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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 390 di giovedì 12 marzo 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vignali, per la sua lettura, che non esito a definire partecipata.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Boccia, Bonavitacola, Michele Bordo, Capezzone, Carbone, Dambruoso, Di Lello, Epifani, Fedriga, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Nicoletti, Pes, Portas, Rampelli, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente, Vargiu e Venittelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti (A.C. 2844-A) (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2844-A: Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2844-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, così ci troviamo a votare l'ennesimo decreto-legge, un decreto-legge che ha visto qualche luce, ma molte, anzi una grandissima ombra, che è quella sulle banche popolari. Questo decreto-legge ha visto anche numerosi cambiamenti in corsa, un ampio dibattito in Commissione, a dire il vero, così come anche in Aula con varie proposte emendative, che sono state accettate anche da parte della minoranza, su argomenti, però, abbastanza secondari, visto che quello principale, la grande ombra, era quello delle banche popolari, su cui sostanzialmente il Governo è stato sordo a qualunque richiamo delle opposizioni Pag. 2e alle proposte di processi di autoriforme presentate in sede di audizione.
  Ma andiamo con ordine. Dicevamo che c’è stata qualche luce. Sicuramente il trasferimento gratuito sui conti di pagamento è una cosa sacrosanta e in Aula abbiamo anche recepito un emendamento che dava organicità alla materia e recepiva anche quella che era una delle nostre proposte, ossia quella di snellire il processo attraverso la pubblicazione degli indici sintetici di costo anche attraverso i canali Internet, per evitare di intasare la quotidianità dell'operatività della banca, degli sportelli bancari, soprattutto degli ATM e per evitare di trovare le code interminabili per prelevare i soldi. Comunque, dicevo che questo sicuramente è un provvedimento atteso, che recepisce in anticipo quella che era la normativa europea. Quindi, forse una volta ogni tanto siamo leggermente in anticipo.
  Per ciò che riguarda l'aiuto per l'internazionalizzazione delle imprese, anche in questo caso è stato fatto un passo decisamente buono con la possibilità di Cassa depositi e prestiti di aiutare, anche per il tramite di SACE o direttamente, i processi di internazionalizzazione delle imprese e di credito all’export. Anche in questo caso, se davvero l'economia consoliderà i segnali di ripresa che stiamo vedendo in questi ultimi giorni, di certo le nostre imprese dovranno essere ben supportate soprattutto verso la domanda estera e i processi di internazionalizzazione, visto che la domanda interna ancora – ahimè ! – purtroppo continua a latitare.
  Per ciò che riguarda, invece, le PMI innovative, il provvedimento è sicuramente meritorio. Sicuramente gli sgravi alle PMI innovative sono meritori, visto che l'innovazione ormai è un asset che non può mancare ed è fondamentale per lo sviluppo e per la ripresa dell'economia. Certo, quello che un po’ ci lascia interdetti e che ci appare un po’ anacronistico è la titolarità di una privativa industriale, così come è stata definita dal decreto-legge in discussione. Ci aspettavamo anche che fosse recepita una nostra proposta per vedere riconosciuto l'alto valore innovativo che apportano le PMI che hanno come attività prevalente l'elaborazione di software open source, che consentono l'accrescimento tecnologico per le altre imprese. Speriamo in questo caso che il Governo in futuro possa adottare delle misure relative a queste licenze open source.
  Resta ovviamente il nodo fondamentale, se vogliamo chiamarlo, per usare un parallelismo, il lato oscuro della luna di questo provvedimento. È quello sulle banche popolari. È stato l'articolo più discusso e anche quello un po’ più blindato. È stato discusso ancor prima che il decreto-legge vedesse la luce, con le famose dichiarazioni, a mercati semichiusi, del Presidente Renzi, che hanno provocato lo scossone nei titoli azionari. Tanto più che la Consob sta indagando attualmente per verificare le ipotesi di turbativa di mercato o di insider trading.
  Aspettiamo con ansia, visto che ci è sembrata una mossa un po’ azzardata e superficiale da parte di un Presidente del Consiglio.
  Dicevamo che si tratta di un provvedimento che, poi, nel suo dipanarsi, ha visto soprattutto gli effetti negativi dati anche da una chiusura totale a un qualunque cambiamento. In altre parole, per decreto-legge si sta violentando quello che è un modo di fare impresa, un modo di fare banca e i diritti dei soci.
  Molti sono stati i profili sollevati da un punto di vista dell'incostituzionalità, partendo dalla soglia arbitraria. Nessuno ha capito da dove vengano questi 8 miliardi di euro che sono stati calati dall'alto. Sono state proposte altre soglie, più oggettive, quelle relative alle banche che sono solo quotate, piuttosto che a un attivo che vada a legarsi ai principi dell'Unione europea, ai famosi 30 miliardi di euro della vigilanza. Una soglia che, soprattutto se legata all'attivo, potrebbe comportare dei gravi rischi per l'economia del territorio. Se il problema delle banche popolari è la governance, si può agire sui sistemi di governo, sui processi decisionali, sul numero dei soci, ma cosa c'entra con il legame all'attivo ? Soprattutto se una banca popolare Pag. 3vuol rimanere tale e mantenere il suo assetto societario, potrà benissimo fare un ragionamento di fermarsi come operatività al di sotto di quella soglia e fermare l'operatività di una banca significa incatenare anche la possibilità di erogare credito sul territorio, con risvolti negativi per l'economia, le imprese e anche le famiglie del territorio. Ecco perché questa scelta degli 8 miliardi di euro ci appare un po’ pericolosa.
  Si è violato il diritto dei soci. Sostanzialmente, per decreto-legge, i soci si vedono cambiare i patti che avevano stabilito con la banca, l'adesione a un modello operativo che adesso non sarà più tale, oltre alla clausola ovviamente per cui i soci non possono recedere dalle quote per volere della Banca d'Italia.
  Si creano danni all'economia del territorio, perché queste sono le banche che hanno erogato più credito, che sono più vicine al territorio. Si è detto, durante l'audizione e durante il dibattito, che le banche popolari hanno visto quadruplicati i crediti in sofferenza, quindi questo era un parametro, mentre, invece, per quanto riguarda le grandi banche Spa e le medie di sistema si è assistito, se non mi sbaglio, all'aumento di due o tre volte dei crediti in sofferenza. Pertanto, questo doveva rappresentare un parametro per cui il modello popolare non funzionava e, quindi, doveva essere forzata la conversione.
  Ma possiamo accusare le banche popolari di quadruplicare le sofferenze se queste sofferenze derivano esclusivamente, a differenza delle grandi Spa, da credito che hanno erogato all'economia locale ? Ricordiamo che il tasso di crescita dei crediti, per quanto riguarda le popolari, nel periodo di crisi dal 2005 al 2013, è stato pari al 7 per cento come media annua, mentre, invece, quello delle grandi Spa è stato pari allo 0,6 per cento, quindi nullo.
  Le popolari hanno erogato in questi anni credito per circa 162 miliardi di euro, che è tre volte il totale del credito erogato dalle Spa. Si diceva che era anche un problema di contendibilità, ma la contendibilità è slegata dalla forma societaria. Un esempio può essere MPS o Carige. Sostanzialmente, una banca, se opera bene, è contendibile, è buona, è appetibile.
  Il problema è che ci sembra che, con questa riforma, si voglia aprire soprattutto ai capitali esteri, il che, da un lato, potrebbe ovviamente significare sostanzialmente che i capitali in Italia non ce sono più, che abbiamo finito, che abbiamo raschiato il fondo del barile e che dobbiamo rivolgerci all'estero, e, dall'altro lato, che vi è la preoccupazione, oltre che di svendere i nostri gioielli, anche di poter perdere quella che è la nostra raccolta. Infatti, come è stato detto anche dal professor Giarda in audizione, di cui riporto le parole, sostanzialmente gli investitori esteri vengono o si interessano per la nostra raccolta, visto che siamo ancora un Paese che risparmia e che ha un elevato tasso di depositi.
  Dicevamo che c’è stato tempo per correggere questo decreto-legge, ma il Governo è stato sostanzialmente sordo a qualunque richiamo e appello delle opposizioni. E, sostanzialmente, gli effetti di questo decreto-legge non si vedranno subito, ma si vedranno tra qualche anno.
  Gli effetti sull'economia reale, gli effetti sulla governance, sulla titolarità delle nostre banche si vedranno dipanarsi tra qualche anno. Nel frattempo il Presidente Renzi potrà ovviamente andare a vantarsi, soprattutto in Europa, di aver portato una ventata di cambiamento nel sistema italiano, di averlo aperto. Lo vedremo a breve, anche perché sembra che sia attesa una riforma per le banche di credito cooperativo, sperando di non perdere anche l'ultimo baluardo di italianità che abbiamo, soprattutto per quanto riguarda i territori.
  Dicevo che il Presidente Renzi potrà vantarsi di questa cosa e farà anche bene, perché in queste operazioni – lo sappiamo tutti – ci sono oneri e onori. Ma, così come il Presidente vorrà prendersi gli onori di aver portato a termine questa riforma epocale, dovrà altrettanto prendersi gli oneri. Gli oneri saranno conseguenti alla possibilità, quasi sicura, di un eventuale ricorso alla Corte costituzionale Pag. 4per violazione degli articoli 77 e 45 della nostra Costituzione, che sembra palese con questa riforma, e quindi un'eventuale bocciatura e ricusazione di questo disegno di legge da parte della Corte potranno ovviamente provocare un danno di immagine all'Italia oltre che all'economia. Quelli saranno gli oneri che il Presidente Renzi sarà poi costretto a prendersi e, purtroppo, chi che ne subirà le conseguenze sarà tutto il popolo italiano.
  Per questo motivo ed altri, sebbene ci siano riflessi positivi in questo decreto-legge, purtroppo questa grande ombra non ci permette di poter esprimere un giudizio positivo sull'intero impianto. Pertanto il voto di Alternativa Libera sarà negativo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il provvedimento che stiamo esaminando oggi è già il terzo di questa legislatura che riguarda le banche.
  Questo, come anche i precedenti, ci viene proposto – forse sarebbe meglio dire ci viene imposto – sotto forma di decreto-legge in base ad un'asserita esigenza di urgenza che, in realtà, mai dovrebbe esistere nel normare una materia tanto delicata e complessa come quella del nostro sistema bancario e che, di fatto, non trova riscontro nella realtà.
  Abbiano iniziato con il decreto-legge per la ricapitalizzazione di Bankitalia, improvvisamente divenuta urgente a causa delle sollecitazioni dell'Unione europea, ma che in realtà era un tema sul quale si dibatteva già da un decennio con grandissima calma. Quel decreto – si sa – si è tradotto in un gigantesco regalo alle banche azioniste di Bankitalia, che di colpo si sono ritrovate un aumento dei dividendi da incassare del 900 per cento.
  Ma questo era sembrato un regalo non sufficiente e allora la possibilità per le banche azioniste di includere le quote nel patrimonio di vigilanza, rinforzando la propria patrimonializzazione, è stato un ulteriore beneficio.
  Ancora, con quel decreto-legge, che ha sancito la sostanziale privatizzazione della banca centrale italiana, abbiamo svenduto anche la custodia e la gestione delle nostre riserve valutarie nazionali. Sappiamo tutti con quale forza le opposizioni in quest'Aula si sono battute contro quel provvedimento e sappiamo anche come è finita questa battaglia: con la tagliola.
  Ma andiamo avanti. Non paghi dell'intervento sul capitale e sulla governance di Bankitalia, appena insediatosi questo Governo ha adottato il decreto-legge per l'avvalimento di soggetti terzi nell'attività di vigilanza che Bankitalia doveva effettuare in vista dell'istituzione del meccanismo di vigilanza unico europeo. Anche in questo caso un provvedimento urgente, come se la notizia dei passi da compiere in vista della realizzazione dell'unione bancaria in Europa fosse notizia dell'ultima ora.
  E mentre questo Parlamento si dedicava alla conversione di questi urgentissimi decreti-legge, il Governo ha continuato ad operare, da un lato, per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, e, dall'altro lato, a ignorare candidamente la questione della proprietà delle nostre riserve auree, nonostante le sollecitazioni da più parti pervenute e che pure il nostro gruppo ha fatto proprie.
  Così arriviamo ad oggi: altro decreto-legge, altra urgenza, probabilmente in questo caso quella di salvare la banca della famiglia Boschi. Un provvedimento che come primissimo effetto ha avuto quello che la Consob aprisse un'indagine per speculazione, visto il notevole balzo in borsa di alcune banche che formano oggetto del decreto e il conseguente arricchimento degli istituti e di faccendieri vari, non ultimo l'amico del Premier Davide Serra. Ufficialmente, infatti, il decreto-legge, che contiene la norma sulla trasformazione delle banche popolari, viene annunciato di venerdì, a mercati chiusi e, quindi, sempre ufficialmente è tutto in regola.Pag. 5
  Non ufficialmente, invece, se si considera che la banca che ha maggiormente beneficiato dell'improvvisa, quanto massiccia, ondata di acquisti di azioni sul mercato londinese è la Banca popolare dell'Etruria, il cui vicepresidente è nientemeno che il papà del Ministro Boschi, e del quale è generoso finanziatore anche Serra, in questo caso, qualche dubbio viene.
  In quattro giorni – i quattro giorni che hanno preceduto l'annuncio ufficiale dell'approvazione del decreto – la Banca popolare dell'Etruria ha registrato un balzo del 66 per cento, nonostante i ripetuti stop alla negoziazione per eccesso di rialzo, mettendo fine così ad anni di profonde difficoltà che l'avevano anche portata sull'orlo del commissariamento. Beh, se non è un caso di insider trading questo, allora non sappiamo davvero che cos’è.
  Ora, la Banca popolare dell'Etruria è salva. Un po’ meno salvi sono i cittadini e le piccole e medie imprese, che con questo provvedimento si vedono sottrarre una rete di istituti bancari diffusa in modo capillare sul territorio, che ha continuato, anche nella crisi, ad erogare credito a famiglie e imprese nei territori in cui erano presenti.
  L'obbligo introdotto per le principali banche popolari a voto capitario di tramutarsi, oltre una certa soglia dimensionale, in società per azioni, determinerà, infatti, la perdita della loro finalità sociale, di fatto dimostrata dalla quota di destinazione dell'utile agli interventi sociali che sono stati fatti da queste banche anche negli anni di crisi.
  Normalmente, questi istituti destinano ad interventi con finalità sociale una percentuale dell'utile netto che va dal 5 all'8 per cento, per un valore economico di quasi 150 milioni di euro l'anno e oltre un miliardo di euro in tutto il periodo della crisi. Le banche popolari svolgono una funzione sociale insostituibile per il territorio: basti pensare che, in questi anni di crisi, le popolari hanno aumentato i prestiti alla clientela di oltre il 15 per cento, mentre le banche costituite come società per azioni li hanno ridotti di quasi il 5 per cento.
  Noi riteniamo che le banche popolari abbiano caratteristiche e funzioni tali da dover essere mantenute. La differenziazione del nostro sistema bancario tra fondazioni, banche cooperative, banche popolari e banche costituite in Spa, ognuna delle quali con una specifica vocazione, è un vantaggio comparato nel servire meglio una parte del nostro mondo produttivo e deve essere, a nostro avviso, salvaguardato e non smantellato. Infatti, la pericolosa conseguenza di questa opera di uniformizzazione è che si arrivi ad un modello in cui l'attuale diversità sarà sostituita dalla presenza di pochi grandissimi attori, che potrebbero avere quartieri generali e interessi lontani da quello del finanziamento delle piccole, medie e grandi imprese del nostro Paese.
  Peraltro, proprio nello sforzo di contrastare questa uniformizzazione, abbiamo presentato a questo decreto-legge un emendamento, che riprende il testo di una proposta di legge già depositata da molto tempo e della quale chiediamo invano la calendarizzazione e che riguarda la separazione tra banche commerciali e banche d'affari, prevedendo la separazione dell'attività di commercio in proprio di strumenti finanziari dalle restanti attività esercitate.
  È noto, infatti, che uno dei maggiori ostacoli alla ripartenza della nostra economia nel difficile momento che stiamo vivendo è che, nonostante le frequenti iniezioni di liquidità nel nostro sistema bancario da parte della Banca centrale europea, sono anni che il credito non arriva più a famiglie e imprese. E questo dato peggiorerà ulteriormente, a fronte dei cambiamenti che investiranno le banche popolari.
  Una delle cause del perdurare e dell'aggravarsi di tale drammatica stretta creditizia è da ricercare nella logica della massimizzazione del profitto, che ispira le grandi banche sistemiche e le spinge a dedicarsi, in prevalenza, ad attività puramente Pag. 6speculative, anziché investire nella tradizionale attività di prestiti alla clientela.
  La massimizzazione del profitto e la ricerca di guadagni – a breve termine e speculativi – riducono, infatti, gli incentivi ad effettuare l'attività del credito tradizionale a cittadini e imprese, che, ormai, offre rendimenti piuttosto contenuti a fronte di costi elevati.
  Questa scelta, drammaticamente negativa per l'economia reale e lesiva dei più elementari principi di salvaguardia dei presupposti sociali ed etici dell'economia, è resa possibile dalla grande dimensione delle banche sistemiche e dalla commistione, nel medesimo soggetto bancario, dell'attività di intermediazione creditizia tradizionale con quella delle banche d'affari e del trading speculativo proprietario.
  Il nostro emendamento, purtroppo, non è stato approvato, a conferma di un atteggiamento che penalizza i piccoli risparmiatori, che non vogliono essere esposti ai rischi delle speculazioni.
  Non approfondirò qui, per evidenti ragioni di tempo, le altre norme contenute nel decreto-legge in esame, le quali, quantomeno nelle intenzioni, potrebbero avere effetti positivi, e anche perché l'inserimento nel testo della riforma delle banche popolari mina ai nostri occhi l'intero provvedimento. È più che evidente infatti che l'attività di questo Governo va sempre più in favore degli interessi di banche e poteri forti, e sempre meno in favore delle nostre famiglie, delle nostre imprese e dell'economia reale; e per questi motivi esprimo il voto contrario del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, intervengo brevemente per riassumere alcune questioni che sono state oggetto del dibattito attorno a questo decreto-legge, prevalentemente incentrato sul tema delle banche popolari.
  Intanto la prima considerazione è che le motivazioni dell'urgenza sono state ampiamente confermate, se non altro perché si trattava e si tratta con questo provvedimento di incidere sulle società quotate in borsa e io credo che oggettivamente sia stata meglio la stabilità di un decreto-legge che il rischio di poter operare lungo un percorso di montagne russe in Borsa originato dalla erraticità di un dibattito parlamentare. E credo che sia un elemento di prudenza quello di legare la tecnica della decretazione d'urgenza, quando si tratta di materie di questa delicatezza.
  Quanto al superamento del voto capitario, si è avuta la conferma nel lavoro svolto dalle Commissioni, dai due relatori, in particolare dal collega Causi; si è affermato che era il tempo di arrivare al superamento di questa tecnica che, come è stato dimostrato, è ampiamente giustificata per le banche di credito cooperativo, che, come si sa, hanno il limite della contiguità territoriale, piuttosto che per le banche popolari, le quali, non avendo questo limite, spesso hanno esorbitato perfino dai confini regionali. Ora, se c’è un elemento che può scaturire dalla conversione di questo decreto-legge, è che forse non ci si potrà limitare ai dieci istituti bancari di cui si parla, ma che questo problema del vincolo della territorialità dovrà essere tenuto presente, e che quindi il superamento del voto capitario debba accompagnare gradualmente il tema dell'allargamento della dimensione territoriale. Corretta quindi è stata la soluzione adottata dalle Commissioni con il vincolo del 5 per cento del capitale sociale nel possesso di azioni per un limite di 24 mesi: questo è sufficiente ad evitare il rischio di speculazioni sull'italianità, diciamo così, perché si è adottato il modello Unicredit, e su questo credo che non ci sia ragione per dubitare dell'efficienza di un modello simile; fino a quando, superato il limite di tempo, le nuove popolari non saranno in condizione di camminare ancora più speditamente con le loro gambe.
  Non c’è dubbio però che uno dei temi sui quali c’è stato un dibattito alquanto appassionato, riguarda la questione dei Pag. 7valori di borsa e del presunto insider trading, che poi vuol dire l'uso di informazioni riservate, il quale potrebbe essere invocato per le operazioni precedenti all'adozione del decreto-legge: è chiaro che, se ragioniamo di tutte le operazioni che sono intervenute nelle ore precedenti l'adozione del decreto-legge, la Consob faccia tutte le indagini del caso. Ma, una volta superato questo problema (ed è giusto che lo si faccia con grande serietà), vogliamo però cominciare a considerare come mai è accaduto in queste settimane che il valore di borsa si è stabilmente concentrato su incrementi che sono ben superiori al 30 per cento ? Come mai ? Cosa vuol dire questa cosa ? Ci limitiamo alle 7 quotate. Ma il mercato poi non è così cieco e stupido: se fosse stata una fiammata speculativa, una volta ottenuto il risultato, ci sarebbe stato il rientro. Invece non è così !
  C’è la stabilizzazione su valori che sono mediamente ben superiori al 30 per cento rispetto al momento in cui è stato emanato il decreto. Allora vuol dire che queste banche popolari quotate erano incatenate e questo è molto grave perché, quando ci si rivolge ai risparmiatori, attraverso il mercato finanziario, vuol dire che l'obiettivo è quello di massimizzare il valore, non di tenere frenato il valore stesso. Se il risultato pratico è che questo è avvenuto, vuol dire che dobbiamo andare oltre l'incatenamento, non c’è un'altra formula per spiegare queste cose, è tutto un arzigogolo altrimenti. Oppure ho sentito le polemiche adesso sulla Banca dell'Etruria, ma, insomma, giriamo pagina rispetto a queste cose, non credo che il decreto-legge origini da queste motivazioni.
  Il valore di borsa diciamo che conferma che non c’è stata una fiammata speculativa e che, se ci si rivolge alla platea dei risparmiatori, bisogna essere molto seri. Ora va da sé che, a proposito del tema della trasparenza delle governance delle popolari, specie quelle quotate, ma anche quelle che aspirano e assumono una dimensione sovraregionale, è giusto che tengano conto di un meccanismo che, superando il voto capitario, incida profondamente sulla struttura delle governance di queste banche, e concludo.
  Credo sia una grande opportunità per le banche popolari, questo è il punto. Abbiamo assistito all'audizione dei vertici delle banche popolari e ragionavano in punto di diritto, come se ci fosse stata una bastonatura nei loro confronti, come se le banche popolari fossero di loro proprietà. Ma loro sono dei dirigenti pro tempore, non sono banche popolari, loro, tant’è che, nascondendosi dietro il voto capitario, in realtà si consentiva un certo comportamento ad alcuni di loro, abili nella gestione del potere; ho parlato nel mio intervento in discussione sulle linee generali del fatto che certe tecniche farebbero arrossire il voto di scambio applicato alla politica. Ora, se è così, mi pare di tutta evidenza che non si tratta di nascondersi dietro un cavillo giuridico ma di andare alla sostanza e la sostanza è la trasparenza nella selezione delle classi dirigenti, dei gruppi dirigenti, che queste banche popolari orientate da un meccanismo societario più trasparente possono determinare; penso che, allora, se le popolari si concentrassero sulle loro qualità, sarebbero – così è stato detto – più vicine alla clientela, più prossime ai territori; bene, io prendo per buona questa indicazione perché vuol dire che hanno nel motore della benzina una maggiore spinta; allora, utilizzino questi valori in positivo. Vuol dire che dalla riforma escono più forti, non più deboli; se sono prossime alla clientela e vicine ai territori, che cosa debbono ottenere ? Se la conseguenza è una maggiore trasparenza io penso che queste competenze possono essere esaltate e allora le cavalchino, non si mettano in difesa rispetto alle stesse.
  Nessuno deve avere il timore di una governance più trasparente. Certamente non debbono avere timore né i consumatori né i risparmiatori. Allora, diciamo che a proposito di questa vicenda in un Paese svelto e rapido queste cose avrebbero dovuto essere risolte magari trent'anni fa o comunque dopo la riforma Amato in rapida successione, perché il sistema bancario Pag. 8non può restare fermo e, tra l'altro, i termini di competizione sono quelli europei. Ho sentito nel dibattito generale che si è fatto riferimento al Crédit Agricole, lasciando intendere che quella fosse una banca cooperativa. Guardate che il Crédit Agricole è una società per azioni che è posseduta da banche cooperative, ma questo è il meccanismo che può valere anche con le nuove popolari. Nessuno contesta il fatto che, fino al limite del 5 per cento, ci siano strutture cooperative che partecipano al capitale delle banche popolari, non è questo in discussione, quindi si può fare. Quali sono gli elementi che hanno portato a drammatizzare, se non una piccola speculazione politica che poi è di basso livello ?
  Quindi io credo che, con molta serenità, si possa dire che il Governo Renzi stavolta abbia adottato con coraggio una misura assolutamente corretta e che sarebbe stato semmai molto meglio che il nostro Paese se ne fosse accorto prima e l'avesse fatto prima. Poi questo decreto accompagna altre misure sulle piccole e medie imprese che sono certamente apprezzabili e che Taranto ha correttamente spiegato come siano attese ma mi pare che gli elementi politici fossero prevalentemente riferiti al tema delle popolari e su questo io annuncio il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia – Centro Democratico e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, esponenti del Governo, colleghi, noi abbiamo già evidenziato – qui non mi soffermerò oltre – i caratteri di incostituzionalità che abbiamo già esposto nella pregiudiziale di questo decreto; cito solo, per inciso, i diciotto mesi concessi alle banche popolari per trasformarsi in Spa, che direi è un tempo più che congruo per seguire un iter ordinario legislativo e non un decreto per un intervento di questa portata che ha delle ripercussioni sull'intero sistema economico del nostro Paese. Alla fine di questo iter, confermiamo che lo strumento utilizzato è stato inadeguato, non ha concesso nessun contributo da parte della minoranza, non c’è stato il tempo di raccogliere le legittime istanze delle parti sociali coinvolte da questa riforma anche, devo dire, per la totale chiusura da parte del Governo che ha raccolto pochissimi elementi, tra l'altro non decisivi, proposti con i nostri emendamenti. Ma il Governo non ha spiegato neanche e non ha chiarito le ragioni che stanno alla base di questo decreto, i presupposti, per essere più chiari, e che hanno trasformato in modo radicale, hanno rivoluzionato un'istituzione che, ricordiamocelo, vive da centocinquant'anni nel nostro Paese. Si è parlato del fatto che queste fossero delle cooperative solo di forma e non di sostanza; i fatti smentiscono questo presupposto perché le banche popolari, come sappiamo, al di là del fatto di essere a mutualità non prevalente, comunque hanno delle finalità sociali molto marcate – lo dimostrano i numeri – e, destinano dal 5 all'8 per cento del loro utile per fini sociali, che in anni di crisi come questi si sono tradotti negli ultimi tre anni in quasi 1 miliardo speso a sostegno di attività con questo scopo. I numeri dimostrano anche che questo sistema di banche ha supportato le piccole e medie imprese e le famiglie anche in un periodo di grave crisi come quello che abbiamo passato, aumentando addirittura i loro impieghi in questa direzione quando tutto il resto del sistema creditizio invece li ha diminuiti; quindi ha svolto una funzione anticiclica, se vogliamo, nel bel mezzo di un credit crunch conclamato come quello che abbiamo vissuto. Si è parlato delle difficoltà di queste banche, per il loro particolare sistema di governance, di reperire capitali nel mercato privato; questo probabilmente vale per motivi che ci sono oscuri e che ci preoccupano anche, presumiamo per il futuro, per informazioni che non ci è dato conoscere; certamente non per il passato perché anche qui le banche popolari hanno Pag. 9dimostrato non solo di essere in grado di superare i severi stress test, a cui sono state sottoposte dalla Banca centrale europea, ma anche di aver raccolto dal 2011 oltre 9 miliardi, tutti da capitali privati, senza la necessità di interventi pubblici come altri istituti di credito nella forma delle Spa che invece ne hanno beneficiato, parlo evidentemente dei Monti bond. Si è parlato anche di questi limiti legati alla governance, che le rendono troppo lente e incapaci di sostenere le sfide del mercato e che le rendono non adeguate allo scenario creditizio europeo. Non ci nascondiamo questa necessità e riconosciamo anche una certa inerzia da parte del sistema delle banche popolari di auto-riformarsi nonostante le varie sollecitazioni del Governo, ma appunto questo era un tema da affrontare con ben altri strumenti in un altro modo e tenendo conto della peculiarità di questo sistema creditizio e degli effetti soprattutto che una rivoluzione in questo senso avrebbe creato.
  Ma c’è un'altra importante questione che qui voglio sottolineare e che non è stata sufficientemente, anzi per niente, spiegata dal Governo, né prima, né durante questo iter legislativo: è la questione del limite totalmente arbitrario degli 8 miliardi di attivo, deciso dal Governo, oltre il quale le banche popolari si devono trasformare in Spa. Abbiamo proposto altri criteri che avessero più senso, come ad esempio quello dei 30 miliardi, che è la soglia stabilita dalla BCE per la vigilanza preventiva di banche che hanno una certa dimensione, questo poteva avere un senso. Un altro criterio è stato citato anche nell'intervento del collega che mi ha preceduto, l'onorevole Tabacci, ossia la quotazione in Borsa: abbiamo proposto anche questo criterio, ma una discussione su questo punto, evidentemente non c’è stata: chiusura totale e, oltre alla chiusura, una mancata spiegazione del significato di questo limite posto in modo così arbitrario. Ricordiamo che questo limite è gravemente lesivo di diritti costituzionali, che prevedono l'uguaglianza dei cittadini di fronte alle legge, perché in questo gruppo degli 8 miliardi ci sono banche popolari che hanno dimostrato indici patrimoniali perfettamente in regola, una amministrazione oculata, prudente ed efficiente; una gestione effettivamente e nella realtà democratica, e che, solo per avere questo limite dell'attivo superiore agli 8 miliardi, si trovano nella necessità di trasformarsi in Spa. Anzi, rimarco il fatto che, probabilmente, proprio perché ben gestite e perché hanno operato nel giusto modo nel mercato creditizio, si trovano ad avere un attivo così consistente, quindi una doppia ingiustizia, una doppia penalizzazione, totalmente ingiustificata e totalmente indiscriminata, che il Governo non ci ha saputo spiegare.
  Insomma, stiamo parlando di un intervento discriminatorio – come ho evidenziato nel punto precedente – e violento di una realtà importante del sistema creditizio italiano (rappresenta circa il 30 per cento del sistema), che esiste, come ho detto prima, da 150 anni ed è parte integrante in generale della storia economica del nostro Paese. Noi interveniamo con una superficialità preoccupante e disarmante in questo tema, con pochissime cautele e senza tenere in dovuto conto le irrimediabili conseguenze che questo decreto-legge avrà sul nostro sistema creditizio.
  In altro modo, devo dire con rammarico, non si sono comportate le altre grandi nazioni europee, quali la Francia e la Germania. Ricordo che banche con un sistema di governance che prevede il voto capitario in Europa ce ne sono e sono molto più consistenti dal punto di vista dell'attivo rispetto alle nostre. Ricordo che le prime 80 banche che, in varia misura, prevedono una partecipazione di questo tipo, con una governance democratica, hanno un attivo medio – quindi parlo di attivo medio ! – di 154 miliardi di euro: ben superiore alla prima, alla più grossa delle nostre banche popolari interessata dalla trasformazione prevista in questo decreto-legge. In particolare, voglio ricordare la Germania, perché ha un sistema di banche popolari, intanto di taglia superiore rispetto alle nostre, e con dei valori Pag. 10patrimoniali ben peggiori e ben più preoccupanti delle nostre: sono state difese strenuamente in modo quasi acritico dal loro Governo, cosa che non abbiamo fatto noi. Noi consideriamo le nostre particolarità non come un valore da preservare, non come un'eccellenza, ma quasi come un'anomalia da superare e sembra quasi che ci vergogniamo del nostro sistema delle piccole e medie imprese, che, invece, in questi anni hanno saputo garantire occupazione, crescita, tenuta anche del tessuto sociale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Noi, appunto, non difendiamo il nostro sistema, le nostre eccellenze nazionali, e ci esponiamo ad un salto nel vuoto dalle conseguenze difficilmente calcolabili, anzitutto sul lato dell'occupazione: è stato stimato – ma posso garantirvi che è una stima prudenziale – in 20 mila unità il calo previsto da questo decreto-legge dal punto di vista occupazionale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FILIPPO BUSIN. Io so per esperienza diretta che, ad esempio, nella mia regione, che è la più colpita da questo decreto-legge, si parla già di fusioni tra banche popolari che sono praticamente sovrapposte come sportelli nel territorio: parlare di dimezzamento dell'organico mi sembra abbastanza facile e consequenziale.
  Ma problemi ne avremo anche per la liquidità del sistema, perché, come ho detto prima, queste banche hanno saputo supportare queste piccole e medie imprese nonché le famiglie, soprattutto, devo dire, in periodi di crisi. Adesso queste aziende si vedono stremate, anche dal punto di vista della liquidità, alla fine di questa lunga crisi, e possiamo, con questa riforma, giocarci quelle poche speranze di agganciare la ripresa, che speriamo stia per arrivare.
  Ma soprattutto – e concludo – questa riforma sostanzialmente distoglie, in modo irreversibile e definitivo, la ricchezza e i risparmi dai territori che li hanno generati e da coloro che avrebbero il sacrosanto diritto di gestirli e di decidere come impiegarli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quella che ci accingiamo a votare è una riforma che noi di Scelta Civica per l'Italia per alcuni versi avremmo voluto diversa, ma che è impossibile non reputare necessaria e urgente e che ci è stata sollecitata e richiesta da tempo da tutte le autorità di vigilanza del settore bancario. L'urgenza della riforma deriva, infatti, in primo luogo dalla necessità di assicurare che le principali banche popolari, che hanno dimensioni rilevantissime e che sono in molti casi quotate in Borsa, possano ricapitalizzarsi più agevolmente in caso di difficoltà al momento della verifica delle loro solidità patrimoniali, anche tenendo conto dei nuovi e più stringenti requisiti recentemente entrati in vigore.
  È, dunque, una riforma che va nella direzione di rafforzare il sistema bancario italiano, tutelando i risparmiatori e i soci, migliorando le strutture di governance e rendendo il settore più solido e pronto a rispondere alle esigenze del credito del nostro tessuto sociale ed economico. La riforma non intende, infatti, cancellare un modello, quello delle banche popolari, che si è dimostrato efficace ed importante e con un buon radicamento sul territorio. Piuttosto, la riforma vuole adeguare le banche popolari per essere pronte a rispondere ad un'eventuale esigenza di patrimonio, che fosse facile e appetibile, da ricercare sul mercato.
  Per le popolari che hanno un attivo superiore a 8 miliardi è prevista la trasformazione in Spa. Sono le più grandi, quelle che hanno presenza anche in 60 province, a fronte di una media di 70 province dei più grandi player bancari italiani, e che hanno, quindi, evidentemente superato la loro natura territoriale. Si tratta di quelle popolari che operano su Pag. 11scala nazionale e anche internazionale, molte delle quali quotate in Borsa e che hanno un modello di intermediazione simile a quello delle società per azioni, ma sono ancora soggette a regole di diritto societario molto diverse, quali il possesso azionario, il voto capitario, i limiti stringenti alle deleghe di voto e alla clausola di gradimento, che finiscono con il tradursi in vincoli che non favoriscono un ricambio della governance.
  Preso atto, dunque, di queste necessità, ci rammarica certamente il fatto di non essere riusciti a inserire dei significativi elementi di modifica, che avremmo ritenuto più che opportuni, anche a causa di un dialogo non sempre lineare con le forze di maggioranza e con il Governo. Tra le cose che Scelta Civica per l'Italia avrebbe voluto cambiare c’è, in primo luogo, la questione della soglia, che avremmo voluto fosse stata innalzata ai livelli di vigilanza della Comunità europea e della BCE e, cioè, i famosi 30 miliardi sugli attivi. Così come avremmo voluto l'introduzione del divieto assoluto delle banche popolari di potersi quotare in Borsa. È assurdo e irrazionale fare coincidere la logica della mutualità con quella della quotazione in Borsa e il nostro emendamento avrebbe risolto definitivamente il problema. Senza l'emendamento, che era stato proposto dal nostro capogruppo Mazziotti Di Celso, invece esiste potenzialmente il rischio che si quotino in Borsa in futuro banche popolari con un attivo inferiore agli 8 miliardi di euro e con più di 8 miliardi anche nei prossimi 18 mesi.
  Oltre al capitolo delle banche popolari, ci sono altri provvedimenti che giudichiamo molto positivi e che interessano il rapporto tra banche e cittadini. Con l'articolo 2 si introducono delle disposizioni in materia di portabilità dei conti di pagamento, con le quali anticipiamo l'attuazione della direttiva n. 92 del 2014 dell'Unione europea.
  Anticipazione che andrà monitorata soprattutto per quanto riguarda le modalità e i termini per il trasferimento dei conti di pagamento con l'obbligo di indennizzo, che saranno affidati a un decreto ministeriale. Ritengo che sia una norma molto importante, che aumenta senza ombra di dubbio la concorrenza tra le banche, a vantaggio dei cittadini, che certamente otterranno dei risparmi nel rapporto con le loro banche. Noi di Scelta Civica votiamo convintamente questo provvedimento anche perché ci sono misure importanti nel sostegno e aiuto alle imprese. Vogliamo ricordare l'articolo 3, che riguarda i finanziamenti alle imprese per le esportazioni da parte di SACE, che raccoglie anche un nostro emendamento; c’è l'importante capitolo sulle PMI innovative, che altrettanto trova il nostro consenso e che ha subito alcune delle modifiche da noi presentate, grazie al lavoro del collega Stefano Quintarelli, così come le disposizioni sul fondo di garanzia e sulla discrezionalità del ricorso al plafond di Cassa depositi e prestiti.
  L'articolo 7 prevede la promozione della cosiddetta società di patrimonializzazione per le imprese in difficoltà, che può rappresentare un'opportunità, ma è anche uno strumento rischioso. Se da un lato è utile promuovere un veicolo attraverso il quale investitori professionali e istituzionali intervengono per capitalizzare imprese di qualità e in difficoltà temporanea, esiste, dall'altra parte, il rischio di creare una nuova IRI o una nuova GEPI. Non vorremmo mai interventi statali a pioggia dettati da ragioni politiche più che dalla qualità delle aziende e magari lasciate lì anche per anni. Scelta Civica ovviamente non vuole questo e, grazie a noi, si sono ottenuti risultati importanti. È stato approvato il nostro emendamento che stabilisce che la società di patrimonializzazione deve uscire dagli investimenti appena possibile, cioè dopo il superamento delle difficoltà. In questo modo, si potranno evitare investimenti eterni.
  Altrettanto importante è l'accoglimento di una serie di nostri ordini del giorno, con i quali il Governo si è impegnato a prevedere una selezione qualitativa degli investimenti, a stabilire il diritto di veto degli investitori senza garanzia statale su Pag. 12tutti gli investimenti e ad attribuire a questi stessi investitori il diritto di nominare parte degli amministratori.
