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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 405 di giovedì 9 aprile 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9.

  GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bellanova, Michele Bordo, Bratti, Dambruoso, Gregorio Fontana, Fontanelli, Rampelli, Ravetto, Sani, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9.08).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 9,30.

  La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale (A.C. 2617-A) e delle abbinate proposte di legge: Maestri ed altri; Bobba ed altri; Capone ed altri (A.C. 2071-2095-2791).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2617-A: Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale; e delle abbinate proposte di legge: Maestri ed altri; Bobba ed altri; Capone ed altri nn. 2071-2095-2791.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 8.

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2617-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e la rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

Pag. 2

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, sugli emendamenti Palmieri 9.408 e 9.409, Monchiero 9.410, Nicchi 9.400, Silvia Giordano 9.72, Nicchi 9.2, Grillo 9.48, Baroni 9.51, Grillo 9.54, Nicchi 9.401, Matarrelli 9.5, Di Vita 9.411, Silvia Giordano 9.412, Mantero 9.57, Da Villa 9.413, Nicchi 9.405, Palmieri 9.414 e 9.415, Alberti 9.418, Silvia Giordano 9.420, Bechis 9.406, Grillo 9.423, Silvia Giordano 9.424, Lorefice 9.64, Di Vita 9.425, Lorefice 9.67, Nicchi 9.407 e Matarrelli 9.13 il parere è contrario.
  Sull'emendamento Matarrelli 9.15 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento Grillo 9.69 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza. Relatore della Lega Nord, prego.

  MARCO RONDINI, Relatore di minoranza. Presidente, sugli emendamenti Palmieri 9.408 e 9.409, Monchiero 9.410, Nicchi 9.400, Silvia Giordano 9.72 e Nicchi 9.2 il parere è contrario. Sugli emendamenti Grillo 9.48 e Baroni 9.51 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Grillo 9.54, Nicchi 9.401 e Matarrelli 9.5 ci rimettiamo all'Assemblea. Sugli emendamenti Di Vita 9.411, Silvia Giordano 9.412 e Mantero 9.57 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Da Villa 9.413 e Nicchi 9.405 il parere è contrario.
  Il parere sugli emendamenti Palmieri 9.414 e 9.415, Alberti 9.418 e Silvia Giordano 9.420 è invece favorevole. Per quanto riguarda gli emendamenti Bechis 9.406 e Grillo 9.423 ci rimettiamo all'Assemblea. Sugli emendamenti Silvia Giordano 9.424, Lorefice 9.64, Di Vita 9.425, Lorefice 9.67, Nicchi 9.407, Matarrelli 9.13 e 9.15 e Grillo 9.69 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Invito ora la relatrice di minoranza per il MoVimento 5 Stelle, onorevole Grillo ad esprimere il parere.

  GIULIA GRILLO, Relatrice di minoranza. Il parere sugli emendamenti Palmieri 9.408 e 9.409, Monchiero 9.410, Nicchi 9.400 e Silvia Giordano 9.72 è favorevole, mentre è contrario il parere sull'emendamento Nicchi 9.2.
  Il parere è favorevole invece sugli emendamenti Grillo 9.48, Baroni 9.51, Grillo 9.54 e Nicchi 9.401, mentre è contrario sull'emendamento Matarrelli 9.5.
  Il parere è favorevole anche sugli emendamenti Di Vita 9.411, Silvia Giordano 9.412, Mantero 9.57 e Da Villa 9.413, mentre è contrario sugli emendamenti Nicchi 9.405, Palmieri 9.414 e 9.415. Il parere è favorevole invece sugli emendamenti Alberti 9.418 e Silvia Giordano 9.420. Per quanto riguarda l'emendamento Bechis 9.406 ci rimettiamo all'Assemblea.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Grillo 9.423, Silvia Giordano 9.424, Lorefice 9.64, Di Vita 9.425, Lorefice 9.67, Nicchi 9.407 e Matarrelli 9.13, mentre sull'emendamento Matarrelli 9.15 ci rimettiamo all'Assemblea. Infine il parere è favorevole sull'emendamento Grillo 9.69.

  PRESIDENTE. Invito ora la relatrice di minoranza per il gruppo Sinistra Ecologia Libertà, onorevole Nicchi ad esprimere il parere.

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Palmieri 9.408 e 9.409 e Monchiero 9.410, favorevole sugli emendamenti Nicchi 9.400, Silvia Giordano 9.72, Nicchi 9.2 e Grillo 9.48, mentre sull'emendamento Baroni 9.51 ci rimettiamo all'Assemblea.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Grillo 9.54, Nicchi 9.401, Matarrelli 9.5, Di Vita 9.411, Silvia Giordano 9.412, Mantero 9.57, Da Villa 9.413.

  PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento Nicchi 9.405 ? Siamo a pagina 8 del nuovo fascicolo.

Pag. 3

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Sull'emendamento Nicchi 9.405 il parere è favorevole. Mi scusi, ma ho un fascicolo diverso.

  PRESIDENTE. È quello aggiornato, senza quelli che sono stati ritirati nella seduta precedente.

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Dunque, siamo all'emendamento Nicchi 9.405 ?

  PRESIDENTE. Sì, il parere è favorevole, giusto ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Sì, favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 9.414 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Ci rimettiamo all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Palmieri 9.415 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Ci rimettiamo all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Alberti 9.418 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. L'emendamento 9.416 è stato ritirato ?

  PRESIDENTE. Sì.

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Sull'emendamento Alberti 9.418, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Silvia Giordano 9.420 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Bechis 9.406 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Sull'emendamento Bechis 9.406 ci rimettiamo all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Grillo 9.423 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento Silvia Giordano 9.424 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Lorefice 9.64 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Di Vita 9.425 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Ci rimettiamo all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Lorefice 9.67 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Nicchi 9.407 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Matarrelli 9.13 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Matarrelli 9.15 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere favorevole.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Emendamento Grillo 9.69 ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 9.408.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 9.408, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza della Lega Nord e della relatrice di minoranza di SEL, e con il parere favorevole della relatrice di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Pizzolante, Berretta, Chiarelli, Verini. Abbiamo votato tutti ? Di Battista, onorevole Verini la aspettiamo, Capone, Giorgetti, Covello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  359   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
  77    
    Hanno votato
no  282).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 9.409.
  Se per i relatori di minoranza va bene, avendo già l'Aula preso atto dei pareri dei relatori di minoranza, io per comodità e per velocità, per l'economia dei lavori, menzionerò soltanto i pareri del Governo e della Commissione.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 9.409, con il parere contrario della Commissione e del Governo...

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, avevo chiesto di parlare.

  PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Intervengo rapidamente per chiedere, appunto, di cambiare il parere, perché la misurabilità degli interventi delle organizzazioni del terzo settore è un punto dirimente per un approccio, diciamo così, non moderno ma contemporaneo alla materia. Determina un salto di qualità per le organizzazioni del terzo settore, introduce culture della trasparenza all'interno di questo mondo, perché è vero che è difficile misurare ma provarci a realizzarlo rende più trasparente anche la fine che fanno i fondi che vengono dati dal pubblico, dallo Stato, a queste organizzazioni e aiuta a rendere gli stessi interventi più efficaci e, quindi, a migliorare la risposta ai bisogni di cui queste organizzazioni si occupano.
  Per cui, veramente non capisco il motivo del parere contrario, tant’è che poi alla successiva lettera a) si parla dell'impatto sociale. Allora, veramente vi invito a riconsiderare il parere.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 9.409, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Carra, Sbrollini, Allasia, Carfagna, Duranti, Berlinghieri, Galperti. L'onorevole Carfagna ancora non riesce a votare. L'Abbate, Bragantini. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 5
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  374   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  285).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monchiero 9.410, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Taricco. Colleghi, tra una votazione e l'altra vi prego di restare al posto. Onorevole Lo Monte. L'onorevole Monchiero non riesce a votare. Onorevole Lo Monte. Hanno votato tutti ? Leva. Colleghi, votate con le dita, altrimenti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  387   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
  67    
    Hanno votato
no  320).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.400, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Montroni, Adornato, Berlinghieri, Abrignani, Carrozza, Morani. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  260).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 9.72 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Turco, Colaninno, Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  294).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld, Santanchè, Taricco, Ventricelli, Brescia, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  396   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  64    
    Hanno votato
no  332).    

Pag. 6

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 9.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  394   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  299).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 9.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Albanella, Galperti, Burtone, Furnari, Fossati, Grillo, Bonaccorsi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  402   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  308).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 9.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bonaccorsi, Folino, Calabria, Palese, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  366   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 90    
    Hanno votato no   276).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.401, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Altieri, Adornato, Tancredi, Lombardi, Piccoli Nardelli, Piccolo, Schirò, Adornato, Dambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  387   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  270).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matarrelli 9.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bonafede, Manzi, Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  358   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
  27    
    Hanno votato
no  331).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 9.411.Pag. 7
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo per ribadire il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e per chiedere a tutti di leggere attentamente l'emendamento e di votare a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, con questo emendamento, e anche con il precedente emendamento Grillo 9.54 sul quale non siamo riusciti a intervenire poco fa, noi chiediamo che dalla possibilità di usufruire dell'istituto del 5 per mille vengano escluse le imprese sociali, così come modificate con la nuova normativa di riforma, di delega del terzo settore, con la quale potranno distribuire utili o avanzi di gestione, così come le fondazioni bancarie. Riteniamo che l'istituto del 5 per mille debba andare a quelle associazioni che fanno il volontariato puro e che hanno effettivamente bisogno di un contributo da parte dei cittadini. Non riteniamo corretto dare questi soldi a imprese sociali che tra i soci fondatori possono avere anche grossi gruppi bancari, editoriali e commerciali. Reputiamo, invece, che bisogna dare questa opportunità alle piccole realtà, più virtuose e più bisognose di questo istituto.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, molto rapidamente, perché questo merita una risposta. Noi con tutta l'operazione che abbiamo fatto sull'intero provvedimento, abbiamo ristretto il campo del terzo settore in modo tale da indirizzarlo solo a chi effettivamente fa attività solidaristica o civica, abbiamo aumentato l'ambito dei controlli e abbiamo chiarito che accedono ai provvedimenti del 5 per mille, o rientrano nella categoria delle ONLUS, solo quelle che non hanno attività lucrativa. Quindi, i due soggetti indicati, le fondazioni bancarie, sono fuori dal terzo settore in conseguenza della definizione dell'articolo 1 e le imprese sociali solo nella misura in cui non distribuiscono utili. Quindi, abbiamo definito dei criteri generali restrittivi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 9.411, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Bellanova, Lavagno, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  406   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  309).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 9.412.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente, qui ritorniamo sempre alle conseguenze sanzionatorie. È inutile prevedere delle regole e, poi, non si prevedono delle serie conseguenze ed è per questo che noi vogliamo aggiungere anche il termine «economiche» alle conseguenze sanzionatorie. In ogni caso, ribadisco il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle e chiedo a tutti di pensare attentamente a questo emendamento e di votare a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

Pag. 8

  GIULIA GRILLO. Presidente, prima volevo rispondere alla collega: noi abbiamo escluso dal terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati e le associazioni professionali, quindi non le fondazioni bancarie. Ditemi dove è scritto che sono escluse le fondazioni bancarie. E, poi, voglio anche dire che le imprese sociali distribuiranno utili per questa legge che, tra l'altro, come ripeto, modifica la legge istitutiva delle imprese sociali che prevedeva il divieto assoluto di distribuzione degli utili. Infatti, qua stanno facendo tutti questa cosa come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, ma se la legge nasceva per non distribuire utili, un motivo c'era evidentemente. Quindi, se la stiamo cambiando, vuol dire che qualcosa la stanno modificando. Non è che è tutto rose e fiori quello che si dice. A me questo atteggiamento non piace.
  La seconda cosa: è stato detto che è ovvio che ci saranno sanzioni economiche. Scusate, ma è ovvio, allora non la facciamo la legge se è tutto ovvio. Non è ovvio, soprattutto perché stiamo parlando di una delega. Quindi, ci saranno i decreti delegati e non sappiamo cosa ci sarà scritto nei decreti delegati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento e ribadire quanto ha detto adesso la collega Grillo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente, qui vorrei veramente chiedere una risposta al Governo e alla relatrice per la maggioranza. Infatti, prevediamo delle sanzioni e le prevediamo perché abbiamo insistito noi per metterle, però, se le sanzioni saranno esclusivamente l'esclusione dal registro oppure la non percezione delle agevolazioni per gli anni successivi, è una cosa, ma le sanzioni per chi viola secondo noi devono essere anche economiche. Quindi, siccome questa è una legge delega e siccome gli ambiti sono sempre molto ampi, vorremmo che questa cosa fosse indicata in maniera chiara. Mi chiedo perché non possiamo specificarlo. Vorrei, quindi, che la relatrice per la maggioranza ci spiegasse il suo punto di vista su questa cosa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 9.412, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Mantero, Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  424   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  287).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantero 9.57.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, qui siamo ancora sul 5 per mille. Allora, vorrei spiegare ai colleghi che non esiste una norma che impedisce di percepire il 5 per mille per esempio alle cooperative corrotte, come quelle che si sono viste in questi giorni. E vi ricordo che la possibilità di percepire il 5 per mille purtroppo molto spesso è legata anche alla possibilità di farsi pubblicità e la possibilità di farsi pubblicità è legata anche al patrimonio che ha una cooperativa. Infatti, sappiamo benissimo che una piccola associazione, per esempio della provincia di Agrigento, Pag. 9non ha la possibilità di ricevere il 5 per mille da parte di un contribuente di un'altra parte d'Italia che non sa neanche che esiste. Allora, noi stiamo chiedendo una cosa normalissima, ossia semplicemente che vengano esclusi dall'elenco degli enti accreditati quegli enti che in qualche modo hanno compiuto, come abbiamo scritto, un uso illegittimo delle risorse. Abbiamo scritto così proprio per contenere un'ampia gamma, non solo di illeciti penali, ma anche di irregolarità amministrative. Quindi, pretendiamo che chi riceve un contributo da parte dei cittadini a titolo volontario e personale, perlomeno garantisca di non aver fatto un uso illegittimo delle risorse, visto che ad oggi manca chiaramente una disposizione di questo tipo. E siccome questa è una legge delega, come principio sarebbe stato importante indicarlo e crediamo di non dire niente che appartenga al mondo extraterrestre, ma una cosa normalissima. Naturalmente, in questo Paese, quando si parla di illegittimo, di illecito, eccetera, si sollevano tutti gli scudi, crociati e non. Non si sa perché, ma siamo un Paese in cui abbiamo deciso che dobbiamo infangarci per forza in tutti i modi e colpire sempre i virtuosi e, invece, portare avanti sempre i non virtuosi.
  Quindi, io prego i colleghi di leggere l'emendamento Mantero 9.57, che è semplicissimo e dice: «previsione dell'esclusione dall'elenco degli enti accreditati per il riparto del 5 per mille nel caso di uso illegittimo delle somme percepite oltre che il rimborso delle stesse». Non so cosa ci sia di strano in questo emendamento che non possa essere approvato.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Signor Presidente, anche qui, intervengo rapidamente. Nella legge di stabilità, quando abbiamo aumentato a 500 milioni il 5 per mille, sono state rinviate al successivo decreto ministeriale della Presidenza del Consiglio le corrette modalità di redazione del rendiconto e le sanzioni conseguenti. Quindi, c’è già la delega in materia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, il fatto che se ne parlerà, poi, nella delega fiscale non vuol dire che in questo momento, in cui stiamo riformando anche l'istituto del 5 per mille in questo disegno di legge di delega, non possiamo prevedere, in questo disegno di legge di delega, le sanzioni. Io non riesco a capire perché non è mai il momento: non è mai il momento per fare una legge sul conflitto di interessi, non è mai il momento per prevedere le sanzioni, non è mai il momento per combattere la corruzione. Non è mai il momento, non è mai il momento giusto.
  Se vogliamo veramente evitare che continuino ad esserci abusi, proviamo ad utilizzare questo momento – visto che abbiamo questo momento e che in questo momento lo possiamo votare – per introdurre delle sanzioni e per introdurre semplicemente l'esclusione dal registro dell'utilizzo dello strumento del 5 per mille per quegli enti che hanno commesso un abuso e hanno commesso violazioni. Penso che il momento possa essere questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente, purtroppo non si può continuare a dire che qualsiasi cosa di cui si sta parlando è già prevista, oltretutto in un'altra delega o, comunque, dando mandato nuovamente al Governo. Così non si può continuare a fare. Già qui si sta dando una delega praticamente in bianco, in più si dice che se andiamo un po’ più nel particolare Pag. 10non si può fare, perché tanto, in un futuro, è già previsto di dare un'altra volta un'altra delega al Governo. Così non si può continuare a fare. Riprendiamoci almeno il compito, il nostro lavoro di fare i parlamentari e di legiferare e smettiamola di dire che qualcosa è già in mano al Governo, che è già prevista una delega e che il Parlamento non può disciplinare questo argomento. Già è previsto che il Governo continuerà nuovamente a fare quello che gli pare, perché tanto noi non possiamo fare niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 9.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Caso, Giacomoni, Brugnerotto, Tancredi. Ci siamo ? Ci faccia un segno, onorevole Tancredi, perché non la vediamo: c’è l'onorevole Lupi davanti a lei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  430   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  282).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Da Villa 9.413, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Turco, Gasparini. L'onorevole Lainati ancora non riesce. Onorevole Lainati, noi non vediamo, c’è l'onorevole Picchi davanti a lei. Onorevole Picchi... onorevole Picchi, se ci fa vedere se l'onorevole Lainati vota, perché non vediamo. Turco. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  429   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  294).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.405, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mantero... Tidei... Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
  78    
    Hanno votato
no  350).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 9.414.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, per mia distrazione non ho annotato il parere della relatrice.

  PRESIDENTE. Contrario di Commissione e Governo.

  ANTONIO PALMIERI. Siccome lo immaginavo, allora vorrei dire questo. Non capisco perché non vogliamo trapiantare in modo compiuto una normativa che, come ho già detto sull'altro provvedimento, dimostra di avere funzionato, cioè Pag. 11quella per le start up innovative. Siccome lì è già detta, descritta la start up innovativa a vocazione sociale, che peraltro ha un regime fiscale di favore per chi, azienda o privato, investa in essa, perché si può avere la detrazione IRPEF al 25 per cento con un tetto di mezzo milione di euro, per le imprese fino al 27 per cento di IRES e un tetto a 1,8 milioni di investimento, non capisco perché non vogliamo fare le cose per bene, cioè indicare compiutamente, visto che avete già intrapreso – ed è giusto – il sentiero di trapiantare una normativa che già c’è e funziona, perché non farlo in modo preciso e completo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. L'intento è molto positivo ed è quello di coordinare finalmente la parte delle start up innovative che riguarda anche quelle a vocazione sociale con il lavoro fatto dalla XII Commissione sull'impresa sociale. Il motivo del parere contrario è dovuto al fatto che i vantaggi previsti per le start up innovative a vocazione sociale sono maggiori di quelli in generale delle start up innovative e potremmo avere problemi di copertura.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 9.414, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  I colleghi non riescono a votare ? Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  435   
   Votanti  403   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  67    
    Hanno votato
no  336).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 9.415, c’è sempre parere contrario di Commissione e Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Superando la desolazione, perché la risposta è sincera, ma ovviamente fa cadere le braccia, da questo punto di vista, anche su tutto il discorso che abbiamo fatto della trasparenza, della necessità di una rendicontazione, se noi disintermediamo l'apporto di capitali e diamo uno strumento di sussidiarietà fiscale in più in mano concretamente alle singole imprese e ai cittadini, appunto togliendo il legame con lo Stato, quindi diminuendo anche le occasioni di corruttela, io credo che facciamo una cosa ben fatta. Non credo che sia una questione di pochi punti percentuali in più o in meno rispetto a una situazione di questo tipo. Questo conferma uno dei limiti di questa delega, che è una delega sostanzialmente non finanziata.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 9.415, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bueno, Garavini, D'Attorre, Archi, Librandi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  400   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  337).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberti 9.418.Pag. 12
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questo è un concetto molto semplice, è riferito agli stessi soggetti logicamente descritti nell'ambito di questa legge delega e quindi alle imprese sociali e questo emendamento chiede solo di escludere che le imprese sociali possano acquistare quanto meno prodotti finanziari derivati. Ci sembra un concetto molto semplice visti i danni che sono stati fatti all'economia di questo Paese grazie ai derivati e non capiamo perché un'impresa sociale, che in realtà non dovrebbe neanche investire in prodotti finanziari, possa in questo momento investire anche in prodotti derivati. È veramente secondo noi un ossimoro e ci chiediamo come mai il Parlamento non sia disponibile a votare questo emendamento, che ci sembra veramente riportare un concetto molto semplice e molto facile che tutela non solo le imprese sociali che faranno investimenti ma tutela logicamente anche tutti i cittadini che saranno comunque beneficiari dei servizi svolti da queste imprese e soprattutto dai portatori di interesse che godranno direttamente dei servizi fatti dalle imprese sociali. Ora, secondo noi, già il fatto che un'impresa sociale possa distribuire utili secondo noi è già un concetto sbagliato, ma il fatto che possa anche ulteriormente investire questi utili in prodotti finanziari derivati veramente ci sembra un ossimoro. Quindi veramente chiediamo in modo accurato a tutti di votare favorevolmente questo emendamento perché ci sembra veramente un concetto molto semplice che possa tutelare l'economia di questi soggetti e soprattutto l'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberti 9.418, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  436   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  285).    

  (Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 9.420, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cera, Marchi, Morani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  429   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  284).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bechis 9.406, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Matarrelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 13
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  354   
   Astenuti   79   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
  34    
    Hanno votato
no  320).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 9.423, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Squeri, Tinagli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  419   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  64    
    Hanno votato
no  355).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 9.424, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Bragantini... onorevole Allasia, non socializzi queste sue opinioni in Aula... Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  429   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  332).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 9.64, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Carloni, Fratoianni, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  332).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 9.425, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Locatelli, Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  334).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 9.67, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Cozzolino, Corsaro, onorevole Cozzolino provi a votare... Caruso... onorevole Caruso provi a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 14

   (Presenti  444   
   Votanti  404   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  298).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.407, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Cozzolino, se toglie la pallina dentro e vota con le dita, guadagniamo del tempo tutti quanti. Onorevole Ventricelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  429   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  292).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matarrelli 9.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Cozzolino, provi a votare; tolga quella pallina e provi a votare. Onorevole Catalano, provi a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  430   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  289).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Matarrelli 9.15, sul quale vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dalla relatrice per la maggioranza ed insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matarrelli 9.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Taricco, Capelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  378   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  292).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 9.69, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Montroni, Dell'Aringa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  436   
   Votanti  426   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  344).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 15

  Paolo Russo, Nesci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  399   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 309    
    Hanno votato
no   90).    

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2617-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sui due emendamenti riferiti all'articolo 10, che sono da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, sugli emendamenti 10.600 e 10.601, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, il parere è ovviamente favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai relatori di minoranza. Relatore della Lega Nord, prego.

  MARCO RONDINI, Relatore di minoranza. Presidente, sugli emendamenti 10.600 e 10.601, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, ci rimettiamo all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Relatrice del MoVimento 5 Stelle ?

  GIULIA GRILLO, Relatrice di minoranza. Parere contrario su entrambi gli emendamenti.

  PRESIDENTE. La relatrice di minoranza per il gruppo Sinistra Ecologia Libertà, onorevole Nicchi ?

  MARISA NICCHI, Relatrice di minoranza. Ci rimettiamo all'Assemblea su entrambi gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  400   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 328    
    Hanno votato
no   72).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.601, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

  GIULIA GRILLO, Relatrice di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Relatrice di minoranza. Grazie Presidente, vorrei soltanto modificare il parere su questo emendamento da contrario a favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.601, da votare ai sensi dell'articolo Pag. 1686, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  402   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 395    
    Hanno votato
no    7).    

  (I deputati Busto e De Rosa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Saluto ora gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Largo Castelseprio di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  353   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 335    
    Hanno votato
no   18).    

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 2617-A), al quale non sono state presentate proposte emendative segnalate.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  414   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 393    
    Hanno votato
no   21).    

  (Le deputate Terzoni e Galgano hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2617-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. L'ordine del giorno Crivellari n. 9/2617-A/1 è accettato con la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'opportunità, entro i limiti stabiliti dalla finanza pubblica, di prevedere incentivi, sgravi fiscali dedicati al terzo settore».
  L'ordine del giorno Gadda n. 9/2617-A/2 è accettato con la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare l'opportunità di dare attuazione».

  PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a rimanere in silenzio, chi deve uscire dall'Aula esca. Premesso questo, noi stiamo dando i pareri e chi esce non è che poi Pag. 17chiede nuovamente il parere quando si arriva alla votazione del suo ordine del giorno.
  Prego, Sottosegretario Bellanova andiamo avanti.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Plangger n. 9/2617-A/3, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gebhard n. 9/2617-A/4.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Maestri n. 9/2617-A/5 purché riformulato espungendo la parte successiva alle parole «l'attività prestata», mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/2617-A/6.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Matarrelli n. 9/2617-A/7. Il Governo accetta l'ordine del giorno Baroni n. 9/2617-A/8 purché riformulato, nella prima parte del dispositivo, nel modo seguente: «a valutare l'opportunità, anche in successivi provvedimenti, di prevedere il divieto (...)».
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Businarolo n. 9/2617-A/9, Grillo n. 9/2617-A/10, Lorefice n. 9/2617-A/11, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/2617-A/12.
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Pesco n. 9/2617-A/13, Villarosa n. 9/2617-A/14, Alberti n. 9/2617-A/15, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/2617-A/16.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Spadoni n. 9/2617-A/17, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Grande n. 9/2617-A/18.
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Ruocco n. 9/2617-A/19, Lombardi n. 9/2617-A/20, Ciprini n. 9/2617-A/21, ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cominardi n. 9/2617-A/22. Il Governo accetta l'ordine del giorno Tripiedi n. 9/2617-A/23 purché riformulato nel modo seguente: «ad adoperarsi ulteriormente affinché le attività svolte dai giovani del servizio civile non siano assimilabili a rapporti di lavoro ordinario».
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Chimienti n. 9/2617-A/24, Dall'Osso n. 9/2617-A/25, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Basilio n. 9/2617-A/26.
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Cecconi n. 9/2617-A/27, Crippa n. 9/2617-A/28, Silvia Giordano n. 9/2617-A/29, Fitzgerald Nissoli n. 9/2617-A/30, ed accetta l'ordine del giorno Tullo n. 9/2617-A/31 purché riformulato fermandosi alle parole: «(...) dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221.».
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Mucci n. 9/2617-A/32, ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Prina n. 9/2617-A/33.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicoletti n. 9/2617-A/34, ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanin n. 9/2617-A/35.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/2617-A/36, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/2617-A/37.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Paglia n. 9/2617-A/38 purché riformulato espungendo il primo capoverso del dispositivo.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Marcon n. 9/2617-A/39 purché riformulato fermandosi alle parole: «(...) legge n. 147 del 2013», ed esprime parere contrario sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/2617-A/40.
  Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/2617-A/41 purché riformulato nel modo seguente: «valutare la possibilità di rivedere i criteri per l'assegnazione alle cooperative sociali».
  Il Governo accetta gli ordini del giorno Simonetti n. 9/2617-A/42, Busin n. 9/2617-A/43, Guidesi n. 9/2617-A/44, Molteni n. 9/2617-A/45, Rondini n. 9/2617-A/46, Giacobbe n. 9/2617-A/47, Porta n. 9/2617-A/48 e Miotto n. 9/2617-A/49.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi Pag. 18ordini del giorno Crivellari n. 9/2617-A/1 e Gadda n. 9/2617-A/2, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n. 9/2617-A/3, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/2617-A/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maestri n. 9/2617-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/2617-A/6, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/2617-A/7, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Baroni n. 9/2617-A/8, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Businarolo n. 9/2617-A/9, Grillo n. 9/2617-A/10 e Lorefice n. 9/2617-A/11, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Vita n. 9/2617-A/12, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/2617-A/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Cozzolino provi a votare. Abbiamo votato tutti ? Tutti quelli che erano in Aula ? Pilozzi. Onorevole Giammanco provi a votare... provi. Altri che non riescono a votare ? Melilla.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  389   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  294).    

  (I deputati Aiello e Iacono hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pesco n. 9/2617-A/13, Villarosa n. 9/2617-A/14 e Alberti n. 9/2617-A/15, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Da Villa n. 9/2617-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/2617-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Se rimaniamo al posto guadagnamo un po’ di tempo. Sarti... provi a votare. Altri che non riescono a votare ? Rabino. Ci siamo ? Su, colleghi. Ginoble, Fanucci, Palma, Pagani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  400   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  327).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Spadoni n. 9/2617-A/17, accettato dal Governo.Pag. 19
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grande n. 9/2617-A/18, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grande n. 9/2617-A/18, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? Ginefra, Altieri... onorevole Altieri, non riesce ? Non estraete la tessera, però, se no... La Marca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  429   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
  85    
    Hanno votato
no  344).    

  (I deputati Cassano e Borghi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ruocco n. 9/2617-A/19, Lombardi n. 9/2617-A/20 e Ciprini n. 9/2617-A/21, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cominardi n. 9/2617-A/22, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Tripiedi n. 9/2617-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Chimienti n. 9/2617-A/24 e Dall'Osso n. 9/2617-A/25, accettati dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/2617-A/26, con il parere contrario del Governo.

  TATIANA BASILIO. Grazie Presidente, io vorrei chiedere al sottosegretario le motivazioni, se è possibile saperle, della contrarietà da parte del Governo a questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario non intende intervenire.
  Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/2617-A/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Elvira Savino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  439   
   Votanti  436   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  343).    

  (I deputati Benamati e Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cecconi n. 9/2617-A/27, Crippa n. 9/2617-A/28, Silvia Giordano n. 9/2617-A/29 e Fitzgerald Nissoli n. 9/2617-A/30, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/2617-A/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/2617-A/32, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Prina n. 9/2617-A/33, accolto dal Governo come raccomandazione.Pag. 20
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicoletti n. 9/2617-A/34, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zanin n. 9/2617-A/35, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/2617-A/36, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/2617-A/37, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/2617-A/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Fregolent, Incerti. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  377   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
  49    
    Hanno votato
no  328).    

  Onorevole Paglia, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2617-A/38, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  GIOVANNI PAGLIA. Presidente, io non accolgo la riformulazione e chiedo che il mio ordine del giorno sia posto in votazione perché il tema è serio e parliamo di risorse economiche e le risorse economiche non possono essere riformulate: o ci sono o non ci sono.
  In questo caso specifico noi riteniamo che sia necessario togliere il tetto di spesa – e lo abbiamo detto più volte – ma anche che sia necessario aumentare lo stanziamento, quando ci sarà l'occasione di farlo con la legge di stabilità o in altre occasioni, e non crediamo che sia necessario farlo per una motivazione improvvisata, diciamo, ma semplicemente perché sappiamo, dati alla mano, che ci sarebbe la necessità di avere più fondi per dare corso alle richieste e anche a un diritto che in realtà hanno sia i cittadini italiani, di poter beneficiare chi credono con il loro 5 per mille, sia i soggetti in qualche modo autorizzati a ricevere risorse che sono fondamentali per la loro attività.
  Quindi, davanti a questo noi chiediamo al Governo, con l'ordine del giorno, di dirci sì o no, non di proporre riformulazioni che nulla lasciano se non l'ambiguità in cui già siamo inseriti. Non accettiamo, quindi, la riformulazione e chiediamo che sia posto in votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per aggiungere la mia firma e preannunziare il voto favorevole su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paglia n. 9/2617-A/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi; provi a votare, onorevole Malpezzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  444   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  288).    

  (Il deputato Massimiliano Bernini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 21

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcon n. 9/2617-A/39, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/2617-A/40, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/2617-A/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Iannuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  330   
   Astenuti  118   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  34    
    Hanno votato
no  296).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2617-A/41, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Simonetti n. 9/2617-A/42, Busin n. 9/2617-A/43, Guidesi n. 9/2617-A/44, Molteni n. 9/2617-A/45, Rondini n. 9/2617-A/46, Giacobbe n. 9/2617-A/47, Porta n. 9/2617-A/48 e Miotto n. 9/2617-A/49, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà. Colleghi, però, adesso ci sono le dichiarazioni di voto, non le urla, per cui, per favore, fate parlare i colleghi in un clima decente, per favore. Lo chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Bechis. Prego, onorevole Bechis.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, deputati, colleghi, questo provvedimento è solo un'ulteriore delega in bianco e conferma ancora una volta lo svuotamento che si è compiuto ai danni del Parlamento e dello Stato italiano. Questa legge delega porta con sé l'emozione dell'inaspettato, di un appuntamento al buio, del rischio di fare qualcosa di proibito: coniugare il profit con il no profit, un'alchimia fantastica. Si badi bene, queste parole vogliono essere una valutazione di un divenire, di un indefinito. Potremmo mai soffocare nella culla il business dell'impresa sociale e del volontario lavoratore ? Nell'asfittico mercato della penisola potrebbe esser una boccata d'aria fresca, un nuovo mercato con meno burocrazia, meno tasse, meno tutele per tutti e un diverso concetto di concorrenza. Un nuovo Eden finalmente ! Mi chiedo: che senso avrà domani aprire un'azienda, quando, per fare le stesse cose, si potrà aprire una ONLUS ? Qualcuno potrebbe eccepire che, sotto sotto, è già così, basta saperlo fare e muoversi sul filo del rasoio. Ma allora perché non snellire subito il mercato profit, abbassare le tasse, eliminare adempimenti bizantini, velocizzare tempi biblici ? La risposta è banale: costa tempo e di tempo non ce n’è più. Meglio creare un nuovo mercato e vedere come va. Siamo in emergenza, ma anche in situazioni come queste una visione più a lungo raggio sarebbe auspicabile. Il futuro è buio, perché nessuno ha pensato di accendervi una luce. Approntare cambiamenti di questa portata senza andare oltre il proprio naso è da folli, ma anche da geni. Ed è il folle genio che vogliamo vedere agire; certo prendendone le distanze, perché già un comico folle ci è bastato, e sappiamo tutti come sta andando. Quindi, con la speranza Pag. 22che ci sia la possibilità di ampi margini di miglioramento in fase di decretazione attuativa, Alternativa Libera si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, dobbiamo tornare un po’ indietro, ad un anno fa, quando il Presidente del Consiglio aveva annunciato la necessità di una riforma organica del terzo settore e, nel maggio dello stesso anno 2014, il Governo ha presentato le linee guida per la riforma, aprendo una consultazione pubblica. Le linee guida avevano come obiettivi principali quelli di costituire un nuovo welfare fondato sulla governance sociale allargata, valorizzare il potenziale di crescita occupazionale insito nell'economia del terzo settore, unico settore nel quale, nonostante la crisi, si è registrata una contenuta crescita, premiare in modo sintetico, con incentivi e strumenti di sostegno, i comportamenti donativi o comunque pro sociali dei cittadini. Le linee guida, dunque, riguardano la ricostruzione delle fondamenta giuridiche, la valorizzazione del principio di sussidiarietà verticale e orizzontale, il decollo dell'impresa sociale, la riforma del Servizio civile nazionale universale, inteso come difesa non armata della patria, l'ampliamento e la stabilizzazione delle forme di sostegno economico del terzo settore.
  Obiettivo principale della riforma è, dunque, quello di introdurre misure per la costruzione di un rinnovato sistema che favorisca la partecipazione attiva delle persone singole o in forma associata nel terzo settore, attraverso una serie di decreti legislativi volti al riordino e alla revisione organica della disciplina degli enti privati del settore stesso e delle attività che promuovono e realizzano finalità solidaristiche e di interesse generale, anche attraverso la produzione e gli scambi di beni e servizi. Non si tratta, dunque, di un intervento di poco peso, siamo di fronte a una sorta di riforma costituzionale relativa al terzo settore che necessita prima di tutto di un intervento normativo chiaro per disboscare quella farragine di leggi che dal 1991 in poi hanno cercato di disciplinarlo.
  Vediamo le dimensioni del comparto, scorrendo soltanto alcuni dei dati significativi relativi al terzo settore coinvolto, per la prima volta, nel censimento generale dell'ISTAT del 2001-2011. Il no profit si è rivelato nei dieci anni presi in considerazione il settore più attivo e dinamico dell'intero sistema produttivo italiano con un aumento del 28 per cento degli organismi e del 34,4 per cento degli addetti, per un totale di 310.191 istituzioni no profit. Al 31 dicembre 2011 le associazioni non riconosciute erano 201 mila. Il testo presentato dal Governo alla Camera aveva la caratteristica molto evidente di essere alquanto generico e non definito nei dettagli, per questo la Commissione, in accordo con la relatrice e con il Governo, è intervenuta in maniera decisa sul testo con il contributo sia di maggioranza, che dell'opposizione.
  Entrando nel merito, il testo fornisce finalmente una chiara definizione di cosa sia questo terzo settore e cioè il complesso degli enti privati costituiti con finalità civica e solidaristica che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d'interesse generale, anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale. Saranno poi i successivi decreti legislativi del Governo che dovranno provvedere al riordino e alla revisione organica della disciplina speciale e delle altre disposizioni riguardanti il settore, compresa la disciplina tributaria, mediante la redazione di un apposito codice del terzo settore, procedendo con un testo unico al disboscamento della selva oscura di leggi di cui ha parlato anche, nella sua relazione, la relatrice. La stessa relatrice con un emendamento, e altri colleghi che sono intervenuti nel corso dell'esame del provvedimento, hanno previsto dei sistemi di vigilanza, monitoraggio e controllo sugli enti del terzo settore, non previsti in alcun modo dal Pag. 23Governo nel disegno di legge originale. Queste funzioni sono attribuite al Ministro del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione, per quanto di competenza, con i Ministeri interessati e con l'Agenzia delle entrate, ferme restando le peculiarità in capo al Governo.
  Per tagliare, e anche per rispettare i tempi, entriamo nel merito di alcune parti dell'articolato. L'articolato che riguarda la attività di volontariato e di promozione sociale e di mutuo soccorso è stato modificato anche esso dalla Commissione in modo più puntuale rispetto al testo originale del Governo, prevedendo, tra l'altro, la revisione del sistema dei centri per il servizio di volontariato, previsti dall'articolo 15 della legge n. 266 del 1991, che dovranno essere controllati da organismi nazionali e regionali, la cui costituzione si ispiri a criteri di efficienza e contenimento dei costi di funzionamento. Molta importanza era stata data dal disegno di legge del Governo alla regolamentazione della cosiddetta impresa sociale e ancor maggiore è il peso che ad essa viene attribuita in questo testo in cui si attribuisce la qualificazione di impresa sociale a quella impresa privata con finalità di interesse pubblico. È facile immaginare un rischio di concorrenza sleale da parte di un'impresa che godrebbe di sostegno economico e di misure fiscali favorevoli mentre le imprese cosiddette normali, che agiscono nello stesso settore dell'impresa sociale, non godendo di questi vantaggi, sarebbero, di fatto, messe fuori gioco, con evidenti danni per le suddette imprese e per i lavoratori. Si nota anche che tutte le cooperative sociali, e i loro consorzi, acquisiscono il diritto e la qualifica di impresa sociale. Il provvedimento, inoltre, come abbiamo visto, interviene anche sul riordino del Servizio civile nazionale. Dovremmo aspettare i decreti legislativi del Governo che dovranno portare al completamento della riforma dell'istituto del cinque per mille e dell'imposta sul reddito da destinare al terzo settore, provvedendo anche alla razionalizzazione e alla revisione degli accreditamenti dei soggetti beneficiari.
  Viene, inoltre, stabilito, non previsto, come nel testo del disegno di legge del Governo, un fondo rotativo destinato a finanziare a condizioni agevolate gli investimenti degli enti del terzo settore stesso e delle imprese sociali in beni strumentali, materiali e immateriali, e si stabilisce la promozione dell'assegnazione agli enti del terzo settore di beni immobili pubblici non utilizzati e di quelli confiscati alla criminalità organizzata. Per questi, tenendo conto, ovviamente, della normativa vigente.
  Oltre alla neutralità finanziaria, è prevista una relazione, trasmessa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno, relativa alle attività di vigilanza, monitoraggio e controllo. In pratica, appare evidente una volontà della XII Commissione, che ha lavorato alacremente su questo testo, assecondata in questo anche dal rappresentante del Governo, di creare meccanismi più stringenti e controlli efficienti nei criteri di cui il Governo dovrà tener conto al momento della scrittura dei decreti legislativi previsti dalla delega.
  Come detto, il provvedimento ha avuto il contributo di tutti i gruppi presenti in Commissione, compresi quelli di opposizione, e, come ho già riferito in premessa, avrà il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente, come del resto abbiamo avuto modo di spiegare nell'illustrazione della nostra pregiudiziale, il disegno di legge del quale concludiamo l'esame presenta, secondo noi, diversi profili di incostituzionalità. L'esercizio della funzione legislativa non può difatti essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.
  In ragione della complessità della materia trattata dalla delega, i principi e i Pag. 24criteri direttivi alla base di tale provvedimento ci sono apparsi e ci appaiono ancora talmente ampi e generalistici da far presupporre l'impossibilità effettiva di rispettare la legge di delegazione, producendo nei fatti un eccesso di delega che, se sottoposta al giudizio della Corte costituzionale, ne comporterebbe inevitabilmente una dichiarazione di illegittimità.
  È importante evidenziare come non sia esplicitata l'effettiva portata innovativa della delega conferita al Governo, cioè se oggetto della delega sia un riordino della normativa vigente o una sua riforma.
  Il presente disegno di legge prevede soluzioni inadeguate, secondo noi, come quella di accentrare le competenze a livello statale istituendo un registro unico e affidando all'Agenzia delle entrate e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il controllo sull'andamento delle attività, senza del resto istituire nessun organo specifico di vigilanza.
  Ancora, contiene interventi disomogenei rispetto al contesto della riforma, come prevedere la trasformazione del servizio civile in servizio civile universale senza che sia dichiarato cosa in realtà si intenda con questo aggettivo. Una mera enunciazione di un significante senza che ad esso sia associato un significato univoco.
  Le disposizioni nell'ambito del servizio civile ci appaiono sganciate dal contesto del disegno di legge delega e non organiche. A conferma di ciò, ove sono indicati i criteri e i principi direttivi generali, non si fa alcun riferimento al tema della revisione del servizio civile, né vengono citati gli articoli 52 e 11 della Costituzione che rappresentano la struttura portante dell'istituto.
   Se il Governo, poi, ipotizza di esercitare questa delega in bianco per normare magari la partecipazione degli extracomunitari a questa attività, viola secondo noi palesemente il rispetto della sovranità nazionale e il concetto stesso di identità che debbono, invece, caratterizzare un istituto come quello del servizio civile, nato dalla volontà di istituire un sistema alternativo alla leva obbligatoria.
  La previsione, poi, di un registro unico del terzo settore, al fine di favorirne la piena conoscibilità in tutto il territorio nazionale, oltre ad apparire in contrasto con il rispetto delle prerogative delle regioni, ai sensi anche della disciplina costituzionale prevista dal Titolo V, non definisce la natura giuridica dell'iscrizione e quale sia l'ambito soggettivo degli enti obbligati alla registrazione.
  Ci saremmo aspettati una riforma del terzo settore in grado, da un lato, di restituire al terzo settore la dignità della sua missione volta, nel rispetto del principio della sussidiarietà orizzontale, ad assorbire il gap di intervento statale sulle questioni di impatto sociale e, dall'altro lato, di garantire formule di controllo e vigilanza sulle degenerazioni che nel tempo hanno investito il mondo del no profit. Fin qui, per quanto riguarda il terzo settore.
  Per quanto riguarda, invece, il servizio civile siamo ancora più perplessi e più critici. Lo scorso 25 marzo, la Conferenza delle regioni – ho avuto modo di ricordarlo anche discutendo di alcuni emendamenti che abbiamo presentato – aveva chiesto formalmente che il disegno di legge delega del quale stiamo concludendo l'esame fosse modificato in un punto in particolare: quello inerente il servizio civile. Cosa chiedevano le regioni e le province autonome, tutte le regioni e le province autonome ? Innanzitutto, che si rispettasse una sentenza della Corte costituzionale, nel cui dispositivo si può leggere che alle regioni e alle province autonome è consentito istituire propri servizi civili autonomi ed autofinanziati, a condizione che nulla abbiano a che fare con la difesa della patria.
  Questo Parlamento, invece, non è stato in grado di accogliere questa osservazione e noi non crediamo che ciò – l'accoglimento di questa richiesta da parte delle regioni e delle province autonome – avrebbe creato qualche difficoltà alla maggioranza di Governo, né, tanto meno, al bilancio dello Stato. Ma le regioni ci chiedevano anche altro, ovverosia di non gettare il bambino con l'acqua sporca.Pag. 25
  Forse, non tutti i colleghi sanno – e ho avuto modi di ricordarlo anche – che, da almeno sette anni, oltre il 90 per cento degli enti di servizio civile sono monitorati, gestiti, controllati non dallo Stato centrale, bensì dalle regioni. Stiamo parlando della totalità degli enti locali – perché il servizio civile, checché ne dicano molti cosiddetti esperti, è svolto, almeno nel 50 per cento dei casi, presso gli enti locali – e della miriade di organizzazioni no profit a dimensione regionale e subregionale. Ebbene, le regioni chiedevano che questo esempio virtuoso di decentramento non fosse gettato alle ortiche. Ci auguriamo che nei decreti attuativi, magari, questa istanza possa ancora trovare spazio.
  Riteniamo che lo Stato debba stabilire le regole generali di organizzazione e gestione del servizio e definire come un progetto di servizio civile ciò che debba essere prima valutato e, poi, controllato. Lo Stato per noi deve stabilire chiare procedure per togliere le attività delegate alle regioni, nel caso in cui queste non facciano al meglio ciò che devono. Ma lo Stato non si illuda di riuscire, da qualche scrivania di qualche dipartimento della Presidenza del Consiglio, di controllare migliaia di realtà locali. Non si illuda di conoscere in quale realtà c’è bisogno reale di attivare posizioni di servizio civile ed in quali, invece, ciò rappresenta una forma malcelata di clientelismo.
  Il controllo sul territorio lo si fa stando sul territorio, operando su di esso, e in questo le regioni rappresentano lo strumento migliore e quello più adatto. Altrimenti, che cosa accadrà ? Quello che è già accaduto in passato, ovverosia uno spreco di risorse pubbliche. Nel recente passato, sono state decine le interrogazioni parlamentari che hanno denunciato abusi, sprechi ed omissioni nel piccolo mondo del servizio civile, quasi sempre ad opera di realtà che, teoricamente, dovevano essere controllate da una qualche scrivania romana.
  Vogliamo ricordare il comune di Caccamo, in provincia di Palermo, dove, prima della regionalizzazione del servizio civile, risultavano in servizio civile cento ragazzi su una popolazione di 8 mila abitanti ? Vogliamo ricordare i progetti di valorizzazione museale presentati da un grande ente nazionale, dove nella descrizione del patrimonio da salvaguardare non si scorgeva differenza alcuna tra quello che vi era in Puglia e quello che vi era in Veneto, quasi che la Magna Grecia fosse arrivata sul Brenta ? Ci siamo scordati del comune di Panettieri, in provincia di Cosenza, facente parte di un sistema di servizio civile di un ente a dimensione nazionale, dove gli uffici romani approvarono un progetto di assistenza ad anziani autosufficienti che prevedeva l'impiego di trenta volontari, quando i residenti sopra i sessantacinque anni, abitanti secondo l'ISTAT, erano solo sessantacinque ?
  Gli esempi potrebbero continuare, ma non vogliamo infierire, basta leggersi la cronaca sui giornali, quasi tutti i giorni per reperire altri esempi di malagestione causata dal controllo da parte del centro di Roma, delle centrali romane, che vorrebbero, ancora oggi, riportare a loro il controllo dell'attività sul terzo settore.
  È meglio ricordare un altro valore aggiunto portato dalle regioni, invece, quello delle risorse. Negli anni passati migliaia di giovani hanno svolto il loro anno di servizio civile grazie alle risorse economiche messe a disposizione dalle regioni, quali la Lombardia, la Toscana, il Veneto, l'Emilia-Romagna, le Marche e la Liguria. L'ho già ricordato intervenendo nella discussione sugli emendamenti che avevamo presentato. Esperienze importanti sono state quelle maturate in Toscana e in Emilia-Romagna, che vedono al Governo di quelle regioni non sicuramente il centrodestra, ma di fatto quel PD che governa anche Roma. Le persone si chiederanno: ma cosa avete fatto a Roma ? Avete sacrificato sull'altare del personalismo di Renzi delle realtà che funzionavano, delle esperienze che andavano conservate, assolutamente conservate. Naturalmente di persone con le quali avete magari condiviso un percorso, con le quale avete condiviso anche progetti, quando vi sedete a Roma vi dimenticate completamente.Pag. 26
  Sempre in questi mesi, il sottosegretario Bobba, va facendosi bello citando le migliaia di giovani in servizio civile grazie ai fondi di Garanzia Giovani. Quel che il sottosegretario scorda di aggiungere è che ciò è possibile grazie alla scelta consapevole di molte regioni, dalla Campania, alla Sicilia, alla Lombardia, di allocare sulla voce servizio civile parte delle risorse di Garanzia Giovani. Se non avessero voluto farlo, perché emarginate dai processi di valutazione sui progetti, ci sarebbero state alcune migliaia di «servizio civilisti» in meno mentre parliamo.
  Mantenere l'attuale quadro di delega alle regioni fa bene allo Stato, ai territori e alle nostre comunità, ma soprattutto fa bene ai nostri ragazzi. Fin qui inascoltate le regioni, e noi con loro non possiamo che dichiarare un voto contrario della Lega Nord a questa legge, che è una delega in bianco a un Governo che ancora una volta dimostra di perdere l'occasione di ascoltare chi ha il solo torto di rappresentargli la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo Luca della Robbia di Appignano, in provincia di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente. Colleghi parlamentari, intanto forse il primo ragionamento che dobbiamo fare nel salutare – almeno per quanto riguarda il nostro gruppo – l'imminente approvazione di questa legge che concerne il terzo settore è cercare di comprendere tra di noi di cosa si tratta, di cosa stiamo parlando.
  Molto spesso quando si parla di terzo settore si ha l'idea che si stia parlando di qualcosa di residuale nel complesso dell'economia italiana. Non è proprio così, stiamo parlando di 300 mila associazioni censite nel no profit, di cui soltanto 25 mila (è un numero interessante da rilevare) si occupano di assistenza sociale; quindi, dentro il terzo settore c’è cultura, c’è istruzione, c’è ricerca, ci sono mille altre attività che non afferiscono strettamente al settore del welfare. Si tratta di sei milioni di persone che afferiscono a questo settore; si tratta di 4 milioni 700 mila volontari, si tratta di un complessivo di 64 miliardi di euro prodotti da questo settore, il 4 per cento del nostro PIL.
  Fatta questa riflessione, la seconda riflessione che noi proponiamo ai colleghi dell'Assemblea è quella correlata al ruolo, all'importanza sociale che vogliamo attribuire a questo complesso e variegato settore. Bene, forse ci può aiutare una riflessione che viene dalla lettura di un testo di un autore americano, Schudson, il quale rileva quale sia la differenza che, per quanto riguarda l'attività nel settore del volontariato del terzo settore, caratterizza l'Italia e lo rileva commentando un altro testo di un autore sempre americano, Putman, il quale scrive un libro che forse varrebbe la pena di leggere: si intitola «Bowling alone», giocando a bowling da soli. Egli rileva come in America non sia affatto diminuito negli anni il numero dei giocatori di bowling, ma sia nettamente diminuito il numero dei giocatori di bowling che decidono di associarsi tra loro in società di giocatori di bowling.
  Cosa significa questo ? Significa che il rischio che noi abbiamo, e che gli americani dicono non esistere o essere meno forte in Italia, è quello che venga meno quello spirito associazionistico e di lavoro comune fra i cittadini che poi è la base del tessuto sociale di una società che funziona. Questi autori americani parlano di «cittadino monitor». Cos’è il cittadino monitor ? Il cittadino moderno è diventato una sorta di monitor, cioè un cittadino che è estremamente attento a ciò che gli succede intorno, un po’ come la mamma che effettua la vigilanza sui due bambini che stanno nuotando in piscina, però non va molto oltre il monitoraggio della situazione ambientale. Se voi ci pensate, vengono in mente i famosi comitati del «no», quelli che pullulano dappertutto e che, anche qui, omologo a una visione americana Pag. 27che è quella «yes, but not in my back yard», sì, si può fare ma non dove vivo io; sì, il deposito delle scorie nucleari si può fare ma non si può fare nella mia regione; sì, l'inceneritore dei rifiuti si può fare, ma non si può fare nella mia regione. Cioè, tutto ciò che comunque crea un allarme sociale, fosse anche semplicemente un'antenna del ripetitore dei telefonini si può fare ma non vicino a casa mia, fermo restando che il segnale telefonico che il mio cellulare deve prendere deve essere sempre ottimo dappertutto. Ecco, questo è un rischio che noi abbiamo. Io penso che la crescita dell’empowerment del cittadino deve andare di pari passo con la crescita della sua disponibilità all'intervento.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,20)

