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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 408 di martedì 14 aprile 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bonavitacola, Brambilla, Capezzone, D'Ambrosio, De Menech, Del Grosso, Epifani, Faraone, Ferrara, Formisano, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Ginefra, Meta, Schullian, Sereni, Tofalo, Villecco Calipari, Vitelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,05).

  FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, reputo mio dovere morale ricordare in quest'Aula Renato Venditti, che è stato contemporaneamente un grande giornalista politico-parlamentare e un comunista. Con lui per una vita ho discusso, litigato, scherzato. Egli ha rappresentato, come giornalista parlamentare, per tanti anni, un punto di riferimento nel dibattito politico.
  Era una di quelle persone che univano insieme la passione per il giornalismo e la passione per la politica. Batteva (come si suol dire) il marciapiede, qua intorno a questa Aula, raccoglieva le indiscrezioni, ma non le raccoglieva in una chiave di gossip, le raccoglieva per la battaglia politica. Come molti comunisti aveva due facce: era ortodosso nel rapporto e nel confronto con gli altri, con gli avversari, era eterodosso all'interno del suo partito e del suo giornale. Quindi era insieme punto di riferimento positivo e polemico per tutti noi. Quante volte io ho litigato con Renato per le cose che scriveva, per l'interpretazione opposte che davamo, ma, al fondo, era una grande personalità che è giusto ricordare non solo fuori da quest'Aula, ma anche in quest'Aula, perché nel Parlamento egli ha speso una parte cospicua della sua vita e lo ha fatto con una grande passione politica, con una grande capacità di ironia e di autoironia.
  Parliamo di vicende e di storie che risalgono a qualche secolo fa, diciamo così, ma che hanno sempre un grande rilievo. Avendo tante volte discusso e contestato sul terreno politico le cose che Renato Venditti scriveva, ho ritenuto mio dovere morale ricordarlo in quest'Aula.

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Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 10,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative volte a velocizzare l'iter burocratico relativo alla ricostruzione del ponte sul fiume Verdura nel territorio di Ribera (Agrigento) – n. 3-00881)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Iacono n. 3-00881, concernente iniziative volte a velocizzare l'iter burocratico relativo alla ricostruzione del ponte sul fiume Verdura nel territorio di Ribera (Agrigento) (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il ponte Verdura si trova sulla strada statale 115 «Sud Occidentale Sicula», al km 136.000, tra i comuni di Caltabellotta e Ribera nella provincia di Agrigento.
  Per quanto riferisce ANAS, in seguito al crollo avvenuto il 2 febbraio 2013, si è prontamente attivata ripristinando, il successivo 23 marzo, la circolazione a senso unico alternato sulla statale 115; il 13 maggio il tratto in questione è stato poi aperto al transito in entrambi i sensi di marcia, mediante l'esecuzione di un'opera provvisoria, in attesa della realizzazione del nuovo ponte.
  Nella Conferenza dei servizi convocata dalla Prefettura di Agrigento, la stessa ANAS ha predisposto e concordato con gli enti interessati un protocollo di gestione dell'emergenza idraulica, tuttora in vigore, che prevede cinque livelli di allerta in relazione all'entità della portata raggiunta dal fiume Verdura, definiti in relazione al deflusso delle acque.
  Quindi, sulla struttura del ponte provvisorio è stato realizzato un duplice sistema di monitoraggio: il primo si basa sul rilevamento dei tiranti idrici dell'asta fluviale che, utilizzando un'apparecchiatura di trasmissione dati in tempo reale, permette di conoscere costantemente le quote del tirante idrico e di prevenire il rischio idraulico; il secondo, invece, consente il monitoraggio topografico degli spostamenti plano-altimetrici dell'opera provvisionale tramite una stazione robotizzata a controllo remoto.
  Grazie a tali sistemi, l'ANAS, anche in presenza di eventi atmosferici avversi, come le forti piogge, assicura di aver garantito il transito sull'infrastruttura in condizioni di assoluta sicurezza. Solo il 22 febbraio scorso, a causa della crescente portata idraulica del fiume Verdura, è stata disposta, a titolo precauzionale, una breve interruzione della circolazione veicolare.
  Quanto al progetto per la nuova costruzione del ponte sul fiume Verdura, ANAS informa che il medesimo è stato completato in data 17 dicembre 2014 e il successivo 22 dicembre è stato pubblicato il relativo bando, utilizzando le risorse rese disponibili dal decreto legge n. 133 del 2014, cosiddetto «sblocca Italia». Circa la gara per la nuova costruzione del ponte Verdura, esperita lo scorso mese di marzo, si è in fase di esame delle offerte anomale. Si procederà, successivamente, all'aggiudicazione definitiva ed efficace e alla consegna dei relativi lavori.
  Infine, quanto ai ritardi nei lavori di ricostruzione del ponte, segnalo che il protrarsi dei tempi di approvazione del progetto esecutivo è stato causato, principalmente, dai ritardi nel rilascio degli atti autorizzativi da parte degli enti regionali competenti. L'importo dell'investimento è pari a euro 10.865.677,27.

  PRESIDENTE. L'onorevole Maria Iacono ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  MARIA IACONO. Grazie Presidente, sì, sono soddisfatta anche se ho la necessità, Pag. 3sottosegretario e Presidente, di sottolineare alcune delle questioni che riguardano la centralità di questo ponte. Il crollo del ponte Verdura ha determinato, in questi due anni, un autentico tsunami alla già povera economia di un intero territorio, costituita prevalentemente da imprese agricole e commerciali a dir poco massacrate dall'improvvisa assenza di alternative viarie di collegamento con la provincia e con il resto della Sicilia.
  Il ponte, come ricordava il sottosegretario, si trova sulla statale 115 che è l'unica arteria di collegamento della provincia di Agrigento con il resto dell'isola e tale episodio ha reso, di fatto, impraticabile tale collegamento, tagliando l'intero comprensorio territoriale fuori dal contesto economico siciliano e dunque nazionale. I danni al tessuto produttivo sono stati e continuano ad essere incalcolabili, perché questo fenomeno è stato acuito da una crisi devastante. È cresciuto il conflitto sociale, perché sull'onda dell'esasperazione sociale determinata dalle conseguenze economiche di questa vicenda sono nati innumerevoli comitati civici e movimenti spontanei i quali hanno giustamente alzato la voce e manifestato l'indignazione dell'opinione pubblica contro i ritardi della burocrazia. Ritardi che sono diventati, mi permetto di dire, quasi un'odissea che si è conclusa, come qui si ricordava, con la consegna del progetto esecutivo, a dicembre.
  Ora io mi auguro che a questo punto dello stato dell'arte della vicenda ci si possa in qualche modo trovare in una fase assolutamente decisiva e cruciale imponendo la massima attenzione da parte del Governo nazionale. Dalla realizzazione di questo nuovo pronte e dalla programmazione di altre importanti opere viarie passa lo sviluppo economico di un intero territorio che ha straordinarie potenzialità, non soltanto agricole, ma anche turistiche, ma che da troppo tempo è inevitabilmente condannato alla marginalità più assoluta, proprio e anche a causa di una rete di collegamenti vetusti e fatiscenti che non possono, in alcun modo, supportare le legittime ambizioni di crescita e di sviluppo delle comunità interessate.
  In tal senso sono assolutamente d'accordo con le recenti riflessioni del neo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il quale ha voluto apertamente evidenziare come l'obiettivo centrale del Governo sia quello di dare impulso e priorità assoluta alle opere pubbliche più strategiche per fare ripartire lo sviluppo del Paese, mettendo da canto le opere faraoniche, con l'evidente obiettivo di fare ripartire tanti cantieri senza corruzione e rispettando i costi.
  La Sicilia e la provincia di Agrigento costituiscono la plastica rappresentazione di un contesto territoriale dove la realizzazione di tante piccole ma strategiche opere possono determinare un oggettivo miglioramento della rete dei trasporti e dei collegamenti interni con il resto del Paese, accorciando in tal modo la distanza attualmente esistente tra l'economia isolana e i mercati nazionali ed internazionali, offrendo a quanti sanno e vogliono investire sulla Sicilia condizioni infrastrutturali tali da poter essere competitivi in Italia, in Europa e nel mondo. Ma la nostra rete stradale e autostradale di collegamento fra le varie province siciliane versa complessivamente in uno stato gravissimo di abbandono. Il crollo di questi giorni di uno dei piloni del viadotto dell'autostrada A19, che collega Palermo a Catania, è il segno emblematico di come la Sicilia in questo momento sia stata divisa in due. Credo si imponga una riflessione davvero fondamentale, importante. Voglio sottolineare ancora che ovviamente si tratta di crolli che hanno interessato tutto il territorio ma, ripeto, quello che è successo, a partire dalla provincia di Agrigento, la dice lunga sullo stato della nostra viabilità. Per questo penso che, in una terra dove ponti e viadotti cadono con una facilità disarmante ed inquietante, come fossero tessere di un domino, il Governo del Paese ha il dovere di dire una parola di chiarezza ed assumere iniziative finalmente concrete ed immediate, a tutela e salvaguardia di popolazioni stanche di essere Pag. 4considerate comunità di serie B. Quindi, con scelte giuste, avendo sviluppato una visione politica lungimirante e coraggiosa, la Sicilia potrebbe diventare davvero quella che Romano Prodi sognava come la California del Mediterraneo.

(Chiarimenti in merito al cambio di incarico del capitano di fregata Gregorio De Falco – n. 3-01064)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Causin e Vargiu n. 3-01064, concernente chiarimenti in merito al cambio di incarico del capitano di fregata Gregorio De Falco (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Con riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti, sono state assunte precise informazioni presso il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto. Per offrire un quadro completo del contesto nel quale si è sviluppata la determinazione assunta nei confronti del capitano di fregata De Falco, il Comando generale evidenzia che, a conclusione dell'anno 2014, ha originato tra i 250 e i 300 ordini di trasferimento o di avvicendamento negli incarichi; ciò su un totale di 1.200 ufficiali in organico.
  Peraltro, tale entità di provvedimenti è attualmente limitata dai vincoli di bilancio propri del processo di riduzione della spesa, a discapito di un più adeguato avvicendamento, funzionale anche all'arricchimento professionale del personale. Per tre importanti direzioni marittime (Napoli, Pescara e Livorno), nel 2014 sono stati disposti, rispettivamente, 23 a Napoli, 27 a Pescara e 19 a Livorno, cambi di incarico e trasferimenti. Su base nazionale, nell'ultimo quinquennio si sono registrati, per gli ufficiali, poco meno di 900 avvicendamenti, con una media annua di circa 180 trasferimenti e o cambi di incarico. I fattori che inducono a tali determinazioni sono legati a più esigenze che interagiscono per il migliore impiego delle risorse umane, ai fini di un ottimale assetto organizzativo: l'equilibrata distribuzione nelle dotazioni organiche degli uffici, vincolate ad apposite tabelle approvate dal Ministero della difesa; la funzionalità delle articolazioni del Corpo, per i servizi che è chiamato a garantire per il bene comune; la distribuzione dei trasferimenti e degli incarichi in relazione alle dinamiche proprie dello sviluppo di carriera del personale, che, per lo status militare rivestito, è di per sé soggetto a una mobilità più marcata di altri comparti dell'amministrazione pubblica.
  Con mirato riferimento alla vicenda in esame, è opportuno precisare che, nelle proprie schede annuali di aspirazione, l'ufficiale ha manifestato dal 2005 in poi, con la sola eccezione del 2007, il desiderio di permanere nella sede cui è assegnato, vale a dire Livorno.
  Inoltre, nel 2011, tra gli incarichi ai quali indica di aspirare, il comandante De Falco colloca anche quello di capo ufficio studi di direzione marittima: proprio l'incarico di carattere amministrativo oggi assegnatogli, benché riferito, allora, alla sede di Genova. Il mantenimento dell'ufficiale nella sede di Livorno è stato determinato anche dall'esigenza di assicurare all'amministrazione della giustizia la possibilità di continuare ad avvalersi del contributo del comandante De Falco nelle attività di inchiesta a seguito del «sinistro Concordia». Il successivo cambio di incarico nasce, dunque, dall'esigenza di una rimodulazione degli incarichi della Direzione marittima di Livorno, al pari di ciò che avviene presso tutti gli uffici marittimi e tutte le realtà militari. In conclusione, il disposto avvicendamento dell'incarico rientra nelle ordinarie e fisiologiche dinamiche di impiego del personale del Corpo; al momento, non si prevede, pertanto, di riportare il capitano di fregata Gregorio De Falco al suo vecchio ruolo. Ciò anche nella considerazione che la politica gestionale del Corpo non può che riconoscere Pag. 5pari dignità e rilevanza tanto agli incarichi operativi quanto ai compiti di carattere amministrativo, che, peraltro, al pari di quelli di ogni altro dipendente pubblico, non possono essere ordinariamente assegnati e mantenuti sine die, ma debbono essere correttamente soggetti ad una periodica turnazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, rappresentante del Governo, devo dichiararmi insoddisfatto della risposta. Non che mi attendessi altro, la risposta che mi è stata data è sicuramente puntuale sul piano amministrativo, ma fornisce l'idea che quanto verificatosi è una sostanziale operazione di promoveatur ut amoveatur. Dico ciò perché quanto accaduto nel caso del capitano di fregata Gregorio De Falco, secondo l'opinione pubblica e secondo gli atti processuali della vicenda del disastro e del soccorso della Concordia manifesta, l'esempio di un ufficiale che ha avuto una condotta irreprensibile in un'emergenza che si verificava per la prima volta nel nostro Paese in maniera drammatica, una condotta che, probabilmente, ha consentito di salvare molte vite. Siamo di fronte ad un ufficiale, ad un servitore dello Stato, che ha manifestato una particolare capacità nell'ambito operativo, non soltanto nell'ambito amministrativo. Al di là delle sue manifestazioni, anche nelle schede valutative e nelle dinamiche amministrative interne della Corpo della Marina, è chiaro, da quanto ha dichiarato in varie interviste il comandante De Falco, che non vi è una soddisfazione rispetto al fatto di essere trasferito da un incarico di tipo operativo in cui ha manifestato delle capacità eccelse ad un incarico amministrativo in cui sicuramente può dare meno nel suo compito di servitore dello Stato.
  Rimane allora un ulteriore interrogativo al di là della risposta puntuale e circostanziata fornita dal Governo: questa operazione di promoveatur ut amoveatur nasconde un'irritazione per un eccesso di visibilità o qualche problema di eccesso di zelo nella condotta dell'ufficiale durante l'emergenza della Concordia ?
  Per tali ragioni mi dichiaro insoddisfatto della risposta all'interrogazione; persone come il comandante De Falco, consentono di salvare ogni anno la vita a diverse persone, e sono molte le storie che non assurgono alla cronaca dei quotidiani, moltissime vicende di salvataggio in mare sia di unità mercantili sia di unità da diporto.
  Mi auguro che queste persone che manifestano eccelse capacità nell'ambito operativo e che con grande coraggio affrontano l'emergenza in mare o dirigono le operazioni di soccorso in mare possano essere valorizzate in incarichi operativi e non magari collocate dietro una scrivania.

(Elementi ed iniziative in merito al servizio navetta (cosiddetto interpista) presso l'aeroporto di Roma-Fiumicino – n. 3-01083)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Nizzi n. 3-01083, concernente elementi ed iniziative in merito al servizio navetta (cosiddetto interpista) presso l'aeroporto di Roma-Fiumicino (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con riferimento ai quesiti posti dall'onorevole interrogante, occorre premettere che i mezzi adibiti al trasporto passeggeri nelle aree air-side, cioè dai gate di imbarco fino alle piazzole di sosta degli aeromobili, rientrano nella gestione delle diverse società di handling con le quali le compagnie aeree stipulano specifici accordi per la fornitura dei necessari servizi. Alle predette società sono affidate anche le attività connesse alla pulizia e all'igiene dei citati mezzi di Pag. 6trasporto, sebbene tali servizi siano generalmente oggetto di appalto di diverse imprese di pulizia.
  L'attività di verifica dell'efficienza dei mezzi e delle relative manutenzioni è affidata al gestore aeroportuale, nel caso in esame alla società Aeroporti di Roma (AdR), sulla base dell'ordinanza n. 11 del 2006 della locale Direzione aeroportuale dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (ENAC).
  Qualora venissero riscontrate anomalie nel funzionamento dei mezzi, il gestore aeroportuale, in ottemperanza alla citata ordinanza, provvede al fermo dei mezzi fino al ripristino delle condizioni di sicurezza, così come previsto dalla vigente normativa in materia.
  Inoltre, come riferisce il Ministero dell'interno, le Forze di polizia che operano in ambito aeroportuale, laddove venga riscontrata un'anomalia nell'efficienza dei citati mezzi, procedono alle azioni ritenute necessarie e provvedono al fermo del mezzo fino a che non siano ristabilite le condizioni per la circolazione in sicurezza.
  Sempre in ordine alla sicurezza, l'ENAC informa che il gestore aeroportuale – su impulso della citata Direzione aeroportuale, da sempre impegnata nell'attività di sensibilizzazione nei confronti degli operatori aeroportuali per il mantenimento in efficienza dell'intero parco veicoli – ha da tempo avviato un'attività di controllo continuo finalizzata alla verifica dell'efficienza e della presenza della segnaletica esterna sui circa 3000 mezzi che circolano nell'area operativa.
  In effetti, nel corso del 2014 tutti i prestatori di servizi di assistenza a terra che svolgono a Fiumicino il servizio di trasporto passeggeri, sono stati invitati ad effettuare, tramite proprie società di manutenzione, un test straordinario aggiuntivo sugli impianti frenanti dei mezzi, avendo cura di farsi rilasciare apposita attestazione di funzionalità. Inoltre, ai citati prestatori è stato richiesto di effettuare un controllo sugli interni dei propri mezzi interpista al fine di verificarne lo stato; tutti i prestatori dunque hanno fornito la prova dell'avvenuta verifica e, ove necessario, dei relativi interventi manutentivi.
  Nel quadro delle attività volte al miglioramento del livello e della qualità dei servizi sullo scalo di Fiumicino, questo Ministero, tramite l'ENAC, darà ulteriore impulso affinché le competenti strutture operative sul territorio (la Direzione aeroportuale di Roma-Fiumicino evidentemente, il team ENAC di certificazione dell'aeroporto e la competente struttura di AdR deputata al controllo del parco mezzi circolante) possano assicurare una incisiva e costante opera di monitoraggio della qualità dei mezzi impiegati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nizzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  SETTIMO NIZZI. Signor Presidente, in parte soddisfatto perché giustamente, con riferimento ai principi in base ai quali il Ministero e l'ENAC indicano alla società di gestione Aeroporti di Roma di effettuare quello che dovrebbe essere fatto per il buon funzionamento di questi servizi, niente di opinabile. Certo è però che i passeggeri – io sono un assiduo frequentatore degli aeroporti di Roma e del servizio navetta – spesso si trovano invece a dover essere trasportati in mezzi assolutamente inadeguati. Infatti, quando sei mesi fa presentai l'interrogazione e mandai le foto all'allora Ministro, la situazione di quel mezzo interpista non era sicuramente idonea al trasporto di esseri umani, con tutti i sedili rovinanti, le tappezzerie stracciate, con evidenti parti metalliche spigolose che avrebbero potuto, anche con un sistema frenante idoneo, in seguito ad uno sbandamento, causare danni alle persone.
  Allora, mi dico: data la grave crisi nazionale che colpisce anche le aziende di handling e di trasporto interpista e dato che il cittadino o il passeggero paga i diritti portuali per avere un servizio adeguato, penso che un controllo più assiduo e molto più incisivo, con un blocco assoluto e una penalizzazione importante per Pag. 7le aziende che svolgono quel servizio, fosse o sia la cosa migliore da fare.

(Elementi ed iniziative in ordine al piano di riorganizzazione dell'ENAV ed ai relativi effetti sull'aeroporto Falconara Ancona – n. 3-01239)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Terzoni ed altri n. 3-01239, concernente elementi ed iniziative in ordine al piano di riorganizzazione dell'ENAV ed ai relativi effetti sull'aeroporto Falconara Ancona (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In risposta ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti, sono state assunte precise informazioni presso l'Ente nazionale di assistenza al volo (ENAV Spa), società che, come noto, fornisce il servizio del controllo del traffico aereo, nonché gli altri servizi essenziali per la navigazione aerea, nei cieli italiani e negli aeroporti civili nazionali, sulla base di contratti di programma e servizio stipulati tra Stato ed ENAV medesima.
  Preliminarmente, la società ha evidenziato come – per effetto delle azioni di razionalizzazione ed efficientamento poste in essere sullo scalo di Ancona – non si determinerà alcuna modifica né alcun ridimensionamento del livello dei servizi forniti.
  Quanto alle motivazioni poste alla base dello sforzo di efficientamento, ENAV rileva che lo sfavorevole momento congiunturale internazionale ha determinato una consistente flessione del traffico aereo assistito, fenomeno che è risultato particolarmente significativo sugli aeroporti a basso livello di traffico. I flussi e i relativi livelli di unità di servizio su tali aeroporti hanno registrato una flessione del 35 per cento rispetto al 2008, ultimo anno di crescita.
  A tale dato congiunturale deve aggiungersi anche il dato strutturale e di contesto se si considera che, in coerenza con le previsioni della normativa comunitaria del «cielo unico europeo», dal 2015 i sistemi aeroportuali dei Paesi membri sono soggetti al regime di performance operativa ed economica comunitaria.
  La Commissione europea ha definito gli obiettivi di efficienza economica cui gli Stati membri e i relativi provider designati, tra cui ENAV, dovranno adeguarsi per conseguire aumento della produttività e riduzione dei costi di esercizio.
  Pertanto, su indirizzo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e di concerto con l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), ENAV ha posto in essere iniziative di razionalizzazione e ottimizzazione dei propri costi connessi agli orari di servizio, agli organici, alle configurazioni tecnologiche e agli interventi di manutenzione tecnica insistenti su circa venti aeroporti a basso traffico, tra i quali figura anche lo scalo di Falconara-Ancona.
  L'analisi effettuata ha, infatti, permesso di identificare una nuova modalità tecnico-operativa di erogazione del servizio, basata su una ancor più rigorosa e stringente congruenza tra le risorse impiegate e il traffico servito, attraverso una modifica della struttura dei costi, ottenuta adottando soluzioni operative, organizzative e gestionali specifiche per le caratteristiche dei predetti aeroporti.
  In particolare, il piano di standardizzazione delle dotazioni tecnologiche deriva da un'analisi approfondita che ha permesso di classificare gli aeroporti in questione in tre classi omogenee, tenendo conto sia delle caratteristiche fisiche degli aeroporti stessi che dei volumi di traffico da assistere.
  Per ogni classe è stata individuata una dotazione tecnologica standard che consente di mantenere inalterati i livelli di safety, riducendo al contempo i costi di esercizio e, di conseguenza, gli oneri per l'utenza.
  Ovviamente, a fronte dei predetti interventi di razionalizzazione della struttura dei costi, il livello di servizio di Pag. 8controllo del traffico aereo fornito da ENAV è rimasto invariato, in linea con quanto previsto dal contratto di programma e di servizio vigente.
  Infine, per quanto concerne l'organico presente sullo scalo in oggetto, è previsto un adeguamento a partire dal prossimo biennio 2016-2017, garantendo personale operativo professionalmente formato e addestrato per i compiti e le mansioni da ricoprire, in ottemperanza alla vigente regolamentazione tecnica di settore approvata da ENAC.

  PRESIDENTE. L'onorevole Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, per la risposta. Siamo soddisfatti ? Per il Ministero è tutto a posto, ma non siamo convinti delle risposte date perché a noi risultano dei dati un po’ diversi. Infatti, si afferma che non si determinerà alcun ridimensionamento dei livelli di servizi forniti ma, ad esempio, il numero minimo di operatori della torre di controllo per ogni turno passerà da tre a due, i quali dovranno svolgere anche compiti di osservazione meteo.
  Poi, abbiamo i dati di traffico: secondo ENAV i flussi sono diminuiti, con una flessione del 35 per cento rispetto al 2008, anno, tra l'altro, di ultima crescita; i dati in nostro possesso, invece, indicano una realtà ben diversa. Infatti, i dati di Assaerotrasporti, facendo l'esempio dei dati relativi a decolli e atterraggi nel 2014, risultano: 12.764 per Assaerotrasporti, appunto, e 9.161 per ENAV, con una differenza di ben il 28 per cento.
  Ora, per Assotrasporti l'ultimo anno di crescita non è il 2008 ma è il 2011 ed i movimenti tra il 2008 e il 2014 sono diminuiti dell'11 per cento, mentre il traffico dei passeggeri è aumentato del 15 per cento e il traffico cargo è aumentato dell'8,5 per cento. Questo grazie all'apertura di nuove tratte verso l'est Europa, con voli con grandi quantitativi di passeggeri e nuove compagnie low cost. In più, l'estensione dei cargo ad altri vettori, come la Fedex ed altri.
  Inoltre, non capiamo perché Ancona viene inserita immeritevolmente in una classe E da ENAV, che comprende aeroporti chiusi al traffico commerciale, mentre Ancona ha traffico commerciale. Invece, ad esempio, l'aeroporto di Rimini, nonostante non svolga più traffico commerciale da ottobre 2014, è in una categoria superiore a quella di Ancona e – ripeto – Rimini è in Emilia-Romagna e in quella regione ci sono quattro aeroporti, mentre nelle Marche abbiamo solo e unicamente Ancona.
  Abbiamo, quindi, il piano nazionale aeroporti del Ministero dei trasporti che classifica Rimini, Ancona e Parma come scali di interesse nazionale. ENAV, invece, considera gli scali romagnoli strategici, mentre l'unico scalo – e ripeto: l'unico scalo – della regione Marche come aeroporto minore o a basso traffico. Quindi, da parte di ENAV c’è un vero e proprio declassamento tecnico operativo, mentre per il Ministero tale aeroporto dovrebbe essere di interesse nazionale.
  Inoltre, per quanto riguarda il sistema ATIS, con lo spegnimento del sistema ATIS i controllori del traffico aereo in servizio ad Ancona sono tenuti a fornire il bollettino meteo ed altre informazioni ausiliarie a tutti gli aeromobili in contatto tramite frequenza operativa una o più volte, in caso di variazioni repentine. Considerando che nel periodo estivo il traffico aereo, attualmente eterogeneo, aumenta notevolmente, con picchi elevati in particolari orari e nei giorni festivi, è facile prevedere frequenze operative intasate, con ritardi o addirittura l'impossibilità di effettuare comunicazioni radio di elevata importanza. Non comprendiamo come tale sistema, implementato negli anni passati, quando la mole della comunicazione radio era inferiore a quella odierna, possa essere dismesso a causa del livello di traffico attuale.
  Quindi, sottosegretario, non posso essere soddisfatta, perché esistono ancora troppe incongruenze. Le chiedo, quindi, di andare a fondo nello studio di questi dati, Pag. 9di capirci un po’ meglio, perché le Marche hanno bisogno del loro unico aeroporto, non declassificato, ma potenziato, perché la regione Marche è una di quelle regioni che è stata colpita più duramente nel tessuto industriale. Abbiamo picchi di disoccupazione che arrivano al 17 per cento e se si cerca di potenziare le Marche a livello di turismo, quindi di sviluppare il turismo, a noi l'unico aeroporto serve e serve anche potenziato.

(Problematiche riguardanti la pianificazione della gestione del Parco nazionale dello Stelvio – nn. 2-00424, 2-00492 e 3-01431)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Kronbichler ed altri n. 2-00424 e Plangger ed altri n. 2-00492 e all'interrogazione Rostellato ed altri n. 3-01431, concernenti problematiche riguardanti la pianificazione della gestione del Parco nazionale dello Stelvio, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Kronbichler se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FLORIAN KRONBICHLER. La voglio illustrare. Mi scusi, Presidente, chiedo a lei il permesso di star seduto, perché mi ha fulminato un mal di schiena. Mi scusi anche la signora sottosegretaria.

  PRESIDENTE. Perfetto. C’è una ragione. Assolutamente sì. Preferisce replicare ?