  Annuncio, quindi, il voto favorevole di Scelta Civica a questo provvedimento, che consideriamo un importante strumento per l'innovazione e per il miglioramento del nostro sistema bancario e, quindi, al servizio della competitività delle nostre aziende. È un provvedimento che speriamo ci possa consentire di affrontare meglio gli scenari di mercato e le sfide nei prossimi anni, inclusa quella della ripresa, sfide che ci auguriamo il nostro Paese sarà in grado di fronteggiare con un sistema più moderno e più al passo con le esigenze del mercato e dell'economia globale (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,25).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2844-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, voi avete chiamato questo decreto investment compact, che, detto in italiano, si tradurrebbe sostanzialmente in «patto sugli investimenti». Quindi, ci si dovrebbe aspettare che questo decreto dia finalmente una risposta a quello che effettivamente è il problema reale che l'Italia ha attraversato da quando è iniziata la crisi, ovvero il crollo nominale e reale degli investimenti, sia pubblici che privati, che ha comportato complessivamente il 25 per cento di perdita della capacità industriale di quella che era – e per fortuna rimane – una delle grandi aree industriali globali. Ora, di investimenti pubblici, come è naturale, non si vede di fatto traccia nemmeno in questo decreto, ma questo è comprensibile, vista l'ideologia che muove questo Governo.
  Tuttavia, ci si dovrebbe aspettare, se di patto si tratta, che almeno sul lato degli investimenti privati ci sia un vero volano. Allora, proviamo a ricostruire un po’ quella che è la traccia di questo decreto. C’è un provvedimento sulle piccole e medie imprese innovative: vengono istituite le piccole e medie imprese innovative e poi si dà loro più o meno lo stesso trattamento già previsto prima per le start-up innovative.
  E tuttavia – lo abbiamo già detto più volte all'interno di quest'Aula – quello che si fa è dare un piccolo vantaggio fiscale; il che non è un male, ma è assolutamente insufficiente rispetto a quelle che sarebbero le esigenze reali per il nostro sistema produttivo, ovvero che anche il pubblico metta a disposizione le risorse perché i nostri distretti possano diventare un vero volano di innovazione.
  Da questo punto di vista, noi crediamo sia insufficiente quello che è stato fatto qui dentro. Purtroppo, anche tutti gli emendamenti dell'opposizione che puntavano a puntualizzare meglio, ad allargare, ad approfondire il campo di attuazione, sono stati abbandonati. Poi abbiamo la SACE: qui c’è una cosa da dire. Si è detto che con questo provvedimento potrà fare credito diretto alle imprese per favorire le esportazioni.
  Bene, noi siamo favorevoli alle esportazioni, abbiamo dibattuto sul fatto che esportazioni e internazionalizzazione delle imprese siano cosa diversa da delocalizzazione, perché, se si incentiva la delocalizzazione, questo non diventa un patto sugli investimenti, ma diventa un patto sui disinvestimenti; e ci preoccupa molto che Pag. 13sia stato rifiutato, in qualsiasi modo, qualsiasi nostro emendamento che mirava a puntualizzare esattamente questo.
  Però, si dice una cosa importante sulla SACE, e cioè che questa deve avere capacità di credito diretto alle imprese, perché le garanzie, evidentemente, non sono sufficienti; altrimenti, non si spiega perché si debba passare da un sistema di garanzie ad un sistema di credito diretto. Peccato che, quando passiamo ad un altro punto importante di questo decreto, cioè il fondo per la ristrutturazione e la ricapitalizzazione delle imprese in crisi, si faccia il ragionamento contrario, cioè si dica «mettiamo solo 300 milioni di euro di fondi pubblici, perché questo sarà automaticamente un moltiplicatore che attirerà investimenti privati, che saranno sufficienti a fare una cosa che è fondamentale, cioè entrare nel capitale delle imprese in crisi, ma con una prospettiva industriale, per impedire che chiudano».
  Noi questa cosa la chiediamo, credo, dal primo giorno che siamo entrati qui dentro, ovvero che lo Stato si faccia portatore di una nuova, vera, capacità di politica industriale in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, se vi è un punto di questo decreto che noi sosteniamo è esattamente questo, questo fondo va nella direzione giusta, e va detto. Peccato che sia finanziato con una dote ridicola in partenza e peccato che non sia chiaro in quelli che sono i due elementi fondamentali. Il primo elemento fondamentale è che si dice che ai fondi privati che verranno messi lì dentro lo Stato darà una garanzia pubblica, ma nella legge non vi è scritto quale sia il regolamento di questa garanzia pubblica, perché viene demandato al Ministero di scriverlo.
  La seconda cosa è che si dice che a quei fondi privati che entreranno senza richiedere la garanzia pubblica si daranno diritti speciali. I diritti speciali saranno scritti nello statuto della società e noi, ad oggi, di quali siano questi diritti speciali non sappiamo nulla. Capirete che questi due elementi sarebbero, in qualche modo, significativi per capire dove stiamo andando.
  L'ultima cosa da dire su questo punto è che con un emendamento della maggioranza, che, francamente, un po’ mi preoccupa, è stato consentito anche agli enti previdenziali di entrare nel capitale di questa società. Dato che si dice esplicitamente che quello è capitale di rischio, in merito al fatto che gli enti previdenziali italiani vadano a finanziare capitale di rischio, da questo punto di vista, credo che i futuri pensionati italiani qualche preoccupazione potrebbero averla. Io, personalmente, non lo avrei fatto; piuttosto, avrei vincolato, come noi chiediamo da tempo, i fondi pensione privati a dover entrare lì dentro con una parte obbligatoria del loro capitale, non quelli pubblici.
  Tutto questo che ho detto, e che sarebbero, appunto, le misure per gli investimenti, sono complessivamente, tuttavia, secondo me, sufficienti al massimo ad innaffiare il deserto con un contagocce. E qui interviene l'articolo 1: gli investimenti in Italia si fanno con capitale bancario, questo deve essere chiaro a tutti. È un limite del Paese, ma, ad oggi, l'Italia è un Paese, come si dice, «bancocentrico».
  Quindi, dopo avere fatto poco per gli investimenti privati, con sette articoli su otto, con il primo articolo, quello di cui si parla e di cui abbiamo parlato in tutte queste settimane, cioè quello sulle banche popolari, si va a fare un trasformazione coatta delle banche popolari da quello che sono attualmente, cioè grandi istituti vicini al territorio, vicini alle piccole e medie imprese, fondati sul voto capitario, in Spa.
  Lo sappiamo tutti, nessuno dica, oggi, che non era avvertito di quello che stava facendo: questa cosa provocherà una contrazione del credito; forse, dite voi, provocherà un rafforzamento patrimoniale, tutto da dimostrare, ma certamente provocherà una contrazione del credito.
  Contrazione del credito significa contrazione degli investimenti. Ciò significa che questo decreto non punta a rafforzare le prospettive di investimenti in questo Paese, ma avrà esattamente l'effetto contrario, Pag. 14perché vi è stato il rifiuto da parte della maggioranza di ascoltare in qualsiasi modo e le ragioni dell'opposizione e le ragioni della società civile e le ragioni di parte delle accademie, che tutte, tutte, tutte, sull'articolo 1, avevano chiesto un ripensamento, perché ci si è mossi per via ideologica.
  Questo lo devo dire in conclusione del dibattito. Qui si è partiti dal presupposto che il voto capitario è una forma cooperativa impossibilitata a gestire efficacemente il credito in questo Paese. Lo si è fatto senza alcuna evidenza empirica, lo si è fatto senza alcun supporto econometrico, lo si è fatto inventando il fatto che queste banche, ha detto qualcuno, siano tutte vicine al fallimento. La cosa ci ha preoccupato, perché scoprire in audizione da autorevoli esponenti della maggioranza che dieci fra le principali banche del Paese sarebbero sostanzialmente prossime al dissesto, ci ha preoccupato, da un lato per le prospettive dell'Italia, ma dall'altro potrebbe anche averci fatto venire qualche domanda su quella che è l'attendibilità degli stress test della Banca centrale europea, che le ha promosse tutte di recente (di recente vuol dire un mese, due mesi fa). Però, nonostante questo, nonostante la promozione, nonostante i parametri siano in ordine, si è detto che queste devono essere assolutamente trasformate in Spa perché non funzionano e a queste condizioni non sono in grado di raccogliere capitale e, quindi, rischieranno di fallire.
  Cosa significa, è già stato detto e vado verso le conclusioni, trasformare queste banche in Spa ? Significa alcune cose molto semplici. Significa, per esempio, quello che ci hanno detto i sindacati, significa che tra le venti e le trenta mila persone hanno in questo momento una data di scadenza sul proprio contratto di lavoro, o quanto meno non verranno rimpiazzate nel momento in un pensionamento più o meno coatto. Venti o trenta mila persone non è un numero inventato, è il numero esatto che parte dalla considerazione che quando ci sono banche che si fondono è immediatamente molto facile capire quali saranno gli uffici e le filiali che spariranno. Queste banche sono destinate alla fusione non perché lo dico io, sono destinate alla fusione perché è esattamente l'obiettivo che si è dato il Governo nel momento in cui ha fatto questo decreto. Ora però io dico attenzione, se l'obiettivo fosse semplicemente la fusione tra queste banche, forse questo avrebbe persino una qualche giustificazione, ma quello che succederà, e anche questo il Parlamento lo deve sapere e chi fa questo provvedimento se ne deve assumere fino in fondo la responsabilità, è che questo processo non finirà con le fusioni bancarie, questo processo finirà inevitabilmente con l'acquisizione da parte di gruppi esteri delle banche italiane, perché queste banche sono un boccone prelibato per la finanza internazionale, queste banche fanno raccolta, fanno moltissimo raccolta. Attualmente hanno grandi sofferenze perché quella raccolta, per la loro natura di banche popolari, è stata investita nella parte che ha più sofferto nella crisi italiana, è stata investita in credito alle piccole e medie imprese e alle famiglie, ed è per questo che quelle banche hanno grandi sofferenze, ma quando queste banche dovessero essere acquisite dai gruppi internazionali una sola cosa può succedere, una sola cosa, che quella raccolta venga presa e, anziché destinata al sistema imprenditoriale delle famiglie italiane, venga destinata a investimenti finanziari, perché le grandi banche internazionali fanno questo e la raccolta serve loro a questo. Forse questa sarà buona cosa per chi si ritroverà ad essere azionista e proprietario di queste banche, forse anche personaggi molto vicini al Governo, c’è un effetto Serra su queste banche o almeno su una di queste banche, tuttavia non sarà bene per il Paese.
  Un'ultima considerazione, ci sono centinaia di migliaia di soci che attualmente intervengono nel governo di queste banche, ebbene voi state espropriando letteralmente centinaia di migliaia di persone di quello che era un loro diritto, un diritto che avevano deciso di avere attraverso la sottoscrizione di un patto tra di loro e lo state consegnando a pochi proprietari, Pag. 15perché questo significa la trasformazione da banca popolare a Spa. Io credo che in qualsiasi Paese occidentale non sarebbe stato possibile e che un esproprio a rovescio dei diritti di questa dimensione non si vedesse nell'Europa continentale probabilmente dei tempi delle enclosures britanniche (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto professionale Fedele Lampertico di Vicenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, la posizione che vengo ad esprimere è diversa da chi nel corso delle dichiarazioni di voto, almeno in buona parte dei casi, si è espresso non condividendo questo decreto-legge. Peraltro, ricordo che è un decreto maturato all'interno di due Commissioni importanti, in cui il dibattito è stato alimentato da un confronto anche serrato su temi così delicati, quali sono quelli del credito e poi del rilancio delle imprese, alludendo alle piccole e medie imprese e all'innovazione e, quindi, lasciando quegli spazi di rilancio al sistema economico.
  Io, tra l'altro non riesco a iscrivermi tra coloro che fanno dietrologia, che pensano che con riferimento a un decreto così importante, in un momento così delicato a livello internazionale ed europeo – al di là dei richiami del Fondo monetario e degli organismi preposti che hanno richiamato il nostro Paese affinché le popolari si trasformassero, quindi un invito che comunque ci era fatto al di là dei confini –, possano vedere quello che abbiamo letto sui giornali e pensare che quindi sia stato alimentato da altro.
  Non rientriamo tra coloro che si iscrivono in questo modo di non avere quel giusto e legittimo amor proprio per il proprio Paese, soprattutto quando vengono effettuate reazioni e azioni anche così importanti. Importanti anche perché è di attualità – lo sappiamo bene, visto quello che è accaduto anche con la Banca centrale europea – il quantitative easing, quello che oggi Draghi e il board hanno deciso di fare per rilanciare l'economia dei singoli Paesi, ovvero il ruolo che il mondo bancario ha – e questo anche rispetto alle trasformazioni che verranno messe in atto – per rilanciare il Paese.
  Come ci è stato detto dall'Europa, non sarà soltanto la dimensione di liquidità che verrà assegnata al Governo italiano e quindi al sistema Paese, ma saranno anche le riforme che andremo a fare. Sulle popolari più volte si è richiamata la territorialità, un rapporto aderente, quindi, con le realtà locali. Ma chi, come anche il sottoscritto e come tanti altri colleghi, vive e ha vissuto avendo svolto attività politica anche a livello locale, all'interno dei territori, sa bene come già le popolari stesse si fossero trasformate. Non dimentichiamo che, delle dieci di cui oggi parliamo, sette erano già quotate in Borsa, e, quindi, con quello che sappiamo, ricondotte ai temi della vigilanza, dei controlli. Ormai un'epoca si era conclusa.
  Lo spirito con cui noi abbiamo emendato il testo – e anche la nostra formazione politica ha deciso di fare delle modifiche – era a tutela degli investitori, dei soci e degli azionisti. La trasformazione in Spa, con dei tempi che noi consideriamo utili e ragionevoli per una trasformazione adeguata, va nella direzione di una maggiore trasparenza e di una maggiore liquidità. La scommessa che viene fatta, anche in base alle indicazioni e alle azioni che vengono compiute in Europa e che hanno ricadute sul territorio, è quella di portare le nostre realtà bancarie, ed anche quelle fondazioni che operano indipendentemente dalla politica, ad essere soggetti in grado di competere e confrontarsi anche al di là dei confini del nostro Paese.
  Veniva ricordato prima anche il tetto del 5 per cento e i ventiquattro mesi, quell'aspetto temporale per evitare che, nella riorganizzazione, si potesse e si possa Pag. 16pensare a scalate ostili da parte di altre realtà straniere. Però, chi come noi difende l'italianità deve avere anche il coraggio di creare un sistema di competitività reale e regole precise, affinché la competizione sia vera e ci si possa confrontare sul mercato, anche al di là dei nostri confini, immaginando anche operazioni vicendevoli.
  Allora, credo che ciò a cui noi andremo ad assistere, anche con le trasformazioni, è una realtà di gruppi presenti nello scenario italiano che diventeranno più grandi e che saranno in grado comunque di avere un rapporto aderente con il territorio.
  Infatti, il tema della raccolta e degli investimenti, che va nella giusta e nella stessa direzione, porterà comunque ad avere un rapporto con la clientela e ad offrire comunque maggior sostegno alle imprese.
  Il decreto-legge ha avuto più i riflettori puntati sull'articolo 1, su cui si è aperto il dibattito, su cui c’è stata dietrologia che non trova in noi alcuna rispondenza. Peraltro, io credo che un pettegolezzo così, che poi si trasforma anche in quel dibattito che c’è stato sui giornali, è solo di danno per il sistema Paese. Ma a volte si è dimenticato quello che ha riguardato altri aspetti del decreto-legge, anche quella capacità che noi abbiamo avuto nel confronto, anche raccogliendo spunti da parte delle altre formazioni politiche, da parte delle opposizioni, per quella idea che abbiamo delle piccole e medie imprese nel campo dell'innovazione, dando ulteriori sgravi, modificando anche gli anni che consentono l'accesso al credito oppure un sostegno effettivo, per quegli investimenti anche al di là dei nostri confini, per dare quel giusto spazio e quel giusto sfogo ai giovani, ma anche ai meno giovani. Anche il diritto dell'ingegno, quella dote di cui noi italiani dobbiamo andare fieri nel mondo rispetto ad altri Paesi, qui viene ricordata, viene richiamata, viene sostenuta.
  Questi sono aspetti importanti che vanno messi in risalto in un decreto-legge il cui connubio è, da una parte, una trasformazione in Spa, anche obbligata rispetto a indicazioni dell'Europa, in grado, quindi, di offrire trasparenza ai propri associati e, dall'altra, l'aiuto reale, vero rispetto ad un segmento dell'economia italiana. Ecco perché noi voteremo a favore di questo decreto-legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, con il voto finale di oggi l'Assemblea è chiamata ad esprimersi su un ennesimo provvedimento d'urgenza, la cui mancanza dei necessari requisiti dettati dalla Carta costituzionale conferma ancora una volta, ove ce ne fosse bisogno, la più completa disinvoltura del Governo, che anche in questa occasione ha dimostrato, e la scarsa considerazione per questo Parlamento non solo, ad onor del vero, nella modalità di proporre questo provvedimento con decreto-legge, ma anche e soprattutto nell'aver eluso qualsiasi suggerimento sull'articolo 1 di questo provvedimento, riguardante la riforma delle banche popolari, su cui erano stati presentati 318 emendamenti da tutti i gruppi e da tutti i colleghi che sono stati tutti respinti e tutti con parere contrario, cosa veramente rara nel Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Vedete, colleghi, non è bastato il monito del Presidente Mattarella per invertire questa tendenza alla decretazione d'urgenza, anzi è un malcostume normativo, che oramai caratterizza la legislatura con una presentazione di decreti-legge disomogenei nel loro contenuto, privi di ogni minimo requisito della necessità e dell'urgenza, come impone la Costituzione, e poi snaturati per effetto di norme intruse aggiunte nella procedura di conversione.
  A nulla è servito il discorso di insediamento del Presidente della Repubblica sulla necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l'esigenza Pag. 17di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Al contrario di quanto da egli indicato, assistiamo ancora una volta basiti alla conversione di decreti-legge in quantità industriale, come quest'ultimo di cui si è sentito parlare, peraltro, per mesi, nato come industrial compact, senza che delle banche si pronunciasse nemmeno il nome, e tramutato in una notte in investment compact, con l'apparizione dal nulla dello stravolgimento di dieci tra le prime venti banche del Paese, non casualmente – io credo – nel momento in cui al Quirinale mancava un Presidente della Repubblica in carica, perché c'era solo il facente funzioni.
  Si attribuisce al Premier Renzi una frase che suona così: «Ci sono tantissime banche e pochissimo credito, soprattutto per le piccole e medie imprese».
  Ma i dati indicano l'inverso: le banche popolari hanno un rapporto tra credito e totale degli attivi mediamente superiore di 5 punti percentuali rispetto alle altre banche. In Italia, dove la differenza è più marcata, è pari a 16 punti percentuali. Le banche di credito cooperativo, nel triennio 2010-2013, hanno erogato 6,3 miliardi di euro in più di credito contro il calo, invece, di 52 miliardi di euro del resto del sistema bancario. Insomma, nella realtà accade esattamente il contrario di quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio: sono le banche popolari che fanno più credito e non viceversa. Viene da pensare che qualche voce interessata possa aver suggerito all'orecchio del Premier che: grande è bello. Noi, invece, pensiamo che la storia finanziaria recente insegna che la crisi finanziaria globale, quella che stiamo ancora pagando, è stata causata dalle banche troppo grandi per fallire e troppo complesse per essere regolate.
  Ricordiamo al Governo e alla maggioranza che sono state le grandi banche, le multinazionali tecnicamente fallite che hanno rischiato di trascinarci tutti nel baratro. Ricordiamo loro che queste grandi banche sono state salvate dagli Stati con alchimie contabili, passaggi da valori di mercato a valori di libro e che le loro scommesse sono state pagate negli anni successivi dalla finanza pubblica degli Stati e, dunque, dai cittadini. E ricordiamo loro, infine, che, in una recente audizione davanti alla Commissione europea, è purtroppo emerso con chiarezza come quelle stesse mega-banche si stiano facendo beffa della nuova regolamentazione con requisiti di capitale formalmente ineccepibili che sono, in realtà, abbelliti da cartolarizzazioni e metodi di rating interno a fronte di rapporti grezzi fra debito e capitale proprio che sono preoccupanti e ormai simili a quelli pre-crisi.
  Ma veniamo a questo decreto-legge che, nella più netta ed evidente contrapposizione rispetto all'osservanza dei principi costituzionali in tema di omogeneità delle norme, è diviso in due parti: la prima, relativa allo snaturamento delle banche popolari e, la seconda, che interviene in materia di piccole e medie imprese e contiene interventi di natura tributaria e finanziaria. Occorre fare un breve passo indietro per ricordare all'Assemblea come la cosiddetta riforma delle banche popolari sia stata caratterizzata da un'ampia e quanto mai oscura vicenda legata a fughe di notizie e possibile attività di insider trading su cui la Consob peraltro ha già avviato un'indagine subito dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto-legge in oggetto. Raramente, infatti, un provvedimento legislativo ha avuto un impatto così immediato e violento sulla Borsa di Piazza Affari, come testimoniano i massicci acquisti di azioni di banche popolari avvenuti nelle settimane che hanno preceduto la sua approvazione a Palazzo Chigi. Una serie di avvenimenti e operazioni finanziarie anomali, come ampiamente documentato dalla carta stampata e dai principali quotidiani economici e finanziari, che non hanno lasciato spazio a dubbi circa l'indebita circolazione di informazioni privilegiate. Ma su questo auspico che la vigilanza esercitata dalla Consob e le indagini avviate dalla magistratura potranno fare chiarezza su quanto accaduto. Collega Paglia, il cosiddetto «effetto Serra». Oggi, su Pag. 18Il Sole 24 Ore: «Popolari, Serra sentito in Consob». Noi vogliamo piena luce da parte del Governo su questi risvolti.
  Nonostante i nostri interventi nelle Commissioni e in Aula per fermare il violento stravolgimento normativo che comporterà, per gli istituti di credito delle popolari, un cambio di statuto e di natura con pesanti riflessi sull'economia territoriale delle regioni (e aggiungo anche esuberi del personale bancario), il Governo e la maggioranza, noncuranti dei nostri rilievi di criticità, decidono di approvare oggi un atto legislativo profondamente illiberale perché limita la libertà di impresa. E anche sotto il profilo della costituzionalità, ci sono seri dubbi in virtù della differenziazione molto marcata e di violazione dell'articolo 3 della Costituzione tra banche cooperative che sono costrette a essere trasformate in Spa e altre, invece, che non lo sono: le norme contenute in questo decreto-legge costringono, infatti, tutte le imprese, a voto capitario, che superano gli 8 miliardi di euro.
  Perché mai sono stati scelti questi 8 miliardi di euro ? E perché mai non è stata, invece, avallata l'indicazione da parte della BCE e da parte dell'Europa di 30 miliardi di euro per trasformarsi in un altro tipo di impresa ? È una norma decisamente contraria all'articolo 45 della Costituzione, in cui si afferma che la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità.
  Questo decreto-legge è un atto immotivato che colpisce ingiustamente una realtà della società civile e una civile ricchezza quale è il variegato mondo delle banche popolari, delle fondazioni, del terzo settore, ognuna delle quali, con una specifica vocazione e un vantaggio comparato, ha, fino ad oggi, seppur con mille difficoltà legate alla crisi economica, servito una parte del tessuto produttivo di piccole e medie imprese del commercio e dell'artigianato in modo significativo e – perché no  ? – apprezzato.
  Tutti i documenti internazionali, come giustamente osservano molti illustri economisti attraverso una lettera da essi firmata (163 in un documento solo), sottolineano infatti che la diversità bancaria è una ricchezza. Il fatto che vi siano banche costituite sotto forma di società per azioni e banche a voto capitario è importante perché alcuni tipi di istituti di credito sono infatti più sensibili a certi tipi di shock e altri tipi lo sono meno.
  Le popolari, cari signori del Governo e della maggioranza, rappresentano una leva importante per la ripresa. Se con la crisi finanziaria del 2008, causata dalle operazioni sui derivati di banche SpA, possiamo dire che questo modello di banca è fallito, per le popolari occorre ricordare che, invece, hanno resistito relativamente bene agli effetti disastrosi della crisi economica. I dati degli ultimi vent'anni rilevano che le popolari hanno erogato maggiori prestiti alle piccole e medie imprese e ai cittadini con un rapporto di prestiti sul totale dell'attivo che è superiore a quello delle banche Spa. Qui, invece, questo Governo, con questo provvedimento, che si manifesta nuovamente con lo strumento della decretazione d'urgenza, interviene con il più tipico mix di frettolosità, arroganza e superficialità per eliminare un modello efficiente della concorrenza economica senza far sì che sia il mercato e i cittadini a decidere cosa fare.
  Anzi addirittura, con una norma grottesca, limita la possibilità ai cittadini di spostare le proprie quote di capitale della Spa in altre banche. Il rischio gravissimo a cui si va incontro – voi della maggioranza e del Governo vi assumete oggi tutta la responsabilità delle conseguenze nefaste che nel breve periodo si manifesteranno – è quello di muoversi verso un modello dove la diversità della specie viene sostituita dalla presenza di pochissimi e grandissimi attori che potrebbero avere i quartieri generali e gli interessi lontani da quello del finanziamento delle piccole e medie e grandi imprese del nostro Paese e che, per la loro natura, sono più propensi ad indirizzare il ricco risparmio dei nostri territori verso la finanza speculativa piuttosto che all'erogazione del credito.
  Credo che queste siano responsabilità gravissime che si è assunto il Governo per Pag. 19quello che riguarda anche gli altri articoli. Faccio riferimento all'articolo 2 che riguarda la Sace e all'articolo 4 che riguarda le start-up; provvedimenti questi che avremmo avuto anche il piacere di approvare perché sono da noi condivisi, mentre non è per niente condivisibile l'articolo 7 che, di fatto, istituisce un nuovo servizio con 300 milioni di euro iniziali e che è una piccola Gepi che parte: di nuovo un intervento pubblico su cui non concordiamo. Ma la nostra grande critica e la nostra grande contrarietà a questo decreto è soprattutto per una riforma discrezionale fatta male. Forza Italia ha sempre ribadito di essere d'accordo a fare la riforma delle banche popolari...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. ...ad intervenire sulle banche popolari quotate e non invece sul resto delle altre banche. Ma se bisognava intervenire sulle altre, bisognava seguire le indicazioni della BCE e del Fondo monetario internazionale stabilendo la soglia di 30 miliardi di euro. Questo non è stato fatto e sono note a tutti le motivazioni del perché non è stato fatto. Molte cose ancora sono da chiarire. Spero che la Consob faccia luce su tutti questi aspetti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, prima di intervenire è necessaria una premessa perché anche noi pensiamo che la riforma delle banche popolari sia necessaria – questo deve essere chiaro a tutti – ma una riforma delle banche popolari, non la cancellazione delle banche popolari. Pensiamo che la riforma sia necessaria però non possiamo permettere, caro Presidente, che non vengano spiegate le motivazioni alla base della cancellazione di 160 anni di storia cancellati in 60 giorni, che non venga data ad alcuna opposizione – lo vorrei ricordare, anche a qualche collega della maggioranza – la possibilità di modificare una virgola; che la BCE, società privata, continui a fare il bello e il cattivo tempo dentro il nostro Paese. Non possiamo permettere che ci venga detto, caro Presidente, che le banche popolari sono fragili, senza questo passaggio, e che vanno trasformate in Spa. Però, come lei, anche noi abbiamo assistito agli scandali Monte dei Paschi di Siena, Carige, Tercas, Banca Marche: tutte Spa.
  Quindi, questa sicurezza che voi dichiarate che le Spa posseggono non esiste, nella realtà non esiste. Non è possibile, Presidente, che non venga ascoltato l'appello – di quanti ? – di 163 economisti che su Avvenire dichiarano che la riforma è sbagliata.
  Non possiamo permettere che una delle motivazioni alla base di questo decreto-legge sia la scarsa disponibilità di credito alle imprese, quando dati alla mano, Presidente – dati alla mano, non chiacchiere, ma dati alla mano –, le uniche che hanno continuato a mantenere il credito alle imprese durante la crisi sono proprio le banche popolari. Secondo Bankscope, che è la maggiore banca dati mondiale, le banche popolari hanno dato più credito alle imprese per il 5 per cento rispetto alle Spa e, secondo la CGIA di Mestre, addirittura, per il 15 per cento.
  Non possiamo permettere che venga stabilito un limite oltre il quale si obbligano queste banche popolari in forma cooperativa a trasformarsi in Spa e che questo sia di 8 miliardi, quando, caro Presidente, nel mondo, la media delle banche cooperative più grandi, delle banche popolari più grandi è di 120 miliardi. Gli stessi attivi che qui si vogliono limitare, in Italia, ad 8 miliardi, in tutto il mondo sono pari a 120 miliardi. Facciamo un esempio: Rabobank, Crédit Mutuel, Crédit Agricole, Volksbanken, Raiffeisenbanken, tutte con voto capitario in Europa e tutte sopra la soglia degli 8 miliardi; e ce ne sono tante altre in Germania, in Francia, in Finlandia, in Olanda, potrei continuare.
  Presidente, non possiamo permettere che venga scelto un limite patrimoniale Pag. 20alla forma cooperativa, che, invece, in base all'articolo 45 della nostra Costituzione, dovrebbe essere incentivata, e noi le mettiamo un limite. Non possiamo permettere che questo limite sia di 8 miliardi. Perché ? Perché non ha alcuna base sottostante. Anche il sottosegretario Baretta non ci ha voluto spiegare perché 8 miliardi. Ve lo abbiamo chiesto tutti in quest'Aula, opposizione, maggioranza: perché 8 miliardi ? Voi non rispondete.
  Passiamo ad altri aspetti della riforma: la nostra Costituzione. La nostra Costituzione viene continuamente violata. Io, purtroppo, Presidente, sarò un sognatore, ma ancora rimango stupito. Nonostante siamo arrivati già oltre la trentesima fiducia – io ho perso il conto –, ancora io credo che qui dentro la democrazia possa essere fatta valere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il testo qui dentro lo scrivete voi, poi, venite qui in Aula, ci chiedete di votare la questione pregiudiziale di costituzionalità: la maggioranza ce l'avete voi, che risultato possiamo ottenere ? Sono votazioni inutili, Presidente. La pregiudiziale non può essere votata dalla stessa maggioranza che ci viene a presentare il decreto. Cosa farà ? Si boccerà il decreto ? Di cosa stiamo parlando ? Che leggi ci sono qui dentro ? Che regolamenti ci sono qui dentro ?
  Un'altra cosa: ricordiamoci tutti che questo decreto non l'hanno firmato né Napolitano né Mattarella. Guarda caso, l'ha firmato Grasso in vacatio, durante la mancanza di un Presidente della Repubblica. Guarda caso ! Riflettete su questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ad esempio, guardiamo alcuni articoli della Costituzione. Articolo 5: «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali». Le uniche banche che hanno finanziato le autonomie locali sono le banche popolari e voi le volete trasformare in Spa. Coerente con l'articolo 5 della Costituzione, complimenti !
  Articolo 41 della Costituzione: l'iniziativa economica privata in questo Paese, Presidente, è libera. È libera l'iniziativa economica privata. Chi liberamente ha deciso di comprare le azioni di una banca popolare non si può trovare in mano le azioni di una società per azioni, che lavora in maniera differente, operatività differente, rischi differenti. Questo, a parer nostro, è in contrasto con l'articolo 41, ma, addirittura, limitate la possibilità di recedere dal contratto a chi si troverà un'azione di una società per azioni. Questa è un'oligarchia antidemocratica: non dittatura, oligarchia antidemocratica, definiamola in questo modo.
  Articolo 45: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione (...)». Ci prendete in giro ? Trasformate le cooperative in Spa, dopo che l'articolo 45, invece, dice che riconosce la funzione sociale della cooperazione. Attenzione, l'articolo 45 continua e dice una semplice cosa: «La legge ne promuove e favorisce l'incremento (...)». Favorisce l'incremento ! E noi cosa stiamo facendo ? Mettiamo un limite all'incremento. Cioè, l'articolo 45 favorisce l'incremento e noi mettiamo limite ? Voi, non noi.
  Poi, ci sono l'articolo 3, l'articolo 47, l'articolo 77 della Costituzione: in questo decreto li avete violati quasi tutti. Faccio prima ad elencare quelli che non avete violato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E ora mi trovo qui, con i miei colleghi, con altre forze di opposizione: in questi giorni, anche con dei colleghi della maggioranza, vi abbiamo smontato l'articolo 1, quello sulle banche popolari; e voi... nessuna risposta, silenzio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non meritiamo, i cittadini non meritano nessuna risposta: questo è l'atteggiamento che vediamo tutti i giorni.
  Questo decreto-legge non deve passare, perché con 160 anni di storia e con il risparmio che proviene dal sudore delle famiglie e con i soldi che devono servire alle imprese, caro Presidente, non si scherza; e voi qui state scherzando, voi qui state giocando, e noi questo non ve lo permetteremo, perché non finirà qua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non finirà qua ! Continueremo a Pag. 21fare battaglia fuori dal Parlamento, visto che qua le speranze ormai sono finite. I cittadini meritano rispetto.
  Io voglio finire, Presidente, con la parte – l'ho anche accennata prima – che veramente mi ha dato più fastidio. Voi, in poche parole, mi state dicendo (parlo del diritto di recesso dei soci) che prendete una mia azione... Ora esco dal corpo del deputato, divento un cittadino, anzi divento un azionista qualsiasi di una banca popolare. Quindi, voi mi state dicendo che vi svegliate un giorno, prendete una mia azione di una banca popolare, ho deciso di comprare un'azione di una banca popolare, scrivete un decreto-legge e trasformate la mia azione in un'azione di una società per azioni; e non chiamate il Parlamento, che dovrebbe essere deputato a legiferare in questi casi, che non sono – ricordo – né necessari né urgenti, Presidente; trasformate quindi la mia azione con un'azione che ha rischi differenti, modalità di partecipazione differenti, e fate questo in maniera unilaterale e non mi permettete di recedere dal contratto ? Cioè voi non vi permettete di recedere da un'imposizione ? Non mi permettete di chiedere il rimborso di quelle azioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  E noi dovremmo permettere tutto ciò ? Presidente, questo modo di fare ha un nome molto semplice e si chiama «violenza». Questa è violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Più sto qui, Presidente, e più mi rendo conto che la lotta, però, non va fatta qua dentro, va fatta fuori. Qui dentro c’è poca speranza, perché i numeri li avete voi, i media li avete voi; ma la strada, Presidente, no, la strada e le piazze sono il nostro humus, perché noi, a differenza vostra, abbiamo presentato tutte le proposte del nostro programma e noi possiamo camminare in mezzo alla strada con la testa alta, a differenza vostra.
  Quindi, Presidente, questo è un appello che rivolgo ai miei colleghi: noi dobbiamo tornare in piazza, in mezzo ai cittadini, noi dobbiamo raccontare loro la verità e lo dobbiamo fare guardandoli negli occhi. Perché, Presidente, ci sono cose che non si possono comprare e, grazie a queste cose, sono sicuro che noi lo cambieremo, questo Paese. E cambieremo questo Paese con due cose: con l'enorme intelligenza degli italiani, alla quale io ancora credo, Presidente; e con la nostra capacità di capire le persone, la nostra capacità da italiani di capire le persone oneste guardandole negli occhi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Villarosa. Mi corre l'obbligo istituzionale di ricordarle che per gli atti del Presidente della Repubblica vale l'articolo 90 e anche per colui che ne è supplente ai sensi della Costituzione.
  Approfitto per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale di Via Ormea di Roma e studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico-commerciale «Deganutti» di Udine, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Gentile Presidente, colleghi, membri del Governo, inizio dai ringraziamenti non formali al presidente di gruppo Benamati, ai relatori Causi e Taranto, ai presidenti Epifani e Capezzone, a tutti i colleghi che hanno partecipato ai lavori delle Commissioni e dell'Aula per il proficuo lavoro svolto nel migliorare il provvedimento; un ringraziamento che va anche ai funzionari delle Commissioni e ai funzionari del gruppo Partito Democratico, che ci hanno aiutato nell'analisi di questo provvedimento.
  Tale provvedimento ha come ragion d'essere il tentativo che dall'inizio di questa legislatura, di questo Governo, il Partito Democratico ha ben chiaro: cercare di far ripartire il Paese e tagliare i lacci e i lacciuoli che per troppi anni l'hanno tenuto bloccato.
  I dati positivi di queste ultime settimane ci fanno ben sperare in una ripresa, ma a noi non basta uno 0,1; per il nostro Paese vogliamo, possiamo e dobbiamo aspirare a ben altri numeri.Pag. 22
  Nell'esaminare il decreto già alcuni colleghi hanno sottolineato, in questi giorni, la portata rivoluzionaria di alcune norme e qui ne cito alcune per brevità: l'articolo 4, dove si introduce la definizione di piccole e medie imprese innovative, che potranno accedere ad alcune semplificazioni, agevolazioni ed incentivi attualmente riservati solo alle start-up innovative dalla legislazione vigente. Una modifica significativa, tra quelle approvate dalle Commissioni, riguarda la raccolta di capitali mediante offerte condotte su portali on line e viene istituita una modalità alternativa rispetto all'ordinaria disciplina civilistico-finanziaria per la sottoscrizione e la circolazione di quote di start-up per piccole e medie imprese innovative costituite in Srl.
  L'articolo 5 in cui si reca una modifica al cosiddetto patent box, cioè al regime opzionale di tassazione agevolata dei redditi derivanti dall'utilizzo e dalla cessione delle opere dell'ingegno: il regime che è stato introdotto nella legge di stabilità qui viene ampliato, consentendo alle imprese che fanno opere dell'ingegno di poter mettere sotto regime di patent box anche le attività di valorizzazione della proprietà intellettuale gestite e sviluppate in out sourcing o con le società del proprio gruppo.
  L'articolo 3, dove viene introdotta una riforma rivolta a migliorare il funzionamento in Italia del credito all'esportazione. Il credito all'esportazione viene fatto tradizionalmente in Italia su garanzia della SACE, ma l'attività di credito diretto all'esportazione non ha in Italia un soggetto né pubblico né privato che lo faccia in modo prevalente come negli altri Paesi. Grazie a questa norma e alle modifiche apportate nelle Commissioni, si è demandato al complessivo gruppo Cassa depositi e prestiti e SACE il compito di avviare in Italia un'attività di prestito diretto, affiancandosi alle operazioni più importanti nel mondo imprenditoriale italiano delle esportazioni. Questo per agevolare ancora di più le nostre imprese dal momento che, se il sistema industriale italiano ha retto anche nel periodo della crisi, è grazie al buon andamento dell’export.
  Infine, l'articolo 2 sulla portabilità dei conti correnti, norma che prevede che istituti bancari prestatori di servizi di pagamento, in caso di trasferimento in un conto di pagamento, sono tenuti a darvi atto senza oneri o spese di portabilità a carico del cliente. Va dato il merito al Parlamento di aver migliorato la norma, miglioramento sancito con il voto unanime di ieri.
  Potremmo continuare con altri articoli che riguardano le imprese, ma è giusto analizzare analiticamente e non eludere la questione relativa alle banche popolari, che tanto tempo ha assorbito anche oggi nelle dichiarazioni di voto.
  La questione delle banche popolari è centrale di fronte ai profondi cambiamenti intervenuti nel sistema bancario europeo post crisi. Il Partito Democratico – e mi sento di parlare anche a nome del Governo, rispondendo anche ad alcune sollecitazioni provenienti dalle opposizioni – non ha nessuna ritorsione da fare nei confronti delle banche popolari, non vuole la loro estinzione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se prendiamo posto, liberiamo l'emiciclo e abbassiamo anche la voce. Per favore, colleghi.