  PIERPAOLO VARGIU. Questa importante presenza del settore sociale che in Italia è straordinaria e che caratterizza il nostro Paese in modo differente da qualsiasi altro Paese del mondo è una delle realtà che noi abbiamo deciso di valorizzare attraverso questa legge.
   Devo dire che la terza riflessione che io faccio è di apprezzamento estremo del lavoro che ha svolto la Commissione XII, che io presiedo. Sono state svolte 24 sedute di lavoro, sono stati auditi 47 diversi soggetti, stakeholder, che hanno rappresentato le sensibilità istituzionali e territoriali sull'argomento. La proposta di legge originaria è stata arricchita con ulteriori articoli e devo dire è stata arricchita in un clima di collaborazione e confronto sia all'interno della maggioranza che fra la maggioranza e le minoranze che hanno svolto il ruolo che costruttivamente devono svolgere, cioè hanno detto di non essere d'accordo sull'impianto complessivo del provvedimento e lo hanno manifestato con tutte le attività di controllo e di sindacato che dovevano svolgere; però hanno collaborato al miglioramento del provvedimento, alla messa in sicurezza delle criticità e quindi a scrivere un testo che alla fine fosse il migliore possibile. Ovviamente il ringraziamento va al relatore, la collega Donata Lenzi, che è stata intelligente nel gestire il provvedimento, e al sottosegretario Bobba, oltre che agli altri componenti del Governo, il sottosegretario Bellanova che anche ieri ci ha fatto compagnia in Commissione, che hanno guidato l'approvazione di questo provvedimento, che ha due punti di fondamentale importanza da sottolineare. Innanzitutto quello del nuovo ruolo del capitale sociale, ruolo che parte dalla riflessione che non è da demonizzare l'attività di impresa quando questa ha una finalità sociale: perché ? Perché abbiamo finito col pensare che lo Stato debba garantire e gestire tutto e siamo in un'ottica liberale di sussidiarietà, con l'idea che il privato può fare pezzi di quelle cose che sono incardinate nei compiti dello Stato meglio dello Stato quando l'attività è di volontariato, quando l'attività è improntata a fini sociali, quando l'attività ha come riferimento il benessere dell'intera collettività. Quindi, è giusto che il volontariato si professionalizzi laddove questo è possibile, ed è giusto che ci sia l'aiuto dello Stato anche attraverso gli sgravi fiscali ogni qual volta questo può essere realizzato. C’è poi un altro pezzo che è altrettanto importante in questa legge ed è quello che riguarda il nuovo servizio civile universale, anch'esso non da intendersi come la possibilità per i giovani di avere qualche mese di occupazione in un settore che comunque non danneggi e non dia fastidio; no, l'intenzione con cui questo provvedimento nasce è quella di garantire una nuova attività di formazione civica rivolta ai giovani che faccia crescere quella coscienza sociale che poi si traduce nella partecipazione alle attività di volontariato o alle attività successive ma soprattutto si traduce nella volontà di essere buoni cittadini, partecipi di uno Stato che si riconosce come proprietà e non come cosa esterna rispetto al singolo cittadino.
  Certo, ci sono anche delle criticità e io ne voglio segnalare qualcuna. La prima è sicuramente quella della salvaguardia del volontariato puro, cioè della necessità che i provvedimenti successivi attuativi da Pag. 28parte del Governo tengano ben presente che il ruolo del volontariato è comunque distinto rispetto al ruolo dell'impresa sociale. La seconda è quella della trasparenza e della vigilanza. Noi abbiamo visto che l'impegno del privato all'interno del settore sociale, in particolar modo in amministrazioni che hanno ancora una propria opacità di gestione, può creare degli sfasci bestiali e può creare, dal punto di vista comunicativo, il consolidamento di quella situazione di sfiducia e, addirittura, qualche volta, di ostilità verso le istituzioni e verso l'attività privata in collaborazione con le istituzioni che sono un danno complessivo all'economia del nostro Paese. Per cui il tema della vigilanza, il tema del controllo e il tema della trasparenza sono temi cruciali.
  Va detto che da liberali noi siamo convinti che il problema non sia quello di moltiplicare i controlli mantenendoli sul piano formale, ma sia quello di renderli pochi ed effettivi, che abbiano la sostanzialità come punto di riferimento, perché non ha senso imporre decine e decine di controlli che moltiplicano gli enti controllori in un'estenuante carico di burocrazia che ammazza tutto in questo Paese; ha invece senso avere la certezza che ci sia trasparenza delle procedure e che ci siano pochi enti che fanno un controllo di regole sostanziale su quello che deve essere controllato.
  Mi avvio a concludere; l'ultima distinzione che è stata particolarmente a cuore al gruppo parlamentare di Scelta Civica è quella relativa alla distinzione tra l'impresa sociale e la cooperativa sociale. È stato approvato anche un nostro ordine del giorno, il cui primo firmatario è il nostro capogruppo Mazziotti Di Celso, che va in questa direzione. Siamo convinti che il dibattito che si è creato intorno al problema abbia consentito di avere piena consapevolezza di quale deve essere la distinzione e siamo convinti che in ottemperanza all'ordine del giorno che è stato accolto dal Governo il Governo saprà fare la sua parte anche in questo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signora Presidente, innanzitutto vorrei iniziare questo intervento ringraziando la collega Marisa Nicchi che per SEL ha seguito con passione e motivazione questo provvedimento e che nella sua relazione di minoranza, in realtà, ha già detto molto di quello che io dirò in questa dichiarazione di voto.
  In secondo luogo vorrei dire che, dal punto di vista del metodo, questa delega è tutta sbagliata: è troppo ampia e discrezionale, è uno zibaldone e dalle linee guida al suo varo finale saranno passati tre anni. Si poteva benissimo fare un disegno di legge ordinario senza dare carta bianca a un Governo di cui c’è poco da fidarsi e che fa un sacco di pasticci.
  In terzo luogo, di sussidiarietà questa legge non ha niente. Già il titolo dice tutto: riforma del terzo settore, come se si potesse riformare un corpo sociale. E poi all'articolo 4 si dice: dobbiamo disciplinare il terzo settore. Ma si possono disciplinare la Chiesa, il sindacato, il terzo settore ? Questa non è sussidiarietà, questo è corporativismo di Stato. I corpi intermedi non si regolamentano. Nel 1991 i democristiani e i comunisti non fecero la legge quadro per disciplinare il volontariato, mentre voi nel 2015 fate una legge per disciplinare il terzo settore.
  Per Renzi i corpi intermedi non esistono, l'ha detto lui. Se ci sono, li vuole subalterni e regolamentati. E questo vale anche per il terzo settore. Infatti il terzo settore cui pensate è subalterno all'economia e allo Stato, al mercato e al sistema politico. In cambio di qualche agevolazione e di qualche piatto di lenticchie. Avete una responsabilità gravissima. Voi non riconoscete l'autonomia del terzo settore, ma lo asservite alla logica della riduzione del welfare pubblico, del capitalismo compassionevole e del mercantilismo umanitario.
  Prevedete nella legge delega che nei consigli di amministrazione delle imprese sociali possano sedere i rappresentanti di Pag. 29amministrazioni pubbliche e delle imprese private: cioè vi piace un terzo settore sotto tutela dei burocrati e degli imprenditori. Questo è un mostro, non è il terzo settore.
  Prevedete nella legge delega che si possano distribuire gli utili e si possa remunerare il capitale. Prevedete nella legge delega che una parte del welfare sia dato in appalto ai privati. Questo non è più terzo settore, questo è affarismo sociale.
  Per voi il terzo settore non è un soggetto di cambiamento ma un implementatore di servizi sociali; non è un elemento della cittadinanza ma della produzione dei servizi; non è un fattore di partecipazione ma della democrazia del gradimento. Il mercantilismo ha ormai permeato la vostra visione economica e sociale. Voi siete non solo per una economia di mercato ma anche per una società di mercato, dove non ci sono cittadini, ma solo clienti, dove non ci sono diritti ma solo bisogni, dove non ci sono servizi ma solo mercati sociali. E così, le imprese sociali, di cui all'articolo 6 di questo provvedimento, sono il cavallo di Troia per la privatizzazione e lo smantellamento del welfare nell'istruzione e la sanità. Voi pensate di aiutare il terzo settore, ma fate solo un favore alla Compagnia delle Opere e alle altre organizzazioni simili. Negli anni Novanta si diceva che il volontariato ed il terzo settore ambivano ad essere un soggetto politico. Non lo diceva Maurizio Landini, lo dicevano persone come Luciano Tavazza, Patrizio Petrucci, Franco Passuello, Rino Serri, Giovanni Moro. In vent'anni, però, grazie ad un processo di cooptazione subalterna, avete voluto ridurre il terzo settore ad una corporazione. Una parte si è adeguata, ma una parte si è ribellata e non è stata al gioco. Nel corso dell'esame di questo provvedimento, grazie all'iniziativa di Sinistra Ecologia Libertà, abbiamo ottenuto alcuni risultati: maggiore trasparenza, l'allargamento del fondo rotativo a tutto il terzo settore, i diritti del lavoro – anche se ancora in modo largamente insufficiente –, la non citazione del tetto per i fondi del 5 per mille. Ma tutto questo non è sufficiente a cambiare il nostro giudizio.
  In questo provvedimento, centrale è l'impresa; e il concetto d'impresa, dopo anni di martellamento di Confindustria, è arrivato fino al terzo settore. Non parliamo di cooperative sociali, non facciamo i furbi; parliamo di Srl, delle società per azioni, che diventeranno imprese sociali, gestendo pezzi del sistema universitario e del sistema sanitario. Così voi non difendete i diritti sociali dei cittadini ma i mercati sociali delle imprese. Fate un favore alle imprese che vogliono guadagnare sui cittadini e non alla società che vuole combattere la sua sofferenza. Noi voteremo contro questo provvedimento, ma lo facciamo non contro ma in nome del terzo settore; lo facciamo per difendere la sua libertà e la sua autonomia, lo facciamo per difendere il suo valore sociale, lo facciamo per opporci alla sua mercantilizzazione, alla sua corporativizzazione, al suo asservimento.
  In questa legge delega c’è un articolo sul servizio civile universale: ma di che universalità parlate  ? Con i 116 milioni di euro stanziati per il 2016 potrete garantire un servizio civile per i privilegiati, non per tutti; per 20 mila e non per 100 mila persone, come voi promettete. Se volete essere credibili, mettete nella prossima legge di stabilità almeno 400 milioni di euro, altrimenti di universali ci sono solo le chiacchiere. Nel 2007 il Governo Prodi mise a bando 57 mila posti con i soldi del 2007, e voi quest'anno, con i soldi del 2015, del 2014 e in parte del 2013, mettete a bando al massimo 45 mila posti, di cui 35 mila di servizio civile nazionale e gli altri con Garanzia giovani, gli invalidi civili, le regioni, eccetera. Prodi nel 2007 stanziò quasi 300 milioni per il servizio civile, voi 116. Prodi nel 2006 fece ben sei bandi e voi, in 14 mesi di Governo Renzi, questo è il primo bando che fate. Non c’è partita. Dovete fare ancora molto strada per raggiungere quei risultati. Avete stravolto l'articolo sul servizio civile. Non c’è più il riferimento del servizio civile alla difesa non armata, ma c’è non la Costituzione o la Repubblica bensì la difesa dei valori fondativi della patria. Questa è un'affermazione degna più di Arturo Michelini Pag. 30e di chi marciava con i gagliardetti che di don Tonino Bello e di chi partecipa con le bandiere arcobaleno alle marce Perugia-Assisi. Ripensateci. Avete detto «no» ai corpi civili di pace, avete detto «no» ai cittadini stranieri residenti in Italia nel servizio civile, avete detto «no» al legame tra servizio civile e difesa non armata. In realtà, parliamoci chiaro, il pensiero va a un servizio civile anche come a una forma di manodopera a basso costo del welfare.
  Con questo provvedimento umiliate il terzo settore, illudete i ragazzi e le ragazze del servizio civile, aprite un varco alle imprese private. Voi offrite molte chiacchiere, ma pochi fatti; offrite molte promesse, ma pochissimi soldi. Asservite il terzo settore e, come il venditore di almanacchi di Leopardi, vendete al miglior offerente qualche illusione. Per l'impresa sociale parlate pochissimo di solidarietà e moltissimo di impatti sociali. Siete sulla strada sbagliata: quella del mercantilismo umanitario a basso costo e non della giustizia sociale.
  Avreste dovuto mettere al centro di questo provvedimento la concretezza di parole come solidarietà, giustizia, diritti, eguaglianza, ma vi siete diffusi a parlare di efficacia e di efficienza, di impatti sociali positivi, di economicità, di distribuzione degli utili, di remunerazione dei capitali. Vi siete così arresi ancora una volta al neoliberismo e al mercantilismo. Vi siete arresi alla realpolitik.
  Qualche settimana fa sono stato all'assemblea di una grande organizzazione di volontariato che ha chiuso i suoi lavori mettendo in onda alla fine dei lavori, con mia sorpresa, la famosa canzone di Luigi Tenco, «Ragazzo mio». Come nella prima strofa di quella canzone le grandi idee le avete abbandonate, le vele le avete ammainate.
  Avete con questo provvedimento dimenticato i valori di una sinistra che sempre difende l'autonomia dei corpi sociali, dei movimenti, di una solidarietà autonoma e non stampella dello Stato.
  Forse potrete convincere alcuni – nemmeno tutti – stati maggiori del terzo settore, qualche coordinamento, una parte del ceto politico associativo che esiste nel nostro Paese, ma non i volontari, le associazioni sociali, i gruppi di base.
  Siete su una strada completamente sbagliata. Perché la sinistra – non quella di Renzi – ha un'altra storia: quella della cooperazione e non della competizione, del lavoro e non dell'impresa affarista, dei diritti e non dei benefici fiscali per alleviare la sofferenza, della solidarietà e della giustizia e non della filantropia per pochi, quella della democrazia e non dell'efficientismo economicista.
  In questo provvedimento, volete far fare al terzo settore la figura dell'utile idiota, ma il terzo settore, la sua parte migliore, non starà a questo gioco: è capace di rialzare la testa ed è capace di recuperare il suo orgoglio. Noi, lo difenderemo, saremo sempre dalla sua parte contro chi lo vuole sfruttare e asservire. Noi, che vogliamo che il terzo settore sia un soggetto del cambiamento - per i diritti e la democrazia – non vi permetteremo di strumentalizzarlo per la vostra spending review e per i vostri fini politici ed elettorali. Per questo motivo Sinistra Ecologia e Libertà voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Non si può parlare di terzo settore senza aver ben presenti due concetti chiave: quello di solidarietà e quello di sussidiarietà, orizzontale e verticale. Non si tratta solo di teorie, ma di realtà concrete che hanno a che vedere con la vita di ognuno di noi in rapporto agli altri e in rapporto alle istituzioni.
  La solidarietà ha come suo significato principale una forma di impegno personale, etico-sociale, a favore degli altri. È un sentimento sociale antico come è antico l'uomo, ma forse, grazie anche alla legge che stiamo per votare, potrebbe diventare una delle rivoluzioni del terzo millennio, soprattutto in tempo di crisi prolungata. Pag. 31D'altra parte, siamo tutti consapevoli come la solidarietà possa esprimersi solo integrandosi con le politiche sociali del Paese in una convergenza trasparente ed efficace.
  Anche in merito al dibattito che si è svolto ieri, mi piace ricordare che le origini della sussidiarietà, della sua formulazione teorica, sono da rinvenire nella dottrina sociale della chiesa, che sosteneva l'importanza del ruolo dei privati e delle comunità minori all'interno della società ai fini del mantenimento del giusto ordine. Definizione che appare nell'enciclica Quadragesimo anno del 1931 e continuerà ad apparire anche in molte altre encicliche successive. Oserei dire che in tutte le encicliche vi è un riferimento concreto e potente alla dottrina sociale.
  La solidarietà pone l'uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono, la gratuità, ed è presente nella sua vita in molteplici forme, spesso non adeguatamente riconosciute a causa di una visione prevalentemente produttivistica ed utilitaristica dell'esistenza. L'essere umano è fatto per il dono e questa legge parte da tale presupposto per valorizzarlo, anche se non senza qualche ombra. Infatti, avremmo voluto che questa dimensione della legge, quella che in qualche modo attiene più direttamente alle associazioni, al volontariato, a quella dimensione concreta in cui si organizzano le migliori risorse morali, le migliori risorse di entusiasmo, di voglia di cambiare il mondo, che rappresentano qualcosa di proprio della gioventù, che fossero presenti in maniera più aperta, più chiara, più propriamente valorizzata; così come avremmo voluto che quelle altre risorse straordinarie che scaturiscono dalla competenza professionale delle persone che si mettono in gioco per collaborare a iniziative di volontariato e iniziative di cooperazione avessero potuto trovare una loro valorizzazione più completa mentre restano invece più accennate, quasi sullo sfondo.
  Talvolta l'uomo moderno è erroneamente convinto di essere autosufficiente, il solo autore di se stesso, della sua vita e della società; è questa una evidente presunzione che il tempo, prima o poi, smantellerà con la malattia, la disabilità, la crisi del sistema socio-economico, spesso conseguente alla chiusura egoistica dell'uomo in se stesso.
  All'elenco dei campi in cui si manifestano gli effetti perniciosi di questo atteggiamento si è aggiunto, ormai da molto tempo, anche quello dell'economia, ne abbiamo una prova evidente in questo periodo. La convinzione di essere autosufficienti ha indotto l'uomo a far coincidere la sua felicità e la sua sicurezza con il benessere materiale, ma fin troppo spesso fa esperienza del contrario, fa esperienza dell'indigenza, della disoccupazione, della malattia, della fragilità, dell'abbandono. Allora, e più che mai, scopre che ha bisogno di un tessuto sociale che non sempre gli viene fornito sotto forma di una politica sociale strutturata e organizzata, quindi deve attingere alla genuinità, alla generosità, alla creatività di chi in quel momento sa costruire una soluzione, una risposta su misura per lui.
  La convinzione sommersa, ma non per questo meno reale, dell'autonomia dell'economia dall'etica e dalla morale ha spinto l'uomo ad abusare dello strumento economico in modo persino distruttivo. A lungo andare queste convinzioni hanno portato a sistemi economici, sociali e politici che hanno conculcato la libertà della persona e dei corpi sociali e, proprio per questo, non sono state in grado di assicurare la giustizia che promettevano.
  Nell'affrontare questo problema dobbiamo tenere conto del fatto che la logica del dono non esclude la giustizia, non entra in gioco in un secondo momento come se entrasse dall'esterno, ma tutto lo sviluppo economico, sociale e politico hanno bisogno di questa forte sensibilità sociale che si esprime nell'etica del dono, se vogliamo avere uno sviluppo autenticamente umano. C’è un confluire costante, positivo e virtuoso da quelle che sono le iniziative di natura più squisitamente economica a quelle che sono le iniziative che afferiscono all'esperienza della solidarietà, del volontariato e del terzo settore in senso ampio.Pag. 32
  Cito: «Considerando le tematiche relative al rapporto tra impresa ed etica, nonché l'evoluzione che il sistema produttivo sta compiendo, sembra che la distinzione finora invalsa tra imprese finalizzate al profitto e organizzazioni non finalizzate al profitto – no profit – non sia più in grado di dare conto completo della realtà, né di orientare efficacemente il futuro. In questi ultimi decenni è andata emergendo un'ampia area intermedia tra le due tipologie di impresa; essa è costituita da imprese tradizionali che però sottoscrivono dei patti di aiuto ai Paesi arretrati, da fondazioni che sono espressione di singole imprese, da gruppi di imprese avendo scopi di utilità sociale, dal variegato mondo dei soggetti della cosiddetta «economia civile e di comunione». Non si tratta solo di un terzo settore, ma di una nuova e più ampia realtà composita al suo interno che coinvolge il privato ed il pubblico e che non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali. Il fatto che queste imprese distribuiscano o meno gli utili, oppure che assumano l'una o l'altra delle configurazioni previste dalle norme giuridiche diventa secondario rispetto alla loro disponibilità a concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalità di umanizzazione del mercato e della società». Questa citazione appartiene a Benedetto XVI nell'enciclica Deus caritas est.
  È auspicabile che queste nuove forme d'impresa trovino in tutti i Paesi anche adeguata configurazione giuridica e fiscale. Senza più nulla togliere all'importanza e all'utilità economica e sociale delle forme tradizionali d'impresa, che fanno evolvere il sistema verso forme sempre più attente ai bisogni del singolo, è necessario però che accanto alle forme istituzionali d'impresa si generi un mercato più civile e al tempo stesso più competitivo.
  Il potenziamento delle diverse tipologie d'impresa, in particolare di quelle capaci di concepire il profitto come strumento per raggiungere finalità di umanizzazione del mercato e della società deve essere perseguito anche nei Paesi che soffrono di esclusione e di emarginazione. Negli interventi per lo sviluppo però va fatto salvo il principio della responsabilità, il principio della centralità della persona umana come soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo.
  Ho voluto insistere su questo passaggio perché mi sembra che uno dei punti deboli, di fatto, del provvedimento, quello su cui noi saremmo voluti intervenire con maggiore incisività, è proprio quello che riguarda la cosiddetta impresa sociale, laddove è molto difficile distinguere tra l'impresa sociale, così come è presente all'interno del provvedimento, e la dimensione di un'impresa che voglia darsi degli obiettivi di alto valore sociale.
  Non possiamo pensare che ci siano imprese sociali che, in qualche modo, afferiscono ad agevolazioni di un certo tipo e imprese che hanno una vocazione al sociale molto spiccata, attraverso iniziative che assumono nella loro dimensione di gratuità e di servizio verso gli altri, che siano separate le une dalle altre, come se ci fosse una distinzione che non è tanto tra le imprese sociali e le imprese che fanno attività sociali, quanto piuttosto tra le iniziative di volontariato e le cooperative sociali, da un lato, e l'impresa, che si tratti di impresa sociale o si tratti, comunque, di impresa che si è data obiettivi e valori di natura sociale molto forti.
  La cooperazione internazionale ha bisogno di persone che condividono il processo di sviluppo economico e umano mediante la solidarietà della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto. Da questo punto di vista gli stessi organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratico-amministrativi, spesso troppo costosi. Capita, talvolta, che chi è destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche. Anche su questo avremmo voluto avere maggiore chiarezza nel provvedimento, una puntualizzazione più precisa rispetto a quelle grandi organizzazioni mastodontiche che assorbono più energie di quante, di fatto, non ne distribuiscano.Pag. 33
  Mi avvio a concludere con tre osservazioni. Ci sono tre motivi, secondo noi, per dire di sì a questo provvedimento. Il primo motivo è che pone al centro dell'attenzione la questione sociale. Noi abbiamo bisogno, in un periodo in cui sentiamo parlare – e adesso con un nuovo DEF in arrivo – di tagli e di tagli di ogni genere e specie, che la questione sociale sia al centro dell'attenzione del dibattito politico e abbiamo bisogno che ci sia con tutta la dignità che merita, con tutta la consapevolezza dei problemi che assume, che affronta e che, in qualche modo, prova a risolvere.
  Voteremo sì su questo provvedimento perché comunque questo provvedimento mette in moto le risorse migliori del Paese, le sue migliori energie, quella disponibilità a partecipare a iniziative, di qualunque genere e specie, pur che abbiano come obiettivo il bene comune, da parte di tutti noi. Non è soltanto un lavoro professionale il terzo settore. Al contrario, per noi è quella parte di impegno personale che affianca il lavoro professionale, affianca gli impegni di vita e di famiglia e si traduce davvero in un servizio concreto.
  Un terzo motivo per cui diremo di sì – e lo diciamo, però, con grande prudenza, con grande attenzione e con grande aspettativa rispetto a quelli che saranno i decreti attuativi – riguarda proprio il concetto di impresa sociale. Molte cose relative all'impresa sociale non ci hanno convinto. Non ci ha convinto, come è noto, la distribuzione degli utili, nel modo con cui emerge dal provvedimento. Non ci ha convinto, come dire, l'attività commerciale allegata all'attività sociale, perché si presta a confusioni e a contaminazione. Non ci ha convinto la poca chiarezza nello stabilire quelle che sono le remunerazioni...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PAOLA BINETTI. ... non tanto, come è stato fatto presente da alcuni colleghi, le remunerazioni di coloro che lavorano, ma le remunerazioni di coloro che dirigono queste realtà e per le quali molte volte questo si tratta di un escamotage...

  PRESIDENTE. Concluda, deputata Binetti, concluda !

  PAOLA BINETTI. ... per cui molte volte concorre esclusivamente a definire questo tipo di parametri.
  Quindi, voteremo a favore. Lo voteremo con convinzione, ma lo voteremo con quella sufficiente perplessità che ci obbligherà ad essere particolarmente prudenti nell'attesa dei decreti attuativi (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, gentile signora Presidente. Presidente Boldrini, noi non abbiamo mai detto che il terzo settore è il primo. Non lo abbiamo detto, semplicemente perché lo abbiamo fatto. Lo abbiamo praticato quando siamo stati forze di Governo, con una serie di interventi concreti che oggi diamo per scontati e sui quali ci siamo anche affaccendati, nel corso del dibattito in questi giorni in Aula, per cercare di migliorarli.
  Una serie di provvedimenti che ho il gusto, il piacere e l'orgoglio di ricordare a tutti noi e a coloro che ci ascoltano, e a tutti coloro che vivono ogni giorno in queste realtà. Sono provvedimenti come «Più dai, meno versi» del 2005, sono provvedimenti come il «5 per mille», provvedimenti come la legge «Buon samaritano», il provvedimento originario dell'impresa sociale, per arrivare da ultimo ai provvedimenti sulle start up innovative a vocazione sociale. Tutti provvedimenti che concretamente rimettevano in mano alle associazioni del terzo settore, le imprese sociali, la possibilità di essere protagoniste del loro destino. E da questo punto di vista facevano anche un'altra azione, anzi una serie di azioni che mi preme sottolineare, perché riguardano anche il provvedimento sul quale abbiamo lavorato in questi giorni e in questi mesi.
  Noi con questi provvedimenti abbiamo, per un verso, riconosciuto che il terzo Pag. 34settore è il luogo della sussidiarietà vera, per altro verso, con provvedimenti di natura fiscale abbiamo dato in mano al cittadino, al singolo cittadino, la possibilità di usare parte del suo denaro dovuto al fisco per indirizzarlo in modo puntuale e preciso verso coloro che aiutavano le persone a risolvere i loro problemi e che rispondevano concretamente ai bisogni laddove essi erano. Questo tipo di disintermediazione tra la finanza dello Stato, la finanza pubblica a ogni livello e i cittadini e le associazioni del terzo settore è un dato importante, perché riporta anche altri due concetti che sono emersi nel nostro dibattito, seppur con timidezza da parte della temporanea maggioranza che ci governa. I concetti sono quello della misurabilità dell'efficacia delle azioni fatte dagli enti del terzo settore e il dato della trasparenza. Misurabilità e trasparenza sono due delle nuove parole d'ordine con le quali oggi chi voglia avere un approccio non moderno, ma contemporaneo, rispetto a questo mondo e a questi mondi deve assolutamente fare i conti. Allora, da questo punto di vista – l'abbiamo detto più volte, lo ripetiamo in questa circostanza, lo ripetiamo con forza, ma senza una inutile vis polemica, che non è circostanza questa per mettere in campo – è ora che effettivamente, anche alla luce degli accadimenti che succedono e che, purtroppo, continuano ad accadere nel nostro Paese, si taglino antichi cordoni ombelicali, che si taglino vecchi collateralismi tra la principale forza della sinistra e un certo mondo delle cooperative che ha lucrato vantaggi, come si può purtroppo leggere sui giornali in queste settimane e in questi mesi, vantaggi male usati che danneggiano l'intero mondo del terzo settore.
  È tempo che si mettano al bando questi interessi senza conflitto, che sono perpetrati alla faccia dell'antico conflitto di interessi, che veniva invece imputato a noi. Ora veniamo al provvedimento, il provvedimento è stato un tentativo fatto da questa maggioranza, soprattutto dal principale partito, dal Partito Democratico, che ha dovuto fare i conti al proprio interno ancora con una serie di remore e di resistenze di natura culturale e anche politica, sopravvivenza del vecchio retaggio della vecchia sinistra e, per questo, la montagna ha partorito sostanzialmente un topolino, un topolino perché questo provvedimento, come abbiamo già detto più volte, contiene una delega troppo ampia data al Governo e assolutamente non circostanziata.
  Se volete fare un paragone, lo fate agevolmente, basta guardare la legge che istituiva nel 2005 l'impresa sociale durante il nostro Governo e vedete come la delega, in quel caso, era molto particolareggiata. Semmai si poteva fare la rimostranza opposta di essere fin troppo particolareggiata, ma non si dava carta bianca in modo totale e assoluto al Governo, come avviene in questa delega. È oltretutto una delega che è assolutamente poco finanziata, e in questo abbiamo concordato con tutte le altre opposizioni, perché si carica, da un lato, il Ministero del lavoro di una massa di nuovi compiti e non gli si danno le risorse; si parla di un servizio civile universale, ma non c’è questa universalità, perché mancano le risorse e i bandi non vengono fatti, come è stato ricordato anche pochi minuti fa; si dà una timida impostazione, un timido avallo a un nuovo tipo di impresa sociale e, nel contempo, si rifiuta di applicare interamente quanto prevede la normativa per le start up a vocazione sociale, in termini di fiscalità di favore per chi investe, cittadini o imprese, e si dice «no», non si può fare, perché costerebbe troppo, qualche punto di percentuale rispetto alla normale fiscalità di favore, a vantaggio delle start up innovative, per così dire, semplici.
  Da questo punto di vista, e mi avvio a concludere, questo provvedimento è veramente in buona parte un'occasione mancata. Tuttavia, è giusto anche sottolineare quelle parti positive che in esso ci sono, perché per esempio c’è questo tentativo di allargare il concetto di finanza e, di conseguenza, il concetto di profitto.
  È il tentativo di andare nella direzione di un uso responsabile del denaro da parte dei singoli, dei cittadini, delle imprese, da parte degli investitori che devono essere Pag. 35aiutati con questi meccanismi di incentivo fiscale. Noi speriamo che il Governo, rimettendo mano al comparto intero di questi incentivi, non voglia mettere mano a quello che noi abbiamo fatto dieci anni fa in questo settore con la «più dai, meno versi» e con il cinque per mille, danneggiando quanto ha dimostrato di funzionare egregiamente, proprio perché va in quella direzione di rendere tutti insieme protagonisti: cittadini, imprese, investitori ed enti del terzo settore.
  Poi vi sono i timidi tentativi che vanno nella senso della misurabilità e della trasparenza. Noi non vogliamo buttare via l'acqua sporca, cioè l'eccesso di delega, con il bambino, che sono appunto questi tentativi di andare nella direzione di trasparenza e misurabilità dell'efficacia degli interventi degli enti del terzo settore che sono effettivamente, come ho detto prima, la nuova via, la nuova strada, con la quale tutti dobbiamo fare i conti, noi che siamo in quest'Aula e coloro che operano nella società.
  Quindi, in conclusione, annunzio il voto di astensione da parte di Forza Italia, un voto di astensione che conferma quell'attenzione che per noi viene da lontano. Saremo guardinghi, saremo attenti e valuteremo anche i provvedimenti collaterali a questo, ai quali spesso la relatrice Lenzi ci ha rimandato respingendo i nostri emendamenti e quelli delle altre opposizioni.
  Vedremo nella delega fiscale cosa avverrà, vedremo cosa avverrà nella legge di stabilità per quanto riguarda le iniziative a favore di questi enti, ma vogliamo dire un'ultima avvertenza al Premier, che non ha bisogno evidentemente delle nostre avvertenze. Noi ci auguriamo oggi di non vedere il solito tweet enfatico sulla svolta buona, il terzo settore, e quant'altro, perché va detto, e va detto anche agli organi di stampa: noi qui, oggi, chiudiamo solo il primo tempo di una partita che è molto lunga, è un cammino che è cominciato un anno fa, adesso torna al Senato, al Senato ricomincia tutto daccapo, è ragionevole ritenere che ci vorrà lo stesso tempo di quello che ci abbiamo impiegato noi, dopodiché è anche ragionevole pensare che al Senato non è che si limiteranno, a meno che il Governo e la maggioranza non blindino il provvedimento, a mettere una bollinatura, quindi il provvedimento ritornerà alla Camera per la terza lettura, dopodiché, se sarà definitiva ci saranno i decreti attuativi. Quindi, capiamo tutti che è un percorso che quanto meno ci impegnerà per i prossimi due anni, Governo permettendo, restando in carica. Da questo punto di vista, l'invito ai media è raccontare compiutamente quello che è avvenuto e sta avvenendo e al Premier, per una volta, è di moderare la sua enfasi da Twitter. Grazie e buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore «Ceconi» e «Stringher» di Udine e dell'Istituto Cossar di Gorizia che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi), che, peraltro, hanno fatto anche loro un approfondimento sulle ventuno donne della Costituente, nel percorso della nostra storia contemporanea. Ben arrivati e complimenti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, colleghi, cittadini, con la mia Commissione, dopo un lungo lavoro al quale abbiamo partecipato con grandissima dedizione, abbiamo deciso che voteremo contro questa delega. È stata una decisione difficile perché la delega contiene degli aspetti positivi ai quali abbiamo fattivamente contributo; aspetti come il nuovo codice del terzo settore, il registro unico degli enti del terzo settore e numerosi miglioramenti come, per esempio, la previsione di regimi sanzionatori di cui non si parlava completamente. Abbiamo rimarcato la necessità di trasparenza cercando di inserire le parole «controlli e verifiche» ovunque. Ma, attenzione, perché noi di questo Governo non ci fidiamo, perché questo Governo è lo stesso Governo che, per fare Pag. 36applicare il decreto legislativo n. 39 del 2013 agli ordini professionali, se la fa sotto e nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari al Senato vota contro per mantenere i benefici dei senatori e non farli decadere dalle loro posizioni. Quindi, non abbiamo assolutamente fiducia in un Governo che non applica neanche i decreti legislativi della Severino nella pubblica amministrazione. Figuriamoci se farà una vera legge di controlli e di conflitto di interessi sugli enti privati.
  Abbiamo portato avanti una durissima battaglia sulla certificazione antimafia per la quale la Commissione si era ribellata, dicendo che era impossibile chiedere a tutte le cooperative che appunto partecipavano agli appalti pubblici la certificazione antimafia. Finalmente, con un emendamento, accolto e riformulato in sede di discussione in Aula, è stata prevista la possibilità che le pubbliche amministrazioni in alcuni casi, speriamo nella maggior parte dei casi, possano richiedere appunto la certificazione e/o l'informativa antimafia.
  Ma, a parte questi piccoli miglioramenti, perché votiamo contro questa delega ? Innanzitutto, perché è una delega e, quindi, il Governo si autodelega e dice al Parlamento: io ho deciso di fare questa cosa, date una limatina proprio così, piccola piccola, poi il resto lo faccio tutto io. Quindi, per l'ennesima volta il Parlamento viene svuotato della sua centralità. Addirittura, esisteva un intergruppo parlamentare che avrebbe dovuto lavorare a questa riforma: MoVimento 5 Stelle, PD, Forza Italia, tutti insieme, nell'ottica di sostenere il terzo settore nel suo sviluppo, non smantellarlo, snaturarlo o addirittura renderlo una stampella di uno Stato incapace e inefficiente. Ma ancora una volta c'era chi lavorava dietro le quinte. E, allora, una domanda è legittima: chi ha scritto la delega del terzo settore ? Perché, vedete, quando una legge è di iniziativa parlamentare, c’è la firma del deputato che ha scritto quella legge, nome e cognome; se la legge la scrive un Governo, c’è la firma del Presidente del Consiglio e del Ministro, ma non si sa mai chi ha scritto veramente quella legge. Allora, io lo chiedo a voi: chi ha scritto la legge delega ? L'ha scritta forse Luigi Bobba, l'attuale sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ex presidente delle ACLI dal 1998 al 2006 ? Le stesse ACLI che, poi, naturalmente, prendono anche i finanziamenti da parte dello stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali, questione sulla quale il MoVimento 5 Stelle ha presentato anche un'interrogazione perché sono tanti i progetti finanziati con tanti soldi pubblici di cui non si conoscono gli esiti. Io personalmente sono andata a controllare i siti di tutti questi enti, con le ACLI che sono arrivate al primo posto, per capire cosa fanno perché ci sono tanti progetti con nomi incredibili, poi tu vai a guardare e non c’è nessuna trasparenza, non ci sono i bilanci, non ci sono gli esiti dei programmi che vengono sviluppati, niente di niente. Ma questa legge l'ha scritta Luigi Bobba oppure l'ha scritta, per esempio, Vincenzo Manes, il super consulente di Matteo Renzi in campo sociale, uno dei maggiori finanziatori della sua fondazione «Open», esperto di alta finanza ? È lo stesso che dice: «Una nuova IRI del sociale (...)»; Immagina «un grande fondo in cui confluiranno denaro pubblico, soldi privati e contributi di enti e di fondazioni»; queste fondazioni che non si sa mai dove sono, cosa sono e chi sono. «Sarà il fondo poi a diventare imprenditore, creerà una nuova occupazione, attingendo anche a risorse comunitarie. Sarà insomma una grande fondazione Italia» eccetera, eccetera. Oppure, colleghi, l'hanno scritta i consulenti della McKinsey, gli stessi che poi vanno in giro per l'Italia a contattare gli attivisti del MoVimento 5 Stelle per fargli capire quanto è bello privatizzare la sanità ? Infatti, purtroppo, tutti questi influencer esterni sostengono che non c’è modo di sostenere la sanità – ed è una grandissima bugia: la sanità pubblica si può sostenere – e che, invece, il mercato è ricerca di risorse nuove aggredibili.
  Anche il mercato sanitario è un mercato molto appetibile e già in molte regioni italiane tutti i servizi parasanitari sono Pag. 37andati alle cooperative; citiamo tantissimi ospedali in project financing, dove già tutto quello che non è medico viene fatto da cooperative di cui non si conosce la provenienza e, così, i colleghi medici sono costretti a lavorare in mezzo a personale di cui non sanno assolutamente nulla e, poi, naturalmente, si vengono a scoprire casi, per esempio, di contrabbando di medicinali e di oppiacei negli ospedali, con tanto di ’ndrangheta che si infila dentro, o all'indomani del rapporto della Guardia di finanza, che parla di 2,4 miliardi di denaro che viene sprecato e viene perso in corruzione e in appalti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non stiamo parlando di briciole, stiamo parlando di cose molte serie, nell'indifferenza totale.
  Quindi, se McKinsey vuole governare l'Italia, non si nasconda dietro al fatto di essere il consulente di Matteo Renzi, se ne vada in una bella campagna elettorale, vada a dire ai cittadini che, come dei cornuti bastonati, devono pagare le tasse per avere dei servizi che non avranno perché, poi, per quei servizi, i privati ci devono guadagnare, naturalmente, e non li potranno avere ! Vadano in giro a proporre la privatizzazione regolata, anziché nascondersi dietro il nome di un Presidente del Consiglio fantoccio o di un altro Presidente del Consiglio fantoccio, che tanto non cambia niente, perché abbiamo capito benissimo che, purtroppo, chi si siede su quelle sedie, lo fa solo in maniera irresponsabile per farsi muovere come marionette da soggetti esterni.
  E non ci piace anche, questa delega, perché va a intaccare, appunto, il terzo settore, quindi l'economia sociale del Paese, perché questo Governo non ha alcuna visione politica ed è andato a prendere l'unico settore in espansione. Quindi, è un Paese che trivella, è un Paese che incenerisce, è un Paese che non ricicla, è un Paese che non investe in energie rinnovabili, è un Paese che vuole privatizzare la sanità ed è un Paese che vuole voracizzare l'unico settore buono: appunto, l'economia sociale. Bravi ! Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Quindi, non ci piace la delega, non ci piace questa matrice di privatizzazione, questo liquido gestazionale, amniotico, dove si sta sviluppando questa incosciente visione di società che avete. Non ci piace perché questa delega non ha strumenti di controllo. Allora, cooperative anche non italiane – diciamolo questo ! – ci potremo trovare, specialmente se viene approvato il TTIP, l'ambulanziere americano che ci viene a prendere a casa e gli dovremo spiegare in inglese che cosa ha nostra madre o nostro padre ! Non è fantascienza quello che vi sto dicendo: sono innumerevoli i racconti di miei colleghi in ospedale, disperati, che si trovano a che fare con gente incredibile che viene a raccogliere pazienti moribondi e trovano trogloditi, perché magari sono quelle cooperative che hanno oliato il sistema con le tangenti, che continuano a prendere appalti !
  Lo abbiamo denunciato in Commissione e ci siamo presi gli insulti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ben prima di «Mafia capitale» ci siamo presi gli insulti dei colleghi del PD, che erano tutti scandalizzati dal fatto che noi denunciavamo questa corruzione, come si è visto, per esempio, in una cooperativa di Siracusa, che trasportava pazienti per TSO, che poi era una cooperativa che aveva, tra i suoi dipendenti, quattro affiliati del clan Nardo: scusate se è poco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, come dicevo, non si è voluto parlare di applicare i decreti delegati della legge Severino, e penso che i deputati italiani siano disperati per il fatto che il Governo Monti abbia approvato l'unico provvedimento decente, che era la legge Severino, e i decreti legislativi: sono disperati perché stiamo vedendo l'ostilità di applicarla nella pubblica amministrazione, non c’è stata verso di farla applicare al terzo settore, non avete voluto creare l'Agenzia del terzo settore, che doveva, appunto, controllare. Ci volete prendere in Pag. 38giro dicendo che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dovrà controllare. Quando ? Oggi ? Con tutti gli scandali che ci sono stati è evidente che non controllerà un bel niente ! E non solo: ci volete continuare a prendere in giro dicendo che gli appalti non si toccano perché dobbiamo recepire la normativa. Allora aspettiamo di morire recependo questa normativa e, intanto, riusciamo comunque a continuare a far fare affari ai soliti noti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIA GRILLO. Presidente, noi ci prendiamo la responsabilità di votare contro questo disegno di legge delega, perché io so che non sarà l'associazione «Penelope» di Catania a prendere i finanziamenti che verranno, i fondi europei che verranno, ma, magari, saranno gli enti di formazione non di Genovese, ma di qualcun altro vicino a lui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi non crediamo in questa visione di società che ha Matteo Renzi, fatta di trivelle, di inceneritori e di cannibalizzazione dei diritti dei cittadini...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputata.

  GIULIA GRILLO. ... ma crediamo in una visione di società fatta di energia pulita, di «attiva Italia» – che vi abbiamo dato –, di «finanziaria buona» – che vi abbiamo dato –, di reddito di cittadinanza, che si può fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La ringrazio...

  GIULIA GRILLO. Noi abbiamo una visione positiva: un po’ per tutti e non tutto per pochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Campana. Ne ha facoltà.

  MICAELA CAMPANA. Signora Presidente, carissimi colleghi, oggi ci apprestiamo a votare un provvedimento che è destinato a fare la storia. Il cosiddetto terzo settore ha registrato negli anni una costante crescita, nonostante siano stati anni caratterizzati da una delle crisi più dure che il nostro continente si è trovato ad affrontare. Rispetto al 2001, le organizzazioni no profit sono aumentate del 28 per cento, i dipendenti del 39, i volontari del 43; il 66 per cento sono associazioni non riconosciute, il 22 per cento fondazioni, il 3 per cento cooperative sociali. L'ISTAT ha censito oltre 300 mila organizzazioni no profit che impiegano 68 mila addetti, 271 mila lavoratori stabili e 5 mila temporanei; i volontari sono 4 milioni. Questa è la fotografia virtuosa del nostro Paese.
  Come ha ricordato il sottosegretario Bobba, a cui va il ringraziamento pieno di tutto il PD, all'inizio di questa discussione, oggi il terzo settore rappresenta il primo erogatore dei servizi per i cittadini e per il volume dei soggetti che saranno interessati da questa riforma questo diventerà il provvedimento con un impatto straordinario rispetto al percorso delle riforme che questo Governo sta mettendo in atto.
  Al percorso parlamentare del provvedimento, il Partito Democratico ha instaurato un dialogo costante con il mondo dell'associazionismo, ne ha colto le osservazioni, talvolta le critiche che sono state accolte nei lavori della Commissione e che ha portato alla riformulazione di diversi articoli.
  La riforma del terzo settore è un provvedimento che il Paese aspettava da vent'anni e il Governo non ha esitato a mettere subito in cantiere la discussione che ci ha portato qui oggi. Vent'anni durante i quali il nostro Paese è cambiato profondamente, ma durante i quali gli italiani non hanno smesso di impegnarsi, di mettersi al servizio degli altri.
  Questo è un provvedimento che si rivolge alla parte migliore della nostra Italia, quella che ogni giorno lavora silenziosamente sui nostri territori, che la notte sta in piedi per portare conforto ai senza Pag. 39tetto, quella che dà assistenza ai malati e ai disabili, che insegna un mestiere ai carcerati, quella che nelle corsie degli ospedali cerca di portare un sorriso, quella che, quando c’è da dare una mano, non si risparmia e che abbiamo visto scavare con le mani nelle macerie de L'Aquila e spalare il fango dopo le alluvioni. È a tutto questo esercito che dobbiamo rivolgere i nostri sforzi e sono del tutto inutili ed ingenerosi i tentativi di chi, in questa discussione, ha cercato di gettare la luce solo sulle ombre.
  Oggi, con questo intervento, stiamo parlando di un esercito di oltre 300 mila enti, quasi 5 milioni di volontari e un milione di lavoratori. La logica del «tutti uguali» porta al terreno fangoso di annullare le differenze tra il valore e il disvalore, tra legalità e non legalità, tra qualità e sfruttamento. Dobbiamo imparare dagli errori del passato e la magistratura deve continuare a fare luce dove c’è del torbido; ma non è compito del legislatore chiudersi in trincea, alzare muri e trattare alla stessa maniera la parte virtuosa del nostro Paese e quella peggiore. Per questo è nata l'Autorità anticorruzione, guidata da una persona specchiata e di esperienza come Raffaele Cantone, che sta scandagliando tutti gli appalti pubblici per evitare che si creino situazioni come quelle che ci troviamo a leggere sui giornali.
  Per capire a fondo cosa nel terzo settore andava migliorato non si poteva fare a meno di parlare con i diretti interessati. Per questo è stata fondamentale l'interlocuzione con quei soggetti che ogni giorno si interfacciano con le procedure, i bandi o, più semplicemente, con l'amministrazione pubblica.
  Quello che è emerso è che da tempo molti attendevano una chiamata da parte della politica, non per commistioni, ma per avviare una nuova fase di costruzione di quel soggetto comune che costituisce un sentimento comune di cittadinanza attiva.
  Questa è una legge che vuole responsabilizzare chi ogni giorno si assume una responsabilità condivisa nella gestione dei beni comuni, i beni di tutti, insieme alle amministrazioni pubbliche, e che ogni giorno risponde del proprio con quelli che sono più in difficoltà e che senza il no profit e la cooperazione non avrebbero nulla. Non dobbiamo combattere i nostri poveri, ma chi se ne approfitta. Fuori da questi palazzi c’è un'Italia sempre più forte che ci chiede aiuto: sono ultimi, quelli senza santi in paradiso, quelli che senza i volontari non avrebbero una coperta per ripararsi dal freddo, un pasto o l'assistenza domiciliare.
  Lo scorso anno l'ISTAT ci ha ricordato che in Italia vivono sei milioni di cittadini in condizioni di povertà assoluta e quattro milioni di disabili. A queste persone provate a chiedere come sarebbe il loro quotidiano senza l'opera preziosa dei volontari.
  Noi dobbiamo dare fiducia a questa Italia, sprigionare questa energia positiva che c’è e che non vede l'ora di mettersi al servizio del prossimo. L'Italia, così come descritta dalla nostra Carta costituzionale, deve tornare ad essere il grande sogno comune, quello di un Paese che si fa carico delle differenze e si impegna a rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale. Per farlo dobbiamo rendere i nostri ragazzi i primi partecipi di questo sviluppo.
  Il servizio civile nazionale viene reso uno strumento appunto universale, uno strumento che potrà dare l'opportunità a centomila giovani all'anno, a partire dal 2017, di fare un'esperienza formativa. Questa riforma, proprio in ordine al servizio civile universale, ha associato da un lato l'importanza e dall'altro il voler dare qualcosa alla storia del servizio civile, che è diverso da altri strumenti, perché non è un contratto di lavoro, non è lavoro, non è volontariato.
  Il servizio civile nazionale nasceva nel 2001, grazie a un'intuizione dell'attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come alternativa all'obbligo di leva e poi sostenuto dal Governo Prodi con 45 mila posti assicurati, a seguito dell'abolizione del servizio di leva obbligatorio, quindi, da quell'anno, aperto alle donne. Pag. 40Oggi, tra bando nazionale e bandi speciali, sono 50 mila i giovani che avranno questa possibilità.
  Per un ragazzo di oggi, vivere la propria cittadinanza è un tema che guarda al Paese e all'Europa intera, proprio come sognava Altiero Spinelli. È necessario dare ai giovani l'opportunità di fare anche un'esperienza di scambio a livello europeo ed è per questo che stiamo anche lavorando per un servizio civile europeo. In questo senso è andato il lavoro svolto dal Governo durante il semestre di Presidenza europea, mettendo in luce l'ampio consenso registrato tra i nostri partner in materia e l'esistenza delle basi giuridiche necessarie per l'istituzionalizzazione di un servizio civile europeo.
  Abbiamo assistito ad una discussione seria, nel merito, che porta ad un'imprescindibile realtà, quella dell'impegno e della corresponsabilità alle scelte di una generazione nei confronti del proprio Paese, inteso come spazio fisico e culturale, di come essere cittadini pienamente consapevoli.
  Con la riforma del terzo settore, quindi, non ci si limita a un intervento solo di tipo normativo, volto al mero riordino legislativo, ma si mettono in campo le ambizioni di migliaia di persone, si cerca di alzare lo sguardo per incentivare ciascuno a fare di più e meglio. Ma credo che sia importante riguardare alcuni capitoli fondamentali di questa riforma, che parte con l'intento di definire i confini del terzo settore, individuandolo in quel complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche e solidaristiche che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività di interesse generale.
  Nella riforma si definiscono i criteri ispiratori che devono seguire le associazioni aderenti al terzo settore. Si è cercato di semplificare il procedimento, meglio disciplinare il regime della responsabilità limitata degli amministratori, garantire i diritti dei soci e intervenire ricorrendo alle norme del libro quinto del Codice civile, quelle che riguardano l'impresa, quando ci si trova di fronte a fenomeni di fondazioni o associazioni che svolgono rilevanti attività. Superiamo la frammentarietà dei registri che fanno capo agli enti locali per portare tutto sotto il controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un unico registro che consentirà agli enti del terzo settore di accedere ai benefici fiscali e di diventare obbligatorio per chi si avvale dei fondi pubblici.
  Tra l'altro, vi è la definizione dell'impresa sociale come impresa privata con finalità di interesse generale con l'obiettivo primario di realizzare impatti sociali positivi. La delega incarica il Governo di riformare il 5 per mille, di nuovo, perché era già contenuto nella delega fiscale, la legge n. 23 del 2014. L'Isfol, ascoltato in audizioni, ha mostrato che gli italiani, al momento della dichiarazione dei redditi, premino le realtà di cui ci si fida, ma soprattutto quelle che vede operare sul proprio territorio. Infatti, tra le caratteristiche che orientano la scelta del beneficiario, nel 40,4 per cento dei casi c’è la vocazione territoriale. Il Governo ed il Partito Democratico hanno ben chiara la sfida e l'opportunità di questa riforma. Ma abbiamo un disperato bisogno di alimentare le energie positive di questo Paese e dare la possibilità a tanti giovani, oggi sfiduciati, di sentirsi parte di un progetto democratico più grande. A quei 4 milioni di volontari e a quel milione di lavoratori dobbiamo rivolgere un ringraziamento perché ogni giorno rendono le nostre periferie meno desolate, perché rispondono ai bisogni di chi non ha voce neppure per chiedere aiuto. Tengono strette le trame di un tessuto sociale sempre più logorato dalla crisi e per questo abbiamo il dovere morale di innalzare i nostri italiani migliori e rendere la vita più facile a chi fa parte del terzo settore. La scommessa, e chiudo, è quella di sfidare tutti questi soggetti sul terreno dell'innovazione, della qualità e della trasparenza. Come diceva Giovanni Berlinguer, che ieri abbiamo commemorato in quest'Aula, la qualità rappresenta uno dei progressi più straordinari della nostra solidarietà umana e per questo richiedono attenzione, coerenza, equilibrio e un costante impegno. Il PD ha scelto di avere come interlocutore la parte Pag. 41sana di questo Paese e per questo preannunzio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 2617-A)

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Signora Presidente, in conseguenza dell'approvazione, nella prima giornata, degli emendamenti Silvia Giordano 1.53 e Monchiero 1. 419, approvati nella seduta del 1o aprile, il comma 6 dell'articolo 1 deve intendersi così riformulato: «gli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 1, corredati della relazione tecnica di cui all'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono trasmessi al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati entro il quarantacinquesimo giorno antecedente il termine per l'esercizio della delega, perché su di essi siano espressi, entro trenta giorni dalla data di trasmissione, i pareri delle rispettive Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari. Decorso il termine previsto per l'espressione dei pareri, i decreti possono essere comunque adottati. Il mancato rispetto del termine previsto al primo periodo per la trasmissione degli schemi dei decreti legislativi alle Camere da parte del Governo comporta la decadenza dall'esercizio della delega».
  Signora Presidente, visto che ho la parola, le chiedo di scusarmi ma colgo l'occasione per ringraziare gli uffici e in particolare gli uffici della XIV Commissione per il contributo tecnico fondamentale che è stato fornito ai nostri lavori.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dalla relatrice si intendono approvate.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2617-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2617-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Giorgio Piccolo, Bonafede, Ferranti, Casellato, Frusone, Parisi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale» (2617-A):

   Presenti  468   
   Votanti  418   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  297    
    Hanno votato no  121.

  La Camera approva.

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. I deputati Di Lello e Locatelli hanno segnalato di aver erroneamente votato contro, Pag. 42mentre avrebbero voluto votare a favore) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

  Si intendono così assorbite le proposte di legge nn. 2071, 2095 e 2791.

Sui tragici fatti verificatisi oggi presso il tribunale di Milano (ore 12,25).

  PRESIDENTE. Colleghi, vorrei richiamare la vostra attenzione su dei fatti tragici che sono avvenuti questa mattina a Milano dove, secondo quanto si apprende dalla stampa, un uomo avrebbe esploso dei colpi di pistola all'interno del tribunale. Questo ha causato la morte di almeno tre persone, tra le quali il giudice Fernando Ciampi della sezione fallimentare.
  Chiaramente si tratta di un episodio gravissimo, che suscita grande allarme in tutto il Paese e anche grande preoccupazione, però, è chiaro che dovremo ancora acquisire tutti gli elementi per capire bene di che cosa si è trattato. Io però volevo comunque informare l'Assemblea, immediatamente, di quanto arriva a mezzo stampa e ritengo, anche, che sia giusto osservare un minuto di silenzio (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i rappresentanti del Governo. L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).
  Colleghi, adesso ci sono degli interventi, io passerei la parola ai deputati che si sono iscritti a parlare. Vi pregherei di stare all'interno dei due minuti.
  Ha facoltà di intervenire il deputato Emanuele Fiano.

  EMANUELE FIANO. Signora Presidente, esprimo il cordoglio del Partito Democratico per le vittime di questa mattina della sparatoria nel tribunale di Milano e la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime. Oltre al giudice Ciampi che lei ha citato, giunge il nome dell'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani che sarebbe caduto sotto i colpi di pistola dell'omicida.
  È ovviamente una notizia drammatica che ci preoccupa. Il Ministro della giustizia Orlando si sta recando sul posto, anch'egli ha parlato di falle nel sistema di sicurezza del tribunale e ovviamente è nella nostra sensibilità e nella sensibilità di ognuno di noi capire che sia incredibile che un uomo armato abbia potuto fare ingresso in quel tribunale. La sicurezza di tutti i cittadini, la sicurezza delle istituzioni e di questi che oggi sono caduti nell'esercizio del loro dovere costituzionale è un tema che riguarda tutti noi. Lo Stato deve essere ovviamente in grado di garantire la sicurezza dei luoghi istituzionali.
  Il nostro pensiero, in questi minuti, va alle vittime di questa incredibile, terribile e drammatica sparatoria e alle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

  DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Grazie, Presidente. Naturalmente tutti noi ci stringiamo al dolore delle famiglie, ma non ci stringiamo soltanto con il nostro dolore: proviamo anche un grande sconcerto e soprattutto una grandissima preoccupazione per la sicurezza dei cittadini, perché non sfugge a tutti che ogni giorno il Governo ci ripete che possiamo stare tranquilli perché c’è la massima allerta e la massima attenzione sulla sicurezza del nostro Paese. Io dico qualcosa di più, dico che sappiamo tutti che abbiamo l'ISIS alle porte e che abbiamo l'inaugurazione, tra poche settimane, dell'Expo.
  Allora, mi chiedo e chiedo al Ministro dell'interno e al Ministro della giustizia come sia possibile che un uomo armato sino ai denti entri nel tribunale di Milano e cominci a sparare e ad uccidere.
  Se questa è la massima allerta che il Governo tutti i giorni ci annuncia, è un'allerta che mi preoccupa ancora di più, perché credo che non ci siano episodi di questa gravità che siano mai successi nel nostro Paese.
  Allora, ripeto: che vengano immediatamente il Ministro Alfano e il Ministro Orlando in quest'Aula e ci riferiscano Pag. 43quali sono le azioni che metteranno in campo da subito per poter garantire la sicurezza ai nostri cittadini e alle nostre istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. Naturalmente ci uniamo anche noi al cordoglio per le vittime di questa mattina, e ci uniamo anche allo sconcerto. È veramente sconcertante come sia potuto succedere un fatto simile, che una persona sia potuta entrare armata all'interno del tribunale.
  All'ingresso del tribunale ci sono dei metal detector, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Vogliamo sapere che cos’è successo, perché ne va della sicurezza di tutti noi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Parlo in particolare da cittadina milanese, ma penso che valga per tutti noi. Come è possibile che una persona armata abbia eluso i controlli, li abbia aggirati, o forse non li ha proprio fatti ? Credo che sia importante far luce su questo. Vogliamo saperlo e al più presto.
  Tra l'altro, è di pochi giorni fa il video, il reportage di due reporter che riescono ad entrare senza nessun controllo ai cantieri di Expo e piazzano una finta bomba. Per fortuna era finta; per fortuna questi due giornalisti erano armati soltanto della loro voglia di conoscere e non armati di brutte intenzioni. Ma quante persone armate di brutte intenzioni, invece, potranno entrare ad Expo e piazzarci delle bombe e delle altre cose pericolose ?
  Si è tanto parlato in questi mesi, e tanto se ne parlerà, di Expo e di Milano: è questo il biglietto da visita che noi vogliamo dare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? È questa la Milano che vogliamo far conoscere ai milanesi e agli stranieri ?
  Noi vogliamo sapere che cosa non va e vogliamo che vengano prese delle precauzioni, perché fatti del genere non possono e non devono più succedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, signora Presidente. Noi vogliamo soltanto esprimere intanto la vicinanza alle famiglie delle vittime. Ci sembra un fatto molto grave intorno a cui stringerci, proprio come politici e come cittadini. Non siamo tra quelli che cercano ipotesi complottiste, non vogliamo approfittare di questo fatto gravissimo per lanciare allarmi più grandi di quelli che vi sono.
  Chiediamo certamente che sia fatta luce; chiediamo che ci sia una maggiore sicurezza, soprattutto in quei luoghi come il tribunale, che per noi rappresenta un luogo molto alto, un luogo di giustizia dove i cittadini vanno a chiedere e ad ottenere giustizia. Quindi, in questo senso, chiediamo che sia fatta pienamente luce sull'accaduto.
  Non vogliamo speculazioni, chiediamo semmai che quanto accaduto diventi l'occasione per migliorare il sistema di giustizia nel nostro paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente, credo che le parole dei colleghi abbiano già illustrato lo stato d'animo, lo sconcerto di tutti noi. A quelle parole non posso che aggiungere il cordoglio e i sentimenti del gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà. Da milanese quello che colpisce ulteriormente è che tutto ciò è accaduto in un tribunale, in una sede civile. Questo, se possibile, rende ancora più difficili i nostri ragionamenti. Vedremo poi cosa non ha funzionato, chi di dovere esaminerà le misure di sicurezza del Tribunale di Milano, che ricordo peraltro ha attraversato ben altre difficili stagioni.
  A noi non resta che spingere il più possibile e incentivare coloro che dovranno fare luce, che saranno, tra l'altro, Pag. 44colleghi di coloro che hanno subito questo evento, e provare a capire quali sono stati gli elementi scatenanti della follia, che in qualche modo ha sempre una logica interna, seppure perversa.
  Resta il cordoglio, lo sconcerto e la preoccupazione sul fatto che proprio Milano affronterà nei prossimi mesi un periodo molto delicato per i grandi eventi che ospita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente. A nome del gruppo parlamentare della Lega Nord porto la nostra solidarietà ed il nostro cordoglio ai tragici fatti che sono appena avvenuti nel Tribunale di Milano. Un pensiero particolare, sulla base di quanto emerso dai fatti, lo dedichiamo al dottor Ciampi, persona che noi abbiamo conosciuto, magistrato serio, rigoroso e particolarmente coraggioso. Ovviamente un pensiero va anche a tutte le altre vittime dell'episodio.
  Presidente, senza voler speculare, ci mancherebbe altro, credo si debba porre una questione in maniera seria. Ci associamo ovviamente anche noi alla richiesta nei confronti dei ministri Alfano e Orlando di venire in Aula a riferire immediatamente sui fatti, ma se viene violato un tribunale, il luogo per eccellenza della giustizia e della sicurezza nel nostro paese, vale in modo particolare per il Tribunale di Milano, un tribunale particolarmente importante, significa che il tema della sicurezza è un tema estremamente serio che va posto in maniera altrettanto seria. Tuttavia esso non può essere posto soltanto nell'imminenza di fatti tragici e non può essere posto esclusivamente con le parole senza far seguire ad esse dei fatti.
  Di fronte a questi fatti è evidente che il tema della sicurezza non è mai stato una priorità di questo Governo, noi chiediamo che la sicurezza torni ad essere un tema principale dell'agenda politica del paese e del Governo, su questa partita noi chiediamo il massimo impegno ad un Governo che è stato sempre assente e totalmente distratto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Grazie Presidente. Anche da parte del nostro gruppo manifesto l'espressione del cordoglio e il ringraziamento per aver immediatamente informato questa Assemblea su quanto è accaduto a Milano. Il cordoglio però non deve essere soltanto formale. Il cordoglio va a chi oggi ha perso la propria vita facendo il proprio dovere o svolgendo il proprio lavoro. Le persone che sono morte erano in tribunale a svolgere il proprio lavoro e per questo lo sgomento ancora di più, ma ancora di più questo non deve essere il momento delle polemiche strumentali e delle facili strumentalizzazioni, deve essere il momento in cui il tema, che ovviamente sta a cuore a tutta il Parlamento, viene ancora di più messo all'ordine del giorno come priorità: il tema della sicurezza, della sicurezza dei nostri cittadini, di chi lavora nei luoghi pubblici o nei luoghi simbolo come è il tribunale.
  Parole di polemica che sono strumentali, sono solo parole stonate, parole che non danno dignità e non rendono forza e drammaticità a quanto accaduto. Io credo che sia assolutamente doveroso e corretto che il Governo rapidamente venga in Aula a riferire e che alle domande legittime che ognuno di noi si pone – come è possibile che in un tribunale possa essere entrata una persona armata ? – si dia la risposta giusta e seria che deve essere data, senza farci prendere da quelle facili e strumentali polemiche che poi non portano a nulla e rendono anche vano il cordoglio che qui stiamo esprimendo.