  FLORIAN KRONBICHLER. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Plangger se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, non voglio leggere l'interpellanza perché risale all'aprile 2014 e ormai non è più tanto attuale, però vorrei sottolineare due o tre punti solo per spiegare un po’ la mia posizione.
  L'attuale amministrazione del Parco risale alla costituzione del consorzio nel 1993 e tutto quello che è successo dopo il 2010 è stato frutto dell'amministrazione che è stata svolta negli ultimi ventidue anni, che è stata, almeno dal punto di vista dei sindaci e anche della popolazione residente della nostra parte della provincia di Bolzano, un'amministrazione fallimentare. Il piano del Parco, a distanza di ventuno anni, non è stato adottato; la zonizzazione prevista, a distanza di ventuno anni, non è stata fatta; non è stato fatto nessun progetto speciale né quello che era previsto sia sul regime idraulico sia sulla gestione delle attività agrosilvopastorali. Tutte queste cose non sono state fatte. Il finanziamento statale, purtroppo, era insufficiente. Ha sopperito un po’ il contributo delle due province, specialmente della provincia di Trento, che ha dato tanti soldi e anche la provincia di Bolzano, però mancavano i soldi della regione Lombardia, che aveva più della metà e non ha contribuito quasi per niente.
  Perciò, si doveva cambiare e nel 2010 tra il Governo e le due province autonome è stato siglato il patto di Milano, nel quale si stabiliva che i soldi per la gestione futura del Parco sarebbero venuti proprio dalle province autonome e dal fondo dei comuni confinanti. Lì ci sono 80 milioni e, di questi 80 milioni, una parte viene destinata alla futura gestione del Parco.
  Il problema più grave del Parco è, però, un problema italiano e non tanto estero, perché all'estero fanno le cose in modo diverso; il fatto è che il Parco si vuole tuttora fare sulla proprietà altrui. In tutta quella zona c’è poco terreno demaniale, c’è tanta proprietà comunale con gli usi civici e ci sono tante interessenze silvopastorali private, e ognuno tutela la sua proprietà, però non c’è la volontà di pagare né un indennizzo né un affitto.Pag. 10
  E proprio lì sorge il problema, perché il Parco nazionale è vicino al Parco nazionale svizzero, che ha già compiuto i dieci anni e che, per questo, non è stata una cosa fallimentare, ma una cosa buona, che ha funzionato bene. Però, proprio per questo caso, in Svizzera pagano un indennizzo; gli svizzeri pagano l'affitto, e allora, se pagano l'affitto, se cade un albero, l'albero può rimanere a terra e non devono pascolare le pecore; se si pagano gli indennizzi possono pascolare i cervi. E lì c’è la differenza, e il nostro interesse è di adeguarsi al Parco nazionale della Svizzera, che è un vero parco, che ha una tutela speciale.
  In questo senso, siamo d'accordo che dobbiamo cambiare queste cose, e allora si potrà fare un vero Parco. Cioè, la nostra popolazione vuole avere un parco, però la differenza tra il Parco svizzero e il Parco nazionale dello Stelvio è che, in Svizzera, nel Parco non vive neanche una persona, non c’è una casa abitata, mentre da noi ci abitano 3 o 4 mila persone. Anche lì bisogna fare le differenze e perciò siamo convinti che la strada che è stata intrapresa sia la strada giusta.
  Questa volta i comuni vogliono un parco, vogliono un parco unitario e, anche questa volta, sarà la volta dei comuni, che vogliono veramente un parco che ha anche il nome del parco, però bisogna cambiare, e su certe cose non bisogna investire troppo sulle infrastrutture. Bisogna pagare l'affitto e, pagando l'affitto ai comuni, pagando l'affitto alle interessenze, allora si potrà lasciare pascolare i cervi e, allora, si potrà lasciare la natura com’è; senza contributi e senza indennizzi il Parco non avrà fortuna.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. L'intesa prevista ai sensi dell'articolo 1, comma 515, della legge n. 147 del 2013 e dell'articolo 11, comma 8, del decreto-legge n. 91 del 2014 è stata sottoscritta lo scorso 11 febbraio tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, province autonome di Trento e Bolzano e regione Lombardia.
  Con essa si è concordato che le funzioni gestionali e i relativi oneri finanziari sono trasferiti dallo Stato alle due province autonome di Trento e Bolzano e alla regione Lombardia, e che la stessa intesa acquisterà efficacia con l'entrata in vigore delle norme di attuazione previste dallo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige e dall'atto legislativo di recepimento per la regione Lombardia.
  La configurazione unitaria del Parco dello Stelvio sarà assicurata attraverso la previsione di un unico piano e di un unico regolamento del Parco, predisposto dalle due province autonome e dalla regione per le parti di rispettiva competenza territoriale, sulla base dei principi della legge-quadro sulle aree protette, la n. 394 del 1991, e sulla base degli indirizzi e linee guida formulati da un comitato di indirizzo e coordinamento.
  Su tali atti, nonché sulle relative proposte di modifica, il Ministero dell'ambiente si è riservato, ai fini dell'approvazione, un parere vincolante. Al predetto comitato di indirizzo e coordinamento, nel quale sono rappresentati, oltre al Ministero dell'ambiente, alle due province autonome e alla regione, i comuni del Parco, le associazioni di protezione ambientale e l'ISPRA, compete altresì la formulazione di indirizzi e linee guida per la ricerca scientifica, la biodiversità, la didattica e la comunicazione, il potenziamento del rapporto con la rete internazionale dei parchi, la valorizzazione del capitale naturale e culturale e la promozione del turismo sostenibile.
  Si ritiene che, sulla base di tale accordo, sussistano i presupposti affinché possano essere perseguite le finalità istitutive del Parco dello Stelvio, nel rispetto della sua valenza di area protetta a livello nazionale, nonché valorizzare la sua funzione di tutela e sviluppo transfrontaliero, considerata, appunto, la sua vicinanza con Pag. 11altre aree protette, quali il Parco Nazionale Svizzero, il Parco naturale provinciale Adamello-Brenta e il Parco regionale dell'Adamello, come correttamente ricordato dagli interroganti.
  Si segnala, con l'occasione, l'urgenza di pervenire al più presto al recepimento della richiamata intesa negli ordinamenti delle province autonome di Trento e Bolzano e della regione Lombardia, al fine di dare un sollecito avvio alla nuova forma gestionale, anche prima della scadenza degli attuali organi, prevista per il 31 maggio dal decreto-legge n. 192 del 2014, il cosiddetto «milleproroghe».
  Quanto alle risorse destinate al funzionamento del Parco, si segnala, in ultimo, che il Parco è stato finanziato mediante un meccanismo della copertura delle spese di natura obbligatoria con un importo di oltre 5 milioni di euro all'anno e di circa 660 mila euro per azioni a tutela della biodiversità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Kronbichler ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza per 25 minuti, non avendo illustrato la sua interpellanza.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente e grazie signora sottosegretaria. Con questa interpellanza veniamo molto post festum, perché l'obiettivo che mi ponevo con essa è già svanito nel frattempo. L'interpellanza risale al febbraio dell'anno scorso; nel frattempo, un mese fa, al più tardi, la commissione paritetica dei 12 per il Trentino-Alto Adige/Südtirol ha già votato all'unanimità la bozza di norma di attuazione che, in pratica, definisce il Parco nazionale in quel senso che noi abbiamo ritenuto troppo lesivo dei principi di un parco nazionale.
  Io concordo con l'analisi del collega Plangger. Dissento, invece, per quello che riguarda la terapia. Proprio l'essere un territorio spartito tra una regione ordinaria e due province a statuto speciale è l'elemento su cui da cinque anni si è scatenata un'offensiva autonomista delle nostre due province, mentre le altre due parti, lo Stato e anche la regione ordinaria della Lombardia, intorno al Parco nazionale dello Stelvio si sono contraddistinti, come ha già detto il collega, per un disinteresse proprio scandaloso. Addirittura, la regione Lombardia si è ricordata del Parco nel 2005 quando c'erano i campionati mondiali, facendo tutte le strutture contro i principi del parco e poi per le Olimpiadi. Ma vi è stato un disimpegno: di questo ne devo dare atto.
  Da parte della nostra provincia da sempre c'era voglia di eliminare il Parco, almeno di ridurlo già nei suoi confini e anche nei contenuti. Dobbiamo ammettere che adesso diventiamo proprietari del Parco. La norma di attuazione in pratica sancisce il principio per cui ognuno è padrone in casa sua. Ci saranno tre padroni: la regione Lombardia, per la parte più grande, e, per una parte un po’ più piccola (comunque grande), la provincia autonoma di Bolzano e, per una piccola parte, il Trentino. E, in pratica, possono fare quello che vogliono. Ci saranno tre parchi provinciali, sicuramente denazionalizzati. Io non ho nessuna paura, non sono un difensore sfegatato della nazionalizzazione, anche del parco nazionale, però c’è un concetto che vale in tutti gli Stati e se adesso la norma prevede il mantenimento della configurazione e della denominazione, ciò viene già presentato quasi come una cessione, come un compromesso, ossia continua a chiamarsi parco nazionale. Le popolazioni della mia provincia di lingua tedesca osteggiavano il Parco perché lo sentivano – e ciò è alla base di tutti i tentativi della riforma fino ad ora – come un'imposizione fascista, come un relitto fascista. Adesso, però, quest'anno il Parco compie proprio ottant'anni e c’è da sperare che non si festeggi il compleanno con un'esautorazione di questa bellissima zona. La zona resterà chiaramente, però che sia e che rimanga tutelata. C’è già stata un'offensiva, nel 2012, fermata dal Presidente della Repubblica Napolitano che non ha firmato allora quel decreto dello smembramento di fatto.
  Io faccio il portavoce di quasi tutte le associazioni protezionistiche dell'Italia che Pag. 12hanno inviato un appello al Presidente del Consiglio, associazioni che mettono in guardia dalla soppressione dell'ente Parco, un consorzio che aveva personalità giuridica, sostituito adesso da un comitato di coordinamento formato da nove saggi (chiamiamoli così), che dovrebbero coordinare e fornire indirizzi.
  È un comitato, però, privo di personalità giuridica, di personale, di mezzi, ossia di soldi e di bilancio, tanto da non poter nemmeno provvedere (e ciò sull'onda di questa voglia di far fare tutto gratis), a far fronte al diritto al rimborso della partecipazione alle sedute. Quindi, c’è il rischio che sarà una sorta di salotto inutile ed ininfluente, che certo non è elemento di garanzia dell'unitarietà insita nella norma di attuazione così formulata: sull'unitarietà hanno ceduto un po’ coloro che volevano più «separazione», che, poi, da noi si chiama sempre più «autonomia», che è un termine più nobile. Le associazioni chiedono che quel comitato sia dotato di personalità giuridica e di effettivi poteri per tutto quello che riguarda le funzioni unitarie del Parco nazionale.
  Il secondo punto, poi, riguarda il venir meno degli strumenti fondamentali del governo di ogni parco nazionale: il piano del Parco e il regolamento. Secondo l'intesa sottoscritta – che lei, signora sottosegretaria, ha citato –, questi strumenti dovrebbero venire redatti in modo indipendente dai tre gestori, ciascuno per il proprio pezzetto di territorio. Lei ha parlato, signora sottosegretaria, di unicità, di unico piano e di unico regolamento ma io non riesco a leggerlo dalla norma. Ognuno fa per conto suo e questa denazionalizzazione del Parco dello Stelvio rappresenta sicuramente anche un precedente per la sua importanza e notorietà internazionale, come sostengono le associazioni. Infatti, in nessuna parte dell'Europa, finora, ci risulta che sia mai stato cancellato un parco nazionale. La lettera non è cancellata nemmeno qui – questo è vero –, però dichiararmi soddisfatto della sua risposta mi riesce difficile, perché difficile è il caso che lei deve sostenere.
  Mi è antipatico anche, da autonomista convinto che sono, dovermi appellare allo Stato, in questo caso al Ministro dell'ambiente, affinché si avvalga della sua intesa vincolante, chiamiamolo quasi del suo diritto di veto, in tutte le questioni. Non ci dovrebbe essere, ma, purtroppo, lo ritengo importante, perché c’è da diffidare. Io diffido di chi fa da promotore di questa riforma del Parco nazionale, perché, in fondo, si è fatto di tutto, ma si è partiti non da un atteggiamento in positivo, cioè di fare un parco, magari, ancora più bello: noi siamo molto fieri, di solito, ed anche presuntuosi, diciamo così, di fare i primi della classe, però su questo abbiamo accettato questa norma.
  Questa norma è stata accettata dai rappresentanti della maggioranza politica in provincia, da chi fondamentalmente lo voleva delimitare, quasi lo voleva eliminare, da chi voleva far fuori il Parco. Il Parco è stato demonizzato anche per i suoi effetti svantaggiosi nei confronti della popolazione che ci abita: tutte queste cose ovviamente vengono e devono essere prese in considerazione; devono essere tutelate, perché un parco non può vivere solo come ha dovuto vivere fino ad adesso per i divieti. Se la regione Lombardia e lo Stato adesso lamentano questa frammentazione, anche certe associazioni protezionistiche devono farsi questa autocritica: si sono limitati a non far niente, che per la salvaguardia di un parco nazionale non è sufficiente.
  Non è soltanto – diciamo così – il «non costruire» o altro che basta per aver avere un parco. Quindi, colpa anche nostra, colpa delle amministrazioni; adesso che è già così, io non voglio combattere battaglie perse e mi auguro che si verifichi quanto detto da lei, signora sottosegretaria, che inizi adesso una nuova era in un senso anche solidale tra le province, la regione e lo Stato, il quale faccia pure il sorvegliante, in senso democratico ovviamente, e spero allora – diciamo così – di poter augurare un buon compleanno a questo nostro Parco nazionale dello Stelvio ottantenne.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Plangger ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Ha dieci minuti.

  ALBRECHT PLANGGER. Sì, grazie, Presidente. Io sono soddisfatto, ringrazio la signora sottosegretaria, prendo atto anche con soddisfazione che si vuol chiudere – per iniziare, dopo, un percorso nuovo – il vecchio: entro il 30 maggio e prima che scadano gli incarichi al presidente o al direttore.
  Al collega Kronbichler posso dire: niente paura del nuovo, al vecchio non vogliamo più tornare; nessuna delibera si farà in futuro senza il voto positivo del rappresentante del Ministero dell'ambiente: se non alza la mano, non si deciderà niente; ma in ordine a ciò dico di non aver paura, e noi – questo lo assicuro alla signora sottosegretaria – assicuriamo la nostra volontà di fare un percorso comune con il Ministero e anche di tenere assieme il Parco. Questa è la mia premessa, che faccio in questa sede.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rostellato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  GESSICA ROSTELLATO. Grazie Presidente, sì, ringrazio la sottosegretaria Velo e mi dichiaro parzialmente soddisfatta, in quanto avremmo preferito maggiori rassicurazioni da parte del Governo sul mantenimento della sicurezza e della tutela del Parco dello Stelvio.
  Questa intesa dell'11 febbraio ha creato parecchie preoccupazioni soprattutto tra le associazioni ambientaliste e i dipendenti anche, che si sono ritrovati, in qualche modo, trasferiti alle province autonome di Trento e Bolzano e all'ente che la regione Lombardia ancora deve definire.
  Io capisco che il Consorzio non sia stato un'esperienza positiva e, quindi, andava superato, però è anche vero che questa nuova organizzazione, comunque, è una cosa mai sperimentata; quindi credo sia normale, anche per gli enti, per i comuni, per le persone che vivono in quella zona, che vi sia un po’ di titubanza nei confronti di questo cambiamento, che comunque è una grande svolta.
  Può essere che, magari, tra dieci anni ci ritroveremo a dire: è stata la soluzione giusta, perché prima le cose non funzionavano e, invece, in questo modo, siamo riusciti veramente a gestire il Parco nel migliore dei modi. Certo, lascia un po’ perplessi il fatto che questo Comitato di indirizzo dia solo delle linee generali a cui attenersi e che, quindi, effettivamente i tre enti – le due province e la regione Lombardia – possano effettivamente, poi, mettere in atto delle azioni anche diverse all'interno dello stesso Parco e, quindi, magari anche a pochi chilometri di distanza che le cose vengano gestite in maniera leggermente diversa.
  Nonostante ciò, auspichiamo che effettivamente questa intesa riesca a garantire una migliore gestione del Parco, però chiediamo un impegno da parte del Ministero di continuare a vigilare seriamente sulla gestione del Parco nazionale e che non venga sottovalutata alcuna segnalazione che arrivi dai territori e dalle associazioni ambientali.

(Elementi ed iniziative in ordine all'incidente verificatosi in data 27 settembre 2014 presso la Raffineria di Milazzo (Messina) – n. 2-00703)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Villarosa ed altri n. 2-00703, concernente elementi ed iniziative in ordine all'incidente verificatosi in data 27 settembre 2014 presso la Raffineria di Milazzo (Messina) (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Villarosa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, avrei voluto illustrare ma siccome l'interpellanza è molto vecchia, preferisco prima ascoltare e poi replicare.

  PRESIDENTE. Quindi rinuncia all'illustrazione, passiamo direttamente alla risposta Pag. 14della sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo. Prego, ne ha facoltà.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente, come è stato detto, l'incidente è occorso nella notte del 27 settembre 2014 presso la raffineria Mediterranea e a seguito dell'incidente il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha immediatamente inviato una notifica preliminare dell'evento alla Commissione europea, nelle more di avviare la procedura prevista dall'articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 1999.
  Dalle informazioni subito acquisite dalle autorità locali era risultato che l'incidente non aveva nell'immediato provocato alcun problema di rilievo, né per il personale della raffineria, né per la popolazione residente nelle zone circostanti. L'ARPA Sicilia si era subito adoperata per verificare i dati ambientali forniti dai sistemi di monitoraggio, non rilevando concentrazioni anomale degli inquinanti monitorati, né il superamento dei limiti di legge. Era stato immediatamente organizzato un piano di attività che comprendeva il monitoraggio al suolo delle ricadute dei fumi in termini di analisi di microinquinanti organici persistenti (quali diossine e IPA) e di contaminanti inorganici (quali metalli pesanti). Nello stesso tempo si procedeva al prelievo di campioni di acqua, compresa quella di mare, vegetazione e aria. L'attività di controllo si è protratta fino a quando è stata ritenuta utile e significativa dall'ARPA Sicilia e dalle autorità locali.
  È importante riferire che in occasione dell'evento e una volta acquisiti tutti i dati conoscitivi, la prefettura di Messina ha ritenuto di non attivare il piano di emergenza esterno, regolarmente redatto, in quanto l'incendio era contenuto all'interno della raffineria e non comportava pericoli per la popolazione. Rientrando poi l'impianto di cui si tratta tra quelli autorizzati con AIA, l'avvenuta pubblicazione da parte della Commissione UE delle conclusioni sulle BAT consente oggi di poter programmare a breve, una volta completato l'aggiornamento dei modelli con cui presentare le istanze, un procedimento di riesame nell'ambito del quale prendere in considerazione, tra l'altro, le problematiche inerenti la sicurezza dell'esercizio dell'impianto, alla luce dell'evento dello scorso settembre, nonché di procedere a un riscontro da parte dei competenti enti territoriali circa la compatibilità di tale esercizio con la garanzia di adeguati livelli di qualità dell'ambiente sanitario.
  All'esito, infine, della visita ispettiva straordinaria effettuata dall'ISPRA per verificare il rispetto delle condizioni autorizzative potenzialmente connesse all'evento incidentale di cui si tratta, in considerazione dell'accertata violazione di talune prescrizioni relative all'attività di ispezione e manutenzione del parco serbatoi del decreto AIA, a seguito della comunicazione resa dalla stessa ISPRA al prefetto, si sta procedendo alla comunicazione da parte di quest'ultimo delle sanzioni amministrative previste dalla norma.

  PRESIDENTE. L'onorevole Villarosa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No, Presidente, naturalmente non sono soddisfatto, principalmente perché questo è un incidente – così come ha ribadito il sottosegretario – di ottobre 2014, è un incidente per cui non è vero, come sento, che in occasione dell'evento la prefettura ha attivato il piano regolarmente redatto. Caro sottosegretario, noi non abbiamo perso tempo, a differenza purtroppo – devo ammetterlo – del Governo, perché sei mesi per un incidente del genere, con la popolazione che vive a 50 metri dell'impianto – 50 metri – con bambini anche di un anno... Vorrei vedere il sottosegretario, dopo un incidente avvenuto all'una di notte, che riceve un'informazione solo ed esclusivamente su internet – quindi chi non ha internet a Milazzo può anche morire – ricevendo l'informazione di stare a casa, con una nube di fumo Pag. 15tossica enorme, che copre (perché questo è accaduto) l'intero condominio. La comunicazione è stata di rimanere a casa.
  Noi non abbiamo perso tempo, anche con la collega Mannino, con la collega Grillo, con D'Uva, con Zafarana, la nostra collega giù in regione Sicilia, abbiamo fatto numerosi accessi agli atti, dodici accessi agli atti. La prefettura ci rispondeva che, con specifico riferimento alla consultazione della popolazione, la prefettura nel 2008 ha provveduto a una preventiva consultazione attraverso dei consigli comunali aperti. Chi c'era nel consiglio comunale aperto ? Si fa la comunicazione alla popolazione a casa del comune, non in giro, non in strada, non nei luoghi sensibili. Si fa un consiglio comunale, si dice che è aperto e allora ci si pulisce la coscienza e si pensa di aver informato la popolazione. Non è questo il modo, secondo noi, di operare. Inoltre, ci sono dei problemi sul piano di emergenza esterno; ci sono dei problemi che nell'accesso agli atti della prefettura vengono riscontrati: non c’è stato un aggiornamento secondo le prescrizioni di legge. Quindi, anche su questo vi chiedo di mettervi d'accordo.
  Io ero lì, ci sono passato, caro sottosegretario, il giorno prima; alle 6 di sera, Presidente, tornavo da Catania con la macchina e vicino all'autostrada, sono circa cinque o sei chilometri, ho iniziato a sentire una puzza incredibile. Noi purtroppo siamo abituati a sentire quella puzza in quel territorio, perché abbiamo una raffineria, abbiamo un'acciaieria, abbiamo un'ex fabbrica di amianto. Presidente, è scioccante, su 220 ex dipendenti, 180 sono morti prematuramente. Lo ripeto, 180, e quella fabbrica va ancora bonificata. Abbiamo un impianto a idrogeno che se fosse scoppiato sarebbe arrivato a 20 chilometri di distanza dall'impianto e c’è uno studio Sentieri, credo che lo conosciate, almeno lei, sottosegretario, che parla dell'incidenza dei tumori e delle malattie proprio nei nostri territori. Guardi, fa veramente male: in entrambi i generi i ricoveri per tutte le cause si discostano dall'atteso. Nelle donne si osserva un eccesso di ricoveri per tutti i tumori maligni, mentre sono in difetto i ricoveri per le malattie del sistema circolatorio. In entrambi i generi si osserva un difetto nei ricoveri per le malattie dell'apparato digerente; negli uomini i ricoveri per l'apparato urinario si discostano dall'atteso. Nelle donne si osserva un eccesso di ricoveri per tumori maligni della mammella e dell'utero; negli uomini è presente un difetto dei ricoveri per tumori maligni della proposta e un eccesso di tumori maligni alla tiroide. Le malattie cerebrovascolari sono in eccesso in entrambi i generi. In entrambi i generi le malattie respiratorie acute sono in difetto, le croniche-ostruttive e l'asma in eccesso. Guarda caso, proprio malattie respiratorie. Negli uomini è presente un eccesso di ricoveri dovuto a pneumoconiosi, la malattia epatica cronica e la cirrosi sono in difetto in entrambi i generi. Nefriti, sindromi nefrosiche e nefrosi sono in eccesso negli uomini.
  Lo sa che cosa vogliono costruire, Presidente, al posto di una centrale elettrica ? Un inceneritore, proprio lì. C’è una via, vorrei ricordarlo, che si chiama via Passo Vela e la chiamano via delle parrucche – una volta l'ho già raccontato in Aula – perché vi passa un elettrodotto e hanno deciso di farne un altro aereo, anche se ormai si fanno solo interrati, nello stesso territorio, e questa via la chiamano la via delle parrucche, perché in ogni casa, lo ripeto, in ogni casa, c’è almeno una persona che porta la parrucca, ma non per piacere, perché malata, di leucemia. Non le sembra impressionante vivere in un Paese che con tranquillità nomina una via del proprio territorio via delle parrucche, perché piena di malati e nessuno fa niente ?
  La prima comunicazione, come dicevo, è arrivata alle due di notte, ma non è stata informata la popolazione, ve lo posso assicurare, perché ho vissuto quella vicenda – sono andato il giorno dopo con il prefetto, con i Vigili del fuoco –, non è stata informata la popolazione. Non c'era una macchina dei Vigili del fuoco in giro nel territorio per informare i cittadini che non capivano, si dicevano: cosa facciamo, Pag. 16usciamo, stiamo a casa, c’è un punto ? Capisco che ci vogliono i soldi per gestire un'emergenza, per far stare a casa, negli alberghi o in altri luoghi i cittadini, ma se la salute non la mettiamo al primo posto... che Paese civile è ?
  Inoltre, vi è un altro fatto scioccante sul quale le chiedo, sottosegretario, di informarsi. Avvenuto l'incidente, una nube di fumo enorme, creata da 600 mila litri di virgin naphtha – 600 mila litri di virgin naphtha ! –, per tre giorni continua a girare nei cieli del nostro territorio, mi interesso e l'ARPA mette due colonnine mobili – due colonnine mobili, Presidente ! – per monitorare l'evento, ma se rispetto alla raffineria il fumo andava di là, loro le hanno messe di qua. Rispetto alla città, il fumo andava verso San Filippo del Mela e Santa Lucia del Mela, verso le montagne, e loro hanno messo le due nuove colonnine mobili a mare. Io ho telefonato e – mi prendo la responsabilità di quello che sto dicendo – sa cosa mi hanno risposto ? «Normalmente il vento tira da quel lato, quindi le colonnine le abbiamo messe da quel lato». Lo sa qual è stata la seconda risposta ? «Le colonnine mobili hanno necessità di molta energia – ma che colonnine mobili sono se hanno bisogno di molta energia ? – e quindi dovevano stare vicino a un edificio comunale, pubblico, che potesse garantirgli la giusta energia». Che colonnine mobili sono ? A cosa ci servono queste colonnine mobili se vengono messe in direzione opposta e necessitano di un'energia di cui non dovrebbe necessitare una colonnina mobile ? Tali erano le risposte sulle colonne mobili.
  Cosa intendete fare per il territorio, per informare realmente ? Un nostro europarlamentare, Corrao, ha già installato con soldi suoi delle colonnine, dei nasi elettronici, per verificare. Non lo dobbiamo fare noi ! Non lo dobbiamo fare noi ! Sono passati sei mesi e lì non è successo niente, non è cambiato niente ! Ripeto: perché i controlli non ci sono stati ? Concludo come avevo iniziato il mio discorso, dicendo che tornavo da Catania a Milazzo in autostrada e ho iniziato a sentire questo forte odore; c'era la mia ragazza a fianco, ho chiesto cosa fosse quell'odore così forte e lei ha detto che ci eravamo abituati, però sinceramente così forte non lo avevamo mai sentito. Allora, dalle 6 del pomeriggio a mezzanotte e cinquanta tutti sentivano quel forte odore strano e particolare, perché il tetto di quel serbatoio era piegato e quindi uscivano i fumi; uscivano i fumi all'esterno e nessuno della prefettura, di chi doveva occuparsi di questa cosa – nessuno ! – ha fatto una telefonata chiedendo se stava succedendo qualcosa, se c'era un problema. Chi aveva la responsabilità di controllare, dov'era ? Dalle 6 del pomeriggio all'una di notte i miasmi erano impressionanti ! Lavoravano su quel tetto, sembra ci sia stata di una scintilla, perché cercavano di rialzarlo per un problema al galleggiante, ed è scoppiato l'incendio, quindi c'erano più di sei ore di tempo per potere verificare cosa stava accadendo alla raffineria. Quindi, glielo dico: controlli – parlo per Milazzo ma credo sia una cosa generalizzata in Italia – e preventivi non esistono; informazioni alla popolazione, non esistono; e l'incidenza dei tumori in questi luoghi è in crescita ovunque. Ve lo chiedo cortesemente, non da deputato ma da cittadino italiano: non affrontate più queste cose con questa leggerezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,20).

  PRESIDENTE. Signora sottosegretaria, la pregherei di attendere un attimo, perché c’è una richiesta al Governo da parte di un collega, l'onorevole Burtone. Prego, onorevole Burtone.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, la ringrazio. Intervengo perché ormai è nota all'opinione pubblica, non solo italiana, la vicenda accaduta in Sicilia proprio nei giorni scorsi: il collasso Pag. 17di un viadotto lungo l'autostrada Catania-Palermo. Non è il primo caso, perché ci sono state altre problematiche che hanno toccato la rete viaria della nostra Sicilia, però ci troviamo di fronte ad una situazione molto critica, molto delicata, perché viene spezzata di fatto la Sicilia e non c’è possibilità di un collegamento agevole tra la Sicilia orientale e la Sicilia occidentale.
  Non è tempo di polemiche, ma è tempo di lavoro e di proposte. Noi sappiamo che oggi pomeriggio il Governo sarà presente sul posto, andrà il ministro Graziano Delrio. La nostra richiesta al Governo, per suo tramite, Presidente, è di venire in Aula a riferire sulle proposte concrete che esso intende portare avanti oppure, in subordine, che riferisca nelle Commissioni competenti, perché in Sicilia vi è molta preoccupazione. La Sicilia ha molti problemi di natura economica e sociale, a questi si aggiunge ora questo fatto che sta piegando una parte importante della realtà economica siciliana. Vogliamo quindi un'attenzione forte da parte del Governo.

  CLAUDIA MANNINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Interviene sul medesimo argomento ?

  CLAUDIA MANNINO. Sì, grazie Presidente. Non ripeto quanto già detto dal collega. Faccio però due considerazioni. Non ritengo accettabili le dichiarazioni del Governo che in questi giorni ha detto di non sapere nulla della situazione delle infrastrutture siciliane in quanto è assolutamente falso. Elenco semplicemente: il crollo di pochi giorni fa, causato da un dissesto idrogeologico iniziato nel 2005; il 30 dicembre 2014 si è verificato un crollo sul viadotto Scorciavacca; il 7 luglio il viadotto Petrulla; il 28 maggio il viadotto Geremia II; il 2 febbraio 2013 il crollo del viadotto sul fiume Verdura.
  Si tratta di cedimenti che noi abbiamo puntualmente segnalato sia a livello nazionale che regionale. Quindi, come prima cosa: correttezza dell'informazione.
  Come seconda cosa: abbiamo proposto emendamenti alla legge di stabilità per avviare la trasparenza sulle manutenzioni ordinarie e sulle assegnazioni delle gare che Anas avvia nella regione siciliana, ma sono stati bocciati. Abbiamo chiesto di avviare con Anas di avviare una campagna di controllo delle infrastrutture con le tecnologie che sono a disposizione con un emendamento alla legge di stabilità 2014, ma anche questo è stato bocciato dalla maggioranza e dal Governo.
  Pertanto, l'unica strada che noi chiediamo di intraprendere a questo Governo, al di là del triangolo amoroso tra i vari Incalza di turno, i Lupi o il Presidente del Consiglio...

  PRESIDENTE. Onorevole Mannino, la ragione per cui le ho dato la parola è che vi è una richiesta al Governo, siccome lei ha svolto delle considerazioni politiche che si tengono alla fine della seduta e non in questa fase, la prego di arrivare al punto, altrimenti non ho motivo di lasciarle la parola.

  CLAUDIA MANNINO. La proposta è quella di fare subito un bando pubblico europeo per l'assegnazione di chi sta all'interno di Anas con dei soggetti che non abbiano mai avuto a che fare con le autostrade italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Bene, grazie. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti interventi a favore del Mezzogiorno.

  La seduta, sospesa alle 11,25 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 18i deputati Adornato, Bindi, Boccia, Fioroni e Manciulli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00653, Scotto ed altri n. 1-00680, Famiglietti ed altri n. 1-00685, Cariello ed altri n. 1-00688, Palese ed altri n. 1-00689, Di Lello ed altri n. 1-00764, Matarrese ed altri n. 1-00765, Labriola ed altri n. 1-00766 e Barbanti ed altri n. 1-00770 concernenti interventi a favore del Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00653, Scotto ed altri n. 1-00680 (Nuova formulazione), Famiglietti ed altri n. 1-00685, Cariello ed altri n. 1-00688, Palese ed altri n. 1-00689, Di Lello ed altri n. 1-00764, Matarrese ed altri n. 1-00765, Labriola ed altri n. 1-00766 e Barbanti ed altri n. 1-00770, concernenti interventi a favore del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 23 marzo 2015 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Di Lello ed altri n. 1-00764, Matarrese ed altri n. 1-00765, Labriola ed altri n. 1-00766 e Barbanti ed altri n. 1-00770 che sono state già iscritte all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,05).

