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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 466 di martedì 21 luglio 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Bratti, Capezzone, Catania, Cicchitto, Dambruoso, Epifani, Faraone, Ferrara, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gentiloni Silveri, Meta, Schullian, Sereni, Speranza, Tofalo, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Intendimenti del Governo per il riconoscimento dell'impronta digitale quale firma per le persone con disabilità motorie – n. 3-01626)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Arlotti n. 3-01626, concernente intendimenti del Governo per il riconoscimento dell'impronta digitale quale firma per le persone con disabilità motorie (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Rispondo all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiedono chiarimenti in merito al riconoscimento del valore legale dell'impronta digitale quale firma per i soggetti affetti da disabilità. Con il disegno di legge di riordino della pubblica amministrazione recentemente approvato proprio in questa Aula, si conferisce delega al Governo per riformulare, anche eventualmente prevedendo una delegificazione, le disposizioni contenute nel Codice dell'amministrazione digitale e relative all'utilizzo della firma digitale nei rapporti tra utenti e pubblica amministrazione. Si tratta di una delega molto rilevante con la quale il Governo Pag. 2intende fare un vero e proprio salto di qualità verso il riconoscimento dei cosiddetti diritti di cittadinanza digitale e che vedrà impegnato tutto l'Esecutivo per arrivare a dei risultati già entro dicembre di questo anno. Dal punto di vista tecnico è doveroso segnalare che il sistema dell'impronta digitale, astrattamente idoneo a facilitare i rapporti tra cittadini disabili e pubblica amministrazione, presenta, nondimeno, rischi connessi alla sicurezza stessa della sottoscrizione. Le impronte digitali, infatti, possono essere facilmente carpite e riutilizzate in maniera abusiva e fraudolenta, così vanificando il fine ultimo di semplificare la vita di persone svantaggiate. È necessario quindi approfondire la tematica dal punto di vista tecnico partendo ad esempio da quanto già realizzato per gli ipovedenti e non vedenti per i quali esistano già certificatori in grado di fornire una firma digitale sicura e facilmente utilizzabile.
  Il Governo intende attivare un confronto tecnico con l'AGID e il Dipartimento delle pari opportunità per studiare tecnicamente la soluzione più idonea. Una volta fatta questa verifica nell'ambito del menzionato e complesso intervento riformatore, di cui alla delega sulla pubblica amministrazione, verrà valutata, tenendo conto delle criticità evidenziate, l'opportunità di introdurre il sistema dell'impronta digitale quale strumento alternativo di firma per coloro che, affetti da disabilità motoria, non siano in grado di poter sottoscrivere i documenti di proprio pugno.

  PRESIDENTE. Il deputato Arlotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  TIZIANO ARLOTTI. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Angelo Rughetti per la risposta che ritengo positiva, ma soprattutto la ritengo molto coerente con le preoccupazioni che ho manifestato nella mia interrogazione. Voglio ricordare che la risoluzione ONU sulla disabilità, approvata da ben 187 Paesi su 187, ha sancito in particolar modo che l'handicap non può solo essere una condizione sanitaria ma è anche un fenomeno di esclusione sociale, indicando anche quali possano essere i sistemi per fronteggiarla e le metodiche affinché ciò avvenga.
  Detto questo, è del tutto ovvio che vi sia una situazione che pone questi soggetti in particolare difficoltà, ulteriormente aggravata dal fatto di non poter adempiere a cose importanti come il poter firmare degli atti e il poter avere una firma su compravendite di immobili, contratti di affitto o di locazioni, su scritture private di ogni genere.
  Mi rendo conto che siamo in una situazione in cui, come giustamente ricordava il sottosegretario, possono esserci anche fenomeni di soggetti che mettono in atto azioni dove possono carpire anche l'impronta digitale. Credo che nello spirito della delega che il Governo ha ricevuto sulla base del provvedimento che abbiamo approvato pochi giorni fa qui alla Camera e che avrà il passaggio definitivo al Senato, ci siano tutte le condizioni perché possa essere affrontato anche tecnicamente questo aspetto che veniva evidenziato, ma che soprattutto possa anche portare ad una soluzione che sotto il profilo tecnico consenta di dare una risposta in particolar modo agli obiettivi che con questa interrogazione mi ponevo. Devo dire che ritengo congrua la data prevista, che è quella del dicembre 2015, rispetto alle aspettative e alle necessità di fare questo confronto in profondità perché nel dare una risposta non si creino magari condizioni per cui questa risposta sia parziale e possa essere usata impropriamente da soggetti che hanno l'interesse a carpire le volontà di questi soggetti che sono già provati.
  Ringrazio il sottosegretario e il Governo per questa risposta e mi dichiaro completamente soddisfatto.

(Iniziative per la tutela dei dipendenti che denunciano irregolarità commesse nei luoghi di lavoro in cui operano – nn. 3-01627 e 3-01629)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Businarolo ed altri nn. 3-01627 e Pag. 33-01629, concernenti iniziative per la tutela dei dipendenti che denunciano irregolarità commesse nei luoghi di lavoro in cui operano (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Le interrogazioni vertendo sullo stesso argomento verranno svolte congiuntamente.
  Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, premesso che questo Governo è fortemente impegnato nell'adozione di provvedimenti e misure che aumentino il grado di trasparenza dell'azione amministrativa e che combattano in modo diretto ed efficace condotte illecite nella pubblica amministrazione (e il decreto-legge n. 90 dello scorso anno e la delega sulla riforma della pubblica amministrazione sono due esempi concreti che vanno in questa direzione), ricordo che la legge n. 190 del 2012 ha introdotto nel nostro ordinamento una disciplina organica e strutturata in materia di prevenzione alla corruzione nella pubblica amministrazione. Fra le misure di prevenzione c’è la tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, in particolare, l'articolo 1, comma 51, della predetta legge ha introdotto l'articolo 54-bis nel decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 che disciplina e regola il caso di pubblici dipendenti che denunciano all'ANAC, alla magistratura o al superiore gerarchico condotte illecite di cui siano venute a conoscenza. Nell'ambito delle competenze attribuite da questa legge n. 190 del 2012 al Dipartimento della funzione pubblica, è stato predisposto il piano nazionale anticorruzione approvato all'epoca dalla CIVIT, oggi ANAC, nel settembre 2013. Queste funzioni recentemente, come sapete, sono state poi portate dal decreto-legge n. 90 del 2014 dal Dipartimento della funzione pubblica all'Autorità nazionale anticorruzione.
  Nel piano nazionale approvato sono contenute fra l'altro delle raccomandazioni rivolte alla pubblica amministrazione affinché si adottino tutti i necessari accorgimenti per tutelare il dipendente che effettua segnalazione di illecito. Tale tutela deve avvenire attraverso l'introduzione di obblighi di riservatezza a carico di tutti coloro che ricevono o vengono a conoscenza della segnalazione e di coloro che sono coinvolti nel processo di gestione della segnalazione nel piano triennale di prevenzione della corruzione adottato da ciascuna pubblica amministrazione. Al riguardo, ciascuna amministrazione deve prevedere al proprio interno canali differenziati e riservati per ricevere le segnalazioni la cui gestione deve essere affidata a un ristrettissimo numero di persone. La violazione di tali obblighi comporta responsabilità disciplinare.
  Il Dipartimento per la funzione pubblica, considerata l'importanza che tale misura riveste e nello spirito di incentivare il ricorso a questo istituto, ai fini della prevenzione del fenomeno corruttivo, ha raccomandato nel piano nazionale anticorruzione misure di dettaglio per favorire una più efficace implementazione, come la realizzazione ad esempio, eventualmente anche in forma associata o in accordo tra amministrazioni, di un sistema informatico di segnalazione.
  La gestione delle segnalazioni attraverso il sistema informatico ha il vantaggio di non esporre il segnalante alla presenza fisica dell'ufficio ricevente e consente di convogliare le segnalazioni soltanto al corretto destinatario, preventivamente individuato in base alla competenza, evitando la diffusione di notizie delicate e sensibili.
  La tutela dei denuncianti dovrà, inoltre, essere supportata anche da una efficace attività di sensibilizzazione, comunicazione e formazione sui diritti e gli obblighi relativi alla divulgazione delle azioni illecite. A tal fine, sarà cura del Dipartimento invitare ciascuna amministrazione a pubblicare sul portale del proprio sito web gli avvisi che informano i dipendenti sull'importanza dello strumento e sul loro diritto a essere tutelati nel caso di segnalazione di Pag. 4azioni illecite, nonché sui risultati dell'azione cui la procedura di tutela del whistleblower ha condotto.
  Infine, in attuazione del predetto articolo 54-bis, comma 3, è stato previsto che l'adozione di eventuali misure discriminatorie nei confronti delle persone che denunciano siano segnalate per i provvedimenti di competenza al Dipartimento della funzione pubblica e all'Ispettorato per la funzione pubblica che ne cura il monitoraggio anche al fine di valutare eventuali ispezioni su situazioni che si ritengono anomale.

  PRESIDENTE. La deputata Businarolo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni, per cinque minuti.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Purtroppo ho ascoltato con attenzione la risposta del sottosegretario, ma non sono assolutamente contenta della risposta, perché mi ha detto quello che avreste fatto, dal punto di vista normativo, che non è assolutamente sufficiente per tutelare effettivamente i dipendenti che segnalano, e quello che vorreste fare, ma per queste persone non vi siete adoperati.
  Quindi, io non mi ritengo soddisfatta delle risposte. Infatti, le vicende descritte nelle due interrogazioni riguardano due casi analoghi di whistleblowing e giustamente mi avete risposto entrambi.
  Da una parte, c’è il caso del 2010, relativo all'allora direttore dell'IPAB di Chioggia, che denunciò le spese scellerate effettuate per coprire l'assenteismo dell'istituto, relativo al 18 per cento del personale, attraverso l'utilizzo meramente di copertura, di lavoratori interinali, denuncia per la quale il direttore fu improvvisamente e ingiustificatamente retrocesso, ma a cui poi, a distanza di anni, i fatti hanno dato ragione, essendo sopraggiunta l'inchiesta della Corte dei conti da cui è emerso un presunto danno erariale di 861.709 euro, che ha visto coinvolti gli ex componenti del consiglio di amministrazione dell'istituto e altri dirigenti.
  Dall'altra parte, c’è la vicenda del tutto simile del signor G.L. – indico solo le iniziali – geologo dell'ANAS, compartimento di Perugia, il quale denunciò nel 2012 alcune irregolarità relative ai lavori della direttrice Civitavecchia-Orte-Rieti, tratta Terni, tenuto anch'egli oggetto di minacce e a rischio trasferimento.
  Due vicende, dunque, simili, riguardo alle quali il problema di fondo è costituito dalla mancanza di tutela nei confronti dell'autore della segnalazione, il cosiddetto whistleblower, che nella maggior parte dei casi viene lasciato solo e diventa bersaglio di minacce ed atteggiamenti persecutori da parte dei soggetti denunciati, con gravi ripercussioni a livello psicofisico, in primis, ma che si riflettono negativamente anche nell'aspetto lavorativo, arrivando addirittura a casi di licenziamento ingiustificato o di mobbing.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 10,45)

  FRANCESCA BUSINAROLO. Io credo che quello di denunciare un fatto illecito che si sia scoperto in ambito lavorativo costituisca certamente un dovere civico, ma anche un diritto per ogni cittadino e invece siamo ancora molto indietro nel garantire una tutela a chi sceglie con coraggio e determinazione di denunciare ciò che non va.
  Non siamo un Paese omertoso – i dati parlano chiaro – e lo dimostrano i numeri di Allerta anticorruzione, ALAC, la piattaforma per segnalazioni anonime di Transparency International che, a sei mesi dall'attivazione, ha raccolto ben novantacinque denunce con regioni come Lazio e Campania in testa, seguite da Lombardia, Puglia e Sardegna, mentre invece nessun dato giunge dal Piemonte e dalla Liguria, nonostante le grandi opere o gli scandali legati a quei territori, come quello relativo all'alluvione del 2014.
  La Presidenza del Consiglio dei ministri ha attivato la propria piattaforma per le segnalazioni, ma non ve ne è traccia nei Ministeri, e allora auspico che il Governo si attivi celermente per garantire un'ampia tutela agli autori delle denunce.Pag. 5
  È una battaglia che sto portando avanti, anche attraverso una proposta di legge che ho presentato in materia e che è all'esame delle Commissioni riunite giustizia e lavoro, affinché non siano più additati come delatori ma che, al contrario, queste persone, queste cittadini, questi lavoratori possano costituire un esempio di lotta onesta contro la corruzione e contro ogni altro malcostume nell'interesse del bene pubblico.

  PRESIDENTE. Dovremmo passare ora all'interpellanza Luigi Di Maio n. 2-00552, concernente tempi e iniziative per la presentazione del disegno di legge annuale sulle micro, piccole e medie imprese.
  Ma, onorevole Di Maio, abbiamo un problema e mi rammarico – e lo dico anche al sottosegretario Rughetti – per il fatto che questa è la Camera dei deputati nella quale dovrebbe essere garantito lo svolgimento dei lavori anche dal Governo, ma siamo costretti a sospendere la seduta, per cinque minuti, perché non vi è il sottosegretario che deve rispondere all'interpellanza.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,55.

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 10,55.

(Tempi e iniziative per la presentazione del disegno di legge annuale sulle micro, piccole e medie imprese – n. 2-00552)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Luigi Di Maio n. 2-00552, concernente tempi e iniziative per la presentazione del disegno di legge annuale sulle micro, piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Prendo atto che l'onorevole Luigi Di Maio si riserva di intervenire in sede di replica.
  La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

  SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, l'onorevole interpellante chiede quando il Governo darà attuazione all'articolo 18 della legge 11 novembre 2011, n. 180, Statuto per le imprese, che, riprendendo la comunicazione della Commissione europea del 2008 sullo Small Business Act, stabilisce che entro il 30 giugno di ogni anno l'Esecutivo, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata, presenti alle Camere un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo delle micro e piccole imprese.
  Il Ministero dello sviluppo economico ha predisposto un articolato del citato disegno di legge, contenente le proposte di propria competenza, e lo ha trasmesso al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri, ai fini dell'esame da parte delle altre amministrazioni interessate, il 18 giugno di quest'anno. Le disposizioni contenute nella bozza di disegno di legge sono scaturite dalla costante interlocuzione con i partecipanti al tavolo permanente delle PMI, istituito presso il Mise, in seguito al confronto con le principali stakeholder in materia di micro, piccole e medie imprese e imprese cooperative, con lo specifico apporto del Garante per le PMI.
  In particolare, il provvedimento contiene, tra l'altro, misure atte a rimuovere gli oneri burocratici che gravano sulle micro, piccole e medie imprese e misure di semplificazione dei procedimenti sanzionatori nei loro confronti.
  Recependo le buone pratiche sviluppate in diversi Paesi europei relativamente ai rapporti tra uffici pubblici e imprese, la bozza contiene l'istituzione della figura del tutor di impresa, ovvero di una figura professionale deputata ad assistere le imprese nel corso dei procedimenti amministrativi che le riguardano, con particolare attenzione alla fase di avvio, alla risoluzione di situazioni di impasse e all'assistenza per la formulazione di proposte per accelerare le decisioni dell'amministrazione.
  L'obiettivo è di invertire l'approccio della pubblica amministrazione ai procedimenti Pag. 6riguardanti le attività produttive, trasformando la stessa da controllore a facilitatore, stimolando conseguentemente la crescita, in modo da favorire il clima imprenditoriale per sostenere lo sviluppo.
  Proprio per questo, il modo in cui abbiamo impostato il disegno di legge fa parte dell'ambizioso obiettivo che ci siamo dati di perseguire, gradualmente, ma sistematicamente, una vera e propria regulatory review a favore delle imprese.
  L'altro obiettivo a cui tende il provvedimento è quello volto a rilanciare le reti di impresa, con misure di agevolazioni fiscali che vengono rifinanziate. Tali misure sono dirette a stimolare le imprese partecipanti ad un contratto di rete per destinare i propri utili alla realizzazione di un programma comune per l'innovazione e l'accrescimento della competitività.
  In realtà, tale attenzione è parte rilevante della più ampia politica del Governo, volta ad assicurare uno strumento importante di accrescimento della competitività attraverso l'aggregazione strategica e la logica della collaborazione strutturata tra le PMI italiane nel lungo periodo.
  Nel ringraziare l'onorevole interpellante della domanda posta, il già ricco e articolato provvedimento proposto dal Mise è ora all'attenzione della Presidenza del Consiglio per l'acquisizione dei pareri delle amministrazioni competenti, per una sollecita deliberazione del Consiglio dei Ministri e per la successiva trasmissione alle Camere.

  PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, in Italia le piccole e medie imprese costituiscono oltre il 95 per cento delle attività produttive e, se pensiamo che solo il 5 per cento di queste ha più di dieci dipendenti, capiamo che questo non è il Paese dei grandi stabilimenti e delle grandi industrie, ma l'Italia della grande inventiva, del talento costruttivo, degli artigiani e dell'impresa di eccellenza, piccole attività tramandate di famiglia in famiglia, molte conosciute in tutto il mondo.
  Le PMI sono l'ossatura del sistema produttivo nazionale, non solo per la loro quantità, ma soprattutto per il contributo in termini di occupazione che danno al Paese. Pensate che l'81 per cento degli occupati del settore privato lavora in una piccola e media impresa in Italia. Senza questo settore, l'Italia non sarebbe l'ottava potenza economica mondiale e la seconda potenza manifatturiera d'Europa.
  Eppure, in tutti questi anni, in cui vi ho visto governare il Paese, avete sempre lavorato per affossarle.
  Ogni provvedimento, a vostro dire, contro la crisi, in questi anni è stato orientato a destinare soldi delle tasse dei cittadini e dei piccoli imprenditori a quel 5 per cento di aziende italiane che pagavano le campagne elettorali, dalla FIAT di Marchionne all'Ilva dei Riva, dalle centrali a carbone di De Benedetti alle fabbriche di amianto. Miliardi e miliardi di euro regalati ad aziende che, al momento della crisi, hanno pensato bene di svignarsela in Serbia, in Turchia e in Polonia, senza restituire un euro dei soldi presi dalle nostre tasse, mentre i nostri piccoli imprenditori, senza un euro di soldi pubblici, preferivano suicidarsi piuttosto che chiudere i battenti e andarsene.
  È la storia di due Italie: una che fa impresa e l'altra che mangia alla faccia di chi lavora. Come sempre, vi siete schierati dalla parte dei vostri simili, dalla parte dei «prenditori», quelli che, senza soldi pubblici, non saprebbero aprire neanche la porta di casa propria, quella delle aziende dove i sindacati imperano e i sindacalisti non fanno un giorno di lavoro anche da 15 anni, quella che non smette mai di succhiare soldi dagli ammortizzatori sociali, dai fondi per la formazione, dai super sgravi fiscali del vostro inutile Jobs Act e dagli improbabili acquisti dei loro prodotti grazie agli appalti amici.
  Noi, Presidente, stiamo dall'altra parte, dalla parte dell'Italia che si rimbocca le maniche, e non lo facciamo a chiacchiere. Tagliandoci oltre metà dello stipendio, destiniamo quei fondi alle nuove PMI che Pag. 7vogliono lanciarsi sul mercato italiano. Si chiama microcredito e non esiste un'altra forza politica in tutto l'Occidente che abbia mai fatto quello che facciamo noi: dieci milioni di euro di nostri stipendi destinati, in due anni, a finanziamenti per piccoli imprenditori che non possono accedere al credito delle banche.
  Ma facciamo anche di più. Nei comuni dove governiamo abbiamo cacciato Equitalia: per noi è importante che la riscossione sia coscienziosa. Se tu, imprenditore, non puoi pagarmi 100 euro di tasse, non ha alcun senso che ti invii una cartella esattoriale da mille euro dopo sei mesi. Devo metterti in condizione di pagare, magari con un piano di dilazione; Equitalia lo fa con i VIP, noi lo facciamo con la gente normale.
  Inoltre, appena arrivati in Parlamento, abbiamo fatto approvare una legge che blocca le cartelle esattoriali di Equitalia alle imprese che devono avere soldi dallo Stato e chiede alle imprese che delocalizzano in altri Paesi, come Argentina, Brasile e Sudafrica, di restituire i soldi pubblici che hanno incassato dallo Stato, dalle tasse dei cittadini: sono norme a prima firma Mattia Fantinati della Commissione attività produttive. Stiamo attivando centri di assistenza per Equitalia in tutto lo Stivale: abbiamo già contestato, con avvocati che lavorano pro bono, 3,5 milioni di euro di cartelle esattoriali ingiuste e salvato l'imprenditore Silvio Buttiglione dal pignoramento della sua casa in Abruzzo, un pignoramento ingiusto.
  È l'Italia del piccolo imprenditore che lo Stato dovrebbe difendere, quella dell'uomo che è il primo ad arrivare in azienda e l'ultimo ad andare via. È l'Italia dei titolari che pagano lo stipendio prima ai propri dipendenti e poi, se resta qualcosa, a se stessi. Piccole aziende dove i sindacati servono a ben poco, dove ci si conosce tutti e i problemi li si affronta tutti insieme, anche con scontri duri, ma con la consapevolezza di stare lavorando per lo stesso obiettivo, la produttività.
  A questo tessuto produttivo, a cui dobbiamo l'esistenza di un'economia sviluppata in Italia, i Governi degli ultimi venti anni, incluso quello attuale, hanno regalato le peggiori leggi economiche della nostra storia. Prima di tutto, le leggi sulle tasse: oggi, un negoziante in Italia paga il 100 per cento in più di tasse rispetto al 2011 – dati della CGIA Mestre – e non smette mai di pagarle, da gennaio, con il rinnovo delle certificazioni, fino a dicembre, con i contributi all'INPS. Balzelli che ogni mese avete imposto alle nostre attività produttive per pagarvi le spese dei privilegi a cui non avete mai voluto rinunciare.
  Ogni anno una tassa più alta e con un nome diverso, per non far capire che avete aumentato quella dell'anno prima. Per i nostri piccoli imprenditori l'accesso al credito è diventato un miraggio, perché, grazie all'Europa, avete imposto loro i parametri di Basilea, che impediscono loro di avere finanziamenti dalle banche. Proprio quei colossi bancari che non sganciano un euro alle imprese, nonostante, durante la crisi, abbiano divorato miliardi di euro di soldi delle tasse, versate proprio dagli imprenditori con il sudore della fronte. Quattro miliardi di euro di tasse di impresa li avete versati in Monte dei Paschi di Siena per salvarla e non avete imposto a quella banca di fare credito alle imprese.
  Avete regalato 7 miliardi di euro alle grandi banche italiane, grazie alla ghigliottina della Presidente Boldrini, banchieri salvi con la pancia piena e imprenditori suicidi o in mezzo ad una strada, con tutti i loro dipendenti.
  Avete ideato quella follia chiamata studi di settore che ha scatenato, nel periodo di crisi, una raffica di cartelle esattoriali di Equitalia senza alcun senso. Gli imprenditori guadagnano meno di quello che prevede lo studio di settore, perché è un periodo di crisi in cui vendono di meno, ma lo Stato recapita loro una cartella esattoriale, sostenendo che abbiano guadagnato troppo poco, insinuando, addirittura che abbiano evaso qualcosa. La follia, se pensiamo che quei parametri a cui si rifà lo Stato non sono aggiornati da almeno un decennio.
  Equitalia è il simbolo delle vostre politiche per le imprese, strozzinaggio di Pag. 8Stato per spremere loro fino all'ultimo euro. Negozianti che non riescono a pagare una tassa di 100 euro, che arrivano, tra aggi e interessi, anche a 3 mila euro in un anno da pagare, costretti ovviamente a chiudere e a vedersi pignorati tutti i beni.
  E, infine, dopo aver portato loro la tassazione effettiva al 51 per cento, dopo aver sguinzagliato contro di loro Equitalia per costringerli a pagare anche l'IMU sui capannoni e sui terreni agricoli, o la tassa sulla tenda (in Italia i negozianti pagano la tassa sulla tenda che aprono davanti alle vetrine per coprirle dal sole !), avete pensato bene di iniziare la lotta all'evasione, ovviamente dalla coda e non dalla testa.
  Non siete andati a caccia dei grandi truffatori, così da recuperare i soldi per abbassare le tasse, ma avete perseguitato chi non faceva lo scontrino di due euro, mentre i Riva portavano i loro miliardi di euro in Svizzera, il palazzinaro a cui pagavate gli affitti d'oro della Camera evadeva l'IVA per 10 milioni di euro, i vostri partiti incassavano 2,7 miliardi di euro di rimborsi elettorali, senza alcun obbligo di rendicontazione, e la Lega portava i diamanti in Tanzania comprati con i soldi – guarda un po’ – delle tasse pubbliche.
  Che Stato è quello che riduce le imprese ad evadere o a chiudere ? Che Stato è quello che è socio di maggioranza quando le cose vanno bene, chiedendoti il 51 per cento di tasse, e ti abbandona, quando le cose vanno male, mandandoti anche gli accertamenti dell'Agenzia delle entrate ? È lo Stato governato dai partiti che senza i finanziamenti pubblici avrebbero chiuso da un pezzo.
  Proprio non riuscite ad immaginare che in questo Paese esistano cittadini che si siano affrancati dalle logiche politico-affaristiche. Gli imprenditori onesti di questo Paese non vi chiedono un appalto, non vi chiedono un finanziamento, vogliono solo che lo Stato sia corretto e leale nei loro confronti. Vogliono la loro libertà economica nel rispetto delle leggi vigenti. L'impresa rende liberi, ma di un uomo libero voi proprio non sapete cosa farvene, anzi spesso vi spaventa, non gli si può estorcere il voto in campagna elettorale o posti di lavoro per gli amici degli amici e, quindi, va fatto fallire. L'uomo libero è un uomo pericoloso !
  Oggi, con questa interpellanza, porto alla luce del mondo delle imprese italiane un altro fatto increscioso. C’è una legge in Italia, la n. 180 del 2011, che obbliga ogni anno il Governo a presentare al Parlamento una legge per lo sviluppo delle piccole e medie imprese. È un obbligo che deriva dalla comunicazione della Commissione europea del 25 giugno del 2008 e che chiede allo Stato italiano ad aiutare questo settore con misure a tutela della libertà delle imprese. Fu definito Small Business Act e vi imponeva di aiutare il settore della piccola e media impresa, ma, dal 2011 ad oggi, lo Stato italiano è in mora. In quattro anni non avete mai rispettato l'obbligo di presentare una legge per, cito testualmente: rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo, sburocratizzare, introdurre misure di semplificazione amministrativa, adottare norme che creino una corsia preferenziale per la piccola impresa.
  Vorrei parlare di incompetenza: in quattro anni neanche una legge per le imprese, nonostante ce lo chiedesse l'Europa, ma definirvi incompetenti sarebbe offensivo per la vostra intelligenza. Questa è diavoleria, siete diabolici e non avete presentato questa legge nonostante foste obbligati, perché avrebbe significato danneggiare quel mondo dei vostri sodali che, con sistemi produttivi fermi al dopoguerra, continuano a galleggiare grazie alle leggi ad personam che gli vengono fatte.
  Mi riferisco a quelle misure con cui si favoriscono ancora le centrali a carbone nell'era del fotovoltaico, che tengono all'1 per cento la tassazione sui concessionari autostradali, che mantengono le tasse più basse d'Europa per i colossi del gioco d'azzardo, che drogano il mondo dell'editoria con i fondi pubblici, che affossano la banda larga con la lottizzazione di Telecom.
  «Ce lo chiede l'Europa» vale solo quando dovete approvare la riforma Fornero o quando dovete permettere alle Pag. 9banche di prelevare i soldi dai nostri conti correnti in caso di default. «Ce lo chiede l'Europa» vale solo quando dovete favorire i vostri amici, mai quando si tratta di aiutare le persone oneste, che lavorano ogni giorno, chiedendovi solo lealtà.
  Entro il 30 giugno di quest'anno, quella legge, lo Small Business Act, doveva essere già approvata. Siete i primi a non rispettare le scadenze e per questo lo Stato non ha credibilità in questo Paese. La legge in questione diceva che, entro il 30 giugno di ogni anno, andava presentata questa legge. Non ne abbiamo traccia. Ma siccome siete il Governo, siccome è il Governo, nessuno può confiscargli i beni, nessuno può mandargli una cartella esattoriale o mettervi in mora, nessuno può venirvi a confiscare le auto blu o le scrivanie. La messa in mora in questo Paese vale solo per i poveri disgraziati che credono nelle leggi. Ma se una legge non prevede penalità per un Governo che non la rispetta, allora non c’è fretta. Presentiamo il disegno di legge, ma andava presentato entro il 30 giugno.
  Speriamo di avere la fiducia dei cittadini il prima possibile e di poter governare questo Paese il prima possibile. Non aspetteremo il 30 giugno per fare una legge per le imprese. Noi, lo Small Business Act lo abbiamo pronto da tempo e, nonostante lo abbiamo presentato decine di volte in questo Parlamento, ci è stato sempre bocciato, Presidente.
  È un'idea di Paese sviluppato in cui si può abolire l'IRAP alle piccole imprese, tagliando gli inutili finanziamenti a pioggia. È un'idea di Paese sviluppato in cui permetteremo di versare l'IVA solo a fatture incassate. Esiste la legge, ma non esiste la pratica. È un'idea di Paese dove la pubblica amministrazione non usa più carta, ma solo modulistica online, dove esiste un solo indice per misurare la tassazione sulle imprese, un indice unico di costo per le tasse alle imprese. Qui nessuno sa quanto paga di tasse e quante ne paga ogni anno.
  È un'idea di Paese dove lo Stato paga i debiti alle imprese usando davvero Cassa depositi e prestiti, non per le beghe interne di Governo, ma per aiutare le imprese che devono avere soldi dallo Stato. Infatti, se non pagate le imprese che lavorano per lo Stato, come potete esigere che le imprese paghino le tasse allo Stato ?
  È un'idea di Paese dove i 130 miliardi di euro di spese in beni e servizi vengono centralizzati, risparmiando 20, 30 miliardi di euro per abbassare le imposte. È un'idea di Paese dove il codice degli appalti diventa impermeabile alle clientele politiche, eliminando o riducendo fortemente tutti gli appalti senza gara, a partire dalle somme urgenze.
  È un'idea di Paese dove investiamo nella banda larga per fornire alle imprese nuovi sbocchi di mercato, dove rilanciamo l'edilizia con le ristrutturazioni energetiche, non facendo un decreto in cui mettiamo poche decine di milioni di euro, ma miliardi di euro per far ripartire l'edilizia, che è in ginocchio. Solo nel 2014 – lo voglio ricordare – abbiamo avuto il 70 per cento in meno di concessioni edilizie.
  È un'idea di Paese dove i professionisti non devono pagare il noleggio del POS, perché gli è imposto dalla legge, quindi glielo dobbiamo dare gratuitamente, e dove l'IVA ritorna al 20 per cento, tanto per cominciare, trovando i soldi dalla lotta ai maxi evasori, cosa che non avete mai fatto. È un'idea di Paese dove la giustizia diventa più veloce, aumentando il numero di magistrati e di cancellieri nei tribunali: l'unica cosa che non si è mai fatta negli ultimi vent'anni.
  È un'idea di Paese dove si governa con le mani libere, dove, con le leggi, si compie una rivoluzione gentile, senza «se» e senza «ma» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del decreto-legge recante misure urgenti in materia fallimentare,Pag. 10civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria.

  La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 15,03.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Colleghi, devo informarvi che è in corso la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e stanno proseguendo anche alcune votazioni nelle Commissioni per eleggere i nuovi uffici di presidenza. Pertanto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15,30.

  La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,35.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia e Sanga sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  A questo proposito, con riferimento alla questione del computo dei deputati in missione, ricordo che, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del 12 novembre 2014, i deputati che partecipano a votazioni qualificate in Commissione decadono dalla missione per l'Assemblea, qualora ciò accada nella medesima partizione (antimeridiana, pomeridiana o notturna) della seduta.
  Quest'oggi, come è noto, si è proceduto al rinnovo delle Commissioni permanenti, adempimento cui si dà luogo attraverso votazioni qualificate, ed è la prima volta che ciò accade dopo la predetta Giunta per il Regolamento.
  Le votazioni per il rinnovo sono state articolate in due turni, dalla I alla VII Commissione a partire dalle ore 13 e dall'VIII alla XIV Commissione a partire dalle ore 14. Convenzionalmente si considera seduta pomeridiana dell'Assemblea quella che ha inizio dalle ore 14 con la conseguenza che, se si applicasse alla lettera quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, i deputati che hanno partecipato al secondo turno di votazioni in Commissione dovrebbero considerarsi decaduti dalla missione, laddove quelli che hanno partecipato al primo turno non lo sarebbero.
  In virtù di tale disparità di trattamento che si verrebbe a creare tra deputati che hanno effettuato il medesimo adempimento, soltanto in ragione dell'appartenenza ad una Commissione piuttosto che ad un'altra, la Presidenza ritiene, in via eccezionale, di considerare in missione per la parte pomeridiana della seduta dell'Assemblea anche i deputati che abbiano partecipato al rinnovo delle Commissioni che ha avuto luogo a partire dalle ore 14.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria (A.C. 3201-A) (ore 15,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3201-A: Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria
  Ricordo che nella seduta del 20 luglio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, Pag. 11comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in sede referente, in quanto del tutto estranee rispetto al contenuto del provvedimento: Bonafede 7.0150 recante un'esenzione dall'imposta municipale propria per gli immobili posseduti da imprese fallite; Bruno Bossio 14.150 che modifica la definizione di piccola e media impresa ai fini dell'applicazione della disciplina sulla intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3201-A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere contiene due condizioni formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Collega Bonafede, aveva chiesto la parola la presidente della Commissione, lei vuole parlare prima.

  ALFONSO BONAFEDE. Prima.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, volevo intervenire sull'inammissibilità. A causa del rumore di sottofondo non sono riuscito nemmeno a capire di quale emendamento si trattasse.

  PRESIDENTE. Emendamento Bonafede 7.0150 recante un'esenzione dall'imposta municipale propria per gli immobili posseduti da imprese fallite, dichiarato inammissibile in quanto del tutto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, ovvero perché non previamente presentato in sede referente. Presumo che lei in sede referente lo aveva presentato, quindi è per la seconda ragione... anzi, mi dicono gli uffici, per il combinato disposto di entrambe le motivazioni che ho letto. Comunque, è inammissibile.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Sottolineo, e verrà esposto anche successivamente, che è stato considerato ammissibile l'articolo cosiddetto «norma ILVA» che non ha nulla a che fare con il provvedimento, nemmeno con il titolo del provvedimento. L'emendamento in questione, invece, era assolutamente pertinente ed era relativo alla crisi di impresa a cui si riferisce il provvedimento in questione.

  PRESIDENTE. Ora, la parola alla presidente Ferranti.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, sulla base dell'orientamento prevalente che è emerso in Comitato dei nove, chiedo all'Assemblea un rinvio in Commissione al fine di consentire l'esame delle due condizioni che la Commissione bilancio ha espresso ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, per poter riprendere poi l'esame da parte dell'Assemblea entro un termine massimo di un'ora dalla sospensione dei lavori. La sospensione è necessaria anche per poter predisporre il nuovo testo e fissare il termine per la presentazione degli emendamenti.

  PRESIDENTE. Mi pare assolutamente normale.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, riteniamo che si possa procedere all'approvazione delle condizioni della Commissione bilancio durante la seduta e, quindi, non riteniamo opportuno ritrasferire il provvedimento in Commissione.
  Pertanto, noi non siamo d'accordo su questa iniziativa della presidente della Commissione e vorremmo mettere ai voti Pag. 12la questione, ancor più perché il «pacchetto» che stanno confezionando è legato alle questioni Ilva che non c'entrano nulla con l'iter del provvedimento che era il decreto-legge in materia fallimentare.
  A noi impongono una serietà che dovrebbe riportare l'attenzione di tutta l'Aula su questa vicenda drammatica che state inserendo con una leggerezza astrusa all'interno del provvedimento.
  Vorremmo almeno discuterne in Assemblea e non cercare di agevolare il confezionamento del «pacchettino» su cui porre la fiducia successivamente, per non prendersi la responsabilità di votare una porcata come quella che avete inserito sull'Ilva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio in Commissione del provvedimento, nei termini precisati dalla presidente Ferranti, concederò la parola, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro – ma ha già parlato l'onorevole Crippa – e, quindi, a qualcuno che intenda parlare a favore.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,44).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3201-A.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Bini. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Grazie Presidente. Ci esprimiamo a favore della proposta della presidente Ferranti come, d'altronde, è sempre stato fatto in questi casi quando il Comitato dei nove si riunisce e fa una proposta di rinvio in Commissione per esaminare tali questioni.
  Riteniamo sia utile ai lavori parlamentari far sì che questo processo venga agevolato. Riteniamo che non si tratti di parlare di «pacchettino preconfezionato», ma si tratti invece di far sì che le procedure normali siano agevolate e ci sarà l'occasione per discutere nel merito del provvedimento e, quindi, svolgere la discussione in Aula in un momento successivo. Non è che dobbiamo farlo prima del rinvio in Commissione e prima, quindi, che il Comitato dei nove si sia nuovamente riunito per esaminare i punti che la presidente ci indicava.
  Per tali ragioni, rispondendo tramite lei all'onorevole Crippa, ci esprimiamo a favore della proposta.

  PRESIDENTE. A questo punto, dobbiamo sospendere la seduta che riprenderà alle 15,50.

  La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 15,50.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento in Commissione, nei termini precisati dalla presidente Ferranti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Benedetti, D'Incà, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 91 voti di differenza.

