’è bisogno che l'azienda faccia un piano recante misure e attività aggiuntive. Che significa ? Significa che io ho subito un sequestro, però mi devo attivare subito, entro 30 giorni – e concludo – e portare un piano che consenta una valutazione. Quel piano, infatti, sarà valutato dal magistrato e da altri organi come i Vigili del fuoco, l'azienda sanitaria, l'INAIL. Ma non abbiamo proprio più nessuno in questo Stato ? Quel piano, che va anche all'attenzione del magistrato...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Marotta, la prego.

  ANTONIO MAROTTA. ...servirà a tranquillizzare tutti. Quindi, non è il dramma di cui si è parlato, della salute dei cittadini, perché questo Governo e questa maggioranza Pag. 13la salute dei cittadini la mettono al primo posto nelle proprie attenzioni (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito attentamente anche gli interventi di chi mi ha preceduto nella dichiarazione di voto. Chi voterà la fiducia al Governo ho la sensazione che abbia volutamente evitato di affrontare il problema vero di questo decreto-legge che, al di là delle considerazioni mirate o tese all'urgenza e alla necessità, presenta un dato oggettivo.
  Questo decreto-legge parla di modifiche al codice fallimentare – e abbiamo anche collaborato all'interno della Commissione, come gruppo di Forza Italia per cercare di apportare delle modifiche – ma volutamente si cerca di nascondere il vero problema, il nodo principale di questo decreto, che si vuole far passare ancora una volta in danno dei cittadini, in particolare della provincia di Taranto, da cui io provengo, ossia che all'interno di questo decreto si inserisce un emendamento che nulla ha a che vedere con le questioni della giustizia, che meriterebbero sicuramente un approfondimento in Aula, atteso che da troppi anni si parla bene e si razzola male, ma si nega l'evidenza rispetto alle problematiche e alla necessità di inserire un emendamento che – ripeto – nulla ha a che vedere con i problemi della giustizia.
  Per quanto riguarda il provvedimento, venendo al merito, non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno a quelle azioni che tentano di rispondere alle esigenze delle imprese e alcune disposizioni del testo vanno proprio incontro alle richieste di quelle tante piccole e medie imprese che hanno visto un utilizzo spregiudicato del concordato, anche come strumento di concorrenza sleale. Le cose di buon senso, che potrebbero andare – l'abbiamo detto – sono quelle sulla presentazione dei piani concorrenti di concordato, oppure quelle sul via libera alle offerte in competizione per la cessione di asset aziendali. Per quanto riguarda i curatori siamo d'accordo: la disposizione, introdotta anch'essa in Commissione giustizia, che lega la nomina del curatore ai rapporti riepilogativi già previsti dalla legge fallimentare, potrebbe pure andare. Vi è anche una misura che, a nostro parere, ci auguriamo che vada per il verso giusto, ed è quella della modifica della deducibilità ai fini dell'IRES e dell'IRAP, delle svalutazioni e perdite sui crediti degli enti creditizi e finanziari e delle imprese di assicurazione. Potrebbe veramente essere un'opportunità e un vantaggio operativo, che può giustificarsi, però, solo se banche ed assicurazioni finalmente sosterranno quella ripresa economica che ancora latita, sia per insufficiente volume di crediti erogati all'economia sia, soprattutto, per la totale inadeguatezza della politica economica e finanziaria del Governo. Altrimenti anche questa disposizione assumerà il carattere di una norma pro banche, come è stato detto più volte, che non procura alcun vantaggio pratico per cittadini ed imprese, ovvero l'ennesima pezza a colori che il Governo tenta di inserire in provvedimenti in corsa solo per accaparrarsi il gradimento di questa o quella categoria, con il risultato di metterle comunque una contro l'altra, senza avere però una visione strategica di insieme delle cose, a totale discapito dei contribuenti. Quindi, sulla base di un provvedimento che meritava una valutazione approfondita in Aula, è stato inserito questo emendamento salva Ilva, segnando un ulteriore capitolo di una storia che ha gravissime ricadute sul piano occupazionale, produttivo e strategico della Puglia e dell'intero Paese. Questo è l'ottavo decreto, Presidente, signori colleghi, di cui sette convertiti in legge, convertiti anche con il mio voto, però, come ho sempre sostenuto nelle mie dichiarazioni, come parlamentare del territorio direttamente interessato, ho votato obtorto collo come estrema ratio e con speranza, più che altro, per evitare conseguenze sul piano occupazionale difficilmente risolvibili. Pag. 14La realtà, però, è che, come più volte sostenuto, riferendomi, ad esempio, ai famosi fondi sequestrati ai Riva, che più volte da tanti anni ci vengono a dire che saranno utilizzati, nulla di tutto questo è accaduto. Ma vi è di più: scorrendo le pagine, anche di stamattina, di uno dei quotidiani più importanti della provincia di Taranto, noi notiamo che Taranto è fanalino di coda, con PIL, disoccupazione e turismo in caduta libera. I dati aggiornati al primo semestre sono con una disoccupazione giovanile del 54 per cento. Abbiamo dei dati che dicono ancora che la provincia di Taranto ha perso il 3,2 per cento della sua ricchezza in un solo anno.
  E, quindi, di che cosa stiamo a parlare ? Oggi si chiede di inserire una norma, un emendamento, che nulla ha a che vedere con quel decreto-legge, che pure aveva delle finalità che potevano essere interessanti ai fini della giustizia, di cui da tanti anni stiamo parlando in questo Parlamento. Oggi, invece, viene inserito questo emendamento per tappare la bocca o per consentire, ancora una volta, di aumentare il conflitto tra istituzioni, perché di questo si tratta: da una parte c’è chi sequestra, da un'altra parte, invece, c’è chi dice che bisogna lavorare a discapito delle indicazioni che provengono dalla magistratura.
  Presidente, questo decreto supera il limite della dignità, questo decreto supera il limite della dignità ! Dignità nostra, di parlamentari, chiamati ad avallare un provvedimento che, al di là del giudizio di costituzionalità – che non spetta a noi, ma alla Consulta, che mi auguro, prima o poi, prenda, in tempi brevi, una decisione –, nel merito rappresenta uno schiaffo al nostro stesso sistema di diritto.
  Poi, se è vero che la magistratura non può preventivamente chiudere i battenti di un'azienda chiave per il nostro sistema Paese, è vero anche che non possiamo accettare più di barattare il lavoro con la sicurezza. Non si può soprassedere sulla sicurezza dei lavoratori, non si può chiedere loro di andare incontro a rischi gravissimi, fino alla morte, come è avvenuto per quel giovane, mio compaesano, alcuni mesi fa, tale Alessandro Morricella, padre di famiglia di due bambini. Oltre quello, vi è stato un ennesimo incidente, alcuni giorni fa, sempre in un'altra azienda dell'indotto.
  Si parla di conflitto tra istituzioni, tra Governo e magistratura. Ripeto: noi, come gruppo di Forza Italia, non entriamo nel merito delle questioni tecniche, anche se, da avvocato, le mie valutazioni le faccio e ritengo che sia tutta e solamente una questione politica. Tra l'altro, evidentemente, per ridimensionare il conflitto, il provvedimento al nostro esame introduce una norma che proroga il trattenimento in servizio dei magistrati ordinari, mi auguro, però, che valga per tutti, che la proroga valga per tutti i magistrati.
  Ad ogni modo, appare evidente che, con l'ottavo intervento sull'Ilva, si sia scoperta in tutta la sua gravità l'incapacità di questo Governo di uscire fuori da uno stallo che ormai caratterizza questa vicenda. Sette provvedimenti, questo è l'ottavo: penso che nella storia della Repubblica italiana non si sia mai verificato che si facciano otto provvedimenti senza avere alcuna conclusione. Anche sul piano di individuare un qualche percorso di risoluzione delle tante criticità della fabbrica, l'ultimo provvedimento, che è questo, si limita a mettere la classica pezza ad uno strappo, senza intervenire sulle cause che hanno determinato tale strappo. Il problema...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Il problema non è il conflitto tra istituzioni: il problema vero è la mancanza di idee da parte di questo Governo su cosa si deve fare per questo territorio, per questa città e per questa industria. Il problema vero è che si cerca ogni volta di fare «norme tampone», affinché si dia un contentino momentaneo, ma ci si trova, dopo qualche mese, a dover fare un altro decreto, per potere proseguire e continuare in quel percorso perverso che questo Governo ha iniziato da anni.
  Cosa avverrà dopo questo ennesimo intervento ? Cos'altro il Governo inventerà Pag. 15per continuare a perdere tempo, come sta, purtroppo, avvenendo da tre anni a questa parte ? I lavoratori, cari colleghi e gentilissima Presidente, vivono la totale incertezza del loro futuro e ora saranno sempre più sottoposti a rischi, schiacciati dalla necessità di dover mantenere la propria e, magari, unica fonte di reddito.
  Quindi, vogliamo parlare di ricatto occupazionale ? Se ne è sempre parlato quando si è trattato di attaccare la gestione privata – Presidente, un minuto e ho concluso – ma oggi, però, è il Governo a ricattare i lavoratori e, con loro, tutti i cittadini di Taranto.
  Questa norma dice chiaramente: non sappiamo come risolvere i problemi e allora mettiamo da parte anche la sicurezza dei lavoratori. Questo non si può chiedere a nessuno; ciò che oggi chiede questo Governo, non lo si può chiedere a nessuno !

  PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Si dica, una volta per tutte, se esiste il piano che il Governo propone per l'Ilva e, più in generale, per Taranto. Si dica quali risorse siano realmente disponibili, si dica quali sono i tempi realistici per realizzare, in modo completo, l'AIA e le bonifiche. Per queste considerazioni, il gruppo di Forza Italia non darà la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Un'altra fiducia, l'ennesima posta dal Governo Renzi, questa volta su un decreto chiamato «fallimentare», fallimentare come l'operato di questo Governo che ci dà dimostrazione di inutilità e incompetenza. Le norme contenute nel provvedimento sono un mix di disposizioni che spaziano dalla materia fallimentare, al civile, all'organizzazione e al funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, ai regali alle banche, fino ad approvare la questione Ilva. Un provvedimento incostituzionale, dove non sussistono i requisiti di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione, che si è andato a sovrapporre al lavoro che sta svolgendo la Commissione Rordorf, nominata dal Ministro della giustizia, alla quale era stato affidato il compito di una revisione del settore fallimentare e delle procedure concorsuali. E non era certamente il decreto-legge lo strumento normativo adatto ad introdurre modifiche incisive e importanti per settori strategici dell'economia del nostro Paese. Magari sarò di parte, ma, come cittadina veneta, dico: perché il Governo non è intervenuto con un decreto-legge quando un tornado, pochi giorni fa, ha messo in ginocchio una parte della mia regione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Lì sì che occorreva intervenire subito con un decreto-legge, lì sì che c'era l'emergenze, invece nulla. Qui ci troviamo di fronte ad una realtà abilmente mascherata dal Governo che ha presentato questo provvedimento come una serie di misure a sostegno delle realtà aziendali e produttive del nostro Paese, degli imprenditori, per impedire gli effetti a catena che si verificano a seguito del fallimento, ma così non è ! Questo provvedimento, da approvare in fretta e furia, darà sostegno ai poteri forti delle banche e a realtà industriali, come l'Ilva di Taranto, il tutto a discapito dei cittadini, delle tasche dei contribuenti onesti e, purtroppo, anche della loro salute. Se si fosse voluto davvero apportare modifiche significative al diritto fallimentare, era necessario un dibattito approfondito, una riflessione, un confronto con tutte le realtà interessate, ma non c’è stato e, anzi, come spesso accade quando si è a ridosso di una pausa estiva o invernale, magari contando su un abbassamento della soglia di attenzione da parte dei media e dell'opinione pubblica, si infilano in un provvedimento normativo, sperando che passino inosservate, alcune schifezze. Ma il MoVimento 5 Stelle sta attento e in Commissione giustizia ha Pag. 16presentato diversi emendamenti che potevano migliorare il testo, emendamenti prontamente bocciati, che prevedevano, ad esempio, misure più stringenti per quanto riguarda il ricorso al concordato in bianco, al fine di evitare ogni abuso di tale strumento, disposizioni a favore dei creditori chirografari che spesso restano poco tutelati e un sistema chiaro e trasparente nella nomina dei curatori fallimentari. Ma il paradosso è che la maggior parte dei nostri emendamenti sono stati respinti e, invece, è stato dichiarato ammissibile un emendamento che non c'entra nulla con il resto, parlo di quello sull'Ilva. Infatti, ci siamo trovati di fronte all'ennesimo giochetto del Governo che, in barba alla Costituzione, ha spacchettato il decreto «salva Ilva» e l'ha inserito per una parte in questo provvedimento e per il resto in quello relativo agli enti territoriali che è ancora al Senato.
  Una manovra che sopraggiunge mentre a Taranto prosegue il braccio di ferro tra la procura e l'azienda per quell'altoforno 2 tristemente noto perché sottoposto a sequestro dopo l'incidente che causò la morte del trentacinquenne Alessandro Morricella, ma che ora è scandalosamente in uso proprio grazie al decreto di questo Governo. Il caso Ilva è la prova tangibile di una visione che non è lungimirante nei confronti del rapporto tra lo sviluppo industriale e la sostenibilità ambientale e che ha portato a incommensurabili danni che si ripercuotono sul territorio, svilendolo, aggredendolo, rendendolo arido, ma soprattutto sulla salute dei cittadini che subiscono gli effetti devastanti dell'inquinamento.
  Un'altra stortura di questo provvedimento riguarda il capitolo banche, con la disposizione che consente agli enti creditizi, finanziari e assicurativi di poter portare in deduzione, in un solo anno fiscale, l'intero ammontare delle perdite sui crediti e non più solo il 20 per cento annuo, consentito fino ad ora. Infatti si va a modificare in peggio una legge, quella sul recupero fiscale delle perdite, che era già a favore delle banche. Così ora le banche, a differenza delle altre imprese, possono non dimostrare l'esistenza di certi elementi precisi circa l'inesigibilità del credito e, di conseguenza, tutti i finanziamenti malati emessi verso società amiche finiranno nel calderone delle perdite.
  Questo decreto poi porta da cinque a uno gli anni per il recupero fiscale di quelle perdite, il che vuole dire che circa un terzo del valore delle perdite lo recupereranno come sconto fiscale nella dichiarazione dei redditi. Invece le imprese possono portare a casa sulle fatture non pagate solo il 5 per cento in dieci anni. Se il fine di questa misura – che alle aziende potrebbe costare 7 miliardi all'anno, considerando un aumento delle sofferenze bancarie di 20 miliardi l'anno – era quello di fare erogare più credito verso famiglie e imprese, allora sappiate che questa norma non comprende alcun obbligo in tal senso per le banche che beneficeranno di questo credito d'imposta. Bastava scriverlo: tot credito d'imposta sulle sofferenze su tot nuovi crediti emessi. Invece ve ne siete dimenticati. Se effettivamente costerà 7 miliardi l'anno, siamo davanti a un gigantesco regalo come per IMU Bankitalia, ma non una tantum: annuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dunque, in conclusione, non raccontiamoci frottole. Questo Governo sta contribuendo ad affossare la realtà produttiva italiana, non aiuta le tante realtà lavorative sparse sul territorio nazionale e le numerose piccole imprese, che costituiscono l'ossatura del sistema produttivo nazionale e che apportano un grande contributo in termini occupazionali, ma che soffrono della crisi economico-finanziaria, con un effetto domino che si ripercuote anche su tutto l'indotto.
  Per questi motivi dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle alla fiducia chiesta dal Governo sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

Pag. 17

  ALFREDO BAZOLI. Grazie Presidente, alle volte si ha un po’ la sensazione che questo luogo sia più considerato come una sorta di teatro televisivo, che non il luogo della rappresentazione democratica del nostro Paese. Infatti c’è la rincorsa all'enfasi, la rincorsa alla critica più grossa, a chi la spara più forte, come se fossimo davanti a un talk show dove vince chi urla di più e dove il merito delle questioni rimane, invece, totalmente sottotraccia.
  In questa ricerca della retorica più forte, si smarrisce il filo anche delle proprie ragioni e il filo di un ragionamento e il merito rimane totalmente all'oscuro. Allora io, per ragionare di questo decreto, vorrei provare a fare un'operazione un po’ forse eccentrica rispetto a quanto ho sentito fino ad ora dai critici e dagli ipercritici di questo provvedimento, ovvero vorrei provare a stare un po’ nel merito delle cose, provare a indagare un po’ quello che contiene questo provvedimento, che si compone di tanti articoli, di oltre 30 articoli, non di uno o due, che sono quelli sui quali si sono appuntati tante critiche, tanti slogan e tanti luoghi comuni.
  Partirei allora da alcuni provvedimenti contenuti nel decreto che riguardano, come è stato ricordato da qualcuno, la legge fallimentare e il miglioramento di alcuni meccanismi della legge fallimentare e delle procedure concorsuali, che noi riteniamo molto importanti e significativi, perché spostano un po’ gli equilibri, che oggi sono rinvenibili nella legge fallimentare, dal debitore, dall'imprenditore in crisi, ai creditori, ovvero gli altri imprenditori, quelli che oggi, dentro il sistema attuale, rischiano di vedersi falcidiati i crediti.
  Noi sappiamo quanto i fornitori, le piccole e medie imprese abbiano sofferto per un sistema fallimentare e per procedure concorsuali che falcidiano, tagliano così rovinosamente i crediti di queste imprese tanto da mandarle in crisi e da avvitarle in una crisi sempre peggiore.
  Noi cerchiamo di spostare un po’ l'equilibrio a favore di questi creditori, di questi imprenditori, attraverso meccanismi tecnici, attraverso l'introduzione delle offerte per la cessione dei rami di azienda, delle offerte in competizione tra loro per l'assunzione del concordato, introducendo anche in Italia, così come c’è in altri Paesi del mondo, in particolare negli Stati Uniti, un mercato per le imprese in crisi, un mercato che aiuti a traghettare le imprese in crisi fuori dalla crisi, anche attraverso il concorso e l'ausilio di terzi. Sono provvedimenti che vanno nella direzione di aiutare le imprese in crisi e di aiutare le imprese che rischiano di essere pesantemente condizionate, invece, da concordati e da procedure fallimentari che oggi falcidiano in maniera eccessiva le aspettative e i crediti di queste aziende.
  L'obiezione che viene mossa è che c’è una Commissione al lavoro, che ha lavorato, la Commissione Rordorf, che ha da poco mandato una sua proposta di riforma complessiva del sistema. Ma io mi chiedo e chiedo agli obiettori, a chi formula questa critica: è forse un errore anticipare qui, in un provvedimento che ha caratteristiche di necessità e urgenza, alcune misure, quelle più urgenti, quelle che noi consideriamo più importanti ? È un errore o non è forse, invece, un tentativo di anticipare i tempi ? Poi quella riforma complessiva, che è una riforma che va tutta in questa direzione, nella direzione che il Governo ha cercato di indicare in questo provvedimento, la faremo e vedrete che sarà una riforma che andrà – anche questa – in quella direzione. Quindi, questo è un punto che io considero molto importante rispetto a questo provvedimento ed è un punto qualificante. Un terzo, forse più, degli articoli di questo decreto-legge è composto da articoli che riguardano questo aspetto così importante della vita economica del nostro Paese.
  E poi ci sono misure volte a dare efficienza a una parte significativa del processo civile, il processo esecutivo, quella parte che noi sappiamo che oggi non funziona. Sono misure urgenti, certo, urgenti anche quelle, perché noi sappiamo che il processo civile è un processo in sofferenza. Intervenire in maniera puntuale su alcuni nodi e su alcune questioni Pag. 18del processo esecutivo significa far fare alla giustizia civile un grande passo avanti.
  E poi lasciatemi dire che finalmente ci sono misure che riguardano l'organizzazione della giustizia civile. E noi operatori della giustizia sappiamo benissimo che forse contano di più queste misure organizzative, contano di più le risorse e l'organizzazione che non riforme del processo o riforme del diritto sostanziale. Noi, con questo provvedimento, finalmente diamo risorse all'organizzazione della giustizia.
  Io lo voglio ricordare: ci sono 45 milioni di euro per il completamento del processo civile telematico, che noi sappiamo quanto sia importante per dare efficienza, per migliorare i tempi di risposta della giustizia alle esigenze degli italiani. Ci sono 2 mila persone, provenienti dalle province, che verranno assunte e incorporate nell'amministrazione della giustizia. Sappiamo quanto la carenza di personale amministrativo rappresenti oggi un imbuto, un nodo nel funzionamento della giustizia italiana. Ci sono incentivi fiscali per la negoziazione assistita di arbitrati. Poca roba, è vero, poca roba, ma anche questo è un segnale che si vuole andare nella direzione dello sfoltimento, della degiurisdizionalizzazione, questa parola strana che significa cercare di fare in modo di alimentare la risoluzione di controversie con metodi alternativi alla giurisdizione.
  E poi, ancora, ci sono 8 milioni di euro per i tirocinanti della giustizia, che verranno destinati all'ufficio del processo. È un altro tassello fondamentale per il funzionamento della giustizia civile. Ancora, ci sono 25 milioni di euro per la riqualificazione del personale dell'amministrazione della giustizia.
  Perché non si è parlato di tutte queste cose ? Perché tutti i critici non le hanno sottolineate queste cose ? Sono cose fondamentali e importanti che noi approviamo con questo decreto-legge e che consentiranno alla giustizia di funzionare meglio, non di funzionare peggio, ma di funzionare meglio. E, invece, tutte le attenzioni sono state rivolte alla questione dell'Ilva.
  Allora, io su questo voglio essere chiaro e concluderò su questo. Io mi rendo conto che quello dell'Ilva è un grande pasticcio, con il quale la politica si trova a fare i conti da alcuni anni. È un grande pasticcio che coinvolge una città che soffre per un grave inquinamento causato da questa azienda, e io ho sentito dire che noi faremmo questo provvedimento perché abbiamo a cuore gli interessi dell'azienda e non abbiamo a cuore la salute della città e della popolazione di Taranto. Ebbene, è l'esatto contrario.
  Io vengo da una città – Brescia – che ha al suo interno un'area inquinata in modo analogo a quella di Taranto, un'area interdetta alla popolazione perché inquinata fortemente dai residui di lavorazione di un'azienda che produceva PCB e che ha lasciato quest'area inquinatissima, ma abbiamo il problema che questa azienda non c’è più e, per risanare e riqualificare quell'area, noi dovremo attingere a risorse pubbliche, perché quell'azienda non c’è più.
  Taranto, che è nella stessa nostra situazione, ha un grande vantaggio rispetto a noi: c’è un'azienda – quella che ha inquinato – che, invece, è ancora operativa, fa profitti e questa è la migliore garanzia per la bonifica del sito inquinato di Taranto.
  E, allora, garantire la continuità aziendale di questa azienda significa fare gli interessi non solo dei lavoratori, non solo dell'economia italiana, ma soprattutto gli interessi dei cittadini di Taranto: questo è l'unico obiettivo che ha il Governo con l'introduzione di norme che salvaguardano la produttività aziendale, non altri. Poi si può criticare il metodo, il modo, le modalità con le quali lo stiamo facendo, ma questo è l'unico obiettivo.
  Questo Governo sta cercando di dare risposte con grande senso di responsabilità. Noi voteremo convintamente la fiducia su questo provvedimento, perché riteniamo che questo provvedimento sia l'emblema di una politica responsabile, che si Pag. 19assume le proprie responsabilità con trasparenza davanti al Paese, e di una politica capace di fare passi concreti nella direzione di un miglioramento del sistema della nostra giustizia in Italia. Quindi, voteremo convintamente questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALFREDO BAZOLI. Concludo qui il mio intervento, ma mi lasci trenta secondi, Presidente, per andare un po’ fuori tema, anche se riguarda ancora la giustizia.
  Ieri sera, la corte d'assise d'appello di Milano ha emesso una sentenza che io non esito a definire storica: una sentenza con la quale è stata riconosciuta la colpevolezza di due degli autori della strage di piazza della Loggia di Brescia. È una sentenza che, finalmente, allinea la verità processuale alla verità storica, che ci dice che furono i fascisti veneti e milanesi di Ordine Nuovo a mettere la bomba in quella piazza, con il concorso di fascisti bresciani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e con il concorso di apparati deviati dello Stato. È una sentenza storica per il nostro Paese, è una sentenza storica per la città di Brescia, è una sentenza storica per noi familiari delle vittime, che non abbiamo mai cercato vendetta e abbiamo sempre avuto sete di giustizia: oggi, forse, la giustizia è arrivata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Bazoli, per aver voluto ricordare questa sentenza e so che cosa questo significhi per lei, che, purtroppo, in quell'attentato, perse anche sua madre.
  Colleghi, sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Manca ancora qualche minuto e, dunque, sospendo la seduta in quanto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo stabilito che la votazione per appello nominale sarebbe iniziata alle ore 11.
  Sospendo, quindi, la seduta.

  La seduta, sospesa alle 10,56, è ripresa alle 11,05.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione a esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come già preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio anche presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

  (Segue sorteggio)

  La chiama avrà inizio dal deputato Nastri.
  Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,10)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 20
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 3201-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti e votanti   544   
   Maggioranza  543   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  272   
    Hanno risposto  355    
    Hanno risposto no   188.

  (La Camera approva).

  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Stella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra MarcoPag. 21
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo ChiaraPag. 22
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Piepoli Gaetano
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta FabioPag. 23
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Alberti Ferdinando
  Allasia Stefano
  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Artini Massimo
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bianchi Nicola
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghese Mario
  Borghesi Stefano
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Caon Roberto
  Caparini DavidePag. 24
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Catanoso Genoese Francesco Detto Basilio Catanoso
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Daga Federica
  D'Alessandro Luca
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  D'Incà Federico
  Distaso Antonio
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fassina Stefano
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferraresi Vittorio
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Frusone Luca
  Fucci Benedetto Francesco
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Gregori Monica
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Lainati Giorgio
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maestri Andrea
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Marti Roberto
  Melilla Gianni
  Merlo Ricardo Antonio
  Micillo Salvatore
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nizzi Settimo
  Nuti Riccardo
  Occhiuto Roberto
  Paglia Giovanni
  Palese Rocco
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Pesco DanielePag. 25
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Picchi Guglielmo
  Pili Mauro
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Santelli Jole
  Sarti Giulia
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Terzoni Patrizia
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

  Sono in missione:

  Adornato Ferdinando
  Alfano Angelino
  Alfreider Daniel
  Baldelli Simone
  Bobba Luigi
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
  Brambilla Michela Vittoria
  Catania Mario
  Damiano Cesare
  Dieni Federica
  Di Maio Luigi
  Epifani Ettore Guglielmo
  Faraone Davide
  Ferrara Ciccio
  Fico Roberto
  Gentiloni Silveri Paolo
  Gozi Sandro
  Rampelli Fabio
  Rossi Domenico
  Tofalo Angelo
  Villecco Calipari Rosa Maria

  PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3201-A/R).
  Avverto che è in distribuzione l'ordine del giorno Tofalo n. 9/3201-AR/133 che, per un mero errore tipografico, non è contenuto nel fascicolo. Pag. 26
  Per dare ordine ai nostri lavori, avverto che procederemo ora all'illustrazione degli ordini del giorno e all'espressione del parere da parte del Governo. La seduta sarà quindi sospesa e riprenderà alle 14,30, con le votazioni sugli ordini del giorno presentati.
  Il deputato Boccuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3201-AR/131.

  ANTONIO BOCCUZZI. Grazie Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato vuole migliorare il provvedimento in discussione. È triste e avvilente che si sia persa l'occasione di discutere nel merito di una serie di norme inserite in questo decreto, norme di buon senso, quelle sulla procedura fallimentare, che vanno indubbiamente nella giusta direzione.
  È indiscutibile, peraltro, che la scelta di inserire parti di un altro decreto sia al limite e decisamente preoccupante. Nel breve tempo concessomi obtorto collo mi concentrerò proprio sulla porzione di questa proposta che ha sollevato i maggiori dubbi.
  Cari colleghi, la salute e la sicurezza sul lavoro sono un'area di studio finalizzata all'analisi delle condizioni di igiene, sicurezza e benessere delle persone impegnate nei luoghi di lavoro. L'obiettivo è promuovere un ambiente di lavoro sano e sicuro tramite l'identificazione dei rischi connessi allo svolgimento dell'attività lavorativa, alla riduzione dell'esposizione a situazioni pericolose dei lavoratori e alla diminuzione degli infortuni e delle malattie professionali.
  Ho ascoltato l'intervento in dichiarazione di voto dell'onorevole Mazziotti Di Celso. Se fosse vero che esiste il rischio di fermare l'attività o negare la facoltà d'uso degli impianti in caso di infortunio, anche quando questo non fosse indispensabile, è una assurdità ipotizzare, o peggio legiferare, perché questo non accada anche quando necessario. I limiti, i dubbi, i rischi di questa norma stanno proprio in questa previsione. Ho sentito in questi giorni interventi che criticavano la retorica che spesso si impossessa di quest'Aula, interventi che nel tenore, per la ricerca di andare sopra le righe, oltre le righe, non si sono, a mio avviso, distinti per il merito.
  Colleghi, io so bene cosa vuol dire lavorare in un luogo insicuro, cosa vuol dire posticipare misure per prevenire che l'incidente avvenga. So bene cosa vuol dire vivere di lavoro e morire lavorando. Per queste ragioni ho presentato quest'ordine del giorno, per ripristinare il concetto che a tutti i costi è necessario lavorare, ma non un lavoro a tutti i costi. Spero che il suo accoglimento possa riconsegnare la dignità che le carenze interpretative di un testo lacunoso possono mettere in discussione. In un momento storico dove tutto procede alla velocità della luce dobbiamo recuperare ad alzare l'asticella dei diritti, perché nulla è per sempre e rischiamo che il diritto alla sicurezza sul lavoro vada rincorso e recuperato ogni giorno.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ? Invito i colleghi a liberare i banchi del Governo.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3201-AR/1.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Schullian n. 9/3201-AR/2 e Rostellato n. 9/3201-AR/3.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/3201-AR/4.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/3201-AR/5.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Lodolini n. 9/3201-AR/6, Daniele Farina n. 9/3201-AR/7, Duranti n. 9/3201-AR/8, Nastri n. 9/3201-AR/9, Agostinelli n. 9/3201-AR/10, Alberti n. 9/3201-AR/11, Baroni n. 9/3201-AR/12, Brugnerotto n. 9/3201-AR/13 e Basilio n. 9/3201-AR/14.
  Il Governo esprime parere favorevole solo sul dispositivo dell'ordine del giorno Benedetti n. 9/3201-AR/15. Quindi, si condiziona il parere ad una riformulazione, Pag. 27ovvero all'espunzione della premessa. Ci saranno molti pareri in questa forma.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Battelli n. 9/3201-AR/16, Massimiliano Bernini n. 9/3201-AR/17, Paolo Bernini n. 9/3201-AR/18 e Nicola Bianchi n. 9/3201-AR/19.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Brescia n. 9/3201-AR/20, Bonafede n. 9/3201-AR/21 e Businarolo 9/3201-AR/22. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Busto n. 9/3201-AR/23, Cariello n. 9/3201-AR/24 e Carinelli n. 9/3201-AR/25, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Castelli n. 9/3201-AR/26, Cecconi n. 9/3201-AR/27, Chimienti n. 9/3201-AR/28, Colonnese n. 9/3201-AR/29, Corda n. 9/3201-AR/30, Colletti n. 9/3201-AR/31, Caso n. 9/3201-AR/32 e Cozzolino n. 9/3201-AR/33. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/3201-AR/34, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3201-AR/35. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Cancelleri n. 9/3201-AR/36 e Cominardi n. 9/3201-AR/37, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno D'Incà n. 9/3201-AR/38, Dall'Osso n. 9/3201-AR/39, Del Grosso 9/3201-AR/40, Dell'Orco n. 9/3201-AR/41, Di Battista n. 9/3201-AR/42, Di Benedetto n. 9/3201-AR/43, Luigi Di Maio n. 9/3201-AR/44, Manlio Di Stefano n. 9/3201-AR/45, Dieni n. 9/3201-AR/46 e D'Uva n. 9/3201-AR/47. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Dadone n. 9/3201-AR/48, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno De Lorenzis n. 9/3201-AR/49 e Di Vita n. 9/3201-AR/50. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/3201-AR/51, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Daga n. 9/3201-AR/52, D'Ambrosio n. 9/3201-AR/53, Della Valle n. 9/3201-AR/54, De Rosa n. 9/3201-AR/55, Fico n. 9/3201-AR/56, Fantinati n. 9/3201-AR/57, Ferraresi n. 9/3201-AR/58, Fraccaro n. 9/3201-AR/59 e Frusone n. 9/3201-AR/60. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Gagnarli n. 9/3201-AR/61 e Gallinella n. 9/3201-AR/62, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Luigi Gallo n. 9/3201-AR/63, Grillo n. 9/3201-AR/64 e Grande n. 9/3201-AR/65. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/3201-AR/66, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3201-AR/67. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3201-AR/68, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Lorefice n. 9/3201-AR/69, Liuzzi n. 9/3201-AR/70 e Lupo n. 9/3201-AR/71. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mannino n. 9/3201-AR/72, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Mantero n. 9/3201-AR/73, Micillo n. 9/3201-AR/74, Marzana n. 9/3201-AR/75 e Nesci n. 9/3201-AR/76. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3201-AR/77, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Pisano n. 9/3201-AR/78, Parentela n. 9/3201-AR/79, Pesco n. 9/3201-AR/80, Petraroli n. 9/3201-AR/81, Rizzo n. 9/3201-AR/82, Ruocco n. 9/3201-AR/83, Paolo Nicolò Romano n. 9/3201-AR/84, Sarti n. 9/3201-AR/85, Scagliusi n. 9/3201-AR/86, Spadoni n. 9/3201-AR/87, Spessotto n. 9/3201-AR/88, Sibilia n. 9/3201-AR/89, Sorial n. 9/3201-AR/90 e Toninelli n. 9/3201-AR/91. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Tripiedi n. 9/3201-AR/92 e Terzoni n. 9/3201-AR/93, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vazio n. 9/3201-AR/94. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Simone Valente n. 9/3201-AR/95, limitatamente al dispositivo. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Vacca Pag. 28n. 9/3201-AR/96, Vallascas n. 9/3201-AR/97, Villarosa n. 9/3201-AR/98, Vignaroli n. 9/3201-AR/99, Zolezzi n. 9/3201-AR/100, Labriola n. 9/3201-AR/101, Allasia n. 9/3201-AR/102, Attaguile n. 9/3201-AR/103, Borghesi n. 9/3201-AR/104, Busin n. 9/3201-AR/105, Fedriga n. 9/3201-AR/106 e Guidesi n. 9/3201-AR/107. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3201-A/108, purché sia riformulato nel senso di inserire nel dispositivo, dopo la parola: «rendendo», le seguenti parole: «, previo reperimento di adeguate risorse finanziarie,».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Marcolin n. 9/3201-AR/109 e Molteni n. 9/3201-AR/110. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3201-AR/111, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: per un refuso è da espungere «del solo» e proporrei al presentatore di riformulare le parole «all'utilizzo del solo del processo cosiddetto telematico» sopprimendo le parole «del solo» e «cosiddetto».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Rondini n. 9/3201-AR/112, Simonetti n. 9/3201-AR/113 e Saltamartini n. 9/3201-AR/114. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Grimoldi n. 9/3201-AR/115, Giancarlo Giorgetti n. 9/3201-AR/116 e Caparini n. 9/3201-AR/117.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Ottobre n. 9/3201-AR/118, Plangger n. 9/3201-AR/119 e Sannicandro n. 9/3201-AR/120.
  Il Governo, invece, esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marcon n. 9/3201-AR/121. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Paglia n. 9/3201-AR/122 e Rampelli n. 9/3201-AR/123. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/3201-AR/124.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Turco n. 9/3201-AR/125, purché nella prima riga del dispositivo vengano sostituite le parole «emanare norme che prevedano» con le seguenti: «operare per» e, quindi, alle parole «a emanare norme che prevedano la trasmissione immediata» siano sostituite le parole «ad operare per la trasmissione immediata».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Segoni n. 9/3201-AR/126.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bechis n. 9/3201-AR/127, chiederei se posso enunciare la riformulazione in una fase successiva, alla riapertura.