  PRESIDENTE. Prima di invitare il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno, ha facoltà di intervenire la collega Prestigiacomo che ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Prego.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente. Le recenti notizie relative al crollo in Sicilia del viadotto Himera che ha spaccato in due l'isola, con danni incalcolabili dal punto di vista economico, crollo che segue di pochi mesi il crollo del viadotto di Agrigento appena inaugurato; il vergognoso scaricabarile a cui stiamo assistendo in queste ore tra il governo Crocetta di sinistra e il Governo nazionale; le dimissioni annunciate, gravissime in questo contesto, del presidente dell'ANAS Pietro Ciucci; il crollo del soffitto della scuola di Ostuni di ieri che fortunatamente non ha causato vittime, ci inducono a chiedere con urgenza un'informativa da parte del Governo.
  Presidente, il Presidente Renzi all'inizio del suo mandato aveva promesso agli italiani che avrebbe messo in sicurezza il futuro, a partire dall'edilizia scolastica e dal dissesto idrogeologico. Qui crolla tutto: venga con urgenza il Governo a riferire sulla situazione delle nostre opere pubbliche e su cosa si intende mettere in campo.

Si riprende la discussione di mozioni.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, do i pareri sulle mozioni presentate anche alla luce degli interventi che l'allora sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio, oggi Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, aveva fatto in quest'Aula.
  Il parere è favorevole sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-00653. Per la mozione Scotto ed altri n. 1-00680 (Nuova formulazione), il parere è favorevole con una riformulazione: la riformulazione consiste nell'espungere dagli impegni quello che dice: «a confermare la percentuale di riparto del Fondo per lo sviluppo Pag. 19e la coesione assegnando l'85 per cento delle risorse al sud e il 15 per cento al centro-nord». La riformulazione consiste nell'espungere questo impegno in quanto per norma di legge varata dal Parlamento, parlo della legge del 27 dicembre 2013 n. 147, la legge di stabilità per il 2014, le percentuali di riparto sono stabilite per legge nell'80 per cento a favore delle aree del Mezzogiorno e nel 20 per cento a favore delle aree del centro-nord. Quindi, questo impegno non è recepibile. Il resto degli impegni della mozione Scotto ed altri n. 1-00680 (Nuova formulazione) sono accettati.
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Famiglietti ed altri n. 1-00685.
  Il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Cariello ed altri n. 1-00688, Palese ed altri n. 1-00689, Di Lello ed altri n. 1-00764, Matarrese ed altri n. 1-00765, Labriola ed altri n. 1-00766 e Barbanti ed altri n. 1-00770.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia, che non vediamo in Aula. Andiamo avanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, sul tema dello sviluppo del sud si sono pronunciate molte parole, sono state avanzate molte proposte, sono stati annunciati molti progetti. Qual è stato il risultato ? Nessuno, perché le parole sono rimaste tali e le proposte sono morte sulla carta e i progetti sono serviti spesso solo per arricchire qualche amico e per creare clientele sul territorio, alimentando lo sconforto di chi è utile solo nel momento della creazione del consenso.
  Anche in questo caso le proposte non mancano ed alcune, se fossero attuate realmente dal Governo, risulterebbero rivoluzionarie, pur nella loro logica normalità. Lo sfruttamento del potenziale del sud presente in materia di produzione di energia tramite fonti rinnovabili, per non parlare del potenziale dell'industria, della cultura, del turismo sostenibile e dello sport: questa è la vera ricchezza del sud.
  Le occasioni non mancano anche a breve, visto che in Calabria saranno a luglio ospitati, per esempio, i mondiali di kitesurf a Gizzeria, un evento che muoverà circa 80-100 mila persone. È un lustro per questa regione e per l'Italia intera, visto che i competitor in questo settore erano città ben note e ben qualificate come Abu Dhabi o San Francisco.
  Ma le persone che partiranno da tutto il mondo per raggiungere questa località come lo faranno ? Attraverso, per caso, un'autostrada Salerno-Reggio Calabria che, grazie anche al crollo recente del viadotto Italia, ora è tagliata dal resto dell'Italia ? O con i treni, con i treni, grazie alle tratte sulle lunghe percorrenze, l'assenza cronica di investimenti che riguardano il trasporto ferroviario o un trasporto regionale che è più simile ad un colabrodo e una ferrovia ionica che è da Far West ? Ci sono ancora i trenini diesel con una singola corsia, non penso che questa sia una soluzione congeniale.
  Resta il solo trasporto aereo, l'aeroporto di Lamezia Terme, che ora è entrato negli aeroporti di interesse strategico, ma sempre che ovviamente, bontà loro, i vertici della Sacal che gestisce l'aeroporto, riescano a fare squadra con i vertici di palazzo Campanella – e qui stendo un velo pietoso purtroppo sul governo della regione – o con il Governo nazionale a sostegno di questa iniziativa che può dare lustro alla Calabria, all'Italia intera, a tutto il sud in particolare.
  Non possiamo neanche più perdere la più piccola occasione, perché in Calabria e nel sud siamo arrivati – lo dice la Svimez – al sesto anno di crisi, ce ne aspettano altri due. Siamo passati dall'emergenza produttiva a quella sociale, attraverso il crollo dell'occupazione. Non serve elencare freddi numeri per arrivare a dire che ormai la popolazione che vive a sud dello Pag. 20stivale è arrivata ad una situazione di difficoltà nell'affrontare anche la vita quotidiana.
  Inoltre, cosa fa il Governo ? Con una manovra scellerata nel DEF prevede nel 2015 un taglio della spesa pubblica che sarà del 6,2 per cento nei confronti del PIL, al sud più del doppio rispetto al nord, che sarà del 2,9 per cento, con un effetto ovviamente depressivo sull'economia del Mezzogiorno e un ampliamento dei divari regionali. Sono questi gli effetti di una spending review tutta all'italiana, poco definita e poco realizzata, che non si è tradotta in un taglio degli effettivi sprechi, bensì nel taglio generalizzato di investimenti pubblici e di incentivi alle imprese, mentre servirebbe trasformare gli sprechi in spesa produttiva per i servizi pubblici, fortemente carenti specie nelle aree svantaggiate del Paese.
  E non è andata meglio negli anni passati: nel 2013 il taglio è stato pari al 2,2 per il centro-nord, mentre per il sud la riduzione è stata del 4,5. Stessa performance, se così vogliamo chiamarla, nel 2014, dove il sud ha patito un taglio del 5,5 mentre il centro-nord del 2,8.
  Rendiamoci conto che, piaccia o meno, esiste una questione meridionale e le possibili soluzioni per evitare che si consumi il dramma collettivo sono totalmente assenti dalle linee guida di tutti i documenti economici presentati dal Governo e anche dal Governo europeo.
  In questi ultimi anni l'assenza di una politica economica è stata nascosta dal problema del risanamento dei conti pubblici, fatti pagare, direttamente o indirettamente, dagli strati più deboli della popolazione, con un coinvolgimento sempre più marcato di un ceto medio, economicamente diventato ormai borderline. Il nostro Mezzogiorno, oltre alla miopie della mancata universalità dell'area euro e agli opportunismi che ne sono scaturiti, sta scontando l'inadeguatezza di una classe politica europea che ha fatto perdere importanti appuntamenti per lo sviluppo, condannando il Mezzogiorno a una concorrenza spietata dovuta all'ingresso nell'Unione europea dei Paesi dell'Est. Questo, unito al venire meno delle risorse nazionali ordinarie, ha provocato il collasso.
  Continuiamo a chiedere di mobilizzare le risorse di questo territorio con politiche generali, nazionali, che puntino sul funzionamento della pubblica amministrazione e del welfare, che adesso possa essere funzionale. Scuola, sanità, giustizia e rendere più puro l'ambiente dove si vive: è impossibile ancora pensare che ci sono zone come il crotonese, come la Pertusola o, come nel cosentino, la Legnochimica dove ancora non si parla di bonifiche, dove ancora si muore di tumore, vista l'alta incidenza dei tumori. È impossibile pensare che, ancora una volta, sui dossier sulle navi dei veleni non si riesce a trovare una soluzione o a scoprire una verità, quando nei litorali adiacenti, in questo caso il Tirreno cosentino, si stanno pescando dei tonni deformi, con spina bifida. E mi vengono a parlare che non è possibile che lì vi siano tumori. Chissà cosa c’è interrato in quel mare, quali fusti ancora nasconde.
  Ci uniamo, come già abbiamo fatto più di una volta, nella richiesta di una logica di sistema che sia qualificata da una prospettiva progettuale a lungo termine. Prioritario è il rilancio degli investimenti, concordato in sede europea con dei vincoli e dei controlli verso la partecipazione delle regioni, al fine di garantire l'efficace raggiungimento degli obiettivi, spesso deviati da opportunismi locali. Bisogna fare in modo che l'Agenzia per la coesione territoriale migliori la capacità di impiego dei fondi strutturali, sia quelli che rimangono del 2007-2013, sia quelli della prossima programmazione. Allo stesso tempo, per garantire sostegno alla domanda e per proteggere dall'indigenza le famiglie, scongiurando il ricatto della miseria, occorrerebbe attivare uno strumento di contrasto alla povertà, al fine di contribuire, con sussidi di disoccupazione e all'impiego, ad iniziative particolari, una sorta di Piano Marshall. Ricordiamo che c’è ancora una vertenza, Getek e Infocontact. Stiamo parlando Pag. 21di oltre 2 mila famiglie che rischiano di rimanere senza lavoro. È una crisi generalizzata.
  Servirebbe, insomma, fare sentire ancora cittadini italiani milioni di persone che non ci credono più e, forse, neanche ormai ci sperano più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente. Mi scuso anche per l'assenza precedente, ma ho saputo semplicemente da pochissimi minuti che dovevo intervenire.
  Io credo che non dobbiamo scomodare i grandi meridionalisti del secolo scorso per capire le difficoltà che oggi sta attraversando il Mezzogiorno d'Italia...

  PRESIDENTE. Per favore, possiamo abbandonare i banchi del Governo ! Per favore.

  LELLO DI GIOIA. E credo anche che gli stessi dati Svimez, che ci sono stati consegnati qualche tempo fa, dimostrino sostanzialmente le difficoltà che questa area del nostro Paese sta attraversando. Credo che sia dovere del Governo intervenire con determinazione, con forza, costruendo una politica chiara per il Mezzogiorno d'Italia, perché il problema del Mezzogiorno d'Italia non è il problema di quell'area del Paese ma è il problema della nazione.
  La stessa popolazione di quell'area, che è quasi un terzo della popolazione del nostro Paese, è una questione importante, che determina anche la possibilità, ovviamente nel momento in cui si creano condizioni chiare di sviluppo di quell'area, di essere un'area in cui si possono realizzare consumi. Ma come è possibile realizzare consumi quando in quell'area il reddito pro capite per ogni cittadino è estremamente basso, quando la situazione occupazionale, non soltanto nelle grandi aree metropolitane, ma soprattutto nella aree interne, raggiunge livelli insostenibili e crea ulteriormente, in virtù di quella che è un'emigrazione che si sta verificando non soltanto verso i paesi del nord, ma nelle aree metropolitane, una grande questione, che è quella della disoccupazione urbana, derivante, appunto, dalle questioni dell'emigrazione interna verso le aree urbane, che stanno sfilacciando ancora di più il tessuto sociale ed economico delle nostre realtà del Mezzogiorno ?

  PRESIDENTE. Chiedo, per favore, di liberare i banchi del Governo.

  LELLO DI GIOIA. Io credo, quindi, che sia necessario e doveroso da parte del Governo determinare una politica attiva per il Mezzogiorno d'Italia, che fino ad oggi non si è verificata e, nelle varie situazioni che abbiamo voluto e abbiamo sostenuto nell'arco del tempo, abbiamo verificato che non vi è un'idea del Mezzogiorno, non vi è una politica del Mezzogiorno, non vi sono quegli interventi seri che possono costruire la crescita e lo sviluppo, che poi vanno a rimbalzarsi verso lo sviluppo del nostro Paese. Anzi, in alcune circostanze, sono state anche eliminate somme che erano di spettanza del Mezzogiorno d'Italia. E non voglio far qui polemica con nessuno, per carità, ma credo che sia necessario intervenire in quelle realtà, per fare in modo che ci sia una vera politica per il Mezzogiorno e per creare – con questo concludo e la ringrazio – quella crescita necessaria non soltanto per il Mezzogiorno, ma per l'intero Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, vorrei richiamare un attimo l'attenzione del Viceministro De Vincenti perché, quando ho avuto l'incarico da parte del gruppo di rappresentare la nostra posizione sulle mozioni discusse, ho pensato che fosse l'occasione per parlare, all'interno della questione del Mezzogiorno anche della questione Sardegna, ma ho deciso Pag. 22di non farlo. Nel senso che vorrei estrapolare, signor Viceministro, la questione Sardegna dedicandola – spero Presidente – alla discussione della prossima mozione, già calendarizzata per il 27. Capisco bene che sarà difficile discuterla, per il semplice motivo che, nella morsa tra Italicum, DEF, scuola e quant'altro, probabilmente sarà soggetta ad un altro rinvio, ma credo che il Viceministro capisca bene quanto sia differente trattare quella realtà storica, culturale, geografica, costituzionale, economica e sociale in un modo particolare e con un'attenzione particolare, che richiamo per l'ennesima volta all'attenzione anche della Presidenza, per una corretta calendarizzazione di quella mozione.
  E quindi vorrei soffermarmi su una realtà più vasta, non meno importante, anzi molto più importante, che è quella del Mezzogiorno, realtà portata all'attenzione per la seconda volta in quest'Aula dalle mozioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole, su tutte. Quindi, questo mostra una sensibilità da parte del Governo nei confronti dell'atavico problema del Mezzogiorno, e mi è venuto in mente, al di là delle dichiarazioni dell'allora sottosegretario Delrio, quanto disse il Presidente Renzi, nel corso del suo primo intervento in Aula, nel corso della replica sulla fiducia al Governo, all'atto della presentazione del Governo.
  Il Presidente Renzi replicò così a chi in Senato sottolineava come non avesse mai pronunciato la parola Mezzogiorno nel suo intervento di insediamento.
  «Mi avete detto» – disse Renzi – «che non ho parlato di Mezzogiorno: avrei potuto dire le solite frasi sulla questione meridionale, ma bastano parole in libertà per avere fiducia ?». Io, personalmente, devo dire che ho apprezzato di quella risposta ciò che evidentemente sottintendeva: questo Governo farà parlare i fatti, basta con le parole sul Mezzogiorno, di cui sono piene, ho visto, le discussioni in ogni legislatura.
  Tant’è che sono andato a rivedere gli atti del passato e, purtroppo, siamo costretti a ripeterci, questo dà un'indicazione ben precisa: non vi è stata un'azione efficace nel passato che abbia cambiato la storia di quel territorio, del Mezzogiorno. Quindi, ho apprezzato quelle parole, quella risposta del Presidente Renzi; ma anche le parole, devo dire al Presidente Renzi, possono lasciare segni, segni intangibili, soprattutto quando non dette in libertà.
  Infatti, quelle spese in quest'Aula – vorrei dire al Presidente – non dovrebbero mai e in alcun modo essere parole dette in libertà. E così quelle di Giuseppe Mazzini risuonano ancora oggi come un ammonimento recente, un ammonimento di grande attualità: «L'Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà».
  Sono poche parole, ma pesanti. Ma non voglio, ovviamente, ulteriormente soffermarmi su utili e significativi richiami storici. Vorrei guardare avanti...

  PRESIDENTE. Collega Pagano, per favore !

  ROBERTO CAPELLI. ... e le mozioni presentate, a mio avviso, sono una grande opportunità per guardare avanti, per guardare al futuro del Mezzogiorno. Molto, troppo spesso, direi, in quest'Aula, si sprecano energie e tempi per richiamare le responsabilità di chi, a vario titolo, si è occupato delle sorti economiche, sociali e culturali del Paese, e, in questo caso, in particolare, del Mezzogiorno. Molti, troppo spesso, esaltano negativamente ciò che non si è fatto, e poco tempo rimane, poi, ai più per proporre e declinare azioni utili per crescere e, a volte, per rinascere o anche per nascere, come nel caso del Mezzogiorno d'Italia.
  Anche la continua elencazione dei numeri, che, nella gran parte dei casi, vengono riportati per amplificare le negatività del Mezzogiorno, ma, in generale, del Paese, non contribuiscono certo a indicare delle soluzioni. Eppure, i numeri sono dei poemi, sono dei romanzi, sono dei trattati: raccontano molto più di quel breve tratto di penna che li rappresenta.
  Tasso di disoccupazione, PIL, soglia di povertà, natalità, tasso di scolarizzazione o Pag. 23dispersione scolastica raccontano una lunga storia, che do per acquisita, almeno qui, convinto che non farei altro che riportare dati che tutti noi, ovviamente, ne sono convinto, conosciamo. La vera scommessa e, credo anche, l'obiettivo delle mozioni è quello di capire quanto questa Camera, questo ramo del Parlamento, intenda realmente impegnarsi sui temi del Mezzogiorno e, con esso, quanto intenda impegnarsi il Governo, quando potremo confrontarci sulle azioni da intraprendere per salvare l'Italia.
  Sì, ribadisco, per salvare l'Italia, se è vero che l'Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Certo, alcune indicazioni sommarie che vengono dal Documento di economia e finanza, dal Piano Juncker stesso, non sono rassicuranti, e spero che il Governo, nell'approvare queste mozioni, dia, nel contempo, una risposta a quanto invece enunciato, devo dire, non in maniera rassicurante, con i tagli previsti all'interno del DEF per quanto riguarda il Mezzogiorno.
  È nostra convinzione che bisogna ripartire dai giovani, e quindi da una vera e propria riforma culturale per il Mezzogiorno, accompagnata dalle risorse economiche adeguate. Non bisogna spendere al sud, nel Mezzogiorno: bisogna investire al sud e nel Mezzogiorno. I fondi europei sono una prova importante. Il rapporto con il cofinanziamento sarà da definire, e qui il Governo dovrà garantire il suo impegno.
  Ma non si può non iniziare se non investendo sulla famiglia e sulla scuola, non intesi solo come corpi sociali, ma come vere e proprie infrastrutture sociali ed economiche. La presenza dello Stato deve sentirsi non solo come presenza armata, ma – ahimè ! – anche in quel caso, anche questa necessita. E allora non smembriamo i tribunali, non smembriamo le caserme che presidiano il territorio.
  Ma più importante è la presenza istituzionale. Un esempio: quando si parla di dimensionamento scolastico, conseguente al basso indice di natalità – torniamo per un attimo ai numeri –, all'alto indice di dispersione scolastica nonché alla nuova emigrazione, la soluzione, signor sottosegretario, è davvero quella di chiudere scuole e accorpare distretti ed istituti ? È questa l'azione adeguata per bloccare l'emigrazione e convincere i nostri giovani a mettere su famiglia ? Io non credo che sia così. I numeri ci dicono, ci raccontano che non è così. La Germania nel programmare e nell'attuare il processo di riunificazione con la Germania dell'est ci ha dimostrato che non è così. Tutti noi capiamo benissimo che non può essere così.
  Il Governo deve capire, anzi sono convinto che sappia benissimo che bisogna investire, strutturando il nostro Mezzogiorno come mai è avvenuto, aprendo il Paese a quella grande autostrada che è il Mediterraneo, crocevia dei maggiori traffici commerciali internazionali, da oriente a occidente, dall'Africa all'Europa. Un'adeguata e moderna portualità, gestita da quella imprenditoria onesta che ha radici nel Mezzogiorno, troppo spesso offuscata da una minoranza criminale ma potente, può determinare la svolta.
  Ma dai porti si deve poter raggiungere il nord dell'Italia e l'Europa, con reti stradali e ferroviarie efficienti che, nel contempo, consentano di poter movimentare persone e merci di quelle splendide realtà locali. Bonificare e far pagare gli scempi che gli uomini e le donne del sud, in simbiosi con gli uomini e le donne d'Italia e d'Europa, hanno creato, rilanciare l'ambiente, la cultura, l'arte del Mezzogiorno, rilanciare la speranza attraverso la tutela del merito può restituire fiducia ai giovani e ai meno giovani, può riaccendere quelle motivazioni che inducano allo studio, alla formazione, alla conoscenza, al sapere, che sono venute a mancare perché sostituite dalla clientela.
  Le azioni da mettere in campo le conoscete tutti; inutile parlare, mentre è utile definire tempi e modalità, mostrare e dimostrare attenzione e determinazione. Questo sarebbe utile, sempre che non sia troppo tardi.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ROBERTO CAPELLI. Concludo, Presidente. Con questo spirito noi popolari Per Pag. 24l'Italia – Centro Democratico sosteniamo le mozioni che sono state presentate, con l'auspicio che ciò possa rappresentare l'inizio di un magnifico viaggio nel Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, innanzitutto ringrazio il Parlamento per un dibattito così importante, anche quelle forze della maggioranza che hanno voluto portare all'attenzione nuovamente la questione meridionale. È chiaro che, però, se si discute soltanto per discutere, senza intervenire con provvedimenti strutturali e concreti, facciamo accademia. Allora, a fronte di questi atti parlamentari, che oggi approveremo, ai quali Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale darà il proprio sostegno, ci aspettiamo risposte concrete da parte del Governo e speriamo che quelle forze di maggioranza, che oggi hanno sostenuto in maniera corretta alcune ragioni, non dell'Italia meridionale, ma dell'Italia nel suo complesso, siano poi coerenti nel portare avanti la loro presenza in maggioranza.
  E, allora, non ci vuole certo il rapporto Svimez, con tutto il rispetto degli studiosi e di coloro che lo mettono in atto con duro impegno e con dura fatica, anche con riferimento alle graduatorie annualmente espresse da Il Sole 24 Ore che, sulla qualità della vita, vedono tutte le province e le città meridionali agli ultimi posti per ogni indicatore, non ci vogliono questi segnali per far capire quotidianamente ad ognuno di noi, che appunto lo verifichiamo, soprattutto noi che viviamo al sud, che è in atto una crisi drammatica. Una crisi drammatica che i Governi di larghe intese (PD, Forza Italia ed altri), in questi ultimi tre anni, hanno drammaticamente esaltato. Infatti, innanzitutto la stretta finanziaria, ossia la fine dei trasferimenti per i comuni, le province e le regioni, ha colpito sicuramente tutte le realtà nazionali, ma, ovviamente, in maniera assai più grave, i comuni, le regioni e le province che rappresentano l'Italia meridionale, così come abbiamo detto finora.
  Ed è chiaro che, purtroppo, il calo dell'offerta pubblica in un momento difficile si va già a innestare in una vera e propria crisi industriale che sta portando l'Italia meridionale a una vera e propria desertificazione. Parliamo tanto di Grecia, ma il PIL dell'Italia meridionale in alcune regioni è inferiore al PIL della Grecia. La situazione finanziaria, soprattutto per una mancata politica di stimolo agli istituti di credito, che raccolgono i soldi al sud e li investono al nord – c’è, poi, infatti, una politica creditizia anche a due velocità –, mette in condizione le imprese meridionali di essere veramente in grave difficoltà. Ed è chiaro che, conseguentemente, abbiamo un calo dell'occupazione e, in generale, una disoccupazione che è veramente drammatica, che è ben oltre il dato nazionale e, per quanto riguarda i giovani e le donne, raggiunge cifre prossime al 50 per cento. Ed è ovvio che, in questo clima, non ci si può stupire se ha preso il via una nuova emigrazione, una emigrazione forte dei giovani meridionali, non soltanto più nel nord Italia, ma anche all'estero, che è la cosa peggiore. Ed è un'emigrazione che colpisce soprattutto i giovani più formati scolasticamente e più preparati e, quindi, rappresenta un ulteriore impoverimento importante del tessuto umano e territoriale dell'Italia del sud.
  C’è una vera e propria crisi sociale. Anche sull'emergenza povertà sono le famiglie meridionali quelle che soffrono maggiormente. E c’è, ovviamente e logicamente, una nuova crisi demografica. Per la prima volta, i decessi hanno superato le nascite, cosa che non accadeva quasi da duecento anni, in piena epoca di grande depressione dell'Italia meridionale e anche pre-unitaria. E, d'altro canto, se andiamo a vedere la cartina geografica delle autostrade, delle strade e delle ferrovie e confrontiamo l'Italia meridionale con l'Italia settentrionale, troviamo una cosa vergognosa: la Basilicata non ha un'autostrada e non ha l'alta velocità; non esistono Pag. 25un'autostrada e l'alta velocità tra Reggio Calabria e Taranto. Andiamo a verificare gli assi e i corridoi dei trasporti est-ovest, ovest-est dell'Italia settentrionale e vedremo un'autentica vergogna. Allora, io credo che uno Stato serio, anziché regalare soldi per comprare il consenso, perché siamo tornati a panem et circenses, come avveniva ai tempi dell'Impero romano, dovrebbe intervenire sulle infrastrutture. Noi avremmo bisogno innanzitutto di dotare l'Italia meridionale di infrastrutture uguali o perlomeno tendenzialmente simili all'Italia settentrionale, altrimenti l'Italia meridionale non potrà mai decollare.
  E, vedete, anche i dati della politica nazionale dimostrano che il nord è in ripresa ed è in ripresa perché ha le infrastrutture; ed è in ripresa perché, siccome c'erano le infrastrutture, ci sono le industrie. Da tale punto di vista questo Governo, come tutti i Governi delle larghe intese, che, purtroppo, sono stati appoggiati fortemente da Berlusconi, ha abbandonato completamente l'Italia meridionale.
  Concludiamo, sostenendo, ancora una volta, che Fratelli d'Italia si esprimerà favorevolmente e sosterrà, ovviamente, queste mozioni. Per noi l'impegno per la questione meridionale è innanzitutto una questione nazionale. Riteniamo che non ci sia bisogno né di assistenzialismo né di clientelismo conseguente, ma, innanzitutto, di infrastrutture, di una politica creditizia che metta in condizione gli imprenditori di non essere salassati dagli amici di Renzi, cioè dalle banche, e di avere quel credito, invece, che possa consentire di rilanciare gli investimenti, il PIL e, quindi, l'occupazione. Una politica sociale non clientelare né assistenziale, fatta di interventi seri che stimolino il lavoro, che stimolino l'occupazione e diano una nuova dignità all'Italia meridionale e a tutta la nazione italiana.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente, innanzitutto ringrazio il Governo per la sua presenza e faccio gli auguri per il nuovo incarico: ho lasciato la scorsa settimana il Viceministro e lo trovo questa settimana sottosegretario, una promozione un po’ ambigua, un po’ diversa. Le regole della politica sappiamo benissimo che sono stravaganti e non sono assolutamente lineari, però le auguro un buon lavoro, avendo una massima stima nei suoi confronti e nei confronti della sua collega lì vicino, non di tutto il Governo di certo.
  Oggi, stiamo discutendo di mozioni concernenti interventi a favore del Mezzogiorno: sicuramente, potevamo tranquillamente proporne una decima, essendo già nove in essere dei vari gruppi politici. Potevamo, come nelle scorse legislature, proporre una mozione nostra, dove andavamo a smontare il sistema delle mozioni, ma non abbiamo voluto farlo, coscienti del sistema delle mozioni stesse, anche vedendo e valutando gli impegni fotocopia. Mi scuso per la cattiveria politica che sto utilizzando nell'esprimere il giudizio su queste mozioni, una uguale all'altra e alla rincorsa di chi è stato più bravo a redigerle.
  Indubbiamente, anche dalla discussione che si è svolta fino ad adesso si è potuto vedere, e si riconosce da parte di tutti i gruppi politici, un'Italia a due velocità, su tutti i fronti. Potremmo tranquillamente vedere queste mozioni anche a favore del nord: se dovessi tranquillamente cancellare la parola «Mezzogiorno» e scrivere «nord» o, come la mia città, «Torino», sicuramente, potrei notare delle similitudini e dei disagi economici industriali. Dovuti a cosa ? Sicuramente, non solo ed esclusivamente alla territorialità – poi, potremo anche entrare nel merito delle mozioni stesse e dei problemi –, ma sicuramente alle politiche che sono state svolte: a Torino dal PD, che, negli ultimi vent'anni, gestisce il potere nella città e nella provincia e, alternativamente, anche nella regione stessa del Piemonte, e che lo ha gestito in modo tale che si depauperasse, si desertificasse, come è descritto nella mozione, la possibilità di creare nuove imprese.Pag. 26
  I dati sconcertanti – quelli del nord, come quelli del sud – sulle associazioni di categoria sono allarmanti, non guardando assolutamente un territorio rispetto ad un altro. Chi sta patendo maggiormente, sicuramente, può essere un territorio disagiato, come può essere Torino, come può essere il sud, ma noi vogliamo assolutamente evitare che si continui a perpetrare quel sistema che, in questi anni, si è portato avanti, che è l'assistenzialismo. Noi vogliamo ribadire il concetto che non siamo assistenzialisti e vorremmo evitare di trovare ciò nelle mozioni, con una corretta dialettica politica ed un esercizio assolutamente più che simpatico nel discutere i problemi del Paese, per arrivare al nocciolo del problema.
  Il nocciolo del problema è la mancanza della politica industriale che questo Governo sta portando avanti; prima con Monti, poi con Letta e, successivamente, oggi, con Renzi; sta portando avanti una politica industriale un po’ raffazzonata, a spot. Lo abbiamo visto nei decreti ad hoc per la salvaguardia della città di Taranto, dell'Ilva di Taranto, ma, ancora di più, del porto di Taranto. Sicuramente si tratta di interventi necessari per il rilancio industriale del territorio e non solo, perché un giorno...

  PRESIDENTE. Per favore, chiedo di allontanarsi dai banchi del Governo.

