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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 349 di venerdì 12 dicembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Dorina Bianchi, Bindi, Michele Bordo, Brunetta, Dambruoso, D'Uva, Epifani, Ferranti, Fico, Fontanelli, Manciulli, Mannino, Mattiello, Pisicchio, Rampelli, Rostan, Sanga, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 20 GENNAIO 2015

Annunzio di petizioni (ore 9,05).

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario di Presidenza a dare lettura delle petizioni pervenute, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

Testo sostituito con l'errata corrige del 20 GENNAIO 2015   GIANNI MELILLA, Segretario, legge:
   SALVATORE ACANFORA, da Roma, chiede:
    la riduzione degli spazi pubblicitari all'interno dei canali della RAI (791) – alle Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti);
    provvedimenti a tutela degli immigrati vittime di incidenti sul lavoro (792) – alla XI Commissione (Lavoro);
    misure per contrastare i furti d'auto e le truffe perpetrate tramite falsi incidenti stradali (793)alla II Commissione (Giustizia);
    l'introduzione di un tetto massimo per gli stipendi dei dirigenti pubblici e privati (794) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro);
    interventi per la riduzione delle imposte sulle vincite da gioco (795) – alla VI Commissione (Finanze);
    iniziative per il rientro in Italia dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e degli altri cittadini italiani detenuti all'estero (796)alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   ROBERTO NISI, da Frosinone, e numerosi altri cittadini chiedono l'introduzione di un termine definito per l'esame, da parte del magistrato di sorveglianza, delle istanze di liberazione anticipata (797) – alla II Commissione (Giustizia);Pag. 2
   ETTORE LOMAGLIO SILVESTRI, da Bari, chiede il rafforzamento delle misure in materia di incandidabilità di chi è sottoposto a procedimento penale per associazione a delinquere (798) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede:
    misure per garantire l'identificabilità del personale delle Forze di polizia impiegato in attività di ordine pubblico (799) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    iniziative per l'attivazione dei fondi di previdenza complementare per il personale del comparto sicurezza e difesa (800) – alla XI Commissione (Lavoro);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Campania (801) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   ANTONIO MORONE, da Roma, chiede l'attribuzione ai giudici di pace di tutte le funzioni svolte dai giudici di primo grado in sede civile e il transito di questi ultimi negli organi giudiziari civili di secondo grado (802) – alla II Commissione (Giustizia);
   FRANCO FASCETTI, da Roma, chiede provvedimenti a tutela degli animali selvatici (803) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   RAFFAELE IMPERIO, da Roma, chiede misure per incentivare gli investimenti degli enti gestori delle strade in interventi volti ad aumentare la sicurezza stradale (804) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   STEFANIA SANTOVECCHI, da Firenze, chiede disposizioni in materia di regolazione dei rapporti tra i cittadini che aderiscono a una confessione religiosa e gli enti esponenziali della medesima confessione (805) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   PIER ANGELO BERTOLOTTI, da Capriano del Colle (Brescia), chiede l'istituzione di una lotteria in cui sono messi in palio immobili inutilizzati (806) – alla VI Commissione (Finanze);
   BENITO ALBERTO RUIU, da Carate Brianza (Monza e Brianza), chiede nuove norme in materia di edilizia popolare per garantire il diritto alla casa alle famiglie meno abbienti (807) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   GOFFREDO COSTA, da Mugnano di Napoli (Napoli), chiede la riforma della giustizia militare (808) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IV (Difesa);
   ANDREA MARCHIORI, da Macerata, chiede che le sentenze di estinzione del reato per prescrizione non contengano la formula di intestazione «in nome del popolo italiano» (809) – alla II Commissione (Giustizia);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede iniziative per il potenziamento dei controlli in materia di limiti alla trasmissione televisiva di programmi con contenuti a sfondo sessuale nella «fascia protetta» (810) – alla VII Commissione (Cultura);
   MARIA RIZZOTTO, da Catania, chiede l'istituzione di agenzie regionali per la gestione delle emergenze sanitarie (811) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   DIEGO CARMENATI, da Laveno (Varese), chiede l'introduzione del divieto di compravendita degli animali di affezione (812) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   DONATA NOVA MICUCCI, da Torino, e numerosissimi altri cittadini chiedono iniziative per la difesa del diritto alla segretezza del parto, la tutela della salute delle donne e il futuro dei bambini non riconosciuti (813) – alla II Commissione (Giustizia).
  GIANNI MELILLA, Segretario, legge:
   SALVATORE ACANFORA, da Roma, chiede:
    la riduzione degli spazi pubblicitari all'interno dei canali della RAI (791) – alle Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti);
    provvedimenti a tutela degli immigrati vittime di incidenti sul lavoro (792) – alla XI Commissione (Lavoro);
    misure per contrastare i furti d'auto e le truffe perpetrate tramite falsi incidenti stradali (793)alla II Commissione (Giustizia);
    l'introduzione di un tetto massimo per gli stipendi dei dirigenti pubblici e privati (794) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro);
    interventi per la riduzione delle imposte sulle vincite da gioco (795) – alla VI Commissione (Finanze);
    iniziative per il rientro in Italia dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e degli altri cittadini italiani detenuti all'estero (796)alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   ROBERTO NISI, da Frosinone, e numerosi altri cittadini chiedono l'introduzione di un termine definito per l'esame, da parte del magistrato di sorveglianza, delle istanze di liberazione anticipata (797) – alla II Commissione (Giustizia);Pag. NaN
   ETTORE LOMAGLIO SILVESTRI, da Bari, chiede il rafforzamento delle misure in materia di incandidabilità di chi è sottoposto a procedimento penale per associazione a delinquere (798) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede:
    misure per garantire l'identificabilità del personale delle Forze di polizia impiegato in attività di ordine pubblico (799) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    iniziative per l'attivazione dei fondi di previdenza complementare per il personale del comparto sicurezza e difesa (800) – alla XI Commissione (Lavoro);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Campania (801) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   ANTONIO MORONE, da Roma, chiede l'attribuzione ai giudici di pace di tutte le funzioni svolte dai giudici di primo grado in sede civile e il transito di questi ultimi negli organi giudiziari civili di secondo grado (802) – alla II Commissione (Giustizia);
   FRANCO FASCETTI, da Roma, chiede provvedimenti a tutela degli animali selvatici (803) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   RAFFAELE IMPERIO, da Roma, chiede misure per incentivare gli investimenti degli enti gestori delle strade in interventi volti ad aumentare la sicurezza stradale (804) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   PATRIZIA SANTOVECCHI, da Firenze, chiede disposizioni in materia di regolazione dei rapporti tra i cittadini che aderiscono a una confessione religiosa e gli enti esponenziali della medesima confessione (805) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   PIER ANGELO BERTOLOTTI, da Capriano del Colle (Brescia), chiede l'istituzione di una lotteria in cui sono messi in palio immobili inutilizzati (806) – alla VI Commissione (Finanze);
   BENITO ALBERTO RUIU, da Carate Brianza (Monza e Brianza), chiede nuove norme in materia di edilizia popolare per garantire il diritto alla casa alle famiglie meno abbienti (807) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   GOFFREDO COSTA, da Mugnano di Napoli (Napoli), chiede la riforma della giustizia militare (808) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IV (Difesa);
   ANDREA MARCHIORI, da Macerata, chiede che le sentenze di estinzione del reato per prescrizione non contengano la formula di intestazione «in nome del popolo italiano» (809) – alla II Commissione (Giustizia);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede iniziative per il potenziamento dei controlli in materia di limiti alla trasmissione televisiva di programmi con contenuti a sfondo sessuale nella «fascia protetta» (810) – alla VII Commissione (Cultura);
   MARIA RIZZOTTO, da Catania, chiede l'istituzione di agenzie regionali per la gestione delle emergenze sanitarie (811) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   DIEGO CARMENATI, da Laveno (Varese), chiede l'introduzione del divieto di compravendita degli animali di affezione (812) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   DONATA NOVA MICUCCI, da Torino, e numerosissimi altri cittadini chiedono iniziative per la difesa del diritto alla segretezza del parto, la tutela della salute delle donne e il futuro dei bambini non riconosciuti (813) – alla II Commissione (Giustizia).

