Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 458 di giovedì 9 luglio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Bonafede, Michele Bordo, Caparini, Cirielli, Covello, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Faraone, Fico, Galati, Guerra, Lauricella, Manciulli, Migliore, Pes, Piepoli, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2994-B) (ore 10,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 2994-B: Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2994-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, sottosegretari, oggi mettiamo la parola fine al percorso complicato, in terza lettura, di questo provvedimento; eppure ancora molte parole occorreranno per spiegare, dentro e fuori quest'Aula, le ragioni di questo provvedimento, parole che in più e meglio avremmo dovuto spendere nei mesi scorsi per meglio far comprendere la portata, le scelte, l'ambizione che sono alla base di questa riforma. Avremmo dovuto confrontarci di più e meglio con i docenti, con i sindacati, con gli studenti ma anche con le famiglie. Sottolineo studenti e genitori Pag. 2perché quanto poco citati e quanto poco è contato il loro punto di vista in quest'Aula in queste settimane; eppure, una riforma del genere è innanzitutto a loro che deve guardare ed è soprattutto loro che credo abbiano il dovere di ascoltare. Non mi sfugge la centralità di chi nella scuola ci lavora e dunque i dirigenti scolastici, i docenti, il personale tecnico-amministrativo, i bidelli – oggi si chiamano personale ATA – ma la riforma della scuola si fa non per un aumento in busta paga o per un benefit in più, la riforma della scuola si fa pensando al futuro del Paese, guardando soprattutto e innanzitutto all'interesse di chi della scuola è fruitore e dunque studenti e genitori. Noi socialisti, da anni, abbiamo ben chiaro che, quando si affronta una riforma di un comparto della pubblica amministrazione, sia essa la sanità, la giustizia o anche il trasporto, qualunque altro, occorre innanzitutto mettersi dal punto di vista del fruitore di quel servizio, dell'utente, perché è quello che viene innanzitutto tutelato perché è il soggetto debole nel rapporto fra sé stesso, lo Stato e il servizio che viene richiesto. In questi mesi abbiamo ascoltato la difesa delle ragioni del sindacato dei docenti, ragioni talvolta strumentali, altre volte fondate e condivisibili, ma nessuno, quasi nessuno si è preoccupato di tutelare gli utenti, le famiglie, di comprendere il loro punto di vista su questa riforma. Non mi sfuggono le preoccupazioni di quanti denunciano il rischio di abusi da parte dei dirigenti scolastici, rischi in parte mitigati dalle modifiche che questo Parlamento ha voluto portare al provvedimento, migliorando il testo approvato dal Consiglio dei Ministri e mi è chiaro che occorrerà un monitoraggio continuo e costante per intervenire in casi di necessità lì dove dovessero esserci abusi, ma questo non può essere un alibi, non può essere un pretesto e soprattutto a nessuno deve sfuggire che da oggi in poi, grazie anche ai nuovi poteri che si danno ai dirigenti scolastici, si potrà e si dovrà pretendere dai dirigenti scolastici una nuova responsabilità. Non ce la si potrà più prendere con il destino cinico e baro se una scuola non funziona, se un docente non fa il proprio mestiere. Un anno fa – racconto un episodio della mia vita – un liceo considerato un liceo bene della mia città, Napoli, un liceo – lo dico agli amici e compagni della sinistra – frequentato tra l'altro negli anni da Bakunin anziché da Erri De Luca, mi piace ricordarlo come liceo del Presidente Napolitano, di Antonio Ghirelli, di Raffaele La Capria.
  Ebbene, in quel liceo, nella sezione più prestigiosa, c'era un insegnante di italiano e latino che aveva una straordinaria preparazione. Era capace di recitare a menadito la Divina Commedia e i classici della letteratura latina. Ma quel docente era totalmente inadeguato ad insegnare. Quel docente sarebbe stato rimosso alla fine della sua carriere, dopo oltre trent'anni in quel liceo bene, e, dunque, ci sono state diverse generazioni uscite ignoranti in italiano e latino per l'incapacità di insegnare di quel docente. Ebbene, di quel docente, signori, si occuperà successivamente il Servizio sanitario nazionale e sarà messo a riposo con un trattamento obbligatorio.
  Lo dico perché io ero rappresentante degli studenti e non ci fu verso di mandare via quel docente che, dunque, nonostante fosse straordinariamente preparato, ha rovinato la preparazione di diverse generazioni di studenti. Oggi avremmo un responsabile, oggi sapremmo con chi prendercela, oggi non si rinnoverebbe la chiamata e non il contratto, perché anche qui facciamo un po’ di chiarezza e spazziamo via la demagogia che io comprendo: è lo Stato che assume e licenzia. I dirigenti scolastici chiamano se ritengono quel docente capace di rendere più attraente e, dunque, migliore la propria scuola, la scuola che dirige, e non saranno più possibili vicende come quelle che ho raccontato.
  Penso a questo e mi convinco della validità di questa riforma. Penso ai 100 mila e più assunti, da domani e nei prossimi mesi; penso ai 60 mila che verranno assunti con concorso; penso alle risorse per la formazione e al tentativo di Pag. 3premiare il merito per motivare, ancora di più, il nostro convinto sì. Abbiamo contribuito a migliorare il testo e lo rivendico.
  Vado a concludere...

  PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole Di Lello.

  MARCO DI LELLO. Abbiamo sanato quella che si sarebbe rivelata come una clamorosa ingiustizia e, dunque, l'assunzione degli idonei del «concorsone». Resta incomprensibile l'ostracismo per gli ammessi con riserva.
  Concludo.

  PRESIDENTE. No ! Ha proprio finito il tempo, onorevole Di Lello.

  MARCO DI LELLO. Concludo, Presidente.

  PRESIDENTE. Siamo oltre i sei minuti. Prego.

  MARCO DI LELLO. Restano i nostri dubbi sulla defiscalizzazione delle scuole private. Rivendico il meccanismo di riequilibrio previsto nel Fondo del 5 per mille e non ci spaventa la possibilità che i privati possano investire nella scuola pubblica, anzi magari: più risorse arriveranno, meglio sarà.
  Quello che è giusto sottolineare è che finalmente torniamo ad investire risorse ed energie nella scuola pubblica. Investiamo nel futuro dell'Italia !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame è espressione di un nuovo modello di scuola che tiene conto delle realtà attuali. A nostro giudizio, è una riforma equilibrata, della quale condividiamo i principi fondamentali. In particolare, è positivo il piano straordinario di assunzioni di circa 100 mila insegnanti e precari e lo sono gli investimenti di risorse previsti dalla riforma.
  In più, si valorizza l'autonomia scolastica, attribuendo maggiori strumenti ai presidi per gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Si introducono criteri innovativi e regole di valutazione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, con attenzione primaria al merito, contemperando i ruoli dei presidi con i diritti del corpo dei docenti.
  È importante, altresì, l'introduzione di un bonus annuale per i docenti e l'affermazione di una nuova concezione degli investimenti nella scuola, con la possibilità di destinare il 5 per mille agli istituti scolastici.
  Sono essenziali e positive anche le nuove regole per il collegamento tra scuola e lavoro, con particolare riferimento alla realtà e alle esigenze del mercato del lavoro. Questa riforma recepisce il rapporto e il modello formativo e di apprendistato di alternanza scuola e lavoro, che è la parte centrale del sistema duale già sperimentato, con successo, nella nostra provincia di Bolzano. Siamo certi che il sistema duale sia la ragione per la quale nei nostri territori il tasso di disoccupazione giovanile sia il più basso d'Italia.
  Come rappresentanti delle minoranze linguistiche, apprezziamo, inoltre, la grande sensibilità che il Governo ha dimostrato e confermato nei confronti del ruolo e delle competenze delle province autonome di Trento e di Bolzano.
  Giudichiamo fondamentale che il Governo abbia inteso salvaguardare la competenza legislativa delle due province autonome. Questo provvedimento consente di affrontare e risolvere finalmente alcune questioni aperte da anni, che riguardano la scuola in lingua tedesca e ladina della provincia, come il riconoscimento dei titoli di studio rilasciati da altri Paesi dell'Unione europea, i percorsi didattici e formativi, la disciplina della terza prova per gli esami di Stato e, soprattutto, la formazione disciplinare e pedagogico-didattica degli insegnanti. Per queste ragioni, noi voteremo a favore del provvedimento.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, colleghi e colleghe, Alternativa Libera voterà contro questo provvedimento. La scuola è il centro della formazione dei cittadini italiani del futuro. Lo fa attraverso la cultura e l'educazione, tramite gli insegnanti, che sono punti di riferimento e anche mentori dei ragazzi che stanno crescendo. Ecco, oggi il Governo cestinerà studenti, docenti e famiglie, ma non lo farà con il nostro appoggio. Il dissenso radicale espresso dalle parti sociali nelle piazze, a cui noi stessi abbiamo partecipato, avrebbe dovuto far capire a Renzi che questa riforma non si può e non si deve imporre con il ricatto. Migliaia di onesti lavoratori resteranno a casa, e mi riferisco a buoni insegnanti, agli abilitati PAS e TFA, formati e selezionati con importanti investimenti personali e con le nostre tasse. Sono 70 mila i precari che con questa legge vedono cancellati oltre venti anni di sacrifici e di trasferte. Delle 100 mila assunzioni tanto declamate, quante saranno realmente attuate ? Mentre i fortunati neoassunti, nel corso dell'anno, potranno essere spostati più volte e, se non accetteranno anche un solo incarico, non avranno più diritto a ricevere alcuna proposta di lavoro da parte del Ministero.
  Si è parlato tanto di sicurezza e programmazione, ma è passata in sordina la notizia, lanciata da Cittadinanza attiva, che il MIUR ha rimandato la pubblicazione dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, prevista per il 30 giugno scorso. A oggi, nonostante una sentenza del TAR del Lazio, le famiglie ignorano le condizioni effettive delle scuole frequentate dai loro figli. Il motivo della mancata diffusione dei dati sembra essere determinato dal ritardo di sei regioni – Lazio, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia e Sardegna – che non avrebbero ancora inserito i dati delle proprie scuole nel sistema operativo comune di recente adozione, coordinato dal Ministero dell'istruzione. Piccolo dettaglio ! Queste sei regioni coprono il 35 per cento di tutte le scuole del Paese, più di 14 mila su poco più di 41 mila. Come sarà possibile programmare se la situazione del 35 per cento delle scuole italiane è sconosciuta e la chiamata diretta degli insegnanti da parte del dirigente scolastico è incostituzionale ? Siamo quindi di fronte a un testo che verrà battuto nelle aule di tribunale, che faranno valere gli articoli 33 e 97 della nostra Costituzione. In questa riforma assurda si dice chi può scegliere su basi soggettive il corpo docente, ma non compaiono da nessuna parte quali dovrebbero essere i requisiti di un insegnante. Il curriculum professionale è condizione necessaria ma non sufficiente per dimostrare il valore professionale di una persona e, quindi, non dà nessuna garanzia. Dunque, Presidente, Ministro, colleghi, è una riforma dannosa. Ogni passaggio politico e tecnico di questa riforma è l'esempio di ciò che andrebbe evitato, dalla lettera agli insegnanti, alla baronia dei presidi, passando dal video delirante del Primo Ministro italiano con i gessetti colorati. Concludo, così, dichiarando il voto negativo di Alternativa Libera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente contro la proposta di pseudo riforma della scuola voluta dal Governo di centrosinistra, per una ragione che per noi, Presidente, è abbastanza banale, cioè che, con questo provvedimento, Renzi umilia le istituzioni scolastiche. Lo hanno notato prima di me diversi opinionisti, intellettuali, anche di varia estrazione, che hanno notato come il Governo dimostri, anche nella forma, di non sapere che, nonostante la politica, cioè nonostante i continui definanziamenti, nonostante i continui provvedimenti riformatori spesso incoerenti tra loro, quella italiana è già una buona scuola.
  Questo il Governo fa finta di non saperlo e fa finta di non volerlo capire; Pag. 5rischia, piuttosto, di non esserlo più dopo l'avvento di questa legge. Ora, che la nostra sia una buona scuola lo dimostrano le decine di migliaia di diplomati e di laureati che sono così competitivi da essere contesi dalle migliori istituzioni internazionali; lo dimostrano, se si sanno leggere con attenzione, i risultati delle indagini del Programma per la valutazione internazionale dell'allievo dell'OCSE, il cosiddetto PISA.
  Infatti, per chi sa leggere quei dati, si capisce che dove il valore della nostra scuola non emerge come dovrebbe è per qualcosa che nulla ha a che fare con l'ordinamento, e cioè per l'arretratezza delle nostre strutture edilizie, per l'inadeguatezza e il deficit della nostra innovazione e delle nostre tecnologie, cioè per qualcosa che nulla ha a che fare con i provvedimenti di questa riforma. Allora, un Governo serio, secondo noi, avrebbe dovuto spendersi per migliorare le istituzioni scolastiche su questi fronti, invece di avventurarsi in surreali alchimie.
  Bisogna investire risorse, Presidente; bisognava inventare, letteralmente inventare, strumenti innovativi che consentissero di garantire, in un tempo ragionevole, decoro e sicurezza agli edifici scolastici, specialmente a quelli delle aree del centro-sud, che sono storicamente i più penalizzati; provvedere alla pulizia, a trovare gli arredi, i banchi, le sedie, le lavagne, la carta, gli strumenti da laboratorio, gli attrezzi per le palestre, invece di continuare a costringere le famiglie italiane, che già sono vessate da una delle pressioni fiscali più alte del mondo, a dover spendere altri 400 milioni di euro all'anno, come accade oggi.
  Però, in quello che il Governo chiama la buona scuola, non vi è nulla di tutto questo. Al contrario, ed è secondo noi uno dei punti focali, questa legge aumenterà i divari che già esistono tra diverse aree della nazione. Mi chiedo, francamente, come facciano esponenti di quella che ancora si definisce sinistra in quest'Aula a votare una riforma che è chiaramente ispirata agli schemi dell'ideologia aziendalista. Si propone di diffondere questi schemi come se la dottrina economica dovesse, in qualche maniera, appartenere ed essere inserita nei modelli scolastici, invece di essere inserita nei modelli di mercato.
  Esattamente come mi chiedo come faccia chi si dice di centrodestra, e quindi chi ritiene di essere difensore della cultura italiana, a votare una riforma che importa nel nostro sistema dei modelli chiaramente esterofili, ammazzando la grande tradizione culturale italiana, tradizione riconosciuta in tutto il mondo, nota per la qualità, soprattutto, della scuola primaria e secondaria, che, di fatto, contrasta con i principi stessi della Costituzione.
  A noi pare che l'impianto sia sbagliato e che vi siano alcune questioni specifiche che lo dimostrano. La cosiddetta chiamata diretta – è stato uno dei temi più discussi – e la facoltà del dirigente scolastico di utilizzare i docenti in materie diverse da quelle per le quali sono abilitati minacciano tanto la libertà di insegnamento quanto la libertà di apprendimento; si abbattono sui diritti delle famiglie, sui diritti dei docenti, sui diritti degli studenti, su tutti coloro che hanno a che fare con la scuola italiana.
  La figura del dirigente scolastico viene completamente snaturata: da una parte, invece di vedersi riconosciute le pesanti e fondamentali responsabilità legate all'attribuzione dell'autonomia scolastica e alla personalità giuridica delle istituzioni, quello che era il preside viene, di fatto, espulso dalla dirigenza pubblica attraverso la riforma della pubblica amministrazione che questo Governo sta portando parallelamente avanti; dall'altra parte, si pretende, invece, che il dirigente scolastico diventi colui che sceglie gli insegnanti, li conferma o li revoca.
  Questa è una scelta folle ! Ma ce l'avete un'idea delle pressioni alle quali potrebbe essere sottoposto un dirigente pubblico che guadagna 2.500 euro, per esempio, nei comuni medio-piccoli, nel sud, nelle aree economicamente fragili, nelle zone dove è insediata la criminalità ? Ve li immaginate grandi imprenditori, ras locali, direttori di banca, politici, amministratori, personalità Pag. 6ingombranti, le pressioni che eserciteranno sul dirigente scolastico ? Questa è una scelta crudele, oltre ad essere una scelta folle ! Fino ad oggi la scuola italiana almeno non aveva conosciuto la corruzione, non aveva conosciuto il clientelismo, non aveva conosciuto il nepotismo.
  E così avrebbe dovuto continuare ad essere, un'istituzione protetta dallo Stato, fatta di collegialità e non di conflittualità interna tra le sue componenti, perché in un contesto nel quale regna, come regnerà, il conflitto permanente tra professori, saranno gli studenti a scomparire, cioè esattamente quelli per i quali, in teoria, la scuola italiana è pensata ed esiste. Senza contare la grave umiliazione inflitta, con queste scelte, agli insegnanti, già provati dal blocco dei contratti, dalle retribuzioni ai limiti della sopravvivenza, che ora non avranno più neanche la certezza della sede scolastica e della continuità con gli studenti e con le famiglie. Ogni tre anni l'insegnante potrà cambiare istituto e questa giostra, non è difficile immaginarlo, creerà solamente disordine e disaffezione.
  Sul precariato si fanno danni ancora maggiori: invece di eliminare il precariato, la grande soluzione di Renzi è eliminare fisicamente i precari. Invece di proporre un piano pluriennale di assunzione ad esaurimento per sanare gradualmente il caos che la politica di destra e di sinistra ha creato in questi anni, si finiscono per assumere solamente quelli che parteciparono al concorso del 1999. Però, Presidente, a parte il fatto che non tutti i partecipanti al concorso possono anche considerarsi vincitori del concorso, bisogna ricordare che la quasi totalità di quelli che in questi anni non hanno insegnato, che sono più o meno la metà del totale, intanto si sono dedicati ad altre professioni, mentre decine di migliaia di persone, che pure non avevano partecipato al concorso del 1999, in questi anni hanno insegnato nelle istituzioni. Quindi, per paradosso, con questa riforma, uno che negli ultimi quattordici anni ha aperto una tabaccheria non ha mai fatto un'ora di insegnamento all'interno della scuola italiana viene assunto, e chi ha lavorato negli ultimi dieci anni nella scuola italiana, di fatto tenendola in piedi, viene cacciato a calci fuori dalla scuola italiana. Ora io, francamente, che questo sia un concetto di buona scuola ho qualche difficoltà a immaginarlo, anche perché noi dobbiamo ricordare che anche chi non ha partecipato al concorso del 1999 si è abilitato seguendo le indicazioni che arrivavano dallo Stato italiano, che arrivavano dal Ministero dell'istruzione e, quindi, non si possono considerare persone che hanno minori diritti di chi si è abilitato secondo altre indicazioni che sono sempre dello Stato italiano: o ci si poteva abilitare o non ci si poteva abilitare, i diritti devono essere uguali per tutti, altrimenti bisognava dare altre indicazioni.
  Tanto per combattere la guerra delle parole, penso che si debba dire con chiarezza che la buona scuola secondo Renzi si risolve nel più grande piano di licenziamenti della storia italiana. Viene spacciato per un provvedimento di stabilizzazione: questo è un Governo bugiardo e ridicolo, che addirittura conta come nuove assunzioni i 48 mila subentri ai pensionamenti. Sono tutte norme surreali, folli, alcune altre andrebbero citate. Vale la pena di citare le erogazioni liberali da parte dei privati ai singoli istituti che creeranno, inevitabilmente, ancora di più il divario tra scuole di «serie A» e scuole di «serie B», perché è evidente che una scuola ricca potrà contare su erogazioni liberali, una scuola che sta in un territorio ricco potrà contare su erogazioni liberali migliori di quelle sulle quali può contare una scuola che sta in un territorio meno ricco.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIA MELONI. Voglio dire un'ultima cosa, Presidente, e vado alla conclusione. Non parliamo del comma ambiguo che, nascondendosi dietro un concetto sul quale siamo tutti d'accordo che è la lotta alle discriminazioni, fa di fatto da apripista all'introduzione alla teoria gender nelle scuole, cioè di quella ideologia secondo la quale bisogna insegnare ai bambini di sei Pag. 7anni che loro non sono maschio e femmina perché il sesso biologico nulla c'entra, ma che sono quello che sceglieranno di essere tra una gamma di circa cinquanta generi che, intanto, il pensiero dominante ha individuato in questi anni. Non ci basta neanche la circolare interpretativa che ha dovuto fare il Ministero dopo l'imponente manifestazione del family day, perché noi continuiamo a dire giù le mani dai bambini. Quindi, questa vicenda del gender sarà oggetto di particolare attenzione da parte di Fratelli d'Italia. Lo dico per dire che continueremo questa battaglia, la continueremo con tutti gli operatori della scuola perché l'abbiamo fatta in questo anno senza mai risparmiarci, la continueremo con le famiglie, con gli studenti, la continueremo anche sostenendo i referendum abrogativi e proponendo, noi stessi, un referendum abrogativo in particolare sul tema della teoria gender perché questa volta la propaganda non ha funzionato. Vede, Presidente, c’è solo una cosa più ridicola della riforma della scuola di Renzi: è il video di lui che la spiega davanti della lavagna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie Presidente. Signor Ministro, colleghi, il disegno di legge, come sappiamo, è stato a lungo discusso qui alla Camera, dove abbiamo lavorato molto e apportato anche modifiche significative. Oggi dobbiamo approvare in via definitiva il testo che ci arriva dal Senato, che ha dei cambiamenti di sostanza, ma che non alterano l'impianto complessivo. Infatti, soprattutto, sono differite alcune innovazioni, come la chiamata dei docenti da parte dei dirigenti; sono state introdotte nuove fasi nel piano di assunzione; si è modificato il comitato di valutazione dei docenti.
  È stata una riforma travagliata, che ha provocato una forte protesta di una parte del mondo della scuola, protesta che – lo ripetiamo – ha in gran parte mancato l'obiettivo. L'opposizione ha paventato gravi danni dovuti alla mobilità o al rafforzamento dei poteri dei presidi, forse proprio quei punti, che renderebbero più moderna la scuola. Il Governo ha fatto un grande sforzo per convogliare risorse verso la scuola e di questo va dato atto, perché dobbiamo dire che l'Italia, dal 2000 in poi, in pratica è stato il Paese OCSE sviluppato che ha ridotto di più la spesa pubblica per la scuola, anziché aumentarla.
  Paradossalmente è anche a partire da questa impostazione politica – o nonostante l'intento di dare di più alla scuola (più soldi, più insegnanti, più offerta formativa) – che si è creata una frattura con un buon numero di insegnanti. Sindacati e opposizioni hanno continuato con il rilancio sempre quantitativo, aggiungendo richieste e opponendosi a interventi migliorativi come la chiamata degli albi territoriali.
  Tuttavia lo scarso spessore della protesta e la necessità di ridurre il potere della contrattazione sindacale non giustifica la marginalizzazione degli insegnanti e neanche di non essere riusciti a renderli protagonisti, dopo una frustrazione accumulata negli anni. Infatti una riforma si fa con il concorso di tutti, non solo dei presidi, specie in una società complessa che invece ha bisogno di maggiori snodi e di maggiori articolazioni organizzative, che ha bisogno di cooperazione e non di competizione.
  Quindi pur riconoscendo questo sforzo e ribadendo il voto favorevole alla riforma il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico osserva che non è sufficiente dare di più, se non si individuano gli obiettivi strategici di cambiamento. Più insegnanti, più risorse, rappresentano i mezzi e gli strumenti del cambiamento, non i fini. Infatti potremmo osservare che non c'era bisogno di un aumento quantitativo dei docenti, perché il rapporto medio studenti-docenti in Italia è andato gradualmente aumentando – è vero – ma rimane inferiore alla media OCSE: 12 rispetto a 14-15 a seconda dei gradi. Le classi affollate sono il frutto di una mancata distribuzione equa Pag. 8sul territorio, non di uno scarso numero di docenti. I docenti italiani non sono pochi, piuttosto sono vecchi, sono i più anziani dell'OCSE. Ma l'impegno ad assumere il precariato era – e ne diamo atto – ineludibile. Era un impegno che avevano preso anche altri Governi da decenni. Ad esempio, esattamente negli stessi termini «assumeremo 150 mila docenti», era stato il programma del Governo Prodi nel 2007, ma c'era anche in molti altri, quasi tutti. Anzi, dal dopoguerra ad oggi, potremmo dire che c’è stato un patto scellerato tra Governo e sindacati per mantenere questo serbatoio di manodopera a basso prezzo. Non si può non dire che ora qui c’è un'energia spesa per dare una svolta ad un problema storico, non possiamo abituarci a rinunciare al cambiamento come fosse impossibile.
  Si è detto in passato che la scuola non aveva bisogno di grandi riforme, ma di interventi puntuali. Io credo invece che i due obiettivi non vadano contrapposti: abbiamo bisogno di interventi specifici ma in un quadro di visione complessiva. Il problema è che non possiamo limitarci ancora una volta a fare solo delle politiche del personale, come si è sempre fatto in Italia. Bisogna cominciare a fare una politica degli studenti, non solo politiche del personale che finora hanno assorbito l'80 per cento dei fondi, ma politiche degli studenti a cui sono andati finora le briciole. Significa scegliere come obiettivo – lo ripetiamo – l'innalzamento degli apprendimenti e delle competenze, perché i risultati dei nostri quindicenni, per esempio, nelle prove PISA, migliorano ma molto, molto lentamente, troppo lentamente. Bisogna scegliere come strumenti per realizzarli le politiche di assunzione, il miglioramento degli ambienti didattici e l'edilizia, la formazione degli insegnanti.
  Conosciamo bene quali sono i punti deboli della scuola italiana – perché non li aggrediamo di più ? –: il ciclo delle medie e i professionali, le competenze nelle materie scientifiche e nella comprensione dei testi scritti. A livello geografico sappiamo quali sono le scuole a rischio. Si tratta di mirare a questi obiettivi, così come alla riduzione della dispersione al 10 per cento nel 2020. E la dispersione non è – lo ripetiamo – un disagio dei singoli, ma una disfunzione, una responsabilità strutturale della nostra scuola.
  Parallelamente, dobbiamo lavorare su tutte le discriminazioni. Prendiamo atto che il Ministero ha appena emanato una circolare, ad esempio, in cui ha ribadito l'importanza della partecipazione e del consenso dei genitori in tutte le attività curricolari e extracurricolari della scuola che vengono svolte. Io spero che questo metta fine a uno scontro di ideologie, perché bisogna dare fiducia alle famiglie: bisogna dargliela nella questione del gender, bisogna dargliela nella questione dell'equiparazione delle disuguaglianze territoriali. Bisogna aprire alle famiglie.
  Quindi, è legittimo ribadire che gli obiettivi di fondo di un profondo cambiamento della scuola italiana – quindi, alzare i livelli di apprendimento, ridurre le disuguaglianze territoriali, contrastare la dispersione – non sono ancora stati messi al centro, ma lo saranno sicuramente se l'azione riformatrice in qualche modo obbedirà a queste condizioni; a mio parere, alcune, ma il Governo e il Ministero le conoscono meglio di me.
  L'organico dell'autonomia è la vera novità di questa riforma, ma il potenziamento del personale non deve servire solo a coprire le supplenze, ma a migliorare l'offerta formativa nei progetti per l'inclusione. Già per ridurre le disuguaglianze territoriali, il disegno prevede che l'organico dell'autonomia sia distribuita in base a parametri come la dispersione scolastica, la percentuale degli immigrati. Questo va continuato.
  Certo che occorre dare di più alle scuole che hanno meno. Ma anche il contributo dei cittadini, non dei privati, alla scuola è un processo inevitabile, non è solo per la scarsità delle risorse. È un punto qualificante della riforma, insieme alla detrazione per le paritarie, perché lo Stato siamo noi e il sistema scolastico è uno.
  Inoltre, se si assumono 100 mila docenti precari – atto dovuto – occorre dare Pag. 9loro una formazione adeguata, come il mio gruppo ha più volte chiesto. Non tutti possono insegnare tutto. Se vogliamo che insegnino l'inglese, devono almeno saperlo l'inglese, se non anche magari saperlo insegnare.
  Ancora, vi è il tema della valutazione dei docenti, che l'OCSE definisce inesistente in Italia e che impedisce un vero sviluppo. In questo caso la protesta dell'opposizione, non troppo velata, alla valutazione si è dimostrata antiquata e corporativa. Va fatta crescere una cultura della valutazione negli insegnanti, ma anche nei livelli amministrativi e politici, anche a viale Trastevere. E non basteranno i timidi segnali in direzione della valutazione, così come il sistema di autovalutazione, che auspichiamo veramente sia implementato – come lo è – da quest'anno, peraltro avviato dal Ministro Profumo con il Governo Monti.
  Ricordiamolo, la legge n. 275 del 1999 già delineava, con Berlinguer, il volto di una scuola autonoma, articolata territorialmente, con un dirigente forte. E allora perché finora non si è attuata veramente ? Gli ostacoli sono venuti dopo, perché l'autonomia senza rendicontazione è inutile. Se lasceremo libere le scuole, dobbiamo anche fare in modo che rendicontino il loro operato e i loro risultati.
  Infine, concludo, l'obiettivo centrale che non possiamo mancare è quello dell'innovazione didattica. Forse non tutti sanno, magari non lo dicono, ma pochi insegnanti praticano metodologie attive, centrate sugli studenti. Siamo di fronte a un sistema rigido, antiquato, che non si adatta a questo mondo completamente diverso. In questo caso non posso non rimarcare che nella formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria siamo andati indietro e non avanti. Con il nostro ordine del giorno, approvato ieri, abbiamo cercato di riequilibrare i saperi didattici, antropologici, psicologici e pedagogici con quelli solo disciplinaristici.
  Io credo che, con queste condizioni e con altre sicuramente, se non adempiremo a queste condizioni saremo di fronte, per l'ennesima volta, a un riformismo incompiuto che l'Italia non può più permettersi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,43).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2994-B.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2994-B)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, era stata annunciata come una vera e propria rivoluzione, un cambiamento epocale che avrebbe permesso alla scuola così rinnovata e modernizzata di diventare il pilastro sul quale il Paese si sarebbe poggiato nell'immediato futuro, per raggiungere risultati straordinari, dopo essersi lasciato alle spalle la crisi economica e aver riagganciato la ripresa, la riforma più strategica e importante in quanto fonte di opportunità per il futuro dei nostri giovani. Così il Premier Renzi l'aveva presentata alla lavagna e in maniche di camicia; sembrava la panacea di tutti i mali: soluzione del problema dei precari, valorizzazione del corpo docente, investimenti sugli studenti che si sarebbero messi alla pari dei loro colleghi europei; le solite promesse, i soliti annunci, le solite aspettative tradite, le solite balle di Renzi che si sono scontrate con la realtà dei fatti. La riforma è tanto bella da aver provocato una mobilitazione mai vista prima d'ora, da settimane, Pag. 10docenti, dirigenti scolastici, studenti, genitori, sindacati sono tutti in piazza a manifestare un dissenso per una riforma che scontenta tutti, ma proprio tutti.
  Renzi e la sua maggioranza non hanno mancato, per l'ennesima volta, di dimostrare la loro arroganza dentro e fuori il Parlamento. Dentro con delle evidenti forzature regolamentari: contingentamento dei tempi in Aula e nelle Commissioni, taglio degli emendamenti alla Camera, addirittura la fiducia sul maxiemendamento al Senato, discussione strozzata e zero aperture sulle proposte dell'opposizione, arroganza mostrata anche fuori dalle Aule parlamentari, totale menefreghismo e incapacità di ascoltare le legittime proteste degli operatori che, ancora oggi, sono qui fuori a manifestare il loro dissenso e la loro rabbia per un disegno di legge che crea disparità e non risolve i problemi della scuola.
  Di fronte a tali fatti ci viene da dire che l'unico bullismo da combattere è quello di Renzi e del suo Governo che non guardano in faccia a nessuno e, convinti di essere gli unici titolari della verità assoluta, ci raccontano una realtà inesistente, prendendoci tutti in giro. Noi siamo assolutamente contrari a questo metodo, a questo modo di fare che inasprisce tensioni e crea evidenti disuguaglianza all'interno del mondo della scuola.
  Ma entriamo nel merito di questo sciagurato provvedimento; le promesse di Renzi prevedevano l'assunzione di tutti i precari, sono oltre 150 mila, suddivisi in più categorie di insegnanti che, legittimamente, si sarebbero aspettati la regolarizzazione. Bene, con questo disegno di legge arriviamo a centomila, Renzi non solo si è dimenticato di un terzo di questi docenti, ma attraverso la sua riforma è andato a discriminare le diverse categorie di precari, scegliendo chi aveva il diritto di essere regolarizzato e chi, invece, no, senza alcuna motivazione valida. La Lega aveva proposto mediante emendamenti il meccanismo del triplo canale di assunzione che avrebbe risolto il problema, non creando disparità, ma Renzi si è guardato bene anche dal solo prendere in considerazione la nostra proposta. Così, ora, ci troviamo cinquantamila precari presi in giro e discriminati rispetto ai colleghi. Vedete, signori della maggioranza, la cosa grave che non capite o che fate finta di non capire è che questi non sono numeri, sono persone; persone con delle aspettative, persone che vogliono costruirsi un futuro, persone che hanno fatto sacrifici e vorrebbero veder riconosciuti i propri diritti, persone che magari si svegliano alle tre del mattino per poter raggiungere alle 8 la scuola in cui insegnano da precari ormai da anni e non meritano, ora, di essere presi in giro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Ma, purtroppo, le ingiustizie di questo disegno di legge non finiscono qui, basti pensare al pasticcio del concorso per i dirigenti scolastici in Lombardia dove fra ricorsi, controricorsi, sentenze del TAR, rivalutazione delle prove, candidati promossi e poi bocciati, candidati bocciati e poi promossi, il caos regna sovrano e Renzi che cosa fa ? Anche in questo caso riconosce arbitrariamente la possibilità solo ad alcuni di far valere i propri diritti, discriminando il resto dei candidati e aggiungendo caos al caos.
  Ma, permettetemi, l'elemento di maggiore gravità contenuto in questo disegno di legge è, senza alcun dubbio, la possibilità di introdurre la cultura gender nelle nostre scuole, attraverso il comma 16 del provvedimento che cita espressamente il termine «genere» quando si parla di pari opportunità. È gravissimo e inaccettabile che si tenti di far passare subdolamente e in silenzio questa norma che spalanca le porte delle nostre scuole alla cultura gender (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Dove sono i deputati che si professano cattolici (I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini espongono cartelli recanti la scritta: Giù le mani dai bambini) ?