  STEFANO ALLASIA. Un giorno o l'altro, quando avverrà la fine dell'iter che sta sviluppando questo Governo a favore dell'Ilva Taranto, avremo poi il piacere di poterne vedere i benefici, ma, oggi, dopo sette decreti, non ne abbiamo ancora visti.
  Quello che noi avremmo avuto piacere di poter discutere con maggiore sincerità è l'assoluta volontà da parte del Governo di trovare una soluzione per tutto il Paese e riprendere mozioni del passato, mozioni per cercare di portare a compimento e trovare una soluzione più favorevole esclusivamente su un territorio rispetto all'altro, può fare onore a chi l'ha proposta, ma non fa il bene del Paese. E noi, come già detto da tante associazioni di categoria, avremmo voluto vedere, nella scorsa legge di stabilità, e vorremmo vedere, nella prossima legge di stabilità, con maggiore auspicio, eventi shock; eventi shock che potrebbero portare, sicuramente, dei benefici fiscali.
  La nostra proposta non è la soluzione a tutti mali, sicuramente la nostra proposta è oggettiva e già depositata: la richiesta della flat tax al 15 per cento di cui beneficerebbe, non solo il Nord, ma anche il Sud, proprio quello che abbiamo sempre ribadito, il concetto di cercare di abbassare le tasse e di innescare un sistema per poter migliorare il sistema Paese. Le nostre intenzioni sul Sud sono assolutamente più che favorevoli, abbiamo intenzione, sicuramente, di rilanciare il turismo, l'economia locale, un'industria oramai assente, distrutta dalle politiche locali, così come sta avvenendo anche in territori gestiti dal PD, ma ancor di più vorremmo vedere nel prossimo futuro il Governo che ci mette veramente liquidità e non solo, come è già stato fatto con l'ultimo decreto-legge, nelle ultime giornate, da Renzi, proposte che non troveranno assolutamente la possibilità di trovare luce, perché ci sarà difficoltà a trovare la possibilità di poter finanziare effettivamente quelle proposte che voi con un tweet state proponendo e poi successivamente evitate di finanziare e di portare in Aula perché avete la certezza, sapete benissimo che non ci sono i soldi.
  Così come non ci saranno i soldi, sicuramente, per il rilancio dell'economia, come descritto da queste nuove mozioni a cui voi avete dato parere favorevole. Mi trovo abbastanza in imbarazzo per vostro conto, perché vorrei capire quali sono gli interventi che potrebbero trovare una soluzione diversa per migliorare l'assegno pensionistico medio della città di Catanzaro rispetto a quella di Milano o cercare di trovare una propensione al risparmio migliore al Sud, come quella al Nord.
  Perciò la nostra idea rimane continuamente costante su queste mozioni, avremmo intenzione di poter dialogare maggiormente su un'effettiva politica industriale del Mezzogiorno, ma soprattutto Pag. 27dell'intero Paese, per il rilancio non solo delle aziende del Sud, ma anche delle aziende del Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, esaminiamo la mozione sul Mezzogiorno nella piena consapevolezza che il Mezzogiorno merita di più di una mozione o di tante mozioni, perché sicuramente è la parte di questo Paese che è rimasta più indietro e colpevolmente è rimasta più indietro per l'assenza dello Stato che non ha consentito mai, direi dall'unità d'Italia se non dal dopoguerra, di consentire al Sud di diventare una parte integrante di questo Paese.
  Il sud supera i suoi problemi se diventa parte integrante dell'Italia e se l'Italia prende consapevolezza che il sud non può essere lasciato indietro. Il sud ha le risorse per poter superare la sua crisi, che sono risorse comunitarie; ma è anche vero che l'azione dei Governi molto spesso ha utilizzato queste risorse comunitarie del sud per andare a ripianare i conti pubblici. Ne abbiamo evidenza nei Fondi di coesione, dove dal 2008 al 2013 ben 20 miliardi di euro sono stati spostati per risanare il debito pubblico; e ne abbiamo avuto evidenza recentemente, nella legge di stabilità, dove 4,5 milioni del piano di azione e coesione e 1,8 milioni del piano di sviluppo sono andati a destinazioni del tutto estranee a quelle che sono le finalità del sud. Quindi non ci meravigliamo se il sud è in questa condizione e non ce ne possiamo neanche dolere più di tanto, a questo punto, se consideriamo che, in un Paese dove la parte più debole è al sud, con una crisi di questa entità, è chiaro che il sud arriva a livelli economici di desertificazione, a perdere 121 mila imprese, di cui 88 mila solo nei primi sei mesi del 2014, e da una disoccupazione che è la più bassa dal dopoguerra a meno di 6 milioni di occupati. Sono dati drammatici che dovrebbero necessitare azioni concrete e sicuramente non solo mozioni, per quanto numerose.
  Le risorse comunitarie meritano una programmazione più adeguata perché possano essere efficaci. Noi possiamo sicuramente dire che quello che è mancato al sud è un'azione e una spesa efficace e qualificata, che non è una spesa che rincorrere l'occupazione ma una spesa che rincorre lo sviluppo, che valorizza le caratteristiche intrinseche del sud, che non solo l'industria ma anche il turismo, l'ambiente, l'agricoltura. Sono azioni che meritano una programmazione non frazionata come quella del nostro Paese, che è su tre livelli (ministeri, enti locali e regioni), ma merita una cabina di regia reale, che integri i fabbisogni, le reali necessità e veda soprattutto a lungo tempo e non vada a seguire il consenso, spesso della politica, che nulla ha portato al sud; anzi, ha portato a un sud che molto spesso sembra essere con la mano tesa a chiedere risorse al nord. Ma così non è, perché il sud non chiede risorse; il sud chiede di avere quelle risorse che l'Europa dà al sud perché possa, unitamente alle spese e alle risorse che lo Stato deve mettere, superare le sue difficoltà e guardare al futuro con certezza e con maggiore tranquillità. Non è ammissibile che lo Stato sostituisca le proprie risorse con quelle comunitarie, come da sempre avviene da quando le risorse comunitarie, che sono prima per le aree sottosviluppate, sono destinate, dalla Comunità europea, al sud per lo sviluppo; non è ammissibile che lo Stato sostituisca di fatto le risorse che dovrebbe dare per il sud. Quindi, se questo differenziale non viene colmato, è evidente che il sud non può che continuare ad essere indietro. Il primo punto dal quale partire è il corretto utilizzo delle risorse, che sono tante per il sud; rivisitazione del Patto di stabilità interno, che penalizza soprattutto al sud, soprattutto in ambito delle infrastrutture, dove ai cronici ritardi delle pubbliche amministrazioni si sommano anche le difficoltà nel reperimento delle risorse, quindi non è stata una buona azione quella di ridurre la quota di cofinanziamento. Sarebbe stato meglio prorogare o Pag. 28replicare la misura del 2014, che prevedeva 1 miliardo di euro esenzione dal cofinanziamento regionale per consentire un acceleramento della spesa, come è avvenuto nelle regioni più virtuose, tra le quali anche la Puglia, che hanno saputo meglio di tante altre utilizzare queste risorse.
  Ma è proprio l'utilizzo delle risorse che lascia perplesso chi vede l'Italia dal sud, come quando nella legge di stabilità si tolgono risorse ai piani di azione e coesione mentre le regioni assumono impegni concreti per venire incontro ai fabbisogni delle imprese. E mi riferisco alla Puglia, dove addirittura, retroattivamente, adesso c’è un problema di impegni presi e di risorse tolte, e quando si cerca di intervenire sul microcredito alle imprese in una crisi così drammatica, o sul rifacimento delle scuole, che sono tutti programmi nel piano di Governo, nell'azione di Governo, ma che in realtà le regioni, che hanno utilizzato le risorse europee, non possono realizzare. Allora, ci si domanda che coordinamento c’è tra l'effettiva voglia di portare il sud a livelli diversi e le azioni concrete, che, invece, questo Governo enuncia ma non realizza, per il sud. Quindi, se il sud è a livello di desertificazione penso sia arrivato il momento di interventi legislativi seri e di una programmazione a medio e lungo termine che veda la presenza di uno Stato autorevole, anche dal punto di vista della legalità, perché il sud non diventi sempre quella maglia nera dell'illegalità ma sia anche un sud virtuoso. Infatti, esiste anche un sud diverso, che è anche legalità, che è anche lavoro, che è anche industria e che è anche impegno, che è la maggiore risorsa che questo sud ha. Quindi, uno Stato autorevole, ma uno Stato capace di programmare.
  Quindi, che l'Agenzia di coesione sia effettivamente un elemento aggiuntivo, migliorativo dell'efficacia della spesa e della programmazione e che abbia effettivamente poteri reali di supporto e anche di sostituzione per le regioni inadempienti, perché è inammissibile avere tanta disoccupazione, tanta mancanza di lavoro e tante risorse non spese. Quindi, maggiori poteri all'Agenzia di coesione, maggiore presenza accanto alle regioni più in difficoltà nella spesa e un reale segnale al sud che esiste uno Stato che si muove con una vera intenzione di mettere a frutto il suo sforzo reale per riportare il sud al livello che merita. Ma anche interventi che vadano a riqualificare il patrimonio culturale, il patrimonio archeologico che il sud possiede in grande quantità. Non a caso le regioni del sud primeggiano a livello di turismo, come ad esempio la Puglia. Potrebbero essere occasione di impiego per i giovani, potrebbe crearsi un sistema di valorizzazione dei giovani, di avvicinamento al lavoro come promotori di questo bene archeologico, di questo bene che è nel territorio per la promozione del territorio e di queste bellezze che sono appunto di natura archeologica. Quindi, una sinergia anche dei Ministeri della cultura e degli altri interessati affinché si creino delle opportunità di lavoro per i giovani che possano appunto aiutare a far conoscere le bellezze di questo sud.
  Favorire accordi di programma con investitori esteri, come è capitato in Sardegna per l'ospedale San Raffaele, potrebbe costituire un miglioramento nell'attrattività del sud, che merita maggiore attrattività in quanto dobbiamo considerare complessivamente perché gli investitori esteri si fermano a Roma e non scendono mai al sud. Quindi, creare un sistema Paese che favorisca gli investimenti, ridurre la burocrazia, favorire azioni del Governo affinché questi accordi di programma possano avere finalità reali per gli investitori, perché sappiamo tutti che nel nostro Paese gli investimenti non hanno tempo e, soprattutto, non hanno certezza di ritorno economico.
  Quindi, il sud chiede di avere ciò che ha diritto ad avere; uno Stato che lo riporti alla parità con il nord, in una visione integrata di Paese che non veda più sud e nord, ma veda l'Italia impegnata in una ripresa economica che non può non considerare che il sud, nel suo essere indietro rappresenta una domanda interna, come lo è stata la Germania dell'est Pag. 29per la Germania dell'ovest, i bisogni del sud possono essere per il nord industriale il mercato reale interno. Su questo noi dobbiamo riflettere per come non riusciamo a far diventare il sud quello che dovrebbe essere: un serbatoio di domanda. Molto spesso noi portiamo le produzioni industriali al sud quando magari potrebbero essere assorbite al sud e prodotte al nord. Questo significa rivedere la programmazione industriale di questo Paese, che deve mettere al sud al centro, perché solo facendo rinascere il sud può rinascere questo Paese. Può essere davvero lo strumento per riportare l'Italia a superare la crisi.
  Questo nelle parole presenti in tutti i discorsi di tutti gli insediamenti di Governo, nei fatti però noi registriamo, da meridionali, l'esatto contrario e, quindi, ne patiamo drammaticamente le conseguenze.
  Scelta Civica dichiara voto favorevole a tutte le mozioni, con l'auspicio davvero concreto che quanto scritto nelle mozioni stesse possa trovare impegni reali di interventi legislativi, economici e finanziari a favore del sud e a favore dell'Italia, perché il sud, torno a dire, è davvero un'opportunità per questo Paese, sarebbe un peccato non cogliere questa opportunità e sarebbe un peccato continuare a dire al sud che siamo sempre meridionali, aggregati all'Italia, e penalizzati dallo stesso sistema Paese, che in realtà dovrebbe dare diverse risposte a tutto il popolo meridionale.
  Ribadiamo, quindi, il voto favorevole e chiediamo un'azione concreta e reale con misure che possiamo misurare, di programmazione a medio lungo termine e di interventi reali per il Mezzogiorno e per l'Italia in genere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Il parere favorevole a tutte le mozioni, fatta salva la leggera correzione proposta in rapporto alla nostra, da parte del Governo, è sintomatico, a nostro giudizio, di un atteggiamento pilatesco. Si può essere favorevoli a tutte le mozioni perché si è, sostanzialmente, indifferenti ai contenuti di ciascuna. Si può essere favorevoli a tutto e al contrario di tutto, anche in qualche caso ad approcci politici e culturali molto distanti, perché evidentemente questo è l'approccio che il Governo ha scelto in rapporto al Mezzogiorno.
  D'altro canto, l'atteggiamento, pur garbato e come sempre attento, del sottosegretario Delrio, allorché, nella seduta del 23 marzo, ha concluso la discussione avviata sul tema odierno, era improntato alle stesse caratteristiche: un cauto ottimismo fatto di buone intenzioni e rassicurazioni in ordine alle necessità del taglio sul piano di azione e coesione di 3 miliardi e mezzo, su un accordo di partenariato che parte ed è partito, sebbene sia fatto ancora di 52 programmi, alla faccia della selettività e della finalizzazione, a proposito di un'Agenzia per la coesione, grazie a cui si sono evitati disimpegni peggiori e grazie alla quale invece riusciremo a conseguire gli obiettivi che ci stanno davanti.
  Il dibattito e le sollecitazioni che sono venute avanti nella discussione sono stati riassunti citando e parafrasando i grandi del passato dal sottosegretario Delrio, dicendo che il Governo riuscirà a fare in modo che nei prossimi due o tre anni l'Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà. Intendiamoci: il ministro attuale Delrio non ha detto nulla di particolarmente urticante, nulla di scandaloso, ha rivendicato i meriti, pochi per la verità dell'azione di Governo e delle azioni intraprese, ma ha sostanzialmente elencato un insieme di buoni propositi che, in quanto tali, sarebbero finanche per tutti condivisibili. Peccato che il problema non sia più questo. Peccato cioè che questa linea di galleggiamento, fatta nelle migliori delle ipotesi di efficientamento della spesa, di accelerazioni, di lotta agli sprechi e alle inerzie, pure necessarie ben inteso, non sia più sufficiente. E ce lo dicono la drammaticità senza precedenti dei dati Svimez e Bankitalia, di recente pubblicati. Non Pag. 30basta più una navigazione ordinaria, non è più sufficiente l'omessa e pur auspicabile buona amministrazione per invertire tendenze, delle quali evidentemente non si coglie il segno e la gravità. Cosa volete che conti rispetto alla spirale demografica devastante che ha investito il Mezzogiorno, al declino riproduttivo che ha invertito tendenze di lungo periodo generali del nostro paese, a cui in tanti pure hanno fatto riferimento !
  Cosa volete che conti qualche milione di euro di fondi strutturali in più meglio investiti al sud nei prossimi anni ! Insomma, o si possiede la percezione della profondità dei danni arrecati al tessuto connettivo della società meridionale dal ventennio di disinvestimento che abbiamo alle spalle sommato agli effetti disastrosi della crisi e delle politiche di austerità che l'aggravano, oppure si discute di altro, di pannicelli caldi utili in tempi normali o buoni per tutte le stagioni. Abbiamo tentato di insistere in apertura di questa discussione sui mutamenti strutturali, sull'inversione di segno e di senso che ha finito per snaturare le stesse politiche di coesione. Abbiamo detto che, se esse diventano sostitutive invece che aggiuntive, di politiche generali inesistenti se cioè viene meno permanentemente l'elemento dell'addizionalità, esse allargano divergenze e squilibri invece che produrre convergenze. Non lo diciamo noi, lo dicono i numeri che fotografano la desertificazione produttiva sociale e democratica prodottasi negli ultimi 15 anni al sud.
  Abbiamo detto che i vincoli del fiscal compact agiscono a danno del Mezzogiorno secondo una dinamica cumulativa che lo danneggia più che proporzionalmente rispetto finanche ai demeriti accumulati dalle sue classi dirigenti a causa di performance macroeconomiche che condizionano pesantemente l'indirizzo delle stesse politiche di coesione su scala europea. Abbiamo detto di un prelievo fiscale che, spostandosi sempre più verso il basso in sede regionale e locale, perde di progressività e scava al sud fossati di disuguaglianza sociale oltre che approfondire squilibri territoriali. Abbiamo detto di un sistema scolastico ed universitario meridionale al collasso che respinge invece che accompagnare il percorso di formazione delle giovani generazioni.
  Abbiamo detto anche di capitale umano che ormai fugge irreversibilmente dal sud e che arresta la mobilità sociale e rende asfittico il panorama civile meridionale. Cosa altro occorre per comprendere che siamo in presenza di processi che configurano ormai mutamenti qualitativi, strutturali, avvenuti o già in corso, non più semplicemente di cronici aggravamenti di tendenze in atto ? Se ne ha compiutamente la percezione da parte del Governo ? Non ci sembra. Quali risposte si approntano ? Come si fa a non cogliere che siamo ad un punto di svolta drammatico nel processo di avvitamento del Mezzogiorno dentro una spirale perversa ? È in crisi l'intero paradigma mercatista che ha retto le politiche per il sud nell'ultimo trentennio in tutte le sue versioni, nessuna esclusa, anche quelle più innovative, sofisticate ed intelligenti, animate dalle migliori intenzioni che puntavano sul localismo virtuoso, sulla valorizzazione delle classi dirigenti locali, sul rovesciamento di ogni approccio dall'alto.
  Non lo diciamo noi, anche questo fatevelo raccontare dal professor Cassano che siede nelle nostre file e che ha coordinato su questo una ricerca di tre importanti università meridionali. Ve lo spiegherà meglio lui che la mercatizzazione dei fattori produttivi ha prodotto una erosione progressiva delle istituzioni pubbliche e delle basi della convivenza collettiva e che la riproposizione pedissequa del medesimo paradigma in condizioni di accelerazione e di approfondimento della crisi produce subalternità e marginalità dei ceti produttivi meridionali. Ecco perché dunque torna in grande stile il tema di un intervento pubblico in grado di selezionare secondo altre logiche gli interventi e le priorità.
  Di più Stato c’è bisogno e se si vuole anche indirizzare il mercato si abbia almeno, a fronte di questo disastro, il coraggio di dirlo. È giunto il momento di abbandonare la vulgata asfissiante che ci Pag. 31ha accompagnato negli ultimi decenni. Più Stato per politiche di sostegno al reddito che investano su persone giovani, più Stato per la riqualificazione ambientale...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ANTONIO PLACIDO. ...e il riassetto idrogeologico. Più Stato per invertire la rotta che non può essere contrastata da alcun caciccato locale, magari anche esteso su base regionale come quelli che si profilano all'orizzonte in alcune grandi regioni meridionali. Il tema del rinnovamento delle classi dirigenti meridionali è la questione su cui poggia la formazione dello Stato unitario.

  PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il tempo di oltre un minuto.

  ANTONIO PLACIDO. Ecco perché contrariamente all'approccio un po’ stucchevole ed ecumenico del Governo, noi voteremo solo a favore della nostra mozione e ci asterremo su tutte le altre. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,06).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione di mozioni.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente, ne approfitto e ringrazio per la presenza il Viceministro De Vincenti, che certamente sarà attento alle dinamiche di quanto oggi si sta dibattendo.
  Io esordirei in questa dichiarazione di voto facendo leva su un fatto assolutamente incontrovertibile: la ritrovata centralità da un punto di vista geopolitico, dell'Italia e in particolare del Mezzogiorno, che è sempre stato una piattaforma nel Mediterraneo. Oggi però con i nuovi equilibri internazionali dovuti ai successi economici dei Paesi dell'Estremo Oriente, la centralità del Mezzogiorno nel mondo è un fatto incontrovertibile. Il sottosegretario Delrio, quando ci fu il dibattito iniziale, ebbe modo di apprezzare un passaggio del mio intervento e che oggi richiamo nuovamente e cioè che la fine del Regno delle Due Sicilie nel 1860 fu dovuta al fatto che l'Inghilterra di Palmerston aiutò il Regno di Piemonte Sardegna, nella conquista del Regno del Due Sicilie.
  Il motivo principale di quella guerra derivò dal fatto che il canale di Suez, aperto nel 1859, metteva in vantaggio competitivo la flotta mercantile del Regno delle Due Sicilie, che allora era la più importante al mondo dopo quella della Gran Bretagna. Questo fatto rischiava di essere una minaccia autentica per la potenza inglese. A distanza di 160 anni si stanno, oggi ripresentando esattamente le stesse condizioni di allora. Il Canale di Suez sta per essere dragato e raddoppiato nei volumi e così le supernavi mercantili e petrolifere non avranno più l'esigenza di aggirare l'Africa per arrivare nei porti del nord e in particolare ad Amburgo. Oggi le supernavi hanno l'esigenza di attraccare in una base logistica mediterranea e da lì, attraverso il «ferro e la gomma», arrivare nei mercati del Nord. Quindi, caro sottosegretario, oggi ci stiamo giocando una grande partita geopolitica ed è chiaro che l'Italia deve vincere questa partita soprattutto in due ambiti; primo: la valorizzazione logistica dei porti; secondo: la nuova sfida infrastrutturale. Per i motivi elencati in premessa, quei motivi che segnarono la fine del Regno delle Due Sicilie, per gli Pag. 32stessi motivi, i nuovi potentati del nord Europa di fatto anche oggi non vogliono lo sviluppo del sud d'Italia.

  PRESIDENTE. Liberare i banchi del Governo, per favore.

  ALESSANDRO PAGANO. Io penso che ancora oggi il più grande nemico che abbiamo da combattere circa la logistica dei porti e delle infrastrutture è proprio il nord Europa. Da qui parte una grande sfida politica per far comprendere che se non parte una stagione di sviluppo per il Mezzogiorno non ci potrà mai essere uno sviluppo neanche per il nord Italia e se non parte una stagione di sviluppo per l'Italia non ci potrà essere nemmeno una stagione di sviluppo per l'Unione europea. A questo devono seguire chiare strategie logistico-portuali, in particolare togliendo i tappi dell'accessibilità nautica mediante innovazione tecnologica dei porti off-share-on-share dei bassi fondali portuali e togliendo i tappi dei pochi spazi operativi. E non mi riferisco soltanto ai porti del sud – Taranto, Salerno, Gioia Tauro, Augusta e tutta la Sicilia in generale – ma mi riferisco anche ai porti del centro-nord, segnatamente quelli di Ravenna, di Venezia e di Livorno, oltre che Trieste, Genova e La Spezia. Urge un collegamento, una nuova strategia che deve vedere in tutta l'Italia una nuova base logistica. Urge una soluzione ad un problema che deve essere affrontato con la capacità di saper vedere oltre il breve periodo. A proposito di infrastrutture, non possiamo tacere il fatto di quello che è accaduto in questi giorni, cioè il crollo dell'autostrada A19 in Sicilia, dove passa niente poco di meno che il 60 per cento del PIL siciliano. Questo disastro è accaduto perché le infrastrutture trascurate e i gestori non sono sicuramente all'altezza. È evidente quindi che ci vuole, signor sottosegretario, una nuova politica. Ci vogliono gare internazionali per affidare la gestione delle autostrade a chi evidentemente è in grado di saper fare questo con mestiere e con competenza. Altro elemento su cui noi ci sentiamo di scommettere e su cui ragioniamo in lungo e largo: non ci può essere un'aspirazione di uno Stato moderno se si continua ad insistere sulla sovrabbondante infrastrutturazione giuridica: abbiamo un eccesso di giuristi nei quadri della nostra pubblica amministrazione, e invece mancano ingegneri, informatici ed economisti, si continua a investire sulle strutture giuridiche e così ogni volta che c’è un problema si modifica l'architettura dello Stato, si creano superfetazioni giuridiche e nessun problema viene realmente affrontato. Noi sappiamo che questo è uno dei problemi più seri che ha l'Italia, non solo il Sud e cioè una pessima pubblica amministrazione incapace di risolvere i problemi, che non sa assumersi responsabilità. Altro tema: bisogna investire sulla «mobilità» dei nostri giovani; è indispensabile che si proceda a una nuova stagione che faccia studiare i nostri ragazzi fuori dai confini nazionali, una nuova stagione di «Erasmus» – sul tipo Erasmus naturalmente – una nuova stagione di exchange student, dove i nostri ragazzi uscendo fuori, aprano gli occhi e capiscano cosa fare, per poi tornare ricchi di esperienze nel Mezzogiorno d'Italia. Questo è un ragionamento che penso debba appartenere a tutti.
  Voglio citare una fonte scientifica di grande successo: La Nuova Geografia del Lavoro, l'ultima fatica di Enrico Moretti, professore alla Berkeley. Egli dice in maniera chiara che bisogna investire sulle risorse intellettuali e, quindi, se è il caso – e lo dimostra con studi econometrici inconfutabili – bisogna investire pagando anche di più, le risorse allocate in zone sottosviluppate. Ciò perchè questi cervelli, questi manager sono capaci di attrarre opportunità economiche.
  Noi in Sicilia abbiamo una esperienza vincente di questa filosofia del professor Moretti. L'Ismett, il centro trapianti, di Palermo è oggi uno dei centri trapianti più importanti al mondo, è una joint-venture con l'università di Pittsburgh ed è riuscito a realizzare un grande modello di sviluppo internazionale.
  Ancora, abbiamo bisogno in Italia, ma a maggior ragione al Sud, di nuove politiche demografiche. In un Paese dove non Pag. 33nascono più bambini è evidente che c’è un'incapacità sulle politiche familiari. Quindi, non vi è nessun sostegno alla natalità, nessun sostegno alla genitorialità e così la piramide demografica si è rovesciata, per cui oggi pochi giovani devono sostenere tanti anziani e sono così lievitate le spese del welfare, della sanità e delle pensioni.
  Tutto questo sta schiacciando il Paese, a maggior ragione il Sud, per forza che poi mancano le risorse per gli investimenti. Bisogna invertire la tendenza: non più un welfare di sostegno alla disoccupazione, perché poi si alimentano cattive abitudini, quali il rifiuto dei contratti a lungo periodo, per potere poi godere delle indennità di disoccupazione. Questo accade non soltanto al Sud ma anche al Nord. Occorre una nuova politica di welfare che veda il sostegno alla famiglia come elemento di valorizzazione del bambino che miri all'aumento demografico.
  Concludo negli ultimi trenta secondi citando il dato dell'aeroporto di Catania, simbolo di una logistica in questo caso aeroportuale, che non funziona. Catania è il terzo aeroporto d'Italia per flussi di traffico. È inconcepibile che esso non sia un hub aeroportuale internazionale, con aperture all'Africa e al Medio Oriente, che si apra agli investitori internazionali, che possono finalmente investire e portare nuove logiche di sviluppo e nuove logiche imprenditoriali. Questo è il modello che noi chiediamo. Non chiediamo un modello di tipo rivendicazionista, «piagnone», come per tanti anni è successo in passato. Chiediamo un modello imprenditoriale che, però, sia degno di questo terzo millennio e che guardi a un progetto di sviluppo che veda il Sud, e quindi automaticamente l'Italia finalmente vincenti...

  PRESIDENTE. Deve concludere, collega !