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Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale la deputata Colomba Mongiello, in sostituzione del deputato Siro Marrocu, dimissionario.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative di competenza per far fronte alla grave situazione di inquinamento dell'aria in provincia di Siracusa – n. 2-00759)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Amoddio n. 2-00759, concernente elementi ed iniziative di competenza per far fronte alla grave situazione di inquinamento dell'aria in provincia di Siracusa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Amoddio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SOFIA AMODDIO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Velo in qualità di sottosegretario, nell'illustrare l'interpellanza urgente devo dire che è veramente da definire urgente, perché quotidianamente, a Siracusa, nel polo industriale che riguarda i comuni di Augusta, Melilli, Priolo e Siracusa, quasi giornalmente, ormai da tempo, si è sottoposti a miasmi provenienti dalla zona industriale, che determinano veramente immissioni olfattive ormai intollerabili.
  In particolare, nell'ottobre 2013 centinaia di cittadini hanno presentato un esposto in procura per ottenere chiarezza sul fenomeno dei cattivi odori e sull'attendibilità dei controlli. I dati forniti dall'ARPA di Siracusa hanno evidenziato evidenti sforamenti dei valori di anidride carbonica, di idrogeno solforato e di idrocarburi non metanici. Tengo a sottolineare che tutte queste sostanze non sono certamente dovute al traffico veicolare, ma sono sostanze inquinanti provenienti dal polo industriale.
  I valori sono impietosi, soprattutto è spropositato il valore degli idrocarburi non metanici, superiore di quattro volte il limite di legge, così come dell'idrogeno solforato: in una media oraria che dovrebbe toccare al massimo 30 microgrammi, si è arrivati ad un rilievo esagerato di 60 microgrammi.
  È in corso il riesame delle autorizzazioni integrate ambientali per l'esercizio degli stabilimenti industriali; devo dire onestamente che, fino a qualche settimana fa, a Siracusa era stato negato di entrare nel tavolo dell'AIA (autorizzazione integrata ambientale), ma, dopo la presentazione di questa interpellanza urgente, a Siracusa è arrivata l'autorizzazione per essere inserita nel tavolo AIA. Quindi, questo punto della mia interpellanza è stato superato.
  Il comune di Melilli, comunque, ha richiesto, nel tavolo AIA, di inserire cinque proposte propedeutiche ad un maggiore controllo dell'ambiente; sono proposte necessarie, ovvero: inserire nelle torce presenti delle zone industriali un sistema di videosorveglianza, con la possibilità di registrare le immagini e di archiviare le stesse; inserire delle termocamere per il rilevamento del corretto funzionamento delle fiamme e sensori acustici in sala di controllo in caso di spegnimento delle fiamme; dotare di idonee coperture le vasche degli impianti e installare sistemi di captazione e di convogliamento dei vapori liberati, perché è proprio questo che fa poi produrre i miasmi e quindi le puzze in città, non solo a Siracusa.Pag. 4
  Questi, Presidente, onorevoli colleghi, sono norme ed accorgimenti estremamente necessari e indispensabili per il famoso nesso di causalità, perché nella zona industriale Siracusa-Melilli-Priolo-Augusta insistono numerose aziende di raffinazione e, finché non saranno installati questi sistemi all'interno del polo industriale, sarà impossibile attribuire il nesso di causalità di chi produce queste sostanze e quindi i miasmi nell'aria.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha negato la partecipazione – ripeto – di Siracusa, ma questo tema è superato perché nelle more è stata inserita al tavolo AIA.
  La tutela dell'ambiente è una tutela costituzionalmente garantita dallo Stato e su ogni attività amministrativa e di controllo è lo Stato che deve garantire la tutela della salute dei cittadini e – lo dico senza esagerazione – nella provincia di Siracusa si registrano numerosissimi, centinaia di casi di malati di tumore, tant’è che ogni mese ad Augusta in particolare, in una chiesa di Augusta, il prete, padre Palmiro Presutto, legge le centinaia di morti di tumore che ogni mese si aggiungono ad un elenco già infinito.
  I valori limite d'emissione del codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006) indicano per ogni sostanza inquinante la massima quantità che può essere immessa nell'atmosfera. Tutti questi valori sono sforati di gran lunga ogni periodo.
  Nel 2013 l'Organizzazione mondiale della sanità rilevava l'inverosimiglianza e l'attendibilità dei monitoraggi effettuati in provincia di Siracusa.
  Noi chiediamo, con questa interpellanza urgente, di istituire un sistema di monitoraggio estremamente necessario che si chiama SIMAGE, che è il Sistema integrato di monitoraggio ambientale e gestione delle emergenze, così come è stato inserito e fatto a Porto Marghera, perché Siracusa è una zona ad alto rischio industriale, ad alto rischio sismico, ad alto rischio vulcanico, ad alto rischio di tutti i tipi.
  Inoltre, abbiamo chiesto nell'interpellanza urgente di capire quali bonifiche sono state fatte e quali soldi sono stati spesi, perché, in base ad un accordo di programma, erano stati assegnati 106 milioni di euro – nell'ultimo accordo di programma del 2008 – e ancora siamo in attesa degli interventi di bonifica. Quanti soldi sono stati spesi ? Quanti soldi sono rimasti ? Quali bonifiche sono state fatte ? A tutto questo lo Stato non ha ancora dato alcuna risposta.
  Ancora: io chiedo nell'interpellanza urgente se il Ministro non intenda sostituirsi alla regione Sicilia, che è veramente una regione omissiva e latitante – e non uso a caso queste parole –, perché non ha ancora attuato un piano di qualità dell'aria e non ha ancora attuato un progetto di risanamento ambientale né un progetto di bonifiche, così come un progetto di bonifiche attuale, dopo la sentenza del TAR di Catania, manca anche presso il Ministero dell'ambiente. A questo ed altro, così come è scritto nell'interpellanza urgente, chiedo che venga data risposta da parte del Ministro.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, colleghi, le questioni poste dalla collega Amoddio sono molte, quindi cercherò di riassumere succintamente, però il tema è complesso.
  Sulla base di un esposto presentato da centinaia di cittadini nel mese di ottobre 2013, la procura della Repubblica di Siracusa ha proceduto ad avviare vari procedimenti in relazione ai denunziati episodi di sforamento oltre i limiti tabellari delle emissioni in atmosfera delle sostanze inquinanti relative ai problemi delle bonifiche ambientali.
  In particolare, tutti i procedimenti penali traggono origine da segnalazioni, come diceva la collega, di odori molesti, di cattiva qualità dell'aria, di sfiaccolamenti Pag. 5più o meno prolungati, con emissioni di fumi neri e visioni di fiamme alte che si sviluppano dalle torce. Spesso tali fenomeni sono stati segnalati in orario serale, notturno e nei fine settimana.
  L'Ufficio inquirente, peraltro, dispone di un gruppo specializzato di magistrati cui sono assegnati – con criteri automatici – i procedimenti di indagine in materia ambientale, nonché di un Nucleo investigativo circondariale per la tutela ambientale e sanitaria, nel quale lavora personale di polizia giudiziaria specializzato, appunto, nelle materie ambientali.
  Alla luce di questo, poiché la costituzione di parte civile può essere richiesta solo all'esito della conclusione delle indagini, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio e della contestazione del reato, si rassicura che sarà cura del Ministero dell'ambiente provvedere, a tempo debito, a tutte le necessarie valutazioni per l’ eventuale esercizio di tale rilevantissima e – sottolineo – irrinunciabile funzione istituzionale.
  Premesso ciò, si coglie l'occasione per rassicurare gli onorevoli interpellanti che tutte le osservazioni presentate al Ministero dell'ambiente dalle altre amministrazioni e dagli enti coinvolti, nonché dalle associazioni e singoli cittadini interessati, sono state regolarmente acquisite per essere fatte oggetto di attenta valutazione nel corso del procedimento di riesame delle autorizzazioni integrate ambientali. Di esse, peraltro, è stata data idonea pubblicità attraverso la loro pubblicazione sul sito web del Ministero.
  Per quanto attiene alla partecipazione del comune di Siracusa, va precisato che esso era stato in precedenza escluso in quanto i comuni chiamati a partecipare ai procedimenti amministrativi riguardanti il rilascio dell'AIA o il riesame o la modifica delle stesse, sono quelli territorialmente competenti ovvero quelli in cui ricade l'installazione soggetta ad AIA o parte di essa, in particolare le attività accessorie tecnicamente connesse.
  Pertanto, poiché ad oggi parte della raffineria della ISAB Srl insiste sul territorio del comune di Siracusa, stante l'entrata in esercizio nello scorso mese di ottobre del nuovo impianto di recupero vapori ubicato sul pontile di Santa Panagia, lo stesso comune di Siracusa verrà regolarmente convocato alla Conferenza dei servizi relativa al procedimento di riesame riferito alle emissioni di idrogeno solforato degli impianti delle società ISAB Srl, ISAB Energy, ESSO Srl.
  Lo stesso comune, altresì, verrà successivamente coinvolto anche nei procedimenti di riesame complessivo delle raffinerie delle società ISAB Srl ed ESSO da avviare d'ufficio a seguito dell'emanazione della decisione di esecuzione delle «Conclusioni sulle migliori tecniche disponibili», in acronimo BAT, concernenti la raffinazione di petrolio e di gas, ai sensi della direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea lo scorso 9 ottobre.
  In merito alle ipotesi circa la necessità improcrastinabile di attivare presso l'area interessata un sistema di monitoraggio simile a quello in uso a Porto Marghera, appunto, come riferiva la collega Amoddio, il cosiddetto SIMAGE (Sistema integrato di monitoraggio ambientale e gestione delle emergenze), mi pregio di riferire che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è favorevole, per principio, all'adozione di tutte le iniziative finalizzate al monitoraggio delle emissioni di qualsivoglia natura per prevenire l'inquinamento e i rischi, per le persone e il territorio, connessi alle attività industriali e alla movimentazione di sostanze pericolose.
  Interpellata sul punto, la regione Sicilia, che ha espresso i medesimi auspici, ha riferito che tale iniziativa, peraltro già programmata sebbene in uno scenario a medio termine, potrebbe essere oggetto di attenta valutazione nell'ambito di un già proposto potenziamento di tutte le strutture dell'ARPA Sicilia; potenziamento che si rende oramai necessario per far fronte alla sempre maggiore estensione degli ambiti di intervento della medesima Agenzia su scala regionale.Pag. 6
  Per quanto attiene, in ultimo, all'eventuale sussistenza dei presupposti per l'applicazione dei poteri sostitutivi, così come richiamati nell'interpellanza, corre l'obbligo di evidenziare che ad oggi tale potere non è mai stato esercitato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria. L'azione ministeriale, infatti, nel corso degli anni si è sempre sviluppata tramite un costante e continuativo dialogo con le regioni nell'ambito del tavolo di coordinamento della qualità dell'aria, attivo sin dal 2003, e istituzionalizzato a partire dal 2010 con il decreto legislativo n. 155. L'operato del coordinamento è stato fondamentale ai fini dell'omogeneizzazione delle azioni regionali in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria. Anche presso la regione siciliana tale iniziativa ha consentito di raggiungere importanti risultati, quali la predisposizione della nuova zonizzazione del territorio, la predisposizione del progetto di adeguamento della rete di monitoraggio della qualità dell'aria e l'inventario delle emissioni in atmosfera per l'anno 2005, attualmente in fase di aggiornamento.
  Ciò premesso, risulta comunque evidente un ritardo, un preoccupante ritardo – aggiungo – da parte della regione siciliana nel completamento delle altre attività previste dalla normativa nazionale e comunitaria in materia di qualità dell'aria, quale l'adozione del piano regionale di risanamento, e ciò potrebbe determinare, qualora si ritenesse opportuno all'esito di un'attenta valutazione delle circostanze, l'esercizio, appunto, dei poteri sostitutivi. Di questo, come sa bene l'onorevole Amoddio, abbiamo discusso in una apposita riunione al Ministero.
  Aggiungo, rispetto alla nota scritta, che alle preoccupazioni sulla salute si devono affiancare le preoccupazioni sull'eventuale avvio di una procedura di infrazione europea, perché su questa materia noi abbiamo l'obbligo, e la regione Sicilia insieme al resto del Paese, di adeguarci a quanto previsto dalle norme comunitarie.
  Si aggiunge poi per completezza d'informazione, che in tale eventualità dovranno necessariamente essere coinvolti, a fianco al Ministero, istituti qualificati in materia, quali ISPRA ed ENEA.
  Aggiungo, ripeto, a voce, che la questione è di tale rilievo che credo si debba assolutamente attuare un percorso di collaborazione, ma anche di comune responsabilizzazione con la regione Sicilia, che sui temi sollevati dalla collega Amoddio e dagli altri interpellanti ha la titolarità di mettere in atto le azioni che riguardano il sistema di monitoraggio della qualità dell'aria, per non parlare – e non sono oggetto di questa interpellanza – i temi, accennati nelle premesse, relativi all'attuazione dell'accordo quadro e il programma di bonifica del SIN. I 106 milioni di euro a cui faceva riferimento, che, se non adeguatamente spesi, se non adeguatamente impegnati in un apposito accordo di programma, che deve essere sottoscritto e su cui il Ministero ha già fatto una proposta, da tempo, alla regione, rischiano di perdersi come risorse e soprattutto di procrastinare ulteriormente gli interventi di bonifica previsti.

  PRESIDENTE. La deputata Amoddio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SOFIA AMODDIO. Presidente, intendo intervenire. Ringrazio l'onorevole Velo per l'attenzione che ha posto a questo problema, anche perché, come accennava lei in Aula, c’è stata una riunione presso il Ministero dell'ambiente. Non mi ritengo assolutamente soddisfatta della risposta perché l'interpellanza urgente si conclude con precise richieste. In ordine alla costituzione nel processo, che in questo momento è solamente in fase di indagine, tengo a precisare che non ho mai scritto nell'interpellanza urgente che lo Stato si costituisca parte civile, perché la parte civile si può costituire solo, ovviamente, in un processo già in atto, iniziato. Io chiedo che lo Stato, attraverso l'Avvocatura distrettuale dello Stato possa esercitare le facoltà e i diritti connessi alla persona Pag. 7offesa. In questo momento, lo Stato, alla procura della Repubblica di Siracusa, può depositare una nomina di persona offesa e così essere informato di ogni iter e passo del procedimento, soprattutto quando ci sarà il rinvio a giudizio, se ci sarà, e la chiusura delle indagini. Quindi, chiedo che lo Stato depositi una nomina di persona offesa, che può ovviamente depositare memorie difensive, eccetera, su questo procedimento già aperto alla procura di Siracusa. Inoltre, non sono assolutamente soddisfatta perché mi rendo conto che è stato detto che il sistema Simage sia favorevole all'installazione di questo sistema anche attraverso il potenziamento delle strutture Arpa Sicilia, solo che c’è un punto fondamentale: qui abbiamo bisogno di certezze e di tempi certi, perché il SIN, sito di interesse nazionale, il sito industriale della provincia di Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli, è già costituito ormai dal 1991, e dal 1991 si inquina in questo territorio e dal 1991, nonostante tantissime leggi, il codice dell'ambiente, eccetera, oggi ci sono gravi, gravi rischi di tutela della salute e del territorio. Questo non lo dico io, ma è sancito anche da una sentenza del TAR di Catania, così come per quanto riguarda l'estremo inquinamento delle falde, della terra, del mare e delle acque marine. Ancora, non sono assolutamente soddisfatta perché, laddove chiedo i poteri sostitutivi dello Stato (lo Stato si può sostituire alla regione per adottare il piano di risanamento della qualità dell'aria), non a caso dicevo che la regione è omissiva e latitante, perché l'ultimo piano di risanamento della qualità dell'aria risale al 2007. Da allora la regione Sicilia è completamente ferma, nonostante le sollecitazioni e le richieste da parte di associazioni ambientaliste e da parte della sottoscritta. L'onorevole Velo ovviamente ritiene e dice qui in Aula che questo è possibile, allora chiedo veramente che questo venga attuato, che vengano attuati i poteri sostitutivi dello Stato. Anche se non è stato mai fatto in Italia, questo, forse questo, è il momento di agire e di farlo per la regione Sicilia, soprattutto perché, lo ricordo all'onorevole Velo, siamo in procedura di infrazione europea e a questa procedura di infrazione europea dobbiamo dare una risposta certa.
  La questione è di rilievo estremo. Per quanto riguarda i 106 milioni che erano stati stanziati per le bonifiche di questo grandissimo territorio industriale – siamo il primo sito industriale in Europa: in Sicilia, Siracusa è il più grande sito industriale in Europa – se non adeguatamente impegnati sull'accordo di programma, rischiamo di perderli: questo sarebbe un gravissimo danno per l'ambiente, ripeto, e per la salute dei cittadini che risiedono in questo territorio, che sono veramente tanti. È un territorio di 10 mila metri quadri; questo solamente per via terra, lasciando perdere l'estensione a mare, eccetera.
  Io, ripeto, insisto nelle mie richieste, e insisto che il Governo dia una risposta ancora più ferma e dettagliata, e che convochi immediatamente la regione Sicilia ad un tavolo presso il Ministero dell'ambiente, per evitare rischi – e non sono veramente esagerata – come il caso Ilva e come tanti altri casi in Italia.

