Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 420 di lunedì 4 maggio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 12,10.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 aprile 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Caparini, Capezzone, Castiglione, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Faraone, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Merlo, Migliore, Miotto, Orlando, Pes, Picchi, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sisto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Toni Matarrelli, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica «Alternativa Libera». Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Guglielmo Vaccaro, già iscritto al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,14).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 2preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

  La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,40.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri; Di Battista ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, n. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B: D'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri; Di Battista ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Ricordo che nelle sedute del 29 e del 30 aprile sono stati approvati gli articoli 1, 2 e 4, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3-bis-B ed abbinate).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Caparini n. 9/3-bis-B/46 in materia di riduzione del numero dei componenti dei consigli regionali, in quanto del tutto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento in esame.
  Avverto, altresì, che gli ordini del giorno Roberta Agostini n. 9/3-bis-B/36, Centemero n. 9/3-bis-B/48, Fucci n. 9/3-bis-B/49, Santelli n. 9/3-bis-B/50, Occhiuto n. 9/3-bis-B/51, Gelmini n. 9/3-bis-B/52, Brunetta n. 9/3-bis-B/53, Russo n. 9/3-bis-B/54, Bianconi n. 9/3-bis-B/55, Biancofiore n. 9/3-bis-B/57, Palese n. 9/3-bis-B/58 e Misuraca n. 9/3-bis-B/64 sono stati ritirati dai presentatori.
  Prima di dare la parola alla Ministra Boschi per l'espressione dei pareri, ho il piacere di condividere, colleghi, con tutta l'Assemblea, la più viva felicitazione, che vorrei dare al nostro collega, Giuseppe Guerini, che è diventato padre di Aldo (Applausi).
  Se non ci sono interventi per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo, la Ministra Boschi, ad esprimere i pareri sugli ordini del giorno presentati. Prego, Ministra.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Pag. 3Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno La Russa n. 9/3-bis-B/1. L'onorevole La Russa chiede un impegno del Governo a valutare l'opportunità, laddove le riforme costituzionali, che sono oggi all'esame del Senato, dovessero entrare in vigore successivamente all'efficacia dell'attuale legge elettorale, prevista nel testo per il 1o luglio 2016, di interventi normativi per differire nel tempo l'efficacia della stessa legge elettorale.
  Noi sappiamo benissimo che, da un punto di vista giuridico, non c’è alcuna subordinazione e alcun vincolo tra le riforme costituzionali e la legge elettorale. Del resto, è noto che la stessa Assemblea costituente previde all'inizio, addirittura, che la durata del mandato, alla Camera dei deputati e al Senato, fosse differente e, al tempo stesso, che ci fossero legge elettorali di natura differente – proporzionale e maggioritaria – tra i due rami del Parlamento; circostanza, peraltro, che più volte è ricorsa nella nostra storia repubblicana. Ciò nonostante, laddove si ritenesse necessario, in ragione di un eventuale prolungamento dei tempi dell'esame parlamentare della riforma costituzionale, differire l'efficacia, il Governo valuterà questa opportunità. Pertanto, il parere è favorevole.
  Il Governo esprime, altresì, parere favorevole sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/3-bis-B/2, se l'onorevole Carrescia accoglierà la riformulazione dell'impegno rivolto al Governo, rispetto al quale si propone il seguente testo: «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative affinché, in caso di convocazione dei comizi elettorali, sia riaperta la possibilità di presentare, entro un termine breve decorrente dal decreto di convocazione, la domanda di iscrizione all'albo degli scrutatori».
  Anche per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/3 presentato dall'onorevole Nesci, si propone una riformulazione rispetto all'impegno rivolto al Governo. La riformulazione che si propone è il seguente testo: «impegna il Governo a valutare di adottare iniziative, anche legislative, per quanto di propria competenza e ferme restando le prerogative parlamentari, al fine di consentire l'esercizio del diritto di voto ai suddetti “fuori sede” nel luogo del loro domicilio, inteso quale luogo di studio o di lavoro». Con questo ordine del giorno si apre ovviamente una tematica diversa rispetto a quella che abbiamo affrontato nell'ambito di questa legge elettorale, con la quale, per la prima volta, abbiamo riconosciuto la possibilità di esercitare il diritto di voto, in caso di elezioni politiche, anche per i cittadini italiani che si trovino temporaneamente all'estero per motivi di studio o di lavoro per periodi comunque contenuti nel tempo. Si tratta di un'innovazione da tempo attesa e per la quale ci eravamo impegnati anche in quest'Aula in sede di prima approvazione del testo dell'Italicum, che è entrata attraverso un emendamento parlamentare durante la discussione al Senato e che, a mio avviso, rappresenta un passo in avanti importante rispetto ovviamente alla tutela e al pieno riconoscimento del diritto di voto. Con questo ordine del giorno si cerca, invece, di consentire, anche a coloro che siano temporaneamente lontani dal proprio luogo di residenza ma nell'ambito del territorio italiano, la possibilità di esercitare il diritto di voto. Ovviamente da parte del Governo c’è una disponibilità a valutare interventi normativi di questo tipo se tecnicamente compatibili, perché sappiamo che dobbiamo, da un lato, garantire la possibilità di esercitare il diritto di voto a tutti i cittadini italiani ma, dall'altro, assicurare anche che le modalità di voto si svolgano correttamente e si eviti, per esempio, che nei fatti uno stesso soggetto possa votare due volte in due luoghi diversi. Ecco, quindi, che il Ministero dell'interno è sicuramente disponibile ad individuare modalità attuative per poi eventualmente tradurle anche in eventuale intervento normativo, sempre salvaguardando comunque la segretezza del voto e soprattutto la correttezza delle operazioni di voto e di scrutinio.Pag. 4
  Anche nel caso dell'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/4, presentato dall'onorevole Cozzolino, si propone una riformulazione rispetto all'impegno del Governo con il seguente testo: «impegna il Governo a valutare di adottare, per quanto di competenza e ferme restando le prerogative parlamentari, le iniziative, anche legislative, necessarie per chiarire l'applicazione e la portata del suddetto comma 7, lettera b), dell'articolo 2». Questo è un tema di cui abbiamo a lungo discusso anche durante l'esame in Commissione di questo testo di legge, perché durante l'esame al Senato è stato inserito, con un emendamento parlamentare, l'obbligo di presentazione e di deposito degli statuti per i partiti politici che intendano partecipare alle elezioni politiche. Vale la pena ricordare che si è trattato di un emendamento parlamentare che è stato approvato sostanzialmente all'unanimità (c’è stato un solo astenuto al Senato): tutti i gruppi parlamentari presenti al Senato hanno dato il proprio assenso a questo emendamento. Ovviamente, il tema che si pone è come questo emendamento, all'articolo 14 del Testo unico in materia elettorale, si coordini con le norme che riguardano invece il deposito del simbolo e del contrassegno. Ovviamente l'intento di questo emendamento parlamentare è stato quello di evitare possibili confusioni al momento della presentazione del simbolo e del contrassegno tra i vari partiti che partecipano alla competizione elezione, attraverso il deposito dello statuto e viene richiamato il decreto-legge n. 149 del 2013, che, intervenendo in tema di finanziamento pubblico ai partiti, ha disciplinato anche la parte relativa agli statuti dei partiti e al contenuto, l'oggetto, degli statuti dei partiti, ma al solo fine di accedere o meno ad una forma limitata di contribuzione pubblica. In questo caso, il tema che viene posto dall'ordine del giorno è la chiarezza circa le conseguenze in caso di tardivo deposito, mancato deposito dello statuto o laddove possano esserci reclami e ricorsi, per capire quale sia il procedimento amministrativo e quali siano i soggetti legittimati eventualmente a pronunciarsi in merito. Ora, quello che emerge – e il Governo ha avuto modo di chiarirlo anche intervenendo sul punto al Comitato per la legislazione, quando se ne è discusso, e anche in Commissione, qui, in questa Camera – è che la norma che è stata introdotta da un emendamento parlamentare, rispetto al quale, peraltro, il Governo si è rimesso all'Assemblea nell'esame al Senato, è una lex imperfecta.
  Sostanzialmente viene introdotta una norma che rappresenta un onere per i partiti, viene introdotto un principio per i partiti che, laddove dovesse essere disatteso, non ha però alcuna sanzione, alcuna conseguenza pratica. Si dubita, infatti, che non possa essere accolto un deposito tardivo o che possano essere presentati ricorsi o, addirittura, essere annullate le candidature e le liste nel caso in cui non venga depositato regolarmente lo statuto come previsto dalla norma. Questo perché l'articolo 14 nel prevedere invece sia un giudizio da parte degli organi amministrativi sia un iter per eventuali procedimenti da parte dei partiti politici ricorrenti in tema di simbolo e contrassegno, prevedendo quindi anche specifiche sanzioni, è una norma che limita comunque i diritti e, pertanto, non può che essere interpretata in senso restrittivo, non può quindi esserci un'interpretazione per analogia o di carattere estensivo di quanto previsto per i simboli e i contrassegni. Tuttavia, nonostante queste precisazioni, laddove si ritenesse di dover intervenire per meglio chiarire anche a livello normativo questa interpretazione che già si può evincere dal testo vigente vi è, ovviamente, la disponibilità a valutare un ulteriore e successivo intervento normativo in merito.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/5 presentato dall'onorevole Toninelli il parere è invece contrario in quanto torna su un tema più volte affrontato nel corso del dibattito in Commissione: il tema del conteggio dei voti che debbono essere computati per il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta rispetto all'assegnazione dei seggi su base nazionale, ponendosi il dubbio se, addirittura, poteva, attraverso la legge elettorale, essere superato il vincolo numerico Pag. 5presente nella Costituzione rispetto al numero dei deputati. Ovviamente, un'interpretazione come quella indicata nelle premesse dell'ordine del giorno sarebbe un'interpretazione contra Constitutionem e contra legem, quindi non accettabile. Si evince, invece, sia dall'articolo 56 della Costituzione che dal testo unico in materia elettorale che, ovviamente, dal numero complessivo di 630 seggi debbono essere prima sottratti i 12 seggi relativi alla Circoscrizione Estero e, successivamente, quelli relativi al Trentino Alto Adige e alla Valle d'Aosta che, sulla base del censimento del 2011, sono 12. Una volta effettuati questi scomputi si attribuiscono gli altri seggi su base nazionale.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/6 presentato dall'onorevole Dadone il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/7 presentato dall'onorevole D'Ambrosio il parere è ugualmente contrario. Si tratta di ordini del giorno che, ovviamente, sono in contrasto rispetto al testo che è stato votato e approvato e, quindi, vi sarebbe un'antinomia.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/8 presentato dagli onorevoli Nuti e Nesci il parere è contrario, così come è contrario il parere sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/9 presentato dall'onorevole Cecconi.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/10 presentato dall'onorevole Dieni il parere è, invece, favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/11 presentato dagli onorevoli Lombardi e Fraccaro può essere accolto come raccomandazione rispetto all'impegno del Governo a non modificare in senso derogatorio le norme sulla raccolta delle sottoscrizioni nell'imminenza di nuove tornate elettorali.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/12 presentato dagli onorevoli Quaranta e Costantino il parere è contrario.
  L'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/13 presentato dall'onorevole Marco Di Maio favorisce un'interpretazione della norma attuale che tiene conto, ovviamente, sia della possibilità di presentare multicandidature che delle norme a favore dell'equilibrio di genere e può essere accolto come raccomandazione.
  Per l'ordine del giorno n. 9/3-bis-B/14 presentato dall'onorevole Pannarale, Quaranta e altri si propone una riformulazione che comporta un parere contrario rispetto all'ultima premessa e, per quanto riguarda l'impegno al Governo si propone il seguente testo: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative normative volte ad introdurre sistemi in attuazione effettiva dell'articolo 51 della Costituzione in tema di pari opportunità tra donne e uomini».
  Questo proprio perché riteniamo che il combinato disposto delle modifiche introdotte al disegno di legge di riforma costituzionale in più punti proprio volte a favorire l'equilibrio di genere nonché le norme presenti nella legge elettorale adesso in sede di votazione in questa Camera già garantiscono la possibilità di favorire un equilibrio di genere e, quindi, di favorire la parità di accesso fra uomini e donne alle cariche elettive in Parlamento.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Costantino n. 9/3-bis-B/15 e Melilla n. 9/3-bis-B/16, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/3-bis-B/17. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Daniele Farina n. 9/3-bis-B/18 e Scotto n. 9/3-bis-B/19, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3-bis-B/20, perché invita il Governo, nell'individuazione dei collegi, a tenere in debito conto tutte le minoranze linguistiche al fine di favorirne l'accesso nella rappresentanza.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Sannicandro n. 9/3-bis-B/21 e Marcon n. 9/3-bis-B/22, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Palazzotto n. 9/3-bis-B/23, in merito all'invito ad un eventuale successivo intervento normativo per individuare dei meccanismi che consentano di stabilire a priori come debba essere effettuata la scelta nel caso di capilista eletti attraverso il sistema delle preferenze, tenendo Pag. 6conto ovviamente del numero di preferenze espresse e, quindi, della volontà indicata dagli elettori.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Fratoianni n. 9/3-bis-B/24, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ricciatti n. 9/3-bis-B/25 con la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere modalità che consentano di esercitare il diritto di voto in piena aderenza al principio costituzionale sancito dall'articolo 48 della Costituzione, a chi si trova fuori del territorio di residenza, pur nell'ambito del territorio nazionale», per le ragioni illustrate quando abbiamo espresso il parere rispetto all'ordine del giorno presentato dall'onorevole Nesci.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ferrara n. 9/3-bis-B/26, perché pone il tema di un intervento normativo puntuale rispetto alle modalità di votazione per l'elezione dei nostri deputati nella circoscrizione estero; il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Piras n. 9/3-bis-B/27, con riguardo alla possibilità di intervenire regolando i criteri di selezione dei candidati a partecipare alle elezioni politiche, dando quindi piena attuazione all'articolo 49 della Costituzione, mentre il parere è contrario sulla seconda premessa.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Franco Bordo n. 9/3-bis-B/28, perché contrasta con il testo che stiamo votando, Pellegrino n. 9/3-bis-B/29 e Nicchi n. 9/3-bis-B/30. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/3-bis-B/31, purché riformulato modificando le premesse. Quindi, il parere è favorevole sulla prima premessa e sulla seconda fino alle parole «ed efficace».
  Quindi, la seconda premessa dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/3-bis-B/31 sarebbe così: «in linea con quanto previsto sulla materia dagli altri Paesi europei, lungi dal vertere sulla mera incompatibilità, il tema non può che essere disciplinato in primis quanto ad una definizione precisa e puntuale circa cosa sia il conflitto di interessi, nonché i soggetti destinatari di una nuova disciplina che si auspica finalmente completa ed efficace». Il Governo esprime parere contrario sull'ultima premessa. Il Governo, ovviamente, si impegna, per quanto di sua competenza, a favorire l'esame di proposte normative, sia a livello di legislazione ordinaria che eventualmente a livello di riforma costituzionale, su interventi che possano andare a incidere sul conflitto di interessi, l'incandidabilità e l'incompatibilità. Ovviamente, c’è ampia disponibilità da parte del Governo, tanto è vero che, come è noto all'Aula, è attualmente in discussione, in I Commissione, qui alla Camera, una proposta di legge proprio per disciplinare il tema del conflitto di interessi e il Governo, così come altri gruppi parlamentari, ha chiesto comunque la calendarizzazione al più presto in Aula proprio del provvedimento sulla disciplina del conflitto di interessi. Quindi, sicuramente c’è disponibilità ad affrontare il tema in una sede più opportuna e, quindi, con un intervento ad hoc.
  Per quanto riguarda, poi, il parere sull'ordine del giorno Placido n. 9/3-bis-B/32, si propone, anche qui, una riformulazione. Il parere è contrario sulle premesse. Per quanto riguarda, invece, l'impegno nei confronti del Governo, si propone il seguente testo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di iniziative, al fine di sperimentare l'utilizzo del voto elettronico nelle consultazioni elettorali europee, nazionali e locali nonché di quelle referendarie». Tra l'altro, questo impegno nei confronti del Governo è coerente con quanto il Governo si è già impegnato a fare con un analogo ordine del giorno discusso in quest'Aula nell'ambito dell'esame del disegno di legge di riforma costituzionale. Quindi, chiaramente è coerente con impegni già assunti anche in questo ramo del Parlamento.
  Per quanto riguarda l'ordine del giorno Paglia n. 9/3-bis-B/34, il Governo esprime parere favorevole se viene accolta la riformulazione proposta dal Governo all'impegno. La riformulazione è la seguente: «impegna il Governo a proseguire, per quanto di competenza, un esame ponderato Pag. 7del testo sulle riforme, soprattutto in considerazione del fatto che il termine di efficacia delle norme del presente provvedimento è fissato al 1o luglio 2016». Quindi, sicuramente nulla in contrario a proseguire il lavoro che già abbiamo intrapreso dell'esame delle riforme costituzionali, oggi in discussione al Senato.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Giancarlo Giordano n. 9/3-bis-B/35, Borghesi n. 9/3-bis-B/37, Allasia n. 9/3-bis-B/38, Saltamartini n. 9/3-bis-B/39, Grimoldi n. 9/3-bis-B/40, Invernizzi n. 9/3-bis-B/41, Simonetti n. 9/3-bis-B/42, Marcolin n. 9/3-bis-B/43, Gianluca Pini n. 9/3-bis-B/44 e Rondini n. 9/3-bis-B/45. Il parere è altresì contrario anche sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/3-bis-B/47, perché ovviamente immaginare l'equilibrio di genere su base nazionale è in contrasto con il dettato delle norma, che lo pone su base circoscrizionale.
  Gli ordini del giorno successivi sono stati in parte ritirati. Quindi, passo all'ordine del giorno Corsaro n. 9/3-bis-B/56, su cui il Governo esprime parere contrario.
  Chiedo alla Presidenza se l'ordine del giorno Fucci n. 9/3-bis-B/49 è stato ritirato ?

  PRESIDENTE. Sì, l'ordine del giorno Fucci n. 9/3-bis-B/49 è ritirato.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Turco n. 9/3-bis-B/59, perché si ritiene che, nell'individuazione dei soggetti che vadano a svolgere funzioni di scrutatore, presidente e segretario di seggio elettorale, in occasione delle elezioni, sia preferibile un criterio del tutto oggettivo, che è quello semplicemente del sorteggio, in modo tale che non possano esserci dubbi rispetto a soggetti che svolgono una funzione così delicata, laddove invece si dovessero introdurre dei requisiti e dei criteri specifici.
  Tuttavia, il parere è favorevole rispetto all'ordine del giorno Segoni n. 9/3-bis-B/60, che invita il Governo ad assumere delle iniziative di carattere anche informativo per far sì che i centri per l'impiego possano rendere edotti gli iscritti ai centri per l'impiego della possibilità di iscriversi presso le liste degli scrutatori tenute dai comuni.
  Sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/3-bis-B/61 il parere è favorevole per le stesse ragioni illustrate inizialmente rispetto all'ordine del giorno La Russa n. 9/3-bis-B/1, perché ripropone lo stesso tema.
  Rispetto all'ordine del giorno Mucci n. 9/3-bis-B/62 il parere è contrario sulle premesse mentre è favorevole sul dispositivo, se viene accolta la riformulazione rispetto all'impegno del Governo, con il seguente testo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre un'adeguata normativa legislativa per disciplinare la selezione dei candidati in ottemperanza all'articolo 49 della Costituzione, al fine di realizzare il cosiddetto sistema delle primarie per far selezionare dagli elettori i candidati a rappresentare le proprie opinioni politiche all'interno della Camera dei deputati».
  Sull'ordine del giorno Kronbichler n. 9/3-bis-B/63 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Schullian n. 9/3-bis-B/65 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ministra, aveva lasciato fuori l'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/3-bis-B/33.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Sull'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/3-bis-B/33 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/3-bis-B/1, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/3-bis-B/2, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.Pag. 8
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nesci n. 9/3-bis-B/3, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3-bis-B/4, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, non accetto la riformulazione. Presidente, colleghi, quest'ordine del giorno interviene su un aspetto che, se a prima vista può anche apparire marginale nell'ambito degli adempimenti previsti ai fini della partecipazione alle elezioni politiche, è assolutamente di rilievo. Mi riferisco all'obbligo introdotto da questa legge di depositare, oltre al simbolo elettorale ed al programma con l'indicazione del capo della forza politica, anche lo statuto della stessa, statuto che deve essere conforme alle caratteristiche stabilite dall'articolo 3 del decreto-legge n. 149 del 2013, sul finanziamento pubblico ai partiti. Mi sarebbe piaciuto poter avere sul punto un'interlocuzione con il Governo e anche con i colleghi della maggioranza. E proprio per questo avevo presentato due emendamenti alla lettera b), del comma 7, dell'articolo 2 di questo provvedimento. Purtroppo, sia in Commissione che in Aula non è stato possibile. Essendo l'ordine del giorno l'ultimo strumento per sollevare una riflessione sul punto, ecco perché questo atto di indirizzo.
  Molto in sintesi, non c’è da parte mia alcun intento di natura dilatoria, come invece ha fatto la Ministra. Il punto è il seguente. La legge introduce un nuovo adempimento propedeutico alla partecipazione all'elezione: depositare uno statuto con determinate caratteristiche.
  Il problema sta nel fatto che la norma che sta per entrare in vigore pone il principio e non dice assolutamente nulla su tutto il resto. Signor sottosegretario, che succede se una forza politica non deposita lo statuto oppure ne deposita uno che non è conforme alla normativa ? Viene esclusa dalle elezioni ? Subisce una sanzione di altra natura ? Non succede nulla ? Non lo sappiamo, perché la norma non lo dice. E questo è riportato anche nel dossier studi della Camera.
  Altro quesito: chi effettuerà il controllo sulla regolarità dello statuto depositato ? Gli uffici del Viminale che svolgono gli altri controlli sul materiale propedeutico alla partecipazione alle elezioni ? Lo svolge la commissione di garanzia sugli statuti ? Lo svolge un terzo soggetto ? Anche in questo caso, la norma approvata non dice nulla.
  Infine, che significa «conforme all'articolo 3 del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149» ? Che tale statuto deve essere stato considerato tale dall'apposita commissione e, addirittura, è conforme solo lo statuto dei partiti politici che si sono già iscritti nell'apposito registro dei partiti ? Non si può escludere del tutto e, soprattutto, non si capisce perché aver voluto fare riferimento espresso ad una legge che con le elezioni non c'entra nulla, ma, anzi, è assolutamente specifica e riguarda le nuove forme di finanziamento pubblico ai partiti.
  Il sottosegretario Scalfarotto è stato interrogato sul punto in sede di Comitato per la legislazione e la sua risposta è stata assai vaga, infarcita, a mio parere, di condizionali. La mia non vuole essere una critica al sottosegretario, per carità, perché nelle condizioni non poteva dire altro. Il problema, però, è proprio questo, e mi auguro che, al di fuori dello scontro che si è prodotto su questa legge, sia il Governo che i colleghi delle altre forze politiche se ne possano rendere conto.
  Noi non possiamo arrivare alle elezioni, quando saranno, con una norma che la legge non spiega come applicare e che, come tale, è lasciata tutta all'interpretazione libera di semplici uffici amministrativi. Non è pensabile che l'applicazione di una norma dalla quale potrebbe anche discendere l'esclusione dalla partecipazione alle elezioni politiche sia rimessa Pag. 9completamente al libricino di istruzioni che il Viminale pubblica a poche settimane dall'avvio delle procedure elettorali.
  Ci vuole assolutamente una norma di rango primario che chiarisca tutti gli aspetti oscuri, o, quantomeno, un intervento governativo per via regolamentare. È per questo che chiediamo al Governo di intervenire e di farlo presto, anche con una norma inserita nel primo decreto utile, perché, in questo modo, vi potrà essere un confronto, seppur minimo, in Parlamento, e sarà poi il Parlamento ad esprimersi con un voto. Non ci è piaciuto il fatto che il Ministro abbia alleggerito la portata di un ordine del giorno, anche se sappiamo quello che è un ordine del giorno. Quindi, invito a rivalutare il parere sull'ordine del giorno così com’è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Cozzolino, prendo atto che non accetta la riformulazione e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3-bis-B/4.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3-bis-B/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Di Benedetto, Misuraca, Currò, Iacono, Brandolin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  464   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Toninelli n. 9/3-bis-B/5, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  DANILO TONINELLI. Grazie Presidente. Con questo ordine del giorno cerchiamo di sanare una falla del sistema elettorale che il Governo ha portato avanti, una falla che non è invenzione o scelta politica del MoVimento 5 Stelle, ma che è stata sollevata da uno degli esperti – e confermata anche da altri successivamente – durante le audizioni qui alla Camera dei deputati.
  La spiego molto semplicemente. Con questo sistema il Governo e la maggioranza si sono dimenticati degli undici seggi del Trentino Alto Adige/Südtirol e del seggio singolo della Valle D'Aosta. Nel caso della distribuzione dei seggi, che sono 278, alle forze politiche che non hanno vinto il premio di maggioranza, vanno sommati i seggi che le forze politiche che non hanno vinto prendono invece nelle regioni a Statuto speciale del Trentino Alto Adige/Südtirol e della Valle d'Aosta. Ciò significa che i seggi, alla fine dei conti, andranno da 631, nel caso in cui sia un seggio solo delle forze di minoranza a vincere nelle ragioni a statuto speciale, fino a 640, nel caso in cui fossero dieci.
  Noi chiedevamo semplicemente di mettere la stessa specifica della comprensione dei seggi distribuiti nelle regioni a statuto speciale, come è indicato nel caso dei 340 seggi assegnati alla maggioranza che vince il premio, anche nel caso delle forze di minoranza. È una dimenticanza formale. Il Governo ha voluto chiudere gli occhi. Perché ? Semplicemente perché ha paura di riportare questa legge al Senato, laddove non ha i numeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, non avete i 130 seggi, di abusivi incostituzionali in questa Camera, e, quindi, non potreste approvarla. Quindi, per motivi politici, voi non sanate una falla formale Pag. 10del sistema ed è per questo che, umilmente, chiedo alla signora Ministro di intervenire, accettando quantomeno l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. La Ministra Boschi vuole intervenire. Ne ha facoltà.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente. Torno volentieri sul tema anche se, già nell'esprimere i pareri in questa sede, mi ero permessa di illustrare nuovamente le ragioni del parere del Governo, che già avevamo discusso in Commissione e che, peraltro, sono anche agli atti dei lavori in quest'Aula. Infatti il relatore per la maggioranza, l'onorevole Migliore, in sede di discussione sulle linee generali, ha comunque sul punto fornito un chiarimento molto completo ed esaustivo, che è stato allegato ai lavori di quest'Aula e che, quindi, è a disposizione ovviamente di tutti i deputati.
  È vero che uno degli esperti auditi ha sollevato il problema. Rammento che sono state fatte circa trenta audizioni soltanto in questo ramo del Parlamento, soltanto in questo passaggio parlamentare, e soltanto uno ha rilevato questo problema, mentre, per gli altri auditi, questo problema non esisteva, in quanto era già chiaro il testo della legge elettorale. Tuttavia, per maggiore chiarezza, nel confermare il parere contrario a quest'ordine del giorno, ribadisco che un'interpretazione come quella suggerita dall'onorevole Toninelli sarebbe contrastante non soltanto con la legge ma anche con la Costituzione.
  È evidente che una legge elettorale non possa surrettiziamente aumentare il numero dei deputati che è previsto dalla nostra Costituzione e che sono, come tutti sappiamo, 630. La stessa Costituzione all'articolo 56 ci offre un chiarimento su come avviene l'attribuzione dei seggi sulla base della decurtazione, dai 630 seggi iniziali, dei dodici assegnati alla circoscrizione estero. Una volta effettuata questa prima sottrazione, si procede nuovamente con la sottrazione, dai 618 seggi restanti, dei seggi attribuiti al Trentino Alto Adige/Südtirol e alla Valle d'Aosta. Il numero di questi seggi è attribuito sulla base del censimento. L'ultimo censimento del 2011 dava undici deputati al Trentino Alto Adige/Südtirol e uno alla Valle d'Aosta. Quindi attualmente sono dodici i deputati da scomputare dai 618. Una volta effettuata questa seconda operazione, si procede poi all'attribuzione dei seggi su base nazionale. Questa interpretazione è evidente sia dall'articolo 56 della Costituzione che dagli articoli 77 e 83 del testo unico. Tuttavia, per un esame ancora più puntuale, rimando a quanto già allegato e agli atti di questa Camera.

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3-bis-B/5 ?

