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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 340 di venerdì 28 novembre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,30.

  VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 novembre 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, De Menech, Fauttilli, Mannino, Rossomando, Schullian, Speranza, Tidei, Vargiu e Venittelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) (A.C. 2679-bis-A); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (A.C. 2680-A) (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 26 novembre 2014.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di stabilità, deputato Mauro Guerra, ha facoltà di svolgere la relazione.

  MAURO GUERRA, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 2679-bis-A. Grazie, Presidente. Signor Viceministro, colleghi, il Governo ha proposto al Parlamento Pag. 2una manovra con una precisa missione: sostenere la crescita, per imprimere quella svolta capace di portare il Paese fuori da tre anni di recessione ed ora da una condizione di stagnazione. Una condizione del tutto eccezionale e, quindi, tale da giustificare, come è stato riconosciuto anche dalla Commissione europea, in presenza di un imponente sforzo riformatore messo in campo contestualmente, dal mercato del lavoro alla scuola, dalla pubblica amministrazione alla giustizia, sino alla riforma dell'intero impianto istituzionale del Paese, da consentire e giustificare, quindi, una maggiore gradualità del percorso volto al conseguimento del pareggio di bilancio strutturale. Se il Patto è di stabilità e crescita è ormai evidente che senza crescita non si conquista stabilità finanziaria ed anzi, nonostante le manovre, peggiorano, in tutta Europa e per tutti i Paesi, i dati del debito.
  Quello in campo europeo è un impegno del Governo che il Parlamento sostiene con determinazione, anche nella direzione di una revisione delle modalità del tutto convenzionali di definizione del prodotto interno lordo potenziale e del cosiddetto output-gap, che, se considerati in modo diverso e più corretto rispetto a quanto avviene attualmente, consentirebbero di vedere come l'Italia – uno dei pochi Paesi europei, fra l'altro, che da anni realizza un significativo avanzo primario – abbia di fatto già raggiunto il pareggio strutturale depurato dagli effetti del ciclo, permettendo così un ulteriore e prezioso margine da destinare a politiche espansive.
  Comunque, le modifiche intervenute a seguito del confronto con la Commissione europea che hanno condotto ad un riallineamento al 2,6 del deficit programmatico per il 2015, con le conseguenti modifiche per 4,5 miliardi, non hanno sostanzialmente mutato caratteristiche, peso e ruolo delle misure contenute nella manovra, capaci di muoversi nel percorso stretto tra il rispetto delle regole del deficit e le esigenze di rilancio del sistema economico del Paese.
  Nel lavoro svolto in Commissione – in una condizione di confronto ordinato, leale, anche quando è stato aspro nei contenuti, e per il quale ringrazio il presidente della Commissione, i rappresentanti del Governo ed i parlamentari della Commissione stessa, a partire dai capigruppo – si sono confermati non solo i saldi, ma anche l'impianto della proposta del Governo, che innanzitutto inverte, in modo importante, il trend costante di crescita effettiva del carico fiscale degli anni che abbiamo alle spalle e lo fa a partire dal lavoro, sia sul versante dei lavoratori che delle imprese.
  Una manovra, un impianto che accompagna, poi, con misure finanziarie adeguate e coerenti, le riforme avviate e che introduce elementi di equità e strumenti di tenuta e di coesione sociale in una condizione difficile del Paese.
  Nel lavoro di Commissione, insieme alla conferma della proposta del Governo, ritengo si sia riusciti a dare un contributo almeno in tre direzioni: in primo luogo, per un ulteriore rafforzamento, quantitativo e qualitativo, alle misure di promozione e sostegno della ripresa e della crescita, previste con un sistema di sgravi, incentivi agli investimenti e ad una buona e nuova occupazione, già contenute nel disegno di legge del Governo, fondato sul pilastro della riduzione del cuneo fiscale, con un imponente intervento della misura di circa 18 miliardi di euro.
  Vanno in questa direzione, tra le altre, il rifinanziamento della «legge Sabatini», il finanziamento del programma made in Italy, ma anche gli ulteriori 200 milioni annui per il 2015 e il 2016, che incrementano le risorse a disposizione per l'attuazione della delega sul lavoro e gli ammortizzatori sociali, fino alle misure per il settore agricolo che sono state approvate. Così come sono a sostegno del programma di riforme avviate e hanno trovato conferma ed integrazione nel passaggio parlamentare le risorse destinate a sostenere il piano della buona scuola e l'efficientamento del sistema giudiziario.
  In secondo luogo, abbiamo anche lavorato ad un ulteriore potenziamento dei Pag. 3profili di equità e coesione sociale contenuti nel disegno di legge, intervenendo sulla disciplina del bonus per i nuovi nati, introducendo il riferimento alla condizione economica familiare con l'ISEE, abbassando la soglia massima reddituale per avervi accesso e concentrando, quindi, le risorse sulle famiglie a reddito medio e basso. Lo si è fatto individuando, ad esempio, la finalizzazione delle altre risorse del Fondo per la famiglia contenuto nel disegno di legge, indirizzando altri 45 milioni dello stesso fondo alle famiglie più numerose ed a più basso reddito familiare, sempre utilizzando l'ISEE, ottenendo così un maggiore effetto di sostegno. Allo stesso modo, sono stati indirizzati 150 milioni del fondo alla non autosufficienza, raggiungendo in questo modo i 400 milioni per il 2015 e destinando poi 100 milioni ai servizi territoriali per l'infanzia. Così si sono, per esempio, anche indirizzate risorse per complessivi 8 milioni al Fondo alimentare per combattere situazioni estreme di indigenza. Un insieme di misure che, unite ad altre contenute nel disegno di legge, contribuiscono a organizzare politiche di sostegno sociale dei consumi e di contrasto alla povertà.
  E sempre sotto il segno dell'equità sociale vanno annotati gli interventi che affrontano l'annoso problema delle penalizzazioni previdenziali o quelli destinati ai lavoratori che sono stati esposti all'amianto e ai lavoratori penalizzati previdenzialmente per aver subito processi di mobilità, non a caso interventi proposti ed approvati con il concorso di tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione.
  In terzo luogo, infine, credo si sia dato un contributo a migliorare una caratteristica importante e nuova delle riduzioni di spesa contenute in questo provvedimento: il tentativo di andare oltre i tagli lineari per intervenire con misure selettive di razionalizzazione, ministero per ministero, settore per settore, ente per ente. Con questo metodo siamo intervenuti e abbiamo cercato di intervenire in Commissione dai ministeri ai patronati, dimezzando il taglio di risorse per esempio per questi, ma introducendo al contempo le linee di una riforma nel senso della qualità del sistema, fino agli enti locali.
  Il complesso del contributo alla manovra richiesto agli enti territoriali – mi soffermo su questo – è notevole. Lo sforzo che si coglie è quello di una definizione di obiettivi che poi lascia all'autonomia degli enti ed alla loro contrattazione con il Governo l'individuazione e l'attuazione delle modalità per il loro perseguimento. Mentre consegniamo al prosieguo del lavoro parlamentare le questioni riguardanti province e regioni, abbiamo lavorato per alleggerire l'impatto della manovra sui comuni, consentendo loro una maggiore flessibilità, gradualità ed autonomia nella gestione sia delle politiche di riduzione e razionalizzazione della spesa che in quelle di investimento.
  Consegniamo al prossimo lavoro parlamentare anche un'ulteriore riflessione sulla partita di un alleggerimento della pressione fiscale sui fondi pensione, sulla rivalutazione del TFR, sulle casse professionali e sulle fondazioni, con un impegno anche da parte del Governo ad un approfondimento, soprattutto nel segno di un'attenzione alle ragioni del sistema della previdenza complementare ed alle attività di valore sociale finanziate dalle fondazioni.
  Così come consegniamo al prosieguo del lavoro parlamentare il tema della normativa relativa ai contribuenti minimi autonomi e all'IRAP per chi non si avvantaggia dell'eliminazione importante intervenuta con il disegno di legge di stabilità della componente del costo del lavoro dall'IRAP, ma subisce l'incremento del 10 per cento rispetto alla condizione precedente.
  Infine, una questione ancora: emergenza. Abbiamo vissuto proprio durante la nostra discussione in Commissione giorni difficili sul piano delle emergenze ambientali.
  Credo che siamo intervenuti, con il Governo, incrementando di 60 milioni e portando a 200 milioni il Fondo nazionale per le emergenze, così come siamo intervenuti con un dimezzamento sui tagli e la Pag. 4revisione degli obiettivi di patto per i comuni colpiti da emergenze sismiche, alluvionali e di altro genere. Credo, però, che per il futuro, per i prossimi giorni, fin dalle prossime settimane e dai prossimi mesi, occorra una riflessione urgente su come mettere in campo grandi risorse per un piano nazionale di messa in sicurezza del territorio. Attiene al tema del futuro, della prevenzione di tragedie e di costi insostenibili, ma anche al tema della credibilità della politica, della ripresa della fiducia del Paese, e su questo intendo concludere: credibilità e fiducia che questo disegno di legge di stabilità prova a cominciare a ricostruire.
  Due esempi tra gli altri: da tempo si parla e si ragiona di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Con questo disegno di legge di stabilità si interviene in modo significativo in questa direzione, mantenendo impegni. La vicenda del bonus degli 80 euro Irpef: al momento del suo annuncio da parte del Governo, si è creduto che non sarebbe arrivato in busta paga nei tempi previsti ed è arrivato. Poi non si credeva che divenisse effettivamente strutturale: con questo provvedimento lo diventa. E, al di là del giudizio, che sulle singole misure e manovre può essere diverso tra le diverse forze che stanno in Parlamento, il tema della credibilità della politica e della sua affidabilità rispetto al Paese è una sfida che ci riguarda tutti, maggioranza e opposizione, e credo che oggi noi facciamo, su questo, un passo avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di bilancio, deputato Paolo Tancredi.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 2680-A. Grazie, Presidente. La mia relazione ripeterà, in sintesi, quello che è già stato detto nel passaggio in Commissione, essendo stato approvato in Commissione un ridotto numero di emendamenti. Segnalo sul programma «Promozione e garanzia dei diritti e delle pari opportunità» un aumento di 3 milioni e mezzo, così come 550 mila euro sul programma «Vigilanza sugli enti», e poi un consistente – tecnico, invece – intervento del Governo sul programma «Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali», con 137 milioni di aumento sull'annualità 2015.
  Il disegno di legge recante il bilancio annuale di previsione dello Stato è disciplinato, come è noto, dall'articolo 21 della legge n. 196 del 2009 in materia di contabilità e finanza pubblica. Ai sensi di tale articolo – è bene ricordarlo –, le previsioni di entrata e di spesa contenute nel bilancio sono formate sulla base della legislazione vigente, tenuto conto dei parametri economici utilizzati nel Documento di economia e finanza, nonché di quelli eventualmente aggiornati con la Nota di aggiornamento del DEF.
  Tale criterio è espressamente richiamato nel disegno di legge all'esame, per il quale la relazione al medesimo precisa come l'impostazione del progetto di bilancio abbia assunto come quadro di riferimento generale le ipotesi di evoluzione del bilancio statale di competenza coerenti con gli obiettivi di finanza pubblica indicati nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.
  Nel rispetto della richiamata normativa, il disegno di legge di bilancio è impostato secondo la struttura contabile per missioni e programmi. Pur confermando, rispetto allo scorso anno, le 34 missioni, che rappresentano le funzioni principali della spesa pubblica e ne delineano gli obiettivi strategici, il disegno di legge presenta una significativa revisione dei programmi, sia nell'articolazione che nel numero. Nel disegno di legge per il 2015 risultano 181 programmi di spesa, rispetto ai 176 dello scorso anno, che costituiscono le unità di voto parlamentare.
  Tali modifiche conseguono prevalentemente alla riorganizzazione effettuata da diversi Ministeri sulla base del processo avviato dall'articolo 2, comma 10-ter, del decreto-legge n. 95 del 2012 e ulteriormente accelerato dal decreto-legge n. 66 Pag. 5del 2014. Il contenuto di molteplici programmi, anche a parità di denominazione, è mutato anche per una collocazione delle voci di spesa che meglio rappresenta le finalità dei singoli capitoli del bilancio sottostanti.
  Come evidenziato nella relazione illustrativa, il disegno di legge di bilancio per il 2015, oltre ad essere coerente con lo scenario macroeconomico illustrato nella Nota di aggiornamento del DEF, presentata a settembre 2014, al fine di perseguire, mediante la legge di stabilità, i volumi di entrata e di spesa programmata, si colloca in un percorso di progressivo risanamento dei conti pubblici già avviato negli esercizi precedenti.
  Gli aggregati di entrata e di spesa del bilancio, predisposti secondo il criterio della legislazione vigente, includono gli effetti finanziari delle misure di contenimento della spesa adottate nel corso di questi ultimi anni e dei provvedimenti di urgenza disposti nell'anno in corso, volti principalmente al sostegno dell'economia, dell'occupazione e del reddito delle famiglie, nonché alla razionalizzazione della spesa pubblica.
  In proposito, vengono citati i recenti provvedimenti per l'attivazione delle risorse disponibili per lo sblocco delle opere già avviate o immediatamente cantierabili, per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e dell'assicurazione sociale per l'impiego, per la riduzione delle aliquote Irap per le imprese (su questo, come vedremo, è intervenuto il disegno di legge di stabilità) e la proroga del pagamento della TASI. Per sua natura, naturalmente, il documento in esame non contiene gli effetti delle disposizioni contenute nel disegno di legge di stabilità, che verranno recepite nella Nota di variazione, che incidono, come vedremo nel dibattito che seguirà, e come ascoltato nelle relazione del collega Guerra, in maniera significativa, su molti temi di rilevanza, anche per molte voci del bilancio.
  Nella relazione illustrativa si precisa, inoltre, che il disegno di legge di bilancio in esame recepisce gli effetti derivanti dall'attuazione dell'articolo 49 del decreto-legge n. 66 del 2014, in materia di riaccertamento dei residui.
  Il disegno di legge di bilancio in esame è, inoltre, comprensivo delle rimodulazioni proposte dalle amministrazioni sulla base della flessibilità concessa dalla normativa vigente. Sul processo di formazione delle dotazioni finanziarie per l'esercizio 2015 hanno, infatti, inciso, sotto il profilo quantitativo, le rimodulazioni proposte dalle amministrazioni, sulla base dei criteri di flessibilità previsti dalla normativa vigente, ai sensi dell'articolo 23, commi da 1 a 3, della legge n. 196 del 2009.
  A questa maggiore flessibilità a favore delle amministrazioni, si è aggiunta quella introdotta, per la prima volta, dall'articolo 50, comma 2, del decreto-legge n. 66 del 2014, che consente variazioni compensative nell'ambito degli stanziamenti dei capitoli di bilancio dei consumi intermedi e degli investimenti fissi lordi, volta a prevenire, come sottolineato dalla relazione illustrativa, la formazione di debiti fuori bilancio e a favorire il pagamento dei debiti commerciali, nel rispetto della direttiva dell'Unione europea in materia di tempi di pagamenti.
  Con riferimento al quadro generale riassuntivo del bilancio di previsione a legislazione vigente, al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, si evidenziano i seguenti importi per il triennio in esame. Per il 2015, in termini di competenza, si prevedono entrate finali per un totale di 506,4 miliardi di euro e spese finali per 553,3 miliardi. Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra le entrate finali e le spese finali, risulta pari nel 2015 a 46,9 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al 2014. Per il biennio 2016-2017, il disegno di legge evidenzia, poi, un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, pari, rispettivamente, a 22,7 miliardi di euro nel 2016 e a 15,4 miliardi di euro nel 2017, in corrispondenza ad un andamento progressivamente crescente delle entrate finali, da 506,4 miliardi di euro nel 2015 a 525,5 miliardi di euro nel 2017, mentre le spese Pag. 6finali, che registrano una forte riduzione nel 2016, dove si avrà l'effetto di diverse misure prese negli esercizi passati, si mantengono poi sostanzialmente stabili nel 2017.
  In termini di cassa, il saldo netto da finanziare, è pari a 106,6 miliardi di euro nel 2015, a 80,7 miliardi di euro nel 2016 e a 73,4 miliardi di euro nel 2017. Il disegno di legge di bilancio evidenzia per il 2015 un saldo netto da finanziare di 46,9 miliardi di euro, in peggioramento, come abbiamo visto, di oltre 5,3 miliardi di euro. L'aumento del livello del saldo netto da finanziare nel 2015 è dovuto principalmente ad una contrazione delle entrate superiore a quella delle spese, atteso che il provvedimento espone una riduzione delle entrate finali di oltre 11,4 miliardi di euro, pari a meno 2,2 per cento, determinato da una diminuzione sia delle entrate tributarie, 6,6 miliardi di euro, sia di quelle extratributarie per circa 4,7 miliardi.
  C’è, inoltre, una riduzione delle spese finali di oltre 6 miliardi di euro, pari all'1,1 per cento, per effetto principalmente della contrazione della spesa in conto capitale di 20,7 miliardi di euro, pari almeno al 35,7 per cento, cui fa riscontro, d'altro canto, un aumento delle spese correnti, pari a 14,7 miliardi di euro.
  L'avanzo primario, che, come è noto, costituisce un indicatore essenziale ai fini della sostenibilità del debito pubblico, si amplia nel triennio, passando da 40,5 miliardi di euro del 2015 a 67,3 miliardi di euro nel 2016 ed a 74,9 miliardi di euro nel 2017.
  Il risparmio pubblico, negativo nel 2015, torna su valori positivi nel biennio successivo. Il miglioramento atteso è spiegato sia dall'incremento previsto per le entrate tributarie, sia dalla riduzione delle spese correnti.
  Per quanto riguarda le entrate, la relazione illustrativa del disegno di legge di bilancio indica i criteri, in base ai quali sono state elaborate le previsioni aggiornate per il triennio 2015-2017, con riferimento alle disposizioni in vigore operanti per il 2015 e negli anni successivi.

  PRESIDENTE. Deve avviarsi alla conclusione, deputato Tancredi.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 2680-A. Cerco di sintetizzare. Per quanto riguarda il 2015, le entrate finali, al netto dei rimborsi IVA, ammontano nel bilancio a legislazione vigente, come già detto, a 506.364 milioni di euro, in riduzione rispetto al 2014.
  Per le annualità 2016 e 2017 si prevede un andamento positivo delle entrate tributarie, pari a più 2,4 per cento nel 2016 e a più 2 per cento nel 2017.
  Con riferimento particolare alle entrate tributarie, esse evidenziano nel 2015 una diminuzione di 13.654 milioni di euro delle imposte sul patrimonio e sul reddito. Analizzando le principali imposte, rispetto al dato assegnato al 2014, nel bilancio a legislazione vigente per il 2015, il gettito IRPEF passa da 186 miliardi a circa 176 miliardi di euro, mentre quello relativo all'IRES diminuisce da 50.359 a 42.399 milioni di euro.
  Consegno il resto della relazione, Presidente, perché mi dovrei dilungare – ci sono anche le cifre delle singole missioni di spesa, quelle più significative –, chiedo, dunque, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto del testo integrale della mia relazione e mi riservo poi di intervenire per la replica (Applausi dei deputati dei gruppi Nuovo Centrodestra e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Tancredi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, l'onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signora Presidente, nel testo della relazione di minoranza, che per il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ho presentato sui disegni di legge di bilancio e di stabilità, sono contenute in modo analitico le nostre critiche ad una manovra presentata come espansiva, ma nei fatti ancora dentro i parametri dettati dai trattati europei, Pag. 7con il deficit al 2,6 per il 2015, posticipando al 2017 il raggiungimento del pareggio di bilancio per costrizione.
  Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, in Commissione e in Aula, voterà contro questi disegni di legge, perché non contengono risorse adeguate a rilanciare la domanda. Ha giustamente osservato Pierluigi Ciocca, autorevolissimo dirigente della Banca d'Italia, in un saggio dal titolo provocatorio «Per favore, facciamo più debiti», che l'economia italiana non può uscire da sola dalla trappola della deflazione.
  Questa manovra del 2015 mira a ridurre l'indebitamento netto rispetto al PIL e mira, altresì, a contenere la spesa pubblica in misura analoga al contenimento programmato dell'imposizione, ma il demoltiplicatore della domanda, legato alla minore spesa, supera il moltiplicatore della minore fiscalità.
  Dal 2007 la recessione ha abbattuto il prodotto interno lordo in Italia di quasi il 10 per cento, l'occupazione del 5 per cento e la produttività del lavoro del 5 per cento.
  La manovra che si propone risulta assurdamente restrittiva o, nel migliore dei casi, neutrale. In ogni caso non è espansiva, come il Governo si affanna a dire, confidando nel miracolistico ritorno di fiducia delle imprese e delle famiglie, con una propensione alla spesa.
  Dal bilancio pubblico dovrebbe invece venire una spinta forte alla domanda. Considerata la gravità della recessione in Italia, la spinta dovrebbe essere, secondo noi, particolarmente forte ed abbiamo proposto un ordine di grandezza del 2,5 per cento del PIL, cioè qualcosa come 40 miliardi di euro che dovrebbero essere investiti sulla crescita economica, sull'occupazione, sul benessere sociale. In questo modo il prodotto interno lordo potrebbe crescere del 2-3 per cento, invece che dei pochi decimali previsti dal Governo, che addirittura, nella stima dell'OCSE, precipitano allo 0,2 per cento. Il disavanzo pubblico italiano, con la scelta coraggiosa che noi proponiamo e che poi è la scelta che propongono grandi organizzazioni come la CGIL, potrebbe essere analogo a quello della Francia.
  I pugni sul tavolo di Bruxelles vanno battuti su punti di PIL, non su pochi decimali di PIL, su pochi miliardi di euro, come ha fatto il Presidente del Consiglio dei ministri. L'Italia non può immolarsi su regole di bilancio di un'era storica lontana. Un eccesso di disavanzo pubblico rispetto al tetto del 3 per cento è giustificato dalla gravità della recessione.
  Il consolidamento del debito pubblico, anche per tranquillizzare i mercati finanziari, deve fondarsi su un rigoroso programma di lotta all'evasione fiscale – e noi siamo d'accordo con le proposte avanzate da Vincenzo Visco e dal suo centro studi – e di contenimento, certamente, delle principali voci di spesa corrente e non sociale, ma anche di tassazione dei grandi patrimoni.
  L'economia italiana non può uscire da sola dalla trappola della deflazione. Solo un rilancio rapido, coraggioso, incisivo della domanda globale può accrescere, insieme e su solide basi, produzione, occupazione e produttività.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza sul disegno di legge di stabilità e sul disegno di legge di bilancio, deputata Laura Castelli.

  LAURA CASTELLI, Relatore di minoranza. Signora Presidente, noi abbiamo chiaramente fatto la nostra controrelazione, che più che una controrelazione, indica come questo Paese dovrebbe – e secondo noi potrebbe – ottenere risultati molto diversi, con lo stesso se non con un minore sforzo.
  Vorrei cominciare nel sottolineare una cosa che non ha sottolineato nessuno, che è l'incompletezza dei lavori dell'Ufficio parlamentare di bilancio, ufficio che, per la prima volta, fa questo lavoro di controllo. È un organo indipendente nei confronti del Governo, ma gioca anch'esso con i numeri e con le parole, per far sembrare coerenti quelle valutazioni del Governo fatte nel DEF e nella Nota di aggiornamento. Pag. 8Non fa altro che fare anch'esso un errore sui dati: cerca di dire che non ci sono problemi di nessuna sorta, di dire che le valutazioni di crescita sono ottimistiche. In più, usa un modello, per le stime, che è il DSGE e noi, che siamo un po’ curiosi, siamo andati a studiare questo modello e ci siamo accorti di quanto siano grandi gli errori che si possono ottenere utilizzando questi modelli. Guardi, lo dice anche Stiglitz che basarsi su ipotesi di equilibrio dei mercati e agenti economici lungimiranti produce risultati non attendibili e lontani da quella che sarà poi la realtà. Questa io l'ho voluta mettere come premessa, per spiegare che è possibile continuare ad andare avanti così, facendo finte stime e dicendo che la crescita di questo Paese è alle porte, dicendo che la recessione tecnica in realtà è finta e che presto le nostre imprese smetteranno di chiudere e fallire, però non è così.
  La cosa che noi abbiamo certamente riscontrato è che fuori da questo Palazzo ne sono tutti convinti e lo vivono con i propri occhi e con la propria vita. Quindi, per noi anche questa volta si è persa l'occasione di mettere in campo delle soluzioni utili per il rilancio di questo Paese. Questo disegno di legge di stabilità purtroppo è nella sua sostanza insufficiente a produrre effetti benefici per l'Italia, come del resto le politiche fin qui adottate dal Governo che non sono state né efficienti né efficaci. Noi abbiamo fatto la nostra contro-legge di stabilità e l'abbiamo chiamata «finanziaria buona» perché crediamo che in questo Palazzo sia ora di aria buona. Dunque, seppur noi siamo contrari chiaramente al vincolo del 3 per cento, che comunque in qualche modo ci basterebbe per fare meglio di quanto ha fatto e sta facendo questo Governo, abbiamo presentato una serie di interventi che ci permettono di fare cose reali, ci permettono di creare lavoro, lavoro quello vero, non quello della burocrazia che avete proposto a questo Paese con il Jobs Act.
  Purtroppo, nonostante si siano ottenuti pochi risultati per noi anche molto importanti, ma ribadisco troppo pochi per una forza politica che rappresenta il 25 per cento di questo Paese, tante sono state le proposte che questo Governo non ha accettato. E la cosa più drammatica per noi è stata la risposta. Quando il MoVimento 5 Stelle propone delle materie o comunque dei provvedimenti che piacciono al Governo o alla maggioranza stessa, spesso la risposta è che il Governo o se ne occuperà più tardi oppure che comunque se ne occuperà magari al Senato. Allora, noi ci chiediamo intanto, in primo luogo, se questo bicameralismo piace o non piace visto che c’è sempre la scusa del rimpallo. In secondo luogo, ci chiediamo quanto tempo ancora la gente fuori debba aspettare per avere, per esempio, il finanziamento delle start-up o un reddito di cittadinanza che, come ricordiamo, è stato finalmente incardinato al Senato e, quindi, ci auguriamo che questo possa procedere nella maniera più naturale così come voluta dai cittadini che non riescono davvero a fare a meno di uno strumento che tutta Europa usa. O, ancora, il finanziamento al dissesto idrogeologico, misura che produce, per ogni miliardo di euro investito, 7 mila posti di lavoro. Noi crediamo che la sordità di questo Governo sia talmente ampia che non possa permettere di dire di «no» a 7 mila posti di lavoro.
  Noi capiamo chiaramente i giochi dei ruoli, ma non è ammissibile dire di «no» a delle misure che portano davvero questo Paese a rialzarsi. Questo è il motivo per cui di fatto noi non appoggiamo questo disegno di legge di stabilità, non appoggiamo questo modo di operare e non daremo chiaramente la fiducia a questo Governo. Ma crediamo che la misura per la quale questo Governo stia facendo danni sia una delle più grandi di questo Paese e questo, come ripeto, lo vivono tutti i giorni i cittadini e le imprese: in primo luogo, chi davvero non riesce più a stare in piedi. Questo lo sapete bene, il Governo lo sa bene, ma se ne fa un baffo. Quindi, noi a questo gioco non ci stiamo.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Viceministro Pag. 9dell'economia e delle finanze, Morando.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica alla discussione sulle linee generali.

  PRESIDENTE. D'accordo. È iscritta a parlare la deputata Paola Bragantini. Ne ha facoltà.

  PAOLA BRAGANTINI. Signor Presidente, la legge di stabilità dal punto di vista formale è una legge, ma più di tutte le altre leggi ha la missione di gettare le basi per costruire il futuro di quella nostra grande comunità che è il Paese. Scrivere il disegno di legge di stabilità 2015 insieme alla legge delega sul lavoro, poi, assume un senso ancora più forte. È stato positivo affrontare questi due testi contemporaneamente sciogliendo alcuni nodi subito e rafforzando alcuni strumenti immediatamente, ancora prima che i decreti delegati vedano la luce. Avere già nel disegno di legge di stabilità provveduto a tagliare le imposte sul lavoro, avere ridotto l'IRAP, avere confermato il bonus di 80 euro, ma soprattutto avere azzerato la contribuzione per tre anni per tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato incarna e dà concretezza già ora ad una parte importante della filosofia sottesa al Jobs Act.
  Attraverso il disegno di legge di stabilità Governo e Parlamento assumono impegni nei confronti dei cittadini, impegni che vogliono guardare lontano.
  Il primo impegno, quello che deve costituire la premessa ad ogni articolo di questo disegno di legge, è quello di fare seguire alle parole i fatti, azioni concrete che potranno e dovranno essere misurate già con l'inizio del 2015.
  Provvedimenti, questi contenuti nel nostro disegno di legge di stabilità, che non dimenticano la necessità di affermare l'efficacia dell'azione riformatrice del Governo italiano presieduto da Matteo Renzi, ma che puntano innanzitutto a modificare la vita degli italiani, ricostruendo la fiducia nel futuro, la volontà di ripartire, e, soprattutto, la possibilità di ripartire per le famiglie italiane.
  Le misure contenute in questo provvedimento sono numerose, troppe per essere elencate in fila. Vorrei soffermarmi qui su quelle misure che toccano direttamente e sensibilmente la vita concreta e quotidiana delle persone, e che, a mio modo di vedere, costituiscono il filo rosso che lega i provvedimenti di questo disegno di legge di stabilità. Non voglio certo incorrere nell'errore di pensare che anche misure più strettamente finanziarie non tocchino direttamente la vita delle famiglie. Ma l'attenzione alla persona, l'attenzione alle famiglie, l'attenzione a chi si trova in difficoltà, rendono questo disegno di legge di stabilità più vicina al cittadino, più vicina alle famiglie italiane, alla fine più umana.
  Un disegno di legge di stabilità che pensa ai genitori e a tutti coloro che stanno cercando un figlio e che per ciò stesso meritano un sostegno concreto, immediato, tangibile. Parlo del cosiddetto bonus bebé, forse la misura che, più di tutte, caratterizza il disegno di legge di stabilità 2015. Una comunità che non comprende il valore della genitorialità, e che non ne sostiene sufficientemente il peso, è una comunità fragile. Oggi, ci stiamo rivolgendo direttamente alle giovani coppie, offrendo loro uno strumento concreto di sostegno: 80 euro al mese, per i genitori – anche adottivi – con indicatore ISEE non superiore ai 25 mila euro, e 160 euro mensili, nel caso di genitori con indicatore ISEE inferiore ai 7 mila euro, a partire dall'anno prossimo.
  La creazione del Fondo famiglia, istituito con l'articolo 13, è un passaggio importante. Il bonus entrerà in vigore a gennaio, insieme alle nuove misure ISEE, così come modificate dal Governo qualche mese fa, attraverso una riforma che vuole assicurare a questi indicatori economici maggiore affidabilità e trasparenza.
  È stato molto positivo, inoltre, proprio perché è un intervento rivolto alla generalità delle famiglie, affiancare allo strumento del bonus l'investimento di 100 Pag. 10milioni per lo sviluppo degli asili, impegno fortemente voluto e sostenuto da molti colleghi e dagli enti locali.
  Tra il 2007 e il 2012, le famiglie con più di tre figli al di sotto del livello di povertà sono raddoppiate: dall'8 per cento al 16 per cento. Guardando a questo dato si coglie con maggior consapevolezza l'importanza dell'emendamento che abbiamo sostenuto in Commissione bilancio relativo alle famiglie numerose. Con quattro figli e un reddito ISEE inferiore agli 8.500 euro, scatta il contributo di 1.000 euro annui per gli acquisti familiari di prodotti o servizi.
  Sempre con l'occhio alle persone che mettono su famiglia, sono stati confermati gli incentivi alle ristrutturazioni domestiche e all'efficientamento energetico, facendo rientrare anche categorie che ne erano rimaste inopinatamente escluse, come le schermature solari, e riportando gli interventi antisismici ai livelli previsti nel 2014.
  Accanto alle famiglie che crescono, abbiamo pensato alle persone che non ce la fanno: perché sono ammalate, disabili, o troppo povere. Da piemontese, ho ben presente la storia di Casale Monferrato e dell'Eternit, in questi giorni rivissuta dolorosamente da tutti noi e anche dal Premier Renzi, che pochi giorni fa ha voluto incontrare associazioni e familiari delle vittime dell'amianto, gesto per cui lo ringrazio. Consentitemi di sottolineare qui l'importanza dell'approvazione dell'emendamento che dispone benefici previdenziali nei confronti di chi ha lavorato esposto all'amianto: un segnale doveroso.
  Sono stati stanziati 5 milioni per potenziare le misure di sorveglianza e di contrasto delle malattie infettive, tra cui ebola, ma non solo. Sul punto sanitario, consentitemi una piccola parentesi: purtroppo non è stato questo il luogo ove trovare risposta per i malati di epatite C, ai quali penso sia doveroso dedicare però un momento di attenzione. Trovarsi di fronte alla cura definitiva del proprio male, precedentemente incurabile, e non potersi permettere l'acquisto del costoso quanto prezioso ciclo di farmaci necessari, è una tortura di fronte alla quale non possiamo allargare le braccia.
  Dobbiamo avviare un percorso che veda protagonisti i malati, le loro famiglie, e il Sistema sanitario nazionale, con l'obiettivo di salvare non solo coloro che sono malati oggi, ma tutti coloro che potrebbero essere malati in futuro.
  Il Ministro Lorenzin, in questi mesi, ha agito positivamente, cercando una soluzione insieme ad altri Paesi europei messi di fronte agli stessi interrogativi drammatici che attanagliano noi. Ma non abbiamo più tempo: è doveroso chiedere al Governo di varare subito un Piano nazionale contro l'epatite C. Deve essere un'emergenza per l'anno a venire. L'eradicazione di un male come l'epatite è davvero un investimento sicuro per la vita di centinaia di migliaia di persone oggi, e per la salute di milioni di persone negli anni a venire.
  Con uno sguardo alla povertà, rilevata in modo crescente dalle statistiche, oltre che dalla esperienza pratica di chi, come noi, frequenta le periferie urbane e conosce la popolazione, abbiamo stanziato quasi 8 milioni per il Fondo del banco alimentare, a sostegno di quella rete di distribuzione di derrate alimentari ai più bisognosi, la cui azione sappiamo essere capillare nel territorio.
  Il Fondo per la non autosufficienza, essenziale strumento di accompagnamento per disabili e anziani e di sollievo per le loro famiglie, con uno sforzo notevole è stato quasi raddoppiato rispetto agli intenti iniziali, portato a 400 milioni, che consentiranno alla rete dei servizi socio-assistenziali presenti nel nostro Paese e gestiti dagli enti locali, di svolgere un essenziale servizio nei confronti di chi è più debole.
  E, parlando di enti locali, un discorso a parte lo dobbiamo dedicare: c’è qualche fatto estremamente positivo, come l'allentamento sostanziale del Patto di stabilità per i comuni, un segnale atteso e richiesto da anni. Ma, oggi, noi abbiamo accantonato alcuni nodi politici, lasciando alla discussione che si terrà al Senato il compito di raggiungere una mediazione. Tra Pag. 11questi, i tagli agli enti locali e gli strumenti per gestire l'indebitamento e il rientro di situazioni drammatiche che non sono più risolvibili con semplici tagli alla spesa locale.
  Tutto questo, non perché ce lo chiedono l'ANCI o l'UPI o la Conferenza delle regioni, ma perché i cittadini non sanno e non hanno motivo di sapere la distinzione fra enti locali e Stato centrale: un disservizio, un taglio, uno sportello chiuso, sono una mancanza del sistema pubblico nel suo complesso, senza distinzione. Ed è a loro che dobbiamo guardare.
  Il processo di spending review che guida da qualche anno, ormai, la nostra azione non può non tenere conto del complesso sistema di servizi che gli enti locali gestiscono direttamente nei confronti del cittadino, sistema di servizi che oggi rischia il collasso.
  E se noi oggi siamo molto soddisfatti di annunciare di avere approvato il taglio delle pensioni d'oro, così come le severe misure per razionalizzare le aziende partecipate, con l'obiettivo di recuperare risorse e abolire sprechi, non possiamo sottacere che la riforma delle province e il processo di nascita delle città metropolitane stiano incontrando numerose difficoltà, legate innanzitutto al passaggio delle competenze, al reperimento delle risorse, alla chiarezza sugli strumenti da utilizzare.
  E non possiamo neppure non tenere conto del fatto che, seppure le regioni, in molti casi, stiano scontando errori politici ed amministrativi di chi le ha governate precedentemente (dovendo gestire oggi situazioni finanziarie praticamente fuori controllo), effettivamente questi tagli così drastici possono finire col ricadere sul servizio pubblico che, insieme alla scuola, tocca più sensibilmente la pelle delle persone: il sistema sanitario.
  Vero, il Patto della salute ha visto aumentare le risorse per la sanità di 2 miliardi, ma il taglio alle regioni di 4 miliardi, comunque, da parte nostra va gestito e approfondito nelle sue conseguenze effettive sui territori.
  Nel corso dell'esame del disegno di legge di stabilità al Senato, questi temi non saranno differibili ulteriormente: gli emendamenti ritirati in Commissione sulla vita degli enti locali si ripresenteranno, grosso modo, uguali al Senato, perché rappresentano domande vere provenienti dalle realtà locali.
  Così, altri nodi, che sono meno generali, ma che riguardano settori produttivi importanti come l'editoria e l'informazione locale, per cui non abbiamo trovato soluzione in Commissione, a differenza, invece, che per le televisioni locali: l'impegno è stato preso e andrà mantenuto al Senato.
  Il percorso di approvazione della prima legge di stabilità del Governo di Matteo Renzi in questi giorni compie un passaggio fondamentale, con il voto alla Camera dei deputati: ma la strada da fare è ancora lunga, anche se ristretta in poche settimane.
  L'auspicio è che le buone modifiche apportate al testo originario siano conservate, e che ne vengano, anzi, aggiunte ulteriori, ancora migliori, con l'obiettivo di risultare incisivi nell'azione riformatrice, con l'obiettivo di essere giudicati positivamente dagli osservatori europei, ma soprattutto, con l'obiettivo di migliorare la vita vera e concreta dei cittadini fin da domani.
  Buon lavoro a tutti noi, al Governo e anche ai senatori, affinché la prima legge di stabilità di questo Governo sia davvero una buona legge per un migliore futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Bragantini. È iscritto a parlare il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente, c’è un virus, che è molto più pericoloso dell'ebola, che rischia di contagiare l'Europa: il virus della deflazione-recessione, che, partendo dalla cosiddetta economia reale si trasferisce ai mercati finanziari per essere restituito potenziato esponenzialmente con conseguenze deflagranti. È lo Pag. 12schema di un circolo vizioso già visto nel 2008 negli Stati Uniti e di cui abbiamo avuto un assaggio all'inizio dello scorso ottobre in Europa. Di fronte a questo pericolo l'Unione Europea si è dimostrata incapace di reazioni adeguate. Da un lato, non si consente alla BCE l'acquisto di titoli pubblici, per il timore della Germania di accollarsi i debiti degli altri Stati e limitando quindi il suo spazio di azione ad un quantitative easing dei poveri, per così dire, con effetti sulla base monetaria non paragonabili a quelli ottenuti dalle Banche centrali quali quella giapponese, americana o inglese, per restare in Europa; dall'altro, si ripropone in modo tetragono la questione dei vincoli di bilancio, con dichiarazioni, quali quelle del Ministro Schäuble, che indica il pareggio di bilancio raggiunto dal suo Paese come esempio da seguire, un messaggio quasi irridente nei confronti degli eserciti di disoccupati, soprattutto giovani, che popolano i Paesi periferici dell'Unione europea come il nostro, messaggio del tipo: noi abbiamo già tirato la cinghia, adesso fate anche voi altrettanto. Si insiste incomprensibilmente su indicatori ormai privi di qualsiasi significato come il 3 per cento del rapporto debito-PIL, quando una crescita, nelle previsioni più ottimistiche, dell'1,1 per cento in Europa per il 2015 e un'inflazione dello 0,8 per cento (in Italia è molto più bassa), dovrebbe porre il vincolo, semmai, al di sotto del 2 per cento per rendere sostenibile il debito pubblico nel lungo periodo. Nonostante gli evidenti successi raggiunti dagli Stati Uniti, che in tre anni di politiche espansive hanno visto ridotta la disoccupazione dall'8 al 5 per cento, con conseguenze trascurabili, peraltro, sull'inflazione, si insiste in Europa con una politica economica fatta di sola austerità, che nel nostro Paese vede nel crescente tasso di disoccupazione la sua conseguenza più nefasta e preoccupante.
  In questo quadro di desolante impotenza da parte dell'Europa, il Governo Renzi dà il suo contributo sostanziale ma negativo, purtroppo, confermando anzitutto la caratteristica del suo agire, fatto di annunci velleitari a cui seguono retromarce clamorose. Misure buone per ottenere un riscontro politico immediato, per andare all'incasso elettorale, per così dire, ma prive di una strategia di lungo periodo, e che, anzi, lasciano un'eredità di costi e appesantimento fiscale a carico degli anni a venire. Con questa legge di stabilità, il Governo Renzi è riuscito a superare perfettamente il conflitto tra riduzione del debito e spesa pubblica; consegna al Paese una manovra che riesce a cogliere obiettivi apparentemente incompatibili, cioè aumenta il debito senza fare alcuna politica espansiva per la crescita.
  Senza la legge di stabilità così fatta, nel 2015 il nostro disavanzo sarebbe stato del 2,2 per cento del PIL. La stabilità aumenta il disavanzo dello 0,5 per cento; aumenta il debito di 7,5 miliardi di euro e rinvia il pareggio di bilancio in termini strutturali al 2017, dopo avere chiesto, solo sei mesi fa, di rinviarlo al 2016, garantendo che lo avrebbe rispettato. La stabilità aumenta di 5 miliardi, nel solo 2015, la spesa statale, ma massacra di tagli le regioni, le province, i comuni per un totale di quasi 7 miliardi di euro di minori trasferimenti scaricati sugli enti più vicini ai cittadini e che si tradurranno in evidenti tasse locali, già aumentate, peraltro di oltre il 200 per cento dal 1997. È molto comodo, certamente, per il Premier, associare la propria immagine ai bonus in busta paga e ai premi per i neogenitori, lasciando agli enti locali l'onere, il lavoro sporco, per così dire, di comunicare ai cittadini i tagli alla sanità, all'assistenza, alla manutenzione delle scuole e delle strade.
  Dopo l'analisi e i chiarimenti richiesti (ma non ottenuti) durante l'esame in Commissione, non possiamo che confermare la nostra prima impressione: questo disegno di legge di stabilità rappresenta un Governo che non ha alcuna visione prospettica, non ha alcuna strategia industriale né di sviluppo, non ha consapevolezza della realtà quotidiana delle famiglie, ma si limita, assai pericolosamente, a navigare a vista, adottando misure-spot in base al tema del giorno che domina i giornali, o i post di Facebook o qualche tweet, pronto a fare la doccia gelata a favore delle Pag. 13telecamere quando ciò garantisce un'eco sulla stampa, ma prontamente dimenticandosene il giorno dopo in sede di predisposizione dei fondi per i malati di SLA con i quali, con quel gesto, si voleva solidarizzare.
  Sono solo le illusioni, quelle descritte in questo documento di bilancio, con scarsissime, se non nulle, conseguenze concrete, nonostante gli interventi sull'IRAP, condivisibili, ci mancherebbe, nella direzione, ma troppo timidi per avere un qualunque effetto sulla fiducia degli imprenditori (infatti, il peso fiscale sulle aziende non scenderà). Il disegno di legge di stabilità elimina dalla base imponibile dell'IRAP il costo del lavoro per i dipendenti assunti a tempo indeterminato, ma cancella anche retroattivamente (violando quindi qualsiasi statuto del contribuente) la riduzione delle aliquote IRAP previste solo a maggio nel decreto-legge n. 66 del 2014.
  Nell'audizione del 4 novembre alla Camera, il Ministro Padoan ha detto testualmente: «Con la legge di stabilità, la pressione fiscale passa dal 43,3 per cento del 2014 al 43,2 per cento nel 2015»; quindi rimane invariata. Un calcolo che tiene conto solo dei dispositivi governativi, ma che sarà peggiorato dal fatto che le regioni, traducendo i 4 miliardi di tagli imposti dal Governo, dovranno mettere mano alle tasse locali.
  Non abbiamo però memoria troppo corta: ci ricordiamo infatti che il taglio delle aliquote IRAP del 2014, oggi cancellato retroattivamente, era stato finanziato, aumentando dal 20 al 26 per cento l'imposta sostitutiva sui redditi da capitale diversi dai titoli di Stato. Quindi, cercando di fare i conti senza cadere nel gioco delle tre carte del Governo, la sostanza è questa: l'aumento dell'imposta è confermato, il taglio delle aliquote è stato cancellato, la deduzione del costo del lavoro oggi c’è, ma a gennaio potrebbe essere cancellato per coprire una qualche nuova idea improvvisata del Governo. Infatti, come possiamo fidarci, visti questi precedenti ?
  Quante misure possiamo coprire a ruota sempre con gli stessi soldi, togliendo e mettendo dalle tasche degli imprenditori, aumentando ancora di più l'incertezza e la disperazione in cui oggi si trovano ad operare in questo Paese ? Le misure anticicliche necessarie al Paese non trovano alcuno spazio in questa manovra; e non poteva essere diversamente, visto il doppio atteggiamento del Governo: a dispetto della versione autocelebrativa che il Premier ha tentato di trasmettere ai media di casa nostra (solo quelli che ci son cascati, ovviamente), la realtà è che il Governo aveva predisposto un disegno di legge di stabilità già in linea con il Patto di stabilità europeo. Tuttavia, temendo una bocciatura comunitaria, aveva comunque accantonato 3,3 miliardi in un generico Fondo di abbattimento della pressione fiscale, per cautelarsi nell'eventualità di ulteriori richieste da parte dell'Unione europea, poi puntualmente arrivate.
  La Commissione però ha superato le attese e ha chiesto più di 4,5 miliardi: una cifra enorme, calcolata dai burocrati di Bruxelles senza nessuna attenzione alla delicata situazione di un Paese, qual è il nostro, in conclamato processo di desertificazione industriale. E il Renzi, che tanto ha promesso di farsi rispettare a Bruxelles, dalla sera alla mattina, ha corretto in peggio, senza battere ciglio, il disegno di legge di stabilità, sottraendo risorse per lo sviluppo, tagliando ulteriormente alle regioni, inventando ulteriori meccanismi di reverse charge e split payment, che io provo a tradurre in parole povere in questo modo: «lotta all'evasione IVA a carico delle aziende», che, se interessate a questi due meccanismi, soffriranno tensioni di liquidità, visti i tempi dei rimborsi dei crediti IVA, che sono biblici in Italia, quindi ricorso all'indebitamento e conseguente pagamento di interessi che si configurano a tutti gli effetti come delle tasse occulte. Oltre ovviamente alle tasse esplicite, previste, e molto probabili, nelle clausole di salvaguardia a fronte di incassi solo stimati, molto incerti e sui quali grava oltretutto la necessaria autorizzazione da parte della Commissione Europea, non scontata per niente, soprattutto sullo split payment.Pag. 14
  I contenuti propositivi secondo il Governo sarebbero sostanzialmente: in primo luogo, la stabilizzazione dei famosi 80 euro in busta paga, una misura che ha già dimostrato di non avere alcun impatto sui consumi, come ha ammesso lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze, e che per sua stessa natura, non avendo alcuna progressività, non incentiva né il lavoro né il reddito. Perseverare, si dice, è diabolico.
  Il TFR poi in busta paga è altro espediente, l'ennesimo, che definirei «furbo» nel senso di ingannevole più che intelligente.
  Si offre ai lavoratori l'illusione di avere più denaro disponibile, ma usando i loro stessi soldi, anticipati dalle imprese e peggiorandone ancora una volta la liquidità. I cittadini lo hanno capito subito e la stragrande maggioranza di loro ha già annunciato che non utilizzerà questa misura. Peccato che il Governo intendesse così ottenere un maggiore entrata che, venendo meno, provocherà un ulteriore buco. Il famoso bonus bebé nasceva con ambizioni molto più alte di quelle che si sono concretizzate: nasceva, infatti, come una misura per contrastare il calo della natalità del Paese. Ecco, questa poteva essere definita, che la si condivida o meno, una misura programmatica, un investimento con un preciso obiettivo per il futuro e, tra l'altro, assomiglia ad analoghe misure che hanno avuto successo, ad esempio, in Francia. Ma che senso ha la stessa misura, come riformulata in Commissione, che sarà di fatto erogata solo a famiglie extracomunitarie a basso reddito ? Cioè l'ennesima menzogna: vogliamo incentivare la natalità di chi ha già forse altri problemi, ma non certo quello della natalità.
  Dobbiamo sempre e comunque cedere all'ipocrisia e al buonismo, elargendo fondi che sono frutto della fiscalità generale senza investirli in politiche mirate ad ottenere un beneficio collettivo reale. Le scelte peggiori di questo disegno di legge riguardano, poi, l'intero comparto delle autonomie, confermando la matrice centralista e dirigista di questo Governo già largamente evidente nel testo della riforma costituzionale del Titolo V.
  Le realtà territoriali sono state letteralmente massacrate da questo disegno di legge di stabilità dal punto di vista finanziario, dal punto di vista delle competenze e della credibilità nei confronti dei cittadini; si tagliano 3 miliardi 452 milioni alle regioni ordinarie e 548 milioni alle speciali, per ciascun anno fino al 2018; questo taglio si somma ai 750 milioni annuali di tagli già previsto dal decreto-legge n. 66 del 2014 (quello già citato degli 80 euro). Si proroga ancora la tesoreria unificata. Nonostante le promesse del Governo, i fatti sono che ad oggi questo si tramuterà in un taglio lineare, che per sua definizione penalizza i più virtuosi e premia chi, fino ad oggi, ha sperperato.
  E si dica la verità finalmente: sarà un taglio anche sulla spesa sanitaria, perché è l'unica capiente nel comparto regionale; la spesa sanitaria rappresenta circa il 70 per cento del budget regionale, quindi se si vogliono fare tagli così consistenti, lì necessariamente si andrà a pescare.
  Alle province e città metropolitane si taglia 1 miliardo nel 2015, 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi dal 2017, ad eccezione delle province che hanno dichiarato il dissesto, dimostrazione ulteriore che in Italia conviene essere gli ultimi della classe e non i primi; tagli anche ai comuni per 1 miliardo 200 milioni all'anno, con l'emersione dei crediti inesigibili, certo non riferiti ai comuni virtuosi, che sarà dilazionata in ben 30 anni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 10,35)