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Lupi. Per me questo era l'ultimo intervento sui gravi avvenimenti verificatisi presso il tribunale di Milano.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Chiedo di parlare.

Pag. 45

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. A nome del Governo esprimo il cordoglio alle famiglie delle vittime e comunico all'Aula che il Ministro della giustizia Orlando si sta recando a Milano per accertare e ricostruire la dinamica dei fatti. Ovviamente, è disponibile a informare il Parlamento, in termini rapidissimi, anche alla luce di quelle che saranno le risultanze della sua visita e degli accertamenti. Ovviamente, una vicinanza forte agli operatori del diritto, agli operatori della giustizia così profondamente colpiti dagli episodi odierni, sui quali chiaramente si auspica di fare rapidissimamente piena luce.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Maurizio Lupi ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) ha proceduto in data 8 aprile alla sua elezione a presidente del gruppo, in sostituzione della deputata Nunzia De Girolamo.
  Comunico inoltre che, con la medesima lettera, il presidente del gruppo parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) ha reso noto che è stato eletto vicepresidente vicario il deputato Rocco Buttiglione.
  Allora i nostri migliori auguri al presidente e al vicepresidente.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo ora passare al punto successivo previsto all'ordine del giorno che reca il seguito della discussione della proposta di legge relativa all'introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano.
  Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la presidente della Commissione giustizia, Donatella Ferranti.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Grazie Presidente, poiché sono stati presentati dei subemendamenti agli emendamenti della Commissione, abbiamo bisogno di riunire il Comitato dei nove nell'aula del Governo per un quarto d'ora. Chiedo, quindi, la sospensione dei lavori d'Aula.

  PRESIDENTE. Va bene, avete bisogno di un quarto d'ora e, quindi, accordiamo questo quarto d'ora.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, per garantire la possibilità alla Commissione di riunire il Comitato dei nove, potremmo prevedere l'ordinato svolgimento del complesso degli emendamenti, dove non è richiesta l'espressione dei pareri, e, dopo la pausa pranzo, nel frattempo, il Comitato dei nove si può riunire ed esprimere i pareri.

  PRESIDENTE. Ma la Commissione deve essere in Aula, come facciamo se si deve riunire il Comitato dei nove ?

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, noi abbiamo bisogno di poco tempo. Se ho capito bene, si vogliono iniziare gli interventi sul complesso degli emendamenti. Comunque, decida l'Aula quando; noi abbiamo bisogno, prima di esprimere tutti i pareri, di un quarto d'ora di tempo. Possiamo farlo adesso o possiamo farlo dopo.

  PRESIDENTE. Questo mi è chiaro. Non possiamo fare però le due cose insieme, perché voi avete bisogno di riunirvi e la Presidenza ha bisogno di voi in Aula.
  Quindi, la cosa che si può fare è sospendere la seduta, oppure possiamo Pag. 46fare adesso gli interventi sul complesso degli emendamenti e poi sospendiamo la seduta, se per lei va bene.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, ci sembra alquanto strano che i parlamentari facciano gli interventi sul complesso degli emendamenti, quando il Comitato dei nove, ovvero chi segue direttamente il provvedimento, non sa neanche i pareri che la Commissione deve esprimere.
  Oltre a ciò, io vorrei rimarcare – ovviamente non è una sua responsabilità – che è inaccettabile che regolarmente, nell'esame di ogni provvedimento in quest'Aula, ci sia la totale confusione per quanto riguarda i pareri delle Commissioni e il lavoro dell'Aula.
  L'abbiamo visto più volte con la Commissione Bilancio e oggi lo vediamo con un provvedimento che è calendarizzato nella giornata odierna: bisogna esprimere i pareri in un quarto d'ora in fretta e furia e c’è la maggioranza che esprime il presidente della Commissione giustizia che non sa cosa richiede il presidente della Commissione giustizia. Ci troviamo assolutamente a disagio.
  Io le chiedo in questo caso di tutelare anche le esigenze organizzative di approfondimento delle opposizioni, perché non è possibile che l'organizzazione di quest'Aula sia un dibattito tutto interno al Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, i pareri vengono espressi dopo gli interventi sul complesso degli emendamenti, quindi non è qualcosa di strano procedere prima agli interventi sul complesso degli emendamenti ed esprimere i pareri dopo. È una cosa che si può fare.
  Ha chiesto di parlare la presidente della Commissione giustizia. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, voglio precisare perché qui non c’è nessuna confusione. Il Comitato dei nove di questa Commissione già si è riunito questa mattina alle 8,30, quindi siamo pronti per esprimere i pareri.
  Poiché, proprio a seguito di due emendamenti della Commissione il gruppo della Lega nord ha chiesto il termine per la presentazione dei subemendamenti, adesso abbiamo chiesto di riunirci proprio per i subemendamenti...

  PRESIDENTE. Per esprimere i pareri sui subemendamenti. Va bene.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Però, proprio per valutare meglio, ritengo, Presidente, che proprio ai fini della funzionalità dell'Aula e anche del Comitato dei nove che si dovrà riunire, è meglio fare prima gli interventi sul complesso degli emendamenti, proprio perché forse, dovendo rivalutare alcuni pareri, gli interventi sul complesso degli emendamenti possono essere anche utili al Comitato dei nove.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, lei ha già parlato, lei ha espresso il suo parere e io le ho dato il mio; adesso non facciamo un dibattito.
  Prego, parli pure, ma la Presidente si è già espressa, io mi sono espressa...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, capisco, ma solo per chiarire perché evidentemente ha interpretato male o mi sono espresso male io. I pareri è ovvio che il relatore li esprime dopo gli interventi sul complesso degli emendamenti, ma di norma il Comitato dei nove li conosce prima. Questo in primo luogo. In secondo luogo...

  PRESIDENTE. Ma è stato fatto. La presidente Ferranti l'ha detto.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. No, mancano i pareri sui subemendamenti. Ma, Pag. 47detto questo, dopo lei giustamente farà le sue valutazioni, ma le dico soltanto – e ci tengo che venga messo a verbale – che ritengo offensivo per quest'Aula che i lavori della Commissione siano decisi non dalla Presidente o dal relatore, ma dal delegato d'Aula del partito di maggioranza relativa. È offensivo verso l'Aula e il rispetto di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Questa è una sua considerazione, che io non condivido (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle). No, perché la presidente Ferranti ha invece detto in seconda battuta (Commenti del deputato Fedriga)...

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signora Presidente, chi mi conosce e sa come conduco la mia Commissione e conduco anche quel poco che posso che è di mia responsabilità del Comitato dei nove, sa anche che non mi sottopongo a nessuna pressione, ma a una riflessione, considerato, onorevole Fedriga, che il Comitato dei nove – come sa l'onorevole Molteni, che rappresenta il vostro gruppo in Commissione giustizia – si è già riunito alle 8,30, quindi i nostri pareri sono pronti.
  Ora, se per una funzionalità dell'Aula – io ho soltanto rappresentato a lei questa opportunità, Presidente, quindi a lei la decisione – si ritiene di fare adesso gli interventi sul complesso degli emendamenti, poiché dobbiamo soltanto valutare i due subemendamenti, possiamo fare adesso gli interventi sul complesso degli emendamenti.
  Io non sapevo che c'erano iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, per questo ho chiesto di sospendere subito la seduta, perché pensavo che si iniziasse subito con i pareri; invece ci sono gli interventi sul complesso degli emendamenti. È una questione di valutazione e di flessibilità, non di pressioni a cui francamente nessuno mi sottopone.

  PRESIDENTE. Dunque, per lo stesso motivo di funzionalità dell'Aula, visto che io ho già la lista degli interventi sul complesso degli emendamenti, direi che noi possiamo andare avanti.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 10-362-388-395-849-874 – Senatori: Manconi ed altri; Casson ed altri; Barani; De Petris e De Cristofaro; Buccarella ed altri; Torrisi: Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 2168-A) e delle abbinate proposte di legge: Pisicchio; Bressa ed altri; Migliore ed altri; Gozi ed altri; Marazziti ed altri; Daniele Farina ed altri (A.C. 189-276-588-979-1499-2769) (ore 12,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata in un testo unificato dal Senato, n. 2168-A, d'iniziativa dei senatori Manconi ed altri; Casson ed altri; Barani; De Petris e De Cristofaro; Buccarella ed altri; Torrisi: Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano, e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Pisicchio; Bressa ed altri; Migliore ed altri; Gozi ed altri; Marazziti ed altri; Daniele Farina ed altri nn. 189-276-588-979-1499-2769.
  Ricordo che nella seduta del 23 marzo 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e i rappresentanti del Governo sono intervenuti in sede di replica.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Pag. 48

(Esame degli articoli – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge nel testo della Commissione.
  Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.200 e 5.200, che sono in distribuzione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A), che sono in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine il gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la prima riflessione che dobbiamo fare è quella di intervenire in modo oggettivo su una cosa gravissima qual è quella del reato di tortura, reato di tortura che evidentemente deve avere un carattere generale, non specifico, perché altrimenti significherebbe che sarebbe un provvedimento fatto soltanto a misura delle forze dell'ordine, mentre il reato di tortura è un crimine che ha una valenza assolutamente globale. E, però, dobbiamo intervenire su questo avendo anche la piena consapevolezza di evitare la schizofrenia, nel senso, cioè, di intervenire a seconda delle emozioni del momento, per cui noi facciamo dei provvedimenti di un certo tipo per quello che riguarda il terrorismo e poi facciamo dei provvedimenti di segno opposto, sulla base di emozioni di tipo assolutamente contrapposto, per quello che riguarda il reato di tortura.
  Quindi, dobbiamo avere una consapevolezza e una coscienza assolutamente globale del tipo di intervento che si fa, sapendo anche della delicatezza del tema, nel senso che noi dobbiamo colpire un reato che è gravissimo in sé e per sé e però, nello stesso tempo, dobbiamo misurarci con tutte le questioni che possono essere attinenti alla gestione dell'ordine pubblico e della lotta alla criminalità, per evitare che sia preso a pretesto il reato di tortura per introdurre nella gestione delle indagini, degli interventi di ordine pubblico, insomma nella gestione delle sicurezza di questo Paese e della lotta alla criminalità, un contenzioso di carattere giuridico che possa essere in contraddizione con tutte le altre norme di ordinamento che noi stiamo costruendo in altri settori. Altrimenti, questo Parlamento risulterebbe assolutamente schizofrenico: a giorni alterni è giustizialista e in altri giorni è non garantista ma permissivista rispetto anche alla criminalità, alla guerriglia urbana e al terrorismo.
  Da questo punto di vista, quindi, dobbiamo assicurare un rigore assoluto per quello che riguarda l'impostazione di queste norme. A questo rigore si ispira anche l'emendamento presentato all'articolo 1 dall'onorevole Buttiglione, perché c’è un punto debole in questo articolo 1, il riferimento generico a minacce e il riferimento, anch'esso assolutamente suscettibile delle più varie interpretazioni, nel senso non delle sofferenze fisiche, che sono evidenti, ma delle sofferenze «psichiche». L'elemento minacce e l'elemento sofferenze psichiche può introdurre in questo provvedimento dei margini, diciamo così, di ambiguità che, con una difesa capace di orchestrare la sua azione Pag. 49attraverso gli articoli di legge che noi facciamo, possono vanificare l'azione delle forze dell'ordine e addirittura criminalizzarle.
  È questa la ragione per cui noi, all'articolo 1, vogliamo aggiungere alle parole: «fisiche e psichiche» la proposta formulata dall'onorevole Buttiglione: «abbia a distruggere e a diminuire gravemente le sue capacità di discernimento, di conoscenza e di decisione, annullandone la personalità e attentando alla sua integrità morale». In questo modo, non si risolve compiutamente l'espressione labile del termine minacce, ma tuttavia si dà una specificazione e si delimita il campo in modo tale da evitare che questo provvedimento, formulato sulla base di un'emozione fortissima, accentuata sul terreno mediatico per quello che riguarda ciò che è avvenuto sul G8, diventi un provvedimento volto contro le forze dell'ordine e volto anche, in ultima analisi, contro la lotta alla criminalità e al terrorismo.
  Non voglio neanche sfuggire ad una questione che sta davanti a noi perché noi stiamo svolgendo questo provvedimento sulla base di una polemica violentissima che si apre partendo dalla vicenda del G8 e del deliberato della Corte europea. Allora sulla vicenda del G8, cari colleghi, il film va visto per tutta la sua durata: non si può dimenticare che il G8 è stato caratterizzato per due giorni da una azione di guerriglia urbana fatta contestualmente da gente che stava in Italia, le tute bianche di Casarini, che oggi ci dà anche delle lezioni, e poi da due componenti straniere, quella dei black block tedeschi e quella degli anarchici greci, che intervennero, fra l'altro, anche per far saltare una mediazione e un compromesso che il Ministro dell'interno e la gestione dell'ordine pubblico dell'epoca avevano realizzato con il gruppo di Rifondazione Comunista, che era fortemente presente in quella realtà. Noi abbiamo avuto due giorni di guerriglia urbana. Se si dimentica questo dato, si dimentica tutto (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
  Dopodiché, detto questo, dobbiamo anche dire che il sistema della sicurezza saltò e che in questo sistema della sicurezza avvennero poi alla Diaz – non solo alla Diaz, lo ricordo all'onorevole Orfini, ma anche a Bolzaneto – delle cose assolutamente inaccettabili.
  Su questo è intervenuta però la magistratura, ha espresso i suoi giudizi, e io credo che il giustizialismo qua imperante sia contraddittorio, perché si va anche oltre i deliberati della magistratura. Allora, io diversamente da esponenti del PCI-PDS non ho mai amato il dottor De Gennaro, e reputo che nella professionalità del dottor De Gennaro sia prevalente la capacità della lotta alla mafia (teniamo presente quello che ricorda oggi Buttafuoco su Il Foglio) rispetto alla gestione dell'ordine pubblico. Benissimo, però la Cassazione, non uno che passa per strada, ha assolto il dottor De Gennaro perché testualmente «non si è acquisita alcuna prova o indizio di un coinvolgimento decisionale nell'operazione Diaz». Io non credo francamente che l'onorevole Orfini si possa sostituire alla Cassazione e diventare una sorta di giudice di ultimissima istanza (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)). Aggiungo anche che, se vuole esercitarsi in questo senso, essendo anche l’«imperator» del PD a Roma, può intervenire e chiedere le dimissioni del dottor Sabella della giunta al comune di Roma. Infatti, il dottor Sabella dirigeva Bolzaneto dove – consentitemi – avvennero cose, forse, più vergognose di quelle che sono avvenute alla Diaz. Quindi, i giudizi devono essere equilibrati e noi non ci sottraiamo ad un confronto esplicito rispetto a chi sollecita dimissioni non in termini di diritto, ma soltanto sulla base del più assoluto arbitrio, per cui gli indagati amici rimangono al Governo, e altri, che non sono amici, devono uscire dal Governo per le ragioni superiori di un'opportunità politica decisa dal principe. Questa logica noi non la condividiamo. (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie, signora Presidente, colleghe, colleghi, è nel 1988 che l'Italia ha ratificato la Convenzione di New York contro la tortura. Convenzione che prevede per gli Stati l'obbligo di legiferare affinché qualunque atto di tortura sia espressamente contemplato come reato nel diritto interno. Da allora, sono passati quasi trenta anni, e mi permetto di ricordarlo anche all'onorevole Cicchitto che prima parlava dell'emotività che circonderebbe questa decisione, che circonderebbe questo momento. Sono passati, signora Presidente, onorevole Cicchitto, più di trent'anni, durante i quali non è stato fatto niente per impedire che atti di tortura siano compiuti sul nostro territorio, trenta anni di silenzio, trent'anni di impunità per chi quegli atti li ha, purtroppo, commessi. Ora, è vero che ce l'ha ricordato pochi giorni fa la Corte di Strasburgo, ma ce l'ha ricordato per dei fatti che risalgono al luglio del 2001, condannando l'Italia per quanto accadde quel giorno, quella notte, quando le forze dell'ordine hanno fatto irruzione a Genova, nella scuola Diaz, aggredendo e pestando brutalmente decine di persone inermi. Sono dei fatti che, ci ricorda la Corte, devono essere qualificati come tortura, ma non è il solo motivo per cui l'Italia è stata condannata. L'Italia è stata condannata anche perché fino ad oggi non siamo stati capaci di introdurre nel nostro ordinamento questo reato. Bene, quindi, che questo Parlamento, finalmente, se ne stia occupando. È urgente, è necessario, soprattutto dopo aver assistito negli ultimi anni a un assurdo tentativo, da parte anche di importati filosofi, quelli che chiamano gli utilitaristi, di giustificare moralmente il ricorso alla tortura. Hanno detto alcuni «torturare nel nome del bene della maggioranza», hanno osato dire altri «torturare per evitare che tanti innocenti possano morire».
  E tutto ciò come se la dignità non fosse inviolabile per tutti, indipendentemente dai pericoli, indipendentemente dalla ricerca della verità. Ah, verità, quanti crimini sono stati commessi nel tuo nome !
  Ma torniamo al punto. Stavo dicendo che è bene introdurre nel nostro ordinamento questo reato. Come lo stiamo introducendo, però ? Come stiamo definendo e caratterizzando questo reato ? Ebbene, Presidente, nella Convenzione di New York del 1984 la tortura viene definita in maniera molto chiara: è tortura qualsiasi atto mediante il quale un pubblico ufficiale infligge intenzionalmente a una persona forti sofferenze fisiche o psichiche e questo al fine di ottenere informazioni, al fine di punire un individuo per gli atti commessi o di cui lo si sospetta, al fine di intimorirlo e così via. Nella Convenzione, quindi, si sta chiaramente parlando della tortura come di un reato proprio, caratterizzato da finalità specifiche (ottenere informazioni, castigare un comportamento, sanzionare una diversità) e commesso da un pubblico ufficiale o da chiunque agisca su sua istigazione o con il suo consenso.
  Che cosa stiamo facendo noi oggi ? Noi, in realtà, stiamo introducendo, non un reato proprio, ma un reato comune, aggiungendo, poi, nel caso in cui si tratti di un pubblico ufficiale, delle aggravanti. E, allora, potrebbe chiedere qualcuno, perché non immaginare che la tortura sia un reato commettibile da chiunque ? Certo, signora Presidente, chiunque può torturare, ma, allora, avremmo dovuto introdurre due fattispecie diverse: il reato comune commesso da chiunque e il reato proprio commesso dai pubblici ufficiali. Come ci hanno, d'altronde, spiegato importanti penalisti durante le audizioni in Commissione giustizia, le fattispecie ci vorrebbero entrambe. Ma, allora, bisogna anche distinguerle bene e non limitarsi ad immaginare che una fattispecie sia l'aggravante dell'altra. Se un reato è comune, d'altronde, quel comportamento non può avere finalità specifiche, a meno di non introdurre un'irragionevole disparità di trattamento delle vittime. E cerco di spiegarmi. Ci si troverebbe di fronte a un vero e proprio paradosso: gli stessi atti compiuti nei confronti di una persona sarebbero qualificati come tortura nel caso in Pag. 51cui ci sia, ad esempio, lo scopo di ricattarla, e non sarebbero, invece, considerati tortura nel caso in cui non ci sia questa specialità, questa finalità, il ricatto, ad esempio, e, quindi, nel caso in cui si sia in presenza di una crudeltà fine a se stessa. Non possiamo far finta di non sapere, signora Presidente, che c’è chi tortura per torturare, senza altro fine, senza altro scopo, per crudeltà, per assenza di compassione, per perversione. Sono gli atti di barbarie, commessi da chi umilia per umiliare, vive in un mondo in cui l'alterità non esiste, un mondo di jouissance narcisistica, un mondo di perversione in cui non esiste né pietà né empatia. Non possiamo far finta di non saperlo, ma non possiamo nemmeno far finta di non sapere che talvolta questi atti vengono commessi da un pubblico ufficiale e vengono commessi nel quadro di un reato proprio per ragioni specifiche. Le ragioni per cui si tortura devono in questo caso avere valore selettivo. In casi come questi, infatti, si è in presenza di chi, invece di tutelare discrimina, invece di proteggere offende, invece di esercitare istituzionalmente la propria funzione abusa del potere che gli è stato conferito. Un reato proprio, appunto. Allora, lo ripeto: le due fattispecie ci dovrebbero essere entrambe senza ridurre, però, l'una a un'aggravante dell'altra. Cos'altro è, d'altronde, la tortura, signora Presidente ? Smontare l'umanità, farla a pezzi, cancellarla. Talvolta accade che lo si faccia così, tanto per, talvolta, però, accade anche che lo si faccia proprio nel nome del bene. Se il legislatore è chiamato a pronunciarsi, che lo faccia decorosamente e non solo per dire: anche questa è fatta, portiamola a casa, meglio di niente. Quando si parla di tortura, ma questa è la mia convinzione personale e parlo in mio nome e non in nome del gruppo, non è in gioco solo la politica, ma è in gioco la concezione che abbiamo dell'essere umano; è in gioco la concezione che abbiamo dell'etica; è in gioco quello che noi pensiamo che sia il valore della dignità e della vulnerabilità della condizione umana (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mattiello. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente, sull'importanza di questo passaggio parlamentare, sul bisogno, sull'urgenza che venga inserito questo delitto credo che ci siamo espressi in tanti in maniera accorata, in maniera convincente. Voglio richiamare alla memoria dell'Aula, quando ci fu la discussione sulle linee generali, tra gli altri, l'intervento commosso e commovente della collega Costantino, che, da questo punto di vista, credo chiarì ulteriormente a tutti quanti noi quanto fosse urgente e non più prorogabile questo passo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 13,10)

  DAVIDE MATTIELLO. Basta richiamare l'articolo 13, comma 4, della nostra Costituzione, che sempre, dal momento stesso in cui è nata la Repubblica, ha posto le premesse perché la Repubblica riconoscesse nel proprio ordinamento penale questa condotta come condotta gravissima. Ma non voglio sfuggire – perché l'onorevole Cicchitto nel suo intervento ha fatto un passaggio da questo punto di vista credo molto chiaro e puntuale – a quello che sicuramente è uno dei nodi che accompagna la vicenda dell'approvazione di questo reato.
  Con l'approvazione del reato di tortura, così come ridefinito alla Camera dopo i lavori del Senato, stiamo, forse, mandando un messaggio, in qualche modo, intimidatorio alle forze dell'ordine di questo Paese ? Stiamo, forse, dicendo con questo testo, così come modificato alla Camera – i rilievi sono già stati descritti –, stiamo forse dicendo: fate attenzione a fare il vostro lavoro, perché diffidiamo del modo con cui lo fate e, quindi, siamo lì pronti a punire, a sanzionare, a controllare, a redarguire ? Ecco, io credo proprio che debba essere respinta questa impostazione, questa rappresentazione del reato che stiamo per approvare. Va respinta.Pag. 52
  E va respinta a cominciare dalla considerazione che noi abbiamo degli uomini e delle donne degli apparati di sicurezza, delle forze di Polizia di questo Paese, che sono uomini e donne – tanti dei quali io personalmente conosco proprio per l'impegno che mi accomuna con tanti sul fronte dell'antimafia – che hanno profondamente introiettata sotto pelle la cultura della legalità, cultura della legalità che, a sua volta, rimanda alla cultura del rispetto della dignità dell'essere umano, del rispetto della dignità della persona; persona che può anche aver sbagliato, persona che può essere sospettata di errori gravissimi, ma che resta persona e, come tale, va rispettata: gli uomini e le donne delle forze dell'ordine, della magistratura, questa cosa ce l'hanno ben chiara.
  E davvero rabbrividisco a sentir dire dall'onorevole Cicchitto che una norma del genere potrebbe, in qualche modo, mettere la museruola all'attività antimafia. Ma l'attività antimafia della quale siamo riconoscenti alla magistratura, agli uomini e alle donne delle forze dell'ordine di questo Paese è un'attività che, laddove è stata fatta, viene fatta con coraggio, dedizione, rischio della vita, si muove su questa stella polare, del rispetto della dignità, una lezione che rimane nella nostra memoria collettiva.
  Faccio un esempio su tutti: Giovanni Falcone e il modo con il quale Giovanni Falcone intrattenne il rapporto, i rapporti, con i cosiddetti pentiti, che per lui non erano pentiti, ma erano collaboratori di giustizia. Potevano aver commesso crimini efferati, ma in quel momento, nel momento in cui erano nelle mani dello Stato, lo Stato doveva dimostrare di essere portatore di una cultura superiore; una cultura superiore a quella della violenza, dell'arbitrio, di cui sono pregne le mafie. Proprio in quel momento, lo Stato doveva dimostrare il massimo della sua capacità di rigore e di rispetto della dignità e, quindi, delle regole, delle regole con cui si conducono le indagini e si assicurano alle proprie responsabilità i criminali. Quindi, mi sento proprio di dire che, con questo reato, noi ribadiamo questa grande scelta fondamentale di campo.
  Lo Stato è differente, lo Stato repubblicano e democratico è differente dall'arbitrio, dalla violenza, dal ricatto, dalla paura; lo Stato democratico e repubblicano nasce sulla promessa di liberare ciascuno dalla paura e dal bisogno; guai, quindi, se qualcuno, abusando, abusando, andando oltre ciò che la legge gli mette tra le mani come strumento, abusando della propria autorità per punire, per estorcere, eccetera eccetera, commette questo tipo di condotta.
  Credo infine, Presidente – e concludo – che con questo reato noi daremo una mano anche a coloro che in quei ruoli stanno portando avanti, in nome e per conto della Repubblica italiana, dello Stato e della democrazia, compiti così delicati. Ebbene daremo loro una mano a fare prevalere questa cultura, a farla prevalere. Perdonatemi, colleghi e colleghe, se uso un esempio forse di una standard inferiore, ma è un po’ come quando si è imposto il divieto di fumare e noi qui alla Camera ne abbiamo avuto un esempio virtuoso qualche settimana fa. Imposto il divieto di fumare, è stato anche più facile, per coloro che il fumo già lo vedevano malamente e lo pativano, far valere quella attenzione. Nel momento in cui noi approviamo una norma del genere, noi tendiamo una mano a coloro che all'interno di quegli apparati di sicurezza vogliono far prevalere la cultura del rispetto e della legalità, tendiamo loro una mano, perché non sfugge a nessuno che in certi momenti, in certi ambienti, l'appartenenza al corpo può acconsentire, può moltiplicare, può far chiudere un occhio; ecco noi, con questo reato, diamo una mano a tutti coloro che invece vogliono far prevalere all'interno degli apparati questa cultura della legalità e del rispetto della persona, a rompere definitivamente anche laddove ci fossero ancora – e purtroppo i fatti di cronaca, gli atti giudiziari ce lo hanno ancora provato – delle sbavature in questo senso.
  Ecco perché – ho finito, Presidente – credo che il lavoro del Parlamento in Pag. 53questo senso, sul reato di tortura, sia vicino, sia complementare, sia in armonia con il lavoro che la Camera ha già fatto su quell'altra condotta delittuosa che è il depistaggio, l'inquinamento processuale. La Camera si è impegnata su questo testo, lo ha licenziato e in questo momento il testo è al Senato. Io personalmente auspico, credo a nome di tutto il nostro gruppo, che così come cammina il reato di tortura con questo spirito, con questo riconoscimento nei confronti di chi esercita queste funzioni, così al Senato possa concludersi positivamente e in fretta il percorso parlamentare sul reato di depistaggio e inquinamento processuale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, proprio seguendo il richiamo del collega che è appena intervenuto sulla responsabilità che ha il legislatore, quindi tutti quanti noi all'interno di quest'Aula nell'affrontare temi così delicati, io penso – e questo è un sentimento e un pensiero diffuso all'interno del mio gruppo – che il più grande errore che possa fare il legislatore, che possa fare chi è chiamato a dare risposte a quelle che sono le emergenze, a dare risposte anche in senso di norme di civiltà, sia quello di operare sull'onda dell'emotività. E questo penso proprio sia il caso, anche legato ai fatti recenti della sentenza europea sui casi della Diaz, che però non hanno minimamente tenuto conto, come ricordava il collega Cicchitto prima, di tre giorni di assalti violenti al limite dell'attacco terroristico vero e proprio, perché non solo con le bombe, con i missili o con i dirottamenti si fanno attacchi di natura terroristica nei confronti di uno Stato, ma si fanno anche in maniera organizzata e militare come successe nel 2001 a Genova. Le sofferenze anche fisiche e non solo psichiche o morali, che hanno subito gli agenti delle forze dell'ordine quelle nessuno le ricorda, tutte quanti se ne dimenticano, le mettono in un cassetto, quasi che chi opera all'interno delle forze dell'ordine debba per forza di cose subire la violenza e la stupidità di certi personaggi.
  Noi non vogliamo invece operare sull'onda dell'emotività, anzi, vogliamo rimanere con i piedi per terra e operare in maniera serena, ragionando con buonsenso e cercando di capire quella che potrebbe essere la portata di una norma così ideologica, così ipocrita e così schizofrenica come quella che viene sottoposta oggi all'esame del Parlamento.
  Ideologica perché è, di fatto, una risposta sulla spinta del partito unico che odia le forze dell'ordine a quello che, appunto, si ricordava prima è successo in termini di sentenza a livello europeo. Lo stesso Renzi lo ha ammesso, la risposta sarà nella norma sul reato di tortura senza evidentemente, come è già capitato in tanti altri provvedimenti, sapere minimamente di che cosa parla, perché noi abbiamo ben chiaro il fastidio che prova nei confronti del Parlamento, quindi figuriamoci se avrà mai letto il contenuto di quella norma.
  Schizofrenica perché non più tardi di qualche giorno fa abbiamo con molta fatica approvato un testo per buona parte inutile ed inefficace ma che comunque delinea una tendenza politica nel contrasto al terrorismo e, poi, adesso, facciamo dieci passi indietro introducendo quella parte all'interno del reato di tortura, della fattispecie specifica del reato di tortura, anche della tortura psicologica, quasi ad annullare qualsiasi tipo di possibilità di interrogatori anche duri nei confronti di persone che vengono qui già pronte, già preparate e già addestrate a resistere a qualsiasi tipo di interrogatorio che non è quello che magari subisce il cittadino comune che capita suo malgrado nelle grinfie della giustizia, ma gli interrogatori devono essere fatti in maniera dura nei confronti di persone che in maniera scientifica vengono qui per disintegrare uno Stato, per distruggere uno Stato, per uccidere delle persone e non ci si può andare con i guanti di velluto nei confronti di questi.
  Allora schizofrenico perché chiediamo tutti quanti assieme di inasprire le norme Pag. 54per il contrasto al terrorismo, ma da una parte diamo e dall'altra non solo togliamo, ma intimidiamo in maniera vera e propria non solo le forze dell'ordine ma probabilmente anche i magistrati rispetto a questo reato; se qualcuno non lo sa, all'interno di quell'accordo internazionale sottoscritto nel 1984 e ratificato poi nel 1988 e tutto quello che ne è poi in qualche modo conseguito, c’è anche il principio della tortura psicologica e vi è anche inserito un altro principio, che qualcuno qui dimentica evidentemente oggi, cioè che la tortura è anche l'uso improprio della custodia cautelare. Allora chi oggi giustamente inneggia ai bei tempi di Tangentopoli magari questo se lo dovrebbe ricordare, con questo tipo di norme Tangentopoli non si sarebbe potuta assolutamente svolgere, perché qualsiasi indagato si sarebbe potuto appellare al fatto che i metodi dell'allora PM Di Pietro e del suo pool sarebbero stati non al limite ma ben oltre, per sua stessa ammissione, ben oltre la tortura psicologica.
  Allora vedete che è schizofrenica, ed è anche ipocrita a questo punto questa norma qui. Ci sono all'interno del fascicolo, emendamenti che noi abbiamo proposto per rimanere appunto nell'ambito del buonsenso e non sconfinare nell'ipocrisia e nell'ideologia. È vero che va punito e va sicuramente introdotta in maniera chiara la fattispecie del reato di tortura, ma deve essere ben chiara e ben delineata la fattispecie di reato, non può essere a discrezione dell'interpretazione di un magistrato che magari ha idee politiche di un certo tipo e che magari ha sfilato nel tempo quand'era giovane o anche quando era già in carriera insieme a esponenti di quello che noi chiamiamo il partito unico dell'odio nei confronti delle forze dell'ordine.
  Se è così, possiamo anche ragionare, ma se non è così noi non ci pieghiamo assolutamente all'utilizzo strumentale di una norma di civiltà per limitare il lavoro delle forze dell'ordine. È una cosa assolutamente inaccettabile, perché non è accettabile che un funzionario di Polizia, anche un magistrato, chiunque debba svolgere indagini e fa il proprio lavoro, possa essere sottoposto a indagini quando invece ci sono delle persone, totalmente al di fuori della legalità, che per loro diletto non fanno altro che manifestare sfasciando le città e quelle rimangono totalmente impunite.
  Noi a questa porcata qui non ci stiamo assolutamente e, quindi, chiediamo che gli emendamenti all'esame di quest'Aula, il cui esame inizierà oggi pomeriggio, siano da tutti quanti i nostri colleghi, in qualche modo, ponderati, lo ripeto, in maniera non ideologica, tenendo anche un filo logico rispetto a ciò che è sempre stato detto in materia di sicurezza, fino adesso. Perché, se così non fosse, noi andremmo a mandare un messaggio pesantemente intimidatorio nei confronti delle forze dell'ordine e anche della magistratura, abbassando, e non di poco, il livello di sicurezza di questo Paese.

  PRESIDENTE. A questo punto abbiamo terminato gli interventi sul complesso degli emendamenti. Alle 13,30 c’è la Conferenza dei presidenti di gruppo, quindi, io sospendo l'esame di questo provvedimento che riprenderemo alle 16,10.
  La seduta, invece, riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento del question time.

  La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, il Ministro della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dello sviluppo economico.

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(Elementi ed iniziative in relazione alle consulenze e agli appalti assegnati, anche tramite trattativa privata, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, anche alla luce di recenti notizie di stampa – n. 3-01415)

  PRESIDENTE. L'onorevole Nuti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01415 concernente elementi ed iniziative in relazione alle consulenze e agli appalti assegnati, anche tramite trattativa privata, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, anche alla luce di recenti notizie di stampa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente, la vicenda è quella riguardante appalti e tangenti a palazzo Chigi. Nel febbraio 2014 vengono arrestati Antonio Ragusa e Bisignani. Antonio Ragusa era a capo del dipartimento risorse strumentali – lo è stato dal 2006 al 2012 – ed è stato arrestato per corruzione e turbativa d'asta. A seguito di questa vicenda abbiamo presentato un'interrogazione, un anno fa, e non ci è stata data risposta. Una settimana fa il programma Le Iene ha denunciato casi simili. Chiediamo, quindi, quali siano i principali soggetti beneficiari di questi appalti dati a trattativa privata dal 2006 ad oggi; se il Ministro non intenda riesaminare il quadro complessivo dei dirigenti e dei consulenti del proprio Ministero e se non intenda predisporre urgentemente dei meccanismi di attivazione e conferimento degli incarichi, al fine di garantire il corretto operato della Presidenza del consiglio.

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Come ricordato anche nel quesito dagli interroganti, il dottor Ragusa non svolge più alcun incarico presso la Presidenza del Consiglio dal 2012, quindi non ha e non ha mai avuto nessun rapporto con l'attuale Governo. Per quanto riguarda le procedure di appalto che, tramite il Ministero per le infrastrutture e per la manutenzione degli immobili o direttamente dalla Presidenza del consiglio, per altri tipi di servizi, tra cui quelli informatici, sono stati gestiti fino al 2012 dal dottor Ragusa, si segnala che i contratti d'appalto sono attualmente secretati per legge, quindi non possono essere resi pubblici. Tuttavia, come è noto, in I Commissione alla Camera si sta ridiscutendo proprio la legge sulla secretazione degli appalti e, quindi, a seguito degli interventi normativi, vedremo se sarà possibile rendere noti quegli appalti. Per gli affidamenti diretti, invece, riguardanti il periodo dal 2005 al 2012, richiesti nell'interrogazione, possiamo dire specificamente che la manutenzione dei vari impianti e degli altri servizi del complesso demaniale di Villa Madama e altri affidamenti diretti sono stati affidati a ditte indicate dallo stesso Ministero per un importo complessivo di euro 1.234.282,53, prevalentemente in favore delle società Edilpan, Sad, Garden Aurelia ed Edilplan, che hanno effettuato interventi di manutenzione straordinaria sul complesso di Villa Madama e inoltre su Villa Pamphili. La ditta Garden Aurelia è stata invece destinataria esclusivamente di interventi su quest'ultimo presidio. Questi sono gli incarichi diretti affidati in quel periodo. Per quanto attiene invece alla gestione dell'attuale Governo, ai sensi della normativa vigente, non sono stati affidati appalti se non tramite la procedura Consip. Sia gli affidamenti diretti che le gare di appalto sono completamente trasparenti; possono essere verificate sul sito istituzionale della Presidenza del Consiglio tutte le spese, fino all'ultimo centesimo, compresi addirittura gli abbonamenti on-line ai quotidiani di Ministri e sottosegretari. Quindi, basta avere pazienza e tempo di andare a leggere i singoli dati, ma tutto avviene nella massima trasparenza ed è verificabile, come fin dal primo giorno ha fatto questo Governo. Con riguardo all'attività Pag. 56pregressa, che quindi non è imputabile a questo Governo, sulla base anche dell'intervista a Le Iene che veniva ricordata, la Presidenza si è immediatamente attivata sia sporgendo denuncia alla procura sia istituendo, o meglio attivando, la commissione disciplinare interna, proprio per verificare eventuali responsabilità, per appurare responsabilità sia interne sia in sede giudiziaria ed eventualmente prendere provvedimenti. Per quanto riguarda il dipartimento delle risorse umane, non è alle dipendenze del mio Ministero, come è noto, quindi chiaramente non posso prendere provvedimenti di questo tipo. Segnalo, però, che questo Governo, fin dal suo insediamento, ha cambiato sostanzialmente i dirigenti di riferimento di quel dipartimento come di altri dipartimenti presso la Presidenza del Consiglio, quindi questo è già stato effettuato all'inizio del mandato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Carla Ruocco ha facoltà di replicare.

  CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. La risposta è del tutto insoddisfacente, innanzitutto perché, come al solito, si ignorano completamente la volontà e gli atti parlamentari. Me ne dolgo profondamente che debba essere una trasmissione televisiva a rispondere ad una interrogazione del mio collega Nuti di un anno fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindi, oltre ad esautorare l'attività del Parlamento con continui decreti-legge, il Parlamento viene ignorato una seconda volta. È inutile che mi sorride, perché noi rappresentiamo i cittadini, non come il Governo che rappresenta le lobby.
  Forse per questo a volte ci innervosiamo tanto, non stiamo comodi sui cuscini piumati come i lobbisti bancari e tutta una serie di personaggi tutelati. Noi ci scontriamo con la realtà quotidiana, quindi a volte sorridiamo meno, mi dispiace.
  Detto ciò, mi dolgo profondamente che debba essere una trasmissione televisiva, sarà perché qualche volta l'informazione non è del tutto pilotata e quindi finalmente i cittadini possono essere messi al corrente in maniera più veloce di ciò che accade qui dentro ? Sarà perché le nostre interrogazioni parlamentari rimangono nel cassetto sino alle inchieste giudiziarie ?
  Cosa succede in pratica ? Una trasmissione televisiva denuncia fatti segnalati dall'interrogazione inevasa del mio collega Riccardo Nuti, come d'altronde quella da cui è derivata poi la vicenda di Incalza, fatta dal mio collega Michele Dell'Orco. La vicenda viene ignorata fino alla trasmissione televisiva, dopodiché il Ministro viene in Aula dicendo a noi e alla gente che paga con le proprie tasse che gli appalti sono secretati, la trasparenza delle procedure rimane assolutamente oscurata.
  Quando i buoi sono usciti dalla stalla, praticamente alla fine, si afferma che da ora in poi anche gli acquisti dei pacchetti di sigarette saranno resi noti, mentre per tutto il pregresso chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato.

(Iniziative per garantire stabilità di risorse al comparto difesa, anche in relazione al libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa – n. 3-01416)

  PRESIDENTE. L'onorevole Scopelliti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-01416 concernente iniziative per garantire stabilità di risorse al comparto difesa, anche in relazione al libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente, il libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa costituisce un elemento base idoneo a definire le strategie per il futuro delle nostre Forze armate. Infatti, le nostre Forze armate saranno chiamate ad operare per il conseguimento di obiettivi sempre più complessi e sofisticati sia per la salvaguardia di interessi nazionali che per la protezione alla stabilità e alla sicurezza nelle aree di crisi delle popolazioni residenti.Pag. 57
  È da sottolineare che nel corso dell'ultimo decennio, grazie ad importanti riforme, l'Italia si è dotata di personale di Forze armate di grandi capacità e specificità. Il nostro Paese crede fermamente nel rafforzamento alla politica comune di sicurezza e difesa e per questo promuove attivamente un'evoluzione del ruolo dell'Europa secondo dinamiche che prevedono una crescente integrazione di risorse e capacità tra paesi membri.
  Il libro bianco è quindi uno strumento utilissimo che fissa obiettivi strategici nel nostro Paese nel medio-lungo periodo, ma per sostanziare le linee guida occorre garantire risorse certe e, soprattutto, stabili, promuovendo impegni finanziari di almeno sei anni, come avviene in alcuni Paesi europei e d'oltreoceano, per far fronte in modo duraturo alle minacce attuali nei confronti del nostro Paese, che richiedono risposte di carattere strutturale, nonché emergenziale.
  Allo stesso tempo l'impegno di risorse per un periodo congruo faranno in modo che l'industria correlata della difesa sia stimolata ad operare secondo strategie tecnologiche ed industriali certe, per poter meglio rispondere alle esigenze di sicurezza e di difesa del Paese.

  PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. L'onorevole interrogante ha detto molte cose che condivido. Passando al merito delle domande, il libro bianco costituisce un documento di medio-lungo termine, mediante il quale il Governo, nel suo complesso, quindi non solo del dicastero della Difesa, sulla base dei prevedibili sviluppi del quadro di riferimento, delinea il cardine della politica di sicurezza internazionale e di difesa e definisce le linee concettuali di indirizzo per lo sviluppo dello strumento militare. Più in dettaglio l'iniziativa di analisi strategiche, sintesi progettuale di tale documento ha lo scopo di: indicare con una prospettiva di medio termine quale strumento militare possa meglio affrontare le sfide e le opportunità che sono di pertinenza del dicastero della Difesa in tema di sicurezza internazionale e di difesa; individuare quale modello di governance e di conseguente organizzazione meglio posta a garantire al Dicastero la sua rispondenza a moderni criteri di efficacia, efficienza ed economicità per consentire alla Difesa di affrontare con successo le sfide odierne e future; sviluppare gli elementi culturali ed organizzativi che consentano alla Difesa di contribuire in modo organico allo sforzo del Paese per sviluppare l'indispensabile cornice di sicurezza futura.
  Gli elementi ivi contenuti costituiranno il punto di partenza per una complessa opera di riforma e adeguamento delle nostre Forze armate, oltre che la base per l'avvio di un'ampia e matura riflessione in merito ai temi della sicurezza internazionale e della difesa. Come noto il documento sarà presentato a breve al Presidente della Repubblica per poi essere trasmesso alle Camere. Il ruolo del Parlamento sarà dunque decisivo in quanto i principi di indirizzo contenuti nel libro bianco dovranno poi trovare concreta attuazione in provvedimenti legislativi come quelli a cui lei ha fatto riferimento.
  Rispetto alle preoccupazioni espresse da lei, onorevole interrogante, è intenzione del Governo promuovere una legge pluriennale sugli investimenti, al fine di garantire risorse finanziarie certe e stabili per le esigenze di difesa e sicurezza del Paese.
  Assicuro ad ogni buon conto che il Dicastero continuerà ad operare coniugando la ricerca delle soluzioni migliori e più funzionali con il necessario rigore economico e la sostenibilità finanziaria.

  PRESIDENTE. L'onorevole Scopelliti, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente, signor Ministro, noi possiamo ritenerci soddisfatti della sua risposta. Auspichiamo che gli impegni assunti oggi da lei possano concretizzarsi nel più breve tempo possibile, soprattutto anche alla Pag. 58luce delle vicende internazionali che vedono interessata in maniera molto congrua la sicurezza del nostro Paese. Grazie mille.

(Modalità della riduzione della partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter – n. 3-01417)

  PRESIDENTE. L'onorevole Artini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01417, concernente le modalità della riduzione della partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, Ministro, il 24 settembre è stata approvata la mozione n. 1-00586 a prima firma Scanu, che impegnava il Governo ad esaminare l'intero programma F-35, per chiarirne criticità e costi, con l'obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto, così come indicato dal documento approvato dalla Commissione Difesa e inoltre a valorizzare gli investimenti che erano stati già effettuati sulla FACO al fine di non perderne le potenzialità, né come ruolo produttivo, né come ruolo di sviluppo.
  Ovviamente la riprogrammazione del budget dovrebbe comportare successivamente una revisione rispetto alla possibilità o al numero di velivoli da acquistare. Quello che le chiedo, anche a fronte delle indicazioni sul Libro bianco che lei ha fatto è come si concretizza l'impegno, indicato nella mozione, della partecipazione italiana al programma JSF e quanto, relativamente al budget, comporta come riduzione prospettata di eventuali velivoli previsti.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Signor Presidente, nel corso della seduta parlamentare cui fa riferimento l'onorevole interrogante, le mozioni approvate, di Scelta Civica, Nuovo Centrodestra, Forza Italia e Partito Democratico, alle quali lei ha fatto riferimento, impegnano in sintesi il Governo a ricercare soluzioni e accordi con i partner internazionali del programma per massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici del programma F-35, a contemperare l'esigenza della difesa in materia di pianificazione dei programmi di ammodernamento dei sistemi d'arma e delle opere destinate alla difesa nazionale con le esigenze di contenimento della spesa pubblica, nonché a riesaminare il programma con l'obiettivo di dimezzare il budget finanziario, come lei ha ricordato, originariamente previsto, tenendo conto – perché questo dice la mozione – dei ritorni economici e dei caratteri industriali da esso derivanti. Va sempre letto tutto il testo, perché altrimenti si creano aspettative che non sono quelle contenute in quanto il Parlamento ha richiesto il Ministro.
  Come richiesto, dunque, il programma procede, ma nell'ambito di una sua ridefinizione che il Governo intende effettuare alla luce delle risultanze del Libro bianco, come ricordato.
  Resta comunque fermo l'impegno assunto in precedenza dal Governo dinnanzi al Parlamento a definirne la dimensione. Nel frattempo, la produzione è iniziata e prosegue per assicurare una stabilità delle attività nel tempo, requisito fondamentale per evitare che vadano perse le risorse sino ad oggi investite, i ritorni industriali e le ricadute occupazionali. Tuttavia il Governo ha autorizzato ad oggi acquisizioni numericamente del tutto compatibili con quanto approvato in sede parlamentare.
  Ricordo che l'Italia è stata scelta quale polo di manutenzione di velivoli F-35 schierati in Europa, sia di quelli acquistati dai Paesi europei, sia di quelli statunitensi operanti in Europa.
  La decisione americana di utilizzare la base dell'aeronautica di Cameri come unica sede europea per assicurare il supporto del velivolo F-35 è di grande rilevanza per il nostro Paese e consentirà di valorizzare gli investimenti già effettuati Pag. 59per la FACO in infrastrutture e in equipaggiamenti industriali e porterà al concretizzarsi di notevoli ricadute per l'Italia.
  È un risultato questo che conferma quanto ha detto il Parlamento: dobbiamo andare avanti con il programma con un impatto finanziario minore, avendo maggiori ricadute economiche. La FACO di Cameri a pieno regime comporterà un incremento delle persone impegnate direttamente e saranno circa novanta le piccole e medie imprese italiane coinvolte in questo progetto ambizioso e innovativo, che vede l'Aeronautica militare e le industrie italiane operare congiuntamente in una sinergia di intenti che sta già portando benefici concreti al Paese sia – come già detto – in termini occupazionali, che di competitività delle nostre aziende in un comparto produttivo ad alta tecnologia.

  PRESIDENTE. L'onorevole Artini ha facoltà di replicare per due minuti.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Mi sento parzialmente insoddisfatto, ma più tendenzialmente insoddisfatto, prima di tutto per un ragionamento: io ho volutamente letto la mozione, riassumendola nel minuto che mi dà il Regolamento, anche in ordine alla parte di valorizzazione perché, come lei ben sa, il nostro lavoro di parlamentari è quello di non guardare solamente le parti degli atti che ci interessano ma di guardarli nella loro interezza.
  Io le faccio un po’ un excursus di quelli che sono i passaggi successivi e perché mi hanno portato oggi a discutere questo tipo di interrogazione a risposta immediata. Il ragionamento è stato questo: il 24 settembre è stata approvata una serie di mozioni e tutti valutammo politicamente il fatto che erano decisamente fumosi gli impegni che poi andavano a impattare sul Governo. Nella sessione di bilancio non abbiamo visto nessun tipo di valutazione sulla parte finanziaria, perché nel bilancio, negli anni di competenza indicati nella legge di stabilità, non c'era nessuna valutazione sulla riduzione degli oneri in conto capitale da attribuire al programma JSF, che poteva essere un primo spunto per vedere se c'era la volontà o meno di ridurre quel tipo di impegno.
  Il ragionamento che le faccio io è che anche oggi lei ha dato la certezza che paradossalmente noi siamo alle valutazioni iniziali, cioè a 131 aerei, perché l'impegno iniziale, al netto di quelle che sono le valutazioni del precedente Ministro Di Paola, è di una valutazione piena di quello che è l'investimento (la vedo annuire e quindi sono consapevole di questo tipo di risultato).
  Non ci soddisfa...

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Ad oggi il Parlamento ha approvato questo !

  MASSIMO ARTINI. Ad oggi il Parlamento ha approvato quello. Quindi, non c’è nessuna presa di posizione del Governo in merito a questo tipo di mozione e anche l'impegno dato dal Partito Democratico su questa cosa. Questo è importante saperlo...

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Dopo il Libro bianco...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa...

  MASSIMO ARTINI. Grazie, grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. ... non trasformiamolo in un confronto a due, perché il question time si svolge in via continuativa, diciamo.

(Chiarimenti in ordine alla nomina di Giuseppe De Dominicis a commissario del Parco della Costa teatina e in ordine agli effetti sul progetto «Ombrina mare 2» conseguenti all'istituzione di tale Parco – n. 3-01418)

  PRESIDENTE. L'onorevole Fabrizio Di Stefano ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01418, concernente chiarimenti in ordine alla nomina di Giuseppe De Dominicis a commissario del Parco della Costa teatina e in Pag. 60ordine agli effetti sul progetto «Ombrina mare 2» conseguenti all'istituzione di tale Parco (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signor Presidente. Il 5 agosto 2014 il Governo, con la firma dell'allora sottosegretario Delrio, ha nominato il dottor Giuseppe De Dominicis a commissario del costituendo Parco della Costa teatina. Nel suddetto atto di nomina, però, sono specificati in via molto sommaria i compiti, le funzioni e le strutture di supporto che questo incarico comporta. Nell'espletamento del suo mandato il commissario ha più volte ribadito che l'istituzione del suddetto Parco diventerebbe elemento deterrente e determinante rispetto al progetto «Ombrina mare 2», che è un programma di sviluppo di idrocarburi della Medoilgas Italia.
  Ora, noi chiediamo, attraverso questa interrogazione, quali sono le ragioni curriculari che hanno indotto a questa scelta, quali sono i compiti del commissario, le mansioni, la durata dell'incarico, la struttura, il compenso del commissario...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABRIZIO DI STEFANO. ... e se sia vero che l'istituzione del Parco diventa elemento determinante del progetto «Ombrina mare 2».

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. L'istituzione del Parco nazionale della Costa teatina è stato previsto dalla legge n. 97 del 2001. Non riuscendo ad ottenere l'intesa tra le amministrazioni interessate per l'istituzione del Parco, con una disposizione normativa contenuta nel decreto-legge n. 225 del 2010, si era previsto che superato il termine del 30 settembre 2011, poi più volte prorogato, venisse nominato un commissario ad acta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Trascorso l'ultimo termine, fissato al 31 dicembre 2013, con DPCM del 4 agosto 2014 veniva nominato commissario il dottor Giuseppe De Dominicis, quale persona ritenuta in possesso di capacità adeguate alle funzioni da svolgere per titoli professionali e specifiche esperienze maturate.
  L'incarico, della durata di un anno a decorrere dalla nomina, è finalizzato alla predisposizione e attuazione di ogni intervento necessario per l'istituzione del Parco nazionale, attraverso la delimitazione provvisoria di esso sulla base degli elementi conoscitivi e tecnico-scientifici disponibili, in particolare presso i servizi nazionali, le amministrazioni dello Stato nonché le regioni.
  Per quanto riguarda il compenso, è previsto che sia determinato con successivo DPCM, adottato di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze. Attualmente, lo schema di decreto, che fissa il compenso in 33 mila 300 euro lordi annui, è all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze per l'acquisizione della firma del Ministro. Sull'ultimo punto del quesito va precisato che il progetto «Ombrina Mare 2» non sembra rientrare nelle previsioni di divieto di cui all'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006, che prevede una distanza minima di dodici miglia nautiche dai parchi costieri per le cosiddette trivellazioni a mare, relativamente ai procedimenti concessori avviati successivamente all'entrata in vigore della norma che ha introdotto lo stesso divieto, come nel caso appunto di «Ombrina Mare 2». Per un'adeguata e più esaustiva valutazione della questione, tuttavia, molto potrebbe dipendere proprio dai tempi di istituzione del Parco nazionale della costa teatina, con la contemporanea individuazione della sua perimetrazione, ad oggi non ancora definita.

Pag. 61

  PRESIDENTE. L'onorevole Fabrizio Di Stefano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABRIZIO DI STEFANO. Signor Presidente, ovviamente non posso essere soddisfatto di questa risposta, seppure qualche cosa l'ha chiarita in merito ai tempi e al compenso che dovrebbe arrivare a prendere il commissario. Per quanto riguarda le ragioni curricolari, ricordo a me stesso che l'attuale commissario è stato presidente della provincia di Pescara negli anni in cui si sviluppava quella che è stata la sciagura ambientale di Bussi, che è diventata una delle più grandi sciagure ambientali d'Europa. Non mi risultano altre caratteristiche allo scopo.
  Per quanto concerne poi il divieto o l'eventuale divieto all'istituzione del progetto «Ombrina Mare 2», mi pare che il Ministro sia stato sufficientemente chiaro, cioè questo parco, essendo un parco costiero e non un parco marittimo, non va ad incidere a livello di mare e, quindi, il via che è stato già concesso dal Ministero competente non viene in alcun modo intaccato dall'eventuale istituzione di un parco. Un parco che, come ricordava il Ministro, fu istituito con un emendamento alla finanziaria del 2001, che, dopo quindici anni, succedendosi amministrazioni di destra e di sinistra a livello nazionale, a livello regionale e a livello locale, non trova attuazione, evidentemente perché c’è qualcosa che non va, cioè le popolazioni residenti e le amministrazioni che si sono succedute, sia di destra che di sinistra, evidentemente non l'hanno reputato uno strumento per la crescita del territorio. Conseguentemente, sono quindici anni che va avanti e quindici anni che non trova soluzione.
  Allora io credo – e mi avvio a concludere – che evidentemente ci sia qualcosa che non va nell'istituzione stessa e nell'idea stessa di un parco in una zona così fortemente antropizzata e, soprattutto, quello che era lo scopo principale di alcuni, cioè quello di evitare il proliferare di insediamenti di ricerca e di captazione di idrocarburi in mare, non verrebbe evitato con questo insediamento.

(Iniziative di competenza volte ad un monitoraggio delle aree della regione Puglia concimate con il compost prodotto dalla società Aseco Spa – n. 3-01419)

  PRESIDENTE. L'onorevole Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01419, concernente iniziative di competenza volte ad un monitoraggio delle aree della regione Puglia concimate con il compost prodotto dalla società Aseco Spa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, dalle cronache leggiamo che è stato effettuato dalla procura di Lecce un sequestro di materiale ammendante di compostaggio presso un'azienda di Ginosa Marina. Dalle analisi effettuate dal NOE, risulterebbe che questo materiale, che, come sappiamo, viene derivato dalla gestione e dal trattamento dei rifiuti urbani, viene utilizzato in agricoltura. Quindi, oggetto dell'interrogazione è chiedere se, a seguito dell'utilizzo in agricoltura di questo materiale, non si siano determinate delle situazioni di rischio nei territori di utilizzo e, quindi, se non sia il caso di procedere ad una mappatura e ad una analisi per verificare che non ci siano situazioni di rischio anche per la tutela della salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento al quesito formulato dagli interroganti, preciso innanzitutto che le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, tuttora in corso, sono coperte dal segreto istruttorio. L'ipotesi di reato più grave ipotizzata è quella dell'attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, cui si Pag. 62aggiunge anche la gestione illecita degli stessi.
  Parliamo di una questione tecnicamente complessa. L'utilizzo dei fanghi derivanti da processi di depurazione delle acque reflue provenienti da insediamenti produttivi è, infatti, ammesso nella preparazione dell'ammendante compostato, purché tali fanghi abbiano caratteristiche qualitative paragonabili a quelle provenienti da insediamenti civili.
  Per quanto concerne la concentrazione di metalli ed idrocarburi totali, se l'ammendante prodotto presenta livelli di inquinanti superiori a quelli stabiliti nel decreto legislativo n. 75 del 2010 non può essere considerato conforme alla disciplina dei fertilizzanti e, pertanto, va considerato un rifiuto.
  È necessario, comunque, precisare che la titolarità delle procedure di bonifica in siti non qualificati come di interesse nazionale è in capo alle regioni e, quindi, agli enti e alle istituzioni locali. Nella stessa competenza rientrano attività propedeutiche come il campionamento dei terreni e l'analisi delle falde acquifere per determinare la mappa delle aree potenzialmente inquinate. Sulla questione, comunque, è stata immediatamente richiesto alla regione Puglia di conoscere le iniziative adottate per verificare il reale ed effettivo stato dell'eventuale inquinamento. Vista l'oggettiva e potenziale pericolosità per l'ambiente e la popolazione residente, il Ministero promuoverà, se necessario, un intervento regionale, monitorando la situazione anche attraverso il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente.

