Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 419 di giovedì 30 aprile 2015

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,05.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Faraone, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sisto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri; Di Battista ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 3-35182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, n. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-11431401-1452-1453-1511-1514-1657-704-17941914-1946-1947-1977-2038-bis-B: D'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Pag. 2Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri; Di Battista ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo 1, sulla cui approvazione il Governo aveva posto la questione di fiducia, e che si sono successivamente svolti gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 2, ai sensi dell'articolo 116, comma 2, del Regolamento.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 2 – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2 del provvedimento, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato (vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 28 aprile 2015 – A.C. 3-bis-B ed abbinate).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, nel ricordare ancora una volta che i socialisti si sono appellati affinché non fosse posta la questione di fiducia sulla riforma elettorale, richiamo i miglioramenti al testo dell'articolo 2 rispetto alla prima lettura: innalzamento della soglia del premio di maggioranza, abbassamento al 3 per cento della soglia per l'accesso al Parlamento, entrambe proposte socialiste, così come quelle che riguardano le norme per la democrazia paritaria, ossia liste composte al 50 per cento da donne e uomini, pena la loro inammissibilità, collocazione delle candidature secondo un ordine alternato di genere, doppia preferenza di genere e limite massimo del 60 per cento per capolisture dello stesso genere; e Dio sa quanto vorrei che il 60 per cento riguardasse candidature femminili.
  Certo, non possono non ricordare con rammarico che tutti gli emendamenti volti a realizzare la democrazia paritaria erano stati respinti dalla maggioranza di questa Camera, nascondendo la vergogna di questa scelta dietro il voto segreto, una vergogna alla quale il Senato ha posto rimedio, accogliendo in pieno gli emendamenti che tante deputate, trasversalmente, avevano proposto. Una brutta figura a cui abbiamo ovviato al Senato, ma una brutta figura difficile da cancellare.
  Sempre su questo tema, accogliendo la sollecitazione dell'accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che riunisce oltre cinquanta associazioni, gruppi e reti di donne, sin da ora noi socialisti chiediamo che analoghe norme per garantire la democrazia paritaria vengano inserite nella riforma costituzionale per il Senato, dove invece si rischia di avere un Senato per soli uomini.
  Infine, riprendendo la dichiarazione di voto di ieri del capogruppo socialista Di Lello, l'Italia ha bisogno di riforme e, per vararle, occorre stabilità; i dubbi e le perplessità, che non mancano, e pure qualche contrarietà di sostanza, come la cancellazione delle coalizioni, retrocedono dinanzi all'interesse dell'Italia. Votiamo a favore della fiducia, pur nella consapevolezza che l'uso delle azioni di forza quasi mai coincide con il giusto esercizio della leadership.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Alternativa Libera non darà la fiducia a questo Governo prepotente. Il Governo ha compiuto un atto di vera e propria prepotenza, ammazzando il dibattito parlamentare ed imponendo il voto di fiducia su questo passaggio della legge elettorale, un atto di vero e proprio bullismo nei confronti delle minoranze interne ed esterne, per umiliarle. Ma chi Pag. 3compie atti di bullismo lo fa spesso per mascherare una profonda insicurezza.
  Insicurezza che non è tanto volta verso quest'Aula, dove i numeri abbiamo visto che ci sono; l'insicurezza è nei confronti di chi sta fuori da quest'Aula. Avendo messo la fiducia, non si discuteranno e voteranno alcuni emendamenti di Alternativa Libera, che avrebbero costretto le forze politiche con aspirazioni di Governo a fare i conti con quello che potrebbe aspirare ad essere il vero partito politico più rappresentato: il partito del non voto.
  Sfido tutta quest'Aula a conquistare il popolo del non voto, i disillusi che hanno visto troppi progetti politici nobili naufragare per interessi oscuri, chi è stanco delle promesse non mantenute, chi non si ferma alle dichiarazioni e alle parole, ma giudica i politici dai fatti. Qualcuno, oggi, punta a riprendersi queste persone ? No, non vanno a votare oppure scelgono scheda nulla o scheda bianca e finiscono, loro malgrado, per avvantaggiare la maggioranza.
  Noi, con i nostri emendamenti, avremmo voluto dare peso a questi voti, scrivendo, ad esempio, che, per prendere il premio di maggioranza, il primo partito non doveva solo superare il secondo partito, ma doveva superare anche i non voti. Voti che vanno rispettati comunque, che non sono una semplice protesta, ma spesso sono una presa di coscienza del fatto che, anche se ci può essere un meno peggio, per molte persone non c’è un progetto politico valido e degno di essere votato.
  Oggi la competizione elettorale si è ridotta ad essere una gara dove vince il meno peggio, si guardano le percentuali e non i voti assoluti. Lo scenario di prendere il 40 per cento di una manciata di voti validi appare auspicabile. Così ci si accontenta di coltivare i propri bacini di voti, i propri orticelli, i propri fanatici, i propri ultrà e la qualità dell'offerta politica, la qualità del dibattito politico si deteriora. Ci si accontenta di manipolare pochi, invece che informare correttamente tutti gli elettori.
  Perché non puntate a dimostrare a tutti le vostre presunte qualità, invece di puntare semplicemente ad essere, anzi, ad apparire, i meno peggio ? Confrontatevi e scontratevi con il popolo del non voto: questa sì che sarebbe una sfida elettorale avvincente. Dovreste mostrare progetti politici nell'interesse dei cittadini, dovreste dimostrare che sono buoni, dovreste candidare persone oneste e capaci di portarli a termine. Per come la vediamo noi, soltanto allora avreste pieno titolo a governare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, anche questa mattina ci troviamo nell'incredibile condizione di votare, senza poter discutere, una decisione assunta da un Premier non eletto, che, con un indecoroso ricatto morale, al quale i colleghi di maggioranza si mostrano particolarmente sensibili, cioè il mantenimento della poltrona, sta imponendo ai parlamentari della sua maggioranza un voto che, in decine di casi, risulta essere esattamente contrario rispetto a quanto da essi desiderato.
  L'abuso dello strumento della fiducia denuncia una debolezza politica gravissima e rivela la profonda crisi di un partito, il PD, che necessita di continue iniezioni di posizioni da potere da parte del segretario Premier, pur di mantenere una parvenza di unità.
  L'argomento sul quale si sta consumando l'ennesima guerriglia nel PD è la nuova legge elettorale, un provvedimento che per voi risulta essere largamente prioritario rispetto alla disoccupazione complessiva e giovanile, che tocca, rispettivamente, il record del 12,7 per cento e del 42,6 per cento; rispetto al debito pubblico, che arriva alla quasi impronunciabile cifra di 2.169,2 miliardi, grazie anche alle devastanti politiche di austerità adottate dagli ultimi tre Governi, tutti a guida PD; rispetto alla pressione fiscale, giunta a oltre il 50 per cento; rispetto alla disarmante incapacità di gestire il fenomeno migratorio, strettamente connesso alla Pag. 4questione sicurezza, altro campo in cui avete ceduto alle criminali azioni dei trafficanti di esseri umani e alle scioccanti crudeltà delle organizzazioni terroristiche.
  Siamo l'unica nazione al mondo che usa la Marina militare per farsi invadere, che si spaccia per missione umanitaria e provoca la morte di 4.500 esseri umani. Proprio su questo argomento il Presidente Renzi si è presentato, pochissimi giorni fa, al cospetto dei leader europei, millantando agli italiani energiche prese di posizione circa due richieste: in particolare, la creazione nelle nazioni da cui i migranti partono da centri di raccolta in loco per valutare le richieste di asilo politico, guarda caso come suggerito da Fratelli d'Italia sin dai primi giorni dell'emergenza, e modifiche delle regole di Dublino III sull'abolizione del divieto di distribuzione all'interno dell'Unione europea dei richiedenti asilo.
  Peccato, però, che, solo tre giorni prima, i Ministri Gentiloni Silveri e Alfano avevano sottoscritto un accordo, stipulato in un vertice dei Ministri degli esteri e degli interni dell'Unione europea, che prevede che l'esame delle richieste venga effettuato in Italia e in Grecia e che gli Stati membri prenderanno le impronte digitali di tutti i migranti proprio per consentirne la tracciabilità e rinviarli nello Stato di approdo in caso di fermo in un altro Stato membro.
  Questo, tanto per dare la dimensione della consistenza e della consapevolezza con cui opera il suo Governo, nonché della credibilità di cui lo stesso gode. Certezze rafforzate dalla vicenda dei marò e dalla morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, avvenuta per mano di un bombardamento statunitense in Pakistan e di cui il Presidente statunitense ha ritenuto opportuno avvertire il Premier italiano solo alcuni mesi dopo.
  Quarantuno fiducie in 14 mesi di Governo e le purghe ai danni dei dissidenti in Commissione affari costituzionali della Camera, sono numeri e pratiche che rendono il castrismo cubano un campione della democrazia paragonato al vostro Governo. Come nella migliore tradizione del centrosinistra italiano, lei, Presidente Renzi, sta facendo pagare alla nazione una lotta interna al Partito Democratico, partito del quale è anche segretario. In ogni azione di Governo assunta, ha dovuto fare ricorso alla fiducia, proprio per ridurre al silenzio le voci di dissenso interno, anteponendo le lotte intestine del suo partito agli interessi dell'Italia.
  A differenza vostra, noi di Fratelli d'Italia abbiamo fiducia nel nostro popolo e nella sua capacità di alzare la testa. Nel film Il terzo uomo il personaggio interpretato dal grande regista e attore americano recita una straordinaria battuta che suona più o meno così: «sotto i Borgia l'Italia ha attraversato trent'anni di violenze, omicidi, terrore, poi ha prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto 500 anni di pace e armonia assolute e cosa hanno prodotto ? Gli orologi a cucù». Ora, senza voler sminuire le vicende storiche degli amici svizzeri, crediamo che il popolo italiano abbia tutti gli anticorpi necessari per smaltire, quanto prima, anche le esperienze di Governo sue e della sua grottesca maggioranza che la sostiene.
  Le fornisco anche un suggerimento, Presidente Renzi, per limitare al minimo il fastidio del passaggio parlamentare che questa imbarazzante forma di Governo da voi adottata e che inspiegabilmente vi ostinate a chiamare «democrazia» formalmente impone: le è mai venuto in mente che con un ritocchino al Regolamento della Camera potrebbe far votare i suoi parlamentari vassalli con un bel tweet storming, veloce, economico, palese, cancellabile se non gradito. Meglio di così ?
  In virtù dei rilievi mossi allo sconcertante liberticida metodo da voi adottato anche in questa occasione, che avrebbe dovuto rappresentare un momento fondamentale di condivisione di regole e in considerazione del dissenso sull'impianto generale della legge, che punta a blindare le prerogative a tutela dei partiti, invece che la libertà di scelta per gli elettori, il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale Pag. 5annunzia il proprio voto contrario alla questione di fiducia posta dal Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevole colleghi, l'intervento di ieri dell'onorevole Tabacci ha illustrato con chiarezza, argomentando con alti e indiscutibili contenuti politici, la posizione del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico in merito alla questione di fiducia posta dal Governo sulla riforma della legge elettorale. Quindi, questo mio intervento non ha sicuramente la presunzione né di completare, né tanto meno chiarire quelle argomentazioni. È pur vero che la discussione che si è aperta dal momento in cui il Ministro Boschi ha annunziato in quest'Aula la decisione del Governo di porre la fiducia sull'Italicum non sta offrendo agli italiani una buona immagine della politica e del Parlamento.
  È vero, esistono solo due precedenti di voto di fiducia nella storia repubblicana in materia di riforma elettorale e, sulla base di questo dato, posso comprendere, in parte, le ragioni di chi ha ritenuto eccessiva la scelta di blindare il testo. Però, esistono e non possiamo nemmeno fingere il contrario. Per cui, pur con tutto il rispetto e l'amicizia che nutro nei confronti di molti colleghi di SEL, ho trovato francamente molto discutibili le argomentazioni portate avanti ieri, in particolare dall'onorevole Scotto, quando ha richiamato uno di questi precedenti, quello del 1953, affermando che la parte giusta di quel confronto sulle riforme elettorali era quella dei padri della sinistra italiana. Nessuno disconosce, né intende sminuire, il ruolo straordinario di Terracini, di Pertini, di Parri, di Calamandrei, di Emilio Lussu, ma è profondamente sbagliato voler di nuovo distinguere tra Padri costituenti, collocandone alcuni dalla parte giusta e altri dalla parte sbagliata.
  Aldo Moro, onorevole Scotto, in quel 1953 non era semplicemente un parlamentare, come lo ha definito ieri. Aldo Moro in quei giorni parlò all'interno di quest'Aula a nome della Democrazia Cristiana in occasione del dibattito sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità da Padre costituente, al pari almeno degli altri Padri costituenti, insieme ad Alcide De Gasperi, a Giuseppe Bettiol, ad Amintore Fanfani, a molti altri, aveva contribuito a scrivere la nostra Carta fondamentale. Soprattutto era un uomo che avrebbe dato – e tutto ha dato fino al sacrificio della vita – per inseguire il suo ideale politico di superare le divisioni ed unire le forze migliori nell'interesse superiore del Governo e del Paese.
  Perciò non cerchiamo ora di riaprire vecchie ferite, che dovremmo contribuire a fare rimarginare definitivamente, e prendiamo atto con serenità dei verdetti della storia, che ha già decretato chi stava dalla parte sbagliata e chi dalla parte giusta.
  Tornando ad oggi, peraltro, posso dire che personalmente anch'io avrei evitato la scelta di chiedere la fiducia, ritenendo che i margini per un'approvazione definitiva della legge vi fossero in ogni caso, nonostante le legittime prese di distanza da parte della minoranza del Partito Democratico. Ma il clamore con cui ci si continua ad accapigliare su un fatto che, comunque lo si voglia inquadrare, è meramente tecnico, un fatto che, al dunque, riguarda le nostre procedure di voto, anche se originato da una scelta politica del Presidente del Consiglio, mi induce a credere che l'Italicum non sia la vera materia del contendere.
  La verità è che è in corso un congresso sotterraneo del Partito Democratico e lo si sta celebrando in una sede impropria, la Camera dei deputati, per cui la legge elettorale non è altro che l'occasione di scontro, il casus belli, per quanto rilevante. Sappiamo già quanto poco siano interessati i nostri cittadini alle tecnicalità in materia elettorale. È comprensibile, visto che fuori da qui gli italiani stanno combattendo da sette anni con una crisi economica pesantissima. Se poi utilizziamo il tempo, che dovremmo dedicare alla discussione Pag. 6di questa materia, per parlare d'altro, è ancora più difficile immaginare che ci prestino ancora ascolto.
  Si invoca continuamente la democrazia, il pericolo di una deriva autoritaria di stampo fascista. Parole grosse, abusate. Questo Paese e questo Parlamento hanno saputo e sapranno respingere qualsiasi attacco di questo tipo. Ricordo solo che, chi oggi in quest'Aula invoca la democrazia e urla alla vergogna – anche questa parola iper-abusata in quest'Aula – parla dai banchi da dove nel recente passato si propose di consentire il voto in quest'Aula ai soli capigruppo. L'Aula, il Paese, sorrise allora e la battuta rimase tale. In questo Paese non c’è più spazio per derive autoritarie, neanche per chi, invocando la democrazia, cancella la solidarietà, in evidente e palese contraddizione. È già stato detto: gli italiani sono molto più avanti dei governanti o aspiranti tali.
  Allora, pagato anche da parte mia il dazio sull'argomento fiducia, vorrei provare a riportare l'attenzione sui contenuti del provvedimento che stiamo per votare. L'Italicum non è alla sua prima lettura in quest'Aula. Vorrei essere molto franco nel dire che il testo su cui ci esercitammo un anno e un mese fa, personalmente, non lo avrei votato. Ma nel frattempo quel testo è passato attraverso il vaglio di un vertice di maggioranza e ha subito numerose modifiche al Senato, prima di tornare alla nostra attenzione, e oggi è radicalmente mutato. Questa – meglio dirlo subito a scanso di equivoci – non è la nostra legge elettorale, ma, dopo avere discusso al nostro interno, abbiamo accolto quest'ipotesi perché riteniamo che il cambiamento debba prevalere sui distinguo, che paralizzano, consapevoli che il meglio è nemico del bene.
  Il premio di maggioranza, che inizialmente veniva attribuito al raggiungimento del 37 per cento dei consensi, ora è stato innalzato al raggiungimento del 40 per cento e, soprattutto, è stato previsto il ballottaggio in caso di mancato raggiungimento della soglia. Il diritto di tribuna dei partiti piccoli, ma non piccolissimi, è stato ridotto al 3 per cento, che mi sembra una misura di compromesso oggettivamente accettabile, poiché da un lato evita la polverizzazione delle forze politiche e, dall'altro, non le costringe in due caserme. La presenza delle donne è assicurata e rafforzata, così come il numero dei parlamentari cosiddetti nominati è nettamente ridotto rispetto al Porcellum, per effetto del quale oggi qui siamo tutti nominati.
  Anche il pericolo di un blitz, per cui, approvato l'Italicum, si correrebbe allo scioglimento anticipato delle Camere e a nuove elezioni, sono convinto sia dissipato, per almeno tre ragioni. In primo luogo, perché non spetta al Presidente del Consiglio, ma al Presidente della Repubblica sciogliere le Camere. Poi perché c’è una clausola, su cui comunque il Premier ha messo la propria faccia, una clausola in cui si impegna ad attendere almeno fino a luglio 2016 e, quindi, anche la riforma costituzionale del Senato, per la quale condividiamo la necessità di una più approfondita discussione, prima di aprire la finestra elettorale. Infine, perché la situazione economica del Paese, unita alla situazione internazionale, non ci consente di infilarci nell'ennesima campagna elettorale, ma impone di indirizzare ogni sforzo al tentativo di agganciare le condizioni favorevoli per una ripresa, che si stanno materializzando grazie alla BCE, grazie al calo del prezzo del petrolio e anche grazie ad alcuni interventi del Governo. Questi sono fatti e su questi credo che dovremmo confrontarci.
  L'Italicum non è una legge liberticida: è una legge elettorale nuova.
  Non è calata da Marte, ma è il frutto di un lavoro culturale e politico che ha visto operare in prima fila, per quasi tutta la seconda Repubblica, buona parte degli esponenti dell'attuale minoranza del Partito Democratico: la cultura del rafforzamento dei poteri del Premier, la cultura del superamento del bicameralismo perfetto, la cultura del passaggio da un sistema parlamentare a un sistema presidenziale, sperimentate e inoculate nel Paese partendo dal basso, dall'elezione diretta dei sindaci e dei governatori delle regioni.Pag. 7
  Ma per tranquillizzare tutti coloro che oggi ritengono di aver cambiato idea, vorrei sottolineare anche che, come per tutte le leggi elettorali degli ultimi vent'anni è già stato detto, finché non lo testeremo in concreto nessuno può prevedere in anticipo chi sarà il vincitore e chi gli sconfitti. Lo ha detto molto bene il collega, l'onorevole Tabacci ieri. Il gioco democratico imporrà anche al centrosinistra, nel quale noi del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico ci collochiamo con convinzione e senza tatticismi, di allargare il proprio orizzonte e costruire nuovi schemi. Il PD non potrà bastare a se stesso, perché un conto è vincere le elezioni e un conto è governare dandosi un orizzonte di cinque anni. Per governare, il Partito Democratico dovrà aprirsi alla collaborazione con altre culture politiche: le culture del riformismo che non si riconoscono nell'area del socialismo europeo e le culture liberaldemocratiche.
  Per questo il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico darà il proprio voto favorevole anche in occasione del voto di fiducia sull'articolo 2 di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. La questione di fiducia è l'occasione per fare un bilancio del vostro anno abbondante di Governo. Partiamo dal primo obiettivo che vi siete posti: la crescita. Devo dire che le premesse ci sono tutte per una crescita del nostro Paese, non per questioni di politica economica o per scelte di politica economica, ma per fattori esogeni che mai sono stati così favorevoli. Il prezzo del petrolio e delle principali materie prime da venticinque anni non è mai stato così basso. Il quantitative easing di Draghi sta immettendo 60 miliardi di euro al mese di liquidità nel sistema. Il dollaro, da più di un decennio, non era così forte nei nostri confronti, nei confronti della nostra moneta, favorendo così le esportazioni del nostro Paese. In generale, il mondo ha ripreso a crescere a ritmi superiori al 3, al 4 per cento.
  Poi c’è da dire che l'Italia ha avuto un calo, per meglio dire un tracollo del PIL che non ha pari, fatta eccezione per la Grecia, tra i Paesi dell'OCSE, ma soprattutto tra i Paesi della Comunità europea. Dal 2008 abbiamo perso più dell'8 per cento del nostro PIL, dal 2011 caliamo costantemente, mentre gli altri hanno iniziato il recupero, e nel 2012 tutti, eccezion fatta per l'Italia, hanno un PIL superiore al periodo precedente la crisi del 2008.
  Quindi, visto che partiamo da così in basso, dovrebbe essere stato ed essere in futuro per noi più facile crescere. Ma non è così. Invece, siamo calati di uno 0,4 per cento anche nel 2014 e nel 2015 abbiamo una previsione di crescita che, nella versione del Governo – che è la più ottimista – è di almeno due terzi inferiore a quella della Francia, che occupa la penultima posizione. Cresciamo nel 2015 in previsione anche meno della Grecia. L'Italia, insomma, è l'ultima della classe e si conferma tale, è il vero malato d'Europa.
  Non solo. Il tasso di disoccupazione generale è vicino stabilmente al 13 per cento, quello giovanile al 44 per cento, e il record degli inattivi, i cosiddetti scoraggiati, è tutto italiano. Dal 2008 abbiamo perso un milione di posti di lavoro e siamo lontani, molto lontani, dall'iniziare un serio recupero.
  Poi parliamo di tasse: anche in questo caso promesse. L'ISTAT ha certificato che l'Italia ha raggiunto, nell'anno del suo Governo, il record di imposizione fiscale, che grava per più del 43,5 per cento sul PIL. Lei, nonostante le promesse, toglie 80 euro di imposte sui redditi bassi e ne chiede più del doppio – sono 16 miliardi di euro in più nel 2014 rispetto al 2013, grazie a TASI e IMU – ai proprietari di immobili, che al 90 per cento sono le medesime persone. Con una mano dà e con l'altra toglie, ma molto di più. Non stiamo parlando, infatti, di ricchi rentier, ma di operai, artigiani, piccoli commercianti e imprenditori che hanno messo i pochi risparmi di una vita nella casa, Pag. 8magari in previsione di passare una vecchiaia che non fosse di stenti e miseria, visto il livello assolutamente insufficiente della stragrande maggioranza delle attuali pensioni.
  Con queste imposte lei ha massacrato letteralmente non solo i risparmiatori, ma l'intero settore dell'edilizia, che nel 2014 ha visto il settimo anno consecutivo di contrazione. Il prezzo delle abitazioni è calato anche nel 2014 di oltre il 4 per cento. Si calcola che in cinque anni gli italiani abbiano perso circa mille miliardi di euro di valore degli immobili di proprietà.
  Ma non solo, nel 2014, secondo i dati Codacons, sono aumentate le tariffe dei servizi pubblici, mediamente di 346 euro a contribuente; 44 euro solo per i rifiuti grazie alla Tari da voi introdotta; l'acqua è aumentata del 38 per cento e in cinque anni è aumentata del 100 per cento per i cittadini italiani; 48 euro le mense scolastiche e, poi, non sto a elencare i vari ticket sanitari o le rette per la scuola materna. Tutto in aumento. Lo stivale continua a distinguersi – e questa è una triste classifica – per l'aumento delle tariffe, che sono aumentate più di tutti gli altri Paesi d'Europa nel 2014. Ma non c’è da stupirsi, la famosa spending review lei non l'ha fatta per quanto di sua competenza, anzi le spese della Presidenza del Consiglio sono aumentate nel 2014 del 5,6 per cento e, in generale, la spesa delle funzioni centrali non è stata toccata, ma solo spostata fra i vari Ministeri. In compenso, i sacrifici, quelli veri, che servirebbero, lei li ha fatti fare agli altri. Nella legge di stabilità 2015 ci sono altri 7,5 miliardi di euro di tagli agli enti locali, comuni, province, che, per inciso, ci sono ancora, e regioni, che si aggiungono ai 18 miliardi di euro già tagliati negli ultimi quattro anni, dal 2011 al 2014. In buona parte, sono stati e saranno compensati, ovviamente, da aumenti dei tributi locali, come visto, ad esempio IMU e Tasi, passati dai 9 miliardi di euro del 2011 ai 25 miliardi di euro del 2014, e in parte da aumenti delle tariffe e in parte ancora, naturalmente, da una diminuzione del livello dei servizi e degli investimenti sul territorio.