  DANILO TONINELLI. Sì.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/3-bis-B/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Cicchitto, Capelli, Piepoli, Alberti, Causi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  476   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  346.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 11

  (Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Dadone n. 9/3-bis-B/6, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Prego, deputato Toninelli.

  DANILO TONINELLI. Grazie. Presidente, questo ordine del giorno indica una seconda falla del sistema elettorale chiamato Italicum. Molto semplicemente il sistema dice: chi raggiunge il 40 per cento al primo turno, prende 340 seggi; se nessuno lo raggiunge, si va al secondo e chi vince al ballottaggio prende 340 seggi. Peccato che potrebbe capitare un'ipotesi, ossia che dieci partiti raggiungano al primo turno il 2,9 cento, quindi stanno sotto la soglia. Questi dieci partiti sommati fanno il 29 per cento degli elettori e, di conseguenza, una buona parte del 29 per cento dei seggi attribuiti al primo turno. Indi per cui, questi voti vanno persi, non diventano seggi, ma vanno in pancia – lasciatemi passare il termine – ai partiti che la soglia l'hanno superata e, in particolare, ai partiti che hanno preso più voti al primo turno. Quindi, può capitare che un partito, al primo turno, con il 39 per cento, abbia 345 seggi perché tantissimi voti potrebbero essere dispersi in quanto dati a partiti sotto soglia.
  La nostra osservazione è la seguente: non è meglio specificare che, nel caso in cui questo partito supera, seppur sotto il 40 per cento al primo turno, i 340 seggi, si va comunque al ballottaggio ? Infatti, se io fossi in questo partito direi: ma io, al primo turno, ho preso, sì il 39 per cento, ma ho preso 345 seggi. Perché mi mandate al ballottaggio e me ne date 340 ? Mi fate un po’ arrabbiare. Anche questa osservazione non è stata criticata, ma, a differenza dell'antinomia legislativa che si diceva prima, va nell'ottica del maggioritario, che il Presidente del Consiglio e tutto il PD inseriscono in questa proposta di legge. Quindi, non va contro l'idea legislativa della maggioranza.
  È una falla formale, una grossa buca formale. Perché non intervenire ? Per lo stesso motivo: perché politicamente il PD se la fa sotto perché, se va al Senato, la legge elettorale cosiddetta Italicum decade. Indi per cui, chiediamo al Ministro di tenere in considerazione e votare favorevolmente questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente, per esprimere il nostro parere favorevole su questo ordine del giorno dei colleghi, anche perché la fattispecie che è stata illustrata potrebbe creare un vulnus ancora più pericoloso, ossia che, se quel partito, grazie alla dinamica che è stata illustrata dal collega Toninelli, dovesse prendere al primo turno 345 seggi, di fatto, il ballottaggio potrebbe essere vinto da un altro partito. E, allora, i seggi di maggioranza chi li prende se sono stati già attribuiti al primo turno al partito A ? Infatti, il ballottaggio lo potrebbe vincere anche il partito B. In quel caso, ci sarebbe davvero un vulnus tecnico significativo. Per questo, noi voteremo il presente ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, io trovo la contestazione abbastanza anomala. Ci sono altre cose su cui si poteva discutere. Qui si sta parlando di seggi che sarebbero presi con il metodo proporzionale in quanto alcune liste non raggiungono la soglia e che, poi, non sarebbero attribuiti perché il premio di maggioranza porterebbe a un numero più basso. Premesso che l'ultima obiezione non è fondata perché i seggi vengono assegnati tutti alla fine nello stesso momento; Pag. 12non è che c’è l'assegnazione in due fasi, ma c’è un'assegnazione dei seggi alla fine del percorso che viene fatta sulla base dell'esito. Quindi, quel risultato non si può verificare.
  Ma, a parte questo, in realtà il meccanismo è corretto, perché si ha, come posso dire, un effetto calmiere sul premio, che non corrisponde a voti, perché, quando si parla di quel risultato, del risultato del primo turno, in cui il soggetto che non ha raggiunto il 40 per cento, avrebbe diritto a moltissimi seggi per effetto delle liste che non hanno raggiunto il quorum, si sta dicendo che c’è una sorta di premio implicito riconosciuto a quella lista, attraverso la soglia che esclude le liste piccole. Quindi, non si tratta di una eliminazione di seggi che quel partito o quella lista avrebbe ottenuto perché ha preso i voti; ci si sta riferendo al fatto che, attraverso il premio di maggioranza che viene riconosciuto nel ballottaggio, viene corretta una anomalia, e cioè il riconoscimento di molti più seggi di quelli che sarebbero derivati da una applicazione pura del meccanismo proporzionale. Quindi, in realtà, c’è una correzione al ribasso giusta, perché, chi non ha ottenuto il 40 per cento, non è giusto, in linea di principio, che abbia una tale sproporzione di seggi; paradossalmente, quindi, il premio di maggioranza – che ha, semmai, degli altri tipi di problemi, quando la lista arriva al secondo turno con pochi voti, perché quella critica indubbiamente si può fare – in questo caso svolge un ruolo di riequilibrio proporzionale della rappresentanza, quindi esattamente l'opposto di quello che è stato detto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ministra Boschi, prego.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Non muta il parere contrario rispetto all'ordine del giorno in esame e in parte l'onorevole Mazziotti Di Celso ha già fornito dei chiarimenti, così come abbiamo affrontato anche in Commissione: non si tratta di un errore o di un vulnus nella legge elettorale, ma di una scelta. Ovviamente, come tutte le scelte, può essere non condivisa, questo ovviamente è legittimo, ma non è una dimenticanza o una falla del sistema, è semplicemente una scelta che hanno effettuato i parlamentari nel votare questa legge elettorale, per cui si è preferito che, laddove nessun partito raggiunga al primo turno la soglia del 40 per cento, l'eventuale maggioranza dei seggi sia comunque sottoposta ad una ulteriore scelta da parte dei cittadini. Quindi, l'idea di andare al ballottaggio e, quindi, di consentire ai cittadini di esprimere un voto consapevole, sapendo che, attraverso il voto al ballottaggio, contribuiranno a determinare il premio di maggioranza per una lista o per l'altra, è stata una scelta voluta per rimettere, appunto, ai cittadini la valutazione di un effetto disproporzionale e, quindi, maggioritario della legge stessa e senza che questo avvenga automaticamente al primo turno. In questo sta anche, comunque, la coerenza con la scelta di prevedere delle soglie al primo turno, soltanto al raggiungimento delle quali possa scattare un premio di maggioranza. Quindi, laddove non venga raggiunta questa soglia, come sempre avviene, si deve andare verso un meccanismo diverso e, nel nostro caso, verso il ballottaggio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/3-bis-B/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Adornato, Amato, Bolognesi, Carinelli. Ci siamo ? Malisani ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 13
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  483   
   Votanti  473   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  346    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3-bis-B/7, con il parere contrario del Governo. Deputato D'Ambrosio, prego.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, come giustamente faceva intendere il Ministro, cerchiamo ancora una volta di far capire come determinate scelte politiche possano essere completamente sbagliate.
  E noi riteniamo la scelta politica del non privilegiare la partecipazione dei cittadini al voto e quindi vincolare anche i risultati elettorali alla partecipazione dei cittadini al voto perché nel momento in cui i cittadini non partecipano al voto stanno comunque dando un grande segnale...La mancata partecipazione alle ultime elezioni dei cittadini rappresenta comunque un segnale di lontananza dei cittadini dalle istituzioni e dai partiti. E poi il giorno dopo tutti quanti ci troviamo a discutere di questo e mai nessuno che voglia prendere realmente delle contromisure rispetto alla partecipazione dei cittadini. Proprio per questo nell'ordine del giorno si parlava di voler dare il premio di maggioranza e quindi la possibilità di governare ad una lista che comunque al primo turno avesse almeno raggiunto il 40 per cento degli aventi diritto al voto, di coloro che sono andati a votare, rispetto anche alla possibilità, magari ad un ballottaggio, di prevedere un quorum. In altre parole, il ballottaggio stesso assegna il premio di maggioranza nel momento in cui almeno la metà, la maggioranza degli aventi diritto al voto, sia andato a votare e quindi abbia dimostrato la propria partecipazione al ballottaggio.
  Ora, nel momento in cui questo logicamente non avviene, io credo – signor Presidente e signor ministro – sia più facile intraprendere la strada che voi avete intrapreso ad esempio per le province. Cerchiamo man mano, a questo punto, di escludere i cittadini stessi e decidiamo all'interno dei partiti gli eletti, ciò che del resto volete fare con la vostra riforma del Senato. Infatti, nel momento in cui i partiti stessi non si rendono conto che nell'importanza di una partecipazione dei cittadini al voto vi è anche la legittimazione delle misure che poi si andranno a porre all'interno di un'azione di Governo, questo logicamente ci farà capire quanto questo Governo o quanto il Governo Renzi e tutti i suoi ministri della maggioranza diano veramente la capacità di poter scegliere e l'importanza da parte dei cittadini rispetto alle scelte elettorali (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3-bis-B/7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Tancredi. Ci sono altri che non riescono a votare ? Ci siamo. Deputato Caparini, non riesce a votare ? Eccolo, ha votato. Ci sono altri ? Pizzolante è arrivato adesso, prego. Da qui non vedo se vota, perché c’è il collega davanti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  482   
   Votanti  480   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  345    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/Pag. 143-bis-B/8, su cui il rappresentante del Governo ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, questa proposta del MoVimento 5 Stelle che abbiamo dovuto trasformare in ordine del giorno aveva solamente l'intento di andare verso delle elezioni pulite. Vado subito a spiegare cosa intendo.
  Ad esempio, utilizzare delle urne elettorali trasparenti, così come avviene in altri paesi, perché si sono verificati dei casi dove delle schede elettorali, per esempio, venivano introdotte all'interno dell'urna di cartone prima dell'apertura del seggio, ovviamente, falsando il risultato finale. O come per esempio il sorteggio degli scrutatori, anziché con la nomina della Commissione di garanzia che poi è fatta dagli stessi consiglieri comunali, ovvero dai partiti che attualmente nominano gli scrutatori. O per esempio, la modifica delle cabine elettorali con il semplice intento di far sì che i presidenti di seggi e gli scrutatori potessero verificare la presenza o meno di comportamenti irregolari. Ad esempio, la fotografia del voto o una persona che ha ricevuto una scheda fuori dal seggio che, all'interno della cabina, la scambia e riporta la scheda fuori.
  Tutti trucchetti che vengono fatti per falsare il voto, i cosiddetti brogli. E se qualcuno magari sorride o minimizza l'argomento, ricordo anche ai cittadini che ci sono state condanne su questi argomenti e che la volontà da parte del Governo di esprimere un parere contrario non fa altro che testimoniare come non si abbia voglia di far sì che questo ordine del giorno, queste proposte che sono state accolte, quanto meno come proposta della Camera, non si ha voglia di approvarle perché effettivamente o probabilmente le elezioni pulite non fanno comodo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente. Noi voteremo contro questo ordine del giorno per un semplice motivo. L'urna trasparente può assicurare che dentro non vi siano altre urne ma questo si verifica all'inizio quando vengono sigillate le urne con i rappresentanti di seggio e tutti gli scrutatori e via dicendo ma, se c’è un'urna aperta, si può vedere dove va a inserirsi la scheda durante la votazione e dunque potrebbe esserci un riconoscimento del voto dei cittadini. Per le altre proposte potrebbe esserci una logica ma quella dell'urna trasparente, a mio avviso, potrebbe creare problemi aggiuntivi e anche per quanto riguarda il discorso della cabina elettorale – presumo si stesse riferendo ad avere cabine elettorali di una certa altezza, quindi il voto è segreto ma nello stesso tempo i presidenti di seggio e gli scrutatori possono controllare che non vi siano comportamenti sbagliati od omissivi – potrebbe avere l'effetto deterrente che l'elettore si sente osservato e dunque, a maggior ragione, che il suo voto non sia totalmente libero. Comunque apprezziamo lo spirito dell'ordine del giorno che va contro i brogli ma riteniamo che, scritto in questa maniera, potrebbe comportare invece la possibilità di ulteriori sistemi di brogli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3-bis-B/8, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia... Greco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  458   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  349    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 15

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cecconi n. 9/3-bis-B/9, non accettato dal Governo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/3-bis-B/9, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi... Bolognesi... Turco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  484   
   Votanti  481   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dieni n. 9/3-bis-B/10, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/3-bis-B/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Quaranta n. 9/3-bis-B/12, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Prego, deputato Quaranta.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, signora Presidente. Cari deputati del Partito Democratico, con questo ordine del giorno noi vorremmo evitare che l'Italicum diventi «Napoleonicum»: cioè, visto che voi avete previsto un doppio turno nazionale e il premio ad un solo partito, gli effetti di questa cosa sono sostanzialmente l'elezione diretta al secondo turno del Premier ed un solo partito che prende tutto. Io vi vorrei ricordare che, in occasione della «legge truffa», bisognava avere il 50 per cento dei voti per accedere ad un premio: qui, invece, basta accedere al ballottaggio, anche con una percentuale minima, contare sul fatto che, magari, poca gente voti al ballottaggio, e si prendono 346 seggi.
  Tutto questo è legato ad un mantra che abbiamo sentito ripeterci, ormai, per mesi e mesi, che, secondo me è una sciocchezza colossale e, cioè, il fatto che la sera delle elezioni bisogna sapere chi ha vinto. Io sono dell'idea che la sera delle elezioni bisogna sapere chi ha vinto, se chi ha vinto ha preso tanti voti: questo, invece, mi sembra un modo surrettizio per far vincere anche chi i voti non ce li ha. Da questo punto di vista, io credo che questa sia davvero una truffa vera, perché consente, appunto, di vincere senza avere i voti.
  In assenza di partiti che arrivino al 40 per cento e che, quindi, possano giustamente prendersi il premio, io direi che, forse, rispettare la volontà degli elettori e ripartire in maniera proporzionale i voti sia più corretto in una democrazia parlamentare. Quindi, io direi che se gli elettori contano ancora qualcosa in questo Paese, forse, un meccanismo che limiti questa legge elettorale e, appunto, non la faccia diventare «Napoleonicum» sarebbe utile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quaranta n. 9/3-bis-B/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Carrescia, Lo Monte, Piepoli, Dell'Aringa, Nardi, Iacono.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 16
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  482   
   Votanti  471   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/3-bis-B/13, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/3-bis-B/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Costantino n. 9/3-bis-B/15, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costantino n. 9/3-bis-B/15, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Adornato, Nicchi, Brescia, Nardi. Il tecnico sta assistendo, vediamo se riesce.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  488   
   Votanti  477   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato   42    
    Hanno votato no  435.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Melilla n. 9/3-bis-B/16, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melilla n. 9/3-bis-B/16, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Zan, Grillo, Roccella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  488   
   Votanti  485   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  351.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/3-bis-B/17, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Passiamo all'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/3-bis-B/18, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Presidente, non è semplice in due minuti o forse anche meno ricordare il perché noi abbiamo ravvisato come uno dei vulnus principali di questa legge proposta sia il tentativo di aggiramento della sentenza della Corte costituzionale che ha ravvisato l'illegittimità, tra le altre cose, del meccanismo delle liste bloccate, nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere una preferenza, perché questa legge elettorale cosiddetta Italicum introduce sì la preferenza, ma la introduce a prescindere dai capolista, che rimangono bloccati. Qual è l'effetto, sostanzialmente ? L'effetto è che soltanto il maggior partito, quello verosimilmente che avrà il premio di maggioranza, potrà avere deputati eletti al di Pag. 17fuori del capolista bloccato. Persino il secondo partito, quello che andrà al ballottaggio, rischia di non veder riconosciuto il diritto degli elettori a scegliere il proprio rappresentante al Parlamento della Repubblica, in particolare alla Camera dei deputati. Ecco perché chiediamo al Governo, con questo ordine del giorno, di favorire con opportuni interventi normativi il superamento della previsione relativa alla candidatura con capolista bloccati, che, di fatto, ripropongono nell'Italicum lo stesso identico meccanismo già contestato ampiamente nel Porcellum.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO GIACHETTI. Presidente, sento il collega Farina che, raccogliendo una diffusa voce popolare, torna ad interpretare la sentenza della Corte costituzionale, lasciando intendere – e questo si sta facendo intendere agli italiani, che però, qualche anno fa, avevano ben inteso cosa fossero le preferenze e plebiscitariamente votarono per un referendum che chiedeva di fatto l'abolizione delle preferenze, perché in questo Paese abbiamo tutti la memoria corta – che il tema per l'elettore di poter scegliere il proprio candidato passa esclusivamente attraverso le preferenze. Non è così, non ha detto così la Corte costituzionale e non è così nella realtà, perché, per scegliere, la differenza tra l'Italicum e qualunque altro sistema e anche il Porcellum, se si vuole essere intellettualmente onesti, è che l'elettore, quando andava a votare con il Porcellum, trovava sulla scheda esclusivamente un simbolo, non trovava alcun nome. I nomi erano in una lista che stava nei corridoi, che nessuno vedeva; si votava il simbolo e si portava appresso trenta candidati. Qui – anche se per me il testo era meglio nella versione precedente, quando i candidati erano tre sulla scheda – quei nomi si leggono, si possono vedere e si può decidere se Giachetti o chiunque altro non piace e non lo si vota, esattamente come accadeva con il Mattarellum, dove vi era un simbolo e un nome: non piaceva il nome, non si votava neanche il simbolo. Questo vuol dire scegliere ! La differenza tra un simbolo in cui non puoi vedere e non puoi scegliere e un simbolo dove hai un nome o tre nomi, puoi vedere e puoi scegliere è tutta qui. Almeno questo: non lasciate intendere – non truffiamo la gente – pensando che l'unico modo di scegliere è quello delle preferenze, perché non è così e così non ha detto la Corte costituzionale !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Meloni. Ne ha facoltà.

  MARCO MELONI. Presidente, giusto per non lasciare intendere, intervengo per stabilire...

  PRESIDENTE. Non la sentiamo. Deve cambiare microfono, perché non funziona. Mi dispiace. Prego.

  MARCO MELONI. Presidente, colleghi, poiché stiamo parlando di verità dei fatti credo che anche quanto è stato affermato dall'onorevole Giachetti debba essere precisato. Innanzitutto nel 1991 si votò contro le pluripreferenze e non contro le preferenze. L'elemento di fatto è che comunque il sistema previsto dalla legge elettorale sottoposta alla nostra approvazione non consente ai cittadini di scegliere larga parte dei parlamentari e, da questo punto di vista, mantiene l'impianto fondamentale del Porcellum. Ci sarebbero molti modi, le preferenze, le primarie per i capilista, i collegi uninominali, per restituire ai cittadini un potere che la Corte costituzionale ha già restituito loro. Noi lo stiamo togliendo nuovamente per la maggior parte dei parlamentari. Addirittura, moltissimi elettori voteranno con le preferenze che, però, non serviranno a nulla in quanto potranno essere eletti soltanto i capilista. Questo è il contenuto della legge che stiamo votando e credo sia giusto, visto che ci confrontiamo sulla verità e sui dati oggettivi, precisarlo in maniera esplicita (Applausi di deputati dei gruppi Partito Pag. 18Democratico, MoVimento 5 Stelle, Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Mi associo alle considerazioni fatte dal collega Meloni. Io non voterò questo ordine del giorno perché considero privo di senso chiedere al Governo di intervenire sulla legge elettorale, che è materia parlamentare e che, purtroppo, è stata sottratta al Parlamento con la scelta della fiducia (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente e Sinistra Ecologia Libertà). Non mi associo quindi ad un dibattito che mi pare surreale. Il Governo ha impedito al Parlamento di discutere delle legge elettorale e oggi facciamo la discussione, un po’ surreale sugli ordini del giorno. Detto questo la verità dei fatti è che con questa legge elettorale il Governo sta togliendo ai cittadini italiani ciò che la Corte costituzionale gli aveva restituito: la possibilità di scegliere i parlamentari. È del tutto evidente, infatti, che con il meccanismo dei capolista bloccati i capolista del partito che prende il premio saranno tutti eletti indipendentemente dal risultato di collegio e l'attribuzione dei seggi ai capolista dei partiti che non hanno ottenuto il premio ha tali elementi di casualità e di imprevedibilità, anche in ragione del meccanismo delle pluricandidature, da non consentire in alcun modo un ristabilimento del rapporto tra eletti ed elettori. Mi premeva chiarire questo aspetto che, dal mio punto di vista è un elemento essenziale di verità e di valutazione della legge e, ripeto, non voto l'ordine del giorno semplicemente perché ritengo che la legge elettorale sia e debba rimanere materia parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Posso esimermi dall'intervenire dopo le dichiarazioni dei colleghi, perché è evidente che noi non stiamo giudicando in astratto come si può consentire ad un elettore di avere un rappresentante diretto, in quanto noi stiamo parlando di questa legge. Se voi scegliete la strada delle preferenze dovete consentire che esse possano essere esercitate. È stato già detto chiaramente e non voglio ripeterlo, che voi avete adottato un sistema ibrido nella migliore delle ipotesi, ma l'una cosa esclude l'altra: non si può mettere insieme la lista bloccata soltanto per i capilista e poi consentire qualche volta anche di poter esprimere preferenze, laddove si riuscisse a farlo, per i partiti che tale forza non avessero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Stella Bianchi. Ne ha facoltà.

  STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. Vorrei solo segnalare due cose che certamente tutti i colleghi conoscono. La prima è che il referendum che abrogò il sistema di preferenze multiple del 1991 non poteva far altro che lasciare una singola preferenza, in quanto il referendum è abrogativo e, quindi, per sua natura deve lasciare una norma immediatamente applicabile. Questo lo sappiamo tutti con la massima tranquillità. Basta ricordare qual era l'intento in quel momento e sapere che non potevamo far altro che lasciare una sola preferenza per lasciare una legge immediatamente applicabile. La seconda cosa è che, ovviamente, tutte le forze che hanno sempre sostenuto il ritorno a collegi uninominali o plurinominali, come eravamo giunti con l'Italicum nella prima versione, o il ritorno a collegi a doppio turno, come ad esempio ha sempre sostenuto il Partito Democratico, non hanno mai avuto alcuna intenzione di togliere agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, Pag. 19ma semplicemente di lasciarla su base di collegio, come era nelle legge elettorale cosiddetta Mattarellum.
  Dunque, per coerenza con noi stessi non possiamo certo dire che se lasciamo un candidato di collegio non consentiamo all'elettore di sceglierlo con chiarezza, visto che ritrova il suo nome nella scheda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie Presidente, io comprendo l'obiezione che fa il collega Sannicandro che, giustamente, dice che qui siamo nell'ambito di una legge che sta attuando un ibrido sostanzialmente: una parte di capilista bloccati ed una parte con le preferenze. Però, collega Sannicandro, siamo sempre nel campo dell'opinabile, cioè qui nessuno sta dicendo che non si possa fare questo, questa è una soluzione che è stata introdotta effettivamente in questa proposta di legge. Un'altra cosa; io vorrei, però, onestà intellettuale da parte di chi oggi critica le pluricandidature: alle prossime elezioni faccia il piacere di non candidare candidati, appunto, in pluricandidature.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/3-bis-B/18, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Carrescia, D'Incecco, Marroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  489   
   Votanti  473   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no   338.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno Scotto n. 9/3-bis-B/19. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/3-bis-B/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Fabbri, Galperti, Gebhard, Ferrara...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  500   
   Votanti  491   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  246   
    Hanno votato   51    
    Hanno votato no   440.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3-bis-B/20 sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Sannicandro n. 9/3-bis-B/21, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, con questo ordine del giorno auspichiamo che venga eliminata la soglia del 3 per cento, perché ? La Corte costituzionale tedesca, vagliando la legittimità della legge elettorale per il Parlamento, dichiarò incostituzionale lo sbarramento del 5 per cento. Il Parlamento tedesco lo ripropose al 3 per cento, la Corte costituzionale tedesca ritornò sull'argomento bocciando anche il 3 per cento. Qual è stata la motivazione ? La motivazione sta nel fatto che si concepisce, sì, uno sbarramento qualora si debba garantire la Pag. 20governabilità. In questo caso non c’è da garantire un bel niente, perché la governabilità non la si garantisce con lo sbarramento, ma l'avete già garantita trasformando quella che sarà una minoranza in maggioranza per legge, cioè chi praticamente prende il 40 per cento avrà un bel premio di 93 deputati e si assicurerà da solo il Governo del Paese, prendendo 340 seggi.
  Se poi andassimo al ballottaggio sapete qual è la conseguenza ? Una forza minore, anche al 40 per cento, che può rappresentare una buona minoranza del Paese, potrebbe tranquillamente avere 340 seggi e, quindi, impadronirsi della gestione del Governo. Quindi, questo sbarramento non si giustifica affatto.
  D'altra parte, non lo dico io, ma l'hanno detto i giuristi, soprattutto quelli di area governativa, quando hanno detto che sì, va bene, tanto per stabilire una specie, cioè non si nega a nessuno, dopo che abbiamo preso tutto il potere, di concedere a qualcuno di poter stare in Parlamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sannicandro n. 9/3-bis-B/21, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Arlotti, Ciracì. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  500   
   Votanti  496   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no   367.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Marcon n. 9/3-bis-B/22, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Con questo ordine del giorno noi proponiamo al Governo di intraprendere le necessarie iniziative perché si preveda, in un successivo provvedimento normativo, la possibilità di un quorum per quanto riguarda il numero dei votanti al secondo turno, qualora si andasse al ballottaggio per assegnare il premio di maggioranza.
  Lo diciamo e lo proponiamo, con questo ordine del giorno, perché pensiamo sia assolutamente importante e significativo che per un premio così consistente, di decine di seggi, sia prevista la possibilità di un numero minimo di votanti. Vogliamo evitare il rischio di decidere chi governerà questo Paese con una partecipazione magari del 25-30 per cento degli aventi diritto al voto. Questo sarebbe un modo per non legittimare, autenticamente e sostanzialmente, la forza politica che vincerà le elezioni e che vincerà, in questo specifico caso, il ballottaggio.
  Pensiamo che introdurre il quorum per l'eventuale secondo turno sia, in qualche modo, una proposta, un'indicazione giustificata, anche alla luce di quanto previsto dalla riforma della Costituzione, già approvata dalla Camera dei deputati. Ricordo, infatti, che per quanto riguarda il referendum la riforma costituzionale prevede che per avere validità il referendum debba raggiungere, nel caso di una raccolta di 500 mila firme, la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto e per quanto riguarda i referendum decisi, che sono stati, insomma, in qualche modo validati con almeno 800 mila firme, almeno la partecipazione dei votanti nelle precedenti elezioni alla Camera dei deputati.
  Quindi, già si prevede, di fatto, per un istituto di democrazia partecipata, l'esistenza, appunto, di un quorum e ci sembra assolutamente un'asimmetria ingiustificata e incomprensibile quella di un'architettura legislativa per cui se ci sono delle organizzazioni ambientaliste che, ad esempio, vogliono proporre un referendum per abrogare lo «sblocca Italia» o delle organizzazioni di lavoratori che vogliono abrogare il Jobs Act, prevedere, appunto, che ci Pag. 21sia un quorum minimo, come quello che prima in qualche modo ricordavo, e nel caso, invece, del ballottaggio per l'assegnazione di decine di seggi per il premio di maggioranza non prevedere nessun tipo di quorum. Ci sembra, appunto, un'asimmetria ingiustificata, ci sembra uno strabismo normativo che va a danno di quelle forme di democrazia partecipata che purtroppo, sia dall'architettura dell'Italicum sia dalla riforma costituzionale, escono evidentemente danneggiate.
  Ecco perché noi proponiamo, con questo ordine del giorno, di prevedere appunto un quorum e, nel caso in cui il quorum non venga previsto, per quanto riguarda il ballottaggio, di ripartire i seggi non attribuiti in modo proporzionale tra le liste che si sono presentate. Questo ci sembra un modo per assicurare una più larga partecipazione e un più largo rispetto delle intenzioni dei cittadini e, nello stesso tempo, per evitare che un premio così importante venga attribuito con una partecipazione eccessivamente bassa. In qualche modo, ripartire i seggi in questo modo ci sembra un gesto di riconoscimento della volontà e del principio della rappresentanza dei cittadini nella loro espressione di voto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcon n. 9/3-bis-B/22, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazziotti Di Celso, Fregolent, Carra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  496   
   Votanti  492   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato  138    
    Hanno votato no   354    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palazzotto n. 9/3-bis-B/23, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fratoianni n. 9/3-bis-B/24, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signora Presidente, signore e signori del Governo, onorevoli deputati, come sapete, il nostro giudizio su questa legge elettorale è molto netto. Noi pensiamo che questa sia una pessima legge elettorale. Lo voglio dire, anche per suo tramite, al Presidente Giachetti, per rassicurarlo, non tanto perché in tema di preferenze questa legge riduce, cosa peraltro vera, la possibilità di esercitare fino in fondo una scelta sui deputati e sulle deputate, quanto perché questa legge, insieme alla riforma della Costituzione, produce, qui sì, una deformazione potente del nostro assetto democratico. Questa legge, insieme alla riforma della Costituzione, produce uno spostamento particolarmente importante a favore dell'Esecutivo nell'equilibrio complessivo dei poteri della nostra Repubblica.
  E qui c’è il punto: con questa legge elettorale, insieme alla riforma della Costituzione, noi ci apprestiamo a consegnare nelle mani di un partito, in particolare nelle mani del Presidente del Consiglio, del leader o della leader di quel partito – di un partito che, anche qui è bene ricordarlo, si configura probabilmente come una minoranza, seppure come la più grande tra le minoranze del Paese – nelle mani di quella figura, l'insieme, la totalità degli equilibri democratici del Paese.
  A noi questo sembra un problema molto serio e questo è il motivo per cui in questi giorni abbiamo parlato più volte di un funerale della democrazia. Questo è il motivo per cui abbiamo organizzato in questi giorni, attraversando questa discussione, un'opposizione con tutte le forze di cui oggi disponiamo. Bene, con questo ordine del giorno, noi chiediamo una cosa semplice. Chiediamo che il Governo non Pag. 22nell'ambito della legge elettorale, ma per esempio nel prosieguo della riforma costituzionale, si adoperi con iniziative normative per impedire che questa concentrazione così pericolosa possa effettivamente prodursi.
  Ora, a dire il vero, ci sembrava di andare incontro a quell'esercizio tipico dei mercati ortofrutticoli con cui il Presidente del Consiglio e autorevoli esponenti del Governo avevano nei giorni scorsi, rivolti alla loro minoranza interna, annunciato la disponibilità a rivedere, in nome di uno scambio sul voto favorevole a questa legge, la normativa sull'elettività del Senato e, in generale, l'iter di discussione sulla riforma della Costituzione. Osserviamo oggi, con questo parere contrario, che anche quella profferta, per la verità un po’ imbarazzante e un po’ goffa, era solo l'ennesima forma di propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratoianni n. 9/3-bis-B/24, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Schirò, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  481   
   Votanti  477   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no   343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Colleghi, data l'ora, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Bressa, Caparini, Catania, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Dellai, Di Lello, Faraone, Fedriga, Ferranti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lupi, Madia, Migliore, Orlando, Pes, Rampelli, Realacci, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Valeria Valente, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Colleghi, prendiamo posto. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno Fratoianni n. 9/3-bis-B/24.
  Passiamo quindi all'ordine del giorno Ricciatti n. 9/3-bis-B/25.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ricciatti n. 9/3-bis-B/25, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ferrara n. 9/3-bis-B/26, accolto dal Governo come raccomandazione.Pag. 23
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/3-bis-B/27, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/3-bis-B/28, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente. Il provvedimento in esame, accanto alle singole liste...

