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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 345 di giovedì 4 dicembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,35.

  CATERINA PES, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bratti, Brunetta, Caparini, Cirielli, Costa, Dambruoso, Di Gioia, Ferranti, Manciulli, Antonio Martino, Nicoletti, Pisicchio, Rampelli, Sanga, Schullian, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,43).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,05.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 9,45 è ripresa alle 10,15.

Seguito della discussione della proposta di legge: Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 631-C) (ore 10,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 631-C, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, di iniziativa dei deputati Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato da ultimo respinto l'emendamento Molteni 4.18. Avverto che, prima dell'inizio della seduta, l'emendamento Sarti 6.1 è stato ritirato dalla presentatrice.

(Ripresa esame dell'articolo 4 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Molteni 4.25. C’è qualcuno che intende intervenire ?

Pag. 2

  DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo è uno degli emendamenti che la Lega ha presentato e che si riconnette al discorso di ieri. Non vorrei che passasse un certo tipo di messaggio da questa proposta di legge, che è appunto di iniziativa parlamentare, che è stata sicuramente integrata da un ottimo dibattito costruttivo in Commissione sia alla Camera sia al Senato ma che tiene conto anche dei lavori della commissione di studio ministeriale presieduta dal Presidente Canzio, a cui hanno partecipato avvocati, magistrati, professori universitari. Quindi, è una proposta che non intende mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini; non intende essere «trascurata» nei confronti soprattutto di reati particolarmente odiosi come sono appunto quelli che attengono alla violenza, alla violenza sui minori, alla violenza nei confronti delle donne. Quindi, su questo ovviamente il nostro faro sono state anche le pronunce, che ieri hanno ribadito i relatori, sia l'onorevole Sarro che l'onorevole Rossomando, della Corte costituzionale che, dal 2010, hanno sostanzialmente smantellato quel principio di automatismo della custodia cautelare in carcere per tutti i reati di una certa gravità, tranne che per i reati di mafia. Le sentenze hanno appunto smantellato questo principio dell'automatismo e io credo che ovviamente la cautela personale in carcere ma comunque tutte le cautele, che quindi precedono la sentenza di condanna e l'esecutività di una sentenza di condanna, devono essere rapportate al singolo caso concreto e alla personalità dell'indagato. Ovviamente, noi le abbiamo tenute presenti.
  Questo è un discorso generale che ha caratterizzato queste proposte e tra l'altro su questo punto vorrei dire che c’è la doppia conforme del Senato, e su questo punto ci troviamo ad una lettura in cui questi emendamenti tra l'altro andrebbero contro un principio anche parlamentare di notevole spessore perché abbiamo cercato di fare una graduazione dei principi della Corte Costituzionale che si rifà ovviamente alla nostra Costituzione. Quindi: presunzione assoluta di adeguatezza del carcere solo per i reati di gravissimo allarme, quali appunto terrorismo e mafia; presunzione relativa di adeguatezza del carcere, salvo la verifica in concreto dell'adeguatezza di ulteriori e diverse misure per i reati gravi quali appunto quelli previsti dall'articolo 51, terzo comma del codice di procedura penale, e mi riferisco al sequestro, alla rapina, all'omicidio e alle violenze carnali.
  Quindi, c’è un segnale che questa proposta ha voluto dare di particolare attenzione, di particolare livello di guardia, alto nei confronti di tutti i comportamenti che attengono alla violenza, alla violenza alle persone e quindi con una particolare risposta che, mentre tiene conto dei principi di garanzia e quindi della presunzione di innocenza fino alla sentenza di condanna, però tiene conto anche delle esigenze della vittima e, quindi, anche di allarme sociale. Non ci dimentichiamo che questo provvedimento ha avuto bisogno di un adeguamento alla luce dei decreti-legge emessi dal Ministro Orlando e dal Governo che, proprio con riferimento – lo dico a tutti i colleghi che ieri sono intervenuti su questo punto – ai reati di stalking, ai reati di maltrattamento in famiglia, ai reati di violenza carnale, ha proprio posto un limite, un'eccezione rispetto al principio cardine che dice che il carcere è l'estrema ratio. Quindi, questa misura tiene conto anche dei provvedimenti di urgenza che sono stati poi confermati dal Parlamento e arricchiti in sede parlamentare, di massima tutela, massima vigilanza e massima sicurezza su questo fenomeno che, sicuramente, coinvolge tutti e non soltanto le donne ma tutta la nostra società civile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà, per un minuto. Due, se la Presidenza glieli concede. Prego. Ho detto uno, due minuti. Avanti, due minuti. Prego, onorevole.

Pag. 3

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, io capisco che probabilmente è imbarazzante per alcuni sostenere delle posizioni che sono evidentemente imbarazzanti da portare fuori da quest'Aula. Io condivido il fatto che le misure cautelari e la carcerazione preventiva debbano essere l'estrema ratio; io vorrei anche che ci fosse il buon senso di affermare però che sino ad oggi, se vi è stato un abuso dell'utilizzo della carcerazione preventiva, ciò è stato fatto da chi esercita la carcerazione preventiva. Noi abbiamo sempre sostenuto che l'abuso della carcerazione preventiva va fortemente condannato ed è il motivo per cui l'abuso va riformato, non la carcerazione preventiva in toto, in modo particolare con riferimento a questi reati di particolare e gravissimo allarme sociale. Io faccio presente a chi è intervenuto, rigettando e bocciando gli emendamenti della Lega, che fuori da questo Palazzo, ci sono decine, centinaia e migliaia di persone, donne e uomini, che subiscono quotidianamente reati di impatto e di gravità sociale tali che sentir dire che l'automatismo e l'obbligatorietà del carcere preventivo, per chi commette reati come quelli che sono stati citati, quelli che abbiamo riportato ieri, non è possibile applicare, perché ce lo dice la Corte costituzionale – una Corte sempre più politicizzata e sempre meno legata ai problemi reali del Paese – credo che debba far vergognare chi sostiene posizioni come queste. Il Parlamento è sovrano e la sovranità del Parlamento si esercita, votando questo emendamento in cui chiediamo sulla violenza sessuale – lo chiediamo soprattutto alle forze politiche che, nel 2009 e nel 2010, hanno votato con noi il pacchetto sicurezza del Presidente Berlusconi, dell'ex Ministro Alfano e dell'ex Ministro Maroni – in cui si chiedeva l'obbligatorietà del carcere. Faccio appello al buon senso di quelle forze politiche.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferraresi ? Nessuno me lo ha segnalato, mi dispiace, se vuole revochiamo. Va bene, interviene dopo, onorevole Ferraresi.
  Gregori, Fabbri, Nizzi, Ravetto, Sorial, Giammanco, Causin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  383   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   25    
    Hanno votato no  358    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Scusatemi. Mi dispiace, onorevole Nizzi, pensavo che avesse risolto con il tecnico. Mi dispiace, onorevole Nizzi. Adesso mettiamo a verbale che, per un errore mio, lei non ha votato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 4.14 (Versione corretta), con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Ho sentito da entrambe le parti negli interventi precedenti, secondo me, fare un errore di base, cioè parlare delle misure cautelari riferendosi alla gravità dei reati e ai reati di grave allarme sociale. Secondo me, dovremmo partire da un altro presupposto: che non si può fare politica con il Codice di procedura penale.
  Allora, le misure cautelari devono essere funzionali al processo, cioè dovrebbero cercare di garantire quelle esigenze cautelari che sono il pericolo di fuga, il Pag. 4pericolo di reiterazione del reato e il pericolo, in qualche modo, di inquinare le prove e non al reato in sé per cercare di punire un reato che non piace.
  Allora, in questa ottica, noi stiamo votando contro questi emendamenti proprio per questo perché deve essere valutato ogni singolo caso in modo funzionale al processo.
  Gli unici due casi che sono stati salvati lo sono stati perché ritenuti dalla Corte costituzionale come dei vincoli che non possono essere rotti soprattutto nell'associazione mafiosa, vincoli che, salvo che si dimostri che questi presupposti non ci sono, possano non fare interrompere il collegamento tra il soggetto e l'associazione mafiosa, salvo che il soggetto non sia in carcere ed è questo il motivo; non i reati di grave allarme sociale, ma un nesso funzionale della misura cautelare. Quindi, smettiamola di fare politica con il codice di procedura penale e diciamo le cose come stanno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, semplicemente per far presente al collega del MoVimento 5 Stelle che, con questo emendamento, tra i reati che noi indichiamo, seguendo il suo discorso, che è quello posto a fondamento delle famose sentenze della Corte Costituzionale per prevedere l'automatismo della carcerazione preventiva rispetto ad alcuni reati, facciamo riferimento anche a quello di cui all'articolo 416-ter, che prevede lo scambio di voto elettorale politico-mafioso che, proprio il MoVimento 5 Stelle, giustamente e opportunamente, ha sollecitato due anni fa il Parlamento a portare in votazione.
  Voglio ricordare che il reato, di cui all'articolo 416-ter, era stato inserito tra quelli rispetto ai quali scattava l'obbligatorietà della carcerazione preventiva, inserito al Senato e inopportunamente cancellato dalla Commissione giustizia della Camera.
  Noi chiediamo semplicemente di reinserire il reato, di cui all'articolo 416-ter, tra quelli rispetto ai quali la carcerazione preventiva debba essere obbligatoria. Mi stupisce e francamente mi indigna anche che il MoVimento 5 Stelle, che è stato il sostenitore con Libera di questo reato, oggi assuma queste posizioni di contrarietà. Noi voteremo ovviamente a favore.

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, metto in votazione l'emendamento Molteni 4.14 (Versione corretta), con il parere contrario della Commissione e del Governo...

  EMANUELE PRATAVIERA. Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, ha già parlato l'onorevole Molteni. Avete esaurito tutti i tempi. Io le do la parola, ma le ricordo che per gli interventi a titolo personale state già consumando i tempi con i quali è intervenuto l'onorevole Molteni, perché voi avete avuto già l'aumento di un terzo del tempo previsto. Quindi, magari sullo stesso emendamento eviterei di intervenire.
  Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.14 (Versione corretta), con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Gregori, Borghi, Leva, Frusone, Greco, Luigi Gallo. Ci siamo tutti ? Mi sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  392   
   Votanti  390   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
  24    
    Hanno votato
no  366).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 5Molteni 4.15 (Versione corretta), con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Folino, Greco, D'Agostino, Totaro, Minardo, Paola Bragantini. Ci siamo ? Mi sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  391   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  369).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione sull'articolo 4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, intervengo solo per specificare che intanto avere sostenuto l'articolo 416-ter e una sua riformulazione, ben più stringente, non vuole assolutamente dire che in altri casi e in altre normative non possiamo fare altro, ma a livello giuridico, tecnico, non a livello di indirizzo politico.
  Poi, volevo ricordare al collega Molteni che tutti i suoi emendamenti, a meno che non ci sia stata una riformulazione in tal senso, contengono non solo i reati all'articolo 416-ter ma altri reati e per le ragioni che ho già spiegato, appunto, noi non possiamo che essere contrari, ma proprio a livello giuridico-tecnico, prima che politico.
  Quindi, sull'articolo 416-ter possiamo discuterne, ma questi emendamenti sono tutti formulati con altri reati. Quindi, in questo modo non possiamo assolutamente essere favorevoli. Dunque, che ci si spieghi bene, perché magari dopo si dicono anche delle balle a cui qualcuno può anche credere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Basso, Ciracì, Lombardi, Gigli, De Mita. Ci siamo tutti, mi sembra.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  401   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 380    
    Hanno votato
no   21).    

  (I deputati Cozzolino e Buttiglione hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 6

  CARLO SARRO, Relatore. Presidente, sull'emendamento Molteni 5.3 il parere della Commissione è contrario. È l'unico emendamento.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 5.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, con questo emendamento ricadiamo nel famoso equivoco della lieve entità, che qualcuno credo debba spiegare da un punto di vista giuridico al Parlamento e non solo. L'articolo 6 sostanzialmente dice che a chi è ai domiciliari vengono imposte determinate prescrizioni; ad oggi chi viola queste prescrizioni può portare il giudice a riapplicare la misura della custodia cautelare in carcere. L'articolo, che è stato modificato per l'ennesima volta nella navetta tra Camera e Senato, dice che, nel momento in cui vengono violate le prescrizioni della misura ai domiciliari, può ritornare il carcere, salvo che il fatto sia di lieve entità. Ovviamente, noi chiediamo di ritornare al codice vigente. Chiediamo e sarebbe interessante che qualcuno, il Governo, la maggioranza, spiegasse a questo Parlamento, ma soprattutto ai cittadini che cosa si intenda per fatto di lieve entità, qual è la cifra e qual è la misura che qualifica un fatto per essere di lieve entità oppure no. Noi crediamo che questa formulazione sia assolutamente generica e chiediamo, pertanto, di poter tornare, togliendo la locuzione «salvo che il fatto sia di lieve entità», alla formulazione attuale del testo del codice di procedura penale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Caparini. Onorevole Caparini, le do la parola per un minuto, però voi avete esaurito tutti i tempi e vi chiederei almeno di intervenire uno solo per emendamento, perché mi sembra un modo corretto di comportarsi anche rispetto agli altri gruppi. Vuole intervenire per un minuto o intende prendere la parola su un emendamento successivo, onorevole ? Prego, ha un minuto.

  DAVIDE CAPARINI. Volevo capire: a titolo personale è possibile intervenire ?

  PRESIDENTE. Voi state usando già il tempo a titolo personale anche per gli interventi dell'onorevole Molteni, perché avete esaurito anche il terzo aggiuntivo che la Presidenza ha concesso al vostro gruppo.

  DAVIDE CAPARINI. Apprezzo la magnanimità della Presidenza...

  PRESIDENTE. No, non c’è nessuna magnanimità, c’è una prassi e c’è un atteggiamento di correttezza.

  DAVIDE CAPARINI. ... e, soprattutto, visto che ci ha concesso così generosamente del tempo per discutere di un provvedimento che in effetti ha pochissima portata per quanto riguarda la vita del Paese e soprattutto il consesso civile in cui vorremmo vivere. Il mio intervento verteva sulla questione che noi abbiamo proposto più volte in quest'Aula e continueremo e non ci stancheremo mai di farlo, finché non ci sarà un cambio di marcia, un cambio di registro, e questo minimo intervento che proponiamo ci consente perlomeno di togliere un ambito di discrezionalità che ci preoccupa. Quindi, in questo senso, l'appello che facciamo è quello di ritornare al testo originario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 5.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 7
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rabino, Fitzgerald Nissoli, Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  410   
   Votanti  338   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
  25    
    Hanno votato
no  313).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Folino, Lavagno, Donati, Bolognesi, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  336   
   Astenuti   77   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
 308    
    Hanno votato
no   28).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Buttiglione ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C). Essendo stato ritirato l'unico emendamento, che era un emendamento soppressivo, metto in votazione l'articolo 6.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Zardini, Patriarca, D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  340   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 317    
    Hanno votato
no   23).    

  (Il deputato Buttiglione ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marti, Ragosta, Tartaglione, Busto, Luciano Agostini, Molea, Catalano, Fontanelli, Dambruoso, Altieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  411   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 390    
    Hanno votato
no   21).    

  (Il deputato Buttiglione ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

Pag. 8

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Molteni 10.1 e 10.2.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Molteni 10.1.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 10.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Iacono, Andrea Romano, Saltamartini, Roberta Agostini, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  412   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  27    
    Hanno votato
no  385).    

  (La deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 10.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Caparini, Dallai, Gigli, Ciprini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  414   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  391).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Lainati, Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  414   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 386    
    Hanno votato
no   28).    

  (I deputati Zolezzi e Petraroli hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C.631-C).
  Nessun chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 9

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Daniele Farina 11.10, Ferraresi 11.12 e 11.14, Molteni 11.17, 11.16 e 11.18.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Daniele Farina 11.10.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 11.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Tartaglione, Carloni, Di Benedetto, Cassano, Carrozza, Sorial, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  418   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  47    
    Hanno votato
no  371).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 11.12.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, siamo davanti al caso che è stato preso anche in considerazione dai professori e dai magistrati che abbiamo ascoltato, che erano quasi tutti contrari, per sopprimere il periodo «salvo eccezionali esigenze cautelari specificatamente motivate, non può essere rinnovata la misura». Questo mi sembra frutto di un abbaglio, perché la misura cade, perché c’è una violazione di termini, ma non perché ne manchino i presupposti. Le motivazioni sulle eccezionali esigenze cautelari, è una richiesta inutile e difficile da soddisfare, ovvero è un altro peso per il pubblico ministero, come se non ne avesse abbastanza. Quindi, se i presupposti c'erano, e ci sono ancora, la misura si può richiedere e basta, perché sarebbe legittima, non illegittima, quindi ce n’è bisogno per il bene del processo. Si rifarà tutto, chiaramente, rispettando i termini. Dunque, agendo con questo testo normativo, in questa direzione, significa solamente infierire sul pubblico ministero, e non aver colto il meccanismo cautelare che funziona sempre, e comunque, sulla possibilità che i provvedimenti cambino solo base dello stato di fatto. Non permettere questa possibilità significa non capire le esigenze del processo in questa fase.

  ANNA ROSSOMANDO. Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Relatore. Signor Presidente, sono diversi emendamenti, sono dipendenti, sono tutti sullo stesso tema, quindi, svolgerò un unico, e telegrafico, intervento a chiarimento. La modifica è stata introdotta al Senato per sgombrare i dubbi interpretativi. La questione dei termini, quando parliamo di disciplina processuale, è una cosa di sostanza.
  Noi l'abbiamo introdotta proprio per dare, per così dire, sostanza e forza a tutti i limiti e i presupposti che devono essere alla base del provvedimento cautelare. Sono i termini per la motivazione essenziali, anche e soprattutto per esercitare il diritto di difesa.
  In conclusione, però, siccome abbiamo sentito più volte interventi apparentemente a tutela della sicurezza dei cittadini, questa norma serve proprio affinché in casi eccezionali, se c’è stato un errore o un Pag. 10qualcosa – se per esempio c’è stata una violenza sessuale o un omicidio efferato –, possa essere, in questi casi eccezionali, salvaguardato il principio di sicurezza, potendo rinnovare la misura.
  Secondo noi non ce ne sarebbe stato bisogno, ma il Senato ha voluto precisare. Quindi, questo rende giustizia – e sto per concludere – della coerenza di un provvedimento molto equilibrato, che tutela, da un lato, le libertà fondamentali stabilite non dalla Corte costituzionale ma dalla Costituzione stessa e, dall'altro, la tutela della sicurezza dei cittadini, di cui non solo non ci dimentichiamo, ma che vogliamo proprio tutelare anche con questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 11.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Marroni, Grassi...di qua tutti hanno votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  419   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  326).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 11.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, mi dispiace aver sentito la collega Rossomando fare un intervento più demagogico e populista addirittura di quelli della Lega Nord, perché ovviamente qui i termini della violenza sessuale non c'entrano assolutamente nulla. Noi non andiamo ad incidere sui termini, noi andiamo ad incidere – cercando di sopprimerlo – sul divieto di rinnovare una misura che è decaduta appunto per i termini, ma che potrebbe essere riproposta e, quindi, rinnovata.
  Si nega la possibilità di rinnovare la misura. Non c'entrano i termini, è chiaro che la misura è decaduta per i termini, ma se ci sono i presupposti, perché non rifare il tutto in maniera assolutamente legittima ? È questo il senso del mio precedente emendamento e di questo, che sopprime semplicemente la parola «eccezionali» alle «esigenze cautelari» specifiche che si vanno a richiedere. Quindi, in linea con quanto esplicitato dai nostri auditi, noi pensiamo che debba essere assolutamente eliminato, perché è un peso inutile sulle spalle del pubblico ministero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 11.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda...Grassi...ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  419   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  325).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 11.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 11

  Moscatt, Brandolin... ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  345   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  322).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 11.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra... Impegno... Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  349   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  326).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 11.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione... Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  352   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  329).    

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, non solo voteremo contrari all'articolo 11 per i motivi che abbiamo detto in precedenza ma anche per un altro punto dell'articolo 11, che tuttavia è vincolato dalla doppia lettura conforme che è il comma 3 che, nella stessa direzione del precedente, pone un vincolo, ovvero che il tribunale annulla il provvedimento impugnato se la motivazione manca o non contiene l'autonoma valutazione. Quindi, in pratica stiamo dicendo che in questa situazione ci potrebbe essere veramente il caso di un soggetto che merita la misura, perché ci sono le esigenze cautelari magari una violenza sessuale, però c’è un difetto di motivazione che molte volte, considerato il carico che hanno gli operatori in questo campo, può anche capitare: prima il giudice poteva riguardare e quindi integrare il testo, con questo provvedimento dovrà assolutamente annullare la misura che magari nei presupposti è fondata. Quindi, rendiamoci conto della pericolosità di questo articolo. Per questo e per il precedente motivo, voteremo contrari all'articolo 11.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polidori... Cassano... Totaro... Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  419   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 324    
    Hanno votato
no   95).    

Pag. 12

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Daniele Farina 12.5, Molteni 12.2, Molteni 12.1, Molteni 12.4 e Molteni 12.3.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 12.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Pastorelli, Brunetta, Ventricelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  351   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  329).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 12.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manlio Di Stefano, Dell'Aringa, Monchiero, Gigli, Rabino, Paola Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  351   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  329).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 12.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Pastorelli, Ventricelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  348   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  22    
    Hanno votato
no  326).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 12.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuseppe Guerini, Chaouki, Piepoli, Saltamartini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  350   Pag. 13
   Astenuti   75   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  329).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 12.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Latronico, Piepoli, Busto, Migliore, Pilozzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  352   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  331).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani. Ci sono altri che non riescono a votare ? Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  347   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 318    
    Hanno votato
no   29).    

  (I deputati Capodicasa e Andrea Romano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, emendamento Ferraresi 13.1, parere contrario. Emendamento Daniele Farina 13.3, parere contrario. Identici emendamenti Ferraresi 13.4 e Molteni 13.5, parere contrario. Sono analoghi a quelli che avevamo votato sull'articolo 11, stessa materia.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 13.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  403   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  76    
    Hanno votato
no  327).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 13.3, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 14

  Cani, Magorno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  400   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  380).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ferraresi 13.4 e Molteni 13.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuditta Pini, Gregori, Marco Carra, Tancredi, Covello, Catalano, Milanato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  416   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  323).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galgano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  423   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 329    
    Hanno votato
no   94).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, emendamento 14.1, parere contrario. Emendamento 14.2, parere contrario. Si tratta dell'articolo che consente le visite a persone affette da gravi handicap, per i colleghi dell'Aula.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 14.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, La Marca, Carrozza, Cani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  420   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
  24    
    Hanno votato
no  396).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito a votare).

Pag. 15

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 14.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gandolfi, Cani, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  419   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  398).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  425   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 402    
    Hanno votato
no   23).    

  (Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C). Se il presentatore non chiede di illustrarlo come pare, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere. Prego Viceministro.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. L'ordine del giorno Pagano n. 9/631-C/1 è accolto.