  ALESSANDRO PAGANO. ... e mai più assistiti (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Di quale Mezzogiorno stiamo provando a ragionare ? Quello arretrato sul piano infrastrutturale ? Quello ricco di storia e di tradizioni ? Quello discriminato più volte, emarginato ? Parliamo dell'area più povera d'Italia e fortemente permeata da gravissimi fenomeni criminali ? O di un'area policromica, unica nelle sue opportunità di sviluppo, che può essere volano e leva per l'intero Paese ?
  Intanto registro, devo dirlo, che il Mezzogiorno e la questione meridionale sono stati sottilmente cancellati dal dibattito politico nazionale e meno male che questo Parlamento ha ritenuto di porre questa attenzione. Ma intanto proviamo non solo a ragionare del passato ma anche di ciò che sta accadendo, di ciò che sta facendo questo Governo. Qualche esempio ? Cominciamo dalla scuola. «Scuola Nuova» era un programma fantasmagorico del Governo, che ha prodotto investimenti per il 91 per cento al Nord e per il 9 per cento nel Mezzogiorno.
  Ma poi ce n'era un altro di programma e di iniziativa del Governo: Scuole sicure. Ebbene, Scuole sicure ha prodotto investimenti per il 90 per cento al nord e per il 10 per cento al sud. Ma poi – ed ecco la vera soluzione – vi è un progetto: Scuole belle; questo sì ha consentito l'investimento del 70 per cento di queste risorse al sud. Per fare cosa ? Per pagare quegli LSU da sempre utilizzati nelle scuole del Mezzogiorno, perché sistemassero alla men peggio proprio quelle scuole. Parimenti, al nord viene utilizzato, per le medesime attività degli LSU, il personale ATA, per il quale non sono previste assunzioni al sud, ma solo al nord. Insomma, risultato Scuole buone: in realtà, solo scuole al nord. Provo a dare qualche altro elemento di criticità, per far comprendere come questo Governo ha approcciato la questione del Mezzogiorno. Penso al riparto delle risorse per asili e mense scolastiche in età prescolare. Il criterio Pag. 34scelto per il riparto 2013, 2014 e, ahinoi, 2015 è stato quello della spesa storica. Insomma, chi più aveva continuerà ad avere di più, chi meno aveva e, quindi, aveva maggiore esigenza, maggiore bisogno di investimenti infrastrutturali, meno ha, il che ha determinato che due grandi città del sud – faccio l'esempio, tra le tante – Messina e Giugliano, due città che hanno più di 100 mila abitanti, non hanno ottenuto un euro a questo fine, a vantaggio di Verona, di Firenze e di tutte le altre città del nord, che sono strutturalmente e storicamente dotate di asili nido e di mense scolastiche.
  Ma qual è la questione che noi vorremmo porre come elemento centrale di questa discussione ? Guardate, ogni anno vanno via tanti di quei ragazzi dal Mezzogiorno, tante di quelle famiglie dal Mezzogiorno del nostro Paese, che scompare una città come Avellino. Negli ultimi vent'anni, è scomparsa una provincia intera, come fosse l'intera provincia di Salerno, che viene cancellata e deportata. Perdiamo energie, perdiamo vivacità, perdiamo intelligenze, perdiamo storie personali, perdiamo storie familiari, perdiamo cultura. È irreparabile questo danno.
  Proverei a suggerire al Governo un ulteriore elemento di riflessione, non più del 2013, del 2014, ma di queste ore. Dico questo per rilevare come l'approccio alle questioni del Mezzogiorno mi sembra un approccio distratto o peggio colpevole. Mi riferisco ai tagli previsti nel DEF alle città metropolitane. I criteri che sono stati scelti per questi tagli sono il numero degli occupati, il reddito medio dei lavoratori dipendenti e, addirittura, anche la tariffa della RC auto, che di per sé è già un'ulteriore gabella, un'ulteriore tassa nel Mezzogiorno d'Italia. È evidente che con questi criteri si è determinato un risultato per il quale i tagli a Torino sono più o meno di 20 milioni di euro e i tagli in una città come Napoli sono più o meno 70 milioni di euro. E allora, al di là delle mozioni che qui presentiamo, che qui sosteniamo, avrei piacere di comprendere qual è l'esercizio del Governo diretto, qual è l'azione, qual è l'approccio, qual è la dinamica che porta a questi drammatici risultati.
  Noi vorremmo che la spesa fosse concentrata e migliorata. Non penso solo alla spesa europea, che rappresenta solo il 5 per cento della spesa nel Mezzogiorno. Penso che, forse, sia necessario mettere in campo un'iniziativa che migliori la spesa complessiva, che la focalizzi, la concentri, la orienti, che possa essere davvero volano di una prospettiva di crescita dell'intero Paese.
  Ma, intanto, provate a garantire ciò che c'era, non vi chiediamo altro. Provate a garantire ciò che c'era, e mi riferisco al cofinanziamento nazionale, alle iniziative per investimenti nel Mezzogiorno. Né ci rassicura, anzi, ci preoccupa, che il «tesoretto» così formato potrebbe essere utilizzato per nuovi programmi. Siamo certi che, di volta in volta, saprete cogliere da quel «tesoretto» a piene mani, sottraendo risorse al Mezzogiorno del nostro Paese.
  Si tratta di uno scippo che non solo in sé è un elemento di criticità, ma rappresenta anche un indice: indica da che parte il Paese vuole andare, e va nella direzione sbagliata. Insomma, vengono sottratte risorse con la presunta considerazione che queste risorse sono sottratte perché nel passato vi è stata una minore capacità di spesa, una sorta di favola di Fedro riveduta e corretta.
  E devo dire che la Presidenza italiana del semestre europeo ci è apparsa particolarmente scialba e priva di una parola d'ordine su questo tema. Nel Mezzogiorno non vi sono meno aziende che al nord: sono solo più piccole, nane, atomizzate, prive di una rete di sistema. E allora, probabilmente, andrebbe messa in campo un'iniziativa capace di lavorare proprio su quel fronte, capace, cioè, di reggere questo sistema, questo reticolo di imprese, partendo proprio dalla capacità e dagli imprenditori che ancora esistono e resistono nel Mezzogiorno.
  Non serve nuova deportazione, non servono imprenditori d'oltralpe che giungono da noi. Serve sostenere quel reticolo delle imprese, aiutarle su alcuni aspetti, Pag. 35prima che su altri: sul piano infrastrutturale, sul piano del credito, sul piano della sicurezza. Sono tre questioni che diventano centrali per quel reticolo di imprese che ancora oggi, a fatica, resiste nel Mezzogiorno del nostro Paese.
  E, allora, potremmo prendere ad esempio alcuni filoni, alcune filiere. Penso a quella agricola, che rappresenta non solo un modello e un'opportunità di sviluppo, ma anche un modello etico di rappresentazione del domani, della società del domani. Per queste ragioni, noi voteremo a favore di queste mozioni, esprimendo, però, un elemento di singolarità: non ci convince il parere del Governo favorevole a prescindere e su tutte, come fosse una sorta di relegare questa questione a marginale e a superarla quanto prima in Parlamento con il minore danno possibile.
  Noi avremmo preferito che il Governo indicasse una strada, quella strada, e comprendere quale strada, per il Mezzogiorno del nostro Paese; non un'azione pragmatica, ma anche un'iniziativa con una visione di carattere strategico. Ad oggi, questa visione strategica non l'abbiamo registrata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Grazie, Presidente. Io lascerò la dichiarazione di voto al mio collega Cariello, che interverrà dopo di me, e mi limiterò ad un cappello tecnico della situazione.
  Noi sappiamo che, essendo correlato al livello di sviluppo, il prelievo fiscale è strutturalmente più elevato nelle regioni centro-settentrionali, mentre la spesa pubblica è più uniformemente distribuita sul territorio nazionale, dovendo essere assicurato a tutti i contribuenti per Costituzione lo stesso livello di servizi pubblici. Ciò genera flussi redistributivi netti a favore del Mezzogiorno, grazie ai quali le regioni meridionali beneficiano di una spesa pubblica superiore alla propria capacità fiscale. A ciò deve sommarsi la spesa aggiuntiva connessa al perseguimento esplicito del riequilibrio territoriale, le famose politiche per il Mezzogiorno per le quali manca il Ministero.
  Questo in teoria. In pratica, nel contesto dell'economia dualistica italiana, la disciplina di bilancio, se attuata con correzioni di finanza pubblica dagli effetti asimmetrici sui territori, è destinata ad ampliare i divari regionali. Le misure di controllo della spesa pubblica si sono tradotte in un ridimensionamento notevole del livello degli investimenti pubblici, più che della parte corrente della spesa pubblica.
  In secondo luogo, si è ridotta in misura altrettanto rilevante l'intensità del sostegno alle attività produttive. Secondo le stime rese note di recente dalla Banca d'Italia relativamente agli anni della crisi, la spesa corrente ha mostrato una dinamica sostanzialmente omogenea dal punto di vista territoriale. Nel biennio 2009-2010 c’è stata una media annua di riduzione dell'1,4 per cento nel Mezzogiorno e dell'1,6 per cento nel centronord, mentre nel 2011-2012 si è contratta in maniera più accentuata al Sud, di meno 2,6 per cento, contro l'1,3 per cento del centronord.
  Nel quadriennio 2009-2012 le componenti di spesa corrente che hanno conosciuto la caduta più marcata sono state la spesa per l'istruzione, con meno 14,6 per cento nel Mezzogiorno e meno 8,1 per cento nel centronord. La spesa per la sanità è diminuita del 6,7 per cento nel Mezzogiorno e solo del 2,9 per cento nel centronord. Nello stesso periodo anche la spesa in conto capitale ha conosciuto una dinamica decrescente più accentuata nel Mezzogiorno che nel centronord, con tassi di riduzione annui dell'11,8 per cento, contro il 10,8, quindi un punto percentuale in più.
  Contemporaneamente all'inasprimento dei vincoli di finanza pubblica, negli anni Novanta si è affermato un orientamento sempre più restrittivo dell'Unione europea in tema di aiuti di Stato alle imprese, anche per i vincoli sempre più stringenti Pag. 36della finanza pubblica dettati dalle caratteristiche del processo di unificazione monetaria e per la crescente sfiducia nella capacità della pubblica amministrazione. Studi di Cappellani nel 2013 riportano che per l'Europa a 27 il sostegno pubblico alle imprese si è sostanzialmente dimezzato nel corso degli anni Novanta, passando dallo 0,87 per cento allo 0,47 per cento del PIL, per poi oscillare intorno a tale livello anche nel corso degli anni Duemila, con fasi alterne di relativo incremento e ripiegamento. In Italia, secondo i dati della Commissione europea del 2013, il trend decrescente è stato più marcato: dall'1,39 per cento del 1992 si è passati allo 0,37 per cento del 1999, cioè più di un punto percentuale.
  Dallo studio delle manovre di finanza pubblica considerate nelle stime Svimez-Irpet del 2014, che includono i principali provvedimenti legislativi varati dal 2010 al 2014, si desume che il valore cumulato della correzione apportata ai conti pubblici sia di circa 104 miliardi di euro nel 2014 e di quasi 110 miliardi di euro nel 2015.
  Ma come si è distribuito l'onere della correzione complessiva tra le due macroaree ? Nel triennio il centronord ha contribuito per circa il 70 per cento, mentre il Mezzogiorno per il rimanente 30 per cento. In particolare, oltre il 77 per cento del totale delle maggiori entrate è stato reperito nel triennio dal centronord, che ha anche sopportato un onere di riduzione delle spese pari a circa il 63 per cento. Questo dato è naturalmente condizionato dalle differenze tra le due macroaree in termini di base imponibile e di popolazione residente. Controllando per il PIL, infatti, il quadro si rovescia: l'onere a carico del Mezzogiorno risulta superiore a quello imposto al centronord, pari al 9,5 per cento del PIL, a fronte del 6 per cento. Questo risultato si è prodotto non tanto dal lato delle entrate, perché il carico fiscale è solo lievemente superiore al Sud, quanto a causa di una riduzione più marcata della spesa.
  I tagli alle spese in conto capitale penalizzano il Mezzogiorno in maniera ancora più evidente. A determinare questo risultato contribuiscono i tagli al Fondo per le aree sottoutilizzate e al Fondo per lo sviluppo e la coesione, con i quali si è realizzata una quota significativa dei risparmi previsti a carico dei Ministeri dai decreti-legge n. 78 del 2010 e n. 98 del 2011.
  In termini di indebitamento netto, secondo le elaborazioni Svimez-Irpet, tali risparmi hanno superato i 300 milioni di euro nel 2011, i 2 miliardi di euro nel 2012 e i 4 miliardi di euro nel 2013, senza essere compensati da rifinanziamenti attuati con leggi di stabilità per il 2013 e per il 2014. In definitiva, nelle valutazioni di Svimez-Irpet, nel biennio 2014-2015, la politica economica ha effetti sostanzialmente neutrali nel caso del centronord.
  Viceversa, nel Mezzogiorno i tagli alle spese in conto capitale esercitano un effetto depressivo sull'economia dell'area, amplificando i divari regionali. Il ragionare sugli effetti della spending review riporta necessariamente al tema della cosiddetta «austerità espansiva», una parabola che attribuisce virtù terapeutiche non tradizionali, nel senso keynesiano, al taglio della spesa pubblica, che sarebbero generate dalle aspettative di future riduzioni di imposte capaci di alimentare un ottimistico slancio espansivo di spesa. Stiamo parlando, ad esempio, degli 80 euro di Renzi. Una terapia del genere, già di dubbia rilevanza, rappresenta una vera e propria provocazione del buonsenso se si tiene conto del contesto specifico (crisi finanziaria prima, dell'economia reale poi e con una disoccupazione di massa dilagante) nel quale questa narrazione veniva proposta per giustificare le linee guida della politica economica. Com'era prevedibile, l'illusione del caso italiano è miseramente fallita e ci si è ostinati a non tener conto della natura dualistica del sistema italiano: Nord e Sud. Una dimenticanza pagata a caro prezzo da tutti, dalle realtà più deboli del Sud, ma anche dal resto del Paese, con il crollo del suo mercato interno che ha amaramente scoperto il costo di questa omissione.Pag. 37
  Sorprende, quindi, la sicurezza con la quale il taglio delle spese e delle tasse continui a rappresentare l'asse portante delle attuali politiche di bilancio, presentato addirittura come ovvio ingrediente, se non l'architrave, di una possibile politica espansiva. In realtà, questa verità assiomatica è smentita brutalmente dalla pratica in questi anni. Forse, sarebbe da raccomandare un'attenzione a meccanismi fuori moda, ma che, quando si arriva a intaccare la «carne viva» del sistema, riacquistano una ben pregnante vitalità, affrontando così con coraggio un'avventurosa, ma necessaria uscita dal sentiero impraticabile del mainstream che ci sta imponendo l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie Presidente, vorrei fare una premessa alla nostra mozione e, comunque, a questa dichiarazione. Non dimentichiamo che questa Camera ha già discusso mozioni per il Mezzogiorno nelle sedute di novembre, trovando già una convergenza e svolgendo anche un'ampia discussione sulle mozioni stesse. Oggi ci si aspettava una continuità rispetto a quella discussione già avvenuta. Evidentemente, a più di tre mesi dalla stessa discussione, per il Mezzogiorno non si è fatto puntualmente nulla. Presidente, chiedo l'attenzione dell'Aula, per cortesia.

  PRESIDENTE. Collega, vada avanti, prego.

  FRANCESCO CARIELLO. Sì, grazie. Dicevo che, in un'ottica di continuità, noi abbiamo preferito portare all'attenzione dell'Aula, con la nostra mozione, quelli che sono i punti salienti, in piena continuità anche con la precedente, perchè si era già discusso, e, invece, vedo, anche nella mozione del PD, parlare di un impegno che addirittura si riferisce al mese precedente in cui oggi viene discussa questa mozione. Mi chiedo, quindi, se il Mezzogiorno ha bisogno di questa...

  PRESIDENTE. Scusi, collega Cariello. Se potete abbassare il tono della voce. Mi riesce difficile anche ascoltare il collega Cariello.

  FRANCESCO CARIELLO. La ringrazio, Presidente. Dicevo che vedo un impegno, da parte della maggioranza, che si riferisce, appunto, al mese di marzo. Mi chiedo come si può discutere di Mezzogiorno e riferirsi ad una data antecedente a quella della discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È tutto qui, quindi, il nostro riferimento, il nostro approccio alla discussione. A nostro avviso, voi vi siete dimenticati del Mezzogiorno e ne fate semplicemente una discussione di forma, di pura formalità, per far vedere al Paese che si sta discutendo di Mezzogiorno. Ma negli impegni parliamo veramente di aria fritta, come sempre.
  Nella nostra mozione, quindi, ho cercato di porre qualche punto più preponderante, più incisivo, per intervenire in qualcosa di concreto rispetto alle azioni per il Mezzogiorno, per dare evidenza di quello che serve realmente per valorizzare le risorse del Mezzogiorno. E parliamo dell'agroalimentare e del turismo. E, quindi, ho voluto porre l'attenzione sull'acqua, sul ciclo dell'acqua e su tutto il ciclo idrico per il Mezzogiorno. E questa è una premessa che tenevo a dire, anche in continuità con quelli che erano i punti da noi evidenziati nella precedente mozione, ovvero il contrasto alla povertà, che ci vede portare avanti una battaglia. In questo Parlamento siamo l'unica forza politica ad aver posto l'accento sulla povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Io rivendico in questa sede, visto che si parla di Mezzogiorno, una povertà che è molto più accentuata nelle regioni del Sud. Quindi, in questa fase, noi dobbiamo assolutamente porre l'accento sulla povertà, ma sull'eliminazione del gap tra Nord e Pag. 38Sud di questo Paese: il mio collega ha già evidenziato tutti gli indicatori economici che evidenziano, appunto, questo gap tra Settentrione e Mezzogiorno. È questo il senso della nostra mozione, che ora a descrivere e ad esplicitare.
  È chiaro che il quadro economico e finanziario è di una notevole recessione, ma ancor di più al Sud d'Italia, al Mezzogiorno d'Italia che, in tutti gli indicatori, è sempre duplice rispetto al Settentrione. Quindi, dobbiamo farci una domanda: come vogliamo approcciare questo problema, che, ormai, si tramanda addirittura dall'unità d'Italia ? Non possiamo continuare a vivere questa disparità tra due «Italie» e, ormai, tra due «Europe», direi, perché il Mezzogiorno l'abbiamo portato in Europa, ma con una diversità rispetto al Settentrione.
  Quindi, dobbiamo individuare una strategia che indichi le potenzialità inespresse del Mezzogiorno, ma non con una politica assistenziale: con una politica di valorizzazione delle risorse esistenti. Ho sentito parlare il sottosegretario prima di percentuali di aiuto dei fondi per la coesione: 85-15 per cento o, piuttosto, 80-20 per cento.

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore !

  FRANCESCO CARIELLO. Ma 80-20 per cento significa di cosa ? Di risorse che mai arrivano. 80 per cento di cosa ? Di niente, perché l'80 per cento di niente sempre niente è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, l'ormai centenaria questione dello sviluppo del Mezzogiorno rileva l'insufficienza della cultura che ha ispirato tutte le misure messe in campo dai più svariati Governi: non ce n’è uno che se ne salvi rispetto alle politiche del Mezzogiorno. Ciò significa che, se si vuole veramente venire a capo di questa questione, non servirà replicare quelle forme di aiuto come si fece con la Cassa del Mezzogiorno o come sono oggi i fondi europei.

  PRESIDENTE. Collega, per favore, si allontani dai banchi del Governo. Collega Bossi, per favore, si allontani dai banchi del Governo. Prego.

  FRANCESCO CARIELLO. Quindi, non ci sono grandi opere o altre amenità simili, fallite prima di nascere e capaci di stimolare solo mirabolanti effetti mediatici. Serve far tesoro dei vari fallimenti e mettere in campo strumenti che valorizzino l'esistente, stimolino le esigenze dell'esistente. Le piccole e medie imprese agroalimentari, del turismo: questo è l'esistente al Sud, che è capace di risollevarsi con le proprie mani, ma dobbiamo metterli nelle condizioni di farlo.
  La parola chiave, oggi, è valorizzare l'esistente, le forze del Sud in alternativa alle energie importate altrove, perché questo è quello che volete fare con i fondi di coesione: portare imprese multinazionali e portarle ad investire al Sud. Noi non vogliamo questo: noi vogliamo che si valorizzino le imprese esistenti, tenendo presente e scoprendo che quello che già esiste nel Mezzogiorno, se visto nell'ottica del rilancio, è molto di più di quanto non si dica ed è molto più decisivo di quanto non si immagini. Si potrebbe evocare la forza dell'agroalimentare sostenibile, delle energie alternative, del turismo o altro in cui siamo già in pole position per primeggiare nel mondo.
  Le forze esistenti sono ingessate dal fisco, dalla previdenza, dal credito, che antepongono i propri imperativi di bilancio alle esigenze di soluzione della questione meridionale, questione ritenuta secondaria rispetto alla guerra all'evasione fiscale e contributiva, guerra che genera sia un diffuso terrore verso le istituzioni sia l'attivazione di una macchina da guerra burocratica – perché questo stiamo vivendo al Sud –, che intimidisce, piuttosto che valorizzare le imprese. La necessità di salvaguardare il gettito fiscale ci induce a cercare la risposta non in una, anche solo parziale, defiscalizzazione, ma in altro che sia a costo zero per l'erario. Quindi, esiste una sola possibilità per uscire dalle secche attuali ed è quella di liberare le forze esistenti, creando una sorta di area franca burocratica.Pag. 39
  Questi sono concetti che, magari, avevamo già espresso in defiscalizzazione, in leva fiscale e contributiva in favore delle PMI e delle famiglie nella precedente mozione e che perciò è in condizione di continuità, perché per noi quella è una mozione approvata e, quindi, il Parlamento non può dimenticarla solo perché oggi si ridiscute del Mezzogiorno. Oggi dobbiamo continuare con quelle politiche ed evidentemente questo Governo si è dimenticato del Mezzogiorno, perché se stiamo ancora a parlarne dopo tre o quattro mesi, significa che il Governo non ha posto l'accento sul Mezzogiorno. È questo che pretendo oggi da quest'Aula.
  Quindi, dobbiamo un po’ riportare la capacità ai quattro punti essenziali che oggi ho voluto sottolineare. Nell'ottica della valorizzazione di quei fattori produttivi inespressi nel Mezzogiorno, noi sosteniamo e puntiamo ad alcune priorità vitali per il rilancio dell'economia del Sud e, con esso, dell'intero Paese. Mi riferisco a settori come quello idrico per la gestione dell'intero ciclo delle acque che è vitale per la salute delle persone e per lo sviluppo del turismo; fenomeni e disastri conseguenti al dissesto idrogeologico sono la conseguenza di una mancanza di un piano per la gestione dei corsi d'acqua. Inoltre, voglio puntare l'accento anche sulla depurazione delle acque reflue e sul controllo delle acque industriali che costituiscono un freno allo sviluppo del turismo, su tutte le spiagge del sud d'Italia. Oltre che generare posti di lavoro, una corretta gestione del ciclo delle acque per il Meridione diventerebbe veramente il volano del turismo per la garanzia di balneazione, per i prodotti della pesca, e assicurerebbe un servizio per l'agricoltura con conseguente valorizzazione dei prodotti del posto.
  La ricerca universitaria, poi, è un altro punto valorizzato nella nostra mozione per uno sviluppo innovativo delle imprese artigiane, che ritornino a fare impresa, attraverso la ricerca, in un ambiente salutare come il Mezzogiorno d'Italia e le università del Sud dovrebbero essere un'ambizione per tutti i ricercatori del mondo. Mentre a livello centrale il Governo che fa ? Limita le assunzioni di ricercatori, vediamo il decreto-legge n. 66.
  Ricordo, ancora, la capacità di fare impresa da parte dei giovani del Sud, questa è un'altra forza esistente da liberare, perché i giovani del Sud fuggono, vista la creatività disponibile che necessita di una forza di protezione da parte delle forze dell'ordine per potersi espandere senza timore di ritorsioni malavitose. Ecco l'accento sulla sicurezza, è questo l'altro elemento chiave che, sbloccato, riuscirebbe veramente a valorizzare le piccole e medie imprese del Sud, perché siamo chiusi nella cappa dell'insicurezza, lì dove lo Stato non è più presente...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  FRANCESCO CARIELLO. Per concludere, ricordo, non per ultimo, il settore agricolo, il più importante fattore di sviluppo del Mezzogiorno; è una terra florida e ricca di prodotti alimentari, non da tassare come si è fatto con l'IMU agricola. E poi si vanno a reclamare le politiche di coesione, da un lato diamo e dall'altro togliamo, questa è la realtà. Noi invece vogliamo valorizzarle le terre del Sud: il Mezzogiorno per il suo rilancio necessita di interventi mirati, precisi e adeguati a risolvere questioni che ostacolano la riduzione dell'evidente gap con il resto d'Italia. Quindi, vi invitiamo a valorizzare e a considerare la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Famiglietti. Ne ha facoltà.

  LUIGI FAMIGLIETTI. Grazie, signor Presidente...

  PRESIDENTE. Collega, la interrompo perché c’è un problema con il suo microfono e sento un disturbo di fondo, magari se può scambiarsi con Fanucci, vediamo se funziona l'altro, le attiviamo l'altro microfono.

Pag. 40

  LUIGI FAMIGLIETTI. Signor Presidente, a distanza di pochi mesi siamo a discutere in quest'Aula nuovamente di Mezzogiorno. Il Ministro Delrio, sia nella seduta dell'11 novembre scorso, sia in occasione della discussione sulle linee generali di queste mozioni, ha avuto modo di ricordare il lavoro svolto dall'Esecutivo con il coinvolgimento diretto del Presidente Renzi che, ogni tre mesi, regolarmente, sta visitando le regioni del Sud. Ciò a dimostrazione di una volontà e di un impegno che mancava da tempo e che sostengono lo sforzo del Governo nel ricondurre le azioni per il Sud in un quadro strategico di riferimento, nel dire basta alle proroghe e nel rilanciare la convinzione che il Paese sarà quello che nei prossimi anni sarà il Mezzogiorno. Abbiamo fatto una battaglia comune, anche con il collega Russo di Forza Italia, con la collega Bossa e con altri colleghi, sulla vicenda degli asili nido e Delrio ha annunciato che, entro l'anno, oltre ventimila nuovi posti negli asili nido saranno a disposizione per le famiglie del Mezzogiorno, perché dobbiamo anche interrogarci sul perché le regioni meridionali non hanno utilizzato i fondi europei a disposizione per realizzare gli asili nido.
  Tuttavia, dobbiamo anche tenere conto che Graziano Delrio ha annunciato anche che partirà, a breve, il piano della banda ultralarga: il 100 per cento del territorio meridionale avrà una copertura di 30 mega e il 50 per cento di 100 mega e questo tutto con fondi pubblici. Poi ci sarà un piano nazionale di efficientemente energetico e, a breve, sarà annunciato il piano della logistica e delle infrastrutture per il Sud.
  Tuttavia, non possiamo negare quello che hanno detto anche i colleghi degli altri partiti, e cioè che in questi anni di crisi economica purtroppo il divario storico tra nord e sud d'Italia si è ampliato, e per la prima volta lo dice anche l'Unione europea, nelle raccomandazioni specifiche all'Italia in vista del prossimo incontro bilaterale. Dice l'Unione europea che il divario nord-sud è un ostacolo per la crescita dell'intero Paese. Le differenze dei tassi di occupazione spiegano i due terzi del divario del PIL pro capite tra Mezzogiorno e centro-nord; i differenziali di produttività tra nord e sud del Paese spiegano l'altro terzo del differenziale di PIL. Quindi esistono differenze strutturali in molti settori, in particolare per la qualità della governance, per il sistema di istruzione, contesto imprenditoriale e gap infrastrutturale. Quindi l'obiettivo comune, l'obiettivo che il Partito Democratico ritiene debba essere raggiunto, è proprio quello del superamento del dualismo tra nord e sud del Paese, obiettivo che, devo ammettere, è finalmente un obiettivo comune di tutta l'Aula di questa Camera. Anche il deputato della Lega Nord ha riconosciuto che è importante per il Paese recuperare questo gap. Quindi, lavoro, istruzione e sanità sono i tre cardini per il ripristino della condizione di cittadinanza; infrastrutture, credito e servizi sono i tre cardini per una nuova politica di sviluppo.
  Sul dibattito per quanto concerne il reddito di cittadinanza, siamo consapevoli che occorre uno strumento di contrasto dell'indigenza, uno strumento, però, che sia immune dal virus dell'assistenzialismo, perché altrimenti rischiano di ingenerarsi patologie ancora peggiori. È evidente, poi, l'urgenza di una policy specifica per attirare gli investimenti nel Mezzogiorno e consolidare le realtà produttive già esistenti. Noto con piacere che oggi il Governo è qui rappresentato, oltre che dal sottosegretario Sesa Amici, anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti.

  PRESIDENTE. Scusi un attimo, collega Famiglietti. Colleghi, il tono della voce, per favore ! Prego.

  LUIGI FAMIGLIETTI. Dicevo che colgo l'occasione per complimentarmi con la nomina a sottosegretario della Presidenza del Consiglio dell'onorevole De Vincenti, che ha seguito con attenzione e direi passione tante vicende di crisi nel sud Italia, in particolare la vicenda dell'Irisbus, che poi ha dato vita al Polo italiano Pag. 41autobus. Eppure, nel sud, nonostante la crisi, sono tuttora rinvenibili agglomerati industriali significativi, basti pensare all'elettronica nell'area de L'Aquila e Avezzano, all'aerospaziale in Campania e Puglia, l'agroalimentare, le aziende attive nelle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni in Sardegna, la meccatronica a Bari e l'elettronica a Catania. Insomma, bisogna ripartire da qui e bisogna attivare nuovi investimenti. Bisogna avere un rilancio delle politiche industriali del Paese ed in particolare nel Mezzogiorno, partendo anche dal monitoraggio delle risorse già stanziate e non ancora impiegate. Penso, per esempio, alla vicenda dei patti territoriali (ci sono dei fondi fermi al Mise). Bisogna incentivare l'imprenditoria giovanile, anche come forma di autoimpiego, rifinanziando l'autoimpiego. Per quanto riguarda le infrastrutture, proprio nei giorni scorsi abbiamo visto che nell'allegato delle infrastrutture strategiche al DEF c’è la ferrovia Napoli-Bari, ma anche la ferrovia Palermo-Bari-Messina. Uno dei tanti problemi del sud è quello dell'accessibilità, sia nel rapporto con l'esterno sia tra città e città del sud; pensate che tra Napoli e Bari ancora oggi si impiegano 4-6 ore e che tra Catania e Bari l'unico mezzo di collegamento è l'aereo, con scalo a Roma. Quindi, ulteriore trend poi da invertire è sicuramente quello dei trasferimenti statali: dobbiamo ammettere che il criterio della perequazione tra regioni, presente nella nostra Costituzione, sostanzialmente non viene applicato. Ciò costringe a forti tagli nei servizi e nel peggioramento delle condizioni fiscale al sud, compromettendo l'attività del Mezzogiorno e l'efficacia dei promettenti progetti di vantaggi competitivi specifici per i territori del meridione attraverso la costituzione di zone economiche speciali. È per questo che nella nostra mozione chiediamo esplicitamente che venga rafforzata la cabina di regia, che pure è già presente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; una cabina di regia che veda insieme, oltre che la Presidenza del Consiglio, anche l'Agenzia nazionale per la coesione, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero delle infrastrutture, Invitalia, la Banca per il Mezzogiorno e ogni altro soggetto ed istituzione preposto allo sviluppo del Meridione. Serve una capacità di controllo, o meglio avere uno sguardo d'insieme che sicuramente purtroppo non c’è stato nel passato, soprattutto negli ultimi venti anni.
  Bisogna riprendere contatto con il sud, bisogna favorire il ricambio delle classi dirigenti. Diceva un mio conterraneo, Guido Dorso, bisogna individuare cento uomini di acciaio, con il cervello lucido e l'abnegazione indispensabile per lottare per una grande idea: lo sviluppo del sud. Dobbiamo fare in modo che non un solo euro venga perso e che i progetti consentano al sud e all'Italia di superare l'attuale fase storica. Tuttavia, non è soltanto una questione di soldi e di risorse, è una questione anche e soprattutto di cultura e di modalità con cui affrontare quello che non deve essere considerato soltanto un problema, ma la vera opportunità di crescita per il paese. Occorre un'alleanza forte per il sud, un'alleanza con il nord del paese e con l'Unione europea. Per ogni cento euro spesi al sud quaranta tornano al nord; investendo nelle zone povere del paese aumentano i consumi, le forniture, gli investimenti, l'industria italiana nel suo complesso, come è accaduto nel passato. Bisogna ragionare come un unico paese, un paese unito e, per dirla in breve, investire nel Mezzogiorno è utile per il nord del paese. Per questo cogliamo favorevolmente la disponibilità del Governo a redigere un piano strategico per il sud, insieme al Parlamento e insieme ai partiti, perché la questione meridionale è la principale questione nazionale. Pertanto, il Partito Democratico annuncia il suo voto favorevole su tutte le nove mozioni per il Mezzogiorno presentate dalle varie forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Noi, al contrario del collega del Pag. 42PD, siamo contrari a tutte queste mozioni in quanto si limitano a chiedere, ma allo stesso tempo non impegnano a garantire il rispetto ed il rigore dei conti pubblici e la gestione delle tasse al sud. Al contrario, anzi, chiedono sgravi, sconti, trattamenti differenziati solo ed unicamente a favore del meridione. In tutta la sua potenza si manifesta il partito trasversale meridionale, quello che noi vogliamo continuare a contrastare, soprattutto in un momento, oggi più che mai, in cui le uniche mozioni che noi dovremmo approvare sono quelle che chiedono il ripristino della legalità in quel territorio. Perché la legalità per un territorio equivale alla salute per una persona, per un cittadino: se stai bene riesci in qualche maniera, impegnandoti, a migliorarti, così come, se in un territorio vige un certo grado di legalità, quest'ultimo riesce, impegnandosi, a migliorare. Quello dovrebbe essere l'obiettivo a cui puntare e su cui lavorare.
  Per noi è facile dire, oggi più che mai, padroni a casa nostra, per rivendicare che quei tremilacinquecento euro di tasse, che noi indistintamente paghiamo, da dipendenti pubblici o privati, autonomi, pensionati, giovani e meno giovani, vanno a finire nelle casse dello Stato e non ritornano sotto alcuna forma in Veneto. Noi siamo contro l'assistenzialismo, perché di fatto queste mozioni continuano a voler mantenere un sistema assistenzialista a favore di potentati locali e dei politici locali, che rendono sempre più dipendenti e, quindi, sempre più schiavi quei territori, il contrario di ciò che vorremmo realizzare in quanto di fatto questo non produce alcun beneficio e non produce alcuna ripresa per quei territori. Dovreste chiedere solo rigore e legalità, non soldi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei dichiarare il mio voto favorevole su tutte le mozioni sul Mezzogiorno, e mi sia consentito di farlo per una ragione che va oltre i contenuti delle singole mozioni, in quanto intendo compiere un gesto politico più radicale. Voterò dunque a favore del ritorno nell'ordine del giorno della Camera della questione meridionale, da troppo tempo rimossa nel dibattito pubblico nazionale, quasi fosse un avanzo di qualche cattiva coscienza del passato. Gli psicologi la chiamano scotomizzazione, un processo con cui il soggetto occulta o esclude dall'ambito della sua coscienza un ricordo sgradevole. Chi ha operato questa rimozione nell'inconscio collettivo italiano non lo so.
  So che possiamo anche nascondere i dati dell'ISTAT o dello SVIMEZ. Possiamo anche far finta che non ci sia una specificità del Sud, ma sono certo che se non riporteremo nel quadro delle priorità della politica del Governo la questione meridionale questo nostro paese non riuscirà più a riprendere fiato. Queste mozioni almeno hanno il merito di ricordarlo. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale la deputata Labriola. Ne ha facoltà.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie Presidente. Esponenti del Governo, onorevoli colleghi, la crescita economica sociale e culturale del Mezzogiorno è la vera sfida sulla quale si gioca il futuro dell'Italia. È vero gli ultimi dati SVIMEZ sono allarmanti ed è indiscutibile che la ripresa economica sociale e culturale dell'Italia sarà tanto immediata e strutturale quanto più efficaci saranno le politiche messe in campo affinché il Mezzogiorno agganci questa volta davvero la ripresa. Un obiettivo dal quale non si riparte da zero. Nel Mezzogiorno sono presenti realtà produttive solide e purtroppo semisconosciute o peggio ignorate dalle istituzioni nazionali. Si parla di realtà economiche che si fanno strada come fiori attraverso il manto di cemento dell'indifferenza politica; non si devono definire isole felici ma sono il volano o il driver – se si preferisce – del riscatto del Mezzogiorno e della ripresa dell'intero paese. Nel Mezzogiorno dobbiamo partire proprio da queste eccellenze Pag. 43per cercare di cambiare il presente e il futuro. Noi, donne e uomini nel sud, non vogliamo la cassa del Mezzogiorno, aiuti di Stato. Ciò che auspichiamo è che vengano messe in campo concretamente tutte le forze per porre le basi per poter far nascere il fiore della speranza e della opportunità politica sociale ed economica che manca e che costringe i nostri giovani ad emigrare. L'alternativa quindi è ricominciare, scommettere su se stessi, sui propri figli, sulle proprie figlie, tornare a sognare, darsi obiettivi ambiziosi. Solo così il Mezzogiorno e il paese Italia potrà farcela. Grazie.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Prima di passare ai voti il Governo aveva chiesto di intervenire.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, solo per correggere un parere che ho dato in precedenza sulla mozione Cariello ed altri 1-00688, chiedendo all'onorevole Cariello e agli altri presentatori se sono d'accordo su una piccola riformulazione, che consiste, nel primo impegno, nell'eliminare quella parentesi che dice «con particolare priorità per la regione Puglia», che mi sembra riduttiva rispetto all'impianto complessivo della mozione e all'impegno che il Governo ritiene di accettare che è in qualche modo più ampio.