  PRESIDENTE. Allora, colleghi ! Per favore, onorevole Bianconi ! Chiedo scusa, onorevole Franco Bordo. Colleghi, se liberiamo per favore l'emiciclo e lasciamo intervenire in una condizione di silenzio l'onorevole Franco Bordo, è meglio.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente. Come dicevo, il provvedimento, ai fini dell'attribuzione dei seggi, non prevede più le coalizioni di liste. Contraddittoriamente, una volta escluse le coalizioni, all'articolo 2 del testo viene mantenuta l'espressione al plurale: «i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare». Contemporaneamente, viene mantenuta la previsione, che ormai è diventata una formula magica, che recita: restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Franco Bordo. Onorevole Bianconi, onorevole Palese, per favore (Commenti del deputato Bianconi). Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine, non mi costringa ad allontanarla dall'Aula. Per favore, liberiamo l'emiciclo ? Colleghi, lasciamo i banchi del Governo liberi ! Per favore ! Allora ! Voglio che liberiate l'emiciclo ! Grazie. Onorevole Marco Meloni, per cortesia, anche lei. Grazie. Onorevole Franco Bordo, prego, finisca il suo intervento.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente. Dicevo che, appunto, diventa una formula magica l'affermare in questo modo che restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica, previste dall'articolo 92 della Costituzione, perché invece tale previsione è coerente solo con la formazione di coalizioni di più partiti. Infatti, in presenza di coalizioni, l'indicazione del capo politico rappresenta una sorta di anticipazione delle indicazioni che le forze politiche presenti in Parlamento potrebbero dare al Capo dello Stato nelle consultazioni che precedono il conferimento dell'incarico di formare un Governo, che disponga della maggioranza per ottenere la fiducia. Invece, con la previsione di una singola lista destinataria del premio di maggioranza, di fatto state introducendo un presidenzialismo, appunto, di fatto, andando contro al dettato costituzionale e le consultazioni e le prerogative del Capo dello Stato, quelle che ho sopra richiamato, vengono di fatto ridotte ad una mera cerimonia.
  Ecco, noi, con questo ordine del giorno, chiediamo di introdurre un correttivo delle previsioni illustrate, ma, come ci è stato annunciato, il Governo lo respinge. Non ci aspettavamo altro sinceramente, visto anche il voto di fiducia su questo provvedimento. Ora noi questo tipo di correzione non possiamo farla più con questo ordine del giorno perché non l'accettate. Di certo, signori del Governo, noi lo faremo innanzi alla Corte costituzionale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/3-bis-B/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli, Berretta, Ventricelli, Grillo, Massa, Gitti, Gallinella, Simone Valente, Mannino, Ruocco, Fontanelli, Amoddio, Paola Bragantini, Giuliani, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 24
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  458   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  336).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3-bis-B/29, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3-bis-B/29, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Currò, Colonnese, Beni, Portas...

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,20)

  Scanu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  482   
   Votanti  467   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  342.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/3-bis-B/30, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno si proponeva almeno di diminuire i nominati e le nominate – almeno diminuirli – e non ci stupisce che il Governo lo respinga. Qui si tocca una questione politica; si tocca il cuore della costruzione di un potere su un unico partito, tenuto in pugno da un forte potere personale; una pratica, questa, che fuoriesce da questa legge e che forza l'attuale assetto dei poteri costituzionali.
  L'ordine del giorno voleva dimezzare i collegi plurinominali, ossia voleva dimezzare i capilista bloccati. Voglio ricordare a favore di questa possibilità, riallacciandomi alla discussione che si è svolta precedentemente che eleggere è scegliere; scegliere in una lista, che, sì, è scritta, ma che è divisa in due parti, una parte bloccata e una parte sulla quale si può esercitare la preferenza per eleggere un candidato. La libertà di scelta è limitata, ridotta solo ad alcune candidature e questo dimostra una cosa certa, che quella odiosa e famigerata pratica opaca delle nomine, che tanto è stata detestata dall'opinione pubblica, che è stata vagliata dalla Corte costituzionale, con tutti i corollari che prevede, come quello di mettere in discussione l'autonomia delle elette e degli eletti, il corollario di produrre una fidelizzazione, ecco quella pratica rimane intatta, anzi questa legge sancisce un potere di nomina pressoché personale accentrato e questo, in democrazia, in una sana e ricca democrazia, che noi vogliamo difendere, è inaccettabile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/3-bis-B/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Carrescia, Gregori, Valeria Valente, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  489   
   Votanti  486   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  363.    

Pag. 25

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/3-bis-B/31 accettato nel testo riformulato.
  Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Placido n. 9/3-bis-B/32 accettato nel testo riformulato.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/3-bis-B/33, su cui il rappresentante del Governo ha espresso parere contrario.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, il tema dell'ordine del giorno è quello dell'elettorato passivo. Le soglie per essere eletti sono state modificate da 40 anni al Senato e 25 alla Camera, a 18 al Senato e 25 alla Camera. Come per molte altre parti della riforma discordanti tra loro, chiediamo una soluzione di buon senso, ovvero l'equiparazione delle soglie a 18 e 25 anni per entrambi i rami del Parlamento o qualsiasi altra soglia volta a parificare l'età richiesta.
  Il punto dell'ordine del giorno, peraltro, è collegato al tema più ampio del ricambio generazionale in politica che, di certo, non è agevolato dal Governo, ma del tutto negato come tema e necessità dell'attualità politica. Con l'impianto dell'Italicum e della riforma del Senato, si lascia tutto il potere in mano alle segreterie di partito o ai vertici personalistici e autoritari, senza garantire democrazia certa nei processi di decisionalità interna dei soggetti politici. Tutto questo perché nessun intervento di legge li regolamenta opportunamente come dovrebbe essere e come ci si poteva aspettare da queste riforme.
  Dunque, l'Italicum certamente, da questo importante punto di vista, è del tutto in continuità con il Porcellum. La perdita della capacità di riprogettare la realtà a favore della collettività causata da questa politica debole, da classi dirigenti troppo spesso corrotte, è imputabile anche alla mancanza di reale possibilità di ricambio delle stesse classi dirigenti. Il ricambio sembra avvenire, il più delle volte, solo grazie al criterio della fedeltà al capo o al nuovo capo e il meccanismo che riconfermate con l'Italicum delle liste bloccate mira a mantenere del tutto centralizzata ogni scelta, producendo una competizione interna malsana e viziata dai peggiori mali della politica, perché è una politica ricattabile senza avere indipendenza e libertà. La verticalità del potere, dunque, non si esplica in una sana competizione democratica ma in una degenerazione di questa nella distribuzione di incarichi secondo criteri dubbi, incerti, non trasparenti per essere buoni e generici.
  Per chiudere con l'impostazione che avete dato l'effetto sarà che i giovani, che si appassionano alla politica, saranno costretti ad aderire alla nuova DC, senza la statura politica dei personaggi della DC, che aderirà all'ideologia del libero mercato, dello Stato leggero, leggerissimo, dell'alienazione del patrimonio come unica soluzione per uscire dalla crisi, o a radicalizzarsi in opposizioni troppo spesso identitarie o populiste. È un peccato, è veramente un peccato per tutta la politica italiana: io cercherò di non adeguarmi a tutto questo.
  L'impianto dell'Italicum, purtroppo, conferma la deriva postdemocratica sulla quale si è incamminato l’establishment europeo. Questo è un tassello ulteriore per chiudere le possibilità di processi veramente democratici all'interno dei partiti e dei movimenti e nell'elezione diretta dei rappresentanti. Serve invece una politica che innovi la governance e rafforzi le istituzioni, attraverso processi più democratici all'interno dei soggetti politici e meccanismi che rendono possibile una sana competizione e non esclusivamente il controllo del consenso. Per questo chiediamo una governance più democratica con norme di buon senso, a partire dall'equiparazione delle soglie dell'elettorato passivo e al Governo di cambiare il parere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 26

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/3-bis-B/33, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, D'Uva, Piepoli, Silvia Giordano ha votato ? Gnecchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  506   
   Votanti  489   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  245   
    Hanno votato  122    
    Hanno votato no  367    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/3-bis-B/34, accettato dal Governo, purché riformulato.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Ringrazio la signora Ministra per la gentilezza con la quale ha voluto offrirci una riformulazione però, devo dirlo con onestà, la trovo un po’ sgarbata. Nel senso che il nostro ordine del giorno è di bon ton istituzionale in cui si chiedeva semplicemente che, nel prosieguo del dibattito sulle riforme, ci fosse l'impegno da parte del Governo a favorire per quanto di competenza un esame ponderato del testo, una cosa che non dovrebbe neanche essere necessario scrivere in un ordine del giorno. Ora ci viene proposta una riformulazione che parla non più semplicemente di favorire ma di proseguire a favorire. Questo implicherebbe il fatto che il Ministro inserisce un giudizio di valore all'interno di un testo che volutamente non ne aveva cioè ci costringe a dire che fino a qui l'atteggiamento del Governo sarebbe stato tale da favorire un'analisi ponderata. Dato che la nostra memoria delle prime due letture della Costituzione forse è un po’ divisa, per così dire, nel senso che io non definirei né la prima lettura in Senato né quella alla Camera tali da aver consentito un esame ponderato del testo, tuttavia possiamo anche metterci, almeno per questo ordine del giorno, alle spalle il passato e guardare al futuro, impegnandosi per il futuro ad un esame ponderato. Quindi credo che la formulazione originaria fosse non solo migliore ma come dire maggiormente unitaria anche rispetto agli umori di questa Camera. Se non c’è la disponibilità di tornare alla formulazione originaria mi dispiace ma non credo di poter accettare un ordine del giorno che mi impegna a proseguire sulla strada fin qui condotta perché la strada fin qui condotta dal nostro punto di vista è evidentemente sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paglia n. 9/3-bis-B/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi... Di Lello... Boccia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  510   
   Votanti  505   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  253   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  368.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/3-bis-B/35, con il parere contrario del Governo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 27giorno Giancarlo Giordano n. 9/3-bis-B/35, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer... Pesco... Gnecchi... Pellegrino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  506   
   Votanti  501   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  251   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no  453.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/3-bis-B/37, con il parere contrario del Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3-bis-B/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli... Lo Monte... Marchi... Toninelli... Berlinghieri... Fusilli... Alberti... D'Attorre....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  511   
   Votanti  507   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato   55    
    Hanno votato no  452.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/3-bis-B/38, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3-bis-B/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Garavini, Giuliani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  506   
   Votanti  503   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato  138    
    Hanno votato no  365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Saltamartini n. 9/3-bis-B/39, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Saltamartini n. 9/3-bis-B/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Bolognesi, Carloni, Marchetti. Di Lello ha votato ? Lo vedevo claudicante e, allora, mi chiedevo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  513   
   Votanti  508   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  255   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no  454.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3-bis-B/40, sul quale vi è il parere contrario del Governo.Pag. 28
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3-bis-B/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Bolognesi, Mauri. Bolognesi da qui non si vede se ha votato, c’è la collega davanti. È a posto ? Va bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  515   
   Votanti  512   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no  381.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3-bis-B/41, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3-bis-B/41, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Piepoli, Giachetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  511   
   Votanti  507   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no  461.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/3-bis-B/42, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3-bis-B/42, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Piepoli, Raciti, Di Lello, Bressa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  516   
   Votanti  513   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  370.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/3-bis-B/43, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/3-bis-B/43.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Marroni, Duranti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  509   
   Votanti  506   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  367.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 29

