Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 464 di venerdì 17 luglio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,35.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Fico, Giancarlo Giorgetti, Migliore, Molea, Pisicchio, Portas, Rampelli, Rosato, Rughetti, Valeria Valente e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1577 – Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato) (A.C. 3098-A) (ore 9,39).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3098-A: Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli articoli e degli emendamenti e, prima della conclusione della seduta, la Presidenza ha comunicato all'Assemblea la dichiarazione di inammissibilità dell'ordine del giorno Artini n. 9/3098-A/18.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3098-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3098-A).
  Avverto che nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Realacci n. 9/3098-A/2 le parole «strumenti informativi» devono intendersi «strumenti informatici».
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno. Prego, Ministro Madia.

Pag. 2

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Presidente, sugli ordini del giorno Riccardo Gallo n. 9/3098-A/1 e Realacci n. 9/3098-A/2 il parere è favorevole. Gli ordini del giorno Di Lello n. 9/3098-A/3, Minardo n. 9/3098-A/4, Burtone n. 9/3098-A/5 e Gullo n. 9/3098-A/6 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/3098-A/7 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Pili n. 9/3098-A/8 il parere è contrario. Gli ordini del giorno Fucci n. 9/3098-A/9 e Albanella n. 9/3098-A/10 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/3098-A/11 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Censore n. 9/3098-A/12 il parere è favorevole purché riformulato nel seguente modo: aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di» ed eliminare, alla fine del primo capoverso dell'impegno, le parole «senza acquisire intesa preliminare in sede di Conferenza Stato-regioni». Con queste modifiche il parere è favorevole.
  L'ordine del giorno Carrescia n. 9/3098-A/13 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno De Menech n. 9/3098-A/14 il parere è favorevole purché riformulato inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Sull'ordine del giorno Vignali n. 9/3098-A/15 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Aiello n. 9/3098-A/16 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/3098-A/17 il parere è favorevole purché riformulato inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Ascani n. 9/3098-A/19 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Lodolini n. 9/3098-A/20 il parere è favorevole purché riformulato inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Malisani n. 9/3098-A/21 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Piccoli Nardelli n. 9/3098-A/22 il parere è favorevole purché riformulato nel seguente modo: dopo «impegna il Governo» sostituire le parole «a rendere obbligatoria» con le seguenti: «ad esercitare ogni potere a propria disposizione per assicurare».
  Sull'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/3098-A/23 il parere è favorevole purché riformulato nel seguente modo: al secondo capoverso dell'impegno, sostituire le parole «disporre che» con le seguenti: «creare le condizioni perché»; poi, aggiungere dopo la parola «sia» la seguente: «prevalentemente».
  Sugli ordini del giorno Alfreider n. 9/3098-A/24 e Gebhard n. 9/3098-A/25 il parere è favorevole. L'ordine del giorno Plangger n. 9/3098-A/26 è accolto come raccomandazione. Sugli ordini del giorno Schullian n. 9/3098-A/27, Dal Moro n. 9/3098-A/28 e Blazina n. 9/3098-A/29 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Arlotti n. 9/3098-A/30 il parere è contrario. Gli ordini del giorno Franco Bordo n. 9/3098-A/31 e Palazzotto n. 9/3098-A/32 sono accolti come raccomandazione. Sugli ordini del giorno Ricciatti n. 9/3098-A/33 e Marcon n. 9/3098-A/34 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/3098-A/35 il parere è favorevole purché riformulato inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di». Sull'ordine del giorno Melilla n. 9/3098-A/36 il parere è favorevole solo sull'impegno, quindi senza le premesse, e, inoltre, l'impegno va riformulato partendo dalle parole «l'indipendenza», quindi espungendo le prime parole del dispositivo.

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il parere è favorevole con riformulazione, espungendo le premesse e parte dell'impegno.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Sull'ordine del giorno Placido n. 9/3098-A/37 il parere è contrario, mentre il Governo accoglie l'ordine del giorno Zaratti n. 9/3098-A/38 come raccomandazione. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Quaranta n. 9/3098-A/39, mentre è contrario sugli ordini del giorno Duranti n. 9/3098-A/40, Piras n. 9/3098-A/41, Pellegrino Pag. 3n. 9/3098-A/42 e Zaccagnini n. 9/3098-A/43.
  Sull'ordine del giorno Tentori n. 9/3098-A/44 il parere è favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità di». L'ordine del giorno Cenni n. 9/3098-A/45 è accolto come raccomandazione, mentre il parere sull'ordine del giorno Rosato n. 9/3098-A/46 è favorevole.
  Gli ordini del giorno Miotto n. 9/3098-A/47 e Carocci n. 9/3098-A/48 sono accolti come raccomandazione. Sugli ordini del giorno Binetti n. 9/3098-A/49 e Guerra n. 9/3098-A/50 il parere è favorevole. Il parere sull'ordine del giorno Santerini n. 9/3098-A/51 è favorevole aggiungendo al secondo capoverso dell'impegno «valutare l'opportunità di». Sull'ordine del giorno Fratoianni n. 9/3098-A/52 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo «vincolare» con «tenere conto nei» e fermarsi alla parola «idriche» eliminando la fine dell'impegno.
  Sull'ordine del giorno Scotto n. 9/3098-A/53 il parere è invece contrario, mentre l'ordine del giorno Ribaudo n. 9/3098-A/54 è accolto come raccomandazione. Il parere sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/3098-A/55 è favorevole, mentre l'ordine del giorno Battaglia n. 9/3098-A/56 è accolto come raccomandazione. Il parere è invece contrario sull'ordine del giorno Totaro n. 9/3098-A/57, mentre l'ordine del giorno Nastri n. 9/3098-A/58 è accolto come raccomandazione. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/3098-A/59. Gli ordini del giorno La Russa n. 9/3098-A/60 e Cera n. 9/3098-A/61 sono accolti come raccomandazione.
  Il parere è favorevole sugli ordini del giorno Dorina Bianchi n. 9/3098-A/62, Palmizio n. 9/3098-A/63 e Airaudo n. 9/3098-A/64, mentre l'ordine del giorno Pannarale n. 9/3098-A/65 è accolto come raccomandazione. Il parere sull'ordine del giorno Antimo Cesaro n. 9/3098-A/66 è invece favorevole.
  Gli ordini del giorno Catalano n. 9/3098-A/67, Sottanelli n. 9/3098-A/68, Covello n. 9/3098-A/69, Ferrara n. 9/3098-A/70, Costantino n. 9/3098-A/71, Rizzetto n. 9/3098-A/72, e Giovanna Sanna n. 9/3098-A/73 sono accolti come raccomandazione.
  Il parere è invece favorevole sugli ordini del giorno Manzi n. 9/3098-A/74 e Fabbri n. 9/3098-A/76, mentre è ancora favorevole sull'ordine del giorno Pilozzi n. 9/3098-A/75 ma con la riformulazione «a valutare l'opportunità di».
  Il parere è contrario sull'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3098-A/77, mentre l'ordine del giorno Mura n. 9/3098-A/78 è accolto come raccomandazione. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Boccia n. 9/3098-A/79, mentre gli ordini del giorno Bernardo n. 9/3098-A/80 e Mognato n. 9/3098-A/81 sono accolti come raccomandazione. Il parere è favorevole anche sull'ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/3098-A/82, mentre gli ordini del giorno Rondini n. 9/3098-A/83 e Bolognesi n. 9/3098-A/84 sono accolti come raccomandazione.
  Il parere sull'ordine del giorno Matarrese n. 9/3098-A/85 è favorevole, mentre l'ordine del giorno Turco n. 9/3098-A/86 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Mucci n. 9/3098-A/87 il parere è favorevole, mentre l'ordine del giorno Bechis n. 9/3098-A/88 è accolto come raccomandazione. Il parere è invece contrario sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3098-A/89, mentre è favorevole sugli ordini del giorno Barbanti n. 9/3098-A/90 e Segoni n. 9/3098-A/91.
  Gli ordini del giorno Prodani n. 9/3098-A/92 e Sisto n. 9/3098-A/93 sono accolti come raccomandazione, mentre il parere sugli ordini del giorno Marco Meloni n. 9/3098-A/94 e Ciprini n. 9/3098-A/95 è favorevole. Il parere è invece contrario sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3098-A/96, mentre sugli ordini del giorno Tripiedi n. 9/3098-A/97, Chimienti n. 9/3098-A/98 e Dall'Osso n. 9/3098-A/99 il parere è favorevole con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità di».
  L'ordine del giorno Gigli n. 9/3098-A/100 è accolto come raccomandazione, mentre anche sull'ordine del giorno Vargiu Pag. 4n. 9/3098-A/101 il parere è favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità di».
  Il parere sull'ordine del giorno Patrizia Maestri n. 9/3098-A/102 è favorevole, mentre gli ordini del giorno Nuti n. 9/3098-A/103, Cozzolino n. 9/3098-A/104 e D'Ambrosio n. 9/3098-A/105 sono accolti come raccomandazioni. Il parere sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3098-A/106 è invece favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità di».
  Sugli ordini del giorno Cecconi n. 9/3098-A/107, Nesci n. 9/3098-A/108 e Dadone n. 9/3098-A/109 il parere è contrario, mentre sono accolti come raccomandazione gli ordini del giorno Toninelli n. 9/3098-A/110, Villarosa n. 9/3098-A/111, Liuzzi n. 9/3098-A/112, Lupo n. 9/3098-A/113, Grillo n. 9/3098-A/114, D'Uva n. 9/3098-A/115 e Vacca n. 9/3098-A/116.
  Il parere è poi contrario sugli ordini del giorno L'Abbate n. 9/3098-A/117, Micillo n. 9/3098-A/118, Zolezzi n. 9/3098-A/119, Terzoni n. 9/3098-A/120 e Gagnarli n. 9/3098-A/121, mentre sono accolti come raccomandazione gli ordini del giorno Busto n. 9/3098-A/122 e Daga n. 9/3098-A/123.
  Infine, il parere è contrario sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/3098-A/124 mentre vengono accolti come raccomandazione gli ordini del giorno Mannino n. 9/3098-A/125, Da Villa n. 9/3098-A/126 e Rubinato n. 9/3098-A/127.

  PRESIDENTE. A questo punto, siccome siamo andati piuttosto rapidi, ma non è ancora decorso il termine di preavviso di 20 minuti, sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10.

TESTO AGGIORNATO AL 20 LUGLIO 2015

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3098-A)

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare il Ministro Madia per modificare alcuni pareri sugli ordini del giorno. Intanto, invito i colleghi a prendere posto e anche, se è possibile, a liberare l'emiciclo. Grazie ! Colleghi, buongiorno... se è possibile liberare l'emiciclo. Qui c’è un'assemblea in corso. Chiedo agli assistenti parlamentari se possono darmi una mano a liberare l'emiciclo. Prego, Ministro.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/3098-A/73 e sull'ordine del giorno Gigli n. 9/3098-A/100.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ricciatti n. 9/3098-A/33, a condizione che sia riformulato nel senso di «valutare l'opportunità di (...)».

  PRESIDENTE. Quindi, il parere sull'ordine del giorno Ricciatti n. 9/3098-A/33 diventa favorevole, a condizione che sia riformulato.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Poi, c’è l'ordine del giorno Arlotti n. 9/3098-A/30, su cui il Governo esprime ora parere favorevole, a condizione che sia introdotta la seguente riformulazione...

  PRESIDENTE. Che lei ci leggerà.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione.. .. che adesso, appunto, io mi accingo a leggere.
  Nel dispositivo, che è molto articolato, eliminare il primo, il secondo, il terzo e il quarto capoverso. Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel senso di: «a valutare l'opportunità di (...)» e di espungere la parte del testo successiva alla parola: «regionale».
  Il Governo chiede che sia eliminato, altresì, il penultimo capoverso del dispositivo e di aggiungere, nell'ultimo capoverso del dispositivo, le parole: «a valutare Pag. 5l'opportunità di (...)». Con questa complessa riformulazione il parere può diventare favorevole.

  PRESIDENTE. Sta bene. La firma, immagino, invece la lasciamo...
  Colleghi, per favore, liberiamo l'emiciclo !
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Riccardo Gallo n. 9/3098-A/1 e Realacci n. 9/3098-A/2, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordine del giorno Di Lello n. 9/3098-A/3 e Minardo n. 9/3098-A/4, accolti dal Governo come raccomandazione. L'onorevole Dorina Bianchi mi conferma che va bene; perfetto.
  Se ci fossero anche delle esplicitazioni di volontà da parte dei gruppi, in ordine ad alcune riformulazioni e raccomandazioni, la Presidenza le gradirebbe.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Burtone n. 9/3098-A/5 e Gullo n. 9/3098-A/6, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/3098-A/7, accettato dal Governo.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Pili n. 9/3098-A/8, non accettato dal Governo. Colleghi, prendiamo posto e, se riusciamo, abbassiamo la voce, perché l'onorevole Pili ha altrettanto diritto, come tutti gli altri, di parlare in un clima di relativo silenzio. Per favore ! Prego, onorevole Pili.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Io ritengo questo parere contrario del Governo gravissimo, sia sul piano giuridico sia sul piano politico. Il Ministro è spesso... e vorrei che il Ministro mi prestasse attenzione, anziché negoziare con i singoli parlamentari provvedimenti e ordini del giorno, perché qui c’è un parere del Governo che esprime la sua contrarietà a tener conto della sentenza della Corte costituzionale. Cioè, il Governo si sta esprimendo contro quello che la Corte costituzionale ha detto, in maniera molto chiara, sullo statuto speciale della Sardegna e richiamato con puntualità. Dice anche che sul piano politico è contrario a quello che la giunta regionale sarda, di espressione del centrosinistra, ha approvato due giorni fa e, cioè, la tesoreria unica regionale. Esprime un parere contrario su quanto la sua coalizione ha fatto in Sardegna due giorni fa.
  Quindi, è evidente che c’è un richiamo totalmente centralista nel parere contrario su questo ordine del giorno, così come vi è rispetto ai lavoratori socialmente utili. La Corte costituzionale ha detto che si può, sul piano statutario, intervenire per recuperare i lavoratori socialmente utili, con forme di stabilizzazione che hanno visto la Sardegna antesignana rispetto a questo possibilità, anche rispetto alle norme costituzionali.
  Infine, se fosse vero che il Governo vuole sostanzialmente alleggerire la macchina statale, qui c’è la richiesta di sopprimere la competenza statale anche attraverso intese amministrative per quanto riguarda la gestione delle sopraintendenze dei beni culturali e archeologici. Il Governo esprime un parere contrario perché evidentemente vuole, ancora una volta, dare uno schiaffo alla specialità della Sardegna.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, posso cambiare il parere in favorevole, ma limitatamente al primo impegno e togliendo gli altri.

  PRESIDENTE. Onorevole Pili ?

  MAURO PILI. Insisto per la votazione.

Pag. 6

  PRESIDENTE. Quindi, permane il parere contrario sul testo originario, perché lei non accetta la riformulazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/3098-A/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tinagli, Carfagna, Benedetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  321   
   Votanti  267   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  134   
    Hanno votato
  38    
    Hanno votato
no  229).    

  (I deputati Gribaudo e Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fucci n. 9/3098-A/9 e Albanella n. 9/3098-A/10, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giachetti n. 9/3098-A/11, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/3098-A/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Sorial, Invernizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Censore n. 9/3098-A/12, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/3098-A/13, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Menech n. 9/3098-A/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/3098-A/15, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Aiello n. 9/3098-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aiello n. 9/3098-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  FERDINANDO AIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione. Onorevole Aiello, la cercavo da altra parte e non la vedevo.

  FERDINANDO AIELLO. Signor Presidente, lo ritiro.

  PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 7
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/3098-A/17, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ascani n. 9/3098-A/19, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lodolini n. 9/3098-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Malisani n. 9/3098-A/21, accolto dal Governo come raccomandazione.

  ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Realacci.

  ERMETE REALACCI. Signor Presidente, solo per annunciare la sottoscrizione di questo ordine del giorno e anche dei successivi, gli ordini del giorno Piccoli Nardelli n. 9/3098-A/22 e Ghizzoni n. 9/3098-A/23.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Malisani n. 9/3098-A/21, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Piccoli Nardelli n. 9/3098-A/22 e Ghizzoni n. 9/3098-A/23, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Alfreider n. 9/3098-A/24 e Gebhard n. 9/3098-A/25, accettati dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n. 9/3098-A/26, accolto dal Governo come raccomandazione.

  ALBRECHT PLANGGER. Accolta.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Schullian n. 9/3098-A/27, Dal Moro n. 9/3098-A/28 e Blazina n. 9/3098-A/29, sui quali vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Arlotti n. 9/3098-A/30, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Franco Bordo n. 9/3098-A/31 e Palazzotto n. 9/3098-A/32, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ricciatti n. 9/3098-A/33, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcon n. 9/3098-A/34, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcon n. 9/3098-A/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis, Adornato, Albanella, Garavini, La Marca, Ruocco, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  336   
   Votanti  333   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  240).    

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 8

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giancarlo Giordano n. 9/3098-A/35 e Melilla n. 9/3098-A/36, sui quali vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Placido n. 9/3098-A/37, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Placido n. 9/3098-A/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Tidei, è sempre un piacere: spero di risolverlo presto questo problema, entro la prossima settimana, secondo me. Onorevole Tidei, ha votato ? Tolga la pallina e voti con le dita. Onorevole Tripiedi, che succede ? Onorevole Lombardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  337   
   Votanti  283   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato
  42    
    Hanno votato
no  241).    

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/3098-A/38, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Quaranta n. 9/3098-A/39, su quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3098-A/40, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Ovviamente, noi chiederemo di votare questo ordine del giorno, ribadendo la necessità che si arrivi al più presto a discutere della smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza. Peraltro, sia nella XIV che nella XV, e anche nella scorsa legislatura, sono state presentate proposte di legge che vanno in questo senso.
  Chiediamo la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza perché pensiamo che anche il nostro Paese debba andare verso la modernizzazione e si debba risolvere l'anomalia, tutta italiana, delle forze di polizia ad ordinamento militare. Noi rimaniamo convinti che lo status militare non sia intrinsecamente utile allo svolgimento dei compiti della Guardia di finanza, né aggiunga valore alla loro specificità e al loro lavoro. Crediamo, invece, al contrario, che sia ormai giunta l'ora di rispondere a un'esigenza che è molto diffusa all'interno di quel Corpo.
  Ed è un'esigenza che viene rappresentata molto spesso dal Cocer della Guardia di finanza, insieme all'esigenza della sindacalizzazione. Credo che noi faremmo un buon servizio al nostro Paese, se finalmente risolvessimo quest'anomalia.
  Comunque approfitto di questo ordine del giorno – e mi avvio alla conclusione – per dire che quel personale, che serve il nostro Paese con grande dedizione e con risultati molto, molto utili, andrebbe un po’ più ascoltato. Altrimenti il vulnus che c’è tra noi, soprattutto, tra la politica e i servitori dello Stato come i finanzieri, rischia di aumentare. Anche questo va a tutto scapito del funzionamento delle nostre strutture statali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3098-A/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Bolognesi, Carra, Covello, Di Benedetto...Pag. 9
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  342   
   Votanti  340   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  256).    

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/3098-A/41, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piras n. 9/3098-A/41, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  334   
   Votanti  275   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  138   
    Hanno votato
  18    
    Hanno votato
no  257).    

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3098-A/42, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3098-A/42, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Beni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  340   
   Votanti  330   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  75    
    Hanno votato
no  255).    

  (I deputati Vazio e Gribaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/3098-A/43, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/3098-A/43, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Beni, Carella, Garavini... onorevole Bolognesi provi a votare con le dita, non a sbloccarla. Togliete la pallina e votate, perché se dobbiamo aspettare ogni volta che funzioni la pallina... provi, provi, onorevole Bolognesi ! Ecco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  343   
   Votanti  341   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  242).    

  (Il deputato Gribaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 10la votazione dell'ordine del giorno Tentori n. 9/3098-A/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/3098-A/45 accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/3098-A/46, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/3098-A/47, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carocci n. 9/3098-A/48, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/3098-A/49, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Guerra n. 9/3098-A/50, accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Santerini n. 9/3098-A/51, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fratoianni n. 9/3098-A/52, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scotto n. 9/3098-A/53, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/3098-A/53, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Ferraresi, Mongiello, Borghi, Furnari, Gribaudo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  353   
   Votanti  352   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  269).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ribaudo n. 9/3098-A/54, accolto dal Governo come raccomandazione.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. Intervengo solo per presentare un po’ quella che era la sostanza di questo ordine del giorno, che per la verità era un emendamento poi trasfuso in un ordine del giorno. Abbiamo detto ieri che questa riforma non riguarderà 7.500 comuni cioè l'organizzazione del lavoro in 7.500 comuni d'Italia cioè la stragrande parte della pubblica amministrazione, almeno quella che i cittadini percepiscono come pubblica amministrazione: l'ente locale, il comune. Infatti in questi enti locali non c’è la dirigenza ma gli apicali, i funzionari di categoria D, svolgono le stesse identiche funzioni dei dirigenti e questi apicali, guarda caso, sono inamovibili per il semplice fatto che un comune ha una pianta organica che prevede un ragioniere, prevede un responsabile di area tecnica, prevede un comandante dei vigili urbani, non ne prevede due, tre...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO RIBAUDO. Mi faccia concludere almeno il concetto. È chiaro che ci troviamo sempre gli stessi dipendenti funzionari apicali per molti anni. Come facciamo a rendere applicabile la norma sull'anticorruzione cioè la rotazione ? Allora abbiamo pensato che era necessario fare anche in questo caso un albo dei dipendenti degli enti locali di categoria apicale per consentire la rotazione e il ricambio perché ci sono situazioni e incrostazioni ormai insostenibili. Con questo Pag. 11ordine del giorno abbiamo chiesto – vogliamo che sia un accoglimento con raccomandazione preso sul serio questa volta – di cercare di trovare un sistema, un albo, una legge in cui i sindaci possano attingere per avere un ricambio dei dirigenti apicali negli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Dunque, onorevole Ribaudo, non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Ribaudo n. 9/3098-A/54, accolto dal Governo con raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tino Iannuzzi n. 9/3098-A/55, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Battaglia n. 9/3098-A/56, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Totaro n. 9/3098-A/57, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Totaro n. 9/3098-A/57, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Minnucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  351   
   Votanti  290   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  146   
    Hanno votato
  24    
    Hanno votato
no  266).    

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nastri n. 9/3098-A/58, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rampelli n. 9/3098-A/59, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno La Russa n. 9/3098-A/60 e Cera n. 9/3098-A/61, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/3098-A/62, accettato dal Governo.
  Passiamo all'ordine del giorno Palmizio n. 9/3098-A/63 sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Palmizio n. 9/3098-A/63 limitatamente all'impegno.

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palmizio n. 9/3098-A/63, accettato dal Governo limitatamente all'impegno.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/3098-A/64, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/3098-A/65, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Antimo Cesaro n. 9/3098-A/66, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catalano n. 9/3098-A/67, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sottanelli n. 9/3098-A/68, Covello n. 9/3098-A/69, Ferrara n. 9/3098-A/70, Costantino n. 9/3098-A/71 e Rizzetto n. 9/3098-A/72, accolti dal Governo come raccomandazione.Pag. 12
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giovanna Sanna n. 9/3098-A/73 e Manzi n. 9/3098-A/74, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pilozzi n. 9/3098-A/75, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3098-A/76, accettato dal Governo. Avverto che nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3098-A/76, la parola: «fruizione», deve intendersi: «funzione».
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3098-A/77, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3098-A/77, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palmizio n. 9/3098-A/63, accettato dal Governo limitatamente all'impegno.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/3098-A/64, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/3098-A/65, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Antimo Cesaro n. 9/3098-A/66, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catalano n. 9/3098-A/67, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sottanelli n. 9/3098-A/68, Covello n. 9/3098-A/69, Ferrara n. 9/3098-A/70, Costantino n. 9/3098-A/71 e Rizzetto n. 9/3098-A/72, accolti dal Governo come raccomandazione.Pag. 12
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giovanna Sanna n. 9/3098-A/73 e Manzi n. 9/3098-A/74, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pilozzi n. 9/3098-A/75, accolto dal Governo con riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3098-A/76, accettato dal Governo. Avverto che nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3098-A/76, la parola: «fruizione», deve intendersi: «funzione».
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3098-A/77, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/3098-A/77, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   Cariello, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti  351   
   Votanti  342   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  248).    
  Cariello, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  351   
   Votanti  342   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  248).    

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/3098-A/78, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/3098-A/79, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bernardo n. 9/3098-A/80 e Mognato n. 9/3098-A/81, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/3098-A/82, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rondini n. 9/3098-A/83 e Bolognesi n. 9/3098-A/84, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Matarrese n. 9/3098-A/85, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/3098-A/86, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/3098-A/87, accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bechis n. 9/3098-A/88, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3098-A/89, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3098-A/89, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/3098-A/78, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/3098-A/79, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bernardo n. 9/3098-A/80 e Mognato n. 9/3098-A/81, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/3098-A/82, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rondini n. 9/3098-A/83 e Bolognesi n. 9/3098-A/84, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Matarrese n. 9/3098-A/85, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/3098-A/86, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/3098-A/87, accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bechis n. 9/3098-A/88, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3098-A/89, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/3098-A/89, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti  346   
   Votanti  345   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  242).    

  (I deputati Busto e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 13
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  346   
   Votanti  345   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  242).    

  (I deputati Busto e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 13

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Barbanti n. 9/3098-A/90 e Segoni n. 9/3098-A/91, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Prodani n. 9/3098-A/92 e Sisto n. 9/3098-A/93, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marco Meloni n. 9/3098-A/94 e Ciprini n. 9/3098-A/95, accettati dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cominardi n. 9/3098-A/96, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3098-A/96, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Barbanti n. 9/3098-A/90 e Segoni n. 9/3098-A/91, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Prodani n. 9/3098-A/92 e Sisto n. 9/3098-A/93, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marco Meloni n. 9/3098-A/94 e Ciprini n. 9/3098-A/95, accettati dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cominardi n. 9/3098-A/96, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3098-A/96, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti  354   
   Votanti  337   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  87    
    Hanno votato
no  250).    
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  354   
   Votanti  337   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  87    
    Hanno votato
no  250).    

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 LUGLIO 2015   Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Tripiedi n. 9/3098-A/97, Chimienti n. 9/3098-A/98 e Dall'Osso n. 9/3098-A/99, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gigli n. 9/3098-A/100, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/3098-A/101, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patrizia Maestri n. 9/3098-A/102, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nuti n. 9/3098-A/103, Cozzolino n. 9/3098-A/104 e D'Ambrosio n. 9/3098-A/105 accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/3098-A/106, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cecconi n. 9/3098-A/107, non accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Tripiedi n. 9/3098-A/97, Chimienti n. 9/3098-A/98 e Dall'Osso n. 9/3098-A/99, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gigli n. 9/3098-A/100, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/3098-A/101, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patrizia Maestri n. 9/3098-A/102, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nuti n. 9/3098-A/103, Cozzolino n. 9/3098-A/104 e D'Ambrosio n. 9/3098-A/105 accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/3098-A/106, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cecconi n. 9/3098-A/107, non accettato dal Governo.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, se è possibile vorrei chiedere la votazione per parti separate tra premessa e impegno.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/3098-A/107 ? Va bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Io trovo veramente singolare come non si possa dare parere favorevole a questo ordine del giorno dove si chiede semplicemente al Governo di venire a riferire, presso le Commissioni competenti, nel momento in cui attuerà la delega, prima dell'uscita del decreto delegato. Mi sembra che sia una richiesta piuttosto semplice: non si sta chiedendo di prendere degli impegni particolari, ma soltanto di venire in Parlamento e a riferire a coloro che sono stati eletti dai cittadini cosa il Governo ha intenzione di fare. Mi sembra il minimo sindacale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.Pag. 14
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/3098-A/107, limitatamente alla premessa, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Guerini, Speranza.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  353   
   Votanti  332   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  248).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/3098-A/107, limitatamente al dispositivo, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  329   
   Votanti  320   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  228).    

  (I deputati Busto e Damiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nesci n. 9/3098-A/108, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesci n. 9/3098-A/108, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Bolognesi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  344   
   Votanti  341   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  242).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dadone n. 9/3098-A/109, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/3098-A/109, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Bolognesi provi a votare, per favore.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  355   
   Votanti  353   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  250).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Toninelli n. 9/3098-A/110, Villarosa n. 9/3098-A/111, Liuzzi n. 9/3098-A/112, Lupo n. 9/3098-A/113, Grillo n. 9/3098-A/114, D'Uva n. 9/3098-A/115 e Vacca n. 9/3098-A/116, accolti dal Governo come raccomandazione.Pag. 15
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3098-A/117, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3098-A/117, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  353   
   Votanti  351   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  248).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Micillo n. 9/3098-A/118, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Micillo n. 9/3098-A/118, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Calgaro, Carra, Nardi, Spadoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  359   
   Votanti  357   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  253).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3098-A/119, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  ALBERTO ZOLEZZI. Presidente, se anche questo Governo dichiarasse che fuori fa fresco, purtroppo resterebbe che è il luglio più caldo da cinquecento anni a questa parte.
  Quindi, il fatto che il Governo non voglia istituire un servizio per la biodiversità in capo alle forze di polizia è comunque un ossimoro; oltretutto, vorremmo far confluire gli operai forestali in questo servizio decisamente importante. Per cui non si tratta di un Governo disonesto e ignorante, ma di un Governo decisamente misantropico. Ed invito i parlamentari a votare a favore di questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3098-A/119, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Villarosa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  357   
   Votanti  355   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 100    
    Hanno votato
no  255).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Terzoni n. 9/3098-A/120, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  PATRIZIA TERZONI. Presidente, non capisco perché su questo ordine del giorno sia stato espresso un parere contrario, però capisco una cosa: che questo Governo non ascolta. Non ascolta nessuno e non rappresenta neanche nessuno, a questo punto. Infatti, voglio ricordare che 147 Pag. 16deputati sono qui grazie a un premio di maggioranza incostituzionale, quindi sono qui a rappresentare nessuno.
  Questo Governo non rappresenta nessuno perché è qui grazie a una spallata che ha dato al suo stesso partito e sta qui solo grazie al volere di certi capitali finanziari europei che stanno cercando di impadronirsi del nostro bel Paese.
  Dico questo – che non ascolta nessuno, non rappresenta nessuno e non vuole rappresentare nessuno – perché in questo ordine del giorno noi stiamo chiedendo di ascoltare le rappresentanze sindacali durante la stesura dei decreti legislativi sul Corpo forestale dello Stato; e voi state dicendo, il PD sta dicendo: «noi non vogliamo ascoltare le rappresentanze sindacali per scrivere i decreti». Voi non conoscete il Corpo forestale dello Stato, l'avete dimostrato in quest'Aula con i vostri interventi. Almeno abbiate il coraggio di dirlo e di stare al tavolo con loro, con chi conosce il Corpo forestale dello Stato, per rivedere insieme l'organizzazione di questo sistema. Loro infatti lo conoscono, sono stati qui ed hanno cercato con voi di fare una riorganizzazione seria del Corpo forestale dello Stato e non li avete ascoltati. Adesso lo potete fare, almeno accettate questo ordine del giorno. Così affermate che voi non volete ascoltare nessuno, neanche le sigle sindacali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/3098-A/120, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan, Rabino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  355   
   Votanti  353   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  246).    