  PRESIDENTE. L'onorevole Matarrese ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Ministro, la risposta è più che esaustiva. La materia è difficile e complicata, la gestione di questi impianti in presenza di rifiuti che hanno origine – come diceva lei – urbana non sempre è facile, le norme sono molto stringenti. Quindi, nell'escludere che ci sia la fattispecie di un traffico illecito di rifiuti, perché si tratta comunque di società stimate e apprezzate sul territorio, ritengo che sia importante l'attenzione che lei ha riposto sulla vicenda proprio perché l'interesse primario del Parlamento, e della sua azione da Ministro, sicuramente è quella di tutelare la salute dei cittadini. Quindi, conoscendo anche la tempestività dell'azione delle regioni, un sollecito e un'attenzione da parte del Ministero è più che utile, perché oltre all'attività di impresa, che va fatta sempre nel rispetto delle leggi, come credo sia avvenuto anche in questo caso, vada tutelata anche la salute dei cittadini che è prioritaria nell'operato di tutti coloro che sono impegnati nelle istituzioni. La ringrazio per l'esaustività della risposta e sono certo che non farà mancare la sua attenzione su questa problematica.

(Iniziative a favore dei consumatori danneggiati a seguito delle modifiche intervenute in materia di termine di prescrizione delle polizze vita cosiddette «dormienti»
– n. 3-01420)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01420, concernente iniziative a favore dei consumatori danneggiati a seguito delle modifiche intervenute in materia di termine di prescrizione delle polizze vita cosiddette «dormienti» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Gentile Ministra, il tema è a lei ben noto: questo termine di prescrizione di due anni era decisamente insufficiente per far rinascere le polizze «dormienti» che, non dimentichiamolo, erano frutto di anni di sacrifici di tante persone. Questo termine è stato giustamente rivisto e riportato a dieci anni, per poter far valere il proprio diritto, ma anche all'interno dei dieci anni sono stati emessi due bandi tramite la Consap che hanno tolto, di fatto, la possibilità di avere il giusto frutto del proprio lavoro e del proprio sacrificio agli eredi; mi riferisco al periodo dal 1o gennaio 2010 Pag. 63al 20 ottobre 2012, che è la data dell'entrata in vigore della legge n. 179 del 2012. A questo punto non posso che chiederle a quando un nuovo bando, il terzo ed ultimo bando, che consenta di riportare giustizia a queste persone così gravemente ed evidentemente dimenticate.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente, in via preliminare, vorrei intanto precisare che, diversamente da quanto previsto per i cosiddetti conti «dormienti», per i quali a determinate condizioni si può richiedere la restituzione dei fondi versati per la scadenza del termine al fondo, di cui alla legge n. 266, del 23 dicembre 2005, per le cosiddette, invece, polizze «dormienti», non esiste un'analoga previsione legislativa, per cui l'iniziativa del Ministero cui fa riferimento l'onorevole interrogante non è in senso stretto un rimborso, in alcun modo dovuto, bensì un indennizzo disposto su iniziativa volontaria al fine di ridurre situazioni di grave disagio verificatesi per i consumatori interessati.
  Con tale iniziativa si è, quindi, utilizzato il valore di rimborso solo come limite di riferimento per l'indennizzo, tanto che il secondo dei due bandi a tal fine adottati ha determinato indennizzi in misura percentualmente inferiore a tale valore. Preciso, inoltre, che i fondi con cui è intervenuto il Ministero per indennizzare i consumatori danneggiati dalla riduzione del termine delle prescrizione, derivano dalla riassegnazione delle entrate connesse alle sanzioni comminate dall'Antitrust per comportamenti anticoncorrenziali, o pratiche commerciali scorrette e ingannevoli, e destinate, ai sensi di legge, al finanziamento di iniziative a vantaggio dei consumatori.
  L'importo, che è stato destinato al rimborso delle polizze «dormienti», ha impiegato risorse per 7 milioni 600 mila euro. I due bandi per le richieste di indennizzo, al fine di assicurare una corrispondenza tra potenziali beneficiari e risorse disponibili, hanno utilizzato come criterio di ammissione la data di scadenza della polizza, ritenendo che quelle scadute in data più prossima alle modifiche normative intervenute, relativamente alla prescrizione, con effetti in parte retroattivi, dovessero essere tutelate prioritariamente, poiché la mancata richiesta di pagamento prima della prescrizione potrebbe essere stata verosimilmente dovuta a una carenza di informazione adeguata sulle intervenute modifiche normative.
  Occorre, inoltre, evidenziare che il fondo a favore dei consumatori, da un lato, è prioritariamente utilizzato per finanziare iniziative connesse all'assolvimento di obblighi europei posti in capo al Ministero in materia di tutela dei consumatori, che spesso non trovano adeguata copertura negli ordinari stanziamenti di bilancio, dall'altro lato, il medesimo fondo non è stato più adeguatamente finanziato negli ultimi anni, in particolare per effetto di singole leggi successive, che hanno destinato gran parte delle relative entrate, legislativamente e permanentemente dedicate a tale generale finalità a favore dei consumatori, invece a copertura finanziaria di diverse, specifiche finalità legislative estranee a tale originaria destinazione.
  Comunque, in conclusione, ritengo di poter impegnare il Ministero a valutare l'esigenza rappresentata dall'interrogante a tenerne conto nella ripartizione dei fondi per iniziative a favore dei consumatori, da sottoporre ai prescritti pareri parlamentari, a condizione che nel 2015 siano riassegnate all'apposito fondo gestito dal Mise somme congrue a soddisfare le predette esigenze e le altre esigenze prioritarie che normalmente sono finanziate con i fondi in questione, anche utilizzando la parte residua delle entrate non utilizzate nel 2014 ovvero le nuove entrate nel frattempo acquisite.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Gentile Ministro, lei sa anche molto bene Pag. 64che gli intermediari avevano l'obbligo di comunicare la prescrizione e che moltissimi non lo hanno fatto. Quindi, oltre che un'iniquità, c’è anche una mancanza da parte degli intermediari che è gravissima. Tra l'altro, essi dovrebbero rispondere direttamente di questo.
  Io credo che, comunque, dalle sue stesse parole la proporzionalità con la quale è stato rimborsato ad alcuni significa che evidentemente questi fondi non erano sufficienti. E non erano sufficienti a coprire – ripeto ancora una volta –, comunque la si voglia vedere, la restituzione – io utilizzo questo termine – di soldi che erano di queste famiglie, che erano di gente che ha fatto anni di sacrifici per metterli via, gente che voleva destinarli ai propri famigliari, ma si ritrovano ad essere destinati a vari fondi.
  Quindi, mi auguro davvero che il suo auspicio diventi un dato di fatto al più presto, già con la prossima legge di stabilità, perché questa gente veramente lo merita.

(Iniziative volte a salvaguardare i siti industriali di Finmeccanica in Campania – n. 3-01421)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01421, concernente iniziative volte a salvaguardare i siti industriali di Finmeccanica in Campania (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCELLO TAGLIALATELA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la Campania è da decenni sede di un polo di eccellenza nel settore aeronautico e ferroviario, in modo particolare anche attraverso la presenza di Finmeccanica. Sono circa dieci gli stabilimenti presenti in Campania, con oltre 6.500 dipendenti diretti e, si calcola, con circa 20 mila dipendenti dell'indotto.
  Da mesi si fatica a credere quale possa essere la reale intenzione del Governo. Infatti, si rincorrono voci molto allarmanti circa una strategia di arretramento della presenza di Finmeccanica in Campania. Non solo la mancata realizzazione del polo della manutenzione a Capodichino, la paventata chiusura della sede di Telespazio, le mancate commesse per quello che riguarda tutto il sistema missilistico e radaristico della Campania, dei siti di Miseno e Flegrei sono un segnale al quale non giunge nessuna risposta.
  Tra l'altro, so che nei giorni scorsi il presidente Caldoro le ha scritto una lettera e io ho partecipato personalmente, insieme a tanti altri colleghi di tutti gli schieramenti politici, ad una riunione in sala giunta regionale in Campania...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCELLO TAGLIALATELA. ... proprio per stigmatizzare le mancate risposte sugli allarmi che ho appena richiamato.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Signor Presidente, io rispondo che, come ho già detto anche nella seduta del question time dello scorso 25 marzo, il Governo conferma il proprio impegno di orientamento e di monitoraggio delle attività in capo a Finmeccanica e del nuovo piano industriale.
  Quindi, in questo quadro va collocato anche il piano 2015-2019, recentemente presentato, finalizzato nel suo complesso al rafforzamento delle attività cosiddette core business, che saranno aerospazio, difesa e sicurezza, in modo da ottenere significativi miglioramenti delle performance economiche sullo scenario globale di riferimento.
  Come avevo già avuto modo di dire con riferimento alla presenza, ad esempio, di MBDA e Wass nella regione Campania, è stato già definito un accordo per la loro cessione. Nell'ambito del nuovo piano di Finmeccanica ci sono alcune valutazioni ancora in corso da parte del gruppo anche su ulteriori possibilità, però qui parliamo di consolidamento e di ottimizzazione di Pag. 65alcuni siti. Il gruppo sta valutando l'opportunità appunto di operare un raggruppamento, ma in un'ottica di consolidamento, in un unico sito di più realtà industriali al fine di rafforzare la missione industriale, costituendo un unico polo con oltre mille persone addette e sviluppando, quindi, investimenti mirati alla crescita delle attività attuali che in questo modo potrebbero essere rese più efficaci.
  In Campania, dunque, la presenza di Finmeccanica non è in discussione e Finmeccanica certamente è una delle presenze oggi più significative, anche per l'elevato livello di competenze impegnate, e manterrà un elevato livello di presenza, anche perché tutte le attività che vengono svolte in Campania sono proprio certamente riconducibili a quella parte che definivo all'inizio come core, quindi come attività tipiche che vengono definite nel nuovo piano industriale, che sono già anche tracciate, appunto, nelle linee generali del piano 2015-2019. Il Governo, quindi, come ribadisco, è impegnato a sostenere, oltre che a monitorare, con apposite dotazioni finanziarie i progetti derivanti da accordi internazionali, sia militari, che civili, che determinino effetti positivi per le imprese del settore, naturalmente salvaguardando il tessuto economico e sociale, nonché evidentemente i livelli occupazionali dei territori interessati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, Ministro, sono totalmente insoddisfatto e la mia non è una frase di circostanza. Ci sono alcune cose che lei sa benissimo e che fa finta di non ricordare. Si parla insistentemente della cessione di Alenia Aermacchi a un gruppo privato. Lei fa riferimento all'esigenza di accorpare in un unico sito con mille dipendenti, ma le ho appena richiamato la circostanza che vede in Campania il gruppo Finmeccanica essere presente con oltre 6.500 dipendenti diretti. Ma la cosa che fa più rabbia è che in un periodo di crisi si possa anche immaginare l'esigenza di dover ripensare alle politiche industriali, ma noi stiamo parlando di un settore, quello aeronautico e quello ferroviario, nel quale la crisi non c’è e lei lo sa benissimo. Nel mondo si continuano a costruire aerei, sempre più moderni, e gli stabilimenti in Campania contribuiscono con elementi di straordinaria capacità e importanza; nel mondo si continuano a costruire convogli ferroviari e anche in questo caso in Campania vi è una grande tradizione. La verità è che qualcuno sta immaginando di trasferire parte delle competenze altrove: o in altre regioni o a vantaggio di privati. Ed è un vero e proprio attentato alla finanza, all'economia, alla struttura imprenditoriale e a quella occupazionale della nostra regione.
  La sua è una risposta balbettante e mi aspetto che la risposta balbettante possa essere seguita presto da una risposta ufficiale che lei darà al presidente della regione Caldoro che le ha scritto in modo ufficiale; e che possa rispondere anche ai sindacati che hanno partecipato alle riunioni e che lamentano le stesse nostre cose, le mie stesse: un'assenza del Governo, una timidezza del Governo anche a imporre a Finmeccanica qualcosa. In questi giorni si parla di Finmeccanica per altri motivi. Io trovo scandaloso che si parli di Finmeccanica solo per altre cose e non per una politica industriale che vuole penalizzare la Campania e il Mezzogiorno.

(Chiarimenti in merito ai siti individuati come potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari – n. 3-01422)

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01422, concernente chiarimenti in merito ai siti individuati come potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MICHELE PIRAS. Presidente, chi mi risponde ?

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  PRESIDENTE. Lei la illustri, risponde il Ministro Guidi. Prego.

  MICHELE PIRAS. Signora Ministro Guidi, come lei saprà, io credo, il 2 gennaio di quest'anno la Sogin ha consegnato all'ISPRA la carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti nucleari. Come lei certamente saprà, la norma prevede, in primo luogo, la verifica e la validazione dei dati da parte dell'ISPRA entro sessanta giorni, l'invio di una relazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che comunica, entro trenta giorni, il proprio nulla osta alla Sogin per la pubblicazione dei dati. La Sogin è tenuta, infine, a darne pubblica notizia tempestivamente: avverbio effettivamente ambiguo, ma piuttosto comprensibile, io penso. Sessanta giorni più trenta giorni fa novanta: dal 2 di gennaio ad oggi, questi novanta giorni sono passati, è passato anche qualche giorno in più.
  Quindi, semplicemente la mia domanda è questa: quali siano i siti individuati come potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale delle cosiddette scorie nucleari.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, a cui è indirizzata l'interrogazione, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente, come ho già avuto modo di illustrare anche durante la recente audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti lo scorso 31 marzo, l'ISPRA ha inviato il 13 marzo 2015 al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la relazione contenente la validazione della carta redatta da Sogin e la verifica della coerenza della stessa con i criteri previsti dall'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio del parco tecnologico.
  Attualmente, il MISE sta provvedendo, insieme al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, all'esame della relazione e alla valutazione dei contenuti della stessa. Quando questa fase sarà conclusa, i due Ministeri comunicheranno il nulla osta, con eventuali rilievi a Sogin, affinché avvii il procedimento di individuazione dei siti. È bene, infatti, rimarcare come la carta dei siti comprenda l'insieme di tutte le aree del territorio nazionale che presentano i requisiti tecnici per poter ospitare il deposito nazionale e non esiste alcuna predeterminazione che riguardi alcune aree specifiche del Paese.
  L'individuazione del sito specifico su cui si realizzerà il parco tecnologico comprensivo del deposito nazionale avverrà ai sensi della procedura di localizzazione dell'opera, così com’è prevista per legge. Questa procedura istituisce un percorso ampiamente trasparente e partecipativo, in linea con le migliori esperienze internazionali e, ovviamente, con il diritto di accesso e partecipazione previsto in modo specifico in materia ambientale e darà modo di partecipare a tutti i territori e le parti politiche interessate. Questo processo non attribuisce, quindi, ai Ministeri alcuna discrezionalità in ordine all'individuazione pregiudiziale di specifiche aree.
  Partendo, infatti, dall'emanazione dei criteri tecnici di idoneità formulati da ISPRA, che sono pubblici e che sono stati, a loro volta, preventivamente sottoposti ad un processo di revisione internazionale da parte della IAEA (International atomic energy agency), nonché ad una fase di consultazione degli enti e degli organismi tecnici nazionali interessati, la legge prevede successivi passaggi per la progressiva selezione dei siti includendo una consultazione pubblica, la promozione di un seminario nazionale, una valutazione di impatto ambientale ed anche la possibilità di candidature da parte dei territori e la ricerca di un'intesa con le regioni interessate.
  Pertanto, la localizzazione del parco tecnologico e del deposito nazionale scaturirà solo a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprende la valutazione concentrata di ogni elemento Pag. 67radiologico, territoriale e ambientale utile a selezionare il sito in modo ottimale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, signora Ministro, la norma dice una cosa chiara: dice che, una volta consegnato lo studio preliminare da parte della Sogin all'ISPRA, ci sono sessanta giorni per l'ISPRA e ci sono trenta giorni per il Governo per il nulla osta. Ora, mi pare che siamo abbondantemente oltre questi trenta giorni: è la norma.
  Voglio ricordare anche che, appena poco più di un mese fa, è stato approvato in quest'Aula, è stato recepito dal Governo, un mio ordine del giorno che pareva addirittura pleonastico, perché chiedeva di rispettare i termini di legge – cosa che dovrebbe essere rispettata sempre, a maggior ragione dal Governo della Repubblica –, chiedeva il rispetto rigoroso dei tempi prescritti dalla legge.
  Io comprendo e apprezzo se lei mi dice – ma lo ritengo anche normale – che non esiste alcuna predeterminazione delle aree: ovviamente, il riferimento è alle preoccupazioni che, per esempio, ci sono nella mia terra. Lei, però, comprenderà che, in una terra nella quale c’è il 65 per cento delle servitù militari di tutto il territorio nazionale, una preoccupazione forte che venga aggiunta una nuova servitù è più che legittima, dato anche il basso tasso di sismicità della regione Sardegna.
  Quello che io credo è che bisognerebbe mettere in trasparenza questa discussione quanto prima e che ogni giorno che passa in attesa della pubblicizzazione dell'elenco dei siti potenzialmente idonei è un'ulteriore tanica di benzina che si getta sul fuoco. È meglio che da subito si possa discutere e che ciascuno possa anche addurre le proprie motivazioni per respingere questo progetto, come già si sta cominciando a fare in Sardegna e così come si è fatto nel 2011 – giusto per dare una notizia – con un referendum popolare che ha visto partecipare il 60 per cento degli aventi diritto al voto in Sardegna e di questo 60 per cento il 97 per cento ha detto che quel sito di deposito delle scorie nucleari non lo vuole. Tenete conto.

(Orientamenti del Governo in merito alle prospettive industriali ed occupazionali del gruppo Pirelli e, in generale, delle imprese italiane oggetto di investimenti da parte di operatori cinesi – n. 3-01423)

  PRESIDENTE. L'onorevole Bargero ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione n. 3-01423 concernente orientamenti del Governo in merito alle prospettive industriali ed occupazionali del gruppo Pirelli e, in generale, delle imprese italiane oggetto di investimenti da parte di operatori cinesi, di cui è cofirmataria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  CRISTINA BARGERO. Signor Presidente, cara Ministro, intervengo in merito al futuro assetto proprietario di Pirelli. Pirelli è uno dei maggiori produttori mondiali di pneumatici, nonché, secondo le stime di Mediobanca, il diciannovesimo gruppo industriale italiano. Ebbene, il 22 marzo abbiamo appreso dal consiglio di amministrazione di Camfin, che controlla per il 26,2 per cento il capitale di Pirelli, che ci sarebbe stata un'acquisizione da parte di China Chemical e una successiva offerta pubblica di acquisto sul restante 30 per cento delle azioni per arrivare a una quota tra il 51 e il 65 per cento.
  Noi non abbiamo nessuna preclusione nei confronti degli investimenti esteri diretti in Italia: ci sono stati, a partire dal 2011, molti investimenti da parte anche di operatori cinesi, però vogliamo sapere qual è il disegno di politica industriale, sia nei riguardi di Pirelli, perché è importante che le competenze, il centro di ricerca e l’headquarter rimangano in Italia, sia, in generale, quale sia la politica industriale del nostro Paese riguardo agli investimenti esteri diretti, per non perdere le competenze essenziali.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

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  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Io rispondo che certamente l'ingresso nel capitale sociale della Pirelli da parte della China National Chemical Corporation è un'operazione evidentemente che riguarda un'azienda privata e quindi strettamente il Governo non ha titolo ad intervenire, anche se il Governo ha seguito e in qualche modo è stato informato di quello che stava avvenendo.
  Naturalmente io credo che sia assolutamente condivisibile qualunque operazione che miri a consolidare e a rendere ancora più competitive le eccellenze industriali nazionali, come anche l'onorevole interrogante ricordava certamente è la Pirelli, considerando che il mondo è cambiato e lo scenario di competizione globale necessita anche di dimensioni e di capacità di stare sui mercati diverse da quelle che forse c'erano qualche anno fa.
  Certamente nell'ambito anche della commissione mista Italia-Cina che si è tenuta lo scorso 19 marzo il Governo italiano e quello cinese si sono comunque espressi in termini positivi anche sui reciproci investimenti, evidenziando in particolare anche la positiva ricaduta che questi possono avere in termini occupazionali e di crescita economica. Naturalmente io condivido molte delle osservazioni degli onorevoli interroganti e il Governo presta la massima attenzione al fatto che comunque da queste operazioni non si mettano come esito finale a repentaglio o a rischio il patrimonio tecnologico, prima di tutto, il know how e naturalmente anche l'occupazione in Italia; questo in generale e nella fattispecie nel caso del gruppo Pirelli.
  Se parliamo del caso specifico Pirelli in questo senso, gli accordi che sono stati previsti anche dai patti parasociali conclusi fra China National Chemical e il partner, quindi Pirelli, garantiscono la permanenza in Italia del centro di ricerche e sviluppo e dell’headquarter, quindi del centro di controllo del gruppo milanese, per il cui trasferimento servirebbero maggioranze particolarmente rafforzate, pari al 90 per cento in assemblea. Nello stesso senso si colloca anche la previsione che il trasferimento a terzi della proprietà intellettuale di Pirelli sia deliberato sempre con le maggioranze sopra indicate. Quindi condivido il fatto che ci debba essere un'attenzione rispetto al mantenimento del know-how, delle competenze e delle eccellenze, naturalmente anche dei livelli occupazionali in Italia, dall'altra parte operazioni di questo genere servono a fortificare dei campioni nazionali in un mercato che certamente nel frattempo negli ultimi anni si è modificato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, grazie signora Ministro, noi apprezziamo e siamo soddisfatti da questa risposta, apprezziamo naturalmente lo sforzo del Governo in questa lunga crisi per tutelare il futuro del nostro sistema industriale e, come diceva già la collega, ribadisco, voglio ribadire che noi non siamo affatto contrari e non siamo nemmeno eccessivamente preoccupati quando ci sono investimenti stranieri nel nostro Paese, o ci sono anche processi di privatizzazione di realtà pubbliche. Se però, signora Ministro, tali processi sono guidati da chiari disegni industriali e non da momenti speculativi, disegni che lascino nel nostro Paese competenze, tecnologie, occupazione e anzi le rafforzino. Dalle sue parole riteniamo di potere evincere in questa sede, che è una delle più importanti del nostro Paese, che pur trattandosi di una realtà privata il Governo ha elementi per dire che sembra un caso di questa fattispecie, cioè di rafforzamento di un'azienda italiana che, avendo problemi di investimenti e di capitali per competere su un mercato così fortemente globalizzato come quello del settore dei pneumatici, ha trovato una soluzione a questo tema che può dare una prospettiva futura ampia. Su questo, anche ripartendo dalle sue parole, chiediamo che il Governo vigili sullo svolgimento della situazione.
  Prima di concludere, signora Ministro, intendo richiamare l'attenzione del Governo nell'ambito di quella che è la nuova Pag. 69politica industriale che sta cercando – noi lo vediamo – di mettere in campo, mi riprometto di sottolineare, vorrei sottolineare due temi che questa situazione particolare ci richiama – vado a concludere, Presidente – l'importanza di difendere nel nostro sistema industriale anche quei grandi complessi che sono un patrimonio del Paese e che sono particolarmente importanti in questa competizione globale e la necessità – concludo – di rafforzare quei meccanismi di finanziamento e di crescita dimensionale del nostro tessuto industriale che consiste particolarmente di piccole e medie imprese. Questi sono due temi importanti che credo il Governo farà bene a rafforzare nel prossimo futuro.

(Iniziative per la convocazione urgente di un tavolo di concertazione tra le parti interessate, al fine di garantire il mantenimento della continuità produttiva dell'azienda bresciana Stefana Spa – n. 3-01424)

  PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01424, concernente iniziative per la convocazione urgente di un tavolo di concertazione tra le parti interessate, al fine di garantire il mantenimento della continuità produttiva dell'azienda bresciana Stefana Spa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, signora Ministro, esiste una realtà in provincia di Brescia con 4 stabilimenti e che conta oltre 700 addetti; questa realtà è quella dell'acciaieria Stefana Spa. A dicembre l'azienda ha fatto richiesta di concordato preventivo ed ora rischia di chiudere, lasciando 700 lavoratori con le loro famiglie in una seria difficoltà. Vede, noi avevamo già fatto un'interrogazione in merito alla questione e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali ci era stato risposto che il suo Ministero non aveva dato alcuna risposta in merito all'adozione di una strategia condivisa per il mantenimento della continuità produttiva negli stabilimenti del bresciano. Ecco noi riteniamo che questa non sia una risposta che ci possa andar bene e appunto per questo vogliamo chiederle attraverso questo question time di assumersi le proprie responsabilità e di dirci effettivamente che cosa il suo Ministero intende fare per risolvere questa delicatissima questione.

  PRESIDENTE. La Ministra per lo sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Signor Presidente, io rispondo che sì, la Stefana Spa è una società che opera nel settore della produzione e del commercio di prodotti siderurgici e metallurgici e che ha dovuto affrontare nel corso degli ultimi anni gli effetti di una crisi strutturale del settore e anche una crescente contrazione della produzione. In data 31 dicembre 2014 la società ha presentato un'istanza di ammissione al concordato preventivo al tribunale di Brescia che ha fissato al 30 aprile prossimo il termine per la presentazione della proposta e del piano e della documentazione anche prevista dall'articolo 161 della legge fallimentare. Attualmente purtroppo la società risulta essere inattiva e i lavoratori in forza comunque usufruiscono di ammortizzatori sociali con la sola esclusione dei dipendenti che si occupano della contabilità del personale e della gestione delle pratiche necessarie per la procedura concorsuale in atto.
  Naturalmente gli uffici competenti del Ministero, ma anche io personalmente, seguiamo con attenzione questa complessa vicenda che interessa questa società bresciana e naturalmente noi siamo disponibili, fin da subito, ad attivare il confronto fra le parti, qualora ci venisse richiesto. Siamo disponibili a farlo come facciamo in tanti altri casi, naturalmente al fine di tentare di salvaguardare, evidentemente, prima di tutto, la continuità aziendale e i livelli occupazionali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Stefano Borghesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

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  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, signora Ministro, ci riteniamo parzialmente soddisfatti nel senso che apprezziamo l'apertura per questa disponibilità ad attivare un confronto tra le parti che, a nostro modo di vedere, è già tardivo, oggi, perché, lo ripeto, stiamo parlando di 700 persone che rischiano di perdere il posto di lavoro. A questo punto credo che sarebbe opportuno che, tramite lei, il Ministero sollecitasse l'apertura di questo tavolo che, mi voglio ripetere, a mio modo di vedere, è già tardivo in questa fase. Mi rendo conto che la situazione sia delicata, ma mi rendo altresì conto che sia però stata sottovalutata, in quanto per tre quarti della risposta che mi ha dato, Ministro, lei ha semplicemente letto l'interrogazione che noi le abbiamo presentato.
  Quindi, non vogliamo fare polemica, né campagna elettorale qui, oggi, su una crisi aziendale che rischia di lasciare a casa 700 lavoratori e di procurare problemi economici a 700 famiglie. Vogliamo crederle, vogliamo darle fiducia e vogliamo pensare che, davvero, adesso, parta questo tavolo di concertazione e che il Ministero, davvero, metta in atto tutte quelle che sono le misure in suo potere per cercare di garantire la continuità della produttività aziendale e, di conseguenza, anche i livelli occupazionali.

  PRESIDENTE. A questo punto, abbiamo esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,10 con il seguito della discussione della proposta di legge recante l'introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Bellanova, Boccia, Michele Bordo, Dambruoso, Damiano, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Lupi, Merlo, Ravetto, Realacci, Sanga, Scalfarotto, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 2168-A.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata in un testo unificato dal Senato, n. 2168: Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano e delle abbinate proposte di legge nn. 189-276-588-979-1499-2769.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si erano conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1. Invito i relatori e il rappresentante del Governo...per favore se mi date un po’ di attenzione...ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti: Molteni 1.132, Daniele Farina 1.1, Molteni 1.103, Molteni 1.104, Marzano 1.101, Marzano 1.102, Molteni 1.105, sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.45 e Sarti 1.47, sull'emendamento Marzano 1.41, Ferraresi 1.48, Molteni 1.107, sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.5 e Ferraresi 1.49, Molteni 1.109, Turco 1.128.
  La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Buttiglione 1.140, con la Pag. 71valutazione dell'eventuale presentazione di un ordine del giorno. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Ferraresi 1.50, Molteni 1.110, Molteni 1.114, Cirielli 1.125 (Nuova formulazione), Cirielli 1.126 (Nuova formulazione), Turco 1.129, Molteni 1.115, Marzano 1.40, Ferraresi 1.51 e Sarti 1.52. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Turco 1.130 purché sia riformulato sostituendo alle parole «dodici anni» le parole: «quindici anni». La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Molteni 1.116, Turco 1.131, Molteni 1.117, nonché sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.46, Ferraresi 1.53, Marzano 1.42, sul subemendamento Molteni 0.1.200.1 mentre la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.200. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Cirielli 1.127, Buttiglione 1.141, Mazziotti Di Celso 1.134, Sarti 1.135 e Molteni 1.13.

  PRESIDENTE. Il successivo non è segnalato. A questo punto dobbiamo andare all'emendamento Marzano 1.100.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, in realtà c’è l'emendamento Sarti 1.124.

  PRESIDENTE. Sì, mi dica prima il parere sull'emendamento Marzano 1.100.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Marzano 1.100 il parere è contrario. Poi, sull'emendamento Sarti 1.124 il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: «sostituire le parole: da sei mesi a tre anni con le seguenti: da uno a sei anni».

  PRESIDENTE. Perfetto. Avverto che l'emendamento Molteni 1.123 non è segnalato.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, c'erano i subemendamenti.

  PRESIDENTE. Ci fermiamo agli emendamenti riferiti all'articolo 1.
  Il parere del Governo, che immagino sia conforme ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Sì, Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore, anche se volevo solo comprendere bene la riformulazione dell'emendamento Turco 1.130, che per il Governo è nel senso di mantenere il minimo edittale a cinque anni e il massimo a quindici anni. Non ho forse ben percepito la posizione del relatore su questo.

  PRESIDENTE. Prego, relatore.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Ho precisato che viene riformulata solo la pena massima, non la pena minima, che quindi rimane di cinque anni; quindi, va da cinque a quindici anni.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Da cinque a quindici.

  PRESIDENTE. Quindi, il parere è conforme a quello della Commissione.
  Passiamo adesso al relatore di minoranza. Prego.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Presidente, sull'emendamento Molteni 1.132 il parere è contrario. Sull'emendamento Daniele Farina 1.1 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Molteni 1.103 e 1.104 il parere è contrario. Sugli emendamenti Marzano 1.101 e 1.102 il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.45 e Sarti 1.47 il parere è favorevole. Sull'emendamento Marzano 1.41 il parere è contrario. Sull'emendamento Ferraresi 1.48 il parere è favorevole. Sull'emendamento Molteni 1.107 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.5 e Ferraresi 1.49 il parere è favorevole. Sull'emendamento Molteni 1.109 il parere è contrario. Sull'emendamento Turco 1.128 il parere è favorevole. Sull'emendamento Buttiglione 1.140 il parere è contrario. Pag. 72Sull'emendamento Ferraresi 1.50 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Molteni 1.110 e 1.114 il parere è contrario. Sugli emendamenti Cirielli 1.125 (Nuova formulazione) e 1.126 (Nuova formulazione) il parere è contrario. Sull'emendamento Turco 1.129 il parere è favorevole. Sull'emendamento Molteni 1.115 il parere è contrario. Sugli emendamenti Marzano 1.40, Ferraresi 1.51 e Sarti 1.52 il parere è favorevole. Sull'emendamento Turco 1.130, così come riformulato, il parere è favorevole. Sull'emendamento Molteni 1.116 il parere è contrario. Sull'emendamento Turco 1.131 ci mettiamo all'Assemblea. Sull'emendamento Molteni 1.117 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.46 e Ferraresi 1.53 il parere è favorevole. Sull'emendamento Marzano 1.42 il parere è favorevole. Sull'emendamento Cirielli 1.127 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, mi dicono che gli emendamenti a firma Marzano sono ritirati. Quindi, l'emendamento Marzano 1.42 a questo punto risulta ritirato.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Ce ne dispiaciamo.

  PRESIDENTE. Dopo l'emendamento Marzano 1.42 ?

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Cirielli 1.127 il parere è contrario. Sull'emendamento Buttiglione 1.141 ci rimettiamo all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Dobbiamo però dare anche il parere sul subemendamento Molteni 0.1.200.1.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Sul subemendamento Molteni 0.1.200.1 il parere è contrario. Sull'emendamento 1.200 della Commissione il parere è contrario. Sull'emendamento Buttiglione 1.141 ci rimettiamo all'Assemblea, così come sugli emendamenti Mazziotti Di Celso 1.134 e Sarro 1.135. Sull'emendamento Molteni 1.120...

  PRESIDENTE. Non è segnalato, andiamo al successivo.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Molteni 1.13 il parere è contrario. Sull'emendamento Sarti 1.124, così come riformulato, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'emendamento Marzano 1.100 ?

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. È ritirato.

  PRESIDENTE. Sì, è ritirato, quindi abbiamo finito. Sta bene.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente, vorrei precisare che il parere espresso sugli emendamenti Cirielli 1.127, Buttiglione 1.141, Mazziotti Di Celso 1.134, Sarro 1.135, Molteni 1.120 deve intendersi favorevole qualora vengano riformulati nel senso dell'emendamento 1.200 proposto dalla Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.132.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Grazie Presidente, intervengo su questo emendamento soppressivo del primo articolo.

  PRESIDENTE. Colleghi, prendiamo posto per favore e permettiamo alla collega di intervenire ! Prima di ridare la parola alla collega Morani saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola secondaria di Pag. 73primo grado Andrea Guardi di Piombino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  ALESSIA MORANI. Il parere contrario espresso dal relatore e dal Governo su questo emendamento è assolutamente giustificato dalla necessità di introdurre anche in Italia il reato di tortura. Se pensiamo che questo reato è previsto negli ordinamenti della stragrande maggioranza dei paesi europei e soprattutto che l'Italia nel 1955 ratificò la Convenzione per i diritti dell'uomo del 1950 e che è un ventennio oramai che abbiamo ratificato altre convenzioni internazionali, tra cui anche quella sulla tortura, credo che il nostro paese meriti l'introduzione del reato dopo tutti questi anni. Dico ciò nel rispetto soprattutto di quelle persone che in questi anni non hanno trovato giustizia per alcuni fatti particolarmente gravi che sono capitati nel nostro paese.
  Il testo che abbiamo approvato in Commissione e che approda oggi in Assemblea a mio avviso migliora il testo uscito dal Senato in quanto quel testo aveva caratteristiche di genericità che potevano creare dei problemi. Oggi abbiamo un testo con delle caratteristiche molto specifiche. Intanto si tratta di una fattispecie rientrante tra i reati comuni, una tipologia di reato che può essere commessa da tutti i cittadini.
  In questi giorni l'attenzione mediatica è concentrata su un altro comma che prevede l'aggravante quando il reato di tortura è commesso da pubblici ufficiali, tengo invece a sottolineare che si tratta di un reato che può essere commesso da tutti i cittadini. In Italia abbiamo avuto all'onore delle cronache tanti fatti noti come le cliniche degli orrori, uno di questi è riferito ad esempio a Villa Flora, penso ad esempio a quegli anziani vittime purtroppo di infermieri o medici diventati torturatori.
  Dopo le numerose audizioni tenute in Commissione giustizia, abbiamo accolto molte delle osservazioni fatte dal capo della polizia e da tutti i sindacati della polizia di Stato e penitenziaria, in particolare relativamente all'aggravante prevista qualora il reato sia commesso da pubblici ufficiali.
  Quello che ci è stato chiesto è di inserire nel testo il cosiddetto dolo intenzionale – e così abbiamo fatto – ed abbiamo previsto anche che il reato di tortura sia un reato costruito con il cosiddetto dolo specifico, poiché viene richiesta la finalità, per coloro che hanno posto in essere violenze o minacce o hanno violato i doveri di protezione, di cura o di custodia, di cagionare acute sofferenze fisiche o psichiche a causa dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale o dell'appartenenza religiosa della vittima, o per estorcere dichiarazioni o informazioni, o per infliggere una punizione o vincere una resistenza. Dicevo che abbiamo previsto un reato comune e non un reato proprio dei pubblici ufficiali e abbiamo aggiunto un comma che prevede un'aggravante specifica per coloro che ricoprono l'incarico di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio. Però ci tengo particolarmente a dire, anche per rassicurare coloro che stanno seguendo i nostri lavori, che non si tratta di un reato che può porre dei problemi anche alle forze di polizia – e chiudo – poiché abbiamo introdotto una clausola secondo la quale la sofferenza deve essere una sofferenza ulteriore rispetto a quella che deriva dall'esecuzione di legittime misure privative della libertà personale, come ad esempio l'arresto.
  Quindi, Presidente, concludendo e respingendo l'emendamento che è stato proposto dall'onorevole Molteni, è per queste ragioni che il gruppo del Partito Democratico voterà contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, innanzitutto per dichiarare il voto favorevole di Fratelli d'Italia sull'emendamento soppressivo dell'articolo 1.
  Voglio chiarire che il gruppo di Fratelli d'Italia e chi vi parla non è in via pregiudiziale Pag. 74contrario all'introduzione del reato di tortura, sebbene vengano dette un cumulo di sciocchezze – alcune le abbiamo sentite anche adesso – sul fatto che in Italia non sarebbero punite le condotte di tortura da parte di chicchessia e in maniera particolare da parte dei pubblici ufficiali.
  Lo dico subito perché il codice prevede già oggi che tutte le condotte che possono essere assorbite dal nuovo reato di tortura sono già punite dal codice penale perché abbiamo le lesioni, le percosse, le minacce e, in più, l'articolo 61 del codice e comunque il nostro codice in generale prevede un aumento delle pene quando il reato è commesso dal pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni. Questo per rendere anche onore al Parlamento degli ultimi venti o venticinque anni del fatto che non è vero che non ha ratificato questa Convenzione: ha ritenuto che nel nostro ordinamento già ci fossero le figure e le condotte tipiche per contrastare questi abusi.
  Detto ciò, si può anche immaginare nella modernità di enucleare delle condotte e un evento e prevedere una pena anche più adeguata e anche più forte per questi comportamenti. Quello che non è ammissibile fare innanzitutto è usare questa vicenda sull'onda di una condanna della Corte di giustizia. Attenzione – lo dico per chi ci ascolta –: la Corte di giustizia non ci condanna solo per quello che dice Renzi; la Corte di giustizia ci sta per condannare – perché la Commissione europea ci ha già denunciato dal 2007 – perché non abbiamo ratificato e preso nel nostro ordinamento una serie di decisioni che prevedono la tutela delle vittime dei reati.
  Allora, non si capisce: quando si tratta di rispettare l'Unione europea per il sovraffollamento carcerario siamo subito pronti, quando si tratta di rispettare l'ordinamento carcerario perché l'Unione europea ci dice che i detenuti vivono male ci togliamo il cappello.
  Quando si tratta di ascoltare la Corte di giustizia e l'Unione europea, perché ci dicono che ci manca un reato di tortura, siamo pronti. Quando dobbiamo tutelare le vittime di reato, non solo non se ne parla ma il Parlamento, così come ha fatto su una proposta da parte di Fratelli d'Italia vota contro.
  Allora, noi diciamo: ascoltiamo sempre l'Unione europea e probabilmente scopriremo che magari quei teppisti di Genova, se invece di aver fatto quello che hanno fatto a Genova lo avessero fatto a Berlino, piuttosto che a Londra, oggi sarebbero ancora in galera. Quelle persone che hanno tentato di uccidere, assaltando quella camionetta dei carabinieri da cui è derivato il tragico evento della morte di Giuliani, sarebbero in galera per tentato omicidio. E, invece, in Italia questo non accade. Allora, cerchiamo di essere seri e fare le cose serie.
  E devo dare atto alla Commissione giustizia – e ringrazio la presidente Ferranti – perché il testo è stato migliorato non solo dal Senato ma è stato migliorato anche da quello che è stato fatto e proposto dal PD nelle scorse legislature, perché in qualche maniera si cerca di limitare il danno. Rimane, però, la genericità dell'evento: «acute sofferenze fisiche e psichiche» è un evento troppo generico che, per quello che mi riguarda, è anche contrario al principio di stretta legalità della Costituzione e, comunque, lascia un potere discrezionale nell'interpretare le condotte dei militari o dei pubblici ufficiali in maniera esagerata.
  Così come anche la postilla «al fine di vincere resistenza», quindi come dolo specifico, è un altra aspetto che cozza molto con l'attività ordinaria delle forze dell'ordine, che debbono ordinariamente vincere la resistenza dei delinquenti.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EDMONDO CIRIELLI. Sì, concludo. Anche la vicenda dell'appartenenza etnica, così come è inserita, come parte integrante del reato, è pericolosa. Invece, andava inserita magari come circostanza aggravante.
  Comunque, continueremo le nostre obiezioni nel merito al provvedimento, ma Pag. 75non in generale sul concetto di volere punire la tortura.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
  Colleghi, per favore ! Se prendiamo posto. Prego.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Quando abbiamo svolta la discussione sulle linee generali di questo provvedimento vi era il pubblico disinteresse ma anche quello, devo dire, da parte dei lavori parlamentari. La sentenza della Corte europea ha riacceso un faro su questa norma che rischia, però, di avere effetti distorsivi nella visione di alcuni colleghi, perché la sentenza della Corte riguarda i fatti della scuola «Diaz» di Genova, avvenuti nel 2001, ma il provvedimento riguarda, diciamo, un complesso di comportamenti e non si applicherà, purtroppo, ovviamente ai processi di Genova, perché in larga parte conclusi con gli esiti che poi ricorderemo.
  Questo provvedimento – vorrei ricordarlo a chi ci ascolta, perché l'Aula lo sa sicuramente bene – non è la prima volta che giunge in quest'Aula del Parlamento...

  PRESIDENTE. Soprattutto, onorevole Daniele Farina, a chi riesce ad ascoltare. Per favore, liberiamo il banco dei nove ! Cortesemente, colleghi ! Per favore !

  DANIELE FARINA. Dicevo, Presidente, che non è la prima volta che questo provvedimento giunge in quest'Aula della Camera dei deputati e non è la prima volta che la Camera dei deputati lo approva. Successe anche nel dicembre 2006. Nel successivo passaggio al Senato si perse per lunghissimi mesi e poi alla fine della legislatura consegnò quelle carte di nuovo alla storia.
  Sono passati nove anni da allora ed è per questo che diciamo che l'iter futuro del provvedimento, il passaggio in seconda lettura al Senato, lo guardiamo con grande preoccupazione. Non vorremmo che anche questo facesse la stessa fine, consolidando un'abitudine per cui questo reato sfugge dall'ordinamento italiano da moltissimi anni. Da quanti anni ? La Convenzione di New York è del 1984, la ratifica del 1988 e i conti sono presto fatti. Anche perché vorrei sottolineare ai colleghi di maggioranza, soprattutto, che è vero che il reato di tortura lo può commettere chiunque, pubblico ufficiale piuttosto che privato cittadino, però tutti i testi di legge che sono stati presentati, tutti, fanno riferimento essenzialmente a quella Convenzione e a quella ratifica dell'Italia.
  E in quella Convenzione il reato di tortura viene definito in maniera inequivoca: è tortura qualsiasi atto mediante il quale un pubblico ufficiale infligge intenzionalmente ad una persona forti sofferenze fisiche o psichiche e questo al fine di ottenere le informazioni eccetera. Dunque, per la Convenzione ratificata dall'Italia, su cui si poggia a due piedi la norma che noi dovremmo approvare, di questo parliamo: reato proprio del pubblico ufficiale. Noi invece abbiamo deciso – e non è un caso che sia partita dal Senato – un'altra strada, una strada che lo traduce in un reato comune, diciamo, con delle aggravanti per il pubblico ufficiale. Le aggravanti erano così tenui che, in sede di lavoro di Commissione, siamo stati costretti, come abbiamo sentito, a emendarle e innalzare nel caso del reato commesso dal pubblico ufficiale. Però, insomma, della tortura in generale, di una ratifica fatta, di una convenzione, di un obbligo internazionale del Paese stiamo parlando, poi magari avremo modo di chiacchierare su per quale motivo misterioso è sfuggita per così tanti anni questa norma nel nostro ordinamento.
  Concludo Presidente, ricordando di nuovo che non di Genova stiamo parlando, almeno non solo di Genova 2001, perché ho sentito poc'anzi il collega di Fratelli d'Italia Cirielli, ma stamani in corso di discussione sul complesso degli emendamenti ho sentito anche il collega Cicchitto che di Genova, dalle parole che esprimeva, ha un'idea un po’ strana, cioè ha visto un clima particolare – io credo – nell'azione di guerriglia urbana fatta contestualmente Pag. 76da gente venuta dall'Italia, le tute bianche, e da due componenti straniere, quella dei black block tedeschi e quella degli anarchici greci. Allora, io vorrei così sommessamente dire che, se il reato di tortura è sfuggito prima ed è sfuggito dopo Genova, dopo Genova è sfuggito certamente perché molti colleghi ancora presenti in quest'Aula, in quelle legislature, hanno visto qualcosa che assolutamente non c'era. E il tentativo di allontanare le responsabilità politiche dalle proprie persone e dai propri partiti è forse anch'esso una delle cause per cui di questo reato si sono perse le tracce allora, e ancora oggi lo inseguiamo con fatica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni.
  Prima di dargli la parola, saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Leonardo da Vinci di Cavallino, in provincia di Lecce, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Prego, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, il gruppo della Lega ha presentato e rivendica ovviamente la presentazione dell'emendamento soppressivo di questo reato. Lo diciamo subito e in maniera estremamente chiara, e così rispondo sin dall'inizio alle affermazioni della collega Morani, che questo reato è un'evidente e chiaro regalo ai criminali, Presidente. E credo che vada detto in modo estremamente chiaro. Questo reato, così come viene introdotto, non tranquillizza i cittadini, Presidente. Questo reato rischia, purtroppo, di tranquillizzare solo i criminali e i delinquenti. Perché, Presidente ? Perché con questo reato non si fa nulla di più che limitare – questa era la volontà politica per cui più volte, per anni, si è discusso dell'introduzione del reato di tortura – fortemente le prerogative e le funzioni delle forze dell'ordine, esattamente in un momento in cui noi dovremmo dare fiducia alle nostre forze di polizia, esattamente nel momento in cui il tema della sicurezza – e lo vediamo Presidente purtroppo anche con i fatti di oggi – è un tema centrale del dibattito politico del nostro Paese, ma è un tema che è totalmente scomparso dall'agenda politica del Governo per responsabilità politiche del Governo. Noi ci saremmo aspettati che sull'introduzione di questo reato, che è ovviamente un reato voluto dalle forze politiche antipolizia, colui il quale coordina e sovrintende da un punto di vista politico le forze dell'ordine del nostro Paese, ovvero il Ministro Alfano, fosse qua con noi e fosse qua con noi a impedire l'approvazione di questo reato, perché l'introduzione del reato di tortura, unitamente ai numeri identificativi sui caschi delle forze dell'ordine, rappresenta una sciagura per le nostre forze dell'ordine.
  E se rappresenta una sciagura per le nostre forze dell'ordine, gli effetti vengono scaricati sui cittadini e sulla sicurezza dei cittadini. Non c’è nessun motivo misterioso per cui dal 1984, anno in cui è stata sottoscritta la Convenzione di New York, ratificata poi nel 1988, i Governi e le forze politiche, da allora fino ad oggi, non hanno mai voluto introdurre il reato di tortura. Non perché non si ritenga il reato di tortura necessario, ma semplicemente perché le condotte e i comportamenti che vengono sanzionati e vengono puniti con il reato di tortura già oggi vengono sanzionati nel nostro Paese con articoli e con norme precise del codice penale: già oggi ! Lo diceva anche, qualche anno fa, l'allora Ministro della giustizia, Severino, quando intervenne al Senato nel dibattito in Commissione giustizia sul reato di tortura e disse che prima di introdurre un reato di tortura, giusto o sbagliato che sia, bisogna capire se le condotte e i comportamenti puniti con il reato di tortura non siano già puniti da altri reati. Ci sono già altri reati nel nostro codice penale che, giustamente, puniscono queste condotte: le percosse, le lesioni personali, la violenza privata, la riduzione in schiavitù, l'abuso di potere e l'abuso di autorità. Cosa buona e giusta vorrebbe che prima di introdurre un reato, nei modi in cui è stato introdotto, con il disinteresse generale di quest'Aula, Pag. 77vi fosse una giusta analisi di quello che già oggi il nostro codice penale contempla per punire determinate condotte. Lo ripeto: l'introduzione di questo reato rischia di esser un fatto estremamente grave, perché sotto le false spoglie di una presunta norma di civiltà (chi è contrario all'introduzione del reato di tortura secondo una logica normale ? Nessuno) si nasconde un grave attacco alle forze di polizia, si nasconde un reato che ha natura politica, che ha natura ideologica, un manifesto ideologico che va a sanzionare enormemente le forze dell'ordine. E sia chiaro, sia ben chiaro, il poliziotto, il carabiniere, il pubblico ufficiale, l'incaricato del pubblico servizio, che sbaglia con dolo, intenzionalmente, che commette un reato, deve pagare e deve pagare soprattutto se abusa della sua funzione, se abusa del suo ruolo, se abusa della divisa che indossa. Deve pagare duramente come qualunque altro cittadino la propria condotta, ma non deve pagare nel modo in cui voi volete farlo, attraverso l'introduzione di questo reato. In questo momento abbiamo bisogno di dare fiducia alle nostre forze dell'ordine. Oggi introduciamo il reato di tortura che rappresenta, evidentemente, una sciagura per la sicurezza dei nostri cittadini, ma esattamente dieci giorni fa siete andati a depenalizzare tutta una serie di reati, 157 reati, tra cui la resistenza a pubblico ufficiale, il danneggiamento, il sabotaggio, e altri tipi di reati che sono reati che, evidentemente, vanno a ledere la sicurezza dei nostri cittadini.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  NICOLA MOLTENI. Ci sono tante altre cose che diremo e questo emendamento vuole fare tabula rasa del reato così come è stato ristrutturato. Invitiamo a sederci attorno a un tavolo e a ripensare a questo tipo di reato che rischia di essere un grave attentato alla sicurezza del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, quando in una normazione si scrive «acuta sofferenza», e non si quantifica acuta, non si è legiferato, si è scritta una poesia. Quando ci sono le lesioni gravi, il codice dice cosa sono le lesioni gravi: quelle che passano un certo numero di giorni. Quando si dice «minacce gravi» si quantifica che cos’è la gravità della minaccia e il valore soggettivo di questo quantificazione. Ma «acute sofferenze» è veramente da romanzo rosa, è Liala. Cosa vuol dire «acute sofferenze» ? C’è una quantificazione ? È soggettiva ? È oggettiva ?
  Un ragazzo di 12 anni e un uomo di 30 anni che metro hanno dell'acutezza della sofferenza ? E il legislatore ci ha spiegato se è soggettiva od oggettiva ?
  Fa parte del manifesto – perché questa è una legge manifesto, è una legge politica – nel quale si ritiene di poter torturare le persone anche minacciandole e questo è quasi un ente miracolistico. È come l'intervento dello Spirito Santo, che non si sa da dove perviene e poi genera. E così è la minaccia che fa tortura: mai visto né sentito. Ma anche questo significa che questo non è un reato che tende a colpire un comportamento in generale, ma è una norma che ha un valore limitativo di certi poteri e di certe facoltà.
  Ma dico ancora meglio. Oggi, se c’è un problema specifico che è venuto fuori è che con l'abbrutimento del mondo ci sono i sadici, le torture gratuite, le persone prese e tenute prigioniere, seviziate per il solo scopo e per il gusto di farlo. Questo è un comportamento che non viene punito da questa legge, che prevede un dolo teleologico e c’è scritto: estorcere informazioni, fare minacce, orientamento sessuale eccetera. No, la violenza gratuita che sostanzia – sì – la tortura: chi si diverte con i bambini e gli taglia con le lamette le coscine, i ditini, il pene, quello niente, quello non è tortura, perché non rientra nello schema politico della tortura. Qui si capisce che si è voluto punire dei comportamenti guardando tutto attraverso il velo di Maya: è tutto sfocato, è tutto dilatato, è tutto ombre lunghe, perché qui Pag. 78non c’è reato, ma c’è la politica e c’è il desiderio di colpire una facoltà di alcuni organi dello Stato.
  Ma attenzione. Siccome una tortura vera c’è, e sono quel 40 per cento di detenuti in attesa di giudizio, e una forma di tortura grave c’è, è che quando una persona normale, disabituata al regime carcerario, viene presa alle 6 di mattina e sbattuta in un carcere per ordine di un giudice, tenuta lì a candire 10, 15, 20 giorni, due mesi, finché non parla, perché quella è tortura, qui c’è volontà lesiva. Perché i giudici non si toccano ?
  Allora, non solo è un manifesto politico, ma è un manifesto politico contro qualcuno e a favore di altri. E così la nostra civiltà giuridica ne guadagna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questo provvedimento introduce un reato che non ci vede favorevoli. Almeno questa era l'impostazione che sin dall'inizio abbiamo voluto dare, con una chiarezza esemplare. Ma il momento storico e una certa pubblicistica che ha cavalcato l'onda, secondo noi, strumentalmente dei fatti della Diaz ha fatto sì che il provvedimento arrivasse in Aula – non qui ovviamente, ma al Senato – e da qui la necessità di affrontare il tema.
  Non ci sono dubbi – e questa è una denuncia che facciamo, ma è noto, non ci stiamo inventando nulla, appartiene alle corde di tanti – che c’è un'ideologia forte, da un punto di vista culturale e anche di presenza nel Paese, che combatte le forze dell'ordine con chiarezza, non ne fa mistero. Taluni sono anche seduti in questo Parlamento e da qui la denuncia sociale che ci permettiamo di fare.
  Ma le forze dell'ordine sono cardine di un Paese civile. Non può esistere un Paese che abbia ambizioni di diventare o di essere tra i primi del mondo se non ha delle forze dell'ordine che sono non soltanto rispettate e tutelate, ma che hanno anche un decoro, da un punto di vista istituzionale, che deve essere garantito.
  Consentiteci di dire – parlo a nome del gruppo – che, talvolta, sentendo il dibattito di quest'Aula e leggendo il tenore di certi emendamenti, tutto questo non traspare e tutto questo ci dà preoccupazione, visto che questo è il Paese dove abbiamo deciso di vivere e dove vorremmo che anche i nostri figli vivessero. Ma tant’è, il provvedimento è arrivato, nonostante non ci fossero le condizioni; allora abbiamo giocato la nostra partita esattamente come la deve giocare un partito serio, che si sente forza di Governo e che, nello stesso tempo, senza scadere nelle facili demagogie, deve portare avanti un risultato e tutelare il bene supremo che, nel caso specifico, sono appunto le forze dell'ordine.
  Trovare l'equilibrio tra la lotta alla criminalità e la giusta tutela della forze dell'ordine è stato secondo noi il tema su cui ci siamo confrontati. E non c’è dubbio che, come abbiamo già detto, taluni vorrebbero le forze dell'ordine deboli per far sì che il tutto si trasformi in permissivismo e si faccia di tutto e di più. Va letta così la contemporanea presenza di un altro provvedimento al Senato sull'identificazione delle forze dell'ordine. E provo ad immaginare che cosa potrebbe succedere in certe aree geografiche del Paese o durante momenti di tensione come sono stati affrontati tante volte nel nostro Paese, con scontri con presunte forze politiche o parapolitiche.
  I riferimenti ai black block o comunque in generale alle forze più estreme di questo Paese non sono casuali. Come dicevo, provo ad immaginare che cosa potrebbe significare avere un numero identificativo che ti possa poi consentire di avere delle ritorsioni e altro. Tutto questo all'interno di un progetto che è chiaro e che noi vogliamo denunciare. Coloro che sono forze che si dichiarano democratiche non possono non essere attente e difendere le forze dell'ordine sempre e dovunque, ma non per partito preso, perché ci rendiamo Pag. 79conto che in alcuni momenti storici ci sono stati degli abusi. Anche i fatti della Diaz: questo nessuno lo può negare. Ma da lì a far diventare le forze di Polizia, i carabinieri e in generale le forze dell'ordine dei criminali o comunque additarli e volerli indebolire, da lì ne corre e questa è la missione che ci siamo posti e che assolutamente non possiamo consentire. Ecco perché rifiutiamo anche certe facili demagogie. Il riferimento è anche alla Lega che voleva qui il Ministro Alfano. Penso non sia opportuno continuare a sparare al bersaglio, un bersaglio troppo facile, sapendo che il posto più delicato nella storia della Repubblica dalla notte dei tempi è esattamente questo Ministero dell'interno che, ovviamente, non è un Ministero di potere, ma è un Ministero di servizio.
  Tuttavia, all'interno di questo ragionamento, devo dire, avviandomi alla conclusione di questa prima parte di intervento, che noi abbiamo lavorato, fianco a fianco con tutta la compagine di maggioranza, per far sì che il provvedimento fosse migliorato e siamo convinti che rispetto a come era arrivato al Senato, dove, consentiteci di dire, era quasi un obbrobrio, il testo è migliorato. Si è voluto che intenzionalmente deve essere reato presunto tale e, soprattutto, in Commissione si è legato il lavoro, da una parte la tortura, commessa da chicchessia, e, dall'altra, come aggravante delle forze dell'ordine, a dimostrazione che quando questo accade deve avvenire con le modalità di cui al secondo comma e, cioè, un abuso di potere e violazione di doveri inerenti alla funzione di servizio. Questa evidentemente è una cornice di correttezza che ci sentiamo di dire rappresenta un baluardo, pur all'interno di questa norma che, come ripeto, non era il momento storico di presentare...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pagano.