Pag. 11

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, togliete... Per favore, togliete...
  Prima che io tolga la parola all'onorevole Borghesi... Mi costringete a togliere la parola... O togliete quei cartelli o tolgo la parola all'onorevole Borghesi ! Benissimo, passiamo al prossimo intervento (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molea. Ne ha facoltà. I commessi, per favore, tolgano i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Onorevole Molea, prego (Proseguono le proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Il disegno di legge oggi torna per il voto finale in questa Assemblea, dopo un lungo confronto al Senato, dove è stato...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non era mai successo ! Solo con la Lega !

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la richiamo all'ordine per la prima volta (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Per favore ! Lasciate parlare l'onorevole Molea. Onorevole Fedriga, per favore ! La prego, onorevole Fedriga. La prego, onorevole Fedriga ! Prego, onorevole Molea.

  BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Il diritto all'istruzione è senza dubbio una delle basi più solide sulla quale poggia (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)... È difficile così, però, Presidente...

  PRESIDENTE. Onorevole Molea, la prego. È chiaro l'intento, la prego di andare avanti.

  BRUNO MOLEA. D'accordo, Presidente. Grazie.

  PRESIDENTE. Colleghi, non mi costringete ad allontanarvi dall'Aula (Prolungate proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Onorevole Fedriga, lei è anche capogruppo, la prego. Onorevole Fedriga, la prego, lei è anche capogruppo ! La prego, grazie. Prego, onorevole Molea, vada avanti.

  BRUNO MOLEA. ... sulla quale poggia la nostra Costituzione e la nostra società, ed è un punto di riferimento imprescindibile (Proseguono le proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Tuttavia, troppi segnali ci dicono che la nostra (Commenti del deputato Fedriga)...

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la richiamo all'ordine per la seconda volta ! Per favore ! State impedendo a un collega di parlare. State impedendo a un collega di parlare (Commenti del deputato Fedriga) ! Basta, onorevole Fedriga ! Onorevole Fedriga, l'allontano dall'Aula ! Per favore, esca dall'Aula ! Onorevole Fedriga, per favore, esca dall'Aula (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Onorevole Fedriga, l'ho espulsa dall'Aula ! Onorevole Fedriga, lei è anche... Onorevole Fedriga ! Onorevole Molea, vada avanti, si stancheranno. Onorevole Fedriga, lei deve uscire dall'Aula, se lo ricordi.

  BRUNO MOLEA. ... nei livelli delle conoscenze delle competenze, nelle metodologie didattiche, nell'uso delle nuove tecnologie, nell'apertura (Proseguono le proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Molea. Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 10,55.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa, l'onorevole Fedriga è uscito dall'Aula, i cartelli non sono più visibili e chiedo scusa all'onorevole Molea, ma per proseguire la Pag. 12seduta serenamente facciamo concludere l'intervento all'onorevole Borghesi, che ha ancora 4 minuti e mezzo a disposizione. Prego, onorevole Borghesi.

  STEFANO BORGHESI. Presidente, dicevo prima come sia gravissimo ed inaccettabile che si tenti di fare passare subdolamente e in silenzio questa norma, che spalanca le porte delle nostre scuole alla cultura gender e mi chiedevo: dove sono finiti i deputati che si professano cattolici, i difensori dei valori della famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ? Come possono accettare in silenzio e votare un DDL in cui è inserita chiaramente la possibilità di insegnamento della cultura gender ai nostri figli ? Tutto ciò è vergognoso e la Lega su questo tema non si limiterà ad esprimere il proprio dissenso in Aula ma denuncerà ogni singolo episodio che accadrà nelle nostre scuole, sensibilizzerà genitori ed opinione pubblica affinché vigilino che all'interno delle nostre scuole non entri l'insegnamento della cultura gender (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  Una riforma, questa della scuola, disastrosa, altro che buona scuola ! E come se quanto detto non bastasse, questo DDL conferisce poteri eccessivi ai dirigenti scolastici, non garantisce un adeguato controllo sul loro operato, mancando un efficace organo che vada in questa direzione, non vi è alcuna traccia della tanto sbandierata autonomia didattica, i nostri studenti continueranno a non poter imparare la storia e le peculiarità del territorio in cui vivono. Differenze territoriali e storiche, che costituiscono una ricchezza, vengono per l'ennesima volta soffocate dalla visione centralista di questa maggioranza.
  Questo DDL non tocca la sostanza delle cose. Avremmo voluto vedere norme che considerano lo studente come elemento centrale della scuola, qui non è così ! Avremmo voluto capire l'impostazione del lavoro didattico, qui non è così ! Manca totalmente progettualità, mancano idee, programmi da attuare per avvicinare le nostre scuole e i nostri studenti alle scuole e agli studenti del resto d'Europa.
  C’è stata incapacità totale di ascoltare le legittime istanze di insegnanti e studenti. Grazie a questa riforma, ci troveremo insegnanti sottopagati e repressi, quasi ostaggio del giudizio insindacabile di superpresidi. Con questa riforma i nostri studenti continueranno ad essere distanti anni luce dai loro colleghi del resto d'Europa, non verranno concesse loro maggiori opportunità di crescita per costruirsi un futuro in questo Paese, ma saranno vittime di un sistema caotico, ingiusto, per certi versi autoritario, ma soprattutto incapace, per colpa delle scelte di questo Governo, di garantire un livello di insegnamento adeguato alle sfide future.
  Penso vi siano abbastanza elementi per affermare che questa riforma è un disastro, è l'ennesima prova della incapacità di questo Governo di affrontare problemi seri e temi strategici. Qui non servivano slide o tweet, caro Renzi, qui serviva portare lo studente al centro della scuola, dare agli insegnanti quanto legittimamente avevano chiesto, ma soprattutto fornire un'impostazione dei programmi e una progettualità, che sono totalmente assenti.
  Per tutti questi motivi la Lega Nord voterà convintamente contro questo pasticciato provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molea. Ne ha facoltà.

  BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Dicevo che il diritto all'istruzione è senza dubbio una delle basi più solide sulla quale poggia la nostra Costituzione e la nostra società ed è un punto di riferimento imprescindibile. Tuttavia, troppi segnali ci dicono che la nostra scuola è vecchia, è arretrata, lo è rispetto a molti altri Paesi e alle stesse esigenze che il nostro Paese manifesta. Lo è nei livelli delle conoscenze, delle competenze, nelle metodologie didattiche, nell'uso delle nuove tecnologie, nell'apertura al contesto Pag. 13internazionale e nella qualità, nella sicurezza ed adeguatezza degli edifici (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, però, ora lasciamo parlare l'onorevole Molea. Grazie.

  BRUNO MOLEA. ... e, occorre sottolinearlo, nel superamento delle discriminazioni sociali. Una scuola, in breve, poco equa e non al passo con gli standard europei.
  Con la conclusione del provvedimento in aula, serviva una fase nuova, una forte spinta verso la piena attuazione dell'autonomia così a lungo perseguita. Le scuole avranno un organico potenziato, garantito a partire dal prossimo anno scolastico attraverso un piano straordinario di assunzioni, che coprirà tutte le cattedre vacanti, potrà rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali, potenzierà l'offerta formativa, fronteggerà la dispersione scolastica, renderà la scuola più inclusiva, eliminerà il valzer delle supplenze dannose alla continuità didattica. Le scuole, d'ora in poi, potranno indicare il loro fabbisogno di docenti, strumenti, per attuare i piani dell'offerta formativa; i piani diventeranno triennali e saranno predisposti dai dirigenti scolastici, sentiti gli insegnanti, il consiglio d'istituto e le realtà territoriali.
  L'iniziativa del Governo, attraverso il disegno di legge di riforma, ha messo così in moto due processi importanti. In primo luogo, ha chiesto e ottenuto la mobilitazione di risorse aggiuntive per la scuola e allo stesso tempo ha stimolato un dibattito nazionale, affermando il presupposto che la scuola non è destinata all'immobilismo, ma può e deve cambiare.
  Durante l'esame al Senato sono state accolte alcune modifiche significative. È stata modificata la composizione del comitato per la valutazione dei docenti, il numero degli stessi passa da due a tre, di cui due scelti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio d'istituto. Viene aggiunto un componente esterno individuato dall'ufficio scolastico regionale. Il comitato, dunque, è presieduto dal dirigente scolastico ed è costituito dai seguenti componenti: tre docenti dell'istituzione scolastica, due rappresentanti dei genitori per la scuola dell'infanzia, un componente esterno individuato dall'ufficio scolastico regionale tra docenti dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.
  È stata, inoltre, introdotta una norma che prevede, al termine del triennio 2016-2018, che gli uffici scolastici regionali inviino al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca una relazione sui criteri adottati dalle istituzioni scolastiche per il riconoscimento del merito dei docenti. Sulla base delle relazioni ricevute, un apposito comitato tecnico-scientifico, nominato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, previo confronto con le parti sociali e le rappresentanze professionali, predispone le linee guida per la valutazione del merito dei docenti a livello nazionale. Tali linee guida sono riviste periodicamente su indicazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sulla base delle evidenze che emergono dalle relazioni degli uffici scolastici regionali.
  Per quanto riguarda i dirigenti scolastici si prevede altresì che, nell'individuazione degli indicatori per la valutazione del dirigente scolastico, si tenga conto del contributo del dirigente al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico, previsti nel rapporto di autovalutazione dei seguenti criteri generali che elenco: competenze gestionali ed organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati; valorizzazione dell'impegno e dei meriti professionali del personale dell'istituto; apprezzamento del proprio operato all'interno della comunità professionale e sociale; contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici nell'ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale; direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica e dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole.Pag. 14
  Si prevede, inoltre, che gli incarichi per le funzioni ispettive siano conferiti con procedura pubblica, mediante valutazione comparativa dei curricula e previo avviso pubblico, da pubblicare sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che renda conoscibili il numero dei posti, la loro ripartizione tra amministrazione centrale e uffici scolastici regionale, nonché i criteri di scelta da adottare per la valutazione comparativa.
  Novità importanti sono state introdotte anche sulla proposta di incarico ai docenti. Il dirigente scolastico deve tenere conto anche della precedenza nell'assegnazione della sede ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Il rinnovo dell'incarico al docente è automatico, purché in coerenza con il piano dell'offerta formativa.
  Sulla riduzione del numero di alunni e di studenti per classe, già prevista nel testo approvato alla Camera, si precisa che essa può essere disposta dal dirigente scolastico anche in rapporto alle esigenze formative degli alunni con disabilità. Sull'utilizzo dei docenti si chiarisce che il dirigente scolastico può utilizzare i docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono stati abilitati, purché non siano disponibili nell'ambito territoriale docenti abilitati in quelle classi di concorso.
  Viene confermato il piano straordinario di assunzione a tempo indeterminato di oltre 100 mila docenti, per l'anno scolastico 2015-2016, per le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado.
  Il piano prevede la copertura di tutti i posti comuni e di sostegno dell'organico di diritto, rimasti vacanti, disponibili, all'esito delle operazioni di immissione in ruolo effettuate per il medesimo anno scolastico.
  Per l'anno scolastico 2015-2016 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è altresì autorizzato a coprire gli ulteriori posti di potenziamento previsti dalla legge.
  L'istruzione è la chiave per lo sviluppo, inteso in primo luogo come sviluppo umano, come crescita e arricchimento della persona e, allo stesso modo, sviluppo inteso come benessere sociale ed economico, perché l'istruzione è un fattore di crescita in virtù dei suoi legami con altri fenomeni, come quelli demografici, sociali e politici.
  Educazione e scuola sono da sempre al centro delle politiche pubbliche. Nella scuola si apprende e si costruiscono relazioni, si impara a vivere insieme. La qualità dell'apprendimento e delle relazioni della scuola sono temi di grande importanza. La scuola è il luogo in cui prendono forma progetti e speranze che i nostri figli aspirano a realizzare, così com’è stato per noi. È il luogo dove la comunità si costruisce e dove si realizza il riscatto delle persone più deboli.
  L'educazione è, perciò, una vera priorità per questo Governo e la buona scuola ne è la testimonianza. Per questo Scelta Civica per l'Italia voterà a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente. Colleghe e colleghi deputati, Governo, siamo giunti all'epilogo di questa mortificante vicenda parlamentare. La ricorderemo. La ricorderemo per il vuoto di bellezza e di intelligenza, la ricorderemo per l'eccesso di volgarità, grossi muscoli e nessuna immaginazione. Alla fine, vi portate a casa una prova esemplare di scalpo offerto ai precetti sovrani dell’austerity e del pareggio di bilancio. In questo siete stati esecutori davvero solerti, ma adesso vi rimane davvero ben poco.
  In fondo, lo aveva richiesto la stessa BCE in una letterina di suggerimenti imperativi che aveva mandato nel 2011 all'Italia, ce la ricordiamo. Si sollecitavano riforme che avessero una certa speditezza, una revisione rapida della pubblica amministrazione capace di assecondare ogni compatibilità di bilancio, oltre che le imprese. E ci siete riusciti a fare una scuola che costa poco, subalterna ai bisogni immediati del mercato e sfrondata di tutte quelle componenti partecipative che rischiano di rallentare, secondo voi, ogni Pag. 15processo decisionale. È la vostra idea di società: dura, monolitica, pericolosa.
  Questa riforma rischia di trasformare nel profondo la scuola pubblica. Se viene scompaginato un sistema di istruzione per sua natura fondato su cooperazione, collegialità, condivisione di un progetto educativo comune, questo lascia tracce profonde e pesantemente distorsive sull'intero impianto democratico di un Paese.
  Avete strappato l'anima alla scuola pubblica e lo avete fatto con un testo tecnico che si occupa solo di gestione, di governance, di ridisegnare un nuovo sistema di potere accentrato e verticistico.
  Mentre parlo e vi guardo, mi accorgo che ormai abbiamo detto davvero tutto in quest'Aula. Abbiamo offerto proposte emendative serie e applicabili, abbiamo proposto scelte ragionevoli (il decreto per le assunzioni, il piano pluriennale), abbiamo denunciato la vostra tracotanza e le vostre bugie, troppe. Ne ricorderò solo un paio, perché ci vorrebbero tempi biblici. La prima: ascolteremo tutto il mondo della scuola. Lo avete ignorato, snobbato, scavalcato, lo avete persino insultato, anche lei Ministra, anche lei sottosegretario Faraone, proprio voi, che dovreste tutelare chi forma la classe dirigente; voi, che dovreste avere gratitudine e rispetto per chi ogni giorno accompagna i piccoli, i più giovani, nella scoperta di loro stessi, della loro intelligenza creativa, nel superamento delle fragilità e di quella paura che incute la complessità quando non hai ancora gli strumenti per interpretarla. Ma i vostri occhi non vanno oltre la soglia della propaganda e, superata quella, c’è solo il cinismo.
  E ci vuole tanto cinismo per annunciare, come avete fatto, l'intenzione di fermarvi, di organizzare una grande assemblea con tutto il personale della scuola all'inizio di luglio per poi distruggere ogni possibilità con una mortale fiducia posta al Senato. La seconda delle due bugie che avevo annunciato: risolveremo la vergogna del precariato. Non l'avete risolta, no. Per settimane, in una coazione a ripetere, ci avete ricordato l'assunzione di centomila precari, circa la metà sono certi, sul resto noi ce lo auguriamo. Comunque, è stato l'unico argomento a vostra disposizione, vi eravate persino illusi – perché il mondo della scuola fingete soltanto di conoscerlo – che potesse essere la vostra arma ricattatoria; per settimane non ci avete detto nulla degli altri precari, quelli che restano fuori, quelli che avete fatto finta che non ci fossero, quelli abilitati con anni di studio e sacrifici, quelli iper-selezionati, quelli che insegnano già da anni e che hanno retto la scuola pubblica mentre i Governi tagliavano le risorse e bloccavano il turnover, quelli che sono precari per responsabilità di questi Governi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) e che oggi lo diventano a vita, e un concorso con posti insufficienti non è una risposta, perché riporta questi docenti alla condizione di partenza, giusto con qualche punticino in più riservato ma con il rischio di cominciare un esodo senza fine. Ma anche questo lo abbiamo già detto, abbiamo detto già tutto, abbiamo espresso tutti gli argomenti di buonsenso e di ragionevolezza, abbiamo ripercorso il selciato del dettato costituzionale, abbiamo raccontato tutto quello che difende la storia della scuola pubblica e il suo futuro, tutto quello che era stato previsto da quelle che erano menti, quelle sì, illuminate dei costituenti. Una scuola scomoda perché ti costringe ad interrogarti, pubblica e laica, che non predetermina i destini di studio e di lavoro, un micro-mondo di differenze, di provenienze sociali, geografiche e culturali, un crocevia di desideri e prospettive, una scuola buona perché si lavora insieme e si intersecano competenze intorno a un progetto, perché si è dentro una comunità dove funzioni e responsabilità si svolgono alla pari, una scuola che ti offre conoscenza e strumenti per connetterle perché è questa la valigia che ti mette nella condizione di lasciare la tua condizione iniziale di disagio e di poter andare ovunque nel mondo, attrezzato, saldo, forte. Emancipazione, orizzontalità, libertà di insegnamento, battaglie del Novecento, degli anni Settanta, molte e molti di voi vi avranno anche partecipato con convinzione e con determinazione e Pag. 16oggi che effetto fa stare dall'altra parte ? Come vi sentite oggi che avete riportato la scuola ad una forma verticistica e gerarchica, oggi che avete violato definitivamente il fondamento stesso della scuola pubblica, la libertà di insegnamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), il prestigio sociale della funzione docente ? Docenti chiamati ad agire per compiacenza, docenti distolti dall'arte dell'insegnamento, quella che richiede concentrazione, passione, studio, abnegazione, perché bisognerà trovare persino il tempo di auto-promuovere un rinnovo di incarico, docenti chiamati ad affrontare seri passaggi concorsuali – e questo ce lo avete ricordato con orgoglio – e poi però buttati nella discrezionalità di ambiti all'interno dei quali andare a pescare. E come vi sentite oggi che avete ristabilito la logica elitaria della scuola per ricchi, in un Paese che vede progressivamente aumentare disgregazione sociale e disuguaglianza territoriale voi avete scelto di frammentare anche l'unitarietà del sistema pubblico scolastico. In un Paese dove il tasso di povertà rischia di aumentare anche una dispersione che è già abbondantemente oltre la media europea, lo Stato si defila prevedendo addirittura nel DEF una previsione di spesa in istruzione che cala di altri 10 miliardi. La vostra «buona scuola», l'abbiamo detto anche ieri, per essere tale deve essere fortunata alla nascita, dentro territori economicamente vivaci, con imprese sufficientemente attive, famiglie nella capacità di finanziare due volte per fiscalità ordinaria e via school bonus, e poi, se la scuola pubblica non convince, ci sono comunque gli incentivi per scegliere le scuole private. Io lo voglio ripetere anche oggi, la Costituzione lo dice chiaro: potete liberamente aprire qualunque scuola di tendenza, potete liberamente decidere il vostro progetto culturale, ma se volete questa libertà prevista dalla Costituzione la scuola la dovete pagare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Ma anche tutto questo l'abbiamo già detto in Aula e voi siete ancora lì nella vostra sprezzante ottusità. Ed è per questo che a voi non abbiamo più parole da dire, perché avete ridotto questo Parlamento ad un mero esecutore delle volontà ragionieristiche del Governo, avete ridotto voi stessi – lo dico alla maggioranza – ad una subalternità incostituzionale.
  È alle persone fuori che ci rivolgiamo, a quei docenti, al personale della scuola e agli studenti che da giorni sono davanti a Montecitorio. Ho sentito parlare di scarso spessore della protesta, in qualche intervento fa. Ma le avete viste le piazze ? Le avete viste le assemblee ? Lo avete visto lo sciopero del 5 maggio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Il problema è che quelli che lottano vi fanno paura; quelli che hanno tenacia e determinazione, per non piegarsi supini al potere, vi inquietano; quelli che hanno ancora la forza di rappresentare, anche con i loro corpi, la realtà, per cambiarla, vi infastidiscono.
  Le parole, da questo momento, vanno a questo mondo della scuola, a quel mondo della scuola – lo voglio dire chiaro –, quello che non ha chiesto, non ha mai chiesto di conservare l'esistente: ha chiesto di riformare la scuola insieme, in maniera partecipata e condivisa, partendo dai problemi reali, partendo da problemi come il diritto allo studio, la didattica innovativa, programmi nuovi, a cominciare dall'educazione sentimentale, che ieri avete anche bocciato in un ordine del giorno. Uscite dalla vostra ignoranza e dall'oscurantismo, informatevi quando parlate di scuola. Non esiste la teoria del gender, al massimo esistono sguardi di genere. Esistono relazioni sbagliate, esiste violenza e sopruso verso le donne (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Bisogna cominciare dalla scuola, altrimenti, quando vi indignate per la morte delle donne, siete soltanto degli ipocriti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
  Allora, non sarà questo decoroso palazzo a salvarvi dal giudizio delle persone. Qualche giorno fa un altro popolo, dall'altra parte del mare, ci ha dato una grande lezione di sovranità e di libertà. Avete dimenticato un dettaglio: le riforme Pag. 17si possono stilare, ma non si possono applicare senza il consenso e la collaborazione delle persone. Lo diciamo a tutti quelli che sono fuori. Nessuno che voglia un futuro di opportunità e di equità sociale può rinunciare alla scuola pubblica.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pannarale.

