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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 344 di mercoledì 3 dicembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 11,05.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 novembre 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonavitacola, Capezzone, Carbone, Damiano, Epifani, Faraone, Meta, Quartapelle Procopio, Tidei e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1o dicembre 2014, il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha proceduto, in data 28 novembre 2014, all'integrazione dell'ufficio di presidenza, che risulta ora così composto: vicepresidente vicario: Ettore Rosato; vicepresidenti: Silvia Fregolent, Gero Grassi, Andrea Martella e Alessia Morani; segretari: Caterina Bini, Marco Di Maio, Titti Di Salvo, Cinzia Maria Fontana, Laura Garavini, Andrea Giorgis, Daniele Marantelli, Barbara Pollastrini e Nicola Stumpo; tesoriere: Matteo Mauri.
  Ai deputati Ettore Rosato, Caterina Bini e Cinzia Maria Fontana è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,08).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto alberghiero Gioberti, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 11,30.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,35.

Pag. 2

Seguito della discussione delle mozioni Paolo Nicolò Romano ed altri n. 1-00515, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00657, Caparini ed altri n. 1-00658, Bergamini e Palese n. 1-00663, Quaranta ed altri n. 1-00664 e Bruno Bossio ed altri n. 1-00678 concernenti iniziative volte alla separazione societaria della infrastruttura della rete di telecomunicazione e alla definizione del relativo modello di governance.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Paolo Nicolò Romano ed altri n. 1-00515, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00657, Caparini ed altri n. 1-00658, Bergamini e Palese n. 1-00663, Quaranta ed altri n. 1-00664 e Bruno Bossio ed altri n. 1-00678 concernenti iniziative volte alla separazione societaria della infrastruttura della rete di telecomunicazione e alla definizione del relativo modello di governance (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 10 novembre 2014, sono state presentate le mozioni Bergamini e Palese n. 1-00663, Quaranta ed altri n. 1-00664 e Bruno Bossio ed altri n. 1-00678, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Galgano ed altri n. 1-00681 e Rampelli e Totaro n. 1-00682 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo – se, colleghi, liberiamo l'emiciclo – ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, mozione Caparini ed altri n. 1-00658: è un parere che è articolato sugli impegni che le mozioni propongono, perché evidentemente, al di là della discussione generale, poi quasi tutte le mozioni hanno proposte ed impegni articolati su vari punti, e quindi il parere per i rispettivi...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, sottosegretario Giacomelli: il parere andrebbe dato anche sulla premessa, così che poi abbiamo un quadro di insieme.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, ma quello che stavo dicendo, signor Presidente, è esattamente per corrispondere al suo invito. Il Governo ritiene di poter valutare le premesse, salvo alcuni casi che dirò, come espressione di una riflessione politica generale su cui c’è più disponibilità ad accogliere, come spunti di riflessione, i ragionamenti lì sviluppati; mentre sugli impegni – mi scuso con i colleghi, ma è necessario – occorre una maggior precisione da parte nostra. Questo vale prima di tutto, per esempio, per la mozione Caparini ed altri n. 1-00658, su cui c’è un parere sulla premessa che è un parere che non è positivo, ma che non vincola il parere finale sulla mozione se c’è la disponibilità ad adottare le correzioni sugli impegni.
  Sul punto uno della mozione Caparini ed altri n. 1-00658 c’è un parere contrario: il Governo propone il ritiro del punto, esattamente perché è proprio sulla sostanza che non è possibile accedere. Sul punto due c’è invece un parere favorevole, una disponibilità ad accoglierlo così com’è. Sul punto tre, propongo una riformulazione: «a perseguire l'obiettivo di favorire la creazione di infrastrutture capaci di fronteggiare le sfide dell'innovazione, idonee a permettere sempre più elevate prestazioni». In sostanza, trasformare il riferimento ad un'unica infrastruttura, invece favorire la creazione di infrastrutture. Il punto quattro è accolto così com’è, così come l'impegno cinque. Sul punto sei, c’è la richiesta di cassarlo, esattamente Pag. 3perché interviene dentro una valutazione che identifica una precisa fattispecie di aziende ed operatori a cui si chiede di prestare attenzione, in una materia così delicata come la libertà di partecipazione di ogni operatore alle gare e alla competizione.
  Lo stesso vale per il punto successivo, per il quale – punto sette – propongo questa riformulazione: «ad incentivare la ricerca e ogni applicazione alternativa per la piena realizzazione del Piano nazionale banda ultralarga». Il punto otto, per gli stessi motivi, quello cioè del riferimento al Piano nazionale, va a nostro avviso riformulato così: «a ritenere prioritaria, in relazione al complesso di interventi volti a sostenere il rilancio dell'economia del Paese, la finalità di assicurare, attraverso il Piano nazionale banda ultralarga, un'alta capacità di trasmissione, non solo nelle principali città e nei distretti industriali, ma anche nell'intero Paese».
  Il punto nove chiediamo che venga espunto dagli impegni, così come il punto dieci, a meno che su questo non si accetti una riformulazione che lo trasforma in una indicazione di carattere più generale e meno vincolante in ordine alle tecnologie, e cioè: «a promuovere il progressivo avvento delle più efficaci e innovative tecnologie», così riformulato. Il punto undici – dotare con urgenza l'Italia di un'organica Agenda digitale – è esattamente la presentazione del Piano nazionale della banda ultralarga, quindi mi verrebbe da dire che è un invito che è già stato tradotto in realtà, quindi quello che posso proporre per evitare che sia semplicemente una questione pleonastica è: «a dare immediata e piena attuazione al Piano nazionale per l'Agenda digitale».
  Il punto dodici va bene così com’è formulato; il punto tredici va bene così com’è formulato e l'ultimo punto altrettanto bene così come formulato. Quindi, se c’è la disponibilità a queste modifiche, anche sulle parti della premessa che partono da presupposti che appartengono interamente a valutazioni del presentatore, possono essere considerate così com’è sono svolte.
  In merito alla mozione Paolo Nicolò Romano ed altri n. 1-00515, anche qui c’è naturalmente la stessa considerazione sul fatto che il Governo considera la premessa con una certa disponibilità a considerare il libero svolgimento di una riflessione e il contributo a un dibattito e invece si concentra sugli impegni della mozione considerandoli, tuttavia, per come sono formulati, difficilmente compatibili. Quindi, su questo c’è un parere negativo molto ampio. Il punto uno – vale per la mozione precedente – è un parere contrario, poiché non si può accettare la previsione dello scorporo.
  Il punto due parte dal presupposto del punto uno, immaginando addirittura la organizzazione della società successiva, e quindi non è accettabile.
  Il punto tre è sempre l'ulteriore esplicitazione della società che viene ipotizzata al punto uno – qui si dice «assicurare la presentazione del piano industriale» – conseguentemente non può essere accettato così come il favorire la presentazione di un piano industriale del punto successivo. Sull'ultimo punto, che ritornerà in altre mozioni, laddove si dice «procedere alla riforma dell'istituto dell'offerta pubblica di acquisto, in linea con gli impegni contenuti nella mozione approvata dal Senato», a me pare fuori contesto e questo non mi pare un punto che possa essere valutato ma se viene inserito esattamente in relazione a un tema specifico è evidente che perde il suo significato generale di riforma dell'istituto, per diventare strumento finalizzato all'attuazione del punto uno. Per cui sulla mozione complessivamente c’è un parere contrario, un parere negativo.
  Sulla mozione Bruno Bossio ed altri n. 1-00678, anche qui, con la stessa premessa, la premessa della mozione – chiedo scusa della ripetizione – viene considerata come un contributo di tipo politico a un dibattito di carattere più generale rispetto agli impegni, quindi c’è disponibilità ad accoglierla. Sulla mozione si propone una riformulazione al punto due, che io proporrei così riformulato: «favorire e sostenere gli investimenti delle Pag. 4imprese di telecomunicazioni, degli investitori istituzionali, delle utility in infrastrutture di accesso di nuova generazione aperte, efficienti e pro competitive, anche favorendo...». Anche qui, coerentemente a quello che è stato proposto per la mozione precedente, la riformulazione punta a trasformare il concetto di unica infrastruttura in infrastrutture.
  Sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00657, propongo sull'impegno una riformulazione: «a sostenere gli investimenti sulle infrastrutture di banda larga e ultra-larga, anche valutando l'opportunità di favorire un maggiore impegno di Cassa depositi e prestiti».
  Sulla mozione Quaranta ed altri n. 1-00664, vale naturalmente per la premessa la stessa considerazione, perché riteniamo che sia prioritario provare a trovare un'interlocuzione su un piano così importante con il Parlamento e comprendiamo che nella premessa ci sono anche valutazioni politiche che appartengono interamente alla riflessione del proponente. Sugli impegni della mozione, noi proponiamo di cassare il punto 1. Anche qui si prevede l'opportunità di accelerare le procedure di scorporo, un punto già affrontato in altre mozioni, mentre propongo la riformulazione del punto 2: «valutare l'opportunità di adottare le più opportune iniziative tese a favorire gli investimenti pubblici e privati nelle reti di nuova generazione». Anche qui, sul punto 3, valutare l'opportunità di dare seguito agli impegni richiamati dalla citata mozione (...) approvata dal Senato (...) sull'offerta pubblica di acquisto, qui la formulazione, «valutare l'opportunità di», consente un atteggiamento diverso e quindi di accogliere il punto, sempre purché sia chiaro tra noi che per il Governo il tema della riforma di cui si parla è il tema della riforma generale di un istituto e non va legato ad una specifica o precisa fattispecie. Sul punto 4, «valutare l'opportunità di affrontare in modo deciso l'intera materia relativa all'attuazione dell'Agenda digitale, eventualmente intervenendo con un'iniziativa normativa ad hoc»; diciamo se si accetta la riformulazione che espunge tutta la parte che parte da «eventualmente», per me può essere accolto l'impegno «a valutare l'opportunità di affrontare in modo deciso l'intera materia relativa all'attuazione dell'Agenda digitale». Mentre è accolto il quinto ed ultimo punto della mozione.
  Sulla mozione Bergamini e Palese n. 1-00663, anche qui con la stessa valutazione che riguarda la premessa, sugli impegni proponiamo sul punto 1 la riformulazione che sostanzialmente fa fermare il punto a «riferimento per gli operatori». Lo leggo per la chiarezza della proposta, la riformulazione propone: «ad elaborare una visione strategica nazionale per il settore delle telecomunicazioni tale da soddisfare la funzione di interesse generale delle infrastrutture di telecomunicazioni e fornire il quadro di riferimento per gli operatori». Con questa riformulazione l'impegno è accolto.
  Esprimo parere favorevole sul secondo e sul terzo capoverso dell'impegno. Proponiamo, sul quarto capoverso, di riformularlo espungendo «relativa governance» e trasformandolo in: «a valutare le strategie più efficaci e praticabili atte a consentire lo sviluppo delle infrastrutture di rete, in modo da assicurare la piena concorrenza tra operatori». Esprimo parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo. Sul sesto capoverso, che attiene a un tema più generale, lasciando ferma la locuzione «a provvedere alla celere adozione dei decreti», propongo una riformulazione perché le parole: «rivedere la governance» sono un po’ troppo specifiche. Esprimo quindi parere favorevole sul sesto capoverso se riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di rivedere la governance dell'Agenda digitale, in modo da chiarire obiettivi, ruoli e azioni, nonché a provvedere alla celere adozione dei decreti attuativi». Pertanto, il parere sulla mozione Bergamini 1-00663, così come riformulata, è favorevole.
  Per quanto concerne la mozione Galgano 1-00681, sempre con una riflessione sulla premessa che evidentemente non consideriamo impegnativa, proponiamo una riformulazione del dispositivo. Esprimiamo parere favorevole sul primo capoverso Pag. 5se riformulato nel seguente modo: «ad elaborare una visione strategica nazionale per il settore delle telecomunicazioni tale da soddisfare la funzione di interesse generale delle infrastrutture di telecomunicazioni e fornire il quadro di riferimento per gli operatori», fermandoci qui nella proposta di riformulazione. Proponiamo di espungere il secondo capoverso del dispositivo («a sostenere il progetto di costituzione di una one network in fibra ottica», e così via). Sul terzo capoverso del dispositivo, vorrei essere chiaro: possiamo fare una proposta di riformulazione, ma cambia profondamente il senso, non si tratta di un adeguamento. Il terzo capoverso del dispositivo recita: «ad incentivare la realizzazione di un'unica infrastruttura» – e poi la definisce – «di rete fissa a banda ultralarga, aperta, efficiente, neutrale (...)». La riformulazione che proponiamo è la seguente: «ad incentivare la realizzazione di infrastrutture», il che significa rendere accettabile il testo, ma cambiarne profondamente il senso. Tuttavia con tale modifica – quindi con «infrastrutture» e togliendo il riferimento finale: «con un'unica rete (...)» – esprimiamo parere favorevole anche sul terzo capoverso. Il quarto impegno del dispositivo è simile anche nella formulazione a quello già visto riguardo ad un'altra mozione e propongo lo stesso schema di riformulazione. Non è accettabile infatti: «una tempestiva migrazione dalla rete in rame a quella a fibra ottica», principalmente, perché entra nel merito di tecnologie e scelte che appartengono agli operatori e al mercato e questo trasformerebbe l'impegno del Governo in un'indicazione troppo invasiva di politica economica. Pertanto, proponiamo la seguente riformulazione del quarto capoverso del dispositivo: «a promuovere il progressivo avvento delle più innovative tecnologie». Sul quinto impegno del dispositivo propongo la seguente riformulazione: «a valutare le strategie più efficaci e praticabili atte a consentire lo sviluppo delle infrastrutture di rete, in modo da assicurare la piena concorrenza tra operatori nei confronti dei clienti finali» espungendo quindi: «e della relativa governance». Esprimo parere favorevole sul sesto – «a favorire ogni iniziativa volta alla massima diffusione (...)», in cui va bene anche il riferimento all'ipotesi del contratto di servizio – e sul settimo impegno del dispositivo («a provvedere alla celere revisione dei decreti attuativi», e così via). La mozione Galgano 1-00681, riformulata in questo modo, può essere accolta.
  Anche nella mozione Rampelli n. 1-00682 ci sono, nelle premesse, punti che consideriamo contributi, ma non per noi vincolanti. Peraltro, è evidente – ma su questo la valutazione spetta al proponente – che quando nella premessa si parla e si valuta l'idea di scorporo, se si accettano le riformulazioni che espungono questo tema dagli impegni, non so la riflessione politica coerente che tipo di impatto potrà avere, ma non spetta a me valutarlo.
  Io propongo di cassare il primo capoverso del dispositivo, che inizia con le parole: «nell'ipotesi di societarizzazione (...)»; il secondo capoverso – «ad intraprendere le iniziative necessarie al fine di potenziare l'intero sistema di connessione ad Internet (...)» – in questi termini è accettabile; il terzo capoverso, relativo alla tempestiva attuazione delle norme in materia di Agenda digitale, mi pare una caratteristica di tutte le mozioni ed è condivisibile; l'ultimo capoverso – «ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a garantire l'accesso alla rete di telecomunicazioni da parte degli operatori secondo principi di equità e non discriminazione» – lo considero una descrizione di quello che esiste già, ma non presenta motivi ostativi e per me è accettabile.
  Mi sembra di avere espresso il parere del Governo su tutte le mozioni presentate, almeno su quelle il cui testo mi è stato consegnato.

  PRESIDENTE. Una precisazione, sottosegretario: per quanto riguarda le premesse, con i distinguo e le considerazioni di natura anche politica che lei ha fatto, noi le consideriamo accolte, salvo con riferimento alle mozioni per le quali ci Pag. 6sono riformulazioni del dispositivo, perché se non dovessero essere accolte le riformulazioni, il parere si intenderebbe contrario anche sulle premesse. Va bene così ?

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro, che però non è in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, molto opportuna è l'iniziativa che hanno preso i nostri colleghi, che hanno presentato queste mozioni, per offrire l'occasione di discutere in Aula di un problema di fondamentale importanza e questo problema è la digitalizzazione del Paese. Come ha fatto notare il signor rappresentante del Governo, il problema non è nuovo. Molte cose sono state scritte, alcune tonnellate di carta hanno già indicato obiettivi ed impegni. Ma questa occasione è importante per un motivo specifico...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce, stare seduti nei banchi e permettere all'onorevole Buttiglione di intervenire serenamente ? Chiedo scusa. Per favore !

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, potremmo suggerire ai colleghi di fare uso della comunicazione digitale, che avviene in silenzio e sarebbe anche in tema.

  PRESIDENTE. Non ambiamo a tanto, ma insomma almeno che abbassassero quella verbale.
  Ne approfitto, presidente Buttiglione, per salutare gli studenti e gli insegnanti della scuola media «De Rossi» di Velletri, che stanno assistendo ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi), a cui sarebbe opportuno offrire uno spettacolo, diciamo, con meno brusio di quello che c’è adesso. Prego, presidente Buttiglione.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Però, le mozioni, mi sembra, non sono nate da una preoccupazione generale, per la quale c'erano già stati dei dibattiti, dei documenti e altro ancora, ma per una preoccupazione particolare. La preoccupazione particolare è data dalle notizie di stampa sul fatto che Telecom starebbe per acquistare Metroweb e la prima impressione che si ha da queste notizie di stampa non è positiva, signor rappresentante del Governo. Non è positiva, perché sembra un caso tipico di quelli nei quali un gigante, vecchio e un po’ malandato, si compra il concorrente, giovane e attivo, in modo da ripristinare una situazione di monopolio, dato che in Italia noi abbiamo ancora sostanzialmente una situazione di monopolio.
  Il vecchio soggetto dominante del mercato, l’incumbent, come bisogna dire adesso in inglese, in Italia ha diminuito molto meno, rispetto agli altri Paesi, la proprio quota di partecipazione e il monopolio sostanziale della rete genera inevitabilmente anche una situazione di grande vantaggio per la gestione dei servizi che vengono offerti sulla rete. Già la Commissione Prodi aveva iniziato un processo, a livello europeo, volto a dire che bisogna arrivare alla separazione gestionale di proprietà della rete e di utilizzo della rete, facendo in modo che il proprietario della rete garantisca uguali condizioni di accesso a tutti, in modo da avere una libera competizione sulla rete.
  A questo siamo arrivati in modo molto parziale, e anche fatti recenti ci dicono che non possiamo essere sicuri sul fatto che esista un vero mercato digitale in Italia, in cui tutti possano competere a eguali condizioni. Ecco ciò che genera la preoccupazione, e avrei sentito volentieri il Pag. 7Governo dirci qualcosa su questo tema.
  Per la verità, anche la stesura delle mozioni è stata, forse, un po’ troppo dilatata e il tema, pur presente, è stato un po’ annegato, ma la vera questione è questa: vogliamo noi favorire un'operazione del genere, che, peraltro, è legale ? Sulla base della legislazione europea, un incumbent può chiedere lui stesso di arrivare ad una separazione proprietaria.
  Infatti, la seconda parte della questione è che però Telecom, sapendo che, a prima vista, l'operazione non risulta molto palatabile, ci offre qualcosa in cambio. Ci dice (cioè i giornali dicono che ci dice, perché fino ad ora stiamo lavorando su indiscrezioni di stampa, anche se alcune sembrano ben fondate): io sono disponibile a mettere la rete dentro una società fatta insieme con Metroweb, con la partecipazione di Cassa depositi e prestiti, e aperta anche ai competitor che vogliono entrare. In questo modo, noi avremmo in Italia una vera separazione proprietaria, Telecom manterrebbe una partecipazione molto importante, ma, tuttavia, vi sarebbe un controllo interno di azionisti di minoranza e vi sarebbe la partecipazione di Cassa depositi e prestiti. Vorrei sapere: sono attendibili queste ricostruzioni ? Qual è la posizione del Governo ? Come il Governo intende bilanciare fra di loro i vantaggi indubbi dell'unità della rete con la garanzia della competizione ?
  Infatti, avere una rete unica ha dei vantaggi: in parte perché evita duplicazioni in situazioni in cui spesso vi è un monopolio naturale o anche non proprio naturale, ma che sarebbe, comunque, difficile da rompere e che potrebbe essere rotto solo con costi molto elevati; in parte anche perché la questione della rete non è una questione tecnica, ma una questione eminentemente politica.
  Alla fine del secolo XIX, a inizio del secolo XX, la struttura economica del Paese fu segnata da una decisione: costruire le infrastrutture dello sviluppo, che allora erano soprattutto le ferrovie, nel triangolo tra Genova, Torino e Milano. Questo ha spaccato in due, economicamente, il Paese, il sud è rimasto indietro. Oggi le infrastrutture dell'industrializzazione non sono più tanto importanti. Il futuro che ci sta davanti è il futuro di una nuova economia, l'economia della conoscenza e della comunicazione. Un'infrastruttura fondamentale dell'economia della conoscenza e della comunicazione è la rete, la rete a banda larga, la rete a banda larghissima. Collocare nel Mezzogiorno tempestivamente questa infrastruttura della modernizzazione significa creare le condizioni di una diversa geografia economica del Paese, ed è la cosa più importante che si possa fare per riallineare il Mezzogiorno d'Italia al nord in termini di uguaglianza di punti di partenza, di prospettive, di possibilità di fare impresa, di possibilità di creare ricchezza. È ovvio che questo non possiamo aspettarcelo semplicemente dalla dinamica del mercato: io, che sono sempre a difesa del mercato, questa volta dico no, ci vuole un intervento dello Stato. D'altro canto, il Mezzogiorno avrebbe anche un grande vantaggio: si dovrebbero utilizzare, a questo fine, i fondi per il sostegno alle regioni in ritardo di sviluppo. Se vi è un'operazione che supera il ritardo di sviluppo è la generalizzazione rapida della banda larga e ultralarga alle regioni meridionali. Connessa con questa vi è un'altra questione, che è la questione dell'accesso alla rete.
  L'accesso alla rete è un diritto: chi non ha accesso alla rete nel mondo di domani... Pensate, l'Unione europea immagina, per il 2020, che un terzo del commercio andrà in rete. Chi non ha accesso alla rete non vende. La possibilità competitiva è strettamente legata all'accesso alla rete: 33 per cento nel 2000 e nel 2050 molto di più. Allora, garantire uguaglianza di possibilità di accesso alla rete per tutti i cittadini e per tutti gli operatori è questione che riguarda la diffusione culturale, ma anche, molto concretamente, la possibilità di darsi da fare per guadagnarsi da vivere per la prosperità propria e per la prosperità della propria città o della propria regione.
  Per questo c’è un problema politico connesso con la rete e su questo vorrei vedere maggiore chiarezza. Noi voteremo Pag. 8le mozioni conformemente a quanto suggerito dal Governo, perché comprendiamo le ragioni del Governo, tuttavia ci pare che questo dibattito di oggi non vada sufficientemente a fondo, che alcune questioni decisive rimangano fuori dal dibattito. Per indicarne un'altra: il problema della rete, come si pone in Italia, si pone anche negli altri Paesi europei. Ricordavo che Prodi è arrivato alla separazione funzionale, la tendenza era quella di arrivare rapidamente alla separazione proprietaria, per poi favorire operazioni di aggregazione dei sistemi infrastrutturali europei. È possibile che l'Europa abbia ventotto sistemi infrastrutturali diversi, che magari non dialogano tra di loro, che non hanno programmato una copertura integrale del territorio con il rischio che si mantengono delle aree di privilegio, ma anche con il rischio di avere forti sovrapposizioni che comportano dei costi ? Gli Stati Uniti, che hanno due terzi degli abitanti dell'Unione europea, però un territorio due volte più grande, hanno, se non vado errato, tre, forse quattro, diciamo tre società e mezza, che gestiscono infrastrutture. Davvero in Europa ne servono così tante per garantire gli europei l'accesso alla rete, che è un diritto affermato in vari documenti europei, ma anche una condizione, oggi, imprescindibile per potersi muovere nel mondo ? Allora, c’è anche un problema di collegamento europeo e credo che tutti quanti dovremmo essere consapevoli che questa è una questione, quella della costruzione di una rete efficiente e dell'accesso efficiente alla rete, che non si può risolvere soltanto su di una base nazionale. Non a caso il tema della rete delle telecomunicazioni è uno dei temi fondamentali del progetto Juncker di cui si parla, per la verità con una assenza di dettagli che è pari a quella che abbiamo sull'operazione Metroweb.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Su tutte queste cose il Parlamento deve tenere gli occhi aperti, sono questioni decisive per il nostro futuro, sono questioni sulle quali c’è un forte livello di partecipazione politica.
  Mi consenta ancora un minuto per fare un'altra osservazione: fin quando noi non rivediamo, però, i criteri di tariffazione che ci siamo dati a livello europeo, è difficile che noi riusciamo a trovare i soldi per finanziare queste operazioni, perché lo Stato soldi ne ha pochi, il privato difficilmente investe se non a condizioni di redditività (potrebbe investire, perché quelle sono operazioni tipiche che possono attirare il capitale delle società di assicurazione per esempio, sono infrastrutture, e queste società cercano investimenti sicuri con tassi di interesse limitati). Noi oggi abbiamo una legislazione europea che favorisce, indebitamente, gli utilizzatori della rete che vengono dagli Stati Uniti, favorisce, indebitamente, un uso della rete che permette a questi di impadronirsi del nostro mercato, perché non dà alle società i mezzi per fare loro gli investimenti, mentre lo Stato, d'altro canto, questi mezzi non li ha. Se non affrontiamo anche questo problema, di nuovo, in sede europea, è difficile che riusciamo a sbloccare una situazione decisiva di grande importanza per il Paese. Io sono lieto che oggi se ne sia parlato in Parlamento e vorrei che tornassimo a parlarne, tra non molto tempo, con dati più sicuri, e con un impegno più deciso (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto alberghiero Vincenzo Gioberti, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, per la prima volta nella storia economica mondiale sono le aziende che per capitalizzazione hanno la conoscenza come principale fattore di produzione che sono in testa a tutte le classifiche di redditività, di produzione, basti pensare che Samsung e Apple insieme fatturano 330 miliardi di euro l'anno. Sono, quindi, soggetti di straordinario potere economico ed è per questo che a livello globale, come a livello Pag. 9locale, è fondamentale trovare la giusta dimensione concorrenziale tra i soggetti economici e, soprattutto, dare a loro la giusta dimensione di public service, di servizio pubblico, perché oggi chi opera in questo settore, nel settore della conoscenza, fa servizio pubblico, è soggetto di servizio pubblico.
  Siamo ormai nell'età e nel contesto della fine di questa terza rivoluzione industriale, quella delle bio e delle nano-tecnologie, quella della società dell'informazione. Basti pensare che sono 3 miliardi coloro che, a livello globale, possono accedere alla rete e che la nazione facebook è la seconda al mondo, solo dopo la Cina.
  Sappiamo tutti benissimo – qui ormai è una stanca liturgia – che la rete condiziona e genera l'economia e dinamiche di tipo sociale, di tipo culturale e anche di tipo politico, e sappiamo che ha un peso fondamentale per quanto riguarda lo sviluppo economico di un Paese. Non a caso, in Italia, conta per il 2,5 per cento del prodotto interno lordo, mentre nel Regno Unito conta per il 7 per cento.
  Quindi, mentre in altri Paesi si lavora al Web 3.0, mentre si parla e si realizza l'Internet delle cose, ovvero l'Internet-connessione di cose, persone e servizi, noi siamo ancora al palo. Mentre Google fa un accordo con Luxottica per i nuovi device, noi paghiamo lo scotto di un mancato sviluppo, mancato sviluppo che – questa è una stima Agcom – pesa per l'1,5 per cento del prodotto interno lordo.
  Sappiamo benissimo che, ogni due lavoratori che escono espulsi da un mercato obsoleto, Internet ne può portare cinque nuovi e uno dei motivi della nostra perdita e del nostro differenziale di competitività a livello globale sta proprio in questo: nell'incapacità di riuscire ad acquisire quei cinque nuovi posti di lavoro, che la società delle comunicazioni e la nuova economia digitale potrebbero dare al nostro Paese, ma che concediamo e regaliamo ad altri a causa della nostra carenza infrastrutturale.
  Tale carenza infrastrutturale sta nei dati. La rete fissa – lo sappiamo benissimo –, al di là degli abbonamenti che sono abbondantemente al di sotto della media europea, è assolutamente inadeguata e lenta. Chiunque opera nel settore testimonia il fatto che ormai siamo prossimi al collasso. Basti guardare la ricerca che è stata fatta dalla Fondazione Ugo Bordoni: nei collegamenti ADSL 20 megabit, solo il 10 per cento degli utenti raggiunge i 10 mega, il 30 per cento i 7 mega e tutti gli altri stanno sotto i 7 mega. È un dato che la dice lunga sull'inadeguatezza della nostra infrastruttura.
  Perché ? Perché si fanno solo ed esclusivamente interventi marginali e nessun intervento di architettura, nessun intervento strutturale. In Italia questo è ancora più evidente, perché stride la differenza tra la realtà del fisso e quella del mobile, che è stata, questa sì, sottoposta agli effetti benefici della concorrenza e del libero mercato e ha garantito migliori livelli di servizio e le tariffe tra le migliori in Europa e nel mondo. Ma, anche qui, la promessa LTE e, quindi, le connessioni ultraveloci dal mobile saranno possibili se, e soltanto se, ci sarà un adeguamento della rete fissa, altrimenti quelle rimarranno solo delle promesse, rimarranno solo una chimera.
  Visto che ormai della questione dell'agenda digitale e della preistorica arretratezza del nostro Paese ne abbiamo parlato più e più volte, sono andato anche a rivedermi ciò che nel 1993 era al centro del dibattito negli Stati Uniti. Durante l'amministrazione Clinton, si parlava dell’electronic highway e si progettava quella che poi è stata l'architettura fondamentale su cui gli Stati Uniti hanno creato la loro rivoluzione digitale. Lì sono state gettate le basi per creare quello che poi è diventato il fenomeno industriale del terzo millennio. Come è stato fatto ? È stato fatto nello stesso modo che noi stiamo proponendo – lo abbiamo già fatto anche nelle scorse legislature –, ovvero mettendo intorno al tavolo, soprattutto mettendo in simbiosi tutti in una società per creare una rete che sia neutrale, che sia accessibile, che sia la rete di tutti, che corrisponda a quello che è il servizio pubblico.Pag. 10
  Lo sappiamo benissimo: qui entrano in gioco le resistenze di monopoli e di interessi che, in passato, hanno coinciso e che purtroppo – registro – continuano a coincidere, visti poi i pareri espressi dal Governo sulle nostre mozioni che chiedono la separazione della rete. Noi abbiamo chiesto lo scorporo della rete fissa dai servizi, proprio per garantire la libertà di concorrenza e abbiamo chiesto al Governo di esercitare le sue prerogative, i sui diritti e, in questo caso, anche il dovere nei confronti dei cittadini in materia di assetti societari per le attività strategiche, perché questa è un'attività strategica.
  Questo è un punto nodale attraverso il quale ruota lo sviluppo del Paese: lo sviluppo dell'economia del Paese sicuramente, ma non solo, anche lo sviluppo sociale, culturale e politico. E da questo punto di vista, quindi, prendiamo atto delle proposte fatte dal Governo. Ovviamente, all'interno della nostra mozione chiedevamo altri punti, che in questo caso, invece, sono stati accettati.
  Accettiamo, a nostra volta, le proposte fatte dal Governo, ben sapendo che voteremo comunque la mozione dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che, per quanto riguarda il punto della separazione, dello scorporo della rete, ci vede assolutamente d'accordo e sul quale noi non arretreremo di un millimetro, perché siamo convinti – e i fatti di cronaca economica di queste ore lo dimostrano – che Telecom non ha alcuna intenzione di fare quello che dovrebbe fare una compagnia che ha una posizione di dominio, un incumbent così forte nel settore del fisso. L'acquisizione o la paventata acquisizione di Metroweb – noi abbiamo chiesto all'Antitrust di intervenire immediatamente – la dice lunga sulle scarse intenzioni di sviluppo della rete fissa.
  Ed è per questo che noi qui ribadiamo fortemente, con convinzione la nostra determinata volontà di arrivare a questo scorporo perché è il vero, principale ostacolo allo sviluppo della banda larga e ultralarga nel nostro Paese. Quindi, accolgo la riformulazione del Governo e voteremo ovviamente a favore di tutte quelle mozioni che chiederanno lo scorporo della rete.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale Velletri di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefano Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, la premessa del nostro ragionamento è ovviamente l'Agenda digitale europea, proposta dalla Commissione e volta ad utilizzare fino in fondo il potenziale delle tecnologie, ovviamente per favorire l'innovazione, la ricerca, la crescita economica e la competitività del nostro continente. È stata definita una delle sette iniziative faro per questa ragione, nell'ambito, appunto, del programma di crescita «Europa 2020». Il mercato unico digitale, Internet veloce e super veloce, ovviamente con l'obiettivo di favorire su questi temi investimenti sia pubblici, che privati. La seconda premessa è il Piano nazionale banda larga. Anche qui obiettivo è assolutamente condivisibile, cioè eliminare il gap tecnologico che esiste nel nostro Paese, soprattutto con interventi che devono riguardare il deficit infrastrutturale che, come è ovvio, non è sostenibile da interventi che seguano una pura logica di mercato.
  Rispetto a tutto questo, mi pare interessante ricordare l'intervento di Caio, il commissario per l'attuazione dell'Agenda digitale, fatto il 30 gennaio di quest'anno. Egli, svolgendo un rapporto sull'applicazione della banda larga in Italia, ci parla di un ottimismo moderato, però condizionato da alcuni interventi, come il fatto che gli operatori continuino ad investire e il fatto che vi sia un coordinamento forte tra operatori, regolatore e comuni. E, naturalmente, la conseguenza di tutto questo è che il raggiungimento degli obiettivi legati all'Unione europea richiede delle azioni complesse che sono sia finanziarie, che di coordinamento. È per questa ragione che Pag. 11ci siamo permessi, anche nella mozione, di sottolineare la necessità di interventi ad hoc e forti da parte del Governo. Poi vi è naturalmente il fatto che la Commissione europea ha autorizzato, sempre nel dicembre 2012, il progetto italiano per la banda ultra larga.
  A queste premesse, a mio giudizio, si deve aggiungere anche il lavoro che è stato fatto in questi anni nella Commissione trasporti e telecomunicazioni, che spesso è stato un lavoro unitario. Infatti, su questo punto, tutti abbiamo riconosciuto l'importanza fondamentale per il nostro Paese. E, allora, anche qui vorrei ricordare qualche atto. Nell'aprile di quest'anno, nel dare parere favorevole al DEF, si sottolineò in maniera specifica come fosse prioritario – questo punto fu sottolineato da tutti – un intervento di piena attuazione dei piani nazionali di banda larga e ultra larga. Anche in questo caso, occorre, però, sottolineare come vi siano molti provvedimenti attuativi che devono ancora essere adottati e su questo tema noi, anche con un sindacato ispettivo, più volte sollecitammo il Governo. Perché è importante tutto questo ? C’è un aspetto che molti, a volte, trascurano, oltre naturalmente al tema dell'innovazione e della crescita economica, ossia dei grandissimi risparmi, anche in termini economici, che consentirebbe tutto questo. La sola dematerializzazione potrebbe consentire risparmi che sono calcolati annualmente intorno ai 43 miliardi di euro. Credo che, quindi, sia un tema fondamentale in maniera trasversale per i ragionamenti che riguardano lo sviluppo del nostro Paese.
  Vi è poi naturalmente un altro tema da sottolineare, perché anche qui ci sono le potenzialità del nostro Paese, ossia la fondamentale integrazione che ci deve essere tra il Piano nazionale e le varie agende digitali regionali, che spesso vivono in condizioni molto diverse, anche perché hanno una disponibilità di risorse che a volte è molto differente. Anche qui, per questa ragione ci siamo permessi, non per spocchia, ma per dare un contributo positivo, di ricordare le esperienze più importanti degli altri Paesi internazionali e anche a livello europeo. Ovviamente, Stati Uniti, Cina, Corea, India, dove gli investimenti sulle reti di nuova generazione sono sia pubblici, che privati. Ma a me interesserebbe ragionare insieme e capire come soprattutto possiamo canalizzare, in maniera più positiva, l'intervento pubblico che abbiamo visto essere prioritario ed è l'unico che può consentire l'efficienza degli interventi. Allora, su questo ci siamo permessi di suggerire alcune cose: forme di partenariato, che significa investimenti pubblici più controllati, ma, al contempo, sfruttare anche l'esperienza del settore privato che è fondamentale; prestiti di lungo periodo, che servono soprattutto agli operatori; incentivi fiscali, volti soprattutto al settore della ricerca; abbattere i costi amministrativi, che spesso sono ingenti rispetto alla creazione di infrastrutture; infine, oltre al tema delle risorse che dicevamo all'inizio, che devono essere necessariamente ingenti per farci stare al passo con i tempi, delle politiche di condivisione delle infrastrutture, che sono fondamentali. Tutto questo in un Paese, come ricordavano altri interventi, in cui l'analfabetismo digitale è, ahimè, ancora un problema serio. E siamo, da questo punto di vista, ancora tra i livelli più alti in Europa.
  Mi avvio alla conclusione. Il punto è che, legata alla possibilità di centrare gli obiettivi dell'Agenda digitale europea, cioè le cose che ho detto in premessa fino ad ora, vi è la necessità di garantire il controllo nazionale dell'infrastruttura di rete. Questo è il punto, a mio giudizio.
  Sono note le vicende sul tema della cessione di Telecom, che era uno dei fiori all'occhiello, una delle società più importanti che rappresentavano la nostra eccellenza nel mondo. Anche qui, vorrei richiamare alcuni atti della Commissione per dimostrare come su questi temi ci sia sempre stata una larga condivisione: nel dicembre 2013, la Commissione approvò una risoluzione che riguardava la società e che impegnava il Governo, affinché fossero garantiti i principi di equità e di non discriminazione nell'accesso alla rete da parte degli operatori. Il tema è questo.Pag. 12
  Naturalmente – passando, quindi, agli impegni –, a me fa piacere che sia stato apprezzato il tono collaborativo e gli spunti che nella mozione abbiamo cercato di dare. Prendo atto che, in questo momento, lo scorporo non è valutato come la soluzione al problema a cui facevo riferimento adesso, però il tema rimane tutto: quello di garantire in maniera importante l'accesso alla rete da parte di tutti gli operatori.
  Mi fa piacere che il tema degli investimenti pubblici e privati sia stato considerato una questione fondamentale: io sottolineo, anche qui, che il riferimento a esperienze europee sarebbe da valutare con grande attenzione.
  Infine, giustamente, è stato colto come il riferimento alla mozione Mucchetti approvata al Senato sia un tema di carattere generale, che non riguarda specificamente o, almeno, solo questa vicenda, però, anche in questa sede, mi permetto di sottolinearlo, perché anche su questo io credo che ci sia un ritardo. Il tema di modificare l'OPA per rafforzare il potere della Consob e anche di garantire non solo la soglia del 30 per cento, ma che vi sia una OPA obbligatoria anche quando ci sono soglie legate all'accertata situazione del controllo di fatto di un'azienda, come in questo caso, è fondamentale per garantire la democrazia economica nel nostro Paese.
  Infine, con riferimento all'ultimo impegno, cioè attuare l'Agenda digitale, anche con iniziative normative straordinarie, vorrei richiamare alcuni atti di sindacato ispettivo fatti da me e da altri colleghi che andavano in questa direzione e che, peraltro, erano stati accolti, spesso, favorevolmente dal Governo. Quindi, il fatto che sia stata eliminata una parte di questo impegno va bene: non ho intenzione di polemizzare su questo, perché mi pare che punti di contatto siano superiori a quelle di differenziazione, però vorrei sottolineare, ripeto, che in molti atti di sindacato ispettivo noi avevamo posto questa questione ed era stata accolta favorevolmente dal Governo. Oggi, vedo su questo un piccolo passo indietro.
  Infine, la cosa fondamentale: bisogna assolutamente – ed è un impegno che deve essere preso, però, con grande solennità – quantificare le risorse, perché si possono fare tanti discorsi sulla banda larga e ultralarga, ma se non c’è una quantificazione delle disponibilità e delle risorse che seriamente si intendono mettere sul piatto, rischiamo di fare dei discorsi buoni ed anche condivisibili, ma non si fa fare quel passo in avanti al nostro Paese, che è necessario, perché questo è un tema decisivo per lo sviluppo del nostro Paese. Se restiamo indietro su questo, molte altre cose risulteranno essere inutili. Comunque, grazie per l'attenzione e per la condivisione di molti dei punti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliaro. Ne ha facoltà.
  Saluto, intanto, gli studenti e gli insegnanti del Liceo scientifico «Ettore Majorana» di Genzano di Lucania, in provincia di Potenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Prego, onorevole Oliaro.