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3-bis-B/44, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3-bis-B/44.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  509   
   Votanti  506   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  254   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  380.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3-bis-B/45, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/3-bis-B/45.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pellegrino, Palma, Mauri, Greco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  517   
   Votanti  514   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  258   
    Hanno votato   55    
    Hanno votato no  459.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/3-bis-B/47, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/3-bis-B/47.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  514   
   Votanti  512   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato   36    
    Hanno votato no  476.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Corsaro n. 9/3-bis-B/56, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Anzitutto approfitto per informarla che, nel pessimo iter che ha condotto questo provvedimento all'Aula, è capitato che un mio emendamento esattamente coincidente con il contenuto di questo ordine del giorno, firmato, oltre che da me, dai colleghi Bianconi, Catanoso, Di Stefano, Alberto Giorgetti, Laffranco, Piso e Totaro, sia stato considerato dalla Commissione irricevibile, quindi non è neanche apparso nello speech di inammissibilità. La circostanza che, invece, in questo momento siamo in Aula a parlare del contenuto di questo ordine del giorno dimostra – e lo rappresento alla sua sensibilità per la opportune verifiche – che qualcosa non ha funzionato nel criterio di validazione degli emendamenti che sono stati presentati in Commissione.
  Ciò detto, Presidente, in questo emendamento noi abbiamo cercato, per usare un termine caro al Presidente del Consiglio, con estrema serenità di ragionare sugli effetti delle scelte che la maggioranza Pag. 30ha voluto fare nella nuova adozione della legge elettorale, perché, senza fare guerre di religione, abbiamo preso atto che la volontà del Governo e della sua maggioranza è sostanzialmente quella di riproporre le cosiddette liste bloccate, atteso che non meno dei due terzi dei componenti del prossimo Parlamento saranno comunque indicati dalle segreterie dei partiti e che solo una ristretta parte dei parlamentari eletti dal partito che uscirà vincitore dalla competizione sarà frutto delle preferenze.
  Avremmo preferito altro, ma non ci impicchiamo a questa scelta, anche perché non ci sfugge che il tema delle preferenze si presta comunque ad interpretazioni da un lato e dall'altro. Le stesse preferenze sono state cancellate dall'ordinamento italiano perché si pensava che fossero il sistema più efficace per l'inserimento della malavita nelle indicazioni elettorali e, sostanzialmente, la scelta dei partiti sui candidati è un sistema che, per quanto non personalmente auspicato, è diffuso nelle democrazie occidentali. Ciò, però, che ci sfugge è per quale motivo non si sia voluto neanche provare a discutere il contenuto di questo ordine del giorno che tende a responsabilizzare il lavoro dei partiti. La somma è molto semplice Presidente, noi sosteniamo che dal momento in cui i partiti politici vogliono mantenersi l'onore di indicare i parlamentari anche nella prossima e nelle successive legislature questo debba almeno corrispondere con l'assunzione dell'onore delle cattive scelte. L'emendamento che avevamo proposto, che non è stato neanche considerato inammissibile ma irricevibile dalla Commissione, prevedeva infatti che i partiti fossero chiamati, secondo il principio della responsabilità oggettiva, a rifondere lo Stato nel caso in cui, a esito concluso della procedura penale, venisse acclarato che uno dei propri parlamentari, eletti tramite indicazione, fosse stato condannato in via definitiva per un reato di concussione, corruzione, associazione mafiosa, distrazione del patrimonio pubblico etc..
  Quindi, al partito che si arrogava la scelta di indicare il deputato poi rivelatosi un delinquente veniva chiesto di corrispondere una penale, in tema di risarcimento danni al patrimonio pubblico e alla credibilità dello Stato, per aver operato una scelta sbagliata. Il principio della responsabilità oggettiva, onorevole Presidente, è peraltro di uso comune nel popolo italiano in quanto già si applica in ambito sportivo. Non si capisce, allora, perché una società di calcio debba essere penalizzata se uno stupido srotola un manifesto inopportuno sugli spalti di uno stadio e un partito non debba essere chiamato a rispondere nel momento in cui sceglie un delinquente e lo manda a rappresentare parte del popolo italiano al Parlamento.
  Noi crediamo, quindi, che l'adozione di una espressione favorevole da parte del Governo verso questo emendamento avrebbe fugato un dubbio, perché il fatto che il Governo prima abbia inteso neanche a farlo trattare in Commissione e ora si mostri contrario all'espressione di questo ordine del giorno sulla responsabilità civile dei partiti fa pensare che le circostanze possibili siano due. La prima, alla quale non vogliamo pensare, è che qualcuno nell'ambito della maggioranza intenda già utilizzare il nuovo strumento elettorale per collocare delinquenti in Parlamento. Non vogliamo credere sia così. Viceversa, la seconda circostanza è quella che, evidentemente, all'interno dei partiti che rappresentano la maggioranza non si abbia piena coscienza della propria coscienza di discernere il grano dal loglio nell'individuazione delle prossime liste elettorali. Anche questo è un elemento di grande preoccupazione (Applausi di deputati dei gruppi di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corsaro n. 9/3-bis-B/56, con il parere contrario del Governo.Pag. 31
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Baruffi, Sbrollini, Causi, Tullo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  514   
   Votanti  512   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  257   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  357.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/3-bis-B/59, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Lavagno, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  516   
   Votanti  425   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  391.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Segoni n. 9/3-bis-B/60 e Rizzetto n. 9/3-bis-B/61, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/3-bis-B/62, il parere del Governo è contrario nelle premesse e favorevole, come riformulato, nel dispositivo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Kronbichler n. 9/3-bis-B/63, non accettato dal Governo.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente, questo ordine del giorno sarebbe un'ottima occasione – per noi forse l'ultima – per portare un minimo di parità, di parità di trattamento, di pari dignità, di pari opportunità fra minoranza linguistica e minoranza linguistica, così come previsto dall'articolo 6 della Costituzione, e sarebbe per noi, appartenenti e rappresentanti della minoranza meglio tutelata, cioè quella tedesca, occasione di dimostrarci corretti, generosi, solidali con le altre minoranze presenti nel nostro Stato. Non è giusto che ci siano discriminazioni così macroscopiche fra minoranza e minoranza, le une sono di più, neanche previste e men che meno tutelate; l'altra, la nostra, non dico supertutelata, però dotata di una legge elettorale quasi a suo piacimento e a propria protezione. Così è una legge dissennata per il partito che è il maggior partito della minoranza, però non è l'unico, non si tutela la minoranza, ma è la legge a tutela del partito, di un partito della minoranza. Di fatto, in questa legge si concede al partito etnico, cosiddetto di raccolta, un trattamento tutto «ad partitum», un Mattarellum entro l'Italicum, cioè chiamarla «lex Südtiroler Volkspartei» non è un'esagerazione. Come se non bastasse, elimina anche il pur minimo rischio, dico rischio, che un rappresentante della minoranza politica possa entrare in un futuro Parlamento. L'elezione in questa legislatura per la prima volta nella storia della Repubblica di un sudtirolese di lingua tedesca, al di fuori, non appartenente alla Volkspartei, nella persona di un certo Florian Kronbichler, apparentemente è considerata un incidente che non si deve più ripetere.
  Quindi, la Südtiroler Volkspartei è legata al Partito Democratico in futuro per legge. Si prende tutto. La minoranza resta, per legge, esclusa. È la risuscitazione, secondo me, del detto: extra ecclesiam nulla salus. Questo in medievale ricordo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 32
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Kronbichler n. 9/3-bis-B/63, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gebhard, Dambruoso, Fauttilli, ha votato. Allora, mi pare che tutti abbiano votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  508   
   Votanti  411   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato   45    
    Hanno votato no  366.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Schullian n. 9/3-bis-B/65, accettato dal Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signori Ministri, membri del Governo, i deputati e la deputata socialista, pur con un distinguo, non faranno mancare il loro voto favorevole su questo provvedimento. Lo avevamo detto in quest'Aula lo scorso anno: i socialisti non si sottraggono alla sfida delle riforme. Noi non abbiamo mai messo in cima alle nostre priorità la legge elettorale. La riforma fiscale, per rendere il nostro fisco più equo, la riforma del sapere, per rendere la nostra scuola più buona e giusta, le unioni civili, per consentire alle tante coppie del nostro Paese di non sentirsi coppie di «serie B», la modifica della riforma delle pensioni, la «legge Fornero», l'attribuzione della quattordicesima alle pensioni minime: queste erano, e sono, le nostre priorità.
  Ma noi rifuggiamo dal «benaltrismo». C’è sempre altro da fare, ma questo non può costituire un alibi. Perciò, abbiamo raccolto la sfida e in quest'Aula, quando arrivò in prima lettura la proposta, noi ponemmo problemi veri, sottolineando la scarsa democraticità di norme che prevedevano soglie di accesso all'8 per cento per quanti non fossero in coalizione o, lo stesso, al 4,5 per cento dentro alle coalizioni, che prevedevano l'attribuzione del premio di maggioranza alla soglia del 37, che nulla dicevano sulla parità di genere, che non affrontavano il tema del conflitto di interessi. Avevamo proposto degli emendamenti, che questa Camera aveva bocciato. Il Senato, che pure si vuole eliminare, evidentemente è stato più saggio, perché l'altra Camera ha raccolto in pieno quelle che erano le indicazioni che, noi socialisti, avevamo messo nero su bianco in quest'Aula.
  E così oggi lo sbarramento dell'8 è passato al 3 per cento; e così oggi il premio di maggioranza ha bisogno del superamento del 40 per cento; e così oggi abbiamo capilista alternati per genere al 60 e 40 per cento, così come abbiamo l'alternanza assoluta nella composizione delle liste.
  Manca ancora una norma che vada a disciplinare il conflitto di interessi. È un peccato e consideriamo questa un'occasione persa, così come manca anche quel filtro preventivo alle candidature, che noi avevamo proposto potesse essere fatto volontariamente, attraverso l'ausilio delle prefetture, per evitare il rischio di infiltrazioni nelle liste e, soprattutto, per togliere alibi ai partiti, che spesso fingono di non sapere.
  Si può sempre fare di più. Ascolto tanti colleghi, tanti analisti, opinionisti politici che dicono che, certo, si poteva fare e si Pag. 33potrebbe fare di più e meglio. Non c’è dubbio, lo pensiamo anche noi. Personalmente, sono sempre stato a favore del Mattarellum, ma avrei preferito un altro impianto. Ma raffrontiamo la proposta che ci accingiamo a votare con quella che è stata in vigore fino a cinque mesi fa, il Porcellum, quella che prevedeva che con appena un voto in più si aveva diritto a 340 seggi, quella che nulla diceva per garantire la parità di genere, quella legge che poneva lo sbarramento per le coalizioni al 10 per cento e per i partiti al 4 per cento, quella legge che consentiva che tutti i parlamentari fossero nominati senza le preferenze: questa è la legge da cui veniamo, da dieci anni di Porcellum. Oggi i cultori delle preferenze, ai quali francamente mi vanto di non appartenere, pur avendone raccolte diverse decine di migliaia nella mia esperienza, lamentano che, beh, però meno della metà saranno quelli eletti con le preferenze. Sono, in molti casi, gli stessi che nel 1991 gridavano contro le preferenze, erano per il referendum Segni e volevano l'abrogazione di quello che veniva considerato, guarda caso, oltre vent'anni fa, uno strumento di inquinamento della vita politica nel nostro Paese.
  Ma la coerenza, come è noto, è virtù di pochi. Noi socialisti abbiamo il difetto di esserlo coerenti, sempre – non a caso, dal 1892, ci chiamiamo Partito Socialista Italiano – coerenti e liberi, liberi di esprimere il nostro dissenso quando abbiamo giudicato un errore la fiducia posta, coerenti nella scelta di votare a favore di questo testo.
  Si può sempre fare meglio, ma per fare meglio occorre iniziare dal fare e, per questo, i deputati e la deputata socialista voteranno a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signora Presidente, come minoranze linguistiche, noi giudichiamo positivamente questa riforma della legge elettorale, che per il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta garantisce, con l'istituzione di collegi uninominali, la rappresentanza di diversi gruppi linguistici e la volontà degli elettori sui nostri territori. È una scelta di grande equilibrio. La Corte costituzionale, intervenendo sulla legge elettorale cosiddetta Mattarellum, nel 1994, ha sancito che la tutela delle minoranze linguistiche locali è espressamente compresa tra gli interessi nazionali, come previsto dall'articolo 4 dello statuto della regione Trentino Alto Adige e che, conseguentemente, ogni legge elettorale nazionale deve prevedere un meccanismo correttivo per le minoranze, se non intende rischiare una pronuncia di illegittimità costituzionale.
  Il meccanismo correttivo prescritto dalla Corte costituzionale, che non è un privilegio, ma un obbligo per il legislatore, è stato trovato nella regione Trentino Alto Adige con un compromesso, assai democratico, tra tutte le comunità linguistiche presenti in Alto Adige. Con questa legge elettorale si rispetta, in realtà, lo spirito del «pacchetto», i cosiddetti accordi tra Austria e la Repubblica italiana, che alla misura 111 richiede di designare i collegi in modo tale da favorire una rappresentanza adeguata dei gruppi linguistici insediati sul nostro territorio. Diversamente, in un eventuale collegio plurinominale della provincia autonoma di Bolzano, con il sistema proporzionale puro, sarebbero stati eletti unicamente i rappresentanti dei gruppi linguistici tedeschi e ladini, lasciando il gruppo linguistico italiano, che rappresenta circa un quarto della popolazione locale, senza un proprio rappresentante, data la grande frantumazione dei partiti italiani.
  Oltre agli otto seggi nei collegi uninominali, ne saranno assegnati ulteriori tre con il sistema nazionale, due dei quali andranno alla lista vincente a livello nazionale, mentre il restante andrà al miglior perdente. Torna, però, insoddisfacente, dopo il passaggio al Senato, la situazione dei piccoli partiti locali, espressione di Pag. 34minoranze linguistiche, che devono tuttora affrontare la soglia elettorale del 20 per cento su base regionale.
  Con l'abolizione della possibilità di formare coalizioni proprio da parte dei piccoli partiti, espressione di minoranze linguistiche, con i grandi partiti nazionali, l'accesso delle minoranze linguistiche ai seggi attribuiti con sistema proporzionale, purtroppo, non è stato facilitato. Detta soglia è troppo alta e dovrebbe essere abbassata fortemente. Con questo augurio, comunico, anche a nome dei miei colleghi, il voto favorevole su questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mara Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Al di là dell'infelice epilogo di questa legge, tra fiducia e Aventini vari, mi concentrerò sul merito. Questa legge, infatti, poggia su di un impianto proporzionale con correttivo maggioritario e sbarramento in ingresso, ma sembra essere sulla scorta del Porcellum ripulito dopo la sentenza della Corte. Avete avuto, quindi, poco coraggio perché, per ottenere un effetto maggioritario, potevate adottare il sistema francese uninominale maggioritario a doppio turno.
  Collegandomi, quindi, al Porcellum, il giudizio di incostituzionalità certificato dalla Corte ritrova in questa legge numerosi nodi potenzialmente irrisolti. Il Porcellum, infatti, diventa illegittimo per come in concreto è stato disciplinato e alla luce di quel contesto. Contesto che, però, pare non modificato. Premio di maggioranza e liste interamente bloccate sono stati censurati dalla Corte costituzionale, che, però, non ha escluso che possano essere nuovamente utilizzati come elementi di un sistema elettorale. L'obiettivo costituzionalmente legittimo e di rilevanza definito dalla Corte è anche quello di agevolare la formazione di un'adeguata maggioranza parlamentare che garantisca la governabilità, e su questo solco si basa questa legge, ma ribadisco che sarebbe stato più organico e chiaro optare per l'uninominale.
  La Corte ha lasciato, poi, lo spiraglio per differenti sistemi di voto bloccato, con riferimento all'ipotesi in cui, però, le circoscrizioni elettorali fossero di dimensioni territorialmente ridotte, ma circoscrizioni da 600 mila elettori non rispondono a tale esigenza. L'Italicum, che, sebbene introduca liste corte, lascia collegi troppo ampi, non ci rende, quindi, soddisfatti.
  Avete comunque dovuto adottare, per garantire governabilità, un ampio premio di maggioranza, affinché, dopo il voto, vi sia una chiara maggioranza parlamentare; maggioranza che, però, non è detto che sia anche stabile. Questo è un altro problema e, probabilmente, non ci si è accorti che nessuna legge può risolvere queste dinamiche interne alla politica. Certamente, però, il cittadino vuole finalmente sapere chi fa cosa e di chi siano le responsabilità, e non approva maggioranze fatte soltanto per l'ottenimento di un premio, che sia in ballottaggio o che sia comunque diretto.
  Occorre un patto chiaro che, invece, si deve basare su di un programma su cui ci si pone in fase di partenza per quanto riguarda le elezioni. Le pluricandidature sono una misura di garanzia concordata tra voi tutti a vantaggio dei leader di partito, che contribuisce ad eleggere chi ha i migliori rapporti con i leader, ma che, secondo la Corte, potrebbe determinare una mancata aspettativa relativa all'elezione in riferimento allo stesso ordine di lista, che può andare, quindi, delusa, tenuto conto della possibilità dell'eletto di optare per altre circoscrizioni. Noi abbiamo chiesto, invece, che venga automaticamente assegnata la circoscrizione al collegio in cui si sono presi più voti.
  Il voto di lista bloccato è stato certamente, in un certo senso, un simbolo della profonda crisi di credibilità e di legittimazione politica in questi anni. Sarebbe stato fondamentale, e ce lo saremmo aspettato, quindi, da un Premier e da un segretario del partito che ha fatto delle primarie un proprio vessillo, che si andasse a superare la logica del listino bloccato, con l'introduzione, quindi, di un Pag. 35sistema di primarie serio e istituzionalizzato per creare candidature su cui vi è la responsabilità dei partiti in capo alle scelte dei candidati da presentare alle elezioni.
  Faccio notare, quindi, che le preferenze, dall'altra parte, però, possono comportare rischi in relazione alle competizioni intra-partito e portare anche a elevati costi di campagna elettore nonché al voto di scambio. Quindi neanche questa è una soluzione adeguata. Puntiamo, quindi, sulle primarie istituzionalizzate.
  Importante, infine, è parlare di statuti delle opposizioni. Noi chiediamo una garanzia di effettiva partecipazione al dibattito democratico di tutte le forze parlamentari democraticamente elette, un obiettivo da perseguire fino in fondo, perché, proprio in virtù di questa legge elettorale, ci sarà una maggioranza molto forte e delle opposizione potenzialmente, invece, molto deboli.
  Pur condividendo, quindi, un impianto che tende alla governabilità, la quale comunque auspichiamo, e per l'impossibilità che c’è stata data di potere apportare insieme dei correttivi a questa legge, annuncio il voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, dunque siamo arrivati alla fine di questo percorso, un percorso che è stato, secondo noi, troppo veloce, troppo violento, troppo fatto a colpi di diktat, quasi.
  Come ha poc'anzi accennato la collega Mucci, Presidente, Alternativa Libera ha provato a cambiare questa legge, che evidentemente non ci piace. Ha provato a cambiarla in Commissione, ha provato a cambiarla in Aula, ha provato a cambiarla attraverso degli ordini del giorno, che sono assolutamente inutili. Infatti, se sono inutili rispetto ad un provvedimento normale, figuriamoci – tanto peggio – rispetto ad una legge elettorale, che evidentemente non andrà ad essere modificata.
  Abbiamo più volte, Ministro, sottolineato gli aspetti che non ci piacciono di questa legge. Ricordiamo i capilista bloccati, le candidature multiple, le soglie, il fatto che non ci sono soglie per accedere a ballottaggi. C’è un azzeramento, Ministro, di ogni alito, con questa legge, di opposizione, dentro alla lista e fuori dalla lista, poiché ci sarà un partito unico a comandare, attorniato da quattro o cinque schieramenti, che poco avranno a che dire in termini di opposizione all'interno di quest'Aula. Forse – forse – vedremo il nascere di quello che è stato denominato, a questo punto, il partito della nazione.
  Voteremo «no», Ministro, Presidente, soprattutto perché pensiamo che su questi passaggi ci siano dei difetti di incostituzionalità palesi, che non soltanto i deputati qui presenti, ma anche illustri costituzionalisti hanno sottolineato nei giorni scorsi. Molto probabilmente ci sarà anche qualche ricorso alla Corte costituzionale, che poi quindi andrà – come per la ormai ex legge elettorale – a disfare un impianto, un'architettura di una legge, dopo che questa legge sarà entrata in vigore.
  Leggiamo e notiamo, secondo noi, inutili «aventini» arrivati a questo punto. Ci siamo accapigliati, Ministro, in quest'Aula e in Commissione. Ci sono delle posizioni politiche evidentemente all'opposto. Abbiamo un'opposizione forte, ad esempio, come Forza Italia, che vota prima due volte «sì» a questa legge elettorale e che poi, massacrata da quelli che possono essere i propri disordini interni, esce dall'Aula, senza restare in Aula per cercare di lottare contro quella che loro stessi definiscono, dopo due voti favorevoli, una legge elettorale che non va bene.
  Ci sono state altre opposizioni, Presidente, che addirittura in questa sede hanno impedito, in seno a qualche decreto, l'accesso al voto, ovvero l'opposizione si fa anche in modo forte. Questo è del tutto evidente. Ma non ho visto, Presidente, delle opposizioni che effettivamente, anche con un certo tipo di vis politica, volessero veramente bloccare questa legge. Diciamocelo, Ministro, diciamocelo, Presidente: forse e sottovoce, questa Pag. 36legge elettorale va bene un po’ a tutti, ma evidentemente nessuno ha il coraggio di dirlo.
  Non va bene ad Alternativa Libera, anche perché, per quanto ci riguarda, noi siamo piccoli, siamo appena nati e, quindi, non avremo alcun tipo di possibilità, probabilmente, entro la prossima tornata elettorale. Siamo consapevoli di questo. È anche vero che in politica tutti hanno buone idee, tutti hanno ottimi programmi, tutti pensano che le loro idee e i loro programmi siano migliori di altri. E allora, Presidente, non resta altro che abbassare la testa e vedere anche le opposizioni prendere più del 40 per cento al primo turno. Se tutti sono più bravi di altri, allora evidentemente dovranno dimostrarlo.
  Deputati, i problemi dell'Italia non sono questi. Ministro, non è la legge elettorale. Ormai, Ministro, la disoccupazione giovanile al 43 per cento ha una quota, in termini purtroppo di preferenze, molto superiore al 35-40 per cento che il Partito Democratico in questo momento ha come feedback pre-elettorale. E, quindi, signori, la disoccupazione è uno dei temi più importanti e agli italiani fuori, Ministro, interessa ben poco della legge elettorale. Quindi, noi invitiamo l'Esecutivo, già da questa sera, a fare qualcosa su altri temi, su qualcos'altro rispetto a questa legge elettorale, che, come prima detto, è andata avanti troppo, troppo velocemente.
  Chiudo, Presidente, dicendo che questa legge elettorale, a cui noi – rinnovo – voteremo «no» convintamente, è uno strumento buono per comandare, ma probabilmente non è uno strumento sufficiente per farsi obbedire. Adesso la palla è nella vostra metà campo: sta a voi giocarvela o non giocarvela bene. Rinnovo il voto contrario a questo passaggio e anche che Alternativa Libera si fermerà in Aula per il voto finale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro Boschi, rappresentati del Governo, noi non voteremo per questa legge e chi la vota da parlamentare in carica, dal nostro punto di vista, «suicida» la democrazia. Guardo con una certa compassione – e lo dico sinceramente – quei colleghi del PD che come noi la reputano pessima, ma lasciano che venga imposta al Parlamento da un Governo non eletto da nessuno. Brutta fine per quella sinistra italiana.
  Noi non abbiamo mai fatto inciuci con la sinistra, ma riconoscevamo ai nostri avversari una dignità politica che veniva da lontano, la coerenza di difendere le proprie idee. Ora, guardate che scena penosa: certi eredi di Gramsci e del socialismo europeo sono ridotti a votare controvoglia le pessime riforme di Renzi per paura di essere mandati a casa e non essere ricandidati. Muti e a catena, coda tra le gambe, a votare qualsiasi nefandezza voluta da Renzi pur di rimanere incollati alle poltrone, sperando che il padrone continui a riempire la ciotola. Una storia davvero triste. Presidente, al confronto la piccola fiammiferaia di Andersen sembra una commedia. Ma la gravità di ciò che sta accadendo indigna chi fosse intellettualmente onesto.
  Ricapitolando: un Premier, mai votato e mai scelto dagli italiani, nominato da un Parlamento di nominati, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, sta modificando la Costituzione a colpi di maggioranza e oggi impone una legge elettorale truffa addirittura attraverso il voto di fiducia, in violazione dell'articolo 72 della Costituzione stessa. Solo a noi è chiaro che la modifica della legge elettorale è soltanto un nuovo tassello del disegno più ampio di questo Governo per far contare sempre meno gli italiani nella vita politica ? E dov’è lo sdegno democratico ? Dove sono i cento movimenti di protesta, l'abilità della sinistra di stipare 3 milioni di persone in una piazza che ne contiene al massimo 700 mila ? Che fine hanno fatto i girotondi, il popolo viola, i comici predicatori, gli intellettuali, gli uomini dello spettacolo e tutti gli approfondimenti giornalistici, gli Pag. 37speciali TV, i film di ogni ordine e specie (ci viene in mente Il caimano) ? Il Governo Renzi sta cestinando la democrazia nel silenzio assordante della sinistra italiana, dei movimenti, dei sindacati e di tutta quella intellighènzia sempre brava a indignarsi a corrente alterna. Se quello che ha fatto il bullo di Firenze lo avesse fatto un Governo di destra, quella stessa intellighènzia avrebbe scatenato una guerra civile, invocato la Corte europea dei diritti dell'uomo, forse i caschi blu dell'ONU, piuttosto che la Corte dell'Aja; e, invece, niente ! Solo una pacata protesta della minoranza PD, che rispettiamo, che brontola solo perché Renzi gli ha rubato il giocattolo. Dal nostro punto di vista, pensiamo che sia proprio così.
  Ma come ? Dopo tutta la fatica fatta, dopo che abbiamo tramato nel 2011 in Italia e all'estero per far commissariare la democrazia italiana; dopo aver coinvolto le massime cariche dello Stato per rimuovere l'ultimo Governo eletto e piazzarne uno fantoccio dei poteri forti, arriva questo Renzi e si prende tutto lui ? E che diamine ! Non è onesto rubare così in casa dei ladri ! Lacrime di coccodrillo, Presidente, perché non ricordo che i vari esponenti della minoranza PD si siano scandalizzati quando la sovranità è stata tolta agli italiani per essere consegnata a loro, perché la verità è che quello che sta facendo Renzi oggi non è difforme da quello che ha fatto il PD ieri. Ormai loro sono in totale sintonia con quella burocrazia europea, per la quale il voto del popolo è una gran scocciatura: i popoli si lamentano e protestano, oppure neanche votano, tanto sono schifati dall'Unione europea come dimostrano le percentuali di partecipazione alle urne delle ultime elezioni europee dieci mesi fa.
  E allora serve un sistema istituzionale ed elettorale che limiti il peso degli italiani. Limitare la sovranità popolare è da sempre la riforma più gradita alla tecnocrazia e, non a caso, è anche la riforma sulla quale Renzi si sta spendendo di più. È questa la sua priorità, non la disoccupazione al record storico, il PIL perennemente negativo, il debito pubblico che continua a salire, le imprese che chiudono, le scuole e i ponti che crollano: le priorità sono la legge elettorale e la riforma del Senato !
  Guardate la riforma delle province: le province esistono ancora, ma in compenso è stato eliminato il voto degli italiani e, con il nuovo sistema, ora il PD governa il 100 per cento delle città metropolitane e oltre l'80 per cento delle altre province. Il Senato continua ad esistere, continua ad avere un grande peso, in compenso i senatori non saranno eletti dai cittadini, ma nominati dagli apparati di partito e, per pura coincidenza, oggi, con il sistema introdotto dal PD, lo stesso PD nominerebbe più del 70 per cento dei senatori. Quando si dice, appunto, la «fortunata coincidenza». La dittatura si è messa la cipria e la legge elettorale proposta per la Camera segue esattamente la stessa logica: i cittadini non eleggeranno direttamente il Premier, scelta che avrebbe giustificato il doppio turno, che altrimenti serve solo a far vincere più agevolmente la sinistra. Non scelgono i singoli deputati, giacché quella delle preferenze è una farsa ridicola e chiunque sappia fare due conti sa che il 70 per cento dei deputati continuerà ad essere nominato dalle segreterie dei partiti e continuerà ad esserci una differenza abissale tra i voti che un partito prende e i parlamentari che può esprimere: con il 30 per cento dei consensi o anche meno, ipoteticamente, si potrà esprimere il 53 per cento dei deputati ed è bene tenere presente che, con un Governo che abbia il 55 per cento dei deputati, si possono nominare gli organi di garanzia, come il Presidente della Repubblica, i membri del Consiglio superiore della magistratura e i componenti della Corte costituzionale.
  In buona sostanza, questa legge elettorale mantiene tutti i difetti del Porcellum: le liste bloccate, l'eccessivo premio di maggioranza e perfino, con la riforma costituzionale varata, la possibilità di una diversa maggioranza tra Camera e Senato. È un Porcellum geneticamente modificato: complimenti a chi ci ha lavorato !
  Gli italiani non sceglieranno nulla in sostanza, perché nei salotti bene della Pag. 38sinistra troppa democrazia puzza di popolo, è volgare ! Meglio un sistema più esclusivo, che tenga la giusta distanza tra popolo e palazzo. Eppure, di fronte a questo scempio, tutti zitti ! Non una parola dal nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; abbiamo ascoltato tutto quello che aveva da dirci sul 1944, sul 1945, persino sul 1948. Per pietà degli italiani, signor Presidente, ci dica pure qualcosa sul terzo millennio ! Ci spieghi, per esempio, come mai quella che ci avete sempre spacciato per la più bella Costituzione del mondo, scritta da «quasi santi» padri costituenti, viene modificata con l'accetta da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che, con tutto l'affetto, non sembrano essere due fini costituzionalisti.
  Anche dalla Presidente della Camera, Boldrini, abbiamo sentito esternazioni in ogni campo: dalla necessità di rendere la grammatica italiana più attenta alle politiche gender, fino all'opportunità di demolire l'obelisco del Foro italico.
  Ma sulle procedure con cui si deformerà la rappresentanza del corpo elettorale della Camera, invece, su questo non abbiamo avuto il piacere una sola parola di critica.
  Renzi ha il coraggio di dichiarare che sulla legge elettorale il Partito Democratico si gioca la dignità. Signor Presidente del Consiglio, il PD la dignità se l’è già giocata difendendo le pensioni d'oro, svendendo Bankitalia, triplicando le tasse sulle partite IVA più povere, introducendo l'IMU agricola, con i condoni miliardari alle banche e alle lobby, con il decreto sulle banche popolari, con gli svuotacarceri e le leggi contro le forze dell'ordine ! Dorma sonni tranquilli: il PD non può perdere altra dignità con la legge elettorale, l'ha persa tutta !
  Insomma, il mega-Porcellum in salsa renziana è una pessima legge che il Presidente del Consiglio si è fatto su misura per limitare la sovranità popolare, assicurarsi la vittoria elettorale per poter portare in Parlamento lo stuolo di yes man di cui si circonda. Ma gli italiani non sono stupidi, non sono ingenui come Renzi crede e – noi riteniamo – gliene daranno prova tangibile non appena avranno la possibilità di votare il Governo della Nazione, cosa che finora gli è stata preclusa, perché i nodi – si sa – vengono sempre al pettine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, signora Ministro, colleghe e colleghi, la conclusione di questa lunga vicenda ha assunto anche qualche fattezza di paradosso. Chi nell'opposizione ha concorso in modo determinante a fissare i principi chiave della legge ora ne denuncia il carattere eversivo evocando il rischio della dittatura. Chi, invece, come noi, aveva proposto fin dall'inizio un sistema diverso e si è sentito dire che non era possibile, perché Forza Italia non voleva e il patto del Nazareno andava rispettato, ora è qui a esprimere un voto positivo. Questo profumo di paradosso si spiega, per quanto ci riguarda, con le ragioni ben riassunte dal collega Gigli in Commissione e dai colleghi Tabacci, Capelli e Marazziti in Aula, nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia.
  Noi non intendiamo partecipare a strategie che non ci sono chiare, né avere ruolo alcuno in regolamenti di conti politici che non ci riguardano. La sensazione che il merito della legge abbia solo marginalmente a che vedere con l'iniziativa di chi ad essa oggi si oppone è infatti piuttosto marcata. Evidente è il portato di rancore da aspettativa tradita di chi al Nazareno aveva sottoscritto un patto che evidentemente riteneva foriero di ben altre congetture e non sulla materia elettorale. Evidente, inoltre, lo sconcerto di chi – per dirla con Aristofane ne Le rane – aveva introdotto in città un leone pensando di trarne beneficio, ma anche di poterlo controllare e ora si lamenta, perché il leone, per l'appunto, si comporta da leone.
  In ogni caso, non c’è un solo punto che possa rappresentare una possibile convergenza in positivo da parte di chi si oppone Pag. 39adesso a questa legge. Presidenzialisti spinti e parlamentaristi irriducibili uniti nell'obiettivo di fermare questa proposta di legge, il che fa sorgere il plausibile sospetto che l'alternativa all'Italicum in questa fase politica non sarebbe una legge migliore, ma il naufragio di ogni processo di riforma.
  Tuttavia – e lo desidero dire con grande convinzione –, si sono espresse in questi giorni anche voci autorevoli, apprezzate e sincere, le quali hanno annunciato un sofferto voto negativo alla luce di preoccupazioni profonde e, per molti aspetti, in sé più che condivisibili che riguardano la qualità della nostra democrazia.
  Il punto è, a nostro avviso, che queste condivisibili preoccupazioni rinviano a un terreno molto diverso da quello delle pure regole elettorali. Questa legge è figlia di un processo culturale e politico che viene da lontano, punta a semplificare il quadro della rappresentanza politica e a rafforzare gli Esecutivi. Sono obiettivi ormai largamente condivisi da parte di opinioni pubbliche sempre più inquiete di fronte ai mutamenti radicali di questo tempo e alla velocità del loro manifestarsi.
  Corrispondono dunque ad esigenze reali della comunità ma insieme pongono appunto nuove e fondate domande, come sempre è accaduto nel divenire delle forme della democrazia. Domande rispetto alle quali la politica non può scaricare la sua propria responsabilità sul piano dei modelli elettorali né attribuendo ad essi poteri salvifici né ritenendoli, come abbiamo sentito in questo dibattito, strumenti per regimi non democratici. Noi riteniamo che la semplificazione del quadro della rappresentanza politica non possa portare alla omologazione delle differenze e all'archiviazione delle culture politiche. Riteniamo che accanto alla leadership servano partecipazione e condivisione. Per noi resta ancora valida la necessità di ricomporre la filiera che lega in modo virtuoso potere, consenso e responsabilità secondo principi di bene comune e non solo di interessi di parte coalizzati. Non ci rassegniamo ad una deriva che induce i cittadini a vivere la democrazia come tifoseria standosene nel salotto di casa. Riteniamo che la nazione sia di tutti e la politica sia di parte. Per questo riteniamo che «partito della nazione» sia un ossimoro. Per noi la fine delle ideologie non travolge ma anzi esalta la politica come visione, idealità, giusta attenzione all'agire, non separata però dalla ricerca di un senso delle cose. Come si può evitare che questa idea di democrazia confligga con l'inesorabile processo di semplificazione della rappresentanza ? La sfida del premio di maggioranza alla lista richiede una nuova forma-partito, oltre i rischi delle pure convergenze di interesse solo elettorale ma anche oltre quelli di accasamenti opportunistici e di derive omologanti e richiede che il metodo democratico sia garantito dalla legge e dalle regole interne. Serve un grande cantiere democratico e riformista capace di valorizzare in un coerente disegno di Governo le diverse storiche culture politiche, non riconducibili peraltro a micronomenclature autoreferenziali, le nuove sensibilità post-ideologiche, le molte esperienze territoriali che riempiono il vuoto lasciato da partiti sempre meno radicati, le straordinarie realtà della società nelle quali si va elaborando una nuova idea di corpi intermedi, ambito per noi non sostituibile da un mero rapporto diretto tra potere e singolo individuo. Nuove regole elettorali senza nuove infrastrutture politiche sarebbero come un motore senza benzina: se ne avvertirebbe solo il peso ma non la forza di movimento. Noi raccogliamo dunque la sfida della nuova legge e la traduciamo con il nostro impegno per una coalizione comunitaria capace di riconnettere attorno ad una prospettiva di democrazia, di dinamismo, di solidarietà una larga parte dei cittadini e le molte realtà sociali e civili oggi costrette a reggere il peso della tenuta del tessuto sociale in una difficile solitudine.
  Connessa con la spinta alla semplificazione della rappresentanza, come dicevo, vi è quella che punta a rafforzare il ruolo degli Esecutivi. Il testo unificato va in questa direzione e corrisponde ad un'esigenza Pag. 40reale della nostra società. Anche in questo caso il valore della qualità della democrazia non si tutela opponendosi per principio a questa tendenza ma ricercando nuovi equilibri e nuovi meccanismi di garanzia. Il tema, infatti, non è impedire la forza del Governo ma lavorare perché nei propri ambiti la politica e il Parlamento abbiano pari forza. Per questa ragione il nostro voto all'Italicum si accompagna alla richiesta che il disegno di legge costituzionale in esame al Senato venga attentamente rivalutato alla luce del quadro che emerge dal nuovo assetto elettorale. Una maggioranza più forte presuppone, infatti, meccanismi di garanzia e principi di equilibrio dei poteri che nel testo licenziato dalla Camera non ci sembrano adeguati.
  Il nostro gruppo voterà dunque a favore di questa proposta con queste motivazioni e con queste idee sul percorso lungo il quale essa andrà tradotta nel vivo della dinamica sociale e politica. Viviamo un passaggio cruciale per molti aspetti che incorpora in sé tutte le contraddizioni di questa fase politica ed è assieme anche paradigma della nuova difficile dialettica ancora in via di assestamento tra leadership e dinamica parlamentare.
  Siamo, comunque, convinti che per il Presidente del Consiglio questo voto aprirà una stagione di maggiore consapevolezza in ordine alla complessità dell'azione riformatrice. C’è un tempo per strappare e un tempo per consolidare le nuove situazioni. La qualità della leadership non si misura nell'arrendevolezza e neppure nell'arroganza: si misura nella capacità di cogliere il senso del tempo. E noi pensiamo che il Presidente Renzi saprà valorizzare i voti favorevoli, anche per rendere più solido il percorso del Governo di fronte alle esigenze del Paese e, in particolare, della sua parte più in difficoltà, ma saprà ugualmente ascoltare il messaggio dei voti contrari che sono stati annunciati anche da una parte della sua maggioranza e del suo partito.
  Noi, in ogni caso, lo invitiamo sinceramente a farlo, perché la strada del cambiamento del Paese è stata solo appena imboccata con coraggio e, come sappiamo bene noi montanari, per procedere in sicurezza sui sentieri difficili, oltre le nebbie, serve un buon capocordata, ma serve anche una cordata convinta e solidale (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Grazie, signora Presidente. Comincerò subito col dire che io non trovo affatto scandaloso che un Presidente del Consiglio, segretario del partito, faccia una legge elettorale a proprio uso e consumo. Il Presidente Renzi ha detto chiaramente le motivazioni: far fuori i partitini fastidiosi, far fuori la minoranza interna del Partito Democratico e con ciò produrre una legge che possibilmente porti alla vittoria del partito di Renzi: non dico Partito Democratico, perché non si sa esattamente quale sarà il nome futuro. In questo, si capisce bene la reazione della minoranza del Partito Democratico. Quello che non si capisce, francamente, è l'atteggiamento dei piccoli partiti della galassia post democristiano-centrista, che votano per il proprio suicidio, sono i boia di se stessi. Peraltro, tutto questo can-can sulla legge elettorale per ottenere questo risultato, probabilmente, era anche inutile, posto che la cancellazione a mezzo voto elettorale aveva già provveduto a cancellare, in qualche modo, partiti attraverso le votazioni.
  Io devo dire che questi passaggi potevano essere, in qualche modo, mitigati. È stato un peccato non migliorare questa proposta di legge elettorale: bastava introdurre una soglia per il partito che beneficiava del premio di maggioranza, una soglia minima; magari, aumentare il numero di collegi, riducendone la dimensione. Non si è voluto fare questo, in realtà, per celebrare il mito della forza del fare – non importa che cosa, ma del fare –, peraltro non considerando che alla gente comune della legge elettorale non interessa assolutamente nulla. Già perché Pag. 41il nome, in qualche modo, ricorda in modo sinistro tristi pagine della storia recente di questo Paese, ma, soprattutto, perché per la gente comune la legge elettorale è la legge che si occupa del posto di lavoro dei politici, mentre la gente comune si aspetta leggi per il posto di lavoro dei disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  E, peraltro, è stato pure sfortunato il Presidente Renzi, perché proprio mentre si occupava full time della legge elettorale, cioè del posto di lavoro dei politici, il tasso di disoccupazione è cominciato a crescere; e proprio mentre abusava e stra-abusava del voto di fiducia dei parlamentari, che, ovviamente, lo ricolmavano di fiducia, la fiducia di consumatori ed imprese è tornata clamorosamente a calare.
  È sfortunato il Presidente Renzi, ma, in realtà, tutto quello che è stato fatto con questa legge elettorale ha un'unica finalità, che è la sua fissazione: il potere, il potere fine a se stesso, il potere che, in qualche modo, deve essere perpetuato e garantito, perché – e l'ha dimostrato molto brillantemente, devo dire, in questi mesi – il potere logora chi non ce l'ha, come diceva Andreotti; ma con questo, in qualche modo, potremmo accusare il Presidente del Consiglio di virtù democristiane. Io direi che va oltre: per quanto riguarda scaltrezza e cinicità, il Presidente Renzi va ben oltre.
  Qualcuno qui ha fatto riferimento a una legge elettorale lontana nel tempo, la legge elettorale Acerbo, quella che ha portato il fascismo al potere in questo Paese, e vi ha visto molte somiglianze con la legge elettorale attuale. Beh, a dir la verità, quella legge, in realtà, una soglia di sbarramento minimo, almeno il 25 per cento dei voti, per chi godeva del premio di maggioranza, lo prevedeva; in questo senso appariva più democratica di quella approvata o in via di approvazione oggi dalla Camera. Quindi, in questo senso, paradossalmente, il fascismo, il Partito Nazionale Fascista volle una legge più democratica di quella che stiamo votando oggi.
  Ma tutto questo – l'ho detto e lo ribadisco – non è tanto importante nel merito ma nel metodo. È proprio nel metodo che dovremmo essere tutti quanti preoccupati, perché è nel metodo con cui siamo arrivati a questa legge che ci sono troppe similitudini con quel periodo e con la legge Acerbo: il ricorso al voto di fiducia – e questo è nulla –; la pavidità dei partiti moderati e liberali, che oggi come allora portano consensi utili ad approvare questa legge, perché il Partito Nazionale Fascista non avrebbe mai approvato quella legge se non ci fossero stati i partiti cosiddetti liberali a dare i voti per arrivare a quella maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei popoli – Noi con Salvini); l'omertà di intellettuali e benpensanti, che ora come allora guardano al giovanotto, uomo della provvidenza, come a colui che con la capacità di fare potrebbe risolvere tanti dei problemi che oggi si presentano a questo Paese; e per finire, con un po’ di condimento qua e là, una bastonata al sindacato e una lisciata di pelo al padronato.
  La situazione ci sembra assolutamente identica, ma non è tutto: tira brutta aria. Signora Presidente, tira brutta aria in Parlamento, perché in questo Parlamento non si respira di politica. Qui c’è una triste rappresentazione della politica; qui c’è la politica in cattività. Mi permetta – e non vorrei risultare blasfemo per nessuno –: questo è un piccolo zoo della politica, dove degli animali, che dovrebbero cacciare ed essere cacciati, si accontentano di sopravvivere; si accontentano di sopravvivere, naturalmente, magari fino al 2018, fino a quando l'addestratore, l'ammaestratore, ha garantito loro in qualche modo una tranquilla e beata vecchiaia. Ecco, questo è il brutto clima, il brutto clima che ci troviamo a vivere. Questo, no, non è fascismo, e non sono neppure antifascismo i ruggiti che abbiamo sentito la settimana scorsa da qualche vecchio leone che in qualche modo non accetta di morire in una gabbia a beneficio dei sempre meno numerosi curiosi che si interessano delle nostre faccende. Non è né fascismo né Pag. 42antifascismo. Non c’è più la DC, non c’è più il PCI, non ci sono più partiti, non ci sono più filosofi in questo Paese, non ci sono più ideologie, non c’è più niente; questo è il problema. Quello che si celebra in questi giorni con la legge elettorale, che dobbiamo vedere nel combinato disposto con la legge di riforma costituzionale, non è la fine della Prima Repubblica e non è nemmeno la fine della Seconda Repubblica, è semplicemente la fine della Repubblica nata dalla Resistenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei popoli – Noi con Salvini). Questo, chi è libero nel pensiero l'ha ben capito. Oggi non c’è più niente di niente, né politica in quest'Aula né fuori di quest'Aula.
  Signora Presidente, non la voglio fare lunga. Penso che siano momenti decisivi, importanti, e anche in qualche modo tristi. In questo deserto, in questo disastro politico devo dire che il Presidente Renzi è un vero maestro, un vero direttore d'orchestra che approfitta delle debolezze di tutti, qui dentro e nella politica di oggi. È un maestro, però, che suona uno spartito che non ha né capo né coda: ha intonato Bella ciao sulle note di Giovinezza. Macchinista camerata, accenda il motore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei popoli – Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, Scelta Civica voterà a favore di questa legge. Siamo stati tra i primi a presentare una proposta di legge elettorale all'inizio della legislatura in quanto pensavamo che il Porcellum andasse superato a prescindere dalla sentenza della Corte. Abbiamo tenuto sempre un comportamento coerente. Abbiamo considerato il primo Italicum un disegno di legge sbagliato e non lo abbiamo votato. Non lo abbiamo votato perché ritenevamo troppo bassa la soglia per il premio, perché c'era un meccanismo, a nostro avviso assurdo, per il quale il premio alla coalizione principale veniva alimentato senza rappresentanza da partiti che avevano ottenuto delle percentuali di voto significative, perché c'erano delle liste completamente bloccate come nel Porcellum. Ci siamo astenuti su quel provvedimento e abbiamo chiesto delle modifiche.
  Quelle modifiche sono state apportate e il provvedimento che oggi andiamo ad approvare contiene sicuramente dei miglioramenti rispetto al primo: è stata innalzata la soglia; è stato ridotto il numero dei candidati rispetto al Porcellum; è stato introdotto il meccanismo delle preferenze che a noi non piace, ma che pur sempre riavvicina il voto elettorale al soggetto eletto, pur con tutte le limitazioni che vi sono, ma su questo tornerò più avanti. Insomma, è stata assicurata maggiore rappresentatività al sistema abbassando la soglia per chi non ottiene il premio di maggioranza.
  È un provvedimento che a nostro avviso poteva essere migliore, noi avremmo preferito, come abbiamo proposto anche negli emendamenti, collegi più piccoli e questa è una cosa sulla quale mi trovo d'accordo con l'onorevole Giorgetti. I collegi più piccoli avrebbero sicuramente riavvicinato il sistema ad un sistema di collegi. Avremmo preferito mantenere l'apparentamento tra un turno e l'altro, ma nel complesso noi riteniamo che questa legge rappresenti un miglioramento sia rispetto al Porcellum sia rispetto al Consultellum, il sistema uscito dalla sentenza della Corte costituzionale, sia rispetto al primo Italicum.
  Abbiamo quindi scelto di votare questo provvedimento perché non vogliamo che il sistema resti così com'era, riteniamo che esistano dei problemi legati al rapporto tra legge elettorale e riforma costituzionale, abbiamo già detto anche pubblicamente che chiediamo vengano rivisti i meccanismi di elezione degli organi di garanzia senza arrivare a estremizzazioni che possano poi mettere l'intero sistema nella condizione di essere ostaggio delle minoranze, perché se da un lato occorre avere Pag. 43dei contrappesi dall'altro non si può neanche avere un sistema bloccato dalle posizioni delle minoranze. È una posizione coerente, che prescinde dal proprio interesse personale e di partito, ovviamente consideriamo questo disegno di legge migliore anche per noi di Scelta Civica e per tutti i partiti di dimensioni minori rispetto all'Italicum precedente, è indubbio però che noi facciamo questa scelta non partendo dal nostro interesse personale. Vorrei allora rispondere a quanto appena detto dall'onorevole Giorgetti, in quanto mi sembra abbastanza incredibile sentire parlare di una fine della democrazia in termini apocalittici, della grande democrazia uscita dal dopoguerra, dei grandi partiti quando da parte del partito a cui l'onorevole Giorgetti appartiene da molto tempo è stata promossa e approvata una legge che serviva ad evitare che qualcuno vincesse le elezioni. Ora posso capire che non si voglia avere una governabilità estrema, ma quella fu una legge studiata ed elaborata al fine di impedire che qualcuno vincesse le elezioni. Mi rendo conto che vi è una valutazione degli interessi di partito un po’ diversa nel modo in cui ci si pone, ma io continuo a pensare che sia meglio chi sceglie una soluzione che, forse, in futuro presenterà degli svantaggi per il suo partito rispetto a chi decide di mettere il paese nelle condizioni in cui si trovò l'Italia nel 2006 dopo il capolavoro ideato dagli esponenti della Lega e votato da Forza Italia a maggioranza.
  Sul tema del voto a maggioranza è evidente che sarebbe molto meglio che una legge venisse votata anche da una parte delle opposizioni, se si vanno a leggere i resoconti dell'approvazione del Porcellum è indubbio che si leggano rovesciate molte delle discussioni che si sentono oggi. Esiste, però, una differenza fondamentale: questa volta l'opposizione è stata coinvolta per gran parte del processo.
  In particolare Forza Italia ha votato questa legge, il primo Italicum e il secondo, io non credo che la maggioranza possa passare una legislatura a inseguire gli umori dei partiti di minoranza che fanno le loro scelte non sulla base del contenuto della legge ma sulla base di quello che avviene sull'elezione del Presidente della Repubblica, perché qui il punto è che si è costituzionalizzato l'altro giorno un principio definendo incostituzionale la legge perché era saltato il patto del Nazareno, quindi abbiamo appreso della natura costituzionale del patto, e adesso si dovrebbe ricominciare a negoziare con i partiti dell'opposizione e in particolare con Forza Italia una legge elettorale sulla quale, fino all'altro giorno, il partito di Silvio Berlusconi era assolutamente d'accordo. Quindi, concludendo, noi pensiamo che questa legge non sia la migliore possibile, avremmo preferito un sistema uninominale come abbiamo detto fin dall'inizio, ma consideriamo comunque questa legge un miglioramento e, con l'auspicio che si possa lavorare sulla riforma costituzionale ancora per migliorare ulteriormente le disposizioni sugli organi di garanzia, confermo che Scelta Civica voterà a favore della legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signora Presidente, signora Ministra, signori e signore del Governo, onorevoli deputati e deputate, la legge elettorale che questa Camera si appresta a votare è una pessima legge. È una pessima legge non perché piena di qualche difetto formale, è una pessima legge perché ispirata da un impianto sbagliato, da una cultura politica sbagliata. È una pessima legge perché immagina in modo attivo e consapevole di organizzare il processo normativo in nome di una deformazione cosciente e consapevole della democrazia, della rappresentanza, dei rapporti di forza, dunque degli interessi, dei bisogni, delle sensibilità di questo Paese, ed è una legge elettorale che assume una dimensione ancora più grave – abbiamo avuto modo di dirlo più volte anche nel corso di questa giornata – se letta in relazione a quella riforma costituzionale Pag. 44che anch'essa in nome del mito della semplificazione, della velocità, della rapidità, della governabilità riduce drammaticamente gli spazi di democrazia, di partecipazione, di articolazione degli interessi e dei bisogni in un Paese come il nostro. Vedete, per arrivare a questo risultato, ne avete fatte di tutti i colori, avete imposto un ritmo accelerato, avete organizzato moderne forme di crumiraggio con la più imponente sostituzione in Commissione affari costituzionali che la storia di questo Paese abbia conosciuto, ma, si sa, lo avete fatto in nome della libertà di dibattito. Avete messo la fiducia sulla legge elettorale e anche questo è stato oggetto di discussione, è la terza volta che accade e i paragoni precedenti non sono certo degni di particolare e felice memoria. Avete assecondato – per non dire di più – la più grande operazione di trasformismo politico che questa Repubblica abbia mai conosciuto. È difficile tenere il conto, cercavo prima qualche notizia: al 7 febbraio erano 173 i deputati e le deputate che in questa legislatura hanno cambiato casacca, ma in queste ore quel pallottoliere si è notevolmente ingrossato. Ma il punto dunque è perché avete fatto tutto questo ? Che cosa c’è dietro ? Qual è la ragione di questa determinazione ? Avete fatto questo – ci dite – per la governabilità, voi siete per una democrazia decidente, ma, vedete, democrazia significa ancora Governo del popolo.
  Forse sta proprio qui il problema, forse è proprio qui l'inceppo, è qui la ragione della vostra iniziativa, perché, sapete, capita che il popolo, ammesso che questa definizione sia corretta e utile a capire quello che abbiamo davanti, sia una cosa complessa. Capita perfino che il popolo, pensate un po’, abbia qualche volta da ridire su quello che si decide. Capita perfino che nel popolo ci sia chi si organizza per resistere o per portare avanti un'altra opzione. Capita che tra il popolo ci siano quelli che voi avete chiamato squadristi, quelli che nel mondo della scuola osano alzare la testa per dire che quel disegno di legge non va e non aiuta a migliorare la scuola italiana. Capita che nel popolo ci siano i precari, che continuano a rivendicare un futuro di dignità invece che il maquillage, la propaganda e il marketing del Jobs Act. Capita che tra il popolo ci siano i disoccupati, i poveri, i disperati, quelli che vorrebbero, dal Governo e dalle politica, decisione, velocità, rapidità, perché fossero affrontate le loro situazioni, fosse data risposta alla loro condizione di marginalità crescente.
  E, dunque, di fronte a una cultura come la vostra, intrisa del mito della velocità, della semplificazione, del decidere tutto e subito, a prescindere dal contenuto di quella decisione, quel popolo diventa un ostacolo, diventa un problema, diventa un peso che va, in qualche modo, alleggerito. E qual è la soluzione migliore se non quella di costruire, attraverso l'uso della norma, una soluzione che consenta di rendere la democrazia decidente ancora più bella ? Pensate: voi state costruendo una democrazia decidente nella quale il popolo è obbediente (e meglio se anche silente).
  E, allora, c’è un problema, perché la governabilità è certo un valore. Il Governo è una funzione necessaria. È necessario dare risposte, oltre che porre domande. Ma il Governo è, appunto, Governo che è capace di misurarsi tra interessi contrastanti, capace di individuare punti di mediazione, capace di muoversi tra le contraddizioni. Altrimenti, il Governo diventa un'altra cosa, diventa un vertice separato, autoreferenziale, in cui la stessa decisione perde non di legittimazione formale, ma di legittimità sostanziale.
  Si può stare nell'ambito di una norma, ma si può essere fuori dalla legittimità che viene dal riconoscimento di un rapporto tra il comando e il consenso. Ci avete detto, fino alla sfinimento, che andava fatta questa legge, perché così finalmente avremmo avuto la certezza, la sera del voto, di sapere chi vince e incredibilmente, a forza di ripeterlo, siete quasi riusciti a fare dimenticare, alla gran parte degli interlocutori, la cosa in realtà più semplice da vedere, che per vincere servono i numeri, che per vincere bisogna avere la maggioranza, che si vince quando una Pag. 45proposta politica ha la capacità di costruire consenso, di costruire alleanze, di farlo sul terreno politico e sul terreno sociale.
  Voi, invece, no ! Avete deciso che, siccome quella possibilità è una possibilità troppo faticosa, la vittoria la costruite in un altro modo: la costruite modificando le regole, la costruite con una legge capace di dare la vittoria anche a chi perde o anche a chi non vince.
  Ecco, qui c’è davvero il punto di fondo della nostra differenza. Qui nasce, anche formalmente, quel partito della nazione che avete più volte evocato, qui, nella separatezza, nell'idea che le differenze non solo non siano un valore ma siano un peso, nell'idea d'assoluto nella quale gli opposti coincidono.
  Quell'idea di assoluto che fece dire a un filosofo tanto tempo fa che lì era come la notte, in cui tutte le vacche sono nere, quell'idea è quella che rende possibile, senza troppo imbarazzo e con qualche alzata di spalle, che il Partito Democratico, il partito della nazione, candidi, in una regione come la Campania, nelle sue liste, nelle liste della sua coalizione, un fascista di quelli che perdono il loro tempo a organizzare gite di istruzione a Predappio. Bene, noi abbiamo un'altra idea, abbiamo l'idea di un Paese nel quale differenze, conflitti e resistenze siano non un orpello, non uno scarto della storia, ma la ragione per cui la politica è ancora una cosa per la quale vale la pena di spendersi, di lottare, di faticare e di sudare. Per questo, noi ci opponiamo qui oggi, per questo lo faremo ancora, giorno dopo giorno, per questo lo faremo a cominciare da domani, da domattina, nelle piazze in cui gli insegnanti e il mondo della scuola diranno «no» a quella pessima legge che si chiama, ancora una volta con un ossimoro: «La buona scuola» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Noi continueremo a stare da questa parte e lo faremo anche quando questa parte sarà la parte in cui si schiererà chi non ha la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, non siamo qui a discutere dei rapporti di forza all'interno del Partito Democratico né delle convulsioni che agitano chi non riesce più a coagulare intorno a sé il voto del centrodestra e dei moderati italiani. Siamo qui per approvare o bocciare una legge elettorale che sottragga il nostro Paese da un limbo istituzionale, che non fa che aumentare le incertezze e la disaffezione dei cittadini per la politica. Di legge elettorale dobbiamo discutere, sulla legge elettorale ci siamo confrontati, sulla legge elettorale dobbiamo decidere se votare a favore o votare contro. Questa legge elettorale ha almeno tre grandi pregi. Il primo è che la sera delle elezioni, dopo il primo turno e dopo il ballottaggio, si sa chi ha vinto e chi avrà il compito dell'opposizione. Il secondo è la rappresentatività del sistema, perché chi vince ha una maggioranza significativa di seggi per governare, ma anche chi non ha vinto è rappresentato adeguatamente nella Camera politica. Il terzo è il potere di scelta attribuita ai cittadini, potere di scegliere chi deve governare, potere di scegliere la lista preferita non solo conoscendo il nome del capolista stampato sulla scheda, ma anche esprimendo fino a due preferenze per candidati di sesso diverso; almeno il 50 per cento degli eletti verrà scelto con la preferenza, mentre l'attuale sistema, così come il primo testo uscito da quest'Aula, non ne prevedeva nessuno. Area Popolare si è sempre battuta sin dall'inizio a favore delle preferenze. Fu un patto tra Partito Democratico e Forza Italia che decise, nel passaggio dalla Camera al Senato, che le preferenze non potevano avere diritto e che i cittadini non avevano possibilità di scelta. Il testo del Senato è una mediazione che riconosce questa possibilità di scelta.
  Porre la questione di fiducia è stata certamente una decisione politica grave, ma pienamente legittima di fronte al tentativo Pag. 46di utilizzare il voto segreto per mettere insieme, su qualche emendamento, una maggioranza impropria, al fine di snaturare l'impianto della riforma, rimandarla al Senato e farla così arenare. È evidente che, in questo modo, non si voleva migliorare una legge – sono migliorabili tutte le leggi – ma c'era, da una parte, l'interesse a indebolire una leadership ed a fare celebrare un congresso interno di un partito e, dall'altra, a indebolire un equilibrio politico di Governo. Area Popolare ha invano rivolto un appello a non chiedere lo scrutinio segreto, come avvenne nel 1993, quando fu votato il Mattarellum, perché i deputati non votassero da incappucciati, ma assumendosi le proprie responsabilità in modo trasparente, perché i cittadini hanno il diritto di conoscere come votano i propri rappresentanti su una materia politicamente così importante. Purtroppo, questo non è avvenuto e, di conseguenza, non è stato possibile evitare la richiesta del voto di fiducia.
  Ho sentito in quest'Aula fare paragoni assurdi in base a precedenti che nulla c'entrano con quello dobbiamo decidere oggi. Decisione per la quale ci aiuta, invece, il precedente del 1953, quando il Presidente del Consiglio e leader della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi, chiese il voto di fiducia sulla riforma elettorale maggioritaria. La motivazione venne fornita da Aldo Moro, non credo tacciabile di simpatie per l'autoritarismo. Moro, riallacciandosi all'interpretazione all'inglese della democrazia parlamentare che fu data nella I legislatura repubblicana, spiegò che il Governo è il comitato direttivo della maggioranza e che ha il diritto-dovere di mettere in gioco la propria esistenza quando vede il rischio politico di snaturamento di un proprio testo.
  Per gli oppositori di allora e gli oppositori di oggi, valgono, invece, gli argomenti usati da Lelio Basso e da altri esponenti della minoranza, di destra e di sinistra, contro Moro: «Non ci può essere una chiara demarcazione maggioranza/minoranze e il Governo è solo il comitato esecutivo del Parlamento; anche se si delinea una maggioranza, ciascuna delle componenti parlamentari ha sempre un diritto di veto per cui l'Esecutivo può solo recepire passivamente lo snaturamento di una legge. Il suo programma si riduce a un minimo comune denominatore. Una concezione assemblearista della democrazia parlamentare in netto contrasto con quella delle maggiori democrazie europee, che sono democrazie governanti alle quali abbiamo assoluto bisogno di avvicinarci».
  La riforma elettorale e quella del bicameralismo e del Titolo V sono obiettivi imprescindibili, dopo i tentativi falliti negli ultimi trent'anni, soprattutto di fronte alla crisi di sistema che si è manifestata con l'esito delle elezioni del 2013, quando la legislatura non riusciva ad avviarsi se non si riusciva a formare un Governo né ad eleggere il Presidente della Repubblica.
  Qualcuno vuole tornare a quell'immobilismo paralizzante, accusando di decisionismo la semplice e necessaria volontà di mettere i cittadini e le istituzioni del nostro Paese nella condizione di poter finalmente decidere. Forse questo qualcuno si è dimenticato degli applausi che in quest'Aula tutti noi facemmo al discorso di insediamento del Presidente Napolitano, quando ci ricordava la responsabilità di approvare con urgenza le riforme. Quelle parole e quegli applausi non se li sono certamente dimenticati i cittadini, che chiedono una sola cosa: smettetela con i rinvii.
  Abbiamo oggi, allora, la possibilità di approvare una riforma elettorale equilibrata rispetto al primo testo, dopo le modifiche apportate dal Senato, frutto di un lungo e approfondito confronto parlamentare e di una mediazione che ha accolto pienamente le proposte di modifica avanzate dalla minoranza del PD e dalle altre componenti della maggioranza, con un accordo raggiunto anche con Forza Italia.
  E qui lo dico ai colleghi di Forza Italia, che continua ad arrampicarsi sugli specchi, spiegando che questa legge è una svolta epocale se il nome del Presidente della Repubblica fosse stato Giuliano Amato, un rigurgito fascista se il nome del Pag. 47Presidente della Repubblica, come è, è quello di Sergio Mattarella. Il modello di democrazia che proponiamo è chiaro – ha detto il capogruppo di Forza Italia al Senato – ed è l'obiettivo che aveva in mente Silvio Berlusconi quando ha fondato Forza Italia nel 1994. Noi, qui e oggi, quell'obiettivo lo rivendichiamo con forza.
  Non sono le parole di Area Popolare: sono le parole del capogruppo al Senato di Forza Italia. Molti di noi vengono da quella storia. Allora, non credo che Forza Italia possa pensare, oggi, che erano incostituzionali e anticamera del fascismo anche gli obiettivi che aveva in mente Berlusconi nel 1994 e che hanno visto, per 20 anni, molti di noi combattere, in Parlamento e fuori dal Parlamento, per avere finalmente una democrazia che decidesse (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)), un Esecutivo che decidesse, dei cittadini che si sentissero rappresentati, delle coalizioni che veramente potessero andare a rispondere concretamente ai problemi dei cittadini.
  Quanto alla minoranza del Partito Democratico, ricordo che non è il Parlamento il luogo del suo continuo e interminabile congresso. Al PD tutto ricordo che questo è un Governo di coalizione, nato in una situazione eccezionale e ingovernabile, per cui il cambiamento si fa insieme. Senza Area Popolare non si sarebbero raggiunti i risultati che, giustamente, vengono rivendicati oggi dal Presidente del Consiglio: Jobs Act, responsabilità civile dei magistrati, aiuti alla maternità, IRAP sul lavoro.
  Non vi è un solo partito al Governo; il cambiamento, in un momento come questo, non si fa con un solo partito al Governo. Non vi è un uomo solo al comando. Anche questa legge elettorale è il frutto della mediazione, il frutto di un confronto.
  Nel merito, ricordo anche alla minoranza del Partito Democratico che sono state accolte le sue più importanti richieste di modifica, che l'impianto delle riforme corrisponde alle conclusioni maggiormente condivise dalla commissione di esperti nominati dal Governo Letta, che il premio di lista anziché alla coalizione – l'unica significativa differenza di quel risultato – era una richiesta qualificante del referendum Guzzetta, sottoscritto dalla collega Rosy Bindi, da Gianni Cuperlo, da Enrico Letta, come pure da Brunetta, Prestigiacomo, Martino, Alfano e molti di noi. Firmammo quel referendum proprio per avere quel premio di lista e oggi questa legge ha questo premio di lista.
  Che cos’è accaduto, che cos’è successo, per cui molti dicono che è antifascismo, che questa è una deriva autorista ? Smettiamola con le finzioni ! La politica, ma innanzitutto i cittadini, la politica con la «p» maiuscola, hanno bisogno non di finzioni, ma di coraggio, di assunzione di responsabilità, di certezza, di chiarezza. Condividiamo o non condividiamo questa legge ? Il resto del confronto politico lo si è fatto in Aula o nei confronti degli elettori o tra i cittadini ?
  Cerco di capire, però, le preoccupazioni di chi dietro ogni decisione vede un rischio di eccesso di potere, ma invito a riflettere anche sul fatto che è proprio l'incapacità di decidere che fa poi applaudire al primo decisionista che passa. Concordo con il fatto che ogni potere deve avere dei contrappesi. Per questo la riforma, che spero approveremo oggi, non è separabile da quella costituzionale in discussione al Senato. Lì vanno inseriti ulteriori contrappesi.