(Chiarimenti in merito alla possibilità che la Sardegna sia individuata come sito idoneo per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi – n. 2-00774)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili n. 2-00774, concernente chiarimenti in merito alla possibilità che la Sardegna sia individuata come sito idoneo per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO PILI. Presidente, onorevole sottosegretario, come si potrà leggere dall'interpellanza urgente, questo non è semplicemente un atto di sindacato ispettivo, ma è un atto che punta a dare al Governo un monito molto chiaro e molto netto su Pag. 8una questione che in questi giorni dovrà essere affrontata dal Consiglio dei ministri e dal Governo nella sua interezza. È un monito al Governo: questa interpellanza non soltanto pone dei quesiti, ma traccia alcune questioni fondamentali su un tema così delicato come la realizzazione nel nostro Paese di un deposito unico nazionale di scorie nucleari. Un tema che ha già negli anni passati suscitato, in Sardegna in particolar modo, reazioni ferme e decise, sino ad arrivare anche ad un referendum popolare, ovviamente abbondantemente stravinto dai contrari a questo tipo di soluzione.
  Io spero – e lo dico in premessa, illustrando l'interpellanza – che il Governo non faccia appello a quella annosa piaga della politica: «non sapevo», «non conoscevo», «nessuno me lo ha detto», «non abbiamo ancora la certezza sul da farsi». Io spero che il sottosegretario abbia oggi un pieno mandato, per dare delle risposte chiare, in maniera inequivocabile, su un tema sul quale non è consentito ancora tergiversare.
  Il 31 di questo mese scadrà il termine legislativo che la legge che il Parlamento ha approvato indica come traguardo perché la Sogin presenti al Governo il memorandum, sostanzialmente il percorso per individuare il sito unico nazionale. Si tratta di un'interpellanza che chiede chiarezza: che dica già oggi, senza aspettare, perché tutti noi sappiamo che il Governo ha già in mano le regioni, che sono state indicate nel range, che possono essere individuate per «ospitare» questo deposito unico nazionale. Occorre sapere cosa intende fare il Governo, per evitare che capiti, come è capitato altre volte, che questa partita venga preclusa alla parte politica e venga invece sostanzialmente ricondotta soltanto su un versante tecnico.
  Qui c’è un aspetto tecnico, ma ve n’è uno politico sostanziale, e dietro questo elemento sostanziale ci sono gli affari. Ci sono le lobby nucleariste che stanno spingendo ancora una volta sul Governo, sul Parlamento per realizzare questo deposito unico nazionale. Io mi permetterò succintamente di illustrare anche le ragioni di contrarietà al deposito unico nazionale, per tutto quello che sta succedendo nel mondo, per la tecnologia che avanza, per un errore strategico che rischiamo di compiere.
  Spero che il Governo abbia le idee chiare; e spero che abbia risposte convincenti, perché non si chiede al Governo in quale data verrà fatto il deposito unico nazionale.
  Si chiede di dire che la Sardegna è a priori esclusa, per tutta una serie di ragioni tecniche, politiche e costituzionali, da questa possibilità che viene in qualche modo, in questi giorni paventata anche dall'ISPRA, che ha fatto una mappa sul piano tecnico che porta tutto a ricondurre a determinate aree del Paese. Abbiamo bisogno di risposte convincenti, che dicano con estrema chiarezza come sul piano politico, ancor prima che quello tecnico, il Governo voglia dare compiuta risposta a questa interpellanza. Abbiamo bisogno di un mandato pieno del Governo, per escludere senza «se» e senza «ma» la Sardegna da questa scellerata strategia di realizzare in Italia un deposito unico di scorie nucleari.
  Se ha un mandato pieno, il sottosegretario lo dica con estrema chiarezza e mi permetterò di dire in premessa quali sono le ragioni che ci inducono a dire, a sostenere e a chiedere al Governo un impegno netto, chiaro su questo tema.
  Le ragioni sono tre fondamentalmente per quanto riguarda il tema «mai scorie nucleari in Sardegna». Il primo è tecnico, perché si rileva in tutto il mondo che non è pensabile utilizzare una regione insulare e quindi con un trasporto di queste scorie oltre la crosta terrestre e soprattutto attraversando il mare, cosa che ha già suscitato negli anni passati davvero grandi preoccupazioni per l'utilizzo anche dei fondali marini per scaricare questo tipo di rifiuti. Una regione insulare, che è per antonomasia una regione con lo scorrimento dell'acqua carsica, cioè vi è una condizione geologica che consente di dire che la Sardegna è una delle regioni più carsiche, dove lo scorrimento dell'acqua è in sotterraneo e quindi non decifrabile, Pag. 9non verificabile e non controllabile da nessun punto di vista, quindi un elemento che già di per sé escluderebbe sul piano tecnico – e mi voglio soffermare soltanto un attimo rispetto a questo – la Sardegna come sito per un deposito di scorie nucleari.
  Poi c’è quella partita delle qualità ambientali naturali che non possono essere alterate, né sul piano della percezione, né sul piano sostanziale della dislocazione di quell'aspetto in Sardegna.
  Poi c’è il tema giuridico: essendo la Sardegna una regione a statuto speciale ha delle peculiarità – che cercherò poi nel dettaglio di affrontare – che possono escludere a priori l'individuazione di un sito di quella portata anche perché nel luglio del 2003, a mia firma, ci fu una legge regionale che sostanzialmente vietava l'accesso di qualsiasi tipo di scorie in quella regione, richiamando le prerogative statutarie e costituzionali di quella regione.
  Poi c’è un tema che per quanto mi riguarda è quello più importante e che scavalca quello tecnico e quello costituzionale, che è quello politico, perché la Sardegna è stata in questi ultimi secoli vessata dallo Stato: lo Stato italiano ha scelto la Sardegna come una colonia dai tempi di Cavour, quando i decreti scelsero di cancellare 200 mila ettari di forestazione da dare ai privati, deforestando totalmente la Sardegna, dislocando in Sardegna 450 mila ettari di aree inquinate, dalla petrolchimica in poi sino ai giorni nostri, che sono stati devastati sul piano ambientale e nessuna bonifica è stata fatta, per arrivare ai 35 mila ettari di aree militari che vengono devastate a colpi di uranio impoverito e di torio.
  E ci sono ragioni di natura nazionale, di natura generale, di un «no» al deposito unico nazionale e cercherò anche in questo caso di spiegare perché. Cito solo Scanzano ionico, nel 2003, l'individuazione di quel sito: 7 mila abitanti bloccarono una scelta del Governo, un Governo in carica, autorevole, che fu sostanzialmente rispedito al mittente da 7 mila abitanti. Immaginatevi 1 milione 650 mila sardi che non consentiranno mai questo tipo di passaggio cosa significa sul fronte della scelta politica. Allora, che fare ? Fare quello che sostanzialmente dice il mondo accademico internazionale; nei giorni scorsi, in audizione al Senato, il Ministro dell'ambiente ha ascoltato le parole autorevoli del Nobel Carlo Rubbia, che ha detto: attenzione, non bisogna percorrere strade vecchie, ma bisogna traguardare orizzonti nuovi.
  E gli orizzonti nuovi sono quelli che consentono di abbattere la radioattività delle scorie, per arrivare non ai 100 mila anni necessari per abbattere, appunto, la radioattività, ma per trovare sistemi che in Italia già nel 2003 l'ENEA stava percorrendo e che le lobby nucleariste, dentro quel Governo e nell'apparato politico nazionale, avevano impedito di percorrere.
  Quindi, è evidente che su questo fronte – va detto con estrema chiarezza e sin da subito – non ci possono essere strade alternative a una dislocazione in quelle aree, che sono già impegnate, sostanzialmente, con le ex centrali nucleari sotto il profilo del presidio attivo, del presidio di sicurezza e della scelta a monte di dislocare in quelle aree, appunto, le centrali nucleari, la località, la localizzazione puntuale, così come sta avvenendo. Non si spiegherebbe diversamente che a Latina – e cito il caso di Latina per esempio – sia stato realizzato un deposito di scorie nucleari, che da quattro anni è, sì, realizzato, ma totalmente inutilizzato. È stato realizzato con centinaia di milioni di euro di investimenti – e sottolineo la parola «investimenti», se non affari – che si stanno realizzando in Piemonte e che si stanno realizzando in altre parti d'Italia, nelle prospettive della stessa Sogin. Queste sono tutte ragioni che non possono essere assolutamente sottaciute.
  Ed è evidente che non possiamo accettare un piano davvero devastante come quello che viene proposto, perché è altrettanto evidente che abbiamo davanti a noi una scelta radicale per il futuro del nostro Paese, per la percezione che si ha del sistema di gestione degli apparati nucleari nel nostro Paese. Basterebbero i dati che Pag. 10sono sotto gli occhi di tutti, per esempio quelli della gestione, da parte di Sogin, di questo apparato.
  Voi sapevate che entro il 2015 doveva essere sostanzialmente smantellato tutto il sistema, 2015-2020, delle centrali nucleari ? E che era previsto uno stanziamento di circa 3,6 miliardi di euro per il completo smantellamento delle centrali nucleari ? Ebbene, ad oggi la linea di traguardo della Sogin non è più il 2015-2020, ma è il 2029, e la previsione di spesa non è più di 3,6 miliardi, ma di 7,5 miliardi di euro. Cioè, è più che raddoppiato il sistema che doveva prevedere il decommissioning, cioè lo smaltimento delle centrali nucleari. Per fare che cosa ? Per fare un deposito unico nazionale dal costo di 2,5 miliardi. Da allocare dove ? Da allocare in un sito che vedrà concentrate le scorie, quindi con il trasferimento dalle altre località dove queste scorie si trovano, in una determinata zona, che oggi il Governo ha la responsabilità politica di individuare. Tutte realtà che non possono essere sottaciute e che hanno bisogno di risposte concrete.
  Il Governo ha davanti a sé tre strade. La prima è quella che hanno perseguito i Governi precedenti, fallimentare, e cioè di tentare sino alla fine di realizzare il deposito unico nazionale. Il Governo commetterebbe un errore strategico fondamentale perché non ci riuscirebbe comunque, per le avversità e perché non penso che i militari spareranno contro i cittadini della Sardegna o di qualsiasi altra parte d'Italia. Penso che sarà una realizzazione, sul piano tecnico, scellerata, così come dicono tutti quelli che si stanno concentrando sul tema delle valutazioni tecnico-scientifiche. In tutta Europa, dalla Germania sino alla Francia, si sta riconsiderando il concetto del deposito unico nazionale che, seppure imposto da logiche europee che sono comunque datate e che sono state recepite in Italia con grande ritardo, hanno bisogno di un'evoluzione tecnico-scientifica, considerazioni che, invece, in questi ambienti, in questo Parlamento, in questo Governo, non si stanno facendo. Occorre poi tenere conto di quelle prerogative che sono alla base delle scelte che il Governo deve fare, cioè rispetto delle popolazioni, rispetto delle comunità locali.
  Se questo primo concetto è chiaro, è evidente che bisogna andare alla seconda fase, che è quella di individuare una soluzione alternativa, che è fatta in due tempi: la prima, quella di individuare, nelle località dove già sono state realizzate le centrali nucleari, la possibilità di realizzare dei depositi, che possono essere marginali, che possono essere soltanto indicati da quelle aree che sono, appunto, quelle preposte ad ospitare le centrali nucleari, senza movimentare ulteriormente quelle scorie nucleari e mettendoci nelle condizioni di dare delle risposte compiute, anche sul piano della sicurezza delle stesse aree che hanno ospitato quelle centrali nucleari.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MAURO PILI. Concludo Presidente. Il terzo aspetto è appunto quello di individuare soluzioni tecnico-scientifiche che vedano l'Italia non con operazioni di retroguardia, ma di avanguardia, non soggetti che guardano indietro, ma che guardano avanti. In questa direzione, il Governo deve dare risposte chiare e nette.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il procedimento normativo che disciplina il percorso procedimentale volto alla ricerca e alla individuazione del sito più idoneo per l'ubicazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è stato tracciato, già da tempo, con il decreto legislativo n. 31 del 2010. La realizzazione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi presenti nel nostro Paese, siano essi derivanti dal pregresso programma nucleare che dalle innumerevoli attività sanitarie, industriali e Pag. 11di ricerca in corso, deriva dalla necessità di assicurare una definitiva gestione in sicurezza di tali rifiuti a tutela delle presenti e delle future generazioni, oltre che da precisi e ineludibili impegni presi in sede comunitaria e internazionale.
  Riguardo alle possibili soluzioni alternative allo smaltimento, come l'abbattimento della radioattività citata dagli onorevoli interpellanti, è opportuno chiarire che si tratta di metodologie ancora in fase di studio e, comunque, non applicabili a rifiuti radioattivi prodotti nel passato, bensì solo a quelli di futura produzione.
  Le novità di rilievo sulla vicenda, rispetto a quanto già delineato nel corso della interrogazione a risposta immediata n. 3-00774, presentata dall'onorevole Pili sulla medesima tematica e alla quale il signor Ministro Galletti ha fornito risposta in Aula lo scorso 16 aprile, sono le seguenti. L'ISPRA, all'esito della consultazione con gli altri organismi scientifici nazionali (Enea, IGM, ISS, INGV e CNR), ha provveduto nel mese di giugno scorso alla elaborazione definitiva, dei «Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività», di cui alla Guida tecnica n. 29, pubblicati sul proprio sito istituzionale. Ciò ha consentito di avviare il processo di localizzazione di un'area di territorio da adibire appunto a deposito unico per i rifiuti radioattivi, da realizzare nell'ambito di un apposito parco tecnologico.
  Tale processo si articola in più fasi. La prima, ad oggi in corso, consiste nella individuazione, con la contestuale definizione di un eventuale ordine di priorità, di aree potenzialmente idonee. La seconda fase sarà finalizzata ad individuare, tra queste, i siti da sottoporre a indagini di dettaglio. La terza fase sarà finalizzata alla caratterizzazione tecnica di dettaglio di uno o più siti, per giungere, infine, alla scelta di quello ove realizzare il parco tecnologico, comprendente il deposito nazionale.
  Attualmente la Sogin (Società gestione impianti nucleari), in qualità di soggetto attuatore, sta ultimando la predisposizione della «Carta delle aree potenzialmente idonee», cioè la prima fase. Si prevede che tale proposta venga trasmessa all'ISPRA, quale autorità di regolamentazione competente, nei primi giorni del 2015, affinché ne validi i risultati cartografici e ne verifichi la coerenza con i criteri indicati nella Guida tecnica n. 29.
  Il documento proposto dalla Sogin verrà inoltrato ai Ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico affinché venga reso il necessario nullaosta al prosieguo della procedura di localizzazione. È, quindi, evidente che qualsiasi indicazione o supposizione in merito alla notorietà di aree potenzialmente idonee sia, al momento, da ritenersi prematura e infondata, così come, non trova riscontro l'avvenuta individuazione di sei regioni rispondenti ai requisiti richiesti, atteso che allo stato, nessuna regione italiana può ritenersi esclusa.
  Al fine di assicurare, comunque, la massima trasparenza e partecipazione nei confronti della popolazione, sarà garantita la possibilità di formulare eventuali osservazioni e proposte in una consultazione pubblica, da svolgersi nel rispetto dei principi e delle previsioni di cui alla legge n. 241 del 1990.
  Infatti, all'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010 si istituisce un percorso ampiamente trasparente e partecipativo, che, partendo dall'emanazione dei criteri tecnici di idoneità formulati dall'autorità di controllo, prevede successivi passaggi per la progressiva selezione dei siti, includendo una consultazione pubblica, sede di osservazioni da parte di regioni, enti locali e soggetti portatori di interessi qualificati, la promozione di un seminario nazionale, una valutazione di impatto ambientale e la ricerca di un'intesa con le regioni interessate.
  In sintesi, la localizzazione del parco tecnologico scaturirà solo a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprenderà la valutazione concertata di ogni elemento radiologico, territoriale e ambientale utile a selezionare il sito in maniera ottimale.