  ANNALISA PANNARALE. Noi abbiamo bisogno di lottare ora, ora e in tanti, perché abbiamo l'obbligo costituzionale di fermare questa vostra falsa scuola, per garantire una scuola davvero buona e per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni – I deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà espongono cartelli recanti la scritta: «Oxi alla “buona scuola” di Renzi»).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di togliere quei cartelli. Prego gli assistenti parlamentari, gentilmente, di aiutarmi in questo (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare oggi è un provvedimento necessario per il nostro Paese, perché il futuro del nostro Paese non dipende solo dalle manovre economiche o dalle scelte di Bruxelles, ma dipende, soprattutto, da come immaginiamo e come costruiamo la nostra scuola oggi. Ecco, la buona scuola nasce con questo spirito ed è un grande investimento di fiducia nella scuola italiana, nei suoi docenti, nei suoi ragazzi, nella società tutta, chiamata finalmente ad occuparsi del proprio futuro.
  La «Buona scuola» è un provvedimento organico, che ha al suo centro quella che dovrebbe essere l'unica preoccupazione di chi oggi si occupa di scuola: è la formazione dei ragazzi, la loro preparazione, il loro bisogno di un corpo docente adeguato e delle strutture idonee per garantire loro, in un ambiente sicuro e innovativo, un'istruzione di qualità.
  La «Buona scuola» porta a compimento il processo riformatore che ha introdotto l'autonomia scolastica più di 15 anni fa, mettendo a disposizione del progetto di Berlinguer, che ora possiamo definire lungimirante, più risorse economiche ed umane, più attenzione al merito, alla valutazione e alla responsabilità.
  Questo DDL cambia il paradigma alla base dell'istruzione: dalla scuola dell'insegnamento si passa, finalmente, alla scuola dell'apprendimento. E siamo di fronte a una rivoluzione copernicana, perché al centro del sistema scolastico c’è l'educazione e la formazione dei ragazzi e non esclusivamente il docente con i suoi, seppur legittimi, problemi che, peraltro però, questo DDL inizia anche a risolvere.
  E se al centro ci sono i ragazzi, si capisce anche il senso di una delle tante innovazioni del DDL: ad esempio, il curriculum dello studente, che aumenta la possibilità di scegliere parte del proprio percorso, dando così concretezza alla flessibilità del percorso di studi. Si introduce anche la possibilità di nuovi insegnamenti e, ad esempio, si potrà studiare economia e diritto nei licei, musica nelle scuole primarie o fare insegnare inglese e musica a docenti specialisti.
  E proprio a proposito del potenziamento dell'offerta formativa, dato che è stato oggetto di un acceso dibattito in questi giorni, io voglio esprimere, a nome di tutto il gruppo, una nota di particolare soddisfazione per la recente circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che ha ribadito quanto già affermato dalla nostra Costituzione all'articolo 30 (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)): «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli (...)». È alla famiglia che la Costituzione affida le responsabilità educative e la scuola concorre e collabora con questa responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
  E per questo la circolare citata chiarisce che ogni attività della scuola va inserita nel piano dell'offerta formativa che Pag. 18ogni istituto deve redigere e sottoporre alle famiglie e che ogni attività extracurricolare necessita del loro consenso informato. Con la «Buona scuola» si sviluppa una concezione innovativa del rapporto scuola-lavoro-territorio, che si concretizza in particolare nell'alternanza scuola-lavoro: 400 ore nel triennio negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei; è una vera e propria rivoluzione culturale, che abbandona – e ci auguriamo definitivamente – l'impianto gentiliano classista della nostra scuola. Una risposta concreta, perché finalizzata al contrasto del dato disastroso della disoccupazione giovanile, che solo in una solida formazione può trovare una risposta duratura. Ma non solo: è una risposta che favorisce un migliore orientamento dei nostri ragazzi e contrasta, quindi, la più grande piaga del sistema di istruzione italiano, la dispersione scolastica, che ha ancora oggi delle dimensioni indegne di un Paese civile. La «Buona scuola» è una scuola pubblica e la scuola pubblica è quella che offre agli studenti che la frequentano e alle loro famiglie un servizio pubblico e, come tale, certificato dallo Stato. Basta, quindi, con le divisioni ideologiche, superate dalla realtà, tra scuola statale e scuola paritaria.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Scopelliti. Onorevole Fioroni, gentilmente, possiamo lasciare i banchi del Governo.

  ROSANNA SCOPELLITI. Il sistema di istruzione è unico, pubblico, ed è composto da scuole gestite dallo Stato e da scuole gestite da soggetti privati, che non hanno scopo di lucro, ma appunto quello di fornire un servizio pubblico di formazione e di istruzione. E questo principio, già riconosciuto dalla legge di parità del 2000, ottiene oggi un'ulteriore attestazione a livello fiscale con la possibilità accordata alle famiglie di detrarre nelle loro dichiarazioni dei redditi un massimo di 400 euro per ogni figlio iscritto a una scuola paritaria. Aiutiamo i diplomifici ? No, Presidente, chi l'ha detto evidentemente non ha letto il provvedimento, un provvedimento che invece inasprisce i controlli proprio per evitare questo problema. E ricordo poi, a chi polemizza in modo strumentale, che una scuola non statale non rientra nel sistema pubblico per autocertificazione, ma solo in quanto risponde a ben precisi criteri fissati dallo Stato e verificati peraltro periodicamente. Il principio della valutazione sarà poi cardine di una scuola che punta alla qualità. Varrà quindi per le scuole, varrà per gli insegnanti e anche per i dirigenti scolastici, che avranno certo più responsabilità nella definizione del corpo docente per la scuola, ma saranno anche responsabili dei risultati dell'istituto che dirigono, non certo con potere monocratico, a maggior ragione dopo le correzioni inserite nel testo del provvedimento nei passaggi parlamentari di Camera e Senato, e su questo saranno valutati. Il giudizio sul merito entrerà finalmente anche nella determinazione della retribuzione degli stessi dirigenti. Anche l'introduzione dello school bonus è una novità positiva. Sarà possibile fare erogazioni liberali in denaro fino a 100 mila euro per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, per la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e per finanziare misure per l'occupabilità degli studenti. Questa possibilità è riconosciuta ad ogni scuola pubblica, statale o paritaria che sia, ed è una forma di concreto coinvolgimento della società nel mondo della scuola. E anche su questo purtroppo ho sentito delle polemiche, polemiche pretestuose, perché nessuna risorsa viene tolta alla scuola statale (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)). Sono delle risorse aggiuntive da parte dei privati, che contribuiranno a rendere la nostra scuola ancora di più un patrimonio di tutti ed un bene comune, di cui ognuno si potrà e si dovrà sentire responsabile.
  Infine, permettetemi una considerazione sul tema dei precari. Oltre 100 mila docenti saranno assunti nelle scuole statali a partire dal prossimo settembre e almeno altri 60 mila entro il 2018 con il concorso del prossimo anno, e non si tratta di un ope legis, ma dell'inserimento stabile in cattedra di persone che ne hanno maturato i requisiti e il numero degli insegnanti Pag. 19che completa l'organico di cui la scuola ha bisogno per garantire la continuità didattica agli studenti e il potenziamento dell'offerta formativa. Si pone in questo modo fine alle graduatorie ad esaurimento, con il loro portato di frustrazione e di precarietà, ma anche di rendite di posizione per chi della gestione della precarietà altrui ha fatto una professione. Dal 2016, infatti, si entrerà nella scuola statale solo per concorso, così come vuole la Costituzione, un concorso a cui potranno partecipare solo insegnanti abilitati, garantendo così chi insegna, pur se in modo precario già da molti anni, e chi ha superato una procedura selettiva, come chi ha frequentato i TFA.
  In sintesi, signor Presidente, questa è una legge che per i nostri giovani prevede più qualità, più merito, autonomia, responsabilità, una più efficace valutazione degli istituti, dei professori e dei dirigenti scolastici, esalta l'autonomia e riconosce la parità scolastica e la libertà di scelta educativa delle famiglie, investendo nel nostro futuro e nella scuola più di 3 miliardi di euro. Ecco, la «buona scuola» non è solo una riforma che noi condividiamo: è la nostra riforma, un ulteriore passo nel percorso verso un sistema di qualità e di libertà dell'educazione, che deve andare avanti, come dicevo prima, ponendo al centro le esigenze di chi la scuola la vive ogni giorno.
  Presidente, studenti, famiglie e lavoratori non possono e non devono essere ostaggio di una pretestuosa polemica politica o di una sinistra – una «paleosinistra», in questo caso – o di una difesa da parte dei sindacati delle proprie rendite di posizione. Non può e non deve esserlo ! Ed è per queste ragioni che, oltre al voto favorevole del gruppo di Area Popolare, che esprimiamo oggi, il nostro impegno verrà rinnovato e continuerà senza cedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, egregio Presidente Giachetti. Signora Ministro, vi è una vecchia massima che dice «non fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te». In questi giorni, in quest'aula, in queste settimane e in questi mesi, in quest'Aula, al Senato, nelle piazze e nei media, voi avete assaggiato la stessa amara medicina che, per anni, avete somministrato a noi. Durante gli anni dei Governi Berlusconi, la sinistra ha scelto scientemente e deliberatamente di fare della scuola e dell'università il campo di battaglia privilegiato contro il Governo dell'epoca, e di conseguenza...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Palmieri. Colleghi, per favore !

  ANTONIO PALMIERI. ... e di conseguenza, il campo di battaglia contro ogni tentativo di riforma e di cambiamento. Per anni, la sinistra, voi, avete allevato e nutrito la mala bestia della conservazione, e ora essa vi si è rivoltata contro. Noi non possiamo gioire di questo, perché abbiamo a cuore la scuola, e questa legge del contrappasso è per noi una triste soddisfazione.
  La scuola doveva cambiare quando eravamo al Governo noi, deve cambiare adesso, perché è cambiato il mondo. E, allora, il tentativo, che noi abbiamo fatto, di riqualificare la spesa pubblica nel comparto della scuola e di modificare l'offerta formativa in base al cambiamento della realtà è lo stesso per il quale noi abbiamo approcciato questa riforma, anche la vostra riforma, con un modo aperto e costruttivo.
  Per anni, voi, invece, avete rifiutato ogni tentativo di coinvolgervi con noi in una riforma che mettesse capo a una scuola che preparasse davvero al presente e al futuro. E, ora, una parte di voi – tardi, perché la sinistra arriva sempre tardi, ma arriva: un po’ come quegli allievi che ci mettono un po’ a capire le lezioni –, solo una parte, ha capito; tanto è vero che le cose positive di questo provvedimento riprendono i nostri provvedimenti.
  Alcuni esempi: il potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro, che fu un portato Pag. 20della riforma Moratti del 2003; il potenziamento della scuola digitale, voluto dalla Moratti e dalla Gelmini; il potenziamento del portale nazionale Open Data, inaugurato dal Ministro Brunetta; la chiamata, per così dire, diretta degli insegnanti, che riprende la proposta Aprea; l'assunzione dei docenti idonei del concorso 2012; il potenziamento degli istituti tecnici superiori, gli ITS, voluti dalla vituperata Ministro Gelmini.
  Aggiungo gli interventi di sussidiarietà fiscale, come lo school bonus, del quale un po’ vi vergognate, peccato, e la mini detrazione simbolica per i genitori che iscrivono i figli alle scuole paritarie, che è una carezza nei confronti di queste famiglie e di questi genitori, ben pallida rispetto – lo ricordo anche questa volta – ai 30 milioni che noi stanziammo nel 2003, con il Ministro Moratti, e che poi, per i ricorsi delle regioni della sinistra, furono stralciati e tolti ai genitori. Ma, allora, se le cose stanno così, noi dovremmo, forse, votare questa riforma ?
  No ! Noi non possiamo votare questa riforma, perché le cose positive sono ampiamente sovrastata dei punti negativi di questo provvedimento. Vediamo i principali, rapidamente: manca una seria valutazione dei docenti fatta da terzi. Per noi il modello essenziale sarebbe la valutazione interna, poi le procedure INVALSI e una valutazione esterna. Per la pressione della piazza avete ridimensionato il ruolo dei presidi che per noi sarebbero e sono la figura di responsabilità attorno alla quale costruire la comunità educante che ogni scuola deve essere. Avete, ancora una volta, in questo provvedimento, fatto un uso eccessivo di deleghe in bianco. Intendiamoci, ogni Parlamento e ogni maggioranza, quando fanno le riforme, danno deleghe al Governo, ma le nostre deleghe erano sempre state precise e circoscritte. In ogni provvedimento di riforma voi vi prendete delle deleghe ampie e indefinite, perché il centralismo è un dato caratteristico del Governo Renzi. Infine, avete annunciato l'ennesimo mirabolante piano per l'edilizia scolastica. Io vi invito, guardo il sottosegretario Toccafondi, in modo particolare, a riprendere i fondi che furono stanziati ancora da noi nel 2009 e 2010, 1 miliardo di euro, che in buona parte giacciono ancora inutilizzati.
  Infine, ingiustizia nelle ingiustizie, avete scelto, fatto una scelta politica, di discriminare tra precarie e precari, non assumendo gli abilitati TFA e PAS semplicemente perché, soprattutto gli abilitati TFA, sono un frutto del nostro Governo, dell'iniziativa del Ministro Gelmini, come avete anche detto in quest'Aula. Così, in questo modo, vi esponente a migliaia di ricorsi.
  Vedete, in sostanza, i punti positivi della riforma li avete presi da noi, i punti negativi – troppi – li avete presi dalla vecchia cultura conservatrice della sinistra e dall'ipercentralismo dirigista di questo Governo. Il punto saliente, però, e mi avvio a concludere, è che il Premier questa volta ha sbagliato i calcoli. Lui aveva immaginato una tempistica di questa riforma affinché diventasse l'asso pigliatutto della campagna elettorale per le elezioni regionali, gli 80 euro del 2015. Pensava di andare ad intercettare l'elettorato di centrodestra, proponendo la riforma delle slide e pensava di intercettare l'elettorato di sinistra proponendo le assunzioni e la fine del precariato. Su entrambi i fronti ha fallito.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Palmieri, colleghi, per favore, grazie.

  ANTONIO PALMIERI. Su entrambi i fronti ha fallito come hanno dimostrato i risultati delle elezioni regionali e davvero al Premier che si era messo davanti alla lavagna, prima delle elezioni, possiamo dire che dietro alla lavagna, questa volta, c’è finito rovinosamente.
  Chiudo anche questa volta con un ringraziamento forte, autentico e sincero ai professori e agli insegnanti, ai dirigenti, al personale non docente, che considera il proprio non un impiego, ma lo svolgimento di un compito educativo affezionato al destino di ogni allievo che è a loro affidato. L'ho detto prima: la scuola deve cambiare, perché il mondo è cambiato, Pag. 21però una sola cosa deve restare immutata, non può cambiare mai, la passione educativa la tensione a prendersi cura di chi ti è affidato nel tempo fondamentale della crescita e della formazione, vorrei dire in quel tempo in cui ti domandi incerto chi sei tu. Allora, devi trovare davanti a te un insegnante che tiene aperta la tua domanda e che ti accompagna, ti dà una risposta e ti accompagna a scoprire che la vita è bella. Nessuna legge, nessuna riforma – noi di questo siamo più consapevoli – potrà mai sostituire il fatto che ogni mattina, in ogni Aula del nostro Paese, delle nostre scuole, i nostri ragazzi si trovino di fronte ad un insegnante fatto così, animato da una santa e sana tensione ideale. Per questo, lo ribadiamo, noi vogliamo una scuola che sia forte della passione educativa di coloro che la vivono e la abitano e libera dalla burocrazia, dall'ideologia e dalla competizione politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Eccoci arrivati al dunque, siamo al capitolo finale di questa immane farsa fatta di retorica, bugie, le vostre, raccontate agli italiani e al mondo della scuola e una sola verità: con questo provvedimento voi state assassinando la scuola pubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non è di certo una consolazione, ma noi l'avevamo detto: con l'insediamento disastroso del Governo Renzi avevamo fiutato il pericolo che l'Italia correva, mondo della scuola compreso. D'altronde le premesse erano pessime e, ricorrendo alla locuzione latina nomen omen, un nome un presagio, l'assonanza del nome Giannini con Gelmini non lasciava presagire nulla di buono. D'altronde siete solo gli invasori delle istituzioni democratiche italiane, a cominciare dal Premier, giocatore seriale di playstation, con il pallino di rovinare il Paese.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, possiamo abbassare un po’ la voce ?

  GIANLUCA VACCA. Avete occupato incostituzionalmente le istituzioni, figli illegittimi di una porcata di legge elettorale, e ora le state utilizzando per distruggere la democrazia, il lavoro, la sanità, la scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Eppure abbiamo provato in tutti i modi a farvi capire che stavate sbagliando, così come abbiamo provato più volte a dialogare con voi, maggioranza e Governo, ricevendo in cambio soltanto «no».
  Siamo venuti al Ministero per portarvi le nostre proposte, scritte insieme ai docenti, tutti, insieme a chi la scuola la vive quotidianamente, nella speranza che voi le prendeste in considerazione e invece niente. Vi abbiamo chiesto prima dell'approvazione in Consiglio dei ministri di fare due provvedimenti distinti, consapevoli che non ci sarebbe stato il tempo per una dignitosa e democratica discussione, visti i tempi ristretti in previsione delle assunzioni. E invece niente: ci avete detto che non era possibile, mentre con le nostre proposte emendative abbiamo dimostrato il contrario.
  Abbiamo presentato infatti molti emendamenti, tutti nel merito, nel tentativo di cambiare radicalmente i devastanti provvedimenti di questo disegno di legge. Allora ecco le nostre proposte: assumere i docenti precari partendo dalle reali esigenze della scuola, risolvendo definitivamente il problema delle supplenze, senza mortificare il lavoro dei docenti e includendo gli abilitati che voi avete escluso e deluso; aumentare i finanziamenti pubblici all'istruzione, avvicinando sì l'Italia all'Europa e rinunciando invece all'intervento economico dei privati. Già oggi le famiglie pagano una tassa occulta, i cosiddetti contributi volontari, per garantire la sussistenza delle nostre scuole. È inaccettabile ! E ancora altre proposte: formazione continua retribuita per i docenti; un piano per l'edilizia scolastica che prevede finanziamenti certi ogni anno e che avrebbe permesso, in dieci anni, di mettere in sicurezza Pag. 22definitivamente e rinnovare le nostre scuole; lotta a chi specula, sfrutta e ruba con le scuole, i diplomifici, e stop ai soldi alle private, che voi invece finanziate sempre di più, perché per il MoVimento 5 Stelle viene prima la scuola pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stop alle classi pollaio, ma realmente e non solo a parole, come voi state facendo. Le nostre classi devono essere sicure, a norma, funzionali e con un numero adeguato di alunni.
  E poi proposte sulla didattica, la grande assente del disegno di legge, e sul modello di scuola che il MoVimento 5 Stelle porta avanti: libri digitali autoprodotti, perché a scuola oggi il sapere non si trasmette ma si costruisce e si organizza insieme agli alunni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); scuole aperte al territorio realmente; ripristino di alcune materie tagliate dalla mannaia Gelmini-Tremonti. Riforma della valutazione scolastica e eliminazione della «scuola quiz». Il «teach to the test» ha già fatto molti danni all'estero e i più grandi pedagogisti del mondo ormai ne hanno denunciato non solo l'inutilità didattica, ma talvolta anche la pericolosità per l'evoluzione psicologica dei nostri ragazzi.
  Ci avete sbattuto sempre la porta in faccia, comprimendo sempre di più i tempi di discussione e la democrazia, arrivando a scavalcare la Commissione al Senato e mettendo una vergognosa fiducia, l'ennesima, pur di approvare in tutta fretta il provvedimento come lo volete voi. Una scuola a immagine e somiglianza dei vostri partiti, dove la corruzione e il clientelismo trovano terreno fertile, dove uno solo comanda e gli altri obbediscono, dove chi ha i soldi e le conoscenze giuste va avanti, mentre chi fa bene e onestamente il proprio lavoro viene penalizzato e mortificato, dove i ricchi avranno scuole da ricchi, mentre tutti gli altri si dovranno accontentare delle briciole. Obbedire e corrompere fin da piccoli: è questo il vostro insegnamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Anche l'intero mondo della scuola ha provato – e tuttora lo sta facendo – a farvi capire che state sbagliando. Nei mesi scorsi abbiamo assistito alla più grande mobilitazione che si sia mai vista del mondo della scuola, milioni di persone, studenti, docenti e genitori, che sono scesi in piazza per provare a farvi ragionare. Avete iniziato l'attività di Governo andando in giro nelle scuole e strumentalizzando in maniera vergognosa le scolaresche di mezza Italia. Oggi invece non potete più mettere piede in una scuola pubblica a causa delle vostre decisioni sciagurate.
  Abbiamo visto in questi giorni sui volti dei vostri ex elettori la delusione di chi si è sentito profondamente tradito. Abbiamo sentito i fischi nei vostri confronti di coloro che si sono sentiti maltrattati, umiliati proprio dalle persone, voi, nelle quali una volta avevano riposto la propria fiducia. Abbiamo visto le tessere del vostro partito bruciate in piazza.
  Ecco cosa pensano di voi e di quello che state facendo. Riporto le loro parole, che sono anche le nostre e quelle di tutta la scuola. «Per ventitré anni sono sempre andata a scuola orgogliosa della mia professione, una missione, motivata, carica e vogliosa di affrontare la giornata e crescere insieme ai miei alunni. Oggi hanno distrutto la dignità professionale dei docenti, hanno distrutto la motivazione e la soddisfazione del lavoro dei docenti», questa era Daniela. «Sono dei criminali di Stato. Hanno violentemente distrutto la scuola pubblica e cancellato ogni dignità di noi cittadini onesti. Hanno offeso i principi sani di Pertini e Berlinguer. Devono sparire dal Governo, perché sono abusivi e non eletti dal popolo. Elezioni subito ! Via la mafia dallo Stato !» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oppure: «Anche la scuola pubblica, come quella privata e come tante aziende private, finirà nelle mani di potentati di fatto e signorotti di paese, mafia e camorra comprese. Il clientelismo la farà da padrone proprio in un luogo in cui lo Stato dovrebbe formare dei cittadini onesti», Francesco. «Gli italiani sono stufi di essere presi in giro. Non crediamo più alle loro chiacchiere. Vogliamo fatti, non parole, Pag. 23cioè vogliamo il taglio dei loro privilegi, dei privilegi delle banche. Vogliamo che il popolo torni ad essere sovrano. Devono darci ascolto perché il popolo è il loro datore di lavoro. Vogliamo investimenti e non tagli sulla scuola, un buona sanità pubblica, vogliamo il lavoro. In una parola, vogliamo che sia rispettata la nostra Costituzione. Dimissioni subito !», questa era Cristina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). «Una cosa buona questa riforma l'ha fatta davvero: è riuscita a compattare e a smuovere la classe docente. Nelle varie manifestazioni di protesta che ci sono state – e sono tante – è emerso che si è via via consolidato un sentimento comune. Si perde una battaglia, ma non la guerra. La lotta continua e continuerà anche quando questa riforma diventerà operativa. Mala tempora currunt e non solo per gli insegnanti, ma soprattutto per voi, per il Governo», Stefania.
  Questa è solo una parte di quello che pensano di voi i cittadini italiani oggi. Ma a voi non interessa nulla. Il nostro modo di operare è diverso. Noi siamo antropologicamente diversi da voi. Lo dimostriamo quotidianamente e lo rivendichiamo con forza. La nostra proposta di legge sul reclutamento e sul precariato l'abbiamo scritta insieme ai docenti, non contro di loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi facciamo l'interesse esclusivo dei cittadini e non siamo servi dei poteri forti. La vostra riforma è stata dettata dalle lobby, dalle banche, dalla Fondazione Agnelli e da Confindustria. Come bravi esecutori, vi siete piegati al loro unico volere – come, d'altronde, fate sempre –, andando contro non solo a tutto il mondo della scuola, ma contro la stessa Costituzione, proprio quella che, invece, ha sempre garantito la libertà di insegnamento, il diritto allo studio e all'istruzione come fattore di emancipazione sociale.
  Queste parole voi le state calpestando senza alcuna dignità, senza alcuna vergogna. Ma sarà il MoVimento 5 Stelle, quando andrà al Governo, a riabilitarle e a garantire che non restino lettera morta. Queste parole torneranno a vivere quando aboliremo questo obbrobrio che voi state approvando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e quando, insieme alla scuola e ai cittadini, approveremo la nostra riforma dell'istruzione.
  Vogliamo, quindi, ricordarveli questi articoli della nostra Costituzione a voi odierni assassini della scuola pubblica, a voi che avete perso l'ennesima occasione per non oltraggiare il lavoro dei nostri padri costituenti (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi e leggono articoli della Costituzione).
  Articolo 3: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione e di opinioni politiche (Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: «Buffoni !» – I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione)...

  PRESIDENTE. Per favore, per favore.

  GIANLUCA VACCA. ... di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione)...

  PRESIDENTE. Vi pregherei, colleghi...

  GIANLUCA VACCA. ... gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  GIANLUCA VACCA. Articolo 33: l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione)...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi devo interrompere. Ha terminato il suo tempo, onorevole Pag. 24Vacca. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malpezzi. Ne ha facoltà (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione). Adesso, colleghi, dovete far parlare l'onorevole Malpezzi. Colleghi, fate parlare l'onorevole Malpezzi (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione). Questo è lo spirito democratico che avete ! Adesso deve parlare l'onorevole Malpezzi. Questo è il vostro modo di rispettare democraticamente gli altri colleghi. Questo è il vostro modo di essere democratici. È bene che si conosca, comunque. È bene che si conosca. Abbia pazienza, onorevole Malpezzi (I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle continuano a leggere articoli della Costituzione – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prenda la parola, prenda la parola, onorevole Malpezzi.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie Presidente, ho ascoltato anch'io molto volentieri. Mi consenta una piccolissima digressione un po’ data da una deformazione professionale, perché, mai come oggi e come in questi ultimi giorni, mi è tornato alla mente un romanzo a me molto caro di Agota Kristof, Trilogia della città di k, che è un romanzo strano, anche molto inquietante, se vogliamo, è un romanzo che mescola la realtà ad un altro piano, perché la storia viene ripetuta più volte da diversi punti di vista e la realtà si mescola con una menzogna, con un'alterazione dei fatti. Ecco perché mi è venuto in mente questo romanzo, perché è un po’ il romanzo della «buona scuola» che abbiamo vissuto, perché ha un testo chiaro, preciso, definito, uscito dalla VII Commissione qui alla Camera, discusso, rielaborato, passato al Senato, rielaborato attraverso un maxiemendamento e ritornato alla Camera. Ecco, nonostante parole scritte, parole reali, abbiamo assistito, anche oggi, a una mistificazione di queste parole; vi abbiamo assistito qui, attraverso le bugie che sono state dette e vi abbiamo assistito, l'abbiamo vista anche in altri luoghi – in altri luoghi ci sta, la piazza è giusto che proceda per slogan, è giusto che porti avanti le proprie battaglie –, in un'Aula di Parlamento, però, noi ci aspettiamo che il confronto avvenga sulla verità, pensando che nessuno la detenga.
  Io non vorrei sentirmi portatrice assoluta della verità, sono qui anche per imparare, attraverso il confronto, ma ci siamo anche resi conto che il confronto a cui siamo stati sottoposti è un confronto che è stato basato solo sulla menzogna, che ha portato, appunto, a un'altra narrazione della «buona scuola».
  Menzogna è quella del presidio sceriffo, bello lo slogan, peccato che nella «buona scuola» non ci sia, ci sia proprio il contrario, per noi è il leader educativo, per noi è colui che si mette in gioco insieme alla sua squadra, perché finalmente può farla funzionare, perché finalmente arrivano le risorse per l'autonomia; per noi il dirigente scolastico è il capitano di una squadra e insieme alla squadra gioca la stessa partita per fare il bene della propria scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Menzogna è quella della chiamata diretta, noi non assistiamo a nessuna chiamata diretta; oggi i docenti di ruolo vengono assegnati dal preside alla classe, d'ora in avanti, con la «buona scuola» i docenti di ruolo vengono assegnati dal dirigente scolastico alla scuola, non stiamo togliendo diritti a nessuno, non è chiamata diretta e nessuno si prenda delle paternità o maternità che qui dentro non ci sono assolutamente, anzi, attraverso la scelta degli insegnanti, questa assegnazione, i nostri ragazzi avranno la possibilità di fare anche dei percorsi alternativi più qualificati.
  Menzogna è quella della valutazione dei docenti; all'interno della «buona scuola», lo diciamo una volta per tutte, anche con un certo rammarico, la valutazione non c’è e la scuola italiana ha, invece, bisogno di una valutazione sul livello nazionale che arriverà, sarà un prossimo step, perché non abbiamo assolutamente intenzione di fermarci, ma c’è il comitato di valutazione, come esisteva già prima. Noi abbiamo semplicemente dato la possibilità agli studenti Pag. 25e ai genitori di poterne prendere parte, non per chiedere che scrivano sulla lavagna i buoni e cattivi, i bravi docenti o i cattivi docenti, ma perché avevamo voglia e necessità – la sentivamo, partiva da loro – che, per il fatto di poter valorizzare meglio la figura del docente – visto che lo Stato metterà a disposizione delle scuole 200 milioni di euro in questa direzione –, anche i ragazzi e anche i genitori potessero esprimere la loro opinione nella stesura di questi criteri. Quindi, non c’è nessuna valutazione.
  Menzogna è quella di una scuola governativa, una scuola che il Governo Renzi vorrebbe suddita del Governo Renzi; noi stiamo, invece, attuando un'operazione completamente diversa, liberiamo finalmente le scuole, le rendiamo autonome e aumentiamo proprio quegli spazi di collegialità che per noi sono importanti.
  Potenziamo il consiglio di istituto; riconosciamo il valore supremo del collegio docenti; riconosciamo la valenza educativa e didattica del collegio docenti e lo ribadiamo più volte.
  Menzogna, poi, quella di questi albi territoriali, che vengono descritti come dei gironi infernali all'interno dei quali i docenti entrano ed escono assunti e licenziati: non è così ! L'albo territoriale è propedeutico a quello che consentirà finalmente alle scuole di lavorare in rete, di fare lo scambio di energie e di risorse, lo scambio di progetti e consentirà proprio quei progetti che sono fondamentali anche per la lotta alla dispersione scolastica, sulla quale noi abbiamo ancora tanto da fare.
  Menzogna è quella che citava prima la collega Meloni, quella dei licenziamenti di massa. Di fronte a più di 100 mila assunzioni subito e a 60 mila a partire dal prossimo anno, qualcuno ha il coraggio di dire che stiamo assistendo ai licenziamenti di massa ! Noi stiamo facendo il più grande piano di assunzione nella scuola che questo Stato ricordi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Menzogna è quella dell'attentato alla Costituzione, che qui viene sventolata, utilizzata proprio a uso e costume. Noi abbiamo assolutamente rispetto della Costituzione, di tutti gli articoli, anche di quello che dice che nello Stato si entra attraverso concorso, se si vuole insegnare e diventare docente di ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  FABIO RAMPELLI. Bugiarda !