  ALESSANDRO PAGANO. ... che riteniamo di civiltà. Detto questo, Presidente, ci avvieremo successivamente a spiegare meglio l'intero provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà. Onorevole Gitti, per favore, sta parlando il collega.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, soltanto pochissime considerazioni. Ho trovato abbastanza sorprendente il dibattito legato al rapporto con le forze dell'ordine da parte di tutti in queste ore, nel senso che è evidente che le forze dell'ordine devono essere sostenute e sono sostenute da tutti noi; che non bisogna introdurre strumenti che ne limitino l'attività; che non bisogna introdurre principi che suggeriscano che le nostre forze dell'ordine sono di per sé violente o commettano atti violenti e illegali e che, quindi, si pensi a questo tipo di norme come norme punitive.
  È tutto verissimo, ma non c'entra assolutamente niente. Qui stiamo introducendo una norma – che nasce peraltro da convenzioni internazionali anche datate e che contiene tutti gli elementi che sono oggi contestati, dalle sofferenze acute di cui parlava l'onorevole Bianconi, al tema della consapevolezza che è stato contestato da altri colleghi – per un semplice motivo: la nozione di tortura, i comportamenti legati alla tortura non sono cose che, nella comprensione generale, sono vaghe. Abbiamo tutti chiarissimo quando si parla della tortura commessa da chi ha qualcuno in custodia, in cura o in assistenza di che si parla. E in tutti i Paesi dove ci sono i reati di tortura, ci sono anche gli altri, lo dico all'onorevole Molteni: non è che in Inghilterra non ci sia il reato di lesioni o il reato di maltrattamenti, ma la tortura è punita con la reclusione a vita.
  La realtà è che il rispetto delle forze dell'ordine, da una parte, e la previsione, dall'altra, di punizioni severe per chi commette atti che si qualifichino come tortura non sono per niente incompatibili: è il contrario. Credo che non ci siano poliziotti noti per essere più rispettati di quelli inglesi, che sono quelli che giravano disarmati fino a poco tempo fa: lì si applica, come ho appena detto, la reclusione a vita per i reati di tortura. Pag. 80
  È una confusione che si fa solo per crearsi consenso nelle forze dell'ordine quello di dire che se si introduce il reato di tortura, da una parte, si va contro le forze dell'ordine. È ovvio che questo dipenderà da come le norme saranno applicate, ma si può confidare, e si deve confidare, sul fatto che saranno applicate in modo corretto e saggio dai magistrati che si troveranno a dover decidere su imputazioni di questo tipo.
  Il fatto che il nostro Paese non preveda questo tipo di reato è stato condannato recentemente; mi associo a quello che ha detto l'onorevole Pagano, cioè che ci si sia precipitati in Aula sull'eco di quella sentenza non mi trova particolarmente d'accordo, ma il fatto che ci sia stata quella condanna è dannoso in sé, è dannoso perché dà del sistema italiano un'immagine negativa, quando il nostro sistema non è un sistema di torturatori. I poliziotti italiani non sono dei torturatori, le forze dell'ordine sono state in rarissimi casi responsabili di fatti di questo tipo e, in quei casi, sono state quasi sempre correttamente punite.
  Quindi, credo che sia sbagliato da tutte le parti utilizzare questo tipo di dibattito, il dibattito su questo provvedimento, per farne un dibattito a favore o contro le forze dell'ordine: non solo perché non è un reato proprio, ma perché la reputazione delle forze dell'ordine dipende dal loro comportamento, dalla loro correttezza; e che un poliziotto sia condannato per tortura o per lesioni – mi perdoni l'onorevole Molteni – non credo che cambi dal punto di vista della sanzione per il poliziotto, se non in relazione alla gravità del comportamento.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Se il comportamento sarà ripetuto, grave, finalizzato ad estorcere informazioni o notizie, piuttosto che semplicemente ad abusare della persona detenuta, o se lo stesso faranno degli infermieri – si è parlato di comportamenti inumani –, il fatto che esista una sanzione specifica e più grave è giusto e non elimina nulla del rispetto che tutti noi abbiamo per le forze dell'ordine. Il dibattito di oggi, come quasi tutti i dibattiti sul diritto penale, dovrebbe, per una volta, liberarsi degli effetti di quello che è successo ieri da qualche altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto: prendo atto che vi rinunzia.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.132, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prendiamo posto. Taricco, Di Stefano, Sandra Savino, Gandolfi. Forza, colleghi, si è fatta una certa ora.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  392   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
  50    
    Hanno votato
no  342).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 1.1. L'onorevole Sannicandro chiede di intervenire ? Prego, vi prego però di chiederlo prima. L'onorevole Sannicandro lo ha chiesto in tempo, però siccome accade spesso che apriamo una votazione e poi ci si ricorda che si deve intervenire, se ci sono richieste di intervento fatele già mentre parla il collega. Prego, onorevole Sannicandro.

Pag. 81

  ARCANGELO SANNICANDRO. Con questo emendamento noi tentiamo di introdurre nel nostro ordinamento il reato di tortura, così come definito dalla Convenzione dell'ONU e come è definito da un altro trattato internazionale (come è stato già detto dal collega Farina), come reato specifico del pubblico ufficiale. La Commissione – o meglio, il Senato prima e la Commissione dopo – hanno scelto un'altra strada. Orbene, questa strada non mi convince, tecnicamente parlando, perché – lo dico in modo da farmi capire – secondo l'articolo 1 nel testo della Commissione, sembrerebbe che tutti possano essere puniti tranne i torturatori che fossero, non so, affiliati alla ’ndrangheta, alla camorra o ad altre associazioni criminali. Mi spiego e spero che qualcuno voglia intervenire per chiarirmi se sbaglio o meno. L'articolo 613-bis così come concepito dice: chiunque con violenza o minaccia cagiona ad una persona a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche – e qui ne abbiamo già parlato – o psichiche, al fine di ottenere da essa o da un terzo informazioni o dichiarazioni o di infliggere una punizione (eccetera) è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. Quindi, chiunque con violenza e minaccia cagiona ad una persona a lui affidata. Qui io ricordo che può accadere che persone affidate siano, ad esempio, i bambini degli asili nido e delle scuole materne, sono affidati per ragioni di cura coloro che sono in clinica, anziani che stanno in residenze, come spesso gli scandali e la cronaca quotidiana ci dicono. Ma non c’è una persona affidata nel caso di uno che è stato sequestrato dalla ’ndrangheta, oppure che è stato sequestrato dalla camorra.
  Il testo del Senato, così come ci è pervenuto, da un punto di vista tecnico ritengo che sia molto più chiaro, perché, nell'ambito di un'impostazione del reato di tortura come reato comune, recita in questa maniera: chiunque con violenze o minacce gravi, ovvero mediante trattamenti inumani o degradanti la dignità umana, cagiona acute sofferenze fisiche o psichiche ad una persona privata della libertà personale, non ad una persona a lui affidata, privata della libertà personale, perché le persone possono stare in mano ad altri in due maniere: o perché altri li hanno sequestrati, oppure perché a loro sono stati affidati; e qui ho fatto l'esempio con cui vi rimando alla cronaca spicciola, alla cronaca nera degli scandali che attengono molto spesso bambini o vecchi. Quindi, persone private della libertà personale, oppure persone affidate all'autorità di altri. Aggiunge ancora, forse in modo pleonastico, ma comunque sufficientemente fondato, «comunque che si trovi in una condizione di minorata difesa». La mente allora va immediatamente alla persona che sta in mano alla malavita, è chiaro.
  Se andiamo a vedere il testo che noi abbiamo di fronte, non abbiamo nessun riferimento alla persona che è stata trattenuta nelle mani di altri.
  Non solo, ma siccome si è introdotta questa norma prendendola dallo statuto della Corte penale internazionale, se noi andiamo a leggere lo statuto della Corte penale internazionale, quello statuto fa appunto riferimento non solo a coloro i quali sono stati affidati ad altri per ragioni di cura e via discorrendo, ma anche a persone che sono comunque sotto il controllo di altri soggetti e, quindi, lì ci potrebbe rientrare anche la detenzione per sequestro, per rappresaglia, per estorcere delle confessioni o altro.
  Noi riteniamo, come ha già detto il compagno Farina, che il reato di tortura va introdotto, questo è certo e non c’è dubbio su questo, però bisognava scrivere l'articolo in maniera più corretta perché in questa maniera abbiamo maltrattato un testo che già era sufficientemente chiaro e io ritengo che con questo testo molti la faranno franca anziché andare a finire nelle mani della giustizia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, solo per dire che oggettivamente le Pag. 82obiezioni che sono state ora sollevate dal collega di SEL hanno un fondamento, però non mi convince perché nel loro emendamento non si mette tutto quello che dice la Convenzione e in particolare la Convenzione di cui parla, che l'Italia ha ratificato nel 1984, sulla tortura specifica che tale termine, cioè cosa si intende per tortura, non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime ad esse inerenti o da esse provocate, come forma di difesa del giusto lavoro e del giusto dovere delle forze dell'ordine. Perciò noi siamo contrari a quello che dite.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  400   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  306).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.103.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, nessuno certo può disconoscere, soprattutto di seguito al monito che si rinviene dalla sentenza del 7 aprile della Corte europea dei diritti dell'uomo, la necessità che il nostro Paese si doti di una, cito testualmente, legislazione penale idonea a sanzionare gli atti di tortura ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Quindi, non c’è dubbio che vi è un'esigenza, indipendentemente da qualsivoglia caso specifico, che il nostro sistema penale abbia un reato, per espressa indicazione europea, che sanzioni la tortura, però, sia ben chiaro, noi abbiamo già un'esperienza negativa, Presidente, da questo punto di vista, ed è la cosiddetta medicina difensiva, laddove i medici per evitare delle responsabilità penali si astengono in qualche modo da determinate condotte doverose e assumono un atteggiamento in qualche modo nichilista per evitare che fare possa significare automaticamente delle responsabilità di posizioni comunque, indipendentemente dal fatto di aver agito correttamente o non correttamente.
  Io vorrei evitare, Presidente, che una norma di questo genere possa comportare la nascita di una attività di polizia difensiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), cioè che i nostri esponenti delle forze dell'ordine possano, in virtù di questa norma, essere attratti da una sorta di adempimento quasi formale al proprio dovere, ma non quell'adempimento che significa abnegazione e volontà di raggiungere un risultato utile al perseguimento della loro attività. Questa norma, per come è strutturata, corre indubitabilmente questo rischio, perché, Presidente, vi è la presenza della minaccia; la minaccia è una attività che in qualche modo è facilmente subliminale in una qualsivoglia attività anche di legittima pressione da parte della polizia giudiziaria, mi riferisco ad evitare che si crei quell'altro fenomeno, ormai comune al nostro sistema – anche la responsabilità civile dei magistrati non si sottrae a questa suggestione – del processo nel processo, cioè un processo che si Pag. 83attiva per eliminare le conseguenze del processo principale. Una sorta di crucifige automatico nei confronti di coloro che per aver adempiuto al proprio dovere hanno «osato» mettere in difficoltà l'imputato o l'indagato di turno che si difende attaccando coloro che nel processo hanno svolto un ruolo.
  Quindi, attenzione a questo doppio fenomeno, l'attività di polizia difensiva e il processo nel processo che, immancabilmente, soprattutto in certe falde della criminalità organizzata, si scatenerebbe per screditare o per intimidire, uso un termine strano, ma si userebbe uno strumento legittimo per una attività di intimidazione di coloro che esercitano il proprio dovere. Mi sembra che questo sia un dato che va registrato e sul quale bisogna sintonizzare questa norma.
  Allora, quando questo emendamento propone più atti di violenza o di minaccia, io sulla minaccia non sono per niente d'accordo, basterebbe la violenza, perché c’è l'ipotesi del tentativo che andrebbe, in qualche modo, a coprire la fascia che potrebbe restare scoperta; credo che in questo emendamento, ragionevolmente, si richieda una pluralità di atti, perché nella pluralità di atti c’è il riscontro anche psicologico di una volontà decisa di porre in essere quelle condotte. Allora, questo emendamento in qualche modo pone rimedio a una genericità; violenza o minaccia, cioè un solo atto di violenza o minaccia, mi chiedo e vi chiedo, è idoneo a mettere un rappresentante delle forze dell'ordine in condizioni di rispondere di questo reato ? Per come è scritta la norma, sì, quell'emendamento che oggi stiamo discutendo, mi sembra che ponga ragionevole, ragionevolissimo rimedio a questo rischio.
  Aggiungo, Presidente, che è ancora più grave questo rischio e quell’«intenzionalmente» non ci rincuora, perché si fa riferimento a un concetto di acute sofferenze fisiche o psichiche. Due parole: la parola acuta io l'ho conosciuta soltanto nella geometria che ho studiato alle scuole elementari, gli angoli acuti o non acuti – ottusi non lo voglio dire, caro collega Laffranco –, ma è un dato che non trova nessun riscontro, a mia memoria, nel sistema penale e che si aggiunge al concetto di sofferenza.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Vi è un'ultima considerazione che voglio fare; Presidente, nel comma successivo, anzi, due commi dopo, si dice: se dal fatto deriva una lesione personale, le pene sono aumentate. Che cosa bisogna pensare, che la sofferenza fisica o psichica può non essere una lesione personale ? Cioè l'aggravante della lesione personale mi dice che la sofferenza può non essere una lesione personale, e allora spiegatemi come è possibile che la tortura possa essere una sofferenza che non è una lesione personale. Vi è un anacoluto di tipo logico pericolosissimo, perché nel concetto di sofferenza, anche questo ignoto al sistema penale, vi è una genericità e una voglia di raggiungere...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Mi avvio a concludere, Presidente, tanto mi riservo altri interventi. Vi è una genericità che mi sembra induca a votare favorevolmente per questo emendamento.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, mi consenta, ma concedere 17 minuti come tempo di gruppo all'unica forza politica che ha presentato degli emendamenti, che rappresenta una voce critica su questo reato e che rappresenta l'unica voce, probabilmente, di speranza per la sicurezza dei nostri cittadini e per la dignità delle forze dell'ordine, credo che sia francamente inaccettabile.
  Noi sappiamo che possiamo attivare tutte le procedure per poter avere qualche Pag. 84minuto in più, però io credo che su un tema così delicato, così importante, dagli effetti e dalle conseguenze devastanti che si rischiano per la sicurezza dei nostri cittadini, 17 minuti di tempo alla Lega per poter esprimere le nostre legittime posizioni e per poter discutere i nostri emendamenti, migliorativi di un testo profondamente sbagliato, non sia un tempo accettabile: lo chiedo a lei, lo chiedo alla Presidenza, lo chiedo al Padre Eterno...

  PRESIDENTE. Non scomodiamo piani alti della religione.

  NICOLA MOLTENI. Dateci il tempo sufficiente per argomentare le nostre motivazioni di contrarietà a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Molteni. Come lei sa, essendo un frequentatore di quest'Aula da lungo tempo, il contingentamento dei tempi non è né ad personam, né relativo ad una sola forza politica, bensì generale. In ordine alla sua obiezione, è evidente che ci sono tempi previsti per il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di tortura; questi sono pari, complessivamente, a 7 ore e sono conformi ai precedenti che sono stati utilizzati con provvedimenti di analoga complessità. La ripartizione dei tempi relativa a tale provvedimento è stata pubblicata nell'ambito del vigente calendario dei lavori adottato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo nella riunione del 26 marzo 2015 e nessun gruppo o componente politica ha sollevato obiezioni in proposito. Ovviamente, come lei ha già ricordato, conoscendo bene le dinamiche e le prassi di questa Assemblea, c’è la possibilità di ricorrere al tempo aggiuntivo; tuttavia farò presente la questione che lei solleva alla Presidente della Camera. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Grazie Presidente. Accolgo le sue spiegazioni al collega Molteni, ma anche io credo che quando si introduce un nuovo reato penale, con pene così pesanti, imbavagliare l'opposizione, che peraltro non mi sembra che stia assumendo un atteggiamento ostruzionistico, come se avessimo presentato chissà quanti emendamenti...
  Tuttavia, nel merito, signor Presidente, questo emendamento presentato dal collega Molteni è molto importante perché chiarisce, così come ricordava l'onorevole Sisto, ma prima di lui l'onorevole Bianconi, che c’è un evento, così come anche una condotta, assolutamente indeterminati e, a fronte di un reato così grave, come pena per i pubblici ufficiali, da cinque a 10 anni, e ciò rappresenta sicuramente un fatto straordinario. Peraltro, l'emendamento che presenta il collega della Lega chiarisce anche la possibilità e la specificità della tortura, parlando di trattamenti disumani e degradanti della dignità umana, altrimenti ha ragione il collega Sisto: nel momento in cui al comma quarto mettete come aggravanti le lesioni personali, vuol dire che siete pronti a punire con un minimo di cinque anni anche una percossa, anche una minaccia ! La percossa prevede fino ad un anno di reclusione, anzi è il contrario: fino a sei mesi la percossa e fino ad un anno la minaccia. Voi invece passate da questi dati ad un minimo di cinque anni ! Allora, mettiamo pure che un appartenente alle forze dell'ordine perda testa di fronte a una violenza carnale o ad un omicidio di una bambina; perda la testa e dia due ceffoni al delinquente. È giusto, deve pagare, ci mancherebbe: ma vi sembra normale partire da un minimo di cinque anni ? È questo il punto: in mezza giornata volete liquidare un provvedimento che introduce pene gravissime, superiori di dieci volte alle pene previste per gli stessi reati commessi non dal pubblico ufficiale, e secondo noi questo è davvero grave, soprattutto se lo si fa con una norma che prevede una condotta, ovvero, peggio ancora, un evento indeterminato, quindi, per quello che ci riguarda, anticostituzionale.

  PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, al netto delle sue considerazioni di natura politica, rispondo a lei così come ho risposto Pag. 85all'onorevole Molteni. Lei ha tutta la facoltà di chiedere tempi aggiuntivi e questa è una facoltà che la Presidenza si riserva, anche in relazione alla richiesta di un maggiore tempo complessivo. La cosa che però non posso consentirle di dire è che il contingentamento è fatto per imbavagliare l'opposizione, perché il contingentamento ha dei criteri che sono univoci e il suo gruppo, al pari di altri, non ha sollevato questioni nelle sedi competenti in relazione al contingentamento stesso.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per chiarire che la terminologia che abbiamo utilizzato nella formulazione della norma deriva direttamente dalla Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, poiché proprio all'articolo 1 della Convenzione si dice che il termine tortura disegna qualsiasi atto con il quale sono inflitte ad una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni, confessioni e via dicendo.

  PRESIDENTE. Aveva chiesto la parola l'onorevole Molteni, con il quale mi scuso, perché l'avevo già cancellato, ma prima era intervenuto sull'ordine dei lavori. Adesso, invece, interviene per dichiarazione di voto, a titolo personale. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, abbiamo un Paese che è sotto scacco della criminalità, sotto scacco dei furti, sotto scacco delle rapine. Ci sono i cittadini che hanno paura, che sono esasperati dall'aumento della criminalità e ci venite a dire che concedete sette ore per poter discutere di sicurezza e di forze di polizia. Vi dovete vergognare ! Si deve vergognare il Governo e si deve vergognare la maggioranza ! Il tema della sicurezza, il tema della tutela e della dignità delle forze dell'ordine, è un tema che dovrebbe essere centrale dell'agenda politica di un Governo normale. Questo non è un Governo normale, che vuole liquidare in mezzo pomeriggio un dibattito che ha delle implicazioni fondamentali per la sicurezza e per l'ordine pubblico dei nostri cittadini ! Presidente, ci appelliamo a lei, da uomo di Forza Italia, che con noi ha votato le misure sulla sicurezza. Ci appelliamo a lei in quanto rappresentante di una forza politica che dovrebbe avere a cuore la sicurezza dei cittadini. Non metta il bavaglio alla Lega sul tema della sicurezza !

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molteni. Io qui non sono esponente di nessuna forza politica, cerco di mantenere un certo equilibrio e, a onor del vero, le ricordo che il contingentamento lo fa la Presidenza; non lo fa né il Governo né la maggioranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, ho chiesto di intervenire perché penso che a tutto ci sia un limite. Se mi si legge la Convenzione per giustificare i sostantivi e le locuzioni usate nel provvedimento di legge vuol dire che siamo fuori del seminato. La Convenzione indica dei principi, non un linguaggio giuridico all'interno di un contesto legislativo, che ha i suoi linguaggi e le sue prassi. Qui siamo all'ABC. Se questa è la motivazione per la quale voi avete messo queste parole in questo provvedimento di legge, siete un branco di somari, se ce n’è un'altra, me la saprete spiegare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Presidente, anch'io ritengo che sia assolutamente inopportuno aver dato così poco tempo per poter esprimere quella che è la nostra opinione riguardo a questa normativa che sta per essere introdotta, in quanto riteniamo che il problema della sicurezza sia un problema centrale in questo Paese, Pag. 86anche, purtroppo, visti gli ultimi fatti di cronaca nera che sono avvenuti quest'oggi. Riteniamo che questo provvedimento sia assolutamente negativo per la sicurezza di questo Paese e che vada fortemente a penalizzare quello che è il lavoro delle nostre forze dell'ordine. Quindi, in un momento così delicato, approvare un provvedimento di questa natura, dal nostro punto di vista, vuol dire dare un messaggio che è assolutamente sbagliato, un messaggio che va a colpire purtroppo una situazione che è già grave, visto il problema di sicurezza che tutti noi stiamo vivendo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per denunciare la mancanza di un dovuto approfondimento di un provvedimento che ha delle ripercussioni così gravi. Denuncio anch'io il fatto che un provvedimento che tratta una tematica così grave e così sensibile finisca alla fine per essere usato strumentalmente, per scopi politici, sostanzialmente per tenere sotto un costante ricatto le forze dell'ordine, che così perdono gran parte della loro libertà, delle loro prerogative e vengono messe di fatto sotto tutela della parte politica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente. Siamo in un momento delicato e anch'io mi associo ai colleghi della Lega, dichiarando che questo...

  PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole Attaguile, colleghi per favore, potete evitare di dare le spalle alla Presidenza ? Onorevole Rabino, torni tra noi ! Perfetto. Prego.

  ANGELO ATTAGUILE. Ribadisco che è un momento molto delicato, che non si può affrontare in poche battute, ma ha bisogno di un dibattito approfondito a causa del momento particolare che attraversa il nostro Paese, basta vedere ciò che è accaduto questa mattina. Bisogna dare maggiore forza e autorità alle forze dell'ordine in modo che possano difendere il nostro paese nella sicurezza, nella linearità e nella chiarezza di una difesa totale dell'interesse di tutti i cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Questo è un provvedimento che si nasconde dietro l'onda emotiva provocata dalla sentenza della Corte di giustizia europea. Si nasconde proprio perché si tratta di un provvedimento che sicuramente non creerà maggiore sicurezza, ma metterà in difficoltà coloro che devono operare per la sicurezza dei cittadini, operare in tutte quelle situazioni di grande difficoltà proprio perché le norme che voi prevedete tuteleranno i facinorosi e tutti coloro che hanno il desiderio di contrapporsi allo Stato di diritto e al sentimento di convivenza civile. È chiaro che se si prevede il reato di tortura psicologica, chiunque può sentirsi psicologicamente provato anche solo da uno sguardo o da una presa di posizione verbale forte. Mi pare che questo sia tutto fuorché un provvedimento a favore della sicurezza, ecco perché la Lega chiede maggior tempo per la discussione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, intervengo soltanto per invitare i partiti che stanno alla mia sinistra, quindi la Lega Nord e Forza Italia che, visto che si lamentano dei tempi contingentati, a restringere i loro interventi sul vero merito della proposta di legge che si sta esaminando, che non ha nulla a che fare con la sicurezza. Perché dire che l'inserimento Pag. 87del reato di tortura ha a che fare con la sicurezza è offensivo nei confronti delle forze dell'ordine, che nell'immaginario collettivo non vogliono essere in alcun modo affiancate al reato di tortura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Aggiungo che è offensivo anche nei confronti delle persone che hanno subito tortura da parte di alcuni soggetti che rappresentano la parte marcia del paese, e che in alcun modo può essere affiancata ed estesa alle forze dell'ordine in generale. Pertanto, se avete poco tempo per parlare, parlate di ciò di cui stiamo trattando, parlate della tortura, che non ha niente a che vedere con la sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Fermo restando che ciascuna forza politica utilizza il proprio tempo per dire ciò che crede nella libertà di ciascuno, vorrei evitare che il dibattito si trasformi in un confronto tra due forze politiche.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, mi spiace se a qualche collega dà fastidio ciò che dice la Lega Nord, ma ribadisco che ognuno dice ciò che vuole.

  PRESIDENTE. Lo ha già spiegato la Presidenza. Prego. Onorevoli Caon e Allasia, per favore, se potete far parlare il collega. Prego.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Penso che ogni forza politica possa argomentare come meglio preferisce senza che vi sia un collega, tra l'altro di opposizione, che arriva a puntualizzare su come sarebbe meglio impegnare il proprio tempo. Ovviamente la Lega Nord continua ad impegnarlo come meglio preferisce e se il collega non vede il nesso esistente tra l'introduzione del reato di tortura, che nella nostra visione rischia di creare una violenza psicologica sugli operatori delle forze dell'ordine, e la gestione globale della sicurezza da parte dello Stato italiano, penso che il problema sia suo e non certo della Lega Nord.
  Dunque, ribadiamo che noi insisteremo su questo e mi dispiace se...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Invernizzi.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.103, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,35)

  Ruocco, Baroni, Fraccaro, Fanucci, Baldelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  383   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no  335.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.104: parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signora Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega Nord e Autonomie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pini. Ne ha facoltà.

Pag. 88

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, molto brevemente anche per rispondere al collega del MoVimento 5 Stelle di prima: io penso che l'offesa all'intelligenza sia parlare di un provvedimento senza aver letto in maniera adeguata quello che il provvedimento contiene. C’è un legame con la sicurezza – e lo dico senza polemica –: il legame sussiste nel momento in cui il reato di tortura deve essere introdotto – anche perché c’è un accordo a livello internazionale che è stato ratificato ventisette anni fa – quindi il perimetro deve essere fatto, ma quando questo perimetro rimane in maniera assolutamente discrezionale e anche solo un comportamento non intenzionalmente minaccioso in sede di interrogatorio può far partire in qualche modo un procedimento penale – perché questo viene previsto – a carico di un esponente delle forze dell'ordine, di un ufficiale di polizia giudiziaria o anche di un magistrato, c’è il rischio, come dicevo questa mattina, che chi viene qui per atti di terrorismo ed è anche, non solo addestrato a fare atti di terrorismo, ma anche a subire interrogatori pesanti, poi utilizzi in qualche modo questo strumento per ribaltare quella che dovrebbe essere una presunta norma di civiltà proprio contro dispositivi che noi abbiamo approvato qui per la sicurezza del Paese.
  Quindi, senza polemica, però bisognerebbe capire anche quello che noi stiamo cercando faticosamente di dire all'interno di quest'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.104, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Carocci, Lorenzo Guerini, Di Vita, Ottobre, Pastorino, Molea, Oliverio, Montroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  391   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   19    
    Hanno votato no  372.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che l'emendamento Marzano 1.101 è stato ritirato.
  Anche l'emendamento Marzano 1.102 è ritirato.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Daniele Farina 1.45 e Sarti 1.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Io sono d'accordo con il collega Molteni sicuramente su un fatto, cioè che questa proposta di legge aiuterà i criminali. Ma i criminali in questo caso, nel nostro caso, sono i torturatori. Aiuterà i criminali perché tanti soggetti imputati per tortura, un reato che se sarà approvato, appunto, sarà un nuovo reato, una nuova fattispecie del codice penale, non saranno più imputati per altri reati ma saranno imputati per il reato di tortura, ma con questa formulazione ovviamente pochi, se non nessuno, saranno condannati, per difficoltà probatorie inserite nell'attuale formulazione.
  La prima difficoltà è sicuramente l'intenzionalità. Noi con questo emendamento, infatti, vogliamo sopprimere la parola «intenzionalmente». Perché ? Perché non si capisce la ragione per la quale, appunto, il dolo eventuale, per esempio, non possa essere punito. Cioè, l'agente che eccede nell'arresto e, quindi, ecceda nella dose di violenza necessaria appunto nell'atto con cui va ad arrestare una persona, accetta il rischio di cagionare le sofferenze Pag. 89e, quindi, non vuole provare piacere nel cagionarle, ma accetta il rischio, molto probabile, che queste vengano compiute, ma non sarà punito.
  Stessa identica cosa è il caso dell'agente di polizia penitenziaria che, per semplice indolenza, non soccorrerà un carcerato. Stessa identica ipotesi: lui accetta il rischio che, appunto, ci sia una tortura, che siano cagionate sofferenze; non fa niente per impedirlo e, quindi, non sarà punito.
  In questo caso, quindi, l'intenzionalità si riferisce, per esempio, anche al caso di Federico Aldrovandi. Nel caso di Federico Aldrovandi ci sono state 54 percosse, 54 percosse (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) ! E voglio rispondere a chi diceva prima che andava eliminata la singolarità del fatto. La pluralità è assolutamente da eliminare, perché in questo caso si sono avute 50 percosse tutte definibili a livello processuale e, quindi, in questo senso i poliziotti non volevano provare piacere estremo e infliggergli tortura, ma hanno accettato il rischio probabile di infliggere sofferenze, di infliggere tortura, addirittura di portarlo alla morte. È per questo che l'intenzionalità in questo senso renderà difficile, se non impossibile, con una combinazione di altri incisi presenti in questa norma, l'accertamento del reato di tortura e questo è inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, io invece voglio ringraziare la Commissione, che ho già ringraziato, perché ha tentato, probabilmente perché sa che questo reato, per come è stato concepito, non è perfettamente in linea con il nostro ordinamento e con la nostra Costituzione, di limitarne i danni, inserendo degli elementi che consentono ai magistrati di interpretare correttamente la norma. Ma quello che viene detto è allarmante: dire che c’è una difficoltà probatoria fa capire che si pensa che le persone debbano essere condannate senza prove, peraltro per reati così gravi.
  Così fa piacere che il gruppo del MoVimento 5 Stelle esprima il suo concetto con chiarezza perché così chiarisce anche il senso e la natura della sua linea politica, che è quella di estrema sinistra contro le forze dell'ordine. Fa piacere, invece, che una volta tanto il PD, mettendo in campo questa norma, sia stato molto più attento agli aspetti giuridici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, ora capisco che il collega che ha parlato in precedenza forse è abituato a vedere le torture che fece il regime di Mussolini all'epoca del fascismo, visto da dove proviene. Però, mi sentirei alquanto offeso a sentirmi definire di estrema sinistra, sinceramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.45 e Sarti 1.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Parisi, Manfredi, Moscatt, Segoni, Fossati, Zampa, Giancarlo Giorgetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  391   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Benedetti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Pag. 90

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo un attimo l'attenzione della Aula, grazie. Chiedo l'attenzione del sottosegretario Scalfarotto, che sta arrivando, del Viceministro Costa, che sta parlando con...

  PRESIDENTE. Possiamo liberare i banchi del Governo, per favore ? Deputato Sisto.

  VITTORIO FERRARESI. Scusi se la disturbo, Viceministro, stiamo parlando di tortura. Stiamo parlando di una cosa importante e chiedo anche l'attenzione del relatore e della presidente Ferranti, se possibile.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Sto guardando.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo l'attenzione.

  PRESIDENTE. Vada avanti, deputato Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Con questo emendamento, Presidente, noi vogliamo sopprimere le parole: «a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia». Bene, abbiamo tutti appreso con vergogna la voce della Corte di Strasburgo, che ha condannato l'Italia non solo perché in Italia manca il reato di tortura, ma anche per le violenze che, all'epoca del G8, nella scuola Diaz sono state perpetrate a manifestanti. Sono state dichiarate ipotesi, cioè fatti di tortura. Allora, visto che tutti si sono riempiti la bocca, visto che la Corte ha detto anche che appunto questi fatti erano di tortura e noi oggi facciamo una legge sulla tortura, ecco cosa scrive oggi su Diritto penale contemporaneo il professore Viganò, professore audito già precedentemente dalla Commissione: la versione ora sottoposta all'Assemblea della Camera risulterebbe inapplicabile proprio ai casi come quello della scuola Diaz, che la Corte EDU inquadra oggi all'unanimità entro la nozione di tortura. In effetti, la norma ora all'esame circoscrive l'ambito dei soggetti passivi alle persone affidate all'agente o comunque sottoposte alla sua autorità, vigilanza o custodia, escludendo così la possibilità di riconoscere la sussistenza del delitto nell'ipotesi di gravi violenze gratuitamente finalizzate a provocare sofferenza nelle vittime, compiute dalle forze di polizia nell'ambito di operazioni di ordine pubblico, prima che le vittime medesime siano tratte in arresto.
  Questo vuol dire che, appunto, in tutte le ipotesi in cui questo fatto non sarà dimostrato, ovvero di essere sottoposti alla custodia o all'affidamento all'agente, in tutti i casi in cui si procederà senza un arresto, come nel caso della Diaz, come nel caso di Bolzaneto, cioè si interverrà in manifestazioni pubbliche con azioni di polizia, la tortura non sarà applicabile. Quindi, questa legge è assolutamente inefficace a rispondere delle grosse vergogne della Diaz (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stiamo facendo una legge inutile, se no non pericolosa. Quindi, io chiedo veramente un atto di responsabilità, che si cambi il parere su questo emendamento e che venga approvato, per fare in modo che la legge sia efficace e non favorisca, invece, chi tortura i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente, il gruppo di SEL è già in debito di tempo, però due parole su questo vanno spese.
  Il caso dell'inapplicabilità della norma, così formulata, al caso della Diaz, noi l'abbiamo sollevato questa mattina nel Comitato dei nove. Si è tentato di spiegarci Pag. 91che questo non poteva accadere e, invece, noi manteniamo il fondato dubbio, che mi sembra avvalorato anche da pareri più solidi nella giornata odierna, che proprio il caso della scuola Diaz, quello sanzionato dalla Corte europea per i diritti dell'uomo, sfuggirebbe a questa norma.
  Differenzio, però, il giudizio: non è vero che questa norma così congegnata è totalmente inutile, non è quella che avremmo voluto, abbiamo spiegato il perché e lo spiegheremo ancora meglio nel dibattito, soprattutto nella dichiarazione di voto finale. Io proprio a Bolzaneto faccio riferimento, un altro dei fatti di Genova, seppur non di Genova stiamo parlando, perché lì, se voi ricordate, la Corte d'appello, nel 2010 ha comminato quarantaquattro sentenze di condanna per gli autori di quelle violenze, eppure soltanto sette di quelle condanne non erano in prescrizione. Ecco, se vi fosse stata questa legge all'epoca del processo per i fatti di Bolzaneto, non avrebbe prodotto quell'effetto e avrebbe consentito la condanna degli autori. Dunque, non siamo dell'idea che nessuna legge è meglio di una mediocre legge, pensiamo invece che in questo caso una mediocre legge, come riteniamo questa, avrebbe avuto una sua efficacia.
  Spendo ancora pochi secondi, e poi non lo farò più, per i colleghi che si sono in qualche modo eretti a difensori delle forze dell'ordine, e non per rassicurare loro, né tantomeno le forze dell'ordine, che non hanno bisogno certamente delle nostre rassicurazioni. Non è questo un provvedimento contro le forze dell'ordine, non è un provvedimento punitivo per qualcuno, anzi io credo, noi crediamo, viceversa, che sia un provvedimento che valorizza le competenze e le professionalità – tante per fortuna – delle nostre forze dell'ordine, mettendo in evidenza e sanzionando quei comportamenti e quei non luoghi della nostra barbarie in cui quella professionalità viene drammaticamente a mancare. Questo provvedimento non riguarda Genova, ma ricordo però ai colleghi della Lega che ci sono stati molti cittadini della Repubblica che non stavano rubando, non stavano stuprando, non stavano rapinando, non molestavano nessuno eppure, non faccio i nomi, non faccio la lista, hanno subito azioni, in qualche caso con certezza, in qualche caso con il dubbio, che hanno configurato il reato di tortura. Cittadini normali, non delinquenti che mettevano a repentaglio la sicurezza di alcuno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Io so perfettamente che quest'Aula, soprattutto la parte della maggioranza, è sorda a qualsiasi appello che venga dalle forze di opposizione, ma sento il dovere di provarci comunque, perché ciò che accadde nel 2001, e tanti altri episodi, non soltanto i fatti del G8 i fatti della Diaz, i fatti di Bolzaneto, rappresentano una macchia indelebile per il nostro Paese anche a livello internazionale e prova ne è la sentenza che è arrivata in questi giorni. Ora il Parlamento sia affretta ad approvare una norma che, dopo le modifiche che ha subito, a quanto pare, renderà la norma stessa inapplicabile. Questo lo si fa per motivi di convenienza, per tutelare una parte, per tutelarne un'altra, per trovare una mediazione con altre forze parlamentari. Io credo che per una volta che abbiamo l'opportunità di fare qualcosa che sia semplicemente giusta, facciamola, facciamo la cosa giusta e rendiamo questa norma applicabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Presidente, pur con grande rispetto del commento che è stato riportato, che peraltro non conosco e non ho sottomano, mi limito a dire che a volte anche i commentatori si sbagliano. La norma è molto chiara: esiste una condotta alternativa, basta leggere il testo.Pag. 92
  Noi diciamo che «è punito a titolo di tortura chiunque, con violenza o minaccia ovvero con violazione degli obblighi di protezione, di cura e assistenza»; il che non significa «e con obblighi di cura e assistenza».
  Siccome questo è il testo, a questo ci dobbiamo limitare. Poi se sia applicabile alla Diaz o no... Io credo che oggi non dobbiamo fare una legge che ci conduca a condannare, oggi o domani, condotte così come si diceva. Dobbiamo fare una buona legge. Questa legge è fatta sulla scorta di un'indicazione precisa da parte del piano normativo delle Nazione Unite e credo che questo abbiamo fatto.
  Non si può dire che debba sussistere violenza e minaccia e anche violazione dei propri obblighi di assistenza. Sono condotte assolutamente alternative.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Nel corso del dibattito mi faccio una domanda. Se una donna, non affidata a un uomo, subisce percosse, se una donna subisce maltrattamenti, se una donna viene costretta a rimanere in casa o a subire maltrattamenti, questa è tortura ? Secondo questo tipo di normativa che adesso stiamo discutendo non sarebbe tortura. E per me è qualcosa di indicibile che non venga considerato tortura il fatto che una donna venga maltrattata. Quindi, anch'io chiedo effettivamente che venga rivista questa normativa e venga votato favorevolmente e approvato questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Io ritengo che, quando si parla di norme penali, bisogna stare al testo e a nient'altro e qui è scritto: chiunque con violenza o minaccia intenzionalmente cagiona a una persona a lui affidata, oppure comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia.
  Allora io chiedo: se la criminalità organizzata sequestra un ragazzo e lo sottopone a tortura per fargli dire che è stato complice o per fargli confessare qualcosa, rientra in questa norma o è un fatto impunibile ? Come rientra ? Il ragazzo glielo abbiamo affidato noi. Come rientra ?
  D'altra parte basta leggere il testo del Senato, che lo dice con chiarezza e fa la distinzione tra le persone che vengono affidate e le persone che sono state sequestrate. Infatti, il testo del Senato dice: ad una persona privata della libertà personale, da un lato, – è chiaro ? – e poi parla di persone affidate. È una distinzione logica, ontologica.
  Ripeto, se la criminalità organizzata sottrae, sequestra una persona per fargli confessare qualcosa e la sottopone a tortura non è punibile ai sensi di questo articolo. Questo deve essere chiaro. E noi ci possiamo accontentare che per lo meno abbiamo introdotto il reato di tortura per altri casi, ma non si può dire che anche per questi casi è stato introdotto il reato di tortura. Questi sono esenti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Io penso che il relatore Vazio in realtà abbia un po’ errato nel leggere l'emendamento, giacché ha dato una risposta che denota di non averlo letto. Infatti, noi chiediamo di eliminare le parole «a lui affidata o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia» e non, come suppone il relatore Vazio, «con violazione dei propri obblighi di protezione, di cura e di assistenza».
  Una cosa è l'agente, colui che attua, in questo caso, violenza e minaccia, e un'altra cosa è la persona che subisce l'atto, che quindi deve essere a lui affidata. In questo caso il soggetto è la stessa persona Pag. 93che subisce la tortura. È proprio lì l'errore, è proprio lì il fatto che questa norma non si può applicare a fatti come quelli della scuola Diaz. Infatti, lì in realtà non vi era un affidamento, ma vi era, in caso, una minorata difesa, come era previsto nel testo del Senato. È per questo che in questo caso questo articolo è sbagliato, semplicemente sbagliato – rendetevene conto – e agiamo di conseguenza, miglioriamolo insieme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, mi ero iscritta prima del collega Colletti, ma probabilmente non ero stata vista. Volevo ripetere le medesime cose. Quindi, eventualmente, se il relatore Vazio o il sottosegretario o il Viceministro vogliano in qualche modo darci una spiegazione rispetto al parere contrario a questo emendamento ne saremmo veramente grati e ne sarebbero grati anche tutti i parenti e anche le vittime di quanto è successo al G8 di Genova nel 2001 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Io credo che la peggiore cosa che possiamo fare oggi è, dopo la sentenza della Corte europea, negare i fatti della scuola Diaz (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle,) perché non accogliere questo emendamento significa dire a tutto il mondo che noi oggi perseveriamo nell'errore, cioè nel fatto di introdurre un reato di tortura che non può essere applicato ad una vicenda che rappresenta una macchia della civiltà del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, io chiedo al Governo di esprimersi e chiedo alla maggioranza di prendere in considerazione questo emendamento perché noi oggi più che mai vogliamo votare a favore di questa legge. Ma mettetevi in testa che ogni volta che ci chiederete di votare a favore di una legge che, come l'autoriciclaggio o come il voto di scambio politico-mafioso, deve servire a fare tweet e non all'interesse dei cittadini, il MoVimento 5 Stelle non la voterà mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, noi ci siamo, votiamolo insieme e accettate che questo emendamento è di assoluto buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, ovviamente io non sono un tecnico, però basta leggere per capire. Io reputo veramente offensiva questa parte, che è stata introdotta tra l'altro qui alla Camera, perché al Senato c'era la parte che prevedeva anche la limitazione della libertà personale. Il testo è chiarissimo: se non c’è l'affidamento all'autorità, oppure la vigilanza o la custodia, non c’è punibilità. È veramente indecente questa cosa. Noi pretendiamo un dibattito dell'Aula su questo. Non è possibile che oggi, alla luce di quello che è appena stato detto sulla scuola Diaz, si approvi così, modificando tra l'altro il testo del Senato. E il collega Vazio, che è persona tra l'altro molto seria, dice di non conoscere il giudizio del professore di diritto penale Viganò che certo non è «pincopallo». In altre parole, se ci sono degli esperti di diritto che dicono che questa modifica è fortemente limitativa e porterà, come appunto nel caso della Diaz, a non poter effettuare le condanne qualora ci sia il reato, noi del MoVimento 5 Stelle pensiamo che sia scandaloso e offensivo nei confronti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 94

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, io credo veramente che ci sia bisogno di un chiarimento. Allora, noi abbiamo configurato un reato comune. Queste condotte che si stanno descrivendo, quindi che ci sia un'attività di violenza o minaccia o violazione degli obblighi di protezione, cura e assistenza, con la connessa attività di autorità, vigilanza e custodia, sono la tipizzazione della condotta del reato comune di tortura, cioè quello che commette il cittadino comune che non sia pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. E qui è stata una scelta, conforme a quella del Senato, di non configurare solo il reato proprio.
  Circa le vicende addebitabili a un pubblico ufficiale, i fatti non possono essere quelli di essere affidato all'autorità, ma sono descritti dal secondo comma dell'articolo 613-bis. Quindi, i fatti di violenza o minaccia finalizzati intenzionalmente ad ottenere dichiarazioni, a vincere una resistenza, o in ragione dell'appartenenza, o una punizione, o in riferimento all'orientamento sessuale, se commessi dal pubblico ufficiale con l'abuso della violazione dei doveri, eccetera, costituiscono una circostanza aggravante speciale che costituisce figura autonoma. E siamo al secondo comma. Quindi, qui si sta facendo una confusione mortale perché le caratteristiche del reato comune si fanno valere per caratterizzare il reato che è quello del pubblico ufficiale che abbiamo descritto alla seconda parte dell'articolo 613.
  Il richiamo, infatti, non è al fatto, è ai fatti commessi, di cui al primo comma, con l'abuso dei doveri del pubblico ufficiale: quindi, i fatti sono l'infliggere sofferenze acute, fisico-psichiche. Quindi, in quei fatti commessi dal pubblico ufficiale vediamo bene che ci rientrano tutti i noti fatti che oggi la Corte europea caratterizza come tortura. Ovviamente, sappiamo tutti – lo dico solo ad abundantiam – che questo dato varrà per il futuro, certamente non per qualificare fatti passati, che, ormai, l'assenza della norma non ha consentito di qualificare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Innanzitutto, io chiedo al Governo di prendere la parola e di dare delle delucidazioni, perché io non sono giurista e un cittadino comune non ha capito nulla di quanto poc'anzi ha detto la presidente della Commissione giustizia. Ma non mi meraviglio, Presidente, perché io vorrei fare presente ai miei colleghi in primis, agli amici del MoVimento 5 Stelle, ma a tutta l'Aula, che, durante la trattazione del decreto-legge sull'antiterrorismo – quindi, parliamo di un'altra fattispecie di reato –, la presidente Ferranti, addirittura, ha concesso, in audizione congiunta delle Commissioni giustizia e difesa, di audire il signor dottor Roberto Sgalla, colui che, all'epoca, nel ruolo di capo delle relazioni pubbliche della Polizia di Stato, cercò di accreditare una versione di comodo dei depistaggi della Diaz. Signori, ma ancora vi fidate di queste persone ? È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELO TOFALO. Siete una vergogna ! E oggi una persona qui, che ha fatto entrare alla Camera, che ha accreditato una persona che ha detto il falso sui fatti della Diaz, ci dà delle spiegazioni. Ma qui state capovolgendo tutto, state capovolgendo l'Italia, state creando un mondo che non esiste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Siete vergognosi !

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANGELO TOFALO. Governo, Viceministro, sottosegretario, spiegateci questo emendamento, perché avete un cervello autopensante – penso –, quindi lo avete letto...

  PRESIDENTE. La ringrazio, ha finito il suo tempo.

Pag. 95

  ANGELO TOFALO. ... diteci la vostra opinione, per favore, ve ne sono grato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, signora Presidente. Io voglio solo ricordare che, alla Diaz, quei ragazzi stavano dormendo quando è avvenuto quello per cui la Corte di Strasburgo ha condannato il nostro Paese: non erano affidati, non erano in custodia, non erano sotto vigilanza di qualcuno (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Quindi, la risposta è che se viene fatto da un pubblico ufficiale è un'aggravante, ma il problema è che lì non viene proprio previsto il reato con questa norma.
  Allora, quello che vorrei dire è che è vero che non si fanno leggi sulla spinta emotiva e, infatti, noi non stiamo discutendo sotto la spinta emotiva di una sentenza, di una condanna. Intanto, voglio ricordare che questo provvedimento è arrivato la settimana scorsa, c’è stata la discussione sulle linee generali, quindi, ancora la condanna nemmeno c'era, la sentenza nemmeno era stata ancora pronunciata...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CELESTE COSTANTINO. ... però pensare di scrivere un provvedimento dopo che questa condanna c’è stata, in cui addirittura non può essere punito quello che successe alla Diaz, mi sembra veramente surreale e paradossale (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, a questo punto, visto che il dibattito è andato avanti a lungo su questo emendamento, con posizioni comuni, da un lato, e, magari, poco convincenti da parte della presidente della Commissione, alla luce del fatto che il relatore testimonia di non aver, magari, preso atto di un parere, uscito pochi minuti fa, del professore di diritto penale, Viganò, chiedo, visto che non è vietato e non abbiamo una scadenza imminente, di accantonare questo emendamento, in maniera tale da poter fare tutti gli approfondimenti del caso e valutare. Infatti, se, ahimè, all'interno di un Parlamento non possiamo neanche prendere dei casi estremi, dei casi reali, come quello della Diaz, per dire almeno di evitare che rimangano impuniti gli autori di quei fatti devastanti, credo che, allora, il Parlamento, a questo punto, non lo debba fare come uno stimolo e dire: puniamo tutti i poliziotti ? No, cerchiamo di fare qualcosa che possa servire.
  Io, Presidente, rinnovo la richiesta formale di accantonamento al fine di valutare meglio il contenuto di questo articolo: non facciamo l'ennesima stupidata, perché altrimenti ancora una volta verremo derisi da tutta l'Unione europea.

  PRESIDENTE. Quindi c’è una richiesta da parte del deputato Crippa di accantonare questo emendamento. Chiederei al relatore Vazio di pronunciarsi su questa richiesta.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Abbiamo già detto, Presidente, che noi siamo convinti che questo, così come è intervenuta la presidente Ferranti, vada nella direzione esattamente contraria all'indicazione del Movimento 5 Stelle. Noi riteniamo che siano i fatti connessi con la prima parte dell'articolo 613, quindi la violenza e la minaccia e i fatti a cui si riferiscono, alla condotta finale, e non la parte «affidata alla sua custodia».
  Ciò posto, siccome la questione sta a cuore di tutta quest'Aula, non credo che esista alcun problema a prenderci un attimo e ad accantonarlo. Dobbiamo esaminare Pag. 96molti altri emendamenti, facciamo tutti i pensieri che dobbiamo fare e andiamo avanti con i lavori, non intestardiamoci, perché ci sono molti altri emendamenti. Da parte nostra, non c’è alcuna pervicace volontà ad intestarci questa cosa.

  PRESIDENTE. Va bene, relatore Vazio, allora accantoniamo questo emendamento e conseguentemente anche il successivo, credo. Quindi, andiamo agli identici emendamenti Daniele Farina 1.5 e Ferraresi 1.49, con il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Se non ci sono interventi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.5 e Ferraresi 1.49.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi... Massa... Bragantini... Duranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  378   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.109, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, solo per segnalare, dopo un dibattito approfondito (e mi fa piacere che sia stato particolarmente approfondito), che in questo emendamento Molteni 1.109 si chiede di aggiungere la parola «gravi» alla parola «acute» sofferenze. La parola «gravi» è già una parola più penalistica, perché la gravità del fatto, la gravità delle lesioni è in perfetta sintonia con un linguaggio del codice penale percepibile anche giurisprudenzialmente. «Acute» credo che dia l'idea di una intensità della sofferenza che però non trova riscontro, ripeto, in un linguaggio che sia percepibile a livello giurisprudenziale.
  Parliamoci chiaro, nella tortura quello che rileva è la lesione e qui vi è un grande equivoco sul dato che, essendo prevista un'aggravante in un'ipotesi di lesione, le sofferenze possano non essere una lesione e questo è un dato incomprensibile sul piano dell'esperienza storica, cioè la tortura ha senso se c’è una lesione, se non c’è una lesione non ha senso parlare di tortura. Essendo prevista come aggravante, ritengo che la parola «sofferenze» non abbia in sé il contenuto di lesione. Ma vi è di più, nella tortura non rileva la lesione, che è già prevista nel nostro codice penale autonomamente e con varie sfaccettature come fatto ovviamente più che punibile, rileva la perduranza della lesione, cioè le lesioni devono essere prolungate per essere tipiche della tortura, cioè la tortura è quel trattamento che con una lesione, che produce acuta e grave sofferenza nel tempo, è degna di essere sanzionata. Allora, quando l'emendamento 1.109 chiede di aggiungere la parola «gravi» può essere un rimedio, un succedaneo per rimarcare questa caratteristica, e qui mi auguro che ci possa essere un ripensamento, anche in sede di Comitato dei nove, su questo passaggio ineliminabile, collegare la tortura ad una lesione, sennò non ha senso.
  Ma le sofferenze non hanno un'ontologia, non hanno una consistenza, è la lesione che deve comportare sofferenze prolungate e questo comporta la tortura, per esperienza assolutamente comune e casistica. Allora la proposta dell'emendamento 1.109 può, a livello giurisprudenziale, arricchire un'inutile parola, che non significa nulla dal punto di vista della Pag. 97lettura penalistica, come «acute», di un concetto di gravità che è, in qualche modo, parente stretto del linguaggio del diritto penale e, quindi, può contribuire a dare a questo reato l'unico elemento differenziatore rispetto alle lesioni: l'esistenza di lesioni ma che, per la loro gravità, e soprattutto per essere prolungate e provocare, queste lesioni, acute sofferenze, legittimano l'introduzione del delitto di tortura, sennò andiamo a duplicare in malo modo, anzi, in modo assolutamente non consentito, delle condotte non solo già punite e comunque così generiche da rasentare l'incostituzionalità sotto il profilo degli articoli 3, 24, 25 e 27 della Costituzione.
  Quindi, io invito caldamente a votare questo emendamento perché mi sembra che comunque sia un rimedio con il concetto di gravità, ma inviterei proprio a rivedere la possibilità di ritenere la tortura sganciata dal concetto di lesione e di dare a questa lesione una caratteristica di acuta e grave sofferenza tale da legittimare efficacemente e soprattutto proteggere – insisto su questo punto – i nostri appartenenti alle forze dell'ordine da delle condotte che, essendo generiche, corrono il rischio di essere genericamente capaci di una specifica intimidazione che li allontana da quel senso di adempimento del dovere che è la garanzia per ogni cittadino in ordine alla sicurezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, anche noi per dire che voteremo questo emendamento in maniera favorevole. Io mi appello al Viceministro Costa, che è anche un esperto di diritto: oggettivamente, aggiungere l'aggettivo «gravi» per definire la condotta, anche a dimostrazione che effettivamente nessuno qui vuole rendere lecita la tortura o non vuole punire in maniera adeguata la tortura, ma che sia una vera tortura.
  Se manca la gravità delle sofferenze siamo nel campo delle percosse addirittura e non penso che un reato che ordinariamente può essere punito fino a un anno, se lo commette un pubblico ufficiale diventa un reato punito da cinque a dodici anni. Stiamo facendo un'enormità giuridica, ecco perché è una cosa che contrasta con l'ordine e la sicurezza pubblica, perché se si puniscono in maniera immotivata, e direi vandalica, le forze dell'ordine anche rispetto a degli eccessi, semplicemente per fare i moralisti, si finisce con il demotivare le persone serie e perbene e – perché no ? – magari punire un eccesso, un'intemperanza in maniera assolutamente assurda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, al netto di tutto quello che abbiamo detto prima circa la nostra assoluta e totale contrarietà all'introduzione di questo reato, voglio far presente, come hanno detto i colleghi Sisto e Cirielli, che noi abbiamo presentato tre emendamenti che dimostrano, anche, la volontà, da parte della Lega, di rendere questo reato molto più tassativo e determinato in merito alle condotte: sulla ripetitività delle violenze e delle minacce, sul fatto che le sofferenze debbano essere oltre che acute anche gravi, proprio per determinare meglio la condotta e poi ci sarà un emendamento in cui chiediamo di cancellare le cosiddette sofferenze fisiche e, soprattutto, quelle psichiche, proprio perché l'elemento soggettivo rischia di essere assolutamente indeterminato e aleatorio.
  Questi tre emendamenti sono squisitamente di merito giuridico e credo che meritino attenzione... Presidente, mi rivolgo a lei, chiedo da parte del Comitato Pag. 98dei nove, che si sta facendo gli affari propri, un po’ più di attenzione. Non è che ci stiamo divertendo a intervenire, portando sul tavolo delle questioni di merito, Presidente ! Le chiedo cortesemente che il Comitato dei nove ci ascolti, chiedo cortesemente che il Comitato dei nove ascolti quello che abbiamo da dire !

  PRESIDENTE. Sì, sì, stanno ascoltando, c’è il relatore che sta ascoltando...
  Deve concludere, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Perché non sono delle argomentazioni politiche come quelle di prima, sono delle argomentazioni giuridiche e di merito che servono a evitare che questo reato faccia dei danni per la sicurezza dei cittadini e per la dignità delle forze di Polizia.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Molteni, le ricordo anche che il gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento (Commenti del deputato Molteni). Prego ? Diceva qualcosa ? Stavo dicendo che il gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini aveva già terminato i tempi del contingentamento; però, avendo fatto richiesta di un tempo aggiuntivo, la Presidenza ha concesso un terzo di quello originariamente stabilito.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massa. Ne ha facoltà.

  FEDERICO MASSA. Presidente, francamente sono proprio le argomentazioni giuridiche dei colleghi dell'opposizione che lasciano perplessi, perché quello che si vuole rifiutare di accettare è la qualità nuova del reato che noi andiamo a istituire sulla base, anche, delle indicazioni venute dalla Corte europea. Collega Sisto, le sofferenze psichiche non implicano le lesioni, ma sono uno strumento attraverso il quale si coarta la volontà di soggetti sottoposti ad un'autorità o a un controllo. La lesione non è che diventa grave se permanente o ripetuta, ciò che si intende colpire con l'articolo 613-bis è la qualità di un'attività complessivamente violenta anche sotto il profilo psichico cui vengono sottoposti soggetti che si trovano nella soggezione dell'autorità pubblica, da qui l'aggravante di cui al secondo comma dell'articolo 613. Non è la somma di reati che esistono, è un nuovo reato di civiltà in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie Presidente, voglio ribadire ancora una volta, come ha già fatto il collega Molteni, di che cosa stiamo parlando, perché se no si rischia come al solito di fare una grande confusione. Con questo emendamento il gruppo della Lega sta chiedendo di precisare e di inserire la parola «gravi» per evitare che questo provvedimento sia solo e soltanto una norma manifesto per bloccare le forze dell'ordine, per far sì di intimorire chiunque, pubblico ufficiale, voglia compiere il proprio dovere e per evitare che si sia tanto veloci in quest'Aula ad approvare norme per limitare i compiti di chi li deve svolgere – come i pubblici ufficiali, come le forze di sicurezza, come i magistrati – quanto si sia lenti, per esempio, ad approvare norme per risarcire dei danni le vittime che spesso li hanno subiti.
  Allora io credo che questo sia non solo un emendamento di buon senso..., ancora una volta il Comitato dei nove Presidente fa quello che vuole...