  ROBERTA OLIARO. Signor Presidente, colleghi, tutti sappiamo bene che le telecomunicazioni costituiscono un settore strategico per lo sviluppo economico dell'Italia: stimolano occupazione, aumentano la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione, contribuiscono alla sostenibilità ambientale. Ma, nonostante questa consapevolezza, dobbiamo ancora superare ostacoli e ritardi strutturali che caratterizzano la diffusione delle nuove reti di comunicazione.
  Nei Paesi più avanzati gli investimenti in questo campo hanno determinato sino allo 0,6 per cento dell'aumento del PIL e rappresentano, negli ultimi vent'anni, il più importante fattore di crescita, come rilevato anche in alcuni studi effettuati da OCSE, Banca mondiale e UNESCO, che evidenziano, appunto, effetti diretti di crescita e indiretti sui sistemi economici e sociali.Pag. 13
  Nel nostro Paese quanto fatto fino ad oggi e, soprattutto, quanto programmato non risulta sufficiente per raggiungere gli obiettivi della Digital agenda 2020. La Commissione europea, nell'ambito dello sviluppo dell'Agenda digitale, ha fissato, infatti, una serie di target per stimolare i Paesi membri alla realizzazione di nuove infrastrutture di telecomunicazione, ponendo l'obiettivo di conseguire, entro il 2020, una copertura totale della connessione a 30 megabit al secondo e, per almeno il 50 per cento della popolazione, a 100 megabit al secondo.
  Una ricerca dell'Agcom ci dice che se la banda larga arrivasse al 60 per cento delle famiglie e al 90 per cento delle imprese, il potenziale per l'economia italiana sarebbe di un aumento del PIL dall'1,2 per cento fino al 12,2 per cento. Purtroppo, però, la realizzazione di reti di accesso a Internet ad alta velocità non risulta per niente soddisfacente; anzi, se solo investissimo di più e ci credessimo veramente, questa infrastruttura avrebbe potuto migliorare di molto la capacità di risposta del nostro Paese alla pesante crisi economica che da anni ci attanaglia.
  Pensiamo, per esempio, che nel nostro Paese esiste ancora un ritardo digitale, tant’è che sono ancora molte, forse troppe, le persone che non usano Internet in quanto migliaia di abitazioni e attività produttive sono senza infrastrutture di rete, una situazione veramente assurda.
  Bisogna attuare iniziative di stimolo e di impulso che favoriscano la domanda di servizi digitali, anche tenuto conto che il nostro livello di alfabetizzazione digitale risulta notevolmente basso, come scarso risulta ancora il numero di utilizzatori di Internet, unitamente al tasso di diffusione dei personal computer nelle famiglie. Intervenendo in questo settore l'Italia potrebbe recuperare il ruolo storico di esempio di imprenditorialità e leadership nella produzione di ricerca, sapere e innovazione, oltre che generare un tessuto economico e sociale capace di valorizzare il talento, il merito e la competenza.
  Sviluppare moderne infrastrutture di nuova generazione consentirebbe l'interconnessione di tutte le piccole e medie imprese che ancora oggi non vengono servite; ecco perché è necessaria una forte azione governativa, affinché, grazie ad una cooperazione tra il settore pubblico e quello privato, l'Italia colmi il digital divide che la separa da tutti gli altri Paesi ad economia avanzata, attraverso investimenti sia sulla rete mobile che su quella fissa.
  L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche tenendo conto delle raccomandazioni europee, ha chiesto misure di semplificazione degli adempimenti burocratici e amministrativi, nonché iniziative per facilitare la creazione di un ecosistema digitale: interventi che dovrebbero essere completati dall'adozione di politiche di valorizzazione delle risorse frequenziali, liberando più risorse per la banda larga.
  Ecco perché, come dicevo poco fa, il Governo deve assolutamente ed in tempi brevi elaborare una visione strategica nazionale per il settore delle telecomunicazioni, sostenendo il progetto di costituzione di reti in fibra ottica in quelle aree ove non sia possibile la creazione di una rete fissa alternativa, attraverso una società in cui potranno essere coinvolti investitori finanziari specializzati, a partire, ad esempio, dalla Cassa depositi e prestiti.
  Sarebbe opportuno incentivare anche la realizzazione di un'unica infrastruttura di rete fissa a banda ultralarga, aperta, efficiente, neutrale, economica e già pronta per evoluzioni future, garantendo il rispetto delle regole di libero mercato e concorrenza nella fornitura di accesso e servizi agli utenti finali privati ed imprese.
  Noi di Scelta Civica ci sentiamo direttamente coinvolti in questo impegno, anche attraverso il lavoro del nostro collega Stefano Quintarelli. Prendiamo atto delle riformulazioni proposte dal Governo, però mi consenta di dire che alcune di queste ci sembrano non necessarie anche perché riguardano aspetti coerenti con il programma del Governo.
  Voteremo comunque conformemente ai pareri del Governo, ma auspichiamo che siano assunte dall'Esecutivo iniziative concrete e tempestive, perché riteniamo che Pag. 14l'ammodernamento del Paese non possa che passare attraverso questo tipo di investimenti che coinvolgano più settori dell'economia e che quindi generino immediatamente un risultato positivo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, cari colleghi, oggi ci troviamo ad affrontare il tema della separazione della rete per la digitalizzazione del Paese, proprio perché, ormai, oggi, non possiamo non considerare questa come una delle infrastrutture più importanti, indispensabili per lo sviluppo, appunto, del nostro Paese.
  Ogni tanto invito tutti a fare una riflessione: proviamo a restare, per un periodo anche non lungo, privi di questo servizio; ci accorgeremmo che è un servizio del quale non riusciamo più a fare a meno, perché ormai il mondo va in questa direzione. Ormai, i servizi che corrono sulla rete, l'innovazione che è stata messa in atto in questo ambito, hanno già coperto una grande parte dei nostri fabbisogni quotidiani, sia da privati cittadini che per le aziende e per le imprese.
  Allora, è stato sicuramente opportuno, necessario, discutere di questo, nel momento in cui le informazioni che sono apparse sui media hanno fatto sorgere la possibilità che un'azienda, Telecom Italia Spa, proprietaria dell'unica rete in rame che è presente nel Paese, possa presentare un'offerta volendo sostituirsi tra gli investitori della società Metroweb Spa. Chiaramente questo ha fatto sollevare in tutti noi una maggiore attenzione, sebbene in Commissione trasporti abbiamo da tempo avviato una discussione e abbiamo fatto le opportune audizioni. Ma questa accelerazione, questa presenza sui media di questa possibilità non ha fatto altro che suscitare gli interventi che sono apparsi in quest'Aula a partire dal 10 novembre.
  La posizione dell'Antitrust, tra l'altro, si è già in qualche modo appalesata attraverso il suo presidente, il professor Pitruzzella, il quale ha già ricordato altri casi di fusione importanti nei quali, appunto, l'Autorità garante è intervenuta ponendo dei paletti abbastanza rigidi. Ma ovviamente l'Antitrust non può lasciare e non può ignorare questa vicenda da subito, perché il compito principale dell'Autorità è quello di garantire non solo la concorrenza, ma anche di non scoraggiare gli investimenti.
  E proprio parlando di investimenti – perché spesso è stato contestato all'unico proprietario della rete fissa di avere in qualche modo rallentato e di non aver portato avanti una quantità importante di investimenti tali da rendere l'Italia un Paese equivalente ad altri con riferimento a questa importante infrastruttura – ci viene ricordata una serie di investimenti che sono sicuramente stati fatti, ma che non sono sufficienti.
  Anzi, se immaginiamo qual è stato lo sviluppo nel mobile, che probabilmente è avvenuto proprio per colmare la possibilità di essere abbastanza rapidi, invece, nell'altro settore, quello del fisso, come abbiamo detto in discussione sulle linee generali, non si fa altro che, ancora una volta, generare o far permanere il sospetto che, finché non si affronterà questo tema in maniera definitiva e in maniera, direi, anche determinata, da parte del Governo, rischiamo di vedere le scadenze che dobbiamo raggiungere per colmare un digital divide che non vuol dire soltanto consentire oggi, a tutti, di avere una connessione, ma di averla nelle condizioni migliori tali da garantire il miglior modo di fruizione dei servizi e in modo da poter generare sviluppo.
  Sviluppo, tra l'altro, che, è facile immaginare, si genera immediatamente anche nella realizzazione stessa delle infrastrutture. Quindi, avviare questi investimenti, e avviarli in tutte le parti del Paese, senza trascurare zone del nostro territorio, non può che creare immediatamente occupazione, lavoro per le imprese e, soprattutto, poi, dare l'opportunità, per chi ha bisogno di un livello elevato di connessione, Pag. 15di avere quei servizi che servono per potere essere tutti rapidamente operativi.
  Ogni tanto, tra l'altro, noi stessi, fra le cose che avvengono qui in Aula, quando siamo connessi, ci accorgiamo della lentezza e della difficoltà di essere connessi rapidamente e di avere le informazioni che servono. Questo ancora a dimostrazione che siamo indietro.
  E siamo indietro proprio perché le promesse, gli investimenti e gli avanzamenti necessari non sono stati quelli che erano appunto indispensabili.
  Oggi quando si parla di digital divide, e si parla soprattutto di velocità non adeguate ai tempi, spesso si usa ormai un termine, quello di ineguaglianza sociale, perché di fatto ormai questa infrastruttura è equivalente e considerata alla stessa maniera di un sistema di trasporto, di un sistema di collegamento alla rete elettrica, dell'acqua, cioè un bene primario.
  A proposito del modello sul quale noi ci siamo soffermati, non ci appassiona l'idea di dire: «la rete dev'essere tolta all'operatore privato». A noi appassiona un'altre idea: è quella che una nuova rete, di nuova generazione in fibra ottica, deve poter essere realizzata nel più breve tempo possibile; già oggi la società Metroweb Spa di fatto ha un maggiore azionista, un azionista principale, perché la Metroweb Spa ha due azionisti: uno è il Fondo strategico italiano degli investimenti, e l'altro il fondo F2i-SGR sugli investimenti. In entrambe le società il ruolo di Cassa depositi e prestiti è importante, e facendo un'operazione esclusivamente matematica si può già subito verificare che Cassa depositi e prestiti possiede già oltre il 45 per cento delle azioni.
  E allora partendo da ciò, immaginando anche un altro modello che ha funzionato in Italia che è Terna Spa, dove lì la presenza di Cassa depositi e prestiti, con la sua società Cassa depositi Reti Spa, è già presente per una quota quasi del 25 per cento, il modello sul quale noi pensiamo che il Paese possa proseguire è quello proprio di definire un processo nel quale si può dare uno stimolo con un importante investitore pubblico, e consentire a chi è interessato a fare investimenti e a partecipare a questa importante operazione infrastrutturale del Paese di partecipare con un conferimento di capitale che sia assolutamente idoneo a dare copertura agli investimenti.
  È vero che già si è forse provato a fare questo, e non ha funzionato, ma il tentativo nuovo immagino che si possa fare, soprattutto chiedendo a chi è interessato una partecipazione – come ho detto prima – non solo proporzionale agli investimenti, ma significativa. E così può essere dimostrato l'interesse che già, attraverso anche le contestazioni di una possibile fusione Telecom-Metroweb, alcuni operatori importanti nel Paese hanno manifestato; e così è possibile anche far partire un processo di investimenti importante.
  Vedete, noi abbiamo vissuto già in questo Paese occasioni in cui si dava l'impressione di voler limitare la concorrenza, di voler proteggere alcune proprietà: alcune pubbliche, e a volte alcuni privati hanno tentato di proteggere se stessi. Il risultato non è stato fortunatamente sempre raggiunto, quindi si è aperta la concorrenza; e la concorrenza alla fine ha portato benefici non solo agli utenti, non solo ai clienti e ai servizi, ma spesso e soprattutto alle stesse società, che hanno così dovuto sicuramente innovare, mettersi in un mercato più competitivo e fare quegli investimenti che probabilmente non avrebbero fatto se avessero scelto di proteggersi.
  Allora la concorrenza è qualcosa che noi dobbiamo assolutamente stimolare: questo Governo deve spingere in questa direzione, perché altrimenti non raggiungeremo gli obiettivi che abbiamo da raggiungere con l'Agenda digitale, non riusciremo a dare a tutti i giovani, che oggi guardano a questa nuova infrastruttura, una grande occasione per rilanciare le loro idee, la loro creatività, la loro capacità di essere nel mondo presenti partendo da un qualunque luogo del nostro Paese...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 16

  VINCENZO GAROFALO. Cioè, noi rischiamo di negare, non realizzando questo avanzamento, a tante capacità di raggiungere l'obiettivo dello sviluppo della propria affermazione. Ed è per questo che la nostra mozione alla fine può dare al Governo uno stimolo, un incoraggiamento per seguire la strada che è già stata intrapresa, come ho detto prima, con altre importanti reti. Questa è la rete del futuro, su questa rete noi dobbiamo puntare.
  Concludo dicendo che ovviamente accogliamo la riformulazione che il Governo ha presentato ma saremo vigili fino in fondo perché venga attuato questo processo rapido di ammodernamento della rete senza tergiversare e dando risposte che i nostri concittadini e le nostre aziende chiedono da tempo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi, se possibile, di abbassare il tono della voce.

  DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, colleghi, già è stato ripetuto più volte nel corso dei precedenti interventi, il settore delle telecomunicazioni rappresenta per il nostro Paese un motore fondamentale di sviluppo e di modernizzazione poiché aumenta la produttività e la competitività delle imprese e l'efficienza della pubblica amministrazione. Gli investimenti in banda larga sono, dunque, strategici per il futuro del nostro Paese. Lo abbiamo ripetuto in molte occasioni, questa è l'ennesima occasione, ma al contempo dobbiamo ripetere ancora una volta che l'Italia sconta un ritardo di sviluppo ed implementazione della cosiddetta Agenda digitale che ha profonde e pesanti ricadute sul nostro prodotto interno lordo, soprattutto in una fase di crisi e di stagnazione economica come quella che stiamo ormai attraversando da lunghi anni.
  Quindi è necessario, lo sappiamo e lo stiamo ribadendo, dotare il nostro Paese di quelle infrastrutture che rappresentano la base per dare un forte e determinato impulso al processo di digitalizzazione; è anche un fattore determinante di rilancio dell'economia, della competitività e della crescita economica.
  Per quanto riguarda il settore privato delle telecomunicazioni, dobbiamo rilevare come a livello nazionale le società che sono proprietarie di reti, a vario titolo, si stiano impegnando e molto nello sviluppo delle infrastrutture di rete. Io credo che sia opportuno – non lo si fa molto spesso – cercare di ricordare, di fare una brevissima e sintetica mappatura di quello che sta avvenendo.
  Telecom Italia ha presentato un importante piano di investimenti per il triennio 2014-2016, che vale complessivamente circa 9 miliardi di euro, di cui 3,4 miliardi sono dedicati allo sviluppo di reti e servizi innovativi sia per quanto riguarda la fibra che il 4G.
  Vodafone, a sua volta, ha annunciato il programma Spring che prevede investimenti per 3,6 miliardi di euro in due anni in modo da raddoppiare le risorse per lo sviluppo dei collegamenti a banda ultralarga, mobile e fissa. Più nello specifico Vodafone vuole sviluppare infrastrutture e piattaforme evolute e accelerare gli investimenti, oltre che sulle reti mobili 3G e 4G, anche nella rete fissa in fibra ottica in modo da coprire le 150 principali città con la rete Fiber to the cabinet. L'obiettivo è di raggiungere entro il 2016 almeno 6 milioni e mezzo di famiglie, un quarto circa della popolazione italiana.
  Poi c’è Fastweb, che ha sviluppato una rete nazionale in fibra ottica che si estende per 35.000 chilometri e raggiunge circa la metà della popolazione italiana, di cui il 10 per cento direttamente in tecnologia Fiber to the home, il collegamento in fibra ottica che arriva direttamente a casa del cliente, offrendo servizi a banda ultralarga fino a 100 megabit al secondo.
  C’è poi, operante in Italia dal 1995 sotto diversi nomi, anche British Telecom Italia Spa, principale fornitore in Italia di servizi e soluzioni integrate di comunicazione e IT tutto dedicato alle imprese, che Pag. 17gestisce una base clienti di circa 150.000 aziende e una rete in fibra ottica di oltre 14.000 chilometri.
  C’è poi Metroweb, attiva in Italia, particolarmente in Lombardia e in Liguria, che nell'area metropolitana di Milano gestisce una rete in fibra ottica di 7.254 chilometri di cavi, pari a 324.000 chilometri di fibre ottiche, coprendo così un'area di circa 2,7 milioni di abitanti.
  Forza Italia sostiene, non da oggi, in questo contesto una visione pienamente liberale dell'economia che promuove la trasparenza, la competitività e la libera concorrenza nel mercato tutelando, al contempo, l'impresa privata e cercando di portare al minimo la necessità di intervento del Governo.
  Coerentemente, pensiamo che l'Esecutivo possa intervenire laddove si presentino cosiddette aree «a fallimento di mercato», in modo da tutelare l'interesse pubblico generale, ovvero quello dei cittadini e delle imprese che vivono ed operano in tali aree, e che possono e debbono essere raggiunti da questo servizio. Ciò può ovviamente avvenire in varie forme e non deve assumere necessariamente la forma di un intervento diretto del Governo che può, altresì, facilitare gli investimenti dei privati e, oppure, contribuire allo sviluppo di una domanda di servizi digitali che, di per se stessa, restringa i confini delle aree a fallimento di mercato, aumentando, appunto, la richiesta del mercato.
  Per questo pensiamo che sia necessaria un'azione di regia da parte del Governo affinché, grazie ad una cooperazione tra il settore pubblico e il settore privato, l'Italia giunga finalmente a colmare quel più volte richiamato digital divide, che è esistente non solo sui megabit necessari alla connessione base, ma anche all'accesso veloce a Internet e che sta separando l'Italia dagli altri Paesi ad economia avanzata. E per cercare di colmare questo gap, riteniamo che siano fondamentali gli investimenti sia sulla rete mobile che su quella fissa. Quindi con la nostra mozione intendiamo stimolare e spingere il Governo affinché possa creare le condizioni per favorire gli investimenti, per esempio impegnandosi in Europa al fine di escludere gli investimenti pubblici diretti a colmare il digital divide dal Patto di stabilità e orientando l'utilizzo dei fondi strutturali europei a sostegno degli interventi necessari a sviluppare la banda ultra larga su rete fissa e in fibra, wi-fi e mobile, anche nelle aree appunto a fallimento di mercato e, al contempo, possa stimolare la domanda di servizi digitali, anche a fronte del fatto che il livello di alfabetizzazione digitale del nostro Paese risulta basso, così come rimane scarso ancora il numero degli utilizzatori di Internet – ovviamente in rapporti ai Paesi più sviluppati – ed il tasso di diffusione dei pc all'interno delle famiglie. I cittadini, tenendo conto in particolare di quelli meno giovani, devono essere aiutati a spostarsi su Internet, dato che è lì che siamo di fronte ad un trend globale che vede le informazioni, i traffici commerciali, i servizi e perfino le relazioni sociali spostarsi sempre di più in un ambiente digitale. E questo è compito dell'Esecutivo, attraverso politiche adeguate. Poi dobbiamo tenere conto del fatto che il ritardo accumulato dal Paese deriva anche da una governance dell'Agenda digitale che è risultata ad oggi estremamente farraginosa, poco trasparente, con evidenti sovrapposizioni o intersecazioni di ruoli e di competenze e con carenza nell'individuazione degli obiettivi e delle azioni necessarie al loro raggiungimento. Così come, ancora una volta, vorrei ricordare a quest'Aula e a questo Governo che gli impegni sono stati presi, ma il mantenimento di questi impegni è ancora lontano dall'essere soddisfacente. Ricordo solo che ad oggi sono stati adottati 18 dei 53 provvedimenti attuativi, tra regolamenti e regole tecniche, previsti per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale, e su alcuni di questi sono stati accumulati più di 600 giorni di ritardo.
  Per quanto con la nostra mozione vogliamo impegnare l'Esecutivo ad elaborare una visione strategica nazionale per il settore delle TLC che promuova la piena trasparenza, la competitività e la libera concorrenza nel relativo mercato, in un'ottica di gestione di visione liberale dell'economia, Pag. 18tutelando l'impresa privata però, allo stesso tempo, l'interesse dei cittadini ad essere raggiunti da un servizio anche appunto nelle aree a cosiddetto «fallimento di mercato». Ad attivarsi con e nelle istituzioni dell'Unione europea perché sia possibile escludere gli investimenti pubblici, diretti a colmare il digital divide, dal patto di stabilità, lo ricordavo poco fa, e ad attivarsi perché i fondi strutturali europei siano impiegati a sostegno degli interventi necessari a sviluppare la banda ultra larga su rete fissa e in fibra, wi-fi e mobile, anche nelle aree a fallimento di mercato. Inoltre a valutare le strategie più efficaci e praticabili per consentire lo sviluppo delle infrastrutture di rete in modo da assicurare, lo voglio ribadire, la piena concorrenza tra operatori. Inoltre a promuovere ogni iniziativa volta alla massima diffusione dell'utilizzo delle tecnologie digitali e alla sperimentazione dei relativi vantaggi, attuando politiche che favoriscano la diffusione dell'uso di Internet tra i cittadini, in particolare tra i cittadini di fasce d'età più elevate, che rischiano di rimanere fuori dalla modernizzazione del Paese, con tutto quello che ne consegue in termini di servizi. Infine a valutare l'opportunità di rivedere la governance dell'Agenda digitale, in modo da chiarire quali siano gli obiettivi, quali debbano essere i ruoli e le azioni concrete e a provvedere alla celere adozione dei decreti attuativi, che sono necessari all'implementazione della stessa e che, lo ricordo, stanno scontando un ritardo che ormai non è più accettabile, se davvero vogliamo fare in modo che l'Agenda digitale sia un'agenda digitale e non si riduca a rimanere per i cittadini italiani una leggenda digitale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, deputati colleghi, esponente del Governo, il Presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzzella, l'altro ieri, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che: «la soluzione ottimale del processo di ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazioni sarebbe quella della creazione di un operatore delle reti non verticalmente integrato», aggiungendo, inoltre, che gli «altri scenari, quali quelli in cui la struttura del mercato venisse a riorganizzarsi solo sulla figura dell'operatore incumbent verticalmente integrato» – ovvero Telecom Italia – «o nei quali emergessero forme di co-investimento da parte di una pluralità degli operatori del settore, dovrebbero essere attentamente vagliati dal punto di vista antitrust, al fine di garantire che l'assetto del mercato non risulti compromesso dal punto di vista concorrenziale».
  Quindi il modello ideale di governance della infrastruttura di rete, prospettata dall'Antitrust, è la stessa avanzata nella nostra mozione, la stessa che il Governo, complice il silenzio assordante dei media, ha cassato non per motivazioni tecniche o economiche, ma esclusivamente per ragioni politiche. Infatti nessuno ignora in quest'Aula i forti interessi di un'importante azienda privata nel nostro Paese, come Mediaset, nei confronti di Telecom Italia. Il calo di fatturato pubblicitario va compensato con la pay tv e, quindi, con l'offerta digitale di nuovi contenuti. Il possesso dell'infrastruttura di rete diventa, pertanto, per Mediaset la strada obbligata per mantenere, da un lato, il monopolio dell'informazione e dall'altro quello della produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi, che oggi solo i nuovi canali digitali possono garantire.
  Per questo, il Governo Renzi-Berlusconi ha la necessità assoluta di impedire lo scorporo della rete Telecom e, quindi, la costituzione di una società a maggioranza pubblica che controlli la nostra infrastruttura di rete e che operi per la diffusione della fibra ottica nel nostro Paese. Non importa che in Italia la quota di utenze raggiunte dalla fibra sia pari al 2 per cento contro una media europea del 6 per cento. Non importa che il Paese abbia un tasso di disoccupazione giovanile al 44 per Pag. 19cento, che è esattamente il doppio della media europea, perché è venuto meno proprio lo sviluppo del settore dell’information and communication technology, il settore a cui i giovani sono naturalmente più portati.
  Qui occorre fare gli interessi di un'azienda. L'abbiamo visto negli ultimi vent'anni e stiamo continuando a vederlo. Non è cambiato nulla. Questo spiega la contrarietà del Governo alla nostra mozione sulla separazione societaria dell'infrastruttura della rete di telecomunicazione e la sintonia delle posizioni espresse dai colleghi del PD e di Forza Italia.
  Il 10 novembre, durante la discussione sulle linee generali, mentre il collega del PD, il deputato Boccadutri, ha messo le mani avanti dicendo che Telecom Italia è un'azienda ormai condannata e che, quindi, con lo scorporo rischiamo di prenderci una rete obsoleta dal futuro traballante; il collega di Forza Italia, il deputato Palese, sceso sicuramente da un altro pianeta, candidamente dichiarava in quest'Aula che nel nostro Paese non esiste nessun problema di digital divide poiché le attuali società private di telecomunicazioni si stanno impegnando fortemente ad investire nella rete fissa. Un gioco di squadra perfetto. Dico innanzitutto a Boccadutri che Telecom Italia non è assolutamente un'azienda morta, non ha gli anni contati. La sua rete, costruita con il denaro pubblico e con il sacrificio degli italiani, ha ancora grandi potenzialità di sviluppo. Pertanto, non corrisponde al vero che il cosiddetto ultimo miglio è da rottamare. Anzi, con l'impiego di tecnologia G.Fast potremmo, tramite l'ultimo miglio in rame, raggiungere velocità dell'ordine del gigabit, che per le utenze private di tipo domestico superano di gran lunga il fabbisogno minimo richiesto.
  Non è vero che solo il 36 per cento della rete in rame è utilizzabile, perché siamo nell'ordine del 60/70 per cento. La stessa Telecom Italia stima che la percentuale di riutilizzo della rete in rame per le connessioni superveloci sia nell'ordine del 45 per cento nelle città e del 60-65 per cento nelle periferie. Certo, l'evoluzione della tecnologia del rame terminerà, ma nei prossimi 30 anni e non nei prossimi 10 come sostiene il deputato Boccadutri, condannando a morte un'azienda come Telecom Italia che ha invece grandi potenzialità di sviluppo se solo venisse adeguatamente ricapitalizzata.
  In merito all’«alieno» Rocco Palese, sì, effettivamente i privati investono. Ma dove ?
  Nel nostro Paese ci sono aree profittevoli dove c’è offerta di banda larga ed aree, la stragrande maggioranza, dove non è presente nessun operatore, perché non hanno interesse ad investire, nonostante tutti gli incentivi fiscali e i piani strategici che volete. I dati parlano chiaro: nel 2013, appena 150 città erano interessate da investimenti privati. Il risultato è che da marzo 2014 solo 310 mila famiglie vengono allacciate alla fibra. La verità è che nelle reti fisse gli investimenti sono anemici e anche i recenti incentivi fiscali, previsti nello «Sfascia Italia», poco incideranno.
  Se un operatore non ha piani di investimenti in fibra, perché non remunerativi, non cambierà certo idea solo grazie al credito d'imposta. Inoltre: anche quei pochi operatori interessati dovranno aspettare i decreti attuativi che, dati i ritmi del nostro Paese, vedranno la luce fra qualche anno.
  Infatti siamo ancora in attesa dei decreti attuativi sull'Agenda digitale del Governo Monti. Per non parlare dello pseudo-piano strategico per la crescita digitale 2014-2020, in consultazione pubblica dal 20 novembre, che è l'ennesimo di una lunga serie di piani utili al Governo solo per gettare fumo negli occhi ai cittadini e alle imprese.
  In merito, invece, alla posizione espressa dal Governo nel suo parere, ci rammarichiamo nel constatare l'assenza nelle sue argomentazioni di un tema quale la sicurezza nazionale. Questo lo reputiamo molto grave. Il Governo ci deve spiegare, allora, perché l'ex Esecutivo Letta, vi ricordo sostenuto da PD e PdL, alla notizia della scalata di Telefonica in Pag. 20Telecom Italia, emanò il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 129 del 2013, che prevedeva l'inclusione nelle attività di rilevanza strategica per la sicurezza e la difesa nazionale anche delle reti e degli impianti utilizzati per la fornitura dell'accesso agli utenti finali dei servizi della banda larga e ultralarga.
  Perché lo fece, signor sottosegretario ? Glielo dico io. Perché il Copasir lanciò l'allarme sulla possibilità di violazioni delle nostre informazioni sensibili da parte di un gruppo industriale straniero. Allora, a questo punto ci chiediamo: come mai il fattore sicurezza e difesa nazionale ha rappresentato un motivo di intervento per il precedente Governo Letta, mentre di colpo per il Governo Renzi cessa di rappresentare un problema ? Come mai questo ? L'infrastruttura di rete è un bene strategico per un Paese, appunto per le informazioni sensibili che vi transitano: dati vitali per la nostra sicurezza personale e nazionale. Per questa ragione l'infrastruttura di rete non può appartenere a nessun soggetto privato. Deve appartenere allo Stato !
  Assente, nei vostri ragionamenti, anche la questione centrale di una governance della rete, stretta nelle morse della logica del profitto degli operatori di telecomunicazione privati e delle dinamiche istituzionali dei diversi livelli decisionali, con il rischio di una frammentazione delle politiche pubbliche, con ogni regione che va per conto proprio o che utilizza i fondi europei per altre priorità. Occorre, invece, avere una governance unica nazionale, che ottimizzi gli investimenti evitando sovrapposizioni e aree scoperte e, cosa ancora più importante, garantisca tempi certi di realizzazione, visto l'enorme ritardo che abbiamo sull'agenda digitale e sulla banda larga. «Dobbiamo smettere di parlare e fare convegni e portare avanti le scelte, centralizzando gli investimenti». Queste sono dichiarazioni di Renzi. Bene; unifichiamo e centralizziamo questi investimenti. Con la nostra mozione chiediamo proprio questo e chiediamo che il Governo eserciti la sua piena leadership per fare diventare la trasformazione digitale del Paese una priorità nazionale, con un'unica società della rete dove pubblico e privato possano insieme stabilire le priorità, senza più frammentazioni e competizione sfrenata al ribasso.
  Mi avvio verso le conclusioni. Sintetizzo nuovamente le ragioni per cui è necessario e urgente sostenere lo scorporo della rete e la sua ripubblicizzazione. In primo luogo, perché la rete sarebbe messa in sicurezza, eliminando alla radice qualsiasi pericolo di azioni predatorie da parte di operatori esteri o gruppi azionari audaci. In secondo luogo, perché lo Stato entrerebbe direttamente nel controllo della rete attraverso investimenti diretti, ormai da tutti considerati come l’extrema ratio per il raggiungimento degli obiettivi europei dell'agenda digitale 2020. In terzo luogo, perché si favorirebbe una maggiore competitività nei servizi per la parità di accesso alla rete, in quanto Telecom Italia Servizi accederebbe a parità di condizioni, come tutti gli altri operatori di telefonia, senza più abusare della sua posizione di incumbent. In quarto luogo, perché l'impatto occupazionale ne avrebbe giovamento. Telecom Italia, oltre ad essere gestore della rete, diventerebbe anche gestore di servizi innovativi, come la telemedicina, la teleassistenza, la domotica, la videosorveglianza, la teledidattica, le applicazioni di logistica, l'infomobilità e molte altre, precondizione questa essenziale per aumentare considerevolmente il numero dei lavoratori in Italia nel settore dell'ITC.
  Per tutti questi motivi, chiedo a quest'Aula di mettere da parte le appartenenze politiche e, per il bene del nostro Paese, di votare convinta e in modo favorevole sulla nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signor sottosegretario, l'Agenda digitale europea fissa obiettivi infrastrutturali sfidanti. Pag. 21Tra questi il più importante è che entro il 2020 il 50 per cento della popolazione sia effettivamente connessa a 100 megabit. Oggi in Italia l'80 per cento dei cittadini è connesso tra 2 e 10 megabit e solo lo 0,6 per cento con banda superiore a 30. In Europa, viceversa, abbiamo il 45 per cento connesso tra 10 e 30 e ben il 21 per cento oltre i 30 megabit.
  Vi è, dunque, una dicotomia relativa agli aspetti infrastrutturali, per cui l'Italia risulta quasi allineata sulla media europea per la banda larga, mentre si presenta una situazione allarmante di divario sulla banda ultralarga.
  Il livello, inoltre, di utilizzazione dei diversi servizi in rete è di norma inferiore alla metà del valore medio riscontrabile all'interno dell'Unione Europea e, di conseguenza, molto distante dagli obiettivi. Il Governo, recentemente, in attuazione dei piani previsti nell'Accordo di partenariato 2014-2020, ha recentemente presentato il Piano per la crescita digitale e il Piano per la banda ultralarga. In particolare, il Piano BUL prevede entro il 2020 la copertura per l'85 per cento ad almeno 100 Megabit, ma, come ho già detto, in Italia solo il 20 per cento della popolazione può navigare a 30 Megabit.
  Per realizzare, quindi, gli ambiziosi obiettivi, sarà necessaria una strategia che implicherà una regia nazionale. In particolare, si deve basare su due punti: incentivare la realizzazione delle infrastrutture e promuovere un'economia effettivamente digitale. Per quel che riguarda il primo punto, le reti di accesso di nuova generazione cablate, costituite in tutto o in parte in fibra ottica, sono in grado di fornire servizi d'accesso a banda ultralarga molto più avanzati rispetto alle reti in rame esistenti.
  Inoltre, le reti di nuova generazione contribuiscono fattivamente alla crescita economica nella misura dell'1,3 per cento di PIL per ciascuna quota aggiuntiva del 10 per cento nella diffusione della banda ultralarga. Vi è in particolare, poi, un'attenzione, una predisposizione degli italiani verso l'utilizzo del mobile, su tablet e smartphone, che prevede l'incremento di tre volte tanto sul traffico IP complessivo, che impone, quindi, uno sviluppo, e anche una diffusione, del wi-fi.
  Quindi, l'infrastruttura di nuova generazione rappresenta – anzi, le infrastrutture: accolgo la modifica del Governo – una priorità di investimento per contribuire a sviluppare l’«ecosistema digitale». Ma, se l'obiettivo del piano strategico è di rimediare a questo gap infrastrutturale e di mercato, rispetto a questo scenario, la mozione Romano e altri, che chiede il «ritorno dell'infrastruttura nazionale di telecomunicazione in mano pubblica, attraverso lo scorporo ovvero la separazione societaria della rete», è un'ipotesi percorribile ? E, soprattutto, lo scorporo consente di ottenere l'obiettivo fondamentale di garantire un'effettiva «migrazione» degli utenti dal rame alla fibra ottica ?
  Bisogna, innanzitutto, chiarire che lo scorporo, appunto, riguarderebbe l'intero perimetro. La recente indagine conoscitiva di Agcom e Agcm ha sottolineato che, nel caso di costituzione di una rete NGA di tipo FTTC, sarebbe riutilizzabile solo il 36 per cento delle infrastrutture civili esistenti della rete di accesso in rame; questo utilizzo del rame sarebbe totalmente o quasi totalmente azzerato, se ci si dovesse orientare verso FTTB o FTTH.
  La separazione societaria sarebbe, dunque, molto costosa e sostanzialmente inutile: forse in un'altra epoca, ma oggi ? Bisognerebbe comprare le reti da Telecom, ammesso che Telecom le volesse vendere; quindi, occorrono, prima di tutto, risorse per l'acquisto. Lo scorporo avrebbe per oggetto sia le reti in fibra che quelle in rame: ma che senso ha comprare oggi il rame per disattivarlo ?
  Occorrono i soldi per realizzare l'infrastruttura in fibra di nuova generazione, come stiamo dicendo tutti quanti, ma in più anche i soldi per pagare una rete in rame da disattivare. Quindi, mi sembra più utile il suggerimento, che proviene anche dall'indagine dell'Agcom, che invita a un più stretto coordinamento degli investimenti fino a oggi fatti e tra i piani di sviluppo delle infrastrutture dei principali gestori nazionali, così come è giusto avviare Pag. 22un catasto di ogni infrastruttura, del sotto e sopra suolo, funzionale alla realizzazione di reti a banda ultralarga, siano esse in titolarità di operatori di comunicazione elettronica, di organismi pubblici o di concessionari.
  In conclusione: l'obiettivo fondamentale è concentrare le risorse non sull'acquisizione della rete, ma sulla realizzazione di «autostrade informatiche a banda ultralarga», tra l'altro più sicure. La mancanza di sicurezza delle reti e dell'informazione può compromettere servizi essenziali. Da un serio e deciso approccio alla sicurezza dipende non solo il futuro dei singoli cittadini, ma anche il destino degli Stati nazionali.
  L'altra questione è che promuovere e realizzare reti con elevate performance non basta, per realizzare gli obiettivi dell'Agenda digitale bisogna attivare tutte le risorse disponibili per il sostegno alla domanda e per la crescita dell'impresa. L'Agenda digitale non si deve presentare come una sorta di digitalizzazione dell'esistente.
  Uno dei problemi che il Governo dovrà affrontare, e risolvere, è la riorganizzazione delle burocrazie, insieme a quello della loro digitalizzazione. Un atto se è inutile non lo rendi utile digitalizzandolo. In questa direzione va il Piano strategico di crescita digitale del Governo e, soprattutto, è importante la scelta dello switch-off, ovvero il passaggio totale dall'analogico al digitale, che rappresenta l'unico modo per arrivare, finalmente, alla totale digitalizzazione delle comunicazioni interne alla PA, e tra queste e i cittadini e le imprese.
  L'Agenzia per l'Italia digitale ha il compito di aumentare, in modo misurabile, la produttività totale dei fattori utilizzati nella spesa pubblica, altrimenti l'Agenda digitale sarebbe soltanto una lista di costi aggiuntivi, che invece di generare risparmi, li determina. Ed è questa allora, invece, la vera, strutturale, spending review della Pubblica amministrazione. Il vero problema di oggi non è razionalizzare i miliardi di spesa pubblica in ICT, ma ripensare tutti i processi in modalità digitale, ovvero è necessario cambiare approccio, adottando effettivamente il principio del digital by default.
  Infine, l'Italia sconta una grave arretratezza su cultura e competenze digitali, sia per il lavoro, e non ultima, anche sulla e-leadership. Bisogna creare un sistema di cittadinanza digitale, anche attraverso azioni di accompagnamento dei digital champion in ogni comune, e di tutor digitale. In questo senso va l'obiettivo del piano strategico di creare «Italia login», ogni cittadino italiano avrà un profilo civico online dal quale si potrà collegare ai servizi della PA, attraverso un PIN, e accedere all'informazione in maniera personalizzata Si tratta di un cambiamento di paradigma che pone il cittadino al centro e l'amministrazione al suo servizio. Naturalmente, per la realizzazione di questo obiettivo dovranno essere in esercizio sia il Sistema pubblico di identità digitale, sia l'Anagrafe nazionale unica.
  Questa è la strategia dei prossimi anni, ma stiamo già andando in questa direzione ? È di ieri la notizia che il Consiglio dei ministri, il 1o dicembre, ha approvato l'Agenda nazionale per la semplificazione che prevede per il 2016 la messa in esercizio dell'Anagrafe nazionale unica.
  Di recente, anche nella legge di stabilità, nonché nel decreto «sblocca Italia», sono state introdotte misure per sostenere ed incentivare gli investimenti nelle reti, aiutare la domanda e superare il digital divide. Ancora vi sono molti ritardi da colmare, non ultimo anche l'adozione dei molteplici decreti attuativi. Bisogna raggiungere importanti e complessi obiettivi, per questo, accettando le riformulazioni, chiediamo essenzialmente al Governo di perseguire in modo forte e deciso questa strategia, aggiornandola in modo costante ai bisogni della collettività, all'esigenza di sviluppare sempre più servizi evoluti in grado di rispondere ad una domanda che rappresenta la bussola per orientare e coordinare le azioni. Sono convinta che su questa strada, da ultimi, potremmo diventare un modello per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 23