  PRESIDENTE. Prendo atto che non si insiste per la votazione.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piepoli. Ne ha facoltà. Colleghi anche uscendo si può fare più silenziosamente così che il collega Piepoli possa svolgere la sua dichiarazione di voto. Vi chiederei di tenere basso il tono della voce. Prego onorevole Piepoli, a lei la parola.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, a nome del gruppo Per l'Italia confermo il voto positivo su questo provvedimento. Il voto positivo ha una motivazione specifica: noi crediamo che con questo provvedimento riusciamo a fare un passo in avanti rispetto all'artificioso conflitto tra garantisti e giustizialisti. Conflitto che appartiene certamente alla Costituzione materiale di questo Paese, ovverosia ai conflitti politici, ma che non è dentro la previsione della nostra Carta Costituzionale. Noi oggi ridisegniamo la natura delle misure di custodia cautelare e soprattutto affermiamo che la prassi che purtroppo c’è stata di un abuso anche della carcerazione preventiva oggi finalmente trova una prospettiva diversa. D'altro canto per noi è centrale la previsione dell'articolo 27 della Costituzione in cui la presunzione di innocenza deve prevalere su ogni altra pur legittima considerazione, cosicché il ricorso alla custodia cautelare in carcere va vista come extrema ratio. E d'altronde questa è la lezione della Corte Costituzionale e lo dico ai colleghi della Lega che ci Pag. 16accusano di essere subalterni alla Corte Costituzionale, cioè noi siamo, per così dire, in maniera un po’ goffa e quasi eccentrica, subalterni al giudice delle leggi perché la Corte costituzionale è il nostro giudice e questa è la previsione del sistema dentro al quale noi siamo e che è il sistema della nostra Carta Costituzionale.
  Vorrei dire che le previsioni che noi oggi abbiamo approvato in relazione al ritorno dal Senato ci pongono anche un problema, che mi pare endemico e sul quale dobbiamo fare una riflessione seria, che è quello della qualità della legislazione. Il bicameralismo perfetto, in maniera sia pure alterna, ha trovato un surrogato rispetto alle inadempienze e rispetto alla qualità della legislazione. Oggi noi siamo nella prospettiva che sarà una Camera a dover essere sempre più attenta alla verifica di questa qualità e anche questo provvedimento ci aiuta a metterci su questa strada.
  Un'ultima cosa vorrei dire, che questo provvedimento rientra in uno sforzo per recuperare una visione di insieme sul grande malato che è il servizio giustizia nel nostro Paese e in particolare rientrante in quella serie di provvedimenti legislativi volti essenzialmente a risolvere le problematiche dell'affollamento delle carceri italiane e delle condizioni inumane in cui buona parte della popolazione detenuta è costretta. Certo, già nel Settecento un grande pensatore, a cui sicuramente i colleghi della Lega continuano a fare riferimento come loro base culturale, diceva con molta franchezza: è inutile che voi ci volete portare a guardare i vostri palazzi, per piacere, portateci a guardare le vostre prigioni, perché solo vedendo le vostre prigioni si può misurare il grado di civiltà di una nazione. Ecco, questa è la nostra prospettiva e per questo noi ci vogliamo battere (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà. Onorevole Molteni ? Ora che ha tutti i dieci minuti della dichiarazione di voto... Prego, a lei la parola.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente, mi ero perso. Io credo che da parte della Lega siano state già abbondantemente denunciate le motivazioni per cui voteremo contro questa proposta di legge; voteremo contro non perché crediamo che la carcerazione preventiva e le misure cautelari siano una misura di giustizia nel modo in cui oggi vengono applicate nel nostro Paese, ma perché crediamo che questa riforma andasse fatta in modo totalmente diverso rispetto a come l'avete voi fatta. Questa riforma andava fatta non per alleggerire il problema del sovraffollamento delle carceri, come anche nel titolo e nell'illustrazione della proposta di legge viene chiaramente detto, ma la riforma delle misure cautelari va fatta perché non è accettabile che vi sia un'espiazione anticipatoria della pena nel modo in cui sta avvenendo nel nostro Paese. Troppi sono i casi di anticipazione di una condanna e quindi di espiazione di una pena per misure cautelari, salvo poi rendersi conto che queste misure non andavano applicate, salvo poi arrivare all'assoluzione, come spesso accade e come sta accadendo anche negli ultimi giorni, di coloro i quali sono stati sottoposti a carcerazione preventiva. Quindi noi diciamo e abbiamo sempre detto sì alla riforma della carcerazione preventiva, ancorandola a un livello di civiltà e di tutela dei principi di diritto tipici di uno Stato di diritto come il nostro, no allo smantellamento tout court della carcerazione preventiva.
  Io credo che con questa proposta di legge siamo di fronte all'ennesimo tentativo di risolvere e di affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri e quindi liberando questo problema, che per la sinistra e per il Governo è sino ad oggi stato l'unico problema inerente i temi della giustizia, questa proposta di legge è diventata il quinto decreto «svuota carceri». In modo particolare le motivazioni che ci hanno portato e che ci portano a dire no a questa proposta di legge sono Pag. 17legate all'articolo 275, comma 3, ovvero noi abbiamo insistito e continuiamo ad insistere affinché, con riferimento ad alcuni reati che per noi sono gravissimi, ogni parlamentare qui presente faccia un minimo di analisi con la propria coscienza rispetto a fatti di assoluta gravità, che anche in queste ore si stanno verificando.
  Io credo che ogni parlamentare debba fare un'analisi di coscienza rispetto al fatto che i reati di gravità assoluta e totale, reati abominevoli – come sono i reati di violenza sessuale, come sono i reati di violenza di gruppo, come sono i reati legati alla violenza e a ogni forma di abuso nei confronti di minori – non possono avere e non possono ottenere indulgenza da parte del Parlamento. Noi avevamo opportunamente – nel 2008, nel 2009 e nel 2010, quando abbiamo governato il Paese insieme al PdL e insieme a chi oggi è con il Ministro Alfano, all'NCD, e non sulla spinta di un'emotività, che vi era comunque nel Paese, ma su una spinta di giustizia e di diritto rispetto a fatti clamorosi – approvato un «pacchetto sicurezza», dove, per rispondere a esigenze reali del Paese, per dare una risposta seria a chi subisce reati di violenza, che credo siano i reati di peggior gravità, avevamo introdotto una norma, una norma di assoluta civiltà, una norma di buon senso, che sostanzialmente andava a definire che per chi commette reati gravi – i reati che abbiamo detto, l'omicidio volontario, la violenza sessuale, la violenza di gruppo, reati disdicevoli – dovesse esserci l'applicazione automatica della carcerazione preventiva. Non si possono lasciare zone d'ombra, non si possono lasciare zone grigie nei momenti in cui siamo di fronte a questi reati. Solo ed esclusivamente per questi reati, non c’è demagogia da parte della Lega, non c’è la volontà di cavalcare la rabbia del Paese, non c’è la volontà di cavalcare o di parlare alla pancia del Paese, come spesso e troppo volentieri ci viene detto, non c’è la volontà di fare populismo, ma c’è semplicemente la volontà di dare una risposta di diritto ineluttabile. Chi commette questi reati non può vivere nel limbo, non possiamo lasciare questi nel limbo rispetto a chi il reato lo subisce; non possiamo permettere che ci possa essere una valutazione discrezionale ancorata non alla gravità del reato, ma magari alla condotta, a un profilo psicologico, a dei precedenti penali. Questo non è accettabile, non è accettabile che oggi ci si nasconda dietro la Corte costituzionale.
  La Corte costituzionale dice che l'automatismo vale solo per i reati di mafia; la Corte Costituzionale dice che l'automatismo vale solo per i reati di mafia perché il carcere è l'unico elemento che può rompere il patto criminale e allora io mi chiedo perché avete voluto estendere giustamente la possibilità dell'automatismo della carcerazione preventiva anche ad altri reati, a quelli di cui all'articolo 270, all'articolo 270-bis. È proprio questo lo strumento che ci ha consentito di dire: bene, abbiamo ampliato la carcerazione preventiva rispetto ai reati di mafia, introducendo anche altri reati. Dimostriamo che il Parlamento è sovrano, dimostriamo che l'unico organo costituzionalmente eletto dai cittadini in maniera democratica, che rappresenta la volontà dei cittadini è il Parlamento, non la Corte Costituzionale e lo dico agli amici di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Non esiste che un giorno si critica la Corte costituzionale perché arbitrariamente entra a sindacare a gamba tesa nelle scelte del Parlamento e poi ci si nasconde, come sta avvenendo per questi emendamenti e per questa proposta di legge, dicendo: me l'ha detto la Corte costituzionale. Oggi, il Parlamento poteva dare una risposta di autorevolezza importante, invece la timidezza, da un lato, la non volontà di dire che la Lega aveva ragione, dall'altro lato, producono un provvedimento che, anziché riformare la carcerazione preventiva, va a smantellare questo istituto.
  Ma consentitemi un'ulteriore considerazione perché ormai sono due anni e mezzo che in questo Parlamento – consapevoli degli enormi problemi che il sistema giustizia ha, soprattutto la giustizia civile – parliamo solo ed esclusivamente di Pag. 18carceri, parliamo solo ed esclusivamente di sovraffollamento delle carceri, utilizzando come unico strumento deflattivo rispetto a questo problema i decreti o i disegni di legge «svuota carceri». È presente il Viceministro Costa. Quando il Viceministro all'epoca era al Governo, non con la sinistra, ma con il centro-destra, noi avevamo affrontato il problema del sovraffollamento in altro modo, avevamo stanziato 500 milioni di euro con il «piano carceri», avevamo affrontato il problema del sovraffollamento delle carceri attraverso l'attività di edilizia carceraria, costruendo nuove e migliori carceri.
  Oggi voi questo principio l'avete abbandonato e avete, invece, percorso un'altra strada, che è quella dei decreti «svuota carceri», che è quella delle depenalizzazioni. Viceministro Costa, lei non c'era, però il Ministro Orlando c'era. Il decreto legislativo sulla non punibilità per i fatti di lieve entità, che è stato votato dal Consiglio dei Ministri con un blitz notturno l'altra notte, è una vergogna che grida vendetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! È una vergogna che grida vendetta rispetto a quelle migliaia e milioni di cittadini italiani che ogni giorno vedono la propria abitazione svaligiata, vedono la propria abitazione visitata da ladri e delinquenti.
  Voi non lo potete raccontare al Paese, quando il numero dei reati aumenta, quando le forze dell'ordine diminuiscono, quando le risorse, anziché essere stanziate per la polizia, vengono stanziate per gli immigrati, attraverso meccanismi malavitosi che in questi giorni stanno emergendo dall'inchiesta di Roma. Voi non lo potete dire, non lo può dire il Governo e non lo possono dire gli esponenti del Partito Democratico, che un giorno poi torneranno sui propri territori a rendere conto ai propri cittadini: non potete dire che il furto, la truffa, l'appropriazione indebita, il peculato, l'abuso d'ufficio, la minaccia, la violenza, la rissa, l'aggiotaggio, le false comunicazioni sociali, sono reati minori, sono reati che hanno un basso tasso di offensività. Andatelo a spiegare a quelle persone che quotidianamente subiscono reati.
  Questa è una vergogna, è una vergogna che condannerà questo Governo, è una vergogna che condannerà le forze politiche che stanno approvando questi provvedimenti, è una vergogna perché voi state confermando, per l'ennesima volta, di essere il Governo e i movimenti politici complici degli immigrati e dei delinquenti. Noi non lo accettiamo e il popolo italiano non è con voi, ma è con noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, è sempre difficile parlare dopo la partecipazione, così emotiva e convinta, del collega della Lega, però cercherò di essere veloce per dire ciò che pensa il nostro partito su queste modifiche normative, che appaiono oggi più che mai necessarie se si considerano i dati allarmanti riferiti proprio dal Viceministro Costa nel corso della discussione sulle linee generali. Su un totale di circa 55 mila detenuti, il 17 per cento – e parliamo di 9.612 persone – è in attesa del primo giudizio. Voglio andare veloce e, quindi, non leggerò gli altri dati che sempre il Viceministro Costa ha indicato per confermare la concretezza e la irredimibilità del nostro livello di contesto logistico carcerario.
  Un sistema veramente democratico, che a noi piace sempre ricordare essere una delle caratteristiche fondamentali del nostro Paese, non può contare – e lo dico con la consapevole esperienza maturata proprio in questo contesto – sulla custodia cautelare per fare avanzare le indagini e per raggiungere obiettivi processuali. Purtroppo, le custodie cautelari anticipate, finalizzate prevalentemente a finalità di raggiungimento di prove in una maniera non lineare, non hanno mai aiutato la conclusione di indagini, con processi che Pag. 19andavano poi a concludersi con sentenze definitive. Quindi, si tratta proprio delle esperienze punitive favorevoli a quel tipo di approccio e a quel tipo di cultura dell'uso della strumento della custodia cautelare.
  Quindi, senza invocare strategie particolarmente garantiste, con finalità mai davvero declamate da chi ha strumentalizzato questo aspetto, noi siamo convinti che la fermezza nella risposta della giustizia, nella risposta della macchina giudiziaria, deve essere mantenuta. Una fermezza che garantisca a tutti i cittadini di sapere che quando si sbaglia si va in galera. Ma la galera non deve essere, lo ripeto, strumentale e strumentalizzata per ragioni che hanno prevalentemente una finalità investigativa.
  Abbiamo avuto richiami da organismi sopranazionali, abbiamo pagato multe non più sostenibili per un Paese che è la culla del diritto. Abbiamo 2.000 anni di storia e quelle multe che ci hanno irrogato, non appartengono davvero al comune sentire di chi fa l'operatore giudiziario e di chi crede ancora fermamente nella giustizia, una giustizia che viene sempre poi invocata quando oramai i buoi sono scappati.
  Infatti, i romani di oggi riconfermano, purtroppo, che tante cose, che potevano essere evitate, sono state lasciate invece, dopo non confessabili ignoranze o giramenti di testa, all'intervento della magistratura. Non si può lasciare tutto nelle mani della magistratura; c'era la possibilità di intervenire e di denunciare prima, c'era la possibilità che quello che è successo a Roma, di cui abbiamo letto ieri, fosse evitato, e invece abbiamo aspettato ancora una volta l'intervento della magistratura.
  Ecco, per tutte queste ragioni, siamo convinti che, con gli interventi che oggi con questo provvedimento di legge noi ci apprestiamo a confermare e ad approvare, renderemo il nostro Paese e l'operato della nostra giustizia sicuramente più rispettosi delle indicazioni che abbiamo avuto da organismi sovranazionali e più rispettosi della nostra tradizione democratica. Siamo anche convinti che, con un'iniziale periodo di aggiustamento, gli operatori della giustizia, magistrati e anche avvocati, sapranno cogliere al meglio questo tipo di provvedimenti, che non saranno più letti o non saranno comunque letti in chiave né buonista né di Governo fragile; al contrario, è un Governo davvero consapevole dell'importanza dei principi che sta cercando di portare avanti, ed è per questo che noi di Scelta Civica riteniamo davvero importante andare avanti in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Signora Presidente, onorevoli deputati, noi voteremo contro questa proposta di legge, perché riteniamo che sia il quinto intervento che viene fatto da quest'Aula, dal Parlamento italiano, che va nella direzione di svuotare i nostri penitenziari. Sia chiaro, il problema esiste, esiste il problema del sovraffollamento, lo conosciamo tutti, però, secondo noi, il modo con cui voi affrontate questo tipo di problema non è quello giusto e non si va nella direzione giusta. Anche questa iniziativa, questa legge che il Parlamento si accinge ad approvare, poteva essere una cosa positiva, perché sicuramente una delle cause del sovraffollamento carcerario è che ci sono molte persone che sono ristrette e che sono in attesa di giudizio.
  Noi, con i nostri interventi qui in Aula, con i nostri emendamenti e appoggiando anche gli emendamenti degli amici della Lega, abbiamo cercato di condizionare la discrezionalità del magistrato nell'utilizzare l'istituto della custodia cautelare preventiva, però questi emendamenti sono stati respinti. Questi emendamenti erano importanti perché riguardavano reati di grave allarme sociale, molto gravi, violenza sessuale e altri tipi di violenza, che secondo noi dovevano essere quanto meno incardinati in una logica in cui non ci doveva essere la discrezionalità del magistrato, Pag. 20ma, in base a chi commetteva questi reati e anche alla sua storia penale e ai suoi precedenti, si poteva di fatto utilizzare l'istituto della custodia cautelare e non utilizzarlo semmai in altri casi, questo sì, perché abbiamo troppi casi, purtroppo, in Italia in cui persone vengono massacrate attraverso teoremi, scontano anni di carcere e poi vengono rilasciate con tante scuse, dopo processi con sentenze passate in giudicato in cui si dice che queste persone semmai erano innocenti.
  Allora, si poteva intervenire in quest'ottica, ad esempio, sulla flagranza del reato, con un altro emendamento proposto dal collega Cirielli che è stato respinto da quest'Aula, invece non si è fatto niente di tutto questo. Ecco perché noi diciamo che è l'ennesimo provvedimento in cui di fatto, per intervenire di fronte ad un'ingiustizia, in realtà se ne fa un'altra, quella di svuotare i nostri penitenziari in maniera scriteriata. Ciò anche perché, cari colleghi, noi abbiamo visto i vostri interventi in questa direzione: sul sistema carcerario e sul sovraffollamento delle carceri – lo vogliamo ricordare a tutti in quest'Aula – pesa gravemente l'atteggiamento che continuate ad avere su temi come, ad esempio, l'immigrazione.
  L'operazione fatta e che avete coordinato da un anno e più a questa parte, Mare Nostrum, ha portato sì, per l'amor di Dio, all'accoglienza di persone che arrivavano qui disperate, ma vi volete chiedere come mai i nostri penitenziari sono pieni, con percentuali molto alte, del 30-40 per cento, nel centro-nord parliamo del 60-70 per cento, di persone che provengono da altre nazioni, che sono straniere e commettono reati molto gravi, reati che voi, poi, nell'altro decreto che avete promulgato l'altra sera, cari amici del Governo, avete detto che non sono di allarme sociale ? Come mai sono ristretti per questi motivi nei penitenziari italiani ?
  Ma è molto chiaro: fare una politica dell'accoglienza e delle braccia aperte a tutti, senza vincolare la presenza sul territorio nazionale ad avere un contratto di lavoro preventivo (come succedeva agli italiani che andavano a lavorare all'estero: se non avevano un contratto di lavoro, non ci potevano andare, ricordatevelo questo fatto), porre in essere una politica dell'accoglienza indiscriminata non porta da nessuna parte; porta soltanto al fatto che una parte minoritaria – probabilmente, ma non so quanto minoritaria – di chi arriva, alla fine, va a ingrossare le file della criminalità, e il terminale finale è quello di andare a popolare i nostri penitenziari, e quindi, poi, si crea il problema del sovraffollamento carcerario.
  In ordine a queste cose, non so se qualcuno di voi vive sulla luna o non legge le cronache, tutti i giorni, nella propria città, di quello che avviene. Purtroppo, gran parte dei reati vengono commessi da questi signori, che fanno determinati reati e vanno a popolare le nostre patrie galere, e costano, fra l'altro, al cittadino-contribuente diversi soldi. Quindi, uno dei modi per fermare il sovraffollamento carcerario era anche quello, ma voi non volete intervenire in quella direzione, fate la politica delle braccia aperte e poi i risultati sono quelli che vediamo e sono sotto gli occhi di tutti, con i dati che dà il Ministero, che non diamo noi, di un aumento della criminalità diffusa nelle nostre città.
  E ancora, questo provvedimento di legge che ci accingiamo a votare fa il paio con il decreto che ha promulgato il Governo l'altra notte, caro sottosegretario, che prevede delle cose gravissime, che entra in una logica culturale che avete e che ha il centrosinistra o la sinistra in quest'Aula, quella di promulgare provvedimenti che, anziché tutelare i cittadini che subiscono i reati, che hanno il problema della sicurezza delle proprie abitazioni tutti i giorni...
  Se voi aprite il giornale, leggete di persone sequestrate in casa, a cui entrano in casa e fanno violenza, e nessuno li ripaga di quella violenza, non vi è uno Stato che sta lì a punire; sì, anche a punire, non soltanto a riabilitare, perché bisogna anche punire chi commette questo tipo di reati. No, voi, l'altra sera, avete promulgato questo decreto, che, di fatto, Pag. 21prevede che non sia più punibile, vi è addirittura la depenalizzazione per i reati fino a cinque anni.
  Voi parlate di reati non caratterizzati da gravità sociale. Mi dovete spiegare, e lo dovete spiegare agli italiani che sono fuori di qui, quali sarebbero questi reati non caratterizzati da gravità sociale. Andiamoceli a leggere: il furto, la truffa, l'appropriazione indebita, la violazione di domicilio. Sì, è una sciocchezza, certo: da ora in avanti, quando qualcuno entrerà per rubare in casa degli italiani durante la notte, se suona il campanello fa prima: lo fanno salire su e lo fanno entrare in casa; tanto, sarà impunito.
  E ancora: il peculato, la violenza, le minacce, la rissa. Ma allora di che cosa vogliamo parlare ? Voi non intervenite, avete sfruttato male questa occasione di intervenire sulle storture della carcerazione preventiva. Si poteva intervenire, ma voi non potete intervenire sulla carcerazione preventiva, sulla custodia cautelare in carcere, lasciando sguarnita l'altra parte, che riguarda la sicurezza dei cittadini, che hanno il diritto di vivere tranquilli nelle proprie abitazioni, di non subire reati, reati di grave allarme sociale. Infatti, leggetele le cronache di tutti i giorni, che sono piene di notizie di persone che subiscono una violenza inaudita.
  Per voi il furto d'appartamento, per esempio, è una cosa tranquilla, che sta quasi diventando normale. Ma quante persone muoiono dopo fatti del genere, persone anziane, che si trovano a rivedere quelle immagini di qualcuno che ha violato la propria intimità, la propria abitazione ? Muoiono anni dopo, stanno male dopo ! No, per voi sono reati che non creano allarme sociale, non gravi. Bene, ecco perché noi voteremo contro questo provvedimento.
  Perché voi, ancora una volta, non fate provvedimenti a favore dei cittadini che subiscono i reati in questa nostra nazione. Sono sempre di più le vittime di queste reati che non sanno, e non trovano uno Stato che li difende, che gli è vicino, che è pronto a tutelarli, salvo poi «la lacrima sul viso» quando il reato diventa ancor più grave, e qualcuno ci lascia la vita. Allora, si fanno i programmi televisivi, e qualcuno esprime il proprio cordoglio, perché è morto, ma bisogna intervenire prima, non dopo, quando il fatto più grave è avvenuto. Salvo in quei casi dove tutti si commuovono, c’è il menefreghismo totale delle istituzioni nei confronti dei cittadini che subiscono questi gravi reati, e che non sono difesi da nessuno.
  Noi voteremo contro questo provvedimento, pur riconoscendo che si tratta di un provvedimento che deve essere approvato per vincolare l'uso, la stortura, della custodia cautelare. Però, considerato il contesto culturale in cui voi lo approvate, e altre leggi che state emanando, sicuramente, va nella direzione di non punire chi commette dei reati, non si pone vicino ai cittadini, mentre noi preferiamo stare, non dalla parte di chi delinque, ma dalla parte dei cittadini che subiscono i reati. Per questo voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, com’è evidente a tutti, ancora una volta, in materia di giustizia, in quest'Aula, se ne sentono di tutti i colori. Tuttavia, questo provvedimento, differentemente da quanto affermato, non si rivolge esclusivamente ai cittadini detenuti, ma si rivolge a tutti i 60 milioni di italiani – e per far capire a chi, eventualmente, ci ascoltasse, che cosa, e qual è il tema della nostra discussione, basta dare il nome proprio alla misura sulla quale interveniamo; se, infatti, usiamo carcerazione preventiva, invece di custodia cautelare, certamente molti si ricordano più precisamente di cosa stiamo parlando – quindi a tutti i 60 milioni di cittadini italiani, e anche qualche milione di cittadini stranieri. Dopo quasi un anno, questo testo è di nuovo sottoposto al nostro voto. Il Senato, nel frattempo, ha avuto tutto il tempo per migliorarlo un pochettino, ma anche per pasticciarlo un Pag. 22po’ e, dunque, è anche corretto che il testo torni là di nuovo. Questa legislatura, vale la pena ricordarlo – è stato fatto, ma lo ripetiamo – si è aperta con le carceri in un assetto drammatico, con le vele spiegate; eravamo verso i 70.000 detenuti, oggi sono poco più di 54.000. Ma, differentemente da quanto affermato, non sono stati gli «svuota carceri» presunti, qui sempre invocati, ma è stata una sentenza della Corte costituzionale, una sola sentenza, quella del febbraio di quest'anno, che ha dichiarato parzialmente incostituzionale la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, a produrre ciò. E a chi ci ricordava i lontani «piani carceri» da 500 milioni quale strategia per la sicurezza dei cittadini per battere il crimine, devo ricordare che questo surplus di 10.000 detenuti incarcerati per reati di modestissima, o nulla pericolosità sociale, sono costati alla Repubblica 500 milioni di euro, ma all'anno e, forse, se non si può essere, in qualche modo, sanzionati per i voti espressi e le opinioni, tuttavia, qualcuno politicamente, forse, dovrebbe risponderne.
  Ricordo anche che la sentenza pilota della CEDU, di cui abbiamo tanto discusso, su altri provvedimenti, del gennaio 2013, la famosa Torregiani ed altri contro l'Italia, non solo ci ha condannato per trattamento inumano o degradante, ma ci ha anche raccomandato la riduzione al minimo del ricorso alla carcerazione preventiva, e qui arriviamo al punto. Il punto è che, pur rivolgendosi a tutti gli italiani, ce ne è qualcuno in situazione più urgente, perché tra quei 54.000 «cittadini ristretti», ben 17.000 sono in attesa di sentenza definitiva e di questi, addirittura, 9.000 sono in attesa di primo giudizio. Sono tanti ? Sono pochi ? Io direi che sono, comunque, troppi.
  Discutiamo oggi di riformare la carcerazione preventiva, perché negli anni scorsi una cultura deteriore ed una prassi anche peggiore, l'hanno considerata come un'anticipazione della pena. Questo accade in politica come in magistratura. Eppure non mancavano e non mancano le acque sicure del porto dove ancorare la nave: l'articolo 13 della Costituzione, con la sua inviolabilità della libertà personale, e la presunzione di non colpevolezza dell'articolo 27, attraverso anche quella riserva di giurisdizione che esige sempre un atto motivato del giudice.
  E, invece, no ! La cattiva politica, con un pacchetto sicurezza dietro l'altro, ha raccontato un sacco di balle agli italiani. E vedo, a giudicare da alcuni interventi dei colleghi, che continua allegramente a farlo. Gli italiani, martellati mediaticamente da efferati delitti e politicamente truffati da costoro, hanno creduto che un sostanzioso antipasto di carcerazione preventiva, offerto a molti, colpevoli o innocenti – ricordiamolo –, avrebbe portato più sicurezza. Ebbene, guardiamoci attorno: qualcuno vede un qualche effetto di quelle demenziali legislazioni ? Qualcuno si sente più sicuro ?
  E allora bisogna cambiare strategia e io credo che questo, in questo periodo, questa Camera in particolare e tutto il Parlamento, stiano cercando di fare. Oggi, tra l'altro, ci dovrebbe fare riflettere il fatto che l'Italia è il Paese d'Europa dove il numero di detenuti per reati fiscali è drammaticamente piccolo rispetto al totale – non accade così negli altri Paesi europei – e il grosso, invece, è costituito, come dicevo, da arrestati per i reati cosiddetti bagatellari. Conserviamo, dunque, la carcerazione preventiva laddove effettivamente serve e non dove diventa spesso inutile o addirittura controproducente !
  Il Senato, come dicevo, ha un po’ pasticciato questo progetto di legge, ma una cosa buona certamente l'ha fatta. Ha fatto salire sull'articolato la proposta depositata da questo gruppo, da Sinistra Ecologia Libertà, qui alla Camera, che lega il carcere e l’handicap grave. Sostanzialmente introduce alcune misure che risultavano incomprensibilmente ancora estranee al nostro ordinamento.
  Per queste ragioni Sinistra Ecologia Libertà conferma, anche in questo passaggio parlamentare, il proprio voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 23