  FILIPPO BUSIN. Cancellata, invece, qualsiasi norma che alleviasse il Patto di stabilità per i comuni virtuosi, tantomeno il Patto stesso, nonostante sia tacciato anche da esponenti del Governo come la causa principale dei mancati investimenti e dell'accumularsi dei debiti della pubblica amministrazione.
  Tuttavia, l'accetta sulle autonomie non ha impedito il perpetrarsi delle solite «marchette» del passato: 110 milioni all'anno per Roma Capitale che – giusto far Pag. 15notare – si aggiungono ai precedenti 420 milioni che diventano quindi 530 a favore di queste fantomatiche funzioni di capitale di Roma; poi altri 40 milioni per il dissesto sanitario del Molise; 100 milioni per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo, queste mance non mancano mai; 10 milioni per la Campania.
  I soliti pochi privilegiati, mentre le zone montane – anche quelle nostre, delle regioni che vogliamo rappresentare – perderanno completamente le agevolazioni sul gasolio da riscaldamento.
  Sarebbe poi interessante che il Ministro Alfano ci spiegasse come mai, se davvero Mare Nostrum è stata interrotta, dovrebbe farsene carico l'Europa intera con la nuova iniziativa; con la Stabilità comunque si stanziano 190 milioni all'anno per l'emergenza immigrati per ciascuno dei prossimi tre anni. C’è qualcosa che non torna: la missione è finita però questi soldi dove vanno a finire ? Soldi che potevano essere destinati ad altri scopi. Qual è la verità ? Ci si dica qual è. L'unica certezza è quella dell'aumento delle tasse, questa non manca mai.
  Aumento della tassazione per i fondi pensione dall'11 al 20 per cento, che rappresenta 480 milioni annui di maggiore gettito. È scandaloso fra l'altro che questa tassa venga messa sulle spalle di chi, giovane lavoratore di oggi, probabilmente non avrà neanche una pensione di sussistenza; dopo che si è fatta una campagna di incentivazione per farli confluire nei fondi pensione alternativi, adesso li si bastona con nuove tasse. Questa è veramente una vergogna, che voglio denunciare a voce alta, di questo Governo. Imposizione di una tassazione sui rendimenti delle polizze vita pagate a causa morte: anche questi non sono pochi, sono 150 milioni di gettito. Cancellazione delle agevolazione sul bollo di auto e moto storiche, con un'evidente ripercussione ovviamente anche sull'indotto che c’è sulle auto storiche, perché ovviamente non ci sarà più convenienza a farle circolare, con calo della manutenzione e di tutti quei lavori che comunque avevano un certo riflesso sull'economia reale. Aumento della tassazione sui dividendi delle fondazioni, aumentando la base imponibile dal 5 al 72-74, e sono anche questi 255 milioni che il Governo incamera a danno dei territori, perché si sa che i dividendi delle fondazioni andavano a sostegno dello sviluppo sociale, culturale e sportivo del territorio. Aumento dell'IVA, e qui non lasciamoci ingannare, non è una semplice clausola di salvaguardia, è un vero e proprio aumento del 12 per cento dal 2016 e al 13 per cento dal 2017 dell'aliquota base del 10, e al 24 per cento dal 2016 al 25 per cento dal 2017 e 25,5 per cento addirittura dal 2018 per l'aliquota attualmente al 22 per cento. In totale sono ben 12 miliardi, anche questi sottratti alla base monetaria, sottratti alla possibilità di fare politiche espansive e che quindi condanneranno ancora di più l'Italia alla recessione. Dal 2018 aumento di accise su benzina e gasolio – anche queste non mancano mai – per 700 milioni annui. La clausola di salvaguardia va letta ma al contrario, cioè la Stabilità ha stabilito gli aumenti e se proprio si vogliono evitare (in tutto ma anche solo in parte, dice l'articolo 45) si possono eventualmente fare tagli di spesa pubblica, o trovare maggiori entrate non ulteriormente specificate. Quindi, queste sono certe, se siete così bravi da evitarle fate vobis, i posteri ovviamente. Non prevede quindi una spending review per scongiurare l'aumento ma si limita a dire che si può sempre trovare una qualche alternativa. Auguri. Senza polemica, signor Ministro, è davvero difficile uscire di qui e dire alle tantissime persone che stanno attraversando questo periodo di crisi profonda – chi per questioni contingenti, la perdita del posto di lavoro, i danni da eventi meteorologici, la chiusura della propria azienda, chi ancora un lavoro ce l'ha ma è scoraggiato, disilluso, pessimista a causa di ciò che vede intorno a se – dire loro: ecco, abbiamo predisposto questo disegno di legge di stabilità, vi offriamo questa manovra come risposta alle vostre difficoltà. Se questa doveva essere la luce in fondo al tunnel, bisogna ammettere che o io non ho la vista abbastanza lunga oppure qualcosa non funziona su questo Pag. 16disegno di legge di stabilità. Con quale faccia, maggioranza di Governo, vi sentite di uscire da qui ed affrontare un Paese che chiede alla politica risposte concrete, decisioni forti, anche radicali, e uno scatto di consapevolezza e di capacità che non siete in grado di fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ?

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Nicchi. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha otto minuti.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, povertà ed esclusione sociale sono la principale emergenza del nostro Paese. Viceministro, i dati dicono che arrivano a minacciare un terzo degli italiani. Dalla crisi finanziaria e bancaria che è esplosa nel 2008 abbiamo proposto, hanno proposto politiche economiche di austerità che hanno limitato gli investimenti pubblici diretti, hanno ridotto e falcidiato i fondi per il welfare e non hanno imposto nessuna regola alla finanza internazionale. Invece di una medicina, si sono inoculati veleni, veleni sociali, in dosi massicce e non omeopatiche. Il Governo che oggi guida il semestre europeo poteva mettere in discussione queste politiche, doveva metterle, ma lo sta facendo con annunci, lo sta facendo con promesse, a parole, mentre la politica dell'austerità continua e ha partorito l'ultimo topolino, il piano di Juncker, quello che deve rilanciare l'economia europea e che si basa in larghissima parte su contributi privati e su contributi volontari degli Stati facoltosi.
  Siamo alla buona volontà degli Stati facoltosi, tant’è che l'Unione mette solo 21 dei 315 miliardi annunciati, con buona pace di chi si aspettava dall'Europa crescita e diritti e, quindi, mettendo in discussione la costruzione dell'Europa dei popoli.
  Tra i numeri ce ne sono tanti che si possono scegliere. Per descrivere la crisi atroce del nostro Paese tra quelli forniti dal rapporto ISTAT del 2013 io ne scelgo alcuni, che sottolineano una cicatrice sociale inaccettabile e che va presa di petto. Io credo che un buon Governo, qualsiasi azione debba mettere in campo, dovrebbe partire da qui, dal drammatizzare questa cicatrice e intervenire.
  Sullo stato di povertà dei bambini del nostro Paese, i dati italiani sono i peggiori tra i 28 Paesi dell'Unione europea. Abbiamo un triste primato: chi ha meno di 18 anni nel nostro Paese ha molta più probabilità di essere povero rispetto ad un adulto o ad un anziano. I dati italiani sono al di sopra della media. Nel nostro Paese il 32 per cento dei minori è a rischio di povertà, in Europa il 27 per cento. Tra il 2011 e il 2013 c’è il raddoppio del numero dei minori in povertà assoluta: nel 2011 erano 723 mila; nell'ultimo rapporto ISTAT siamo arrivati a un milione 423 mila minori in povertà assoluta. Si tratta di un campanello di allarme incredibile, triste, a cui noi rispondiamo immediatamente. Abbiamo fatto delle proposte, ma di questa gravità nel disegno di legge di stabilità, nelle misure che lì si prendono, non c’è consapevolezza.
  Manca sul welfare una regia con idee nuove, che sancisca un passaggio definitivo da un welfare di tipo lavoristico a un welfare universale. Mancano robuste risorse per questa fondamentale innovazione, quelle risorse che sarebbero capaci anche di innescare un processo virtuoso di nuova, buona occupazione. Si propongono, invece, interventi tampone, provvisori, delle pezze che si mettono in un ordito che rimane assediato, da una parte, dai tagli autoritari e, dall'altra, da logiche compassionevoli e non di affermazione di diritti.
  In Commissione bilancio il disegno di legge di stabilità è stato modificato in alcune parti in modo positivo, anche grazie al contributo delle opposizioni, anche del nostro gruppo, ma rimangono delle stigmate iniziali che noi critichiamo pesantemente. Queste criticità si ritrovano proprio se guardiamo alle politiche sociali e alle politiche per il diritto alla salute. Vengono confermati tagli pesantissimi: alle regioni 4 miliardi, a cui vanno aggiunti quelli ai comuni per 1,2 miliardi e alle province per un miliardo. A ciò va aggiunto il taglio di un miliardo 700 milioni Pag. 17a danno delle regioni che già i Governi precedenti, Monti e Letta, avevano assestato.
  Però, io voglio ricordare una cosa, cioè che il 75 per cento delle spese regionali concernono il diritto alla salute, la sanità, e che, quindi, questi tagli produrranno realisticamente non solo tagli ai servizi, ma anche il tentativo di riproporre ingiusti ticket che noi sappiamo hanno prodotto disuguaglianze e hanno aperto la strada ad una privatizzazione del sistema sanitario pubblico. Da una parte, quindi, il finanziamento al servizio sanitario è recepito con l'articolo 39, prevedendo le risorse per il Patto della salute. Ma certamente noi, vedendo e guardando questi tagli, non possiamo che essere preoccupati, perché sicuramente verranno messi a rischio i livelli essenziali di assistenza e, quindi, l'equità all'accesso alle prestazioni sanitarie da parte dei cittadini.
  Voglio ricordare che un altro taglio molto significativo è stato quello perpetrato al fondo che finanzia le attività di ricerca. Si è colpito un fondo importante, che poteva arricchire un settore che può garantire un futuro diverso al nostro Paese. Le politiche sociali di welfare e le risorse assegnate al Fondo per le politiche sociali sono per noi del tutto insufficienti: il Fondo per l'infanzia e adolescenza, il Fondo per le politiche giovanili. Ricordiamo che – lo ricordava l'onorevole Bragantini – il Fondo per la non autosufficienza è stato sì portato a 400 milioni – e questo lo dobbiamo alle lotte che i malati di SLA, che chi soffre, è stato costretto anche quest'anno a fare anche con grandissimo sacrificio – 400 milioni al posto dei 250 milioni iniziali, uno stanziamento ridicolo, però questo fondo ridiscende dal 2016 a 250 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARISA NICCHI. Mi avvio alla conclusione. E niente viene destinato ai servizi per l'assistenza domiciliare. Io credo e noi pensiamo che sia giunto il momento di cambiare l'ordine delle priorità, che vuol dire inclusione e vuol dire creare lavoro e non deregolamentare i diritti, come ha fatto il Jobs Act, prendersi a cuore il problema della giustizia sociale, combattere la disuguaglianza. Da qui nasce la politica, la politica che noi vogliamo affermare e che vogliamo contribuire a rendere realizzata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, questo è un disegno di legge di stabilità che va letto alla luce delle cose positive che ha fatto, perché potremmo anche assumere una lettura, come dire, molto giocata sulle attese che ognuno di noi ha rispetto alle possibilità concrete di partecipare allo sviluppo di aree tematiche specifiche del Paese e, se ci mettessimo nell'ottica di quello che non ha fatto, allora potremmo ricavarne degli elementi di delusione, che non renderebbero giustizia alla profondità del lavoro concreto che è stato fatto. Io volevo richiamare – ero qui che stavo cercando di puntualizzare un poco con esattezza – quello che si dice per esempio rispetto all'università. Mi sembra interessante leggere e dare una legenda di questo, per dire tutto quello che, letto in una determinata chiave, appare come negativo. Leggo soltanto alcuni capoversi: si riduce di 30 milioni, si riduce il Fondo speciale, si riduce il Fondo per il finanziamento degli enti di ricerca vigilati dal MIUR, si riducono ad un milione di euro le risorse destinate al funzionamento delle istituzioni dell'alta formazione e così via dicendo. Sembra quasi che si sia voluta fare una legenda di quello che in qualche modo, in una logica di tagli, pone un limite pesante allo sviluppo di quello che potremmo considerare il motore concreto del Paese. Si riduce veramente quella logica che viene dal mondo universitario come un servizio diretto e concreto alle nuove generazioni per creare quella fucina di cervelli che non sono solo cervelli, che è fatta di persone che mettono tutte le loro risorse, anche la passione personale, al servizio della risoluzione di problemi probabilmente Pag. 18ancora non sufficientemente a fuoco oppure di problemi verso i quali ci si è orientati per tanto tempo senza riuscire a trovare le soluzioni adeguate.
  Il taglio all'università e il taglio alla ricerca è qualcosa che ci addolora molto, è qualcosa che tocca in profondità tutti coloro che si trovano in questa linea di frontiera, che, insisto, da una parte guarda alle nuove generazioni e assume la responsabilità personale di potenziarne i talenti, assume la responsabilità, ancora più importante, di offrire loro opportunità di impegno concreto. Penso, come tutti sanno, all'annosa battaglia che abbiamo vissuto durante tutto quest'anno per offrire ai giovani laureati in medicina la possibilità di accedere a scuole di specializzazione o a dottorati di ricerca.
  Questo è un punto che potremmo chiamare un po’ un buco nero di questo disegno di legge di stabilità, e credo che vadano prese, poi, misure ulteriori per compensare questo vuoto. Certamente, vi sono anche alcune misure, ma sono molto poche, positive in questo senso. Sono le misure che guardano, per esempio, alla possibilità di accogliere negli atenei cosiddetti «virtuosi» i giovani più brillanti.
  Quindi, si cerca di fare un salto, probabilmente, di selezione tra gli atenei, anche se risulta poi abbastanza difficile dire qual è l'ateneo virtuoso, in base a quali criteri quell'ateneo è considerato più virtuoso di un altro e perché in quell'ateneo virtuoso si creerà quella, chiamiamola così, concentrazione di capacità, di competenze e di passione da renderlo ancora più capace di offrire risposte significative.
  Questo l'ho trovato, devo dire, un punto debole dell'intero disegno di legge di stabilità, e lo rimando alla sensibilità del Viceministro, alla sensibilità della Commissione, alla sensibilità di tutti. Infatti, noi abbiamo bisogno di offrire ai giovani, ai giovani brillanti, a quelli che costituiscono, potremmo dire, il patrimonio dell'umanità – intendendo per umanità questa nostra umanità italiana, che deve assistere, molto spesso, alla fuga dei suoi cervelli migliori – qualcosa di più, qualcosa di meglio, dobbiamo sapere scommette sul futuro, e questo è un punto che trovo debole.
  Poi vi è, invece, un altro capitolo di questo disegno di legge di stabilità, che è il capitolo su cui si sono già soffermati alcune delle colleghe e dei colleghi che sono intervenuti prima di me, che riguarda il mondo della sanità. Diciamo che lì vi è stato concretamente un leggero, ma anche, comunque, percepibile, aumento delle risorse rese disponibili, ma, soprattutto, ciò che potrebbe essere considerato positivo in questo disegno di legge di stabilità è la maggiore attenzione funzionale rivolta al controllo: per esempio, al controllo non solo delle spese – quello potrebbe essere anche abbastanza ovvio e naturale – ma rivolta, soprattutto, ai meccanismi che presidiano il corretto funzionamento delle realtà ospedaliere. Per esempio, la possibilità di procedere ad un dimissionamento del direttore generale, se questo non ha raggiunto gli obiettivi previsti a norma di contratto. Questa può sembrare una cosa piccola, una cosa secondaria, ma per chi, come noi, è abituato a misurarsi molte volte con obiettivi non raggiunti dai vertici delle aziende, ai quali, peraltro, invece, vengono comunque riconosciuti premi di produzione, risulta un salto di qualità per guardare al governo clinico delle strutture con maggiore esigenza.
  Se vogliamo, a noi non piace, quando parliamo di sanità, parlare e insistere tanto sulla dimensione aziendalistica della sanità, perché consideriamo che, comunque, la sanità è un'azienda del tutto particolare, però, che gli obiettivi da raggiungere a livello di vertice vengano attentamente monitorati, ci sembra un passo avanti, perché, inevitabilmente, avrà una ricaduta anche su tutti i controlli dei costi che da tutto ciò derivano.
  Ci ha sorpreso, invece, una cosa che da tempo noi stavamo perseguendo, che è la definizione delle nuove integrazioni dei modelli di collaborazione tra i medici e gli infermieri, tra i medici e il personale che si occupa di fisioterapia o, comunque, di tecniche della riabilitazione. Questo è stato Pag. 19rimandato di nuovo, potremmo dire, alla Conferenza Stato-Regioni, al rapporto tra il Governo e le regioni. Ci si chiede per quale ragione non si riesca ad assumersi delle responsabilità concrete rispetto al tema della responsabilità.
  Noi veniamo da un processo culturale abbastanza complesso, e di cui siamo contenti di esserci liberati, che era quello del mansionario degli infermieri, per cui tutto ciò che gli infermieri potevano e dovevano fare era strettamente codificato, e vi era solo da ringraziare Iddio che non si attenessero a questo mansionario, perché, come è facile immaginare, è molto difficile mettere tutto in una sorta di protocollo, molto, molto, ed è stata una grande conquista, dall'inizio degli anni Duemila, quando, abolito il mansionario, si passò ad un lavoro per obiettivi.
  È chiaro che il tema delle responsabilità in un’equipe va assunto come una responsabilità condivisa e, quindi, va assunto alla luce di quelle competenze che si intrecciano costantemente e continuamente nell'azione di servizio ai malati, sia che si tratti di un servizio di diagnosi, sia che si tratti di un servizio di cura o di riabilitazione. Quindi, sorprende molto questa delega, perché poteva essere assunta in una logica molto più ampia, molto più forte, che potesse considerare anche il bene comune nella sua declinazione ospedaliera.
  Viceversa, ci ha fatto molto piacere trovare l'aumento delle risorse messe a disposizione della prevenzione. La vittoria molte volte in medicina è tutta a base di prevenzione oppure di diagnosi precocissima. Per questo ci vogliono risorse, ma è anche vero che spendere in prevenzione significa risparmiare molto successivamente, e, quando dico risparmiare, non mi riferisco soltanto al risparmio economico, ma anche al risparmio umano, al risparmio a cui necessariamente va incontro una persona che non deve fare i conti con la malattia, perché gli è passata di lato e non l'ha colpita.
  In questo senso va letto anche positivamente l'investimento che è stato fatto a proposito di ebola, che coinvolge lo Spallanzani, ospedale già di eccellenza. Ricordo quando, alcuni anni fa, rispetto alla temibile aggressione delle bombe biologiche, si procedette a fare dello Spallanzani un ospedale capace di resistere a questo tipo di aggressioni e, comunque, capace di prendersene carico il più tempestivamente possibile. Però è chiaro che ebola deve rimanere per noi una sorta di paradigma. Perché ? Per due motivi. Il primo è che una delle equipe che più e meglio lavora al vaccino che dovrebbe consentirci, in chiave di prevenzione, di ridurre il rischio di ebola è a Napoli ed è composta da un gruppo di giovani ricercatori che lavoravano su questo obiettivo da anni, senza che assolutamente i riflettori si accendessero su di loro e senza nemmeno poter disporre di risorse particolarmente brillanti per combattere questo tipo di patologia; eppure, queste giovani intelligenze lavorano da anni su questo progetto. Insisto sul paradigma della gioventù come capacità di creatività intellettuale, come capacità di sognare l'impossibile, come capacità di sfidare anche quello che è il pensiero consolidato e che, magari, ha già detto che più in là non ci si può spingere e, invece, si può e ci si deve spingere sempre oltre, sul piano della ricerca.
  Ora io credo che nelle nostre università ci siano molti nuclei brillanti di persone capaci di intervenire, se solo potessero ottenere un'attenzione particolare, un apprezzamento concreto al loro lavoro. Quindi, sia ebola un doppio modo, per noi, di pensare: pensare alle tecnologie messe in atto e pensare, dall'altra parte, alle iniziative della ricerca, altrettanto messe in atto, in una sintesi virtuosa che ci permetta, davvero, di poterci considerare, senza supponenza, un Paese all'avanguardia sotto questo aspetto.
  Nel campo della salute e della tutela della salute, mi permetto di apprezzare e veramente anche di ringraziare sia il Governo, sia il presidente della Commissione bilancio, per l'attenzione che finalmente è stata posta sul caso della ludopatia (anche se insisto che noi vorremmo cancellare la parola ludopatia, perché è evocatrice di una realtà che potrebbe spostare la gravità Pag. 20del problema su un termine, come quello dell'esperienza ludica, che costituisce la memoria dell'infanzia più grata ad ognuno di noi). Voglio ringraziare non tanto e non solo per lo stanziamento che è stato fatto, che ci permette di dire che questo è un punto importante su cui lo Stato investe, ma lo voglio fare perché, sotto il profilo culturale (sia ben chiaro che non c’è niente di più pratico di una buona teoria, non c’è niente di più pratico di una buona impostazione culturale), noi abbiamo fatto tre operazioni importanti: abbiamo smesso di considerare il gioco esclusivamente una fonte di reddito a costo zero; ci siamo resi conto che quel reddito, che dal gioco è possibile ricavare, ha un costo umano altissimo, anche in termini di nuovo livello di povertà che si inserisce nelle famiglie; abbiamo cominciato a capire che non possiamo distrarci dalla fonte del guadagno, senza chiederci quali siano le conseguenze e, quindi, che i malati che si provocano sono in qualche modo figli di una logica che mette l'economia al di sopra delle responsabilità personali di un Governo.
  L'altro giorno, in una delle agenzie, c'era una dichiarazione del sottosegretario Baretta, che devo dire è sempre stato anche molto attento a sopportarmi ogni volta che sono andata ad insistere per sollevare il problema in chiave sociale e non in chiave economica, in chiave sanitaria, ma non solo in chiave sanitaria. Diceva proprio: il Governo ha cambiato il proprio punto di vista sul gioco d'azzardo. Credo che in questa frase e in questa sensibilità – che voglio sperare ovviamente siano di tutto il Governo – stia un po’ il senso di una battaglia che dalla XII Commissione noi stiamo facendo con insistenza da quasi due anni.
  Certamente questo è molto – e noi siamo grati e ringraziamo –, ma chiaramente non è tutto. Nel disegno di legge, che è in attesa del parere della Commissione bilancio – che comunque in qualche modo ha già dato una sorta di suo parere, dando il «disco verde» a questo tipo di emendamento e quindi anche a questo tipo di finanziamento –, ci sono due passaggi importanti. C’è l'aspetto positivo di avere spostato l'Osservatorio dal Ministero dell'economia e delle finanze, e quindi dall'AAMS, al Ministero della salute, quindi di avere messo l'accento sul fatto che di problema di salute si tratta.
  Ma c’è un altro aspetto, che tende a dimenticare – e così passo ad un altro punto, che è quello delle famiglie, su cui mi vorrei soffermare – l'impoverimento della patologia, la dimensione contagiosa di questa forma di dipendenza grave. Noi avevamo previsto anche un fondo, un fondo per le famiglie, la possibilità per le famiglie di attingere a fondi antiusura, cioè noi non abbiamo mai una visione dell'uomo come un soggetto isolato dal suo contesto, tanto più quando si tratta di un soggetto malato, tanto più quando si tratta di un soggetto malato e affetto da dipendenza grave, in questo caso dal gioco d'azzardo.
  E vengo al tema delle famiglie. Questo disegno di legge di stabilità ha adottato concretamente alcune misure per le famiglie. Mi piace ricordare – e lo dico anche se può sembrare poco – il bonus bebé e mi piace ricordare che accompagnerà per tre anni questi bambini. È vero, dopo tre anni, che cosa fai ? Siamo tutti d'accordo, però, non possiamo, per così dire, non riconoscere il bene che si fa, in funzione dell'altro bene che avremmo potuto fare o degli altri problemi che poi si presenteranno. Questa è una misura positiva e io mi auguro davvero che costituisca, a modo suo, un incentivo per la ripresa delle politiche demografiche, tenendo conto che l'Italia è veramente il fanalino dell'Europa.
  Ma è anche vero che è molto interessante il fatto che la modulazione di questo bonus bebé avvenga anche tenendo conto e privilegiando in qualche modo le famiglie numerose. Noi abbiamo bisogno di restituire alle famiglie quella dimensione del microcosmo, che è costituito da una madre, da un padre e non da un solo figlio, possibilmente, ma perlomeno da tutti i figli che quella famiglia desidera. Sappiamo che le coppie, quando si sposano, desiderano perlomeno avere due o tre figli, dopodiché, mano a mano, si Pag. 21confrontano con delle difficoltà, che non sono solo economiche. Infatti, non dimentichiamoci che la prima difficoltà con cui si confrontano le donne rispetto alla maternità, è quella di inserirsi nel mondo del lavoro, non tanto dopo il primo figlio, quanto dopo il secondo figlio. Le donne abbandonano il loro lavoro già dopo il secondo figlio, perché la rete dei servizi, che sono a disposizione nella complessità delle dinamiche familiari proprie del nostro tempo, non rende facile questa possibilità di armonizzare tempi di vita di famiglia e tempi di lavoro professionale.
  Ecco, queste misure del disegno di legge, se vogliamo dire, nella loro pragmaticità e nell'asciutta eloquenza dei numeri, vanno in questa direzione. Sono, per così dire, un primo passo: sono un riconoscimento di responsabilità. Come e quando il Governo mette dei fondi per curare la ludopatia, fa anche un riconoscimento concreto di responsabilità nel suo ruolo concausale della patologia, viceversa, quando mette dei fondi per venire incontro ai bisogni delle famiglie numerose, assume una responsabilità forte personale – mi auguro all'interno anche della condivisione del Governo –, per dire: ci interessano le famiglie numerose, anche perché nel contesto di una famiglia numerosa è dove si supera quella sindrome di individualismo, che costituisce un'altra delle piaghe culturali ed etiche del nostro tempo. Dove si impara a condividere ?
  In nessun altro luogo un bambino impara a condividere se non nelle relazioni con i fratelli, se non nella relazione e nella competizione con il tempo dei genitori, con il tempo di dedicazione o anche con il tempo rappresentato dallo spazio fisico, dalla propria stanza, dai propri giochi, dalla propria realtà.
  La famiglia numerosa costituisce una scuola di democrazia, perché costituisce un incentivo alla condivisione. Il fatto di mettere dei fondi in questa direzione, al di là di qualunque discussione e anche di qualunque teoria, è nei fatti un incentivo a dire che la famiglia è bella quando si costruisce in una rete di relazioni il più intensa e il più ricca possibile.
  Per questo motivo, anche questa è una misura positiva, ma è chiaro che se tali misure non si nutrono di politiche contro la povertà, di politiche contro la disoccupazione, di politiche che in qualche modo permettano davvero di fare degli investimenti che riguardano un progetto futuro, sono politiche che in qualche modo restano un po’ un'enunciazione di buoni principi, un'aspettativa di attese future che verranno. E invece noi vogliamo che cambi qualcosa nel Paese e che cambi qualcosa nel Paese a partire dalla consapevolezza che c’è bisogno di ripartire dalla famiglia.
  Io so che gli amici, in modo particolare anche gli amici del MoVimento 5 Stelle, da molto tempo insistono – e non solo loro – per avere un Ministro per le pari opportunità. Ebbene, io voglio dire che da molto tempo, invece, insisto per avere un Ministro della famiglia, cioè per avere un luogo, un punto concreto da cui ripensare tutte le politiche.
  Mi sarebbe piaciuto che tutto il disegno di legge di stabilità fosse in qualche modo stato reinterpretato alla luce dei bisogni delle famiglie.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  PAOLA BINETTI. Se ho capito bene, ho finito il tempo ?

  PRESIDENTE. Ha 40 secondi.

  PAOLA BINETTI. Bene, allora voglio concludere dicendo che sul tema della ricerca, sul tema della salute e sul tema della famiglia noi riconosciamo in questo disegno di legge di stabilità alcuni punti positivi di cambiamento. Ma noi vogliamo esercitare una funzione concreta, che non è solo di controllo, ma che è soprattutto di incentivo, perché sempre di più famiglia, salute e ricerca rappresentino davvero, in questo nostro lavoro parlamentare in accordo con il Governo, il modo concreto di avviare un tempo nuovo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Di Gioia. Ne ha facoltà.