  PRESIDENTE. Sì, deputati del Comitato dei nove, per favore, attenzione a chi sta parlando. Prego.

  BARBARA SALTAMARTINI. Evidentemente quello che il nostro gruppo parlamentare dice forse non interessa a nessuno, ma io confido nel Viceministro Costa – che so essere persona non solo intelligente e preparata, ma sensibile a questo tema – affinché si eviti di creare un reato Pag. 99e di generalizzare in questo modo perché non facciamo un favore a nessuno, anzi facciamo solo un torto alle nostre forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Questo per me è l'ultimo degli interventi, non ne vedo altri. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.109, con i pareri contrari di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brescia, Mauri, Causi, Simone Valente, il deputato Brescia ancora non riesce a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  369   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   49    
    Hanno votato no  320    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.128.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Grazie Presidente, sarò quanto mai breve visto che ad Alternativa Libera sono stati concessi soltanto 7 minuti complessivi, considerando anche le dichiarazioni di voto finali.
  Questo è un emendamento molto semplice che vuole aggiungere dopo le parole «fisiche o psichiche» le parole «ovvero trattamenti crudeli, disumani o degradanti». Se queste parole fossero inserite nella norma potrebbero condurre ad un accertamento probatorio meno gravoso e molto più semplice per la magistratura.

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.128, con il parere contrario di Commissione e Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vito.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  362   
   Votanti  358   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  278    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha dichiarato di non essere riuscita ad esprimere parere favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Buttiglione 1.140.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Qual è la ratio di questo emendamento ? Noi siamo contenti del lavoro che la Commissione ha fatto, poiché ha fondamentalmente evitato il rischio che questo provvedimento si rivolgesse contro le forze dell'ordine. Credo si tratti del terzo comma, lo leggo. «Ai fini dell'applicazione del primo e del secondo comma la sofferenza deve essere ulteriore rispetto a quella che deriva dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti».
  Questa è una clausola di salvaguardia che, unita alla specificità del dolo che viene richiesto, dovrebbe creare una rete di protezione. D'altro canto, noi siamo convinti che è utile e importante introdurre Pag. 100il reato di tortura nell'ordinamento italiano: ce lo dice la Corte europea dei diritti dell'uomo, ed è bene che noi lo facciamo. Tuttavia, non sono del tutto d'accordo con molte cose che ho sentito in quest'Aula, in particolare: vergogna per l'Italia di non avere dato esecuzione fino ad ora. Attenzione, però, la Convenzione è del 1984; la Germania ancora non le ha dato esecuzione, ritenendo che quei comportamenti siano già adeguatamente coperti da quanto previsto dal suo ordinamento per una serie di reati simili a quelli che c'erano anche nel nostro ordinamento. Quindi, che anche l'Italia per una fase abbia ritenuto che fossero sufficienti le garanzie già presenti nell'ordinamento, mi pare ragionevole.
  La Gran Bretagna ha dato esecuzione alla Convenzione nel 1988, con il Criminal Justice Act, tuttavia la Gran Bretagna, essendo consapevole della delicatezza del problema, dopo avere di fatto nel Criminal Justice Act recepito la formulazione della Convenzione del 1984, vincola la procedibilità del reato ad una decisione del General Attorney; in questo modo si garantisce contro la possibilità di strumentalizzazioni o intimidazioni contro le forze dell'ordine.
  La Spagna, invece, ha seguito un altro cammino: ha cercato di tipizzare il reato, perché in effetti, così come è messo, dà una impressione di una qualche indeterminatezza. Ciò si vede anche da alcuni interventi precedenti, dove si chiede: ma se tale comportamento non ricade dentro il reato di tortura, allora che cos’è ? Sarà maltrattamenti, sarà violenze. La chiarezza della distinzione fra maltrattamenti e violenze da un lato e tortura, andrebbe a nostro parere migliorata. Per questo abbiamo proposto questo emendamento, che ricalca una discussione filosofica iniziata tanti anni fa da Theodor Wiesengrund Adorno. Adorno, partendo dall'esperienza di Auschwitz, si poneva la domanda: che cos’è la tortura ? Egli diceva che la tortura non è semplice violenza: lo specifico della tortura è la volontà di annientare la personalità della persona che è oggetto della tortura; la distruzione della personalità, la riduzione del soggetto ad oggetto, totalmente nel potere di un altro. Questo è lo specifico del reato di tortura: per questo è importante introdurlo.
  Questo differenzia la violenza della scuola Diaz da altri tipi di violenza, però questo è anche importante per circoscriverlo. Ora, questo nel testo che abbiamo davanti manca: non c’è l'elemento dell'attentato all'integrità morale, non c’è l'elemento della distruzione della personalità, che invece è stato molto bene compreso ed introdotto dalla Spagna. Se voi leggete gli articoli 173 e 174 del codice penale spagnolo, trovate una formulazione molto simile a quella che ho introdotto, che ha due vantaggi: da un lato quello di specificare meglio il reato e di distinguerlo chiaramente dai maltrattamenti; dall'altro il fatto di coprire una fattispecie che non è coperta da questo testo. La tortura, ormai, molte volte, fa uso della deprivazione sensoriale e delle droghe per annullare la personalità e annullare la capacità di resistenza della vittima, senza fare uso di violenza, né fisica né psichica. Questi comportamenti non sono puniti nell'ordinamento italiano. Il mio emendamento mirava, da un lato, a poter punire questi comportamenti, dall'altro a delimitare meglio il reato. Io so che il Governo è contrario e, lealmente, stando nella maggioranza, ritiro l'emendamento. Tuttavia, lo affido alla riflessione del Governo perché, in altra occasione, cerchi di migliorare questo testo, che non è cattivo ma potrebbe ancora essere migliore. Una prima occasione sarà certamente al Senato, dove anche il nostro gruppo ha una forza maggiore e sarà probabilmente capace di farsi sentire meglio.

  PRESIDENTE. La ringrazio, allora è ritirato. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Faccio mio questo emendamento per quello che dirò di qui ad un attimo. Dice bene il presidente Buttiglione...

Pag. 101

  PRESIDENTE. Dovrebbe essere il delegato d'Aula del gruppo a farlo.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. È qui: il delegato d'Aula è qui ed ha alzato la mano.

  PRESIDENTE. Ne prendo atto. Prego.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, correttamente il presidente Buttiglione ha collegato l'integrità morale a questa norma, perché – non so se qualcuno se ne è accorto, tra coloro che hanno stilato questa norma – si tratta di delitti contro la libertà individuale e specificamente di delitti contro la libertà morale. Cioè, sono state introdotte queste norme in questo ambito per cui la libertà morale, che in queste norme non è minimamente citata, opportunamente viene dall'emendamento Buttiglione richiamata. Ma Presidente, questo emendamento mi induce ad un'altra riflessione non secondaria: correttamente – perché questo è stato un fatto che io reputo non solo filosoficamente corretto ma anche giuridicamente istintivo, da parte del presidente Buttiglione – ci si rende conto che nel concetto di sofferenza non c’è il concetto di lesione. Allora, con questa formulazione, «atte a distruggere o diminuire gravemente le sue capacità di discernimento, di conoscenza e di decisione, annullandone la personalità e attentando alla sua integrità morale», si cerca di dire, in modo forbito, elegante, che le sofferenze non possono che essere lesione, perché non esiste una sofferenza senza lesione. L'evento qui, caro collega Massa, è chiarissimo: cagiona acute sofferenze ! Allora chiedo al buonsenso di chiunque se si possa ritenere esistente, anche in un linguaggio di neologismo giuridico di rara incapacità espressiva, una sofferenza senza una lesione ! Credo che questo sia il nucleo polposo di questo emendamento: richiamare l'attenzione dell'Aula sull'assurdità di una tortura senza lesioni ! Però, Presidente, poiché credo che il presidente Buttiglione intenda presentare un ordine del giorno su questo punto, ritiro l'emendamento che ho fatto mio.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Ferraresi 1.50, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza. Prendo atto che il presentatore ritira l'emendamento Ferraresi 1.50.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.110, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.110.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Gadda.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  339   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  305.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Dall'Osso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.114, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, vorrei esprimere il parere favorevole della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.114.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 102

  Carfagna, Migliore, De Girolamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  348   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   41    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cirielli 1.125 (Nuova formulazione).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, la quantità delle pene previste rappresenta la motivazione di fondo della nostra contrarietà alla combinazione di una norma indeterminata con delle pene che, secondo noi, sono pazzesche e dimostrano come non si abbia più il senso della misura. Oggi in Italia la violenza sessuale viene punita con una pena da cinque a dieci anni, per cui un appartenente alle forze dell'ordine che intervenga nell'immediatezza di una violenza sessuale e, come d'impeto, sbagliando, dà uno schiaffo al violentatore, ha una pena superiore al violentatore. Per la rapina sono previste pene da tre a dieci anni, per l'estorsione le pene sono sempre da tre a dieci anni e potrei continuare. Così l'introduzione di questa norma punisce semplici percosse o semplici minacce solo perché commesse da pubblici ufficiali in una maniera davvero incredibile.
  Siamo sempre in tempo per introdurre una norma equilibrata con una condotta e un evento determinati che puniscano sicuramente le mele marce che commettono una tortura e siamo ancora in tempo per evitare che, invece, comportamenti o equivoci o, addirittura, probatoriamente non sostenibili siano scambiati per una tortura, e si vada a finire sotto processo o si venga indagati con pene severissime.
  Credo che tutto ciò scardini il sistema delle pene nel nostro codice penale e allo stesso tempo demotivi le forze dell'ordine, per cui vi prego, almeno nell'ottica di riduzione del danno, di prevedere pene meno gravi per questi reati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.125 (Nuova formulazione), con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  350   
   Votanti  349   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   38    
    Hanno votato no  311    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Avverto che i gruppi Area Popolare e Sinistra Ecologia e Libertà hanno esaurito i tempi previsti dal contingentamento; essendone stata fatta richiesta la Presidenza concederà a tali gruppi un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.126 (Nuova formulazione), con il parere contrario sia di Commissione e Governo sia del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  354   
   Votanti  353   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   36    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 103

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.129, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Interverrò sempre molto brevemente. Questo emendamento vuole portare il massimo edittale della pena, prevista per il reato comune, da 10 anni a 12 anni, lasciando inalterato, invece, il minimo edittale della pena. Questo non tanto perché il massimale di 10 anni sia esiguo, quanto perché portandolo a 12 anni cambierebbe la competenza, cioè si passerebbe dal giudice monocratico al tribunale in composizione collegiale e questo, per un reato così delicato come è, appunto, il reato di tortura, offrirebbe sicuramente maggiori garanzie a tutti i soggetti coinvolti nel procedimento.
  Dopodiché, visto che è stato annunciato il parere favorevole, da parte della Commissione e del Governo, all'innalzamento della pena per quanto riguarda non il reato ma l'aggravante, per una questione di equità mi sembra anche logico aumentare la pena anche nei confronti del reato comune.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente...

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, lei chiede di parlare sull'ordine dei lavori ? Prego, ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. No, Presidente...

  PRESIDENTE. Su che cosa vuole intervenire, deputato Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo per dichiarazione di voto, per preannunziare voto favorevole... No, contrario, contrario.

  PRESIDENTE. Allora, mettetevi d'accordo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Molteni. Faccia lei la dichiarazione di voto. Prego, deputato Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, non dobbiamo metterci d'accordo noi. Queste sono delle tecniche che noi siamo costretti ad utilizzare perché non abbiamo più tempo per poter parlare.

  PRESIDENTE. Lo so, lo so. Proceda.

  NICOLA MOLTENI. Quindi, ci appelliamo a lei, Presidente...

  PRESIDENTE. Ma io ho già dato i tempi aggiuntivi.

  NICOLA MOLTENI. L'appello al Vicepresidente Baldelli è andato a vuoto. Rivolgiamo l'appello a lei perché ci venga dato qualche minuto in più per poter dire quello che pensiamo...

  PRESIDENTE. Ma lei non doveva fare la dichiarazione di voto ?

  NICOLA MOLTENI. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Prego.

  NICOLA MOLTENI. La dichiarazione di voto è per dire che qui stiamo assistendo a una commedia anzi, peggio, a una tragedia, perché stiamo discutendo delle pene che andranno ad essere applicate a questo nuovo reato di tortura.
  Cosa sta accadendo ? Accade che in questo Paese dieci giorni fa il Governo, la maggioranza, il Partito Democratico e il partito di Alfano hanno depenalizzato 157 reati, hanno garantito l'impunità ai criminali che commettono reati e prima ne ho citati alcuni, quali l'istigazione a delinquere, le lesioni, il sabotaggio, il danneggiamento, la resistenza a pubblico ufficiale.
  Quindi, nei confronti del criminale togliamo le manette; nei confronti del poliziotto, che è quello che deve garantire la sicurezza ai cittadini, andiamo a prevedere Pag. 104un reato da 5 a 15 anni. Questa, Presidente, è una follia, è una follia pura.

  PRESIDENTE. Concluda.

  NICOLA MOLTENI. È una follia pura, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.129.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione. Chi altro ? Ci siamo ? Hanno votato tutti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  347   
   Votanti  346   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Ciprini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.115, con tutti i pareri contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi altro deve votare ? Qui sta salendo il collega... Falcone, Capodicasa. Ecco, ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  356   
   Votanti  355   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  321.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, questo emendamento è un emendamento di assoluto buon senso, che vuole andare a sopprimere le parole: «con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio». Perché ? Perché la soppressione si giustifica poiché il fatto resta ugualmente lesivo se viene commesso fuori dall'esercizio delle funzioni. Allo stesso modo, senza l'abuso dei poteri, ma fuoriuscendo completamente da essi, il fatto merita comunque punizione, mentre la violazione dei doveri, quando non è intrinseca al fatto, non condiziona minimamente la sua offensività. E perché lo dico ? Perché il nostro codice penale disciplina già agli articoli 51, 52 e 53 le scriminanti e, quindi, il pubblico ufficiale, in questo caso il poliziotto, che agirà legittimamente nell'esercizio delle sue funzioni, con un uso legittimo delle armi, con un uso legittimo della forza, non sarà punito. Già lo prevede il codice penale, inserirlo in questa legge non solo è ridondante e superfluo, ma è anche pericoloso, perché i limiti dovranno essere accertati con assoluta indeterminatezza e si rischia veramente che sia un ulteriore vincolo probatorio, tale da rendere questa legge ulteriormente inefficace. Quindi, ne chiediamo la soppressione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.51.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 105

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  354   
   Votanti  352   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarti 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza non si è espresso. Dunque, chiedo al relatore di minoranza di esprimere il parere.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarti 1.52.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  348   
   Votanti  346   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.130, sul quale vi è un parere favorevole, se riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Turco 1.130.

  TANCREDI TURCO. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Dunque, l'accetta, però dobbiamo prima votare l'emendamento successivo. Quindi, adesso votiamo l'emendamento Molteni 1.116, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza. Poi ritorniamo sull'emendamento Turco 1.130.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo Lega Nord e Autonomie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, con l'emendamento vogliamo ridurre o meglio vogliamo portare, anzi tentare di portare a normalità i minimi e i massimi di questa fattispecie di reato assolutamente indeterminata.
  Io sono fortemente preoccupato, non tanto per l'emendamento che presentiamo noi della Lega, che ovviamente è un emendamento di assoluto buon senso, ma siamo fortemente preoccupati per l'emendamento che verrà votato successivamente, che porta la firma di alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle, riformulato dal Partito Democratico. Sarà interessante vedere chi voterà l'emendamento che porterà le pene, per questo presunto reato di tortura, da cinque a quindici anni. Attenzione a quello che fate, attenzione dice la Lega che veniva considerata il partito dei manettari, il partito che voleva mettere le manette a tutti (sì noi vogliamo mettere le manette ai ladri e ai delinquenti). Chi voterà l'emendamento successivo, si macchierà di una gravissima colpa e di una gravissima responsabilità, quella di mettere le manette alle forze dell'ordine, ai tutori della legalità, ai tutori della sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

Pag. 106

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Intervengo per ribadire il concetto su questo emendamento. Come già è stato ribadito la Lega Nord ha posto una serie di emendamenti migliorativi del testo, di questo abominio che questa maggioranza, il PD, Renzi, vogliono portare a casa esclusivamente come tornaconto elettorale, perché evidentemente sentono il fiato sul collo per la prossime elezioni e vogliono arrivare dagli elettori dicendo «abbiamo fatto anche questo», lo spuntate come tante altre «porcate» che avete fatto. Con questo emendamento nella fattispecie si vuole, come è stato descritto, ridurre le pene, ma non perché c’è necessità, ma per porre dei paletti ben definiti su questa pena.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANO ALLASIA. Abbiamo la necessità di far capire chi sta dalla parte della gente onesta, che vuole lavorare, che vuole lavorare con concretezza, e non vuole penalizzare con una legge, con un reato ulteriore come questo che state prevedendo oggi, le forze dell'ordine, chi vuole realmente porre della sicurezza nel nostro Paese. Vorremmo vedere nel futuro, un domani, realmente quali sono gli effetti di questa legge. Noi questa posizione la affermiamo costantemente, con i tempi che ci state dando, però volevamo mettere i puntini sulle «i».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, rischiamo con questa norma, invece di andare a risolvere un problema, di aggravare la situazione per tutti i tutori della legge e dell'ordine. Parliamo, quindi, sia delle forze dell'ordine, che della stessa magistratura. L'aleatorietà dei termini utilizzati, come per esempio la «sofferenza psicologica» potrebbe comportare qualsiasi tipo di comportamento configurabile quale tortura secondo la norma. Ci domandiamo, per esempio, la carcerazione preventiva è una tortura a carattere psicologico sulla quale il magistrato che dà la carcerazione preventiva possa essere perseguitato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Sono convinto che non sia l'intento dei presentatori, ma allora riflettiamo e scriviamo un testo che dia chiarezza, non incertezza, perché nell'incertezza si crea confusione e si rischia di colpire chi va a perseguire la legalità e favorire, invece, chi vuole portare avanti atti delinquenziali. Riflettiamo e, invece di seguire il titolo del giornale, inseguiamo il buon funzionamento del Paese e della giustizia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.116, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  360   
   Votanti  357   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  323.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.130, come riformulato. I pareri sono favorevoli. La riformulazione è «da cinque a quindici anni». Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione.

Pag. 107

  TANCREDI TURCO. Accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.130, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Duranti, Pilozzi, Tidei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  359   
   Votanti  354   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato  332    
    Hanno votato no   22.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.131, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  360   
   Votanti  301   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  151   
    Hanno votato   32    
    Hanno votato no  269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.117. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Lorenzo Guerini, Paola Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  362   
   Votanti  361   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Daniele Farina 1.46 e Ferraresi 1.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Ecco un'altra riduzione della punibilità inserita in questo testo. Noi chiediamo la soppressione dell'inciso: «Ai fini dell'applicazione del primo e del secondo comma, la sofferenza deve essere ulteriore rispetto a quella che deriva dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti». In questo caso noi possiamo dire che ovviamente, leggendola così, la norma non creerebbe alcun problema. Anzi, è ovvio che la sofferenza ovviamente non è quella contemplata in misure che restringono la libertà, che restringono i diritti dell'individuo in modo legittimo. Infatti, sono misure legittime, misure che sono state adottate dopo che un giudice ha pronunciato una sentenza, definitiva in questo caso, oppure anche una misura di custodia cautelare in carcere.
  Ma qual è il problema ? Questo inciso è pericolosamente efficace in questo senso: per ridurre senza alcuna ragione, trattandosi di beni rilevantissimi, l'area della punibilità. La violenza legittima è tale poiché è già collocata nelle comuni scriminanti. Pag. 108È quello che ho detto prima: le scriminanti nel codice penale ci sono già. Se qualcuno appunto commette un fatto con l'utilizzo legittimo della forza, non è assolutamente punibile già con la legge esistente. Ma se l'azione violenta non è scriminata va punita a prescindere dal suo grado.
  Allora, il grado in questo caso sarà veramente difficile da accertare. È una probatio veramente diabolica.
  Perché ? Perché tutte queste misure sono misure legittime, che partono come misure legittime, ma finiscono con uno sforamento della condotta che porta a una sofferenza ulteriore che si configura come tortura. Se la misura è legittima, la violenza proporzionata e scriminata al contrario va punita. Una sofferenza non ulteriore rispetto a quella che deriva dall'esecuzione di misure, ma che cede ad una misura deposta, non solo illegittimamente, ma arbitrariamente con il dolo dell'evento lesivo qui incriminato, merita punizione. L'introduzione del reato di tortura non presenta alcun rischio di punizione per l'illegittimo uso della forza – come ho detto prima, già c’è nel codice – poiché tutte le scriminanti codificate che da sempre svolgono questa funzione renderebbero non punibile l'individuo. Ogni ulteriore cautela sottrae la punibilità a fatti gravissimi, meritevoli di sfociare in condanne, nell'ottica di una realistica tutela della dignità dell'individuo che venga a maggior ragione a contatto dello Stato. In questo senso, noi creiamo un'area di non punibilità e un'ulteriore eccessiva resa inefficacia di questa legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, io ritengo gravissimo questo emendamento perché dimostra ancora una volta che non c’è assolutamente la volontà di rispettare un processo civile nelle menti del MoVimento 5 Stelle e chiedo scusa di averli definiti di estrema sinistra perché ho fatto un'offesa a chi è di sinistra ed è un errore. Ricordo a chi magari parla senza neanche leggere che la Convenzione di cui si parla, quella di New York del dicembre 1984, esprime chiaramente che non si può definire tortura se questa si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime ad esse inerenti o da esse provocate. Voler cancellare questa norma che sapientemente la Commissione ha introdotto, mi sembra che dimostri proprio la malafede del MoVimento 5 Stelle ed è giusto che le forze dell'ordine lo sappiano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, solo per dire a chi mi ha preceduto che non so se siamo in buona fede o in malafede, ma lascio ad altri le valutazioni di merito. Quello che voglio dire è che invece dall'altra parte si denota ignoranza rispetto al fatto giuridico che qui viene valutato. Qui non mettiamo in dubbio quello che è scritto nella Convenzione; qui diciamo che quello che è scritto nella Convenzione è già tutelato dal nostro codice penale e, quindi, non c’è bisogno di ribadire una norma che già esiste.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Daniele Farina 1.46 e Ferraresi 1.53.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Camani, Pilozzi, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  350   
   Votanti  349   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   74    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 109

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Placido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Molteni 0.1.200.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capodicasa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  351   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Da Villa...Di Vita...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  357   
   Votanti  354   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato  267    
    Hanno votato no   87.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Con questa approvazione abbiamo una serie di emendamenti preclusi, e dunque arriviamo all'emendamento Molteni 1.13, i pareri sono contrari.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi... Marzano...i pareri sono contrari della Commissione e del Governo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  363   
   Votanti  361   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   33    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarti 1.124. Qui c’è un parere favorevole se riformulato, allora chiederei alla deputata Sarti se accetta la riformulazione.

  GIULIA SARTI. Sì, accetto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, solo che per far capire all'Assemblea cosa è successo su questo reato. Qui siamo all'istigazione a commettere la tortura. Il testo uscito dalla Commissione prevedeva una pena da sei mesi a tre anni, dopo di che è stato accolto l'emendamento della collega Sarti con cui si è portata la pena da uno a quattro anni, emendamento riformulato da parte del relatore che ha deciso di portare la pena da uno a otto anni, dopodiché è intervenuto il Governo, ovviamente per compensare la pena, e questa è stata portata da uno a sei anni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 19,10).

  NICOLA MOLTENI. Ecco, credo che questo sia esemplificativo del fatto che non si può legiferare in questo modo, non Pag. 110si possono introdurre nuove fattispecie di reato in questo modo e soprattutto non possono essere attribuite pene e sanzioni su reati gravi che avranno un'incidenza gravissima sulla sicurezza dei nostri cittadini tirando le pene a caso. Credo che questo sia un cattivo, anzi un cattivissimo esempio di legislazione in materia penale. Il diritto penale va toccato con cura e con attenzione, voi ne state facendo carta straccia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarti 1.124, nel testo riformulato. Essendo stata accolta la riformulazione, il parere della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella...Impegno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  357   
   Votanti  351   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
 318    
    Hanno votato
no   33).    

  Essendo stati accantonati due emendamenti riferiti all'articolo 1, noi non possiamo procedere al voto dell'articolo, che deve quindi pertanto intendersi accantonato.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato – A.C. 2168-A).
  Qui c’è un emendamento soppressivo. Essendo l'unico emendamento, a norma dell'articolo 87, comma 2, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo. Chi è favorevole alla soppressione dell'articolo deve quindi votare no, chi è contrario alla soppressione deve votare sì. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, i pareri ?

  PRESIDENTE. C’è un emendamento soppressivo, io voto il mantenimento dell'articolo, quindi teoricamente non ci sarebbe neanche bisogno. Se volete potete darlo, immagino che il relatore sia favorevole (Commenti del deputato Vazio). Voi mi date il parere sull'emendamento, ma io metto in votazione il mantenimento dell'articolo. Non vorrei che la cosa ingenerasse confusione, per questo non vi chiedo il parere. Onorevole Ferraresi, lei intende intervenire comunque ? Prego.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, per spiegare ai colleghi questo emendamento perché sennò, leggendolo così, potrebbe crearsi un qui pro quo. L'articolo 2 dice: «le dichiarazioni o le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura non sono comunque utilizzabili, salvo che contro le persone accusate di tale delitto e al solo fine di provarne la responsabilità penale». Letto così verrebbe da dire: ma, perché ne chiedete la soppressione, visto che chiaramente queste indicazioni, queste voci appunto dei torturati non possono essere utilizzate ? Noi ne chiediamo la soppressione per un motivo molto semplice, perché la regola qui codificata all'articolo 2 vale già in forza delle norme del codice di procedura penale, un'altra ridondanza pericolosa, articoli 191 e 188 del codice di procedura penale. Aggiungere questa specificazione con l'articolo 2 potrebbe portare a ritenere che questa regola non valga per tutti i casi in cui la prova deriva da un reato diverso dalla tortura, il che sarebbe inaccettabile, ovvero nessuna dichiarazione è utilizzabile ovviamente se è ottenuta tramite un reato. Quindi, in questo caso sarebbe un precedente pericoloso perché si dice che le dichiarazioni ottenute tramite reato di Pag. 111tortura sono inutilizzabili e tutte le altre dichiarazioni ottenute tramite tutti gli altri reati sono utilizzabili. Voi capite la pericolosità tecnica di questo punto. Quindi, in questo senso noi faremmo un grosso e grave precedente perché indicheremmo che praticamente quelle tramite tortura non sono utilizzabili e tutte le altre tramite reato si ipotizza che sono utilizzabili. In realtà gli articoli 191 e 188 del codice di procedura penale sono chiari, gli enunciati appunto ottenuti tramite tortura, tramite reato non sono utilizzabili, quindi questo articolo va soppresso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, io devo dire che sono davvero perplesso, io non so come si possa accedere ad una norma del genere ma non per le ragioni che secondo me, in modo sia pur accorato ma non congruo, sono state esposte dal collega che mi ha preceduto, in quanto non c’è nessuna abrogazione tacita di norme preesistenti, né espressa né tacita, quindi mi sembra che la preoccupazione sia un fuor d'opera, comunque e tout court. Invece, mi chiedo e chiedo a coloro che si occupano di codice penale e di processo penale e credo che il monito non possa che essere rivolto anche al presidente della Commissione e al Comitato dei nove: le dichiarazioni o le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura non sono utilizzabili, ma fatemi capire, se io ho un processo penale e l'indagato denuncia l'operatore di polizia giudiziaria per tortura, potrò utilizzare o non potrò utilizzare quelle dichiarazioni ? Cioè il tema è di una delicatezza assoluta, perché noi potremmo arrivare alla paralisi delle indagini al solo fatto che il soggetto vada a denunciare l'inquirente che ha raccolto le sue dichiarazioni, ipotizzando la commissione di un delitto di tortura.
  Scrivere che non sono utilizzabili le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura pone un problema di diritto transitorio, nelle more dell'accertamento di quel reato, straordinario. Quale giudice potrà valutare quelle dichiarazioni o quelle informazioni, come sono state erroneamente chiamate nella norma incriminatrice, con serenità, sapendo che pende il pendolo – per citare Edgar Allan Poe – su quel pozzo della denuncia per tortura ? La denuncia del delitto di tortura, medio tempore, mentre c’è un procedimento penale, che effetto produrrà sulla capacità di quelle dichiarazioni di essere persuasive/utilizzabili ? Io credo che questa sia una norma davvero singolare e che potrebbe addirittura essere paralizzante per le indagini, cioè va nel senso opposto rispetto a quello che noi vorremmo andasse, cioè sanzionare quelle condotte che effettivamente, con lesioni gravi, perduranti che provochino sofferenze acute per le ragioni indicate dalla norma, possono comportare una gravissima responsabilità.
  Ma se noi scriviamo che siamo di fronte all'inutilizzabilità di quello che proviene dal delitto di tortura, inseriamo una sorte di virus nel sistema, per cui la denuncia sarà un elemento sufficiente per inibire l'utilizzabilità di quelle dichiarazioni. Allora è evidente che se vi sarà una condanna definitiva per il delitto di tortura, solo allora si potrà, eventualmente, ipotizzare un dato del genere, ma se così fosse è una norma inutile. Allora io dico che sono d'accordo per la soppressione di questa norma, ma sono d'accordo per le ragioni esattamente opposte a quelle che sono state prefigurate, perché introdurre questa norma, introduce, lo ripeto, scusate il bisticcio, nel sistema, un dubbio irreversibile; ammettiamo che vi sia un rinvio a giudizio dell'ufficiale di polizia giudiziaria per la denuncia dell'indagato, che fa il giudice, li utilizza o no quei dati ? Se vi è una condanna di primo grado, li utilizza o no, con questa norma ? Quale processo potrà essere capace di un'attendibilità granitica, anche importante, anche imponente, anzi, quanto più le responsabilità saranno imponenti, tanto più vi sarà il ricorso, soprattutto in certi processi, a questa mina vagante della denuncia per tortura.Pag. 112
  Io credo che il buonsenso imponga di accogliere la soppressione di questa norma, per evitare che i processi siano costantemente minati alla base da una inutilizzabilità che, medio tempore, potrebbe comportare delle oscillazioni della credibilità e della utilizzabilità che certamente non fanno bene a un processo penale che già, credo, ha non pochi problemi. Pertanto io voterò a favore e credo di poter invitare al voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede.
  Ne ha facoltà. Colleghi, per favore se riusciamo ad abbassare il tono della voce. Prego onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, intervengo semplicemente per sottolineare che la critica che fa il collega Sisto è una critica che allora lui deve rivolgere già all'articolo 191 così come vigente oggi. Quindi, non è che possiamo approfittare e strumentalizzare il problema della tortura per portare avanti obiezioni che noi nutriamo rispetto al codice di procedura penale com’è già oggi vigente. L'obiezione potrebbe essere legittima allora rispetto alla norma che già esiste e, quindi, non si comprende perché il collega Sisto non si ponga il problema riguardo a tutti gli altri reati per uno stallo delle indagini e invece se lo ponga nel momento in cui si parla di tortura che è certamente ancora più grave.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli, a cui restano due minuti. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, intervengo solo per dire che noi ci asteniamo su questo emendamento e in genere su questo articolo, perché sebbene comprendiamo le ragioni della Commissione che ha voluto giustamente stigmatizzare una di quelle che è una delle torture più gravi e anche quelle più normalmente praticate nel nostro Stato, quella di estorcere confessioni previa minaccia di arresto o, peggio ancora, arrestare le persone, così come accade spessissimo purtroppo in Italia, con l'abuso della custodia cautelare, per ottenere confessioni e quando le confessioni si ottengono e, quindi, si raggiunge lo scopo della tortura, si libera la persona.
  In questo caso, sicuramente comprendo la Commissione che ha voluto inserire questo articolo, ma d'altro canto, sul piano giuridico vi è certamente grande confusione. Ed è la dimostrazione che si sta correndo su un temi molto delicati, come la sicurezza, l'efficienza delle forze dell'ordine e la libertà delle persone, temi sui quali bisognerebbe essere più cauti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Verini... Camani... Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  356   
   Votanti  353   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 265    
    Hanno votato
no   88).    

  (Il deputato Nuti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Invito i colleghi a liberare i banchi del Comitato dei nove. Colleghi, per favore...

Pag. 113

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Molteni 3.100 e Ferraresi 3.101.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi ?

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Grazie Presidente, il parere è contrario sull'emendamento Molteni 3.100 e favorevole sull'emendamento Ferraresi 3.101.

  PRESIDENTE. Non essendovi interventi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3.100.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  346   
   Votanti  345   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  173    
    Hanno votato
  30    
    Hanno votato
no  315).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 3.101.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, con questo emendamento chiediamo che il reato di tortura sia imprescrittibile. Questo emendamento è stato assolutamente caldeggiato anche da Amnesty International, soprattutto in riferimento alle esperienze di torturatori argentini che sono stati qui in Italia e di cui è stata richiesta l'estradizione in Argentina per essere puniti per torture nei confronti del popolo argentino. E cosa è successo ? Gli è stata negata. E ciò non solo perché in Italia non esiste la fattispecie del reato di tortura: l'estradizione gli sarebbe stata negata comunque, perché le normative in ogni caso non sono simili. Ad esempio, in altri Stati è prevista l'imprescrittibilità del reato di tortura. Si tratta di un reato molto grave, che lede la dignità umana. È un reato difficile da accertare, e per farlo spesso è necessario un tempo molto lungo, diversi anni.
  Quindi, data la gravità e la delicatezza di questo reato, noi chiediamo che sia imprescrittibile, anche perché se questo reato non sarà imprescrittibile molti, molti torturatori internazionali di cui è richiesta l'estradizione verso Stati che hanno la prescrittibilità, non potrebbero essere estradati in altri territori. Anche in questa configurazione non solo i torturatori italiani, ma anche chi ha applicato tortura verso altri cittadini in altri Stati, non potrà essere estradato per questa fattispecie. Noi chiediamo pertanto che il reato di tortura sia imprescrittibile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 3.101, sul quale – lo ricordo – il parere è contrario da parte della Commissione e del Governo, e favorevole da parte del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  348   
   Votanti  347   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  274).    

Pag. 114

  Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Grazie Presidente, solo per dire che il gruppo di Fratelli d'Italia è contrario a quello che prevede il Governo, cioè a raddoppiare i termini di prescrizione, così come a quello che prevede addirittura il gruppo Cinque Stelle, cioè di rendere imprescrittibile questo reato, non soltanto perché per come lo avete costruito non è il reato grave che la parola italiana tortura descrive, ma anche perché è sbagliato proprio sul piano giuridico: con le pene così alte che avete messo, da 5 a 15 anni, il termine di prescrizione è già lunghissimo; renderlo imprescrittibile o raddoppiarlo come previsto dal testo significa – e questo mi dispiace che non venga capito – mettere sotto scacco e sotto ricatto le forze dell'ordine da parte di delinquenti comuni. Bisogna meditare prima di scrivere le cose, altro che ignoranza !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Avverto che anche il gruppo di Fratelli d'Italia ha esaurito i tempi a sua disposizione. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concede anche a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto a quello originariamente assegnato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Il mio tempo è tiranno, ma era semplicemente perché volevo rivolgere – quando poi capiterà l'occasione risponderà – al collega Cirielli una piccola, innocente domanda. Visto che abbiamo la settimana scorsa attuato una riforma non buona della prescrizione, tale per cui per il furto in un supermercato la prescrizione potrebbe anche essere superiore a dieci anni, vorrei chiedere, secondo i colleghi – i quali ritengono che sia eccessivo questo termine di prescrizione per il reato di tortura – quale dovrebbe essere il termine per chi tortura sistematicamente, magari come è successo in altri Paesi del mondo – per fortuna – ma ne abbiamo visto qualche scorcio anche in Italia. Perché se questi sono i termini di prescrizione che abbiamo riformato, credo che non ci sia nulla di pericoloso o scandaloso in questo articolo che andiamo ad approvare.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3. Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leva, Guerini, Da Villa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  346   
   Votanti  345   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 315    
    Hanno votato
no   30).    

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A).
  Se nessuno chiedendo di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Molteni 4.1, Cirielli 4.102, Molteni 4.100, Molteni 4.101...

  PRESIDENTE. Questo non è segnalato: Passiamo all'emendamento Sarro 4.103.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Sarro 4.103 il parere è contrario.

Pag. 115

  PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo ? Anche qui si suppone che il parere sia conforme.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. È conforme Presidente !

  PRESIDENTE. Abbiamo indovinato. Onorevole Ferraresi, relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle, il parere ?

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Il parere è contrario sugli emendamenti Molteni 4.1, Cirielli 4.102, Molteni 4.100 e Sarro 4.103.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Molteni 4.1 e Cirielli 4.102.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole della Lega Nord su questi emendamenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Questo è l'articolo cardine, oltre all'articolo 1, di questo sciagurato provvedimento. Già la legge Bossi-Fini prevede che le espulsioni ed i respingimenti non si possano fare in quei Paesi in cui vi sono persecuzioni, ma voi andate oltre con questo articolato, perché prevedete che vi sia appunto l'impossibilità di fare i respingimenti in tutti quei Paesi in cui ci sono delle violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani. Praticamente, in tutti i Paesi dell'Africa ci sono gravi violazioni dei diritti umani; questo significa che con Mare Nostrum li avete chiamati tutti, li andate a prendere e poi è inutile che tutti quelli che arrivano facciano la richiesta di riconoscimento del diritto d'asilo, perché tanto non si potranno più rimandare nel loro Paese d'origine, perché lì vi sono dei problemi di violazione dei diritti umani.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO SIMONETTI. Questo significa che, oltre ad avere un'accoglienza di fatto, avrete anche un'accoglienza creativa, perché tutte queste persone, tutti questi clandestini che verranno sul territorio italiano, dove li metterete ? Li metterete come fate a Biella: nelle tendopoli ! Al posto di fare campi profughi in Libia...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO SIMONETTI. Al posto di fare campi profughi sulle coste africane, per limitare l'accesso nel nostro Paese di tutte queste persone e aiutarle a casa loro, farete delle tendopoli nei nostri territori, che hanno i campi rom.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
  Avverto che il gruppo Lega Nord e Autonomie ha esaurito anche i tempi aggiuntivi. La Presidenza, come da prassi, consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo di svolgere interventi della durata massima di un minuto, da imputare ai tempi previsti per gli interventi a titolo personale.
  Prego, onorevole Invernizzi.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento è l'ennesimo tentativo di allargare le maglie, che già sono sostanzialmente permeabilissime, per favorire l'immigrazione clandestina, l'immigrazione incontrollata. Cosa c'entri sostanzialmente, nel merito, una visione di questo tipo con il provvedimento...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, tanto ci siamo abituati.

Pag. 116

  PRESIDENTE. Lei sarà anche abituato, però dovremmo cercare di darci un minimo di contegno. Presidente Ferranti, mi aiuta ?

  CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, questo ovviamente è il consueto modo di porsi della maggioranza nei confronti di qualunque tentativo di contributo da parte dell'opposizione, modo che poi sicuramente vedremo anche nelle prossime settimane con quello che a loro interessa maggiormente, cioè l'Italicum. Quindi, questo è solo l'antipasto di quello che avverrà nelle prossime settimane.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Concludo dicendo che noi, anzi voi, non fate altro che confermarvi nella strada ormai intrapresa, che è quella di allargare in modo ancora più ampio qualsiasi tipo di controllo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, mi sembra del tutto improprio che il Governo e la maggioranza, in una norma di carattere penale, inseriscano una riforma o un tentativo simulato di riforma del diritto d'asilo. Credo che sia la conferma che questa norma è scritta male. D'altro canto, se la persona straniera si trova effettivamente nelle condizioni previste dalla norma introdotta maldestramente nel reato di tortura, non si capisce perché non chieda il riconoscimento del diritto di asilo. E se ha diritto all'asilo ha il diritto che la sua richiesta venga esaminata, e addirittura ha il diritto di fare ricorso, se gli viene respinta. Quindi questa è la conferma che qualche bamboccio che discetta di ignoranza e di cultura dovrebbe prepararsi meglio prima di parlare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il presidente Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, questa è l'ennesima manifestazione della volontà da parte della maggioranza – e devo dire, purtroppo, anche da parte di alcuni gruppi di opposizione – di voler far sì che non sia più possibile espellere, rimpatriare e rimandare nel Paese di origine chi giunge illegalmente sul territorio nazionale.
  Vuol dire bloccare l'arrivo di immigrati clandestini con una norma altrettanto aleatoria come le precedenti, dove qualsiasi paese che può essere considerato non sufficientemente democratico, e purtroppo ve ne sono moltissimi al mondo e non possiamo farci carico di tutte le disgrazie del mondo, impedisce di tutelare la sicurezza.
  Invito a non utilizzare più norme che nulla hanno a che fare con l'immigrazione per continuare a cercare di creare varchi gravissimi all'interno del nostro sistema che penso sia abbastanza colpito dall'azione politica di questo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, con questo emendamento a firma Molteni chiediamo la soppressione di questo articolo perché vediamo continuare il disegno di questa maggioranza e di questo Governo per riempirci di immigrati attraverso le procedure introdotte, prima Mare Nostrum e ora Triton.
  Nella fattispecie riteniamo inopportuno mantenere questo articolo, intanto perché il Governo non ha chiuso i previsti accordi bilaterali con i paesi dell'Africa e quindi riteniamo che questo articolo renda più difficile l'espulsione degli immigrati clandestini e di quelli che vengono nel nostro Stato a delinquere. Riteniamo perciò opportuno sopprimere l'articolo in modo tale da chiudere la partita e passare all'esame dell'articolo 5.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

Pag. 117

  NICOLA MOLTENI. L'articolo 19 del Testo Unico sull'immigrazione prevede già il divieto di espulsione, di respingimento e di estradizione verso quei paesi dove esiste la persecuzione. È evidente che introdurre in questo disegno di legge sulla tortura....

  PRESIDENTE. Colleghi, stiamo mettendo alla prova la pazienza della Presidenza, non ho intenzione di continuare la seduta in questa maniera ! Prendete posto e restate in silenzio !

  NICOLA MOLTENI. Capisco che al partito unico dell'antipolizia e della clandestinità non interessi assolutamente nulla di ciò che stiamo dicendo, però credo sia estremamente grave il messaggio che si sta lanciando ai cittadini in un momento in cui siamo sottoposti ad una vera e propria invasione incontrollata. Se non si voterà a favore dell'emendamento della Lega si verificherà l'ipotesi per cui tutti coloro che arriveranno nel nostro paese non potranno più essere espulsi e rimandati nel loro paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Molteni 4.1 e Cirielli 4.102, con il parere contrario sia di Commissione e Governo sia del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  333   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  311).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.100, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  L'aspettiamo, onorevole Bianconi. Garavini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  332   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  306).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarro 4.103.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Presidente, interverrò molto brevemente, anche per non abusare della pazienza dei colleghi. Questo emendamento mira a correggere quelle storture che sono implicite nell'articolo, perché attraverso una previsione così ampia, di latitudine così estesa, a proposito del divieto di respingimento e, comunque, della possibilità di consentire la permanenza nel nostro Paese di stranieri, si va molto al di là di quella che è l'ipotesi in cui il respingimento determinerebbe la sottoposizione al rischio della tortura e lo si estende a tutta una serie di altre fattispecie, in particolar modo quella dell'essere oggetto di persecuzione anche in ragione di condizioni personali, sociali o opinioni politiche che, di fatto, potranno dar corso ad un contenzioso estesissimo, vastissimo, e sostanzialmente vanificare ogni misura che mira, appunto, a contenere e a controllare il fenomeno dell'immigrazione.
  Tra l'altro, nel mio emendamento oltre all'ipotesi del rischio effettivo di sottoposizione a trattamenti di tortura, viene aggiunta anche la previsione dell'altro rischio, quello, cioè, di essere rinviato verso un altro Stato nel quale il soggetto interessato non sia protetto.
  Si tratta di un emendamento che mira a salvaguardare un minimo di controllo dell'accesso e della permanenza sul suolo patrio di immigrati clandestini, ma soprattutto a non svilire la portata del provvedimento Pag. 118che, attraverso la disciplina dell'istituto della tortura, appunto ha delle nobili ed alte finalità che non possono essere piegate per ragioni che con il provvedimento, in quanto tale, non hanno nulla a che vedere.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarro 4.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  340   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  16    
    Hanno votato
no  324).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, De Girolamo. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  341   
   Votanti  340   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 310    
    Hanno votato
no   30).    

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A).
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Molteni 0.5.200.1, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 5.200 della Commissione. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Mazziotti Di Celso 5.101 e Sarro 5.100.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Ferraresi, ad esprimere il parere.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sul subemendamento Molteni 0.5.200.1, mentre sugli emendamenti 5.200 della Commissione e sugli identici emendamenti Mazziotti Di Celso 5.101 e Sarro 5.100 mi rimetto all'Assemblea.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, intervengo per ritirare il mio emendamento 5.101.

  PRESIDENTE. Quindi, sopravvive solo l'emendamento Sarro 5.100.

  CARLO SARRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, desidero precisare che anche io ritiro il mio emendamento 5.100, perché attraverso l'emendamento della Commissione il problema che avevamo posto, a proposito dell'immunità diplomatica è stato definito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 119
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Molteni 0.5.200.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, cerchiamo di darci un po’ d'ordine. Siamo al termine di una giornata importante, però ancora c’è da fare.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  338   
   Votanti  336   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  314).    

  (La deputata Culotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial, Luigi Gallo, Gnecchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  341   
   Votanti  250   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  126   
    Hanno votato
 236    
    Hanno votato
no   14).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Essendo stati ritirati gli ulteriori due emendamenti, passiamo alla votazione dell'articolo 5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo per dire che esprimeremo voto favorevole sull'articolo 5.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Turco, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  342   
   Votanti  332   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
 331    
    Hanno votato
no    1).    

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A).
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Costantino 6.1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 120

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Ferraresi, ad esprimere il parere.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Costantino 6.1.

  PRESIDENTE. L'emendamento Marzano 6.2 è stato ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 6.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Siamo nella parte finale di questo provvedimento, sempre che la maggioranza riesca a mettere a posto l'articolo 1. Questo emendamento arriva da lontano, è una proposta che vorrebbe istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un fondo per le vittime dei reati di tortura. È un piccolo fondo, una cosa molto modesta, che ammonta a 2 milioni di euro, per gli anni e 2015, 2016 e 2017. Riteniamo che sarebbe un gesto – credo – dovuto, anche perché interromperebbe la tradizione per la quale i provvedimenti di giustizia si fanno, e se ne fanno tanti, ma sempre e costantemente a costo zero. Un tratto di penna sul codice penale o sul codice di procedura, l'introduzione di un reato non ha sostanzialmente costi, o almeno ha dei costi indiretti, magari non dichiarati. Tradizione è diventata purtroppo anche quella che dove, eventualmente, si fanno, o si realizzano, dei risparmi diventano immediatamente tagli al servizio giustizia. È un emendamento che noi riteniamo riproduca, peraltro, le esperienze di altri Paesi europei, quelle di un fondo per le vittime del reato di tortura, di cui il Paese dovrebbe dotarsi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, noi voteremo a favore di questo emendamento, perché siamo contrari a come è stato previsto il reato di tortura, perché secondo noi non punisce condotte definibili come tortura. Ma è evidente che nei casi che immaginiamo noi, dove veramente lo Stato, tramite suoi appartenenti, compia un atto di tortura a danno di una persona, la vittima della violenza di Stato, per eccellenza, è una vittima che deve essere risarcita. Ovviamente noi siamo sempre dalla parte delle vittime, quando veramente tali sono, e ci farebbe piacere che il Governo, magari con l'aiuto anche di SEL, faccia in modo che l'Italia ratifichi la Convenzione del Consiglio d'Europa relativa al risarcimento delle vittime dei reati violenti. Siamo uno dei pochi Paesi dell'Unione europea che in trent'anni non ha ratificato, solo per una questione di soldi, ed è una vergogna, la Convenzione che prevede la tutela delle vittime dei reati violenti. Allora è giusto tutelare e risarcire coloro che hanno subito una violenza di Stato – ci mancherebbe ! – qualora fossimo di fronte veramente ad una tortura, ma allo stesso tempo, aprire gli occhi per salvaguardare tutte le vittime dei reati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 6.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  334   
   Votanti  331   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  239).    

Pag. 121

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuseppe Guerini, Giampaolo Galli, Montroni, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  338   
   Votanti  337   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
 309    
    Hanno votato
no   28).    

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Arlotti, Palma, Pilozzi, Simone Valente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  336   
   Votanti  335   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
 311    
    Hanno votato
no   24).    

  EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, avevo chiesto di parlare. Lei in fretta e furia è passato dal 6 al 7...

  PRESIDENTE. Il passaggio logico è dal 6 al 7. Però adesso...

  EDMONDO CIRIELLI. Se ci mette due secondi. Poi se volete che non si parli, allora abroghiamo il Parlamento, che è quello che Renzi vuole.

  PRESIDENTE. Abbiamo due emendamenti accantonati all'articolo 1 e ovviamente dobbiamo votare l'articolo stesso. A questo punto, io chiedo al relatore o alla presidente se ci danno lumi su cosa vogliamo fare.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, abbiamo fatto un accantonamento oggi su un emendamento, come avrà visto, lei, anzi, ha più volte rimarcato che c'era una discussione in corso. Quindi, io chiederei una sospensione di dieci minuti, anche perché nel frattempo abbiamo cercato anche di approfondire la tematica relativa all'emendamento del MoVimento 5 Stelle. Vorremmo, però, ovviamente parlarne in Comitato dei nove. Chiedo dieci minuti di sospensione per la riunione del Comitato dei nove, che potremmo svolgere anche qui alla sala dei Ministri.

  PRESIDENTE. Sì, sì, la sala dei Ministri va bene, se non ci sono obiezioni alla sua proposta.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Forse qualche obiezione c’è. Colleghi, per favore !

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Io ci tenevo a riportare all'Aula la necessità che alle 20,30 il MoVimento 5 Stelle ha convocato una riunione di gruppo. Pertanto, riguardo questa sospensione, visto che poi comunque dovranno essere analizzati gli ordini del giorno e poi ci saranno Pag. 122le dichiarazioni di voto finale, chiediamo se, a questo punto, è possibile sospendere rimandando il voto finale a domani.

  PRESIDENTE. Allora, ci sono due richieste di sospensione: una di rinvio più lungo e una di rinvio più breve.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Mi sembra la cosa più conveniente procedere, se effettivamente nel giro di dieci minuti la maggioranza e il Governo risolvono questo problema con un emendamento. Gli ordini del giorno sono tre, li istruissero e ci dicessero subito di cosa si tratta e domani mattina facciamo le dichiarazioni di voto.

  PRESIDENTE. Io adesso non voglio aprire il giro di tavolo sulla sospensione di dieci minuti. Noi sospendiamo dieci minuti, attesa poi l'esigenza che ha fatto presente l'onorevole Crippa. Intanto sospendiamo i lavori per dieci minuti e vediamo l'esito della riunione del Comitato dei nove. Dopodiché, alla ripresa prendiamo atto della situazione e verifichiamo come procedere. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 20,15.

  La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20,25.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Invito la presidente della Commissione giustizia, onorevole Ferranti, a illustrare all'Assemblea l'esito del Comitato dei nove. Presidente Ferranti, prego, ci renda edotti dell'esito del Comitato dei nove, mentre, nel frattempo, i colleghi liberano l'emiciclo, per favore.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, la maggioranza della Commissione rappresentata nel Comitato dei nove è rimasta sui pareri contrari che sono stati espressi e a cui ha aderito anche il Governo.

  PRESIDENTE. Chiedo al relatore per la maggioranza se mi conferma che il parere è contrario sugli emendamenti Ferraresi 1.48 e Molteni 1.107.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, sì, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo mi conferma che esprime un parere conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza, mentre il relatore di minoranza mi conferma che sull'emendamento Ferraresi 1.48 esprime parere favorevole, mentre sull'emendamento Molteni 1.107 esprime parere contrario. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.48.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, prendiamo posto, grazie.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, noi in questa giornata, riguardo a un problema delicato come quello della tortura, abbiamo presentato un emendamento che era di assoluto buonsenso. Era un emendamento che stabiliva che se io torturo una persona, a prescindere dal fatto che quella persona sia affidata alla mia vigilanza, sia sotto il mio affidamento e a prescindere dal fatto che io ritenga di esercitare un'autorità su quella persona, se è tortura, è tortura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo fatto l'esempio della scuola Diaz e ci è stato detto che se un poliziotto entra in una scuola dove ci sono persone che dormono ed eccede i suoi poteri fino al punto da poter prendere un manganello e cominciare a picchiare le persone che stanno dormendo, in quel momento ha un'autorità. E, allora, qui stiamo minando le basi stesse dello Stato di diritto in cui pensiamo di vivere, perché pensare che un poliziotto, solo perché è in tenuta antisommossa Pag. 123o solo perché indossa una divisa, possa prendere un manganello e picchiare una persona che dorme, questo vuol dire vivere in uno Stato di polizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma lasciamo stare per un attimo le forze dell'ordine. Pensiamo al marito violento che sequestra per un mese, due mesi e tortura – parliamo di tortura – la moglie; pensiamo a questo, in cui non c’è nessun rapporto, né di autorità, né di vigilanza, né di affidamento. È tortura o non è tortura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E lo chiedo a tutti coloro che qui hanno sventolato la bandiera del femminicidio. E andiamo a un altro caso perché qui dobbiamo parlare e dobbiamo rendere in esempi ciò di cui stiamo parlando e ciò rispetto a cui vi state prendendo delle responsabilità. Un pedofilo, che sequestra per un mese, due mesi i bambini e li sottopone a sevizie e li sottopone a violenza, che li tortura; quella è tortura o non è tortura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Per tutti i cittadini che stanno qui fuori è tortura.
  La nostra richiesta di riflettere su un emendamento così di buonsenso, che stabiliva che la tortura, quando è tortura, lo è a prescindere dal rapporto che c’è tra chi tortura e chi subisce la tortura, si è risolta in un semplice: no, l'emendamento non può essere accettato perché noi abbiamo la volontà di circoscrivere la fattispecie della tortura ai casi in cui c’è un rapporto preesistente, o comunque che si instaura, di autorità, di vigilanza o di affidamento tra chi esercita la tortura e chi la subisce.
  Quello che state facendo oggi è incredibile, perché sfiora, anzi, non sfiora, è, ed oltre ad essere sbagliato giuridicamente, è prima di tutto disumano. Allora quando infilate quel dito per premere il no al nostro emendamento, pensateci a quegli esempi. Io non so se avete una coscienza, se ce l'avete o se non ce l'avete e non mi interessa nemmeno, perché qui non è sul piano umano che dobbiamo valutare la nostra attività politica, ma c’è un punto in cui la politica deve essere anche coscienza delle proprie azioni.
  Io so che ci sono alcuni di voi che ritengono che la fattispecie debba essere costruita in un certo modo. Va bene, voglio credere anche che ci siano delle buone intenzioni, ma qui stiamo parlando di tortura e parliamo di una zona d'ombra che voi state creando. Allora, siccome di zone d'ombra ne create tante, sui falsi in bilancio, sull'autoriciclaggio, sul voto di scambio politico mafioso, per una volta, su un argomento come la tortura, perché non illuminiamo quella zona d'ombra e creiamo un confine oltre il quale la tortura c’è, a prescindere da qualsiasi rapporto tra chi esercita la tortura e chi la subisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Presidente, capisco la fretta e l'ora, ma questa fretta e questa ora è anche il portato del modo in cui ci siamo organizzati i lavori per questo provvedimento, perché arrivare dopo 27 anni dalla ratifica, ad approvare l'introduzione del reato di tortura nell'ordinamento italiano in queste condizioni, sinceramente, è conferma di alcune cose, cioè che sostanzialmente il legislatore – che poi siamo noi – soprattutto qua alla Camera, ha pasticciato: il Senato ha cominciato a pasticciare dall'inizio con quell'impostazione che noi abbiamo criticato e che prevede il reato comune e non quello proprio, la Camera ci ha messo del suo, e al primo caso concreto che ci viene sottoposto, in questo caso da una Corte europea, la tenuta del reato come l'abbiamo configurato sembra non esserci. Stamattina, quando abbiamo posto il caso concreto: ma la Diaz, sarebbe compresa nel perimetro del reato così come lo abbiamo disegnato ? La risposta è stata sì, certamente sì, dopo di che arrivano una serie di rinforzi, di giuristi di un certo spessore, che confermano il fatto che secondo Pag. 124loro no, la Diaz non sarebbe compresa nel reato come lo abbiamo disegnato. Altri hanno un'opinione diversa, ma in sostanza noi arriviamo ad approvare il nucleo del provvedimento – questo è il nucleo del provvedimento, l'articolo 1 è il nucleo del provvedimento – e noi arriviamo a questa situazione in cui la risposta e «nì»: noi dopo 27 anni rispondiamo al Paese «nì».
  Questo provvedimento non riguarda Genova e le sue sentenze, però, guarda caso, i casi concreti che ci vengono sottoposti nel dibattito li facciamo poi su Genova, ma è naturale, perché tutti sappiamo che lì è esistita una violazione di quella natura, la tortura applicata concretamente, non nella fantasia, applicata concretamente. Allora, alla prima applicazione concreta, alla prima simulazione vera, questo reato configura quello che abbiamo dichiarato noi, un bel pasticcio.
  Ecco le ragioni per cui, senza alzare troppo i toni, però forse una riflessione un po’ meno frettolosa, un'attenzione su questo provvedimento andava posta. La fretta di concluderlo vuol dire rimandare nelle sabbie mobili del Senato questo provvedimento – e questa è la paura più grande – da cui già abbiamo visto non uscire in precedenza questa norma.
  Francamente, non è la risposta che ci aspettavamo, non influirà sulle nostre decisioni di voto, voteremo a favore dell'emendamento 5 Stelle, riporremo in altre sedi il problema, sarà la giurisprudenza, non il Parlamento, ancora una volta, a dirci se avremo lavorato bene o avremo lavorato male. Io credo che non sia stato fatto un buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, io ho ascoltato l'intervento del collega Bonafede e anche del collega Farina. Devo dire che le osservazioni sono più pacate di Farina, più colorite, dal lato un po’ demagogico, del collega Bonafede: sì, insomma, venite a dire che non abbiamo coscienza, insomma io stimo il collega Bonafede e so che non voleva dire questo.
  Io vorrei però rimanere sul fatto tecnico e spiegare all'Aula come è questa norma e che cosa significa questa norma. In relazione al fatto della Diaz, io non vedo nessun «ni», perché se noi leggiamo attentamente l'articolo 613, primo comma, dice «a lui affidata, comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia».
  La Polizia a Genova aveva l'obbligo di vigilare e non solo di mantenere l'ordine pubblico, che è poi lo stesso concetto di vigilanza, si pensi ad esempio agli stadi, ma la scuola Diaz era vigilata dalla Polizia, che è entrata arbitrariamente, come hanno stabilito le sentenze, e con abuso, e sotto c’è scritto: con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti alla funzione ha commesso quello che ha commesso e che è sotto gli occhi di tutti.
  Per cui il problema della scuola Diaz, lasciamolo fare, perché è pienamente dentro a questa norma. Se dovesse ricapitare, il reato di tortura c’è pienamente applicabile, proprio perché c’è il concetto di vigilanza.
  Questo voglio sia chiaro per tutti. Vorrei poi dire un'altra cosa, il lavoro che la Commissione giustizia ha fatto, lo ha fatto sulla base del reato di tortura come reato di secondo livello, cioè non confondiamo il reato di tortura, che non è un reato contro la persona. Il reato di tortura è un reato contro i diritti umani, quindi sono due cose diverse. È chiaro che chi commette un reato di violenza, di maltrattamenti, di sequestro, di lesioni subirà le conseguenze per quel tipo di reato, ma il reato di tortura è un reato che va al di sopra di tutto questo, che sarà possibile mettere in concorso con gli altri reati, ma è un reato di secondo livello.
  In Commissione insigni studiosi, che sono stati ascoltati, sia pur con pareri che non sempre erano unanimi, ci hanno spiegato che si trattava di un reato diverso, di un reato di secondo livello, un reato contro i diritti umani, come ci è stato spiegato dalla sentenza europea, e su questo noi dobbiamo lavorare.Pag. 125
  Per cui non è vero che il pedofilo, il rapinatore non saranno puniti. Saranno puniti gravemente e se commettono reati contro persone su cui in modo abusivo hanno la vigilanza o la custodia, pagheranno anche per la tortura. Allora io dico, noi siamo qui non per fare dei dibattiti alla televisione e per cercare di strapparci un voto, siamo qui per costruire una fattispecie. Se la preoccupazione era quella della scuola Diaz, io vi dico che la preoccupazione della scuola Diaz qui non c’è, perché se dovesse riaccadere, il reato di tortura viene pienamente applicato. Se dovesse accadere in uno stadio, sarebbe lo stesso, perché c’è l'ordine pubblico e c’è la vigilanza della polizia o delle forze dell'ordine, che commetterebbero in quel caso, entrando e facendo così a man bassa, come hanno fatto quella sera a Genova, un reato di tortura. Poi vi prego, davvero, consideriamo che il reato di tortura – questo sia chiaro per tutti perché sennò andiamo fuori strada – è un reato contro i diritti umani e le pene così alte stanno ad indicare proprio questo, non lo confondiamo con i reati comuni per cortesia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, voglio dire all'onorevole Ermini che proprio oggi, durante la discussione, altri pareri, direi almeno autorevoli come il suo, ci hanno detto di un'interpretazione tutt'affatto diversa da quella che abbiamo appena ascoltato. Allora, lo voglio dire di nuovo a quest'Aula, lo dico davvero a partire da un'esperienza, quella che ciascuno di noi porta con sé, per me è sempre un po’ complicato parlare di Genova, perché quella esperienza è parte della mia vita personale e politica.
  Io credo che, dopo la sentenza di Strasburgo, approvare una norma sulla quale almeno esiste il dubbio che quel reato, se si dovesse oggi riprodurre, non sarebbe accertabile, sia un errore imperdonabile. Allora, io mi rivolgo a questo Parlamento, stiamo discutendo una norma che tornerà comunque al Senato, stiamo discutendo una norma che sarà oggetto ancora di approfondimento, questo emendamento propone un elemento interpretativo che fa più chiarezza, lo ripeto, più chiarezza. Io credo che rifiutare di votare questo emendamento sia francamente incomprensibile. Lo chiedo al Parlamento, ai deputati e alle deputate, per me e per quelli come me, tanti e tante che erano a Genova, per quelli che non c'erano, per quelli che hanno vissuto in quei giorni e nei giorni successivi quella vicenda come una ferita insopportabile, cerchiamo di non riprodurla ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. A questo punto non ho altri iscritti a parlare, quindi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Giuliani, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  293   
   Votanti  291   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  146   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  201).    