  SILVIA FREGOLENT. Come dicevo, Presidente, il Partito Democratico – e mi sento di parlare anche a nome del Governo e lo dico anche in risposta ad alcuni colleghi dell'opposizione – non ha nulla di personale contro le banche popolari, non ha nessuna ritorsione da fare nei loro confronti né vuole la loro estinzione, anche perché delle due l'una: o il Partito Democratico, come più volte sollecitato da alcuni colleghi delle opposizioni, è amico delle banche o è il nemico; non può fare due parti nella stessa commedia.
  Sappiamo come queste banche, come quelle creditizie, siano importanti per i nostri territori, tuttavia ci corre l'obbligo di fare alcuni chiarimenti. Le banche popolari Pag. 23e cooperative hanno avuto un grande ruolo nello sviluppo del nostro Paese e ancora oggi ce l'hanno e nessuno lo vuole negare. Come nessuno può negare che il voto capitario per molto tempo è stato fonte di giustizia sociale fra i ricchi e i poveri. Ancora in questi anni di crisi sono state un esempio positivo di sostegno all'economia dei territori e quindi comprendo i timori di alcuni miei colleghi del Partito Democratico che sono mossi da preoccupazioni sincere e disinteressate.
  Tuttavia, occorre fare un po’ di chiarezza: la vulgata di tremontiana memoria ripresa in questi giorni anche dal MoVimento 5 Stelle, SEL, Lega Nord e altre opposizioni sulla bontà delle banche popolari, tutte rivolte al territorio, e la natura matrigna delle banche commerciali, tutte rivolte ai profitti e basta, sembra alquanto lontana dalla realtà, almeno da quello che si sta scoprendo, e non solo oggi, dalle indagini della magistratura.
  Le banche popolari non sono delle vere e proprie banche cooperative no profit: le banche popolari distribuiscono utili esattamente come le Spa. Oggi la legge italiana consente alle banche popolari di mettere a riserva il 10 per cento e tutto il resto distribuirlo, a differenza di quel che avviene per le banche cooperative, dove si mette a riserva il 70 per cento.
  Le banche popolari non hanno finalità mutualistiche, le banche cooperative invece sì. Le banche popolari non sono un'organizzazione lucrativa, sono un'organizzazione lucrativa profittevole esattamente come le Spa, tant’è vero che possono essere quotate in borsa oggi, prima di questo decreto, prima dell'approvazione di questo decreto. Non è un elemento negativo ovviamente, ma un elemento oggettivo. Sette delle dieci banche popolari che adesso dovranno trasformarsi in Spa sono già quotate in borsa; l'unico elemento che resta di queste banche, del vecchio modello cooperativo di tipo solidaristico, è soltanto il voto capitario, che appare oggi anacronistico per istituti cresciuti in modo così ampio.
  Come ricordavano i colleghi, le prime due banche popolari oggi sono presenti in ottantatré province, le altre dieci sono presenti in media in sessanta province. Si tratta di istituti molto lontani dagli originari istituti di tipo locale, molto più simili alle banche Spa e pertanto non possono limitare le deleghe e soprattutto devono raccoglierle in modo trasparente. Non si può certo dimenticare il caso delle popolari non quotate con azioni che vengono scambiate sistematicamente, alimentando mercati poco trasparenti.
  Le sfide dei mercati chiedono ingenti capitali e le dimensioni sono decisive ed è giusto che chi investe, chi mette i soldi, voglia pesare in proporzione all'impegno finanziario assunto. Di qui l'anacronismo oggi del voto capitario, che ha portato come conseguenza l'inamovibilità dei presidenti e la loro assoluta egemonia in termini di potere con conseguenze nel sistema dei controlli interni sugli investimenti e sulle procedure.
  Ha fatto bene l'onorevole Tabacci, durante la discussione generale, a ricordare le connessioni tra banche e tra banche e imprenditori nei casi Cirio e Parmalat, come anche a ricordare gli scandali che, non solo ora, ma anche in passato, hanno raggiunto alcune banche popolari, come quella di Lodi, Bipop Carire e Banca popolare di Novara.
  Il timore di possibili scalate o di acquisizioni da parte di banche straniere è stato del tutto fugato con gli emendamenti approvati. Le modifiche apportate proprio in Commissione, in particolare l'introduzione di una norma che autorizza gli statuti delle società per azioni risultanti dalla trasformazione delle banche popolari in Spa a prevedere un periodo non più lungo di ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del limite dell'esercizio di voto nella misura minima del 5 per cento, assicurano la garanzia in questo senso.
  Avremmo voluto, l'abbiamo chiesto con forza più volte, dal capogruppo della stessa Commissione Causi, un atto di coraggio da parte delle stesse banche popolari di farsi promotrici di una seria proposta di autoriforma. Questo non è avvenuto, anzi, durante l'audizione di Assopopolari Pag. 24vi è stata una difesa generalizzata del sistema, senza una risposta concreta ai vari problemi.
  Per questi motivi, che in sintesi ho qui espresso, il gruppo del Partito Democratico voterà favorevolmente al decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2844-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2844-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2844-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Vita...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti» (2844-A):