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gagnarli n. 9/3098-A/121, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gagnarli n. 9/3098-A/121, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzano, Malpezzi, Casati, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  357   
   Votanti  355   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
  88    
    Hanno votato
no  267).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Busto n. 9/3098-A/122 e Daga n. 9/3098-A/123, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/3098-A/124, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/3098-A/124, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Garavini.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 17
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  352   
   Votanti  350   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  267).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mannino n. 9/3098-A/125 e Da Villa n. 9/3098-A/126, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Rubinato n. 9/3098-A/127, accolto dal Governo come raccomandazione.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, vorrei modificare il parere espresso in parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che non si insiste per la votazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3098-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, i deputati dell'SVP e del PATT ritengono che la riforma della pubblica amministrazione sia un obiettivo strategico per il nostro sistema economico e produttivo e per i diritti dei cittadini. Siamo soddisfatti che la legge delega riconosca le competenze ed il ruolo delle autonomie speciali. Auspichiamo che il Governo, in sede di adozione dei decreti attuativi previsti dalla presente legge, in primo luogo, tenga conto sia della competenza primaria spettante alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano, con riguardo al riordino della disciplina del personale regionale e provinciale, dipendente dalle amministrazioni pubbliche, compreso quello comunale e quello degli enti da esse dipendenti o il cui ordinamento rientri comunque nelle loro competenze, anche delegate, sia dell'ultimo accordo finanziario siglato il 15 ottobre 2014. Per cui le norme sul contenimento del costo del personale non dovranno essere applicate a Trento e Bolzano. In secondo luogo, dovrà garantire l'istituzione e la permanenza di una Camera di commercio in ciascuna delle province autonome di Trento e Bolzano. Il Governo dovrà tenere conto nella formazione dell'elenco degli idonei per gli incarichi di dirigente sanitario cui devono attingere le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano anche dei candidati in grado di assicurare il rispetto delle norme vigenti in materia di bilinguismo nella provincia autonoma di Bolzano. Infine, sul ricambio generazionale nella pubblica amministrazione il personale che consentirà la riduzione dell'orario di lavoro per far spazio ai giovani non andrà penalizzato nella contribuzione previdenziale.
  Per la provincia autonoma di Bolzano resta ferma la particolare disciplina prevista per i segretari comunali, dove i segretari comunali non sono disciplinati in base alla legge Bassanini n. 127 del 1997, ma in base alla legge n. 118 del 1972, anche in conformità alla statuto speciale e alla relativa norma di attuazione sull'uso della lingua tedesca e ladina nei rapporti con la pubblica amministrazione. Per il rispetto delle norme statutarie sul proporzionale e sul bilinguismo è necessario in ogni caso un albo separato da quello introdotto a livello nazionale.
  Per queste ragioni, certi che il Governo rispetterà gli impegni assunti con i nostri Pag. 18ordini del giorno e con l'emendamento accolto, voteremo a favore del provvedimento. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mara Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Sono anni che si cerca di migliorare l'organizzazione e la modalità di gestione della pubblica amministrazione, argomento fondamentale per il nostro Paese, da cui dipende sicuramente l'accrescimento della qualità del servizi erogati, nonché la maggiore competitività per il nostro Paese in funzione appunto della qualità dei servizi erogati a cittadini ed imprese.
  Questo enorme provvedimento prevedeva all'origine 18 articoli, diventati poi 23 con gli articoli aggiuntivi e quindi ci ha occupati in queste settimane con una mole di lavoro enorme, per cui ringrazio anche i miei colleghi che, a fronte degli impegni nelle proprie Commissioni, mi hanno aiutato a seguire questo provvedimento. In particolare, parlerò di alcuni articoli che mi stanno a cuore: l'articolo 1 che introduce finalmente principi che, mi auguro, verranno scritti nero su bianco sulle leggi delegate, come l'amministrazione digitale che deve essere un'amministrazione aperta con un rinnovamento dal punto di vista dei processi, che dovranno essere digitalizzati in maniera però cosciente, e con servizi che dovranno essere fruibili e di qualità, nonché usabili, il che significa che il cittadino dovrà serenamente riuscire ad utilizzarli in maniera semplice ed automatica. Tali strumenti consentiranno quindi una maggiore fruibilità e trasparenza per i servizi online e per la digitalizzazione dei processi; occorre inoltre dare priorità ai bandi per finanziare la banda larga, un altro tema che, mi consenta Presidente, è importantissimo per quanto riguarda la conoscenza, che deve essere diffusa e consentita a tutti, nonché il progresso della nostra comunità. Per questo però io mi rammarico del fatto che abbiamo un'agenzia per l'Italia digitale – che è l'Agid – che invece dovrebbe essere tramutata in autorità e dovrebbe avere maggiori poteri, nonché poteri sanzionatori e, soprattutto, un portafoglio – lo dico anche al sottosegretario che è qui presente –, nonché magari un Ministero ad hoc per l'informatizzazione perché questi sono investimenti strutturali; sono investimenti che danno risultati, magari nel lungo termine, ma sono risultati in termini di risparmio delle risorse che noi utilizziamo ed anche di accrescimento della rete che si viene ad interconnettere per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni. Noi abbiamo chiesto infatti attraverso le presentazioni di emendamenti che vi sia una maggiore interoperabilità dei sistemi per quanto riguarda la pubblica amministrazione, cioè tutti gli enti che fanno parte della galassia della pubblica amministrazione devono poter condividere i dati per poter aver accesso appunto in maniera immediata e rapida ai dati ed alla conoscenza delle altre pubbliche amministrazioni. Per tali motivi questo è un nodo fondamentale per cui l'Agid dovrebbe migliorare, dovrebbe essere comunque potenziata dal punto di vista anche finanziario.
  Nota invece dolente quella del silenzio-assenso tra le pubbliche amministrazioni. Siamo tutti d'accordo sul fatto che va data certezza dal punto di vista dei tempi e delle risposte che vengono fornite ai cittadini, ma io mi chiedo se, per quanto riguarda, ad esempio, un'autorizzazione paesaggistica ed ambientale, questa non debba essere concessa dopo un'attenta valutazione tecnica ma esplicita da parte degli uffici competenti anche per ribadire una loro responsabilità per la tutela del patrimonio ambientale e culturale. È per questo che noi abbiamo proposto per quanto riguarda il silenzio-assenso, quindi laddove servono concerti tra le pubbliche amministrazioni, di espungere le amministrazioni preposte alla salute, alla tutela dei beni culturali e dell'ambiente, oppure di valutare l'emendamento – se non erro del collega Realacci – che aumentava da Pag. 1960 a 90 giorni i tempi per rispondere per quanto riguarda questi Ministeri, queste amministrazioni preposte.
  Condivisibile, come dicevo, è l'articolo 6, che introduce il FOIA, un altro concetto fondamentale, il Freedom of Information Act, ovvero la possibilità per tutti i cittadini, anche titolari di situazioni non giuridicamente rilevanti, di avere accesso a documenti detenuti dalla pubblica amministrazione. Questo è fondamentale e sono contenta che, anche a fronte di un lavoro compiuto dall'intergruppo per l'innovazione, si sia ottenuto questo, che ritengo sia un successo. È chiaro che stiamo parlando sempre di una legge di delega e dobbiamo vedere come questa disposizione verrà tramutata in realtà. Per quanto riguarda l'articolo 8, sulle Camere di commercio, ok alla razionalizzazione, ma attenzione a tutelare i criteri parametrici, le differenti realtà territoriali, senza che quindi emerga una situazione di contabilità in peius. Per quanto riguarda la dirigenza – altro nodo cruciale, per quello che riguarda la pubblica amministrazione –, siamo d'accordo sull'importanza della mobilità tra i ruoli unici che vengono istituiti, ma noi abbiamo chiesto, anche tramite un ordine del giorno, che è stato accolto, di considerare in modo molto attento la valutazione dei dirigenti, altrimenti continuiamo ad avere dei dirigenti anche senza incarico che percepiscono lauti stipendi a fronte appunto di un'inattività e una non valutazione.
  Concludo, Presidente, ribadendo il concetto che è importante che l'azione dell'amministrazione persegua obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità attraverso la sua organizzazione e la gestione da parte dei dirigenti e dichiaro il nostro voto di astensione, a fronte appunto di luci che ci sono in questo provvedimento ma anche di ombre che abbiamo anche denunciato in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo provvedimento delega il Governo ad approvare decine di decreti delegati – in prima istanza, e poi, in seconda, quelli correttivi – per riformare la pubblica amministrazione. Il tempo massimo previsto dalle diverse disposizioni per l'esercizio della delega è dodici mesi, in altri casi sei, e in un caso addirittura novanta giorni. È quindi un incarico oltremodo gravoso quello che il Governo si accinge ad affrontare. Vorremmo brevemente ricordare a quest'Aula che il nostro Esecutivo è in clamoroso ritardo con l'approvazione di diverse centinaia di decreti delegati e decreti attuativi, che ancora aspettano di vedere la luce, alcuni – non pochi – addirittura dai tempi del Governo Monti. Peraltro, a fronte del provvedimento che stiamo approvando, bisognerà anzitutto sbrogliare la complessa matassa del cosa fare e cosa no. Sì, onorevoli colleghi, perché qui non è che non sono chiari i principi e i criteri direttivi delle deleghe, qui ci fermiamo ancora prima: neanche è chiaro che cosa bisognerà davvero riformare e cosa no. Prendiamo un esempio su tutti: la contestatissima «riorganizzazione» del Corpo forestale dello Stato. Nel testo non è esplicitato alcunché di certo: non si sa in base a quali criteri sarà riorganizzato e, ancora peggio, non si sa se verrà assorbito o no (se questo non è un eccesso di delega, ditemi voi cos’è), e, se verrà assorbita, non si sa da chi; figuriamoci sapere a quali condizioni. Onorevoli colleghi, ho fatto quest'esempio per chiarire che noi, Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, prima ancora di contestare il merito di questa riforma contestiamo il metodo. È un'impresa assolutamente folle quella che questo Governo si sta prefiggendo: riformare in un anno l'intera macchina dello Stato. È evidente che non ci riuscirà, con il risultato che si creeranno penose situazioni di paralisi nell'attività dell'amministrazione pubblica, in spregio a tutti quei principi costituzionali che ne predicano il buon andamento e l'efficienza. Una paralisi oltremodo pericolosa in un Paese nel quale l'inefficienza, gli sprechi e i fenomeni Pag. 20corruttivi nella pubblica amministrazione costano preziosi punti di PIL. Non è così che secondo noi si ottiene l'efficientamento della pubblica amministrazione, ma, anzi, al contrario, attraverso un'attività che preservi le professionalità acquisite – qui pensiamo anche all'assurda abolizione della figura del segretario comunale, che fin qui ha ottimamente svolto le sue funzioni – ed intervenga a correzione degli sprechi, a correzione di quelle norme ormai obsolete che legano in vincoli di pura burocrazia l'attività dei nostri enti locali, delle nostre regioni, dell'amministrazione centrale dello Stato. Questi vincoli vanno aboliti, bisogna dare più riconoscimento al merito, all'impegno, soprattutto di quelle giovani generazioni che ora, finalmente, dovrebbero portare un vento nuovo, e alle quali voi, di fatto, con le norme di questo disegno di legge, impedite ancora una volta di diventare la forza trainante della nuova Italia. Ma vorrei ora dire qualcosa sul merito di questo provvedimento.
  La prima parte incide su buona parte degli istituti fondamentali del procedimento amministrativo; soprattutto, in nome di una supposta – solo supposta – semplificazione di tali procedimenti assistiamo innanzitutto ad una corposa espansione dell'istituto del silenzio assenso.
  E dire che è stato segnalato molte, moltissime volte, in quest'Aula come tale istituto non sia esattamente sempre il modo migliore per ottenere il risultato della speditezza delle procedure, nonché per contrastare una problematica purtroppo non irrilevante nell'attività della nostra amministrazione pubblica: la corruzione. Ma voi avete ignorato ogni appello, ogni considerazione, ogni visione diversa dalla vostra; avete rinunciato ad una esigenza fondamentale che dovrebbe ispirare l'attività di chi amministra il bene pubblico: l'esigenza di contemperare la semplificazione procedimentale con la tutela e la salvaguardia degli interessi pubblici.
  Perché è su questo che il legislatore deve concentrare la sua attenzione; la tutela dell'ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e di quello artistico dei nostri territori, della salute, della pubblica incolumità e sicurezza dei cittadini. Ma voi no; e non contenti di non rispettare la necessità di tutelare questi beni sotto il profilo procedimentale, smantellate senza pietà anche buona parte delle strutture istituzionali deputate a vigilare sulla loro salvaguardia. E così riformate il Corpo forestale dello Stato, e forse anche tutte le forze di polizia, peraltro realizzando una pericolosa spaccatura all'interno del comparto sicurezza e Difesa, riorganizzate le prefetture, la funzione fondamentale di governo sul territorio, i vigili del fuoco, addirittura le capitanerie di porto ! Sempre, ovviamente, a colpi di «anche», «eventualmente» e «nel caso», impedendo, di fatto, anche a noi che siamo seduti in quest'Aula di sapere per cosa vi staremmo attribuendo la delega.
  E che dire del nuovo ruolo della Presidenza del Consiglio ? Assolutamente lontano dalle previsioni costituzionali che ad essa attribuiscono poteri di indirizzo e coordinamento, vediamo profilarsi una pericolosa posizione di supremazia e accentramento.
  E, ancora, volete riformare l'intera dirigenza pubblica; il riordino dei ruoli, una nuova disciplina concernente le modalità di accesso alla stessa, ma nulla, e sottolineo nulla, che potenzi il concetto del merito; e ancora nulla abbiamo ritrovato con riferimento alle indicazioni che la Corte dei Conti, pur così copiosamente, ha fornito al Parlamento nelle sue relazioni sull'attuazione della disciplina della dirigenza.
  Onorevoli Colleghi, anche se non ce ne stupiamo, siamo delusi; siamo delusi perché con questo provvedimento si sta sprecando una grandiosa occasione di intervenire – in modo efficiente ed efficace – sul miglioramento dell'attività della nostra amministrazione pubblica. Ci si sta, invece, avventurando in un pericoloso percorso che non porterà a nulla di buono e a nulla di concreto, e che, anzi, causerà una drammatica paralisi dell'attività di molti soggetti fondamentali del nostro tessuto istituzionale.Pag. 21
  È per questi motivi che voteremo contro questo disegno di legge e contro questa riforma, che riforma non è ma che è soltanto una pericolosissima delega in bianco a questo Governo a riformare e riorganizzare tutto ciò che riterrà opportuno a suo indiscutibile giudizio, avendo già portato a casa il voto del Parlamento. Ma noi non vogliamo renderci corresponsabili di questo incredibile abuso, e per questo, lo ribadisco, non possiamo esimerci dall'esprimere un voto contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il provvedimento che andiamo ad approvare rappresenta un'ulteriore tessera di quel mosaico riformatore della pubblica amministrazione che il Governo sta perseguendo da oltre un anno.
  Le deleghe legislative ivi contenute si incentrano essenzialmente su due grandi temi: quello della semplificazione, con gli articoli sulla cittadinanza digitale, sulla conferenza dei servizi, sul silenzio assenso, o sui testi unici del personale, dei servizi pubblici locali, delle partecipate e quello della riorganizzazione dello Stato (sia dell'amministrazione centrale, che di quella periferica) e della dirigenza pubblica. Sappiamo che non si è trattato di un parto agevole, il compito era difficile, trattandosi di uno dei passaggi fondamentali per modernizzare il nostro Paese, considerato che proprio la pubblica amministrazione registra notevoli ritardi pur essendo uno dei fattori strutturali più importanti, per quanto nel passato non percepiti adeguatamente come tale.
  Ed oggi di questa mancata percezione paghiamo le conseguenze per i ritardi che ha determinato. Il nostro sistema, infatti, si è caratterizzato per la sua autoreferenzialità e nel tempo ha accumulato incrostazioni e blocchi che ne hanno determinato un sostanziale stallo.
  Non è, come si ritiene nell'immaginario collettivo, anzitutto una questione di dimensioni. Dal punto di vista dei numeri, infatti, come un recente studio Eurispes ci ricorda, il mito secondo il quale l'Italia avrebbe un numero esagerato dei dipendenti pubblici è appunto soltanto un mito. Con 58 impiegati nella pubblica amministrazione ogni mille abitanti, l'Italia si colloca vicino alla Germania che ne ha 54 e ben lontana dalla Svezia dove sono 135 per mille abitanti. Siamo, inoltre, l'unico paese europeo nel quale è stata osservata, nel corso degli ultimi anni, una contrazione del numero dei dipendenti pubblici (circa il 4,7 per cento in meno), a fronte di altri paesi, come l'Irlanda e la Spagna, dove sono aumentati di circa il 30 per cento. Ed, infine, anche in rapporto al prodotto interno lordo, l'Italia si colloca con il suo 11 per cento di spesa nella pubblica amministrazione vicina alla media europea, vicina all'Austria e alla Germania, e ben al di sotto dei paesi scandinavi dove si viaggia attorno al 20 per cento.
  Quello che è mancato è stata una e pubblica amministrazione efficiente, sentita come un aiuto piuttosto che come un ostacolo da parte dei cittadini e delle imprese. Quello che è mancato è stato il dialogo diretto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, elemento fondamentale questo per fornire un servizio efficace ed efficiente alla collettività. Anche la pubblica amministrazione è soggetta alle leggi dell'economia nel senso che la riduzione dei costi per la realizzazione dei prodotti e dei servizi passa per il miglioramento dell'efficienza ed è questa la sfida che tutte le organizzazioni, compresa la pubblica amministrazione, si trovano a fronteggiare quotidianamente. Questo tipo di approccio, valido nei contesti imprenditoriali, è andato via via prendendo piede, con i dovuti aggiustamenti, anche nell'organizzazione dell'attività amministrativa, contribuendo, come si rileva in molti paesi dove è stato già da tempo assimilato, all'aumento di produttività negli uffici pubblici.
  Si tratta di una scelta obbligata anche perché è sempre più pressante l'esigenza di contenere i costi a fronte di esigenze di qualità e di livello dei servizi che il cittadino Pag. 22vuole giustamente crescenti e anche perché la pubblica amministrazione deve essere in grado di adeguarsi alla velocità delle evoluzioni dei modelli organizzativi che nei nostri tempi sono in continuo cambiamento. E invece noi abbiamo ancora pastoie burocratiche, inefficienze, ritardi che costituiscono uno dei fattori negativi più importanti che rallentano lo sviluppo economico e che disincentivano gli investimenti nel nostro Paese.
  Ben venga quindi questa opera di rinnovamento dell'assetto e di alcuni procedimenti nella pubblica amministrazione ai fini dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa, come, ad esempio, la conferenza di servizi, oppure ai fini, come già ricordato sopra, del rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, come, ad esempio, per le procedure semplificate basate sul silenzio assenso.
  Certamente, non tutto è rose e fiori e in alcuni ambiti, a nostro avviso, si sarebbe potuto fare di più. Alcuni passaggi non ci hanno convinto e lasciano ancora forti dubbi, per esempio, sulla praticabilità di alcune scelte. Mi riferisco, in modo particolare, alle norme in materia di Corpo forestale ed in materia di allineamento delle carriere nel comparto della difesa e della sicurezza. Non si è avuto il coraggio di intervenire sulla riduzione dei corpi di polizia generalista e si è deciso di incominciare ad accorpare le forze di polizia partendo proprio dall'anello forse più semplice e più debole del Corpo Forestale dello Stato. Ebbene, rispetto a questo, tuttavia, noi consideriamo, ancora oggi, fondamentale ed irrinunciabile il mantenimento delle specialità e dell'unitarietà delle funzioni degli attuali livelli di presidio dell'ambiente, del territorio e della sicurezza alimentare, attribuite al Corpo Forestale dello Stato, pur rimanendo deciso il suo accorpamento ad altro corpo di Polizia. Senza contare che la facoltà di transito in un contingente limitato nelle altre Forze di Polizia, ovvero in altre Amministrazioni pubbliche, potrebbe presentare vizi di legittimità costituzionale e lasciare spazio ad eventuali ricorsi da parte del personale.
  A nostro avviso, quindi, la permanenza dell'unitarietà e il mantenimento delle funzioni, pur nell'ottica della riduzione del numero delle forze di polizia, avrebbe consentito di mantenere l'attuale livello di presidio del territorio, senza procedere allo smembramento delle funzioni e del personale del Corpo forestale.
  Allo stesso modo, ritenevamo importante includere le Forze armate nel provvedimento di riordino dei ruoli, previsto per le forze di polizia ad ordinamento civile e militare, Arma dei Carabinieri inclusa, in un'ottica di salvaguardia del principio di equiordinazione del personale appartenente al comparto difesa e sicurezza, già previsto dal vigente ordinamento.
  Consideriamo un passo avanti anche la riforma delle modalità di selezione dei direttori generali delle aziende sanitarie. Avremmo, anche qui, preferito modalità di selezione più stringenti e meno soggette alla discrezionalità della politica. Riteniamo, tuttavia, che il passo avanti ci sia stato e che il nostro ordine del giorno – e ringraziamo il Governo di averlo accolto oggi – possa portare un ulteriore contributo ad allontanare la politica dalla gestione delle aziende sanitarie.
  In materia di società partecipate dagli enti locali, ci auguriamo che il disegno di legge in esame porterà effettivamente a una loro razionalizzazione. Voglio ricordare che il «piano Cottarelli» prevedeva la loro riduzione da circa 8 mila a mille. Fino ad oggi, la gestione di queste partecipate ha portato solo problemi ed oneri a carico dei contribuenti. La legge di stabilità 2015 prevedeva l'immediata chiusura delle partecipate strutturate con soli amministratori o che fossero costituite da un numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori stessi. Dobbiamo lamentare, tuttavia, che questa norma è ancora inattuata, perché non esiste alcuna sanzione a carico delle amministrazioni inadempienti.
  La delega sulle partecipate contiene elementi certamente positivi, come il rafforzamento della trasparenza e dei criteri pubblicistici per gli acquisti e il reclutamento Pag. 23del personale, per i vincoli alle assunzioni e il contenimento dei costi, dal lato delle retribuzioni, o l'introduzione di criteri di valutazione oggettivi delle attività delle partecipate, rapportati al valore, anche economico, dei risultati.
  Un rapporto degli uffici studi di Mediobanca segnala come gli enti locali, nonostante il calo dal 2010 al 2014, esprimono ancora 5 mila nomine nelle partecipate e che se gli stessi enti utilizzassero il valore delle partecipate per rimborsare il debito risparmierebbero 520 milioni di euro all'anno. Sono dati, signor sottosegretario, su cui vale la pena di riflettere.
  Tra le principali innovazioni introdotte dal provvedimento, credo che le misure prese in materia di amministrazione digitale rivestano un profilo particolarmente rilevante. Un'amministrazione moderna, oltre a semplificare l'accesso ai servizi alla persona e a garantire al cittadino l'accesso ai dati e ai documenti in maniera rapida, deve assicurare, in maniera cristallina e trasparente, il controllo delle scelte amministrative e dell'utilizzo del denaro pubblico. Per questo consideriamo fondamentale il processo di digitalizzazione.
  Così come è importante il riordino della disciplina della conferenza dei servizi, per assicurare la semplificazione dei lavori e la certezza dei tempi ai fini della conclusione del procedimento entro i termini previsti, prevedendo anche il silenzio assenso qualora le amministrazioni, comprese quelle preposte alla tutela dell'ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, della salute o della pubblica incolumità, non si esprimano entro il termine dei lavori della conferenza.
  Onorevoli colleghi, questo provvedimento, ampio e complesso, che impegnerà le Camere nell'esame dei numerosi decreti attuativi che saranno emanati in gran parte da qui ad un anno, ha alle spalle anni di stratificazione normativa importante, che ha mutato la pubblica amministrazione come la conoscevano le generazioni passate. La pubblica amministrazione da tempo non corrisponde più allo stereotipo da film di Monsù Travet ed ha assunto, pian piano, una propria autonomia statutaria, regolamentare ed organizzativa.
  Questa riforma, che si inserisce nel solco di quelle che hanno prodotto questa trasformazione, è parte, come rimarcato dal Ministro, di un disegno più ampio, un disegno complessivo di intervento riformatore dello Stato, insieme all'attuazione della «legge Delrio» e insieme alla parte di riforma costituzionale sul Titolo V. È un intervento, quindi, in grado di modernizzare il Paese...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIAN LUIGI GIGLI. ...ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, ovviamente in questa fase non possiamo che esprimere un giudizio non compiuto sul provvedimento in generale, perché ovviamente potremmo esprimere un giudizio conclusivo una volta presa visione dei decreti legislativi che sulla base di questa delega il Governo emanerà nei prossimi mesi. Diciamo che allo stato attuale, comunque, questo provvedimento non ci convince e non ci convince sostanzialmente per un motivo, perché è un provvedimento che ha un'impostazione fortemente centralista, che pare esclusivamente fondato sul raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione della spesa. Ci saremmo aspettati una visione sicuramente più lungimirante, improntata alla semplificazione delle strutture burocratiche, una maggiore responsabilizzazione delle amministrazione locali e l'applicazione del criterio dei fabbisogni standard e dei relativi costi standard a tutto il comparto della pubblica amministrazione. Quest'ultimo provvedimento avrebbe sì significato Pag. 24un'effettiva e incisiva riforma completa del settore della burocrazia, che ormai da decenni affligge il sistema Italia, e ciò è stato segnalato da tutte le parti come uno dei mali cronici del nostro sistema istituzionale, che ha delle pesantissime ripercussioni poi sul sistema produttivo e la vita del cittadino in generale.
  Per entrare nel dettaglio, ovviamente in modo abbastanza schematico, di questo provvedimento, diciamo subito che l'articolo 1 delega il Governo ad adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame, a invarianza di risorse umane, finanziarie e strumentali, disponibili a legislazione vigente, uno o più decreti legislativi volti a modificare e integrare il codice dell'amministrazione digitale. Pare evidente che nel 2015 questo sia quasi un atto obbligato per qualunque Stato e soprattutto per l'Italia che, da questo punto di vista, è sicuramente arretrata rispetto ai nostri principali competitori internazionali. Ma se tale misura non presenta particolari profili di criticità, anzi è condivisibile, riteniamo di dover sottolineare come sia difficile ipotizzare che questi interventi possano essere comunque adottati con invarianza di spesa. A differenza poi di quasi tutte le altre opposizioni, noi riteniamo comunque – e questo anzi è un appunto a favore del Governo e della maggioranza – condivisibile il riordino per quanto riguarda la conferenza dei servizi. Infatti, ne condividiamo i criteri, perché si tratta di certezza dei tempi e di semplificazioni che abbiamo sempre condiviso, così come l'introduzione dell'istituto del silenzio-assenso per tutte le amministrazioni partecipanti, comprese quelle in materia ambientale e dei beni culturali. Questo inserimento, infatti, è frutto di un nostro emendamento approvato al Senato. Con riferimento all'articolo 7 il provvedimento rileva ai fini della politica di sicurezza interna e di difesa, limitatamente – è vero – soltanto a questo articolo, comma 1, lettere a) e a-bis), che però sono di significativa importanza. Per quanto riguarda questo comparto, noi solleviamo tutta una serie di critiche che riteniamo opportuno sottolineare, oltre averle esposte con la presentazione di tutta una serie di emendamenti, anche in sede di dichiarazione di voto, perché si tratta di tutta una serie di provvedimenti previsti da questo articolo che non ci convincono per nulla. Ad esempio, avremmo desiderato una maggiore chiarezza: anche in relazione alle forze dell'ordine i criteri di delega sono davvero molto generali e generici. Siamo contrari – e lo ribadiamo – al consolidamento dei tagli alla polizia di Stato, già sotto organico per 18 mila unità, così come avremmo preferito vedere i forestali diventare una specialità della polizia di Stato, sottoposta ad una nuova direzione generale del Ministero dell'interno. Avremmo anche voluto capire fin da ora se il personale della polizia provinciale transita ai comuni e chi assumerà e come verrà ripartita la responsabilità dell'azione di polizia nelle cosiddette aree vaste. Avremmo voluto avere anche delle garanzie più pregnanti sul personale dei vigili del fuoco. Per quanto riguarda l'accorpamento del pubblico registro automobilistico, la Lega Nord ormai chiede da anni di eliminare le duplicazioni normative e procedurali oggi esistenti nel campo giuridico-amministrativo della circolazione fisica e giuridica dei veicoli, realizzando così risparmi di spesa e soprattutto la massima semplificazione tecnica e operativa.
  Negli altri Paesi europei non esiste un pubblico registro automobilistico per la registrazione dei veicoli, ma esistono archivi in cui sono registrati i dati tecnici e di proprietà, così come in Italia esiste l'archivio nazionale veicoli, che tiene nota di tutte le variazioni di proprietà, le revisioni, le informazioni sui proprietari, gli incidenti. In Italia, però, i proprietari dei veicoli già registrati all'archivio nazionale devono nuovamente fare una registrazione del mezzo presso il pubblico registro automobilistico.
  Finalmente, anche questo Governo ha preso atto che la nostra proposta di un documento unico di circolazione era basata su esigenze reali, a tutto vantaggio della cittadinanza, ma, invece di intervenire con una netta soppressione del pubblico Pag. 25registro automobilistico e un passaggio diretto all'archivio nazionale dei veicoli, ha deciso di rimandare ad una delega la decisione di snellire la burocrazia in questo settore, e lo farà «anche mediante trasferimento, previa valutazione della sostenibilità organizzativa ed economica» delle funzioni del PRA al Ministero.
  E se davvero, come ci auguriamo, ovviamente, si riuscisse a togliere un carrozzone come quello del PRA, il Governo ha deciso, all'ultimo momento, di introdurre «l'eventuale istituzione di un'agenzia o altra struttura sottoposta alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti» per completare questo passaggio; cioè, si istituisce una struttura per eliminarne un'altra. Così, per eliminare, poi, questa nuova struttura, dovremo aspettare un nuovo provvedimento che ne istituisca un'altra e così via: non crediamo che con questo modo di agire si possa parlare di snellimento.
  Per quanto riguarda gli uffici territoriali del Governo, noi avremmo voluto che vi fosse stato un approccio non riorganizzativo, ma di ben altro spessore, cioè riteniamo fondamentale continuare la nostra battaglia per la soppressione delle prefetture, che rappresentano l'architrave, se vogliamo uno degli architravi del sistema burocratico italiano, uno dei più potenti, tra l'altro, perché gode di appoggi sia a livello centrale che di tutte le ramificazioni a livello territoriale e locale, ma, forse una delle lobby più difficili da contrastare e sicuramente più ostile ad ogni ipotesi di cambiamento.
  Mi riferisco, ovviamente, ai prefetti e a tutto quello che gira intorno alle prefetture e alla loro organizzazione. Per noi si è persa un'occasione, con questa legge delega, di sopprimere le prefetture e provvedere a un altro sistema per garantire la presenza, comunque, dello Stato centrale a livello locale. Concordiamo, infine, e apprezziamo la riforma che prevede la soppressione della figura dei segretari comunali, altra figura che, secondo noi, ha rappresentato un freno alle autonomie locali, alla loro legittima aspirazione e alla loro volontà riformatrice. Tuttavia, non condividiamo assolutamente la disposizione che ne prevede la ricollocazione, obbligando gli enti locali ad acquisirli come dirigenti.
  Per quanto riguarda il riordino della disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche, riteniamo che non si ravvisino in questo comparto garanzie atte a definire, comunque, i livelli minimi essenziali del servizio pubblico. Questo, forse, è l'accento più importante che riteniamo di dover fare riguardo a quello che voi, come Governo e maggioranza, avete voluto fare, prevedendo un intervento in questa branca dell'amministrazione pubblica.
  Sull'articolo 15 abbiamo avuto occasione di intervenire ieri sera, in sede di discussione degli emendamenti, in modo diffuso...