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, brevemente, ma mantenendo l'impegno a recepire tutti i contributi in modo costruttivo, vorrei proporre tre riformulazioni. Il dibattito mi ha consentito di cogliere meglio alcuni aspetti.
  Per quanto riguarda la mozione Rampelli n. 1-00682, al primo capoverso del dispositivo, se c’è la disponibilità dei proponenti, per me va bene la seguente riformulazione: «impegna il Governo a tutelare una gestione delle infrastrutture di rete rispondente a finalità...» e via di seguito.
  Per quanto riguarda la mozione Quaranta ed altri n. 1-00664, di Sinistra Ecologia Libertà, sul punto dell'Agenda digitale la mia perplessità, ovvero la difficoltà del Governo, è legata unicamente al fatto che per l'attuazione, per così dire, si fa riferimento ad un'unica modalità. Se c’è la disponibilità ad accogliere una terminologia più ampia – mi riferisco al quarto capoverso del dispositivo –, per me va bene. Propongo quindi la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di affrontare in modo deciso l'intera materia relativa all'attuazione dell'Agenda digitale, eventualmente intervenendo con tutti gli strumenti necessari, così da dare finalmente esecuzione...» e via dicendo.
  Infine, per quanto riguarda la mozione Bergamini e Palese n. 1-00663, capisco dall'intervento il punto, che peraltro richiama molti degli interventi. Io voglio solo dire, proponendo la riformulazione, che non credo tocchi al Governo esprimersi su ipotesi di stampa. Noi siamo favorevoli ad ogni sinergia che persegua l'interesse nazionale, ma contrari ad ogni ipotesi che crei monopolio. La scelta della privatizzazione è stata compiuta vent'anni fa e non credo che sia tempo di rivederla. Se l'onorevole Bergamini lo ritiene, io vorrei proporre la seguente riformulazione del primo capoverso del dispositivo, che mi pare centrale rispetto al ragionamento condivisibile che lei ha svolto: «ad elaborare una visione strategica nazionale per il settore delle telecomunicazioni, che promuova piena trasparenza, competitività, libera concorrenza in un'ottica di gestione liberale dell'economia, cioè tutelando l'impresa privata, ma al contempo l'interesse dei cittadini ad essere raggiunti dal servizio anche nelle aree a fallimento di mercato».

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori delle mozioni Dorina Bianchi ed altri n. 1-00657, Caparini ed altri n. 1-00658, Bergamini e Palese n. 1-00663, Quaranta ed altri n. 1-00664, Bruno Bossio ed altri n. 1-00678, Galgano ed altri n. 1-00681 e Rampelli e Totaro n. 1-00682 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
  Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paolo Nicolò Romano ed altri n. 1-00515, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi è che non riesce a votare ? Misuraca, Tripiedi, Pagano... onorevole Pagano, si metta al suo posto e provi a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato sì  111    
    Hanno votato
no  330).    

  (Il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 24

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00657, come riformulata su proposta del Governo e sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  425   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 353    
    Hanno votato
no   72).    

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che ha votato a favore e che avrebbe voluto votare contro. La deputata Piazzoni ha segnalato che ha votato contro e che avrebbe voluto votare a favore).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caparini ed altri n. 1-00658, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Carfagna, Tripiedi, Capua, D'Agostino, Epifani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  371   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 371).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bergamini e Palese ed altri n. 1-00663, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Berlinghieri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  424   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 352    
    Hanno votato
no   72).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quaranta ed altri n. 1-00664, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Misuraca, Capua, Monchiero, Palazzotto, Taricco, Paola Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  447   
   Votanti  374   
   Astenuti  73   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 374).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bruno Bossio ed altri n. 1-00678, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 25
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  422   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 349    
    Hanno votato
no   73).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galgano ed altri n. 1-00681, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sbrollini, Benamati, Gadda.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti  1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 375    
    Hanno votato
no   70).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli e Totaro ed altri n. 1-00682, come riformulata su proposta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Benamati, Grassi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  426   
   Astenuti  22   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 354    
    Hanno votato
no   72).    

  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, a cui risponderà il Presidente del Consiglio dei ministri, e dalle ore 16 con gli altri punti all'ordine del giorno.

  La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi.

(Iniziative volte a instaurare un confronto tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e le agenzie di stampa in materia di fornitura di servizi giornalistici alle pubbliche amministrazioni a garanzia del pluralismo dell'informazione – n. 3-01192)

  PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01192, concernente iniziative volte a instaurare un confronto tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e le agenzie di stampa in materia di fornitura di servizi giornalistici alle pubbliche amministrazioni a garanzia del pluralismo dell'informazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

Pag. 26

  SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, Presidente del Consiglio, noi apprendiamo che il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri intende modificare radicalmente e in tempi brevi i criteri per l'affidamento dei contratti con le agenzie di stampa. Noi non siamo contrari ad un riordino, anche per contenere le spese, ma chiediamo che questo sia fatto con un confronto con i soggetti interessati e chiediamo criteri e tempi di applicazione che consentano a queste aziende di potersi riorganizzare e, nello stesso tempo, per poter mantenere un pluralismo dell'informazione. Infatti, se le informazioni che abbiamo non sono sbagliate, alcune agenzie rischierebbero di dover chiudere e sono agenzie che fanno un buon lavoro in alcune aree del Paese e in alcuni settori economici.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, onorevole Pizzolante, confermo la volontà del Dipartimento e di Palazzo Chigi di intervenire perché il livello di interventi in questo settore da parte del Governo italiano non ha paragone in nessun Paese al mondo e in nessun Paese europeo. Siamo pronti, quindi, a intervenire, a semplificare e anche ridurre, ma volentieri lo faremo con la massima concertazione e il massimo coinvolgimento perché riteniamo che sia doveroso coinvolgere tutti i soggetti interessati. Ma credo che l'attuale livello di finanziamento per l'editoria sia profondamente da rivedere.

  PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, la ringrazio, io sono soddisfatto della sua risposta. Anche noi pensiamo che occorra razionalizzare e contenere, però prendo atto che lei dice che lo farà nel confronto con i soggetti interessati, con l'obiettivo di stabilire criteri, modalità e tempi che permettano agli stessi soggetti di potersi riorganizzare per non far scomparire imprese e posti di lavoro.

(Iniziative di carattere strutturale per il superamento di tutte le forme di povertà e di esclusione sociale – n. 3-01193)

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01193, concernente iniziative di carattere strutturale per il superamento di tutte le forme di povertà e di esclusione sociale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANNALISA PANNARALE. Presidente, Presidente Renzi, c’è una parola un po’ antica che è tornata prepotente nelle statistiche e che oggi in questo Paese è condizione di vita sempre più diffusa. È la povertà. I dati ISTAT ci raccontano di un ceto medio sempre più vulnerabile e di 10 milioni di poveri relativi, di cui ben un milione 800 mila bambini, e di 6 milioni di poveri assoluti, cioè persone che non hanno nessun mezzo che consenta una vita minimamente dignitosa. La stessa Coldiretti, nel suo recente dossier, ha indicato un aumento esponenziale di persone che sono costrette a chiedere addirittura aiuto per poter mangiare. Più di 4 milioni di vite. Non esiste ripresa economica possibile, Presidente, con una povertà così drammaticamente diffusa. Servirebbero misure strutturali, politiche mirate, durevoli e integrate, che abbiano al centro lavoro, scuole, asili nido, servizi sociali, politiche industriali, dignità delle vite. Servirebbe un piano nazionale di lotta contro la povertà. Questo a noi è assolutamente chiaro; quello che non è chiaro è cosa intenda fare questo Governo davanti a dati così duri.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, gentile deputata, Pag. 27io credo che il Governo abbia ben chiaro il valore drammatico della situazione della povertà in questo momento.
  E sarebbe molto interessante discutere come, in realtà, nel mondo il livello della povertà sia profondamente diminuito in questi anni. Qualche settimana fa, direi qualche mese fa, un'importante rivista economica, forse la bibbia delle riviste economiche, l’Economist, sottolineava come si stesse andando verso la fine della povertà nel mondo per la riduzione di questo problema, per la circoscrizione di questo problema. Ma in realtà nel nostro Paese i dati sono strettamente collegati alla situazione di crisi economica che noi stiamo vivendo. Credo che mai un Governo abbia fatto quello che ha iniziato a fare questo Governo aumentando i denari sul sociale, aumentando gli interventi sul terzo settore, visto non come lo strumento per combattere la povertà, ma come lo strumento per affermare una diversa visione economica, culturale, civile e industriale del nostro Paese. Mai come con questo Governo si è cercato di stabilire la lotta alla povertà con interventi concreti: l'aumento del fondo sul sociale, l'intervento per il terzo settore stesso attraverso la stabilizzazione del 5 per mille.
  Ma, accanto a questo, ci sono due questioni che lascio con due punti, con due titoli per la scarsità di tempo. Primo, lei ha detto molto bene, a mio giudizio, quando ha parlato di più povertà: la prima povertà che dobbiamo combattere è quella culturale, quella educativa. Questo Governo intende anzitutto fare – la risposta alla sua questione – una gigantesca battaglia contro la povertà educativa che sembra in alcuni casi attanagliare il nostro Paese. Il secondo e conclusivo punto: noi abbiamo scelto di intervenire dal punto di vista economico, ma non si interviene con una tantum, cercando di recuperare alla fine. Si interviene con politiche finalizzate alla crescita. Qualcuno anche dalle vostre parti politiche diceva una volta che anche i ricchi piangano. Penso che il vero obiettivo politico di una sinistra riformista è che anche i poveri debbano sorridere attraverso un diverso modello di crescita e attraverso un diverso modello di politica industriale.

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di replicare.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Presidente Renzi, l'ho ascoltata con attenzione e devo dire che l'unico motivo di soddisfazione che possiamo avere è la sua presenza qui, oggi, in Aula. Sono state necessarie molte sollecitazioni da parte del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ma anche della Presidente Boldrini perché lei ci concedesse la presenza nel question time e bene abbiamo fatto a chiedere il confronto e ad interrogarla perché la sua risposta oggi, al di là dell'eloquio sempre abbastanza fluido, è assolutamente priva di qualunque elemento concreto. E un elemento concreto glielo poniamo ad esempio: perché non ha esteso le 80 euro, Presidente Renzi ? Si ricorda ? Era il 23 maggio, aveva fatto questa promessa, mancavano due giorni alle elezioni europee. Siamo arrivati al disegno di legge di stabilità, avete ridotto le tasse alle imprese e avete tagliato ben 6 miliardi di euro alle regioni e ai comuni, non avete esteso la platea dei beneficiari delle 80 euro nonostante lo stesso presidente dell'ISTAT ci dica che due terzi di questi beneficiari appartengono a famiglie che hanno redditi medio-alti. Quindici milioni di pensionati, cioè le fasce più povere, continuano ad essere escluse dalla percezione del reddito e ci sono anche numerosi milioni di lavoratori, quelli che sono in maggiori condizioni di disagio, che continuano a non poter percepire questa misura. Avreste potuto farlo e non lo avete fatto. Avevamo persino proposto un emendamento al disegno di legge di stabilità che provasse a regolare l'accesso a questo bonus sulla base del reddito familiare e ce lo avete bocciato così come fate sempre, questo Governo e questa maggioranza, quando si tratta di emendamenti che sono dalla parte della giustizia sociale e dei diritti dei lavoratori.
  Presidente Renzi, cominci a fare una cosa, cominci a fare seriamente una lotta Pag. 28alla povertà, alla disoccupazione e all'esclusione sociale e magari la smetta di fare la lotta ai poveri, ai precari, ai pensionati e ad ogni idea di futuro per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Orientamenti in merito al piano di investimenti proposto dalla Commissione europea e alle iniziative per superare la crisi, con particolare riferimento alle politiche economiche adottate dal Governo tedesco – n. 3-01194)

  PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01194 concernente orientamenti in merito al piano di investimenti proposto dalla Commissione europea e alle iniziative per superare la crisi, con particolare riferimento alle politiche economiche adottate dal Governo tedesco (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente, grazie signor Presidente del Consiglio, il 16 di questo mese ci sarà l'ultimo Consiglio europeo e lei verrà poco prima, in quest'Aula, a sentire il parere del Parlamento. Io le vorrei anticipare la nostra opinione e le vorrei fare anche una proposta.
  La nostra opinione è quella di denunciare la presa in giro del piano Juncker dei 315 miliardi di euro di investimenti. È una presa in giro, basata sul nulla, con un riciclaggio di poche risorse e con l'acquisizione delle risorse private, che a nulla serviranno per quanto riguarda il rilancio degli investimenti in Europa. Ma, soprattutto, signor Presidente, è questa la proposta che le faccio: di avere un consenso pieno da parte di quest'Aula per la soluzione dei problemi dell'Europa.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RENATO BRUNETTA. E la soluzione passa non nel sangue, sudore e lacrime o nei compiti a casa o nel mantenimento dei vincoli, quanto nella reflazione della Germania: vale a dire, la Germania spenda quel 7 per cento di surplus della bilancia dei pagamenti, che è il vero squilibrio nella struttura dell'euro, oggi, in questo momento. La reflazione della Germania: la Germania faccia da locomotiva per l'Europa, superando le sue miopie e suoi egoismi. Grazie, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevole Brunetta, condividiamo il principio che la Commissione europea ha già espresso con le specifiche raccomandazioni alla Germania di sollecitare affinché possa ridurre i propri squilibri macroeconomici. Come capogruppo, il presidente Brunetta sa che questa è materia di competenza della Commissione: dal nostro punto di vista, faremo di tutto perché si vada nella direzione che egli ha indicato, al di là dei toni che ha utilizzato rispetto all'egoismo o agli aggettivi che ha utilizzato per la Germania.
  Certo, sono molteplici le considerazioni che nel suo intervento il presidente Brunetta ha posto: sicuramente non mancherà l'occasione, nel corso della seduta del 16 di dicembre, di discutere il rispetto ai temi del Consiglio europeo. Noi non pensiamo che il piano Juncker possa essere etichettabile come lo ha etichettato il capogruppo Brunetta: pensiamo che sia un primo segno di inversione della direzione e un segno di cambiamento di marcia, un segno di direzione diversa. Ancora non sufficiente, ancora per noi timido, ma un primo passo.
  Quanto alle considerazioni che il capogruppo Brunetta ha fatto nel suo testo scritto – non so se posso rispondere anche al testo scritto, immagino di sì – circa le parole utilizzate sul ruolo della Commissione europea, segnalo soltanto che la situazione nella quale ci troviamo a livello della Commissione europea è una situazione che risale a molti anni fa: Brunetta Pag. 29dice nel 2008. È una Commissione europea che era stata scelta dal Governo di cui egli faceva parte e che ha visto il Presidente di quella Commissione confermato da un Governo con la stessa guida del leader del partito a cui appartiene il presidente Brunetta.
  Dunque, se vogliamo discutere del passato, siamo disponibili a farlo, siamo disponibili a fare tutte le valutazioni sul passato del lavoro europeo. La differenza tra noi e voi, onorevole Brunetta, è che a voi tocca oggi analizzare questi problemi, dopo averli, per molti aspetti, causati con l'azione del vostro Governo; a noi tocca risolverli, e lo faremo anche per voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di replicare.

  RENATO BRUNETTA. Vede, signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo governato e governato tre anni e mezzo nell'ultima fase, abbiamo subito una speculazione finanziaria e abbiamo subito una speculazione politica, senza alcuna solidarietà. Abbiamo dimostrato, con i Governi Monti, Letta e anche, in parte, con il suo Governo, di essere responsabili: altrettanta responsabilità non l'ho sentita nelle sue parole nella sua risposta al mio quesito.
  Io guardo al futuro e, per quanto riguarda il futuro, guardo all'impotenza della Presidenza del suo semestre. Lei, nel suo semestre, si è rivelato impotente per quanto riguarda la sua politica economica, tutta tesa a far giustificare una politica economica sbagliata del suo Governo e senza chiedere all'Europa la soluzione dei problemi dell'intera Eurozona e dell'intera Europa. Vede, non basta accontentarsi del piano Juncker che, come dice l'ex Ministro Visco, è una presa in giro: 21 miliardi freschi, con un moltiplicatore di 15, per avere i 315 miliardi a disposizione.
  Non è neanche un buon inizio, è semplicemente una presa in giro. Per quanto riguarda la reflazione della Germania, batta i pugni sul tavolo, se ne è capace, signor Presidente del Consiglio. Se ne è capace, con la Germania, per la sua reflazione, perché limiti, elimini lo squilibrio, l'asimmetria tra i suoi comportamenti, vale a dire l'egoismo nell'avere un surplus dello sfruttare la moneta unica rispetto a quello che impone agli altri Paesi. Non è guardando indietro, signor Presidente del Consiglio, e agli aberranti comportamenti, anche del Partito cui lei oggi fa parte e che lei guida, nei confronti di quella crisi e nei confronti di quella speculazione finanziaria. La storia dimostrerà chi ha fatto bene e chi semplicemente ha sfruttato una speculazione finanziaria per arrivare al potere, malamente, come è arrivato lei.
  Grazie, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a promuovere la concorrenza, con particolare riferimento ai contenuti e ai tempi di presentazione del relativo disegno di legge annuale – n. 3-01195)

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01195 concernente iniziative volte a promuovere la concorrenza, con particolare riferimento ai contenuti e ai tempi di presentazione del relativo disegno di legge annuale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, noi abbiamo presentato questa interrogazione in quanto è noto che l'Italia è, secondo tutti gli studi, forse l'ultimo Paese in Europa quanto a concorrenza e a liberalizzazione dei mercati. È una situazione che, tutti dicono, ogni studio che è stato fatto, ci costa numerosissimi punti di PIL; è una situazione che ci è stata contestata dall'Unione europea più volte. Dall'Autorità antitrust sono state fatte, nella sua relazione, a luglio, le richieste di intervento. Si doveva Pag. 30presentare il disegno di legge sulla concorrenza entro 60 giorni, non è ancora arrivato.
  Vorremmo chiedere al Governo, da un lato, quando arriverà il provvedimento, dall'altro, su quali settori intenda intervenire, con particolare riferimento a energia, carburanti, assicurazioni e ordini; e se siano previsti interventi in questi campi.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevole Mazziotti Di Celso, onorevoli tutti, leggo dalla sua interrogazione il passaggio sulla raccomandazione del Consiglio europeo del 2 giugno 2014, dove, al punto 7, si invita espressamente il Paese a promuovere l'apertura del mercato e rimuovere gli ostacoli rimanenti e le restrizioni alla concorrenza nei servizi professionali, servizi pubblici locali e assicurazioni, distribuzione carburanti, commercio al dettaglio, servizi postali, efficienza degli appalti pubblici con semplificazione della procedura e uso degli appalti elettronici, razionalizzazione delle centrali d'acquisto e garanzia della corretta applicazione delle regole relative alle fasi precedenti e successive all'aggiudicazione. Lo dico per risponderle e per dirle che noi consideriamo questo una priorità. Abbiamo però una necessità di scandire con grande attenzione i tempi.
  Questo Parlamento – voi ne siete testimoni e protagonisti – sta affrontando riforme straordinariamente significative e rilevanti nella storia del nostro Paese. Checché se ne dica fuori da qui, questo Parlamento sta discutendo – e ormai è nella fase conclusiva della discussione –, nell'altro ramo del Parlamento, la riforma del mercato del lavoro, siete in fase di discussione della riforma costituzionale, della riforma della legge elettorale, sta per arrivare la grande questione educativa della scuola, e già è incardinata la discussione sulla pubblica amministrazione e la riforma della giustizia. Dunque vorrei evitare che ci fosse un eccesso di provvedimenti e le do dei tempi per essere credibile rispetto alla sua domanda. Nel 2015 noi affronteremo anche il tema delle liberalizzazioni nel suo complesso, con riferimento specifico a ciò che lei ha detto. E le dico che le priorità immediate sulle quali già siamo partiti, non attraverso un unico provvedimento di testo, ma attraverso una più ampia serie di iniziative, sono innanzitutto i servizi pubblici locali – partendo dall'incredibile nugolo di società municipalizzate che, a nostro giudizio, sono una vergogna inaccettabile – attraverso la semplificazione delle procedure degli appalti, degli appalti pubblici, e attraverso la razionalizzazione delle centrali di acquisto. Il resto è all'interno di una misura ad hoc che sarà presentata al Parlamento una volta che il Parlamento, non voglio dire avrà smaltito, perché sembrerebbe offensivo nei vostri conforti, ma avrà avuto la possibilità di procedere sulle misure di cui abbiamo parlato prima. Questa legislatura è la grande legislatura delle riforme, anche in questo settore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia)

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di replicare.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, signor Presidente del Consiglio, naturalmente sono soddisfatto del fatto che si preveda l'arrivo del disegno di legge sulla concorrenza, che sarà fatto nuovo, perché nelle ultime legislature, negli ultimi anni, non è arrivato.
  Vorrei dire che ci sono alcuni settori, in particolare quello dei servizi pubblici locali e delle municipalizzate, dove apprezziamo molto l'intervento; in realtà, noi abbiamo fatto delle proposte già in questa legge di stabilità per chiudere, soprattutto, le società vuote della pubblica amministrazione che sono migliaia; avremmo voluto che il Governo accettasse questa impostazione e contiamo ancora sul fatto che venga accolta al Senato. Vorrei dire anche al Presidente del Consiglio che siamo consapevoli che tutte queste riforme si possono Pag. 31accavallare. Noi siamo stati i primi alleati e forse i più unanimi nel sostenere il Jobs act e molte altre riforme; lo saremo ancora di più sulle liberalizzazioni e sulla concorrenza perché siamo consapevoli che le resistenze ci saranno sia da sinistra all'interno del PD sia – ed è paradossale – dalla destra, che ha contestato la situazione economica italiana e che di liberalizzazione, in 20 anni, non ne ha fatta neanche una (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

(Iniziative, anche in sede europea, per il sostegno dell'industria siderurgica e dell'occupazione nelle aree del Mezzogiorno – n. 3-01196)

  PRESIDENTE. Il deputato Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01196 concernente iniziative, anche in sede europea, per il sostegno dell'industria siderurgica e dell'occupazione nelle aree del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PINO PISICCHIO. Grazie Presidente Boldrini, signor Presidente Renzi, recentemente lei ha rilevato in una sede istituzionale la stridente incongruenza del nostro Paese che paga 20 miliardi per il sostegno all'Europa, riuscendo a spendere solo la metà di quella cifra in fondi europei. La ragione è spesso, ma non sempre, da ricercare nell'incapacità di spese e di adeguata progettazione da parte delle regioni, non c’è dubbio. Ciò detto, però resta il problema della disponibilità delle risorse per finanziare lo sviluppo, partendo, come recentemente ha detto lei stesso, dal sud, dall'industria siderurgica e dall'ILVA.
  Allora, se è giusto stimolare le regioni meridionali ad evitare ogni colpevole spreco dei fondi europei, è anche opportuno destinare ciò che viene oggi dirottato dal cofinanziamento dal sud verso le assunzioni all'occupazione nel Mezzogiorno. La domanda è signor Presidente: se il Governo intende assumere impegni in questa direzione.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevole Pisicchio, onorevoli deputati, noi pensiamo che ci siano due Italie in termini di occupazione e anche in termini di risultati economici e quindi il Mezzogiorno come priorità parte, innanzitutto, dalla lotta alla disoccupazione giovanile e, devo dire, non soltanto giovanile. Quindi, la risposta alla sua domanda, onorevole Pisicchio, è sicuramente affermativa. Si tratta naturalmente di disciplinare e dettagliarne i contorni e definirne le modalità attuative.
  Lei fa riferimento, nella sua domanda, ad esempio a possibili interventi statali sul piano dell'industria siderurgica. C’è un'altra domanda che verrà fatta dopo dal capogruppo Speranza su questo tema ma non posso che sottolineare come la centralità dell'impresa siderurgica per noi è cruciale e oggi lasciate che ci sia la soddisfazione anche del Governo, oltre che del Parlamento, perché da qualche minuto si è chiusa la vicenda Ast a Terni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Ma è chiaro che, se siamo nelle condizioni di immaginare un rilancio per il nostro Paese, siamo nelle condizioni anche di utilizzare strumenti che potremmo definire non convenzionali. Potrei dirle che, per salvare l'occupazione in Italia, siamo pronti a fare qualunque cosa sia necessario fare e, di conseguenza, l'impegno che noi assumiamo è quello di utilizzare meglio i denari europei. Non è un problema oggi di rinvenire le risorse nel budget di cofinanziamento; il problema è come le spendiamo e, troppo spesso, la divisione in mille rivoli delle risorse europee è stata, nel corso degli anni, il vero problema che il nostro Paese ha avuto. Quindi, disponibilità totale a discutere nel merito e a recuperare e a rinvenire le risorse necessarie ma, prima, ci sia un piano strategico che non sia soltanto una montagna, una risma di documenti ma sia una cosa Pag. 32concreta che possa entrare nel cuore delle persone e nella vita delle famiglie, soprattutto del Mezzogiorno, tristemente falcidiate dal dramma della disoccupazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

  PINO PISICCHIO. Grazie Presidente, prendo atto volentieri delle sue affermazioni. Il fatto è che il sud, da troppo tempo, è diventata una parola desueta nell'alfabeto della politica e, mi consentirà, dei Governi, quindi il fatto che lei lo rievochi non può che fare piacere a me, uomo del sud ma credo a moltissimi dei colleghi che sono presenti in questa Aula.
  La riduzione del cofinanziamento per i fondi europei nelle aree del sud potrebbe significare però colpire settori decisivi per lo sviluppo, come l'ambiente, la cultura, la competitività delle piccole e medie imprese, i trasporti, i rischi sismici e idrogeologici, la stessa messa in sicurezza delle scuole. È vero che il meridione talvolta smarrisce le sue virtù nella spesa dei fondi europei, ma va ricordato pure che vi sono regioni, come la Puglia e la Basilicata, che si sono mostrate più virtuose di altre del nord, con l'utilizzo del 70 per cento delle loro possibilità. Io credo, signor Presidente, che lei abbia individuato la giusta prospettiva quando ha posto sul tavolo europeo la questione sociale, la questione del lavoro e la sua anteriorità rispetto ad una certa austerità accigliata dei rigoristi ad ogni costo e credo che una conseguenza concreta di quella sua azione sia stata la scelta del Governo di impegnarsi direttamente, per esempio nella questione dell'ILVA a cui faceva riferimento, e anche alle altre questioni che ha evocato nel suo intervento, ma credo che possa essere coerente con questa impostazione – vado a concludere – un approccio che tenda a restituire al sud, dove il 61 per cento dei giovani è disoccupato, le risorse del cofinanziamento sotto forma di occupazione, vincolando appunto quel budget alle aree meridionali cui era in origine destinato.