Pag. 22

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Viceministro, io credo che tutto si possa dire di questo Governo, eccetto il fatto che non abbia avuto la capacità e il coraggio, a differenza del Governo precedente, di venire qui in Aula e di dire con chiarezza le difficoltà che il Paese sta attraversando e quindi anche con la modifica, che è avvenuta con l'ultima Nota di aggiornamento del DEF, di dire che il Paese è in recessione, che il pareggio di bilancio sarebbe stato spostato di un anno e che l'indebitamento, in questo anno, avrebbe registrato il 2,9 per cento (poi modificato, come sappiamo, con la relazione che abbiamo avuto qui in Aula).
  Quindi vi è stato coraggio, responsabilità, chiarezza nei riguardi dei cittadini e, soprattutto, del Parlamento, cosa che non è mai avvenuta con il Governo precedente.
  Questo disegno di legge di stabilità, che ha già avuto da parte della Commissione europea un suo passaggio positivo, al di là delle verifiche che dovremo avere nei mesi successivi, nei mesi prossimi, credo che abbia degli elementi interessanti ed importanti, elementi importanti che riguardano il Fondo per l'occupazione, elementi importanti che riguardano – come dicevano poco fa i colleghi e le colleghe – il finanziamento del Fondo per la non autosufficienza, anche se è poco.
  Ma ricordiamo con altrettanta chiarezza quello che è stato fatto negli anni passati con altri Governi o con un altro Governo, quando questo Fondo era stato totalmente azzerato.
  Si tratta di interventi che riguardano la questione del cuneo fiscale, importante, sia per le imprese, sia per i lavoratori, e – perché no ? Diciamolo con chiarezza, perché è giusto che si dicano le cose con chiarezza ai cittadini che ci ascoltano – la stabilizzazione dei famosi 80 euro. È la prima volta che si comincia a ridurre l'intervento fiscale sui redditi più bassi.
  Ricordo anche il bonus bebé, modulato a seconda delle fasce di reddito. A questo si aggiungono altri interventi che riguardano la riduzione della spesa pubblica e interventi che riguardano ovviamente le questioni dello sviluppo dell'edilizia e, quindi, il rinnovo delle riduzioni sulle ristrutturazioni. In buona sostanza, un disegno di legge di stabilità che ci convince per gran parte di esso.
  Consentitemi, però – e mi consentirà anche il Viceministro –, di fare delle considerazioni critiche, perché possono essere e debbono essere oggetto di valutazione nell'altro ramo del Parlamento. Io non sono convinto, come credo gran parte dei parlamentari di quest'Aula, di alcuni interventi che sono stati apportati. Prima di tutto, per esempio, la questione che riguarda la tassazione dei cosiddetti fondi pensione complementare. Vedete, anche qui vi è una contraddizione di fondo, prima di entrare nel merito: noi abbiamo approvato, qualche tempo fa, non molto tempo fa, il famoso decreto-legge n. 66 del 2014, in cui si andava a definire un quadro di compatibilità che riguardava appunto i fondi pensione, che si dovevano avvicinare alle cosiddette medie europee e che non riguardavano semplicemente il secondo pilastro della previdenza, ma anche il primo pilastro della previdenza stessa e, cioè, le cosiddette fondazioni o casse dei professionisti.
  Vede, signor Viceministro, io credo che su questo avete sbagliato. Avete sbagliato perché avete guardato ad oggi, non avete guardato in prospettiva. Non avete riflettuto su ciò che accadrà alle pensioni pubbliche con il sistema retributivo nei prossimi anni. E qui avete fatto bene, anzi abbiamo fatto bene nel momento in cui è stata ritoccata una piccolissima parte della cosiddetta legge Fornero e, cioè, la parte che andava ad agevolare soltanto alcune categorie. E voglio qui enunciarle, per essere chiaro e per fare in modo che ci sia chiarezza anche con i cittadini. Queste categorie sono i magistrati, i consiglieri di Stato e, guarda caso, i cosiddetti professori universitari. Non si tratta di pensioni d'oro, perché è un altro ragionamento che dobbiamo sviluppare, che deve essere compatibile con la Costituzione. Qui si tratta di un errore voluto, perché queste categorie, nel momento della pensione, avrebbero percepito una percentuale del 100,04 per cento, cioè più dell'ultimo stipendio Pag. 23percepito. L'abbiamo corretto, definendo che la percentuale non può essere superiore all'80 per cento ed entra in vigore già dai primi di gennaio del 2015.
  Ma ritornando al ragionamento che stavo facendo prima, vede, signor Viceministro, si è sbagliato. Si è sbagliato, perché, se non si guarda in prospettiva, se non si guarda che le pensioni con il sistema contributivo avranno una percentuale del 60-65 per cento e quindi non si va a intervenire sul secondo pilastro, noi avremo problemi, non soltanto per le pensioni basse, ma che incideranno sulla questione dello Stato e, quindi, sul debito pubblico dello Stato in quanto tale.
  Ma vi è di più: vi siete posti il problema del perché i fondi pensione, sia essi di primo che di secondo pilastro, investono all'estero ?
  Vede, signor Viceministro, vi è in Italia una massa di denaro, circa 200 miliardi di euro, che vengono ad essere utilizzati, come dicevo prima, per il 70 per cento all'estero e per il 30 per cento in Italia soprattutto in titoli di Stato. Ma non è possibile pensare da parte del Governo di fare in modo che si dia fiducia perché queste risorse immense possano essere utilizzate per l'economia reale di questo Paese ? Il Jobs act che abbiamo approvato qualche giorno fa certo è importante perché vi è bisogno di una riforma strutturale del mercato del lavoro, ma l'occupazione non si crea semplicemente con la modifica del mercato del lavoro. L'occupazione, come lei ben sa, si crea con gli investimenti e con la crescita. Ebbene, utilizzare i fondi pensione per la crescita credo che fosse un'operazione sana e importante per questo Paese. Non si è voluto fare, si è fatto invece il contrario: tassarli al 20 per cento facendo in modo che, se prima era il 70, oggi sarà il 100 per cento. Mi auguro che, nella discussione che avremo al Senato, ci sia la possibilità di rivedere questo che, secondo me, è uno sbaglio importante che incide, come dicevo, sullo sviluppo dei fondi pensione e, quindi, anche sulla garanzia delle pensioni per ciò che riguarda il sistema contributivo.
  Ma vi è qualcos'altro: il TFR in busta paga. Guardi, signor Ministro, al di là di quella che può essere la volontarietà o la temporaneità dell'intervento, anche questo, secondo il mio punto di vista, è sbagliato per due ordini di motivi. Sia perché incide, come dicevo prima, su quelli che sono i fondi pensione e soprattutto i fondi chiusi e sia perché incide su quelle aziende che non hanno più la possibilità di avere liquidità. Ma vi sembra una cosa possibile ? E incide anche sulla tassazione perché il TFR in busta paga viene ad essere tassato a tassazione corrente e non a tassazione al momento in cui il lavoratore va in pensione. E non sarebbe stato probabilmente più giusto, ad esempio, dal momento che oggi già vi è il sistema di utilizzazione del TFR, poter allargare la platea e poter, come dire, definire anche il quadro di utilizzazione della stessa ? È anche questo un elemento che credo debba essere valutato, anche se ho poca speranza che possa essere valutato nella discussione che verrà ad essere sviluppata al Senato della Repubblica. Sono elementi questi importanti che creano le basi, secondo il mio punto di vista, di una possibilità di crescita del Paese, se utilizzati come vengono ad essere utilizzati in tutti i Paesi europei e anche in altri Paesi dove i fondi pensione sono momenti di sviluppo e di crescita e, quindi, nel momento in cui vengono ad essere utilizzati, anche di occupazione per il nostro Paese.
  Sono questi alcuni punti che volevo sottolineare con grande determinazione e convinzione perché vi possa essere da parte del Governo la consapevolezza di uno sbaglio che è stato fatto e anche di una grande contraddizione. Vede riguardo a questa contraddizione, anche se non è sottolineata e non è citata all'interno del disegno di legge di stabilità, le pongo una domanda e mi auguro che nella sua replica lei potrà darmi una risposta: come verranno tassate le fondazioni e le casse ? Al 26 per cento ? Al 20 per cento ?
  Mi dica lei quali saranno le tassazioni e mi dica lei come potranno essere determinate nel prossimo futuro, perché qui vi Pag. 24è il cosiddetto utilizzo del credito d'imposta, il quale scade il 31 dicembre di quest'anno; se ci sarà la possibilità, con gli altri provvedimenti che dovremmo andare a discutere nel prossimo futuro, di mantenere questa tassazione, cioè del 20 per cento, o se verranno aumentate le tassazioni al 26 per cento. O non era più opportuno, per esempio, affrontare con determinazione ciò che ha sempre detto il presidente della Commissione bilancio e, cioè, di tassare una serie...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. ... mi avvio alle conclusioni, una serie di interventi che oggi non vengono ad essere tassati. Vede, queste contraddizioni peseranno sullo sviluppo e sulla crescita di questo Paese.
  Io mi auguro – e concludo, ribadendo con convinzione che vi sono dei punti importanti all'interno di questo disegno di legge di stabilità e ringraziando il relatore, il presidente della Commissione per lo sforzo che è stato fatto e, quindi, anche ringraziando lei, che è stato presente al dibattito e alla discussione all'interno della Commissione – che al Senato queste storture possano essere cambiate. Questo significa sviluppo, crescita e occupazione per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Fregolent. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, se si dovessero individuare gli aspetti rilevanti che costituiscono il profilo maggiormente qualificante del disegno di legge di stabilità per il 2015, così come approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 15 ottobre, bisognerebbe sottolineare due elementi: l'alleggerimento del carico fiscale sul lavoro e sui fattori produttivi.
  Quella contenuta nel disegno di legge di stabilità è la più grande riduzione di tasse mai fatta da un Governo nella storia della Repubblica: una manovra da 36 miliardi di euro, che prevede una riduzione delle imposte di 18 miliardi per famiglie e imprese, con una particolare attenzione alla crescita e al contenimento dei costi.
  In particolare, viene resa strutturale e resa, quindi, definitiva la detrazione per i lavoratori dipendenti a basso reddito introdotta dal decreto-legge n. 66 del 2014 in favore dei lavoratori dipendenti con un reddito a 26 mila euro, il cosiddetto «bonus 80 euro»; si rende integralmente deducibile dall'IRAP il costo sostenuto per lavoro dipendente a tempo indeterminato che eccede le vigenti deduzioni; viene introdotta una nuova disciplina del credito d'imposta per la ricerca; si prorogano le detrazioni per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica; è istituito per gli esercenti attività d'impresa e arti e professioni in forma individuale un regime forfettario di determinazione del reddito da assoggettare ad un'unica imposta sostitutiva di quelle dovute con aliquota del 15 per cento.
  Per accedere al regime agevolato, che costituisce il regime naturale per chi possiede i requisiti, sono previste delle soglie di ricavi diverse, a seconda del tipo di attività, che vanno da 15 mila euro per le attività professionali a 40 mila euro per il commercio. Il nuovo regime ha il vantaggio di ampliare la possibilità della platea dei fruitori rispetto agli attuali regimi fiscali di favore attualmente in vigore, tuttavia coloro che al 31 dicembre 2014 si avvalgono dell'attuale regime dei minimi con aliquota al 5 per cento, possono continuare ad avvalersene per il periodo residuale al completamento del quinquennio agevolato e, comunque, fino al compimento del trentacinquesimo anno di età.
  Si posticipano di un anno, riducendo altresì gli importi per 3 miliardi a decorrere dal 2015, gli effetti della clausola di salvaguardia introdotta dalla legge di stabilità 2014, volta a diminuire le detrazioni e le agevolazioni fiscali, il cosiddetto tax expenditures, qualora la revisione della spesa non realizzi i risparmi prospettati.
  Si prevedono ulteriori misure per il recupero e il contrasto dell'evasione, quali l'incremento dell'ipotesi di inversione contabile ai fini IVA.Pag. 25
  In particolare, è incrementato il numero delle ipotesi di applicazione del meccanismo di inversione contabile (reverse charge) a fini IVA, estendendo tale sistema anche ad ulteriori ambiti del settore edile e del settore energetico; si introduce il cosiddetto meccanismo di split payment, ovvero speciali modalità di versamento dell'imposta sul valore aggiunto, per le operazioni effettuate nei confronti di enti pubblici che non risultano debitori d'imposta. Tale meccanismo prevede che al fornitore del bene o del servizio viene erogato il solo importo del corrispettivo pagato dalla PA, al netto dell'IVA indicata in fattura; l'imposta è quindi sottratta alla disponibilità dei fornitori e acquisita direttamente dall'Erario. Viene quindi prevista, a favore dei fornitori interessati dalle operazioni in esame, la possibilità di chiedere il rimborso dell'eccedenza detraibile.
  Vengono, inoltre, introdotte disposizioni che modificano le modalità di gestione del rapporto tra fisco e contribuente, al fine di migliorarne la cooperazione ed aumentare l'adempimento spontaneo agli obblighi fiscali, in particolare per quanto riguarda le agevolazioni connesse all'istituto del ravvedimento operoso. In sostanza, si potrà accedere all'istituto del ravvedimento anche oltre i termini attualmente previsti dalle norme vigenti, così da semplificare e sgravare le posizioni tributarie di contribuenti che, pur avendo dichiarato correttamente le imposte, sono stati impossibilitati a pagare in tempo il dovuto. Si potrà, dunque, usufruire senza limiti di tempo dell'istituto del ravvedimento operoso, con una riduzione automatica delle sanzioni, che tanto sarà più vantaggiosa quanto più vicino il ravvedimento sarà al momento in cui sorge l'adempimento tributario.
  Sono, inoltre, apportate sostanziali semplificazioni in materia di dichiarazione IVA, operanti a decorrere dalla dichiarazione dovuta per il 2015. Si riaprono i termini per la rivalutazione contabile di terreni agricoli ed edificabili e partecipazioni in società non quotate, introdotta in origine dalla legge finanziaria 2002 e successivamente prorogata nel tempo. È differito al 30 giugno 2015 il termine entro cui le società agenti della riscossione cessano di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate tributarie o patrimoniali dei comuni e delle società da essi partecipate. In attesa del riordino della disciplina dei giochi pubblici, prevista dalla delega di cui all'articolo 14 della legge n. 23 del 2014, sono previste, inoltre, disposizioni per disciplinare la situazione determinatasi nel corso degli ultimi anni in relazione ad alcune agenzie di scommesse collegate, tramite i cosiddetti «totem» (terminale da gioco collegato a Internet su siti esteri), a bookmakers e casinò off-shore, con sedi all'estero (sia in Paesi UE sia in paradisi fiscali), che, per effetto della normativa comunitaria e della giurisprudenza in materia di libera concorrenza e prestazioni di servizi, ritengono di poter esercitare attività di raccolta di gioco in Italia senza concessione da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, e conseguentemente non versano alcuna imposta all'Erario.
  In conseguenza delle osservazioni formulate dalla Commissione europea – come già più volte detto –, si è resa necessaria, in sede di esame in Commissione referente, l'approvazione di un emendamento governativo recante ulteriori misure volte al miglioramento dell'indebitamento netto di complessivi 4,5 miliardi, che risulta conseguentemente ora programmato per il 2015 al 2,6 per cento, contro il 2,9 per cento, inizialmente stabilito nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014. Nello specifico, per quanto attiene la valutazione di merito della componente fiscale di tale intervento governativo, si rileva: la soppressione dell'incremento di 3,3 miliardi nel 2015 del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, con l'effetto di destinare tali risorse al miglioramento dei saldi di finanza pubblica; l'estensione del meccanismo di inversione contabile ai fini IVA anche agli acquisti effettuati dalla grande distribuzione (ipermercati, supermercati e discount alimentari), Pag. 26con l'effetto di maggiori entrate, stimate, in relazione al miglioramento della prevenzione delle frodi IVA, in circa 728 milioni annui.
  Conseguentemente, data la necessità dell'assenso da parte degli organismi europei sul reverse charge, è incrementato, di pari importo, a scopo prudenziale, l'ammontare delle maggiori entrate derivanti da un aumento delle accise sui carburanti. In relazione al suddetto importo di maggiori entrate pari a 728 milioni, si riduce ulteriormente, della medesima cifra, la citata clausola di salvaguardia della spending review prevista a decorrere dal 2016, i cui importi passano dagli attuali 4 miliardi a circa 3,3 miliardi di euro.
  Vedo al tavolo dei relatori molte delle persone che si sono rese protagoniste dei miglioramenti fatti in Commissione. In particolare, vorrei citarne alcuni: si prevede un'ulteriore riduzione fiscale per i lavoratori dipendenti, elevando a decorrere dal 1o luglio 2015 la quota non sottoposta a tassazione dei cosiddetti buoni pasto da 5,29 euro a 7 euro, nel caso in cui siano in formato elettronico; si dispone l'applicazione anche nell'anno 2015 delle norme che consentono la compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese titolari di crediti commerciali e professionali certificati e non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti della pubblica amministrazione, qualora la somma iscritta a ruolo sia inferiore o pari al credito vantato; viene estesa l'integrale deducibilità del costo del lavoro per i lavoratori a tempo indeterminato ai produttori agricoli soggetti ad IRAP e alle società agricole per ogni lavoratore dipendente a tempo determinato; è prevista l'estensione della detrazione fiscale cosiddetta ecobonus nella misura del 65 per cento alle spese sostenute, dal 1o gennaio 2015, fino al 31 dicembre 2015, anche per quanto riguarda le schermature solari; e sempre ai fini della prevenzione delle frodi IVA è prevista l'estensione dell'applicazione del regime IVA dell'inversione contabile attualmente vigente per le cessioni di rottami anche alle cessioni di bancali di legno; e per quanto riguarda le misure per le famiglie volte ad incentivare la natalità, è previsto che l'assegno di 960 euro annui per ogni figlio nato o adottato dal 1o gennaio 2015 al 31 dicembre 2017, sia corrisposto a condizione che il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente sia in condizione economica corrispondente a un valore indicato, per quanto riguarda il valore ISEE, non superiore ai 25 mila euro.
  Per incentivare la diffusione della lettura vengono inclusi nella categoria dei libri, sottoposti ad aliquota del 4 per cento, anche quelli in formato elettronico, i cosiddetti e-book; viene inoltre chiarito che il meccanismo dello split payment a fini IVA non si applica ai compensi resi per prestazioni di servizi assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sul reddito (cosiddette prestazioni professionali). Sempre in tema di applicazione del meccanismo dello split payment, ai fini IVA viene disposto il rimborso delle eccedenze IVA in via prioritaria per i fornitori della pubblica amministrazione. Inoltre, è stato individuato l'innalzamento da 6.700 a 7.500 euro, a decorrere dal 2015, della franchigia IRPEF operante per il reddito da lavoro dipendente prestato all'estero in zona di frontiera o in altri Paesi limitrofi. Viene sostituita la finalità per le quali sono utilizzate le informazioni comunicate all'Anagrafe tributaria da parte degli operatori finanziari obbligati.
  Sto per concludere il tempo, e quindi dico soltanto alcune cose. Certamente ci sono anche qui dei temi che sono rimasti irrisolti, e che spero, signor Viceministro, che vengano affrontati e risolti al Senato. Sicuramente, per quanto riguarda i professionisti, i 15 mila euro di reddito effettivamente sono troppo bassi per il nuovo regime di minimi: per fortuna, raramente i professionisti, anche i giovani, sono a tale livello. Quindi bisognerebbe, per renderlo efficace, aumentare l'aliquota.
  Bisogna ritornare alla diminuzione del carico fiscale sulle imprese, con la deduzione del costo del lavoro dell'imponibile IRAP, ed è auspicabile prevedere che la Pag. 27riduzione riguardi quei 3 milioni di imprese senza dipendenti, che prevedendo un innalzamento della franchigia IRAP si vedono neutralizzato l'incremento dell'aliquota dal 3,5 al 3,9, cosa che era stata già data loro nei mesi scorsi.
  Sicuramente le risorse sono scarse, ma occorrerebbe fare e portare avanti quella spending review...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SILVIA FREGOLENT. ... concludo, quella spending review che è già stata avviata dal Governo, che ha già previsto dei tagli ai Ministeri, agli enti locali, ma che aveva, nel Piano Cottarelli ma non solo nel Piano Cottarelli, anche in studi fatti dall'Unione delle province d'Italia gli scorsi anni, con tagli ad esempio delle sedi decentrate dello Stato come un possibile risparmio. Ecco, andare lì a trovare ulteriori risorse per migliorare già una manovra che è eccezionale, perché in questi ultimi anni di rigore non si era mai vista una manovra espansiva come questa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, colleghi, Honoré de Balzac scriveva: «Da quando le società esistono, un Governo è sempre stato, per forza di cose, un contratto d'assicurazione concluso fra i ricchi contro i poveri». Oggi ci troviamo di fronte alla firma da parte vostra di questo scellerato contratto, la legge di stabilità, scritto da voi.
  In questi giorni, vi abbiamo numerosamente segnalato tutte quelle modifiche necessarie a far si che il testo andasse verso una direzione più vicina ai cittadini, ma ci avete dato conferma, casomai qualcuno avesse ancora qualche dubbio, che il vostro operato serve solo a servire i vostri padroni, siano essi le lobby, i poteri forti, i poteri finanziari, gli interessi di altri Paesi europei, o semplicemente i vostri interessi, invece del benessere dei cittadini italiani e in particolare le fasce più deboli. Tante e troppe bugie avete detto pur di portare avanti i vostri interessi.
  Un esempio su tutti sono le mirabolanti previsioni che avete prodotto sulla crescita del PIL, previsioni che si sono rivelate errate e fatte emergere prima dai nostri studi e poi, una volta che i fatti erano oramai indiscutibili, dalla vostra nota di aggiornamento al DEF.
  Il testo della Stabilità che abbiamo davanti è il frutto di un sostanziale menefreghismo da parte vostra nei confronti di tutti quei cittadini che lottano strenuamente ogni giorno per assicurare un futuro a se stessi e alle loro famiglie (io la chiamo vera e propria sopravvivenza).
  Si pensi solo all'incremento dell'aliquota IVA del 10 per cento, di due punti percentuali, a decorrere dal 1o gennaio 2016, che arriva quindi al 12 per cento, e di un ulteriore punto percentuale a decorrere dal 1o gennaio 2017, quindi al 13 per cento, nonché l'aumento dell'aliquota IVA del 22 per cento (già incrementata l'ottobre scorso dal 21 al 22) di due punti percentuali a decorrere dal 1o gennaio 2016, quindi al 24 per cento, di un ulteriore punto nel 2017, quindi al 25 per cento e di un altro mezzo punto percentuale dal 1o gennaio 2017, quindi al 25,5 per cento. Un bellissimo regalo che il Governo fa a tutti gli italiani.
  Invece di tassarli ulteriormente, si poteva provvedere a togliere quell'insicurezza sul futuro ai cittadini, di quelli più deboli, dandogli, per esempio, il reddito di cittadinanza. Le coperture ci sono, la possibilità c’è, l'unico vero motivo per cui non viene fatto è perché così facendo perdereste schiavi a basso costo o potenziali favori da offrire in cambio di voti.
  Solo tre esempi di questo disegno d legge di stabilità bastano a far capire i vostri giochi, come ragionate, come pensate: a chi date i soldi, a chi fate finta di darli e a chi li togliete.
  Voi date soldi alla mafia, non è un segreto; non è un segreto che l'Expo di Milano sia diventato un bancomat per la malavita organizzata, per la mafia. Ci domandiamo se sia solo stupidità, ingenuità Pag. 28o malafede. Io credo che stupidi o ingenui non lo siete, non vi facciamo stupidi, ai cittadini spetta trarre le giuste conclusioni.
  A chi fate finta di dare i soldi ? Per fortuna che date 80 euro ai cittadini, così potranno questo Natale magari regalarsi gli uni con gli altri dei bei maglioncini di lana. Perché ? C’è anche il punto tre: a chi togliete i soldi ? Voi togliete soldi ai cittadini, soprattutto a quelli che abitano nelle aree climatiche svantaggiate, magari quelle un po’ più fredde, le aree montane, i quali dovranno spendere circa 300 euro all'anno in più per via dell'aumento delle accise sui consumi di gasolio e GPL, oppure, se non lo fanno, avranno o un inverno più rigido, speriamo di no, oppure si scalderanno con il maglioncino comprato con gli 80 euro. Il problema del freddo, quindi, non c’è, anzi qui dentro fa caldo, fa troppo caldo qui dentro, letteralmente troppo caldo. È un privilegio che tutti gli italiani non possono avere.
  Mentre noi rinunciamo a questi privilegi, ai compensi esagerati e ai rimborsi elettorali, rimborsi incostituzionali, voi continuate a giocare con le parole, bypassando la Costituzione, violandola e non tenendo conto dei cittadini, intascando svariati milioni di euro, camuffandoli da rimborsi elettorali, giustificandoli, tra l'altro, in Commissione come necessari, rimborsi elettorali necessari, per far sopravvivere i partiti e la politica. Questa va spiegata perché in Commissione, in sede di chiusura di Commissione, quando si analizzava la legge di Stabilità addirittura abbiamo sentito dire dall'onorevole Marchi che i rimborsi elettorali servono proprio per attenuare quel fenomeno di astensionismo che sta salendo ad ogni votazione. Il partito deve ricevere più soldi possibili per far sapere al cittadino che ci sono le votazioni, che si vota.
  Questo dà la netta misura della distanza che c’è tra la realtà e questo luogo. Se non è bastato il chiaro e univoco risultato del referendum del 1992, l'astensionismo delle ultime elezioni è l'ulteriore prova che questo sistema politico è finito. Io sarò breve, noi vi lanciamo questa sfida, abbiate il coraggio di fare semplicemente come noi ! Rimettete la vostra esistenza e il vostro mandato nelle mani del popolo, dei cittadini che vi hanno eletti – anche se con legge incostituzionale – senza però mettergli più le mani nelle tasche. Non nascondetevi in questo Palazzo, dentro queste mura, ma uscite, provate a uscire, a dire agli italiani cosa avete fatto con questa legge di stabilità e a cosa loro andranno in contro. Noi vi garantiamo che non vi lasceremo soli, vi accompagneremo in piazza, saremo al vostro fianco e saremo lì pronti insieme a voi per spiegare agli italiani tutto. Ci vediamo in piazza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, questa legge di stabilità viene discussa in un momento difficile per il nostro Paese, per la vita del nostro Paese, tra segnali di invecchiamento profondo delle nostre strutture anche produttive ma anche una speranza di ripresa concreta di cui diamo atto al Governo, un segnale di speranza soprattutto rivolto ai giovani. Noi però vorremmo in questo momento impostare il nostro parere sul lavoro che è stato fatto in questi giorni; devo dire un lavoro con riferimento al quale c’è stato anche molto dialogo con il Parlamento, un lavoro, secondo me, positivo in Commissione, da un particolare punto di vista che è quello delle disuguaglianze. In effetti, nel nostro Paese, in Italia si parla quasi sempre soltanto di crisi, ma in realtà dovremmo porre l'attenzione sulle differenze, sulle disuguaglianze persistenti tra gli italiani, a livello sociale ed economico, tra le generazioni, tra italiani e stranieri, tra nord e sud. Vorrei quindi puntare l'attenzione su questo aspetto, notando che i dati ISTAT ci parlano di una lieve diminuzione in Italia della povertà relativa e questo è un dato da sottolineare ma, allo stesso tempo, restano molto alti quelli sulla povertà assoluta, ossia quella povertà che corrisponde a quelle famiglie che non Pag. 29riescono ad acquisire, comprare generi di prima necessità. Ben l'8 per cento della popolazione è in una situazione di povertà e questo dato non accenna appunto a diminuire. Ora, questo perché lo diciamo ? Non per fare una litania di drammi e di problemi ma per sottolineare l'importanza di una strategia e una visione sociale che parta anche dalle strategie europee 2020 che mettono la lotta alla povertà e l'esclusione sociale tra i primi posti e noi per rispondere a queste sfide – penso alla povertà infantile, all'inclusione attiva dei più vulnerabili, alle condizioni abitative decenti, al superamento delle discriminazioni, all'integrazione dei disabili, delle minoranze, degli immigrati, all'integrazione dei Rom – per tutte queste sfide, noi riteniamo che non possa bastare soltanto un aumento generale della produttività e del benessere ma occorra appunto puntare ad obiettivi più specifici.
  Nella legge di stabilità per il 2015 ci sono vari punti che attaccano in qualche modo questo squilibrio, queste differenze tra gli italiani e pensiamo ad esempio anche al bonus per le famiglie povere con almeno 4 figli che anche il nostro gruppo ha contribuito a far approvare.
  Riteniamo, poi, che vada spesa veramente molta attenzione all'aspetto, per esempio, relativo ai fondi alimentari, perché abbiamo famiglie che davvero non riescono ad arrivare a mantenersi e qui, accanto all'incremento soltanto di 5 milioni di euro del Fondo degli interventi per le distribuzioni di derrate alimentari, noi poniamo l'attenzione su un aspetto particolare che è quello, diciamo, dell'investire di più sul terzo settore, sul non profit e sul volontariato. Perché ? Perché un euro dato a questo settore viene moltiplicato. Penso, appunto, alle derrate alimentari che vengono distribuite con un valore aggiunto di relazione umana, di prevenzione del disagio e di cura, appunto, della persona, da centinaia, migliaia, di organizzazioni no profit. Vorremmo sottolineare che il terzo settore non è un settore a parte da foraggiare. È una visione dell'economia, è una visione dello sviluppo, quello, cioè, di una società solidaristica e coesa.
  Abbiamo apprezzato anche l'attenzione al 5 per mille, un 5 per mille che, come sappiamo, va a sostenere associazioni, realtà che sono molto impegnate sul piano sociale, sanitario. Una certa attenzione andrebbe data, però, a quello che la Corte dei conti ci ha detto su questo punto e, cioè, che bisognerebbe cercare di evitare la frammentazione della distribuzione di questi fondi e che dovrebbero essere usati dalle associazioni per scopi sociali e non soltanto ridistribuiti tra i propri membri.
  Si tratta di misure di sostegno, tutte queste, utili alle famiglie italiane e ai soggetti in difficoltà. Ma noi abbiamo chiesto, anche con un ordine del giorno, un aspetto particolare, quello di fare in modo il più possibile e di trovare risorse per estendere il numero dei beneficiari del programma del sostegno per l'inclusione attiva, cioè il SIA, il sostegno per l'inclusione attiva, nei comuni, appunto, dove si realizza la sperimentazione della carta, la carta acquisti, la social card. Non solo estenderla, non solo estendere questo programma, ma metterlo a sistema con sperimentazione di forme di reddito di autonomia, collegandolo con i fondi dei PON, i programmi operativi nazionali, e con il Fondo sociale europeo. Questa è l'attenzione particolare che chiediamo al Governo nel prosieguo di questo lavoro sul disegno di legge di stabilità.
  Vi è poi il tema della scuola. Le linee guida sulla Buona Scuola sono state concretizzate all'interno del disegno di legge di stabilità e con uno sguardo specifico sulla questione dei precari. Io credo che il Governo abbia fatto bene ad anticipare questo tema, visto che il 26 novembre, cioè l'altro ieri, la Corte di giustizia europea ha confermato la condanna della procedura di infrazione, che aveva aperto contro l'Italia, per la mancata applicazione delle norme che dicono di non reiterare, appunto, contratti a tempo determinato per più di tre anni. Questa questione dei precari è un vero dramma della scuola italiana. Ora, l'assunzione dei 148 mila previsti dalla Buona Scuola, anche per l'eliminazione delle supplenze, io credo abbia lo scopo non solo di ovviare a questa Pag. 30piaga che quindi, come appunto abbiamo visto, è stata poi sanzionata pesantemente dalla Corte, ma anche a dare stabilità e sicurezza alla scuola.
  Ora noi speriamo che non prosegua il contenzioso, anche perché, come sappiamo, sono pronti altri gruppi di persone che ritengono, magari a ragione, di avere diritto, appunto, ad entrare nella scuola e, quindi, noi ci auguriamo che si chiuda questa pagina ingloriosa che è stata davvero non solo aperta ma è stata continuata, procrastinata, da Governi che hanno promesso, che anche illuso intere generazioni. Però, credo che ci voglia responsabilità da parte di tutti, da parte di tutti, perché dobbiamo chiudere questa pagina ma dobbiamo, appunto, arrivare a una regolarità nel reclutamento, a una regolarità nei concorsi, alla possibilità che entrino nella scuola docenti ben preparati e che entrino soprattutto i giovani ben formati che fino ad ora sono rimasti fuori dalla scuola.
  Vorrei poi sottolineare che all'articolo 3 abbiamo previsto, anche con un emendamento a nostra firma, di inserire appunto nelle finalità della buona scuola lo scopo della formazione. Perché la formazione dei docenti ? Si è parlato di un ulteriore esame, ma non si tratta di tutto questo; ma semplicemente di assicurare qualità all'istruzione. Nel momento in cui andiamo ad assumere definitivamente in ruolo questi docenti, dobbiamo fare in modo che la qualità dell'insegnamento non vada in qualche modo indietro rispetto a quella che abbiamo garantito, ad esempio, con gli ultimi concorsi, quando abbiamo chiesto anche, per esempio, nella scuola primaria la conoscenza linguistica dell'inglese e dell'informatica. Ecco, noi chiediamo al Governo che, nei decreti attuativi, si faccia attenzione a questo punto, cioè non soltanto alla quantità di chi facciamo entrare nella scuola, ma anche alla qualità dell'insegnamento. Perché poi è così importante ovviamente la stabilizzazione dei precari ? Non solo per le carriere di persone che sono state in bilico fino adesso e che hanno pagato personalmente, ma anche appunto per la qualità della scuola, per prevenire la dispersione. Abbiamo svolto un'indagine conoscitiva nella VII Commissione della Camera e i dati sono davvero gravi. Non si tratta soltanto del 17 per cento di studenti che, tra i diciotto e i ventiquattro anni, non sono né a scuola né al lavoro, ma ben di più, del quasi 30 per cento che abbiamo perso. Magari alcuni saranno nelle paritarie e nelle professionali, ma i dati sono comunque molto alti. Allora, noi chiediamo di sviluppare la formazione dei docenti che saranno assunti in ruolo, chiediamo poi, nei decreti attuativi della buona scuola, di sviluppare e di potenziare il tempo pieno proprio come misura di prevenzione della dispersione. E in questo senso – e torno al tema delle disuguaglianze – facciamo attenzione alle differenze sul nostro territorio. Proviamo appunto ad evitare che si dia di più a chi ha già, proviamo ad equilibrare. Per esempio, per il tempo pieno ci sono dati impressionanti: l'80, il 90 per cento di classi a tempo pieno a Milano, il 3 per cento a Palermo, laddove sarebbero invece più necessarie. Allora, nel momento in cui avremo da distribuire risorse, curiamo con particolare attenzione questo equilibrio e questa distribuzione. Le disuguaglianze sono un problema, un'ottica attraverso cui guardare le politiche sociali ed economiche del nostro Paese. Concludo, dicendo che abbiamo anche chiesto che potessero essere continuati i distacchi degli insegnanti che lavorano fuori dalla scuola. Qui non si tratta di proteggere insegnanti che non vogliono fare il lavoro, è esattamente il contrario. La dispersione scolastica si combatte sul territorio, non soltanto dentro le aule e, quindi, difendere la possibilità che ci siano docenti che, nell'extra scuola, lavorino nelle comunità, nelle associazioni, nel terzo settore, per i tossicodipendenti e così via, non è altro che un modo di fare meglio la scuola e di dare ancora più incisività a quel lavoro che la scuola deve fare, cioè di non perdere nessuno studente.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Palese. Ne ha facoltà.