Pag. 12

  PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO PILI. Signor Presidente, come dire, il Governo non solo sfugge dalle sue responsabilità, ma lo fa con il sottosegretario che, anche di cognome, si chiama Velo, e quindi mette un «velo» pietoso su questa vicenda, scaraventa sul Governo un'ombra palese, evidente. Come si può e come può un Governo, che si dice autorevole, dire che, a 18 giorni dalla presentazione di un tema così delicato sul piano formale, non è a conoscenza delle regioni che sono state individuate ?
  Se questa è l'affermazione che il sottosegretario Velo pone in quest'Aula a nome di Renzi e compagni, è evidente che si tratta di un Governo totalmente inadeguato a svolgere il ruolo di governare il Paese. Infatti, se nega al Parlamento la conoscenza, a 18 giorni dalla presentazione, e quindi non ne ha seguito l'iter, non ne è a conoscenza, e vuole, sostanzialmente, derubricare questo tema in un angolo tecnico, è evidente che è un Governo totalmente inadeguato.
  E l'affermazione con la quale si dice che saranno i Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico, forse, nei primi giorni di gennaio, ad avere queste indicazioni, significa, ancora una volta, mettere un velo pietoso su una vicenda che già, come ha richiamato lo stesso sottosegretario, purtroppo, ha avuto dallo stesso Ministro risposte omissive e omertose sul tema dell'individuazione del sito.
  Ma cosa c’è da nascondere ? Vi è qualcosa che il Governo non si sente di affrontare con l'autorevolezza del percorso legislativo indicato ? Vi è forse qualche tema che ha timore di affrontare ? Io penso di sì: il tema delle lobby, delle lobby economiche. Vi è una difesa ad oltranza ! Quando il sottosegretario dice che, per quanto riguarda le tecnologie che prevedono l'abbattimento della radioattività, queste sono ancora tutte in fase sperimentale, però poi aggiunge «e queste, comunque, non riguardano le scorie esistenti», ma chi lo ha detto ? Ha per caso sentito il professor Carlo Rubbia, che nel 2003 ha avviato un processo tecnico-scientifico, attraverso l'Enea, per l'abbattimento della radioattività delle scorie esistenti ?
  Perché Rubbia, allora, da un Governo, quello di centrodestra, fu mandato via ? E perché un Governo di centrosinistra, di sinistra, come quello di oggi, avalla la tesi di chi mandò via Carlo Rubbia ? E per quale motivo in tutta Europa, in tutto il mondo, si parla di abbattimento delle scorie esistenti, e qui, invece, il sottosegretario dice «non abbiamo fatto ancora la sperimentazione, la sperimentazione non è avanzata, però già escludiamo...» ? Ma, se non avete fatto la sperimentazione, che cosa escludete ? Coloro che ve la escludono sono coloro che hanno già l'appalto in mano per realizzare quei 2,5 miliardi di euro di, tra virgolette, investimento per realizzare il deposito unico nazionale. È solo questa la ragione: vi sono pressioni che il Governo continua a subire su questo fronte.
  Ed è evidente che la riduzione della pericolosità delle scorie è il tema che non si vuole affrontare, e la gravità di questa affermazione, resa qui dal Governo, è ancora più grave nel momento in cui si afferma che non la si vuole nemmeno perseguire, cioè che il deposito unico va fatto e va realizzato. Ma che fine fa, allora, per esempio, il deposito realizzato a Latina ? È un deposito provvisorio ? E perché è ancora vuoto ? Per quale motivo, da cinque anni, vi sono le centraline, che sono datate 2009-2010, e, ancora oggi, cinque anni dopo, non è stato ancora aperto, reso funzionante ?
  Perché c'era un appalto e perché c'era da realizzare un'opera con muri e muri in cemento armato, con tecnologia avanzatissima, totalmente inutilizzata: la lobby nuclearista ha previsto di realizzare anche a Latina, così come in altre realtà, dei depositi intermedi, perché bisogna foraggiare il sistema nuclearista e bisogna foraggiare tutto quello che intorno a questo vige.
  Il sistema è quello delle basi militari, è lo stesso concetto. Se uno va a controllare Pag. 13le società che hanno il compito di realizzare gli armamenti, quelli più evoluti, come il controllo, il monitoraggio dei missili e quant'altro, sono le stesse identiche società che operano per Sogin. Le stesse ! Ciò significa che si mette un cappello su quegli appalti, società pseudo di Stato o connesse ad amici, magari guidate da generali in pensione, che hanno lasciato il corpo d'armata e poi sono finiti a governare le società dall'altro fronte e che governano i sistemi di sicurezza, per esempio, di queste aree e si candidano a realizzare, anche in questo caso, quei processi per cui si vanno, appunto, a scegliere le soluzioni tecnologiche più onerose e non quelle che invece prevedono questo tipo di risparmio.
  Quando si dice «nessuna regione esclusa» si fa l'affermazione assolutamente più grave, perché significa che questo Governo non ha la benché minima percezione di quello che sta rischiando. Infatti, da una parte, c’è Delrio che va a buttare pacche sulle spalle in Sardegna a destra e a manca, dispensando parole e promesse vane, e, dall'altra, però, nega fondi e nega risposte che possono essere sul piano, per esempio, del riequilibrio insulare oggettivo.
  Che dire dei 35 mila ettari delle aree militari ? Che dire dei 450 mila ettari inquinati ? Che dire del tentativo di scaraventare in Sardegna le operazioni legate al gruppo di Renzi e alla sua fondazione, a Mossi-Ghisolfi che vuole realizzare in Sardegna 5 mila ettari di canne per inquinare ulteriormente il povero Sulcis ?
  Ecco, questa è la realtà. Non tenete conto della più elementare realtà e mettete in condizione la Sardegna di armarsi e di armarsi sul piano non soltanto ideologico per un distacco netto. Infatti, sapete benissimo che questa scelta, questa non esclusione della Sardegna, significa organizzare le truppe, significa organizzare il popolo per respingere con tutta la determinazione possibile, anche perseguendo quel vento che, purtroppo, con questa vostra scelta, porterete avanti, cioè quello dell'indipendenza. Infatti, credo davvero che uno Stato così irresponsabile, che affida ad un Governo così incapace la gestione di una partita così delicata, significa che non ha la percezione di quello che sta accadendo in Sardegna. Il non avere escluso la Sardegna e, anzi, dire che è contemplata, significa fare un'affermazione grave, significa gettare un'ombra su questo tema che davvero è inaccettabile.
  La Sardegna ed i sardi non accetteranno questo nefasto progetto del Governo Renzi. Non lo hanno accettato quando era del Governo Berlusconi, non lo hanno accettato da Scajola e compagni, figuriamoci se si può accettare oggi questo tipo di scelta ! È evidente che noi faremo una battaglia sotto ogni punto di vista ma, come indicato nell'interpellanza, attenzione: anche l'ordine pubblico in Sardegna, di fronte alla irresponsabilità di questo Governo, è in pericolo, perché in Sardegna questa scelta non passerà mai.