   Presenti  446   
   Votanti  439   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  290    
    Hanno votato no  149.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Marazziti, Gandolfi e Fusilli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, i deputati Tripiedi e Ciprini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Seguito della discussione delle mozioni Mantero ed altri n. 1-00594, Binetti ed altri n. 1-00702, Rondini ed altri n. 1-00703, Nicchi ed altri n. 1-00706, Palese n. 1-00707, Garavini ed altri n. 1-00710, Vargiu ed altri n. 1-00715, Rampelli ed altri n. 1-00736 e Di Lello ed altri n. 1-00759 concernenti iniziative per il contrasto del gioco d'azzardo (ore 11,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), Binetti ed altri n. 1-00702, Rondini ed altri n. 1-00703 (Nuova formulazione), Nicchi ed altri n. 1-00706, Palese n. 1-00707, Garavini ed altri n. 1-00710, Vargiu ed altri n. 1-00715, Rampelli ed altri n. 1-00736 e Di Lello ed altri n. 1-00759 concernenti iniziative per il contrasto del gioco d'azzardo (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di venerdì 16 gennaio 2015, sono state presentate le mozioni Vargiu ed altri n. 1-00715, Rampelli ed altri n. 1-00736 e Di Lello ed altri n. 1-00759 e una nuova formulazione della mozione Rondini ed altri n. 1-00703, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, inoltre, che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Garavini ed altri n. 1-00710. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto, infine, che la mozione Binetti ed altri n. 1-00702 è stata sottoscritta dai deputati Sberna e Gigli, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo e il diciassettesimo firmatario.