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra voterà a favore del provvedimento all'esame dell'Assemblea. Come è noto e come è stato detto e raccontato anche dalle cronache in questi giorni, questo provvedimento non ha avuto un iter particolarmente agevole. Penso che quella di oggi sia anche l'occasione giusta per spiegare, non soltanto al Parlamento, ma anche a tutto il Paese. Il tema di cui stiamo parlando assume una rilevanza ed un'attualità non indifferenti, in considerazione del fatto che è la prima volta che si comincia a parlare di custodia cautelare e di responsabilità a vario titolo.
  Racconterò alcuni passaggi che sono noti grazie alla stampa. L'obiettivo del progetto di legge è di rendere effettivo il principio che è presente nel nostro codice e che ha un riscontro di tipo costituzionale, secondo cui la custodia cautelare in carcere deve essere considerata solo come extrema ratio. Dovrebbero sempre valere elementari principi di civiltà giuridica, tante volte affermati dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
  Il principio richiamato dalla nostra Carta costituzionale, secondo cui l'imputato è innocente fino alla condanna definitiva sancita all'articolo 27, secondo comma, della stessa Costituzione, assegna alla privazione della libertà personale, come è già stato detto in altre occasioni, il ruolo di extrema ratio, così come previsto dall'articolo 13 della Costituzione. Nel nostro ordinamento la presunzione di innocenza copre l'intera vicenda processuale ed un soggetto, quindi, incolpato di avere commesso un reato, è legalmente presunto innocente fin dall'inizio delle indagini preliminari e fino al passaggio ad un'eventuale sentenza di condanna. Infatti, il citato articolo 27, cui accennavo prima, menziona proprio la sentenza definitiva, in altre parole, la persona è presunta innocente sino al termine di tutto l'iter processuale.
  La materia quindi è delicata, complessa, ha fatto i conti con canoni indiscussi nel nostro ordinamento. Da un lato conferma la presunzione di non colpevolezza, la quale impone a sua volta misure cautelari che possono avere proprio funzioni cautelari ma certamente non di anticipazione della pena né quella di costringere l'imputato a dichiararsi colpevole – questo è un passaggio sicuramente polemico e lo sottolineo – dall'altro conferma il principio della inviolabilità della libertà personale. Il progetto di legge, quindi, nasce con auspici straordinari: l'abbiamo salutato tutti in maniera assolutamente positiva, perché mirava ad eliminare, sulla base dei principi di proporzionalità e di adeguatezza, gli abusi che nel corso degli anni si sono verificati.
  Quindi tutto quello che ho appena detto e che è sancito in maniera inequivocabile dalle nostre leggi e dalla nostra Costituzione in verità ha trovato delle contraddizioni in termini concreti e non soltanto negli ultimi anni, durante i quali magari si sono avvertite polemiche quasi tutte a sfondo politico. Questo è un male antico dell'Italia, un male che affonda negli anni Settanta, addirittura c’è stata anche una filmografia, che si è dedicata ad aspetti drammatici ed iniqui di un certo modo di esercitare la giustizia. Ma le statistiche che sono a noi note tuttavia risalgono al 1991 e quindi mi limiterò a fare quest'analisi solo per gli ultimi venticinque anni, per quanto, lo ripeto, esso è un male antico. Ebbene, in base a queste statistiche, noi siamo oggi nelle condizioni di poter dire con certezza che ci sono stati 20 mila casi di abusi certificati. Addirittura sono stati liquidati 600 milioni di euro a soggetti che a vario titolo hanno avuto riconosciute le loro ragioni cioè che le misure cautelari che erano state loro imposte, talvolta gravose quasi a livello di persecuzione, erano assolutamente ingiuste. I fatti, cioè, hanno dimostrato che c'era stata un'ingiusta detenzione. È chiaro che una larga parte di questi potrebbero Pag. 24rientrare statisticamente all'interno di un abuso e comunque, anche se non sono stati una larga parte, certamente c’è stata una percentuale di abusi nei confronti di soggetti che hanno avuto ingiusti provvedimenti cautelari. D'altronde, se si è arrivati a questa proposta di legge che è condivisa, votata da larga parte da questo Parlamento, vuol dire che c’è un fatto sociale avvertito e l'opinione pubblica lo percepisce da anni. Cioè c’è un profondo convincimento da parte della società che certamente ci sono stati abusi nei confronti dei cittadini in materia di misure cautelari. Però di fronte a questo dato macroscopico (20 mila casi certificati) non risulta o risultano contati sulla punta di una mano casi, invece, dove magistrati sono stati condannati dall'autorità competente per aver esercitato un abuso nei confronti di cittadini. Noi del Nuovo Centrodestra riteniamo che la civiltà giuridica e comunque la civiltà di un popolo passi anche attraverso l'individuazione e la punizione di coloro che si sono fatti promotori di abusi e quindi proprio per questo motivo dire ad un magistrato «tu forse sarai un bravo uomo ma come magistrato hai delle pecche e quindi è opportuno che ti dedichi non più al penale ma al civile o al fallimentare, o forse a qualche altra cosa non sarebbe cosa sbagliata. Sto cercando di romanzare la questione per renderla più leggera possibile e farla comprendere a tutti. Le sto raccontando tutti questi fatti perché è noto – è stato citato su tutti i giornali – che c’è stata una polemica in Commissione giustizia fra noi e il PD. A mia firma è stato presentato un emendamento che noi e non soltanto noi ma tutti gli esperti del diritto hanno ritenuto sacrosanto perché di assoluto buonsenso e che ha trovato, invece, l'ostilità di larga parte della Commissione e della maggioranza.
  La cosa ci è dispiaciuta, lo diciamo con grande chiarezza, perché noi abbiamo interesse a portare avanti progetti realmente costruttivi per il nostro Paese e questo è un elemento, una stortura che va assolutamente sanata.
  Ora, per far emergere gli illeciti disciplinari commessi – ripeto, su 20 mila qualcuno ci sarà stato –, noi avevamo indicato il modo più semplice ed elementare e, cioè, quello di comunicare i fatti al Ministro della giustizia e al Procuratore generale presso la Cassazione. Quindi, l'emendamento non è che mirava a creare nuove fattispecie o ad indicare col dito puntato una colpevolezza a priori. Noi, viceversa, con questo emendamento intendevamo inviare agli organi competenti, per un giudizio, l'eventuale sentenza con il relativo caso per la giusta valutazione.
  È bene precisare, quindi, che l'emendamento non stava a significare nulla di speciale, ma proprio auspicava l'esercizio dell'azione disciplinare solo nel caso in cui era macroscopica la stortura. Ed era chiaro che il giudizio veniva non da un soggetto terzo, ma dalla stessa magistratura. Quindi, quale migliore possibilità di essere trasparenti ? Un giudice, al massimo livello della sua autorevolezza e della sua autorità, cioè il Procuratore generale della Corte di cassazione, secondo la nostra proposta, avrebbe giudicato l'andamento di un processo e il comportamento di un altro giudice, di un pubblico ministero che, forse, non si era comportato correttamente nella sua funzione.
  Questa proposta di buonsenso non è stata accettata, nonostante il dibattito acceso. Pur non di meno ciò è stato percepito bene dai mass media, e quindi rilanciato all'opinione pubblica, la quale opinione pubblica ha raggiunto un livello di consapevolezza. Si badi bene: il sottoscritto e il Nuovo Centrodestra non sono turbati del fatto che abbiano dovuto ritirare l'emendamento, non solo perché abbiamo ottenuto l'approvazione di un ordine del giorno che impegna il Governo ad andare in tempi rapidi nella direzione auspicata ma anche perché i tempi sono maturi affinché la società tutta passi al passo successivo. Le leggi non nascono per caso, ma sono sempre precedute da fatti culturali: c’è un'esigenza sociale che richiede le leggi. Oggi è avvertita dall'opinione pubblica una profonda ingiustizia. Quando ci sono 20 mila casi – e 20 mila Pag. 25sono quelli che hanno fatto ricorso, sono quelli che, probabilmente, avevano voglia ancora di lottare, che erano psicologicamente ancora nelle condizioni di chiedere giustizia –, ma quanti altri su cose minori hanno buttato la spugna ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. Cari colleghi – mi avvio alla conclusione, l'ultimo minuto, Presidente – il dibattito in Commissione, e quello odierno in Aula non sono stati vani. La spaccatura all'interno del Governo non è stata cosa banale o futile: è stato utile, perché un dibattito, un elemento culturale, finalmente, si è inserito nel contesto sociale della nostra nazione e, certamente, produrrà effetti. La macchina si è messa in moto e non si fermerà. Allora, ecco perché, Presidente, io dico che il provvedimento da parte del nostro partito viene votato convintamente.
  Però altrettanto convintamente ribadiamo che gli elementi di cui all'emendamento Pagano, certamente rappresenteranno un benchmark per le battaglie future, su cui non molleremo fino a quando non avremo raggiunto l'obiettivo. (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che tra poco sarà sottoposto alla votazione finale dell'Aula tratta uno dei temi che più fortemente appassionano il dibattito politico, culturale ed istituzionale del nostro Paese, come la storia anche recente e meno recente delle vicende politiche ci testimonia. E il fatto stesso che l'iter parlamentare sia stato caratterizzato da un intenso lavoro, tanto nei lavori della Commissione, con una molteplicità di audizioni e, quindi, attraverso l'acquisizione di autorevoli pareri e opinioni sul tema, quanto nei lavori d'Aula (siamo al terzo passaggio del provvedimento), dimostra come quando si parla della libertà, di questo valore fondamentale della persona, e di quelle che sono le limitazioni che a questo valore lo Stato può imporre, davvero tante sono le posizioni che emergono e tanti sono gli interessi e i valori che devono essere adeguatamente considerati, valutati e bilanciati nella formulazione definitiva delle norme che, appunto, su questi principi dettano delle discipline innovative.
  E desidero anche sottolineare come, indipendentemente da quanto in alcune esasperazioni del dibattito parlamentare è stato detto e riferito, questo provvedimento certamente incide sulla situazione drammatica delle carceri italiane potendo anche ridurre, soprattutto in futuro e in prospettiva, l'ingresso nelle carceri, ma è una norma di tipo strutturale, una norma, cioè, che è destinata nel tempo a far valere i propri effetti ed è una norma destinata a ridurre, così come già era nello spirito del codice di procedura penale vigente, la carcerazione preventiva, il ricorso a questo istituto, come l’extrema ratio.
  Un provvedimento, quindi, che va al di là del dato contingente, delle esigenze pur drammatiche e apprezzabilissime che sono rappresentate dalla condizione carceraria del nostro Paese, come anche la ormai celebre sentenza Torreggiani ha più volte rimarcato. Vi è un obiettivo più alto, che è quello di ripristinare lo spirito autentico della misura, così come prevista nel codice, e soprattutto in coerenza con quelli che sono i principi della nostra Carta costituzionale. Anche qui, nel corso del dibattito parlamentare, più volte si è detto, a proposito anche di alcune figure di reato, che il Parlamento non può e non deve soggiacere pedissequamente all'orientamento e agli indirizzi della Corte costituzionale. Ma credo che questo tipo di polemica, al di là della non correttezza da un punto di vista strettamente formale, tradisce anche un altro limite, che è quello che noi qui siamo non a conformarci, come dato puramente formale, alle pronunce del giudice delle leggi, quanto piuttosto qui noi stiamo tentando di ripristinare quelli che sono i caratteri e i valori Pag. 26fondamentali di principi contenuti nella nostra Costituzione, ricordando che la presunzione di innocenza è un principio cardine della nostra Carta costituzionale, che la libertà personale, l'inviolabilità della libertà personale nel nostro ordinamento rappresenta un caposaldo irrinunciabile e, quindi, queste nuove disposizioni, questa nuova regolamentazione dell'istituto, non fanno altro che aderire a questi principi.
  Ed ecco perché le misure che noi oggi stiamo adottando – e preannuncio in questo anche il voto favorevole di Forza Italia – mirano fondamentalmente a circoscrivere l'utilizzo della custodia cautelare e, quindi, della carcerazione preventiva, vale a dire della limitazione preventiva della libertà personale, alle sole ipotesi in cui questa esigenza è davvero indispensabile per garantire la sicurezza della collettività, per salvaguardare il valore delle indagini e soprattutto per assicurare quel contemperamento, che più volte è stato evocato, ma non sempre con misura e con fondatezza, tra tutela della libertà personale ed esigenze di protezione della sicurezza collettiva delle nostre comunità e dei nostri territori.
  Ed è per questo che le disposizioni incidono sui requisiti dell'attualità, richiesti adesso per tutte le ipotesi in cui è possibile l'utilizzo dell'istituto della custodia cautelare; ed è per questo che nel provvedimento vengono più rigorosamente disciplinati i termini per quanto concerne lo svolgimento anche delle attività processuali che precedono ed accompagnano l'applicazione della misura custodiale. Le conseguenze che derivano dalla mancata osservanza di questi termini – e ricordiamo purtroppo alcune pratiche invalse nei nostri tribunali sulla qualificazione di questi termini come ordinatori, e quindi la possibilità di dilatarli oltre ogni ragionevole misura, senza considerare che nel frattempo comunque vi è una persona, un cittadino privato della sua libertà.
  L'obbligo di rendere più stringente ed autonoma la motivazione, per evitare quell'altra pratica deprecabile che più volte tutti abbiamo condannato, per cui il provvedimento del tribunale del riesame, del tribunale della libertà si limita a recepire pedissequamente le risultanze dell'autorità giudiziaria, che ha preventivamente esaminato la richiesta di arresto, o peggio ancora, le argomentazioni poste a sostegno della richiesta avanzata dal pubblico ministero. Quindi rendendo le fasi del processo, del procedimento che accompagna e precede l'adozione di questa misura come delle fasi processuali effettive, in cui davvero vi è una valutazione attenta, in cui davvero vi è considerazione della sussistenza degli elementi necessari per l'applicazione, e soprattutto fasi nelle quali deve trovare ingresso una tutela effettiva della posizione individuale, nel senso cioè della posizione dell'indagato.
  L'insieme di tutti questi elementi, il rafforzamento di questi istituti, ed anche gli effetti che sono stati previsti dalle disposizioni contenute nel provvedimento mirano proprio a rafforzare il principio della eccezionalità della misura, come è stato autorevolmente ricordato in molti interventi registratisi qui nel dibattito parlamentare; e anche la possibilità di garantire il principio e il valore della sicurezza collettiva, con l'applicazione di misure diverse rispetto alla carcerazione preventiva, come le misure interdittive di cui rivediamo la durata in questo provvedimento, innalzando la soglia di applicazione fino a 12 mesi, quindi rendendole davvero efficaci, utili, e per così dire concorrenziali rispetto alla misura della carcerazione.
  Tutto questo per dare un assetto complessivo al sistema, senza tradire quello che è lo spirito di fondo degli istituti di cui noi trattiamo questa mattina, e soprattutto potendo affermare con serenità, senza enfasi e senza retorica, che esigenze autentiche di civiltà giuridica sono per così dire poste a fondamento di questa scelta che il Parlamento si accinge a compiere; e noi pensiamo che su questa strada e lungo questo percorso altre tappe debbano essere raggiunte per rendere il processo nel nostro Paese un processo giusto, un processo equilibrato, un processo che sia di ragionevole durata, così come ormai anche nella nostra Costituzione è affermato, perché Pag. 27viviamo in una società che può dirsi a pieno titolo libera e democratica, e questi valori noi dobbiamo rafforzare e tutelare sempre maggiormente.
  Il provvedimento si muove in questa direzione e, dunque, anche in questo passaggio parlamentare Forza Italia farà la sua parte e darà naturalmente il convinto appoggio nella consapevolezza, ripeto, che altri provvedimenti e altre misure, anche più incisivi e di latitudine più ampia, possano presto essere licenziati dal Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, farò un intervento breve perché, com’è già stato detto, su queste misure cautelari il Parlamento e il Governo sono intervenuti più volte. Parliamo di ben quattro volte in cui, con due decreti «svuota-carceri» e con due letture la Camera ha trattato l'argomento delle misure cautelari. Lo voglio dire molto chiaramente: è un provvedimento che era nato bene per il MoVimento 5 Stelle, aveva visto il nostro gruppo proporsi in maniera positiva con emendamenti che potessero migliorare il testo e con la richiesta di audizione di professori che ci potessero aiutare a concludere un buon provvedimento. Purtroppo però nella lettura tra Camera e Senato non è stato rispettato il testo iniziale e ci sono state delle modifiche che non possono che farci astenere su questo provvedimento.
  Per quelle che abbiamo criticato di più, l'abbiamo fatto in sede di votazione degli emendamenti, ricordo il divieto di rinnovazione qualora la misura decada per scadenza dei termini; l'annullamento secco del giudice qualora ci sia un vizio di motivazione, anche qualora i presupposti della misura ci siano. Vuol dire che un soggetto si merita una misura cautelare perché ci sono delle esigenze cautelari, che possa in qualche modo inquinare le prove, fuggire o reiterare il reato e per semplici ragioni di motivazione il giudice non può integrare, ma deve assolutamente annullare. Questo vuol dire mettere la situazione in un rischio gravissimo, cioè il rischio che il soggetto possa andare veramente ad inficiare quello che è lo svolgimento del processo delle esigenze cautelari che possono metterlo in sincera difficoltà.
  Le misure cautelari carcerarie non sono, come è stato detto, un metodo di anticipazione della pena, ma sono un metodo, come ho già detto, per rendere funzionale e garantire il processo dai tre pericoli: il pericolo di inquinamento, il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del reato. Questo Governo ha delle priorità, invece di intervenire su una legge anticorruzione che è ferma da un anno e mezzo al Senato, decide di intervenire quattro volte sulle misure cautelari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo non è accettabile, questo non è accettabile perché è vero che era un provvedimento che doveva essere anche fatto, però io credo che in questo Paese ci siano delle priorità soprattutto guardando alle vere esigenze dei cittadini e della giustizia.
  Come li risolvete voi i problemi ? Dite che c’è un 40 per cento circa di detenuti in carcere per una misura cautelare e quindi come fate per risolvere il problema ? Andate sulla norma con dei trucchetti e delle scorciatoie, come avete fatto tra l'altro con la riforma del processo civile. Non è questo il modo di risolvere i problemi, perché i problemi si risolvono a monte. Se c’è il rischio che persone stiano in carcere più a lungo del dovuto o che non dovrebbero starci, questo rischio non si va a togliere con delle riforme del codice di procedura penale che, secondo noi, non dovrebbe essere usato a fini politici. Si va a modificare il problema a monte, ovvero come ? Mettendo i giudici e i pubblici ministeri, nonché gli avvocati, nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio mestiere, ovvero con strutture e risorse, quindi soldi. Perché abbiamo un ufficio del processo che è in deficit di circa il 15 per cento, 9 mila assenze; ci ritroviamo Pag. 28una giustizia che non è in grado di funzionare, quindi prima si risolva il problema delle risorse della giustizia, si rende efficace, e poi semmai andiamo a risolvere i problemi a livello normativo, sennò sarà un pasticcio.
  Queste scorciatoie e questi trucchetti che voi usate sono scorciatoie che contengono delle buche al loro interno, e se prendiamo queste vie la macchina a destinazione arriva rotta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voi vi state intestando in continuazione provvedimenti sulla giustizia nel modo sbagliato ed è la stessa direzione in cui vuole andare il Presidente del Consiglio Renzi, cioè lui dice facciamo le riforme costituzionali in modo che ci siano decisioni più veloci e si facciano leggi con più celerità. Questo è sbagliato perché chi ci osserva dall'esterno non può che notare che il Parlamento, ma soprattutto il Governo italiano, fa tante leggi, ma fatte male e soprattutto frutto di un compromesso politico di una maggioranza assolutamente indegna, fra Partito Democratico e Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come si fa a fare delle riforme della giustizia in questo modo ? Allora noi dovremmo fare meno leggi ma fatte meglio, ascoltare di più chi viene in audizione e ascoltare anche l'opposizione, perché sennò non adempieremo mai al dovere di buoni e bravi legislatori, di fare le norme con criterio, ma saranno solo norme frutto di un compromesso e questo compromesso non sarà fatto per i diritti dei cittadini, ma per i vostri interessi personali. Ma c’è questa volontà di intestarsi questi provvedimenti per forza, chiaramente, e quindi si finisce per fare delle norme pessime, come ho già detto.
  Da ultimo vorrei ricordare, Presidente, visto che a destra e manca si sono sentiti un sacco di rappresentanti politici difendere il buon nome della giustizia e dell'interesse dei cittadini e delle garanzie anche del processo e della magistratura, un fatto gravissimo che è successo: il gruppo del Partito Democratico, a parte il senatore Casson, ha votato compatto contro l'uso delle intercettazioni di Antonio Folino nell'inchiesta sulla presunta truffa da 150 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Il reato di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali, vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ha votato a favore solo Casson e MoVimento 5 Stelle, voto contrario di Nuovo Centrodestra, Partito Democratico e, mi dispiace dirlo, anche Lega Nord, che oggi in quest'Aula ha difeso la giustizia e i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), o almeno sembra.
  In questa situazione le priorità vengono invertite, si fanno cattive leggi, si fanno leggi frutto di un compromesso, non si guarda alle reali necessità della giustizia italiana, delle risorse, quello che chiedono i magistrati, quello che chiedono i cittadini, che vogliono una giustizia efficace, e non asservita ai potenti. Questo non è il concetto di giustizia che vuole il MoVimento 5 Stelle, non sono le priorità che vuole il MoVimento 5 Stelle, e soprattutto state dimostrando in continuazione che voi la giustizia non la volete far funzionare, ma volete salvare solo gli amici degli amici.
  Per questo il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leva. Ne ha facoltà.