(Intendimenti ed iniziative del Governo in relazione alla procedura di infrazione aperta dall'Unione europea con riferimento alle disposizioni in materia di utilizzo di «richiami vivi» nell'attività venatoria – n. 2-00779)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Gagnarli n. 2-00779, concernente intendimenti ed iniziative del Governo in relazione alla procedura di infrazione aperta dall'Unione europea con riferimento alle disposizioni in materia di utilizzo di «richiami vivi» nell'attività venatoria (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Massimiliano Bernini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, colleghi, sottosegretario, quest'oggi ci troviamo ancora una volta ad affrontare il grave e tuttora irrisolto tema dell'abolizione dei richiami vivi durante la pratica venatoria, che per noi del MoVimento 5 Stelle è stato posto fin da subito al centro della nostra azione politica.Pag. 14
  Lo ribadisco in modo che possa essere chiaro a coloro che stanno dentro e fuori quest'Aula che tutti i deputati del MoVimento 5 Stelle, in tutte le occasioni in cui si è affrontato questo argomento, hanno votato a favore dell'abolizione dei richiami vivi.
  Detto ciò, entriamo nel merito di questa pratica che senza mezzi termini considero e consideriamo violenta, barbara ed obsoleta, che non tiene conto minimamente dei progressi che si sono conseguiti negli ultimi anni riguardo il benessere animale ed il riconoscimento del diritto degli animali a condurre un'esistenza dignitosa, sicura e rispettosa delle loro necessità.
  Cosa sono i richiami vivi lo abbiamo ripetuto più e più volte. Si tratta di migliaia di uccelli che ogni anno vengono imprigionati in gabbie ed utilizzati per attirare i loro simili per mezzo del canto, durante le battute di caccia autunnali ed invernali.
  Le specie migratorie coinvolte in questa pratica sono numerose, tra queste le allodole, le cesene, i merli, i tordi, i colombacci e le pavoncelle. Le gabbie in cui vengono rinchiusi questi poveri esseri viventi sono quasi sempre strette ed antigieniche, causando l'atrofizzazione delle zampe e delle ali e non di rado il sopraggiungere della morte a seguito di stenti indicibili. Inoltre, sono forzatamente recluse al buio, in modo che perdano la percezione del tempo e cantino fuori stagione, con un canto che diventa strumento di morte per altri simili.
  Ma ripercorriamo le tappe che ci hanno portato alla procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, oggetto di questa nostra interpellanza. La direttiva 2009/147/CE, direttiva «Uccelli», ha lo scopo di proteggere tutte le specie di uccelli selvatici nel territorio europeo. Infatti, all'articolo 8, paragrafo 1, recita: «Per quanto riguarda la caccia, la cattura o l'uccisione di uccelli nel quadro della presente direttiva, gli Stati membri vietano il ricorso a qualsiasi mezzo, impianto o metodo di cattura o di uccisione in massa o non selettiva o che possa portare localmente all'estinzione di una specie, in particolare quelli elencati all'allegato IV, lettera a)». Tra questi impianti e metodi vietati sono annoverati le reti per uccellagione e i roccoli.
  Anche la nostra legge n. 157 del 1992, intitolata «Norme per la salvaguardia della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio», all'articolo 3 stabilisce il divieto di uccellagione – quindi l'uso di reti – e all'articolo 4 recita che la cattura per l'inanellamento e per la cessione a fini di richiamo può essere svolta da impianti di cui siano titolari le province e che siano gestiti da personale qualificato e riconosciuto dall'ISPRA.
  L'autorizzazione per la gestione di tali impianti è concessa dalle regioni e solo per alcune specie, tra queste le allodole, la cesena, il tordo sassello, il tordo bottaccio, il merlo, la pavoncella e il colombaccio. Gli esemplari appartenenti alle altre specie, dopo la cattura, devono essere inanellati e rilasciati. Le regioni emanano norme per la gestione dei richiami vivi catturati appartenenti alle specie di cui prima e impongono ai cacciatori di poter detenere un numero massimo di 10 unità per ogni specie, fino ad un massimo di 40 unità. Le deroghe possono essere disposte dalle regioni e dalle province autonome con atto amministrativo solo in assenza di altre soluzioni soddisfacenti, in via eccezionale e per periodi limitati; condizioni che dovranno essere riportate in un'analisi puntuale, i cui criteri sono stabiliti dall'articolo 19-bis della legge n. 157, verificando periodicamente il raggiungimento del numero dei capi autorizzati. Queste, inoltre, vengono adottate sentito il parere dell'ISPRA e tale comunicazione, nel caso di specie migratrici, deve avvenire entro il mese di aprile di ogni anno con un parere esprimibile al massimo entro 40 giorni.
  Le regioni che negli anni hanno autorizzato, cioè derogato, le proprie province alla gestione di impianti per il rifornimento dei richiami vivi sono il Veneto, la Toscana, l'Emilia Romagna, la Lombardia, le Marche e la provincia autonoma di Trento, tutte mediante l'uso di reti.Pag. 15
  Ma ripercorriamo, a questo punto, tutte le fasi che ci hanno portato all'apertura della procedura di infrazione. Sulla base dei provvedimenti regionali visti in precedenza nonché sulla base delle relazioni trasmesse dall'Italia, in data 10 dicembre 2010 la Commissione europea ha aperto la procedura di indagine EU-Pilot 1611, evidenziando una possibile violazione della direttiva «Uccelli» a proposito della cattura di volatili da utilizzare allo scopo di richiamo tramite reti.
  Dopo la riunione del 16 marzo 2011, le autorità italiane hanno risposto all'EU-Pilot, in data 25 marzo 2011, per mezzo di una nota del Mipaaf, accompagnata dalle note delle regioni deroganti. Inoltre, le autorità italiane annunciarono un emendamento sanatorio per mezzo della legge comunitaria del 2011.
  Il 12 novembre 2013, le autorità italiane trasmisero una successiva nota riportante l'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri dell'8 novembre 2013, dello schema di disegno di legge della legge europea-bis 2013, da approvare nella primavera del 2014.
  Il 20 febbraio 2014, la Commissione europea comunicava all'Italia l'apertura della procedura di infrazione relativa al caso Eu-Pilot 1611 per la violazione degli articoli 7 e 9 della «direttiva uccelli» e in particolare per il permanere, nel nostro Paese, della possibilità di concedere il prelievo in deroga, ormai palesemente illegittimo, degli uccelli da utilizzare come richiami vivi, pratica definita anacronistica e crudele, lesiva di ogni diritto degli animali e del loro benessere.
  Sempre in questa lettera, la Commissione europea ha anche ribadito l'esistenza di valide alternative all'utilizzo degli uccelli migratori come richiami vivi, quali, ad esempio, i richiami a bocca che le regioni italiane «deroganti» non hanno mai dimostrato di aver sperimentato.
  Il 28 aprile 2014 inizia finalmente la discussione, alla Camera dei deputati, della legge europea-bis, durante la quale, nell'articolo 13, il Governo ha tentato di risolvere l'emergenza scaturita dalla lettera della Commissione europea modificando l'articolo 4 della legge n. 157 del 1992, al fine di introdurre un esplicito riferimento nell'articolo 19-bis della stessa legge, che recepisce l'articolo 9 della «direttiva uccelli».
  Durante la discussione di questo provvedimento, il MoVimento 5 Stelle presentò ben due emendamenti all'articolo 13, proposti da alcune delle principali associazioni animaliste ed ambientaliste, che andavano a sanare la procedura di infrazione, vietando su tutto il territorio nazionale l'impiego di richiami vivi. Come andò lo sappiamo bene: tutti gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle vennero bocciati dalla maggioranza di questo Governo.
  Poi approdò in aula il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, «competitività» convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, dove il MoVimento 5 Stelle ripresentava nuovamente gli emendamenti della legge europea-bis, che puntualmente venivano respinti.
  Questi intervenivano sulla legge n. 157 del 1992, nelle parti in cui si disciplina la cattura e l'utilizzo dei richiami vivi, in modo particolare modificando gli articoli 4 e 5 ed introducendo il divieto di cattura, di allevamento e l'utilizzo degli uccelli come richiamo vivo e, parimenti, sopprimendo i commi o quelle parti di essi in cui viene autorizzata la cattura degli uccelli da utilizzare come richiamo e la caccia con i richiami vivi medesimi.
  Sempre in questa occasione, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, dichiarava che la posizione assunta dal Governo era sufficiente per chiudere la procedura di infrazione.
  Ma la Commissione europea, attraverso una comunicazione del 28 luglio 2014, ha di fatto smentito le parole del sottosegretario, affermando che «tale modifica normativa non sia sufficiente a porre fine alla violazione degli articoli 8 e 9 della direttiva uccelli» ed anche che le autorizzazioni in deroga all'articolo 9 sarebbero «illegittime in quanto violerebbero gli articoli Pag. 168 e 9 della direttiva uccelli (...) in primis per la mancanza di dimostrazione dell'esistenza di valide alternative».
  Infine, il 26 novembre 2014 l'Europa ha inviato all'Italia il parere motivato sull'apertura della procedura di infrazione, anticamera del deferimento alla Corte di giustizia, ultimo passo prima della definitiva condanna a pagare e che sarà avviata dopo due mesi da questa notifica.
  L'apertura di tale procedura potrebbe costare al nostro Paese decine di milioni di euro: parliamo infatti di una sanzione minima per l'Italia di circa 9 milioni di euro, mentre la penalità di mora potrà oscillare tra gli 11 mila e i 700 mila euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento e in base alla gravità dell'infrazione.
  Con la presente interpellanza chiediamo perciò al Governo come intenda risolvere, in maniera definitiva, l'incompatibilità del diritto italiano con quello comunitario in materia di richiami vivi nell'attività venatoria, al fine di chiudere la procedura di infrazione e scongiurare così il pagamento, per il nostro Paese, di un'elevata sanzione pecuniaria.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, la Commissione europea, con lettera di messa in mora del 20 febbraio scorso, ha avviato la procedura nei confronti dell'Italia, ai sensi dell'articolo n. 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea in quanto, come detto nell'interpellanza, le regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana avevano autorizzato ed attuato nel passato la cattura ai fini di richiamo di 7 specie di uccelli, mediante l'utilizzo di reti.
  Infatti, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, e dell'allegato IV, lettera a), della direttiva n. 2009/147/CE, la cattura degli uccelli mediante l'utilizzo di reti è vietata. Nel caso in specie, non ricorrevano neanche le condizioni previste dalle deroghe di cui al successivo articolo 9 della stessa direttiva.
  Al fine di sanare la procedura d'infrazione, il Ministero dell'ambiente ha provveduto a modificare la normativa nazionale in materia di richiami vivi (l'articolo 4 della legge n. 157 del 1992) attraverso un'apposita disposizione inserita nel decreto-legge n. 91 del 2014, convertito, poi, in legge nell'agosto stesso. Tale modifica ha esplicitato che la cattura di uccelli da utilizzare come richiami vivi è da considerarsi attività in deroga ai divieti della «direttiva uccelli» e, pertanto, soggetta a quanto disposto dall'articolo 19, della legge n. 157 del 1992. Questo articolo consente, tra l'altro, allo Stato di esercitare il potere di annullamento dei provvedimenti regionali ritenuti in contrasto con il dettato normativo.
  Con lettera del 18 luglio 2014, la Commissione europea ha espresso il proprio apprezzamento in merito alla modifica normativa apportata alla legge n. 157 del 1992, introdotta con il decreto-legge n. 91. Tuttavia, la stessa istituzione ha precisato che tale modifica non è di per sé sufficiente ad archiviare la procedura in questione. A questo fine è necessario che il Governo italiano applichi, in maniera costante e tempestiva, il sistema di controllo dei provvedimenti regionali previsto dall'articolo 19 della legge n. 157.
  Di conseguenza, il 29 ottobre scorso il Governo, esercitando il potere sostitutivo previsto, appunto, dall'articolo 19, della legge n. 157, ha diffidato le regioni Lombardia e Emilia Romagna a provvedere in autotutela all'annullamento delle rispettive delibere di giunta regionale n. 985 e n. 1232, entrambe del 2014, con le quali veniva autorizza nuovamente, per l'anno 2014, la cattura tramite reti, di uccelli da utilizzare come richiami vivi.
  A seguito dell'inerzia palesata dalle regioni in questione, le delibere citate sono state annullate con provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri in data 1o dicembre 2014. La Commissione europea è intervenuta nuovamente sull'argomento con parere motivato, adducendo che la diffida trasmessa dal Governo alle regioni Pag. 17non è stata tempestiva poiché adottata ad oltre un mese dall'inizio dell'attività venatoria, cioè il 20 settembre 2014.
  Pertanto, al fine di dirimere definitivamente la controversia pendente, su proposta del Ministero dell'ambiente, è stata inserita una nuova norma (articolo 15) nel disegno di legge europea 2014, che interviene nuovamente sull'articolo 4 della legge n. 152 del 1992. La nuova norma stabilirebbe, infatti, che l'attività di cattura, per l'inanellamento e per la cessione ai fini di richiamo, può essere svolta esclusivamente con mezzi, impianti o metodi di cattura che non siano vietati ai sensi dell'allegato IV della direttiva n. 2009/147/CE. Pertanto, la cattura di uccelli selvatici tramite le reti, espressamente vietata dall'allegato IV, lett. a), della direttiva, non sarà più consentita, neanche attraverso lo strumento delle deroghe.