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Menzogna quella della teoria del gender. Menzogna quella della teoria del gender: noi diciamo che siamo per la lotta contro tutte le discriminazioni. Fatevene una ragione: il gender non c’è, ma la lotta alle discriminazioni tutte, sì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Perché tutto questo elenco di menzogne ? Per un semplice motivo: avete paura. Avete paura del cambiamento e avete paura della scuola dell'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dovevate dirlo subito ! Dovevate dire: noi siamo per la scuola delle circolari; noi siamo per la scuola del grembiulino ! Voi volete quella scuola, noi diciamo «no» ! Noi siamo per la scuola autonoma, libera, forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Questa è la «buona scuola». La «buona scuola» è la scuola dei «più»: più risorse, 4 miliardi di euro (leggetevi la legge di stabilità); raddoppio del Fondo del funzionamento degli istituti, che significa, per intenderci, che ci saranno i soldi per la carta igienica. Se ve lo dobbiamo spiegare in un altro modo, vi facciamo lo schemino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Più continuità didattica con un'offerta formativa più efficiente, flessibile, aggiornata. Più insegnanti, più competenze: mettiamo 90 milioni di euro per la didattica innovativa. Mettiamo i soldi per far funzionare i laboratori, ma mettiamo i soldi per formare gli insegnanti a questa didattica. La rivoluzione è completa.
  Più autonomia, abbiamo detto, più reti, più contaminazione delle buone pratiche; più merito, perché gli insegnanti, nei quali noi crediamo, riceveranno, per il loro aggiornamento, 40 milioni di euro per una Pag. 26formazione continua. Ogni anno i docenti riceveranno 500 euro per la «carta insegnanti» e si potranno formare come vorranno. Duecento milioni di euro – l'abbiamo detto prima – per la valorizzazione delle professionalità.
  Più sicurezza. Mi dispiace, collega Palmieri, lei prima diceva che utilizziamo i fondi che sono già stati stanziati dal Governo Berlusconi: il problema dell'edilizia scolastica – lei lo sa meglio di me – non è la questione dei fondi, è che questi fondi non sono mai stati utilizzati, sono stati sparsi tra Ministeri, che se li sono contesi. Noi finalmente, con una norma all'interno della «buona scuola», li raccogliamo tutti e da lì partiamo con un piano che è funzionale e strutturale. Il lavoro da fare sull'edilizia scolastica è tanto: facciamolo insieme, a partire da quei 40 milioni di euro per i controsoffitti e il monitoraggio.
  Potrei dire «più futuro», per l'alternanza scuola e lavoro. Ieri, però, nel bel mezzo di questo racconto falsato, una verità è stata detta, quella che il Partito Democratico ha conosciuto i fischi della piazza. Li ha conosciuti perché il Partito Democratico non ha paura delle piazze, ci va, ne ha rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ci va anche quando sa che la piazza è contro, perché ci va per lo scambio, ci va per il confronto, ci va per trovare delle soluzioni che possono essere accettabili, sempre nel rispetto. Ed è per il rispetto che noi diciamo che, oggi, questa giornata, per noi è così importante perché la «buona scuola» diventa legge.
  Diciamo anche che la legge, fortunatamente, non è qualcosa che rimane solo sulla carta, ma trova il suo corpo, la sua anima, in chi questa legge sarà chiamato ad applicarla e, siccome questa legge sarà applicata dai dirigenti e dai docenti, noi ne abbiamo piena fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC) – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Fino alle ultime settimane non avrei avuto dubbi sull'opportunità di votare questa riforma, condividendone gli obiettivi e lamentando, semmai, un'eccessiva timidezza nel perseguirli e il loro progressivo annacquamento nel corso dell'iter parlamentare. Ho dovuto, però, prendere atto della crescente preoccupazione per una possibile utilizzazione della legge per favorire la penetrazione dell'ideologia del gender tra gli alunni delle scuole (Commenti). Prestando allora maggiore attenzione al testo del comma 16 e ai richiami relativi al piano di azione straordinario contro la violenza sessuale di genere e alle definizioni della Convenzione di Istanbul ivi richiamate, ho dovuto constatare che tali preoccupazioni non erano infondate.
  Se per la Convenzione di Istanbul con il termine «genere» ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti, obiettivo prioritario, dichiarato, del piano è invece anche quello di superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Onorevole Gigli, prego.

  GIAN LUIGI GIGLI. ... la rappresentazione e il significato dell'essere donne e uomini, e di favorire l'inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica.
  Sperando ancora di sbagliarmi, ho presentato ieri un ordine del giorno per chiedere al Governo un preciso impegno a che il contrasto alla violenza e alla discriminazione nelle scuole fosse diretto verso questi deprecabili fenomeni, evitando ogni tentativo di utilizzare questa modalità di intervento come veicolo surrettizio per proporre agli allievi forme di indottrinamento nella pratica educativa e didattica.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Gigli.

  GIAN LUIGI GIGLI. Pensavo che la mia richiesta fosse banale, il Governo invece ha dato parere positivo all'ordine del giorno Pag. 27solo a patto che vi fosse una riformulazione talmente generica da non avere più alcun valore.

  PRESIDENTE. Onorevole Gigli, deve concludere o sono obbligato a toglierle la parola.

  GIAN LUIGI GIGLI. È per questo motivo, Presidente, che, in dissenso dal gruppo, annuncio, anche a nome dell'onorevole Sberna, la nostra non partecipazione al voto con rammarico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Non credo sia particolarmente importante la storia di ciascuno di noi e ognuno, a mio giudizio, fa bene a non ostentarla. Voglio solo brevissimamente raccontare di una destra, quella che ho conosciuto io, e di una sinistra, quella che ho conosciuto e che oggi non c’è, che si sono sempre incontrate per difendere il lavoro, avendone un'idea persino sacra. Non avrebbero mai consentito che 80 mila lavoratori precari in attesa di stabilizzazione potessero finire per strada, mai, oltretutto con la negazione che gli fosse consentito l'onore delle armi !
  Spero che il Ministro Giannini abbia la compassione che provocò le lacrime, di coccodrillo, ma pur sempre lacrime, alla Fornero e che oggi invece solcano il volto disperato di quei lavoratori che si trovano improvvisamente catapultati fuori dal circuito della produzione: gli esodati della scuola !
  Concludo, Presidente, colleghi, nella speranza che questo voto apparentemente scontato tale non sia e poi per dire che noi, su quelle lacrime di rabbia e non di disperazione, cercheremo di fondare con umiltà, ma con grandissima rabbia e determinazione, il riscatto della scuola italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Carlo Galli. Ne ha facoltà.

  CARLO GALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola per dichiarare voto difforme rispetto al mio gruppo, anche a nome di altri colleghi e colleghe. Per motivare un voto contrario si possono invocare ragioni di metodo e di merito.
  Alle prime va ascritta la circostanza che, contro la cosiddetta buona scuola, si è mobilitato l'intero mondo della scuola e questo avrà pure il suo valore. E che questo provvedimento è stato sottratto alla libera discussione del Senato e anche alla promessa e mai convocata giornata di ascolto nazionale e che contiene, inoltre, troppe deleghe.
  Tra le questioni di merito si segnala il permanere di poteri discrezionali in capo al dirigente scolastico, il finanziamento privato delle scuole statali e di quelle paritarie e secondarie, la discriminazione nelle assunzioni e, soprattutto, una visione della scuola venata di leaderismo e di aziendalismo, centrata su una valutazione incompleta e al tempo stesso volta a creare disuguaglianza e carente di un'idea critica e democratica di cultura e di formazione.
  Per questi motivi e per altri che non c’è tempo di esporre, voterò, insieme ad altri, contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come la delega lavoro, anche il disegno di legge sulla scuola, che qui viene approvato oggi, è profondamente contraddittorio con il programma sul quale è stata eletta, oltre al sottoscritto, la maggioranza di questa Camera. È un fatto grave sul piano della democrazia, tanto più grave perché avviene a fronte di uno straordinario movimento della scuola, che ha chiesto ascolto e non l'ha trovato.
  Su quattro punti decisivi la legge contraddice l'obiettivo di migliorare la scuola pubblica. Primo, la chiamata diretta e la revoca degli insegnanti da parte dei dirigenti Pag. 28scolastici; secondo, l'assenza di un piano pluriennale per le assunzioni degli insegnanti precari, in particolare, abilitati; terzo, i meccanismi classisti di finanziamento della scuola; quarto, la genericità delle deleghe. Per tali ragioni, politiche e di merito, insieme ad altri colleghi che sono qui a fianco a me, voterò «no» al disegno di legge.
  Ma la partita sulla scuola non si chiude oggi con il passaggio parlamentare. La maggioranza della Camera approva un disegno di legge inviso alla stragrande maggioranza del mondo della scuola. È una prevaricazione che non può funzionare. Oggi finisce il primo tempo della partita, ma nelle aule parlamentari si aprirà il secondo tempo, perché la partita rimarrà aperta nel mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

  FILIPPO FOSSATI. Signor Presidente, a me dispiace che non si sia scelta un'altra strada, cioè quella annunciata dal Presidente del Consiglio: fermarsi per ascoltare in una grande consultazione nazionale della scuola e tornare poi sul disegno di legge, con i miglioramenti che la Camera sarebbe stata in grado di produrre, grazie anche proprio all'esperienza e alle capacità che sono nel PD e nel suo gruppo e che sono state inutilmente compresse dal maxiemendamento.
  Restano allora una procedura di assunzioni che lascia indietro troppi insegnanti con pari diritti, un finanziamento pubblico attraverso il sostegno al mecenatismo di chi se lo può permettere e a chi può non averne bisogno e i poteri sbagliati al dirigente scolastico. Resta, soprattutto, un conflitto pesante e aperto, che continuerà, con un mondo, quello della scuola, amico della democrazia e della Repubblica e che oggi mette in discussione la legittimazione non di un partito, che – lo so – rispetta e si confronta con le piazze, ma l'intera funzione di rappresentanza democratica e repubblicana.
  Per questo, per tenere teso un filo per il cambiamento ulteriore, io e altri colleghi non voteremo questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2994-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2994-B, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Bossa, Luigi Gallo, Dall'Osso, Andrea Maestri, Mazziotti Di Celso, Galgano, La Russa, Chaouki. Per favore, è possibile portare la tessera all'onorevole La Russa, così forse riusciamo a chiudere ? Vaccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti» (2994-B):

   Presenti  454   
   Votanti  450   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  226    
    Hanno votato  277    
    Hanno votato no    173.

  (Il deputato Rampelli espone uno striscione recante la scritta: MIDA precari) Onorevole Rampelli, per favore, tolga quel... I commessi lo tolgano (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito DemocraticoVedi votazioni).Pag. 29
  Onorevole Rampelli ! Onorevole Rampelli ! Onorevole Rampelli, non mi ... Onorevole Rampelli, lasci che i commessi prendano quello striscione ! Onorevole Rampelli ! Onorevole Rampelli, la richiamo all'ordine per la prima volta, non mi costringa ad espellerla dall'aula ! Onorevole Rampelli !

Seguito della discussione delle mozioni Bechis ed altri n. 1-00937, Rampelli ed altri n. 1-00938 e Bergamini, Cozzolino, Rondini ed altri n. 1-00940 concernenti iniziative di competenza in relazione alla vicenda della cooperativa «il Forteto» (ore 12,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bechis ed altri n. 1-00937, Rampelli ed altri n. 1-00938 e Bergamini, Cozzolino, Rondini ed altri n. 1-00940 concernenti iniziative di competenza in relazione alla vicenda della cooperativa «il Forteto» (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 6 luglio 2015 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione Bergamini, Cozzolino, Rondini ed altri n. 1-00940, che è già stata iscritta all'ordine del giorno. Contestualmente, sono state ritirate le mozioni Bergamini ed altri n. 1-00922 e Cozzolino ed altri n. 1-00936.
  Avverto altresì che, in data odierna, la mozione Bergamini, Cozzolino, Rondini ed altri n. 1-00940 è stata sottoscritta anche dal deputato Rampelli, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il quarto firmatario. Contestualmente, è stata ritirata la mozione Rampelli ed altri n. 1-00938.
  Invito il rappresentante del Governo...
  Colleghi, sospendo la seduta per cinque minuti esatti, fino alle 12,15.

  La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,15.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente, anche per la pausa che ha concesso al Governo.

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Ferri.
  Colleghi, vi pregherei gentilmente almeno di lasciare liberi i banchi del Governo, in modo che il sottosegretario possa parlare.
  Prego, sottosegretario...

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Mi sembra di aver compreso che tre mozioni siano state unificate in un'unica mozione...

  PRESIDENTE. Ha compreso bene.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Quindi sono rimaste due mozioni: la mozione Bergamini, Cozzolino, Rondini, Rampelli ed altri n. 1-00940 e la mozione Bechis ed altri n. 1-00937, quindi io esprimo il parere su queste due mozioni. Il parere è contrario sulla mozione Bergamini, Cozzolino, Rondini, Rampelli ed altri n. 1-00940, che riunisce anche le altre due mozioni, mentre, invece, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-00937 propongo una riformulazione, quindi chiedo ai proponenti di poter eliminare dalla mozione il quarto capoverso delle motivazioni, ossia il periodo che inizia con la parola: «appaiano» e termina con le parole: «potenza economica». Se i proponenti accettano di eliminare questa parte, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione. Ciò perché – e lo sottolineo in due parole – vogliamo distinguere, quando si parla di cooperativa de «il Forteto», la parte che riguarda la socialità, il sociale, il recupero dei minori e la comunità, che è la parte poi oggetto della sentenza pronunciata dal tribunale Pag. 30di Firenze, e quindi il problema che riguarda i minori, il recupero e l'affidamento nella comunità familiare, che è una cosa, dall'altro aspetto, che è quello imprenditoriale e commerciale della cooperativa, che non c'entra niente dal punto di vista imprenditoriale con i fatti che sono oggetto della sentenza.
  Quindi, voglio sottolineare, nell'esprimere il parere del Governo, questa distinzione, perché, per quanto riguarda l'imprenditorialità, la commercializzazione dei prodotti e tutto quello che produce la cooperativa, si tratta di fatti che non rientrano negli episodi penali, che sono stati verificati dal punto di vista commerciale, imprenditoriale e delle regole del diritto del lavoro – e risultano rispettate tutte le regole – dai fatti gravi, sui quali il Ministero sta aspettando che venga depositata la motivazione della sentenza e sui quali ci sarà il massimo impegno anche a livello ministeriale per monitorare e per far sì che questi minori possano essere sempre tutelati e affidati secondo le regole dell'ordinamento interno e internazionale.
  Quindi, massima attenzione sul recupero, sulla socialità e sulla prevenzione. Il Ministero della giustizia assicura la più ampia collaborazione secondo le proprie competenze ad ogni approfondimento necessario all'accertamento dei fatti e alla ricostruzione delle responsabilità anche in relazione ad altre eventuali iniziative.
  Quindi, noi abbiamo dato questa collaborazione all'autorità giudiziaria, abbiamo fornito ogni elemento e, dal punto di vista anche amministrativo del nostro dicastero, abbiamo seguito tutte le fasi, collaborando con l'autorità giudiziaria; ora attendiamo le motivazioni, monitoreremo e continueremo questa vigilanza sull'aspetto della comunità familiare, sull'aspetto della socialità e del recupero che merita tutta l'attenzione che è ben distinta dall'altro aspetto.
  Per questi motivi, parere contrario sulla mozione Bergamini, Cozzolino, Rondini, Rampelli ed altri n. 1-00940 e parere favorevole, previa riformulazione, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-00937.

  PRESIDENTE. Quindi, onorevole Bechis, se non ho interpretato male, il Governo propone una riformulazione della mozione a sua firma, che consiste nella soppressione del quarto capoverso delle premesse.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sentenza di condanna emessa recentemente dice che, per alcuni decenni, in Toscana, si è verificato un fenomeno rispetto al quale le leggi dello Stato hanno subito una sospensione; per trent'anni il tribunale dei minori di Firenze ha spedito bambini in difficoltà all'inferno. Nel Forteto erano usuali e reiterati gli atti di violenza ed i maltrattamenti garantiti dall'omertà e il silenzio di chi conosceva i fatti, fra cui psichiatri ed assistenti sociali. Usuali e reiterati atti di violenza e maltrattamenti. Dal processo recentemente conclusosi è emerso che Rodolfo Fiesoli è il principale responsabile degli abusi sessuali e maltrattamenti perpetrati nella struttura. Come mai la situazione, più volte segnalata al Governo in atti di sindacato ispettivo, è rimasta lettera morta ? Che legami politici ci sono fra l'ex-sindaco Renzi, l'ex presidente della Legacoop Poletti e il cosiddetto profeta Rodolfo Fiesoli ? Il fenomeno disgustoso verificatosi al Forteto si inserisce nella poca trasparente questione dei bambini in case famiglia, che in moltissimi casi sono considerati un mero business con un giro d'affari pari a 1 miliardo l'anno. Lo Stato paga le comunità ma nessuno chiede loro giustificazioni di spesa. In Europa il costo medio è di 58 euro al giorno per bambino, in Italia è di 200 al giorno, perché ? Colleghi, sono 6 mila euro al mese che, se dati alle famiglie di origine invece che ai pedofili del Forteto, nella maggior parte dei casi, risolverebbero Pag. 31molte situazioni. E ancora, quanti sono i giudici onorari in esplicito conflitto di interesse per professione o perché gestori di uno di questi inferni di pedofilia ? Sull'infanzia ci sono troppe deleghe divise fra i diversi Ministeri, il risultato è il caos dove si inseriscono questi obbrobri insopportabili. Le storie che vengono a galla, a cominciare dal Forteto, compongono un campionario pauroso. Non si mette in dubbio che le case-famiglia siano una risorsa importante per il reinserimento del minore, ma la permanenza di un bambino deve essere gestita con cura e deve rispondere ad un unico criterio: trovargli il prima possibile una collocazione familiare. Ed è per questi motivi che noi di Alternativa Libera chiediamo una struttura di controllo sulla persona giuridica del Forteto al fine di restituirla alla destinazione originaria, accertare le responsabilità politiche e facilitare il risarcimento a favore delle vittime. Serve un monitoraggio dell'intero sistema degli istituti denominati casa-famiglia, al fine di prevenire abusi e reati che hanno connotato la vicenda in questione, a partire dalle proposte contenute nell'inchiesta parlamentare a nostra firma presentata il 23 gennaio del 2014. È anche opportuno predisporre le necessarie modifiche legislative in materia al fine di razionalizzare e rendere efficaci, efficienti e maggiormente economici gli interventi a sostegno dell'infanzia. I reati devono essere perseguiti e si deve fare di tutto per assicurare ai bambini l'assistenza e la protezione che meritano.