(Iniziative per l'abrogazione delle norme in materia pensionistica contenute nell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 – n. 3-01197)

  PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01197, concernente iniziative per l'abrogazione delle norme in materia pensionistica contenute nell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Presidente del Consiglio, come sa meglio di me, durante il Governo Monti, precisamente con il decreto «salva Italia», il Ministro Fornero ha introdotto quella – dal nostro punto di vista drammatica – riforma delle pensioni che ha colpito in modo durissimo i nostri cittadini; le ricordo, fra tutti, il problema degli esodati, problema che il suo Governo, precisamente nella seduta del 24 giugno 2014 della Commissione lavoro, si era impegnato a risolvere in maniera strutturale, ma non l'ha fatto; le ricordo il problema del personale della scuola, i cosiddetti esodati della scuola, «quota 96», altro impegno sul quale il suo Governo purtroppo è venuto meno; le ricordo i lavoratori che svolgono mansioni usuranti, i quali sono stati anche loro colpiti dalla riforma delle pensioni Fornero; infine – motivo anche principale – riforma che ha colpito e ha contribuito a far salire in modo drammatico la percentuale dei disoccupati giovani. Anche lei, sono convinto, perfino lei possa capire che, in un momento di contrazione economica, andare a bloccare il ricambio generazionale nei posti di lavoro significa aumentare la disoccupazione. Le chiedo quindi se il suo Governo ha intenzione di intervenire al fine di abrogare, in modo definitivo, quella riforma e tornare al regime previgente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

Pag. 33

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, gentili deputati, credo che se persino io posso capire l'importante nesso che esiste tra l'innalzamento dell'età pensionabile e la disoccupazione, immagino che persino lei, deputato della Lega, possa ricordare che è stato il Ministro del welfare Roberto Maroni ad intervenire per primo, in modo significativo, innalzando l'età pensionabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), aprendo peraltro con il Governo successivo una discussione che trovo anche particolarmente interessante. Si figuri che, nella mia onestà intellettuale, io ho ritenuto un errore la scelta del mio schieramento di abolire lo scalone di Maroni perché credo che l'onestà intellettuale non faccia difetto a nessuno di noi qui dentro, o persino a voi, chi lo sa. Nel merito, vorrei ricordarle che un emendamento particolare alla legge di stabilità per il 2015, approvato dalla Commissione bilancio della Camera con il parere favorevole del Governo, ha previsto l'eliminazione delle penalizzazioni previste dalla Fornero per l'accesso alla pensione anticipata per coloro che matureranno la pensione entro la data del 31 dicembre 2017. Per tutte le altre penalizzazioni previste ricordo che anche di recente Governo e Parlamento hanno provveduto più volte ad estendere il numero dei casi di deroga dal meccanismo di penalizzazione in relazione a fattispecie di particolare interesse sociale. Le ricordo infine che la V Commissione della Camera ha approvato un emendamento del Governo alla legge di stabilità per il 2015, emendamento del Governo, che prevede che l'importo della pensione non può comunque essere superiore a quello che sarebbe stato erogato con il vecchio sistema retributivo.
  Questo limite si applica ai trattamenti pensionistici compresi quelli liquidati in passato, con effetto a decorrere dal 1o gennaio 2015. Capisco che questa cosa un po’ vi danneggi perché tanta parte della vostra retorica e della vostra polemica sui media in queste settimane era proprio legata a questo, ma, per consentirvi un maggior utilizzo della vostra abilità retorica, le lascio, deputato Fedriga, tutto l'elenco delle iniziative rivolte da questo Governo nei confronti del mondo delle pensioni e aggiungo – e chiudo – un unico elemento: ci sono vari modi per relazionarsi ai cittadini. Credo che mai come in questo momento sia chiaro che, da una parte, quella dello schieramento a cui lei appartiene, che magistralmente conduce in questa discussione alla Camera, c’è il gruppo di quelli che puntano sull'alimentare la rabbia, la tensione, la paura e la preoccupazione, a dare messaggi che siano messaggi di terrore rispetto al futuro e chi, consapevole della quantità dei problemi, cerca invece di raccontare agli italiani la verità e cioè che, se ce la mettiamo tutta, le cose possono cambiare. Oggi, l'età media degli italiani è cresciuta; di conseguenza, si sono fatti degli interventi con Maroni e la Fornero per innalzare l'età pensionabile. Siamo sempre pronti a discutere e a parlare di tutti, ma senza cercare di fare terrorismo mediatico e demagogia pura che, alla fine, si ritorce contro chi la fa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di replicare.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Presidente, avevo detto che perfino lei forse avrebbe capito il dramma della riforma Fornero, ma purtroppo mi ero illuso: mi ero illuso che lei potesse capire i drammi che stanno vivendo i cittadini. Ogni volta che qualcuno la contesta, lei dice che alimenta rabbia e terrore: la rabbia e il terrore, Presidente, li alimentano le balle che lei continua a raccontare e le risposte che non riesce a dare al Paese.
  Io le ricordo i dati che non le racconta la Lega, ma dicono tutti gli istituti di ricerca di questo Paese: con il suo Governo è salita la disoccupazione (siamo al 13,2 per cento, il massimo storico dal 1977); con il suo Governo è salito il debito pubblico, con il suo Governo è aumentato Pag. 34il numero delle imprese che chiudono e falliscono. Questa è la rabbia e il terrore che c’è tra i cittadini, è quella che noi vogliamo puntare a risolvere, dando delle risposte concrete e non qualche slide, con qualche termine temporale, che regolarmente non viene rispettato, e progetti che regolarmente non affrontano e non risolvono il problema.
  Lei continua a raccontarci che ha diminuito di 18 miliardi le tasse. Questa è l'ennesima balla che lei ci racconta, Presidente, perché lei è riuscito ad aumentare – poche volte nella storia è accaduto, forse Monti l'ha fatto – in modo retroattivo le tasse sull'IRAP che lei stesso aveva diminuito sei mesi fa.
  Lei è il Presidente del Consiglio di quel Governo che spende 12 miliardi all'anno per finanziare l'immigrazione clandestina; lei è il Presidente del Consiglio di quel Governo che, nella giornata di ieri, ha votato la depenalizzazione dei reati che sono obiettivamente di allarme sociale. È questo che crea allarme e paura tra i cittadini: non avere la sicurezza, non avere un futuro per il domani, non avere un lavoro, non avere delle vere risorse che vengono messe a loro disposizione. E allora concludo il mio intervento, auspicando con il massimo spirito costruttivo che forse lei metta un po’ da parte la sua arroganza e guardi con più attenzione ai problemi veri che vivono i cittadini perché non si vince, avendo ragione o facendo lo sbruffone in un dibattito alla Camera o in televisione; si vince, dando una risposta ai cittadini che vivono la crisi economico-occupazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Chiarimenti in merito alle scelte del Governo correlate ai cosiddetti accordi di garanzia bilaterale relativi a operazioni in strumenti derivati – n. 3-01198)

  PRESIDENTE. Il deputato Pesco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cecconi n. 3-01198, concernente chiarimenti in merito alle scelte del Governo correlate ai cosiddetti accordi di garanzia bilaterale relativi a operazioni in strumenti derivati (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente. Presidente Renzi, l'anno scorso è stato emanato un decreto con il quale sono stati regalati 7,5 miliardi alle banche. Ci verrebbe da dire che il Governo cambia, ma il lupo perde il pelo, ma non il vizio, perché anche quest'anno nella legge di stabilità è stato previsto un articolo che secondo noi regalerà altre risorse alle banche private. Questo articolo è l'ex articolo 33, che prevede che lo Stato potrà stipulare garanzie sui contratti derivati stipulati in passato. Ebbene, si tratta di 160 miliardi di contratti derivati, le cui garanzie potrebbero arrivare a otto o dieci miliardi – e di questo le chiediamo conferma – otto o dieci miliardi, che verranno impegnati non per vantaggi per i cittadini, ma per i vantaggi delle solite banche private, che vedranno rivalutati i loro conti correnti per questa ingente cifra, cifra che non verrà utilizzata per il reddito di cittadinanza o per la lotta alla povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, lei perdonerà la mia scarsa abitudine alle domande e alla presenza parlamentare perché in questo momento, ad esempio, non ho capito qual è la domanda. Ho sentito un brillante intervento, ma senza capire quale fosse la domanda. Se ho capito bene, c’è un riferimento all'operazione relativa alla Banca d'Italia dello scorso anno. Non è stato emanato un decreto, è stata votata una legge da questo Parlamento. Segnalo all'interrogante o al relatore, perché definirlo «interrogante» non vorrei che suonasse offensivo, che si è trattato di un provvedimento sul quale il nostro Governo tre mesi dopo ha provveduto Pag. 35a recuperare qualcosa come 1,8 miliardi di prelievo fiscale, che nel dibattito era sfuggito anche a voi, deputati del MoVimento 5 Stelle, e che ha costituito la base attraverso la quale abbiamo fatto l'operazione «80 euro», che segnatamente vedo riscuote un successo maggiore di quello che immaginavo, sentendo altre interrogazioni testé rivolteci.
  Nella sostanza del provvedimento cui l'interrogante non interrogante fa riferimento, credo che ci si riferisca al grande tema dei derivati. Il Tesoro è autorizzato a stipulare accordi di garanzia bilaterale in relazione alle operazioni di strumenti derivati. Da sindaco ho combattuto e ho portato di fronte ai tribunali realtà che erano ricorse a strumenti derivati o, meglio, che ci avevano proposto, che avevano proposto ai miei predecessori derivati. Quindi, sono ben consapevole della complessità di questo grande tema. È un tema che va affrontato e risolto, perché si tratta di obbligazioni prese nel passato. Quanto al fatto di questi denari, che sono del tutto teorici, essendo questa semplicemente una possibilità per il Tesoro di procedere a stipulare idonei accordi di garanzia bilaterale, che comunque saranno disciplinati con decreto del Ministro, credo che, qualora anche vi fossero, soltanto con un ardito gioco della mente ciò porti a correlarsi al grande tema della povertà.
  Ricordo all'interrogante non interrogante che questo Governo è il Governo che ha messo più denari di tutti sul sociale, questo Governo è il Governo che ha messo più denari di tutti per la lotta alla povertà e questo Governo è un Governo che, a differenza di altri, pensa che non ci sia la decrescita felice, che la decrescita sia un problema e combatte perché si torni a crescere, creando occupazione e creando ricchezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Il deputato Francesco Cariello, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie Presidente. Presidente Renzi, quando si parla di derivati – e qui ci sono i cittadini che ci ascoltano – la vigilanza si è sempre dimostrata del tutto inadeguata, come inadeguata è stata la sua risposta, della quale ci riteniamo del tutto insoddisfatti.
  C'era solo una cosa che ci poteva fare ritenere soddisfatti: la cancellazione della norma nella legge di stabilità. Era questo, un suo impegno in questo senso, perché questo Paese non ha bisogno di dare garanzie alle banche che hanno scommesso sul default del nostro Paese. È questo il punto focale che dobbiamo spiegare ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Lei rischia, con questa norma, lei, con tutto il suo Governo, di portare questa legge di stabilità al pari del famoso divorzio tra il Ministero del tesoro e la Banca d'Italia. Un cambio epocale, che ha una portata molto superiore anche a quello del divorzio tra il potere monetario e il potere economico. Qui, addirittura, siamo andati a privilegiare il potere monetario rispetto a quello economico. È questo quello di cui si sta tacciando il suo Governo. Quindi, a nostro avviso, l'unica cosa che questo Governo può fare è rivedere, grazie al bicameralismo, quella norma al Senato, perché anche a questo serve il bicameralismo, a fare un approfondimento, a sentire un po’ gli esperti del settore che hanno criticato tutti quella norma.
  Quindi, se proprio vuole impegnarsi, si impegni in quelle che sono le priorità che il nostro gruppo parlamentare ha messo nella legge di stabilità e non nel regalare, ancora una volta, agli speculatori finanziari la possibilità di intascare soldi. Infatti, ricordiamo ai cittadini – ed entriamo nel merito dei derivati – che questo Governo ha posto la garanzia dei propri conti, i conti della tesoreria, nelle tasche degli speculatori finanziari. In caso di default di questo Paese, gli speculatori finanziari potranno riscuotere quei conti. Quindi, diventano dei creditori privilegiati rispetto a chi addirittura detiene il debito, cioè i cittadini italiani.
  Ebbene, questo Governo ancora una volta è forte con i deboli e debole con i poteri forti, come sta avvenendo oggi contro Pag. 36i manifestanti nella manifestazione nei confronti del Jobs Act, dove li carichiamo, dove carichiamo la gente che protesta contro i vostri scempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO CARIELLO. Quindi, guardiamo al contenuto e la prossima volta venga più preparato su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative in ordine alla politica industriale del Governo – n. 3-01199)

  PRESIDENTE. Il deputato Taranto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Speranza n. 3-01199, concernente elementi e iniziative in ordine alla politica industriale del Governo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  LUIGI TARANTO. Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, gli anni della grande crisi e la lunga recessione hanno profondamente inciso sul tessuto industriale europeo ed italiano, ma è pur vero che, ad esempio, nel 2014 il surplus manifatturiero italiano si approssima alla quota record di 100 miliardi di euro e, secondo i recenti dati diffusi dall'Agenzia europea per i brevetti e i marchi, nel nostro Paese ben il 27 per cento dell'occupazione ed il 40 per cento del prodotto interno lordo sarebbero generati da imprese altamente innovative.
  Alle difficoltà indubbie dell'apparato industriale italiano il Governo ha fin qui reagito mettendo in campo, sul piano macroeconomico, una più efficace interazione tra riforme strutturali e politiche di bilancio e, sul piano delle politiche industriali, perseguendo gli assi europei della maggiore innovazione, della maggiore semplificazione e del più agevole accesso ai fattori della produzione, ma soprattutto – e ne è testimonianza anche il concreto lavoro dei tavoli di crisi – è la collaborazione tra pubblico e privato, secondo il rapporto pragmatico tra il principio dello stato necessario e del mercato possibile, che emerge come tratto metodologico distintivo delle nuove politiche industriali.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI TARANTO. Anche con riferimento alle vicende che stanno interessando il caso Ilva, le chiediamo dunque, signor Presidente, quali siano, ad avviso del Governo italiano, i contenuti salienti di un possibile industrial compact del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputati, le componenti industriali sono innanzitutto una riduzione della pressione fiscale sulle imprese, la possibilità di intervenire semplificando le regole del gioco attraverso un processo di riforme che è quello che conosciamo e poi intervenire individuando con chiarezza le linee strategiche della politica industriale dei prossimi anni, attività che talvolta è mancata nel corso degli anni passati. Questo ha comportato una attenzione del Governo nell'intervenire in tante parti d'Italia, da Alitalia a Electrolux, dalla raffineria di Gela dell'ENI, fino alla Ferriera di Trieste, dalla Cevital che nelle prossime ore firmerà per Piombino fino al recente – questione di minuti – accordo di Terni, e porta ovviamente il Governo ad essere impegnato in prima linea con grande determinazione e a consentire a quelle imprese, a quelle lavoratrici e a quei lavoratori che hanno voglia, possibilità, coraggio e determinazione per farlo, di rimettere in piedi l'economia, le imprese e le aziende italiane, nonostante i tanti segnali di protesta e di prevaricazione che talvolta vengono da fuori.
  Però, è del tutto evidente che in un piano industriale dei prossimi anni dobbiamo Pag. 37affrontare – questa è la tesi del Governo – le partite senza uno sguardo ideologico. Ecco il motivo per il quale sulla vicenda di Taranto e di Ilva – dico Taranto e Ilva perché Taranto è anche il suo porto, perché Taranto è anche il collegamento con la Basilicata e con gli investimenti nel settore dell'Oil & Gas, perché Taranto è la sua straordinaria realtà culturale, perché Taranto è anche, e lo sottolineo, il bellissimo valore associativo e culturale di quella città – noi abbiamo preso in considerazione – e lo facciamo e lo faremo nelle prossime ore – tutti i tipi di soluzione: dalla possibilità di un investimento o di investimenti privati internazionali e nazionali anche alla possibilità, per un certo periodo di tempo, di un intervento pubblico che consenta di affrontare le questioni ambientali e, contemporaneamente, di tornare sul mercato una volta che quell'azienda torni ad essere, come ha tutte le condizioni per essere, un'azienda leader in Europa.
  Dunque, gli elementi costitutivi dell’industrial compact per l'Italia sono: l'abbassamento della pressione fiscale, le regole del gioco burocratiche, la riforma del mercato del lavoro e, contemporaneamente, un investimento forte e credibile in alcuni settori che, a nostro giudizio, sono strategici e che non abbandoneremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Il deputato Benamati, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, noi siamo ampiamente soddisfatti dalla risposta del Presidente del Consiglio alla nostra interrogazione. Siamo soddisfatti per due ragioni principali, perché c’è stata una risposta di merito precisa sulle situazioni di difficoltà che noi rappresentavamo nella nostra interrogazione: il sistema dell'acciaio e dell'Ilva di Taranto, l'AST, le questioni relative all'Alitalia. Ma siamo, altresì, molto soddisfatti, perché nelle parole del Presidente del Consiglio si iniziano a dispiegare quelle linee di politica industriale che da troppo tempo sono assenti nel nostro Paese, una delle tante riforme che servirebbero.
  Cogliamo, quindi, la volontà del Governo di considerare l'industria e la manifattura centrali nel futuro del Paese, con un ruolo dello Stato, come è stato richiamato su Ilva, che non è quello del semplice regolatore, a cui ci avevano abituato alcuni Governi recentemente passati, non è quello dello Stato imprenditore, ma è quello dello Stato promotore che assiste ed aiuta lo sviluppo delle imprese, e la volontà di giocare un ruolo di primo piano nella realizzazione di un european industrial compact per i prossimi anni che veda il 20 per cento del PIL, nel 2020, prodotto dalla manifattura.
  Noi apprezziamo la capacità di scelta che il Governo ha, apprezziamo le misure attive che sono state messe in campo sul credito, sul fisco (richiamo qui sul fisco aziendale, la riduzione dell'IRAP che è una delle più grandi riduzioni fiscali degli ultimi anni), il proficuo lavoro che è stato svolto in Parlamento sul disegno di legge di stabilità da parte della maggioranza, d'accordo con il Governo, il rifinanziamento della Sabatini, il finanziamento per il sostegno all’export, i finanziamenti addizionali per l'industria spaziale, le misure di sistema che il Presidente ha richiamato, le riforme del mercato del lavoro, le riforme infrastrutturali, la formazione, la burocrazia, e la ricerca. Queste sono le parole del Presidente del Consiglio, su questo noi siamo ampiamente soddisfatti, e può contare, lungo questo percorso, sul sopporto molto forte e molto convinto del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Governo in merito all'espansione dell'Isis in territorio libico – n. 3-01200)

  PRESIDENTE. Il deputato Marazziti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01200, concernente orientamenti del Governo in merito all'espansione dell'Isis Pag. 38in territorio libico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIO MARAZZITI. Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, la crisi che in tutto il Medio Oriente, nel nord del Mediterraneo, attraversa quei Paesi a causa dell'offensiva del cosiddetto, sedicente, Stato islamico Isis, o Daesh, che sta cercando di riscrivere i confini in quell'area, ha, in realtà, fatto dei passi avanti anche in Libia.
  La Libia è un Paese a rischio di implosione: c’è una città nella Cirenaica, nella Libia dell'est, che è passata sotto il controllo di Daesh e dove è stato dichiarato il Califfato a causa dell'iniziativa dello sceicco yemenita Mohammed Abdullah che ha alzato la bandiera nera su una città di ottantamila abitanti.
  Ora è necessario fare qualcosa. Cosa sta facendo (sappiamo che l'Italia ha come priorità un'iniziativa per la Libia) per monitorare quella situazione e per prendere al più presto delle iniziative che possano favorire una soluzione positiva ?

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il deputato Marazziti ha per esperienza personale, e per formazione culturale, una straordinaria attenzione a questi temi. Non gli sarà sfuggito, dunque, anzi spesso ce l'ha ricordato in altra veste, come quello che stiamo vivendo è un tornante della storia, per utilizzare parole reciprocamente care, particolarmente delicato e difficile. È un tornante della storia che sta vedendo una trasformazione di cui i libri scriveranno. Oggi, più semplicemente, Financial Times, a pagina 7, sottolinea come l'idealista della Primavera araba muore combattendo per Isis.
  Ricorda, cioè, come colui il quale – è il riferimento ad una storia concreta – tre anni fa stava in prima fila e in prima linea a combattere, perché la Primavera araba fosse un elemento di cambiamento strutturale radicale nel Mediterraneo, e non solo, ha finito con l'andare ad ingrossare le file dei combattenti terroristi per lo Stato islamico.
  Cosa sta accadendo ? Sarà, io credo, la storia a scrivere parole e pagine importanti su questo. Ma siamo di fronte ad un sommovimento che dovrebbe farci riflettere e io la ringrazio per la sua interrogazione.
  Nel merito, molto sinteticamente, la Libia vive una fase di difficoltà straordinaria: ancora stamattina bombardamenti. Questa mattina il Ministro Gentiloni, con il Segretario di Stato Kerry, con l'Alto rappresentante Mogherini e con altre importanti realtà istituzionali degli altri Paesi, si è incontrato al lato di un incontro NATO. La preoccupazione che noi abbiamo è che la Libia possa divenire l’hub del terrorismo internazionale e, quindi, ogni tipo di iniziativa, alla quale stiamo dando vita, intende facilitare ed agevolare, per quanto possibile, il sempre più difficile dialogo tra le rispettive fazioni, mantenendo ancora aperto per il momento il presidio della nostra ambasciata, come simbolo di questo desiderio di agevolare l'intervento delle Nazioni Unite attraverso l'inviato speciale Bernardino León.
  Ma – e mi avvio alla conclusione – non posso che fare mie le parole con le quali il Presidente della Repubblica egiziana al-Sisi mi ha accolto il 2 agosto al Cairo e che mi ha riferito e ripetuto qualche giorno fa, qua, a Villa Madama. La lotta contro il terrorismo – che non è lotta contro l'Islam, ma è lotta contro il terrorismo – è una lotta che non può che iniziare, proseguire e terminare attraverso una gigantesca battaglia educativa. Ecco quello che dovrebbe fare l'Europa in quella parte del mondo, naturalmente sul medio periodo, preoccupandosi nella prima fase di intervenire con tutti gli Pag. 39strumenti, in Libia; quello che noi continuiamo a presidiare è quello delle Nazioni Unite, sia attraverso la nostra ambasciata che attraverso il dialogo e i contatti tra i Paesi membri ed i Paesi dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. Il deputato Marazziti ha facoltà di replicare.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente del Consiglio, la consapevolezza della gravità e della novità assoluta della fase della storia in cui siamo è il punto di partenza. Ed io la ringrazio per esprimerlo, come Italia e come guida dell'Unione europea in questa fase storica, in questo semestre, perché da qui noi possiamo provare a fare le cose, quelle poche cose che possono essere fatte.
  Il fatto che l'Italia tenga aperta l'ambasciata, il fatto che vi sia il nostro Ministro degli esteri, assieme alla Mogherini e agli altri soggetti coinvolti nel tentativo di contrastare Daesh a livello mondiale in una prima alleanza planetaria, io credo che sia estremamente utile.
  Oggi alla Commissione affari esteri noi abbiamo approvato una risoluzione che su un altro scenario nel contrasto a Daesh è estremamente importante. Parla di un'iniziativa speciale per Aleppo città aperta, «Save Aleppo», un'idea e proposta innovativa, dal basso, che nasce in Italia e che oggi è parte del piano ONU guidato da Staffan de Mistura. È un'idea di tentare esperimenti di successo, che possano essere contagiosi, per interrompere l'avanzata di ISIS e per creare la base per un dialogo tra tutti i soggetti coinvolti.
  È quello che l'Italia sta tentando di fare in Libia: individuare soggetti sul terreno, che possano cominciare a parlarsi e non solo a sparare. E io su quest'iniziativa sono soddisfatto della sua risposta, perché so che è una priorità dell'Italia. La ringrazio di questo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

(Iniziative per la promozione di una missione internazionale europea volta a prevenire i fenomeni di immigrazione clandestina – n. 3-01201)

  PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01201, concernente iniziative per la promozione di una missione internazionale europea volta a prevenire i fenomeni di immigrazione clandestina (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIORGIA MELONI. La ringrazio. Presidente Renzi, tra pochi giorni scade il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, che era per noi una grande occasione per avere maggiore solidarietà da parte delle istituzioni europee rispetto a quella che abbiamo avuto in questi anni, in particolar modo perché, quando lei ha assunto la Presidenza di turno dell'Unione europea, da leader più suffragato d'Europa, perché gli italiani le avevano regalato una grande risposta durante le elezioni europee, aveva un grande peso. Noi abbiamo sperato che questo potesse cambiare qualcosa. Purtroppo, i suoi risultati in Europa, come quelli in Italia, sono abbastanza nulli e lo dimostra proprio il tema dell'immigrazione.
  Quindi, la domanda è abbastanza semplice, Presidente Renzi, ed è sempre la stessa: perché, anche da Presidente di turno dell'Unione europea, lei non ha fatto assolutamente niente, per esempio, per rivedere quegli Accordi di Dublino in forza dei quali si sostiene che un immigrato richiedente asilo deve essere accolto nella prima nazione dell'Unione europea nella quale arriva, ma non può girare liberamente negli altri 27 Paesi dell'Unione e quindi i costi dell'accoglienza sono interamente a carico del primo Paese ? Perché non avete lavorato – e chiudo – per l'istituzione di presidi dell'Unione europea a ridosso delle zone di crisi, per vagliare a monte le richieste d'asilo ? Perché, insomma, sul tema dell'immigrazione in rapporto all'Unione europea non avete fatto assolutamente nulla ?

Pag. 40

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha facoltà di rispondere.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, gentili deputati, onorevole Meloni, la sua domanda è particolarmente interessante, pensando, onorevole Meloni, che ella ha avuto anche la possibilità di sedere nei banchi della sala del Consiglio dei Ministri. Questa domanda sul rapporto con il regolamento di Dublino avrebbe potuto farla molto più agevolmente in quella sede. Infatti, vorrei sottolineare al Parlamento, che ha senz'altro più memoria di me, che il regolamento di Dublino è stato firmato da Scajola e da Maroni – mi pare – nel corso degli anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) con la vittoria politica del Governo italiano, che pur di difendere una legge che si chiamava «Bossi-Fini» – a mio giudizio, legge indifendibile, ma non così per il Governo precedente – volle impedire all'Unione europea di mettere il naso nelle questioni di immigrazione dei singoli Paesi.
  Quindi, se vogliamo risalire alla storia di questo nostro meraviglioso Paese, dobbiamo dire che il regolamento di Dublino lo avete voluto voi e lo avete in qualche modo agevolato voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Oggi noi, al contrario di quello che voi avete fatto, onorevole Meloni, abbiamo ottenuto che sui processi di gestione dell'immigrazione vi fosse un maggiore impegno europeo. Io sono d'accordo con lei che questo non è sufficiente, ma è un primo passo. Abbiamo finalmente bloccato quell'atteggiamento che lasciava soltanto in capo a noi, con Mare Nostrum, la gestione dell'immigrazione e abbiamo cercato di coinvolgere anche i Paesi europei attraverso l'operazione «Tritone». Naturalmente si può sempre fare di più e meglio. Certo, sarebbe stato più agevole farlo in passato.
  Siccome mi rimangono 20 secondi e vedo che in molti casi si fanno interventi a piacere, il Presidente della Camera mi permetterà di rivolgere, al termine di 24 ore molto delicate, un pensiero a uno di questi nostri deputati che siede in quest'Aula perché, a proposito di verità storica, credo che ciascuno di noi può pensarla come vuole su tutto, ma accusare il deputato Boccuzzi delle cose di cui è stato accusato ieri è profondamente ingiusto, immorale e mi fa vergognare di tante delle considerazioni che sono state espresse (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. L'onorevole Giorgia Meloni ha facoltà di replicare.

  GIORGIA MELONI. Registro, Presidente Renzi, la sua impossibilità di rispondere alla domanda, perché in effetti poco c'era da dire, giacché è vero che la prima stesura degli Accordi di Dublino risale a Governi precedenti, così come è vero che l'ultima firma sulla revisione degli Accordi di Dublino, cioè Dublino III, porta la firma del suo Ministro dell'interno.
  Quindi, voi avete avuto l'occasione di modificare quegli Accordi in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni e avete preferito non farlo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), in una condizione politica che, se mi consente, anche nel rapporto con il nord Africa, è un tantino diversa da quella che noi avevamo ai tempi della prima stesura degli Accordi di Dublino.
  Aggiungo che siamo in una condizione nella quale avete pensato bene di abolire un reato che esiste in tutta Europa, che era il reato di immigrazione clandestina, giustamente introdotto da un Governo di centrodestra, perché era un importante deterrente verso quei milioni di potenziali persone alle quali voi avete detto che le potevate far venire in Italia per dargli una vita dignitosa, che non gli avete potuto garantire, per poi stiparle a Tor Sapienza o a Rosarno, nelle tendopoli lager nelle quali fate finta di fare solidarietà (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma la solidarietà, Presidente Renzi, è un'altra cosa.
  La solidarietà è cooperazione internazionale allo sviluppo. La solidarietà è chiedere Pag. 41all'Europa di distribuire equamente questi richiedenti asilo e di caricarsi i costi di quell'accoglienza. Sa perché ? Perché vi sfugge un elemento e, cioè, che l'immigrazione incontrollata non incide sulle fasce alte della popolazione – e chiudo, Presidente –, ma incide sulle fasce deboli, incide sulle migliaia di disperati italiani che voi fate finta di non vedere, incide sui cittadini di Tor Sapienza, sui malati di Alzheimer, ai quali chiudete i centri per convertirli in centri d'accoglienza agli immigrati, su quelli che non potranno accedere a una casa popolare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie) e su tutti quegli italiani che voi fate finta di non vedere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Deputata Meloni, deve concludere, è finito il tempo.

  GIORGIA MELONI. ... perché per voi la solidarietà esiste solo quando chi ha bisogno di solidarietà...

  PRESIDENTE. Per favore !

  GIORGIA MELONI. ... parla un'altra lingua (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà tra cinque minuti, alle ore 16,05, con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per l'impiego di parte del risparmio previdenziale...

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. ... per interventi a sostegno dell'economia (Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Un attimo, sto finendo (Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie) ! Un attimo ! Adesso gli do la parola. Adesso gli do la parola. Prego, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, lei sa che io nei suoi confronti non ho mai assunto un atteggiamento puramente di protesta o così in qualche modo scorretto. Mi permetta di lamentarmi per la conduzione di questi ultimi minuti. Lei non può consentire che in una fase di question time, in cui l'onorevole Giorgia Meloni sta replicando a un intervento del Presidente Renzi, la canea di sinistra tenti di impedire la libera voce di un presidente di un partito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Li metta a tacere se vuole svolgere bene il suo ruolo !

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa...

  IGNAZIO LA RUSSA. Non dica «stia zitta» e «finisca» guardando verso questo lato anziché verso chi disturbava. Mi spiace doverglielo dire con forte insistenza e con un certo rammarico (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, questa confusione di cui le parla è iniziata in quest'Aula dopo che era scaduto il tempo concesso alla deputata (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie). Quindi, non credo che sia stata in qualche modo preclusa la sua facoltà di parlare, colleghi. Comunque, la seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,05.