  PRESIDENTE. Collega Cariello ?

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, confermiamo l'accettazione della riformulazione.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Quindi accetta la riformulazione.
  Passiamo ai voti. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1.00653, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Colonnese, Leva, Cariello, Carrescia, D'Uva, Zardini, Stumpo, Di Salvo, Ragosta, Romele, Gutgeld, Pellegrino, Fucci, Gutgeld....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  466   
   Votanti  371   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  354    
    Hanno votato no   17    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scotto ed altri n. 1-00680 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Capua, Cariello, Di Salvo, Zardini, Grillo, Berlinghieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  393   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  376    
    Hanno votato no   17    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Famiglietti ed altri n. 1-00685, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 44
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Piccoli Nardelli, Piccolo Giorgio, Bini, Ginato, Plangger, Schullian...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  472   
   Votanti  449   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  358    
    Hanno votato no   91    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cariello ed altri n. 1-00688, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Piccoli Nardelli, Fanucci, Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  472   
   Votanti  450   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  432    
    Hanno votato no   18    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Invernizzi ha segnalato che non è riuscito a votare, il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-00689, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Colonnese, Tartaglione, Minardo, Cariello, Pilozzi, Brescia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  475   
   Votanti  381   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  375    
    Hanno votato no    6    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Lello ed altri n. 1-00764, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo, Invernizzi, Paola Bragantini, Zan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  477   
   Votanti  383   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 364    
    Hanno votato
no   19).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Matarrese ed altri n. 1-00765, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 45
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Fratoianni, Cariello, Tripiedi, Colonnese, Colaninno, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  383   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 365    
    Hanno votato
no   18).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Labriola ed altri n. 1-00766, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Paola Bragantini, Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  403   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 385    
    Hanno votato
no   18).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Barbanti ed altri n. 1-00770, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marantelli, Totaro, Mazziotti Di Celso, Lattuca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  382   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 364    
    Hanno votato
no   18).    

Seguito della discussione della proposta di legge: Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva (1949-A) (ore 17,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge: Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva.
  Ricordo che nella seduta del 23 marzo 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice è intervenuta in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato. Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 1949-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 1949-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  TAMARA BLAZINA, Relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

Pag. 46

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, è l'emendamento Fossati 1.5, o l'articolo aggiuntivo Simonetti 1.01 ?

  PRESIDENTE. Allora l'emendamento Fossati 1.5... allora, l'emendamento Fossati 1.5 è ritirato.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo sull'articolo aggiuntivo Simonetti 1.01 è conforme a quello espresso dal relatore. Dunque, parere contrario.

  PRESIDENTE. Quindi, parere contrario.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, voglio intervenire in funzione della proposta emendativa che abbiamo presentato, spiegandone le motivazioni ed anche in dichiarazione di voto, invitando la maggioranza...

  PRESIDENTE. No, aspetti. Mi scusi. Noi adesso passiamo all'esame dell'articolo. Poi, le farò esprimere la dichiarazione di voto sull'articolo aggiuntivo.
  Ricordo che prima c'era l'emendamento Fossati 1.5, che poi è stato ritirato. Adesso passiamo alla votazione dell'articolo e poi passeremo all'esame dell'articolo aggiuntivo.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Amato, Arlotti, Blazina. Provi a votare comunque, a premere il pulsante, collega Blazina. Pilozzi intanto, che neanche riesce a votare. Intanto aspettiamo la relatrice; la relatrice ha votato, Pilozzi ha votato, mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  445   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  433    
    Hanno votato no   12.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Simonetti 1.01.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente, abbiamo espresso il voto contrario rispetto all'articolo conseguentemente al parere contrario del Governo e della relatrice rispetto alla nostra proposta emendativa, perché noi riteniamo che questa possa essere un'occasione di tutela nei confronti dei settori giovanili scolastici nel settore dello sport, di tutto lo sport. Questa potrebbe essere l'occasione dove il Parlamento indirizza finalmente le attività sportive non solo dilettantistiche ma soprattutto quelle professionistiche affinché si tutelino i settori giovanili scolastici.
  È per questo che noi, all'interno della nostra proposta emendativa, chiediamo che le squadre professionistiche e semiprofessionistiche, che si prestano nelle competizioni sportive, abbiano almeno il 70 per cento di atleti di nazionalità italiana. Con questo criterio noi riteniamo di tutelare ampiamente lo sport non come business, ma anche come educazione che parte dal settore giovanile scolastico.
  Lo abbiamo posto e, dato che siamo in una discussione, auspichiamo che si debbano e si possano fare anche in futuro dei provvedimenti. Comunque, noi ci auguriamo che il parere possa cambiare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 47
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Simonetti 1.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania, Patriarca, Tartaglione. Chi altro non ha votato ? Pastorelli, Bruno Bossio, Portas. Qualcun altro non ha votato ? Patriarca, Giuliani. Mi pare che abbiano votato tutti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  397   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato   28    
    Hanno votato no  369.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 1949-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 1949-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'unico ordine del giorno presentato, Fossati n. 9/1949-A/1.

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria. Fossati, lo vuole illustrare oppure vuole fare una dichiarazione di voto dopo il parere ? Prendo atto che interverrà in seguito, allora lasciamo dare il parere al rappresentante del Governo. Prego.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Su questo ordine del giorno il parere del Governo è favorevole, sia per la motivazione che l'emendamento ritirato in qualche modo rendeva più esplicito un contenuto all'interno della legge...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, vi prego di abbassare il tono della voce.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.. .. l'ordine del giorno rende ancora più netta questa interpretazione quasi autentica inserita nel testo di legge. Proprio per questo il parere è favorevole e, quindi, era per questo l'invito al ritiro dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Fossati, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1949-A/1, accettato dal Governo ?

  FILIPPO FOSSATI. Signor Presidente, il motivo della presentazione dell'ordine del giorno, riassunto dal sottosegretario, è il senso di questa legge, perché il senso di questa legge è importante: garantire un diritto di partecipazione all'attività sportiva ai minori stranieri, se hanno iniziato la loro carriera sportiva in Italia. È un fatto importante, un fatto di civiltà; non voglio intervenirci più di tanto, molti altri lo hanno fatto nella discussione generale. Io credo sia importante far capire, a chi ci sta ascoltando e apprezzerà questa proposta di legge, che questo diritto si estende sino a tutto il complesso dell'attività sportiva, quindi anche alla partecipazione alle manifestazioni nazionali e internazionali con le federazioni sportive, alla rappresentanza del nostro Paese, al diritto alla vittoria. Infatti, fino ad oggi avveniva questa cosa strana per cui si poteva partecipare, ma non vincere. Io credo che nel diritto delle persone che fanno sport ci sia anche il diritto alla vittoria, oltre che alla sconfitta, ed è molto bello che noi lo affermiamo anche per i nostri amici e concittadini che vengono da lontano.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 48
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fossati n. 9/1949-A/1, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Fossati, Fratoianni, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  377   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 362    
    Hanno votato
no  15).    

  (Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1949-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare l'importanza di questo provvedimento, che all'apparenza non sembra tale. Quando abbiamo iniziato la legislatura, i parlamentari Socialisti depositarono un'interrogazione ai Ministri dell'interno e dello sport per chiedere come mai occorressero ben undici certificati diversi alla Federcalcio per poter tesserare un giovane calciatore figlio di extracomunitari. Oggi grazie al provvedimento che ci accingiamo a votare, tutto questo sarà una pagina girata di un passato che non vogliamo che torni. Lo consideriamo una tappa importante verso il riconoscimento dello ius soli, per fare del nostro Paese un Paese sempre più laico e accogliente, che favorisce l'integrazione. Dunque, voteremo convintamente a favore di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, noi voteremo favorevolmente questa proposta di legge sull'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia, attraverso l'ammissione nelle società sportive che appartengono alle federazione nazionali.
  Ci sembra un passo avanti importante per affermare non solo che lo sport unisce e non divide – e questo non è sempre affermato nel nostro Paese, anzi, viene contraddetto spesso dai tristi fenomeni di razzismo nello sport – ma, soprattutto, è una modifica normativa necessaria per ovviare a quelle discriminazioni a cui andavano incontro ragazzi che, avendo iniziato pratiche sportive, non potevano poi proseguirle all'interno delle federazioni nazionali. In questo senso, chiaramente, veniva impedita e limitata la loro integrazione.
  Mentre noi voteremo sicuramente, in modo convinto, questo provvedimento, vorrei sottolineare che questo tema è direttamente connesso a quello della cittadinanza, su cui noi vorremmo riportare l'attenzione di un Parlamento spesso distratto. Sappiamo che vi sono più di dieci proposte in discussione, in questo momento, in Parlamento e ci attendiamo di fare un ulteriore passo avanti, perché stiamo parlando di un'intera generazione, che cresce nel nostro Paese, che rischia di restare straniera, un'intera generazione quasi bloccata in un limbo, e, in un mondo globale, questo ritardo italiano è totalmente anacronistico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,25)

  MILENA SANTERINI. Quindi, noi non solo appoggiamo favorevolmente, convintamente, Pag. 49la possibilità di aiutare la pratica sportiva e l'iscrizione a livello agonistico, ma vorremmo allargare il discorso al tema della cittadinanza, e il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico non solo voterà a favore di questo provvedimento, ma sollecita il Parlamento a calendarizzare tutti quei provvedimenti che permetteranno a minori stranieri, figli di immigrati, nati e cresciuti in Italia, di acquisire la cittadinanza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Sulla scia di quanto è stato già enunciato dal collega Guidesi precedentemente sugli emendamenti, noi abbiamo una posizione contraria proprio perché parte dell'iniziativa che sta alla base di questa proposta di legge, lo ius soli, è una sorta di cavallo di Troia per riuscire ad arrivare dove volete arrivare: dare lo ius soli a tutti coloro che nascono sul nostro territorio, cosa che noi, invece, non condividiamo.
  Altra partita che non condividiamo è la bocciatura del mio emendamento che prevedeva una quota minima di giocatori, di ragazzi, che le squadre avrebbero dovuto obbligatoriamente osservare, affinché vi sia possibilità che i vivai dei nostri ragazzi possano essere poi utilizzati, in una prospettiva futura, sia in campo professionistico che in campo amatoriale.
  Infatti, altrimenti, succede che vi sono delle squadre, come quelle di calcio, composte squisitamente da non italiani, da giocatori comunitari, o, addirittura, completamente da giocatori extracomunitari. Questo non va bene, soprattutto nello sport di base, perché non si dà la possibilità ai nostri ragazzi di poter sognare effettivamente di diventare campioni, benché lo possano essere. Quindi, preannunzio un voto contrario a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molea. Ne ha facoltà.

  BRUNO MOLEA. Presidente, colleghi, lo sport è un'attività che si fonda su valori educativi, sociali e culturali essenziali. Al pari della scuola, è un importante fattore di inserimento, di partecipazione alla vita sociale, di tolleranza, di accettazione delle differenze altrui e, soprattutto, di rispetto delle regole.
  In un mondo in cui coesistono individui, comunità e culture differenti, si pone come necessario focalizzare l'attenzione pubblica sui problemi della relazione, dell'incontro e della coesistenza come basi di un processo educativo nel quale lo sport diventi occasione di incontro e di confronto tra le persone.
  Difatti, lo sport è oggi riconosciuto unanimemente come strumento primario di educazione informale, e quindi l'attività sportiva indirizzata ai minori si propone, di fatto, come uno strumento di tutela dei valori fondamentali della persona e di adesione ad un modello di rapporti basato sul rispetto delle regole, dell'autodisciplina e dell'aggregazione, costituendo per i ragazzi, quindi, un'occasione di maturazione e di crescita.
  In tal senso l'attività sportiva risulta particolarmente efficace per favorire percorsi positivi di integrazione e di inclusione sociale tra ragazzi italiani e stranieri.
  Oggi un numero sempre maggiore di istituzioni politiche e sociali considerano le attività sportive come un mezzo per promuovere l'inclusione sociale delle minoranze, un terreno dove le comunità immigrate e le società ospitanti possono interagire positivamente con maggiore efficacia, uno strumento per contribuire alla coesione e all'integrazione sociale di gruppi vulnerabili.
  La proposta di legge oggi all'esame di questa Assemblea interviene su un aspetto complesso e delicato del mondo dello sport e cioè il tesseramento degli atleti minori stranieri. In particolare, con questa proposta di legge si propone di assicurare Pag. 50il tesseramento dei minori stranieri residenti in Italia presso le società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso gli enti di promozione sportiva, con le stesse procedure previste per i cittadini italiani.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,30).

  BRUNO MOLEA. Al momento le procedure per il tesseramento degli atleti sono fissati dagli statuti e dai regolamenti delle federazioni nazionali sportive, delle discipline sportive associate, degli enti di promozione sportiva, sulla base dei principi stabiliti dal CONI. Quest'ultimo, in particolare, in base al proprio statuto, detta principi ed emana regolamenti per il tesseramento e l'utilizzazione di atleti stranieri, al fine di promuovere la competitività delle squadre nazionali, di salvaguardare il patrimonio sportivo nazionale e di tutelare i vivai giovanili.
  Con questa legge si vuole dare pari opportunità ai giovani minori stranieri rispetto ai coetanei italiani, si vuole dare l'opportunità ai giovani stranieri minorenni di tesserarsi a una federazione sportiva al fine di svolgere attività sportiva agonistica. Attualmente in merito, come noto, le federazioni hanno la facoltà o meno di accettare il tesseramento di questi atleti. Si vuole, pertanto, con questa norma rendere da facoltativa ad obbligatoria l'accettazione di una richiesta di tesseramento a tutte le federazioni sportive, presentata da minori stranieri che intendano svolgere attività agonistica.
  Infine, il comma 2 dell'articolo 1 della proposta permette che il tesseramento – il quale è annuale – sia possibile anche dal diciottesimo anno di età dell'atleta straniero, nelle more della conclusione delle procedure che lo stesso ha avviato per l'acquisizione della cittadinanza italiana, garantendo così nel frattempo la prosecuzione dell'attività sportiva che diversamente subirebbe una dannosa interruzione per il futuro dell'atleta stesso.
  L'educazione allo sport, da sempre ritenuta esclusivamente come attività rivolta all'esercizio fisico e preparazione tecnica, può essere in realtà molto di più, può essere un opportunità di incontro tra culture. Un aspetto fondamentale dell'attività sportiva è appunto quello di essere un efficace strumento educativo, in particolare per quello che riguarda la socializzazione. Lo sport è un'occasione di relazione con gli altri e di confronto con diverse situazioni; è anche occasione di assunzione di responsabilità e di rispetto delle proprie scelte nella dimensione individuale e collettiva. Nella pratica sportiva la persona acquisisce consapevolezza, spirito di gruppo e solidarietà. La pratica sportiva può favorire processi di comunicazione e dialogo e fungere da fattore protettivo rispetto al fenomeno dell'isolamento culturale. Attraverso lo sport viene promosso un processo di maturazione in cui vengono associati aspetti di tipo relazionale, emotivo ed affettivo. L'attività sportiva permette l'integrazione di aspetti emotivi con aspetti cognitivi, favorisce il benessere psicofisico, garantisce l'integrazione con le diverse dimensioni personali e sociali in una visione della persona intesa come un unicum; facilita l'apprendimento e rafforza la personalità, spinge alla relazione, all'interazione e all'incontro-scontro con l'altro.
  Con questo provvedimento si intende valorizzare lo sport come strumento di educazione informale, come terreno di incontro ideale per relazionarsi partendo da regole uguali per tutti, superando, dunque, i confini sportivi, incidendo in maniera forte sul dibattito culturale, politico e sociale sui diritti e doveri di cittadinanza.
  Per queste ragioni, nell'annunciare il voto favorevole di Scelta Civica sul provvedimento, auspico, inoltre, un passaggio facile e veloce al Senato perché questa proposta di legge riveste una importanza fondamentale proprio in quanto abbatte una ingiusta barriera e dà la possibilità a tutti i ragazzi presenti nel nostro Paese di potersi confrontare e di concludere quel percorso di inclusione iniziato già a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 51

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo «Giacomo Puccini» di Parma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente, il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore di questo provvedimento. La proposta di legge all'esame dell'Assemblea ha, infatti, lo scopo di garantire il tesseramento dei minori stranieri residenti in Italia presso le società sportive appartenenti alle federazioni nazionali con le stesse procedure previste per i cittadini italiani. Attualmente, il regime giuridico previsto per il tesseramento è stabilito dagli statuti e dai regolamenti delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva, sulla base dei principi stabiliti dal CONI. Il presente provvedimento, pertanto, intende superare le regole e le procedure che impediscono il tesseramento dei giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall'attività sportiva di base a quella agonistica.
  È quanto mai doveroso, quindi, eliminare la discriminazione in atto nei confronti di giovani, figli di genitori provenienti da Paesi fuori dall'Unione europea, ma nati e cresciuti nel nostro Paese, per proseguire l'attività sportiva già intrapresa o alla quale intendono dedicarsi. Oggi, infatti, i giovani stranieri residenti in Italia, per i quali lo sport può rappresentare un'importante occasione di integrazione, si vedono negare in maniera inaccettabile e discriminatoria il diritto di praticare attività sportiva. Attualmente, alcune federazioni nazionali hanno adottato disposizioni volte ad equiparare gli atleti stranieri nati in Italia agli atleti italiani. In particolare, ricordo la Federazione italiana hockey: con la deliberazione n. 153/2013 del 28 settembre 2013, il consiglio federale ha stabilito che gli atleti di nazionalità non italiana, ma nati in Italia, sono da considerarsi italiani a tutti gli effetti per tutti gli eventi organizzati e autorizzati dalla Federazione. Di conseguenza, le procedure per il tesseramento da seguire sono le stesse valide per gli atleti italiani. La stessa procedura è stata poi adottata dalla Federazione pugilistica italiana e dalla Federazione hockey e pattinaggio.
  Dal quadro normativo vigente emerge poi con chiarezza la necessità di una riforma legislativa, un intervento teso, da un lato, a rendere omogenea la regolamentazione del tesseramento per le diverse discipline sportive, eliminando...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce !

  ROSANNA SCOPELLITI. ...un'ingiustificata discriminazione tuttora operante nel settore, e, dall'altro lato, a favorire una più ampia partecipazione sportiva dei minori stranieri. E ciò in coerenza con i principi e le regole che assicurano la più ampia tutela a tutti i minori che entrano nel territorio dello Stato: principi e regole sanciti, peraltro, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, firmata a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva dalla legge 27 maggio 1991, n. 176.
  Con la presente proposta di legge, quindi, si intende garantire a tutti i minori stranieri residenti nel territorio italiano l'accesso alla pratica sportiva, intesa come «qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o no, abbia per obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o l'ottenimento di risultati in competizioni a tutti i livelli», secondo la definizione adottata dalla Commissione dell'Unione europea nel Libro bianco sullo sport del 2007. La stessa Commissione, tra l'altro, precisa che «lo sport può anche facilitare l'integrazione nella società dei migranti e delle persone d'origine straniera e sostenere il dialogo interculturale».
  Questa proposta di legge, quindi, costituisce un elemento fondamentale per assicurare la piena integrazione sociale degli immigrati. Lo sport, infatti, svolge un Pag. 52ruolo particolare nella società, quale strumento di inclusione e di integrazione sociale e, al contempo, costituisce uno strumento di dialogo interculturale. È peraltro noto a tutti come l'attività sportiva fornisca, altresì, un eccezionale contributo allo sviluppo ed alla promozione di importanti valori sociali ed educativi come la tolleranza, il reciproco rispetto, lo spirito di gruppo, la solidarietà e la correttezza, contribuendo, in questo modo, alla realizzazione personale del singolo e ad una maggiore e concreta coesione sociale. A tal proposito, il Libro bianco sullo sport del 2007, citato in precedenza, precisa che lo sport promuove un senso comune di appartenenza e di partecipazione e, pertanto, può costituire anche un importante strumento di integrazione per gli immigrati.
  Infatti, come sottolineato dal Consiglio dell'Unione europea del 25 e 26 novembre 2013, lo sport è fonte di inclusione sociale e costituisce uno strumento eccellente per l'integrazione delle minoranze, contribuendo al contempo, in maniera significativa, a costruire lo spirito di appartenenza, di stabilità, di coesione e di pace all'interno della comunità.
  Lo sport rappresenta, dunque, un elemento di inclusione sociale: occorre, quindi, superare quelle disuguaglianze che non permettono di assicurare ai minori stranieri residenti in Italia di essere tesserati presso società sportive, al fine di realizzare un'effettiva e importante integrazione degli stessi.
  Questa proposta di legge pone un rimedio alla problematica descritta, evitando di entrare nel complesso problema della cittadinanza: anche per quest'ultimo motivo, quindi, ribadisco il voto favorevole del gruppo di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, se volessimo riassumere con un quarto di tweet il provvedimento che stiamo in questo momento esaminando, potremmo dire che esso serve a rendere i ragazzi stranieri meno stranieri. Questa è l'origine e lo scopo di questo provvedimento.
  Come è già stato ricordato, abbiamo lavorato in Commissione cultura in modo, direi, coeso e compatto su questo provvedimento, e di questo voglio ringraziare il collega Lainati. Così come ringrazio il collega Occhiuto per aver sottolineato, nel suo intervento in apertura del dibattito in Aula, la necessità che, oltre questo provvedimento, che va a risolvere un bisogno puntuale e concreto in modo non ideologico, ma in modo sostanziale, ci sia comunque da parte di tutte le forze politiche – e, ovviamente, in primo luogo del Governo – il fatto di rimettere mano e di dare accelerazione a quel disegno di legge delega, grande legge sullo sport, sul quale stiamo lavorando in Commissione da parecchi mesi, sul quale, anche in questo caso, stiamo lavorando insieme, con l'obiettivo di dare a tutti coloro che vogliono fare pratica sportiva nel nostro Paese la possibilità di poterlo fare anche a prescindere dalle condizioni di reddito o dalle condizioni di disabilità.
  Da questo punto di vista, annunciando il voto favorevole di Forza Italia, concordo anche – lo ha appena ricordato l'onorevole Scopelliti e la relatrice lo ha messo opportunamente nel suo testo e su questo punto l'allora sottosegretario Delrio fu molto chiaro nei miei confronti in Commissione – sul fatto che qui non c’è alcuna forma di ius soli surrettizio, per così dire, ma, appunto, come ho detto, la risoluzione di un problema molto preciso, che riguarda primariamente le federazioni. Infatti, chi, come il sottoscritto, viene dalla periferia (nel mio caso, dalla periferia milanese) e viene dal mondo degli enti di promozione sportiva (nel mio caso, dal Centro sportivo italiano), sa bene che nelle realtà di questo tipo questa integrazione c’è già e non c’è bisogno di questo provvedimento. Viceversa, all'interno delle federazioni, c’è bisogno – come anche il presidente Malagò aveva auspicato in Commissione – di questo nostro intervento, che sia di spinta e di incoraggiamento Pag. 53a che queste federazioni si mettano al passo nel modo più celere possibile.
  Quindi, chiudo il mio intervento: vi ringrazio per l'attenzione e confermo il voto favorevole di Forza Italia. Anche io auspico, come ha fatto il collega Molea, che i senatori siano celeri e sportivi nell'approvare, senza toccare ulteriormente, questo provvedimento in modo celere. Grazie e buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente, attualmente, le procedure per il tesseramento sono fissate dagli statuti e dai regolamenti delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva sulla base dei principi stabiliti dal CONI. Al riguardo, possiamo evidenziare che occorre senza alcun dubbio rimuovere le regole e le procedure che impediscono il tesseramento dei giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall'attività sportiva di base a quella agonistica. Infatti, il mancato tesseramento può impedire ai giovani talenti, figli di genitori di persone residenti non in Paesi dell'Unione europea o nati e cresciuti in Italia, che hanno iniziato un percorso sportivo di poter proseguire l'attività per motivi legati al possesso della cittadinanza.
  Sottolineiamo soprattutto – questo è importante, perché è un principio fondante di questa legge – la valenza di integrazione sociale che assume l'attività sportiva non professionale. Annunciamo, pertanto, il voto favorevole, però, dobbiamo sottolineare alcune cose importanti; la prima è il rammarico per aver perso, a nostro avviso, un'importante occasione per discutere in quest'Aula di una riforma organica del sistema sportivo professionistico, ossia la riforma di un settore che, come abbiamo visto nel corso della storia italiana, è capitato spesso anche sotto il giogo della mala politica ed è stato interessato da gravi problematiche di carattere economico-finanziario. Questa proposta poteva tranquillamente essere inserita, con un emendamento, nella proposta di legge n. 1680 che stiamo esaminando in Commissione cultura; questo lo abbiamo fatto presente anche durante la discussione di questo provvedimento, avanzando, appunto, la proposta. Ci sembrava una proposta di buonsenso, anche per l'efficienza di tutto il Parlamento.
  Ma ritorniamo alle perplessità che abbiamo e, forse, ai timori che abbiamo su questa norma, considerando il contesto, ovvero il regno di illegalità all'interno del quale questa legge si muoverebbe e si muoverà. Ci sono dei pericoli che noi vogliamo evidenziare, prendendo ad esempio un contesto problematico come quello del mondo del calcio. Il rischio è senza dubbio che si generi la corsa all'importazione di giovani calciatori stranieri da tesserare come italiani, costruendo così un mercato che, tra le altre cose, affosserebbe i nostri vivai giovanili. Sì, perché se da una parte stiamo agevolando la multietnicità dei nostri vivai e, di conseguenza, delle nostre nazionali, dall'altra non stiamo affrontando e risolvendo, invece, il male cronico dei vivai italiani, ossia la carenza di una rete nazionale di promozione sportiva di base che permetta a tutti i ragazzi di scegliere lo sport che preferiscono e di trovare strutture e persone in grado di sviluppare le qualità.
  Già, perché il problema dell'Italia negli ultimi anni è quello dell'impossibilità cronica di sfornare atleti di alto livello in qualunque disciplina sportiva, perché non ci sono strategie serie e politiche del CONI in tal senso, del CONI, ma anche di tutta la politica. Il CONI, con i suoi oltre 400 milioni di euro incassati dallo Stato, ne divora circa la metà in burocrazia e stipendi, il resto va alle federazioni, con in testa il calcio che la fa da padrone, a discapito di tutte le altre discipline.
  Questo si lega, in realtà, al secondo vero problema, ossia il riconoscimento della cittadinanza ai fini sportivi, argomento su cui bisognerebbe riflettere attentamente, Pag. 54su cui bisognerebbe discutere ampiamente in questo Parlamento e che, però, non si è fatto in questi mesi.
  Concludo, dicendo che è senz'altro prematuro parlare degli effetti, come ho citato, che scaturiranno da questo provvedimento e, quindi, voteremo favorevolmente, nella speranza che tutto lo sport dilettantistico possa trovare giovamento dall'applicazione di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carocci. Ne ha facoltà.