  Questi sono i fatti, cioè quello che resta insieme all'occupazione sistematica di poltrone, seguendo quella che è una sua autentica bulimia di potere. Questa è la realtà dopo la sua narrazione di un'Italia che non esiste, dopo le sue promesse mai mantenute, le sue sparate. La più grande e indecente è quella del tesoretto da 1,6 miliardi di euro, tutti soldi a debito che le sono indispensabili per comprare il consenso alle prossime elezioni. Poi pensare di fare le Olimpiadi a Roma, cosa che magari la gente si è già anche dimenticata, quando la capitale non riesce a garantire i servizi essenziali in modo decente e rischia di trascinare tutto il resto del Paese nella voragine dei suoi debiti, delle sue inefficienze e del suo sistema gravemente colluso. O il semestre europeo, passato, nonostante i suoi proclami, senza ottenere nulla, se non una statuina nel suo presepe personale, cioè Lady PESC, totalmente ininfluente nella politica estera europea. Ci è stato raccontato che l'Europa era necessaria per contare di più nel mondo. L'abbiamo visto con la vicenda dei due marò: l'Italia è stata letteralmente e continuamente umiliata dall'India, anche recentemente con l'ennesimo rinvio del processo a luglio. O con la tragedia di quella che può essere definita come un'invasione lenta del nostro Paese dalle coste libiche. Coperta di vergogna per la strage di quasi mille migranti annegati, ora l'Europa ha preso la grande decisione di triplicare i fondi per Triton, con la consapevolezza ovvia di aumentare gli sbarchi, all'imprescindibile condizione che clandestini, profughi, ma anche delinquenti e assassini rimangano rigorosamente nel territorio italiano, a nostre spese. E non parlo solo delle spese per l'accoglienza e l'identificazione, ma anche di quelle che necessariamente cresceranno per la sanità, la sicurezza e il degrado.
  Ora mi ricollego alla legge elettorale, che lei ha così fortemente voluto tanto da arrivare a forzare la mano ponendo la questione di fiducia, cosa che, come è già Pag. 9stato rilevato, la pone in continuità più con il regime fascista che con l'Italia repubblicana. Ma la capisco, Primo Ministro, lei ha fretta di andare a votare prima che irrompa la realtà e gli italiani aprano gli occhi. La sua popolarità è in calo, ma potrebbe subire un vero tracollo quando sarà chiaro a tutti che lei sta guidando un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, che lei è totalmente inadeguato a guidare un Paese complesso e in condizioni così drammatiche com’è l'Italia. Del resto, non perde occasione per ribadirlo in prima persona anche lei con le sue uscite sulla stampa non degne di un Capo di Governo. Mi riferisco alle più recenti, ad esempio a quella dell'IMU sui macchinari imbullonati, una cosa che, a suo dire, non sta né in cielo né in terra, ma che il suo stesso Governo non ha voluto risolvere accogliendo un emendamento della Lega nella legge di stabilità. O sull'IMU agricola, che dopo un anno di decreti, interrogazioni, emendamenti e discussioni in Commissione e in Aula, lei dice di voler rivedere. Rivedere adesso subito dopo averla approvata con un decreto d'urgenza. C’è da piangere. Vede, Primo Ministro, l'espressione «non sta né in cielo né in terra» la usiamo noi nei suoi confronti e le chiediamo dov'era e cosa pensava mentre i Ministri del suo Governo e lei stesso ignoravate le nostre discussioni, i rilievi, le critiche, ma soprattutto le nostre proposte. Quale tweet stava scrivendo mentre vi comportavate come se il Parlamento non esistesse ?
  Concludo con la deduzione che lei aspiri a passare alla storia non solo come il Presidente del Consiglio che ha umiliato la Costituzione, il Parlamento, il suo stesso partito, ma anche come il Primo Ministro che ha governato sì un Paese ma a sua insaputa. Credo che vi siano sufficienti motivi per negare la fiducia a lei e al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie signora Presidente. Signor Ministro Boschi, noi siamo qui a discutere di questa fiducia in un Parlamento che visibilmente, anche dalle presenze, è umiliato non per mancanza di senso di attaccamento dei deputati, ma per la sostanziale inutilità di quest'Aula a causa del vostro atteggiamento. Forse è bene ricordarlo, perché voi sostanzialmente avete messo una doppia fiducia in questo passaggio così delicato. Avete messo una fiducia sul metodo, cioè sostanzialmente sul fatto che il contributo che poteva venire da una discussione parlamentare per voi è sostanzialmente inutile. Era inutile la discussione in Commissione, era inutile la discussione in Aula pur avendo le opposizioni tenuto un atteggiamento assolutamente corretto, presentando pochissimi emendamenti e tutti di merito, con l'obiettivo in alcuni casi di modificare anche profondamente questa riforma elettorale. Credo tuttavia che sia nel diritto di ogni parlamentare di poterlo modificare, soprattutto considerando che al Senato questo testo unificato era stato modificato in modo molto radicale e quindi tornava alla Camera con il diritto, credo, di qualsiasi parlamentare di poter interloquire e di poterlo modificare. Avete impedito anche a coloro che volevano modificare solo in parte, solo minimamente questa proposta di poter partecipare a questo dibattito e il paradosso di questa situazione è che voi, da un lato, costruite l'umiliazione del Parlamento, dall'altro voi ve ne giovate sostenendo in sostanza che il Governo è l'unico soggetto in grado di fare qualche cosa per questo Paese. Vorrei, quindi, anzitutto smascherare questa finzione che voi avete messo in campo. E l'umiliazione del Parlamento è ancora più forte in considerazione di un fatto che è oggettivo. Voi alle ultime elezioni politiche avete preso il 25 per cento dei voti e sostanzialmente è solo grazie al premio di maggioranza e al fatto che nel frattempo c’è stata una certa corsa a sostenere il vincitore che voi siete in grado oggi di approvare questo provvedimento. Vorrei sottolinearlo perché una forza come la nostra non ha mai messo in Pag. 10discussione la legittimità di questo Parlamento. Tuttavia come non capire che c’è un problema di opportunità politica nell'approvare una legge elettorale che è una legge che dovrebbe essere quella in cui si riconosce tutto l'arco parlamentare, con il 25 per cento dei consensi ?
  La seconda fiducia che voi ponete, oltre quella sul metodo, è quella di merito. Voi state creando una sorta di guazzabuglio. Quando voi parlate di sistema europeo capisco cosa intendete dire, nel senso che siete riusciti a mettere insieme tutti i sistemi che vigono in questo momento in Europa in una sola proposta, per cui abbiamo premi, sbarramenti, no alle coalizioni. Tra l'altro l'aspetto che trovo abbastanza stupefacente di tutto questo è che voi realizziate questa sorta di presidenzialismo alla fiorentina che non ha pari in nessun'altra parte del mondo e che oggi vedo che finalmente la fantasia inizia ad esercitarsi perché Italicum 1.2 poteva anche un po’ confondere per cui c’è chi lo chiama Sovieticum, chi Napoleonicum, che forse è il più adatto ai fini che realmente questa riforma persegue. Infatti voi siete riusciti a costruire una cosa che è un guazzabuglio nel senso che si dà il 3 per cento ai partiti minori, premio alla lista unica e al MoVimento 5 Stelle ma sostanzialmente l'unica cosa che veramente vi importa di questo sistema è il cambiamento istituzionale che c’è dietro questa legge. È del tutto evidente che il doppio turno nazionale, che non a caso non esiste da nessun'altra parte in Europa e nemmeno al mondo, è l'unico sistema che consente di eleggere direttamente il Premier. Allora credo che anche per dignità, visto che voi siete per le battaglie a viso aperto, per la serietà, la coerenza, il coraggio, avreste dovuto proporre una riforma costituzionale, avreste dovuto proporre il presidenzialismo, non utilizzare in maniera surrettizia la legge elettorale avendo il 25 per cento per cambiare il sistema istituzionale italiano.
  Infatti è evidente che l'elezione diretta del Premier porterà delle conseguenze su tutta l'architettura istituzionale del nostro Paese. E questo non potete non vederlo o non dirlo esplicitamente. E tutto questo nasce da un equivoco che, anche qui, siccome quando si dice la stessa stupidaggine tante volte diventa una verità, è alla base invece di tutti i sistemi parlamentari cioè la sciocchezza per cui la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto.
  No, la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto se colui che ha vinto ha preso tanti voti, non se uno che ha preso pochi voti grazie ad un meccanismo elettorale falsato, comunque, lo si fa vincere, perché si decide che deve vincere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Ci deve essere una coerenza tra quello che esprimono i cittadini con il loro voto e il risultato di chi, poi, va a governare e, in effetti, il meccanismo per cui «la sera del voto voglio sapere chi vince» è tipico dell'elezione diretta, appunto, non dei sistemi parlamentari. È l'elezione diretta che porta questo, è l'elezione dei sindaci, salvo il fatto che, come anche molti miei colleghi hanno già ricordato, almeno, in quella situazione, il sindaco rappresenta una coalizione e non un capo partito.
  Io queste cose le vorrei sottolineare, perché quando si parla della legge elettorale non si parla di un fatto tecnico, non si parla di una diatriba interna ad una forza politica, seppur la forza politica di maggioranza: si parla della qualità della nostra democrazia, rispetto alla quale bisognerebbe avere un po’ più di rispetto. Io mi rendo conto che ragionamenti di questo genere non possono fare breccia in chi per il Parlamento non ha mai dimostrato di avere rispetto, allora, vorrei dedicare l'ultima parte del mio intervento, invece, a provare ad interloquire con le forze politiche anche con i singoli parlamentari, che rispetto a questo andazzo, finalmente, forse, si stanno ribellando, perché credo di avere detto ampiamente perché è stato sbagliato mettere la fiducia.
  Io ora, però, mi porrei una domanda e, cioè: che fare ? Vogliamo continuare ad assistere all'umiliazione di questo Parlamento o vogliamo provare a reagire e a porre in campo un'alternativa ? Perché, guardate, il problema è molto semplice: Pag. 11perché Renzi può permettersi di fare quello che fa ? Io penso che dovremmo porci questa domanda: perché nel nostro Paese non ci sono più quegli anticorpi per cui, solo fino a qualche anno fa, se le stesse cose le avesse fatte Silvio Berlusconi, oggi saremmo tutti in piazza ? È perché Renzi, oggi, di fatto, si pone come unica alternativa possibile all'immobilismo e alla sconfitta della Seconda Repubblica; perché Renzi oggi può dire: o si fa così o non si fa nulla o, peggio, si torna indietro alla situazione precedente, in cui l'Italia era in crisi, la qualità della democrazia era debole, le forze politiche erano deboli, i problemi degli italiani non si risolvevano.
  Io vorrei dire a chi oggi si oppone, a chi oggi alza la testa, a chi oggi ha la dignità di dire «no», che non è sufficiente, che oggi è il momento di costruire qualcosa di alternativo. Io credo che la sinistra, quella che, appunto, non si vergogna di essere sinistra, che sceglie i suoi padri costituenti e non fa un guazzabuglio di tutto e del contrario di tutto, abbia le energie, la dignità, le competenze per contrapporsi anche a questa superficialità, a questa grossolanità che ci viene dall'azione del Governo. Presidente, a mio giudizio, la velocità che spesso viene sbandierata è una velocità che serve a non guardare nel merito, a non guardare in faccia le cose che si stanno facendo, perché se le si guardasse in faccia, si vedrebbero gli obbrobri che si stanno facendo, dalla riforma della scuola, alla riforma della Costituzione; e, invece, la velocità consente di dire: non soffermiamoci mai sul merito, andiamo sempre oltre.
  Poi, c’è il tema dell'uomo solo al comando. Una cultura della sinistra, che è una cultura di cambiamento, per definizione, non può essere guidata dall'uomo solo al comando, perché l'uomo solo al comando può servire, nella migliore delle ipotesi, a gestire l'esistente. Ma la sinistra è un'altra cosa: la sinistra è sfida per il cambiamento. E, quando tu vuoi mettere in campo un vero cambiamento, hai bisogno di tante teste, di tante intelligenze, di tante competenze, di tante capacità, di un senso forte della democrazia, e questo non lo può dare una persona sola. Non lo può dare una persona sola.
  In effetti, bisognerebbe anche un po’ disvelare cos’è la rottamazione renziana. La rottamazione renziana è aver mandato a casa alcune persone per fare esattamente le stesse cose delle persone che c'erano prima (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). La rottamazione renziana è il potere per il potere, non c’è alcuna idea di cambiamento. Ma vogliamo fare riferimento a cosa è avvenuto in questi sei mesi di Europa guidata da Renzi ? Non è successo nulla. Certo, la velocità non ci consente, quasi mai, di guardare in faccia la realtà, tuttavia, il mio ultimo appello, concludendo questo triste discorso su una fiducia in un Parlamento vuoto, è quello di dire che questo Parlamento deve tornare a riempirsi, perché devono tornare delle idee forti, deve tornare l'entusiasmo per la politica, deve tornare la motivazione del singolo parlamentare a dare un contributo per la Repubblica, di cui dovrebbe essere servitore, e questo può avvenire soltanto se a sinistra potrà nascere qualcosa di nuovo.
  Oggi, ci sono le condizioni e io spero che da questa sconfitta del Parlamento possa nascere una grande vittoria con un futuro diverso per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con grande attenzione e parziale condivisione l'intervento del collega Quaranta. Credo che la sua diagnosi sia giusta, è la terapia che è sbagliata e vediamo perché. Il problema, adesso, non è quello di una valutazione dei contenuti del provvedimento che è al nostro esame; se dovessi fare una lezione universitaria su questa legge, certo sarei molto critico e, infatti, al primo passaggio non l'ho votata. Perché sarei molto critico ? Pag. 12Sarei molto critico perché essa risente dei limiti drammatici della cultura istituzionale italiana dovuti in buona parte ai pregiudizi della sinistra.
  Nel 1958, quando De Gaulle fece la Costituzione della Quinta Repubblica francese, la sinistra italiana decretò che era una Costituzione fascista e avendo decretato allora che era una Costituzione fascista nacque un pregiudizio fortissimo contro il presidenzialismo. Come ha detto giustamente il collega Quaranta, se il problema è quello di rafforzare la decisione, si fa una Repubblica presidenziale; voler ottenere, su una base parlamentare, effetti presidenziali, è una operazione la quale, sicuramente, espone a dei rischi e non ha la linearità logica che ci vorrebbe per un nuovo impianto istituzionale.
  Per fortuna come ha detto un altro dei colleghi che hanno parlato prima, le leggi elettorali nessuno sa come funzioneranno e vedremo poi come funzionerà questa legge elettorale. Ma il problema che sta davanti a noi non è quello della bontà o meno di questo provvedimento. Quello che sta davanti a noi è un problema tutto politico, è la questione della democrazia italiana, non è la questione del destino del Governo Renzi. È la questione che non si può per vent'anni, anzi, in realtà, per più di vent'anni, dire al popolo italiano che le sue istituzioni non funzionano perché sono sbagliate e tenere aperto un processo costituente, perché questo delegittima, desacralizza le istituzioni esistenti e non consacra istituzioni nuove.
  Quando parliamo di antipolitica, di crisi del rapporto politico, non dimentichiamo che le istituzioni devono possedere una loro sacralità; quella che apparteneva al vecchio sistema istituzionale è stata spezzata, è stata irrisa in tutti i modi possibili e anche in qualche modo intollerabile. A questo punto noi non possiamo dilazionare ulteriormente una risposta, dobbiamo riconsacrare un sistema istituzionale, sperando che poi questo sistema istituzionale funzioni.
  Questo è il primo passo che dobbiamo fare se vogliamo ricostruire il rapporto fra governanti e governati e se non passa questa riforma istituzionale, adesso, se si riapre la discussione è praticamente sicuro che questa legislatura non farà nessuna riforma istituzionale e, non facendo questa legislatura nessuna riforma istituzionale, il baratro tra governanti e governati, la crisi della politica si approfondirà ulteriormente, con risultati del tutto imprevedibili. È questa la questione politica; certo, diceva don Sturzo che nella politica il tempo è tutto; avessimo tempo io direi: ricominciamo da capo, ma siccome il tempo non lo abbiamo e siccome se noi continuiamo in questa discussione le probabilità di ulteriori peggioramenti sono elevate, perché la classe politica più ci si mette sopra più si preoccupa di salvaguardare questa o quella nicchia, questa o quella posizione di potere, per queste ragioni io dico che questa riforma va approvata e va approvata adesso.
  È questa la questione politica; certo io avrei preferito che non ci fosse il voto di fiducia, lo avrebbe preferito il mio gruppo, lo avrebbero preferito alcuni miei colleghi – so che c’è qualche dissenso, anche fra i miei colleghi, e noi rispettiamo l'intelligenza e la coscienza di ciascuno – sarebbe stato meglio, ma allora bisognava anche non chiedere il voto segreto, perché su di una questione del genere ognuno si assume le sue responsabilità davanti al Paese. Se siamo arrivati al voto di fiducia la colpa è del Governo, ma è anche dell'opposizione che ha voluto il voto segreto.
  Si moltiplicano le accuse di autoritarismo. Sono andato a rileggermi ieri sera qualche pagina della monumentale biografia di Mussolini scritta dal mio amico Renzo De Felice. È un libro che bisognerebbe leggere. Non si può fare prima del prossimo voto, perché sono alcune migliaia di pagine, però andrebbero lette le pagine sulla crisi della democrazia italiana prima del fascismo, perché il fascismo va su in larga misura per due motivi. Il primo, perché la democrazia italiana è corrotta. Il tema della corruzione è il tema; altro che il tema che il relativismo etico è la forma culturale propria delle democrazie! È il contrario: dove non ci sono valori forti, la Pag. 13corruzione distrugge la democrazia. L'altro tema è l'incapacità decisionale. La democrazia italiana, davanti al fascismo va giù perché non è capace di decidere.
  Vogliamo dare al Paese l'esempio di una democrazia incapace di decidere, ancora una volta, dopo aver tentato infinite volte questa riforma istituzionale che non è mai riuscita ? Perché la riforma elettorale, è ovvio, fa parte di un quadro complessivo che comprende anche la riforma istituzionale, sulla quale, però, io spero che ci sia la possibilità di fare qualche necessario adeguamento, che diventa possibile proprio perché si è mostrata l'energia sufficiente ad approvare la legge elettorale.
  Allora, abbiamo il problema di dare al Paese una democrazia decidente. Le modalità sono diverse: c’è il modello francese, c’è il modello tedesco, il cancellierato – che io avrei preferito, che il mio partito avrebbe preferito – ma abbiamo scelto un'altra via. Vedremo adesso come funziona. È per questo che da professore farei una lezione spiegando tutti i difetti di questa legge, ma da politico dico che dobbiamo approvarla e dobbiamo approvarla adesso.
  Come funzionerà ? Raramente le leggi elettorali funzionano nel modo sperato, desiderato da chi quelle leggi ha fatto. Qualcuno in Francia ha introdotto il proporzionale contando in questo modo di vincere le elezioni successive, e poi le ha perse. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Vedo con piacere che arriva adesso il collega Brunetta, e dico in modo particolare, sperando di essere ascoltato da lui, che questa legge, per il centrodestra, è una grande sfida, perché da questa legge può emergere un sistema molto simile al vituperato sistema democristiano: un grande centro con un pulviscolo a destra e a sinistra. Non è il massimo che si può desiderare, anche se voglio ricordare che fino al 1978, fino alla morte di Aldo Moro, quel sistema aveva governato l'Italia non male, facendone da un Paese affamato una delle maggiori democrazie e una delle maggiori economie dell'Occidente.
  Potrebbe funzionare così ? Certo, che potrebbe funzionare così, ma se funzionerà così la colpa sarà per un 20 per cento di Renzi e per l'80 per cento nostra, di un centrodestra incapace di unirsi su di una linea politica definita, di un centrodestra incapace di pensarsi politicamente, di un centrodestra che rimane – tranne una piccola parte che si è assunta le sue responsabilità ma che certo non è egemone in quell'area e che oggi governa insieme con il PD – incapace di essere realmente politico e di essere realmente partito. Io sono un amico di Helmut Kohl, un gigante della politica, il Cancelliere della riunificazione, ma nessuno in Germania penserebbe mai che la CDU è o era il partito di Helmut Kohl. Si pensava che Helmut Kohl fosse il leader della CDU, e noi abbiamo bisogno di un centrodestra che non sia più il partito di Berlusconi, che sappia dare un giudizio equanime dei meriti, che ci sono, e dei difetti di Berlusconi e dell'epoca berlusconiana, per voltare pagina e aprire una nuova pagina; un centrodestra politico capace di contendere, con proposte ragionevoli, non demagogiche, realizzabili, la guida del Paese ad un PD modernizzato e capace anche lui di governare il Paese. Siamo all'altezza di questa sfida ? Perché certamente questa legge pone questa sfida con una violenza e con una drammaticità che avremmo preferito evitare.
  Era meglio rassegnarsi a un centrodestra diviso, in cui ognuno aveva la sua fetta di potere, rassegnato a perdere e, quindi, incapace di dare il contributo che gli è proprio per la guida democratica dell'Italia. Guardate, tornando al mio amico De Felice, mio amico e maestro De Felice, il fascismo si afferma per la cattiveria di Mussolini ma anche per l'incapacità politica dei suoi avversari. Il modo in cui questo sistema politico funzionerà dipende dalle scelte che faranno i cittadini, ma anche dalle proposte che noi, quelli che hanno responsabilità politica, sapremo fare loro. Ha scritto un grande poeta: vicino è, ma difficile da afferrarsi, il Dio, dove, però, aumenta il pericolo, lì cresce anche la speranza. Noi abbiamo Pag. 14una grande speranza per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie Presidente, Ministro Boschi, quando ci fu l'avvento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi io salutai l'evento dandogli del «gagliardo», basta vedere i lavori parlamentari, perché sinceramente credevo che un manipolo – forse non è la parola giusta – insomma un gruppo di ragazzi giovani, un gruppo di ragazzi che tutto sommato sentivo molto vicini a me, molto – mi si passi il termine – «Berlusconi-oriented», molto «Berlusconi-generation», avessero a cuore, avessero profondamente a cuore, il cambiamento di questo Paese e così sembrava fosse.
  Una persona come me, come tanti berlusconiani, come tanti giovani che nel 1994 hanno deciso di scendere in politica per il reale cambiamento di questo Paese, pensava veramente che il giovane Renzi, con i suoi amici fiorentini, avesse a cuore non di conquistare il potere, non di conquistare Palazzo Chigi, prima il PD e poi Palazzo Chigi, bensì di cambiare realmente, di rivoluzionare questo Paese.
  Lo pensavo a tal punto da dargli del «gagliardo». Oggi purtroppo, lo dico a malincuore, devo dargli invece dell'infingardo – che non è una parolaccia, anche perché non è il mio modo di esprimermi – perché vedo tanta ignavia nel portare avanti, in particolar modo, questa proposta di legge, anche perché da un ragazzo di quarant'anni, da un gruppo di giovani, tra virgolette, che pensavo «rivoluzionari», mi sarei aspettata innanzitutto di porre, come prima riforma per questo Paese, quella del fisco; cioè che si fossero presi a cuore l'idea di mettere nel piatto delle famiglie italiane la sera qualcosa da mangiare, non la legge elettorale che, francamente, interessa molto poco i cittadini; interessa talmente tanto poco che mi fa sorridere il Presidente del Consiglio quando pone la fiducia sulla legge elettorale dicendo: o cambio l'Italia, o vado a casa.
  Con la legge elettorale non si cambia l'Italia, è stato dimostrato ampiamente, chi lo dice mente sapendo di mentire. Io pensavo veramente che voi aveste dei sentimenti e che voi aveste a cuore tutti i cittadini italiani, da Brennero a Lampedusa. Avevo cercato in ogni modo di sensibilizzarvi sul fatto che anche quei 150 mila scarsi italiani dell'Alto Adige fossero patrimonio e fossero parte integrante del Paese Italia, invece voi che cosa avete fatto all'insegna del potere, che è l'unica cosa che purtroppo, devo prendere atto, vi anima ? Avete conseguito, Ministro Boschi – alla quale pregherei l'attenzione invece di distrarsi – quella che si chiama...Presidente, io sto parlando al Ministro...