  Sospendo quindi la seduta che riprenderà alle ore 17,50. La seduta è sospesa (Commenti)...
  Chiedo scusa, colleghi, ho sbagliato; onorevole Crippa, può immaginare che il Presidente abbia sbagliato e che non voglia... la seduta riprenderà alle 16,50. Pag. 13Chiedo scusa, ho interpretato male l'orologio. Confermo le 16,50. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,50.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3201-A/R), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3201-A/R). Avverto che la Commissione ha presentato un nuovo testo, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 3201-A/R).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3201-A/R). Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea e non ancora posti in votazione prima del rinvio, ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalla Commissione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,51).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sul complesso delle proposte emendative l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente. Io vorrei concentrarmi sulla parte di questo decreto-legge che parla di Ilva e di sequestri. Volevo leggervi proprio la parte inserita, che dice che l'esercizio dell'attività di impresa negli stabilimenti di interesse strategico nazionale non è impedito dal provvedimento di sequestro, quando lo stesso si riferisca ad ipotesi di reato inerenti la sicurezza dei lavoratori. Allora, con degli emendamenti all'interno di questo decreto sui fallimenti, state trattando il caso di una singola azienda con il rischio che si possa applicare anche a molte altre aziende – sempre di interesse nazionale, ma vedremo poi, alla fine dell'iter, che cosa succederà a questa norma – e sancite nero su bianco, in una democrazia di un Paese sviluppato qual è l'Italia, che il diritto alla sicurezza dei lavoratori è meno importante del diritto all'azienda di continuare a lavorare. Io ho visto Paesi del terzo mondo, Paesi in via di sviluppo, che non hanno queste norme per la tutela dei lavoratori e allora posso accettare che lì ci sia una crescita e che si cerchi di arrivare a porre queste norme a tutela del lavoratore sulla sicurezza sul lavoro, ma non ho mai visto un Paese che ha già queste norme tornare indietro, sui suoi passi. Non so se vi rendete conto di quello che state facendo all'interno di questo decreto: sancite la sconfitta completa di qualunque lotta operaia, di qualunque diritto conquistato all'interno della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Voi state sputando in faccia – come dicevano nelle intercettazioni alcuni dei vostri Ministeri – a tutti i morti che commemorate qui in quest'Aula con un minuto di silenzio, facendo la parte di quelli che piangono e si commuovono. Intanto dite: «chi se frega ? Se queste persone muoiono sono da sostituire come una rotella di un meccanismo. Sono persone che non contano niente, perché è importante portare avanti la produzione !» in Commissione ve ne siete fregati altamente di qualunque cosa. Già l'ammissibilità Pag. 14di un emendamento del genere, da inserire all'interno del «decreto fallimenti», era contestabilissima, e non si è aperto bocca, è stata accettata come se nulla fosse. In Commissione giustizia, quando abbiamo discusso gli emendamenti, nessuno, neanche il rappresentante del Governo, ha aperto bocca per giustificare questa norma, perché non è giustificabile: è una norma assassina, è una norma aberrante ! Io non avrei mai pensato di venire qui a parlare con voi di una cosa del genere. Ne avete fatte tante, ma arrivare a questo punto ! Non credevo poteste arrivare a questo punto ! Non si può sopportare che l'importanza della vita di un lavoratore debba essere sottomessa alla produzione aziendale ! Di cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E non è il solito discorso che stiamo facendo, non è il solito discorso: qui parliamo di vite umane ! Approvando questa cosa, portandola avanti, non potete far finta di niente e dire che il partito vi ha detto di votare oppure che dovevate dare la fiducia: vi state sporcando le mani di sangue (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ma parliamo del contenuto, perché magari qualcuno non lo sa, magari qualcuno non l'ha neanche letto. Voi dite a un'azienda che può continuare a lavorare e le dite: va bene, però fai un piano per la sicurezza, un piano integrativo; e te lo scrivi da sola, cara azienda ! Te lo scrivi da sola, senza chiedere a nessuno; non lo chiedi ai vigili del fuoco, non lo chiedi neanche alla ASL, all'INAIL, a nessuno !
  Scrivi da sola le norme che ti servono per sistemare la situazione, dopodiché semplicemente le comunichi. Non devi neanche farle verificare, le comunichi ! E gli enti statali preposti cosa fanno ? Devono verificare che tu faccia quello che hai scritto tu ! Non possono dirti di fare di più ! Questo è quello che c’è scritto qua dentro !
  Questa norma si applica anche retroattivamente, una cosa mai successa ! Non si può applicare una norma retroattiva a sequestri già avvenuti. Siete un Governo e una maggioranza che sta attaccando frontalmente la magistratura che cerca di far rispettare le regole, non è questo il modo, non c’è più il rispetto dei poteri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Il potere legislativo, esecutivo e giudiziario sono diversi ! Non potete fare ingerenza sugli altri poteri, è la base della democrazia ! Questa norma, magari modificata, un domani la applichiamo anche alla Tirreno Power ? Così ci spieghiamo perché si «volevano sputare in faccia i rappresentanti dei Ministeri», cito testualmente dalle intercettazioni ? O perché si voleva fare una nuova «norma porcata» in cui c'era dentro anche l'Ilva ? Allora forse è questa la «norma porcata» che è arrivata per l'Ilva ? È forse questa, è questa che sistema varie situazioni ?
  Intanto voi state facendo il giochino di aver fatto il decreto, ce lo abbiamo in Commissione attività produttive e in Commissione ambiente, che sta andando avanti perché così legittima immediatamente la possibilità di riaprire l'altoforno. La gente può morire domani, e sarete voi responsabili, avrete voi le mani sporche di sangue se succede qualcosa all'Ilva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Con norme che avete deciso soprattutto voi negli ultimi decreti sull'Ilva, perché dovevate risolvere il problema con un paio di decreti, mentre invece siamo già all'ottavo decreto sull'Ilva perché non sapete neanche voi cosa fare. Bene con queste norme avete sancito anche che l'eventuale responsabile della morte dell'operaio non può essere il commissario, perché il commissario è super partes, ormai è «l'unto del Signore», come spesse volte ha già evidenziato il collega Crippa, che penalmente non risponde più di nulla e quindi avremo persone morte per cui non vi sarà alcun responsabile !
  Con i nostri emendamenti vi abbiamo perlomeno chiesto di andare a rivedere il fatto che vi sia una colpa nel danno che si è verificato alla salute degli operai – se c’è una colpa evitiamo di dissequestrare l'area – e invece neanche questo ! Noi abbiamo spostato l'attenzione da norme per l'Ilva che mettevano in contrapposizione la guerra dei poveri, il lavoro con Pag. 15l'ambiente e la salute, adesso mettiamo il lavoro con la sicurezza sul lavoro, con la vita delle persone ! Mi immagino un operaio che deve portare a casa lo stipendio a fine mese per la famiglia e dall'altra parte sul piatto deve mettere la sua vita, e voi gli state ponendo questa scelta, voi gliela state ponendo ! Chi ci dice che, se oggi avete il coraggio di fare questa cosa vergognosa, questa schifezza, domani non la estendiate anche alle piccole aziende (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Non possiamo essere corresponsabili di una norma del genere, non è una «norma porcata» delle solite portate avanti in questo Parlamento ! Qui parliamo di vite umane ! Io un precedente così non lo posso accettare e non credo lo possiate accettare anche voi !
  Parliamo anche di sindacati. Ci sono tanti ex sindacalisti tra voi, ma nessuno l'ho visto alzarsi, vergognarsi e andarsene via oppure manifestare una voce dissidente all'interno del Partito Democratico, anzi lo avete portato avanti anche in Commissione. Il silenzio non vi pulisce la coscienza ! Non rispondete neanche del perché sosteniate questa norma, perché non avete mai risposto e il mantenimento della continuità della produzione non è una risposta in confronto alla vita umana, vi mette a rischio di interpretazioni che possono portare a credere che tutte le intercettazioni abbiano allora un senso e portino a far capire come il Governo agisca tramite porcate che le lobby gli passano e faccia semplicemente quello che può servire alla grande impresa ! Ma quale ? Non quella sana, ma quella collusa con la politica, quella che porta a casi come «Mafia Capitale», a casi come quello della Tirreno Power e lo stesso caso dell'Ilva.
  Vi dico allora: pensateci bene, perché è una responsabilità, questa volta veramente vi portate a casa la responsabilità di guardare i vostri figli negli occhi e forse avete ucciso qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti e in particolare mi soffermerò anch'io sull'articolo 21-octies, l'articolo che riguarda appunto l'Ilva di Taranto. Vedete, io comincio così, quando ho letto l'ex articolo 3 del decreto n. 92 del 2015, ed ho letto la disposizione del primo comma, sono rimasta letteralmente allibita, ho pensato che forse avevo letto male, che forse c'era stato un errore, non mi sembrava possibile che su una legge dello Stato, in questo caso su un decreto, si potesse dire che l'esercizio dell'attività di impresa non è impedito anche in caso di ipotesi di reato contro la sicurezza dei lavoratori.
  Mi è andata subito la memoria a quello che era accaduto pochi giorni prima, l'ennesima morte in quella fabbrica, l'ennesimo dolore di un'intera comunità che piangeva un giovane operaio bruciato all'altoforno 2. Mi sono venute in mente le decine di lavoratori che in quella fabbrica hanno perso la vita. Vedete, nella città di Taranto c’è un'associazione, l'associazione «12 giugno», che è stata creata, è stata fondata proprio per ricordare le morti avvenute in quella fabbrica, morti di operai molto giovani, dai 25 ai 28, ai 32 anni; giovani operai che hanno conosciuto una fabbrica diversa da quella che era stata in precedenza, hanno conosciuto una fabbrica privatizzata, dove il profitto veniva prima di tutto il resto, veniva prima della salvaguardia della salute e dell'ambiente dei cittadini e delle cittadine di Taranto, veniva prima della salvaguardia della difesa della vita e della salute dei lavoratori di quella fabbrica, veniva prima della difesa dell'occupazione e della tenuta dei livelli occupazionali, veniva prima di tutto. E quei lavoratori, che sono rimasti vittime di incidenti gravi e gravissimi, di infortuni gravi, gravissimi o mortali, hanno conosciuto quella fabbrica. Allora, quando ho letto il decreto, davvero non potevo credere a quello che leggevo e mi sono detta che non è possibile che chi ha responsabilità Pag. 16legislative in questo Paese pensi con un colpo di spugna di cancellare tutte le normative preesistenti; normative preesistenti su un tema delicatissimo. Prima è stato ricordato quante volte qui, in quest'Aula, ricordiamo, ci commuoviamo, ci emozioniamo davanti a un infortunio grave o mortale sul lavoro. Adesso, il legislatore cancella con un colpo di spugna decenni e decenni di lavoro sulla materia antinfortunistica, un Testo unico sull'antinfortunistica e sulla sicurezza del lavoro che doveva stare da una parte: dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici la cui vita e le condizioni di salute e la cui salute appunto devono venire prima, prima di tutto, prima del profitto.
  Invece no, purtroppo, drammaticamente avevo letto bene, quel decreto all'articolo 3 prevede proprio questo. Allora a un certo punto, diciamo così, ho pensato che non tutti sarebbero stati pronti ad accettare una norma di questo genere e ho fatto un giro di consultazioni, non solo con deputati e deputate dell'opposizione in quest'Aula, ma anche con parlamentari della maggioranza. Io non farò i nomi, dirò soltanto che ho trovato anche tra alcuni deputati della maggioranza un'attenzione rispetto a questo tema e mi è stato detto che una norma così è inaccettabile, una norma così non è possibile votarla, una norma così ci fa venire la pelle d'oca. Eppure – anche qui è stato ricordato – c’è stato un percorso nelle Commissioni, eppure nelle Commissioni non c’è stato un deputato o una deputata di questa maggioranza che si siano alzati e abbiamo avuto il coraggio civile di dire: una norma così non può essere approvata, non può essere neppure portata in Aula. I deputati e le deputate della maggioranza, anche questa volta, si sono piegati al volere del Governo e del Presidente Renzi, quel Presidente che è venuto tante volte a Taranto e che aveva promesso di fare cose straordinarie per la difesa della salute e dell'ambiente in quella città e per la difesa della salute e dell'ambiente all'interno di quella fabbrica.
  E, però, avete fatto ancora di più: non siete stati capaci di assumervi fino in fondo le vostre responsabilità. Avete stravolto persino la prassi parlamentare. A un certo punto quel decreto non ha più avuto senso. Lo avete «spacchettato»: avete preso le norme che riguardavano Fincantieri e le avete messe in un provvedimento; avete preso le norme che riguardano l'Ilva e le avete infilate in questo decreto. Avete fatto un'operazione che va, appunto, al di là di qualsiasi prassi parlamentare e lo avete fatto per una ragione: lo avete fatto per mettere in sicurezza quell'orribile, inaccettabile articolo 3.
  Ci avete provato, ma non passerà inosservato. In quella città e in quella fabbrica tutti sanno che cosa sta succedendo: sta succedendo che il legislatore mette la mano, mette mano alla Costituzione e dice che il diritto alla salute non è più uguale per tutti, perlomeno non è uguale dentro una fabbrica che si chiama Ilva. Dice che la vita dei lavoratori e delle lavoratrici conta di meno della produzione e, quindi, è uno stravolgimento completo, diciamo così, dei cardini costituzionali e anche, io direi, del buonsenso.
  Avete operato, poi, un conflitto tra poteri dello Stato – noi ve lo abbiamo detto nella pregiudiziale di costituzionalità – incidendo sull'articolo 112 della Costituzione, che oramai è arrivato agli estremi. E, però, anche qui quel conflitto tra poteri dello Stato, tra potere esecutivo e potere giudiziario, che non avremmo mai voluto rivedere, perché oramai è un conflitto che va avanti da anni, è precipitato ed è stato scaricato – non so come dirlo in un altro modo – di nuovo, per l'ennesima volta, sui lavoratori di quella fabbrica, tant’è che l'altro giorno i carabinieri sono andati in fabbrica e hanno denunciato, per violazione dei sigilli alla Afo 2, 19 lavoratori, che evidentemente erano stati mandati lì, a lavorare presso l'altoforno dove c'era stato l'infortunio mortale, dai preposti, dai dirigenti dell'Ilva, e lo avevano fatto perché era intervenuto, nel frattempo, il decreto del Governo che aveva, appunto, dissequestrato l'Afo 2.
  Dunque, nonostante, appunto, il provvedimento della magistratura, di nuovo, per l'appunto, su chi si è scaricato il Pag. 17conflitto tra poteri dello Stato ? Si è scaricato su quei lavoratori. Vi garantisco che con alcuni di loro ho parlato, alcuni di loro li ho sentiti e ho sentito i loro compagni di lavoro. La loro paura, la loro ansia è aumentata. Non è solo la paura di lavorare in un ambiente pericoloso, pericolosissimo, e la paura di vedere a rischio il proprio posto di lavoro, la paura di non sapere che cosa succederà di quello stabilimento. Oggi hanno una paura in più: sono stati indagati e, nonostante in prefettura li abbiano rassicurati, comunque loro sono indagati appunto per avere violato una disposizione della magistratura.
  E, allora, siamo alle solite o, meglio, siamo per l'ottava volta alle solite. Avevate fatto 7 decreti e ve lo avevamo anche detto che non sarebbero bastati a mettere mano alla situazione dell'Ilva. Ci avete riprovato: avete varato l'ottavo decreto e lo avete spostato dentro questo provvedimento. Farete in modo che quella fabbrica continui ad uccidere, dentro e fuori.
  Allora, il tema vero è che nonostante 7 decreti ancora non sapete che pesci prendere. Non avete fatto investimenti. Il miliardo e 200 milioni di euro della famiglia Riva é bloccato lì, in Svizzera. Gli investimenti sono stati veramente ridicoli e non bastano neppure a mettere mano ad alcune delle prescrizioni dell'AIA.
  Vi apprestate o, meglio, la struttura commissariale si appresta a presentare l'80 per cento delle prescrizioni attuate, così come dal precedente decreto a fine di questo mese, e lo farà «spacchettando» le prescrizioni. Cioè, una prescrizione complessa e complessiva la spacchetteranno in 4, 5 parti, per arrivare, al più presto possibile, all'80 per cento delle prescrizioni attuate. Un imbroglio, insomma, un imbroglio completo.
  Avete stabilito, nel penultimo decreto, l'impunità assoluta della struttura commissariale, degli amministratori straordinari di quella fabbrica. Oggi dite che, anche davanti a un reato che riguarda la sicurezza e la vita dei lavoratori, in quella fabbrica la legge si ferma. Si ferma la Costituzione, si ferma la legge ordinaria.
  E non avete messo mano ad alcun cambiamento dentro quella fabbrica, anzi quella fabbrica continua ad inquinare, continua a non garantire i livelli occupazionali, perché, vedete, ci sono ancora lavoratori in contratto di solidarietà e io ho sentito parole orribili dal Ministro Galletti, che diceva che la preoccupazione che il Governo ha avuto, scrivendo ed emanando l'ottavo decreto sull'Ilva, riguardava la tenuta dei livelli occupazionali. Guardate, anche questa è una bugia, non vi siete mai occupati dei livelli occupazionali di quei lavoratori. E perché questa volta non avete chiesto a quei lavoratori, consultandoli attraverso le loro organizzazioni sindacali, se preferivano tornare in una fabbrica dov'era a rischio la loro vita oppure essere collocati in contratto di solidarietà ? Io penso che vi avrebbero risposto che avrebbero preferito rimanere a casa per qualche tempo in contratto di solidarietà, in attesa che l'Afo 2 fosse messo in sicurezza, in attesa che ricominciassero a funzionare gli impianti senza mettere a rischio la loro vita. Però, non gliel'avete chiesto. Abbiamo presentato, noi ed altri gruppi parlamentari di opposizione, solo emendamenti di buon senso, emendamenti che in qualche maniera potessero modificare l'articolo 21-octies. Certo, il primo emendamento che abbiamo presentato è quello della sua totale soppressione, perché pensiamo appunto che questo articolo violi sette, otto, dieci articoli della Costituzione e soprattutto violi la vita dei lavoratori di quella fabbrica. Però, non avete sentito ragione, non solo, non avete modificato una virgola dell'ex articolo 3 del decreto n. 92 del 2015, l'avete rimesso tale e quale dentro questo decreto. Non avete accettato un emendamento delle opposizioni, neanche quelli più banali che abbiamo presentato provando a dire: vediamo se dall'altra parte c’è la buona volontà. E allora volete andare fino in fondo, ma questa volta credo che abbiate davvero toccato il fondo. Non vi siete resi conto che state stravolgendo, diciamo così, una tradizione del nostro Paese, una tradizione che poneva il nostro Paese all'avanguardia rispetto alla tutela e alla Pag. 18sicurezza dei lavoratori nelle fabbriche. Ora non avremo più neanche quella certezza. Il conflitto con la magistratura oramai è altissimo e quella città è sconvolta, è scioccata, non sa più quale sarà il suo futuro, ma soprattutto la paura di quei lavoratori la mattina quando entrano per timbrare il tesserino è una paura che li rende vulnerabili, e forse proprio questo volevate: renderli ancora più vulnerabili per provare a evitare che loro si ribellassero. Ma guardate, una volta passato, perché lo farete passare, perché avrete il coraggio di mettere la fiducia su questo provvedimento, probabilmente troveranno il coraggio di ribellarsi, perché in gioco è la loro vita e davanti a questo loro si ribelleranno e con loro una intera città e con loro noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, era il 4 giugno 2013 e in questa Aula io pronunciavo il mio primo discorso che, guarda caso, era proprio su uno dei decreti Ilva varati dal Governo. Quel discorso, quell'intervento, si concludeva con una frase che non era mia, era di un medico pediatra di Taranto, che diceva che tutto l'acciaio del mondo non vale la vita di un bambino. Bene, il nostro giudizio sull'operato del Governo e sulla politica industriale di questo Paese non è cambiato, però sono cambiate delle altre cose: è cambiato il fatto che SEL appoggia in consiglio regionale e nella campagna elettorale, così come ha fatto alle politiche, il Partito Democratico, quel Partito Democratico che pensa che basti fare il primo consiglio regionale a Taranto per risolvere i problemi di Taranto. Bene, non è così. Vorrei anche ricordare cos’è l'Ilva e cosa è la famiglia Riva. Bene, i Riva sono quelli – lo ricordiamo sempre in questa Aula con molto piacere – che davano 345 mila euro a Forza Italia, 98 mila euro alla campagna elettorale di Pierluigi Bersani ed altri 100 mila euro arrivavano a Bersani da Federacciai. Questo è l'Ilva, questa è la famiglia Riva e questa è la potenza degli industriali in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voglio anche ricordare che, in 15 anni, i Riva hanno fatto tre miliardi di utili – tre miliardi di utili – non ottemperando alle leggi o anche, più facilmente, al buonsenso per la tutela dei lavoratori. Ancora, Presidente, oggi ci troviamo davanti a un assurdo. Qual è questo assurdo ? La prima impressione è che l'assurdo sia che alcune aziende, anzi, una sola azienda sia sopra la legge, perché per quella azienda si sono fatti otto interventi legislativi. Quindi, abbiamo un'azienda che è immune alla magistratura e agli altri poteri dello Stato.
  In realtà, la cosa più assurda, come già ricordato dal collega De Rosa, è che questa legge potrà essere estesa a tutte le aziende che fanno male all'ambiente, che non si curano della tutela dei lavoratori, e quindi, banalmente, questa legge fa una cosa molto semplice: portare il nostro Stato in uno stato di inciviltà, facendoci regredire di centinaia di anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, Presidente, sarebbe più facile, forse, per la globalizzazione, andare all'estero a inquinare, ma perché farlo quando, magari, con alcune aziende, come quella dell'Ilva, è fisicamente difficile farlo, quando è più facile fare otto decreti per portare i non diritti dei lavoratori cinesi direttamente in Italia, dimenticando le lotte che sono state fatte dai nostri nonni e dai nostri padri negli ultimi cento anni ?
  Ancora, Presidente, noi ci lamentavamo che il PdL, Forza Italia, i berlusconiani attaccavano ogni giorno la magistratura; addirittura, occupavano i tribunali, paginate intere per quello che accadeva con il PdL e con Berlusconi. Bene, la giustizia 2.0 di Matteo Renzi va ben oltre: invece di occupare i tribunali, noi direttamente facciamo radere al suolo l'intera magistratura, un intero potere dello Stato raso al suolo per decreto. Di questo voi siete responsabili, anzi, non responsabili, ma colpevoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !Pag. 19
  E ancora, Presidente, qualcuno ci dice che noi siamo dei «gufi»; qualcun altro, forse più delicatamente, dice che noi soffriamo della sindrome di Cassandra, cioè che riusciamo a prevedere, guarda caso, quello che accadrà con i provvedimenti che voi varate in maniera assolutamente autocratica e dittatoriale. Bene, non ci vuole una palla di vetro, non ci vogliono poteri speciali per capire quello che voi state facendo: voi state demolendo uno Stato di diritto, e noi, ovviamente, in maniera molto facile, lo avevamo previsto, perché, quando in un decreto, in quello passato, si mette una norma che esonera da qualunque responsabilità civile e penale l'intera struttura commissariale, allora vuole dire, banalmente, che qualcosa dovrà accadere in quello stabilimento, che è molto probabile che accada, che è plausibile che accada subito, ed è successo dopo poche settimane.
  E voi cosa fate ? Intervenite con un altro decreto nella stessa direzione ! Allora, come dicevo, Presidente, qui, in quest'Aula, non abbiamo delle persone responsabili, ma abbiamo delle persone colpevoli. E di cosa si rendono colpevoli, di cosa si macchiano le mani ? Di sangue e di morte, perché, è vero, la sentenza della Corte costituzionale aveva detto che bisognava bilanciare due diritti, il diritto al lavoro e il diritto alla salute, ma quale bilanciamento c’è, se le persone continuano a morire ? Quale bilanciamento c’è ? Rispondetemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ed allora, Presidente, non si può parlare di alcun bilanciamento, non si può parlare di senso di responsabilità, non si può parlare di diritti: bisogna soltanto parlare di colpevoli, di omicidi e di assassini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Grazie Presidente. Ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, chiediamo che si proceda alla votazione sulla chiusura anticipata della discussione generale sul complesso degli emendamenti.
  È un provvedimento su cui c’è stato un lavoro sicuramente molto approfondito e proficuo nella Commissione di merito, con numerose modifiche. Sono stati affrontati nel merito tutti gli emendamenti proposti e sono stati anche accolti molti emendamenti e molti suggerimenti. È un provvedimento, appunto, che tiene insieme sostegno all'attività di imprese in crisi e efficienza della giustizia.
  Nella Conferenza dei presidenti di gruppo si è anche proposto nei prossimi giorni, quindi da subito, di potere affrontare tutti i 230 emendamenti circa che sono stati presentati, di poterli affrontare nel merito e di poterli votare, appunto, per continuare quella discussione di merito che già la Commissione ha svolto. Constatiamo invece, con l'iscrizione di circa quaranta colleghi sul complesso degli emendamenti, che è evidente si stia cercando di aprire la fase di ostruzionismo. Richiamavo prima, invece, l'importanza del provvedimento che noi vogliamo chiudere velocemente, per cui, appunto, la mia proposta di procedere alla votazione sulla chiusura anticipata.

  PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad un oratore a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
  Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Vorrei fare presente alla collega Cinzia Maria Fontana che c’è qualcosa che non funziona in quello che lei poc'anzi ha avuto il coraggio di dire all'interno di quest'Aula, ovvero che tutti gli emendamenti sono stati valutati nel merito e che sia stato eseguito un lavoro estremamente approfondito. Merita soltanto una parola, che è «vergogna» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 20
  Voi oggi cercate di dire che è stato fatto un lavoro approfondito, inserendo, all'interno del disegno di legge di conversione del decreto misure fallimentari, un emendamento che era in un altro provvedimento e che la presidente Ferranti si è assunta la responsabilità di inserire assolutamente con un criterio di inammissibilità. È un provvedimento che, di fatto, sancisce la morte dei lavoratori, di fronte al mero profitto aziendale (Applausi dei deputati del gruppo un'MoVimento 5 Stelle).
  Io rigetto queste considerazioni. Il rinvio oggi, secondo la collega Cinzia Maria Fontana, si palesa con la necessità di chiedere l'interruzione della discussione. Perché ? Perché secondo lei il numero degli iscritti a parlare è troppo e, quindi, si avvia forse una fase ostruzionistica. Vorrei ricordare alla collega Cinzia Maria Fontana che poco fa abbiamo votato, su proposta della presidente Ferranti, il rinvio in Commissione per farvi sistemare le questioni non regolamentate dal bilancio: non avete voluto votarle in Aula perché volete assolutamente avere le mani libere per mettere la fiducia quando volete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non prendete in giro anche chi oggi, magari con soli due anni di esperienza di attività parlamentare, questi giochi osceni ha capito benissimo come volete farli, ovvero che alla fine della fiera siete sempre lì a cercare di trovare il modo di fare finta di discutere le questioni. Ma la consapevolezza di fondo è sempre quella che volete solamente fregare i cittadini e le opposizioni.
  Votateli qua gli emendamenti ! Votateli qua dentro quest'Aula parlamentare, non cercate altre scuse. Interrompete la discussione e poi metterete la fiducia. Noi vogliamo parlare chiaramente di queste questioni. La questione dell'Ilva è un vomito. Non potete permettervi di influire sulla magistratura con atti meramente legislativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qual è il conflitto di attribuzioni ? Continuate a mischiare le due questioni, neanche Berlusconi arrivava a tanto ! Vi dovete fare schifo da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

  ALFREDO BAZOLI. Grazie Presidente, come ha già detto la collega Cinzia Maria Fontana prima di me, credo che l'importanza di questo provvedimento non possa esaurirsi sul punto che hanno affrontato fino adesso, in discussione generale, i colleghi del MoVimento 5 Stelle.
  Infatti, è un provvedimento che ha ad oggetto, a nostro modo di vedere, aspetti che vanno molto al di là, che sono molto più rilevanti e che riguardano, in modo particolare, il buon funzionamento e l'efficienza del sistema giudiziario e anche il miglioramento e l'efficientamento degli strumenti a disposizione dell'ordinamento giuridico per la risoluzione delle crisi di impresa e, quindi, per il miglioramento delle procedure concorsuali.
  Queste misure concorrono tutte al miglioramento e all'efficientamento del sistema della nostra giustizia civile e sono accompagnate anche da misure rilevanti e significative in termini di dotazione di risorse per il funzionamento dell'organizzazione della giustizia. Infatti, ricordiamo che in questo provvedimento sono anche contenute misure che consentono l'attribuzione di risorse significative per il miglioramento dell'organizzazione complessiva della macchina della giustizia.
  Noi riteniamo che tutto questo insieme di norme e di provvedimenti sia molto importante e significativo. Di questo, peraltro, abbiamo discusso ampiamente in Commissione, anche affrontando nel merito le tecnicalità del provvedimento, che sono tutt'altro che irrilevanti e tutt'altro che semplici. Abbiamo svolto una discussione molto approfondita anche con i colleghi del MoVimento 5 Stelle, contribuendo – credo – a migliorare anche significativamente il testo del decreto-legge che è arrivato in Aula.
  Tutti questi motivi, secondo noi, sono più che sufficienti a rendere legittima la Pag. 21nostra richiesta di riduzione dei tempi della discussione sul complesso degli emendamenti, per arrivare in tempi utili e il più possibile brevi alla votazione del provvedimento. Infatti, lo ripeto, focalizzare l'attenzione solo sull'aspetto che hanno affrontato fino a qui i colleghi del MoVimento 5 Stelle è molto riduttivo, perché questo provvedimento, in realtà, ha ad oggetto una platea e un coacervo di provvedimenti e di riforme che sono destinati a migliorare in maniera molto significativa il funzionamento della giustizia sotto alcuni aspetti che, sul piano economico, sono, a nostro modo di vedere, molto rilevanti.
  La dotazione di risorse aggiuntive per il funzionamento e l'organizzazione della giustizia, secondo noi, sono motivi più che sufficienti a giustificare una accelerazione dei tempi e anche un taglio della discussione sul complesso degli emendamenti, come richiesto dal mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Onorevole Sannicandro, adesso metto in votazione questa proposta e poi le do la parola per un richiamo al Regolamento.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno, Gadda, Lavagno, Nizzi, Sanga, De Maria, Mattiello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  462   
   Votanti  460   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no   177.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Mattiello, Palma e Zan hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole).

  Ha chiesto di parlare l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Vorrei chiedere alla Presidenza qual è il tempo assegnato per discutere di questo decreto-legge in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, perché, sulla base della risposta, potrei aprire un'altra discussione. Le chiedo: quanto è il tempo che è stato messo a disposizione da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo ?

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, questo è un decreto-legge e non è contingentato.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Volevo avere la conferma che fosse così, perché, in caso contrario, non si potevano porre limiti alla discussione.

  PRESIDENTE. Il caso contrario non si pone, quindi è tutto assolutamente perfetto e regolare.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Dopo questa ennesima forzatura da parte del Partito Democratico, cerchiamo di argomentare quello che, nell'articolo 21-octies, avete cercato di inserire in maniera assolutamente indegna. Ricordo a tutti che è stato emanato un decreto «ILVA-Fincantieri», qualche settimana fa, dal Consiglio dei ministri, approdato in Aula e «addormentato» dai presidenti di Commissione, Epifani e Realacci, sui quali ancora oggi pende la necessità di andare avanti in virtù del fatto che c’è un obbligo da parte del nostro Regolamento di arrivare in fase di discussione degli emendamenti riferiti agli articoli di quel decreto, visto che il Governo non ha rinunciato alla sua conversione. Noi oggi stiamo parlando del fatto che all'interno delle misure fallimentari viene inserito quello che è l'ennesimo Pag. 22«salva ILVA», l'ottavo, e questo solo per ragioni di sicurezza del lavoro. Di fatto, ricordiamo a tutti che, a seguito di un incidente mortale, all'azienda viene interdetto l'utilizzo di un altoforno e il Governo pensa bene di dissequestrare quell'altoforno e lasciare in mano all'azienda stessa le misure di sicurezza che possono essere messe in campo per migliorare la situazione all'interno dell'azienda stessa. Leggo esplicite parole: prevede un piano recante misure e attività aggiuntive per la sicurezza...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Crippa, scusi. Colleghi vi pregherei, come al solito, di fare in modo che chi parla lo possa fare almeno in maniera dignitosa.

  DAVIDE CRIPPA. Le misure di sicurezza che avete ipotizzato vengono lasciate nelle mani di colui che non ha adempiuto ai propri doveri in riferimento alla legge n. 81 del 2008, testo unico sulla sicurezza, che prevede siano in capo ed in nessun modo delegabili le funzioni di sicurezza del lavoro aziendali all'interno dell'ILVA stessa. Avete messo l'unto del Signore, che è il commissario straordinario dell'ILVA, con riferimento al quale avete pensato, nel penultimo decreto, di depenalizzare le sue malefatte dal punto di vista anche della sicurezza del lavoro, e non soltanto dal punto di vista del profilo della responsabilità per danni economici ed erariali. Oggi, ci troviamo di fronte al fatto che noi avevamo già denunciato in passato: nel caso in cui ci fosse stato un incidente mortale, quell'incidente avrebbe potuto essere ricondotto alla necessità dell'azienda di adeguarsi al piano ambientale. In quella occasione, voi avete detto che il commissario non era perseguibile penalmente. Vi dovete vergognare; è morta una persona e, in fondo a quella vicenda, noi probabilmente non vedremo mai un responsabile aziendale per quella situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma come ben sapete, noi abbiamo presentato le pregiudiziali e voi, con la solita faccia tosta che vi contraddistingue quando si votano le pregiudiziali, dite sempre che è una minoranza che presenta pregiudiziali senza criterio. Peccato che, ad un certo punto, anche il GIP di Taranto abbia sollevato profili di legittimità costituzionale di quel decreto. Quindi, non è soltanto il MoVimento 5 Stelle che si inventa che questa situazione è paradossale. Voi intervenite dopo un provvedimento di sequestro della magistratura con un atto del Governo per dissequestrare quelle aree, ponendo di fatto i lavoratori in una morsa tra l'azienda che gli dice: «tornate a lavorare» e il procuratore che gli dice: «occhio che, se rimuovete i sigilli, siete perseguibili penalmente». Allora perché mettere i lavoratori in quelle condizioni ? Solo per il vostro scopo di far finta di proseguire con un'attività industriale per la quale non avete mai neanche chiesto e avuto la dignità di chiedere al commissario Gnudi quale sia il piano industriale.
  Quel piano industriale previsto nei decreti precedenti, e mai – ripeto – mai presentato e realizzato, secondo cui si dovevano realizzare determinate situazioni legate soprattutto all'applicazione sul piano ambientale. Questa situazione è veramente vergognosa. È una notizia ancora di oggi l'ennesimo infortunio sul lavoro all'interno dell'Ilva. La smettete di prendere in giro i lavoratori ! Volete un altro morto, volete continuare su questa strada (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Oggi un operaio si è schiacciato il bacino. È andata bene fortunatamente: potenzialmente poteva scapparci l'ennesimo morto in questa situazione che voi volete portare avanti e rispetto alla quale – concludo, Presidente – nemmeno i Governi Berlusconi osarono tanto. I sindacati sono conniventi in questa situazione. In altre occasioni li avremmo visti fuori a protestare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): invece, no, se ne stanno rinchiusi perché sono benissimo consci di aver messo persone all'interno di questo Palazzo – concludo, Presidente – che dovrebbero teoricamente tutelare l'interesse dei lavoratori ma che non fanno nulla come il presidente Pag. 23della Commissione Lavoro e della Commissione Attività produttive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregio Presidente, egregi colleghi, credo che questo articolo 21-octies, misure urgenti per salvare l'Ilva...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sannicandro. Colleghi, vi prego, per favore, un po’ di silenzio, grazie. Prego, onorevole Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. È significativo non solo per quanto è già stato denunziato in quest'Aula ed anche in Commissione ma perché è scritto a chiare lettere che l'articolo 41 della Costituzione non è più in vigore e deve essere abrogato. Per chi non ha presente il contenuto dell'articolo 41 lo leggo: «L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». È un articolo che è contenuto nella prima parte della Costituzione ossia quella parte che voi avete giurato e spergiurato che non avreste toccato quando vi siete dedicati a smantellare la parte democratica ordinamentale. Ora questo articolo 21-octies parla di bilanciamento degli interessi della produzione con le esigenze di sicurezza dei lavoratori cioè praticamente siamo per il momento ad un livello di equiparazione: la Costituzione non prevale più sulla legge ordinaria ma Costituzione e legge ordinaria stanno sullo stesso piano. Stiamo assistendo a quello che io denuncio spesso: una mutazione genetica di quella che è la natura di certi partiti politici che una volta si chiamavano di sinistra e che i 5 Stelle stanno sempre loro facendo il favore di continuare a chiamare di sinistra mentre il PD con questi articoli non è più un partito di sinistra. È bene che ve ne convinciate perché lo stanno mettendo per iscritto: chiaro una volta per sempre ? Ora, dopo la riforma costituzionale, dopo l'Italicum, dopo il jobs act mancava un primo passo verso lo smantellamento di quanto è scritto nella prima parte della Costituzione. Ora è evidente che stiamo assistendo ad una svolta epocale: d'altra parte – l'altro giorno sui giornali leggevo un titolo (non ho letto tutto l'articolo) ma il titolo era significativo – il Ministro Alfano ha già dichiarato: grazie a noi il PD sta facendo una politica di centrodestra, non sarebbero mai venute alla luce le leggi che stiamo facendo se non ci fossimo stati noi. Quindi, è su questo che noi dobbiamo focalizzare la nostra attenzione, non sulla moralità o immoralità del singolo deputato o sulla debolezza o l'orgoglio del singolo deputato ma sulla linea politica di questo partito che si sta sempre più alienando o meglio distaccando dagli interessi della classe lavoratrice e questo vale per questo articolo 21-octies e per altre parti che sono contenute nello stesso decreto-legge.
  La cosa assurda, o meglio, la cosa che va spiegata è che il contenuto di questo articolo 21-octies era inserito in un decreto-legge fatto appositamente. Noi ci siamo riuniti per esaminarlo in sede competente e, poi, alla fine, ci è stato detto che questo decreto-legge doveva scomparire, doveva decadere, non doveva essere portato alle estreme conseguenze, perché ? Perché avevano pensato bene di inserirlo, di camuffarlo, di nasconderlo e di occultarlo in un decreto-legge molto più corposo laddove, praticamente, si poteva fare in modo che poi passasse inosservato. Infatti, il tentativo che si sta facendo oggi è quello di soffocare ogni discussione, perché non venga alla luce non soltanto la gravità di quello che si sta facendo, ma affinché non si possa denunciare che stiamo sovvertendo anche la Costituzione italiana; i lavoratori, la dignità e la loro libertà non sono più al centro di una certa linea politica cioè quella del Governo Renzi.
  Questo è l'argomento che va denunciato e questa è la politica che va disvelata al popolo italiano, perché se non faremo questo, non faremo altro che assecondare il Governo Renzi fornendogli una cortina fumogena di migliaia di emendamenti che Pag. 24alla fine servono soltanto a far dimenticare il nocciolo duro di questa questione. È da questo che noi dobbiamo prendere le distanze.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, quanto tempo ho ?

  PRESIDENTE. Cinque minuti.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, il lavoro in Commissione...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Ferraresi. Vorrei pregare i colleghi di abbassare la voce, perché sta parlando un collega e poi ne approfitto, onorevole Ferraresi, così per informazione di tutti, per ricordare che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti, a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, hanno facoltà di intervenire una sola volta, per non più di cinque minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti che non siano già intervenuti nella discussione, sempre che non abbiano già preso la parola altri firmatari dei medesimi emendamenti.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, dopo non posso più parlare sul mio, quindi ?

  PRESIDENTE. Può parlare una sola volta, non è che c’è il mio o il suo, può fare un intervento di cinque minuti, quindi, può parlare di qualunque emendamento.

  VITTORIO FERRARESI. Sono state già avanzate questioni molto importanti riguardanti questo decreto-legge, le modalità di discussione dello stesso e il fatto che vi sia stato inserito in maniera inaccettabile un provvedimento, il decreto Ilva, contro ogni limite e contro ogni decenza giuridica, etica e anche costituzionale, a questo punto. Io ci tenevo a sottolineare uno dei tanti punti che è rimasto in discussione (riguardante la Commissione giustizia e attinente al decreto-legge), che è quello affrontato, seppur in modo abbastanza veloce, appunto in Commissione giustizia, che si riferisce alla riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria. Stiamo parlando di dipendenti del Ministero della giustizia che, in tutti questi anni, hanno ricevuto un vero e proprio sopruso, una vera e propria ingiustizia rispetto a tanti altri dipendenti, perché non hanno mai ricevuto alcuna riqualificazione giuridica e, di conseguenza, anche, poi, economica.
  Stiamo parlando di persone, dipendenti che, in alcuni casi, stanno aspettando da più di vent'anni questo tipo di riqualificazione. Ecco, uno dei punti della riforma della giustizia del Governo Renzi, il dodicesimo, parla proprio di questo tipo di riqualificazione e, quindi, gli stessi sottosegretari, il viceministro, il Ministro Orlando, avevano messo in agenda questo tipo di riqualificazione, perché, ovviamente, non si poteva più andare avanti con questa vergogna, dopo tanti anni e dopo lo sforzo che tutti questi dipendenti fanno per mandare avanti la giustizia in questo Paese. Sistema della giustizia che ha sempre subito una mancanza di organico – tutt'ora, appunto, in certi tribunali supera il 50 per cento – per non parlare, anche, delle carenze di organico dei magistrati.
  In tutta questa situazione, ovviamente, dopo l'impegno del Governo che ha recepito un nostro ordine del giorno in un provvedimento precedente, noi abbiamo combattuto, come MoVimento 5 Stelle, e siamo stati l'unica forza politica che, in questi due anni e mezzo di legislatura, ha portato avanti questa battaglia per la riqualificazione di questo personale dipendente e siamo arrivati con questo decreto-legge in materia fallimentare, appunto, ad intervenire con un emendamento che prevedeva la riqualificazione, Presidente, di tutto il personale dell'amministrazione giudiziaria, senza sconti.
  Il nostro emendamento a mia prima firma, che appunto vorrei illustrare anche Pag. 25in questo momento prevedeva questo tipo di riqualificazione per tutti i dipendenti senza esclusione alcuna. Purtroppo il Governo, dopo che è stato costretto a mettere in agenda questo punto, dopo che gli stessi dipendenti, tramite anche comitati e associazioni, hanno fatto una dura lotta per contrastare questa vergogna e per ottenere quello che gli spetta ovvero la riqualificazione, ha fatto un emendamento che prevede, sì, una riqualificazione ma solo per alcuni dipendenti se in possesso di alcune caratteristiche, per esempio quella della laurea. Allora noi crediamo ovviamente come Movimento 5 Stelle che sia stato un passo in avanti vedere un Governo muoversi, dopo tanti anni di vergogna e di discriminazione, ma crediamo che assolutamente non sia sufficiente questo tipo di intervento; ciò, innanzitutto perché ovviamente è una discriminazione nei confronti di tutti gli altri dipendenti che magari hanno anche più anni di servizio, che hanno eguali competenze, che si stanno veramente adoperando per far funzionare la giustizia in questo paese, e secondo perché le coperture finanziarie noi le avevamo trovate. Avevamo trovato delle coperture oltre 90 milioni di euro, rispetto a quella del Governo che invece era arrivata a 25 milioni di euro. Noi crediamo che tutti i dipendenti della giustizia in questo momento, dopo vent'anni di vergogna e discriminazioni, abbiano diritto a questo tipo di riqualificazione. È stato approvato un ordine del giorno del Movimento 5 Stelle. Io credo veramente che il Governo, anche se tra poco metterà la fiducia, si debba prendere l'impegno in ogni caso nel primo provvedimento utile – e per questo depositeremo un ordine del giorno proprio in questa seduta – a riqualificare tutto l'intero personale dell'amministrazione giudiziaria e non solo alcuni. Io credo che sia una scelta di giustizia e di equità che spetta appunto a chi porta avanti la giustizia in questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.
  Colleghi, pregherei sempre per favore chi non è interessato a seguire il dibattito di uscire dall'Aula per fare in modo che chi parla lo possa fare in modo decente. Per favore, mi riferisco a tutti.
  Prego, onorevole Agostinelli.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie Presidente. Vorrei un attimo soffermarmi sulla descrizione generale di questo decreto-legge, che nelle intenzioni del Governo si muoveva nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose riforme del settore delle procedure concorsuali nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che l'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari quali banche ed assicurazioni. Per realizzare questo obiettivo vengono modificati, in maniera molto disorganica direi, alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi e di insolvenza, dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare civile e processuale civile, con misure anche di tipo fiscale volte alla tutela ora del debitore ora del creditore, rafforzando in particolare questi ultimi nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore. Il testo, inizialmente di 24 articoli, durante il passaggio in sede referente in Commissione Giustizia, ha visto l'aggiunta di dieci nuovi articoli dedicati ad aspetti legati prevalentemente all'amministrazione giudiziaria, fatta eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92 riguardante il cosiddetto appunto «decreto ILVA», per cui si è discusso prima in maniera abbastanza forte. Per quanto riguarda il contenuto, relativamente alle misure principali, il provvedimento reca nei primi due titoli rispettivamente interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive. Per questa sezione vanno annotati alcuni contenuti, in particolare per quanto riguarda l'articolo 1. Si tratta di innovazioni relative all'accesso al credito, per cui l'impresa che abbia chiesto il concordato Pag. 26preventivo può accedere in maniera rapida a finanziamenti per i quali è riconosciuto il beneficio della prededuzione del credito, l'introduzione di elementi di competitività nel concordato preventivo, con la possibilità di apertura sia ad offerte concorrenti per l'acquisto dei beni che a proposte di concordato alternative a quella dell'imprenditore e debitore (articoli 2 e 3).
  Più stringenti i requisiti per la presentazione della domanda di concordato (articolo 4) e per la nomina dei curatori (articolo 5), nonché la possibilità di rateizzare il prezzo delle vendite e degli altri atti di liquidazione (articolo 11); una disciplina per i contratti pendenti ma non ancora eseguiti nel concordato preventivo, i quali possono essere sospesi o risolti con maggiore flessibilità (articolo 8). Ancora, all'articolo 12, un'azione revocatoria semplificata per gli atti a titolo gratuito pregiudizievoli dei creditori, in relazione ai quali quest'ultimi potranno procedere subito ad esecuzione forzata.
  A conclusione, si aggiunge l'introduzione di un nuovo accordo di ristrutturazione dei debiti nei confronti dei creditori finanziari, banche ed intermediari (articolo 9), ove l'accordo può essere concluso con il 75 per cento dei creditori finanziari se questi rappresentano almeno la metà dell'indebitamento. Quest'ultimo articolo è stato oggetto, in particolare, di denuncia del gruppo MoVimento 5 Stelle, in relazione all'eccesso di potere attribuito ai maggiori gruppi bancari. Si segnala un nuovo articolo introdotto dal Governo durante l'esame in Commissione, l'articolo 11-bis, che introduce integrazioni al cosiddetto piano del consumatore, di cui all'articolo 8 della legge 27 gennaio 2012, n. 3, sul sovraindebitamento. Per quanto attiene, in particolare, il Titolo III, questo è composto da un solo articolo, il 16, che racchiude quello che è stato segnalato dai deputati nelle Commissioni giustizia e finanze come un vero e proprio regalo alle banche, poiché si consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento consentito sino ad oggi.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Presidente, volevo fare un riassunto generale dei principali contenuti del provvedimento. Per quanto riguarda i primi due Titoli del decreto, si rileva, in particolare, che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e d'urgenza relative al tema principale del provvedimento, perché proprio la materia concorsuale, in una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo, è oggetto di una commissione insediata presso il Ministero della giustizia fin dal 28 gennaio scorso.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Innanzitutto mi preme analizzare la volontà del Governo nel portare avanti questo decreto-legge. In realtà, questo decreto, laddove riferisce misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, risulta essere un falso, o almeno una omissione di atti d'ufficio, almeno da coloro che hanno scritto e che hanno portato avanti questo titolo. Perché questo ? Perché, premesso che questo decreto non è stato scritto né visto dal Ministero della giustizia e dal Ministro della giustizia, Orlando – come purtroppo ci capita sempre più spesso –, questo decreto è stato scritto dal MEF per il semplice motivo che serviva una cornice in cui infilarci il favore alle banche che questo Governo doveva fare, e di cui, d'altro canto, abbiamo già parlato in Commissione e anche con questi interventi. Pag. 27Insomma, serviva un po’ di nebbia, un po’ di fumo, per non far vedere fuori da quest'Aula l'immenso favore alle banche con la differenziazione della deducibilità dei crediti cosiddetti incagliati. Non paghi di questo falso, in realtà, dal mio punto di vista, in Commissione abbiamo riscontrato un altro falso, ma di diverso tipo, che chiamerei un falso ideologico in questo caso, una possibile ipotesi di falso ideologico.
  Ed è quello che è stato commesso dall'allora ed attuale presidente della Commissione giustizia, onorevole Ferranti, laddove ha dichiarato ammissibile un vergognoso emendamento che abbiamo soprannominato «salva-Ilva» con il quale si dissequestra ex lege l'altoforno 2, sequestrato dai pubblici ministeri a causa di una persona deceduta in quell'altoforno. Quell'emendamento era chiaramente inammissibile e serviva una persona che ci mettesse la faccia per poterlo dichiarare ammissibile. Ebbene, a quanto pare, la Presidente Ferranti si è presa l'incarico di dichiararlo ammissibile, commettendo dal mio punto di vista, anche se purtroppo in questa Aula, come nelle Commissioni, si può fare tutto ciò che si vuole, un chiaro falso ideologico. Magari anche grazie anche a questo, la stessa Presidente Ferranti oggi è stata riconfermata come presidente della Commissione giustizia. Insomma, l'hanno ringraziata di questo modo di fare la presidente, di questo modo di dichiarare l'ammissibilità o l'inammissibilità. Un vero e proprio scambio, in cambio della commissione magari di un falso ideologico.
  Presidente, da membro della Commissione Giustizia tutto questo è sinceramente inaccettabile e dovrebbe essere inaccettabile anche dal suo scranno di Presidente della Camera dei deputati. Sinceramente, se fossi in lei, farei un appunto, verificherei veramente cosa è accaduto in Commissione e in questa Aula per aver dichiarato ammissibile quel vergognoso emendamento.
  Ritornando al decreto-legge i punti nevralgici non sono quelli sui fallimenti, sui concordati preventivi, norme sull'amministrazione giudiziaria, in realtà, è tutta fuffa, non servono a niente. Il contenuto vero di questo decreto è rappresentato da quelle due previsioni, potremmo cancellare tutto il resto e al Governo quel contenuto andrebbe bene comunque. È ancora più grave che questo decreto scritto in questo modo sia stato controfirmato dal Presidente Mattarella, di cui sappiamo l'esistenza grazie alle celebrazioni del 19 luglio, giacché purtroppo a parte le firme che mette in questi assurdi decreti-legge ne avevamo perse le tracce. Siamo molto contenti del fatto che sia ancora vivo, grazie al cielo. Invitiamo, però, il Presidente Mattarella a verificare l'articolo 21-octies e a verificare quel vergognoso emendamento «salva-Ilva», di prendere coraggio, finalmente, e farsi carico della sua carica per rimandare alle Camere questa vergogna !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Si è affermato in questa Aula che questo decreto-legge è così importante e dunque non è giusto in fase di discussione generale e di discussione sul complesso degli emendamenti ridurre tutto alle critiche sulla norma trasportata dal decreto cosiddetto Ilva in questo provvedimento. Ebbene, queste affermazioni sono da rimandare decisamente al mittente perché, purtroppo, ormai è noto che in questo Parlamento quando si arriva in una fase vicina alla pausa estiva, vicina alle vacanze, quando l'attenzione dell'opinione pubblica è ai minimi livelli, quando anche l'informazione non è così attenta a tutto ciò che accade in queste Aule, è proprio in quel momento, in concomitanza magari di ferragosto o delle vacanze natalizie, che avvengono le peggiori «porcate». Questa norma trasportata in questo decreto in materia fallimentare ne è la perfetta dimostrazione.
  Perfetta dimostrazione perché non è ammissibile che se vi è un sequestro giudiziario attinente ad ipotesi di reato che appunto vanno a incidere sulla sicurezza dei lavoratori, in quei casi l'attività industriale Pag. 28può continuare. Ecco, questa è una stortura enorme, un danno enorme che stiamo provocando al nostro sistema perché, come già si è detto, in ragione del profitto economico si vanno a minare i diritti più elementari e si va a minare anche il funzionamento del nostro sistema penale.
  Questa, che noi consideriamo decisamente una grandissima «porcata», viene invece giustificata a nostro parere, con delle argomentazioni poco credibili e siamo qui a denunciare quello che sta avvenendo, anche con i nostri interventi nel merito di questo provvedimento, proprio perché speriamo che proprio a causa della mancata riflessione che c’è stata in Commissione giustizia su questi aspetti, speriamo almeno che in quest'Aula possa finalmente esserci un dibattito tale per cui fuori da quest'Aula, fuori da qui i cittadini riescano a capire che cosa sta succedendo, che si indignino, abbiano ancora più coscienza di quello che si riesce a fare e di quello che questo Governo riesce a fare in questo Parlamento grazie al tacito assenso di tutti i deputati della maggioranza. A noi queste cose fanno indignare e ci fa indignare ancora di più il fatto che dalle altre parti ci sia così la perfetta tranquillità di portare a termine questo disegno criminoso che si sta avallando già da tempo.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sarti. Liberare, anche velocemente, il banco del Governo, grazie. Prego, onorevole Sarti.