  DANILO LEVA. Presidente, onorevoli colleghi, oggi aggiungiamo un tassello ulteriore al mosaico della riforma della giustizia che si va componendo in queste settimane e che lo farà ancora di più nei prossimi mesi. È la prima volta dopo vent'anni che il sistema giudiziario italiano viene riformato attraverso interventi strutturali, non soltanto slogan, non soltanto misure spot, provvedimenti tampone o, peggio ancora, approcci a macchia di leopardo, ma viene riformato attraverso un Pag. 29disegno organico di riorganizzazione dei sistemi processuali, sia civile che penale. Ed è la prima volta da tanti anni a questa parte che discutiamo di giustizia a prescindere dalle singole vicende giudiziarie e lo facciamo con la serenità d'animo maggiore, che ci consente di spostare il livello del confronto e del dibattito più in alto.
  Un dibattito che non è avvelenato, un dibattito che non è inquinato, un dibattito che può scendere nel merito delle questioni e nel merito dei problemi. Ci stiamo assumendo la responsabilità di mettere in campo una visione dello Stato e della democrazia. Quando si tocca il diritto penale o le regole che sottendono alla sua organizzazione si incide sull'assetto e sui principi costituzionali. Da un lato, il rapporto tra i diversi poteri dello Stato, il legislativo e il potere giudiziario, dall'altro, il rapporto tra lo Stato e i cittadini. E dico questo perché a fatica stiamo cercando di bonificare il campo dai guasti prodotti negli ultimi anni da quel giustizialismo a fasi alterne in cui si è trasformato il diritto penale, nel luogo dello scontro simbolico, nel luogo di uno scontro ideologico, scontro che ha generato fratture e che ha provocato diseguaglianze sociali.
  Noi abbiamo assistito all'espansione di un diritto penale minimo per i potenti e a un diritto penale massimo per i poveri cristi, per i poveracci, oltre che a numerose asimmetrie costituzionali. Questo è dipeso dalla fragilità della politica, da una fragilità innanzitutto culturale, che ha prodotto inevitabilmente la debolezza intrinseca del potere legislativo, elemento di debolezza che ha alimentato un populismo penale che ha ormai permeato il modo di essere di tanti, anche presenti in quest'Aula.
  Guardate, il populismo penale è la demagogia che mira ad ottenere un facile consenso attraverso la repressione punitiva. Il populismo penale si ha quando si piega il diritto alle logiche del consenso. Tutto questo, cara Lega Nord, ha prodotto leggi-manifesto, basti pensare all'immigrazione clandestina (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), alla «legge Cirielli», alla «Fini-Giovanardi», leggi che sono servite solo ad alimentare la paura e a coltivare l'illusione che...

  PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo tutti ascoltato tutti. Prego.

  DANILO LEVA. ... alzare le pene contro i delinquenti e diminuire le garanzie per gli indagati fosse la panacea di tutti i mali, di tutti i problemi, dalla criminalità organizzata, alla corruzione, fino alla violenza contro le donne. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, il caos più totale. Noi abbiamo un sistema intasato, che non sa far selezione e finisce per alzare la voce con i più deboli e abbassare lo sguardo al cospetto dei più forti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la situazione attuale, questa è la fotografia di quelle che sono le dinamiche del sistema giudiziario italiano in questo momento.
  Questa premessa si è resa necessaria per comprendere la logica di quanto fatto sino ad oggi, e noi rivendichiamo la centralità, il ruolo e la funzione del Parlamento, anche della Commissione giustizia: un lavoro certosino, dall'introduzione dell'istituto della tenuità del fatto, alla depenalizzazione, alla proposta di legge sull'autoriciclaggio e il falso in bilancio, alla riforma della prescrizione, per arrivare alla riforma della responsabilità civile, credo tutti interventi che sono legati da una logica, che sono legati da un filo conduttore, la cultura delle garanzie soprattutto.
  Ed oggi siamo alla riforma della custodia cautelare. Ebbene, sono ancora forti le parole del messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando, con autorevolezza, ha accesso i riflettori su un'anomalia tutta italiana, perché basta pensare ai dati della custodia cautelare oggi nel nostro Paese per capire di cosa stiamo parlando, e c’è una stridente contraddizione: il nostro Paese registra un tasso di criminalità inferiore a quello delle grandi nazioni europee, ma il tasso dei detenuti in custodia cautelare è molto più alto della media Pag. 30europea. In Italia il 43 per cento dei detenuti è in attesa di un giudizio definitivo: il 60 per cento in Turchia, il 23 in Francia, il 20 in Spagna, il 16 per cento nel Regno Unito. Noi in Europa siamo secondi solo alla Turchia.
  Non è quella la cifra di un Paese civile che vuole stare nella culla giuridica dell'Europa.
  E, allora, la lunghezza dei processi ha determinato alla fine, in questi anni, che la pena in custodia cautelare fosse l'unica pena effettivamente scontata. Una sorta di detenzione anticipata rispetto alla condanna definitiva. Insomma, pochi, maledetti e subito, mesi o anni di custodia cautelare, un po’ come quell'antico motto dei bottegai romani del secolo scorso.
  Ed è proprio sul piano della custodia cautelare che noi abbiamo registrato, in questi anni, una divaricazione, sempre più accentuata, tra il diritto vigente e il diritto vivente, una divaricazione che ha prodotto e ha generato forme di disuguaglianza e, soprattutto, ingiustificabili attacchi alle garanzie processuali.
  Noi oggi mettiamo in campo una buona legge, equilibrata, rigorosa, che restituisce alla custodia cautelare la sua funzione originaria, senza tralasciare le esigenze di sicurezza dei cittadini. Introduciamo una valutazione più rigorosa del pericolo di fuga e del pericolo di reiterazione del reato. La gravità non sarà più desunta solo ed esclusivamente dal titolo del reato stesso e il carcere sarà inteso come ipotesi residuale, solo quando tutte le altre misure, cumulativamente considerate, non saranno utili al soddisfacimento delle esigenze cautelari.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12,25)

  DANILO LEVA. Rimettiamo al centro le misure interdittive e lo facciamo, anche qui, recuperando un vulnus rispetto al passato, perché molto spesso, diciamocelo, sono le misure interdittive ad avere anche una maggiore efficacia rispetto al ricorso alla custodia cautelare in carcere, soprattutto per alcune tipologie di reato. Non solo, rendiamo più stringente l'obbligo di motivazione da parte del giudice.
  Insomma, io ritengo che sia un passo in avanti significativo, che il Partito Democratico rivendica totalmente, così come rivendichiamo in pieno la diversità rispetto a tante altre forze politiche che pensano di speculare su tutto, cavalcando pulsioni e disagio sociale. Ma attenzione, perché ce lo dicono i dati elettorali dell'ultima tornata, quella delle elezioni regionali: la speculazione politica produce danni ben peggiori e ben maggiori della speculazione finanziaria. Ci vuole senso della misura e senso delle cose.
  Due secoli fa Jeremy Bentham si chiedeva: «Davvero è più importante per i cittadini la condanna del colpevole che la difesa dell'innocente ?». Erano gli albori del garantismo, erano i primi vagiti di una cultura delle garanzie di cui dovremmo davvero riappropriarci tutti, perché il garantismo non è una brutta parola e non è sinonimo di impunità, come qualcuno ha voluto farci credere nel corso di un recente passato, ma il garantismo è strumento di attuazione dei principi e dei valori costituzionali.
  Un buon legislatore tra il consenso e la Costituzione sceglie sempre la Costituzione, perché questa è la linea di confine netta tra un manipolo di tribuni ed una classe dirigente seria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

Nel quindicesimo anniversario della scomparsa di Nilde Iotti (ore 12,28)

  PRESIDENTE. Colleghi (Si leva in piedi e con lei l'intera Assemblea e i membri del Governo), prima di passare al voto io vorrei con voi ricordare la figura di una grande Presidente della Camera, che moriva 15 anni fa, Nilde Iotti (Applausi).
  Care colleghe e cari colleghi, come dicevo 15 anni fa moriva Nilde Iotti. Ricordare in quest'Aula la sua figura è per me un grande onore e anche una grande emozione, come persona, come donna, Pag. 31come deputata e come Presidente della Camera. Ricordare Nilde Iotti significa, innanzitutto, riportare alla memoria una protagonista della storia del Parlamento repubblicano, che ha aderito con rigore ai valori e ai principi della nostra Costituzione, che lei stessa ha contribuito a scrivere nel corso di un lungo mandato parlamentare.
  La sua vicenda personale segna tappe decisive per la storia dell'emancipazione delle donne italiane. Nel 1946 è tra le prime ventuno donne elette all'Assemblea costituente e più tardi, nel 1979, è la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera dei deputati. Confermata in tale modo nel 1983 e nel 1987 ha diretto l'Assemblea di Montecitorio per tredici anni consecutivi, esercitando il mandato più lungo della storia repubblicana. Durante la sua Presidenza, l'Italia conobbe cambiamenti profondi, cambiamenti significativi e attraversò momenti molto difficili. In quei frangenti Nilde Iotti sostiene con forza la necessità di avviare una stagione di riforme per dare impulso all'idea di un Parlamento luogo del confronto e centro della vita politica e istituzionale del Paese. In questo contesto, ricordo anche le significative modifiche del Regolamento della Camera che furono varate sotto la sua Presidenza, tutte volte a razionalizzare l'attività parlamentare.
  Nilde Iotti sentiva forte la necessità di aprire le istituzioni ai cittadini. Sin dal suo primo discorso sul seggio più alto di Montecitorio richiamò, infatti, l'attenzione dei colleghi e delle colleghe sul fatto che le assemblee parlamentari esprimono la sovranità popolare e, pertanto, esse non possono mai chiudersi in se stesse, ma devono essere assemblee aperte al nostro popolo – lei diceva e usando le sue parole – alla grande forza di democrazia e di unità che lo anima. La sua lezione di coerenza istituzionale, di stile e di sincera passione democratica rappresenta un riferimento per tutti noi che oggi sediamo in quest'Aula. Vi ringrazio (Generali Applausi, cui si associano i membri del Governo).
  Ora ci sono degli interventi a ricordo della figura della Presidente Nilde Iotti. Do la parola alla deputata Barbara Pollastrini, che ha chiesto di parlare. Prego, deputata, ne ha facoltà.

  BARBARA POLLASTRINI. Grazie Presidente, grazie per le sue parole così autentiche. A quindici anni dall'addio, Nilde Iotti – lei ha ragione – è ancora un mito. Signora dell'istituzione, leader popolare, donna fino all'ultimo amica delle donne. In tre minuti quale titolo per un film che ha attraversato la storia potrei scegliere ? La ragazza sotto il giogo della dittatura, la studentessa alla Cattolica di Milano, città che Nilde ha continuato ad amare per la sua modernità, la resistenza, la Costituente, l'incontro dell'uomo con cui ha condiviso un amore e una figlia – lui all'epoca il capo carismatico dei comunisti italiani, lei la giovane donna di Reggio Emilia che affrontava con coraggio un partito e un tempo scanditi da durezze e convenzioni – oppure, come lei diceva, Presidente, l'artefice di leggi di svolta civile, la Presidente della Camera, l'impegno per le riforme e la ricerca costante, costante, del dialogo e del buono che c’è negli altri.
  Dicevano di lei gli avversari e gli amici: donna elegante. Ma vedete, colleghe e colleghi, quel giudizio non era solo un apprezzamento per il suo tratto, il suo vestire o per quel trucco discreto che non mancava mai in Nilde, la «magia» era ben più densa. In lei, che aveva conosciuto lo scempio del fascismo, c'era un rispetto profondo delle istituzioni e di una democrazia da innovare, ma tutto questo viveva della passione per un popolo, della lettura dei conflitti umani e sociali che la politica dentro quest'Aula, con culture diverse, aveva il compito di rappresentare, però di rappresentare nel modo migliore.
  Questa è stata la bellezza, l'eleganza politica della Presidente Iotti: non avere separato mai la sua funzione ai vertici dello Stato da un legame sentimentale con donne e uomini che reclamavano dignità e cittadinanza, e che pretendevano, insieme, di essere onorati con gli esempi, con uno stile. Dirlo oggi, e concludo, davanti alla cronaca odiosa di queste ore sulla corruzione Pag. 32dilagante, non è solo il modo per ricordare una madre costituente, ma per rammentare a tutti noi quale compito insieme di solennità e di sobrietà peserà sulle nostre spalle, quando, tra breve, quest'Aula discuterà di Costituzione. Grazie, dunque, a Nilde, posso dirlo, grazie alla compagna Iotti e grazie a tante donne differenti, ma con un orgoglio di sé che sanno guardare al rispetto degli altri e al bene comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Federica Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie Presidente. «Ho sentito intorno a me, in questo luogo, uno spirito, un senso di rivolta contro l'oppressione, uno spirito di resistenza e di capacità di lotta che sono stati, senza dubbio, determinanti nelle mie scelte politiche». Queste parole, pronunciate da Nilde Iotti, potrebbero essere riferite a qualsiasi momento storico. Non esiste, infatti, solo l'oppressione e la resistenza contro una dittatura o un'occupazione militare, ma anche l'oppressione del forte nei confronti del debole, dell'ingiusto nei confronti della persona giusta.
  È per questo che oggi, giustamente, ricordiamo Nilde Iotti, anzitutto una donna. Questa è stata una caratteristica che è sempre stata una forza nella sua azione politica, un tratto identificativo da non nascondere, ma da valorizzare. È stata la prima donna Presidente della Camera e, come tale, a ricoprire tra le più alte cariche della Repubblica, e questo ruolo ha avuto l'impronta della sua grandissima dignità, del suo coraggio e della sua competenza.
  Ha dimostrato che l'essere donna non significa far parte di una categoria protetta a cui affidarsi per ottenere incarichi, ma un valore aggiunto per la vita pubblica. Ricordiamo Nilde Iotti soprattutto come costituente, una componente del Comitato dei 75 che ha dato forma alla prima parte della nostra Costituzione. In questo momento storico, in cui si sta mettendo mano alla nostra Carta, talvolta con intenti partigiani, dobbiamo riscoprire il suo spirito, il suo carisma e la passione ideale; una passione che va oltre il tempo e che è definizione e merito della vera politica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. È motivo di grande emozione per tutti, penso, evidenziare oggi la figura di un personaggio politico di estrema importanza per il nostro Paese, come è stata Nilde Iotti, a cui va tutto il nostro riconoscimento, non solo perché ha fatto parte di un momento fondamentale per la democrazia del nostro Paese, dell'Assemblea costituente – ha ricordato anche lei, signora Presidente, tutto l'impegno per l'emancipazione delle donne – ma, soprattutto, perché è stata donna e personaggio politico delle istituzioni, con un amore profondo e un rispetto profondo delle istituzioni, cosa che oggi non mi sembra che si riscontri nelle forze politiche.
  Un esempio di politica con la «p» maiuscola, simbolo di aperture, non vi è dubbio, in un contesto in cui la politica e il sistema politico non riuscivano a concretizzare la democrazia dell'alternanza, con un sistema politico bloccato, che in tutti i modi e in tutte le maniere cercò di sbloccare attraverso le modifiche del Regolamento a cui lei, poco fa, faceva cenno e riferimento; ma non solo quelle, furono fatte anche altre riforme importanti, di cui lei fu artefice. Penso che sia anche un esempio da seguire per tutti per l'apertura che vi fu, all'epoca, delle istituzioni.
  Onestamente, fu un messaggio fortissimo, quello di essere la prima donna che ricopriva la terza carica dello Stato, per il Paese, e per quello che era il contesto di quel periodo, di quel tipo di situazione. Si ricorda lo stile, si ricorda sicuramente la compostezza, ma oggi può essere presa come esempio anche di educazione per le nuove generazioni. Per questo motivo, e per tante cose che qui vengono ricordate, noi la ringraziamo per tutto il suo impegno Pag. 33che ha profuso per il Paese e per le istituzioni di questo Paese (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, sono state dette molte parole giuste che condivido, ed è con grande emozione che mi appresto a svolgere questo intervento. Non vorrei fare una commemorazione rituale, vorrei semplicemente dire questo, ricordare un tempo, in cui il protagonismo di una figura straordinaria come Nilde Iotti aiutò l'Italia a liberarsi di retaggi antichi. Penso alle grandi battaglie per il divorzio, per una legislazione moderna sull'aborto, penso alla battaglia per la Costituzione, svolta dentro l'Assemblea costituente, come lei ben ricordava, insieme ad altre, poche donne, all'epoca, al grande prestigio che la portò a diventare Presidente della Camera, sostenuta e condivisa da una larga parte del Parlamento, a quel mandato, di cui tutti ricordano, che produsse un'innovazione storica, la prima donna Presidente della Camera, ma anche ad un'altra innovazione, quella di essere la prima donna ad aver ricevuto un mandato esplorativo per la Presidenza del Consiglio; prima ed unica donna in questo Paese.
  Ma fu anche una grande protagonista del tempo suo. Prima, Barbara Pollastrini raccontava cosa significò, come rottura anche di un'ortodossia, la sua relazione con Palmiro Togliatti, e cosa rappresentò, dentro quel partito e dentro il mondo politico, il suo coraggio. Quella vicenda umana e politica è iscritta nella storia repubblicana, ed ha accompagnato il cammino di ricostruzione, e di sviluppo, dai banchi dell'Assemblea costituente, fino alla Presidenza della Camera dei deputati, di tante donne e tanti uomini. Quella lezione politica è attuale, anche dentro questo passaggio, ed è una lezione di autonomia, di autorevolezza e di indipendenza. Vorrei che questo ce lo ricordassimo sempre nei prossimi passaggi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente, a nome del gruppo Scelta Civica, non posso che condividere tutte le cose che sono state espresse da lei, nel suo intervento assolutamente apprezzabile, signora Presidente, e da tutti i colleghi che mi hanno preceduto. Nilde Iotti rappresenta una delle figure più importanti di questa nostra Repubblica, che ha contribuito a fondare, e alla quale ha offerto una vita di servizio politico, assolutamente encomiabile. Non voglio soffermarmi sulle cose che ha fatto Nilde Iotti, ma su come ha saputo rappresentare le istituzioni, in un momento nel quale le istituzioni sapevano meglio interpretare la funzione di guida politica del Paese.
  Rileggendo la Costituzione nel testo originario, quella Costituzione che ci stiamo apprestando a modificare, e anche ad attualizzare, rispetto alle esigenze del momento, si ha la precisa sensazione che, in quell'epoca, si pensasse alle norme fondamentali dello Stato, come ad un bene che doveva coinvolgere tutti i cittadini. Nilde Iotti, come Presidente della Camera, seppe davvero rappresentare l'unità di questa Assemblea, e seppe rappresentare lo spirito di iniziativa di una classe politica che, all'epoca, non rincorreva le emozioni del momento, ma sapeva fare da guida al popolo, ai cittadini, per portarli in una prospettiva di progresso.
  Oggi noi tendiamo a vivere troppo sull'emozione del momento. È indispensabile recuperare una visione d'insieme, che sappia ridare a quest'Aula la dignità in parte perduta (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Grazie Presidente, ho chiesto di ricordare Nilde Iotti e vorrei ricordarla, non per le cose di cui ho sentito dire, ma per un ricordo personale. Io ero un giovane deputato, che faceva centinaia di emendamenti nelle leggi finanziarie di una volta. In quelle notti, in cui ci si fermava a votare qui in Pag. 34Aula quelle centinaia di emendamenti, ricordo una sera arrivare Nilde Iotti, salire con passo incerto e malfermo quella scala, andare a sedersi al suo posto e stare tutta la notte a votare gli emendamenti che l'opposizione aveva presentato. In quel gesto umile c'era tutta la dignità che Nilde Iotti, Presidente della Camera per più di dieci anni, attribuiva alla Camera dei deputati e all'istituzione parlamentare. In quel gesto umile c'era una politica che, purtroppo, oggi, io fatico in qualche modo a ritrovare.
  Ecco, il mio ricordo personale di Nilde Iotti è questo: una grande dignità, un grande rispetto per le istituzioni, il sentire il Parlamento espressione del popolo e tutto questo condensato in una grande azione, in un'azione umile, in un esempio. Il ricordo che io conservo di Nilde Iotti è quest'esempio della politica. E soltanto con l'esempio, in qualche modo, si può insegnare, a chi viene dopo, a continuare ad operare per il bene comune (Applausi)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signora Presidente, ciò che colpisce, ripercorrendo alcune delle tappe della vita di Nilde Iotti, è come tutto sia stato conquistato personalmente e faticosamente, come il suo cursus honorum, nell'ambito politico, sia cominciato facendo la staffetta negli anni della Resistenza, come abbia messo a repentaglio la sua vita, come si sia conquistata pian piano anche lo spazio: consigliera comunale a Reggio Emilia, poi eletta alla Costituente e poi eletta al Parlamento.
  Effettivamente è una vita interamente spesa nella politica, ma interamente conquistata attraverso un servizio personale, di competenza, di apertura e di collaborazione sotto tanti aspetti, anche in un momento di cambiamento, in cui cambiava la vita dei partiti e cambiava la vita anche dei modelli che si venivano realizzando nell'ambito del dialogo istituzionale.
  C’è stata in lei, effettivamente, come è stato ricordato da qualcuno, quell'eleganza umana, che ti permette di interagire con classe, nelle situazioni e nelle circostanze, anche con le persone con cui probabilmente hai linee e posizioni diverse. Ma c’è stata in lei, io credo, una cosa che mi ha colpito particolarmente: lei ha dato le dimissioni poco meno di un mese prima di morire. Oggi è il giorno in cui ricordiamo l'anniversario e lei ha dato le dimissioni, mi sembra, il 19 novembre. Come dire, mi piace immaginare una persona che sia rimasta al suo posto a lottare e in qualche modo a testimoniare, dando veramente tutta la propria vita per un progetto, per un ideale e per un valore, con il coraggio che tutto questo rappresenta (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Nilde Iotti fu una fiera avversaria della mia parte politica sin dal momento in cui il suo ingresso in politica fu visto in maniera un po’ turbolenta dal suo stesso partito che, poi, va riconosciuto, le riservò invece meritatissimi onori dopo la morte di Togliatti. Nilde Iotti rappresenta agli occhi di noi, suoi avversari politici, un esempio importante dell'amore per le proprie idee, dell'amore per la politica, dell'amore per la militanza e dell'impegno quotidiano a tutti i livelli. A livello preparlamentare non aveva fatto la Resistenza; aveva aiutato semmai ad alleviare le sofferenze di chi, in quel momento tormentato da sofferenze, ne aveva tante ed era poi entrata giovanissima in Parlamento ma aveva subito manifestato una grande passione per la politica, per le idee, fino a metterla in cima ai suoi obiettivi e non aveva mai indietreggiato neanche quando da molte parti le venivano mosse critiche alla sua vita privata. Io l'ho conosciuta e l'ho apprezzata come parlamentare, come persona anche al vertice delle istituzioni e credo, concludendo Presidente, che non vi sia omaggio più sincero e più bello in qualche maniera, senza volerlo confrontare con quello degli altri, di chi ne è stato un profondo avversario politico ma riconosce in quella persona tutta la passione, tutta la capacità di dare Pag. 35ogni cosa per il proprio impegno e per le proprie idee. Onore a Nilde Iotti (Applausi) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Della sua biografia e delle battaglie politiche di Nilde Iotti è già stato detto tutto e allora vorrei sottolineare tre suoi primati: la prima donna Presidente della Camera; la prima donna a ricevere una mandato esplorativo per formare il Governo; soprattutto la prima donna pubblica che ha osato sfidare il perbenismo e l'ipocrisia, vivendo la sua storia d'amore con coraggio dentro il partito e fuori dal partito. Ci dimentichiamo troppo spesso queste cose nelle celebrazioni e io ho voluto ricordarlo. E poi la Presidente della Camera più longeva. Oggi la celebriamo qui in aula ma voglio ricordare a tutti che proprio dentro il Parlamento oggi, alle 16, nella Sala Aldo Moro, la Fondazione Nilde Iotti organizza un convegno e vi chiediamo di partecipare tutti quanti. La celebriamo con un convegno che riassume nel titolo il suo modo, il modo di fare politica, di essere politica di Nilde Iotti: «Nilde Iotti e l'eleganza della politica». Un'eleganza che ci manca, ci manca nella nostra aula e ci manca nel mondo della politica al di là delle battaglie e delle lotte politiche e delle contrapposizioni. Questa eleganza, che ha caratterizzato tutta la sua vita, non le ha fatto però dimenticare la quotidianità e la durezza della vita delle donne e allora voglio citare una sua frase che si trova proprio nella home page della Fondazione Nilde Iotti. «Dobbiamo rendere più umani i tempi del lavoro, gli orari della città, il ritmo della vita, dobbiamo fare entrare nella politica l'esperienza quotidiana della vita, le piccole cosa dell'esistenza, costringendo tutti – uomini politici, ministri, economisti, amministratori locali – a fare finalmente i conti con la vita concreta delle donne». Per questo noi continuiamo ad essere grate a Nilde Iotti (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,53).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori, proprio quindici secondi.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, volevo chiedere se la Presidenza ha avuto in consegna dal Presidente del Consiglio tutti gli interventi fatti da questo Governo sulle riforme delle pensioni: perché, ieri, il Presidente del Consiglio, ha avuto la prontezza, ha dichiarato: «Per consentirvi un maggiore utilizzo della vostra abilità retorica, le lascio, deputato Fedriga, tutto l'elenco delle iniziative rivolte a questo Governo nel confronti del mondo delle pensioni». A noi, purtroppo, o almeno a me non è stato recapitato niente: chiedo se sia stato depositato presso la Presidenza quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio.