  PRESIDENTE. Ha ragione, deputata Biancofiore. Per favore.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha ragione, prego.

  MICHAELA BIANCOFIORE. La ringrazio molto. Avete realizzato quello che non è riuscito a conseguire l'SVP in cinquant'anni, cioè la Südtiroler Volkspartei, un partito di maggioranza assoluta etnico che è presente in Alto Adige e che determina anche l'aria che si respira da un punto di vista etnico in Alto Adige. Voi avete conseguito, voi, che dovevate essere i ragazzi che dovevano rivoluzionare questo Paese, la secessione politica dell'Alto Adige, del Trentino-Alto Adige.
  Voi avete messo fuori dal contesto italiano un'intera regione, un'intera autonomia dal contesto di questo Paese. Ma che coscienza avete ? Quando, in questi giorni, il Presidente del Consiglio verrà a fare la passerella politica in Alto Adige, perché si vota in tutti i comuni del Trentino-Alto Adige, con quale coscienza guarderà in faccia i cittadini italiani del PD che dovranno andarlo a votare ? Quello stesso PD che voi stessi farete soggiacere alla scelta politica non degli elettori del Partito Pag. 15Democratico, bensì della Südtiroler Volkspartei, perché vi servono i due, tre voti dei senatori della Südtiroler Volkspartei al Senato, che peraltro con la forza politica, con questa forza muscolare che il Presidente del Consiglio cerca di dimostrare in ogni dove – io penso sempre che la forza muscolare poi sia fondamentalmente indice di una grande debolezza – non vi servivano ! Vi serviva molto di più, se volevate veramente fare il bene del Paese, se volevate veramente fare politica per i cittadini, come si riempiva la bocca all'inizio del suo Governo il Presidente Renzi, dovevate cambiare la situazione, avevate tutta la forza per farlo. Invece no, perché un vostro sottosegretario è il convitato di pietra, ovviamente, del Trentino-Alto Adige e dell'Alto Adige, e, quindi, invece che porvi il problema della verità di quella terra, della verità di una minoranza italiana in Alto Adige, di italiani in Alto Adige, italiani come voi, di fiorentini, di veneti, di pugliesi, che si sono trasferiti là perché avevano fame, e perché lì erano stati procurati posti di lavoro per l'Italia, il problema non ve lo siete posto.
  Sa perché, Ministro Boschi ? Lo dica al Presidente del Consiglio, che si è occupato dell'Alto Adige solo durante il Centocinquantenario dell'Unità d'Italia tanto per fare un tweet, tanto per darsi un po’ di arie nella sua capacità comunicativa, dicendo che era sbagliato che la provincia autonoma di Bolzano non festeggiasse l'Unità d'Italia, salvo poi essere lui il primo a disgregare l'unità d'Italia attraverso una legge elettorale, salvo essere lui il primo a conseguire una secessione politica e a non interessarsi minimamente di quello che sarà il futuro di 150 mila anime, il futuro anche della rappresentanza politica del Trentino, che con le minoranze linguistiche non ha nulla a che vedere.
  Vede, Ministro, il Presidente del Consiglio ha voluto mettere la fiducia per non affrontare gli snodi politici importanti e costituzionali presenti in questa proposta di legge, che io sono certa il Presidente Mattarella rimanderà alle Camere, non potrà controfirmare, in quanto nell'articolo 2 di questo testo di legge noi troviamo una incostituzionalità palese, come ho detto in questi giorni, con riferimento sia all'articolo 3 che all'articolo 6 della nostra Costituzione: il diritto di uguaglianza di tutti i cittadini, il diritto ad un identico sistema di voto, che voi stessi poi contraddite, perché voi stabilite una data differenziata per il Senato, proprio perché sapete che ci sono due sistemi elettorali che non possono essere contraddittori, e poi, per quanto riguarda, invece, la legge per l'elezione della Camera dei deputati, fate ben tre sistemi elettorali contraddittori e differenti all'interno dello stesso sistema elettorale, quello per la Valle d'Aosta, quello per il Trentino-Alto Adige e quello per il resto d'Italia.
  Ministro, per tenere l'Alto Adige italiano, durante la Prima guerra mondiale ci sono stati... so che non vi interessa, perché a voi l'unica cosa che interessa è quel quadro che lo Stradano aveva affrescato, quell'affresco che c'era nella stanza del Primo cittadino a Firenze, che è quello che muove, ormai l'ho capito a malincuore, le gesta del Primo Ministro e, purtroppo, anche di tutti voi che siete ormai genuflessi al «credere, obbedire e combattere»; quel quadro dello Stradano che – la gente non lo sa – è l'emblema della cavalcata renziana. Il quadro che rappresentava le battaglie vinte fieramente dai fiorentini – e lì c’è tutta la genesi del pensiero renziano, che si disinteressa degli interessi e della debolezza dei cittadini italiani – e in cui purtroppo – ahimè ormai il Premier ci ha abituato ad essere grossier – qualcuno, il vincitore, in qualche maniera, diciamo così – non è carino parlarne in un'Aula parlamentare – faceva i propri bisogni sul campo di battaglia, in modo tale da significare quello che avrebbero fatto, dei vinti, appunto, i vincitori, che, in questo caso, dovrebbero essere il Presidente del Consiglio e tutti coloro che appartengono al cosiddetto «giglio magico».
  Questo è il trattamento che lei, Ministro, e il Presidente del Consiglio avete riservato a questo Parlamento, questo Parlamento del quale voi vi disinteressate, perché rappresenta la sovranità del popolo italiano, ma che per voi non rappresenta Pag. 16altro che i vinti, i vinti sui quali dover in qualche maniera fare i propri bisogni, perché tanto non vi interessa, tanto si va avanti a colpi di fiducia anche per la legge elettorale, tanto della rappresentanza dei cittadini e della sovranità popolare non vi interessa nulla. Figuriamoci se vi poteva interessare di 150 mila italiani che sono costati centinaia di migliaia di morti agli italiani e allo Stato italiano. Sa perché c’è il tricolore in Italia, Ministro ? Perché per ottenere quelle terre il sangue degli italiani si è fuso con la bianca neve dei nostri monti d'inverno e con il verde dei nostri prati, delle nostre montagne e dei nostri abeti. A voi di questo non importa niente, a me importa molto, importa al mio partito, importa a questo Paese, importa soprattutto ai 150 mila italiani che da oggi, grazie a voi, non esistono più in questo Paese. Sono dei fantasmi che voi porterete, purtroppo, nella vostra coscienza, se ne avete una (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. «Questi non hanno speranza di morte, e la lor cieca vita è tanto bassa, che ’nvidiosi son d'ogne altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Così nell'Inferno di Dante. Firenze, grazie al cielo non ha sfornato solo Renzi e il giglio magico. Vengono definiti gli ignavi, coloro che «visser sanza ’nfamia e sanza lodo». Questi dannati sono coloro che durante la loro vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare e avere una propria idea, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte. Essi sono giudicati indegni di meritare sia le gioie del paradiso, sia le pene dell'inferno. Sono costretti a girare nudi per l'eternità, inseguendo un'insegna, che corre velocissima e gira su se stessa. Dante definisce queste anime come quelle di peccatori «che mai non fur vivi». Se tuttavia guardiamo all'etimologia della parola ignavo, ci accorgiamo che essa non si riferisce soltanto ad una persona non diligente, ma anche, letteralmente, ad una non intelligente, perché scegliere di non scegliere è un'opzione fatta per i pigri e per i codardi, ma non necessariamente è l'opzione migliore.
  Ora, la domanda che ne consegue è: la sopravvivenza politica, questa poltrona, vale il prezzo dell'ignavia ? Chi vuole lasciare il proprio nome all'indifferenza della storia ? Ebbene, io credo che chiunque abbia cominciato a fare politica, almeno all'inizio, si sia lasciato andare ad una qualche forma di passione. Poi – lo sappiamo – essa viene travolta dalle contingenze, dai compromessi e dalle necessità, ma una pulsione morale sopravvive nel giovane che continua a vivere dentro di noi, seppur imprigionato sotto l'incrostazione dell'interesse personale e della pagnotta.
  Ci saranno ben pochi altri momenti in cui saremo chiamati a fare una scelta così tanto importante, come quella a cui ci troviamo di fronte oggi. Non è un caso se, a differenza di molte altre leggi, pure importanti, che sono passate all'esame di quest'Aula, tutti ricordiamo le riforme elettorali. Si sono citate la legge Acerbo e la legge truffa, le uniche due riforme che, con questa, hanno visto posta la fiducia da parte del Governo. Chi non le conosce ? La prima fu tanto importante da spalancare le porte alla dittatura fascista. Nella discussione sulle linee generali ho richiamato uno stralcio dell'intervento del Presidente Pertini, proprio in occasione della legge truffa: «Vedete, signori, voi sorridete a questa mia affermazione; altri sorrisero al vostro posto, ascoltando un richiamo simile al mio, da parte dei nostri nel 1923, quando si discuteva alla Camera dei deputati il disegno di legge che portava la firma dell'onorevole Acerbo. Molti di voi sono insorti contro quel disegno di legge, ma poi siete arrivati alla conclusione di astenervi. Settantasette foste. Non siete stati conseguenti. Orbene, se fossero stati presenti molti del vostro gruppo e se voi aveste votato tutti contro la legge, come Pag. 17hanno fatto i nostri, la legge Acerbo non sarebbe passata nel 1923 al Parlamento».
  Certamente anche i parlamentari che si astennero in quell'occasione, per non parlare delle forze non fasciste che votarono a favore, pensavano che, alla fine, poco importava se si fosse votato con un sistema elettorale piuttosto che con un altro, che un po’ più di decisionismo male non avrebbe fatto, che Mussolini non sarebbe arrivato alle estreme conseguenze.
  Furono ignavi e questa loro incapacità di opporsi ad una legge sbagliata portò, dopo le prime elezioni effettuate con la legge Acerbo, all'omicidio Matteotti e all'inizio vero e proprio della dittatura fascista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi siamo nel 2015, non nel 1923: non è questo che tutti voi pensate ? È vero, la situazione che viviamo oggi è diversa da quella che seguì la prima guerra mondiale. Oggi non c’è alcun pericolo di dittatura, oggi.
  Eppure, è impossibile non notare le somiglianze tra quella legge e quella attuale: il premio alla lista che supera una determinata soglia, la possibilità per questa di avere da sola la maggioranza. In quel caso si trattava di ottenere il 65 per cento dei seggi, ora il 55 per cento. Ma abbiamo pur sempre le elezioni, si dirà, è il popolo a decidere.
  Ebbene, non credo sia necessario un professore di diritto costituzionale o di scienza politica per capire che le elezioni, da sole, non fanno la democrazia. Se fosse così, la Corea del Nord sarebbe annoverabile come tale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È sorprendente pensare, ad esempio, che circa la metà delle elezioni presidenziali e legislative tenutesi nel mondo nel dopoguerra siano state registrate in regimi non democratici. Gli effetti di un sistema elettorale, tuttavia, hanno certamente una ripercussione sulla qualità della democrazia.
  Finora le discussioni che abbiamo fatto si sono basate, infatti, sulla legge elettorale, ma non sul risultato che essa produce e i pericoli che essa dischiude. Ebbene, sfido chiunque in quest'Aula a negare il fatto che ci troviamo di fronte ad un ridimensionamento della sovranità popolare che le elezioni dovrebbero tradurre nell'equilibrio che troviamo oggi in quest'Aula.
  Sento dal Premier delle interpretazioni curiose sulla natura della democrazia. Ad esempio, è di un paio di giorni fa la nuova vulgata: non vi è cosa più democratica della fiducia. Ebbene, forse sarebbe il caso che il Premier si informasse un po’ meglio. Il prendere o lasciare non rientra esattamente in un concetto alto di democrazia; forse esso, però, è connesso con il suo personalissimo concetto di confronto.
  Per quanto ci riguarda, e forse non solo per noi, la democrazia si basa su un sistema di pesi e contrappesi. In Italia non basta certo il cambio di una legge elettorale per smantellarlo; certo che, però, si aggiunge anche la riforma costituzionale e la musica cambia completamente. In questa riscrittura complessiva del sistema istituzionale italiano, in un senso che, credo sia incontestabile, valorizza il Governo e ridimensiona i contropoteri contro cui questo si deve confrontare, la domanda è: che tipo di democrazia stiamo costruendo ? Stiamo dando forma ad un sistema in cui un partito, con un voto in più degli altri, da solo può trovarsi a governare. Ciò significa che, con l'affluenza in costante ribasso, può porsi il caso che esso sia un partito con consensi pari ad un quarto dell'elettorato complessivo.
  Alcuni capibastone si affanneranno a spiegare che il modello inglese funziona approssimativamente allo stesso modo; glielo ha spiegato Renzi, forse con il suo perfetto inglese. Anche ponendo la buona fede dell'attuale maggioranza, il sistema costituzionale dovrebbe essere costruito non per i prossimi cinque anni, ma per i prossimi cinquant'anni. Fermo restando che nessuno di noi ha la palla di vetro per sapere che cosa ci sarà in Italia da qui a cinquant'anni, viene però da chiedersi se questo sistema, nel combinato disposto tra riforma elettorale e riforma costituzionale, non sia più fragile rispetto al rischio di derive autoritarie.Pag. 18
  Con questa legge elettorale, vi preoccupate di consegnare il Paese nelle mani di un solo partito, ma riuscite pure a fare di peggio: diamo al leader di quel partito un potere di proposta e di veto rispetto ai parlamentari che siederanno in quest'Aula. Con il sistema dei capilista bloccati, infatti, non solo il capo di un partito decide quali deputati, tra i suoi fedelissimi, devono venire eletti, ma, tramite la compilazione delle liste e il meccanismo delle candidature in più collegi dei capilista, anche quali membri del suo partito non verranno eletti.
  Ho ascoltato alcuni interventi dei colleghi del Partito Democratico e non posso evitare di domandarmi, al netto delle parole e delle ostentate sicurezze, quale dilemma possa attualmente lacerare i suoi componenti, specialmente quelli che si sentono vicini alle posizioni della minoranza. Alcuni hanno preso una decisione coraggiosa, ne va dato atto; molti, però, tra coloro che facevano parte della minoranza, si sono immediatamente ricomposti nella fedeltà di partito. E, d'altra parte, colleghi del Partito Democratico, il momento va guardato con particolare attenzione. Qui non stiamo discutendo solo se sarà possibile ancora avere un'opposizione con uno specifico ruolo in Parlamento che vada oltre il diritto di tribuna.
  Qui si sta discutendo anche se sarà possibile vedere ancora un'opposizione di rilievo all'interno del partito di maggioranza, ossia del Partito Democratico. Non vi è dubbio, infatti, che, di fronte alla prospettiva di una possibile «caduta» nel voto segreto su alcuni emendamenti, il Governo, in una sorta di nemesi rispetto al voto su Prodi e i 101 franchi tiratori senza nome, ma con un cognome, dato che tutti ne conosciamo il padre politico, abbia avvertito la sua debolezza e abbia quindi deciso di fare questo ennesimo strappo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FEDERICA DIENI. Perciò ora vorrei porre questa domanda ai membri della minoranza del Partito Democratico: preferite rischiare il voto ora, ribellandovi a questa legge, oppure sparire con calma nel silenzio e nella vergogna nei prossimi mesi, dopo aver chinato la testa di fronte a Matteo Renzi ? Lo so, alcuni di voi avranno avuto la garanzia di essere salvati se faranno i bravi e rientreranno nei ranghi. E, d'altra parte, Renzi è un uomo che ha dato ampia prova di meritarsela la fiducia, il sale della democrazia. Renzi è quello che ha pugnalato Enrico Letta dopo avergli detto di star sereno, è quello che ha preso in giro persino Berlusconi, dandogli a bere che avrebbe preso parte, in qualche modo, al governo del Paese. È lo stesso che diceva che le riforme si fanno assieme. È quello che sussurra ogni giorno ad Alfano che può tranquillamente lasciar morire il suo partito, perché un posto per lui ci sarà sempre nel partito della nazione. È vero, Renzi ha saputo farla bene la campagna acquisti sia all'interno del suo partito, sia all'esterno. Ma davvero avete intenzione di sedervi al tavolo con un simile baro a fare il gioco dei bussolotti ?
  Io credo che la democrazia italiana abbia bisogno di un Partito Democratico in salute. Ciò che non serve è un partito della nazione che diventi il carro del vincitore su cui si imbarcano tutti: arrivisti, lobbisti e tangentari.
  Questa è l'ultima occasione, non ne seguiranno altre. Come ho detto all'inizio, ignavo non è solo quello che, nell'ignominia, viene rifiutato sia dall'inferno, sia dal paradiso per scomparire nel nulla. È quello che non riesce ad essere «intelligente» neppure per se stesso, che non riesce a badare neppure ai suoi interessi.

  PRESIDENTE. Concluda, deputata.