  PRESIDENTE. Quindi lo accantoniamo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Lo accantoniamo un attimo per una riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Bechis n. 9/3201-AR/127 è accantonato.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/3201-AR/128, purché sia riformulato, nelle prime righe del dispositivo, sostituendo le parole «facendo ricorso a successivi interventi normativi, l'emanazione di norme» con le seguenti: «interventi anche di tipo legislativo». Esprimo parere favorevole sugli ordini del giorno Martella n. 9/3201-AR/129, Burtone n. 9/3201-AR/130 e Boccuzzi n. 9/3201/131. Il Governo esprime, infine, parere contrario sugli ordini del giorno Bergamini n. 9/3201-AR/132 e Tofalo n. 9/3201-AR/133.

  PRESIDENTE. A questo punto, come preannunciato, sospendiamo l'esame del provvedimento che riprenderà a partire dalle 14,30 con la votazione degli ordini del giorno presentati. Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 14,30.

Pag. 29

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Businarolo, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Venittelli, Vignali, Vitelli e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,32).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,33).

  PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, poiché siamo nella fase in cui devono decorrere i 20 minuti dal preavviso, in via eccezionale, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Grazie Presidente, intervengo per rinnovare la richiesta, già avanzata la settimana scorsa, che il Governo venga a riferire urgentemente in Aula sui comportamenti inaccettabili del sottosegretario De Vincenti che traspaiono dalle 113 pagine delle intercettazioni dei NOE sull'inchiesta Tirreno Power di Vado Ligure. A quanto si evince dalle intercettazioni sembra che l'allora viceministro De Vincenti avesse un ruolo centrale nel tentare di far funzionare la centrale contra legem, nonostante il sequestro della procura e nonostante i periti della procura avessero riscontrato un nesso di casualità tra le morti e l'inquinamento della centrale che avrebbe causato, in sette anni, oltre 450 decessi in più. Sembra che il sottosegretario, allora viceministro, De Vincenti avesse lui stesso proposto una norma definita «porcata» ai dirigenti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per tentare di bypassare, per l'appunto, il blocco della procura; sembra che volesse indicare una strada per permettere alla centrale di continuare a funzionare senza la copertura del carbonile prescritta per legge; sembra, addirittura, che volesse mandare controlli del CSM al magistrato che stava indagando sui fatti gravi della centrale.
  Quindi, da queste intercettazioni si evince un ruolo centrale del sottosegretario e chiediamo, appunto, che il Governo venga a riferire urgentemente in Aula su queste cose.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mantero, come lei sa la questione è già stata sollevata in Conferenza dei presidenti di gruppo dalla presidente del suo gruppo, comunque, ovviamente, io rinnoverò la sollecitazione che lei ha avanzato in questo momento.
  A questo punto sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14,55.

Pag. 30

  La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 14,55.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Avverto che gli ordini del giorno Carrescia n. 9/3201-AR/4 e Lodolini n. 9/3201-AR/6 sono stati ritirati dai presentatori.
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Bechis n. 9/3201-AR/127, precedentemente accantonato.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Bechis n. 9/3201-AR/127 propongo una riformulazione un po’ complessa. La proposta di riformulazione è la seguente: alla prima riga dell'impegno, sostituire le parole: «a prevedere l'emanazione di norme che attribuiscano» con le seguenti: «a operare perché (...)»; poi, successivamente, al posto delle parole: «sull'efficacia» inserire le parole: «sull'esecuzione»; sostituire il termine «ripristino» con il termine «miglioramento»; sostituire le parole «all'autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento di sequestro» con le seguenti: «dall'autorità giudiziaria competente per l'esecuzione del sequestro»; di conseguenza, non più: «al Corpo dei vigili del fuoco, all'ASL e all'INAIL» ma «dal Corpo dei vigili del fuoco, dall'ASL e dall'INAIL»; successivamente, sostituire le parole: «raggiungimento degli obiettivi di messa in sicurezza» con le seguenti: «miglioramento delle condizioni di sicurezza». C’è ancora una modifica: alla quarta riga, dopo la parola: «lavoratori» inserire le seguenti parole: «sia svolta». La riformulazione è articolata ma complessiva, perché possa essere affrontata meglio.
  Presidente, ne approfitterei, se possibile, per tornare all'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/3201-AR/7, sul quale ci sarebbe una proposta di accoglimento previa però una riformulazione. La riformulazione è la seguente: espungere dal testo la premessa; alla seconda riga dell'impegno, sostituire le parole «dei lavoratori» con le seguenti: «di coloro»; poi, all'ottava riga, al posto della parola «preveda» inserire la parola «provveda»; poi, sostituire la frase «un percorso virtuoso di contrattualizzazione affinché tutti i lavoratori che non rientrino nell'ufficio per il processo – in base all'articolo 21-ter del provvedimento in esame – possano comunque» con le seguenti parole: «all'individuazione di soluzioni idonee nel rispetto della normativa vigente a (...)», e poi continua. Infine, sostituire le parole conclusive «e ottenere un reddito dignitoso» con le seguenti: «con adeguate forme di sostegno economico». Anche questa riformulazione verrà poi resa in termini organici.

  PRESIDENTE. Sta bene, la ringrazio. Quindi, si intende che con queste riformulazioni il parere sia favorevole.
  Passiamo all'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3201-AR/1, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3201-AR/1, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sibilia, Scalfarotto, Zolezzi, Tripiedi, Oliario.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  407   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  75    
    Hanno votato no  332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 31

  (Il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Schullian n. 9/3201-AR/2, con il parere favorevole dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rostellato n. 9/3201-AR/3, con il parere favorevole del Governo. Prendo atto che l'ordine del giorno Carrescia n. 9/3201-AR/4 è stato ritirato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/3201-AR/5, con il parere favorevole dal Governo. Prendo atto che l'ordine del giorno Lodolini n. 9/3201-AR/6 è stato ritirato.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/3201-AR/7.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Non posso esprimermi compiutamente, tuttavia lo prendo come un impegno del Governo ad andare finalmente nella giusta direzione in questa vicenda che ci accompagna ormai da troppo tempo e che riguarda 2.650 lavoratori, per cui accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Bene, prendo atto che non si insiste per la votazione.
  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3201-AR/8, con il parere contrario del Governo.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, Presidente. Proverò a chiedere al Governo di cambiare il parere che ha espresso sul nostro ordine del giorno anche se non ho molte speranze che ciò possa accadere. Ovviamente, noi chiederemo di votarlo qualora il Governo non cambi il proprio parere. Voglio però dire due parole in merito a questo ordine del giorno. Nell'articolo 21-octies voi parlate della necessità che l'impresa predisponga un piano recante misure e attività aggiuntive per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro.
  Con questo ordine del giorno vi chiedevamo una cosa di buon senso e rispettosa delle leggi. Mi scusi, signor Presidente, chiedo un po’ di silenzio all'Aula.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  DONATELLA DURANTI. Vi chiedevamo una cosa di buon senso e rispettosa delle leggi e delle normative del nostro paese. Vi abbiamo chiesto che il piano di adeguamento e le misure in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro fosse congruo rispetto alle normative del nostro paese sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, perché dire semplicemente che l'impresa deve presentare un piano di adeguamento e non fare riferimento alla congruità di tale piano alla normativa vigente sull'antinfortunistica e la sicurezza dei lavoratori non ha senso. Non capiamo che tipo di piano e a che cosa debba riferimento questo piano se non alla normativa in materia di sicurezza del lavoro. Vi chiedevamo che il piano fosse sottoposto a chi ha una competenza specifica in riferimento al rispetto delle normative sulla sicurezza e sulla salute sui luoghi di lavoro.
  Vi chiedevamo anche che fossero coinvolte le organizzazioni sindacali, ma – fatemelo dire – per voi le organizzazioni sindacali non sono in alcun modo un interlocutore. I soggetti che difendono in quella fabbrica la salute e la vita dei lavoratori per voi non sono neppure degni di essere ascoltati, non solo di essere coinvolti in questo processo. Poi vi chiedevamo un'altra cosa di buon senso: che finalmente il Governo rispondesse in qualche maniera alle promesse fatte in questi anni (promesse ripetute anche con ordini del giorno accolti in quest'aula) di potenziamento per l'ARPA. In riferimento all'inquinamento di quella fabbrica è necessario che ci sia un soggetto terzo che possa controllare le emissioni inquinanti e l'ARPA Puglia ha fatto tantissimo in questi anni però ha bisogno, come riconosciuto da più parti, che il suo organico sia Pag. 32potenziato: neanche questo. Avete bocciato tre richieste che ci sembravano di buon senso e soprattutto che ancorassero un piano di quell'impresa a normative e leggi dello Stato. Voi bocciando questo nostro ordine del giorno non fate che confermarci nella nostra convinzione. Quello che volete smantellare sono le normative sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e quello che volete fare è rendere ancora più ricattabili e vulnerabili quei lavoratori. Bel lavoro, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non mi pare che il Governo abbia intenzione di cambiare il parere. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, le ho chiesto la parola su questo ordine del giorno per dire che noi votiamo a favore di questo ordine del giorno e per dire che sono estremamente sorpreso del parere contrario su questo ordine del giorno che nulla ha a che vedere sull'intervento sulle diatribe tra la magistratura, se deve essere il Governo... mi piacerebbe molto che dietro le mie spalle ci fosse un po’ di silenzio, signor Presidente...

  PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Palese; colleghi per favore. Colleghi, anche di qua.

  ROCCO PALESE. Lo dico perché questo è uno dei temi chiave sul problema Ilva che viene...

  PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Palese. Onorevole Gnecchi, sta parlando l'onorevole Palese e non riesce a farlo, vale per tutti gli altri. Onorevole Stella Bianchi, gentilmente.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, dicevo che questo ordine del giorno affronta uno degli argomenti chiave sul problema Ilva, perché, al di là di tutto ciò che c’è sul decreto, sulla diatriba tra la magistratura e il fermo o la ripresa dell'attività, uno dei problemi reali è che i cittadini di Taranto e non solo quelli di Taranto hanno il sacrosanto diritto oggi di sapere se e in che misura inquina quando svolge l'attività lo stabilimento dell'Ilva, sui dipendenti che al suo interno lavorano se ci sono tutte le norme di sicurezza e gli accorgimenti, la valutazione del danno...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palese. Per favore, al tavolo del Governo. Per favore, al tavolo del Governo !

  ROCCO PALESE. È una vergogna, Presidente ! È una vergogna che in quest'aula su un problema così ognuno discute per conto proprio !

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, il problema è innanzitutto di chi va a parlare con il Governo, poi anche del Governo che sta ascoltando. Però non è il Governo che si alza e se ne va.
  Prego, continui.

  ROCCO PALESE. Ora, perché noi parliamo per ore e ore su questo argomento.
  Uno dei problemi chiave è che chi oggi risiede a Taranto ha il diritto che lo Stato, la regione e le istituzioni dicano una parola chiara, cioè se effettivamente nel momento in cui c’è svolgimento di attività di questo stabilimento, se c’è inquinamento e se questo inquinamento provoca un danno sanitario. Questo è il problema al di là dello stare in equilibrio tra sicurezza della salute e lavoro e quant'altro. Per poter far questo è fin troppo evidente che sono meravigliato che il Governo esprima parere contrario se bisogna attivare e potenziare le attività di monitoraggio rispetto alla situazione dell'ARPA su Taranto, perché mai c’è una contrarietà rispetto a questo, perché mai c’è una contrarietà rispetto a prendere il piano di adeguamento di sicurezza e farlo conoscere qui al Parlamento che sta decidendo, ma perché mai ? L'altro elemento sul potenziamento del piano deve essere fatto dalla sicurezza sul lavoro, se il Governo è così convinto, ci dica le motivazioni di questa contrarietà su questi argomenti. Io Pag. 33ritengo che questo sia un punto essenziale, al di là di tutto il rispettoso dialogo che ci è stato qui all'interno e il confronto che c’è, però i punti chiave sono questi e ritengo che il Governo sta facendo un grave errore a esprimere parere contrario a questo ordine del giorno, perché questo è uno degli argomenti principali. Al di là di quello che è successo, ad oggi l'attività di questo stabilimento è necessario metterla sotto il monitoraggio e deve essere lo Stato, non deve essere un monitoraggio di parte dell'Ilva e da parte delle altre istituzioni e dei magistrati e l'altra ancora dell'ARPA. Deve essere lo Stato, attraverso gli organi preposti, Dipartimento di prevenzione, igiene e sanità pubblica dell'ASL, attraverso l'ARPA e attraverso tutte queste istituzioni che debbono dire una parola chiara e per poterlo fare devono essere potenziate e questo si chiede.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà. Per favore, vi pregherei di concludere i capannelli che ci sono in Aula e abbassare il tono della voce. Prego, onorevole Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, io con tutto il rispetto per le opinioni di facile lettura dell'articolo 21-octies come un invito alla disapplicazione delle norme in tema di sicurezza, ciò che non trovo tollerabile – su questo ordine del giorno io voterò in modo contrario – è che si prenda il parere di un GIP presso il tribunale di Taranto e lo si voglia sovrapporre alla volontà del Parlamento. Io trovo che questo è inaccettabile. L'articolo 101 della Costituzione prevede che i giudici sono soggetti soltanto alla legge, ma almeno alla legge credo che debbano essere soggetti. Allora, se il Parlamento assume una determinazione e sceglie, con i numeri parlamentari, mai una norma come il 21-octies che non invita certamente alla violazione della normativa in tema di sicurezza sul lavoro, ma cerca, com’è scritto nell’incipit, di garantire l'esatto equilibrio fra esercizio dell'impresa e norme sulla sicurezza e tutela dei lavoratori e tutela dell'ambiente, questo equilibrio e questo numero di equilibrio è rimesso al Parlamento ed è giusto che sia il Parlamento a decidere e che non ci possa essere chi deve essere soggetto soltanto alla legge che pretende, con un conflitto intollerabile magistratura-Parlamento, di imporre il volere di taluni magistrati sul Parlamento della Repubblica. Io penso che su questa scia noi andremmo alla confusione istituzionale, che è assolutamente intollerabile. Se il Parlamento decide, i giudici debbono eseguire quello che è il comando legislativo. Da questo punto di vista questo ordine del giorno, che lodevolmente cerca di evitare che si violino i parametri della sicurezza sul lavoro, disinterpreta il tema fondamentale, che è quello di una legge che certamente non lo consente, il 21-octies non consente la violazione ma invece privilegia il parere di un magistrato che mi sembra in questo caso debba, scusate se lo dico, cedere il passo ai principi costituzionali dell'articolo 101.

  PRESIDENTE. Vi sono altri che intendono intervenire ? Onorevole Palese, non può intervenire, è già intervenuto. Allora, l'onorevole Palese chiede la votazione per parti separate, nel senso di separare le premesse dal dispositivo. Quindi, in questo caso porremo in votazione l'ordine del giorno Duranti n. 9/3201-A/R/8, prima per la parte delle premesse, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario, e poi sulla parte del dispositivo, sulla quale ugualmente il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3201-A/R/8, limitatamente alle premesse, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Capua, D'Agostino...colleghi, vorrei precisare a tutti che abbiamo 133 ordini del giorno, avremo anche un dibattito, io non posso aspettare dieci minuti Pag. 34per ogni voto. Quindi coloro che sono fuori, gentilmente, restino in Aula oppure perdono la votazione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. I deputati Manfredi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3201-A/R/8, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benamati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  424   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. I deputati Vazio, Manfredi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nastri n. 9/3201-A/R/9, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Montoni, Artini, Brescia, Gribaudo, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  369.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Agostinelli n. 9/3201-AR/10, non accettato dal Governo.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno vorremmo portare all'attenzione del Governo una questione che noi riteniamo essere assai rilevante. L'articolo 6, comma 1, del provvedimento in esame ha apportato tra le altre cose una modifica all'articolo 104-ter della legge fallimentare. Ha disposto infatti che il programma di liquidazione che deve redigere il curatore debba essere completato non oltre centottanta giorni dalla sentenza di fallimento. Il programma di liquidazione è essenziale perché consente di effettuare la liquidazione del patrimonio acquisito all'attivo secondo un piano completo e articolato, non in modo frammentario e disarticolato.
  Il mancato rispetto di questo stringente termine, senza – come si legge nel testo – giusta causa comporta la revoca del curatore nominato. Ebbene, pur non contestando l'inserimento di un termine per il completamento della predisposizione del programma, che potrebbe rispondere alla ratio di evitare inutili dilazioni temporali dovute a mera inefficienza, ci sentiamo Pag. 35tuttavia di dover condividere la critica mossa durante le audizioni in Commissione referente.
  Alla luce di quanto ci è stato fatto notare proprio in audizione e di un'attenta ulteriore riflessione sulla problematica in oggetto, riteniamo quindi sia opportuno, se non necessario, che si valuti meglio la scelta operata. Chiediamo quindi che il mancato rispetto di questo termine non comporti sic et sempliciter la revoca del curatore dell'incarico conferitogli. Ciò in quanto il fatto che la revoca sia consequenziale al mancato rispetto del termine non tiene in debito conto la difficoltà pratica spesso connessa alla stesura del programma stesso.
  Questa operazione delicata e che ha funzione informativa può risultare, infatti, talvolta assai complessa e richiedere, quindi, un lasso di tempo più ampio. Come fatto notare anche durante le audizioni, dunque, non è sufficiente avere previsto l'inciso: «senza giustificato motivo nei riguardi del curatore inadempiente», in quanto questo criterio è eccessivamente vago nonché, a nostro parere, assai opinabile.
  Riteniamo, invece, che si dovrebbe riprendere la formulazione utilizzata all'articolo 34, comma 2, della legge fallimentare, e prevedere sicuramente la valutazione del tribunale per la revoca. Opportuno sarebbe prevedere anche il dovere del curatore di indicare, nel dettaglio, le ragioni che determinano e richiedono un termine maggiore per la liquidazione dei singoli cespiti.
  Invitiamo, pertanto, il Governo a tenere conto di queste reali perplessità sollevate, prevedendo che la valutazione della revoca sia rimessa al tribunale che potrà opportunamente considerare le circostanze della singola fattispecie concreta proprio al fine di non rendere più gravosa la procedura con la nomina di un nuovo curatore. Si tenga presente, infine, che la revoca, per come è disciplinata, corre il rischio di produrre esattamente l'effetto contrario rispetto all'obiettivo prefissato e, quindi, di diventare non già uno sprone per il curatore nominato, bensì causa di ulteriori, quanto inutili dilazioni di tempo.
  Per questi motivi, vado a ricordare all'Aula l'impegno indicato in questo ordine del giorno: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere che nell'ambito del programma di liquidazione di cui all'articolo 6, la revoca del curatore debba essere commisurata alla durata di tale programma pur non prevedendo una diretta consequenzialità per il mancato rispetto dei tempi, laddove un simile automatismo potrebbe nuocere al buon andamento del detto programma».
  Quindi, invitiamo l'Aula a votare in maniera favorevole su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, intervengo solo per segnalare che, in questo ordine del giorno, vi è una netta discrasia tra la parte motiva e la parte dispositiva. Nella parte motiva viene richiamato di tutto e di più, compreso l'articolo 21-octies, comprese le norme in favore di banche e di enti creditizi, mentre la parte dispositiva riguarda soltanto i termini di cui all'articolo 6 della normativa.
  Dunque, chiedo la votazione per parti separate, potendo essere valutata positivamente o negativamente la parte dispositiva e, a mio avviso, del tutto negativamente la parte motiva, in quanto distaccata da quella dispositiva.

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, purtroppo non è possibile, perché nella parte dispositiva c’è un esplicito richiamo alla parte delle premesse, dicendo che si dà attuazione a quanto previsto nelle premesse. Quindi, non si possono separare le premesse dal dispositivo.

Pag. 36

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Aggiungo che, per questo motivo, voterò in modo contrario su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/3201-A/R/10, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Sarti, Dieni, Frusone... Onorevole Sarti, Calabrò... Onorevole Benedetti, ho già spiegato che mi riferisco a coloro che sono in Aula, non a coloro che arrivano dopo. Onorevole Tripiedi, si può sedere gentilmente, così vedo se l'onorevole Sarti vota ? Onorevole Sarti, perché intanto non prova a scendere al banco del Comitato dei nove e vediamo se la tessera lì funziona ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  412   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin e la deputata Covello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Alberti n. 9/3201-A/R/11, con il parere contrario del Governo.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, siamo quasi arrivati alla fine di questa farsa dell'approvazione di questo decreto, che è un'accozzaglia di mille cose, ma ormai siamo praticamente abituati a questo andazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). All'interno di un provvedimento che dovrebbe andare a modificare la legge fallimentare, è stata inserita una norma vergognosa, che è quella sull'Ilva, e i miei colleghi poi spiegheranno perché è così vergognosa, ma soprattutto è stata inserita nel provvedimento anche una norma che nulla ha a che vedere con il resto del decreto. L'abbiamo detto più volte e continuiamo a ribadirlo: è il cosiddetto articolo 16, l'ennesimo aiuto alle banche. Per quanto riguarda questo aiuto, stavolta non si tratta di 7,5 miliardi regalati, come quando è stato fatto il decreto IMU-Bankitalia alle più grandi banche private italiane, ma si tratta di una deducibilità di tutte le perdite su crediti che banche e assicurazioni vantano verso i propri clienti. Ebbene, queste perdite possono essere dedotte in un solo anno. La normativa prima prevedeva che queste perdite potessero essere dedotte in cinque anni, ma questa normativa è stata modificata e, guarda caso, è stata modificata proprio da questo Parlamento, sotto il Governo Letta. Prima, infatti, la deducibilità delle perdite poteva avvenire in diciotto anni, quindi fate un danno, lo reiterate e lo peggiorate. Infatti, da diciotto anni siamo passati a cinque anni con la legge di stabilità del 2014 e ora passiamo a un anno solo. Questo vuol dire in termini pratici, che tutti possono capire, che si tratta di 7 miliardi di perdite che le banche possono mettere in deduzione. Cosa vuol dire questo ? Vuol dire che lo Stato incasserà ogni anno 7 miliardi di euro in meno, e questo potrà essere fatto solo da banche e assicurazioni. E le imprese ? Ebbene sì, anche le imprese vantano dei crediti che non riescono ad incassare, perché non solo le banche sono in questa situazione, ma anche le imprese, le piccole e medie imprese. Per loro, invece, questa regola non vale. Infatti, loro sono costrette al massimo a poter mettere in deduzione il 5 per cento di tutto ciò che è il loro credito che non riescono a incassare, cioè, se un'impresa non riesce a incassare le fatture, il massimo che può mettere in perdita e, quindi, in deduzione è il 5 per cento e, comunque, non può superare i 2.500 euro.Pag. 37
  Quindi è l'ennesimo aiuto alle banche che viene mascherato, un'altra volta, come un aiuto, sì, alle banche, ma che teoricamente dovrebbe andare all'economia reale. Ebbene non c’è nessun collegamento tra queste due cose, l'aiuto alle banche si ferma lì. Tutte le volte che questo Governo, questa maggioranza, ma anche i Governi precedenti, hanno aiutato le banche, in svariati modi e misure, non hanno mai previsto un collegamento tra l'aiuto in sé alla banca e il sostegno all'economia reale. Lo dimostrano i fatti, lo abbiamo già detto prima, i 7,5 miliardi regalati con il decreto «IMU-Bankitalia», lo dimostrano tutti i miliardi che sono piovuti dalla BCE attraverso il LTRO o il TLTRO, e altre svariate sigle che si è inventato il nostro Draghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ogni volta che viene qua, in audizione, in questo Parlamento, viene incensato, lodato e glorificato come salvatore della patria. Piovono miliardi dalla BCE e vanno sempre, unicamente, verso le banche e mai un euro va a finire all'economia reale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FERDINANDO ALBERTI. Noi, ogni volta, chiediamo: mettete un vincolo all'aiuto alle banche e che l'aiuto alle banche finisca all'economia reale. Ogni volta ci viene risposto picche, ci viene risposto no.
  Ora, con questo ordine del giorno, non facciamo altro che richiedere nuovamente questa cosa, questo collegamento tra l'aiuto alle banche e l'economia reale. Chiediamo che le banche che potranno giovare e godere di questo ennesimo aiuto, se non lo trasformeranno in una riduzione dei tassi di interesse nei confronti d'imprese e famiglie, vengano punite in qualche modo. Inventatevi voi il modo per punire le banche, so che sto dicendo quasi una bestemmia, però vi chiedo almeno di prendere in considerazione questo ordine del giorno e di votare favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Toninelli, vorrei avvertire che il Presidente richiama ad 1 minuto dalla fine del tempo e, poi, a 30 secondi. Questo non per disturbare l'intervento, ma per aiutare ad arrivare facilmente ad una conclusione. Se qualcuno degli oratori non desidera essere interrotto, basta che lo dice e io a 5 minuti tolgo direttamente la parola.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio Presidente, intervengo anch'io su questo ordine del giorno che ritengo molto importante e, all'inizio, intervengo chiedendo le motivazioni al Governo di un parere negativo, sapendo che questo provvedimento va a scaricare sulle imprese i problemi di stabilità delle banche in un periodo come questo, in cui la Banca d'Italia, quindi non una rivista di economia, afferma che nel 2015, rispetto al 2014, il credito alle imprese, ed aggiungo anche alle famiglie è diminuito, e tutto questo nonostante il quantitative easing della BCE. Di conseguenza, intervenire aiutando i creditori, cioè le banche, significa probabilmente farlo nel momento storico peggiore in assoluto. Che cos’è che fa questo ordine del giorno ? Mantenendo in vita, nonostante le contestiamo, queste agevolazioni previste dall'articolo 16 del decreto, interviene per introdurre «misure idonee a garantire la riduzione dei tassi d'interesse praticati sui finanziamenti erogati a imprese e famiglie». Che significa questo ? Significa che se da una parte questa iniziativa legislativa del Governo porta ad un aiuto alle banche e alle imprese, in perfetta sintonia con quanto è la politica economica europea (per la quale sono gli interessi bancari a dominare le politiche economiche nazionali e ad imporsi sulle politiche interne ai 28 Paesi dell'Unione europea), si dovrebbe affiancare un intervento che dia fiato, un vantaggio, un aiuto, all'economia reale. In realtà, noi ascoltiamo con dispiacere il parere negativo che viene dato dal Governo.Pag. 38
  Entrando più nel particolare, si può notare come la materia delle procedure concorsuali e una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo, sono oggetto di lavoro di un'apposita commissione, insediata presso il Ministero della giustizia, dal 28 gennaio scorso. E che cosa è che accade ? Che mentre questa commissione svolge un lavoro di revisione organica di una materia così complessa e, peraltro, oggetto di rilevanti interventi normativi anche molto recenti, cosa fa il Governo ?
  Cala dall'alto un decreto-legge, che sostanzialmente cede alle banche e agli istituti finanziari il predominio assoluto delle procedure, consegnando alle banche addirittura la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti – con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori – nonché la previsione che consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di potere portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento consentito fino ad oggi.
  Come possiamo intendere quest'ennesimo colossale regalo che si fa alle banche, se non come l'ulteriore prova del fatto che questo Governo è un Governo totalmente asservito alle banche ? Forse è il caso di ricordare ancora una volta in questa sede che la crisi che da otto anni sta flagellando le economie degli Stati Uniti e degli Stati europei non è altro che la diretta conseguenza del fallimento delle banche e della concessione di prestiti fatta senza alcun criterio, nella consapevolezza che tanto qualcuno, ovvero i contribuenti, avrebbero pagato i loro errori.
  Il salvataggio della cassaforte del Partito Democratico, il Monte dei Paschi di Siena, è un esempio emblematico di questa volontà. Negli Stati Uniti banche come il Monte dei Paschi di Siena hanno concesso mutui per le case a chi non poteva permetterseli, facendo esplodere la bolla immobiliare e i cosiddetti subprime. In Europa banche come il Monte dei Paschi di Siena hanno acquistato titoli di Stato da Paesi come la Grecia, anche quando era evidente che questi non sarebbero stati in grado di pagarli. I risultati sono oggi sotto i nostri occhi. E, allora, cosa fa questo Governo con questo bel decreto ? Dà ancora più poteri alle banche, privilegiandole tra i creditori.
  In tutto questo gli effetti del mirabolante quantitative easing della Banca centrale europea nel mondo reale non li sta vedendo nessuno, dato che i crediti ad imprese e famiglie sembra si stiano addirittura contraendo, nonostante l'enorme iniezione di liquidità delle banche, il cui rischio – ricordiamolo – ricade per l'80 per cento sulla Banca d'Italia e, quindi, in definitiva, ancora una volta sullo Stato, cioè sul contribuente italiano.
  Con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo di vincolare in qualche modo quest'ennesimo regalo nella direzione di banche che tornino a fare le banche nell'economia reale. Lo facciamo dicendogli di aiutare, agevolando con interessi agevolati, proprio quelle imprese che, ahimè, oggi ricevono meno prestiti dalle banche.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n. 9/3201-AR/11 con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Turco, Crippa, Ferraresi... onorevole Ferraresi, acceleri, gentilmente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  414   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Baroni n. 9/3201-AR/12, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Pag. 39