  PRESIDENTE. Concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ...ma anche in questa sede – mi avvio alla conclusione – ovviamente riteniamo opportuno ribadire le critiche già emerse. Siamo contrari a questo articolo perché, secondo noi, l'intenzione del Governo di disciplinare i servizi pubblici locali di interesse economico generale attraverso un decreto legislativo espropria il Parlamento dell'attività legislativa. Ciò anche in considerazione del sostenuto dibattito parlamentare, che prosegue da anni, sul settore e l'esito del referendum sui servizi idrici, che ha stabilito la natura pubblica dell'acqua nella gestione dei servizi idrici.
  Come vedete, sono semplici appunti, che, però, esprimono la nostra sostanziale contrarietà a quanto previsto in questa legge delega, che riteniamo, purtroppo, un'occasione sprecata, l'ennesima occasione sprecata, per intervenire in uno dei temi fondamentali della vita comune, vale a dire la burocrazia e i suoi eccessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

Pag. 26

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Signora Ministro, onorevoli colleghi, Scelta Civica dà un giudizio favorevole sul provvedimento nel suo complesso. Partendo dalle prime norme, riteniamo positivi gli interventi in materia di Conferenza di servizi, perché riduzione e certezza di tempi e tutto ciò che facilita l'accelerazione dei processi è da vedere positivamente. Consideriamo altrettanto positive le norme sul silenzio assenso che sono state introdotte tra pubbliche amministrazioni.
  Pensiamo che sia assurdo continuare a fare un'equazione, con riguardo ad alcune materie, tra velocità e illegalità e mancato controllo, che poi diventa un'equazione tra lentezza e migliori controlli, considerando che le aree, dove la pubblica amministrazione è più lenta e ha anche più risorse e spesso più personale, sono zone dove poi fioriscono violazioni ambientali, urbanistiche di tutti i tipi. Quindi, questo tipo di equazione è sbagliata. Non si può lasciare i cittadini, e tantomeno le amministrazioni decidenti, ostaggio di altre amministrazioni che non decidono, anche perché spesso interviene la politica a creare rapporti difficili tra diverse amministrazioni. Quindi, siamo totalmente favorevoli con questi interventi.
  Siamo anche favorevoli agli interventi sia in materia di SCIA che di autotutela. Infatti, anche in questo caso, continuare a volere tutelare la possibilità dell'amministrazione di intervenire, sempre e per sempre, semplicemente perché cambia idea – e parlo della famosa rivalutazione dell'interesse pubblico – lascia nuovamente cittadini e imprese soprattutto esposte al capriccio della nuova amministrazione che arriva. Quindi pensiamo che il cambiamento e la limitazione di questo tipo di interventi – mantenendo ovviamente gli interventi quando si tratta di una rivalutazione dal punto di vista della legalità del provvedimento – siano assolutamente giusti.
  È anche abbastanza assurdo il discorso che abbiamo sentito in Aula molte volte sul fatto che si deresponsabilizza l'amministrazione con il silenzio assenso, perché il silenzio assenso equivale ad un provvedimento e chi avrà fatto scadere un termine in maniera irresponsabile ne dovrà pagare le conseguenze. Quindi è semplicemente una considerazione non corrispondente alla realtà.
  Siamo molto d'accordo con l'articolo 7, che prevede una generale delega di riordino delle funzioni e dei ruoli della pubblica amministrazione. E siamo contenti del fatto che sia stato approvato il nostro emendamento che prevede, oltre agli interventi immediati che presumiamo arriveranno già in legge di stabilità, un censimento generale di tutte le pubbliche amministrazioni, di tutte le funzioni, di tutte le competenze delle diverse PA. Infatti, in questi anni, non è mai stato fatto un lavoro di questo tipo, non è mai stata fatta un'analisi complessiva della nostra pubblica amministrazione, statale e locale: una vera spending review, una vera eliminazione delle duplicazioni, una vera semplificazione si può fare solo così. È un lavoro lungo, ce ne rendiamo conto, ma agire solo sul contingente e sulla legge di stabilità, di anno in anno, oppure con norme, che per loro necessità vengano attuate rapidamente, non può consentire una modifica totale. Questo emendamento di Scelta Civica pensiamo possa squarciare un velo di omertà, che esiste, su enti inutili, procedure esaurite, uffici che non si sa bene più di cosa si occupino, duplicazioni create intenzionalmente e spesso semplicemente per non ridurre la dimensione delle amministrazioni. Noi pensiamo che per potere riformare la pubblica amministrazione la si debba conoscere e che fino ad oggi il problema fondamentale dei Governi sia stato quello di non conoscerla abbastanza, non per loro colpa, ma perché non esisteva questo tipo di strumento.
  Parlando di riforma della pubblica amministrazione in generale, siamo anche soddisfatti sia stato approvato un nostro emendamento, che chiaramente dice che gli interventi in materia di partecipate devono essere tesi a ridurle. Infatti, il problema non è soltanto una questione di riordino, ma di un'esagerata quantità di società, che significa diversificazione di Pag. 27interessi e moltiplicazione di posti. Già nella legge di stabilità Scelta Civica ha fatto passare degli emendamenti che consentono e che impongono la chiusura delle società con più amministratori che dipendenti. Adesso si deve proseguire quel lavoro e lo si deve proseguire con severità e con rigore, già durante quest'anno, ancora prima dell'attuazione della delega, attuando le norme della legge di stabilità.
  Infatti è vero, come ha detto l'onorevole Gigli poco fa, che la nostra pubblica amministrazione non ha un numero di dipendenti esageratamente più grande di quello degli altri Paesi ma è anche vero che nel computo le partecipate non ci sono e il rapporto Cottarelli parla, credo, di mezzo milione di persone impiegate dalle partecipate. Quindi, per poter riformare la pubblica amministrazione, è fondamentale quell'intervento: bisogna eliminare società che sono spesso cimiteri degli elefanti politici o sindacali, di persone che sono state piazzate semplicemente in passato per interessi dei partiti che governano quelle amministrazioni. Questa situazione deve finire perché sono soldi dei cittadini che vengono utilizzati in modo assurdo.
  Tornando all'articolo 7, ci sono interventi sui quali Scelta Civica vuole vedere i decreti legislativi e aspetta i decreti legislativi per un giudizio finale. Parlo delle disposizioni sull'accorpamento del Corpo forestale dello Stato riguardo alle quali pensiamo sia importante mantenere e preservare davvero tutte le funzioni a partire da quelle di prevenzione che sono tra le più importanti ed è evidente che la norma di per sé non comporta lo smembramento e l'abbandono delle funzioni: anzi vigileremo su quello che sarà il contenuto dei decreti e confidiamo che, come si è detto più volte, verrà mantenuta la specificità. Egualmente con riguardo alla riforma delle autorità portuali è importante che ci sia un coordinamento con il piano strategico nazionale della portualità e della logistica che è arrivato in Parlamento ed è evidente che la delega, che porta rapidità di intervento e che valorizza l'efficienza e la razionalizzazione, si debba coordinare con questo tipo di intervento.
  Per quel che riguarda la dirigenza pubblica, condividiamo il fatto che finalmente, seguendo un criterio di merito, entri chiaramente il principio della valutazione sia per i rinnovi sia per l'uscita dal ruolo unico nonché il fatto che sia prevista la possibilità della ricollocazione come funzionari: sono tutte disposizioni che erano contenute negli emendamenti di Scelta Civica e siamo particolarmente contenti che l'impostazione del Governo le rifletta. Siamo invece più perplessi sul fatto che siano stati respinti dei nostri emendamenti sulla responsabilità per atti gestionali del dipendente pubblico o del dirigente pubblico perché noi pensiamo che, quando non è coinvolta la politica, debba essere esclusivamente responsabile il dirigente ma avevamo chiesto che non si dovesse mantenere l'esclusione di questa deresponsabilizzazione dei politici nei casi in cui ci sia un coinvolgimento del politico. Penso che tale previsione, sebbene non espressa nella norma, sia comunque nelle intenzioni del Governo perché ho sentito parecchie dichiarazioni in questo senso. Non vogliamo che i politici che influenzano la dirigenza sugli atti gestionali poi, per commettere fatti illeciti, la facciano franca e quindi speriamo che i decreti legislativi da questo punto di vista mantengano un'impostazione rigorosa: esclusiva responsabilità del dirigente quando l'atto gestionale è compiuto da lui ma responsabilità anche dell'organo politico quando è provato che ci sia stato un coinvolgimento della politica nelle decisioni.
  Delle partecipate ho già parlato. Dei servizi pubblici locali vorrei dire che l'impostazione di Scelta Civica, parlando dell'articolo 15, è che bisogna rispettare la sentenza della Corte ma ciò non significa che debba essere tutto gestito o lasciato, sostanzialmente riportato in ambito pubblico. La sentenza della Corte non ha detto questo. Noi pensiamo che, dove nelle società la gestione sia poco efficiente dal punto di vista pubblico, sia importante il coinvolgimento dei privati perché l'equazione privato-illegalità, che ho sentito ancora Pag. 28fare ieri parecchie volte dai rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, è inaccettabile per noi.
  Per concludere Scelta Civica sostiene con forza questo provvedimento, pensa che vi siano le basi per una riforma della pubblica amministrazione che sia efficiente e finalmente completa e il Ministro Madia potrà contare sempre sul nostro sostegno a condizione che le riforme siano sempre coraggiose, radicali, complete e che non si finisca, come purtroppo è accaduto in passato, per partire con grandi manifestazioni di principio e poi essere arginati dalle resistenze che provengono sia dalla politica sia dall'amministrazione. È importante che vi sia coraggio: questa è una riforma che è fondamentale per il rilancio e la crescita del Paese e questo ci aspettiamo dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, signora Ministra Madia, la riforma della pubblica amministrazione è stata una delle riforme annunciate fin dall'inizio dal Governo Renzi. Io ho ascoltato con attenzione il suo intervento nella discussione sulle linee generali e vorrei ragionare insieme a lei per valutare il tasso di riformismo presente in questa riforma.
  Ora, quali criteri potremmo adottare, insieme, considerando che siamo stati eletti nella stessa coalizione di centrosinistra, per valutare questo tasso di riformismo ? Io penso due, piuttosto semplici: il primo, la coerenza con i principi costituzionali; il secondo, avvicinare la pubblica amministrazione ai cittadini italiani.
  Vede, sul primo criterio – la coerenza con i principi costituzionali – la nostra Costituzione prevede in maniera chiara il decentramento amministrativo; a me pare che questa riforma, in coerenza anche con le riforme costituzionali e della legge elettorale, vada in segno opposto e cioè, sostanzialmente, il tema sia costruire una cabina di regia che faccia riferimento alla Presidenza del Consiglio e che tutto, sostanzialmente, debba passare da lì.
  Altro principio costituzionale: la tutela dell'ambiente, della salute e dei beni culturali; ora, sul principio del silenzio assenso esteso anche a queste fattispecie, io ne capisco l'obiettivo, si vuole provare a risolvere l'inefficienza dell'amministrazione pubblica, ma temo che questa non sia la risposta; forse sarebbe stato meglio valutare una serie di provvedimenti tesi a costringere l'amministrazione a svolgere fino in fondo il suo ruolo piuttosto che non una sorta di deregulation che su temi così delicati va, appunto, contro i principi costituzionali.
  Infine, il rapporto tra politica e amministrazione; anche qui l'articolo 97 prevede che gli ambiti siano assolutamente distinti e separati. Io temo che alcuni provvedimenti sulla dirigenza pubblica, ad esempio quello che prevede la decadenza dal ruolo in caso di non utilizzo del dirigente per un certo periodo, vadano esattamente nella direzione opposta, cioè quella di stabilire un legame perverso tra la politica e la dirigenza dell'amministrazione pubblica.
  Quindi, se dovessi valutare la coerenza con i principi costituzionali, penso che il tasso di riformismo di questa riforma sia molto basso. Se poi passiamo, invece, al rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, che mi sembra l'altro aspetto rilevante che dovrebbe avere una riforma della pubblica amministrazione, anche qui mi pare che i punti dolenti siano molto grandi. Sulla conferenza dei servizi, a parte la questione del silenzio assenso, c’è un altro tema che noi abbiamo proposto, cioè quello del dibattito pubblico, proprio perché noi pensiamo che quando si parla di grandi opere che sono impattanti dal punto di vista ambientale e hanno dei costi spesso anche significativi, sia giusto, anche per l'efficienza dello Stato, coinvolgere fino in fondo i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, se dovessi valutare da questo Pag. 29articolo, anche qui, la vicinanza tra pubblica amministrazione e cittadini non c’è.
  Sul tema della riorganizzazione delle forze di polizia, cosa si sarebbe aspettato un cittadino italiano ? Il fatto che le forze di polizia a carattere generale – che sono quelle che, in effetti, hanno spesso delle duplicazioni – iniziassero un percorso, se non di accorpamento da subito, almeno di un lavoro davvero più coeso che, dal punto di vista funzionale, aumentasse l'efficienza di queste forze di polizia. Invece, tutto questo è piuttosto sbiadito, mentre si assume un altro provvedimento, secondo me per fare una sorta di spot elettorale e far vedere che si fa qualcosa, anche se non la cosa utile, cioè quello di intervenire sul Corpo forestale che è l'unico Corpo specializzato in tutela ambientale. Quindi, anche qui, se io dovessi pensare agli interessi dei cittadini, non capisco davvero come questa riforma sia utile.
  Se mai si doveva fare il percorso contrario, cioè unificare tutte quelle forze di polizia che hanno anche competenza ambientale e ricondurle in un unico corpo. Io personalmente avrei lavorato sull'accorpamento delle forze di polizia a carattere generale e su un potenziamento delle forze di polizia che seguono le tematiche ambientali, proprio per la specificità del nostro Paese. Invece, purtroppo, non si è fatto.
  Se dovessi pensare alla vicinanza dell'amministrazione pubblica ai cittadini italiani, mi vengono in mente le prefetture e le camere di commercio.
  In entrambi i casi voi riducete la presenza di questi enti: da un lato, con le prefetture, senza nemmeno poi individuare fino in fondo qual è il livello minimo territoriale di presenza dell'amministrazione dello Stato, e sulle camere di commercio, ancor più grave, perché individuate una serie di compiti che sono delegati alle camere di commercio, ma non c’è chiarezza sulle risorse che queste camere di commercio potranno avere. E questo è un problema grave, perché, a fronte di un piccolo risparmio per le piccole e medie imprese, ci sarà un sicuro taglio dei servizi, anche qui a proposito di vicinanza tra i cittadini e la pubblica amministrazione.
  Vi è, poi, il tema – che veniva citato anche da altri colleghi – delle autorità portuali: davvero meriterebbe un ragionamento a parte, perché qui, addirittura, siamo al dubbio di costituzionalità per quanto riguarda la delega.
  Ora, sono molti anni che si discute di riforma della portualità e della legge n. 84 del 1994; abbiamo fatti molti passaggi parlamentari nelle Commissioni, ci sono almeno due Ministri in questa legislatura che si sono impegnati su questo tema. Bene, anziché portare a compimento questa discussione, però utilizzando fino in fondo la discussione che si è fatta a livello parlamentare e con gli operatori del settore, ci si presenta una delega della pubblica amministrazione sostanzialmente in bianco, che non prevede nemmeno dei criteri minimi su cui ragionare. Io, francamente, trovo che questo sia davvero troppo e che sia intollerabile, soprattutto per tutti coloro che si sono impegnati in questi anni su questo punto e vedono completamente azzerato il lavoro che è stato fatto.
  E poi c’è tutto il tema che riguarda i segretari comunali, c’è il tema che riguarda – e su questo davvero mi sarei aspettato, da un Governo di centrosinistra o sedicente tale, un atteggiamento diverso – la contrattazione collettiva, che ancora una volta esce umiliata nel lavoro pubblico. Questo è doppiamente sbagliato perché, se vogliamo davvero rendere più efficiente la pubblica amministrazione, una delle leve fondamentali è mettere nelle condizioni i lavoratori di svolgere fino in fondo e fare fino in fondo la loro parte. Questo significa coinvolgimento e significa anche il fatto che è solo attraverso la contrattazione collettiva che si possono dare quelle norme anche di flessibilità nel lavoro, che consentono di dare risposte puntuali ai cittadini, e non si può pensare di normare tutto attraverso la legge in maniera generalizzata e unificata a prescindere dal tipo di amministrazioni che si vogliono andare a toccare.Pag. 30
  E poi, da questo punto di vista, io credo che un altro punto dolente, sempre nel rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, sia il tema dei servizi pubblici locali. Ora, anche qui io mi aspettavo banalmente e semplicemente che si recepisse ciò che è stato deciso dai cittadini italiani nel referendum del 2011. Io la formula – che è presente nel vostro testo – di «tenere conto», non la trovo sufficiente, signor Ministro, perché quando, dopo tanti anni, milioni di cittadini italiani si recano alle urne e danno un giudizio chiaro su questo tema, qui bisogna dire che si deve partire dal risultato del referendum e non «tenerne conto» come se fosse una delle tante questioni ma non un punto fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  
Nel concludere, io vorrei dire questo: se il tasso di riformismo di questo Governo si vede dal provvedimento sulla pubblica amministrazione, siamo a un livello grave di anemia dal mio punto di vista. Quindi, le nostre critiche non sono perché c’è troppo riformismo o perché si stanno facendo troppe cose; la nostra visione non è affatto conservatrice, al contrario: ci saremmo aspettati molto di più nell'innovare e nel migliorare la pubblica amministrazione. Qui, invece, purtroppo non c’è quasi nulla.
  Vorrei finire interloquendo con lei su un punto che lei stessa ha toccato nella discussione sulle linee generali, e cioè il tema della Grecia e dell'Europa, perché, vedete, ci troviamo a fare questa discussione sulla riforma della pubblica amministrazione in un momento drammatico in cui anche ad un altro Paese è stato chiesto di riformare la pubblica amministrazione. Perché faccio riferimento a questo ? Perché, vede, c’è quasi dell'ironia, se pensiamo che voi avete tentato, presentando e poi ritirando in Commissione un emendamento, di trasferire la bollinatura sulle coperture delle leggi dal MEF alla Presidenza del Consiglio, quando in Grecia – pensi, in Grecia ! – si chiede di istituire una Autorità indipendente per il controllo del bilancio.
  Questa cosa dovrebbe farla riflettere, signor Ministro, perché, se non si iniziano a dare dei segnali chiari contro l'austerità e per una crescita dell'Europa che passi finalmente anche attraverso investimenti pubblici come è stato fatto in tutti i Paesi, in Germania e negli Stati Uniti...

  PRESIDENTE. Concluda.