  FEDERICA DIENI. È uno di quegli omuncoli che si nasconde nella massa, tra coloro che dissero sì alla legge Acerbo o alla legge truffa e che nessuno ricorda. Per parte nostra la scelta l'abbiamo fatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

Pag. 19

  ALAN FERRARI. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, ieri questo Parlamento ha accordato al Governo un voto di fiducia solido e importante. Non possiamo che ripartire da qui, dal fatto che, ancora una volta, maggioranza e Governo hanno saputo rispondere ai bisogni del Paese. Oggi ci attende un altro decisivo passo avanti, in cui ci auguriamo che tutto il Parlamento sappia fare lo stesso. Ci sono momenti, in politica, come nella vita, in cui è necessario anteporre all'io, il noi. Momenti in cui le ragioni dell'egoismo e del particolarismo devono lasciare il campo a una visione più larga, a una prospettiva che vada oltre il misero tatticismo e i resoconti personali. Proprio in questi momenti, la titubanza, l'indecisione, devono lasciare il passo al coraggio, alla responsabilità, all'intelligenza, per affrontare gli ostacoli in nome delle ragioni del cambiamento e del bene comune, fino in fondo.
  Questa legislatura è nata con uno scopo preciso, ambizioso e alto. È nata per cambiare le cose, per migliorarle, per far incamminare il Paese sul sentiero delle riforme costituzionali, riforme colpevolmente ferme da due decenni. Non si tratta di una un po’ arrogante ambizione, quanto proprio dello scopo costitutivo di questo Esecutivo. È sempre stato chiaro a tutti, dal primo giorno di insediamento. A questa legislatura sono connaturate straordinarie responsabilità, associabili, per molti versi, a quelle di una vera e propria Assemblea costituente. Sottrarsene, vorrebbe dire rinnegare l’incipit stesso di questa legislatura; incipit, ricordo, largamente condiviso. Se in democrazia la discussione e il confronto ne costituiscono l'architrave, in politica la decisione ne rappresenta il pilastro portante. Si può persino cambiare idea, poi si decide e si vota, senza indietreggiare, senza eludere i propri doveri. Ora, questa proposta di legge elettorale è il frutto di ben 14 mesi di lavoro, oltre un anno di discussioni, di confronti, di modifiche, in cui di tutto ci si può accusare, fuorché di essere stati sordi e arroccati sulle nostre posizioni iniziali e la dimostrazione sta nella più ampia condivisione che il testo ha avuto al Senato.
  Il punto di sintesi votato al Senato anche da Forza Italia – che pure oggi ha il coraggio di parlare di legge Acerbo e di gridare al fascismo – è la dimostrazione proprio dello spirito di apertura della maggioranza e dell'Esecutivo nei confronti di tutti. Spiace constatare oggi l'abbandono di una condotta politica improntata al perseguimento del bene comune per una logica di più bieco opportunismo partitico e politico.
  Dopo nove anni, in cui il Paese è rimasto ostaggio del Porcellum, l'Italia ha finalmente ritrovato la strada per darsi una nuova legge elettorale. Una semplice virgola, un minimo emendamento, non possono affossare per chissà quanto tempo una legge che adesso è a un passo. L'Italia non si merita il Porcellum e questo Parlamento non può oltraggiare ad oltranza il nostro Paese.
  Siamo qui, cari colleghi, a votare la fiducia su un atto così di basilare importanza, che simboleggia una piena assunzione di responsabilità dinnanzi ai propri elettori e a tutti i cittadini e che rimarcherà inequivocabilmente il solco tra coloro che decidono oggi di rimanere imbrigliati in vecchie e anacronistiche logiche politiche e chi decide di cambiare passo, di modificare una legge che permetta all'intero Paese di stare al passo con i tempi. L'Italia e questo Parlamento non possono più permettersi un imbarazzante immobilismo.
  Sull'Italicum se ne sono sentite tante, persino toni scandalizzati sono arrivati da chi ha sostenuto e votato il Porcellum. In ogni caso, al netto anche dei toni sproporzionatamente allarmati di alcuni interventi che abbiamo sentito in questi giorni, l'accusa di merito principale riguarda l'introduzione di un sistema presidenzialista, di fatto, senza i dovuti contrappesi, tesi che manca di ogni fondamento. C’è davvero bisogno di ricordare in quest'Aula che il presidenzialismo prevede un Esecutivo affidato ad un Presidente della Repubblica, che è espresso dal corpo elettorale Pag. 20e che non è soggetto al rapporto di fiducia con il Parlamento ? C’è bisogno di ricordare che dopo questa legge continueremo ad avere un Presidente del Consiglio dei ministri che dovrà avere la fiducia della Camera e un Presidente della Repubblica con gli stessi poteri e le stesse prerogative di oggi ? Cosa ha a che fare l'Italicum con un modello presidenzialista ? Nulla. Dove sono le norme che cancellano la figura del Capo del Governo, fondendola con quella del Presidente della Repubblica ? Non esistono. Il nostro modello di Governo, anche dopo l'approvazione delle riforme in gestazione, continuerà ad essere di tipo parlamentare.
  E lo dico anche citando un importante costituzionalista, protagonista di una stagione che ha visto molti di noi combattere insieme per le stesse battaglie, a proposito di referendum elettorali, di abolizione delle preferenze, di sistema maggioritario a doppio turno e bipolarismo. Nel nostro Paese – ha detto Augusto Barbera – il problema non è tanto costituito dai contrappesi, quanto dalla mancanza dei pesi.
  Ad ogni modo le garanzie parlamentari aumentano, se è vero come è vero che nella riforma costituzionale abbiamo elevato il quorum necessario per l'elezione del Presidente della Repubblica. Con l'Italicum gli elettori avranno la capacità di determinare maggioranze lontane dai ricatti dei piccoli partiti e daranno vita ad Esecutivi più stabili e capaci di decidere. L'elemento del ballottaggio poi, oltre ad essere da sempre il cuore della proposta del Partito Democratico, richiama il modello in vigore nei comuni, un modello che ha dimostrato di funzionare, garantendo pluralità e capacità di decisione.
  Pluralità e decisione: da quando abbiamo cominciato questa traversata abbiamo introdotto molti punti di equilibrio tra questi due poli. Quella che stiamo per votare è una legge con numerosi punti di equilibrio avanzati rispetto al testo iniziale licenziato in prima lettura da quest'Aula, come il connubio tra il candidato di collegio unico e le preferenze per gli altri candidati, come l'alternanza di genere con la possibilità di votare un uomo e una donna, come la formazione di liste che rispetteranno l'alternanza di genere anche tra i capilista, come l'avere elevato le garanzie di rappresentanza con la riduzione delle soglie di sbarramento dall'8 al 3 per cento, come il premio di maggioranza compatibile con la sentenza della Consulta legato al superamento della soglia del 40 per cento al primo turno.
  Insomma per mesi abbiamo messo mano al testo, recependo le istanze che arrivavano da una parte e dall'altra, giungendo a un equilibrio tra stabilità e decisione, tra governabilità e rappresentanza – lasciatemi dire – come sarebbe tipico e come è tipico fare in tutte le più autentiche dittature. In politica sono storicamente concesse ritrattazioni di ogni genere, ma non ci era mai capitato di passare in una notte da interlocutori seri ed affidabili, con cui riscrivere le regole del gioco e persino la Costituzione, a vili sostenitori di una malcelata dittatura. Antropologicamente sarebbe anche un fenomeno affascinante da indagare, ma noi abbiamo solo il tempo per vedere quanto politicamente sia sconfortante.
  La legge elettorale è un elemento cardine del sistema democratico di una nazione. È doveroso e normale che attorno ad essa si sviluppi un dibattito, che ci siano più proposte e che si raccolgano tanti punti di vista, rappresentativi di un Paese articolato e complesso come il nostro.
  Oggi, però, siamo qui incalzati dai cittadini, dalle sentenze, da un vuoto normativo che non fa onore a una grande democrazia come la nostra. Oggi vogliamo arrivare al traguardo – lo vuole il Partito Democratico – per approdare finalmente ad un bipolarismo compiuto e funzionante. Non possiamo permetterci di fallire, dobbiamo chiudere con la stagione dei ricatti e assicurare governabilità e rappresentanza allo stesso tempo. Dobbiamo riavvicinare i cittadini alla politica e alle istituzioni. Sono obiettivi che vanno appunto oltre l'io, oltre la strumentalità e la convenienza contingente.
  Oggi mettiamo un punto, decidiamo di decidere con metodo democratico e pienamente Pag. 21legittimato dal nostro ordinamento costituzionale e – aggiungerei – sostanzialmente più legittimo del totale e diffuso strumentalismo di chi ci accusa; differenza che gli italiani, tuttavia, non mancheranno di sensibilità nel cogliere e per cogliere.
  L'Italia ha bisogno di osare la democrazia. Governo e maggioranza si mettono in gioco proprio per questo, fino in fondo, e lo facciamo con coerenza ed etica della responsabilità, responsabilità che tutti in quest'Aula sono chiamati ad assumersi. Per questo ci appelliamo a tutti quei colleghi – a partire dai miei colleghi – che con noi condividono la medesima storia, quella storia che ci accomuna e che deve necessariamente influenzare le nostre scelte. La matrice politica e quella sociale del nostro schieramento ci impongono di riconoscere a questo Esecutivo il merito dell'azione.
  Chiediamo a tutti di votare la fiducia, di dare speranza a tutti quei cittadini che in questi mesi in noi hanno risposto la loro fiducia. Sfiduciare il Governo oggi significherebbe tradire loro: cittadini, lavoratori, giovani disoccupati, donne e uomini di questo Paese. La legge elettorale e la riforma della Costituzione non sono le priorità di questo Paese in senso stretto, ma rappresentano la precondizione assoluta di operatività di qualsiasi Esecutivo. Non si può governare sull'orlo di un precipizio, non si possono prendere scelte difficili in un sistema legislativo imbrigliato.
  Concludo, Presidente. È stato detto in quest'Aula, peraltro proprio da chi ha definito i dieci colleghi del Partito Democratico sostituiti in Commissione dei crumiri, che il Partito Democratico e il suo segretario Renzi, con un atto di arroganza, hanno passato le Colonne d'Ercole. Bene, se passare le Colonne d'Ercole significa andare oltre il mondo conosciuto, in nome di quel coraggio che porta a decidere per trovare soluzioni migliori, allora, certo che, con responsabilità, decidiamo di navigare, di andare oltre, di osare, di non fermarci. Infatti, le Colonne d'Ercole sono lì per determinare la capacità degli uomini di ampliare i propri orizzonti, con fermezza, determinazione e dedizione. Ed il PD, con l'intelligenza, la schiena dritta, la testa alta e la dignità di tutti i suoi crumiri, non si esime da questo coraggio, perché se lo merita un bellissimo Paese come il nostro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Grazie, signora Presidente. Sarò breve. Volevo solo ribadire alla collega Biancofiore, che ha affermato che in Trentino non esistono le minoranze linguistiche, che io la invito ufficialmente a visitare con me le comunità cimbre, mochene e ladine per verificare che queste popolazioni anche a scuola imparano la propria lingua, che da sempre hanno studiato.
  Inoltre, volevo ricordare sempre alla collega onorevole Biancofiore che anche il Trentino faceva parte dell'Impero austro-ungarico e, a differenza dei cittadini di Bolzano, i trentini da secoli sono cittadini di lingua italiana trentini, mentre nella provincia autonoma di Bolzano gli italiani sono stati importati nel periodo fascista per italianizzare una terra che da secoli parlava il tedesco.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2.
  Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 2 abbia inizio alle ore 10,40 e ancora sono le 10,30, sospenderò la seduta per dieci minuti.
  Procedo tuttavia ad estrarre il nominativo da cui inizierà la chiama. La chiama avrà inizio dalla deputata Costantino.
  Sospendo dunque la seduta.

Pag. 22

  La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

(Votazione della questione di fiducia – Articolo 2 – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 2, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato già estratto il nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama. Si tratta della deputata Costantino.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo 2 del testo unificato, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  544   
   Votanti  543   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  272   
    Hanno risposto  350    
    Hanno risposto no  193    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bianchi DorinaPag. 23
  Bianchi Stella
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghese Mario
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimmino Luciano
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Currò Tommaso
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Ermini David
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci EdoardoPag. 24
  Faraone Davide
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Fontana Cinzia Maria
  Formisano Aniello
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Magorno Ernesto
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut RobertoPag. 25
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pistelli Lapo
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vico LudovicoPag. 26
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Alberti Ferdinando
  Allasia Stefano
  Archi Bruno
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Calabria Annagrazia
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Catanoso Genoese Francesco
   detto Basilio Catanoso
  Centemero Elena
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Corda Emanuela
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Alessandro Luca
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Garnero Santanchè Daniela
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande MartaPag. 27
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Laffranco Pietro
  Lainati Giorgio
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Maietta Pasquale
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcon Giulio
  Marotta Antonio
  Martino Antonio
  Marzana Maria
  Melilla Gianni
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nizzi Settimo
  Nuti Riccardo
  Occhiuto Roberto
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Picchi Guglielmo
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Paolo Nicolò
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Santelli Jole
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Taglialatela Marcello
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

Pag. 28

  Sono in missione:

  Brambilla Michela Vittoria
  Caparini Davide
  Cirielli Edmondo
  Di Maio Luigi
  Lorenzin Beatrice
  Lupo Loredana
  Merlo Ricardo Antonio

  PRESIDENTE. Poiché è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 4 abbiano inizio a partire dalle ore 12,15, sospendo la seduta fino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,15.

(Illustrazione delle proposte emendative – Articolo 4 – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo quindi agli interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 4, a norma dell'articolo 116, comma 2, del Regolamento così come costantemente interpretato su conforme parere della Giunta per il Regolamento.
  Potranno, pertanto, intervenire i presentatori degli emendamenti riferiti all'articolo 4 che non siano stati già illustrati, per non più di trenta minuti.
  Ha chiesto di parlare la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. La delega in materia di determinazione dei collegi è usuale, per carità. Meno usuale, tuttavia, è il fatto che una tale delega, in materia di legge elettorale, venga sottoposta ad un voto di fiducia. In questo modo, non esistono confini alla delega, è come se il Governo delegasse se stesso e imponesse i termini entro i quali esso debba essere delegato. Già una tale impostazione è per certi versi opinabile nei casi normali e viene definita da alcuni un vulnus dell'ordinamento. Nella legge elettorale, tuttavia, è l'ennesimo strappo di un Governo che probabilmente non sa più dove fermarsi.
  Come precisa il professor Nicola Lupo in una relazione al seminario di studio su Le regole del diritto parlamentare nella dialettica tra maggioranza e opposizione: «La posizione della questione di fiducia sui disegni di legge di delega, utilizzata nella XIII legislatura, ma poi abbandonata per una sorta di convenzione costituzionale tra maggioranza e opposizione, viene utilizzata, invece, con elevata frequenza nel corso della XIV legislatura. Segnalo, a questo proposito, l'impegno del Presidente del Consiglio di allora, D'Alema, a non porre più, di norma, questioni di fiducia su deleghe legislative, assunto su richiesta dell'allora opposizione». Continuando con le parole del professor Lupo: «Il ricorso alla questione di fiducia dovrebbe essere, se non del tutto escluso, quantomeno limitato al minimo, in quanto rischia di irrigidire eccessivamente sia i rapporti tra maggioranza e opposizione, sia quel dialogo tra Governo e Parlamento che deve realizzarsi nel corso della predisposizione della legge di delega, così come nella elaborazione dei decreti legislativi. Il ricorso della fiducia sulla delega si trasforma in un corto circuito istituzionale».
  Per dare una chiave un po’ politica al ragionamento, vorrei citare uno stralcio di una presa di posizione di Area Riformista, che mi risulta dovrebbe essere ancora una componente del PD: «La richiesta di fiducia su una legge delega crea un grave cortocircuito istituzionale. Il voto di fiducia priva il Parlamento delle sue prerogative, ovvero della possibilità di modificare e integrare i principi della delega, per migliorarla nei contenuti, rendendo chiari i propri indirizzi. Il ricorso al voto di fiducia rende manifesta la difficoltà del Governo a consentire anche alla propria maggioranza di affrontare il dibattito parlamentare. Un aspetto, questo, per noi particolarmente preoccupante, e che non potrà essere riproposto alla Camera». Almeno su questo punto viene da chiedermi se, Speranza a parte, gli altri parlamentari di Area Riformista si sono riconvertiti Pag. 29anche su questo punto, visto che, a quanto pare, siamo in stagione di saldi per quanto riguarda le conversioni.
  Che senso ha, infatti la delega ? Quella di consentire al Governo, in una materia tanto tecnica come la determinazione dei collegi elettorali, di fare una suddivisione sulla base di dati demografici che consentano un equilibrio tra seggi assegnati, limiti definiti dalla legge, omogeneità territoriale e coerenza nella distribuzione della popolazione tra le varie province. Sappiamo bene, tuttavia, che tale suddivisione non è esente spesso da logiche di natura politica. Ritagliare i collegi a proprio uso e consumo è uno sport in cui difficilmente un Governo evita di incorrere. È per questo che si pone il vincolo del parere parlamentare, che, per la verità, è presente anche in questa legge.
  A tutti coloro che sono ansiosi di servire il potere del Presidente del Consiglio – specie il nuovo potere che gli deriverà da questo poderoso arsenale di norme – a tutti coloro che per servire questo potere stanno rinnegando le idee che seguivano fino a ieri, i leader che prima osannavano quando si trattava di essere messi in lista o ottenere vantaggi, regalo questa citazione di Tiziano Terzani: «Il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé !
  Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all'idea di essere vicini al Potere, di dare del «tu» al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari. Io questo non lo ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità. Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo e lo mandavo a quel paese. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma, quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo, controllavo che cosa non andava, facevo le domande».
  Spero che qualcuna di queste domande, dubbi e preoccupazioni, che noi oggi poniamo, abbiate la bontà di porla al Presidente del Consiglio. Appropriatevene pure, non siamo gelosi. Fatelo: vi sentirete uomini e donne migliori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Grazie, Presidente. Noi siamo qui ad affrontare una discussione complessa, che sta ripercuotendo le sue conseguenze anche sulle forze politiche. Ed è così non perché vi sia un problema all'interno del Partito Democratico, il partito del Capo del Governo, ma perché, quando si parla di riforme elettorali e quando si parla di riforme in generale, la politica si scuote e le intelligenze dovrebbero accendersi.
  Io sono tra quelli che pensano che un buon riformismo sia il riformismo che si alimenta del dubbio, piuttosto che delle certezze, e che si pone con grande attenzione rispetto al problema, alla qualità del problema, per raggiungere la qualità della soluzione. Questo vale di più in materia elettorale o dovrebbe valere di più in materia elettorale. Invece, siamo qui a discutere, in tutta fretta – discutere, si badi bene –, di emendamenti che non saranno votati, perché vi è l'esigenza dello statista di Scandicci di arrivare presto ad un esito.
  E sono stupito, francamente, del fatto che ci troviamo tutti di fronte ad una fase storica complicata, difficile, che avrebbe bisogno di una reazione alta da parte della classe dirigente di un Paese come l'Italia, e invece ci restituisce la cifra di un riformismo praticone, che accoppia, in maniera casuale, il problema alla soluzione. Vi è da risolvere il problema della governabilità ? Facciamo una legge elettorale che aumenti i seggi a chi vince. Vi è da risolvere l'efficienza del Governo ? Facciamo una legge elettorale che attribuisca, di fatto, più poteri al Governo.
  Vi era da risolvere il problema dei costi della politica ? Aboliamo le province. O l'eccesso di rappresentanza, l'ampollosità dei due passaggi tra Camera e Senato ? Aboliamo il Senato. Poi ritornerò su queste cosiddette riforme. Quindi, un riformismo Pag. 30praticone, ma anche un riformismo incurante delle conseguenze degli atti che mette in campo, come se quello che scriviamo nelle norme si fermasse lì e non avesse, poi, conseguenze fattuali, nella realtà, che vanno anche al di là o possono andare anche al di là dello scritto. Infatti, poi, la qualità del riformismo ha anche a che fare con la qualità delle classi dirigenti, la qualità della rappresentanza, la qualità della classe politica.
  Noi viviamo un tempo in cui, per raggiungere un risultato, si passa per provocazioni che queste Aule non hanno mai visto, o per provocazioni che, quando sono state viste da queste parti, non hanno portato a nulla di buono. Pensiamo alla violenza delle dieci sostituzioni in Commissione, o alla nomina di un relatore, per la verità muto anche lui, che ha cambiato idea sulla «via di Damasco» troppo facilmente, lo dico con affetto a Gennaro Migliore.
  E, infine, pensiamo alla provocazione più forte, quella di una fiducia pesante su una materia non propria del Governo, non di stretta sua competenza, ma di stretta, strettissima competenza di questo Parlamento. E tutto quello che tira sulla qualità delle riforme, che questo Governo ci propone, ne delinea il segno, la cifra, il tratto. Sono tutte riforme a sottrazione democratica, tutte ! Tutte ! Questo segno si ritrova in ogni riforma che questo Governo ha messo in campo. Non avete abolito le province, ne avete abolito gli elettori, non avete abolito il Senato, avete abolito i senatori, cioè la loro capacità di rappresentanza. Che dire poi del Jobs Act che ha abolito i diritti dei lavoratori o ancora di quello che farete, o che intendete fare, noi ci stiamo opponendo, sulla scuola, dove di fatto si aboliscono gli organi collegiali. Tutte sottrazioni democratiche, quasi a dire che la democrazia è un inciampo, un impiccio da dover risolvere, abolendola anch'essa.
  E questa legge elettorale, tra l'altro, è una legge pensata sul presupposto, francamente un po’ miope, che chi ha il potere oggi, si potrebbe dire chi ha il 40 per cento oggi, lo avrà per sempre. Chi governa ora, governerà per sempre. Questo è un modo di approcciare una riforma che io ritengo un po’ miope, se non addirittura rozzo, incurante delle conseguenze. La storia insegna che anche i più grandi condottieri, anche i più grandi leader, alla fine, sono stati messi di fronte ai propri limiti. E la fine arriverà, perché questa è una stagione che brucia la politica in maniera violenta, veloce e lo fa di fronte a noi, sotto i nostri occhi e non vedere già presenti, in costanza di questa discussione, gli elementi degenerativi di un sistema politico che basa tutto, anche la qualità della democrazia, sul vincitore, è un fatto assai curioso.
  Si intravedono già adesso gli elementi degenerativi di un sistema che affida tutto a chi vince, che, in qualche modo, disegna un eccesso di potere. Come interpretare, se non così, gli elementi di trasformismo dilagante che sono sotto i nostri occhi in quest'Aula, ma non solo in quest'Aula, in giro per il territorio ? Come interpretare, se non in questa chiave, il passaggio di pezzi interi del ceto politico del centrodestra qui, come altrove, nelle nostre regioni che vanno al voto in questi giorni, nelle file del PD, nelle sue liste, cambiandone la natura e cambiando il segno delle politiche ? Come, se non così, interpretare il gesto del governatore, o presunto tale, candidato De Luca, in Campania, che si pone addirittura al di sopra della legge pur di essere candidato premettendo il suo destino a quello di un'intera regione ?
  Tutti elementi che dovrebbero far riflettere chi oggi si sente sicuro del bene che sta facendo al sistema democratico italiano; tutti elementi corruttivi del sistema democratico e politico. Infatti, tutte le riforme che avete messo in campo hanno a che fare con il potere e non con la qualità della democrazia.
  Francamente in questa discussione io mi sento un ospite e lo dico alla Presidenza della Camera. Si è quasi ridotta tutta questa discussione ad una discussione interna al Partito Democratico. Penso che l'idea di passare dalla ditta all'azienda con un passo così breve sia un'idea sbagliata. Noi, che dovremmo Pag. 31rappresentare il popolo italiano, dovremmo stare attenti alle decisioni che prendiamo. La cifra delle riforme non può essere la fretta. La cifra delle riforme dovrebbe essere quella di fare riforme fatte bene, per il bene della collettività. Invece no, la nostra cifra è andare di fretta e portare avanti il disegno del nostro prode condottiero.
  Onestamente sono d'accordo con chi in questi giorni avrebbe voglia di rispondere all'ennesima provocazione, ovvero quella di dire in piena discussione sulle regole del gioco: «se non siete d'accordo con me, andiamo tutti a casa», che, forse, è il momento di rispondere: «sì, andiamo tutti a casa». Però, c’è sempre, per questo glorioso partito, un bene più alto, quello della governabilità. Io penso che a Renzi andrebbe data una risposta positiva alla sua ultima provocazione e lo dico a tutti i colleghi. Se il valore di un Governo deve arrivare a cancellare il valore della qualità della democrazia – non parlo di ritorno al fascismo o di pericolo di un estremismo e via dicendo, parlo solo della qualità della nostra democrazia –, ebbene, rispondiamogli positivamente, perché il gioco non varrebbe la candela. Non sono tra quelli che pensano che ci si orienta perché «si tiene famiglia»; sono tra quelli che si orientano perché convinto. Perciò abbiamo presentato proposte emendative migliorative e non ostruzionistiche, perciò abbiamo fatto la nostra battaglia in quest'Aula e perciò continueremo a non votare la fiducia e a votare contro un provvedimento che riteniamo un errore per la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione delle proposte emendative riferite all'articolo 4, svolti ai sensi dell'articolo 116, comma 2, del Regolamento.
  Poiché è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta sull'articolo 4 abbiano inizio a partire dalle ore 14,15, sospendo la seduta fino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 14,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Capezzone, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sisto, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 4 – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia Pag. 32posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 4 del provvedimento in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente. Noi riteniamo che sia stato inopportuno porre la fiducia su questo provvedimento, perché pensiamo che sarebbe stato più giusto discuterlo liberamente e democraticamente in quest'Aula, anche perché c'era la possibilità di migliorarne la complessità.
  Si poteva migliorare, per esempio, in ordine alla questione dei capilista bloccati. Si poteva migliorare sicuramente il problema del premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Si poteva migliorare sicuramente la questione del genere. Si poteva, in buona sostanza, costruire, all'interno di questo Parlamento, una legge elettorale di tutti, che, quindi, desse la possibilità di poter discuterne e di poterla migliorare. Questo non è accaduto.
  Pur tuttavia, noi riteniamo di poter e di dover votare la fiducia per il semplice motivo che il Paese ha bisogno di riforme, ha bisogno di riforme incisive, che diano la possibilità di riagganciare la ripresa. I dati economici e soprattutto i dati della disoccupazione giovanile ci fanno pensare che, più che mai, oggi vi sia bisogno di riforme per fare in modo di poter dare una speranza, soprattutto a quei giovani che vedono – concludo, signor Presidente – con grande difficoltà il proprio futuro e il proprio ingresso nel mondo del lavoro.
  Ecco, io credo che noi socialisti, proprio in virtù di quelle che sono le riforme che bisogna attuare, daremo il voto di fiducia a questo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, ci troviamo qui, ancora una volta, a ragionare su una materia che ci ha accompagnato – è vero – non solo e non tanto per qualche mese di lungo dibattito, ma la politica si è più e più volte interessata di quale potesse essere la forma più idonea per chiamare a raccolta i cittadini e consentirgli di partecipare al gioco democratico, per fare in modo di tutelare il principio sacrosanto della loro sovranità, la sovranità popolare.
  Nel corso del dibattito sulla riforma costituzionale, allorquando si è immaginato di eliminare – poi abbiamo visto che le cose non sono andate esattamente così – il secondo ramo del Parlamento, abbiamo sommessamente fatto presente, non solo al Presidente del Consiglio Renzi – non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire –, ma anche a chi dall'area del centrodestra aveva immaginato un dialogo possibile, che un eventuale terreno di accordo potesse essere rappresentato solo e soltanto da un'autentica rivoluzione copernicana, che consentisse di attuare quel precetto che noi abbiamo chiamato «100 per cento democrazia». Infatti, non bisogna essere ipocriti: alla democrazia o ci si crede o non ci si crede.
  E la democrazia prevede che le scelte vengano fatte dai cittadini, dagli elettori, quando si arriva alle scadenze elettorali. Abbiamo, in quella circostanza, chiesto in buona sostanza l'elezione diretta del Capo dello Stato e abbiamo chiesto al Presidente Renzi di fondare un accordo, anche con l'opposizione, su questa natura. Di fatto, l'argomento ha tenuto banco per lo spazio di qualche secondo e il tentativo, che pure con un certo coraggio fu messo in atto qualche anno fa da altri statisti e che poi finì nella proposta del cosiddetto semipresidenzialismo, che non prese mai la luce, ma comunque l'accordo politico sul semipresidenzialismo era stato convenuto, ecco, il tentativo di quella stagione è lontano. Una stagione lontana che cercava di individuare un diverso orizzonte verso cui far incamminare la democrazia italiana. E oggi ci siamo trovati, per quello che attiene la riforma costituzionale, ad una sorta di gioco di parole, di gioco delle parti, di finte abrogazioni di Camere, di trasformazione dei senatori in rappresentanti Pag. 33del popolo di secondo livello, designati, quindi, dai consiglieri regionali. Le regioni prendono il sopravvento dentro il Senato della Repubblica, a Palazzo Madama, con diritto di interdizione in buona sostanza per quel che attiene l'approvazione dei bilanci e delle leggi finanziarie e, quindi, con un perentorio possibile ricatto all'atto dell'approvazione di queste leggi, che si potrebbe superare solo e soltanto dando alle regioni quello che le regioni hanno saputo oltretutto scarsamente amministrare, visto che tutte le voci di spesa pubblica che lo Stato faticosamente cerca di ridimensionare esplodono nei contesti regionali.
  Quindi, «no» a rivoluzioni importanti; «no» alla centralità del cittadino nell'elezione diretta del Capo dello Stato. Piccole modifiche spacciate per Repubblica della rottamazione, che vengono confermate in questo disegno di legge, l'Italicum, su cui tende l'incredibile e paradossale richiesta di fiducia, oltretutto che non si giustifica neanche alla luce dei numeri che sono stati rappresentati nei giorni scorsi, per di più accompagnati dal voto segreto, con un'amplissima maggioranza da parte della sinistra e del Governo, che avrebbero dovuto scongiurare e direi esorcizzare il ricorso pacchiano al voto di fiducia su una prerogativa che è parlamentare e non di Governo. Inoltre, a nostro giudizio, come abbiamo potuto dichiarare anche attraverso la stampa, ciò è in contrasto con l'articolo 72 della Costituzione italiana che, in quanto tale, non può essere superata, né da un Regolamento della Camera, né tantomeno dalle prassi e dalle interpretazioni del Regolamento stesso o dalle consuetudini perché la Costituzione è sacra e inviolabile in tutto il suo articolato e in tutti i suoi segmenti.
  Questa «riformicchia», questa incredibile caduta di stile non è soltanto nella forma, ma è anche nel contenuto. Infatti, se una cosa si poteva fare, era sempre quella di perseguire la strada del 100 per cento democrazia e offrire la possibilità al cittadino, in materia di norme elettorali, di determinare lui, con la sua libera scelta, il partito di riferimento, la coalizione, il Governo e il parlamentare, dopo vent'anni in buona sostanza che questo diritto, l'ultimo in particolare, non si è potuto o saputo difendere, perché sono state catapultate dall'alto le candidature ad opera delle oligarchie, delle segreterie dei partiti, smontando, contemporaneamente, quella concezione secondo la quale i partiti erano e sono, a mio giudizio, i corpi intermedi per antonomasia, i punti, le cinghie di trasmissione fra le istituzioni, il territorio, le categorie, i sindacati, le associazioni, i comitati, i cittadini. Io penso che due potevano essere le strade da perseguire, quindi, senza diktat, senza dogmi, senza pregiudizi.
  Da un altro, si poteva andare verso un sistema maggioritario, vincolando però la scelta del candidato nei collegi uninominali, candidato unico in un collegio, alle primarie ma non alle primarie che fate voi, che fa la sinistra, quelle all'amatriciana, dove non ci sono controlli, dove vota La Qualunque, si può votare anche per fare un dispetto al partito che indice le primarie per orientare un candidato da una parte piuttosto che dall'altra, in buona sostanza facendo prendere quota alla correntocrazia interna ai partiti. Se c’è il sistema uninominale maggioritario ci può essere per offrire al cittadino il diritto-dovere di essere centrale in queste decisioni, di fare in modo che la scelta del candidato non sia ascrivibile al potere delle segreterie dei partiti ma al potere dei cittadini: in democrazia così dovrebbe funzionare; si dovevano fare le primarie, legare le primarie. Se si va con un altro tipo di sistema, con questo sistema, non ci possono essere i capilista bloccati. Non ci possono essere né le procedure del passato, che vedevano liste in blocco catapultate dall'alto da parte delle segreterie, né questa mezza misura un po’ tardo democristiana nello stile del presidente ex sindaco di Firenze e che noi simpaticamente chiamiamo il bullo di Firenze perché, da un certo punto di vista, si rende facilmente accessibile, con le sue battute, con i suoi tweet, con le sue slide e, da un altro punto di vista, è un terribile tracotante che assume delle decisioni in buona sostanza Pag. 34per farsi facile pubblicità in un'epoca in cui la gente percepisce la necessità di Governi forti e lui dà la sensazione di essere un Governo forte. Offre una vetrina a questa suggestione, una rappresentazione possibile, negandola poi nei fatti. Dunque, noi abbiamo chiesto le preferenze perché non troviamo nessuna contraddizione rispetto alle modalità con cui si esprimono i cittadini nelle elezioni amministrative, comunali e regionali. Tranne qualche eccezione per le regionali, nelle comunali vige questa legge: il cittadino è al centro del processo decisionale, stabilisce il partito, la coalizione, il candidato sindaco, quindi il sindaco. C’è una soglia di sbarramento che garantisce la governabilità. Il cittadino esprime la preferenza e quindi stabilisce chi debba fare il consigliere comunale e, in base ai voti che prende, è probabile che, se il sindaco non è uno sprovveduto, terrà in considerazione il numero di voti presi cioè il consenso rappresentato da ciascun cittadino. È un sistema che ha una sua linearità. Questa linearità non esiste in questo provvedimento. Ora dico e concludo perché se non vado errato ho ascoltato... non ho dieci minuti, Presidente, chiedo scusa ?