  PRESIDENTE. La deputata Gagnarli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, sottosegretario, questa risposta non può vederci soddisfatti, perché è veramente una vergogna per il nostro Paese, una vergogna che ci stiamo portando dietro da mesi, che ci potrebbe costare milioni di euro, che il Governo poteva risolvere mesi e mesi fa. Non possiamo essere soddisfatti, appunto, perché siamo rimasti inascoltati: noi deputati, quando abbiamo presentato emendamenti che potevano essere risolutivi, le associazioni, che sono venute a parlare con il Governo e con i deputati, che hanno organizzato manifestazioni e convegni, ma anche i numerosi cittadini che hanno firmato le petizioni per mettere fine a questa pratica crudele e assolutamente non necessaria.
  È rimasta inascoltata anche la signora Franca che ho incontrato a Bologna ad un convegno; mi ha confessato di essere rimasta così delusa da aver scritto al Presidente Renzi. Voglio riportare un breve stralcio della sua lettera, perché è una elettrice PD, o almeno ex, così mi ha detto: perché – scrive – ho votato PD alle europee, l'ho fatto perché avevi promesso di cambiare l'Italia. Ingenuamente avevo creduto che cambiare l'Italia significasse anche modificare le leggi ingiuste e rendere il nostro Paese degno di essere chiamato un Paese civile.
  Ecco, il Governo dovrebbe rispondere a noi, ma anche alla signora Franca, sul perché siamo arrivati a questo punto, visto che a febbraio 2014 la Commissione europea aveva già inviato una lettera di costituzione in mora, invitandoci a interrompere il metodo di cattura degli uccelli con le reti e sottolineando che le deroghe, come il Governo ha continuato ad ammettere, non soddisfacevano le condizioni; quindi, due deroghe non potevano essere la soluzione. Questo era chiaro a tutti, penso fosse chiaro a noi, ma anche ai membri del Governo che dovrebbero essere più competenti di noi in materia. È da quindici anni che si usano reti per la cattura degli uccelli da usare come richiami e sono state usate in deroga e non, come inserito nella normativa, nelle condizioni strettamente restrittive – come spiegato prima dal mio collega – ma sono state usate in un regime di cattura permanente. Questo era palese e quindi non ci spieghiamo perché non sia stato fatto qualcosa prima.
  Mentre noi dicevamo le stesse cose, a giugno 2014, durante la discussione della legge europea 2013, il sottosegretario Gozi dichiarava che questa posizione avrebbe chiuso la procedura di infrazione. Il mio collega L'Abbate in Aula chiese al sottosegretario di prendersi la responsabilità di queste parole e di dimettersi in caso di non chiusura della procedura di infrazione. Ci sono ancora due mesi, forse facciamo in tempo a salvare il sottosegretario..., ricordo che in Aula abbiamo chiesto al sottosegretario di assumersene la responsabilità. Le parole del sottosegretario, poi, sono state smentite dalla stessa Commissione europea già a luglio; questo non è bastato a convincere il Governo, infatti, come ricordava il sottosegretario, è stata modificata la legge n. 157 del 1992 nel decreto-legge n. 91 del 2014, decreto cosiddetto competitività, ma in maniera Pag. 18veramente debole ed insufficiente. Lei, sottosegretario, ci ricorda che comunque la Commissione europea aveva anche apprezzato la modifica normativa, ma questo non basta; come dire di uno studente: è bravo, ma poi lo bocci, è veramente una cosa inutile. Tra l'altro siamo arrivati al punto che il 26 novembre è arrivato il parere motivato dall'Europa che, come ricordato dal mio collega Bernini, è l'anticamera del deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
  Quindi, ci sembra veramente che il Governo abbia perso tempo inutilmente, in quanto le occasioni per chiudere la procedura di infrazione ci sono state e non bastano le delibere annullate. Infatti, sapevamo anche noi della diffida delle regioni Emilia Romagna e Lombardia che avevano, rispettivamente, a giugno e a luglio scorso autorizzato gli impianti di cattura; tra l'altro anche in regione Lombardia i nostri consiglieri regionali avevano chiesto all'assessore Fava, a giugno, di ritirare la delibera in quanto sarebbe andata contro i rilievi della Commissione europea, ma l'assessore Fava su questo si era impuntato e quindi c’è voluto un intervento più forte del Governo. Ci chiediamo se gli assessori proteggano gli interessi di qualcuno o se non conoscano le materie di cui fanno le delibere. Non basta sicuramente annullare le delibere regionali, ci vuole un intervento immediato. Lei ha detto che ci sarà un intervento nella legge europea 2014, speriamo che sia veramente un intervento risolutivo, perché ormai siamo abituati ad interventi talmente deboli che poi non servono a niente e, quindi, siamo un po’ diffidenti e poco speranzosi.
  Speriamo che veramente si metta fine a questa pratica crudele, perché oltre che la procedura di infrazione, ricordiamo che è una cosa che non possiamo accettare, visto anche la cronaca di pochi giorni fa delle operazioni antibracconaggio che vanno dalla Toscana alla Campania con centinaia di uccelli da richiamo che sono stati catturati vivi, maltrattati, trasportati in condizioni pessime e sono stati rivenduti illegalmente con un giro di soldi di milioni di euro. Quindi, non si parla solo di una pratica inaccettabile, ma si parla anche di un giro di soldi, dietro, importante. Se proprio volete fare una cosa buona, per una volta dare un segnale positivo, oltre che vietare la cattura con le reti dei richiami vivi, vietatene anche l'uso; questa sicuramente sarebbe una cosa importante e daremmo un segnale di civiltà a questo Paese.

(Chiarimenti in merito all'invio di un contingente di militari italiani in Iraq, con particolare riferimento alle modalità per garantire l'immunità dalla giurisdizione locale delle truppe italiane nel corso della missione – n. 2-00781)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Artini n. 2-00781, concernente chiarimenti in merito all'invio di un contingente di militari italiani in Iraq, con particolare riferimento alle modalità per garantire l'immunità dalla giurisdizione locale delle truppe italiane nel corso della missione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Basilio se intenda illustrare l'interpellanza, che ha sottoscritto in data odierna.

  TATIANA BASILIO. Presidente, sì, intendo illustrarla. Tra le misure annunciate dal Ministro della difesa, Roberta Pinotti, il 16 ottobre 2014, rientra l'invio in Iraq di un contingente di militari italiani la cui consistenza, a oggi, risulta prevista in circa 280 soldati. Di questi, circa 200 dovrebbero svolgere il compito di addestratori a favore delle milizie della regione autonoma del Kurdistan iracheno (i cosiddetti peshmerga), mentre un'ottantina ricoprirebbero il ruolo di consiglieri militari, presumibilmente con compiti di consulenza alle forze irachene e di intelligence. Il Capo di Stato Maggiore della difesa, Luigi Binelli Mantelli, ha dichiarato, il 18 ottobre 2014, che l'attivazione di una base addestrativa italiana in Iraq, dove opereranno i circa 200 addestratori, dovrebbe avvenire entro la fine del mese di dicembre Pag. 192014. La nuova base italiana verrà quasi sicuramente posizionata quindi a Erbil, la capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ma sarebbe ancora da definire il luogo esatto dove stabilirla. Lo Status of forces agreement (SOFA) è un tipo di intesa che garantisce l'immunità delle truppe straniere dalla giurisdizione locale a fronte di una serie di garanzie offerte allo Stato ospite, tra cui le modalità di indennizzo a seguito di eventuali danni arrecati dalle truppe. Dopo la scadenza del SOFA relativo alla missione «Iraqi Freedom» non è mai stato firmato un nuovo SOFA per le truppe straniere in Iraq, e sottolineo il «mai». La contrattazione condotta dagli Stati Uniti nel 2011 per un nuovo accordo BSA (Bilateral security agreement), dal quale avrebbe potuto derivare un nuovo SOFA per le forze della coalizione, fallì, contribuendo alla decisione del Governo statunitense di procedere col ritiro totale delle truppe. Il Governo statunitense ha ottenuto nel giugno 2014 un accordo bilaterale nella forma di scambio di note diplomatiche che ricalcherebbe sostanzialmente quello proposto dal Governo di Al Maliki nel 2011, il quale fu respinto dagli Stati Uniti, che lo consideravano inaccettabile perché non offriva sufficienti garanzie per le truppe. La validità del sopraccitato accordo è dubbia, perché, in base alla Costituzione irachena, avrebbe dovuto essere ratificato con un voto del parlamento iracheno, mentre ha solo la forma di uno scambio di note diplomatiche. Anche se ne fosse confermata la validità, il sopraccitato accordo tra Iraq e Stati Uniti non sembra poter essere esteso alle truppe degli altri Paesi della coalizione anti-Isis poiché non c’è una missione formalmente gestita da un ente comune come, ad esempio, l'Isaf in Afghanistan. In questo contesto, l'Australia ha optato per fornire i propri militari dispiegati in Iraq di passaporto diplomatico, soluzione adottata dopo aver ottenuto il consenso del Governo iracheno in seguito a un lungo periodo di negoziazione. Nessuna informazione, invece, è stata fornita dal Governo italiano riguardo a come si intenda ottenere la garanzia dell'immunità per i militari italiani impegnati in Iraq in questa operazione ancora abbastanza fumosa, intendo sottolineare. Nessuna informazione è stata fornita dal nostro Governo, quindi ci aspettiamo oggi, sottosegretario Rossi, che ci vengano date queste informazioni, anche perché abbiamo già chiesto contezza, in una audizione che c’è stata qualche settimane fa, due o tre settimane fa, con il Ministro Pinotti. Abbiamo già chiesto contezza lì, quindi speriamo oggi di avere comunque delle informazioni un po’ più dettagliate. Il solo scambio di note diplomatiche tra l'Italia e l'Iraq non offrirebbe ai militari italiani in missione in Iraq sufficienti garanzie di immunità dalla giurisdizione locale, soprattutto considerando che la maggior parte di essi sarà dispiegata nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, le cui istituzioni potrebbero non considerare vincolante una semplice nota diplomatica emessa da Baghdad. Da fonti di stampa (www.ilgiornale.it) si apprende che il 26 novembre 2014 sono giunti a Erbil sette militari italiani con il compito di preparare il terreno, ossia scegliere le infrastrutture, prendere contatti con i locali e altro, per l'arrivo del resto del contingente italiano che dovrebbe iniziare ad affluire in Iraq entro la fine dell'anno 2014, quindi a breve. Lei, sottosegretario Rossi, ha dichiarato il 22 ottobre al messaggeroveneto.gelocal.it che gli addestratori italiani inviati in Iraq avranno capacità addestrative in zona di contatto, lasciando intendere che saranno esposti, quindi, ad un livello di rischio molto elevato.
  Premesso ciò, chiediamo al Governo quali ragioni abbiano spinto l'Italia a iniziare il dispiegamento di personale militare in Iraq prima che sia stato stipulato con le autorità di quello Stato un accordo di tipo SOFA. Ed inoltre, chiediamo anche se non intenda il Governo fornire dettagli di questa missione, e in particolare indicare i modi in cui prevede garantire l'immunità dalla giurisdizione locale delle truppe italiane in missione nel territorio iracheno.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Domenico Rossi, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in effetti il Governo iracheno del Primo Ministro al-Abadi ha manifestato l'orientamento di non pronunciarsi direttamente sulle proposte di SOFA (Status of Forces Agreement) avanzate dai vari Paesi. Il Governo iracheno infatti preferisce riconoscere al personale militare impiegato in Iraq con compiti addestrativi per le forze di sicurezza irachene – e, dunque, non di diretta partecipazione alle ostilità – lo status previsto per il personale amministrativo e tecnico d'ambasciata, ai sensi della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche: che prevede, in particolare, l'immunità completa dalla giurisdizione penale locale.
  È stata inviata pertanto, a cura del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, una nota al Governo iracheno con la quale è stato chiesto il riconoscimento formale dello status sopra indicato per il personale militare italiano munito di passaporto diplomatico: passaporto di cui viene/verrà munito il personale man mano inviato in teatro. Il Ministero degli affari esteri iracheno ha formalizzato tale riconoscimento con nota inviata all'ambasciata della Repubblica d'Italia a Baghdad. Quindi, il riconoscimento è già in atto; e, ripeto, prevede ai sensi della Convenzione di Vienna del 1961 l'immunità completa dalla giurisdizione penale locale.
  Con riferimento, poi, all'affermazione che le istituzioni del Kurdistan «potrebbero non considerare vincolante una semplice nota diplomatica emessa da Baghdad», si osserva evidentemente che il Kurdistan è una regione autonoma dello Stato dell'Iraq; e quindi, la comunità internazionale e l'Italia non possono riconoscere il Kurdistan quale entità statuale sovrana.
  In ragione di tali evidenze, e nella prospettiva dei rapporti di diritto internazionale tra i diversi Stati sovrani, l'unico interlocutore è il Governo della Repubblica dell'Iraq, e pertanto uno scambio di note verbali tra il Governo della Repubblica e il Governo della Repubblica dell'Iraq è vincolante all'interno di tutto il territorio iracheno, ivi compresa la regione autonoma del Kurdistan.
  Per quanto riguarda infine in senso generale la missione, oltre a ricordare che il Governo italiano pone particolare attenzione alla problematica del cosiddetto califfato islamico, come affermato dal Ministro della difesa in sede di audizione il 16 ottobre scorso, allorché il Ministro Pinotti ha affermato: «Di fronte ai massacri di gente inerme non abbiamo la possibilità di voltarci dall'altra parte. Abbiamo un dovere morale di reagire e una necessità razionale per farlo, perché lo Stato islamico non può progredire oltre nella sua espansione territoriale. Per questo il Governo considera necessario continuare a contribuire alla vasta coalizione internazionale», è stato in quell'ambito che le misure dell'intervento italiano sono state illustrate prima dal Ministro Pinotti e poi dal sottosegretario di Stato del Ministero degli affari esteri, sia nel corso della audizione già citata del 16 ottobre, e sia in quella successiva del 20 novembre scorso dinanzi alle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato.