  Sono in missione 72 deputati.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.107, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 126

  Pesco, Baroni, Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  308   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato
  19    
    Hanno votato
no  289).    

  Sono in missione 71 deputati.

  (La deputata Carloni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Tidei, Duranti, Brescia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  310   
   Votanti  229   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  115   
    Hanno votato
 208    
    Hanno votato
no   21).    

  Sono in missione 71 deputati.

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi. Il deputato Buttiglione ha segnalato di aver erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto votare a favore).

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati.
  Se nessuno chiede di illustrarli, invito il Governo ad esprimere i pareri...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, la proposta avanzata prima rimane la medesima per cui io chiedo formalmente di sospendere i lavori visto che abbiamo una riunione congiunta con i senatori e per la quale chiediamo di rinviare il voto ad un'altra seduta. Poiché il Comitato dei nove si è preso largamente una mezz'ora anziché dieci minuti, credo che sia doveroso porre almeno in votazione la nostra richiesta.

  PRESIDENTE. Mi sembra logico, sentiamo il Comitato dei nove se è d'accordo, altrimenti poniamo in votazione la sua richiesta.
  Presidente Ferranti ? Presidente Ferranti ! Presidente Ferranti, c’è una proposta di rinviare a domani il seguito dell'esame.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Noi siamo contrari, vogliamo andare avanti, Presidente.

  PRESIDENTE. A questo punto, do la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro. Parla lei, onorevole Crippa, a favore della proposta o si intende che si sia già espresso ?

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, noi abbiamo chiesto ed avevamo già fissato e prenotata anche una sala per una riunione congiunta, e chiediamo che questa riunione possa avvenire.
  Ovviamente ci sono anche delle forze della Camera mobiliate, quali i commessi e tutti i servizi ausiliari per poter consentire questa riunione. Eravamo in ballo tra i capricci della maggioranza che doveva stabilire se riusciva a trovare una quadra su questo tipo di emendamento oppure rimandare tutto ad un'altra seduta; e ciò non può essere determinante per un gruppo politico se fare o non fare una riunione che era comunque programmata per questa sera.
  Per il voto finale non c’è una fretta assoluta dato che gli emendamenti ve li siete approvati tutti e avete fatto anche l'errore di votare contro ad un emendamento Pag. 127in precedenza; noi, oggi, vi stiamo chiedendo di consentire ad un gruppo di minoranza di potersi riunire «all'alba» delle nove di sera di un giovedì che normalmente non è orario in cui si svolgono solitamente delle votazioni; ricordo a tutti che i giovedì scorsi prendete e andate via all'una di pomeriggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Signor Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico, esprimo la nostra contrarietà a questa proposta perché noi diamo una grandissima rilevanza politica all'approvazione di questo testo di legge. Pensiamo che sia giusto anche andare oltre all'orario canonico di fine dei nostri lavori, rimanere in Aula e chiuderlo questa sera. Penso, sarebbe un bel gesto se tutta l'aula si trattenesse qui e magari il gruppo del MoVimento 5 Stelle spostasse di un'ora la riunione che hanno previsto. Credo che avremmo tutto il tempo per chiudere rapidamente questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. A questo punto, intervenuti un oratore a favore e un oratore contro, passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta formulata dall'onorevole Crippa di rinviare a domani il seguito dell'esame del provvedimento.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Ricordo che viene posta in votazione la proposta di rinvio. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge per 116 voti di differenza.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2168-A).
  Se nessuno chiede di illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere è contrario sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2168-A/1, mentre si accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Buttiglione n. 9/2168-A/2.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, tenete basso il tono della voce, si sente fino a qua e non sono belle parole.
  Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Scotto n. 9/2168-A/1 se insistono per la votazione.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, quanto tempo ho ?

  PRESIDENTE. Il suo gruppo ha ancora tempo e lei ha cinque minuti. Colleghi, per favore sta parlando un collega in dichiarazione di voto. Prego.

  NICOLA FRATOIANNI. Con questo ordine del giorno poniamo al Parlamento, al Governo una questione che fa parte della vicenda di questo Paese, di questi anni e che ha molto a che fare con la grande rimozione pubblica che ha avvolto la vicenda del G8 genovese del luglio del 2001. Fa parte di quella storia, fa parte delle reticenze della politica, fa parte della cecità e della sordità voluta della politica che in tutti questi anni, quattordici anni, ha rifiutato sistematicamente di affrontare innanzitutto una grande discussione pubblica. Lo ha fatto nascondendosi dietro ai processi dicendo a chi come noi, come tanti chiedeva e chiede che si possa fare fino in fondo quel dibattito e farlo di fronte al Paese, dicendoci che in fondo i Pag. 128tribunali avevano fatto la loro parte. Ma noi non chiediamo altri giudizi della magistratura.
  La magistratura fa il suo corso; ognuno fa su questo le sue valutazioni. Chiedevamo e chiediamo che su questo tema...

  PRESIDENTE. Onorevole Fratoianni, mi perdoni, lei sta disturbando molti colleghi che parlano ad alta voce: allora, per favore, colleghi ! Onorevole Fedriga, mi aiuta anche lei per favore ?
  Onorevole Crippa, per cortesia mi dà una mano al fine di permettere al collega Fratoianni di riuscire a parlare, perché se poi la riunione di gruppo la facciamo in aula è più complicato ! Prego onorevole Fratoianni.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie Presidente. Dicevo che chiedevamo e chiediamo che quella discussione possa essere fatta a viso aperto, fino in fondo da questo Paese, dalle sue istituzioni, innanzitutto dall'Aula e dalle Aule di questo Parlamento. Parte di quella discussione è anche il modo con cui la politica, lo Stato, prima, durante e dopo il giudizio, il percorso, della magistratura ha trattato un aspetto particolare di quella vicenda. La vicenda del G8 è una vicenda fatta di responsabilità politiche, fatta della responsabilità di chi, in quei giorni, svolgeva funzioni al massimo livello di gestione dell'ordine pubblico, o meglio, dovremmo dire del grande disordine pubblico, che a Genova fu organizzato e perpetrato per tutti i giorni delle manifestazioni, non solo in occasione del drammatico assalto alla scuola Diaz, non solo in occasione delle barbare torture di Bolzaneto, non solo in occasione della repressione che nelle piazze di Genova fu diffusa e continuata. Lo ricordo ancora: Amnesty International, nei giorni successivi, parlò di Genova come della più grande, vasta e sistematica sospensione dei diritti umani dalla seconda guerra mondiale in poi. Ebbene, succede in questo strano Paese, un Paese che non sa discutere, che non sa guardarsi dentro, che non sa far ciò in particolare quando si tratta di guardare dentro le pagine più buie della sua storia, che quasi tutti i funzionari di più alto grado, che ebbero a che fare in modo diretto e indiretto con la gestione di quelle giornate drammatiche, siano stati negli anni successivi promossi, valorizzati, premiati anche quando spostati ad altro incarico. Non solo l'allora capo della polizia Gianni De Gennaro, su cui il dibattito ha preso ancora il volo in questi giorni, ma penso a collaboratori, a funzionari come quel Caldarozzi, allora dirigente dello SCO, che fu poi promosso ad altri incarichi, che oggi riveste – guardate un po’ – il ruolo di consulente per la sicurezza proprio a Finmeccanica, in barba, peraltro, all'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, che gli è arrivata addosso in seguito ad alcune delle inchieste della magistratura. Allora noi chiediamo con questo ordine del giorno che il Governo, per quello che è di sua competenza, naturalmente, metta in atto tutte le azioni necessarie perché quelle promozioni, quelle impunità, quelle valorizzazioni, quei premi vengano in qualche modo messi in discussione, perché almeno su questo punto, su questo che è un punto di dignità si faccia un po’ di giustizia, anche se con molto ritardo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Fratoianni, anche per la pazienza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà. Onorevole Crippa, per favore sta parlando una vostra collega.

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Intervengo per dichiarare il voto, ovviamente favorevole, del MoVimento 5 Stelle su questo ordine del giorno. Nel sottoscrivere quanto viene richiesto, diciamo anche che è bello che ci sia stato un ordine del giorno in questo senso da parte del partito di SEL, ma che ci aspettiamo non solo un impegno da parte del Governo e da parte della maggioranza nel votare, magari favorevolmente, questo ordine del giorno, ma anche delle azioni concrete, da mettere in atto subito. Abbiamo sentito in questi due giorni un rimpallo e un avanti e Pag. 129indietro di dichiarazioni, anche da parte di esponenti della maggioranza – cito ad esempio i tweet di Orfini – in cui si chiedeva la rimozione di De Gennaro dalla presidenza di Finmeccanica. Bene, noi siamo qui a ricordare, per tutti, che quando nel 2013 è stata decisa la nomina di De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica, Orfini faceva sempre parte del PD, e tutti gli esponenti della maggioranza che parlano oggi e che si stracciano le vesti dovrebbero vergognarsi, perché non è con i tweet che si risolvono le questioni in questo Paese.
  Quando è stata fatta quella nomina, avevamo presentato un'interrogazione, nel 2013, perché ci chiedevamo quali fossero i requisiti di competenza di De Gennaro e quindi ci chiedevamo se si poteva valutare in altro modo la nomina alla presidenza di Finmeccanica. Ebbene, quell'interrogazione è stata ignorata e le nostre richieste sono state ignorate. Ci aspettiamo ora che il Governo metta una toppa a quanto è successo nel 2013 con questa nomina, perché è paradossale – è paradossale ! – che dopo una sentenza delle Corte europea dei diritti dell'uomo noi siamo qui oggi a non vedere il reato di tortura, perché deve essere introdotto da trent'anni e oggi lo stiamo approvando qui alla Camera ma dobbiamo ancora aspettare il passaggio al Senato. Quindi, non annunciamo che c’è la legge, perché ancora la legge non c’è.
  Oltre a questo, stiamo approvando un provvedimento che, come abbiamo cercato di far capire, a nostro parere, sarà in qualche modo inefficace (il reato sarà difficilissimo da provare nei processi), e abbiamo l'ennesimo paradosso che il capo della polizia nel 2001, durante i fatti del G8, Gianni De Gennaro, invece di essere ovviamente un normale cittadino e non avere incarichi di prestigio, è stato premiato insieme agli altri soggetti descritti in quest'ordine del giorno, come Gratteri, come anche Giovanni Luperi e come anche Gilberto Caldarozzi, che ai tempi del G8 di Genova era a capo dello SCO della Polizia di Stato. Tutte queste persone sono state premiate, ma Gianni De Gennaro rappresenta proprio il vertice massimo, perché una persona del genere aveva delle responsabilità, anche se non penali. Qui non stiamo parlando ovviamente di sentenze penali, stiamo però parlando di responsabilità morali, responsabilità morali che in quel momento quest'uomo aveva, essendo capo della polizia nel 2001. Ebbene, il fatto che lui oggi, dopo una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, dopo tutto quello che è successo in questi anni, sia a capo di Finmeccanica, è veramente un insulto. È un insulto nei confronti dei cittadini che erano lì quel giorno a Genova, un insulto nei confronti di tutte le vittime di tortura, un insulto nei confronti di tutti i parenti stessi delle vittime, un insulto nei confronti di tutti i cittadini italiani che pretendono onestà, correttezza, competenza, professionalità e un altissimo senso di moralità da parte delle persone che ricoprono ruoli di vertice.
  Quindi, noi questi premi non li accettiamo ! Non li abbiamo mai voluti accettare ! Oggi continuiamo a denunciarli e non possiamo fare altro che votare favorevolmente a questo ordine del giorno, sperando non solo che il Governo lo accolga, ma che faccia tutto quello che gli è possibile per mettere fine a questa situazione deplorevole per lo Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Presidente, signori deputati, non ho meno interesse del collega Fratoianni ad approfondire i presupposti politici della vicenda di Genova; come lui ero presente in quelle giornate. Tuttavia, vorrei richiamare l'Aula a una questione, che è la questione che ci pone Strasburgo e che non è quella di scrivere la norma sulla base di una vicenda specifica, ma di scrivere una norma che impedisca che vicende come quella possano ripetersi. Questo io credo che sia lo spirito sulla base del quale l'insieme delle forze politiche hanno la Pag. 130possibilità di convergere. Per una serie di casualità, anche di carattere cronologico, siamo nella condizione di rispondere affermativamente ad una serie di domande che Strasburgo ci ha posto nel corso degli anni: oggi è stata approvata in via definitiva la riforma della custodia cautelare; nei giorni scorsi finalmente ha avuto luogo il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari; siamo in grado di dare un segnale politico forte che ci può consentire, nel mese di maggio, che è un mese nel quale saremo valutati, anche sotto altri profili, per quanto riguarda i progressi realizzati – mi riferisco al sovraffollamento carcerario –, di dare un segnale politico che ci consenta di dire che su tutti questi tre punti, che erano ancora delle gravi ipoteche che gravavano sul nostro sistema in ordine al rispetto dei diritti umani, si sono fatti dei significativi – in alcuni casi, i primi due, definitivi – passi avanti. Per questo invito a non curvare sulla vicenda genovese, che pure è lacerante per chi vi ha partecipato, il passaggio parlamentare che in questo momento si sta definendo.
  Lo faccio sapendo che l'elemento di rimozione, collega Fratoianni, non è da attribuire ad una cattiva politica, nel senso che vi è stata una maggioranza che non volle esplicitamente attivare gli istituti necessari ad approfondire quella vicenda e vi fu poi una successiva maggioranza che si divise su questo punto. Anche in quel caso la Realpolitik, o comunque una ragion di Stato, la predominanza di altre esigenze, consigliò di non affrontare quel tema. Io ero tra quelli che riteneva opportuno l'insediamento di una Commissione di inchiesta che facesse emergere le questioni di carattere politico, ma non facciamo in modo che quelle rimozioni e la discussione non ancora fatta, che io credo si dovrà fare e sarà importante farla, pregiudichi il raggiungimento di un traguardo per tutto il paese, per chi la pensa in un modo e per chi la pensa in un altro rispetto a quelle vicende, ma è comunque accomunato in questo momento su un punto fondamentale: il nostro paese si deve dotare di strumenti in grado di metterlo al riparo dalla possibile, ulteriore violazione dei diritti umani.
  Per questo rivolgo un appello a tutte le forze politiche affinché questa discussione si concluda con un voto il più ampio possibile che consenta al Governo di recarsi a Strasburgo a rivendicare un risultato che, in questo caso, non sarà del Governo ma di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia e di deputati del Gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Ministro, purtroppo sui fatti di Genova non si tratta di ragion di Stato ma di mera ragione di potere. In tutti questi anni ci si è voltati dall'altra parte non per ragion di Stato, ma per ragioni di potere, per restare al potere. Ad alcuni dava fastidio e quindi per rimanere al potere ci si voltava dall'altra parte. Questa purtroppo è la verità, in questa anni vi è stato silenzio non Stato, vi è stato un muro di gomma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il nostro concetto di Stato e di ragion di Stato è ben diverso dal vostro.
  Per quanto riguarda gli strumenti che sarebbero in grado di garantire la persecuzione dei cosiddetti torturatori che voi state votando purtroppo essi non saranno in grado di garantire alla magistratura alcuna utilità, lo dicono insigni giuristi, ma forse non servono neanche quei pareri autorevoli, sotto sotto lo pensa anche lei. Forse è per questo motivo che è venuto a difendere questa proposta, perché sa bene che rispetto a vicende che sono accadute nel recente passate qui in Italia, questa legge, qualora venisse votata definitivamente, non servirà a prevenirle e, purtroppo non servirà neanche a sanzionarle. Avete creato una proposta, questa sì demagogica, per dire di aver fatto una legge sulla legge sulla tortura. Avete fatto, come nel caso di molte altre leggi, un meno peggio, quando potevate fare molto meglio Pag. 131rispetto a quello che, per ragioni di maggioranza, vi eravate prefissati.
  Ministro, qui si tratta di ragioni di maggioranza, la giustizia è ben altro.
  Vorrei ora tornare all'ordine del giorno. È stato meritorio da parte dei presentatori e dei sottoscrittori averlo presentato in questa occasione, tuttavia anche questo è l'esempio di come la politica si è voltata dall'altra parte. Chiariamoci, il problema non è oggi, in cui chiediamo le dimissioni o l'allontanamento di Gianni De Gennaro, e anche di altri. Il problema non può essere nato dopo la sentenza della CEDU. Siamo stati noi o voi, insieme agli organi di stampa, a rimuovere il problema per ragioni di potere e purtroppo non basterà votare favorevolmente a questo ordine del giorno per risolvere il problema, serve la volontà politica e la nomina di Gianni De Gennaro, come la nomina di altri ad incarichi di alta responsabilità non è un problema giudiziario.
  Le nomine sono un problema politico e morale e anche etico di chi le propone e in questo caso c’è un problema politico, Ministro, grande come una casa, problema di cui non vi siete voluti occupare – e non so se per le pressioni di Napolitano o di altri, non mi interessa in questa sede – perché sebbene vi siano state delle pressioni, queste pressioni voi le avete subite ma le avete anche accettate e di questo politicamente dovete rendere conto e ve ne dovete prendere carico e responsabilità, perché questa è vostra responsabilità e non potete rifuggire dalle vostre responsabilità come fate sempre in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Devo ammettere che tante volte chiedo al Governo di intervenire, perché ritengo che rispetto a certe tematiche il silenzio non sia dignitoso. Poi, devo dire che ogni tanto capita che il Governo interviene e penso tra me e me: «Vuoi vedere che era meglio il silenzio ?».
  Lei, stasera, su una tematica così importante si alza in piedi e ci parla di Realpolitik ? Di ospedali psichiatrici ? Di convergenza ? Di «non fermatevi alla Diaz» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Sveglia, Ministro ! Se lo Stato italiano è stato condannato rispetto ai fatti della scuola «Diaz» – e ci dice che è stato condannato perché non avevamo il reato di tortura – oggi, che si parla del reato di tortura, a quale vicenda dobbiamo pensare ? Alla sua Realpolitik (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Me lo spieghi, perché mi sembra...
  E d'altronde, Ministro, mi auguro che lei non sia contento per l'applauso che riceve, perché se va a chiedere a ciascuna delle persone che applaudivano di che cosa ha parlato probabilmente non lo sapevano nemmeno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Presidente, se mi fa concludere...

  PRESIDENTE. Questo non è molto rispettoso dei colleghi, però.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, questo non sta a lei dirlo.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, questo sta a me dirlo.

  ALFONSO BONAFEDE. Io faccio una valutazione politica (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se per favore mi consente di concludere il mio intervento e di farli tacere.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, questo sta a me dirlo, perché se la stessa cosa l'avessero detta di voi avreste protestato alla stessa maniera. Prego, continui.

  ALFONSO BONAFEDE. Se per favore (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  UMBERTO D'OTTAVIO. Vergognati !

Pag. 132

  PRESIDENTE. Continui, onorevole Bonafede ! Stiamo parlando dell'ordine del giorno. Prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno riguardava evidentemente il caso De Gennaro, su cui il Ministro non ha espresso nemmeno una parola.
  E, allora, aggiungo una considerazione sull'ordine dei lavori, Presidente. Chiediamo agli uffici di stracciare completamente questo provvedimento e di sostituirlo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Presidente, sento delle voci fastidiose (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico – Una voce dai banchi del gruppo del Partito Democratico: Stracciati tu !)...

  PRESIDENTE. Allora, per favore !

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, un richiamino ogni tanto, visto che mi hanno detto «stracciati tu !». Un richiamino sarebbe gradito...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, sto facendo una richiesta: se è possibile stracciare completamente...

  PRESIDENTE. Stracciare che vuol dire ?

  ALFONSO BONAFEDE. ... cioè cancellare la proposta e sostituirla (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Allora, per favore ! Colleghi, sta parlando un collega, per favore ! Quando parlate voi pretendete il silenzio. Anche quando parlano gli altri cerchiamo di stare in silenzio.

  ALFONSO BONAFEDE. Dicevo, se fosse possibile sostituire il testo con le seguenti parole: «Oggi abbiamo introdotto il reato contro la tortura #lavoltabuona», tanto qui dentro lavorano tutti per consentire a un personaggio di scrivere quel tweet, non certo per la tortura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, intervengo nel merito dell'ordine del giorno, ma anche per fare chiarezza. Io sono stato e sono un fiero avversario di come è stato proposto questo provvedimento, nel merito e non certamente sul piano culturale, sul fatto che si debba punire adeguatamente la tortura quando si manifesta. Allo stesso modo, sono sempre stato un avversario, in Commissione giustizia, dell'istituzione di Commissioni parlamentari d'inchiesta sulle vicende del G8 e l'ho fatto perché in quel momento c'erano anche procedimenti penali in corso e pensavo e penso che sia giusto che solo dopo che si sia superata la fase giudiziaria, onde non interferire in un processo penale, si debba, semmai, avviare una fase del genere.
  Però, mi sembra giusto, allo stesso tempo, riconoscere che molti esponenti del PD, così come di SEL e Rifondazione Comunista, con coerenza hanno portato avanti la battaglia per l'introduzione da subito del reato di tortura per contrastare, secondo la loro visione, quello che è accaduto a Genova.
  Quindi, mi sembra che veramente qua si dicono cose senza senso e senza alcun significato politico, ignorando completamente la storia di questo Paese, nel bene e nel male, soltanto per aizzare e creare confusione nel Paese. Ma nel merito del provvedimento noi voteremo contro, perché riteniamo che giustamente, se si vuole fare una Commissione parlamentare di inchiesta, ben venga, ma dare dei giudizi di condanna a distanza di vent'anni, coinvolgendo il Capo della polizia, che è stato invece assolto in un procedimento, secondo noi, è sbagliato. Liberi di presentare una proposta di istituzione di una Commissione di inchiesta, alla quale noi parteciperemo e in cui sosterremo le nostre tesi.

Pag. 133

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2168-A/1, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci, Fitzgerald Nissoli, Rondini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  302   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  222.    
  Sono in missione 70 deputati).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Buttiglione n. 9/2168-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Claudio Fava, che però non è presente e, quindi, si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Signor Presidente, nonostante le numerose criticità presenti in questo provvedimento, io annuncio il voto favorevole, comunque, di Alternativa Libera, dopodiché chiedo di poter consegnare il testo della mia dichiarazione di voto, motivandolo con il fatto che il MoVimento 5 Stelle aveva, secondo me legittimamente, questa sera organizzato una propria assemblea di partito e non gli è stata data la possibilità di riunirsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza le concede la facoltà di pubblicare in calce al resoconto il testo della sua dichiarazione di voto, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, interverrò in modo assolutamente telegrafico. Da quasi ventisette anni questo Parlamento discute, si confronta e giunge ad un passo dalla definizione di un reato che, prima di tutto, interpella la coscienza delle persone, ben oltre la pur imbarazzante sanzionata inadempienza normativa. Nella XV legislatura addirittura quest'Aula votò all'unanimità una proposta di legge – bene lo ricordo, perché ero io il relatore – che non riuscì, però, a superare il vaglio del Senato, in quanto la legislatura si chiuse con tre anni di anticipo. Oggi è possibile chiudere il cerchio e approvare un testo che rappresenta un punto di equilibrio accettabile. Io voterò questo testo, perché ritengo che nella patria del Verri e del Beccaria la definizione di questa fattispecie penale rappresenti un gesto di civiltà e di riconciliazione con la nostra migliore tradizione giuridica. Oggi, infatti, la legislazione vigente non contempla in modo adeguato tutte le condotte riconducibili alla nozione di tortura, lasciando scoperta una larga zona grigia. Voterò a favore del provvedimento e concludo chiedendo che ognuno in quest'Aula si lasci guidare solo dalla sua coscienza e non da pregiudizialità ideologiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, io cercherò di essere...

Pag. 134

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se lo mettiamo nelle condizioni di poter intervenire...