  GIULIA SARTI. Dico ciò perché questa logica è fallimentare e lo dimostrerà tutto ciò che arriverà come conseguenza nei prossimi mesi. Già è stato smantellato tutto il settore della scuola con questa assurda riforma, adesso ci ritroviamo anche questo nuovo decreto, già vedremo i danni provocati dalla riforma sulla pubblica amministrazione. Noi diciamo basta, diciamo basta. La prossima settimana probabilmente avremo anche il disegno di legge del Governo in materia di riforma del codice di procedura penale e dell'ordinamento penitenziario e anche lì nuove «porcate» che verranno poi tranquillamente esposte in Commissione giustizia e in quest'Aula. Almeno oggi, vediamo di riflettere maggiormente su quello che sta accadendo e abbiate la forza e il coraggio di indignarvi perché se queste cose le avessero fatte altri Governi prima di voi, magari di centrodestra, non solo vi sareste indignati ma avreste fatto tutto ciò che stiamo facendo noi adesso, e cioè una battaglia forte per non minare, come già detto, i principi – che per noi sono fondamentali – di tutela della sicurezza dei lavoratori, dei cittadini e del nostro sistema penale. Poi rilevo anche una decisamente terribile confusione perché in questo decreto abbiamo anche il ripristino delle sedi distaccate dei TAR, che sono state soppresse nel decreto-legge n. 90 del 2014 convertito il legge a luglio dell'anno scorso...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Sarti.

  GIULIA SARTI. ... e poi dopo un anno si torna indietro sui propri passi e si riflette e si capisce che forse erano da evitare queste soppressioni delle sezioni distaccate dei TAR. Allora, evitiamo per favore anche questa volta di approvare norme che poi dopo mesi o magari dopo un anno dovremo rivedere; dovrete tornare sui vostri passi perché vi sarete resi conto, come vi stiamo denunciando ora, che sono delle autentiche «porcate» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, questo decreto-legge è stato definito sul fallimento, in realtà poi tratta anche di procedure concorsuali diverse e concordato preventivo, ma come al solito questo Governo ci riserva delle sorprese. All'interno di questo provvedimento si parla anche di pensioni dei giudici, di regali alle banche. Poi la settimana scorsa è arrivato questo emendamento che, dal nostro punto di vista, è inammissibile, ma Pag. 29tanti tecnici lo hanno definito assolutamente estemporaneo, fuori dal contenuto del decreto stesso. Infatti ancora ci stupiamo e che ci chiediamo per quale motivo la presidente della Commissione giustizia l'abbia dichiarato ammissibile.
  Perché se parli di fallimento, non parli di piani di sicurezza dei lavoratori, non parli di Ilva, non parli di dissequestrare un altoforno. Se parli di fallimento entri nel merito della questione e parli di crisi di impresa, parli di imprese che, a domino, vanno in crisi, perché quando un'impresa fallisce poi si porta dietro, a strascico, tantissime altre imprese che devono, purtroppo, fare i conti con la crisi e magari lasciare a casa dei dipendenti e mettere sul lastrico della famiglie.
  Allora, quando ho letto il testo di questo decreto sono andata a vedere quelle che erano le modifiche che si volevano andare a portare in materia di concordato, che è questa procedura che, insomma, esiste da pochi anni, con cui viene data la possibilità alle aziende di rientrare gradualmente dai propri debiti. In realtà, purtroppo, è stata usata in maniera anche fraudolenta, cioè per dilazionare la possibilità di rientrare e molto spesso, poi, queste procedure diventavano dei fallimenti veri e propri. E questo cosa comportava ? Che i creditori, che molto spesso sono aziende, restavano a bocca asciutta e ricevevano lo 0 per cento.
  Allora, abbiamo presentato degli emendamenti e la Commissione ha lavorato anche di notte. Abbiamo fatto le 2 di notte per velocizzare questi tempi, i tempi che ci hanno imposto, che ci ha imposto l'Aula, che ci ha imposto l'ufficio di presidenza della Commissione giustizia. Abbiamo lavorato di notte e abbiamo tentato di apportare degli emendamenti migliorativi, imponendo la soglia del 20 per cento obbligatoria minima per i piani concordatari, con il 20 per cento di pagamento minimo per i chirografari, perché veramente ci sono dei creditori, delle imprese, che non ricevono nulla, pur avendo 20, 30 o 35 mila euro di crediti. Sono soldi, sono veramente tanti soldi !
  Se poi pensiamo che queste procedure vengono azionate in maniera fraudolenta, per dilazionare e anche – purtroppo devo dirlo – per ingrassare i professionisti, i commissari, quelli che fanno le relazioni e l'attestazione, perché queste procedure purtroppo sfociano in fallimenti e gli stessi commissari diventano curatori di questi fallimenti. Allora, va bene quando si dice di non nominare il curatore che è già stato commissario. Ma perché, poi, non avete considerato la nostra proposta emendativa, che andava a chiedere la rotazione delle nomine di questi soggetti, con criteri di trasparenza, di merito e di esperienza ? Perché purtroppo succede che sono sempre gli stessi a venire nominati e sono sempre gli stessi che ingrassano. Anche gli auditi ci hanno detto che è quasi impossibile per uno stesso studio, per uno stesso professionista, portare avanti 10, 15 procedure in un anno: al massimo 4 o 5, ma invece così non avviene.

  PRESIDENTE. Ha ancora un minuto.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Poi, abbiamo tentato di inserire altri strumenti per migliorare questa procedura, come, ad esempio, depositare una cauzione all'inizio del deposito del piano, per rendere più serio questo piano, ma anche questa proposta non è stata accettata. Abbiamo insistito per togliere il silenzio assenso, una cosa che è stata imposta notte tempo – anzi, nel recente 2012 -quando Monti era al Governo e che sostanzialmente ha tagliato le gambe ai creditori, che se non rispondono vuol dire che sono d'accordo. Ma probabilmente non è sono d'accordo: semplicemente non sono stati sufficientemente informati, perché molto spesso a queste procedure possono accedere solo ed esclusivamente le grandi aziende e ci si dimentica che il 99,9 per cento delle aziende italiane sono piccole e medie imprese, che sono il tessuto economico del nostro Paese, che vivono e fanno sacrifici. Proprio ieri un'imprenditrice, in un convegno a Milano a cui ho partecipato, all'università Cattolica, diceva quanto difficile è sopravvivere in queste condizioni quando purtroppo non puoi...

Pag. 30

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Businarolo.

  FRANCESCA BUSINAROLO. ... non puoi decidere del tuo destino, perché lo decide un'azienda più grande della tua, con dei piani del genere.
  Su questo provvedimento si poteva discutere di più e meglio. Purtroppo, questo non ci è stato permesso e di questo mi dispiace molto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Intervengo, nello specifico, sul nuovo regalo che viene fatto alle banche. Bisogna fare un po’ di memoria storica. Cosa è successo negli ultimi anni ? Si parla di crediti, anzi di perdite riferite al settore bancario, che sono le perdite riferite ai crediti non riscossi.
  Cosa vuol dire ? Vuol dire che molte banche negli ultimi anni hanno elargito molto credito, magari chiedendo poche garanzie e ora questi crediti che non sono riuscite a incassare li possono mettere a perdita, il che in cosa consiste ? Consiste nel fatto che, mettendoli a perdita, si avrà logicamente una grossa perdita per quanto riguarda le tasse, in quanto le banche avranno un vantaggio fiscale e lo Stato dovrà pagare questo vantaggio fiscale, il che è tutto logicamente una perdita per i cittadini. Ma andiamo ancora a ritroso: una volta le banche potevano mettere a perdita questi crediti non riscossi in diciotto anni, poi arrivò il Governo Letta e nella legge di stabilità 2014, a dicembre 2013, stabilì che queste perdite potevano essere divise in cinque anni, ma non basta, non basta, perché arriva il Governo Renzi e il Governo Renzi dice che queste perdite le banche le possono ridurre in un anno solo, tutte nello stesso anno. Ma vogliamo capire di che cosa si tratta ? Si tratta di circa 20 miliardi di perdite del settore bancario che ogni anno possono essere iscritte nel bilancio annuale, 20 miliardi, la relazione tecnica ci parla di 17 miliardi e mezzo, in realtà, facendo due calcoli, ci rendiamo conto che questi 17 miliardi forse sono una stima ottimistica, perché, se guardiamo l'andamento delle sofferenze bancarie dal 2009 ad oggi, sono cresciute mediamente di 20 miliardi all'anno, da 40 miliardi nel 2009 siamo passati ad oggi, nel 2015, a 180 miliardi di sofferenze bancarie, una cifra mostruosa, tant’è che si parlò di fare una famosa bad bank, cioè un veicolo nazionale che potesse acquistare queste sofferenze per renderle praticamente bancabili, commerciabili, riuscire a ottenere qualcosa grazie ad una garanzia dello Stato su questa famosa bad bank. Ora la bad bank non si farà più, così sembra, ma allo stesso tempo si fa questo regalo alle banche, cioè si dice alle banche che possono mettere a perdita l'intero valore di sofferenze maturato in un anno, e questa è una cosa gravissima. Ma dalla relazione tecnica, guardandola bene, spulciandola, sembrerebbe che lo Stato ottenga quasi un vantaggio fiscale e allo Stato entreranno più soldi. Questo è falso, perché magari entreranno più soldi con riferimento alla vecchia procedura, quella dei cinque anni, in quanto si va a modificare in parte anche quella, ma quella misura, la divisione in cinque anni dello sconto fiscale, era comunque una misura che costava tantissimo allo Stato, costa tantissimo a tutti i cittadini, e quindi dobbiamo renderci conto che da questa misura non si ottiene un vantaggio fiscale, ma anzi una perdita fiscale, perché le banche in questo ultimo anno, proprio nel 2014, avrebbero potuto avere dei bilanci positivi, su questi bilanci avrebbero potuto pagare delle imposte; grazie a questo regalo fiscale, di imposte non ne pagheranno più, e quindi avremo minori entrate, minori entrate, proprio dal settore bancario. Quindi, vogliamo fare un regalo alle banche ? Va bene, facciamolo, facciamolo, però vogliamo obbligare le banche ad emettere un pochino più di credito, perché penso che una delle finalità di questa misura sia quella di rendere le banche un pochino più operative, dargli la possibilità di emettere maggior credito verso famiglie e imprese, perché le famiglie e le imprese Pag. 31hanno bisogno di soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non sta partendo il nostro Paese, il nostro ? Paese è al palo, perché le imprese non hanno soldi. Ora si fa questo regalo alle banche, ma almeno vogliamo dare alle banche la possibilità di dare maggior credito ? No, non viene fatto, perché non c’è nessun obbligo in questa misura per cui le banche saranno obbligate ad emettere maggior credito per famiglie e imprese, un po’ come quello che è stato fatto dalla BCE con le famose TLTRO, dove praticamente non c’è nessun obbligo di fatto per le banche di emettere maggior credito. Anche in questo caso, con questo nuovo regalo alle banche, tutto italiano, non c’è nessun obbligo per l'emissione di maggior credito verso famiglie e imprese. Quindi facciamo un bel regalo fiscale alle banche, senza nessun vantaggio per la nazione, per la produttività, per le nostre imprese, per le nostre famiglie, nulla di nulla, un regalo fiscale che secondo noi costerà parecchio, perché se ogni anno le banche possono mettere a perdita circa 17 miliardi e mezzo, secondo noi sono 20 miliardi, vuol dire che otterranno un vantaggio fiscale per circa un terzo, perché l'IRES più l'IRAP valgono circa il 30 per cento, quindi su 20 miliardi rendiamoci conto che allo Stato entreranno in meno circa 7 miliardi di euro di tasse. Tutti questi 7 miliardi sono un regalo alle banche che lo Stato fa annualmente sui bilanci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Mi riallaccio a quanto detto dal mio collega, perché si parlava, alcuni mesi fa – poi non è stato nominato più di tanto – del famoso quantitative easing di Draghi, che avrebbe dovuto dare un forte impulso all'economia, perché le banche avrebbero dovuto aprire proprio questi rubinetti del credito. Noi ci domandiamo dove siano andati a finire questi fiumi di denari, perché, attualmente, le imprese continuano a non ricevere un euro, le imprese sane.
  Le banche hanno queste perdite continue e poi intervengono meccanismi più o meno artificiosi, come il bail-out, per cui, ricordiamolo, ci rimettiamo noi contribuenti i soldi, oppure come il bail-in, dove ci rimettono direttamente i correntisti; ma bisognerà porsi prima o poi la domanda sul motivo per il quale alle banche sia data mano libera di lavorare così male.
  Infatti, nessuna azienda al mondo può stare in piedi, operando in questo modo. E invece no, non è possibile chiedere spiegazioni sull'operato di queste immense istituzioni finanziarie, che tengono i Governi praticamente sotto ricatto. Lo abbiamo visto, poi, alla fine, chi comanda realmente in Europa, chi stabilisce le regole europee, chi stabilisce, a quel punto, anche le regole interne ai singoli Stati.
  Le banche non possono fallire, però possono fare il proprio porco comodo ! Quindi, allora, se non possono fallire, controlliamo prima che cosa combinano queste banche, dato che poi i guai ce li dobbiamo piangere noi, cittadini, e tutta l'economia reale, che, ovviamente, non è assolutamente curata e tutelata dal credito. Infatti, proprio a questo proposito, colgo l'occasione per ricordare un'interpellanza che ho svolto proprio venerdì, perché non so se quest'Aula lo sa, ma, attraverso una circolare, addirittura della Banca d'Italia, si è intervenuti sul famoso credito revolving – che non è revolver, perché ci si deve solo sparare a questi tassi, ma revolving – che sappiamo essere quella carta di credito che, in sostanza, non vede l'addebito al consumatore a fine mese, ma lo vede rateizzato.
  Bene, la Banca d'Italia ha stabilito che, grazie a questa rateizzazione, gli interessi che le banche applicheranno su di essa possono arrivare fino al 24 per cento e rotti. Noi abbiamo un tasso di interesse legalizzato di usura, che supera il 24 per cento. Questa è usura legalizzata ! Allora, le banche sono libere di operare facendo usura, sono libere di accumulare ingenti perdite, tanto per i miliardi andiamo a tirare una linea sotto e gliele rifondiamo noi. Sono libere di non avere bilanci trasparenti, sono libere di mandare a Pag. 32monte tutta un'intera economia reale, sono libere di stipulare contratti derivati, senza assolutamente freni inibitori, che mettono in crisi profonda il sistema economico, perché scaricano i rischi, ancora una volta, sull'economia reale.
  Sono libere di fare quello che vogliono ! Allora, voi, che spesso andate in Europa, poiché l'Europa è molto attenta a togliere di mezzo i prodotti italiani, perché mette la regola sul formaggio con la polvere e senza polvere, sulle arance della Sicilia che non vanno bene e, alla fine, per un gioco delle tre carte, importiamo per due lire quelle della Tunisia, dite una cosa in Europa: togliessero un po’ l'attenzione da questi temi agricoli e concentrassero l'attenzione su una vera separazione bancaria, perché l'economia reale non ha più intenzione di rimetterci i soldi per colpa di questa finanza speculativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Intervengo anche io, come i colleghi della Commissione finanze, sull'articolo 16 e vorrei, prima di tutto, far notare che questo articolo non c'entra assolutamente nulla con il resto del decreto. Il titolo dell'articolo è: «Deducibilità delle svalutazioni e perdite su crediti di enti creditizi e finanziari e imprese di assicurazione».
  Dovete un po’ spiegarmi che cosa c'entra con il diritto fallimentare e con tutto quanto è stato esposto dai miei colleghi della Commissione giustizia. Noi abbiamo chiesto che quest'articolo venisse proprio stralciato dal provvedimento in esame e trattato in un provvedimento ad hoc e che questo provvedimento, possibilmente, passasse in sede referente in Commissione finanze.
  Tra l'altro prima la collega della Commissione del Partito Democratico Ferranti è intervenuta raccontando e dicendo la solita bella storiellina, ovvero che si è fatto un gran lavoro in Commissione. Ma la collega non è una collega di Commissione finanze e avrebbe come minimo dovuto dire che questo provvedimento non doveva essere approvato, perché quell'articolo, l'articolo 16, in Commissione finanze non c’è manco passato, se non in sede consultiva. E sappiamo tutti cosa vuol dire una sede consultiva.
  Comunque, detto ciò, andiamo a vedere cosa dice l'articolo 16. Lo hanno spiegato bene anche i miei colleghi. L'articolo 16 tratta di deducibilità delle svalutazioni e delle perdite su crediti di banche e di assicurazioni, che viene ridotta da cinque anni ad un anno solo. Senza essere dei geni e senza essere ingegneri o ragionieri, questo già dovrebbe fare pensare che comporterà una perdita per le casse dello Stato o meglio un mancato incasso da parte delle finanze dello Stato. Infatti, se andiamo a vedere anche la relazione tecnica, specialmente quella della Commissione bilancio, vediamo la quota di imponibile in deduzione per le banche e le assicurazioni. Teniamo a precisare che solo le banche e le assicurazioni potranno farlo, perché le imprese che non sono banche e non sono assicurazioni non potranno fare tutto ciò. Ripeto: per l'imponibile che andrà in deduzione ai fini IRES si tratta di 17 miliardi di euro, mentre ai fini IRAP si tratta di 22 miliardi di euro.
  Se noi andiamo a applicare le aliquote che tutti noi conosciamo dell'IRES e dell'IRAP a questo mancato introito, sempre secondo la relazione tecnica della Commissione bilancio, si tratta di un minore incasso di 2,6 miliardi, 3,2 miliardi e 4,5 miliardi e questo rispettivamente per il 2016, il 2017 e il 2018, per quanto riguarda l'IRES. Mentre, per quanto riguarda l'IRAP, si avrà un minore incasso di 440.596.870. Ci fermiamo ai primi tre anni.
  Dopo queste cifre uno potrebbe dire: sicuramente è una manovra che andrà ad appesantire le casse dello Stato, perché si tratta di minori incassi. Infatti, se io porto a deduzione un qualcosa, vuol dire che andrò a pagare meno tasse e quindi ci sarà un introito minore. Da qui noi diciamo che è l'ennesimo aiuto per le banche.
  Però la cosa che è sconvolgente è che la relazione tecnica e le belle tabelline Pag. 33presentate all'interno di questa relazione portano alla fine un totale positivo o quasi zero. Ora noi non siamo dei geni e non vogliamo dire di essere dei geni o dei matematici o dei maghi. Noi chiediamo semplicemente di farci vedere quali sono i calcoli che sono stati fatti. Lo abbiamo chiesto in ogni sede, praticamente ad ogni parlamentare di maggioranza e anche al Governo e nessuno – nessuno ! – ci ha ancora spiegato come sono stati fatti questi calcoli.
  L'ultima bellissima risposta che ci hanno dato, che ci ha dato un collega del Partito Democratico, è stata: «è scritto nella relazione tecnica !». «Eh, grazie !» – mi verrebbe da dire – «certo che è scritto nella relazione tecnica, ma dove li avete presi ?». «Eh, dai bilanci delle banche». Quindi noi andiamo ad approvare una cosa in base ai bilanci delle banche. Ovviamente la risposta era una risposta senza senso, perché nemmeno il collega sapeva di che cosa stesse parlando.
  Infatti questi sono i risultati: ci troviamo con una relazione tecnica che conclude – leggo Presidente e poi concludo –: al riguardo si osserva in linea generale che la relazione tecnica fornisce risultati di alcune simulazioni effettuate sulla base delle situazioni dei singoli contribuenti interessati. Pertanto si prende atto di tali risultati – «si prende atto di tali risultati» ! – non risultando possibile procedere ad una verifica dei medesimi. Tuttavia al fine di valutare i diversi passaggi del provvedimento di quantificazione – e seguito a leggere – appare necessario acquisire i seguenti dati e chiarimenti.
  In conclusione, quindi, Presidente noi stiamo per approvare un documento che nemmeno la Commissione bilancio con la sua relazione tecnica – è quella giallo vi ricordo – non è riuscita nemmeno a quantificare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Quando ho letto per la prima volta questo decreto-legge ho immaginato la scena che potrebbe verificarsi a dicembre 2015, quando il PD e la maggioranza si incontreranno con le banche, si faranno uno scambio di auguri e si scambieranno anche, come sono solite fare le banche, le agendine dell'anno dopo, solo che il Governo darà alla banca un calendario, un'agendina particolare in cui ci saranno soltanto due giorni dell'anno, il 24 e il 25 dicembre, perché tanto, con questo Governo, per le banche è sempre Natale, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c’è una sola norma che arriva in cui non ci sia nascosto il regalo alle banche, sempre. Ma ogni tanto una norma che sia anche a favore dei cittadini, quelli che ogni tanto incontrate per le strade per sbaglio, non potrebbe capitare ?
  Presidente, per dare un'idea di cosa stiamo parlando, dobbiamo immaginare una telefonata in cui, a un certo punto, il MEF chiama internamente qualche funzionario e dice: «Guarda, le banche ci hanno chiamato. Dicono che sarebbe auspicabile un altro regalo». Qualcuno dall'altra parte dice: «Come un altro regalo ? Ancora ? Ne abbiamo fatto uno quindici giorni fa» «Ma le banche dicono così» «Ma come facciamo ? Ci sono quelli del MoVimento 5 Stelle che stanno lì, che rompono le scatole, che denunciano il regalo» «Inventatevi qualcosa, inventatevi la crisi, per esempio, la crisi delle aziende. Mettete in mezzo la crisi delle aziende, tanto poi facciamo passare tutto. Mettete, per esempio, la riforma del diritto fallimentare».
  E qualcuno avrà detto, dall'altra parte del telefono: «Scusa, abbiamo nominato, con il Ministro della giustizia, una commissione due mesi fa, la commissione Rordorf, con la quale stiamo riformando il diritto fallimentare» «Ci sarà, in qualche modo, un'urgenza da giustificare. Mettiamo altre norme sul diritto fallimentare».
  E così accade che arriva un provvedimento sul diritto fallimentare molto confusionario, molto caotico, spesso addirittura contraddittorio rispetto al lavoro che Pag. 34sta compiendo l'altra commissione nell'altro Ministero. E all'interno di questo provvedimento ovviamente ci sono una miriade di norme a favore delle banche. Una è stata già citata: un regalo sostanziale di 7 miliardi di euro all'anno. Manca solo che SEL e il PD cantano «Bella ciao» qui e poi ci ripropongano di nuovo un'immagine che non avremmo mai voluto vedere: quella del regalo di 7 miliardi e mezzo di euro fatto l'anno scorso. Qui, invece, avviene ogni anno. E come avviene ? Avviene portando in perdita tutte le sofferenze. Ma i cittadini lo possono fare ? Le imprese possono portare in perdita ? Assolutamente no, ne devono dimostrare l'inesigibilità. Ma per le banche questo discorso non vale.
  Per non parlare dell'altra norma che stabilisce che da domani in poi le banche potranno espropriare tutti i beni che i loro debitori hanno donato a terzi. La legge glielo consentiva fino ad ora; è chiaro che se tu avevi davanti il furbetto dovevi chiedere la sentenza a un giudice, che accertasse che c'era un furbetto di mezzo. Ora, invece, non più. Le banche, se il debitore ha fatto una donazione del tutto legittima, possono aggredire immediatamente la donazione, poi è quel terzo che deve opporsi.
  Presidente, io ho sentito parlare di urgenza. Il problema è: urgenza per chi ? Urgenza per le banche ? In un provvedimento in cui c’è di tutto, in totale contrasto..., ma ormai l'articolo 77 della Costituzione appartiene al passato, probabilmente Verdini ci sta già lavorando sopra. Allora, io mi chiedo come è possibile che questo provvedimento possa arrivare e in un delirio, un delirio di illegalità si pensa addirittura, alla fine, di forzare la mano al punto di inserire la norma sull'Ilva. È la norma sull'Ilva, Presidente, che stabilisce che se un magistrato sequestra un'impresa, perché ci sono ipotesi di reato riguardo la sicurezza dei lavoratori, l'impresa deve andare avanti a tutti i costi, anche a costo della salute e della sicurezza dei lavoratori.
  Io mi chiedo come si possa arrivare a questo punto. Infatti, Presidente, quando si parla di questa norma noi dobbiamo farci una domanda, guardarci in faccia e porci la domanda vera: questo Parlamento ha la licenza di andare contro la legge ? Infatti, se ce l'ha, allora può fare questa norma. E un'ultima cosa: questo Parlamento ha licenza di uccidere ? Può uccidere i lavoratori a norma di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché, se è così, lo sta facendo.
  Presidente, la nostra battaglia è sacrosanta perché è favore dei diritti dei lavoratori che sono il punto di partenza, il traguardo per qualsiasi battaglia debba essere fatta in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Fino al 2010 in Italia non vi era nessuna possibilità per le banche di dedurre né le DTA né le perdite su crediti. Dal 2010, grazie al Governo Berlusconi, viene introdotta questa nuova possibilità, rimodificata nel 2011, rimodificata da Monti nel 2012, ma resa veramente, veramente pericolosa dal Governo Letta nel 2013.
  Vi dico alcune piccole cose: diciotto diviso diciotto fa uno, diciotto diviso cinque fa più di uno, cinque diviso uno fa ancora di più. Questo per poter dire cosa ? Per poter dire una semplice verità: è impossibile che questo decreto porti gettito d'entrata. Noi stiamo facendo credere ai cittadini italiani che dando dei maggiori sconti fiscali alle banche il Tesoro otterrà maggiori entrate.
  Presidente, è questo il messaggio che si vuol far passare, infatti noi cosa chiedevamo ? Chiedevamo semplicemente di levare l'articolo 16 dal totale dell'articolato, ciò per poterne discutere con calma. Un paio di giorni fa ho presentato un question time e, comunque, scusatemi – mi ascolti, mi ascolti un secondo..., si lo vedo che ascolta – ma nel momento in cui si parla di problemi all'economia reale, nel momento in cui un pensionato continua a vivere con 485 euro al mese – non è Pag. 35populismo Presidente, è realtà, è realtà, vivono con 485 euro al mese –, nel momento in cui ci sono queste preoccupazioni e problematiche da parte dei nostri cittadini, noi prendiamo ben 19 miliardi di euro, Presidente – stimati addirittura non dal Governo, ma da Mediobanca –, per dare la possibilità alle banche di dedurre le perdite su crediti anziché in 18 in 5 anni, quindi nella manovra 2013 una cosa è certa, abbiamo perso 19 miliardi di euro.
  Siccome arriva un provvedimento molto simile a quello della legge di stabilità 2013 che ci fa perdere 19 miliardi di euro – cosa che con quelle cifre avremmo potuto aumentare le pensioni dei pensionati da 485 a 600 euro per ben 7-8 anni –, ebbene dopo numerose richieste al Governo e ai membri della maggioranza io faccio un question time e gli chiedo: scusatemi, voi state venendo in Commissione a raccontarci che la nuova possibilità di deduzione delle perdite su crediti – maggiore rispetto a quella del 2013 e ancora maggiore rispetto a quella dei 18 anni – ci porterà maggior gettito, però noi non lo capiamo. Presidente, gli abbiamo detto che non lo capiamo, ma non è che non lo capiamo noi, non lo capiscono neanche i funzionari della Commissione bilancio perché i funzionari della Commissione bilancio dicono chiaramente al Governo – pagina 19 –: va bene, voi li fate bene i conti, la sottrazione, la somma, la divisione di questi numeri in queste tabelle le fate bene, ma dove avete preso quei numeri ? Presidente, non mi ha risposto nessuno, non ci ha risposto nessuno, nessuno è stato capace di dirci da dove arrivano questi numeri. E allora feci una cosa molto semplice, arrivai in Commissione e presentai un question time nel quale ho proposto una valutazione seria di questa proposta. Visto che quella della legge di stabilità del 2014 è praticamente simile, cambia solo il periodo, entro il quale si possono dedurre le perdite su crediti, mi dite quali risultati abbiamo ottenuto ? Presidente, innanzitutto mi dicono che preliminarmente giova precisare che ai fini di un riscontro con quanto esposto..., non vi sono dati disponibili, quindi noi presentiamo una legge senza aver visto i dati disponibili e attuali per una legge molto simile di un paio di anni fa, ma non solo: lo sapete qual è il risultato ? Sapete quanto avevano stimato ? Il Governo aveva stimato 1 miliardo e 285 milioni di euro in più per il 2013: 1 miliardo e 285 milioni. Lo sa quanti ne abbiamo recuperati ? 19 milioni di euro ! Non prendete in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Nell'esame di questo provvedimento noi stiamo ancora tentando di apportare delle modifiche. In questo provvedimento si stabilisce che, se uno stabilimento è di interesse nazionale, nonostante l'eventuale sequestro dovuto anche a fatti luttuosi, l'attività di impresa deve proseguire. In ogni emendamento cerco di chiedere che almeno il piano che l'azienda deve predisporre per proseguire l'attività durante la fase di sequestro non sia semplicemente comunicato all'autorità giudiziaria ma sia vagliato dai Ministeri competenti. Questo credo che sia davvero il minimo perché in pratica si dice che può succedere qualsiasi cosa in uno stabilimento di interesse nazionale ma l'attività deve andare avanti. Poi l'aspetto paradossale è che questo stabilimento di interesse nazionale non ha neppure un piano industriale. Tale questione sarà oggetto in seguito di altra attività che faremo e lo scriveremo anche in un ordine del giorno a questo provvedimento: non è possibile che sia uno stabilimento di interesse nazionale ma non vi sia un piano industriale. Non si capisce neanche per davvero cosa debba o possa fare l'Ilva in questo momento. È importante a livello industriale, a livello nazionale l'acciaio che produce o è importante qualcos'altro che deve fare questo stabilimento ? Si pensi a tutte le bestialità che ne conseguono, le condizioni di lavoro assolutamente inaccettabili a cui i lavoratori sono sottoposti quotidianamente e che Pag. 36hanno portato negli ultimi tre anni a cinque decessi, contando solamente quelli da infortunio sul lavoro – l'ultimo è quello relativo all'incidente di Alessandro Morricella dell'8 giugno – quindi c’è un paradosso perché non si capisce a questo punto quale sia l'interesse della nostra nazione: devo far produrre un'impresa che non deve garantire occupazione perché forse questa impresa dà occupazione più agli obitori di Taranto. Infatti bisogna pensare che ci sono lavoratori che muoiono, poi c’è l'inquinamento prodotto e già certificato. Non si capisce se l'interesse sia quello di produrre acciaio, non si capisce se vi sia una qualche visione. Adesso si dice che è dichiarata di interesse nazionale: dovrà semplicemente scrivere un piano per tutelare la salute. Come fa a tutelare la salute uno stabilimento dove avvengono incidenti del genere e in cui non si capisce neanche quello che è accaduto ? Parliamoci chiaro da adulti: non è che se muore una persona in uno stabilimento, questo viene sequestrato o fermata l'attività. È stata fermata perché non si è capito quello che è accaduto, non si è capito se potrà ripetersi un incidente del genere e non si capisce se per caso nella matrice utilizzata per fondere l'acciaio ci sia qualcosa di anomalo perché risulta che sia uscito anche del gas durante quella fase che non doveva esserci. È per questo che è stato posto un sequestro senza facoltà di uso perché chiaramente non avendo capito quello che succede nell'altoforno 2 si è disposto il fermo e qui non c’è uno scontro tra Stato e magistratura. Non c’è questo scontro semplicemente perché in questo momento non esiste il Governo. Un Governo che scrive queste cose vuol dire che annulla se stesso perché non è un discorso solo di buon senso ma è un discorso proprio di capacità di intendere e di volere. Pertanto davvero non so se vi siano rifiuti messi insieme per la fusione per fare l'acciaio: di sicuro tra i rifiuti importanti, i rifiuti più tossici che riguardano l'Ilva, c’è proprio questo decreto-legge in materia fallimentare che è proprio il fallimento di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Mi inserisco in questo dibattito anche per provare a portare anche una voce, se non argomentazioni, diversa da quelle che ho sentito dai colleghi. Anzi argomentazioni diverse in realtà non ne porterò.
  Ho già avuto modo di intervenire più volte in Commissione, ma anche in Aula, nella discussione sulle linee generali, approfonditamente; cos’è cambiato, se è possibile ? È cambiato che il Governo ha deciso, anche, di mettere la fiducia su un provvedimento di cui noi avevamo già evidenziato le storture. La fiducia, io credo, sia un atto, in questo caso, da un lato, di arroganza, come spesso capita, dall'altro, di debolezza, ma diventa anche un atto di offesa nei confronti delle ragioni, molte, che ci sono contro questo provvedimento.
  È già stato detto, ne parlava prima la collega Duranti, ma vale la pena ripeterlo ancora una volta: soprattutto c’è la grande, grande, grande questione dell'Ilva. Grande, perché richiama o dovrebbe richiamare alla nostra mente l'attenzione per cose per cui dovremmo avere sempre una particolare attenzione: la questione della tutela dei diritti e della salute dei lavoratori che origina questo decreto-legge, ma lo origina in negativo, perché il paradosso è che, mentre ci si dovrebbe aspettare da un Governo, in un regime democratico che si fonda su una Costituzione che all'articolo 1 dichiara l'Italia una Repubblica fondata sul lavoro, un decreto d'urgenza straordinario fatto per ripristinare condizioni di sicurezza all'interno di un'azienda che non le rispetta, paradossalmente, invece, abbiamo un decreto-legge fatto per permettere retroattivamente di continuare la produzione all'interno di uno stabilimento che, palesemente, e per intervento della magistratura già effettuato, non rispetta i Pag. 37diritti alla sicurezza dei lavoratori. È morta una persona, è morto un operaio dentro l'Ilva ed è in conseguenza di ciò che il Governo decreta, per consentire che si lavori come se niente fosse, attaccandosi, appunto, a ipotetici piani per la sicurezza, tutti da fare, tutti da dimostrare e tutti da implementare. Non è, peraltro, la prima volta che si interviene per decreto-legge sull'Ilva in questa legislatura.
  Vi è un secondo punto, infatti, che viene messo profondamente in discussione con questo decreto-legge; lo dico – apro e chiudo la parentesi – perché è chiaro a tutti noi che fondamentalmente la causa determinante del mettere la fiducia su questo provvedimento è proprio questo emendamento arrivato all'ultimo momento. Non si sarebbe messa, probabilmente, la fiducia su questo decreto-legge se si fosse limitato a discutere di diritto fallimentare, non si sarebbe messa la fiducia su questo decreto-legge se si fosse limitato a parlare di deducibilità dei crediti bancari o di riforma della procedura esecutiva, tutte cose importanti, su cui il nostro giudizio può essere altrettanto negativo, può essere anche, in alcuni casi, interlocutorio e, tuttavia, il motivo per cui si mette la fiducia è perché si pretende di andare avanti rapidamente, togliendo di mezzo persino il dibattito esattamente sul tema dell'Ilva.
  Ho già detto prima perché questo decreto-legge è stato fatto, ma c’è un altro tema: dovremmo avere tutti l'attenzione, credo che spetti alla Camera dei deputati in quanto tale, in quanto organo di rappresentanza della nazione senza vincolo di mandato, una particolare attenzione a quella cosa chiamata Stato di diritto. Stato di diritto significa che i poteri, all'interno dell'organizzazione statale, sono divisi, che la magistratura agisce per quanto di sua competenza, che il Governo agisce per quanto di sua competenza, che il Parlamento agisce per quanto di sua competenza. Ebbene, in questo caso non siamo più all'interno dello Stato di diritto, perché il Governo interviene per via legislativa senza che ce ne sia necessità ed urgenza e per di più con un emendamento che prende un altro decreto-legge e lo fa per andare contro quella che è una sentenza di sequestro operata dalla magistratura italiana.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIOVANNI PAGLIA. Se ci pensate, è un corto circuito complessivo di tutte quelle che sono le garanzie costituzionali e di tutti quelli che sono gli equilibri tra i poteri su cui si dovrebbe basare, appunto, un moderno Stato liberale, uno Stato di diritto. Noi mettiamo in mora anche questo, creiamo l'ennesimo precedente su materie di cui non ci sarebbe assolutamente bisogno di precedenti, anche perché, poi, peraltro, potrebbe arrivare o arriverà – in qualche modo è già stato detto che questo decreto è incostituzionale – appunto, la Corte costituzionale, con anni di ritardo, a fare giustizia di una grande ingiustizia che però nel frattempo si sarà già perpetrata fino in fondo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Grazie Presidente, è un discorso che abbiamo sentito tante volte, troppe volte in quest'Aula; parliamo ancora di Ilva e ancora di un decreto-legge apposito per una situazione incancrenita. Molto è già stato detto dal mio collega Zolezzi; ricordo i morti, la storia dei morti che si sono susseguiti: cinque decessi in tre anni, l'8 giugno l'ultimo morto e anche oggi c’è stata un'altra persona che ha subito un grave incidente con frattura del bacino, schiacciamento del bacino.
  È ormai evidente che questo stabilimento non è nella condizione di poter produrre, è uno stabilimento che sta facendo appunto morti, sta facendo danni, sta facendo danni da anni, sta facendo danni sanitari ingenti. In un qualsiasi Stato civile si farebbe una valutazione, se vengano prima i diritti dei lavoratori, la salute della cittadinanza, e dopo eventualmente le ragioni della produzione, le ragioni del mantenimento del mercato dell'acciaio. E basta anche fare un conto su Pag. 38quanto si è speso in questi anni. Ci sono su stime nel quinquennio 2008-2012 che dicono che in spese sanitarie se ne sono andati dai 1.416 ai 3.617 milioni di euro. E allora se noi questi soldi li avessimo investiti in maniera differente, allora per fare la bonifica del sito alcuni dicono che ci vogliono poche centinaia di milioni di euro altri dicono di più, ma comunque con i soldi che noi potevamo non spendere per la salute delle persone, per pagare i danni sanitari che questo stabilimento fa, ha fatto e continua a fare, noi potevamo pagare le bonifiche, possiamo pagare le persone per non fare niente o per fare altro, possiamo pagare una riconversione, possiamo fare una riconversione seria di quest'area, che tanto di più da offrire oltre che un impianto siderurgico.
  Sono discorsi che abbiamo fatto tante e tante volte, quindi oggi è quasi stancante doverlo ripetere, nonostante ogni giorno – appunto oggi c’è stato un altro incidente – quindi ogni giorno la sofferenza che questo stabilimento provoca riporta energia, ridà energia allo stesso discorso. Quindi, quello che è lampante è che questo decreto è un ulteriore precedente di un principio: il principio del primato dell'economia sulla vita dei cittadini. E questo principio è un principio pericoloso, perché l'Italia è piena, purtroppo, di situazioni in cui la salute dei cittadini non è più abbastanza tutelata. E quindi noi dobbiamo certamente avere ben chiare le priorità: prima viene la salute, tutelare la salute. Se la magistratura ha deciso il sequestro è perché ha valutato che l'impianto non è nelle condizioni di produrre mantenendo la sicurezza dei lavoratori e allora l'impianto va fermato. Va fermato e punto. Non è possibile pensare che il Governo intervenga per garantire l'azienda, per garantire la continuazione della produzione. Siamo di fronte a uno stravolgimento totale delle priorità: prima tutelare la salute poi eventualmente l'economia, soprattutto in una situazione come questa dove è evidente che se si investissero i soldi che noi purtroppo destiniamo al danno sanitario, alla cura delle malattie, dei tumori che questa azienda continua a provocare, questo stabilimento continua a provocare, noi potremmo far partire tutta un'altra storia per la città, tutto un altro futuro, un futuro che guardi davvero al futuro, alla sostenibilità, a quello che questo paese, quell'area può offrire, che non è solo l'acciaio, anzi non è l'acciaio. La nostra storia industriale purtroppo dimostra che non siamo stati in grado, per tanti motivi, di produrre in maniera sostenibile, di produrre in maniera rispettosa della salute dei cittadini, dell'ambiente, e quindi dobbiamo prenderne atto, smettere di alimentare un mostro che non ha ragione di continuare ad esistere, prendere atto di questo e cambiare la direzione, per tanti motivi e la morte dell'operaio e l'operaio ferito di oggi ne sono una ulteriore prova (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Il decreto-legge che stiamo esaminando, nelle intenzioni del Governo, si muoveva inizialmente nell'ambito di una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi oppure intermediari finanziari quali banche ed assicurazioni.
  Per realizzare questo obiettivo vengono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi e di insolvenza, dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale, con misure anche di tipo fiscale volte alla tutela ora del debitore ora del creditore, rafforzando in particolare quest'ultimi, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore. Per quanto attiene il Titolo III, abbiamo un solo articolo, il numero 16, che racchiude quello che è stato segnalato da noi nelle Commissioni Pag. 39giustizia e finanze come un regalo alle banche, poiché si consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione, in un solo anno fiscale, l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi.
  I motivi che hanno richiesto inizialmente l'emanazione di un decreto risale a una serie di misure su banche ed assicurazioni, nel ruolo di creditori finanziari, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. Tra tutti, vanno segnalati gli articoli 9 e 16. L'articolo 9, da una parte, rafforza il potere del creditore finanziario nei confronti nell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori, mentre l'articolo 16 consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi – come detto prima – di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi. Se l'articolo 9 ha subito qualche modifica durante l'esame Commissione, è invece sintomatico che l'articolo 16 non sia invece stato assolutamente modificato e non ha subito alcun tipo di modifica da parte del relatore e del Governo. L'emendamento che ho presentato è il seguente e dice: «Al comma 2, dell'articolo 16, aggiungere, in fine, le parole: e limitatamente alle svalutazioni ed alle perdite su crediti derivanti da elementi certi». Che cosa dice questo comma 2 ? Dice: «Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2015». Ma che cosa dice il comma 1 di questo articolo 16, che parla di deducibilità delle svalutazioni e perdite su crediti, enti creditizi e finanziari e imprese di assicurazione ? Dice: «Al Testo unico delle imposte sui redditi sono apportate le seguenti modifiche dell'articolo 106: per gli enti creditizi e finanziari le svalutazioni e le perdite sui crediti verso la clientela iscritti in bilancio a tale titolo e le perdite realizzate mediante cessione a titolo oneroso sono deducibili integralmente nell'esercizio in cui sono rilevate in bilancio. Ai fini del presente comma, le svalutazioni e le perdite diverse da quelle realizzate mediante cessione a titolo oneroso si assumono al netto delle rivalutazioni dei crediti risultanti in bilancio». Tutto questo che ho letto mi ricorda tantissimo quello che abbiamo affrontato all'inizio della legislatura, cioè quello che sta succedendo in Cassa depositi e prestiti, che sicuramente non viene contemplato in questo decreto – almeno spero –, ma venivano fatti una serie di regali a quelle che sono le fondazioni – le fondazioni posseggono i pacchetti azionari delle banche –, che si vedevano in qualche modo favorite sulla questione delle obbligazioni, che al 31 dicembre venivano ad essere convertite da speciali a normali. Se vogliamo continuare così, fate pure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Visto che in questo decreto è stato introdotto il caso dell'Ilva voglio qui leggere un articolo, perché penso che sia interessante per tutti.
  L'ottavo decreto «salva Ilva» varato dal Governo Renzi il 4 luglio viola ben sei articoli della Costituzione. È quanto sostiene il gip di Taranto Martino Rosati che, su richiesta della procura, ha sollevato la questione di legittimità dinanzi alla Consulta non lesinando una serie di censure all'operato dell'Esecutivo che ha varato un provvedimento per scongiurare il sequestro dell'altoforno 2, l'impianto nel quale ha perso la vita l'operaio Alessandro Morricella, e il conseguente fermo dell'intera fabbrica.
  Secondo il giudice Rosati il nuovo provvedimento collide con sei articoli tra i quali l'articolo 2 e 4 della Costituzione. L'articolo 2 della Costituzione impegna lo Stato a garantire i diritti inviolabili dell'uomo, ma il nuovo decreto consente Pag. 40«l'esercizio dell'attività d'impresa – scrive il giudice – pur in presenza di impianti pericolosi per la vita o l'incolumità umana senza pretendere dall'azienda l'adeguamento degli stessi alle più avanzate tecnologie di sicurezza». Il magistrato, inoltre, ha sottolineato che vi sono «dubbi di legittimità» anche rispetto all'articolo 4 della Costituzione che «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto»: ma la nuova norma varata dal Consiglio dei ministri avrebbe dovuto tener conto del principio per cui il diritto al lavoro non è da intendersi come «un'attività lavorativa, quale che essa sia e quali che siano le condizioni in cui la stessa si svolga», ma anzi proprio quel diritto «impone, in primo luogo e quale presupposto essenziale e inderogabile, che il lavoratore operi in condizioni di massima sicurezza». L'altoforno 2, invece, anche per ammissione della stessa Ilva è privo di una serie di dispositivi di sicurezza che mettono a rischio l'attività dei lavoratori come dimostrato anche da un altro evento anomalo che si è verificato pochi giorni dopo l'incidente che ha ucciso il 35enne tarantino. Ma a queste violazioni, inoltre, vanno aggiunte una serie di lacune che secondo il gip di Taranto sono presenti nel provvedimento del Governo varato in tutta fretta solo con l'obiettivo di neutralizzare gli effetti del sequestro dell'altoforno 2 della stabilimento. La norma prevede che in presenza di sequestro gli stabilimenti di interesse strategico nazionale possano continuare a produrre anche se gli impianti non rispettano le norme di sicurezza semplicemente presentando entro 30 giorni di tempo un piano di interventi e possono operare per 12 mesi in attesa di adeguarsi a quel piano. Il decreto-legge n. 92, per il giudice Rosati, presenta una «siderale divergenza» rispetto ai vari principi costituzionali che solo una serie di emendamenti del Parlamento in fase di conversione in legge può ridurre. Una norma, quindi, frutto della fretta che contiene uno «sbrigativo» richiamo alla precedente legge che autorizzava l'Ilva a produrre acciaio in attesa di adeguarsi alle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale pur continuando a diffondere emissioni nocive per la salute degli operai e dei cittadini di Taranto.
  Ma è proprio nel raffronto con quella normativa che il GIP Rosati ha puntato il dito contro l'operato dell'Esecutivo spiegando che quest'ultimo decreto che riguarda la sicurezza dei lavoratori a differenza del precedente che invece riguardava le violazioni ambientali non contiene alcuna sanzione per la fabbrica. Non solo. Il piano di interventi dovrebbe essere presentato a vigili del fuoco, INAIL e ASL «senza nessuna forma di controllo». Per il magistrato, quindi, potrebbe verificarsi che il decreto «risulterebbe rispettato, con conseguente diritto alla prosecuzione dell'attività produttiva» anche in presenza di misure di intervento inadeguate o insufficienti. «È oggi consentito per legge» conclude il giudice tarantino «che un'azienda, se d'interesse strategico nazionale, possa continuare a svolgere la propria attività anche quando tale esercizio sia suscettibile di aggravare o protrarre le conseguenze di un reato, se non addirittura costituisca esso stesso reato, e che ciò essa possa fare per un anno, soltanto limitandosi a predisporre e comunicare un piano di interventi ad alcuni enti pubblici, che non possono nemmeno sindacarne contenuti ed attuazione».
  Questo è quello che state portando avanti voi e non sono parole nostre, ma di un magistrato. Io penso che nessuno di voi possa ritenersi superiore ad un magistrato, e se queste parole fossero vere voi ne sarete i diretti responsabili.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, l'8 giugno scorso Alessandro Morricella, un operaio dell'Ilva di 35 anni, veniva investito da un getto di ghisa incandescente e, dopo quattro giorni di agonia in ospedale, trovava la morte. A seguito di questa morte la procura di Taranto disponeva il sequestro preventivo senza facoltà dell'uso dell'altoforno 2 dell'Ilva. Pag. 41Oggi voi state per votare questa misura. Articolo 21-octies «Al fine di garantire il necessario bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva, di salvaguardia dell'occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell'ambiente salubre, nonché delle finalità di giustizia, l'esercizio dell'attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale non è impedito dal provvedimento di sequestro, come già previsto dall'articolo 1» eccetera, eccetera. Vi rendete conto di quello che state facendo ? Vi rendete conto di quello che c’è scritto qui e della realtà dell'Ilva e della città di Taranto ? Vi rendete conto che questa misura che voi state votando, che vi apprestate a votare, è un insulto a quella morte, a tutte le morti che sono avvenute sul posto di lavoro all'interno dell'Ilva e tutte le morti che sono avvenute in relazione all'inquinamento che l'Ilva procura alla città di Taranto ? Voi state insultando queste persone, state insultando i loro cari che piangono quelle persone morte, con questa misura qui. Questo, oltre ad essere l'ennesimo scempio che voi perpetrate ai danni dei cittadini di Taranto, è anche un'ennesima occasione persa, perché Taranto, l'abbiamo detto più volte, non è assolutamente quello che voi l'avete costretta ad essere, ossia una città intera piegata alle logiche del mercato, in questo caso il mercato dell'acciaio, un mercato altamente inquinante. È una città invece che ha delle potenzialità immense, una città bellissima, con una storia grandiosa, che potrebbe essere qualcosa di fondamentale per un nuovo modo di fare economia, di produrre ricchezza per la Puglia intera, perché se a Taranto si puntasse sulla cultura, sulla sua storia, sull'incredibile ricchezza culturale noi potremo avere a Taranto ciò che in altre nazioni hanno già realizzato. In Spagna Bilbao, da essere una cittadina anonima della Spagna, è diventata la terza meta turistica dopo Madrid e Barcellona, perché è stata fatta una scelta coraggiosa. Anche lì magari c'erano dei posti di lavoro legati alla produzione dell'acciaio, perché anche lì c'era un'industria siderurgica. Si è cambiato, si è avuto il coraggio di cambiare completamente e di investire su qualcosa di sostenibile, di investire nella cultura. Ora lì sorge un famosissimi museo e tutti vogliono andare a Bilbao per visitarlo. Immaginate invece le persone che vogliono venire in Puglia e guardano le graduatorie e vedono che l'Ilva e Taranto è una delle città più inquinate d'Europa, che voglia hanno di venire a vedere la ricchezze archeologiche della città di Taranto ? Si guardano bene dal venire a Taranto. Quindi voi con questa misura e con tutte le misure – questo è l'ottavo decreto «salva Ilva» – ne avreste fatto uno «salva Taranto». Con queste misure voi state condannando per l'ennesima volta una città a un destino che non merita, dei cittadini molti dei quali sono già rassegnati a questo destino. Il nostro compito è invece di invertire questa tendenza, noi faremo di tutto per parlare a quei cittadini per fargli capire che un diverso destino per loro è possibile, insieme a loro costruiremo un diverso futuro per la città di Taranto, nonostante voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. La storia dell'Ilva è una storia di responsabilità, a nostro avviso. È una responsabilità che, purtroppo, si tramanda negli anni, una responsabilità che ogni volta ogni Governo cerca di scaricare sulla questione del lavoro e, quindi, la si diluisce. Io credo che l'unico modo per prendere seriamente e affrontare seriamente la questione dell'Ilva sia quello di andare a deciderla con i cittadini di Taranto, con la città di Taranto, con i pugliesi, perché noi purtroppo in Puglia paghiamo lo scotto di una politica industriale fatta dai governanti dell'epoca che hanno svenduto le nostre terre, perché Taranto non è l'unico pezzo di Puglia che è stato veramente martoriato negli anni del boom economico italiano: parliamo anche di Brindisi e di tutte le città dove si è deturpato proprio il territorio ai fini della produzione industriale.Pag. 42
  Queste responsabilità ormai sono negli anni e sono lì. Oggi si cerca di salvaguardare il lavoro, ma se guardiamo esattamente al costo, al mancato beneficio che tutte le generazioni future avranno nel continuare a produrre in queste condizioni, forse potremmo fare anche una valutazione economica, perché la si fa ogni volta pensando semplicemente al lavoro che andiamo a togliere alle persone, ma non mettiamo in conto il danno sociale della gestione anche del malato, di tutti i malati che subiscono conseguenze da quella produzione. Dobbiamo mettere in conto quelle famiglie che oggigiorno continuano veramente a sopportare una sanità incapace anche di gestire le malattie, di gestire l'enorme richiesta e domanda di cura che questa produzione sfrenata e miope, rispetto alla tutela dell'ambiente, ha avuto nel corso degli anni.
  Questo Governo si è dimostrato, ancora una volta, contrario a quello che è stato il principio per cui i cittadini lo hanno votato: il cambio di verso. Noi siamo qui a parlare di continuità sull'Ilva. Si è fatto un decreto sull'Ilva con il Presidente Monti, con Letta, e Renzi, invece, ha preso dei voti, si è fatto eleggere per un cambio di verso. Ma dov’è questo cambio di verso ? Guardiamolo rispetto a Taranto, all'Ilva e alla gestione delle problematiche ambientali: questo cambio di verso non c’è e ne dovete rispondere ai cittadini che vi hanno eletto. Qui dovete prendervi questa responsabilità.
  Ritornando veramente a questa continuità con i Governi precedenti, in questo decreto e nei precedenti, anzi, si è andato ben oltre e si è addirittura calpestato uno dei due diritti che si cerca di tutelare, come da voi stessi detto, cioè quello al lavoro. Ma a scapito di cosa ? A scapito della salute e della sicurezza dei lavoratori. Un lavoratore, se un giorno si reca al lavoro per potere dare da mangiare ai propri figli, può rischiare la vita e, quindi, mettere i propri figli a rischio di non vivere più con il proprio genitore. Questo credo che vada messo in conto e bisogna dare un valore a questo. Non bisogna solo contare lo stipendio che non diamo più a quel lavoratore. Dobbiamo veramente essere capaci di fare una scelta politica netta. Chiudere questo stabilimento è un atto di coraggio verso una nazione e occorre destinare quelle risorse inutilizzate, quei fattori produttivi inutilizzati per fare altro. Su questo anche noi, come MoVimento 5 Stelle, sia a livello sia a livello regionale, abbiamo anche proposto una gestione cuscinetto nel frattempo, con un reddito di cittadinanza che dia la possibilità a quegli stessi lavoratori di essere riutilizzati in altri settori del lavoro, dando loro altre possibilità, dando anche una possibilità formativa.
  Ma dobbiamo pensare al futuro sostenibile di quel territorio e non possiamo assolutamente continuare ancora ad affermare la produzione a scapito anche della sicurezza. Questo è un qualcosa che i cittadini devono comprendere e in base alla quale devono prendere le loro decisioni. Ma soprattutto mi rivolgo a loro: prendetela la prossima volta che si andrà al voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, questo intervento in qualche modo si potrebbe intitolare: c'era una volta il diritto, il diritto alla salute, il diritto alla salute dei cittadini, il diritto alla salute dei lavoratori. Però, oramai noi del MoVimento 5 Stelle in questi anni, fuori e dentro le istituzioni, abbiamo capito come si muove del resto la politica dei partiti. La politica dei partiti, quando vuole introdurre un qualcosa che è indegno, indecente, direi quasi al limite dello schifo, trova un qualcosa nel quale sperimentare quel modello. Taranto rappresenta questo, l'Ilva rappresenta appunto la sperimentazione di un modello. Qual è questo modello ? È il modello nel quale si va a sperimentare il totale disprezzo per tutte quelle che sono le norme e i principi giuridici della nostra Costituzione, affermando che l'interesse e il profitto di una azienda vengono prima dell'interesse alla salute, alla tutela dei cittadini e dei lavoratori. Pag. 43Allora, Presidente, capiamoci, questo esperimento dura già oramai da tempo, perché ci sono norme del Governo Monti, del Governo Letta e di Renzi adesso, colui che doveva cambiare verso e che invece continua, con Monti e Letta, la stessa strada di sperimentazione nei confronti dell'Ilva. Quindi, ci troviamo di fronte allo scontro anche nei confronti di quello che è un normalissimo precetto costituzionale, Presidente, perché a Taranto quello che dovrebbe essere un precetto costituzionale viene violato, in quanto – dice la Costituzione – nessun interesse privato, per quanto economicamente rilevante – ditelo a Renzi quando va in televisione – per quanto economicamente rilevante, può contare più del diritto dei cittadini ad un ambiente sano e ad un'area respirabile, che a Taranto oramai è un qualcosa veramente di raro. Però del resto, Presidente, il Governo Renzi ci ha abituato, ormai negli scorsi decreti ha reso praticamente le prescrizioni del Ministero dell'ambiente un optional. A Taranto ha reso il Commissario dell'Ilva praticamente intoccabile, perché non gli può accadere nulla per quanto possa violare le leggi, ha trasformato la magistratura in un optional, perché qualsiasi cosa disponga la magistratura lo raggira tranquillamente tramite un decreto, ed infine ha reso la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini un qualcosa di fortemente secondario, cioè se proprio ci rimane un qualcosa da fare vediamo di tutelare i cittadini e i lavoratori. Ma del resto, Presidente, tutto questo parte dalla morte di un cittadino, dalla morte di un cittadino per un incidente, un lavoratore all'altoforno 2, che ha portato al sequestro della magistratura, e adesso siamo costretti ad una norma fatta apposta per sbloccare quei lavori, altrimenti l'Ilva chiuderebbe, e quindi ce ne freghiamo altamente se questo cittadino è morto perché ci sono dei problemi, ce ne freghiamo altamente se potrebbero morire altre persone, ce ne freghiamo altamente se comunque questa fabbrica continua a far morire ogni giorno cittadini tarantini, bambini tarantini, bambini in tutta la Puglia, perché ricordiamo che quell'impianto in realtà colpisce tutta la Puglia e forse non solo, anche una parte dell'Italia. Allora, Presidente, io vorrei dire che noi del MoVimento 5 Stelle non ci stiamo a questa logica delle continue toppe, di questo indecente lavoro nel quale con continui decreti si cerca di cambiare la storia di una fabbrica che oramai invece ha fatto la storia di Taranto, tramite quello che potete vedere nel cimitero tarantino, nei vari studi epidemiologici che riguardano Taranto. Allora, Presidente, io citerei le parole dei magistrati e dell'Associazione nazionale magistrati, nelle quali vengono comunque stigmatizzati questi comportamenti del Governo, dicendo che vi è una prevalenza netta dei diritti dei cittadini rispetto a quello che invece viene affermato all'interno di questo decreto. Io vorrei soltanto concludere citando le parole dell'unica persona che si è detta entusiasta, oltre voi logicamente, il Governo, di questo decreto, ed è il presidente di Confindustria, il numero uno, Squinzi, che ha detto: il perno su cui far leva per ricomporre l'equilibrio tra giustizia ed economia – ha dichiarato Squinzi sul Corriere della Sera – è bilanciare gli interessi.
  Allora, Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle, se dobbiamo bilanciare gli interessi tra le industrie e i diritti dei cittadini e dei lavoratori, sappiamo sempre cosa scegliere: sceglieremo sempre e comunque i diritti dei cittadini e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma non solo: quando qualcuno ci chiede, e concludo, quali saranno le nostre prime azioni, quando governeremo – perché governeremo l'Italia –, sull'Ilva, le nostre prime azioni saranno due, Presidente: la prima, cancellare immediatamente tutte le porcate che in questi anni sono state fatte dai vari Governi sull'Ilva; la seconda, mandare in galera i responsabili di queste porcate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. «Vi è la necessità di superare la Pag. 44logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l'esigenza di Governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare». Queste sono le parole che ha pronunciato il Presidente della Repubblica, Mattarella, il giorno in cui si è insediato. Quindi, questa è parte del discorso del Presidente della Repubblica. E adesso, qui, in quest'Aula, stiamo di nuovo discutendo l'ennesimo decreto incostituzionale, che ammazza la dialettica parlamentare, ma impone una linea di Governo.
  Quindi, state tradendo nuovamente le parole del Presidente della Repubblica che voi stessi avete eletto. Mi piacerebbe vedere, poi, anche il comportamento del Presidente, quando si accinge a firmare questi atti che voi presentate. Ma qui la questione è molto grave, perché è servita una rivoluzione, nel 1789, per separare i poteri, e quindi toglierli dalle mani di un'unica persona, per poi avere un'unica persona, e quindi un Primo Ministro italiano, Renzi, per accentrare nuovamente quei tre poteri nelle mani di un'unica persona.
  Dopo avere accentrato il potere legislativo e il potere esecutivo, adesso vi arrogate il diritto di accentrare nelle mani di un'unica persona anche il potere giudiziario, perché, con questo decreto, voi intervenite su una decisione presa dalla giustizia, dalla magistratura. Voi andate a dissequestrare un impianto che è stato sequestrato perché non a norma, perché ha visto la morte di un lavoratore, la morte di una persona. E questo è quello che si definisce un partito di sinistra ? È questo quello che un partito di sinistra dovrebbe fare, cioè tutelare i lavoratori ? Allora, a questo punto, non si comprende più nulla, perché, se accentrate anche il potere giudiziario nelle mani di un'unica persona, tutto questo si traduce in un'unica parola, che è «dittatura».
  Infatti, purtroppo, questo è lo stato in cui oggi noi stiamo vivendo. Non vi è nulla, non vi è una sola linea programmatica di quello che si vuole fare di Taranto e dell'Ilva. Sono serviti otto decreti per non risolvere un bel niente; quindi, siete totalmente inadeguati. Non vi è una linea, non vi è un piano industriale, non vi è nulla ! Cosa volete fare di Taranto e dei tarantini ? Se Taranto e i tarantini sono un esperimento che state mettendo in atto, come l'Unione europea con i greci, allora ditelo subito, perché almeno quella gente va via da quel territorio. Fate sapere quello che volete fare di queste persone. È vergognoso quello che state facendo !
  Non è possibile portare avanti ancora politiche distruttive per i cittadini, perché lì avete ammazzato tutto: avete ammazzato l'agricoltura, l'allevamento, la mitilicoltura, avete ammazzato la storia, l'archeologia. Per tenere in piedi cosa ? Un'azienda che porta solo morte ! Ma state portando avanti un esperimento scientifico per vedere fino a quanto può resistere l'uomo ai livelli di diossina ? Fatelo sapere, questo dovete far sapere realmente ai tarantini.
  Serve un piano di rilancio, serve un piano per convertire quest'azienda. I sistemi ci sono, perché nelle altre parti del mondo sono stati applicati. Manca la volontà politica, perché non interessa nulla a voi né dei lavoratori né dei cittadini di Taranto. Questa è la realtà. Voi del Partito Democratico siete il partito distruttore, è questa la verità. Venite di nuovo qui con questo decreto e adesso, molto probabilmente, metterete anche la fiducia. Infatti voi fate così: nel momento in cui si solleva un dibattito, siete subito pronti ad ammazzarlo, perché non si deve discutere, perché nulla deve uscire al di fuori di quest'Aula, perché vi confermate ancora una volta. La prossima evoluzione, dopo essere il partito distruttore, sarete il partito dittatore. Infatti tutto avete accentrato nelle mani di una sola persona e il nuovo duce italiano lo avete posto lì. Questo è quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie Presidente. In questo atto è previsto un articolo Pag. 4521 aggiuntivo, ultimissimo articolo presentato in questo decreto, che riguarda l'attività d'impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario. È un provvedimento che chiaramente non compare casualmente in questo decreto, ma si riferisce a ben due realtà imprenditoriali molto importanti del nostro Paese, che sono l'Ilva di Taranto e lo stabilimento Fincantieri di Monfalcone.
  Questo articolo, con l'intento di bilanciare esigenze di continuità produttiva e esigenze occupazionali, di salute e di tutela dei lavoratori, afferma che il sequestro non deve impedire l'attività d'impresa, neppure quando è a rischio la sicurezza dei lavoratori e neppure quando i sequestri sono già avvenuti. In pratica, dopo tre anni dal sequestro dell'area a caldo dell'Ilva da parte del GIP Todisco, ci troviamo di fronte ad un braccio di ferro tra la procura di Taranto e il Governo. Più che altro, è un braccio di ferro tra il Governo e il buon senso. Infatti dobbiamo ricordarci che questo sequestro, senza facoltà d'uso, dell'altoforno 2, è stato deciso dal pubblico ministero De Luca e confermato dal GIP Rosati, deciso dodici giorni dopo l'incidente che costò la morte di un operaio di 35 anni, Alessandro Moricella, deceduto dopo quattro giorni di agonia in ospedale, a causa di gravissime ustioni riportate sul 90 per cento del corpo, dovute ad un'improvvisa e violenta fiammata sprigionatasi dal campo di colata dell'impianto, mentre stava misurando la temperatura della ghisa. Per cui stiamo dicendo insieme con il decreto che si elimina la sicurezza dei lavoratori.
  Moricella è il quinto operaio che ha perso la vita in fabbrica negli ultimi tre anni. Per gli ultimi tre, in particolare, gli inquirenti sono convinti che la morte sia da collegare direttamente al mancato ammodernamento della fabbrica e questo si legge nelle carte dell'inchiesta «Ambiente svenduto». Naturalmente il mancato ammodernamento della fabbrica è dovuto anche agli otto decreti che il Governo e i Governi precedenti hanno realizzato sull'Ilva, decreti che non sono riusciti né a salvare l'Ilva – perché vediamo che è sottoposta all'ennesimo decreto quindi l'Ilva non è salvata – né a salvare i lavoratori, anzi i lavoratori continuano a morire.
  In più si condanna la Puglia anche dal punto di vista economico. Infatti una città come Taranto è degna e merita di avere un'economia turistica, un'economia culturale e di rilanciare la propria agricoltura. Invece assistiamo quotidianamente, da pugliesi, ad una Puglia che viene martoriata, a Taranto dall'Ilva, a Brindisi da un polo petrolchimico e, prossimamente, verrà realizzato anche una gasdotto, che porterà del gas inutile per gli italiani e, attraversando Grecia e Albania, arriverà sulle spiagge di Melendugno, quindi rovinando ulteriormente l'economia turistica del nostro Paese.
  Questa non è la visione che i cittadini pugliesi hanno della propria regione. I cittadini pugliesi vorrebbero una Puglia sostenibile, che sia un nuovo punto di sviluppo di un'economia circolare, di un'economia che non arreca danni al proprio equilibrio e al proprio ambiente. Invece con questo decreto il Governo si muoveva inizialmente nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose risorse del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi in una situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni o servizi, ovvero intermediari finanziari, quali banche o assicurazioni.
  Per realizzare questo obiettivo, in questo decreto-legge vengono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano le gestioni di aziende in stato di crisi e di insolvenza, dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare civile processuale con misure anche di tipo fiscale, volte alla tutela ora dei debitori ora dei creditori, rafforzando in particolare questi ultimi, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore.
  Il testo, che inizialmente aveva 24 articoli, durante il passaggio nelle sedi referenti in Commissione giustizia, ha visto Pag. 46l'aggiunta di dieci nuovi articoli, dedicati ad aspetti legati prevalentemente all'amministrazione giudiziaria, fatta eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, riguardante appunto il decreto Ilva, per la quale attualmente vediamo che si propone un modello di sviluppo sbagliato. Per questo noi siamo contrari a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Da Villa. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente. Il mio intervento si riferisce all'articolo 21-octies, cui fa riferimento il mio emendamento 21-octies.18. A dire il vero, questa disposizione, inserita in questo decreto-legge da parte del Governo in sede di Commissione, costituiva, in realtà, l'articolo 3 del decreto-legge n. 92, emanato dal Governo il 4 luglio di quest'anno. Quindi, il primo dato di fatto è il seguente: questa procedura anomala di spacchettare un decreto-legge e di inserirne una parte qui nel decreto-legge in materia fallimentare e l'altra parte al Senato nel decreto-legge sugli enti locali è, in realtà, un modo per garantire le ferie di noi parlamentari, poiché si teme, avendo scadenza il 2 settembre, che non si riesca ad arrivare alla conversione di questo decreto-legge.
  L'altro dato di fatto è la responsabilità in questa Camera di chi ha permesso questo obbrobrio, l'inserimento di questo articolo 3 in questo decreto-legge. E la responsabilità è prima di tutto in capo ai presidenti delle Commissioni referenti del decreto-legge originario, il presidente Epifani e il presidente Realacci, che hanno fatto una veramente indecente melina in sede di Commissione per non affrontare il decreto-legge n. 92 e soprattutto per non procedere all'audizione dei soggetti coinvolti, che avrebbero potuto spiegarci chiaramente e veramente quanto questo provvedimento sia inopportuno per la salute dei lavoratori dell'Ilva di Taranto. Ma responsabile è anche la presidente Ferranti, che non ha avuto nessuna remora a dichiarare ammissibile questa proposta emendativa all'interno di un provvedimento che conteneva norme di tutt'altro tenore.
  Ma veniamo al contenuto di questo articolo, che permette di fatto l'esercizio dell'attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale e ne permette la continuità, quando si tratta di sequestro riferito a ipotesi di reato inerenti la sicurezza dei lavoratori. Quindi, si permette, senza soluzione di continuità, che questa impresa continui a lavorare. Ma noi ci chiederemo: a quali condizioni a questa impresa viene permesso di continuare a lavorare ? Sicuramente ci saranno prescrizioni che renderanno più sicuro il luogo di lavoro e, quindi, verranno incontro alla sicurezza dei lavoratori.
  La prescrizione, la richiesta, è che l'impresa predisponga un piano recante misure e attività aggiuntive. Esemplifico: un'attività aggiuntiva potrebbe essere quella di aggiungere un estintore nel luogo di lavoro; quindi, l'impresa è sottoposta a sequestro e predispone un piano per il quale si aggiunge un estintore. Sicuramente ci sarà una autorità che vaglia questo piano, invece questo piano è semplicemente da comunicare all'autorità giudiziaria. Quindi, l'autorità giudiziaria non ha alcun potere di dire se questo piano è adeguato o meno e, inoltre, vigili del fuoco, ASL e INAIL, possono, sì, svolgere attività di vigilanza e di controllo ma semplicemente per verificare l'attuazione delle misure e delle attività aggiuntive previste nel piano. Quindi, si è previsto di prevedere un estintore in più e questo è sufficiente per continuare l'attività per 12 mesi senza che ciò impedisca il prosieguo dell'attività.
  È stato detto in alcune intercettazioni: «mi sputerei in faccia da solo per aver scritto norme di questo tipo». Ebbene, chi vota norme di questo tipo dovrebbe sputarsi in faccia da solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