  PRESIDENTE. Il deputato Artini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, indubbiamente, devo ammettere, la risposta è chiara: finalmente dopo almeno due mesi c’è definito quello che è lo status in merito all'immunità dalla giurisdizione dei nostri militari in Iraq. È indubbiamente chiaro il fatto che si è voluto estendere quello che la Convenzione di Vienna nel 1961 aveva definito per quelli che sono i tecnici e gli addetti delle ambasciate, che – mi premurerò di controllare – non penso sia riferito ai militari che vanno in teatro a fare addestramento, a fare altre cose.
  Lo spunto di preoccupazione è che questa deroga a quella che era una Convenzione Pag. 21anche a livello internazionale, di estendere quell'immunità diplomatica a membri dell'ambasciata, vada a creare un precedente per cui in qualsiasi situazione si può estendere con un passaporto diplomatico tutto questo tipo di azioni in qualsiasi parte del mondo. È questa la parte che un po’ preoccupa. Indubbiamente è salvaguardata l'immunità dei militari che sono lì, io ne ragiono a un certo punto come estensione il fatto di non essere riusciti a fare un accordo globale che riguardi quel tipo di azione, anche perché – a quanto mi è dato sapere – non c’è una risoluzione ONU mirata a quel tipo di azione in Iraq. Questa preoccupazione ci deve far riflettere sull'azione della nostra Repubblica, del nostro Governo in Iraq, su come si vuole andare avanti e su come si vuole agire anche in questo settore, perché aver dato questa ampia libertà a tutti i soldati che si troveranno lì con un passaporto diplomatico, né più né meno come se fossero membri del Ministero degli affari esteri, è non dico sconcertante ma preoccupante, per cui su questa parte sarà opportuno riflettere anche sulla base della Convenzione e se effettivamente è il passaggio più corretto. Su questo le dico che in Commissione potrebbe essere fatta un'ulteriore richiesta di un atto di indirizzo, anche con altri membri, perché è opportuno che su questo si discuta, perché, lo ribadisco e concludo, non ci sembra corretto estendere questo tipo di status a delle persone che fanno altre cose, perché anche l'addestramento militare dovrà essere coperto da forze che fanno – mi perdoni il gioco di parole – force protection, cioè le sette persone che attualmente sono a Erbil a controllare dove mettere una struttura e dove potersi collocare dovranno anche pensare a quale stato di protezione dare ai nostri militari e quei militari che saranno in status di force protection senz'altro non staranno solamente ad addestrare, avranno anche altri compiti e siccome la situazione non è tranquilla – anzi, per niente – ci potrebbe essere il rischio che qualcuno come diplomatico possa rispondere al fuoco o comunque fare qualcosa che senz'altro non penso sia una cosa che viene fatta nelle ambasciate.

  PRESIDENTE. Poiché la sottosegretaria Bellanova sta entrando in questo momento – siete stati più stringati del previsto in questa interpellanza urgente – dobbiamo sospendere per cinque minuti. Aspettiamo l'arrivo del Governo.

  La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,40.

(Chiarimenti in ordine ai rapporti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nella sua pregressa qualità di presidente della lega delle cooperative, con il dottor Salvatore Buzzi, già presidente della cooperativa «29 giugno», coinvolto nelle recenti indagini della procura di Roma su un diffuso sistema di malaffare amministrativo, ed eventuali iniziative conseguenti – n. 2-00782)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cominardi n. 2-00782, concernente chiarimenti in ordine ai rapporti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nella sua pregressa qualità di presidente della lega delle cooperative, con il dottor Salvatore Buzzi, già presidente della cooperativa «29 giugno», coinvolto nelle recenti indagini della procura di Roma su un diffuso sistema di malaffare amministrativo, ed eventuali iniziative conseguenti (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Cominardi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Innanzitutto, ci spiace non avere in Aula il Ministro. So che aveva degli impegni e, quindi, non poteva essere presente, però noi e tutti i cittadini, in particolare, non ci possiamo permettere di attendere tutto questo tempo. Se veramente voleva rispondere in prima persona, Pag. 22in qualche modo, dal mio punto di vista, poteva trovare il modo per venire in Aula, tuttavia.

  PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, però mi corre l'obbligo di dire che gli impegni del Ministro, come lei sa, perché le è stata mostrata la lettera che il Ministro ha indirizzato alla Presidente della Camera, erano impegni di Governo, quindi non impegni personali e nemmeno impegni istituzionali rilevanti, poiché erano impegni di Governo a Bruxelles.
  Quindi, mi permetto di dire che in questo caso avete scelto voi, legittimamente come interpellanti, di mantenere ad oggi l'interpellanza urgente, perché il Ministro aveva dato la sua disponibilità a venire la prossima settimana.
  Poi prosegua, perché il tema comunque verrà svolto dalla sottosegretaria Bellanova. Prego.

  CLAUDIO COMINARDI. Certamente, ne sono al corrente. Trattasi, appunto, di interpellanza urgente che riguarda la figura del Ministro nella sua persona e, quindi, visto che si mette in discussione anche il ruolo che ricopre, più importante di questa, secondo me, non so cosa ci possa essere. Comunque...
  Nel 2010 il Ministro interpellato, Giuliano Poletti, era stato invitato, in un noto ristorante romano, ad una cena di ringraziamento organizzata dal pregiudicato Salvatore Buzzi. Si fa presente, come evidenziato dai media, che accanto a quel tavolo si trovava anche il pregiudicato Luciano Casamonica. Il rapporto che legherebbe il Ministro interpellato a Salvatore Buzzi, presidente di un grande consorzio di cooperative legate a Legacoop e braccio destro del boss Massimo Carminati, pone gravi ombre sul passato dell'attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali. A parere degli interpellanti tali frequentazioni suscitano gravi e preoccupanti interrogativi, anche perché ad oggi il Ministro non è stato in grado di fornire convincenti argomentazioni e giustificazioni in proposito.
  Salvatore Buzzi è stato condannato a 24 anni per omicidio. Ex impiegato di banca vicino all'estrema sinistra, è diventato uno degli uomini maggiormente impegnati nel terzo settore nell'area romana. Massimo Carminati, altra figura coinvolta nell'attuale inchiesta della procura di Roma, proviene invece dalle formazioni di estrema destra. Il più fidato socio e collaboratore di Massimo Carminati è proprio Salvatore Buzzi. Tuttavia, il rapporto tra questi due soggetti trascende gli aspetti ideologici e riguarda fondamentalmente un unico obiettivo ossia il profitto, da raggiungere, da quanto emerge dalle indagini condotte dagli inquirenti della procura di Roma, con ogni mezzo e strumento fosse a loro disposizione, tra cui la mediazione costante con figure di rilievo politico, sia a livello locale che nazionale.
  Il Ministro interpellato, all'epoca presidente nazionale di Legacoop, a giudizio degli interpellanti ha offerto indubbiamente legittimazione politica e sociale a questi due soggetti, tant’è che il 29 maggio 2014, a distanza di quattro anni da quella cena, il signor Salvatore Buzzi, nella relazione finale della cooperativa «29 giugno», assemblea di bilancio di gruppo riunitasi a Roma il 29 maggio 2014, ha affermato quanto segue: «Concludo, infine, con un augurio di buon lavoro: al ministro Giuliano Poletti, nostro ex presidente nazionale che più volte ha partecipato alle nostre assemblee; al Governo Renzi, affinché possa realizzare tutte le riforme che si è posto come obiettivo, l'unico modo per salvare il nostro Paese dalla stagnazione e dall'antipolitica», ripeto: dalla stagnazione e dall'antipolitica.
  Adesso, con le ultime intercettazioni pubblicate, scopriamo che questi personaggi coinvolti nelle indagini avevano effettivamente paura dell'antipolitica, l'antipolitica vista dal loro punto di vista del MoVimento 5 Stelle, che faceva e fa dell'onestà una virtù e un principio saldo. Questo metteva in pericolo i loro interessi. Questo è chiaro ed è stato pubblicato su tutti i giornali e, quindi, questo desta ulteriore preoccupazione sul senso delle istituzioni di questi personaggi.Pag. 23
  «In particolar modo – continua così – a tutti voi soci che con il vostro lavoro quotidiano avete contribuito a raggiungere questo risultato così soddisfacente».
  Si dà, inoltre, il caso che la cooperativa sociale «29 giugno» che si occupa di manutenzione aree verdi, gestione rifiuti, gestione centri di accoglienza e servizi di pulizia, sia associata nientemeno che al CNS. Quest'ultimo è il Consorzio nazionale servizi, con sede a Bologna, uno dei pilastri della Legacoop presieduta fino a non molto tempo fa dall'attuale Ministro interpellato.
  Ebbene, la «29 giugno» compare tutt'ora nella lista degli aderenti al Consorzio nazionale servizi. Sebbene nel Consorzio trovino spazio tante cooperative, il rilievo assegnato a Buzzi è dimostrato anche dal fatto che egli occupa un posto nel consiglio di sorveglianza dello stesso Consorzio nazionale servizi. Più conflittuale di così ! Il Consorzio nazionale servizi, negli ultimi anni, ha portato a casa vari appalti nazionali assegnati dalla Consip, la società del Ministero dell'economia e delle finanze che si occupa di approvvigionamento di beni e servizi per la pubblica amministrazione e le cifre che «ballano» sono enormi, da far impallidire le commesse di ambiente romano.
  Insomma, il Consorzio nazionale servizi di Legacoop muove cifre impressionanti e la «29 giugno» di Buzzi è molto ben inserita in questo contesto. Sebbene gli appalti vengano divisi tra i vari aderenti al Consorzio, la cooperativa di Buzzi fa grande affidamento sulle commesse affidate al Consorzio nazionale servizi e ciò è confermato dal bilancio 2013 del gruppo. Del resto, lo stesso bilancio dice che per il gruppo di Buzzi il 2013 è stato un anno d'oro, con un fatturato di 60 milioni di euro e un patrimonio che ha raggiunto i 16,4 milioni di euro.
  Per rendere l'idea della portata della diffusione degli interessi delle cooperative coinvolte, un esempio in negativo lo dà la Domus Caritatis. La cito proprio con grande attenzione e interesse perché la Domus Caritatis si è resa protagonista di un accaduto che io ho ritrovato nel paese nel quale vivo, Palazzolo sull'Oglio, in provincia di Brescia. La Domus Caritatis, che compare nelle carte che stanno scuotendo i palazzi della capitale, che è appunto una cooperativa romana, la troviamo nel territorio bresciano perché vince un appalto di un bando indetto dalla prefettura di Brescia per la gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo. Questo appalto riguarda la gestione di cento persone che devono essere accolte in una struttura di ventidue appartamenti in un paese molto piccolo, quale è il mio. Questo, di fatti, ha creato sicuramente una sorta di scompiglio e una difficoltà anche da parte dell'amministrazione stessa, che in qualche modo si è opposta, proprio perché l'amministrazione vede come modello di accoglienza quello di un'accoglienza di tipo diffuso e non concentrato così. Quindi, qui si capiscono gli interessi, come queste cooperative si trovino in ogni dove e riescano addirittura, senza avere nessun minimo rapporto con l'istituzione locale, a vincere appalti e a gestire somme di denaro ingenti. Tant’è vero che il sindaco del paese nel quale vivo, Zanni, sostiene che: «Questa cooperativa – queste sono parole testuali – non ci ha mai nemmeno contattati, e già questo dice molto della loro idea di gestione dell'operazione. La cooperativa non ha alcun legame con il territorio né si è mai premurata di contattare l'amministrazione per discutere insieme del progetto. In secondo luogo, credo sia venuta meno l'affidabilità della cooperativa per via delle autocertificazioni esibite, a mio parere viziate sotto il profilo del numero spropositato di richiedenti asilo accoglibili».
  Questo è ciò che aggiunge e conclude il sindaco dei palazzolesi. Quindi, questo fenomeno riguarda ogni ambiente della società e riguarda tutta Italia: gli interessi in campo sono enormi.
  Tornando poi al ruolo di Poletti, si ricorda, inoltre, che erano già emersi dubbi sull'indipendenza e l'assenza di conflitti di interesse del Ministro interpellato, tant’è che in un precedente atto di indirizzo al Senato della Repubblica era emerso che il Ministro interpellato, dopo Pag. 24una lunga carriera politica nel Partito Comunista Italiano e nel Partito dei Democratici di Sinistra, è diventato nel 2002 presidente della Legacoop nazionale e, dal 2013, presidente dell'Alleanza delle cooperative italiane.
  Legacoop e Alleanza delle cooperative italiane rappresentano aziende attive in tutti i settori e in tutte le regioni italiane. Emergono, tra le altre, il colosso delle polizze assicurative, leader nel ramo da anni in Italia, Unipol-Sai, la cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, che si occupa della realizzazione del tunnel TAV Torino-Lione, la Nova coop e la Coop Adriatica.
  Legacoop, inoltre, detiene interamente il pacchetto azionario di Coopfond, società che gestisce il fondo mutualistico per la promozione cooperativa, alimentato dal 3 per cento degli utili annuali di tutte le cooperative aderenti a Legacoop e dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione. Spicca, inoltre, un saldo rapporto con il gruppo Obiettivo Lavoro, società cooperativa operante nell'ambito del lavoro interinale, nato, come evidenziato sul sito Internet, «dall'incontro dei mondi e delle iniziative di Legacoop e Compagnia delle Opere (Comunione e Liberazione)».
  Ai sensi del decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, il Ministero dello sviluppo economico, e dunque, in senso lato, il potere Esecutivo a cui appartiene anche il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, esercita la vigilanza di tutte le forme di società cooperative e dei loro consorzi, mediante revisioni cooperative ed ispezioni straordinarie.
  In particolare, il decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, disciplina organicamente il potere di vigilanza e di controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle agenzie per il lavoro, anche attraverso la verifica del corretto andamento dell'attività svolta cui è subordinato il rilascio dell'autorizzazione, nonché i criteri e le modalità di revoca dell'autorizzazione medesima, nonché ogni altro profilo relativo all'organizzazione e alle modalità di funzionamento dell'albo delle agenzie per il lavoro.
  Risulta, quindi, legittimo porsi delle domande sull'impero cooperativo della stessa coop «29 giugno», che così profondamente modificava la concorrenza in rilevanti appalti pubblici di alcune categorie di servizi, a Roma e non solo. Quindi, ci si chiede se si sono mai ricevute, nel passato, al Ministero – è legittimo farsi queste domande – segnalazioni di ditte concorrenti alla coop «29 giugno», che erano sistematicamente sconfitte nell'aggiudicazione degli appalti; se si sono mai ricevute al Ministero, nel passato, segnalazioni di violazioni elementari dei diritti dei lavoratori della coop «29 giugno».
  Dalle prime indagini, per esempio, risulta che alcuni lavoratori, al contrario di altri, non si recavano al lavoro, e dalle prime risultanze delle indagini penali romane emerge, per esempio, che Carminati e la sua signora erano dipendenti fittizi. È, altresì, doveroso chiedersi se la creazione dell'Agenzia unica di vigilanza e controllo prevista dalla legge delega in materia di lavoro, in qualche modo, sia funzionale a limitare l'autonomia degli ispettori.
  E quindi emergerebbe, ad avviso degli interpellanti, un conflitto di interessi in capo al Ministro interpellato, derivante dalla sua provenienza professionale ed i compiti di vigilanza e di controllo assegnati dalla legislazione vigente all'Esecutivo e, in particolare, al suo dicastero. Il profilo soggettivo del Ministro interpellato sembrerebbe agli interpellanti incompatibile con l'incarico affidatogli, stante un personale intreccio politico ed imprenditoriale non solo in ambiti attigui a quelli della pubblica amministrazione, ma con riferimento ai poteri di vigilanza e di controllo del Ministero da lui attualmente guidato su enti dallo stesso precedentemente amministrati.
  Chiediamo, quindi, se il Ministro interpellato non ritenga comunque opportuno offrire un'approfondita disamina degli eventi citati in premessa per le parti che lo hanno riguardato, ed eventualmente assumersi ogni responsabilità, anche valutando l'opportunità di permanere nell'incarico, nelle more della raccolta di ogni elemento utile finalizzato a fugare ogni Pag. 25dubbio, anche di carattere etico e di responsabilità politica, in capo al medesimo Ministro; quindi, se al Ministro interpellato risulti che la cooperativa «29 giugno» intrattenga al momento rapporti con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, in caso positivo, quali siano e attraverso quali procedure sia stata selezionata.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Cominardi, rappresento che il Ministro Poletti ha chiesto, anche per il tramite della Presidente della Camera, all'onorevole interpellante la cortesia di rinviarne la discussione.
  Ciò in quanto impegnato a presiedere a Bruxelles il Consiglio Epsco-Occupazione, impegno di rilevanza internazionale, già in calendario da tempo e che rappresenta l'ultimo impegno ufficiale del semestre di Presidenza italiana, e, quindi, richiede necessariamente la presenza del Ministro.
  Nel constatare, con rammarico, il mancato accoglimento della richiesta di rinvio e nel ribadire la volontà del Ministro di riferire personalmente sui fatti oggetto dell'interpellanza, mi limito ad illustrare alcuni profili tecnici della questione.
  Come riconosciuto dallo stesso interpellante, la vigilanza sulle società cooperative è attribuita, già dal 2002, al Ministero per lo sviluppo economico, che la esercita con atti diretti del Ministro che non attengono alla collegialità del Governo. Inoltre, come noto, il Ministro Poletti, prima del suo insediamento, si è dimesso da ogni altra carica. Pertanto, non si comprende quali siano i conflitti d'interesse paventati dall'onorevole interpellante, a meno che non si voglia escludere dall'attività politica qualsiasi cittadino che abbia esercitato in precedenza una qualsivoglia attività lavorativa.
  Nel ribadire, dunque, la volontà del Ministro di riferire, personalmente, su una vicenda che lo riguarda direttamente in relazione a circostanze inerenti la sua precedente attività, che nulla hanno a che fare con il suo attuale incarico governativo, torno a chiedere all'onorevole Cominardi la cortesia di rinviarne la trattazione alla prima data utile.