Pag. 42

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Mariastella Bianchi, Boccia, Michele Bordo, Epifani, Fraccaro, Losacco, Pisicchio, Portas, Ravetto, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602, Prataviera ed altri n. 1-00639 e Ciprini ed altri n. 1-00650 concernenti iniziative per l'impiego di parte del risparmio previdenziale per interventi a sostegno dell'economia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602, Prataviera ed altri n. 1-00639 e Ciprini ed altri n. 1-00650 concernenti iniziative per l'impiego di parte del risparmio previdenziale per interventi a sostegno dell'economia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 20 ottobre, sono state presentate le mozioni Prataviera ed altri n. 1-00639 e Ciprini ed altri n. 1-00650 e una nuova formulazione della mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla lettera a) del dispositivo della mozione Di Gioia ed altri n. 1-00602 (Nuova formulazione) purché sia riformulato.
  Per quanto riguarda la lettera b)...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, deve leggere la riformulazione esplicitamente. Chiedo anche ai proponenti di ascoltare la riformulazione che il sottosegretario sta leggendo.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Occorre rilevare che l'aliquota di tassazione delle casse degli ordini professionali è attualmente fissata al 26 per cento come previsto dal decreto-legge n. 66 del 2014 e che l'articolo 44 del disegno di legge di stabilità 2015 ha previsto, a decorrere dal 15 ottobre 2015, un innalzamento dall'11,50 al 20 per cento dell'aliquota di tassazione per i fondi pensione. Questa è la lettera a).

  PRESIDENTE. Questa è per tutta la mozione o c’è più di una riformulazione ?

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sulla lettera b) del dispositivo purché sia riformulato nel modo seguente: «per verificare la possibilità di definire attraverso un intervento normativo lo status giuridico delle casse degli ordini professionali o enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 e del decreto legislativo n. 103 del 1996, anche alla luce delle recenti e ripetute decisioni in sede di giustizia amministrativa che hanno richiamato il carattere pubblicistico di tali enti».
  Il Governo esprime parere favorevole sulla lettera c) del dispositivo.
  Il Governo esprime parere favorevole sulla lettera d) del dispositivo purché sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di una revisione degli Pag. 43attuali meccanismi di adesione alla previdenza complementare attraverso l'introduzione di modalità che salvaguardano nel miglior modo possibile la consapevolezza dell'adesione al fondo da parte del lavoratore, consentono di avvicinare a tale forma di previdenza il maggior numero possibile di lavoratori». Al riguardo occorre osservare che già a normativa vigente le imprese beneficiano di compensazioni contributive e fiscali per la destinazione del TFR alle forme di previdenza complementare e che le proposte di modifica richiamate dall'impegno determinano oneri per la finanza pubblica che necessitano di idonea modifica di copertura finanziaria. Con riferimento, inoltre, all'ultima parte dell'impegno occorre precisare che in data 13 novembre 2014 è stato pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario...

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Le sto dicendo le motivazioni...

  PRESIDENTE. Ho l'impressione che questa non sia la riformulazione...

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. No, le motivazioni della riformulazione...

  PRESIDENTE. Lei mi deve leggere solo la riformulazione e lasci perdere le valutazioni perché altrimenti non riusciamo a capire qual è la riformulazione e quali sono le valutazioni.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere è favorevole sulla prima parte. Se vuole, gliela rileggo.

  PRESIDENTE. Sì, è meglio.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Bene, è la seguente: «a valutare la possibilità di una revisione degli attuali meccanismi di adesione alla previdenza complementare attraverso l'introduzione di modalità che salvaguardano, nel miglior modo possibile, la consapevolezza dell'adesione al fondo da parte del lavoratore e consentano di avvicinare a tale forma di previdenza il maggior numero possibile di lavoratori».

  PRESIDENTE. Questa è la riformulazione della lettera d).

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sulla lettera e), il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione, che leggo: «per promuovere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, campagne di informazione per tutti i lavoratori, anche per quelli pubblici, sulle opportunità offerte dalla previdenza complementare, atteso che la piena entrata a regime del sistema contributivo per la previdenza pubblica determinerà la necessità di pensioni complementari anche nel settore pubblico».
  Sulla lettera f), il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione, che leggo: «per valutare la possibilità di adottare, attraverso specifici interventi normativi e nel rispetto dei saldi complessivi di finanza pubblica, ulteriori misure finalizzate ad aumentare le risorse finanziarie a disposizione di investimenti di rilevanza pubblica, allo sblocco di parte delle risorse degli previdenziali pubblici, segnatamente l'INAIL, attualmente immobilizzati nel conto di tesoreria unica».
  Sulla lettera g), il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione, che leggo: «per promuovere, d'intesa con i fondi pensione e le casse professionali, iniziative per favorire l'utilizzo del risparmio previdenziale a sostegno dello sviluppo dell'economia reale del Paese, garantendo la remuneratività degli investimenti, nel quadro della salvaguardia dell'equilibrio finanziario degli enti del secondo e del terzo pilastro e del diritto dei lavoratori a percepire le prestazioni previdenziali».

Pag. 44

  PRESIDENTE. Sottosegretario, mi scusi, sulle premesse di questa mozione il Governo esprime un parere favorevole ?

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo un parere favorevole.

  PRESIDENTE. Prima di passare alle altre mozioni, che sono sullo stesso argomento e sulle quali il sottosegretario deve anche esprimere il parere, saluto, prima che se ne vadano perché sono lì da parecchio, le studentesse e gli studenti della terza media dell'Istituto comprensivo «Giovanni Paolo II» di Serracapriola, in provincia di Foggia, accompagnati dal professore Angelo Leggieri, e gli studenti e le studentesse dell'Istituto tecnico commerciale «Carlo Piaggia» di Viareggio, in provincia di Lucca, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Invito il sottosegretario ad esprimere il parere sulle restanti mozioni in discussione. Prego.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sul primo capoverso del dispositivo della mozione Prataviera ed altri n. 1-00639 il parere...

  PRESIDENTE. Sulle premesse ?

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sulle premesse il parere è contrario.
  Sul secondo capoverso del dispositivo, volto a favorire, in termini fiscali, lo sviluppo della previdenza complementare al fine di garantire al lavoratore la possibilità...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sul primo capoverso...

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sul primo capoverso, ho dato parere negativo.

  PRESIDENTE. Sul primo capoverso il parere è, dunque, negativo.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sul secondo capoverso del dispositivo, che recita: «a favorire, in termini fiscali, lo sviluppo della previdenza complementare al fine di garantire al lavoratore la possibilità di costituirsi una previdenza integrativa che compensi la riduzione delle prestazioni del sistema previdenziale pubblico», il Governo esprime parere favorevole.
  Per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo, che recita: «ad attuare tutte le opportune iniziative per garantire alle future generazioni pensioni certe e dignitose, considerato che la media dei trattamenti pensionistici italiani è tra le più basse d'Europa», il Governo esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere è, dunque, negativo sul primo capoverso, mentre è favorevole sul secondo e il terzo. Passiamo alla mozione Ciprini ed altri n. 1-00650.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo, volto a garantire la massima trasparenza della gestione dei risparmi dei lavoratori...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, il parere sulle premesse di questa mozione ?

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sulle premesse il parere è favorevole. Sul primo capoverso, cioè «a garantire la massima trasparenza della gestione dei risparmi dei lavoratori, ponendo in essere ogni iniziativa utile a garantire, con ampia certezza, il rendimento e la sicurezza del diritto alla pensione da parte del fondo pensione», il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sottosegretario, quando il parere è favorevole basta che lei mi dica che su quel capoverso il parere è favorevole, così non lo rilegge.

Pag. 45

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sta bene, Presidente. Per quanto riguarda il secondo capoverso, che inizia con le parole «a valutare l'adeguatezza dei fondi pensione», il parere è favorevole. Sul terzo capoverso propongo una riformulazione, che leggo: «a valutare la possibilità di una revisione degli attuali meccanismi di adesione alla previdenza complementare attraverso l'introduzione di modalità che salvaguardino nel miglior modo possibile la consapevolezza dell'adesione al fondo da parte del lavoratore e che consentano di avvicinare a tale forma di previdenza il maggior numero possibile di lavoratori». Sul capoverso successivo, che inizia con le parole «a promuovere iniziative», il parere è favorevole con la seguente riformulazione, che leggo: «a promuovere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, campagne di informazione per tutti i lavoratori, anche per i dipendenti pubblici, sulle opportunità offerte dalla previdenza complementare, atteso che la piena entrata a regime del sistema contributivo per la previdenza pubblica determinerà la necessità di pensioni complementari anche nel settore pubblico». Sul capoverso successivo, che inizia con le parole «a promuovere l'accorpamento delle casse degli ordini professionali», il parere è favorevole. Sul capoverso successivo, che inizia con le parole «ad assumere iniziative per superare l'attuale sistema», il parere è negativo. Sul capoverso che inizia con le parole «a prevedere un metodo elettivo dei rappresentanti dei lavoratori unico ed omogeneo a livello nazionale», anche qui, il parere è negativo.
  Sul capoverso che inizia con le parole «ad assumere iniziative per definire lo status giuridico delle casse degli ordini professionali», il parere è favorevole se è accettata la seguente riformulazione: «per verificare la possibilità di definire, attraverso un intervento normativo, lo status giuridico delle casse degli ordini professionali o enti previdenziali privatizzati, ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 e del decreto legislativo n. 103 del 1996, anche alla luce delle recenti e ripetute decisioni in sede di giustizia amministrativa, che hanno richiamato il carattere pubblico di tali enti». Sul capoverso successivo, che inizia con le parole «ad assumere iniziative per prevedere audit annuali sui bilanci di tutti i fondi pensione», il parere è negativo.

  PRESIDENTE. Sta bene. Abbiamo così concluso con i pareri.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia, che, in quanto primo firmatario della mozione Di Gioia n. 1-00602 (Nuova formulazione), ci dirà anche se accoglie la riformulazione proposta dal Governo. Prego, onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, francamente avrei bisogno di capire, perché a me sembra che le considerazioni e quindi anche le riformulazioni che il sottosegretario ha fatto... a prescindere poi dal fatto che non ho assolutamente ascoltato il parere sulla lettera c) della mozione. Ma anche sulla lettera a) a me pare che ci siano delle discrasie enormi, per il semplice motivo che il sottosegretario parla delle casse di previdenza che hanno una tassazione al 26 per cento, ma a me non pare che oggi le casse di previdenza abbiano una tassazione al 26 per cento. Anzi, a me sembra che vi sia una tassazione al 20 per cento. Se poi il sottosegretario ci dice già che siamo al 26 per cento, vuol dire che apriremo un dibattito diverso in questa sede. Quindi, gradirei sapere dal sottosegretario anche qual è la riformulazione della lettera a), prima ovviamente di esprimere il parere.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prego, sottosegretario Cassano.

Pag. 46

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, in effetti sulla lettera a) vi è un parere favorevole con riformulazione.

  PRESIDENTE. Sì, rilegga la riformulazione; solo la riformulazione.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sì, Presidente. La riformulazione è la seguente: «per valutare la possibilità di introdurre misure volte a normalizzare il trattamento fiscale delle forme di previdenza complementare e della previdenza riguardante gli ordini professionali, definendo una tassazione a livello inferiore rispetto a quella attualmente prevista per i fondi pensione e valutando, altresì, l'introduzione di un sistema “eet” anche nel nostro Paese».

  PRESIDENTE. Questa è la riformulazione perché prima, onorevole Di Gioia, anche, per una incomprensione tra me e il sottosegretario, il sottosegretario ha letto la riformulazione e alcuni argomenti a supporto della riformulazione; quindi, c’è stata un po’ di difficoltà a seguire, effettivamente. Adesso, questa è la sua dichiarazione di voto. Prego, a lei la parola.

  LELLO DI GIOIA. Si, infatti, però mi pare che manchi ancora il punto c) che mi pare sia stato completamente saltato. Se gentilmente...

  PRESIDENTE. No, c’è il parere favorevole sul punto c). C’è il parere favorevole senza riformulazione. Glielo dico io, questa era una cosa chiara perché io l'ho scritto quando ha parlato il sottosegretario.

  LELLO DI GIOIA. Grazie. Noi abbiamo pensato, ovviamente, di poter presentare questa mozione firmata da un po’ tutti i gruppi parlamentari, sia essi di maggioranza che di opposizione, perché essa è frutto di una ampia discussione, di indagine conoscitiva che abbiamo effettuato nella Commissione che io mi onoro di presiedere. Veniva fuori questa nostra indagine conoscitiva perché siamo profondamente convinti che, al di là di quello che si sta realizzando con le iniziative del Governo – alcune di queste ovviamente ce le ha ricordate questo pomeriggio nel question time il Presidente del Consiglio – pensiamo che ci sia la possibilità di poter utilizzare anche qui in questo Paese quelli che sono i cosiddetti fondi pensione, siano essi delle casse, le cosiddette casse privatizzate, sia per ciò che riguarda invece il secondo e terzo pilastro.
  Questo è un sistema che viene utilizzato in tutti i Paesi del mondo e che ha portato dei risultati estremamente significativi nel fare in modo che vi fossero investimenti nell'economia reale e quindi nello stesso tempo creare crescita e sviluppo all'interno del Paese. È chiaro che, per fare questo, vi è bisogno anche di costruire un sistema, sia esso fiscale sia esso normativo, che vada nella direzione di equiparare questo nostro sistema fiscale e normativo alle cosiddette «democrazie avanzate» all'interno dell'Europa e anche oltre.
  Nell'Europa, come giustamente sottolineava il sottosegretario nel darmi il parere sulla lettera a), esiste il cosiddetto sistema esenzione-esenzione-tassazione. Noi invece qui abbiamo un sistema che è tassazione-esenzione-tassazione. Vogliamo quindi fare in modo che il Governo recepisca una posizione forte che significa fare in modo che le casse non vengano ad essere tassate due volte, quindi sia per ciò che riguarda gli investimenti sia per ciò che riguarda, nel momento in cui hanno la pensione, e per quanto riguarda i fondi complementari e le pensioni complementari la stessa situazione di tassazione.
  È naturale che noi ci troviamo di fronte oggi ad una situazione particolarmente paradossale. Cioè, nel momento in cui noi diciamo: bisogna utilizzare i fondi pensione perché questi possono dare una spinta notevole all'economia reale, ci troviamo di fronte al Governo che aumenta la tassazione per ciò che riguarda il cosiddetto «secondo e terzo pilastro» mentre non si parla – io credo giustamente – della tassazione che riguarda le casse privatizzate. Ecco, noi pensiamo che sia Pag. 47opportuno, necessario rideterminare sia la questione della tassazione ma fare anche in modo che vi sia una normativa chiara per ciò che riguarda le casse dei professionisti perché, ancora oggi, non è stata chiarita, nonostante queste, la questione delle cosiddette «casse del 509 e del 103»: se esse sono casse private o sono casse private e non private, perché alcune sentenze del Consiglio di Stato hanno definito la pubblicità o la pubblicistica delle stesse casse.
  Ecco, vi è un discorso estremamente ampio che credo sia necessario chiarire ed è necessario dare risposte e fare in modo che vi possa essere la possibilità reale che questa enorme massa, mole di denaro – anche se limitata, perché, come ho detto in altre circostanze, noi abbiamo in Italia circa 200 miliardi di fondi pensione complessivamente e, di questi 200 miliardi, il 70 per cento viene investito all'estero; perché, per ciò che riguarda le casse, bisogna garantire il cosiddetto sistema di sostenibilità delle pensioni a cinquant'anni (anche questo è un meccanismo che è stato introdotto dalla cosiddetta legge Fornero, che io credo, anche in questo, debba essere rivisitato) – possa essere reinvestita all'interno del sistema del nostro Paese. Per questo noi pensiamo – o perlomeno per quello che mi riguarda – che, e vado alla conclusione del mio intervento, credo che si possa accettare la riformulazione che riguarda il punto a) della nostra mozione come credo che si possano accettare anche alcune altre riformulazioni che sono sostanzialmente in linea con quello che noi pensiamo per costruire una situazione di tassazione diversa e, quindi, una tassazione-esenzione-esenzione-tassazione, come riguarda gli altri Paesi europei, che guarda anche alla definizione dello stato giuridico delle casse e che immette nel circuito risorse ma, nello stesso tempo, crea, per il secondo pilastro, quella condizione di dire: noi dobbiamo amplificare, dobbiamo fare in modo che vi sia la possibilità che i cittadini italiani, che i lavoratori italiani possano capire l'importanza della previdenza complementare perché, in un momento in cui si sta determinando la previdenza sul sistema contributivo, è chiaro che il sistema contributivo abbassa notevolmente le percentuali di «rendita», lo dico tra virgolette, nel momento in cui si va in pensione e un secondo pilastro è significativo per mantenere livelli di pensione accettabili e non fare in modo che poi vi siano livelli di pensione – quella pubblica – che sono bassissimi e che poi incideranno ovviamente sul sistema sociale. Credo che si possa accettare la riformulazione come è stata definita dal sottosegretario e io credo che sostanzialmente queste riformulazioni vanno nella direzione di come è stata impostata la nostra mozione. Per questo io ritengo che si possa essere ovviamente soddisfatti e darò un parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente, che la parola vergogna fosse stata bandita dai vocabolari in questa maggioranza lo avevamo appreso in più circostanze dall'inizio della legislatura. Oggi date prova per garanzia di non incorrervi di avere bruciato tutte le pagine che riguardano la lettera «v» del vostro dizionario. Come vi viene in mente di presentare all'attenzione del Parlamento una mozione che prova ad indirizzare l'utilizzo dei fondi che sono inseriti negli strumenti di previdenza complementare e volontaria 48 ore dopo aver approvato una legge di stabilità ignobile, fortemente vessatoria nei confronti dei lavoratori, pervicacemente colpevolizzante tutti quei lavoratori che stanno cercando di determinare una qualsiasi forma di accantonamento previdenziale futuro con accantonamento delle loro stesse risorse ?
  Perché – giusto per dare memoria a chi, essendo distratto dall'approvazione domenicale inusitata della legge di stabilità – voglio ricordare che, nell'ordine, in quel provvedimento, avete dapprima cercato di prendere in giro i lavoratori, buttandogli l'amo della possibilità di monetizzare da subito il loro accantonamento Pag. 48rispetto al trattamento di fine rapporto e gli avete detto: «se ne avete necessità, il vostro trattamento di fine rapporto, a far data dal prossimo gennaio 2015, lo potrete incassare mese per mese in aggiunta al vostro stipendio». Non gli avete detto che, se l'incauto lavoratore cascasse nel vostro tranello, immediatamente si troverebbe a dover pagare su quegli importi aggiuntivi, che non costituiscono un elemento reddituale aggiuntivo, ma che sono semplicemente la riscossione di quanto accantonato sui propri danari, verrà costretto a pagare una tassazione ordinaria, in luogo della tassazione speciale minore, che era stata nuovamente applicata al fondo TFR, talché qualunque lavoratore, qualunque lavoratore si troverà a pagare certamente più tasse su quell'importo aggiuntivo perché quell'importo aggiuntivo si verrà a sommare allo stipendio che è già percepito e che quindi è già tassato e quindi l'aliquota marginale sulla quale il TFR verrà tassato sarà superiore a quello che sarebbe stato se normalmente il lavoratore avesse continuato a tenere accantonato il suo TFR presso le casse aziendali o presso le casse di una cassa previdenziale.
  Non solo: abbiamo chiesto, Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale ha chiesto segnatamente al Governo almeno di considerare che quell'importo suppletivo venisse esentato dalla determinazione dei livelli ISEE. Ci avete riso in faccia, per cui non solo cercate di gabbare il lavoratore che, cascando nel vostro tranello, pagherebbe sul TFR assai più tasse di quelle che pagherebbe se continuasse a tenerlo nelle casse dell'azienda, ma, in più, gli fate correre il rischio di far scattare il livello ISEE, per cui magari non solo paga più tasse, ma gli vengono anche privati servizi agevolati – tipo l'asilo per i bambini o la possibilità di avere un accesso ai servizi sociali e ai servizi di pubblica utilità erogati dalla propria amministrazione comunale con tariffe agevolate – perché quel poco di più, che non è un reddito aggiuntivo, ma che è un'anticipazione di soldi propri lo fa eccedere rispetto ai livelli sui quali si determina il proprio diritto ad avere delle esenzioni e dei benefici. Ma, siccome questo non basta, avete deciso, da un lato, nel caso in cui il lavoratore decidesse per davvero di non cadere nel vostro tranello e di tenere il TFR li dov’è, di aumentare la tassazione secca del TFR dall'11 al 17 per cento. No: avete fatto di più, avete fatto di peggio, e avete detto: se poi quel lavoratore ci ha ascoltato nel corso degli anni passati, quando gli abbiamo spiegato che, per garantirsi una pensione ragionevolmente appetibile, visto che i tempi stanno andando al peggio e visto che il percorso pensionistico ordinario dell'INPS si sta restringendo, visto che, ragionevolmente, il lavoratore oggi non sarà in grado di percepire nemmeno il 60 per cento dell'ultimo stipendio quando andrà in pensione, allora vi indirizziamo culturalmente a spostare i vostri denari e il vostro accantonamento del TFR dall'azienda ai fondi di pensione privati perché i fondi di pensione privati, avendo una gestione finanziaria più attenta, più meticolosa e più votata al rendimento, potranno essere in grado di valorizzare meglio quel capitale che invece, se accantonato nell'INPS o nelle casse delle imprese, non si alimenta in misura sufficiente. E quando avete scoperto che un certo numero di lavoratori vi ha creduto e ha preso i propri danari e li ha indirizzati sui fondi pensione, con la pervicace cattiveria che vi contraddistingue avete, nella legge di stabilità approvata 48 ore fa, aumentato la tassazione sul capital gain, cioè sul plusvalore che è esattamente l'obiettivo verso il quale si muove chi sposta il proprio capitale dall'azienda e dall'INPS ai fondi privati dall'11 per cento al 20 per cento: raddoppiata la tassazione sugli accantonamenti ai fondi integrativi. Se poi qualcuno, non solo non si è fatto gabbare sul TFR, ma non ha nemmeno spostato i soldi sui fondi pensione e, per garantirsi un futuro integrativo, ha fatto un investimento sulle assicurazioni sulla vita, avete introdotto anche la tassa sui morti: fate pagare anche il capitale assicurato sulla vita in caso di morte.Pag. 49
  Tutto questo in una legge di stabilità che, perché non se ne sappia nulla, viene approvata, in fretta e furia, di domenica, unico caso nella storia repubblicana.
  Adesso, venite a proporre, con questa mozione, di decidere voi, di indirizzare voi, che altro non avete saputo mostrare se non la capacità di aumentare tasse su tasse su tasse, dove quei fondi pensione integrativi, il cui unico scopo è di fare ottenere a chi mette i capitali un rendimento superiore, di stabilire, voi, appunto, dove quei fondi integrativi devono andare a mettere i denari. Ma, quale garanzia potete offrire agli investitori e ai lavoratori che quei denari, messi in quelle forme e in quelle condizioni, per davvero siano in grado di rendere quella redditività necessaria a garantire l'appetibilità del trasferimento dei fondi su quelle forme integrative di accantonamento che avete reso, peraltro, odiosamente irreversibili ? Ovvero, prima li avete invogliati, i lavoratori, a trasferire i soldi sui fondi integrativi; poi, gli avete detto che, una volta lì, quei soldi non potranno mai più essere retrocessi, cosa che invece avviene se uno lavora in un'azienda e a un certo punto chiede, per proprie necessità, di avere un'anticipazione sul TFR; poi, una volta che quei soldi sono stati bloccati, gli avete raddoppiato la tassazione e, non contenti, adesso decidete che quei soldi, che sono privati, che sono totalmente, esclusivamente privati, dei cittadini che li hanno messi lì, vengono indirizzati a finanziare quello che decidete voi. Ci sarebbe veramente da associarvi alle patrie galere, perché questo è un furto, senza destrezza e con ignominia, ai danni dei lavoratori. Dovreste vergognarvi solo per averci pensato !
  Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voterà certamente contro la mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602, voterà a favore della mozione Prataviera ed altri n. 1-00639 e si asterrà sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00650.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Il mio sarà un intervento breve solo per sottolineare l'importanza di questa mozione, partita per iniziativa della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale e che vuole impegnare il Governo a ipotizzare modalità nuove e più favorevoli per l'utilizzazione dei fondi accantonati per la previdenza complementare e per quella ordinistica, ai fini anche dello sviluppo economico del Paese.
  Il tema è di grande attualità, stante il fatto che è prevedibile, anche alla luce del quadro demografico che si va delineando all'orizzonte di questo Paese, che la sostenibilità del sistema previdenziale, che oggi noi conosciamo, vada, con il tempo, assottigliandosi in maniera sempre più marcata. E, allora, da un lato, è necessario immaginare delle modalità nuove, che permettano al lavoratore di mettere in sicurezza, appunto, la sua vecchiaia; dall'altro, è necessario fare uno sforzo affinché i fondi, così accantonati, trovino modalità di impiego non solo sicure e, quindi, tali, appunto, da garantire il futuro del lavoratore che li ha versati, ma diventino anche un motore di sviluppo positivo per il Paese, piuttosto che non la rincorsa di improbabili e talora illusori benefici di rendita finanziaria, diciamo.
  Allora, per questo noi guardiamo con molto favore a questa mozione, alla quale non abbiamo fatto mancare la nostra firma e alla quale daremo il nostro sostegno, riferendomi alla mozione Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602.
  Riteniamo che gli impegni che il Governo oggi assume abbiano un significato positivo, altamente positivo, che potrebbe permettere di immettere nel circuito economico una cifra ragguardevole, stimata forse addirittura in quasi 200 miliardi di euro, e che potrebbe alimentare in maniera efficace la costruzione di nuove infrastrutture, lo sviluppo di energie alternative ed altre forme interessanti di investimento sul lungo periodo. Ecco, tutto questo viene da noi visto in maniera assolutamente positiva e, tuttavia, con Pag. 50un'apprensione. L'apprensione deriva dal fatto che, ad oggi, nel nostro Paese, nonostante appunto i reiterati inviti a porre in essere modalità complementari di pensione, la politica italiana su questo tema è stata un pochino ondulante e talora addirittura contraddittoria.
  È per questo che noi vogliamo sperare – e mi rivolgo al sottosegretario, se il relatore me lo consente...

  PRESIDENTE. Colleghi, il sottosegretario sta ovviamente lavorando ancora sulle riformulazioni, però è giusto che possa ascoltare gli interventi.

  GIAN LUIGI GIGLI. È per questo che io vorrei sperare che la serietà degli impegni che il Governo oggi prenderà abbia un primo momento di verifica, una cartina di tornasole efficace in occasione del passaggio della legge di stabilità 2015 al Senato, correggendo finalmente, una volta per tutte, l'assurdo e contraddittorio aumento della tassazione sui fondi della previdenza complementare.
  Io credo che su questo il segnale debba venire dal Governo immediatamente nei prossimi giorni e solo così sarà possibile prendere davvero sul serio gli impegni che oggi il Governo intende assumersi.
  Noi, quindi, voteremo a favore di questa mozione e voteremo, soltanto per le parti che il Governo riterrà che vengano approvate, anche a favore delle parti riguardanti le altre mozioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente. Che l'indirizzo politico di questo Governo sia di fatto quello di utilizzare il risparmio previdenziale, quindi di tutti i lavoratori, per poter in qualche modo cercare di rilanciare la domanda interna e la ripresa dei consumi attraverso quelli che sono, potrebbero e sopratutto dovrebbero essere considerati come i risparmi di chi lavora, è oramai una questione di attualità politica, su cui ci siamo confrontati fino a pochi giorni fa, come è stato ricordato anche poc'anzi.
  Era un'ipotesi che circolava già da questa estate, come è stato appena richiamato poc'anzi dall'onorevole Gigli, da questa bozza di luglio 2014, in cui le intenzioni del Governo erano sostanzialmente queste.
  A nostro parere, è veramente una situazione quasi imbarazzante vedere un Governo che boccia queste premesse, premesse che fanno la cronistoria di quello che è successo, tracciano uno spaccato di verità, e poi vederci, dopo i pareri contrari sulle premesse, comunque accolti degli impegni, tranne l'impegno che, dal nostro punto di vista, è un caposaldo, un pilastro, non solo di questa mozione, ma anche di una visione dell'economia della sussistenza, della sopravvivenza, di buona parte delle nostre aziende.
  Circa il 97 per cento delle partite IVA sono piccole in questo Paese e meriterebbero attenzioni e cure più che politiche calate dall'alto con l'accetta, che di fatto destabilizzano qualsiasi piano industriale, o meglio qualsiasi piano aziendale di qualsiasi piccolo imprenditore, che tutti i giorni è costretto a fare i conti con uno Stato che si dimostra schizofrenico nella gestione delle tasse, nella gestione dei contributi, nella gestione di tutto ciò che ha a che fare con la corresponsione di un dazio, un dazio che è quello di poter lavorare in questo Paese.
  Noi avevamo fatto presente che, per far ripartire l'economia, avremmo dovuto guardare anche un po’ più in là rispetto alla questione emergenziale, un po’ più in là rispetto a quelle che sono le congiunture; dovremmo cercare di capire anche gli effetti di fare una scelta, piuttosto che di non farla, nel medio e lungo periodo, perché, di fatto, questa possibilità che parte del TFR venga messa in busta paga, per tradurla in soldoni, ha degli effetti positivi o negativi nelle aziende che dovrebbero essere valutati con maggiore serietà.
  Capisco che c’è bisogno di un grande ritorno di consenso elettorale, c’è bisogno Pag. 51di avere un ritorno in questi termini, ma sinceramente ci lascia basiti l'atteggiamento con il quale si sta procedendo anche alla discussione di queste mozioni, dopo che il Governo ha incassato l'OK, ad amplissima maggioranza di quest'Aula, sul testo del disegno di legge di stabilità che è uscito dalle Commissioni, e su cui è stato posto il voto di fiducia. Il 66 per cento si è detto assolutamente favorevole all'impostazione di questo disegno di legge di stabilità, ma su questo punto ci ritroviamo dopo due giorni, esattamente dopo due giorni dall'approvazione, a reinterrogarci, e a cercare di porre delle garanzie, che sono doverose e giuste, perché le preoccupazioni sono tante.
  Ma, allora, perché, qualche giorno fa, queste perplessità non sono venute a galla, così come, invece, giustamente, sono state sottolineate in queste mozioni da parte di molti colleghi, anche della maggioranza, che hanno sottoscritto la mozione a prima firma Di Gioia ? Questa è una domanda che, probabilmente, non avrà alcuna risposta.
  Restano, però, i dati, restano delle previsioni che si possono facilmente fare, e delle previsioni che si possono tranquillamente condurre, soprattutto sull'effetto negativo che avrà su una popolazione che è destinata progressivamente a invecchiare e che, al contempo, con un sistema previdenziale basato di fatto sulla ripartizione attuale di chi lavora, che non vede nuovi ingressi di lavoratori, è destinata a doversi interrogare se la propria possibilità di sopravvivenza c’è o non c’è.
  Noi, da anni, da tempo, diciamo che il sistema pensionistico va ristrutturato, e che, probabilmente, lo stesso strumento del TFR potrebbe essere considerato come un volano positivo. Per questo, negli anni scorsi, sono stati fatti tantissimi investimenti, non solo di produzione legislativa, ma anche di promozione culturale, per cercare di far considerare il TFR come un accumulo da tenere in considerazione, da tenere accantonato, proprio in prospettiva della vecchiaia, per poter avere una stampella su cui appoggiarsi, per poter far fronte a delle problematiche su cui lo Stato sociale di questo Paese sarà sempre più un debole, offrirà sempre minori garanzie e su cui, inevitabilmente, il sistema pubblico dovrebbe avere una responsabilità. E rispetto a ciò, inevitabilmente, tra pochi anni, non tra molti anni, noi ci ritroveremo nel dibattito politico a capire se le scelte che sono state fatte, pochi giorni fa, in quest'Aula sono state positive o, al contrario, negative.
  Allora, la domanda interna il prossimo anno potrà ripartire mettendo il TFR in busta paga ? Probabilmente per una parte sì. Ma si potrà ripartire solo con una lieve, una fievole, ripresa della domanda interna ? Infatti, abbiamo visto che gli 80 euro rimessi in busta paga non hanno prodotto alcun risultato, sebbene siano stati fatti degli annunci eclatanti, salvifici, ma che, poi, a distanza di un semestre, non hanno prodotto assolutamente alcun risultato; possiamo considerare queste misure di politica economica interna sufficienti se, invece, poi non le colleghiamo con le politiche estere, con le politiche commerciali, con le politiche del commercio internazionale ? A tal proposito, si vedano le sanzioni alla Russia, si veda il fatto di non poter sfruttare le nostre potenzialità all'estero, il fatto di non aver sfruttato il semestre di Presidenza italiana per fare una vera e propria lotta all’italian sounding, che costa una cosa come 80 miliardi di euro che, se non sbaglio, facendo i conti, sono circa il 4 per cento del PIL italiano perso, che se ne va in fumo ogni anno per l'inerzia dei Governi che si succedono.
  Ma possiamo considerare queste politiche economiche come salvifiche, appunto, o come dei meri palliativi ? Secondo noi sono dei meri palliativi, meri palliativi che non porteranno assolutamente da nessuna parte e che, anzi, produrranno un extragettito per le casse dello Stato sulla base proprio del lavoro di quei pochi che continuano a produrre in questo Paese. E continueranno a togliere competitività alle nostre aziende, proprio quelle piccole aziende che molti di voi in più occasioni, sia pubbliche sia anche in Commissione, continuano a criticare riguardo Pag. 52alla loro stessa impostazione, alla loro stessa struttura, allo scheletro delle nostre piccole e medie imprese, per il fatto di non potere essere competitive a livello globale perché troppo piccole, troppo deboli, perché poco capitalizzate.
  Ebbene, il TFR inoptato in azienda rappresenta, di fatto, un capitale, un capitale che voi volete togliere, che voi volete togliere per renderle meno competitive, meno forti e meno strutturalmente autosufficienti. Infatti, proprio per molte di queste aziende e per molti di questi imprenditori, il TFR rimasto in azienda ha rappresentato e continuerà a rappresentare la possibilità di non doversi rivolgere alle banche e di potere continuare a fare autofinanziamento. Si tratta, quindi, di avere una stampella, anche per l'azienda, sulla quale appoggiarsi.
  Ebbene, questo impegno, quello che noi avevamo proposto come primo prioritario impegno, voi ce lo avete bocciato. Noi volevamo che il TFR rimanesse in azienda per dare una maggiore garanzia alle aziende di autofinanziamento, come succedeva in passato, e questo, oltre che per garantire loro una riserva autonoma, anche per potere continuare a reinvestire nelle proprie aziende e anche per potere contribuire alla stabilizzazione dell'occupazione o a nuova occupazione, senza ricorrere al credito e senza ricorrere a pagamenti extra.
  Siamo sinceramente felici che voi ci abbiate dato la possibilità di valutare in termini positivi gli altri due impegni, in particolare quello che favoriva anche in termini fiscali lo sviluppo della previdenza complementare. Ma vediamo che voi, di fatto, state andando nella direzione opposta, cioè accogliete in termini di principio un impegno, ma poi rispetto a questo impegno – in maniera assolutamente ipocrita mi verrebbe da dire – andate nella direzione esattamente opposta.
  Per quanto riguarda il terzo impegno – noi ringraziamo veramente per questo parere positivo – ad attuare iniziative volte a garantire alle future generazioni che ci sarà una pensione certa ed una assistenza certa e dignitosa alle condizioni future...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Prataviera.