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame si muoveva inizialmente, nelle intenzioni del Governo, nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni.
  Al fine di realizzare questo obiettivo, sono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza, dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte anzitutto alla tutela dei diritti del creditore di tipo finanziario ed assicurativo, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore.
  In particolare, relativamente alle misure principali, il provvedimento d'urgenza reca nei primi due titoli, interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive. Il titolo III tratta di misure fiscali, mentre il titolo IV include numerosi interventi in materia di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria particolarmente eterogenei, questi ultimi, rispetto alla ratio complessiva del decreto-legge.
  Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione giustizia del provvedimento in titolo, tramite emendamenti a firma del relatore e del Governo, l'articolato è stato ulteriormente ampliato di dieci nuovi articoli legati, in via generale, ai temi dell'amministrazione giudiziaria, fatta peculiare eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, già all'esame in sede referente presso le Commissioni ambiente ed attività produttive.
  A proposito dei primi due Titoli, si rileva che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di un'apposita commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso. I motivi che, invero, appaiono decisivi per l'emanazione di un decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni – chi lo avrebbe mai detto ! – nel ruolo di creditori finanziari, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare.
  Tra tutti, appaiono emblematici in tal senso l'articolo 9, che rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso degli creditori, nonché l'articolo 16, che consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi.
  L'articolo 21-octies, recante misure urgenti per l'esercizio dell'attività di impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario, introduce, infine, elementi di ulteriore eterogeneità in un atto già di per sé ampiamente disorganico e disomogeneo, laddove, nel merito, esso non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile, processuale civile, né di organizzazione ovvero di funzionamento dell'amministrazione giudiziaria – così come elenca il titolo del decreto n. 83 –, intervenendo, altresì, in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro, per disporre un'esplicita deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori, al fine di consentire la prosecuzione dell'attività industriale.
  Noi chiediamo che venga impegnato il Governo, nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 18, comma 1, in materia degli effetti del trattenimento in servizio per quanto riguarda la magistratura ordinaria relativamente al fatto e alla possibilità di prevedere, anche con successivo provvedimento, che gli effetti di cui all'articolo 1, Pag. 40comma 3, della legge n. 114 del 2014 siano differiti alla data del 31 dicembre 2016 per la magistratura ordinaria che non abbia compiuto, in questo caso, il settantaduesimo anno di età alla data del 31 dicembre 2015, indipendentemente se la loro collocazione a riposo debba avvenire tra il 31 dicembre 2015 ed il 30 dicembre 2016.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n. 9/3201-AR/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  420   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  335.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Sisto e Fossati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/3201-AR/13, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Con l'approvazione di questo decreto-legge si mette mano nuovamente, tra le altre cose, a quelle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi e di insolvenza, dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare civile e processuale civile con misure anche di tipo fiscale, volte anzitutto alla tutela dei diritti del creditore di tipo finanziario ed assicurativo.
  Si favoriscono cioè sempre i soliti soggetti forti che operano nel mercato, banche e assicurazioni, insomma i soliti noti. Mediante l'adozione di questi provvedimenti, come ricordato già anche nei precedenti interventi, il Governo rischia soltanto di creare confusione in una materia complicata e complessa, la materia concorsuale e del diritto fallimentare, che, invece, necessita di una revisione ampia che affronti la materia nel suo complesso e in maniera organica. Non si capisce, quindi, perché si sia scelto lo strumento del decreto-legge: non se ne ravvisano proprio i presupposti e il carattere di necessità e d'urgenza tanto più che già dallo scorso gennaio risulta insediata presso il Ministero della giustizia una commissione apposita incaricata di effettuare una revisione della materia. Siamo di fronte ad una vera e propria anomalia rappresentata dal fatto che si interviene con un decreto-legge proprio mentre la commissione nominata dal Ministro della giustizia per la revisione organica della disciplina delle procedure concorsuali sta procedendo speditamente alla stesura dei criteri direttivi della legge delega per una riforma organica delle procedure concorsuali; anomalia determinata dal fatto che si interviene mediante lo strumento del decreto-legge sempre sulla stessa legge fallimentare già oggetto di modifica soltanto due anni fa.
  L'ultima saliente modifica del testo della legge fallimentare, infatti, è stata effettuata dal decreto-legge n. 69 del giugno 2013. In questo settore stiamo assistendo ad una stratificazione di provvedimenti normativi che vengono inseriti nell'ordinamento a breve distanza gli uni dagli altri senza opportune riflessioni e più che altro senza la necessaria attività di coordinamento tra i differenti estensori delle norme. Stiamo assistendo, quindi, ad una normazione schizofrenica della materia proprio mentre, come ho appena ricordato, si è istituita un'apposita commissione delegata a riordinare il sistema stesso. In questo ambito allora vorremmo capire quali sono le reali necessità, quali sono i veri interessi che vi portano ad Pag. 41adottare per decreto-legge provvedimenti che mirano solo ed esclusivamente a garantire gli interessi dei soliti noti e dei portatori di interessi degli operatori finanziari. In ambito fiscale il decreto-legge prevede la modifica del regime di deducibilità ai fini Ires e di IRAP delle svalutazioni e delle perdite dei crediti degli enti creditizi e finanziari e delle imprese di assicurazioni. Al posto della deducibilità annuale, in misura di un quinto per ciascun anno, si introduce infatti la deducibilità integrale di tali componenti negativi di reddito nell'esercizio in cui sono rilevati in bilancio. E in questo ambito non si ravvisano benefici per l'erario quanto semplicemente ulteriori agevolazioni per gli istituti bancari. Agevoliamo quindi le banche concedendo ad esse di fatto riduzioni di tasse, tutto a danno della fiscalità generale.
  In materia di vendite giudiziarie, poi, si prevede l'istituzione di un portale unificato che consentirà a tutti gli interessati di acquisire le informazioni relative alle vendite giudiziarie nell'ambito di un'unica area web gestita dal Ministero della giustizia e pone anche in capo al creditore dei costi sottoforma di un contributo a carico del creditore procedente per la pubblicazione sul portale delle vendite pubbliche degli atti esecutivi riguardanti beni immobili o mobili registrati. Esso sarà di 100 euro per ciascun atto esecutivo e potrà essere adeguato ogni tre anni in base agli indici ISTAT. La pubblicità sul portale è obbligatoria tanto che il decreto-legge prevede che, ove questa non venga effettuata nel termine stabilito dal giudice, quest'ultimo deve dichiarare con ordinanza l'estinzione del processo esecutivo. Con questo mio ordine del giorno, Presidente...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO BRUGNEROTTO. Concludo. Intendo impegnare il Governo a prevedere che la pubblicità sul portale delle vendite pubbliche degli atti esecutivi per i quali la legge dispone che sia data pubblica notizia e che riguarda beni immobili o mobili registrati non possa comportare alcun contributo per la pubblicazione a carico del creditore procedente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/3201-AR/13, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  413   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/3201-AR/14, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  TATIANA BASILIO. Presidente, colleghi, abbiamo già avuto modo di illustrare le nostre perplessità circa l'impianto complessivo del provvedimento in esame. Mi preme, quindi, focalizzare l'attenzione dell'Aula sull'ordine del giorno a mia prima firma riguardante, in particolare, l'articolo 16 del decreto-legge, relativo alla deducibilità delle svalutazioni e perdite su crediti di enti creditizi, finanziari ed imprese assicurative.
  Si tratta di un'iniziativa nell'ambito delle disposizioni in materia fiscale contenute nell'ultima parte del decreto, finalizzata a favorire sul piano fiscale gli istituti di credito, le banche e le assicurazioni, consentendo loro così la deducibilità nell'anno fiscale corrente fino a circa il 75 per cento dei crediti indicati in Pag. 42bilancio, senza l'onere di dimostrare elementi certi e precisi relativi all'origine di credito quali, ad esempio, la sentenza dichiarativa del fallimento del debitore.
  Una misura, quindi, sicuramente favorevole alle banche e alle assicurazioni con un oggettivo vantaggio fiscale per le stesse e l'aumento della deducibilità delle perdite dall'attuale 20 per cento al 75 per cento, ma che non prevede analoghe forme di tutela per tutte le altre imprese, vale a dire le piccole, medie e grandi imprese operanti in settori diversi dal credito e dall'assicurativo.
  Il presente ordine del giorno, infatti, intende estendere la tutela fiscale che il decreto riconosce agli istituti di credito anche alle imprese di grandi dimensioni, impegnando il Governo ad assumere iniziative volte ad aumentare il limite di 5 mila euro previsto dall'articolo 101, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), ai fini della deducibilità di perdite sui crediti di modesta entità per le imprese di più rilevante dimensione. Tale meccanismo consentirebbe, quindi, alle imprese interessate di dedurre fiscalmente le perdite in bilancio, senza essere condizionate da apposite procedure concorsuali ovvero da uno stato di insolvenza formalmente riconosciuto a carico del debitore.
  Quindi, una più moderata gestione delle posizioni creditorie che comporterebbe sul piano pratico un'incidenza minore rispetto alla pressione fiscale prevista per tali voci di bilancio aziendale.
  Riteniamo, infatti, che le misure adottate dal Governo per alleggerire il carico fiscale di banche e assicurazioni siano più eque e giuste se riferite all'intero comparto dell'imprenditoria nazionale. In un momento storico di forte recessione economica un minore onere fiscale significa tendere una mano alla parte produttiva del Paese sia per favorire l'economia sia per salvaguardare la stessa stabilità delle imprese e, quindi, migliaia di posti di lavoro per i nostri cittadini italiani.
  Proprio due giorni fa ho letto un articolo su un quotidiano che citava: «Ripresa senza qualità, il capitale umano avvilito dagli anni di crisi. In Italia le imprese hanno tagliato i posti di alto livello e ora affrontano le nuove sfide senza forza innovativa».
  Questo ritengo sia un campanello d'allarme da ascoltare e che sia molto grave.
  Io voglio dire «basta» agli aiuti alle sole banche, agli istituti di credito privato ed il mio «basta» è la voce di milioni di cittadini italiani che – da voi maggioranza – auspicano un vero cambiamento.
  Ma il cambiamento e gli aiuti, anche se piccoli, sono arrivati dalle sole nostre restituzioni, che il MoVimento 5 Stelle ha tolto dalle diarie dei nostri stipendi, per metterli a disposizione di quei cittadini che hanno ancora voglia di creare una piccola impresa e credono ancora nel Paese e nel sistema Italia.
  Trovo che sia vergognoso l'ennesimo aiuto agli istituti di credito privati. Ci ritroviamo di nuovo di fronte alla stessa situazione del decreto IMU-Bankitalia che fu discusso in Aula circa nel gennaio dell'anno scorso.
  Se, quindi, la finalità ultima del decreto deve essere quella di favorire la competitività e la concorrenzialità tra i creditori finanziari, è opportuno che il Governo si impegni a porre in essere misure di analoga portata per tutte le altre imprese, salvaguardando quindi tutti i sostenitori e tutti i produttori del nostro Paese.
  Una pressione fiscale più leggera significa, quindi, rendere il Paese più libero di investire e di progredire nella libera iniziativa economica, favorendo così il benessere e la richiesta economica di questo Paese.
  Noi del gruppo MoVimento 5 Stelle, pur ribadendo, quindi, il nostro dissenso sull'intero impianto di questo decreto e di questa riforma, come viene chiamata, riteniamo opportuno indirizzare talune scelte al Governo nella direzione da noi considerata più giusta...

  PRESIDENTE. Concluda.

  TATIANA BASILIO. Mi avvio a concludere; ciò, suggerendo soluzioni concrete e di impatto diretto sulla vita dei nostri cittadini. È questa la finalità di questo Pag. 43ordine del giorno a mia prima firma e, quindi, chiedo all'Aula il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/3201-A/R/14, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Carlo Galli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  421   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Piccione e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Benedetti n. 9/3201-A/R/15 sui cui è stato richiesto di procedere a una votazione per parti separate, nel senso di procedere, dapprima, alla votazione della premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario e, quindi, alla votazione del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Grazie Presidente, volevo fare un attimo una riflessione su questo ordine del giorno, pur restando perplessa per il fatto che, appunto, non sia stata approvata anche la premessa. Comunque, questo decreto-legge in sostanza, lo abbiamo già detto più volte in quest'Aula, ha l'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare, tuttavia, stranamente, la maggioranza ne ha approfittato per inserire una serie di misure a vantaggio di banche e assicurazioni nel ruolo di creditori finanziari. Fino al 2010 in Italia non c'era nessuna possibilità per le banche di dedurre né le DTA né le perdite sui crediti; poi dal 2010 con il Governo Berlusconi viene introdotta questa possibilità che poi è stata modificata nel 2011, rimodificata da Monti nel 2012 e nuovamente modificata con il Governo Letta nel 2013.
  La misura pro banche è contenuta nell'articolo 16, all'interno del titolo terzo, e consente agli enti creditizi, finanziari e assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, al posto del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi. È un articolo che è stato segnalato dal MoVimento 5 Stelle nelle Commissioni giustizia e finanze, perché si configura come un ennesimo regalo alle banche. Se pensiamo all'articolo 9 che è quello, per intenderci, che rafforza il potere del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, questo articolo, ad esempio, ha subito qualche modifica durante l'esame in Commissione e, invece, troviamo sintomatico che l'articolo 16 non sia stato assolutamente messo in discussione e non abbia subito alcun tipo di modifica da parte del relatore e del Governo. Questo ci lascia perplessi, perché come misura è impossibile che porti un gettito di entrata cioè state facendo credere ai cittadini italiani che dando dei maggiori sconti fiscali alle banche il Tesoro otterrà maggiori entrate. Inoltre, questa misura si basa sulla convinzione errata che gonfiando di liquidità e di nuovi capitali le banche riparta il credito a famiglie e imprese. È una visione decisamente «bancocentrica», non è una parola mia, bensì uso un neologismo coniato dallo stesso Viceministro dell'economia e delle finanze Morando durante la discussione sulle linee generali di questo decreto-legge. Allora, invece che essere bancocentrici, se si vogliono davvero aumentare l'occupazione e il reddito da lavoro e, quindi, i consumi interni servirebbero Pag. 44misure di sostegno ai redditi più bassi e investimenti diretti nel settore industriale.

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Benedetti. Onorevole Fucci, onorevole Polverini... prima il presidente Palese ha chiesto rispetto, mentre stava parlando, agli altri. Adesso sarebbe utile garantire lo stesso rispetto.
  Prego, onorevole Benedetti.

  SILVIA BENEDETTI. Tornando all'articolo 16, quindi, questo provvedimento è molto simile a quello della legge di stabilità 2013 che ci ha fatto perdere 19 miliardi di euro, 19 miliardi di euro stimati addirittura non dal Governo ma da Mediobanca, per dare la possibilità alle banche di dedurre le perdite sui crediti anziché in diciotto in cinque anni. Quindi, già nella manovra del 2013 avevamo un esempio e abbiamo visto quali sono stati i risultati. Quindi, quello che ci dite è che una possibilità di deduzione delle perdite sui crediti maggiore rispetto a quella del 2013 e ancora maggiore rispetto a quella dei 18 anni ci porterà maggior gettito. Anche il viceministro Morando, tra l'altro, ribadì, alla presenza di questa relazione tecnica, in merito a questo articolo, che, sue parole: non ho ancora visto contestato da nessuno in modo approfondito, affermando che grazie a questa misura c’è un avanzo per l'erario.
  Invece, quello che leggo io – lo aveva già ravvisato il mio collega Villarosa – è che, da parte dei funzionari della Commissione bilancio, la relazione tecnica risulta fornire i risultati di alcune simulazioni effettuate sulla base delle situazioni dei singoli contribuenti interessati. Pertanto – attenzione a quello che viene scritto – si prende atto di tali risultati, non risultando possibile procedere ad una verifica dei medesimi. Tuttavia, al fine di valutare i diversi passaggi del procedimento di quantificazione seguito, appare necessario acquisire i seguenti dati e chiarimenti. Perciò, con questo ordine del giorno ci sembra il minimo, visto che non abbiamo avuto chiarimento alcuno sull'origine dei dati che avete usato per parlare di avanzo dell'Erario, richiedere la presentazione di una relazione annuale in merito agli effetti finanziari derivati dall'applicazione di questo articolo 16. Tra l'altro – sempre parole del Viceministro Morando –, con questo articolo 16 state cercando di regalare all'Italia un sistema del credito più aperto e più efficace, allora saremo veramente curiosi di sapere come andrà, di vedere questa relazione annuale e se davvero questa misura bancocentrica riuscirà a dare una svolta nell'annosa questione del credit crunch. In realtà, la cosa migliore sarebbe stata avere la proiezione dei risultati prima, con un'origine, con delle fonti certe dei dati prima, non dopo aver fatto questa scelta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa dell'ordine del giorno Benedetti n. 9/3201-AR/15, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Crippa, Artini, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  406   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, il dispositivo dell'ordine del giorno Benedetti n. 9/3201-AR/15, su cui il Governo ha espresso il parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Maria, Grassi, Crippa.Pag. 45
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  422   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  401    
    Hanno votato no  21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno Battelli n. 9/3201-AR/16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Il decreto-legge n. 83 del 2015, a parole di questo Governo, si muoveva inizialmente nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni. Per realizzare questo obiettivo vengono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza: dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte alla tutela ora del debitore ora del creditore, rafforzando in particolare questi ultimi, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore. Il testo, inizialmente di ventiquattro articoli, durante il passaggio in sede referente in Commissione giustizia ha visto l'aggiunta di dieci nuovi articoli dedicati ad aspetti legati prevalentemente all'amministrazione giudiziaria, fatta eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92 del 2015, il cosiddetto «decreto Ilva».
  Nel mio precedente intervento avevo segnalato i due punti più critici dell'intero decreto, ma in questo ordine del giorno vorrei soffermarmi solo sui regali che voi ancora una volta state facendo alle banche. Parliamo dell'articolo 9 e dell'articolo 16 di questo decreto.
  L'articolo 9 modifica l'attuale sistema di rinegoziazione dei debiti di una azienda, andando a conferire un eccessivo potere ai creditori, la cui tutela potrebbe anche andare bene, ma in questo caso è solo a favore di pochi grandi gruppi. Con questa disposizione un'impresa, indebitata per almeno il 50 per cento dell'indebitamento complessivo con banche o istituti finanziari, viene praticamente obbligata a procedere alla rinegoziazione da tali istituti se essi rappresentano almeno il 75 per cento dei creditori. Detta così potrebbe suonare quasi bene, ma in realtà sposta il potere di trattativa negoziale totalmente in mano ai grandi gruppi, estromettendo praticamente i piccoli creditori, che saranno certamente altre imprese. Una misura quindi che favorisce le imprese sia creditrici sia debitrici.
  L'altro regalo alle banche, l'ennesimo, è l'articolo 16, come se ce ne fosse ancora bisogno dopo i 7,5 miliardi di euro regalati con il decreto Imu-Banca d'Italia. Se fino a ieri gli istituti bancari, finanziari e assicurativi si portavano in deduzione le svalutazioni e le perdite sui crediti dell'anno fiscale per una quota pari al 20 per cento annuo per cinque anni, oggi potranno portare in deduzione l'intero ammontare dell'esercizio in un solo anno fiscale. In pratica tali istituti potranno abbattere di cinque volte in più rispetto alla precedente disciplina il loro imponibile fiscale. Per le imprese briciole, per le banche regalie. Difatti, basta guardare sempre il Testo Unico delle imposte sui redditi, all'articolo 106, che avete modificato proprio con l'articolo 16 di questo decreto, per notare l'assoluta disparità nel portare in deduzione i crediti svalutati tra chi lavora e produce come le imprese, articolo 106 comma 1, e chi specula, affama e fa cartello, come banche e assicurazioni, articolo 106 comma 3, come modificato da questo decreto in esame oggi. Dopotutto, se voi avete un salvagente Pag. 46solo preferite sempre e sempre tirarlo alle banche e non alle imprese, quelle che tengono in vita l'economia reale, quelle che danno da mangiare alle nostre famiglie e danno lavoro, quelle che veramente pagano le tasse nel nostro Paese, un beneficio fiscale enorme per gruppi come Montepaschi, Mediolanum, Unipol, giusto per citare qualche gruppo molto vicino a questa politica.
  Cosa chiediamo allora a questo Governo ? Un impegno davvero semplice. Visto che si interviene sul Testo Unico delle imposte sui redditi perché non intervenire con una misura che agevoli le imprese ? E visto che trattiamo il tema dei fallimenti diamo soprattutto a quelle più piccole la possibilità di mantenersi in vita, magari con un piccolo beneficio fiscale. Visto che parliamo di perdite l'impegno chiede di aumentare il limite di deducibilità delle minusvalenze e delle perdite di crediti, e delle perdite sui crediti, diverse da quelle deducibili ai sensi del comma 3 dell'articolo 106 di cui all'articolo 101, comma 5 del Testo Unico sulle imposte dei redditi, elevandolo da 2500 euro a 5000 euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Battelli n. 9/3207-AR/16, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baldelli, Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  386   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/3207-AR/17, non accettato dal Governo.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Con l'ordine del giorno a mia prima firma chiediamo al Governo di impegnarsi a ridurre l'ammontare di deducibilità annuale di cui al comma 3 dell'articolo 16 al 60 per cento dell'ammontare delle svalutazioni e perdite ammesse in deduzione, destinando le maggiori risorse disponibili all'incremento del limite di 2500 euro previsto dall'articolo 101, comma 5 del Tuir, ai fini della deducibilità di perdite sui crediti di modesta entità. Per intenderci il Tuir è il Testo Unico delle imposte sui redditi istituito con la legge 22 dicembre 1986 n. 917 e aggiornato con le ultime modifiche introdotte dal decreto legislativo 21 novembre 2014 n. 175 e dalla legge 23 dicembre 2014 n. 190.
  Nell'articolo 101, comma 5, si legge infatti che le perdite di beni di cui al comma 1 ovvero le minusvalenze commisurate al costo non ammortizzato di esse, e le perdite su crediti diverse da quelle deducibili ai sensi del comma 3 dell'articolo 106, sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso per le perdite su crediti se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali o ha concluso un accordo di ristrutturazione dei debiti omologato ai sensi dell'articolo 182-bis del Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267. Ai fini di questo comma, il debitore si considera assoggettato a procedura concorsuale dalla data della sentenza dichiarativa del fallimento o del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa o del decreto di ammissione alla procedura di concordato preventivo o del decreto di omologazione dell'accordo di ristrutturazione o del decreto che dispone la procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi. Gli elementi certi e precisi sussistono in ogni caso il credito sia di modesta entità e sia decorso un periodo di sei mesi dalla scadenza di pagamento del Pag. 47credito stesso. Il credito si considera di modesta entità quando ammonta ad un importo non superiore a 5000 euro, per le imprese di più rilevante dimensione, di cui all'articolo 27, comma 10 del Decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e non superiore a 2500 euro per le altre imprese.
  Gli elementi certi e precisi sussistono, inoltre, quando il diritto alla riscossione del credito è prescritto e in caso di cancellazione dei crediti dal bilancio operato in applicazione dei principi contabili. Ora, l'articolo 16 del presente provvedimento, ovvero del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, che il Governo e la maggioranza stanno convertendo, affronta la deducibilità delle svalutazioni e le perdite su crediti degli enti creditizi e finanziari e le imprese di assicurazione. In modo particolare, nel succitato comma 3, in via transitoria per il primo periodo di applicazione, le svalutazioni e le perdite di cui al comma 1, diverse dalle perdite realizzate mediante cessione a titolo oneroso, sono deducibili nei limiti del 75 per cento del loro ammontare. L'eccedenza poi è deducibile secondo le modalità stabilite dal comma 4. Le perdite di cui al comma 1, del Decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, si riferiscono alle svalutazioni e alle perdite su crediti verso la clientela iscritti in bilancio a tale titolo e le perdite realizzate mediante cessione a titolo oneroso sono deducibili integralmente nell'esercizio in sui sono rilevante in bilancio.
  Ai fini di questo comma 1, le svalutazioni e le perdite diverse da quelle realizzate mediante cessione a titolo oneroso, si assumono al netto delle rivalutazioni dei crediti risultanti in bilancio. Tra l'altro questo comma va a modificare il comma 3 dell'articolo 106 del Testo unico delle imposte sui redditi di cui il Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, con riferimento agli enti creditizi e finanziari come indicati nel Decreto legislativo n. 87.
  In conclusione, signor Presidente, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a portare la quota della deduzione annuale delle perdite anche sui crediti verso la clientela dal 75 al 60 per cento. Insomma, chiediamo che l'aiuto alle banche sia ridotto al 60 per cento e che questo aiuto vada piuttosto verso le piccole e medie imprese. Infatti, quando parliamo di perdite sui crediti di modesta entità ci riferiamo proprio a quelle delle piccole e medie imprese. Concludo, signor Presidente, ci sembra una misura di assoluto buon senso, fondamentale per la ripresa della nostra economia e sono sicuro che raccoglierà il favore dell'aula e del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/3201-A-R/17, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno, Frusone, Giancarlo Giordano, Gribaudo, Zardini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  405   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/3201-AR/18, non accettato dal Governo.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame si muoveva inizialmente, nelle intenzioni del Governo, nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere Pag. 48i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni. Al fine di realizzare questo obiettivo, sono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza: dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte anzitutto alla tutela dei diritti dei creditore di tipo finanziario ed assicurativo, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore. In particolare, relativamente alle misure principali, il provvedimento d'urgenza reca nei primi due Titoli, interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive; il Titolo III tratta di misure fiscali, mentre il Titolo IV include numerosi interventi in materia di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria particolarmente eterogenei, questi ultimi, rispetto alla ratio complessiva del decreto-legge. Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione giustizia del provvedimento in titolo, tramite emendamenti a firma del relatore e del Governo, l'articolato è stato ulteriormente ampliato di dieci nuovi articoli legati, in via generale, ai temi dell'amministrazione giudiziaria, fatta peculiare eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, già all'esame in sede referente presso le Commissioni ambiente ed attività produttive. A proposito dei primi due Titoli, si rileva che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di un'apposita commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso. I motivi che, invero, appaiono decisivi per l'emanazione di un decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni (nel ruolo di creditori finanziari), mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. Tra tutti, appaiono emblematici in tal senso l'articolo 9, che rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori; nonché l'articolo 16, che consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi. In particolare l'articolo 16 è scritto in questo modo: «In via transitoria, per il primo periodo di applicazione le svalutazioni e le perdite di cui al comma 1 diverse dalle perdite realizzate mediante cessione a titolo oneroso sono deducibili nei limiti del 75 del loro ammontare», ma 75 cosa ? Non è specificato, ma i decreti-legge li sapete scrivere almeno, visto che chiedete la fiducia ? «L'eccedenza è deducibile secondo le modalità stabilite al comma 4». Il comma 4 dice: «L'eccedenza di cui al comma 3 e le svalutazioni e le perdite su crediti di cui al comma 1 iscritte in bilancio fino all'esercizio in corso al 31 dicembre 2014 e non ancora dedotte ai sensi del comma 3 dell'articolo 106 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nel testo in vigore anteriormente alle modifiche operate dal comma 1 sono deducibili per il 5 per cento del loro ammontare nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2016, per l'8 per cento nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2017, per il 10 per cento nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2018, per il 12 per cento nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019 e fino al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2024, e per il 5 per cento nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2025». «Ai fini della determinazione dell'acconto dell'imposta sul reddito delle società dovuto per il periodo d'imposta Pag. 49in corso al 31 dicembre 2015 e per i due periodi d'imposta successivi non si tiene conto delle modifiche operate dai commi da 1 a 4». Al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modifiche”. Con il mio ordine del giorno impegno il Governo a introdurre misure volte a subordinare il buon esito della procedura concorsuale all'effettiva destinazione dei finanziamenti alle finalità specificate nell'istanza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/3207-AR/18, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Kronbichler...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  417   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Kronbichler ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/3201-AR/19, non accettato dal Governo.

  NICOLA BIANCHI. Grazie, signor Presidente. La ratio di questo ordine del giorno è molto semplice: cerchiamo di tutelare le piccole imprese e i piccoli imprenditori e ovviamente il Governo cosa fa ? Esprime parere contrario su questo mio ordine del giorno, perché ovviamente le imprese e i piccoli imprenditori contano molto, ma molto meno delle banche, visto e considerato che stiamo parlando del 99 per cento contro lo 0,1 per cento.
  In questo articolato vediamo regali alle banche da tutte le parti, praticamente. Non solo: io vorrei fare una piccola considerazione in merito alle banche: qual è quell'azienda che prende la materia prima a costo zero e la rivende guadagnandoci il 18/20 per cento ? Sono proprio le banche perché prendono i nostri soldi a costo zero e li rivendono con un tasso di interesse pari al 18,19 per cento e quindi a volte più vicino ad un tasso di usura.
  Inoltre, vorrei evidenziare l'iter che ha seguito questo provvedimento, un iter molto particolare che ha visto l'inserimento di alcuni emendamenti del Governo che sono stati ritenuti fattibili e, al contrario, altri emendamenti presentati da colleghi sono stati respinti, emendamenti che in effetti erano di merito.
  Un emendamento, in particolare, quello che poi è diventato l'articolo 21-octies, in merito all'Ilva, quindi stiamo parlando dell'ottavo intervento che il Governo fa sull'Ilva, che è una struttura e un polo industriale che nessuno vuole e che solo il Governo porta avanti in maniera scellerata, cercando di non risolvere definitivamente il problema.
  Il discorso è molto semplice: è tutta la decretazione d'urgenza che il Governo porta avanti che non risolve il problema per cercare di creare consensi e su questi poi cercare di vincere le elezioni, non risolvendo i problemi.
  Ovviamente è un decreto incostituzionale, vista e considerata la sua disomogeneità, visto e considerato che non risultano criteri di priorità. Ebbene, inoltre, voglio soffermarmi sul discorso che, sempre nell'articolo relativo all'Ilva, si mette sempre in secondo piano la salute rispetto al lavoro. Per noi questo aspetto è una cosa gravissima perché comunque la salute dei cittadini deve venire sempre e comunque al primo posto, al contrario di quanto fa il Governo che invece cerca di portare avanti una politica volta a mettere avanti il lavoro rispetto alla salute. Anche perché un'altra piccola considerazione è la seguente: Pag. 50a cosa serve un lavoro se, ad esempio, un padre di famiglia si trova un figlio malato di leucemia ? Questo è un problema che noi da sempre abbiamo evidenziato e, di conseguenza, critichiamo questo operato.
  Un'altra cosa che voglio evidenziare e che mi preme tantissimo è il discorso per cui, mentre questo Governo continua a portare avanti una politica volta ad avvantaggiare le banche, noi nel nostro piccolo, come forza politica, tagliandoci lo stipendio, cerchiamo di andare incontro invece alle piccole e medie imprese e questo comunque invitiamo tutti i colleghi a farlo.
  Un'altra cosa importante sempre relativa alla risoluzione dei problemi, che sarebbe molto semplice è l'attuazione del reddito di cittadinanza perché, con il reddito di cittadinanza, si potrebbero veramente risolvere i problemi, visto e considerato che i lavoratori di un polo industriale avrebbero un reddito e, di conseguenza, non sarebbero più schiavi di un posto di lavoro.
  Vado a concludere ricordando l'impegno del mio ordine del giorno che, appunto, prevede «(...) che la richiesta di autorizzazione a contrarre finanziamenti venga valutata da un numero minimo di creditori pari a quello previsto per l'ammissione alla procedura concorsuale, al fine di garantire gli interessi della massa creditoria».
  Quindi, invito tutti i colleghi a votare favorevolmente su questo mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/3201-AR/19, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ?
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  421   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  336.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Voglio solo precisare che sulla votazione n. 3 il MoVimento 5 Stelle ha espresso un voto difforme rispetto a quelle che erano le proprie intenzioni. Quindi, vorremmo cambiare il voto espresso, a nome di tutto il gruppo, da contrario a favorevole.