  MARA CAROCCI. Grazie Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto, e che hanno annunciato il voto favorevole del loro gruppo, hanno ampiamente valorizzato gli aspetti positivi di questo provvedimento. Infatti, questa legge è ampiamente condivisa da quasi tutti i gruppi e anche dal Governo, in quanto intende permettere ai minori che non hanno la cittadinanza italiana, ma vivono regolarmente in Italia, almeno dall'età di 10 anni, di poter essere tesserati con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani, presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso associazioni di promozione sportiva. Si intende così recuperare un'assenza che ormai è inspiegabile, cioè l'assenza di una legge nazionale sullo ius soli sportivo, potremmo chiamarlo così. Questa assenza risulta fonte di notevoli ostacoli burocratici per le società sportive italiane che intendono far crescere tutti i loro atleti, non solo quelli con cittadinanza italiana.
  Soprattutto, quest'assenza è fonte di penalizzazione e discriminazione per ragazzi e ragazze che in Italia sono nati o sono cresciuti, che vi frequentano la scuola, ma che lo Stato ancora non riconosce come cittadini. Occorre dunque rimuovere le regole e le procedure che impediscono il tesseramento dei giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall'attività sportiva di base a quella agonistica. Si intende permettere a coloro che hanno iniziato un percorso sportivo di poter proseguire l'attività, innanzitutto per coltivare il loro talento, ma anche per affermare il valore di integrazione sociale che assume l'attività sportiva non professionale. Ragazze e ragazzi che praticano uno sport, che crescono e si integrano con i loro compagni e compagne, che sperimentano lo spirito di gruppo e di condivisione di regole – come è stato già ben sottolineato – con i loro coetanei e coetanee, attualmente si vedono negare in maniera inaccettabile e discriminatoria questo diritto. Non so se ai colleghi contrari a questa legge è mai capitato di conoscere uno di questi ragazzi. A me è successo: un ragazzino di 14 anni, che gioca a basket, che con le lacrime agli occhi, e con lui sua mamma, mi si è presentato quando gli si è prospettata la difficoltà di proseguire la sua attività sportiva. Ma se lo sport, come siamo convinti tutti, si fonda su valori educativi, sociali e culturali essenziali, se è un importante fattore di inserimento, di accettazione delle differenze e, come dicevamo, di rispetto delle regole, non possiamo che auspicare che anche oggi, in quest'Aula, questa proposta di legge veda la stessa ampia condivisione che ha già ottenuto in Commissione.
  Si intende, infatti, assicurare l'accesso alla pratica sportiva agonistica non professionistica del minore in quanto tale, quindi della persona, pur non entrando il provvedimento nel complesso problema della cittadinanza.
  Detto questo, auspichiamo anche che si tratti di un primo passo verso l'apertura della discussione sull'accesso alla cittadinanza italiana dei minori stranieri stabilmente residenti nel nostro Paese. Per questo motivo, dichiaro il voto convintamente favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, intervengo a titolo Pag. 55personale poiché ritengo la proposta in esame un valore aggiunto, e non solo per il mondo dello sport. Infatti, in questo caso si propone come strumento di tutela dei valori fondamentali della persona e di adesione ad un modello di rapporti basato sul rispetto delle regole dell'integrazione e dell'inclusione sociale fra minori stranieri ed italiani. Tuttavia, devo precisare che il testo rappresenta solo un passo in avanti, ma non il traguardo in ambito sportivo-agonistico.
  La proposta di legge estende la possibilità di tesserare minori stranieri con determinati requisiti, anche alle discipline associate e agli enti di promozione sportiva, ma non modifica nulla sull'assegnazione dei titoli o di altro, poiché interviene solo sul tesseramento e sul diritto di partecipare a competizioni nazionali e nulla cambierà nell'autonomia statutaria delle federazioni, che comunque seguono e seguiranno le linee guida del CONI. Di fatto, i minori stranieri possono partecipare anche ai campionati italiani, ma non possono aggiudicarsi il titolo nazionale proprio perché non italiani.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Ho finito. Per lo stesso motivo non possono vestire la maglia azzurra, perché un non italiano non può rappresentare l'Italia. Rivolgo comunque al mio collega Molea, quale presentatore della proposta di legge oggi in votazione, un sentito ringraziamento, e preannuncio il voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Adesso ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giancarlo Giordano, con cui c’è stato un malinteso. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole a questo provvedimento di Sinistra Ecologia Libertà. Noi lo intendiamo come una finestra dalla quale si scorge il futuro di un Paese che si offre, che offre opportunità, che riconosce diritti a chi, venendo da lontano, ha deciso di far nascere i propri figli qui; come un gesto emancipativo del diritto naturale, quel diritto che ha a che fare con il luogo in cui si nasce, ma anche con la terra che si calpesta.
  Non voglio eccedere in retorica, perché il provvedimento, pur essendo composto di un solo articolo, si presterebbe a questa retorica, ma questo paese ha bisogno di leggi che vadano in questa direzione, che segnino una tendenza, che diano un segnale e che parlino a chi in questo momento, in questo Paese girandosi vede verso di se molto spesso troppo odio e troppa esclusione. Il fatto che noi partiamo dai più giovani o dai giovani è un fatto importantissimo, perché è da lì che si ricostruisce una società democratica ed è da lì che si costruisce una coscienza comune, probabilmente dallo sport, così come dalla scuola, ad esempio, ancora di più.
  Ringrazio anche io il collega Molea e la Commissione per tutto il lavoro fatto per raggiungere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1949-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1949-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Pag. 56
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1949-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Bolognesi, Tripiedi, Tidei. Chi non ha votato ? Qualcun altro non ha votato ? Aspettiamo...Romele. A questo punto mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  «Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva» (1949-A):

   Presenti  440   
   Votanti  434   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  422    
    Hanno votato no   12.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Bruno Bossio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,55).

  CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Grazie Presidente. Come concordato con il Governo e come anticipato ai gruppi, il gruppo del Partito Democratico chiede che il punto 4 all'ordine del giorno, cioè la discussione delle mozioni Speranza, Dellai ed altri n. 1-00769, Zaccagnini ed altri n. 1-00776, Benedetti ed altri n. 1-00778, Gelmini ed altri n. 1-00779, Guidesi ed altri n. 1-00780 e De Girolamo ed altri n. 1-00782 concernenti iniziative in merito alla cosiddetta Carta di Milano, in relazione ad Expo 2015, venga rinviata ad una seduta della prossima settimana.

  PRESIDENTE. Poiché vi sono obiezioni sulla proposta di rinviare il seguito della discussione concernente il seguito della discussione delle mozioni Speranza, Dellai ed altri n. 1-00769, Zaccagnini ed altri n. 1-00776, Benedetti ed altri n. 1-00778, Gelmini ed altri n. 1-00779, Guidesi ed altri n. 1-00780 e De Girolamo ed altri n. 1-00782 concernenti iniziative in merito alla cosiddetta Carta di Milano, in relazione ad Expo 2015 ad altra data, darò la parola ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento. Chiede di parlare contro il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, in realtà la mia voleva essere una precisazione sull'ordine dei lavori. È opportuno, per la serietà che ci contraddistingue, fare questo tipo di valutazioni sempre all'interno delle riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché poi questo ci fornisce la possibilità di organizzare i lavori in maniera più semplice. Su questa richiesta noi ci asterremo, tuttavia mi auguro che la stessa disponibilità possa essere recepita quando le altre forze politiche fanno identiche richieste. Non ho avuto modo di sentire le motivazioni, mi sarebbe piaciuto avere qualche motivazione un po’ più dettagliata.

  PRESIDENTE. C’è qualcuno che chiede di parlare a favore ? Non mi pare. Passiamo quindi ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinviare il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative relative alla cosiddetta Carta di Milano ad altra data.Pag. 57
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva [per 348 voti di differenza].

Seguito della discussione delle mozioni Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00777, Busin ed altri n. 1-00786 e Segoni ed altri n. 1-00789, concernenti la realizzazione del corridoio di viabilità autostradale dorsale Civitavecchia-Orte-Mestre (ore 18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00777, Busin ed altri n. 1-00786 e Segoni ed altri n. 1-00789, concernenti la realizzazione del corridoio di viabilità autostradale dorsale Civitavecchia-Orte-Mestre (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di mercoledì 8 aprile 2015, sono state presentate le mozioni Busin ed altri 1-00786 e Segoni n. 1-00789, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata la mozione Marantelli ed altri n. 1-00805. Il relativo testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente, sulla mozione Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), il parere è contrario sul primo e terzo impegno, mi riferisco alla parte dispositiva naturalmente. Il parere è favorevole sul secondo, laddove è scritto: «ad assumere iniziative per avviare in tempi rapidi un programma di interventi urgenti per la messa in sicurezza del tracciato dell'attuale strada statale n. 309, Romea e della superstrada E-45, finalizzato alla riqualificazione e al potenziamento delle infrastrutture esistenti al fine di migliorare la viabilità e la sicurezza su queste arterie;».

  PRESIDENTE. Sulla premessa, invece, il parere ?

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. La premessa è largamente condivisibile come dato fattuale storico. Sugli impegni che il Governo è chiamato ad assumere ho detto che...

  PRESIDENTE. Quindi è favorevole sostanzialmente sulla premessa ?

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Ho detto come riferimento storico fattuale, ovvero la storia di questa strada, la storia di questa opera inserita in legge obiettivo, nella legge n. 443 del 2001...

  PRESIDENTE. È chiarissimo, volevo capire quindi lei si rimette all'Aula ? È favorevole ? Contrario ? Vuole fare una riformulazione alla premessa ?

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. No la premessa no, francamente...

  PRESIDENTE. Si rimette all'Aula...

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Sì, assolutamente, almeno la parte dispositiva....

  PRESIDENTE. Questo volevo sapere.

Pag. 58

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Sì, assolutamente.
  Sulla mozione Scotto ed altri n. 1-00777, stessa situazione: qui vi è una inversione, perché il primo capoverso dell'impegno che è identico, riguarda il prevedere «interventi puntuali per la messa in sicurezza della strada E-45 e della strada statale n. 309, Romea, adottando ogni iniziativa di competenza finalizzata all'implementazione e all'integrazione del trasporto ferroviario con quello fluvio-marittimo nonché allo sviluppo del corridoio ferroviario adriatico-baltico», il parere è favorevole.
  Sul secondo e terzo capoverso, che per brevità non rileggo, parere contrario. Così pure sulla ulteriore mozione Busin ed altri n. 1-00786, che si articola in quattro capoversi; sul primo, che riguarda sempre la statale n. 309, Romea, e la superstrada E45, parere favorevole; parere contrario sugli altri tre capoversi, secondo, terzo e quarto.

  PRESIDENTE. Scusi un attimo, sulla mozione Scotto ed altri n. 1-00777, sono quattro i capoversi. Se può ripeterli un attimo...

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Sul secondo, parere favorevole; sul primo, sul terzo e sul quarto, parere contrario.

  PRESIDENTE. Grazie.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Tornando alla mozione Busin ed altri n. 1-00786, parere favorevole sul primo capoverso, perché l'ordine del dispositivo è differente da mozione a mozione, contrario sul secondo, sul terzo e sul quarto.
  Da ultimo, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-00789, parere favorevole sul primo capoverso, sul secondo ed il terzo.

  PRESIDENTE. Ci sarebbe anche la mozione di maggioranza, Marantelli, l'abbiamo annunciata, se ricorda...

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Sì, è la n. 1-00805. Su tale mozione esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Grazie.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente. Ci troviamo di fronte ad una serie di mozioni sulla Civitavecchia-Orte-Mestre, che sono perlopiù condivisibili. Nel poco tempo a mia disposizione volevo sottolineare uno dei punti di originalità proposti da Alternativa Libera che potrebbe muovere dalla Civitavecchia-Orte-Mestre per essere utilizzato come caso di studio e generalizzato a tutt'Italia.
  Premettendo che recentemente in Commissione ambiente c’è stato un interessante studio presentato dal Cresme e dal Servizio Studi della Camera che ha dimostrato scientificamente il fallimento della legge obiettivo del 2001 e di tutte le finanze di progetto ad esse collegate; per esempio, ha mostrato che soltanto il 4,3 per cento delle opere previste dalla legge obiettivo è stato completato. La percentuale sale a circa l'8 per cento se si prendono in considerazione i lotti invece che le opere stesse. Lo studio evidenzia che c’è una particolare criticità nelle cosiddette grandi opere, che tra l'altro mostrano tutti i loro limiti anche semplicemente leggendo le cronache quotidiane sui giornali, molto spesso sono soprattutto le cronache giudiziarie.Pag. 59
  Il neo-Ministro Delrio aveva timidamente aperto, rispondendo a domande dei cronisti, ma anche ad atti di sindacato ispettivo, dicendo che la divisione tra grandi opere e piccole opere andrebbe superata in favore della dicotomia tra opere utili e opere inutili, lasciando intravedere uno spiraglio per rivedere le proprietà infrastrutturali dell'Italia, e del Governo appunto. Dall'esito dei pareri dati dal sottosegretario sembra che il Ministro faccia marcia indietro, perché ancora manca una cosa: manca fare in modo che le opere non vengano imposte. Ossia, Alternativa Libera punta su un dibattito pubblico, su un confronto, su delle procedure partecipate che per ogni infrastruttura dimostri l'utilità e il grado di gradimento e di necessità dei vari territori e delle comunità locali. Ci si può spiegare meglio con un esempio: se prendiamo la Civitavecchia-Orte-Mestre, ma anche qualsiasi altra grande opera – penso per esempio all'autostrada tirrenica, al Mose, all'Expo, e chi più ne ha più ne metta – se voi fate esprimere i consigli comunali dei territori attraversati o interessati da queste opere è evidente che larga parte delle opposizioni, e a volte anche delle maggioranze, voteranno contrarie a queste opere, e, per il principio della democrazia rappresentativa, ne consegue che larghe fette della popolazioni sono contrarie a queste opere, quindi non sono necessarie e vengono imposte dall'alto.
  Viceversa, sono convinto che più o meno in ogni comune esiste una piccola o una media opera, chessò, un ponte, una variante, anche un intervento necessario di manutenzione straordinaria che il consiglio comunale approverebbe alla unanimità ma che un referendum della popolazione porterebbe delle maggioranze schiaccianti prossime all'unanimità. Ecco noi aspiriamo a far sì che il Governo selezioni le priorità infrastrutturali e tramite procedimenti di questo tipo, facendo in modo che le infrastrutture non vengano imposte ma il Governo dovrebbe eseguire – dopo tutto, è un potere esecutivo – le volontà, le azioni suggerite dalle comunità locali in base alle loro necessità e ai bisogni. Prendiamo atto che dai pareri espressi dal Governo sugli impegni delle mozioni così non è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, la premessa doverosa che quest'opera, la Civitavecchia-Orte-Mestre, è comunque un'opera di rilevanza strategica perché come variante può essere considerata appunto un'opera complementare del collegamento nord-sud che rientra nei famosi corridoi TEN-T considerati strategici della comunità europea per i collegamenti infrastrutturali del nostro continente. La seconda questione che va assolutamente posta in premessa è che l'opera è comunque rilevante perché, per quanto si possa chiedere la manutenzione della E45 e la manutenzione e messa in sicurezza della Romea, di certo queste non possono costituire un'arteria a scorrimento veloce di cui invece c’è assolutamente bisogno, soprattutto per collegare il porto di Ravenna, che è uno dei porti, come posizione più importanti, storici anche, d'Italia con i Paesi dell'est, che sono la parte più dinamica dal punto di vista economico e imprenditoriale nel continente europeo. È certo che non vanno assolutamente trascurati gli eventi recenti che hanno visto il malaffare e in genere le azioni illecite inquinare, per così dire, i più grandi appalti e le grandi opere che hanno caratterizzato il nostro Paese, ma questo non deve dare il via ad una campagna populista e generalista che vuole che tutte le opere pubbliche debbano essere per forza abolite o non perseguite perché le grandi opere sono portatrici di illeciti e corruzione. Questo non può essere accettato e va valutata la questione nello specifico, soprattutto vanno coinvolte, alla luce anche degli accadimenti, quindi va usata un'ulteriore dose di prudenza, vanno quindi coinvolti eventuali comitati, associazioni, soprattutto amministrazioni locali che vengono interessate da quest'opera che, come si sa, attraversa gli Pag. 60interessi di territori di rilevanza dal punto di vista della produzione agricola, i siti di interesse comunitario, zone a protezione speciale e parchi regionali. Fatta questa premessa e con le dovute cautele a cui ci ha richiamati anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, il quale ha chiesto una certificazione preventiva all'Anac della corretta esecuzione degli appalti e quindi del rispetto della legalità, della trasparenza, della correttezza delle opere pubbliche appaltate dalla regione Veneto, ecco, con questi criteri e con queste ulteriori prudenze l'opera va comunque valutata nella sua utilità e nella sua dimensione strategica e nell'inserimento appunto come variante nei corridoi TEN-T previsti dalla comunità europea. Detto questo, ovviamente i temi che appunto proponiamo per impegnare il Governo sono questi e siamo favorevoli alla vostra mozione, siamo invece contrari, se non per la parte che riguarda la messa in sicurezza della Romea che,  a va sans dire, è una delle strade più pericolose d'Italia sia per numero di incidenti per chilometro lineare sia per incidenza della mortalità di questi stessi incidenti.
  Per quanto riguarda, invece, gli altri capoversi delle altre mozioni, sentiamo appunto questo pregiudizio sfavorevole, che non può essere accettato. Bisogna affrontare con serenità – anche con serenità, oltre che con la dovuta cautela – temi importanti come le opere strategiche per il Paese, senza trascurare le dovute e necessarie opere di manutenzione.
  Per cui, preannunzio il voto favorevole sulla nostra mozione e il voto contrario su tutte le altre mozioni presentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è chiaro che quando si parla di grandi opere c’è sempre il problema di riuscire a decifrare l'interesse generale ad esse sottostante e anche se non si esclude che questo interesse generale possa essere racchiuso anche con riferimento all'attenzione e agli interessi di singole comunità territoriali, mi pare che, per quanto riguarda le mozioni in esame, – e noi aderiamo, in particolare, alla mozione della maggioranza su questo tema – la materia rischia di essere veramente sfuggente e ingovernabile.
  Noi sappiamo, onorevoli colleghi, che la presentazione e approvazione dell'allegato infrastrutture del DEF rende la discussione di queste mozioni abbastanza superflua. Da quell'allegato, infatti, è stata espunta l'opera che era ricompresa dal 2001 nell'elenco delle infrastrutture strategiche, di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001, in conformità a quanto previsto dalla «legge obiettivo», il cui progetto preliminare fu approvato dal CIPE nel 2013 e indirettamente riconfermato dal decreto «sblocca Italia» attraverso il meccanismo della defiscalizzazione, che avrebbe portato nelle casse del progetto circa 2 miliardi, superando così i rilievi della Corte dei conti sulla delibera del CIPE.
  Se il DEF non ritiene più strategica tale opera, ne consegue che anche quella norma citata dello «sblocca Italia» dovrà ritenersi superata da un documento di valenza sicuramente superiore a quella introdotta successivamente, e non direttamente dal Governo all'interno del citato decreto «sblocca Italia».
  A parte queste considerazioni, è chiaro che noi dobbiamo chiederci se e quanto un'opera sia utile, stanti soprattutto anche le ristrette risorse finanziarie a disposizione. Ora, il Ministro Delrio ha avuto modo di dichiarare: «Le uniche grandi opere sono quelle utili, che possono essere anche riparare una scuola o mettere in sicurezza il costone di una montagna». Se rivolgiamo questa domanda all'opera in questione la risposta sarà, ahimè, totalmente negativa. Un'opera che attraversa cinque regioni e che, nei suoi circa 400 chilometri, necessiterà di 139 chilometri di ponti, 64 di gallerie, 20 di cavalcavie, 226 sottovie e 83 svincoli. Nel suo incedere attraverserà cinque regioni, undici province, 48 comuni. Ebbene, con un impatto considerevole anche su zone tutelate dal Pag. 61punto di vista paesaggistico e culturale, è chiaro che la risposta non può essere che racchiusa in questa complessa, analitica e variegata radiografia.
  Ben altra natura e utilità avrebbe avuto, comunque, l'adeguamento e l'ammodernamento della strada statale «Romea», che avrebbe comunque affiancato la nuova opera e che da anni non registra un intervento di manutenzione, nonostante sia considerata una delle strade più pericolose. Ma proprio scorrendo i dati del traffico della «Romea», ci si accorge di quanto inutile sarebbe stata la realizzazione di quell'opera, visto che la circolazione commerciale sulla strada n. 309 è crollata, dal 2008, di circa il 30 per cento. Infine, il corridoio non è ricompreso tra quelli infrastrutturali e intermodali considerati strategici dalla Commissione europea.
  E, allora, la nota domanda, quasi pleonastica, cui prodest, rimane, in un certo qual modo, con una risposta automaticamente racchiusa nella domanda stessa, alla luce di queste valutazioni, senza lasciare cadere il piccolo particolare che si tratta di una delle opere coinvolte nell'inchiesta «Sistema».
  Per tali motivi il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico voterà a favore della mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore tecnico professionale di Spoleto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Catania. Ne ha facoltà.

  MARIO CATANIA. Signor Presidente, sono moltissimi anni che viene discusso il tema della realizzazione di un percorso autostradale sulla direttrice Orte-Mestre. Ebbene, questo tema è stato ampiamente discusso in varie sedi a livello tecnico, ma mai in passato, e ancor meno oggi, è stato dimostrato che i flussi autostradali esistenti e prevedibili sono tali da giustificare la costruzione di una nuova autostrada su questo percorso. I flussi previsti dieci o quindici anni fa non lo giustificavano, ancor meno lo giustificano oggi. Poiché ogni volta che si discute e si decide in termini di realizzazione di grandi infrastrutture è necessario sempre porre a confronto gli interessi in campo, occorre quindi ritenere, a nostro avviso, che, a fronte dei gravi disagi ambientali e dei contraccolpi di carattere negativo che la costruzione di un'autostrada avrebbe su questo territorio, i presumibili benefici non sarebbero tali da controbilanciare i danni ambientali indicati.
  Per questa ragione noi – sinteticamente riassumo – prenderemo posizione su tutte le mozioni in votazione oggi, nel senso di non accordare favore alla costruzione di un percorso autostradale come quello indicato e di chiedere, viceversa, la messa in sicurezza del percorso stradale esistente, già in parte idoneo, ma che in altri aspetti abbisogna di interventi strutturali e di manutenzione particolarmente significativi per corrispondere alle esigenze dell'utenza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, con noi finisce l'era delle grandi opere e si torna ad una concezione moderna, dove le opere sono anche lotta al dissesto idrogeologico, la mobilità urbana, le scuole. Il tema vero è uscire dalla logica delle emergenza e delle procedure straordinarie e rientrare nella normalità. Queste sono le parole del neo Ministro alle infrastrutture Delrio che, oltre a significare la più grande accusa alla gestione del Ministero da parte del suo predecessore, cioè dell'onorevole Lupi, rappresenterebbero pure una linea di svolta nelle politiche portate avanti dai Governi precedenti e ahimè, anche da quello in carica.
  Sarebbe stato meraviglioso se oggi il rappresentante del Governo non fosse venuto qui a darci i suoi pareri sulle mozioni Pag. 62che riguardano la realizzazione della Civitavecchia-Orte-Mestre, perché, caro sottosegretario, le dichiarazioni da lei fatte, i pareri da lei espressi su queste mozioni, contrastano palesemente con quanto affermato dal Ministro Delrio, e cioè che le grandi opere sono inutili, che le grandi opere sono dannose, che bisogna uscire dalle gestioni straordinarie ed emergenziali, che bisogna tornare nella normalità.
  Per tornare nella normalità, bisogna cominciare a dire che si è favorevoli alla modifica dello «sblocca Italia», che agevola e che permette la realizzazione di questa inutile e dannosa autostrada. Questo è un punto di verità, perché se non si lavora sulla verità, cari rappresentanti della maggioranza, noi facciamo un gravissimo errore. Quella autostrada è possibile realizzarla fino a quando non si abrogherà la «legge obiettivo» e fino a quando non si abrogherà la legge «sblocca Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Questo è un elemento fondamentale, perché altrimenti, ancora una volta, si dicono le verità alla stampa e si afferma il contrario in quest'Aula, come sta facendo lei rispetto alle dichiarazioni del Ministro Delrio.
  Penso che sia veramente evidente, alla luce delle cose che sono state dette in quest'Aula e di quello che è scritto nelle mozioni, che questa autostrada era un'opera inutile, o meglio, utile soltanto a chi la doveva costruire, a chi la doveva progettare, a chi la doveva gestire. Dieci miliardi dei contribuenti che andavano a finire nelle tasche dei soliti noti, cioè di quei signori che, intercettati al telefono, chiedevano al Ministro Lupi di mettere l'emendamentino all'interno dello «sblocca Italia».
  A quelle persone era utile ed è utile questa opera, perché ai cittadini italiani non è utile per niente. È stato detto, lo ripeto, che gli studi di flusso del traffico su questa autostrada non hanno mai giustificato la progettazione di questa opera: era del tutto palese che non servisse al Paese.
  Credo che abbiamo bisogno di più: avremo bisogno di un'inversione di tendenza, non delle dichiarazioni fatte alla stampa dal Ministro Delrio, che vengono smentite in Aula. Avremo bisogno di un Governo che cambia passo, che cambia davvero verso, che mette in sicurezza le strade del nostro Paese, a cominciare dalla Romea e dalla E45, che sono pericolose; che punti finalmente a potenziare il trasporto delle persone e il trasporto merci su fiume, su acqua; che realizzi le autostrade del mare, quelle che possono mettere a valore i nostri porti e che possono disingolfare le nostre autostrade da questo arcaico trasporto merci fatto su gomma.
  Noi dovremmo lavorare in questa direzione, dovremmo lavorare a rafforzare la nostra rete ferroviaria; non quella dell'alta velocità, che serve soltanto a pochi, ma quella che riguarda i nostri pendolari, quella che permette di trasportare le merci su ferro. Tutto questo, caro rappresentante del Governo, caro sottosegretario e cari amici della maggioranza, si direbbe «ce lo chiede l'Europa». Una volta tanto quello che ci chiede l'Europa lo vogliamo fare, lo vogliamo realizzare ?
  Questo Paese ha bisogno di essere modernizzato, ma ha bisogno di essere modernizzato su questo fronte, su queste proposte, su queste questioni. Invece, ancora una volta, ci troviamo in Parlamento a discutere di cercare di impedire un'opera devastante, un'opera che non serve, un'opera che va a modificare il nostro territorio, che incide su tante zone protette del nostro Paese, su tante zone ambientalmente di valore, siti di interesse comunitario, zone di protezione speciale, anch'esse indicate dall'Europa.
  Infatti, quando parliamo di queste zone, non sono zone che riguardano il volere dei legislatori regionali o nazionali, ma è l'Europa che le inserisce in un quadro di protezione generale della natura. Allora, anche in questo caso l'Europa ci chiede di proteggere alcuni luoghi fondamentali del nostro territorio e del nostro paesaggio, e il vostro Governo, così ligio a eseguire gli ordini della Merkel e dell'Europa per quanto riguarda le tassazioni, l'aumento della disoccupazione, l’austerity, sia anche questa volta ligio a seguire l'Europa nel tutelare le zone di Pag. 63interesse comunitario, le zone di protezione speciale, ad aumentare il trasporto su mare, ad aumentare il trasporto su ferro non inquinante.
  È per questa ragione che noi voteremo alcune delle mozioni, ad esclusione di quella della Lega Nord, e ci asterremo su quella del PD, perché sui punti fondamentali il PD – come al solito, devo dire, ahimè – ha un livello di grande ambiguità. Ripeto, per dire «no» alla Orte-Mestre è necessario cambiare la legge obiettivo e dire «no» allo «sblocca Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono succeduti e ho letto con grande attenzione le mozioni, in particolare la prima depositata, che è quella del MoVimento 5 Stelle, che interroga in modo non banale questo Parlamento su due questioni importanti e su un terreno importante.
  Il primo è questo: che le grandi opere o che alcune grandi opere in un Paese sono inutili. La seconda provocazione che contiene l'iniziativa del MoVimento 5 Stelle è che le grandi opere sono sempre e comunque un'occasione di corruzione. Queste sono le due provocazioni da cui muovono le mozioni che sono state presentate e successivamente anche il dibattito che oggi c’è in Aula.
  Noi, invece, ci rifiutiamo di dare le risposte che sono state date dagli altri gruppi. Io in modo particolare sono fortemente sorpreso – conoscendo anche il dibattito che c’è stato in Veneto da parte del Partito Democratico nel corso degli anni su questa grande opera – che il Partito Democratico sia arrivato a presentare una mozione che, di fatto, avalla l'iniziativa del Ministro, cioè quella di derubricare quest'opera come opera di secondaria importanza e, di fatto, di prevedere passi successivi che porteranno alla non realizzazione, in primo luogo perché le grandi opere non sono soltanto delle questioni o delle iniziative di investimento inutile, sia che siano realizzate con fondi pubblici o che siano realizzate attraverso lo strumento del project financing, ma sono, invece, lo strumento indispensabile di modernizzazione di un Paese, affinché questo Paese possa agganciare le sfide di sviluppo economico, che sono sfide europee e che sono sfide mondiali in questo momento.
  La Roma-Orte non è un'opera secondaria, è un'opera che collega trasversalmente il Paese – lo si ricordava prima –, che attraversa cinque regioni e che va a risolvere problemi che non sono soltanto di viabilità, ma sono problemi di collegamento commerciale e di movimento rapido delle merci.
  La seconda questione è che la risposta negativa sulla Roma-Orte o un arretramento sulla Roma-Orte è la peggiore risposta che possa dare il Governo e che possa dare il Parlamento al tema della corruzione. Se di fronte agli episodi di corruttela che si sono effettivamente verificati la risposta di questo Parlamento è bloccare l'iniziativa sulle grandi opere, il nostro è un Paese destinato a non agganciare la ripresa.
  Noi crediamo, invece, che questo tipo di ragionamento non sia ammissibile e che un Governo riformista e riformatore debba avere il coraggio di dare una risposta seria al tema della corruzione e una risposta seria al tema dell'ammodernamento del Paese. Ciò vuol dire che le grandi opere, sia che siano realizzate con investimenti pubblici che con il project financing, devono avere un controllo molto forte dello Stato, un controllo nei criteri. Si deve rivedere il codice degli appalti, in direzione di una grande semplificazione amministrativa. Lo ricordava anche Carlo Nordio, che ha indagato sulla vicenda del Mose: molto probabilmente quante più porte noi mettiamo, quanti più balzelli noi mettiamo sugli appalti, tanto più mettiamo in condizione chi concorre di oliare per aprire queste porte. Serve una grandissima opera di semplificazione e soprattutto, Pag. 64quando si fanno gli interventi con i privati, bisogna tracciare il perimetro netto di intervento dello Stato e il perimetro di intervento dei privati.
  Io credo che la peggiore risposta che possa dare oggi il Parlamento è adottare iniziative di alleggerimento, di arretramento sul tema di un'opera così importante. Lo ricordavo prima: cinque regioni attraversate; due porti commerciali dell'Adriatico, che sono i porti più importanti, sono il porto di Ravenna e Porto Marghera, che sono porti importantissimi in termini di quantitativo di merci trasportate dal punto di vista della logistica e di merci che approdano nelle nostre infrastrutture portuali; il tema della sicurezza, la strada statale Romea è tristemente famosa per essere la strada statale con più incidenti mortali in Italia e anche con un indice altissimo di pericolosità. Qualcuno ha tirato fuori anche la storia dei flussi. È chiaro che i flussi sono diminuiti dal 2008 in poi, però i flussi di quell'arteria sono flussi che non sono bassi rispetto all'esigenza di fare una strada importante, sono flussi che giustificavano e giustificano la realizzazione di un'opera di questo tipo.
  Per queste ragioni noi esprimeremo voto contrario sulle mozioni del MoVimento 5 Stelle e di SEL e ci asterremo sulle altre mozioni che sono state presentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spessotto. Ne ha facoltà.

  ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretario, la mozione che vi chiediamo di approvare oggi in quest'Aula non rappresenta solo un semplice atto di indirizzo che ha come obiettivo quello di indicare al Governo di intraprendere un'azione di ferma opposizione nei confronti della costruzione dell'autostrada Orte-Mestre. Certo, soprattutto dopo le indagini della magistratura fiorentina, ci saremmo aspettati una presa di posizione più dura da parte del partito di maggioranza.
  Noi non siamo qui solo per ribadire tutta la nostra contrarietà alla realizzazione di un'opera inutile e devastante, ma anche per manifestare il nostro sdegno, il nostro disgusto nei confronti di una politica infrastrutturale del tutto fuori controllo, per nulla trasparente e spesso corrotta, che è stata portata avanti impunemente dai Governi che negli anni si sono succeduti e che con i progetti di nuove grandi opere hanno arricchito le tasche degli amici di partito.
  E mi riferisco anche al suo Governo, sottosegretario, perché anche voi avete contribuito a questo scempio. Vi ricordo che nello «sblocca Italia» avete inserito una norma ad hoc per poter defiscalizzare proprio la Orte-Mestre e, quindi, garantire gli interessi privati delle grandi lobby, appunto con questa defiscalizzazione di 2 miliardi di euro a un'opera inutile e insostenibile, che già la Corte dei conti aveva bocciato. Abbiamo letto tutti delle mille fatiche che Ercole Incalza, l'ex super dirigente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha fatto in questi anni per tenere in piedi questo e altri progetti di opere inutili. Abbiamo letto delle telefonate a Bargone, presidente della società promotrice dell'opera, anche lui indagato dalla procura di Firenze insieme a Incalza e a Bonsignore, con le quali Incalza rassicurava, appunto, Bargone che avrebbe cercato in ogni modo di inserire quell'emendamento sulla Orte-Mestre nel primo decreto utile al vaglio del Governo. Quell'emendamento che, poi, per il tramite di alcuni parlamentari dello stesso partito dell'ex Ministro Lupi, è riuscito a presentare e che mirava niente meno che a modificare il Codice degli appalti per rendere fattibile l'insostenibile progetto della nuova autostrada Orte-Mestre.
  Abbiamo appreso di scambi di favore enormi intorno a quest'opera, su cui la magistratura sta ancora indagando, ma mi auguro, insieme a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che questo ennesimo scandalo che ha investito le politiche infrastrutturali del nostro Paese possa anche rappresentare – e mi rivolgo in particolare al nuovo Ministro delle infrastrutture e dei Pag. 65trasporti Delrio – un'occasione per verificare puntualmente eventuali responsabilità, anche politiche, in questa vicenda di malaffare, affinché non si ripetano mai più vicende come quella a cui abbiamo assistito.
  Per capire quanto sia devastante il progetto della Orte-Mestre, come hanno già ricordato i miei colleghi, è sufficiente citare alcuni numeri a dir poco spaventosi: 396 chilometri di asfalto attraverso i territori di cinque regioni, undici province e quarantotto comuni, con un consumo di suolo stimato tra i 600 e i 700 ettari, di cui il 90 per cento agricoli. Il progetto prevede 139 chilometri di ponti e viadotti, 64 chilometri di gallerie, 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli, 2 barriere di esazione e 15 aree di servizio. Inoltre, la nuova autostrada andrà a interferire e a deturpare per sempre 11 mila ettari di siti di interesse comunitario, 5.800 zone a protezione speciale e 8.300 ettari di parchi regionali. L'investimento complessivo previsto per la realizzazione dell'opera è stimato in quasi 10 miliardi di euro in regime di project financing, il metodo più utilizzato oggi per scavare buche nei conti dello Stato e per far pagare ai cittadini la differenza tra gli incassi percepiti e quelli preventivati dai concessionari. Il tutto da realizzarsi su una direttrice che ha registrato traffici in calo costante negli ultimi sette anni.
  Tante falsità, tante bugie sono state dette per cercare di convincere l'opinione pubblica sulla presunta utilità di questo mostro di cemento. Ho sentito dire che la nuova autostrada Orte-Mestre non costerà nulla ai cittadini perché verrà realizzata interamente con il project financing. Questo è falso, perché, innanzitutto, ci priverà per sempre di un capitale naturale di valore inestimabile, ma, contemporaneamente, sottrarrà importantissime risorse alle reali priorità dei territori, cioè alla messa in sicurezza degli attuali tracciati della Romea killer e della E45, per i quali, invece, non è previsto neanche un centesimo.
  Se la politica si ostina a puntare risorse in opere irrealizzabili e insostenibili, non si troveranno mai i soldi per sistemare le arterie esistenti. Ho anche sentito chi continua a spacciare la nuova autostrada come la soluzione dei problemi di sicurezza e di traffico della statale n. 309 e della E45. Anche questo è falso. Il progetto preliminare non contiene alcun provvedimento specifico per la riqualificazione della statale Romea. Sappiamo, inoltre, che per risolvere il problema del traffico delle code estive sulla Romea, statale n. 309 appunto, sarebbe sufficiente adeguare gli attuali svincoli di uscita in corrispondenza delle località balneari, senza progettare una nuova autostrada a pagamento. Ho sentito dire dall'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, che la Orte-Mestre sarebbe addirittura un'opera strategica perché inserita nei corridoi europei TEN-T. Ma, indovinate, anche questa è un'affermazione del tutto errata: l'opera non è inserita in nessun corridoio europeo, né tantomeno è strategica, visto che costituirebbe solo un doppione delle arterie stradali esistente che, come ripeto, necessitano di una messa in sicurezza.
  Le alternative alla costruzione dell'autostrada Orte-Mestre esistono, costano meno, sono realizzabili in tempi più brevi e sono più sostenibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma la politica deve fare la sua scelta. Oggi abbiamo finalmente la possibilità, con questa mozione, di impegnarci seriamente a voltare pagina ripartendo da opere che siano veramente utili per i cittadini. Perché non è il fatto che la Orte-Mestre sia stata tolta dall'allegato infrastrutture del Documento di economia e finanza che ci farà dormire sonni tranquilli.
  Questa mossa non ci dà la certezza che il Governo si sia convinto dell'inutilità di quest'opera e che non la reinserirà in uno dei prossimi documenti di programmazione, per questo chiediamo al Governo con questa mozione un segno tangibile di questa volontà di cambiare rotta, non solo con un no a questa opera inutile, ma con un impegno concreto a sistemare e a mettere in sicurezza anche le arterie esistenti.Pag. 66
  Quello che il MoVimento 5 Stelle vi sta chiedendo, con un voto a favore di questa mozione, è il coraggio di cambiare rotta, di imprimere un'autentica inversione di tendenza a questa politica delle infrastrutture inaffidabile e inconcludente, segnata da scandali e scambi di favori, che è stata portata avanti, a partire dall'approvazione della criminogena «legge obiettivo», da tutti i Governi che si sono succeduti e che voi, del partito di maggioranza, oggi al Governo, avete la pesante responsabilità di non aver mai voluto cambiare pur avendone avuto la possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  A questo sistema irragionevole con cui si decide la realizzazione delle grandi opere in Italia noi contrapponiamo una proposta di programmazione delle infrastrutture che sia trasparente, basata sulle reali necessità di cittadinanza e imprese, che si accompagni ad una seria e dettagliata analisi costi-benefici e che dimostri la reale utilità e redditività delle opere in via di progettazione e realizzazione. Ripartire dalle effettive necessità dei territori, riqualificare e potenziare le infrastrutture esistenti, garantire la funzionalità e sostenibilità dei trasporti: questo è quello che ci chiedono i cittadini e di cui noi ci facciamo portavoce.
  Con la mozione al voto oggi noi stiamo indicando al Governo un'inversione di tendenza, attraverso un deciso ribaltamento delle priorità politiche a favore dei cittadini. Stiamo chiedendo la predisposizione di un serio piano generale della mobilità e della logistica, che metta in primo piano le esigenze di sicurezza e mobilità e non la costruzione di opere insostenibili per la comunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il MoVimento 5 Stelle è convinto che la realizzazione di interventi infrastrutturali di un tale impatto per i territori non possa e non debba prescindere dal confronto con la cittadinanza: ed è per questo motivo che desidero farmi portavoce, in quest'Aula, di queste istanze e consegnare al rappresentante del Governo alcune delle migliaia di firme di cittadini raccolte fino ad oggi, con una petizione pubblica che chiede al Governo di fermare subito questo mostro di cemento e mettere in sicurezza le arterie esistenti. E le chiedo, onorevole sottosegretario, di portarle al Ministro delle infrastrutture Delrio !
  Il voto di oggi è l'occasione per fare il primo passo verso un cambio di rotta radicale nell'approccio alle opere pubbliche e alle politiche infrastrutturali che dovrebbero nascere dalle esigenze delle popolazioni e da una programmazione seria, trasparente e sostenibile, anziché, come succede da troppo tempo, esclusivamente da interessi privati. Ma le premesse che ci ha dato oggi il sottosegretario non sono delle migliori, non ci fanno ben sperare.
  Lo scorso 2 aprile il neo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio ha detto che le opere pubbliche, a prescindere dal fatto che siano grandi o piccole, devono essere innanzitutto utili alla comunità. La Orte-Mestre non è un'opera utile: non serve all'Italia e non serve ai cittadini. Ma le alternative proposte in questa mozione sì. È per questo che ci saremmo aspettati più coraggio da parte del partito del neo Ministro delle infrastrutture Delrio. Invece il partito di maggioranza ha presentato all'ultimo minuto una mozione con degli impegni del tutto flebili, addirittura spostando strumentalmente il dibattito, come fa sempre quando parliamo di Orte-Mestre, sulla Orte-Civitavecchia che non è neanche citata nella mia mozione. A noi lo stralcio dell'opera dal Documento di economia e finanza non basta come garanzia perché questo non ci garantisce che non verrà riproposta a breve questa grande opera inutile. Se il Ministro vuole mantenere la coerenza delle sue indicazioni, allora la sua maggioranza di Governo deve approvare in Aula questa mozione e tutti gli impegni in essa presenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marantelli. Ne ha facoltà.

  DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, oggi ci stiamo confrontando su Pag. 67diverse mozioni che hanno per oggetto la Civitavecchia-Orte-Mestre. Il Governo, nel suo allegato infrastrutture al DEF 2015, non inserisce questa opera tra le priorità. A partire da ciò, desideriamo svolgere alcune prime riflessioni sul tema delle grandi opere, di cui il Paese ha bisogno, destinate ad entrare nel vivo nelle prossime settimane quando discuteremo il DEF e l'allegato infrastrutture.
  Da oltre un anno, nel Parlamento, nelle Commissioni competenti e soprattutto nel Paese, ci si è più volte confrontati sul tema delle cosiddette grandi opere. Il giudizio su 14 anni di esperienza della «legge obiettivo» è scandito dai dati: 285 miliardi stanziati, 23 impiegati (l'8 per cento).
  Per un Paese che ha bisogno di infrastrutture materiali e immateriali, a Nord come a Sud, si tratta di un bilancio in rosso. E tutto ciò al netto dei fenomeni di malcostume, corruzione, infiltrazioni mafiose che inchieste e, in qualche caso, sentenze, hanno fatto emergere su questo tema in larga parte del Paese. C'era e c’è bisogno di cambiare passo se vogliamo realizzare le opere utili con efficacia, trasparenza, qualità. Le opere sono, sì, ferrovie, porti, strade, aeroporti, ma anche dissesto idrogeologico, mobilità urbana, scuole. Procedure d'emergenza, varianti in corso d'opera, general contractor che nominano i direttori generali, hanno generato fenomeni di corruzione inversamente proporzionali alle realizzazioni.

  PRESIDENTE. Liberare i banchi del Governo... collega Spessotto...

  DANIELE MARANTELLI. Vasti i primi, modeste le seconde. La sfida che abbiamo davanti è proprio quella di uscire dall'emergenza, dalle procedure straordinarie e affermare la normalità. La quarta rivoluzione digitale ha già rivoluzionato gli appalti nei Paesi del nord Europa. Procedure europee, regole chiare e semplici sugli appalti, programmazione, coinvolgimenti di territori e istituzioni locali.
  Tutto ciò, a partire dal nuovo codice degli appalti in discussione al Senato, non farà sparire, di per sé, opacità e corruzione. Però, con le procedure di emergenza, i commissari, le varianti in corso d'opera, è più probabile che i meccanismi corruttivi trovino il terreno favorevole, il contesto e le persone per dispiegare i loro effetti nefasti.
  Il cambio della guardia al Ministero dove Delrio, a cui facciamo i migliori auguri, ha già avuto un battesimo di fuoco, può e deve essere l'occasione per un bilancio rigoroso di quanto abbiamo alle spalle – negli ultimi vent'anni, non negli ultimi due anni – e per delineare una fase nuova. La realizzazione di piccole opere è una classica e preziosa misura anticiclica che noi non abbiamo saputo e potuto adottare in questi anni di dura recessione. La fase nuova sarà tanto più utile al Paese quanto più radicale e onesta sarà la nostra riflessione. Senza tabù o santuari intoccabili.
  Sappiamo che la tentazione allo scarico delle responsabilità è lo sport italiano più diffuso. Noi vorremmo provare a prenderci le nostre responsabilità. Temi come il dissesto idrogeologico e il relativo finanziamento, le concessioni autostradali, il ruolo dell'ANAS devono essere componenti essenziali e virtuose del rilancio della crescita del Paese. Il primato della politica non si declama, si pratica. Per decenni il trasporto aereo è stato deciso da Alitalia e quello ferroviario da FS. Con quali risultati, abbiamo visto. Le scelte strategiche devono essere decise dalle istituzioni, saranno poi le società pubbliche, private, miste, italiane o straniere a fare, solo in seguito, la loro parte. Così si perseguono gli interessi generali e si pratica l'autonomia della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Serve un radicale ripensamento del ruolo dell'ANAS e le preannunciate dimissioni del suo presidente devono essere un'occasione da non sprecare. Vogliamo confermare senza incertezze che lo strumento del project financing resta importante per contribuire al nostro ammodernamento infrastrutturale, ma, proprio per questo, i piani devono essere costruiti con scrupolo e attenzione, bandendo approssimazione e genericità tanto più di fronte Pag. 68al terremoto che ha investito il mondo della finanza e del credito in questi anni di crisi.
  Civitavecchia, come porto crocieristico, è il primo d'Italia e si batte con Barcellona per il primato a livello Mediterraneo. Il traffico merci, se 10 anni fa era quasi al solo servizio delle acciaierie di Terni, ora è molto cambiato. Il mar Mediterraneo è il mare più trafficato del mondo. L'Italia ne intercetta solo una parte trascurabile. È ragionevole e risponde agli interessi del Paese, oltre che dell'ambiente e dell'economia, che il porto di Civitavecchia vada all'attacco di quel 40 per cento di merci al servizio del mercato metropolitano di Roma che arrivano da altri continenti e sbarcano a Rotterdam e ad Anversa.
  Bisogna agire su più fronti: burocrazia, logistica, porto, infrastrutture. È in questa visione di insieme che collochiamo l'esigenza di completare la Orte-Civitavecchia. Da Expo al Mose alla Sicilia e prima ancora all'Aquila, alla Maddalena. Sequenze impressionanti sino agli episodi di questi giorni, di queste ore. La campana è suonata per tutti. Potere esecutivo, legislativo, maggioranza e opposizione, imprese, banche, professionisti, enti locali, associazioni di categoria. La cultura del controllo in Italia, diversamente dal mondo anglosassone, è robusta come la pasta frolla.
  Per questo, chi pensa di rinnovare il sistema affidandosi solo alla magistratura imbocca un binario morto. L'intervento della magistratura è importante, anzi nel suo campo insostituibile, ma da solo non cambia il sistema. Noi, invece, abbiamo questa ambizione. La Civitavecchia-Orte-Mestre non compare, come ho già sottolineato all'inizio dell'intervento, nell'allegato infrastrutture del DEF. Pensiamo sia necessario dotarci di una strategia nazionale che nell'allegato infrastrutture al DEF 2015 è individuata e, nello specifico, verifichi la possibilità di portare a compimento, con modalità ordinarie il progetto di realizzazione del collegamento Civitavecchia-Orte per dare impulso alla crescita di un porto ormai cruciale per lo sviluppo dell'Italia centrale, e avviare interventi urgenti volti alla riqualificazione, al potenziamento e alla messa in sicurezza della superstrada E45 – come hanno detto in molti – e della Strada statale n. 309, Romea, valutando la possibilità di trasformarla in un'arteria a percorrenza veloce a basso impatto ambientale. In sintesi, noi siamo per bloccare il malaffare, non le opere indispensabili per il rilancio della crescita. Davvero non mancano all'Italia imprese, tecnici, progettisti, operai in grado non solo di realizzare le opere necessarie, ma di concluderle nei tempi previsti e rispettando i costi, coniugando, sempre, trasparenza, efficacia e qualità. Per queste ragioni, il PD voterà senza alcuna ambiguità ma con chiarezza e convinzione a favore della mozione Marantelli ed altri n. 1-00805 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori delle mozioni Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00777 e Busin ed altri n. 1-00786 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario sul complesso di ciascuna mozione.
  Avverto, altresì, che i presentatori della mozione Segoni ed altri n. 1-00789 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea, a seguire il primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, infine il secondo ed il terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 69
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Colonnese, Ciracì, Gasparini, Caruso, Parrini, Alli, Gianni Farina, Quartapelle Procopio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  411   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scotto ed altri n. 1-00777, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgis, Alli, Manfredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  428   
   Votanti  374   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Busin ed altri n. 1-00786, non accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  404   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no  356.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione-Segoni ed altri n. 1-00789, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  368   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  349    
    Hanno votato no   19.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione-Segoni ed altri n. 1-789, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  418   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  392    
    Hanno votato no   26.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 70

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-00789, limitatamente al secondo e al terzo capoverso, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  380   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Marantelli ed altri n. 1-00805. Avverto che il gruppo della Lega Nord ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa e il primo capoverso del dispositivo distintamente dal secondo capoverso del dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marantelli ed altri n. 1-00805, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Giorgis, Tidei, Binetti, Buttiglione, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  298   
   Astenuti  138   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato  275    
    Hanno votato no   23.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marantelli ed altri n. 1-00805, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Grillo, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  332   
   Astenuti  107   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato  327    
    Hanno votato no    5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Mi pare vi sia un orientamento condiviso tra i gruppi nel senso di interrompere qui i nostri lavori.
  Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Su un lutto del deputato Giuseppe Fioroni.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Giuseppe Fioroni è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19).

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente, la demenziale condizione nella quale abbiamo votato la soppressione delle province ha messo queste in tantissime difficoltà. Una fra tutte riguarda...

Pag. 71

  PRESIDENTE. Scusi, Per favore, chi si allontana dall'aula lo faccia a bassa voce.

  ANGELO CERA. L'abolizione delle province è stata una vera e propria iattura per quegli enti, mi riferisco anche in modo particolare alla provincia di Foggia, che è gestita in maniera approssimativa e quasi fallimentare per l'assoluta mancanza di fondi. I compiti di istituto assegnati alla provincia sappiamo tutti quali erano e che cosa la provincia svolgeva sul territorio. A Foggia tutte le scuole affidate alla provincia sono dall'inizio dello scorso anno – oggi siamo ormai alla conclusione dell'anno scolastico – prive di manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Oltre cento operai sono attualmente in cassa integrazione e per la mancanza di fondi non si sa cosa succederà per la sicurezza di questi istituti completamente abbandonati sia dalla provincia tanto dal ricordo del Governo italiano.
  Per tali motivi, io chiedo e credo che il Governo debba immediatamente intervenire per rimettere a posto tutto ciò che è stato rotto nel meccanismo degli enti provinciali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Argentin. Ne ha facoltà.
  Chiedo per favore ai colleghi di liberare l'emiciclo, sta intervenendo la collega Argentin.

  ILEANA ARGENTIN. Sì, Presidente, la ringrazio. Ho sentito in questa aula parlare più volte di eliminazione delle barriere architettoniche, tutti riempiendosi un po’ la bocca di questa questione che, pur rappresentando una priorità per il nostro Paese, continua a non essere tenuta presente dai nostri capitoli di bilancio. Tali capitoli, sia per quanto riguarda il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 sia la legge n. 13, non sono stati riempiti neanche di un centesimo di euro.
  Chiaramente, questa situazione rende difficile e complicata la possibilità di eliminare tutto ciò che, in qualche modo, rappresenta impossibilità di mobilità e di fruibilità per i soggetti svantaggiati. Ad ogni modo, Presidente, intendevo sollevarle e chiederle piena disponibilità affinché venga realmente creata una situazione migliore riguardo all'accessibilità perlomeno per i siti della Camera dei deputati, che non sono accessibili a tutti. Ad esempio, per i non vedenti c’è una grande fatica riguardo alla possibilità di interpretare le nostre giornate, così pure per i sordi: molte difficoltà.
  Quindi, le chiedo se possiamo cominciare proprio dall'aula e, come Presidente, mi rivolgo a lei per chiederle che almeno il sito della Camera dei deputati sia, realmente, accessibile a tutti perché, come ho già detto, lo è soltanto per le persone che nel nostro immaginario collettivo sono disabili, cioè le persone su sedia a ruote, mentre i sordi e i non vedenti continuano ad avere grossissime difficoltà per ascoltare le nostre sedute. La ringrazio e la sollecito ancora sperando che la Boldrini si faccia carico del problema assieme ai Questori.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza prende atto della sua sollecitazione.
  Ha chiesto di parlare il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Sabato 11 aprile intorno alle 13,15 perde la vita a Pessano con Bornago, in un cantiere della Teem, nuova tangenziale est esterna milanese, infrastruttura legata ad Expo 2015 che, nonostante i sospetti di clamorosi ritardi sarà inaugurata il prossimo mese di maggio, il ventunenne bresciano di origini albanesi Klodian Elezi, da sempre residente a Chiari in provincia di Brescia.
  Secondo le prime ricostruzioni, il giovanissimo operaio apprezzato in città per la sua passione per il calcio e non solo, regolarmente assunto dall'azienda bergamasca Iron Master, che sta completando con subappalto regolare i lavori per l'accesso al casello, risulterebbe aver perso l'equilibrio mentre insieme ad alcuni colleghi smontava un ponteggio senza imbracatura di sicurezza, morendo sul colpo dopo un volo di 10 metri.
  Militari e tecnici dell'ASL, rilevate alcune irregolarità, hanno proceduto al sequestro di una parte dello spazio dove erano in corso i lavori.Pag. 72
  Un destino che lega Klodian allo zio Sherbert Bashmeta, morto nel 2012 a Calcio, in provincia di Bergamo, durante i lavori per la realizzazione dell'autostrada Brebemi, altra opera che da tempo fa molto discutere su costi e reali benefici.
  Poco più di un bambino che sabato pomeriggio, invece di essere su un campo di calcio a coltivare la propria passione, perde la vita in un cantiere.
  Correre per compensare i ritardi accumulati da altri, trascurare le norme di sicurezza per comprimere i tempi, affrontare orari di lavoro impensabili, rendersi disponibili anche al fine settimana illudendosi di essere più fortunati di altri per il fatto di avere un lavoro con il quale contribuire al sostentamento della famiglia è l'ennesima truffa ideologica per la quale le spartizioni sono tutt'altro che eque, così la comunità clarense paga con la famiglia il prezzo più alto per realizzare opere inutili, con costi esorbitanti per la collettività. Queste non sono parole mie, questo ragazzo non lo conoscevo, sono le parole di un suo vicino di casa, Omar Legrenzi. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo momento è nei locali della Camera il marito di Asia Bibi, insieme con la figlia. Asia Bibi è una donna del Pakistan che cinque anni fa è stata incarcerata con l'accusa di blasfemia e successivamente condannata a morte e che gli sforzi della comunità internazionale non sono riusciti fino ad ora a far rilasciare.
  La legge sulla blasfemia in Pakistan mette sostanzialmente nelle mani dei fanatici islamisti qualunque persona di qualunque religione che essi abbiano in odio; bastano delle testimonianze non verificate, non controllate, per ottenere condanne a morte.
  Voglio ricordare qui un amico, Shahbaz Bhatti, che era Ministro per le minoranze in Pakistan, che, per l'impegno messo nell'ottenere giustizia per Asia Bibi, è stato barbaramente assassinato e insieme con lui un islamico, il Governatore dello Stato del Punjab; anche lui, a causa del fatto di essere un uomo retto e giusto davanti a Dio e davanti agli uomini, è stato barbaramente assassinato, sempre perché ha difeso i diritti di Asia Bibi.
  Voglio portare queste cose a conoscenza della Camera e chiedere l'impegno di tutti noi come donne e come uomini prima di tutto, e anche delle forze politiche, per sollecitare il Governo ad un intervento deciso e serio. Io ho il massimo rispetto per la cooperazione economica, che sappiamo essere tanto importante per il futuro della pace in tutto il mondo, ma non possiamo dare l'impressione che continuiamo a fare affari senza la minima preoccupazione di difendere i diritti umani così barbaramente violati di Asia Bibi e, con lei, di milioni di cristiani in Pakistan e anche di non cristiani nel medesimo Pakistan. I rapporti politici, i rapporti commerciali, i rapporti culturali e la difesa dei diritti umani devono far parte in un modo indissolubile di un'unica politica estera italiana. Su questo io chiedo oggi l'impegno di quest'Aula e su questo torneremo a parlare con una mozione che proporremo al Parlamento.

  DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, chiedo anch'io la sollecitazione di un'interrogazione, la n.  4-02174, che riguarda Poste Italiane e il pensionamento dei dipendenti. Sono quasi due anni che abbiamo presentato questa interrogazione, chiediamo al Ministro e ai suoi uffici gentilmente di risponderci in maniera abbastanza celere perché non si può aspettare due anni per una risposta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 73

  Mercoledì 15 aprile 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16).

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Scotto ed altri n. 1-00694, Cominardi ed altri n. 1-00774, Garofalo ed altri n. 1-00775, Catalano ed altri n. 1-00781, Artini ed altri n. 1-00787, Brandolin ed altri n. 1-00801, Catanoso Genoese ed altri n. 1-00803 e Caparini ed altri n. 1-00807 concernenti iniziative in merito alla situazione occupazionale e produttiva del comparto aereo-aeroportuale.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
  BENI ed altri: Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione (C. 1803-A).
  Relatore: Famiglietti.

  3. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
  S. 1314 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione strategica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Roma il 6 febbraio 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2752).
  Relatore: Raciti.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kazakhstan sulla cooperazione militare, fatto a Roma il 7 giugno 2012 (C. 2659-A).
  Relatore: Raciti.

  S. 1532 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo bilaterale tra Italia e Montenegro aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, finalizzato ad agevolarne l'applicazione, fatto a Podgorica il 25 luglio 2013 e dell'Accordo bilaterale tra Italia e Montenegro aggiuntivo alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Podgorica il 25 luglio 2013 (Approvato dal Senato) (C. 2756).
  Relatore: Raciti.

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
  S. 1327 – Norme recanti regime fiscale speciale in relazione ai rapporti con il territorio di Taiwan (Approvato dal Senato) (C. 2753).
  Relatori: Monaco, per la III Commissione; Pelillo, per la VI Commissione.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Faenzi ed altri 1-00784, Franco Bordo ed altri n. 1-00790, Massimiliano Bernini ed altri n. 1-00793, Rostellato ed altri n. 1-00795, De Girolamo ed altri n. 1-00797 e Guidesi ed altri n. 1-00808 concernenti iniziative in materia di esenzione dall'IMU per i terreni agricoli.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00659, Carfagna ed altri 1-00791, Lombardi ed altri n. 1-00794, Nicchi ed altri n. 1-00798, Rostellato ed altri n. 1-00802, Gigli ed altri n. 1-00804, Sbrollini ed altri n. 1-00806 e Rondini ed altri n. 1-00809 in materia di politiche a favore della natalità.

  7. – Seguito della discussione delle mozioni Iori, Sberna, Daniele Farina, Locatelli, Pinna ed altri n. 1-00785, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00792, Binetti ed altri n. 1-00796 e Gianluca Pini ed altri n. 1-00799 concernenti iniziative in merito all'emergenza umanitaria relativa al campo profughi di Yarmouk, in Siria, con particolare riferimento alla situazione dei minori.

  (ore 15)

  8. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,10.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DOC. LVII, N. 3 – DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2015

Tempo complessivo, comprensivo delle dichiarazioni di voto: 8 ore.

Relatore per la maggioranza 30 minuti
Eventuali relatori di minoranza 20 minuti (complessivamente)
Governo 30 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 33 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 33 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Scelta civica per l'Italia 22 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 20 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 19 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 18 minuti
 Misto: 22 minuti
  Alternativa Libera 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. De Girolamo e a. 1-653 466 371 95 186 354 17 83 Appr.
2 Nom. Moz. Scotto e a. 1-680 n.f. 468 393 75 197 376 17 83 Appr.
3 Nom. Moz. Famiglietti e a. 1-685 472 449 23 225 358 91 82 Appr.
4 Nom. Moz. Cariello e a. 1-688 rif. 472 450 22 226 432 18 81 Appr.
5 Nom. Moz. Palese e a. 1-689 475 381 94 191 375 6 81 Appr.
6 Nom. Moz. Di Lello e a. 1-764 477 383 94 192 364 19 81 Appr.
7 Nom. Moz. Matarrese e a. 1-765 476 383 93 192 365 18 81 Appr.
8 Nom. Moz. Labriola e a. 1-766 476 403 73 202 385 18 81 Appr.
9 Nom. Moz. Barbanti e a. 1-770 476 382 94 192 364 18 81 Appr.
10 Nom. Pdl 1949-A – articolo 1 454 445 9 223 433 12 82 Appr.
11 Nom. articolo agg. 1.01 449 397 52 199 28 369 82 Resp.
12 Nom. odg 9/1949-A/1 451 377 74 189 362 15 82 Appr.
13 Nom. Pdl 1949-A – voto finale 440 434 6 218 422 12 81 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Spessotto e a. n. 1-531 n.f. 422 411 11 206 107 304 81 Resp.
15 Nom. Moz. Scotto e a. n. 1-777 428 374 54 188 93 281 81 Resp.
16 Nom. Moz. Busin e a. n. 1-786 429 404 25 203 48 356 81 Resp.
17 Nom. Moz. Segoni e a. n. 1-789 p.I 428 368 60 185 349 19 81 Appr.
18 Nom. Moz. Segoni e a. n. 1-789 p.II 433 418 15 210 392 26 81 Appr.
19 Nom. Moz. Segoni e a. n. 1-789 p.III 434 380 54 191 97 283 81 Resp.
20 Nom. Moz. Marantelli e a. n. 1-805 p.I 436 298 138 150 275 23 81 Appr.
21 Nom. Moz. Marantelli e a. n. 1-805 p.II 439 332 107 167 327 5 81 Appr.