  PRESIDENTE. Onorevole Lupi, si avvii alla conclusione.

  MAURIZIO LUPI. Le proposte di Area Popolare sono tre: la disciplina delle autorità indipendenti, da sottrarre all'indirizzo politico dell'Esecutivo; l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione sui partiti con primarie per le cariche monocratiche esecutive e – sto per concludere – le possibilità per i cittadini di indicare nelle elezioni dei consigli regionali i candidati che ritengono più idonei come senatori.
  Quella che abbiamo di fronte oggi, signor Presidente, è la scelta tra la conservazione e il cambiamento, tra l'immobilismo e il riformismo, tra la palude dei Pag. 48politicismi e una politica che torni protagonista della vita del Paese. Ed è una scelta che divide trasversalmente tutti gli schieramenti, come si è già visto nel dibattito sulla riforma del lavoro e sul futuro dibattito della riforma sulla scuola. Rinviare vuole dire non tenere conto del fattore forse più decisivo in questa congiuntura di crisi economica, politica e di ideali: il fattore tempo. Non abbiamo più tempo.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lupi.

  MAURIZIO LUPI. Per dirla parafrasando Leibniz, non sarà la migliore delle riforme possibili, ma è la riforma possibile adesso ed è per questo anche quella necessaria. Non nascondiamoci, in conclusione, dietro un dito, non creiamoci ulteriori alibi, non pensiamo che si possa affidare ad una legge o alla sua bocciatura la risoluzione dei nostri problemi di rappresentanza e di presenza nel tessuto vivo di questo Paese. Non c’è legge, signora Presidente, che possa sostituire la politica, le idee, i progetti, la vicinanza con la gente...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lupi.