  PRESIDENTE. Onorevole Bechis, devo dedurre che lei accoglie la riformulazione del Governo.
  Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, una sola parola per il parere contrario del sottosegretario del Ministero della giustizia alla mozione dell'onorevole Bergamini sulla quale avevamo fatto convergere anche le firme di altri gruppi politici, Fratelli d'Italia fra questi, e questa parola è «vergogna», perché, Presidente, forse molti in quest'Aula che si accingono a votare su questa mozione giustamente non sanno di che cosa si parla, non è questione estremamente nota.
  Allora, vale la pena fare un breve riassunto. Nella provincia di Firenze c’è una comunità cooperativa agricola, che si chiama «il Forteto», dove vivono attualmente 16 persone che lo scorso 17 giugno sono state condannate in primo grado per abusi sessuali e maltrattamenti su bambini e su adulti con disagi psichici che erano stati affidati a quella comunità. Tra i condannati c’è anche il fondatore della comunità, Rodolfo Fiesoli, condannato a 17 anni e sei mesi di reclusione, e c’è il suo braccio destro, ideologo della cooperativa, Luigi Goffredi, condannato a 8 anni di carcere.
  La comunità «il Forteto» è stata fondata nel 1977 e doveva essere un'alternativa alla famiglia tradizionale, un luogo nel quale dare una casa a bambini che una casa non avevano. E, invece, ciò che è diventato è, in buona sostanza, una vera e propria setta, un luogo all'interno del quale accadeva ogni genere di atrocità. Fiesoli, cioè il fondatore, oltre ad avere picchiato e costretto minori, presi in affidamento, ai rapporti sessuali, li induceva all'omosessualità e li allontanava ancora di più dalla famiglia. È accaduto ogni genere di cosa, colleghi, e anche se la questione non si conosce è bene ascoltare qualche minuto, perché voi state per votare perché si possano continuare a coprire le atrocità che in questa comunità si sono perpetrate.
  Badate bene: la questione, per la quale in questa comunità accadevano delle cose non esattamente chiare, era nota da tempo. Già nel 1985 Fiesoli era stato condannato, in via definitiva, a due anni di carcere per: «libidine violenta, corruzione di minorenne e maltrattamenti». Eppure, nonostante questa condanna definitiva, il tribunale dei minorenni incredibilmente ha continuato ad affidare i minori alla comunità di questo signore. Non solo: nel frattempo questo Fiesoli e quest'altro ideologo, che corrisponde al nome di Goffredi, hanno continuato a partecipare a convegni, Pag. 32a essere nominati in istituzioni culturali, a essere chiamati dalle amministrazioni locali come dei veri e propri punti di riferimento, cioè come se nulla fosse.
  Si arriva al delirio nel 2000, quando l'Italia viene condannata al pagamento di 200 milioni di lire dalla Corte europea dei diritti dell'uomo in seguito all'accoglimento di un ricorso sull'affidamento di due fratelli a «il Forteto». Nella sentenza si dice chiaramente che c'erano gravi anomalie negli affidamenti e che c'erano controlli che mancavano da parte dei servizi sociali. Eppure, anche dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, noi abbiamo continuato ad affidare a questi signori dei bambini innocenti, perché si potessero prendere cura di loro.
  Non basta. Varrebbe la pena di ricordare che nel 2001 questo Fiesoli viene nuovamente arrestato, dopo le accuse di alcune vittime che questa volta comprendono anche denunce per lo sfruttamento del lavoro minorile. C’è stata anche un'ispezione del Ministero, che conferma che ci sono stati degli abusi e degli illeciti anche da questo punto di vista e si è chiesto il commissariamento della cooperativa.
  Nonostante tutto questo, Presidente, ad oggi noi non siamo in grado di produrre nessun provvedimento nei confronti di questa realtà. Al netto del lavoro della magistratura, nessuno fa niente. La politica non ha voluto fare niente, la regione Toscana non ha voluto fare niente, le istituzioni locali non hanno voluto fare niente. Oggi il Governo ci dice, con il parere contrario su questa mozione, che non intende fare niente, che non si può procedere al commissariamento di questa cooperativa, che non si possono richiedere indietro, a questi ladri, i soldi dei contributi che si sono rubati, che non si può magari lavorare per avere una Commissione di inchiesta che ci consenta di sapere che cosa è accaduto all'interno di un luogo nel quale i bambini dovevano essere curati e, invece, venivano abusati sessualmente. Non si può fare !
  E sa il perché, Presidente (e qui la cosa è parecchio triste) ? Perché la sinistra toscana e la sinistra italiana dentro questa vicenda ci sono fino al collo, perché ci sono gravi responsabilità da parte della sinistra italiana se si è fatto finta di non vedere quello che accadeva dentro questa comunità. Noi abbiamo una sinistra che ci dice che bisogna occuparsi dei più deboli, che bisogna aiutare i bambini e, però, poi, quando ha degli interessi da difendere, dimentica tutti questi principi.
  Durante le audizioni della commissione di inchiesta regionale toscana è emerso che parecchi politici, prima del Partito comunista italiano, poi del PDS, poi dei DS, poi del PD, hanno ampiamente frequentato la struttura.
  Di fatto, il profeta della comunità, questo signore appena condannato a diciassette anni di reclusione, praticamente per pedofilia, decideva a chi distribuire i voti. Al Forteto erano tutti iscritti al Partito Comunista prima e poi alle sue varie evoluzioni, fino al Partito Democratico. Addirittura, nel 2009 i fondatori del Forteto hanno comprato casa al segretario locale, prima dei DS e poi del PD. L'ex governatore Claudio Martini ha chiuso al Forteto la sua campagna elettorale. Insomma, è facile capire da chi sono stati coperti finora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale). Mi incuriosisce perché qualche anno fa Bruno Vespa, quando ci fu la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo su questa vicenda, decise di fare una puntata di Porta a Porta e dichiarò – cito testuali parole – che non aveva mai subito tante pressioni per non occuparsi di una vicenda come quella del Forteto, pressioni quotidiane che sono avvenute con una sistematicità che francamente ci ha sconcertati.
  Che cosa chiediamo in quest'Aula, colleghi ? Chiediamo che il Governo commissari una cooperativa il cui fondatore e altre sedici persone sono state condannate per atti di molestie e di violenza verso i bambini dei quali dovrebbero occuparsi, perché sedici di questi condannati ancora vivono all'interno della comunità e il fondatore stesso oggi potrebbe rientrare tranquillamente all'interno della comunità. Pag. 33Chiediamo di commissariarla. Chiediamo anche – ma quello lo facciamo con una proposta di legge – che ci sia una Commissione di inchiesta per capire esattamente che cosa è accaduto, e il Governo ci viene a dire che è contrario a intervenire in questa vicenda. Probabilmente, il Partito Democratico voterà contro la mozione e dirà anch'esso che è contrario a capire come, quando, perché e per come c’è gente che doveva occuparsi dei bambini che invece ha finito per maltrattare. Dico: ma veramente in coscienza siete nella condizione oggi di votare contro questa mozione ? Davvero in coscienza siete nella condizione oggi di difendere dei ladri e dei pedofili, che si sono abbattuti su ragazzini che non avevano una famiglia e dei quali avrebbero dovuto occuparsi ? Ma veramente non vi vergognate a votare così ? Perché, certo, c’è l'ordine di partito, signori, ma ogni tanto ci dovrebbe essere anche una coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, siamo di fronte a un caso che, se accertato, sarebbe un caso molto grave di abusi su minorenni particolarmente deboli, non protetti, fuori dalla famiglia. Dico se accertato perché siamo ancora di fronte ad una sentenza di primo grado e dobbiamo, quindi, aspettare i risultati definitivi. Non credo sia compito della politica entrare a gamba tesa in una vicenda così delicata, come un caso che è in mano alla giustizia, di cui abbiamo fiducia, usandolo per strumentalizzazioni politiche. Sento un'enorme preoccupazione in queste mozioni, perché ritengo che vi sia nascosta una strumentalizzazione e una possibile caccia alle streghe, soprattutto verso le comunità, le case famiglia, che non accetteremo. Sia chiaro: se ci sono abusi vanno colpiti severamente, così come vanno colpiti severamente all'interno delle famiglie, perché, come sappiamo, la stragrande maggioranza degli abusi sessuali e fisici avvengono dentro le famiglie, ma non possiamo contrapporre l'accoglienza nella famiglia a quella nelle comunità, che sono purtroppo molto spesso necessarie, perché, come sappiamo, dei circa 30 mila minori che abbiamo adesso in comunità – o meglio la metà sono in comunità, gli altri sono in affido – la stragrande maggioranza giunge per abbandono, per maltrattamento, per incuria, per abuso sessuale, per problemi di relazioni, per problemi di dipendenza o malattie psichiatriche di uno o entrambi i genitori. Le comunità o le case famiglia, quindi, sono realtà che nascono per proteggere i bambini dalla famiglia. Quando si allontanano da questo dovere, evidentemente vanno sanzionate, ma non apriamo una caccia alle streghe, perché sento un'enorme preoccupazione in questa distinzione.
  Vorrei ricordare che le comunità sono certamente l'ultima strada da seguire, perché prima abbiamo la strada dell'affidamento familiare; ma gli affidamenti familiari, come ben sappiamo, diventano sempre più difficili, sempre più rari. Inoltre, come sappiamo, non sono aumentati i minorenni fuori dalla famiglia. Non esiste, quindi, la paranoia o la sindrome dell'assistente sociale che ruba i bambini; semmai, è il contrario: vi sono molti casi di trascuratezza che non riusciamo ad aiutare.
  Insomma, il vero problema delle case famiglia o delle comunità non è che qualche politico in cerca di celebrità vada a disturbarle, ma è che noi supportiamo i loro costi, che non sono maggiori di quelli europei; anzi, per la maggior parte delle volte, le case famiglia e le comunità devono cercare fonti di finanziamento, perché, quasi sempre, gli enti locali non le sostengono adeguatamente e, quasi sempre, con enormi ritardi dei pagamenti.
  Forse i colleghi, qui, in Aula, non sanno che la maggior parte delle case famiglia sta chiudendo per mancanza di soldi. Quindi, invece di scatenare la caccia alle streghe, cerchiamo di vigilare, naturalmente, sui Pag. 34casi di abuso, assolutamente, cerchiamo di controllare là dove vi sono abusi, ma cerchiamo di investire di più e meglio sull'affido. Rendiamo complementare l'affidamento familiare e l'accoglienza in case famiglia, anche perché i casi di allontanamento in Italia non sono aumentati negli ultimi anni.
  Insomma, prendiamoci le nostre responsabilità, vere, come politica. Quindi, non è sempre preferibile la famiglia di origine, non è sempre preferibile neanche l'affidamento. Ci sono molti casi in cui vi è bisogno di un'accoglienza di questo tipo, di comunità in cui lavorano educatori professionali specializzati, specialmente per i casi più difficili. Insomma, come politici, prendiamoci le nostre responsabilità di quello che non abbiamo fatto, non solo in termini di controllo, ma, soprattutto, in termini di sostegno alle realtà che aiutano l'infanzia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Intanto, non possiamo non segnalare negativamente il fatto che il Governo dia un parere negativo sulla nostra mozione unificata, mentre, naturalmente, svuotando di contenuti la mozione a prima firma Bechis, si appresta a dare un parere favorevole in riferimento a questa. Noi riteniamo che sia una cosa assolutamente vergognosa, soprattutto alla luce del fatto che esistono determinati principi, che dovrebbero essere salvaguardati.
  La tutela dei minori e del loro equilibrato sviluppo è prioritaria per chi ritiene – e noi lo riteniamo – che la famiglia tradizionale sia un principio dal quale non può derogare chi rappresenta l'idea di una comunità sana, in quanto i bambini rappresentano il futuro della nostra società. È necessario affermare il diritto delle nuove generazioni a vivere pienamente il loro presente e a sviluppare le proprie potenzialità in un contesto dove possano affrontare al meglio la loro vita.
  Prima di ogni altro tipo di argomentazione a supporto delle motivazioni che ci spingono, senza ombra di dubbio, a votare a favore della nostra mozione unificata, sottolineo come questo atto di impegno al Governo sottintenda qualcosa di più rispetto a quanto oramai declinato dalle inchieste giudiziarie in merito al fallimento della comunità gestita da Rodolfo Fiesoli.
  La cooperativa «il Forteto» ha operato nell'illegalità e, come le inchieste giudiziarie hanno confermato, all'interno di questo luogo si sono consumate e reiterate le più turpi e squallide aggressioni nei confronti di bambini indifesi. Le responsabilità politiche, che si chiede con questa mozione di far emergere in modo chiaro, sono note a tutti.
  Grida vendetta, poi, la follia di continuare, anche dopo la sentenza di condanna del Fiesoli, ad affidare bambini alla struttura della cooperativa «il Forteto», prima di avere fatto luce pienamente sull'accaduto e sui complici del Fiesoli, che continuavano ad operare all'interno della struttura.
  Ora è chiaro che vanno rintracciate precise responsabilità per comprendere chi ha permesso tutto questo. Sin dagli esordi, la comunità «il Forteto» (si costituisce negli anni Settanta) dimostra una volontà e si pone quale obbiettivo il superamento dell'idea di famiglia naturale, individuata come qualcosa di negativo e retaggio borghese e che, quindi, deve essere sostituita, e così sulla base di strampalate teorie parapsicologiche cerca di farlo introducendo la famiglia funzionale. E a dispetto della considerazione di cui godeva negli ambienti di quella sinistra impegnata a disarticolare i principi naturali, visti come i capisaldi su cui poggia il mondo borghese, la realtà emersa dalle inchieste ci restituisce l'immagine di uno spazio gestito e organizzato da una vera e propria setta che trasforma quello che doveva essere un luogo di accoglienza in un inferno in terra, in particolare per i minori, fatto di violenze e soprusi di ogni genere.
  Certo questa, per noi, è anche l'occasione per puntare il dito contro chi persegue l'obiettivo di negare che la famiglia Pag. 35naturale è l'unico spazio geometrico degli affetti in cui può crescere un bambino. In più, è anche l'occasione per puntare il dito su chi, anche solo culturalmente, e quindi moralmente, ha la responsabilità di creare quel brodo di coltura grazie al quale si manifestano anche situazioni aberranti come quella oggetto del presente atto, chi, con sofismi vari, opera per diffondere il disordine, arrivando a teorizzare anche una pseudogiustificazione culturale dell'abominio della pedofilia.
  Già nel 1999 don Fortunato Di Noto in un'audizione di fronte alla Commissione parlamentare per i diritti dell'infanzia aveva denunciato la presenza in Italia di una vera e propria lobby, che protegge e aiuta la diffusione della pedofilia. Le affermazioni di Di Noto, sacerdote che da anni si occupa del monitoraggio del fenomeno criminale della pedofilia, si basano su una ricerca approfondita e sistematica e sono correlate di un'ampia documentazione. È del tutto evidente come sia necessario intervenire, per noi, al più presto sotto il profilo della prevenzione e della repressione. Della repressione per combattere più efficacemente i reati prodromici e connessi alla pedofilia, soprattutto per la loro natura di azione di plagio delle menti affinché vi sia una accettazione delle pratiche sessuali nei confronti di minori.
  La Lega Nord, oramai da diverse legislature, presenta proposte di legge volte a contrastare questo fenomeno pericolosissimo, ma troppo spesso, purtroppo, sottovalutato. Certo, quell'operazione che voi definite di razionalizzazione e che, invece, espone ancora di più il Paese mettendo in difficoltà le forze dell'ordine, la vostra chiusura indiscriminata di uffici fondamentali per la sicurezza, quali sono i settanta presidi di polizia postale che vi apprestate a chiudere, rendono difficile la lotta alla diffusione di materiale pedopornografico in rete. Un'operazione insensata se si pensa, a titolo d'esempio, a ciò di cui ci dava notizia la stampa in un articolo pubblicato a fine dicembre 2014: nella notte fra il 24 e il 25 dicembre sono state oltre mille le vittime di pedofilia coinvolte, più di duemila foto e 233 video pedopornografici e questo solo nella notte di Natale, queste le sconvolgenti cifre degli interventi che l'associazione Meter ha consegnato alla polizia postale. Questo, la chiusura dei presidi di polizia postale, è l'ennesimo esempio di quella che è la vostra azione di governo, tutta tesa nella pratica a minare la sicurezza del Paese, anche e soprattutto sotto questo profilo.
  Ed ancora la responsabilità morale di vicende vergognose, per tornare all'oggetto del presente atto, come quella del Forteto, noi riteniamo vadano anche rintracciate fra chi ha quale obiettivo l'aggressione della famiglia, chi propaganda folli teorie come quella gender e pretende che queste vengano magari insegnate ai nostri figli fin dalle scuole primarie, fra chi, invece di preoccuparsi di trovare soluzioni atte a semplificare e a migliorare la normativa che regola le adozioni, si preoccupa magari di trovare il metodo per legittimare l'adozione da parte di coppie omosessuali. Il tempo, per noi e per il Paese, è scaduto per queste vicende e per perdersi in queste assurde follie. Per noi questa è anche l'occasione per ricordare che è necessario approvare una riforma della normativa vigente in materia di adozioni in una ottica di semplificazione della procedura e riduzione dei tempi, al fine di garantire ai minori di soggiornare presso le strutture delle cosiddette case famiglia il meno possibile. Sono circa 35 mila i bambini «ospiti» delle comunità per minori (secondo i dati diffusi dall'ISTAT) nel 2012. Ogni ospite che risiede in una casa famiglia costa dai 70 ai 120 euro al giorno. La retta agli istituti viene pagata dai comuni.
  Un giro d'affari che si aggira intorno a 1 miliardo di euro l'anno. Tanto ricevono le oltre 1.800 case famiglia italiane per mantenere le loro quote di minori.
  In questa legislatura abbiamo presentato una proposta di legge che intende promuovere, fra gli interventi necessari che attengono al settore sociale, un'importante innovazione che riguarda le case famiglia, per l'azione che le stesse, anche alla luce dei recenti mutamenti legislativi, sono chiamate a svolgere. Tali strutture si occupano di diverse realtà sociali che Pag. 36riguardano magari sia i disabili, sia i tossicodipendenti, sia gli anziani, sia i minori.
  Proprio con riferimento a questi ultimi, la chiusura degli orfanotrofi ha portato alla ribalta tali strutture...

  PRESIDENTE. Onorevole Nesi, gentilmente... grazie.

  MARCO RONDINI. ... dal momento che alle stesse è stata riservata l'accoglienza dei minori, finalizzata a interventi socio-assistenziali e integrativi o sostitutivi della famiglia. È di tutta evidenza che l'augurio di ognuno sia quello di consentire ai minori l'inserimento in una famiglia nel più breve tempo possibile ma, fino a che ciò non avviene, occorre garantire agli stessi un ambiente di vita altrettanto idoneo.
  La prima azione che si rende quindi necessaria, secondo noi e stando anche alla proposta presentata –, è quella di istituire un osservatorio nazionale sulle case famiglia, preposto a monitorare l'andamento di tutte le strutture, in funzione di controllo e di coordinamento delle stesse, a recepire le loro istanze e quelle dei cittadini e a stabilire gli interventi, sia di carattere finanziario che legislativo, che si rendono più opportuni, onde sottoporli agli organi competenti.
  La proposta di legge che abbiamo presentato si prefigge, inoltre, lo scopo di sanare le carenze che, per diversi motivi impediscono alle case famiglia di operare, sia reperendo maggiori risorse finanziarie per il funzionamento delle stesse, sia potendo monitorare lo stato di salute e l'operatività delle case famiglia stesse, stabilendo le priorità di intervento e le opportune azioni da intraprendere, operando così anche un controllo per il corretto funzionamento di tali strutture, per fare in modo che i minori che vi soggiornano debbano risiedervi il tempo strettamente indispensabile e che ogni pratica che li riguardi si svolga nel rispetto dei diritti degli stessi e delle norme di legge, per evitare anche lentezze burocratiche che impediscono ai minori il diritto ad avere una famiglia. È l'occasione per segnalare anche questa proposta che abbiamo avanzato, al fine magari di prevenire, monitorando, anche situazioni come quella oggetto, vergognosa, del presente atto.
  Concludo infine dicendo che secondo noi è ancora una volta vergognoso oggi l'atteggiamento di questo Governo che, dando un parere negativo rispetto alla nostra mozione, pretende di nascondere precise responsabilità politiche, connivenze e coperture di cui invece ha goduto questo esempio di best practice, celebrata da Legacoop e dalle istituzioni della sinistra toscana.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie Presidente. Affrontiamo nelle mozioni un tema molto delicato: i casi di inaccettabile violenza e maltrattamento, casi di abuso su giovani fragili, vulnerabili, da parte di coloro che dovevano proteggerli, che li dovevano accudire, da parte di quelli che sono stati i maggiori rappresentanti della comunità «il Forteto». È in corso un procedimento giudiziario, che è arrivato al termine del primo grado con gravi e pesanti condanne. Noi ci auguriamo che questo si concluda velocemente per accertare le responsabilità e sanzionarle.
  A noi politici, a noi che sediamo in queste aule, che governiamo le regioni, che stiamo ad affrontare le scelte che riguardano i diritti ed i beni dei cittadini e delle cittadine, si aprono altre domande sulla politica degli affidi, sul ruolo e sul funzionamento delle comunità e delle case famiglia, che noi pensiamo di volere affrontare mettendo al primo posto il benessere dei bambini e delle bambine e non certamente nella logica che troppo spesso prevale dell'interesse lucrativo, della logica del business che avvolge quella che dovrebbe essere invece una funzione che attiene all'umanità, alla protezione, ai diritti.
  Ecco, dobbiamo affrontare come efficacemente si controllano gli affidi. La Pag. 37parola «controllo»: questo è il grande tema. Infatti, è proprio la mancanza di controllo che ha permesso che si protraesse una situazione di dolore inaccettabile, di violenza incredibile, che ha cambiato e travolto la vita di tante persone già compromesse, già colpite da abbandoni, da situazioni di difficoltà e di disagio psico-fisico.
  Ci parla, quindi, di una complicità che dobbiamo spezzare, perché è vergognosa. Quindi, questo gruppo si dichiara favorevole ad ulteriori controlli e a rafforzare quella possibilità di controllare, anche la cooperativa «il Forteto», che – lo sappiamo bene e lo ribadiamo – ha un altro oggetto sociale, che ha un'altra funzione e missione. Però non ci possono essere ombre.
  Sappiamo bene che la cooperativa ha già rinnovato radicalmente la propria governance e che è stata sottoposta a più controlli, quelli del Ministero dello sviluppo economico, direi tardivi, perché il tema è aperto da tanti anni. Però ci sono stati questi controlli. Ci sono stati i controlli delle stesse centrali cooperative. La stessa regione Toscana ha ribadito all'unanimità l'istituzione di una commissione di inchiesta su questi temi.
  Ci sono già stati, ma vengano ulteriori controlli. Noi siamo favorevoli, perché non dobbiamo fare sconti a nessuno, con il massimo rigore. Lo sottolineiamo, se ci sono condizioni fondate, si proceda anche al commissariamento. Lo ripeto: se ci sono condizioni fondate. Noi chiediamo il rigore massimo, perché sappiamo che è solo con il rigore che la cooperativa «il Forteto», che è un anello importante della filiera agroalimentare della Toscana e un gioiello di cooperazione, rilancerà il suo spirito originario, quello, appunto, legato alla missione della cooperazione economica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Mi piace cominciare questo intervento ricordando che, nel 1978 – quindi stiamo parlando di una data che fa quasi quarant'anni ad oggi –, il collega e amico Carlo Casini, in quel momento magistrato non ancora prestato alla politica, aveva aperto un'indagine esplicitamente rivolta a denunciare una serie di abusi che si verificavano ne «il Forteto». Signori, stiamo parlando di quasi quaranta anni fa. E gli abusi che allora Carlo Casini denunciava erano esattamente gli abusi con cui oggi noi dobbiamo confrontarci.
  Ciò che più mi colpisce è il silenzio delle istituzioni. Ciò che mi colpisce è come quando, davanti a una denuncia chiara, corretta, fatta da una persona assolutamente al di sopra di ogni sospetto, priva di qualunque possibilità di etichettatura, come potrebbe essere quella di un'appartenenza politica, un uomo caratterizzato da sempre per una battaglia alta per i valori, il quale sporge una denuncia da magistrato, questa denuncia non trova accoglienza.
  Perlomeno non trova la giusta accoglienza che avrebbe dovuto avere e, quindi, noi lasciamo che, per 35 anni e più, in qualche modo, quelle storture che inizialmente avrebbero potuto essere corrette con una certa facilità vadano prendendo forma, si vadano strutturando e vadano raggiungendo dimensioni che oggi ci sorprendono.
  A me ciò che colpisce sono due elementi: da un lato, il fatturato che il Forteto raggiunge, la quantità rilevantissima di milioni di euro che appartengono alla gestione di questa realtà; dall'altro, il numero delle persone a cui dà lavoro: 130 persone. Signori, stiamo parlando di un'azienda vera e propria, in cui quella dimensione, che è quella per così dire originaria, fondativa della casa famiglia, quella dimensione che, in qualche modo, riproduce per i soggetti un contesto a misura di bambino – lasciatemelo dire – è ampiamente superata da una logica di tipo industriale, sia pure agricolo-industriale, totalmente diversa.
  Ma il silenzio a cui è andato incontro, in qualche modo, per quasi quarant'anni, Carlo Casini nella sua denuncia originaria io lo ritrovo anche nella denuncia che fa Pag. 38la collega Bechis, quando lamenta nell’incipit, quasi, della sua mozione, l'avere presentato diverse interrogazioni senza avere avuto risposta. Collega, sono con te, perché anche io ho presentato una serie di interrogazioni, non su il Forteto, ma sulla realtà romana, sulla realtà laziale, e non ho trovato risposta e i dati ci sono, le denunce ci sono e i fatti sono noti ! Eppure, questa è una realtà così straordinaria dal punto di vista sociale, che dovrebbe farsi carico delle persone tra le più fragili che ci sono; perché, signori, si può pensare quello che si vuole, ma per sottrarre un bambino alla sua famiglia, vuol dire che gli elementi di gravità ci sono tutti; e devo dire alcune cose anche su questo primo incipit, sul fatto che un bambino possa essere sottratto alla sua famiglia, a volte, con diagnosi del tutto sprovvista di fondamento scientifico, mi riferisco per esempio alla famosa diagnosi di PAS, la sindrome da alienazione parentale, sindrome non conosciuta, non riconosciuta, ma che, pur tuttavia, può supportare delle iniziative per cui i bambini vengono sottratti alle famiglie e inviati in strutture in cui ci si potrebbe auspicare che trovassero il meglio delle energie affettive e riparative di una società. È una società che si mette dalla parte dei bambini, riconoscendo ciò per cui loro hanno sofferto in quel momento e decide di curare quelle sofferenze.
  Viceversa, noi, oggi, ci rendiamo conto che non c’è, molte volte, relazione di cura, c’è, piuttosto, una drammatizzazione, un'esasperazione di quei problemi, nella consapevolezza che, probabilmente, nessuno si schiererà dalla parte dei bambini. Questo è un fatto molto grave, è un fatto gravissimo. È evidente: ci sono delle case famiglia di eccellenza, ci sono degli operatori che assumono questa responsabilità, questa dedizione e questa donazione con grande generosità personale; c’è una sorta di generatività che esprime anche una forma di maternità o, se vogliamo, di paternità, che si vive anche in modo vicariato, ma la vicenda de il Forteto ci conferma che non è sempre così, che ci sono fatti gravissimi e che l'esplosione di questa situazione è quella...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole, Binetti... Collega, non so...