Pag. 25

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
  Nel frattempo salutiamo l'istituto secondario di secondo grado «Don Bosco» di Pordenone, che assiste ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Solo una premessa: come tutti i colleghi sanno, tra pochi giorni il Governo presenterà al Parlamento, alle Commissioni riunite di Camera e Senato, il testo del decreto applicativo dell'articolo 14 della delega fiscale; avremo, di conseguenza, due mesi di tempo per una discussione approfondita. Inoltre, in queste settimane c’è stata la presentazione dei filoni guida alla Bicamerale, abbiamo incontrato l'intergruppo parlamentare e lo rincontreremo tra alcuni giorni. Questo per dire che la discussione di questa mattina, che considero molto utile anche per il Governo, si inserisce in questo percorso e risente di questo percorso.
  Venendo alle opinioni e ai giudizi sulle mozioni, con riferimento agli impegni del Governo, e non alla parte motiva, per quanto riguarda la mozione Mantero ed altri n. 1-00594, il Governo esprime parere favorevole limitatamente al sesto capoverso dei dispositivo, recante «ad aprire un tavolo, in sede di Conferenza unificata, per valutare la possibilità di ridurre i locali del gioco d'azzardo in città, in base al numero degli abitanti», e all'ottavo capoverso del dispositivo, recante «ad avviare uno studio epidemiologico (...)» e via seguitando.
  Con riferimento alla mozione Binetti ed altri n. 1-00702, il Governo esprime parere favorevole...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sugli altri capoversi il parere è contrario ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, sul resto, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. E anche sulle premesse ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prego, prosegua.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulla seconda mozione, il Governo esprime parere contrario sulle premesse e parere favorevole sul primo capoverso, recante «a considerare come la leva fiscale (...)» eccetera...

  PRESIDENTE. Stiamo parlando della mozione Binetti ed altri n. 1-00702 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, la mozione Binetti ed altri n. 1-00702.

  PRESIDENTE. È meglio sempre richiamare il nome del presentatore della mozione. Altrimenti, la seconda mozione è quella che lei vede come seconda, ma gli altri non hanno l'elenco.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Con riferimento alla seconda mozione, Binetti ed altri n. 1-00702, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, che inizia con le parole: «a considerare come la leva fiscale (...)»; il parere è contrario sul secondo capoverso, mentre è favorevole sul terzo, quarto, quinto e sesto capoverso.
  Con riferimento alla terza mozione, Rondini ed altri n. 1-00703 (Nuova formulazione), il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Sugli impegni il parere è contrario sul primo e sul secondo capoverso; è favorevole sul terzo capoverso, Pag. 26per la prima parte, fino alla parola: «settore», ed è altresì favorevole sul quarto capoverso.
  Con riferimento alla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, la quarta mozione, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Per quanto concerne gli impegni, il parere è favorevole sul primo capoverso, contrario sul secondo capoverso, favorevole sul terzo capoverso, espungendo il periodo che va dalle parole: «peraltro insufficienti» fino alle parole: «gioco d'azzardo», contrario sul quarto capoverso, favorevole sul quinto capoverso, contrario sul sesto capoverso, favorevole sul settimo capoverso, contrario sull'ottavo e sul nono capoverso, favorevole sul decimo e sull'undicesimo capoverso.
  Con riferimento alla mozione Palese n. 1-00707, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Il parere è altresì contrario sul primo capoverso del dispositivo, mentre è favorevole sul secondo e sul terzo capoverso.
  Con riferimento alla mozione Garavini ed altri n. 1-00710 (Nuova formulazione), il Governo esprime parere favorevole sulla premessa. Per quanto concerne gli impegni, il parere del Governo è favorevole su tutti, integrando il primo capoverso, dopo le parole: «gioco lecito», con le parole: «comunque con riserva allo Stato della definizione di regole necessarie per esigenze di ordine e di sicurezza pubblica».
  Con riferimento alla mozione Vargiu ed altri n. 1-00715, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Il parere del Governo è altresì favorevole sul primo capoverso del dispositivo, contrario sul secondo, favorevole sul terzo, contrario sul quarto, favorevole sul quinto, sul sesto, sul settimo e sull'ottavo capoverso; in particolare, sull'ottavo capoverso il parere è favorevole fino alle parole: «controllo dell'accesso».
  Con riferimento alla mozione Rampelli ed altri n. 1-00736, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Il parere del Governo è favorevole sul primo, secondo, terzo, quarto e quinto capoverso del dispositivo; il parere è contrario sul sesto, settimo, ottavo, nono e decimo capoverso; è favorevole sull'undicesimo capoverso, contrario sul dodicesimo capoverso, favorevole sul tredicesimo capoverso e contrario sul quattordicesimo capoverso.
  Con riferimento alla mozione Di Lello ed altri n. 1-00759, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Il parere del Governo è favorevole sul primo, secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi che sono presenti in Aula di abbassare la voce, visto che ci sono diverse dichiarazioni di voto. Prego, onorevole Maietta.

  PASQUALE MAIETTA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la ludopatia è una dipendenza senza sostanza e, per questo motivo, il ludopate non può fare a meno del gioco, poiché quest'ultimo è l'elemento che gli procura sollievo momentaneo dagli stati emotivi angosciosi o depressivi. L'incapacità di resistere all'impulso di giocare d'azzardo o fare scommesse determina gravi conseguenze, lesive della stabilità economica, lavorativa, affettiva e relazionale. Per continuare a dedicarsi al gioco d'azzardo e alle scommesse, infatti, la persona con problemi di ludopatia trascura le attività principali della vita, quali lo studio o il lavoro, e può arrivare a commettere furti o frodi, al fine di reperire del denaro. Molte persone, affette da questa patologia, sono state travolte da rovinose crisi economiche, fino ad arrivare a veri e propri tracolli finanziari. Al contempo, l'aspetto ludico, caratteristico del gioco, diventa secondario rispetto al bisogno di rischiare, di riprovare, di continuare a tentare la fortuna, anche a fronte di perdite clamorose e devastanti. Questo atteggiamento si configura come gambling, un comportamento compulsivo, Pag. 27la cui dinamica può essere assimilabile, pur in assenza di uso di sostanze, ad altre forme di dipendenza patologica, quali la tossicodipendenza e l'alcolismo.
  Tutto questo ci mostra l'estrema pericolosità degli eccessi nel gioco che, ad oggi, per dimensione del fenomeno sono arrivati a costituire un importante problema di salute pubblica, seppure la dimensione del fenomeno in Italia sia difficilmente stimabile, in quanto non esistono ancora studi accreditati ed esaustivi sui numeri della questione. Le stime ci parlano di oltre il 50 per cento di italiani che sarebbero giocatori d'azzardo, mentre la percentuale di giocatori problematici arriverebbe fino al 4 per cento e quella dei giocatori patologici ad oltre il 2 per cento.
  È un dato di fatto che l'offerta del gioco si sia notevolmente diversificata negli ultimi anni, a causa del fatto che si è reso possibile giocare pressoché in ogni dove, dal supermercato al web, coinvolgendo una platea sempre più vasta anche di soggetti deboli, ed è riuscita ad estendersi nell'arco dell'intera giornata.

  PRESIDENTE. Mi perdoni onorevole Maietta. Colleghi, per favore, se dovete stare qui in Aula a parlare, potete uscire, perché non ci sono votazioni immediate. Prego, onorevole Maietta.

  PASQUALE MAIETTA. L'aumento dei casi di ludopatia nel nostro Paese non è l'unico aspetto a suscitare preoccupazione; l'altro è rappresentato dalla sempre più giovane età dei soggetti che lo praticano con una certa regolarità. Sono infatti in aumento soprattutto i ragazzi che cadono nella trappola del gioco, attratti da macchinari e giochi sempre nuovi, e l'aspetto della tutela dei minori rispetto al gioco deve rappresentare uno degli sforzi principali di questo Parlamento e di tutta la società.
  Il panorama dei giochi, in Italia, ha subito profonde modificazioni nel corso degli ultimi anni: la nascita di giochi dal grande appeal per il pubblico ha fatto sì che l'industria del gioco arrivasse a conquistare l'80 per cento della popolazione adulta italiana, registrando un incremento del giro d'affari del 500 per cento, passando da 22 miliardi di euro nel 2004 a circa 95 miliardi nel 2012, ovvero il 5 per cento del prodotto interno lordo nazionale, e nonostante la crisi, il gioco legale nel 2013 ha fruttato 84,7 miliardi di euro.
  Purtroppo, tra i settori in maggiore crescita vi sono i giochi on line: scommesse sportive, ippiche, poker e gratta e vinci hanno fatto registrare una crescita esponenziale, pari al 16,3 per cento, da quando nel luglio 2011 è diventato possibile giocare a poker dal computer di casa. E questa versione informatica ha modalità tali da non assicurare un controllo rigoroso sulla vera età dei giocatori ed è talvolta causa della migrazione di parecchi denari italiani verso altri Paesi, senza che questi possano essere intercettati dalle casse erariali.
  Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, in occasione della discussione di queste mozioni, vogliamo rivolgere un appello al Governo, affinché siano finalmente trasmessi al Parlamento i documenti mancanti per continuare nell'iter di approvazione delle numerose proposte di legge, già da tempo incardinate presso la Commissione affari sociali, sul contrasto al gioco d'azzardo patologico. Un insieme di proposte di legge presentate dai più diversi partiti, tutti uniti nell'attenzione ad un tema che rischia di diventare una nuova emergenza sociale se non affrontato per tempo e in maniera compiuta, con norme e strumenti operativi adeguati.
  È assolutamente indispensabile creare una cornice normativa all'interno della quale si possa perseguire una efficace politica di contrasto alla ludopatia, di sostegno ai soggetti che ne sono affetti e ai loro familiari. Sostegno che deve essere prima di tutto di tipo psicologico e sanitario, ma anche economico, perché, come abbiamo detto, spesso queste persone trascinano nella rovina se stessi e intere famiglie.
  Questi interventi sono importanti e sono urgenti; lo Stato deve essere preparato ad affrontare questo fenomeno. Bisogna Pag. 28contrastare il diffondersi della patologia da gioco attraverso azioni di prevenzione; vanno realizzate campagne informative ed educative sul gioco d'azzardo patologico, che abbiano un'attenzione particolare ai più giovani; bisogna andare nelle scuole a spiegare ai ragazzi quali sono i rischi connessi al gioco; bisogna occuparsi della cura e del reinserimento sociale delle persone affette da ludopatia; bisogna monitorare attentamente il fenomeno; occorre individuare strumenti atti a limitare la possibilità di accesso ai giochi per i più giovani e per i soggetti a rischio; ed infine bisogna fornire il necessario supporto finanziario a tutte queste iniziative.
  Tutto questo noi abbiamo chiesto nella nostra mozione; richieste di comune buon senso, condivise, credo da gran parte delle persone sedute in quest'Aula.
  Auspichiamo davvero che il Governo possa prendere a cura la problematica della ludopatia ed agire concretamente in merito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a rimanere in silenzio, grazie.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, l'Italia, dopo tanti anni di proibizionismo sull'azzardo, è diventata oggi un grande casinò a cielo aperto e la responsabilità è delle forze politiche, che hanno permesso un consumo di massa di un male che colpisce e umilia soprattutto le fasce più deboli della popolazione.
  Che cosa è accaduto all'Italia per essere diventata in così poco tempo il primo Paese consumatore di azzardo in Europa e il terzo nel mondo ? Sembra paradossale, ma dal proibizionismo che distingueva l'Italia dagli altri Paesi occidentali si è passati ad una situazione di concessioni senza limiti, che, in pochi anni, ha generato un'industria del disastro, sociale e umano, con il terzo fatturato più alto del Paese.
  Poiché ogni liberalizzazione di ciò che è male, per l'umanità e quindi per la società, crea un incremento dell'uso del male, un incremento del danno, la conseguenza diretta è anche un incremento degli affari delle mafie. Ci pensi, tra l'altro, dati alla mano, chi vorrebbe legalizzare altri settori. La follia dell'azzardo è dunque esplosa negli ultimi anni senza interventi contenitivi da parte dello Stato, salvo il «decreto Balduzzi», e negli ultimi dieci anni abbiamo, quindi, assistito ad una crescita senza paragoni, stimolata dalla proliferazione di slot machines, sale d'azzardo (i cosiddetti minicasinò) e azzardo online.
  L'azzardo muove il 4 per cento del PIL nazionale, rappresenta il 12 per cento della spesa delle famiglie italiane. Gli italiani sono titolari del 15 per cento del mercato europeo dell'azzardo e del 5 per cento del mercato mondiale, nonostante siamo solo lo 0,8 per cento dell'umanità. Cifre a dir poco incredibili ! Non stiamo parlando di lavoro che nobilita, né di Repubblica fondata sul lavoro, né di benessere: stiamo parlando di «Azzardopoli», esattamente il contrario di quel che significa bene comune.
  Cosa rende così appetibile l'azzardo ? Non certamente l'aspetto ludico, del gioco, termine che volutamente non utilizzo per questa patologia, perché l'azzardo non è un gioco: non trasmette valori, non c’è fantasia e creatività, non lascia spazio all'abilità, non fa squadra, ma solitudine, non premia l'impegno, ma si affida al caso.
  È appetibile, anzitutto, per la semplicità dell'accesso: se una casalinga, un pensionato o un adolescente, per giocare, dovessero entrare in un casinò, rinuncerebbero facilmente; poiché, invece, le slot sono fuori casa, nel bar sotto casa, nel supermercato vicino, nel PC o nel tablet, l'alta accessibilità all'azzardo crea quella piaga sociale che è sotto gli occhi di tutti.
  Vi è poi la percezione, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, che sia la strada giusta e più facile per svoltare nella vita, passando da una condizione di stenti ad una agiata senza troppi pensieri. Ed ecco il perché del debordamento di pubblicità su ogni tipo di canale disponibile: Pag. 29televisione, Internet, radio, manifesti, banner, coupon di offerte, e-mail, spam, magliette di società sportive, applicazioni per dispositivi portatili.
  Tutto ciò non è frutto del caso: è accaduto perché le forze politiche hanno consentito questo far west. Conosciamo perfettamente le ragioni pratiche che hanno portato lo Stato ad assumere le vesti del biscazziere: fare un po’ di cassa a costo praticamente zero. Ma a quale prezzo per la nostra società ? Quello che ci preme sottolineare in questa sede, ancora una volta, e che troppo spesso dimentichiamo, è che dietro a questi dati freddi ci sono veri e propri drammi per le persone affette da questa dipendenza e per le famiglie in cui la presenza di persone affette dalla patologia crea condizioni di disagio particolarmente grave.
  Fette sempre più ampie di reddito giocate, anche ai livelli di sussistenza, un gran numero di ore di lavoro perse, una sempre più evidente difficoltà a liberarsi dalla dipendenza, anche a causa della forte capacità attrattiva della comunicazione pubblicitaria, onnipresente in maniera ossessiva e, francamente, poiché autorizzata, se non stimolata, dallo Stato, vergognosa.
  Campagne giornalistiche ed iniziative della società civile che si sono occupate della gravità della situazione, per risolverla, finora non hanno sortito gli effetti sperati e lo Stato ha affrontato questo tema in un modo, se non esclusivamente, direi decisamente e prevalentemente economico: a saldi invariati è il massimo, pare, della concessione. Tanti, sporchi e subito.
  Ma c’è dell'altro: fino a poco tempo fa consideravamo questo un problema che riguardasse gli adulti, ma non è così. Ed infatti, se negli anni passati la forma di dipendenza che preoccupava di più i genitori era sicuramente quella da sostanze come cannabis, cocaina ed eroina, da alcuni anni l'azzardo sta spopolando tra i giovani come nuova dipendenza, facendo diventare il nostro Paese, come dicevo, il primo in Europa come spesa pro capite.
  Tutto ciò non pare vero per la criminalità organizzata: agli altissimi costi sociali dobbiamo, infatti, aggiungere gli effetti negativi in termini di legalità dovuti, appunto, alla presenza della criminalità nella filiera dell'azzardo, a dimostrazione del fatto che la legalizzazione comporta un aumento dei profitti mafiosi, non una sua riduzione. La criminalità sa sempre trovare la strada giusta per fare il male, a maggior ragione se ha le mani libere.
  Secondo il dossier dell'associazione Libera, «Azzardopoli 2.0», sono 49 i clan che si spartiscono il racket dell'azzardo, dalle Alpi alla Sicilia. L'obiettivo è, come sempre, il riciclaggio di denaro sporco.
  Le famiglie mafiose interessate sono moltissime, i Casalesi, i Mallardo, gli Schiavone, i Santapaola, i Condello, i Cava e i Lo Piccolo. Si registrano infiltrazioni nelle società di gestione di punti scommesse, di sale bingo, che si prestano in modo legale per il riciclaggio di denaro sporco. Molti i casi in cui i clan hanno imposto il noleggio di apparecchi di videogiochi e la gestione di bische clandestine.
  Era il 2012 quando in Parlamento si provò a rendere la vita difficile alle mafie dell'azzardo. Venne suggerito l'obbligo, per i gestori, di una certificazione antimafia fino al terzo grado di parentela. Proposta respinta. I boss ringraziano ! Si spiega così la crescente infiltrazione dei clan in un settore che consente di riciclare una montagna di denaro sporco, moltiplicando gli introiti. Ad inizio legislatura, abbiamo dato vita ad un intergruppo interparlamentare contro l'azzardo e qualche risultato c’è stato perché, quanto meno, è cresciuta la sensibilità su questa tematica, lo dimostrano le mozioni oggi al voto. Ma il divieto di pubblicità televisiva di lotterie, gratta e vinci durante programmi dedicati ai minori, anche all'infuori della fascia oraria pomeridiana, l'obbligo di segnalare la reale possibilità di vincita e la distanza minima tra sale, slot e luoghi di interesse pubblico non possono bastare, anche se dobbiamo rilevare l'importante inserimento dell'azzardo patologico nei livelli essenziali di assistenza. Vogliamo che il Pag. 30Governo si impegni, nell'articolo 14 della delega fiscale, a supportare e non cassare l'impegno no slot degli enti locali, in particolare riguardo alle distanze dai luoghi sensibili come le scuole, un divieto assoluto di pubblicità, esattamente come per il fumo, essendo l'azzardo nocivo di per sé per chiunque. Vogliamo un riconoscimento e un supporto delle campagne «no slot», premiando le virtù civili, cioè quei baristi, tabaccai, fioristi (sì, perché le slot ormai si trovano anche nei negozi di fiori oggi !), che rinunciano al facile guadagno in nome del benessere della società e per chi proprio non riesce a capire, che almeno il pagamento sia effettuato con denaro elettronico a mezzo carta nominativa e che l'azzardo abbia una temporizzazione: più di tanto non ti è possibile farti del male. Ma anche il recupero immeditato dei tributi dovuti dai concessionari e non ancora versati allo Stato, così come un aumento forte della tassazione, come un pacchetto di sigarette dovrebbe costare almeno 15 euro di tasse, così la nocività dell'azzardo dovrebbe sopportare una tassazione elevatissima, sia come deterrente, che come misura di giustizia fiscale. Non è più tollerabile che le vincite derivanti dall'azzardo siano tassate molto meno dei redditi prodotti dai lavoratori.
  Come gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voteremo quindi a favore di tutte quelle mozioni che impegnano il Governo ad una attenzione e tutela dei minori e dei soggetti maggiormente vulnerabili e permeabili all'attrazione malefica esercitata dall'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. La ringrazio, Presidente, volevo aggiungermi alle considerazioni del collega Sberna che mi ha preceduto, solo per motivare il fatto che ho inteso sottolineare la decisione del nostro gruppo di sostenere tutte le azioni davvero preventive e di contrasto delle ludopatie patologiche e della diffusione eccessiva, e incontrollata, del gioco d'azzardo, sottoscrivendo la mozione a prima firma dell'onorevole Garavini. Il fatto che il gioco d'azzardo sia la terza industria italiana con il 3 per cento del prodotto interno lordo nazionale, che vede coinvolto per il 47 per cento la parte più indigente del Paese e per più del 56 per cento la parte sicuramente appartenente ai ceti medio-bassi, in tempo di crisi, è una grave minaccia anche di senso e di solidità del nostro Paese, per cui dobbiamo prendere iniziative più impegnative. Quale sia la forma più giusta, se semplicemente l'aumento della tassazione, che potrebbe anche, oltre certi livelli, incoraggiare il gioco d'azzardo clandestino o anche una grande, immensa operazione di senso, un'operazione di scoraggiamento di qualunque forma di illegalità in questo campo e, al tempo stesso, di educazione nel Paese, questo sarà parte della sfida di questo tempo e dei prossimi anni. Per questo volevo sottolineare come affrontare il tema delle ludopatie patologiche, il contrasto al gioco d'azzardo, anzitutto clandestino, e la grande sfida di senso che è racchiusa in questo tema, penso sia una scelta importante di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Rondini..., onorevole Cera, per favore !