  EMANUELE PRATAVIERA. Mi avvio alla conclusione. Anche in questo caso, ci sembra, anzi registriamo e dobbiamo denunciare con forza che il Governo, invece, sta andando in un'altra direzione, una direzione opposta, una direzione che è quella di rosicchiare tutto ciò che è rosicchiabile in questo momento, non lasciando nulla alle future generazioni, come quella mia, della quale mi vanto di fare parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie Presidente, devo confessarle un certo imbarazzo da parte del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, che dipende dal modo in cui la mozione – che pure alcuni dei nostri deputati avevano sottoscritto – è stata, per così dire, riformulata dal Governo, in una forma che probabilmente accentua tutte le ambiguità, che pure in nuce erano contenute nella stesura originaria. E soprattutto le confesso un imbarazzo che deriva dal fatto che da ottobre – data nella quale la mozione è stata depositata – ad oggi sono accadute alcune cose non proprio irrilevanti, su cui per un momento è il caso di soffermarsi.
  La prima. Abbiamo due giorni fa chiuso l'iter, qui alla Camera, della legge di stabilità e ciò che prevede la legge di stabilità, a proposito di tassazione su previdenza integrativa, è la più palese delle contraddizioni dei tentativi che pare si siano voluti compiere nella stesura originaria della mozione e nella stesura successiva proposta dal Governo.
  Non c’è peggior modo per canalizzare nella direzione auspicata il risparmio dei lavoratori che quello di disincentivarlo accrescendone la tassazione.
  Si potrebbe discutere, come qualche collega ha già fatto sempre a proposito di reddito differito dei lavoratori, del trattamento Pag. 53fiscale a cui è stato sottoposto il TFR anticipato in busta paga, ma per brevità ometto di arrivarci.
  Inoltre, condividevamo l'auspicio originario, che era quello di fare in maniera che l'enorme massa finanziaria, 200 miliardi circa di euro, utilizzati in Italia per il 70 per cento per investimenti su azioni straniere e per il 30 per cento per investimenti in titoli del debito pubblico, potesse essere scongelata nella direzione di investimenti in infrastrutture, in misure di sostegno e facilitazione dell'accesso al credito per le piccole e medie imprese, in interventi rivolti all'economia sostenibile, tutti quelli per cui il mercato spontaneamente non trova profittevole intervenire. Tutta questa serie di auspici è ovviamente condivisa e condivisibile. Del resto, in altri Paesi europei molta parte delle risorse che derivano dalla previdenza integrativa sono canalizzate utilmente in questa direzione e rappresentano finanche un elemento, a nostro giudizio, progressivo di democrazia economica.
  Tuttavia, quello che accade in questi giorni e in queste settimane qualche sospetto ce lo fa sorgere. Si può immaginare di non aver letto, ad esempio, che i 300 miliardi di euro di investimenti tanto decantati, che Juncker dovrebbe concedere all'Europa al termine del semestre europeo, sono in realtà poco più di 21 e che tutti quanti gli altri bisognerà reperirli dal mercato ? Si può immaginare di ignorare che l'operazione conclusa pochi giorni fa con la legge di stabilità, in buona sostanza, torna a riproporre un'impostazione per la quale, nel momento in cui diventano più palesi e stridenti le disuguaglianze in questo Paese e nel momento in cui diventa più palese che c’è un'enorme massa di ricchezza che si concentra in un vertice di una piramide sempre più ristretto, piuttosto che ricorrere al ripristino della progressività del sistema fiscale di questo Paese per reperire le risorse laddove esse stanno, laddove esse si sono spostate, si torni ad accarezzare la tentazione di poter far cassa utilizzando la previdenza ?
  Ecco, noi non ci fidiamo di questo Governo. Abbiamo grande rispetto dei colleghi con i quali abbiamo sottoscritto la mozione, ma non abbiamo alcuna ragione plausibile per fidarci degli impegni che questo Governo assume. E riteniamo che ciò che si profila all'orizzonte, con le correzioni proposte dal Governo, che attenuano gli elementi di adesione consapevole dei lavoratori ai fondi, possa diventare uno strumento attraverso il quale, in maniera subdola ancora una volta, si drena il risparmio differito dei lavoratori e lo si sposta nella direzione del tentativo di far cassa, rinunciando ad un'operazione di perequazione fiscale che può essere fatta ed è urgente e che eviterebbe di far gravare, ancora una volta, per l'ennesima volta, sul lavoro dipendente di questo Paese il carico della tenuta dei conti della nazione.
  Questa è la ragione per la quale – concludo – noi a questo punto non voteremo questa mozione, ci asterremo sulla mozione il cui primo firmatario è l'onorevole Prataviera e voteremo a favore della mozione a firma dei deputati del MoVimento 5 Stelle.
  Ci pare che in questa fase vada assolutamente rimarcato il dato che non più un euro può essere sottratto al risparmio e al reddito differito dei lavoratori dipendenti di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO PISO. Presidente, l'atto di indirizzo che è in discussione, e sul quale noi come Nuovo Centrodestra abbiamo intenzione di esprimere voto favorevole, ci riferiamo alla mozione Di Gioia, fonda le sue ragioni su un'approfondita indagine conoscitiva svolta dalla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale che ha approvato il 9 luglio del 2014 una relazione intitolata: «Iniziative per l'utilizzo del risparmio previdenziale complementare al sostegno dello sviluppo dell'economia reale del Paese».Pag. 54
  L'Italia sta ancora attraversando una fase economica a dir poco delicata, con una situazione sociale di rimando sicuramente anch'essa non facile, una disoccupazione ancora molto alta, soprattutto quella giovanile, un diffuso disagio sociale che colpisce le famiglie, con una burocrazia che grava pesantemente sulla competitività delle nostre imprese. Tutti fattori, purtroppo, negativi che incidono profondamente sul tessuto economico. Accanto alle difficoltà congiunturali non ancora superate, la struttura finanziaria delle imprese italiane presenta squilibri di lungo termine che hanno amplificato i problemi emersi durante la crisi: un'eccessiva dipendenza del debito e, in particolare, dei prestiti delle banche. Le piccole e medie imprese e gli imprenditori sono attori cruciali per una crescita economica sostenibile ed inclusiva.
  Troppe le difficoltà che le stesse incontrano in particolare per l'accesso al credito che, quindi, ne limitano la capacità di contribuire all'innovazione, alla crescita e all'occupazione. La stagnazione della crescita e della domanda si è tradotta in molti Paesi in un declino dei profitti delle piccole e medie imprese e in una riduzione dei finanziamenti. Nel contempo il settore bancario ha continuato nel processo di contrazione della leva finanziaria cominciata subito dopo la crisi globale. Infatti, durante la crisi economica si è avuta una riduzione notevole e persistente dei flussi di credito alle imprese che hanno indebolito notevolmente le condizioni finanziarie delle stesse. Pertanto, è aumentata in modo considerevole la percentuale delle imprese che hanno dichiarato di non avere ottenuto i finanziamenti richiesti. Dopo i risultati degli stress test certificati dalla Banca centrale europea, dove nove bocciature riguardano istituti italiani che dovranno ricapitalizzarsi, si accentuerà molto probabilmente una contrazione del credito verso le piccole e medie imprese, che costituiscono il nucleo centrale e il volano dell'economia del nostro Paese. In tale contesto è evidente che la disponibilità di risorse economiche da parte dei fondi pensione per la previdenza complementare diventa fondamentale proprio perché risponde all'esigenza di utilizzare la finanza per favorire la crescita dell'economia reale. Tale impostazione risponde in ogni caso al dettato costituzionale; l'articolo 41 della Costituzione riserva infatti alla legge di determinare i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata a fini sociali. Mentre l'articolo 47 prevede, al primo comma, che la Repubblica incoraggi e tuteli il risparmio in tutte le sue forme e disciplini, coordini e controlli l'esercizio del credito e, nel secondo comma, ultima parte, favorisca l'accesso al risparmio popolare, al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
  In aggiunta, la Corte dei conti ha rilevato che un significativo contributo al finanziamento delle imprese può essere assolto dalle casse privatizzate e dalla previdenza complementare nella peculiare funzione di intermediazione del risparmio previdenziale di lungo periodo.
  Oltre alla richiamata copertura costituzionale, in sede europea ci sono iniziative finalizzate a favorire forme di finanziamento a medio e a lungo termine dell'economia reale utilizzando gli investimenti finanziari e segnatamente con l'uso dei fondi pensione. Già nel 2013 la Commissione europea, adottando il Libro verde sui modi per promuovere l'offerta di finanziamenti a lungo termine, aveva evidenziato la necessità dell'Europa di differenziare la raccolta per gli investimenti strutturali rivolgendosi a forme di finanziamento diretto attraverso i mercati di capitali e soprattutto una maggiore partecipazione degli investitori istituzionali (fondi pensione). La Commissione ha poi varato nel 2014 un ulteriore intervento con il piano della Commissione europea per soddisfare le esigenze di finanziamento a lungo termine dell'economia continentale.
  Il tema centrale proposto dalla Commissione europea è quello dell'istituzione di fondi comuni europei specializzati nell'intervento di lungo termine in determinate attività produttive in tutto il territorio Pag. 55dell'Unione. Tra l'altro, la stessa Commissione, con riferimento specifico alle norme sulle pensioni aziendali o professionali, ha rilevato come tutte le società europee devono affrontare una duplice sfida. Si tratta di approntare un quadro pensionistico che tenga conto dell'invecchiamento della popolazione e, nel contempo, di realizzare investimenti a lungo termine che favoriscano la crescita. È quindi auspicabile, pertanto, un intervento per modificare taluni aspetti della normativa relativa ai fondi pensione e alle casse private, sia per incentivare il settore e favorire il consenso di tali soggetti previdenziali ad investire in iniziative di supporto all'economia reale, sia per convogliare tali risorse finanziarie verso iniziative di sviluppo che possano utilizzare il risparmio previdenziale. Occorre, pertanto, diffondere la previdenza complementare nel Paese valorizzando il contributo che i fondi possono avere per il sostegno del sistema produttivo e per la crescita economica. Il primo obiettivo, infatti, è quello della costruzione della pensione integrativa, ma i fondi pensione, come già detto precedentemente, possono svolgere una funzione innovativa ovvero essere di supporto all'economia reale.
  Per quanto riguarda gli interventi possibili ed auspicabili, questi devono essere diretti: a) da un punto vista fiscale, a fornire agevolazioni che possano permettere, come detto anche dalla Corte dei conti, lo stimolo di investimenti nella previdenza complementare e iniziative per lo sviluppo del Paese; b) a prevedere interventi ordinamentali concernenti la normativa della previdenza complementare, sia per i fondi pensione, che per le casse previdenziali, con misure di agevolazione che possano favorire l'impiego, in condizioni di sicurezza e risparmio, per la promozione degli interventi a sostegno dell'economia del Paese; c) modalità finanziarie della destinazione del risparmio previdenziale a sostegno di investimenti nell'economia reale per favorire l'impiego di interventi strutturali sempre a sostegno dell'economia.
  Alla luce delle prospettive di crescita ancora deboli del nostro Paese, risulta fondamentale avviare una politica diversa ed individuare, come detto, fonti alternative al credito bancario per il finanziamento delle piccole e medie imprese. In particolare, per quelle medie e piccole, investimenti a lungo termine in infrastrutture e capitale umano che favoriscano l'innovazione e il recupero di competitività. Lo sviluppo, pertanto, delle fonti alternative al credito bancario come strumento per finanziare le imprese deve passare per un maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali, tra cui anche i fondi pensione. Tuttavia, l'investimento in realtà produttive va valutato con accortezza nell'ottica di assicurare la migliore tutela degli interessi di aderenti e beneficiari. In questo momento di crisi economico-sociale assume, pertanto, particolare importanza il ruolo che i fondi pensione possono ricoprire in un'ottica di sviluppo anche dal punto di vista di crescita economica. Infatti, fondamentale è il reperimento di nuove risorse che possono venire dal risparmio privato. Siamo di fronte ad un settore, quello dei fondi pensione, sano e caratterizzato da importanti potenzialità di ulteriori espansioni.
  Pertanto, con la mozione in oggetto, sulla base anche degli indirizzi contenuti nella relazione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, impegniamo il Governo: ad armonizzare il trattamento fiscale delle forme di previdenza complementare e della previdenza riguardante gli ordini professionali, definendo una tassazione a livello inferiore rispetto a quella attualmente prevista per i fondi pensioni. Si impegna altresì il Governo a definire lo status giuridico delle casse degli ordini professionali o enti previdenziali privatizzati; a valutare forme eventuali di accorpamento delle casse degli ordini professionali al fine di realizzare economie di gestione e modalità di impiego delle risorse più efficienti; a prevedere modifiche alla disciplina ordinamentale dei fondi pensione volti a stimolare l'accesso alla Pag. 56previdenza complementare; ad avviare campagne di informazione per tutti i lavoratori sulle opportunità offerte dalla previdenza complementare.

  PRESIDENTE. Deputato Piso, concluda.

  VINCENZO PISO. Concludo, Presidente. La mozione impegna il Governo a valutare l'adozione di misure finalizzate ad aumentare le risorse finanziarie a disposizione di investimenti di rilevanza pubblica quali lo sblocco delle risorse degli enti previdenziali in modo particolare dell'INAIL attualmente immobilizzati nel conto della tesoreria unica ed, infine, a promuovere d'intesa con i fondi pensione delle casse professionali la possibilità di fare investimenti da parte dei patrimoni gestiti a favore di iniziative per lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese, garantendo la remuneratività degli investimenti nel quadro della salvaguardia dell'equilibrio finanziario degli enti e del diritto dei lavoratori a percepire le prestazioni previdenziali (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galati. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GALATI. Grazie Presidente, la mozione che oggi si sottopone all'attenzione del Parlamento e del Governo rappresenta la sintesi di un intenso lavoro di indagine e di riflessione espletato dalla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori. La prospettiva identificata nel corso di questa attività conoscitiva da parte della Commissione rappresenta una riforma possibile e praticabile di sostegno reale al sistema economico e finanziario del Paese, in particolare rispetto alle attività delle piccole e medie imprese che vivono una condizione di grande difficoltà ma soprattutto di difficoltà sempre maggiore di accesso al credito. Una prospettiva che può rappresentare uno strumento di stabilizzazione, di sostegno finanziario che è alternativo rispetto alle classiche misure che si sostanziano nella duplice previsione di forme di spending review cioè tagli ai servizi e innalzamento dell'imposizione fiscale: due misure che non risultano più oggettivamente sostenibili e che, invece, il Governo ha sostanzialmente messo al centro del proprio programma di politica economica come risulta nel disegno di legge di stabilità 2015. E proprio con riferimento all'intenzione del Governo emersa dalle previsioni in materia di regime tributario delle forme pensionistiche complementari, mi si consenta di evidenziare come lo scarto è significativo tra le previsioni proposte dal Governo nel disegno di legge di stabilità e le dichiarazioni d'intento del Governo che ha sempre affermato, ma in maniera probabilmente retorica, di voler dirigere la politica nazionale nel senso di conferire impulso e slancio all'economia reale. Ciò ha determinato anche in sede parlamentare un notevole e trasversale stupore soprattutto in riferimento alle previsioni dell'articolo 44 del disegno di legge di stabilità che andavano esattamente nella direzione opposta rispetto alle opportunità che si andavano profilando e che sono il risultato che si trova in questa mozione condiviso all'unanimità nella Commissione. Questa citata disposizione – l'articolo 44 del disegno di legge di stabilità – ha sostanzialmente ipotizzato l'introduzione di incrementi delle aliquote dell'imposizione sui rendimenti dei fondi pensione dall'11,5 al 20 per cento. È stato necessario un forte lavoro di contrasto da parte delle opposizioni e anche del gruppo di Forza Italia. Io stesso sono stato proponente, insieme ad altri, di tre diversi emendamenti sull'opportunità di rivedere questa scelta che è considerata assolutamente contraria ai principi di buon senso ma il Governo soprattutto ha ritenuto di ignorarla del tutto. Sta ora nell'analisi che si farà in Senato la possibilità di poter far fare un passo indietro al Governo e di rivedere tale disposizione. Ma la successione degli eventi di queste ultime settimane lascia però una sensazione amara, suscita sentimenti di sfiducia nei confronti di un Pag. 57Governo che avrebbe potuto recepire proprio in questa legge di stabilità l'opportunità di mettere in moto la struttura fondamentale di un meccanismo virtuoso. Non soltanto sono stati ignorati i risultati di questo lavoro parlamentare che sono oggetto oggi di questa mozione ma si determinano ritardi in termini di prospettive di cambiamento con conseguente perdita di chance per il Paese con la previsione di arrestare un processo di crescita. Sostanzialmente in questa mozione si guardava come poter utilizzare le opportunità del risparmio previdenziale a sostegno dell'economia delle piccole e medie imprese, le opportunità di un'adeguata tutela del risparmio previdenziale da trasformare, quindi, in strumenti di rilancio reale.
  Il lavoro svolto dalla Commissione, che è ricordato nella mozione, sostanzialmente si sintetizza, da una parte, nella necessità di incentivare l'adesione a forme di previdenza complementare, che si attesta in Italia a livelli molto inferiori rispetto alla media europea, dall'altra parte, congiuntamente, nell'opportunità di conferire ai fondi pensione il ruolo strategico di investitori istituzionali a supporto dell'economia reale, soprattutto in considerazione che gran parte di questi investimenti nei fondi oggi è direzionata in larga misura all'estero (quasi il 60 per cento) anziché in Italia, e per giunta a favore di società che poi operano sul mercato in regime di concorrenza con le imprese italiane. Circostanze inaccettabili, che rappresentano una discrasia evidente, venutasi a generare in modo meccanico e come effetto naturale della legge del mercato. Ma è una discrasia sulla quale è necessario ed urgente intervenire con dovuti correttivi, attraverso l'introduzione di elementi e strumenti di raccordo che, da una parte, prevedano l'incentivazione dell'adesione ai fondi pensione da parte dei contribuenti, ma, dall'altra, creino contestualmente condizioni di mercato favorevole a reindirizzare il risparmio previdenziale in investimenti a sostegno dell'economia nazionale, contrastando questa tendenza di investire all'estero e consentendo il funzionamento di un meccanismo virtuoso fondato sulla partecipazione solidale, sia dei fondi che degli stessi contribuenti, allo sviluppo economico del Paese. Il tutto a beneficio delle piccole e medie imprese, che, ricordiamolo, sono la grande maggioranza del sistema delle imprese italiane (quasi il 90 per cento) e che costituiscono le unità elementari beneficiare di questo meccanismo. Al centro, quindi, proprio il sostegno ad un sistema di piccole e medie imprese, che rappresentano oltre l'80 per cento dei lavoratori italiani. Un sostegno, quindi, che risulta oggi insufficiente, inadeguato rispetto alle crescenti difficoltà, e che determinava la possibilità di sopperire e sostituire quella grande difficoltà di accesso al credito bancario. A fronte di tutti questi dati, alla luce di queste considerazioni, il gruppo di Forza Italia annuncia il voto favorevole convinto, così come ha fatto in Commissione, su questa mozione, con l'auspicio che il Governo possa prendere realmente e anche verificare, anche al Senato, la possibilità di modificare e di indirizzare le linee direttive che sono contenute in questa relazione, che vanno sostanzialmente nel sostegno reale all'impresa e all'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tiziana Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, il 9 luglio scorso, la Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti previdenziali ha approvato una relazione intitolata «Iniziative per l'utilizzo del risparmio previdenziale complementare a sostegno dello sviluppo dell'economia reale del Paese»; bene, l'intento è chiaramente lodevole, su questo non c’è ombra di dubbio, tuttavia un certo timore serpeggia tra quanti, come i Cinque Stelle, hanno seguito da vicino le vicende degli enti di previdenza privatizzati ai sensi dei decreti legislativi del 1994 e del 1996. Sì, perché enti quali Enasarco, Cassa dei ragionieri e molte altri ancora hanno sperperato il Pag. 58patrimonio che avrebbero dovuto gestire nell'interesse dei contribuenti, attraverso investimenti al limite dell'illegalità.
  Il timore è, dunque, che i soldi della previdenza complementare, invece di essere effettivamente investiti per l'innovazione tecnologica, per l'energia sostenibile, per la ricerca, per il rilancio di aree industriali in crisi, per la ristrutturazione di piccole e medie imprese in difficoltà e in generale a sostegno del sistema Paese, che questi soldi siano usati per disinvolte operazioni di speculazione finanziaria, giocando con le pensioni di migliaia di lavoratori. Chi ci guadagna dal sistema della previdenza complementare ? Sicuramente i sindacati. Nel 2000, ad esempio, Cesare Damiano, poi diventato Ministro del lavoro, scriveva che un sindacalista che vuole promuovere un fondo va in assemblea e in due ore convince mille lavoratori ad aderire. Poi ci guadagnano banche e compagnie di assicurazione, società padronali e di intermediazione. Insomma, sembrerebbe tutto un «magna magna». Ovvero, i funzionari sindacali si sono messi a fare concorrenza ai venditori porta a porta. Inoltre, i sindacati fanno eleggere i loro rappresentanti negli organi di amministrazione e controllo dei fondi chiusi. Ma i sindacati traggono anche una convenienza politica dalla previdenza integrativa; per esempio, rientrano in gioco perché contrattano i contributi del datore di lavoro, mentre nel TFR non avevano oramai più voce in capitolo. Il MoVimento 5 Stelle, perciò, è contrario a impegnare il Governo ad attuare le linee direttive contenute nella mozione.
  Infatti stante la normativa che attualmente la regola, ogni iniziativa governativa deve al contrario ostacolare e non stimolare l'accesso alla previdenza complementare, per le motivazioni poc'anzi esposte. In quanto alla revisione dei meccanismi di adesione alla previdenza complementare essa deve avvenire in senso contrario a quello ipotizzato nella mozione a prima firma Di Gioia, cioè eliminando ogni automatismo (in particolare il consenso tacito alla destinazione del TFR ai fondi pensione, più noto come silenzio-assenso) e anzi permettendo la libera uscita da fondi pensione e piani individuali previdenziali (i cosiddetti p.i.p.).
  In quanto ad avviare campagne di informazione per tutti i lavoratori, anche i dipendenti pubblici del settore pubblico, sulle opportunità offerte dalla previdenza complementare, purtroppo ciò avviene già e si vede come avviene, ovvero con attività di pseudoinformazione, in realtà di disinformazione e di propaganda a favore dell'industria parassitaria della previdenza integrativa. Il MoVimento 5 Stelle chiede quindi che al contrario vengano sospese tali campagne, svolte anche in edifici pubblici (come i palazzi comunali) e finanziate con i soldi pubblici.
   Inoltre, pare di capire che la mozione Di Gioia chieda in sostanza «un patto per l'Italia» affinché parte dei patrimoni gestiti dai fondi pensione e casse professionali siano investiti a favore di iniziative per lo sviluppo infrastrutturale dell'Italia, quindi si tratta di finanziare opere pubbliche, garantendo la remuneratività degli investimenti, cioè garanzia di redditività da parte delle Stato.
  Il MoVimento 5 Stelle è contrario a garanzie di rendimento da parte dello Stato per patrimoni gestiti da altri, nella fattispecie fondi pensione e casse previdenziali, ma anche gestioni separate di polizze vita, cui la mozione pare alludere riferendosi a non meglio definiti «enti del terzo pilastro». Senza contare che i gestori dei fondi pensione si sentirebbero così deresponsabilizzati ancora di più grazie allo Stato che fa da garante.
  È grottesco poi il continuo piagnucolare di assicuratori e soloni confindustriali contro uno Stato che non elargirebbe sufficienti abbuoni fiscali alla previdenza privata. In quanto un rapporto assicurativo deve avere senso indipendentemente dagli eventuali vantaggi tributari per non degenerare in pura elusione fiscale.
  Inoltre, tali tipi di investimento dei fondi pensione sono compatibili con l'articolo 38 della Costituzione posto che la previdenza complementare deve concorrere a assicurare ai lavoratori «più elevati livelli di copertura previdenziale» ? Quindi Pag. 59per non incorrere in pregiudizi di incostituzionalità deve essere garantita e assicurata al 100 per cento il rendimento e la sicurezza di avere il diritto alla pensione dal fondo pensione. È possibile ciò ? Allo stato non crediamo.
  E poi, quando mai le banche finanziano l'economia reale. Quando mai le banche fanno le cose che gli impongono i Governi. Casomai è il contrario: sono le banche a imporre molte cose ai Governi.
  Obiettivo della mozione del MoVimento 5 stelle è quella di realizzare un solido sistema di garanzie che salvaguardi il diritto dei lavoratori a percepire le prestazioni previdenziali. A questo scopo, è assolutamente necessario adottare due strumenti fondamentali: in primo luogo, bisogna adottare un metodo elettivo dei rappresentanti dei lavoratori unico ed omogeneo a livello nazionale, valido per ogni fondo e ogni azienda. Infatti, nel caso di fondi pensione negoziali, la gestione dei singoli fondi è demandata a un consiglio di amministrazione paritetico al 50 per cento designato dagli imprenditori e al 50 per cento dai lavoratori. La percentuale designata dai lavoratori viene nella maggioranza dei casi eletta con liste prestabilite dalle organizzazioni cosiddette «associate» – di fatto CGIL-CISL-UIL di categoria – e quindi nel CdA entrano quasi esclusivamente i rappresentanti dei tre sindacati sopra citati. Queste organizzazioni sindacali sfruttano una iniqua posizione di rendita e di vantaggio, che non è suffragata da alcuna raccolta di firme, con cui si devono invece misurare altre organizzazioni sindacali o associazioni di lavoratori. Nei fatti sono pochissimi i delegati eletti fuori dell'ambito CGIL, CISL e UIL e questo alimenta un senso di sfiducia del lavoratore (contribuente del fondo) ed elettore verso un'istituzione che presenta delle asimmetrie fortissime nella propria rappresentanza e potenziali opacità nella gestione del fondo stesso, proprio perché i propri rappresentanti non sono direttamente responsabili di fronte ai lavoratori ma sono mediati da un'organizzazione che decide i nomi delle liste. Per questo proponiamo che le liste vengano formate autonomamente e dal basso.
  In secondo luogo, per garantire la massima trasparenza nella gestione dei risparmi dei lavoratori, sarebbe determinante istituire audit annuali sui bilanci di tutti i fondi pensione e gli enti previdenziali pubblici e privatizzati, eseguiti da un collegio di valutazione indipendente e internazionale; questo al fine di verificare il rispetto dei criteri di investimento prefissati.
  Infine, vogliamo cogliere quest'occasione per impegnare ufficialmente il Governo a definire lo status giuridico delle casse degli ordini professionali o enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 e del decreto legislativo n. 104 del 1996, richiamando il carattere pubblicistico di tali enti già previsto nell'articolo 2 di quest'ultimo decreto.
  Riguardo poi ai pareri favorevoli con riformulazione, notiamo un modo un po’ scorretto di operare, nel senso che ci hanno riformulato alcuni punti della mozione, ma in maniera completamente opposta rispetto a quanto avevamo indicato nelle premesse della nostra mozione.
  Per questo motivo respingiamo le riformulazioni che ci ha dato gentilmente il Governo proprio perché vanno in direzione completamente opposta e in alcuni punti esulano proprio dalle nostre intenzioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, non so se considerare un vantaggio o un limite quello che deriva dall'opportunità di parlare per ultimo. Vero è che qualche ora fa probabilmente avrei detto cose diverse da quelle che mi accingo a dire e cercherò di dirle anche per esplicitare una forma di rispetto nei confronti dei colleghi delle altre forze politiche che legittimamente hanno ritenuto di dover aggettivare in qualche modo l'atto di indirizzo Pag. 60che ci accingiamo a votare, e naturalmente mi riferisco a quello a prima firma Di Gioia.
  È stato sostenuto da alcuni colleghi, da ultimo dal collega di SEL che ha argomentato in maniera molto efficace oltre che molto forbita, che le scelte recenti effettuate dal Governo militerebbero in una direzione talmente negativa da non autorizzare un'apertura di credito peraltro già dichiarata nei confronti di altri partiti, tutti presenti naturalmente nella Commissione bicamerale.
  Allora, siccome per il Partito Democratico è importante il punto di vista prima ancora che il voto dato dagli altri colleghi, vorrei far notare che noi per l'appunto ci accingiamo a votare una mozione, un atto di indirizzo e per noi che siamo dei convinti parlamentaristi, senza che questo implicitamente possa considerare una volontà aprioristica di messa in mora del Governo, significa che noi con questo atto di indirizzo, come Parlamento, desideriamo chiedere al Governo che si comporti in un certo modo.
  Dunque, il Partito Democratico vi esorta ad una valutazione più puntuale della realtà, forte anche del fatto di aver condotto, in particolare in questa legislatura, numerose battaglie finalizzate alla centralità del Parlamento. Ed è proprio in nome di questa centralità che anche in una materia così delicata il gruppo del Partito Democratico ritiene di avere le carte in regola. Per dire cosa ? Per dire che in questa mozione di fatto si sostanzia tutta la politica che il partito ha condotto negli ultimi due anni, una politica che è finalizzata all'unificazione del mondo del lavoro, una politica che tiene conto delle difficoltà di tipo pseudo-classistico, delle categorie mentali, oltre che di certe forme di ingabbiamento sociale, ma che non ha mai, dico mai, voluto in alcun modo giocare sulle divisioni; anzi, ha fondato la propria azione e le proprie scelte a qualunque costo sulla necessità di occuparsi di tutti, di occuparsi dei pensionati, che hanno un bisogno drammatico di essere ascoltati e di essere assecondati nelle loro legittime esigenze, ma soprattutto di occuparsi di coloro che il lavoro non ce l'hanno.
  Gli investimenti che potrebbero derivare quando il Governo opportunamente dovesse accogliere l'atto di indirizzo che ci accingiamo a votare – e il Governo ha già dato il proprio assenso – questi investimenti potrebbero essere un ristoro e un balsamo nei confronti di un'economia che ancora è troppa assetata, di un'economia che ancora è ferma.
  Non c’è bisogno che io vi citi ciò che qualche giorno fa hanno detto i presidenti delle Autorità della concorrenza in Italia e in Gran Bretagna, quando, affermando una cosa scontata ma mai abbastanza accolta, hanno sostenuto come l'apertura dei mercati senza favorire gli investimenti non porti da nessuna parte.
   Ebbene, se non ci sono altre possibilità di sollecitare l'emersione di risorse finanziarie da utilizzare negli investimenti per dare ossigeno alle piccole e medie imprese, ma anche per permettere, non con un atteggiamento vampiresco – come è stato sostenuto – ma piuttosto in una logica di protezione nei confronti di questi enti previdenziali, la realizzazione di opere pubbliche, finalizzate magari soprattutto alla gestione del dissesto idrogeologico che c’è nel nostro Paese, come possono essere considerate fuorvianti quelle sollecitazioni, quando questa massa finanziaria, viceversa, verrebbe orientata per la ripresa economica ?
  Il Partito Democratico, pur essendo un partito giovane, ha buona memoria e in questa occasione, mio tramite, vi invita a ricordare quanto sia diversa la realtà attuale rispetto a quella che è stata determinata non molti anni fa nella gestione degli enti previdenziali maggiori. Allora si poteva parlare di vampirismo, allora si potevano mettere dei punti interrogativi su come venivano fatte le cartolarizzazioni dei crediti, o su come venivano venduti lotti infiniti di appartamenti; ed è strano che rappresentanti di quelle parti politiche che sono intervenute stasera, sostenendo la necessità di una moralizzazione, abbiano dimenticato che, proprio per mano Pag. 61loro, benché per interposta persona, c’è stata una stagione tristissima degli enti previdenziali pubblici che non autorizza ad una criminalizzazione attuale per tutti quegli enti che si occupano della previdenza complementare.
  Noi non siamo un partito che guarda verso il passato. Essendo un partito di Governo, abbiamo l'obbligo – non è una scelta o un'opzione – di cercare tutte le opportunità per fare riprendere l'economia di questo Paese. E se le opportunità passano attraverso l'impiego di risorse che vengono tenute sotto il pavimento, sotto le mattonelle o che non vengono impiegate perché magari – come ci dice la cronaca odierna – c’è una questione morale anche nel nostro Paese, noi ci assumiamo la responsabilità di affrontare la questione morale e di dire che ci sono le condizioni politiche complessive perché questo Paese prosegua.
  Non c’è dato – signora Presidente e colleghi – parlare del mondo del lavoro essendo pavidi, non c’è data la possibilità di pronunciare il nome di una donna che non è più Ministro del lavoro volendo brandire quel nome come se fosse stato calato da chissà quale pianeta e non ci facciamo neanche condizionare dall'attitudine di indossare tute di un colore, anziché di un altro colore. Il Partito Democratico è il partito del lavoro, è il partito che si occupa di tutti i lavoratori dipendenti.
  Signori della destra, è il partito che ha impedito lo smantellamento della pubblica amministrazione, la quale per volontà dei costituenti è stata definita come «apparato servente dello Stato». È il partito che ha impedito di criminalizzare, come se la pubblica amministrazione fosse costituita soltanto da fannulloni e da mangiapane a tradimento, milioni e milioni di lavoratori, fra i quali ci sono non soltanto coloro che magari commettono l'accidia, ma ci sono coloro che lavorano e lavorano per pochi euro.
  Dunque, una visione responsabile, non manichea, la visione di un partito che è chiamato a governare e che in questa sede ha il piacere di annunciare il proprio voto favorevole per governare, per assumersi le responsabilità, magari per rischiare di sbagliare, ma senza commettere l'errore di stare fermi per paura di sbagliare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Chiedo ai colleghi di prendere posto. Ci sono diverse votazioni da fare.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori della mozione Di Gioia ed altri n. 1-00602 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Gioia, ed altri n. 1-00602 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Aspettiamo che i colleghi prendano posto. Alzate la mano solo se non funziona il vostro dispositivo. Burtone. Paris è a posto. Aspettiamo Vargiu. Affrettarsi... Fabbri. Ci siamo tutti, mi pare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  333   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
 326    
    Hanno votato
no    7).    