  MAURIZIO LUPI....la sintonia con i loro problemi, la capacità di mettersi insieme. Non c’è legge elettorale che ti assicuri il voto di un cittadino. Approviamola e chi ha le tele da tessere tessa (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, mi permetta di rivolgere innanzitutto un pensiero di gratitudine al popolo di Milano per la sua resistenza democratica ai delinquenti che hanno cercato di sfregiare la città e in una giornata, quella dell'inaugurazione dell'Expo, gloriosa per l'intero nostro Paese. Grazie ancora, popolo di Milano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  
Venendo più alle miserie di questa giornata, invece, signora Presidente, il nostro voto sull'Italicum è un «no» espresso con totale convinzione, perché coincide con un «sì» alla democrazia, soprattutto alla democrazia parlamentare. Elenco qui di seguito in maniera molto secca e molto netta le ragioni di questo «no» a questa legge elettorale, nel modo più semplice e più chiaro.
  Uno, diciamo «no» perché questa legge che ci troviamo a votare è una truffa. Altro che la legge truffa di De Gasperi ! Allora De Gasperi propose un premio di maggioranza che si aggiungeva a un 50 per cento raggiunto da una coalizione. Questa legge, che il Partito Democratico e la sua corona di piccoli satelliti affetti da sindrome di Stoccolma – vero, amico Lupi ? – ci propone oggi, è studiata per consentire ad un partito, che nei suoi calcoli – confidiamo sbagliati – dovrebbe essere sicuramente il Partito Democratico, di prendersi 55 dei seggi, magari avendo ottenuto solo il 25 per cento dei voti.
  Due, diciamo «no» perché questa legge è pensata per determinare un regime monopartitico, non certo per promuovere un bipolarismo e neppure un bipartitismo, ma un sistema ove è reso impossibile il formarsi di una solida opposizione. La soglia bassissima del 3 per cento, concepita pour cause in un momento storico di frammentazione del centrodestra, è voluta per prefigurare una sorta di regime da DDR di Honecker, un partito unico, un monocratismo e un pulviscolo attorno.
  Tre, diciamo «no» perché la ratio di questa legge non è la governabilità – altro che sapere, la sera delle votazioni, chi ha vinto e chi ha perso –, ma l'autoritarismo di un uomo solo al comando. Vero, Presidente della Camera ? La frase non è mia. Basta, infatti, applicare onestà intellettuale per capire che il capo del partito oggi di gran lunga egemone potrebbe, grazie a questa legge, operare una pulizia etnica Pag. 49che gli assicurerebbe il dominio completo in ogni ambito democratico, a partire dal suo partito, dentro la Camera, dentro il Senato, nella Corte costituzionale.
  Quattro, diciamo «no» perché questa legge, in combinato disposto con la riforma costituzionale che l'accompagna, assegna un potere senza alcun contrappeso a chi comanda il partito che vince le elezioni. Cinque, diciamo «no» all'Italicum perché è incostituzionale, in quanto nega il principio di uguaglianza, in particolare nelle regioni Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta. Sei, diciamo «no» all'Italicum perché è l'esito di un azzardo morale da parte sua, signor Presidente del Consiglio che non c’è, che prima ha garantito e poi tradito un processo di formazione della legge ancorato a modifiche condivise e ad ampie maggioranze, che assorbissero il vulnus della sentenza della Corte costituzionale. Ricordiamo ancora i 148 parlamentari figli del premio di maggioranza dichiarati incostituzionali e che ancora, per il numero di 130, siedono nelle file del Partito Democratico, a partire dal Ministro Boschi.
  Sette, diciamo «no» con forza a questa legge perché è stata imposta a viva forza al Parlamento, nel totale disprezzo delle sue prerogative e della sua dignità, a colpi di maggioranza e a colpi di fiducia. Altro che la fiducia, amico Lupi, perché avevamo chiesto il voto segreto ! Il voto segreto è a tutela delle opposizioni. Non si possono limitare la tutela e i diritti delle opposizioni. E perché si applica ad una sola delle due Camere di questo Parlamento; guarda caso, quella, questa, che non ha potuto toccare palla nella definizione della legge che la riguarda. Questa legge è stata modificata dal Senato, che dovrebbe essere cancellato e che cambia la natura della legge elettorale che si applica alla Camera. Assurdo, signora Presidente.
  Otto, diciamo «no» a una legge che ha camminato sulle gambe di una fiducia estorta anzitutto ai membri del partito di maggioranza, sulla base di un ricatto morale. Qualcuno potrebbe obiettare: affari interni di un altro partito. Il fatto è che quel partito e la sua direzione sono ormai sostitutivi del Parlamento nel dibattito democratico e nell'intero Paese. E se avviene questo quando siamo a bicameralismo e a parlamentarismo ancora vigenti, che accadrà a Italicum in vigore ?
   Nove, diciamo «no» a questa legge in nome del principio di precauzione, perché è rifiutata in larga maggioranza dagli italiani ed è davvero disprezzo del sentire del popolo italiano rifiutare un ascolto serio dell'opinione pubblica. Dieci, diciamo «no» a questa legge perché assomiglia in modo per noi pauroso ai disegni di dominio, ai suoi disegni di dominio, signor Presidente del Consiglio, alla sua bulimia di potere, alla sua mancanza di rispetto per chiunque dissenta da lei, sempre e immediatamente catalogato come fosse un oggetto da rottamare. No, signor Presidente del Consiglio, le sue parole di ieri a Bologna assomigliavano molto, troppo, a frasi che abbiamo sentito nel ventennio fascista. Noi siamo certi che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, grazie alla sua competenza di costituzionalista e grazie al fatto che ha contribuito a bocciare il premio di maggioranza del Porcellum, rinvierà questa legge alle Camere per manifesta incostituzionalità.
  Ci sarà comunque la Corte costituzionale che, verificando la congruenza di questa legge rispetto alla propria sentenza, non potrà fare altro che rilevarne la manifesta incostituzionalità anche alla luce di quello che sta succedendo al Senato e che potrebbe succedere al Senato nelle modifiche ulteriori della riforma del bicameralismo paritario.
   Adesso l'evidenza, signor Presidente del Consiglio che non c’è, della sua prepotenza, della sua incapacità di ascoltare il Parlamento, della sua violenza a questa Assemblea, della sua violenza alla democrazia nel nostro Paese. L'Italia, questo nostro popolo, non merita tutto questo, non merita tutta questa violenza.
  No, signor Presidente del Consiglio che non c’è, no, no e no a questa infame legge elettorale.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signora Presidente, ancora una volta, la narrazione renziana, avvalendosi di tutti i mezzi di comunicazione, dai telegiornali alle radio, ci ha convinto che la nuova legge elettorale era necessaria e urgente per dare governabilità al Paese e rispondere alle inquietudini di chi ci dice che in Italia il giorno dopo le elezioni non si sa mai chi ha vinto. Ma in realtà si sa già chi vince: sempre i cosiddetti partiti del sistema. Dovete vincere a tutti i costi, infatti avete persino bloccato ogni discussione su questa legge elettorale, sulle regole del gioco comuni a tutti; non avete preso in considerazione nessuna proposta, un atto di viltà che vi si ritorcerà contro.
  Al destino, si sa, non manca il senso dell'umorismo. Ci è stato detto che serviva l'alternanza perché, senza l'alternanza, non vi è democrazia. Bella la democrazia, vero ? Caro cittadino, sei in democrazia: puoi scegliere tra PDL e PD-L. Ah, bella democrazia ! Poi, però, è arrivato il MoVimento 5 Stelle, che ha mostrato alla luce del sole come una finta destra ha sempre governato insieme a una finta sinistra e viceversa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che oggi, per non farsi riconoscere, cambiano pure il nome, ma alla fine è sempre la solita minestra. Non si tratta più infatti di forze politiche, ma di veri e propri comitati d'affare, che tentano in ogni modo di buttare fuori il MoVimento 5 Stelle per poter continuare a spartirsi la torta.
  Ma noi siamo a dieta; noi seguiamo la dieta dello stipendio e il digiuno completo dai rimborsi elettorali, quindi la torta non la vogliamo. E, per continuare con le solite ruberie, cosa c’è di meglio di un Parlamento di nominati ? Questa legge elettorale, che ci viene spacciata per necessaria, infatti, non ha le preferenze, ma offre a noi cittadini l'illusione di scrivere un cognome per poi spartirci i posti in Parlamento. E come ? Tramite i capitalisti nominati e, permettendo a una sola persona di candidarsi in ben dieci luoghi differenti, così che un voto dato da un elettore in Lombardia potrà andare ad un candidato in Sicilia. Una legge fatta apposta per un Parlamento di nominati che non risponderà più ai cittadini e, non rispondendo più ai cittadini, farà solamente i propri interessi, che saranno tangenti e saranno sprechi, e questi sprechi si tradurranno in tasse per i cittadini. Fanno questa legge elettorale per blindarsi dentro i palazzi del potere, sperando nell'astensionismo, nel voto dei diretti interessati per avere un appalto o una tangente e, infine, confidano nello sconforto generale per distruggere quelle forze politiche e dirompenti come il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Riassumendo, la Costituzione non prevede referendum propositivi – e si è votato contro la proposta del MoVimento 5 Stelle – vengono fatti referendum abrogativi, come quello per l'acqua pubblica, ma ve ne infischiate, il Senato sarà di nominati e anche questa Camera, con questa legge elettorale, sarà di nominati. Dove sono i cittadini ? L'unica possibilità, a questo punto, è quella di un voto consapevole.
  Il MoVimento 5 Stelle ormai li ha smascherati. Lo schema è sempre lo stesso: usano sempre il solito vecchio trucco; così come con l'abolizione delle province, l'abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, la riforma del lavoro e la riforma della scuola che hanno chiamato la «Buona scuola», utilizzano parole che distraggono dal merito delle proposte e sono parole che si sono dimostrate vuote e truffaldine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Un camouflage continuo per imbellettare le riforme che non risolvono i problemi quotidiani degli italiani, come quello da un milione di euro per le opere non terminate di EXPO. E così che fanno ? Prendono un bisogno del paese o ne creano uno finto e offrono una falsa soluzione a un problema reale o indotto con l'obiettivo di lasciar tutto immutato, o peggio, per aggravare il problema e quindi aumentare lo stato dei bisogni di noi Pag. 51cittadini. Ma ormai il trucco lo abbiamo svelato e sempre più persone lo hanno capito, con l'ingresso di cittadini consapevoli in Parlamento.
  Ma allora mi sono chiesto perché le persone non vi hanno preso a calci nel sedere e cacciati via dalle istituzioni che voi partiti occupate indebitamente ? Ci ho pensato e ripensato e sono arrivato a questa conclusione: la gente non va a teatro (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Si, il problema è proprio questo ! La gente non va più a teatro e non andando a teatro non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione. Infatti, un popolo portato alla fame, sia letteralmente parlando che culturalmente, non riesce più a riconoscere quel che avviene da decenni. Il Parlamento non è un teatrino: è un teatrone. Lo stesso teatrone che, per esempio, sollecita la memoria con i minuti di silenzio e le commemorazioni. Ma a cosa serve la memoria senza la capacità di leggere la contemporaneità, l'oggi, l'adesso ? Anzi, mi rivolgo alla Presidenza: vogliamo fare un minuto di silenzio per questa legge elettorale chiamata Porcellum ? Ma a cosa servirebbe se non la confrontiamo con questa legge elettorale che state approvando e che chiamate Italicum, dove un partito con il 15 per cento dei voti può ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento e governare e fare leggi a nome di tutto il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ?
  Insomma, cari cittadini italiani, vi vogliono convincere che sia tutto inutile, ma se oggi il MoVimento 5 Stelle è qui in mezzo a questi scranni lo è perché milioni di cittadini ci hanno creduto. Questa legge elettorale è un motore che gira a vuoto, che non fa ripartire l'Italia ma spreca benzina, ovvero fondi pubblici, ed i conducenti non hanno alcuna voglia di guidare per cambiare direzione. Tanti sono stati i meccanici che si sono avvicendati, prima di tutto i media che ci hanno preso in giro raccontando in questi anni un paese diverso da quello in cui si stava trasformando. Intellettuali e costituzionalisti che hanno taciuto chiudendo un occhio su quei freni consumati e quello specchietto retrovisore rotto. Noi ci opporremo a questa legge elettorale e come dice il poeta e scrittore Erri de Luca oggi più che mai servono parole giuste, servono parole contrarie (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Io e gli altri miei colleghi in Parlamento non siamo che cittadini qualsiasi che con onestà e prospettive stanno mettendo al servizio del bene comune il proprio tempo e le proprie competenze. Da noi del MoVimento 5 Stelle, cari cittadini, non aspettatevi effetti speciali o colpi di scena: chiedeteci di prendere quel volante e governare, noi siamo pronti (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Serve subito un reddito di cittadinanza per far ripartire l'economia, dando fino a 780 euro al mese a chi vive sotto la soglia di povertà, ricostruire lo Stato sociale e finanziare la scuola pubblica, vero motore del paese. Ma per spazzarli via da qui la fuori servono cittadini attivi. Smettiamola di identificarci nella storia che ci raccontano e di credere che le soluzioni arriveranno da chi i problemi li ha sempre creati (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signora Presidente, il mio intervento inizierà con un appello che potremmo chiamare auspicio ma che invece abbiamo deciso di chiamare appello. Ci rivolgiamo a uno dei massimi esperti in Italia di diritto parlamentare e di diritto costituzionale, a colui che oggi è il garante della Costituzione ed il garante della democrazia. Stiamo, ovviamente, parlando del Presidente della Repubblica, Mattarella, e a lui ci rivolgiamo, signora Presidente, perché tra pochi giorni, ahinoi, con tutta probabilità, sulla sua scrivania giungerà questa schifosa legge elettorale che avete chiamato Italicum e lui dovrà decidere se firmarla oppure no. Ecco, noi da cittadini che siamo qui a rappresentare i cittadini che stanno fuori chiediamo di Pag. 52non firmare quella legge perché porta con sé gli stessi principi di incostituzionalità che portava con sé il Porcellum.
  E lui, che ha fatto parte di quella Corte costituzionale che ha bocciato il Porcellum, lo sa meglio di tutti noi qua dentro. Quindi, signor Presidente, ha cento cittadini in Parlamento, che ne rappresentano milioni fuori, che le stanno chiedendo coraggio. È una scelta coraggiosa ? Certamente sì. È una scelta molto coraggiosa, ma per il bene del Paese è una scelta che serve: serve per la nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E noi in questo intervento vogliamo raccontare una storia. Questa storia la chiamiamo come avete deciso di chiamarla voi: Italicum. Ma la vogliamo contrapporre con la nostra storia, che i fatti dimostrano essere completamente diversa, anzi opposta. Come avete fatto l'Italicum ? Nel patto segreto del Nazareno: è piovuto in Parlamento senza che ci fosse un solo minuto di dibattito all'interno del Parlamento. Noi lo abbiamo definito – non si offenda nessuno qua dentro – quando eravamo in Commissione, quando è arrivato quel papello – non vi offendete – carta igienica, perché non c'era scritto nulla e la discussione in Commissione era finita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Questa legge elettorale è arrivata in questa maniera !
  Poi avete proseguito violando tutti i vari Regolamenti parlamentari e non solo e siete arrivati pochi giorni fa – mi rivolgo alla presidenza del PD e, in particolare, al Presidente-segretario, Presidente del Consiglio e segretario del PD – a sostituire, anzi meglio dire espellere dieci su venti membri del vostro partito all'interno della Commissione per un solo motivo: perché dissentivano dalla voce del capo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sottolineo: espulsi perché dissentivano dalla voce del capo.
  Noi l'abbiamo fatta, però, la legge elettorale, l'abbiamo fatta molto prima di voi. Ci sono state duecentomila votazioni, decine di migliaia di cittadini attivisti iscritti al MoVimento 5 Stelle che sono stati istruiti, formati e che per duecentomila volte, in otto diverse consultazioni, hanno votato ed è nata la prima legge elettorale che nasceva dal basso, dai cittadini, che storia oggi ricorda. Questa è la differenza palese tra voi e noi.
  Ma un'altra differenza esiste ed è l'onestà intellettuale e la coerenza. Nel 2005 quest'Aula ha approvato il cosiddetto Porcellum. Il centrosinistra che faceva ? Vi si opponeva affermando uno scempio della democrazia, perché la legge che regola la democrazia, cioè la legge elettorale, la qualità della democrazia, non la si può approvare a botte di maggioranza. Allora accusavate Berlusconi, oggi state facendo come lui o peggio di lui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché in più riformate la Costituzione e, addirittura, mettete in mano al Governo la RAI, quindi il servizio pubblico radiotelevisivo. Questo state facendo.
  Noi in ogni momento abbiamo provato a migliorare questa schifosa legge elettorale. Vi ricordate il tavolo in diretta streaming con il Presidente del Consiglio ? Certamente sì. In quel tavolo, che era un atto estremo di difesa della democrazia, perché già allora sapevamo quanto vi sareste sporti in avanti per violare la Costituzione e abbassare la qualità e il livello della democrazia, vi chiedevamo un insieme di cose. C'erano le preferenze, c'era i «no condannati» in Parlamento, c'era «via le pluricandidature», c'era il premio di lista, che però aveva come elementi propedeutici quelli che ho appena detto, e c'era una riapertura di una trattativa sulle riforme costituzionali. Erano giugno e luglio 2014. Era un complesso di richieste. Voi ora che fate ? Ne prendete una, quella che vi fa più comodo, cioè il premio di lista, e ci accusate di aver messo il dito nella marmellata e di averla scritta insieme a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Di questo voi vi dovreste semplicemente vergognare.
  Altra cosa: avete scritto una legge elettorale che fa acqua da tutte le parti, avete commesso degli errori formali. State permettendo che una legge elettorale violi l'articolo 56 della Costituzione e porti in Pag. 53Parlamento da 631 a 640 deputati, cioè da uno a dieci in più rispetto a quello che prevede la Costituzione. Non l'avete voluto modificare perché, rimandandola al Senato, avevate paura che venisse affossata, quindi bella debolezza questa: alla faccia del coraggio del Presidente del Consiglio.
  Ma che fa il Presidente del Consiglio ? Rivolgendosi alla propria minoranza interna dice: votate l'Italicum che vi riapro sulla riforma del Senato.
  Ma vi rendete conto che, se accettate questo, vi sta non prendendo in giro, ma vi sta denigrando, perché la riforma del Senato è immodificabile, si può solo partire da zero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Quindi – e mi rivolgo all'opposizione interna al Partito Democratico –, se riterrete che queste affermazioni siano plausibili, evidentemente, sbagliate: ma lo sapete certamente. La riforma del Senato è definita: delle piccole modifiche non miglioreranno un impianto che, come scopo, ha quello di un accentramento totale del potere nelle mani di una sola persona, che ha un nome e un cognome, ed è Matteo Renzi. Quindi, state attenti anche in questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Cosa avremmo voluto fare noi ? Avremmo voluto venire in quest'Aula per il voto finale, a metterci la faccia, come falsamente ci chiedevano Renzi e la Ministra Boschi, a votare, a schiacciare il pulsante rosso, chiedendo a tutte le opposizioni renziane – quindi, anche interne al PD – di fare altrettanto. Oggi non è più possibile, è stato chiesto il voto segreto; siamo obbligati ad uscire e siamo obbligati a lasciare in Aula solo la maggioranza e vedremo, a nostro parere, delle sorprese: vedremo come il Presidente del Consiglio, nonostante abbia centotrenta abusivi eletti con un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale, non avrà più quei numeri, ne avrà molti di meno, una maggioranza più debole certamente, avrà fatto a pezzi il proprio partito.
  Ma non disperiamo, signora Presidente. Noi, dopo questa dichiarazione abbandoneremo l'Aula, ma siamo con i piedi ben piantati dentro quest'Aula e siamo pronti a sostituirvi a quel tavolo del Governo: perché, signora Presidente, noi non stiamo abbandonando l'Aula della politica, ma stiamo uscendo per andare a preparare quella che, secondo noi, è la cosa più importante che ci chiedono i cittadini. I cittadini non ci chiedono una legge elettorale, che vi serve per mantenere il potere negli anni e per spartirvi le poltrone: i cittadini ci chiedono dignità e libertà. Noi, il 9 maggio, faremo una marcia contro la povertà e per il reddito di cittadinanza, per stare dalla parte di chi ci chiede aiuto e vuole dire basta con il voto di scambio e basta ai ricatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Guerini. Ne ha facoltà.

  LORENZO GUERINI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, la politica italiana è oggetto da anni di dure critiche, quasi sempre meritate, perché è incapace di realizzare riforme coraggiose, perché è incapace di decidere. Oggi, in quest'Aula, decidendo, possiamo ridare alla politica la considerazione che merita.
  Decidiamo per una nuova legge elettorale, una svolta che attendiamo dal 2005, anno di approvazione del Porcellum. Da allora, sono passati dieci lunghi anni, tre legislature e cinque Governi: in questo lungo arco di tempo, più volte è stato promesso un nuovo sistema di rappresentanza, senza mai arrivare ad un risultato. È stato necessario anche l'intervento dei giudici della Corte costituzionale, ma ora siamo finalmente ad un passo dal traguardo.
  Il fatto che il Governo abbia chiesto la fiducia della Camera, oltre ad essere pienamente legittimo sotto il profilo procedurale, è stato letto in questa prospettiva un atto di coraggio, di trasparenza e di profonda assunzione di responsabilità: un atto fortemente politico.
  Oggi, però, decidiamo anche su qualcos'altro, qualcosa che riguarda direttamente noi parlamentari: oggi diamo un Pag. 54valore alla nostra coerenza e alla nostra credibilità, diamo un peso alla capacità nostra e a quella della politica di dare risposte in linea con gli impegni presi. Oggi decidiamo anche e, forse, soprattutto, su questo.
  Questa legislatura è nata con ambizioni riformatrici alte, con responsabilità che potremmo dire costituenti: ne siamo consapevoli tutti qui dentro, dal primo momento. Ricordiamo tutti il discorso che il Presidente Napolitano volle rivolgere a quest'Aula in occasione del suo secondo insediamento. Lo applaudimmo senza riserve, incessantemente, pur consapevoli che stava esprimendo un giudizio pesantissimo nei nostri confronti, nei confronti di una politica debole, autoreferenziale e incapace di decidere; una politica – e sono parole del Presidente Napolitano – imperdonabile nella mancata riforma della legge elettorale e nel nulla di fatto in materia di riforme della parte seconda della Costituzione.
  Applaudimmo senza risparmiarci le mani. Un monito ripreso e rilanciato con forza dalle parole e dai primi atti del Presidente Mattarella, quando, sottolineando il suo rispetto per la sovranità delle Camere, ha voluto esprimere l'auspicio, qui, in quest'Aula, che il percorso riformatore fosse portato a compimento, con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia.
  Votando questa riforma, oggi rispondiamo efficacemente a questi moniti, rafforzando le fondamenta di una Repubblica pienamente parlamentare, rappresentativa e finalmente capace di decidere, perché la crisi e lo stallo delle riforme hanno indebolito drammaticamente i cardini della rappresentanza. Per questo dobbiamo infondere nuova fiducia nello Stato e nelle sue articolazioni democratiche, rinsaldando quel patto che lega i cittadini alle proprie istituzioni rappresentative. Una democrazia decidente è l'antidoto migliore alla crisi, è l'argine più solido al populismo e all'antipolitica. Per questo oggi decidiamo di dare all'Italia regole nuove, che coniugano pluralità e decisione, rappresentanza e governabilità, e che rafforzano, credo, le fondamenta di una democrazia che deve tornare a fare scelte tanto al passo con i tempi quanto efficaci.
  Le regole comuni vanno scritte insieme, nulla di più vero. Di fatti, per quattordici mesi il cantiere è rimasto aperto, a tutti. Chi, azzardando improbabili parallelismi con il percorso di approvazione del Porcellum, nega il cammino parlamentare di questa legge, nega l'evidenza. Per quasi un anno e mezzo abbiamo discusso, ci siamo confrontati e abbiamo modificato il testo. Abbiamo cancellato e riscritto interi articoli della legge. L'abbiamo votata ed approvata in prima lettura alla Camera e al Senato, insieme abbiamo aggiunto ai candidati capilista nei collegi la possibilità di esprimere preferenze con l'alternanza di genere. Insieme abbiamo lavorato per elevare le garanzie di rappresentanza, riducendo le soglie di sbarramento.
  Per mesi abbiamo lavorato insieme, consapevoli che sul nostro operato è posato lo sguardo di milioni di cittadini, che vogliono riforme stabili e che non perdoneranno un altro fallimento. Per questo siamo qui, per assumerci le nostre responsabilità. Lo facciamo in ogni momento in quest'Aula, nell'istante in cui agiamo, ma anche quando decidiamo di non decidere. Facciamo sempre delle scelte, bisogna solo capire se vogliamo assumerci la responsabilità di chi spinge il cambiamento o quella, invece, di chi lo frena.
  A chi arriva a gridare al fascismo e alla legge Acerbo, mi permetto di suggerire l'uso della virtù della prudenza del linguaggio e di ricordarsi di chi è la paternità del Porcellum. A chi, avendo approvato lo stesso identico testo al Senato, oggi esce dall'Aula, sinceramente dico che è incomprensibile oppure che ha semplicemente paura dell'esercizio del voto dei suoi colleghi di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Vorrei citare un intervento: «Pur con i limiti di una mediazione tra forze politiche anche molto diverse, così come è obbligatorio fare quando si scrivono regole nuove, stiamo portando l'Italia fuori dalle paludi». È la dichiarazione di voto del presidente del gruppo di Forza Italia a Pag. 55palazzo Madama, Paolo Romani, il 27 gennaio 2015. Non occorre aggiungere altro. Delle due l'una: o il senatore Romani si sbagliava allora o si sbaglia oggi l'onorevole Brunetta. Io francamente non ho dubbi sulla risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Dambruoso).
  Ma non si può certo dire che stiamo discutendo di una legge elettorale che non ha visto una larga partecipazione alla sua stesura. Si può sempre cambiare idea, ma si deve trovare il modo di spiegarlo efficacemente agli italiani, che potrebbero non capire, ma io credo, invece, che capiscano benissimo.
  Diversamente, merita attenzione chi avanza, anche nel nostro partito, valutazioni politiche differenti, assumendosene pubblicamente il carico. È nella pluralità delle idee la ricchezza del nostro partito. In tutti i grandi soggetti politici si discute e ci si confronta, anche con asprezza. La nostra discussione ha portato significativi e positivi cambiamenti all'impianto originale dell'Italicum durante il percorso parlamentare.
  Si discute, dicevo, poi arriva il momento della conclusione, della decisione, della sintesi, per usare un'espressione che non è più di moda.
  Sintesi che non è resa alle idee altrui, ma compimento dell'etica della responsabilità e che si realizza anche nel rispetto di un principio di maggioranza che è prima e fondamentale regola della democrazia, anche di quella interna ad una comunità politica come il nostro partito.
  Per me, senza eccedere in impropri paragoni, valgono sempre l'insegnamento e la testimonianza di un maestro per molti tra noi e di un padre della Costituzione: Giuseppe Dossetti. Ritenendo che l'Italia dovesse restare fuori dallo schieramento bipolare uscito dalla guerra, Dossetti si batté perché non entrasse nel Patto Atlantico, posizione minoritaria nel suo partito; nel marzo del 1949 insieme ai suoi votò contro in sede di gruppi parlamentari, esprimendosi però, dopo il voto del gruppo, a favore della ratifica quando il provvedimento approdò in Aula. È l'atteggiamento che caratterizza ogni scelta difficile, sofferta, ma che si fa carico di una comune responsabilità; è l'atteggiamento che riconosco in molti miei colleghi, che, pure avanzando posizioni diverse su alcuni punti, hanno deciso di rispettare questo principio, consapevoli che solo fuori da una rappresentazione drammatica dell'attuale fase politica si creano le condizioni per lavorare alle riforme istituzionali che servono al Paese.
  Signora Presidente, colleghe e colleghi, oggi abbiamo l'opportunità di mettere un punto dopo un anno e mezzo di lavoro comune, abbiamo l'occasione di colmare un vuoto che da 9 anni affligge il Paese. Voteremo «sì» convintamente, perché questa è una legge capace di garantire governabilità e rappresentanza puntando sulla parità di genere. Voteremo «sì» perché l'Italia ha bisogno di una democrazia decidente, ha bisogno di dare voce alle minoranze senza consegnare loro un potere di veto. Voteremo «sì» perché si rafforza il bipolarismo e l'alternanza. Voteremo «sì» perché con questa legge mettiamo nelle mani degli elettori il potere di decidere chi li governa e non solo chi li rappresenta, pur lasciando solido l'impianto parlamentare della nostra Repubblica. Voteremo «sì» perché non possiamo perdere l'opportunità che ci è data di recuperare credito e credibilità agli occhi dell'opinione pubblica.
  Siamo tutti chiamati a raccogliere questa sfida con impegno e responsabilità. Noi lo faremo e per questo, signora Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Grazie, signora Presidente. Intervengo per dire che io resterò in Aula e voterò contro questa legge, non perché la consideri la morte della democrazia – ho un approccio un po’ meno drammatico e apocalittico –, ma perché la considero, e forse è peggio, una pessima Pag. 56legge. La considero arrogante nelle forme con cui è stata disegnata e proposta al Parlamento, la considero azzardata e avventata nei contenuti e la considero irricevibile per il modo in cui il Governo ha voluto svuotare di funzioni e soprattutto di responsabilità questo Parlamento.
  Con buona pace dei relatori, io non ho cambiato opinione rispetto ad un anno fa su una legge che, allora come oggi, continuo a considerare irricevibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signora Presidente, colleghe e colleghi, Matteo Renzi, da segretario del Partito Democratico e da Presidente del Consiglio, ha commesso il più classico degli errori: ha confuso il Parlamento come un braccio esecutivo del Consiglio dei ministri e ha scambiato questa legge elettorale per un qualsivoglia decreto. Ciò comporterà inevitabilmente un'iniziativa referendaria e comporterà, immagino, alla prossima maggioranza il cambio di questa legge elettorale, che così resta precaria, dal momento che è legittimo che ogni maggioranza possa, inaudita altera parte, cambiarla.
  Io non cambio, però, idea sulla mia posizione, che è quella di restare in Aula, perché credo in una democrazia parlamentare avanzata.
  Le opposizioni controllano e contrastano l'azione del Governo e della sua maggioranza, ma non si sostituiscono al corpo elettorale che è l'unico giudice che apprezza o censura al momento del voto. Io ritengo che questa sovranità che gli appartiene debba spettare soltanto al popolo e anche sbagliando, anche commettendo errori da segnare con la matita blu come accade oggi, il Governo deve poter fare il suo lavoro. Questa è però una legge elettorale che protegge una casta, i capilista che vengono scelti dalle segreterie dei partiti, è una legge che dà un premio abnorme alla lista vincente. Di più, nel momento in cui nel nostro Paese l'articolo 49 della Costituzione è inefficace e inapplicato non rende possibile una vera partecipazione alla vita democratica. Per questo il mio «no» convinto alla luce del sole e dentro quest'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marco Meloni. Ne ha facoltà.