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente, nel corso degli ultimi quindici anni l'Italia è stata sospinta a conoscere un cambiamento profondo dei comportamenti, delle abitudini e del modo di atteggiarsi verso il presente e il futuro da parte dei suoi cittadini. Dismesso un costume dove fortemente incidevano l'attitudine alla parsimonia, la laboriosità e la preveggenza di fronte a possibili e normali rischi della vita, disposizione che contrassegnava gli italiani come il popolo in Europa con maggiore cura al risparmio familiare, si è Pag. 31via via fatto strada uno stile di vita di segno opposto.
  Oggi la popolazione consuma in misura imponente, tra gli altri, un prodotto del tutto particolare: il gioco d'azzardo. In media oltre un euro su dieci che le famiglie spendono normalmente è drenato verso qualcuno dei modi di scommettere, puntare, ricercare denaro, come ricompensa da riscuotere dal caso o dalla fortuna. E così, tra il 1998 e il 2012, la spesa delle famiglie italiane per il gioco di azzardo ha pesato in modo crescente nella composizione dei consumi privati. Dall'impiego di 15,8 miliardi di euro rapportati ai prezzi 2012, applicando i coefficienti ISTAT sui 24.244 miliardi di lire della raccolta complessiva di azzardo nel 1998, si è giunti agli 87 miliardi di euro nell'anno 2012.
  La scienza ufficiale ha riconosciuto da decenni il gioco d'azzardo patologico come un disturbo mentale, un disturbo del comportamento che rientra nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi. L'individuo affetto da gioco d'azzardo patologico non riesce più a controllare il suo desiderio di giocare e spesso, – le cronache ce lo raccontano quotidianamente – poiché il pensiero fisso del soggetto è quello di giocare e quindi di reperire denaro per continuare a farlo, è disposto a commettere azioni illegali pur di finanziare il proprio gioco, anche ricorrendo spesso al prestito usurario. Giocare denaro diventa il suo esclusivo interesse e niente lo potrà fermare, nonostante ciò si rilevi dannoso e distruttivo per la propria vita. Caratterizzano gli individui affetti da questa patologia stati simili a quelli di altre dipendenze. E se è vero che il gioco d'azzardo patologico è una delle prime forme di dipendenza senza droga, spesso questa è associata al consumo di alcol e droga.
  Secondo le associazioni di volontariato che operano nel settore del recupero dalle dipendenze sarebbero 800 mila i potenziali giocatori d'azzardo patologico o giocatori problematici, su una popolazione a rischio di quasi 2 milioni di persone. Numeri allarmanti che ci dovrebbero indurre a intervenire con determinazione in maniera tempestiva per contenere il grave disagio sociale che da tale fenomeno deriva. Se regolamentare il settore era necessario per cercare di sottrarre la gestione del gioco alla criminalità organizzata, è altrettanto vero che, da un lato, si dovevano mettere in campo tutte quelle azioni legislative per prevenire l'insorgenza di un fenomeno che purtroppo ha raggiunto dimensioni preoccupanti e, dall'altro, tale regolamentazione sappiamo che non è riuscita comunque a sradicare il gioco d'azzardo gestito dalla criminalità organizzata.
  Noi sappiamo che il 4 per cento del PIL nazionale è rappresentato dall'industria del gioco con un giro d'affari che supera gli 80 miliardi di euro. È la terza industria italiana, come ricordavano anche i colleghi. Abbiamo il poco ragguardevole primato di essere al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo. Abbiamo la presenza di quasi 400 mila macchinette ufficiali in Italia e ve ne sono circa 200 mila illegali, secondo il rapporto della direzione nazionale antimafia. E secondo i dati della Guardia di finanza è di 23 miliardi di euro il valore del giro d'affari del gioco illegale in Italia nel 2013, il 13 per cento del giro d'affari complessivo dell'economia illegale. Di questi 23 miliardi ben 1,5 provengono direttamente dal gioco on-line.
  Ed ancora sarebbe opportuno che il fondo istituito, quello di 50 milioni di euro, annualmente destinato alla cura delle patologie connesse alla dipendenza del gioco d'azzardo, non si dovesse ritagliare il proprio spazio all'interno di ciò che è destinato alle regioni per garantire i LEA.
  Sulla base di queste brevi premesse, noi abbiamo chiesto degli impegni semplici al Governo e per questo non possiamo accettare il parere del Governo. Anticipo che chiederemo di poter votare per parti separate la nostra mozione.
  Gli impegni erano molto semplici. Chiedevamo di assumere iniziative per sancire il divieto della pubblicità del gioco d'azzardo, che rappresenterebbe l'unico reale Pag. 32modo per contrastare il fenomeno del gioco d'azzardo patologico, destinando i fondi che lo Stato ora chiede ai concessionari del settore alla pubblicità, alla cura e alla prevenzione, invece, delle patologie derivanti dal gioco.
  Ed ancora chiedevamo di assumere iniziative per modificare la legislazione vigente, in modo che venga dato ai sindaci e alle giunte comunali un reale potere di controllo sulla diffusione e sull'utilizzo degli strumenti di gioco sul proprio territorio. Diversamente, ci sembra che, invece, il Governo abbia preso un'altra strada, attraverso il decreto attuativo che citava prima il sottosegretario Baretta. Noi abbiamo il forte timore che di fatto domani, attuato il decreto, esso toglierà la possibilità ai sindaci e alle regioni di poter decidere in merito alla diffusione di quello che possiamo definire tranquillamente un cancro per le nostre comunità sane. Le azioni poste in atto per salvaguardare le proprie comunità non possono essere mortificate da un atto, magari di imperio, da parte di un Governo centrale.
  Al contrario, se è vero che dovrebbero essere dettate linee generali per contenere il fenomeno, alle quali i sindaci e le regioni dovrebbero far riferimento, è altrettanto vero che deve essere dato più potere ai sindaci, che sono l'istituzione alla porta della quale i familiari delle vittime del gioco d'azzardo principalmente vanno a bussare quando si ritrovano in seria difficoltà. Quindi, noi riteniamo che sia importante coinvolgere assolutamente i sindaci nella gestione dei programmi di prevenzione e dare potere ai sindaci per poter disporre anche che sul proprio territorio non vadano ad insistere nuove sale giochi.
  Ed ancora chiedevamo di intensificare i controlli contro il gioco clandestino al fine di contrastare l'attività della criminalità che si è inserita nel settore, recuperando parte delle risorse che sfuggono all'Erario, e al fine di destinare le medesime alla lotta alle ludopatie, restituendo la quota di 50 milioni di euro al finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Infatti, se è vero, come dicevo prima, che è stato istituito questo fondo, esso va a ritagliarsi lo spazio all'interno del fondo destinato alle regioni per garantire i LEA.
  Concludo semplicemente dicendo che l'ultimo impegno, sul quale però il Governo ha dato un parere favorevole, mi sembra semplicemente un impegno di buon senso. Quindi, per quello chiederemo la votazione per parti separate. Alla fine il Governo ha dato parere favorevole semplicemente su quegli impegni che non prevedono un grosso impegno da parte del Governo. L'ultimo impegno chiedeva di promuovere protocolli precisi e stringenti che disciplinino le procedure di intervento per chi si occuperà del sostegno e del recupero sia dei soggetti affetti da ludopatie sia dei loro familiari, al fine di evitare abusi illeciti; questo per fare in modo che coloro i quali verranno impiegati per riabilitare le persone affette da gioco d'azzardo patologico non siano magari formati da persone che intravedono in questa attività solamente un motivo per arricchirsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente, colleghi parlamentari, la mozione che il nostro gruppo presenta prende lo spunto dall'attività che la Commissione affari sociali della Camera ha svolto, sia nella precedente legislatura, che in questa legislatura, nel senso che nella precedente legislatura la Commissione affari sociali ha svolto un'attività di indagine conoscitiva sul gioco d'azzardo patologico. In questa legislatura, anche sfruttando i risultati che si erano raccolti nell'esame della materia svolto nella scorsa legislatura, di iniziativa della parlamentare Binetti, ma anche di altri parlamentari che hanno presentato in materia proposte di legge, la nostra Commissione ha provveduto a licenziare un testo che sta andando avanti, seppur con lentezza, nell'attività di questo Parlamento. Ovviamente, è un testo estremamente difficile che, dal nostro punto di Pag. 33vista, ha focalizzato l'attenzione sulla parte patologica del gioco d'azzardo e, quindi, sulla risposta sociale e sanitaria nei confronti dell'emergenza rappresentata dal gioco d'azzardo. I numeri sono stati raccontati in maniera ampia dai colleghi che sono già intervenuti e sono presenti all'interno della mozione e, quindi, non credo che sia particolarmente utile, né importante, sottolinearli.
  È importante, però, soffermarsi un attimo sulla solita contraddizione apparente dell'attività del nostro ordinamento, nel senso che noi, da un lato, abbiamo legalizzato il gioco d'azzardo e, quindi, forniamo copertura, tutela e garanzia a coloro i quali esercitano in maniera legale quelle attività all'interno del nostro Paese, e, dall'altro lato, siamo costretti a rilevare che il gioco d'azzardo produce patologia e addirittura una patologia che oggi è ricompresa all'interno dei LEA e, quindi, abbiamo da trattare potenzialmente circa 800 mila italiani che in modo diverso sarebbero affetti dalla patologia derivante dal gioco d'azzardo patologico. Una contraddizione apparentemente insanabile: cioè, da un lato, lo Stato spaccia il gioco d'azzardo, così come spaccia sigarette e tabacco, e, dall'altro lato, interviene per curare i soggetti che, giocando, contraggono la patologia del gioco d'azzardo patologico e che, fumando il tabacco, contraggono la patologia del tumore che poi li costringe in ospedale.
  Insomma, una riflessione, però, su questa apparente contraddizione da liberali noi la dobbiamo fare, nel senso che, in effetti, la legalizzazione che lo Stato ha ritenuto di dover fare nei confronti del gioco d'azzardo ha consentito l'emersione di quel gioco d'azzardo patologico, di quel gioco d'azzardo che è rimasto sommerso per tanti anni nel nostro Paese, affidato esclusivamente alla gestione dei racket malavitosi. Noi non abbiamo la più pallida idea di quali danni questo tipo di gioco d'azzardo sommerso, grigio, che ancora oggi persiste in alcune aree del Paese, abbia fatto; non abbiamo la più pallida idea di quante famiglie abbia rovinato; non abbiamo la più pallida idea di quanti suicidi o quante morti di mafia e di camorra ci siano stati legati a questo gioco d'azzardo; non abbiamo idea di quale fosse il danno che questo gioco d'azzardo facesse, anche se conosciamo – ed è stato già citato – il volume d'affari di questo gioco d'azzardo.
  Pertanto, l'attività dello Stato di emersione nei confronti di questa forma di gioco d'azzardo illegale, non solo è stata meritoria, ma sicuramente ha consentito di sradicare una fonte importante di sovvenzionamento della malavita organizzata nel nostro Paese. Per cui, quando noi andiamo oggi a regolamentare il gioco d'azzardo, e siamo tentati da regolamentazioni nei confronti delle forme legali di questo gioco che siano le più coercitive possibili, non dobbiamo dimenticarci che l'eccesso di regolamentazione, l'eccesso di censura, l'eccesso di pressione negativa nei confronti di chi oggi esercita in maniera legale il gioco d'azzardo, normalmente comporta lo «shiftamento» dell'attività verso la parte illegale che, non a caso, resiste proprio radicata nelle parti di questo Paese dove la legalità più difficilmente riesce ad entrare.
  Quindi, tutti coloro i quali, in modo qualche volta scomposto ed esagerato, chiedono nuove sanzioni, nuove compressioni, nuove forme di rigido incanalamento, che diventa eccesso di attenzione burocratica, eccesso procedurale, eccesso di pressione nei confronti della parte legale del gioco d'azzardo, si ricordino che, normalmente, quando è compressa la legalità, se c’è un bisogno, il bisogno viene soddisfatto dall'illegalità e già oggi noi in Italia sappiamo quanto l'illegalità nel gioco d'azzardo abbia fatto danno al nostro Paese.
  Ciò detto, c’è un aspetto che invece mi preme sottolineare ed è quello del recupero di coloro i quali nell'attività di gioco d'azzardo contraggono la patologia, il gioco d'azzardo patologico, quella mania di tipo ossessivo-compulsivo che rientra a pieno titolo all'interno dei libri della psichiatria ed è, pertanto, curata e rientra, quindi, all'interno dei livelli essenziali di assistenza.Pag. 34
  Credo che lo Stato debba tenere conto di questo tipo di patologia esattamente come tiene conto dei malati di tumore al polmone che, per effetto del tabagismo, riempiono le oncologie dei nostri ospedali e debba garantire una cura appropriata a questi pazienti i quali qualche volta hanno anche difficoltà a dichiararsi e, nel non dichiararsi, spesso sono la rovina di se stessi e la rovina del bilancio economico delle proprie famiglie.
  Non è pensabile che l'attività di intercettamento e di terapia nei confronti di queste patologie possa avvenire con la magica parolina che normalmente questo Parlamento spende nei suoi provvedimenti quando vuole lavarsene le mani in maniera pilatesca, cioè «ad isorisorse». È evidente che per trattare una patologia, gioco d'azzardo patologico, che potenzialmente coinvolge ottocentomila italiani non si possa pensare di farlo a isorisorse. Ed è per questo che nella proposta di legge che la nostra Commissione ha sostanzialmente licenziato è previsto che vi sia un fondo specifico che venga destinato esplicitamente alla cura di questi malati.
  Quindi, la raccomandazione più importante che noi ci sentiamo di fare al Governo, e che sembra sia stata accolta sostanzialmente dallo stesso nei pareri espressi sul dispositivo della mozione, è quella di mantenere risorse sufficienti e aggiuntive per il trattamento della patologia derivante dal gioco d'azzardo. Non sarebbe tollerabile che lo Stato, dopo aver venduto nelle rivendite di tabacchi le sigarette e il tabacco, decidesse che chi contrae una patologia tumorale al polmone non venga curato o venga curato a isorisorse, cosa impossibile. Lo stesso vale per il gioco d'azzardo patologico. Fa bene lo Stato a fare emergere le situazioni di illegalità e, quindi, a far rientrare, all'interno della legalità, il gioco d'azzardo ma ha il dovere di curare le persone che contraggono una patologia per effetto del loro contatto con il gioco d'azzardo. Ci fa piacere che il Governo abbia manifestato sensibilità in questa direzione e crediamo che lo stanziamento di risorse specifiche sia l'aspetto più importante che la nostra mozione sta richiedendo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.
  Prima di dargli la parola, salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «Largo Cocconi – Plesso Giovanni Verga» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune insieme agli studenti e agli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «Dante Alighieri» di Varese (Applausi).