  Passiamo alla votazione della mozione Prataviera ed altri n. 1-00639.Pag. 62
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prataviera ed altri n. 1-00639, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Carra, Dell'Aringa. Marco Carra non riesce a votare, Dell'Aringa neanche. Qui siamo a posto ? Paola Bragantini. Mi pare che siamo a posto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  333   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  70    
    Hanno votato
no  263).    

  (Il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prataviera ed altri n. 1-00639, limitatamente al secondo e terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Aspettiamo il collega Marazzita. Mura, D'Alia. Mura, se ha qualcosa... ecco, perfetto. Covello. D'Alia non riesce ancora a votare; adesso ha votato. Aspettiamo il collega Pagano, che sta cambiando il voto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  331   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
 330    
    Hanno votato
no    1).    

  Passiamo alla votazione della mozione Ciprini ed altri n. 1-00650.
  Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa all'ottavo capoverso del dispositivo, non hanno accettato invece l'invito del Governo a riformulare il terzo e il quarto capoverso del dispositivo e ad espungere il sesto, il settimo e il nono capoverso del dispositivo e, pertanto, su tali capoversi il parere del Governo deve intendersi contrario. Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00650, limitatamente alla premessa e al primo, al secondo, al quinto e all'ottavo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bruno Bossio, Berlinghieri, Tartaglione, Oliverio, Carinelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  397   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 396    
    Hanno votato
no    1).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 63Ciprini ed altri n. 1-00650, limitatamente al terzo, al quarto, al sesto, al settimo e al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  396   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  269).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato di aver erroneamente votato a favore e che avrebbe voluto votare contro).

Seguito della discussione della proposta di legge: Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 631-C) (ore 17,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 631-C, d'iniziativa dei deputati Ferranti ed altri, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità.
  Ricordo che nella seduta del 17 novembre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che la relatrice Rossomando e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica, mentre il relatore Sarro vi ha rinunziato.

(Esame degli articoli – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge modificati dal Senato, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Palese ? Prego.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, intervengo per ritirare la proposta emendativa 14.0200, a firma Chiarelli, di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C). Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
  Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 3, 8, 9 e 15, in quanto non modificati dal Senato.
  Avverto, altresì, che prima dell'inizio della seduta, l'articolo aggiuntivo Pagano 14.0201 è stato ritirato dal presentatore.
  Avverto, infine, che è in distribuzione la versione corretta degli emendamenti Molteni 4.14 e 4.15.
  Ricordo, inoltre, che poco fa, vi è stata la comunicazione del ritiro dell'articolo aggiuntivo 14.0200 dell'onorevole Chiarelli, da parte dell'onorevole Palese.
  A tal proposito, lei parlava a nome dell'onorevole Chiarelli, vero onorevole Palese ? Anche perché non vedo il proponente in Aula.

  ROCCO PALESE. Sì, Signor Presidente, anche perché è assente nella giornata di oggi.

Pag. 64

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, intervengo solo per chiarire che, nel complesso, noi abbiamo condiviso alla Camera questo provvedimento, come passo avanti timido per impedire che l'Italia sia la vergogna d'Europa, con quasi un terzo dei detenuti in galera prima del processo, con dati statistici che confermano, e dimostrano, che tantissime di queste persone verranno poi dichiarate innocenti. Si tratta di un'evidente stortura della legge, che consente un'applicazione non coerente con la Costituzione, che prevede come la possibilità di privare della libertà una persona, prima del processo, possa avvenire solo in casi straordinari e che, comunque, pone la carcerazione come ultima difesa dello Stato. Ma riteniamo che sia un passo timido, perché, ancorché limita la possibilità del ricorso alla custodia cautelare, manca completamente il target, nel senso che noi riteniamo che il problema vero sia il problema delle esigenze cautelari. Le esigenze cautelari vengono assunte sulla base di un pericolo. Ora, è incredibile che, senza processo, si possa privare della libertà una persona soltanto su un elemento soggettivo di pericolo. Certo, si può obiettare «ma la legge dice che devono essere desunti concretamente e, adesso, anche in maniera attuale le esigenze cautelari». Noi riteniamo che, anche come aspetto finale del nostro ordinamento, sebbene, ultimamente, tutta una serie di riforme, che la maggioranza ha approvato, prevedono la carcerazione come ultima risposta dello Stato, anche quando ci sia una sentenza passata in giudicato, sia incredibile, invece, che in fase cautelare, in fase pre-processuale, si privi con tale facilità della libertà, da avere un terzo delle persone detenute, ristrette della libertà, per non parlare di quelle agli arresti domiciliari, private per effetto di una valutazione soggettiva come quella del pericolo.
  Allora, noi avevamo proposto, come gruppo di Fratelli d'Italia, di basare, invece, la custodia cautelare, innanzitutto, su elementi di evidenza della prova e, quindi, sulla flagranza di reato, poi su esigenze cautelari, desunte non concretamente, ma da vere proprie condotte, e quindi non il pericolo di fuga, ma chi è fuggito o chi ha tentato la fuga, non pericolo di inquinamento delle prove, ma chi ha tentato di inquinare le prove o le ha inquinate, non un pericolo di possibile reiterazione astratta del reato, ma la concreta condotta di chi sta reiterando il reato o ne sta facendo altri dello stesso genere. Solo in questi casi, si dovrebbe poter privare una persona della libertà, invece non si è scelta questa strada.
  Ma aggiungo che la cosa grave è che il Senato, l'unico emendamento che poneva un principio reale, lo ha cassato. Noi avevamo proposto un emendamento, per il quale, ricordando l'antico nome del tribunale del riesame «tribunale delle libertà», si consentisse solo alla persona ristretta, senza processo, della libertà personale di ricorrere in Cassazione. Ci sembrava una cosa logica: non è che lo Stato ricorre contro lo Stato perché un cittadino o uno straniero, privato della libertà senza processo, lo voglia. Invece, dopo che un PM o un GIP decidono di privare della libertà una persona un tribunale collegiale decide di ritenere che quelle esigenze non ci sono e il PM, quindi lo Stato, fa ricorso contro la decisione di un altro Stato.
  Allora, noi crediamo che il riesame debba tornare ad avere la sua piena funzione di tribunale delle libertà e, quindi, essere un tribunale a difesa della persona arrestata prima del processo. D'altro canto, il rischio di questa riforma della custodia cautelare, che pure riteniamo un passo in avanti, è quello che addirittura, invece, poi persone colte in flagranza di reato con difficoltà anche per reati gravi, vadano in galera. Infatti, per come è stato Pag. 65strutturato, in maniera un po’ bizantina, l'istituto della custodia cautelare, vi è il rischio che si finisca per poi liberare magari il rapinatore colto in fragranza di reato e di arrestare la persona sulla base di teoremi.
  Ovviamente, per questo motivo riteniamo che il provvedimento non possa essere votato tout court così, ma che ci debba essere un'astensione tecnica, soltanto perché riconosciamo un piccolo passo in avanti da parte di questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti per fare alcune considerazioni con riferimento a questo progetto di legge, che è in terza lettura. Lo abbiamo già affrontato qualche mese fa, in prima lettura, e non siamo rimasti assolutamente soddisfatti all'epoca, ed oggi, ovviamente, confermiamo la nostra insoddisfazione rispetto a questa proposta di legge.
  Noi crediamo che questo progetto di legge di riformulazione e di modifica delle misure cautelari e della carcerazione preventiva sia evidentemente un'occasione persa da parte della maggioranza e da parte del Governo. Infatti tutti sappiamo bene che vi è indubbiamente un problema di abuso della carcerazione preventiva. Lì bisognava intervenire e lì, purtroppo, non si interviene con questo progetto di legge. Anche perché le premesse, la condizione e il fine che portano alla discussione e che porteranno – mi auguro di no, ma temo di sì – all'approvazione di questa proposta di legge, nascono da una medesima condizione, che è quella che ci ha portati in questi ultimi due anni e mezzo ad affrontare un tema, l'unico tema che la maggioranza e il Governo, in materia di giustizia, hanno affrontato, che è il tema del sovraffollamento delle carceri.
  Verrà negato il fatto che questo provvedimento nasce per affrontare e per ridurre il problema del sovraffollamento delle carceri, ma basta andare a prendere la sua relazione illustrativa e si capirà che questa riforma poteva essere una riforma organica, strutturale e probabilmente necessaria ed utile per evitare che la carcerazione preventiva diventasse un'espiazione anticipata della pena, con tutti gli effetti e con i tutti riflessi che questa comporta.
  Questo provvedimento nasce per l'ennesima volta ed è il motivo per cui noi abbiamo definito e continuiamo a definire anche questo progetto di legge un indulto mascherato, l'ennesimo provvedimento svuotacarceri. È il motivo per cui noi ovviamente voteremo contro e che evidentemente non può non portarci a fare delle considerazioni complessive rispetto alle soluzioni che il Governo, la maggioranza, la sinistra e coloro i quali stanno sostenendo questo Governo hanno portato in questi due anni e mezzo a toccare – ripeto – come un unico tema, in materia di giustizia – il problema del sovraffollamento delle carceri, guardando sempre ad un'unica direzione, che è quella di tutelare e di garantire i diritti di coloro i quali stanno in carcere, anziché occuparsi e preoccuparsi di tutelare i diritti di quelli che stanno fuori dal carcere.
  Abbiamo più volte detto che guardate con maggiore attenzione ai 60 mila che stanno in carcere, anziché guardare con attenzione alla tutela dei diritti dei 60 milioni che stanno fuori dal carcere. Avete più volte, con i vostri provvedimenti, negato un principio che per noi è un principio fondamentale, un principio basilare, che è il principio della certezza della pena. Per noi prima vengono le vittime dei reati e non coloro i quali i reati li commettono.
  Ormai abbiamo una tendenza, che è stata sviluppata in questi due anni da parte del Governo e che vi ha portato ad approvare 5 decreti-legge o disegni di legge «svuota carceri», a votare una delle peggiori norme, il risarcimento di 8 euro al giorno ai detenuti, e che vi ha portato ad approvare un'altra norma indecente e vergognosa, la liberazione anticipata speciale: ogni sei mesi di buona condotta, 75 giorni di sconto. È la politica degli sconti, la politica dei benefici, la politica che ha Pag. 66portato alla depenalizzazione del reato di spaccio, introducendo la figura del reato di piccolo spaccio, sottratto al carcere.
  E anche in materia di misure cautelari, oggi assistiamo a questo. Noi abbiamo presentato degli emendamenti, in modo particolare all'articolo che si riferisce all'articolo 275, comma 3, del codice di procedura penale. Noi diciamo che per coloro i quali commettono reati di grave, di gravissimo allarme sociale, anche preventivamente, anche rispetto alle misure cautelari deve esserci l'obbligatorietà del carcere. Non possiamo mandare all'esterno un messaggio di impunità, un messaggio tale per cui chi commette reati può tranquillamente commettere reati, tanto in questo Paese nessuno viene sanzionato.
  C’è una regola, che per noi è una regola d'oro e che vale soprattutto in questo momento in cui i reati, soprattutto i reati predatori, che sono i reati di maggiore allarme sociale, stanno aumentando; questo aumento porta i cittadini comuni, la gente comune, la gente che ha casa ad avere paura e non è la Lega a dirlo, come spesso sentiamo dire. Abbiamo sentito dire poc'anzi anche dal Presidente del Consiglio che la Lega parla alla pancia delle persone e che la Lega cavalca la paura dei cittadini. Non serve la Lega a cavalcare la paura. I cittadini hanno paura e hanno paura anche a causa e soprattutto per le responsabilità delle politiche di indulto, delle politiche di clemenza di questo Governo.
  Siamo di fronte a un vero e proprio smantellamento di tutte le politiche di sicurezza, che porta i cittadini ad avere paura e che porta il numero dei reati, soprattutto i reati predatori, i reati di maggiore allarme sociale (furti, rapine, borseggi, furti nelle abitazioni e furti con scasso), ad aumentare in maniera significativa. E non lo dice la Lega, non lo dice Salvini, ma lo dicono i dati del Viminale.
  Questa politica di indulgenza, questa politica di impunità ha trovato corpo e ha trovato manifestazione anche ieri, durante un blitz notturno. Ed è giusto che in questa occasione, in questo momento di dibattito ci sia anche l'occasione e il momento in cui chi, come la Lega, fa opposizione seria denunci al Paese quanto vergognoso è stato il decreto legislativo che vi siete approvati, che il Governo ha adottato, a seguito di una delega altrettanto vergognosa, votata qualche mese fa da questo Parlamento. È uno dei peggiori decreti, noi lo abbiamo definito il «decreto salva ladri», è il decreto con cui avete depenalizzato quelli che voi definite reati bagatellari, i reati minori, ma che in realtà minori non sono, bagatellari non sono, ma sono reati di gravissimo allarme sociale. Sono il furto, la truffa, l'appropriazione indebita, la violazione di domicilio, il peculato, la violenza, le minacce, la rissa, le false comunicazioni sociali, l'aggiotaggio, numerosi reati finanziari e reati tributari.
  Voi ieri, con il decreto sulla non punibilità dei fatti di non particolare allarme sociale, reati che hanno una pena fino a 5 anni, avete mandato un messaggio all'esterno, mandate un messaggio ai cittadini, tale per cui si può tranquillamente commettere reati che per noi sono gravi, tanto non solo questi reati non verranno puniti, peggio ancora, questi reati potranno essere archiviati, potrà non esserci nemmeno il processo, garantendo l'impunità, garantendo e sancendo un diritto, che è il diritto di poter delinquere, che è il diritto di poter rubare. È il messaggio peggiore, che in questo momento non può essere mandato al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Quindi, questi pochi minuti che ci vengono concessi ci consentono di denunciare questo Governo che sta dimostrando attenzione e sensibilità non nei confronti delle vittime dei reati, non delle persone oneste, non di chi perde il lavoro, non dei cassaintegrati, ma nei confronti di criminali, di delinquenti e di immigrati. Quindi, è opportuna una riflessione sul combinato disposto delle vostre politiche, delle politiche della sinistra, delle politiche del Governo, delle politiche filoimmigrazioniste, delle politiche degli «svuota carceri», delle politiche che hanno portato allo smantellamento di tutte le misure di sicurezza, Pag. 67delle politiche che hanno portato allo smantellamento delle risorse alle forze dell'ordine, alle forze di polizia, delle politiche secondo cui si vuole approvare un piano per la chiusura di 267 presidi di legalità, presidi di sicurezza, presidi che rappresentano una garanzia per la tutela dell'ordine pubblico dei cittadini. Io credo che in questo contesto, anche su questo provvedimento, credo che i cittadini debbano sapere chi sta dalla parte dell'affermazione della tutela e della difesa della loro sicurezza e chi invece sta operando – nell'indifferenza totale, nell'indifferenza in parte anche dei media – per una politica di smantellamento della sicurezza, dei presidi di legalità e di quelle poche regole di certezza e di diritto che ancora ci sono. Io credo sia assolutamente grave, estremamente grave, quanto accaduto ieri sulla depenalizzazione. Io credo che ciò sia la dimostrazione del fatto che questo Parlamento, che alcune delle forze politiche che siedono in questo Parlamento, e soprattutto il Governo, non abbiano a cuore e non percepiscano il sentimento diffuso di assoluta insicurezza manifestato dai nostri cittadini. C’è un'insicurezza sociale, c’è un'insicurezza economica, ma c’è anche un'insicurezza materiale. Il cittadino che non è sicuro all'interno della propria abitazione non è libero, quindi va difesa la sicurezza e va difesa la libertà dei cittadini. Questo Governo sta operando assieme alla maggioranza di sinistra, e ciò anche alla luce di quanto accaduto ieri a Roma in un'inchiesta trasversale, politica ed imprenditoriale, con fatti gravissimi che sono stati portati all'attenzione. Noi siamo assolutamente convinti che la magistratura perseguirà con la massima responsabilità i fatti gravi che sono stati evidenziati. Noi ci saremmo aspettati che oggi il Ministro Orlando venisse in aula a spiegare al Paese quello che sta accadendo, a spiegare al Paese il motivo per cui l'altra notte è stato approvato un provvedimento che depenalizza i reati, mentre noi siamo ancora in attesa di un disegno di legge sulla giustizia civile per rendere i processi più veloci, più rapidi, per bypassare il problema della ragionevole durata dei processi. Questo sì che rappresenterebbe una risposta importante ai bisogni dei cittadini onesti e delle persone per bene. La nostra è probabilmente, anzi è sicuramente, una voce inascoltata all'interno di questo Parlamento; io non sono d'accordo con gli amici di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, con i quali spesso e volentieri combattiamo battaglie comuni sui temi della sicurezza. Noi crediamo che questo provvedimento parta con le premesse sbagliate e arrivi a conclusioni ancora peggiori. Un conto è la disciplina delle misure cautelari che necessiterebbero e avrebbero necessitato di una rivisitazione, una riformulazione importante. Però il fine che muove questo provvedimento, come gli altri quattro in materia di sovraffollamento delle carceri, parte da un unico e medesimo presupposto: tutelare i diritti di quelli che stanno in carcere, dimenticandosi e fregandosene totalmente dei diritti delle persone oneste, di coloro i quali vivono correttamente, di coloro i quali rispettano le regole. Anche con questo provvedimento voi mandate un messaggio sbagliato al Paese, mandate un messaggio sbagliato alla gente onesta, mandate un messaggio sbagliato a coloro i quali le regole le rispettano, mandate un messaggio sbagliato a coloro i quali si comportano in maniera corretta nel rispetto delle leggi e nel rispetto delle norme.
  È il motivo per cui noi utilizzeremo il tempo che abbiamo per difendere i nostri emendamenti e per far capire al Paese come questo Governo si è dimenticato della sicurezza, ha abbandonato la sicurezza dei cittadini, ha abbandonato la tutela della sicurezza dei cittadini. Questo Governo è sempre più orientato, è sempre solo orientato, è sempre unicamente orientato a difendere i diritti dei delinquenti, dei criminali, degli immigrati, dimenticandosi totalmente degli interessi e dei diritti delle persone oneste e delle persone perbene. Questo Governo si deve vergognare del decreto che ha approvato ieri notte, si deve vergognare delle politiche di depenalizzazione, si deve vergognare delle politiche indultive, si deve vergognare dei cinque decreti svuota carceri che ha approvato, Pag. 68si deve vergognare degli indulti mascherati, si deve vergognare di tutte quelle politiche che stanno smantellando la sicurezza dei cittadini e che stanno inchiodando i cittadini a condizioni di insicurezza e di miseria, non solo da un punto di vista economico e sociale, ma anche legato al tema della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, veramente poco tempo per ricordare che questo provvedimento oggi cade come una cosa concreta in una giornata in cui si sono sentite tante parole. Oggi è la giornata internazionale dell’handicap e devo dire che sono stati presi molto impegni e molte cose che speriamo nel prossimo futuro verranno realizzati e concretizzati. Ma la cosa importante di questo provvedimento, per cui ho chiesto al gruppo di poter intervenire, è che finalmente i genitori carcerati potranno andare a trovare i loro figli disabili gravi o ad accompagnarli nelle visite specialistiche, al di là dell'età di questi. Vi potrà sembrare una banalità, ma nel mio percorso di vita ho sentito moltissimi genitori, essendomi da sempre occupata di disabilità, che avevano la necessità di poter assistere i loro figli anche se detenuti. Questo era veramente complesso, ci volevano permessi che a volte non arrivavano mai in tempo. Pertanto, credo che questo sia un provvedimento, in una giornata che, come ripeto, è particolare come quella di oggi, che dia concretezza e permetta ai genitori di non essere soltanto coloro che assistono, ma anche protagonisti, come dovrebbero, al di là delle normative, e concretizzando un sostegno concreto, al di là della pena che devono esercitare. Io non voglio togliere a nessuno la responsabilità del reato, ma sono convinta che un figlio disabile non debba avere più penalizzazioni di un altro figlio nel momento in cui non può andare a trovare un genitore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, soltanto poche parole, poi discuteremo via via nel corso del dibattito sugli emendamenti. Vorrei, però, sottolineare alcuni aspetti. Questa proposta di legge torna dal Senato per alcune modifiche che noi dopo affronteremo e cercheremo di approvare per rendere la normativa sulle misure cautelari più moderna, più consona ai sistemi occidentali e anche migliore per la tutela dei diritti dei cittadini. Non ho più intenzione di intervenire sul resto, però voglio che sia chiara una cosa. Ho sentito dire prima, signor Presidente, alcune, vorrei dire inesattezze, ma in realtà sono delle falsità, ma le chiamiamo inesattezze perché è giusto, visto che siamo in un'Aula parlamentare, che siamo qui per lavorare e per lavorare in modo tecnico, per cercare di fare delle leggi che siano buone per i nostri cittadini. Ho sentito dire parole molto pesanti contro il Governo, contro noi che lavoriamo e contro di noi che cerchiamo di dare questa legge. Il decreto attuativo che ieri il Governo ha approvato non è una depenalizzazione. È una bugia. E siccome qualcuno ci ascolta in diretta, è giusto che si sappia: sono delle balle ! Non è vero ! Il decreto di ieri riguarda l'irrilevanza del fatto. È una cosa che anche la stessa magistratura ci ha chiesto.
  E oggi la magistratura dice che abbiamo fatto bene perché si tratta di piccoli reati che saranno esaminati dal pubblico ministero il quale se lo ritiene rilevante, lo ritiene occasionale, se lo ritiene minimo per tenuità del fatto o danno irrisorio, potrà chiedere al giudice a sua volta – quindi doppio vaglio: pubblico ministero e giudice – l'archiviazione. Quindi si tratta di una norma di civiltà, si tratta di una norma, signor Presidente, che servirà alle procure per togliere i fascicoli inutili e per indagare e per lavorare sui fascicoli veri, su quelli che fino ad oggi i Governi di centrodestra, compresa la Lega, non ci hanno fatto esaminare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): i reati fiscali, la prescrizione che loro hanno Pag. 69votato e di cui adesso si vergognano ! Ho sentito indicare prima le leggi sulle false comunicazioni sociali: e chi l'ha levate le false comunicazioni sociali ?

  NICOLA MOLTENI. Non le avete mai cambiate però.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, sono disposto a discutere su tutto, sono disposto a mediare su tutto come noi abbiamo sempre fatto ma sulle bugie no. Allora, se vogliamo fare una campagna elettorale da qui fino al 2018 su questi temi tra il Partito Democratico e la Lega, sappiano che ci troveranno pronti perché noi vogliamo dare una certezza ai cittadini, vogliamo essere garantisti delle norme, vogliamo essere garantisti nel processo ma severi nelle norme e per fare questo dobbiamo dare alla magistratura i mezzi per poterlo fare: non tentare di ingolfare i tribunali, le procure con fascicoli inutili che non servono per poi venire a dire che i reati più gravi si sono prescritti. Noi lavoreremo per questo: lavoreremo perché la magistratura sia autonoma, sia forte e saremo al suo fianco come lo siamo proprio nei fatti di Roma, proprio perché vogliamo che i cittadini abbiano risposte certe, non chiacchiere, non demagogia, non falsità ma affinché possiamo davvero arrivare ad avere un Paese moderno anche nelle nostre leggi. Dobbiamo lavorare insieme. Vorrei che ogni tanto si smettesse di fare propaganda e si lavorasse seriamente per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente, non sarei dovuto intervenire ma ho ascoltato talmente tanta ipocrisia negli interventi precedenti da non potermi esimere. È la terza volta che il Parlamento, prima la Camera poi il Senato ora nuovamente la Camera, discute di questa proposta di legge sulla custodia cautelare come se il problema attuale di criminalità economica organizzata possa essere quello sulla custodia cautelare in carcere ovvero su come mettere in carcere coloro che si suppone abbiano commesso dei reati. Ed è questa la vera priorità che si deve porre questa politica ? Noi lo vediamo in modo diverso forse. La priorità forse dovrebbe essere quella di fare una legge contro la corruzione, legge che è stata bloccata dall'attuale Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) rappresentato dal sottosegretario Costa, relatore del lodo Alfano oltretutto, che ha bloccato per sei mesi e sta bloccando ancora la legge anticorruzione in Senato: un chiaro favore ai corrotti. Ha bloccato e sta bloccando la legge sulla prescrizione. Stavamo aspettando dal 29 agosto che il Governo scrivesse la suo proposta sulla prescrizione: tre mesi e ancora non scrivono nulla. Vorrei sapere se questa è mera incapacità e non credo o è semplicemente mancata volontà di agire sulle cose concrete, quelle che davvero dovrebbero servire per far funzionare la giustizia. Vede, Presidente, la verità è che quest'Aula e questi partiti politici semplicemente non hanno intenzione di far funzionare la giustizia perché andrebbe contro i loro interessi e gli interessi dei loro sodali. Proprio in questo periodo, ieri, c’è stata una maxiretata a Roma che ha coinvolto esponenti di destra e di sinistra perché, come sempre, la criminalità politica in questa Italia è bipartisan: riguarda centrodestra e riguarda centrosinistra. E cosa facciamo noi ? Discutiamo della custodia cautelare in carcere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora invito tutti quelli che hanno parlato fino ad adesso, quelli del Partito Democratico, della Lega Nord, Fratelli d'Italia ed altri, ad agire e a fare meno ipocrisia, a fare leggi contro la corruzione e a fare leggi contro la criminalità economica, perché l'inazione, in quest'Aula, è complicità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 70

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore Sarro ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Ferraresi 1.1.

  CARLO SARRO, Relatore. Signor Presidente, vi è un invito al ritiro, in alternativa il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che si insiste per la votazione dell'emendamento Ferraresi 1.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, proprio per andare nella direzione suggerita dal collega Ermini, il primo emendamento che proponiamo non è assolutamente di propaganda. Anzi, va nella direzione di far ritornare quello che era il principio fondamentale di questa proposta di legge, come era concepita prima delle modifiche del Senato; quindi, praticamente, stiamo riportando il testo come l'aveva concepito il Partito Democratico. La modifica apportata dal Senato, in questo caso, prevede «gravità del titolo di reato» al posto di «reato». Presidente, posso chiedere un po’ di silenzio ?

  PRESIDENTE. Sì, ha ragione. Colleghi, abbassate il tono della voce, almeno ascoltiamo chi interviene. Prego, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Questo, secondo noi, è un'autentica truffa, perché praticamente rende nulla l'intera modifica legislativa, che già di per sé non è di certo rivoluzionaria, in certi punti. Quelle due parole hanno l'effetto di portare il divieto di desumere il pericolo concreto e attuale da un piano di gravità concreta a un piano di gravità astratta. Che le esigenze non si possano desumere dalla gravità del titolo di reato è cosa scontata, non serve una norma per dirlo. La norma del testo precedente voleva opportunamente scongiurare il rischio che le esigenze venissero assorbite nei gravi indizi di colpevolezza. Vietando di desumere il pericolo dalla gravità del titolo di reato, si consente implicitamente di farlo dalla gravità del reato in concreto. Quindi, praticamente, il giudice potrà dire: non dico che la rapina è di per sé un reato grave, ma questa rapina, per esempio, è molto grave e quindi non applico la misura. Ma il pericolo fa parte delle esigenze cautelari. Il presupposto separato dai gravi indizi di colpevolezza deve essere desunto da elementi estranei al fatto di reato; fatto concreto, chiaramente, intendo. Quindi, se vogliamo parlare e non fare propaganda, questo è un classico emendamento che ha visto il contributo propositivo del MoVimento 5 Stelle nel verso di far vivere quelli che sono i principi della norma così come era formulata alla Camera, quindi chiedo che sia approvato, proprio per andare nella direzione iniziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nizzi, Moretto, Albanella, Piccoli Nardelli, Pelillo, Pes.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  385   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
  71    
    Hanno votato
no  314).    

Pag. 71

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Stumpo, Covello, Carloni, Paola Bragantini, Mariastella Bianchi, Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  414   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato sì  392    
    Hanno votato no  22).    

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  CARLO SARRO, Relatore. Sull'emendamento Ferraresi 2.5 vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 2.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, giustamente come mi ha fatto sottolineare il collega Di Stefano, è la terza volta che trattiamo di misure cautelari. L'abbiamo già fatto con un decreto «svuota-carceri», lo facciamo oggi...e anzi con due decreti «svuota-carceri» e con questo provvedimento che arriva la seconda volta quindi è la quarta volta che trattiamo di misure cautelari e cosa è successo ? È Successo che al Senato, con un decreto «svuota-carceri» del Ministro Cancellieri si è alzato appunto il limite alla custodia cautelare da quattro a cinque anni. Quindi, praticamente il testo è diventato così: «La custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per delitti consumati o tentati per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni».
  Cosa è successo però ? Che fino a cinque anni c'erano dentro reati prima come il finanziamento illecito ai partiti, lo stalking, la falsa testimonianza, l'abuso d'ufficio, favoreggiamento, contraffazione e altri. Allora cosa è successo ? Che il PD è insorto e ha detto: assolutamente, è stato tradito l'indirizzo del decreto-legge del Ministro Cancellieri e questo non può andarci bene. È intervenuto Danilo Leva dicendo: «Il Senato ha svuotato di senso il decreto carceri tradendo quelli che erano gli obiettivi originari del Governo». E ancora: «emendamenti per riportare il provvedimento al testo originario – diceva il capogruppo del PD Walter Verini – l'intenzione è riportare la soglia per la cosa cautelare a quattro anni. Dalle audizioni – continua Verini – di questa mattina è emerso un quadro di grande allarme di fronte all'ipotesi che non si ripristino alcuni contenuti del decreto del Governo. Abbiamo così deciso con le nostre proposte di modifica di mantenere il nostro orientamento e ripristinare i contenuti originari del testo. Il Pdl però non sembra intenzionato a rinunciare alle modifiche introdotte al Senato». Indovinate chi ha vinto ? Ovviamente il Pdl all'epoca.
  Cosa è successo ? Che sono state fatte delle modifiche, modifiche che sono più degli spot che delle modifiche, infatti sono Pag. 72state innalzate le sanzioni per lo stalking ed è stato escluso il finanziamento illecito ai partiti, cosa che non si dovrebbe fare perché la cosa cautelare non è un argomento che può essere trattato così con queste deroghe una tantum solo per fare bella figura davanti all'opinione pubblica.
  Infatti, aggiungere in questo contesto il delitto di finanziamento illecito ai partiti è stata pura campagna elettorale. È così assurdo pretendere che non si faccia, nelle pagine del codice di procedura penale, campagna elettorale ? Solo per far credere che ci si stia attivando contro la corruzione ? La politica risolve i problemi della politica e non continui a fingere di risolvere mettendo mani al processo penale. Razionalmente colleghi: per quale motivo si dovrebbe beccare la custodia uno che è imputato di aver commesso proprio quel delitto e non un altro ?
  C’è ragione sul piano delle esigenze cautelari ? Ve lo dico io: nessuna, l'unica ragione possibile è una ragione punitiva, ossia ti punisco di più perché questo delitto ci sta antipatico e magari ci facciamo anche una pessima figura. Ma non può essere così, perché non puoi punire usando uno strumento cautelare, questo va usato solo quando esso sia funzionale al processo, quando ci siano delle esigenze concrete. Qui non c’è alcuna ragione strumentale al processo perché questo delitto debba subire un trattamento diverso, a meno che, colleghi, non si voglia, visto che questo reato è così grave per voi, aumentare le pene riguardo al reato di finanziamento illecito pubblico ai partiti, e questo emendamento va proprio in questa direzione. Se il finanziamento illecito ai partiti vi pare così grave, perché non gli alziamo la pena ora invece di fare delle deroghe inutili ? Aumentiamola, con questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno, Covello, Greco, Monchiero, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  420   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  323).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vezzali, Gadda, Cassano, Tartaglione, Fanucci, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  345   
   Astenuti   80   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 328    
    Hanno votato
no   17).    