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  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, da due anni siamo qui e sono due anni che sto cercando di capire come sia possibile che delle persone, che prima avevano una vita normale, si apprestino a votare favorevolmente alcune cose che sono veramente obbrobriose. Come possono arrivare a capire che la normalità sia questa, ossia concedere un vantaggio alle banche rispetto alle persone ? In maniera molto semplice, i miei colleghi hanno spiegato dei temi complessi, ossia come le banche possano avvantaggiarsi di un solo anno della possibilità di non dimostrare la non riscossione di alcuni crediti; abbiamo dimostrato, con parole semplice e soprattutto con l'esperienza che ognuno di noi ha sui propri territori, che tutelare e agire attraverso la decretazione d'urgenza sull'Ilva sia sbagliato per vari ordini di motivi: per la salute delle persone, per il fatto che sia oggettivamente sbagliato il pensiero solo di aver fatto una cosa contro l'ambiente, contro la possibilità di sfruttare le risorse naturali, anche con riferimento al fatto che una regione d'Italia poteva essere di aiuto a tutto il paese intero. Spesso, infatti, nel Parlamento italiano, parliamo «per regioni», per interessi locali, per interessi lobbistici, per interessi di pochi, di industriali, di banchieri. Non abbiamo mai parlato dell'insieme, perché forse, fino a poco tempo fa (e questo è stato detto anche da un altro collega), vi era il senso di una mancata responsabilità, cioè si commettevano anche gesti assurdi, anche gesti contro l'umanità, senza mai la responsabilità di ciò che si commetteva perché poi ci si ripresentava alle elezioni e si veniva votati; si affiggevano i manifesti abusivi per far vedere che il «faccione» c'era, che si era rispettabili e bisognava avere un'esperienza in questo contesto politico: come se fare il politicante fosse un mestiere vero e proprio ! Noi da due anni abbiamo dimostrato diverse cose e mi riferisco al fatto di potersi ridurre lo stipendio e di avere comunque una vita sostenibile e dignitosa; perché ci dimentichiamo che ci sono persone che sono precarie, che ci sono pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese: noi ce lo dimentichiamo. Forse, proprio per una questione generazionale, sappiamo che si può vivere in questo paese con 800 euro, quindi anche i tremila euro che ci siamo ridotti diventano una ricchezza, anche per mettere da parte qualcosa, ciò che non hanno gli altri.
  Ci rendiamo conto inoltre che i decreti vanno studiati; quindi, non si va a votare una cosa così a scatola chiusa. Ogni emendamento che presentiamo viene prima discusso tra di noi in base alle nostre competenze (io ascolto con interesse i miei colleghi, i colleghi delle Commissioni finanze e ambiente); e spesso mi rendo conto che le battaglie che facevo fuori da qui sono, in un certo modo, collegate con quelle che stiamo facendo qui dentro. Forse, basterebbe questo, basterebbe che le persone che entrano qui si ricordino che hanno non solo una responsabilità verso chi è fuori ma che si ricordino di quello che erano fuori da questo posto.
  Infatti questo posto un po’ ti fa dimenticare che cos’è la vita reale, ti fa dimenticare il fatto che tu stai facendo un favore così grosso solo alle banche. Dopo, quando sarai là fuori e magari diventerai finalmente uno dei tanti, questo favore ti si ritorcerà contro. Ci dimentichiamo che, quando tu sarai fuori da questo posto e magari vivrai in determinate regioni che sono state distrutte da una politica sbagliata e da interessi camorristici, poi dovrai tornare a vivere lì e dovrai far crescere i tuoi figli lì e allora quando tuo figlio si ammalerà – spero mai e spero che a nessuno possa accadere una cosa del genere – oppure tu continuerai a lavorare come operaio e potrai morire per il tuo lavoro, queste cose diventano la tua quotidianità e questa esperienza ovattata che stiamo vivendo noi qua dentro, è una situazione molto lontana ed un privilegio che prima o poi verrà scontato comunque (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stefano. Ne ha facoltà.

Pag. 48

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Mi verrebbe da dire semplicemente: ci risiamo. In questa breve avventura di due anni e mezzo di Parlamento, abbiamo visto camuffato in ogni tipo di risposta parlamentare alla crisi di Taranto un emendamentino, una legge, una mozione, un qualcosa che cercasse di portare la questione Ilva laddove vi piace di più ovvero non quella soluzione a vantaggio dei cittadini, che metta al centro la salute dei cittadini come è previsto anche dalla nostra Costituzione ma quella soluzione che faceva stare buoni i vostri amichetti che vi pagano le campagne elettorali e che non considera nemmeno l'ipotesi di rendere Taranto di nuovo una città vivibile. Questa è una parola importante perché è di questo che stiamo parlando: in questi due anni e mezzo ho potuto vedere tra l'altro il gran lavoro fatto dai miei colleghi pugliesi che chiaramente hanno messo questo tema al centro della loro azione politica, perché qua non stiamo parlando di un caso di leggera e ormai comune malasanità o di industria che fa male la bonifica ma qua parliamo di un caso, quello dell'Ilva di Taranto, paragonabile soltanto a casi come la Terra dei fuochi, casi che hanno al centro la vita di milioni di persone. Nel caso di Taranto moltissimi bambini che hanno una aspettativa di vita ridottissima con un tasso di crescita tumorale molto più alto della media nazionale nei dintorni di Taranto e sempre nel quartiere Tamburi e con una percentuale di malattia legata a problemi respiratori alle stelle.
  Questo è quello di cui stiamo parlando. Ogni tanto credo che, dietro i codici, i nomi e le norme giudiziarie che andiamo a discutere, credo che qualcuno si dimentichi realmente cosa ci sia. Infatti quando uno legge il decreto-legge n. 83 del 2015 e bla, bla, bla, sembra sempre che parliamo di dati astratti, di qualcosa di lontano da noi ma parliamo in realtà di esseri umani, parliamo di uomini, donne, bambini e anziani che ogni giorno muoiono ed è per questo che i miei colleghi pugliesi in particolare ... ma è una battaglia che abbiamo tutti sposato da ben prima di essere in Parlamento in realtà. Per questo loro sono così accesi e sentono così tanto la questione perché loro vanno in quei territori, a differenza probabilmente di chi oggi affronta questo tema e nei prossimi giorni affronterà le votazioni su questo tema, vanno su quei territori e vanno a parlare con chi ha perso un familiare, un caro e si rende conto che lo Stato l'ha abbandonato completamente ed è questo il problema di oggi inteso come momento storico: lo Stato ha completamente abbandonato intere fasce di popolazione. L'Ilva è un caso, la Terra dei fuochi è un altro caso, la Sardegna con i suoi poli sia industriali che di esercitazione militare è un'altra terra completamente abbandonata dallo Stato dove il cittadino, come si dice dalle mie parti, tira a campare, cerca di resistere nonostante lo Stato e questa frase è in sé la sovversione totale del concetto di Stato, di democrazia e di Costituzione. Dunque, siccome la nostra Costituzione dice chiaramente che lo Stato ha il dovere, non la possibilità ma il dovere di tutelare i suoi cittadini e che tutti i cittadini sono uguali e devono essere difesi ugualmente dallo Stato, allora mi spiego l'ennesima riforma che potremmo definire l'ottava riforma e che, tra decreti ed emendamenti infilati un po’ ovunque, questa è l'ottava volta che andate a toccare l'Ilva.
  Allora mi chiedo perché, con questo ennesimo atto legislativo, voi vi dimentichiate ancora una volta della salute dei cittadini. Allora, io non credo che, qui, oggi ci si debba soffermare più di tanto sul cavillo del codice X o Y, io credo che ci si debba soffermare sul fatto che state svendendo, per l'ennesima volta, la vita dei cittadini, per fare un favore ai vostri amici. Sull'Ilva, noi vi abbiamo fatto tantissime proposte al riguardo, basterebbe una volta tanto saper dialogare davvero e dialogare non significa pensare di essere riformisti a colpi di decreti oppure riformisti a colpi di annunci, dialogare significa prendere le proposte dei nostri colleghi che hanno studiato la materia e portarle davvero in Parlamento, con un confronto serio con i comitati territoriali, con chi si occupa, davvero, della salute dei tarantini. Noi ci siamo sempre stati in questi tre anni e ci siamo ancora, purtroppo dalla Pag. 49vostra parte ci sono sempre orecchie tappate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Grazie. Presidente, colleghi, vi volevo sottoporre un po’ anche la mia esperienza personale, l'esperienza di chi, sul territorio, tutti i fine settimana, va a parlare con gli imprenditori, va nelle loro fabbriche, parla con le associazioni di categoria, incontra, perché no, anche le loro istanze, ma soprattutto le loro lamentele per uno Stato che, sinceramente, li ha abbandonati e, soprattutto, ha abbandonato quel 99 per cento di piccole e medie imprese che, di fatto, sono quelle che un po’, passatemi il termine, tirano avanti la carretta per pagare tutti quei poltronifici e quelle sovvenzioni per finanziamenti a pioggia dati alle grandi imprese che rappresentano veramente l'1 per cento.
  Volevo in qualche modo anche sollecitare questo Governo, i sottosegretari, a fare un decreto, perché abbiamo un decreto che, veramente, deve essere fatto per le piccole e medie imprese o per i cittadini. Ma veniamo al punto: queste imprese non vogliono né elemosina né favori, loro cercano soltanto che cosa ? Una giustizia fiscale, che la legge sia uguale per tutti. Noi vediamo che spesso e molto volentieri la legge non è uguale per tutti, soprattutto se sei un cittadino «normale» e sei un'impresa che apre la serranda tutti i giorni e lavora onestamente. Vediamo che a questi, effettivamente, si richiedono certi sacrifici e certe cose, per altri, invece, per colleghi e magari per imprese anche un po’ più grandi, con qualche politico corrotto nel taschino, la legge cambia come cambiano anche tutti gli altri strumenti.
  Io con due, tre, quattro emendamenti che poi richiamano una proposta di legge a mia prima firma, ho cercato di studiare un fenomeno – che è il fallimento – e tutte le imprese che sono in crisi, con qualche emendamento anche di buonsenso, magari, cercando di ridurre dei costi: per esempio, quando si parla di concordato preventivo, quando magari il commissario giudiziale poi diventa anche il curatore fallimentare, poiché ha seguito tutta la pratica, ci chiediamo se in quel caso non fosse possibile ridurgli lo stipendio e non dargli un doppio gettone per una pratica che ha già fatto, oppure per altre questioni.
  Ma vediamo lo Stato; parliamo sempre di grandi imprese e non parliamo dello Stato. Un'azienda se è in difficoltà può falcidiare, cioè può ridurre i suoi crediti con tutte le altre imprese salvo con una che è la più grande di tutte ed è lo Stato, perché si possono falcidiare crediti con tutti salvo che con lo Stato. La legge non diceva questo, però è diventata prassi. Io invece, con questa serie di emendamenti a mio nome, voglio che lo Stato abbia la stessa prerogativa, la stessa dignità delle altre imprese, perché lo Stato è composto dalle imprese e dai cittadini, voglio che anche per lo Stato debbano esserci quegli strumenti e che l'impresa possa falcidiare, possa ridurre i suoi crediti pur di non fallire, pur di continuare ad andare avanti e pur di salvaguardare i propri posti di lavoro; perché per lo Stato no ? Perché è il più privilegiato di tutti ? Ricordiamo che la filosofia che sta dietro il concordato è proprio quella che un'azienda proceda al concordato se e solo se la ristorazione dei propri debiti verso i propri creditori sia più vantaggiosa per i creditori stessi che nel caso in cui l'impresa fallisse.
  Ma qui veniamo allo Stato e alla piccola e media impresa o all'impresa stessa, perché per lo Stato non si può falcidiare mentre per le piccole e medie imprese sì. Veniamo all'ultima questione, che lo Stato fa il forte con i deboli e il debole con i forti. Io vorrei, ma come tutti gli imprenditori, uno Stato giusto. Come si fa a nascondere i ladri ? Si dice che tutti sono ladri, quindi chi agisce onestamente è uguale a tutti gli altri. E la stessa cosa si fa anche con le imprese. Se io non pago le tasse sono un criminale. Attenzione però: io posso non pagare le tasse perché magari sono in crisi, perché non ce la faccio, perché magari non pago l'IVA che Pag. 50continua a crescere, perché preferisco pagare i dipendenti, perché preferisco mandare avanti le mie famiglie, mentre ci sono dei furbetti che non pagano le tasse perché vogliono evadere. Allora uno Stato non può criminalizzare entrambi allo stesso modo – ho finito colleghi – deve saper riconoscere, deve punire una e aiutare l'altra. Ed è la stessa cosa degli scontrini: per fare forza, per fare vedere che lo Stato è forte, si lamenta che non vengono prodotti gli scontrini. Si va a beccare il piccolo evasore. Concludo dicendo che ci sono 8 mila evasori totali italiani, che generano 23 miliardi di mancato indotto dello Stato. Quelli dovrebbe prendere uno Stato giusto. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente. Colleghi, Colleghe, questo provvedimento dimostra tutta la superficialità e l'arroganza del Governo nel trattare questioni complesse e delicate che vanno a incidere direttamente nella quotidianità dei cittadini, cittadini e lavoratori che ancora una volta sono messi da parte per garantire gli interessi di banche e grande industria, che ha vissuto e vive quotidianamente alle spalle dello Stato e della salute dei cittadini. Questo provvedimento è un pasticcio, che con il complesso degli emendamenti stiamo cercando di migliorare, nonostante il percorso sia veramente in salita. La totale mancanza di attenzione nei confronti dei cittadini emerge con tutta la sua gravità, e senza vergogna alcuna da parte di questo Governo laddove viene garantito un salvacondotto, una sorta di immunità anche in presenza di ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori. Come è possibile accettare che resti in funzione un impianto come l'Ilva che si è lasciato alle spalle e si lascia alle spalle una scia di sofferenza e morte ? Come è possibile accettare che un impianto come l'Ilva possa essere considerato di interesse strategico nazionale ? Qual è questo interesse strategico, al cospetto dei morti e dei tanti malati che l'impianto ha causato in questi anni ? Con l'emendamento all'articolo 21-octies si tenta di portare un qualche vincolo stringente ai termini sulla predisposizione del piano che reca misure e attività aggiuntive per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Se la questione non fosse veramente drammatica verrebbe da sorridere di fronte all'assurdo accostamento dell'Ilva a qualsivoglia piano di tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro. Un piano per la verità predisposto per aggirare i provvedimenti di sequestro dell'impianto, quei sacrosanti provvedimenti che vengono derogati in virtù di un inesistente interesse strategico. Con l'emendamento si chiede di attribuire alle istituzioni chiamate a vigilare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro – Vigili del fuoco, ASL, INAIL – compiti di valutazione sulla qualità del piano stesso. Si chiede che il piano non sia il salvacondotto regalato dal Governo, ma che sia almeno uno strumento che possa in qualche modo rafforzare gli interventi a salvaguardia della salute degli operai e dei cittadini. Sulla questione dell'Ilva emerge tutta l'assenza di coraggio di questo Governo, che preferisce porre sistematicamente e periodicamente delle deroghe alla sicurezza e alla salute, piuttosto che iniziare una pianificazione futura del sito. Ci vuole coraggio per spianare la strada al futuro, un futuro dove il lavoro non deve mettere a repentaglio la qualità della vita e la sopravvivenza stessa dei lavoratori e di un'intera città. Io vorrei sapere con quale sguardo il Governo possa rivolgersi a una città e ai suoi abitanti, ai suoi bambini, ai suoi cittadini a cui sta negando ancora una volta un futuro possibile. La nostra è un'epoca di transizione, un periodo dove stiamo abbandonando superati sistemi di produzione per andare incontro a più moderni e sostenibili strutture produttive. La nostra epoca sta andando incontro ad uno sviluppo sostenibile, sta andando verso una maggiore tutela della salute, sta andando incontro alla vita.
  Ma tutto questo non è il frutto di scelte facili, bisogna avere il coraggio di fare rinunce, modificare gli stili di vita, rinunciare Pag. 51al guadagno immediato per raccogliere domani qualcosa di più prezioso, come la qualità dell'ambiente in cui viviamo. Questa è un'epoca di grandi occasioni, dove tutti noi siamo chiamati a ripensare il nostro modo di vivere, il lavoro e la quotidianità, un'opportunità che deve diventare urgenza soprattutto per chi assume responsabilità di Governo e che ha il dovere di prendere decisioni coraggiose. Purtroppo questo Esecutivo ha dimostrato, non solo in questa occasione, l'assoluta mancanza di responsabilità e coraggio. Di più, questo Governo ha dimostrato e dimostra in queste circostanze di non avere alcuna coscienza: l'Ilva ha prodotto morte tra i lavoratori e tra i cittadini; l'Ilva ha compromesso definitivamente un ambiente urbano, mettendo sotto assedio una città che poteva avere un futuro diverso. Taranto e la Puglia sono luoghi di grande pregio ambientale, storico e culturale, luoghi che potrebbero conoscere uno sviluppo che si lascia alle spalle quella scia di dolore che l'Ilva sta provocando. Oggi, con questo provvedimento, voi state negando questo futuro a Taranto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Grazie, Presidente. Siamo all'ennesima pezza che il Governo mette ad una situazione che in Italia sta degenerando ormai da anni e che in particolare si è evidenziata dal 2008, cioè quella dell'economia. L'economia italiana è al collasso, alcune regioni sono in una fase di vera e propria depressione economica, e ovviamente ci troviamo di fronte a delle problematiche, ossia a delle banche che hanno problematiche riguardo crediti inesigibili perché le imprese non sono più in grado di pagare. Quindi, questi crediti inesigibili, secondo i regolamenti bancari, vanno a riempire il cosiddetto fardello dei crediti in sofferenza, che blocca il meccanismo indicato dagli stessi organi regolatori bancari, affinché le banche possano fare il loro mestiere, cioè finanziarie l'economia reale, già peraltro bistrattata rispetto al mercato finanziario. Quindi abbiamo una situazione nella quale il Governo trova una pezza a carico dei contribuenti, che riduce il gettito dello Stato nei prossimi anni, consentendo alle banche una cosa che apparentemente potrebbe sembrare sacrosanta, ossia: non riesco più a recuperare questo credito, quindi lo dichiaro inesigibile e me lo scarico dalle tasse mettendolo a costi. È un'operazione che fanno anche le imprese private, peccato che qui il meccanismo sia una pezza, perché chi soffre, le imprese, che sono in continuo aumento, continueranno a soffrire anche domani, per un motivo che non è legato al fatto che esistono delle banche che hanno dei problemi nei propri bilanci ma per un meccanismo legato al fatto che siamo in una situazione in cui la gestione economica del Paese è praticamente abbandonata alle regole della Germania, dell’austerity e di questo sistema che sta fallendo miserabilmente davanti agli occhi di tutti, anche degli osservatori economici internazionali, che stanno dicendo in tutte le lingue all'Europa che questa non è la strada giusta. Quindi, ci troveremo un domani in una situazione analoga. Oggi consentiamo alle banche di fare questa operazione facendo dei conti – per come ha illustrato il mio collega Villarosa – campati per aria, basati su stime fatte dallo stesso settore bancario, e non abbiamo una nostra visione della situazione; facciamo questa operazione in maniera da sbloccare il credito e quindi di portare l'economia a ripartire perché le banche finalmente possano di nuovo trovare spazi finanziari per fare il loro mestiere, ma in realtà non sarà così. Non sarà così perché la percentuale delle sofferenze degli interi affidamenti che le banche fanno alle imprese è una frazione piccola dell'intero settore finanziario. Quindi cosa succederà ? La crisi, che continua a mordere, soprattutto in alcune regioni d'Italia che sono in declino, provocherà ulteriori sofferenze alle banche, e questo sarà un circolo vizioso dal quale non si uscirà attraverso questo provvedimento. Cioè, non si uscirà attraverso la pubblicizzazione del debito, perché è questo che state facendo. Il debito delle Pag. 52imprese in sofferenza lo state facendo diventare un debito di tutti i cittadini e quindi lo state facendo pagare all'Erario. Continueremo su questa strada fino a quando ? O fino al collasso, che è quello verso il quale stiamo andando rapidamente, oppure fino a che non cambieranno le politiche di economiche di questo Paese.
  Ovviamente questo non può accadere perché le regole europee ci impongono il paradosso che quando facciamo una detrazione da una imposta nel momento in cui c’è la fase dichiarativa, quindi le banche dichiarano nei loro modelli dichiarativi che hanno delle sofferenze, l'Europa ce le fa fare, se invece vogliamo creare degli investimenti attraverso dei titoli pubblici che vengono emessi a garanzia di questi investimenti allora l'Europa ce li considera debito pubblico. Quindi, in realtà, noi abbiamo soltanto il canale che ci dà in prestito il settore bancario, come Stato non possiamo più fare una politica di investimenti seria, perché dei banalissimi regolamenti ci fanno andare ad aumentare questo maledetto indice di Maastricht che spesso è basato sul nulla.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Micillo. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente. Il Governo non si ferma neanche davanti ai morti, qualche minuto di silenzio in Aula e poi si bypassa la giustizia con l'ennesimo decreto ad hoc: l'ottavo decreto Salva-Ilva, che riapre subito quell'Altoforno 2 che appena lo scorso giugno ha condannato un operaio alla morte, Alessandro.
  Il Governo, con poche righe, dissequestra gli impianti spiegando l'intervento normativo come un necessario bilanciamento tra esigenze di continuità produttiva e salute del lavoro. Sono proprio queste le parole vergognose scritte nell'ottavo decreto Salva-Ilva. I sindacati si girano dall'altra parte, mentre il lavoratore rientra in un ambiente lavorativo pessimo, pericoloso, mettendo a rischio la propria vita. Non accadde così all'indomani della tragedia della Thyssen Krupp, nella stessa identica situazione, l'allora Governo Prodi non si sognò di scavalcare le decisioni della procura di Torino e far riaprire gli impianti. Anche Guariniello esordisce dicendo: da tanti anni mi occupo di sicurezza sul lavoro e non avevo mai visto nulla del genere.
  È scandaloso che un pacchetto di disposizioni così importante come l'ambiente e l'Ilva, che meritavano un provvedimento tutto a sé, con un sol colpo di mano sono inseriti all'interno del DDL in materia fallimentare. Il metodo del Governo a cui il premier ci vuole abituare ci stupirà sempre. Noi ci opponiamo fermamente a questi metodi che creano confusione nel diritto. L'Ilva è un caso a sé, non assemblabile ad altri provvedimenti. In questo provvedimento vi sono disposizioni che scavalcano quanto disposto nei mesi scorsi dall'autorità giudiziaria, introducendo norme che consentono la prosecuzione della produzione in presenza di un provvedimento di sequestro. Così operando si apre un conflitto tra poteri dello Stato in quanto il Governo con un atto avente forza di legge assicura la continuità produttiva dello stabilimento siderurgico, facendo venire meno quanto disposto in senso contrario dalla procura.
  Le norme del decreto in esame si pongono in evidente contrasto con le leggi di rilievo penale in cui i magistrati documentalmente contestano la violazione. Le parole di Guariniello ne sono l'applicazione. La presente normativa si attaglia alla perfezione all'attuale situazione dell'Ilva di Taranto, recentemente sottoposta all'ennesimo sequestro preventivo. Questa volta, come già riportato, non già rispetto alle violazioni della normativa ambientale bensì ad un incidente sul lavoro sfociato nella morte di Alessandro.
  Nel 2012 lo scopo era quello di impedire l'interruzione della produzione siderurgica nelle more dell'adeguamento alla nuova autorizzazione integrata ambientale. Oggi, mutatis mutandis l'obiettivo del Governo è quello di impedire la chiusura del medesimo impianto in attesa che venga adeguato alla normativa vigente in materia Pag. 53di sicurezza sul lavoro. Pare dunque potersi affermare che d'ora in poi qualunque sequestro preventivo avente ad oggetto impianti di interesse strategico nazionale avrà un'efficacia sospesa per 30 giorni a partire dalla sua adozione, termine entro il quale l'impresa dovrà comunicare, a pena di decadenza e dunque a pena di chiusura dell'impianto, un piano di adeguamento alla normativa in materia di sicurezza sul lavoro. La normativa sembra essere costituita per non lasciare spazio alcuno alla discrezionalità del GIP nella concessione della sospensione del sequestro. Non solo, infatti il legislatore ha stabilito che l'esercizio dell'attività di impresa non è impedito dal provvedimento di sequestro.
  Ha altresì previsto che al GIP venga comunicata l'avvenuta predisposizione del piano di adeguamento, ossia una mera notizia circa l'adempimento dell'obbligo, senza necessità di comunicare anche i contenuti del piano stesso. Il MoVimento 5 Stelle si è già espresso in ordine all'incostituzionalità di un simile modus operandi e mi sento di affermare fermamente che l'anticostituzionalità continua a persistere anche nel provvedimento di cui stiamo discutendo. Di fatto il Governo Renzi sta ammettendo che il datore di lavoro è colpevole di non rispettare i dettami sopra riportati, la legge n. 81 del 2008, al punto da imporre oggi un piano di misure e attività aggiuntive per la sicurezza sul lavoro, ma in realtà si fa solo finta di creare una nuova procedura farlocca, che dovrebbe attuare quanto le norme di sicurezza sul lavoro dovevano già fare al fine di evitare incendi mortali come quelli accaduti. Siamo al ridicolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, giovedì 23 luglio non è solo la data ultima per spegnere l'altoforno ma anche il giorno in cui il giudice per le udienze preliminari, Vilma Gilli, dovrà emettere il verdetto sulla richiesta di rinvio a giudizio degli imputati dell'inchiesta «ambiente svenduto», tra i quali Nicola e Fabio Riva, l'ex governatore di Puglia Nichi Vendola, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano e funzionari del Ministero dell'ambiente. Ora, noi ci ritroviamo in una situazione, Presidente, di grandissimo corto circuito istituzionale. Noi abbiamo tra le più alte istituzioni politiche elette in questo momento che sono nel vortice di queste indagini, di queste accuse pesantissime, ma non credo nemmeno che serva il potere giudiziario, basterebbe semplicemente, come ho fatto io poche settimane fa, andare vicino agli altoforni dell'Ilva e sentire l'odore fortissimo, incredibile, che ti prende la gola e che ti costringe immediatamente a chiudere il finestrino quando passi con la macchina, oppure parlare con un abitante della zona, parlando con questa abitante viene fuori che lui ha un'invalidità, che lavorava all'Ilva, che deve essere operato a Verona perché praticamente ha avuto un problema di tumore. Ecco, oppure dobbiamo parlare delle denunce di tutto quello che si sa, ovvero che i filtri che dovrebbero misurare la diossina all'interno degli altoforni vengono costantemente bypassati da parte di lavoratori che sentono con maggiore urgenza, con maggiore forza il ricatto occupazionale, il ricatto occupazionale fatto da questi imprenditori miopi che adesso sono completamente al tramonto e di tutta questa classe politica, di tutta questa classe di funzionari che compiacente li ha sostenuti e poi vedremo cosa diranno le carte dei processi, vedremo fino a che punto non solo li ha sostenuti, ma fino a che punto sapevano e fino a che punto potranno poi essere eventualmente giudicati per complicità in strage, perché di questo stiamo parlando. La quantità di morti, di malati che ha creato questo tipo di situazione in cui praticamente non si è mai voluto vedere anche provvedimenti semplici ma rivoluzionari, come far uscire i lavoratori eventualmente dal ricatto occupazionale, e stiamo parlando del reddito di cittadinanza, che il Partito Democratico ha nel programma come reddito minimo garantito e che continua a ignorare e che non ha nel programma, invece di fare questi Pag. 54decreti per salvare il sedere a questi grandi imprenditori che se la sono comandata da anni e che hanno stabilito chi doveva essere eletto, chi non doveva essere eletto e che poi li hanno fatti risucchiare in questo atteggiamento di compiacenza nei confronti non di un altoforno o di un altro altoforno, ma nei confronti di qualcosa che si è sempre saputo, cioè di qualcosa che andava assolutamente monitorato e controllato in maniera pedissequa da parte di persone non oneste ma estremamente sensibili e che per passione dovevano conoscere quelle leggi.
  Ebbene, queste persone sono le persone che hanno tirato fuori la verità, che hanno permesso la prevenzione anche ad altri, ad altre persone che, potenzialmente, magari hanno scelto di andare via o di non lavorare all'Ilva.
  Allora, forse la propria salute o forse la vita dei propri figli può valere scientemente un posto di lavoro di un padre che ha deciso di morire, sacrificandosi perché non c’è lavoro. Allora, questa sì è la complicità di questa classe politica, che è veramente l'abuso del potere politico tramite una legislazione d'urgenza, e questo abuso va completamente a impattare sul lavoro di magistrati che chiedono semplicemente di far rispettare la legge, per tutti quanti, per tutti quelli – soprattutto i politici – che non l'hanno voluto fare durante tutto questo tempo.
  Ecco, questo è quello a cui vi siete ridotti: senza idee, senza capacità di capire chi volevamo veramente tutelare. Con un semplice reddito di cittadinanza, Presidente, quanti guai avremmo potuto prevenire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente. Ci ritroviamo qui di nuovo a parlare di Ilva, che è stata inserita in un decreto nel quale sinceramente non c'entra assolutamente nulla. È un provvedimento, quello che stiamo esaminando oggi, con una serie di interventi e disposizioni molto eterogenee tra loro, in quanto pretendono di affrontare, nell'ambito dello stesso decreto-legge, materie e questioni tanto complesse e delicate quanto disorganiche tra loro, come la modifica del diritto fallimentare, civile e processuale civile, la geografia giudiziaria amministrativa, le carriere del personale dell'amministrazione della giustizia e, infine, il problema dell'attività di impresa negli stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario, di cui al «caso Ilva», come ho appunto appena ricordato.
  È, pertanto, del tutto evidente la disomogeneità dell'iniziativa legislativa assunta dal Governo nella presentazione di questo decreto, un'iniziativa non solo priva dei requisiti costituzionali della necessità e dell'urgenza – e come al solito ormai ci siamo abituati in questi due anni e mezzo – ma anche controproducente rispetto ai risultati che intende raggiungere.
  La riforma delle procedure concorsuali ed esecutive, infatti, è al vaglio della Commissione giustizia della Camera fin dall'inizio del 2015, mentre il rafforzamento degli istituti di credito, in qualità di creditori finanziari nella capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti nei confronti dell'impresa debitrice, è un'ulteriore conferma di un Governo solo apparentemente vicino alle fasce deboli ma, nella sostanza, attento più ai bisogni dei poteri forti, delle banche e delle assicurazioni, che non alle esigenze dei cittadini italiani.
  Nella sezione inerente la fallimentare e l'esecutiva sono state approvate alcune proposte emendative del MoVimento 5 Stelle sul concordato preventivo, quali: l'introduzione di soglie minime per la soddisfazione dei creditori chirografari, come requisito indispensabile alla proposizione del piano concordatario, nonché la parziale abolizione della formula del silenzio-assenso per l'accettazione dello stesso piano. Ancora, tra gli emendamenti a firma del MoVimento 5 Stelle sono stati approvati l'introduzione di un più rigoroso requisito di incompatibilità, all'articolo 28 della legge fallimentare, per la nomina a curatore fallimentare, che in ogni caso, e Pag. 55non solo nei due anni precedenti, deve essere privo di conflitti di interessi nei confronti del debitore.
  Nonostante l'approvazione dei detti emendamenti, si esprime un parere negativo dovuto all'inopportunità dell'utilizzo di un decreto-legge per operare una revisione così ampia di numerosi argomenti. Tale revisione avrebbe certamente meritato maggiore approfondimento, nonché un esame scevro da condizionamenti esterni ed estranei al tema giustizia, rappresentati dagli ennesimi interventi in favore del sistema bancario-assicurativo. Voglio ricordare all'Aula il vergognoso «decreto Imu-Bankitalia», con il quale avete regalato ben 7 miliardi e mezzo di euro del nostro «tesoretto» di Bankitalia agli istituti di credito privati. Non contenti, state continuando a perseguire quelle orme di fango, gettando fango, quindi, su tutti i cittadini italiani che continuano a riporre la propria fiducia in voi, forse ancora ciechi, mentre voi li prendete costantemente in giro, con barzellette che raccontate in tv e anche agli organi di stampa.
  Non è chiaro a nessuno perché viene inserito il «salva Ilva» (così chiamato) insieme alle procedure fallimentari. È noto a quest'Aula che il mio gruppo ha immediatamente manifestato alla presidenza delle Commissione giustizia nonché, per iscritto, alla Presidenza della Camera, le proprie perplessità in ordine all'ammissibilità della proposta emendativa 21.04 del Governo, poi approvata, senza modifiche subemendative, come articolo aggiuntivo.
  Beh, ma di che cosa ci stupiamo ? In fondo a me sembra di vivere in una dittatura da due anni e mezzo con più e più provvedimenti presi in quest'aula. Si evidenzia il peso e la gravità di una simile iniziativa da parte del Governo, laddove l'emendamento in questione non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile, processuale civile, né di organizzazione ovvero di funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, così come elenca il titolo del decreto-legge n. 83 del 2015, intervenendo altresì in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro. Ed ancora, se il primo comma del detto emendamento – già articolo 3 del decreto n. 92 – si riferisce a generiche finalità di giustizia, queste appaiono del tutto disattese quando si dispone, al medesimo comma, un'esplicita ed inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori per la prosecuzione dell'attività industriale. Esprimiamo, quindi, il nostro incondizionato dissenso rispetto ad un provvedimento di Governo che non ci appartiene, che riteniamo iniquo, ambiguo e, soprattutto, distante dai bisogni concreti dei cittadini. Pretenderemmo un po’ di rispetto per i lavoratori dell'Ilva di Taranto, per la sofferenza che questo palese fallimento provoca, per i morti causati dall'inquinamento e dal palese menefreghismo dei proprietari, i signori Riva, dello stabilimento Ilva, pretenderemmo che per una volta i denari fossero investiti per la cura delle malattie che questo stabilimento ha provocato e che continua a provocare. E continuerà a provocare morti, morti ai cittadini di Taranto.