  PRESIDENTE. Abbiamo verificato adesso: non sembra che sia stato ancora lasciato nulla. Quando avremo qualcosa, glielo faremo sapere.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 631-C.

(Coordinamento formale – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 631-C, di cui si è testé concluso l'esame.Pag. 36
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Rizzo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità» (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 631-C):

   Presenti  396   
   Votanti  324   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato  303    
    Hanno votato no  21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Dell'Orco ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi, la deputata Galgano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Caparini ed altri n. 1-00592, Vargiu ed altri n. 1-00668, Brunetta e Palese n. 1-00672, Fratoianni ed altri n. 1-00674, Garofalo ed altri n. 1-00679, Peluffo ed altri n. 1-00683, Liuzzi ed altri n. 1-00686 e Rampelli ed altri n. 1-00687 in materia di esenzione dal pagamento e di disdetta del canone Rai (ore 12,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Caparini ed altri n. 1-00592, Vargiu ed altri n. 1-00668, Brunetta e Palese n. 1-00672, Fratoianni ed altri n. 1-00674 (Nuova formulazione), Garofalo ed altri n. 1-00679, Peluffo ed altri n. 1-00683, Liuzzi ed altri n. 1-00686 e Rampelli ed altri n. 1-00687 in materia di esenzione dal pagamento e di disdetta del canone Rai (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 17 novembre 2014, sono state presentate le mozioni Brunetta e Palese n. 1-00672, Fratoianni ed altri n. 1-00674 (Nuova formulazione), Garofalo ed altri n. 1-00679, Peluffo ed altri n. 1-00683, Liuzzi ed altri n. 1-00686 e Rampelli ed altri n. 1-00687, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, infine, che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Liuzzi ed altri n. 1-00686 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Paola De Micheli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'esprimere i pareri, visto che alla conclusione della discussione sulle linee generali era presente solo una parte delle mozioni illustrate, magari, darò anche qualche ulteriore indicazione.
  Sulla mozione Caparini ed altri n. 1-00592 il Governo esprime parere contrario, anche perché la circolare esplicativa rispetto all'esenzione di alcuni soggetti dal canone RAI è una circolare che esiste già, che è stata emessa il 20 settembre del 2010, la n. 46/E. Inoltre, l'onorevole Caparini chiede di cancellare dall'elenco degli obbligati al pagamento coloro che rientrano in questa categoria: questo non è possibile, perché – anzi, è auspicabile – coloro che tornassero in una condizione di reddito favorevole sarebbero, poi, ovviamente reintrodotti nell'obbligo di pagare il canone.Pag. 37
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-00668, a condizione che sia introdotta una piccolissima riformulazione nel dispositivo, che è la seguente: «impegna il Governo a procedere in un tempo ragionevole alla semplificazione delle procedure che garantiscono», eliminando le parole da: «al riequilibrio» fino a: «idoneo,». Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Brunetta e Palese n. 1-00672. Il presidente Brunetta chiede, appunto, l'emanazione di una nota esplicativa che, però, è già prevista nella circolare dell'Agenzia delle entrate, la n. 46/E del 2010, di cui ho dato conto in precedenza e anche nella discussione sulle linee generali.
  Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Fratoianni ed altri n. 1-00674 (Nuova formulazione), perché introduce un elemento di progressività nella vicenda relativa al canone RAI. Questo tema della progressività è ripreso anche da altre mozioni. Rispetto a questo, l'inserimento nella dichiarazione dei redditi del canone RAI, innanzitutto comporterebbe il pagamento anche da parte di contribuenti esonerati dall'obbligo dichiarativo, e gli elementi di progressività non sarebbero comunque propri di questo tipo di imposta. Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-00679, in quanto chiederebbe l'introduzione, anche in questo caso, come quella precedente, di elementi di progressività nel canone RAI. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Peluffo ed altri n. 1-00683, mentre esprime parere contrario sulla mozione Liuzzi ed altri n. 1-00686, per le ragioni già riferite rispetto alle altre mozioni. Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00687, perché anche in questo caso si parla del tema della progressività.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, abbiamo come tutti appreso, prevalentemente, se non esclusivamente, dalla stampa, che ha riportato gli autorevoli pareri del Governo, esternazioni, dichiarazioni di questa sorta di iniziativa del pagamento possibile, nella riforma del canone RAI, in una bolletta, come contributo al servizio pubblico radio-TV, in sostituzione del meccanismo tradizionale che conosciamo e che più volte è stato giudicato come meccanismo fallace perché prodromico a una fisiologica percentuale di evasione fiscale. Quando abbiamo ascoltato coloro i quali hanno cercato di indurci a esprimere un parere positivo rispetto a quell'iniziativa, abbiamo di fatto intanto potuto registrare una grande confusione. Abbiamo avuto la bontà di leggere anche il parere dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico che ha criticato questa opportunità dicendo in buona sostanza che l'uso della bolletta per riscuotere il canone sarebbe stato un uso del tutto improprio. Sono state fatte comunque previsioni da questo punto di vista sull'eventuale applicazione di quella ipotetica riforma, tali da garantire un gettito pari a un miliardo e 800 milioni di euro, praticamente importo invariato rispetto al meccanismo cosiddetto tradizionale, anche se con una tassazione, perché di questo si tratta, inferiore perché equanimemente distribuita tra tutti i possessori, o ritenuti tali, di un apparecchio televisivo.
  Diventerebbe, sarebbe diventato compito dell'utente dimostrare di non averlo, un televisore, e di non avere qualunque strumento che possa permettere di accedere ai programmi del servizio pubblico televisivo: quindi, ci riferiamo al tablet, all’iPad, allo smartphone, anche a semplicissimi personal computer.
  Nella discussione è subentrata, come capita in queste circostanze, una serie di questioni collaterali che hanno comunque una loro rilevanza e che hanno messo in Pag. 38chiaro delle difficoltà, delle anomalie. La RAI sotto l'aspetto amministrativo ha spesso e volentieri commesso dei pasticci: per esempio, tra maggio e giugno migliaia di artigiani, imprenditori, liberi professionisti si sono visti recapitare nei loro luoghi di lavoro delle bollette precompilate per un importo di circa 400 euro, che chiedevano appunto di procedere al pagamento a prescindere da ogni considerazione, da ogni accertamento, da ogni preavviso; questione che ha gettato nel panico la RAI stessa, che si è affrettata a rispondere, rispetto ad alcune associazioni di consumatori, attraverso un comunicato stampa diramato a fine giugno, nel quale dichiarava che le lettere spedite erano comunicazioni informative, prive di connotati precettivi o intimativi, nelle quali si descrive con chiarezza il presupposto dell'obbligazione di pagamento. E quindi, insomma, risparmio i dettagli: c’è stato certamente qualche errore di gestione anche delle attuali modalità con cui si va all'incasso del canone cosiddetto tradizionale.
  Abbiamo in questi mesi, con la Commissione vigilanza RAI, colto l'occasione anche di questa mozione, della mozione principale presentata dai colleghi della Lega, per approfondire delle ipotesi di riordino della RAI stessa: quindi, c’è molta carne al fuoco. Grande assente è un progetto di governance che possa riformare dal di dentro e in maniera strategica la stessa RAI. Grande assente è una sorta di rapporto sintetico tra una proposta innovativa, che preveda per esempio che i partiti dismettano le mani dalla RAI, che la RAI possa essere condotta in maniera davvero manageriale, e quindi con piena libertà di giudizio e di gestione, e che possa diversamente anche affrontare i temi del pluralismo dell'informazione, che sono temi cardine per il servizio televisivo pubblico. Di questo abbiamo lungamente parlato, sono state fatte delle audizioni interessanti dei direttori di tutte le testate televisive in Commissione; e non s’è trovato obiettivamente il bandolo della matassa, anche perché, more solito, le opinioni sono difformi anche sulla possibilità di modificare la cosiddetta legge sulla par condicio. Ci sono comunque idee diverse, e la possibilità di estendere addirittura le regole previste dalla legge sulla par condicio al periodo in cui non c’è una campagna elettorale alle porte: è stato prevalentemente dalle altre forze politiche salutato con grande sospetto, e quindi respinto; pur tuttavia, dovendo ammettere che l'unico momento in cui, per quanto possa essere mortificante, in spregio anche alle professionalità dei giornalisti RAI, si manifesta una sorta di equilibrio millimetrico, almeno per quantità, nel diritto all'accesso da parte delle forze politiche e dei movimenti culturali al servizio televisivo, è esattamente quello che passa attraverso la gogna della par condicio.
  Penso che questo sia un argomento, sia un tema che vada comunque affrontato con efficienza, e anche con fantasia e capacità innovativa. Ci sono Paesi occidentali nei quali per esempio, piuttosto che stare lì con il bilancino a distribuire il tempo tra le forze politiche, si mettono in campo delle attenzioni particolari rispetto a coloro che si manifestano con un prodotto e un'offerta nuova da un punto di vista politico-istituzionale.
  Insomma ci sarebbe molto a lungo da parlare, non soltanto delle questioni più intimamente legate al canone, ma di tante altre questioni che abbiamo dovuto espungere anche dagli impegni con cui abbiamo cercato di indurre il Governo a un atteggiamento anche più sereno e più collaborativo nei confronti dei gruppi che hanno presentato delle mozioni. Non siamo affatto soddisfatti del parere contrario che ci propina il Governo senza neanche un'ipotesi di riformulazione.
  Quando si parla di canone, per esempio, sarebbe interessante almeno nelle premesse, qualche forza politica l'ha fatto ma non tutte, discutere sugli sprechi che esistono in RAI e mantenere in vita delle obiettive e puntuali perplessità su questo tentativo di semplificazione, di creazione di reti televisive unificate quando tutti sanno che non potendo comunque toccare i contratti, il personale, il numero dei dipendenti che lavorano in RAI non c’è Pag. 39possibilità di fare politiche di risparmio se questo fosse l'obiettivo, anzi paradossalmente semplificando e riducendo le reti, i telegiornali in particolare, si arriverebbe a impoverire l'offerta e quindi a intercettare meno investitori e quindi a evitare, a ridurre gli introiti aggiuntivi a quelli del canone per la RAI.
  Quando parlo di sprechi mi riferisco ai cachet milionari che vengono diffusi a piene mani dalla RAI e su cui bisognerebbe intervenire, non solo per ragioni di cassa ma anche per ragioni di carattere morale perché in una fase difficile in cui tanta gente in Italia ha perso e continua a perdere il posto di lavoro vedere cachet milionari distribuiti appunto a personaggi dello spettacolo penso che sia deprimente e profondamente ingiusto da un punto di vista sociale e quindi pur avendo sollecitato più volte la dirigenza della RAI a provvedere da questo punto di vista, ci vengono date risposte evasive e se oggi si parla degli introiti diversamente recepibili da parte della RAI attraverso il canone o attraverso le proposte, quando saranno formalizzate dal Governo, di tipo alternativo comunque nell'ottica della revisione della spesa, non si può non fare delle politiche di scala e quindi anche delle politiche di risparmio vero.
  Ecco noi abbiamo impegnato il Governo con la nostra mozione, da questo punto di vista, ad essere più chiaro, a rispettare comunque il reddito dei cittadini, e concludo Presidente e rappresentante del Governo, ovviamente rispettando in prima battuta le fasce dell'esenzione, se possibile anche allargandole visto che esistono in vita oggi, in questa precisa epoca storica, nuove figure nuove e categorie che sono state introdotte anche dalle politiche dissennate di alcuni Governi e mi riferisco in particolare al Governo Monti.
  Quindi, queste le sono ragioni che ci hanno indotto a presentare questa mozione, ci dispiace del parere contrario del Governo, ovviamente noi la sosterremo e la voteremo così come sosterremo e voteremo altre mozioni di altri gruppi che vanno nella nostra stessa direzione ancorché il parere del Governo sia stato negativo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Marazziti ma non lo vedo in Aula quindi andiamo avanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie signora Presidente, colgo l'occasione per ringraziare anche il sottosegretario De Micheli, questo è il suo primo provvedimento che ha seguito in Aula, siamo alla conclusione e quindi la ringrazio per l'attenzione che ha dimostrato.
  Parliamo di un argomento sul quale la Lega Nord e Autonomie, nel corso degli anni sia in maggioranza quanto in opposizione è sempre stata ben sola. Noi siamo convintamente sostenitori della lotta e del contrasto non all'evasione bensì al canone RAI stesso in quanto siamo convinti che sia iniquo socialmente, perché colpisce indiscriminatamente la popolazione indipendentemente dal reddito ed è iniquo territorialmente.
  Al di là dei dati che conosciamo tutti, arciutilizzati, anche a volte strumentalizzati, fra le differenze nord e sud, anche guardando all'interno delle stesse regioni, prendiamo ad esempio la Campania, passiamo da un canone pagato ogni dieci famiglie a Casal di Principe, uno ogni dieci famiglie, quindi evasione del 90 per cento, a, sempre in Campania, a Piano di Sorrento, dove viene pagato invece da nove famiglie su dieci, quindi con un'evasione diametralmente opposta di una famiglia su dieci. Questo la dice lunga sul fatto che il canone è uno strumento inadeguato ma è evidente a tutti, è stato pensato lontano nel tempo quando addirittura non esistevano neanche gli apparecchi radiotelevisivi. Da anni noi chiediamo che venga riformato e nel frattempo conduciamo una legittima battaglia per non pagarlo. Lo diciamo a tutti, tutti coloro che come il sottoscritto hanno fatto regolare disdetta dando la disponibilità al suggellamento Pag. 40dell'apparecchio televisivo – ricordo, agli operatori dell'URAR, via Fondolo Vezza d'Oglio, il mio apparecchio televisivo vi aspetta – a tutti coloro che come noi hanno fatto regolare disdetta ovviamente facciamo presente che si tratta di obiezione fiscale, perché è un'imposta e questo è uno Stato particolarmente bizzarro nel momento in cui chiama canone quella che è un'imposta di possesso sull'apparecchio radiotelevisivo. Ma noi non paghiamo un'imposta perché questo è uno Stato ladro e, essendo lo Stato ladro noi non siamo disponibili e utilizziamo questa imposta come simbolo di quello che è un megafono di uno Stato ladro, cioè il simbolo, la RAI, che manda cinque giornalisti a seguito del potente di turno per decantarne le lodi, come è recentemente successo nel viaggio di Matteo Renzi. Continuiamo a sostenere che non bisogna pagarlo, perché le modalità di riscossione del canone RAI sono evidentemente fraudolente, sono evidentemente lesive del rapporto tra cittadino e Stato. Lo abbiamo sostenuto sia quando eravamo in maggioranza sia in opposizione. Io ricordo e ho trovato traccia delle nostre proposte anche all'interno di altre mozioni, per esempio quella del MoVimento 5 Stelle e non solo, abbiamo proposto in passato per esempio di dare la facoltà di pagarlo in base all'evoluzione tecnologica. Si sono affacciati sul mercato i decoder, quindi la possibilità di scegliere se vedere o meno i programmi della RAI, quindi abbiamo proposto a quel punto l'accesso condizionato dietro pagamento, proposta caduta nel vuoto. Quando c'era un Ministro del centrodestra, Romani, avevamo verificato e vagliato l'ipotesi che oggi è tornata tanto di moda, ma credo che sia inattuabile oggi come allora, di metterlo nella bolletta energetica con problematiche che sono evidenti, sono sotto gli occhi di tutti e sono quelle stesse problematiche che oggi impediscono al Governo di fare quello che ha annunciato solo un mese fa, oppure di inserirlo nella fiscalità generale e quindi introdurre un meccanismo di progressività. In quel caso Tremonti ci disse che non voleva aumentare le tasse e quindi che non era opportuno. Ma il problema rimane lo stesso, le modalità sono completamente errate, sono truffaldine e sono figlie di uno Stato borbonico che noi rifiutiamo e pertanto invitiamo a non pagare il canone RAI, per il motivo che è un'imposta, per il motivo che è escussa in modo fraudolento e per il fatto che noi crediamo, terzo motivo, che 1,7 miliardi di euro... in un momento in cui vengono tagliati i fondi per l'editoria, quindi dall'anno prossimo già si annuncia, si preannuncia la chiusura di centinaia di testate quotidiane e periodiche a causa di questi tagli, nel momento in cui oltre un centinaio di emittenti locali sono costrette a chiudere, sempre a causa dei tagli da parte dello Stato, oltre a una incapacità di gestire il mercato e i rapporti nel territorio.
  Di fronte a queste evidenze, se il servizio pubblico è l'editoria, se il servizio pubblico sono le emittenti locali, non riusciamo a capire e non condividiamo il fatto che l'intero ammontare del finanziamento pubblico vada a un solo soggetto, che poi – questa è un'opinione evidentemente personale e credo di poterla estendere al mio partito, ma non solo – è un soggetto pubblico che di pubblico nella sua missione ha ben poco, o almeno nello svolgimento della sua missione perché la qualità dei programmi di «mamma RAI» è sotto gli occhi di tutti, ma questo non è l'argomento di questa mozione.
  In questa mozione di cosa parliamo ? In questa mozione parliamo della costante presa per i fondelli del cittadino utente da parte della RAI, che disperatamente cerca ogni strumento vessatorio per recuperare ciò a cui, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha diritto.
  Parliamo, per esempio – ed è fondamentale ribadirlo in quest'Aula, lo abbiamo fatto più volte e lo rifacciamo – del canone speciale che non va pagato. Tutti coloro, imprenditori, commercianti, artigiani e chiunque ha un'attività, che si sono visti recapitare un bollettino che sollecitava il pagamento di un canone per il mero possesso di un personal computer, non devono pagare il canone RAI: è un Pag. 41loro diritto e l'atto della RAI è semplicemente un atto vessatorio, un atto fatto per recuperare, sfruttando la buona fede, sfruttando a volte anche la noncuranza del cittadino contribuente per aumentare semplicemente la platea degli abbonati. Non solo il canone speciale non va pagato, ma vi sono anche i falsi ispettori, falsi ispettorati perché sono loro che si definiscono ispettori RAI, che passano di casa in casa, utilizzando poi liste di vera e propria proscrizione – perché di questo si tratta – e vanno ovviamente a indirizzi mirati a sollecitare la sottoscrizione di nuovi abbonamenti, pratica assolutamente inaccettabile, censurata anche in passato, ma che continua nell'indifferenza generale. Oppure citiamo le tanto note comunicazioni dell'URAR, che sono evidentemente truffaldine – non lo dico solo io, ma lo dice addirittura anche l'Autorità per la privacy – truffaldine perché inducono chi le riceve a pagare un canone che non dovrebbe corrispondere, oppure le continue violazioni della privacy e gli utilizzi di indirizzari ai quali la RAI non dovrebbe eccedere. Oppure addirittura i casi del canone RAI fatto pagare ai deceduti perché siamo in un Paese in cui si arriva addirittura a questi eccessi.
  In base al parere che il Governo ci ha fornito, è evidente che comunque sarà la riforma del canone RAI, se ci sarà questa riforma – perché anche qui siamo sulle montagne russe: ci svegliamo la mattina, dovrebbe essere in bolletta e invece la sera è tutto tramontato – sicuramente non sarà progressiva, quindi rimane questo vulnus, rimane il fatto che chiunque dovrà pagare la stessa cifra per pagare le trasferte dei cinque giornalisti a seguito di Renzi, chiunque, ricco o povero che sia, pensionato o lavoratore attivo che sia, dovrà corrispondere la stessa cifra a mamma RAI e questo per me è fortemente sbagliato. Non sarà quindi nella fiscalità generale e io mi chiedo come riformerete questo canone RAI. Credo che sia un diritto non solo mio, ma di tutti i cittadini venire informato su come reperirete quell'1,7 miliardi di euro che ogni anno rastrellate dalle tasche dei cittadini per pagare le inefficienze di mamma RAI.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Il canone RAI è indubbiamente uno dei bollettini più odiati dagli italiani, di quelli che fa particolarmente spiacere ricevere. Ce lo dicono i numeri, almeno quelli stimati, che indicano nel 27 per cento la quota di evasione, contro il 5 per cento del Regno Unito e l'1 per cento di Francia e Germania (sono dati molto recenti). In termini assoluti parliamo, quindi, di circa 400 milioni di euro, che sarebbero più che sufficienti a coprire il deficit della televisione pubblica, che nel 2012 è stato pari a 346 milioni, portando il passivo accumulato a bilancio alla cifra impressionante di oltre 2 miliardi di euro.
  Deve anche essere chiaro che questo divario di evasione, che colpisce, fra l'Italia e i maggiori Paesi europei non può essere nemmeno spiegato da un ipotetico maggiore costo del canone nel nostro Paese, dato che esso è pari a 113,5 euro, come sappiamo, contro i 131 della Francia, i 175 del Regno Unito e i 216 della Germania.
  Né si può invocare una diversa prassi di pagamento, dato che la sola Cipro, in tutta l'Unione Europea, ha valutato di riscuotere il canone insieme alla bolletta elettrica, senza con questo, però, riuscire ad imporsi come modello di incasso, pur avendo evidentemente suscitato l'attenzione del Governo italiano.
  Ricordiamo, invece, che nel Regno Unito il mancato pagamento del canone può essere punito con il carcere, ma questo ha più a che fare con un diverso atteggiamento dei britannici verso l'evasione fiscale, che alle nostre latitudini sconta, invece, una storica, generale e colpevole tolleranza.
  Quindi, sarebbe interessante, se lo si volesse fare, cogliere l'occasione anche di questo dibattito per comprendere la ragione per cui, come dicevo, il canone sia la tassa più odiata dagli italiani, tanto da Pag. 42indurre molti a non pagarla o, se si preferisce invertire il ragionamento, perché così tanti italiani possano non pagare, garantendole in questo modo la nomea di tassa più odiata ed evitata dagli italiani. Sarà la presenza di un servizio non interrompibile per eventuali morosi, sarà l'universalità o quasi di accesso data dall'etere, sarà la virtuale impossibilità di individuare se chi non paga ne abbia o meno il diritto, sarà una generale maggiore diffusione dell'evasione fiscale in Italia rispetto ad altri Paesi.
  Però, forse pesa in qualche modo anche la percezione che spesso sia difficile individuare la matrice di servizio pubblico della RAI TV, che negli ultimi anni non ci ha fatto mancare una programmazione analoga a quella delle più banali reti commerciali, che ha una dirigenza spesso opaca, fama, non del tutto immeritata, di sperperare le proprie risorse e, soprattutto, un problema mai risolto di soggiacenza percepita al Governo di turno. Soggiacenza che era evidente ai tempi dei Governi Berlusconi, ma che oggi forse è ancora più forte, se si guardano i dati Auditel di presenza in video di Matteo Renzi e dei suoi Ministri.
  Accade così che sia facile per tutti invocare, anche solo come autogiustificazione, il fatto di non sentirsi rappresentati in quello che dovrebbe essere un media per definizione libero, indipendente, pluralista e finalizzato a dare una rappresentazione del Paese il più vicino possibile all'oggettività, ma che spesso appare, invece, fazioso e incapace di raffigurare correttamente una parte del Paese. Ho parlato, si faccia bene attenzione, di autogiustificazione, perché sappiamo tutti ormai che il canone non è un corrispettivo di un servizio ma una tassa, e come tale andrebbe interpretata e pagata.
  Se, tuttavia, è una tassa, allora come tale dobbiamo considerarla anche noi, nel momento in cui pensiamo di riformarla. Quindi, si devono evitare ipotesi fantasiose, come appunto quella di inserire una tassa all'interno di un'utenza contrattata da un soggetto privato con un altro soggetto privato, qual è, ad esempio, la fornitura di energia elettrica. Si dovrebbe anche abbandonare, una volta per tutte, l'attuale situazione, in cui una tassa di fatto universale viene collegata al possesso di un mezzo, magari usando poi l'espediente di allargare all'infinito il perimetro di quel mezzo, andando a colpire persino i telefoni cellulari, come se ci fosse realmente qualcuno che con lo smartphone segua i programmi della RAI.
  In questo modo si determina, peraltro, la situazione paradossale, denunciata da molte delle mozioni oggi in discussione, per cui chi non abbia mai pagato è di fatto immune da rischi; ma chi, in virtù di una legge dello Stato, comunichi di non essere più tenuto a pagare rischia di infilarsi in un percorso kafkiano, fatto di richieste di informazioni aggiuntive, minacce di accertamenti, richieste di sanzioni e altro. È evidentemente una condizione che, per quanto limitata, contribuisce a minare la fiducia nello Stato, incapace sia di pretendere la lealtà fiscale, sia di garantire l'esigibilità di un diritto previsto da una legge. Quindi, noi solidarizziamo con chi faccia richiesta di sanare questo stato assurdo di cose.
  Però, andiamo anche oltre e con la nostra mozione proponiamo di risolvere, una volta per tutte, la questione canone, con una proposta. Si cominci con il riconoscere il suo status di tassa universale dovuta da tutti i cittadini italiani, a garanzia della libertà e pluralità dell'informazione.
  Ci si attenga, quindi, al dettato costituzionale e si determini una sua progressività forte, così da lasciarne esonerati i meno abbienti, chiedendo invece un'adeguata corresponsione alla parte più ricca del Paese. Si inserisca il pagamento in quella che appare la sede più idonea per un tributo così considerato, ovvero la dichiarazione dei redditi, imponendo un vincolo di destinazione al sistema dell'informazione.
  Si consideri che la libertà di accesso all'informazione è uno dei diritti fondamentali in una democrazia e che questa non può essere garantita solo dalla televisione di Stato. Voglio ricordare qui la Pag. 43situazione in cui versa la stampa italiana, che ha visto scomparire testate storiche e importanti come l'Unità, di cui attendiamo ancora una rinascita all'altezza, che ha difficoltà ad ogni livello, che si regge spesso su giovani giornalisti privi di reddito e diritti adeguati al delicatissimo ruolo sociale che svolgono.
  Bene, allora perché non pensare che una quota del nuovo canone sia destinata alla Rai, a garanzia del servizio pubblico televisivo, ma una quota significativa vada invece a finanziare il sistema dell'informazione nel suo complesso, magari lasciando al contribuente la scelta su chi finanziare, con un modello simile al 5 per mille ?
  E perché non destinarne una parte, magari intorno al 5 per cento, al contributo a start up editoriali, di cui c’è sempre un gran bisogno, perché un sistema informativo che non venga continuamente rivitalizzato da nuovi attori rischia la sclerosi, a danno di tutti ?
  Queste sono idee e suggestioni, ma che credo possano diventare parte del dibattito pubblico, se veramente il Governo intende affrontare nei prossimi mesi, magari non per decreto, la riforma del canone RAI.
  Riassumendo, imposta universale, progressiva e non eludibile destinata al finanziamento dell'intero sistema dell'informazione, a garanzia della libertà e del pluralismo. Forse non sarà una proposta sufficientemente demagogica, come l'abolizione del canone o la privatizzazione della RAI, forse avrà meno appeal mediatico del dimezzamento in bolletta elettrica, ma crediamo sia un'ipotesi su cui ragionare per chi creda che una riforma debba andare nella direzione di tutelare due beni fondamentali come il rispetto dell'equità fiscale e la garanzia del diritto all'informazione. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente, colleghi deputati, noi crediamo che il tema che è stato sollevato dalle mozioni che sono in discussione oggi in Aula sia un tema molto importante, che va sicuramente al di là del significato stesso delle mozioni. Credo che l'ascolto degli interventi che ci sono stati da parte dei colleghi nell'Aula parlamentare abbia confermato questa sensazione, perché difficilmente gli interventi si sono limitati semplicemente a chiedere che venga favorita la disdetta del canone RAI da chi ha diritto a chiedere tale disdetta, ma tutti gli interventi hanno analizzato la situazione dell'informazione nel nostro Paese, in particolare il ruolo che la RAI riveste all'interno del nostro sistema di comunicazione, in particolare partendo dal tema che è in discussione per le mozioni odierne, cioè quello relativo al canone RAI.
  Ebbene, colleghi, io credo che questo sia un tema centrale nell'opinione pubblica del nostro Paese, basterebbe per certificarlo citare il livello dell'evasione rispetto al pagamento di questa tassa, che è calcolato al di sopra del 30 per cento. Il numero delle disdette annue, pur essendo estremamente ristretta la finestra degli aventi diritto, comunque ammonta a cifre superiori alle 350 mila richieste di disdetta ogni anno, e ciononostante, la raccolta attraverso il canone è in aumento, al punto che è stata introdotta all'interno dell'Aula in discussione in queste ore e nelle passate giornate la mozione per consentire con facilità l'accesso alla disdetta, mozione sulla quale peraltro lo stesso Governo si mostra favorevole, che però si inserisce – ormai è contestualizzata – all'interno di un dibattito che ha alcuni elementi quasi di surrealtà, nel senso che, mentre il sottosegretario Paola De Micheli in Aula, durante l'inizio della discussione di queste nostre mozioni, ha detto che è allo studio un'imposta meno invasiva, contemporaneamente un altro sottosegretario, Antonello Giacomelli, una settimana dopo, ai microfoni di Radio 24, assicura che il canone RAI sarà in bolletta in gennaio.
  Ebbene, si tratta di un tipo di attività che i firmatari della mozione parlamentare del gruppo di Scelta Civica sicuramente non sono disponibili a condividere, Pag. 44nel senso che crediamo che una tassa odiosa come il canone della RAI che diventi una invasiva imposta additiva sulla prima casa sia veramente intollerabile dal punto di vista concettuale, dal punto di vista comunicativo e anche dal punto di vista della giustizia sociale.
  E allora vale senz'altro la pena di allargare il ragionamento sulla RAI, nel senso, che azienda è la RAI ? È giusto che noi ce ne ricordiamo in questo Parlamento: la RAI è un'azienda con oltre 10 mila dipendenti e, per dare un'idea della configurazione dei dipendenti della RAI, sotto i 30 anni i dipendenti sono 120 e sopra i 60 anni sono 861. Il costo medio del lavoro in RAI è di 77.139 euro per persona, contro un costo medio della BBC, che molto spesso viene assunta come parametro di riferimento di un'azienda che potrebbe avere delle somiglianze in positivo per la nostra emittenza televisiva, che è di oltre 15 mila euro in meno per persona. Il numero di dirigenti della RAI è del 5 per cento sul totale dei dipendenti, la BBC ha appena il 3,3 per cento del totale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 13,35)