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, questo rimane agli atti.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Brescia n. 9/3201-AR/20, non accettato dal Governo.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Non mi meraviglio affatto del parere contrario del Governo sul mio ordine del giorno, che chiede di progettare un futuro sostenibile per la città di Taranto. Voi, evidentemente, non siete in grado di fare una cosa del genere, perché dovete rispondere a quei poteri forti che vi pagano le campagne elettorali e, quindi, avete le mani legate e non potete fare qualcosa di diverso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quanto dico trova una conferma anche rispetto all'indagine che si sta svolgendo in Puglia, cosiddetta «Ambiente svenduto». Proprio oggi arriva il rinvio a giudizio dell'ex governatore della Puglia, Vendola, per i fatti di «Ambiente svenduto». All'epoca dell'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex governatore Vendola, io e i miei colleghi pugliesi ritenemmo di dovere manifestare il nostro sdegno in quest'Aula e ricordo che l'allora capogruppo di SEL, Migliore, si prese la briga di Pag. 51intervenire per dire che si era creato un solco tra loro, tra SEL e il MoVimento 5 Stelle. Poi è andato al PD e il solco lo ha creato lui tra se stesso e il suo ex partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Comunque, dato quello che è avvenuto oggi, facemmo bene, allora, a manifestare il nostro sdegno, visto che oggi la magistratura conferma che una qualche responsabilità da parte di Vendola c’è, o potrebbe esserci, e che Vendola andrà a processo per concussione aggravata.
  Ad ogni modo, tornando al nostro ordine del giorno, noi, appunto, cerchiamo di immaginare un futuro diverso per la città di Taranto e più volte abbiamo detto, in quest'Aula, che esempi nel mondo ve ne sono. Ci sono esempi in zone del mondo che hanno la vocazione industriale, come la zona della Ruhr, dove città come Duisburg o Dortmund sono state riconvertite con investimenti ingenti da parte dei Governi. Si tratta di un Governo, come quello tedesco, che punta molto sulle industrie; eppure, ha riconvertito quelle aree. Ci sono altri esempi: Bilbao, famosissimo, dove c’è il Guggenheim Museum che ora sorge lì e, come ho detto più di una volta in quest'Aula, è diventata la terza meta turistica in Spagna, dopo soltanto Madrid e Barcellona. Noi vorremmo vedere a Taranto questo cambiamento.
  Oppure l'esempio, quello forse più riuscito di tutti, a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dove un centro industriale dal 1850 fino al 1980 è stato riconvertito e oggi lì sorge un centro meraviglioso di produzione per robotica, biomedicine ed energia nucleare. Questo oggi è diventato un centro che produce circa 11 miliardi di dollari di guadagno per gli Stati Uniti. Ora io mi chiedo come è possibile che in queste aree, che non hanno la fortuna di avere tutte le ricchezze che la Puglia ha e che la città di Taranto possiede, grazie alla sua storia e alla sua cultura, è stato possibile riconvertire e in Italia, dove dovremmo puntare tutto sul turismo, non è possibile farlo ? Questo è perché voi non siete capaci, non siete liberi di poterlo fare, e io vi dico: se non siete capaci di immaginare un futuro diverso, guardate al mondo, guardate a quello che succede nel mondo e semplicemente copiate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno in particolare ci riferiamo alla proposta emendativa 21.04 del Governo, e noi, come gruppo MoVimento 5 Stelle, abbiamo immediatamente manifestato alla presidenza della Commissione giustizia, nonché per iscritto alla Presidenza della Camera, le nostre perplessità in ordine all'ammissibilità della proposta emendativa 21.04 del Governo, poi approvata senza modifiche subemendative come articolo aggiuntivo. In particolare, si è rilevata l'estrema eterogeneità della materia che il Governo ha inteso introdurre rispetto ad un atto già di per sé ampiamente disorganico e disomogeneo, considerazioni che non hanno trovato condivisione nella valutazione della presidenza della Commissione, che ha proceduto senza indugio per l'ammissibilità dell'emendamento. In pratica, così ci ritroviamo per l'ennesima volta con un decreto al cui interno viene fatto aggiungere un argomento che non c'entra assolutamente nulla con il resto e con il tema principale del decreto, cosa già accaduta in altre occasioni purtroppo, da noi sempre evidenziata, ma sempre sottaciuta, e che anzi continuano a portare avanti il Governo e il partito di maggioranza. Si evidenzia così il peso e la gravità di una simile iniziativa da parte del Governo laddove l'emendamento in questione non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile, processuale civile né di organizzazione ovvero di funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, così come elenca il titolo del decreto-legge n. 83 del 2015, intervenendo altresì in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro. E ancora, se il primo comma del detto emendamento, già articolo 3 del decreto-legge n. 92 del 2015, si riferisce a generiche finalità di giustizia, Pag. 52queste appaiono del tutto disattese quando si dispone al medesimo comma un'esplicita ed inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori per la prosecuzione dell'attività industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si rileva infine del tutto inidonea la valutazione opposta dalla presidenza della Commissione, secondo la quale si potrebbe assimilare la necessità di continuità operativa di un complesso industriale considerato di interesse strategico nazionale e posto sotto sequestro giudiziario alle esigenze di continuità aziendale di imprese che accedono a procedure concorsuali per superare uno stato di crisi o di insolvenza. Vede, Presidente, questo è un esempio, l'ennesimo esempio, di come la politica superi continuamente la distinzione tra i compiti della politica e i compiti della magistratura. Alcune volte, quando la politica dovrebbe svolgere il suo ruolo politico, decide di non farlo e di lasciare spazio alle decisioni della magistratura, anzi se ne lava proprio le mani di alcune decisioni che dovrebbe prendere, aspettando che le risolva e li tolga dall'imbarazzo la magistratura, caso successo ad esempio, piccolissimo esempio, con De Luca in Campania, dove doveva esserci una decisione politica e invece si è deciso di lasciar fare tutto alla magistratura, perché il PD e il Governo Renzi non volevano togliersi un bacino di voti che De Luca avrebbe portato e, quindi, non hanno preso delle decisioni. Poi, invece, troviamo altri casi in cui la politica non dovrebbe assolutamente intervenire, perché già c’è la magistratura che ci sta lavorando, perché non so se ricordiamo il caso di cui stiamo parlando. Si parla dell'impianto dell'Ilva, nel quale ha perso la vita l'operaio Alessandro Morricella, investito da un getto di ghisa liquida, forse sprovvisto dei più elementari dispositivi destinati e idonei alla protezione dell'incolumità dei lavoratori. Ma senza andare a parlare del caso specifico, che tutti dovremmo ricordare, visto che stiamo parlando di questo decreto, il discorso è che l'azienda, attraverso i suoi legali, aveva già annunciato il ricorso al tribunale del riesame, ma la decisione non è ancora arrivata. Ora, invece, il Governo pensa di sostituirsi in questo caso alla magistratura e di anticipare le decisioni.
  Ma che cosa succederebbe se oggi, in quest'Aula, si desse l'OK per la riapertura del forno omicida, come poi è successo con la fiducia, e tra qualche giorno, o settimana o mesi, il giudice di Taranto dovessero confermare la chiusura ? Continuate a non capire qual è il vostro ruolo. Prendete una decisione: o fate la politica o decidete di intromettervi continuamente nel ruolo della magistratura. Poi, però, non dite che non possiamo dire, quando parliamo degli esempi di Tirreno Power, della Campania, con la terra dei fuochi, dell'Ilva di Taranto, che voi siete complici, perché non difendete e tutelate la salute dei cittadini. Quindi, siete complici di tutte le morti che stanno avvenendo nel territorio italiano a causa dell'inquinamento che voi continuate a non voler stoppare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brescia n. n. 9/3201-AR/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Piccoli Nardelli, Agostini, Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  403   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 53Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno, Bonafede n. 9/3201-AR/21, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno in questione contempla un'ipotesi praticamente impossibile e cioè che una maggioranza in preda a un fenomeno di ordinaria follia di massa riacquisti, tutto ad un tratto, la ragione. E come dovrebbe avvenire questo ? Valutando gli effetti applicativi delle disposizioni (parliamo della cosiddetta «norma Ilva»), valutando, per esempio, che togliere qualsiasi effetto agli atti di sequestro della magistratura potrebbe comportare la morte dei lavoratori, valutando questo. Mettiamo per un attimo che il Governo verifichi che effettivamente il MoVimento 5 Stelle aveva ragione (d'altronde non sarebbe la prima volta, forse non sarebbe l'ultima, praticamente accade quasi sempre che quando noi abbiamo portato avanti una battaglia in Parlamento, poi questa battaglia, valutando gli effetti delle porcate che avete portato avanti, si dimostri assolutamente fondata). Allora, mettiamo che ciò accada, il Governo si impegna a tornare indietro sui suoi prassi, si impegna a stabilire che l'interesse strategico nazionale, ovvero l'attività produttiva a tutti costi, effettivamente deve fermarsi. Allora, io chiedo al Governo e alle comparse, mi permetto di dire, che oggi lo rappresentano qui (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Presidente, se per favore può... stavo intervenendo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Bonofade, prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Non capisco qual è il problema, dicesi...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, vada avanti, gentilmente.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, vado avanti, e vado avanti spiegando un termine che ho utilizzato, dicesi comparsa, persona che è presente soltanto come presenza fisica e che non dà nessun contributo in nessun termine. Oggi per me il Governo è rappresentato da tre comparse che legittimamente fanno le comparse.

  PRESIDENTE. Sì, però, parli sull'ordine del giorno, grazie.

  ALFONSO BONAFEDE. D'altronde, Presidente, non dubito che nella parte dell'emiciclo in cui siede il PD ci sia difficoltà a comprendere che qui non si sta nelle vesti della comparsa.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, la prego, si attenga all'ordine del giorno, le sono rimasti 2 minuti e 23 secondi, grazie.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente, voglio precisare che per noi questo è un aspetto molto importante, il fatto che ci sia una parte dell'emiciclo che si batte per i diritti dei cittadini e tutta l'altra parte che fa la comparsa, lo ribadisco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Aggiungo – e su questo punto concludo – che, se qualcuno volesse smentirmi, ovviamente noi saremmo lieti di ascoltare degli interventi sul merito, capaci di dimostrare che abbiamo torto.
  Ritorno al punto, nel momento in cui il Governo si accorge che il provvedimento ha cagionato dei danni... Infatti l'ordine del giorno è molto chiaro, ovvero chiede al Governo di valutare gli effetti applicativi. E immagino che lo farà. Quante volte il Ministero della giustizia, a proposito per esempio della norma sulla responsabilità civile dei magistrati, ha dichiarato apertamente e pubblicamente che avrebbe fatto una sorta di tagliando, dopo un numero di mesi, per valutare gli effetti applicativi di quel provvedimento ? Perché in questo caso – chiedo al Governo – non è possibile valutare gli effetti applicativi della norma e valutare, qualora per caso morisse qualche lavoratore di troppo a Pag. 54causa delle porcate che state portando avanti, se sia il caso di tornare indietro sui propri passi ?
  È semplicemente questo quello che chiede l'ordine del giorno in questione, non un pentimento a prescindere, ma un pentimento basato sulla constatazione che una norma è stata sbagliata, ammettiamo anche, per un attimo, legittimamente sbagliata, incolpevolmente sbagliata, ma sbagliata. In quel caso il pentimento sarebbe d'obbligo ma, Presidente, il pentimento implica una coscienza e, da queste parti, se ne vede molto poca.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/3201-AR/21, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Pesco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  395   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no  297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Businarolo n. 9/3201-AR/22, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie Presidente. Il provvedimento di oggi, calderone in cui sono state inserite disposizioni riguardanti gli ambiti più diversi, non risulta assolutamente efficace ed incisivo rispetto all'obiettivo che si è prefisso il Governo con questo decreto-legge.
  Con il mio ordine del giorno voglio soffermarmi su un punto specifico che è quello dell'utilizzo del concordato con riserva o cosiddetto concordato in bianco. Dal 2005 sono state diverse le modifiche apportate alla normativa sulle procedure concorsuali, disciplinata dalla legge fallimentare del 1942. La riforma introdotta con il decreto-legge n. 35 del 2005, convertito con legge n. 80 del 2005, ha apportato alcune innovazioni all'istituto del concordato preventivo, cioè quello strumento che permette di superare lo stato di crisi in cui versa l'impresa attraverso una gestione alternativa a quella fallimentare, con un piano che possa offrire una migliore soddisfazione per i creditori.
  Nel settembre 2012, con il decreto sviluppo, è stato poi inserito il concordato con riserva o cosiddetto concordato in bianco, per cui l'imprenditore può depositare la domanda di concordato, riservandosi di presentare la proposta, il piano e la documentazione richiesta entro un termine fissato dal giudice compreso tra sessanta e centoventi giorni. I benefici che ne seguono sono notevoli per chi decide di presentare una domanda di concordato con riserva e permettono di proteggere i beni dell'impresa a favore di un maggiore soddisfacimento delle imprese creditrici. Ad esempio dalla data di pubblicazione della domanda nel registro delle imprese i creditori non possono, sotto pena di nullità, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore. I creditori non possono acquistare diritti di prelazione, senza autorizzazione del giudice delegato ed infine sono inefficaci rispetto ai creditori anteriori al concordato le ipoteche giudiziali iscritte nei novanta giorni che precedono la data della pubblicazione del ricorso.
  Analizzando qualche dato, è risultato che dall'1l settembre 2012 c’è stato un aumento esponenziale di domande del concordato in bianco per circa 6.800 imprese, ma che soltanto una bassa percentuale delle domande è stata poi omologata.
  Si è verificato un accesso indiscriminato allo strumento da parte di qualsiasi impresa in crisi, senza alcun tipo di selezione da parte del tribunale, che ha dato luogo a un abuso dello strumento.
  Il mio ordine del giorno, che mi auguro votiate favorevolmente, è diretto proprio ad impedire tale abuso. Pertanto, si impegna Pag. 55il Governo a valutare l'opportunità di prevedere che, a seguito della domanda di concordato in bianco, il tribunale stabilisca un termine massimo di venti giorni, entro cui il ricorrente deve depositare nella cancelleria del tribunale una percentuale pari al 15 per cento delle spese che si presumono necessarie per l'intera procedura, ovvero la diversa minor somma che sia stabilita dal giudice in modo da creare un deterrente e una selezione preventiva da parte del tribunale nei confronti delle imprese. Praticamente, serve una somma a cauzione per rendere seria la richiesta di accesso a procedure di concordato in bianco. Infatti, sapete benissimo che poi viene dilazionato il termine entro il quale l'impresa dovrà depositare i documenti che attestano la validità del piano.
  Secondo il nostro punto di vista, è un ordine del giorno che può essere anche accolto perché prevede un impegno del Governo a prendere in considerazione questa cosa. Magari in questo momento i rappresentanti del Governo e anche il Presidente non sono interessati, ma potrebbe essere, invece, interessante. Spero che qualcuno mi risponda e magari accolga favorevolmente il mio ordine del giorno, Presidente. Ecco, un minuto... Comunque, io ho finito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/3201-AR/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fiano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  393   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   87    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Busto n. 9/3201-AR/23, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  MIRKO BUSTO. Ci ritroviamo in Aula a discutere di un atto che noi riteniamo sia incondivisibile e che, di nuovo, riporta il classico schema di un atto disorganico, disomogeneo, mancante delle misure che sono presenti all'interno del titolo stesso («Misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria») e degli emendamenti ad esso riferiti, che poi mancano.
  Oltre a questo, nell'articolo 21-octies si trovano elementi di ulteriore eterogeneità, di cui abbiamo già avuto modo di dibattere nella presentazione dei nostri emendamenti. L'articolo 21-octies, recante misure urgenti per l'esercizio dell'attività di impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario, che è stato inserito con un colpo di mano del Governo all'interno della materia fallimentare, interviene in capo a un'attività produttiva posta sotto sequestro per disporre un'esplicita deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori, al fine di consentire la prosecuzione dell'attività industriale.
  Tutti quanti sappiamo il motivo di questo intervento repentino.
  Ricordiamo l'incidente mortale dell'operaio e il sequestro conseguente, senza facoltà di uso, dell'altoforno 2, ordinato dalla procura e, a seguito del quale, i vertici aziendali sarebbero stati costretti a fermare la produttività dell'impianto. Sottolineiamo che la procura ha disposto tale sequestro sostenendo che l'impianto è pericoloso per i lavoratori, che mancano adeguati dispositivi di sicurezza e che non sono chiare le cause dell'incidente mortale. Pag. 56Quindi, per tutto questo, la procura dice e il GIP conferma che l'impianto va sottratto all'uso da parte dell'azienda. E invece che cosa troviamo nell'articolo 21-octies ? In esso, contraddicendo alla propria finalità di garantire il bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva, la salvaguardia dell'occupazione, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la salute e l'ambiente salubre nonché le finalità di giustizia, questo articolo anticipa l'esito della comparazione dei diversi interessi, sacrificando che cosa ? Sacrificando l'esigenza di garantire la sicurezza sul luogo di lavoro. E infatti l'articolo prevede espressamente che l'esercizio dell'attività di impresa non è impedito dal provvedimento di sequestro quando lo stesso si riferisca ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori.
  Dunque, in nome della salvaguardia dell'attività produttiva dell'azienda, per modo di dire, al comma 3, si predispone che per la prosecuzione dell'attività degli stabilimenti di cui al comma 1, senza soluzione di continuità, l'impresa deve predisporre, nel termine perentorio di trenta giorni dall'adozione del provvedimento di sequestro, un piano recante misure e attività aggiuntive, anche di tipo provvisorio, per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, riferite all'impianto oggetto del provvedimento di sequestro. Il comma sopra citato prevede che la stessa azienda debba predisporre un piano di misure aggiuntive a propria discrezione, senza che l'articolo detti prescrizioni in merito agli interventi indispensabili per assicurare la reale protezione dei lavoratori e dell'ambiente circostante. Sarebbe invece doveroso che la norma contenesse prescrizioni precise sulla stesura del piano da parte dell'azienda, tenendo conto anche del contesto ambientale di riferimento. Ed infatti è questo che chiediamo con questo ordine del giorno. Riteniamo doveroso che, nella predisposizione di questo piano, oltre alla tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro si tenga in considerazione anche dell'ambiente circostante...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Busto.

  MIRKO BUSTO. Sto concludendo.

  PRESIDENTE. No, ha finito il tempo: deve proprio concludere.

  MIRKO BUSTO. ... in cui la realtà produttiva si colloca e opera. Quindi, il nostro compito è quello di bilanciare questi interessi.

  PRESIDENTE. Quindi, non accetta la riformulazione del Governo ?

  MIRKO BUSTO. Non accetto la riformulazione e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/3201-AR/23, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  387   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Sisto e Borghi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/3201-AR/24, accettato dal Governo, purché riformulato.

  FRANCESCO CARIELLO. No, non accetto la riformulazione e insisto per la Pag. 57votazione. L'ordine del giorno in questione introduce nell'ambito dell'articolo 1, che ridefinisce la legge fallimentare (regio decreto n. 267 del 1942), una facilitazione all'accesso al credito e quindi al reperimento delle risorse finanziarie da parte di quegli imprenditori in crisi con lo scopo di garantire e consentire la continuità aziendale nel concordato preventivo e negli accordi di ristrutturazione dei debiti.
  Tali finanziamenti, avendo il vantaggio di essere prededucibili e quindi privilegiati nella fase di recupero da parte dei creditori delle somme ricavate dalla liquidazione dell'attivo dell'impresa, dovranno essere autorizzati, come è già previsto, dal tribunale competente.
  Il debitore potrà avanzare richiesta di autorizzazione al tribunale anche prima del deposito del piano relativo alle modalità e ai tempi di adempimento della proposta di concordato preventivo e della relativa documentazione. Il tribunale potrà inoltre autorizzare il debitore, fin dalla presentazione della domanda «prenotativa», a contrarre limitati finanziamenti «prededucibili» a sostegno dell'attività aziendale, nel periodo necessario a presentare l'istanza di autorizzazione del vero e proprio finanziamento interinale, definendo il contenuto del ricorso (in particolare, il debitore dovrà specificare come l'assenza di finanziamento possa provocare danni irreparabili all'azienda) e decidere, altresì, di concedere pegno o ipoteca a garanzia dei medesimi finanziamenti.
  È evidente che la ratio con cui il Governo ha inteso garantire maggiore snellezza, fluidità e, quindi, rapidità di accesso al credito da parte dei debitori a garanzia della prosecuzione del concordato per uscire dallo stato di crisi in cui versa l'azienda, seppur lodevole, manca nel prevedere un controllo ex post in merito all'effettiva destinazione dei finanziamenti richiesti per le finalità specificate nell'istanza di autorizzazione al tribunale.
  Pertanto, posto che nel dettato normativo, è presente una forma di valutazione ex ante esercitata dal tribunale nel concedere l'autorizzazione al debitore (inteso imprenditore) che attesta che i finanziamenti richiesti sono funzionali alla migliore soddisfazione dei creditori, si rende necessario impegnare il Governo – ed è questo l'oggetto del nostro ordine del giorno – ad introdurre misure di controllo, semmai in capo al commissario giudiziale o al comitato dei creditori, in merito all'effettiva destinazione dei finanziamenti richiesti alle finalità specificate nell'istanza di cui all'articolo 1 a tutela – nel caso di specie, per l'articolo 21-octies che, nostro malgrado ha introdotto misure che esulano dal contesto totale dell'intero provvedimento – della prosecuzione delle attività erogate da imprese e stabilimenti di interesse strategico nazionale e quindi dei lavoratori, a maggior ragione per quei soggetti eroganti di questi suddetti finanziamenti, a cui accederanno i debitori, per mano di questo provvedimento, in maniera più rapida; saranno banche e Istituti di credito che risulteranno beneficiari di un sostanziale vantaggio, rispetto agli altri creditori, in virtù della «prededucibilità del credito» e, quindi, a miglior garanzia dei creditori per grado sempre meno privilegiati nel recupero delle somme liquidate dell'attivo dell'impresa.
  Mi preme anche sottolineare che in questo provvedimento con l'aggiunta dell'articolo 21-octies, è avvenuto un ennesimo scempio a danno dei lavoratori ponendo la produzione industriale a un livello gerarchico superiore rispetto alla sicurezza da assicurare ai lavoratori. Pertanto, a nostro avviso, questo ordine del giorno potrebbe garantire al meglio tutti i creditori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/3201-AR/24, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Paola Bragantini, Marcon, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 58
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  405   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo alla presentatrice se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Carinelli n. 9/3201-AR/25, accettato dal Governo, purché riformulato.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, no, non accetto. Il decreto-legge in esame, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe contenere misure per l'accesso al credito, un cambiamento delle procedure concorsuali, soprattutto sotto il profilo del fallimento e dell'apertura alla concorrenza del concordato preventivo, e quindi una risoluzione più veloce dei casi di crisi aziendale; invece, il decreto-legge in oggetto introduce modifiche significative solo in ambito bancario. È un vero e proprio regalo alle banche !
  Il mio ordine del giorno si riferisce al concordato preventivo, un istituto che negli ultimi anni ha conosciuto una vera e propria espansione dovuta soprattutto alla crisi economica e alla chiusura di tantissime attività, purtroppo, sull'orlo del fallimento. Con questo decreto-legge il Governo vorrebbe arginare il fenomeno del fallimento e sveltire le procedure di insolvenza, riequilibrando i rapporti di forza tra creditori e debitori nelle procedure di concordato, evitando un eccesso di potere da parte di quest'ultimo.
  La realtà, però, è un'altra; i motivi, infatti, in realtà, che appaiono decisivi per l'adozione di questo decreto, risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni. Il decreto-legge intende ampliare i poteri dei creditori, fornendo loro la possibilità di presentare proposte alternative alla domanda di concordato. Infatti, inserisce nella legge fallimentare l'articolo 163-bis, per prevedere che possano essere presentate offerte alternative, rispetto al piano di concordato, per l'acquisto dell'azienda o di un suo ramo o di specifici beni. Sulle offerte concorrenti si esprimerà il tribunale, aprendo a richiesta del commissario un procedimento competitivo finalizzato alla migliore soddisfazione dei creditori concordatari.
  La nuova disciplina, cioè il nuovo articolo 163-bis, prevede – per qualsiasi tipologia di concordato, indipendentemente dalla forma della cessione dei beni ai creditori – che il commissario giudiziale deve sempre valutare motivatamente la congruità del prezzo previsto nel piano per la cessione di aziende o rami d'azienda e di beni determinati, quando la proposta preveda un acquirente già individuato. Se risulta che il prezzo offerto può non rispondere al migliore interesse dei creditori, il commissario giudiziale deve chiedere al tribunale di aprire un procedimento competitivo, se vi sono probabilità di conseguire una migliore soddisfazione dei creditori. E cosa farà il tribunale ? Il tribunale che può procedere in tal senso anche d'ufficio, con il decreto che dispone la gara stabilisce: le modalità per assicurare la comparabilità delle offerte, i requisiti di partecipazione degli offerenti, le forme e i tempi di accesso alle informazioni rilevanti, gli eventuali limiti al loro utilizzo e le modalità con cui il commissario deve fornirle a coloro che ne fanno richiesta. Deve stabilire anche la data dell'udienza per l'esame delle offerte, le modalità di svolgimento della procedura competitiva, le garanzie che devono essere prestate dagli offerenti e le forme di pubblicità del decreto.
  La gara deve, comunque, concludersi prima dell'udienza dei creditori e il debitore deve modificare la proposta e il piano concordatario in conformità all'esito della gara, in modo che i creditori siano chiamati a votare sulla proposta aggiornata. La disciplina stabilisce inoltre che l'offerta e il piano possono prevedere che il trasferimento dell'azienda o dei beni abbia luogo anche prima dell'omologazione del concordato. Le offerte sono rese pubbliche all'udienza fissata per l'esame delle stesse, Pag. 59alla presenza degli offerenti e di qualunque interessato. Se sono state presentate più offerte migliorative, il giudice dispone la gara tra gli offerenti.
  Con il mio ordine del giorno impegno il Governo a prevedere che della gara tra gli offerenti sia almeno data adeguata pubblicità nonché comunicazione ai creditori. Il Governo non è intervenuto per correggere l'uso strumentale del concordato preventivo che più volte in questi anni è stato segnato come critico sia per quanto riguarda l'alterazione della concorrenza sia per la forza di prevaricazione dei grandi creditori ai danni di quelli più piccoli. Il decreto-legge non elimina abusi e distorsioni del concordato preventivo.
  A nostro parere, il decreto-legge dovrebbe contenere misure più efficaci per rendere meno attraente per i creditori il ricorso al fallimento e strumenti per preservare il valore di avviamento dell'impresa in crisi, risanandola e permettendone così la ripartenza. Ancora una volta il Governo si dimentica dei cittadini e delle piccole imprese. Questa riforma non va nella giusta direzione, perché molto favorevole solo ai grandi creditori, in particolar modo alle banche.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/3201-AR/25, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Grillo, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  375   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Castelli n. 9/3201-AR/26, su cui vi è il parere contrario del Governo. Immagino di sì e che voglia intervenire per dichiarazione di voto.

  LAURA CASTELLI. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, il decreto-legge in esame si muoveva inizialmente, nelle intenzioni del Governo, nell'ambito di una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni. Al fine di realizzare questo obiettivo, sono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza: dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte anzitutto alla tutela dei diritti del creditore di tipo finanziario ed assicurativo, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore. In particolare, relativamente alle misure principali, il provvedimento d'urgenza – anche se l'urgenza non la comprendiamo – reca nei primi due Titoli, interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive. Il Titolo III tratta di misure fiscali, mentre il Titolo IV include numerosi interventi in materia di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria particolarmente eterogenei, questi ultimi rispetto alla ratio complessiva del decreto-legge. Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione giustizia, tramite emendamenti a firma del relatore e del Governo, l'articolato è stato poi ulteriormente ampliato di dieci nuovi articoli legati, in via generale, ai temi dell'amministrazione Pag. 60giudiziaria, fatta eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, già all'esame in sede referente presso le Commissioni ambiente ed attività produttive. A proposito dei primi due Titoli, si rileva che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di un'apposita commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso. I motivi che, invero, appaiono decisivi per l'emanazione di un decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni (nel ruolo di creditori finanziari), mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. Tra tutti, appaiono emblematici in tal senso l'articolo 9, che rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori; nonché l'articolo 16, che consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi. L'articolo 21-octies, recante misure urgenti per l'esercizio dell'attività di impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario introduce infine elementi di ulteriore eterogeneità in un atto già di per sé ampiamente disomogeneo e disorganico, laddove, nel merito, esso non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile e processuale. In generale, questo ordine del giorno impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte ad ampliare ad almeno 15 giorni il termine previsto per la definizione della richiesta di autorizzazione a contrarre finanziamenti, al fine di non comprimere eccessivamente il controllo di ammissibilità dell'istanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castelli n. 9/3201-AR/26, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Culotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  364   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  285.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/3201-AR/27, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Calabria, Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  361   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   75    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Chimienti n. 9/3201-AR/28, non accettato dal Governo.