  MARCO MELONI. Signora Presidente, colleghi, intervengo per dichiarare il mio voto contrario alla legge. È una decisione difficile, come è stata quella di non votare la fiducia, ma inevitabile, visti contenuti e metodi imposti dal Capo del Governo per la sua approvazione. Il Porcellum, con le famigerate liste bloccate, fu approvato non da una generica classe politica, come talvolta si sente dire, ma dalla destra di Berlusconi, a maggioranza. Fu poi la Corte costituzionale a giudicarlo illegittimo, restituendo ai cittadini il potere di scegliere direttamente i parlamentari. Ora la legge di cui il Premier pretende l'approvazione sottrae nuovamente questo potere ai cittadini per riconsegnarlo per la maggior parte dei deputati ai capi dei partiti. Una legge, dunque, che ha lo stesso impianto del Porcellum – proporzionale più premio, con i correttivi rivolti a evitare censure di incostituzionalità, vedremo se adeguati – e che non ricostituisce il rapporto elettore/eletto. Dopo il Porcellum, che ha scavato un fossato tra cittadini e Parlamento, è necessario riconsegnare totalmente ai primi la scelta dei propri rappresentanti. Sarebbe stato possibile farlo, senza intaccare la capacità della legge di produrre un Governo stabile. Sarebbe possibile persino ora, con una legge che disciplini le primarie per i capilista. L'abbiamo proposta, con molti colleghi del PD: dal governo finora nessuna risposta, ma attendiamo.
  Vi è poi un errore catastrofico nel metodo: la legge elettorale disegna le regole valide per tutti, l'essenza della rappresentanza, il modo con il quale i cittadini affidano ai propri rappresentanti l'esercizio della volontà popolare, ha rilevanza costituzionale. Ebbene, se queste Pag. 57regole vengono decise da chi è espressione del 20 per cento degli elettori (è questa la condizione attuale), si consuma sostanzialmente un arbitrio. Ci ricordiamo le violente critiche espresse in quest'Aula – penso anche a molti attuali colleghi del PD – dinanzi alla scelta di Berlusconi di approvare il Porcellum a colpi di maggioranza ? Ora il Governo fa la stessa cosa, anzi, un po’ peggio, vista la ferita inferta a questa Camera con il voto di fiducia. È possibile pensare che la doppia morale non danneggi indelebilmente, dopo la libertà del Parlamento, la credibilità del Partito Democratico ? Approvare una legge elettorale con questi contenuti e senza un consenso ampio è un errore molto grave. Un elemento che dovrebbe essere unificante è massimamente divisivo e sarà giusto proporre l'abrogazione delle norme che riconsegnano ai capi dei partiti la nomina dei deputati. Questo Parlamento – ho finito – avrebbe potuto chiudere la questione della rappresentanza democratica e delle regole del gioco. Invece, se approverà questa legge, la sta drammaticamente riaprendo. Per questo il mio voto non può che essere contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Cara Presidente, i deputati di Sinistra Ecologia Libertà non parteciperanno a questo voto. Questo non significa attenuare la nostra distanza politica, culturale e anche morale da questa legge. «Considererei un tradimento della democrazia trasformare in maggioranza una minoranza, fosse pure del 49,9» (periodico) «per cento». Questa frase la pronunciò Alcide De Gasperi nel 1953 chiedendo la fiducia su una legge passata alla storia come «truffa» ma che rispetto a questa che approverete oggi era assolutamente democratica.
  La Corte costituzionale, nella nota sentenza n. 1 del 2014, parla della governabilità come di un valore apprezzabile, ma non la subordina ad un bene tutelato costituzionalmente come la rappresentanza democratica, che si colloca su di un livello gerarchico più alto. Solo in Grecia c’è una cosa simile. In nessun altro grande Paese europeo, sia con sistema elettorale maggioritario sia proporzionale, esiste un premio abnorme e illogico come questo. Giovedì si voterà nel Regno Unito e non vale la favola renziana che la sera si deve sapere chi vince.
  Oggi si sta stravolgendo la madre di tutte le regole, la legge elettorale, che sarà approvata solo dalla maggioranza e neanche da tutta la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Civati. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE CIVATI. Signora Presidente, intervengo per ribadire le ragioni molteplici del mio «no» a questa legge elettorale, a questo passaggio politico fondamentale. Prima di tutto per le modalità, il ricorso al voto di fiducia e anche per il richiamo a precedenti pessimi. Io vorrei solo ricordare che nel 1953 si diede uno spettacolo terribile in quest'Aula e richiamarlo con leggerezza fa impressione, quasi a noi piacessero le risse.
  Il mio «no» anche per il percorso complessivo delle riforme che, come è stato ricordato opportunamente, sono strettamente collegate a questa legge elettorale, nel merito e anche nel metodo. Segnalo che le forzature a cui il Parlamento è stato sottoposto sono state numerose: il «Canguro», il «Supercanguro», la «seduta fiume», una legge di riforma costituzionale votata senza le opposizioni, e potrei andare avanti ancora.
  «No» nel merito, perché il sistema non è un superamento del Porcellum. Potremmo dire che è un «Porcellum con le ali», qualcosa di molto lontano, forse la cosa più lontana dal Mattarellum, magari a doppio turno di collegio, sul quale tanti di noi hanno lavorato negli ultimi anni.
  Per di più, c’è un'elezione diretta, senza alcun contrappeso, anche pensando a un monocameralismo con il premio di maggioranza, Pag. 58e anche questo è abbastanza inedito e inaudito. È un sistema del «guai ai vinti». Chi vince – e si spera, ovviamente, che vinca quello che pensiamo noi, in questo gruppo, ma magari vince qualcun altro – è soddisfatto; chi perde farà addirittura fatica a fare opposizione, a potere esercitare la propria funzione parlamentare e le modalità di questi giorni fanno pensare a un verso di Rilke: l'Italicum è dentro di noi prima che accada, perché di fatto, nei comportamenti e nei ricatti anche verbali di questi ore, abbiamo visto questo.
  Da ultimo segnalo, in coerenza con una serie di impegni che ci siamo presi con i cittadini, che ci sono due tradimenti: il primo è quello rispetto al programma elettorale con cui Pier Luigi Bersani e la coalizione che lo sosteneva si è presentato agli elettori. Iniziava così: «Diffidate della filosofia dell'uomo solo al comando» e da lì faceva discendere una serie di proposte...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

  GIUSEPPE CIVATI. Finisco, concludo in tutti i sensi.

  PRESIDENTE. Prego.

  GIUSEPPE CIVATI. L'altro tradimento è rispetto a chi, durante la campagna elettorale delle primarie all'interno del Partito Democratico, si impegnò, con una frase fortissima, a dire che nessun parlamentare doveva essere nominato, che non ce ne doveva essere più nemmeno uno. Qui, saranno la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, intervengo con sofferenza per motivare il mio voto in dissenso dal gruppo del Partito Democratico. Voterò «no» sulla legge elettorale. Ritengo, come il Presidente del Consiglio, che l'Italia abbia bisogno di cambiamenti o, per usare i termini dell'onorevole Guerini, abbia bisogno di decisioni, ma i cambiamenti non sono neutri, come non sono neutre le decisioni. I cambiamenti possono essere progressivi o possono essere regressivi e l'alternativa di fronte a noi non è, come pure ripete il Presidente del Consiglio, tra cambiamento e conservazione. L'alternativa di fronte a noi è tra cambiamento progressivo e cambiamento regressivo. Con l'Italicum e la revisione del Senato, un pacchetto decisivo per la qualità della nostra democrazia, il cambiamento è regressivo, così come è stato cambiamento regressivo l'intervento sul lavoro e come rischia di essere cambiamento regressivo l'intervento sulla scuola.
  Noi oggi introduciamo un premierato non parlamentare, aggravato dal fatto che, con un unico voto, si elegge il Premier e la Camera, quindi si sottomette il potere legislativo al potere esecutivo, in un quadro in cui si indeboliscono le garanzie necessarie al buon funzionamento del sistema politico. Insomma, cambia la forma di Governo; non è il punto sulle preferenze, cambia la forma di governo. E oggi la Camera vara una legge elettorale segnata da un deficit di legittimità politica, un deficit di legittimità politica che segnerà i prossimi Parlamenti eletti con questa legge elettorale. Allora – e concludo – il mio «no» non è un «no» al cambiamento; il mio «no» è un «no» al cambiamento regressivo. Noi siamo stati eletti nel PD per il cambiamento progressivo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, signora Presidente. Cari colleghi, caro onorevole Guerini, che ho ascoltato con attenzione, oggi il Partito Democratico, grazie ai vizi del Porcellum che dice di voler combattere, Pag. 59ma grazie a quelli, si approverà da solo la legge elettorale. È un fatto grave che, peraltro, determinerà, per la prima volta nel nostro Paese, con il doppio turno, l'elezione diretta del Premier. È un giorno – io credo – forse fatale per la democrazia parlamentare. Io credo che occorra reagire a questo che, per me, è un sopruso, ma credo che occorra farlo in positivo e svolgo un appello: occorre costruire finalmente una alternativa alla pochezza, anche un po’ arrogante, di questa classe dirigente, incapace di risolvere i problemi, ma abilissima nel soffocare ogni dissenso per continuare a fare, nella sostanza, ciò che hanno fatto i Governi precedenti. Perché – vedete – la rottamazione renziana a me pare il potere per il potere: eliminare i concorrenti interni senza nessuna idea veramente originale e nuova, quando occorrerebbe, invece, far vivere idee nuove e portare al governo del Paese i migliori talenti, le migliori intelligenze, il mondo del lavoro, una classe dirigente motivata e animata da spirito di servizio e che risponda, finalmente, ad una nuova idea di sviluppo e di democrazia, per l'Italia – io dico – e per quelli che in questo Paese non hanno vinto mai e che speravano, con il nuovo centrosinistra, di vincere per la prima volta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lattuca. Ne ha facoltà.

  ENZO LATTUCA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha scelto di far coincidere, attraverso la posizione della questione di fiducia, il proprio destino con quello di questa legge elettorale. Si tratta, a mio avviso, di un errore, attraverso il quale si è di fatto sottratta alla discussione parlamentare la legge elettorale, una delle regole fondamentali del gioco democratico. All'interno del gruppo del Partito Democratico, il dissenso di fronte a una simile forzatura si è manifestato in maniera diversa. Molti colleghi hanno deciso di non rispondere a quella chiama, pur ribadendo la fiducia al Governo in quanto tale. Altri, come il sottoscritto, hanno invece risposto. Nessuno ha messo in discussione la prosecuzione dell'azione di Governo, tutti ritengono necessaria l'approvazione di una nuova legge elettorale, ma al tempo stesso rifiutano la logica del prendere o lasciare. Con la decisione di rimanere in Aula e di votare in modo contrario a questa legge, intendiamo non confondere le nostre ragioni, che attengono al merito di questa legge elettorale, con le posizioni delle forze parlamentari che si oppongono all'azione di questo Governo, del nostro Governo. Non intendiamo confondere il nostro dissenso su questa legge con chi ha avuto la responsabilità di approvare in quest'Aula, ormai dieci anni fa, la legge Calderoli, con la forza dei numeri della sola maggioranza di governo di centrodestra e con chi ha votato al Senato questo stesso identico testo con l'intenzione di condizionare una scelta istituzionale fondamentale, come l'elezione del Presidente della Repubblica, senza peraltro riuscirvi.
  Intendiamo, al contrario, esprimere un dissenso netto per un sistema elettorale che rischia di riprodurre gli stessi vizi del sistema precedente, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale. Questa legge, attraverso la combinazione di capilista bloccati, pluricandidature e riparto unico nazionale, è destinata a riproporre frustrazione tra i cittadini per non avere potuto scegliere gli eletti. Questa legge, allo scopo di garantire l'autosufficienza del primo partito, rischia di riprodurre un premio di maggioranza che travolge una ripartizione ragionevole dei seggi sulla base dei voti ottenuti.
  Lo faremo alla luce del sole, Presidente, con la forza di un convincimento leale, che in questi mesi abbiamo cercato di portare all'interno dei lavori della Commissione, in quest'Aula, con franchezza, sincerità, avendo scolpite davanti agli occhi le parole di un maestro autorevole, Norberto Bobbio, che, in occasione dei suoi 90 anni, ebbe a dire: «ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto Pag. 60di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare».
  Lo faremo senza nasconderci dietro il voto segreto. Il voto segreto si addice alle imboscate verso Governi non graditi. Una scelta politica che ha come unico fine la qualità della nostra democrazia, al contrario, non si nasconde (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, il mio gruppo ha deciso che dobbiamo uscire dall'Aula, ma avrei voluto tranquillamente e fervidamente votare contro, perché sono offeso non solo dai contenuti di questa legge elettorale, ma, soprattutto, dal modo come è stata varata e dal linguaggio del Presidente Renzi. Finalmente, un ottimo giornalista lo ha definito per quello che è, un maleducato di talento, ed è tutto il suo percorso che si sta caratterizzando in tale maniera.
  E non poteva che sfociare in una legge elettorale di questo tipo, perché non è possibile tollerare che, ogni volta che vi è un dissenso, egli sbeffeggi colui che dissente, se non, addirittura, lo oltraggi. Ricordo il gesto dell'ombrello che fece ai magistrati quando volevano scioperare, ricordo la finzione dei brividi che gli correvano dietro la schiena quando la CGIL minacciava gli scioperi che poi, tranquillamente, realizzò anche.
  È tutto un modo, ripeto, autocratico di atteggiarsi, che questo Parlamento non può più tollerare. D'altra parte, se fosse forte, non avrebbe fatto inserire nella legge elettorale la norma che prevede ancora che la maggioranza di questo Parlamento debba essere dei nominati, fatta di nominati. Praticamente, vuole riproporre la casta; non solo, ma, soprattutto, una casta e i suoi cortigiani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Adriana Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Colleghi, faccio parte del movimento referendario da 20 anni, perché ci siamo battuti per una legge elettorale che consentisse agli elettori di scegliere. L'Italicum non lo consente, abbiamo perso anche questa volta, però la battaglia continua, e noi, in Umbria, abbiamo deciso di ricorrere contro l'Umbricellum, la legge elettorale regionale, perché incostituzionale.
  Ci batteremo anche contro l'Italicum. A chi dice che dobbiamo votare l'Italicum perché ci rende più veloci, rispondo che la velocità ha senso solo nella direzione indicata dai cittadini e che, per andare più veloci da subito, sarebbe stato sufficiente fare la riforma del Regolamento della Camera.
  Credo che il voto segreto sia sbagliato: i cittadini hanno diritto di sapere come votano i propri rappresentanti in una situazione così importante per il Paese, e quindi, dal momento che l'astensione è palese alla Camera, io mi asterrò.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimo Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, signora Presidente. La mia storia, i miei atti, le mie parole mi mettono al di sopra di ogni sospetto di collaborazionismo con la sinistra e con il suo Governo. Cionondimeno, approfitto dell'occasione per dichiarare che parteciperò al voto e voterò in senso contrario all'approvazione di questa legge, perché non ne condivido lo spirito.
  Ma quello che voglio dire, onorevole Presidente, è che oggi registriamo una sconfitta di tutti. Registriamo una forte sconfitta del Governo, della sinistra, del Partito Democratico, non solo per la materia, e già basterebbe: la ricerca spasmodica Pag. 61dell'approvazione di una legge elettorale mentre è in corso di discussione l'approvazione di una riforma della Costituzione, per cui ancora non sapremo quali e quante saranno le Camere destinate ad essere assoggettate a questa norma.
  Ci affrettiamo ad approvare con colpi di forzatura parlamentare una legge elettorale che, allo stato, porterebbe gli italiani, se cadesse il Parlamento questa sera, a votare in modo differente su due Camere diverse.
  Ma è anche per il modo: impedita la discussione prima in Commissione, con sostituzione di parlamentari e con l'approvazione frettolosa, poi in Aula, con la posizione del voto di fiducia e, oggi, con l'approvazione definitiva in questo scenario, privo di opposizioni, frutto evidentemente di una pervicace volontà di andare fuori degli schemi, di non limitarsi di fronte ad alcuna forzatura.
  Io chiedo ai colleghi del Partito Democratico, in coscienza, questa sera, quando trarranno il consuntivo delle loro azioni, di chiedersi – e non mi interessa conoscere la risposta perché saranno in grado onestamente di darsela da soli – che cosa avrebbero, non detto, ma fatto in quest'Aula, se lo stesso atteggiamento lo avesse assunto la maggioranza di centrodestra contro di loro nella riforma del sistema elettorale e delle istituzioni.
  Credo che voi abbiate creato un precedente che varrà a lungo, perché non si governa sempre, non si ha la maggioranza sempre e capita, prima o poi, di andare sotto e di essere all'opposizione. Ma voi avete creato un precedente, per cui, d'ora in poi, non ci sarà regola per nessuno e chiunque governerà chiamerà questo vostro precedente per governare senza regole.
  Ma concludo, onorevole Presidente, non senza avere ricordato che oggi il complessivo fallimento è dato anche dalla rappresentanza di un'opposizione che fugge al momento del voto, non per mobilitare un'opposizione – infatti bisogna dire le cose come stanno...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... ma per nascondere l'incapacità delle forze di opposizione di avere polso all'interno delle proprie rappresentanze parlamentari. Infatti, come è capitato...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Sto per concludere, Presidente. Come è capitato di registrare in occasione del voto sulle pregiudiziali, si è dimostrato che, coperti dal voto segreto, se avessero partecipato al voto, avrebbero dato a Renzi più voti di quelli che conseguirà da qui ad un attimo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, come ultimo intervento, la deputata Bueno. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Grazie Presidente, voglio dichiarare il mio voto favorevole alla legge elettorale, anche perché i nostri cittadini in Sudamerica – sono oltre un milione con il diritto al voto – hanno da sempre votato con le preferenze e potuto scegliere direttamente i loro rappresentanti. Già in questa settimana dobbiamo portare al Parlamento brasiliano, su richiesta del Presidente di quella Camera dei deputati, Eduardo Cunha, il modello di questa legge approvata, perché anche lì devono fare la nuova legge elettorale entro la fine di questo mese.
  In più vorrei ancora lasciare la mia opinione sul collegio delle opposizioni, che parlano tanto della parola «democrazia» in quest'Aula, ma che, davanti ad un momento importante come questo, di votare una legge elettorale, quella che darà le nuove direttive democratiche di questo Paese, abbandonano l'Aula, non lasciando esprimere il voto e la volontà dei loro rappresentanti. È questa la mia opinione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 62

  PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

  GENNARO MIGLIORE, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, colleghe e colleghi, intendo ringraziare, a nome della Commissione e in qualità di relatore, tutti coloro i quali hanno consentito che la discussione in questo ramo del Parlamento potesse approfondire e verificare qual è stato l'iter di questa legge, i suoi profondi mutamenti nella sede parlamentare. In particolare vorrei ringraziare i funzionari – ovviamente tutti i funzionari della Camera e in particolare quelli della I Commissione – e le colleghe e i colleghi che hanno consentito che questa discussione potesse andare anche fuori di qui ad illustrare il profondo cambiamento che si sta introducendo con questa legge elettorale.
  Detto questo, mi scuserà per l'irritualità, ma vorrei ringraziare anche il Parlamento nel suo complesso, che è stato è e rimarrà la sede della sovranità e della democrazia costituzionale. Ed è per questo motivo che, dopo un iter che è stato serrato, ma approfondito, spero che questa legge possa contribuire al cambiamento del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avverto, colleghi, che i gruppi Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia, i cui rappresentanti sono presenti in Aula, hanno chiesto, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, che la votazione finale del provvedimento abbia luogo a scrutinio segreto. Ricordo che, come già sottolineato in occasione dell'esame delle questioni pregiudiziali, le norme contenute nel provvedimento, introducendo significative modifiche al sistema elettorale vigente, rientrano senz'altro, sulla base di un giudizio di prevalenza, nell'ambito della previsione di cui all'articolo 49, comma 1, del Regolamento, secondo la costante prassi interpretativa, come del resto è stato confermato dal fatto che non si è proceduto al contingentamento dei tempi di esame per il seguito della discussione nel primo calendario di iscrizione. Alla luce delle considerazioni che vi ho esposto, quindi, la richiesta di scrutinio segreto della votazione finale può essere accolta.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 3-bis-B ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Orlando...Affianco a Giachetti c’è un posto vuoto.

  ROBERTO GIACHETTI. È Fragomeli. Gli sta nascendo il figlio e sta correndo a prendere il treno.

  PRESIDENTE. Losacco...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati» (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B):

   Presenti  399   
   Votanti  395   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  334    
    Hanno votato no   61    

Pag. 63

  La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia – Vedi votazioni).

  (Il deputato Portas ha segnalato che non è riuscito a votare).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,20)

Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2994 ed abbinate, collegato alla manovra di finanza pubblica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2994 ed abbinate, collegato alla manovra di finanza pubblica, recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.
  Che c’è, onorevole Sibilia ? Che succede ? Stia buono un attimo.
  Ricordo che, con lettera in data 30 aprile 2015, il Governo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 2, del Regolamento, ha chiesto che la Camera deliberasse su tale disegno di legge entro il 14 maggio.
  Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 30 aprile non è stata raggiunta l'unanimità dei gruppi in ordine alla fissazione di tale termine. Colleghi, per favore ! Colleghi, liberiamo l'emiciclo ! Colleghi, per favore.
  La Presidenza, ai sensi del comma 3 del citato articolo 123-bis, propone quindi che la discussione in Assemblea del disegno di legge in oggetto si concluda entro il 19 maggio.
  Avverto che, come preannunciato nella citata riunione della Conferenza dei capigruppo, in caso di approvazione di tale proposta l'esame del provvedimento avrà luogo, previo esame e votazione della questione pregiudiziale presentata e preannunciata a norma dell'articolo 40, comma 2, del Regolamento, giovedì 14 (con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 15), lunedì 18 e martedì 19 maggio.
  Sulla proposta formulata dalla Presidenza, che sarà posta in votazione con il procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, dovrei dare la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
  Tuttavia, dal momento che hanno già chiesto di intervenire contro alcuni deputati, darò la parola, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta, per non più di cinque minuti.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Su questo contingentamento la Lega Nord si esprime in maniera contraria, perché i lavori su un testo di questo tipo non possono essere contingentati, tanto che nel dibattito di Commissione, a suffragio di questa tesi, il testo è certamente migliorato.
  Era stato presentato un disegno di legge del Governo che era tutto tranne che a favore dei territori, a favore delle autonomie vere e a favore degli studenti, ma era tutto teso a creare dei dirigenti...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Simonetti. Colleghi, per favore, liberiamo l'emiciclo. Per favore, colleghi. Colleghi, per favore, liberiamo l'emiciclo, sta parlando un collega.
  Prego, onorevole Simonetti.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Dicevo che il disegno di legge era tutto teso a creare non un'autonomia vera, ma un'autonomia basata sostanzialmente sul potere, quasi da podestà, del dirigente scolastico, che poteva fare il bello e il cattivo tempo, dalle assunzioni, alla realizzazione del piano dell'offerta formativa, Pag. 64quasi «una gestione clientelare della scuola», perché poteva scegliersi le materie che andavano bene e i professori, che poi erano quelli a lui più vicini o quelli che meno avrebbero avuto da ridire; tanto che avrebbe posto la sua linea di lavoro non tanto in funzione di quello che la scuola, i territori o gli enti locali, che tra l'altro gli pagano le strutture, volevano, ma in base a ciò che il nucleo di valutazione del MIUR voleva da lui; quindi sostanzialmente una sorta di figura prefettizia, molto collegata con Roma e molto poco collegata con il territorio.
  Questi sono stati i punti che noi abbiamo evidenziato, come Lega Nord, durante il dibattito in Commissione; abbiamo presentato emendamenti in questo senso, che durante il dibattito la relatrice, la maggioranza e il Governo hanno accolto, perché via via, strada facendo, il testo è cambiato: il dirigente scolastico non fa più da solo il piano dell'offerta formativa, il collegio di istituto rientra in partita nella pianificazione, il dirigente scolastico determina il fabbisogno, ma sarà poi l'ufficio statale regionale a definire chi saranno i professori. C’è un collegamento diretto tra il territorio, espressione quindi degli enti locali e delle forze economiche imprenditoriali, che sono poi quelle che devono ob torto collo approvvigionarsi degli studenti, quindi un collegamento maggiore tra scuola e lavoro.
  Ciò affinché non si creino quindi degli studenti che non abbiano poi la possibilità di trovare il lavoro. Una scuola quindi che dia una formazione non solo scolastica, ma anche la possibilità di dare uno sviluppo e un futuro alle nuove generazioni.
  E non venite a dirci che è per colpa dell'opposizione e per colpa del mancato contingentamento dei tempi – se andrà in questo senso la votazione di cui stiamo discutendo –, che non riuscirete ad assumere 100 mila precari. Innanzitutto, perché il testo di questo disegno di legge è stato ritardato volutamente dal Governo per almeno un mese. È stato annunciato per delle settimane ed è arrivato poco tempo fa. La Commissione la settimana scorsa non ha potuto lavorare per voi della maggioranza e del Governo, con il Presidente Renzi che ha posto la fiducia che ha bloccato il lavoro in Commissione. I tempi li avete ritardati voi con la vostra lentezza e la vostra indecisione nel portare un testo che poi, tra l'altro, è stato disconosciuto dalla maggioranza, dalla Commissione e dal Parlamento, che fortunatamente in questo periodo di magra democratica ha comunque ritrovato abbastanza sé stesso in sede di lavoro di Commissione. Vedremo poi strada facendo se tutti gli emendamenti della relatrice verranno approvati.
  Quindi, chiudo dicendo che questa riforma deve essere lasciata alla libertà del tempo che il Parlamento vuole dedicare. Questa non può essere una riforma squisitamente del Governo, non può essere una riforma a tempo, perché è una riforma che va a incidere sul futuro delle nuove generazioni e sulla vita di almeno 150 mila precari a cui voi non credo riuscirete a dare soddisfazione, perché se questi erano i numeri che davate quando propagandavate la buona scuola, quando andavate a chiedere i consigli che poi veramente avete tutti disatteso, che poi nella relazione si tramutano in 100 mila unità e che si trasformeranno in 50 mila unità. Quindi, andiamo con i piedi di piombo prima di lasciare a casa almeno altri 100 mila precari, che diventeranno i nuovi esodati: dagli esodati della Fornero, agli esodati del ministro Giannini. Andiamo con i piedi di piombo e votiamo contro questo contingentamento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, forse lo dimenticate, ma il paese non è di Renzi, il Parlamento non appartiene al Partito Democratico e la scuola non è un suo circolo territoriale (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Lei insieme alla maggioranza siete solo gli invasori delle istituzioni democratiche italiane: Pag. 65le avete occupate militarmente, incostituzionalmente, a norma di regolamento quando vi fa comodo, trasgredendo tutte le regole quando queste ultime vi sono avverse. Questa è la vostra casa chiusa, vi siete protetti, il Parlamento è cosa vostra, il lavoro per voi è così facile. I media vi sono asserviti, i vostri oppositori interni hanno la credibilità di un moscerino e la coerenza di un voltagabbana (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). E i vostri unici oppositori reali sono manganellati, mediaticamente, tutti i giorni e ridicolizzati di fronte all'opinione pubblica.
  La democrazia è ben che defunta in questo Parlamento ma non la parola: ci resta la denuncia. Noi del MoVimento 5 Stelle restiamo uomini e donne liberi in questo Parlamento, nonostante tutte le intimidazioni, tutte le vostre offese, tutte le vostre bugie. Noi restiamo una voce libera ed abbiamo il dovere di spiegare ai cittadini cosa significa votare una data certa in Aula per il disegno di legge governativo sulla scuola che è stato collegato al documento di economia e finanza in itinere. Tutti voi parlamentari di maggioranza voterete a breve, in realtà, una ghigliottina su tutte le proposte dell'opposizione. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato 800 emendamenti e dopo questo voto ne resteranno 48, due per ogni articolo di legge. E faccio notare che un solo articolo contiene ben 13 deleghe al Governo: avete superato la farsa. Lasciate all'opposizione due proposte emendative ad un articolo con 13 deleghe.
  Il Governo che si scrive le deleghe da solo sulla governance della scuola, sulla formazione dei docenti, sulla valutazione, sugli studenti e sul testo unico: su tutto, anche il numero di ore di lavoro dei docenti. Mattarella non può essere preso per i fondelli da un teppistello figlio di papà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La ghigliottina del PD in Commissione cultura, scienza e istruzione equivale a cacciare fuori l'opposizione dalla Commissione insieme alla volontà di migliorare il testo di legge sulla scuola che passa solo attraverso lo stravolgimento di questo impianto. Altro che due emendamenti ad articolo ! Il MoVimento 5 Stelle non avallerà alcuna farsa partecipando ai lavori di Commissione, non illuderà i cittadini, preferisce dire parole di verità e ricordare che in questo Parlamento non esistono più principi democratici e costituzionali. Farà la sua battaglia in Aula.
  Il Partito Democratico sta riscrivendo da solo il testo del Governo, semplicemente perché era scritto con i piedi dal Ministro Giannini, ma la sostanza non cambia. Tutta la vergognosa sostanza non cambia. Si cerca al solito di fregare gli italiani con truffe semantiche e resta la chiamata dei docenti da parte del dirigente scolastico. Il PD chiama merito ciò che diventerà clientela e corruzione. Il segretario del Partito Democratico, l'arrogante burattino nelle mani dei poteri forti, ormai propone in tutte le istituzioni del nostro Paese il modello dei nominati. Dopo la provincia dei nominati, il Senato dei nominati, la Camera dei nominati con la nuova legge elettorale truffa che avete appena votato, si passa alla scuola dei docenti nominati dal dirigente. Ma a chi si ispira in questa riforma il nostro black-block Premier che sta sfasciando l'Italia ? Questa è la Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 129, sabato 2 giugno 1923, articolo 27 che recita: le supplenze e i posti di ruolo e gli incarichi di insegnamento di qualunque specie sono scelti e conferiti dal preside... Firmato: Mussolini. Benvenuti nel partito sfascista di Renzi, e ricordate che un regime non viene instaurato da un capo: un regime viene instaurato da chi obbedisce al capo e noi saremo i cittadini, le strade e le piazze del dissenso perché la buona scuola di Renzi è una scuola corrotta (Deputati del MoVimento 5 Stelle espongono cartelli recanti la scritta: #scuolacorrotta).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, togliete i cartelli. Chiedo agli assistenti di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). E le ricordo che in quest'Aula bisogna utilizzare un linguaggio corretto nei confronti Pag. 66di tutti gli organi e anche del Presidente del Consiglio. Colleghi, per favore, togliete i cartelli. Non mettete in difficoltà gli assistenti parlamentari.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, su, è finita questa cosa. Prego, onorevole Scotto, prosegua.