  PRESIDENTE. Concluda.

  TATIANA BASILIO. E vado a concludere. Non sono stati in grado di produrre in maniera sostenibile e non siete in grado di tutelare i cittadini della città di Taranto, con dei decreti chiari e semplici che vadano a sostenere la vita e la salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. Deve concludere proprio, perché abbiamo ampiamente superato il tempo.

  TATIANA BASILIO. La ringrazio, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Grazie Presidente, il decreto-legge n. 83 del 2015, a parole di questo Governo, si promuoveva inizialmente nell'ambito di una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché Pag. 56esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni. Per realizzare questo obiettivo, vengono modificati in maniera disorganica alcuni elementi delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza: dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte alla tutela ora del debitore, ora del creditore – rafforzando in particolare questi ultimi – nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore.
  Il testo, inizialmente di 24 articoli, durante il passaggio in sede referente in Commissione giustizia, ha visto l'aggiunta di 10 nuovi articoli, dedicati ad aspetti legati prevalentemente all'amministrazione giudiziaria, fatta eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92 del 2015, riguardante il decreto Ilva. Mi volevo soffermare sull'articolo 16 e sull'articolo 21-ter. In questi due articoli viene riassunta l'anima di questo Governo ed è l'esemplificazione di quanto questa classe politica, negli ultimi vent'anni, abbia fatto tutto meno che l'interesse dei cittadini più deboli. L'articolo 16 è l'ennesimo regalo alle banche. Come se ce ne fosse ancora bisogno dopo i 7 miliardi e mezzo, non più di un anno fa, regalati col decreto IMU-Banca d'Italia. E allora, se fino a ieri gli istituti bancari, finanziari e assicurativi si portavano in deduzione le svalutazioni e le perdite sui crediti dell'anno fiscale per una quota pari al 20 per cento annuo su cinque anni, oggi potranno portare in deduzione l'intero ammontare dell'esercizio in un solo anno fiscale. In pratica, tali istituti potranno abbattere di cinque volte in più rispetto alla precedente disciplina il loro imponibile fiscale: per le imprese briciole, per le banche regalie enormi. Difatti, basta guardare sempre il Testo unico delle imposte sui redditi, all'articolo 106, che avete modificato proprio con l'articolo 16 di questo decreto, per notare l'assoluta disparità nel portare in deduzione i crediti svalutati tra chi lavora e produce come le imprese, articolo 106, comma 1, e chi specula, affama e fa cartello, come banche e assicurazioni, articolo 106, comma 3, come modificato da questo decreto in esame oggi. Dopo tutto se voi avete un salvagente solo, preferite sempre tirarlo verso le banche. E poi l'articolo 21-ter, ossia l'esempio di come non salvare un'impresa, andando a interferire con inchieste in corso, salvaguardando un avvelenatoio fuori mercato. Prendete l'articolo 3 dell'ennesimo «salva Ilva», l'ottavo, e lo mettete qua dentro, come se legiferare fosse semplicemente spostare insignificanti parole da un contenitore all'altro. Invece no, legiferare richiede particolare attenzione e cura, non solo nei termini usati, ma anche nel contenitore e nei metodi.
  E questo si può riassumere con una sola parola, che vi piace tanto, anche ai vostri sottosegretari: la parola è «porcata», una parola che il sottosegretario De Vincenti conosce benissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prendete un impianto inquinante fuori norma, prendete un grande gruppo industriale, prendete un quantitativo di morti e ammalati nettamente superiore alla media nazionale, aggiungeteci una classe politica locale e nazionale complice e collusa e, infine, metteteci dentro l'arrivo della magistratura, che sequestra l'impianto per impedire si verifichi la continuità del reato.
  Aggiungeteci, infine, una norma che consenta di proseguire l'attività produttiva anche durante il sequestro preventivo. Oltre a trattarsi di una grave prevaricazione del potere legislativo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SERGIO BATTELLI. ... su quello giudiziario – vado a concludere – stiamo assistendo ad un chiaro aiuto dello Stato verso un privato. Nel caso specifico, stiamo parlando dell'Ilva di Taranto, ma possiamo tranquillamente pensare che qualcuno volesse fare questa porcata, Pag. 57come vi piace definirla, anche con Tirreno Power a Vado Ligure, e il sottosegretario De Vincenti lo sa bene.
  Al sottosegretario vengono i conati per scrivere queste norme ? Bene, allora lo vada a dire ai cittadini di Taranto, vada a farsi un giro nei reparti di oncologia, visiti la città e poi guardi se le vengono ancora i conati o se il rimorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se legiferare, per voi, significa fare porcate, noi saremo sempre in prima linea a denunciarle e a fare tutto ciò che il Regolamento ci permette per impedirle, ed è per questo che ci opponiamo anche a questo decreto, l'ennesimo «decreto porcata» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Grazie, Presidente. Il carattere straordinario, dove con «straordinario» intendo fuori dall'ordine delle cose, intendo delle cose di buonsenso, ma potrei intendere anche straordinariamente ottuso, della vostra gestione della questione Ilva continua a stupirmi. Mi stupisco della pervicacia con cui in otto decreti avete permesso di tutto e di più in termini di scempio ambientale e della salute umana, per tutelare un'attività singola come l'Ilva.
  Cioè, quello che non riesco veramente a capire è che qui si lotta tutti i giorni, noi lottiamo tutti i giorni per le difficoltà di molte imprese della pesca e dell'agricoltura, poco calcolate dalla politica che conta, ma una singola azienda può usufruire della corsia preferenziale per continuare la propria attività, indisturbata. E questa corsia preferenziale si vede bene nella genesi di questo testo: inizialmente di 24 articoli, durante il passaggio in sede referente in Commissione giustizia ha visto l'aggiunta di dieci nuovi articoli, dedicati ad aspetti legati prevalentemente all'amministrazione giudiziaria, e poi una piccola trasposizione integrale dell'articolo 3 del decreto-legge n. 92, il «decreto Ilva».
  Vedasi l'articolo 21-ter, «Misure urgenti per l'esercizio dell'attività di impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario». E la corsia preferenziale non è una cosa nuova in questo contesto, nel contesto dell'Ilva. Un altro esempio che mi viene in mente è avvenuto a ottobre 2013, quindi due anni fa quasi, in sede di conversione del decreto-legge n. 101 sulla pubblica amministrazione, A.C. 1682, approvato dal Senato della Repubblica.
  L'articolo 12 di quel decreto, modificato nel corso dell'esame al Senato, dettava ai commi 1 e 2 disposizioni relative alla costruzione di discariche per rifiuti, per le quali era già stato rilasciato il giudizio positivo di compatibilità ambientale, nel perimetro dell'impianto dell'Ilva di Taranto. I commi da 3 a 5-quinquies dettavano disposizioni in materia di gestione commissariale delle imprese di interesse strategico nazionale; i commi 6 e 7, infine, riguardavano specificamente la disciplina normativa e gli aspetti finanziari dello smaltimento dei rifiuti del ciclo produttivo dell'Ilva di Taranto.
  In particolare, il comma 1 autorizzava la costruzione e la gestione delle discariche per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi localizzate nel perimetro dell'impianto produttivo dell'Ilva di Taranto; quindi, una bellissima corsia preferenziale. Rispetto al testo iniziale del decreto-legge, nel corso dell'esame al Senato la disposizione era stata modificata per individuare in maniera precisa le discariche cui faceva riferimento la norma. Secondo quanto disposto dal comma 2, le modalità di costruzione e di gestione delle suddette discariche poi sarebbero state definite entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge, tramite decreto del Ministro dell'ambiente e su proposta del subcommissario previsto dal comma 1 dell'articolo 1 del citato decreto-legge n. 61 del 2013 a supporto del commissario straordinario, sentita l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) della regione Puglia. Quindi, un grande bel lavoro di corsia preferenziale: tutti uniti in questo senso.
  Gli interventi di attuazione delle autorizzazioni integrate ambientali hanno comportato, infatti, la produzione di rilevanti Pag. 58quantità di rifiuti non pericolosi e pericolosi (per esempio i rifiuti prodotti a seguito della bonifica del suolo sottostante ai parchi minerali da coprire oppure le polveri prodotte dai nuovi sistemi di abbattimento fumi), per il cui corretto smaltimento avete paventato come necessario poter disporre, in tempi rapidi, di impianti idonei compresi nel perimetro dello stabilimento Ilva di Taranto e a servizio di quest'ultimo. Quindi, si trattava, già due anni fa, di una norma che voleva evitare la chiusura dello stabilimento.
  L'individuazione della discarica all'interno dell'Ilva di Taranto è stata funzionale per poter smaltire le scorie della produzione, evitando – lo ripeto – la chiusura dell'impianto. Inoltre tutte le norme sulla gestione commissariale hanno permesso e permettono tuttora continuità di produzione dell'impianto anche sotto sequestro giudiziario. Lo stiamo vedendo anche oggi, a distanza di due anni: questa corsia preferenziale di questa impresa continua ed è apparsa con una proposta emendativa, la 21.04 introdotta in volata dal Governo. Il primo comma di quest'ultima paventa generiche finalità di giustizia. Peccato che disponga un'esplicita e inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori per la prosecuzione dell'attività industriale. Complimenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente. Oggi discutiamo la conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria.
  Si tratta sicuramente di questioni preminenti per il nostro Paese ma, come al solito, si utilizza un provvedimento che tratta di questioni economiche e finanziarie, come cavallo di Troia – o di «Troika» sarebbe il caso di dire – per infilarci un qualcosa che non ha nulla a che vedere con queste argomentazioni.
  Ed ecco infatti una proposta emendativa, la 21.04 del Governo, che riguarda la questione annosa dell'Ilva di Taranto. Il gruppo MoVimento 5 Stelle ha immediatamente manifestato alla presidenza della Commissione giustizia, nonché, per iscritto, alla Presidenza della Camera, le proprie perplessità in ordine all'ammissibilità dell'emendamento 21.04 del Governo, poi approvato, senza modifiche subemendative, come articolo aggiuntivo.
  In particolare, si è rilevata l'estrema eterogeneità della materia che il Governo ha inteso introdurre rispetto ad un atto già di per sé ampiamente disorganico e disomogeneo, considerazioni che non hanno trovato condivisione nella valutazione della presidenza della Commissione, che ha proceduto senza indugio per l'ammissibilità dell'emendamento. Si evidenzia il peso e la gravità di una simile iniziativa da parte del Governo, laddove l'emendamento in questione non reca alcuna misura in materia fallimentare, civile, processuale civile né di organizzazione ovvero di funzionamento dell'amministrazione giudiziaria, così come elenca il titolo del decreto-legge n. 83, intervenendo altresì in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro.
  Ed ancora, se il primo comma del detto emendamento – già articolo 3 del decreto-legge n. 92 del 2015 – si riferisce a generiche finalità di giustizia, queste appaiono del tutto disattese quando si dispone, al medesimo comma, un'esplicita ed inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori per la prosecuzione dell'attività industriale.
  Si rileva, infine, del tutto inidonea la valutazione secondo la quale si potrebbe assimilare la necessità di continuità operativa di un complesso industriale, considerato di interesse strategico nazionale e posto sotto sequestro giudiziario, con le esigenze di continuità aziendale di imprese che accedono a procedure concorsuali per superare uno stato di crisi o di insolvenza.
  A parte questi elementi di forte contrarietà, ce ne sono da aggiungere numerosi altri. Per questo noi siamo nettamente contrari al complesso del provvedimento. Pag. 59E le ragioni sono diverse. Nei primi due titoli del decreto, si rileva che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità e urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di una commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso. Quindi ci troviamo di fronte all'ennesimo spreco di risorse economiche e temporali. I motivi che, invero, hanno richiesto inizialmente l'emanazione di un decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni nel ruolo di creditori finanziari, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare.
  Tra tutti si segnalano gli articoli 9 e 16 tra quelli più negativi.
  L'articolo 9 rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori. L'articolo 16 consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi. Se l'articolo 9 ha subito, durante l'esame in Commissione, una leggera mitigazione dei propri effetti negativi sui diritti dei creditori minori, è sintomatico dell'importanza riservata dal Governo e dalla maggioranza alle disposizioni in favore delle banche il fatto che l'articolo 16 sia uno dei pochissimi articoli a non aver subito alcuna modifica né da parte del relatore né del Governo.
  Nella sezione inerente la questione fallimentare ed esecutiva sono state approvate alcune proposte emendative del MoVimento 5 Stelle sul concordato preventivo, quali l'introduzione di soglie minime per la soddisfazione dei creditori chirografari come requisito indispensabile alla proposizione del piano concordatario, nonché la parziale abolizione della formula del silenzio assenso per l'accettazione dello stesso piano. Ancora, tra gli emendamenti a firma 5 Stelle approvati, si menziona l'introduzione di un più rigoroso requisito di incompatibilità per la nomina a curatore fallimentare, che in ogni caso, e non solo nei due anni precedenti, deve essere privo di conflitti...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bernini.

  MASSIMILIANO BERNINI. Concludo, Presidente... di interessi nei confronti del debitore.
  A parte tutti questi rilievi e questi miglioramenti, il giudizio del MoVimento 5 Stelle al provvedimento nel suo complesso rimane assolutamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Grazie, signor Presidente. Ci risiamo: nuovo giro, nuovo decreto, ovviamente incostituzionale, mentre tutti gli italiani sono al mare...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole. Ho saltato l'onorevole Paolo Bernini. Le chiedo scusa, ricominciamo dopo. Chiedo scusa all'onorevole Bianchi e chiedo scusa anche all'onorevole Bernini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente. L'inquinamento industriale dell'Ilva a Taranto non ha ucciso solo le persone. Nel 2012 oltre 300 ovini, tra pecore e capre che sono risultate contaminate da diossina e PCB perché pascolavano all'ombra del colosso siderurgico dell'Ilva, sono state abbattute. Non è stata la prima volta che interi allevamenti tarantini sono stati mandati al macello per le alte concentrazioni di veleni industriali che si depositano sui pascoli e venivano assunti dagli animali Pag. 60per via alimentare rendendo inutilizzabili le loro carni o il latte prodotto. Quindi, oltre il danno, la beffa.
  Nel dicembre del 2008 la regione Puglia dispose, con un'ordinanza, l'abbattimento di 1.200 capi – parliamo di animali – contaminati provenienti da allevamenti della zona. E la questione della contaminazione da diossine è anche al centro di uno dei vari filoni di inchiesta aperto nel 2010 della procura di Taranto sull'Ilva. Questa è stata una mattanza. Non solo gli animali a causa dell'uomo si sono ritrovati inconsapevolmente malati, ma per colpa dell'opera di inquinamento prodotto dallo stesso sono stati uccisi solo perché non idonei al commercio. Questa azione è pura pazzia e insensibilità verso gli esseri viventi che, insieme a noi, vivono sulla Terra.
  Un allevatore tarantino, a causa di queste problematiche che hanno portato all'uccisione e all'abbattimento di oltre 2 mila pecore piene di diossina, oggi semina marijuana, cioè canapa, tre ettari del suo terreno. Grazie alla fitodegradazione, queste erbe a rapido accrescimento, erbe, cannabis, potranno assorbire gli inquinanti organici dal terreno. Nel 2014 ha seminato con la canapa tre ettari del suo terreno e la nuova vita donata alla terra trova anche il consenso della comunità scientifica. Le piante hanno evoluto efficienti sistemi di difesa e tolleranza verso gli inquinanti del suolo. Alcune specie vegetali, dette «escludenti», riescono a evitare l'effetto tossico dei metalli pesanti in eccesso, preservano i frutti e le parti edibili ed eliminano il rischio di diffusione nella catena alimentare. Altre, definite «iperaccumulatrici», sono invece capaci di assorbire e immagazzinare nei propri tessuti quantità di metalli pesanti da decine a migliaia di volte superiori a quelle tollerate da altri organismi.
  Tutte le speranze per portare di nuovo i terreni accanto all'Ilva a un livello di inquinamento non accettabile, ma ovviamente per debellarlo, sono riposte nella canapa, una pianta che ha proprietà disinquinanti e molteplici utilizzi, dalla bioedilizia al tessile, dall'uso alimentare all'impiego in ambito farmaceutico.
  In base ai risultati delle analisi da effettuare sul prodotto ottenuto si deciderà su quale filone puntare. Per adesso aspettiamo i risultati.
  Questo decreto-legge n. 83 del 2015 nelle intenzioni del Governo si muoveva inizialmente nell'ambito di una messa a punto delle più recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi in una situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari, quali banche e assicurazioni.
  Per realizzare questo obiettivo vengono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi e di insolvenza, dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale con misure anche di tipo fiscale, volte alla tutela ora del debitore ora del creditore, rafforzando in particolare questi ultimi, nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore.
  Il testo, inizialmente di 24 articoli, durante il passaggio in sede referente in Commissione giustizia ha visto l'aggiunta di nuovi dieci articoli, dedicati ad aspetti legati prevalentemente all'amministrazione giudiziaria, fatta eccezione per la trasposizione integrale dell'articolo 3, riguardante il decreto Ilva per il quale rimane ad uno specifico approfondimento.
  Relativamente alle misure principali il provvedimento d'urgenza reca nei primi due titoli rispettivamente interventi in materia di procedure concorsuali e procedure esecutive.
  Per quanto attiene, in particolare, il Titolo III, questo è composto da un solo articolo, il numero 16, che racchiude quello che è stato segnalato dai deputati nelle Commissioni giustizia e finanze come un vero e proprio regalo alle banche, poiché si consente agli enti creditizi, finanziari Pag. 61ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento consentito sino ad oggi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, ci risiamo, nuovo decreto, nuovo giro, nuovo decreto incostituzionale, soprattutto mentre l'opinione pubblica è al mare e mentre si parla di caldo e di afa. In tale situazione, il Governo non fa altro che presentare decreti che sono praticamente l'ennesima porcata. Entriamo nel dettaglio di questo decreto. La prima parte possiamo riassumerla come un regalo alle banche, l'ennesimo regalo alle banche. Vorrei, a tale riguardo, fare una considerazione insieme a tutti voi: qual è quella azienda che acquista la materia prima a zero e la rivende guadagnandoci il 18-19 per cento ? Solo le banche. Già partendo da questo presupposto stiamo parlando ad una categoria di aziende altamente avvantaggiate da tutto il sistema perché mentre le aziende chiudono, mentre i piccoli artigiani sono in crisi e il Governo non fa niente perché non ci sono i soldi, per le banche e le assicurazioni, i poteri forti, i soldi si trovano sempre. E questo articolato ne è l'esempio. È giusto anche soffermarci sull'articolo 16, anch'esso a favore delle banche, che già dal suo iter è molto, molto strano, visto e considerato che la Commissione finanze è stata convocata per trattare questo articolo ed esprimere solo parere consultivo. È assurdo che un articolo così importante che tratta di disposizioni in materia fiscale non venga esaminato in primis dalla Commissione competente. Fondamentale è anche parlare dell'articolo 21-octies, la norma sull'Ilva.

  PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Nicola Bianchi, colleghi gentilmente abbassiamo il tono della voce, in modo da consentire al collega di parlare. Grazie. Prego, continui onorevole Nicola Bianchi.

  NICOLA BIANCHI. Questo articolo si può riassumere così. L'azienda deve andare avanti a tutti costi, non conta se inquina, non conta se muoiono gli operai, non conta se la città di Taranto non lo vuole, lo stabilimento deve andare avanti a tutti i costi. Voglio precisare anche che con questo intervento si scavalca la magistratura che aveva disposto il sequestro, calpestando i poteri costituzionali e creando un pericoloso corto circuito.
  Questo articolo viola ben sei articoli della Costituzione e non lo dice il MoVimento 5 Stelle bensì il GIP di Taranto. Quindi faccio l'ennesima riflessione e mi chiedo: ma questo Governo in quale direzione vuole andare ? Dai decreti e dai provvedimenti che presenta la volontà è chiara perché con lo «sblocca-Italia» si ritorna indietro come filosofia e mentalità di pensiero a cinquanta-sessanta anni fa perché si vuole investire di nuovo sul cemento, sul petrolio. Con questo decreto-legge di nuovo si avvantaggiano le banche e si calpesta tutto il sistema sul quale si poggia il Paese. Un'altra considerazione che voglio fare è perché non si è attuato il reddito di cittadinanza che noi, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo a gran voce. Con il reddito di cittadinanza si potrebbero programmare e riqualificare tutte quelle aree industriali che sono dannose per il territorio e creano danni alla salute dei cittadini. Noi diciamo basta al ricatto lavoro-salute perché la salute deve essere il primo principio sul quale si poggia una società e il Governo su questo passaggio deve prestare molta attenzione perché il Governo deve fare gli interessi dei cittadini, è qui per fare gli interessi dei cittadini e sicuramente non delle multinazionali, cosa che invece fa. Concludo dicendo che noi siamo contro questa ennesima porcata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Come ormai prassi, siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge emanato Pag. 62per legiferare in materie che poco o nulla presentano il carattere di emergenza e il carattere di omogeneità che dovrebbero avere i decreti-legge. Ma oramai questo Parlamento illegittimo a questo ci ha abituato e noi purtroppo ci siamo abituati.
  Nel caso specifico, in merito al tema principale di questo provvedimento, non si ravvisano proprio la necessità e l'urgenza, anche perché, la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono già oggetto del lavoro di una commissione appositamente insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso.
  A muovere questi rilievi e questo tipo di critiche poi, non siamo solo noi del MoVimento 5 Stelle (l'opposizione che sa dire solo di «no» e che è contraria a prescindere, tra l'altro unica vera opposizione l'abbiamo scoperto anche oggi durante la spartizione delle vicepresidenza in Commissione), ma critiche a questo tipo di provvedimento vengono mosse anche dalla categoria dei dottori commercialisti, dei professionisti che quotidianamente hanno a che fare con le leggi fallimentari che voi oggi vi accingete frettolosamente e disorganicamente a modificare.
  Infatti, in un documento inviato alla Commissione giustizia della Camera, il Consiglio nazionale dei commercialisti, ha espresso le sue forti perplessità e la non condivisibilità sia per quanto attiene alle materie oggetto dell'intervento sia per quel che concerne lo strumento utilizzato per introdurre queste modifiche tanto significative per i settori strategici dell'economia.
  In particolare, gli stessi commercialisti, con riferimento all'ambito di intervento delle proposte di modifica presentate dall'Esecutivo, manifestano tutte le loro perplessità e sottolineano inoltre «l'anomalia rappresentata dal fatto che il decreto-legge intervenga proprio mentre la commissione nominata dal Ministro della Giustizia per la revisione organica della disciplina delle procedure concorsuali, stia già procedendo speditamente alla stesura dei criteri direttivi della legge delega per la riforma organica delle procedure concorsuali».
  Non si condivide poi la scelta di intervenire a distanza di pochi anni sulla legge fallimentare (l'ultima saliente modifica del testo della legge fallimentare è stata effettuata dal decreto-legge n. 69 del 2013) in quanto la stratificazione di provvedimenti normativi che vengono inseriti nell'ordinamento a breve distanza gli uni dagli altri, senza opportune riflessioni, le differenze di prassi registrate in ambito locale e, nei tribunali più grandi, anche nell'ambito delle stesse sezioni fallimentari, rappresenta infatti, un motivo ostativo all'ennesima rielaborazione del diritto fallimentare.
  Dulcis in fundo si legge nel documento del Consiglio nazionale dei commercialisti che il sistema ideato nel decreto-legge in esame altera sensibilmente il principio costituzionale dell'iniziativa privata libera, dal momento che sulla base della declinazione nel piano di una proposta di acquisto dell'azienda e del giudizio espresso dal commissario circa l'insoddisfazione dei creditori, anziché ritenere inammissibile la proposta, si consente al tribunale di procedere all'espropriazione dell'azienda perché ritenuta maggiormente conveniente per i creditori.
  Ma a leggere poi i contenuti di questo provvedimento si capiscono i veri motivi, i motivi che, invece, spingono il Governo all'adozione di questo decreto-legge e che risiedono in una serie di misure a favore di chi ? A favore di banche e di assicurazioni, ma non tanto nel ruolo di debitori, quanto nel ruolo di creditori finanziari. Queste norme sono mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. Al posto della deducibilità annuale in misura di un quinto per ciascun anno, si introduce, infatti, la deducibilità integrale di tali componenti negativi di reddito nell'esercizio in cui sono rilevati in bilancio. In ambito fiscale il decreto prevede la modifica del regime di deducibilità ai fini IRES e IRAP delle svalutazioni e delle perdite dei crediti degli enti creditizi e finanziari e delle imprese di assicurazione.

Pag. 63

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO BRUGNEROTTO. Mi avvio a concludere. In quest'ambito non si ravvisano, pertanto, benefici per l'erario, ma semplicemente per chi ? Per i cittadini ? No, Per chi ha bisogno magari di un lavoro ? No. Per i pensionati ? No. Semplicemente agevoliamo le banche. Anche questa volta è un decreto-legge fatto a favore delle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente, il provvedimento in esame prevede oltre a una serie di misure in materia fallimentare anche delle misure fiscali in favore delle banche come, per esempio, la deduzione dalle imposte, delle perdite sui crediti, più vantaggiosa. L'articolo 16 che non ha subito alcuna modifica né da parte del relatore né da parte del Governo contiene un vero e proprio regalo alle banche poiché consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi.
  Occorre ricordare che i termini di deducibilità di perdite e svalutazioni sono stati oggetto di una progressiva modifica nel corso del tempo volta a consentire una più rapida deduzione delle poste negative. Cambiano ancora, quindi, le regole sulla deducibilità della svalutazione e delle perdite su crediti per banche e assicurazioni; in particolare, svalutazioni e perdite sui crediti verso la clientela iscritte in bilancio e perdite realizzate mediante cessioni a titolo oneroso diventano deducibili integralmente nell'esercizio in cui sono rilevate in bilancio, eliminando dunque l'obbligo di distribuzione su cinque esercizi.
  L'intervento proposto dal Governo viene incontro solo alle banche, alle prese con la difficile gestione dei crediti divenuti inesigibili, e alle assicurazioni. Il Governo, infatti, continua a destinare nuove risorse finanziarie ai bilanci bancari, mentre non fa nulla per i redditi da lavoro e da impresa. Se fino ad oggi gli istituti di credito potevano spalmare la deducibilità sui crediti svalutati o persi nell'arco di cinque anni, ai fini IRES e IRAP, da oggi potranno farlo in un anno. Dunque, molta è l'importanza riservata dal Governo e dalla maggioranza alle disposizioni in favore delle banche. Il Governo è convinto che gonfiando di liquidità e di nuovi capitali le banche riparta il credito a famiglie e imprese quando, invece, servirebbero misure di sostegno ai redditi più bassi e investimenti diretti nel settore industriale per aumentare l'occupazione e i redditi da lavoro e quindi i consumi interni.
  Con il mio emendamento intendo applicare la nuova disciplina limitatamente alle svalutazioni e alle perdite sui crediti certificati dalla Banca d'Italia, di concerto con il Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio. Io credo che l'articolo 16 sia uno specchio dell'attività del Governo fino ad ora e l'esemplificazione di quanto questo Governo e questa classe politica facciano di tutto tranne che fare l'interesse dei più deboli. L'articolo 16 è l'ennesimo regalo alle banche, come se ce ne fosse ancora bisogno dopo i sette miliardi e mezzo di euro regalati con il decreto IMU-Bankitalia, ma, si sa, il sistema bancario è indebitato fino al midollo e tiene in piedi artificiosamente l'eurozona e per sostenere questo enorme fardello l'unica soluzione è continuare a elargire soldi pubblici.
  Ed ecco quindi il trucco. Se fino a ieri istituti bancari, finanziari e assicurativi si portavano in deduzione la svalutazione e le perdite sui crediti dell'anno fiscale per una quota pari al 20 per cento annuo su cinque anni, oggi potranno portare in deduzione l'intero ammontare dell'esercizio in un solo anno fiscale. In pratica tali istituti potranno abbattere di cinque volte in più rispetto alla precedente disciplina il loro imponibile fiscale. Per le imprese le briciole, per le banche favori su favori. Difatti basta guardare il testo unico delle imposte sui redditi, all'articolo 106, che è stato modificato proprio con l'articolo 16 di questo decreto, per notare l'assoluta Pag. 64disparità nel portare in deduzione i crediti svalutati tra chi lavora e chi produce come le imprese (articolo 106, comma 1), e chi specula, affama e fa cartello come banche e assicurazioni (articolo 116, comma 3, come modificato da questo decreto in esame oggi). Per tutti questi motivi, riteniamo che il presente decreto sia l'ennesimo regalo alle banche e per questo ci opporremo strenuamente.

  PRESIDENTE. Colleghi, ora effettuiamo una breve sospensione tecnica prima di passare alla prosecuzione notturna della seduta. La seduta è sospesa, e riprenderà alle ore 21.