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, il costante aumento in questi ultimi anni delle offerte di gioco pubblico, sempre nuove e invasive, con il conseguente forte aumento della domanda indotta, è stato, ed è tuttora, favorito da una situazione sociale, quale quella di una crisi economica in atto, che spinge sempre più persone a cercare nella cosiddetta fortuna la possibile uscita dalle difficoltà economiche.
  Soprattutto in questi ultimi anni lo Stato ha incentivato l'offerta di nuovi giochi, che gli hanno garantito un evidente e molto facile ritorno in termini di consistenti entrate tributarie, senza però tenere in debito conto le colpevoli ricadute sociali ed economiche fortemente negative connesse a questa decisione.
  Il gioco d'azzardo compulsivo è una forma morbosa che si è trasformata in un'autentica malattia sociale; la scelta di incrementare il settore del gioco pubblico nel nostro Paese, se ha avuto alcuni aspetti positivi legati a una riduzione delle offerte di gioco illegale e ad una conseguente, seppur contenuta, limitazione di infiltrazioni mafiose e criminali in tale settore, sta mostrando però forti e sempre più preoccupanti ricadute negative in termini di disagio e relativa spesa sociale.
  Il dilagare dei giochi e l'influenza che essi esercitano soprattutto sui soggetti psicologicamente più fragili, stanno infatti determinando e determineranno sempre di più, conseguenze pesanti a livello sociale e sulla vita di molte persone e famiglie.
  Gli italiani spendono 1.200 euro pro capite all'anno per i giochi e l'universo dei Pag. 35giocatori è di 30 milioni di persone, delle quali, sono a rischio di dipendenza circa 2 milioni mentre sono 800 mila sono già i giocatori patologici. Un fenomeno, insomma, che distrugge persone e famiglie, che stronca relazioni sociali, che mette in crisi intere comunità territoriali.
  Lo Stato, il Governo non possono più voltarsi dall'altra parte, non possono contribuire a creare il fenomeno e, contemporaneamente, lasciare operatori sociali e sanitari, associazioni, famiglie e amministrazioni comunali senza strumenti per contenerlo e contrastarlo.
  Per cui, con questa mozione, Sinistra Ecologia Libertà chiede che il Parlamento impegni il Governo: a provvedere in tempi rapidi all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti LEA), e all'inserimento all'interno dei medesimi, delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d'azzardo; ad assumere iniziative per stanziare ulteriori indispensabili risorse per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d'azzardo, con particolare riferimento al rafforzamento dei Serd (servizi per le dipendenze) per la presa in carico dei giocatori patologici; a individuare, quale ulteriore fonte di finanziamento della cura e riabilitazione per le suddette patologie, una quota delle entrate derivanti dal gioco lecito – a carico, quindi, sia dello Stato che dei concessionari e dei gestori – nonché una quota delle sanzioni comminate a concessionarie o gestori degli apparecchi da gioco; ad attivarsi fin da subito, con proprie iniziative normative, affinché la propaganda pubblicitaria del gioco d'azzardo, in tutte le sue forme, venga vietata nel territorio nazionale. Questo è un punto respinto dal Governo e noi su questo siamo anche disposti ad accogliere la posizione del Governo, perché ci rendiamo conto che è un punto di particolare forza politica, ma anche di difficile esecuzione dal punto di vista anche della normativa comunitaria.
  Ancora, la mozione impegna il Governo: a individuare forme e modalità premiali e un pubblico riconoscimento agli esercizi commerciali che si impegnano, per un determinato numero di anni, a rimuovere o a non installare apparecchi per giochi con vincita in denaro. Anche questo è un punto respinto dal Governo e noi, onestamente, non capiamo perché non voglia accogliere questa posizione: è una richiesta che proviene dai territori, che alcune regioni hanno già adottato.
  E ancora: a introdurre idonei sistemi automatici per impedire l'accesso alle slot e ai giochi online, da parte dei minori; a vietare l'esercizio di nuove sale da gioco e punti vendita in cui si esercita come attività principale l'offerta di scommesse a una distanza inferiore a 500 metri da luoghi sensibili, come scuole, strutture sanitarie e luoghi di culto. Questo è un altro punto respinto che – ricordo al sottosegretario – è molto condiviso, invece, dai sindaci e dalle amministrazioni comunali.
  La mozione impegna il Governo altresì: ad assumere iniziative normative che attribuiscano ai sindaci competenze in materia di apertura, ubicazione e orari delle sale da gioco in quanto soggetti che conoscono il territorio e a cui viene scaricata, loro malgrado, la gestione di un grave fenomeno di disagio sociale. Qui è netto il nostro dissenso nella posizione assunta dal Governo, che vuole respingere questa parte. È una parte importante per la gestione, perché i sindaci possono avere una gestione nella partita del contrasto al gioco d'azzardo o, comunque, nella pianificazione sul proprio territorio. Che i sindaci e le amministrazioni comunali non possono essere tenuti in debita considerazione va in netto contrasto anche con quella che è la proposta di legge di iniziativa popolare che Lega autonomie e associazioni di sindaci hanno portato avanti e hanno depositato presso la Presidenza della Camera dei deputati.
  Vado a concludere. Il sottosegretario ha citato giustamente e opportunamente la delega fiscale. Noi pensiamo che non tutto possa essere contemplato soltanto con il provvedimento della delega fiscale: alcune cose, però, importanti questa delega, signor sottosegretario, deve contenerle. I punti contenuti in tante mozioni, a partire da quella di Sinistra Ecologia Libertà – Pag. 36punti che noi condividiamo anche di altre mozioni presentate e che sosterremo –, devono essere ripresi nella delega fiscale. Noi auspichiamo che non ci sia una presa in giro nei confronti del Parlamento, che oggi ci sia un dibattito con votazioni su delle mozioni e poi, nell'atto esecutivo, considerato anche ciò a cui abbiamo già assistito con il Jobs Act in cui le Commissioni hanno espresso dei pareri che non sono stati per nulla tenuti in considerazione dal Governo, di non assistere nuovamente alla proiezione di quel film.
  In sostanza, nella delega fiscale devono essere previste forme di contrasto del gioco d'azzardo, di limitazione, devono essere previsti fondi necessari e sufficienti, come viene richiesto dal mondo sanitario e dalle amministrazioni comunali, per la lotta e il contrasto della dipendenza dal gioco d'azzardo. Se questa sarà la delega fiscale, avrà anche un parere immagino positivo dalle Commissioni di Camera e Senato; altrimenti penso che andrà incontro ad un'altra bocciatura.
  Concludendo, per quanto riguarda la nostra mozione, noi innanzitutto, signor sottosegretario, non capiamo perché respinga le premesse della mozione presentata da Sinistra Ecologia Libertà. Nel suo complesso tra l'altro, non qualche punto di premessa, e tanti punti delle nostre premesse sono punti che lei ha accolto favorevolmente con la mozione Garavini, accogliendo in complesso favorevolmente tutte le premesse: questa è una cosa che noi onestamente non comprendiamo, se non una posizione politica di chiusura nei nostri confronti, e se non è così ci dica quali sono i punti su cui non trova la condivisione. Per quanto invece riguarda il dispositivo, noi chiederemo il voto per parti separate, riguardo appunto ai punti 2, 4, 6, 8 e 9 del dispositivo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, penso che questa possa essere tutto sommato una buona mattinata, tenendo conto di quanto sia forte la convergenza di tutti i gruppi nel chiedere in maniera ferma e convinta un contenimento assoluto di quello che è il gioco d'azzardo.
  Noi abbiamo due premesse che mi sembrano importanti. La prima è: il gioco d'azzardo è in crescita esponenziale; la seconda è: il numero dei pazienti affetti da dipendenza da gioco d'azzardo è altrettanto in crescita. Poiché il gioco d'azzardo in Italia è un gioco che non viene gestito in maniera concessoria, non c’è dubbio che la responsabilità più alta di entrambe queste due situazioni è una responsabilità in carico allo Stato. Non possiamo negare che se il gioco d'azzardo cresce, posto che la concessione è la concessione che lo Stato gestisce, questa è responsabilità dello Stato; da cui si deduce che se i pazienti crescono anche questo, per il principio della proprietà transitiva, è responsabilità dello Stato.
  Ed è quindi allo Stato, in questo concretamente al Ministero dell'economia e delle finanze, e precisamente all'onorevole Baretta, che noi chiediamo di assumere delle responsabilità molto concrete su questa fase. Io vorrei segnalare quelle che sono le tre premesse legislative a cui dovrà seguire la quarta parte, cioè il provvedimento di delega fiscale a cui sta lavorando in questo momento in modo particolarissimo l'onorevole Baretta.
  La prima è il decreto Balduzzi. Con il decreto Balduzzi si compivano tre operazioni virtuose: si definiva la dipendenza dal gioco d'azzardo come una dipendenza che rientrava nei criteri stabiliti dall'OMS, alla quale quindi doveva seguire una presa in carico da parte del Ministero della salute attraverso l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza; si diceva un no chiaro e concreto alla pubblicità, soprattutto alla pubblicità nei luoghi, negli spazi e nei modi che avrebbero raggiunto le popolazioni a rischio; terzo punto, si stabiliva, come criterio essenziale, la riduzione del gioco d'azzardo anche attraverso il parametro delle distanze dai luoghi sensibili.Pag. 37
  Al decreto Balduzzi segue poi il disegno di legge della delega fiscale, in modo particolare l'articolo 14, che interviene riducendo queste misure di sicurezza che erano state poste dal decreto Balduzzi: accantona il termine contundente, che era un numero preciso, i famosi 500 metri, e parla di distanza sensibile; riduce il divieto completo della pubblicità, e parla invece di una concentrazione del divieto soltanto negli orari sensibili; e in qualche modo offre un piano inclinato che di nuovo rilancia il gioco d'azzardo, cioè che rende possibile, attraverso una serie di misure, una sorta di attenzione particolare ai concessionari.
  Terza norma di legge è quella di quest'anno, la legge finanziaria, la quale a sua volta interviene positivamente anche in questo caso da un lato con un intervento virtuoso, i famosi 50 milioni, stanziando una parte di questi soldi per progetti sperimentali di cura dei pazienti affetti da ludopatia e lo fa segnalando proprio l'intervento su alcuni software che dovrebbero modulare meglio la distanza, coinvolgendo il giocatore a un livello di consapevolezza di quelle che sono le sue difficoltà; ma lo fa anche in qualche modo rimandando il tutto al prossimo provvedimento di legge fiscale che stiamo aspettando tutti.
  Ora io mi chiedo: in che misura possiamo vigilare tutti insieme, che mi sembra davvero la parola d'ordine degli interventi dei colleghi oggi, perché sia posto un «no» chiaro alla proliferazione del gioco da azzardo. Mi sono un po’ stupita, ma comunque lo sottoporremo ugualmente a votazione, del giudizio negativo che il Governo ha dato sul secondo impegno della mozione da noi presentata. Colleghi, mi sono stupita perché quell'impegno faceva riferimento alla necessità di vigilare anche sui nuovi giochi d'azzardo. Io credo che non sfugga a nessuno oggi come noi ci troviamo davanti ad una creatività italica per cui ogni giorno, soprattutto anche tra quelle che sono le diverse modalità dei «gratta e vinci» ma anche attraverso quelle che sono le nuove modalità dei giochi online, sorgono nuovi giochi. Ebbene, noi non possiamo fare una legge che in qualche modo regola ciò che c’è già senza rendersi conto che il trend evolutivo va in un'altra direzione, senza impegnare il Governo a porre un chiaro punto di vigilanza, anche attraverso l'Osservatorio, su questo.
  Chiedevamo anche che la lettura dei diversi giochi che provocano dipendenza fosse una lettura, come dire, incrociata, trasversale, perché noi sappiamo bene che non c’è solo la dipendenza dalle new slot, o solo la dipendenza dalle VLT, o solo la dipendenza da «gratta e vinci», o solo la dipendenza da tutte le scommesse. È un gioco incrociato, chi ha una dipendenza si muove in modo circolare tra tutte queste forme di gioco e, quindi, questo richiede da parte di chi governa i processi un'attenzione molto particolare su questo punto. Il perché il Governo abbia voluto dare un «no» a questo impegno è tutto da vedere, ma io lo proporrò ugualmente alla vostra attenzione perché voi possiate prima di tutto leggerlo e verificarne la razionalità e soprattutto verificarne il suo valore prospettico.
  Noi vogliamo, e ci auguriamo davvero, che il nuovo decreto-legge non sia, come dire, un aspetto molto importante perché a noi interessa la cura dei pazienti, la prevenzione e la riduzione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA BINETTI. ...della pubblicità. Sicuramente il Governo ha molto a cuore che questo avvenga non tanto a isorisorse per i costi ma ad isorisorse per gli introiti. Questo non sarà facile da ottenere perché se non ci sarà riduzione di gioco non ci sarà nemmeno possibilità di cura.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, io anche in questa sede ribadisco le motivazioni che sono state espresse nell'illustrare la mozione che riguarda, in pratica, un problema sociale del nostro Paese, che è Pag. 38quello del gioco d'azzardo. Un problema sociale, non solo nel nostro Paese ma anche in altre parti.
  Noi individuiamo tre aspetti fondamentali. Quello economico, perché purtroppo l'aspetto che riguarda il gioco d'azzardo è diventato, nel contesto dell'organizzazione delle aziende – parlo di quelle legali –, un fatto economico; ciò in riferimento anche ai tanti, purtroppo, cittadini che hanno questa disgrazia, quella cioè di interfacciarsi con questa situazione.
  L'altro aspetto è quello patologico; è un problema molto serio, sta diventando un problema molto serio ed è in crescita enorme. Penso che ciò determini una grande necessità e necessiti grande attenzione per uno Stato che, dal punto di vista della prevenzione, ha l'obbligo costituzionale di intervenire sulla situazione patologica, perché trattasi di malattia. Questo aspetto si pone ormai in via prioritaria. C’è un problema di legalità, ed è inutile nasconderlo, che riguarda le truffe per i tanti, enormi apparecchi e macchinette di slot taroccate, che sono continuamente scoperte dalle forze dell'ordine e dalla Guardia di finanza.
  C’è un aspetto altrettanto inquietante, quello anche del riciclaggio e poi c’è un altro mondo all'interno di queste situazioni e di queste organizzazioni, ossia quello delle tante macchinette che sono illegali e che non sono censite.
  Quindi, in un contesto così provato, io penso che sia stata una cosa opportuna, saggia quella di inserire nella delega fiscale un articolo specifico, che è stato tra quelli più dibattuti, tra quelli più attenzionati da parte dei promotori della Commissione presieduta dall'onorevole Capezzone e, soprattutto, da parte del Governo, dove in pratica, così come ha preannunciato adesso il sottosegretario Baretta, c’è un continuo confronto a livello parlamentare anche con gli esperti e i rappresentanti del settore per cercare di trovare un punto di caduta che possa, per quanto è possibile, cercare di attenuare al massimo sia la parte che riguarda la legalità all'interno di questo sistema, sia per quello che riguarda anche la parte patologica.
  Certamente c’è necessità di tirare fuori un provvedimento che consenta questo strumento, perché è in tutto il mondo, ma anche quello che i tanti colleghi e le tante mozioni e le tante considerazioni, tutte interessanti, tutte appropriate, che sono emerse e le altre che emergeranno da altri colleghi che interverranno in questa sede, sono veramente da tenere in considerazione, perché hanno una pluralità e una ricchezza di intervento su un problema che il Parlamento più volte è tornato ad attenzionare.
  Per questo motivo, noi voteremo anche la nostra mozione, ma mi spiace che su molti aspetti e su molte mozioni, su alcuni punti comuni che riguardano le cose che poco fa ho annunciato e che anche i colleghi hanno evidenziato, il Governo, soprattutto rispetto alle premesse di quasi tutte le mozioni, abbia espresso un parere contrario.
  Noi invece riteniamo che sia importante l'insieme e pensiamo pure che il Governo debba tenere presente e in giusta considerazione quanto evidenziato nelle premesse, ma anche nelle parti degli impegni, perché questa, caro sottosegretario Baretta, signor Presidente, è una battaglia comune che il Parlamento, il Governo e tutti dovremmo cercare di vincere, per poter salvaguardare soprattutto il bene sociale del Paese e il bene di tanti cittadini, che purtroppo hanno la sfortuna e la disgrazia di incappare in questa situazione molto brutta, della ludopatia, che è veramente un problema serio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà. Prego i colleghi intorno, se possono prendere posto, grazie.

  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Per oltre un anno abbiamo lavorato in Commissione affari sociali alle proposte di legge sulla prevenzione e la cura del gioco d'azzardo patologico. Quello che è venuto fuori è un buon testo, che è stato condiviso da tutti i gruppi.
  Ora il buonsenso vorrebbe che fosse quella proposta ad essere discussa e votata Pag. 39oggi in Aula, proprio per dare finalmente a questo Paese una legge importante sulla materia; invece siamo costretti a discutere queste mozioni, che sappiamo sono impegni, peraltro falcidiati dal gentile sottosegretario, che sta chiacchierando invece di ascoltare... Presidente, vorrei l'attenzione dal sottosegretario, se fosse possibile, visto che ha anche falcidiato appunto la mia mozione, come le altre. Quindi impegni, come dicevo, che non sono poi...

  PRESIDENTE. Che succede, colleghi ? Possiamo prendere posto e liberare i banchi ? Grazie.

  MATTEO MANTERO. Troviamo svilente essere ridotti a discutere in questa maniera un problema grave come quello del gioco d'azzardo patologico e lo troviamo svilente ancora di più soprattutto dopo aver visto i risultati, la bozza di decreto sul gioco d'azzardo e la delega fiscale.
  La motivazione ufficiale per cui la proposta di legge sul gioco d'azzardo patologico, che abbiamo fatto in Commissione, non è ancora arrivata in Aula è che stiamo attendendo ormai da nove mesi un parere della Commissione bilancio. La motivazione reale è che la proposta uscita dalla Commissione è per l'appunto una buona proposta e una buona proposta sul gioco d'azzardo voi non la volete.
  Sarebbe una proposta che realmente proteggerebbe i minori dal gioco, una proposta che permetterebbe di curare almeno una parte di quel milione di giocatori patologici.
  Una proposta soprattutto che punta sulla prevenzione, quindi riducendo l'offerta di gioco, vietando la pubblicità, riportando il fenomeno dell'azzardo entro limiti accettabili.
  Però, proprio perché è una buona proposta, voi la state scientemente boicottando. Infatti, se dovesse diventare legge, ridurrebbe l'incasso delle lobby che vi foraggiano costantemente e ridurrebbe le entrate erariali per lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo Stato incassa pochissimo dal gioco d'azzardo, circa il 10 per cento, ma quel 10 per cento equivale a 8 miliardi e non importa se quei soldi li sfilate direttamente dalle tasche dei cittadini più fragili, spesso da minori, da anziani, da indigenti, da persone con redditi bassi, da fasce culturalmente più deboli e li spillate ingannandoli con pubblicità fuorvianti. Non importa se queste entrate per lo Stato si trasformano in una tragedia sociale e in ulteriori costi per i comuni e per le amministrazioni locali, che si devono far carico delle famiglie che si rovinano con il gioco d'azzardo.
  Così facendo, state aiutando a far ammalare oltre un milione di persone e causate danni sociali per circa 3 miliardi di euro. Siamo il quarto Paese al mondo per denaro perso nel gioco d'azzardo in valore assoluto e il secondo Paese al mondo in rapporto al PIL. Centinaia di migliaia di persone si ammalano di questa patologia e sottraggono tempo allo studio, al lavoro, agli affetti a causa di questa dipendenza. A causa del gioco ci sono famiglie che devono rivolgersi alla Caritas per mangiare, ci sono aziende che chiudono e ci sono persone che si suicidano, perché l'unica soluzione che trovano per uscire dalla dipendenza e dai debiti è quella del suicidio, ma a voi questo non importa. L'importante è che voi riusciate a fare cassa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sottosegretario Baretta, la settimana scorsa alla «bicameralina» in cui ha presentato la bozza del suo decreto-legge, ci ha detto che il vostro primo obiettivo è la salute. Il presidente Capezzone ci ha detto che vorrà avviare un percorso di audizioni proprio per riuscire ad avere un parere circostanziato su quel decreto. Ebbene, vi informo che noi un percorso di audizioni lo abbiamo già fatto in Commissione affari sociali; questo è il risultato del percorso di audizioni e, grazie a questo percorso, grazie al lavoro di movimenti come Slotmob, Vite in gioco, No slot e, grazie al lavoro dei commissari, abbiamo prodotto una buona proposta di legge, che è già pronta ed è pronta ad essere discussa, ma voi la lasciate Pag. 40a prendere polvere in Commissione, perché il problema non lo volete risolvere.
  Ve lo dico chiaramente: la Commissione Finanze e il MEF non sono titolati per occuparsi della salute e della prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e i risultati si vedono dai decreti-legge che avete preparato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Il divieto di pubblicità dovrebbe essere totale, come per il tabacco, invece sarà insignificante e, ad esempio, durante gli intervalli delle partite, i nostri figli continueranno ad essere assaliti dalle pubblicità sul gioco d'azzardo. Lei, in «bicameralina», ci ha detto che è preoccupato perché ci potrebbero essere delle cause alla Commissione europea per questo divieto. La invito ad informarsi, perché ci sono già dei provvedimenti della Commissione europea che vanno esattamente nella direzione opposta; ad esempio, sul divieto della pubblicità sul gioco negli Stati federali tedeschi. L'Europa sta andando nella direzione di vietare la pubblicità e, per una volta, noi potremmo essere i primi, non gli ultimi come al solito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi lei ha dichiarato che uno dei vostri obiettivi è quello di ridurre l'offerta di gioco, ma di fatto, se la bozza del decreto-legge non cambierà, tutte le leggi regionali e le delibere comunali che vietano o riducono il gioco d'azzardo nelle città verranno spazzate via. Quindi, mi spieghi come questo vada nella direzione di ridurre l'offerta di gioco. Non siete riusciti a legare le mani ai sindaci e agli amministratori locali con l'emendamento del Nuovo Centrodestra nel decreto «Salva Roma» e ci riprovate adesso con la delega fiscale.
  Il suo secondo obiettivo – e cito la sua dichiarazione – è «La lotta all'illegalità, perché non dimentichiamoci che nel settore del gioco c’è una costante battaglia tra lo Stato e la legalità e un numero impressionante di posti dove si gioca clandestinamente e illegalmente»: sono sue parole. Forse, sottosegretario, lei non si ricorda o non ha letto la relazione della Direzione nazionale antimafia, dalla quale si evince che il gioco d'azzardo legale è un enorme regalo alla criminalità organizzata. Ora gliene cito alcuni stralci, giusto per rinfrescarle la memoria: «Si può tranquillamente affermare» – dice la relazione della DNA – «che gli interessi del gioco d'azzardo sono tali che tutte le mafie tradizionali investono il settore. Ma la presenza mafiosa nel settore non deve essere intesa come una deriva limitata al gioco legale. Essa si estende, infatti, al perimetro delle attività legali. Si tratta di affari formalmente legali, gestiti con metodi e capitali criminali. Si deve, dunque, concludere che sono stati del tutto frustrati gli intendimenti del legislatore con le liberalizzazioni del 2003 e con i successivi provvedimenti legislativi che intendevano fare accrescere l'offerta di gioco per attirare e fidelizzare i giocatori al sistema legale. La diffusione del gioco è sì aumentata, ma progressivamente ed, anzi, esponenzialmente è aumentata l'infiltrazione nel settore della criminalità organizzata».
  Allora – lo ribadisco –, sottosegretario: voi non siete titolati a farvi carico degli aspetti sociali e sanitari legati al gioco d'azzardo. Non avete le competenze né la visione per farlo. Quindi, continuate ad occuparvi della parte fiscale e, per il resto, vi prego, lasciate lavorare noi, che siamo la Commissione competente, e il Ministero della salute, che è il Ministero competente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E mi chiedo perché oggi non ci sia un responsabile del Ministero della salute ad ascoltare queste mozioni, invece che uno del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Le mozioni che noi stiamo cercando di approvare qui in Aula...