  PRESIDENTE. Ne sono passati 9 e 40 secondi.

  FABIO RAMPELLI. La ringrazio. Dicevo che queste sono le ragioni per le quali, sul merito del provvedimento, siamo distinti e distanti dalle decisioni prese dal Governo e quindi orgogliosamente manifestiamo e manifesteremo, ancora una volta, il nostro voto contrario, che è un voto di merito perché non riteniamo che questa proposta sia rappresentativa delle esigenze dei cittadini e non riteniamo che sia un punto di svolta rispetto a ciò che ci ha accompagnato di nefasto nelle scorse stagioni. Ovviamente la conclusione però non può che essere ancorata anche alla natura del voto di fiducia perché non stiamo parlando del provvedimento. Il Governo decide di scavalcare l'analisi e il giudizio sulla legge elettorale dicendo: io chiedo la fiducia sul mio operato. Quindi, il nostro voto contrario, Presidente, la ringrazio per le continue sollecitazioni e i suoi gesti...il nostro voto contrario è un voto....

  PRESIDENTE. Facciamo così: è già 25 secondi oltre il suo tempo, onorevole Rampelli. Che facciamo ?

  FABIO RAMPELLI. Sto concludendo, se lei mi offre l'opportunità di concludere, lo farò volentieri. Il nostro è ovviamente un voto contrario sulla natura di questo Governo e sui suoi fallimenti di cui ancora oggi ci sono numeri inconfutabili che sferzano il suo operato e bocciano le sue decisioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo alla conclusione di un importante percorso di riforma. Questa legislatura è nata con un dovere per l'impotenza della precedente legislatura di riformare il Porcellum.
  Stiamo andando verso «più Costituzione» e non verso «meno Costituzione», anche se si può condividere in tutto o solo in parte il testo uscito da due letture attente di Camera e Senato e che ci apprestiamo ad approvare con il voto di fiducia. Perché resti nella memoria quello che abbiamo ascoltato in quest'Aula e fuori in questi giorni e in questi mesi e perché le parole tornino a significare quello che significano, e non il contrario, per ridare credibilità a questo Parlamento, provo a riassumere in breve.
  È stato gridato dalle opposizioni al colpo di Stato e al ritorno del Fascismo, se fosse così, non voteremmo la fiducia, (l'amico deputato Brunetta, per esempio, per Forza Italia); un giorno di lutto (gli amici e i compagni di SEL); giorno cupo, l'Italicum peggio del Porcellum (Salvini e la Lega); minacce di discesa in piazza e iniziative extraparlamentari perché il Parlamento sarebbe stato espropriato (MoVimento Pag. 355 Stelle); minacce di mobilitazione di piazza (tanti, ma anche colleghi che stimo, della cosiddetta sinistra PD); opposizione dura della destra e estrema destra, come abbiamo ascoltato ora (Fratelli d'Italia), che non si capisce perché sia contro un testo che contiene elementi di rafforzamento dell'Esecutivo, una direzione di marca presidenzialista che è nel DNA di quella realtà politica. È stata l'eterogenesi delle parole. Cioè le parole che significano un'altra cosa, che allontanano i cittadini. Traduco per gli italiani: se uno dice «vergogna» forse, sta dicendo il contrario. Se uno dice «traditori», forse, sta rinnegando una cosa che ha detto e fatto.
  Perché gli italiani ricordino, rileggendo le cronache di questi giorni, il testo che andiamo ad approvare è lo stesso approvato in Senato, senza modifiche. Le modifiche, concordate tra forze politiche, fatte al Senato, hanno raccolto diverse proposte della «sinistra PD», del centrodestra, di tutte le forze politiche e, in molti punti, è stata migliorata: innalzamento della soglia per il premio di governabilità dal 37 al 40 per cento con eventuale ballottaggio; abbassamento della soglia per essere eletti al 3 per cento, un diritto di tribuna e di rappresentanza; introduzione parziale delle preferenze, in particolare quelle di genere. Su questo si può ragionare.
  Nelle mediazioni tra forze politiche si sarebbe potuto scegliere, invece dell'abbassamento della soglia al 3 per cento, il premio di maggioranza alla coalizione, anziché alla lista. Era la nostra indicazione, come Gruppo Per l'Italia-Centro Democratico. Si è preferita un'altra strada. Noi avevamo avanzato inizialmente una linea di lavoro, che assegnasse su base fortemente proporzionale l'80 per cento dei seggi, con garanzia di rappresentanza per il pluralismo del Paese, e 100 seggi da assegnare al secondo turno sulla base di una lista nazionale tra i due contendenti più forti capaci di alleanze di programma e di governo chiare. Più rappresentanza e più governabilità. Ma il negoziato tra le forze politiche ha portato ad un'altra soluzione: una soluzione che è stata votata con entusiasmo anche da Forza Italia al Senato. E, ora, quello stesso testo è chiamato da Forza Italia «fascismo». Poveri elettori di Forza Italia ! Qual è l'affidabilità ?
  E che dire dello sdegno del MoVimento 5 Stelle, che teorizza la scomparsa del Parlamento e la democrazia diretta dei «meet up», che quasi si incatenano contro la richiesta della fiducia posta dal Governo, ovviamente legittima: sull'opportunità ognuno, ovviamente ha le sue opinioni, ma era legittima.
  L'Italicum è nel solco della Costituzione e della centralità del Parlamento, anche se rafforza il potere esecutivo, perché, negli anni, il sistema è apparso farraginoso e bloccato. Non bisogna farsi ingannare dall'illusione di una democrazia diretta. Nel formato «5 Stelle» è democrazia in pdf, in layout di sola lettura, dove tanti hanno l'illusione della trasparenza e di contare e nessuno può intervenire per modificare il testo e i processi: solo i padroni delle password e dei click. La democrazia plebiscitaria non è democrazia, è il «travesti» della democrazia. Lo spiegava già Alexis de Tocqueville: abbiamo bisogno di pesi e contrappesi. Possiamo lavorare a migliorare la riforma costituzionale del Senato in tal senso. C’è il referendum confermativo su cui si esprimeranno gli italiani.
  C’è la questione della fiducia posta dal Presidente del Consiglio.
  Aldo Moro, il 18 gennaio 1953, ricordava che «la richiesta di fiducia da parte del Governo comporta la preminenza dell'aspetto politico sull'aspetto tecnico-legislativo del provvedimento», ma anche che la Camera non dimentica, nel voto di fiducia, la sua competenza. Qui stiamo per approvare finalmente una proposta di legge elettorale che chiude una stagione buia e di chiara incostituzionalità, quella del Porcellum. Approvato in due mesi, di corsa, prima delle elezioni del 2005, unilateralmente. Definito «una porcata» dal fine creatore del testo, il senatore Calderoli. E contro il quale scempio costituzionale e politico nessuno scese in piazza.
  Per questo ritengo, con amicizia, che sia un errore politico e di merito, oggi, per Pag. 36stimati esponenti – oggi assenti e che non stanno partecipando al voto di fiducia, alcuni dei quali amici personali – del Partito Democratico, non essere qui. Se le questioni sono centrali per il Paese occorre esserci.
  Sarebbe, come diceva Dossetti, il tempo del patriottismo della Costituzione: «Nel patriottismo della Costituzione – diceva – non trovano posto né il conflitto né la negoziazione tra parti politiche. Quella divisione tra i cittadini, sciaguratamente e costantemente rinfocolata nel dibattito partitico e malignamente enfatizzata dai media, è il segno della fragilità della nostra democrazia». Dossetti, si sa, era contro il presidenzialismo, eppure si rifiutò di votare alla Costituente per fissare nel sistema proporzionale l'unica forma elettorale di questo Paese. Era contro il presidenzialismo malamente, quello dell'elezione diretta del monarca assoluto che i referendum Segni e Guzzetta avrebbero prodotto se di successo, portando a compimento un percorso presidenzialista e di efficienza della governabilità a tutti i livelli del nostro Paese. Come ha ricordato il collega Tabacci erano referendum che portavano anche la firma di un'amica, Rosy Bindi – qualunque ne fosse la ragione –, di Cuperlo, della signora Prestigiacomo, di Brunetta. Ed è il Partito Democratico che nel 2000 inizia la personalizzazione in chiave presidenzialista della scheda elettorale, mettendo il nome del candidato Premier, imbarazzando l'allora Presidente Ciampi.
  Dossetti, in un tempo in cui un presidenzialismo e un federalismo centralista abborracciati mettevano a rischio, secondo lui, la Costituzione, era tornato dalla Palestina, come aveva fatto il monaco San Saba, l'anacoreta del deserto palestinese che per il suo popolo era andato a parlare due volte con l'imperatore, a Bisanzio. Se l'ha fatto Dossetti e se lo fece il monaco San Saba oggi avremmo bisogno invece, di più in quest'Aula, di chi non è venuto.
  La storia degli italiani è stata un perpetuo conflitto tra guelfi e ghibellini, reazionari e rivoluzionari, conservatori e innovatori, borbonici e sabaudi, governativi e sovversivi, fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti, laicisti e clericali. Ma la democrazia è colloquio tra i cittadini.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARIO MARAZZITI. Mi avvio a concludere. Non bastò il Mattarellum a garantire al Partito Popolare la vittoria alle elezioni del 1993. Non c’è un sistema elettorale che garantisca chi sta al Governo. Per questo non può essere imputato un lungo lavoro ventennale sulla via dell'Esecutivo più forte a Matteo Renzi.
  L'Italia e la politica hanno il loro modo di costruire i contrappesi. Occorre interpretare in profondità i bisogni di cambiamento e di giustizia sociale e di rinascita del Paese. Per questo non ci stracciamo le vesti per l'assenza globale delle preferenze.
  Non è una battaglia di «sinistra», curioso che oggi lo sia per tanti colleghi della sinistra. Le preferenze, nell'attuale sistema, non sono estranee sia alla deviazione dello strumento delle primarie che ai costi della politica, agli indebitamenti e agli scambi politici, alla corruzione, ai capibastone, alle cordate, alla politica solo per i ricchi oppure per i signori dei click internettiani e dei social media.
  Interpretare al meglio l'Italicum è la sfida davanti a noi.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIO MARAZZITI. Concludo davvero. Per una maggioranza stabile e omogenea occorrerà entrare e cambiare la stessa forma-partito dei partiti vecchi e nuovi e farne luoghi di democrazia e di visioni ricche, plurali, leali. Per questo siamo disponibili a questo percorso, come gruppo Per L'Italia-Centro Democratico, poiché crediamo in una democrazia solidale, voteremo la fiducia e approveremo questo provvedimento. L'Italia e la politica sono più forti degli artifici elettorali. Se l'Italia è resistita al Porcellum, credo che potremo fare solo meglio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Pag. 37Ne ha facoltà. Onorevole Allasia, dopo questa lunga preparazione, è il suo momento.