Pag. 61

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Il decreto legge in esame si muoveva inizialmente, nelle intenzioni del Governo, nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni. Al fine di realizzare questo obiettivo, sono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza: dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte anzitutto alla tutela dei diritti del creditore di tipo finanziario ed assicurativo, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore. In particolare, relativamente alle misure principali, il provvedimento d'urgenza reca nei primi due Titoli, interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive; il Titolo III tratta di misure fiscali, mentre il Titolo IV include numerosi interventi in materia di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria particolarmente eterogenei, questi ultimi, rispetto alla ratio complessiva del decreto-legge. Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione giustizia del provvedimento in titolo, tramite emendamenti a firma del relatore e del Governo, l'articolato è stato ulteriormente ampliato di dieci nuovi articoli legati, in via generale, ai temi dell'amministrazione giudiziaria, fatta peculiare eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, già all'esame in sede referente presso le Commissioni ambiente ed attività produttive.
  A proposito dei primi due Titoli, si rileva che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di un'apposita commissione insediata presso il Ministero di Giustizia sin dal 28 gennaio scorso. I motivi che, invero, appaiono decisivi per l'emanazione di un decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni (nel ruolo di creditori finanziari), mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. Tra tutti, appaiono emblematici in tal senso l'articolo 9, che rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori; nonché l'articolo 16, che consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi.
  L'articolo 21-octies, recante misure urgenti per l'esercizio dell'attività di impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario, introduce infine elementi di ulteriore eterogeneità in un atto già di per sé ampiamente disorganico e disomogeneo, laddove, nel merito, esso non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile, processuale civile, né di organizzazione ovvero di funzionamento dell'amministrazione giudiziaria – così come elenca il titolo del decreto n. 83 –, intervenendo altresì in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro, per disporre un'esplicita deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori al fine di consentire la prosecuzione dell'attività industriale.
  Con questo ordine del giorno vorremmo impegnare il Governo a precisare i criteri per determinare quali siano i creditori principali a cui sottoporre la richiesta di autorizzazione a contrarre finanziamenti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 62giorno Chimienti n. 9/3201-AR/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chaouki, Marguerettaz, Grillo, Calabria.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  388   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  96    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Colonnese n. 9/3201-AR/29, non accettato dal Governo.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, purtroppo, nel momento storico che stiamo vivendo, sono tante le aziende in stato di crisi che trascinano con sé o danneggiano aziende fornitrici di beni e servizi in quanto continuano a contrarre obbligazioni che non riescono a soddisfare. Le finalità del provvedimento, apparentemente, sono quelle di affrontare tempestivamente i casi di crisi aziendale e limitare i danni. Il provvedimento in esame dovrebbe modificare la gestione aziendale in stato di crisi e insolvenza, riformando il settore delle procedure concorsuali, la legge fallimentare civile e processuale civile, anche mediante l'introduzione di misure di tipo fiscale al fine di contenere i danni che un'azienda in crisi può arrecare ai creditori e intervenendo altresì sulla figura del curatore.
  Ecco, il Governo ci vorrebbe far credere che sia questo il fine e invece non è così. Le vere motivazioni quali sono allora ? Le ragioni che hanno portato all'emanazione dell'ennesimo decreto risiedono purtroppo in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni in qualità di creditori finanziari, ma tutto ciò è stato mascherato dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare, come al solito contro i cittadini.
  Invero, la modifica alla procedura fallimentare è disorganica e imprecisa, ne risulta un atto eterogeneo anche perché siamo del parere che questi argomenti non vadano trattati in un decreto-legge. Inoltre, ai fini della procedura concorsuale e procedura esecutiva, temi principali del provvedimento, non sussistono le caratteristiche di necessità e urgenza, proprio perché su questi temi sta lavorando una commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso. Peraltro, come si giustifica la presenza del decreto Ilva al suo interno ? Questo inserimento, infatti, evidenzia l'estrema eterogeneità della materia che, come al solito, il Governo ha voluto introdurre in un atto già abbastanza disorganico. Come al solito, si mischiano le carte per rendere ancora più incomprensibili i decreti.
  Per l'Ilva di Taranto oggi, 23 luglio 2015, è il giorno in cui il giudice dell'udienza preliminare, Wilma Gilli, emetterà la sentenza per gli imputati del processo «Ambiente Svenduto», disastro ambientale originato dal siderurgico, ma è anche il giorno in cui i commissari pubblici dell'azienda, in amministrazione straordinaria dal 21 gennaio, spiegheranno alla Camera (Commissioni ambiente e attività produttive) a che punto sono i piani industriale e ambientale. Che c'entra l'Ilva con il diritto fallimentare ? Nulla, ma il 24, cioè entro domani, l'azienda dovrà fornire il cronoprogramma di spegnimento dell'altoforno 2, in base alle richieste della procura tarantina che non si è fermata nemmeno di fronte al decreto di inizio luglio che stabiliva – così come stabilisce quello su cui l'Aula di Montecitorio voterà tra poche ore – la continuità di esercizio di uno stabilimento di intesse nazionale nonostante il sequestro del bene, quando le misure cautelari sono state adottate in relazione ad ipotesi di reato inerenti la sicurezza dei lavoratori, perché si deve Pag. 63garantire il bilanciamento tra la continuità produttiva, la salvaguardia dell'occupazione, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Il Governo ritiene che di fronte all'ipotesi di reato non ancora accertato si debba continuare a produrre. Una questione caratterizzata da decenni di errori, assenze e dimenticanze che è sfociata nella drammatica anteposizione della necessità d'impresa alla tutela della salute e dell'ambiente. In una confusione totale di argomenti e di misure inutili e disorganiche, con il presente ordine del giorno chiediamo una maggiore precisione e il chiarimento di ogni dubbio interpretativo e soprattutto applicativo della disposizione riguardante le proposte concorrenti. Lo scopo è quello di consentire ai creditori di sottoporre proposte di concordato alternative a quella presentata dall'imprenditore all'assemblea dei creditori, che potranno quindi scegliere la proposta che meglio tuteli i loro interessi. Le finalità sono senza ombra di dubbio – concludo – quelle di avvantaggiare i creditori concordatari e di mettere a disposizione dei creditori concordatari una possibilità ulteriore rispetto a quella di accettare o rifiutare in blocco la proposta del debitore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/3201-A/R/29, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Palese, Manciulli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  395   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  99    
    Hanno votato no  296.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Corda n. 9/3201-A/R/30, non accettato dal Governo.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi di cui all'articolo 3, comma 3, lettera b) così che possano essere adottate ulteriori iniziative normative volte a prevedere la possibilità di posticipare il termine per l'adunanza dei creditori in caso di presentazione di proposte di concordato concorrenti, al fine di valutare compiutamente l'ammissibilità e la fondatezza delle proposte medesime.
  Quindi, diciamo che tentiamo di mettere una pezza, almeno laddove sia possibile, considerato che questo provvedimento, così come già è stato ribadito, è ricco di numerose tematiche anche in contrasto le une con le altre. Quindi siamo di fronte ad un provvedimento che non presenta, come abbiamo appunto già detto e ripeto, le caratteristiche di necessità e urgenza proprio in relazione ai principali temi che lo caratterizzano perché è proprio la materia concorsuale e una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di un'apposita commissione insediata presso il Ministero di giustizia fin dal 28 gennaio scorso. Ribadito che l'incostituzionalità si palesa in tutta la sua essenza, così com’è già accaduto più volte per altri provvedimenti in questa sede, a dispetto di quanto ha ragione in principio, ci ritroviamo tuttavia nella condizione di dover mettere una pezza laddove, attraverso l'odiosa pratica della decretazione d'urgenza, si dispensano favori ai soliti noti.
  In particolar modo, emerge la volontà di favorire gli istituti bancari e le assicurazioni nel ruolo di creditori finanziari, il tutto edulcorato attraverso lo sbandierato intento di introdurre una maggiore competitività nel sistema concorsuale e fallimentare.Pag. 64
  Questo appare ancora di più scandaloso in un momento in cui il Paese attraversa una crisi senza precedenti, dove le aziende falliscono, dove gli imprenditori subiscono provvedimenti forzosi, pignoramenti, le case vengono messe all'asta e nessuno interviene. Però, cosa si provvede a fare ? Si dà una mano alle banche, che sono proprio quelle entità che stanno portando il Paese al tracollo. Invece di occuparsi di dare una mano al sistema Paese e a quell'economia reale alla quale facevano cenno anche gli altri colleghi poc'anzi, accade che queste banche approfittano del sistema, grazie anche agli aiuti di parte politica per fare speculazione finanziaria.
  Quindi, quest'atto proprio per questi motivi si presenta pretestuoso, ma anche disorganico, tanto più che l'articolo 21-octies reca «interventi in capo ad attività produttive sotto sequestro, per disporre un'esplicita deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori», questo facendo cenno al famoso decreto «Salva Ilva» che è stato inserito furbescamente anch'esso nel decreto, sempre a scapito comunque degli ultimi e dei cittadini che andrebbero invece tutelati. Il tutto per consentire la prosecuzione delle attività industriali.
  Però, ci domandiamo: questa prosecuzione di attività industriale giustifica il fatto di mettere a rischio la salute dei cittadini, l'ambiente e tutta una serie di condizioni che – lo ripeto – la società, quella che ormai viene abbandonata da questa politica indecente, meriterebbe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/3207-AR/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazziotti Di Celso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  390   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/3201-AR/31, non accettato dal Governo.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, sinceramente non capisco le motivazioni dietro il parere contrario. Questo oltretutto è un ordine del giorno che riprendeva un nostro emendamento, un emendamento che purtroppo, a causa del comportamento del Governo e della fiducia imposta da questo Governo non abbiamo potuto discutere.
  D'altro canto, questo ordine del giorno si poneva nella medesima scia di altri emendamenti che abbiamo presentato in Commissione di cui alcuni, dopo una discussione durata all'incirca mezz'ora abbiamo visto pertanto l'approvazione in sede notturna.
  Cosa chiediamo al Governo con questo ordine del giorno e cosa chiedevamo al Parlamento di approvare con l'allora emendamento ? Nella formulazione di un articolo, il 169-sexies che viene modificato, che è un articolo che riguarda le modalità di vendita dei beni mobili pignorati che attualmente possono essere venduti, per esempio, attraverso quelli che vengono chiamati cessionari, che molto spesso si identificano, ad esempio, con l'istituto di vendite giudiziarie.
  Ebbene, siccome anche i privati possono chiedere di diventare cessionari, chiediamo di inserire un criterio di rotazione all'interno di questi privati scelti dal tribunale. Questo per evitare quello che, purtroppo, troppo spesso accade per alcune Pag. 65nomine, come la nomina per i curatori fallimentari, come la nomina per i delegati alle vendite giudiziarie, ad esempio per le vendite degli immobili. Sono tutte norme che dovrebbero prevedere – e purtroppo ancora non prevedono totalmente – la turnazione degli incarichi e semplicemente con questo ordine del giorno chiedevamo che tale turnazione si applicasse anche alla norma sui cessionari. La turnazione, in verità, è semplicemente una richiesta di trasparenza, una richiesta di trasparenza che viene fatta sulle scelte di chi ha un potere, che è quello di nomina, in questo caso delle scelte dei giudici che si occupano delle vendite mobiliari.
  Oltre tutto, oltre a questo dovere di trasparenza – e sappiamo quanto purtroppo faccia poco o nulla per la trasparenza – vi è un altro punto che andavamo ad eliminare. Infatti, la previsione del decreto-legge stabilisce che si debba tenere conto delle competenze maturate sia nella custodia dei beni pignorati, dei beni mobili pignorati, sia nella vendita. Più praticamente, vorrei spiegare cosa sono queste competenze nella custodia e nella vendita: significa avere un capannone o una sede dove, ad esempio, andare a portare queste automobili e questi caravan e avere una sede dove poterli vendere o delle persone che possono essere adibite alla stessa vendita.
  Ebbene, non servono molte competenze da maturare per avere questi requisiti: alla fine, basta avere una sede e basta avere un magazzino abbastanza grande. Inserire l'aggettivo «maturate», rispetto alle competenze, in realtà va a significare, in spregio alla concorrenza che dovrebbe permeare il sistema, anche al fine di arrivare a una spesa minore, permettere la vendita e la custodia solo a coloro che già la attuano o che l'hanno attuata negli ultimi anni.
  Quindi, teoricamente, a causa della norma del Governo, nessun altro, nessuna altra impresa, nessun altro libero professionista, nessuna altra società, potrà richiedere l'inserimento all'interno di questi elenchi previsti dal tribunale per diventare cessionario, perché non ha, ovviamente, le competenze maturate ma avrà, eventualmente, solo delle competenze non ancora maturate. Ma se non gli diamo questi incarichi, se non possono iscriversi in questi elenchi, mi spiega il Viceministro Costa come faranno a maturare queste competenze ? Cioè, vi rendete conto che, in realtà, è una contraddizione in termini ? In realtà, si potrebbe prevedere benissimo un ricorso alla Corte costituzionale di un cessionario che si vedrà respinto dall'inserimento in questo elenco dei cessionari per lesione dell'articolo 3 della Costituzione. L'ordine del giorno in questione andava semplicemente ad integrare e a migliorare quella norma, dandole una lettura costituzionalmente più accettabile.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. E, quindi, vorrei conoscere, da parte del Viceministro Costa, che so che si è impegnato molto per questo decreto, un'opinione in merito e chiedergli se non può cambiare il suo orientamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non mi pare che il Viceministro Costa abbia intenzione di cambiare il proprio parere.
  Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/3201-AR/31, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Hanno votato tutti ? Onorevole De Girolamo, ha votato ? No. Onorevole Calabria, non dipende dal Presidente, come può immaginare. L'onorevole De Girolamo ha votato ? Sì. Moscatt ha votato.Pag. 66
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  381   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  95    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Caso n. 9/3201-A/R/32, con il parere contrario del Governo.

  VINCENZO CASO. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia prima firma riguarda l'articolo 10 del provvedimento, di cui si è discusso tantissimo già anche in Commissione. Questo articolo 10 è uno dei pochissimi articoli di questo provvedimento che non sono stati modificati durante l'iter parlamentare in Commissione. Inutile parlare poi di cosa invece è accaduto in Aula, in cui il Governo ha deciso, come al solito, di imporsi con la forza, ponendo la fiducia e azzittendo le opposizioni. Eppure i nostri emendamenti prima e questo ordine del giorno poi non fanno altro che riprendere quanto gli esperti in materia hanno segnalato durante le audizioni, ovvero che sarebbe quanto meno opportuno uniformare il quadro sanzionatorio degli articoli 236 e 236-bis della legge fallimentare, alla luce delle modifiche introdotte dall'articolo 10, estendendolo anche agli accordi di ristrutturazione dei debiti previsti dall'articolo 182-bis della medesima legge. Come mai gli appelli degli auditi e le segnalazioni da parte dei nostri portavoce in Commissione giustizia siano stati ignorati resta davvero un mistero, ma sforzarsi di trovare una ragione è talvolta uno spreco di tempo; è uno spreco di tempo quando si ha di fronte un interlocutore chiuso, ottuso, che non vuole neppure ascoltare perché è troppo impegnato a rispondere alle esigenze dei propri reali committenti, che in questo caso sono le banche. È sicuramente uno spreco di tempo quando i lavori di Commissione debbono svolgersi in fretta e furia per rispettare i tempi ristretti di approvazione di un decreto, anche se continuo a non capire che urgenza c'era di affrontare una materia così complessa, quando lo si poteva fare non attraverso un decreto, ma attraverso un disegno di legge ordinario, considerando inoltre che dal 28 gennaio scorso esiste anche una commissione insediata presso il Ministero della giustizia che si deve proprio occupare della revisione del diritto fallimentare. Insomma, ammettetelo: avete introdotto fattispecie ad hoc ancora una volta per banche ed assicurazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete dovuto mettere in scena una riforma del diritto fallimentare per sostenerle e, come al solito, avete creato delle incongruenze in un sistema legislativo già reso incomprensibile e intricato da decenni di reiterazione dello stesso malsano comportamento. Se si prevede un certo tipo di sanzioni penali per la ristrutturazione con intermediari finanziari, non si capisce perché le stesse sanzioni penali non debbano essere estese agli accordi di ristrutturazione semplice, quelle, per capirci, che non rientrano nella nuova fattispecie introdotta con l'articolo 9. L'articolo 9 è, tra l'altro, tra i più contestati dell'intero provvedimento, perché rafforza i poteri dei grandi creditori finanziari nei confronti dell'impresa debitrice, e soprattutto consegna alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e in prospettiva al complesso dei creditori. Poi ci sorprendiamo se i cittadini non hanno fiducia in questo Parlamento, nelle istituzioni, nella politica e se iniziano addirittura a non credere più nel rispetto delle leggi dello Stato. Certo che, se le leggi sono queste è chiaro che andargli a spiegare come mai il Governo ritenga assolutamente urgenti e quindi meritevoli di essere trattate con una decretazione d'urgenza riforme che richiederebbero sicuramente più di due mesi per essere in grado di fare più chiarezza e giustizia nel nostro sistema normativo, non è solo difficile, è impossibile. È impossibile se si ha un minimo di Pag. 67rispetto per i cittadini e un minimo di onestà intellettuale, soprattutto perché i risultati che si producono legiferando in questo modo sono l'esatto opposto del fare chiarezza e giustizia nel nostro sistema normativo.
  Insomma, ammettete, una volta e per tutte, che il vostro intento...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  VINCENZO CASO. ... fin dall'inizio, era mettere su un decreto legge, per approvare in fretta l'ennesimo regalo alle banche e forse ci farete una figura migliore. Almeno per una volta, avrete detto la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire perché sposo in pieno questa battaglia del mio collega Caso, che ha esposto ottimamente, innanzitutto un quadro generale di questo Parlamento e di come è stato affrontato questo provvedimento, sia in Aula, ma soprattutto in Commissione, dove forse il dialogo avrebbe avuto bisogno di, sicuramente, più tempo, per approfondire materie così complesse come quella che stiamo affrontando. Io condivido anche quando il mio collega Caso dice che bisognava ascoltare un po’ gli esperti in materia, citando le parole di queste persone che comunque si sono esposte.
  Questo ordine del giorno, parte facendo un quadro della situazione di questo decreto-legge che, nelle intenzioni del Governo, voleva fare una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni, queste ultime, ancora una volta, favorite.
  Qualche mio collega l'ha già ribadito come banche e assicurazioni abbiano sempre una corsia preferenziale per le agevolazioni, mentre poi i cittadini si ritrovano sempre a doverci rimettere. In questo ordine del giorno si descrive come, al fine di realizzare questo obiettivo, sono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza, quindi dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte anzitutto alla tutela dei diritti del creditore di tipo finanziario ed assicurativo, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore.
  In particolare, relativamente alle misure principali, il provvedimento d'urgenza – e qua sottolineo che sicuramente in questo decreto eterogeneo non sono presenti i caratteri di necessità e urgenza – reca nei primi due Titoli, interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive. In particolare, il Titolo III tratta di misure fiscali, mentre il Titolo IV include numerosi interventi in materia di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria particolarmente eterogenei, questi ultimi, rispetto alla ratio complessiva del decreto-legge, in sostanza quello che già dicevo in precedenza.
  Nel corso dell'esame in sede referente – e questo lo abbiamo già detto – in Commissione giustizia, tramite emendamenti a firma del relatore e del Governo, l'articolato è stato ulteriormente ampliato di dieci nuovi articoli legati, in via generale, ai temi dell'amministrazione giudiziaria, fatta peculiare eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, già all'esame in sede referente presso le Commissioni ambiente ed attività produttive. Qua parliamo della tantissimo contestata norma, da parte del MoVimento 5 Stelle, in favore dell'Ilva. Io sono anche intervenuto, nei giorni scorsi, paragonando questa drammatica situazione a quella che si vive a Vado Ligure con la centrale Tirreno Power, ma che, in Pag. 68realtà, si vive in tantissime zone d'Italia, dove la tutela dell'ambiente non è sicuramente ai primi posti dell'agenda politica delle amministrazioni locali.
  A proposito dei primi due titoli, si rileva che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di un'apposita commissione...

  PRESIDENTE. Concluda onorevole Simone Valente.

  SIMONE VALENTE. ... insediata presso il Ministero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente, anch'io intervengo sullo stesso ordine del giorno del collega e non condivido comunque l'atteggiamento di affrontare, Presidente, qualsiasi provvedimento ex post. Si fa tutto ex post. Oggi si parla di fallimenti delle aziende, ma in questi due anni non siamo riusciti a mettere in piedi un provvedimento di legge che possa, invece, evitare questi fallimenti. Siamo qui a risolvere ex post il problema dell'Ilva e probabilmente, caro Presidente, saremo qui a risolvere ex post anche i problemi di questo decreto-legge. Infatti, in questo decreto è ovvio ed è chiaro, che c’è un articolo – lo dice il titolo stesso dell'articolo – che facilita l'attività di banche, assicurazione ed enti creditizi. Le facilita e la cosa strana, Presidente, è che non ci sia scritto niente nel titolo del decreto, Infatti rileggo il titolo: «(...) recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria». Io non vedo niente, all'interno del titolo, che si riferisca all'articolo 16.
  Ma di cosa andiamo a parlare nell'articolo 16 ? Probabilmente, molti neanche sanno di cosa si tratti, perché stiamo parlando di DTA (Domodossola, Torino, Ancona) e si usano anche in Italia questi termini anglosassoni: deferred tax asset. Cosa sono i deferred tax asset ? Sono semplicemente delle imposte anticipate, che vengono iscritte a bilancio in un determinato modo. All'interno della legge di stabilità del 2014 viene esteso l'ambito applicativo di questa disciplina anche sulle perdite su crediti, quindi, non solo su imposte anticipate e poste a bilancio in un determinato modo, ma addirittura su ciò che le banche vanno a perdere.
  E perché vi dico che noi questo problema lo affronteremo ex post ? Perché la mia paura, Presidente, lo sa qual è ? È che a un certo punto un membro del Governo si alzi, in quest'Aula, e dichiari la stessa cosa che ha dichiarato l'ex Premier greco nel 2000: abbiamo i conti truccati. Presidente, lei mi dirà: «ma lei non lo può dire». Io probabilmente non lo potrò dire, però vi vorrei fare ragionare su una cosa. Secondo voi, il Governo greco prima del 2000, nel momento in cui acquistava questi derivati che miglioravano il bilancio della Grecia, non aveva un'Aula parlamentare ? Non avevano anche in Grecia una Commissione bilancio ? Non avevano anche in Grecia una Giunta per il Regolamento ? E nonostante tutto ciò sono riusciti a truccare i bilanci.
  Quindi io ve lo dico, lo dico oggi e probabilmente lo ripeterò: i nostri bilanci non sono lineari. I nostri bilanci non sono lineari e sono molto, molto simili, Presidente, ai bilanci greci. Sono molto simili. Infatti, la discussione che stiamo tirando fuori molto spesso noi in Commissione finanze con i colleghi, con cui abbiamo organizzato il 14 settembre un evento suoi derivati, è proprio per spiegare questo.
  Facciamo attenzione ! Le DTA, caro Presidente, come derivati oggi costano 40 miliardi di euro di potenziale perdita. E c’è stata una sentenza di pochi giorni fa, che ha dichiarato chiaramente che un derivato è una scommessa e che, se non abbiamo una valutazione del mark to Pag. 69market, il derivato è illegale. Allora le dico che le DTA, secondo l'Unione europea, sono aiuti di Stato, Presidente...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Villarosa. Onorevole Palese, potrei pregarvi di tranquillizzarvi ? Onorevole Palese, anche voi in questo momento state dando fastidio a chi sta parlando. Grazie.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Le DTA, Presidente, secondo l'Unione europea sono aiuti di Stato. Hanno fatto partire una commissione per cercare di verificare se effettivamente si tratti di aiuti di Stato.
  Ma lo sa cos’è che mi fa più paura ? È che la BCE – la Comunità europea, ma la BCE in particolar modo – parla di aiuti di Stato, ma non è che si preoccupa del fatto che sia lo Stato ad aiutare le banche, ma semplicemente che lo faccia solo in Italia. Quindi, la paura è che questa modalità di approccio d'ora in poi verrà seguita in tutta Europa. Quindi, anche noi saremo, come tutti gli altri, dei figli di BCE (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Intervengo anch'io in dichiarazioni di voto su questo ordine del giorno del collega Caso, perché condivido appieno le motivazioni che hanno spinto il collega Caso a presentare questo impegno al Governo e mi chiedo come sia possibile che il Governo, invece, decida di ignorare l'importanza di questo impegno e di dare un parere contrario allo stesso.
  Andando, nello specifico, a vedere quali sono gli impegni di questo ordine del giorno, al di là delle premesse, sulle quali poi tornerò, perché motivano meglio qual è l'intento del collega, l'impegno è quello di estendere anche ai casi di accordi di ristrutturazione dei debiti ex articolo 182-bis del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive modificazioni, le disposizioni penali introdotte all'articolo 10 – l'articolo a cui faceva riferimento prima il collega Caso e di cui successivamente parlerò in maniera più specifica –, nell'ambito delle ristrutturazioni con intermediari finanziari e convenzioni in moratoria, così da uniformare il quadro sanzionatorio di cui agli articoli 236 e 236-bis della medesima legge.
  Come dicevo prima, Presidente, le premesse dell'ordine del giorno sono fondamentali perché spiegano l'intento con il quale il collega Caso impegna il Governo a queste semplici cose. Infatti, nelle premesse leggiamo che il decreto-legge in esame si muoveva inizialmente, nelle intenzioni del Governo, nell'ambito di una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni.
  Nello specifico, la posizione del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento è sempre stata particolarmente contraria sin dall'inizio, proprio perché i motivi che, a nostro avviso, hanno richiesto inizialmente l'emanazione di questo decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore proprio di quelle banche e di quelle assicurazioni che ritroviamo nella premessa di questo ordine del giorno, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare.
  In senso negativo tra tutti si segnalano, oltretutto, altri articoli, come l'articolo 9 e l'articolo 16 dello stesso decreto-legge, che – lo ricordo – non doveva neanche avere la forma di decreto-legge, considerando il fatto che non esistono e non sussistono le caratteristiche di necessità e di urgenza che un decreto-legge dovrebbe avere, che sono relative al tema principale del provvedimento, proprio perché la materia concorsuale e una più ampia revisione del diritto fallimentare – quindi non soltanto la materia concorsuale – sono oggetto del Pag. 70lavoro di una commissione che si è insediata il 28 gennaio scorso presso il Ministero della giustizia. Quindi, veramente non c'erano le caratteristiche di necessità ed urgenza perché venisse emanato un decreto-legge da parte del Governo. Ma lo sappiamo, ormai da più di due anni e mezzo, come questo Governo intende agire e come agisce in maniera puntuale, ovvero continuando a legiferare emanando decreti-legge, escludendo di fatto il Parlamento dall'attività legislativa e riducendolo a un mero passa carte.
  Ci ritroviamo quindi oggi a vederci espresso un parere contrario anche su impegni, che sono di buon senso e che vanno nell'ottica del miglioramento del provvedimento; invece di prendere in considerazione il merito e di coinvolgere all'interno del momento della discussione parlamentare (o di quello che ne rimane considerando che mettete fiducie ogni giorno) le opposizioni o l'unica opposizione che in questo Parlamento effettivamente continua ad esistere e continua a fare il suo lavoro...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  CHIARA DI BENEDETTO. ... e si esprimono pareri contrari a tutti gli ordini del giorno che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Io non sono un esperto di diritto fallimentare né tanto meno di procedure fallimentari, però, essendo in Parlamento, con questo provvedimento mi sono cimentato con argomenti dei quali appunto non avevo una perfetta conoscenza e il provvedimento in esame, come hanno già sottolineato altri colleghi, non è altro che l'ennesima dimostrazione di come questa classe politica, questo Governo, ma in perfetta sintonia con i Governi precedenti sia qui unicamente per fare gli interessi di grandi lobby.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vacca. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, ho ripreso loro però pure voi cercate di...

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Sono spesso indisciplinati i miei stessi colleghi.

  PRESIDENTE. Lo so. Capita, onorevole Vacca.

  GIANLUCA VACCA. Quindi dicevo come questo Governo sia qui in Parlamento e nelle istituzioni unicamente per fare il volere di grandi lobby, di grandi centri di potere, di grandi gruppi finanziari. Magari tra qualche mese avremo qualche intercettazione di qualche sottosegretario o qualche Ministro che avrà parlato con qualche banchiere o con qualche assicurazione proprio per scrivere norme contenute in questo decreto-legge oppure scopriremo che l'anno prossimo compagnie assicurative o altre banche finanzieranno la fondazione del Presidente del Consiglio, così come abbiamo scoperto che il primo finanziatore della fondazione Open è la società dei tabaccai americana che, come ricordiamo, ha dato ben 100 mila euro alla fondazione del Presidente del Consiglio e, guarda caso, in concomitanza proprio con provvedimenti che tutelavano la grande lobby del tabacco.
  Insomma tra qualche mese, tra qualche anno, come ben sappiamo, le cronache giudiziarie o le cronache che alcuni giornali riportano ci spiegheranno i motivi che sono dietro a moltissimi provvedimenti di cui adesso sospettiamo l'origine ma di cui avremo la conferma prossimamente. È inspiegabile il motivo per il quale il Governo abbia dato parere contrario e non accetti questo ordine del giorno, anche perché era uno dei tanti ordini del giorno che propone soluzioni di buonsenso che noi abbiamo provato a proporre in moltissimi modi e che puntualmente vengono respinte da questa maggioranza. Questo provvedimento è l'ennesimo regalo che viene fatto alle banche e ricordiamo che svariati miliardi di euro sono in ballo con questo provvedimento e ci sono in ballo purtroppo anche le vite di moltissime Pag. 71persone perché la norma introdotta che riguarda l'Ilva di Taranto è un ennesimo capitolo vergognoso...

  PRESIDENTE. Liberare i banchi del Governo, grazie.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. È l'ennesimo capitolo vergognoso di un libro purtroppo che avrà ancora molte cose da dire. Purtroppo, a nostro avviso, finché ci sarà questo Governo, ci saranno situazioni negative per i cittadini di Taranto e gli abitanti della città di Taranto. Questo ordine del giorno chiede semplicemente di estendere, come hanno detto i colleghi precedentemente, anche in casi di accordi di ristrutturazione dei debiti ex articolo 182-bis, regio decreto n. 267 del 1942 e successive modificazioni, le disposizioni penali introdotte nell'articolo 10 nell'ambito delle ristrutturazioni con intermediari finanziari e convenzioni in moratoria così da uniformare il quadro sanzionatorio di cui agli articoli 236 e 236-bis della medesima legge. Francamente non comprendiamo il parere negativo del Governo e ci auguriamo che ci sia un ripensamento da parte del Governo su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie Presidente, il decreto legge in esame si muoveva inizialmente, nelle intenzioni del Governo, nell'ambito di una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali nonché esecutive e fiscali a questo connesse, tali da contenere i danni che una azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori. Che cosa succede però, in realtà non si contengono bene tutti i danni, perché se noi andiamo a vedere nelle pieghe delle leggi che in questo Paese i partiti hanno stratificato, troviamo un ulteriore strumento di finanziamento indiretto ai giornali, non alle piccole testate, nemmeno a garanzia di una pluralità di informazione, ma alle grosse testate a tiratura nazionale e locale, continuando a rafforzare i grandi gruppi editoriali. Tutto ricade poi sulle tasche dei cittadini che pagano le tasse che fanno impresa. È da più d'un anno, per esempio, che in Commissione cultura discutiamo della proposta di abolizione del finanziamento pubblico ai giornali e in quella proposta abbiamo inserito l'abolizione della odiosa tassa occulta all'impresa per finanziare i vostri giornali. Voi infatti nell'epoca di Internet, nell'epoca della comunicazione istantanea attraverso mail, nell'epoca in cui tutte le imprese pagano servizi di notifiche digitali per i bandi, per i fallimenti, per le vendite, voi obbligate ancora le imprese e la pubblica amministrazione a pagare i costi della pubblicità dei bandi di gara sui principali quotidiani nazionali e locali, sempre gli stessi, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera, una misura stimata in almeno 110 milioni di euro, un obolo obsoleto, contestato dalle associazioni di categoria dei produttori edili, che ci hanno testimoniato in Commissione cultura come questa forma di pubblicità non sia più monitorata da alcuna impresa e che per queste cose pagano servizi digitali appositi. La norma dell'articolo 13 di questo decreto prevede la creazione di un portale delle vendite pubblicate sul sito Internet del Ministero della giustizia, in una area pubblica dedicata e parallelamente la pubblicazione dell'avviso sui quotidiani, che inizialmente non era più obbligatoria, ma rimessa alla valutazione del giudice su istanza dei creditori, e quindi anche dalla volontà del creditore stesso di sobbarcarsene il costo. In Commissione che cosa ha fatto invece il Partito Democratico ? È intervenuto sul punto per consentire al giudice di disporre la pubblicazione sui quotidiani anche in assenza dell'istanza di parte. A questo punto è certo che i costi si spostano sui creditori, sui debitori, senza che cambi altro che ben poco rispetto alla mole di pubblicazioni attuale. Incassate così di nuovo gli applausi dei soliti professionisti della disinformazione italiana che vi ringraziano dei finanziamenti diretti ed indiretti che il signor Renzi continua a garantire, contrariamente Pag. 72a quanto promesso, e siamo convinti che lo farà sempre di più nei prossimi mesi per avere un sostegno completo della propaganda giornalistica ad un Governo che ormai diventa ogni giorno più odiato dai cittadini.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri iscritti a parlare, dunque passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/3201-AR/32, con il parere contrario del Governo. Colleghi vi prego di prendere posto e di rimanere in Aula perché dovremmo fare delle votazioni.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Venittelli, Capua, Caon...
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  381   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3201-AR/33, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3201-AR/33, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bini, Duranti, Caon, Carella, Grillo, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  377   
   Votanti  372   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo alle presentatrici se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ciprini n. 9/3201-AR/34, accettato dal Governo, purché riformulato.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente, la questione del personale amministrativo della giustizia è la questione più importante tra tutte quelle che abbiamo discusso finora. Non l'ho detto io, ma il Ministro Orlando, insieme, anche a queste parole, sempre relativamente al personale giudiziario: se non colmiamo le lacune in organico, non riqualifichiamo quel personale, valorizziamo le competenze che ci sono, le migliori norme del mondo non camminano, se non ci sono gambe forti per portarle avanti. Ritengo fondamentale una risposta su questo punto: è sempre stato derubricato come una questione parziale da addetti ai lavori, ma è un'emergenza fondamentale. Ebbene, queste sono le parole dello stesso Ministro Orlando.
  In questo provvedimento, gli articoli 21, 21-ter, 21-quater, 21-quinquies, recano norme per il personale della giustizia, per i tirocinanti dell'amministrazione giudiziaria, disposizioni, quindi, in materia di uffici giudiziari. Per tamponare la carenza di organico e per consentire a coloro che hanno perso l'occupazione di essere reinseriti nel mondo del lavoro, si sono svolti presso gli uffici giudiziari di tutta Italia, dal 2010 ad oggi, attraverso la stipula di convenzioni tra le amministrazioni giudiziarie e le amministrazioni locali e utilizzando, soprattutto, il Fondo sociale europeo, tirocini formativi che sono serviti molto spesso a garantire la prosecuzione delle attività giudiziarie nelle procure e nei tribunali d'Italia.