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  ROCCO PALESE. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, lo scorso ottobre e anche nel corso del presente mese di novembre, il Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, in giro per l'Italia, per la chiusura della campagna elettorale delle elezioni amministrative di domenica scorsa, è stato oggetto, come peraltro abbiamo assistito tutti noi, ad una forte contestazione davanti alle fabbriche di numerose città da parte di migliaia di lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. A Brescia come a Parma, a Bologna, a Taranto, a Vimercate, a Terni, il Premier Renzi ha potuto constatare in prima persona le gravissime difficoltà sociali ed economiche in cui si trova il Paese, i disagi di tanti padri di famiglia che non hanno più un'occupazione e le tensioni di numerosi imprenditori fagocitati da una voragine di tasse e adempimenti che non lasciano scampo, che frenano la ripresa e allungano la crisi, ammazzando il Paese.
  Il nostro Premier ha potuto, infatti, tastare personalmente gli effetti penetranti della crisi economica sul tessuto industriale italiano, o meglio, su ciò che ne è rimasto, con la chiusura impressionante di fabbriche e piccole aziende, lo smantellamento di siti produttivi che coinvolgono l'intera penisola, con un numero impressionante di senza lavoro, da rendere irrealizzabile la discesa del tasso di disoccupazione – drammatici gli ultimi dati ISTAT: quasi 13,5 per cento e in più 43 per cento di quella giovanile – intorno al 7 per cento, la quale richiederebbe la creazione, al 2020, di quasi due milioni di posti di lavoro per poter iniziare l'inversione di tendenza.
  Ciononostante, il Governo, indifferente della gravità in cui si trova l'economia reale italiana di tante famiglie e imprese, che soffrono quotidianamente la crisi economica, che morde ancora a distanza di sette anni, va avanti per la sua strada, presentando provvedimenti per rilanciare l'economia del Paese talmente irrilevanti per la crescita che nell'emergenza in cui ci troviamo rappresentano una grave, quanto inutile, perdita di tempo, che non possiamo proprio permetterci, stante l'emergenza che vive il Paese.
  Sin dal suo insediamento, il Governo Renzi, in nome del rilancio dell'economia, attraverso il decreto cosiddetto «Destinazione Italia», il successivo chiamato in nome della competitività, fino più al recente denominato «sblocca Italia», ha, infatti, mostrato al Parlamento e al Paese provvedimenti di urgenza mirati a rilanciare la domanda interna, a stimolare i consumi, insomma a dare fiato alle famiglie e alle imprese, sfiancate dagli effetti recessivi di una crisi che attanaglia la nostra economia, senza, però, che vi siano stati impatti positivi tangibili sul tessuto socio-economico, come dimostrano i principali indicatori socio-economici di statistica.
  Questi nove mesi hanno, infatti, ampiamente dimostrato come gli indirizzi della politica economica e finanziaria del Governo siano profondamente sbagliati, principalmente impostati sul «tassa e spendi». A parte le strategie propagandistiche elettorali di rilanciare i consumi per un Paese così depresso con lo sconto Irpef degli 80 euro, i cui dati ribadiscono da mesi come non vi sia stato alcun «effetto rimbalzo» sulla domanda interna, la legge di stabilità per il 2015, così attesa, che avrebbe dovuto rappresentare un giro di boa, in grado di restituire anche una minima fiducia al Paese, una prospettiva di rilancio per la domanda interna per un'economia così austera, dimostra nel suo complesso un impianto normativo profondamente deludente.
  È oramai sotto gli occhi di una ancora vasta area degli italiani, che non si riconosce nella sinistra, lo spread esistente tra le dichiarazioni del Presidente del Consiglio nella presentazione dei provvedimenti di rilancio dell'economia e la realtà contenuta nelle centinaia di disposizioni cervellotiche e spesso inattuabili dei provvedimenti approvati ad oggi dal Parlamento. È sotto gli occhi di tutti la distanza, direi siderale, tra gli annunci ad effetto del Premier sul suo tocco magico di accendere una scintilla di ottimismo nei riguardi di Pag. 32un Paese in piena emergenza sociale ed economica e l'effettiva situazione in cui ci troviamo, confermata anche dai dati di un calo congiunturale degli ordini industriali, dal crollo delle vendite al dettaglio e dal peggioramento dei giudizi sull'economia nazionale.
  Quando presentò la legge di stabilità, il Premier Renzi affermò che si trattava di una grande manovra, di rilevante novità, una manovra anticiclica in un momento di difficoltà. Ebbene, con il testo giunto in Aula oggi, in molti di noi onestamente fatichiamo a vedere in che modo il disegno di legge di bilancio possa aiutare la crescita e stimolare la ripresa dei consumi. Vediamo anche, da un profilo tecnico, le motivazioni di quanto in precedenza rilevato, che appaiono più che fondate.
  Il deficit dei conti pubblici – stime della Commissione europea – previsto per quest'anno sarà al 3 per cento del prodotto interno lordo e scenderebbe l'anno prossimo al 2,7 per cento; quello strutturale, ovvero depurato dal ciclo economico, rimarrebbe sostanzialmente invariato: 0,9 per cento quest'anno e 0,8 per cento il prossimo. Pertanto, a fronte di tali dati, la manovra di finanza pubblica è a deficit costante.
  Ma la manovra può essere espansiva anche se, a parità di deficit, riduce le tasse sul lavoro, compensandole con tagli alla spesa, soprattutto in un Paese in cui la tassazione sul lavoro è una delle cause della scarsa competitività; ed invece nemmeno questo è il caso. Occorre ricordare, a tal fine, le dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, Padoan, all'audizione del 4 novembre in Commissione bilancio. Il responsabile dell'economia ha infatti detto che con la legge di stabilità la pressione fiscale, dal 43,3 per cento del 2014, sarà al 43,2 per cento nel 2015: rimarrà, pertanto, pressoché invariata.
  Il timore è che i 4 miliardi di euro di tagli alle regioni imposti dal Governo si traducano in tasse locali, come alcune regioni, peraltro, già stanno facendo, vedi il Piemonte. Cosa c’è, dunque, di grande e di anticiclico in questa manovra ? Ben poco, anzi, direi nulla, purtroppo. La legge di stabilità elimina dalla base imponibile dell'IRAP il costo del lavoro per i dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma, al tempo stesso, cancella retroattivamente anche la riduzione dell'aliquota IRAP che era stata già decisa a maggio.
  Dal prossimo anno l'effetto netto sarà, comunque, la riduzione della tassa, ma il taglio delle aliquote oggi cancellato, occorre ricordarlo, era stato finanziato aumentando dal 20 al 26 per cento l'imposta sostitutiva sui redditi da capitali diversi dai titoli di Stato, per non parlare, poi, dall'aumento della tassazione sui fondi pensione dall'11,1 al 20 per cento. Conclusione, l'aumento dell'imposta è confermato, il taglio cancellato per il 2014, quando varrà ancora la vecchia base imponibile dell'IRAP. Insomma, l'impostazione del cosiddetto nuovo disegno di legge stabilita è quella di utilizzare, in realtà, metodi e sistemi vecchi, già conosciuti dalla sinistra. La manovra è, infatti, strutturata in modo da dare con una mano quello che prende dall'altra, è il solito metodo di perpetrarsi del sistema delle tre tavolette.
  Senza entrare nel dettaglio di ogni singola componente che compone il testo, mi preme sottolineare come, ancora una volta, l'esigenza di fare cassa, e far quadrare i conti, non tiene conto della politica economica in atto, delle più che evidenti difficoltà che persistono in una economia che ristagna, delle più elementari logiche di coerenza e di affidabilità, a cui possono, in qualche modo, ricondursi i cittadini contribuenti. Prendiamo ad esempio le misure previste sul taglio del costo del lavoro dal valore della produzione calcolata ai fini IRAP, previste all'articolo 5. Nel più completo e ripetuto spregio dell'osservanza dello statuto dei lavoratori, che vieta l'introduzione di imposte applicabili da prima dell'entrata in vigore della legge, il Governo, come poc'anzi rilevavo, da un lato riduce l'imposta regionale sulle attività produttive sulle imprese, i cui benefici previsti sono stimati in 1,6 miliardi di euro per il 2015, dall'altro ripristina, invece, in maniera retroattiva, le aliquote IRAP che Pag. 33lo scorso aprile, con il decreto-legge n. 66, erano state ridotte al 3,9, riportandole a 4,20 per i concessionari pubblici, al 5,9 per le assicurazioni, all'1,9 per il settore agricolo. E ancora, prendiamo i nuovi criteri di tassazione delle polizze vita, che prevedevano in caso di decesso dell'assicurato dal 1o gennaio 2015 la tassazione al 26 per cento, come se non bastasse l'incremento della tassazione dei proventi percepiti dai fondi pensione, che ricordavo già prima, è un'ulteriore penalizzazione nei confronti delle tasche degli italiani. Potrei continuare con altri esempi che questa disegno di legge di stabilità introduce, con una carica di microtasse che stroncheranno, anche per l'anno prossimo, e per i successivi, i consumatori contribuenti italiani, esausti da un sistema della tassazione impossibile da sostenere.
  Noi riteniamo che ci sono delle criticità cardine in questo disegno di legge di stabilità e le criticità sono di natura contabile. Signor Viceministro, lei veramente pensa che sia stata una cosa opportuna, e corretta, costruire la legge di stabilità e il bilancio dello Stato, prevedendo una crescita dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo ? Noi dovremmo essere corretti e onesti, purtroppo l'auspicio sarebbe quello, non solo di avere lo 0,6, ma anche di più, ma sappiamo, purtroppo, fin troppo bene, che non sarà nelle condizione il nostro Paese di avere, per l'anno 2015, un più 0,6 per cento (l’’OCSE ha già previsto che nella zona euro, purtroppo, non ci sarà questa possibilità di crescita), come è già avvenuto nel 2014, dove anche il passato Governo e la maggioranza hanno sbagliato nel costruire una legge di stabilità, e un bilancio dello Stato, in cui si prevedeva la crescita dell'1,1, poi con l'aggiornamento a maggio dell'0,8, mentre, purtroppo, finiremo il 2014 con il meno 0,3 o, peggio ancora, con il meno 0,4 per cento. Quindi, l'Europa ci dice che, oltre alle criticità che ha già sostanzialmente evidenziato con la famosa lettera dove il Governo è immediatamente dovuto scendere in campo per fare la correzione di 4,5 miliardi di euro, a marzo ci sarà un giudizio definitivo e noi sappiamo bene che quando il primo trimestre si concluderà con i dati dell'ISTAT sarà poi a quel punto che il Governo dovrà rivedere di nuovo un aggiornamento. È un aggiornamento inevitabile, la previsione più ottimistica è che dovrà esserci un aggiustamento non inferiore a 10 miliardi di euro, perché purtroppo di questo si tratta.
  Poi rileviamo alcune criticità – lo abbiamo fatto a più riprese –, che dal punto di vista contabile chiaramente si riversano sulle scelte di politica economica e di spesa da parte del Governo, che sono le clausole di salvaguardia, in particolare, e la spending review.
  Nel passato, signora Presidente, è ben risaputo che le nuove spese, nel contesto della spesa pubblica da parte dello Stato, venivano quasi sempre finanziate attraverso debito pubblico, con l'emissione di titoli di Stato. Poi c’è stato un momento in cui sia le criticità e sia eventualmente le nuove spese sono state finanziate con l'aumento spaventoso delle accise sui carburanti. Quante volte non si è riunito il Consiglio dei ministri nel passato con aumenti delle accise sulla benzina o sui carburanti in riferimento alle varie necessità ?
  Poi c’è stato il momento dei condoni fiscali, previdenziali e urbanistici. Poi c’è stato il momento dell'evasione. Adesso stiamo, invece, a queste due situazioni nuove: spending review e clausole di salvaguardia. Per quanto riguarda la spending review noi dobbiamo ricordare sicuramente, signor Presidente e signor Viceministro, che già per il 2014 c'era la previsione di una spending review di 4,5 miliardi di euro. Non solo non si è adottata questa misura, con le censure pure da parte dell'Europa, ma addirittura il commissario Cottarelli, in una dichiarazione abbastanza polemica, denunciò che non si era provveduto ad attuare l'intervento di 4,5 miliardi di euro che era previsto nella legge di stabilità 2014, e addirittura, nel contesto di nuove leggi varate dal Parlamento e dalla maggioranza con l'avallo del Governo, quelle misure erano state aumentate sulla spending review di 1,6 miliardi di euro. Poi non sappiamo che fine Pag. 34ha fatto questo problema del piano di Cottarelli, perché ormai Cottarelli è andato via.
  È andato via Claudio Cottarelli, ma non sono andate via né l'Europa né le clausole di salvaguardia. Le clausole di salvaguardia stanno lì, stanno lì con la pistola puntata alla tempia nei confronti di tutto il popolo italiano e noi riteniamo che sia un vero pericolo questo problema delle clausole di salvaguardia. Che il Governo adottasse le misure sulla revisione della spesa, perché non possiamo esporre al pericolo gli italiani di avere l'IVA e le altre tasse aumentate in maniera spaventosa !
  Poi c’è il problema delle tasse locali. Ormai abbiamo una vera e propria patrimoniale sulla casa: Tasi, IMU, Tari, un vero e proprio esproprio nei confronti del popolo italiano, che possedeva – così tutti quelli che la possiedono – con tanti sacrifici la prima casa.
  In Commissione si è detto che c’è la necessità di unificare queste tasse in una tassa unica, la cosiddetta local tax, e che questo problema sarà eventualmente affrontato al Senato, un problema delicatissimo, che noi non condividiamo come Forza Italia. Infatti Forza Italia farà la sua battaglia in tutte le sedi, affinché la prima casa sia esente da qualsiasi tassa all'interno stesso del sistema della finanza locale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Ma noi riteniamo, signor Presidente, che il Governo debba necessariamente prevedere nel caso un'unificazione. L'unificazione per noi è necessaria, perché occorre che vi sia una trasparenza maggiore, occorre che i cittadini possano capire eventualmente quando, dove e quanto debbano pagare. Ma è necessario mettere un tetto. Guai a lasciare i comuni liberi nel contesto della quantizzazione e della quantificazione della futura e annunciata local tax ! Ci deve essere cioè un massimale, perché sennò sarebbe veramente un Far West sia per disuguaglianza fiscale, sia, peggio ancora, per grande mano libera a spese ed a sperperi nel contesto della spesa locale.
  Poi, signor Presidente, signor Viceministro, a nostro avviso, trattasi di eventuale norma complessa e di dettaglio. Venisse presa in considerazione in un'eventualità del genere e, per avere più analisi e più ponderazione e per fare una scelta migliore, venisse varata con un provvedimento a parte ! Infatti ci sono norme complesse, così come furono fatte a suo tempo con la legge delega n. 421 del 1992, all'epoca il Governo Amato, che fu artefice, in una situazione di grande crisi finanziaria, di svalutazione della lira e di tutto quello che accade in quell'epoca, in un contesto soprattutto in cui vi fu una manovra di 90 mila miliardi di vecchie lire.
  Ma in particolare una legge delega, la n. 421 del 1992, che all'epoca andò a definire, con i decreti delegati, la riforma della sanità, la riforma previdenziale, la riforma del pubblico impiego, ma soprattutto la riforma della finanza locale.
  La cito perché quella è la strada. Non si facciano altri pasticci, perché già tanti ne sono stati fatti, in particolare con la Tasi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  In conclusione, signor Presidente, anche il ruolo in Europa: a me spiace molto dirlo, come cittadino di questo Paese, mi spiace molto constatare che il semestre europeo, purtroppo, è stato un semestre europeo bianco, un semestre europeo bianco: non mi sembra che ci siano stati provvedimenti, input, qualcosa che abbia potuto portare risultati positivi.
  Si è detto della flessibilità richiesta nei confronti del nostro Paese e mi sembra che non ci sia stato nessun tipo di segnale e di disponibilità, se siamo stati costretti, con 4 miliardi e mezzo di euro, a correggere subito quello che era stato fatto.
  E l'altro problema – e concludo – riguarda il Patto di stabilità. Signor Presidente e signor Viceministro, è fin troppo noto che per le note vicende che qui tutti i colleghi hanno evidenziato, compreso anche il Governo, comprese le relazioni da parte della maggioranza e le relazioni tecniche, nel contesto del bilancio dello Pag. 35Stato, in questa legge di stabilità, noi abbiamo una certezza: che in un contesto di necessità assoluta per riprendere la crescita di questo Paese, che è il problema principale, nel bilancio dello Stato noi abbiamo le risorse disponibili, come competenza e cassa, per poter spendere per investimenti, per cercare di alimentare quanto più è possibile la crescita, dei fondi strutturali dell'Europa.
  È stato annunciato a più riprese che la battaglia è quella di «nettizzare» il Patto di stabilità rispetto a queste risorse necessarie per il Mezzogiorno, ma necessarie complessivamente per la crescita del Paese.
  Non apro qui anche la grande disattenzione e la polemica inevitabile dell'utilizzo come turbo bancomat, da parte del Governo, rispetto ai fondi strutturali per la situazione del Mezzogiorno e delle quattro regioni dell'obiettivo 1, lo faremo in altra sede, anche se il Governo sbaglia ad utilizzare quelle risorse, necessarie e destinate a riequilibrare tutto il territorio del Paese al passo dell'equilibrio generale e di quella che può essere l'economia e le situazioni socio-economiche ed infrastrutturali.
  Ma al di là di questo, c'era stato l'impegno, da parte del Presidente del Consiglio, in Europa, con la Merkel pure che ha fatto qualche timida apertura, rispetto alla situazione importante di nettizzare queste risorse dal rispetto del Patto di stabilità, la quota nazionale.
  A che cosa abbiamo assistito ? Abbiamo assistito ad una cosa veramente molto strana da parte del Governo: che in assenza della flessibilità o della concessione da parte dell'Europa di nettizzare queste risorse dal Patto di stabilità, ha provveduto il Governo. Come ? Diminuendo dal 50 per cento al 25 per cento la quota nazionale di cofinanziamento per la parte del Paese che ne ha più necessità e per il Paese intero, che ha necessità di fare investimenti e crescita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
  Come possiamo fare crescita, se non ci sono investimenti e se non andiamo insieme all'Europa ad utilizzare e a concordare di poter spendere le risorse per la crescita e per gli investimenti ?
  Questo è un punto fondamentale, è la critica più forte, dopo quella delle tasse sulla casa, che Forza Italia fa al Governo.
  Il Governo sta sbagliando per questo problema e noi riteniamo vada con forza posto questo aspetto e questa situazione.
  Il Presidente del Consiglio mettesse lo stesso impegno che ha messo per avere l'incarico al Ministro Mogherini, perché non mi sembra che ci sia stato lo stesso impegno e la stessa passione.
  Ed io ritengo che questi siano già elementi sufficienti più che mai per poter dare un giudizio totalmente negativo su questa legge di stabilità e sulla situazione economica e finanziaria del Paese e per come viene affrontata, cioè in maniera sbagliata, da parte del Governo italiano.
  Riteniamo che ci sia anche la possibilità che il provvedimento venga migliorato al Senato ed è questo l'auspicio di Forza Italia per il Paese, ed è questo il vero problema con cui noi decidiamo come gruppo di opporci in maniera molto forte a questo disegno di legge di stabilità sbagliato per intero e sbagliato pure rispetto agli obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge di stabilità che oggi cominciamo ad esaminare qui in Aula è una manovra priva di alcun intervento strutturale, coperta da presunti tagli di spesa che, se non si realizzeranno – e non si realizzeranno –, renderanno automaticamente operative le cosiddette clausole di salvaguardia che già prevedono l'aumento dell'IVA al 25,5 per cento e una maggiorazione consistente dell'accisa sulla benzina. Gli unici fondi certi sono rappresentati dal taglio di 4 miliardi di euro ai trasferimenti a regioni ed enti locali, con conseguente probabile aggravio delle imposte territoriali senza le Pag. 36quali i comuni non saranno in grado di garantire i servizi essenziali determinando un inevitabile aumento della tassazione locale e regionale, tutto a discapito dei cittadini.
  In concreto, quindi, sono ancora rinviati i tagli di spesa, non si realizza alcuna riduzione fiscale e si rischia un forte aumento dell'IVA nei prossimi anni. Inoltre, si verifica una decisa e oltremodo dannosa aggressione ai risparmi del lavoratore. Nel testo c’è la conferma del bonus di 80 euro, ma non è rispettata la promessa di estendere la platea dei beneficiari come invece il Presidente del Consiglio si era impegnato a fare in più occasioni.
  Per quanto riguarda le imprese, il nostro gruppo ha presentato degli emendamenti per chiedere l'innalzamento della franchigia IRAP per le piccole imprese. Infatti, la norma, che pure detassa il costo del lavoro, aumenta l'aliquota ordinaria sulla base imponibile, determinando, di fatto, che un'impresa con pochi dipendenti rischi di non avere benefici, ma, anzi, si trovi a pagare un'imposta più elevata sulla base imponibile restante. Di fatto, la gran parte delle aziende di piccole dimensioni avrà una non significativa agevolazione da questa nuova tassazione e, quindi, non avranno nessun beneficio da questa detassazione. Abbiamo anche proposto un emendamento che riconoscesse la possibilità per le imprese di compensare i crediti verso lo Stato certi e scaduti con debiti fiscali sorti successivamente alla maturazione del credito.
  L'emendamento intendeva consentire alle aziende che vantano un debito nei confronti dello Stato, ma che nei confronti dello Stato hanno fornito un bene o reso un servizio, di poter utilizzare quel loro credito al momento dell'arrivo di una cartella esattoriale. Quindi, poter compensare il debito con la cartella esattoriale. Ma l'emendamento è stato bocciato, a dimostrazione dell'intenzione dello Stato di voler continuare a trattenere le somme che spettano ai suoi creditori e con le quali gli stessi creditori dovrebbero poter adempiere ai propri obblighi fiscali, poi però speculando con sanzioni ed interessi sul fatto che il creditore non sia riuscito a pagare perché il suo denaro se l’è tenuto lo Stato.
  C’è poi la norma che abolisce l'esenzione del bollo per le auto che abbiano dai venti ai trent'anni, le cosiddette auto d'epoca. Una norma che avrà un effetto controproducente esattamente come la tassazione sulle barche fatta dal Governo Monti che azzerò il PIL delle nostre marine, determinando la morte del mercato della ricambistica e delle carrozzerie specializzate, oltre all'indotto di settore. Il tutto, per prendere qualche euro di tasse in più. Per quanto riguarda i lavoratori e i pensionati, la stabilità reca la facoltà di ottenere mensilmente per tre anni dal prossimo gennaio una quota di TFR maturato. In questo caso, tuttavia, l'importo si cumulerà con lo stipendio ordinario e sarà tassato con l'aliquota ordinaria progressiva, anziché con tassazione separata. Noi abbiamo chiesto che la quota di TFR che il lavoratore chiede di ottenere in anticipo sia almeno considerata esente dalla determinazione dei livelli ISEE. Già, chi cadrà nel tranello di chiedere un'erogazione anticipata si vedrà tassare il TFR con un'aliquota ordinaria.
  In più, rischia che l'anticipo di soldi, che sono tuoi, faccia superare al contribuente il livello ISEE privandolo di sconti ed agevolazioni cui, invece, avrebbe diritto.
  Se poi il lavoratore, in questo senso lungamente sollecitato dallo Stato negli ultimi anni, ha trasferito il proprio TFR dalle aziende ai fondi pensione, ecco la norma che innalza dall'11 al 20 per cento la tassa sul capital gain dei fondi pensione. Dopo che per anni si sono informati i lavoratori di quanto fosse meglio spostare il proprio TFR dalle imprese ai fondi per avere una maggior valorizzazione del loro TFR, ora gli viene portato via l'effetto benefico.
  Se poi un lavoratore ha deciso di accantonare il risparmio in una polizza assicurativa, il Governo, con questo disegno di legge, introduce la tassazione dei rendimenti delle polizze sulla vita e, se il lavoratore muore, saranno tassati i suoi eredi.Pag. 37
  Inoltre, il disegno di legge in esame dispone lo slittamento al 10 del mese (da gennaio) del pagamento delle pensioni in caso di più trattamenti cumulati. Così, quando il 1o gennaio non arriva la pensione ma scadono mutui e rateizzazioni e le banche addebitano le spese di conto, il pensionato può andare in rosso senza nemmeno essersi mosso dalla sedia e le banche potranno addebitare commissioni sullo scoperto dal successivo estratto conto.
  Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, è triplicata l'aliquota forfettaria (dal 5 al 15 per cento) che si applica ai regimi minimi.
  E ancora, per quanto attiene agli interventi in materia sociale, come da nostra richiesta, è stata sì aumentata da 250 a 400 milioni la dotazione del fondo per le non autosufficienze: peccato che lo abbiano fatto prelevando i soldi dal Fondo famiglia, vale a dire sottraendo soldi alle stesse persone a cui fingono di darne sotto altra forma.
  Inoltre, è stata bocciata la nostra richiesta di dotare di 100 milioni il Fondo per l'accesso al credito per le giovani coppie e i nuclei familiari monogenitoriali.
  Nessuno spazio abbiamo avuto anche rispetto alla nostra richiesta di aumentare dal 17 al 25 per cento il prelievo erariale sui gestori di slot machine, un settore che garantisce incassi miliardari sia alle società concessionarie del gioco sia allo Stato, e che avevamo presentato anche al fine di aumentare lo stanziamento del Fondo per il contrasto alle ludopatie, dotato di 50 milioni di euro, una cifra assolutamente insufficiente a far fronte a quella che si sta trasformando in una vera e propria emergenza sociale, che colpisce le fasce più deboli della nostra società e, purtroppo, comprende molti giovani. E, invece, il Governo continua a foraggiare il settore dei giochi e quello delle società che lucrano sulla tragedia di molte famiglie, come aveva già fatto qualche tempo fa in maniera eclatante con la definizione agevolata del contenzioso, facendo di fatto a queste società un regalino di qualche miliardo di euro.
  Infine, il tema delle Forze armate, sul quale pure qualche miglioramento è stato recepito in Commissione ma rispetto al quale si continua a penalizzare un settore di importanza strategica sia sotto il profilo della sicurezza sia sotto il profilo sociale. È stata abolita la mini-naia, che rappresentava un efficace tentativo di avvicinare i giovani alla carriera militare, e, infine, è stata azzerata la dotazione in favore della Croce rossa, organismo da sempre in prima linea quando si verifichino emergenze di ogni sorta nel nostro Paese e che proprio negli ultimi anni, a fronte del moltiplicarsi degli effetti devastanti che derivano da eventi climatici estremi, sta sopportando uno sforzo particolare.
  In conclusione, onorevoli colleghi, a nome del mio gruppo sento il dovere di esprimere profondo sconcerto rispetto ad una manovra di finanza pubblica che non accenna neanche a risolvere i problemi più profondi della nostra economia, costruita su spostamenti di poste di bilancio in una sorta di perenne gioco delle tre carte, senza delle reali misure di copertura se non quelle che ho citato e che sono tutte destinate a ricadere sulle spalle dei cittadini con un ulteriore inasprimento dell'imposizione fiscale complessiva che causerà una ulteriore compressione dei consumi, in un protrarsi all'infinito della crisi economica che attanaglia il Paese. Alla faccia del rilancio dell'economia, del sostegno alle imprese, della detassazione del lavoro, dell'aiuto alle persone e ai nuclei familiari in difficoltà.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Taranto. Ne ha facoltà.

  LUIGI TARANTO. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghe e colleghi, il disegno di legge di stabilità per il 2015 si conferma, all'esito del suo esame da parte della Commissione bilancio della Camera, come esercizio di una manovra finanziaria fondata sulla ricerca di un punto di equilibrio – così ha sintetizzato Banca d'Italia in sede di audizione – tra le esigenze del sostegno alla crescita e la disciplina di bilancio.Pag. 38
  E ciò per contrastare i rischi di avvitamento in una spirale di stagnazione e deflazione, di elevata disoccupazione e di crescita nominale piatta a tutto danno tanto dei recuperi di competitività, quanto della sostenibilità del debito. Il contrasto di una simile spirale rende, allora, urgente una più efficace interazione tra riforme strutturali e politiche di bilancio, tra misure volte al rafforzamento del potenziale dell'economia e misure dedicate al sostegno della domanda aggregata. Urgenza italiana è, insieme, urgenza europea, perché in Europa e, in particolare, nell'Eurozona, – così si apriva qualche giorno fa un editoriale del professor Alberto Quadrio Curzio – quasi nessuno crede più che la crescita e l'occupazione riprenderanno con le politiche economiche fiscali adottate sino ad ora.
  Ma, intanto, dalle disposizioni recate dal disegno di legge di stabilità emerge un disegno, in cui interventi strutturali dedicati alla domanda interna ed interventi strutturali sul versante dell'offerta si integrano con specifiche misure di politica industriale, quali il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo, di cui all'articolo 7, o le misure in materia di ecobonus e ristrutturazione, di cui all'articolo 8.
  Su alcune misure di politica industriale mi soffermerò, dunque, anzitutto per sottolineare quanto sia stato proficuo al riguardo il confronto tra Commissione bilancio e Governo, confronto che, anche in coerenza con alcune delle condizioni segnalate dal parere della Commissione attività produttive, ha consentito di arricchire la dotazione degli strumenti di politica industriale delineata dal disegno di legge di stabilità per il 2015 con il rifinanziamento della «Sabatini-bis», con il primo finanziamento del piano export di cui al recente provvedimento «sblocca Italia» e con gli interventi a sostegno del settore aerospaziale.
  Varato con il «decreto del fare» del giugno 2013 ed operativo soltanto dal marzo 2014, il meccanismo agevolativo della «Sabatini-bis», cioè il contributo in conto interessi per l'acquisto di macchine ed attrezzature a valere su un plafond di 2,5 miliardi di euro presso Cassa depositi e prestiti, ha fatto registrare, in pochi mesi di attività, oltre 7 mila richieste di accesso. È, dunque, davvero importante che con l'approvazione da parte della Commissione bilancio dell'emendamento proposto dal Partito Democratico e riformulato dal relatore ne sia stata rinnovata la dotazione per i contributi in conto interessi ed autorizzato l'incremento del plafond fino a 5 miliardi di euro. Ne trarrà beneficio la componente degli investimenti della domanda interna aggregata e, insieme, ne trarranno beneficio innovazione e specializzazione, produttività e competitività nel nostro tessuto produttivo. Benefici di particolare rilievo, ove si tenga presente che, a partire dal 2009, si è, purtroppo, registrato nel settore manifatturiero un livello degli investimenti fissi che neppure compensa gli ammortamenti e, dunque, neppure ha consentito la semplice sostituzione dei beni capitali già utilizzati nel processo produttivo.
  Quanto al finanziamento del Piano straordinario per la promozione del made in Italy e per l'attrazione degli investimenti in Italia – operato con l'approvazione dell'emendamento del Governo, che ha fatto sintesi degli emendamenti parlamentari in materia, tra cui quello presentato dal Partito Democratico –, la sua necessità e la sua urgenza risultano del tutto evidenti, a fronte di una lettura attenta delle principali tendenze del commercio estero italiano.
  Il saldo corrente è passato in attivo, con un dato positivo di oltre 28 miliardi di euro a settembre 2014. Ciò riflette, è vero, la riduzione delle importazioni di beni e servizi per effetto della recessione, ma anche la dinamicità di un surplus manifatturiero che si approssima alla quota record di 100 miliardi di euro.
  Vi è una ripresa delle nostre esportazioni in valori e per quote in alcuni importanti mercati e si conferma la selezione competitiva delle imprese esportatrici italiane. Colpisce, al riguardo, un dato: nel manifatturiero, le imprese esportatrici, che sono appena il 28 per cento del totale, realizzano ben il 76 per cento del Pag. 39valore aggiunto industriale. In troppi casi, però, la loro partecipazione alle catene globali del valore si configurano nei termini di una subfornitura, seppure di alta qualità e di elevata complessità ingegneristica e tecnologica.
  Infine, com’è noto, resta davvero troppo debole la capacità italiana di attrarre investimenti dall'estero. Sostenere l’export, internazionalizzazione ed attrazione di investimenti esteri è questione che chiama in causa la capacità di agire come sistema Paese e la qualità della cooperazione tra funzione pubblica e d'iniziativa privata.
  Una qualità che sarà fattore decisivo, allora, per il buon esito di un piano che, anche attraverso la leva di Expo 2015, punta all'acquisizione di volumi aggiuntivi di export per circa 50 miliardi di euro entro il 2016. «L’export è centrale», così il Presidente del Consiglio ha commentato il risveglio di settembre delle nostre esportazioni.
  Resta, infatti, indubbio il potenziale di sviluppo del made in Italy, a partire dagli Stati Uniti, e ciò tanto più nella prospettiva dell'area di libero scambio relativamente all'avanzamento del negoziato TTIP. Del resto, più mercato interno ed internazionale, accanto a più intelligenze ed innovazione, sono componenti concrete e rilevanti della politica europea per il perseguimento dell'obiettivo 2020 di innalzamento, dall'attuale 15 per cento al 20 per cento, della quota della PIL proveniente dall'industria.
  Ebbene, proprio nel settore aerospaziale l'Italia esprime eccellenze scientifiche e tecnologiche ed eccellenze produttive nell'ambito di consolidate reti europee ed internazionali di specializzazione. È allora ancora importante richiamare l'approvazione, da parte della Commissione bilancio, secondo la riformulazione del relatore, dell'emendamento proposto dal Partito Democratico con cui si dispone un importante incremento degli stanziamenti destinati al Fondo ordinario per gli enti di ricerca finanziati dal MIUR, e ciò, appunto, per le finalità collegate alla prosecuzione ed allo sviluppo della partecipazione italiana ai programmi strategici spaziali europei. Entro ed oltre il perimetro della legge di stabilità per il 2015, occorrerà comunque tornare ad affrontare le esigenze di una stabile ed adeguata programmazione finanziaria a sostegno del settore, nonché la questione degli stanziamenti urgenti, anche per l'anno 2015.
  Quanto al credito di imposta per l'attività di ricerca e sviluppo e fermo restando il nodo della sua applicabilità soltanto al 25 per cento della spesa incrementale rispetto alla media degli investimenti effettuati nei tre periodi di imposta antecedenti, è poi forte l'auspicio che, nel corso della lettura del provvedimento da parte del Senato, sia comunque possibile proseguire l'approfondimento della proposta emendativa del Partito Democratico circa l'accessibilità di tale agevolazione da parte di imprese che effettuino le attività di ricerca in forma aggregata ed associata, anche avvalendosi dei contratti di rete. Occorre infatti continuità e coerenza sul terreno delle politiche indirizzate al tessuto dell'impresa italiana diffusa e in particolare per le politiche mirate a stimolarne la partecipazione ai processi di ricerca e sviluppo, così come la partecipazione all’export. Vi è, infatti, terreno fertile per politiche robuste e coerenti che si confrontino in modo attivo con il nodo della struttura dimensionale media del nostro sistema produttivo. Lo segnalo con particolare riferimento alla questione del potenziamento della franchigia IRAP per i soggetti che, incisi dal tributo pur non presentando occupati a tempo indeterminato, non ricevono beneficio dalla depurazione di tale tipologia di costo del lavoro dalla base imponibile e risultano invece penalizzati dal ripristino di una maggiore aliquota standard.
  È un universo che fornisce un contributo di assoluto rilievo all'occupazione e da cui è lecito attendersi, anzitutto nell'area dei servizi, un ancora maggiore contributo alla costruzione di nuova occupazione. Innovazione e internazionalizzazione si rafforzano vicendevolmente; «sono due componenti di una medesima strategia di successo», così ha notato il Pag. 40Governatore Visco. È una strategia urgente per l'Europa e per l'Italia; è una strategia urgentissima per un Mezzogiorno – come ha ricordato quest'anno la Svimez – in cui dopo sei anni di crisi ininterrotta si fa vieppiù palpabile il rischio di desertificazione umana ed industriale e, di converso, vieppiù intollerabile il paradosso delle difficoltà di spesa dei fondi europei. La mole complessiva delle risorse da attivare dice, tra l'altro, del salto di qualità che occorre fare in termini di programmazione e di capacità tecnica ed amministrativa di enti centrali e territoriali di coordinamento della progettazione secondo piani nazionali di settore. In questa giusta direzione vanno sia l'emendamento del Governo sia i riformulati emendamenti parlamentari in materia approvati dalla Commissione bilancio.
  Vigilanza elevata per scongiurare l'impatto dell'eventuale attivazione delle clausole di salvaguardia fiscale sulla dinamica attesa della crescita, e necessità che la decurtazione della local tax sia occasione tanto di affermazione dei principi di stabilità e chiarezza dell'ordinamento tributario, quanto dell'esercizio di una responsabilità impositiva consapevole dei livelli di impatto raggiunti dalla fiscalità a carico degli immobili strumentali all'attività di impresa, integrano infine, e davvero per sommi capi, il quadro delle questioni con cui la legge di stabilità è chiamata a confrontarsi secondo la lettura del sistema delle attività produttive. Senza l'illusione del tutto e subito, certo, ma indicando con chiarezza un percorso in cui impulso alla crescita e disciplina di bilancio si sostengano vicendevolmente, per alimentare il capitale prezioso della fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, questa stabilità è un'occasione, l'ennesima, volutamente mancata per rilanciare questo Paese: anziché adoperare una revisione razionale delle risorse, e incentivare i settori che possono essere un volano per l'economia del Paese, si continuano a sperperare soldi pubblici e a mettere in campo palliativi che non curano, ma danneggiano il paziente Italia. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato una propria stabilità-ombra con le nostre proposte, anche in materia di trasporti e telecomunicazioni, di cui parlerò approfonditamente in questo discorso, confrontandole tra l'altro con le fallimentari iniziative del Governo.
  Iniziamo per esempio dal presupposto che l'idea di mobilità, sia delle persone che delle merci, è anni luce lontana dalla nostra: noi siamo per una mobilità sostenibile, ferrobonus anziché revisione e incentivi del trasporto su gomma, TPL, mobilità dolce che in questa stabilità è completamente assente. Siamo per una revisione totale di tutto l'assetto infrastrutturale del Paese. Siamo un Paese dove prima di realizzare un'opera passano decenni e ancora decenni, nei quali cambiano tante cose: cambiano le amministrazioni corrotte in primis, che hanno spinto per la realizzazione di alcune opere; cambia la congiuntura politica; cambia anche la domanda di mobilità. Opere ritenute utili dieci anni fa rischiano di non esserlo più oggi; e soprattutto, insieme al passare degli anni, crescono esponenzialmente i costi: parliamo ad esempio del criterio di lottizzazione adottato per la realizzazione delle opere che sono previste in questa stabilità.
  Iniziamo invece a fare dei lotti funzionali, evitando quindi che in futuro si continuino a realizzare costosissime cattedrali nel deserto: di fronte ad evidenti situazioni di indisponibilità di risorse, piuttosto che provvedere ad una riflessione sulla reale utilità dell'opera, anche eventualmente attraverso l'elaborazione di una nuova ed aggiornata analisi costi-benefici, la legge di stabilità autorizza il CIPE ad approvare progetti preliminari delle opere anche nelle more del finanziamento della fase realizzativa, e i relativi progetti definitivi, a condizione semplicemente che sussistano disponibilità sufficienti a finanziare un primo, e solo un primo lotto costruttivo, del valore non inferiore al 10 Pag. 41per cento. E questo sottolinea e testimonia ancora una volta la poca disponibilità di finanze pubbliche.
  Veniamo invece ai mancati incentivi per il TPL. Il trasporto merci su ferro viene nuovamente mortificato con questa stabilità in favore dell'autotrasporto, a cui avete dedicato interamente un articolo, senza nemmeno l'introduzione di incentivi che favoriscano un trasporto a basso impatto ambientale, ed eccezion fatta per quanto concerne l'aggregazione delle imprese di autotrasporto. Oltre ad una riduzione degli stanziamenti relativi agli obblighi di servizio pubblico per il trasporto merci su ferro, nei documenti oggetto di esame non risultano essere contenute misure che favoriscano una mobilità sostenibile. Oltre ad una revoca degli incentivi per la rottamazione dei veicoli che erano stati previsti nello «sblocca-Italia» soltanto – pensate – qualche mese fa e che con questa legge di stabilità sono stati revocati, e all'ammodernamento della flotta per esempio di imprese marittime, e anche questo era stato stabilito con un decreto-legge poco tempo fa, ma con questa legge di stabilità è stato essenzialmente revocato, sono totalmente assenti dei finanziamenti per il trasporto pubblico locale; e su questo, ovviamente, il MoVimento 5 Stelle ha da sempre fatto una battaglia. Per non parlare di misure volte ad alternative in termini di mobilità sostenibile: pensiamo al car pooling, pensiamo ad una digitalizzazione anche del concetto di mobilità.
  E ora invece arriviamo anche al settore delle privatizzazioni, che in questo periodo è in forte aumento: pensiamo semplicemente a ciò che sta avvenendo con ENAV, con Poste italiane.
  Ecco, riguardo a Poste italiane io mi soffermerei un minuto perché è un'azienda che state svendendo ed è gravissimo quanto disposto da questa stabilità, ovvero la proroga del contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane fino al 31 marzo 2015 che sembra non tenere assolutamente conto delle privatizzazioni. E in più per le stesse motivazioni altrettanto inconcepibile ed arbitraria risulta la previsione che obbliga nel 2015 alla sottoscrizione di un nuovo contratto di servizio, non più della durata triennale come attualmente previsto, bensì quinquennale in modo del tutto arbitrario. Le modifiche ai criteri riguardanti la deroga degli obblighi di servizio universale postale sembrano spianare la strada alla chiusura di numerosi sportelli postali, quindi poi nel momento in cui ci saranno delle interrogazioni, da parte anche della maggioranza, riguardo all'ufficio postale del paesello in cima alla montagna, questa stabilità spiega il perché, quindi è inutile anche che facciate delle interrogazioni.
  Mentre per quanto riguarda il digitale noi assistiamo a un totale disinteresse in questa legge di stabilità, infatti mentre il Governo e l'Agenzia per l'Italia digitale presentano in questi giorni i piani per la banda ultralarga e per la crescita digitale, ci aspettavamo almeno un piccolo segnale in questa legge di Stabilità in un settore, come quello dell'innovazione, così strategico sul piano sociale ed economico, ad esempio; ma niente, neanche un euro di finanziamento. Nessun finanziamento a favore della banda larga o per raggiungere gli obiettivi dell'agenda digitale. Si preferisce scrivere chilometri di carta per avere qualche titolo sui giornali e perché tutto rimanga esattamente com’è. Noi ci abbiamo provato a dire la verità proponendo una modifica per destinare l'eventuale ultra-gettito derivante dall'asta delle frequenze della Banda L previsto dall'articolo 16 di questa stabilità, non al ripianamento del debito pubblico – anche perché si tratta di spiccioli – bensì alla realizzazione di progetti relativi al piano strategico della banda ultralarga, ma niente, è stato respinto anche questo.
  Sono state, invece, sottratte risorse all'innovazione con un articolo aggiuntivo per indennizzare le TV locali costrette a chiudere i battenti. E io qui denuncio che ogni volta, ogni anno nella legge di stabilità c’è sempre qualcosa in relazione alle TV locali. Quindi, sono stati tolti dei soldi Pag. 42all'innovazione per darli nuovamente a questo problema che il Governo però, a quanto pare, non vuole risolvere.
  Quindi, in conclusione, non si vogliono fare delle scelte coraggiose. Con questa stabilità si continua ad investire in opere inutili e settori fondamentali di questo Paese continuano ad essere sacrificati a favore di interventi dal rilevante impatto ambientale, nonché economico, e dalla ridotta utilità sociale quali, ad esempio, la tratta Brescia-Verona-Padova, la linea ferroviaria dell'alta velocità alta capacità Milano-Venezia, la tratta del terzo Valico dei Giovi, la linea alta velocità alta capacità Milano-Genova, il nuovo tunnel ferroviario del Brennero e, tanto per cambiare, in questa stabilità ritornano nuovamente i finanziamenti al Tav Torino-Lione. Mentre il Paese è in crisi e saremo senza lavoro potremo percorrere un tunnel ad alta velocità per lasciare definitivamente questo Paese che sta cedendo tutto all'Europa e sta morendo pian piano mentre noi siamo qui in Aula a discutere di articoli e di proposte che non verranno purtroppo mai realizzate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giulietti. Ne ha facoltà.

  GIAMPIERO GIULIETTI. Signor Presidente, intanto vorrei ringraziare il relatore Mauro Guerra per il lavoro attento e paziente fatto nel portare in porto la legge di stabilità per il 2015 ed anche il presidente Boccia e il Viceministro Morando per i lavori ordinati e costruttivi della Commissione bilancio che è riuscita a lavorare esaminando centinaia di emendamenti e risparmiandosi anche compulsive sedute notturne.
  Come sottolineato dal relatore, la manovra si propone di orientare il massimo possibile di risorse e misure verso politiche di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro sia sul versante delle imprese sia su quello dei lavoratori per rendere conveniente la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato, per sostenere gli investimenti privati e allentare i blocchi e gli ostacoli agli investimenti pubblici unitamente a interventi di sostegno al reddito e ai consumi interni. Il tutto con risorse derivanti da maggiori entrate e tagli di spese il meno lineari e il più mirato e articolato possibile ad evitare che si producano effetti contrari di carattere recessivo.
  Sul fronte dei tagli alla spesa si coglie lo sforzo per passare dai tagli lineari a meccanismi di taglio meno ottusi e più selettivi, sforzo che dovrà anche essere perseguito maggiormente. Ed è terreno sul quale sia in relazione alle amministrazioni centrali, sia al sistema degli enti territoriali e delle autonomie, si dovrebbe sempre più cercare di addentrarsi anche utilizzando le strumentazioni dei costi e dei fabbisogni standard.
  Questa legge di stabilità registra misure complessivamente coerenti ed anche al servizio delle riforme strutturali in corso, dalla scuola al lavoro passando per la giustizia e la pubblica amministrazione. Come ha sottolineato il Ministro Padoan, il sentiero scelto dal Governo è stretto ma orientato chiaramente alla ripresa della crescita del Paese. Ci troviamo chiaramente di fronte ad una manovra di bilancio il cui carattere espansivo viene ben delineato dai provvedimenti accennati rispetto al quadro a legislazione vigente nella misura all'incirca di uno 0,4 per cento del PIL nel 2015, ciò nonostante la correzione dello 0,3 per cento dell'indebitamento strutturale seguito all'interlocuzione intercorsa con le istituzioni europee. In tale contesto la manovra di finanza pubblica determina altresì uno scostamento rispetto all'osservanza della regola sul debito nei termini prescritti dal fiscal compact rinviando il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio al 2017. Le scelte economiche compiute dal Governo sono evidentemente dettate dall'attuale situazione degli indicatori economici italiani e scelte differenti avrebbero dato vita ad una manovra diversa di tipo restrittivo, determinando ulteriori conseguenze negative. Insomma, ci troviamo di fronte ad una legge di stabilità di natura espansiva e con alcune disposizioni certamente di Pag. 43carattere innovativo, superando in ciò anche l’impasse che aveva caratterizzato i precedenti Governi.
  Una valutazione certamente positiva meritano le disposizioni concernenti rispettivamente la stabilizzazione del bonus degli 80 euro per circa 9-10 miliardi annui e l'eliminazione della base imponibile IRAP della componente lavoro a tempo indeterminato per circa 7 miliardi annui, oltre alle risorse destinate all'esenzione triennale dalla contribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. L'azione sinergica delle nuove regole sul lavoro e degli incentivi di cui ho parlato, sono certo, potrebbe determinare una svolta con un incremento notevole delle assunzioni a tempo indeterminato ed è di oggi la notizia di 400 mila nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nel terzo trimestre dell'anno.
  Tra le misure di particolare rilievo vanno ricordate le risorse per oltre 2 miliardi e 200 milioni di euro stanziate per la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione del disegno di legge delega in materia di mercato del lavoro, nonché quelle destinate al sistema scolastico e formativo, così come il rifinanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali e del Fondo per le non autosufficienze che sale a 400 milioni di euro e che i Governi della destra avevano azzerato. Quindi, per favore, evitiamo strumentalità anche da parte di chi dice sempre che ci vorrebbe ben altro, il «benaltrismo» spesso è il male che pervade anche la sinistra. Questo Governo rifinanzia le politiche sociali dando un chiaro segnale di attenzione a chi vive profonde condizioni di disagio sociale nel Paese. Ed in questa direzione si inserisce il bonus bebé come modificato dal lavoro in Commissione, che prevede un assegno per i nuclei familiari che presenteranno un ISEE non superiore a 25 mila euro e che raddoppia sotto quota 7 mila euro.
  Ed ancora, rapidamente, quattro questioni che meritano di essere evidenziate: le misure per il credito di imposta sull'attività di ricerca e sviluppo, la proroga delle detrazioni per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica al 65 per cento per il 2015, il rifinanziamento – ne ha parlato il collega Taranto – della legge Sabatini bis, che fa salire da 2,5 a 5 miliardi di euro l'importo massimo del plafond costituito presso Cassa depositi e prestiti, utilizzato per finanziare le imprese, e il tetto per gli assegni previdenziali dal 2015 di medici, professori universitari, magistrati e grand commis. Una sottolineatura particolare, anche alla luce di tanti recenti avvenimenti, merita l'incremento del fondo per le calamità naturali di 60 milioni di euro per il 2015.
  Quindi una manovra espansiva e attenta che comprende come la questione cruciale sia quella essenzialmente di ripristinare le condizioni di fiducia da parte delle imprese e dei consumatori. Diviene rilevantissimo il tema di un livello adeguato di investimenti pubblici nazionali e comunitari, anche attraverso l'effettiva realizzazione del piano di investimenti europei annunciati dal Presidente Juncker per un ammontare di 300 miliardi di euro.
  Occorre inoltre un patto istituzionale forte fra Governo, enti locali e regioni per dare vita a un piano efficace di riduzione della spesa pubblica ed è importante l'intesa raggiunta con l'ANCI e le proposte emendative accolte in Commissione, che non sono ancora sufficienti anche se vanno nella giusta direzione.
  Oltre alla riduzione del 70 per cento del Patto di stabilità per i comuni, che può rilanciare, appunto, investimenti e piccole opere pubbliche, per quegli enti locali, soprattutto piccoli comuni, che decideranno di aggregarsi è prevista l'esenzione dal Patto di stabilità interno per cinque anni, come anche le riduzioni previste per gli enti locali potranno essere coperte anche dalla componente parte investimenti. Ed, inoltre, ai comuni andrà una quota pari al 55 per cento delle maggiorazioni dei tributi che arrivano grazie alla lotta all'evasione e relativi a tutte le operazioni che li vedono coinvolti in primo piano.
  Occorrerà migliorare ancora il testo su alcuni punti, magari nel passaggio al Senato, Pag. 44ove potrà essere affrontato anche il tema della nuova fiscalità locale, che sia in grado di garantire ai comuni le risorse necessarie senza aggravi di prelievo per i contribuenti. Il passaggio al Senato sarà l'occasione per definire le questioni relative alle province, alle funzioni, al personale, ed anche uno sforzo ulteriore andrà fatto sul versante delle regioni, soprattutto per quanto concerne il Fondo sanitario. Sarebbe importante definire meglio le questioni relative a regioni a Statuto ordinario e regioni a Statuto speciale e, soprattutto, non penalizzare le regioni virtuose con i conti in ordine e i servizi erogati di qualità. C’è da risparmiare, ma si risparmi soprattutto dove si spende troppo, si spende male e non si danno servizi. E al Senato si dovrà rimettere mano anche alle previsioni legate alla programmazione europea e al ruolo delle regioni, che non possono essere soltanto considerate passacarte.
  La Camera conclude un primo passaggio importante e di grande significato. Dopo anni di manovre restrittive si guarda avanti, si guarda al lavoro e all'impresa, si punta alla crescita e al futuro. Ingenerose le critiche ad una legge di stabilità che mette e non taglia risorse. Ingenerose le critiche di chi vorrebbe più coraggio nello sforare i parametri europei e che quando governava faceva il geloso e pignolo custode dei diktat di Bruxelles. Ma soprattutto sono, a mio parere, eccessivi gli attacchi, le iniziative contro un provvedimento che mette risorse per gli italiani e per uscire dalla crisi. Stessa veemenza non si ritrova verso le leggi di stabilità degli ultimi anni, depressive e che hanno impoverito il Paese.
  Ho sentito parlare, dall'onorevole Palese di Forza Italia, di critiche feroci, facendo riferimento a condoni, evasioni, tasse sulla casa (Commenti del deputato Palese). Sono problemi reali e credo che condoni ed evasioni Forza Italia li conosca meglio di chiunque altro. Probabilmente, il profondo errore sulla tassazione per la casa è avvenuto proprio grazie a Forza Italia, con l'abolizione dell'IMU e la sostituzione con una tassazione confusa alla quale (Commenti del deputato Palese)...

  PRESIDENTE. Collega Palese, lei ha una voce risonante; quando parla la sentono tutti. Prego.