  ARTURO SCOTTO. Si poteva scegliere, caro sottosegretario Faraone, un'altra strada per affrontare una riforma che dovrebbe essere ben più profonda della scuola pubblica, che dovrebbe attivare le energie migliori del Paese, coinvolgere studenti, coinvolgere docenti, coinvolgere famiglie. Occorreva condivisione e consenso e invece appare un'altra storia. Sembra quasi che il vostro Governo abbia scelto di ingaggiare un duello con il mondo della scuola e ha scelto come sempre la strada più comoda qui, in questo Parlamento. Collegando questo provvedimento con il Documento di economia e finanza il Governo ha optato per comprimere la discussione, per ridurre all'opposizione gli spazi di modifica sostanziale di un provvedimento molto grande che prevede – lo diceva prima il collega che mi ha preceduto – ben tredici deleghe al Governo e non ha fatto una cosa che avrebbe dovuto fare, che gli abbiamo consigliato noi, che il sindacato ha consigliato: stralciare la norma sui precari, dargli una corsia preferenziale e dare invece più tempo alla Commissione per esaminare i ben venticinque articoli del provvedimento.
  Invece, si è andati in un'altra direzione. Noi voteremo ovviamente affinché non ci sia alcun contingentamento, e pensiamo anche che, arrivati a questo punto, sia consigliabile per voi di moderare un po’ i termini. Abbiamo ascoltato parole molto gravi dalla bocca del Ministro Giannini: «squadristi» a chi la contestava, e persino oggi, nei confronti della Segretaria del principale sindacato italiano: «Si legga il provvedimento, perché non sa di cosa parla». Noi consiglieremmo, pacatamente, al Ministro Giannini di leggersi la Costituzione, soprattutto gli articoli in cui si parla della libertà di insegnamento, e di quegli articoli dove si dice che la scuola privata dovrebbe essere senza oneri per lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Avete deciso di correre sull'Italicum, ma avete deciso di andare lenti, lentissimi sui precari. Penso che i cittadini italiani e il mondo della scuola abbiano capito qual è il vostro disegno, che non confina con quello di altre democrazie europee, dove l'incidenza delle spese per scuola, università e ricerca è di oltre il 6 per cento del prodotto interno lordo; invece noi siamo molto più indietro, molto più «verso est» piuttosto che «verso ovest».
  Vi consigliamo seriamente di ripensarci. In ogni caso, ve lo farà capire domani, con lo sciopero generale dei sindacati, quel mondo della scuola e quelle famiglie che si sentono traditi da voi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Umberto D'Ottavio. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Grazie Presidente, la scelta di dare una scadenza al dibattito sul disegno di legge per la riforma del sistema di istruzione dovrebbe ottenere il consenso di tutti. E vale la pena ribadirne i motivi: fin dall'inizio del suo mandato il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno sottolineato la necessità di cambiare verso all'attenzione al mondo della scuola, cambiare soprattutto senso alla parola riforma, non più uguale a taglio o riduzione di spesa, ma investimento, e la prima prova è stata la legge di stabilità: un miliardo in più per il 2015 e 3 miliardi in più per gli anni successivi.
  Il Partito Democratico, più volte, ha ribadito la centralità dell'istruzione e della formazione come precondizione per pensare ad una nuova fase di sviluppo e di crescita del Paese.
  Per questo la riforma deve servire innanzitutto ad aiutare i processi di miglioramento, Pag. 67a sostenere quella scuola, quei lavoratori del mondo della scuola che, nonostante le mille difficoltà, si impegnano per il successo formativo delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.
  C'erano, e ci sono, forti ragioni di urgenza; il Governo aveva pensato di dividere in due atti distinti gli interventi possibili: un decreto e una legge delega. Noi invece abbiamo condiviso la scelta del disegno di legge, che sta consentendo, e consentirà al Parlamento di valorizzare le proprie prerogative, e lo stiamo vedendo anche in questi giorni di intenso dibattito in Commissione: sono stati accolti emendamenti di maggioranza e di opposizione. Stiamo costruendo, in Parlamento, un provvedimento che crediamo possa rispondere alle esigenze della scuola, alle criticità e anche alle proteste, come quelle che si esprimeranno, anche domani, nello sciopero sindacale. Infatti credo che nessuno possa negare che in Commissione, prima con le 90 audizioni, poi con i 2 mila emendamenti, non siano arrivate in Commissione e in Parlamento le ragioni di tutti.
  Ora, però, bisogna stringere, bisogna rispondere agli insegnanti precari, che hanno il diritto di sapere come e quando potranno essere assunti e stabilizzati. Bisogna rispondere alle questioni relative all'edilizia scolastica, con un piano di intervento nazionale. Bisogna però anche uscire dall'emergenza.
  Per questo abbiamo bisogno di una legge che dica alla scuola in quali condizioni possa svolgere in modo moderno la sua missione: la scuola dell'autonomia, che coniuga libertà al forte legame con il territorio; una più moderna offerta formativa, che parli del rapporto fra scuola e lavoro, che parli dell'innovazione digitale, che parli dei docenti, della loro formazione, delle loro modalità di reclutamento, che parli della responsabilità del dirigente, che parli della partecipazione delle famiglie, che parli dell'edilizia scolastica e di scuole nuove.
  Sappiamo che il percorso, tra l'altro, non terminerà con il voto della Camera e che il Senato, con il quale abbiamo fatto le audizioni in sede congiunta proprio per risparmiare tempo, potrà apportare ulteriori modifiche. La nostra serietà è legata al fatto che gli impegni presi vengano mantenuti. Il Partito Democratico vuole mantenere gli impegni presi con il mondo della scuola e per questo voterà «sì» alla proposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Intervengo nel dibattito, a nome di Forza Italia, per dire che noi, invece, siamo contrari al contingentamento del tempo rispetto al dibattito, che si svolgerà in Commissione e poi in Aula, sul disegno di legge della scuola. Questo non perché non riteniamo che questo provvedimento sia urgente ed importante per il mondo della scuola, ma perché vogliamo con forza che ci sia un dibattito ed un confronto serio, strutturato ed approfondito su un tema così importante come quello della scuola.
  Fino ad oggi, il dibattito appunto in Commissione, dove i tempi non sono stati contingentati e dove sono stati analizzati gli emendamenti presentati dalle opposizioni e dalla maggioranza, ha apportato sicuramente alcune modifiche al testo, così come ci era arrivato dal Governo, che, per alcuni versi, migliorano questo testo, per altri versi, invece, introducono degli elementi peggiorativi e di confusione per il mondo della scuola.
  Si è parlato molto di ascolto: l'ascolto ha bisogno di tempi e sicuramente dell'esame di tutte le proposte che sono state effettuate. Non vogliamo sottrarci, però, nella discussione che stiamo facendo, anche ad entrare nel merito di alcuni aspetti di questo disegno di legge e vogliamo mettere in luce con chiarezza che il centro di questo provvedimento – lo hanno detto anche i colleghi di altre forze politiche che mi hanno preceduto – è il piano straordinario di assunzione. È un piano straordinario di assunzioni che rivela quello che è stato il fallimento della politica del Pag. 68reclutamento dei docenti portata avanti fino ad ora. Forza Italia da sempre chiede una modifica di questo sistema di reclutamento; chiede da sempre che le graduatorie vengano chiuse e che si sostituisca a questo sistema di reclutamento quello previsto dalla Costituzione, cioè quello di concorsi che non creino ancora precariato, che non creino ancora graduatorie. Era una proposta di Forza Italia – vorrei ricordarlo ai colleghi del Partito Democratico – quella di far sì che i dirigenti scolastici, ovviamente non da soli, ma con l'ausilio di quelli che sono gli organi collegiali, in particolare il consiglio di istituto, dove sono rappresentate tutte le componenti del mondo scolastico, in modo particolare anche la componente dei genitori, potessero individuare, attraverso però dei criteri chiari e trasparenti (cosa che non è prevista da questo di disegno di legge), i docenti che potessero realmente corrispondere ai bisogni formativi degli studenti. Questo tipo di scelta, a nostro avviso, potrebbe essere effettuata nelle reti di scuola.
  È un sistema che sicuramente potrebbe garantire maggiore trasparenza, meno clientelismo, potrebbe garantire davvero che gli insegnanti fossero assegnati alle istituzioni scolastiche in base al bisogno.
  Voglio ricordare che da questo piano assunzionale sono escluse delle persone che, per la normativa vigente, avrebbero diritto ad essere assunti. Sono coloro che hanno partecipato al concorso del 2012, gli idonei, questo termine non esiste nella nostra normativa. Sono i giovani che sono stati selezionati attraverso un percorso formativo molto serio come è quello dei tirocini formativi attivi. Dimentichiamo poi chi ha diritto ad una mobilità straordinaria di fronte ad un piano assunzionale che cambia completamente i connotati della scuola.
  Ricordo ancora due punti che riteniamo critici in questo provvedimento. Il primo punto riguarda le deleghe. Tredici deleghe sono un eccesso, deleghe su temi sensibili, come quello delle formazione iniziale dei docenti ad esempio, come quello della valutazione dei dirigenti, come quello assolutamente sensibile della scuola dallo zero a sei, che non può essere sottratto all'analisi parlamentare. Da ultimo la valutazione, in questo disegno di legge non è previsto un serio sistema di valutazione, differente dall'autovalutazione attuale delle scuole, di valutazione del corpo docente e del corpo dirigente.

  PRESIDENTE. Ricordo che questo non è il dibattito sul provvedimento, ma sulla deliberazione proposta dalla Presidenza all'Assemblea. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, anche Fratelli d'Italia si esprime in maniera contraria rispetto al contingentamento. Vorrei ricordare brevemente, proprio tra le argomentazioni che ci inducono a questa decisione, quanta fretta vi sia stata per un provvedimento che è stato chiamato enfaticamente dal Governo «Buona scuola», anche se, soprattutto dalle mie parti, io sono romano, è stato ribattezzato subito «Buona sòla». Al di là delle battute, se si intende proporre all'attenzione generale un provvedimento quadro che, in maniera altisonante, si vuole definire una quasi riforma della scuola, tanto per cominciare non lo si trasforma in corso d'opera in un collegato al Documento di economia e finanza, perché è una contraddizione in termini ma è contemporaneamente una furbata, un tentativo di tarpare le ali al dibattito, che non vi è stato quando ci doveva stare, perché se c’è un progetto diverso e presuntamente innovativo sulla scuola, su questo progetto ci si deve confrontare a monte con i docenti, con il personale non docente, le associazioni dei genitori, gli studenti. Ciò non è stato fatto, se non tardivamente nelle ultime settimane, con tempi ridicoli e comunque a giochi fatti. Oggi prevedere un ulteriore abbreviamento di questo dibattito penso sia un errore madornale, anche se, tuttavia, si inserisce perfettamente in questa sorta di arroganza perdurante che caratterizza il Governo Renzi e che si contagia dal Presidente Pag. 69del Consiglio, che ormai ha dato varie prove di questa intolleranza, agli altri componenti del Governo. Le dichiarazioni del ministro Giannini, che ha dato degli squadristi ai dissidenti rispetto a questo provvedimento, sono di una gravità estrema, sono inaccettabili e penso che il ministro Giannini debba delle scuse al mondo della scuola per questi epiteti davvero gratuiti. Così come penso sia indispensabile rispettare lo sciopero nazionale di domani e le manifestazioni che ci sono state nei giorni scorsi: oceaniche e silenziose.
  Non è necessario spaccare vetrine, rovesciare auto e lanciare bottiglie incendiarie per meritare, in un Paese civile e democratico, le attenzioni del Governo. Ci sono state in decine e decine di città centinaia di migliaia di persone che silenziosamente, lumini alla mano e cantando l'Inno di Mameli, hanno inteso raccogliere l'attenzione del Governo e delle forze politiche del Parlamento sul loro dissenso, la loro critica legittima nei confronti di questo provvedimento e anche per essere ascoltati, visto che si sono giustamente sentiti trascurati dai soggetti che ho citato.
  Io penso che sarebbe un ottimo segnale se il Parlamento recepisse questa manifestazione e attendesse gli esiti di questa manifestazione e, se fossi il Presidente del Consiglio, piuttosto che il Ministro Giannini, io sinceramente mi porrei delle domande: per quale motivo, come mai questo provvedimento sulla scuola ha messo insieme praticamente tutti i soggetti contro di sé ? Come mai ? Come mai ci sono gli studenti e i genitori, ci sono i docenti e il personale non docente, ci sono tutte le sigle sindacali, c’è la destra e c’è la sinistra ? Che c’è ? Una congiura internazionale contro Renzi e contro il suo Governo o forse molto semplicemente c’è qualcosa che non funziona e la procedura dell'ascolto sarebbe quella consigliata per capire dove introdurre delle variazioni a questo progetto ?
  L'ultima considerazione telegrafica la voglio fare sulla richiesta avanzata anche da Fratelli d'Italia di stralciare la norma sulle assunzioni, perché scatenare una guerra tra poveri nel mondo del precariato, dopo anni e decenni di attesa, sinceramente è davvero penoso...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole...

  FABIO RAMPELLI. Concludo, scusi, Presidente. Penso che i precari non lo meritino e ci sia ancora il tempo per evitare che decine di migliaia di precari, che hanno svolto servizio per decenni, si possano trovare sbattuti fuori dalla porta nella prossima stagione scolastica. Questo sarebbe davvero imperdonabile e, magari, soltanto per fare, come per gli 80 euro un anno fa, un po’ di cassa, di facile cassa, magari in prossimità delle elezioni regionali. Questo è il suggerimento che diamo al Governo: c’è ancora tempo per ripensare e per dare una corsia preferenziale alla norma sulla stabilizzazione...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di fissare al 19 maggio, secondo l'articolazione dei lavori sopra illustrata, il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2994 ed abbinate, collegato alla manovra di finanza pubblica.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Vecchio, Misuraca, Malpezzi. Provi a votare con le dita, onorevole Malpezzi... Si rifiuta di riconoscere l'impronta... Noi l'aspettiamo, onorevole Malpezzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 160 voti di differenza.

Pag. 70

  Essendo stata approvata la proposta della Presidenza, l'esame del provvedimento si svolgerà secondo le cadenze già indicate e si concluderà martedì 19 maggio.

Per fatto personale (ore 18,55).

  ROSY BINDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi che sono intorno all'onorevole Rosy Bindi di permetterle di intervenire e agli altri, che devono uscire, di farlo in silenzio. Prego, presidente Bindi.

  ROSY BINDI. Grazie, Presidente. Non pretendo di avere ascolto...

  PRESIDENTE. Ma almeno il silenzio sì. Colleghi, per favore !

  ROSY BINDI. ...però, voglio che resti a verbale una precisazione doverosa, perché nella sua dichiarazione di voto il collega Lupi ha richiamato il mio sostegno al referendum del 2000... (non mi ricordo neanche con precisione in che anno è avvenuto, comunque si tratta dell'ultimo che si è svolto, quello in cui il presidente del comitato era Guzzetta), come una mia incoerenza. Io ho con me le agenzie del tempo, alle quali dichiarai che avrei firmato e sostenuto quel referendum pur non condividendo i quesiti, ma perché era l'unico strumento perché finalmente il Parlamento si attivasse per cambiare il Porcellum.
  Quindi, nessuna incoerenza da parte mia e devo anche dire che forse neanche da parte del collega Lupi, perché era in Parlamento quando fu approvato il Porcellum e, avendo approvato il Porcellum e anche l'Italicum, devo riconoscere, quindi, anche a lui una certa coerenza (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Come tale sottolineo questo aspetto, perché lui mi dà dell'incoerente e io gli do del coerente. Peccato che io sia in coerenza con una visione di democrazia davvero bipolare o, comunque, competitiva e che, invece, l'onorevole Lupi abbia insistito nel suo errore, anzi con un'aggravante, perché mentre impedisce e continua ad impedire ai cittadini italiani di scegliere chi siederà in Parlamento, votando l'Italicum, ha anche impedito ai cittadini italiani di avere una democrazia competitiva, nella quale chi vince governa ma chi perde difficilmente ha la possibilità di vincere la prossima volta.
  Quindi, questo vale per il verbale, Presidente. La ringrazio. Avrei voluto intervenire prima, ma non volevo mischiare il fatto personale con la dichiarazione di voto che, però, rendo pubblica adesso: io ho votato «no» sull'Italicum.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19).

  LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente...

  PRESIDENTE. Colleghi, al pari dell'onorevole Bindi, vi chiedo la cortesia di uscire in silenzio e di non fermarvi a parlare nell'emiciclo. Prego.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente. Mi rivolgo ad ella per un intervento...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Vico. A volte la Presidenza ha anche compiti di direzione un po’ del traffico. Colleghi, per favore, liberiamo l'emiciclo ! Prego.

  LUDOVICO VICO. Mi rivolgo ad ella per un intervento presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Desidero segnalare che nell'aprile del 2014 l'INPS di Taranto bloccò il riconoscimento della contribuzione figurativa della cassa integrazione che riguarda il beneficio amianto, argomentando tale decisione a seguito di una sentenza della Corte di cassazione, la Pag. 71n. 18134 del 2010. Tale decisione determinò, nella sola provincia di Taranto, il blocco dell'accesso alle pensioni per circa 300 metalmeccanici, di cui gran parte posti già in regime di mobilità.
  A seguito di numerose proteste sindacali, che hanno richiamato la piena applicazione della circolare INPS n. 255 del 1993, ai sensi della legge n. 300 del 1970, e la circolare INPS n. 303 del 2001, che dicono che la rivalutazione si applica anche ai periodi di cassa integrazione, malattia, maternità, eccetera, gli uffici dell'INPS di Taranto e di Puglia hanno formulato finalmente un quesito all'INPS nazionale e, di conseguenza, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  A distanza di dieci mesi l'INPS e l'area prestazioni dell'INPS nazionale hanno risposto al quesito, attraverso una comunicazione agli uffici INPS di Puglia e di Taranto, con cui richiamano le circolari suddette del 1993 e del 2001.
  Diventa incomprensibile, signor Presidente, la recente informazione aggiuntiva del direttore dell'INPS di Taranto, datata 30 aprile 2015 e inviata agli sportelli INPS della provincia, nella quale si indica di lavorare esclusivamente sulle domande di pensione alla condizione che il richiedente abbia cessato l'attività lavorativa, motivo per cui l'INPS di Taranto non rilascia alcun ecocert ai lavoratori richiedenti lo stato della contribuzione per accedere alla pensione.
  Mi permetto, infine, quindi, di rivolgermi a lei, affinché trasmetta al Ministro del lavoro la necessità di rendere quella indispensabile chiarezza che è l'attesa dei metalmeccanici di Taranto.

  PRESIDENTE. Onorevole Vico, lei correttamente si rivolge, come il Regolamento prevede, alla Presidenza, ma a me corre l'obbligo di segnalarle la possibilità di dar luogo ad atti di sindacato ispettivo, giacché la Presidenza non può di per sé trasmettere un intervento che è stato fatto al Governo. Il Governo però può e deve rispondere ad atti di sindacato ispettivo.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi intorno di prendono posto.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, abbiamo scoperto che nel messalino, che serve ad accompagnare la liturgia nelle chiese, per chi è credente, all'ultima pagina, le Edizioni Paoline hanno stampato il logo dell'Expo con scritto: «Diamo un'anima all'Expo». Le persone in Italia vanno in chiesa e nel messalino per pregare trovano la pubblicità dell'Expo, con scritto appunto di dare un'anima all'Expo.
  Ricordiamo ai cattolici – io tra l'altro sono cattolico – in Italia che l'Expo un'anima già ce l'ha e si chiama corruzione, Presidente: quattro principali appalti sotto indagine della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'Expo l'anima ce l'ha: si chiama black block, lasciati stranamente indisturbati a fare il loro porco comodo a Milano – stranamente le forze di polizia non sono intervenute – e hanno macchiato una manifestazione che aveva delle sue ragioni. L'anima l'Expo ce l'ha e si chiama oltre 10 miliardi di denaro pubblico utilizzato per cementificare, quando poteva essere utilizzato per bonificare l'area dell'Ilva, Presidente, dove muoiono dei bambini di cancro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'anima l'Expo c’è l'ha e si chiama McDonald's, si chiama Coca Cola, cibo e bevande di merda – scusi l'espressione, Presidente – che non servono a nutrire il pianeta...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, siamo in un'Aula parlamentare.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ...ma servono a impoverire il pianeta. Impoveriscono il pianeta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Speriamo che il Santo Padre, che rispettiamo, e che è attento alle tematiche della corruzione, faccia pulizia anche nella sua chiesa piena di mercanti e di farisei. Il Vangelo di Luca – lo cito – dice testuale: la mia casa sarà casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una caverna di ladri. Una caverna di ladri: Pag. 72più o meno quello che è l'Expo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Noi rispettiamo tutti, a partire dal Santo Padre, ma dobbiamo rispettare anche l'Assemblea con un linguaggio consono.

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi per favore, ha chiesto di intervenire una vostra collega lasciatela la parlare.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta alla mia interrogazione n. 5-05444. La multinazionale francese Auchan Spa, leader nella grande distribuzione, ha già da tempo iniziato a far calare la scure sui posti di lavoro, aumentando gli esuberi. Dagli iniziali 1.100 licenziamenti preannunciati all'inizio di aprile, alla fine dello scorso mese, ha avviato la procedura di mobilità per 1.426 dipendenti in tutta Italia. Dopo aver subito contratti di solidarietà, demansionamenti, riduzione di orari e di retribuzione e rinuncia alla quattordicesima, i lavoratori di Auchan, sottoposti a quotidiani ricatti, si sono visti servire le lettere di mobilità, alle quali hanno risposto con un blocco totale del lavoro straordinario e del lavoro supplementare e con uno sciopero generale indetto per il 9 maggio.
  La necessità, proclamata dal gruppo Auchan, di tagliare almeno 50 milioni di euro annui al costo del lavoro ha avuto come effetto la collocazione in mobilità per quella forza lavoro che, come viene specificato nelle lettere recapitate ai dipendenti, «risulta strutturalmente in esubero in conseguenza della grave riduzione di attività e di lavoro e delle esigenze di riduzione del numero degli addetti». Quindi, si è fatta e si sta facendo pagare ai lavoratori una crisi che non è a loro ascrivibile.
  Nonostante la società abbia finora risposto agli accordi proposti con un atto unilaterale, aumentando il numero dei licenziamenti, si rende necessario e urgente aprire un confronto per cercare di trovare un accordo che possa, quantomeno, tamponare la grave situazione attuale di esuberi, senza che i lavoratori debbano subire ulteriori deroghe al contratto collettivo.
  Per questi motivi, noi ribadiamo l'urgenza di un intervento, da parte del Ministero, al fine di aprire un tavolo di trattativa per studiare un piano industriale che coinvolga tutti i centri commerciali italiani di proprietà di Auchan Spa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza prende atto del suo sollecito.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi permetto nuovamente di segnalare alla sua attenzione la vicenda dei lavoratori in cassa integrazione in deroga, che devono ricevere le spettanze del 2014.
  Dopo una lenta definizione da parte delle regioni, finalmente il Ministero del lavoro ha firmato e ha fatto il piano di riparto del 2014.
  Ora si attende la firma del Ministro dell'economia e delle finanze. Voglio sollecitare, tramite lei, il Governo, perché sono lavoratori in grande difficoltà e, con loro, le loro famiglie. Proprio oggi vi è stata una manifestazione a Termini Imerese da parte di questi lavoratori. Penso che sia doveroso da parte delle istituzioni dare una risposta a chi è in grande difficoltà.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Burtone. Al pari di quanto detto all'onorevole Vico, la Presidenza prende atto del suo intervento; se lei vi volesse dare maggiore seguito, vi sono atti di sindacato ispettivo a cui il Governo, poi, dovrà rispondere.

Pag. 73

Annunzio di un'informativa urgente del Governo.

  PRESIDENTE. Avverto che all'ordine del giorno della seduta di domani, martedì 5 maggio, sarà iscritta l'informativa urgente del Governo sui gravi incidenti verificatisi a Milano il 1o maggio 2015.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 5 maggio 2015, alle 10:

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; MICILLO ed altri; PELLEGRINO ed altri: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 342-957-1814-B).
  — Relatori: Bazoli, per la maggioranza; Micillo, di minoranza.

  2. – Informativa urgente del Governo sui gravi incidenti verificatisi a Milano il 1o maggio 2015.

  La seduta termina alle 19,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl 3 e ab-bis-B-odg 9/3 e ab/4 466 464 2 233 127 337 35 Resp.
2 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/5 477 476 1 239 130 346 33 Resp.
3 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/6 483 473 10 237 127 346 32 Resp.
4 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/7 482 480 2 241 135 345 32 Resp.
5 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/8 484 458 26 230 109 349 32 Resp.
6 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/9 484 481 3 241 134 347 32 Resp.
7 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/12 482 471 11 236 126 345 32 Resp.
8 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/15 488 477 11 239 42 435 32 Resp.
9 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/16 488 485 3 243 134 351 32 Resp.
10 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/18 489 473 16 237 135 338 32 Resp.
11 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/19 500 491 9 246 51 440 32 Resp.
12 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/21 500 496 4 249 129 367 32 Resp.
13 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/22 496 492 4 247 138 354 32 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/24 481 477 4 239 134 343 32 Resp.
15 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/28 474 458 16 230 122 336 35 Resp.
16 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/29 482 467 15 234 125 342 35 Resp.
17 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/30 489 486 3 244 123 363 34 Resp.
18 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/33 506 489 17 245 122 367 32 Resp.
19 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/34 510 505 5 253 137 368 28 Resp.
20 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/35 506 501 5 251 48 453 28 Resp.
21 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/37 511 507 4 254 55 452 28 Resp.
22 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/38 506 503 3 252 138 365 28 Resp.
23 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/39 513 508 5 255 54 454 28 Resp.
24 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/40 515 512 3 257 131 381 28 Resp.
25 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/41 511 507 4 254 46 461 28 Resp.
26 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/42 516 513 3 257 143 370 28 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/43 509 506 3 254 139 367 28 Resp.
28 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/44 509 506 3 254 126 380 28 Resp.
29 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/45 517 514 3 258 55 459 27 Resp.
30 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/47 514 512 2 257 36 476 27 Resp.
31 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/56 514 512 2 257 155 357 27 Resp.
32 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/59 516 425 91 213 34 391 27 Resp.
33 Nom. odg 9/3 e ab-bis-B/63 508 411 97 206 45 366 27 Resp.
34 Segr TU pdl 3 e ab--bis-B - voto finale 399 395 4 198 334 61 16 Appr.