  PIERPAOLO VARGIU. Quindi, abbiamo un'idea di un'azienda di servizio pubblico che davvero è poco adeguata rispetto alla concorrenza di mercato. Pensate che Mediaset, con un fatturato che è quasi un terzo superiore, ha la metà dei dipendenti. Pensate che l'età media dei dipendenti di Sky, il terzo player di particolare importanza nel settore della raccolta dei soldi degli italiani per la comunicazione, ha un'età media di 35 anni nella sua dipendenza.
  Potremmo aggiungere i numeri sulla raccolta pubblicitaria, che, con le attuali limitazioni, per la RAI arriva al 23 per cento del fatturato, mentre per Mediaset è superiore al 60 per cento del fatturato, mentre, come sapete, per Sky agisce un meccanismo che è assolutamente virtuoso, che è on demand, che comporta che i servizi vengano pagati da chi quei servizi li richiede. Noi abbiamo una legge in Italia, che voi tutti sapete dovrebbe regolare l'emittenza e, in particolare, la RAI, che è la legge Gasparri del 2004: prevedeva che nel giro di quattro mesi si arrivasse ad una dismissione della partecipazione pubblica della RAI da parte dello Stato.
  Che significato ha questa dismissione ? Guardate, ha un significato estremamente evidente: il primo significato è quello di prevedere che vi sia per la RAI la scomparsa del controllo pervasivo della politica, quel controllo pervasivo della politica che – è stato ricordato anche da alcuni colleghi – comporta che intorno alla politica si muova l'attenzione della RAI, si muova in modo pachidermico, si muova, molto spesso, addirittura con le promozioni interne nelle singole sedi, che seguono le indicazioni della politica, perché tutto all'interno della RAI prevede un controllo indiretto, ma assolutamente pervasivo, da parte della politica, che toglie ogni libertà all'informazione, che dovrebbe essere, invece, neutra e pubblica, perché garantita dal canone.
  La seconda e la terza idea, che sono direttamente collegate, sono quelle legate allo stesso spirito della legge Gasparri, cioè alla privatizzazione e alla cancellazione dell'imposta del canone, che, come oggi è vissuta, è veramente un'imposta devastante per l'impatto che ha sul singolo cittadino italiano. Qualcuno dice: in questo modo non verrebbe garantito il servizio pubblico, l'onere del servizio pubblico. Non è vero, esiste la possibilità di garantire l'onere del servizio pubblico semplicemente appaltando quella parte di servizio che lo Stato ritenesse fondamentale per la garanzia di livelli di comunicazione su temi che sono considerati di valenza pubblica, che sono considerati educativi, che sono considerati palinsesti della formazione della cultura valoriale di questo Paese.
  Però, se noi riuscissimo a portare a compimento ciò che la legge Gasparri nel 2004 individuava come elemento fondamentale della road map della direttiva per quanto riguarda la RAI, noi avremmo un beneficio per le casse dello Stato, perché Pag. 45la RAI è valutata tra 3,5 e 5 miliardi di euro. La sua dismissione porterebbe soldi freschi all'interno dello Stato e, soprattutto, cancellerebbe una raccolta pari a 1,5-2 miliardi di euro all'anno di tasse, che è veramente pervasiva, che è veramente ingiusta, che non ha veramente una motivazione, perché basata esclusivamente, addirittura, oggi si pensa, sul possesso di un'utenza elettrica.
  Non è basata sui consumi, non è basata sull'utilizzazione specifica di un servizio: è basata esclusivamente sul fatto che uno abbia una casa e che in quella casa abbia un allaccio di utenza elettrica. Ciò che di meno liberale possa esistere in qualsiasi tipo di Paese: un'imposta aggiuntiva sulla casa, che, come tale, è vista in maniera odiosa da qualsiasi cittadino italiano.
  Stiamo lontani da questo rischio, perché in un Paese che inizia a parlare di politiche liberali, che inizia a parlare di maggiore libertà, per quanto riguarda i cittadini, continuare a ragionare in un'ottica vetero-socialista, sarebbe, veramente, la peggiore delle disgrazie (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Presidente, le mozioni oggi al nostro esame vertono su un argomento che da decenni è all'ordine del giorno della scena politica italiana. Sin dal giorno della sua origine, la storia della RAI si è intrecciata, indissolubilmente, con la storia del nostro Paese, sostenendone il senso di identità, di unità, portando nelle case degli italiani cultura, informazioni e svago. Le discussioni che da tempo riguardano la sua riforma, non possono, dunque, indurci a dimenticare quanto di buono, e di significativo, l'ente concessionario in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo ha fatto per il Paese. Ma dobbiamo anche riconoscere che la RAI non è stata in grado di seguire, di adeguarsi, ai mutamenti della società, all'evolversi profondo, e costante, dei costumi, e dei nostri stili di vita, apparendo nell'immaginario collettivo, e non solo, più attenta all'autoconservazione, che allo sviluppo, al progressivo adeguamento ad un mondo che è cambiato, e che richiede servizi più adeguati ed efficienti. La sua forza di attrazione è andata via, via, scemando, sino a diminuire in maniera consistente, ne costituisce una elemento esemplare la completa disaffezione del pubblico giovanile nei suoi confronti.
  Non è questo il momento, però, per discutere dei problemi che hanno afflitto, e affliggono, la RAI, né delle complesse questioni che ne hanno determinato la condizione attuale, né di quello che occorrerebbe fare per rilanciarla, rendendola più competitiva nel mercato, ed elemento di sicura attrazione per i cittadini italiani. In questa circostanza, possiamo limitarci a constatare che alla diminuzione del suo valore sul mercato, non è corrisposta una adeguata diminuzione dei costi per lo Stato. Nei cittadini, soprattutto, il canone viene giudicato, come evidenziato da specifiche indagini dall'associazione dei consumatori, la tassa più odiata degli italiani. Una tassa che è stata, e viene, costantemente, elusa da molti, e che ha visto partiti ed associazioni battersi, con vigore, al fine di indurre lo Stato ad eliminarla del tutto. La battaglia contro il canone RAI, ufficialmente avviata dal Partito Radicale negli anni Settanta, e a suo tempo persa, è stata più volte ripresa nel corso degli anni.
  Ed oggi, siamo chiamati ad intervenire su una mozione che ripropone il tema e che, peraltro, sollecita alcune riflessioni e la stessa valutazione di dati significativi. Da un recente sondaggio è emerso, ad esempio, che due cittadini su tre ritengono che il canone RAI sia ancora un abbonamento annuale e non una tassa, ma la sentenza della Corte costituzionale n. 284 del 2002 stabilisce, con tutte le conseguenze che ne derivano, che il canone «costituisce, in sostanza, un'imposta di scopo destinata alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo». Il canone, dunque, va pagato, ma è «un'imposta Pag. 46di scopo», come abbiamo visto, e come tale deve offrire un servizio adeguato agli utenti.
  Per assicurarsi il pagamento del canone RAI da parte di tutti i cittadini, recentemente è stata avanzata la proposta di inserirlo nella bolletta per la fornitura di energia elettrica. Il Nuovo Centrodestra si oppone a tale misura – lo ha fatto e continua a farlo – per una serie di incongruenze, di problemi tecnici e, non ultimo, perché costituirebbe una stortura di sistema caricare una tassa su una tariffa. Oltretutto, un provvedimento del genere aumenterebbe, in termini esponenziali, l'avversione dei cittadini nei confronti del canone RAI. A questo proposito ci pare opportuno citare una dichiarazione del Ministro Lupi che, sull'argomento, sostiene, e noi ovviamente stiamo al suo fianco: non è un problema di canone, ma di rilancio del servizio pubblico, si discuta insieme della riforma della RAI; di conseguenza del modo con cui la si rilancia, e si discuta anche di come finanziarla e i cittadini non avranno bisogno di pagare il canone attraverso la bolletta, ma lo pagheranno con responsabilità e volentieri, se avranno un servizio pubblico.
  La proposta del Nuovo Centrodestra – che non è stata ritenuta accoglibile dal sottosegretario – contenuta nella mozione, è che il canone sia inserito nell'ambito della tassazione delle persone fisiche e giuridiche, quindi, con criteri di progressività e, soprattutto, di equità, ma solo a seguito di una profonda revisione delle regole che governano la concessionaria pubblica. E su questo aggiungo qualcosa: a noi non interessa la formula tecnica, interessa che il canone debba essere corrisposto perché la RAI fa bene il proprio servizio.
  E vorrei dire, anche rispetto alle osservazioni poste dal sottosegretario, che c’è più di una dichiarazione fatta in questi giorni in cui si è aperto il dibattito che è possibile farlo in maniera diversa da come pare che il Governo voglia riprendere a fare, cioè con la bolletta ENEL.
  Cerco di esprimere almeno due motivi per i quali noi sosteniamo la nostra posizione. Intanto l'evasione del canone RAI. Sono dati che il sottosegretario ha e che riguardano il 2012. È superiore quasi a 19 punti percentuali rispetto alla media europea, e il danno è stato quantificato, come hanno già detto anche altri intervenuti, in oltre 650 milioni di euro annui, che è un mancato gettito non è indifferente, che porta, quindi, ad un'evasione media nazionale di quasi il 27 per cento.
  Nel 2013 gli incassi da canone sono stati 1 miliardo 700 milioni di euro, con 16.402.000 versamenti delle famiglie italiane. Ipotizzando che ogni famiglia detenga un televisore, a fronte di circa 22,7 milioni di famiglie potenzialmente tenute al pagamento del tributo, quindi 16,8 milioni di famiglie è abbonato, mentre circa 5,9 milioni di famiglie non sarebbero in regola.
  La battaglia contro l'evasione ha ottenuto scarsi risultati, sebbene siano stati inviati nel 2012 oltre 3 milioni di avvisi di pagamento e di solleciti, nonché siano state iscritte a ruolo oltre 500 mila posizioni per il recupero coattivo delle somme non pagate. Sono stati, inoltre, effettuati incroci tra gli archivi degli abbonati e quelli delle anagrafi comunali, con l'emissione di oltre 5 milioni di comunicazioni finalizzate all'acquisizione di nuovi abbonati. Sono stati impiegati degli agenti RAI, che pare abbiano svolto circa 250-300 mila visite informative l'anno sull'intero territorio nazionale. I risultati di questa frenetica attività sono stati scarsissimi e il numero degli abbonati non è neanche aumentato. Allora, l'azione di recupero dell'evasione o viene fortemente inasprita e fatta in maniera corretta, oppure è assolutamente una battaglia persa e, quindi, oltre all'evasione, sono sprecati anche i soldi per recuperarla.
  Il secondo motivo. La proposta di far pagare il canone radiotelevisivo integrandolo con la bolletta per la fornitura dell'energia elettrica è stata più volte avanzata nel corso degli anni e sempre fortemente osteggiata. Voi vi chiederete perché e io aggiungo «giustamente» osteggiata.
  Intanto, perché appare, signor sottosegretario come una forma di ricatto agli Pag. 47italiani: noi andiamo a caricare sul costo di un consumo indispensabile un'ingiusta tassa. Quest'aspetto è evidenziato ampiamente e ci sono numerosissime dichiarazioni fatte da tutte le associazioni di categoria con cui viene, appunto, spiegato come tutto ciò non funziona.
  Infatti, in aggiunta alle ragioni morali, che poco fa ho citato, ce ne sono di giuridicamente rilevanti: si configurerebbe una stortura di sistema, in quanto si carica una tassa su una tariffa, e la sussistenza di una pluralità di fornitori del servizio elettrico creerebbe anche problemi di contabilizzazione delle somme spettanti. Il canone in bolletta sarebbe astrattamente ipotizzabile se esistesse solo la società elettrica ENEL, ma oggi ci sono più di cento gestori elettrici e saremmo obbligati ad un'infinità di adempimenti. Senza parlare dei possibili contenziosi, anche di natura costituzionale, che bloccherebbero i trasferimenti alla concessionaria.
  Per non dire cosa ha affermato il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica il gas ed il sistema idrico, Guido Bortoni, e cosa ha anche detto il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, che ha parlato di un abominio, spiegando che gli oneri di gestione sarebbero enormi. Le associazioni Aiget, Anigas, Assoelettrica, Energia Concorrente e Federutility hanno espresso assoluta contrarietà al pagamento in bolletta del canone RAI, definendolo un'ipotesi impraticabile. Ma vado oltre.
  La proposta contrasta con il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione, perché tratta in modo identico situazioni oggettivamente diverse, equiparando di fatto le utenze elettriche con i soggetti che devono pagare il canone. Mentre gli intestatari di bollette elettriche non in possesso di apparecchi radiotelevisivi sarebbero comunque sottoposti al pagamento del canone, i possessori di apparecchi radiotelevisivi, che non sono anche intestatari delle bollette elettriche, ne risulterebbero esentati.
  L'unica parte veramente apprezzabile di questa proposta, oltre all'abbassamento della quota relativa al canone, consiste nella previsione di legare una quota di circa 40 milioni al finanziamento del sistema radiotelevisivo locale che, a causa dei tagli operati con la spending review, è prossimo al collasso.
  La proposta del Nuovo Centrodestra di spostare il canone nel novero delle imposte dirette, ha innumerevoli pregi, innanzitutto quello della progressività, che è proprio quello che non è stato accolto. Le famiglie sotto le attuali soglie reddituali sarebbero automaticamente esentate. Abbiamo anche in questo dichiarazioni, che sono state fatte in questi giorni, che vedono questa direzione assolutamente positiva. Ci libereremmo di tutti i costi derivanti da un'attività di controllo sostanzialmente improduttiva, cioè semplificheremmo la vita.
  Tuttavia noi comunque leghiamo questa proposta a quella di una complessiva riforma della RAI – ed è questa la parte che più ci preme sottolineare – poiché la trasformazione del canone in una tassa a tutti gli effetti, comporta per la concessionaria pubblica una piena assunzione di responsabilità rispetto al proprio ruolo.
  Ma quale modello di tv pubblica o di concessionaria pubblica si prefigurerebbe in un contesto dove ormai l'offerta televisiva sia in termini commerciali (tanti sono i prodotti offerti e per tutti i generi di domanda) sia di carattere informativo, culturale ed educativo è ricca di editori e quindi consente di scegliere a quale servizio collegarsi ?