  GIAMPIERO GIULIETTI. Come dicevo, una tassazione, grazie proprio a Forza Italia, confusa, alla quale il Governo dovrà rimettere mano, penso anche nel prossimo passaggio al Senato.
  Ho sentito parlare, anche dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, del fatto di essere succubi a fantomatici padroni, anche fregandosene dei cittadini. I padroni sono quelli che decidono se cacciare o meno i parlamentari e sono gli stessi che se ne fregano dei cittadini, alla luce dei propri esorbitanti guadagni. La democrazia di Grillo, che doveva essere la svolta dell'umanità, è stata ormai ridotta a un banale televoto.
  Quindi, alla luce di tutto questo, alla luce di questa manovra, alla luce di queste proposte del Governo e di questo disegno di legge di stabilità che ci accingiamo a discutere, credo che noi possiamo guardare con fiducia al futuro, alla necessità di attuare le riforme, alla volontà di non volgere lo sguardo al passato. Credo abbia ragione il Presidente Renzi sulla profonda necessità di riformare il Paese, di non fermarsi di fronte agli ostacoli e di trasformare la speranza accordataci in un cambiamento profondo, che ci apra anche una nuova stagione di crescita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, il disegno di legge di stabilità, che discutiamo oggi, presenta parecchie perplessità sulla tenuta dei nostri conti pubblici e sulla sostenibilità economica delle misure in oggetto, come ha ricordato prima l'onorevole Palese.
  Dei 22 miliardi, di cui 4 devono derivare da evasione fiscale e 16 dalla spending Pag. 45review, nulla noi sappiamo in relazione proprio alla spending review, grazie al fatto che il commissario Cottarelli si è dimesso. Mi soffermo, in particolare, però, su alcuni temi e alcuni settori che sono per me particolarmente cari, quelli della scuola e dell'università, cioè sugli interventi che troviamo all'interno della legge di stabilità proprio su questi due aspetti. In modo particolare, l'articolo 3 di questa legge di stabilità credo che non abbia precedenti nella storia della nostra Repubblica, perché è una grande delega in bianco, un grande assegno in bianco, per un totale di un miliardo nel 2015, 3 miliardi nel 2016, altri 3 miliardi nel 2017, che sono coperti dalle tasse, quindi da future entrate, con cui si vede con chiarezza che l'investimento, così tanto osannato da questo Governo, nella scuola in realtà è esattamente la metà di quella che è la somma messa in partita di bilancio sostanzialmente.
  Questo articolo 3 è appunto una grande delega in bianco, un grande assegno in bianco per un totale di 7 miliardi su un libro, «La buona scuola», 132 pagine, in cui c’è di tutto e di più. Quindi, credo che, nella storia della Repubblica italiana, non si sia mai assistito nella legge di stabilità ad un articolo di questa portata, che è un grande libro dei sogni in cui la priorità evidentemente è la stabilizzazione, non è la formazione dei nostri studenti, ma la stabilizzazione di 150 mila precari, prendendo a pretesto la sentenza dei giorni scorsi ormai annunciata della Corte di giustizia europea che, in realtà, farebbe riferimento, anche secondo quello che ci ha detto in questi giorni la Ministra Giannini, soltanto a 15 mila precari sui posti vacanti disponibili, che sono 50 mila e non 150 mila. La stessa Ministra ha pure dichiarato che la sentenza della Corte di giustizia europea è un successo. Questo è veramente, al contrario, un gravissimo insuccesso per l'Italia, una gravissima sconfitta e questo articolo è l'emblema del modo in cui in questi anni, nel futuro, questo Governo, che pone la scuola al centro della sua azione politica, almeno nelle parole del Presidente Renzi, vuole continuare a gestire il sistema di istruzione, cioè ponendo al centro gli insegnanti, trascurando la formazione dei nostri studenti, dando vita ad una grande stabilizzazione, ad una grande sanatoria che non tiene conto né del merito né della trasparenza né della libera iniziativa dei cittadini né della libertà di scelta delle famiglie, che è messa al primo posto dalla stessa Costituzione, all'articolo 30. Non solo questo. Si torna sostanzialmente alle vecchie politiche a cui abbiamo assistito in questi anni nella scuola: un grande assegno in bianco, 150 mila precari, gonfiando gli organici, ossia il numero dei professori nelle nostre scuole, trascurando tutto quello che è il resto. Poi si è tentato un altro colpo in questa legge di stabilità, per fortuna sventato da persone che hanno veramente a cuore la scuola, di quasi tutte le forze politiche. Si è tentato di eliminare ogni forma di associativismo di insegnanti, dirigenti, genitori, che, con la loro libera iniziativa, in questi anni, hanno concorso a combattere l'abbandono scolastico, la dispersione scolastica, ad aiutare tanti nostri ragazzi in difficoltà, tagliando i distacchi. Ecco, questa è l'idea della scuola del Governo Renzi nella legge di stabilità, cioè una scuola fatta solo per gli insegnanti, una scuola in cui non c’è spazio per la sussidiarietà, che è anch'essa sancita dalla nostra Costituzione nella seconda parte ed è chiaro che il tentativo fatto e sotteso a questa legge di stabilità è stato proprio l'eliminare ogni forma di sussidiarietà, di libera iniziativa e di libera associazione dei cittadini. Noi abbiamo portato una serie di emendamenti, ovviamente non considerati e non approvati, cercando un pochettino di dare una direttiva per mettere in primo piano la formazione degli studenti, la valutazione delle scuole, il sistema duale, cioè l'alternanza tra scuola e lavoro così come è implementata in alcune regioni del nostro sistema.
  Abbiamo posto anche un piccolo punto, che è passato, che è la richiesta di modificare le commissioni di esame di Stato, affinché fossero tutte interne, per il bene dei nostri studenti. Infatti, i loro insegnanti, Pag. 46che li conoscono, hanno visto il loro percorso di tre o di cinque anni; sono in grado di valutare bene questi studenti e la garanzia della terzietà è data dal commissario esterno. Anche su questo, questo emendamento è stato riformulato...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ELENA CENTEMERO. ... e il Governo si darà 60 giorni per emanare i decreti. Noi pretendiamo che la commissione interna, così com’è stata approvata in questo emendamento, venga applicata per il 2015, per questo anno scolastico, e venga anche riformato l'esame di Stato, perché i nostri studenti hanno diritto di avere un esame di Stato in linea con i cinque anni che hanno compiuto, cinque anni che portano a compimento la riforma Gelmini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Damiano. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO. Grazie, Presidente, devo apprezzare molto il lavoro svolto nella Commissione bilancio, che ha consentito di migliorare la legge di stabilità. L'impianto del Governo rimane, come è accaduto per la delega lavoro, ma si è operato all'interno di quell'impianto per tentare dei miglioramenti. Rimangono alcuni aspetti critici per quanto riguarda i contenuti, che vorrei poi evidenziare, e vorrei anche aggiungere che, a mio parere, non dobbiamo dimenticare che la mancanza, come qualcuno l'ha definita, di un cartellino giallo da parte dell'Unione europea sulla manovra è anche legata al fatto che noi abbiamo garantito una rapidità nelle riforme, a partire dalla riforma del lavoro.
  Tutto si tiene: da una parte, la delega lavoro, con le sue connessioni con la legge di stabilità, dall'altra parte, gli indirizzi fondamentali della legge di stabilità. Il carattere espansivo non è assoluto, però si sta andando in una direzione diversa. Spero – lo dico al Governo – che l'effetto cumulo con le decisioni che sta prendendo l'Europa possa dare una risposta importante per il sostegno degli investimenti, e quindi dell'occupazione (penso al piano Juncker).
  Per quanto riguarda il merito, non sfuggirò, come è mia abitudine, a dire ciò che, a mio avviso, è molto positivo e quello che è molto negativo. È molto positivo l'intervento che si fa sul lavoro: quando si decide di scorporare il costo del lavoro dall'IRAP, questo vuole dire agire sulla competitività del costo del lavoro di sei milioni e mezzo di lavoratori attualmente occupati a tempo indeterminato, che si sentiranno più rassicurati e competitivi. Penso, ad esempio, al confronto con la Germania.
  Vi è un altro incentivo, quello per le nuove assunzioni per il solo 2015. Qui non nascondo la mia contrarietà al meccanismo e vorrei dire al Viceministro Morando di pensare al fatto che un incentivo, che dura per tre anni, potrebbe generare una sorta di comportamento opportunistico da parte di quelle aziende, quelle poco vocate alla trasparenza, che prendono i soldi e scappano, e lasciano per strada l'occupazione. Non vorremmo che un incentivo di tre anni, senza contropartite certe sulla continuità delle imprese e dell'occupazione, sia una sorta di «metadone di Stato» a vantaggio dell'occupazione.
  È positivo il fatto degli 80 euro: avere agito per migliorare il potere di acquisto del cosiddetto ceto medio del lavoro è un fatto importante. Io lo posso dire: 80 euro netti mensili sono più che il rinnovo di un contratto di lavoro di una categoria importante come quella dei metalmeccanici, o una anche più ricca come quella dei chimici. Così come è molto importante che il trattamento di fine rapporto in busta paga diventi una scelta volontaria, che il Patto di stabilità delle regioni sia superato – questo darà aiuto agli investimenti – e sia ridimensionato il vincolo per quanto riguarda gli altri enti locali.
  Sui patronati abbiamo agito, ed io ringrazio tutti i parlamentari che hanno condotto una battaglia, però direi che qui siamo alla riduzione del danno: abbiamo Pag. 47ridotto del 50 per cento il taglio. Anche qui, non confondiamo l'iniziativa nei confronti dei patronati come un'iniziativa contro il sindacato: non stiamo andando contro quella burocrazia, supposto che il sindacato sia una burocrazia, io questo non lo credo e difendo, ovviamente, l'azione autonoma delle organizzazioni sindacali. Qui andiamo contro la parte più debole del Paese, perché a nessuno sfugge che, attraverso i patronati, si rivolge in modo gratuito a quella rete delocalizzata di interventi, che lo Stato non è in grado di assolvere, una moltitudine di persone, gli ultimi, i deboli, quelli che non possono permettersi per le loro consulenze i cosiddetti avvocati di grido.
  Sul tema delle pensioni c’è un fatto positivo, grazie agli interventi degli onorevoli Giacobbe e Tullo, per quanto riguarda il tema dell'amianto. Finalmente, abbiamo risolto la questione di 700 lavoratori dell'ILVA di Genova che erano intrappolati da sentenze non ancora passate in giudicato.
  C’è stato, invece, un intervento, secondo me, un po’ contraddittorio sulle cosiddette pensioni d'oro. Io consiglierei al Governo di non prendere spunto dai fondi dei giornali, da quelli che scrivono gli articoli di fondo, perché c’è il rischio, come si è corso in questa circostanza, di confondere la giusta propensione di impedire che si ottengano pensioni d'oro, quelle dei magistrati, dei primari ospedalieri o quelli dei docenti, con quelle dei semplici operai che maturano la pensione di anzianità con 42 anni e sei mesi di lavoro, obbligati a farlo, non per scelta. Quindi, io credo che a queste persone vada, ovviamente, garantita la rivalutazione delle pensioni. Mentre è buono, anche se parziale, il fatto che abbiamo cancellato le penalizzazioni per le pensioni di anzianità introdotte dal Ministro Fornero: saranno cancellate dal 2015, non è più richiesto quel requisito, che era difficile di calcolare, della prestazione effettiva; abbiamo sgombrato il campo da un altro problema. Ci sono questioni rilevanti ancora, sicuramente, io ne vorrei citare una, quella degli ammortizzatori sociali, Viceministro Morando. Lo dico perché molti miei colleghi che hanno votato negativamente, non presentandosi al voto, ad esempio, sul Jobs Act, hanno fondato il loro giudizio sul fatto della mancanza di risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali. Io vorrei fare due conti, perché ho sentito delle cifre anche un po’ spropositate, 1 miliardo, 1,5 miliardi. Io faccio questo conto: ci sono 2 miliardi, grazie all'azione positiva della Commissione bilancio siamo passati a 2,2 miliardi. Ieri il Ministro Poletti ha detto giustamente che ci sono altri 700 milioni del Fondo, già stanziato dal Ministro Fornero, andiamo a 2,9 miliardi di euro a disposizione. Se noi vogliamo rendere davvero, come diceva Renzi, aggiuntive le risorse degli ammortizzatori sociali pari a 1,6 miliardi di euro, considerando che quest'anno si spenderanno per ammortizzatori in deroga alla cassa integrazione 1,7 miliardi, il totale fa 3,3 miliardi di euro. Io spero che i 400 milioni di euro mancanti, questa distanza, venga colmata al Senato. Se fosse colmata, noi ci troveremmo di fronte ad una risorsa davvero aggiuntiva per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali che aiuterebbe a dare, ovviamente, un giudizio più sereno per quanto riguarda l'altra parte, la delega al lavoro, che, naturalmente, si nutre della prospettiva annunciata da Renzi circa la possibilità di rendere davvero universali le protezioni sociali. Universali, perché ? Perché le protezioni sociali, attualmente a disposizione di determinate categorie di lavoratori, dovrebbero essere protezioni sociali che vanno anche a vantaggio di altre categorie più deboli, ad esempio, i lavoratori parasubordinati, i lavoratori precari, i lavoratori che vogliamo davvero proteggere, e che hanno bisogno di risorse per essere certi che, di fronte a momenti di disoccupazione, dopo aver subito ovviamente la precarietà del lavoro, possano anche essi avere delle coperture sociali adeguate, attraverso un'appropriata indennità di disoccupazione.
  A me pare che questo sia un punto centrale, un punto significativo dell'iniziativa e chiedo, quindi, al Governo di prendere in considerazione la possibilità di Pag. 48compiere un altro significativo passo avanti, quando ci sarà su questo tema la discussione ovviamente al Senato.
  Altre due piccole considerazioni riguardano questioni che, a mio avviso, hanno bisogno di una segnalazione nell'ambito della manovra. La prima riguarda il lavoro autonomo. È vero che c’è una revisione del cosiddetto forfettone dei lavoratori autonomi, ma non è sufficiente e non è compensativa. Com’è possibile che non si comprenda che anche quest'anno – lo abbiamo fatto l'anno scorso e due anni fa – sarebbe necessario fermare l'aumento dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi delle partite IVA ? Sono per lo più giovani, che non hanno scelto il cartellino e la dipendenza o l'orario di lavoro di una fabbrica, ma il lavoro libero professionale. Come possiamo pensare di arrivare, per queste persone, al 33 per cento di contributi previdenziali, come se si trattasse di lavoratori dipendenti della FIAT ? Bisognerebbe portarli al 24 per cento. Io non chiedo tanto, come sapete sono misurato nelle mie richieste e quando si fa un passo avanti lo apprezzo: fermiamoci al 27 per cento. È una misura necessaria. Sarebbe uno sfregio nei confronti di una moltitudine di lavoratori, oggi deboli nel mercato del lavoro. Non sto parlando delle partite IVA finte, quelle vanno cancellate, vanno debellate, se sono falso lavoro dipendente. Sto parlando del vero lavoro autonomo libero professionale, di quei giovani che scelgono di fare quel tipo di professione e che non possono essere sottoposti ad una tassazione, ad esempio l'aumento dei contributi previdenziali, che li condanna a chiudere la loro attività. Lo abbiamo già fatto per due anni, io credo che vada fatto anche in quest'occasione.
  Concludo con quanto segue e mi rivolgo sempre al Viceministro Morando, anche per l'amicizia antica che ci lega e per la sua presenza ovviamente in Aula. Io ho preso come un graffio, per così dire, al sociale due questioni. La prima è la sostanziale eliminazione del fondo per i lavori usuranti. Si tratta di chi lavora in miniera, in torbiera, nel lavoro notturno, nella catena di montaggio o di chi è esposto al caldo della siderurgia, persone che hanno il diritto dopo quarant'anni di fatica – 42 anni di fatica – di andare prima in pensione. Non possiamo azzerare questo fondo.
  Così come una seconda questione è l'azzeramento del fondo che incentiva l'assunzione dei disabili. Sappiamo quanto è difficile inserire questi lavoratori all'interno del ciclo produttivo. Su questo io spero che il Governo intervenga, perché noi vogliamo davvero, a conclusione di questa discussione, andare avanti uniti per una legge di stabilità che guardi al sociale e, ovviamente, all'espansione dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Viceministro, i disegni di legge di bilancio e di stabilità che stiamo discutendo oggi mantengono lo stesso impianto delle precedenti. Si tratta complessivamente di una manovra finanziaria di tipo recessivo ed iniquo. Sono state decimate le spese sociali e ridotte in maniera consistente le spese per la tutela della salute e per le politiche per il lavoro.
  È una manovra, secondo noi, dal segno neoliberista e di destra, tanto che Berlusconi ha avuto modo più volte di dichiarare che Renzi copia le sue ricette economiche. È una manovra basata sugli sgravi fiscali alle aziende e sui minori investimenti pubblici in economia. L'unico settore, però, che non conosce e non subisce tagli, è il settore della difesa, grazie anche ad un trucco contabile. Le risorse impegnate ricadono, infatti, oltre che sul bilancio della difesa, anche su quelli del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'economia e delle finanze. La spesa militare, quindi, complessivamente supererà anche quest'anno i 23 miliardi di euro: 19,78 miliardi saranno allocati presso il bilancio del Ministero della difesa, 2,80 presso quello del Ministero dello sviluppo economico e 0,90 miliardi presso Pag. 49il Ministero dell'economia e delle finanze, per un totale di 23,5 miliardi di euro.
  Gli impegni finanziari che si registrano sono molto consistenti, sia per i sistemi che per i programmi di armamento, i quali si attestano complessivamente al 20 per cento se si fa riferimento al solo bilancio della difesa, ma superano il 25 per cento se si tiene conto delle risorse allocate al MISE, mentre gli impegni finanziari per l'esercizio (ricordo che l'esercizio è tutto ciò che riguarda la manutenzione, gli equipaggiamenti, i servizi) sono fermi all'8 per cento.
  Aumenta, infine, la spesa per stipendi e pensioni del personale, che si attesta sul 70 per cento, ma su questo tornerò dopo.
  Il Governo Renzi, come i precedenti, il suo Ministro della difesa, gli stati maggiori ed anche il Capo dello Stato, continuano invece, davanti a questi dati, a lanciare l'allarme, sostenendo che le spese militari non siano sufficienti e che il nostro Paese non si possa più permettere tagli ed ulteriori riduzioni.
  Ma è falso. È falso se teniamo conto soprattutto del combinato disposto delle autorizzazioni per spese pluriennali a legislazione vigente e della manovra finanziaria, che lasciano invariate le spese militari.
  Voglio fare alcuni esempi per me significativi: mentre il capo di stato maggiore della Marina militare chiede più risorse perché – e lo ripeto testualmente – «altrimenti l'Italia perderà la sua capacità marittima», è in corso il programma di acquisizione delle FREMM. In questa legge di stabilità sono allocati circa 800 milioni di euro per le FREMM. Il costo totale di questo programma e di questa acquisizione è di circa 5 miliardi entro il 2019.
  E come se non bastasse, è all'esame della Commissione difesa il programma pluriennale navale per il mantenimento delle capacità del settore marittimo, un programma con durata di 19 anni a partire da quest'anno e costo complessivo di 5,4 miliardi di euro.
  Complessivamente, questi 2 programmi pluriennali faranno della nostra Marina militare quella maggiormente dotata di capacità in Europa, come se fossimo una grande potenza militare.
  Alla fine l'Italia avrà 10 FREMM, 2 cacciatorpedinieri, da 10 a 16 pattugliatori, 2 sommergibili di nuova generazione, una nave da sbarco da 24 mila tonnellate, oltre ovviamente alla portaerei Cavour (ricordo che il costo giornaliero in navigazione di questa portaerei è pari a 280 mila euro), e poi la Garibaldi.
  Insomma, una Marina militare d'attacco, sovradimensionata.
  I 2 programmi, neanche a dirlo, sono a carico il Ministero dello sviluppo economico. Ma non solo: ingenti risorse sono destinate anche all'ammodernamento ed a nuove acquisizioni di sistemi d'arma dell'Aeronautica e dell'Esercito.
  Si tratta per la prima degli F-35, per il secondo del programma Forza NEC.
  Il programma di acquisizione degli F-35 è quello di cui si è occupato maggiormente questo Parlamento ed ha destato una particolare attenzione dell'opinione pubblica per il suo elevatissimo costo: 135 milioni di euro l'uno, escluse le spese di manutenzione.
  E, nonostante siano stati votati in quest'Aula atti di indirizzo che ne prevedono il dimezzamento, nella legge di stabilità sono stati allocati sul programma 644 milioni per il 2015 e 735 milioni per il 2016.
  Alla richiesta del nostro gruppo, Sinistra Ecologia Libertà, di ridurre tali stanziamenti, ci è stato risposto che non è possibile, perché è necessario rispettare impegni contrattuali già assunti anche per gli anni successivi al 2015.
  Il programma Forza NEC, invece, quello dell'Esercito, è quello più impegnativo dal punto di vista finanziario per le Forze armate, un programma pluriennale che avrà un costo complessivo, alla fine, di 20 miliardi di euro, anche questo con risorse allocate al Ministero dello sviluppo economico.
  Sul versante della spesa del personale, permangono i privilegi e le prebende della cassa dei generali e degli ammiragli, con Pag. 50stipendi che – lo voglio ricordare, non se ne parla mai – sfiorano i 20 mila euro al mese.
  Il costo per gli ufficiali nel nostro Paese, complessivamente, è uguale a quello della truppa. Ovviamente i numeri, invece, non sono gli stessi.
  E poi una parola la voglio dire sul personale civile della difesa.
  L'organico del personale civile della difesa sarà ulteriormente ridotto nei prossimi anni, però per quel personale non è previsto nulla, nessun aumento contrattuale, al pari degli altri dipendenti pubblici. Non solo, il Governo ha provato ad entrare a gamba tesa per ridurre quel poco di diritti associativi che i militari hanno, mentre nella Commissione di merito si sta lavorando ad una legge che garantisca loro i diritti sindacali, come recita una recente sentenza della Convenzione europea dei diritti umani. Infine, rispetto alle risorse per la difesa allocate in altri Ministeri, si deve tener conto dell'incremento di 850 milioni di euro del Ministero dell'economia e delle finanze per il finanziamento delle missioni internazionali. E sono fondi che garantiscono la piena operatività delle missioni internazionali senza passare neppure dalle autorizzazioni del Parlamento.
  Concludo, signor Presidente, dicendo che questo Governo, al pari degli altri non solo mantiene alte le spese militari, ma mortifica il Parlamento e le sue prerogative, sia in riferimento agli atti di indirizzo, sia in riferimento agli iter legislativi nelle Commissioni di merito. La Ministra Pinotti sta redigendo il libro bianco, ma non si preoccupa di confrontarsi nelle Commissioni di merito, tanto meno con le associazioni e i movimenti che in questi anni si sono battuti sul fronte della riduzione delle spese militari. Voglio dire che siamo preoccupati dell'allocazione di 850 milioni di euro per le missioni internazionali – e chiudo – perché crediamo che la Pinotti e il suo collega degli affari esteri si preparino a portare l'Italia in un'altra avventura militare in Iraq e forse anche in Libia. Questa manovra non ci piace perché è una manovra che investe su moderni e aggressivi strumenti di morte, che favoriscono le industrie belliche e inorgogliscono i vertici delle Forze armate, anziché operare scelte e adottare misure che aiutino a migliorare la vita delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, farò un discorso un po’ così. Farò solo l'elenco delle cose vergognose che avete previsto all'interno di questo disegno di legge di stabilità. Questo è un discorso abbastanza noioso e triste. Partiamo dalla prima: l'articolo 33, una cosa che più vergognosa non potevate fare. Innanzitutto, per eludere delle leggi europee, avete deciso che la Tesoreria dovrà essere spostata dalla Banca d'Italia alla Cassa depositi e prestiti. Se fosse un ente totalmente pubblico anche la Cassa depositi e prestiti, a noi non comporterebbe problemi, ma in realtà non è pubblico, è partecipato dallo Stato, ma è partecipato anche dalle fondazioni, di cui ci fidiamo ben poco. Ebbene, alla Cassa depositi e prestiti date anche il compito di gestire la nostra Tesoreria. Bene, grazie, grazie.
  Ma la cosa più particolare e più vergognosa dell'articolo 33 è la seconda parte, la parte in cui decidete e stabilite che lo Stato potrà siglare garanzie sui contratti derivati con le banche con cui sono stati stipulati. Cosa vuol dire questo ? L'abbiamo chiesto al Viceministro durante i lavori della Commissione. Mi dispiace, Viceministro, ci ha risposto in modo un po’ elusivo. Ci ha risposto proprio in un modo per il quale non abbiamo capito nulla di quello che ci ha detto. Ma cosa vuol dire ? Cosa sono queste garanzie ? Vuol dire che lo Stato innanzitutto ha stipulato circa 160 miliardi di euro di contratti derivati con le banche private. Ebbene, allora, adesso si decide che lo Stato dovrà anticipare sui conti delle banche private ingenti somme per garantire future perdite, di modo che se lo Stato andrà in default le prime che verranno remunerate saranno le banche, Pag. 51le solite banche private (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Le solite ! 7 miliardi e mezzo di euro qualche mese fa regalati alle banche private e ancora soldi. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Collega, non c’è bisogno di urlare.

  DANIELE PESCO. Vergogna ! Ce n’è bisogno invece ! Nessuno ha capito cosa sta succedendo in quest'Aula !

  PRESIDENTE. Le chiedo di non urlare in questo modo.

  DANIELE PESCO. Presidente, nessuno lo sa.

  PRESIDENTE. Collega, se può abbassare la voce, la sentiamo ugualmente, grazie.

  DANIELE PESCO. Ebbene, ingenti somme e quantità di denaro verranno trasferite sui conti delle banche private, delle banche di affari, le stesse che nel 2007 sono state «pizzicate» dalla procura di Pescara perché, grazie alle misure sulle doppie imposizioni, trasferivano i loro utili nei Paesi dove più avevano un vantaggio fiscale. E lo hanno fatto sfruttando anche l'Italia perché in quel momento avrebbero avuto un vantaggio spostandoli in Italia.
  Grazie al cielo l'Agenzia delle entrate se ne è accorta e le banche fortunatamente sono state sanzionate almeno in quell'occasione ma veramente anche in questo caso per tantissime e ingentissime somme: vergogna, vergogna, vergogna !
  Insomma in questo disegno di legge di stabilità di cose buone ce ne sono veramente poche, quasi non ne troviamo. Qualsiasi cosa che magari poteva avere una valenza significativa per i cittadini siete riusciti a rovinarla. Mi riferisco ad esempio..., a che cosa ? Quasi non trovo nulla di buono. Il bonus di 80 euro: ecco è una misura che logicamente a molti cittadini potrà piacere perché avranno più soldi in busta paga. Ma avete pensato veramente alle persone che stanno male in questo Paese, ci avete pensato ? No, non ci avete pensato ! Nove miliardi se non di più per gli 80 euro potevano essere utilizzati in modo diverso per un reddito di cittadinanza: vero per tutti, concreto ! Non ottanta euro per la gente che, bene o male, un lavoro ce l'ha, dei soldi ce li ha, ha anche dei risparmi in banca e questi 80 finiscono solo nel risparmio. E, badate bene, il MoVimento 5 Stelle non è contro il risparmio. Anzi, certe cose riferite al risparmio le tutelerebbe come, ad esempio, il TFR. Il TFR, secondo noi, non dovrebbe andare in busta paga perché altrimenti viene speso e così le persone, quando perderanno il posto di lavoro, non avranno più niente a cui aggrapparsi perché se lo saranno già speso tutto. E questa è una manovra espansiva ? Sarà espansiva per voi ma non per i cittadini. Una misura espansiva è il reddito di cittadinanza: soldi per chi ha bisogno, soldi che vengano spesi, soldi che creano veramente risorse e opportunità per il Paese, che creano lavoro. E invece no, qui il lavoro non lo create. Ma sempre sul lavoro, lo sgravio IRAP: e va bene anche questa può essere una cosa lodevole ma a che cosa lo legate ? Lo legate alle future riforme che farete, che state facendo, che abbiamo approvato ieri, al jobs act, proprio al jobs act sì perché le ditte potranno logicamente non pagare l'IRAP sulla quota riferita al lavoro a tempo indeterminato ma, guarda caso, il lavoro a tempo indeterminato cambierà diventerà un lavoro a tempo diversamente determinato perché questo contratto a tutele crescenti che cos’è ? Secondo noi è una buffonata, è una buffonata perché non si può dire ad una persona dopo tre anni, darle una pacca sulle spalle con chissà quale tutela e mandarlo fuori dai piedi ? Non si fa così: così la gente si precarizza fino a 60 anni. Si ragiona del mancato percepimento della pensione perché anche in questo caso non potrete dirci che avremmo una pensione decente per la gente che lavora in modo normale e non per la gente che lavora a vita, logicamente. Non potrete dirlo.Pag. 52
  Ma arriviamo alle altre porcherie che ci sono in questo disegno di legge di stabilità. Arriviamoci, arriviamoci. Mi riferisco ad un emendamento che è stato depositato lì, buttato sul banco verso fine seduta: l'emendamento 46.06 del relatore. La cosa che non ci piace è il metodo che utilizzate, le modalità che utilizzate sono vergognose. Avete buttato lì un emendamento con la scusa che forse andrà a risolvere un contenzioso dell'Agenzia delle dogane, forse. Ma cosa prevede questo emendamento ? Ci sono leggi che esistono da vent'anni se non di più sui redditi. Ebbene chi affitta delle attrezzature in Italia da un soggetto estero cosa fa ? Deve pagare una trattenuta allo Stato del 30 per cento. Ebbene con questo emendamento si stabilisce che avete buttato lì sul tavolo senza neanche spiegarcelo che per questa imposta non varrà più il codice della navigazione. Vale a dire che per le navi in alto mare che vanno considerate sul territorio italiano, perché così stabilisce il codice della navigazione, ebbene voi dite che non vale più questa regola e quindi questi armatori, diciamo, non dovranno più pagare questa imposta del 30 per cento. Ma ce lo dite così ? Ma fateci una relazione tecnica, diteci quanto sarà il mancato gettito, ma ditecelo, spiegatecelo. Invece no, lo buttate lì con 30 minuti per fare subemendamenti. Ma siete vergognosi, siete ! Vi dovete vergognare ! Presidente, glielo dica anche lei !

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza. Ha 15 secondi.

  DANIELE PESCO. Concludo, Presidente, concludo dicendo che questo Parlamento non mi rappresenta per nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Galati. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GALATI. Signor Presidente, ancora una volta nel corso di questa legislatura ci troviamo con un disegno di legge di stabilità che anziché assolvere a quel ruolo tipico di strumento di programmazione economica e finanziaria, ispirato a principi di economicità ed efficienza, appare invece in grado di determinare impatti peggiorativi rispetto alle condizioni economiche del Paese.
  Il Presidente del Consiglio nel momento della sua presentazione dei contenuti del disegno di legge di stabilità in quest'aula anche lo scorso 18 ottobre, dichiarava che la legge avrebbe introdotto un calo dell'imposizione fiscale per un ammontare di 18 miliardi di euro.
  La verità è diversa: il testo è arrivato in Parlamento, è stato esaminato nella Commissione bilancio, in molti casi rasentava l'irricevibilità e molti sono stati i dissensi e le contrarietà che si sono sviluppati anche da parte dei gruppi parlamentari. Un dissenso che, probabilmente – speriamo – sarà recepito nel lavoro che ancora si dovrà avere sia in quest'Aula sia in quella del Senato.
  Sono molteplici i profili di criticità di queste misure, soprattutto se si considera che la totalità delle coperture identificate per il finanziamento delle novità introdotte in materia di tassazione sul lavoro hanno un'incidenza diretta o indiretta proprio sui redditi delle famiglie.
  Il Governo ha immaginato, sostanzialmente, di mettere in atto un'operazione che si presenta come una sorta di gioco «a somma zero», cioè un'operazione in base alla quale i destinatari delle misure che dovrebbero supportare le famiglie ed i lavoratori, nello stesso tempo, sono i medesimi soggetti ai quali si è ritenuto di addebitare, in ultima istanza, i costi di tale operazione. Pensiamo alla misura dell'incremento delle accise nel settore dei carburanti, piuttosto che al possibile aumento dell'IVA, passando anche alla previsione di innalzamento del livello di imposizione sui rendimenti dei fondi pensione dall'11,5 per cento al 20 per cento.
  E proprio su questa misura relativa all'aumento dell'imposizione sui rendimenti dei fondi pensione, che è strettamente connessa all'introduzione della possibilità di richiedere la cosiddetta anticipazione del TFR in busta paga, che si Pag. 53devono fare alcune considerazioni. Questo tema ha suscitato un grande e diffuso rammarico ed è apparso come l'ennesima perdita di chance per la ripresa economica, invece di incentivare l'adesione a forme di risparmio previdenziale complementare, che ancora si attesta nel nostro Paese a livelli inferiori della media europea, e di incanalarlo attraverso appositi strumenti in processi che potranno riguardare lo sviluppo economico e il sostegno reale al Paese attraverso il conferimento agli stessi fondi del ruolo degli investitori istituzionali.
  È un tema che si sta sviluppando, è stato sviluppato anche all'interno della Commissione di controllo sugli enti previdenziali, ed è stato anche oggetto di una mozione parlamentare. Tutto ciò, soprattutto in considerazione della centralità che questo comparto può assumere per innescare un percorso di crescita. Un'opportunità di cui tutti sono consapevoli, che avrebbe potuto essere recepita già in questo disegno di legge di stabilità. Un'ipotesi che viene ignorata, se non, addirittura, avversata da alcune previsioni proposte dal disegno di legge di stabilità e che avrebbero potuto, se non fossero state contrastate in sede parlamentare, anzi, produrre l'effetto contrario e, cioè, determinare la disincentivazione dell'adesione ai fondi pensione, proprio mentre tutti gli indicatori, sia a livello economico che politico ed istituzionale, ci dicono che è necessario incentivarla. Questo, soprattutto, va a rimarcare che un Governo che non pensa al futuro del Paese, tutelando e valorizzando il risparmio previdenziale dei suoi cittadini è, evidentemente, un Governo miope con le future generazioni.
  Sull'altro tema, sul Mezzogiorno, la manovra triennale di finanza pubblica penalizza fortemente il Mezzogiorno, già segnato da dati economici che ben sappiamo, ben conosciamo e che si stanno ampliando rispetto al resto del Paese.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE GALATI. Un impianto che vede, sostanzialmente, un disegno di legge di stabilità il cui utilizzo delle risorse previste dal Fondo di sviluppo e coesione destinate alle aree del Mezzogiorno, pari a 3 miliardi e mezzo, per finanziare l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali per le assunzioni, nell'attuale congiuntura economica, inasprirà ancora di più la situazione sociale ed economica delle regioni meridionali.
  Un drenaggio di un miliardo l'anno, come indicato nell'articolo 12 della manovra, che verrà sottratto alle regioni del sud per il periodo compreso tra il 2015 e il 2017, mentre, nel 2018, saranno deviati da Roma altri 500 milioni che accresceranno questo processo di desertificazione umana ed industriale. Ciò nonostante la Banca di Italia abbia rilevato in più occasioni che un innalzamento duraturo del basso tasso di crescita del Paese non può prescindere dal superamento del sottoutilizzo delle risorse al sud, dove gli spazi per la crescita economica sono più ampi che al nord. Il tema del Mezzogiorno è, quindi, assente all'attenzione di questa manovra del Governo, di questa manovra finanziaria. E non solo: il disegno di legge di stabilità...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIUSEPPE GALATI. ... sì, Presidente, concludendo, riduce i trasferimenti al Mezzogiorno di 3 miliardi e mezzo, nonostante ci sia un altro strumento, come l'Agenzia per la coesione, che non conosciamo.
  Concludendo, Presidente, questa legge di stabilità non è ancora volta al termine: la nostra speranza è che il Governo possa ancora, nella parte conclusiva, apportare quei provvedimenti correttivi necessari, perché questa manovra non risulta né conforme né adeguata a dare ai cittadini e alle famiglie quelle risposte sufficienti rispetto alle attese, che si amplificano sempre di più ma rimangono evanescenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

Pag. 54

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ci troviamo a discutere la legge di stabilità, che dovrebbe essere lo strumento legislativo che dà al nostro Paese delle prospettive per uscire fuori da una crisi drammatica, la più grande, la più brutta crisi che non solo il nostro Paese ma il pianeta ha vissuto.
  Voglio ricordare che la crisi del ’29, la famosa grande crisi, è durata solo qualche anno; noi ci troviamo a vivere la crisi economica ormai dal 2008. Questo per dare anche il segno della grandezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. Di fronte a una situazione di questo genere sarebbe necessario, prima di tutto, l'arma della verità, l'arma di dire effettivamente come sono le cose e di non utilizzare i vecchi strumenti della politica – quella delle promesse, delle parole – ma andare a vedere effettivamente come sono le cose. I dati dell'ISTAT di oggi ci dicono che la disoccupazione è arrivata al record storico: 13,2 per cento, più 0,3 per cento nell'ultimo trimestre e più 1 per cento negli ultimi dodici mesi.
  In questo Paese ci sono oggi 3,4 milioni di disoccupati: 90 mila in più rispetto all'ultimo mese. I giovani sono disoccupati per il 43,3 per cento. Questo con buona pace del Ministro Poletti, che ci dice e ci annuncia la buona novella del fatto che nel prossimo trimestre gli occupati cresceranno di 400 mila unità. Questi sono i dati, incontrovertibili, e questa finanziaria, questa legge di stabilità avrebbe dovuto dare delle risposte certe. Avrebbe dovuto mettere in discussione quelle politiche basate sull'austerità, che Renzi continua a fasi propinare dai grandi poteri europei; avrebbe dovuto contestare fortissimamente la possibilità di non sforare il 3 per cento, perché soltanto in questo modo è possibile rimettere in moto quella crescita fondamentale ed importante per cercare di creare posti di lavoro.
  Non riusciremo certamente a creare posti di lavoro attraverso il Jobs Act, che mutua dagli Stati Uniti d'America soltanto il nome, soltanto l'inglesismo, perché mentre in America il Jobs Act ha significato dare alle aziende, le piccole e medie soprattutto, la possibilità di avere accesso al credito in modo tale che potessero essere incrementati gli investimenti e perciò il numero di posti di lavoro, in Italia il Jobs Act è diventato soltanto la libertà di licenziare, la libertà di ridurre ancora di più i posti di lavoro.
  Ci troviamo in un quadro nel quale sono vuote le casse dello Stato, sono vuote le tasche degli italiani, sono vuote le fabbriche, senza più lavoratori, sono vuote le promesse che il Governo ci fa. E sono vuote anche le urne ultimamente; ecco, il Presidente Renzi rischia di essere lui stesso un vuoto a perdere. Quindi, è necessario dare una svolta, è necessario trovare delle politiche che possano effettivamente rimettere in moto quello che è necessario fare nel nostro Paese. Io capisco che il Presidente Renzi è ossessionato dall'idea di volere eliminare la FIOM, quindi ha pensato di andare alla radice del problema: chiudere le fabbriche, niente più operai, niente più sindacato.
  Ma questa non può essere la soluzione di un Paese come il nostro, che, invece, di lavoro è cresciuto in questi ultimi cinquant'anni, che ha utilizzato la forza delle persone, il sangue delle persone per garantire benessere al nostro Paese. Dobbiamo avere una politica industriale, dobbiamo fare in modo che, appunto, ci siano gli investimenti necessari per ricreare i posti di lavoro. Le bugie non servono più, non si può continuare a spacciare ancora, nel nostro Paese, l'idea che ci sarà un nuovo fantomatico Piano Marshall – che sarebbe il piano Juncker – che dovrebbe prevedere investimenti per 315 miliardi di euro.
  Sono certi, di questi 315 miliardi, soltanto 21 miliardi, che sono i 21 miliardi di investimenti pubblici: il resto dovrebbero essere investimenti privati. Allora non c’è nessun Piano Marshall alle porte per poter rilanciare la nostra economia: dobbiamo mettere delle norme, e dobbiamo fare in modo che ci sia un cambiamento di direzione da parte del nostro Governo.
  Si è parlato tanto di ambiente: il Presidente del Consiglio non perde occasione Pag. 55per sottolineare come appunto l'ambiente sia una delle questioni fondamentali, una risorsa del nostro Paese. Però voglio ricordare che la spesa per la difesa del suolo e del mare, la tutela della biodiversità e delle aree protette e delle specie a rischio, i controlli e le politiche ambientali, ecco, la spesa generale prevista in questa legge di stabilità si attesta ad una quota insignificante dello 0,8 per cento del totale, circa 253 milioni dell'ammontare dell'intera manovra.
  A fronte di questo, le grandi opere invece, quelle per le infrastrutture autostradali, per l'alta velocità, si attestano a 10,5 per cento del totale, a 3.255 miliardi di euro. Il ferro, quello dei pendolari, ancora una volta farà la parte della Cenerentola, avrà soltanto un miliardo. E anche la difesa del suolo, se ne è parlato e se ne continua a parlare.
  Il Presidente del Consiglio governa questo Paese già da un anno e dovrebbe essere responsabile delle scelte piuttosto che essere l'accusatore, avendo la possibilità di intervenire in modo concreto nel reperire le risorse finanziarie per affrontare davvero e finalmente risolvere i problemi della difesa del suolo. In questa legge di stabilità vengono messi soltanto 190 milioni di euro ! E cioè poco meno del 10 per cento di quello che sarebbe necessario, per affrontare davvero il problema della messa in sicurezza del nostro territorio. E in quel modo, sì, creare posti di lavoro ! E in quel modo, sì, dare sicurezza alle persone che vivono sul nostro territorio, un territorio fragile !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FILIBERTO ZARATTI. Servono 2 miliardi di euro l'anno per poter fare questo, e quello potrebbe diventare la più grande opera pubblica del nostro Paese !
  Penso che ci serva un'inversione di tendenza. Penso che il Governo dovrebbe mettere al centro le persone, l'essere umano, perché le persone devono poter vivere ed avere il diritto di vivere in prosperità e con felicità. Voglio citare il Mahatma Gandhi, quando diceva: «L'uomo si distrugge con la politica senza principi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici». Ecco, il Governo deve tener conto che in campo c’è ancora l'uomo, c’è il fattore umano, che può cambiare la direzione al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, questa legge di stabilità va oltre le peggiori aspettative che si potessero immaginare: si scrive Renzi e si legge Tremonti. Basti osservarla nemmeno con particolare attenzione per vedere che contiene tutti i pilastri del pensiero liberista: taglia la spesa pubblica e si fa accompagnare da un DEF che prevede la precarizzazione del mercato del lavoro, la riduzione degli investimenti pubblici e una dose massiccia di privatizzazioni con la svendita del patrimonio pubblico.
  Ma quello che è più grave è la completa sudditanza del partito di maggioranza a queste ricette: più sgravi fiscali e meno investimenti pubblici, più tagli alla spesa pubblica e meno politiche per il sostegno alla domanda. Gli sgravi alle imprese – come i contratti di lavoro precario – non hanno mai creato più posti di lavoro, ma solo vantaggi e maggiori margini di profitto subito incamerati da chi pensa solo alla rendita ed alla speculazione.
  Questa legge di stabilità ha quindi un'impostazione recessiva, perché non farà ripartire la domanda, ed è pesantemente sbilanciata sugli interessi e non sul rilancio delle imprese. Tant’è che Confindustria anch'essa applaude; ma lo dirò poi, nel corso del mio intervento, perché Confindustria applaude.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,45)