  PRESIDENTE. Concluda !

  MATTEO MANTERO. ... Sto concludendo... Potrebbero essere, dicevo, un primo passo nella direzione della prevenzione e della cura del gioco d'azzardo patologico, ma per arrivare a un risultato è fondamentale – e questo lo chiedo soprattutto ai colleghi del PD della mia Pag. 41Commissione – spingere per la calendarizzazione della proposta di legge sul gioco d'azzardo, alla quale abbiamo lavorato in Commissione. La maggior parte di voi viene pagata dagli italiani...

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, siamo un minuto e mezzo oltre il suo tempo.

  MATTEO MANTERO. Sto concludendo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere !

  MATTEO MANTERO. Sto concludendo. Se mi lascia finire la frase...

  PRESIDENTE. Ho capito, ma è un minuto e mezzo che dobbiamo finire la frase ! Prego.

  MATTEO MANTERO. Se mi consente di concludere, concludo.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore prendiamo posto !

  MATTEO MANTERO. La maggior parte di voi colleghi, dicevo, sono pagati, stipendiati dagli italiani, non dalle lobby del gioco. Quindi, vi chiedo di dimostrarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Avverto che la mozione Garavini ed altri n. 1-00710 (Nuova Formulazione) è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dal deputato Marazziti che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il secondo firmatario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Grazie, Presidente...

  PRESIDENTE. Colleghi, liberiamo l'emiciclo. Prendiamo posto, per favore. Prego.

  LAURA GARAVINI. Onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, il gioco d'azzardo negli ultimi anni in Italia ha conosciuto un incremento davvero preoccupante. Per quanto riguarda il volume del giocato, è aumentato in modo spropositato: si è passati dai 15 miliardi alla bellezza di 90 miliardi in poco meno di sette anni. Dunque, si è moltiplicato della bellezza di sei volte. Vuol dire che il 12 per cento del costo della spesa media di ogni famiglia viene buttato in gioco d'azzardo.
  Allora, si pone un quesito: per lo Stato ha senso sostenere il gioco d'azzardo oppure no, intendendo che lo Stato naturalmente ricava anche entrate, introiti finanziari ? No, non conviene allo Stato. Non conviene, perché, se mediamente le entrate annuali sono intorno agli 8 miliardi, si calcola che la spesa per la cura di soggetti malati di gioco d'azzardo patologico (GAP) e per la prevenzione si aggiri attorno alla bellezza, invece, di 5-6 miliardi annui. Dunque, la risposta è netta: non conviene, non conviene finanziare il gioco d'azzardo, nonostante sia diventato il terzo settore produttivo, pari al 3 per cento del PIL nazionale, con circa 5 mila aziende, con circa 120 mila addetti.
  Allora, il ruolo che lo Stato può giocare è determinante ed è molto positivo che questo Governo stia adottando provvedimenti che vanno tutti nella direzione, anche con passaggi successivi, innanzitutto di uscire da quello stato di eccessiva liberalizzazione che aveva caratterizzato gli ultimi anni. Inoltre, si va verso una legalizzazione del gioco d'azzardo, quindi ben lontani da atteggiamenti censori da parte dello Stato, moralistici. Si cerca di promuovere una legalizzazione, anche partendo dal presupposto che tante inchieste, anche inchieste sulla criminalità organizzata, dimostrano quante siano le infiltrazioni del crimine organizzato nel gioco d'azzardo.
  Così come il Governo sta intraprendendo misure che vanno nella direzione della tutela dei più deboli, in particolare dei minori, e soprattutto si arriva finalmente, anche in tempi celeri, ad una legislazione nazionale che ponga fine a Pag. 42quello stato di far west che abbiamo, purtroppo, dovuto conoscere negli anni passati.
  Allora, dopo il proficuo lavoro svolto dai colleghi in Commissione finanze, in sede di definizione della delega al Governo, apprezziamo il fatto che uno dei primi decreti che il Governo si appresta a presentare – lo ricordava prima il sottosegretario; già nelle scorse settimane si è tenuta la «bicameralina», e dunque la riunione congiunta delle Commissione finanze di Camera e Senato –, in attuazione della delega fiscale, sia proprio quello inerente ai giochi. Così come è positivo che, in sede di legge di stabilità – lo ricordavano alcuni degli interlocutori che sono intervenuti prima di me –, si siano stanziate risorse ad hoc, 50 milioni per il 2015, proprio per la prevenzione, la cura e la riabilitazione di patologie da gioco. Così come è positivo che, sempre in sede di legge di stabilità, si sia riequilibrata la tassazione, prevedendo un maggiore prelievo sulle vincite.
  Allora, sono tutti segnali positivi, segnali convergenti, segnali che non possiamo che sostenere e non possiamo che sollecitare il Governo proprio rispetto a quanto il Governo sta già facendo, cioè nell'applicazione della delega con il decreto che si appresta a presentare.
  Ecco che anche la trattazione di questa mozione diventa un'occasione per ribadire quei concetti e quegli aspetti che ci aspettiamo e per i quali chiediamo l'impegno del Governo: dunque, che si prevedano limiti restrittivi severi, che ridimensionino l'offerta di slot machine, il cui numero è esploso negli ultimi anni; il fatto che si preveda un divieto di accesso stringente per i minori; il fatto che si prevedano parametri più stringenti e più limitativi anche in termini di pubblicità (anche questa ha conosciuto un'esplosione eccessiva negli ultimi anni); inoltre, misure che siano finalizzate a contrastare il fenomeno del riciclaggio e, dunque, meccanismi idonei, proprio perché molto frequentemente il gioco d'azzardo viene utilizzato come strumento di «lavaggio» di denaro sporco.
  Inoltre, chiediamo che, rispetto al vuoto o alla mancanza di dati istituzionali a livello nazionale, ci si premuri di relazionare al Parlamento, possibilmente annualmente, in modo da avere uno stato dell'arte di quella che è la situazione legata al gioco d'azzardo, sia per quanto riguarda la diffusione del fenomeno, sia per quanto riguarda il numero di ludopatici e di affetti da gioco d'azzardo patologico. Così come chiediamo che, da parte dell'osservatorio appena costituito, si possa procedere a campagne informative pubbliche, proprio finalizzate ad intervenire anche dal punto di vista culturale e formativo, nel rendere noto quanto i danni sociali legati a questo fenomeno siano gravi.
  Per finire, è molto positivo che ci apprestiamo finalmente a dotarci di un'unica legislazione a livello nazionale, in modo tale che si possano prevedere in modo armonizzato requisiti per la concessione, per le autorizzazioni e per i controlli e, in questo senso, la premura è che ci sia, in qualche modo, nei limiti del possibile, anche la valorizzazione di tutte quelle esperienze avvenute da parte di amministrazioni virtuose, che nel corso del tempo si sono dotate di regolamenti o di leggi proprio finalizzate a limitare il fenomeno del gioco d'azzardo.
  Allora, in materia di giochi, stiamo finalmente aprendo una nuova era, con questo Governo, grazie a questo Governo. Allora, sottosegretario Baretta, in quanto delegato dal Governo in materia di gioco d'azzardo, non possiamo che esprimerle non soltanto apprezzamento, ma anche incitarla affinché si giunga, in tempi più celeri possibili, alla realizzazione del decreto da lei preannunciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a prendere posto.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, vorrei far presente che la votazione di queste mozioni risulta del tutto staccata dal lavoro che sta facendo il Pag. 43sottosegretario Baretta, in quanto il provvedimento di legge più importante in materia di gioco d'azzardo, che sta per uscire con un decreto delegato, non è stato ancora fornito in maniera ufficiale alle forze politiche. È stata fatta la «bicameralina», si è parlato di tutto quello che c’è scritto dentro, dobbiamo andare a rincorrere su Internet tutte le trapelazioni giornalistiche, che potrebbero essere anche dei falsi attribuiti al sottosegretario Baretta.
  Noi stiamo votando delle mozioni; siamo a metà marzo, quando il sottosegretario Baretta ha dichiarato in finanziaria – mi scusi se rubo ancora un secondo di tempo – che, entro poche settimane, ci avrebbe dato la bozza di decreto delega fiscale. Ci ha portato lo stato maggiore dei Monopoli di Stato in bicameralina e ancora non abbiamo un documento ufficiale, come maggiore forza di opposizione, per valutare il lavoro del Governo. È indegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento, poi passiamo al voto.

  MARCO DI LELLO. Grazie, Presidente. Solo perché, dopo avere avuto un proficuo confronto con il Governo, voglio chiedere, valutate più attentamente e approfondite le premesse, un cambiamento di parere. Era già positivo per quello che riguarda i quattro punti di impegno del Governo, restava questo nodo sulle premesse. Chiederei al Governo un nuovo parere sul punto.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario dice che va bene.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate della mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), nel senso di votare distintamente la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario. A seguire, congiuntamente, i capoversi del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere favorevole e infine i singoli capoversi del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Greco, Manzi, Tripiedi, Palazzotto, Rocchi, Di Benedetto, Martella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  469   
   Votanti  464   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 185    
    Hanno votato
no  279).    

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi sesto e ottavo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Greco, Bolognesi, Gasparini, Lavagno, Di Benedetto, D'Arienzo, Librandi...Pag. 44
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  469   
   Votanti  442   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 442).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Ventricelli, Paola Bragantini, Amato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  467   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 170    
    Hanno votato
no  297).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nizzi, Greco, Ventricelli, Adornato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  465   
   Astenuti   6   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 169    
    Hanno votato
no  296).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Colonnese, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  465   
   Votanti  457   
   Astenuti   8   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 168    
    Hanno votato
no  289).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Sottanelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  467   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 170    
    Hanno votato
no  297).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 45
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Portas, Ferranti, Nardi, Manzi, Tripiedi, D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  467   
   Astenuti   7   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 173    
    Hanno votato
no  294).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantero ed altri n. 1-00594 (Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Baruffi, Lo Monte, Cardinale, Nicchi, Peluffo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  472   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  348).    

  Passiamo alla mozione Binetti, Sberna ed altri n. 1-00702, di cui è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle con il parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti, Sberna ed altri n. 1-00702, limitatamente al primo, al terzo, al quarto, al quinto e al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Portas, Altieri, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  448   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 446    
    Hanno votato
no    2).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sempre sulla mozione Binetti, Sberna ed altri n. 1-00702, limitatamente alla premessa e al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Antimo Cesaro, Greco, Giammanco, Sandra Savino, Oliverio...altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  421   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  273).    

  Passiamo alla votazione della mozione Rondini ed altri n. 1-00703 (Nuova formulazione).
  
Avverto che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.Pag. 46
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00703 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita e non preclusa dalle precedenti votazioni, limitatamente al terzo e al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Cesaro, D'Agostino... collega, provi a votare... perfetto. Altri ? Migliore...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  452   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 448    
    Hanno votato
no    4).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00703 (Nuova formulazione), in quanto non assorbita e non preclusa dalle precedenti votazioni, limitatamente alla premessa, al primo e al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Paola Bragantini, Lo Monte...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  472   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  409).    

  Passiamo alla votazione della mozione Nicchi ed altri n. 1-00706.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo con riferimento al terzo capoverso del dispositivo e all'espunzione del secondo capoverso del dispositivo.
  Avverto, altresì, che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario, a seguire congiuntamente i capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole e, infine, i singoli capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  357   
   Astenuti  116   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
  56    
    Hanno votato
no  301).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Massimiliano Bernini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita e non preclusa da precedenti votazioni, limitatamente ai capoversi primo, terzo, quinto, settimo, decimo e undicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino, Speranza.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 47
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  423   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 421    
    Hanno votato
no    2).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Gregori, Scotto, Ferranti, Sanga.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  420   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  293).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  469   
   Votanti  417   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  292).    

  (Il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Tripiedi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  422   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  295).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00706, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Arlotti, Ferro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  469   
   Votanti  419   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  297).    

  Passiamo alla mozione Palese n. 1-00707.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 48
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese n. 1-00707, per quanto non assorbita e non preclusa da precedenti votazioni, limitatamente al secondo e al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Mauri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  400   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 396    
    Hanno votato
no    4).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese n. 1-00707, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Altieri, Pilozzi, Burtone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  464   
   Astenuti   8   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 177    
    Hanno votato
no  287).    

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito a votare a favore).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garavini, Marazziti ed altri n. 1-00710 (Nuova formulazione), così come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita da precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marco Di Maio, Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  460   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 392    
    Hanno votato
no   68).    

  (Il deputato Parentela ha segnalato che non è riuscito a votare contro).

  Passiamo alla votazione della mozione Vargiu ed altri n. 1-00715. Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo con riferimento all'ottavo capoverso del dispositivo, all'espunzione della premessa e del secondo e del quarto capoverso del dispositivo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-00715, così come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita da precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  443   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 443).    

  (La deputata Mannino ha segnalato che non è riuscita a votare a favore).

Pag. 49

  Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-00736. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00736, limitatamente al primo, secondo, terzo, quarto, quinto, undicesimo e tredicesimo capoverso del dispositivo, per quanto non assorbita e non preclusa da precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Pilozzi, Marzano, Lo Monte, Adornato, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  442   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 437    
    Hanno votato
no    5).    

  (Il deputato Sberna ha segnalato che non è riuscito a votare a favore).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00736, limitatamente alla premessa e al sesto, settimo, ottavo, nono, decimo, dodicesimo e quattordicesimo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lattuca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  435   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  327).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Lello ed altri n. 1-00759, per quanto non assorbita da precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  366   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 358    
    Hanno votato
no    8).    

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13).

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo la cortesia di uscire in silenzio, se è possibile. Colleghi, per favore.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Signor Presidente, tramite la Presidenza vorrei sollecitare la risposta a due interrogazioni, l'interrogazione n. 4-05854 del 7 agosto 2014, che riguarda il futuro del personale delle polizie provinciali e delle garanzie relative agli istituti stipendiali, assistenziali e previdenziali che si intendono assicurare a questi dipendenti. Poi vorrei anche sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-05301 del 26 giugno 2014 relativa ai segretari comunali e ad una circolare del Ministero dell'interno che è in contrasto Pag. 50con la legge n. 147 del 2013. Nel secondo sollecito, signor Presidente, ritengo quanto mai censurabile il comportamento del Ministero dell'interno che, a distanza di un anno, nonostante il sollecito non si è degnato di dare questa risposta. La prego di intervenire affinché provveda.

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, quello che sta accadendo a Mineo in questi giorni e in questi mesi non può lasciarci indifferenti. Dall'inizio della legislatura abbiamo denunciato il sistema di affari che ruota attorno a quel centro, il più grande centro di accoglienza di Europa. Una grande speculazione economica e politica fatta sulla pelle dei richiedenti asilo. Ci sono centinaia di interrogazioni e denunce su quella vicenda. Il Ministro Alfano è responsabile istituzionalmente per atti e omissioni del suo Dicastero ma anche politicamente essendo tutti gli uomini che ruotano attorno alla gestione di quel centro vicini o legati al suo partito. C’è stata l'inchiesta di mafia-capitale che ha dimostrato come Mineo fosse al centro di un sistema di smistamento dei migranti nelle cooperative. C’è stata la dichiarazione di legittimità di una gara d'appalto da 100 milioni di euro che ha fatto l'Autorità anticorruzione tramite il suo presidente Cantone e oggi c’è un'indagine della procura di Catania in cui risulta indagato il sottosegretario del Governo Renzi Giuseppe Castiglione proprio per la gestione del centro. In questi giorni, inoltre, diverse inchieste giornalistiche stanno facendo emergere il sistema d'affari che ruota attorno alla gestione dei centri di accoglienza in Italia. Noi riteniamo non più rinviabile un'informativa del Ministro Alfano in quest'aula, davanti al Parlamento, per spiegarci che cosa sta facendo per mettere fine a quel sistema di corruzione che ruota attorno ai centri per l'immigrazione e chiediamo che il Ministro Alfano venga la prossima settimana a riferire in aula su quello che sta accadendo a Mineo e in tutta Italia per speculare sopra la pelle dei migranti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)

  PRESIDENTE. In ordine al sollecito fatto dall'onorevole Carrescia la Presidenza ovviamente se ne farà portavoce presso il Governo.

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione...

  PRESIDENTE. Mi perdoni un istante, onorevole Chimienti. Chiedo anche ai colleghi intorno a lei, onorevole Sarti...

  SILVIA CHIMIENTI. Intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 5-04874 del collega Davide Crippa riguardante la situazione drammatica che stanno vivendo i circa 3.700 lavoratori (400 dei quali nella sola regione Piemonte) dipendenti dal gruppo Mercatone Uno, catena di 79 negozi di arredamento che ha costruito sul risparmio il proprio brand commerciale. Ora, a causa di un indebitamento di 425 milioni di euro, l'azienda bolognese ha presentato richiesta di concordato preventivo in bianco mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. L'occupazione dei dipendenti non è tra le nostre prime priorità: questo hanno affermato i dirigenti dell'azienda martedì scorso di fronte alle rappresentanze sindacali dei 14 punti vendita del Piemonte.
  La priorità è salvare il salvabile, ad un prezzo stracciato, svendendo la metà dei punti vendita in tutta Italia e chiudendo la restante quarantina di negozi. Nel frattempo, i lavoratori continuano nell'incertezza e nella disperazione a lavorare senza stipendio da gennaio, senza ammortizzatori sociali e senza risposte.
  Chiediamo, quindi, che il Ministro dello sviluppo economico intervenga con urgenza e dia risposta alla nostra interrogazione, Pag. 51per far sì che l'universo del risparmio non si faccia, ancora una volta, sulla pelle dei lavoratori.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza inoltrerà il sollecito.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 13 marzo 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2844-A - voto finale 446 439 7 220 290 149 76 Appr.
2 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. Ip 469 464 5 233 185 279 69 Resp.
3 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. IIp 469 442 27 222 442 69 Appr.
4 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. IIIp 473 467 6 234 170 297 69 Resp.
5 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. IVp 471 465 6 233 169 296 69 Resp.
6 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. Vp 465 457 8 229 168 289 69 Resp.
7 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. VIp 475 467 8 234 170 297 69 Resp.
8 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. VIIp 474 467 7 234 173 294 69 Resp.
9 Nom. Moz. Mantero e a 1-594 n.f. VIIIp 479 472 7 237 124 348 68 Resp.
10 Nom. Moz. Binetti e a 1-702 I p. 473 448 25 225 446 2 68 Appr.
11 Nom. Moz. Binetti e a 1-702 II p. 474 421 53 211 148 273 68 Resp.
12 Nom. Moz. Rondini e a 1-703 nf rif I p. 473 452 21 227 448 4 68 Appr.
13 Nom. Moz. Rondini e a 1-703 nf rif II p 474 472 2 237 63 409 68 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Nicchi e a 1-706 rif. I p. 473 357 116 179 56 301 68 Resp.
15 Nom. Moz. Nicchi e a 1-706 rif. II p. 473 423 50 212 421 2 68 Appr.
16 Nom. Moz. Nicchi e a 1-706 rif. III p. 470 420 50 211 127 293 68 Resp.
17 Nom. Moz. Nicchi e a 1-706 rif. IV p. 469 417 52 209 125 292 68 Resp.
18 Nom. Moz. Nicchi e a 1-706 rif. V p. 472 422 50 212 127 295 68 Resp.
19 Nom. Moz. Nicchi e a 1-706 rif. VI p. 469 419 50 210 122 297 68 Resp.
20 Nom. Moz. Palese e a 1-707 I p. 470 400 70 201 396 4 68 Appr.
21 Nom. Moz. Palese e a 1-707 II p. 472 464 8 233 177 287 68 Resp.
22 Nom. Moz. Garavini e a 1-710 n.f. rif. 468 460 8 231 392 68 68 Appr.
23 Nom. Moz. Vargiu e a 1-715 rif. 468 443 25 222 443 68 Appr.
24 Nom. Moz. Rampelli e a 1-736 I p. 467 442 25 222 437 5 69 Appr.
25 Nom. Moz. Rampelli e a 1-736 II p. 463 435 28 218 108 327 69 Resp.
26 Nom. Moz. Di Lello e a 1-759 461 366 95 184 358 8 69 Appr.