  EDMONDO CIRIELLI. Grazie, Presidente, sono perfettamente in condizione. Io cercherò di essere sintetico, però credo che tutti comprendano che, al di là dell'importanza politica che si può attribuire alla volontà, in buona fede, di punire il reato di tortura, quando si parla di introduzione di nuovi reati che prevedono gravi pene, sia giusto approfondire il tema.
  Ed è anche una delle contestazioni: l'aver voluto in fretta e furia affrontare, di giovedì pomeriggio, un argomento così importante e così delicato, è un errore della maggioranza.
  Detto ciò, il nostro gruppo non è assolutamente contrario all'introduzione del reato di tortura, purché questo punisca veramente condotte che possono essere definite tortura. Basta prendere il vocabolario per capire che cosa si intende per tortura e il perché ognuno di noi, ogni persona perbene, non può che essere favorevole a punire le condotte che possono configurare una tortura nel significato etimologico della parola, se, appunto, sono persone perbene. Tuttavia, è sbagliato ed è falso dire che nell'attuale codice penale non sono previste pene già importanti. Il nostro codice prevede l'aggravamento di un terzo di tutte i reati commessi da pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni e, anche per parlare della vicenda tanto cara di alcuni della Diaz, non si tratta solo di percosse, lesioni, lesioni gravi e minaccia aggravata dal fatto che hanno partecipato più persone. Quindi, si poteva arrivare a pene di ben oltre dieci anni. Probabilmente il processo non ha saputo, per colpa non certamente della legge, accertare le responsabilità idonee. Tuttavia, se si vuole enucleare un nuovo reato, più moderno, più rispondente alla stragrande maggioranza degli altri Paesi, noi siamo favorevoli, purché questo sia coerente con quello che avviene negli altri Paesi. Invece, in Italia, in fretta e furia, si sta inserendo una normativa che rischia di punire in maniera sproporzionata condotte non riconducibili a quello che ogni persona può intendere per tortura. Questo non soltanto è grave dal punto di vista morale, perché ci saranno persone che prima di essere appartenenti alle forze dell'ordine, sono persone che verranno condannate a pene gravi, senza aver posto veramente in essere una condotta grave per meritare quella pena, ma è anche grave perché questo porterà una demotivazione delle forze dell'ordine, una delegittimazione delle forze dell'ordine, perché questo sistema con cui è stata costruita la norma sicuramente favorirà i ricatti di tanti delinquenti spinti magari a inventarsi le cose pur di ottenere salvezza. Si è parlato di «acuta sofferenza», ma è un evento difficile da identificare, invece, per esempio, «gravi sofferenze e gravi minacce» accompagnate da alcune locuzioni come «ovvero trattamenti disumani e degradanti» avrebbe reso bene il senso di un evento grave. Così come anche la condotta semplicemente definita «violenza o minaccia» può essere insufficiente a rappresentare la condotta.
  La ripetizione che è un'altra caratteristica della tortura, rappresenta sicuramente un vulnus, anche con l'introduzione di alcune parole come «al fine di vincere la resistenza» quando normalmente le forze dell'ordine debbono vincere la resistenza, spesso drammaticamente fisica, come sappiamo, di tanti delinquenti. Certo, si è cercato di mitigare il significato nella Commissione, introducendo anche aspetti importanti come il comma che prevede e specifica che ovviamente se le sofferenze derivano da un uso legittimo della forza o da sanzioni ritenute legittime, ancorché per alcuni versi, possa essere pure un significato ultroneo, serve a chiarire. Rimane il fatto che come reato base avete sostanzialmente previsto la violenza e la minaccia semplice. La violenza significa una percossa che nel nostro codice è punita fino ad un anno, invece voi come minimo gli date cinque anni e come massimo quindici anni, perché prevedete come aggravante le ipotesi delle lesioni e, quindi, Pag. 135rimane a nudo il reato base di tortura, la violenza o la minaccia, ma queste non sono torture.
  Così come l'introduzione di altre fattispecie, quelle delle discriminazioni, ben venga, ma la discriminazione in sé, la violenza per discriminazione non dovrebbe essere il reato base, dovrebbe essere, invece, una circostanza aggravante. L'averla messa a nucleo del reato base implicherà tanti altri problemi per le forze dell'ordine, perché molti stranieri soprattutto minacceranno loro le forze dell'ordine e, siccome avete aumentato, avete raddoppiato il termine di prescrizione, magari li potranno minacciare per decenni. E a chi parlava della prescrizione dico che, se c’è una pena che può arrivare a quindici anni, con i tre anni di sospensione, vuol dire che già ordinariamente per il reato di tortura, che potrebbe essere una percossa – perché questo avete scritto –, si può arrivare a diciotto anni di prescrizione, per dirlo a qualche collega che aveva qualche dubbio.
  Così come la sproporzione delle pene è un'altra cosa su cui mi appello al Ministro, che dovrà per forza, come già annunciato, rivedere le pene per le rapine, per gli omicidi colposi, con l'omicidio stradale, per le estorsioni. Infatti, noi non possiamo immaginare di punire un pubblico ufficiale che, per un eccesso, dà uno schiaffo a un arrestato, magari arrestato rispetto a un grave reato commesso, o anche il pubblico ufficiale che faccia una minaccia, sbagliando e deve essere punito, con pene da cinque a quindici anni, se per il sequestro di persona – per quello base – il massimo di pena è di otto anni, se per la violenza sessuale, Ministro Orlando, abbiamo cinque, dieci anni, meno della tortura, per la rapina tre, dieci anni, per l'estorsione tre, dieci anni, per l'omicidio preterintenzionale dieci, diciotto anni e, invece, per l'omicidio preterintenzionale commesso a causa di tortura è prevista una pena sproporzionata.
  Potrei continuare con tanti reati. La verità è che il nostro codice aveva un sapiente equilibrio nella disciplina e nei pesi e nei contrappesi dei reati. Oggi è stato completamente stravolto e ci vorrebbe una nuova riforma, solo che l'ultimo codice che è stato fatto aveva tra i giuristi meno importanti forse persone del calibro di Rocco e di Manzini. Chissà quali ci saranno oggi. Ma sicuramente una revisione complessiva del codice va fatta.
  Signor Ministro, approfitto della sua presenza. Lei ha citato una serie di inadempienze del nostro Stato nei confronti dell'Unione europea. Ben venga l'intervento della Corte di giustizia e della Commissione. Noi crediamo che l'Europa dei popoli debba essere anche un'Europa del diritto. Però, sta di fatto che non ci si può preoccupare solo dei detenuti, non ci si può preoccupare solo di punire più adeguatamente le forze dell'ordine che sbagliano. Bisognerebbe pensare anche alle vittime dei reati. E allora c’è la Convenzione del Consiglio d'Europa relativa al risarcimento delle vittime dei reati violenti, firmata a Strasburgo il 24 novembre 1983, che non è stata mai ratificata. L'Italia è forse l'unico Paese dell'Unione europea – forse ce ne sono pochissimi altri – che non ha ancora ratificato questa Convenzione. Le dico di più. C’è una direttiva comunitaria del 29 aprile 2004 che ci obbliga a risarcire le vittime dei reati violenti e per questo la Commissione europea ci ha denunciato alla Corte di giustizia.
  Allora, signor Ministro, va bene il suo mandato su tante cose che ha fatto, passi in avanti che talvolta non abbiamo condiviso, talvolta abbiamo condiviso. Però la invitiamo ad intervenire anche a tutela delle vittime. Siccome noi non condividiamo la fretta e anche i tempi contingentati su questo provvedimento, siccome riteniamo che questo provvedimento sia sbagliato, che sia una risposta sbagliata a un'esigenza giusta, non parteciperemo al voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie Presidente, signor Ministro, colleghi, noi oggi Pag. 136discutiamo del reato di tortura alla luce di quanto la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sancito in merito all'irruzione alla scuola Diaz. La coincidenza è particolarmente significativa perché, secondo la Corte, l'Italia va condannata potremmo dire doppiamente: per i danni fatti ai manifestanti e per non avere una legge adeguata a punire quel reato. L'urgenza, quindi, viene evidenziata da questa condanna, ma c’è sempre stata. L'urgenza di questo riconoscimento c’è sempre stata.
  Vorrei citare Pietro Verri nelle sue «Osservazioni sulla tortura» del 1776; già diceva: «Tanto è antica la contraddizione a questa barbara costumanza, quanto è antico il ragionare e l'aborrire le inutili crudeltà». Ecco, la tortura è un'inutile crudeltà che si ritiene, però, utile. E noi riteniamo fondamentale introdurre il reato di tortura nel codice penale e colmare questa lacuna normativa particolarmente grave del nostro ordinamento. Infatti, le numerose iniziative legislative avviate nelle scorse legislature da parte di entrambi i rami del Parlamento non sono mai giunte alla definitiva approvazione da parte del Parlamento. E perché ? Perché per lungo tempo si sono confrontate due opinioni. La prima, secondo la quale la legislazione italiana, attraverso la previsione di una serie di ipotesi di reato e di aggravanti generiche e specifiche, offrirebbe già una tutela penale sufficiente a garantire il rispetto degli obblighi assunti con la Convenzione dell'ONU contro la tortura e contro altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. La seconda posizione, invece, ritiene necessario e indispensabile integrare l'ordinamento sanzionatorio italiano con la previsione di questo specifico delitto. Quest'ultima opinione in anni recenti ha ricevuto il conforto di molte pronunce della giurisprudenza che hanno oggettivamente messo in luce l'esistenza di una carenza nel nostro ordinamento. Questo ordinamento deve essere messo nelle condizioni di punire infliggendo la pena adeguata per questi atti non degni di un Paese civile e democratico e della nostra cultura giuridica e sociale.
  Siamo, quindi, chiamati ad allineare le garanzie giuridiche del nostro Paese a quelle internazionali, prevedendo esplicitamente il reato di tortura, con un intervento che costituisce un forte messaggio simbolico in funzione preventiva e che chiarisca in maniera inequivocabile quali sono i limiti dell'esercizio della forza e dei pubblici poteri rispetto anche a esigenze di polizia o investigative. Infatti, come sappiamo, la citata Convenzione ONU contro la tortura prevede, appunto, un obbligo giuridico internazionale concernente l'introduzione del reato nel codice penale.
  Il divieto di tortura è anche esplicitamente previsto all'articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma nel 1950. Ma nel 1988, contestualmente alla ratifica della Convenzione ONU contro la tortura, il legislatore italiano non ritenne necessaria l'introduzione di una specifica fattispecie penale. Per questo, tale orientamento oggi deve essere rivisto ed è quello che stiamo facendo. L'introduzione del reato di tortura è il necessario adeguamento della normativa interna a quella di carattere sopranazionale. L'intervento normativo del nostro gruppo, Per l'Italia-Centro democratico, a prima firma Marazziti, che riprende il testo unificato, presenta delle proposte, alcune riprese dalle legislature precedenti, prevedendo di punire la fattispecie delittuosa con la reclusione da quattro a dieci anni. Vi è, poi, l'aumento delle pene se le condotte sono poste in essere da soggetti che rivestono la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio. Poi abbiamo ritenuto opportuno introdurre una disposizione di rilevanza internazionale, secondo la quale non può essere assicurata l'immunità diplomatica ai cittadini stranieri sottoposti a procedimento penale o condannati per il reato di tortura da un'autorità giudiziaria straniera o da un tribunale internazionale. Lo straniero, in questi casi, è estradato verso lo Stato nel quale è in corso il procedimento penale o è stata pronunciata una sentenza di condanna o, ancora, nel caso di procedimento davanti a un tribunale internazionale, Pag. 137verso lo Stato individuato ai sensi della normativa internazionale in materia. Abbiamo poi inserito esplicitamente la fattispecie di tortura fra quelle che fanno scattare il divieto di respingimento. L'individuazione rende più stringente questo divieto. È fondamentale che si leghi la tortura alle violazioni sistematiche dei diritti umani andando a individuare il profondo legame fra queste due realtà. Troppo spesso in Paesi in cui la tortura risulta illegale, in realtà viene praticata lo stesso, ma da guerriglieri, da gruppi di contractor o da membri stessi degli eserciti regolari.
  Scrive Jean Améry: «Chi è stato torturato rimane torturato. Chi ha subito il tormento non potrà più ambientarsi nel mondo, l'abominio dell'annullamento non si estingue mai. La fiducia nell'umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più.» Certo, la fiducia dell'umanità viene scossa, demolita dalla tortura, che è un procedimento che pone l'altro in soggezione, lo schiaccia, lo annulla, per questo un'attenzione particolare va a chi è vittima di questo reato odioso, per questo noi avremmo voluto un fondo presso la Presidenza del consiglio dei ministri per il risarcimento dei danni subiti.
  Risulta poi fondamentale decidere come si possano o meno utilizzare dichiarazioni avvenute sotto tortura per evitare che il generale divieto di utilizzabilità escluda anche la possibilità di utilizzare tali dichiarazioni a fini probatori.
  Infine, abbiamo proposto una modifica al testo unico sull'immigrazione stabilendo l'impossibilità di respingere, espellere o estradare una persona verso uno Stato nel quale si ritiene che rischi di essere sottoposto a tortura.
  Concludo con questa riflessione di Jean Paul Sartre. Sappiamo che la guerra di Algeria è stato un momento di profondo ripensamento sulla tortura, che veniva peraltro utilizzata dalle truppe francesi. Disse Sartre: «Felici quelli che sono morti senza aver mai dovuto domandarsi se mi strappano le unghie parlerò ? Ma più felici quelli che non sono stati costretti, usciti appena dall'infanzia, a porsi l'altra domanda: se i miei amici, i miei compagni d'armi, i miei capi strappano le unghie a un nemico dinanzi ai miei occhi, cosa farò ? Ecco, questa la domanda».
  Nessuna tortura potrà essere umanizzata o giustificata, i patimenti inflitti vengono giustificati spesso con la guerra, lo stato di emergenza, il pericolo di violenza terrorista. Ricordiamo che i segni fisici e morali della tortura rimangono per sempre nella memoria degli individui e dei popoli. Ricordiamo la vergogna di tutti noi per le torture inflitte nelle carceri come Abu Ghraib o – anche molto molto più raramente – quando è successo, ahimè, anche nelle carceri italiane, perché questo contraddice nella sua essenza la difesa dei principi di rispetto, uguaglianza, inviolabilità della vita umana di cui l'Europa deve farsi vanto.
  La tortura non è mai giustificabile, non è altro che un crescendo di disumanizzazione provocato da un conflitto, perché la tortura è al centro del conflitto, non è una conseguenza, ma è soprattutto l'esercizio del potere di un uomo su un altro uomo che vuole piegarlo con la crudeltà e l'umiliazione. È proprio a questa logica di potere, tanto più se utilizzata da chi ha il compito di difendere l'ordine pubblico, che oggi diciamo chiaramente di no, dando il nostro parere positivo a questa questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente. Noi siamo già intervenuti più volte durante il dibattito su questo provvedimento e abbiamo già annunciato e lo ripetiamo ancora in maniera estremamente convinta, anche alla presenza del Ministro, che la Lega voterà contro, noi voteremo convintamente contro l'introduzione del reato di tortura.
  Questo reato è un reato politico, questo reato rischia di essere un regalo ai criminali, rischia di essere un manifesto ideologico contro le forze di polizia, rischia di Pag. 138essere un regalo – e non sappiamo cosa c'entrasse l'articolo 4 – ai clandestini e all'immigrazione clandestina. Sotto le false spoglie dell'introduzione di una norma di civiltà viene introdotto un ostacolo grave, un ostacolo gravissimo alle forze di polizia. Anziché ammanettare i criminali, anziché ammanettare i delinquenti veri, quelli per i quali i nostri cittadini hanno paura e vivono nella paura e nel terrore, voi con questa norma andate ad ammanettare i poliziotti.
  Le motivazioni di natura tecnica e giuridica le abbiamo enunciate prima; le motivazioni che ci portano a votare contro sono motivazioni di natura politica, sono le motivazioni di natura politica per cui vi ricordo che nel momento in cui si scrive un reato, quando si scrive un reato lo si deve scrivere in maniera chiara, in maniera rigorosa, non lasciando poi a una discrezionale e aleatoria interpretazione dei magistrati. Così non si fa un servizio alla buona giustizia, così non si rende migliore il funzionamento del sistema giustizia nel nostro Paese.
  Ci fa piacere che il Ministro Orlando sia presente, ma non è il Ministro Orlando che noi avremmo voluto avere qui in Aula oggi, avremmo voluto avere il Presidente Renzi, avremmo voluto avere il Ministro Alfano, che si levasse a difendere le forze dell'ordine. Io ricordo che il capo della Polizia Pansa, che è venuto in audizione da noi, ha ricordato come questa norma rischiava, rischia e rischierà di essere una norma contro la Polizia e che espone le forze dell'ordine a denunce strumentali.
  È stato detto che dobbiamo introdurre il reato di tortura anche in tempi estremamente rapidi perché ce lo dice la Corte europea dei diritti dell'uomo. La Corte europea dei diritti dell'uomo non è il Vangelo, la Corte europea dei diritti dell'uomo non è l'oracolo a cui noi dobbiamo attingere; è la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo che ha giudicato negativamente il reato di immigrazione clandestina; è la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo che ha sostenuto che il nostro Paese garantisce troppo poco i diritti per i rom, o per gli zingari, sempre che il termine zingaro si possa dire.
  È la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo che ha imposto il blocco di uno sgombero di un campo nomade abusivo a Torino; è la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo che ritiene più opportuno tutelare e proteggere i criminali che sono in galera anziché le vittime dei reati che stanno fuori dalla galera. Quindi, la motivazione tale per cui bisogna introdurre questo reato, perché è la Corte europea dei diritti dell'uomo che ce lo dice, non sta in piedi e che noi non vogliamo accettare, non vogliamo accettare supinamente e passivamente i diktat che arrivano da un'Europa che è sempre più lontana dai bisogni reali dei cittadini onesti.
  In questo momento chi è a casa vorrebbe che in quest'Aula, in questo Parlamento, anziché discutere di come limitare le prerogative e la funzionalità delle forze dell'ordine, si discutesse di un problema vero, di un problema reale che è quello della sicurezza dei cittadini, un problema che è un tema fondamentale che qualunque Governo di buonsenso metterebbe al centro come priorità dell'agenda politica operativa del Governo e della maggioranza; tema che voi avete completamente cancellato, avete archiviato ancor prima di tenerlo in considerazione.
  Dobbiamo dare fiducia alle nostre forze di Polizia e non si dà fiducia tagliando le risorse, introducendo il reato di tortura o mettendo i numeretti sulle divise attraverso una vera e propria schedatura delle forze di Polizia. Questi provvedimenti e queste misure sono un regalo gratuito, infame, indegno e vergognoso che voi, che la sinistra, che il Governo, che il Presidente Renzi fa ai criminali, esattamente nel momento in cui i furti aumentano.
  Non lo dice la Lega, non lo dice Salvini, lo dicono i numeri, i vostri numeri, i numeri del Ministero, che ogni giorno nel nostro Paese ci sono 700 furti, 30 furti all'ora, un furto ogni due minuti. La gente ha paura, la gente è esasperata, vive nel terrore, vuole delle risposte da parte della politica e le risposte che voi date sono Pag. 139quelle di ammanettare la Polizia e di arrestare chi, con sacrificio e rischiando la propria vita, tenta tra mille difficoltà e mille problemi di garantire sicurezza e ordine pubblico al Paese e ai cittadini.
  È ovvio, non lasciamo il campo aperto ha nessun fraintendimento, è ovvio che il poliziotto che sbaglia paga, il poliziotto che abusa della propria autorità o del proprio potere deve pagare, deve pagare duramente come deve pagare qualunque cittadino che assume atteggiamenti di questo tipo, ma ci sono già nel nostro codice penale reati strutturati in modo tale da punire queste condotte, da punire le condotte che voi avete inserito all'interno di questo reato.
  Non sono i poliziotti che devono essere ammanettati, sono i criminali, esattamente quei criminali a cui voi avete regalato, dieci giorni fa, l'ennesimo decreto sulle depenalizzazioni. Introducete il reato di tortura che ammanetta le forze dell'ordine e depenalizzate reati tipici contro le forze dell'ordine, la violenza contro pubblico ufficiale, la resistenza a pubblico ufficiale, sono tutti reati commessi da criminali, da delinquenti che, oggi, andranno a beneficiare in modo ingiusto di questo ennesimo provvedimento.
  Presidente, le motivazioni sono di natura politica, noi non ci pieghiamo alle vostre logiche, alle logiche del buonismo, buonisti nei confronti di chi non merita un atteggiamento buonista da parte del Governo. Siete il Governo degli «svuota carceri», siete il Governo degli indulti mascherati, siete il Governo delle depenalizzazioni mascherate, siete il Governo dei benefici nei confronti di chi commette reati e siete il Governo che, dall'altro lato, toglie sicurezza, smantella le leggi faticosamente fatte dal centrodestra dal 2008 al 2011, siete il Governo che guarda con attenzione, anche per spirito e per scopo di lucro, nei confronti dei clandestini, nei confronti degli immigrati, nei confronti di coloro i quali oggi non potranno più essere respinti ed espulsi perché avete esteso il divieto di espulsione e il divieto di respingimento nei Paesi di origine.
  Tutto quello che state facendo va nella direzione opposta rispetto a ciò che un Governo di buonsenso, che un Governo che ha a cuore il tema della sicurezza e dell'ordine pubblico, farebbe, per questo ve ne assumete ovviamente la responsabilità politica e la responsabilità morale davanti al Paese. Il voto della Lega è un voto convintamente contrario, è un voto convintamente contrario a questo provvedimento che rischia di esser una sciagura per le forze dell'ordine e per la Polizia presente nel nostro Paese. Se dobbiamo scegliere, e chiudo, Presidente, se stare dalla parte dei black bloc o stare dalla parte della Polizia, noi stiamo tutta la vita dalla parte dei servitori dello Stato in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore di questa legge perché la fattispecie del reato di tortura manca nel nostro ordinamento, è giusto che ci sia, ci siamo impegnati, anche a livello internazionale, ad attuare i principi previsti dalle varie convenzioni, ci sono stati una serie di provvedimenti internazionali e io partirei subito dicendo che, in realtà, è sbagliato aver concentrato tutta la discussione, o grandissima parte della discussione, sul caso della Diaz, perché non so quanti si sono andati a vedere la sentenza sulla Diaz della Corte di Strasburgo.
  La Corte di Strasburgo ha detto sostanzialmente che la legislazione italiana faceva acqua su tre aspetti: sul fatto che le indagini non si erano potute condurre in maniera efficace, sulla prescrizione dei reati che erano stati ascritti alle persone responsabili e sulla debolezza delle sanzioni disciplinari, non sulla mancanza della fattispecie del reato di tortura. La sentenza ha detto un'altra cosa; abbiamo passato delle ore a parlare di un argomento che è interessantissimo, sicuramente Pag. 140potremo discutere di temi disciplinari, dell'identificazione dei poliziotti – della prescrizione abbiamo trattato in questo provvedimento – ma tutto il resto non c'entrava assolutamente nulla.
  Detto questo, l'articolo 1 contiene una definizione che è quella convenzionale e che, a mio modo di vedere, è sufficientemente precisa, sicuramente poteva essere migliorata, io non sono mai d'accordo con la pura traduzione delle norme convenzionali in norme di legge, ma è comunque una norma chiara anche sull'aspetto sul quale il MoVimento 5 Stelle ha posto tanti dubbi, perché è evidente che nella situazione della Diaz, quando la Polizia è entrata e ha sostanzialmente attaccato le persone che si trovavano nella scuola, quelle persone erano sottoposte a controllo, vigilanza e autorità della Polizia. Quindi bene che ci sia la legge, forse male il tipo di discussione che abbiamo avuto. L'importanza – in questo il Ministro Orlando ha perfettamente ragione – è quella di adempiere alle convenzioni, agli obblighi internazionali; il tema della sentenza è stata un'occasione – forse anche questo precipitarsi in due giorni come se fosse necessario ai sensi di quella sentenza è discutibile, ed è un po’ l'effetto del condizionamento mediatico che viviamo sempre – ma in ogni caso è positivo che questa legge venga introdotta.
  Sono state positive alcune modifiche adottate qui e in Commissione, anche su nostra spinta e suggerite dalla Commissione affari costituzionali, in particolare il fatto che le sanzioni per i casi di morte provocata con commissione di atti di tortura involontaria non fosse una pena fissa di trent'anni, che era una cosa che andava corretta. Sono state corrette, anche con il nostro contributo, altre norme, come quella sull'immunità diplomatica, sulla quale abbiamo insistito molto. In generale, le disposizioni di questa legge sono disposizioni utili e positive. Quella sulla prescrizione, che è una disposizione che va direttamente incontro alle censure della Corte di Strasburgo, e anche quelle sul respingimento, che sono state tanto criticate dal gruppo della Lega Nord – mi dispiace che abbiano dato un'ennesima occasione per parlare di immigrazione e contestare i temi dell'immigrazione – in realtà è una norma del tutto ragionevole, esiste già una norma simile nel codice di procedura penale, anche lì si poteva lavorare forse su quella, ma la sostanza di quella norma è certamente corretta.
  Ora, io trovo abbastanza singolare che si è discusso moltissimo qui di questa legge come se fosse, questa legge, un attacco alle forze dell'ordine. Ripeto, l'ho detto prima nella discussione sugli emendamenti, in ordinamenti dove la polizia è rispettata, tutelata al punto che girava disarmata, come in Inghilterra, la tortura è punita con il carcere a vita. Ora, considerare che un poliziotto rinunci a inseguire qualcuno, a interrogare qualcuno perché esiste il reato di tortura non è fare un grande complimento al poliziotto: è la stessa cosa di chi diceva che prevedere la responsabilità civile dei magistrati limitata a metà dello stipendio annuale avrebbe disincentivato i magistrati da prendere rischi nelle loro decisioni. Sono mancanze di rispetto per magistrati e poliziotti. La realtà è che qui si è introdotta una norma che qualsiasi poliziotto che svolga il suo compito con correttezza e senso del dovere non dovrebbe avere nessun problema a vedere adottata. Si è deciso di rispettare le Convenzioni internazionali sui diritti umani e i principi della Corte di Strasburgo, che adesso è stata anche trasformata nel centro del buonismo dai colleghi della Lega Nord. In realtà, è la Corte che interpreta norme convenzionali che l'Italia ha scelto – giustamente – di rispettare, e che deve rispettare.
  Quindi, trovo che il dibattito di oggi sia stato focalizzato spesso sui temi sbagliati. Il problema non era la Diaz, da una parte, non era l'attacco ai poliziotti, dall'altro. Era introdurre – finalmente – nel nostro ordinamento delle norme sulla tortura. Oggi ci sono e Scelta Civica voterà favorevolmente a questo provvedimento, con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Tortura: questo provvedimento doveva essere approvato la settimana scorsa, e abbiamo visto come il dibattito si sia consumato nel disinteresse mediatico e parlamentare. Poi, la sentenza della Corte europea sulla scuola Diaz, e si è scatenata la mediaticità, ma anche la fiera dell'ipocrisia. Confesso un certo imbarazzo nel trovarmi oggi in tanta compagnia, perché molti di noi, di Sinistra Ecologia Libertà, a Genova c'erano e confrontare i giornali di oggi e le posizioni politiche di allora con quanto oggi viene proposto suscita appunto un certo imbarazzo.
  C’è voluta una sentenza europea, insomma, per certificare ciò che molti sapevano, ma pochi dicevano. «L'approvazione di questo provvedimento rappresenta l'esito naturale, seppur tardivo, della ratifica, avvenuta quasi venti anni fa, della Convenzione delle Nazioni Unite». Presidente, c’è un problema: queste parole le ho pronunciate io, in un'altra dichiarazione di voto finale, sul medesimo provvedimento; era il 13 dicembre 2006; il verbale di quel provvedimento chiude con un «La Camera approva», e qui purtroppo cominciano i nostri problemi, che gli anni, nel frattempo, da venti sono diventati quasi trenta.
  Anche allora si parlava di Genova, ma anche di Guantanamo e di Abu Ghraib. Tuttavia, più che al passato, lo sguardo, secondo noi, va rivolto al futuro. La tortura, infatti, non è un distratto visitatore che capita nelle situazioni di eccezione; la tortura è un ospite, per fortuna raro, ma presente anche negli ordinamenti democratici e proprio Genova questo ci ha insegnato.
  L'opinione pubblica è oggi finalmente concentrata sulla tortura che fu, ma dobbiamo prestare molta attenzione anche su quella che c’è e – temo – ci sarà: «avremmo voluto – il nostro progetto di legge lo prevedeva – che il reato si qualificasse come proprio, anziché generico, comune, commesso in via esclusiva dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di pubblico servizio»; ancora «sarebbe stato opportuno introdurre un fondo, anche piccolo, per la riabilitazione delle vittime di tortura, ma non sarà». Anche queste sono parole di quasi dieci anni fa, che si attagliano, però, anche all'oggi.
  Su questo provvedimento abbiamo perfino il dubbio che, così dettagliato il reato, non sia applicabile ai fatti della scuola Diaz: non mi sembra un dubbio da poco. Tuttavia, differentemente da altri, noi non crediamo che nessuna legge sia meglio di una mediocre legge. Esemplifico: Bolzaneto, nel luglio del 2008, 15 condanne, in Corte d'Assise, primo grado. Nelle motivazioni della sentenza i giudici osservano che in mancanza di uno specifico reato di tortura sono costretti ad avvalersi di altre fattispecie di reato. Risultato: il 5 marzo del 2010 la Corte d'Appello di condanne ne commina addirittura 44, ma solo sette sono in realtà applicabili, perché le altre sono prescritte. Questa mediocre legge, sarebbe stata, in quel caso, meglio che nessuna legge.
  Ma il tema politico è: che cosa è successo in questo lunghissimo periodo, che dal 1984, dalla Convenzione delle Nazioni Unite arriva fino a noi ? Perché, nonostante gli impegni internazionali, il reato di tortura è sfuggito al nostro ordinamento ? In risposta, faccio notare incidentalmente che questo provvedimento, nelle sue molte vite, è sempre stato di origine parlamentare e mai governativa: anche questo Governo non fa eccezione. A chi ha sostenuto e sostiene che è misura contro le forze di Polizia, io rispondo che è esattamente il contrario, che è esattamente vero il contrario. Il reato di tortura o il numero identificativo per le forze dell'ordine vanno nel senso di valorizzarne la professionalità, poiché identificano e sanzionano le circostanze in cui essa gravemente manca. Il reato di tortura non riguarda più i processi di Genova ed è dunque, forse, anzi certamente, il tempo maturo per un altro provvedimento troppo a lungo sfuggito: la Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova Pag. 1422001, credo che sia tardiva ma ora più che mai necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Proprio quell'ordine pubblico uscito dai cardini impone ogni sforzo per espellere la tortura dalla nostra vita democratica. Questo provvedimento riguarderà il futuro, riguarda le forme associate ma anche i singoli cittadini. Tortura: troppi casi diluiti negli anni ci ricordano la possibilità della sua presenza. Non farò i nomi: è una lista troppo lunga quella ove si è depositato il sospetto e a volte la certezza del suo esercizio. Molte le ragioni di dissenso, dunque, su questo provvedimento. Un bel pasticcio ha fatto la Camera dei deputati, che non impediscono, tuttavia, a Sinistra Ecologia e Libertà di votare a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Con questo provvedimento noi introduciamo nell'ordinamento italiano il reato di tortura, e lo facciamo non contro le forze di Polizia. Anch'io come il collega della Lega sono dalla parte dei poliziotti.
  Anzi, vi dirò una cosa: io sono un figlio di poliziotti e il primo ricordo che ho è quello di mio padre portato in casa a braccio coperto di sangue, ferito in un'azione a servizio dei cittadini, per la difesa dei cittadini. Siamo con la polizia, e i poliziotti sono i primi a non volere che al loro interno vengano tollerati degli atti che disonorano il corpo in cui servono e la bandiera che fedelmente hanno giurato di difendere. Quindi, non accetto la retorica che dice questo è un provvedimento contro la polizia. Non accetto nemmeno un altro tipo di retorica che ho sentito: qui non siamo per passare un giudizio di quarto grado sui fatti della scuola Diaz o sui fatti di Bolzaneto. Esiste una magistratura che di questo si è occupata e si è occupata bene. Ho il rammarico che troppo pochi siano stati condannati. Per la verità, ho anche il rammarico che troppo pochi di quei black bloc che hanno messo a ferro e fuoco la città di Genova, attentando ai beni e anche alla vita delle persone, abbiano subito le condanne che sarebbero state necessarie. E mentre noi oggi giustamente ci preoccupiamo di evitare che la polizia, gli agenti di polizia, che i carabinieri, che uomini che sono lo Stato – non solo servono lo Stato ma in qualche modo sono lo Stato – possano disonorare la divisa che portano e lo Stato che servono, giustamente introduciamo il reato di tortura nel nostro ordinamento. Non so se abbiamo prestato eguale attenzione alla necessità di fornire, a chi difende la nostra libertà sulle strade, degli strumenti adeguati di protezione e difesa, cioè formule, ipotesi di reato le quali stronchino la tendenza, purtroppo largamente diffusa in alcuni settori della pubblica opinione, a pensare che il sabotaggio è giusto, a pensare che picchiare un poliziotto non è reato e che l'aggressione contro la polizia sia una modalità legittima di espressione del proprio disagio sociale o della propria protesta. Forse faremmo bene a riflettere con eguale rigore anche su quest'altro aspetto del problema.
  Introduciamo adesso il reato di tortura, dando esecuzione alla Convenzione del 1984. Con grande ritardo ? Sì, ma non siamo soli. Ho sentito dire: vergogna, gli unici in Europa ! Non è così. La Germania non l'ha ancora introdotto e non credo che lo farà nel prossimo futuro; ritiene che i reati già previsti dall'ordinamento coprano l'area coperta dalla Convenzione del 1984. Gli Stati Uniti d'America ? Anche loro non hanno introdotto nessuna nuova normativa: ritengono che il concetto di tortura della Convenzione del 1984 sia coperto adeguatamente dal concetto, già presente dai tempi del Bill of Rights del 1791, di punizioni crudeli e inusuali. Tra l'altro, quando hanno aderito alla Convenzione hanno segnato una serie di interpretazioni autentiche della Commissione su cui anche noi, forse, nel formulare questa norma, avremmo fatto bene a riflettere. Ma comunque è bene che la norma sia stata introdotta.Pag. 143
  Noi abbiamo qualche problema sulla determinazione della norma. Siamo lieti del lavoro che è stato fatto in Commissione, che ha spuntato una serie di difficoltà, perché bisogna distinguere nettamente tra l'uso legittimo della forza, che è inevitabile quando si tratta di difendere i cittadini e di difendere la legalità, e l'abuso, che può sconfinare nel reato di tortura. In questo credo che molto sia stato fatto. Mi rimane il dubbio che non sia sufficientemente determinato il concetto di tortura. Mi rimane questo dubbio, perché c’è da parte di qualcuno – si è visto negli interventi in quest'Aula – la tentazione che può sorgere di considerare adesso qualunque maltrattamento inflitto da una persona che abbia una posizione di autorità come tortura. Sarebbe sbagliato, tuttavia è una tentazione comprensibile, sulla base di una certa indeterminatezza del contenuto del provvedimento, dell'articolo 1. Per questo, noi avevamo proposto di definire più esattamente che cos’è tortura. Infatti, il dispositivo adottato ha due difetti: da un lato, non definisce con sufficiente precisione il confine rispetto ai maltrattamenti e altri vari reati che certo assomigliano alla tortura ma che non sono tortura; dall'altro, l'altro difetto è quello di non coprire una serie di altri tipi di tortura che nel 1984 non erano molto conosciuti e diffusi.
  Nel 1984 la Convenzione fu fatta soprattutto sotto l'impatto dei desaparecidos argentini e delle dittature militari che iniziavano a crollare in America latina. Ipotesi di tipo diverso, nuove modalità di tortura che fanno uso di strumenti che non infliggono una sofferenza, ma privano del pieno possesso di se stessi, dell'autocoscienza, dell'autodominio attraverso le droghe. Oppure con il disagio sensoriale mettono la persona non in grado di esercitare le proprie funzioni personali, la privano in qualche modo del controllo di se stessa. Tutto ciò non è coperto dal dettato del nostro provvedimento. La deprivazione sensoriale non è coperta dal dettato di questo provvedimento e tuttavia noi sappiamo che nella tortura, così come si configura adesso nel mondo, questi sono fenomeni esistenti ed importanti. Per questo noi auspichiamo che al Senato il provvedimento venga ulteriormente migliorato, come auspichiamo che vi sia un'attenzione sulla necessità di offrire alle forze dell'ordine la protezione giuridica cui esse hanno diritto. Genova va ricordata in tutta la sua drammatica tragedia, non solo per un lato di essa. Tutto ciò detto e considerato noi voteremo a favore di questo provvedimento, perché talvolta il meglio è nemico del bene, e comunque esso rappresenta un importante passo in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie Presidente. Tutti noi siamo consapevoli del fatto che nel dibattito di queste ultime ore ripetutamente nell'Aula è stata evocata la pronuncia della Corte europea ed è stato fornito questo argomento a sostegno della scelta di tipizzare il reato di tortura e, quindi, introdurre questa nuova figura nel nostro ordinamento.
  In verità, noi riteniamo, forse andando anche decisamente controtendenza, che nel nostro ordinamento già tante fattispecie consentivano e consentono di reprimere condotte antigiuridiche che si muovono sostanzialmente in linea con la figura della tortura. Pensiamo al reato di percosse, alle lesioni, alla violenza privata, alle minacce, alle ingiurie, al sequestro di persona, all'arresto illegale, all'indebita limitazione della libertà personale, all'abuso di autorità contro arrestati o detenuti, alle perquisizioni o ispezioni personali arbitrarie. L'elenco potrebbe anche continuare. Ritengo che una protezione effettiva ed una tutela concreta è assicurata dall'ordinamento anche attraverso l'interpretazione di queste figure di reato, un'interpretazione costituzionalmente orientata, perché nella nostra Costituzione l'articolo 13 al quarto comma contempla espressamente il divieto di violenze fisiche e morali sulle persone sottoposte comunque a restrizioni Pag. 144di libertà. È una garanzia molto ampia, anche in linea con quelle preoccupazioni che più volte sono riecheggiate nel corso del dibattito a proposito di comportamenti da parte delle forze dell'ordine che possano travalicare i limiti ordinari all'esercizio delle loro stesse funzioni.
  Voglio ricordare che nella nostra Costituzione questa previsione fu introdotta in forza di un emendamento che porta la firma di due autorevoli giuristi, Bettiol e Giovanni Leone, i quali vollero espressamente introdurre nel nostro ordinamento il principio che ogni violenza, fisica o morale, nei confronti di persone sottoposte comunque a restrizione di libertà deve essere vietata in maniera assoluta. Ciò che sorprende è che la motivazione di fondo con la quale questa scelta, così radicale e così netta, fu sostenuta è che, secondo l'opinione di questi autorevolissimi giuristi, la nostra Costituzione deve essere antipoliziesca, quindi una Costituzione che deve fornire delle protezioni, ma deve soprattutto assicurare al nostro sistema e al nostro ordinamento la non permeabilità rispetto a qualsiasi tentazione di deviazione autoritaria e, quindi, quale prima manifestazione di uno Stato autoritario, di ogni alterazione dell'ordinario funzionamento del sistema di polizia.
  Ecco allora che la necessità e l'esigenza di introdurre il reato di tortura non può essere certamente giustificata, puramente e semplicemente, con il richiamo a questa pronuncia, della quale, peraltro, viene fornita un'interpretazione anche piuttosto singolare, perché non può ritenersi l'Italia condannata semplicemente per il fatto di non avere nel proprio ordinamento il reato di tortura in quanto, come è stato giustamente osservato nell'intervento che mi ha preceduto, nell'ordinamento penale tedesco non esiste il reato di tortura, come non esiste in quello svedese, come non esiste in molti altri ordinamenti, così come un'indagine di diritto comparato ha permesso di accertare.
  Ed allora non vi era, in realtà, una lacuna effettiva da colmare e, quand'anche questa lacuna fosse stata in qualche misura astrattamente configurabile, noi crediamo che l'intervento normativo doveva essere definito in maniera profondamente diversa, seguendo delle linee assolutamente diverse, perché il rischio oggettivo che noi oggi corriamo, così come ci conferma anche – ed è sintomatico in questo senso – lo spirito che ha animato molti degli interventi, il senso di molti degli emendamenti che sono stati proposti al provvedimento, è quello di creare una norma che sia orientata sostanzialmente nei confronti delle forze dell'ordine, del loro operato, delle loro azioni e che, attraverso un'interpretazione distorta, un'interpretazione estensivamente arbitraria, potrebbe tradursi in una pericolosa limitazione della loro attività e, soprattutto, in subdole e altrettanto perniciose forme di condizionamento dell'azione di repressione e di contrasto agli atti di criminalità.
  Ecco allora che, alla luce di questa preoccupazione, noi abbiamo espresso una valutazione critica su questo provvedimento, pur apprezzando quanto nel corso dei lavori della Commissione e dell'Aula è stato fatto per eliminare talune criticità. Mi riferisco, in particolar modo, al regime sanzionatorio, alle pene che erano contemplate. Questa proposta di legge conteneva, almeno nel testo pervenuto all'esame della Camera, la determinazione di una pena fissa di 30 anni, almeno per le ipotesi più gravi, in violazione di un evidente principio costituzionale che vuole la gradualità della pena e la ragionevolezza stessa della pena.
  Questi correttivi sono stati apportati. Alcuni dei nostri emendamenti sono stati accolti, anche quello relativo alla eccessiva e distorta interpretazione della eliminazione unilaterale dell'immunità diplomatica, sostituita dalla soluzione, ben più equilibrata, della eliminazione dell'immunità per quanto riguarda la sola giurisdizione, quindi con un'impostazione decisamente più corretta. Ma restano i dubbi e le perplessità, come resta un elemento di oggettiva criticità, che è quello di avere talmente esteso e talmente ampliato la latitudine delle protezioni assicurate a Pag. 145quanti approdano, stranieri, nel nostro Paese, anche attraverso il divieto di respingimento per l'ipotesi in cui nel Paese di destinazione vi possa essere il rischio e il pericolo non solo della pratica di tortura nei confronti della persona interessata, ma anche il verificarsi di trattamenti contrari alle opinioni, agli orientamenti sessuali ma, soprattutto, alle opinioni politiche, di fatto creando uno schermo ed una protezione che è, con un minimo di interpretazione estensiva, applicabile a qualsiasi ipotesi e, quindi, vanificando, di fatto, tutta la normativa e la disciplina che regola l'accesso, l'ingresso nel nostro Paese degli stranieri e che contrasta, o che tenta di contrastare, il fenomeno dell'immigrazione clandestina.
  Per questa serie di ragioni e di criticità, che il lavoro parlamentare non è riuscito assolutamente a superare, e soprattutto per questa valutazione negativa di fondo che noi poniamo sulla esigenza stessa di introdurre nel nostro ordinamento questo istituto, in linea con la tradizione garantista propria di Forza Italia, certamente pronti a denunciare in qualsiasi momento e a contrastare fermamente qualunque condotta che comporti e si traduca in un abuso delle funzioni di Polizia e in qualsiasi forma che mortifichi, riduca, contrasti o condizioni l'esercizio della libertà individuale, ci vediamo, comunque, in netto dissenso rispetto al provvedimento, nel testo così come viene licenziato. Dunque, a nome di Forza Italia preannunzio il voto contrario sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, durante questa discussione in Aula, ma anche in Commissione, abbiamo appreso che ci sono ancora forze politiche che mettono in dubbio la necessità di introdurre il reato di tortura nel nostro Paese. Dopo che l'Italia nel 1988 ha ratificato la Convenzione di New York, dopo che siamo stati richiamati costantemente da organismi internazionali, dopo che c’è stato un dibattito durato trent'anni, c’è ancora qualcuno che si ostina a dire che ci sono già altre fattispecie di reato nel nostro codice che puniscono i fatti qualificati come tortura. Per smentire queste affermazioni, potrei stare qui a elencare tutta la giurisprudenza italiana e tutti i casi in cui le vittime di tortura non hanno mai trovato giustizia. Ne cito solo una di pronuncia, quella del tribunale di Asti, sul caso di due detenuti presi di mira da un gruppo di agenti penitenziari e maltrattati in modo sistematico. In quel caso, c'erano state le indagini, che avevano accertato i fatti ed erano stati identificati i responsabili, ma la punizione non c'era stata perché, nel momento in cui si erano concluse le indagini, non c'era alcuna figura di reato che non portasse inevitabilmente, per via della pena lieve prevista, alla prescrizione.
  Questo è stato sostanzialmente confermato anche dalla Cassazione, la quale aveva riportato il passaggio del tribunale di Asti, che qualificava i fatti come tortura, ammesso che ci fosse questa ipotesi di reato, e poi aveva confermato che non c'era modo di punirli. E allora mettiamoci, per un attimo, nei panni delle vittime di tortura oppure, nei casi in cui chi viene torturato perde la vita, mettiamoci nei panni di quei familiari della persona torturata, che non ottengono mai giustizia. È vergognoso tutto quello che è accaduto fino a questo momento, perché noi siamo già in ritardo purtroppo, siamo già in un terribile ritardo e non dovrebbero essere organismi internazionali a richiamarci, ma dovrebbe essere il nostro Paese a farsi carico ovviamente di obblighi che ha ratificato tantissimi anni fa e che introduce una fattispecie di reato idonea a punire i fatti qualificati come tortura.
  Ebbene, noi in questi due anni, da quando siamo entrati in Parlamento, abbiamo sempre cercato di essere protagonisti in questo dibattito, di farci protagonisti, abbiamo partecipato a tantissime conferenze insieme ad altre forze politiche Pag. 146ed abbiamo parlato con tantissimi esponenti di associazioni o con esperti che si occupano di casi di tortura da molti anni, da ben prima di noi, ed abbiamo studiato tanto anche il modo di riuscire a portare all'approvazione di una legge che fosse veramente efficace. Quando in Commissione abbiamo ascoltato tutti questi esperti, professori, associazioni e anche esponenti delle forze dell'ordine e magistrati, abbiamo capito che il reato, così com'era stato configurato dal Senato, non era una fattispecie come ce l'aspettavamo, come doveva essere, e quindi sono state apportate delle modifiche a quel testo del Senato. Ebbene, in quella sede, durante la discussione che c’è stata qui alla Camera, noi ci siamo fatti un'idea su ogni singola parola di questo nuovo testo e siamo arrivati alla conclusione che, purtroppo, questo provvedimento, così come lo stiamo approvando, secondo noi non servirà a portare all'accertamento dei fatti o appunto del reato di tortura in sede processuale. Moltissimi casi diciamo che, purtroppo, saranno lasciati scoperti, ed è proprio per questo che facciamo a malincuore fatica ovviamente a votare favorevolmente questo testo, anche se ci abbiamo provato con tutte le nostre forze.
  Non ci siamo sottratti dicendo semplicemente «no», abbiamo piuttosto cercato di far capire quali erano le nostre perplessità, ma non solo nostre, quali erano le perplessità di tutti quegli esperti e di tutte quelle associazioni che si sono espresse in tutto questo periodo. Ieri abbiamo fatto una conferenza stampa in cui in tantissimi di coloro che hanno parlato hanno definito questo testo «mediocre». Allora, noi come MoVimento 5 Stelle vogliamo sempre cercare di tendere al meglio, ad ottenere il miglior risultato, ed è per questo che purtroppo non possiamo votare favorevolmente, ma saremo costretti ad astenerci su questo testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Ho sentito che questo testo sarebbe un testo fatto contro le forze dell'ordine, non c’è cosa più sbagliata di questa. Il reato di tortura è un reato che, senz'altro, va a punire quelle condotte odiose, contro la dignità umana, in questo caso visto che il reato è comune, fatte sia da cittadini, sia da rappresentati delle forze dell'ordine. Questo non si può sentire, perché io credo fortemente nelle forze dell'ordine, ci crede il MoVimento 5 Stelle che ha sempre sostenuto un aumento delle risorse, un aumento del personale delle forze dell'ordine e anche un riconoscimento di quei diritti che gli sono stato sempre negati. In questo senso, quindi, tanti rappresentanti delle forze dell'ordine, io credo la maggioranza di questi rappresentanti, sanno che non devono avere paura del reato di tortura, non devono avere paura perché io credo che le forze dell'ordine in questo Paese non torturino le persone, ma ci sia una forte predominanza di comportamenti, casi isolati, ma tante e tante mele marce, che in questi anni hanno torturato e fatto subire violenze a cittadini che erano nelle mani dello Stato. Questo è inaccettabile, questi casi non possono rimanere impuniti e quindi loro che ci tengono all'uniforme che portano sono i primi a chiedere giustizia in questi casi e non impunità. Il percorso che abbiamo fatto è un percorso che è iniziato già distraendoci da quella che era la Convenzione di New York e, quindi, non affrontando il reato di tortura come reato proprio, ma come reato comune con aggravante. Noi eravamo favorevoli ad un doppio binario proposto in Commissione giustizia, ovvero due reati distinti che potessero essere specificati meglio sia per le condotte riguardanti i cittadini normali, sia per le condotte riguardanti le forze dell'ordine. Neanche questo passo avanti è stato preso in considerazione, ci è stata sbattuta la porta in faccia, ma il MoVimento 5 Stelle non si è arreso nel dialogo ed è andato avanti. Ha accettato il reato comune con aggravante, ha chiesto che venisse fatta una norma efficace e pulita, in modo che questo reato potesse essere Pag. 147accertato con precisione. Niente da fare, limiti probatori inaccettabili, per provare il reato di tortura. Dovrà essere provata l'intenzionalità, vuol dire che se uno commette questo reato infliggendo sofferenze, prefigurandosi solo il rischio che queste sofferenze possano esserci, non sarà punito. È il caso di Federico Aldrovandi, 54 percosse, non c'era ovviamente la volontà di infliggere con piacere tortura; in questi casi non sarà punito. Poi si deve andare ovviamente ad accertare il fatto che ci sia un abuso di potere in violazione ai doveri inerenti alla funzione e al servizio. Secondo accertamento, un accertamento che è già garantito dalle scriminanti del codice penale. Qualunque rappresentante delle forze dell'ordine che agisce legittimamente usando la forza o le armi è scriminato dal codice penale e, quindi, non può essere punito. Identica cosa per le sofferenze che dovrebbero essere ulteriori rispetto a quelle che derivano dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative dei diritti. È già così e non potrebbe essere che così, ma questi due elementi ridondanti fanno mettere un limite di sofferenza che non è accertabile dal magistrato, quindi non sarà punito. Ancora, non solo queste tre cose, si dovrà accertare anche che la persona torturata è a lui affidata, ovvero affidata al torturatore, o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia. L'abbiamo già detto, questo è il caso degli episodi di tortura condannati dalla Corte di Strasburgo per quanto riguarda i fatti accaduti alla Diaz. Non saranno punibili perché questo fatto è difficile da accertare, soprattutto per i fatti di forze dell'ordine, ma anche per i fatti commessi da semplici cittadini, come torturatori mafiosi o torturatori di donne per esempio. Acute, le sofferenze dovranno essere acute, un ulteriore accertamento da provare. Dolo specifico, ovvero le condotte e la finalità delle condotte stesse, altro modo di accertare.
  Con tutti questi limiti probatori l'accertamento del reato di tortura non sarà difficile, sarà impossibile.
  Avevamo proposto anche l'imprescrittibilità del reato di tortura, visto che tanti torturatori argentini, che erano stati richiesti dall'Argentina con un procedimento di estradizione, non sono stati mandati non solo perché non c’è il reato di tortura, ma perché le normative sono difformi tra l'Italia e gli altri Stati, dove magari c’è l'imprescrittibilità del reato di tortura, un reato difficile da accertare, un reato molto complesso e, quindi, che ha bisogno di tanto tempo. Niente, neanche l'imprescrittibilità è passata.
  Allora, cosa stiamo facendo qui ? Cosa stiamo facendo ? Noi dobbiamo questa legge ai Riccardo Magherini, ai Francesco Smeragliuolo, ai Riccardo Rasman, agli Stefano Cucchi, ai Michele Ferrulli, ai Franco Mastrogiovanni, ai Giuseppe Uva, agli Aldo Bianzino e ai Federico Aldrovandi di questo Paese, che muoiono di tortura, ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ai torturati della Diaz noi che cosa diciamo ? Che con questa legge questi fatti non saranno puniti se, appunto, ripercorsi in futuro ? È questa la responsabilità che noi ci stiamo prendendo, Ministro ? Di fare una legge inefficace ? Noi ce l'abbiamo messa tutta, Ministro, per votare in modo favorevole. Abbiamo fatto un passo avanti verso la maggioranza, ma ci è stata sbattuta la porta in faccia. Siamo stati costretti ad un voto di astensione invece che ad un voto favorevole dal PD, dopo tutti i passi avanti che avevamo fatto.
  Ministro, questa legge non è solo inefficace, ma è anche dannosa, perché c’è il rischio che questi soggetti, i torturatori, vengano imputati per reato di tortura e con questa formulazione i giudici non riusciranno ad accertare che sono torturatori. Quindi, sarà garantita loro l'impunità e questa, dopo non aver avuto il reato dopo trent'anni, è l'ennesima vergogna, spot del Governo Renzi che voi consegnate a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Walter Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Noi, come Partito Democratico, accogliamo, invece, l'appello Pag. 148che stasera ha lanciato il Ministro Orlando. Io credo che quella sentenza dell'altro giorno interpelli tutti, nessuno può girare la testa dall'altra parte, è una vergogna per tutto il Paese. Del resto sono poco meno di trent'anni che l'Italia non riesce a rispettare Convenzioni internazionali, che non riesce ad allineare il proprio ordinamento nel campo del rispetto dei diritti umani a quello dei Paesi europei.
  Nonostante toni polemici, nonostante gli aspetti propagandistici, nonostante anche qualche piccola o media provocazione a cui nel corso del dibattito abbiamo assistito, credo che stasera ci siano le condizioni perché la Camera dia un segnale di grande civiltà. E non lo diamo – qualcuno lo ha ricordato – sull'onda della sentenza, perché, come è noto, questo provvedimento è stato licenziato dal Senato, ha avuto una gestazione importante nella Commissione. Io ringrazio il lavoro di tutti in Commissione, a partire dal relatore Vazio e dalla nostra presidente, ma anche quello di tutti i deputati. Quindi, io mi auguro che davvero anche nell'espressione finale del voto, al di là delle polemiche, si dia questo segnale così civile.
  Certo, il testo avrebbe potuto essere migliore ? Penso di sì. Però io la penso come Luigi Manconi. Vedete, il senatore Manconi, presidente della Commissione diritti umani, è quello che tra di noi con più tenacia e con più coerenza si batte per il rispetto di quelli che stanno nelle carceri o per il rispetto di chi si vede leso nella propria dignità di uomo. Bene, ieri Luigi Manconi, pur non considerando pienamente adeguato questo testo, ha invitato ad approvarlo presto e ad approvarlo alla svelta per evitare che se ne riparli tra cinque anni. Io credo che si tratti di un atteggiamento realistico, perché qualsiasi testo su temi così delicati non può che essere il frutto di una sintesi, anche tra posizioni contrapposte.
  Noi oggi anche in Aula abbiamo ascoltato posizioni davvero contrapposte. Io penso che, però, sia una sintesi importante, felice, a partire dalla scelta di connotare il reato di tortura come reato comune e non come reato proprio. Non è una scelta campata in aria, perché la tortura può essere praticata da chiunque, non solo da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio.
  Ce lo dicono le cronache quotidiane, che ci dicono quando e troppo spesso le vittime sono anziani, bambini, infermi e donne. Certo, se poi a praticare queste violenze, queste umiliazioni, queste torture, queste sopraffazioni sono rappresentanti dello Stato, è giusto prevedere un'aggravante con una pena più pesante, ed è quello che facciamo. È corretto aver previsto la finalizzazione della condotta richiedendo, come requisito di punibilità, il dolo specifico. Ed è giusto che si sia stati particolarmente rigorosi sulla lunghezza dei tempi di prescrizione. Del resto, questo è quanto previsto, sia dalla Dichiarazione ONU del 1975, che dalla Convenzione del 1984 e anche da ordinamenti europei come quello francese o spagnolo.
  E circa la connotazione di reato comune, poi, io voglio ricordare, non per spirito polemico, ma per dovere di cronaca, che era contenuta anche in altri disegni di legge, ed era contenuta anche nel disegno di legge originariamente presentato in Senato dal parlamentare del MoVimento 5 Stelle Buccarella. Da Buccarella, da uno di voi, non certamente da un nemico del vostro movimento. Quindi, l'impianto già era condiviso per molti aspetti e faceva parte del confronto.
  Allora, io inviterei davvero ad avere più misura e a usare meno demagogia quando trattiamo queste questioni. Ecco perché io penso che potremmo cogliere davvero questa occasione. Citavo prima Manconi, ma anche il presidente della Cassazione, Santacroce, ha sottolineato, invitando più volte ad approvare una legge che istituisca un reato di tortura, che non può esserci un'efficiente Europa dei mercati se ad essa non si accompagna una forte Europa dei diritti. È quello che cerchiamo di fare. E, allora, qualcuno ci ha invitato ad avere coraggio. Bene, noi crediamo di averlo questo coraggio, Pag. 149ma incitiamo noi chi ci ha detto questo ad averlo il coraggio, ad avere il coraggio di abbandonare posizioni parziali, posizioni demagogiche, posizioni che possono rispondere a un pizzico di elettorato e a votare insieme a noi, a testa alta, un provvedimento come questo.
  E, infine, io vorrei rivolgermi anche ad altri aspetti del dibattito. In particolare, a coloro che in buona fede hanno paventato qualche indebolimento verso l'azione delle forze di sicurezza, qualche forma di delegittimazione. E perché mai, mi chiedo ? Vedete, noi pensiamo che il Paese non debba solo rispetto, ma anche gratitudine alle forze dell'ordine e della sicurezza, migliaia di uomini e donne in divisa che, spesso con mezzi insufficienti e con stipendi inadeguati, rischiano l'incolumità e la vita. E colgo l'occasione per esprimere anche in questo momento la nostra solidarietà alla magistratura, alla famiglia del giudice Ciampi, un altro servitore dello Stato che oggi ha pagato con la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), così come esprimiamo il cordoglio alle famiglie degli altri morti al palazzo di giustizia di Milano. Dicevo che quegli uomini in divisa, quelle donne in divisa, lottano contro nemici pericolosi, ogni giorno, per la nostra convivenza civile, per la nostra sicurezza, e lo fanno spesso con stipendi inadeguati e con poche risorse. Ma ricordare questo, essere grati alle forze della sicurezza, non ci impedisce anche di vedere altre cose. E quanto accadde alla Diaz nel 2001, quanto accaduto talvolta dentro le carceri, non ha niente a che vedere con questo. Sono state pagine nere, vergognose, che hanno colpito l'onore stesso delle forze della sicurezza, che non hanno niente a che vedere con pratiche e comportamenti illegali. Un grande poliziotto, che non c’è più, dopo la sentenza di condanna dei protagonisti delle violenze alla Diaz, non esitò ad affermare: «Dobbiamo delle scuse ai cittadini che hanno subito danni, ma anche a quelli che, avendo fiducia nell'istituzione Polizia, l'hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato». Era lo stesso personaggio che trovò le parole giuste, pubbliche e private, davanti alla mamma di Federico Aldrovandi. Questo personaggio si chiamava Antonio Manganelli, ed era il capo della Polizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E a delegittimare le forze della sicurezza non sono provvedimenti importanti come questo, ma semmai i pochi comportamenti illegali di qualcuno. E, giustamente, quando questi comportamenti e queste deviazioni si verificano, uno Stato serio chiede scusa, punisce i colpevoli, risarcisce le vittime ed evita che accadano di nuovo.
  Questa è la forza vera, quella di uno Stato democratico che cerca di tenere insieme la sicurezza con la legalità, e la legge che finalmente punirà anche in Italia il reato di tortura viene approvata stasera dalla Camera. Il PD voterà a favore e ci auguriamo che l'ultimo passaggio al Senato sia rapido e che il nostro Paese anche in questo modo sia più forte, più civile, e più europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Solo un minuto, Presidente, non per fare ringraziamenti di maniera, ma ringraziamenti reali a tutti i componenti della Commissione giustizia, ma anche ai componenti delle Commissioni che hanno espresso i pareri e che, a partire dalla Commissione affari costituzionali, hanno dato un utile apporto alla composizione di un testo importante come quello che oggi approveremo.
  Voglio dire anche che dobbiamo ringraziare i gruppi parlamentari, perché anche con il dibattito di oggi non hanno fatto perdere tempo a questo Parlamento, perché grazie gli interventi hanno contribuito ad offrire agli interpreti di domani una linea di demarcazione e di interpretazione molto netta, e credo che sotto questo profilo di questo dobbiamo dire grazie a tutti. Grazie Presidente.

Pag. 150

(Coordinamento formale – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2168-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, già approvata in testo unificato dal Senato, n. 2168-A , di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  S. 10-362-388-395-849-874 – «Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano » (Approvato dal Senato) (2168-A):

   Presenti  308   
   Votanti  258   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  130   
    Hanno votato  244    
    Hanno votato no   14    
  Sono in missione 67 deputati.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Marzana ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 189, 276, 588, 979, 1499, 2769.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Per l'Italia-Centro democratico ha reso noto che si è proceduto all'integrazione del comitato direttivo, che risulta ora così composto:
  Vicepresidente: Roberto Capelli; Tesoriere: Mauro Caruso; Componente: Gian Luigi Gigli.
  Ai deputati Roberto Capelli, Gian Luigi Gigli e Federico Fauttilli è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che lunedì 13 aprile, dopo gli altri argomenti già previsti, sarà inserita la mozione Iori, Sberna, Daniele Farina, Locatelli ed altri n. 1-00785 concernente iniziative in merito all'emergenza umanitaria relativa al campo profughi di Yarmouk, in Siria, con particolare riferimento alla situazione dei minori, il cui seguito dell'esame avrà luogo nelle giornate successive.
  Martedì 14 aprile le votazioni avranno inizio alle ore 15.
  Giovedì 16 aprile, tenuto conto della celebrazione del 70o anniversario della Liberazione, che si svolgerà in Aula alle ore 11, la parte antimeridiana della seduta avrà luogo dalle 8,30 alle 10.
  L'esame della proposta di legge n. 1965 – Istituzione di un programma nazionale sperimentale di interventi pubblici denominato «Green New Deal italiano» contro la recessione e la disoccupazione, previsto Pag. 151in calendario da martedì 21 aprile, è stato rinviato su richiesta delle Commissioni.
  L'esame del Documento di economia e finanza 2015, che sarà presentato dal Governo, avrà luogo giovedì 23 aprile (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni).
  È stato altresì inserito nel programma dei lavori per il mese di giugno l'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n.38 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio (ove concluso dalla Commissione).
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
  L'organizzazione dei tempi per l'esame delle mozioni nn. 1-00784 e 1-00785 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  L'organizzazione dei tempi per l'esame del Documento di economia e finanza 2015 sarà pubblicata dopo la sua presentazione.

Sull'ordine dei lavori (ore 22,35).

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Per un intervento di fine seduta ? È adesso, perché sennò la seduta finisce con la lettura dell'ordine del giorno della seduta di domani, quindi intervenga ora. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, quattro mesi fa i cittadini crotonesi, con la solidarietà espressa da ogni angolo del Paese ed a seguito delle nostre interrogazioni parlamentari, occupava pacificamente i cantieri del parco archeologico di Capo Colonna. La soprintendenza dei beni culturali, con l'avallo del Ministero, voleva portare a termine un progetto di «riqualificazione» dell'area che prevedeva, tra le altre cose, una colata di cemento che avrebbe ricoperto il foro romano appena scoperto. In Commissione Cultura, nel rispondere alla mia interrogazione, il sottosegretario Barracciu aveva assicurato la volontà, da parte del Ministro, di organizzare (come da noi proposto) un tavolo tecnico con gli esperti di alcune associazioni che volevano proporre una soluzione alternativa, che evitasse la colata di cemento e altri interventi previsti dal progetto. La sua disponibilità ci aveva colpiti positivamente, ma non ha avuto seguito. Da pochi giorni infatti, sono ripresi i lavori e il cantiere è addirittura sorvegliato dalla forze dell'ordine per evitare altri presidi da parte dei cittadini. La verità è che il sottosegretario Barracciu, forse impegnata a rispondere su Twitter alle provocazioni di Gassmann, ha dimenticato di organizzare il tavolo tecnico, oppure semplicemente lei ed il Ministro Franceschini hanno preferito chiudere le porte in faccia ai cittadini di Crotone, magari per coprire qualcuno oppure per una questione di presunzione politica. A questo si aggiunge un caso curioso, Presidente, di cui anche i giornali in Calabria hanno parlato qualche giorno fa: durante la protesta dei cittadini di Crotone, il Ministro ha pensato bene di inviare gli ispettori nel parco archeologico, come avevamo pure richiesto noi, e sembrerebbe che la relazione degli ispettori desse ragione (almeno in parte) alle associazioni e ai comitati che si opponevano a questo progetto scellerato. Dico sembrerebbe perché non ho potuto avere il piacere di leggere questa relazione che, nonostante una formale richiesta di accesso agli atti sia da parte delle associazioni che da parte mia, non è stata appunto ricevuta. Se davvero Franceschini non avesse dato retta agli ispettori dello stesso Ministero sarebbe davvero grave. Concludo, Presidente, porgendo a lei qualche domanda, così magari la può inoltrare al Ministro Franceschini e al sottosegretario Barracciu: perché questa indifferenza nei confronti di Capo Colonna ? Perché chi dovrebbe tutelare i beni culturali si incaponisce e sbatte la porta in faccia a chi vuole vederci chiaro in questa vicenda ? Dobbiamo credere che anche in questa storia ci siano interessi di ordine superiore a cui la politica deve sottostare ?

Pag. 152

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Parentela.

  PAOLO PARENTELA. Concludo, Presidente: la testardaggine e l'ignoranza della politica non possono seppellire la storia. La cultura e il bene comune devono vincere su tutti.

  PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo di ricordare, non in maniera ovviamente polemica, che ogni tipo di rilievo di questo genere ha come suo sbocco, dal punto di vista concreto, atti di sindacato ispettivo, che lei ha già presentato e che evidentemente potrà ripresentare alla luce dei prossimi sviluppi, perché la Presidenza in quanto tale non ha facoltà di intervenire sul Governo, ha facoltà però di sollecitare atti di sindacato ispettivo a cui non è stata data risposta, con gli esiti poi che avranno a seconda della disponibilità del Governo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 10 aprile 2015, alle 10:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 22,40.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO TANCREDI TURCO SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2168-A

  TANCREDI TURCO. Onorevoli colleghi !
  Il tema del divieto di tortura, ampiamente dibattuto da tempo, è rimasto troppo a lungo sostanzialmente disatteso.
  La vexata quaestio dell'introduzione nell'ordinamento giuridico italiano del reato di tortura sembra aver trovato un approccio più pragmatico che dovrebbe portare all'effettiva codificazione di tale fattispecie criminosa nel diritto penale italiano.
  Nel corso della storia, la pratica della tortura fu diffusamente applicata nel periodo classico e medievale, sia nel corso di interrogatori, sia quale forma di retribuzione della pena.
  Dobbiamo arrivare al periodo rinascimentale per notare la nascita di un pensiero filosofico nettamente avverso a tale barbara pratica. Autorevole propugnatore di tale pensiero illuminato è sicuramente l'italiano Cesare Beccaria, che con la sua opera del 1764, «Dei delitti e delle pene», sviluppa l'idea dell'abolizione della tortura ormai intesa quale crudele retaggio di un passato oscuro.
  L'idea stessa dell'inutilità della tortura e della necessità della sua abolizione accompagna lo sviluppo e la diffusione dei principi fondamentali del pensiero liberale, basati sul riconoscimento della libertà e dignità dell'uomo, poi concretizzatisi nella nascita delle diverse costituzioni promulgate sul finire del XVIII secolo, sia in Europa sia nel continente americano.
  Nel corso del 1700, infatti, i più grandi regni d'Europa aboliscono la tortura e nel corso del 1900, successivamente alla Prima ed alla Seconda Guerra Mondiale, le nazioni che erano state coinvolte nelle atrocità che hanno contraddistinto il periodo delle due Guerre, divennero firmatarie della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948, alla quale ha aderito anche l'Italia, e previde specificamente il reato di tortura all'articolo 5: «Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumane o degradanti».
  Nella Costituzione Italiana l'articolo 13 stabilisce il principio secondo cui «È punita ogni violenza .fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà».
  Il divieto di tortura, quindi oltre ad avere una chiara copertura costituzionale è, inoltre, contemplato da numerose convenzioni internazionali sui diritti umani dei quali l'Italia è paese firmatario quali: Pag. 153la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948, che vede, come appena anticipato, l'Italia quale paese aderente, e prevede specificamente il reato di tortura all'articolo 5, il quale recita: «Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumane o degradanti»; la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, sottoscritta a Roma il 4 novembre 1950 (resa esecutiva con L. n. 848/1955); il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 (resa esecutiva con L. n. 881/1977).
  Ed anche trattati internazionali, sullo specifico tema della tortura, ai quali l'Italia ha aderito, quali:la Convenzione dell'ONU contro la tortura (cd. Convenzione di New York) del 27 giugno 1987, (autorizzazione alla ratifica ed ordine di esecuzione in Italia L. n. 489/1988); la Convenzione Europea per la Prevenzione della Tortura e della pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti del 26 novembre 1987, (autorizzazione alla ratifica e ordine di esecuzione in Italia dati con legge n. 467/1998).
  La Convenzione di New York Contro la Tortura adottata in seno all'ONU prevede l'obbligo per gli Stati aderenti di legiferare affinché qualsiasi atto di tortura (come pure il tentativo di praticare la tortura o qualunque complicità o partecipazione a tale atto) fosse espressamente e immediatamente contemplato come reato nel diritto penale interno, conformemente alla definizione prevista dall'articolo 1 di tale Convenzione.
  Pur tuttavia il legislatore italiano ha sempre ritenuto che l'effettiva protezione dell'essere umano nei confronti della tortura, a fronte dell'impegno assunto con tali trattati internazionali potesse essere garantito dalle fattispecie di reato già previste dall'ordinamento penale italiano.
  Fra queste annoveriamo gli artt.: 606 (arresto illegale), 607 (indebita limitazione di libertà personale) e 608 (abuso di autorità contro arrestati o detenuti) C.P., eventualmente concorrenti con l'articolo 581 (percosse) e le lesioni personali, di cui agli articoli 582 e 590 (lesioni personali dolose o colpose).
  Così, in realtà, non è stato. Le condotte vietate che integrano gli elementi costitutivi delle suddette fattispecie criminose non sono sufficienti a garantire un'effettiva punizione dei colpevoli complici anche i termini prescrizionali ridotti per tali tipi di reati.
  Ad oggi, comunque, a distanza di oltre 20 anni dall'approvazione delle leggi di autorizzazione alla ratifica e ordine di esecuzione in Italia di tali specifiche convenzioni internazionali, l'ordinamento italiano non si è ancora dotato dello specifico reato di tortura.
  E tale inerzia si è protratta nonostante i numerosi casi eclatanti, assurti al clamore della cronaca nazionale, nel corso degli ultimi anni.
  Il riferimento è ai seguenti fatti, in ordine cronologico: G8 di Genova nel 2001, Scuola Diaz e Caserma di Bolzaneto; Marcello Lonzi, che l'11 luglio 2003 muore nel carcere di Livorno con otto costole rotte, due denti spezzati e la mandibola, lo sterno ed un polso fratturati; Federico Aldrovandi, deceduto nel settembre 2005 per «asfissia da posizione» a seguito di un normale controllo di polizia; Aldo Branzino, che il 12 ottobre 2007 entra nel carcere di Capanne, a Perugia, e ne esce il 14 ottobre, morto e con 4 ematomi cerebrali, il fegato e la milza lesionate e due costole fratturate; Giuseppe Uva, massacrato in una caserma di Varese nel 2008; Stefano Cucchi deceduto in stato di fermo/detenzione nell'ottobre del 2009, completamente coperto di evidenti, estesi e diffusi ematomi.
  A fronte di tali e tanto gravi casi, dobbiamo chiederci quali sono i limiti all'esercizio della forza e del potere da parte delle istituzioni.
  La necessità dell'introduzione del reato di tortura è resa evidente dal fatto che i reati comuni le cui condotte possono essere intese come atti di tortura, finiscono per non garantire effettiva protezione alle vittime, poiché, le condotte vietate ricadono oggettivamente nelle fattispecie di Pag. 154reati per i quali l'ordinamento italiano prevede pene lievi e di conseguenza prevedono un termine prescrizionale breve.
  Tale meccanismo giuridico porta all'ingiusta conseguenza di offrire alla vittima di fatti assimilabili alla definizione internazionale di tortura una tutela insufficiente, pressoché priva di efficacia.
  Reato di tortura.
  Nel provvedimento che ci occupa il reato di tortura è configurato come un reato comune che chiunque può commettere: caratterizzato dal dolo specifico (chi intenzionalmente cagiona, al fine di) e dalla descrizione delle modalità della condotta (violenza o minaccia o in violazione degli obblighi di protezione, cura o assistenza) che produce un evento (acute sofferenze fisiche o psichiche).
  L'articolo 613-bis c.p. che s'intende introdurre, infatti, punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenza o minaccia, ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione, cura o assistenza, intenzionalmente cagiona ad una persona a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche (reato di evento), a causa dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose o al fine di ottenere da essa, o da un terzo, informazioni o dichiarazioni o infliggere una punizione o vincere una resistenza.
  In linea teorica da molte parti si era espressa la necessità di prevedere il reato di tortura come reato esclusivamente «proprio» del pubblico ufficiale poiché le condotte punite da tale reato sono più spesso attuabili da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.
  Su questo aspetto la scelta è ricaduta sulla previsione di circostanze aggravanti: l'aggravante soggettiva speciale, costituita dalla qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio dell'autore del reato. Per potere applicare l'aggravante – che comporta la reclusione da 5 a 12 anni – occorre che l'autore del reato abbia agito con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio. – La sofferenza patita dalla persona offesa deve essere ulteriore rispetto a quella insita nell'esecuzione di una legittima misura privativa della libertà personale o limitativa di diritti; l'aggravante ad effetto comune (aumento fino a 1/3 della pena), consistente nell'avere causato lesioni personali; l'aggravante ad effetto speciale (aumento di 1/3 della pena), consistente nell'aver causato lesioni personali gravi; l'aggravante ad effetto speciale (aumento della metà della pena), consistente nell'avere causato lesioni personali gravissime; l'aggravante ad effetto speciale (30 anni di reclusione), derivante dall'avere provocato la morte della persona offesa, quale conseguenza non voluta del reato di tortura. In questo caso, dunque, la pena è più severa, per il maggior disvalore sociale, rispetto a quella prevista per l'omicidio preterintenzionale (reclusione da 10 a 18 anni) cui la fattispecie potrebbe ricondursi (anche qui il soggetto commette un reato diverso da quello previsto al momento di agire); l'aggravante ad efficacia speciale (ergastolo), derivante dall'avere volontariamente provocato la morte della persona offesa.
  Il reato di istigazione a commettere tortura.
  Il nuovo articolo 613-ter c.p. punisce l'istigazione a commettere tortura, commessa dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di pubblico servizio (reato proprio), sempre nei confronti di altro pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. La pena della reclusione da 6 mesi a 3 anni si applica a prescindere dall'effettiva commissione del reato di tortura, per la sola condotta d'istigazione.
  È specificato che questo reato si applica al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 414 c.p. (istigazione a delinquere). (L'articolo 414 c.p. riguarda chiunque «pubblicamente» istiga a commettere uno o più reati e prevede la sanzione – quando riguarda la commissione di delitti – della reclusione da uno a cinque anni).
  Disposizioni processuali e prescrizione.
  La proposta di legge, aggiunge all'articolo 191 del c.p.p. il comma 2-bis, per stabilire che le dichiarazioni ottenute attraverso Pag. 155il delitto di tortura non sono utilizzabili in un processo penale, salvo che vengano utilizzate contro l'autore del fatto e solo al fine di provarne la responsabilità penale.
  Inoltre, sono raddoppiati i termini di prescrizione per il delitto di tortura.
  La modifica del testo unico immigrazione.
  La proposta di legge coordina l'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione vietando le espulsioni, i respingimenti e le estradizioni ogni qualvolta sussistano fondati motivi di ritenere che, nei Paesi di provenienza degli stranieri, essi possano essere sottoposti a tortura, valutando anche la presenza in tali Paesi di violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani.
  Limite alle immunità diplomatiche.
  La proposta di legge stabilisce l'impossibilità di godere delle immunità diplomatiche da parte di agenti diplomatici che siano indagati o siano stati condannati per il delitto di tortura, e ciò tanto da tribunali nazionali quanto da Corti internazionali. (Il riconoscimento delle immunità diplomatiche trova fondamento nella ratifica, da parte del nostro paese (legge n. 804 del 1967), delle due Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche (1961) e sulle relazioni consolari (1963).)
  Estradizione.
  Si prevede poi l'obbligo d'estradizione verso lo Stato richiedente dello straniero indagato o condannato per il reato di tortura; nel caso di procedimento davanti ad un tribunale internazionale, lo straniero è estradato verso il Paese individuato in base alla normativa internazionale.
  Conclusione.
  Il testo così risultante dal procedimento legislativo può essere considerato sicuramente positivo soprattutto perché l'acceso dibattito sull'introduzione del reato di tortura che ha occupato molti dei governi che si sono succeduti, nel corso degli ultimi anni, sembrerebbe essere giunto al punto dell'anelata, concreta approvazione, di un testo definitivo.
  Al di là di ciò, da più parti, si è evidenziata una possibile difficoltà applicativa dell'aggravante oggettiva speciale che prevede il reato «proprio» laddove il soggetto agente sia un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.
  Gli elementi costitutivi della fattispecie che trovano applicazione e configurano la condotta concretamente punita afferiscono ad un'azione posta in essere con «abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio» ovvero legati all'ulteriore parametro della «sofferenza patita dalla persona offesa deve essere ulteriore rispetto a quella insita nell'esecuzione di una legittima misura privativa della libertà personale o limitativa di diritti».
  Si comprende che tali previsioni siano state introdotte per non allargare eccessivamente l'ambito di punibilità di tale fattispecie che, altrimenti, astrattamente, potrebbe essere ricondotta, ad esempio, a qualsiasi resistenza a pubblico ufficiale ovvero ad arresti di polizia resi difficoltosi dalla scarsa collaborazione del soggetto che deve essere posto in vinculis.
  Tali elementi quindi rischiano di essere non propriamente tipici né tassativamente definiti e la mera enunciazione di questi criteri potrebbe, tuttavia, portare ad un eccessivo esercizio discrezionale del giudice al quale compete la facoltà di valutare l'esondazione della sofferenza inflitta da quella in ciascun caso necessaria e sufficiente ad eseguire una legittima misura privativa della libertà.
  Ulteriormente la misura delle pene detentive sia per il reato comune sia per il reato proprio, appare giustificata dalla gravità del reato, sebbene si possa ritenere che un lieve aggravamento delle pene detentive, nel massimo edittale, sarebbe stata auspicabile anche solo al fine di consentire la trattazione di procedimenti per il reato di tortura «comune», con reclusione sino a 10 anni, da parte del tribunale in composizione collegiale anziché dal giudice monocratico.
  Infine si evidenzia che non viene presa assolutamente in considerazione la fattispecie omissiva che potrebbe essere posta in essere da soggetti a conoscenza degli atti di tortura quali ad esempio il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio Pag. 156che si sottragga volontariamente all'impedimento del fatto, o che vi acconsenta tacitamente.
  Complessivamente il testo viene considerato comunque apprezzabile.
  Grazie al termine prescrizionale raddoppiato rispetto ai meccanismi generali, in combinazione dell'innalzamento delle pene detentive, sia per il reato comune sia per il reato proprio, questa nuova fattispecie di reato può consentire, sotto molti aspetti, di offrire una tutela efficace alle vittime di tortura che fino ad oggi si trovavano spesso, dopo lunghi e dolorosi anni di processo penale, senza un colpevole.
  Annuncio quindi il voto favorevole di Alternativa Libera.

Pag. 157

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI NN. 1-00784 E 1-00785

Mozione n. 1-00784 – Esenzione dall'IMU per i terreni agricoli

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 158

Mozione n. 1-00785 – Campo profughi di Yarmouk in Siria

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2617-A – em. 9.408 368 359 9 180 77 282 82 Resp.
2 Nom. em. 9.409 374 374 188 89 285 82 Resp.
3 Nom. em. 9.410 389 387 2 194 67 320 81 Resp.
4 Nom. em. 9.400 393 393 197 133 260 80 Resp.
5 Nom. em. 9.72 393 393 197 99 294 80 Resp.
6 Nom. em. 9.2 405 396 9 199 64 332 80 Resp.
7 Nom. em. 9.48 403 394 9 198 95 299 80 Resp.
8 Nom. em. 9.51 411 402 9 202 94 308 80 Resp.
9 Nom. em. 9.54 413 366 47 184 90 276 79 Resp.
10 Nom. em. 9.401 413 387 26 194 117 270 77 Resp.
11 Nom. em. 9.5 419 358 61 180 27 331 77 Resp.
12 Nom. em. 9.411 421 406 15 204 97 309 77 Resp.
13 Nom. em. 9.412 426 424 2 213 137 287 77 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 9.57 432 430 2 216 148 282 77 Resp.
15 Nom. em. 9.413 430 429 1 215 135 294 77 Resp.
16 Nom. em. 9.405 429 428 1 215 78 350 77 Resp.
17 Nom. em. 9.414 435 403 32 202 67 336 76 Resp.
18 Nom. em. 9.415 432 400 32 201 63 337 76 Resp.
19 Nom. em. 9.418 439 436 3 219 151 285 76 Resp.
20 Nom. em. 9.420 437 429 8 215 145 284 76 Resp.
21 Nom. em. 9.406 433 354 79 178 34 320 76 Resp.
22 Nom. em. 9.423 443 419 24 210 64 355 76 Resp.
23 Nom. em. 9.424 439 429 10 215 97 332 76 Resp.
24 Nom. em. 9.64 436 436 219 104 332 76 Resp.
25 Nom. em. 9.425 441 441 221 107 334 76 Resp.
26 Nom. em. 9.67 444 404 40 203 106 298 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 9.407 441 429 12 215 137 292 76 Resp.
28 Nom. em. 9.13 440 430 10 216 141 289 76 Resp.
29 Nom. em. 9.15 447 378 69 190 86 292 76 Resp.
30 Nom. em. 9.69 436 426 10 214 82 344 76 Resp.
31 Nom. articolo 9 450 399 51 200 309 90 76 Appr.
32 Nom. em. 10.600 442 400 42 201 328 72 76 Appr.
33 Nom. em. 10.601 441 402 39 202 395 7 76 Appr.
34 Nom. articolo 10 447 353 94 177 335 18 75 Appr.
35 Nom. articolo 11 444 414 30 208 393 21 75 Appr.
36 Nom. odg 9/2617-A e abb,/12 403 389 14 195 95 294 75 Resp.
37 Nom. odg 9/2617-A e abb,/16 421 400 21 201 73 327 75 Resp.
38 Nom. odg 9/2617-A e abb,/18 433 429 4 215 85 344 75 Resp.
39 Nom. odg 9/2617-A e abb,/26 439 436 3 219 93 343 75 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/2617-A e abb,/37 445 377 68 189 49 328 75 Resp.
41 Nom. odg 9/2617-A e abb,/38 446 444 2 223 156 288 75 Resp.
42 Nom. odg 9/2617-A e abb,/40 448 330 118 166 34 296 75 Resp.
43 Nom. Ddl 2617-A e abb. – voto finale 468 418 50 210 297 121 68 Appr.
44 Nom. Pdl 2168-A e abb, – em. 1.132 393 392 1 197 50 342 82 Resp.
45 Nom. em. 1.1 401 400 1 201 94 306 81 Resp.
46 Nom. em. 1.103 393 383 10 192 48 335 81 Resp.
47 Nom. em. 1.104 392 391 1 196 19 372 82 Resp.
48 Nom. em. 1.45, 1.47 392 391 1 196 91 300 80 Resp.
49 Nom. em. 1.5, 1.49 378 378 190 86 292 77 Resp.
50 Nom. em. 1.109 371 369 2 185 49 320 77 Resp.
51 Nom. em. 1.128 362 358 4 180 80 278 77 Resp.
52 Nom. em. 1.110 339 339 170 34 305 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 1.114 348 348 175 41 307 77 Resp.
54 Nom. em. 1.125 n.f. 350 349 1 175 38 311 77 Resp.
55 Nom. em. 1.126 n.f. 354 353 1 177 36 317 77 Resp.
56 Nom. em. 1.129 347 346 1 174 79 267 77 Resp.
57 Nom. em. 1.115 356 355 1 178 34 321 77 Resp.
58 Nom. em. 1.51 354 352 2 177 77 275 77 Resp.
59 Nom. em. 1.52 348 346 2 174 80 266 77 Resp.
60 Nom. em. 1.116 360 357 3 179 34 323 77 Resp.
61 Nom. em. 1.130 rif. 359 354 5 178 332 22 76 Appr.
62 Nom. em. 1.131 360 301 59 151 32 269 76 Resp.
63 Nom. em. 1.117 362 361 1 181 34 327 76 Resp.
64 Nom. em. 1.46, 1.53 350 349 1 175 74 275 76 Resp.
65 Nom. subem. 0.1.200.1 351 351 176 34 317 76 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 1.200 357 354 3 178 267 87 76 Appr.
67 Nom. em. 1.13 363 361 2 181 33 328 76 Resp.
68 Nom. em. 1.124 rif. 357 351 6 176 318 33 75 Appr.
69 Nom. mantenimento articolo 2 356 353 3 177 265 88 75 Appr.
70 Nom. em. 3.100 346 345 1 173 30 315 75 Resp.
71 Nom. em. 3.101 348 347 1 174 73 274 75 Resp.
72 Nom. articolo 3 346 345 1 173 315 30 75 Appr.
73 Nom. em. 4.1, 4.102 333 333 167 22 311 75 Resp.
74 Nom. em. 4.100 332 332 167 26 306 75 Resp.
75 Nom. em. 4.103 340 340 171 16 324 74 Resp.
76 Nom. articolo 4 341 340 1 171 310 30 74 Appr.
77 Nom. subem. 0.5.200.1 338 336 2 169 22 314 74 Resp.
78 Nom. em. 5.200 341 250 91 126 236 14 74 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 87)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. articolo 5 342 332 10 167 331 1 74 Appr.
80 Nom. em. 6.1 334 331 3 166 92 239 74 Resp.
81 Nom. articolo 6 338 337 1 169 309 28 74 Appr.
82 Nom. articolo 7 336 335 1 168 311 24 74 Appr.
83 Nom. em. 1.48 293 291 2 146 90 201 72 Resp.
84 Nom. em. 1.107 308 308 155 19 289 71 Resp.
85 Nom. articolo 1 310 229 81 115 208 21 71 Appr.
86 Nom. odg 9/2168-A e abb./1 302 302 152 80 222 70 Resp.
87 Nom. Pdl 2168-A e abb. – voto finale 308 258 50 130 244 14 67 Appr.