  LARA RICCIATTI. L'Italia è divisa. A spaccarla non in due, ma in mille pezzi, Pag. 56non è il sindacato, come il Presidente del Consiglio vorrebbe farci credere.
  Non sono neanche solo gli effetti della crisi iniziata sette anni fa, ma decenni di politiche sbagliate, che la proposta della legge di stabilità presentata da questo Governo si guarda bene dal modificare. A nulla vale che i principali indicatori economici segnalino in modo evidente il fallimento delle risposte neoliberiste offerte dalla crisi.
  Innanzitutto, manca una visione strategica pubblica del modello economico ed industriale italiano. Come allora, la parola d'ordine del Governo è quella di intervenire il meno possibile in campo economico, proseguendo nel programma di privatizzazioni, favorendo l'abbassamento del costo e dei diritti sul lavoro e continuando a fare regali fiscali alle imprese. Per le imprese però che investono in ricerca e sviluppo il Governo mette a disposizione la cifra di 300 milioni di euro. Il nulla.
  Questa legge di stabilità ha un buco evidente, c’è una grandissima assente: manca di politica industriale. Non vi è alcun segnale di un utilizzo degli investimenti pubblici che segnali l'esistenza di una visione strategica del Governo sulla direzione da dare al nostro assetto produttivo in grave crisi. Il Governo è solo in grado di chiedere la fiducia su una legge finanziaria che mira a districarsi, in un'operazione che si rivelerà di piccolo cabotaggio, tra la soggezione ai vincoli europei e la necessità di catturare il consenso dell'elettorato, in particolare degli imprenditori.
  Secondo l'Ufficio parlamentare del bilancio, il costo del lavoro per le imprese si è in pratica dimezzato: una caduta di 23,9 punti dal 44,5 al 20,6 per cento. Se la memoria non farà difetto come al solito, si vedrà fra non molto come l'alleggerimento del costo del lavoro per le imprese non creerà quei maggiori posti di lavoro che invece, con il medesimo sforzo finanziario, avrebbero potuto essere direttamente attivati con il finanziamento di un piano del lavoro finalizzato al rafforzamento del capitale pubblico e sociale.
  Il sospetto è che il vero indirizzo di politica industriale sia rintracciabile in due assi della politica economica del Governo Renzi; da un lato, la scelta di procedere nel processo di privatizzazioni e, dall'altro lato, nell'obiettivo di liberalizzare pienamente il mercato del lavoro. La decisione di cedere sul mercato quote significative di ENI ed ENEL, tanto da portare la partecipazione pubblica al di sotto del capitale di controllo, non può essere giustificata dalla risibile esigenza di ridurre il debito pubblico (i 4,5 miliardi di introiti previsti sono una frazione di un centesimo del debito che noi abbiamo), ma è indicativa – come del resto viene ampiamente ripetuto dal nostro Premier – della sua convinzione che il nostro futuro produttivo dipende dall'arrivo di capitale straniero, o che comunque si è reso straniero. È allora trasparente – ed anche esplicitato – che un incentivo decisivo a tale processo di deterritorializzazione del nostro apparato produttivo è costituito dagli effetti attesi di un Jobs Act che, completando il lungo processo da tempo avviato, rende il lavoro, passato e anche quello futuro, del tutto subordinato alle esigenze delle imprese.
  Una strategia che non ha bisogno di uno Stato investitore e che, anzi, lo riduce a semplice gestore delle relazioni in parte politiche e in parte sociali in modo da renderle appetibili agli investitori esteri. Come strategia miope e regressiva non è nuova; si colloca nella continuità di una classe politica, burocratica e imprenditoriale che non vuole e non è in grado di assumersi la responsabilità dello sviluppo della società.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 13,48)

  LARA RICCIATTI. La manovra avrebbe dovuto prevedere, nell'ambito della politica industriale nazionale, modalità per un intervento pubblico al fine di salvaguardare gli asset strategici. Ma lo sapete che ENI sta svendendo la propria partecipazione in Saipem o vi sveglierete solo Pag. 57quando avremo finito di svendere anche l'ultimo gioiello di famiglia e resteremo di fatto con un pugno di mosche in mano ?
  Questa manovra avrebbe dovuto stimolare la ricerca invece continuiamo a cacciare, sì, perché è giusto chiamare le azioni che state facendo con il giusto verbo, state cacciando ed anche in malo modo i giovani e le giovani intelligenze e state cacciando i ragazzi dal nostro Paese. Questa manovra avrebbe dovuto facilitare la riconversione ecologica dell'apparato produttivo, garantire i livelli occupazionali.
  Viceversa, la manovra predisposta dal Governo riduce le imposte per le imprese senza avere alcuna garanzia che aumenteranno i loro investimenti, che non delocalizzeranno i loro siti produttivi o che non licenzieranno oppure che si produrranno reali incrementi occupazionali non sostitutivi.
  Perché colleghe e colleghi della maggioranza non avete accolto il nostro emendamento sull'IRAP in cui escludiamo le imprese che delocalizzano o che licenziano dal taglio dell'IRAP di 5 miliardi ? Il nostro emendamento si basava su un principio meritocratico: premiare le sole aziende che nonostante la crisi non avessero ceduto alla tentazione di traslocare all'estero e quindi facendo pagare ai dipendenti gli effetti della recessione. È giusto secondo voi che da questa norma debbano trarre beneficio anche Meridiana e ThyssenKrupp oppure l'azienda familiare, la Ducati Energia, della Ministra Guidi che in queste Aule governa la politica industriale italiana, e negli affari di famiglia invece va a delocalizzare le proprie aziende ?
  Vedete, colleghe e colleghi, occorre adottare immediati strumenti di contrasto alla delocalizzazione delle attività produttive e alla risoluzione delle crisi industriali, attraverso l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta dal Presidente del Consiglio, di una cabina di regia nazionale sulla crisi d'impresa, che preveda la partecipazione del Governo, di tutte le forze sociali e politiche, nonché degli altri soggetti coinvolti, che abbiano il compito di individuare strumenti e soluzioni adeguate alla drammaticità della situazione economica che affligge le imprese italiane.
  Proponiamo anche l'istituzione di un fondo per il rilancio delle start up giovanili e per lo spin-off universitario. Bisognerebbe trarre ispirazione dal meglio dell'esperienza storica dell'IRI. Si potrebbe, ad esempio, riformulare in tal senso la mission del fondo strategico italiano, facendolo diventare una sorta di IRI 2.0. Chiediamo al Governo di rafforzare in modo deciso l'intera materia relativa all'attuazione dell'agenda digitale, intervenendo con un'iniziativa normativa ad hoc, così da dare finalmente esecuzione ad una serie di procedure di rilevanza essenziale per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese, nonché a definire stabilmente la governance relativa all'attuazione dell'agenzia digitale italiana, rendendo pienamente operativi i vertici degli organismi ad essa predisposti.
  Continuo il mio intervento partendo da una granitica convinzione del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà che, per investire nel futuro bisogna partire da scuola, da università e da ricerca. Ringraziamo ovviamente il Governo per aver accolto un nostro emendamento e un emendamento a prima firma Giordano, del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, con il quale è stata introdotta l'IVA al 4 per cento sugli e-book. In sostanza, è stata inclusa nella categoria dei libri, sottoposta ad aliquota IVA al 4 per cento, la cosiddetta aliquota super ridotta anche per i libri in formato elettronico. Però, per venire alla scuola, all'università e alla ricerca, vediamo che i passi che sono stati fatti in avanti sono relativamente pochi perché la buona scuola che Sinistra Ecologia Libertà propone è quella laica, di massa, che attua l'articolo 34 della Costituzione, garantendo diritti interi per i soggetti in formazione.
  La nostra buona scuola davvero è quella contenuta nella proposta di legge che abbiamo depositato a settembre, sia al Senato che alla Camera dei deputati, per Pag. 58prevedere di raggiungere gradualmente il 6 per cento del PIL da destinare alla formazione.
  Nella legge di stabilità per il 2015 riproporremo tra l'altro la soluzione, più volte e colpevolmente rinviata dalla maggioranza, della fine dell'indecoroso trattamento riservato, dal 2012 ad oggi, al personale della scuola «quota 96»; una vera cabina di regia per un coordinamento degli interventi sulla vera e propria emergenza sociale – quella dell'edilizia scolastica – e per la verifica di tutti gli annunci di risorse messe in campo nel corso dell'anno e l'ampliamento delle risorse, secondo le effettive necessità e prioritariamente per la messa in sicurezza della scuola.
  Proporremo, secondo quanto previsto dall'articolo 33 della Costituzione, l'abolizione del finanziamento e/o di qualsiasi partecipazione alle spese delle scuole non statali e con le risorse risparmiate, oltre 200 milioni di euro, contribuire e concorrere al finanziamento delle priorità della scuola cui devono essere assegnate risorse adeguate per il diritto allo studio e la lotta alla dispersione scolastica, l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni, il ripristino dei fondi tagliati in questi anni alle attività per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi per l'università e anche per la ricerca.
  Vediamo in questa legge di stabilità che si interviene riducendo il costo del lavoro, precarizzandone i rapporti, togliendo i diritti basilari ai lavoratori. Si cerca dunque di competere sul profilo basso senza cercare di aumentare la produttività di tutti i fattori del nostro sistema produttivo e ci si rassegna sempre di più, care colleghe e cari colleghi, a vivere e a far crescere le nostre figlie e i nostri figli in un Paese di serie B.
  Ma guardate che, quando il conto del cambiamento viene presentato ai più deboli, non è progresso, ma restaurazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. A questo punto sospendiamo la seduta, come da accordo tra i gruppi, che riprenderà alle 14,45. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 14,50.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D'Ambrosio e Molea sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione congiunta dei disegni di legge n. 2679-bis-A e n. 2680-A.

(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, anche in questa legge di stabilità riteniamo insufficienti le misure introdotte a sostegno del comparto primario, i cui problemi sono ampiamente noti e vanno dall'aumento dei costi di produzione alle difficoltà di accesso al credito per le aziende agricole.
  Eppure, sarebbe facile agire concretamente considerando che l'agricoltura è l'unico settore in crescita dal punto di vista occupazionale, con un trend positivo in grado di generare per il futuro un migliaio di ulteriori posti di lavoro, se calcoliamo anche il ricambio generazionale, al quale andrebbe accordato il massimo sostegno da questo Governo. Tra le questioni che si dovrebbero risolvere anche Pag. 59nel mondo dell'agricoltura non poteva mancare la tanto odiata, ma non per tutti, evidentemente, burocrazia. Ed è proprio la burocrazia che sta causando problemi non indifferenti all'agricoltura, basti pensare che un'azienda agricola italiana per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende in media due euro ogni ora di lavoro al giorno, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7.200 euro all'anno.
  Il soprannominato «spesometro», provvedimento fiscale italiano che non trova corrispondenze in altri Paesi, è una misura penalizzante che accresce la burocrazia, aumenta i costi e rischia di mettere in ginocchio le piccole imprese. La nostra proposta presentata in Commissione bilancio era quella di abolire per i piccoli agricoltori, identificabili da un fatturato annuo inferiore a settemila euro, la comunicazione che i soggetti passivi di IVA devono presentare annualmente all'Agenzia delle entrate. Mi chiedo, ma come si può per legge essere autorizzati a non conservare i registri e poi, sempre per legge, essere obbligati a comunicare le operazioni rilevanti ai fini dell'accertamento fiscale ? È evidente l'anomalia di tale situazione e laddove c’è un'anomalia normativa in questo Paese c’è sempre qualcuno che ci mangia, alla faccia di chi si fa il mazzo, lavorando onestamente.
  Taglia di qua e taglia di là e ora, con questa legge di stabilità, si doveva mettere mano anche agli enti di ricerca di questo settore. Mi riferisco al riordino e alla razionalizzazione dell'Istituto nazionale di economia agraria, l'INEA, e del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, il CRA, entrambi enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. L'accorpamento dei suddetti enti in un'unica agenzia non tiene conto di alcune problematiche quale, in particolare, il grave dissesto finanziario in cui versa l'INEA, le cui passività passerebbero totalmente a carico del CRA, andando ad incidere negativamente sulla capacità dello stesso di continuare ricerche svolte e riconosciute a livello internazionale. Oltre il periodo di commissariamento straordinario procederete con altri tagli ai centri per le ricerche e la sperimentazione con una notevole riduzione delle attuali articolazioni territoriali e una conseguente riduzione degli oneri e per le spese di personale. Ciò senza tutelare i lavoratori e i ricercatori dei due enti che essendo in buona parte precari potrebbero correre il rischio di non vedere rinnovato il proprio contratto a seguito dell'accorpamento né di mantenere la propria posizione lavorativa all'interno della costituenda agenzia. Ancora una volta a correre il pericolo sono i giovani ricercatori che sono l'asse portante di tutta la ricerca nazionale che troppo spesso è relegata agli ultimi posti degli interessi di questo Governo, tanto da spingere i nostri ricercatori a continuare la propria attività all'estero. Per noi sarebbe fondamentale, a questo proposito, il mantenimento delle attuali graduatorie di concorso del Centro per la ricerca in agricoltura per le future assunzioni all'interno dell'agenzia.
  Poi un'altra questione riguarda l'articolo 12 dove si dispone l'esonero del versamento dei complessivi contributi a carico dei datori di lavoro per un periodo massimo di 36 mesi con riferimento alle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Ma per quale assurdo motivo non avete coinvolto anche il settore agricolo ?
  Totale assenza di misure adeguate per introdurre agevolazioni fiscali volte a incentivare e a tutelare le agricolture contadine, indispensabili a promuovere la biodiversità, modelli socioeconomici basati su strutture prevalentemente familiari che utilizzano pratiche agronomiche conservative e sostenibili per la salute e per il nostro territorio. Si parla tanto di chilometro zero, di filiera corta, ma ci si dimentica degli agricoltori e dei contadini, ovvero di coloro i quali conducono direttamente i fondi, praticano diversificazione e avvicendamenti colturali e producono prevalentemente beni rivolti alla vendita diretta, quindi presso i mercati locali e anche in circuiti di filiera corta.
  Inoltre, trasformano le materie prime in esclusiva produzione propria, direttamente in azienda o presso la propria abitazione e, quindi, costituiscono un Pag. 60grande patrimonio e una risorsa da valorizzare oltre il semplice parametro economico. In mancanza di adeguate agevolazioni tali realtà agricole, che operano al di fuori delle logiche di mercato, rischiano di scomparire a causa di modelli agricoli dominanti a carattere industriale, con gravi conseguenze per le realtà rurali e per la perdita della nostra biodiversità.
  Inoltre, vi è una totale assenza di adeguate misure a sostegno dei metodi di produzione biologici. Ma perché questo Governo non considera il fatto che il mercato mondiale degli elementi biologici ha quadruplicato la sua estensione a partire dal 1999 e la superficie destinata alla produzione biologica nell'Unione europea è più che raddoppiata ? Molte aziende italiane, infatti, lo hanno capito e stanno convertendo la loro produzione, anche al fine di garantire la sicurezza dei consumatori e dei cittadini circa i metodi di produzione biologica e, quindi, sono costrette a rispettare un elevato livello di oneri amministrativi che, unitamente a considerevoli cali nelle rese, almeno nei primi anni di produzione, rendono l'adesione al regime biologico piuttosto complessa.
  Per quanto concerne, invece, il piano assicurativo agricolo nazionale, nel corso della precedente annata agraria le compagnie assicurative non hanno concesso polizze agevolate per le fitopatie denominate «mosca dell'olivo», «cinipide del castagno», «marciume delle castagne», perché non considerate convenienti ma che, invece, hanno determinato significative perdite di produzione, tali da gettare l'olivicoltura e la castanicoltura in una profonda crisi.
  Ora parliamo di uno degli scandali più citati in questo disegno di legge di stabilità. Mi riferisco all'aumento delle accise sulla birra. Fa rabbia che proprio in questo settore che dovrebbe essere tutelato, visto che ha ottimi potenziali di crescita e trend occupazionale rilevante, nell'ultimo decennio l'aliquota delle accise sulla birra sia aumentata del 93 per cento, raggiungendo livelli di tassazione tra i più alti d'Europa. Un posto di lavoro nel settore birrario genera: un posto di lavoro in agricoltura; 1,3 posti di lavoro nel settore degli imballaggi, logistica e marketing; 1,3 posti di lavoro nella distribuzione; 24,5 posti di lavoro nel settore dell'ospitalità, come bar, ristoranti, alberghi e pub. Con l'aumento dell'aliquota, a decorrere dal 1o gennaio 2015, il gettito stimato è di circa 177 milioni di euro all'anno. Inoltre, fa rabbrividire il fatto che il sacrificio derivante dall'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla birra rischia di non produrre alcun effetto finanziario, a fronte dell'inevitabile riduzione dei consumi.
  Infine, cosa dire riguardo alla questione dell'accisa sul gasolio agricolo ? Toccare al ribasso il gasolio agricolo, senza andare a distinguere tra quello destinato alle lavorazioni e quello destinato al riscaldamento delle serre, vuol dire rischiare di non risparmiare realmente e di fare un danno a coloro che hanno già i costi di produzione alti. È la seconda volta che si verifica questa lotteria in questa legislatura.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  PAOLO PARENTELA. Insomma – e concludo, Presidente – ancora una volta si è persa l'opportunità di rilanciare concretamente l'agricoltura. Evidentemente, è più importante finanziare i grandi piuttosto che i piccoli e, soprattutto, è più importante fare l'Expo che occuparsi dei veri problemi dell'agricoltura di questo Paese.
  Quindi, ancora una volta stiamo trattenendo un settore che potrebbe decollare e ridare dignità e, soprattutto, potrebbe ridare identità a questo nostro Paese.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. A nostro avviso il disegno di legge di stabilità 2015 presenta tagli e riduzioni della spesa destinata alle famiglie, alla scuola, all'università, alla ricerca, all'innovazione e anche alle forze dell'ordine e ciò costringerà, direttamente o indirettamente, gli enti locali Pag. 61a sforzi di bilancio insostenibili e, dunque, appare come fortemente depressiva.
  In buona sostanza, ciò significa che costerà molto di più studiare, mantenere la famiglia, andare a scuola, iscriversi all'università, fare ricerca e innovazione e, soprattutto, ci sarà sempre meno sicurezza per tutti i cittadini, soprattutto se si considera il taglio di 119 milioni di euro per il riordino dei ruoli e del personale non direttivo delle Forze armate e di polizia. A ciò si aggiunge il rinvio delle assunzioni del personale del corpo di polizia per l'intero 2015, con i fondi dedicati ridotti di oltre 27,2 milioni.
  A fine anno la recessione per l'Italia sarà sicuramente peggiore di quanto previsto perfino nella nota di aggiornamento del DEF 2014, come risulta anche dalle previsioni in autunno della Commissione europea. Lo sforzo aggiuntivo della manovra, che la rende ancora più pesante per il Paese, non servirà nemmeno a centrare l'obiettivo dichiarato di un rapporto deficit/PIL per il 2015 al 2,6 per cento, secondo le attese della Commissione europea.
  Il debito pubblico non cala e non calerà certo con il piano di dismissioni, che dovrebbe piuttosto essere indirizzato verso gli investimenti produttivi. La disoccupazione invece rimarrà altissima, a dimostrazione che riformare i contratti non serve a creare lavoro. Inoltre, vi sono le riforme strutturali dannose e le stangate nascoste nella legge di stabilità sotto forma di clausole di salvaguardia, che sono una grossa novità, come forse era il debito pubblico per la Democrazia Cristiana e per i Socialisti all'epoca. Oggi le clausole di salvaguardia diventano lo stesso strumento anche per il Partito Democratico, che non servono naturalmente a superare le diffidenze dell'Unione europea nei confronti dell'Italia.
  Alcune norme contenute in questa legge di stabilità riguardano per competenza naturalmente anche il Ministero degli affari esteri e, rispetto alle previsioni assestate per il 2014, gli stanziamenti di competenza iscritti nello stato di previsione del MAECI, cioè il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, come è da poco rinominato, per il 2015 fanno registrare ancora una diminuzione complessiva pari a 242 milioni di euro risultanti dalla diminuzione di 268 milioni di parte corrente, cui corrisponde un incremento di 25,69 milioni del conto capitale. Gli stanziamenti di competenza nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per il 2014, le previsioni assestate, erano infatti pari a 1949 milioni di euro, di cui 1931 milioni di euro per la parte corrente e 17,62 milioni di euro per il conto capitale.
  Voglio adesso brevemente riferirmi alle norme contenute in questa legge di stabilità che poi si riferiscono proprio alla diretta competenza degli affari esteri, in particolare all'articolo 17, che al comma 12 riguarda la dotazione del fondo istituito originariamente dalla legge finanziaria del 2007, ovvero gli stanziamenti per le cosiddette missioni di pace, per le quali è stato previsto un incremento di spesa per 850 milioni di euro, e ciò sia per l'anno 2015 che per l'anno 2016. E questo pone naturalmente degli interrogativi fortissimi sull'utilità di spendere ancora tanti soldi pubblici, considerando anche il costante aumento dei flussi migratori dei Paesi rivolti verso l'Italia, perché poi naturalmente questi fondi vanno a finanziare quelle che missioni di pace di fatto non sono. Ma questa non è naturalmente una critica ai militari e a tutte quelle persone che fanno un lavoro egregio. Il problema è strategico. Qual è la strategia del nostro Paese e per quale motivo andiamo in missione di pace ? Queste sono delle domande che non ci facciamo più, oggi le finanziamo in maniera automatica. Governi di destra l'hanno fatto, questo Governo, che sicuramente di sinistra non è, però è di qualcosa che sta più in mezzo oppure forse oltre la destra, fa la stessa cosa, cioè stanzia 850 milioni di euro per continuare a finanziare delle missioni che purtroppo – lo ripetiamo – di pace non sono. Il fatto che gli sbarchi naturalmente aumentino dimostra quanto l'approccio Pag. 62italiano ed europeo nei confronti dei Paesi funestati dalla guerra sia tragicamente errato. Questo che significa ? Che quando noi andiamo a bombardare un Paese – e in questo caso la legge di stabilità comunque certifica la nostra intenzione di voler continuare a finanziare questo tipo di meccanismo, cioè bombardamenti e guerre nei Paesi più disparati, sopratutto in Medio Oriente – andiamo lì e naturalmente la conseguenza è che quelle persone che vengono bombardate non trovano altra possibilità se non quella di emigrare, e poi dopo aver causato il problema dobbiamo anche gestirlo, perché poi la pressione migratoria arriva in Italia. Quindi, sono missioni che non portano pace, ma esasperazione sociale e immigrazione incontrollata.
  Inoltre, va completamente rivista la strategia europea in tema di immigrazione. Innanzitutto, è urgente ripudiare la Convenzione di Dublino che costringe l'Italia, per semplici ragioni di vicinanza geografica, a subire un carico insostenibile in quanto a flussi migratori. Nella tabella D, quella riguardante le variazioni al bilancio in relazione alla riduzione di autorizzazioni di spesa di parte corrente, si segnalano tre casi di definanziamenti incomprensibili e sui quali sollecitiamo il Governo a ripensare, perché è un paradosso che ci siano riduzioni di spesa riguardanti la Convenzione di Parigi del 1993 sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione. Quindi, su questo tipo di convenzioni è prevista una riduzione degli stanziamenti pari a 51 mila 807 milioni di euro per ciascuna annualità del triennio 2015-2017, quindi sono convenzioni internazionali che vengono depotenziate perché definanziate.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  CARLO SIBILIA. Quanto tempo ho ancora, Presidente ?

  PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo, ovviamente vi è il tempo assegnato al suo gruppo del deputato Giordano, che possiamo recuperare.

  CARLO SIBILIA. Sostanzialmente allora vado alla conclusione. Pensavo di avere un po’ più di tempo perché ci sarebbero altre cose sulle quali ci sarebbe da discutere molto, però ci affidiamo sostanzialmente all'esame del provvedimento anche al Senato.
  Volevo soltanto segnalare come durante l'esame di questo di legge di stabilità sia stato presentato un emendamento dal Governo per rimandare l'elezione dei Comites. Quindi, abbiamo fatto un emendamento al disegno di legge di stabilità per allungare i tempi delle elezioni dei Comites che voi stessi avevate previsto dovessero concludersi il 31 gennaio 2014, ma voi avete inserito questo emendamento; dopodiché, non contenti, avete fatto anche un decreto-legge per essere sicuri che questa cosa avvenisse, e ci avete messo anche le armi a gas, per uso scenico, cioè delle cose non sceniche, ma «osceniche», direi, cioè delle cose veramente assurde, che vengono fatte per decreto.
  Quindi, i malati da amianto, le persone che veramente soffrono, i disoccupati, che hanno veramente necessità di avere delle misure urgenti, non vengono mai presi in considerazione, ma, quando si tratta di risolvere dei problemi che create voi stessi, lo fate nella maniera più incostituzionale possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Vorrei parlare all'Aula, come siamo soliti fare, però, ormai, anche dopo l'ennesimo scempio costituito da questo disegno di legge di stabilità, ho deciso che mi rivolgerò semplicemente e solo ai cittadini fuori, perché sono gli unici che possono salvare la situazione, rendendosi conto di ciò che succede qui dentro. A loro voglio dire che quest'Aula non ha più senso, motivo di esistere, perché, se si va a vedere, per esempio, l'articolo 3 del disegno di legge di stabilità – io mi occupo di scuola, sono nella Commissione cultura, e l'articolo 3 è un articolo di nostra competenza Pag. 63– non è una delega in bianco, ma un assegno in bianco, che viene emesso a nome di questo fondo, il Fondo per la buona scuola, che non è altro che un libricino del Governo, che non ha alcun valore normativo al momento; un assegno, si dice, di un miliardo di euro.
  Andando a vedere bene, poi, il provvedimento, vi è anche l'articolo 28 di questo disegno di legge di stabilità, di cui, invece, non parla nessuno, dove vi sono dei tagli allo stesso comparto della scuola. Quindi, da un lato, si sta dicendo che si sta investendo un miliardo e tutti quanti in giro sono convinti che il Governo Renzi abbia messo al centro della sua politica l'istruzione in Italia, dall'altro, invece, cosa che viene tenuta ben nascosta e non sa nessuno, vi sono tagli per una cifra, addirittura, forse maggiore di quella che si dice di voler investire.
  Questo gioco delle tre carte, purtroppo, viene fatto passare da un sistema dei media compiacente, e quindi tutti in Italia sono convinti che si stia facendo una grande rivoluzione nel mondo della scuola. La verità è un'altra: questo libricino non ha visto alcun atto ufficiale venire depositato dal Governo, e tanto meno passare dalle Commissioni competenti – quindi, al momento, è semplicemente un insieme di annunci che il Governo ha fatto – per un comparto che noi riteniamo davvero fondamentale per far ripartire il Paese, che è quello dell'università, dell'istruzione e della ricerca.
  Se andiamo a vedere, poi, questo articolo 28 più da vicino, ci rendiamo conto che, mentre si sta dicendo, nel libricino, che si migliorerà l'offerta formativa, che si daranno fondi alle università e alla scuola pubblica, dall'altro canto, nella realtà dei fatti, cioè nell'articolo 28 del disegno di legge di stabilità, si stanno tagliando proprio quei comparti. Si danno soldi alle scuole private, si taglia il MOF, si taglia il FIS, si tagliano tutti i fondi, che attualmente esistono, che fanno parte del mondo della scuola.
  Ora, noi dobbiamo, ovviamente, prendere atto di questa prosecuzione naturale. Noi lo sappiamo già, lo diciamo sempre che Renzi è la stessa cosa di Monti, di Letta, di Berlusconi: sono semplicemente messi lì a governare per portare avanti un disegno ben preciso, che è quello dell'accentramento del potere nelle mani di pochi, loro, e un disegno ancora più malvagio, secondo il nostro punto di vista, che è quello di rendere sempre più ignoranti e più disinformate le persone in questo Paese, in modo tale che queste persone non si possano neanche più rendere conto di quello che succede all'interno delle istituzioni.
  Io, forse, non sfrutterò neanche tutto il tempo che mi è stato dato a disposizione, ma questa parte conclusiva la voglio dedicare proprio ad un appello da fare alle persone che sono veramente interessate al mondo della scuola e dell'istruzione, che ci credono veramente: quelli che ci lavorano in quel mondo e non soltanto a quei docenti che, magari, sono interessati a questa riforma annunciata da Renzi che parla di 148.000 assunzioni, e tutto ciò, lo voglio dire per inciso, non sarà fatto perché Renzi crede sia la cosa giusta, ma semplicemente perché c’è stata una sentenza, fresca, fresca, proprio di ieri, della Corte di giustizia dell'Unione europea che dice che o fa così, o l'Italia sarà sanzionata. Mi voglio rivolgere non soltanto a questi docenti, che magari hanno anche un interesse personale, perché avranno un posto di lavoro; mi voglio rivolgere a tutti quelli che fanno parte del mondo della scuola, alle famiglie dei bambini, che molte vengono anche qui ad assistere alle sedute, a tutta la cittadinanza, perché la scuola riguarda tutto il Paese. A loro voglio dire, indipendentemente da ciò che farà questo Governo, da quello che hanno fatto i Governi passati, che hanno messo in ginocchio il comparto della scuola, e da ciò che potranno fare – speriamo di no – i Governi futuri presieduti da queste persone qui: fregatevene, andate per la vostra strada, cercate di metterci tutta la passione possibile. Noi, all'interno delle istituzioni, faremo di tutto per far arrivare più soldi alla scuola, perché è questo ciò di cui ha bisogno la scuola, tante e tante risorse, perché dobbiamo cominciare, di Pag. 64nuovo, a pensare alla politica come qualcosa che deve fare ciò che è necessario e, quindi, investire in questi comparti, e non che deve fare ciò che è costretta a fare, ossia rispettare il pareggio di bilancio e tutti i vincoli che ci sono dettati dall'Europa. Quando comincerà la politica a pensare a questo, potrà fare veramente il bene del Paese; nel frattempo, però, non ci dobbiamo fare abbattere. Quindi, dico a tutti gli insegnanti, a tutti quelli che fanno parte del mondo della scuola: siate voi questa rivoluzione, fatela ogni giorno, con il vostro lavoro all'interno delle scuole, perché se stiamo ad aspettare che un governante illuminato faccia qualcosa di buono per i nostri figli, potremmo aspettare all'infinito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece, ogni giorno, con la nostra passione, abbiamo la possibilità di cambiare le cose in questo Paese, magari le risorse saranno poche, ma diamo spazio alla passione e alla creatività, e la facciamo noi, dal basso, la rivoluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, illustre rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la legge di stabilità che discutiamo oggi in quest'Aula, è una legge sicuramente equilibrata e ricca di idee e di provvedimenti per diminuire le disuguaglianze, anche se, secondo noi, con qualche aspetto da migliorare. È una legge che, per essere compresa fino in fondo, va inquadrata in un momento economico difficile: l'Italia non cresce più dal 2011 e chiuderà anche il 2014 in recessione. Come previsto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del 2014, approvata dal Consiglio dei ministri il 30 settembre, e trasmessa alle Camere il 1o ottobre, il contesto macroeconomico per l'Italia, ma anche per l'intera area-euro, è decisamente problematico. L'economia è in significativo rallentamento ed, in particolare, l'Italia stenta, visibilmente, a riprendersi. La moderata crescita per il 2014, ipotizzata fino a pochi mesi fa, è stata rivista al ribasso; in termini aggregati, la caduta del PIL in Italia è superiore rispetto a quella verificatasi durante la grande crisi del 1929, e, seppure in maniera minore, anche il resto dell'eurozona stenta a recuperare i livelli precrisi. In un quadro generale, che appare, perciò, caratterizzato da una sostanziale debolezza di fondo di carattere strutturale, il nostro Paese, così come l'intera area-euro si trova a dover assumere delle decisioni vitali per il proprio futuro, in assenza di significativi interventi, il rischio è quello di avvitarsi in una spirale di stagnazione e deflazione, dove alti tassi di disoccupazione e mancata crescita rendono difficili il recupero di competitività, e la sostenibilità del debito. La strategia del nostro Governo deve essere, perciò, quella di favorire la crescita e l'occupazione, realizzando riforme strutturali ormai non più posticipabili, favorendo la propensione al consumo di imprese e famiglie, e rilanciando gli investimenti.
  La legge di stabilità per il 2015 costituisce sicuramente uno strumento di fondamentale importanza nell'ambito dell'azione organica e complessiva che il Governo deve attuare per sostenere la ripresa economica.
  Noi di Scelta Civica riteniamo che la legge di stabilità per il 2015, che ci apprestiamo ad approvare, vada nella giusta direzione, un provvedimento certamente diverso ed innovativo rispetto al passato, nel quale, anche se con qualche sacrificio, è stato possibile trovare un punto di equilibrio fra le esigenze di sostegno alla crescita e la disciplina di bilancio.
  La richiesta della Commissione europea di assicurare comunque nel 2015, sulla base delle regole comunitarie, un ulteriore passo avanti nel percorso di correzione del saldo strutturale è stata soddisfatta, anche se la straordinaria profondità e durata della recessione ha giustificato e motivato un rallentamento del processo di aggiustamento dei conti pubblici, necessario per contribuire ed evitare il rischio di una spirale recessiva.Pag. 65
  Accogliamo con soddisfazione le misure previste nella legge di stabilità, a partire da tutti i provvedimenti finalizzati a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, che viene aggredito su diversi fronti. Viene reso permanente il credito d'imposta a favore dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, introdotto in via transitoria pochi mesi fa. La stabilizzazione del bonus, garantendo certezze alle famiglie circa il loro reddito disponibile futuro, potrà impattare in modo positivo sui consumi.
  Il nostro auspicio – ma forse è meglio dire la nostra richiesta – è che nel prossimo futuro possa essere esperita ogni azione possibile per reperire le risorse necessarie al fine di ampliare la platea dei beneficiari del bonus ai pensionati, a partire da quelli con reddito più basso, le cui sofferenze non sono più sopportabili.
  L'esclusione dalla base imponibile IRAP del costo del lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato segna un significativo passo nella direzione della riduzione del cuneo. L'alleggerimento del carico fiscale delle nostre imprese di 2,7 miliardi per il 2015, che diventano 4 nel 2016, costituirà una forte spinta per la nostra economia, che, grazie alle nuove norme sul mercato del lavoro, approvate con il Jobs act, potrà tornare a contare sugli investimenti stranieri.
  A questo proposito apro una parentesi. Non dobbiamo scontrarci con il sindacato, dobbiamo collaborare: ogni ora di sciopero è un danno per la nostra economia. I politici, i lavoratori, il sindacato e gli imprenditori dovranno risolvere insieme il problema della competitività delle nostre aziende con la concertazione locale, dividendo oneri, investimenti e profitti.
  Sempre in tema di lavoro, poi, Scelta Civica non concorda, come sottolineato in un nostro emendamento, sulla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili senza alcuna regola. A fronte di un rilevante stanziamento di risorse riteniamo, infatti, necessario almeno un preventivo concorso pubblico.
  Per tornare al tema degli sgravi IRAP, l'avere escluso da tale beneficio il costo del lavoro relativo ai dipendenti a tempo determinato e stagionali e, soprattutto, il ripristino, con decorrenza 1o gennaio 2014 delle aliquote vigenti prima dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 66, riduce sensibilmente il positivo impatto sui costi aziendali.
  In relazione al secondo tema non possiamo, però, non censurare la violazione di quanto previsto dal nuovo statuto del contribuente, che all'articolo 3 recita inequivocabilmente: le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo; relativamente ai tributi periodici le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo di imposta successivo a quello alla data di entrata in vigore delle disposizioni che le prevedono.
  Ignorare questa previsione significa trasmettere un messaggio negativo e sbagliato, non solo ai nostri cittadini, ma anche agli investitori esteri, offuscando l'immagine del nostro Paese. Ai primi stiamo dicendo, infatti, che la certezza delle regole non esiste e che del fisco non c’è da fidarsi e questo, in un Paese che ha un livello di evasione altissimo, significa gettare benzina sul fuoco. Ai secondi, invece, neghiamo una certezza del quadro normativo, che è una prerogativa essenziale. Ciò significa soltanto una cosa: fuga di capitali, di idee, di competenze e di valori. Non possiamo permetterlo.
  La riduzione dei contributi sociali per un triennio a favore dei datori di lavoro, che assumeranno nel corso del 2015 dipendenti con contratti a tempo indeterminato, per un importo massimo di 8.060 euro annui, può favorire l'anticipazione al 2015 di assunzioni programmate per gli anni successivi, contribuendo ad una più rapida ripresa dell'occupazione, che sarebbe diversamente destinata a seguire con ritardo la ripresa economica.
  Apprezziamo le misure adottate a favore dell'attività aziendale di innovazione, dal Patent Box, cioè la possibilità di escludere dal reddito di impresa quota dei redditi derivanti da marchi, brevetti ed opere dell'ingegno, al credito di imposta relativo alle spese di ricerca e sviluppo.
  Vogliamo però sottolineare un aspetto critico, che speriamo possa essere modificato: Pag. 66il fatto che l'agevolazione riguardi solo il valore incrementale degli investimenti rispetto all'ultimo triennio penalizza, invece che premiare, tutti quegli imprenditori che, negli anni scorsi, nonostante tante difficoltà e tante incertezze, hanno coraggiosamente scommesso ed investito nelle loro imprese.
  Condividiamo la volontà di prevedere delle misure a favore dei contribuenti minimi, con un nuovo regime fiscale a favore dei lavoratori autonomi e degli imprenditori persone fisiche, anche se, su aliquote e soglie di ricavi, chiediamo un ulteriore sforzo.
  Condividiamo la regolazione del cosiddetto bonus bebé, che, grazie anche ad un nostro emendamento, sarà destinato a sostenere le famiglie più deboli.
  Il rifinanziamento della legge Sabatini favorirà gli investimenti e lo sviluppo delle aziende.
  Siamo invece preoccupati per la scarsa attenzione prestata alle proposte di Scelta Civica in merito alla razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche. Le inefficienze e gli sprechi che queste spesso comportano, soprattutto a livello di enti locali, costituisco da decenni un grave ed irrisolto problema per la nostra economia ed il nostro sistema Paese.
  La nostra proposta, finalizzata alla drastica riduzione del numero delle partecipate, al contenimento della spesa e ad un più efficiente ed efficace svolgimento delle funzioni amministrative, meritava da parte del Governo maggiore considerazione.
  Per concludere, allora, una legge di stabilità con molte luci e qualche aspetto da migliorare.
  La direzione è quella giusta, anche in considerazione del fatto che, viste le difficoltà del Paese, gli spazi per le azioni di politica economica sono assai ristretti.
  Il vero problema, cari colleghi, comunque, visto che da mesi registriamo un avanzo primario, rimane il debito pubblico, che ci trasciniamo da decenni.
  Su questo argomento proporremo una soluzione di orgoglio nazionale a quegli italiani che investono in titoli di Stato: un'emissione straordinaria, senza interessi, con il rimborso del solo capitale, in modo che l'avanzo primario sia sufficiente a coprire la quota interessi degli altri titoli di Stato.
  Scelta Civica considera questa legge molto positiva, ma continuerà, con crescente forza, impegno e concretezza, a stimolare ed incalzare il Governo, soprattutto per evitare che l'attivazione delle clausole di salvaguardia, che comportano pesanti aumenti delle aliquote IVA e delle accise, cambi radicalmente il volto di una legge di stabilità che oggi ci offre motivi di speranza, di fiducia e di ottimismo (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, il Governo decide di dare 80 euro a chi ha già un posto di lavoro, mentre si dimentica di 10 milioni di poveri che oggi vivono in Italia. E ci siamo dimenticati anche quella promessa che ci ha fatto Poletti, dicendo che, nella legge di stabilità, avremmo dato una risposta a tutte quelle persone che sono state penalizzate da questa infame riforma Fornero, che io ricordo sempre – come in ogni discorso che faccio nel ricordare la manovra Fornero – è stata votata all'unanimità da tutto questo Parlamento.
  Noi non ci siamo voluti fermare davanti alla riforma Fornero ed abbiamo individuato un fondo, che era destinato al prepensionamento di chi svolge un'attività usurante.
  Il MoVimento 5 Stelle, io in persona mi sono impegnato proprio per dare la possibilità a chi svolge un'attività usurante di andare in pensione.
  Ma chi sono questi lavoratori ?
  Sono i lavoratori che lavorano in catene di montaggio, sono i minatori, i cavatori, chi svolge un'attività o un lavoro notturno.
  Abbiamo individuato un miliardo e mezzo di euro che veniva sottoutilizzato dal 2011.
  A tal proposito, il MoVimento 5 Stelle ha fatto un'interrogazione in Commissione ed il Ministro Poletti ci ha dato ragione.Pag. 67
  Infatti, qui si evince, dall'interrogazione, che, nell'anno 2012 si sono risparmiati 283 milioni di euro e 304 milioni di euro nell'anno 2013. Allora, abbiamo presentato una risoluzione che impegna il Governo ad assicurare l'effettiva destinazione alle medesime finalità. Quindi, tutta la Commissione, non solo il MoVimento 5 Stelle, ha detto: signori miei, abbiamo riscontrato che ci sono dei soldi. Mi raccomando, usiamoli esclusivamente per dare la possibilità a chi svolge un'attività usurante di andare in prepensionamento. Il Governo, nell'interrogazione, ci risponde che è sua intenzione, nell'ambito dell'esame del disegno di legge di stabilità, verificare se ci sia la possibilità di pervenire a una soluzione organica di tutte le specie di situazioni meritevoli di tutela previdenziale e pensionistica. Il Governo, in un'interrogazione, ci dice che, nella legge di stabilità, avrebbe dato una risposta a tutte quelle persone che sono state penalizzate dalla riforma Fornero e, invece no, cosa succede ? Quel fondo, che avevamo trovato, viene completamente svuotato dal Governo. Io ho sentito il presidente Damiano dire nell'intervento che c’è stato un graffio. Io, invece, non ho visto il presidente Damiano difendere quell'emendamento che ha presentato il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per difendere quel diritto che avevano i lavoratori. E quel decreto-legge proveniva proprio dal presidente Damiano.
  Per non parlare dei macchinisti, «violentati» dalla riforma Fornero, sempre da un errore formale riconosciuto da tutto il Parlamento. Oggi non si è ancora data risposta. Io ricordo che hanno un'aspettativa di vita di 65 anni e li mandiamo in pensione a 67 anni. Quindi, di fatto volete togliere la pensione a persone che, magari, non riusciranno neanche ad accederci. Io capisco dal Governo che fare atti parlamentari tipo risoluzioni non serve a nulla. Non serve a nulla impegnarsi perché il Governo fa tutto quello che vuole. Questa, secondo noi, non è una democrazia perché, se c’è un'intera Commissione che dice che i soldi dei lavoratori li dovete stanziare per loro, li dovete stanziare per loro. Invece, c’è stato un prelievo da parte del Governo, fregandosene delle persone che lavorano. La proposta del MoVimento 5 Stelle è questa: avete detto che poche persone hanno avuto accesso a quel fondo e, quindi, c’è stato un bel risparmio. Allora, qual è la proposta del MoVimento 5 Stelle ? Allargare le maglie e, quindi, dare la possibilità anche ai lavoratori che lavorano nell'edilizia di entrare in questo fondo perché non mi venite a dire che un lavoratore che lavora nell'edilizia non fa fatica. Infatti, è allucinante pensare che un muratore di 67 anni possa lavorare su un ponteggio a meno 10 gradi in qualsiasi città o a più 40 gradi sopra il tetto. È allucinante ! Non si fa così ! E il Governo preferisce dare 80 euro a chi ha un posto di lavoro e non trovare una soluzione che vada a sistemare quell'enorme danno che avete creato voi nella riforma pensionistica. Ma non vi basta aver fatto danni con le riforme delle pensioni perché oggi si aumentano anche le aliquote sulle pensioni private, chiamiamole così in maniera molto volgare, ossia sulle pensioni integrative. Si aumenta l'aliquota dall'11 al 20 per cento. Quindi, non vi è bastato vessare i cittadini con la riforma Fornero, ma dovete andare anche a fare il prelievino sulle pensioni integrative private. Questa non è la maniera di agire, ci sono delle priorità. Ci sono quelle donne che hanno 35 anni di contributi e che non riescono ad andare in pensione. Ricordiamo l’«opzione donna» tanto difesa dal PD e dai suoi componenti. Oggi in legge di stabilità non abbiamo neanche la possibilità di dare indietro quei contributi che hanno pagato loro. Infatti, qui non si chiede di più; si chiede semplicemente di dare alle persone i contributi che hanno pagato. Questo vale per tutte le donne penalizzate da questa riforma.
  Infatti è indegno vessare i cittadini con le manovre che state facendo perché con una mano date e con l'altra togliete. Date alle persone che hanno già un lavoro e togliete alle persone a cui avete rubato anche la dignità, che non hanno stipendio, Pag. 68che non hanno la possibilità di entrare nel sistema pensionistico perché sempre voi avete creato una situazione di stallo. Non si capisce più che cosa volete fare perché Poletti ci dice che vuole fare la riforma nel disegno di legge di stabilità, oggi invece nel disegno di legge di stabilità non c’è nulla che garantisca a queste persone vessate dallo Stato di avere la propria dignità. Oggi qua non ci siamo e i cittadini devono rendersi conto che il Governo lascia perdere le persone più deboli. Il Governo sta andando chissà dove. Dove volete andare ?