  La seduta, sospesa alle 20,45, è ripresa alle 21.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bratti, Caparini, Costa, Dambruoso, Damiano, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Rosato, Sanga, Sani, Scotto e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3201-A/R.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Stiamo parlando anche stasera dell'ennesimo decreto-legge palesemente incostituzionale. Questa volta dico «palesemente» anche perché quello che avete fatto è sotto gli occhi di tutti: avete addirittura spacchettato un altro decreto e ne avete infilato un po’ di parti all'intero dei decreti attualmente in discussione. Quindi, è abbastanza ovvio che questo decreto, quanto meno per materia, sia assolutamente incostituzionale, cosa che per voi ormai è normale. Mi chiedo se un politico che vada contro la Costituzione del proprio Paese dovrebbe in realtà essere un politico cacciato via a calci, in particolar modo un Governo, che su quella Costituzione ci giura anche; ma per voi è così, è ormai prassi. Abbiamo una prassi che ormai supera la Costituzione e pertanto non vi fate alcun problema a farlo anche questa volta. Lo fate, poi, per inserire norme che non sono assolutamente a favore dei cittadini: lo fate per inserire l'ennesima norma porcata sull'Ilva, cosa che non viene più neanche voglia di commentare. E lo fate, ancora una volta, per fare l'ennesimo regalo alle banche, quello appunto dell'articolo 16, di cui si è tanto discusso oggi, che prevede, proprio per le banche appunto, la possibilità di dedurre le proprie perdite, le svalutazioni sui crediti, in un solo anno, cosa che costerà alle casse dello Stato, quindi ai cittadini italiani, già solo quest'anno, almeno un paio di miliardi di euro. Infatti, guarda caso, proprio questo articolo 16, in un decreto che è stato modificato tantissimo – addirittura dieci articoli aggiuntivi da quando è iniziato l'iter parlamentare, sui ventiquattro del testo –, è rimasto bello fermo e immobile: ogni tanto a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Vediamo ancora una volta che non vi fate alcuno scrupolo ad aiutare le banche e ci si chiede sempre come mai in una situazione del genere, in cui chiediamo in continuazione dei sacrifici per i cittadini, ancora una volta ci si possa permettere di concedere queste agevolazioni agli istituti bancari. E la storiella per cui aiutare le banche serve poi ad aiutare l'economia reale ormai penso sia chiaro a tutti che in Pag. 65realtà non è così. Non è così perché poi non obbligate per nulla e mai le banche ad investire nell'economia reale.
  Per cui poi quel gruzzoletto che le banche metteranno da parte anche questo anno serviranno come al solito a fare ulteriori speculazioni finanziarie o magari a concedere prestiti alle grandi aziende, quelle che lavorano nelle grandi opere, che non hanno mai problemi a chiedere liquidità alle banche, tranne poi quando magari la magistratura se ne occupa e poi si scopre che quelle aziende non sono poi così sane come sembra, mentre il singolo cittadino o le piccole e medie imprese hanno invece sempre grosse difficoltà a chiedere dei prestiti.
  Noi sappiamo benissimo che non è farina del vostro sacco, voi siete semplicemente esecutori di ordini che arrivano dall'alto e ancora questa volta vi sottomettete a quegli ordini e dei cittadini ve ne fregate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie, Presidente. La vostra fortuna è che la gente si dimentica e non si sconvolge più dei vostri magheggi, che non si chiede più se una cosa è giusta o meno perché è stanca. Ad esempio non si chiede più se è giusto prendere 2 mila persone dalle province e dalle città metropolitane e metterle a lavorare nei tribunali senza che queste abbiano una formazione adeguata. Non si chiedono più quali saranno i problemi che questa scelta politica – perché è assolutamente una scelta politica e non tecnica – comporterà. Non si chiedono più questo in quale maniera impatterà sulla propria vita, perché li avete stancati, avete fatto in modo che non abbiano più neanche voglia di rispondere alla vostra malagestione della cosa pubblica.
  Preparatevi, perché qualcuno li sta facendo svegliare e anche solo farli partecipare alla vostra vita, cosa che prima non potevano fare, attraverso la nostra attività in Parlamento è tanta cosa, perché oggi possono vedervi in faccia e possono capire meglio cosa fate alle loro spalle. Oppure non si chiedono più cosa succederà in un cantiere di un'azienda dove ci sarà una ipotesi di reato legata alla sicurezza sul lavoro.
  Io vengo da Torino, a parte Thyssen Krupp, come citava prima il mio collega, storia importante che ha toccato tutta l'Italia, esiste anche la storia dei morti sul lavoro legati all'inceneritore di Torino. Un inceneritore voluto a tutti i costi, di cui non si capisce bene il motivo e l'obiettivo, quali rifiuti deve andare a bruciare, perché quelli di Torino e della sua provincia sono troppo pochi rispetto alla sua capacità. Ebbene, in quel cantiere sono morti degli operai, quel cantiere non si è fermato, così come altri cantieri, come ad esempio quelli del TAV Bologna-Firenze non si sono fermati nonostante i tre morti e una sola multa.
  Cosa succede ? Accade che si fanno degli appalti pubblici che vengono subappaltati ad aziende talmente piccole che non riescono neanche a mettere in sicurezza i cantieri e la gente muore ! Mi sono sempre chiesta come mai per alcune persone si fanno i memoriali, i giorni del ricordo, mentre invece per gli operai si fa un giorno per tutti, un giorno per ricordali tutti, perché probabilmente per la politica hanno molto meno valore. Un lavoratore vale molto meno rispetto ad una persona che magari è stata nel mondo della politica per anni. Questo dovrebbe farci riflettere.
  Si diceva anche prima: i sindacati in silenzio. Il silenzio di alcuni sindacati, soprattutto quelli grossi, abituati a stare ai vostri tavoli e a fare le trattative, chiaramente in barba al lavoratore. Quelli sono rimasti in silenzio e non si chiedono se sia giusto o meno continuare a pensare che si possa tenere aperta un'impresa o un cantiere in cui una persona muore. Nessun problema, che problema c’è ! E poi vi lamentate anche del fatto che il MoVimento 5 Stelle sia infastidito dell'atteggiamento che i grandi sindacati hanno nei confronti del Paese, ma fate di più, quegli Pag. 66stessi sindacati che stanno zitti li mettete seduti su questi scranni ! Non vi basta, non vi basta mai !
  Noi abbiamo imparato, più che altro a spese dei cittadini, che cos’è il ricatto occupazionale, ma voi siete andati oltre, questo è il ricatto della vita, non è più il ricatto occupazionale.
  È il ricatto della vita degli altri rispetto alla vostra vita e agli affari vostri e la stessa cosa fate con il gioco delle banche; parlate di crescita, utilizzate questo termine che nulla significa se non i vostri modi di giocare il Superenalotto con i derivati, perché effettivamente è solo più questo la crescita, e pensate che le deduzioni possano creare crescita, le deduzioni alle banche e sulle banche possano creare crescita, mentre alle famiglie togliete quelle che dovrebbero essere veramente delle deduzioni o delle detrazioni. Ora, io non so in quale mondo vivete, di sicuro il mondo che il MoVimento 5 Stelle vuol costruire è diverso e lo sta costruendo alla faccia vostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, io provo una certa difficoltà ad affrontare questo decreto ma non tanto per la complessità dell'argomento, che certamente è insita in questo decreto, ma perché si è abituati o si crede che l'ultima porcata fatta dal Governo sia veramente l'ultima perché peggio di così non si può fare, non si può andare. Invece riuscite sempre a stupirci, sempre a farla peggiore di quella precedente, perché, per entrare nel merito, di porcate questo decreto ne è pieno. Tanto per cominciare vorrei ricordarvi che non poco tempo fa la Corte costituzionale ha bocciato due articoli di un decreto-legge che si occupava di Olimpiadi invernali in cui Fini e Giovanardi avevano inserito due articolini in merito alla nuova regolamentazione degli stupefacenti. La Corte costituzionale ovviamente ha decretato che, essendo estranea la materia del decreto-legge, come era nato dal Governo, e non essendoci necessità di urgenza, che ovviamente un decreto deve rispettare, bocciarono quei due articoli, stralciandoli. Poi il Ministro Lorenzin li ripropose pari pari, ma quella è un'altra storia. Però, quello che è successo in questo decreto è esattamente lo stesso; si è cercato di inserire in un decreto, anzi, si è inserito in un decreto, che parla di materia fallimentare e di organizzazione dell'amministrazione giudiziaria, un articolo, inserito in Commissione giustizia come emendamento del relatore, quindi, senza neanche permettere ai commissari di fare i dovuti approfondimenti, le dovute audizioni e i dovuti emendamenti a un decreto, un capitolo sull'Ilva che ha dello sconcertante dal punto di vista costituzionale ma ha dello sconcertante soprattutto perché avete veramente perso il senso del limite, il senso della decenza con questo emendamento; infatti prima di tutto non si può pensare di assimilare una sequestro giudiziario con delle esigenze di continuità aziendale, sono due cose completamente diverse che all'interno di questo decreto non ci devono entrare, ma soprattutto perché prevede che, se l'amministrazione giudiziaria sequestra una fabbrica perché c’è stata la morte di un lavoratore, la fabbrica può continuare a lavorare tranquillamente. Il profitto prima di tutto, soprattutto il profitto dei vostri amichetti che finanziano le vostre fondazioni e le vostre campagne elettorali sulle spalle di lavoratori che, dentro quello stabilimento, ci perdono la vita. Ecco, io credo che nessuno di noi abbia lavorato mai in un altoforno; vorrei metterlo qui un altoforno per far capire a tutti cosa significa lavorare dentro quell'azienda e soprattutto sapere che è una azienda in cui qualche nostro collega ci ha perso la vita. Ed è questo il senso del limite che avete perso, ma non l'avete soltanto perso in questo capitolo del decreto, l'avete anche perso quando dite che dei ragazzi di venticinque-trent'anni quando va bene, pagati 400 euro al mese per fare tirocinio all'interno dei tribunali, possano essere prorogati per ulteriori 12 mesi sempre a 400 euro. Ecco vorrei vedere voi a vivere con 400 euro al Pag. 67mese, provare ad andare a prendere un mutuo con 400 euro al mese, pagarvi il tragitto da casa al tribunale con i vostri mezzi e dover gravare a trent'anni sulle spalle dei vostri genitori. E poi c’è il capitolo delle banche, io non riesco a capire cosa vi abbiano fatto di così buono queste banche per riuscire a tenerle sempre così innalzate sopra qualsiasi altro livello rispetto ai cittadini normali.
  Perché non bastava Bankitalia, non bastava il bail-in recente, ma ci voleva anche questa ultima «porcata» che permette la detrazione totale delle perdite annuali, quando i nostri cittadini, con quella schifezza del modello 730 precompilato e gli scontrini per cercare di detrarre quattro spese sanitarie o scolastiche dei propri figli, devono stare attenti a soglie o a parametri o a percentuali, mentre invece le banche possono detrarre completamente tutte le loro perdite, facendo passare anche il concetto che questo va per il bene dei cittadini e per le casse dello Stato.
  Per concludere, Presidente, se non avete voglia di ascoltare le mie parole, che rimangono scritte in uno stenografico che va a finire in un archivio, almeno riservatevi qualche minuto per pentirvi di quello che state facendo. Almeno fatelo per i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Spacchettare, unire, conglobare: ecco cosa avviene quando la fretta e la necessità di fare presto, per poter apporre le proprie sciagurate bandierine sui propri sciagurati obiettivi, portano a calpestare con violenza la nostra Costituzione.
  E vorrei, a tal proposito, iniziare il mio intervento citando le parole di una legge del nostro Stato. Si tratta della legge n. 400 del 1988, che sancisce, dando attuazione all'articolo 77 della nostra Carta costituzionale, come l'omogeneità di contenuto dei decreti-legge sia un loro requisito fondamentale. A tal proposito, cito testualmente l'articolo 15, comma 3, in cui si dice: «I decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo».
  Cosa c’è di omogeneo in questo decreto ? Non ci vuole un fine giurista per comprendere come un nuovo accordo di ristrutturazione dei debiti nei confronti di creditori finanziari non abbia nulla – nulla ! – a che vedere con le modifiche alla disciplina del processo civile telematico o, ancora più incredibile, con l'ennesimo lodo salva Ilva.
  Inoltre, qual è la necessità e l'urgenza di occuparsi di materia concorsuale, quando una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di una commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso ? Nessuna ! E così ci ritroviamo improvvisamente in un assurdo giuridico, che anzi ormai è diventato triste consuetudine: il decreto omnibus, il «decreto macedonia».
  In questa macedonia – lo voglio ricordare – il Governo prosegue nel solco della strada tracciata dai due Esecutivi precedenti. Con due decreti, emanati in pochi mesi, ha dapprima stabilito: che l'Ilva può produrre senza bisogno di rispettare per intero le prescrizioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il risanamento e la bonifica ambientali del sito; che il commissario Ilva gode di una sorta di immunità penale che lo pone al riparo da eventuali provvedimenti giudiziari nell'attuazione del piano ambientale previsto dall'autorizzazione integrata ambientale; e, infine, che nel caso in cui la magistratura disponga il sequestro parziale o totale dello stabilimento, ravvisando situazioni di grave pericolo per la sicurezza dei lavoratori, l'attività produttiva può proseguire ugualmente.
  A citarle così, una di seguito all'altra, vengono davvero i brividi. Vengono i brividi perché di mezzo c’è il diritto alla vita dei cittadini di Taranto, il diritto alla salute di persone che non hanno colpe se non quelle di essere nate a Taranto e che, invece, vengono vergognosamente e puntualmente dimenticate.Pag. 68
  L'emendamento 21.04, approvato come articolo aggiuntivo, sancisce che l'esercizio dell'attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale, tra cui l'ILVA, non debba essere impedito dal sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento, quando la misura cautelare sia stata adottata in relazione ad ipotesi di reato inerenti la sicurezza dei lavoratori. Questa non è altro che un'esplicita e inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori per la prosecuzione dell'attività industriale e il Governo la maschera come un necessario bilanciamento tra la continuità dell'attività produttiva, la salvaguardia dell'occupazione, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. È incredibile, incredibile !
  La verità, Presidente, è che tutte queste misure non sortiscono altri effetti se non quello di acuire il conflitto e lo scontro sociale tra questa fabbrica della morte e la città che, suo malgrado, si trova costretta a ospitarla. Libertà di inquinare, e per di più impunita. Una vergogna di cui noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo e non vogliamo essere complici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio emendamento 21-quater.40, sulla riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria. Questo emendamento va nella direzione di una vera riforma della giustizia. Infatti, di efficienza della giustizia italiana si parla da trent'anni e la situazione della giustizia italiana è totalmente peggiorata, al punto che si può parlare di vera emergenza democratica nazionale, perché dove non funziona la giustizia non funziona nemmeno la democrazia. È bene ricordare che nel 1995 la pianta organica del personale giudiziario era di circa 53 mila unità, mentre adesso è di circa 42 mila unità, con una presenza effettiva di circa 33 mila unità, con la prospettiva imminente che almeno altre 1.500-2.000 persone possano andare in pensione tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016; tutto ciò, nonostante un carico di lavoro che nel frattempo si è quintuplicato sia nel penale che nel civile. Mentre si continuano ad assumere nuovi magistrati, non si assume invece nuovo personale giudiziario, con la traumatica conseguenza che i dipendenti dell'amministrazione giudiziaria sono allo stremo delle forze e si trovano ad operare in situazioni effettivamente drammatiche e rischiose e con una organizzazione del lavoro che è notevolmente peggiorata a causa di un dequalificante ordinamento professionale, che li ha completamente frustrati e sfruttati e che inoltre ha sancito la loro mancata riqualificazione. E anche lo stesso Ministro Orlando, riferendosi al personale giudiziario, aveva sottolineato che, se non colmiamo le lacune in organico, non riqualifichiamo quel personale, valorizziamo le competenze che ci sono, le migliori norme del mondo non camminano se non ci sono gambe forti per poterle portare avanti. Ebbene, in questo emendamento si propongono diversi interventi: innanzitutto, un piano per la riorganizzazione del personale del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, volto ad effettuare la rideterminazione delle dotazioni organiche in maniera confacente alla ricomposizione dei profili professionali all'interno delle aree e tra le stesse, secondo quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto Ministeri, quadriennio 2006-2009. Inoltre, per poter sopperire alle gravi carenze di personale degli uffici giudiziari, si chiede che il Ministero della giustizia debba utilizzare le proprie graduatorie concorsuali in corso di validità, in assenza delle quali si deve ricorrere invece alle graduatorie vigenti nell'ambito del proprio comparto di contrattazione collettiva e, successivamente, alle graduatorie delle amministrazioni pubbliche in base al decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95. Ebbene, poi si propone ovviamente di bandire al più presto nuovi concorsi pubblici, anche perché c’è la questione dei tirocinanti della giustizia, che sono circa 2.600 e che operano negli uffici giudiziari e hanno acquisito professionalità, Pag. 69che quindi non vanno disperse, che, come altri precari del mondo della giustizia e non solo, meritano di potere entrare attraverso concorsi di merito all'interno del mondo della giustizia. Inoltre, si propone un piano di reinternalizzazione dei servizi di stenotipia, fonoregistrazione, assistenza informatica e notifiche, al fine di garantire enormi risparmi economici, da reinvestire per il personale giudiziario, nonché maggiore sicurezza della macchina giudiziaria, perché è ovvio che, senza risorse finanziarie, senza risorse umane e senza mezzi, la giustizia italiana non potrà funzionare mai.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, illustrare in cinque minuti, o meglio commentare questo decreto in così poco tempo, è assolutamente riduttivo. Per quale ragione ? Partiamo dalle fondamenta.
  Come la maggior parte, per non dire tutti, dei decreti che sono passati da quest'Aula, si parla di decreti incostituzionali. Siccome spesso si parla a vanvera, in quest'Aula, di Costituzione, forse sarebbe meglio studiarsi l'articolo 76 della Costituzione, che recita così: «L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti».
  Questo è l'ennesimo «decreto omnibus», e quindi non vi è né il principio di omogeneità per la materia né il carattere di urgenza, perché, se vi è il carattere di urgenza, per esempio per quanto riguarda la questione Ilva, vuole dire che questo Parlamento, o meglio, questo Governo, licenziando dei provvedimenti di questa natura, si è sbagliato un sacco di volte, tantissime volte. Perché ? Perché siamo, credo, alla sesta o settima volta che ci ritroviamo a parlare di Ilva.
  Ciò vuole dire che i provvedimenti passati, probabilmente, non erano completi o, comunque, dovevano subire delle ulteriori correzioni; quindi, non possiamo che essere preoccupati per questo modo di legiferare. Ma la cosa ancora più inquietante è che, guarda caso, ogni volta le peggiori porcate, quando arrivano, arrivano d'estate, soprattutto in prossimità delle vacanze estive, ovviamente, guarda caso, oppure vicino alle vacanze natalizie.
  Tra le porcate, cosa c’è ? C’è la questione dell'emendamento approvato dal Governo e inserito in questo decreto. Si parla di decreto che riguarda la materia fallimentare e, invece, troviamo all'interno anche la questione riguardante l'Ilva. Quello che è assurdo, oltre all'estraneità della materia originaria, è il fatto che il partito che veniva chiamato il partito dei compagni e il partito dei lavoratori va a fare una sorta di agevolazioni per quelle imprese che violano le regole di carattere ambientale e sanitario.
  Se parliamo dell'Ilva, sappiamo quanta gente è morta: parliamo di lavoratori, ma, nel contempo, parliamo anche di cittadini di Taranto. Questa cosa parrebbe assurda, parlando di un partito che si definisce ancora di sinistra, dove ancora, nelle assemblee del partito, ci si chiama compagni, ma non è così assurdo. Per quale ragione ? Perché noi sappiamo bene che la famiglia Riva, quindi i proprietari dell'Ilva, hanno, negli anni, finanziato partiti di destra, di sinistra, l'editoria, e quindi anche il sistema, colluso, dei media.
  Per questa ragione, credo che ci si dovrebbe solo guardare allo specchio. Poi, abbiamo tutta una serie di articoli molto critici riguardo, ad esempio, l'accesso al credito, per cui l'impresa che abbia chiesto il concordato preventivo, anche in bianco, può accedere in maniera rapida ai finanziamenti per i quali è riconosciuto il beneficio in favore delle banche eroganti, guarda caso, e della prededuzione del credito.
  Poi vi sono gli articoli 2 e 3, il 4 sul carattere più stringente dei requisiti per la presentazione della domanda di concordato, quello per la nomina dei curatori e quant'altro. Quindi, vediamo che, in continuazione, vengono fatti regali alle banche, e non a quell'economia reale – e qui Pag. 70concludo – che porta avanti questo Paese e che mantiene anche tutti voi. Quindi, basta regali alle banche, per cortesia, ma all'economia reale, che sono imprese, lavoratori e la società tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Voglio riportare alcune note che ho avuto modo di leggere mentre preparavo questo intervento; in particolare, quelle che mi hanno colpito di più sui pareri che sono stati espressi su questo decreto.
  Qui, Presidente, scrive il CSM, il Consiglio superiore della magistratura: «ancora una volta, il Governo ricorre allo strumento della decretazione d'urgenza per introdurre modifiche su profili specifici e settoriali, molti dei quali, peraltro, già interessati da pregresse, recenti novelle, in una materia che necessita di un complessivo disegno riformatore». Questo non è il MoVimento 5 Stelle che lo dice, ma il Consiglio superiore della magistratura.
  In specie – continua nella relazione – il diritto fallimentare è innovato, con le disposizioni contenute al titolo I del decreto-legge n. 83 del 2015, mentre, Presidente, sono in corso i lavori della commissione per elaborare proposte per interventi di riforma, ricognizione e riordino della disciplina delle procedure concorsuali, istituita presso l'ufficio legislativo del Ministero della giustizia con decreto del 28 gennaio 2015 e presieduta dal dottor Renato Rordorf, le cui proposte dovrebbero inserirsi in un complessivo disegno che coltiva, tra gli altri, i seguenti obiettivi: la razionalizzazione, semplificazione e uniformazione dei procedimenti previsti dalla legge fallimentare anche in relazione al raccordo con la disciplina del processo civile telematico; l'individuazione di misure idonee a incentivare l'emersione della crisi; l'individuazione di strumenti diretti a favorire una maggiore uniformità degli orientamenti giurisprudenziali in funzione della certezza del diritto, della competitività dell'ordinamento e del più ampio supporto alle esigenze di continuità dell'impresa.
  Quindi, sostanzialmente, cosa è successo ? È successo che il Ministero di giustizia ha istituito il 28 gennaio 2015 questo tavolo, che sta lavorando già ormai da sei mesi su questi temi, e voi avvisate questi avvocati, questi docenti e questi magistrati in dirittura di arrivo del decreto, che state per emanare un decreto sulle stesse materie su cui sta lavorando la commissione nominata da voi. Questo mi sembra un fare, per così dire, un po’ schizofrenico. Non si capisce a questo punto perché il Governo debba istituire una commissione, che si occupa di quella questione, e poi fare un decreto-legge, senza neanche utilizzare il lavoro fatto da questi commissari. Tra l'altro, mi chiedo e spero che questi commissari non siano stati, per così dire, pagati anche per questo lavoro, perché sennò noi paghiamo o comunque impieghiamo risorse umane che fanno parte delle strutture dello Stato – perché comunque ci sono anche magistrati che lavorano in questi settori specifici – e poi neanche utilizziamo il materiale dagli stessi proposto. Quindi mi piacerebbe sapere a cosa serva questa commissione presieduta dal dottor Renato Rordorf.
  Andando ad un altro punto che mi ha colpito di questo decreto-legge, riporto le parole di Francesco Vigorito, che è il presidente della sezione esecuzioni immobiliari del tribunale di Roma. Le riporto perché il MoVimento 5 Stelle ha fatto incardinare al Senato una legge, che è una legge che è stata votata dall'Assemblea regionale siciliana all'unanimità, sull'impignorabilità della prima casa, come bene, per così dire, primario e primitivo dei cittadini, che dovrebbe essere tutelato anche dalla Costituzione. Siccome il vostro decreto va a toccare anche questo aspetto e in Sicilia non si contano le débâcle familiari dovute all'espropriazione di questi beni, che è un bene che i cittadini hanno acquistato con sudore e con anni di fatica, vorrei riportare quanto dice il presidente Vigorito.Pag. 71
  Innanzitutto è previsto in questo decreto-legge – ed è una novità assoluta, a mio avviso discutibile – la possibilità di vendere gli immobili in prima vendita a un prezzo del 25 per cento inferiore al prezzo base. È una disposizione molto discutibile, sotto una serie di profili. In primo luogo, il legislatore con un'altra norma si preoccupa dell'opportunità che il giudice stabilisca un prezzo base ridotto in considerazione delle caratteristiche delle vendite immobiliari, quindi già il prezzo non è il prezzo di mercato, ma è un prezzo di mercato ridotto.
  Questo prezzo di mercato ridotto è la base dell'ordinanza di vendita, ma è previsto che il bene si possa aggiudicare anche a un prezzo del 25 per cento inferiore. Questo significa che operatori scaltri, come sono quelli che operano sul mercato delle vendite immobiliari...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Grillo.

  GIULIA GRILLO. ...probabilmente in maniera sistematica partiranno, nelle loro offerte, da un prezzo del 25 per cento inferiore al valore del bene.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie Presidente. Il discorso della collega mi ha ricordato una problematica che, purtroppo, esiste anche in Sardegna, quella dei beni messi all'asta, aziende e case di persone che ormai, purtroppo, non hanno più nulla da perdere e neanche nulla da chiedere, perché vengono trattate veramente come i peggiori delinquenti.
  Questo è vergognoso. E con questo decreto-legge noi, invece, stiamo facendo un enorme favore agli istituti bancari. Quindi, già questo è vergognoso. Laddove si abbandonano le aziende e si abbandonano le famiglie, invece si vede bene di tutelare chi fa parte della casta dei poteri forti.
  Tale decreto-legge, così come era stato concepito dal Governo, ambiva a mettere a punto alcune recenti riforme in tema di procedure concorsuali, ma anche esecutive e fiscali ad esse collegate. Così si è messo mano a una materia che intendeva affrontare le problematiche legate ai danni che le aziende in crisi o in situazioni di insolvenza possono arrecare ai propri creditori. Stiamo parlando, quindi, di istituti bancari e di assicurazioni.
  Ma per realizzare tale obiettivo – ahimè ! – si è proceduto, come al solito, in maniera disorganica, confusionaria e in taluni casi addirittura vergognosamente arrogante nei riguardi di coloro che, loro malgrado, dovranno subire le ricadute di questo provvedimento pieno di tutto e il contrario di tutto. Attraverso tale decreto-legge – che definire omnibus appare riduttivo, visto che è difficile interpretarne la ratio in alcune parti, ma anche individuarne il capo e la coda – vengono modificati in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano le gestione di aziende in stato di crisi ed insolvenza: dalle procedure concorsuali fino a quelle esecutive, modificando la legge fallimentare, civile e processuale civile, con misure, anche di tipo fiscale, volte alla tutela ora del debitore, ora del creditore, rafforzando in particolare questi ultimi nonché intervenendo sulla figura professionale del curatore.
  Appare evidente, come già accaduto per altri decreti così strutturati, che il carattere di necessità ed urgenza con il quale si è portato avanti questo testo, non ha alcuna ragion d'essere. Basta soffermarsi, infatti, ai primi due titoli del decreto-legge, incentrati sul tema principale del provvedimento, e si rileva subito che proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di una commissione insediata presso il Ministero di giustizia sin dal 28 gennaio scorso.
  Dove sta, dunque, l'urgenza ? È chiaro che siamo dinnanzi all'ennesimo colpo di mano che ci costringe non solo a presentare una questione pregiudiziale di costituzionalità, ma a denunciare ancora una volta una pratica vergognosa: l'abuso della decretazione d'urgenza per far passare Pag. 72sottobanco le peggiori nefandezze, vedi «normettina» che inserisce tout court una parte del decreto-legge «salva Ilva», assestando un colpo da maestro contro tutti coloro che si sono spesi in quella che consideriamo una battaglia di civiltà contro gli abusi e i soprusi di un sistema che protegge apparati di potere consolidati a scapito della salute del cittadino, dell'ambiente e della dignità umana.
  In realtà, come al solito, così come accade nella più classica delle tradizioni italiche mirate a dispensare favori ai soliti noti, le motivazioni reali che hanno stimolato lor signori ad emanare tale pasticcio, risiedono in una serie di misure a favore di banche ed assicurazioni; il tutto velato dalla giustificazione ipocrita di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare.
  Gli articoli 9 e 16, in questo senso, sono emblematici. L'articolo 9 rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice. In tal modo le banche possono fare la voce grossa, orientando la ristrutturazione dei crediti e imponendo le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, persino al complesso dei creditori.
  Nonostante l'approvazione di alcune nostre proposte emendative, nella sezione inerente la fallimentare ed esecutiva, il nostro parere è rimasto assolutamente negativo, considerata l'inopportunità dell'utilizzo di un decreto-legge per operare una revisione così ampia di numerosi argomenti.
  Vado a concludere. I favori alle banche non nascondono la vergogna dell'inserimento dell'argomento Ilva, con una inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori per la prosecuzione dell'attività industriale. Vado a concludere. Tutto questo, è chiaro, non può passare sotto silenzio e per questo non esiteremo a ribadirlo nelle sedi opportune, ma dimostra incontrovertibilmente quale pervicacia vi si sia nel tentativo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELA CORDA. ... di calpestare i diritti dei cittadini, sempre e comunque.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Presidente, colleghi, l'articolo 16 di questo decreto rappresenta una delle parti più negative di questo provvedimento. Si tratta infatti di un altro regalo, l'ennesimo in questa legislatura, alle banche.
  L'emendamento presentato a mia firma che illustro, come si suol dire a futura memoria, aveva la finalità di provare a ridurre il danno nei confronti dei cittadini che il regalo agli istituti creditizi produce.
  L'articolo 16 infatti prevede di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, innovando fortemente la legislazione vigente. Fino ad oggi, infatti, era comunque consentito alle banche di scaricare dalle tasse le perdite sui crediti, ma solo in parte, fino ad un certo limite, individuato nella misura del 20 per cento del totale (è come se io gioco d'azzardo e mi rimborsano le perdite).
  Grazie a questa norma tutte le perdite potranno essere portate in deduzione. Si è detto che le disposizioni inserite in questo decreto hanno la finalità di favorire la concorrenza in una situazione assolutamente difficile, la speculazione verrà favorita, ma non i soldi ai cittadini.
  Francamente più che un aiuto alla concorrenza e alla competitività degli enti creditizi, questa norma sembra un incentivo a concedere finanziamenti scriteriati che non si capisce come possano essere stati concessi, la rifinanziamo con il project financing ?
  Le banche sono una sorta di Giano bifronte. Al cittadino, al piccolo artigiano che ha bisogno di un prestito di poche migliaia di euro per non fallire o per pagare le tasse che lo strozzano le nostre care banche mostrano sempre il volto arcigno dell'arme e ovviamente la risposta è negativa, salvo portare in garanzia valori che a volte sono spropositati rispetto alla somma richiesta, magari si devono impegnare la casa.Pag. 73
  Quando invece dalle banche vanno i grandi finanzieri, magari forti della raccomandazione politica, i prestiti vengono tranquillamente erogati, anche e soprattutto per progetti dove è difficile individuare la possibilità di profitto e remunerazione nel lungo periodo. Parlavo appunto prima dei progetti in project financing, in Veneto ne abbiamo tanti esempi, ma anche in Lombardia, in cui lo Stato deve continuare a mettere i soldi e coprire le perdite delle banche.
  Fino ad oggi non erano infrequenti questi casi, e l'istituto di credito ci perdeva. Ovviamente scommetteva lui, gioco. Dopo questo decreto per le banche non ci sarà più una perdita e quindi saranno incentivate in tal senso. La perdita ci sarà per lo Stato, per tutti i cittadini, sotto forma di minori entrate, e quindi, come sempre paga Pantalone.
  Un film già visto troppe volte in questa legislatura, con il Montepaschi di Siena, con la Banca d'Italia, con le banche popolari.
  L'emendamento che era stato presentato a mia firma proponeva una cosa molto semplice, che in sintesi, si può riassumere così: dobbiamo fare quest'ennesimo regalo alle banche ? Gli dobbiamo rimborsare gli errori fatti nel concedere i crediti ? Cerchiamo almeno di rendere il tutto un po’ meno scandaloso, prevedendo che almeno le perdite messe a bilancio siano certe e definitive.
  Purtroppo la fiducia su questo decreto – che chissà quando sarà messa – ha impedito che si potesse votare questa proposta, e anche se si fosse votata sarebbe stata bocciata, visto che l'articolo 16 è arrivato blindato in Commissione. È giunto come la mamma l'ha scritto qui in Aula. Anche perché quando si tratta di banche guai a chi prova a modificare mezza virgola, perché chi tocca i fili muore. Chi tocca le banche muore, o viene espulso. Noi l'abbiamo fatto sull'IMU-Bankitalia, ma non ci avete voluto ascoltare. Qui non ci volete ascoltare, infatti l'aula è vuota, ma ... a futura memoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Faccio con calma, tanto sono ... scusi, che ore sono ?

  PRESIDENTE. Non conta l'ora, ma il tempo che ha a disposizione.

  MATTEO DALL'OSSO. Sì, sì, lo so che non conta l'ora perché ... tanto la luce è uguale di giorno e di notte, qui c’è sempre ... comunque, grazie, Presidente.
  Ringraziando il collega, amico, deputato Dino Alberti, per avermi implicitamente citato quando ha detto: non ci vuole un ingegnere per capirlo, purtroppo sono ingegnere come lui, e forse qualcosa ho capito, mah.
  E qui, Presidente, davvero le chiedo di seguirmi, perché ho bisogno del suo aiuto, perché davvero sono cose che un ingegnere non può capire, perché sono talmente surreali che davvero, davvero ... forse lei che è appunto non è ingegnere come me – purtroppo – capisce meglio. Allora, l'anno prima dell'anno scorso, cioè due anni fa, di notte – ripeto, di notte – fu fatta la finanziaria del 2013, regalando 19 – 19 – miliardi allo Stato.
  Quest'anno, sempre di notte, perché abbiamo ricordato che, anche se le luci sono sempre quelle, sono le dieci, in questo decreto-legge sul fallimento sono stati regalati altri miliardi e allora lei si chiederà, Presidente: quanti ne sono stati regalati quest'anno ? Non lo so, non si sa, pensi che anche la Commissione Bilancio della Camera ha chiesto spiegazioni al Governo. Io non so ma nessuno – ripeto: nessuno – ci vuole dire a quanto ammontano. Sa, Presidente, io so, lei sa, i colleghi sanno, gli italiani probabilmente sanno che l'anno scorso come due anni fa, io feci un intervento dicendo – quindi invito i cittadini italiani a rivedere le volte passate in cui l'ho detto ma lo ripeto – dissi testuali parole: di notte lavorano due categorie di persone o le prostitute o i ladri, e chiedo scusa alle prostitute, spesso oggetto e soggette a schiavitù, per averle paragonate ai politici italiani. Ora, io vedo Pag. 74che qui è presente solo il sottosegretario e, da quello che so, non può mettere la questione di fiducia, ma immagino che vengano a metterla subito dopo che finiremo di parlare. Ora, io non vorrei dire, ma mi aspetto che non ci sia alcun Ministro donna in quest'Aula perché altrimenti non vorrei che fossero abbinati i due discorsi. Quindi, chiedo davvero ad un uomo di venire in Aula.

  PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, la richiamo all'ordine.

  MATTEO DALL'OSSO. Mi dica, mi dica...

  PRESIDENTE. Lei deve usare un linguaggio corretto e non fare allusioni, perché oltretutto sono irrispettose non solo nei confronti del Ministro, ma nei confronti della persona. Onorevole Dall'Osso, le sono rimasti pochi secondi, ma la prego di concludere in modo...

  MATTEO DALL'OSSO. ...irrispettose nei confronti delle prostitute, ma che cavolo !

  PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, non mi costringa a toglierle la parola.

  MATTEO DALL'OSSO. Guardi la tolgo io.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Ci troviamo qui di nuovo con un decreto-legge che in realtà ne contiene due ed è questo il vero problema di questo decreto-legge perché parlare cinque minuti su un decreto dove vengono esposti argomenti importanti come le procedure fallimentari e soprattutto la questione riguardante Ilva rimane particolarmente difficile. Questo è un problema che purtroppo dimostra per l'ennesima volta che questo Parlamento ormai è svuotato di qualche funzione. Questo è il vero problema che noi stiamo riscontrando oggi: lo svuotamento delle funzioni di questo Parlamento. Purtroppo la verità è semplicemente questa. Per quanto riguarda l'Ilva si va a salvare una grossa azienda italiana ma senza badare a quella che è la salute dei cittadini, a quella che è la salute dei lavoratori. Questo è il problema che riguarda l'Ilva: per l'ennesima volta si arriva a parlare qui dentro di questa azienda ma non si trova mai una soluzione concreta per tutti e soprattutto per i cittadini. Dopodiché si arriva a parlare nello stesso decreto-legge di procedure fallimentari che non c'entra nulla con l'Ilva perché ovviamente la questione dell'Ilva è stata inserita dopo con un emendamento che trasforma in realtà questo decreto-legge in un decreto-legge ILVA. È un qualcosa di incredibile quello che accade qui dentro e oltretutto si parla di un decreto d'urgenza che d'urgenza in realtà non ha esattamente nulla, un decreto dove tra poco, tra qualche ora, verrà posta la fiducia per l'ennesima volta da questo Governo perché questo Governo va avanti a botte di fiducia perché altrimenti non reggerebbe mai, va avanti con il ricatto. Vi state facendo ricattare, ogni volta a causa della poltrona e dello stipendio sicuro che arriva a fine mese e di volta in volta ci ritroviamo questi decreti che non sono altro che delle grosse macedonie. Questo sta avvenendo in questo Parlamento. Ha perso ogni funzione.
  Ovviamente, parlare per cinque minuti di due argomenti così grandi è impossibile e allora siamo costretti a fare delle sintesi, delle sintesi strettissime e anziché parlare di questo decreto-legge che di urgente non ha nulla, io preferisco dire che forse dovremmo occuparci di qualcosa di davvero più urgente che è quello che riguarda i cittadini italiani, che riguarda la tassazione sulla prima casa, magari, che riguarda l'impignorabilità della prima casa, il reddito di cittadinanza, il lavoro che viene a mancare sempre di più in Italia. Questi sono gli argomenti d'urgenza da portare all'interno di quest'Aula, cosa che non accade mai, non accade mai in questo periodo, perché è estate, perché durante l'estate bisogna fare le varie porcate così Pag. 75non se ne accorge nessuno, perché l'attenzione mediatica è bassa, ma allo stesso tempo i cittadini, fuori, muoiono perché non hanno lavoro e con questo decreto-legge stiamo tutelando sempre meno la salute dei cittadini tarantini, in questo caso. È un problema enorme.
  Guardi Presidente, le voglio fare un esempio che mi è capitato proprio in questi giorni, nemmeno a farlo apposta: dopo il decreto cosiddetto salva Italia c’è stato un grosso problema con Equitalia e i primi problemi vengono fuori oggi, in questi momenti. Addirittura Equitalia, oggi, anziché pignorare soltanto un quinto dello stipendio a lavoratori e pensionati riesce a pignorare il 100 per cento di quello che viene percepito da un normale cittadino, perché va a pignorare direttamente sul conto corrente e non più presso terzi tramite il datore di lavoro. Questo lo abbiamo creato qui dentro, ma ce ne stiamo accorgendo solo oggi. Ce ne accorgiamo solo oggi, perché, ogni volta, quando qui arriva un decreto-legge, non si sa mai cosa c’è dentro. Andiamo a tutelare le banche, andiamo a tutelare l'Ilva, andiamo a salvare l'Ilva, senza tutelare i cittadini; tuteliamo quella che oggi è definita come casta, ma non tuteliamo nient'altro, non stiamo tutelando i diritti delle persone a sopravvivere, in Italia, non ascoltiamo, non ascoltate quelle che sono le proposte del popolo, perché mentre fuori ci si lamenta qui dentro si vive in tranquillità, perché a fine mese si sa che si va a prendere il solito stipendio e si sa che questa poltrona viene mantenuta a ogni costo e allo stesso tempo ci ritroviamo con un Governo che ne approfitta continuamente.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE DEL GROSSO. Io la ringrazio e lascio la parola.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Grazie Presidente. Su questo decreto-legge è chiaro che non sussistono le caratteristiche di necessità e urgenza relative al tema principale del provvedimento, poiché proprio la materia concorsuale e una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto del lavoro di una commissione insediata presso il Ministero della giustizia, sin dal 28 gennaio scorso.
  I motivi che hanno richiesto inizialmente l'emanazione di un decreto-legge risiedono in una serie di misure a favore di banche e assicurazioni nel ruolo di creditori finanziari, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. In senso negativo, tra tutti si segnalano gli articoli 9 e 16. L'articolo 9, infatti, rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori. L'articolo 16 consente agli enti creditizi, finanziari e assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi.
  Se l'articolo 9 ha subito, durante l'esame in Commissione, una leggerissima mitigazione dei propri effetti negativi sui diritti dei creditori minori, è però sintomatico dell'importanza riservata dal Governo e dalla maggioranza alle disposizioni in favore delle banche il fatto che l'articolo 16 sia uno dei pochissimi articoli a non aver subito alcuna modifica, nessuna, né da parte del relatore né del Governo.
  Nella sezione inerente la fallimentare esecutività sono state approvate alcune proposte emendative del MoVimento 5 Stelle – miracolo – sul concordato preventivo, cioè: l'introduzione di soglie minime per la soddisfazione dei creditori, come requisito indispensabile alla proposizione del piano concordatario, nonché la parziale abolizione della formula del silenzio assenso per l'accettazione dello stesso piano.
  Insomma, un decreto confuso, in cui si infila nuovamente anche la questione Ilva, tanto per cambiare, per aiutare la famiglia Pag. 76Riva, e infatti l'imprenditore non ha mai perso tempo quando si trattava di aprire il portafoglio per dare una mano ai partiti. Tra il 2006 e il 2007 infatti ha staccato un assegno di 245 mila euro per il partito di Berlusconi, e giusto per non scontentare nessuno anche altri 98 mila euro sono andati e finanziare guarda caso il segretario del PD di allora Pier Luigi Bersani. Naturalmente tutto regolare, per carità, ci mancherebbe. Tutto denunciato dai beneficiari delle donazioni, così come prevede la legge in materia. L'episodio però la dice lunga sul metodo Riva: una mancia a destra e una a sinistra, e tutto si risolve in pieno stile italiano. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente. Innanzitutto è sempre bene ricordare che qualsiasi provvedimento passa in questa Camera passa grazie ad una maggioranza abusiva formata dal Partito Democratico. Ce lo dimentichiamo troppo spesso – anche lei, Presidente, che pure ha fatto diversi giorni di sciopero della fame contro il Porcellum – però sono le conseguenze del Porcellum che poi paralizzano questa Camera. Ci pensate che il Partito Democratico ha preso qui alla Camera dei deputati meno voti del Movimento 5 Stelle, ma siete il doppio essenzialmente soltanto perché avete preso appunto un premio di maggioranza incostituzionale, abusivo – questo l'ha detto la Consulta – grazie poi all'unione con SEL, che attualmente fa finta poi di stare all'opposizione, si è visto benissimo questi giorni. Cioè fondamentalmente tutto quello che voi approvate, buono o cattivo che sia (per noi approvate delle schifezze indecorose, ma questa è una nostra opinione) lo fate esclusivamente grazie ad una truffa, cioè siete il partito della truffa. Di questo prendetene atto. È bene sempre ricordarlo.
  Presidente, io mi sono chiesto in questi due anni: ma perché il Partito Democratico comunque governa quasi da tre anni, prima il governo Letta, poi Renzi, che sembra continuano a fare annunci ogni giorno come se non stesse lui o voi al Governo, per quale motivo approvate questi provvedimenti che penalizzano le persone che muoiono di cancro nell'area intorno all'Ilva, penalizzano i cittadini, i pensionati che campano con poco, per quale motivo lo fate ? Siete tutti crudeli ontologicamente ? Secondo me no, anche perché spesso si è anche d'accordo al di fuori di quest'Aula su alcune questioni, però poi alla fine votate tutti in un altro modo. Perché lo fate ? Perché siete un pochino come dei criceti all'interno di una gabbia e correte, correte verso una direzione che poi essenzialmente non esiste, o meglio è distruttiva nei confronti del Paese, e soprattutto perché i parlamentari e il Presidente sono schiavi dei soldi. Io ho fatto questa considerazione: la grande rivoluzione che ha fatto il Movimento 5 Stelle è stato certamente portare degli sconosciuti nelle istituzioni, sconosciuti alle procure, ma soprattutto persone che non avevano nessuno alle spalle nè gruppi di lobby, né massoneria nè mafia e compagnia bella, ma soprattutto quello che stiamo dimostrando è che si può fare politica a costo zero. Questo non conferma che le nostre proposte siano buone o che noi non commettiamo degli errori in Parlamento. Ne avremo anche commessi. Però ci rende liberi, quello che non è oggi il Partito Democratico perché prende quattrini a destra e a sinistra, o non lo sono gli altri partiti perché appunto rispetto all'Ilva che è anche una che delle questioni che riguarda questo decreto, come ricordava poc'anzi il collega Dell'Orco, sia Bersani che Berlusconi, contemporaneamente, hanno preso un sacco di soldi dall'ingegner Riva, pace all'anima sua perché è morto. Cioè questi grandi industriali finanziavano contemporaneamente sia il partito di Bersani che Berlusconi. Qual è l'interesse di questi imprenditori ? Che vinca l'uno o l'altro non gli interessa. L'essenziale è che chi vince, poi una volta che vince, e diventi ipoteticamente il Presidente del Consiglio poi restituisca il favore. Infatti non è un caso che sono stati Pag. 77approvati tanti decreti salva-Ilva e mai decreti salva-Taranto. Cioè, la logica Presidente è un po’ quella di Don Vito Corleone – non so se lei ha visto il Padrino – cioè faceva dei favori, e quando le persone che ricevevano i favori dal padrino gli dicevano «Don Vito, cosa le dobbiamo dare in cambio ?», Don Vito Corleone rispondeva: «nulla basta che non te lo scordi». È più o meno questo l'atteggiamento che molti di voi hanno, lo dico con grande pacatezza qui all'interno della Camera dei deputati, del Parlamento, cioè voi non vi dimenticate del favore che alcuni imprenditori vi hanno concesso gentilmente attraverso il finanziamento delle vostre campagne elettorali. La stessa questione si vede, Presidente, anche rispetto al tema di «mafia capitale», ma noi ancora aspettiamo di sapere quanto il Partito Democratico ha incassato nelle famose cene renziane da Buzzi, che era presente e finanziava il partito, ma quanti soldi sono arrivati ? Oggi apprendiamo dai giornali che queste famose fondazioni che voi moltiplicate ogni giorno sono prive di controllo.
  Addirittura la fondazione di Renzi ha il 50 per cento dei finanziatori totalmente nascosti. Cioè, noi cittadini chiediamo questo: chiediamo della trasparenza, per valutare veramente l'indipendenza e la sovranità delle vostre azioni, perché siamo convinti che, se voi non foste anche schiavi di questi finanziatori che vi danno dei quattrini sempre in cambio di qualcosa – e quel qualcosa si vede quotidianamente in quest'Aula di Montecitorio che approva anche, ripeto, in virtù di una maggioranza incostituzionale –, sareste anche più liberi, camminereste anche maggiormente a testa alta, vi vergognereste anche di meno di andare in giro senza scorta o protetti da auto blu, cosa che fate ormai quotidianamente. Non lo fate perché vi siete un po’ modificati geneticamente: pensate ovviamente più al posto di lavoro – una poltrona tra l'altro ben pagata – piuttosto che agli interessi dei cittadini. Per carità, contenti voi, però vi dico che la dignità non ha prezzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Innanzitutto grazie ai colleghi che sono ancora rimasti qui per ascoltare i nostri interventi e le nostre ragioni. Oggi è una giornata particolare, è stata una giornata particolarmente delicata per questo palazzo, perché è accaduto qualcosa che non definirei uno sgarbo ma qualcosa che raramente a memoria si era visto all'interno di un palazzo come questo, ovvero che il movimento politico più votato alle ultime elezioni politiche, di fatto, di gran lunga il principale movimento d'opposizione sia stato completamente estromesso dagli uffici presidenza delle Commissioni. Non che la cosa ci dispiaccia, anzi ringraziamo ovviamente la maggioranza di questo regalo e di questa ennesima medaglia al valore che ci è stata concessa. Forse troppa grazia, verrebbe da dire, perché siamo lusingati che regali così o quantomeno riconoscimenti così alti ci vengano riconosciuti. Però, è una procedura alquanto anomala in questo palazzo e che comunque rivela quanto non ci sia ormai nessuna differenza, nessuna antinomia se non quella tra voi partiti e noi cittadini all'interno delle istituzioni, MoVimento 5 Stelle. Ormai non c’è praticamente nessun altra dicotomia. Lo dimostra questo provvedimento, Presidente, perché non sono d'accordo con quanto è stato detto in precedenza, cioè che l'emendamento «salva Ilva», o comunque l'emendamento appunto fortemente contestato, non sia coerente con il resto del provvedimento. Secondo me, invece, è perfettamente coerente, perché, se in questo decreto si parla di fallimento, nulla può attestare il fallimento di una classe politica da voi espressa appunto, nulla può rappresentare il fallimento politico meglio di questo emendamento che è stato introdotto; fallimento politico che purtroppo corrisponde ad una tragedia sociale immane e che la politica non solo non è stata in grado di risolvere ma ha aggravato con una serie di provvedimenti – tutti i vari decreti salva Ilva che si sono susseguiti in Pag. 78questi anni – e che non solo dimostrano il fallimento di un'intera classe politica – la vostra –, ma dimostrano talvolta l'assoggettamento completo ad un insieme, non indistinto ma ben distinguibile, di imprenditori e di persone di riferimento che sono i veri manovratori delle vostre azioni politiche. Questo è il fallimento del fare politica, almeno inteso nel senso che dovrebbe essere, cioè fare gli interessi dei cittadini e cercare di risolvere i problemi dei cittadini e non soltanto di quelli con una maggiore disponibilità economica o di quelli che appunto ci ricambiano finanziando la nostra campagna elettorale oppure dandoci soldi per le nostra attività di partito. Quindi, secondo me, c’è una coerenza tra gli emendamenti che sono stati proposti, in particolare questo, e tutto il resto del provvedimento. La coerenza è appunto l'assoggettamento, il piegare la volontà dei partiti al potere dei forti, quelli che vengono individuati come forti, i potenti, quelli che sono i veri manovratori dei partiti.
  Di tutti i partiti, gli stessi che oggi, e così chiudiamo il cerchio di questo intervento, hanno estromesso dei cittadini all'interno delle istituzioni, perché probabilmente rendono il confronto un po’ disdicevole per i partiti; hanno estromesso i cittadini all'interno delle istituzioni dagli uffici di presidenza delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Non molto tempo fa, forse una decina di giorni fa, ho preso la parola in quest'Aula per proporre a tutti voi una modifica dell'articolo 32 della Costituzione. L'articolo 32, come tutti noi ben sappiamo o dovremmo sapere, recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».
  Ma le avevo anche detto che, per essere onesti e coerenti con il comportamento che si ha tra queste quattro mura, avremmo dovuto modificarlo così: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti nel minimo sindacale e illuminando i palazzi istituzionali di blu».
  L'altra volta avevo proposto questa modifica perché mi sembrava la più giusta e adeguata visto la volontà politica di fare il minimo, forse anche meno del minimo, per il disturbo dello spettro autistico, ma di esempi purtroppo se ne possono fare tanti. Ricordiamoci tra tanti il tema del piano disabilità, studiato da voi e ma vai voluto applicare sempre da voi; infatti il colmo fu che noi presentammo un emendamento per farvi applicare il vostro piano disabilità e voi stessi avete bocciato il vostro piano disabilità.
  Vi è poi il Fondo per le non autosufficienze, con riferimento al quale avete fatto una campagna elettorale, parlando di fondi strutturali di 400 milioni ma avete omesso di dire che negli anni successivi sarà solo di 250 milioni. E quando le associazioni vi facevano presente che in ogni caso erano pochi, che i familiari e i malati non ce la facevano ad andare avanti a sopravvivere, perché quello gli permettete, il sopravvivere non il vivere, voi avete anche avuto il coraggio di rispondere che il Governo precedente aveva stanziato ancora meno. Ed una persona che quotidianamente si sente già presa in giro dalla fortuna perché per lei anche la semplice routine sarà sempre lotta e sofferenza, ha dovuto anche sentire le vostre giustificazioni o le vostre esaltazioni perché avete fatto meglio del Governo di diverso colore politico. Come se tra tutte le difficoltà che deve affrontare a quella persona interessasse davvero la vostra spudorata campagna elettorale sulla sciagura degli altri. In pratica una presa in giro continua.
  Però, Presidente, in questi casi il Governo è stato inadeguato ad affrontare i disagi dei cittadini che però non dipendevano da lui, o almeno non direttamente. Si è dimostrato inadeguato a non saper legiferare per dare la giusta assistenza alle persone affette da disturbo autistico, da SLA e tante altre malattie, si è dimostrato incapace e inerme ma non colpevole. Poi Pag. 79però ci sono dei casi in cui il Governo osa di più. Dove il Governo così come tutta la maggioranza diventa colpevole.
  È una storia già sentita. Ne abbiamo parlato proprio qui durante il decreto Terra dei fuochi, dove, per la totale scelleratezza degli amministratori e dei partiti, di destra e sinistra, non solo si devastava una terra ma si uccidevano donne, uomini, bambini, non direttamente, ma ben coscienti. In Campania ad esempio all'improvviso, ad un occhio poco attento sembrerebbe dalla sera alla mattina, si sono avute sempre più persone affette da sensibilità chimica multipla, dove ti ritrovi ad avere un corpo così tossico e intossicato che sei allergico a qualunque cosa e non puoi più respirare se non con la bombola dell'ossigeno, e chissà come mai questa malattia è presente solo in territori altamente inquinati. Oppure l'impennata di tumori, anche se a dire del Ministro della Salute Lorenzin dipende dal fatto che noi mangiamo male e fumiamo, già compresi i bambini di 3 mesi ricoverati per cancro.
  E ora siamo qui a parlare un'altra volta di Ilva, non di Taranto, ma di Ilva. E a parlare di voi, alla meglio complici, ma per lo più colpevoli. E allora parliamo di loro. Parliamo dei tarantini e di alcune loro esperienze: «mio padre ha 54 anni, cancro al rene»; «mio padre è morto di leucemia proliferativa acuta»; «mio padre è una vittima dell'Ilva, 25 anni di altoforno e un maledetto tumore ai polmoni, ma il suo nome non è scritto da nessuna parte»; «mio padre venti anni in cokeria, mieloma multiplo, è morto da tre anni oramai, avrei voluto condividere con lui le notizie di questi giorni, ma se ci sarà da fare battaglia io la farò in sua memoria»; e ancora: «mio nonno è morto meno di un mese fa per gli stessi motivi, ha sofferto molto per colpa... (non voglio usare questi termini) ... che non sanno dare sicurezza ai poveri operai che si uccidono per portare a casa pochi soldi»;
  Mio nonno è morto nel maggio 2011 a causa di ben 4 tumori, operaio dell'Ilva anche lui, e io non ho mai conosciuto i miei nonni paterni, morti entrambi per tumore. Di esperienze ce ne sono tante. Ma ora torniamo all'articolo 32, così come sarebbe adeguato al lavoro di chi ha il potere di decidere qui dentro, e termino: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti nel minimo sindacale e illuminando i palazzi istituzionali di blu. Almeno in questa versione rispettatela, è il minimo sindacale, lo potete fare solo fermando questo scempio e potrete fare anche un giorno della memoria in onore delle persone che avete contribuito a uccidere non fermando quello che...