  PAOLA BINETTI. L'esplosione di questa situazione è quella che deve accendere l'attenzione di tutti sulle altre situazioni, su quelle su cui, timidamente, stiamo cercando di richiamare l'attenzione – ben lo sa perfettamente – del Ministro, del Ministero e dei tribunali di competenza. Non si può fingere di non sapere, non si potrà dire: nessuno aveva detto; lo faccio partendo di nuovo, è la base del mio intervento, proprio da Carlo Casini. Non si può dire che non si sapeva, ma io non vorrei che per le situazioni attuali, per le situazioni di oggi, per le situazioni che in tante parti d'Italia ci sono, qualcuno finga di non vedere, giri la testa dall'altra parte, assuma delle motivazioni che sono farraginose, perché in realtà, quando nella teoria si ignora di vedere i fatti – e sappiamo tutti che contra factum non valet argumentum, e questi sono fatti –, allora ci sono delle complicità.
  Non a caso – lo devo dire con dispiacere, ma i miei colleghi che mi conoscono sanno che tornerò sul punto e tornerò sul pezzo – avevo chiesto che si aprisse un'indagine conoscitiva su questo argomento. Lo sa bene la presidente della Commissione giustizia, che, devo dire, aveva dato ampia disponibilità; lo dovrebbe sapere anche la Commissione bicamerale per l'infanzia, anche se, però, non mi sembra affatto che si sia recepita l'intensità e la drammaticità del problema; e lo sanno tutti i miei colleghi della XII Commissione, perché è questo un punto importante e forte.
  Allora, «il Forteto» deve diventare per noi un punto forte da cui interrogarci su che cosa facciamo per il futuro di questi bambini. Deve diventare un punto forte per capire che, quando c’è una denuncia d'abuso – che può essere un abuso fisico, un abuso psicologico, un abuso anche sessuale, ma io mi riferisco a quell'abuso, Pag. 39per esempio, di natura psicologica, per cui il bambino è sottratto alla famiglia –, i genitori, che, tutto sommato, potrebbero perfettamente tornare a farsene carico dopo un mese, due mesi, tre mesi, dodici mesi, tredici mesi o quattordici mesi, non sanno nulla di che cosa accadrà di quel bambino, quando potrà tornare a casa e di chi se ne potrà fare carico.
  Eppure, molte volte, c’è un sospetto di padre abusante, ma c’è, invece, una situazione familiare accogliente e noi optiamo per scelte di istituzionalizzazione, di cui verifichiamo tutte le magagne. E le verifichiamo con costanza ! A Roma, nelle vicinanze di Roma, a Santa Marinella, recentemente altri episodi di questo tipo. Non possiamo chiudere gli occhi. Dovremmo votare a favore di questa mozione, come io personalmente farò, non potrei fare diversamente, data la drammatica conoscenza che ho dei problemi. Mi dispiace, ma aver fatto per quarant'anni il neuropsichiatra infantile mi ha esposto solo a problemi di bambini. Non c’è mai stato un bambino che sia andato dallo psichiatra perché tutto andava bene; ovviamente ci sono andati tutti quelli per cui le cose non erano andate bene. Davanti a questo io non posso che votare a favore della chiarezza e non capisco il giudizio negativo.
  Sono andata a cercare veramente, fra le motivazioni, che cosa ci fosse di perverso tra le richieste dei proponenti da giustificare il fatto che il sottosegretario – persona, peraltro, di cui conosco la sensibilità, la delicatezza e l'attenzione – abbia dovuto dire di no, e si dice: «a porre in essere ogni opportuna iniziativa di propria competenza, volta ad accertare». Qui non ci si pone come un tribunale, ma si chiede che si faccia chiarezza ! E certamente, poiché il magistrato è già intervenuto, perché ci sono state delle condanne – signori, condanne a diciotto anni, non stiamo parlando di una condanna a tre anni con le prescrizioni che possono seguire ! – chiaramente, il minimo che si possa chiedere è che venga commissariata questa struttura, che ha dimostrato di essere indegna.
  Ultimo, ma non ultimo, vorrei anche sottolineare che, dietro a queste realtà, gira un mare di soldi. È vero che sono sempre pochi, se mi riferisco all'infanzia ferita; sono sempre troppi, se mi riferisco a istituzioni che non sono all'altezza della presa di cura che ci si chiede. Ci sono situazioni, per esempio, a Santa Marinella – ne cito una soltanto per citarne una –, con 450 euro al mese, poi ci stupiamo di quello che diamo in altre situazioni.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Concludo. Signori, non chiudiamo gli occhi, perché questo è uno scandalo del nostro tempo, uno scandalo sull'infanzia ferita e sull'infanzia violata ! Noi non ce l'abbiamo con «il Forteto», ma che si faccia chiarezza è una responsabilità morale, oltre che politica, di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Grazie, Presidente. Intanto voglio dire che trovo francamente sconcertante la decisione del Governo di esprimere parere contrario su questa mozione. Lo trovo sconcertante, perché non ha alcuna logica, non ha alcuna sensibilità e non ha alcun senso politico; mi scusi, il Governo, se lo dico. Penso che si tratti esclusivamente di una ragione semplice: ignoranza, ovvero non conoscenza delle vicende che sono oggetto di questa mozione, perché sono convinta che, se si avesse conoscenza di che cosa si sta dicendo quando si parla de il Forteto, non ci potrebbe essere parere contrario. Non posso presumere la malafede, perché non c’è ragione di avere malafede.
  Allora, ripercorro rapidissimamente la vicenda de «il Forteto» e chiedo scusa ai colleghi toscani, che sicuramente sanno molto bene di che cosa sto parlando, ma credo che sia utile porre all'attenzione di tutti la vicenda e molto rapidamente ricordarne alcuni aspetti.Pag. 40
  «Il Forteto» è un'associazione e una cooperativa agricola che in Toscana è considerata un modello di assoluta eccellenza, sia per quello che riguarda un modello produttivo e imprenditoriale a base agricola sia, addirittura, per ciò che riguarda un modello educativo, tanto da essere stata paragonata alla scuola fondata da Don Milani.
  A questa struttura, da oltre trent'anni, vengono affidati bambini e adulti con problemi. Nel corso del tempo, in questi lunghi anni, questa struttura, gioiello, modello di eccellenza, si è rivelata luogo di soprusi, violenze, sfruttamento, abusi, anche sessuali, inauditi, mai sentiti nella storia del nostro Paese !
  Non è di oggi questa certezza, ma è lontana nel tempo – lo ricordava la collega Binetti poco fa –, andiamo indietro al 1978. Una prima sentenza definitiva di condanna per maltrattamenti e abusi su minori ai danni del fondatore di questa comunità, Rodolfo Fiesoli, è arrivata nel 1985. Una successiva sentenza di condanna per maltrattamento ai danni delle persone affidate a questa comunità è arrivata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2000. Un'ultima sentenza di condanna in primo grado, per la verità – lo sottolineo – per violenza, anche sessuale, sui minori affidati è giunta il 19 giugno scorso: 17 anni e mezzo di condanna per il fondatore ancora una volta, sedici in tutto i condannati.
  Ma di che cosa stiamo parlando ? In questi decenni si è continuato ad affidare minori ed adulti in gravi difficoltà a questa presunta comunità. Si è continuato, senza che questa comunità ne avesse peraltro i requisiti e sapete perché ? Perché non stiamo parlando di una casa famiglia, non stiamo parlando di una comunità. Questi bambini venivano affidati a delle pseudo-famiglie, delle famiglie fittizie, finte, funzionali, come erano definite da questa originale comunità, che vietava i rapporti eterosessuali, in cui donne e uomini dovevano vivere rigorosamente separati. Allora, di che famiglie possiamo parlare ? Di famiglie fittizie, a queste erano affidati i minori ! Si è continuato ad andare avanti per anni e anni.
  Nella sua requisitoria, il pubblico ministero Galeotti, nel corso del processo di cui ho appena parlato, ha detto: in quella comunità si è verificata per anni una sospensione delle leggi dello Stato. Tutto questo in un mare di omissioni, di silenzi, che oggi hanno contribuito a formare ombre gigantesche, sulla vicenda, da scacciare. Stiamo parlando di una comunità che è stata una sorta di Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Da una parte i premi, i riconoscimenti, le passerelle, i volti noti, i finanziamenti, le prebende ! Dall'altra, le denunce ripetute, i sospetti, le omertà, l'assenza di controlli, di verifiche ! Ma come ? Le denunce ripetute nessuno le ascoltava ? Dove erano gli assistenti sociali, gli psicologi, gli psichiatri ? Dove erano i controlli dei tribunali ? Dove ? E si continuavano ad affidare i bambini !
  Nel 1985, dopo la prima condanna, esce dal carcere Rodolfo Fiesoli e nello stesso giorno viene affidato un bambino affetto da sindrome di Down ! Di questa vicenda stiamo parlando, colleghi, altro che caccia alle streghe ! Quale caccia alle streghe ? Entrare a gamba tesa, strumentalizzazione politica ? Questo Parlamento ha il dovere di assumersi la responsabilità a nome di tutto il Paese per le vittime di questi abusi, che sono comprovati e non sono inventati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! È nostro dovere, prima per la nostra coscienza individuale e poi per la nostra coscienza di deputati, farci carico di questo e anche per questo trovo inaccettabile la decisione di questo Governo ! Un Governo presieduto da un Presidente del Consiglio che è stato per dieci anni presidente della provincia dove ha sede «il Forteto» ! Ma come è possibile che non si voglia andare avanti e capire di chi sono state – se ce ne sono state, magari no – le responsabilità politiche e istituzionali ? Che cosa chiede questa mozione ? Semplicemente questo ! E ringrazio i colleghi del Movimento 5 Stelle, della Pag. 41Lega Nord, di Fratelli d'Italia, che hanno voluto aderire a questa mozione per dare un ulteriore segno di compattezza !
  Che cosa chiediamo ? Chiediamo che venga fatta luce sulle tante ombre, che sono state rotte soltanto da una coraggiosa campagna di stampa, della stampa locale, perché, se no, il silenzio sarebbe stato anche più grande, più grave e più appiccicoso, se mi consentite. E anche grazie alle battaglie delle opposizioni nella regione Toscana, che si sono battute perché venisse istituita una Commissione di'inchiesta regionale, che ha fatto il suo lavoro e ha dimostrato cose aberranti. Andatevi a leggere le testimonianze di queste vittime al processo: fanno accapponare la pelle ! Altro che strumentalizzazione politica ! Sarei francamente sorpresa se ciascun parlamentare in quest'aula non sentisse l'obbligo, rispetto alla propria coscienza, non al proprio partito, di chiedere che tutte queste ombre vengano scacciate, perché questa vicenda non è una vergogna per il Forteto e basta, non è una vergogna per la Toscana, è una vergogna per il nostro Paese e ci chiama a responsabilità, se ci riteniamo veramente parlamentari e non funzionari della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! Ci chiede grande responsabilità e dunque io insisto sul fatto e chiedo al Governo, per il tramite della Presidenza di questa Camera, di rivedere il suo superficiale parere contrario, perché è una ennesima superficialità su questa vicenda che non ci possiamo permettere – non possiamo consentirlo alla nostra coscienza ! –, di pensare bene a questo parere e di rifletterci ancora, visto che ce n’è la possibilità.
  Chiediamo anche il commissariamento della cooperativa agricola de il Forteto, perché è stato comprovato non da Deborah Bergamini, non da Forza Italia, non da questo Parlamento, ma dai tribunali, che lì si tratta di una realtà univoca: ci sono commistioni fortissime. Oggi ci sono sedici condannati che continuano a lavorare in quella cooperativa agricola, dove sono affidati minori con problemi e adulti; minori che – lo voglio ricordare –, checché si dica dei grandi metodi educativi del Forteto, dopo la terza media venivano impediti dal frequentare le scuole, venivano ritirati dentro questa presunta comunità a cui erano affidati per la loro tutela e per il loro benessere, per ricostruire un fragile benessere, provenendo questi bambini, questi adolescenti, questi ragazzi da realtà difficili, delle quali, se non si sono fatte carico le istituzioni per trent'anni, abbiamo il compito di farci carico noi. Abbiamo il compito di farcene carico anche attraverso l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare, con ben altri poteri investigativi rispetto a quelli della regione, che è anch'esso un dovere morale, un dovere che questo Parlamento ha nei confronti di queste vittime, che non hanno ricevuto una volta una richiesta di scuse.
  Ho sentito un mare di parole, ho sentito un mare di silenzio, ma non ho sentito chiedere scusa a queste vittime e alle loro famiglie: a nessuno ! Un silenzio vergognoso, che, grazie al cielo oggi e grazie alle forze politiche responsabili, è stato infranto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! Quindi insisto e ovviamente dichiaro il voto favorevole di Forza Italia a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, il sonno della ragione genera mostri. È il titolo dell'opera del pittore spagnolo Francisco Goya. Purtroppo, si tratta di un titolo che fotografa bene, alla perfezione, la vicenda della comunità «il Forteto», che è oggetto delle mozioni in esame. Nel caso di cui ci stiamo occupando, però, non vi è stato solo il sonno della ragione, ma a questo si è aggiunto un collasso delle istituzioni, una scomparsa dello Stato, che ha consentito il verificarsi Pag. 42di tutto quello che oggi è stato accertato da una sentenza di primo grado del tribunale di Firenze.
  Nel dibattito politico e mediatico siamo soliti denunciare l'assenza dello Stato in relazione ad alcuni casi di criminalità organizzata, in alcune periferie in cui il potere delle cosiddette mafie è talmente forte che lo Stato, con le sue leggi e con i suoi poteri, sembra essersi ritirato. Nel caso de «il Forteto», però, lo Stato è scomparso nel pieno centro Italia, in Toscana, nella zona del Mugello. In questo caso, le mafie e la criminalità organizzata non c'entrano nulla, non c'erano guerre da combattere neanche sul piano militare. C'era, e c’è ancora, una semplice comunità di persone organizzata in vari soggetti, tra cui una cooperativa agricola e una fondazione. Una comunità all'apparenza pacifica, ma ai confini della quale sono state sospese per anni le leggi dello Stato. Sull'uscio di questa comunità si sono fermate, senza entrare, le istituzioni e i controlli dei servizi sociali, accontentandosi della versione che dall'interno veniva fornita, invece di controllare ed entrare di persona.
  Possiamo dire che, senza tema di smentita alcuna, lo Stato ha considerato «il Forteto» una zona franca e ha deciso di distogliere lo sguardo, di fare finta che questa comunità, queste persone, ma soprattutto quanto avveniva in quel luogo, non esistessero.
  Certamente stiamo parlando di una vicenda locale, che è sconosciuta a livello nazionale, adesso l'abbiamo portata in Parlamento.
  Qualcuno potrebbe obiettare che le lacune che si sono verificate sono imputabili agli enti locali e ad uffici di questi come i servizi sociali, e che dunque non è appropriato chiamare in causa lo Stato, non è appropriato aprire un dibattito in sede parlamentare, chiedendo al Governo di assumere una serie di impegni. Ovviamente, colleghi, le cose non stanno così. Lo Stato, quello con la «S» maiuscola, c'entra eccome perché è fonte di carenze anche gravi, mostrate da alcuni enti locali, da alcuni uffici territoriali. Quanto è accaduto a «il Forteto» chiama in causa l'applicabilità delle leggi statali, chiama in causa il comportamento del Tribunale dei minori di Firenze, chiama in causa una serie di rapporti, una sorta di diplomazia parallela, che potrebbe aver contribuito a facilitare la commissione di reati che, in primo grado, sono stati, per ora, riconosciuti.
  Stiamo parlando, colleghi, di minori in grave difficoltà, per sottrarli temporaneamente alla condizione di disagio nella quale si trovano a vivere e che sono stati dati in affido. Il problema e l'aspetto grave inaccettabile nella vicenda è che i minori dati in affido all'interno de «il Forteto» si sono trovati a vivere in una condizione che è stata ben peggiore di quella di provenienza. A «il Forteto» avrebbero dovuto ricevere aiuto e sostegno, molti hanno invece ricevuto abusi, sfruttamento lavorativo e una condizione di violenza psicologica e fisica. Come è possibile che tutto questo sia avvenuto ? Come è possibile che «il Forteto» fosse considerato un esempio positivo, anche a fronte di condanne penali già subite dal fondatore di questa comunità ? Come è possibile che, anche dopo una condanna inflitta all'Italia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, tutto sia proseguito come se niente fosse ?
  Ho accennato prima ad una sorta di diplomazia parallela, portata avanti con molto successo da Rodolfo Fiesoli, un'opera di tessitura di rapporti personali che ha portato molti politici, anche di rango nazionale, a frequentare «il Forteto». Ma non c'erano solo i politici, perché a «il Forteto» erano di casa anche i magistrati del Tribunale dei minori di Firenze, ad iniziare da alcuni dei presidenti che si sono succeduti alla guida di questa istituzione.
  Colleghi, qui arriviamo al primo quesito che, alla luce di quanto avvenuto, abbiamo l'obbligo di porci in questa sede. Il pregiudizio positivo, la mancanza dei controlli che avrebbero dovuto essere svolti e che avrebbero potuto scoperchiare prima il vaso di Pandora possono essere stati, in qualche modo, facilitati dalla rete di rapporti intessuta nel corso degli anni ? L'ho già detto in sede di discussione sulle Pag. 43linee generali e ci tengo a ribadirlo: il punto non è la buona fede delle persone più o meno note, più o meno influenti, che loro malgrado hanno fatto da sponsor.
  Dobbiamo invece capire se la presenza a «il Forteto» di un politico noto, di un magistrato o di qualunque altra figura abbia indotto un ufficio, un ispettore, un servizio del comune, a ritenere superfluo svolgere la propria opera di controllo nell'ambito dei suoi poteri. Questo è un aspetto che certamente deve essere accertato perché a «il Forteto», al di là dei reati per i quali sono state irrogate pene di primo grado, sono avvenute cose incredibili. Come emerge dalla relazione conclusiva della Commissione di inchiesta della regione Toscana, «il Forteto» non aveva i requisiti per ottenere affidamenti diretti. In realtà, infatti, gli affidamenti riguardavano coppie sposate che vivevano nella comunità. Il minore è affidato ad un uomo e una donna che ne erano i responsabili. In realtà, queste persone erano di fatto dei prestanome perché il minore veniva affidato all'intera comunità e questo limitava i controlli.
  Una condizione, questa, che, al di là degli abusi, che, per la sentenza di primo grado, sono stati compiuti, era già in contrasto con la lettera del provvedimento di affido e con i doveri e le responsabilità individuali degli affidatari. Una condizione che non poteva non balzare agli occhi di fronte ad un normale controllo come avviene invece nei confronti di tantissime famiglie affidatarie, o anche di comunità.
  Ma c’è un altro aspetto, colleghi, che è doveroso accertare. Un aspetto, una criticità preoccupante che emerge da quanto dichiarato sempre alla commissione d'inchiesta regionale dal Presidente del Tribunale dei minori di Firenze Laura Laera. Il Presidente Laera delinea una situazione in cui il Tribunale dei minori non ha competenza alcuna sull'individuazione della famiglia affidataria, che sta invece in capo ai servizi sociali. Il tribunale, semmai, controlla ex post e, anzi a giudicare dalle parole della Laera, si potrebbe aggiungere come e quando, la congruità della scelta effettuata. Ma questo controllo viene effettuato solo sulla base delle relazioni dei servizi sociali che in questo caso o non c'erano o sono di fatto irrisorie.
  Emerge poi dalla vicenda un'altra clamorosa falla strutturale nell'attività dei servizi sociali che riguarda la competenza di chi deve effettuare i controlli sui minori affidati. In questo caso dalle audizioni svolte dalla commissione emerge che spetta ai servizi sociali di provenienza del minore effettuare il controllo sugli affidatari. Ma poiché in molti casi i minori vengono dati in affidamento in luoghi diversi da quelli di residenza i servizi sociali non controllano perché, in alcuni casi, non hanno le risorse. In questo caso, spetterebbe ai servizi sociali di destinazione svolgere il controllo, ma non avviene per una difficoltà di raccordo, competenze e comunicazione.
  Concludendo, colleghi, in questa vicenda purtroppo c’è di tutto in senso negativo. Ci sono certamente responsabilità di singoli che per diversi motivi non hanno fatto il proprio dovere, ma emergono anche carenze di sistema che potrebbero riguardare non solo «il Forteto».
  Ecco perché è necessaria un'indagine, un'inchiesta svolta al più alto livello istituzionale per delineare un quadro certo di quanto è avvenuto, non sul piano criminale, ma su quello istituzionale dei controlli, sull'operato dei servizi sociali, degli enti locali e dello stesso tribunale dei minori.
  È per questo che avevamo presentato una nostra mozione, ed è perché si arrivi a questo risultato che abbiamo accettato di firmare un testo unitario che renda più forte l'impegno che questa Camera rivolge al Governo e che il Governo deve assumere e realizzare.
  Quindi, non capisco il parere contrario su questa mozione unitaria; saremmo stati disponibili anche ad eventuali riformulazioni.
  Quindi, chiediamo di votare in coscienza queste mozioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

Pag. 44

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Per poter parlare della mozione de «il Forteto» ho provato a immaginare una traccia di discorso e ho provato anche a scriverlo. Ebbene, posso dire che è impossibile, perché ci sono situazioni in cui la malvagità, il crimine, gli atti che vanno oltre ogni logica sono talmente tali e tanti da non poterli portare su un discorso.
  Francamente, ogni volta che parlo del Forteto, dopo due minuti arriva un provvidenziale nodo in gola, che strozza la mia voce. Eppure, oggi ne dobbiamo parlare, parlare per la prima volta, per poter finalmente, per la prima volta, dare una risposta con i fatti. Ci sono fatti che sono umanamente inaccettabili e inconcepibili, fatti che, prima di essere contro la legge o contro la società, sono contro natura e tutti i fatti – immaginateli tutti – dalla violenza che si può perpetrare sui minori, dalla voluta volontà di interrompere i rapporti dei minori con le loro famiglie originarie, ci sono tutti nella vicenda del Forteto. Di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando di una comune, che nasce a metà degli anni Settanta e che riuniva diverse persone, cento persone circa. Queste cento persone vivevano in un ambiente naturale talmente idilliaco da indurre il tribunale ad affidare a quelle persone, minori che provenivano da situazioni disagiate e che avevano subito abusi sessuali. Lo Stato prende tramite un giudice quei minori e li affida a coppie che vivono in un sistema idilliaco. Fino a qui niente di sbagliato perché potevano anche non conoscere quello che accadeva.
   Ma già a metà degli anni Settanta, un'inchiesta della magistratura ed una sentenza portano ad una condanna che riguarda proprio i due principali soggetti che stavano a capo di quella comunità e parliamo di una condanna per maltrattamenti sui minori, parliamo di condanne per abusi. Eppure, tutti facevano finta di niente. Si arriva al punto in cui Fiesoli, appena uscito di carcere, appena uscito di carcere, scrive: «Oggi sono finalmente rientrato a casa. Nemmeno un'ora più tardi mi è stato portato un bambino con sindrome di Down». Com’è possibile ? Ci arriveremo, però non ci arriveremo prima di dare voce a qualcuno di quei ragazzi, a qualcuno di quei bambini che oggi sono adulti e che, in un servizio de Le Iene, racconta di quello che accadeva. Io non entrerò nei dettagli – perché sono indicibili – ma voglio specificare almeno per dare un'idea, perché forse qualcuno non sa e qualcuno si interrogherà prima di pigiare il solito tasto.
  Marica sostiene che veniva abusata da piccola. A proposito, dico a quelli di SEL, che provano a reintegrare per un attimo la situazione economica del Forteto, che non si può parlare della situazione economica del Forteto, non si può dire che abusavano dei bambini, però facevano un buon formaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Marica racconta che le veniva detto che, per liberarsi degli abusi che aveva subito da piccola, doveva rivivere quegli abusi e poi successivamente racconta che le dicevano che, siccome aveva accumulato troppo rabbia con gli uomini, doveva a quel punto coltivare dei rapporti omosessuali con le donne e la donna in questione con cui Marica coltivava il rapporto sessuale era la madre affidataria. I bambini che si sottraevano a queste violenze venivano picchiati. Matteo racconta, sempre nel servizio de Le Iene: un mio amico, suo padre affidatario era solito prenderlo a cazzotti mentre era a terra, ma a cazzotti che un bambino lo ammazzi, erano tutti ad incitarlo.
  E ci sono tante altre dichiarazioni. In una telefonata, sempre di quel servizio, servizio che invito a guardare, alla domanda del giornalista che dice: ma quanti erano questi abusi, decine ? Il giornalista spera che arrivi una risposta affermativa: no, erano più di decine di abusi. Al telefono, il ragazzo, oggi adulto, dice: non c’è un numero. Parliamo di Jonathan, che, assieme ad altri due ragazzi, Giuseppe e Matteo, sono stati costretti a denunciare di abusi sessuali i genitori. Jonathan racconta, perché la filosofia di fondo era quella di rompere i rapporti del tutto con la famiglia originaria, e quindi i bambini venivano indotti a credere che i genitori Pag. 45avevano abusato sessualmente di loro, che li avevano venduti fino al punto da portarli ad accusare i genitori originari. Il padre di Jonathan si è fatto sette anni di galera perché era stato accusato da suo figlio, che oggi racconta che quei fatti non esistevano. Parliamo di opere di convincimento che andavano avanti per ore e ore, quotidianamente, nei confronti di bambini che non avevano nemmeno dieci anni a volte, a volte avevano cinque anni, per poi arrivare a persone adulte che oggi porteranno per sempre quella violenza. Allora, il dubbio che abbiamo tutti è: perché ? Perché non può esistere che persone condannate erano a capo di una comunità a cui venivano affidati i bambini. Perché, come può accadere per tanti anni, parliamo di circa trent'anni ? Quando sono entrato, quando è iniziata la legislatura, il secondo-terzo giorno che mi trovavo in treno per venire a Roma, c’è stato un avvocato che si è avvicinato, dicendomi: mi raccomando, occupatevi della vicenda del Forteto. Era impossibile essere nelle istituzioni e non conoscere i dubbi, che vi erano attorno alla vicenda del Forteto, le contraddizioni, e perché ? Il dubbio è atroce ma lo devo dire: si dice che il Fiesoli, quando era stato condannato, era stato considerato dal centrosinistra – o dalla sinistra o chiamatelo come volete voi – una vittima di un atto di ingiustizia di un magistrato di destra, cioè il dubbio che c’è dietro tutta questa situazione è che questi bambini abbiano subito danni, mortificazioni, abusi sessuali a causa della farsa dei litigi e delle battaglie o pseudo-battaglie fra sinistra e destra, perché il Forteto rappresentava il fiore all'occhiello della sinistra toscana, una comunità in cui tutti potevano vivere sereni ed era frequentato dalle alte istituzioni, era frequentato da politici, era frequentato da magistrati che avevano deciso di dare fiducia cieca nonostante una sentenza del 1985 del tribunale perché forse quel tribunale si era sbagliato.
  E, allora, nel 2011 il giornalista de Le Iene va a Palazzo Vecchio, a Firenze. Il sindaco era Matteo Renzi, che risponde all'intervista dicendo che «è giusto che quella parte di politica, che non si è resa conto di quello che stava accadendo, ne paghi le conseguenze». Questo lo diceva Matteo Renzi sindaco. Come le deve pagare le conseguenze ?

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Voglio sapere come deve pagare le conseguenze, perché oggi – Presidente, le chiedo davvero un minuto – non chiediamo di fare qualcosa di straordinario; chiediamo di accertare le responsabilità e che venga valutata, con urgenza, l'esistenza dei requisiti per procedere al commissariamento. Come si può dire «no» ? È chiaro ed evidente a tutti che nessuna mozione, nessuna interrogazione restituirà a quelle persone un'adolescenza che è stata rubata. Nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma, almeno, abbiamo il dovere di dirgli che oggi lo Stato, dopo quarant'anni in cui, tramite negligenze e omissioni, si è reso complice di crimini allucinanti, dà una risposta e chiede scusa con i fatti. Non si può votare contro quella mozione.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. Non si può votare «no», perché io tante volte, Presidente, ho parlato di vendere l'anima al diavolo. Forse ho esagerato, ma oggi non parlo, perché, se qualcuno crede nell'inferno, io vi posso dire che «il Forteto» ne rappresentava la concretizzazione migliore e chiunque toccherà quel tasto, votando «no» sulla mozione...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bonafede !

  ALFONSO BONAFEDE. ... in quel momento si starà davvero vendendo l'anima al diavolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iori. Ne ha facoltà.

Pag. 46

  VANNA IORI. Grazie, Presidente. L'abuso e lo sfruttamento dei corpi e dei sentimenti di bambini, bambine e adolescenti è una tragedia che, purtroppo, riguarda migliaia di minorenni nel nostro Paese, ragazzi in età formativa che vengono privati del diritto all'infanzia, umiliati sul piano affettivo, feriti nel corpo e nell'anima da una violenza invisibile ma profonda, una violenza che non si rimarginerà mai e che lascerà conseguenze, conseguenze di sofferenza psicologica insanabili, minando irreversibilmente la fiducia negli altri, la stima di sé, la progettualità esistenziale.
  Le fonti principali che hanno studiato questo fenomeno (e mi riferisco a Terre des Hommes, a CISMAI, a Telefono Azzurro, a Save the Children) indicano chiaramente che l'abuso sessuale infantile avviene, nel 90 per cento dei casi, in un contesto intrafamiliare, annientando il diritto alla libertà di conservare perfino i ricordi d'infanzia, perché l'età adulta non farà dimenticare le storie terribili che hanno segnato quelle infanzie.
  Ma i dati in nostro possesso non sono che la punta dell’iceberg, perché molti abusi rimangono sommersi e non vengono mai denunciati. In Italia, su 400 mila minori attualmente fuori dalla famiglia, sono oltre 100 mila quelli allontanati per abuso sessuale. Le vittime sono, dunque, abusate proprio da quelle figure di adulti di cui si fidano e che dovrebbero favorire la loro crescita e prendersi cura di loro, come i genitori e i parenti. Anche per questo i ragazzi tacciono, spesso per paura o per vergogna, per sentimenti che non troveranno mai parole per essere detti.
  Il rimanente 10 per cento degli abusi riguarda adulti apparentemente affidabili: mi riferisco agli amici di famiglia, ai vicini di casa, a figure religiose. Episodi di abuso si registrano nell'ambito dell'istruzione, della sanità, della protezione sociale, della giustizia, dello sport, della sicurezza, della cultura. Il minorenne abusato è, dunque, tradito proprio da coloro ai quali spetta il compito di accudirlo, tutelarlo, educarlo.
  Il pedofilo non è un soggetto facilmente identificabile, perché è abile nel mimetizzarsi e sfruttare le situazioni, anche professionali, che favoriscono il contatto con i minorenni, come dai contesti che ho appena indicato.
  Ciò che è accaduto nella comunità «Il Forteto» deve essere per questo condannato senza se e senza ma, perché gli abusi in danno dei minori si sono rivelati doppiamente gravi, in quanto andavano ad aggiungersi alle ferite prodotte dalle esperienze negative che avevano portato all'allontanamento di questi ragazzi dalla famiglia, spesso proprio per ragioni di violenze e abusi sessuali. Al posto di una necessaria azione di educazione e assistenza, si è creata ulteriore sofferenza. Vigilare, dunque, sulle comunità per minori con un monitoraggio istituzionalizzato e strutturale è indispensabile per evitare che si verifichino altri episodi di abuso e di violenza. Segnalo su questo aspetto con soddisfazione che la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha già attivato, proprio quest'anno, dal 2015, un'indagine conoscitiva sulle comunità per minori.
  Proprio per la gravità dei fatti avvenuti nella comunità «Il Forteto», come del resto emerge anche dagli esiti processuali, che hanno visto il tribunale di Firenze in data 19 giugno 2015 condannare gli autori di questi fatti con pene pesantissime, il consiglio della regione Toscana, già nel 2013, quindi nella precedente legislatura, aveva istituito una commissione d'inchiesta per appurare questi episodi tramite un intervento di verifica e di controllo, attraverso l'invio di ispettori qualificati per l'evidente necessità di fare pienamente luce sugli abusi, operando una cesura netta con il passato, al fine di prevenire il ripetersi di questi comportamenti. L'esito dell'ispezione ha condotto la commissione a concludere i suoi lavori con una relazione votata all'unanimità. E dunque anche con il voto del Partito Democratico. Allo stesso modo, anche il neoeletto consiglio regionale ha istituito una nuova commissione d'inchiesta, che ha ottenuto ancora l'adesione di tutti i gruppi, allo scopo di implementare l'indagine e mettere in chiaro la verità dei fatti. Non vi è, Pag. 47dunque, nessuna intenzione di coprire o insabbiare alcuna azione di indagine e di controllo.
  Inoltre, a ulteriore dimostrazione della piena volontà di trasparenza e di collaborazione aperta e finalizzata alla verità dei fatti da parte della regione Toscana e del Partito Democratico, si richiama che il Governo ha richiesto gli atti e ha indicato proprio in quel documento approvato all'unanimità il punto di riferimento basilare. Dunque, non solo non chiudiamo gli occhi sugli abusi commessi per conoscere la verità, non solo monitoriamo il lavoro svolto nella comunità «Il Forteto», ma affermiamo chiaramente che le responsabilità di questi comportamenti condannabili moralmente e socialmente, oltre che penalmente, sono legate a episodi che riguardano singole persone e che devono rimanere personali. Quindi, dopo due successive commissioni d'inchiesta, l'attivazione di un'indagine conoscitiva della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, l'acquisizione degli atti da parte del Governo, la nostra voglia di verità e di totale trasparenza è evidente in modo inequivocabile. Ci chiediamo invece: sta veramente a cuore la condizione educativa di questi ragazzi o non si tratta, invece, di un uso strumentale, a fini politici, di una situazione che addolora e indigna tutti e su cui tutti vogliamo chiarezza (Commenti del deputato Bonafede) ?

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, gentilmente, grazie.

  VANNA IORI. Rammarica, come ha sostenuto anche la collega Santerini nel suo intervento, una generalizzazione che finisce per gettare ombre inquietanti sull'operato di tutte le comunità di accoglienza e sulle case famiglia, che sono invece decisive per il recupero socio-educativo.
  Sono comunità dove migliaia di educatori quotidianamente lavorano con competenza, con professionalità, con generosa passione, offrendo ambienti sereni e prendendosi cura di ragazzi laddove le famiglie di origine, per diverse ragioni, non erano state in grado di farlo. Ritengo, quindi, doveroso concludere con una parola di gratitudine e di sostegno, anziché di sospetto e discredito, a tutti gli educatori che, a contatto con la sofferenza di bambini e ragazzi, cercano di aprire nel loro futuro spiragli di speranza.
  Esprimo, quindi, il voto contrario alla mozione a prima firma Bergamini, in quanto riteniamo non accettabile che su una vicenda orribile e condannabile si faccia una strumentalizzazione meramente politica (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo scelto, invece, di sottoscrivere la mozione a prima firma Bechis...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  VANNA IORI. ... con riformulazione, così come indicato dal parere del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti del deputato Bonafede).

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, per favore !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, la ringrazio. Adesso l'Aula è piena – ringrazio il sottosegretario Ferri di essere rientrato, perché a lui mi rivolgerò in chiusura di questo breve intervento – e credo che tutti, anche quelli che erano fuori, anche dall'ultimo un po’ strampalato intervento, abbiano capito che stiamo parlando di una cooperativa all'interno della quale operano tutt'oggi 16 persone condannate anche a pene fino a 17 anni per avere abusato con violenza di bambini che erano stati affidati loro.
  Che cosa chiedono le opposizioni, onorevole sottosegretario ? A lei mi rivolgo e la pregherei di prestare attenzione, non a me, ma a questi bambini. Chiedono una strumentalizzazione, come si è attardata a dire la collega Iori, che avrebbe potuto dedicare meglio il tempo che ha dedicato alla preparazione del suo intervento ? Pag. 48Neanche per idea, neanche per idea (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
  Chiediamo – glielo voglio leggere, lo leggo a tutti e al sottosegretario – di porre in essere ogni opportuna iniziativa – decida quale il Governo – per accertare le responsabilità, non delle cooperative, di questa cooperativa ! Smettetela di difendere le cooperative: stiamo parlando di questa cooperativa, non delle cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Ho ancora un minuto: me ne dia due di minuti. È nella sua facoltà, è nella sua facoltà !

  PRESIDENTE. Le ho già dato un minuto e 40 secondi.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, altri venti secondi. Chiediamo al Governo di verificare, non decidere, con urgenza, la sussistenza dei presupposti per la nomina di un commissario. Non chiediamo la fucilazione di nessuno: chiediamo di porre in essere tutte le opportune attività per far cessare questo scempio all'interno di quella terribile cooperativa, grazie sottosegretario...

  PRESIDENTE. Grazie, il sottosegretario lo ha inteso; non si preoccupi, onorevole La Russa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Quello de «il Forteto» non è un caso di criminalità comune, non sono soltanto dei Barbablù, non sono soltanto dei delinquenti efferati, non sono soltanto dei massacratori. Sono l'espressione di una filosofia: la filosofia della distruzione della famiglia accompagnata dalla convinzione del valore salvifico dei rapporti omosessuali. Non lo dico io, è scritto negli atti, è scritto negli atti. E una parte importante della sinistra italiana ha sposato quella filosofia, che si è estesa fino alla difesa della pedofilia, perché negli anni Settanta (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà)... non lo dico io !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Colleghi, colleghi, per favore ! Onorevole Lattuca, per favore !

  ROCCO BUTTIGLIONE. Amici, non lo dico io: è successo, è un fatto.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Buttiglione, per favore.