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

  DAVIDE TRIPIEDI. Quindi ci ritroviamo un Governo che dà 80 euro a chi ha un lavoro e non dà nulla chi non ha niente perché questi sono i fatti. Il MoVimento 5 Stelle ed io in persona come capogruppo della Commissione lavoro mi vergogno delle attività che sono state svolte in Commissione bilancio, mi vergogno di un Viceministro che mi dice: è troppo facile trovare le risorse così, le coperture me le devi dare tu. E no, signori miei, perché le coperture noi le avevamo trovate per dare il fondo a quelle persone che svolgono un'attività usurante, le avevamo trovate ed erano buone quelle coperture. Avete preferito fare altro. Continuate così ! Spero che i cittadini riescano a capire quale è il vostro programma: il programma dei diktat dell'Europa, di questa Europa che non è più dei popoli ma è un'Europa delle banche. Noi siamo stufi di questa Europa vergognosa che ci impone degli obblighi che sono altrettanto vergognosi. Per noi del MoVimento 5 Stelle prima di tutto arrivano i cittadini, le persone più deboli. Secondo voi, da quello che ha detto anche il mio collega Daniele Pesco, per voi arrivano prima le banche. Quindi fate un po’ una riflessione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il primo rilievo che desidero fare nel corso del mio intervento riguarda e costituisce sicuramente un elemento non specifico, non tecnico ma, come si direbbe giornalisticamente, di colore, nonostante nel dibattito siano state sollevate questioni anche con toni abbastanza vivaci. Tuttavia ci tengo a sottolineare che il dibattito che c’è stato in Commissione e il clima in cui si è svolto quel dibattito su una manovra così delicata e complessa, è stato molto positivo, improntato alla massima concretezza, all'approfondimento dei temi, ad un confronto appassionato ma pacato e costruttivo. In questo quadro e proprio nel clima che si è creato è stato approvato un numero cospicuo di emendamenti anche presentati dalle opposizioni. E questo lo dico perché, oltre al merito dovuto all'attenta conduzione del presidente ed al senso di responsabilità dei commissari, si sono confrontate le ragioni vere, le questioni concrete che ognuno ha sostenuto per raggiungere il risultato migliore in un momento tanto difficile per il nostro Paese per le problematiche interne che lo attraversano e per il necessario rispetto dei parametri europei. Sono stati approvati peraltro numerosissimi emendamenti dell'opposizione, come dicevo prima, proprio perché ciascun gruppo ha inteso le ragioni degli altri. La Camera ha affrontato diverse importanti questioni, altre le ha espressamente lasciate all'esame del Senato affinché possa completare questo lavoro.
   La manovra si fonda su alcuni pilastri fondamentali: il taglio dell'IRAP, il bonus per gli 80 euro, il bonus bebé, la decontribuzione per i nuovi assunti, il credito di imposta per ricerca e sviluppo, il TFR in busta paga in via sperimentale solo in caso di espressa volontà per i lavoratori che lo chiedono nel periodo tra il 1o marzo 2015 e il 30 giugno 2018, la costituzione di un Fondo di 2 miliardi di euro a decorre dal 2015 per gli oneri derivanti dall'attuazione del disegno di legge delega in materia di lavoro che è stato incrementato insieme alle risorse per la cassa integrazione guadagni. Si tratta di un complesso di misure che spostano e movimentano circa 20 Pag. 69miliardi verso il fronte dei consumi e della produzione. E, a tal proposito, mi sembra pertinente e opportuno riprendere le parole del nuovo leader nazionale della CISL, Annamaria Furlan, la quale ha detto: «Dopo dieci anni di finanziarie lacrime e sangue finalmente una che destina 18 miliardi a impresa e lavoro. Non si è scioperato contro le leggi di stabilità lacrime e sangue del Governo Monti, scioperare oggi ci pare sperequativo in una logica di tipo sindacale».
  Ecco, questo è il sindacato con il quale noi non solo ci confrontiamo, ma del quale abbiamo bisogno.
  Vediamo alcuni elementi sul quadro macroeconomico. Il quadro di finanza pubblica all'interno del quale l'esame del disegno di legge di stabilità è stato avviato non era certo dei migliori. A fronte di un indebitamento netto tendenziale pari al 2,2 per cento del prodotto interno lordo, si prevedeva un indebitamento netto programmatico più elevato, indicato al livello del 2,9 per cento, con l'obiettivo di realizzare uno spazio di bilancio in disavanzo pari allo 0,7 per cento del PIL – circa 11 miliardi e mezzo – da impiegarsi nel disegno di legge di stabilità per il 2015 in modo da affidare a tale provvedimento un carattere espansivo.
  Il nuovo quadro programmatico avrebbe comportato, tuttavia, un percorso di risanamento e crescita più lento rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza 2014, che, nelle intenzioni del Governo, si rifletteva necessariamente sullo spostamento del raggiungimento del pareggio di bilancio dal 2016 al 2017.
  La discesa dello spread, con il differenziale tra i titoli italiani e i bund tedeschi, stabile a 130-140 punti base, potrebbe creare un cuscinetto extra per i conti pubblici del Paese fino ai 10 miliardi in tre anni. Invece, nell'ultimo Documento di economia e finanza, il differenziale tra i titoli del Tesoro e quelli tedeschi viene indicato sui 190 punti: quindi, una discreta differenza.
  Il centro studi di Unimpresa ha preso in considerazione gli effetti del calo del divario tra le emissioni di titoli pubblici italiani e quelli tedeschi, alla luce del minimo record toccato in questi mesi del tasso sui BTP decennali calato al 2,18 per cento. Permanendo un differenziale più basso di quello previsto, si otterrebbe un risparmio sul versante della spesa per interessi sul debito statale pari a 1,8 miliardi nel primo anno, nel secondo anno, il vantaggio salirebbe fino a 3,6 miliardi e, poi, ancora altri 4 miliardi e mezzo il terzo anno. In totale, i benefici per le casse dello Stato sarebbero di 9,9 miliardi nell'arco di trentasei mesi (appunto, i 10 miliardi che avevo citato prima).
  Come previsto dagli accordi, il documento programmatico di bilancio per il 2015 è stato trasmesso alle autorità europee che, sebbene abbiano accolto alcune richieste italiane supportate dalle circostanze eccezionali invocate dal Governo – ed ha, quindi, accordato una sorta di moratoria che, in caso di recessione consente di sospendere il taglio del deficit strutturale –, hanno però formulato alcune osservazioni, a seguito delle quali il Governo ha presentato, il 28 ottobre 2014, una correzione di bilancio con la quale l'ulteriore sforzo fiscale risulta pari a 4 miliardi e mezzo per il 2015. Il 18 novembre, con emendamento del Governo, sono stati corretti i saldi del disegno di legge di stabilità, reperendo 4 miliardi e mezzo di euro. La Commissione bilancio della Camera ha approvato la proposta di modifica, che accoglie le richieste di Bruxelles. Il rapporto deficit-PIL è passato dal 2,9 al 2,6 per cento, come richiesto dall'Unione europea.
  Dopo questa attività preliminare, la Commissione europea ha dato il via libera al disegno di legge di bilancio italiano, pur sottolineando, del resto, il rischio di non rispetto degli impegni in relazione all'elevato debito pubblico. L'atto ufficiale che, tra l'altro, è pervenuto oggi, 28 novembre, riconosce che l'Italia ha compiuto progressi per quanto riguarda la parte strutturale delle raccomandazioni fiscali emanate dal Consiglio nel quadro del semestre europeo 2014, ma invita l'autorità a compiere ulteriori progressi. Riconoscere – ed Pag. 70è condivisibile, dice – l'impostazione che deve incoraggiare prospettive di crescita, mantenendo, però, la spesa primaria sotto controllo e continuando a proseguire nella direzione della riduzione del debito pubblico. La Commissione, quindi, riesaminerà, a marzo 2015, la posizione dell'Italia.
  Entrando nel merito, però, del provvedimento, anche in maniera schematica, vorrei svolgere alcune osservazioni per le imprese e per gli investimenti.
  L'introduzione del nuovo credito d'imposta per ricerca, sviluppo e innovazione è considerata un segnale positivo da Confindustria, che ha apprezzato il disegno di legge di stabilità. La richiesta alle imprese – e anche quella del Nuovo Centrodestra – è che il credito d'imposta sia introdotto in modo strutturale e per tutti, in modo da far crescere davvero gli investimenti alle imprese e il finanziamento alle aziende private e al sistema della ricerca pubblica. Rammentiamo che il solo settore biotecnico, in Italia, è un settore dinamico, altamente tecnologico e competitivo, con 176 imprese sul territorio, investimenti in ricerca e sviluppo di oltre un miliardo e quasi 5 mila addetti alla ricerca.
  Altra misura utile alle imprese è stata quella di prorogare per un anno la norma che consente di compensare i debiti delle imprese con il fisco con i crediti da loro vantati nei confronti della pubblica amministrazione. La misura era già in vigore per il 2014 e si era proposto di renderla strutturale.
  Per iniziativa di un altro emendamento del Nuovo Centrodestra, è stata rifinanziata la nuova legge Sabatini, la legge per le imprese che acquistano beni strumentali, per un importo in finanziamento di 12 milioni nel 2015, di 31,6 nel 2016 e, nel 2017, per 46,6 milioni. In questo modo, finanziando il conto interessi delle aziende, si incentivano gli investimenti per l'acquisto di beni strumentali. Quindi, riusciamo in questo modo, da un lato, a dare un importante sostegno alle imprese e, dall'altro, a incentivare la ripresa dei consumi.
  Per quanto riguarda il taglio IRAP, all'originaria previsione che al beneficio potessero accedere solo le imprese che assumono a tempo indeterminato, la Commissione ha esteso il beneficio anche alle attività stagionali. Questo è il caso tipico delle attività che operano nel settore turistico, caratterizzato, come è ampiamente noto, da elevati aspetti di stagionalità. Abolizione dell'IMU su macchinari e capannoni, taglio dell'IRAP e maggiori risorse per la «legge Sabatini» costituiscono un ottimo tridente per la crescita e per le nostre imprese. Altro importante intervento per le imprese – che dimenticavo – è stato anche l'emendamento in favore del made in Italy: sono stati assegnati 220 milioni all'ICE per finanziare, fino al 2017, il Piano straordinario per la promozione del made in Italy e l'attrazione di investimenti in Italia. Sui buoni pasto è stata fatta una piccola riforma, che è passata quasi inosservata ma di grande impatto, che potrebbe fornire una notevole integrazione al reddito dei lavoratori. È stato infatti elevato da 5,29 euro attuali a 7 euro la soglia di esenzione fiscale dei buoni pasti, valore rimasto invariato dal 1998. Avere a disposizione 1,71 euro in più al giorno equivale circa a 400 euro in più all'anno di reddito netto disponibile per la spesa alimentare del lavoratore. Il complesso delle misure per le imprese ed il lavoro, secondo l'Ufficio parlamentare per il bilancio, consentono al nostro cuneo fiscale sul lavoro di collocarsi, almeno per alcune tipologie di lavoratori, non lontano da quello medio dei Paesi dell'Unione europea. Ammortizzatori sociali: è stato fatto qualcosa anche in questa direzione. Il mercato del lavoro continua a fare i conti, come sappiamo, con dati più che negativi: nei primi dieci mesi dell'anno le ore di Cassa integrazione autorizzate assommano a 940 milioni, con una perdita complessiva di reddito per i lavoratori pari a 3 miliardi 600 milioni di euro. Dall'inizio della crisi, cioè da settembre 2008, ad oggi, sono state autorizzate 6,3 miliardi di ore dei Cassa integrazione guadagni. La Commissione ha aggiunto per gli ammortizzatori sociali 500 milioni di euro. Per l'attuazione del Jobs Act l'ammontare complessivo raggiunge i 2 miliardi di euro. Nel Pag. 71disegno di legge stabilità, per ammortizzatori sociali e Cassa integrazione guadagni in deroga sono previsti 2,2 miliardi di euro, e altri 700 milioni arriveranno dal Fondo Fornero per l'occupazione. Secondo il presidente della Commissione lavoro, Cesare Damiano, tuttavia, queste risorse non sono sufficienti ad estendere gli ammortizzatori come prevede il disegno di legge delega sulla riforma del lavoro. Mancano, infatti, ancora altri 420 milioni, che, viene auspicato, possono essere reperiti nell'ambito del passaggio parlamentare di questo disegno di legge al Senato. Sulle emergenze idrogeologiche, fermo restando che la posizione del Governo è che i fondi per il dissesto idrogeologico siano tenuti fuori dal Patto di stabilità, nelle norme approvate in Commissione è previsto che siano escluse subito le spese sostenute per la prima emergenza: per ripristinare subito viabilità o per soccorrere popolazioni. Chi ha soldi in cassa li potrà spendere. I comuni che hanno subito danni idrogeologici potranno escludere il 70 per cento della spesa dal Patto di stabilità. Il Governo ha elaborato il piano contro il dissesto idrogeologico stanziando 700 milioni di euro per la prima fase, vale a dire la messa in sicurezza delle aree metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Firenze, Bologna, Genova, Reggio Calabria, Cagliari, Messina, Palermo, Catania). Si tratta di 69 interventi che riguardano 1.131 comuni, dove vivono 21 milioni di persone, il 40 per cento della popolazione italiana, individuati dalle regioni con il supporto delle Autorità di bacino sulla base delle mappe di rischio. Di questi fondi, 110 milioni di euro saranno nella legge stabilità. Anzi, sono nella legge stabilità. Il resto arriverà dai Fondi di coesione e dai Fondi europei. Ci saranno, inoltre, altri 290 milioni per la progettazione di opere urgenti. Il Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico è un progetto che prevede una spesa di 9 miliardi di euro in sette anni: cifre mai viste in Italia per la prevenzione, che, se attuata fine in fondo, potrebbe dar vita, davvero, e rappresentare un cambiamento di rotta nella battaglia per fare dell'Italia un Paese moderno e non più costretto a fare i conti con danni per 2,5 miliardi di euro ogni anno, purtroppo. Alcune misure per la famiglia. Per quanto riguarda i nuclei familiari: per la prima volta, anche grazie agli interventi del gruppo parlamentare Nuovo centrodestra, è stato introdotto un fondo interamente dedicato alle famiglie. Le misure previste, infatti, riguardano la concessione di 80 euro al mese e tre anni di bonus per le neomamme; lo stanziamento per il 2015 è di 500 milioni di euro, alcuni sotto forma di assegno per il sostegno alla natalità ed altri da destinare a politiche per la famiglia. La dotazione del fondo per le non autosufficienze è stata incrementata da 250 a 400 milioni di euro, prevedendo che lo stanziamento del fondo sia rivolto anche agli interventi a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica.
  Si tratta di un impegno del Nuovo Centrodestra fortemente voluto per una fascia di popolazione in difficoltà e soprattutto per sostenere quelle famiglie italiane che al proprio interno hanno persone con gravi patologie. Con un altro nostro emendamento si dispone la destinazione di una quota del medesimo fondo per la famiglia pari a 8 milioni per il 2015 in favore del fondo per la distribuzione delle derrate alimentari e le persone indigenti, un fondo parzialmente finanziato dalla Unione europea per il quale, a decorrere dal 2015, risultava azzerato il cofinanziamento nazionale.
  Si incrementano a decorrere dall'anno 2015: il fondo per la carta acquisti ordinaria di 250 milioni di euro; il fondo nazionale per le politiche sociali di 300 milioni di euro; lo stanziamento del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo di 187 milioni 500 mila euro per ciascun anno.
  Sulle scuole paritarie, dal 2015, si autorizza una spesa pari a 200 milioni di euro da destinare al sostegno delle scuole paritarie. La Commissione ha approvato un emendamento volto a riportare al MIUR, al Ministero, tutto il fondo per le scuole paritarie, sottraendolo alla necessità di pareggio di bilancio delle regioni Pag. 72che avrebbero potuto destinarlo secondo altri ordini di priorità come già successo negli anni precedenti. In tal modo, sia pure in regime di riduzione di risorse, si permetterà almeno alle scuole di programmare investimenti e attività in un quadro di certezze economiche. Questo impedirà che si verifichino altri casi, come quello del Lazio, dove i fondi non sono stati erogati per tappare buchi del bilancio, appunto, regionale.
  Per le Forze dell'ordine e il comparto sicurezza in generale, grazie al nostro lavoro e a quello del Ministro Alfano, a partire dal 1o gennaio 2015 sono sbloccati i meccanismi automatici stipendiali ovvero: anzianità e adeguamento al costo della vita. In parole povere gli stipendi delle Forze dell'ordine riprenderanno a crescere. A ciò si aggiunga che per tutti gli appartenenti al comparto sicurezza e difesa, tanto per gli agenti quanto per gli ufficiali, alle promozioni si aggiungeranno i corrispondenti incrementi di stipendio inoltre, sempre grazie al nostro impegno e a quello del Ministro Alfano la legge di stabilità prevede che, entro il mese di aprile, saranno risolti ulteriori nodi quali: il pagamento di straordinari, il turn over, l'ammodernamento dei mezzi e la specificità ovvero quella parte di stipendio legata alle particolari funzioni del comparto. Le risorse per queste misure sono tutte nel bilancio 2015.
  Con un altro emendamento nostro – non accolto però dalla Commissione – si è tentato di semplificare e ridurre le tasse sugli immobili a partire dalla casa. La proposta, che ripresenteremo al Senato, prevede che a parità di gettito le imposte sulla casa e quelle locali siano accorpate in una unica imposta con un massimo di due scadenze l'anno. Le tasse sulla casa, che all'epoca del Governo Berlusconi ammontavano a 11 miliardi, oggi danno un gettito di 30 miliardi. Il nostro impegno per una concreta riduzione delle tasse, soprattutto quelle legate alla casa, passa anche attraverso l'approvazione dell'emendamento che prevede l'immediata pubblicazione dei costi e dei fabbisogni standard dei comuni.
  Il canone RAI. Una menzione a parte merita la discussione sulla riforma del canone RAI, tenutasi soprattutto fuori dal Parlamento. La proposta di inserirlo nella bolletta elettrica – lo dico chiaramente – configura una stortura del sistema contro la quale ci batteremo in quanto si caricherebbe una tassa su una tariffa. Noi, il Nuovo Centrodestra, abbiamo evidenziato l'opportunità di riformare il canone RAI, valutando se non sia opportuno trasformarlo, nel pieno rispetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 284 del 2002, in imposta collegata e ricompresa nelle imposte sui redditi, quindi con gli opportuni criteri di progressività sopprimendo integralmente un regime di controlli costoso e poco produttivo e in tal modo riducendone significativamente l'importo. Contestualmente sarà opportuno prevedere rigorosi interventi che consentano una maggiore efficienza di spesa della concessionaria pubblica, una ottimale applicazione del contratto di servizio e un maggiore pluralismo informativo. Poiché il canone RAI era legato il finanziamento del sistema radiotelevisivo locale – o perlomeno si voleva fare con la riforma – per una cifra valutata dal Governo pari a 40 milioni l'anno, si è creato ovviamente un azzeramento del finanziamento alle TV locali. La Commissione ha provveduto con un intervento di 20 milioni che sarà opportuno integrare ancora al Senato, per riportarlo alla quota vincolata dei 40 milioni. Lo stanziamento serve a compensare le riduzioni dei fondi effettuate nel 2014 ponendo un freno a una crisi sempre più drammatica ed evitare il collasso in un settore in cui molti dipendenti sono già in cassa integrazione.
  Viene aumentato da 20 milioni a 31 milioni il fondo predisposto per indennizzare le TV che dovranno liberare le frequenze oggetto di interferenze con i Paesi confinanti. Viene, inoltre, fatto slittare dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015, il termine di rilascio al Ministero di queste frequenze.
  Nel settore dell'agricoltura, è stato previsto il reinserimento e l'implementazione del finanziamento per il sostegno all'imprenditoria Pag. 73giovanile in agricoltura: 10 milioni di euro per il 2015, 15 per il 2016, 8 per il 2017 e le misure per il rafforzamento dei contratti filiera e di distretto, con uno stanziamento di 30 milioni per il triennio 2015-2017.
  Positiva anche la riduzione del cuneo fiscale attraverso la piena deducibilità dalla base imponibile IRAP del costo del lavoro per i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato applicabile anche alle imprese agricole.
  L'ecobonus: la proroga dell'ecobonus al 65 per cento a tutto il 2015, non solo per l'efficienza energetica, ma anche per gli interventi di consolidamento antisismico degli edifici esistenti, come più volte chiesto dalla Commissione ambiente della Camera; questa misura è stata deliberata all'interno della Commissione. Una misura molto importante per la sicurezza dei cittadini e per la nostra economia, che sarebbe utile e necessario estendere e stabilizzare.
  Il credito d'imposta per la ristrutturazione e l'efficienza energetica in edilizia è stata la misura di gran lunga più anticiclica messa in campo lo scorso anno; secondo i dati di Cresme e del servizio studi della Camera questa ha prodotto 28 miliardi di investimenti e 340 mila posti di lavoro. Inoltre, si è prevista l'estensione della detrazione per l'acquisto e posa in opera delle schermature solari, nonché per l'acquisto e posa in opera degli impianti di climatizzazione invernale, dotati di generatori di calore, alimentati da biomasse, combustibili, come caldaie, stufe e termocamini, nei limiti del massimo di detrazione di 30 mila euro per intervento.
  Patronati. Il testo originario del disegno di legge di stabilità prevedeva un taglio di 150 milioni di euro per i patronati, che ora vengono ridotti della metà, a 75 milioni di euro, e viene disposto che le risorse vadano solo ai patronati più efficienti. Viene, quindi, disposto un piano di razionalizzazione dei patronati che per sopravvivere dovranno seguire delle regole.
  Partecipate. Un intervento altrettanto importante riguarda il comparto delle società partecipate. Al fine di assicurare il coordinamento della finanza pubblica, gli enti interessati, dal 1o gennaio 2015, avviano un processo di razionalizzazione delle società partecipate, direttamente o indirettamente, per conseguire una loro riduzione entro il 31 dicembre 2015 mediante i piani di razionalizzazione. L'ente di governo d'ambito può procedere all'affidamento diretto dei servizi pubblici locali a rete solo a favore di società interamente pubbliche in possesso dei requisiti prescritti dall'ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate dagli enti locali, ricadenti nell'ambito territoriale ottimale.
  I criteri fissati dalla norma per la redazione dei piani prevedono l'eliminazione delle società e delle partecipazioni non indispensabili a finalità istituzionali o detenute in società analoghe a quelle svolte da altre partecipate. Vengono, inoltre, sollecitate operazioni di fusione o di internazionalizzazione delle funzioni e aggregazioni di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica.
  È, inoltre, previsto il contenimento dei costi di funzionamento anche attraverso la riorganizzazione degli organi amministrativi, il controllo delle strutture aziendali e la riduzione delle remunerazioni.
  Cari colleghi, signor Presidente, ho indicato solo alcuni dei punti più importanti che sono stati recepiti dal provvedimento su nostra indicazione, ma tante altre sono le misure che abbiamo sollecitato e che sono state fatte proprie dal testo finale.
  Quanto fatto riteniamo sia utile allo sviluppo del nostro Paese, attraversato da una grave crisi. Altre misure, altri provvedimenti sono in cantiere e su questi si concentrerà la nostra attenzione e il nostro impegno. Uscire dal tunnel della crisi è possibile e noi dobbiamo centrare questo obiettivo con rapidità e con provvedimenti incisivi, che non lasciano indietro nessuno e ci risollevano finalmente da uno dei momenti più difficili della nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Crippa. Ne ha facoltà.

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  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, l'ultimo intervento mi ha fatto in qualche modo pensare se avessimo letto la stessa legge di stabilità perché mi sembrava di sentir parlare di «fantasia» perché, alla fine, quando mi viene detto che 700 milioni di euro sul dissesto idrogeologico è un punto fondante che va a sanare un principio di rischio idrogeologico, probabilmente non ci siamo assolutamente capiti. Quelli sono interventi post emergenza, sono interventi che devono essere fatti prima dell'alluvione, perché il principio è: «devo evitare che ci sia un'alluvione» e non mettere i soldi per togliere il fango laddove è arrivato, perché altrimenti siamo veramente su due piani completamente diversi. Un conto è intervenire e un conto è pianificare: di pianificazione non c’è assolutamente nulla.
  Vado a parlarvi un po’ di quello che è accaduto all'interno della Commissione bilancio, dove siamo riusciti ad obbligarvi a mettere mano agli impegni presi con la legge di stabilità dell'anno scorso, specificando meglio le modalità di finanziamento di realtà produttive della manifattura digitale, ove le stampanti 3D rappresentano una realtà concreta e operativa.
  Ricordiamo dove sta arrivando, oggi, questo settore, definito come la terza rivoluzione industriale dal Garante delle PMI nella sua relazione annuale dell'anno scorso: protesi umane di alta precisione in materiale plastico, oppure oggetti metallici di alta complessità sino ad oggi non realizzabili in stampa a fusione in monoblocco, come parti motoristiche dell'aviazione, citando, a titolo di esempio, le alette delle turbine degli Airbus.
  Noi chiedevamo 150 milioni di euro per fare qualcosa di serio, per pianificare seriamente questo tipo di settore e dare un impulso chiaro e concreto; peccato, però, alla fine della fiera ne sono stati messi soltanto 15, di cui 10 risalenti all'anno scorso; quindi, sostanzialmente, il vostro sforzo è stato di 5 milioni di euro. Uno sforzo che noi consideriamo assolutamente insufficiente per stare dietro a quello che sta succedendo oltreoceano, dove, negli anni passati, gli Stati Uniti hanno messo un miliardo di dollari per far partire dei distretti di stampa digitale distribuiti su tutto il territorio statunitense; qua per riuscire a far partire qualcosa di concreto mettete 5 milioni di euro, fate voi la debita proporzione della serietà e dell'intenzione.
  Vi chiedevamo la stabilizzazione delle compensazioni delle cartelle esattoriali per coloro i quali vantino dei crediti verso la pubblica amministrazione, ma il concetto per cui un'impresa che aspetta dei soldi dallo Stato non debba essere vessata da Equitalia, perché colui che non paga in primis è lo Stato italiano, siamo riusciti soltanto a strapparlo per il 2015, quindi per voi non è importante, eventualmente, chi andrà a subire questo tipo di trattamento e non verrà ancora pagato dallo Stato.
  Dall'altro lato, purtroppo, siamo sempre dalla parte dell'imprenditore che si vede arrivare le cartelle di Equitalia e, in qualche modo, non avrà più accesso al credito, avrà problematiche di ogni tipo, tra cui anche quella di non poter partecipare, magari, a gare d'appalto perché non riesce a pagare i suoi dipendenti, gli F24 dei propri dipendenti e per questo gli verrà reso impossibile l'accesso alle gare d'appalto. Ma, a voi, questo non interessa.
  Avete stabilizzato per un anno ancora l'ecobonus. Seriamente, perché non riusciamo a fare una misura strutturale sull'ecobonus fisso ? Qua, stiamo dicendo che di anno in anno dobbiamo sperare, eventualmente, che le vostre intenzioni nel risparmio energetico siano valide o meno. Arriviamo a novembre e dicembre e c’è questo punto interrogativo. Volete capirlo che i processi di decisione di un'assemblea condominiale non durano magari un anno, ma durano anche di più. Dal momento in cui si fa una prima assemblea viene presentato, ad esempio, un intervento di risparmio energetico al condominio, a quel punto si dà l'incarico a un progettista, il progettista presenta una soluzione progettuale, a quel punto, dopo, vengono chiamate le ditte, solo dopo che le ditte si sono espresse si accettano i preventivi, credo che a livello di decisione assembleare di Pag. 75condominio si vada oltre l'anno; se voi non riuscite a garantire una continuità di questo sistema, non riusciremo mai a dare una linearità al sistema dell'efficientamento energetico di questo Paese. Ma credo che questo, probabilmente, non vi interessi.
  Avete rifiutato l'emendamento sul piano della mobilità elettrica per la rete autostradale e le reti extraurbane. In che modo si vuole andare verso una riconversione parziale della mobilità da combustione a mobilità mediante veicoli elettrici ? Vi accontentate delle colonnine di ricarica sparse qua e là nelle città ? Io credo che quelle siano soltanto delle foglie di fico per non affrontare il problema. E dire che il nostro emendamento rispondeva ad uno studio della RSE, Ricerca sul sistema energetico, braccio operativo del GSE – l'organo pur essendo una Spa, sostanzialmente, è detenuto totalmente da capitale pubblico – ma anche lì, tale studio viene preso e messo nel cassetto perché nessuno tende neanche a renderlo operativo.
  Quello studio parla di 100 milioni di euro per realizzare una rete di ricarica sulla rete extraurbana e autostradale. Vuol dire: incominciamo a fare un asset e allora vedrete che il mercato partirà. Questo non lo dice il MoVimento 5 Stelle, ma nel marzo 2014, la Tesla Motors, durante un'audizione in Commissione attività produttive, ha portato i dati di vendita dei loro veicoli elettrici nel 2013 in Europa. Su 22 mila veicoli venduti, sapete quanti ne sono stati venduti in Italia ? Trenta; quindi, probabilmente a chi prende la macchina la domenica, si fa un giro e poi torna a casa, giusto per sfizio personale. Non riusciamo a dare una risposta concreta a chi produce, vende e, tra l'altro, continua a portare innovazioni sui mercati. Oggi, ad esempio, in Svezia, stiamo parlando di numeri completamente diversi, come mai ? Noi inseguiamo sempre a quindici, vent'anni di distanza.
  Avete rifiutato l'emendamento sull'elettrificazione delle banchine dei porti, su cui serve un impegno concreto, immediato, anche perché, a nostro avviso, tra oneri di sistema e tasse potrebbe comportare un introito stimabile in sei milioni di euro l'anno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 15,58)

  DAVIDE CRIPPA. Certo, doveva essere messa sul piatto una disponibilità economica che poteva essere da stimolo per la realizzazione di quelle infrastrutture energetiche che avrebbero comportato un beneficio immediato ambientale per quelle città portuali che, a titolo esemplificativo, ospitano navi mercantili o passeggeri che, in fase di stazionamento in banchina, mantengono i motori accesi. Sapete la dimensione di un motore navale acceso ? 20 megawatt ! Immaginatevi due navi passeggeri ubicate in un porto: 40 megawatt funzionanti in maniera discontinua e che vanno ad aumentare, con dei picchi vertiginosi, il disagio delle situazioni ambientali delle zone ove stazionano. Noi davamo una soluzione anche qui. È una visione che – peccato – non avete colto.
  Sarebbe stato anche da stimolo per la cantieristica navale per la predisposizione elettrica delle navi stesse, che potrebbe comportare, in qualche modo, un upgrade, un ripartire della nostra attività cantieristica, perché la trasformazione di una predisposizione elettrica su questo tipo di navi è un investimento che è oneroso (dai 500 milioni a un miliardo per ogni nave). Allora, immaginatevi se la cantieristica navale italiana poteva beneficiare di quel tipo di attività ? Il tutto, però, ovviamente deve partire da un impulso politico ed economico. Anche qui non ci avete ascoltato. L'emendamento non faceva altro che riprendere quella che era una raccomandazione della Commissione europea del 2006, ripresa dalla legge finanziaria del 2008. Peccato, perché sono trascorsi «solo» sei anni e nessuno è ancora riuscito ad attuarla. Va bene, per voi va bene così; continuate a bruciare dell'olio combustibile anziché cercare di fare una riconversione elettrica anche laddove si possa realmente fare.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 16)

  DAVIDE CRIPPA. Avete rifiutato l'emendamento relativo all'IMU delle piattaforme petrolifere. L'emendamento nasceva da una controversia giurisprudenziale, tra i comuni e le società petrolifere, sull'assoggettabilità delle piattaforme petrolifere antistanti le coste marine all'IMU. La sentenza della Cassazione del 2005 ha riconosciuto il potere impositivo del comune sulle acque territoriali, in quanto sull'intero territorio dello Stato, ivi compreso il mare territoriale, convivono e si esercitano i poteri dello Stato contestualmente ai poteri dell'ente regione e degli enti locali. Non è configurabile, quindi, che in una porzione di territorio, inteso in senso lato, su cui si esercita la sovranità dello Stato non convivano i poteri delle autorità regionali e locali. Questa era una sentenza, come abbiamo detto. Perché non riusciamo ad applicare l'IMU sulle piattaforme petrolifere ? In qualche modo dei comuni ne stanno chiedendo, già da quando era ICI, il pagamento. Peccato ! Neanche qui ci avete voluto ascoltare. Per voi va bene così. Continuate a fare figli e figliastri su chi debba pagare le tasse. Piccole e medie imprese sì; grandi multinazionali petrolifere no. Questa è la vostra attenzione per il nostro apparato produttivo !
  Avete rifiutato numerosi emendamenti che riguardavano agevolazioni per le start-up innovative, agevolazioni sui contributi INPS per i soci delle start-up innovative: non vi accorgete che negli altri Paesi vi sono porte aperte ai cittadini per la creazione della loro idea imprenditoriale. Però, nei primi anni devono concretizzare questa idea imprenditoriale, su cui è certo che vi sono degli anni di investimento e per la quale alla fine della fiera è già tanto se io riesco a portare a casa una pagnotta, giusto per mantenermi. Ma sarà ben difficile che si possa pensare di non sgravare queste persone da un contributo previdenziale obbligatorio. Cioè, proviamo a fare qualcosa per rilanciare i nostri settori innovativi. Peccato; siete fossilizzati su idee imprenditoriali da età del ferro.
  Come vedete, le nostre visioni di rilancio e sviluppo non appartengono minimamente a questo disegno di legge di stabilità. Con l'occasione vorrei ricordare al Viceministro Morando che gli imprenditori italiani stanno attendendo il decreto attuativo sul Fondo per il microcredito, che oggi sarebbe linfa vitale per la sopravvivenza di alcune realtà imprenditoriali. Segnalo tramite lei, Presidente, al delegato Rosato, che noi ancora stiamo aspettando quella famosa promessa, fatta ai tempi da Legnini e da De Vincenti, sul fatto che dovevano uscire questi decreti attuativi imminentemente entro fine agosto. Siamo arrivati e abbiamo detto: Ok, a fine settembre. Ormai siamo a fine novembre e credo che fine dicembre arriverà in frettissima. Ce la fate a emanare questo decreto attuativo ? Perché altrimenti stiamo prendendo in giro gli italiani.
  Le imprese stanno aspettando questo come linfa vitale per poter sopravvivere. Volete fare il regolamento attuativo per il microcredito, sì o no ? Se lo volete, noi lo vogliamo nel più breve tempo possibile, altrimenti per farvi rispettare i patti che cosa dobbiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza sul disegno di legge di stabilità e sul disegno di legge di bilancio, deputato Gianni Melilla. Avverto che avete ultimato i tempi. Prendo atto che rinuncia alla replica.
  Prendo atto che la relatrice di minoranza sul disegno di legge di stabilità e sul disegno di legge di bilancio, deputata Laura Castelli, rinuncia alla replica.
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di stabilità, deputato Mauro Guerra, rinuncia alla replica.Pag. 77
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza sul disegno di legge di bilancio, deputato Paolo Tancredi, rinuncia alla replica.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa delle repliche – A.C. 2679-bis-A e A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il deputato Busin, che ringrazio, assieme a tutti coloro che hanno preso parte a questo dibattito, ha detto questa mattina, cito tra virgolette: «annunci e misure prive di una strategia di lungo periodo». È una critica che merita un approfondimento. Se infatti questa critica fosse fondata, se ne dovrebbe dedurre che sì le singole misure della legge di stabilità potrebbero magari anche avere successo e quindi risultare in una certa misura utili, ma non riprenderebbe in questo caso a scorrere nelle vene del Paese la quantità necessaria di fiducia, perché la fiducia, non la speranza, la fiducia, può trarre alimento soltanto dall'emergere di un discorso, di un racconto credibile sul futuro prossimo del Paese e, a sua volta, questo racconto è credibile solo se ogni singola azione è collocata dentro una strategia unitaria, che deve essere percepita come tale dal Paese.
  Ma questa critica – a questo voglio dedicare questa replica – è fondata ? La mia risposta è no; essa non è affatto fondata e cerco di dimostrare il più rapidamente possibile perché. Ogni singola scelta contenuta nella legge di stabilità risponde anzitutto ad un obiettivo unitario: tornare a crescere stabilmente.
  Se l'obiettivo è la crescita, allora dobbiamo agire coerentemente sui fattori fondamentali che a loro volta influenzano la crescita, nel senso di frenarla, perché ci sono forze fondamentali che agiscono nel senso di frenare la crescita – e qui le iniziative, le scelte della politica economica e fiscale dovranno rivolgersi a rimuovere questi fattori che frenano la crescita – e forze fondamentali e fattori che agiscono invece nel senso di promuovere la crescita, e qui le azioni, le scelte della politica economica e fiscale dovranno rivolgersi a promuovere una migliore e più ampia presenza di questi fattori che, potremmo dire così, spingono la crescita.
  Cominciamo dai fattori che frenano la crescita. C’è consenso nella letteratura e, da quello che ho capito questa mattina per esempio dall'onorevole Palese, anche in quest'Aula sul fatto che l'elevata pressione fiscale, non quella totale o non tanto quella totale, ma quella specifica sui produttori, lavoro e imprese, penalizzi le potenzialità di crescita. L'Italia – questo è il punto – ha una pressione fiscale sul lavoro e sull'impresa da record europeo e mondiale.
  Noi vogliamo rimuovere questo handicap, e lo vogliamo fare attraverso una strategia unitaria, che si sviluppa nel corso dei prossimi tre anni, a partire già dal 2014 e sviluppandosi più robustamente nel 2015. Noi ci siamo dati un obiettivo (lo voglio ripetere, anche se in quest'Aula ne abbiamo già discusso in occasione del dibattito sul Documento di economia e finanza): l'obiettivo è quello di portare la pressione fiscale sul lavoro e sull'impresa allo stesso livello a cui sta in Germania. Perché la Germania ? Perché è la Germania il nostro principale competitore, proprio perché in Europa e nel mondo noi siamo una grande potenza manifatturiera Pag. 78e siamo in competizione diretta, su questo versante, con la Germania. Ecco perché assumiamo questo benchmark, come si dice adesso, questo riferimento per la comparazione. Per conseguire questo obiettivo, dobbiamo rinunciare ogni anno a 36 miliardi di gettito. La cifra è precisa: 36 miliardi di gettito. Di qui la scelta del disegno di legge di stabilità, che non è una scelta isolata, non è una scelta casuale: è una scelta fondamentale, inserita dentro una strategia. Nel 2015, meno 18 miliardi di riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sull'impresa. Diciotto miliardi: molto lontani dall'obiettivo dei 36 miliardi necessari per arrivare ad avere il cuneo fiscale e contributivo sul lavoro e sull'impresa ad una dimensione analoga a quella della Germania, ma 18 miliardi sono metà della strada necessaria, e questa metà della strada si fa nel 2015. Entro il 2018 diventa credibile il conseguimento dell'obiettivo strategico: pressione fiscale sul lavoro e sull'impresa in Italia uguale a quella della Germania. La lettura del disegno di legge di stabilità in Commissione ha confermato e consolidato questa scelta, spesso con voti, sugli emendamenti apportati a questo proposito, che sono andati al di là della maggioranza, mostrando che questo obiettivo è, evidentemente, largamente condiviso, perché è vero il contrario di quello che ha detto Busin, e cioè perché è inserito dentro una strategia che, a sua volta, è largamente condivisa.
  Veniamo ora ai fattori che spingono la crescita, che vanno quindi promossi, non vanno rimossi; quello di prima va rimosso, perché la frena, quelli di cui mi accingo a parlare vanno promossi, perché, invece, la promuovono. Anche in questo caso, vi è una larga condivisione in letteratura e, penso, anche in quest'Aula. Nella società della conoscenza – chiamiamo così la società contemporanea – è la qualità del capitale umano a decidere del successo o dell'insuccesso, anche sul versante economico; non solo sul versante economico, ma anche su di esso. Ecco perché nel disegno di legge di stabilità abbiamo disposto le risorse necessarie per finanziare il piano della «buona scuola», sul quale si sta concludendo la consultazione promossa dal Governo, per passare, poi, all'iniziativa di legge vera e propria. Per la prima volta, negli ultimi venti anni – è stato detto che non è vero, ma, invece, io lo ribadisco, perché è verissimo ed è inconfutabile –, si torna ad investire risorse aggiuntive, rispetto al bilancio a legislazione vigente, sul cervello dei nostri bambini, dei nostri ragazzi, e sulla capacità di quei cervelli di produrre nuova conoscenza.
  Un secondo fattore che spinge la crescita è dato dalla qualità delle istituzioni economiche fondamentali. Cosa sono le istituzioni economiche fondamentali ? Mercato del lavoro e sistema delle tutele dal rischio disoccupazione: è un'istituzione economica fondamentale. Funzionamento della giustizia civile: è un'istituzione economica fondamentale. Riforma della burocrazia pubblica, per renderla più orientata alla crescita. La burocrazia pubblica, con la sua qualità, è un'istituzione economica fondamentale.
  Ecco perché nel disegno di legge di stabilità, voi trovate appostate le risorse, come dovrebbe fare la legge di bilancio, e come fa la legge di bilancio in tutti i Paesi in cui durante la sessione di bilancio non si risolvono normativamente tutte le iniziative che si vogliono fare nell'anno successivo, si appostano le risorse per poi poter sviluppare queste iniziative. Ecco perché nel disegno di legge di stabilità voi trovate le risorse necessarie, anche qui, aggiuntive rispetto al bilancio a legislazione vigente, per finanziare l'attuazione della legge delega sul lavoro, così come trovate il Fondo per gli interventi sul sistema giustizia. Non sono scelte casuali, ci sono quelle scelte perché sono inserite dentro una strategia unitaria di promozione della qualità delle istituzioni economiche fondamentali, senza migliorare la quale non c’è crescita del prodotto potenziale, e se non c’è crescita del prodotto potenziale, non c’è soluzione della crisi.
  Infine, la crescita è influenzata positivamente o negativamente, a seconda delle dimensioni di questo volume, dal volume degli investimenti diretti esteri: se è alto, il prodotto potenziale cresce, viceversa se è Pag. 79basso; in Italia, come sappiamo, è viceversa. Ecco perché è molto importante che su ciò, non il Governo, o il Governo in collaborazione con la Commissione, ma la Commissione, abbia deciso il finanziamento del piano per la promozione del made in Italy. Lo riassumo così: nel mondo c’è un'enorme domanda di Italia, sia di cose prodotte dall'Italia, che gli altri cittadini del mondo desiderano, vogliono, sia nel senso di venire in Italia ad investire, perché l'Italia piace nel mondo. Ma a questa domanda d'Italia non siamo stati in grado, nel corso degli ultimi anni, di fare corrispondere una adeguata offerta. L'approvazione in Commissione delle norme sul cosiddetto piano made in Italy cerca di aprire il sentiero, la strada, per affrontare finalmente, in modo programmaticamente ben delineato, esattamente, questo problema. Come si vede, quindi, una strategia unitaria c’è, in grado di dare coerenza ad ogni singola misura. È una strategia che si muove in Italia, e in Europa, lungo una linea chiara, fondata su due riferimenti: tutta la politica fiscale espansiva possibile e compatibile con l'esigenza della stabilità finanziaria, e tutte e subito le riforme strutturali necessarie per l'innalzamento della produttività totale dei fattori che stagna o, addirittura, cade da troppo tempo.
  Infine, signor Presidente, un'osservazione sulle clausole di salvaguardia. Noi siamo impegnati – lo voglio ripetere – a fare ciò che è necessario. In primo luogo, ottenere nuovi risultati sul versante della revisione della spesa, per scongiurare l'applicazione delle clausole di salvaguardia, e la credibilità di questo orientamento nasce dal fatto che rimuoviamo, neutralizziamo, la clausola di salvaguardia che scattava nel 2015 e che con il disegno di legge di stabilità viene completamente rimossa.
  In proposito vorrei avanzare al Governo di cui faccio parte – e, quindi, in primo luogo a me stesso – una critica più severa di quella che riguarda il fatto di avere disposto queste clausole di salvaguardia, che noi – lo voglio ribadire – non faremo scattare. La loro presenza, però, a ben vedere, testimonia di una criticità che permane: ancora una volta non siamo riusciti a dare pienamente alla nostra decisione di bilancio la necessaria profondità temporale. Ecco il difetto essenziale di cui ci parlano le clausole di salvaguardia ! Perché sono lì ? Perché la decisione di bilancio per il 2016 e il 2017 non è ancora sufficientemente determinata e questo è un errore, soprattutto per un Paese che deve fare una radicale revisione della spesa. L'esempio di grandi Paesi, che hanno fatto revisioni della spesa radicali e di successo (la Svezia, il Canada, l'Australia), dimostra inequivocabilmente che la profondità temporale della decisione di bilancio è la precondizione fondamentale del successo nell'attività di revisione della spesa.
  Infine – ed è davvero l'ultima frase – un ringraziamento il Governo lo deve ai relatori, a tutti i membri della Commissione bilancio, e un ringraziamento particolare lo deve al presidente Boccia, per avere efficacemente, qualche volta anche contro il Governo, difeso il rispetto delle regole fondamentali circa il contenuto proprio della legge di stabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Avverto che all'articolo 2, comma 32, del disegno di legge di stabilità, nel testo della Commissione, alla pagina 169, seconda colonna, seconda riga, dello stampato (A.C. 2680-A e A.C. 2679-bis-A), le parole: «dall'articolo 3» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «dall'articolo 3, comma 3-sexies». È in distribuzione un foglio di errata corrige contenente la correzione testé comunicata.
  Poiché non è ancora decorso il termine di preavviso previsto dal Regolamento per lo svolgimento di votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 16,30.