  PRESIDENTE. Non esageriamo, onorevole Silvia Giordano, per favore. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, in questo 21 luglio noi siamo qui a discutere dell'ennesima conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare. Giustamente siamo davanti forse a qualcosina che si sta muovendo all'interno dell'impresa e noi ci fermiamo sul fallimentare anche in questa serata, che poi contiene all'interno varie altre situazioni appunto come l'Ilva.
  Ma vediamo perché non si dovrebbe parlare di fallimento all'interno di questi ultimi decreti che ci portano verso settembre, dove potremo trovarci verso la volontà di una ripresa magari imprenditoriale ed industriale del nostro Paese. Dovremmo parlare di innovazione tecnologica, che sono le parole fondamentali, invece di questo non si parla in quest'Aula parlamentare. Siamo di fronte molto probabilmente alla quarta rivoluzione industriale, ormai molti Paesi lo sanno e lo stanno prendendo in considerazione, è solo il nostro Paese che non ha intenzione di credere in qualcosa che sta venendo avanti così in maniera intensa. Qualche mese fa Angela Merkel, di cui sicuramente noi non siamo degli estimatori, ma bisogna dare ad Angela quello che è di Angela, ha fatto sì che i più grandi amministratori delegati tedeschi – della Siemens, di Sap Pag. 80e di Daimler – si sono trovati e hanno parlato della necessità di organizzare la quarta rivoluzione industriale in Germania, questo perché si sono accorti che Paesi come gli Stati Uniti d'America ma per certi versi anche la Corea del Sud, stanno affrontando questa grande rivoluzione con delle capacità incredibili. Vi sono aziende appunto come Google, come Apple, come Amazon che stanno rivoluzionando il mondo del commercio mondiale e stanno acquisendo della capacità competitiva incredibile di cui anche la Germania si è accorta e di cui non vuole rimanere indietro, mentre invece il nostro Paese è qui questa sera a parlare di fallimenti.
  Probabilmente, è il Paese che porta verso la sensazione di fallimento. La curva esponenziale è incredibile in questo momento, la rivoluzione tecnologica è passata da una linearità nel grafico a una esponenzialità e il momento in cui la curva ha superato il momento della linearità è già avvenuto, quindi stiamo vedendo delle profonde rivoluzioni tecnologiche. Questo porta all'utilizzo dell'intelligenza artificiale, ad avere una profonda conoscenza di qualcosa che in questo momento non si percepisce.
  L'utilizzo dei dati è fondamentale e queste grandi aziende hanno fatto incetta di dati attraverso l'utilizzo della rete; raccolta di dati, di cui noi in questo momento siamo sprovvisti dai tempi dell'Olivetti. Mi riferisco poi anche alla possibilità di investire per poter creare un tessuto sociale. Questo per dire che cosa ?
  Che vi sono Paesi, come ad esempio l'Irlanda, che investono su un giovane che porta un'idea, che porta un'azienda, investono 200 mila euro – quindi sono idee pagate 200 mila euro a fondo perduto – mentre il nostro Paese non fa nulla per riuscire a colmare questo gap. Dall'altro punto di vista vi sono città come Londra che contengono città come Padova, cioè vi sono 210 mila italiani in questo momento che vivono a Londra, in gran parte magari giovani, magari con tanta voglia di innovare e portare tecnologia. Questo si scontra con cosa ? Con una situazione italiana che vede grandi aziende che stanno per certi versi morendo, appunto come l'Ilva di Taranto, che hanno prodotto tanto male anche, come appunto la mia collega Silvia Giordano ha parlato prima, e l'impossibilità di una visione generale da parte del nostro Paese e soprattutto di quest'Aula parlamentare di non considerare appunto il futuro del Paese; un futuro che cambia attraverso la didattica. La didattica è sicuramente qualcosa di incredibile e di cui forse l'ultimo decreto scuola doveva contenere qualcosa in più, di fatto invece non era presente, per cui ci ritroviamo a competere con Paesi come la Finlandia ma anche come la Polonia, che nei test OCSE, e in particolare nei test quali i PISA, mi piace dirlo un po’ in italiano perché rappresenta una bellissima città, e ci troviamo sicuramente in una posizione arretrata rispetto a questi Paesi, in particolare la Polonia che dal 1997 ha fatto una rivoluzione didattica all'interno della scuola compiendo dei passi avanti notevoli.
  La possibilità del nostro Paese di poter cambiare rotta all'interno dell'innovazione e, quindi, utilizzando strumenti al di fuori anche di quello che voi considerate il Patto di stabilità, oltre il 3 per cento o altre misure. Forse potrebbe essere l'utilizzo, appunto, di Cassa depositi e prestiti, di cui in questi ultimi giorni è stata cambiata la governance.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole D'Incà.

  FEDERICO D'INCÀ. Per fare questo forse è stata fatta una rivoluzione. Concludo, lasciando agli atti che se non prendiamo in considerazione questa grande opportunità, che è la quarta rivoluzione industriale, questo Paese è destinato a morire.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Devo dirle la verità: la rabbia, lo sdegno, l'indignazione, l'incazzatura è tanta di fronte a questo provvedimento.

Pag. 81

  PRESIDENTE. Però cominciamo, onorevole Fraccaro, a usare dei termini adeguati, altrimenti ... grazie.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, mi piacerebbe che iniziassimo a usare anche dei testi adeguati al caso...

  PRESIDENTE. Però, lei usi un linguaggio qui dentro che è quello consono a un parlamentare.

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, credo che ci sia anche nel vocabolario, il Treccani.
  Quindi, vado avanti. Voglio semplicemente prima di tutto fare notare, fare capire ai cittadini, a lei e ai cittadini italiani, la situazione difficile con cui quotidianamente dobbiamo operare e in cui dobbiamo operare. È una situazione paradossale, perché ci troviamo di fronte all'urgenza di emendare, di fare degli emendamenti a un testo incostituzionale. Un testo incostituzionale come questo dovrebbe essere stralciato, dovrebbe essere bruciato. Questo decreto, Presidente, è più utile ai cittadini italiani come carta di riciclo, come carta da macero, piuttosto che come norma di legge. E noi dobbiamo emendarlo, ma è incostituzionale. Come si fa a emendare un decreto incostituzionale, se è dall'inizio alla fine incostituzionale ?
  Ma a ben vedere, Presidente, è tutta la situazione, tutto il contesto incostituzionale. Viviamo in una realtà incostituzionale. Facciamo due conti, facciamo un po’ una descrizione di dove viviamo e di come siamo arrivati a questo punto. Questo è un Parlamento che è il frutto di tre elezioni fatte con una legge incostituzionale. Qui, di fronte a me, ho gli scranni del partito di maggioranza, che è il partito di maggioranza grazie a un premio di maggioranza incostituzionale e che governa perché ha fatto una legge incostituzionale o, meglio, perché non l'ha modificata e governa incostituzionalmente. E una volta che è stato eletto, che cosa ha fatto ? Ha fatto il Governo con Forza Italia, con il PdL, dopo che in campagna elettorale aveva promesso agli italiani: «Mai più Governo con Berlusconi !» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dopodiché, Presidente, che cosa ha fatto questa maggioranza incostituzionale ? Ha nominato, ha eletto, come Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che poco prima aveva detto agli italiani che rieleggere per la seconda un Presidente della Repubblica era contrario allo spirito della Costituzione. E cosa è successo ? È stato nominato per la seconda volta, eletto per la seconda volta Presidente della Repubblica, contro lo spirito della Costituzione. Che cosa ha fatto ? Prima di togliere il disturbo, Giorgio Napolitano ha nominato Renzi, un Premier che aveva detto che non sarebbe mai diventato Premier senza passare per le urne. E che cosa è successo ? È diventato Premier senza passare per le urne. Ricordiamo tutti le promesse a «Letta stai sereno»; e poi ha fatto le scarpe a Letta.
  Bugie, atti incostituzionali, spirito della Costituzione continuamente violato e ci troviamo a questo punto, con un nuovo Presidente della Repubblica voluto e nominato da Renzi. E che cosa fa ? Firma tutti i decreti incostituzionali che fa il Premier, non eletto da nessuno e nominato da Napolitano che per la seconda volta, contro lo spirito della Costituzione, si è autoriproclamato re di questa nazione.
  Ora, mi dovete spiegare il motivo per cui quando c'era Napolitano non si poteva parlare in quest'Aula di Napolitano e adesso che c’è Mattarella si può parlare di Mattarella; forse l'omertà era una richiesta esplicita dell'ex Presidente – per fortuna – della Repubblica. Ma detto questo, Presidente, è evidente che ci troviamo tutti quanti ad operare in un teatro dell'assurdo. Anzi, quando si leggono provvedimenti come questo, Presidente, dal teatro dell'assurdo sprofondiamo in un teatro dell'orrido. Basta leggerlo, basta leggerlo. Leggete, per favore.
  Leggiamo insieme ai cittadini italiani l'articolo 21-octies, che riguarda l'Ilva di Taranto. Avete scritto delle cose impossibili nemmeno da immaginare. Avete scritto che: al fine di garantire il necessario bilanciamento tra le esigenze di Pag. 82continuità dell'attività produttiva, di salvaguardare l'occupazione, l'esercizio dell'attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale non è impedito dal provvedimento di sequestro quando lo stesso si riferisca ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fraccaro.

  RICCARDO FRACCARO. Sì, concludo. Cioè avete scritto che anche se muore un cittadino italiano mentre lavora, perché non c'erano le norme di sicurezza adeguate in quel luogo di lavoro, se quel luogo di lavoro, se quell'imprenditore vi ha pagato la campagna elettorale può andare avanti e uccidere altre persone. Questo avete scritto in questo provvedimento, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, come ha anzidetto il mio collega Fraccaro, ci troviamo di nuovo di fronte a questa pratica della decretazione d'urgenza fatta in una maniera piuttosto superficiale, anzi direi molto superficiale, perché noi puntiamo molto il dito sulla decretazione d'urgenza, sull'abuso della decretazione d'urgenza, non perché vogliamo semplicemente – potremmo dire – rompere le scatole, ma perché da due anni e mezzo a questa parte ci siamo resi conto ancor di più degli enormi danni che la decretazione d'urgenza apporta al nostro Paese. Noi siamo un Paese in cui la decretazione d'urgenza va a normare magari olimpiadi o eventi che ci saranno da qui a due, tre, quattro o cinque anni, e quindi è palese l'assenza dell'urgenza. Ricordo ancora quando si parlava nei decreti dell'Expo e c'era ancora tempo per programmare l'Expo e nonostante tutto è stato programmato in una maniera vergognosa e lo stiamo vedendo con i risultati. Io stesso che sono in Commissione difesa ho potuto toccare con mano la sicurezza per quanto riguarda il sito dell'Expo e ricordo il 29 aprile, a seguito degli eventi di Milano, il prefetto chiese maggiori uomini e l'esercito ha dovuto mandare un migliaio di soldati che si sono dovuti accampare perché dovevano sopperire alla mancanza di progettazione, nonostante che tutto quello fosse previsto in un decreto d'urgenza. Siamo al paradosso: un'urgenza che comunque tempo prima non viene minimamente programmata, cioè non è urgenza prima e non viene programmata dopo. Siamo veramente al ridicolo quando si parla di decretazione d'urgenza. Sicuramente i nostri padri costituenti non pensavano a questo quando parlavano di decreto-legge, pensavano magari a terremoti, ad alluvioni, pensavano ad eventi effettivamente urgenti, non ad un abuso che consegna il potere legislativo in mano al Governo, perché purtroppo noi vediamo questo in questo Parlamento: un Parlamento schiavo del Governo, ricattato dalle poltrone, ricattato dalla durata della legislatura, e che quindi deve a colpi di fiducia mandare avanti qualsiasi porcata che il Governo porta in questa Aula. E in questo momento ci troviamo di fronte ad un altro abuso, ad una porcata del genere, perché questo decreto è palesemente incostituzionale, ma purtroppo vediamo che la Costituzione in questo Paese non è mai stata applicata. Già nel 1952 Calamandrei parlava dell'incompiuta, quindi assolutamente ci troviamo di fronte ad una Carta costituzionale che non è stata applicata. E ripeto: nel 1952, quindi veramente a una scadenza brevissima dalla sua promulgazione. Ad oggi in realtà viene completamente travisata, distorta, calpestata e distrutta, perché appunto non è mai stata applicata, non sono mai stati inseriti in questo Paese quei pesi e quei contrappesi che potevano portare effettivamente ad un dialogo democratico in questo Paese.
  E questo decreto ne è la prova. Innanzitutto, l'urgenza che potremmo riscontrare in questo decreto è data dalle misure in favore di banche e di assicurazioni nel ruolo di creditori finanziari, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore Pag. 83competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare. Purtroppo, accade sempre così: nell'urgenza si inserisce di tutto e si inseriscono, soprattutto, delle norme a favore di qualcuno e a discapito di molti. Questo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Frusone.

  LUCA FRUSONE. ...purtroppo è il Paese Italia. Vorrei parlare un momento dell'Ilva: inserire il discorso dell'Ilva all'interno...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LUCA FRUSONE. ...di un decreto del genere – concludo subito, Presidente – va al di là dell'omogeneità che anche il Presidente Napoletano chiese...

  PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Frusone, ha concluso il tempo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento, come hanno detto più volte i miei colleghi, dimostra tutta la superficialità nel trattare delle questioni complesse e delicate, che vanno a incidere direttamente sulla quotidianità dei cittadini; cittadini e lavoratori che sono messi ancora da parte, per garantire gli interessi di banche e delle grandi industrie, che vivono e hanno vissuto sulle spalle dello Stato e a discapito della salute dei cittadini.
  L'articolo 21-octies, che è l'ultimo articolo di questo decreto, riguarda l'attività di impresa di stabilimenti oggetto di sequestro giudiziario. Un provvedimento che, chiaramente, non compare casualmente, ma si riferisce a ben due realtà imprenditoriali molto importanti del nostro Paese, che sono l'Ilva di Taranto e lo stabilimento Fincantieri di Monfalcone. Le finalità dovrebbero essere quelle di bilanciare le esigenza di continuità produttiva, le esigenze occupazionali, della salute e della tutela dei lavoratori. Per cui, per quello che viene fuori, l'esercizio dell'attività di impresa non dovrebbe neppure essere impedito dal sequestro, che era normato dal decreto-legge n. 207 del 2012. Il sequestro non dovrebbe impedire, quindi, l'attività di impresa neppure quando ci si riferisca alla sicurezza dei lavoratori e neppure quando i sequestri siano già avvenuti.
  Per cui, siamo di fronte a qualcosa che è difficile da definire. Per quanto riguarda il mio emendamento, va ad intervenire sull'articolo 21-octies, riguardante le misure urgenti per l'esercizio dell'attività di impresa, al comma 3. Praticamente, vado a sostituire le parole: «trenta giorni» con le parole: «quindici giorni». L'articolo 21-octies, praticamente, prevede che: «Al fine di garantire il necessario bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva, di salvaguardia dell'occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell'ambiente salubre, nonché delle finalità di giustizia, l'esercizio dell'attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale non è impedito dal provvedimento di sequestro, come già previsto dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, quando lo stesso si riferisca ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori».
  Quindi: «Tenuto conto della rilevanza degli interessi in comparazione, nell'ipotesi di cui al comma 1, l'attività di impresa non può protrarsi per un periodo di tempo superiore a dodici mesi dall'adozione del provvedimento di sequestro. Per la prosecuzione dell'attività degli stabilimenti di cui al comma 1, senza soluzione di continuità, l'impresa deve predisporre, nel termine perentorio di trenta giorni – e qui va a intervenire l'emendamento in questione – dall'adozione del provvedimento di sequestro, un piano recante misure e attività aggiuntive, anche di tipo provvisorio, per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, riferite all'impianto oggetto del Pag. 84provvedimento di sequestro. L'avvenuta predisposizione del piano è comunicata all'autorità giudiziaria procedente».
  Al comma 4, si dice che: «Il piano è trasmesso al comando provinciale dei vigili del fuoco, agli uffici dell'azienda sanitaria locale e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) competenti per territorio per le rispettive attività di vigilanza e controllo, che devono garantire un costante monitoraggio delle aree di produzione oggetto di sequestro, anche mediante lo svolgimento di ispezioni dirette a verificare l'attuazione delle misure e delle attività aggiuntive previste nel piano. Le amministrazioni provvedono alle attività previste dal presente comma nell'ambito delle competenze istituzionalmente attribuite, con le risorse previste a legislazione vigente».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, grazie Viceministro. Come è già stato ripetuto dai miei colleghi più volte, oggi ci troviamo a convertire un ennesimo decreto che contiene vari argomenti: banche, diritto civile fallimento e anche una parte relativamente all'Ilva.
  È chiaro che la nostra battaglia qui dentro è quella di cercare di fare capire che non si può legiferare in questa maniera, mescolando un po’ tutto insieme, perché continuamente si violano gli articoli 76 e 77 della Costituzione. Sembra che questa ormai sia divenuta una prassi, praticamente quello che si dovrebbe fare. Ci stupisce anche il silenzio del nuovo Capo dello Stato. È una cosa che si tramanda: oramai il Governo interviene sempre in maniera per così dire ordinaria, mentre dovrebbe agire sempre per urgenza. Invece qui ci troviamo sempre, con la scusa dell'urgenza, ad introdurre norme ordinamentali. Questo un po’ non va bene e noi, sotto questo punto di vista, ci troviamo sempre a lottare e a criticare questo tipo di operato.
  Infatti purtroppo, nonostante la vostra maggioranza vi difenda – e lo capisco anche – il lavoro comunque di tutti noi qui dentro viene svilito, perché l'attività parlamentare, quella vera, è ridotta al minimo e quindi ci troviamo sempre a «convertire». Questo non va bene. Noi continueremo a opporci, anche se può sembrare in maniera noiosa, però, purtroppo è l'unica cosa che ci sembra giusto fare: si viola la Costituzione, noi dovremmo difendere la Costituzione, il Governo viola la Costituzione, il Capo dello Stato non interviene e intervengono parte delle minoranze.
  Non solo. In questo decreto, a mio avviso, si viola anche l'articolo 41, dove si parla dell'attività imprenditoriale, che deve essere libera, però allo stesso tempo, al primo comma, si legge benissimo che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.
  Mi ricollego proprio a vari articoli che si leggono in questi giorni. La magistratura ha deciso di intervenire, purtroppo per un incidente tragico, sulla chiusura di un altoforno e qui il Governo, con un blitz, interviene perché non si deve sequestrare l'altoforno. Al di là del merito, per quanto ci riguarda, della violazione della Costituzione, qui si interviene anche su un potere che dovrebbe essere separato, che è la magistratura. Un mio collega qualche ora fa ha ricordato la rivoluzione francese, che ha separato i poteri. Qui non ci ricordiamo del passato e delle lotte fatte, si mette tutto insieme e si interviene sulla magistratura, perché la magistratura deve essere imbavagliata per salvaguardare qualcuno. Infatti questo è un provvedimento ad personam, ovviamente.
  Nell'interpellanza di stamattina un collega parlava anche dell'attività imprenditoriale dell'impresa italiana, che è fatta per lo più dalle piccole aziende, che sono il 95 per cento delle aziende italiane e sono piccole, insomma, di sei dipendenti al massimo. E qui si interviene, invece, sulle grandi aziende e gli si fa un favore e, quindi, si crea un'altra disparità, un'altra violazione della Costituzione che, secondo noi, riguarda l'articolo 3.Pag. 85
  Qui si va avanti sempre di questo passo. Io lo ripeto: questa è una lotta che noi porteremo avanti, ognuno con il suo modo di esprimersi e con il suo colore, per carità, per fare capire al Governo, ai cittadini e anche ai colleghi deputati che bisogna dare un freno a questo modo di lavorare, perché chiaramente ne pagheremo le conseguenze tutti quanti: il Parlamento come istituzione viene depotenziata, il Governo viene visto come un imperatore e tutto è accentrato nella Presidenza del Consiglio e nei suoi sodali e via dicendo. E i parlamentari, anche della maggioranza, penso che in parte siano anche sviliti da questo tipo di attività. Quelli dell'opposizione si trovano anche frustrati perché a un certo punto uno cerca di fare le cose con le regole, seguendo la Costituzione, ma non si viene ascoltati, non nel merito, ma perché: non si può intervenire, il Governo ha deciso, tappatevi la bocca ! Questa battaglia noi la porteremo avanti non solo su questo decreto, ma anche sui prossimi decreti che arriveranno, con la speranza...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Gallinella.

  FILIPPO GALLINELLA. ...e con l'augurio che ci sia la volontà del Governo di fare le cose come la Costituzione comanda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. In tutto questo decreto-legge è sintetizzato un po’ lo scontro che esiste nel Paese: i partiti, i grossi potentati economici, le banche e le assicurazioni stanno da una parte, la giustizia e i cittadini stanno dall'altra e si scontrano in questa lotta dei primi anni di questo nuovo secolo.
  Ormai la mattina ci alziamo e, invece di vedere il bollettino meteo, c’è il bollettino degli indagati, dei rinvii a giudizio, degli arrestati tra politici del PD, di Forza Italia, del Nuovo Centrodestra e della Lega: una mole incredibile di lavoro che hanno sulle spalle i PM, la DDA, l'antimafia, la polizia giudiziaria. Insomma, è una questione di velocità. Sono più veloci i PM e la giustizia, che riescono a mettere in piedi intercettazioni e provvedimenti, o siete più veloci voi ad approvare leggi che disinnescano quei provvedimenti, quelle intercettazioni e il lavoro che fanno i magistrati ? È questa la lotta che si sta consumando in questo Paese.
  Questa mattina l'altoforno 2 dell'Ilva, teatro dell'incidente costato la vita dell'operaio Alessandro Morricella, dovrebbe essere spento, secondo l'autorità giudiziaria di Taranto, che non molla la presa, malgrado il decreto-legge varato dal Governo. Ma l'Ilva si prende la facoltà di non intervenire per spegnere questo altoforno sottoposto a sequestro, perché tanto ha la copertura governativa, ha la copertura di chi, con una telefonata, in questo Governo fa l'interesse dell'azienda Ilva e non fa l'interesse dei cittadini o della giustizia rispetto alle persone che si trovano coinvolte in questi provvedimenti.
  Lo stesso vale per le assicurazioni e per le banche, che da voi non ricevono certo lo stesso trattamento che ricevono i cittadini. Noi abbiamo cittadini che per una bolletta dell'acqua di 600 euro vedono i propri contatori chiusi, l'erogazione dell'acqua non più consentita. E poi, dall'altra parte, abbiamo, invece, chi può trasformare i propri crediti verso altri soggetti ed eludere in qualche modo il fisco a norma di legge.
  Il contenuto di questo decreto-legge è totalmente disomogeneo, è uno spezzatino di vari interventi legislativi. Ahimè ! Ci troviamo nuovamente a non discutere di priorità del Paese, come il reddito di cittadinanza, gli interventi per la piccola e media impresa, per dare veramente ossigeno di credito a questi soggetti. Non ci occupiamo di salvare il settore della sanità di questo Paese. Non ci occupiamo di metterla al primo posto, ma l'abbiamo appena affossata e ne abbiamo decretato la morte. Adesso siamo spaventati perché è uscita una bozza di «Buona università», quindi il Governo ha intenzione di varare altri provvedimenti che, già dal nome, Pag. 86partono con il piede sbagliato. Infatti, se ripercorrono la strada della «Buona scuola» ripercorrono un po’ quella logica, che questo Governo ha adottato come il Vangelo, di concorrenza spietata anche all'interno del settore pubblico.
  Non esiste uno standard da garantire a tutti i cittadini, diritti da garantire a tutti i cittadini, ma la concorrenza spietata tra scuole, tra sistemi sanitari, che non sono diventati aziende, tra università. Alla fine solo i grossi agglomerati economici, solo i grossi potentati bancari riescono a imporre le norme a questo Governo.
  Ci troviamo, quindi, per l'ennesima volta, nel periodo estivo, a indicare ai cittadini italiani che questo è il periodo peggiore, purtroppo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Gallo.

  LUIGI GALLO. ...per il Paese, perché è il periodo in cui il Governo mette insieme tutte le porcate da far approvare mentre i cittadini sono poco attenti alla politica che si sta svolgendo nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono iscritti a parlare gli onorevoli Dieni, Della Valle, Spadoni e Lombardi che non sono in Aula, quindi s'intende vi abbiano rinunciato. È iscritta a parlare l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie Presidente. Il Governo voleva farci credere che questo decreto-legge fosse una messa a punto delle riforme nel settore delle procedure concorsuali, esecutive e fiscali, ma la nostra posizione nei confronti di questo provvedimento è naturalmente contraria. È contraria perché innanzitutto mancano le caratteristiche di necessità ed urgenza e anche perché proprio la materia concorsuale e la revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono già oggetto di lavoro di una commissione che si è insediata presso il Ministero della giustizia fin dal 28 maggio scorso. A noi sembra, più che altro, che la vera urgenza di questo Governo sia quella di fare ancora una volta un bel regalo alle banche e alle assicurazioni, qualcosa che ci ricorda un po’ il famoso decreto IMU-Bankitalia che guarda caso arrivò nel periodo di Natale, mentre in questo caso siamo vicini all'estate e quindi, ancora una volta, ci si augura che magari i cittadini siano poco attenti a quello che questo Parlamento fa. I peggiori articoli sono sicuramente il 9 ed il 16: l'articolo 9 rafforza i poteri delle banche nei confronti dell'impresa debitrice consegnando di fatto alle banche la capacità di ristrutturare crediti e la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e al complesso dei creditori. Poi c’è l'articolo 16 che consente agli enti creditizi ed alle assicurazioni di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, a differenza del 20 per cento annuo che era consentito fino ad oggi. Che Governo e maggioranza siano schiavi delle banche è testimoniato proprio da questo articolo 16, uno dei pochissimi articoli a non aver ricevuto alcuna modifica, né da parte del relatore né da parte del Governo. Il nostro giudizio diventa fortemente contrario nel momento in cui viene inserita anche una parte del decreto Ilva, e abbiamo manifestato tutta la nostra contrarietà, sia alla presidenza della Commissione giustizia sia per iscritto alla Presidenza della Camera. Una proposta emendativa come il 21.04 del Governo era innammissibile, invece voi l'avete approvata senza modifiche. È gravissimo ed anche inaccettabile l'atteggiamento del Governo che è intervenuto in capo ad un'attività produttiva posta sotto sequestro, creando una vera e propria ingerenza nell'ambito giudiziario, dimenticando – o, forse, fregandosene – del fatto che i due poteri sono nettamente distinti e né l'uno né l'altro possono intromettersi in ambiti diversi da quelli di propria competenza. Con questo provvedimento è stata disposta un'esplicita, quanto inconcepibile deroga ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori pur di far proseguire l'attività industriale. Così come altrettanto insostenibile è far credere che continuare a Pag. 87far funzionare un complesso industriale del genere – lo ribadiamo, sottoposto a sequestro – sia dovuto ad esigenze di continuità aziendale di imprese che accedono a procedure concorsuali per superare uno stato di crisi o di insolvenza. La procura aveva notificato un provvediemento di spegnimento dell'altoforno 2 dello stabilimento siderurgico perché considerato pericoloso per i lavoratori e il Governo, incurante di ciò, emana invece un nuovo decreto-legge straordinario, pensate l'ottavo nel giro di due anni, che dispone il dissequesto e consente la ripresa dell'attività. Questa norma è incostituzionale, non lo diciamo noi, ma lo dice il GIP Rosati. Questa norma viola gli articoli 2 e 4 della Costituzione che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo lavoro. Ma cosa ci si può aspettare da un Governo che non rispetta la Costituzione e che non rispetta le priorità del Paese, che rispetti il diritto alla salute ? Anche questo per il Governo può attendere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio e buonasera, Presidente. Questo emendamento ha il fine di limitare un'azione governativa che va dall'esatta parte opposta della necessità o, meglio, delle necessità del Paese. Infatti, se dovessimo analizzare la crisi economica globale in Europa e in particolare in Italia e nei Paesi del Mediterraneo, la crisi è una crisi di domanda, non una crisi di offerta. Quindi va esercitata una forte azione per aumentare la domanda ovverossia per intervenire sull'economia reale. Cosa fa questo provvedimento ? Questo provvedimento va dall'esatta parte opposta. Si potrebbe tranquillamente dire come non c'era periodo peggiore per intervenire a livello legislativo dando una mano ai creditori e non a coloro che invece nell'economia reale hanno mani e piedi ovverossia i cittadini e i piccoli imprenditori e le aziende in generale. In un periodo come questo, in cui l'euro, essendo una moneta rigida, ha fatto in modo che non si potesse investire nei Paesi rapportando la moneta corrente all'economia reale, era proprio il momento per poter intervenire magari valutando anche le possibilità di sforare quel maledetto 3 per cento impostoci dall'Europa che siamo stati in grado di tradurre in un'azione costituzionale pochi anni fa con una votazione bipartisan e l'introduzione del famigerato pareggio di bilancio all'interno dell'articolo 81 della Costituzione. Niente più di questo e soprattutto degli artefici di questa scellerata scelta, fatta sotto il ricatto dello spread e delle aziende finanziarie e delle banche, ha arrecato danni immani all'economia italiana che, ripeto, ha perso un'incredibile potenza o meglio potere di acquisto da parte dei cittadini.
  La crisi, ripeto, è una crisi della domanda non una crisi dell'offerta. Parlando in particolare di questo provvedimento si può anche ricordare come è proprio la Banca d'Italia ad affermare che c’è una crisi del credito, nonostante l'iniziativa da parte della Banca centrale europea con il quantitative easing che ha foraggiato esclusivamente le banche, obbligando le banche nazionali a comprarsi i propri titoli di Stato. La Banca d'Italia afferma che nei primi mesi del 2015 vi è stata una diminuzione rispetto ai primi mesi del 2014 del credito alle imprese. Ciò significa che quell'azione, portata avanti dalla Banca centrale europea, non ha portato alcuna ripercussione positiva all'interno dell'economia reale e questo Governo che fa ? Emana una decretazione d'urgenza che non ha evidentemente, com’è stato ripetuto in più occasioni dai precedenti interventi dei miei colleghi, non ha le caratteristiche previste dalla Costituzione della straordinaria necessità ed urgenza ma che soprattutto nel merito non va ad aiutare le imprese, la parte debole, ma va ad aiutare la parte forte ovverossia quella delle banche perché è un provvedimento che facilita i creditori ovverosia le banche. Ma la stranezza o meglio la contradditorietà di questo provvedimento è addirittura riportata dalla categoria che più avrebbe potuto anche positivamente valutare il provvedimento Pag. 88stesso. Sto parlando della categoria dei commercialisti. I commercialisti in particolare con il loro responsabile nazionale affermano che un continuo intervento nello stesso settore si critica la scelta di intervenire a distanza di pochi anni sulla legge fallimentare. Loro ricordano giustamente come l'ultima saliente modifica del testo della legge fallimentare è stata effettuata molto recentemente ed in particolare con il decreto-legge n. 69 del 2013. Continuano affermando che la stratificazione di provvedimenti normativi che vengono inseriti nell'ordinamento a breve distanza gli uni dagli altri senza opportune riflessioni e più che altro senza la necessaria attività di coordinamento tra le differenti estensioni delle norme, le differenze di prassi registrate in ambito locale e nei tribunali più grandi anche nell'ambito delle stesse sezioni fallimentari...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Toninelli.

  DANILO TONINELLI. Rappresentano infatti – mi avvio a concludere – un motivo ostativo all'ennesima rielaborazione del diritto fallimentare. Come non essere d'accordo con questa categoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Allora: «c'hai le mani lorde di sangue», «mi sputerei in faccia da solo», «tanto che ce frega stamo a fa’ a legge», «cerchiamo di fare una porcata leggibile»; e ancora: «stiamo scrivendo un'altra norma porcata, c'ho un conato». Gli eleganti gentiluomini che hanno detto queste frasi che sono state intercettate dai carabinieri del NOE durante l'indagine sulla centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure sono dirigenti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che stavano, per l'appunto, scrivendo – come l'hanno battezzata loro – una norma porcata, da conati, per cercare di permettere alla centrale di Vado Ligure di continuare a funzionare, nonostante il sequestro della procura. Perché vi ho letto queste frasi ? Perché molti miei colleghi vi hanno già parlato dell'emendamento salva Ilva che è presente in questo decreto-legge e che è inammissibile proprio perché è disomogeneo con il resto del decreto-legge, già di per sé molto disomogeneo. Però questo emendamento è omogeneo con il sistema che si evince dalle 113 pagine di telefonate e di intercettazioni fatte dai carabinieri del NOE in cui, a tutti i livelli – dai sindaci, al presidente della provincia, al presidente della regione, agli assessori, ai tecnici dei ministeri, ai ministri e ai sottosegretari – tutti costoro hanno messo su un sistema in cui non sono più lì, come dovrebbero essere, a tutelare l'ambiente e la salute, ma si dimostrano assolutamente asserviti a quelle che sono le esigenze dell'industria, addirittura pronti a scrivere norme su misura, a rifare giunte per modificare le norme come l'industria gli chiede. Addirittura, il sottosegretario De Vincenti sembra abbia chiesto se non si potessero mandare degli ispettori del CSM per sanzionare il pubblico ministero che stava indagando sulla centrale Tirreno Power di Vado Ligure.
  Vi leggo ancora qualche intercettazione, in questo caso, invece, in merito all'Ilva di Taranto, per l'appunto. Quando il 26 luglio 2012 il GIP di Taranto Todisco ha disposto il sequestro dell'area a caldo, in un'intercettazione si legge: «ricorreremo al riesame per dissequestrare la fabbrica». Ora ci si aspetterebbe che questa frase sia stata detta da uno degli avvocati dell'Ilva, invece, era l'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Clini. Ancora, in un'altra intercettazione tra Ivo Allegrini del CNR e Archinà, appunto, il potentissimo dirigente dell'Ilva, si legge: «Senti, io stamattina ho visto per altri motivi il nostro amico Corrado – Clini, per l'appunto – e mi ha detto, dice: fatemi una nota di tutto quello che praticamente, del casino che sta succedendo giù a Taranto, no, perché nel limite del possibile, io, insomma, cerco di rimettere le cose in sesto, perché mi rendo conto che qui Pag. 89nessuno ha fatto un cazzo per diversi mesi nel passato». Mi scusi il «cazzo» ma l'ha detto Clini, quindi, penso che posso citarlo.
  Ancora, Dario Ticali che è presidente della commissione ministeriale che doveva rilasciare l'AIA per l'Ilva ha dato preventivamente la bozza dell'AIA ai Riva, in modo che potessero analizzarla e togliere le parti che a loro non erano gradite. Si evince che tutto questo sistema, in cui la politica, a tutti i livelli, è asservita all'industria, ha causato dal 2004 al 2013 80 mila prescrizioni per reati ambientali e danni stimati per 220 miliardi di euro che non saranno mai pagati da nessuno. Ora, è chiaro che a Taranto, così come nella mia città, Savona, sono morte centinaia di migliaia di persone e continuare con questo sistema, continuare a votare queste norme porcata che vi propongono, Presidente, vi rende complici dell'omicidio di centinaia di migliaia di persone.
  Siete complici di omicidio, quindi ricordate...

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, dico a lei quello che ho detto precedentemente. Lei questa affermazione non la può fare.

  MATTEO MANTERO. E io invece la faccio... siete complici di omicidio !

  PRESIDENTE. E io le tolgo la parola, benissimo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà...

  MATTEO MANTERO. Merde !

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, la espello dall'Aula. Si accomodi fuori dall'Aula.
  Prego, onorevole Nesci.

  DALILA NESCI. Presidente, è normale avere queste reazioni, visto che ormai da due anni vediamo passare dentro quest'Aula di tutto.
  Poi i toni si accendono, ma ad ogni modo siccome è proprio in quest'Aula che si parla spesso di rispetto istituzionale, di rispetto delle leggi, un'eventuale parola forte o parolaccia di certo non può far dimenticare quello che voi ogni giorno scrivete su questi decreti, su queste leggi, e proprio su questa legge che parla incredibilmente insieme di diritto fallimentare e anche di Ilva. Chi ha studiato diritto, giurisprudenza, si meraviglierebbe di questo perché sappiamo bene che in Costituzione ci sono dei presupposti ben definiti per la scrittura anche dei decreti, ma in questo Parlamento ormai sta accadendo di tutto, è un Parlamento totalmente esautorato da tutte le sue funzioni, e questa ne è l'ennesima riprova, perché addirittura era stata la magistratura a stabilire che l'altoforno dell'Ilva doveva essere completamente spento, e invece e grazie a questa legge tornerà a rivivere, tornerà di nuovo a lavorare come se nulla fosse, come se quell'operaio non fosse morto, come se decine di persone non fossero già morte a causa dell'inquinamento dell'Ilva. L'Ilva e tutto il suo territorio è stato illuso da quella promessa di occupazione, di posti di lavoro che dovevano arrivare e che, sì, sono arrivati, ma a che costo è arrivato questo lavoro, questa occupazione, a costo della salute. Purtroppo in Italia abbiamo spesso visto, ma anche vissuto, questi ricatti. In Calabria sono stati tanti i ricatti di questo genere, e a volte il lavoro non è mai arrivato, e però incredibilmente ci ammaliamo di tumore, perché nei nostri territori la ’ndrangheta e la mafia tutta ha fatto affari con i rifiuti, che sono interrati nei nostri territori. Le bonifiche non sono mai partite. Così come quei grandi stabilimenti in tutta Italia, per esempio Italcementi a Vibo Valentia, che è riuscito a lavorare senza avere l'autorizzazione, a farlo senza detenere l'AIA, per esempio. Poi ha deciso un giorno di chiudere, tutti i lavoratori a casa, e di bonifiche nemmeno se ne parla. Il diritto alla salute spesso è stato barattato col nulla, nemmeno con un salario minimo. Nulla affatto. Anzi, al contrario oggi viviamo ancora nelle nostre regioni la difficoltà e l'impossibilità anche di accedere alla sanità pubblica. Tutte queste norme sono Pag. 90collegate alla vostra volontà di seppellire totalmente, di smantellare la sanità pubblica, affinché si faccia forte e poi si possa lucrare sulla sanità privata. Tutte queste norme sono assolutamente collegate. Ovviamente norme che sono poi eventualmente legittimate con commissariamenti di ogni tipo. Per quanto riguarda i rifiuti, la sanità, ed anche questo decreto incredibilmente riuscite a dare il meglio di voi stessi, e quindi noi come forza politica che si contrappone a questo sistema malato, a questo sistema perverso che voi stessi, voi partiti avete creato, quindi non stupitevi se noi esistiamo, se noi siamo qui dentro in mezzo a voi. Noi siamo qui perché voi avete fallito, e noi cerchiamo di dare un nostro contributo piccolo, nel tempo, per ristabilire la normalità in questo Paese. Poi siamo ben felici, come sempre diciamo, di essere un movimento biodegradabile, che si dissolverà ad un certo punto perché ci saranno nuove forze, nuove persone che entreranno dentro questi palazzi e finalmente li onoreranno.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Vorrei iniziare il mio intervento proprio leggendo il testo del mio emendamento, che dice: «Dopo il comma 12, aggiungere i seguenti: 12-bis. Le deducibilità di cui al presente articolo si applicano esclusivamente al verificarsi delle seguenti condizioni: a) gli enti creditizi e finanziari abbiano investito nello stesso anno di riferimento della deducibilità l'intero valore del risparmio d'imposta ricevuto in finanziamenti, assistiti da garanzia reale, a favore di famiglie e micro, piccole e medie imprese di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione; b) il valore dei finanziamenti di cui alla lettera a) sia superiore al volume di finanziamenti dello stesso genere effettuati nell'anno precedente al periodo di riferimento della deducibilità di una misura pari al valore della deducibilità prevista; c) l'ammontare massimo della quota di deducibilità sia pari al valore dei finanziamenti erogati, verso famiglie e micro, piccole e medie imprese di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, in misura maggiore rispetto al volume complessivo dei finanziamenti della medesima tipologia erogati nell'anno precedente rispetto al periodo di riferimento della deducibilità di cui al presente articolo; d) gli amministratori degli enti creditizi...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Nuti. Colleghi, siamo in pochi, se potessimo abbassare il tono della voce... se non disturbiamo, collega ! Prego, onorevole.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Dicevo: d) gli amministratori degli enti creditizi e finanziari abbiano un trattamento economico annuo onnicomprensivo inferiore all'importo dell'assegno personale annuo del Presidente della Repubblica di cui alla legge 23 luglio 1985, n. 372; e) previa certificazione da parte della Banca d'Italia dei finanziamenti a favore di famiglie e micro, piccole e medie imprese di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione». Infine, si aggiunge anche l'articolo 12-ter, che dice: «In deroga alle disposizioni di cui al comma 12-bis i finanziamenti erogati dagli operatori di microcredito non necessitano dell'assistenza della garanzia reale».
  Ora, se questo emendamento è stato reso ammissibile, quindi l'Aula potrebbe votare questo emendamento, si troverà a votare questo emendamento, eventualmente, cosa avviene in contemporanea ? Avviene l'inserimento della parte relativa all'Ilva. Quindi, la domanda che nasce spontanea da parte di un cittadino che sente questi argomenti e l'emendamento è: cosa c'entra l'Ilva con questi argomenti ? La risposta ovviamente è: assolutamente nulla. Perché nulla ? Perché in realtà questo decreto è incostituzionale, non solo perché ovviamente non c’è l'urgenza di adottare questo decreto, se non per favorire qualche soggetto, in particolare le banche, ma soprattutto perché l'argomento dell'Ilva non è attinente con quello dell'oggetto del decreto stesso. Infatti, cosa accade, cosa ha fatto la politica in tutti Pag. 91questi anni ? Ha sfruttato il bisogno del lavoro delle persone per uccidere le persone. In pratica, si gioca sul contrasto fra salute e bisogno di lavoro e, davanti a questa situazione, davanti a questo paradosso, che ovviamente accade in tutta Italia e non solo, in questo caso, a Taranto, cosa ha fatto la politica ? Ha sempre scelto la questione del lavoro, perché ha affamato i cittadini e i cittadini si sono ritrovati a scegliere di sopravvivere piuttosto che vivere degnamente. Questo cosa significa, Presidente ? Significa che gli italiani sono sotto ricatto, ma è sono sotto ricatto la politica, perché, in questi anni – Taranto è solo un esempio dello scempio che è stato fatto e inserito in questo decreto –, cosa si è prodotto ? Si è prodotta una serie di personaggi che ovviamente ricattano qualunque politico cerchi di fare un'azione che sia mirata alla salute. Questo lo si fa tramite bacini clientelari, che spesso, appoggiati da qualche politico...