  PRESIDENTE. Deputato Garofalo, concluda.

  VINCENZO GAROFALO. Mi accingo a completare il mio intervento dicendo che le mozioni al nostro esame ci forniscono oggi l'occasione per discutere di un tema di grande interesse per la nostra società. Abbiamo sottolineato, all'inizio, i grandi meriti della Rai e, successivamente, la necessità di una sua riforma, ormai ineludibile. In questa sede possiamo intervenire solo in tal senso: impegnare il Governo ad affrontare quanto prima questa indispensabile opera di riforma e di rinnovamento Pag. 48dell'ente concessionario in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo.
  E lo facciamo con la convinzione che questo avverrà attraverso il ricorso a personalità di valore, a manager capaci di proporre e realizzare una linea editoriale ben precisa che renda competitiva la Rai sul mercato in modo da corrispondere alle aspettative legittime degli utenti ed in grado di riproporre in termini virtuosi la sua capacità di attrazione per tutti i cittadini.
  Il Governo, siamo convinti, si impegnerà in tal senso. Ed il Nuovo Centrodestra sosterrà convinto la sua azione riformatrice, fornendo anche il suo contributo di idee e di proposte per una Rai finalmente nuova, moderna, in linea con le esigenze della nostra società...

  PRESIDENTE. Chiuda, onorevole Garofalo.

  VINCENZO GAROFALO. ... e di un mondo profondamente cambiato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lainati. Ne ha facoltà.

  GIORGIO LAINATI. Grazie gentile Presidente, onorevole sottosegretario all'economia, onorevoli colleghi, è un'occasione questa preziosa ed estremamente concreta questa che ci viene offerta da queste mozioni che ci apprestiamo a votare tra pochi minuti. Stiamo parlando di un'imposta considerata odiosa da una fetta rilevante, quasi totalitaria, dei cittadini italiani. Un'imposta della quale si discute da tempo immemore non solo in questa Assemblea ma anche periodicamente nella Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI della quale mi pregio di essere vicepresidente. In queste settimane, onorevoli colleghi, abbiamo assistito inizialmente ad un'accelerazione da parte del Governo per quanto riguarda la tanto discussa riforma del canone e della governance della RAI. Sì, perché è accaduto appunto che la maggioranza del consiglio di amministrazione della RAI ha votato a favore del ricorso contro il famoso prelievo dei 150 milioni sul bilancio della RAI voluto dal Governo stesso.
  È accaduto poi che il sottosegretario allo sviluppo economico con delega alla comunicazione, onorevole Giacomelli, abbia annunciato che nel giro di pochi giorni sarebbe stato presentato un emendamento al disegno di legge di stabilità con cui si sarebbe introdotto il canone, come hanno detto anche i colleghi che mi hanno preceduto, nella bolletta elettrica. Annuncio ribadito in qualche modo anche nella discussione sulle linee generali su queste mozioni proprio da lei, gentile onorevole sottosegretario De Micheli. C’è stata poi però un'improvvisa marcia indietro del Governo che, a nostro parere evidentemente, ha preso coscienza dell'impossibilità di fare una riforma così rilevante come quella del canone RAI con un banale, semplice ma così importante emendamento al disegno di legge di stabilità. Tra l'altro, onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, facendo una considerazione estremamente semplice, siamo fuori tempo massimo perché i bollettini, com’è noto da decenni, si devono pagare entro il 31 gennaio e sono già pronti per essere inviati in tutta Italia.
  Serve dunque un ragionamento molto più ampio non solo sulla questione del canone ma anche sulla questione altrettanto delicata della futura governance della RAI che è una questione, onorevoli colleghi, che deve essere appannaggio di tutto il Parlamento ove ogni gruppo, ogni partito può e deve avanzare le sue proposte.
  Tornando più direttamente all'oggetto delle mozioni odierne, non è accettabile a nostro avviso che, a tutt'oggi, migliaia di privati di cittadini, di studi professionali e aziende di vario tipo ricevano ancora indebite richieste di pagamento da parte dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo, nonostante abbiano legittimamente fatto richiesta di disdetta del canone, sia per le abitazioni private sia per gli esercizi commerciali per il cosiddetto canone speciale.Pag. 49
  Non ci si può nascondere dietro alle comunicazioni che sarebbero state già diffuse dall'Agenzia delle entrate, come peraltro ha ricordato anche lei, sottosegretario, e che spiegherebbero già tutte le modalità per le esenzioni dal canone, ma che, evidentemente, finora non sono state efficaci, stante il fatto che, nonostante le migliaia di richieste di disdetta, i cittadini vedono ancora recapitare bollettini per il servizio non voluto.
  Con la nostra mozione, onorevoli colleghi, chiediamo che il Governo garantisca pienamente il diritto all'esenzione dal pagamento del canone ai soggetti individuati dal comma 132 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008 e assicuri la disdetta del canone a quanti ne abbiano fatto regolare richiesta.
  Chiediamo, inoltre, onorevole sottosegretario per l'economia e le finanze, l'intervento del Governo per dare piena attuazione alle disposizioni in tema di total disclosure, di trasparenza sì, come richiamato dal presidente del nostro gruppo parlamentare, onorevole Brunetta, in ben sei interpellanze urgenti finora presentate su questo tema, pubblicando, senza ulteriore ritardo, i dati sui compensi del personale della RAI sul sito Internet del Ministero dell'economia e delle finanze, come previsto dalla legge.
  Onorevoli colleghi, Forza Italia chiede un segnale chiaro al Governo, che rappresenti l'inizio di un auspicabile confronto che sia il più possibile ampio sui temi più complessi, come dicevo prima, della governance della RAI e della riforma non più rinviabile del canone. Annuncio, pertanto, il voto favorevole di Forza Italia sulla mozione a firma degli onorevoli Brunetta e Palese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente, è curioso vedere come il Governo possa dare dei pareri su tutte le mozioni non avendo le idee chiare su cosa deve fare del canone RAI, come ha dimostrato in questi mesi. È altrettanto curioso vedere che anche alcuni partiti della maggioranza parlino del canone in bolletta elettrica come qualcosa di impossibile da fare per le ragioni spiegate dai colleghi in un modo che noi condividiamo, ma, allo stesso tempo facciano parte della maggioranza e, quindi, del Governo che ha proposto l'inserimento del canone in bolletta, e poi rimangiandoselo.
  Quindi, il canone RAI, lo sappiamo, è da sempre un tributo che noi definiamo abbastanza stravagante, per usare un eufemismo. Nato come corrispettivo economico di un servizio fondamentale, si è trasformato, poi, in un'imposta essenziale, fino a diventare una tassa, come è stato detto, a prescindere dalla fruizione del servizio, in virtù di una sentenza della Corte costituzionale del 2002.
  La sentenza ha riconosciuto la legittima imposizione del canone RAI per chi semplicemente possiede un apparecchio per ricevere il segnale radiotelevisivo della RAI. Quindi, una norma del tutto anacronistica in questo momento. Dunque, il canone si paga a prescindere dall'utilizzo che ciascuno fa del proprio televisore: che si guardino i canali RAI da mattina a sera o che si usi l'apparecchio semplicemente come soprammobile, per lo Stato non fa alcuna differenza.
  Vediamo com’è, invece, negli altri Paesi europei. Rispetto agli altri Paesi europei, in Italia, il canone è anche piuttosto basso, ma registriamo un'evasione altissima, e questo, sostanzialmente, ci dice che è un'imposta del tutto mal vista dagli italiani: addirittura, l'evasione oscilla tra il 25 e il 30 per cento. Il canone, inoltre, è tuttora la principale fonte di finanziamento del servizio pubblico.
  In altri Paesi, invece, come, ad esempio, in Olanda, il Governo ha abolito il canone per sostituirlo con un prelievo diretto. In Germania, la riforma ha cambiato la natura del pagamento del canone TV, che oggi è una tassa di scopo finalizzata al finanziamento del servizio pubblico e non è più legata al possesso o meno dell'apparecchio. Pag. 50In Svezia, le novità rilevanti sono arrivate quando le prime trasmissioni in diretta di canali TV su Internet sono iniziate.
  Da allora il servizio pubblico ha chiesto il pagamento del canone anche ai possessori di iPhone, tablet o smartphone. Tuttavia, alcuni privati hanno vinto il ricorso cancellando la legge per difetto di motivazione e tornando alla vecchia normativa. Caso interessante è la Finlandia dove si è voluto sostituire il canone, dovuto per il possesso di apparecchi atti alla ricezione, con una media tax calcolata e riscossa in base alla tassazione ordinaria e in base al reddito.
  Il MoVimento 5 Stelle, ovviamente, non inizia la lotta per il canone adesso, ma questa è datata addirittura 2008 quando con il blog di Beppe Grillo abbiamo intrapreso l'iniziativa «Cancelliamo il canone RAI». In un post quindi veniva spiegato come disdire il canone RAI per le motivazioni che sono contenute anche in alcune mozioni presentate qui alla Camera perché, se è vero che lo Stato si arroga il diritto di imporre il canone ad ogni famiglia semplicemente perché possiede un televisore o un tablet o uno smartphone, è altrettanto vero che il cittadino può scegliere di non vedere alcun canale TV e, quindi, utilizzare il dispositivo per vedere altro, per esempio DVD, o collegarlo al computer casalingo.
  Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un continuo cambio di agenda, come sottolineavo poc'anzi, del Governo riguardo alle sorti ovviamente del canone RAI. Prima si è tentato di seguire il modello francese con la taxe d'habitation, proponendo il canone RAI sulle seconde case; poi il canone RAI sulle prime case; poi si è passati alla proposta del pagamento nel 730 e successivamente al balletto «canone sì, si canone no» sulle bollette tra annunci, frenate, ripensamenti e anche smentite da parte dei vari esponenti del Governo.
  Renzi in tutto ciò è il direttore d'orchestra di questa stravagante riforma della RAI, chissà forse in attesa che il suo consigliere Berlusconi gli suggerisca anche come favorire al meglio le sue aziende (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È innegabile che nei tre anni di Governi tecnici in cui Forza Italia è stata, o al Governo con Monti e parte del Governo Letta, o in opposizione, che definiamo molto collaborativa, con Renzi, le azioni Mediaset siano sempre andate bene. Che strano ! Dopo il patto del Nazareno, ci aspettiamo pure il patto di Cologno Monzese a questo punto, così per completare l'opera.
  Quindi, la RAI com’è attualmente a noi del MoVimento 5 stelle non piace nemmeno un po’. L'abbiamo detto più volte in Commissione di vigilanza RAI e abbiamo fatto anche delle azioni forti. Abbiamo parlato di conflitti di interesse, abbiamo parlato di esternalizzazioni e abbiamo parlato anche dei fortissimi compensi che a volte i manager della stessa RAI percepiscono. Quindi, non soltanto in relazione all'informazione.
  Tutti i Paesi democratici europei hanno un servizio pubblico funzionale all'informazione, ma in Italia il nostro sembra essere pensato per un'efficiente disinformazione. L'apporto pubblico è necessario, ma non è possibile pensare che debbano essere anche le fasce più deboli a pagare tanto quanto le fasce più abbienti. Renzi, con il decreto IRPEF, ha sottratto al canone RAI, che tutti noi paghiamo, 150 milioni di euro per finanziare gli 80 euro, che pochi hanno ricevuto in busta paga e che tutti hanno restituito allo Stato a loro volta con delle tasse. Peccato che questa manovra sin dall'inizio al MoVimento 5 Stelle sia risultata del tutto incostituzionale. E lo stesso consiglio d'amministrazione della RAI qualche giorno fa ha avviato il ricorso al TAR contro il decreto IRPEF in maniera, dal nostro punto di vista, del tutto legittima.
  I cittadini devono pretendere un servizio pubblico che non sia solo il gioco dei pacchi o dei talk-show, ma informazione e cultura. Una televisione popolare deve informare, educare e intrattenere, come ci insegna il servizio pubblico anglosassone che spesso è indicato come esempio da seguire. Attualmente il canone RAI deve Pag. 51essere pagato indipendentemente dall'uso del televisore e questo è semplicemente inaccettabile in un momento in cui parliamo di Internet, parliamo di tecnologia iCloud. In altre parole, pagare addirittura una tassa, perché si tratta di una tassa, semplicemente per il possesso di un apparecchio, a noi sembra assurdo ed è questo quello che abbiamo sostenuto con questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In RAI, però, c’è anche il problema della governance. Chi comanda in RAI ? Ebbene, noi tutti cittadini dobbiamo stare attenti perché fino ad oggi c’è stata la politica, ma non si può continuare così. Certo, l'hanno detto tutti gli schieramenti politici fino adesso, anche ora in dichiarazioni di voto, che la RAI deve essere libera dai partiti. Peccato che siano stati gli stessi partiti che fino ad oggi se la sono lottizzata tranquillamente e che ora la vogliono riformare. Pertanto, noi non solo aspettiamo la riforma della RAI, ma stiamo vedendo anche come il direttore generale Gubitosi, in un modo pure abbastanza autoritario, sta gestendo anche la riforma editoriale del servizio pubblico, senza, ovviamente, aspettare che ci sia una risposta anche adeguata al piano industriale che ha presentato.
  Quindi, ci domandiamo come può un Governo o anche un Parlamento, che fino a qualche anno fa ha lottizzato e anche preso alcune cariche importanti nei consigli di amministrazione o altro all'interno del servizio pubblico RAI, pretendere ora di modificarlo, non avendo le idee chiare ? Infatti, la riforma del canone RAI ci è stata presentata con la solita propaganda del Presidente del Consiglio Renzi, ma tuttora non si è proceduto in alcun verso. Anzi, ci si è rimangiati parole che sono state dette in precedenza.
  Pertanto, noi con questa mozione volevamo anche dare un senso a quello che sarà il progetto del MoVimento 5 Stelle, che presenterà anche una riforma della governance RAI, così come ci aspettiamo che la presenti anche il Governo, ovviamente per contrastarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, i punti sollevati dalla mozione Caparini, che è stata la prima ad essere depositata, riguardano, in realtà, l'applicazione del canone in riferimento ai meccanismi per l'ottenimento dell'esenzione dal pagamento del canone RAI, come previsto dalla legge finanziaria del 2008, e le procedure da seguire per la disdetta del canone.
  Poi, nel corso della discussione sulle linee generali e delle dichiarazioni di voti, l'onorevole Caparini ha svolto considerazioni più complessive sul canone, sulla concessione, sulla RAI, dando conto del punto di vista della Lega, come lui stesso ha detto, tante volte riferito in quest'Aula.
  Io parto dai punti sull'applicazione del canone con alcune precisazioni. La prima è di carattere generale. Sarà anche la tassa più odiata dagli italiani, come è stato più volte ripetuto; sarà anche il canone istituito e regolamentato dal regio decreto del 1938, quello che prevede che la detenzione dell'apparecchio comporta l'obbligo del pagamento, ma, come ha ribadito la Corte costituzionale, permangono tutti i presupposti giuridici e di fatto per la legittimità del canone. Ed è anche utile ricordare che il canone è collegato in maniera intrinseca allo svolgimento di un servizio pubblico, regolamentato da una concessione tra Stato e RAI.
  La seconda precisazione, come ha ricordato anche in discussione sulle linee generali l'onorevole Anzaldi, è che esiste già una circolare dell'Agenzia delle entrate del 2010 in merito all'esercizio del diritto di esenzione e sulla possibilità della procedura del suggellamento dell'apparecchio, ossia della disdetta. È giusto dirci che si lamentano con provate difficoltà burocratiche e procedurali. Per questo chiediamo al Governo, con la nostra mozione – ringrazio per il parere favorevole –, di adottare, a seguito di un confronto con la società concessionaria e con le organizzazioni Pag. 52di rappresentanza degli utenti, tutti i necessari provvedimenti volti a rivedere e a semplificare le modalità di esercizio del diritto all'esenzione nonché le modalità di disdetta.
  Quindi, con questa mozione facciamo un passo in avanti, come auspicato dalle mozioni. Ma queste mozioni sono state anche l'occasione – ed è stato l'auspicio di tutti gli interventi – per una discussione più generale, a cui non mi sottraggo, anzi la ritengo molto utile ed opportuna.
  Innanzitutto, vi è la necessità di una profonda riforma del canone, di cui ha parlato lo stesso sottosegretario De Micheli in discussione sulle linee generali, indicando gli obiettivi di questa riforma. Il primo obiettivo è l'eliminazione dell'evasione, quel 27 per cento di evasione del canone che è record europeo a fronte di un canone che è il più basso in Europa. Il secondo obiettivo è l'introduzione di meccanismi di maggiore equità: pagare tutti per pagare meno, aumentando le fasce di esenzione, rimodulando anche per fasce di reddito, come auspicato dal sottosegretario Giacomelli. Poi vi è l'obiettivo di garantire certezze di risorse alla RAI e prevedere un contributo alle tv locali, che esercitano di fatto un ruolo di servizio e di informazione a livello locale, come da impegno preso dal Viceministro Morando in Commissione bilancio nella discussione sulla legge di stabilità.
  Noi diamo pieno sostegno agli obiettivi del Governo e attendiamo che questi vengano presentati con una proposta definita in tempi rapidi.
  Ma la riforma del canone non può essere slegata da una riforma complessiva del sistema radiotelevisivo che abbia consapevolezza del processo di convergenza di telecomunicazioni, informatica e media, che abbia uno sguardo sui processi di aggregazione a livello internazionale ed europeo, che non abbia timore di guardare al complesso di implicazioni della transizione alla rete e ai nuovi soggetti dominanti per provare a rispondere ad una domanda: quale tipo di servizio pubblico ha bisogno il nostro Paese nell'epoca della rivoluzione digitale.
  Nell'intreccio di queste questioni è l'ambito della riflessione sulla RAI, sulla sua missione. Ed è, Presidente, materia così delicata che merita una discussione ordinata, tenendo conto dei materiali offerti dal lavoro svolto in Commissione di vigilanza RAI, dal lavoro svolto dalla Commissione trasporti qui alla Camera, a partire dall'indagine conoscitiva sul sistema radiotelevisivo e tenendo conto del calendario di scadenze che abbiamo di fronte: ad aprile 2015 scade l'attuale consiglio di amministrazione; a primavera 2016 scade la concessione ventennale Stato-RAI. La prima delle due scadenze deve spingerci a vivere come un'urgenza la necessità di riforma della governance, ovvero dei meccanismi di nomina dei vertici aziendali, perché siano finalmente liberi dai partiti.
  Su questo c’è un impegno del Governo assunto in quest'Aula parlamentare dal Presidente del Consiglio nel discorso sulle riforme. Ma il Parlamento tutto, onorevole Liuzzi, dovrebbe sentire la necessità di far sentire la propria voce e procedere in tempi rapidi con proposte di riforma di iniziativa parlamentare. Su questo il Partito Democratico è intenzionato a far sentire la propria voce, con l'obiettivo di avere meccanismi di nomina nuovi dell'azienda, meccanismi di funzionamento che avvicinino la RAI al codice civile e che le diano libertà, indipendenza e autorevolezza, per partecipare da protagonista al cammino di avvicinamento al rinnovo della concessione.
  Uso questa espressione, «rinnovo della concessione», perché siamo convinti che alla scadenza dell'attuale concessione ventennale non si debba procedere ad una gara per individuare quale soggetto possa svolgere il servizio pubblico. Siamo convinti che non si debba discutere se rinnovare la concessione alla RAI, ma che si debba discutere di quali debbano essere i contenuti, gli obiettivi, gli obblighi della nuova concessione alla RAI. E pensiamo che ci si debba avvicinare a questa scadenza con un percorso di coinvolgimento dell'azienda, delle istituzioni, degli stakeholder, degli utenti, dell'opinione pubblica, con un percorso di consultazione Pag. 53aperto sul modello del Royal Charter Act in Inghilterra. Un lavoro, quindi, di un anno, che abbia come obiettivo una radicale ridefinizione della concessione, non più ventennale ma decennale, che consenta anche una modifica profonda della legge Gasparri. Presidente, sono andato un po’ oltre, ma dopo aver dato conto della posizione del PD sulle due questioni specifiche che riguardano il canone ho tracciato alcuni riferimenti della discussione complessiva sulla RAI, che vogliamo affrontare, come Partito Democratico, e che crediamo questo Parlamento sarà chiamato a fare in tempi rapidi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caparini ed altri n. 1-00592, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Piepoli, Lavagno, Di Salvo, Rizzetto, Raciti, Burtone, Latronico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  358   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  238).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-00668, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Magorno, Rabino, Ravetto, Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  361   
   Votanti  287   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  144   
    Hanno votato
 271    
    Hanno votato
no   16).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta e Palese n. 1-00672, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lorefice, Sorial, Fanucci, Righetti, Ghizzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  363   
   Votanti  354   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  231).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare. Il deputato Fedriga ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fratoianni ed altri n. 1-00674 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 54
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Fossati, Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  330   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  229).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-00679, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tino Iannuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  360   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  229).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Peluffo ed altri n. 1-00683, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  364   
   Votanti  343   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
 343).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Liuzzi ed altri n. 1-00686 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Busto, Baruffi, Cassano, Malisani, Minnucci, Palma, Rampi, Vecchio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  369   
   Votanti  348   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  233).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00687, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Causin, Minardo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  369   
   Votanti  359   Pag. 55
   Astenuti   10   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  233).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto ha reso noto, con lettera pervenuta in data odierna, che il deputato Oreste Pastorelli è stato nominato tesoriere del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

Sull'ordine dei lavori (ore 14,15).