  STEFANO QUARANTA. ... non usciremo mai da questa situazione. Ed è per questa ragione che anche questa riforma è una riforma a metà, che non investe, purtroppo, sulla pubblica amministrazione.
  E, purtroppo, devo dire che questa è la vera prova che dimostra che il vostro riformismo, sia dal punto di vista della coerenza con i principi costituzionali sia dal punto di vista di quello che i cittadini si aspettavano, è assolutamente debole, insufficiente e inadeguato. Peccato, perché è un'occasione persa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Grazie Presidente, io credo che questo impegno sulla riforma della pubblica amministrazione sia un impegno prioritario per questo Parlamento che ha un Paese in cui la pubblica amministrazione viene vissuta come un carrozzone lento e disorganizzato, utile solamente a complicare la vita dei cittadini e a sprecare denaro pubblico.
  Noi abbiamo fatto molte audizioni in questi mesi, c’è stato un lavoro intenso in Commissione affari costituzionali. In questo senso, voglio ringraziare sia il relatore sia il Governo che, senza nessun tipo di preclusione, ha ascoltato e recepito quelle che sono state le proposte che oggi ci permettono di dire che questo Parlamento ha effettivamente contribuito a ridisegnare una nuova pubblica amministrazione che ci apprestiamo a votare.
  Ho parlato di luoghi comuni, ma voglio parlare anche di realtà. E la realtà è che oggi la pubblica amministrazione nel nostro Paese dà lavoro a circa 3 milioni e 300 mila persone con un costo di 158 Pag. 31miliardi di euro all'anno che è una cifra pari all'11 per cento del PIL del nostro Paese.
  Questo ci ha fatto capire e ci deve far capire quanto sia importante lavorare sul fronte della qualità e dell'efficacia dell'azione amministrativa che dobbiamo perseguire.
  La Banca mondiale nell'ambito del rapporto «Doing business» colloca quest'anno il nostro Paese al 56o posto su 189. Noi abbiamo il dovere di modernizzare, rendere efficiente la pubblica amministrazione e farla diventare un alleato dei cittadini che operosamente interagiscono con lo Stato ottenendone servizi e agevolazioni. Nello stesso tempo, dobbiamo fare in modo che finalmente non sia più vissuta come quella palla al piede di chi in Italia paga le tasse ma non ottiene i servizi che gli devono essere garantiti.
  Alleanza Popolare, il nostro gruppo, non ha fatto mancare il suo contributo soprattutto in alcuni punti determinanti – che sono il riordino delle partecipate, il riordino della dirigenza e i servizi pubblici locali – avendo sempre presente l'esigenza di semplificazione, di riorganizzazione e di maggiore trasparenza.
  Abbiamo presentato numerosi emendamenti volti ad accentuare il processo di sburocratizzazione dell'amministrazione pubblica italiana, a introdurre sanzioni per la mancata realizzazione delle norme di razionalizzazione delle partecipate e a migliorare ulteriormente la capacità decisionale della Conferenza dei servizi.
  Noi siamo convinti che la riforma sarà uno dei pilastri della ripresa del nostro Paese e vorrei che anche chi si è opposto ideologicamente al lavoro della squadra di Governo riflettesse su alcuni punti. In primo luogo, ci sarà un ruolo unico dei dirigenti statali e sarà più facile licenziare quei dirigenti assenteisti; finalmente arriva la staffetta generazionale per i dipendenti pubblici: la norma, introdotta durante il passaggio in Aula, prevede la possibilità per chi è vicino alla pensione di lavorare part-time e con il recupero delle risorse si potranno effettuare nuove assunzioni e promuovere il rinnovamento all'interno dei settori pubblici.
  Arrivano telelavoro e coworking anche per la pubblica amministrazione, introducendo quella flessibilità lavorativa per agevolare, ad esempio, il congedo parentale.
  Vengo poi a due punti che reputo particolarmente strategici, se crediamo nella possibilità di proiettare nel futuro l'economia e la società italiana.
  Uno è quello del riordino degli enti pubblici di riferimento, nell'ambito della ricerca, prevedendo, per i ricercatori e tecnici pubblici, libertà di ricerca, autonomia professionale e più formazione all'aggiornamento, in un sistema di regole più snello e norme diverse per budget e spese.
  La seconda questione è l'accelerazione della digitalizzazione del paese: quanto inciderà sullo sviluppo del nostro paese questo tema ? È significativo che le norme sulla cittadinanza digitale compaiano in apertura del testo e reputo questa scelta una cosa importante per il futuro dei nostri cittadini. Queste disposizioni possono rappresentare il punto di raccordo di una serie di progetti unificati sotto il titolo di Agenda digitale italiana e affidati al coordinamento dell'Agenzia per l'Italia digitale, su cui sono stati accumulati troppi ritardi. Purtroppo, i dati dell'Eurostat, che partono dal 2008 e arrivano alla fine del 2014, ci dicono che l'Italia, insieme alla Polonia, è uno dei pochi paesi che accusa addirittura un calo di cittadini in grado di rivolgersi alla pubblica amministrazione via Internet. In termini assoluti, solo il 36 per cento degli italiani che usano Internet interagiscono con la pubblica amministrazione. Teniamo presente che il dato, corrispondente a paesi simili al nostro come la Francia, è addirittura del 74 per cento. Quindi, il nostro paese dovrà assicurare una infrastruttura digitale sicura, stabile e veloce in tutti gli uffici pubblici, dalle scuole alle biblioteche fino agli sportelli aperti al pubblico. La delega che noi diamo al Governo prevede anche una figura che dovrà traghettare la nuova pubblica amministrazione verso una più Pag. 32ampia digitalizzazione: sarà scelto un dirigente incaricato di guidare la riforma del digitale.
  Venendo al capitolo delle semplificazioni normative, nella delega viene previsto un ampio utilizzo dell'istituto del silenzio assenso tra le amministrazioni pubbliche. Dopo 90 giorni dalla notifica di un atto, il silenzio da parte di una amministrazione equivarrà al consenso. Devo dire che noi forse avremmo preferito che fosse introdotto anche un diritto generale di interpello del cittadino; in ogni caso, il saldo finale per noi rimane positivo.
  Oggi abbiamo sul territorio ragionerie, direzioni provinciali dell'Agenzia delle entrate, archivi notarili, sovrintendenze, uffici scolastici, direzioni regionali e territoriali del lavoro: tutto ciò finalmente sarà concentrato in una sede unica. E vi sarà anche un accorpamento virtuoso delle camere di commercio con la limitazione delle partecipazioni societarie non necessarie. Saranno ridotti anche i componenti dei consigli, delle giunte e delle società da loro controllate con il riordino della disciplina dei compensi degli organi: quindi, riduzione dei compensi e dei costi e limiti agli stipendi dei vertici.
  Coloro che criticano strumentalmente questa riforma credo non abbiano niente da dire almeno su un capitolo su cui il nuovo centrodestra e Area popolare si è molto impegnato in questi mesi ossia il riordino delle società partecipate della pubblica amministrazione. Finalmente si procede ad una razionalizzazione e finalmente si permette il commissariamento di quelle partecipate in rosso. Questo stesso articolo predispone il taglio delle municipalizzati inutili e, sempre per quanto riguarda le società partecipate, si va verso una maggiore trasparenza e vincoli, veri, finalmente, per le assunzioni in queste società.
  Area popolare è particolarmente soddisfatta di questo risultato e ci auguriamo che i decreti delegati sfruttino l'ampiezza di queste deleghe per innovare in questo senso il nostro diritto amministrativo.
  Infine, proprio perché abbiamo poco tempo, parlo un minuto soltanto per quanto riguarda il riordino dei corpi di polizia che ha coinvolto i forestali e che rientra in un piano di razionalizzazione e migliore impiego delle risorse economiche, pur conservando le attribuzioni e riconoscendo il grande valore delle operazioni a tutela del territorio, dell'ambiente e della sicurezza alimentare.
  Concludo Presidente ricordando a tutti i colleghi di quest'aula che quello che andiamo ad approvare oggi è un passo molto importante per il nostro Paese che da troppo tempo tentava di riformare la pubblica amministrazione a vantaggio di imprese e cittadini, che finalmente vedranno ridotti i costi e i tempi che si traducono in sperpero di risorse. Per questo Area Popolare esprime il voto favorevole al riordino della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi noi siamo convintamente all'opposizione di questo Governo, ma se il provvedimento oggi in votazione – quel provvedimento che con un eccesso di ambizione o di ottimismo i colleghi della maggioranza chiamano riforma della pubblica amministrazione – fosse davvero una vera riforma non avremmo difficoltà a riconoscerlo e non avremmo difficoltà a votarlo. Se davvero servisse a rendere più facile la vita dei cittadini e delle imprese, semplificando i loro rapporti con la pubblica amministrazione, e a migliorare la qualità dei servizi pubblici, nonostante il nostro ruolo di oppositori esprimeremmo un voto favorevole. Invece questa non è affatto una riforma, è soltanto un insieme disorganico di norme, di deleghe legislative finalizzate a modificare singoli aspetti dell'organizzazione e dell'attività dei pubblici poteri, ma che non vanno al cuore del problema. Le imprese chiedono una burocrazia che non sia una camicia di forza che impedisce la loro attività, i cittadini chiedono più efficienza, Pag. 33più semplificazione, chiedono uno Stato meno invadente che non rallenti, muovendosi come un vorace pachiderma, la loro vita e la vita delle imprese. E voi invece che fate ? Rispondete con centinaia di norme scoordinate ed incoerenti dimostrando di avere voi stessi un approccio burocratico al problema della pubblica amministrazione. Dimostrate di non avere una visione, un'idea di quello che deve essere il funzionamento dello Stato e di quali debbano essere i limiti del suo perimetro. Una vera riforma dovrebbe mirare ad ottimizzare l'organizzazione del lavoro, dovrebbe assicurare il progressivo miglioramento delle prestazioni erogate al pubblico, dovrebbe avere come bussola l'aumento della produttività del lavoro pubblico e, soprattutto, dovrebbe favorire il riconoscimento dei meriti, ma anche dei demeriti dei dirigenti pubblici e del personale. La pubblica amministrazione, lo sanno gli italiani, è costituita da una serie di organizzazioni in molti casi inefficienti, accanto a dipendenti pubblici preparati e scrupolosi, per i quali non avete previsto alcun sistema premiale, ve ne sono tanti altri poco incentivati e che non sono sottoposti ad alcuna seria procedura di valutazione. Ebbene, in questo provvedimento non c’è nulla di tutto quello che dovrebbe qualificare una riforma, perciò non è una riforma. Avreste dovuto intervenire sull'efficienza, riducendo gli apparati e, soprattutto, utilizzando il salario accessorio per premiare i migliori e per scoraggiare i comportamenti opportunistici, invece non c’è nulla di tutto questo. Non c’è niente su merito e sulla valutazione del lavoro pubblico, nulla sulla produttività; eppure, proprio sul lavoro pubblico, sull'aumento della produttività, sul merito e sulla premialità, sul controllo della soddisfazione da parte dei cittadini, sul contrasto ai comportamenti opportunistici una traccia c'era già nel nostro ordinamento, ed era la riforma Brunetta. Ora io mi chiedo, mi rendo conto che l'atteggiamento della sinistra negli ultimi anni, e anche di questa maggioranza, di questo Governo, è sempre stato quello di chiamare tutti, anche noi di centrodestra, a partecipare alle riforme, ma solo a parole, perché poi invece anche quello che di indubbiamente positivo è stato prodotto negli anni passati, per esempio nella pubblica amministrazione, deve essere ignorato, perché il riformismo per voi non può che essere di sinistra. Con questa legge invece dimostrate che il vostro tasso di riformismo è pari a zero, dimostrate di non sapere cosa debba contenere una vera riforma.
  Avete inserito una serie di norme disordinate, alcune vicine all'insieme delle proposte del centrodestra e sulle quali non abbiamo votato contro. Mi riferisco, per esempio, agli articoli sul silenzio-assenso, oppure a quelle norme che riguardano la Conferenza dei servizi, ma anche qui vi siete fermati in mezzo al guado. Per esempio, è bene che si potenzi il silenzio-assenso, ma se non si interviene contestualmente per sanzionare la burocrazia incapace di rilasciare autorizzazioni e permessi in tempi certi anche il silenzio-assenso diventa un'occasione di deresponsabilizzazione per la pubblica amministrazione. In verità, non serve insistere nel modificare per l'ennesima volta gli istituti di semplificazione amministrativa, come la Conferenza dei servizi, il silenzio-assenso, per l'appunto, la segnalazione certificata di inizio attività, che hanno funzionato poco e male. Avreste dovuto, invece, provvedere alla specifica eliminazione di singoli adempimenti, di autorizzazioni, di certificati, di nulla osta, di comunicazioni, che, quando sono inutili, complicano inutilmente la vita dei cittadini e delle imprese. Persino le norme in materia di trasparenza non aggiungono nulla in termini di contenuti; non aggiungono nulla agli obblighi di pubblicazione già sanciti dal nostro ordinamento e si limitano a dettare misure organizzative che appesantiscono l'operato delle amministrazioni, introducendo una sorta di burocrazia della trasparenza e dell'anticorruzione. Quanta demagogia su questo tema. È possibile non capiate che questa strada non è sufficiente ad arginare la corruzione negli apparati dello Stato ? Solo chi non ha esperienza della vita reale può ignorare Pag. 34che il vero argine alla corruzione nella pubblica amministrazione si costruisce attraverso una reale semplificazione e un reale aumento dell'efficienza ! Se le procedure amministrative sono complesse, se persino per avere un pagamento dovuto bisogna attendere centinaia di giorni, si precostituiscono in questo modo, attraverso la lentezza, la complessità delle procedure, anche di quelle che potrebbero essere più elementari, i presupposti per richiedere al politico o al burocrate, in modo improprio, come un favore ciò che dovrebbe essere invece un diritto. Dove sta la semplificazione in questa legge ? Quali uffici e quali strutture avete eliminato ? Vi siete limitati ad accorpare il Corpo forestale dello Stato e le camere di commercio. Avete accorpato non ciò che era necessario, ma ciò che era più facile. Avete voluto sopprimere il Corpo forestale solo perché non si poteva smentire un tweet di Renzi con il quale si assumeva l'impegno a riorganizzare le forze di polizia e, fra tutte, il Corpo forestale dello Stato era l'anello più debole, con meno dipendenti. Eppure, era il corpo più efficiente, capace di sventare più di 10 mila reati ambientali l'anno. Se davvero ci fosse una sovrapposizione nelle competenze nelle nostre forze di polizia, questa sovrapposizione non riguarderebbe il Corpo forestale, che ha acquisito una forte specializzazione sui temi ambientali, proprio su quei temi che solo a parole dite di voler tutelare. Ma davvero pensate che il problema della pubblica amministrazione italiana possa essere il Corpo forestale o le camere di commercio ? Non ritenete, invece, che l'accorpamento delle camere di commercio potrebbe produrre l'effetto di una riduzione dell'efficacia nelle funzioni di servizio alle imprese e in generale al nostro sistema produttivo, proprio in un periodo di crisi in cui le nostre imprese, il nostro sistema produttivo, chiedono e meritano più servizi e più assistenza ? Anche sulla revisione dell'ordinamento pubblico, si è deciso di procedere facendo un pasticcio. Infatti, mediante la previsione dell'istituzione di tre ruoli unici, della piena mobilità tra gli stessi e dell'eliminazione delle due fasce si accresce soltanto la platea entro cui la politica potrà scegliere i dirigenti. Si equiparano irragionevolmente dirigenti di tutti i livelli di Governo, ad esempio quelli comunali a quelli statali, pur avendo acquisito professionalità profondamente diverse, e non si introduce alcun significativo elemento di meritocrazia nell'assegnazione degli incarichi. È evidente, allora, che in questo modo si finisce per indebolire la dirigenza nei confronti della politica, scrivendo una norma che sembra concepita solo per consentire la nomina di dirigenti comunali nei Ministeri e nella Presidenza del Consiglio. Per queste ragioni, signor Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà contro questa legge, che è l'emblema dell'approccio inconcludente del Governo Renzi e della sua maggioranza.
  Avete suscitato tante speranze negli italiani e state consegnando loro soltanto illusioni. Avete promesso di riformare l'Italia, ma state lasciando intatti tutti i nodi del Paese. Le vostre riforme e il cambiamento che non c’è state dimostrando di saperli scrivere soltanto nei titoli delle vostre leggi e non nel contenuto e nei tweet del vostro Presidente del Consiglio, questo Signor Presidente non ci basta e riteniamo che non basti neanche agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Signor Presidente.
  «Ogni riforma evapora, lasciando dietro solo la melma di nuova burocrazia» direbbe oggi Kafka alla ministra Marianna Madia.
  Questa citazione rende l'idea di cosa sia e cosa rappresenti questa riforma: solo la melma di una nuova burocrazia. La grande rivoluzione nella pubblica amministrazione, annunciata da Renzi, è solo una melma fatta di deleghe scoordinate, confuse, senza criteri e direttive chiare, Pag. 35senza scelte coraggiose. Non è solo una melma ma un vero e proprio pantano, quello in cui d'altronde si trova il Governo in questo momento, stretto tra i diktat della Trojka e quelli dei più o meno scoperti gruppi di lobbisti da cui dipendete come da una droga. Questo insieme di deleghe, volutamente confuse e non chiare, rivelano comunque la matrice di fondo, il loro pensiero guida: da un lato distruggere i beni e gli interessi pubblici e dall'altro accentrare il potere ! D'altronde il leitmotiv di questo Governo è: «un uomo solo al comando» !
  Questa doveva essere la riforma (l'ennesima per la verità), che doveva incidere sul Paese, per renderlo più vivibile e per stimolare la crescita e lo sviluppo, per renderlo meno corrotto e più affidabile.
  No, Ministro Madia, non ci siamo. Già il titolo di questo disegno di legge ne racconta lo spirito, l'intento e il triste esito: «Deleghe al Governo». Un'infinità. Una bulimia di potere, l'ennesima violenza all'equilibrio dei poteri e il pervicace spodestamento delle prerogative parlamentari. Le deleghe principali sono almeno 16, e ciascuna di queste è corredata di ulteriori e indefinite deleghe «correttive». È un abuso abnorme dell'istituto della delega in violazione dell'articolo 76 della Costituzione.
  È inquietante. E forse sarebbe stato leggermente meno inquietante se avessimo almeno capito, durante l'iter in Commissione o qui in Aula, cosa mai ci volete fare con tutto questo potere e cosa volete costruire, quale progetto avete per il futuro di questo paese. Non è emersa una visione di insieme, un progetto chiaro. Probabilmente perché ancora non l'avete questo progetto o forse perché in realtà Confindustria, i massoni, i lobbisti e forse la stessa Merkel stanno ancora decidendo come usare queste deleghe e come svendere il patrimonio pubblico del Paese.
  Entro nel merito degli articoli per evidenziare le criticità più rilevanti, per raccontare ai cittadini cosa li aspetta o cosa ha in serbo per loro questo sciagurato Governo e per dire loro quali sono i motivi che ci portano a dichiarare il nostro voto contrario su questa riforma. È un no motivato, ragionato e sofferto. Sì, sofferto perché come M5S abbiamo tentato, con tutti gli strumenti a nostra disposizione e fino all'ultimo, di cogliere questa occasione per curare i loro interessi; – gli interessi pubblici, – i grandi assenti di questa riforma tutta concentrata sulla regolazione più ottimale del potere e del suo abuso.
  L'articolo 1, forse l'unico senza infamia e senza lode, è l'ennesimo progetto di digitalizzazione della pubblica amministrazione proiettato nel futuro, che mai è diventato presente. Il M5S in 3 anni è riuscito a creare in rete un movimento di milioni di cittadini, informati e attivi, riesce a condividere leggi e Presidenti della Repubblica. Mentre la digitalizzazione della pubblica amministrazione è ferma al palo. Ci sono pubbliche amministrazioni che ancora oggi non hanno la posta elettronica certificata ! Ci sono Tribunali con computer di 10 anni fa e per avere un casellario giudiziario ci devi andare di persona ! Nell'articolo si parla di livelli minimi di qualità, fruibilità, accessibilità e tempestività dei servizi on-line delle amministrazioni pubbliche prevedendo premi e sanzioni. A chi e come, si applicano premi e sanzioni ? Mistero della fede nella beata Marianna !
  Gli articoli dal 2 al 5 fanno una vera e propria incursione sui procedimenti amministrativi, sulla conferenza dei servizi, sul silenzio-assenso, sulla SCIA e sull'autotutela amministrativa in un'unica e pericolosissima logica: la deregulation indiscriminata a discapito anche di interessi pubblici rilevanti, come la tutela dell'ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico-artistico, della salute e della pubblica incolumità. Si propone, sotto le mentite spoglie della semplificazione, una vera e propria aggressione agli interessi dei cittadini. Si dice semplificazione e si scrive «decido io e basta» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E chi decide il più delle volte ? La Presidenza del Consiglio dei Ministri, se non addirittura l'uomo solo al comando: «Shihs», Mister President !Pag. 36
  A dir poco agghiacciante è la riduzione dei termini dei procedimenti, in relazione a rilevanti insediamenti produttivi e ad opere di interesse generale, con il concomitante potere sostitutivo del Presidente del Consiglio. È esorbitante mettere sullo stesso piano, nell'ottica della semplificazione e della speditezza dell'azione amministrativa, l'avvio delle attività imprenditoriali e le grandi opere. E qui una domanda sorge spontanea: ma sulle grandi opere, sul Mose, sull'EXPO, sul TAV, non vi sono bastate le facilitazioni che vi hanno consentito di rubare miliardi di euro ? Ne volete ancora ? Il punto è che voi le regole non solo non le rispettate: non le volete proprio !
  In questi articoli voi non vi preoccupate di sanzionare l'inadempienza o l'inerzia dell'amministrazione, ma vi premunite di legittimarla. Ovviamente anche a vantaggio di atti e provvedimenti illegittimi. C’è una modifica della legge sul procedimento amministrativo, la n. 241 del 1990, che consentirà di sanare, a seguito d'inerzia dell'amministrazione che non li abbia annullati, anche quei provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, che siano scaturiti anche da atti illegittimi. Tali provvedimenti non sono ben identificati e ci viene il sospetto che potrebbero rientrarci, per esempio, anche gli abusi edilizi.
  Sull'articolo 6, la delega in materia di trasparenza ed anticorruzione, diciamo semplicemente che non meritate né fiducia, né tantomeno delega, per due semplici motivi. Il primo non lo racconto ma potete leggerlo nelle cronache giudiziarie quotidiane (ogni giorno arrestano qualcuno di voi) ed il secondo è perché fate il gioco delle tre carte. Da un lato ci dite che levate la delega sul decreto n. 39 del 2013, salvo poi riformulare l'intero articolo 6 inserendo la delega a voler rivedere il piano nazionale anticorruzione, ovvero tutte le misure previste e indicate dalla legge anticorruzione, la n. 190/2012 e dai decreti attuativi n. 33 e n. 39, anche attraverso la modifica della relativa disciplina legislativa. Ed anche sulla trasparenza parlate di ridefinizione «dell'ambito soggettivo delle norme che la riguardano. Auspichiamo che voi intendiate quel ridefinire come ampliare», magari estendendo la trasparenza anche alle fondazioni bancarie, a quelle politiche e alle cooperative.
  L'articolo 7 è esorbitante e travalica i confini costituzionali laddove pericolosamente tenta di accentrare nella figura del Presidente del Consiglio l'attività del Governo che, fino a prova contraria, è ancora collegiale. Dove porterà questa delega ? Tremo solo a immaginarlo. In questo articolo inoltre si fanno delle vere e proprie incursioni tanto devastanti quanto scoordinate in diversi apparati dello Stato. Dalle prefetture al Corpo forestale dello Stato, fino alle Capitanerie di porto. Mentre l'Europa ci chiede di rafforzare il Corpo forestale dello Stato, di riorganizzarlo, voi, all'indomani dell'approvazione della legge sui reati ambientali, cosa fate ? Togliete l'unico presidio a garanzia di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Togliete ogni tutela delle aree protette, dei parchi regionali, del controllo della fauna selvatica e di tutto il controllo ittico e venatorio. In un paese come l'Italia, con un gravissimo dissesto idrogeologico, voi eliminate l'unico presidio che abbiamo di controllo del territorio. C’è un progetto di unificazione complessivo delle forze di sicurezza inquietante. Viene il timore o il sospetto che si tratti di un progetto che va ben oltre i confini del nostro paese, stretto parente di quel progetto di unificazione delle forze di polizia europee che taluni chiamano come Eurogendfor.
  Sulla dirigenza, la logica è unica e chiara, rafforzare il potere politico e nel contempo tentare diffusamente di deresponsabilizzare i politici, spostando ogni responsabilità anche amministrativo-contabile, esclusivamente sui dirigenti. Il processo di Renzi alla Corte dei conti è forse la causa ? Distruggete il ruolo di terzietà dei segretari comunali e mandate al macero i requisiti di professionalità che gli stessi hanno e devono possedere. Create i ruoli unici dirigenziali e non intaccate Pag. 37minimamente la discrezionalità nella scelta del dirigente e sulla sanità siete e rimanete spudorati.
  Non introducete valutazioni trasparenti né vi sognate di garantire una qualificazione nella composizione delle commissioni di valutazione dei direttori generali delle aziende sanitarie. Volete che rimangano nomine fiduciarie, indicate dalla politica.
  Sulle partecipate, non fate alcuna operazione di riduzione. Non avete avuto il coraggio di dire che una partecipata, con i bilanci in rosso e con dotazione organica inferiore a quella delle poltrone politiche, deve essere soppressa e il servizio pubblico deve ritornare nella piena gestione dello Stato. Non dimostrate attenzione rispetto al referendum, votato da 27 milioni di persone, che hanno chiesto l'acqua pubblica. In questa delega si dà carta bianca al Governo per privatizzare ulteriormente i servizi pubblici locali. Con questa delega sulle partecipate dimostrate assoluta fedeltà alla Trojka, alla politica di austerità, a Confindustria.
  Sì, la logica è sempre quella: iperliberismo sfrenato al servizio dei mercati finanziari e contestuale spolpamento di qualsiasi diritto, bene e servizio pubblico (scuola, salute, comuni, acqua, trasporti). Tutto, volete vendere tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ma c’è una cosa che non riuscirete mai né a vendere e né, tanto meno, a comprare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Sono quei cittadini informati che hanno capito che siete solo dei servi in bianco dei poteri della Trojka.
  Il MoVimento 5 Stelle è un'ondata di cittadini che presto vi seppellirà. Il MoVimento 5 Stelle vota «no» su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

  ALAN FERRARI. Grazie, Presidente. Se lei mi permette, Presidente, vorrei provare a riportare un po’ di ragionamento in quest'Aula, di libero ragionamento. Dico «libero» perché – e me lo lasci dire subito, con chiarezza e testa alta – qui siedono persone libere, oneste e che lavorano con la propria autonomia e onestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Quando il mio gruppo mi ha chiesto di fare la dichiarazione di voto finale su questa riforma, mi sono posto innanzitutto una domanda, paradossale per certi versi: ma gli italiani vogliono davvero riformare la pubblica amministrazione ? Il dubbio non scaturisce, ovviamente, dalla reale constatazione delle difficoltà del nostro apparato pubblico né, tanto meno, dalla per lo più fallimentare sequenza di riforme che esso ha, via via, subito. Il dubbio è sorto perché c’è qualcosa che non torna e lo dico perché pare scontato che chiunque di noi vorrebbe un'amministrazione pubblica maggiormente efficiente, ad alta produttività, orientata al risultato, fondata sulla responsabilità personale, sull'apprendimento continuo, sulla trasparenza, sulla valutazione.
  Eppure, guardando l'evoluzione della nostra pubblica amministrazione, emerge più di qualche dubbio sulla reale volontà di cambiarla. È come se tutti ci lamentassimo di come le cose non funzionino mai ed è come se chiedessimo, a gran voce, che qualcuno faccia qualcosa; ma poi, dinnanzi a possibili cambiamenti, è come se avessimo un istintivo sentimento di resistenza.
  La PA italiana sembra davvero assomigliare ad un ippogrifo, quell'animale mitologico che avrebbe voglia di volare ma che deve fare i conti con la sua ingombrante natura cavallina. In realtà, vedendo il fallimento e soprattutto le sempre parziali attuazioni delle riforme passate, forse bisognerebbe prima assicurarsi che questo ippogrifo abbia, per l'appunto, davvero voglia di volare.
  La nostra pubblica amministrazione sembra connotarsi di un retaggio culturale teso tutt'altro che al risultato, anzi teso ad Pag. 38assicurare solo il rispetto della legalità dell'azione amministrativa. La cultura del sospetto, dell'inganno, del malaffare, peraltro, ha imposto nel tempo delle scelte di fondo che hanno tinto di un approccio sempre più giuridico tutta l'azione amministrativa, imbrigliandola spesso in procedure e procedimenti avulsi dalla realtà e totalmente disallineati ai reali bisogni. Oggi i cittadini vedono la pubblica amministrazione come ostile e inefficiente, spesso inutile o addirittura dannosa.
  Se questo è, ciò che va sottolineato oggi in quest'Aula – e lo fa il PD con forza – è che questa riforma ha centrato il punto, cogliendo alcune questioni cardine su cui sarà possibile impiantare un modello più avanzato, più snello e, soprattutto, più rispondente ai bisogni dei cittadini e delle imprese, come spesso viene ricordato nel testo.
  Benché malcelata e controversa, la richiesta di cambiamento e di innovazione c’è ed è tale da creare oggi i presupposti per innescare processi di un cambiamento radicale. Serve, però, forte discontinuità con il passato ed occorre sciogliere definitivamente alcuni nodi che tornano costantemente all'attenzione del legislatore, senza essere, però, per questo mai risolti.
  Sarà la volta buona ? Forse sì, e per assurdo a spingerci in tale direzione può anche esserci proprio il contesto sociale ed economico particolarmente critico in cui si cala questa riforma: un doppio vincolo caratterizzato da condizioni di ristrettezza economica da una parte, complessità dei bisogni e delle esigenze da soddisfare, dall'altra. Quindi: meno soldi e più richiesta di servizi pubblici.
  Il provvedimento che ci apprestiamo a votare è cambiato in molti suoi aspetti rispetto al testo approvato dal Senato. Nei suoi attuali 23 articoli vi sono molte deleghe legislative da esercitare in gran parte nei dodici mesi successivi, a dimostrazione del fatto che questo è un punto di partenza, un ottimo punto di partenza, ma non di arrivo. Un grosso sforzo è stato fatto dal Governo per assemblare le maggiori criticità dell'apparato statale in un'unica riforma, ma da domani servirà la collaborazione di tutti, di tutti gli esperti, di tutte le forze economiche e sociali del Paese.
  Questa riforma, spazia dalla riorganizzazione dell'amministrazione statale e della dirigenza pubblica, al potenziamento della digitalizzazione, dalla semplificazione dei procedimenti amministrativi alla riorganizzazione delle camere di commercio, alla razionalizzazione dei controlli del territorio e degli uffici territoriali di Governo.
  Evito la fredda elencazioni degli articoli; trovo utile, invece, provare ad analizzare gli obiettivi perseguiti dai singoli provvedimenti con una lettura organica e unitaria. Provvedimenti strettamente correlati da tre integratori: l'efficacia, l'efficienza e la semplificazione.
  Rispetto agli obiettivi di semplificazione, di valore sono, ad esempio, le previsioni dell'articolo 1 sul CAD, dell'articolo 2, che in materia di conferenza di servizi ne semplifica i lavori e dà certezza dei tempi, o anche dell'articolo 12, con la delega per l'adozione di tre testi unici sul personale, sulle partecipazioni pubbliche e sui servizi pubblici.
  Rispetto all'efficienza è da richiamare soprattutto l'articolo 7 sulla riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato nella parte in cui si imposta la riduzione di quegli uffici che svolgono funzioni più lontane dai cittadini, potenziando, al contrario, quelli maggiormente rispondenti ai bisogni della collettività. Anche rispetto all'efficacia gli esempi sono tanti: nell'articolo 7, dove tra i principi e criteri della delega vi è anche la razionalizzazione e il potenziamento dell'efficacia delle funzioni di polizia, finalizzato ad evitare sovrapposizioni di competenze (parentesi: sia chiaro, tutte le funzioni di controllo e tutela ambientale, oggi in capo al Corpo forestale dello Stato, rimarranno e saranno potenziate !); nell'articolo 8, dove si introduce la previsione che il Ministero dello sviluppo economico definisca standard nazionali delle prestazioni delle camere di commercio; o ancora nell'articolo 13, dove si prevede un processo di integrazione dei sistemi di valutazione, anche Pag. 39al fine di migliorare la valutazione delle politiche. Mai più valutazione delle persone scollegate da ciò che producono gli enti dove esse lavorano. Nessun dipendente è in più, ma tutti devono essere utili.
  Ora, per capire se è davvero la volta buona, occorre andare più in profondità e cercare di cogliere tutto lo spirito riformista di questa delega. Una delega che sembra stare in equilibrio su tre punti delicati, in grado però di fare davvero la differenza: quello tra centrale e locale; quello tra omogeneità e differenziazione; quello tra vigilanza e responsabilizzazione.
  Il tema della centralizzazione, per quanto attiene al primo equilibrio, rischia di diventare sempre di più una perversione di chi antepone l'esigenza di una forma accentrata dello Stato, servente di una esigenza di controllo diretto, a quella di una forma più decentrata e federalista, più consona a sostenere le ricchissime e fondamentali peculiarità delle realtà locali. Non si tratta di scegliere fra centro e periferia – lo abbiamo già fatto tanto volte in passato con modesti risultati – si tratta piuttosto di creare i meccanismi operativi per compenetrare esigenze di coordinamento e controllo con quelle di autonomia e sviluppo della capacità propulsiva dei territori.
  In questo quadro, credo quindi vada letto e interpretato, ad esempio, anche l'articolo 1, in materia di integrazione dei sistemi informativi per il controllo di gestione nelle pubbliche amministrazioni.
  L'equilibrio tra omogeneità e differenziazione è strutturalmente connesso al precedente, dove il requisito dell'omogeneità nell'applicazione delle politiche risponde tipicamente ad esigenze di garanzia, ordine, confrontabilità, semplificazione delle prassi, mentre quello di differenziazione, al contrario, risponde all'esigenza di realizzare condizioni applicative differenti per le varie amministrazioni in funzione delle loro dimensioni, dei loro compiti e dei loro contesti.
  L'equilibrio tra vigilanza e responsabilizzazione, infine, chiama in causa il più generale problema dell'organizzazione e raccordo tra i controlli interni e i controlli esterni sull'uso delle risorse pubbliche. Seconda parentesi: tutte le funzioni di presidio di legalità, oggi in capo ai segretari comunali, rimarranno e verranno potenziate ! Che sia chiaro: tutto il resto sono fandonie.
  Anche l'istituzione e la gestione del ruolo unico dirigenziale va letta alla luce di questi tre punti di equilibrio. Il ruolo unico è una grande opportunità, utile ad innescare meccanismi di sana competizione e valorizzazione del merito, ai fini della retribuzione, ai fini del reclutamento e della selezione del personale dirigenziale, ai fini della piena coerenza tra i profili dei dirigenti e i ruoli che essi devono ricoprire.
  Il ruolo unico è un grande atto di coraggio, che va riconosciuto a questo Governo, al Ministro Madia, che ringrazio, come ringrazio il relatore Carbone per l'attento lavoro che hanno svolto in queste settimane; come un atto di coraggio è tutto l'impianto di questa legge.
  Negli ultimi decenni abbiamo avuto una sequela di interventi normativi, tutti accomunati dalla pretesa di voler predeterminare un modello di amministrazione in astratto funzionante, in astratto funzionante. La storia ha tristemente dimostrato che questo approccio ha fallito, e il fallimento lo constatiamo vedendo le numerose disposizioni rimaste lettere morte, anche di quelle leggi positive.
  Non si è capito, o non si è voluto capire, che il cambiamento e l'innovazione parte e si gioca sui valori, le competenze e le motivazioni che guidano e vivono l'amministrazione giorno dopo giorno. La centralità dell'articolo 9, con l'istituzione del sistema della dirigenza pubblica, articolato in ruoli unificati, rappresenta proprio tutto questo.
  Prima di dire che Stato hai in mente, prima di determinare che tipo di organizzazione ti serve per raggiungere il tuo scopo, serve concentrarsi su chi il cambiamento lo vivrà sulla propria pelle, giorno dopo giorno. La differenza rispetto al passato non la farà una migliore strategia, ma l'impostazione delle condizioni abilitanti al cambiamento stesso.Pag. 40
  Il cambiamento non è predeterminabile: va prima di tutto compreso ed interpretato. Oggi, nel Paese, vi sono molte istanze che...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALAN FERRARI. ...richiedono – ho finito, Presidente – fermezza, decisionismo e coraggio. Molto spesso abbiamo caratterizzato l'azione del Governo Renzi con la parola «coraggio». Anche stavolta va così, perché questa riforma di coraggio ne ha da vendere, ne ha il Governo, ne ha il PD.
  Per cui, mi appresto ad esprimere il voto favorevole, a differenza, ancora una volta, di Lega, Forza Italia e MoVimento 5 Stelle, che perdono una grande occasione in cambio della solita rocambolesca ricerca di originalità mediatica.
  Presidente, ho provato a visualizzare un'immagine che potesse rappresentare tutta questa storia e mi sono venuti in mente due atleti, due acrobati: uno è la pubblica amministrazione, l'altro i cittadini. Sono nel pieno della loro evoluzione, nessun salto nel vuoto. Quella presa non è un atto di fiducia, ma la consapevolezza che quella stretta può essere e deve essere reciproca. Quella mossa, quelle mani che cingono reciprocamente il polso dell'altro, quella si chiama adesione, si chiama tenuta, si chiama credere, insieme, nell'Italia e nelle sue istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà. Intanto, chiedo ai colleghi se possono liberare l'emiciclo, grazie. Prego, presidente Pisicchio.

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, con questo provvedimento il Governo continua a svolgere un'azione legislativa con ambizione, direi, enciclopedica. Dal Corpo forestale alle camere di commercio, dal PRA alle agenzie fiscali, dalle prefetture alle authority, non vi è comparto della pubblica amministrazione che non abbia ricevuto un'attenzione: alcune volte con appropriatezza, come nel caso del PRA, ricondotto nell'alveo ministeriale, o del riordino delle authority; altre, con qualche smagliatura e con qualche perplessità, come nel caso del Corpo forestale.
  L'ispirazione generale, tuttavia, sembra ruotare intorno all'esigenza condivisa di una spending review. Forse, sarebbe stato anche opportuno imprimere una spinta maggiore alla semplificazione e allo snellimento, da un lato, e al potenziamento dei processi formativi della burocrazia, dall'altro; forse, abbiamo bisogno di una ENA italiana, valorizzando la Scuola di amministrazione che già c’è; forse, abbiamo bisogno di dare un'anima alla pubblica amministrazione, un'idea di Stato che ancora non si scorge. Consegniamo il tema al Governo, mentre dichiariamo il nostro voto favorevole ad un provvedimento che, comunque, indica una volontà di riforma (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Carbone.