  PRESIDENTE. Concluda.

  RICCARDO NUTI. Sto terminando, Presidente, mi faccia concludere il concetto, quanto meno. Cosa accade ? Accade che questi politici fomentano le persone dicendo: vogliono levarvi il lavoro. E non viene detta la verità a queste persone, cioè: signori c’è la possibilità di un altro tipo di economia fuori dal sistema, per esempio, in questo caso, dell'Ilva.
  Il risultato qual è ? Il risultato è che noi come classe politica inquiniamo il territorio, uccidiamo le persone con dei tumori e poi accade quello che si verifica a Taranto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.

  COSIMO PETRAROLI. Grazie, Presidente. Parlerò sulla parte inerente allo stabilimento Ilva di Taranto, uno stabilimento che di fatto è praticamente morto e defunto da oltre dieci anni, perché la spiegazione è come si fa a tenere in piedi una azienda dove i proprietari e dirigenti, insieme di fatto ai vertici degli enti territoriali sono tutti quanti sotto processo per associazione a delinquere e disastro ambientale. Un'azienda che oltre a provocare il cancro, perde di fatto trenta milioni di euro al mese, produce un acciaio pressoché scadente e di fatto ha tre miliardi di euro di debiti e le occorrono altri tre miliardi per renderla di fatto «ambientalmente compatibile». Ovviamente, che futuro può avere una società di questo tipo ? È come se si stesse dicendo ad uno stupratore «mantieni pure la tua vittima ferma e continua a fare quello che vuoi, continua tranquillamente a violentarla tanto nessuno potrà mai cambiare le cose fino al quindicesimo, ventesimo, quarantesimo decreto». Questo è in pratica quello che voi state facendo alla città di Taranto, alla mia città, una delle più belle città del mondo, con un patrimonio storico, artistico e culturale inestimabile.
  Gli operai dello stabilimento Ilva ci raccontano cosa realmente accade all'interno di quel mucchio di ferraglia e devo dire che oltre all'obbligo di indossare la mascherina antipolvere nulla di concreto è stato fisicamente mai fatto negli ultimi venti anni, sia per la sicurezza degli stessi operai, ma anche soprattutto per l'ambiente. Quindi i nostri emendamenti, quelli che abbiamo presentato in questo decreto-legge, hanno il semplice scopo di salvaguardare i lavoratori dall'enorme sbilanciamento tra la continuità dell'attività produttiva e la sicurezza dei luoghi di lavoro.
  Il contenuto di questo articolo ha di fatto lo scopo di mettere l'ottava pezza alle inefficienze e alle mancanze dei commissari straordinari nella gestione dello stabilimento. Questo provvedimento elimina anni di lotte, anni di dibattiti e conquiste, sia in Parlamento sia all'interno dei luoghi di lavoro, che di fatto sono culminati con l'approvazione del testo unico in materia di sicurezza sul lavoro e che di fatto ha equiparato l'Italia ad essere a tutt'oggi adeguata agli standard normativi internazionali ed europei. Oggi, con questo provvedimento assistiamo ad una totale e criminale inversione di questa tendenza, Pag. 92un'inversione di marcia che rende i lavoratori degli stabilimenti di interesse strategico nazionale delle cavie sacrificabili sull'altare della produttività e del prodotto interno lordo del nostro Paese.
  Quindi, oggi, di fatto, siamo più che mai convinti che quel mucchio di ferraglia arrugginita non abbia più motivo di esistere, se non fosse solo grazie agli immensi risparmi di cui una singola famiglia di criminali ha beneficiato a dispetto delle più banali norme di sicurezza ambientali. Per questo l'8 giugno del 2015 un operaio di 35 anni, Alessandro Moricella, muore dopo quattro giorni di agonia investito da una fiammata a 1500 gradi mista a ghisa liquida. I medici e gli infermieri del pronto soccorso di Taranto raccontano le urla di Alessandro ancora vivo all'interno dei reparti senza gli occhi bruciati dalla ghisa. Di fatto, cosa è successo ? Che la magistratura ha posto ovviamente l'impianto sotto sequestro preventivo e successivamente questo sequestro è stato convalidato dal gip, decretando di fatto che l'Altoforno 2 non è sicuro per la vita degli operai.
  In questo caso il nostro Governo criminale cosa fa ?

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Petraroli.

  COSIMO PETRAROLI. Il partito con la sua spregiudicatezza interviene a dispetto del potere giudiziario. Ancora una volta, come è accaduto con il Governo Monti, si adotta un decreto-legge...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Signor Presidente, l'articolo 16 di questo decreto-legge, che l'Aula si sta accingendo a convertire in legge, titola «Deducibilità delle svalutazioni e perdite su crediti di enti creditizi e finanziari e imprese di assicurazione», probabilmente scritto da banchieri a tutela della propria casta. Da qui leggo un comunicato che ho trovato sul sito dell'Adusbef: Adusbef e Federconsumatori che nei giorni scorsi avevano già calcolato in 7,5 miliardi di euro – ripeto, 7,5 miliardi di euro – ovvero 3 miliardi di euro l'anno per il 2016 e il 2017, e 1 miliardo e mezzo nel 2015, i reclamati sgravi fiscali da 5 ad 1 anno sulle perdite degli istituti bancari, ponendo la questione della mancata copertura nel bilancio pubblico, avevano anche apprezzato la retromarcia del Viceministro dell'economia Enrico Morando, che aveva rinviato il provvedimento sulla deducibilità fiscale, sollevando un problema di bilancio per lo Stato.
  Adusbef e Federconsumatori sono nettamente contrarie alle pretese delle banche, che hanno già avuto 19,8 miliardi – ripeto, 19,8 miliardi – di sgravi fiscali sulle perdite; 7,5 miliardi – ripeto, 7,5 miliardi – dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia; 720 milioni di euro – ripeto, 720 milioni di euro – di cedole dalle stesse quote, la cui spregiudicata avidità di banchieri è stata recentemente richiamata perfino nell'enciclica di Papa Francesco, essendo intollerabili richieste che pretendono di socializzare le perdite dopo aver privatizzato i prodotti, come l'invocata bad bank, che vuole addossare sulle spalle delle famiglie, già taglieggiate dalla crisi sistemica, crediti tossici in gran parte derivanti dagli allegri fidi erogati. E queste sono le parole di Papa Francesco: «Il salvataggio ad ogni costo delle banche facendo pagare il prezzo alla popolazione senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente – ripeto, apparente – cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell'attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale». Queste erano le parole di Papa Francesco, parole inascoltate a quanto pare.
  Con gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle volevamo arginare questa ulteriore regalia alle banche dando una serie di indicazioni che ne limitassero la portata vessatoria nei confronti dei contribuenti. In particolare, con l'emendamento a mia Pag. 93firma, il 16.163, chiedevamo che per gli enti creditizi e finanziari di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 87, le svalutazioni e le perdite su crediti verso la clientela iscritte in bilancio a tale titolo e le perdite realizzate mediante cessione a titolo oneroso diventassero deducibili nei limiti del valore complessivo dei finanziamenti a favore di famiglie e micro, piccole e medie imprese di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione erogati in misura maggiore rispetto al volume complessivo dei finanziamenti della medesima tipologia erogati nell'anno precedente rispetto al periodo di riferimento della deducibilità di cui all'articolo 16 di questo decreto-legge. Ciò per legare in qualche maniera la possibilità di dedurre le perdite delle banche alla quantità di finanziamenti erogati a favore delle famiglie, delle microimprese e delle PMI, ma ci rendiamo conto che diventa un azzardo per chi in questo momento governa questo Stato e quindi pensare di fare qualcosa di positivo per la gente comune, per la gente che lavora ogni giorno senza prospettive e senza futuro. Anzi...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rizzo.

  GIANLUCA RIZZO. Concludo. Anzi, per la verità, qualcosa il vostro Premier l'ha dichiarata nei giorni scorsi, non davanti a una pubblica piazza ma all'interno di una hollywoodiana sala convention gremita di vostri dirigenti.
  Siccome mi manca un'altra parte, concludo dicendo che a tal proposito...

  PRESIDENTE. No, deve concludere.

  GIANLUCA RIZZO. ...concludo. Non siete il partito delle tasse, e in questo avete ragione; siete il partito degli usurai.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Ancora una volta l'ennesimo decreto in cui dovremo discutere di banche e Ilva. Uno, magari, potrà dirsi stupito del fatto che non abbiano nulla a che vedere le due materie, però in realtà io da questo punto di vista invece capisco perfettamente il Governo. Le banche finanziano generalmente – almeno prima era così e avevano questa usanza di finanziare, ma oggi non lo fanno più – le piccole e le medie imprese; dall'altra parte, l'Ilva comunque finanzia, finanzia qualcuno, finanzia i partiti di destra e di sinistra e, quindi, di fatto c’è una certa omogeneità.
  Quello che però vedo, al di là del decreto in sé, è una lotta perpetua, una lotta perpetua fatta da un mondo vecchio, un mondo vecchio fatto di queste grandissime industrie che, purtroppo, non muoiono mai, non muoiono mai perché sono figlie di un vecchio sistema produttivo, e lo scontro permanente tra il MoVimento 5 Stelle e le altre forze politiche sarà sempre questo. Il fatto è che noi stiamo vedendo quali sono stati gli errori di quel mondo e non vogliamo più salvarlo davanti alle sue responsabilità. Di fatto, è un mondo che è fallito, un mondo produttivo fallito. Abbiamo deciso di utilizzare o, meglio, i vecchi sistemi produttivi industriali hanno deciso di insediarsi in grandi ammassi di, ad esempio, acciaierie, di industrie che producono petrolio, di industrie che producono auto, tantissime auto. Quindi, ci sono grandissimi centri di produzione che accentrano il potere nelle mani di poche persone, pochi industriali che, dunque, hanno rapporti con pochi politici e riusciamo così a vedere qual è il vertice di questa piramide.
  Noi abbiamo capito qual è il vertice e stiamo semplicemente dicendo che questo mondo ha fallito. Però, voi continuate a inserire, all'interno di questo decreti, alcune misure che salvano tout court questi personaggi, anche davanti alle responsabilità più atroci, perché qui dentro voi scrivete che un'azienda, anche se sotto sequestro perché non può garantire il livello minimo di sicurezza ai propri lavoratori, deve comunque produrre, deve comunque produrre. Forse sarà stata la sorte, forse sarà stata l'ironia della sorte ma proprio in questi giorni un lavoratore, Pag. 94un operaio dell'Ilva, un dipendente dell'Ilva, è rimasto vittima di un incidente sul lavoro molto grave.
  Allora, questo è il vero problema. Voi difendete questo mondo con queste norme, perché venite finanziati in maniera diretta dall'Ilva e, quindi, dovete salvaguardare questa produzione, perché evidentemente sul territorio dovete salvaguardare i vostri posti di lavoro. Questo è il vero problema ! Ci sarà sempre un conflitto di interessi, sempre un conflitto di interessi. È quello che non volete mai calendarizzare; è quello che oggi vi ha fatto spartire le poltrone come un branco di cani affamati, tra maggioranza e opposizione, all'interno degli uffici di presidenza delle Commissioni. Ed è per questo che magari non riusciamo mai più a spingere per il reddito di cittadinanza. Voi parlerete di altro, parlerete di un altra misura che, magari, vorrà favorire le banche mentre noi parleremo di reddito di cittadinanza.
  Comunque, all'interno dell'Ufficio di Presidenza avete ridotto, grazie a un giochino incostituzionale e antiregolamentare, una forza del 25 per cento. Quindi, 9 milioni di persone qui fuori che crescono, che crescono, perché ve lo stiamo dimostrando che all'interno dei consigli regionali e dei consigli comunali siamo sempre di più. Ogni poltrona che va a noi non va a voi, perché i vostri posti sono magari nelle galere, nelle patrie galere.
  Allora, il vero...

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia !

  CARLO SIBILIA. Succede, succede anche questo, Presidente.

  PRESIDENTE. La prego.

  CARLO SIBILIA. Io sto fotografando la realtà, mi dispiace molto. Mica sono contento di dire che tanti esponenti del Partito Democratico e di Forza Italia vanno a finire in galera; non sono certo contento.
  Allora, il punto qual è ? Io purtroppo fotografo questa realtà: siamo arrivati a un punto in cui avete ridotto questa forza del 25 per cento e con un giochetto e mettendovi d'accordo l'avete ridotta al 5,87 per cento, come una Lega Nord, come una SEL qualsiasi.
  Allora, questa cosa sovverte quello che è stato il voto dei cittadini e questa cosa vi si rivolterà contro prima o poi. Quindi i giorni sono contati, i minuti sono contati.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CARLO SIBILIA. Concludo. In conclusione, una cosa che mi piace sottolineare è che noi qui non gestiamo potere, noi qui abbiamo solo una funzione nel nome del popolo sovrano, e qualcuno di noi, voi in questo caso, la sta deludendo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, sto mettendo il cronometro in modo da potermi controllare nell'esposizione. Questo decreto-legge è l'ennesimo decreto-legge. Bisogna partire da questo punto, perché non vi erano i vincoli di necessità ed urgenza che dovrebbero in qualche modo caratterizzare il decreto-legge, quello per cui va contro completamente il lavoro del Parlamento. Sappiamo benissimo che un Parlamento normale dovrebbe lavorare per disegni di legge, dovrebbe favorire in qualche modo il lavoro delle Commissione e dell'Aula parlamentare, proprio per potere in qualche modo condividere gli intenti legislativi, gli intenti per poter creare delle norme che vadano in favore dei cittadini, per potere in qualche modo quindi migliorare tutta l'azione legislativa del nostro Parlamento. Questo ormai non succede più, forse non è mai successo in questa legislatura. Ci si ritrova sempre a dover discutere di decreti-legge che in realtà arrivano senza nessuna richiesta di urgenza. Quello che è il decreto-legge di cui stiamo parlando oggi è un decreto-legge che, oltre a questo, è aggravato da un emendamento, da uno scorporo, e dall'inserimento di una questione che nulla c'entrava con la finalità di questo decreto-legge, ed è così che si passa Pag. 95da un decreto che è in materia fallimentare, in materia di azioni dal punto di vista fallimentare, all'inserimento di una parte che in realtà è solo frutto della mala politica italiana, della mala gestione di alcuni problemi italiani, che hanno in qualche modo colpito l'Italia negli ultimi anni. Ed è stata così inserita anche la parte in merito all'Ilva. Di cosa stiamo parlando ? Del decreto-legge n. 83 del 2015, già il numero 83 fa capire a che punto siamo nella nostra legislatura. Nelle intenzioni il Governo si doveva muovere inizialmente nell'ambito di una messa a punto delle recenti e numerose riforme del settore delle procedure concorsuali, di quelle esecutive fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che una azienda in crisi o in una situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi o intermediari finanziari, quali banche ed assicurazioni. Ancora una volta un decreto-legge che in realtà poi, andando a sviscerarlo negli articoli e nel testo di cui è base, si va a capire che l'intenzione non è quella di garantire la sussistenza dei creditori che possono essere all'interno della società civile, quali fornitori tradizionali di una azienda, ma vanno in realtà a dare un vantaggio ulteriore alle banche, quel sistema finanziario che da questo Governo non ha trovato altro che vantaggi. Sistematicamente in questa Aule si è parlato di banche. Io ho fatto una ricerca qualche giorno fa attraverso il sito Internet della Camera inserendo un testo come: finanziario, banche. E il numero di risultati è sproporzionato rispetto a tutti quei testi di disegni di legge e di decreti dove si parla di cittadini. Questo proprio perché è l'indicazione del Governo stesso quella di andare in una direzione di vantaggio solo ed esclusivamente per i circuiti finanziari ed i circuiti bancari. Ma nella fattispecie di questo decreto, per realizzare questo obiettivo, che è stato dichiarato nel titolo dal Governo, cosa si fa ? Si modificano in maniera disorganica alcuni segmenti delle norme che regolamentano la gestione di aziende in stato di crisi e di insolvenza, quindi tutto quello che riguarda le procedure concorsuali, le procedure esecutive, si modifica la legge fallimentare civile e processuale civile, con misure che sono anche di natura fiscale, con misure che sono in realtà volte a tutelare...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sono a tre minuti e cinquantacinque... volte a tutelare tutte quelle misure che rafforzano in particolar modo i creditori, intervenendo sulla figura professionale del curatore. Siamo in una Repubblica che è fondata sul curatore fallimentare, siamo in una Repubblica che in realtà è in uno stato che è al fallimento, al collasso più totale, siamo in uno Stato che dal punto di vista dei conti pubblici dovrebbe essere dichiarato in default, così come dovrebbero essere dichiarate in default molte amministrazioni guidate da questo Governo e guidate da questo partito...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sono a quattro minuti e venticinque, ho ancora trenta secondi.

  PRESIDENTE. Grazie.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Sto cronometrando, non ho finito, grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Le ho dato trenta secondi, pensavo che avesse terminato adesso.
  No, ne mancano trenta. Anzi, le chiederei, Presidente, di attenersi al cronometro e alla tempistica che segnala il cronometro, e non toglierci del tempo...

  PRESIDENTE. Ha ancora dodici secondi, poi le tolgo la parola.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ne ho ancora quindici ! Io ne ho tolto abbastanza anche già ai miei colleghi, pur essendo cronometrato. Il testo inizialmente era di 24 articoli e, durante questo passaggio, in Pag. 96sede referente, in Commissione giustizia, ha visto l'aggiunta di dieci nuovi articoli. Cosa erano...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Grazie, Presidente. Rimaniamo sempre sorpresi dal constatare con quanta facilità si approvino norme in favore del sistema creditizio e finanziario, anche quando queste comportano ingenti costi per il bilancio dello Stato, mentre, viceversa, quando si tratta di aiutare i cittadini, le famiglie, i disoccupati e le micro, piccole e medie imprese in difficoltà, di colpo mostrate il volto severo dello Stato, uscendovene sempre con le solite litanie della compatibilità di bilancio e della mancanza di risorse.
  Lo abbiamo già visto in occasione della svendita della Banca d'Italia, dove sono stati regalati 7,5 miliardi di euro ai suoi azionisti privati, e con il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, costato altri miliardi di soldi pubblici. Anche oggi, con questa operazione, vi accingete a caricare sulle spalle degli italiani i debiti privati delle banche, stimati tra i tre e i sei miliardi di euro.
  Anche oggi, come per le volte precedenti, avete inserito norme in favore delle banche in provvedimenti omnibus, nella speranza di occultare quanto più possibile tale operazione. Nessuno vuole negare in quest'Aula il problema delle sofferenze bancarie, ma bisogna chiedersi da dove hanno origine queste sofferenze. Lo sapete tutti che hanno origine dalle sofferenze delle famiglie e delle imprese. Allora, perché non aiutare direttamente famiglie ed imprese ? Se vogliamo aiutare il sistema creditizio, dobbiamo farlo in modo da aiutare tutta l'economia italiana, quella reale, quella che produce beni e servizi e che consente al nostro PIL veramente di crescere e alle sofferenze bancarie di diminuire.
  Per questo, ho presentato l'emendamento in esame, che rappresenta un accettabile compromesso tra le esigenze del sistema creditizio e quelle del mondo produttivo. Diciamo di sì a che gli enti creditizi finanziari ed assicurativi possano portare in deduzione, in un solo anno fiscale, l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi, a condizione, però, che le svalutazioni e le perdite realizzate mediante cessione a titolo oneroso siano deducibili nei limiti – e sottolineo nei limiti – del valore complessivo dei finanziamenti a favore di famiglie e micro, piccole e medie imprese di cui alla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, relativa alla definizione delle micro, piccole e medie imprese.
  Inoltre, chiedo nel mio emendamento che tali svalutazioni e deducibilità si applichino esclusivamente a quegli enti creditizi e finanziari per i quali il volume complessivo degli investimenti a favore dell'economia reale sotto forma di finanziamenti a favore di famiglie e micro, piccole e medie imprese sia pari ad almeno il 60 per cento del volume complessivo delle proprie attività di rischio.
  Solo in questo modo si possono premiare quelle banche e quegli enti creditizi e finanziari che hanno fatto e fanno gli interessi dell'economia reale, e quindi del Paese. Chiedo, pertanto, a quest'Aula di approvare il mio emendamento, che va ad apportare all'articolo 16 del provvedimento in discussione due importanti modifiche, veramente utili per la ripresa economica del Paese, poiché rappresenta un forte incentivo per le banche al finanziamento delle imprese, e quindi un valido disincentivo al credit crunch.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Liuzzi, che non è presente in Aula; si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Spessotto, che non è presente in Aula; si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente, e buonasera a tutti. Sono le 23,32 ed è strano parlare nel Parlamento italiano alle Pag. 9723,32, soprattutto quando vi è un Paese che crolla e vi è un Parlamento che non fa il suo dovere da anni.
  Prima di entrare nel merito del decreto-legge n. 83 del 2015, vorrei ricordare che, nelle intenzioni del Governo, almeno inizialmente, esso si muoveva nell'ambito di una messa a punto delle più recenti numerose riforme nel settore delle procedure concorsuali nonché esecutive e fiscali a queste connesse, tali da contenere i danni che un'azienda in crisi o in situazione di insolvenza può arrecare ai suoi creditori, siano essi fornitori di beni e servizi ovvero intermediari finanziari quali banche ed assicurazioni.
  Come è solito vedere ormai da due anni e mezzo a questa parte, un decreto che parte con i migliori propositi proclamati dal nostro Premier, successivamente si trasforma in un favore alle banche e in cose negative per i cittadini.
  Come dicevo, se sono le ore 23,34 e un parlamentare della Repubblica italiana è costretto a intervenire per fare ostruzionismo e farvi capire i vostri errori, senza ahimè poter cambiare il corso di un carro armato del Governo che prima o poi si schianterà, capita perché dopo vari decenni i politici che stanno qui dentro da anni, compresi moltissimi che sono ancora qui dentro, si sono inginocchiati ai poteri delle lobby dell'alta finanza e hanno ridotto il ruolo della politica ad un mero esercizio di esecuzione del volere di persone che sono al di fuori di queste stanze e che controllano e gestiscono tutto, tenendo i fili in mano di pupazzi che si prestano a questo gioco.
  Il MoVimento 5 Stelle no, non si presta a questo gioco ed ha espresso la sua posizione contraria a questo decreto omnibus. Ai primi due titoli del decreto, abbiamo rilevato che non appaiono sussistere le caratteristiche di necessità ed urgenza relativamente al tema principale del provvedimento, perché proprio la materia concorsuale ed una più ampia revisione del diritto fallimentare ed esecutivo sono oggetto dei lavori di una commissione insediata presso il Ministero della giustizia sin dal 28 gennaio scorso, quindi di quest'anno. I motivi che, invero, hanno richiesto inizialmente l'emanazione di un decreto risiedono in una serie di misure a favore di banche e assicurazioni, mascherate dall'intento di introdurre una maggiore competitività e concorrenzialità nel sistema concorsuale e fallimentare.
  In senso negativo, tra tutti, abbiamo segnalato – l'hanno fatto più volte già i miei colleghi – gli articoli 9 e 16. L'articolo 9, in particolare, rafforza i poteri del creditore finanziario nei confronti dell'impresa debitrice, consegnando alle banche la capacità di orientare la ristrutturazione dei crediti con la facoltà di imporre le proprie condizioni ai creditori finanziari minori e, in prospettiva, al complesso dei creditori. L'articolo 16, invece, consente agli enti creditizi, finanziari ed assicurativi di poter portare in deduzione in un solo anno fiscale l'intero ammontare delle perdite sui crediti, in luogo del 20 per cento annuo consentito fino ad oggi.
  Se l'articolo 9 ha subito durante l'esame in Commissione una leggera mitigazione dei propri effetti negativi sui diritti dei creditori minori, è sintomatico dell'importanza riservata dal Governo e dalla maggioranza alle disposizioni in favore delle banche che l'articolo 16 sia uno dei pochissimi articoli a non aver subito alcuna modifica, né da parte del relatore né da parte del Governo. Quindi questo articolo 16 non siamo riusciti a modificarlo, con tutti i nostri sforzi fatti in Commissione.
  Nella sezione inerente la questione fallimentare ed esecutiva sono state approvate alcune proposte emendative del MoVimento 5 Stelle sul concordato preventivo. Quindi qualcosina siamo riuscita ad introdurla, come l'introduzione di soglie minime per la soddisfazione dei creditori chirografari come requisito indispensabile alla proposizione del piano concordatario, nonché la parziale abolizione della formula del silenzio-assenso per l'accettazione dello stesso piano.

  PRESIDENTE. Deve avviarsi alla conclusione.

Pag. 98

  ANGELO TOFALO. Magari consegnerò agli atti il testo. No, ho ancora trenta secondi. Semplicemente vorrei dire che è davvero deprimente vedere un'Aula dormiente...

  PRESIDENTE. Ora, però, deve concludere, onorevole Tofalo.

  ANGELO TOFALO. Sì, concludo, Presidente, ho ancora diciotto secondi – tredici secondo l'ex presidente Lupi che ci aiuta con il cronometro – e quindi nulla: buona serata, buonanotte a tutti, continuate così e sicuramente creerete un futuro migliore anche per i vostri figli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupo, che però non è presente in Aula. Si intende che vi abbia rinunziato.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Sorial, mi dica. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente, io avevo già notato questa pratica durante il mio intervento e poi ho cronometrato gli ultimi due interventi, ossia l'intervento del collega Paolo Nicolò Romano e l'intervento del collega Tofalo. In realtà ho trovato delle irregolarità nel momento in cui lei ha segnalato la fine dell'intervento.
  Nella fattispecie, mi sono segnato i numeri. L'onorevole Romano è stato richiamato, come ultimo minuto, quando in realtà stava parlando al minuto 3,40, ossia con venti secondi di anticipo. Ed è stato richiamato la seconda volta quando, in realtà, aveva ancora quaranta secondi davanti. Stessa identica cosa è successa adesso con l'onorevole Tofalo, che, al minuto 3,32, è stato richiamato per la prima volta con un minuto di anticipo e poi è stato richiamato per la seconda volta.
  Innanzitutto, ravvedo due irregolarità, la prima nella tempistica. Noi sappiamo benissimo che lei ci richiama il minuto, quindi dovrebbe essere al quarto minuto dal momento in cui il deputato in questione ha iniziato a parlare. Non capisco nemmeno questa nuova sua metodologia di richiamare anche la seconda volta a metà dell'ultimo minuto finale, quando, in realtà, in questo modo, lei innanzitutto «sconcentra» e disturba il deputato, che a quest'ora si trova, tra l'altro, in condizione di dover in qualche modo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
  Sì, scusatemi «sconcentra» probabilmente non è italiano. Ho visto qualche deputato del PD che si arrabbia per la mia terminologia. Purtroppo, non ho neanche origini italiane...

  PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ...Quindi mi scuserete per questo sbaglio nel lessico e nella terminologia. Però, la questione fondamentale è di merito, nel senso che non mi sembra giusto, non mi sembra corretto in alcun modo il fatto di dover richiamare due volte un deputato, quando in realtà in questo modo si crea veramente il presupposto per non riuscire a finire un discorso, un intervento che magari è stato preparato anche nelle scorse ore in maniera molto precisa e dettagliata e che ha l'obiettivo di spiegare a quest'Aula, anche se particolarmente vuota, qual è il motivo essenziale di questa nostra presenza oggi in Aula.
  Vorrei ribadire che non è una questione tanto, così, per essere qui la notte con voi, anche se abbiamo naturalmente grande piacere di stare insieme, con la nostra compagnia e con la vostra compagnia...

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Sorial, ho compreso il suo richiamo al Regolamento, un po’ «largo». Le rispondo subito. Per quanto riguarda il cronometro, vale ovviamente quello della Presidenza. La vorrei informare, come lei potrà riscontrare insieme ai suoi delegati d'Aula – mi dispiace che non ci sia l'onorevole Crippa in questo momento –, che la flessibilità della Presidenza è stata estrema Pag. 99nella stragrande maggioranza degli interventi, soprattutto nel pomeriggio, in cui ha dato ben più tempo di quello che era assegnato.
  Onorevole Sorial, non torniamo più su questo. Per convenzione, come fanno tutti gli altri Vicepresidenti, avvisiamo un minuto prima e trenta secondi prima gli oratori per consentire loro di poter fare una conclusione ragionevole. Se qualcuno degli oratori non vuole – ora è iscritto l'onorevole Tripiedi, a cui darò la parola –, basta che, aprendo il suo intervento mi dica che non vuole che lo richiamo, e io, a cinque minuti, tolgo la parola.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Io, come deputato della Repubblica, devo chiedere scusa ai cittadini di Taranto e ai cittadini della provincia di Taranto perché oggi il Partito Democratico sta facendo un vero attacco alle persone innocenti, ai lavoratori, ai cittadini costretti a respirare un'aria malsana, perché le politiche del Partito Democratico hanno continuato a voler buttare fuoco – perdonatemi il termine – dalla fabbrica.
  Regole zero per il Partito Democratico. Regole zero per la maggioranza di questo Governo, che sta continuando a vessare i lavoratori, sta continuando a vessare le imprese e continua a non avere rispetto per il Parlamento e per la Carta costituzionale. Infatti, questo decreto-legge non è per niente omogeneo. Questo decreto-legge è un minestrone di porcherie, Presidente. Mi scusi il termine, ma siete arrivati oltre, oltre.
  In un Parlamento deserto, è vergognoso trovarsi, a quest'ora, in Aula a cercare di difendere i cittadini di Taranto. C’è un silenzio atroce anche da parte del presidente Damiano e del presidente della Commissione attività produttive Epifani, due autorevoli sindacalisti, che oggi stanno zitti e subiscono la violenza di questo Governo autoritario e che non ascolta il Parlamento.
  Io non pensavo di trovarmi qui, in quest'Aula, a parlare di questo tema, perché io ho anche origini di Taranto. Mia madre e mio padre sono di Pulsano, un paesotto in provincia di Taranto.
  E voi non potete capire quello che vivono i cittadini, non potete capirlo perché voi non conoscete la realtà dei fatti. Siete lontani da quello che i cittadini provano; poi ci sono persone che se la ridono, si dimenticano le madri che piangono la morte dei propri figli o, magari, nel vederli malsani, nati in una situazione vergognosa per colpa di una politica che agevola l'inquinamento e la fabbrica della morte: e voi ridete, continuate a ridere e questa è la dimostrazione che siete l'esempio da non seguire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Voi state dando la possibilità ad una azienda come l'Ilva di fare il piano di sicurezza del lavoro senza che le autorità preposte possano verificare ciò che sta succedendo in fabbrica. Voi state mettendo il profitto davanti alla persona, al lavoratore che muore in fabbrica. Ma voi cosa ne sapete ? Cosa ne sapete ? A me piange il cuore perché ci sono persone nel Partito Democratico che hanno vissuto quelle tragedie e che oggi non possono stare zitte: oggi devono dire quello che pensano, devono far capire al Partito Democratico che ciò che accade in fabbrica non succede nelle aule parlamentari. Avete distrutto una città millenaria, il centro della cultura d'Italia, Taranto, musei; è un museo a cielo aperto come Roma; templi, tombe, ma tanto è inutile parlare con voi. Voi avete in mente una città che non ha sviluppo perché oggi, lo dico da membro della Commissione lavoro, una città che investe in acciaio, una città bella come l'Italia ... e lo dico anche da idraulico, scusatemi; perché oggi un calorifero, un termosifone, parlo così magari mi capite, non conviene più costruirlo all'Ilva o a Brescia perché l'India ci ha ucciso; il mercato dell'acciaio ormai è morto. Voi invece continuate ad investire in questa macchina della morte. Poi sentiamo il presidente Realacci, come membro e presidente della Commissione ambiente, che ci viene a dire in aula che il CRESME ci ha detto che un miliardo di euro investito Pag. 100in riqualificazione porta 18 mila posti di lavoro e invece qui si continua ad andare avanti a speculare sulla vita dei cittadini e ad investire...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Maio, che però non vedo in Aula. Si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, ci troviamo di fronte all'ennesimo decreto-legge eterogeneo, con diverse materie, inserite all'interno del testo, spesso che non c'entrano nulla l'una con l'altra; molti miei colleghi si sono soffermati su un articolo in particolare, forse più vicino alla sensibilità del MoVimento 5 Stelle, quello che riguarda le politiche ambientali e della salute dei cittadini; mi riferisco alla norma riguardante l'Ilva di Taranto, che è stata affrontata in moltissime norme che sono passate in questo Parlamento, ma non si è mai voluto risolvere il problema. La politica ha sempre chiuso gli occhi di fronte ad un problema enorme che riguarda in primis i cittadini, una popolazione intera, semplicemente per fare gli interessi dei grandi gruppi industriali, delle grandi società. Bene, senza la politica, tutto quello che è avvenuto a Taranto non sarebbe potuto accadere; non vi sarebbero stati sicuramente quelle morti, quei tumori, quelle malattie al sistema cardiovascolare e cardiopolmonare; famiglie intere con più casi di patologie gravissime presenti. Devo dire che, oltre ai miei colleghi, anch'io trovo grande sensibilità su questo tema semplicemente perché provengo da una regione dove la politica ambientale non viene mai presa in considerazione o meglio non viene mai presa in considerazione una politica di sostenibilità che dovrebbe essere proiettata al futuro.
  Si tratta di quella stessa politica di sostenibilità che è perseguita da moltissimi Stati europei ma che vede ancora l'Italia fanalino di coda, un'Italia che investe ancora in alcune produzioni industriali, investe ancora nella produzione di energia elettrica attraverso il carbone. Porto l'esempio della centrale a carbone di Vado Ligure che in alcune situazioni può essere sicuramente paragonabile all'Ilva di Taranto perché, nel raggio di cinquanta chilometri, quella centrale a carbone in moltissimi anni ha distrutto la vita di moltissime persone, di moltissime famiglie. Anche a Vado Ligure, anche a Savona, anche a Quiliano e nelle zone limitrofe si sono verificati casi gravissimi di persone ammalate di tumore. E questo è dovuto semplicemente a una politica, dalle amministrazioni comunali alla regione fino ai più alti vertici del Ministero, che si è sempre piegata di fronte alla volontà di questi grandissimi interessi industriali.
  Questo è testimoniabile dalle decine di testimonianze presenti sul territorio dei cittadini, da comitati che per anni si battono per queste battaglie che in primis sono per la salute e che hanno visto una scelta di alcuni cittadini ovvero quella tra la salute e il lavoro. Per questo è possibile un paragone con l'Ilva di Taranto perché è assurdo che nel 2015 una persona debba decidere se poter essere un soggetto sano o essere un soggetto che ha un lavoro e può portare avanti la propria vita con dignità. È un ricatto occupazionale che il PD ha sempre messo avanti, ha sempre sbattuto in faccia ai cittadini. E le gravissime intercettazioni che sono apparse le scorse settimane sui giornali in cui persone senza alcuna dignità scrivevano norme ad hoc dettate da un gruppo industriale fregandosene letteralmente della salute dei cittadini, questi sono atti vergognosi che dovrebbero in primis far ribellare i cittadini e come scritto anche in alcune intercettazioni dovrebbero far venire i conati di vomito. Sono state definite «norme porcata» semplicemente a vantaggio del profitto di un'azienda privata mentre i cittadini ancora una volta hanno pagato le conseguenze. Devo dire che però si è ad una svolta grazie alla magistratura...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vignaroli. Constato Pag. 101l'assenza dell'onorevole Vignaroli: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Sono così conclusi gli interventi svolti a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6 del Regolamento.

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3201-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

  PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la biblioteca del Presidente per definire l'articolazione del dibattito fiduciario.
  Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, intervengo solo per segnalare che il sottoscritto – voglio sottolinearlo in questo intervento – aveva chiesto di intervenire al termine degli interventi dei miei colleghi che stavano spiegando il loro emendamento, grazie allo strumento del lodino Iotti. Mi è stato riferito, correttamente, che il Governo già aveva richiesto di intervenire, perché altrimenti sarei intervenuto io, al suo posto, per fare una richiesta che non ho potuto espletare. Il Ministro Boschi non era all'interno dell'Aula e chiaramente, poi, è intervenuto. Chiaramente, io so benissimo che la risposta della Presidenza sarà: il Governo richiede di parlare, poi qualsiasi dei componenti può prendere la parola, quindi, questa è la risposta che mi darete, però, secondo noi, secondo l'opposizione, non è opportuno che ci sia un sottosegretario che per tutto il tempo magari sta zitto, non interviene, non ci dice una parola sui nostri emendamenti, poi, quando si tratta di apporre la fiducia, arriva qualcuno che lo può fare, quando gli pare, a qualsiasi ora del giorno o della notte – è sempre in piedi, è sempre in giro e pronto a mettere la fiducia – e allora ci troviamo con questi casi di chi non ha seguito il provvedimento, non sa nulla di ciò di cui stiamo parlando e poi arriva qui e blocca la discussione. Voglio segnalare un atteggiamento, secondo noi, poco democratico.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sibilia, ovviamente prendo atto delle sue considerazioni politiche. Dal punto di vista formale lei ha anticipato la risposta che non può che darle la Presidenza.
  La seduta è sospesa, e riprenderà al termine della riunione della conferenza dei presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 23,50, è ripresa alle 0,40 di mercoledì 22 luglio 2015.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo testé svoltasi, è stata definita l'articolazione del dibattito conseguente alla posizione da parte del Governo della questione di fiducia sul disegno di legge n. 3201 – Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria (da inviare al Senato – scadenza: 26 agosto 2015).
  In particolare, le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avranno inizio alle ore 9,15 di giovedì 23 luglio, mentre la votazione per appello nominale avrà luogo Pag. 102a partire dalle ore 11. Seguirà l'esame degli ordini del giorno. La votazione finale avrà luogo entro le ore 13 di venerdì 24 luglio, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 11.
  Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 16 di mercoledì 22 luglio.
  Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previsto per domani dalle ore 15 alle ore 16, non avrà luogo.
  Al secondo punto dell'ordine della seduta di giovedì 23 luglio sarà iscritta la votazione sulle dimissioni del deputato Letta, già prevista per mercoledì 22 luglio. A seguire avrà luogo la votazione sulle dimissioni del deputato Cimmino.
  Il seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 5) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 6), nonché il seguito dell'esame delle mozioni Locatelli, Zampa, Bergamini, Binetti, Galgano, Gigli, Spadoni, Nicchi, Gebhard, Giorgia Meloni, Bechis ed altri n. 1-00553 e Rondini ed altri n. 1-00945 concernenti iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori e delle mozioni Pellegrino ed altri n. 1-00815, Stella Bianchi ed altri n. 1-00941, Busto ed altri n. 1-00951, Palese ed altri n. 1-00953, Matarrese ed altri n. 1-00954 e Segoni ed altri n. 1-00955 concernenti iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015 è rinviato ad altra data.
  Lo svolgimento delle interpellanze urgenti, previsto per venerdì 24 luglio, non avrà luogo.
  Inoltre, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi alle ore 14,30, è stato stabilito che l'esame dei disegni di legge S. 1977 – Conversione in legge del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 18 agosto 2015) e n. 3210 – Conversione in legge del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92, recante misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l'esercizio dell'attività d'impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (da inviare al Senato – scadenza: 2 settembre 2015), previsto a partire da lunedì 27 luglio, non avrà più luogo nel corso della prossima settimana. I tempi di esame di tali provvedimenti saranno definiti in occasione della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che sarà convocata per definire il calendario del mese di agosto.
  È stato inoltre differito ad altra data l'esame della proposta di legge n. 9 e abbinate – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza, anch'esso previsto dal calendario dei lavori a partire da lunedì 27 luglio.
  Lunedì 27 luglio avrà luogo la discussione sulle linee generali dei seguenti disegni di legge di ratifica:
  n. 3055 – Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010 (approvato dal Senato);
  n. 3027 – Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014;
  n. 1924 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009;
  n. 3131 – Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014 (ove concluso dalla Commissione).
  Il seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica avrà luogo a partire da martedì 28 luglio, dopo gli altri argomenti già previsti.

  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Pag. 103

Annunzio del rinnovo della costituzione delle Commissioni permanenti.

  PRESIDENTE. Ora giustamente, vista l'ora ...che è presto, vi do l'annunzio dei risultati delle elezioni degli uffici di presidenza delle Commissioni permanenti di oggi.
  Comunico che, nelle rispettive sedute di oggi, le seguenti Commissioni permanenti hanno proceduto, ai sensi dell'articolo 20 del Regolamento, al rinnovo della propria costituzione, che è risultata la seguente:

  Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
  Presidente: Andrea Mazziotti Di Celso
  Vice Presidenti: Roberta Agostini e Cristian Invernizzi
  Segretari: Daniela Matilde Maria Gasparini e Elena Centemero

  Giustizia (II)
  Presidente: Donatella Ferranti
  Vice Presidenti: Franco Vazio e Alfonso Bonafede
  Segretari: Vanna Iori e Nicola Molteni
  Affari esteri e comunitari (III)
  Presidente: Fabrizio Cicchitto
  Vice Presidenti: Andrea Manciulli e Erasmo Palazzotto
  Segretari: Lia Quartapelle Procopio e Guglielmo Picchi
  Difesa (IV)
  Presidente: Francesco Saverio Garofani
  Vice Presidenti: Rosa Maria Villecco Calipari e Massimo Artini
  Segretari: Salvatore Piccolo e Elio Massimo Palmizio
  Bilancio, tesoro e programmazione (V)
  Presidente: Francesco Boccia
  Vice Presidenti: Edoardo Fanucci e Rocco Palese
  Segretari: Simonetta Rubinato e Giulio Marcon
  Finanze (VI)
  Presidente: Maurizio Bernardo
  Vice Presidenti: Michele Pelillo e Alberto Giorgetti
  Segretari: Renate Gebhard e Filippo Busin
  Cultura, scienza e istruzione (VII)
  Presidente: Flavia Piccoli Nardelli
  Vice Presidenti: Bruno Molea e Giancarlo Giordano
  Segretarie: Irene Manzi e Maria Marzana
  Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
  Presidente: Ermete Realacci
  Vice Presidenti: Tino Iannuzzi e Serena Pellegrino
  Segretari: Tommaso Ginoble e Giuseppina Castiello
  Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
  Presidente: Michele Pompeo Meta
  Vice Presidenti: Vincenzo Garofalo e Deborah Bergamini
  Segretari: Franco Bruno e Mirella Liuzzi
  Attività produttive, commercio e turismo (X)
  Presidente: Ettore Guglielmo Epifani
  Vice Presidenti: Ignazio Abrignani e Antonino Minardo
  Segretari: Luigi Taranto e Gabriella Giammanco
  Lavoro pubblico e privato (XI)
  Presidente: Cesare Damiano
  Vice Presidenti: Renata Polverini e Walter Rizzetto
  Segretari: Antonino Bosco e Roberto Simonetti
  Affari sociali (XII)
  Presidente: Mario Marazziti
  Vice Presidenti: Daniela Sbrollini e Marco Rondini
  Segretari: Ileana Cathia Piazzoni e Silvia Giordano
  Agricoltura (XIII)
  Presidente: Luca Sani
  Vice Presidenti: Massimo Fiorio e Chiara Gagnarli
  Segretari: Luciano Agostini e Silvia Benedetti
  Politiche dell'Unione europea (XIV)
  Presidente: Michele Bordo
  Vice Presidenti: Paolo Tancredi e Roberto Occhiuto
  Segretari: Mario Sberna e Elvira Savino

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

Pag. 104

  PRESIDENTE. Presumo che lei voglia intervenire sull'ordine dei lavori. Bene, ho colto nel segno. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, proprio in merito a quello che stava dicendo adesso degli uffici di presidenza, immaginavo facesse domani l'annuncio, ma colgo l'occasione, proprio perché lo ha fatto in questo momento, per denunciare il fatto che in Commissione V, Bilancio, ci siamo resi conto che uno dei membri della minoranza, quindi un vicepresidente della minoranza, è stato votato con i voti anche della maggioranza. Questo contrariamente a quanto dichiarato più volte dal Governo e dalla maggioranza che le vicepresidenze sarebbero state, per la quota parte dell'opposizione, di libero arbitrio e di libera decisione delle opposizioni stesse. E invece c’è stato naturalmente un gioco delle parti, un gioco di accordi, nella fattispecie di Forza Italia con il PD, e probabilmente quindi ci sono degli accordi anche di cambiamento del Governo. Vorremmo anche quindi sapere – e lo lascio agli atti – e capire se effettivamente ci sono anche dei rimpasti da questo punto di vista, visto che alcune vicepresidenze sono andate a membri dell'opposizione su votazione palese. Su votazione «palese» è un caso, stavo parlando di lui, ma non volevo utilizzare questo aggettivo, su votazione, comunque sia, anche della maggioranza (Commenti del deputato Palese).

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, la prego, l'ora è tarda.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Giovedì 23 luglio 2015, alle 9,15:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria (C. 3201-A/R).
  — Relatore: Ermini.

  2. – Dimissioni del deputato Enrico Letta.

  3. – Dimissioni del deputato Luciano Cimmino.

  La seduta termina alle 0,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3201-A/R - chiusura compl. em. 462 460 2 231 283 177 65 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.