  PRESIDENTE. Ha chiesto la parola, per intervento di fine seduta, la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà, per due minuti.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Un attimo, mi scusi, onorevole Ricciatti.
  Onorevole Crippa, su cosa ?

  DAVIDE CRIPPA. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Sì, mi dica, prego.

  DAVIDE CRIPPA. Visto che erano in programma altre votazioni e non c’è l'unanimità e il consenso di tutti i gruppi di sospendere, vorrei capire in base a cosa lei abbia stabilito che la seduta sia finita, se rimandata a una seduta pomeridiana o quant'altro perché a noi risulta ci siano altre votazioni in programma. Se la maggioranza ritiene di non doverle fare deve passare attraverso un voto dell'Aula.

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, a me era sembrato, avevo inteso che ci fosse un consenso dei gruppi sul fatto che le votazioni si fermassero alla parte antimeridiana della seduta. In ogni caso se non c’è l'intesa lo riferisco alla Presidente. Le due colleghe che si sono iscritte a fine seduta avevano espresso l'esigenza di parlare ora, possiamo rinviare ovviamente e sospendere la seduta. Io avrei comunque sospeso la seduta al termine degli interventi poiché è convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo alle ore 18,30, però mi era sembrato che nel pomeriggio non fossero previste ulteriori votazioni. Così avevo inteso. Prego, onorevole Crippa, mi dica.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, mi sembra che non essendoci l'unanimità si debba fare una votazione se proseguire o no con i lavori dell'Aula.
  In questo momento, si vota o non si vota. Lei ha parlato espressamente di interventi di fine seduta, non spostandoli adesso per opportunità di tempo, ma in realtà sostanzialmente aveva dichiarato la fine della seduta. Noi adesso vogliamo capire se poniamo in votazione o meno il fatto che oggi pomeriggio si sospenda la seduta perché si deve passare attraverso una ratifica di questa proposta. Visto che lei in qualche modo l'ha assorbita come deliberazione presa da tutti i gruppi, noi non ci stiamo, non ci stavamo prima e vorrei capire. Adesso deve metterla in votazione.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, semplicemente a me sembrava evidente, al di là dei contatti intercorsi, nel momento in cui tutti i gruppi parlamentari hanno concordato che oggi alle ore 15 c’è la Commissione I convocata sugli affari istituzionali e che non abbiamo fatto una pausa per il pranzo come regolarmente si fa, che ci fosse un'interruzione naturale dei lavori. Se poi i colleghi richiedono che la Conferenza dei presidenti di gruppo Pag. 56venga convocata prima, noi non abbiamo obiezioni sulle decisioni della Presidente, come sempre; però le 15, come orario di inizio della Commissione affari costituzionali sulla riforma costituzionale è un orario concordato da tutti i gruppi.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, il collega Rosato sicuramente sa meglio di me che la Commissione ha un rango inferiore rispetto a un programma e a un calendario d'Aula, per cui quello che viene solitamente previsto nel calendario di una Commissione viene sempre fatto slittare per esigenze d'Aula. Se ieri la Commissione ha stabilito questo, allora oggi si doveva già portare una decisione all'interno di una Conferenza dei presidenti di gruppo convocata prima delle 15 e non dopo le 15 per dire che alle 15 dovevamo sospendere la seduta, perché il ragionamento non mi sembra abbia un gran filo logico, collega Rosato. Se ieri avete sentito questa esigenza di sospendere l'Aula dovevate in qualche modo comunicarlo attraverso la Conferenza dei presidenti di gruppo di stamani e non oggi alle 14,30 per le 15 del pomeriggio. Questa si chiama correttezza dei rapporti, altrimenti si va oltre anche addirittura al Regolamento, secondo me (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, votiamo, se è questa l'esigenza, però l'unica cosa che non è accettabile è che ci vengano lezioni di correttezza dei rapporti da chi scorretto è istituzionalmente sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La Presidenza si trova costretta a mettere in votazione una proposta perché io ero convinta che ci fosse stata un'intesa in virtù della convocazione della Commissione affari costituzionali alle ore 15.
  Poiché questa intesa sembra non essere stata effettivamente raggiunta, credo che dobbiamo porre in votazione la proposta di sospendere qui le votazioni, rinviandole alle successive sedute. Chiedo se ci sia un intervento a favore e uno contro sulla proposta avanzata dall'onorevole Rosato.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, ovviamente l'intervento nostro è contro la proposta. L'aveva intuito, perspicace. Su quanto segnalato come intenti a livelli di programmazione, citerei che ieri sera il Presidente del Consiglio, dichiarando di aver risolto in maniera mirabolante la questione della AST, ha affermato che il Parlamento in realtà si sta occupando di altro, mentre il Governo si occupa dei problemi reali del Paese.
  Io vorrei ricordare che oggi non è neanche un giorno e mezzo che stiamo lavorando in questa settimana all'interno delle Aule parlamentari, all'interno ufficialmente della sede operativa d'Aula della Camera e oggi alle 14,30 decidiamo di sospendere le votazioni, senza avere una programmazione e un calendario concreto. A noi piacerebbe avere veramente un calendario di lavori chiaro e non a seconda delle esigenze della maggioranza che abbia da convincere qualcuno o meno per far votare alcune proposte all'interno dell'Italicum o delle riforme costituzionali.
  A noi piacerebbe veramente avere chiaro cosa avete in mente e capire come organizzare i lavori sia delle Commissioni sia dell'Aula, perché questo modo di operare non è un modo organizzato, non è un modo che porta all'ottimizzazione dei tempi.
  Se veramente vogliamo fare un piacere ai cittadini italiani dobbiamo portare avanti le problematiche che abbiamo accantonate e non prenderci due giorni, a inizio settimana, perché abbiamo lavorato Pag. 57il sabato e la domenica e, addirittura, andare via il giovedì pomeriggio, perché non si sa mai. Poi la settimana prossima addirittura lunedì è ponte e magari martedì, visto che si vocifera anche di quello, non se ne parla.
  Allora, noi chiediamo di votare contro questa decisione, perché i rapporti passano da una programmazione corretta dei lavori dell'Aula.

  PRESIDENTE. Va bene...

  DAVIDE CRIPPA. Meglio (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia)...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Fate concludere l'onorevole Crippa !

  DAVIDE CRIPPA. Meglio essere scorretti dal punto di vista dei rapporti che corrotti dal punto di vista dell'integrità morale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore della proposta avanzata dall'onorevole Rosato la deputata Bini. Ne ha facoltà.
  Onorevole Brandolin, per favore ! Prego.

  CATERINA BINI. Grazie Presidente. Tramite la sua persona vorrei dire al collega Crippa che i lavori del nostro Parlamento non si svolgono soltanto dentro quest'Aula, ma si svolgono anche nelle Commissioni. Vorrei dirgli che noi cerchiamo di portare avanti seriamente il nostro lavoro, non rispondendo alle provocazioni continue da parte del MoVimento 5 Stelle e riteniamo che ci sia bisogno di essere presenti sempre, in ogni fase del lavoro parlamentare. Mi piacerebbe sapere, da parte del MoVimento 5 Stelle, dove erano sabato sera, quando noi eravamo qui, in Aula, a discutere e a votare la fiducia sulla legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere la deputata Bini ! Abbiate pazienza; almeno la deputata Bini, che è del vostro gruppo.

  CATERINA BINI. Al netto di questo, ovviamente, ognuno ha i propri impegni. Il nostro più grande impegno è quello di portare avanti le riforme per migliorare questo Paese e per questo riteniamo che sia importante che le Commissioni possano svolgere questo lavoro e per questo voteremo a favore della proposta dell'onorevole Rosato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di interrompere ora la seduta con votazioni, così come avanzata dall'onorevole Rosato.

  (Segue la votazione).

  Malisani, Folino, Oliverio, Busto, oggi è proprio una maledizione... Richetti... È senza registrazione di nomi ma... Sorial. Mi sembra che abbiano votato tutti... Brescia...

  (È approvata).

  La Camera approva per 175 voti di differenza.

  Ha chiesto di parlare, per un intervento a fine seduta, l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, intervengo per palesare anche all'interno di quest'Aula la forte preoccupazione del gruppo Sinistra Ecologia Libertà rispetto all'annullamento della costruzione del gasdotto Pag. 58South Stream da parte dei russi, enunciato nei giorni scorsi anche da Putin.
  L'annullamento di questa costruzione e, quindi, la cancellazione di questa commessa non prevede solo un danno di 2,4 miliardi di euro per Saipem, ma se il gasdotto fosse bloccato ci sarebbe anche un colpo mortale per le maestranze di Saipem. Infatti, vediamo che la conseguenza naturale e fisiologica, avvenuta dopo l'annullamento di questa commessa, è stato il crollo dei titoli Saipem quotati in borsa. La cosa che ci preoccupa è che ENI in tutto ciò sta cercando di vendere la propria partecipazione, seppure per intero, in Saipem.
  Noi riteniamo e vorremmo chiedere a lei, signora Presidente, che il Governo si faccia portatore di un'informativa urgente su quello che sta accadendo in Saipem e, quindi, chiediamo al Governo di venire in quest'Aula quanto prima per riferire all'Aula rispetto a quello che sta accadendo in Saipem.

  PRESIDENTE. Sullo stesso argomento ha chiesto di parlare la deputata Morani. Prego, ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Grazie Presidente, per il suo tramite, intervengo per rappresentare la preoccupazione che stiamo vivendo nel territorio marchigiano, in particolare nella provincia di Pesaro e Urbino, in cui insiste uno stabilimento di Saipem che occupa quasi 1.300 persone. E la preoccupazione deriva dal fatto che le notizie che abbiamo appreso in questi giorni, in particolare per quello che riguarda la commessa per il gasdotto cosiddetto affaire South Stream, ci preoccupano ulteriormente rispetto al destino di questi lavoratori e al destino di quel ramo d'azienda di ENI, che è stato fino ad oggi considerato strategico proprio anche per il gruppo ENI.
  È per questo, Presidente, che per il suo tramite anche io richiedo che il Governo riferisca rispetto al destino di questo importante gruppo, che è quello di Saipem, soprattutto perché abbiamo a cuore il destino dei lavoratori.

  ANDREA CECCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento e mi associo alle parole delle colleghe Morani e Ricciatti perché la situazione nel territorio della provincia di Pesaro e Urbino e le notizie di cronaca in merito alla mancata commessa da parte della Russia per il cosiddetto gasdotto South Stream mette in forte difficoltà un intero comparto, un comparto fatto tra l'altro da giovani ingegneri, da persone, da cervelli, che è bene vengano tutelati in questo Paese. Ed è bene che il Governo venga a riferire sulla questione Saipem proprio perché Saipem ancora oggi – e speriamo anche in futuro – è un'azienda a maggior partecipazione statale. E quindi sia i posti di lavoro sia le menti, gli ingegneri che ci lavorano sia i progetti e i brevetti che sono stati costruiti con i soldi e con le tasse dei cittadini italiani è bene che rimangano in possesso degli italiani.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, anche noi ovviamente chiediamo che il Governo venga a riferire. Ci sembra alquanto particolare che sia il Partito Democratico del Presidente del Consiglio Renzi a sollevare un caso dovuto alle politiche internazionali portate avanti dallo stesso Partito Democratico in collusione con un'Unione europea che, invece di dialogare con la Russia, ha voluto portare avanti politiche che stanno massacrando i nostri imprenditori, stanno massacrando tutte quelle aziende che lavorano in Russia, ultimo caso quello di Saipem. È chiaro che non si può pensare di fare il difensore di un'azienda che il Partito Democratico ha contribuito esso stesso a massacrare semplicemente per Pag. 59sottostare a diktat europei e per mettere la Mogherini quale Alto commissario per gli affari esteri dell'Unione europea.
  Non si può pensare di giocare con la vita di migliaia di lavoratori semplicemente per accontentare le esigenze di poltrone del Partito Democratico che doveva far vedere che era assolutamente contro la Russia per garantirsi quel posto all'interno della Commissione europea.
  Per questo ovviamente chiediamo che il Governo venga a riferire in Aula e ovviamente sottolineeremo tali posizioni anche in quell'occasione.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per manifestare preoccupazione per i dipendenti di Saipem e per quanto accaduto, per questo crollo in borsa e anche per i sospetti che questo crollo sia avvenuto a seguito di iniziative speculative organizzate.
  Crediamo che sia una vicenda molto delicata che si lega a una questione internazionale altrettanto delicata relativa alle sanzioni, a decisioni che la Russia in questo momento annuncia di voler prendere o sta prendendo.
  Crediamo che sia necessaria chiarezza e crediamo che sia necessario un approfondimento e che sia necessaria anche una tutela per quei lavoratori incolpevoli, che rischiano di vedere cancellati tanti posti di lavoro e tanti sostegni di reddito, che evidentemente sono importanti nell'economia di un territorio come quello marchigiano.
  Quindi, in questo senso, ovviamente, la preoccupazione è alta e speriamo che anche l'attenzione del Governo sia altrettanto alta.
  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per manifestare preoccupazione per i dipendenti di Saipem e per quanto accaduto, per questo crollo in borsa e anche per i sospetti che questo crollo sia avvenuto a seguito di iniziative speculative organizzate.
  Crediamo che sia una vicenda molto delicata che si lega a una questione internazionale altrettanto delicata relativa alle sanzioni, a decisioni che la Russia in questo momento annuncia di voler prendere o sta prendendo.
  Crediamo che sia necessaria chiarezza e crediamo che sia necessario un approfondimento e che sia necessaria anche una tutela per quei lavoratori incolpevoli, che rischiano di vedere cancellati tanti posti di lavoro e tante fonti di reddito, che evidentemente sono importanti nell'economia di un territorio come quello marchigiano.
  Quindi, in questo senso, ovviamente, la preoccupazione è alta e speriamo che anche l'attenzione del Governo sia altrettanto alta.

  MAURO PILI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo perché, qualche ora fa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, senza preavviso, si è recato a incontrare le 37 donne che occupano ormai da una settimana la galleria di Villamarina ad Iglesias, nella miniera di Monteponi. Così com’è consuetudine, questo Governo continua a fare proclami privi di qualsiasi consistenza, sia economica sia finanziaria, ma anche di risposte.
  Vi è un'interrogazione presentata su questo e sull'altra vertenza, quella dell'Alcoa, in cui lo stesso sottosegretario ha voluto incontrare oggi i lavoratori, dispensando, ancora una volta, pacche gratuite sulle spalle. Vi sono interrogazioni sulle quali il Governo non intende rispondere ormai da mesi. La richiesta che rivolgo alla Presidenza è perché venga sollecitato il Governo a venire qui, non a dispensare pacche sulle spalle, ma a dare risposte concrete, considerato che i lavoratori di Alcoa da due anni attendono risposte e dal 1o gennaio saranno tutti licenziati, per responsabilità politica di questa maggioranza che governa il Paese, così come le 37 donne che non hanno risposte, perché non ricevono da questa regione, con la complicità anche dello Stato, gli stipendi, che sarebbe la cosa ordinaria, e non si può certamente attendere una legge per essere pagati, così come dovrebbe essere quotidianamente e mensilmente. Quindi, la richiesta al Governo è di venire qui, in Aula, a riferire.

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, francamente sono un po’ imbarazzato, perché volevo che rimanesse agli atti che io oggi provo vergogna di far parte di questo Parlamento; un Parlamento che, al Senato, ha negato l'utilizzo delle intercettazioni a un senatore, Azzollini, indagato con presunti reati pesantissimi e gravissimi. Un voto indecente, un voto veramente vergognoso, che arriva pochi giorni dopo tutto quello che sta succedendo sulla cosiddetta «Mafia Capitale».Pag. 60
  Veramente ci meravigliamo che i cittadini, poi, non vadano più a votare e che si vergognino di avere rappresentanti come il PD e come la Lega, che hanno votato insieme, compatti, contro l'utilizzo di queste intercettazioni, e, dopo che abbiamo un'astensione al 60 per cento, ancora continuiamo a chiederci perché. Ecco, il perché è in questi atti, che fanno vergognare veramente i parlamentari di far parte di queste istituzioni.

  PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata per le ore 18,30.

  La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 19,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, i lavori della prossima settimana sono stati così rimodulati:

  Mercoledì 10 dicembre (al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata).

  Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
    n. 348 ed abbinata – Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare;
    n. 2295 ed abbinate – Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Approvata dal Senato).

  Giovedì 11 dicembre (10,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 12 ottobre) (con votazioni).

  Seguito dell'esame delle proposte di legge:
   n. 2397 – Riforma della disciplina delle tasse automobilistiche e altre disposizioni concernenti l'imposizione tributaria sui veicoli;
   n. 275 ed abbinate – Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti delle regioni e dei membri delle giunte regionali.

  Seguito dell'esame della Relazione sul semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea (Doc. XXIII, n. 2).

  Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
   n. 2276 – Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, fatto a Roma l'8 maggio 2012 (Approvato dal Senato) (previo esame della questione sospensiva presentata);
   n. 2279 – Protocollo di modifica alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, dell'8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011 (Approvato dal Senato);Pag. 61
   n. 2577 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act), con Allegati, fatto a Roma il 10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane ai fini dell'attuazione dello scambio automatico di informazioni derivanti dal predetto Accordo e da accordi tra l'Italia e altri Stati esteri.

  Seguito esame delle mozioni Nicoletti ed altri n. 1-00603, Santerini ed altri n. 1-00604, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, Palazzotto ed altri n. 1-00616, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618, Brunetta ed altri n. 1-00619 e Rampelli ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, con particolare riferimento alla revisione del regolamento dell'Unione europea noto come «Dublino III».

  Esame della mozione De Girolamo ed altri n. 1-00653 concernente interventi a favore del Mezzogiorno.

  Seguito dell'esame delle proposte di legge:
   n. 348 ed abbinata – Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare;
   n. 2295 ed abbinate – Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Approvata dal Senato).

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Per l'Italia, con lettera pervenuta in data 3 dicembre 2014, ha reso noto che il gruppo ha modificato la propria denominazione in «Per l'Italia-Centro Democratico».

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 5 dicembre 2014, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 20.

Pag. 62

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 631-C - em. 4.25 384 383 1 192 25 358 95 Resp.
2 Nom. em. 4.14 392 390 2 196 24 366 95 Resp.
3 Nom. em. 4.15 395 391 4 196 22 369 95 Resp.
4 Nom. articolo 4 405 401 4 201 380 21 95 Appr.
5 Nom. em. 5.3 410 338 72 170 25 313 94 Resp.
6 Nom. articolo 5 413 336 77 169 308 28 94 Appr.
7 Nom. articolo 6 414 340 74 171 317 23 94 Appr.
8 Nom. articolo 7 419 411 8 206 390 21 92 Appr.
9 Nom. em. 10.1 415 412 3 207 27 385 92 Resp.
10 Nom. em. 10.2 418 414 4 208 23 391 92 Resp.
11 Nom. articolo 10 417 414 3 208 386 28 92 Appr.
12 Nom. em. 11.10 422 418 4 210 47 371 92 Resp.
13 Nom. em. 11.12 424 419 5 210 93 326 92 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 11.14 424 419 5 210 94 325 92 Resp.
15 Nom. em. 11.17 421 345 76 173 23 322 92 Resp.
16 Nom. em. 11.16 423 349 74 175 23 326 93 Resp.
17 Nom. em. 11.18 428 352 76 177 23 329 92 Resp.
18 Nom. articolo 11 426 419 7 210 324 95 92 Appr.
19 Nom. em. 12.5 423 351 72 176 22 329 91 Resp.
20 Nom. em. 12.2 424 351 73 176 22 329 91 Resp.
21 Nom. em. 12.1 426 348 78 175 22 326 91 Resp.
22 Nom. em. 12.4 425 350 75 176 21 329 91 Resp.
23 Nom. em. 12.3 430 352 78 177 21 331 91 Resp.
24 Nom. articolo 12 428 347 81 174 318 29 91 Appr.
25 Nom. em. 13.1 425 403 22 202 76 327 91 Resp.
26 Nom. em. 13.3 424 400 24 201 20 380 91 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 13.4, 13.5 421 416 5 209 93 323 91 Resp.
28 Nom. articolo 13 428 423 5 212 329 94 91 Appr.
29 Nom. em. 14.1 425 420 5 211 24 396 91 Resp.
30 Nom. em. 14.2 426 419 7 210 21 398 91 Resp.
31 Nom. articolo 14 431 425 6 213 402 23 91 Appr.
32 Nom. Pdl 631-C - voto finale 396 324 72 163 303 21 87 Appr.
33 Nom. Moz. Caparini e a. n. 1-592 358 358 180 120 238 87 Resp.
34 Nom. Moz. Vargiu e a. n. 1-668 rif. 361 287 74 144 271 16 87 Appr.
35 Nom. Moz. Brunetta e a. n. 1-672 363 354 9 178 123 231 87 Resp.
36 Nom. Moz. Fratoianni e a. n. 1-674 n.f. 366 330 36 166 101 229 87 Resp.
37 Nom. Moz. Garofalo e a. n. 1-679 365 360 5 181 131 229 87 Resp.
38 Nom. Moz. Peluffo e a. n. 1-683 364 343 21 172 343 87 Appr.
39 Nom. Moz. Liuzzi e a. n. 1-686 n.f. 369 348 21 175 115 233 87 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-687 369 359 10 180 126 233 87 Resp.