  ERNESTO CARBONE, Relatore per la maggioranza. Presidente, solo per ringraziare la Presidente, i Vicepresidenti e gli uffici della Camera, in particolar modo quelli della I Commissione. E poi mi faccia fare un particolare ringraziamento al gabinetto del Ministro e agli uffici legislativi del Partito Democratico per il supporto tecnico, e non solo, in queste settimane di lavoro.

(Coordinamento formale – A.C. 3098-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 41

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3098-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.  3098-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1577 – «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» (Approvato dal Senato) (3098-A):

   Presenti  351   
   Votanti  346   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  253    
    Hanno votato no  93.

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'ItaliaVedi votazioni).

  (Il deputato Capone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Sospendo ora la seduta, che riprenderà alle ore 12,40, con il successivo punto all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,45.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alle procedure arbitrali volte a risolvere le controversie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riguardanti l'attuazione dei piani di ricostruzione post-bellica dei comuni di Ancona, Ariano Irpino e Macerata – n. 2-01027)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Agostinelli ed altri n. 2-01027, concernente chiarimenti in merito alle procedure arbitrali volte a risolvere le controversie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riguardanti l'attuazione dei piani di ricostruzione post-bellica dei comuni di Ancona, Ariano Irpino e Macerata (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Agostinelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Onorevole Presidente, signor rappresentante del Governo, che ancora non c’è, con l'odierna interpellanza il gruppo...

  PRESIDENTE. No, no, onorevole Agostinelli, a onor del vero è presente. Altrimenti non avremmo potuto iniziare la seduta.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Il gruppo MoVimento 5 Stelle chiede risposte adeguate sul più grande scandalo mai verificatosi nella Repubblica italiana cioè come sia stato possibile che lo Stato si trovi oggi a pagare circa 2 miliardi di euro, 4.000 miliardi delle vecchie lire, ad un signore che, definito a suo tempo «re delle incompiute» è stato arrestato e condannato proprio per le concessioni dei piani di ricostruzione postbellica dei comuni di Ancona, Ariano Irpino e Macerata.
  Chiediamo di sapere quali attori si sono mossi per favorire un esito così sciagurato della vicenda che ha già portato al pagamento da parte dello Stato di oltre 250 milioni di euro riferiti ai piani di ricostruzione di Ariano Irpino e Macerata, al pagamento dei compensi esorbitanti per Pag. 42gli arbitri e per i segretari calcolati senza rispettare la legge che prevede, invece, un tetto massimo di 100 mila euro, compresi i segretari, mentre sono già stati pagati per il lodo di Macerata 1 milione e 346 mila euro, per il lodo di Ariano Irpino 1 milione e 200 mila euro. In totale 2 milioni e 500 mila euro invece di 200 mila euro. Come mai siamo arrivati all'attivazione di lodi arbitrali dove lo Stato risulta soccombente nel 95 per cento dei casi anziché applicare la legge n. 317 del 1993 ? La legge è molto chiara e dice che per i lavori eseguiti dal concessionario la definizione contabile va effettuata con riferimento allo stato di avanzamento alla data di cessazione dei lavori, cioè il 9 ottobre 1992, che è la data dell'arresto del Longarini e la data dei decreti del Ministero dei lavori pubblici con cui sono state revocate le concessioni. I lavori, dunque, sono cessati il 9 ottobre 1992. Perché il Ministro non ne ha tenuto conto ? Perché gli arbitri non hanno rispettato la legge ? E, soprattutto, chi ha orchestrato questo colossale esborso di soldi dei cittadini italiani per circa 2 miliardi ? E per quali motivi il Governo, il Ministro dell'economia e delle finanze, quello delle infrastrutture e il Presidente del Consiglio non mettono in atto le misure dovute per evitare questo regalo miliardario ?
  Del resto, si tratta dello stesso Governo che, di fronte alla sentenza della Corte costituzionale con cui è stato dichiarato illegittimo il taglio delle pensioni di milioni di cittadini italiani, ha emanato sic et simpliciter un decreto-legge e ha deciso di restituire solo una parte del maltolto e solo ad una parte dei pensionati con la motivazione che i soldi non ci sono.
  Dunque, per i pensionati che non arrivano a 2.000 euro al mese i soldi non ci sono, mentre per alcune decine di persone i miliardi si trovano ? Si faccia allora un decreto anche in questo caso. Anzi, in realtà ci risulta che il Governo, a partire dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, si sia attivato per trovare la somma tagliando addirittura 6.000 interventi nell'edilizia scolastica pubblica. Ripeto: 6.000 ! E come osserva il coraggioso giornalista Andrea Cinquegrani, che ringrazio vivamente, sul periodico La voce delle voci, i lodi Longarini azzerano tutti i fondi disponibili per il trasporto pubblico locale. Sono a rischio alcune opere strategiche e persino decine di interventi nelle strade italiane. I posti di lavori in pericolo sono quantificati tra i 35 e i 40 mila.
  Il Governo tace di fronte ai giornalisti: una parola dall'ex Ministro Lupi ? Niente. Qualche commento da parte del neo Ministro Graziano Delrio ? Silenzio. E resta muto come un pesce anche Di Pietro che al cronista di Libero risponde a monosillabi: no, non so nulla, sono in campagna. Nessuno parla, nessuno ricorda, nessuno risponde e il Governo non ha risposto ad una dettagliata interrogazione presentata al Senato dal capogruppo del PD della Commissione lavori pubblici, senatore Filippi, non ha risposto agli esposti presentati dal movimento Sinistra per Ancona e dall'ex deputato onorevole Eugenio Duca trasmessi agli organi politici, ai Ministri delle infrastrutture pro tempore succedutisi, ai componenti dei collegi arbitrali, alle procure della Repubblica e della Corte dei conti.
  Non ha risposto, fino ad oggi, alle numerose interrogazioni presentate dal MoVimento 5 Stelle, perché signor rappresentante del Governo ? I tre arbitrati sono stati costituiti dal Ministro Di Pietro insieme al suo capo di Gabinetto Vincenzo Fortunato, in precedenza già capo di Gabinetto del Ministro Tremonti, quel Fortunato che è stato, poi, incaricato dal Governo della società Ponte sullo stretto, personalità molto vicina anche all'ingegner Ercole Incalza e che compare nelle intercettazioni pubblicate da il Fatto Quotidiano nei giorni 11 e 12 luglio. Il quotidiano racconta di una cena a cui hanno partecipato un gruppo di persone definite la cricca della taverna Flavia e pubblica queste parole: alla stessa tavola c’è anche il super burocrate dell'economia Vincenzo Fortunato che ha un'idea ben precisa: Letta ha voluto distruggere il centro di potere, ma non ha creato nulla, oggi paga le conseguenze di aver smantellato ogni struttura.Pag. 43
  Ora, agli interpellanti non è dato di sapere a quale centro di potere faccia riferimento il Fortunato, ma ci viene da chiederci: forse è lo stesso centro di potere che si è occupato dei lodi arbitrali ? Certo è che in data 23 marzo 2007 il Ministro Di Pietro accettava il lodo arbitrale per il piano di ricostruzione di Ariano Irpino e nominava arbitro per l'amministrazione l'avvocato Messina, noto esponente del partito Italia dei Valori e oggi segretario nazionale del partito di Di Pietro; segretari vengano nominati due dipendenti del Gabinetto del Ministro, Marconi e Ruffini. Certo è che per il lodo del piano di ricostruzione di Macerata, il signor Longarini ha proposto domanda il 25 giugno 2007. Il Ministro Di Pietro, con provvedimento del 25 giugno, adottato quindi lo stesso giorno della domanda del Longarini, ha accettato di costituire il collegio arbitrale e ha nominato arbitro di parte pubblica l'avvocato Condello, anch'egli esponente del partito Italia dei Valori. Ora più che i rappresentanti della parte pubblica qua ci sembra ci siano i rappresentanti di un partito politico.
  Il 26 giugno, cioè il giorno dopo, alle 10,30, quindi in meno di ventiquattro ore, il Ministro e Longarini designano il professor Malinconico come terzo arbitro con funzioni di presidente del collegio; collegio che si riunisce alle 11, mezz'ora dopo e nomina i due segretari, ancora una volta, Marconi e Ruffini, altro che lentezza della burocrazia italiana. Qua ci troviamo di fronte a una celerità burocratica stupefacente.
  Ma con un sussulto di legalità, così potremmo dire, il 2 luglio, l'Avvocatura generale dello Stato, vista l'istanza del Longarini del 26 giugno 2007, richiamando la sentenza della Corte costituzionale n. 152 del 1996 e le norme che consentono alle parti cui è notificata la domanda di poter declinare la competenza arbitrale, dichiara che è intenzione del Ministro delle infrastrutture di avvalersi della relativa facoltà e che il Ministro declina la competenza arbitrale in relazione alla controversia introdotta dalla domanda notificata il 26 giugno 2007 e invita la controparte a proporre le proprie domande e istanze davanti al giudice ordinario, mediante le norme di rito. Pertanto, l'arbitrato, in teoria, è declinato, non si può fare. Ma i due, Longarini e Di Pietro, l'hanno già costituito e nessuno tiene conto del pronunciamento dell'Avvocatura che agisce su delega del Ministro, né ne tiene conto Di Pietro, né Fortunato, né Longarini, né il presidente del collegio Malinconico che all'epoca ricopriva anche l'incarico di segretario generale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma si è mai vista in un Paese normale una simile operazione ? No.
  Ma le anomalie e le illegalità non finiscono mica qui. A un certo momento il presidente Malinconico si dimette dall'incarico oppure, secondo altra versione, ha una temporanea astensione dall'incarico. Stando a una nota del capo di Gabinetto Fortunato dell'8 maggio 2008, ultimo giorno dell'incarico, facendo riferimento a una temporanea astensione dall'incarico del professor Malinconico, si legge che il collegio arbitrale come originariamente costituito può procedere nelle sue attività. Signor rappresentante del Governo lei ha mai visto un collegio arbitrale procedere nella propria attività anche privo della figura del presidente ? Eppure la «cricca della taverna» o la «cricca di Tonino» o la «cricca del centro di potere», come la volete chiamare, continua a operare senza sosta per dissanguare lo Stato e pur essendo cambiati il Ministro e il capo del Gabinetto le stranissime procedure interpretative proseguono e sempre a vantaggio del Longarini.
  Il 27 giugno 2008, si riunisce il collegio arbitrale per la controversa riguardante Ariano Irpino in relazione al rapporto concessorio riguardante il piano di ricostruzione di Macerata, cioè il collegio costituito per il lodo di Ariano Irpino si riunisce per esaminare gli atti di un altro collegio arbitrale. Non solo, si apprende dal verbale della riunione che all'udienza del 22 maggio 2008 veniva depositata la convenzione sottoscritta dal Longarini e dall'ingegnere Mario Mautone, direttore generale del Ministero delle infrastrutture Pag. 44e dei trasporti, con la quale le parti, posto che la controversia del piano del comune di Macerata era stata devoluta al collegio arbitrale composto dal professor Malinconico presidente e che il Malinconico successivamente rinunciava all'incarico, confermavano di devolvere tale controversia al collegio arbitrale costituito per Ariano Irpino, collegio che accetta e, quindi, porterà a termine la condanna dello Stato a pagare le ingentissime somme prima descritte.
  Nessuno si è accorto di queste anomalie ? Sono accadimenti gravissimi, sono illegalità ripetute senza alcun ritegno. Eppure tutto ciò appare imparagonabile a quello che è avvenuto per il piano di ricostruzione di Ancona. Premetto che, per completare le incompiute di Ancona, e cioè le strade che non si finivano mai, il Ministero ha poi stanziato circa 120 miliardi di lire, completandole, invece, in pochi anni, dopo aver delegato i compiti al comune di Ancona, e circa 32 miliardi di lire per un'opera ex novo, la galleria San Martino. Il lodo arbitrale, invece, riconosce a Longarini 2.400 miliardi di lire, cioè venti volte la cifra che ha speso per completare lavori non fatti dal Longarini. Il lodo arbitrale avviato tra Longarini e Di Pietro e Fortunato, modificato e perfezionato dal Ministro Matteoli Iafolla ha condannato lo Stato a pagare fino ad ora 1,2 miliardi di euro, oltre a contanti da nababbi, autodecisi dal collegio, per 13,2 milioni di euro, cioè 26 miliardi di lire, come abilmente scritto da Stella e Rizzo su Il Corriere della Sera, quando la legge, in realtà, stabilisce che il tetto massimo dei compensi, compresi quelli dei segretari, è 100 mila euro, cioè 132 volte tanto !
  Ora, ricordo che la legge di stabilità n. 244 del 2007 stabilisce che i collegi costituitisi successivamente al 30 settembre 2007 e fino all'entrata in vigore della legge decadono automaticamente. Questa legge, poi, è stata prorogata da una manina tempestiva che salva i lodi di Ariano Irpino e Macerata e che velocizzano, tutt'a un tratto, le procedure. Ma Ancona ? Ancona rimarrebbe, in teoria, fuori. Ma come se la legge non esistesse, il capo di Gabinetto del Ministro Matteoli Claudio Iafolla, il 5 agosto 2008, chiede all'Avvocatura il nome dell'avvocato per svolgere la funzione di arbitro dell'amministrazione. Il 21 agosto 2008 l'Avvocatura comunica il nome dell'avvocato Vessichelli. Con atto del 21 agosto 2008, quindi lo stesso giorno, in periodo fine agostano, Iafolla nomina Vessichelli quale arbitro per la parte pubblica, l'avvocato Grevi in qualità di mandatario del Longarini, e, in comune accordo tra i due, viene nominato terzo arbitro, con funzioni di presidente, il dottor Pasquale De Lise, il presidente aggiunto del consiglio di Stato. Il «numero due» del consiglio di Stato va a presiedere il collegio e nomina i segretari. Ora, quello che è sconvolgente è che il petitum oggetto del lodo arbitrale è di 300 milioni di euro, ma il collegio esamina, senza battere ciglio, una richiesta risarcitoria che è sedici volte tanto – più di 4 miliardi di euro – e stanno tutti zitti !
  Tralascerò le ulteriori anomalie per quanto riguarda il piano di ricostruzione di Ancona, che ho ampiamente descritto nell'interpellanza depositata, però una cosa mi preme sottolineare: ad un esame spassionato e, direi, tragicamente ironico della vicenda, i lodi arbitrali tra Longarini e lo Stato sono costruiti, indirizzati, governati e gestiti o da una cricca di potere centrale o da una serie articolata di cricche familiari, amicali e partitiche, in grado di violare e aggirare una serie di norme e di leggi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA AGOSTINELLI. ... ma con l'esito di far pagare allo Stato 2 miliardi di euro, arrivando persino a quantificare delle cose che nulla hanno a che fare con la ricostruzione delle strade, per esempio il fallimento delle Edizioni Locali Srl, per la stratosferica cifra di 50 milioni di euro, cioè 100 miliardi di lire, per danno all'immagine, altri 100 miliardi di lire, ad una persona che è stata accusata e condannata per truffa aggravata a danni dello Stato proprio per aver corrotto numerosi funzionari statali che Pag. 45hanno confessato il tutto nel silenzio assordante della politica !
  Ora – e concludo – questo almeno fino al 27 maggio 2015, quando, come riportato da un articolo su Il Corriere della Sera a cura delle prestigiose firme Stella e Rizzo, che ringrazio, si apprende che, su mandato della Procura della Repubblica di Roma, gli uomini della Guardia di finanza si sono presentati al tribunale di Roma presso la terza sezione civile della Corte d'appello, procedendo all'acquisizione della copia degli atti del processo in corso, assunti da una richiesta di pignoramento presso la Banca d'Italia di oltre 860 milioni di euro da parte del Longarini e in conseguenza dell'ordinanza del lodo del Piano di Ancona, quantificato dal collegio in oltre 1,2 miliardi di euro.
  Processo che si è ripreso ieri e che si è concluso con un rinvio. Stando così le cose, chiedo al signor rappresentante del Governo, che ringrazio di essere oggi qui, in Aula, che cosa hanno in mente di fare, come hanno in mente di procedere, per mettere fine a questa vicenda, che è veramente surreale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interpellanza n. 2-01027, del 7 luglio 2015, presentata dall'onorevole Agostinelli ed altri si forniscono i seguenti elementi di risposta. L'onorevole interrogante ripercorre le note vicende concernenti i lavori di ricostruzione post-bellica relativi alle città di Ancona, Ariano Irpino e Macerata, per i quali sono stati istituiti tre distinti collegi arbitrali cui è stata demandata la risoluzione delle relative controversie. Tale decisione è stata assunta dai responsabili pro tempore dell'azione amministrativa sulla base di valutazioni che sono ad essi unicamente riconducibili. Senza ripercorrere i fatti, riassunti dall'interrogante, e con riferimento agli specifici quesiti dalla stessa posti si rappresenta quanto segue. Riguardo la lettera a) sentita la competente direzione generale agli atti risulta, un «atto di declinatoria della competenza arbitrale» con cui in data 2 luglio del 2007 l'Avvocatura generale dello Stato ha declinato la competenza e ha invitato la controparte ad adire il giudice ordinario. Tale atto di declinatoria risulta successivo alla costituzione del collegio arbitrale avvenuta il 26 giugno 2007.
  Riguardo al punto b), dalla documentazione risulta che in data 22 maggio del 2008 vennero riuniti i collegi arbitrali costituiti per le controversie di Ariano Irpino e Macerata con un atto di devoluzione stipulato tra il Ministero per le infrastrutture e i trasporti rappresentato dall'ingegnere Mautone e il signor Edoardo Longarini, nel quale risulta apposta la dicitura «sentito l'avvocato dello Stato». Risulta altresì, una nota dell'ingegner Mautone in data 12 giugno del 2008 in cui riferisce di non essere a conoscenza della comunicazione del capo di gabinetto pro tempore, ed una ulteriore nota dell'Avvocatura Generale del 13 giugno del 2008, in cui l'Avvocatura rappresenta che, alla luce dell'intervenuta devoluzione avvenuta in data 22 maggio del 2008, appare superata la nota dell'8 maggio 2008 del capo di gabinetto ed invita a dare contezza al collegio arbitrale dell'intervenuta sottoscrizione dell'accordo devolutivo, nonché una nota diretta alla segreteria generale del collegio con cui l'ingegner Mautone conferma di esimere i componenti del collegio arbitrale a suo tempo costituito dalla pronuncia del lodo sulla controversia.
  Per quanto concerne i chiarimenti di cui al punto c) dalla relazione del direttore generale competente risulta che il collegio, pur unificato, abbia disposto distinte ordinanze collegiali sui compensi per ciascun lodo arbitrale. In ordine alla liquidazione dei compensi spettanti ai componenti del collegio arbitrale, dalla medesima relazione risulta inoltre che, per Ancona si è pronunciato il comitato consultivo dell'Avvocatura generale dello Stato, con parere in data 8 novembre del Pag. 462012, sostenendo l'impossibilità di accettare in modo alcuno la liquidazione disposta dal collegio arbitrale e suggerendo la corresponsione di un compenso determinato ai sensi dell'articolo 241, comma 12, del codice di procedura civile, che non superi il tetto massimo ivi previsto. Infine, sollecitando l'applicazione della normativa di cui agli articoli da 49 a 58 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 30 maggio del 2002 per il compenso al consulente tecnico. Con nota 441964P del 10 novembre del 2012, l'Avvocatura generale dello Stato ha ulteriormente ribadito le ragioni dell'applicabilità al caso di specie delle norme di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006 concernenti la determinazione dei compensi arbitrali inerenti le controversie oggettivamente rientranti nella materia dei contratti pubblici. Al momento relativamente ad Ancona non risulta erogato alcun compenso da parte dell'amministrazione, mentre per gli altri lodi risultano erogati i relativi compensi.
  Relativamente al punto d) risulta agli atti una nota del 13 giugno 2006 del direttore generale pro tempore della direzione generale per l'edilizia statale, con la quale comunica al capo di gabinetto pro tempore che è pervenuta una nota del legale di parte attrice circa «l'opportunità di addivenire ad una convenzione di arbitrato praticabile in materia non contrattuale in base all'intervenuto decreto legislativo 2006, n. 40 che ha introdotto nel codice di procedura civile l'articolo 808-bis». Il medesimo nel chiedere un indirizzo in ordine all'accettazione della proposta e sull'eventuale nomina dell'arbitro rappresenta che «l'oggetto del giudizio, teso all'accertamento tecnico del danno, ove la soluzione della vertenza fosse devoluta alla decisione del collegio arbitrale, potrebbe, così come osservato dal legale anzidetto, giovare della rapidità del processo arbitrale tenuto conto del fondamentale discrimine insito nel decorso del tempo e nella conseguente maturazione dei consistenti accessori di legge».
  Risulta, altresì, una nota del Ministro pro tempore del 5/9/2006, con cui si autorizza il direttore generale in ordine alla convenzione di arbitrato predetta, ad assumere i necessari provvedimenti di approvazione riservandosi di provvedere ad individuare successivamente l'arbitro di parte. Infine, nella comunicazione di arbitrato stipulata in data 28/7/2006 nelle premesse si legge, «che è opportuno per il Ministero delle infrastrutture, al fine di evitare un maggiore pregiudizio economico conseguente al gran lasso di tempo notoriamente occorrente per la conclusione di un giudizio civile promosso in via ordinaria, definire tempestivamente il rapporto processuale in ordine alle pretese azionate ed azionabili dal signor Edoardo Longarini per il mancato affidamento dei lavori di cui al progetto del 21/1/1987».
  In merito alla quantificazione delle somme da risarcire per lavori non realizzati, risulta, dalla relazione della direzione generale competente che il collegio arbitrale ha sostenuto l'inapplicabilità alla fattispecie in esame della legge 12 agosto 1993, n. 317, come precisata dalla legge interpretativa n. 144 del 1999. Il collegio ha ritenuto di non poter applicare tale disposizione al caso de quo per tre ordini di ragioni. In primo luogo poiché, mancava il provvedimento di affidamento; secondariamente perché la sentenza della Corte d'appello del 2005 sull’an ha per presupposto, con efficacia di giudicato, proprio la mancata emissione del decreto di affidamento di cui al progetto del 2 gennaio 1987; e, infine, perché il decreto ministeriale n. 992/S del 7 ottobre 1992, che annullava la concessione alla Adriatica costruzioni, e la delibera del comune di Ancona n. 769 del 28 settembre 1992, sono stati anch'essi annullati. Si rappresenta che dette determinazioni sono state puntualmente impugnate dall'amministrazione pro tempore con i citati atti difensivi.
  Relativamente alla modifica della clausola convenzionale adottata con atto aggiuntivo alla convenzione B3/3016 del 2007 inerente il piano di ricostruzione di Ancona, risulta agli atti la nota del capo di gabinetto n. 1867 del 6 febbraio 2007 diretta al direttore generale con cui ritiene condivisibile l'emendamento prospettato volto ad «ampliare la scelta delle professionalità Pag. 47cui riferirsi per il conferimento dell'incarico di arbitro» invitando il medesimo a formalizzare la modifica.
  Con riferimento alla richiesta relativa a come sia stato possibile il lievitare della richiesta risarcitoria, la direzione generale ha rappresentato che il quantum formulato nelle prime memorie defensionali sui lavori del piano di ricostruzione di Ancona da parte del signor Longarini individuava due fattispecie di danno: una relativa al pagamento dei lavori eseguiti, pari a euro 436.000.000, la seconda relativa a quelli non eseguiti, quantificati in euro 689.000.000 per un totale di euro 1.125.000.000.
  Nelle successive memorie conclusive e di replica, la difesa dell'attore formulava una richiesta risarcitoria di euro 4.850.326.668. Le pretese risarcitorie avanzate dal signor Longarini sono state impugnate da ultimo in Corte di cassazione, con udienza già fissata al 30 settembre prossimo venturo.
  Si rappresenta, da ultimo, che il silenzio dell'attuale amministrazione è espressione del rispetto per l'attività della magistratura e delle forze che stanno conducendo le indagini. Circa lo stato attuale, si rappresenta che la guardia di finanza, su istanza del magistrato inquirente, ha acquisito copia, presso il giudice dell'esecuzione, degli atti processuali, intervenendo al termine dell'udienza del 27 maggio ultimo scorso e che il Ministero ha sottoposto all'attenzione delle competenti procure la documentazione relativa alla vicenda. Come già accennato, attualmente si è in attesa del giudizio in Corte di cassazione mentre, per quanto riguarda la fase esecutiva il giudice adito ieri, 16 luglio, ha trattenuto la causa in decisione sull'istanza di sospensione della procedura esecutiva, concedendo termine per memorie delle parti fino al 20 agosto corrente anno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Agostinelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, pur apprezzando la sua presenza qui oggi in Aula, devo però dire che la sua risposta risulta insoddisfacente e dimostra una irresponsabilità politico-istituzionale che è inconcepibile, quando, come in questo caso, ci troviamo di fronte al più grave scandalo a livello mondiale in materia di arbitrati. Uno scandalo che è evidentemente il frutto della collusione fra interessi privati, Ministri e altissimi funzionari dello Stato, tutti tesi a far mungere 2 miliardi di euro ai cittadini italiani, quando c’è una legge dello Stato, la n. 317 del 1993, che esplicita chiaramente come si calcolano i lavori eseguiti nei piani di ricostruzione di Ancona, Ariano Irpino e Macerata. Sono stati costituiti i collegi arbitrali in violazione delle leggi esistenti, collegi che vengono considerati dalla stampa italiana come cricche politiche, familistiche, lobbistiche, che hanno operato contro lo Stato, ottenendo, dai vari Governi che si sono succeduti, sempre maggiori incarichi, compensi arbitrali autodecisi dagli arbitri, compresi quelli di parte pubblica, per milioni di euro, quando la legge stabilisce un tetto massimo di 100 mila euro. Signor rappresentante del Governo, le abbiamo rivolto le seguenti domande, che rapidamente vado ad elencare, perché rimangano a memoria per chi ci ascolta. Abbiamo chiesto come sia stato possibile costituire lodi arbitrali in contrasto con il parere dell'Avvocatura generale dello Stato, come nel caso di Macerata; come sia stato possibile che un direttore del Ministero, l'ingegnere Mario Mautone, abbia potuto firmare e su ordine di chi, in data 22 maggio 2008, la convenzione sottoscritta con il signor Longarini per devolvere la controversia della ricostruzione di Macerata al collegio costituito per Ariano Irpino; come sia stato possibile che, nello stesso giorno – nello stesso giorno ! –, la convenzione sia stata depositata al collegio costituito per il piano di costruzione di Ariano Irpino e che il collegio abbia potuto dichiarare di accettare, come formalmente ha accettato con la sottoscrizione del verbale, l'incarico di risolvere la controversia relativa al piano di Macerata; come abbia potuto il Pag. 48capo di gabinetto sostenere che il collegio, privo del relativo presidente, potesse ugualmente procedere nelle sue attività, salvo inglobare lo stesso collegio in quello costituito per Ariano Irpino. Ancora, abbiamo chiesto perché il collegio unificato ha depositato due distinti lodi e due distinte parcelle e perché per il piano di ricostruzione di Ancona sia stato costituito un lodo arbitrale basato su controversie future, quando la controversia è iniziata in data antecedente alla costituzione del collegio e alla richiesta del lodo. Abbiamo posto, in realtà, una serie di domande. Tra l'altro, chiedevo si specificassero anche quali misure il Governo intenda porre in essere per evitare l'esborso miliardario dei tre lodi arbitrali anzidetti per recuperare le somme già versate per i lodi e per i compensi dei componenti dei collegi, compresi i suoi legali; come e se si intendesse recuperare la differenza tra il tetto massimo di 100 mila euro – quello che è previsto dalla legge – e quanto invece deciso arbitrariamente dalle tre ordinanze emesse dai collegi. Insomma, avevo richiesto impegni in realtà più concreti. È vero che c’è il rispetto della magistratura, ma qui si tratta di prendere una posizione politica che non può essere declinata, visto – come ripeto – che nel caso della sentenza della Corte costituzionale per la mancata indicizzazione delle pensioni è stata emanato, senza pensarci tanto, un decreto che, peraltro, dà un bonus veramente miserrimo ai pensionati !
  Ora, io sono ancora una volta scandalizzata per la posizione assolutamente silente del Governo, sottolineo quindi come anche in questo caso in realtà l'unica speranza è che vi sia una soluzione alla controversia è risposta nella magistratura. Voglio però chiarire ancora una volta da chi ci deve salvare la magistratura. Purtroppo si tratta proprio di coloro che ricoprendo ruoli importantissimi nell'esecutivo e nella pubblica amministrazione, ruoli di primissimo piano, in questa squallida storia hanno invece determinato in maniera chirurgica le condizioni per costringere lo Stato ad un esborso miliardario. La politica di fronte a questo scandalo non può rimanere silente. Signor rappresentante del Governo, nel ringraziarla comunque per essere venuto in Aula questa mattina, ci auguriamo che la politica in qualche modo svolga il suo ruolo a tutela dei cittadini perché in questo caso si tratta di soldi pubblici. Attendiamo l'esito del procedimento e noi come Movimento 5 Stelle continueremo a vigilare su questa squallida vicenda.