  La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,30.

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Seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (A.C. 2680-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017.
  Ricordo che, dopo l'esame degli articoli e degli emendamenti ed essi riferiti, l'esame degli ordini del giorno e la votazione finale del disegno di legge di bilancio avranno luogo, ai sensi dell'articolo 123, comma 3, del Regolamento, dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge di stabilità e della nota di variazioni, che dovrà essere presentata dal Governo.

(Esame degli articoli – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
  Avverto che la Commissione affari costituzionali ha espresso il parere sugli emendamenti, che è in distribuzione.
  Avverto inoltre che, prima dell'inizio della seduta, l'emendamento Martelli Tab. 2.10 è stato ritirato dal presentatore.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 con l'annessa tabella 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere sull'emendamento del Governo Tab. 1.100 è favorevole.
  Il parere sull'emendamento del Governo Tab. 1.101 è favorevole.

  PRESIDENTE. Il relatore Melilla, relatore di minoranza per Sinistra Ecologia Libertà ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere sull'emendamento del Governo Tab. 1.100 è contrario.
  Il parere sull'emendamento del Governo Tab. 1.101 è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo Tab. 1. 100, con il parere favorevole di Commissione e Governo e contrario del relatore di minoranza Melilla.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Carra, Ragosta, Turco, Paola Bragantini, Del Grosso, Bolognesi, Di Salvo, Ferranti, Folino, Franco Bordo, Epifani, Sorial, Baldelli, Frusone, Simoni, Giuliani ? Adesso arriva il tecnico, Bolognesi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  390   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
   Hanno votato  277    
    Hanno votato no  113.    

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  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 1.101 del Governo, con il parere favorevole della Commissione ed il parere contrario del relatore di minoranza Melilla.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Manfredi, Bossa, Gregori, Ginoble, Di Salvo, Di Lello, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  386   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  272    
    Hanno votato no  114.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con l'annessa Tabella 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Malisani, Di Lello, Di Gioia, Gregori, Cassano, Damiano, Vignali, Dell'Aringa, Zappulla, Tripiedi, Dieni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  393   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  277    
    Hanno votato no  116.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, con l'annessa Tabella 2, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che l'emendamento Martelli Tab. 2.10 è stato ritirato.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Tab. 2.100, Tab. 2.101 e Tab. 2.102 del Governo.

  PRESIDENTE. Relatore di minoranza, onorevole Melilla ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Tab. 2.100, Tab. 2.101 e Tab. 2.102 del Governo.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.100 del Governo, con il parere favorevole della Commissione ed il parere contrario del relatore di minoranza Melilla.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Gregori, Bolognesi, Ferranti, Colaninno, Busto, Bindi...Pag. 82
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  400   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  279    
    Hanno votato no  121.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.101 del Governo, con il parere favorevole della Commissione ed il parere contrario del relatore di minoranza Melilla.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Bossa, Colaninno, Rizzetto, Baretta, Ferranti, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  400   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  280    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.102 del Governo, con il parere favorevole della Commissione e il parere contrario del relatore di minoranza Melilla.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori... Simone Valente....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  400   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  280    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, con l'annessa Tabella 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi... Ferranti... Carloni... Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  400   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  282    
    Hanno votato no  118.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3, con l'annessa Tabella 3, e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A).

  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Tab. 3.100 del Governo.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza Melilla ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sull'emendamento Tab. 3.100 del Governo.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 83

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Tab. 3.100.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 3.100 del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani... Turco... Gigli... Ventricelli... Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  404   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  121.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, con l'annessa Tabella 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi... Fratoianni... Stumpo... Sbrollini... Agostini Luciano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, con l'annessa Tabella 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, con l'annessa Tabella 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baroni, Cassano, Occhiuto, Fossati, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  402   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  280    
    Hanno votato no  122.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5, con l'annessa Tabella 5 (Vedi l'allegato A – A.C. A.C. 2680-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, con l'annessa Tabella 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi... Gregari... Giammanco... Ferrari... Ferranti... Fossati....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  405   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  122.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), Pag. 84con l'annessa Tabella 6, al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, con l'annessa Tabella 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Grassi, Pellegrino, Cassano, Damiano, Porta, Ferranti, Rizzetto, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  123.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7, con l'annessa Tabella 7, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte emendative presentate.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Vacca Tab. 7.1 e Tab. 7.2.

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sugli emendamenti Vacca Tab. 7.1 e Tab. 7.2 ci rimettiamo all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca Tab. 7.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Cassano, Ferranti, Montroni. Chi altro non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  383   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca Tab. 7.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Grassi, Patriarca, Ferranti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  386   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 85

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, con l'annessa Tabella 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Fanucci, Stumpo. Chi altro non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  404   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  282    
    Hanno votato no  122.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), con l'annessa Tabella 8, al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, con l'annessa Tabella 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marazziti, Grassi, Ferranti, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  405   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  285    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9, con l'annessa Tabella 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, con l'annessa Tabella 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Fratoianni, Ferranti, D'Agostino, Luciano Agostini, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato sì  281    
    Hanno votato no  122.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10, con l'annessa Tabella 10, e della proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere sulla proposta emendativa relativa all'articolo 10.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sull'emendamento Dell'Orco Tab. 10.1 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Relatore Melilla ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi rimetto all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere è contrario.

Pag. 86

  PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dell'Orco Tab. 10.1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Monchiero, Brescia, Busto, D'Ottavio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  382   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato sì   70    
    Hanno votato no  312.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, con l'annessa Tabella 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato sì  284    
    Hanno votato no  122.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11, con l'annessa Tabella 11, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte emendative relative all'articolo 11, cioè gli emendamenti Rizzo Tab. 11.2 e Tab. 11.3 e Marcon Tab. 11.6.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è contrario su tutti e tre gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Relatore Melilla ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sugli emendamenti Rizzo Tab. 11.2 e Tab. 11.3 mi rimetto all'Assemblea, mentre sull'emendamento Marcon Tab. 11.6 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo Tab. 11.2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ferranti, Gigli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  370   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato sì   63    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo Tab. 11.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.Pag. 87
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Fanucci, Paolo Rossi, Paola Bragantini, D'Agostino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  372   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato sì   60    
    Hanno votato no  312.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon Tab. 11.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza Melilla.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Gregori, D'Agostino, Basso, Grassi ancora non riesce a votare, Rizzetto, Brescia, Sanga. Chi altro non ha votato ? Ancora Grassi. Sanga non riesce a votare..., dice di andare avanti ? L'aspettiamo non si preoccupi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  402   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  80    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, con l'annessa Tabella 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Gregori...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  400   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato sì  276    
    Hanno votato no  124.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Barbanti ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12, con l'annessa Tabella 12, al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, con l'annessa Tabella 12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Caso, Dall'Osso, Carra, Gregori, Grassi, Brescia, Frusone, Paolo Nicolò Romano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  408   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato sì  284    
    Hanno votato no  124.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13, con l'annessa Tabella 13, al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 88
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, con l'annessa Tabella 13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato sì  282    
    Hanno votato no  124.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14, con l'annessa Tabella 14, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A). Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Abrignani Tab. 14.1.

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Abrignani Tab. 14.1.

  PRESIDENTE. Relatore di minoranza Melilla ?

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ci rimettiamo all'Aula.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Abrignani Tab. 14.1. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Abrignani Tab. 14.1, con il parere contrario della Commissione mentre il relatore di minoranza Melilla si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Fossati, Colletti, Giachetti, Ferranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  320   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, con l'annessa Tabella 14.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Fanucci, Pellegrino, Frusone, Ciprini, Villarosa adesso ha votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  399   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato sì  278    
    Hanno votato no  121.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 89

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Grassi, Gigli, Malpezzi, Albanella, Sorial, De Lorenzis, Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  401   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  279    
    Hanno votato no  122    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Di Gioia, Palma, Gigli, Battelli, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  402   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  281    
    Hanno votato no  121.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 2680-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A – A.C. 2680-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, cogliamo l'occasione dell'ultimo articolo su cui stiamo per esprimerci nell'ambito del bilancio per ringraziare il lavoro svolto in maniera assolutamente non usuale, non solo da parte dei gruppi di maggioranza, ma anche di quelli di opposizione, che in questa legge di stabilità hanno dato un contributo molto serio, attento ai contenuti e al confronto che abbiamo intrapreso e al Governo che, con il suo contributo, ha voluto intendere questa legge di stabilità in sede di esame alla Camera come un punto di confronto con l'intero Parlamento, approfittando di sedute di Commissione che sono state spunto per discussioni anche serrate, non sempre condivise naturalmente su punti importanti. In particolare anche il lavoro che è stato posto in essere delle numerose Commissioni ha consentito di approfondire questioni che riguardavano argomenti diversi.

  PRESIDENTE. Collega, come sempre, invito a restare sull'articolo e sull'argomento dell'articolo di cui stiamo parlando.

  ETTORE ROSATO. Certo, era la premessa per arrivare a...

  PRESIDENTE. Avevo inteso, ma ho rivolto un invito.

  ETTORE ROSATO. Era la premessa per arrivare anche al senso delle votazioni sul bilancio, delle tabelle che non sono semplicemente dei numeri ed in particolare degli articoli che noi stiamo approvando, anche l'ultimo, ma che rappresentano e racchiudono la sintesi di una strategia che il Governo ha messo in campo, attenta a rilanciare, con questa legge di Pag. 90stabilità – e i numeri delle tabelle di bilancio di questo parlano – le questioni che riguardano lo sviluppo e l'attenzione ai temi del lavoro e del rilancio dell'economia di questo Paese, accompagnata da una seria politica di revisione della spesa pubblica e attenta a spendere bene i soldi che gli italiani ci hanno affidato. La manovra che il Governo ci ha presentato è tutta tesa in questa direzione.
  Io penso che questo sforzo vada apprezzato, in particolare perché, in un momento di crisi, di difficoltà, una manovra finanziaria che decide – e le tabelle del bilancio, appunto, di questo parlano – di destinare 18 miliardi di euro alla riduzione della pressione fiscale e di investire risorse che finanzino effettivamente, in maniera attenta, profonda e mirata la decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato e lo sviluppo dell'economia in maniera chiara nei confronti delle aziende che investono, è una scelta che va apprezzata fino in fondo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Guidesi. Ne ha facoltà.
  Colleghi, facciamo intervenire il deputato Guidesi.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento; era funzionale al ritardo del Ministro Boschi. Ho visto che è arrivata e quindi rinuncio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  390   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  275    
    Hanno votato no  115.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Patriarca e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Essendosi concluso l'esame degli articoli del disegno di legge di bilancio, sospendiamo l'esame del provvedimento.
  Come già ricordato, l'esame degli ordini del giorno e la votazione finale sul disegno di legge di bilancio avranno luogo dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge di stabilità e della nota di variazioni, che dovrà essere presentata dal Governo.

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2014

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) (A.C. 2679-bis-A) (ore 17,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2679-bis-A: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015).

(Esame degli articoli – A.C. 2679-bis-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge nel testo della Commissione e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2679-bis-A).
  Avverto che nel fascicolo degli emendamenti non sono pubblicati gli emendamenti che riproducono proposte emendative già dichiarate inammissibili in Commissione, quelli ritirati, nonché quelli decaduti per assenza del presentatore in sede referente.
  La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere sul testo del provvedimento e sugli emendamenti. Tale parere è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2679-bis-A).
  Avverto, inoltre, che tutti gli emendamenti presentati dai deputati appartenenti al gruppo Scelta Civica per l'Italia sono stati ritirati dai presentatori.

Pag. 91

(Posizione della questione di fiducia – A.C. 2679-bis-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), degli articoli 1, 2 e 3 del disegno di legge n. 2679-bis-A: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015), nel testo della Commissione.

  PRESIDENTE. Colleghi, è consentito applaudire in quest'Aula, però non urlare.
  A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 18,30, presso la biblioteca del Presidente, per definire l'articolazione del dibattito fiduciario.
  La seduta riprenderà al termine di tale riunione.

  La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 19,30.

Testo sostituito con l'errata corrige del 29 NOVEMBRE 2014   PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 3, nel testo della Commissione, del disegno di legge n. 2679-bis – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015).
  La Conferenza ha stabilito la seguente organizzazione.
  Le votazioni di fiducia sui tre articoli avranno luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del regolamento, domani, sabato 29 dicembre.
  La seduta inizierà alle ore 15,15 con le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla prima fiducia. La votazione avrà luogo a partire dalle ore 17,05.
  Si procederà subito dopo al secondo e al terzo voto di fiducia, previe dichiarazioni di voto dei gruppi che ne faranno richiesta.
  Seguiranno, con prosecuzione nella giornata di domenica, le ulteriori fasi dell'esame dei disegni di legge n. 2679-bis – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) e n. 2680 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017.
  PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 3, nel testo della Commissione, del disegno di legge n. 2679-bis – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015).
  La Conferenza ha stabilito la seguente organizzazione.
  Le votazioni di fiducia sui tre articoli avranno luogo, a norma dell'articolo 116, comma 3, del regolamento, domani, sabato 29 novembre.
  La seduta inizierà alle ore 15,15 con le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla prima fiducia. La votazione avrà luogo a partire dalle ore 17,05.
  Si procederà subito dopo al secondo e al terzo voto di fiducia, previe dichiarazioni di voto dei gruppi che ne faranno richiesta.
  Seguiranno, con prosecuzione nella giornata di domenica, le ulteriori fasi dell'esame dei disegni di legge n. 2679-bis – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) e n. 2680 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,32).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, solo per dire questo a fine seduta: oggi è accaduto un episodio molto grave a Roma, che desta preoccupazione enorme e che ha visto le dichiarazioni del sindaco della città, dell'amministrazione e di molteplici associazioni.
  In via Cesare Lombroso, 500 esponenti del blocco studentesco, legato a CasaPound, hanno cinto d'assedio un campo rom ed hanno impedito ad alcuni bambini di entrare in una scuola.
  Noi pensiamo che questo sia un atto gravissimo, senza precedenti, se non in epoche molto lontane e che vorremmo fossero cancellate dalla storia di questo Paese.
  Noi pensiamo, quindi, che il Ministro Alfano debba venire immediatamente a riferire e ci domandiamo – e lo domandiamo Pag. 92a tutti i colleghi – se una formazione come CasaPound sia all'interno della legalità costituzionale.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Sabato 29 novembre 2014, alle 15,15:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis-A).
  — Relatori: Guerra, per la maggioranza; Melilla e Castelli, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680-A).
  — Relatori: Tancredi, per la maggioranza; Melilla e Castelli, di minoranza.

  La seduta termina alle 19,35.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO PAOLO TANCREDI IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 2679-BIS-A E 2680-A

  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza sul disegno di legge n. 2680-A. 11 disegno di legge recante il bilancio annuale di previsione dello Stato è disciplinato dall'articolo 21 della legge n. 196 del 2009 in materia di contabilità e finanza pubblica. Ai sensi di tale articolo, le previsioni di entrata e di spesa contenute nel bilancio sono formate sulla base della legislazione vigente, tenuto conto dei parametri economici utilizzati nel Documento di economia e finanza nonché di quelli eventualmente aggiornati con la Nota di aggiornamento del DEF. Tale criterio è espressamente richiamato nel disegno di legge all'esame, per il quale la relazione al medesimo precisa come l'impostazione del progetto di bilancio abbia assunto come quadro di riferimento generale le ipotesi di evoluzione del bilancio statale di competenza coerenti con gli obiettivi di finanza pubblica indicati nella Nota di aggiornamento. Nel rispetto della richiamata normativa il disegno di legge di bilancio 2015-2017 è impostato secondo la struttura contabile per missioni e programmi, finalizzata a privilegiare il contenuto funzionale della spesa.
  Pur confermando, rispetto allo scorso anno, le 34 missioni, che rappresentano le funzioni principali della spesa pubblica e ne delineano gli obiettivi strategici, il disegno di legge presenta una significativa revisione dei programmi, sia nell'articolazione che nel numero. Nel disegno di legge per il 2015 risultano 181 programmi di spesa, rispetto ai 176 dello scorso anno, che costituiscono le unità di voto parlamentare. Tali modifiche conseguono prevalentemente dalla riorganizzazione effettuata da diversi Ministeri sulla base del processo avviato dall'articolo 2, comma 10-ter, del decreto-legge n. 95 del 2012 e ulteriormente accelerato con il comma 4 dell'articolo 16 del decreto-legge n. 66 del 2014, che ha determinato impatti rilevanti sulla struttura degli stati di previsione.
  Il contenuto di molteplici programmi, anche a parità di denominazione, è mutato anche per una collocazione delle voci di spesa che meglio rappresenta le finalità dei singoli capitoli del bilancio sottostanti.
  Come evidenziato nella relazione illustrativa, il disegno di legge di bilancio per il 2015, oltre ad essere coerente con lo scenario macroeconomico illustrato nella Nota di aggiornamento del DEF, presentata a settembre 2014, al fine di perseguire, mediante la legge di stabilità, i volumi di entrata e di spesa programmata, Pag. 93si colloca in un percorso di progressivo risanamento dei conti pubblici già avviato negli esercizi precedenti.
  Gli aggregati di entrata e di spesa del bilancio, predisposti secondo il criterio della legislazione vigente, includono gli effetti finanziari delle misure di contenimento della spesa adottate nel corso di questi ultimi anni e dei provvedimenti di urgenza disposti nell'anno in corso volti principalmente al sostegno dell'economia, dell'occupazione e del reddito delle famiglie, nonché alla razionalizzazione della spesa pubblica. In proposito vengono citati i recenti provvedimenti per l'attivazione delle risorse disponibili per lo sblocco delle opere già avviate o immediatamente cantierabili, per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e dell'assicurazione sociale per l'impiego, per la riduzione delle aliquote Irap per le imprese e la proroga del pagamento della TASI. Per sua natura invece il documento in esame non contiene gli effetti delle disposizioni contenute nella legge di stabilità, che verranno recepite nella nota di variazione, che incidono, come vedremo nel dibattito che seguirà, in maniera significativa su molti temi di rilevanza anche per molte voci del bilancio.
  Nella relazione illustrativa si precisa, inoltre, che il disegno di legge di bilancio in esame recepisce gli effetti derivanti dall'attuazione dell'articolo 49 del decreto-legge n. 66 del 2014, in materia di riaccertamento dei residui. Si tratta di un programma straordinario di riaccertamento dei residui passivi iscritti in bilancio, al fine di consentire la cancellazione di quelli ormai non più esigibili dai terzi per il venir meno dei presupposti giuridici dell'obbligazione sottostante e il conseguente versamento all'entrata degli stessi e la destinazione delle relative risorse a nuovi stanziamenti in bilancio.
  Si segnala che il disegno di legge di bilancio in esame è inoltre comprensivo delle rimodulazioni proposte dalle Amministrazioni sulla base della flessibilità concessa dalla normativa vigente. Sul processo di formazione delle dotazioni finanziarie per l'esercizio 2015 hanno infatti inciso, sotto il profilo quantitativo, le rimodulazioni proposte dalle amministrazioni sulla base dei criteri di flessibilità previsti dalla normativa vigente, ai sensi dell'articolo 23, commi da 1 a 3, della legge n. 196 del 2009, come ampliati dall'articolo 9, comma 10, del decreto-legge n. 150 del 2013, che ha prorogato la possibilità di proporre variazioni compensative anche tra programmi appartenenti a missioni di spesa diverse, nell'ambito di ciascuno stato di previsione, e dall'articolo 6, commi 15 e 16, del decreto-legge n. 95 del 2012, che consente rimodulazioni nel tempo degli stanziamenti di competenza delle leggi pluriennali di spesa, fermo restando l'ammontare complessivo. A questa maggiore flessibilità a favore delle amministrazioni, si è aggiunta quella introdotta, per la prima volta, dall'articolo 50, comma 2, del decreto-legge n. 66 del 2014, che consente variazioni compensative nell'ambito degli stanziamenti dei capitoli di bilancio dei consumi intermedi e degli investimenti fissi lordi, volta a prevenire, come sottolineato dalla relazione illustrativa, la formazione di debiti fuori bilancio e a favorire il pagamento dei debiti commerciali, nel rispetto della direttiva dell'Unione europea in materia di tempi di pagamenti.
  Con riferimento al quadro generale riassuntivo del bilancio di previsione a legislazione vigente, al netto delle regolazioni contabili e dei rimborsi IVA, si evidenziano i seguenti importi per gli anni 2015-2017. Per il 2015, in termini di competenza, si prevedono entrate finali per 506,4 miliardi di euro e spese finali per 553,3 miliardi. Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra le entrate finali e le spese finali, risulta pari nel 2015 a 46,9 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al 2014, sia nella previsione del bilancio, pari a -38,3 miliardi di euro, che nel dato assestato 2014, pari a -41,6 miliardi di euro. Per il biennio 20162017, il disegno di legge evidenzia un progressivo miglioramento del saldo netto da finanziare, in termini di competenza, pari, rispettivamente, a 22,7 miliardi di euro nel 2016 e a 15,4 miliardi di euro nel 2017, in corrispondenza ad un andamento Pag. 94progressivamente crescente delle entrate finali, da 506,4 miliardi di euro nel 2015 a 525,5 miliardi di euro nel 2017, mentre le spese finali, che registrano una forte riduzione nel 2016 rispetto al 2015, si mantengono poi sostanzialmente stabili nel 2017.
  In termini di cassa, il saldo netto da finanziare, è pari a 106,6 miliardi di euro nel 2015, a 80,7 miliardi di euro nel 2016 e a 73,4 miliardi di euro nel 2017. La differenza rispetto al corrispondente valore in termini di competenza dipende essenzialmente dal fisiologico scostamento tra i valori degli accertamenti di entrata e i corrispondenti importi degli incassi. 11 provvedimento riporta ovviamente anche i dati al lordo delle regolazioni debitorie, che espongono un'evoluzione analoga a quelli al netto ora esposti, e che quindi in questa sede non si riportano, rinviandosi alla documentazione predisposta dagli uffici.
  Il disegno di legge di bilancio evidenzia per il 2015 un saldo netto da finanziare di 46,9 miliardi di euro, in peggioramento rispetto al saldo assestato del 2014 di oltre 5,3 miliardi di euro. L'aumento del livello del saldo netto da finanziare nel 2015 è dovuto principalmente ad una contrazione delle entrate superiore a quella delle spese, atteso che il provvedimento espone una riduzione delle entrate finali di oltre 11,4 miliardi di euro, pari a -2,2 per cento, determinato da una diminuzione sia delle entrate tributarie per circa 6,6 miliardi di euro che di quelle extratributarie per circa 4,7 miliardi; una riduzione delle spese finali di oltre 6 miliardi di euro, pari a -1,1 per cento, per effetto principalmente della contrazione della spesa in conto capitale di 20,7 miliardi di euro, pari a -35,7 per cento, cui fa riscontro un aumento delle spese correnti, pari a +14,7 miliardi di euro. Nel biennio successivo il saldo netto da finanziare mostra, tuttavia, un significativo miglioramento con un valore atteso pari a -22,7 miliardi di euro nel 2016 e a -15,4 miliardi di euro nel 2017, che riflette soprattutto, come già ricordato, il miglioramento dell'andamento delle entrate finali, pari a +2,0 per cento nel 2016 e +1,6 per cento nel 2017, e la riduzione delle spese finali, essenzialmente dovuta a quelle in conto capitale, pari a -17,1 per cento nel 2016 e -12,3 per cento nel 2017.
  L'avanzo primario, che, come è noto, costituisce un indicatore essenziale ai fini della sostenibilità del debito pubblico, si amplia nel triennio, passando dai 40,5 miliardi di euro del 2015 ai 67,3 miliardi di euro del 2016 e ai 74,9 miliardi di euro del 2017.
  Il risparmio pubblico, negativo nel 2015, torna su valori positivi nel biennio successivo. Il miglioramento atteso è spiegato sia dall'incremento previsto per le entrate tributarie, sia dalla riduzione delle spese correnti.
  Per quanto riguarda le entrate, la relazione illustrativa al disegno di legge di bilancio indica i criteri in base ai quali sono state elaborate le previsioni aggiornate per il triennio 2015-2017, con riferimento alle disposizioni in vigore operanti per il 2015 e negli anni successivi. Tali previsioni, con riferimento in particolare alle entrate tributarie, risultano inoltre in linea con quelle tendenziali contenute nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014.
  Per quanto riguarda il 2015, le entrate finali, al netto dei rimborsi IVA, ammontano nel bilancio a legislazione vigente a 506.364 milioni di euro, in diminuzione rispetto al dato assestato 2014, nell'importo di 11.424 milioni di euro.
  Tale riduzione è determinata da minori entrate tributarie per 6.637 milioni di euro, da minori entrate extratributarie per 4.659 milioni di euro, nonché da minori introiti da alienazioni e ammortamento beni patrimoniali per 128 milioni di euro.
  Per le annualità 2016 e 2017 si prevede un andamento positivo delle entrate tributarie, pari a +2,4 per cento nel 2016 e a +2 per cento nel 2017. A fronte dell'incremento delle entrate tributarie, nel bilancio a legislazione vigente si riscontra, invece, una lieve diminuzione di quelle extratributarie, sia nel 2016 che nel 2017. Con riferimento particolare alle entrate tributarie, esse evidenziano nel 2015 una diminuzione di 13.654 milioni di euro Pag. 95delle imposte sul patrimonio e sul reddito, pari a -5,2 per cento, a fronte dell'aumento di 6.516 milioni di euro delle tasse e imposte sugli affari, pari a +5,2 per cento, di 158 milioni di euro delle imposte sulla produzione, consumi e dogane, pari a +0,4 per cento, di 70 milioni di euro del gettito dai prodotti di monopolio, pari a +0,7 per cento, e di 273 milioni di euro nel settore del lotto, lotterie e giochi, pari a +2,5 per cento.
  Analizzando le principali imposte, rispetto al dato assestato 2014, nel bilancio a legislazione vigente per il 2015, il gettito IRPEF passa da 186.372 a 176.960 milioni di euro e quello relativo all'IRES diminuisce da 50.359 a 42.399 milioni di euro. Per il gettito IVA viene indicato un aumento da 100.462 a 108.126 milioni di euro, così come per le accise e imposte sugli oli minerali, che crescono da 26.761 a 28.018 milioni di euro.
  Per quanto riguarda le spese finali, esse ammontano nel 2015 a complessivi 553,3 miliardi di euro, evidenziando, rispetto all'assestato 2014 una riduzione, come detto, complessiva di 6 miliardi di euro, per effetto della sensibile contrazione delle spese in conto capitale di oltre 20,7 miliardi di euro, circa il 35,7 per cento in meno rispetto al dato dell'assestamento 2014.
  La consistente riduzione delle spese in conto capitale rispetto al dato assestato 2014 è ascrivibile per la gran parte al venir meno di interventi, quali il contributo per la sottoscrizione del capitale del Meccanismo europeo di stabilità, pari a 2,9 miliardi di euro, e il contributo per il pagamento dei debiti certi liquidi ed esigibili degli enti locali e delle regioni, pari complessivamente a 14,5 miliardi di euro.
  Si riducono anche i contributi per investimenti a imprese, la cui contrazione di 2.608 milioni di euro è in larga misura ascrivibile al profilo dello stanziamento delle somme inerenti alle Ferrovie dello Stato Spa, pari a -1.692 milioni di euro, e agli investimenti fissi lordi, che registrano una riduzione di 1.034 milioni di euro, dovuta principalmente alla riduzione degli investimenti per la difesa, pari a 546 milioni di euro e per la realizzazione dell'evento Expo di Milano, pari a 324 milioni di euro.
  Le spese correnti manifestano, invece, un incremento, pari a +14,7 miliardi di euro, rispetto al bilancio assestato 2014. In particolare, la spesa corrente primaria, considerata al netto degli interessi, presenta nel disegno di legge di bilancio per il 2015 una consistenza di 428,5 miliardi di euro, prevista in aumento di circa 16,8 miliardi di euro rispetto all'assestato 2014. Tale componente di spesa mostra un andamento più contenuto nei due anni successivi, in virtù, come si legge nella relazione illustrativa, degli interventi correttivi adottati negli ultimi esercizi, passando, infatti, dai 428,5 miliardi di euro del 2015 ai 419 miliardi di euro del 2016 per poi risalire leggermente, a 423,4 miliardi di euro, nel 2017.
  Relativamente alla spesa per interessi, che manifesta un decremento nel 2015 rispetto al dato assestato 2014 di oltre 2 miliardi e 127 milioni di euro, si stima un progressivo aumento nel biennio successivo passando dagli 87,5 miliardi di euro nel 2015 fino a oltre 90 miliardi di euro nel 2017 in relazione sia al profilo atteso dei rendimenti dei titoli pubblici, sia del pagamento degli interessi dovuti alla Cassa Depositi e Prestiti. Il suddetto incremento delle spese correnti nel 2015 di 14,7 miliardi di euro rispetto al dato assestato 2014, è dovuto, essenzialmente, all'andamento delle seguenti categorie di spesa. In primo luogo, i trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche, previsti nel 2015 in aumento di circa 15 miliardi di euro. Tale incremento è imputabile pressoché interamente ai trasferimenti alle regioni che aumentano di 14,6 miliardi. Tale variazione positiva è legata in gran parte a regolazioni contabili delle entrate erariali con le regioni a statuto speciale e le province autonome, relative anche ad anni precedenti che, nel complesso, aumentano di 12,6 miliardi di euro, attestandosi a 32,2 miliardi di euro nel 2015. Per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario si prevedono nel 2015 maggiori trasferimenti per 4,3 miliardi di euro relativi Pag. 96a somme da erogare a titolo di compartecipazione all'IVA. Si evidenziano inoltre, in tale ambito, i maggiori trasferimenti agli enti di previdenza ed assistenza sociale, pari a +2.835 milioni di euro. A fronte di tali aumenti va rilevata la diminuzione di 1.145 milioni di euro del Fondo sociale per occupazione e formazione. In secondo luogo, i trasferimenti alle famiglie e alle istituzioni sociali private, previsti in aumento nel 2015 di complessivi 1.735 milioni di euro.
  In terzo luogo, le altre spese correnti che registrano un aumento degli stanziamenti di 725 milioni di euro. Sono invece previsti in leggera riduzione rispetto al 2014 sia i redditi da lavoro dipendente, in misura pari a -319 milioni di euro che i consumi intermedi, pari a -1.104 milioni di euro.
  Anche la spesa per interessi passivi si riduce nel 2015 di circa 2 miliardi e 127 milioni di euro. Come precisato nella Relazione illustrativa al disegno di legge, le ipotesi assunte per le previsioni della spesa per interessi risentono sia del profilo atteso dei rendimenti dei titoli pubblici sia del pagamento degli interessi dovuti alla Cassa Depositi e Prestiti.
  Al fine di dar conto non solo dell'ammontare delle diverse categorie di spesa, ma anche della composizione qualitativa della stessa, vale a dire delle specifiche finalità cui è destinata, è opportuno analizzare le spese finali, anche per missioni. Il disegno di legge di bilancio per il 2015 presenta una struttura contabile articolata in 34 Missioni e 181 programmi. Si segnala che, pur confermando lo stesso numero di missioni rispetto alla legge di bilancio 2014, è stata compiuta una profonda revisione delle unità di voto, conseguente ad una riorganizzazione realizzata da diversi Ministeri sulla base del processo avviato dal decreto-legge n. 95 del 2012, accelerato in seguito con il decreto-legge n. 66 del 2014. Tali riorganizzazioni hanno avuto un rilevante impatto sulla struttura degli stati di previsione della spesa, in particolare, in merito all'individuazione e al contenuto dei programmi. Con l'occasione, attraverso le variazioni nelle denominazioni di alcune missioni e di diversi programmi, si è voluta porre in evidenza la rilevanza che il Governo assegna ad alcune politiche, affinando la rappresentazione delle stesse, per mezzo di una collocazione delle voci di spesa che meglio delinea le finalità dei singoli capitoli di bilancio.
  Le unità di voto complessive sono state portate da 174 a 181, come già evidenziato, attraverso l'individuazione di 16 nuovi programmi di spesa e la soppressione di altri 9. Tale incremento è dovuto anche alla maggiore numerosità dei centri di responsabilità, i quali sono passati da 93 a 118, anche per effetto delle ristrutturazioni di alcuni Ministeri che hanno scelto di organizzarsi in direzioni generali e non più in dipartimenti.
  È stata elaborata una riclassificazione, riportando le singole unità gestionali del bilancio per il 2014, i piani gestionali, alla classificazione per missioni e programmi adottata nel disegno di legge di bilancio per 2015, in modo da consentire una migliore confrontabilità dei dati tra le nuove previsioni e quelle precedenti.
  In termini di composizione, circa il 46 per cento della spesa complessiva dello Stato, calcolata al netto della missione «debito pubblico», è concentrato in sole 2 missioni: «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali», che rappresenta il 25,5 per cento, e «Politiche previdenziali», che rappresenta il 20,7 per cento.
  Un ulteriore 34 per cento della spesa è rappresentato dalla somma degli stanziamenti per le missioni «Istruzione scolastica», pari all'8,9 per cento, «Politiche economico-finanziarie e di bilancio» pari all'8,0 per cento, «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» pari al 7,0 per cento, «L'Italia in Europa e nel mondo» pari al 5,7 per cento, e «Difesa e sicurezza del territorio» pari al 4,1 per cento.
  Ad un confronto con i dati dell'assestato 2014, e sempre al netto della missione debito pubblico, le missioni di spesa che, a parità di struttura del disegno di legge di bilancio 2015-2017, registrano il Pag. 97maggior incremento, in termini assoluti, nel 2015 sono le seguenti:
   Politiche previdenziali, pari a +3,6 miliardi di euro, che passa da 93,1 a 96,7 miliardi di euro per l'anno 2015; Competitività e sviluppo delle imprese pari a +3,7 miliardi di euro; Sviluppo e riequilibrio territoriale pari a +806 milioni di euro; Casa e assetto urbanistico, che reca un incremento di circa 700 milioni di euro, passando da 784 milioni di euro nel 2014 a 1.467 milioni di euro per l'anno 2015; L'Italia in Europa e nel mondo, che reca un incremento di circa 450 milioni di euro, passando da 25.974 milioni di euro nel 2014 a 26.429 di euro milioni per l'anno 2015.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2680-A – Tab. 1.100 391 390 1 196 277 113 76 Appr.
2 Nom. Tab. 1.101 387 386 1 194 272 114 76 Appr.
3 Nom. articolo 1 394 393 1 197 277 116 75 Appr.
4 Nom. Tab. 2.100 400 400 201 279 121 74 Appr.
5 Nom. Tab. 2.101 400 400 201 280 120 74 Appr.
6 Nom. Tab. 2.102 400 400 201 280 120 74 Appr.
7 Nom. articolo 2 400 400 201 282 118 74 Appr.
8 Nom. Tab. 3.100 404 404 203 283 121 74 Appr.
9 Nom. articolo 3 403 403 202 283 120 74 Appr.
10 Nom. articolo 4 402 402 202 280 122 73 Appr.
11 Nom. articolo 5 405 405 203 283 122 73 Appr.
12 Nom. articolo 6 406 406 204 283 123 73 Appr.
13 Nom. Tab. 7.1 405 383 22 192 63 320 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Tab. 7.2 407 386 21 194 62 324 73 Resp.
15 Nom. articolo 7 404 404 203 282 122 73 Appr.
16 Nom. articolo 8 405 405 203 285 120 74 Appr.
17 Nom. articolo 9 403 403 202 281 122 73 Appr.
18 Nom. Tab. 10.1 404 382 22 192 70 312 73 Resp.
19 Nom. articolo 10 406 406 204 284 122 73 Appr.
20 Nom. Tab. 11.2 401 370 31 186 63 307 73 Resp.
21 Nom. Tab. 11.3 401 372 29 187 60 312 73 Resp.
22 Nom. Tab. 11.6 404 402 2 202 80 322 73 Resp.
23 Nom. articolo 11 400 400 201 276 124 73 Appr.
24 Nom. articolo 12 408 408 205 284 124 73 Appr.
25 Nom. articolo 13 406 406 204 282 124 73 Appr.
26 Nom. Tab. 14.1 403 320 83 161 34 286 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 14 400 399 1 200 278 121 73 Appr.
28 Nom. articolo 15 401 401 201 279 122 73 Appr.
29 Nom. articolo 16 402 402 202 281 121 73 Appr.
30 Nom. articolo 17 390 390 196 275 115 74 Appr.