  STEFANO ALLASIA. Grazie. Presidente, Governo, la questione di fiducia è l'occasione per fare un bilancio del Governo. Partiamo dal nostro giudizio sul vostro Governo: il gruppo della Lega Nord boccia totalmente il vostro operato. Prendiamo innanzitutto la dichiarazione di Renzi del 13 ottobre: «la più grande riduzione delle tasse nella storia della Repubblica, il Governo taglierà 18 miliardi di tasse». In realtà, il taglio delle tasse è stato pari a circa un terzo (6 miliardi), ma nelle tabelle di stabilità spunta un aumento pari a 15 miliardi. Se la matematica non è un'opinione, vuol dire che andiamo verso un aggravio di 8-9 miliardi di euro. In che modo ? Tasse retroattive, aumenti delle imposizioni fiscali sul TFR; viene triplicata l'aliquota IRPEF al regime agevolato delle partite IVA, clausola di salvaguardia lacrime e sangue su aumenti IVA e delle accise. Il bonus degli 80 euro, va ricordato, non è un taglio delle tasse ma spesa pubblica. Nelle famose slide lo stesso Renzi chiama un obiettivo con involontaria ironia: «operazione serietà, stop alle spese non coperte». Il bonus 80 euro è fin qua stato coperto da spesa pubblica, idem l'aumento del rapporto deficit-PIL. L'aggiornamento del DEF, che punta sulla crescita che scaturirà da riforme non ancora approvate, rischia di fare la fine del DEF stesso, cioè nella raccolta differenziata della carta.
  Inoltre, in altre dichiarazioni sempre dello stesso Renzi: «sblocco immediato e totale dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione grazie a 68 e più miliardi di euro» (dichiarazione di marzo scorso). «Tutti coloro che hanno avuto un debito e devono avere dei soldi possono averli iscrivendosi al sito del Ministero dell'economia; chi va sul sito del Governo trova la pratica per poter ricevere i denari, tanto i soldi ci sono e quindi il 21 settembre mi impegno a pagare i debiti del 2013» (intervista al Tg2 del 22 settembre scorso). A settembre, dei 57 miliardi messi a disposizione per il periodo precedente – non 68 – nella tabella, alla voce «pagamenti effettuati ai creditori», si leggeva: 26,1 miliardi, e un mese dopo sono diventati 31. Ma il resto ? C’è, assicura Renzi, perché sarebbero soldi stanziati. Quanto denaro ha sbloccato l'attuale Governo ? Nove miliardi e trecento milioni, neanche il 15 per cento del totale, e il grosso della cifra si deve ai Governi precedenti e non al vostro.
  Poi vediamo che i soldi per i profughi e gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste li erogate regolarmente ogni mese e tutti i mesi (l'ha dichiarato il prefetto di Torino la scorsa settimana).
  «Investiamo nei settori chiave del Paese: scuola, lavoro, giustizia» (nelle slide di sintesi della legge di stabilità).
  Sul lavoro c’è poco da dire. La vostra proposta sul lavoro, di cui si parla da tanto, è una legge delega priva di contenuti. Ad esempio, il tanto discusso articolo 18 non viene mai citato. Intanto si sono organizzate tavole rotonde con i sindacati quasi senza la presenza del Governo, ma soprattutto di Renzi, su una legge che non c’è, e di legge Fornero non ne parlate e non ne volete discutere. Il risultato del vostro lavoro è che la disoccupazione giovanile a marzo risale a oltre il 43 per cento. Il tasso segna un aumento di 0,3 punti percentuali, a quota 43,1 per cento, rispetto a febbraio, quando era al 42,8 per cento (lo rileva l'ISTAT nei dati provvisori). Si tratta del livello più alto da agosto scorso. A marzo, le persone in cerca di occupazione sono 3.302.000, in aumento dell'1,6 per cento da febbraio. Nello stesso mese gli occupati sono poco più di 22 milioni, in calo dello 0,3 su base mensile (è quanto risulta dai dati sempre dell'ISTAT); stabile, invece, la forza lavoro, a 25.497.000 unità. Detto questo, si può dire che il Governo è sicario del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Non va meglio sul fronte giustizia, altra riforma che non c’è, decreto fuffa sulla giustizia civile a parte e la legge sull'autoriciclaggio, che è una vera e propria Pag. 38farsa. Per recuperare qualche soldo si punta sul rientro dei capitali all'estero. Non uno scudo, ma una sanatoria su molti reati fiscali. Dalla riforma della prescrizione e di altri argomenti fondamentali, come l'informatizzazione della giustizia, che taglierebbe tempi e costi, si sono perse le tracce in altre leggi delega. Il Governo prevedeva nel DEF di aprile una crescita del PIL nel 2014 dello 0,8 per cento, invece siamo in recessione.
  Ora, con la Nota di aggiornamento al DEF e con la stabilità, la ripresa viene spostata in avanti, esattamente come hanno fatto tutti i predecessori di Renzi negli ultimi anni. Stiamo chiedendo all'Europa il rinvio del pareggio di bilancio ma in base alla prassi interpretativa fin qui seguita da Bruxelles non ne avremo di certo diritto.
  Per riprendere il discorso del mio collega, della cui amicizia mi onoro, il veneto Filippo Busin, l'ISTAT ha certificato che l'Italia ha raggiunto, nell'anno del suo Governo, il record dell'imposizione fiscale che grava per più del 43,5 per cento del PIL. Lei toglie l'80 per cento di imposte sui redditi bassi e ne chiede più del doppio, 16 miliardi in più nel 2014 rispetto al 2013 grazie alla Tasi, all'IMU, ai proprietari di immobili, che al 90 per cento sono le stesse persone. Non stiamo parlando di ricchi ereditieri, ma di operai, artigiani, piccoli commercianti e imprenditori che hanno messo i pochi risparmi di una vita nella casa. Per noi questo è un assassinio dell'economia e posso dire che ce ne frega poco o nulla della legge elettorale, la priorità è cambiare la legge Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Normalità per noi significa che oggi a Roma un Parlamento normale, un partito normale, un Presidente del Consiglio normale, con quello che sta accadendo dall'altra parte del Mediterraneo, con la disoccupazione e il livello di tassazione che c’è in Italia, non occupa il Parlamento per una settimana con i vostri litigi sulla legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Frega qualcosa agli italiani della legge elettorale ? Vi pare normale che il PD stia a scannarsi sulla legge elettorale ? Ci siamo proposti di cancellare quella schifezza della legge Fornero, che ha derubato milioni di italiani di diritti, di lavoro e di pensioni. E dico al PD: non volete votare la nostra proposta ? Siamo noi a votarne una del PD, purché si parli di pensioni, di lavoro e di legge Fornero in Parlamento. No, voi in tre anni, da quando è stata votata quella schifosa legge, non avete trovato un quarto d'ora per occuparcene alla Camera o al Senato. Ma costringeremo questo Parlamento a farlo, non vi preoccupate.
  La decisione di Renzi è un chiarissimo sintomo di paura, si è accorto che sta perdendo consenso, cerca di apparire decisionista. Con lui i conti li faremo democraticamente alle elezioni di maggio, l'ultima occasione democratica per dirvi cosa pensa il popolo italiano.
  Resta da dire che è davvero incredibile che, in un momento così grave di crisi economica e sociale, il PD occupi il Parlamento con la legge elettorale. In una frase si potrebbe sintetizzare che Renzi ha fatto più danni della guerra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Vuole andare al voto anticipato ? Noi ci siamo, siamo pronti, abbia il coraggio e salga al Colle.
  Ma, entrando nel merito della questione, la proposta di legge di modifica del sistema elettorale in esame riguarda l'elezione della sola Camera dei deputati, dando per scontato il superamento del bicameralismo paritario che, come previsto all'interno del progetto di legge costituzionale attualmente in discussione, prevede un Senato della Repubblica non elettivo, ma l'esito e i tempi di approvazione della riforma costituzionale appaiono assai incerti. Logica vorrebbe che una riforma elettorale studiata come conseguenza di una riforma delle istituzioni in senso monocamerale possa essere applicata solo dopo l'entrata in vigore della norma costituzionale.Pag. 39
  Per comprendere che questa sia una condizione sine qua non non bisogna essere dei costituzionalisti, basta ricorrere al buonsenso. Eppure questa condizione ovvia non è stata recepita dal Governo, che addirittura ha posto la fiducia sul testo.
  Non è certo che con la legge elettorale si fa crescere l'economia, è però possibile trarre delle condizioni politiche pericolose per la democrazia in cui un solo partito decide le sorti del Governo, elegge il Presidente della Camera, il Presidente della Repubblica, i membri del Consiglio superiore della magistratura, della Corte costituzionale, di tutte le autorità. Determina tutte le nomine nelle aziende pubbliche di Stato strategiche – Eni, Poste, Cassa depositi e prestiti, Ferrovie, eccetera – cancella con la clausola di supremazia disposta nella riforma costituzionale leggi regionali che non gli aggradano.
  Renzi meriterebbe un processo per alto tradimento allo Stato. Diciamo che, in altre epoche, questo sistema di Governo si definiva dittatura. In sintesi, è una legge ad uso e consumo di Renzi, l'Italicum è una foglia di fico per il fallimento del Governo Renzi. L'Italicum è peggio del Porcellum: fa schifo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, signor Presidente. Avete posto la fiducia regolando così i vostri conti interni di partito e tentando di sottomettere e di umiliare questo Parlamento.
  Adesso, la black list ci auguriamo sia stata finalmente tutta spuntata, così magari il Parlamento potrà occuparsi dei problemi dei cittadini e voi, senza più zavorre insopportabili, potrete concentrarvi invece sulla white list. Dovete sostituire ancora un capogruppo: chissà se utilizzerete il premio fedeltà con un nativo renziano o se, come avete fatto con questo provvedimento, metterete qualcuno che rappresenti bene la vostra volontà di potenza. L'importante è che tutti siano ben allineati, anche davanti alle peggiori nefandezze, anche davanti a quello che fino a qualche mese fa avrebbero considerato indicibile, come per esempio questa fiducia.
  Ma state tranquilli: non ho intenzione di annoiarvi a lungo, ripetendo, ancora una volta, quanto sia grave questo atto, né tanto meno quanto sia sbagliata questa legge. Questo poco tempo che ho a disposizione non è per voi; questo tempo lo prendo per me e per quanti come me credono che ci sia differenza tra governare e comandare, tra decidere e imporre, tra scegliere e distruggere.
  Il tema è antico, è quello che Jacques Derrida definiva il «principio fantasma di onnipotenza», è quello che abbiamo visto circolare in questi mesi con l'arroganza eletta a sistema e che ha raggiunto il suo apice in questa forzatura che avete inscenato – sì, inscenato – perché qui le riforme non c'entrano nulla, qui bisognava segnare il passo, vincere la gara, tirare fuori i muscoli, fare vivere i parlamentari sotto ricatto. Neanche in questo siete particolarmente originali rispetto a chi vi ha preceduti. Avete fatto diventare la virilità il tratto distintivo del nuovo Partito Democratico e questo vale anche per il Ministro Boschi, lei che tiene tanto a non voler declinare la sua carica istituzionale al femminile, perché, giustamente – la capisco – se ci si vuol far prendere sul serio, se si ha l'ambizione di essere il capo di qualcosa non si può perdere tempo con certe sciocchezze. E invece – pensi un po’ – io credo che siano proprio certe sciocchezze a costruire la cultura politica di un Paese. Sono le azioni, sono le scelte, certo, ma sono anche gli atteggiamenti di chi esercita il potere. L'elogio dell'arroganza, della supponenza e, per alcuni di voi, anche del rancore che state mettendo in campo hanno effetto sull'oggi, ma condizioneranno una società che già da troppo tempo respira un clima avvelenato, incattivito, pronto ad individuare subito, dietro l'angolo, il capro espiatorio su cui vomitare la propria insoddisfazione.Pag. 40
  La rappresentazione della politica è un modello per i cittadini. Diceva Corrado Alvaro, un autore a me molto caro: «Non esiste difetto che alla lunga in una società corrotta non diventi pregio, né vizio che la convenzione non riesca ad elevare a virtù». Questa è la grande responsabilità di cui è investita una classe dirigente, quella di scegliere tra la popolarità del vizio e la fatica della virtù. Solo per questo varrebbe la pena uscire dalla trance agonistica che state vivendo e fermarvi prima che sia troppo tardi. Per anni lo avete sostenuto anche voi, quando dicevate che il problema non erano solo le scelte di Berlusconi, ma lo era anche il berlusconismo e c'entra poco la battuta fuori luogo, il tweet o l'ossessione estetica; è qualcosa di molto più profondo, è l'esternazione di come intendi la tua funzione, il tuo servizio per gli altri, come con il tuo fare politica riscrivi la grammatica di un nuovo senso comune. Per questo, sì che ci vuole coraggio, per affrontare la fatica, il limite, la complessità ci vuole coraggio, non per porre la questione di fiducia.
  Niente paura, dice Renzi: se siete arrivati al punto di voler disarmare le parole di questo Parlamento paura ne avete tanta e vi nascondete dentro le risposte costruite in laboratorio, come la retorica del cambiare verso, della rottamazione, del provincialismo e delle poltrone.
  Fare è il verbo consigliato dalla società di comunicazione politica; fare, fare, fare. Diamogli questo al popolo: il decisionismo, la rapidità, le riforme; tanto funziona, nei sondaggi si cresce e, con questa mossa, alle regionali potrete stravincere come alle europee. Chi se ne frega se poi magari in Emilia Romagna non va a votare più nessuno ? Chi se ne frega se vincere significa imbarcare il peggio dei potentati locali, come state facendo da nord a sud ? Ma i sondaggi vi incoraggiano e – devo ammetterlo – siete un po’ spregiudicati, ma sui tempi avete fatto delle mosse perfette.
  Qualche giorno fa in quest'Aula abbiamo sentito, dalla voce dei partigiani, il valore profondo di dire «no». Noi non siamo così presuntuosi da accostarci a quella storia, ma da loro vogliamo ereditare il senso di decidere da che parte stare. Allora, anche noi, come voi, anticipiamo i tempi e il nostro no di oggi si carica di significati in più. È un no a chi ha distrutto le garanzie e i diritti dei lavoratori in questo Paese; è un no a chi sta smantellando la scuola pubblica; è un no a chi definisce squadristi gli insegnanti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà); è un no a chi non dà un reddito minimo garantito ai poveri del nostro Paese; è un no a chi non finanzia i centri antiviolenza per le donne; è un no a chi non ripristina Mare Nostrum e lascia morire le persone in mare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà); è un no a chi non mette il numero identificativo sulle forze dell'ordine; è un no a chi non permette i matrimoni omosessuali; è un no a chi non taglia gli F35; è un no a chi lascia soli gli esodati; è un no a chi permette gli sfratti incondizionati; è un no a chi non sta dalla parte dei più deboli.
  Concludo, signor Presidente. Noi, come vede, non abbiamo cambiato idea: l'Italicum continua ad avere il pesante olezzo di quello che chiamano Porcellum. A quell'olezzo continuiamo a preferire l'odore delle rose e il profumo della democrazia. La libertà l'abbiamo scritta nel nostro nome e ogni volta che l'esercitiamo ci sentiamo più forti. Oggi per Sinistra Ecologia Libertà – e concludo veramente – inizia una nuova storia, una nuova impresa, perché per noi il problema, come sempre, non è la caduta, ma l'atterraggio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ADORNATO. Grazie, signor Presidente. Ex malo bonum: se ci ispirassimo a Sant'Agostino forse riusciremmo a trasformare questa, che indubbiamente è una pagina tormentata della nostra vita politica, in un fattore positivo. Per riuscirci, però, bisogna avere il coraggio Pag. 41di dire delle verità scomode. Se, invece, continuiamo con la solita litania dell'uomo solo al comando, della dittatura, dell'emergenza autoritarismo, che è alle porte, cose che abbiamo detto per venti anni e che sono state dette per venti anni senza ottenere alcun risultato, allora non raggiungeremo mai questo obiettivo. E devo dire che nel revival di bivacchi e manipoli e di fascismi mi ha messo molta tristezza vedere il fatto che il partito di Forza Italia, che una volta celebrava Popper, oggi si è ridotto a sostenere le tesi di Marco Travaglio.
  La verità prima che bisogna dirsi riguarda proprio la fiducia. Certo che è un'anomalia ! Ma vi siete chiesti e ci siamo chiesti perché questa anomalia sembra avere consenso tra gli italiani ? La maggioranza degli italiani vuole una dittatura ? Ma via, non credo proprio ! Ha il consenso degli italiani perché questa fiducia viene vista come una sfida alla palude della politica. Si può dare torto ? Se un partito vota sì al Senato e poi no alla Camera, se la minoranza del PD si ribella, nonostante i cambiamenti importanti conquistati, in una sorta di patto del Nazareno alla rovescia, la fiducia diventa davvero una sfida all'immobilismo.
  Io sento dire che Renzi va troppo veloce. Ma guardate che l'insieme delle classi dirigenti italiane e degli osservatori internazionali, pur valutando positivamente questa nuova fase dell'Italia, dicono che siamo ancora in ritardo, che andiamo troppo lenti. Possibile mai che ci sia una sensazione di quest'Aula così diversa da quella che c’è fuori da quest'Aula ? E se guardiamo al potere nel mondo – si è parlato molto di potere in queste ore – il problema del potere non è il decisionismo oggi; il problema del potere è che non sa decidere. Dall'Ucraina al Medio Oriente alla Grecia, la politica e il potere danno la sensazione di non sapere decidere e se è più di trent'anni che in Italia si pone il problema del decisionismo ci sarà pure un motivo e la politica dovrà pure assumersi la responsabilità di scegliere e di andare avanti.
  La seconda verità scomoda, secondo me, da dire sta in una domanda: perché ogni volta la discussione sulle legge elettorale si trasforma in una guerra di religione ? Per ragioni di convenienza, in parte. Certo, ciascuno tenta di comporre la legge elettorale che gli può sembrare più favorevole. Ma c’è anche un motivo più profondo, che attiene alla storia di questo Paese, che riguarda la cultura referendaria. Il grande errore della cultura referendaria – e per me questa è un'autocritica, visto che sono stato un protagonista di quella stagione – è di aver detto agli italiani che la riforma della legge elettorale era un'ora X della rifondazione del sistema (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
  Questo è l'errore che ci portiamo ancora tutti dietro e non c’è niente di più falso, perché nessuna legge elettorale è in grado di risolvere la crisi della rappresentanza che si è aperta da tanto tempo nel Paese né ovviamente di devastare la democrazia. La crisi di rappresentanza non si è aperta neanche nella seconda Repubblica. Chi ricorda il bellissimo discorso di Aldo Moro nel novembre del 1968: «tempi nuovi si annunciano...», al congresso della DC, può andare a vedere come già allora fosse chiaro che si apriva una stagione di crisi della rappresentanza politica, e da allora non è stato fatto niente, non è stato fatto niente e sono più di trent'anni che questo Paese parla di riforme e non riesce a raggiungere il risultato. Come volete poi rimontare la crisi di sfiducia nella politica ? La crisi della politica la può risolvere solo la politica. Renzi ha fatto molto di più costruendo il suo nuovo PD che non con questo Italicum. La crisi della rappresentanza la risolviamo noi se siamo capaci di proporre spazi di offerta politica che i cittadini capiscono.
  Il pericolo allora, cari colleghi, non è l'Italicum, non è l'uomo solo al comando, ma un partito solo nel sistema. Il pericolo nasce dalla politica, perché l'Italicum prevede il bipartitismo, ma c’è un solo partito, più un movimento antisistema, come il MoVimento 5 Stelle. E allora ecco che il ragionamento di sistema è questo: se l'Italicum Pag. 42offre il bipartitismo, ma in Italia c’è un solo partito forte, verso dove stiamo andando ? Questa è la vera domanda da porsi e il che fare riguarda tutti. Permettetemi: innanzitutto riguarda il PD. Non voglio intervenire nella vita di altri partiti, ma sarà consentito a chi nella prima parte della sua vita politica ha combattuto perché si andasse oltre la sinistra e nascesse un partito democratico; finalmente dopo vent'anni questo traguardo è stato raggiunto e permettetemi di fare due osservazioni. Il PD è l'unico partito che esiste in realtà e ha sfidato gli altri sul terreno democratico con le primarie, per esempio, ma, per essere compiutamente un partito di sistema, deve ancora risolvere un problema di regole al suo interno, che è visibile nelle polemiche di questi giorni e anche dei mesi scorsi. Deve risolvere un problema di identità e di classe dirigente, perché questo non è stato un lavoro fatto dal nuovo gruppo dirigente: non è chiara l'identità di questo partito; è chiara dagli atti del Governo in parte, ma non dalle assise democratiche di quel partito. Infine, deve essere capace, visto che ha l'onore e l'onere di essere l'unico partito di fatto esistente in Italia, di avere quella che io chiamo una generosità di sistema. Forse era il caso di insistere con il patto del Nazareno, ma comunque oggi il PD ha il dovere di fare sponda con quelle forze moderate che hanno la stessa preoccupazione di governabilità, come quelle che siedono tra questi banchi. Perché se l'Italicum prevede il bipartitismo e il PD resta da solo nella sua solitudine come unico partito, i guai non saranno solo per gli altri che perderanno le elezioni, ma i guai, prima o poi, si riverbereranno anche sul PD, perché se il sistema non regge non reggerà neanche il PD. Noi non intendiamo solo rivendicare qui il fatto di essere decisivi in questi banchi per diverse votazioni, compresa quella che stiamo affrontando oggi. Questa è una fotografia sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno che noi lo diciamo, ma vogliamo porre al PD un problema, quello che ho detto. È il caso di immaginare una convergenza di interessi politici, culturali, di passione politica democratica per immaginare che all'Italicum segua un sistema effettivamente bipartitico e allora il PD non può solo governare e assumersi da solo i meriti, ma deve anche porsi un problema di sistema e ragionare con quelle forze che si pongono lo stesso problema.
  Poi l'altro problema riguarda noi, questi banchi, cari colleghi, questi banchi che ormai sono da qui a lì e citano un concetto ormai superato di archeologia politica, che è quello di centrodestra. Non si può più usare questa parola dopo che è nato il PD di Renzi. Di qua o di là ci sono tribù smarrite, sconfortate, sconfitte. Una poesia di Mogol diceva: «come un esercito di girasoli sconfitti», di girasoli quando calano il capo del loro fiore in basso. E allora come fossero tribù che non riescono a parlare tra loro, che pensano ancora alla politica delle alleanze – ma anche l'espressione «politica delle alleanze» è un concetto di archeologia politica – queste tribù smarrite, che una volta si chiamavano centrodestra, aspettano il loro Maometto che riunifichi queste tribù, ma non arriverà Maometto, se i gruppi dirigenti di questi piccoli o medi partiti non avranno il coraggio di mettersi in discussione, di rinunciare a quelli che sono i loro attuali simboli per aprire nel popolo, nell'Italia, in tutti i territori, una grande campagna per far nascere non nuove alleanze che medino tra Salvini, Alfano, questo e quell'altro, ma un nuovo grande partito, come ha fatto il PD, il partito della libertà, un partito liberale e popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
  Questo è il coraggio da avere adesso. Il PD deve fare la sua parte, assumersi un problema di sistema, ma noi dobbiamo essere capaci di indicare al popolo liberale e popolare un traguardo che forse non sarà subito immediatamente agibile per il 2018, ma noi dobbiamo guardare alla storia di questo Paese. Se il PD farà la sua parte, e di qui nascerà questo partito, togliendo spazio alle forze antisistema, che ancora minacciano l'Italia, allora davvero l'Italia diventerà una democrazia matura, Pag. 43qualunque sia la sua legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC))