(Elementi e iniziative in merito a un rilevante fenomeno di evasione fiscale da parte di imprenditori cinesi emerso a seguito di una recente operazione condotta dalla Guardia di finanza – n. 2-01010)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Sorial n. 2-01010, concernente elementi e iniziative in merito a un rilevante fenomeno di evasione fiscale da parte di imprenditori cinesi emerso a seguito di una recente operazione condotta dalla Guardia di finanza (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Sorial se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. C’è un bottino di 4,5 miliardi di euro che sarebbe dovuto entrare nelle Casse dello Stato ma che è inesorabilmente sparito senza che il Governo facesse qualcosa. Sono i capitali cumulati di una parte della comunità cinese in Italia e mai rilevati dal fisco. La Guardia di finanza ed alcuni dati in nostro possesso dimostrano che questi soldi sono stati trasferiti in Cina con un servizio di money transfer eludendo completamente il fisco, quello stesso fisco e quello stesso Stato che permette pignoramenti e cartelle esorbitanti di Equitalia magari anche per soli 90 centesimi di euro non dichiarati da lavoratori onesti; quello stesso fisco, quel Governo che gira lo sguardo quando dovrebbe punire in maniera decisa il sistema costituito dalla mafia cinese, da Bank of China e da alcuni circuiti di money transfer. Vi sono queste associazioni a delinquere Pag. 49italo-cinesi, come se non bastassero quelle nostrane, che sono libere di collezionare milioni di euro attraverso operazioni illecite, attività come contraffazione, prostituzione, sfruttamento del lavoro, per poi inoltre eludere completamente il fisco, danneggiando non solo le Casse e i conti dello Stato, ma anche tutte le attività produttive che onestamente operano sul nostro territorio.
  Tutto ciò con il benestare della People's Bank of China, la Banca Centrale Cinese, un colosso finanziario internazionale che in Italia negli ultimi tre anni ha collezionato partecipazioni in una serie di importanti aziende private, in istituti di credito e società quotate proprio dal Ministero dell'economia e delle finanze italiano, e questo è scandaloso. E non è ancora tutta la verità sulla questione, perché secondo le rivelazioni dell'agenzia americana Associated Press, parte del denaro scomparso dalle tasse italiane è riconducibile alle operazioni della società cinese a controllo statale.
  Ma cosa ha fatto il Governo nei confronti di questo colosso finanziario ? Assolutamente niente ! Tant’è che tra le altre cose questo denaro è riconducibile anche a questa società cinese, la China National Cereals Oils and Foodstuffs Corporation già finita sotto accusa in passato per la svendita di prodotti contraffatti negli Stati Uniti, ed è per questo che molta della verità deve emergere.
  Noi ringrazieremo sempre il grande operato delle forze dell'ordine e in questo caso in particolare modo della Guardia di finanza, che ha fatto un immenso lavoro di indagine sul caso. La Guardia di finanza di Firenze in particolar modo nel 2008 e dal 2008 ha scoperto tali attività criminali, permettendo alla procura di accertare reati di riciclaggio per questo trasferimento illecito di denaro dall'Italia alla Cina con la possibile responsabilità di quattro dirigenti della sede italiana della Bank of China e di titolari italiana della società Money to Money, società di money transfer dove sono avvenuti centinaia di depositi di denaro contante.
  Quello che continuiamo a chiederci è cosa stia facendo il Governo in merito. Ogni volta che c’è da provvedere e a trovare delle coperture per provvedimenti che vanno in direzione dei nostri cittadini, i cittadini italiani, di tutti i cittadini che onestamente lavorano, bisogna raschiare il fondo del barile e poi si fanno scomparire così miliardi di euro. Cosa sta facendo il Governo nei confronti del colosso finanziario e bancario cinese che ha inoltre incassato 758 mila euro in commissioni sul trasferimento del denaro in questione dall'Italia verso la Cina ? Cosa sta facendo il Governo per recuperare questo denaro eluso alle casse dello Stato ? Oppure dovremo ancora continuamente essere sudditi del sistema bancario e finanziario, non solo più quello nostrano, ma anche quello internazionale ? È questo il vostro impegno nei confronti di tutti i cittadini onesti che operano nella massima onestà, cercando di portare avanti, con fatica e sudore, le proprie attività, le piccole e medie imprese in Italia ? Cosa state facendo per recuperare questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in merito alle indagini richiamate la Guardia di finanza che l'operazione denominata Cian ba è stata svolta nel periodo dal 2008 al 2012, dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Firenze su delega della procura della Repubblica fiorentina, direzione distrettuale antimafia. In particolare, gli accertamenti investigativi hanno riguardato un sodalizio criminale composto prevalentemente da soggetti di etnia cinese dedito a diversificate condotte di riciclaggio mediante la società Money and Money Srl, intermediario finanziario già con sede legale in Bologna controllato dal gruppo italo-cinese Cai-Bolzonaro. In tale contesto, sono state accertate diffuse violazioni Pag. 50alla normativa antireciclaggio, attraverso l'artificioso frazionamento delle somme inviate all'estero e l'utilizzo di documenti falsi riferiti al mittente che hanno interessato oltre al predetto intermediario di riferimento numerose agenzie di money transfer. Il tutto era finalizzato al trasferimento di denaro provento di reati di appropriazione indebita, evasione fiscale, contrabbando, contraffazione, nonché sfruttamento della manodopera clandestina commessi da imprenditori cinesi. Ulteriori e distinti profili di responsabilità sono stati individuati a carico della Bank of China che negli anni oggetto dell'indagine avrebbe agevolato il trasferimento dei flussi finanziari illeciti dalla citata Money and Money incassando a titolo di Commissioni sulle operazioni effettuate euro 758.229,22. Al riguardo si deve precisare che detto istituto di credito ha effettuato, in relazione alle somme indebitamente percepite, un deposito cauzionale di 830 mila euro sul conto corrente intestato al Fondo unico di giustizia. Al termine dell'operazione l'autorità giudiziaria procedente ha emesso distinti avvisi di conclusione dell'indagine preliminare nei confronti del direttore generale pro tempore, del procuratore pro tempore, dei responsabili pro tempore dell'ufficio rischi e dell'ufficio business and audit della Bank of China per le condotte di riciclaggio in relazione al trasferimento in Cina, tramite il predetto istituto bancario, delle somme di denaro ricevute dalla Money and Money negli anni 2007, 2008, 2009 e fino al 28 giugno 2010, con modalità tali da occultare la reale provenienza e destinazione delle stesse per un ammontare complessivo di euro 2.199.623.309,90. Nella stessa Bank of China ritenuta responsabile sotto il profilo amministrativo degli illeciti penali contestati ai singoli dirigenti e funzionari, ai sensi dell'articolo 5, comma 1 lettere a) e b), e 25-octies comma 1 del Decreto legislativo n. 231 del 2001, di 298 soggetti, di cui 24 destinatari di ordinanza di custodia cautelare, indagati a vario titolo per ipotesi di reato, associazione per delinquere, associazione di tipo mafioso anche straniero, ricettazione, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, omissione dell'indicazione di generalità per conto del quale si esegue l'operazione di movimentazione di mezzi di pagamento, dichiarazione di rating infedele, omessa dichiarazione.
  Complessivamente, nel corso delle indagini sono stati sottoposti a sequestro: 273 immobili, 454 autoveicoli, 151 aziende, 866 rapporti di conto corrente, denaro contante e depositi bancari per circa 32 milioni di euro, nonché oltre 730 mila articoli di abbigliamento e pelletteria con marchi contraffatti, prodotti contrabbandati e giocattoli privi dei requisiti di sicurezza.
  Vi sono stati, altresì, il sequestro e la confisca di beni di alcuni indagati, ai sensi della normativa antimafia di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, per un importo complessivo pari a 5.431.854,77 euro. In tale ambito è stata esperita, attraverso il secondo reparto coordinamento informativo relazioni internazionali del comando generale della Guardia di finanza, una richiesta di cooperazione internazionale, volta al rintraccio, in madre patria, di cinque cittadini cinesi colpiti da misura di prevenzione antimafia.
  Al riguardo, l'ufficio Interpol di Pechino ha richiesto, per reperibilità in quel Paese, elementi concernenti la paternità, la maternità, l'eventuale recapito in Cina e la copia del passaporto, evidenziando che, in assenza degli stessi, la polizia cinese non avrebbe potuto fornire la collaborazione. La richiesta in parola, opportunamente integrata nel novembre del 2014, è ancora in attesa di risposta.
  Per completezza, si evidenzia che è stata recentemente avanzata richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 297 figure fisiche e della Bank of China Limited Milan Branch, quest'ultima per la responsabilità amministrativa prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001.
  Sotto il profilo fiscale, a seguito di specifico nulla osta rilasciato dall'autorità giudiziaria per il relativo utilizzo delle risultanze acquisite nel corso delle indagini, sono state eseguite e sono tuttora in Pag. 51corso di esecuzione mirate attività ispettive nei confronti di imprese e soggetti di etnia cinese coinvolti nelle indagini che, allo stato, hanno portato alla segnalazione all'Agenzia delle entrate di un'imposta evasa, ai fini IVA e delle imposte sui redditi, complessivamente quantificata in oltre 45 milioni di euro.
  Con riferimento alle azioni assunte al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sugli effetti negativi della contraffazione, anche attraverso il coinvolgimento del settore privato e del cittadino, la Guardia di finanza riferisce che è stato realizzato il sistema informativo anticontraffazione della Guardia di finanza (SIAC), già operativo a far data dal 1o gennaio 2014. Detta piattaforma informatica, interamente dedicata alla lotta alla contraffazione e strutturata in numerose funzioni, alcune delle quali dedicate in maniera specifica al pubblico, consente: al cittadino, di accedere a documenti quali comunicati stampa, consigli per orientare le scelte di acquisto dei consumatori, normativa di interesse e focus tematici, ritenuti funzionali alla diffusione al pubblico di informazioni sul mercato del falso e sui relativi rischi per la salute e la sicurezza umana; alle aziende titolari di marchi, di accreditarsi gratuitamente in un'apposita sezione riservata e inserire elementi, quali foto, perizie, e informazioni, sui propri prodotti a rischio di falsificazione, utili per agevolare l'azione di contrasto del Corpo. Allo stato, il SIAC conta circa 100 accrediti da parte del settore privato.
  È stato inoltre organizzato, per gli anni 2013-2015 e in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il progetto «Educazione alla legalità economica», che prevede apposite campagne informative nelle scuole primarie, secondarie e superiori sullo specifico tema a tutela della sicurezza dei cittadini. Nell'ambito degli oltre 11 mila interventi effettuati, che hanno visto la partecipazione di oltre 310 mila studenti, sono stati approfonditi anche gli aspetti legati ai rischi criminali, economici e per l'incolumità personale della contraffazione, della pirateria e dei collegati fenomeni illeciti.
  Infine, la Guardia di finanza, nel biennio 2013-2014, ha complessivamente svolto nei confronti di attività imprenditoriali intestate o riconducibili a cittadini di nazionalità cinese, 3.380 attività ispettive, di cui 623 verifiche (291 nel 2013 e 332 nel 2014) e 2.757 controlli (1.345 nel 2013 e 1.412 nel 2014), conseguendo i seguenti risultati: anno 2013, base imponibile 305.065.049 euro, IVA dovuta 54.700.024 euro, ritenute non operate 3.820.389 euro; anno 2014, base imponibile 1.330.714.108 euro, IVA dovuta 67.344.549, ritenute non operate 861.091 euro.
  In ordine agli interventi rispetto ai segnalati fenomeni di evasione fiscale, l'Agenzia delle entrate fa presente che, nell'ambito delle ordinarie attività di controllo istituzionali, è impegnata sul fronte dell'individuazione di fenomeni evasivi ed elusivi attraverso una attenta attività di analisi del rischio e selezione basata sul patrimonio informativo a sua disposizione; tale attività di analisi e selezione, pertanto, si fonda su elementi relativi alla pericolosità fiscale dei soggetti che operano nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla loro nazionalità.
  In particolare, con riferimento al biennio 2013-2014 nel territorio della regione Toscana nei confronti di attività imprenditoriali riconducibili a soggetti di nazionalità cinese, l'Agenzia delle entrate segnala che sono stati effettuati 6.830 controlli, suddivisi tra accertamenti, verifiche, controlli mirati e accessi brevi. In relazione al totale delle attività istruttorie esterne riguardanti soggetti persone fisiche, verifiche, controlli mirati, accessi brevi, su tutto il territorio, quelle effettuate nei confronti di soggetti di nazionalità cinese è pari a circa il 2,4 per cento, con una punta massima dell'11,1 cento in Toscana. Riguardo agli accertamenti, a livello nazionale circa l'1,3 per cento sono riferiti a soggetti di nazionalità cinese, con una maggiore concentrazione nella regione Toscana, 4,2 per cento.
  In merito all'utilizzo dello strumento dei money transfer, si osserva che gli operatori finanziari che effettuano tali attività sono obbligati a comunicare l'identità Pag. 52dei soggetti che effettuano le operazioni di trasferimento di denaro all'estero, compresi i soggetti non residenti che operano nel nostro Paese. La comunicazione riguarda, oltre le operazioni di cui sopra, anche tutti i rapporti finanziari intestati ai contribuenti sia persone fisiche che non fisiche, sia residenti che non residenti. Tali informazioni sono archiviate, ai sensi dell'articolo 7, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, in un'apposita sezione dell'anagrafe tributaria, denominata archivio dei rapporti finanziari. A tale sezione accedono, oltre che l'Agenzia delle entrate, anche la Guardia di finanza, l'unità di informazione finanziaria e la magistratura per i loro fini istituzionali. Pertanto, in caso di indagine, accedendo alle suddette informazioni, gli organi di cui sopra possono acquisire importanti elementi per rafforzare il contrasto all'evasione fiscale e alla criminalità.
  Per quanto riguarda le competenze del Ministero dello sviluppo economico, si fa presente che: la Direzione generale lotta alla contraffazione – Ufficio italiano brevetti e cambi ha realizzato una serie di attività al fine di contrastare il fenomeno della contraffazione.
  In particolare, dal 2011 è operativo il Consiglio nazionale anticontraffazione, un organismo interministeriale (CNAC) – presieduto dal Ministro dello sviluppo economico con delega al sottosegretario Simona Vicari – con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico delle iniziative intraprese da ogni amministrazione in materia di lotta alla contraffazione. Il CNAC coinvolge tutti i soggetti che si occupano di lotta alla contraffazione: forze dell'ordine, associazioni imprenditoriali, associazioni dei consumatori, sia a livello più strategico, con le commissioni permanenti delle forze dell'ordine, delle forze produttive e dei consumatori, sia a livello più operativo, con le Commissioni tematiche. Le commissioni tematiche hanno, in particolare, il compito di suggerire azioni e strumenti concreti per affrontare il problema della contraffazione in alcuni ambiti prioritari individuati dal Consiglio.
  Questo particolare meccanismo ha reso obiettivamente anche più efficace il sistema nazionale anticontraffazione, anche perché ha permesso, per la prima volta nel nostro Paese, di esprimere in poco tempo dall'insediamento del Consiglio, che è avvenuto a dicembre 2010, una progettualità unitaria, nell'ambito di una visione strategica, in materia di lotta alla contraffazione, attraverso il Piano nazionale anticontraffazione.
  Tale documento, adottato dal CNAC, ha indicato gli ambiti prioritari in materia di lotta alla contraffazione: comunicazione, informazione e formazione destinate ai consumatori; rafforzamento dei presidi territoriali; lotta alla contrattazione via Internet, formazione alle imprese in tutela della proprietà industriale; tutela del made in Italy dai fenomeni di usurpazione all'estero.
  Nel Piano nazionale anticontraffazione sono anche contenute cinquanta «buone pratiche», ovvero progetti anticontraffazione già realizzati, che hanno fatto fino a oggi da modello per l'ideazione e la realizzazione di iniziative in ciascuno di questi ambiti prioritari. Il Ministero ha avviato in questo ambito molteplici iniziative: nel 2009 è stata realizzata la campagna «No al falso»; nel 2010 la campagna di formazione e informazione «Io non voglio il falso»; nel 2011 ha continuato l'opera di sensibilizzazione con analoghe campagne «Ecco perché io dico No al falso» oppure la mostra «Il falso non ha senso».
  E, più recentemente, la Direzione ha effettuato la campagna «Io non voglio il falso perché voglio la sicurezza» ed ancora la campagna di comunicazione in materia di proprietà industriale e lotta alla contraffazione, realizzata in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri, con lo slogan «Difendi la proprietà industriale e fai crescere le tue idee».
  Un'ulteriore campagna di sensibilizzazione verso i cittadini, realizzata in collaborazione con le associazioni di consumatori, mira a coinvolgere, anche con sportelli di assistenza che le associazioni gestiscono Pag. 53sul territorio o comunque con strumenti di comunicazione, di informazione e di marketing innovativi. La Direzione generale lotta alla contraffazione – Ufficio italiano brevetti e marchi realizza, peraltro, l'iniziativa «Io sono originale» con le associazioni di consumatori Adiconsum, Adoc, Adusbef, Asso-Consum, Federconsumatori e Movimento Consumatori.
  La campagna prevede, tra l'altro, un road show che toccherà venti città italiane da nord a sud, isole comprese. I cittadini saranno coinvolti con intrattenimenti, animazioni e spettacoli a tema. Inoltre, è avviata una campagna in collaborazione con il CIDEC, «Legalità sotto l'ombrellone III edizione – estate 2015», per sensibilizzare i consumatori ad evitare l'acquisto di prodotti contraffatti, nelle principali località turistiche italiane, dove, peraltro, questo fenomeno, nel periodo estivo, è più frequente.
  Con riferimento all'attività, evidenziata dagli interpellanti, delle forze dell'ordine, si segnala che un altro obiettivo prioritario del Piano nazionale anticontraffazione è il rafforzamento del presidio territoriale. La contraffazione va combattuta in maniera capillare, anche per impedire il radicamento dell'illegalità a livello territoriale. In questa ottica, sono state pensate le linee guida in materia di prevenzione e contrasto al fenomeno della contraffazione.
  Per rendere effettiva e continuativa la sinergia operativa a livello locale tra le forze dell'ordine, associazioni imprenditoriali ed enti locali, è stato realizzato, per esempio, il «Programma di azioni territoriali anticontraffazione», finanziato dal Mise e realizzato dall'ANCI con 1,5 milioni di euro, che ha consentito di creare una rete di 26 comuni impegnati in attività investigative e di contrasto e in campagne informative e di comunicazione, coinvolgendo oltre 120 associazioni e istituendo 19 tavoli programmatici, a cui partecipano anche le parti sociali.
  Un ulteriore filone di indagine svolto dalla predetta Direzione generale del Mise riguarda la contraffazione online, che consente di quantificare l'incidenza del fenomeno su alcuni settori merceologici (calzaturiero e occhialeria). Per quanto riguarda l'esame del fenomeno, la Direzione generale si avvale della Banca dati IPERICO, dove vengono raccolti e armonizzati i dati sulle attività di contrasto dei diversi corpi proposti – Guardia di finanza, Agenzia delle dogane, Carabinieri, Polizia di Stato, polizie locali – e anche i dati relativi a diverse tipologie di illeciti, dalla contraffazione alla pirateria, alla violazione in materia di made in Italy, e la normativa sulla sicurezza dei prodotti.
  Dai dati contenuti nella stessa emerge che i prodotti sequestrati per contraffazione da Agenzia delle dogane e Guardia di finanza nel periodo 2008-2013 ammontano a circa 335 milioni e 100 mila sono i sequestri effettuati, per un valore stimato di quasi 3,8 miliardi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sorial ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente. È chiaro che non sono soddisfatto e non sarò mai soddisfatto, se non quando ogni centesimo di euro, tolto ai cittadini onesti, non tornerà nelle casse dello Stato italiano.
  La questione è molto semplice: il Governo Renzi non sta mettendo in atto nessun provvedimento che permetta di recuperare tutto il denaro indebitamente eluso. Anzi, le norme finora approvate tolgono strumenti alle forze dell'ordine, favorendo invece l'occultamento di alcuni illeciti e di risorse illecitamente prese e favorendo ormai – ed è palese tutto ciò – l'operare di alcune associazioni criminali, nonché delle associazioni mafiose.
  Diciamo ciò anche in funzione di operazioni come ricettazione, riciclaggio, ma anche di tutti quelli che sono i proventi dello sfruttamento della prostituzione, della contraffazione, della tratta degli esseri umani, dell'utilizzo del contrabbando e dello spaccio di droga. I proventi di tutte queste operazioni illecite sono, dal punto di vista europeo, inseriti all'interno del sistema contabile di ogni Stato e voi lo Pag. 54sapete molto bene. Sapete molto bene che il calcolo del PIL oggi si basa soprattutto sui proventi di queste operazioni illecite: attraverso il sistema di economia contabile e di contabilizzazione europea, il Sec2010, tutte queste risorse sono inserite per fare aumentare il PIL.
  Quindi, quando mai un Governo, che punta solo a dimostrare di fare crescere il PIL, combatterà seriamente questi illeciti ? Ma qua, tra l'altro, stiamo parlando di risorse per svariati miliardi di euro, che non sono state minimamente incassate dello Stato. Non parliamo di poche decine di milioni di euro di materiale contraffatto o sequestrato o di qualche soldo, di qualche milione di euro qua e là. Lo Stato non può mica incassare qualche prodotto contraffatto e utilizzarlo come copertura per i provvedimenti che vanno in favore ai cittadini. Qua c’è bisogno di recuperare ogni singolo centesimo di questi miliardi di euro e, magari, utilizzarli in favore di quei cittadini che si trovano in una situazione indigente, quei 3 milioni, più di 3 milioni, di cittadini che sono precari, quegli ormai quasi 3,5 milioni di disoccupati, quel milione e 470 mila famiglie in povertà assoluta, quei 4 milioni di cittadini indigenti.
  Qua non è semplicemente questione di addossare ancora una volta la colpa al cittadino italiano, come se la questione della lotta alla contraffazione possa risolvere tutto, come se la colpa fosse, ancora una volta e sempre, solamente a livello culturale del cittadino italiano e non del sistema. È giusto andare a colpire tutti quei laboratori cinesi che in un qualche modo operano nell'illecito e creano prodotti contraffatti e non rispettano le normative sul lavoro, ma la questione è molto più grande. Qua si parla di fare valere la propria forza di Stato nei confronti di un sistema finanziario, quello cinese, quello della Bank of China, che sembrerebbe, dalle carte delle indagini, che sapesse tutto e che abbia permesso tutto ciò.
  Vi sembra normale – lo chiedo ai membri del Governo – che un sistema finanziario, una banca di Stato come quella cinese, che vede in entrata miliardi di euro, che arrivano attraverso dei money transfer, non si chieda quali siano le azioni e le attività di origine di quel denaro ? Avete permesso tutto ciò al sistema finanziario cinese ! Avete permesso un crescente radicamento in settori universalmente conosciuti come strategici e sensibili a questo sistema finanziario cinese, che ha comprato tutto. Si è preso parte delle strutture strategiche ed energetiche in Italia, si è preso parte di Snam, Terna, MPS, Unicredit e ormai è radicalizzato all'interno delle strutture italiane. Questo l'avete permesso voi.
  L'avete permesso svendendo quote di tutti questi settori strategici, di un settore strategico come quello dell'energia, semplicemente per incassare qualche soldo da stanziare poi non a favore dei cittadini ma nel Fondo per l'ammortamento del debito pubblico, un buco nero dove sono stati messi quattrini svendendo parte degli asset italiani: anche questo è stato permesso al sistema finanziario cinese.
  La questione, dunque, è semplicemente che bisogna smetterla di essere sudditi sempre e di chiunque. Il Governo deve imparare ad essere sovrano, ad essere il Governo di uno Stato sovrano. Il Governo dovrebbe imparare in qualche modo ad essere orientato nei confronti dei propri cittadini, a difendere i propri cittadini e a difendere le casse dello Stato da chi vuole eludere la possibilità di far pagare e fare entrare questi soldi nel sistema finanziario italiano e nelle casse dello Stato italiano. Ma purtroppo anche la risposta di oggi è l'ennesima dimostrazione che non sarà mai questo Governo ad essere un Governo di uno Stato sovrano, ma speriamo con forza di arrivare noi presto su quei banchi ed essere noi a riportare l'Italia alla propria sovranità.

  PRESIDENTE. A questo punto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14,45 con il seguito dello svolgimento delle interpellanze urgenti.

  La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 14,45.

Pag. 55

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baretta, Bratti, Brunetta, Damiano, Di Lello, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Meta, Migliore, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Rossomando, Rughetti, Scotto, Tabacci, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  DAVIDE BARUFFI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Grazie Presidente e grazie anche ai colleghi che mi hanno usato questa cortesia.
  Come altri colleghi della mia Commissione – la Commissione lavoro – anch'io intervengo per sollecitare il Governo a dare una soluzione immediata all'annosa questione della cosiddetta «opzione donna»: riguarda tutte le lavoratrici che, accettando per intero il calcolo contributivo, hanno maturato o matureranno, entro la fine del 2015, il raggiungimento dei 57 anni di età (58 per le lavoratrici autonome) e i 35 di versamenti contributivi. La norma parla chiaro: si tratta di riconoscere il diritto da essa sancito.
  Il fatto che due circolari dell'INPS ostacolino questo diritto – confondendo volutamente i termini per la maturazione del requisito con quelli della decorrenza effettiva del trattamento – rientra a pieno titolo tra le anomalie e le storture del nostro sistema. Siamo, cioè, il Paese delle circolari. Così come è un'anomalia e una stortura che, da un lato, Ministero del Lavoro ed INPS riconoscano apertamente il problema, mentre, dall'altro, la Ragioneria perseveri in un atteggiamento ostativo. Un Governo, nelle parole ma soprattutto nei fatti, dovrebbe avere una voce sola, come ha più volte ricordato il Presidente del Consiglio. Noi siamo d'accordo ed è quello che chiediamo: che il Governo si esprima con chiarezza e soprattutto ponga rimedio.
  Lo facciamo anche con le parole dei tanti comitati provinciali INPS, che in questi mesi si sono unanimemente espressi approvando specifici ordini del giorno. Io ho qui, sottomano, quello della mia città, Modena, di cui vorrei leggere unicamente il dispositivo: «Il comitato provinciale INPS di Modena chiede un concreto interessamento ed una fattiva vigilanza da parte dei Ministeri interessati e dell'INPS affinché le problematiche di opzione donna, ampiamente analizzate, abbiano una tempestiva risoluzione, riconoscendo a migliaia di lavoratrici il loro ruolo nella società nella pienezza dei loro diritti e della loro dignità». Non avrei potuto trovare parole più vere, Presidente.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 14,50).

  PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in relazione alla privatizzazione della Compagnia italiana di navigazione – Tirrenia – n. 2-01032)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili e Pisicchio n. 2-01032, concernente chiarimenti e iniziative di competenza in relazione alla privatizzazione della Compagnia italiana di navigazione – Tirrenia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Qualcuno porrà la questione del perché il Pag. 56Governo, oggi, non risponde tramite i Ministeri competenti e ha delegato il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare a dare risposta a questa interpellanza. Per quanto mi riguarda, questa scelta non ha alcuna difficoltà ad essere spiegata (e così anticipo anche la sostanza e il contenuto di questa interpellanza): il Ministero dell'ambiente è totalmente competente su questa materia, perché si occupa dell'ambiente e perché ha la competenza esclusiva per il mare.
  Questi due elementi – ambiente e mare – inducono a confermare quello che, da tempo, io affermo, e cioè che il mare sardo è inquinato. È inquinato da faccendieri, da speculatori senza alcun rispetto dell'interesse pubblico e che ha, nel Governo e nella regione, i complici di questi faccendieri e di questi speculatori nel mare della Sardegna. Quindi bene ha fatto Renzi a delegare il Ministro e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: il mare sardo è inquinato da speculatori e da faccendieri. Perché questo ? Perché qualcuno pensa che questa sia una vicenda privata e privatistica e che, invece, niente ha di privato e tanto meno di privatistico. Ci sono elementi e contenuti in questa interpellanza che lasciano comprendere come lo Stato sia entrato nei gangli della gestione della continuità territoriale e abbia omesso, nascosto e fatto di tutto perché l'interesse dei privati andasse a scapito dell'interesse pubblico. C’è la storia recente di questi ultimi Governi che rappresenta la continuità di chi ha voluto privatizzare nel modo più becero possibile la Tirrenia, non per perseguire l'interesse primario della continuità territoriale da e per la Sardegna, ma per perseguire gli interessi privati di chi voleva a tutti i costi mettere le mani sull'affare Tirrenia.
  La storia recente di questi ultimi tre anni è nella continuità politica di questo Governo Renzi con quello Monti e con quello Letta; vi si possono trovare i punti salienti di quello che oggi si è configurato e si è manifestato come il più ampio monopolio sulle rotte da e per la Sardegna. È una vicenda scandalosa; quando un Governo come quello Renzi non interviene o fa finta di niente, e per giunta, come oggi, si nasconde, o è complice o è incapace. Voglio essere benevolo, non siete incapaci, siete complici, siete complici del monopolio, siete complici di Onorato, siete complici della Moby, siete complici degli affari che si fanno sulla testa della Sardegna e dei sardi.
  Le forze politiche sono complici – perché hanno preso i soldi, perché ci sono forze politiche, gruppi, fondazioni politiche che rispondono a esponenti anche dei precedenti governi che hanno preso le sponsorizzazioni per le loro fondazioni, per esempio, da Moby Lines, sono negli atti, sono nei bilanci dello Stato – di chi, sostanzialmente, con 73 milioni di euro, lo ripeto, con 73 milioni di euro di contributo pubblico si permette di creare in Sardegna un danno economico di milioni e milioni di passeggeri che vengono meno, perché ci si è messi d'accordo in un cartello che, negli anni scorsi, due anni fa, è stato anche condannato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Si tratta di settantatré milioni di euro per la continuità territoriale e la legge dice: imposizione dell'onere del servizio pubblico, cioè c’è un'imposizione dello Stato che obbliga coloro che esercitano quel tipo di servizio a mantenere costi, qualità, frequenza e, soprattutto, la capacità di connettere due territori, con l'interesse principale pubblico.
  La convenzione, quella della Tirrenia, è stata portata, invece, in questa Aula; il Ministro Passera era anche lui non estraneo all'accordo, anzi, era assolutamente protagonista dell'accordo della vendita attraverso il sistema bancario nazionale. Ebbene quelle convenzioni sono state portate qui in quest'Aula e destra e sinistra, nessun escluso, le hanno approvate e hanno dato mandato che si consumasse sui mari della Sardegna quel tipo di affare. La Tirrenia è stata venduta, apparentemente per 380 milioni di euro – la stragrande maggioranza da versare negli anni a venire – e con 560 milioni di euro di contributo; cioè ti vendo un asset dello Pag. 57Stato a 380 milioni di euro e nel contempo, però, te ne do, dall'altra mano, 560 milioni per un contributo in conto continuità territoriale.
  Nella prima ipotesi di privatizzazione i soci erano Onorato, Grimaldi e Aponte, cioè oltre, abbondantemente, il controllo del sistema del 50-60 per cento del cabotaggio marittimo nel Mediterraneo. L'Unione europea ha detto: ritiratevi perché altrimenti boccio quel tipo di concentrazione e di monopolio. I signori Onorato, Grimaldi e Aponte hanno dissolto la loro società e hanno deciso di non partecipare più in joint venture. È rimasto Onorato, che è rimasto dentro la CIN insieme ad altri soggetti, fondi finanziari, e ha comprato la Tirrenia. Guarda caso, l'Unione europea ha detto: si può fare a condizione che non ci sia alcun tipo di commistione tra questa società e tutte le altre. Guarda caso, in quei giorni, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato stabiliva di aprire un'inchiesta e l'inchiesta dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato può accedere agli uffici, può fare sequestri di documenti, può sequestrare i computer, andare a vedere quello che si stava facendo. Ebbene, sapete cosa scrive l'Autorità garante della concorrenza e del mercato in quei giorni ? Nella seconda metà del 2010 si è verificato un evento di indubbio rilievo nel settore dei servizi di trasporto marittimo. E, soprattutto, si dice che in quei giorni Moby, Grandi navi veloci e SNAV stavano formulando congiuntamente un'offerta per comprare Tirrenia e, nel contempo, si mettevano d'accordo, in assenza della Tirrenia sul mercato, per innalzare i costi dei biglietti.
  Quegli stessi signori a cui, oggi, il Governo consente di comprare il 100 per cento della Tirrenia, allora, risulta dalle carte dell'inchiesta, si erano accordati, da una parte per concorrere all'acquisto di Tirrenia, dall'altra per acquistare e per regolare il mercato del trasporto marittimo, creando quel disastro economico. Hanno giustificato: ma era il carburante. Non c'entrava niente, l'Autorità garante della concorrenza ha detto «bisognava calcolare l'aumento del carburante in base al 40 per cento massimo sull'incidenza dei fattori della produzione della Tirrenia». In realtà, loro hanno calcolato il 40, il 50 per cento, sull'intero costo dei fattori di produzione, quindi creando quello che è stato definito, poi, con la condanna da parte dell'Unione europea: la più grave violazione della concorrenza, poiché è stata ostacolata la capacità di garantire l'efficienza e la libertà sui mercati. Una sentenza, di fatto, quella dell'Autorità garante della concorrenza che ha messo nero su bianco il fatto che questi signori, in maniera subdola, sotterranea, si fossero messi d'accordo per comprare la Tirrenia da una parte, e per regolare il mercato, e non erano ancora soci, non erano facenti parte della stessa società. Oggi tutto questo è cambiato, perché c’è un socio che ha acquistato il 100 per cento di Moby e il per 100 per cento di Tirrenia. Quindi, siamo di fronte ad un monopolio del 90-95 per cento del mercato da e per la Sardegna, in mano ad un unico soggetto, che non ha le ragioni privatistiche come qualcuno, in maniera assolutamente inadeguata, priva di qualsiasi contributo anche sul piano del diritto, sosteneva, affermando che non c'entri niente il Governo e la regione. No, la regione e il Governo, in quanto si tratta di oltre il 50 per cento del contenuto dello stesso guadagno di Tirrenia, quei 73 milioni di euro sono responsabili della verifica di quello che sta avvenendo.
  Ma tutto questo avviene dopo che ad agosto del 2014, e vengo al cuore del problema, il Governo Renzi, con la complicità della regione sarda, ha concesso a Tirrenia di tagliare di 30 milioni di euro i servizi da e per la Sardegna, per tutto l'insieme della continuità territoriale. Perché ? Perché si è detto che Tirrenia, dopo un anno dalla convenzione, non era in equilibrio di bilancio. Io ho qui la comunicazione formale del Governo alla Camera dei deputati che dice: la società non ha comunque potuto produrre i dati certificati relativi all'anno 2013 non essendo ancora provato in quel momento il relativo bilancio. Stiamo parlando dell'agosto del 2014 e ancora la Tirrenia non ha presentato il bilancio del 2013 e, in base a quello, Pag. 58chiede però l'adeguamento della convenzione con un taglio, per quanto riguarda la Sardegna, rilevantissimo dei servizi. Continuano a prendere 73 milioni di euro, ma hanno tagliato i servizi, cito per tutti la Civitavecchia-Cagliari che nella convenzione iniziale era sette giorni su sette, e di cui quattro corse sono state cancellate, quindi si è arrivati ad una corsa a giorni alterni, dimezzando nel sud della Sardegna un servizio assolutamente rilevante. Dice il Ministero: si è convenuto di consentire l'aggiornamento della convenzione a condizione però dell'assicurazione, da parte della società, che ci fosse davvero questo squilibrio. Ma c'era questo squilibrio ? Perché il Governo Renzi ha tagliato 30 milioni di euro di servizi alla Tirrenia ? Per quale motivo l'amministratore delegato, mica l'ultimo dei marittimi, ha dichiarato qualche mese dopo, titolo sui giornali «Tirrenia bilancio in utile per il terzo anno». Abbiamo fatto tagliare i servizi, abbiamo dato i 73 milioni di euro alla Tirrenia senza toccarli e, per giunta, lo abbiamo argomentato con un bilancio in perdita, poi, invece, risulta che i bilanci di Tirrenia sono tutti attivi. Ma se tutto questo non si configura come un omesso controllo dei bilanci, se non si configura come un atteggiamento ignavo del Governo rispetto a questa partita, come lo si può giustificare ? Con le coperture ad alti livelli, ai livelli più alti del Governo. Con quelle azioni che sono state messe in campo per coprire tutto quello che è avvenuto.
  Nell'interpellanza di oggi c’è scritto: per quale motivo l'amministratore delegato di Tirrenia, che è stato licenziato una settimana fa, dopo tre anni, ha preso una buonuscita di 1 milione e mezzo di euro ? Dopo tre anni, una buonuscita di 1 milione e mezzo di euro ! Ma non erano in disavanzo i conti ? Il Governo non ha forse dichiarato che bisognava tagliare le corse da e per la Sardegna per consentire alla Tirrenia l'equilibrio di bilancio ? Poi, però, l'amministratore delegato, che ha imbrogliato il Governo, che ha imbrogliato lo Stato, che, anzi, in complicità con lo Stato, ha imbrogliato la Sardegna e i sardi, si prende 1 milione e mezzo di buonuscita ! Tutto questo è immorale, illegittimo e illegale. Denaro pubblico, servizio pubblico, gestione di un servizio fondamentale per la continuità territoriale e per dare alla Sardegna quel diritto alla continuità territoriale, perché non si tratta di nessun favore: è un riequilibrio tra un diritto universale alla mobilità e quello di vivere in un'isola ultraperiferica che merita di avere – e alla quale lo Stato ha l'obbligo di riconoscere – il diritto alla continuità territoriale, alla capacità di muoversi. Avete l'occasione – mi riferisco al sottosegretario, comprendendo anche l'imbarazzo della sua presenza – non di una risposta burocratica. Se foste un Governo autorevole, se foste un Governo non complice di questa vicenda, avreste la possibilità di far prevalere l'interesse pubblico, in base all'articolo 15 della convenzione, che dice: «si revoca la convenzione stessa qualora non ci sia più l'interesse pubblico». In questo caso non esiste più una virgola di interesse pubblico, c’è soltanto l'interesse privato a fare del mare sardo un mare inquinato dai faccendieri e dagli speculatori, con la complicità della regione e dello Stato, che in questa partita sono davvero responsabili al pari dei privati di quello che sta avvenendo.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere, anche se, a onor del vero, anche il sottosegretario Baretta era presente nella parte antimeridiana della seduta, poi, a seguito della sospensione, per altri impegni, ha dovuto lasciare l'Assemblea.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, anche per la precisazione. Riguardo all'interpellanza, occorre premettere che il Ministero dell'economia e delle finanze non ha più esercitato i poteri di azionista di Tirrenia dal 2011, anno in cui la società è stata posta in amministrazione straordinaria. La cessione del ramo d'azienda trasporto Pag. 59di Tirrenia-CIN è stata effettuata nel 2012 dal commissario straordinario. Sulla questione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha comunicato di aver sottoscritto la convenzione il 18 luglio 2012 per l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo a regime di pubblico servizio con le isole maggiori e minori con Compagnia italiana di navigazione, quale società aggiudicataria della gara gestita dall'amministrazione straordinaria di Tirrenia per la cessione del compendio aziendale. L'articolo 9 della predetta convenzione prevede che, qualora si prospettino scostamenti imprevedibili a carattere strutturale, in eccesso o in difetto dei ricavi della attività in convenzione superiore al 3 per cento rispetto a quelli specificati in allegato «B», ciascuna delle parti ha facoltà di fare istanza di verifica delle condizioni di equilibrio economico-finanziario. Le parti contraenti, accertati congiuntamente i presupposti delle istanze di verifica, entro 60 giorni dalla recessione della stessa istanza addivengono ad un accordo per ripristinare le condizioni di equilibrio suddette, fermo restando l'importo di sovvenzione annuo, fissato in euro 72.685.642, all'articolo 7 della citata convenzione. La predetta facoltà non è esercitabile nel primo anno di ciascun periodo regolatorio. Il 7 novembre 2013, la società Tirrenia-CIN, essendo trascorso più di un anno dalla sottoscrizione, ha potuto legittimamente presentare istanza di verifica delle condizioni di equilibrio economico-finanziario, ai sensi del citato articolo 9. Il 25 settembre 2013 è stato istituito, presso il Gabinetto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, un tavolo tecnico incaricato dell'istruttoria propedeutica alla revisione della convenzione stipulata il 18 luglio 2012, con la partecipazione anche dei rappresentanti del MEF, dei rappresentanti della regione Sardegna, della regione Sicilia e appunto della Tirrenia-CIN. I lavori del tavolo tecnico sono proseguiti prendendo in esame le istanze di verifica del 7 novembre 2013, inoltrate dalla Tirrenia-CIN. L'istruttoria, complessa ed articolata, si è prolungata per parecchi mesi, attraverso l'attenta analisi dei dati contabili da parte dei rappresentanti MIT e MEF.
  Sono state formulate osservazioni che sono state superate dai chiarimenti pervenuti dalla società Tirrenia e valutati positivamente nel corso delle riunioni del tavolo tecnico del 27 marzo 2014, del 22 maggio 2014, del 30 giugno 2014 e del 28 luglio 2014. Le proposte di modifica convenzionali derivanti dalla citata istruttoria sono state concordate anche con le regioni Sicilia e Sardegna. Le modifiche convenzionali sono state oggetto di un accordo stipulato il 7 agosto 2014 ai sensi dell'articolo 9 della convenzione. Detto accordo è stato approvato con decreto interministeriale a firma del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro dell'economia e delle finanze in data 4 settembre 2014. In data 11 settembre 2014 il decreto è stato inviato alla Corte dei conti per il controllo preventivo che si è concluso il 26 settembre 2014 con la relativa registrazione. La modifica convenzionale del 7 agosto 2014 è stata sottoscritta a seguito della verifica dei dati contabili prodotti dalla società relativamente all'anno 2013. Nel medesimo accordo il termine del primo periodo regolatorio è stato spostato dal 31 luglio 2015 al 31 dicembre 2015 al fine di poter verificare i dati contabili in rispondenza della chiusura delle relative scritture e alla certificazione dei bilanci. Ai sensi dell'articolo 8 dell'accordo la modifica è attivabile dopo un anno dalla sottoscrizione della convenzione e ai sensi dell'articolo 9 è attivabile alla scadenza del periodo convenzionale, quindi dopo 3 anni. La modifica operata ai sensi dell'articolo 8 rientra, quindi, perfettamente nella scadenza prevista. Inoltre, sempre ai sensi dell'articolo 8, il Ministero delle infrastrutture, in data 19 giugno 2015 ha provveduto a richiedere alla società Tirrenia-CIN gli elementi per valutare l'andamento delle variabili economiche alla fine del primo periodo regolatorio al fine di verificare l'impatto delle misure adottate con l'accordo 7 agosto 2014 sull'equilibrio economico della società. In Pag. 60data 30 giugno i dati sono pervenuti ed è in itinere l'istruttoria per la valutazione di tali dati.
  Quanto ai profili inerenti la concentrazione azionaria, premesso che la competenza in materia è dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la competente Direzione generale del Ministero delle infrastrutture, in data 1o luglio, ha provveduto ad informare l'AGCM dell'operazione in essere sul capitale di Compagnia Italiana di Navigazione, ai fini della valutazione di eventuali aspetti collegati ad operazioni di concentrazione.
  Le mutate condizioni societarie ed il denunciato venir meno sostanziale del principio di concorrenza non costituiscono motivazioni per la rescissione della convenzione, ai sensi dell'articolo 15 della stessa, né è stata ravvisata la sussistenza di presupposti per l'assegnazione del contributo di sovvenzione mediante nuova e diversa procedura ad evidenza pubblica.
  Infine, il Ministero delle infrastrutture ha precisato che sin dalla sottoscrizione della convenzione ha effettuato le verifiche contabili sia sulla base dei documenti contabili prodotti dalla società, che mediante verifiche dirette presso la sede della compagnia, al fine di accertare il rispetto dei parametri previsti nella convenzione per il mantenimento dell'equilibrio economico finanziario e secondo le voci di costo indicate nella convenzione medesima. Nessuna altra verifica compete al Dicastero sui costi gestionali della società, che non si riversino sul mantenimento del predetto equilibrio o che vengano imputati in sede di contabilità analitica ad attività o all'esercizio di linee al di fuori del perimetro convenzionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Pensavo venisse un rappresentante del Governo, in realtà è venuto un rappresentante della CIN, o, meglio, del gruppo Onorato.
  Si è verificato esattamente quello che si poteva in qualche modo preventivare. Cioè il Governo risponde con le carte della CIN perché non vi è alcun tipo di osservazione critica rispetto a un elemento fondamentale e fondante della risposta del Governo. La prima affermazione del sottosegretario e del Governo è questa: la Tirrenia non è più sotto controllo dello Stato e sostanzialmente l'amministratore straordinario poteva fare quello che voleva. Aggiunge il Governo che «abbiamo aperto un tavolo tecnico che è durato mesi e mesi per verificare se vi era l'equilibrio, in base all'articolo 8 della convenzione, che sostanzialmente consentiva di poter tagliare servizi mantenendo intatto il costo del servizio pagato dallo Stato». Ma in questi mesi cosa hanno fatto questi tavoli che sono stati messi in piedi ? A cosa sono serviti questi tavoli se mancava al tavolo il bilancio del 2013 e c’è scritto negli atti della Camera che la Tirrenia-CIN non ha presentato i bilanci ? Cosa hanno verificato ? Hanno coperto, hanno nascosto, hanno favorito l'imbroglio della Tirrenia. Tutti coloro che hanno partecipato a quei tavoli hanno favorito quell'imbroglio, di quella convenzione che è stata – guarda caso – tagliata nei servizi per la Sardegna, che ha consentito alla Tirrenia di andare in ulteriore vantaggio di bilancio, perché come ha detto l'amministratore delegato non c'era nessun buco in bilancio. Tutti i giochi fatti hanno portato a dire che, per tre anni, Tirrenia ha guadagnato sulle spalle della Sardegna e dei sardi con la complicità del Governo Renzi e della regione sarda, che hanno coperto per comparazione con il passato, perché nel passato non è stato certamente diverso, ma qui si è manifestata la consonanza politica del centrosinistra che ha coperto totalmente questo affare.
  Ma come ? Voi dite che c’è un disavanzo e uno squilibrio nei servizi da e per la Sardegna ? Dove sarebbe questo svantaggio ? Voglio comparare le tariffe, per esempio, della Moby Lines di oggi con quelle della Tirrenia che ha totalmente cancellato quattro corse su sette da Cagliari per Civitavecchia e quindi ha, in sostanza, cancellato quelli che potevano essere gli oneri di servizio pubblico che Pag. 61potevano dare un disavanzo rispetto al costo reale della tratta. Ebbene, oggi, Moby Lines fa pagare meno di Tirrenia, che pure prende 73 milioni di euro. Quindi, è evidente che c’è una partita di giro, che c’è un sistema che in qualche modo lascia guadagnare ai privati attraverso il contributo pubblico che viene dato alla Tirrenia. E oggi l'acquisto del 100 per cento del contributo da parte di Onorato della Tirrenia lascia comprendere come tutta questa partita sia un monopolio. E che un Governo non decida di intervenire è dato dal fatto che nella conferenza stampa ultima del Presidente del Consiglio dei ministri (si possono prendere le veline di quel giorno) Renzi ha parlato della vertenza Moby Lines. Ma chi ha mai sentito parlare della vertenza Moby Lines ? «Metteremo a posto e ci stiamo occupando del dossier della Moby Lines». A dicembre del 2014, quindi, si stava già occupando della vertenza della privatizzazione della Tirrenia. In altre parole, il Governo stava già mettendo le mani per favorire quella speculazione ai danni della Sardegna e dei sardi. Basta prendere le agenzie di stampa di allora. Per quale motivo c’è una vertenza Moby Lines nell'agenda politica del Governo ? Perché c’è la complicità, perché tutto questo è stato messo nero su bianco in un progetto architettato per favorire la speculazione ai danni della Sardegna e dei sardi. Quali sono gli elementi che il Governo ha valutato per analizzare quanto stava avvenendo ? Basterebbe prendere l'inganno denunciato e condannato, perseguito dall'Autorità garante per la concorrenza. Come si fa a non tener conto di questo aspetto ?
  L'Autorità garante per la concorrenza scrive che in considerazione del fatto che il carburante è solo uno dei fattori della produzione e, come detto sopra, pesa in generale meno del 50 per cento del totale dei costi, ferme restanti la struttura dei costi e il margine realizzato, anche laddove l'impresa traslasse interamente l'aumento del costo del carburante, l'incremento del prezzo finale sarebbe comunque inferiore all'aumento del costo del fattore produttivo. In altre parole, sta dicendo che avete incrementato il costo del carburante sul 100 per cento dei costi del servizio.
  E, quindi, c’è un imbroglio. E come fanno il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze a non prendere questo esame fatto ovviamente da organi terzi dello Stato che hanno valutato che c'era l'inganno e che quei signori che stavano comprando Tirrenia si sono messi d'accordo non soltanto per comprare Tirrenia ma si sono messi d'accordo per fare un cartello che ha devastato l'economia della Sardegna, dei trasporti, del turismo e quant'altro ?
  E se fosse davvero così – che il Governo affida il controllo dei bilanci della Tirrenia soltanto a un superficiale controllo –, per quale motivo il 18 giugno ultimo scorso davanti a un notaio è stato modificato lo statuto della Tirrenia dove è previsto, per esempio, che il Ministero dell'economia e delle finanze debba nominare i revisori dei conti ? E per quale motivo non c’è stato nessun accenno alla buonuscita dell'amministratore delegato ? Complicità, che c’è quando un Governo non stigmatizza quello che è avvenuto con il pagamento di una buonuscita di un milione e mezzo di euro a fronte di un disavanzo. Da una parte vi è il Ministero, così solerte a dire: «La Tirrenia sta perdendo, poverina. Bisogna ripianare le perdite»; poi, dall'altra, però, consente, senza fare nessun tipo di controllo, a chi la amministra di prendersi una buonuscita, dopo tre anni, di un milione e mezzo di euro.
  E che dire del controllo dello Stato ? È di ieri la notizia secondo la quale le Agenzie internazionali per la verifica della sicurezza delle navi, Paris Mou, EMSA e soprattutto Thetis, hanno analizzato puntualmente in questi ultimi due mesi le navi della Tirrenia e basta andare nel portale europeo dell'agenzia per la sicurezza per rendersi conto che su quattro navi esaminate in questo ultimo anno ve ne sono quattro che sono a rischio sicurezza, in cui non funzionano le porte stagne, in cui non funziona l'impianto antincendio, in cui Pag. 62non funzionano i mezzi di salvataggio, cioè le stesse condizioni rilevate dallo stesso organo tecnico per quanto riguarda la Norman Atlantic.
  E dove è il Governo che controlla ? Dove è il Governo che fa l'analisi dei mezzi, la verifica della sicurezza sugli stessi mezzi navali ? Non c’è ! Questo Governo si è occupato soltanto di riconoscere, senza avere i documenti in mano, che questa società stesse perdendo. Questa società non solo non perde, ma guadagna, specula e sta facendo della Sardegna una landa desolata, dove i turisti non riescono ad arrivare e, anzi, non riescono a tornare in Sardegna nemmeno gli immigrati, nemmeno i figli di questa terra, perché la Tirrenia, insieme a Moby Lines, ha fatto un cartello, con la complicità del Governo e dello Stato. Tutto questo sta avvenendo perché vi è una connivenza tra le parti politiche che, a destra e a sinistra, hanno interessi, rapporti con i privati, facendo prevalere l'interesse privato rispetto a quello pubblico. Tutto questo non può essere assolutamente accettato.
  Per quanto mi riguarda, annuncio già in quest'Aula una battaglia senza confini per contrastare e per denunciare la connivenza di questo Governo, di quella classe dirigente, regionale e statale, con quelli che hanno inquinato e che stanno inquinando il mare della Sardegna, vietandola nell'utilizzo, soltanto dello sviluppo turistico, a milioni e milioni di cittadini. Questo è quello che sta avvenendo e questo è il dramma che io mi sento oggi di denunciare qui.

(Iniziative di competenza, anche normative, volte a rafforzare la posizione di indipendenza e garanzia della Banca d'Italia in rapporto agli istituti bancari dalla stessa vigilati, nonché a migliorare le condizioni di accesso al credito, con particolare riferimento al contenimento dei tassi di interesse – n. 2-01036)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ruocco ed altri n. 2-01036, concernente iniziative di competenza, anche normative, volte a rafforzare la posizione di indipendenza e garanzia della Banca d'Italia in rapporto agli istituti bancari dalla stessa vigilati, nonché a migliorare le condizioni di accesso al credito, con particolare riferimento al contenimento dei tassi di interesse (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Ruocco se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Il tema che abbiamo affrontato con questa interpellanza urgente è un tema molto delicato, perché abbiamo iniziato ad approcciarlo ispirati non solo dalle istanze che pervenivano dal territorio ma anche, in particolare, da un articolo di un quotidiano, che citava il caso di un imprenditore al quale la Banca di credito cooperativo di Alberobello, in seguito all'apertura di un affidamento di 200 mila euro, ha applicato inizialmente condizioni assai convenienti in termini di spese e tassi ma poi, in seguito ad una temporanea situazione di difficoltà, ha triplicato le spese e le competenze passive, applicando, inoltre, un tasso di interesse ben superiore alla soglia massima stabilita dalla legge n. 108 del 1996.
  A questo punto, analizzando questo caso, abbiamo poi approfondito la questione, ma non era neanche più di tanto necessario, nel senso che, purtroppo, questi casi sono sotto gli occhi di tutti: si tratta di imprenditori, famiglie o persone in difficoltà strozzate da un sistema del credito che, alla prima minimale difficoltà, trascina nel baratro famiglie ed imprese.
  Quindi, vorrei leggere, a questo proposito, proprio una testimonianza, per capire proprio quello di cui si sta parlando, una lettera che mi è pervenuta da una delle tante associazioni che si occupano di usura bancaria. Queste sono le parole: «Siamo soli davanti ad un problema sociale, la violazione dei diritti di tutela delle vittime. Siamo soli davanti ai suicidi da sovraindebitamento. Siamo soli davanti alle sentenze che difendono solo le banche. Qui si parla di usura bancaria, tassi Pag. 63usurari. Oggi lo stato di sovraindebitamento porta le persone a chiedere aiuto per vendere un rene, per racimolare qualcosa nella speranza di evitare lo sfratto, che magari è legittimo, ma conseguenza della perdita del posto di lavoro nell'azienda che è fallita per crediti illegali viziati da usura. Ieri ero nel Lazio – dice questa persona che ha scritto la lettera – dove le aziende muoiono, gli imprenditori con grandi capacità lavorative e commesse non hanno accesso al credito e società senza scrupoli si approfittano dello stato di bisogno, rilevando a nulla le loro attività o espropriandole del patrimonio, il patrimonio delle aziende che oggi non è più dell'imprenditore, ma è un bene più grande; è il bene dei cittadini, dei cittadini italiani che emigrano o si suicidano, perché non ce la fanno più».
  Quando facciamo quei minuti di raccoglimento proprio in quest'Aula, perché vogliamo ricordare l'ennesimo suicidio di imprenditori che è avvenuto nei giorni pregressi alla ricorrenza che noi ricordiamo in Aula, ricordiamoci che per queste persone il Governo può fare qualcosa e non lo fa. Si limita a proporre minuti di raccoglimento.
  Dicevo: «Oggi le statistiche certificano che i sovraindebitati sono il 58 per cento delle famiglie e il 90 per cento delle imprese. Ogni giorno si rivolgono ai nostri sportelli venti aziende nuove – questa è solo un'associazione, poi ce ne sono altre – per ogni sede regionale e arrivano richieste via e-mail alle quali non riusciamo a far fronte. Avremmo bisogno di personale, ma non abbiamo fondi. Noi ogni giorno tocchiamo con mano la realtà, evidentemente il Governo no. Noi dovremmo sederci ai tavoli con le banche, con la procura e con lo Stato. Eccoci qua. La Costituzione dice che abbiamo diritto al lavoro, alla vita, ma il Lazio muore, la Lombardia muore, il Veneto muore. Le altre regioni non reagiscono più, non denunciano più, perché la situazione è tanto grave che denunciare è diventato inutile. L'accesso al credito usurario è molto più facile, ancora più facile vendersi un rene».
  Qui però le implicazioni di tutto questo sono più in alto, perché quando un imprenditore si avvicina ad un istituto di credito chiaramente questo istituto di credito fa appello, per applicare determinate condizioni, ad un altro istituto, che dovrebbe proprio vigilare affinché tutto questo non accada, affinché la gente non venga costretta a vendersi un rene per far fronte ai propri debiti nei confronti delle banche, debiti – diciamolo – contratti a tassi usurari. Questo istituto è un istituto molto singolare, perché il suo funzionamento – e costa tanto; abbiamo visto anche gli stipendi d'oro – è pagato da noi contribuenti, ma la proprietà di questo istituto è delle stesse persone, anzi degli stessi istituti finanziari che poi dovrebbero da questo stesso istituto essere controllati. Stiamo parlando della Banca d'Italia, anche detta la «Banda d'Italia», non a caso.
  E questa istituzione, come dicevo, che dovrebbe presiedere al rispetto della legge, in realtà emana circolari che sono in difformità dalla legge: nell'applicazione dei tassi di soglia riconosciuti per i crediti agli imprenditori, alle famiglie e ai cittadini, applica, secondo noi, tassi di usura, sulla base delle circolari, ben più alti della stessa legge.
  Non soltanto, ma i tassi che sono stabiliti come soglia dalla Banca d'Italia, trimestralmente, aumentano sempre più, fino ad arrivare ad un esempio lampante. Addirittura, la «Banda d'Italia» -scusi, la Banca d'Italia – riesce – sembra incredibile, addirittura devo leggerlo – a far applicare sul credito revolving – che non è un revolver, ma un revolving – fino a 5 mila euro, addirittura, sulla base del tasso soglia da essa stabilito, il 24,65 per cento.
  Il credito revolving sarebbe l'utilizzo di un credito attraverso la carta di credito, per cui tutte quante le spese sostenute, invece di essere addebitate a fine mese, vengono distribuite e rateizzate. Su quel credito che la banca fa si applica un tasso di interesse; bene, la Banca d'Italia ha stabilito che possa arrivare fino al 24,65 per cento ! Se non è usura questa, non so. Ma perché avviene tutto questo ?Pag. 64
  Abbiamo detto che la Banca d'Italia è un'istituzione del tutto singolare e nella nostra interpellanza citiamo anche delle fonti. Infatti, sa, sono stati scritti molti libri al riguardo: libri di ex manager bancari, anche libri di ex politici, che menzionano le malefatte del sistema bancario ai danni dei cittadini. E, allora, noi siamo qui proprio a chiedere spiegazione, perché poi, ad un certo punto, quando una persona scrive un libro così pesante nei confronti di determinate istituzioni, o quella persona, poiché è impazzita, la si querela e la si ferma, o si danno delle risposte.
  E non pensate che queste risposte possano essere generiche, perché i cittadini non ne possono più. La gente vuole risposte precise e dettagliate, risposte su queste frasi: gli accertamenti condotti dai militari sulla base di un'indagine – che ha sempre ad oggetto una delle tante situazioni che abbiamo appena menzionato – hanno consentito di far emergere, secondo la prospettazione della procura della Repubblica, che vi era «un sodalizio criminale composto» – stiamo parlando della Banca d'Italia – «dai vertici dell'istituto, in carica nel periodo dal 2009 fino al commissariamento disposto dalla Banca d'Italia nel 2010, che, a seguito di elargizione di mutui e di finanziamenti non assistiti da adeguate garanzie, ometteva dolosamente di evidenziare nei bilanci della Carim le perdite già maturate da tempo tramite stime e valutazioni palesemente non corrispondenti alla reale situazione del credito».
  Questa è una delle banche che esponeva i bilanci in questo modo e che sempre doveva essere sorvegliata dalla Banca d'Italia. La Banca d'Italia, ad avviso degli interpellanti, ha precise responsabilità nel mancato contrasto all'usura e sulla pratica dell'anatocismo, e ha perfino organizzato – ironia della sorte ! – un «corso antiusura» con il patrocinio della stessa Banca d'Italia e della Scuola Superiore della Magistratura nella sede dell'ABI, per magistrati «a lezione» da banchieri, con una serie di esponenti che risultano sotto indagine.
  Quindi, noi vogliamo delle risposte precise a queste domande: in che modo il Governo intenda intervenire al fine di corroborare la posizione di indipendenza e garanzia della Banca d'Italia, considerato che, ad avviso degli interpellanti, quanto descritto in premessa e l'attuale assetto azionario della Banca d'Italia non garantiscono l'indispensabile autonomia.
  E chiediamo se il Governo intenda rafforzare mediante le opportune iniziative normative i requisiti di onorabilità dei commissari che, alla luce delle considerazioni fatte in premessa, non sembrano essere garantiti. E chiediamo quali azioni il Ministro interpellato voglia adottare al fine di garantire il rispetto del diritto al credito, contemplato dall'articolo 47 della Costituzione, e il rispetto della legge 7 marzo 1996, n. 108.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente. Si fa presente che la Banca d'Italia è l'istituto di diritto pubblico deputato a fornire istruzioni agli intermediari finanziari e ad effettuare controlli ispettivi sull'osservanza delle stesse.
  Essa gode di indipendenza giuridica e sostanziale, sancita dall'articolo 1 del proprio Statuto, che recita: «Nell'esercizio delle proprie funzioni e nella gestione delle proprie finanze, la Banca d'Italia e i componenti dei suoi organi operano con autonomia e indipendenza nel rispetto del principio di trasparenza, e non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati».
  La Corte Costituzionale, con sentenza n. 7 del 2014, ha chiarito che la Banca d'Italia presenta caratteri del tutto peculiari, che la differenziano da ogni altra autorità amministrativa indipendente. Tale peculiarità, seppur specificamente riconducibile all'appartenenza della Banca d'Italia al Sistema europeo delle banche Pag. 65centrali, ed alle particolari funzioni svolte in tale ambito, sulla base della normativa comunitaria, comporta una particolare autonomia tecnica ed istituzionale rispetto al Governo ed agli altri organismi nazionali. Questi ultimi, pertanto, non possono intervenire nelle valutazioni tecniche e nei criteri adottati dalla Banca d'Italia, in quanto si invaderebbe la sua specifica competenza ed autonomia, la quale è posta a presidio della funzione di vigilanza prudenziale sull'operato degli istituti di credito, fortemente legata al rispetto del dettato normativo e regolamentare.
  Per quanto riguarda, poi, l'ambito delle competenze definite all'articolo 2 della legge n. 108 del 1996, recante disposizioni in materia di usura, al fine di contrastare l'applicazione di tassi usurari, il Ministero dell'economia e delle finanze procede, trimestralmente, sentita la Banca d'Italia, alla pubblicazione del tasso effettivo globale medio per categorie di operazioni creditizie ed effettua, annualmente, la classificazione delle operazioni creditizie in categorie omogenee.
  La tabella dei tassi medi rilevati riporta venticinque tassi, che si riferiscono alle diverse categorie di operazioni. Ognuno dei predetti tassi viene determinato secondo la metodologia indicata nelle «Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull'usura», emanate dalla Banca d'Italia e la cui vigilanza è ad essa demandata. In passato alcune misure intraprese hanno avuto come conseguenza l'inclusione nel TEG di costi e commissioni in precedenza esclusi.
  Con riferimento, infine, ai requisiti di onorabilità degli organi delle procedure straordinarie, la Banca d'Italia ha comunicato che, ai sensi dell'articolo 71, comma 6, del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, cosiddetto Testo unico bancario, gli organi della procedura di amministrazione straordinaria devono possedere i medesimi requisiti posseduti dai soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso banche, stabiliti ai sensi dell'articolo 26 del medesimo decreto. Tale articolo rimette al Ministro dell'economia e delle finanze il compito di disciplinare, sentita la Banca d'Italia, i requisiti e i criteri di idoneità che tutti i soggetti indicati devono rispettare.
  Il decreto ministeriale n. 161 del 18 marzo 1998, attualmente vigente, elenca in modo puntuale i requisiti di professionalità (articoli 1, 2 e 3) e onorabilità (articoli 5 e 6) che gli esponenti delle banche e, per effetto del rinvio di cui all'articolo 71 del Testo unico bancario, i commissari straordinari devono rispettare.
  Nell'ambito delle procedure di gestione delle crisi di intermediari bancari e finanziari, vengono in particolare valutati quali profili ostativi alla nomina dei commissari e dei componenti del comitato di sorveglianza: la ricorrenza di fattispecie rientranti nelle previsioni del citato decreto, concernenti i requisiti di onorabilità degli esponenti aziendali; l'esistenza di sentenze penali di condanna, anche non definitive; l'irrogazione di sanzioni amministrative nel settore creditizio, finanziario, mobiliare o assicurativo; lo svolgimento, per almeno due esercizi precedenti l'adozione dei relativi provvedimenti, di funzioni di amministrazione, direzione e controllo in società sottoposte a fallimento o procedure – concorsuali o di risanamento – equiparate, o presso intermediari finanziari nei cui confronti sia stata disposta la cancellazione d'ufficio dal relativo elenco.
  In materia, sono state inoltre emanate dall'istituto «Linee guida per la selezione degli organi delle procedure di rigore» e un «Codice deontologico per i componenti gli organi di procedure di gestione delle crisi». In base alle menzionate Linee guida, costituisce, altresì, elemento ostativo per la nomina, la sussistenza di situazioni d'incompatibilità o conflitto di interessi con la banca o l'intermediario in crisi o con i suoi esponenti.
  La Banca, che richiede il possesso dei requisiti previsti dal TUB anche per gli organi della liquidazione coatta amministrativa, accerta la permanenza dei requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza dei componenti gli organi delle procedure nel corso delle stesse. Nei casi Pag. 66citati nell'interpellanza non sono stati ritenuti sussistenti elementi ostativi al mantenimento dell'incarico.
  La Banca d'Italia ha, inoltre, fatto presente che il decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 72, ha recentemente sostituito l'articolo 26 TUB con una nuova versione volta, tra l'altro, a recepire alcune disposizioni della direttiva 2013/36/UE e alcuni indirizzi internazionali in materia di requisiti degli esponenti aziendali (ad esempio le Linee guida emanate dall'Autorità bancaria europea nel novembre 2012 e le ulteriori che saranno emanate in attuazione dell'articolo 91, paragrafo 12, della citata direttiva). Il nuovo articolo 26 conferma le competenze regolamentari, in questo ambito, del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia, e prevede l'ampliamento del novero dei requisiti che gli esponenti aziendali (e i commissari straordinari) devono possedere. Per dare applicazione alle novità introdotte è, tuttavia, necessaria una rivisitazione della normativa di attuazione del medesimo articolo 26 del TUB.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ruocco ha facoltà di replicare.