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 631-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  CARLO SARRO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Ferraresi 4.101, Molteni Pag. 734.10, 4.16, 4.17, 4.18 e 4.25, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Molteni 4.14 e 4.15.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Ferraresi 4.101. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, con questo emendamento cerchiamo di porre rimedio a un grave errore che abbiamo fatto con il secondo intervento sulle misure cautelari che a smantellare pian piano la giustizia in questo Paese. Questo era il famoso articolo 3, che è stato poi introdotto nel decreto «svuota carceri», che mira a far fare un giudizio prognostico al giudice su una valutazione che dovrebbe fare un altro giudice, quindi per una pena comminata all'esito del giudizio, in uno stato chiaramente pregresso che non può far valutare allo stesso giudice alcuni elementi, perché, per esempio, il quadro probatorio può cambiare di molto.
  In questo momento in cui la criminalità è all'ordine del giorno e soprattutto su tutte le prime pagine – questa norma è stata contestata da diversi magistrati, anche alcuni professori – riteniamo necessario correggere questo errore fatto con il decreto «svuota carceri» e, soprattutto, sul merito, sul valore giuridico che questo concetto, che secondo noi è sbagliato, voleva imprimere; ritornare sui nostri passi e abolire questo che è sicuramente un pessimo esempio di legislazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Peluffo, Quaranta, Patriarca, D'Alia, Pes...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  417   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  324).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 4.10. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, questo e gli emendamenti successivi sono gli emendamenti cardine rispetto ai quali si vedrà, rispetto soprattutto alle votazioni che verranno fatte, chi ha a cuore realmente la sicurezza dei cittadini e chi ha a cuore realmente il fatto che, nel momento in cui si compiono reati di gravissimo allarme sociale, che purtroppo le cronache e in modo particolare anche le cronache di questi giorni sistematicamente ci ricordano, voterà per garantire che a chi commette reati gravissimi – e citerò quali sono i reati gravissimi – possa essere applicata una misura cautelare preventiva obbligatoria e automatica e chi invece voterà perché questo non accada.
  Mi riferisco al fatto che per la Lega, nel momento in cui vengono compiuti reati che per noi sono gravissimi, magari per il collega Ermini sono reati bagattellari e magari per il Governo sono reati di lieve entità, per noi sono reati gravissimi, ad esempio l'omicidio volontario, ad esempio, l'induzione alla prostituzione minorile, ad esempio, il turismo sessuale, ad esempio, la violenza sessuale, ad esempio, la pornografia minorile, ad esempio, gli atti sessuali con minore, ad esempio, la violenza sessuale di gruppo. Questo è l'elenco dei reati che sono presenti in questo emendamento. Noi chiediamo, così come avviene oggi per i reati di mafia, che, per chi commetta questi reati, reati gravissimi, Pag. 74possa scattare immediatamente, obbligatoriamente e in maniera automatica la carcerazione preventiva.
  Non possiamo permettere, permetterci e andare a spiegare al Paese che chi commette reati così gravi e di così grave allarme sociale possa rischiare di non andare in carcere anche in maniera preventiva. Per altri reati magari questo può essere derogato, ma per reati di questa natura noi chiediamo l'automatismo della carcerazione preventiva.
  So già che interverrà qualcuno da parte della maggioranza che dirà: la Corte costituzionale, con una sentenza del 2011 ha detto che ciò non è possibile.
  Con tutto il rispetto per una Corte costituzionale che sta diventando sempre più politica e sempre più politicizzata, considerato che nell'articolo si prevede che, non solo per i reati di mafia, ma anche per altri reati, ad esempio, per i reati di cui agli articoli 270 e 270-bis, esclusi dalla sentenza della Corte costituzionale dall'applicazione della carcerazione preventiva automatica, questi reati siano comunque introdotti, noi chiediamo che il Parlamento, che è sovrano e rappresentativo della volontà dei cittadini, abbia il coraggio di dire a chi subisce reati di questa natura che per chi ha commesso reati di violenza, di omicidio o di violenza sessuale possa scattare inderogabilmente, senza se e senza ma, l'obbligatorietà del carcere.
  Io credo che questo sia il discrimine. Per noi è il discrimine sulla votazione di questo disegno di legge. Sino ad ora la maggioranza è ovviamente in imbarazzo, perché dovrà spiegare a quelli che ci stanno ascoltando che chi commetterà reati di violenza sessuale con questa proposta di legge potrebbe non andare in carcere. La nostra è una norma di buon senso, è una norma che tutela chi subisce reati così gravi. Vediamo chi sta dalla parte delle vittime e chi sta dalla parte, invece, di chi commette reati di violenza o reati di omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente, il collega Molteni prevedeva che un esponente della maggioranza gli avrebbe risposto, mentre io sono dell'opposizione. Ma non devo rispondere al collega Molteni, perché si è risposto da solo citando la sentenza della Corte costituzionale.
  Eppure, io ho l'impressione che in quest'Aula si sia rotto il disco, perché ormai da un anno e mezzo si sentono ripetere sempre le stesse cose, qualunque sia il provvedimento di giustizia che ci viene sottoposto. E, allora, c’è sempre lo «svuota carceri», c’è sempre l'indulto mascherato, l'amnistia travisata, ci sono i delinquenti e gli onesti, ci sono gli immigrati e gli italiani. Tutto questo costituisce un immaginario da tregenda dei nostri lavori.
  Ma io vorrei rilevare che forse un qualche bilancio della nostra attività, dopo un anno e mezzo, si può trarre. I Governi precedenti, le legislature precedenti, per meglio dire, soprattutto quelle in cui la Lega governava, ci hanno consegnato uno degli scenari peggiori all'interno delle nostre carceri. Un anno e mezzo o due anni fa si veleggiava verso i 70 mila detenuti; oggi ne abbiamo qualcosa in più di 54 mila. Ma perché dico questo e così concludo, sebbene poi interverrò ancora ? Perché vorrei togliere, ai colleghi della Lega in particolare, l'illusione: non è l'attività del Parlamento, con i tanti «svuota carceri» presunti, che ha fatto questa operazione, ma l'ha fatta la Corte costituzionale, quando a febbraio di quest'anno ha dichiarato che quella legge pessima che voi avevate votato entusiasti nel 2006, la «Fini-Giovanardi», era incostituzionale in alcune sue parti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). È bastato quello, è bastato quello semplicemente. Non che quei reati siano depenalizzati, quelli del testo unico sugli stupefacenti, ma semplicemente hanno riportato un più equilibrato massimale di pena rispetto al precedente, perché probabilmente Pag. 75in cuor loro hanno giudicato che chi aveva fatto quella legge, chi l'aveva votata nel 2006, era di per sé un parlamentare assai poco equilibrato.
  Quindi, io credo che questo sia un provvedimento di cui nel divenire discuteremo magari, però, rimanendo nel merito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Signor Presidente, il rappresentante della Lega, con tono molto appassionato, continua a dire, con voce alta e stentorea, che chi ha commesso un reato di un certo tipo deve andare inderogabilmente in carcere, senza passare per il via.
  In realtà, l'espressione giusta è che cosa deve subire chi è indagato di avere commesso un reato grave. È noto a tutti, anche all'illustre collega della Lega, che questo è quello di cui si deve discutere, ma la demagogia che lo spinge lo configura come un aggressore perfino della Corte costituzionale nei suoi dettati. Non c’è stata una sola sentenza della Corte costituzionale, come pensa l'illustre collega, a dire che l'automatismo non può essere ammesso costituzionalmente, ma ve ne sono state più di una, per la semplice ragione che, si vuole o non si vuole, il principio costituzionale è quello della presunzione di non colpevolezza, oggi addirittura presunzione di innocenza, dati i nostri assetti internazionali.
  Quindi, mettetevelo bene in testa, signori della Lega: la carcerazione preventiva è un'eccezione assoluta al principio costituzionale e va valutata con quel buon senso che in questa occasione mi pare che la Lega non abbia voluto esprimere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Grazie Presidente, allora anche il procurato allarme è un reato, perseguibile anche dai cittadini e dalle loro valutazioni. Allora, molto semplicemente le norme di cui voi parlate non esistono più, perché ci sono state dieci sentenze della Corte costituzionale dal 2010. Quindi, ora noi ripristiniamo in aderenza alla Corte costituzionale.
  Primo caso: sempre prima che ci sia una sentenza di condanna, quindi qualsiasi pronuncia su responsabilità, per i reati di mafia, associazione a delinquere di stampo mafioso e terrorismo la custodia cautelare è obbligatoria e automatica e, quindi, vi è il carcere. Secondo caso: per tutti i reati gravi, omicidio, violenze sessuali, tratta, associazione per traffico di stupefacenti e a seguire, la regola è la custodia in carcere, salvo eccezione che deve essere dimostrata caso per caso. Quindi, tutti tranquilli e sereni che la sicurezza è salva in un modo coerente alla Costituzione che regge il diritto, perché tutte le norme che avete fatto voi nominalmente per la sicurezza non hanno retto, sono state dichiarare incostituzionali e c’è un vuoto legislativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Garnero Santanchè. Ne ha facoltà, per un minuto.

  DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Grazie Presidente, io capisco le ragioni garantiste che sono poste alla base della sentenza della Corte costituzionale n. 265 del luglio 2010, che ha cancellato l'obbligatorietà della custodia cautelare per il reato di violenza sessuale, ma da donna devo dire con franchezza che ho il timore che passi un messaggio distorto e, considerato il momento di particolare violenza che si sta vivendo, mi asterrò da questa votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 76Molteni 4.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Cirielli, Ciracì, Fitzgerald Nissoli, Schirò...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  412   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  392).    

  Passiamo all'emendamento Molteni 4.16.
  Devo avvertire che il gruppo della Lega Nord e Autonomie ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, già il fatto di vedere SEL che applaude l'avvocato di Berlusconi la dice lunga sul clima che c’è in questa Aula e soprattutto sull'unione di intenti. Vedo che il «patto del Nazareno» si estende anche all'estrema sinistra. Ma al di là di questo qui c’è un problema di sudditanza da parte di questo Parlamento nei confronti della Corte costituzionale, perché noi stiamo vivendo negli ultimi anni...

  ALESSIA MORANI. Non è sudditanza !

  DAVIDE CAPARINI. Sì, è sudditanza, collega, perché noi abbiamo una dignità che dobbiamo far valere.
  Dobbiamo farla valere attraverso leggi che tutelano i cittadini che noi, qui, rappresentiamo. Noi stiamo approvando una norma che toglie l'obbligatorietà, quindi l'automatismo della carcerazione preventiva per... (Commenti della deputata Rossomando), hai qualche problema collega ? Io ti ho ascoltato in silenzio, avrei potuto dire tante cose, che vorrei dire in questo momento.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Caparini.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie, molto gentile, Presidente. Allora, io non accetto il fatto che non si proceda con l'obbligatorietà per quanto riguarda reati di grave, gravissimo, allarme sociale. La violenza sessuale, la violenza di gruppo, non possono non rientrare in questa tipologia di reato, così come è avvenuto nello scorso passaggio parlamentare, quando voi avete inserito altri reati che, per quanto riguarda l'interpretazione della Corte costituzionale, avrebbero comunque potuto far supporre la non obbligatorietà. Spiegatemi quali pesi e quali misure state utilizzando per selezionare alcuni tipi di reato e non altri ?
  Riguardo all'onorevole Ermini che ci taccia di una strisciante e continua demagogia, prima di tutto mi chiedo se conosce il nome del suo Presidente del Consiglio che, in quanto a demagogia, anche poche ore fa, ne è esempio eclatante. Ma, al di là di questo, il problema vero è quello che se c’è qualcuno che fa demagogia in questo Parlamento siete voi, signori, perché dovreste avere il coraggio di affermare quello che state facendo. Dovete dirlo ai vostri elettori, non certo ai nostri che conoscono benissimo il vostro orientamento. Voi, qui, state smantellando un istituto, state utilizzando, come per lo «svuota carceri» un grimaldello che è quello di depotenziare uno strumento che serve, ed è utile, nei casi di reati di allarme sociale. Questo è quello che voi state facendo, come quando si è trattato di affrontare il problema dell'affollamento delle carceri.
  Vede, collega Farina, al contrario di lei, non sono contento che le carceri italiane si svuotano, semmai sono rammaricato, perché so che potenziali criminali tornano a delinquere come, purtroppo, oggi, sempre Pag. 77più spesso accade, perché vi invito, non solo a leggere la cronaca, ma anche a confrontarvi con le forze dell'ordine che vi confermeranno che le misure che in questi mesi voi avete adottato stanno creando dei disastri a livello sociale che sono incommensurabili, irreparabili in alcuni casi, soprattutto in un momento di grandissima difficoltà economica come quello che stiamo vivendo. Allora, caro collega Farina, non gioisco perché so che dei criminali escono dal carcere, perché non sono in grado di costruire carceri nuove, e non sono in grado, quindi, di comminare la pena, così com’è stata disposta. In questo senso, vi invito a non commettere l'ennesimo errore, e se lo farete, abbiate almeno la franchezza, di fronte ai vostri elettori, di dire quello che state realmente facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Presidente, fortunatamente sia il gruppo della Lega Nord, che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, stanno per esaurire i loro tempi di intervento, e, quindi, questo dibattito a di stanza, a un certo punto, si interromperà per forza di cose. Allora, io, francamente, parlo con i lavoratori del comparto sicurezza e, a volte, ascolto anche cose molto diverse, in particolare che alcune delle leggi fatte negli anni scorsi – quelle sì – hanno messo a grave repentaglio la sicurezza dei cittadini, e che i vari pacchetti sicurezza che sono stati emanati ben poca efficacia hanno avuto, e questo ce lo raccontano oggettivamente anche i dati. Poi, sinceramente, siccome non sono suddito della Corte costituzionale, ma semmai della Costituzione, che però mi sembra ne sia un buon interprete la Corte costituzionale, credo che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà applaude chi vuole, di qualunque schieramento, quando fa un intervento giusto, nel merito delle cose, ovunque sia seduto in quest'Aula. Noi, collega Caparini, se mi posso rivolgere tramite la Presidenza a lei, applaudiremmo volentieri anche lei, se facesse interventi sensati, ma capisce che questo è un caso molto difficile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta, Grassi, D'Attorre, De Maria..., ci siamo ? De Maria, provi a votare....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  414   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  391).    

  (Il deputato Occhiuto ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Molteni 4.17.
  Devo avvertire i colleghi della Lega Nord che hanno esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Sì, me lo sono domandato anche io, ma in realtà erano già in fase di utilizzo, prima che io annunciassi questo dato. La Presidenza, come già fatto in precedenti analoghe circostanze, consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo lo svolgimento di breve interventi della durata di uno o due minuti, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

Pag. 78

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, al Senato, tra i reati rispetto ai quali scatta automaticamente la carcerazione preventiva, è stato giustamente inserito il 416-ter. Probabilmente ciò a molti non dirà nulla, per chi invece ha seguito il dibattito, il 416-ter è il cosiddetto voto di scambio politico-elettorale.
  Incomprensibilmente la Commissione giustizia ha tolto il 416-ter. In maniera coerente con il voto con cui gli esponenti del Partito Democratico, al Senato, hanno introdotto il 416-ter, noi chiediamo di introdurre tra i reati di mafia, rispetto ai quali scatta l'obbligatorietà dell'azione penale, l'articolo 416-ter.
  Mi sia consentita, Presidente, un'ulteriore considerazione. Io prima ho ascoltato con grande attenzione, come spesso mi capita fare, i colleghi di Forza Italia e in modo particolare il collega avvocato Longo. Voglio solo fare presente agli amici di Forza Italia, con cui abbiamo avuto un percorso di Governo importante – e non è escluso che questo percorso di Governo, magari, non lo so, possa tornare – e voglio ricordare loro che il pacchetto sicurezza, a prima firma del Presidente Silvio Berlusconi e a seconda firma dell'ex Ministro dell'interno Roberto Maroni, aveva previsto l'obbligatorietà del carcere esattamente per gli stessi reati, rispetto ai quali il nostro emendamento oggi lo ripropone e rispetto ai quali oggi Forza Italia sta votando contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Dell'Aringa, Nizzi... Dell'Aringa è a posto ? Covello, Zanin, Malpezzi, Piccoli Nardelli... Zanin ancora non è riuscito a votare... Gadda... ci siamo ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  410   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  389).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Murer, Folino, Taricco, Tancredi, Piccoli Nardelli, Pagano... arriva Tripiedi... Taricco ancora non riesce a votare ? Provi, onorevole... Pagano anche non riesce a votare... neanche Tancredi... Pagano è a posto... Tancredi ora è a posto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  408   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  385).    

  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,58).

  UMBERTO D'OTTAVIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  UMBERTO D'OTTAVIO. Presidente, ho chiesto di intervenire per un fatto increscioso e che oggi è già stato condannato Pag. 79dal Presidente Renzi e dal nostro capogruppo Roberto Speranza. Ieri il nostro collega Antonio Boccuzzi è stato oggetto di insulti e minacce sui social network per aver votato a favore di un provvedimento che sta facendo molto discutere.
  Nessuno nega le possibili diverse opinioni, ma ricordare all'operaio Antonio Boccuzzi che sarebbe stato meglio per lui che fosse morto, insieme con i suoi colleghi, nella tragedia della Thyssen Krupp, dove morirono 7 operai, richiede la più ferma condanna (Applausi).
  Ci saremmo aspettati da tutti le dissociazioni da questi attacchi, ma non è ancora avvenuto. Chiunque conosce, anche poco, Antonio Boccuzzi sa con quanta amarezza e angoscia Antonio vive il ricordo dei fatti della Thyssen. Noi non possiamo permettere a nessuno di offendere Antonio e nessun altro svolga con passione e impegno il proprio lavoro di parlamentare.
  Siamo vicini ad Antonio Boccuzzi e gli chiediamo di non farsi scoraggiare. Può contare su di noi, sul suo gruppo e sulla solidarietà di tanti. A nome del Partito Democratico esprimo la più sincera solidarietà ad Antonio Boccuzzi e la più forte condanna delle offese ricevute (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ottavio. Credo che l'applauso anche di altri settori dell'Aula dimostri la condivisione per le sue parole.

  STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Presidente, mi associo alle parole del collega D'Ottavio, perché indubbiamente, essendo torinese, piemontese come D'Ottavio e Boccuzzi, abbiamo vissuto direttamente quei momenti tragici della Thyssen Krupp e le successive vicende.
  Indubbiamente prendiamo le distanze dalle parole presenti in alcuni social network di un movimento, di alcuni partiti presenti alla Camera. Abbiamo espresso solidarietà totale e vicinanza a Boccuzzi. Indubbiamente ci saremmo aspettati e ci aspetteremo nel tempo la stessa vicinanza, perché vicende analoghe sono successe e purtroppo l'esasperazione politica porta a questo. Alle volte anche nell'esasperazione della dialettica parlamentare si vede un epilogo purtroppo increscioso, con riferimento a vicende personali, come quella che è successa a Boccuzzi e che sta vivendo in queste ore.
  Noi prendiamo le distanze come gruppo e esprimo solidarietà, come ho espresso pubblicamente al collega ed amico Boccuzzi, che ci ha visto in contrapposizione in tante battaglie, soprattutto nella battaglia relativa al decreto lavoro e al Jobs act. Rivendichiamo l'assoluta contrarietà da parte del nostro gruppo per aver approvato a colpi di maggioranza quei provvedimenti.
  Perciò, indubbiamente, con le giuste rivendicazioni, rivendichiamo l'assoluta volontà di continuare a lottare per l'interesse dei lavoratori contro il Jobs Act. Ma, indubbiamente, non poniamo la violenza nella dialettica parlamentare.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, il MoVimento 5 Stelle si unisce a quanto appena detto da altri colleghi nei confronti del collega, tra l'altro nostro collega di Commissione, Antonio Boccuzzi.
  Io penso, Presidente, che quando la politica, in questo momento storico, drammaticamente storico, riesce a svolgere un certo tipo di lavoro, più o meno ben fatto, non si possa che stigmatizzare e non andare sicuramente a dare adito a questo tipo di minacce né tantomeno di messaggi intimidatori.
  Quindi, il MoVimento 5 Stelle con forza replica a tutti coloro che non soltanto nei confronti di una certa parte politica, ma nei confronti di alcuni politici, di altri politici, scrivono frasi ingiuriose piuttosto che minacce, che effettivamente non dovrebbero essere scritte.Pag. 80
  Comunque, come già fatto oggi in Commissione, Presidente, anche il MoVimento 5 Stelle dà la sua piena solidarietà al collega Boccuzzi che noi sappiamo essere dotato di buone spalle e ovviamente lo attendiamo in Aula più battagliero di prima (Applausi).

  BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie Presidente, ovviamente anche noi, a nome del Nuovo Centrodestra, ci uniamo alle parole e alle espressioni di solidarietà nei confronti del collega Boccuzzi; ma, soprattutto, a quelle parole che ho sentito e che approviamo totalmente rispetto ad una terribile deriva presa sia all'interno delle dinamiche politiche sia fuori dalle dinamiche politiche e parlamentari, che è quella di insultare gravemente chi difende le proprie idee quando non le si condivide.
  Credo che, da questo punto di vista – ed è bellissimo ciò che sta avvenendo in quest'Aula – la politica, innanzitutto, debba prendere le distanze da comportamenti di questo tipo che sono ignobili, che offendono anche la memoria di quelle persone che hanno perso la loro vita, che offendono l'attività e la libertà in questa attività che ogni parlamentare ha e porta avanti in quest'Aula.
  Quindi, da parte nostra, ovviamente, oltre a unirci alla solidarietà politica e personale nei confronti del collega Boccuzzi, vogliamo ovviamente stigmatizzare qualsiasi tentativo di intimidazione possa arrivare anche da strumenti nuovi come quelli dei social network, che possono essere tanto utili, ma che possono fare anche molto male come in questo caso (Applausi).

  MARIANO RABINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, anche il gruppo di Scelta Civica, in particolare i deputati piemontesi, che conoscono bene Antonio Boccuzzi, esprimono piena solidarietà umana e politica ad Antonio Boccuzzi.
  Conosciamo Antonio come una persona mite, capace, costruttiva, dalla parte delle ragioni dei lavoratori e del lavoro e dalla parte dei più deboli e, quindi, respingiamo con sdegno questi attacchi che gli sono stati rivolti e gli rinnoviamo la nostra solidarietà.
  Credo che queste vicende, come altre che hanno caratterizzato questo primo scorcio di legislatura, ci debbano insegnare, ancora una volta, come il dibattito politico, anche quando diventa acceso, anche quando alza i toni, non debba mai scadere nella violenza verbale e nell'incitamento all'aggressione e all'attacco premeditato.
  Quindi, nel rinnovare la nostra solidarietà all'amico Antonio Boccuzzi, nell'invitarlo a mantenere fermi i suoi valori e alto il coraggio del suo impegno, credo che tutti noi, gruppi parlamentari, esponenti politici di primo e di secondo piano, dobbiamo imparare da queste vicende che dobbiamo portare il livello del nostro dibattito su un piano di maggiore pacatezza e di maggiore serenità (Applausi).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, anche il gruppo dei Popolari per l'Italia si unisce senza riserve alla solidarietà al collega Boccuzzi per questo attacco inqualificabile che lo tocca nella sua umanità, ricordando una tragedia drammatica che ha colpito tutti noi, ma lui certamente in modo molto più penetrante e più drammatico. Colgo l'occasione per dire che in ogni società esiste un fondo di rabbia, di acredine, di frustrazione. Questo fondo non deve avere legittimità nella politica democratica. Dobbiamo avere tutti la decisione di non colludere con questa rabbia, di non darle voce in quest'Aula, di non mettere in dubbio la buona fede dell'avversario Pag. 81e il suo diritto quindi ad esprimere le sue opinioni, cercando con esse, per quanto possibile, un punto di incontro e di sintesi.
  È recente una notizia di un altro terribile avvenimento accaduto in rete. Una persona, dopo aver ucciso l'ex moglie, ha messo in rete il crimine compiuto e ha avuto della solidarietà: 274 chiamate di solidarietà con un assassino. Cosa ci dice questo ? Che esiste appunto questo fondo di acredine e di odio che non può diventare legittima espressione politica, che non deve essere strumentalizzato dalla politica e con il quale nessuna parte politica mai deve colludere. Auguri al collega Boccuzzi e l'augurio di rivederlo presto insieme con noi per condividere o anche per contrastare le sue battaglie politiche, ma sulla base di una eguale fede nei diritti dell'uomo e nella democrazia (Applausi).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Presidente Sereni, intervengo per esprimere solidarietà all'onorevole Boccuzzi, da deputato, a nome del mio gruppo, da componente della Commissione lavoro, ma anche da Vicepresidente di questa Assemblea perché credo che quando un deputato viene attaccato, viene insultato e viene minacciato sulla base delle opinioni espresse in quest'Aula o dei voti espressi, ciò rappresenti una lesione, non solo della dignità personale e della dignità politica di un collega, ma della dignità della nostra democrazia. Quindi, questi fatti vanno condannati nella maniera più forte e più dura, al più alto livello istituzionale. E credo che dovremmo tutti, in questo momento, come giustamente ho ascoltato da parte di molti gruppi, esprimere solidarietà a chi viene fatto oggetto di questo genere di campagne d'odio che in una democrazia seria, compiuta e matura non debbono trovare luogo in nessun posto, né nella rete, né nelle piazze, né altrove. Quindi, una grande solidarietà al collega Boccuzzi che porta avanti le sue battaglie con orgoglio, con competenza, con dignità in questo Parlamento da molti anni e una grave condanna, seria, senza se e senza ma e senza appello.
  Mi fa piacere di avere ascoltato anche da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle una condanna forte e univoca di questo atteggiamento. Infatti, credo che troppe volte si sia avuto un atteggiamento in qualche modo condiscendente su certi tipi di insulti che ci sono in rete. È giusto, invece, che da parte di tutte le forze politiche questo atteggiamento venga stigmatizzato nella maniera più forte, più chiara e più decisa possibile. Grazie, Presidente (Applausi).
  SIMONE BALDELLI. Presidente Sereni, intervengo per esprimere solidarietà all'onorevole Boccuzzi, da deputato, a nome del mio gruppo, da componente della Commissione lavoro, ma anche da Vicepresidente di questa Assemblea perché credo che quando un deputato viene attaccato, viene insultato e viene minacciato sulla base delle opinioni e dei voti espressi in quest'Aula, ciò rappresenti una lesione, non solo della dignità personale e della dignità politica di un collega, ma della dignità del Parlamento e della nostra democrazia. Quindi, questi fatti vanno condannati nella maniera più forte e più dura, al più alto livello istituzionale. E credo che dovremmo tutti, in questo momento, come giustamente hanno già fatto molti gruppi, esprimere solidarietà a chi viene fatto oggetto di questo genere di campagne d'odio che in una democrazia seria, compiuta e matura non debbono trovare luogo in nessun posto, né nella rete, né nelle piazze, né altrove. Quindi, una grande solidarietà al collega Boccuzzi che porta avanti le sue battaglie con orgoglio, con competenza, con dignità in questo Parlamento da molti anni e una grave condanna, seria, senza se e senza ma e senza appello.
  Mi fa piacere di avere ascoltato anche da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle una condanna forte e univoca di questo atteggiamento. Infatti, credo che troppe volte si sia avuto un atteggiamento in qualche modo condiscendente su certi tipi di insulti che ci sono in rete. È giusto, invece, che da parte di tutte le forze politiche questo atteggiamento venga stigmatizzato nella maniera più forte, più chiara e più decisa possibile. Grazie, Presidente (Applausi).

  ANTONIO PLACIDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, esprimo anch'io, a nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, i sensi della solidarietà più sincera nei confronti di Antonio Boccuzzi. Non c’è nessuna motivazione politica, nessuna presa di posizione politica che possano rendere legittimi insulti, minacce, contumelie, come quelli che sono stati rivolti all'indirizzo del nostro collega, di Antonio, il quale, peraltro, posso dirlo sulla base anche di una discussione ravvicinata svolta con lui nelle scorse settimane ai margini dei lavori svolti in Commissione lavoro, ha concorso a modificare, come immaginava e come riteneva, il testo che ci era arrivato dal Senato e ha affrontato, con la sofferenza che lo accomuna ad alcuni altri commissari del suo partito, il voto finale.
  Antonio Boccuzzi è persona coraggiosa, si è esplicitamente dissociato quando lo ha ritenuto, ad esempio, lo ricordo, anche di recente nei giorni in cui i lavoratori dell'AST di Terni sono stati fatti oggetto di una carica da parte della Polizia e a seguito di quell'atto noi, in questa sede, abbiamo proposto una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Alfano. Antonio Boccuzzi è una persona a cui la vita e il lavoro hanno riservato prove difficili. Non Pag. 82ha bisogno che noi gli diciamo coraggio. Crediamo, in conclusione, che l'idiozia criminale che imperversa, ahimè, in queste settimane più volte e a proposito di più vicende – è stato ricordato un minuto fa – siano il peggiore servizio che si può rendere alla causa dei lavoratori. Credo che, al di là della differenza di posizioni su una questione specifica per quanto nodale come il Jobs Act, nel lavoro in quest'Aula e in Commissione ci accomuna e ci accomunerà a Boccuzzi il servizio per la causa dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Credo su un altro argomento, giusto onorevole Parentela ? Io ho dato la parola ad uno per gruppo su questo argomento. Credo che sia sufficiente perché l'argomento è stato esaurito. Adesso l'onorevole Parentela, che ha chiesto di parlare a fine seduta, com'era suo diritto. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, purtroppo, su un'altra questione: clorometano, cloroformio, tetracloruro di carbonio ma anche cadmio, mercurio, tallio, manganese al di sopra dei limiti previsti per siti di uso pubblico e privato. Queste, Presidente, sono soltanto alcune delle sostanze rinvenute nel fiume Oliva tra i comuni di Amantea, Aiello Calabro e Serra d'Aiello in provincia di Cosenza, in Calabria. Il 9 gennaio scorso, quindi quasi un anno fa, ho scritto l'interrogazione a risposta scritta n. 4-03105 al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per sollecitare la bonifica dell'area e la predisposizione del registro tumori in Calabria, unitamente a un registro epidemiologico, e tutte le misure necessarie affinché sia tutelata la salute dei cittadini ma non ho ancora ottenuto risposta. Nel frattempo in Calabria si continua a morire in silenzio, i calabresi cadono e muoiono come le foglie degli alberi in autunno. Oltre a Crotone ed Amantea anche nella zona delle Serre i cittadini in questi mesi stanno uscendo sulla stampa e si chiedono i motivi di una così alta mortalità, incidenza di tumori e morti che continuano in quella zona. Nessuno evidentemente, Presidente, gli ha spiegato che i Governi che si sono succeduti in questo Paese hanno tenuto nascosto lo smaltimento illecito di rifiuti tossici radioattivi nella zona delle Serre dove appunto sorgono questi comuni di cui ho parlato. Ora, Presidente, vorrei approfittare di questo spazio sia per sollecitare la risposta alla mia interrogazione, ma anche per sollecitare una risposta di questo Governo a tutti quei cittadini che, per citare Ungaretti, stanno come d'autunno sugli alberi le foglie.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Non sulla vicenda Boccuzzi perché abbiamo esaurito il tema. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, vorrei far presente che ho sentito le parole del Vicepresidente Baldelli che mi paiono a dir poco vergognose da parte di uno che ricopre una carica qui all'interno. Vorrei far presente che il MoVimento 5 Stelle, in realtà, è contro ogni minaccia e ogni tipo di violenza che si attua contro la persona umana sia essa un politico sia essa un cittadino qualunque e condanniamo non solo violenze fisiche e minacce, bensì anche le violenze verbali a differenza del collega Baldelli come, ad esempio, ha fatto Forza Italia quando ha occupato il tribunale di Milano per difendere un delinquente. Glielo ricordi al Presidente Baldelli !

  SIMONE BALDELLI. Vergognati !

  PRESIDENTE. Allora, onorevole Colletti, cerchiamo di chiudere, diciamo...

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa ? Deve prendere gli occhiali, vedo che è una cosa lunga. Ne ha facoltà.

Pag. 83

  GIANNI MELILLA. Presidente, per unirmi idealmente e anche materialmente, perché per un giorno lo farò anch'io, allo sciopero che Marco Pannella ha ripreso, per protestare contro la situazione criminale illegale in cui versano i nostri detenuti.
  La lotta non violenta del leader radicale, Marco Pannella, vuole affermare la legalità nell'amministrazione della giustizia, da anni straziata, insieme alla vita di milioni di persone, a causa della irragionevole e vergognosa durata dei processi penali e civili; e anche per rimuovere le cause strutturali che fanno delle nostre carceri luoghi di trattamento inumani e degradanti. Sono convinto, insieme a tanti altri, che l'amnistia e l'indulto siano gli unici provvedimenti strutturalmente in grado di riportare nella legalità costituzionale il nostro Paese.
  La satyagraha su cui Marco Pannella ha voluto mettere a disposizione il suo corpo è una lotta di grandissimo valore civile, e secondo me risponde in maniera coerente al messaggio solenne del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che più volte ha richiamato l'attenzione del Parlamento e dell'opinione pubblica su questo grave tema della condizione dei detenuti del nostro Paese.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare per fatto personale.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Presidente, ci sono molte occasioni in quest'Aula per parlare fuori luogo, e una l'ha certamente colta l'onorevole Colletti, che farà bene a leggersi l'intervento che io ho fatto e si renderà conto di aver detto delle sciocchezze. Io ho ringraziato i colleghi del MoVimento 5 Stelle per le parole che hanno espresso. Non posso diversamente ringraziare l'onorevole Colletti in maniera altrettanto convinta, perché secondo me ha espresso delle parole fuori luogo. Avrebbe potuto risparmiarsi giudizi che, essi sì, sono stati evidentemente vergognosi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Io posso solo dire che sulla questione che tutti i gruppi hanno toccato, del deputato Boccuzzi e delle minacce che ha ricevuto tramite social network, credo che gli interventi di tutti i gruppi siano stati molto chiari, molto importanti, e la Presidenza li apprezza tutti molto seriamente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 4 dicembre 2014, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   FERRANTI ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazione di gravità (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 631-C).
  — Relatori: Rossomando e Sarro.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Caparini ed altri n. 1-00592, Vargiu ed altri n. 1-00668, Brunetta e Palese n. 1-00672, Fratoianni ed altri n. 1-00674, Garofalo ed altri n. 1-00679, Peluffo ed altri n. 1-00683, Liuzzi ed altri n. 1-00686 e Rampelli ed altri n. 1-00687 in materia di esenzione dal pagamento e di disdetta del canone Rai.

  3. – Seguito della discussione della Relazione sul semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 2).

Pag. 84

  4. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 1241 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, fatto a Roma l'8 maggio 2012 (Approvato dal Senato) (previo esame e votazione della questione sospensiva presentata) (C. 2276).
  — Relatore: Amendola.
   S. 1243 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, dell'8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (C. 2279).
  — Relatore: Fitzgerald Nissoli.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act), con Allegati, fatto a Roma il 10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane ai fini dell'attuazione dello scambio automatico di informazioni derivanti dal predetto Accordo e da accordi tra l'Italia e altri Stati esteri (C. 2577).
  — Relatori: Amendola, per la III Commissione; Sanga, per la VI Commissione.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Nicoletti ed altri n. 1-00603, Santerini ed altri n. 1-00604, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, Palazzotto ed altri n. 1-00616, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618, Brunetta ed altri n. 1-00619 e Rampelli ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, con particolare riferimento alla revisione del regolamento dell'Unione europea noto come «Dublino III».

  6. – Discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00653, Scotto ed altri n. 1-00680 e Famiglietti ed altri n. 1-00685 concernenti interventi a favore del Mezzogiorno.

  La seduta termina alle 19,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Romano e a n. 1-515 441 441 221 111 330 95 Resp.
2 Nom. Moz. Bianchi D. e a n. 1-657 rif. 442 425 17 213 353 72 95 Appr.
3 Nom. Moz. Caparini e a. n. 1-658 rif. 446 371 75 186 371 95 Appr.
4 Nom. Moz. Bergamini e a. n. 1-663 rif. 444 424 20 213 352 72 95 Appr.
5 Nom. Moz. Quaranta e a. n. 1-664 rif. 447 374 73 188 374 95 Appr.
6 Nom. Moz. Bruno Bossio e a. 1-678 rif. 443 422 21 212 349 73 95 Appr.
7 Nom. Moz. Galgano e a. n. 1-681 rif. 446 445 1 223 375 70 95 Appr.
8 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-682 rif. 448 426 22 214 354 72 95 Appr.
9 Nom. Moz. Di Gioia e a. 1-602 n.f. rif. 421 333 88 167 326 7 100 Appr.
10 Nom. Moz. Prataviera e a. n. 1-639 I p. 421 333 88 167 70 263 99 Resp.
11 Nom. Moz. Prataviera e a. n. 1-639 II p 419 331 88 166 330 1 99 Appr.
12 Nom. Moz. Ciprini e a. n. 1-650 I p. 421 397 24 199 396 1 99 Appr.
13 Nom. Moz. Ciprini e a. n. 1-650 II p. 424 396 28 199 127 269 99 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Pdl 631-C - em. 1.1 425 385 40 193 71 314 93 Resp.
15 Nom. articolo 1 425 414 11 208 392 22 93 Appr.
16 Nom. em. 2.5 424 420 4 211 97 323 90 Resp.
17 Nom. articolo 2 425 345 80 173 328 17 90 Appr.
18 Nom. em. 4.101 428 417 11 209 93 324 90 Resp.
19 Nom. em. 4.10 425 412 13 207 20 392 90 Resp.
20 Nom. em. 4.16 419 414 5 208 23 391 90 Resp.
21 Nom. em. 4.17 418 410 8 206 21 389 90 Resp.
22 Nom. em. 4.18 415 408 7 205 23 385 90 Resp.