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie, Presidente. Quello che Forza Italia si appresta a pronunciare è un terzo «no», un «no» convinto e consapevole. Un «no» alla fiducia, un «no» a questa riforma della legge elettorale, soprattutto un «no» al modo di procedere e di governare del Presidente del Consiglio e del suo Governo.
  Diversi sono gli interrogativi che ci poniamo in queste ore. Perché questa forzatura ? Perché esasperare il clima dentro e fuori il Parlamento ? Perché questa prova di forza e di arroganza degna di miglior causa, in realtà ? Non c'era un numero di emendamenti tale da giustificare l'apposizione della questione di fiducia, il voto sulle pregiudiziali aveva confermato un ampio margine di scarto tra maggioranza e opposizioni. E, soprattutto, non c'era e non c’è una necessità temporale, un'urgenza tale, da spingere ad una forzatura dei tempi che, invece, sarebbe necessaria e indispensabile per quelle che sono le vere priorità del Paese, le vere priorità del Paese !
  Ma voi lo sapete che mentre noi siamo immersi qui in un dibattito surreale, che poteva svolgersi in un altro modo, poteva concludersi anche prima e meglio, se solo ci fosse stata la reale volontà politica di scrivere insieme le regole del gioco senza strappi e tracotanza, oggi l'ISTAT ci pone dinanzi uno scenario drammatico ? Voi lo sapete che mentre noi stiamo qui a parlare di legge elettorale, la disoccupazione è salita al 13 per cento e la disoccupazione giovanile è risalita al 43 per cento ? Ci vengono in mente le parole di Renzi che definiva come prioritaria la lotta alla disoccupazione, quando a Londra, nell'aprile del 2014, disse che la disoccupazione in Italia sarebbe scesa presto, nel giro di pochi mesi, al 10 per cento. Sono dichiarazioni che non meritano di essere commentate, si commentano da sole. Sono solo indicative della superficialità e della mancanza di serietà con cui il Presidente del Consiglio tratta quelle che sono le vere priorità del Paese. Dal 2014 al 2015 sono 70 mila i posti di lavoro bruciati, non c’è Jobs act che tenga, non c’è decontribuzione che tenga. Durante il Governo Renzi sono stati bruciati 70 mila posti di lavoro ed è crollata la fiducia dei consumatori e delle imprese. Cosa diciamo a queste persone, che non sono numeri, ma sono cittadini che lavorano, producono, consumano, che perdono il lavoro, che fanno fatica a ritrovarlo ? Cosa gli raccontiamo ? Cosa raccontiamo a questo persone che non vedono una prospettiva, di fronte all'inadeguatezza delle politiche economiche e sociali del Governo ? Che siamo qui a litigare sulle regole del gioco, perché le regole del gioco vengono prima della disperazione degli italiani ? Che siamo qui a litigare perché Renzi ha fatto saltare il tavolo, più e più volte ?
  Allora la verità, e ce la dobbiamo raccontare fino fondo, è che qui la legge elettorale non c'entra nulla. L'unica cosa che c'entra è un regolamento di conti interno al vostro partito e al vostro gruppo parlamentare, che va avanti da mesi, da settimane e che voi scaricate sulle spalle e sulla pelle del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Siete degli irresponsabili ! Il Paese arranca tra tasse record che voi avete aumentato, perché voi avete aumentato le tasse sulla casa, voi avete tagliato i trasferimenti agli enti locali, che hanno dovuto rivalersi sui cittadini, voi avete aumentato le tasse automobilistiche, i pedaggi autostradali, le tasse, per esempio, sull'acqua potabile e sui fondi pensione, e potrei continuare.
  Mentre il Paese arranca tra tasse record, tra crescita in affanno, tra immigrazione incontrollata, tra disoccupazione alle stelle, voi legate la sopravvivenza del vostro Governo, non alla vostra capacità di dare risposte alle emergenze del Paese – e quindi di dare ossigeno alle imprese, alle Pag. 44famiglie e ai lavoratori – ma semplicemente alla vostra capacità di portare a casa la legge elettorale che, così com’è stata congegnata da Renzi e dal suo Governo, è lo strumento principe per definire e consolidare gli assetti di potere della corrente renziana all'interno del Partito Democratico.
  Siamo senza parole, colleghi. Siamo senza parole, perché, forse, pensiamo che nessuno vi abbia fatto capire fino in fondo quali siano le vere priorità del Paese. Per carità, scrivere una buona legge elettorale è un passo fondamentale che va fatto ed è il motivo per cui Forza Italia ha provato a condividere questa responsabilità per un lungo tratto di strada. Ma di fronte ad una scala di priorità che cambia, perché ostinarsi a bloccare il Parlamento e le istituzioni ? Perché non utilizzare lo stesso decisionismo e la stessa tempistica per provvedimenti urgenti e straordinari che il Paese non può più attendere ?
  Se il Premier girasse l'Italia per davvero – non solo andando nei luoghi simboli della ripresa dove poi la grancassa dei giornali compiacenti trasmette l'idea di un Paese che cambia grazie al tocco magico renziano –, se girasse il Paese per davvero, forse si chiederebbe se può essere soddisfatto di una disoccupazione al 13 per cento, se può essere soddisfatto di un debito pubblico che ha superato i 2 mila miliardi di euro e di una gestione opaca del debito pubblico, che ha esposto attraverso i contratti derivati il nostro Paese per oltre 40 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) o, ancora, se può essere soddisfatto di un prodotto interno lordo che, nonostante le condizioni esterne favorevoli, cresce solo dello 0,7 per cento e ci fa essere penultimi nella classifica europea davanti solo a Cipro.
  Queste sono questioni che richiederebbero decisionismo e anche capacità di forzare la mano rispetto ad eventuali ritrosie del Parlamento, ma soprattutto sono questioni che richiederebbero serietà e amore per il Paese, prima ancora che per sé stessi. Ecco perché, tornando alla legge elettorale, dico che non è stata Forza Italia ad avere cambiato idea, ma è il Partito Democratico ad avere cambiato mille volte le carte in tavola, tradendo quello che noi pensavamo fosse il suo vero obiettivo, che non era quello di modernizzare e semplificare il sistema e il Paese e garantire stabilità, governabilità e rappresentatività e garantire la costruzione di una solida democrazia bipolare. No ! Il loro obiettivo era – ed è – quello di costruire un'architettura istituzionale, anche un po’ sgangherata, non importa, ma in grado di rispondere e corrispondere alla sete di potere di Matteo Renzi.
  Per un anno noi ci siamo confrontati con il Partito Democratico, abbiamo dato il nostro contributo, avremmo tradito la nostra storia, se non avessimo partecipato a quello che ritenevamo un percorso riformatore, con l'obiettivo di costruire un sistema volto ad una sana, robusta ed efficiente democrazia dell'alternanza, quella che Calamandrei definiva come il ritmo, il palpito, il cuore della democrazia. Questo era il nostro obiettivo ! Siamo stati sempre d'accordo a costruire un sistema bipolare, addirittura eravamo d'accordo ad andare oltre, a costruire un sistema fondato sul bipartitismo.
  Ma per ottenere questo, accanto al premio di maggioranza, bisogna introdurre soglie di sbarramento alte, così come erano previste nella prima versione della legge elettorale, altrimenti hai il delirio di un partito forte e incontrastato al centro e un pulviscolo, all'opposizione, di partiti che diventano frammentati e irrilevanti, con buona pace della rappresentatività e del pluralismo politico, che dovrebbero essere per tutti principi costituzionali irrinunciabili.
  Non è questo il modello di democrazia bipolare e maggioritaria che volevamo costruire. E ancora: il ballottaggio e il premio di maggioranza portano ad una forte legittimazione popolare del Capo del Governo. Si va verso una sorta di premierato forte. Per carità, siamo sempre stati d'accordo ad una modifica in senso presidenzialista della nostra Carta costituzionale, ma si deve avere il coraggio di scegliere la Pag. 45via maestra, quella di una modifica della Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) e non quella di una legge ordinaria, come si sta facendo.
  E da ultimo, sommando la legge elettorale – è stato detto tante volte – alla riforma costituzionale, l'effetto è quello di produrre un sistema in cui una sola forza politica, non solo è in condizioni di esprimere la maggioranza di Governo, ma anche di scegliere e determinare la composizione di quegli organi di garanzia, che dovrebbero fare da contrappeso.
  Ecco perché noi non ci stiamo. Ecco perché non era questo il sistema che avevamo concordato, sperato e sognato di costruire, perché noi le istituzioni vogliamo riformarle e modernizzarle – sì –, ma non calpestarle.
  E allora, forse l'unica strada da percorrere oggi è veramente quella di rivolgersi al corpo elettorale. Se democrazia immediata e diretta deve essere, che lo sia davvero. Non abbiamo certo paura, non ci sentiamo una tribù smarrita, collega Adornato, e non abbiamo paura di rivolgerci al corpo elettorale.
  Sediamoci, lo dico a tutti i colleghi – mi avvio alle conclusioni, Presidente – che non condividono questa legge elettorale, sediamoci e immaginiamo di promuovere un referendum. Non sarebbe per noi un ritorno al passato, e rifiutiamo la narrazione renziana in base alla quale lui rappresenta il futuro e chi gli si oppone rappresenta il passato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). La dicotomia non è tra innovatori e conservatori, ma tra chi vuole costruire una democrazia funzionante e chi una democrazia su misura. E tra l'antica democrazia e i nuovi totalitarismi, noi preferiamo e siamo sempre a favore di una buona e sana democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente. Il mio intervento ha un titolo e questo titolo è «Menzogne». In cinque punti diversi il Presidente del Consiglio e il Governo hanno tradito gli italiani e hanno raccontato palle.
  La prima è quella annunciata poche sere fa in un servizio al TG1 dal Presidente del Consiglio, che paragonava il suo intervento sull'Italicum e la fiducia a quanto fatto nel 1953 da De Gasperi. Addirittura ebbe il coraggio di richiamare l'intervento di Moro in quest'Aula. Lui, quindi, ha equiparato l'Italicum e quanto fatto, come sua scelta, sulla fiducia alla cosiddetta «legge truffa». È questa la prima menzogna.
  Prima di tutto, l'Italicum è vicino esclusivamente alla legge Acerbo del 1923 come caratteristiche e come premio di maggioranza, non lo è per niente alla legge cosiddetta Scelba, che è quella del 1953, a cui lui si richiamava, cioè quando De Gasperi era Presidente del Consiglio. Quella legge, infatti, cosiddetta Scelba, consegnava un premio di maggioranza alla forza politica che superava di un voto il 50 per cento. Quella di Renzi, l'Italicum, può consegnare la maggioranza di questo Parlamento – che, tra l'altro, potrebbe rimanere l'unica Camera che dà la fiducia al Governo – ad una forza politica che raggiunge anche il 20, 25 per cento. Ohibò, 25 per cento: è proprio il numero che Benito Mussolini scelse nella legge Acerbo per assegnare il premio di maggioranza. Quindi, la similitudine non è certamente con quella legge di De Gasperi, ma con la legge di Mussolini del 1923.
  Una seconda differenza enorme con la «legge truffa» del 1953 è che De Gasperi pose – sì – la fiducia, ma lo fece per un motivo esplicito. Ci fu un enorme ostruzionismo, l'Aula fu invasa da centinaia e centinaia di emendamenti finalizzati a bloccare quella legge e lui pose la fiducia. In quest'Aula sono arrivati 100 emendamenti, presentati complessivamente da Pag. 46tutte le forze politiche. Non c'era alcun tipo di volontà ostruzionistica.
  Renzi, che ha affermato falsamente all'Italia di voler affrontare il Parlamento a viso aperto, se l’è fatta evidentemente sotto, si è chiuso in un Consiglio dei Ministri, con i suoi tre scagnozzi, in pochissimi minuti l'altro ieri, ed ha deciso di porre la fiducia. Renzi ha avuto paura – di chi ? – soprattutto del suo partito. Quindi, Renzi è stato un codardo. Non c'erano le condizioni assolutamente, stavamo qua. Aveva 130 membri del suo partito eletti con un premio di maggioranza incostituzionale, quindi combatteva con le opposizioni non ad armi pari. Infatti, se avesse voluto combattere ad armi pari, prendeva i 130 e li faceva accomodare in Transatlantico e in quel caso – sì – si poteva battagliare a viso aperto e ad armi pari.
  Ohibò, poi si è dimenticato anche che la «legge truffa» è durata un anno. Ovviamente indebolì De Gasperi, pose fine al suo Governo e dopo un anno venne modificata. Quindi, io penso che quei cittadini, quei telespettatori che l'altro ieri sera si trovavano di fronte alla TV a guardare il TG1 hanno sentito una marea di balle.
  Seconda menzogna, che sta girando tantissimo, Presidente: il cosiddetto Italicum avvantaggia il MoVimento 5 Stelle. Mi dispiace, ma non è così. Innanzitutto, l'Italicum nasce per eliminare la terza forza politica. Chi è ? Noi, ovviamente, anche se in Italia, nel febbraio 2013, siamo stati la forza politica più votata e vorremmo probabilmente ricordarlo ai cittadini italiani e al Partito Democratico, che ha il doppio dei deputati solo grazie a un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale. Non ci avvantaggia neppure con la trasformazione dell'assegnazione del premio dalla coalizione alla lista, cioè al singolo partito. Ed è molto semplice, perché l'Italicum ha come fine la creazione di un bipartitismo, non di un bipolarismo. E lo sappiamo perfettamente, perché un po’ abbiamo studiato, signor Presidente, che l'obiettivo è quello di creare una struttura politica negli anni e la legge elettorale la crea, ma ci vogliono anni. Il Mattarellum stava creando una situazione politica dopo anni che esisteva, dopo più votazioni. L'Ulivo nasce in seguito alla creazione del Mattarellum. Oggi si vuole che questo centrodestra si ricrei magari con il miglior alleato dell'opposizione, il miglior nemico, chiamiamolo così, del centrosinistra e del PD, che è Salvini, ovviamente, al quale, come si vede, viene consentito un enorme spazio mediatico perché è il miglior nemico del Presidente del Consiglio. Si vuole, quindi, che si crei una struttura politica di centrodestra, che vada a superare il MoVimento 5 Stelle, e, di conseguenza, si crei costantemente negli anni un'alternanza. Tanto siete i migliori nemici tra di voi: governo io un giro, governa l'altro all'altro giro. Ma, certamente, e non ci nascondiamo, al primo giro il MoVimento 5 Stelle potrebbe vincere. Questo sì, ma il Presidente del Consiglio pensa di farcela e sa perfettamente che dopo il bipartitismo può aiutare un nuovo eventuale partito di centrodestra. Quindi, seconda balla smentita.
  Terza balla, no, scusate menzogna: la lista, invece della coalizione, garantisce la governabilità. Guardi, qua sono gli esempi storici che lo dimostrano. Nel 2008 il Popolo della Libertà non è caduto perché i coalizzati in quelle accozzaglie delle coalizioni hanno abbandonato il Popolo della Libertà. Il Popolo della Libertà era una lista unica, che si è sciolta. Quindi, voi che fate ora ? Dite: non do più il premio di maggioranza al primo turno al ballottaggio ad una coalizione, ma ad una lista. Signori miei, non cambia nulla, perché l'unica lista coesa, coerente e forte è il MoVimento 5 Stelle e tutte le altre si fanno e si fondono per ottenere la poltrona, quindi per vincere il premio e per spartirsi le poltrone. Il listone, dove magari si fonderanno forze politiche solo per la poltrona, appunto, ma con anime completamente differenti, approderà in questo Parlamento, avrà 340 seggi, ma, magari, dopo sei mesi, i seggi scenderanno, perché se ne staccheranno dieci, venti, trenta e si creeranno gruppi parlamentari. Quindi, anche la vostra governabilità dei numeri, signori miei, è una grandissima balla.Pag. 47
  Quarta menzogna: il MoVimento 5 Stelle non si sta opponendo perché gli piace la legge elettorale, cosiddetta Italicum. Siamo stati i primi ad uscire dalla Commissione affari costituzionali quando il Presidente del Consiglio ha annunciato, non la sostituzione, signori miei, ma l'espulsione di dieci membri su venti del Partito Democratico all'interno della Commissione, una cosa mai successa prima nella storia repubblicana. Ci siamo opposti su tutti i fronti e, dopo di noi, tutte le altre opposizioni giustamente ci hanno seguito e hanno abbandonato la Commissione. Stiamo urlando in tutti luoghi e in tutte le sedi a tutte le forze politiche che si oppongono – parliamo solo di questo, perché tanto il partito unico di sé lui vuole creare – di votare contro la fiducia e di votare contro il provvedimento nel voto finale. Lo diciamo soprattutto a coloro che hanno paura di perdere la poltrona, perché con l'Italicum in tasca Renzi va a votare quando cavolo vuole e non certo il contrario perché, se non passa, il signor Renzi con il Consultellum mica ci va a votare. Verrebbe indebolito e, di conseguenza, sarebbe la sua fine politica. Quarta balla smentita.
  Quinta balla: il sistema maggioritario è un sistema che c’è nelle migliori democrazie europee. E prendete sempre, soprattutto in televisione, l'esempio della Gran Bretagna. Ebbene, in Gran Bretagna non esiste assolutamente un sistema maggioritario dove il ballottaggio lo fanno le forze politiche e viene assegnato alla forza politica. Lei, Presidente, lo sa meglio di me che è un sistema a collegi. Lì si fa il ballottaggio sul singolo parlamentare eletto e non certo a livello nazionale.
  Quindi anche questa equiparazione che voi fate è sbagliata, ma è sbagliata anche politicamente perché lì ci sono le coalizioni anche se c’è il maggioritario, ma non è certo quello che dite voi con un collegio unico nazionale ma con collegi uninominali. Il signor Cameron, cinque anni fa, non ha vinto e ha fatto le coalizioni e non mi sembra che abbia fatto fatica a governare come, ad esempio, non mi sembra, al contrario, che la signora Merkel, nonostante abbia vinto con il 42 per cento, sia facendo fatica a governare in coalizione con un altro partito. Ma la differenza tra l'Italia e la Gran Bretagna non è in questo e siete stati smentiti. La differenza è che in Gran Bretagna ci sono Ministri, uno in particolare che si dimette quando lo scoprono che sta cercando di evitare di farsi togliere i punti dalla patente e in Italia, invece, c’è un Presidente del Consiglio che candida un condannato per abuso di ufficio in Campania. Questa è la piccola differenza tra l'Italia e la Gran Bretagna. Quindi le balle tutte e cinque sono state smentite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, piano piano, venite smascherati come venite smascherati sul fatto dell'aumento dell'occupazione con i 92 mila nuovi contratti e puntualmente non appena Poletti, che sembra portare sfortuna, lo dice, il giorno dopo arriva l'ISTAT che dice che la disoccupazione è aumentata. Quindi, signori miei, la vostra politica economica è fallimentare, perché state nell'austerità; l'austerità imposta dalla Merkel significa disoccupazione, perché per abbassare i salari deve rimanere alta l'occupazione. Quindi l'alternativa c’è, sì, ed è il primo Governo a 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Presidente, onorevoli colleghi, dopo oltre un anno di intenso lavoro finalmente la Camera ha la possibilità di dare vita...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fregolent, gentilmente, il Governo sinora è stato lasciato tranquillo, sarebbe bene che ci rimanesse.