  CARLA RUOCCO. C’è ben poco da replicare alla risposta del Governo, si replica da sola. Perché chiaramente il Governo sbrodola numeri e carte inutili che per un imprenditore che sta cedendo un rene, pur di rientrare nei propri debiti a causa dell'usura bancaria, chiaramente non hanno nessunissimo valore.
  È la conferma del fatto che il Governo sta comunque dalla parte degli istituti finanziari perché comunque non è stato dato uno straccio di spiegazione a quello che gli ho chiesto. Non si è neanche risposto in maniera consona e propria ad un quesito, non viene data risposta a un quesito sulla base del quale già si dice: alla luce di moltissimi scandali bancari che sono costati miliardi di euro ai cittadini, alla luce di comportamenti bancari scorretti, alla luce di fatti che hanno causato gravissime ripercussioni sulla società, il Governo come risponde ? Citando delle leggi che già c'erano ed erano antecedenti a questi fatti.
  Quindi, prendiamo atto che il Governo non ha alcuna intenzione di passare dall'altra parte della staccionata, di stare vicino a quelle piccole imprese di cui vi è un esempio nell'interpellanza – e non è una sola ma sono migliaia e migliaia in difficoltà – e che continua a tutelare attraverso una valanga di carte, che ha il valore che ha, gli interessi di un sistema che collabora fortemente a far crollare la nostra economia sana.

(Chiarimenti in merito ad ingenti quantità di amianto importate dall'India – n. 2-01019)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lavagno ed altri n. 2-01019, concernente chiarimenti in merito ad ingenti quantità di amianto importate dall'India (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Lavagno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FABIO LAVAGNO. Grazie Presidente, mi rivolgo alla sottosegretaria in ordine ad una materia abbastanza delicata che è quella dell'amianto e alla sua importazione. L'amianto ha rappresentato in questo Paese una pagina triste del Novecento i cui effetti si ripercuotono oggi in maniera drammatica e tragica; ciò è evidente ed è noto a tutti, così come è noto a tutti che nel nostro Paese vige dal 1992 un'avanzata legge che impedisce la produzione, l'estrazione e la commercializzazione di manufatti che contengono cemento-amianto, ed è anche noto che ne è vietata espressamente l'importazione, fatte salve alcune deroghe per piccole e modiche quantità riferibili ad una quantità di 800 chilogrammi per amianto sotto forma di treccia o di materiale per guarnizioni non sostituibile con prodotti equivalenti disponibili. Tale deroghe sono ammesse previa autorizzazione e di concerto tra i Ministeri dell'ambiente e della salute.Pag. 67
  È giunta alle cronache nei mesi scorsi, anche grazie ad un'indagine della procura di Torino, che vi sarebbero invece ingenti importazioni di amianto provenienti dall'India in Italia; quando diciamo ingenti quantità intendiamo riferirci al numero di 1.040 tonnellate, quindi ben al di sopra di quelle che dovrebbero essere le quantità derogabili dal concerto dei due Ministeri che prima ho citato; tali dati sarebbero confermati anche dall'Agenzia delle dogane, con bollette doganali di entrata.
  La procura di Torino, non quindi la stampa, desume questi dati di importazioni da un registro – Indian Minerals Yearbooks 2012 – che riporta appunto le quantità di esportazioni da parte di questo Paese asiatico, che fa uso di amianto in larga quantità non essendo là vietato come lo è invece in Italia dal 1992, e riporta il nostro Paese come primo partner commerciale e come primo partner importatore di amianto.
  Credo che sulla vicenda sia necessario, non solo per la sensibilità che si è creata nel Paese ma perché giusto dare corretta informazione ed evitare psicosi di alcun tipo, fare effettivamente chiarezza. Poi la magistratura, come d'uopo, farà le proprie riflessioni, le proprie valutazioni e porterà avanti le indagini, però, credo, che anche in sede politica, visto che quella citata è una legge della Repubblica molto apprezzata che ci pone all'avanguardia in ordine al rispetto ambientale, occorra fare tutte le necessarie operazioni di chiarificazione rispetto a questi fatti.
  Si rivolge, pertanto, al Governo questa interpellanza, che in fondo è un'interrogazione trasformata proprio per avere una pronta risposta in questa sede, chiedendo se lo stesso sia informato dei fatti denunciati dalla procura di Torino e riportati dalla stampa che hanno avuto una loro eco anche sull'informazione televisiva poche settimane fa.
  Inoltre, visto che esiste questa deroga, prevista dalla legge del 1992, per fare una maggiore chiarezza possibile ritengo necessario che il Governo dica quali siano state e quali siano le autorizzazioni, le deroghe di importazioni previste dal 1992 ad oggi. Difatti, se la procura si riferisce agli anni 2011-2012, le stesse fonti fanno presumere invece che tali importazioni continuino anche negli anni successivi. Pertanto, ritengo che questa sia l'operazione di maggior chiarezza che noi possiamo rendere su un tema tanto delicato. Infine, oltre a fare chiarezza se vi siano o non vi siano state questo genere di importazioni, chiediamo di capire e comprendere quali siano gli impieghi e gli utilizzatori di questo materiale.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in relazione a quanto richiesto dall'interpellanza, si riferisce, innanzitutto, che il Ministero della salute, già nello scorso mese di gennaio 2015, dopo aver acquisito il testo della cinquantunesima relazione annuale sui minerali del Governo indiano, attestante importazioni di amianto dall'India da parte dell'Italia, si era attivato per acquisire ogni utile elemento conoscitivo per appurare la veridicità del fenomeno e ottenere conferma della consistenza e dell'origine dei fatti, anche mediante apposita richiesta in tal senso rivolta all'ambasciata indiana, rimasta ad oggi senza riscontro.
  Nello stesso tempo, il Ministero della salute aveva preso contatti con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli che, nel riferire la concomitanza di un analogo interessamento da parte della procura di Torino, provvedeva a fornire i primi elementi sulle indagini nel frattempo avviate, nell'attesa di ulteriori accertamenti e analisi di dettaglio. La predetta Agenzia riferiva, altresì, che nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014 non risultano importazioni di amianto asbesto, ma solo di prodotti contenenti amianto e di amianto asbesto lavorato, per un totale di quasi 34 tonnellate per l'intero periodo considerato. Evidenziava, inoltre, che i maggiori quantitativi venivano importati nel 2011 e negli Pag. 68anni successivi sono diminuiti in modo significativo. In particolare, dall'India risultano importati solo due chili di amianto asbesto lavorato, di cui un chilo nel 2012 e l'altro nel 2013.
  La stessa Agenzia, oggi appositamente interpellata, ha fatto presente di non poter fornire ulteriori e dettagliate notizie in merito all'argomento, essendo tutt'ora in corso le indagini condotte dalla procura di Torino, coperte da segreto istruttorio.
  Il Ministero della giustizia riferisce, inoltre, che presso la procura di Torino sono in corso indagini preliminari per l'ipotesi di reato di cui agli articoli 1, comma 2, e 15 della legge n. 257 del 1992, volte alla identificazione degli autori di importazioni in Italia di amianto; il segreto investigativo non consente di acquisire, tuttavia, alcuna ulteriore informazione sullo stato del predetto procedimento.
  In attesa di conoscere gli sviluppi della vicenda giudiziaria, considerata la gravità della fattispecie qualora venisse confermata l'introduzione illegale nel territorio nazionale di amianto o di prodotti che lo contengono, si assicura che sarà particolare cura del Governo svolgere tutti i necessari accertamenti e approfondimenti per perseguirne i responsabili ed evitare, per il futuro, il ripetersi del fenomeno.

  PRESIDENTE. Il deputato Fabio Lavagno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, non sono soddisfatto dei fatti riportati nella risposta, non sono certamente insoddisfatto dell'atteggiamento del Governo rispetto a questa interpellanza. È certo che i dati riportati dal sottosegretario sono abbastanza inquietanti: le 34 tonnellate confermate dall'Agenzia delle entrate sono, ne prendiamo atto, un fatto, e credo che ci sia la necessità, appunto, di avere l'atteggiamento che il Governo ha dimostrato in questa sede di estremo rispetto nei confronti dell'attività inquirente della procura di Torino e, quindi, dell'attività giudiziaria che è in corso. Rispettiamo questa volontà, questa necessità di segreto istruttorio; resta il fatto che vale la pena ricordare, per il tramite del sottosegretario Velo al Ministro della giustizia, di indicare la massima celerità rispetto alla chiarezza nei confronti di questi temi.
  Quindi, occorre attivare tutti gli strumenti e tutti i canali utili affinché su questa vicenda, su cui le ombre credo ci siano e siano abbastanza importanti, possano essere dissipate. Oggi, nel 2015, dopo più di vent'anni dall'istituzione di una legge, come ricordavo, quella del 1992, molto avanzata, e con le stesse azioni che stiamo portando avanti come maggioranza e soprattutto che il Governo sta portando avanti nei confronti della bonifica, della ricerca e di una nuova sensibilità rispetto alla tematica dell'amianto – una sensibilità assolutamente condivisa anche dai recenti fatti che hanno interessato l'opinione pubblica sul tema amianto, sulla produzione che è avvenuta in questo Paese – dobbiamo tenere alta l'attenzione su questo tema.
  Deduciamo dalle parole del sottosegretario che, tolti questi fatti che interessano il triennio, a questo punto, dal 2011-2014, precedentemente non vi fossero importazioni che, in qualche modo, eludessero la legge del 1992 e di questo ne siamo, comprensibilmente, contenti e soddisfatti. Ricordo che su questo tema noi siamo intervenuti più volte e ci riserviamo, alla luce delle novità che potranno emergere, di reinterloquire con il Governo, ringraziandolo per la disponibilità e la puntualità dimostrata sino ad oggi.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare l'ecosistema e il comparto turistico del lago Maggiore rispetto agli effetti prodotti dal sistema di regolazione dei livelli dell'acqua del lago – n. 2-01025)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza all'ordine del giorno Borghi ed altri n. 2-01025, concernente iniziative di competenza volte a salvaguardare l'ecosistema e il comparto turistico del lago Maggiore Pag. 69rispetto agli effetti prodotti dal sistema di regolazione dei livelli dell'acqua del lago (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Borghi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ENRICO BORGHI. La ringrazio, signor Presidente. Ad una prima lettura, l'oggetto di questa iniziativa parlamentare potrebbe apparire di natura parziale o, addirittura, localistica. In realtà, non si tratta di questo. In realtà, il tema della regolazione dei livelli del lago Maggiore è una questione di grande rilevanza nazionale, che afferisce alla responsabilità dell'amministrazione statale, perché vi sono almeno quattro livelli, quattro aspetti, quattro peculiarità, rispetto alla lettura di questa tematica che impongono, esigono e richiedono, un intervento dello Stato e, in particolare, del Ministero per l'ambiente che su questi temi ha una competenza diretta. Vi è, innanzitutto, una questione da non sottovalutare, nel tema della regolazione dei livelli del lago Maggiore, che è il tema dell'aspetto internazionale. Stiamo parlando di un lago che non è soltanto interno alle competenze dei confini del nostro Stato, ma che riguarda anche uno Stato con noi confinante, la Svizzera, che peraltro non fa parte dell'Unione europea e, quindi, non ha il medesimo criterio di direttive in materia ambientale e in materia di uniformazione della base giuridica. Quindi, questo aspetto internazionale è il primo tema, la prima questione, che impone una attenta valutazione da parte delle autorità statali.
  Vi è poi una seconda questione che, anch'essa, fa riferimento alle competenze esclusive dello Stato ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione che è l'aspetto ambientale. Il bacino imbrifero del lago Maggiore è un bacino di straordinaria importanza dal punto di vista ambientale, paesaggistico, della qualità e della presenza degli ecosistemi. Peraltro, non è un caso che il centro nazionale delle ricerche, proprio sul lago maggiore, a Verbania, abbia una propria sede dedicata appositamente allo studio degli ecosistemi nelle zone lacustri. Peraltro, all'interno del bacino imbrifero del lago, sono numerose le aree protette, sia di competenza nazionale, con un parco nazionale, sia di competenza regionale, sia con delle riserve e vi è anche la presenza di un'area definita «sito di interesse nazionale ai sensi della bonifica ambientale». Quindi, è anche per questo aspetto, che questa interpellanza vuole richiamare all'esigenza di una particolare attenzione da parte del Ministero.
  Vi è poi un terzo tema, e qui entriamo nel merito più specifico della questione, che rimanda all'assetto idraulico. Allora, è di tutta evidenza che discutere dei livelli di un lago su cui esistono delle competenze di due Stati, di due regioni, di numerose province, impone inevitabilmente una capacità superiore di regolazione, di armonizzazione, degli interessi in campo e di capacità, anche, di assumere delle decisioni che siano il più oggettive possibile e il più ancorate alla capacità di venire incontro ad un riequilibrio anche, e soprattutto, dal punto di vista della situazione idraulica.
  E poi, lo lascio per ultimo, perché non può essere questo il tema che ispira e uniforma esclusivamente l'elemento della discussione, ma è certamente una delle questioni che stanno dentro alla riflessione, vi è l'aspetto economico della questione. Il lago Maggiore è un importante serbatoio di risorsa idrica e quindi è determinante per la produzione di natura energetica, è determinante per le produzioni di natura agricola, è determinante per un'attività imprenditoriale ed industriale significativa quale quella del turismo, che, peraltro, sul lago Maggiore ha un solo punto di riferimento, essendo questo il distretto turistico più importante della regione Piemonte. Su tutto questo – vien da dire – occorre trovare il giusto equilibrio fra le ragioni di chi sta a monte e le ragioni di chi sta a valle. Su questo, la nostra iniziativa parlamentare per richiamare a un ruolo e a un'esigenza di intervento da parte del Ministero, da parte del Governo, parte dall'assunto che, proprio per le motivazioni che ho cercato di descrivere sin qui, occorre evitare che Pag. 70questa tematica sia affidata esclusivamente alle logiche di natura burocratica o alle logiche di parzialità. Dico questo perché la materia, che peraltro è una materia, come ho ricordato in precedenza, piuttosto complessa, la cui determinazione risale, dal punto di vista dei livelli massimi di oscillazione di regolazione dei livelli idrometrici, agli anni Quaranta del nostro Paese, in funzione anche di una convenzione internazionale, ha conosciuto recentemente una modifica, in quanto l'Autorità di bacino del fiume Po, con una propria deliberazione del 12 maggio 2015, ha autorizzato l'avvio di una sperimentazione della regolazione estiva dei livelli di questo lago consentendo, attraverso un protocollo di sperimentazione, un aumento progressivo, signora sottosegretaria, del livello estivo di regolazione del lago, per un primo triennio, ad una fascia di +1,25 metri, valutando poi il successivo innalzamento a +1,30 sino ad arrivare a +1,50.
  Innanzitutto, vi è un problema di metodo, signora rappresentante del Governo: su questa sperimentazione sono stati interpellati i comuni rivieraschi in una situazione di circostanza temporale nella quale si era sostanzialmente vicini al rischio di chiusura della partita e quindi non si è consentito ai comuni di poter entrare in maniera calibrata, oggettiva, scientifica, nel merito di queste determinazioni, e i quali, ovviamente, di fronte a questa condizione di essere stati messi sostanzialmente con le spalle al muro rispetto ad una valutazione che è stata messa sul tavolo, hanno espresso un parere contrario su questo innalzamento progressivo, che – lo vorrei ricordare – implica l'equiparazione del regime invernale a quello estivo. Noi chiediamo di verificare le ragioni effettive della richiesta, al di là dell'ordinaria esigenza di regolazione del regime lacustre, soprattutto in considerazione del fatto che un maggiore invaso estivo del lago determina ovviamente un aumento del livello dell'acqua, con tutto ciò che ne consegue e con tutti i significativi inconvenienti che possono derivare da questo tipo di decisione: dalla riduzione dell'estensione delle spiagge ai rilevanti rischi quali straripamenti e danni in caso di intemperie e precipitazioni, agli effetti di rigurgito sugli scarichi a lago, eccetera, eccetera, eccetera. Lo dico perché il bacino idrografico che sta a monte del lago Maggiore, per dati che sono stati forniti dalle competenti autorità, risulta essere il bacino pluviometrico più intenso d'Italia e non è un caso che proprio in questa zona frequenti siano i casi di inondazioni, calamità ed alluvioni, che anche recentemente hanno portato il Governo a dover dichiarare lo stato di calamità per numerosi comuni della zona. Quindi è una materia da trattare con grande attenzione, con grande delicatezza, con grande puntualità, perché, una volta che si determina una decisione, il rischio di compromissioni ambientali e idrogeologiche, con ripercussioni dal punto di vista della tenuta complessiva degli ecosistemi e della stabilità economica di questi territori, è un rischio effettivo. Pertanto con questa iniziativa – e mi avvio alla conclusione, signor Presidente – vogliamo chiedere al Governo se sia a conoscenza dei fatti che abbiamo sin qui riportato e se intenda assumere, ai fini della salvaguardia degli equilibri degli ecosistemi lacuali, una specifica iniziativa al fine di prevenire e limitare al massimo possibili eventi di esondazione del lago, conseguenti al nuovo regime di regolazione dei livelli d'acqua e per contrastare le conseguenze negative sulla redditività e competitività dei servizi e sulle attività produttive legate alla ricettività turistica del Lago Maggiore.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. La sperimentazione di nuovi livelli di regolazione estiva del lago Maggiore è stata approvata con delibera del Comitato Istituzionale dell'Autorità di bacino del fiume Po nella seduta del 12 maggio 2015. È previsto che al tavolo tecnico incaricato di coordinare l'andamento delle attività, Pag. 71partecipino anche le regioni Lombardia e Piemonte, il Dipartimento della protezione civile, l'Agenzia interregionale per il Po, il Consorzio del Ticino ed altri enti interessati.
  L'incremento del livello estivo di regolazione del lago Maggiore era stato richiesto nel 2012 dal Consorzio del Ticino. Esso consentirà di mettere a disposizione una maggior riserva d'acqua adeguata a sostenere, nel periodo estivo, il rilascio delle portate di deflusso minimo vitale senza ridurre le dotazioni oggi disponibili per l'agricoltura irrigua di valle, nonché a sostenere nei periodi di prolungata siccità la portata del fiume Po.
  In relazione, tuttavia, ai possibili inconvenienti conseguenti all'innalzamento del livello del lago, come correttamente riferiti dagli interpellanti, si è resa necessaria una fase di sperimentazione. È stato predisposto, innanzitutto, un primo modello previsionale per la simulazione dei livelli del lago in occasione di piene ordinarie e straordinarie, il quale ha evidenziato come un innalzamento fino a 1,25 metri – corrispondente al primo step della sperimentazione – non dovrebbe comportare alcun aumento del rischio idraulico delle aree circumlacuali e sub lacuali.
  Sono state allo stesso tempo definite talune cautele per la fase di sperimentazione, quali adeguate modalità di svaso preventivo in concomitanza con eventi di piena, l'affinamento ulteriore del modello idraulico di simulazione dei livelli lacustri in corrispondenza di tutte le stazioni di misura – ivi incluse quelle in territorio svizzero – nonché programmato un attento monitoraggio degli effetti dell'innalzamento sperimentale sui territori ripariali e sul complesso degli interessi dei soggetti rivieraschi, a monte ed a valle, prevedendo l'utilizzo di tutti gli strumenti previsionali e di allertamento disponibili, in modo da consentire, ove necessario e con adeguati tempi di preavviso, le occorrenti manovre per lo svaso preventivo del lago.

  PRESIDENTE. L'onorevole Borghi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ENRICO BORGHI. Grazie, Presidente. Ringrazio la rappresentante del Governo che ha fatto notare come le istanze che abbiamo avanzato in una iniziativa che è stata sottoscritta oltre che da me anche da altri 30 deputati del gruppo del Partito Democratico siano osservazioni corrette e vadano nel senso di una legittima esigenza e preoccupazione. Vede, signora sottosegretaria, noi chiediamo un ingaggio diretto da parte del Ministero dell'ambiente, che spero possa arrivare, anzi – conoscendo la sua sensibilità oltre che quella del Governo – ne ho la certezza, perché quando si parla di questioni di questa natura il condizionale deve essere bandito. Noi non possiamo accettare che l'Autorità di bacino del fiume Po stabilisca una determinazione che impatta direttamente sulla vita dei cittadini, sulla qualità degli ecosistemi, sulla sicurezza dei territori e poi venga a rappresentare una posizione in un'Aula del Parlamento usando il condizionale. Noi riteniamo che di fronte a queste tematiche i possibili inconvenienti non debbano comportare – non «non dovrebbero comportare» – rischi, pericoli o preoccupazioni, e per questo molto positiva è la sua affermazione resa in questa occasione, della quale la ringrazio, perché le cautele alle quali lei ha fatto riferimento sono certamente da applicarsi sino in fondo.
  Personalmente, ma credo di poter parlare a nome anche degli altri colleghi, ci riterremo soddisfatti qualora questo tipo di cautele si travaserà in una costante azione di monitoraggio da parte del ministero dell'ambiente che assume su di sé una capacità di coordinamento del tema che, lo ripeto, non può essere delegata ad una sede tecnico-burocratica, possibilmente, anche con l'avvalimento di strutture statali preposte all'uopo. Ho fatto riferimento appositamente al tema del CNR di Verbania perché non è stata valutata rispetto alle questioni di impatto sugli ecosistemi quale sia la conseguenza Pag. 72rispetto ad un progressivo innalzamento del lago di mezzo metro. Su questo pensiamo che sia da valutare innanzitutto il primo step della sperimentazione a 1,25, prima di poter immaginare qualsiasi altro passo successivo. In questo senso, raccogliendo lo stimolo che è stato fornito, ringrazio il Governo della disponibilità resa in aula.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 20 luglio 2015, alle 11:

  1. – Discussione congiunta sulle linee generali dei documenti:
   Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 5).
   Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 6).

  2. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria (C. 3201-A).
  — Relatore: Ermini.

  3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Pellegrino ed altri n. 1-00815, Stella Bianchi ed altri n. 1-00941 e Busto ed altri n. 1-00951 concernenti iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015.

  La seduta termina alle 16,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3098-A – odg n. 8 321 267 54 134 38 229 71 Resp.
2 Nom. odg 9/3098-A/11 319 265 54 133 41 224 71 Resp.
3 Nom. odg 9/3098-A/34 336 333 3 167 93 240 70 Resp.
4 Nom. odg 9/3098-A/37 337 283 54 142 42 241 70 Resp.
5 Nom. odg 9/3098-A/40 342 340 2 171 84 256 70 Resp.
6 Nom. odg 9/3098-A/41 334 275 59 138 18 257 70 Resp.
7 Nom. odg 9/3098-A/42 340 330 10 166 75 255 70 Resp.
8 Nom. odg 9/3098-A/43 343 341 2 171 99 242 70 Resp.
9 Nom. odg 9/3098-A/53 353 352 1 177 83 269 70 Resp.
10 Nom. odg 9/3098-A/57 351 290 61 146 24 266 70 Resp.
11 Nom. odg 9/3098-A/77 351 342 9 172 94 248 70 Resp.
12 Nom. odg 9/3098-A/89 346 345 1 173 103 242 71 Resp.
13 Nom. odg 9/3098-A/96 354 337 17 169 87 250 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 24)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3098-A/107 p. I 353 332 21 167 84 248 70 Resp.
15 Nom. odg 9/3098-A/107 p. II 329 320 9 161 92 228 70 Resp.
16 Nom. odg 9/3098-A/108 344 341 3 171 99 242 70 Resp.
17 Nom. odg 9/3098-A/109 355 353 2 177 103 250 70 Resp.
18 Nom. odg 9/3098-A/117 353 351 2 176 103 248 70 Resp.
19 Nom. odg 9/3098-A/118 359 357 2 179 104 253 70 Resp.
20 Nom. odg 9/3098-A/119 357 355 2 178 100 255 70 Resp.
21 Nom. odg 9/3098-A/120 355 353 2 177 107 246 70 Resp.
22 Nom. odg 9/3098-A/121 357 355 2 178 88 267 69 Resp.
23 Nom. odg 9/3098-A/124 352 350 2 176 83 267 69 Resp.
24 Nom. Ddl 3098-A – voto finale 351 346 5 174 253 93 63 Appr.