  PRESIDENTE. Il deputato Baroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Cominardi ed altri n. 2-00782, di cui è cofirmatario.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, non credo di dovere nemmeno sottolineare che la risposta è estremamente evasiva ed elusiva, in quanto sono state fatte delle premesse estremamente puntuali, a cui non si è risposto. L'assenza in questo momento e l'incapacità del Ministro Poletti di riuscire a rivedere le proprie priorità hanno quello strano odore di fuga, quello strano odore di difficoltà nei confronti anche del più importante gruppo di opposizione in questo momento, che giustamente lo interpella sui fatti esposti, nel momento in cui stanno uscendo collusioni ed arresti con la ’ndrangheta relativi a quest'inchiesta, che non sono stati inseriti nell'interpellanza perché sono fatti di ieri.
  Quindi io credo che il Ministro Poletti in questo momento sia estremamente confuso e non abbia capacità di capire quali siano le priorità, se la priorità sia presenziare Epsco oppure mandarvi, invece, proprio il sottosegretario per restare qui e metterci la faccia, in quanto l'assenza del Ministro, in questo momento, equivale all'assenza del valore del significato della parola «etica».
  Èthos significa comportamento: qui stiamo parlando di comportamenti di fatti. Le domande che i cittadini si fanno sono: come è possibile che un Ministro possa giudicare la cooperativa «29 giugno» un esempio virtuoso per tutti e che la corruzione nelle cooperative non sia possibile ? I cittadini si chiedono quanto possa essere ingenuo un Ministro così, oppure Giano bifronte, doppia faccia, che quando era presidente di Legacoop e dell'associazione Pag. 26delle cooperative non si è accorto mai di niente. Quindi, anche da Ministro, quante cose gli passeranno sotto il naso e lui non se ne accorgerà ? Ma lui adesso è a dettare una linea, che dovrebbe anche essere etica, in questa sua riunione Epsco.
  Sul fatto che il Ministro Poletti sia stato posizionato in un luogo strategico per fare gli interessi delle cooperative rosse, non vi è erano dubbi, sin dalla sua nomina. Non è un caso che proprio in questi giorni, in Commissione affari sociali, sia in discussione la riforma del terzo settore, che sembra proprio scritta ad uso e consumo delle cooperative.
  Anzi, sarà un sospetto, ma sembra scritta da uno di loro, non dallo Stato, che ha anche compiti di vigilanza e di controllo, totalmente omessi – ripeto: totalmente omessi ! – negli anni, il quale ha completamente dimenticato la parte riguardante le misure di prevenzione della corruzione. E sarà sempre lui ad emanare i decreti delegati e quindi a realizzare la vera riforma delle cooperative ? Nessuno sano di mente la affiderebbe ad uno che nasconde la polvere sotto il tappeto e poi nega di avercela messa. Non sappiamo se sia ingenuità, autoconservazione della casta, negligenza o collusione, fatto sta che sarebbe come installare un antifurto in casa, ti entrano i ladri e tu rimetti lo stesso antifurto.
  È dato di cronaca non smentito che l'appalto delle pulizie presso il Ministero del lavoro è della stessa cooperativa che in questo momento sta saltando in aria agli occhi dell'opinione pubblica. E allora è stato anche chiesto: ma a questa cooperativa è stato fatto un affidamento diretto o è stata fatta una gara ?
  Ora gli addentellati dell'inchiesta su «mafia capitale» rinforzano i tanti dubbi dell'inizio del suo mandato, oltre allo scandalo e alla rabbia che la famosa foto della cena ci genera, è il modus operandi di certi personaggi che inquieta: si va alle cene per un appaltino di qua, un contatto con questo e quello, il numero di telefono giusto. Il risultato finale è l'appalto ovvero, le pulizie di un ministero, ovviamente quello guidato dall'amico, che nel frattempo è diventato Ministro.
  Ora, a parte l'inopportunità politica di ricoprire questo incarico, non possiamo non rilevare che il Ministro, anche secondo la legge – e lo continueremo ad affermare ancora più specificatamente – non dovrebbe essere seduto su quella poltrona, a nostro parere e secondo il decreto legislativo n. 39 del 2013. È questo un mondo che muove una quantità enorme di denaro, quello delle cooperative. Per fare qualche esempio: il fatturato totale è di 140 miliardi di euro; la raccolta delle banche di credito cooperativo è di 157 miliardi di euro; e ancora, gestione di 200 milioni di euro di fidi bancari, fondi di previdenza complementare per oltre un miliardo di euro, fondi integrativi sanitari, e chi più ne ha più ne metta. Uno Stato nello Stato: un milione duecentomila occupati diretti e 12 milioni di soci. Che bacino di voti si controlla dall'alto di questi numeri, quando abbiamo avuto la prova dei 30 mila euro affidati al sindaco Marino per la propria campagna elettorale, 5 mila euro affidati al vicesindaco di SEL per la propria campagna elettorale ? Vogliamo dire che sono la maggior parte dei non astenuti alle recenti elezioni in Emilia Romagna ? Questo perché ? Esiste il voto clientelare o no ? E dove va a finire il caro Ministro ? Proprio nel ministero che per legge dovrebbe controllare il movimento cooperativo nella sua interezza, ovvero tutta quella marea di soldi di cui abbiamo parlato prima. Chiedere al Ministro di controllare le cooperative è come chiedere al Ministro di guardarsi la punta delle scarpe.
  Secondo il decreto legislativo n. 39 del 2013 il Ministro Poletti per inconferibilità non dovrebbe nemmeno sedere alla testa del ministero che per decenni, tra gli altri, ha sovvenzionato la sua attività professionale. Ma lui e chi ce l'ha messo fanno finta di dimenticare le leggi che loro stessi hanno votato; non vogliono calendarizzare la proposta di legge sul conflitto di interessi, ma, anche se venisse approvata, saremmo poi sicuri che l'applicherebbero ? Pag. 27Visti questi precedenti, parrebbe proprio di no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 16 dicembre 2014, alle 9:

  1. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 dicembre 2014.

  (ore 16)

  2. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale:
   S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (C. 2613)
  e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'INIZIATIVA POPOLARE; D'INIZIATIVA POPOLARE; VIGNALI; CIRIELLI; CIRIELLI; CIRIELLI; CAUSI; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; GIACHETTI; SCOTTO; FRANCESCO SANNA; LENZI; BRESSA e DE MENECH; CAPARINI ed altri; CAPARINI ed altri; VACCARO; LAFFRANCO e BIANCONI; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; LA RUSSA ed altri; ABRIGNANI ed altri; TONINELLI ed altri; GIANLUCA PINI; GIORGIA MELONI ed altri; MIGLIORE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; BONAFEDE e VILLAROSA; PIERDOMENICO MARTINO; BRAMBILLA; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; CIRIELLI e GIORGIA MELONI; VALIANTE; QUARANTA ed altri; LACQUANITI ed altri; CIVATI ed altri; BOSSI; LAURICELLA e SIMONI; DADONE ed altri; GIORGIS ed altri; LA RUSSA ed altri; RUBINATO ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA; MATTEO BRAGANTINI ed altri; CIVATI; FRANCESCO SANNA ed altri (C. 8-14-21-32-33-34-148-177-178-179-180-243-247-284-355-379-398-399-466-568-579-580-581-582-757758-839-861-939-1002-1319-1439-1543-16601706-1748-1925-1953-2051-2147-2221-22272293-2329-2338-2378-2402-2423-2441-24582462-2499).

  La seduta termina alle 11.

Pag. 28

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE N. 2613 E ABB.

Ddl cost. n. 2613 e abb. – Riforma costituzionale

Discussione generale: 20 ore;

Relatore di maggioranza 45 minuti
Relatori di minoranza 30 minuti (complessivamente)
Governo 45 minuti
Richiami al Regolamento 20 minuti
Interventi a titolo personale 3 ore e 23 minuti (con il limite massimo di 20 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 14 ore e 17 minuti
 Partito Democratico 4 ore e 15 minuti
 MoVimento 5 Stelle 2 ore e 29 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
1 ora e 52 minuti
 Nuovo Centrodestra 50 minuti
 Scelta civica per l'Italia 49 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 1 ora
 Lega Nord e Autonomie 53 minuti
 Per l'Italia-Centro democratico 44 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 41 minuti
 Misto: 44 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
17 minuti
  Minoranze Linguistiche 15 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
12 minuti