  PRESIDENTE. Onorevole Tripiedi...

  TIZIANA CIPRINI. Dal 2013, proprio a seguito della loro utilità, attestata dagli Pag. 73uffici giudiziari di tutta Italia, questi tirocinanti sono passati direttamente alle dipendenze del Ministero della giustizia e inseriti nel ciclo lavorativo, affiancando a tutti gli effetti il personale del Ministero della giustizia e percependo un rimborso spese.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ciprini. Onorevole Tripiedi non è che il Governo quando parlano gli altri...

  TIZIANA CIPRINI. L'articolo 1, comma 344, della legge di stabilità del 2014, ha stanziato circa 15 milioni di euro per consentire il perfezionamento del completamento del percorso formativo degli oltre 2.600 lavoratori, ma per l'anno 2015, nella legge di stabilità, non sono stati previsti ulteriori finanziamenti e solo con il decreto cosiddetto milleproroghe è stata prevista la proroga di quattro mesi di tali tirocini, finanziati attraverso l'utilizzo delle risorse del Fondo unico di giustizia fino alla data del 30 aprile 2015.
  Si tratta di operatori che il Ministero della giustizia ha formato in vista del processo telematico e dell'informatizzazione degli uffici giudiziari e che da cinque anni contribuiscono allo smaltimento dell'arretrato. Eppure, nonostante la cronica carenza di personale nell'amministrazione giudiziaria e la sempre maggiore domanda da parte del cittadino e delle imprese del servizio giustizia, la recente legge di stabilità per il 2015 preclude di fatto al Ministero della giustizia di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato fino al 31 dicembre 2016.
  Ebbene, con questo ordine del giorno si vuole impegnare il Governo a prevedere l'adozione di procedure concorsuali, nel rispetto della normativa vigente in materia di assunzioni per pubblico concorso previsto dalla legge, volte a rafforzare l'organico dell'amministrazione giudiziaria, tenendo conto dell'esperienza e della professionalità acquisita dai cosiddetti precari della giustizia. E questo perché senza risorse finanziarie, senza risorse umane e senza mezzi la giustizia italiana non funzionerà mai, non potrà mai funzionare, ma forse è proprio quello che si vuole ottenere, visto l'alto tasso di incidenza criminale presente nella politica italiana.

  PRESIDENTE. Ne deduco che lei non accetti la riformulazione, onorevole Ciprini.
  Quindi, passiamo ai voti
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/3201-AR/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Incà, Nuti, Verini, Antimo Cesaro, Baroni, Colletti, Simonetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  377   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Crippa n. 9/3201-AR/35, su cui vi è il parere contrario del Governo.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Brevemente, chiedo al Governo di valutare un attimo questo ordine del giorno, perché chiediamo soltanto di prevedere forme di indennizzo per quelle amministrazioni pubbliche che si troverebbero, come nel caso di Taranto – siano le ASL, i vigili del fuoco, l'ispettorato del lavoro –, a dover gestire un carico di lavoro ulteriore. Ricordo a tutti che, già in audizione, i dirigenti dell'ASL lamentavano la mancanza di risorse per dover gestire un controllo di un'azienda così complessa. Pag. 74Qui stiamo dicendo che quando dissequestrate per ragioni inerenti alla sicurezza sul lavoro quantomeno si preveda una sorta di indennizzo economico che vada a coprire le ulteriori attività che questi enti pubblici debbono svolgere. È inutile che ogni volta inserite una clausola di invarianza economica nei loro compiti istituzionali, perché continuate ad aggiungere compiti sottraendo, di volta in volta, di anno in anno, sempre più risorse. Vi stiamo dicendo che se ci sono delle aziende che vogliono proseguire l'attività di dissequestro per ragioni legate alla sicurezza del lavoro, come nel caso dell'Ilva di Taranto, quantomeno fate pagare un indennizzo. Non mi sembra – tra l'altro è un ordine del giorno – qualcosa di estremamente vincolante e così assurdo tale da non poter essere nemmeno accolto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3201-AR/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Grillo, Piccoli Nardelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  372   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo alla presentatrice se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Cancelleri n. 9/3201-AR/36, accolto dal Governo, purché riformulato. Ho bisogno si saperlo. Onorevole Crippa, si accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Cancelleri n. 9/3201-AR/36 ?

  DAVIDE CRIPPA. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Quindi è accolta e non mettiamo ai voti l'ordine del giorno. Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione ed insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cominardi n. 9/3201-AR/37, accolto dal Governo, purché riformulato. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3201-AR/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Ruocco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  375   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no  287.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Incà n. 9/3201-AR/38, su cui vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3201-AR/38, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  390   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 75

  (La deputata Carloni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/3201-AR/39, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/3201-AR/39...

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, ne ha facoltà, però sia un po’ più... revoco l'indizione della votazione. Prego, onorevole Dall'Osso.

  MATTEO DALL'OSSO. Scusi Presidente, non ho fatto in tempo ad alzare la mano. Gentile Presidente, colleghi, nell'illustrare la mia dichiarazione di voto in merito all'ordine del giorno Atto Camera n. 3201-A ritengo sia opportuno dare una spolverata, per sommi capi, di alcuni canoni del diritto fallimentare, ovvero specificare palesemente alcuni concetti. Vede Presidente, io ho una cultura di tipo matematico, in italiano ero un po’ ignorante, e quindi ci tengo a precisare alcune considerazioni.
  Fallimento. Cosa vuol dire fallimento ? Il fallimento, nell'ordinamento giuridico italiano, è una procedura concorsuale liquidatoria, che coinvolge l'imprenditore commerciale con l'intero patrimonio e i suoi creditori. Tale procedura è diretta all'accertamento dello stato di insolvenza dell'imprenditore, all'accertamento dei crediti vantati nei suoi confronti e alla loro successiva liquidazione secondo il criterio della par condicio creditorum, tenendo conto delle cause legittime di prelazione da parte dei creditori stessi.
  Procedura concorsuale. Le procedure concorsuali sono quelle procedure giudiziali cui è assoggettata un'impresa commerciale che sia insolvente e in possesso dei requisiti dimensionali di cui all'articolo 1, comma 2 della legge fallimentare. Una volta accertata l'esistenza dei due requisiti, le procedure concorsuali disciplinano il rapporto tra il soggetto insolvente ed i suoi creditori con la presenza di un'autorità pubblica ed altri soggetti, che variano a seconda della procedura e valutano la possibilità di prosecuzione dell'attività d'impresa, ovvero la liquidazione del patrimonio.
  Procedura esecutiva. Il processo esecutivo è rivolto alla soddisfazione dell'interesse del creditore, che deve ottenere ciò che gli è dovuto nel quadro e con le garanzie dell'ordinamento giuridico, nei limiti di quanto la legge o il giudice stabilisce.
  Presidente, consegno il mio discorso affinché venga messo agli atti. (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti) perché qui la gente vuole andare via. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendiamo atto della sua volontà di non proseguire oltre e consegnare il suo intervento, ma temo che prima di andare via passerà ancora parecchio tempo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/3201-AR/39, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Calabria, Montroni, Mantero, Roberta Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  391   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no  318    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/3201-AR/40, con il parere contrario del Governo.Pag. 76
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Tripiedi, Grillo, Giacomoni, Alberti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  392   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   69    
    Hanno votato no  323.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/3201-A-R/41, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Tartaglione, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  391   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Battista n. 9/3201-A-R/42, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Archi, Paola Bragantini, Bossa, Giuliani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  401   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Benedetto n. 9/3201-A-R/43, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  394   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello e il deputato Senaldi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/3201-A-R/44, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Binetti, Grillo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  401   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  307.    

Pag. 77

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/3201-A-R/45, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Lodolini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  394   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dieni n. 9/3201-A-R/46, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  402   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Uva n. 9/3201-A-R/47, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sbrollini, Beni, Pastorelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  404   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dadone n. 9/3201-AR/48, accettato dal Governo, purché riformulato. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/3201-AR/48, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Grillo, Di Battista, Fassina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  392   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/3201-AR/49, non accettato dal Governo.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, intervengo solo un minuto per ribadire che è incomprensibile l'atteggiamento del Governo perché il mio ordine del giorno, in un passato decreto sull'Ilva, è stato accolto dal Governo con parere favorevole quindi non si capisce perché in Pag. 78questa occasione sia stato dato un parere contrario. Io l'ho ripresentato perché, nonostante quel parere favorevole, a distanza di mesi su questo argomento, sull'argomento dell'ordine del giorno che riguarda la caratterizzazione delle sostanze nocive presenti nelle discariche speciali anche al servizio dello stabilimento dell'Ilva, non sono stati presi i provvedimenti dal Governo. Quindi questo da una parte dimostra il fatto che il Governo accoglie gli ordini del giorno, quando decide di farci questa gentile concessione, ma poi non dà seguito e quindi questo in qualche modo evidenza il peso di questi ordini del giorno e dall'altra parte, proprio perché prima dà parere favorevole e oggi dà parere contrario, conferma ulteriormente che gli ordini del giorno in realtà sono probabilmente più una presa in giro che altro.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/3201-AR/49, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Iacono, Bolognesi, Santerini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  398   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Vita n. 9/3201-AR/50, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/3201-AR/50, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Berlinghieri, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Da Villa n. 9/3201-AR/51, accettato dal Governo, purché riformulato. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/3201-AR/51, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Grillo, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  400   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  308.

  La Camera respinge (vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Daga n. 9/3201-AR/52, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Daga n. 9/3201-AR/52, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 79

  Bolognesi, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  394   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3201-AR/53, non accettato dal Governo. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3201-AR/53, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Montroni, Carrozza, Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  388   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Della Valle n. 9/3201-AR/54, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Valle n. 9/3201-AR/54, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza. Ci siamo ? No. Baroni. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  400   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/3201-AR/55, non accettato dal Governo.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente. Voglio ricordarvi le Fucine Breda, 20 mila lavoratori, a Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia, un bacino di voti per voi, quando eravate di sinistra. Ebbene, qui abbiamo avuto decine di vittime, se non centinaia, a causa dell'esposizione all'amianto, perché i sindacati, la ditta e la politica hanno chiuso occhi e bocca, nonostante sapevano che la salute dei lavoratori e gli ambienti di lavoro erano a rischio.
  Ora, mi dite qual è la differenza di quello che state facendo oggi ? La differenza è che oggi siamo nel 2015 e ancora mettete davanti un baratto del posto di lavoro con la salute di cittadini e di lavoratori, ancora oggi. Con il vostro emendamento sull'Ilva ponete di fronte i cittadini e i lavoratori alla scelta tra la vita o l'avere uno stipendio. Questa è la nuova sinistra ?
  In questo ordine del giorno, Presidente, io chiedevo al Governo semplicemente di applicare la legge e non viene accettato un ordine del giorno in cui si chiede di applicare la legge, cioè di andare a vedere quel decreto legislativo n. 81 del 2008, sulla sicurezza sul lavoro, e applicarlo al piano che viene inserito con questo «decreto fallimenti». Neanche questo viene accettato ! Non accettate di applicare la legge. Io mi aspetto una replica dal Governo, perché non accettare un ordine del Pag. 80giorno che chiede di applicare un provvedimento che è già vigente è scandaloso. Vergognatevi !

  PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/3201-AR/55, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/3201-AR/55, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Montroni. Ci siamo ? Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  390   
   Votanti  376   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fico n. 9/3201-AR/56, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fico n. 9/3201-AR/56, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Fraccaro, Ghizzoni, Grillo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  383   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fantinati n. 9/3201-AR/57, non accettato dal Governo.

  MATTIA FANTINATI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo un minuto solo per richiamare un ordine del giorno che è stato un emendamento, che è stato una mia proposta di legge e, chiaramente, bocciata in tutti i casi. Intervengo soltanto per mettere un po’ in luce questo argomento, che spesso viene un po’ tralasciato, cioè sul fatto che effettivamente non vi è una chiarezza legislativa soprattutto sulla falcidia dei crediti erariali nel concordato preventivo. Ossia, abbiamo spiegato, per i non addetti al settore, che effettivamente una società nel caso di concordato preventivo, nel caso in cui un terzo possa apportare nuovamente del capitale per potere falcidiare anche tutti i crediti privilegiati, può farlo per tutti, ma c’è un creditore che è più privilegiato degli altri, ossia lo Stato. Cioè, possono essere falcidiati tutti i crediti, salvo quelli erariali.
  Di fatto, il provvedimento che è stato scritto non è stato scritto con questa filosofia. Infatti, non era così. Però, nell'iter procedurale molte sentenze della Corte di cassazione hanno un po’ sentenziato anche in difformità da questo provvedimento.
  Quindi, con questo ordine del giorno, che viene da un emendamento, che viene da una proposta di legge, si vuole soltanto riportare ordine così come era prima, a una situazione di chiarezza come avveniva prima.
  Ora permettetemi di fare un appunto: perché lo Stato inizia ad essere, anzi è, più privilegiato di altri ? Allora, noi ci chiediamo: ma è questo lo Stato di cui noi vogliamo far parte ? È questo uno Stato Pag. 81forse troppo debole con i poteri forti, come in questo decreto-legge, come l'Ilva, come Finmeccanica, come tante multinazionali, e invece troppo forte spesso con i chiamiamoli poteri deboli, se si vuole usare questo epiteto, ma sono i cittadini, con chi paga le tasse tutti giorni, con le piccole imprese ? E la stessa cosa viene da questo ordine del giorno, in quanto si dice che uno Stato, che è il peggior pagatore d'Europa, che effettivamente non paga le aziende, infatti si dice che siano stati pagati tutti i debiti della pubblica amministrazione con le imprese, ma non è così, di fatto però è il primo a richiedere un privilegio maggiore di tutti i vari creditori. Noi vogliamo riportare ordine e vogliamo che uno Stato, soprattutto per gli imprenditori in crisi, per gli imprenditori che non ce la fanno, sia messo alla stessa stregua degli altri creditori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fantinati n. 9/3201-A/R/57, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  380   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no  308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3201-A/R/58, con il parere contrario del Governo.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi chiediamo di impegnare il Governo ad inquadrare il personale del Ministero della giustizia – Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria ed Unep in posizione giuridica ed economica immediatamente superiore, e di conseguenza, in particolare, corrispondendo al personale inquadrato una posizione economica ex C3, figura professionale di direttore di cancelleria, il trattamento economico goduto dal personale del ruolo ad esaurimento nell'ex qualifica funzionale, nonché a predisporre un piano per la riorganizzazione di tutto il personale del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria e Unep, volto ad effettuare la rideterminazione delle dotazioni organiche derivanti dalle predette riqualificazioni, tale da inquadrare il personale tutto dentro le nuove qualifiche, facendogli fare appunto una riqualificazione piena.
  Ebbene, Presidente, noi avevamo visto di buon grado il punto 12 del Ministero della giustizia, come avevo già detto in precedenza, che prevedeva la riqualificazione del personale della giustizia, un personale che da anni non viene riqualificato, essendo discriminato anche rispetto a tantissimi altri dipendenti. Come ho già detto, ci sono dipendenti che non vengono riqualificati da più di vent'anni e questa è una vergogna soprattutto per quel personale che porta avanti la giustizia in questo Paese, anche se la situazione dei tribunali e la situazione critica dell'organico del personale è veramente uno scandalo tutto italiano. Forse bisognerebbe fare meno leggi e preoccuparsi di più di riempire i posti vacanti nei tribunali italiani e magari la giustizia andrebbe più veloce. Per fare questo, si sono pensate tante scorciatoie, ma mai nessuna ha previsto una riqualificazione delle potenzialità di questo personale e nuove assunzioni. Allora, noi chiediamo, visto che è stato fatto un passo in Commissione giustizia, ma un passo che è abbastanza discriminatorio, perché si vanno a riqualificare i dipendenti, ma solo alcuni e solo con determinate caratteristiche previste dalla legge, per esempio la laurea, che ci sia una riqualificazione di Pag. 82tutto il personale della giustizia, che sta attendendo da troppo tempo e sta subendo da troppi anni discriminazioni, e che si possa prevedere una vera e propria riqualificazione, impegnando il Governo, magari in Senato, a cambiare l'emendamento del relatore che abbiamo approvato in Commissione giustizia in questa analisi del provvedimento e, quindi, ad accettare la riqualificazione secondo l'emendamento che abbiamo sottoscritto, a mia prima firma, qui in Commissione giustizia, prevedendo una riqualificazione più ampia, con più di 90 milioni di euro di copertura, che possa veramente riqualificare persone che se lo meritano e che hanno dato tutto al nostro sistema giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3201-A/R/58, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  394   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/3201-AR/59, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/3201-AR/59, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Turco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  389   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no  293    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frusone n. 9/3201-AR/60, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frusone n. 9/3201-AR/60, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, Garavini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no  307    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gagnarli n. 9/3201-AR/61 e Gallinella n. 9/3201-AR/62, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/3201-AR/63, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.Pag. 83
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/3201-AR/63, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Massa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  396   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  302    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grillo n. 9/3201-AR/64, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n. 9/3201-AR/64, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  390   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   87    
    Hanno votato no  303    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grande n. 9/3201-AR/65, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grande n. 9/3201-AR/65, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Berretta, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  395   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  305    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/3201-AR/66, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3201-AR/67, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3201-AR/67, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  385   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  293    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 84

  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/3201-AR/68, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lorefice n. 9/3201-AR/69, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/3201-AR/69, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Dall'Osso, Fraccaro, Sorial, Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  308    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3201-AR/70, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3201-AR/70, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  386   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  295    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lupo n. 9/3201-AR/71 su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lupo n. 9/3201-AR/71 con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella, Colletti, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  388   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  295.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/3201-AR/72 accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9/3201-AR/73, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/3201-AR/73, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Palma, Parrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 85
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  383   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Micillo n. 9/3201-AR/74, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Micillo n. 9/3201-AR/74, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Rizzetto, Grillo, Massa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  401   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marzana n. 9/3201-AR/75, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marzana n. 9/3201-AR/75, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Borghi, Locatelli, Binetti, Gribaudo... Colleghi, vi pregherei, se possibile, per i prossimi dieci minuti, di non utilizzare le palline, se creano problemi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  395   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nesci n. 9/3201-AR/76, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesci n. 9/3201-AR/76, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Lorenzo Guerini, Duranti, Richetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/3201-AR/77 accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisano n. 9/3201-AR/78, su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 86
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/3201-AR/78, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  389   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  299.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Parentela n. 9/3201-AR/79, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Parentela n. 9/3201-AR/79, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baroni, Giuliani, Alberti, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  401   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no  298.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pesco n. 9/3201-AR/80, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3201-AR/80, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Dambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  383   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   83    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Petraroli n. 9/3201-AR/81, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Petraroli n. 9/3201-AR/81, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  394   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/3201-AR/82, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.Pag. 87
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/3201-AR/82, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan, Moscatt, Oliverio, Rizzetto, Carrozza, Grillo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  398   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/3201-AR/83, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/3201-AR/83, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Bossa, Spadoni, Mannino, Benamati, Sbrollini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  371   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/3201-AR/84, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/3201-AR/84, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  383   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no  295.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sarti n. 9/3201-AR/85, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarti n. 9/3201-AR/85, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Benamati, Massa, Alberti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  391   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 88

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3201-AR/86, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Siamo alla fiducia numero 41 del Governo Renzi. Ancora una volta si assiste al doppio passaggio. Sì, al doppio passaggio, ma non tra Camera e Senato, bensì tra l'ennesimo decreto-legge, un mix di disposizioni che spaziano dalla materia fallimentare ai regali alle banche, passando per la questione Ilva, e l'ennesima fiducia.
  Naturalmente, in questo decreto-legge non ci sono le caratteristiche di necessità e urgenza relative al tema principale del provvedimento, poiché proprio il diritto fallimentare e la materia concorsuale sono oggetto del lavoro di una commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso.
  Ma il capolavoro è proprio sulla questione Ilva, rispetto alla quale la politica autodefinisce il suo diritto di ingerire sulla magistratura e decide che, laddove la continuità operativa di un complesso industriale sia considerata di interesse strategico nazionale, anche se sotto sequestro giudiziario per comprovato disastro ambientale, deve continuare ad operare per esigenze di continuità aziendale. In pratica, dopo tre anni dal sequestro dell'area a caldo dell'Ilva da parte del GIP Todisco, ci troviamo di fronte a un braccio di ferro tra la procura di Taranto e il Governo. Più che altro, è un braccio di ferro tra il Governo e il buon senso. Infatti, dobbiamo ricordarci che questo sequestro, senza facoltà d'uso, dell'altoforno 2 è stato deciso dal pubblico ministero dodici giorni dopo l'incidente che causò la morte di un operaio di 35 anni, Alessandro Morricella, deceduto dopo quattro giorni di agonia in ospedale, a causa di un'improvvisa e violenta fiammata sprigionatasi dal campo di colata dell'impianto di Taranto.
  Quindi, per decreto-legge si elimina la sicurezza dei lavoratori. Morricella è il quinto operaio che ha perso la vita in fabbrica negli ultimi tre anni. Per gli ultimi tre, in particolare, gli inquirenti sono convinti che la morte è da collegare direttamente al mancato ammodernamento della fabbrica.
  Questo si legge nelle carte dell'inchiesta «Ambiente svenduto». E, proprio nelle ore in cui si consuma questo ennesimo stupro alla democrazia relativamente al caso Ilva, è finito sotto processo anche l'ex governatore della Puglia Nichi Vendola accusato di concussione aggravata per aver fatto pressioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) sul direttore generale di Arpa Puglia affinché assumesse un atteggiamento meno severo nei confronti della fabbrica. «Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno», ha dichiarato Vendola. Certo, caro ex governatore, ma le garantisco che non sono sereni neanche i cittadini di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) dove la diossina ha contaminato la catena alimentare e gli operai muoiono in fabbrica per gravi incidenti sul lavoro e dove i bambini si ammalano di tumore con un tasso superiore al 54 per cento rispetto alla media pugliese. Non sono sereni i titolari di piccole imprese messi in ginocchio dall'inquinamento dell'Ilva e dal comportamento complice degli ultimi Governi nazionali e regionali. L'inquinamento ha prodotto danni a molte attività locali come la mitilicoltura che era un comparto economico fiore all'occhiello di Taranto. Un altro reparto danneggiato dall'inquinamento è l'allevamento: oltre duemila ovini sono stati abbattuti perché contaminanti da diossina e tuttora vige un divieto di pascolo nel raggio di 20 chilometri dal polo industriale di Taranto. Taranto è soggetta ad una forte disoccupazione generale e soprattutto giovanile con tassi di disoccupazione che si aggirano attorno al 20 per cento e la disoccupazione giovanile che si aggira intorno al 50 per cento. Taranto è soggiogata dall'acciaio che per un periodo è stato fonte di reddito e benessere ma che oggi costituisce un blocco a qualsiasi forma alternativa di sviluppo. Noi vogliamo Pag. 89far ripartire l'economia tarantina e pugliese con la riconversione ed aiutando le piccole imprese in difficoltà, i cittadini disoccupati e gli operai che perdono il lavoro attuando una misura presente in tutti i Paesi europei tranne Italia e Grecia: il reddito di cittadinanza.
  Tornando all'ordine del giorno, esso impegna il Governo ad impedire alle aziende che sono sottoposte a sanzione interdittiva dovuta ad illeciti amministrativi la partecipazione ad aste pubbliche sui beni pignorati. Il PD prova a fare il solito favore agli amici degli amici, atteggiamento normale per un partito che si fa finanziare la campagna elettorale dai Riva. Mi piacerebbe, Presidente, essere smentito con l'approvazione di questo ordine del giorno da parte della maggioranza del PD ma, viste le premesse, Presidente, può già intuire come finirà questa votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/3201-AR/86, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  376   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Nardi, Covello e D'Incecco e il deputato Gianni Farina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/3201-AR/87, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casellato... Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  381   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spessotto n. 9/3201-AR/88, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Basso... Nuti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  375   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/3201-AR/89, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 90
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  390   
   Votanti  377   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n. 9/3201-AR/90, con il parere contrario dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Chi è che dice no ? Quintarelli...vada, vada, onorevole Quintarelli... voti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  367   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  80    
    Hanno votato no  287    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/3201-AR/91, con il parere contrario dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19).

  Allora, hanno votato tutti, i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  378   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  94    
    Hanno votato no  284    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Allora, colleghi, secondo le intese che erano intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, per passare ai punti 2 e 3 dell'ordine del giorno, che recano, come sapete, rispettivamente le dimissioni del deputato Enrico Letta e le dimissioni del deputato Luciano Cimmino.
  L'esame degli ulteriori ordini del giorno avrà luogo nella seduta di domani mattina, a partire dalle 9,30. Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto finale sul provvedimento avranno luogo a partire dalle ore 11, mentre il voto finale avrà luogo entro le ore 13.

Dimissioni del deputato Enrico Letta (ore 19,03).

  PRESIDENTE. Colleghi, l'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Enrico Letta.
  Comunico che in data 11 giugno 2015 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Enrico Letta, che vado a leggere.

  «Signora Presidente, Le comunico con questa lettera la volontà di dimettermi dalla Camera dei deputati.
  Ho voluto, per la stima che nutro nei Suoi confronti e per il rispetto verso l'Istituzione che Lei presiede, preannunciarLe personalmente questa decisione, che è stata per me una scelta sofferta, ma inevitabile. Sofferta per via del rischio, che voglio assolutamente evitare, di malevoli interpretazioni che la associno a un atto di sfiducia nei confronti del luogo che ritengo invece costituisca l'espressione massima della sovranità popolare. Inevitabile perché, avendo io deciso di accettare la proposta di dirigere la Scuola Affari Internazionali dell'Università di Parigi Sciences Po, non penso vi sia compatibilità pratica tra due impegni così coinvolgenti.Pag. 91
  Mi dimetto, dunque, dal Parlamento. Non mi dimetto dalla politica perché continuerò, nelle modalità che il nuovo incarico mi consentirà, a battermi per una politica migliore, degna della fiducia dei cittadini italiani che si impegnano, lavorano, soffrono e meritano di vedere le proprie speranze realizzate. E continuerò a battermi per un'Europa più unita: unica vera possibilità per far “vivere” in un mondo sempre più grande e interconnesso i grandi valori democratici della tolleranza, della pace, del progresso. Valori di cui la convivenza civile – tra gli individui, tra le società, tra gli Stati – ha quanto mai bisogno.
  Le confermo dunque, Signora Presidente, stima e rispetto. La prego di estendere entrambi ai funzionari e ai dipendenti della Camera, con molti dei quali ho potuto proficuamente collaborare da quando, nel 2001, sono stato per la prima volta eletto, riscontrando sempre un elevato grado di professionalità, competenza, dedizione alla cosa pubblica.
  Le chiedo, infine, di far giungere questi sentimenti di stima e di riguardo ai componenti della Camera dei Deputati, parlamentari di tutti gli orientamenti politici ed espressione dei tanti territori che compongono l'unità nazionale. Tutti rappresentanti di quella sovranità dei cittadini, ai quali – nei momenti fondamentali, come lo è per me questo delle dimissioni – dobbiamo sempre far riferimento con rispetto, senso dello Stato, riconoscenza.
In fede Enrico Letta».
  (Applausi)

  Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Enrico Letta avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
  Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Letta. Ne ha facoltà.