  SILVIA FREGOLENT. Onorevole Senaldi, mi stupisce ! La Camera ha la possibilità di dare vita ad una nuova legge elettorale secondo un modello che coniuga rappresentanza e governabilità. Un impegno che abbiamo deciso di assumere insieme, Pag. 48dentro queste mura, dal primo istante in cui questa legislatura si è formata. Ricordiamo tutti le parole che in quest'aula il Presidente Napolitano volle pronunciare in occasione della sua seconda elezione. Ricordiamo i contenuti di un monito confermato dal Presidente Mattarella. Ricordiamo i toni di un discorso che applaudimmo incessantemente ma che di fatto ci inchiodava alle nostre storiche colpe, all'immobilismo di Governo e maggioranze che per quasi un decennio hanno bloccato ogni progetto di riforma. Erano ormai nove lunghi anni che l'Italia stava aggrappata ad una legge elettorale pessima come il Porcellum e se oggi possiamo dire che abbiamo un diverso sistema elettorale, lo dobbiamo solo alla Corte costituzionale da cui è arrivata un'altra pesantissima strigliata alle forze politiche e alle istituzioni che negli ultimi due lustri hanno avuto la responsabilità di cambiare le cose, fallendo miseramente. Siamo ad un punto di non ritorno, come ha detto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, l'Italia avrà una nuova legge elettorale oppure avrà un nuovo Governo. Sta a tutti noi e ad ognuno di noi decidere se vogliamo l'una o l'altra cosa e assumercene pienamente la responsabilità. Chi critica questa scelta non riconoscendovi coraggio riformatore è male informato o in cattiva fede. I male informati gridano alla mancanza di dialogo, al verticismo decisionale, alla mortificazione della rappresentanza politica e parlamentare. Dimenticano perché per oltre quasi un altro anno e mezzo le porte intorno a questo cantiere sono state aperte, tutte le porte anche quelle che affacciavano sulle realtà più piccole. Abbiamo lavorato insieme, abbiamo modificato il testo, lo abbiamo votato e approvato in prima lettura alla Camera e al Senato e chi è in cattiva fede oggi grida al fascismo, come l'onorevole Brunetta che appartiene ad un partito che ha valutato e votato positivamente nell'altro ramo del Parlamento lo stesso identico testo.
  Chi critica la mancanza di pluralità e la fine della rappresentanza ha ottenuto l'abbassamento della soglia di sbarramento dall'8 al 3 per cento. Se si pensa che in un grande Paese come la Germania lo sbarramento è al 5 per cento, capiamo come la critica di legge antidemocratica è ridicola. Poi c’è chi sostiene che il provvedimento sia un cavallo di Troia del presidenzialismo con il quale si scardina l'intero impianto parlamentare della nostra Repubblica e allora giù critiche sulla mancanza di contrappesi, su inaccettabili scorciatoie di riforma costituzionale, sui pericolosi squilibri istituzionali che deriverebbero da questo aspetto. Ma non è così: l'Italicum non ha nulla a che vedere con il presidenzialismo. Ad averlo argomentato meglio di me sono politologi del calibro di D'Alimonte e prestigiosi costituzionalisti come il professor Barbera.
  Quest'ultimo, com’è noto, è stato anche componente di quella «Commissione dei 35» voluta dal Governo Letta, che, prima di sciogliersi, licenziò un documento contenente indicazioni molto vicine allo spirito dell'Italicum.
  Dai primi mesi del 2014, il Governo si è messo al lavoro su un testo approvato prima dalla Camera, poi, nettamente modificato al Senato secondo le indicazioni giunte da vari schieramenti politici. Quello che votiamo oggi è un provvedimento assai diverso rispetto a quello licenziato in prima lettura ed è lontano anni luce dai profili di incostituzionalità rilevati della Consulta sul Porcellum.
  Ricordiamo il punto centrale: la Corte costituzionale ha ritenuto inaccettabile l'attribuzione di un premio di maggioranza, in un'elezione a turno unico, senza l'individuazione della soglia minima da raggiungere; elemento che potrebbe portare forze che raggiungono a malapena il 20 per cento a conseguire una rappresentanza parlamentare del 54. Ora, chi ha voluto e votato questa legge dello scandalo sono gli stessi che oggi vorrebbero apparire «barricadieri», gli stessi che parlano di «legge Acerbo» e che, magari, nei loro interventi parlamentari, si ritrovano, senz'altro per mancanza di argomenti, a citare Mussolini.
  Ad ogni modo, questo ostacolo è stato superato dalla messa a punto di un modello, che prevede due turni e la soglia Pag. 49minima del 40 per cento per far scattare il premio della prima tornata; meccanismo che esclude premi abnormi e fissa il massimo di un 14 per cento di quota premiale, pari ad un premio di 20-25 deputati. Un sistema che attribuisce il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, per evitare il ripetersi di tristi dinamiche a cui abbiamo assistito in passato, con schieramenti legati con lo spago e cartelli elettorali buoni solo per spartirsi il premio e, poi, come si suol dire, ognuno per la sua strada.
  Tutto questo finisce con l'Italicum e chi si sbraccia, in buona o cattiva fede, per denunciare un eccesso di premialità al partito vincente non ha presente due aspetti fondamentali. Il primo: la dimensione di questo quid è inferiore a quello che si produce normalmente nei massimi sistemi maggioritari di altre grandi democrazie europee, come Francia e Inghilterra. Siamo in linea con l'Europa, come si usa dire. Secondo: lo stesso Mattarellum, negli anni Novanta, garantiva maggioranze simili a coalizioni che avevano conseguito simili risultati elettorali. Chi critica l'attribuzione del premio ad un partito che al primo turno ha preso, mettiamo, il 25 per cento, lo fa senza fondamento o con la strumentalità di chi ha propri tornaconti. Non si può, infatti, relegare il ballottaggio ad una votazione di rango inferiore: siamo, a tutti gli effetti, di fronte ad uno scrutinio legittimante. Chi vince ottiene, effettivamente, la maggioranza assoluta dei consensi, rendendo più solida e stabile la possibilità decisionale dell'elettore.
  Ma, ancora una volta, attenzione a parlare di presidenzialismo: il Presidente del Consiglio e il Governo che presiede continuano ad essere sottoposti e legati alla fiducia del Parlamento e il Presidente della Repubblica mantiene intatte le sue prerogative e i suoi poteri. Nessun alibi per chi lucra politicamente nel fare confusione tra un sistema istituzionale e una pur importante legge elettorale maggioritaria.
  Tanto si è discusso sulla capacità dell'elettore di scegliere i propri candidati in maniera diretta: possibilità negata dal non compianto Porcellum, e reintrodotta nel modello che stiamo votando. Un confronto serrato ha permesso di trovare un equilibrio tra candidati di collegi e preferenze. Oggi, abbiamo un sistema che garantisce preferenze di voto con alternanza di genere e la capacità dell'elettore di conoscere i candidati che i vari partiti propongono come capilista nei vari collegi. Un modello di piena trasparenza che assicura visibilità ai candidati, dando modo all'elettore di scegliere liberamente quale soggetto politico votare. Niente più di un velo pietoso, invece, sugli aspetti ridicoli e surreali arrivati da esponenti di quei partiti che hanno partorito una legge incostituzionale, battezzata del suo stesso ideatore come «porcata».
  Le tante voci che compongono il panorama politico italiano avranno la possibilità di entrare in Parlamento e di organizzare un'opposizione dura e senza sconti, anche grazie all'abbassamento della soglia di sbarramento al 3 per cento. Ma una cosa è rafforzare le garanzie, un'altra è permettere alle forze di minoranza di esercitare un perenne ricatto sulla maggioranza e sul processo di riforme avviato dall'Esecutivo. Lo abbiamo già vissuto in passato, specialmente noi di centrosinistra: non vogliamo che si verifichi mai più, perché quella è la strada della paralisi, un sentiero senza sbocchi, che ha permesso ad un conservatorismo di destra, ma anche di sinistra di bloccare, negli ultimi vent'anni, qualunque iniziativa riformatrice, qualunque progetto di innovazione.
  Onorevoli colleghi, oggi si decide l'esito dell'iter sull'Italicum: un risultato che, da solo, autorizza a parlare di giornata storica; ma si decide anche altro, qualcosa che ha a che vedere con il ruolo di ognuno di noi qui dentro.
  È in gioco una buona fetta della credibilità della politica, della capacità nostra di dare forma a quel percorso di cambiamento che nel 2013 ci ha portato qui. È quello che gli italiani si aspettano da noi, quello per cui ci hanno votato e la ragione per la quale non ci perdoneranno mai se falliremo ancora una volta. Rispedire questa Pag. 50legge al Senato dopo tutte le discussioni, dopo tutte le istanze recepite avrebbe significato fallire, gettare benzina sul rogo dell'antipolitica, allontanare forse definitivamente i cittadini dal sistema della rappresentanza e dalle istituzioni democratiche. So che per alcuni di voi questa ipotesi rappresenta un'auspicabile prospettiva, ma per chi fa politica guidato dal senso di responsabilità, e siamo in tanti qui a farlo, questa ipotesi non può che essere considerata un disastro.
  Colgo l'occasione per ringraziare coloro che in quest'Aula, pur criticando civilmente il ricorso al voto di fiducia, hanno contribuito all'approvazione di questa legge e conseguentemente sostenuto il Governo. La crescita che incominciamo a percepire, lo dico all'onorevole Carfagna, è dovuta a molteplici fattori: le scelte economiche del Governo, della Banca centrale europea, nonché la determinazione di imprese e lavoratori che hanno concentrato le loro intenzioni nello sfidare il sistema Paese, che hanno creduto in questo Paese e che hanno bisogno di essere confortati da una politica che sia un giusto mix di stabilità, riformismo e concretezza.
  Oggi il Paese ha più che mai bisogno di una buona politica che risolva le incertezze piuttosto che si manifesti con risse in Aula, con urla, con assalti ai banchi del Governo e con il disimpegno delle scelte. È proprio in un momento così delicato per la qualità delle istituzioni e per la democrazia nel nostro Paese che auspico che il consenso di tutti e la responsabilità di tutti orientino la coscienza con un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, voterò ancora la fiducia al Governo per coerenza con la scelta da me compiuta fin dalla sua prima investitura. Questo naturalmente non significa che le critiche già manifestate sulla modalità adoperata per raggiungere l'obiettivo dell'approvazione della proposta di legge e le perplessità nel merito siano state da parte mia superate.
  Se fossi solo un osservatore esterno di questa vicenda parlamentare, direi che il Presidente del Consiglio ha agito nel solco di quella tradizione politica che guarda con precisione chirurgica al risultato, cogliendo la congiunzione irripetibile delle circostanze propizie per lui. Dunque, se il criterio valutativo deve essere quello politicista, allora, chapeau ! Anche se, bisogna dire, le vittorie politiche si realizzano sempre con la partecipazione operosa di chi perde. Il risultato del politico veloce e capace, dunque, è indubbio, ma è proprio dello statista fare un passo in più, il gesto generoso; nello spazio che divide il bravo e arguto politico dallo statista sta il destino di una nazione.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 4.
  Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'approvazione dell'articolo 4 abbia inizio alle ore 16, sospendo la seduta fino a tale ora.
  Procedo sin d'ora, però, all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dal deputato Carbone. Per la terza volta la lettera «c». Così è.
  La seduta è sospesa, ricordo che la chiama avrà inizio dal deputato Carbone.

  La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo 4 – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.Pag. 51
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 4 del testo unificato, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare – esattamente quello che dovremmo evitare – nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato già estratto il nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama. Si tratta dell'onorevole Carbone.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama, pregando gentilmente di liberare l'emiciclo. Ripeto, liberare l'emiciclo, salvo chi deve votare. Ripeto, liberare l'emiciclo, la parte dove si vota. Grazie.
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
MARINA SERENI (ore 16,17)

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 16,19)

  (Segue la chiama).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo 4 del testo unificato, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
   Presenti  358   
   Votanti   357   
   Astenuti  1   
   Maggioranza  179   
    Hanno risposto  342    
    Hanno risposto no  15.

  La Camera approva.
  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 4.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bianchi DorinaPag. 52
  Bianchi Stella
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghese Mario
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimmino Luciano
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Currò Tommaso
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Ermini David
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Fauttilli FedericoPag. 53
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Fontana Cinzia Maria
  Formisano Aniello
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Magorno Ernesto
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minnucci Emiliano
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Naccarato AlessandroPag. 54
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Salvatore
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pistelli Lapo
  Pizzolante Sergio
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego

Pag. 55

  Hanno risposto no:

  Baldassarre Marco
  Barbanti Sebastiano
  Bechis Eleonora
  Bossi Umberto
  Cariello Francesco
  Fava Claudio
  Iannuzzi Cristian
  Melilla Gianni
  Mucci Mara
  Prodani Aris
  Rizzetto Walter
  Rondini Marco
  Sannicandro Arcangelo
  Segoni Samuele
  Turco Tancredi

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

  Sono in missione:

  Baldelli Simone
  Brambilla Michela Vittoria
  Brunetta Renato
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Cirielli Edmondo
  Dadone Fabiana
  Di Maio Luigi
  Fedriga Massimiliano
  Fontana Gregorio
  Giorgetti Giancarlo
  La Russa Ignazio
  Lorenzin Beatrice
  Lupo Loredana
  Mannino Claudia
  Merlo Ricardo Antonio
  Ravetto Laura
  Schullian Manfred
  Scotto Arturo
  Sisto Francesco Paolo
  Vargiu Pierpaolo
  Vito Elio

  PRESIDENTE. Secondo quanto stabilito a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di lunedì 4 maggio a partire dalle ore 12.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio 2015 e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione odierna della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio 2015:
   Lunedì 4 maggio (ore 12 e pomeridiana, con prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3-bis-B – Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato)
   Deliberazione ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2994 – Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti (collegato alla manovra di finanza pubblica).
   Martedì 5 e mercoledì 6 maggio, (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 342-B – Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato)
   Mercoledì 6 maggio, pomeridiana, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3059 – Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative (Approvato dal Senato – scadenza 17 maggio 2015)Pag. 56
   Giovedì 7 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 8 maggio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3059 – Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative (Approvato dal Senato – scadenza 17 maggio 2015)
   Seguito dell'esame delle mozioni:
    Iori, Sberna, Binetti, Daniele Farina, Locatelli, Pinna ed altri n. 1-00785, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00792, Gianluca Pini ed altri n. 1-00799 e Artini ed altri n. 1-00840 concernenti iniziative in merito all'emergenza umanitaria relativa al campo profughi di Yarmouk, in Siria, con particolare riferimento alla situazione dei minori;
    Luigi Di Maio ed altri n. 1-00741, Melilla ed altri n. 1-00822, Palese e Occhiuto n. 1-00824, Marchi ed altri n. 1-00825, Rizzetto ed altri n. 1-00826 e Guidesi ed altri n. 1-00830 concernenti iniziative volte a garantire agli enti locali adeguati trasferimenti di risorse, con particolare riferimento a quelli necessari per l'espletamento dei servizi sociali essenziali, anche in relazione alle disposizioni della legge di stabilità per il 2015;
    Faenzi ed altri n. 1-00784, Franco Bordo ed altri n. 1-00790, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00793, Rostellato ed altri n. 1-00795, De Girolamo ed altri n. 1-00797, Guidesi ed altri n. 1-00808, Rampelli ed altri n. 1-00811 e Oliverio ed altri n. 1-00817 concernenti iniziative in materia di esenzione dall'IMU per i terreni agricoli;
    Guidesi ed altri n. 1-00755, Franco Bordo ed altri n. 1-00818, Tullo ed altri n. 1-00819, Garofalo ed altri n. 1-00820, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, Palese n. 1-00823, Catalano ed altri n. 1-00828 e Rizzetto ed altri n. 1-00829 concernenti iniziative di competenza in ordine alla razionalizzazione della rete degli uffici postali;
    Vezzali ed altri n. 1-00557, Rostellato ed altri n. 1-00834, Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00835, Gagnarli ed altri n. 1-00836, Binetti ed altri n. 1-00837, Malpezzi ed altri 1-00839, Faenzi ed altri n. 1-00841 e Rondini ed altri n. 1-00842 concernenti iniziative per la promozione dell'educazione alimentare nelle scuole.
   Lunedì 11 maggio (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
    n. 45 ed abbinate – Legge quadro missioni internazionali;
    n. 784 ed abbinate – Disposizioni in materia di accesso del figlio adottato non riconosciuto alla nascita alle informazioni sulle proprie origini e sulla propria identità.
   Discussione sulle linee generali delle mozioni:
    Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697 concernente interventi a favore della Sardegna;
    Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483 concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi.
   Martedì 12, mercoledì 13 e giovedì 14 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 maggio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame delle proposte di legge:
    n. 45 ed abbinate – Legge quadro missioni internazionali;
    n. 784 ed abbinate – Disposizioni in materia di accesso del figlio adottato Pag. 57non riconosciuto alla nascita alle informazioni sulle proprie origini e sulla propria identità.
   Seguito dell'esame delle mozioni:
    Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697 concernente interventi a favore della Sardegna;
    Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483 concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi.

  Da giovedì 14 maggio avrà luogo, ove deliberato il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del regolamento, l'esame del disegno di legge n. 2994 – Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, previa votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità (collegato alla manovra di finanza pubblica).
   Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
   Venerdì 15 maggio (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna, al termine delle votazioni)
   Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
    n. 3008 ed abbinate – Disposizioni in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, di associazioni di tipo mafioso e di falso in bilancio (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
    n. 1335 – Modifiche al codice di procedura civile e abrogazione dell'articolo 140-bis del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di azione di classe.
    Discussione sulle linee generali delle mozioni Palese n. 1-00838 e Matarrese ed altri n. 1-00800 concernenti interventi urgenti in relazione all'emergenza fitosanitaria, causata dal batterio Xylella fastidiosa, che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia.
   Lunedì 18 e martedì 19 maggio (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2994 – Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti (collegato alla manovra di finanza pubblica) (ove deliberato il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea).
   Mercoledì 20 e giovedì 21 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 maggio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame delle proposte di legge:
    n. 3008 ed abbinate – Disposizioni in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, di associazioni di tipo mafioso e di falso in bilancio (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
    n. 1335 – Modifiche al codice di procedura civile e abrogazione dell'articolo 140-bis del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di azione di classe.
   Seguito dell'esame delle mozioni Palese n. 1-00838 e Matarrese ed altri n. 1-00800 concernenti interventi urgenti in relazione all'emergenza fitosanitaria, causata dal batterio Xylella fastidiosa, che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia.
   Esame della proposta di legge n. 1460 ed abbinati – Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione.Pag. 58
   Esame della mozione Rampelli ed altri n. 1-00591 concernente iniziative volte alla revoca delle sanzioni dell'Unione europea contro la Federazione russa e al raggiungimento di una soluzione politico-diplomatica della crisi ucraina.
   Esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XII, n. 38 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio (ove concluso dalla Commissione).
   Esame della proposta di legge n. 1092-B – Istituzione del Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921 (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
   Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  La Camera sospenderà i propri lavori d'Aula nella settimana antecedente le elezioni regionali ed amministrative.
  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì.
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 45, n. 784, n. 2994, n. 3008, n. 1335 e n. 1460, nonché del Doc. XXII, n. 38 l'eventuale organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle Commissioni di merito.
  La proposta di legge n. 698 ed abbinate – Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare è inserita nel programma di giugno, dopo gli altri argomenti previsti.
  Il programma si considera conseguentemente aggiornato.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Gessica Rostellato, già iscritta alla componente Alternativa Libera del gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo Partito Democratico.
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,25).

  DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Ieri al tavolo del MISE la proprietà Prysmian, leader nel settore dei cavi e dei sistemi ad alta tecnologia per l'energia e le telecomunicazioni, ha confermato di voler chiudere lo stabilimento di Ascoli Piceno. Si apre ora una fase difficilissima per i 120 lavoratori, che dal 27 febbraio, giorno di annuncio della chiusura, hanno presidiato la loro fabbrica giorno e notte, rinunciando per più di 60 giorni allo stipendio, nella speranza che la situazione cambiasse.
  Il Governo ha mostrato tutta la sua debolezza e un'assoluta incapacità di trattare Pag. 59per difendere la sua gente. Il Ministro Guidi ha ribadito, almeno formalmente, che il Governo continuerà a ricercare soluzioni che tutelino l'occupazione e il territorio. Si parla di un programma di reindustrializzazione del Piceno. Ecco, ci auguriamo che non siano le solite dichiarazioni in astratto politichese che ci avete abituato a sentire, ma che veramente la politica sia in grado di dare delle risposte.
  E vorrei leggere le parole dei ragazzi del presidio Prysmian, che la dicono lunga sul vuoto e sulla distanza della politica dai problemi reali: «Noi portiamo avanti la nostra battaglia, ma se continuiamo di questo passo, nella cronica assenza della politica, che naturalmente dovrebbe occuparsi di pianificazione industriale e salvaguardia del tessuto produttivo del Paese, non andremo da nessuna parte. È triste dover ammettere che, ad oggi, lo scalpo delle nostre teste è stato il prezzo che abbiamo pagato per far riconoscere il Piceno come territorio di crisi complessa. Senza piena sovranità politica ed economica, parliamo al vento di un Paese finito».
  Solo nel territorio ascolano si registrano almeno 25 mila licenziamenti negli ultimi cinque anni. È un territorio devastato. Presidente, è emergenza lavoro così nelle Marche come in tutta Italia. Si pensi ai 1.500 esuberi della Indesit o ai 1.400 dell'Auchan, solo per citarne alcuni. Ma incredibilmente sembra che delle ragioni della crisi non si voglia parlare, che l'argomento dell'industrializzazione sia top secret. Ma questa è l'emergenza primaria e il Governo, se non cambia direzione, questa volta veramente, avrà sulla coscienza le lacrime e la rabbia dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Io intervengo per denunciare un fatto gravissimo. Infatti, mentre qui si sta discutendo di poltrone, si sta discutendo di sbarramenti e di premi di maggioranza, succedono cose, per esempio nei Ministeri, che nessuno conosce.
  Qualche mese fa, nel bel mezzo dello scandalo Mafia Capitale, che ha coinvolto cooperative e che ha visto, prima e dopo, altri scandali sulle cooperative, il Ministero dello sviluppo economico, con un atto di chiusura ispezioni del 21 gennaio 2015, ha disposto la sospensione di tutti gli incarichi di revisione alle cooperative, lasciando di fatto sulle cooperative un unico controllo, cioè quello di Legacoop. Io mi sono già espresso su Legacoop: non è un ente che può fare la revisione dei bilanci delle cooperative perché è in conflitto di interessi. È un ente eletto dalle cooperative stesse.
  Ma fino a qui c’è da piangere, poi viene da ridere, perché se andiamo a vedere nei decreti ministeriali dello stesso Ministero che dovrebbe controllare le cooperative e non lo fa più, si stanziano, con un decreto ministeriale del 4 dicembre 2014, circa 300 milioni di euro per nuove cooperative. In altre parole, nel periodo più buio della nostra storia per le cooperative, in cui servono più controlli e meno soldi nei loro bilanci, il Ministero dello sviluppo economico stanzia più soldi e gli toglie i controlli. È un fatto scandaloso ! Ed è un segnale politico di un Governo che ha deciso di premiare coloro che si sono macchiati dei peggiori reati di corruzione in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIULIA DI VITA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie Presidente. Il 21 aprile i deputati di questa Camera, così come i senatori di maggioranza, hanno ricevuto una lettera da parte del MoVimento 5 Stelle sui diritti delle persone disabili. Non so se tutti sono a conoscenza del fatto che il TAR del Lazio ha dichiarato illegittimo l'inserimento nel calcolo dell'ISEE anche delle pensioni di invalidità e accompagnamento. Il Governo, piuttosto che rispettare questa sacrosanta sentenza, Pag. 60ha deciso di ricorrere addirittura al Consiglio di Stato. Siccome qui dentro ci sono deputati che si ergono spesso a paladini delle persone disabili, abbiamo scritto una lettera proprio per spingerli a convincere il Governo a cambiare idea. Ci aspettavamo almeno uno straccio di risposta, ma fino ad oggi non è arrivata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 4 maggio 2015, alle 12:

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   D'INIZIATIVA POPOLARE; CIRIELLI; PISICCHIO; BERSANI ed altri; FRANCESCO SAVERIO ROMANO; MIGLIORE ed altri; LENZI; ZAMPA e MARZANO; ZAMPA e GHIZZONI; MARTELLA; FRANCESCO SANNA; BOBBA ed altri; GIACHETTI ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; RIGONI ed altri; RIGONI ed altri; NICOLETTI ed altri; MARTELLA ed altri; VARGIU; BURTONE ed altri; BALDUZZI ed altri; LAFFRANCO ed altri; VARGIU; TONINELLI ed altri; PORTA ed altri; ZACCAGNINI ed altri; VALIANTE ed altri; LAURICELLA; MICHELE BORDO; MARCO MELONI ed altri; DI BATTISTA ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B).
  — Relatori: Sisto e Migliore, per la maggioranza; Toninelli, Quaranta, Invernizzi e La Russa, di minoranza.

  2. – Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2994 ed abb., collegato alla manovra di finanza pubblica.

  La seduta termina alle 17,30.

Pag. 61

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 3-bis-B – Legge elettorale

Seguito dell'esame: 10 ore.

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 36 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 54 minuti
 Partito Democratico 2 ore e 2 minuti
 MoVimento 5 Stelle 51 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
44 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 27 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 26 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 24 minuti
 Misto: 28 minuti
  Alternativa Libera 10 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti

Pdl n. 342-B – Delitti contro l'ambiente

Seguito dell'esame: 7 ore.

Relatore di maggioranza 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 20 minuti Pag. 62
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 28 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 19 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 29 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 21 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 16 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

Mozione n. 1-00785 e abb. – Campo profughi di Yarmouk in Siria

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti Pag. 63
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta del 13 aprile 2015.

Mozione n. 1-00741 e abb. – Ripristino dei fondi agli enti locali tagliati dalla legge di stabilità 2015

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti Pag. 64
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta del 21 aprile 2015.

Mozione n. 1-00784 e abb. – Esenzione dall'IMU per i terreni agricoli

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti Pag. 65
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta del 13 aprile 2015.

Mozione n. 1-00755 e abb. – Razionalizzazione della rete degli uffici postali
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 aprile 2015.

Pag. 66

Mozione n. 1-00557 e abb. – Promozione dell'educazione alimentare nelle scuole

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 aprile 2015.

Mozione n. 1-00697 – Interventi in favore della Sardegna

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti Pag. 67
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00760 e abb. – Iniziative per assicurare protezione per i perseguitati per motivi religiosi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti Pag. 68
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00838 e abb. – interventi urgenti in relazione all'emergenza fitosanitaria causata dal batterio Xylella fastidiosa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti Pag. 69
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00591 – Danni derivanti alle esportazioni italiane a causa dell'embargo di taluni prodotti disposto dalla Federazione russa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti Pag. 70
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 1092-B – Istituzione del Premio Giuseppe Di Vagno

Tempo complessivo: 11 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 4 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 10 minuti
Governo 20 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 39 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 2 ore e 46 minuti
 Partito Democratico 32 minuti 48 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 21 minuti
 Forza Italia – Popolo della Li bertà – Berlusconi Presidente 30 minuti 18 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 30 minuti 13 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 12 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti 12 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti 11 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 30 minuti 10 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazio nale 30 minuti 10 minuti Pag. 71
 Misto: 30 minuti 11 minuti
  Alternativa Libera 12 minuti 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 6 minuti 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 2 minuti