  ROCCO BUTTIGLIONE. La Germania ha condotto un'analisi approfondita delle compromissioni della cultura della sinistra con questo tipo di distruzione della famiglia, che arriva fino alla difesa della pedofilia.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Buttiglione.

  ROCCO BUTTIGLIONE. In Italia non è successo: sarebbe tempo che avvenisse.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, la ringrazio, poco fa è intervenuto l'onorevole La Russa, lo vorrei tranquillizzare: il Partito Democratico ha sottoscritto la mozione a prima firma Bechis che impegna il Governo «ad assumere ogni iniziativa di competenza per il controllo della cooperativa il Forteto». Questo lo dovrebbe molto tranquillizzare rispetto alla nostra volontà (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voglio anche aggiungere, Signor Presidente – capisco di essere molto antipati-Pag. 49ca – che esiste un organismo bicamerale nel quale i temi dell'infanzia gravi come questo, e qualche volta persino di più, se è possibile che siano più gravi di così, che si chiama Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, dove raramente, molto raramente, vedo intervenire, operare, e anche persino semplicemente presenziare, gli esponenti dei gruppi politici che oggi qui si stracciano le vesti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Passerei ai voti (Commenti)...
  Onorevole Meloni, vuole un megafono, che cosa vuole fare ?

  GIORGIA MELONI. Magari !

  PRESIDENTE. Per favore, siamo ancora in un'Aula del Parlamento !
  Qual è il problema ? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Intervengo a titolo personale e parlo da ex membro della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e, a parte che è stato ridicolo che ci avete messo quasi un anno per mettervi d'accordo per le poltrone – siete scandalosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! – quella deputata che adesso ha parlato è la vicepresidente della Commissione per l'infanzia ed è scandaloso che venga qui a dire che non ci siamo, perché voi siete impegnati a fare cosa ? A fare le passerelle. Qui, invece, nel momento in cui si deve decidere qualcosa, vi tirate indietro. Questa è pedofilia e state difendendo i vostri amici, vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lupo. Ne ha facoltà.
  Onorevole, Manlio Di Stefano, per favore.

  LOREDANA LUPO. Grazie, Presidente. Sono un'attuale componente della bicamerale infanzia e mi sento profondamente offesa dalla vicepresidente per una semplice ragione: noi come MoVimento 5 Stelle abbiamo richiesto addirittura che la Commissione si riunisse il lunedì, perché materialmente ogni volta che mi viene «piazzata» la seduta della Commissione io mi ritrovo a votare nella mia Commissione agricoltura e ho difficoltà a raggiungere la bicamerale sull'infanzia. Più volte ho segnalato alla presidenza e alla vicepresidenza questo problema e nessuno ci ha voluto ascoltare. Quindi votate correttamente in questo momento, perché è un argomento fondamentale che riguarda tutti e i figli di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Era per sottoscrivere la mozione Bechis ed altri n. 1-00937 e aggiungere la mia firma, perché ritengo che contenga già tutte le iniziative utili a fare chiarezza e, al tempo stesso, per non cadere nel dibattito politico e ideologico che vorrebbe, mi dispiace questa volta non sono d'accordo con il collega Buttiglione, criminalizzare tutte le iniziative volte a costruire un ambiente umanizzante semplicemente perché viene la preoccupazione che possa sostituire la famiglia naturale. Io credo dobbiamo essere grati a quanti fanno questo lavoro e quindi, per questo motivo, sottoscrivo quella mozione con questa motivazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

Pag. 50

  LUIGI DI MAIO. Telegrafico, Presidente, solo per spiegare una cosa: noi con questa mozione non stiamo accusando nessuno, stiamo semplicemente chiedendo a questo Parlamento di fare un atto di umiltà.
  Infatti non crediamo più che siate in grado di dividere i buoni dai cattivi e di individuare i problemi all'interno di queste realtà. Se non ci fosse stata «mafia capitale», collega, lei nel suo discorso mi avrebbe portato come caso virtuoso la Cooperativa 29 giugno di Buzzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questo il problema: non sappiamo più che cosa si annida in questo sistema. L'unica cosa che chiediamo è di accertare veramente, senza pregiudizi politici, cosa stia accadendo in queste realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Allora, passiamo ai voti, come da prassi le mozioni saranno poste in votazione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... Colleghi, è la terza volta che cerco di passare ai voti. Se vi manifestaste prima, non mi pare che qualcuno ve lo impedisca... Prego onorevole Fico. Anzi, prima aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO ZAN. Intanto esprimo un parere di sostegno a ciò che ha detto la collega Vanna Iori, perché la responsabilità – io vorrei ricordarlo –, lo dice la nostra Costituzione, è personale da un punto di vista penale, non è mai collettiva, di un'intera comunità. Ma rispondendo anche al collega Buttiglione, che ricordo è stato allontanato dalla Commissione europea per le sue gravi posizione omofobe e discriminatorie (Proteste dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC) e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

  ALESSANDRO ZAN. ... vorrei ricordare (Proteste dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC) e di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Commenti del deputato Cera)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi per favore... onorevole Cera, onorevole Cera, la richiamo !

  ALESSANDRO ZAN. Vorrei ricordare che l'abbinamento omosessualità-pedofilia non è solo falso e vergognoso, perché annida un pregiudizio inaccettabile oggi, ma perché, proprio come diceva la collega Vanna Iori, i pedofili si annidano soprattutto in situazioni familiari, dove lo zio, l'amico di famiglia, il vicino di casa, quello che non vogliamo vedere (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

  ALESSANDRO ZAN. ... è il carnefice che mina l'autonomia e la sensibilità dei bambini (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  ALESSANDRO ZAN. Dunque io vorrei riportare la questione ad un fatto oggettivo...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Zan.

  ALESSANDRO ZAN. ... e di buon senso: cerchiamo anche in quest'Aula di non tornare ai tempi bui della discriminazione e dell'odio (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Deve, concludere onorevole Zan.

  ALESSANDRO ZAN. ... ma di pensare...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zan. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fico. Ne ha facoltà (Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi MoVimento 5 Pag. 51Stelle e Partito Democratico) Colleghi potrei fare una semplice riflessione ? In generale stiamo trattando un argomento che, magari, meriterebbe almeno di lasciare fuori una polemica spicciola e inutile. Lo dico a tutti. Vi pregherei, perlomeno per l'argomento che stiamo trattando, di lasciare che ognuno possa parlare. State parlando, arriveremmo anche alle 7 di stasera, parleranno tutti, ma vi prego perlomeno di farlo in un modo civile, a maggior ragione per l'argomento che stiamo trattando. (Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Onorevole Della Valle ! Onorevole Miccoli ! Per favore, vi sto pregando tutti quanti. Prego, onorevole Fico.

  ROBERTO FICO. Grazie Presidente. Glielo dico sinceramente: il Partito Democratico lo trovo veramente disorientato eticamente e moralmente. Mi sembra non più in grado di scegliere, di decidere e di contemplare le cose giuste e di buon senso. Non vanno nemmeno a cercare di comprendere cosa significa commissariare una cooperativa, dove ci sono stati degli atti incredibili, terribili. Se non riuscite a decidere, se magari non volete votare a favore, uscite fuori per non votare contro il Partito Democratico. Uscite fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Perché se non uscite fuori, le vostre mani si sporcheranno per l'ennesima volta contro queste persone che hanno subito questi abusi ! E se questo Parlamento non difende queste persone, questo Parlamento non ha più senso di essere !
  E allora noi oggi voteremo convintamente questa mozione. Non potete non fare lo stesso ! Qui non si può ragionare su idee diverse su questa cosa: si deve ragionare su diritti che sono gli stessi per tutti. Non c’è più niente così. Il Partito Democratico in questo modo è disorientato. Io vi chiedo di tornare alla ragione, di votare «sì», di uscire fuori se non volete votare contro il partito. Uscite fuori ! Astenetevi ! Ma non votare «sì» a questa mozione, come è possibile ?

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Colleghi !

  ROBERTO FICO. Come tornate a casa e dite ciò che avete votato ? Come tornate a casa...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fico.

  ROBERTO FICO. ... e dite ciò che avete votato ? È impossibile ! È impossibile ! È impossibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Fico. Ha dieci secondi, poi le tolgo la parola.

  ROBERTO FICO. Presidente, è una questione di giustizia, è una questione di buon senso. Ve lo chiedo per favore. Non ve lo chiediamo con grida, con urla, ma con ragione e con buon senso, con dignità. Partito Democratico, ma dove siete ? Che cosa state facendo ?

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Intanto intervengo per chiedere al sottosegretario, con la massima cortesia, di rivedere il parere e possibilmente anche di svolgere il ruolo e la funzione che gli sono propri. Infatti, dovrebbe anche spiegare la ragione per la quale gli impegni della mozione a firma Bergamini, Meloni e del MoVimento 5 Stelle non sarebbero compatibili con la sensibilità del Governo.
  Voglio ricordare al Partito Democratico che questa mozione, nei suoi impegni, differisce dalla vostra per questioni che non sono esattamente da prendere sottogamba. La prima, pur non essendo perentoriamente richiesto, riguarda la possibilità di accedere all'istituto del commissariamento. Per una cooperativa il cui fondatore e il cui teologo sono stati condannati – non indagati, ma condannati ! Pag. 52– a diciassette anni, più tutto il resto, cioè i provvedimenti che pendono anche sugli operatori, io penso che sia il minimo che si possa fare da parte di chi ha a cuore, non ovviamente i pedofili, ma i bambini. Forse non abbiamo capito bene, ma a un certo punto sembrava che l'esponente del Partito Democratico...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. ... non volesse discriminare i pedofili. Insomma, diciamo che in linea strettamente teorica, il carcere dovrebbe anche servire a recuperare le persone deviate, delinquenti e pedofili compresi.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.

  FABIO RAMPELLI. Ma penso che sia prioritario il diritto...

  PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo.

  FABIO RAMPELLI. ... degli assistiti e dei bambini. Quindi, la responsabilità, e concludo...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABIO RAMPELLI. ... che ci stiamo prendendo non è quella di fare processi sommari, ma di tutelare, attraverso l'approvazione di questa mozione, i diritti dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Intervengo giusto per dire che nelle premesse di questa mozione c’è anche l'indicazione secondo la quale, per noi, sarebbe opportuno predisporre un monitoraggio dell'intero sistema degli istituti denominati «case famiglia». Infatti, in questo caso il problema è a tutto tondo, ovvero cosa consentono di fare le norme, come vengono definite le assegnazioni dei bambini a queste case famiglia, chi effettivamente le gestisce.
  Noi lo abbiamo chiesto nelle premesse della mozione, visto anche che, secondo noi, per prevenire i reati descritti in premessa servono iniziative pubbliche che tali istituzioni devono perseguire per ispirarsi al bene dei bambini.
  Nell'impegno definiamo che serve assolutamente accertare la responsabilità anche politica al riguardo. Lo sottolineo perché giustamente è stato detto che serve un atto di umiltà per sapere. Infatti, qualcuno evidentemente non sa distinguere i buoni dai cattivi. Credo che sottoscrivere una mozione che chiede di accertare le responsabilità politiche in questo senso sia anche un atto di umiltà rispetto a una situazione che noi consideriamo essere molto grave.
  Abbiamo chiesto l'istituzione di una Commissione di inchiesta al riguardo, perché il fenomeno delle case famiglia a noi risulta essere un vero business. Per questo e a questo si ispira questa mozione. Pertanto, noi speriamo che ci siano dei risvolti positivi (Commenti del deputato Palese). Grazie.

  PRESIDENTE. Basta un po’, per favore ! Colleghi, il tempo lo decide la Presidenza in funzione di quello che risulta dal meccanismo, non dipende da come mi alzo la mattina. Vi pregherei di stare tranquilli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Grazie. Io intervengo innanzitutto per difendere il lavoro che svolgiamo nella Commissione bicamerale dell'infanzia. Infatti, prima qualcuno ha parlato di un accaparramento di poltrone. Faccio solo sommessamente notare che in quella Commissione bicamerale la presidente e una vicepresidente sono all'opposizione. Tra l'altro, una di queste posizioni è occupata dal MoVimento 5 Stelle, che forse ha richiesto una delle poltrone disponibili.Pag. 53
  Mi fa specie che, su un problema così delicato, si sia persa l'occasione di entrare nel merito e si svolga una discussione di appartenenza politica.
  Soprattutto, mi fa specie vedere che c’è una forza politica, in questo Parlamento, che pretende di dare patenti di moralità; è quella stessa forza politica a cui appartiene la collega Chimienti, che ieri – da resoconto parlamentare – ha detto: io leggo la verità; quid est veritas è una frase che a suo tempo fu detta da Ponzio Pilato, addirittura, davanti a Gesù Cristo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) e Vacca ha affermato, oggi, in dichiarazione di voto – da resoconto parlamentare – di essere antropologicamente diverso; ne prendiamo atto. E così Fico ha concluso dicendo che questo Parlamento non sarebbe in grado di decidere, perché una forza è eticamente disorientata.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Antimo Cesaro.

  ANTIMO CESARO. Io dico anche sulla pelle dei bambini non perdiamo l'occasione di conservare un silenzio, che forse rende giustizia all'intelligenza di chi, invece, vuole fare solo polemica (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà. Onorevole Baroni, ha chiesto di parlare ? No, ci ha ripensato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente, anch'io mi associo alle parole del collega Rampelli, rivolte al Governo, affinché, davvero, possa rivedere il suo parere sulla nostra mozione. Chi è stato presente al dibattito che si è svolto in quest'Aula ha capito che è evidente che in questa realtà vi sono dei problemi che vanno verificati. L'intento della nostra mozione è quello di coinvolgere il Governo, attraverso le sue espressioni, affinché si faccia chiarezza.
  Le parole della collega Bergamini, che è pure una collega dei luoghi e quindi conosce quelle realtà, non possono lasciare indifferenti. Quando si dice che questa presunta comunità, in verità, non è una comunità, ma è un luogo dove i minori vengono affidati a nuclei familiari fittizi, ciò dovrebbe incuriosire e dovrebbe preoccupare il Governo, perché, per tutto quello che si è detto di questa realtà, essa si configura più come una setta – e quando dico «setta», so di dire una cosa molto grave –, piuttosto che come una comunità.
  Non si comprende questo atteggiamento del Governo e anche del Partito Democratico. Personalmente, potrei sottoscrivere la mozione del Partito Democratico. Il problema è che non ha nulla a che fare con l'argomento, invece, che noi volevamo discutere e cioè questa realtà in particolare e non, certamente, sul ruolo e sulla valenza che possono avere le comunità.

  PRESIDENTE. Concluda.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Concludo, Presidente. Noi stiamo parlando di una realtà specifica e, quindi, di nuovo, mi appello al Governo affinché non deluda le aspettative che hanno non soltanto i parlamentari che hanno sottoscritto questa mozione, ma anche chi conosce quella realtà e, quindi, riveda il parere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Grazie, Presidente, riprendendo le parole della collega Prestigiacomo, il Governo ha dato un parere su un elemento che riguarda poco la politica, riguarda un aspetto specifico che divide l'Aula in valutazioni anche Pag. 54di carattere personale e immagino che possa essere una soluzione che il Governo si rimetta all'Aula, senza che dia un'indicazione specifica.
  Mi rivolgo specificatamente al sottosegretario Ferri in tal senso, affinché il suo parere sia di rimettere all'Aula la decisione, com’è giusto che sia, tenendo conto che non è, mi pare, un argomento sul quale il Governo abbia motivo per intervenire.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Se siete d'accordo, passiamo ai voti...

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Cera, però (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)... Onorevole Palese, mi dica lei. Va bene, possiamo proseguire.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis, Zampa, Marazziti ed altri n. 1-00937, come riformulata su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Arlotti, Coscia, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  400   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  399    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bergamini, Cozzolino, Rondini, Rampelli ed altri n. 1-00940, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo, Fossati, Gadda, Bazoli, Verini, Capelli, Minnucci, Boccuzzi, Giuliani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  457   
   Votanti  441   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  188    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Discussione del disegno di legge: S. 1577 – Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato) (A.C. 3098) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 14,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Scotto ed altri n. 1, Brunetta e Palese n. 2 e Rampelli ed altri n. 3, riferite al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3098: Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 3098)

  PRESIDENTE. Ricordo che, essendo state preannunciate nella Conferenza dei presidenti di gruppo contestualmente alla predisposizione del vigente calendario dei lavori, le questioni pregiudiziali di costituzionalità vengono discusse e poste in Pag. 55votazione prima dello svolgimento della discussione sulle linee generali, a norma dell'articolo 40, comma 2, del Regolamento.
  Avverto che, a norma del comma 4, articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti – purché appartenenti a gruppi diversi –, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  L'onorevole Sannicandro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Scotto ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente ed egregi colleghi, purtroppo, ancora una volta, siamo stati costretti a proporre una questione pregiudiziale di costituzionalità, perché il malvezzo di questo Governo ormai è quello di espropriare il Parlamento della sua prerogativa esclusiva fondamentale, qual è quella della funzione legislativa. Orbene, questa delega al Governo, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, è inficiata da varie (Commenti)...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sannicandro. Colleghi, abbiano alcuni interventi, pregherei chi non è interessato di uscire dall'Aula ma, come sempre, di consentire a chi invece deve parlare di farlo almeno in condizioni accettabili. Quindi, gentilmente, ci sono alcuni interventi, chi non è interessato può uscire. Prego, onorevole Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Dicevo che anche in questa occasione la delega al Governo è inficiata in vari punti di gravi indizi di costituzionalità. Ricordo a tutti – ormai non ce n’è bisogno, perché siamo diventati tutti ben conoscitori dell'articolo 76 della Costituzione – che l'articolo 76 della Costituzione recita: «L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato per oggetti definiti».
  Orbene, è una norma che, ammesso che avesse bisogno di una qualche interpretazione, comunque questa interpretazione l'ha già ricevuta in modo conforme dalla Corte costituzionale, la quale ha stabilito che la mancanza o l'indeterminatezza di principi e criteri direttivi comporta che l'unico criterio direttivo per la normazione dell'oggetto della delega sarebbe di libero apprezzamento del Governo.
  E dice la Corte, da ultimo con la sentenza n. 340 dell'8 ottobre 2007: sarebbe un assetto non conforme alla Costituzione, perché il libero apprezzamento del legislatore delegato non può mai assurgere a principio o criterio direttivo, in quanto agli antipodi di una legislazione vincolata, quale è per definizione la legislazione su delega.
  Orbene, qui spesso i principi ci sono, i criteri direttivi pure, però sono criteri labili, generici, che praticamente portano a concludere che si tratterebbe piuttosto di quei casi di legge di delega in bianco. È inutile ripercorrere tutti gli articoli in cui per esempio ricorre la espressione «eventuale». Il Governo è delegato a compiere «eventualmente» queste attività. Ora, ricorre questa espressione in numerosissimi articoli, più di una volta, ed è evidente che siamo in contrasto con l'articolo 76 della Costituzione, in quanto rimette al Governo di compiere a sua discrezione alcune modifiche o innovazioni legislative.
  Per quanto riguarda l'altro elemento, cioè il tempo prefissato entro cui bisogna esercitare la delega, anche qui questo termine è apparentemente fissato, in quanto è consentito al Governo di derogarvi qualora non fosse riuscito a fare la delega o, comunque, qualora abbia già redatto un decreto legislativo con l'intento Pag. 56di introdurre correttivi e integrativi, può ulteriormente spostare quel termine che il Parlamento gli ha affidato.
  La delega prefigura poi un accentramento, uno spostamento del potere, dalla periferia al centro, in contrasto con l'articolo 5 della Costituzione, il quale dice, lo leggo a me, innanzitutto: «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali»; ma soprattutto: «attua nei servizi che dipendono dallo Stato, il più ampio decentramento amministrativo e adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento». Accade, invece, che con questa delega si affida al Governo il compito di sopprimere le esigenze delle autonomie, ma di esaltare invece le esigenze dell'amministrazione centrale statale.
  Vi è poi anche una evidente violazione della superiorità gerarchica, se così si può dire, dei principi che sovrintendono alla legislazione ambientale. È ormai giurisprudenza costante che il diritto privato soggiace, arretra di fronte ad interessi costituzionalmente stabiliti, invece, con l'istituto del silenzio-assenso sostanzialmente si sovverte il sistema consolidato.
  Vi è poi una ulteriore violazione, a nostro avviso, degli articoli 92 e 95 della Costituzione. Abbiamo detto poc'anzi che dalla periferia si portano poteri al centro. Ad esempio, con la lettera b) del comma 1 dell'articolo 7 si ridefiniscono le attribuzioni e le funzioni del Presidente del Consiglio, che a poco a poco cessa di essere il primus inter pares, che noi abbiamo conosciuto e che ci hanno insegnato nel corso dello studio del diritto costituzionale. Perché ciò accade ? Perché questa delega anticiperebbe sostanzialmente quella trasfigurazione delle funzioni del Presidente del Consiglio che con le leggi di riforma costituzionale si va già realizzando.
  Poi vi sono anche ulteriori poteri attribuiti al Presidente del Consiglio in quanto tale, cioè al di sopra della competenza del Governo, che è un organo collegiale ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione.
  Vi è poi una ulteriore violazione che è quella relativa all'articolo 117 della Costituzione, che stabilisce i poteri e le competenze dello Stato, delle ex province, delle regioni e degli enti locali. Questa delega estende, a proposito del personale di competenza delle regioni, il potere di intervento dello Stato sul personale regionale. Ora è evidente che in questa delega non si fa altro che realizzare una anticipazione di quella che è la filosofia che ha ispirato la riforma del Titolo V della Costituzione.
  Per queste ragioni noi invitiamo i colleghi e il Governo a soprassedere e ad adeguare il testo del disegno di legge ad una maggiore aderenza ai principi costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Sannicandro. Colleghi, vi pregherei un attimo di attenzione perché l'onorevole Sannicandro ha parlato di alcune ricorrenze nel suo intervento però è utile che socializziamo con lui gli auguri perché oggi è anche il suo 72o compleanno e penso che accedendo (Applausi)...
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese, che illustrerà anche la questione pregiudiziale di costituzionalità Brunetta e Palese n. 2.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, intanto faccio gli auguri all'onorevole e mio amico Arcangelo Sannicandro, soprattutto di buona salute.
  Il disegno di legge in esame presentato dal Governo e recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» rappresenta, per come è strutturato, una violazione evidente e molto grave dell'articolo 76 della Costituzione che, è bene ricordarlo, recita testualmente: «l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con la determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti». Il provvedimento reca infatti numerose deleghe non corredate da sufficienti principi e criteri direttivi, caratterizzate da assoluta vaghezza ed indeterminatezza tali da Pag. 57configurare una vera e propria delega in bianco al Governo, su un tema assai sensibile come quello della riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche e del loro rapporto con i cittadini.
  Altra violazione evidente dell'articolo 76 della Costituzione è chiaramente costituita dall'eccessiva ampiezza delle deleghe, che riguardano la riforma complessiva di tutte le pubbliche amministrazioni centrali, regionali e locali, nonché le aziende pubbliche di tutti i livelli, superando il disposto costituzionale che parla chiaramente di «oggetti definiti»: operando in tal modo il Governo espropria di fatto il Parlamento della funzione legislativa.
  Il tempo attribuito al Governo per procedere alla stesura dei decreti delegati risulta poi essere eccessivo: le deleghe hanno sì una durata iniziale di dodici mesi, ma sono passibili di correzioni, senza limiti di ampiezza e profondità, nel termine di ulteriori dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo delegato. Altra considerazione va fatta in ordine alla valenza che il Governo ha attribuito alla riforma delle pubbliche amministrazioni, come uno strumento chiave per modernizzare e rendere più efficiente il sistema Paese, per dare un impulso agli investimenti ed alla ripresa economica e per contribuire sostanzialmente alla spending review: questi effetti, che dovrebbero essere di carattere congiunturale, difficilmente potranno avere questa caratteristica in quanto i potenziali risultati saranno troppo diluiti nel tempo.
  Altra violazione riguarda l'articolo 81 della Costituzione in quanto l'eccessiva genericità delle deleghe e la loro struttura non comporterà, come sostiene il Governo, una riduzione dei costi della pubblica amministrazione, ma con ogni probabilità un aumento degli stessi e a questo riguardo non appaiono affatto sufficienti le disposizioni finanziarie previste dall'articolo 18 del disegno di legge.
  A tal proposito, signor Presidente, per fortuna giacché il relatore ha ritirato un emendamento che era stato proposto, veramente fuori luogo e fuori contesto, anche rispetto ai grandi problemi di natura finanziaria che ha attualmente l'Europa, non solo con riferimento alla Grecia, ma anche rispetto alla struttura dell'Eurozona e a tutte le situazioni, perché cercare di determinare lo spostamento delle competenze dalla Ragioneria generale dello Stato a livello della Presidenza del Consiglio, se non vengono stabilite per bene le funzioni e non viene spiegata per bene la portata di un intervento del genere penso che sicuramente non è da fare. Questo è un problema serio, per le regioni e anche e soprattutto per il Governo perché di fatto, dal momento che c’è la moneta unica (forse anche prima, ma soprattutto dal momento che c’è moneta unica) non c’è dubbio che le strutture che governano l'economia e la finanza pubblica sono sovraordinate a tutto e quindi anche alla Presidenza del consiglio e anche rispetto a tutto il resto. Ora, determinare che tutta la struttura così come è e con le stesse medesime competenze e con le stesse e medesime competenze in riferimento ad essere guardiani, veramente, come lo è la Ragioneria generale dello Stato attualmente presso la Presidenza del consiglio è da prendere in considerazione ma non così nella maniera in cui veniva fatto o si è tentato di fare. Però in maniera provvidenziale si è accantonato questo problema anche se prima o poi dovrà essere affrontato.
  Il disegno di legge poi rafforza in maniera sproporzionata il ruolo di indirizzo e coordinamento del Presidente del Consiglio dei ministri e le funzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri. Tra i principi si prevede anche l'esame da parte del Consiglio dei ministri delle designazioni e nomine di competenza ministeriale prefigurando una violazione del disposto di cui all'articolo 95 della Costituzione.
  Un ulteriore vulnus al dettato costituzionale è poi costituito dall'articolo 9 del provvedimento, che riguarda la dirigenza pubblica, laddove si prevede la costituzione presso il dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri di una «commissione per la dirigenza statale» di cui non sono precisati Pag. 58né il numero dei componenti, né i requisiti per farvi parte, né tanto meno le funzioni.
  Il disegno di legge, infine, attraverso l'istituzione del ruolo unico per i dirigenti regionali (articolo 9) configura un potenziale conflitto di attribuzione di competenze tra Stato e regioni. Per tutti questi motivi ma anche per molti altri che per brevità non illustro in questa sede ma che sono stati anche richiamati da chi mi ha preceduto e sicuramente altri elementi di incostituzionalità emergeranno all'interno di questa discussione in riferimento a questo disegno di legge si propone di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3098 per evidente e manifesta anticostituzionalità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Rampelli n. 3, di cui è cofirmatario. Costato che l'onorevole Taglialatela non è in Aula e quindi s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà. Costato che l'onorevole Gigli non è in Aula e quindi s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà. Costato che l'onorevole Invernizzi non è in Aula e quindi s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Sarò breve visti i tempi. Intervengo per esprimere parere contrario alla questione pregiudiziale su cui i colleghi sono già intervenuti in considerazione del disegno di legge di cui parliamo, licenziato dalla Commissione affari costituzionali, e soprattutto per l'impegno che questo Governo si è assunto nei confronti dei propri concittadini e nei confronti dell'Europa con tutte le novità e i momenti importanti e salienti di questa riforma. Il Governo si è assunto l'impegno di andare avanti e anche velocemente perché si costruisce un rapporto nuovo tra cittadini e pubblica amministrazione, una rivisitazione di esso e anche un risparmio in termini di risorse pubbliche e soprattutto, quando si parla di spesa pubblica, un rapporto rinnovato nei confronti delle istituzioni con novità importanti che anche lo stesso Ministro ricordava in queste ore, che noi condividiamo e che probabilmente saranno anche frutto di un ulteriore dibattito.
  Credo quindi che, di fronte all'Europa e agli italiani, noi non possiamo venir meno a quei principi, tenuto conto che tali principi, a nostro avviso, non vengono intaccati rispetto alla costituzionalità perché, nel rapporto tra pubblica amministrazione e contribuenti, utenti di un servizio importante, credo che l'ammodernamento delle esigenze che ognuno di noi manifesta nel rapporto con la cosa pubblica va nella direzione di richiedere invece un passo più veloce per arrivare all'approvazione. Ecco perché il nostro gruppo si esprime contrariamente alla questione pregiudiziale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà a favore delle pregiudiziali presentate che sono state illustrate dai colleghi che mi hanno preceduto. Voteremo favorevolmente perché condividiamo le argomentazioni contenute in tali documenti, ritenendo che la legge delega per la riorganizzazione della pubblica amministrazione entri in contrasto per diversi aspetti con la nostra Costituzione. Abbiamo avuto modo di dirlo anche in Commissione nel corso dell'esame in sede referente che ormai è terminato: questo provvedimento è abnorme per l'estensione dei settori sui quali interviene (riordino della dirigenza pubblica, riorganizzazione della amministrazione dello Stato, riforma della conferenza di servizi e segnalazione del certificato d'inizio attività). Sono temi di rilevanza e di portata tale che, se non si fosse voluto intervenire con una legge delega, ognuno avrebbe dovuto essere oggetto di un apposito disegno di legge delega da esaminare a distanza temporale l'uno dall'altro. Al contrario il Governo ha ritenuto Pag. 59di inserire tutto in un unico provvedimento ponendo le basi perché si verifichi un vero e proprio diluvio di decreti delegati sui quali il Parlamento sarà relegato al ruolo di spettatore. Basta sfogliare il disegno di legge per accorgersi che questo viola pesantemente l'articolo 76 della Costituzione sia per quanto attiene il disposto che la delega deve essere vincolata ad oggetti definiti e con determinazione di principi e criteri direttivi precisi sia per quanto riguarda il dispositivo relativo al tempo limitato di esercizio della stessa.
  Nel primo caso, è evidente che ci troviamo davanti a una delega, che di fatto è in bianco, su molti e rilevanti aspetti. Il Governo, di fatto, pone le basi per riformare tutta la pubblica amministrazione nella sua accezione più ampia, in totale autonomia legislativa, nei confronti del soggetto che, a norma di Costituzione, il potere legislativo detiene, e cioè il Parlamento.
   Le perplessità in merito alla mano libera che il Governo avrà relativamente all'attuazione degli articoli più rilevanti di questo disegno di legge sono già state ben evidenziate negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, soprattutto nei temi specifici dei testi che andremo a votare. Io mi permetto di sottolineare, in tema di delega in bianco, dunque contraria alla Costituzione, un aspetto più di nicchia, come la delega recata dall'articolo 16. Questo articolo, nel testo approvato dal Senato, delegava il Governo ad intervenire su tutte le norme di legge entrate in vigore dopo il 31 dicembre 2011, e disponeva provvedimenti attuativi per abrogarle o procedere alla loro attuazione, il tutto senza alcun principio o criterio direttivo. Addirittura, non era neppure previsto un termine temporale che delimitasse la possibilità di intervento, termine che in Commissione è stato fissato al giorno dell'entrata in vigore di questa legge.
  Questo provvedimento contrasta anche con il criterio costituzionale dell'esercizio della delega in un tempo limitato. È vero infatti che quasi tutti i decreti delegati dovranno essere adottati entro 12 mesi dall'approvazione della legge, ma è anche vero che il testo prevede la possibilità di intervenire su questi provvedimenti senza alcun limite di tempo. Quindi, colleghi, è facile ipotizzare, vista l'estensione dei settori su cui la delega interviene, che per anni avremo a che fare con provvedimenti legislativi varati dal Governo e che di fatto non saranno modificabili dal Parlamento.
  Altro aspetto critico dal punto di vista costituzionale riguarda la riforma della dirigenza pubblica regionale, perché con questo intervento si viola l'articolo 117 della Costituzione e il Governo sconfina ampiamente nelle competenze legislative regionali.
  C’è poi un ultimo aspetto negativo di questa legge delega, al quale vorrei fare cenno, e riguarda il fatto che questo provvedimento costituisce un ulteriore tassello di quella che è l'operazione di rafforzamento eccessivo e spropositato dei poteri del Presidente della Repubblica.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cozzolino. La prego, onorevole Pagano.
  Prego, onorevole Cozzolino.