  ENRICO LETTA. Signora Presidente, sono qui per confermare a quest'Aula la volontà di dimettermi da parlamentare già contenuta nella lettera che le ho inviato e che lei ha così cortesemente letto. Sono qui per chiedere a quest'Aula di confermare questa decisione, non ripeterò passaggi di questa lettera, voglio però aggiungere e rimarcare come per me dimettermi dal Parlamento non voglia dire dimettermi dalla politica. Non mollo quella passione che ha accompagnato tutta la mia vita da quel giorno di aprile del 1978 in cui i miei genitori da Pisa mi portarono in via Fani, per insegnare a un ragazzino a rendere omaggio a chi aveva sacrificato la propria vita per difendere le istituzioni della nostra Repubblica. Non mollo, rilancio, con altri luoghi e altri tempi.
  Il dovere che oggi avverto, in un tempo in cui sono carenti i momenti di formazione e sembra vincere il superficiale tutto e subito, è quello, innanzitutto, a favore della formazione, alla politica, alle politiche; da qui, l'impegno per la Scuola di politiche che inizierà a Roma i corsi a ottobre. Le domande di partecipazione mi hanno stupito per numero, non mi hanno stupito per qualità e intensità di contenuti. Guardare i video che 700 ventenni italiani hanno mandato per candidarsi a questa scuola, apre i cuori alla speranza. Quei video sono disponibili online, suggerisco di guardarli in particolare a chi è sfiduciato, a chi pensa che non ci sia più niente da fare. In quei video c’è speranza, c’è futuro; si parla di comunità, di trasparenza, di spirito di servizio, di competenza; ci si chiede di batterci, e io ho tutta la volontà di farlo, per una politica diversa, migliore, degna della fiducia dei cittadini che lavorano, faticano, meritano di vedere le loro aspettative realizzate.
  Allo stesso modo mi batterò in tutti i modi e con tutti gli strumenti che mi saranno possibili per un'Europa unita, autenticamente unita, diversa da quella che abbiamo vissuto e che abbiamo visto all'opera in questi mesi. Non l'Europa con istituzioni deboli, sovrastata dagli egoismi nazionali, senza Governo, vergogna, giudizio, che non riesce a provare umana compassione per gli ultimi della terra, i profughi e i disperati del Mediterraneo (Applausi) e neppure l'Europa con l'anima lacerata che smarrisce il senso più profondo Pag. 92della solidarietà tra gli Stati e tra i popoli. Mi continuerò a battere per un'Europa unita, politicamente e idealmente, nella quale solidarietà e responsabilità, tolleranza e sicurezza convivano sempre.
  Infine, signora Presidente, intendo rivolgermi a tutti i membri di quest'Aula; mi rivolgo a quelli del gruppo parlamentare e del partito che sono orgoglioso di aver contribuito a fondare, partecipando alle primarie del 2007, finalmente uniti in uno stesso soggetto politico, dopo la lunga collaborazione della bella stagione dell'Ulivo. Mi rivolgo a quanti hanno dato e a più riprese confermato, alle volte con una fatica di cui sono sempre stato consapevole, la fiducia al Governo che ho avuto il mandato di guidare, per fare finalmente vivere questa legislatura, una legislatura che sembrava dover essere la più breve della storia e che, invece, oggi, può vivere e fare riforme importanti per il Paese e per un moderno funzionamento delle istituzioni. Mi rivolgo a quanti quella fiducia non l'hanno mai data e non hanno, nella loro legittima attività di opposizione, mancato di criticare, fuori e dentro quest'Aula, il mio operato. Presiedere l'Esecutivo del proprio Paese, rappresentandolo in Europa e nel mondo, lavorare con tutte le proprie forze per risolvere – o tentare di farlo, ogni giorno – i problemi dei cittadini, alleviarne le sofferenze è il massimo onore per chi si impegna in politica.
  Grazie, dunque, per il sostegno che ho ricevuto e, anche, sì, per le critiche che ho subito. A molte di esse ho ripensato in questi ultimi tempi; oggi le guardo con occhi più attenti, perché tutte queste vicende, quelle positive e quelle più negative, mi hanno cambiato nel profondo, mi hanno insegnato tanto, mi hanno regalato un punto di vista più completo, più pieno sul modo di intendere la dimensione dell'impegno pubblico e le relazioni all'interno di una comunità.
  È tutto questo che mi spinge al gesto di oggi, che io interpreto e vi chiedo di interpretare come una maturazione e quindi un rilancio. Dietro c’è soprattutto l'aspirazione a una politica diversa, nella quale l'andare insieme, il «noi», conti sempre più dell'io, il senso della comunità prevalga sulle aspirazioni individuali e partigiane. Una politica pulita e trasparente, nella quale chi entra nelle istituzioni le intenda e viva non come strumento per le proprie aspirazioni individuali ma come la casa di tutti i cittadini, e per questo le rispetti e ne sia fino in fondo servitore, umile servitore (Applausi, cui si associano i membri del Governo – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Letta. Ci sono ora gli interventi degli esponenti dei gruppi. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Prendo la parola per dichiarare il mio voto favorevole alle dimissioni del collega Enrico Letta, voto motivato dal fatto che non si possono ostacolare i progetti di vita di una persona, in particolare quando questi progetti di vita sono ambiziosi, aprono prospettive larghe, comportano la presenza italiana nel mondo in ambiti qualificati. È questo il caso del collega Letta, che andrà a dirigere Sciences Po, è stato il caso, alcune settimane fa, del collega Pistelli, che continuerà a occuparsi di politica estera per il nostro Paese, seppur con un incarico diverso, quello all'ENI. In pochi giorni, a distanza le une dalle altre, siamo chiamati a votare a favore delle dimissioni dei due colleghi che abbiamo apprezzato per serietà, competenza, rigore ed impegno. Non possiamo che accoglierle, ma lo faccio con un certo rammarico che non voglio nascondere. Credo che in entrambi i casi si tratti di migrazioni un po’ forzate, e ne sono dispiaciuta. Quando, a proposito dei nostri ricercatori e delle nostre ricercatrici, si parla di cervelli in fuga all'estero, sostengo sempre che è bene che i cervelli italiani possano andare nel mondo, ma anche in quel caso con una nota di rammarico, che la loro possa essere una migrazione forzata dalla mancanza di condizioni per svolgere il proprio lavoro di ricerca nel nostro Paese, con la conseguenza che quasi mai tornino. Anche in quel caso si Pag. 93tratta spesso di migrazioni un po’ forzate. Auguri di buon lavoro e di successo, caro Enrico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, per come lo conoscono – non da oggi – e per come si è appena espresso, non credo che l'onorevole Letta si attenda oggi rituali e vuote liturgie, dunque accediamo all'invito ad accogliere subito le sue dimissioni da deputato. Tuttavia, il rilievo istituzionale del suo impegno in questa travagliata legislatura ed il risvolto politico della sua decisione di lasciare la Camera impongono di non declassare questo atto a mero passaggio burocratico. Noi pensiamo che la vicenda della politica, come quella di ogni altra attività delle persone e delle comunità, sia in realtà un processo che può avere anche rotture e discontinuità, ma si svolge su una trama collettiva comune.
  Per questo il nostro sostegno leale e trasparente al Governo Renzi non contrasta affatto con la consapevolezza dell'alto profilo istituzionale del servizio al Paese reso dall'onorevole Letta nella prima parte di questa legislatura. Dovremmo ricordare tutti la drammaticità di quella fase, la rassegnata considerazione che dalle urne era emerso un Parlamento privo di una maggioranza politica definita, la sostanziale incomunicabilità tra le parti, i tentativi abortiti di eleggere un nuovo Capo dello Stato, l'opinione pubblica interna sconcertata e le cancellerie europee preoccupate e sospettose.
  Non fu cosa da poco per il Presidente Napolitano riannodare le fila e per l'onorevole Letta dare vita ad un Governo che ha salvato la legislatura, ma soprattutto ha avviato quella stagione di riforme che il Governo Renzi avrebbe poi accelerato e interpretato pur con altro stile ed altri approcci. In occasione delle sue dimissioni da deputato noi vogliamo ringraziare innanzitutto l'onorevole Letta per il servizio reso al Paese in quel difficile periodo.
  Dicevo prima che non ci sfugge ovviamente anche il risvolto squisitamente politico di queste dimissioni. Esse segnalano il fatto che siamo nel mezzo di un turbolento processo di trasformazione della politica, dei suoi strumenti, della sua rappresentazione e del suo rapporto con i cittadini. Segnalano dunque qualcosa di più complesso e di più esigente di una lotta di potere vinta oppure persa.
  A noi, francamente, pare di avere colto che queste dimissioni ci parlano ormai di altro. Non sono il frutto di un risentimento rancoroso, ma piuttosto di una necessità di riconversione che ha molto a che vedere appunto con i processi di trasformazione del significato e del modo di essere della politica in questa stagione italiana ed europea. Certo, non sono certamente neutre rispetto alle dinamiche di questo tempo e anche alle rotture che si sono consumate, ma ci sembrano voler condurre più sul sentiero della politica che su quello della faziosità. E il sentiero della politica, della buona politica, potremmo dire, anche ove si consumino, come si sono consumate, rotture dolorose deve evitare due pericolosi burroni nei quali è facile precipitare. Da un lato vi è la mitologia dello highlander con la sua suggestione di immortalità e il suo motto «uno solo sopravviverà». Dall'altro vi è la tentazione del proverbio cinese «siediti sulla riva del fiume e aspetta; prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico». Noi crediamo che il nostro Paese non abbia bisogno né di highlander né di gente che aspetta cadaveri lungo il fiume.
  La ricostruzione civile, sociale ed economica dell'Italia e la riproposizione del suo ruolo in una Europa che deve ritrovare la sua anima richiedono un centrosinistra unito e plurale, solidale con il suo leader, ma al tempo stesso capace di includere, di valorizzare i talenti, di fare tesoro degli spiriti liberi che abitano la società, ma pro tempore queste Aule che non sono affatto sorde e grigie; capace anche di fare tesoro di chi oggi decide di lasciare questa Camera e di andare a ricoprire un prestigioso incarico accademico, ma, soprattutto, ad animare una Pag. 94scuola di formazione per giovani nel segno tra l'altro di un grande come Nino Andreatta.
  Per tutte e due, dunque, queste sue nuove attività, onorevole Letta, nel mentre accogliamo le sue dimissioni da deputato, le rivolgiamo un cordiale augurio di successo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Signora Presidente. Non ci si dimette mai dalla politica, ha ragione Enrico Letta. Non ci si dimette dalle biografie, non ci si dimette dai valori, non ci si dimette da quella voglia maledetta di cambiare le cose. Lei ha iniziato il suo discorso con un ricordo molto forte, il primo impatto di un bambino con la drammatica storia di questo Paese: l'omicidio di Aldo Moro.
  Quell'Aldo Moro interprete della migliore tradizione del cattolicesimo democratico che diceva, alla vigilia dello straordinario movimento del ’68, tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Questa lezione sta dentro la storia di questi mesi e di questi anni ma ci consegnano anche lo straordinario rigore intellettuale, la capacità di dialogo con mondi anche distanti che abbiamo trovato sempre nella vita parlamentare e politica di Enrico Letta, la netta capacità di separare la funzione pubblica dagli interessi privati. Il meglio del filone democratico del cattolicesimo, parte fondamentale delle culture fondatrici della Repubblica. Ma allo stesso tempo anche la capacità autocritica che ho ascoltato nel discorso di Letta sull'Europa che deve cambiare se non vuole diventare il luogo del rancore e delle barriere insormontabili, se non vuole essere soltanto un'espressione geografica o una gabbia. Le questioni di questi ultimi giorni, la vicenda della Grecia, lo scontro che c’è stato all'Eurosummit, ci riportano all'incubo peggiore, la ripresa di un nazionalismo, ma anche l'idea che l'austerità è l'unico paradigma possibile per l'Europa che c’è. Noi pensiamo che questa Europa vada cambiata e vogliamo cambiarla a partire da un'idea diversa della sua architettura costituzionale. Avrei voluto ascoltare, ad esempio, anche da chi è arrivato dopo di lei, qualche parola un po’ più netta rispetto anche alle proposte che sono arrivate...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore è possibile abbassare il tono della voce.

  ARTURO SCOTTO. ... rispetto a quello che è accaduto, ma ci parla anche dell'Italia, ci parla della necessità di un Paese che deve rialzarsi sul lavoro, sulla scuola, che deve difendere lo spirito fondamentale della Costituzione.
  Sono stati anni difficili quelli che abbiamo vissuto all'inizio della legislatura. Presidente Letta noi non l'abbiamo mai votata, non le abbiamo dato la fiducia, abbiamo avuto posizioni diverse, anche radicalmente diverse, e tuttavia abbiamo sempre visto in lei un interlocutore, una figura, una personalità capace di garantire ascolto e rispetto delle posizioni diverse. Per questo, anche da posizioni diverse, noi le auguriamo in bocca al lupo per le scelte che farà, consapevoli che darà il contributo necessario per cambiare questo Paese anche rispetto ai compiti fondamentali di formazione e di cultura che dovrà svolgere, perché se guardo al suo gesto, penso alle parole di quel filosofo francese che diceva lo stile è l'uomo. Tanto di cappello, o meglio, visto che va a lavorare in Francia, chapeau (Applausi dei deputati del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Presidente, intervengo brevemente per portare il nostro saluto di Minoranze Linguistiche da parte del Trentino, del Sud Tirolo. Certamente, il mondo della politica ha bisogno di persone come Enrico Letta, lui è stato chiamato in causa tante volte in prima persona e ha dimostrato sempre di fare ruoli molto importanti e con molta intelligenza. Pag. 95Quindi, è una persona di qualità che la politica ne ha ancora ulteriormente bisogno, collega Letta, e il nostro augurio è che nel suo nuovo incarico all'università non si distolga dall'impegno politico e si ricordi anche del nostro Paese. Quindi, le auguriamo veramente un in bocca al lupo e un grazie per quello che ha fatto anche per il nostro territorio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, onorevoli colleghi, anche Scelta Civica voterà per accogliere le dimissioni di Enrico Letta, lo farà comunque con dispiacere, con il dispiacere che accompagna sempre la scelta di un membro del Parlamento di lasciare. Per noi che siamo un gruppo nuovo entrato in Parlamento in questa legislatura il Governo Letta è stato il primo Governo che abbiamo sostenuto, lo abbiamo sostenuto in un percorso difficile che ha accompagnato l'Italia a dei risultati importanti come l'uscita dalla procedura di infrazione europea e nell'avvio di un percorso di riforme fondamentale che oggi sta trovando un suo ulteriore sviluppo.
  Noi abbiamo condiviso in particolare con Enrico Letta nel suo ruolo di Presidente del Consiglio l'entusiasmo europeista, la sua convinzione della collocazione dell'Italia all'interno dell'Europa, che è uno degli elementi fondanti di Scelta Civica che noi vogliamo e abbiamo sempre voluto portare avanti e io penso che sia importante che una persona come Enrico Letta, nel dedicarsi alla sua nuova attività, un'attività accademica, di formazione, possa portare anche negli altri Paesi d'Europa un esempio di quello che l'Italia migliore rappresenta all'interno dell'Europa e delle posizioni di vero europeismo di cui in questo momento c’è grandissimo bisogno. Ovviamente, mi auguro che l'impegno che Enrico Letta ha manifestato di restare nella politica venga poi rispettato, che lui continui a svolgere l'attività che ha condotto fino adesso con l'entusiasmo che ha sempre dimostrato e devo dire che, avendo avuto modo di conoscerlo nei momenti, parecchi anni fa, in cui stava entrando per la prima volta al Governo e in cui io, e credo tutti i miei colleghi di Scelta Civica non pensavano minimamente di entrare in politica, avendone visto l'entusiasmo, la dedizione e il senso delle istituzioni sono certo che continuerà a far parte della vita politica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Presidente, voterò le dimissioni di Enrico Letta ma devo dire che le voterò a malincuore, perché io credo che con queste dimissioni il Parlamento perda una personalità di rilievo e un protagonista assoluto di questi anni. È inutile ricordare i tanti ruoli di Governo che ha avuto, è stato ricordato anche l'ultimo, il più importante, da Presidente del Consiglio in un momento difficile, in un Governo oggettivamente straordinario, nato in un momento in cui l'Italia rischiava di subire – c'era qualche avvisaglia – gli ultimi attacchi della speculazione internazionale da cui, grazie all'azione di Governo, siamo usciti. Ma io vorrei ricordare, rispetto all'attività parlamentare di Enrico, anche un'altra cosa che ha fatto in questi anni che è stata importante per tanti di noi, me compreso: aver promosso fin dall'inizio con alcuni, poi diventati tanti, l'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, di averlo fatto in un momento non facile, nel 2003, quando la politica – e lo è ancora, purtroppo, in tanti casi – era veramente un bipolarismo muscolare: ricordo uno dei primi incontri, primi convegni invece sul bipolarismo mite in un periodo in cui era più facile l'insulto della costruzione, invece Enrico ha scelto una strada più difficile, quella della costruzione. Qui vorrei ricordare il primo frutto di quel lavoro che fu il 5 per mille, che è stato un grandissimo risultato per tutto il Paese. Io credo che Enrico Letta in questi anni abbia combattuto e non soltanto Pag. 96con le parole ma anche con l'esempio, con lo stile, a favore del valore della politica vera, della politica buona, quella politica di cui abbiamo bisogno, una politica che quando è in gioco il bene del Paese sa anche togliersi la maglietta del club di appartenenza per mettere quella della nazionale e questo magari in tante situazioni, compreso in Europa, ne avremmo veramente bisogno e non poco.
  Avremmo bisogno di una politica forte, che è anche una politica viva, e la politica è forte quando opera veramente per il bene comune, e di questa politica Enrico è stato interprete, testimone ed esempio e io sono certo, e non ho il minimo dubbio, che anche nel ruolo nuovo e importante Enrico avrà la stessa passione e la stessa dedizione che lo hanno animato in questi anni. È un compito, come diceva lui giustamente, importante. L'educazione dei giovani, l'educazione e la formazione alla politica sono essenziali e si vede benissimo quando questa manca. Ne abbiamo veramente bisogno e non è meno importante anche se, come diceva giustamente lui, può sembrare un lavoro più nascosto e sicuramente un lavoro di lungo periodo. Però, è decisivo e credo lo farà, per parafrasare il titolo di un suo bellissimo libro, da «costruttore di cattedrali» e invito anche i colleghi, che non lo avessero fatto, a leggerlo, perché credo abbia da dire tanto a chi fa politica, indipendentemente dalle opinioni.
  L'ultima considerazione che voglio fare è questa: quando la politica nasce dalla passione autentica per il bene comune non è difficile che nel lavoro assiduo, quotidiano, che facciamo anche in queste Aule, possa nascere anche un'amicizia, che sembra una parola estranea a questo luogo, un'amicizia anche tra persone di schieramenti diversi, quando addirittura non contrapposti. Per questo io ti faccio veramente gli auguri più sinceri di buon lavoro, Enrico, per il nuovo compito. Buon lavoro, amico (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. Enrico, nell'annunciare il voto contrario di Forza Italia alle dimissioni del Presidente Enrico Letta, vorrei, innanzitutto, rappresentargli tutta la mia stima, il mio affetto e la mia amicizia, la mia e quella di tutto il mio gruppo parlamentare.
  Al di là dell'ipocrisia, signora Presidente, ci saremmo aspettati, per un atto di dovuto riguardo, la presenza in Aula del Presidente del Consiglio, ma si sa che lo stile non sembra più essere la cifra della politica di oggi. Di fronte al suo predecessore che dà le dimissioni da deputato, la presenza del Presidente del Consiglio sarebbe stata un atto dovuto, di stile, politicamente significativo. Ripeto: ci rammarica molto l'assenza del Presidente Renzi.
  Colleghi, ripeto, che, al di là dell'ipocrisia e degli applausi meritati, questo è un momento doloroso per quest'Aula e, senza indulgere alla retorica, vorrei dire anche che è un momento doloroso per la nostra democrazia. Ci devono essere state ragioni molto gravi per rinunciare al mandato parlamentare, per rinunciare a un incarico che impegna moralmente chi lo riceve. Non cito solo l'articolo 67 della Costituzione, ma l'impegno morale e politico che so albergare nel cuore e nella mente del Presidente Letta.
  Ma proprio per questo, perché questo è un momento doloroso e grave e, ripeto, al di là degli applausi e al di là della tanta ipocrisia che ho visto, abbiamo, anche parimenti, il dovere della verità davanti agli italiani. Non citeremo qui le intercettazioni: è un metodo che ci ripugna.
  Di certo ci hanno colpito le sue valutazioni, presidente Letta, che lasciavano intendere non solo una comprensibile delusione, ma l'avvertenza di come l'istituzione della Presidenza del Consiglio, nel passaggio dalla sua Presidenza a quella del Presidente Renzi, sia stata offesa da un colpo di palazzo. Ed io proprio su questo punto vorrei impegnare quest'Aula ad un atto di riflessione, di chiarezza, di trasparenza, vorremmo capire fino in fondo quello che è successo in quel gennaio Pag. 972014. Vorremmo capire cosa è successo in quella crisi extraparlamentare. Noi eravamo già all'opposizione, non è per questo che cito quel momento, ma vorremmo capire fino in fondo cosa portò alla destituzione di fatto di un Presidente del Consiglio che fino a pochi giorni prima, il giorno prima, aveva la fiducia di questo Parlamento, alla sostituzione con un leader che non era stato eletto, eppure costituzionalmente aveva i titoli certamente, perché avrebbe ottenuto la maggioranza. Fu quel passaggio un momento oscuro, doloroso, che deve essere spiegato. Io non voglio fare nessuna offesa al Presidente Letta, non chiedo a lui questa spiegazione, io questa spiegazione la chiedo al Presidente Renzi. Un colpo di palazzo avallato dall'allora Presidente della Repubblica. Per questa ragione, per questa richiesta forte e alta di chiarezza e di trasparenza, noi voteremo «no» alle dimissioni. Noi voteremo «no» alle sue dimissioni, presidente Letta, come atto per produrre chiarezza e gettare luce sul buio di una vicenda che è stata una ferita della nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente, prima l'hanno pugnalato e poi gli hanno fatto la standing ovation, degni rappresentanti della Repubblica fondata sull'ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono contento di alcune parole che ha detto il deputato Letta; forse si sarà anche ricreduto sulla bontà delle nostre proposte e della nostra opposizione. Spero anche che si sia ricreduto rispetto ad una affermazione che fece qualche anno fa, quando disse, rivolto al MoVimento 5 Stelle: Attila è alle porte. Probabilmente dopo il Jobs Act, lo «sblocca Italia», la «Buona scuola», le «schiforme» costituzionali e l'Italicum, si sarà anche lui reso conto che i veri unni sono gli esponenti del Partito Democratico, che tutto quel che toccano distruggono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi dispiace però che non abbia sfruttato del tutto questa occasione per dirci davvero quel che lui sa, ma evidentemente il deputato Letta non si è ancora stancato di essere del tutto sereno. L'essere democristiano presuppone l'arte dell'attesa, del compromesso, dell'autocontrollo, però – diamine – sarete anche uomini, prima di essere democristiani, esiste anche l'orgoglio, la dignità, l'onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Letta oggi aveva una grande occasione, quella di dirci tutta la verità. Dire tutta la verità non è una caratteristica dei politici e ancora meno dei democristiani, eppure il deputato Letta ne aveva tutto il diritto. Letta è stato vittima di ripugnanti pugnalate, di volgari menzogne, di osceni giochi di palazzo portati avanti da chi sa solo tutelare i propri interessi e crede che il popoluccio sia un gregge di pecore che abboccano ai continui slogan e alle subdole promesse, agli annunci regolarmente disattesi da quel mentitore seriale, nonché mediocre giocatore di playstation, nonché spin doctor di indagati e condannati, che si chiama Matteo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quel Matteo Renzi che ha definito Letta debole, incapace e poco cattivo, come se la cattiveria fosse una qualità degli uomini politici. Per noi non è la cattiveria; è l'onestà.
  Pertanto, noi chiediamo a Letta di essere onesto intellettualmente e di risponderci quando vorrà ad alcune domande: 1. Renzi ha tramato o meno utilizzando conoscenze, minacce o ricatti per defenestrare Letta e prenderne il posto ? 2. Renzi aveva o no in mano l'accordo con il già condannato Berlusconi quando si burlava di Letta con quel «Enrico stai sereno» ? 3. Qualcuno ha fatto o meno pressioni sull'ex Presidente Napolitano affinché staccasse la spina al Governo Letta, che fino a quel punto aveva sempre sostenuto ? 4. Le pressioni che crediamo abbia ricevuto Napolitano avevano a che fare o meno con suo figlio Giulio Napolitano...

Pag. 98

  PRESIDENTE. Sì, ma lei non può sindacare su questo !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Neanche l'ex Presidente ?

  PRESIDENTE. No, comunque, non si va a sindacare l'operato dell'allora Presidente della Repubblica. La prego deputato Di Battista.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. D'accordo, Presidente, però posso citare il testo di un'intercettazione.

  PRESIDENTE. La prego deputato Di Battista, si attenga...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. D'accordo. Perché quelle intercettazioni che la berlusconiana Ministro Boschi definisce «roba per appassionati di fantasy», in realtà, ci forniscono alcune informazioni piuttosto inquietanti sul figlio, lo ripeto. Il generale Adinolfi, rivolgendosi a Nardella, attuale sindaco di Firenze, nonché fedelissimo di Renzi dice: Giulio Napolitano – sto parlando del figlio, Presidente – oggi a Roma è potente, è tutto, e sembra che l'ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, e Gianni Letta, ce l'hanno per le «palle». Adinolfi, Presidente, lo stesso che, in un'altra intercettazione, e mi scuso con l'Aula, dà, virgolettato, al Presidente del Consiglio «dello stronzo». Questo, Presidente Boldrini, se da un lato è indegno, da un altro lato conferma, quantomeno, che Adinolfi sia un personaggio piuttosto attendibile (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Insomma, no, questa domanda non la posso fare.
  Una considerazione però, Presidente: sarebbe bello che Letta ammettesse quello che tutti sanno, ovvero che la sua deposizione e l'arrivo di Renzi avevano l'obiettivo di spazzare via l'unica forza politica che tutti voi temete, vale a dire il MoVimento 5 Stelle (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ebbene oggi possiamo dire che quell'obiettivo, per voi, tragicamente, è fallito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Io ho sempre pensato che, al cospetto di Renzi, Letta fosse un redivivo de Gaulle, anche se al cospetto di Renzi sembra de Gaulle pure questo microfono (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono, altresì, sicuro che ai tavoli con la Merkel...

  PRESIDENTE. Deputato Di Battista può esprimersi senza offendere ? La prego.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Non sto offendendo nessuno.

  PRESIDENTE. Senza offendere. Si rivolga propriamente al Presidente del Consiglio.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Sono, altresì, sicuro che ai tavoli con la Merkel e Hollande, mentre Renzi si cimentava nell'ultima versione di Pro Evolution Soccer, Letta ci sarebbe stato, come ci sarebbe stato persino Berlusconi, che se pur non invitato, si sarebbe senz'altro imbucato. Tuttavia, mi domando: a parte l'abisso culturale tra Letta e l'attuale Premier, c’è stata così tanta differenza ? Entrambi sono scesi a patti con Berlusconi con l'obiettivo di mettere da parte il MoVimento 5 Stelle. Entrambi non hanno rispettato il programma con il quale il loro partito aveva preso i voti. Entrambi non sono stati espressione della sovranità popolare, ma primissime scelte di poteri forti, lobby del petrolio, del gioco d'azzardo, delle banche salvate a tutti i costi con i soldi dei popoli, come ci ricorda Papa Francesco. Le stesse banche alle quali il Governo Letta, con la sua deplorevole ghigliottina, Presidente, ha regalato 7,5 miliardi di euro di soldi nostri, grazie a quel vergognoso «decreto Bankitalia» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E le loro fondazioni, ovvero la defunta VeDrò e la prospera renziana Open, sono così differenti ? Non hanno entrambe raccolto milioni di euro da lobbisti senza scrupoli che poi chiedono alla politica, sempre, qualcosa in cambio ? Proprio ieri abbiamo compreso che la fondazione di Renzi, Boschi e Carrai, Open, ha ricevuto 100 Pag. 99mila euro dalla British American Tobacco. Sarà un caso che poi Renzi ha, di fatto, favorito le lobby del petrolio ?
  Oggi, Enrico Letta lascia il Parlamento, si vuole disintossicare e questo io davvero lo credo e lo capisco perfettamente. Allo stesso tempo, ci domandiamo se, da buon democristiano, non stia aspettando il momento propizio per tornare, non stia andando all'estero a rinvigorire le truppe, a meditare la vendetta, insieme a Prodi, e seguendo qualche saggio consiglio del suo zio, Gianni ? Ci chiediamo se non stia indietreggiando per poi prendere la rincorsa ? Il tempo ci darà una risposta.
  In bocca al lupo, deputato Letta, siamo stati con lei opposizione durissima, ma sempre leale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, anche oggi, le diciamo tutto quello che pensiamo di lei in faccia e se venissimo intercettati useremmo le stesse identiche parole. Sappia soltanto che se un giorno dovesse mai tornare, potrebbe trovare questo movimento di cittadini del MoVimento 5 Stelle, che pensavate tutti avesse vita breve, al Governo del Paese intento finalmente a tutelare gli interessi del nostro unico datore di lavoro: il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazione) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Caro Enrico, tra noi c’è un rapporto di amicizia vera, io ricordo il primo giorno che sono arrivato in questo Parlamento e ho trovato te come compagno di banco (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Adesso lasciamo parlare il deputato Rosato, giusto ? Grazie. Prego deputato.

  ETTORE ROSATO. E molti di noi ti hanno incrociato nella loro vita politica, nelle loro città, nelle loro iniziative, nel loro fare, nel loro lavoro, sempre con amicizia, sempre con costrutto, sempre trovando in te un amico e un maestro in tante attività della nostra vita politica.
  Il nostro gruppo ti saluta con amicizia. Nel tuo percorso politico sei stato il più giovane Ministro di un Governo, in epoche in cui essere giovane era molto più difficile di oggi, in cui essere giovani membri del Governo era molto più complicato. E tu l'hai fatto con grandi capacità e con grande professionalità. Il tuo lavoro di leader politico, l'hai ricordato: sei stato uno dei fondatori del nostro partito, il partito che ci tiene uniti, il partito che ci lega in valori, ideali, valori che anche hai ricordato nel tuo intervento qui in Aula. Hai condiviso con noi grandi responsabilità nel Paese. Abbiamo fatto insieme opposizione, quando eravamo opposizione. Insomma, c’è un legame stretto tra di noi. Non sempre abbiamo condiviso con tanti di noi le stesse battaglie, ma questo è normale in un grande partito democratico come il nostro. Ma noi abbiamo sempre avuto il rispetto tra di noi, la lealtà tra di noi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E io penso che questa sia una caratteristica che distingue il Partito Democratico dagli altri, da chi invece non si sa rispettare e non sa trovare le regole per convivere insieme.
  Lasci questa istituzione, ma non lasci la politica, lo hai detto. E questo ci fa piacere. Ci fa piacere sapere che resti a dare un contributo alla politica in Italia, a dare un contributo nella nostra Europa, l'Europa per la quale insieme abbiamo lavorato, sempre per costruirla più forte e più solida, su cui abbiamo investito il nostro futuro, su cui abbiamo investito il nostro futuro come partito, su cui investiamo ogni giorno il nostro futuro come Paese.
  C’è bisogno del tuo contributo, c’è bisogno del tuo contributo nella buona politica. Questa è una cosa che vogliamo condividere con te, nel senso che questo gruppo parlamentare ha fatto un pezzo della sua storia importante con te. Questo gruppo parlamentare ha attraversato una delle sue fasi più difficili, proprio prima della nascita del tuo Governo. Ricorderai quei giorni – l'hai ricordato – in cui c’è Pag. 100stata una fase complicata per costituire un Governo di emergenza per questo Paese, in cui sembrava che la legislatura potesse finire e potesse andare via e in niente, senza consentire che quello che serviva a questo Paese, cioè un percorso di riforme, venisse realizzato. Quei dieci mesi sono stati dieci mesi difficili, in cui molte cose sono state fatte, in cui hai trovato un gruppo parlamentare del Partito Democratico – a quell'epoca lo guidava Roberto Speranza – che ti ha dimostrato compattezza, lealtà e affidabilità in tutti i passaggi, passaggi molto complessi e molto delicati, con provvedimenti che hanno caratterizzato il nostro lavoro e che hanno sicuramente dato un contributo importante alla ripresa del nostro Paese. Ti ringraziamo anche per questo.
  Adesso – polemiche e strumentalizzazioni che abbiamo sentito a parte – vai a fare una cosa che sai fare molto bene, quella di insegnare. Magari io immagino che guardando i 700 video, qualcuno di noi li guarderà e non troverà il video di quel nostro collega che ha parlato prima, perché forse è appassionato alla politica un po’ meno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e forse ha quei fondamentali della politica che non sono proprio gli stessi. Ma va bene lo stesso. Io sono convinto che, invece, in questo Paese, come dicevi tu, ce ne sono tanti di giovani che sono appassionati di politica. E sono appassionati di politica perché credono nei valori che hanno portato noi qui in questo percorso.
  Tu ricordavi via Fani, il momento in cui i tuoi genitori ti hanno mostrato cosa vogliono dire le istituzioni, cosa vuol dire dedicare la vita alle istituzioni e rischiare e perdere la vita per le istituzioni. Per molti di noi la storia politica è cominciata nella stessa maniera. Oggi ricordiamo la strage di Brescia; prima, ieri, il collega Bazoli, con un intervento appassionato e con un richiamo anche personale, ha dato noi un segnale e una lezione importante. Ecco, io penso che questi segnali e queste lezioni siano per noi segno di come il nostro partito, il Partito Democratico, sia diverso dagli altri partiti che sono ancorati più alla demagogia che ai valori. E noi li conosciamo e siamo felici di essere ancorati a dei valori.
  Caro Enrico, buon lavoro per quello che vorrai fare, buon lavoro per (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). .. A me piace questa ilarità che ha il MoVimento 5 Stelle e devo dire che mi dà entusiasmo, perché sfogano qui le loro energie. Ed è ben vero che i giovani da qualche parte le energie le devono sfogare.
  Noi alla vostra età, quando sfogavamo le nostre energie, le sfogavamo magari nei consigli comunali, nei consigli provinciali, cercando di governare il Paese, cercando di dare un contributo alle cose da fare, non leggendo slogan che sono stati scritti a Milano, o da qualche altra parte, contro gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È una differenza di approccio alla politica. Io penso che in qualche scuola ve la potrebbero insegnare anche a voi.
  Comunque, Enrico, scusami, abbiamo caratterizzato un giorno che per me doveva essere solo un giorno di ringraziamento e di riconoscenza per il tuo lavoro nelle istituzioni. Ma io penso che il gruppo del Partito Democratico questo affetto nei tuoi confronti e questa riconoscenza li vuole dimostrare tutti.
  Quindi, buon lavoro per la tua esperienza prossima. Noi ti consideriamo sempre un rappresentante importante della politica del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Enrico Letta.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Speranza, Frusone, Nuti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

Pag. 101

   Presenti e votanti  369   
   Maggioranza  185   
    Voti favorevoli  287    
    Voti contrari   82.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Proclamazione di una deputata subentrante.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Enrico Letta, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 13 – Partito Democratico nella XIV Circoscrizione Marche, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Beatrice Brignone.
  Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputata, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XIV Circoscrizione Marche, Beatrice Brignone.
  S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Dimissioni del deputato Luciano Cimmino.

  PRESIDENTE. Comunico che in data 24 giugno 2015 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Luciano Cimmino:
  «Illustre Presidente,
dopo una seria riflessione, non senza nutrire in cuor mio sentimenti contrastanti, mi trovo a prendere atto della mia impossibilità a svolgere le mansioni di deputato della Repubblica con l'energia e l'impegno che merita.
  Con la presente sono perciò a rassegnare le mie dimissioni irrevocabili dalla carica per motivi personali inderogabili.
  Tengo a sottolineare che tale decisione ha motivazioni esclusivamente personali, anche in considerazione della concreta possibilità di conciliare impegni istituzionali al servizio del Paese ed impegni professionali, legati, questi ultimi, alla mia situazione di vita privata, oggi diversa da quella in cui mi trovavo circa due anni fa, quando risultai eletto nella circoscrizione Campania I nelle liste di Scelta Civica.
  Non potendo assicurare l'assiduità di impegno che la Camera dei deputati merita, ritengo giusto e corretto rassegnare le mie dimissioni da parlamentare.
  La ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrà riservare a questa mia missiva, anche favorendone una rapida calendarizzazione in Conferenza dei capigruppo.
Colgo l'occasione per rappresentarLe i sensi della mia stima più profonda e porgerLe cordiali saluti, oltre ai migliori auguri di buon lavoro nell'interesse della Nazione.
firmato: Luciano Cimmino».
  Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Luciano Cimmino avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
  Ha chiesto di parlare il deputato Luciano Cimmino. Ne ha facoltà.

  LUCIANO CIMMINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, tra pochi minuti l'Aula sarà chiamata a votare le mie dimissioni. Posso confermare che scaturiscono da motivi personali. Lasciando, come auspico, il Parlamento vorrei esprimermi in maniera positiva su questa mia esperienza. Sedere tra questi banchi dopo cinquant'anni di attività imprenditoriale, è stato per me un grande privilegio ed un grande onore. Se ho un solo rammarico è quello di esserci arrivato troppo tardi: alla mia età le esperienze si maturano e si consumano quasi simultaneamente. La mia generazione ha la grave colpa di aver lasciato dagli anni Sessanta tutte le deleghe in mano alla politica. Questo passaggio è stato molto grave perché è servito ad iniettare il virus della corruzione nelle Pag. 102vene del sistema Paese, talvolta attraverso un perverso connubio tra mala politica e cattiva imprenditoria, virus che si è diffuso tanto da assumere i connotati di una patologia molto grave che ho oggi ci tocca combattere. Basti pensare che la corruzione grava sul bilancio dello Stato più dell'evasione. È anche vero che la società civile ha avuto l'occasione di cambiare il Paese mancando l'obiettivo per non avere attuato le riforme che apparivano indispensabili. Tuttavia paradossalmente, considerando l'attuale circostanza, mi sento di poter dire proprio ai giovani che si cimenteranno nel mondo del lavoro, di non lasciare la politica al suo destino ma di inserirsi nel dibattito pubblico sul bene comune anche solo per una funzione di stimolo e di controllo. Tornando indietro è questo che farei senza aspettare lo scorrere degli anni. Questa diciassettesima legislatura lascerà con tutta probabilità un segno nella recente storia del nostro Paese. Abbiamo partecipato alla straordinaria circostanza di eleggere due Presidenti della Repubblica. Vediamo finalmente attuare le tanto attese riforme. Abbiamo registrato l'ingresso in Parlamento di tanti giovani che abbiamo visto crescere di mese in mese in quanto a competenze e preparazione. In qualche modo alcuni saranno destinati a diventare protagonisti nella scena politica nazionale nei prossimi anni ed è a loro che, con lo spirito di un anziano genitore, io che ho iniziato dai numeri negativi il mio percorso, non avendo la fortuna di veder trasformare la mia vita in poche settimane, mi permetto di raccomandare di non accantonare mai l'umiltà (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), valore indispensabile in ogni circostanza della vita. Essendo nemico giurato della tuttologia, mi sono occupato in questi mesi delle sole cose in cui credo di potermi esprimere con autorevolezza: impresa e commercio in particolare. Sottolineo che in questi due anni mi è capitato anche di vedere approvare provvedimenti che realizzavano esattamente il contrario di quanto intendessero esprimere.
  Non mi resta ora che congedarmi, rendendo omaggio a questa grande istituzione democratica, rappresentata dal Parlamento italiano, e a tutti coloro che sono chiamati a farne parte in rappresentanza del popolo italiano. Il futuro del nostro Paese, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti si deciderà in quest'Aula ed è, quindi, con sincera partecipazione e profonda gratitudine per il lavoro che svolgerete che porgo un rispettoso saluto a lei, signora Presidente, e a tutti voi, onorevoli parlamentari (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signora Presidente, salutiamo oggi, con il voto auspicabilmente favorevole dell'Aula, un imprenditore, un parlamentare, ma soprattutto un uomo di raro valore. Luciano Cimmino potrebbe essere il protagonista di un romanzo di Edoardo Nesi, la sua attività imprenditoriale ha inizio nei primi anni Sessanta, quando molti colleghi, me compreso, non erano ancora nati. A partire da quegli anni formidabili le sue aziende hanno mietuto una lunga serie di successi in tutto il mondo.
  Luciano Cimmino coniuga in sé le migliori caratteristiche della napoletanità, per noi partenopei è una sorta di categoria dello spirito: concretezza, creatività, comunicativa, insieme ad una naturale simpatia e schiettezza nei rapporti umani. Sintetizzando queste caratteristiche, i brand all'insegna del made in Italy creati dal nostro collega hanno creato lavoro per migliaia di famiglie, in Italia e all'estero. Sono queste famiglie la gioia e le preoccupazioni del collega Luciano Cimmino.
  Dunque, lavoro, partendo da un territorio difficile; lavoro, con una visione etica dell'impresa; lavoro, per l'affermazione del made in Italy nel mondo. Non è certo un caso se il collega Luciano Cimmino, prima ancora di ricevere l'onorificenza di Cavaliere del lavoro della Repubblica italiana, è stato insignito in Brasile dell'onorificenza della Commenda dell'ordine del Rio Branco. Chiamato all'impegno politico, il Pag. 103collega Cimmino ha dato lustro alla nostra iniziativa politica e civica e all'attività del nostro gruppo, non facendo mancare consigli, suggerimenti, proposte di qualità per l'attività legislativa. Ecco, proposte di qualità, lascio volentieri a qualche supponente giornalista la valutazione statistica e meramente quantitativa dell'attività parlamentare; la politica, la buona politica non può essere mai ridotta a un dato statistico.
  Sulle dimissioni del collega Cimmino ritengo che a nessuno sia consentito entrare nel merito delle motivazioni espresse, assolutamente personali e meritevoli, perciò, di ogni rispetto. Certo, resta a noi tutti il rammarico di dover fare a meno dell'esperienza umana e professionale del collega. Sono altresì convinto che Luciano non farà mancare il suo impegno civico – da questo non ci si può mai dimettere – e il suo sostegno nei prossimi significativi appuntamenti politici, a partire da quello che riguarderà le elezioni amministrative nella città di Napoli, città bellissima e difficile che ha bisogno di un significativo e radicale processo di rinnovamento della sua governance, alla ricerca del bene comune e alla ricerca di una apparentemente smarrita qualità della vita; città di cui Luciano Cimmino è riconosciuto opinion maker.
  Con questo auspicio gli rivolgo, a nome del gruppo di Scelta Civica e credo dell'Aula tutta, il nostro ringraziamento per quanto sin qui fatto. Nel contempo, invito l'Aula, in considerazione delle motivazioni personalissime addotte, ad accogliere la sua richiesta di dimissioni. Grazie, Luciano (Applausi) !

  PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, non mi pare risultino, passiamo ai voti.
  Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Luciano Cimmino.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazziotti Di Celso, Bolognesi, Galperti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  327   
   Maggioranza  164   
    Voti favorevoli  280    
    Voti contrari   47).    

Proclamazione di un deputato subentrante.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Luciano Cimmino, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati – che la candidata che, nell'ordine progressivo della lista n. 12 – Scelta civica con Monti per l'Italia nella XIX circoscrizione Campania 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Maria Valentina Vezzali, deputata in carica per la XIV circoscrizione Marche.
  La Giunta delle elezioni, preso atto della volontà della deputata Vezzali di mantenere l'originaria proclamazione nella XIV circoscrizione Marche, per la quale ha dichiarato di optare ai sensi dell'articolo 85 del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, ha accertato – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 12 – Scelta civica con Monti per l'Italia nella XIX circoscrizione Campania 1, segue immediatamente la deputata Maria Valentina Vezzali risulta essere Giovanni Palladino.
  Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XIX Circoscrizione Campania 1, Giovanni Palladino.
  S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Pag. 104

Su un lutto del deputato Mario Catania.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Mario Catania è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
  Al collega, la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

  PRESIDENTE. Comunico che ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Federico Fauttilli, in sostituzione del deputato Mario Marazziti, dimissionario.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (affari esteri) e IV Commissione (difesa):

  S. 1997 – «Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED» (Approvato dal Senato) (3249) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.
  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,10).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. I ragazzi e le ragazze di Suruc erano giovani volontari generosi ed idealisti, come solo i giovani sanno essere. Combattevano per la libertà e la cultura, erano i trecento esponenti della Federazione dei giovani socialisti della SGDF, che stavano partecipando ad un raduno nel centro culturale di Amara, nel distretto turco di Suruc, vicino al confine con la Siria. Volevano dare un contributo per la ricostruzione della città di Kobane: pensavano di aprire una biblioteca nella cittadina prima occupata dall'ISIS e poi liberata dai curdi. I loro volti sorridenti li abbiamo visti tutti in un selfie pubblicato sui maggiori quotidiani online. In trenta sono morti, oltre cento i feriti. Un terrorista – forse una terrorista islamica – si è fatto saltare provocando una strage, l'ennesima. Tutte le stragi fanno orrore, ma se è possibile aggiungere orrore all'orrore questo accade quando le vittime sono ragazzi e ragazze. E questa strage inevitabilmente ci riporta ad un'altra, quella del 22 luglio 2011 a Utoya, dove vennero uccisi 69 giovani socialisti norvegesi riuniti in un campo estivo. Anche allora si trattava di ragazzi e ragazze, anche allora si trattava di giovani socialisti. Due episodi lontani per tempi e per luoghi, ma uniti dall'odio verso chi lavora per la pace e la convivenza civile. Intolleranze e fanatismo religioso sono le facce della stessa violenza Pag. 105che semina distruzione e morte. Rifiutiamola, combattiamola, cerchiamo di fermarla, anche in nome di quei ragazzi e di quelle ragazze che non possono più farlo. Domenica, ad Istanbul, ci sarà un grande rally organizzato dal partito turco dell'HDP, che aderisce all'Internazionale socialista. Noi ci saremo (Applausi).

  ILARIA CAPUA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ILARIA CAPUA. Grazie, Presidente. Il 21 è mancato Mauro Moroni, un maestro delle malattie infettive. Si era occupato di HIV e aveva creato una scuola, contribuendo alla formazione di molti giovani italiani all'estero, ed ha poi costituito una squadra di ricercatori e medici italiani in questo campo. Oltre ad essere un grande medico, aveva una grande umanità e si era impegnato nel sociale per la raccolta di fondi per il sostegno dei pazienti. Ci mancherà la sua statura, la sua visione e la sua umanità. L'Italia ha perso un grande medico e un grande ricercatore (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PATRIZIA MAESTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente. Con questo mio intervento vorrei portare in quest'Aula la voce di tantissime lavoratrici donne, le quali non possono utilizzare la legge n. 243 del 2004, legge che introduceva in via sperimentale la possibilità di accedere al diritto al trattamento pensionistico di anzianità con una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e 57 anni di età, optando per la liquidazione del trattamento con le regole del sistema contributivo. Questo diritto è bloccato da due circolari dell'INPS; eppure sono tanti i motivi per cui sarebbe utile ripristinare al 31 dicembre 2015 o prorogare «opzione donna», perché si risolve un palese errore, perché si evitano contenziosi, perché si dà risposte alle tante donne che hanno perso il lavoro a causa della crisi, perché si liberano posti di lavoro per i giovani e si lascia alle persone la libertà di scegliere della propria vita. Inoltre, si ottengono risparmi concreti per 22 anni, stimati in 1.175 milioni. Andando a leggere l'ordine del comitato regionale INPS dell'Emilia Romagna, ricordo anche che oggi si parla spesso, a volte anche a sproposito, a volte modo improprio, del calcolo contributivo per la previdenza. Questa, invece, sarebbe l'occasione per poter ripristinare un diritto che è stato tolto. Il comitato regionale INPS dell'Emilia Romagna, nella riunione del 3 febbraio 2015, ha esaminato il regime sperimentale per le lavoratrici, articolo 1, comma 9, legge n. 243 del 2004.
  Considerando una serie di cose che appunto riguardano in via sperimentale la possibilità di andare fino al 31 dicembre 2015, il comitato regionale auspica e chiede un concreto interessamento ed una fattiva vigilanza da parte dei Ministeri interessati e dell'INPS affinché le problematiche di «opzione donna», ampiamente analizzate abbiano una tempestiva risoluzione riconoscendo a migliaia di lavoratrici il loro ruolo nella società, nella pienezza dei loro diritti e della loro dignità (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Cova. Ne ha facoltà.

  PAOLO COVA. Grazie, Signora Presidente. Voglio sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-04626 fatta al Ministro della sanità, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'agricoltura. Tratta di un tema molto delicato. Ogni anno, dal 2003 al 2013 in tre regioni dell'Italia spariscono, vengono smarriti o vengono rubati 30 mila capi bovini su un milione 68 mila capi di patrimonio, mentre in altre tre regioni, con un patrimonio di 2 milioni 800 mila capi bovini ne spariscono solo 1.200. Questo vuol dire che in queste tre o quattro regioni abbiamo un grave problema che riguarda il tema dell'anagrafe bovina e Pag. 106dove spariscono questi animali. Che fine fanno ? Perché nessuno ha controllato ? Ma in particolare, avvengono delle macellazioni abusive su questi animali ?
  Inoltre, sono stati dati dei contributi PAC per il latte di queste bovine che annualmente spariscono. Credo che questo sia un tema particolarmente rilevante, ho presentato questa interrogazione più di un anno fa e allo stato attuale non ho ancora ricevuto risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Con questo mio intervento non ho intenzione di creare alcun tipo di allarmismo. È giusto e ragionevole, però, porre l'attenzione sul rischio attentati per il nostro Paese. In Italia due sono gli eventi che potrebbero mettere a rischio i civili: l'Expo e il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco. In questa situazione quanto mai critica, con un costante e crescente rischio di attentati di matrice terroristica la precarietà in cui versano i Vigili del fuoco discontinui non è assolutamente tollerabile. I Vigili del fuoco sono la componente istituzionalmente preposta al soccorso tecnico urgente sui crolli e le unità cinofile che ne fanno parte svolgono un ruolo insostituibile nell'individuazione e nel salvataggio delle persone intrappolate sotto le macerie. Proprio su queste ultime mi voglio soffermare. Le unità cinofile sono momentaneamente contingentate in 186 a livello nazionale, 155 delle quali hanno già conseguito la certificazione operativa, di queste circa 45 sono discontinue. La componente dei nuclei cinofili è composta da personale discontinuo, personale altamente specializzato e addestrato. Ne fanno parte istruttori e operatori di grandissima esperienza e capacità che si addestrano in maniera paritaria con costanza e dedizione più volte settimanalmente per ottenere e mantenere una eccellenza operativa degna di fare parte della componente del Corpo nazionale di vigili del fuoco.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Signora Presidente. Non molti anni fa la condizione del Sudan è stata definita dalla comunità internazionale la più grave situazione umanitaria esistente. Una guerra civile terrificante, fatta di scontri etnici e religiosi, ma che affonda le sue radici in una guerra per il petrolio tra nord e sud del Paese. Difficile per noi anche solo immaginare gli scenari che si sono venuti a creare. Abdullah Mohammed era di origine sudanese, aveva 47 anni, di più della sua vita non sappiamo e, probabilmente non sapremo mai. Ci è rimasta la sua morte in un campo di pomodori tra Nardò e Avetrana in Puglia. Il giorno del suo decesso il termometro sfiorava 42 gradi, ma smettere di lavorare è impossibile ed anche l'acqua scarseggia. L'uomo è morto soccorso inutilmente dai suoi colleghi. Tre persone, i due titolari dell'azienda agricola e il caporale, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Lecce con l'accusa di omicidio colposo. Che la giustizia faccia il suo corso, Presidente. Per noi una cosa è certa, la morte di Mohammed è avvenuta in un contesto di grave ed ignobile sfruttamento che noi non esitiamo a definire di neoschiavismo !
  Questo intervento, Presidente, è per ricordare la sua vita nella speranza che qualcosa possa anche cambiare.
  Abbiamo presentato un'interrogazione in Commissione per chiedere quali provvedimenti saranno presi per intensificare i controlli a garanzia delle normative vigenti sulla sicurezza nei posti di lavoro ed evitare il ripetersi di fatti simili, ma anche perché ci sia una presa di posizione forte dei Ministri competenti e per stimolare una riflessione profonda nell'opinione pubblica italiana.

  PRESIDENTE. La ringrazio deputato Bernini per aver sollevato questa questione.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

Pag. 107

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo per chiedere di sollecitare il Governo e il Ministro delle infrastrutture per venire a rispondere ad una mia interrogazione relativa ai lavori che debbono essere effettuati sulla Catania-Palermo all'altezza del viadotto che è franato. Il Governo in questi mesi ha fatto cose straordinarie perché ha presentato un progetto che è stato approvato in Conferenza dei servizi ed ora siamo ai passaggi decisivi. Ecco perché gradirei una presenza del Governo in Commissione per rispondere e per, ancora una volta, mantenere un cronoprogramma per superare i limiti che oggi ci sono in Sicilia. In tempi brevissimi il Ministro delle infrastrutture ha affrontato la questione relativa al collegamento tra Catania e Palermo e credo che se manterrà ancora una volta questa fermezza si potrebbe risolvere un problema gravissimo relativo al collegamento tra la Sicilia orientale e la Sicilia occidentale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rocchi. Ne ha facoltà.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Signora Presidente, intervengo solamente per leggere a quest'aula e a lei Presidente, l'ordine del giorno approvato il 17 febbraio 2015 dal comitato provinciale dell'INPS di Pisa. Visto quanto sancito dall'articolo 1, comma 9, del legge 23 agosto 2004, n. 243, le lavoratrici hanno la possibilità di conseguire, in via sperimentale e fino al 31 dicembre 2015, il diritto all'accesso al trattamento pensionistico di anzianità secondo le regole di calcolo del sistema contributivo in presenza di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di un'età pari o superiore a 57, la cosiddetta «opzione donna». Considerato che l'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, la legge Fornero, ha fatta salva tale facoltà lasciando l'opzione donna in vigore con le precedenti regole e visto che l'INPS con diverse circolari applicative ha invece modificato in senso restrittivo stabilendo che per la maturazione del diritto di pensionamento venga considerato sia l'incremento dell'età legato all'aspettativa di vita, sia il sistema delle finestre mobili, si chiede, si auspica che gli organi competenti decidano di rivedere le indicazioni espresse nella circolare detta, mantenendo la data di maturazione del diritto al 31 dicembre 2015 e stabilendo un prolungamento della data di decorrenza. Oltre sei mila donne aspettano questo ripensamento (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 24 luglio 2015, alle 9,30:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria (C. 3201-A/R).
  — Relatore: Ermini.

  La seduta termina alle 20,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MATTEO DALL'OSSO IN SEDE DI ESAME DEGLI ORDINI DEL GIORNO – A.C. 3201-A/R.

  MATTEO DALL'OSSO. Illustrissima Presidente, carissimi colleghi, nell'instaurare la mia dichiarazione di voto in merito all'Ordine del giorno Atto Camera 3201-A ritengo sia opportuno dare una spolverata, per sommi capi, ad alcuni canoni del diritto fallimentare, ovvero specificare palesemente alcune voci:
Fallimento.
  Il fallimento, nell'ordinamento giuridico italiano, è una procedura concorsuale Pag. 108liquidatoria, che coinvolge l'imprenditore commerciale con l'intero patrimonio e i suoi creditori.
  Tale procedura è diretta all'accertamento dello stato di insolvenza dell'imprenditore, all'accertamento dei crediti vantati nei suoi confronti e alla loro successiva liquidazione secondo il criterio della par condicio creditorum, tenendo conto delle cause legittime di prelazione da parte dei creditori stessi.
Procedura concorsuale.
  Le procedure concorsuali sono quelle procedure giudiziali cui è assoggettata un'impresa commerciale che sia:
   insolvente;
   in possesso dei requisiti dimensionali di cui all'articolo 1 comma 2 della Legge Fallimentare.
  Una volta accertata l'esistenza dei due requisiti, le procedure concorsuali disciplinano il rapporto tra il soggetto insolvente ed i suoi creditori con la presenza di un'autorità pubblica ed altri soggetti, che variano a seconda della procedura e valutano la possibilità di prosecuzione dell'attività d'impresa, ovvero la liquidazione del patrimonio.
Procedura esecutiva.
  Il processo esecutivo è rivolto alla soddisfazione dell'interesse del creditore, che deve ottenere ciò che gli è dovuto nel quadro e con le garanzie dell'ordinamento giuridico, nei limiti di quanto la legge o il giudice stabilisce.
Credito chirografario.
  In caso di inadempimento da parte del debitore, i creditori hanno diritto di soddisfarsi su tutti i beni del debitore stesso, sia presenti che futuri. Dalla vendita di tali beni, a seguito di una procedura esecutiva (in caso di fallimento la liquidazione) i creditori chirografari potranno ottenere la soddisfazione dei propri crediti subendo, eventualmente, la medesima falcidia (nel rispetto della par condicio creditorum). In caso di fallimento, i creditori chirografari del fallito che sono allo stesso tempo suoi debitori possono tuttavia ottenere la soddisfazione anticipata attraverso la compensazione, ai sensi dell'articolo 56 della legge fallimentare. Nel caso nella procedura intervengano soggetti che vantino cause legittime di prelazione, dovranno essere soddisfatti interamente tali tipi di credito e, solo in seguito, potranno essere soddisfatti i creditori chirografari. In caso di fallimento la loro soddisfazione è subordinata, oltre che a quella dei creditori privilegiati (assistiti da diritti reali di garanzia), anche a quella dei creditori di massa (detentori di un credito sorto in seguito al fallimento e in funzione di esso).
Concordato fallimentare.
  Il concordato fallimentare, nel nostro ordinamento vigente, è una causa legale di cessazione del fallimento. Esso è uno strumento volto a realizzare il soddisfacimento di tutti i creditori ammessi al passivo. Rispetto alla liquidazione fallimentare dell'attivo, il concordato consente difatti al fallito di sanare definitivamente i propri debiti attraverso una sorta di accordo con il ceto creditorio, che può prevedere il pagamento anche parziale dei debiti, la dilazione o ristrutturazione degli stessi; consente inoltre la liberazione dei beni sottoposti allo spossessamento fallimentare e non espone alle possibili conseguenze penali connesse al fallimento.
  Palesato tutto questo sono a richiedere, a nome anche del M5S che il Governo si impegni a stabilire che le concorrenti proposte di concordato possano essere dichiarate ammissibili, previa attestazione del professionista, ancorché il debitore sia tenuto a prevedere, piuttosto che assicurare, il pagamento dei crediti chirografari, al fine di evitare che talune proposte risultino indebitamente precluse al vaglio dei creditori.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3201-A/R – 9/1 408 407 1 204 75 332 84 Resp.
2 Nom. odg 9/3201-A/R/8 I p. 429 429 215 123 306 84 Resp.
3 Nom. odg 9/3201-A/R/8 II p. 427 424 3 213 92 332 84 Resp.
4 Nom. odg 9/3201-A/R/9 435 434 1 218 65 369 83 Resp.
5 Nom. odg 9/3201-A/R/10 448 412 36 207 93 319 80 Resp.
6 Nom. odg 9/3201-A/R/11 434 414 20 208 103 311 79 Resp.
7 Nom. odg 9/3201-A/R/12 427 420 7 211 85 335 79 Resp.
8 Nom. odg 9/3201-A/R/13 420 413 7 207 112 301 79 Resp.
9 Nom. odg 9/3201-A/R/14 422 421 1 211 104 317 79 Resp.
10 Nom. odg 9/3201-A/R/15 I p. 419 406 13 204 103 303 78 Resp.
11 Nom. odg 9/3201-A/R/15 II p. 425 422 3 212 401 21 78 Appr.
12 Nom. odg 9/3201-A/R/16 409 386 23 194 79 307 78 Resp.
13 Nom. odg 9/3201-A/R/17 422 405 17 203 85 320 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3201-A/R/18 418 417 1 209 102 315 78 Resp.
15 Nom. odg 9/3201-A/R/19 422 421 1 211 85 336 77 Resp.
16 Nom. odg 9/3201-A/R/20 408 403 5 202 113 290 78 Resp.
17 Nom. odg 9/3201-A/R/21 395 395 198 98 297 78 Resp.
18 Nom. odg 9/3201-A/R/22 412 393 19 197 87 306 78 Resp.
19 Nom. odg 9/3201-A/R/23 401 387 14 194 94 293 78 Resp.
20 Nom. odg 9/3201-A/R/24 406 405 1 203 94 311 77 Resp.
21 Nom. odg 9/3201-A/R/25 393 375 18 188 93 282 78 Resp.
22 Nom. odg 9/3201-A/R/26 395 364 31 183 79 285 78 Resp.
23 Nom. odg 9/3201-A/R/27 393 361 32 181 75 286 78 Resp.
24 Nom. odg 9/3201-A/R/28 402 388 14 195 96 292 77 Resp.
25 Nom. odg 9/3201-A/R/29 405 395 10 198 99 296 78 Resp.
26 Nom. odg 9/3201-A/R/30 396 390 6 196 102 288 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3201-A/R/31 397 381 16 191 95 286 77 Resp.
28 Nom. odg 9/3201-A/R/32 384 381 3 191 91 290 78 Resp.
29 Nom. odg 9/3201-A/R/33 377 372 5 187 90 282 78 Resp.
30 Nom. odg 9/3201-A/R/34 379 377 2 189 99 278 78 Resp.
31 Nom. odg 9/3201-A/R/35 384 372 12 187 91 281 77 Resp.
32 Nom. odg 9/3201-A/R/37 387 375 12 188 88 287 77 Resp.
33 Nom. odg 9/3201-A/R/38 396 390 6 196 71 319 77 Resp.
34 Nom. odg 9/3201-A/R/39 393 391 2 196 73 318 77 Resp.
35 Nom. odg 9/3201-A/R/40 394 392 2 197 69 323 77 Resp.
36 Nom. odg 9/3201-A/R/41 392 391 1 196 71 320 77 Resp.
37 Nom. odg 9/3201-A/R/42 403 401 2 201 72 329 77 Resp.
38 Nom. odg 9/3201-A/R/43 397 394 3 198 85 309 76 Resp.
39 Nom. odg 9/3201-A/R/44 404 401 3 201 94 307 76 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/3201-A/R/45 396 394 2 198 79 315 76 Resp.
41 Nom. odg 9/3201-A/R/46 404 402 2 202 92 310 76 Resp.
42 Nom. odg 9/3201-A/R/47 406 404 2 203 77 327 76 Resp.
43 Nom. odg 9/3201-A/R/48 405 392 13 197 91 301 76 Resp.
44 Nom. odg 9/3201-A/R/49 400 398 2 200 91 307 76 Resp.
45 Nom. odg 9/3201-A/R/50 404 403 1 202 78 325 76 Resp.
46 Nom. odg 9/3201-A/R/51 401 400 1 201 92 308 76 Resp.
47 Nom. odg 9/3201-A/R/52 398 394 4 198 79 315 76 Resp.
48 Nom. odg 9/3201-A/R/53 406 388 18 195 78 310 76 Resp.
49 Nom. odg 9/3201-A/R/54 403 400 3 201 92 308 76 Resp.
50 Nom. odg 9/3201-A/R/55 390 376 14 189 92 284 76 Resp.
51 Nom. odg 9/3201-A/R/56 386 383 3 192 91 292 76 Resp.
52 Nom. odg 9/3201-A/R/57 382 380 2 191 72 308 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/3201-A/R/58 395 394 1 198 111 283 76 Resp.
54 Nom. odg 9/3201-A/R/59 389 389 195 96 293 76 Resp.
55 Nom. odg 9/3201-A/R/60 403 402 1 202 95 307 76 Resp.
56 Nom. odg 9/3201-A/R/63 397 396 1 199 94 302 76 Resp.
57 Nom. odg 9/3201-A/R/64 393 390 3 196 87 303 76 Resp.
58 Nom. odg 9/3201-A/R/65 397 395 2 198 90 305 76 Resp.
59 Nom. odg 9/3201-A/R/67 394 385 9 193 92 293 76 Resp.
60 Nom. odg 9/3201-A/R/69 403 402 1 202 94 308 76 Resp.
61 Nom. odg 9/3201-A/R/70 397 386 11 194 91 295 76 Resp.
62 Nom. odg 9/3201-A/R/71 399 388 11 195 93 295 76 Resp.
63 Nom. odg 9/3201-A/R/73 395 383 12 192 93 290 76 Resp.
64 Nom. odg 9/3201-A/R/74 406 401 5 201 94 307 76 Resp.
65 Nom. odg 9/3201-A/R/75 407 395 12 198 95 300 76 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/3201-A/R/76 403 402 1 202 98 304 76 Resp.
67 Nom. odg 9/3201-A/R/78 402 389 13 195 90 299 75 Resp.
68 Nom. odg 9/3201-A/R/79 406 401 5 201 103 298 75 Resp.
69 Nom. odg 9/3201-A/R/80 405 383 22 192 83 300 75 Resp.
70 Nom. odg 9/3201-A/R/81 405 394 11 198 94 300 75 Resp.
71 Nom. odg 9/3201-A/R/82 403 398 5 200 91 307 75 Resp.
72 Nom. odg 9/3201-A/R/83 398 371 27 186 77 294 75 Resp.
73 Nom. odg 9/3201-A/R/84 395 383 12 192 88 295 75 Resp.
74 Nom. odg 9/3201-A/R/85 404 391 13 196 94 297 75 Resp.
75 Nom. odg 9/3201-A/R/86 378 376 2 189 92 284 75 Resp.
76 Nom. odg 9/3201-A/R/87 382 381 1 191 91 290 75 Resp.
77 Nom. odg 9/3201-A/R/88 385 375 10 188 91 284 75 Resp.
78 Nom. odg 9/3201-A/R/89 390 377 13 189 95 282 75 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 82)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. odg 9/3201-A/R/90 395 367 28 184 80 287 75 Resp.
80 Nom. odg 9/3201-A/R/91 391 378 13 190 94 284 76 Resp.
81 Segr Dimissioni deputato Enrico Letta 369 369 185 287 82 74 Appr.
82 Segr Dimissioni deputato L. Cimmino 327 327 164 280 47 75 Appr.