  EMANUELE COZZOLINO. Riprendo. C’è un ultimo aspetto negativo a cui vorrei fare cenno ed è il rafforzamento e l'eccessivo accentramento dei poteri in capo al Presidente del Consiglio, una sorta di operazione a tenaglia perseguita con la legge elettorale, con la riforma costituzionale e, in questo caso, in maniera un po’ più surrettizia, anche con la riforma della pubblica amministrazione, aumentando ad un tempo il potere di tirare la briglia ai singoli Ministri, e quello nei confronti dei dirigenti della pubblica amministrazione.
  Per questa ragione, colleghi, il MoVimento 5 Stelle voterà a favore delle pregiudiziali presentate che chiedono di non procedere all'esame del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lattuca. Ne ha facoltà.

  ENZO LATTUCA. Grazie, Presidente. A proposito delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, è evidente che il riferimento principale è effettuato con Pag. 60riferimento all'articolo 76 della Costituzione, che è l'articolo che disciplina lo strumento della delegazione legislativa.
  È bene ricordare che la Corte costituzionale ha affermato, fin dall'esordio della sua attività, con la sentenza n. 3 del 1957, la piena sindacabilità della legge delega dei decreti legislativi. Nel primo caso, avendo a parametro il dettato costituzionale e, nel secondo caso, avendo a parametro il dettato costituzionale e i vincoli imposti dalla stessa legge delega.
  D'altro canto, la stessa Corte ha raramente esercitato il controllo di costituzionalità sulle leggi di delega, tanto che si parla in dottrina di un'asimmetria tra il sindacato sulla legge delega e il sindacato sui decreti delegati.
  Il sindacato sulla legge delega è andato a buon fine solo due volte, con le sentenze n. 47 del 1959 e n. 280 del 2004. Le ragioni di questo orientamento restrittivo da parte della Corte sono da ricondurre a una scelta di rispetto nei confronti della discrezionalità del Parlamento e quindi del legislatore e di autolimitazione nei confronti dei rapporti tra Parlamento e Governo.
  In altre parole, è come se la Corte considerasse il sindacato sulla legge delega una questione prossima ad una questione politica, che non compete alla Consulta sindacare, ma che essa lascia si svolga tranquillamente nella dinamica della relazione tra potere legislativo e potere esecutivo.
  Peraltro, la Corte ha affermato che, fra le varie interpretazioni possibili della legge delega, deve essere preferita sempre l'interpretazione conforme a Costituzione.
  La Corte ha inoltre fatto ricorso all'interno della sua giurisprudenza, al concetto di ampia delega che non richiederebbe una puntuale e dettagliata definizione dei principi e dei criteri direttivi perché la discrezionalità del legislatore delegato può essere più o meno ampia e ha ammesso la possibilità di desumere per relationem i principi e i criteri direttivi delle norme oggetto di coordinamento e comunque già in vigore.
  Va infine rammentando che il ricorso ai decreti legislativi integrativi e correttivi e quindi alla cosiddette leggi delega bifasiche amplia il tempo a disposizione del Governo per normare la materia oggetto di delega e costituisce una prassi ormai consolidata soprattutto in relazione ai processi riformatori di maggiore portata e complessità, come quello in oggetto. La ratio dei decreti legislativi e correttivi infatti è proprio quella di verificare la prima attuazione dei decreti legislativi principali e di consentire all'Esecutivo di correggerli in relazione alle evidenze che emergono dal processo di prima attuazione.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lattuca. La Ministra Madia è qui anche per ascoltare gli interventi, immagino; quindi sarebbe utile che le si consentisse di farlo, grazie.

  ENZO LATTUCA. Per quanto riguarda le eccezioni sollevate rispetto alle parti della legge delega che si occupano della dirigenza pubblica...

  PRESIDENTE. Onorevole Paola Boldrini ! Forse non sono stato chiaro ? E allora, se sono stato chiaro... grazie.

  ENZO LATTUCA. È bene ricordare che riguardo all'istituzione del ruolo unico dei dirigenti delle regioni e alla denunciata violazione della competenza legislativa regionale dopo la privatizzazione del pubblico impiego, che ha avuto inizio con il decreto legislativo n. 29 del 1993, e a seguito del nuovo riparto di competenze legislative definite dal Titolo V della Costituzione, la giurisprudenza costituzionale ha ricondotto l'impiego pubblico regionale all'ordinamento civile e dunque alla competenza esclusiva dello Stato relativamente ai profili privatizzati del rapporto e all'ordinamento e all'organizzazione amministrativa delle regioni, quindi alla competenza residuale regionale, relativamente ai profili pubblicistico-organizzativi. Il quadro costituzionale attuale mantiene pertanto una significativa competenza legislativa Pag. 61statale in questa materia, nel rispetto delle competenze legislative regionali di tipo residuale peraltro il testo in oggetto prevede che l'istituzione del ruolo unico dei dirigenti regionali e degli enti locali sia definita previa intesa rispettivamente in sede di Conferenza Stato-regioni e di Conferenza Stato-città. Inoltre gli stessi schemi sono sottoposti al parere della Conferenza unificata. Il disegno di legge in oggetto prevede l'istituzione presso il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri della Commissione per la dirigenza statale e individua i criteri in base ai quali dovrà essere regolato tale organo e il proprio funzionamento. Tra i principi e criteri direttivi relativi a detta disciplina è già prevista la garanzia dell'indipendenza e della terzietà della Commissione e l'assenza di conflitto di interessi per i suoi componenti. Si tratta di una scelta normativa che il Parlamento a propria discrezione potrebbe decidere di emendare rendendo i criteri per la disciplina della Commissione in oggetto ancora più stringenti, cosa che è già stata fatta nel corso dell'esame in Commissione, ma che di per sé non rappresenta e non configura alcuna violazione del dettato costituzionale. Non vi sono ragioni per ritenere che la nomina dei dirigenti apicali in luogo dei segretari comunali, sempre con riferimento all'articolo 9, si traduca in un necessario arretramento in termini di imparzialità e competenza, anche alla luce della complessiva rivisitazione della pubblica dirigenza di cui si fa portatore il disegno di legge all'esame della Camera. Vado a concludere, Presidente, con l'ultimo punto che riguarda il rafforzamento della Presidenza del Consiglio dei ministri con l'articolo 7, comma 1 della delega, in materia di riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato, che si muove pienamente nell'alveo del dettato costituzionale.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lattuca.

  ENZO LATTUCA. Ricordo che l'articolo 95 della Costituzione attribuisce infatti al Presidente del Consiglio dei ministri il compito di dirigere la politica generale del Governo e di mantenere l'unità di indirizzo politico-amministrativo. Per queste ragioni, Presidente, dichiaro il voto contrario del Partito Democratico alle questioni pregiudiziali di costituzionalità all'oggetto del nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Taglialatela, io non posso darle la parola perché lei è decaduto, però se vuole la posso autorizzare, sulla base dei criteri costantemente seguiti, a consegnare il testo per la pubblicazione in calce al resoconto. Bene, vale anche per l'onorevole Invernizzi, che vedo in Aula, e vale anche per l'onorevole Gigli, che non vedo in Aula, ma nel caso in cui ritenesse, i colleghi possono consegnare il testo. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Scotto ed altri n. 1, Brunetta e Palese n. 2 e Rampelli ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuliani, Lattuca, Fusilli, Oliverio, Pastorino, Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  330   
   Votanti  325   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato   74    
    Hanno votato no  251.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Colleghi, scusate: vorrei dirvi che abbiamo degli interventi di fine seduta. Quindi, chi non è interessato può uscire. Pag. 62Però, siccome sono argomenti assai delicati, vi pregherei di farlo in modo silenzioso e anche rapido, se è possibile.

Sull'ordine dei lavori (ore 14.35).

  VINCENZO AMENDOLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Grazie, Presidente. Vorrei, tramite lei, come gruppo del Partito Democratico, ringraziare la Presidente della Camera per avere voluto, questa mattina, ricordare il ventesimo anniversario del massacro di Srebrenica. Un massacro che è stato un atto di genocidio, un crimine di guerra, avvenuto durante la guerra in Bosnia e in Erzegovina. L'11 luglio 1995, 8.372 persone furono trucidate, raccolte e massacrate dinanzi all'inerzia e al silenzio dell'Occidente.
  Oggi, al Tribunale penale internazionale si è stabilito, sulle 6.414 vittime riesumate e su altre su cui si sta lavorando all'identificazione, che i capi della truppe serbo-bosniache, guidate da Ratko Mladic, con le truppe paramilitari e la copertura politica del dittatore Slobodan Milosevic, presero e uccisero queste persone inermi davanti alle truppe e ai caschi blu dell'ONU. Erano – dissero i paramilitari – una spina, una spina in gola, perché quei musulmani, quei bosniaci, quei cittadini dell'Europa vivevano in un posto dove non dovevano essere. Dunque, migliaia di giovani furono rastrellati e, di fronte a 600 caschi blu dell'ONU, sterminati. Fu il più grande massacro dalla fine della Seconda guerra mondiale, nel silenzio immorale dell'Occidente e della comunità internazionale.
  Il 3 luglio, prima dell'eccidio di Srebrenica, morì Alexander Langer, che disse: «L'Europa nasce e muore a Sarajevo». Lo disse da pacifista, chiedendo all'Occidente di rispondere, perché quel silenzio immorale, in un secolo breve che iniziò a Sarajevo e si concluse con quell'eccidio, parla a noi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  VINCENZO AMENDOLA. ... a noi europei – sì, Presidente, concludo – oggi, di fronte a parole come «pulizia etnica», «negazione della convivenza», «odio razziale e religioso» fuori dai confini europei. Quella storia e quella memoria riguarda noi e riguarda il mondo che vogliamo costruire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, ricordare a vent'anni di distanza un evento così tragico, come l'eccidio di Srebrenica, non solo è un dovere morale, umano e di rispetto per le 8.372 vittime del massacro; è anche un dovere politico, un dovere politico per non dimenticare le colpe dell'Europa e della comunità internazionale, non solo di fronte a Srebrenica ma verso gli oltre tre anni di guerra in Bosnia-Erzegovina, una guerra che ha visto scorrere tanti drammi: i drammi dei mille giorni dell'assedio di Sarajevo, con le «stragi del pane» e i colpi dei cecchini, i drammi della pulizia etnica di tanti villaggi e comunità. Srebrenica è stato il culmine di quella tragedia, il culmine dell'orrore, il culmine della disumanità di quella guerra.
  In quel mese di luglio del 1995 mi trovavo a Tuzla, dove l'ICS, il consorzio italiano di solidarietà che dirigevo, aveva una sua sede. Arrivarono, dopo 6 giorni di traversata, oltre 6 mila persone a Tuzla, percorrendo 80 chilometri. Erano prevalentemente donne e bambini, donne che marciarono per giorni per campi e per boschi per cercare di trovare una salvezza. Organizzammo un campo di accoglienza al campo sportivo di Tuzla. C'erano prevalentemente solo donne e solo bambini: sguardi sperduti, donne con un semplice fagotto, bambine con bambole di pezza.
  Io vorrei dire che quel ricordo, il ricordo di quei profughi, oggi ci deve servire. Pag. 63Ci deve servire per riportare all'attualità un dramma, perché solo un'Europa capace di evitare altre guerre...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIO MARCON. ... solo un'Europa – e concludo – capace di aiutare ad evitare altre pulizie etniche, solo un'Europa capace di combattere il nazionalismo, solo un'Europa capace di promuovere i diritti umani e di accogliere i profughi di tutte le guerre, solo quest'Europa potrà preservarci da drammi analoghi.
  Per questo noi dobbiamo dire: «Mai più Srebrenica !» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, io credo che sia giusto ricordare e onorare una persona che stamattina ci ha lasciato. È morto il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Santo Della Volpe, un giornalista, un uomo dalla schiena dritta. Egli ha dedicato la sua vita e la sua professione di giornalista a un impegno costante, per la libertà di informazione, innanzitutto, per la legalità e anche per la lotta alle mafie e ai poteri criminali. In tanti anni di inviato del Tg3, del servizio pubblico radiotelevisivo ha legato il suo nome a tante inchieste e a tanti casi. Io voglio ricordare quelli di Ilaria Alpi, e quelli della strage di Ustica, oppure i tanti omicidi e stragi di mafia o i tanti servizi legati alle morti sul lavoro. Penso a quelle di Casale Monferrato, da ultimo. Era una persona di esemplare rigore professionale e trasparenza, aveva voglia di capire, di informare, così ha onorato sempre la sua professione. È stato anche il responsabile di Libera Informazione, dopo Roberto Morrione, fondatore di Articolo 21 e, da ultimo, da gennaio, presidente della Federazione nazionale della stampa. Un ultimo ricordo: in questi mesi ha collaborato strettamente con la Commissione giustizia per la legge sulla diffamazione a mezzo stampa, occupandosi e insistendo molto sul contrasto alle querele temerarie e alle intimidazioni contro i giornalisti. Lascia un vuoto grande, ma credo che nessuno potrà dimenticarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, anche io ho chiesto di poter prendere la parola per informare l'Aula che è morto, dopo una breve malattia, all'età di sessanta anni, il presidente della Federazione nazionale della stampa, Santo Della Volpe. Come ha ricordato il collega Verini, è stato un inviato del Tg3, era socio fondatore dell'associazione Articolo 21 e vicepresidente di Libera Informazione. Era stato eletto presidente del sindacato dei giornalisti lo scorso gennaio al congresso che fecero a Chianciano. Articolo 21 lo ha ricordato come amico e compagno di tante battaglie, sempre in prima fila per difendere la libertà di informazione da ogni tipo di attacco e da ogni tipo di manipolazione. A nome di tutto il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, vogliamo rivolgere le nostre più sentite condoglianze alla moglie Teresa, al figlio Sebastiano e ai suoi familiari tutti, sapendo che resteranno con noi tutte le sue battaglie contro le morti sul lavoro, contro ogni bavaglio, contro tutte le mafie, per la legalità e per la libertà. Da oggi ci sentiamo tutti un po’ più soli, è vero, ma i tuoi insegnamenti – te lo promettiamo – continueranno a camminare anche sulle nostre gambe. Buon viaggio Santo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, come molti sapranno, purtroppo, Pag. 64nella giornata di ieri una fortissima tromba d'aria si è abbattuta sulla riviera del Brenta e ha devastato, in particolare, la zona della provincia di Venezia tra i comuni di Dolo, Mira e Pianiga. Una persona è morta perché investita dal ciclone mentre era nella sua auto e circa una trentina sono stati i feriti con diverse intensità. Al momento si sta facendo una prima ricognizione dei danni per capire l'entità effettiva del disastro, ma è già evidente che i danni provocati saranno purtroppo molto ingenti. Vi sono state molte case scoperchiate e rese comunque inagibili, danni irreparabili ad edifici storici, alcune ville venete, come Villa Fini, rase al suolo, danni alle attività produttive, che da oggi non potranno riprendere l'attività. Vi sono soprattutto centinaia di persone sfollate che non possono più utilizzare la propria casa e debbono essere comunque ricoverate in altro modo. Esprimiamo la nostra solidarietà e sostegno, come veneti e come gruppo del MoVimento 5 Stelle. In poche parole, Presidente, come spesso avviene in casi di calamità naturali, la situazione è grave e drammatica sul momento, dal punto di vista umano e logistico, ma passata la paura la situazione continuerà a rimanere estremamente difficile anche per le ripercussioni economiche: al momento i danni materiali si stimano in diversi milioni. Vivo nella zona colpita dal disastro, ed ho potuto parlare con persone direttamente sul posto, con amministratori locali e farmi un'idea dello stato della gravità. Vorrei richiamare l'attenzione del Governo e allo stesso tempo sollecitare a valutare in maniera celere e attenta che vi siano le condizioni per richiedere quanto prima lo stato di calamità naturale, attivando tutte le misure e gli interventi speciali che la dichiarazione di stato di emergenza comporta.
  Potrebbero essere stabilizzate le misure sulla ristrutturazione edilizia, per rendere più solidi gli edifici e aiutare la ricostruzione. Questo tipo di eventi, purtroppo, sta aumentando in frequenza e intensità. Il Governo e il Parlamento dovrebbero fare di tutto per rendere la nostra economia più verde, riducendo le emissioni di gas serra, che rendono instabile la nostra atmosfera, provocando questi danni. Quindi, esprimo solidarietà alle persone colpite e spero che lo faccia anche la Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LORENA MILANATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LORENA MILANATO. Grazie, signor Presidente. Intervengo anche io a ricordo di quanto accaduto ieri in quest'area vastissima denominata riviera del Brenta, che, come ricordava poco fa il collega, è un'area importantissima, non solo per la presenza delle attività produttive molto forte in quella provincia, ma, soprattutto, per i beni culturali presenti in quella zona. Le ville venete sono moltissime: villa Fini è stata distrutta e altre ville hanno subito danni ingentissimi.
  Ovviamente, sono a rappresentare il cordoglio per la vittima, la vicinanza ai familiari dei feriti – in questo momento si registrano una trentina di feriti – e a tutti coloro che hanno avuto, in questo tremendo evento atmosferico, danni ingentissimi. Siamo, quindi, a chiedere a lei, signor Presidente, che si faccia tramite con il Governo affinché sia dichiarato lo stato di calamità naturale.
  Già l'esecutivo regionale si è attivato immediatamente per fare la conta dei danni e per chiedere l'intervento del Governo. In questo caso, noi, in particolar modo, chiediamo a lei, signor Presidente, di farsi tramite perché sia dichiarato, come dicevo, lo stato di calamità e si provveda, conseguentemente, come già è stato fatto in altre aree del nostro Paese per eventi atmosferici che ormai ci hanno abituato ad affrontare questo tema in quest'Aula, a sospendere i termini per l'adempimento degli obblighi tributari.

  ANDREA MARTELLA. Chiedo di parlare.

Pag. 65

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA MARTELLA. Grazie, Presidente. Anch'io voglio, innanzitutto, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto, portare la solidarietà e la vicinanza del gruppo del Partito Democratico alle famiglie colpite e alla popolazione dell'intera riviera del Brenta, e in modo particolare dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, che sono stati colpiti da questa inaudita tromba d'aria di grandissima violenza, che, nel corso del pomeriggio di ieri, si è scatenata in parte del Veneto, in modo particolare in questi territori.
  Le immagini che abbiamo visto, sia quelle amatoriali che quelle riportate dai media, mostrano case e capannoni gravemente danneggiati, alberi sradicati, automobili ribaltate, colture devastate. Un vero e proprio inferno ! Purtroppo, oltre ai danni materiali, si è registrata anche una vittima, 72 feriti accertati, alcuni gravi, diverse persone risultano disperse, oltre ad esserci un centinaio di sfollati.
  Ci troviamo, quindi, di fronte ad una situazione davvero difficile. Le istituzioni locali, devo dire fin da subito, insieme alla Protezione civile e ai volontari, hanno avviato le operazioni di soccorso e iniziato la conta dei danni, che appaiono davvero ingenti, sia per quanto riguarda il patrimonio privato sia per quanto concerne il patrimonio culturale, le infrastrutture, gli immobili pubblici e il comparto agricolo.
  Siamo, quindi, qui a chiedere, tramite lei, Presidente, che vi sia un'attenzione molto efficace, da subito, da parte del Governo centrale, vista la portata di questo fenomeno. Chiediamo che il Governo, appena possibile, venga a riferire in Parlamento circa quanto accaduto e circa, soprattutto, le misure di supporto al territorio che intende adottare – ho concluso davvero –, anche a partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza, e, non appena la regione avrà adempiuto ai propri atti, anche il riconoscimento dello stato di calamità naturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Martella. Ovviamente, vale per lei e per i colleghi che l'hanno preceduta, la Presidenza si farà carico di informare il Governo della richiesta che è stata avanzata.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento, a seguito delle dimissioni presentate dai deputati Alessandro Bratti e Sandro Gozi quali componenti effettivi della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, sulla base dell'indicazione del presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico, i medesimi sono sostituiti dalle deputate Anna Ascani e Lia Quartapelle Procopio, attualmente membri supplenti. Entrano a fare parte della delegazione le deputate Tamara Blazina e Sandra Zampa quali membri supplenti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 10 luglio 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 14,50.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARCELLO TAGLIALATELA IN SEDE DI DISCUSSIONE DELLE QUESTIONI PREGIUDIZIALI DI COSTITUZIONALITÀ RIFERITE AL DISEGNO DI LEGGE N. 3098.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Il disegno di legge recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» delega il Governo ad operare un'amplissima e articolata Pag. 66riforma della pubblica amministrazione, sia con riferimento ad aspetti procedurali, sia con riferimento ad aspetti strutturali e organizzativi dell'attività della stessa, e a tal fine contiene deleghe legislative in materia di riforma della dirigenza pubblica, in materia di riorganizzazione dell'amministrazione centrale e periferica dello Stato, e per la realizzazione di un programma di semplificazioni amministrative e normative.
  Ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione i pubblici uffici devono essere organizzati «in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione».
  La riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche che si tenta di operare con il presente disegno di legge non corrisponde né alla citata prescrizione di buon andamento, né a criteri di efficienza ma, anzi, rispetto a molteplici figure e corpi dell'amministrazione interviene a dispetto dei ruoli e delle specifiche professionalità acquisite.
  In questo senso desta particolare preoccupazione la previsione di cui all'articolo 7 del disegno di legge, relativa al riordino delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente e della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare «conseguente alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia», mantenendo gli attuali livelli di presidio e la salvaguardia delle professionalità e specialità esistenti.
  Il Corpo forestale dello Stato opera con una competenza ed una capacità tecnica che rappresentano una specificità professionale che dovrebbero essere preservate e potenziate piuttosto che disperse attraverso la fusione del Corpo in altre forze di polizia, mantenendone inalterato il potenziale di contrasto ai crimini in materia ambientale.
  Inoltre, l'articolo 9 del disegno di legge in esame reca i principi e criteri direttivi per la riforma della dirigenza pubblica e di valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici, tra i quali figura anche l'abolizione della figura dei segretari comunali.
  La figura del segretario comunale, selezionato a livello nazionale e dipendente dello Stato, costituisce l'organo di raccordo tra il complesso sistema delle autonomie locali e lo Stato, in perfetta armonia con le previsioni costituzionali di cui all'articolo 117.
  In base al disegno di legge in esame l'abolizione dei segretari comunali fa nascere in capo agli enti locali l'obbligo di «nominare comunque un dirigente apicale con compiti di attuazione dell'indirizzo politico, coordinamento dell'attività amministrativa e controllo della legalità dell'azione amministrativa» senza che sia specificato a quale dei tre ruoli della dirigenza esso debba appartenere.
  L'importanza, la delicatezza e la peculiarità delle funzioni del dirigente apicale richiedono delle garanzie meritocratiche che non sarebbero salvaguardate attingendo genericamente dai ruoli della dirigenza e, inoltre, per garantire il rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 97 della Costituzione, è necessario che siano fornite adeguate garanzie di imparzialità del funzionario chiamato a garantire la legalità dell'azione amministrativa.
  L'articolo 15 del disegno di legge in esame contiene una delega al Governo per il riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di interesse economico generale i cui criteri e principi direttivi prevedono una facoltà di intervento di merito in capo al Governo di tale ampiezza da configurare non solo un eccesso di delega, ma anche una potenziale violazione del rispetto del sistema degli enti locali e dell'autonomia e dei poteri che la Costituzione gli riconosce.
  Pertanto, si chiede di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3098.

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 3098 – RIORGANIZZAZIONE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Tempo complessivo: 35 ore, di cui:
• discussione generale: 8 ore;
• seguito dell'esame: 27 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore di maggioranza 20 minuti 30 minuti
Relatori di minoranza
(complessivamente)
20 minuti 30 minuti
Governo 25 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 20 minuti
Tempi tecnici 15 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 15 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 55 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 30 minuti 8 ore e 15 minuti
 Partito Democratico 52 minuti 1 ora e 59 minuti
 MoVimento 5 Stelle 31 minuti 1 ora e 15 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
31 minuti 1 ora e 2 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti 38 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 37 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 35 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
30 minuti 33 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti 32 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 28 minuti
 Misto: 31 minuti 36 minuti
  Alternativa Libera 13 minuti 14 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti 9 minuti Pag. 67
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 6 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2994-B – voto finale 454 450 4 226 277 173 70 Appr.
2 Nom. Moz. Bechis e a 1-937 rif. 463 400 63 201 399 1 64 Appr.
3 Nom. Moz. Bergamini e a 1-940 457 441 16 221 188 253 64 Resp.
4 Nom. Ddl 3098 – quest. preg. 1, 2 e 3 330 325 5 163 74 251 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.